Insonnia

di AlexEire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il pescatore ***
Capitolo 2: *** La bambina ***
Capitolo 3: *** Le danceur du ciel ***
Capitolo 4: *** L'innamorata ***
Capitolo 5: *** Il ragazzo ***
Capitolo 6: *** La ladra ***
Capitolo 7: *** La gemella ***



Capitolo 1
*** Il pescatore ***


                             Per il vecchio pescatore la notte era la normalità. Ogni sera prendeva la sua vecchia e piccola barca, la conduceva sull'acqua scura  e placida del lago e pescava. Restava fermo per ore, incurante del gelo, del vento o della pioggia, con il cappello di paglia calato sul volto, fino a quando la canna non era percossa da forti scossoni. Infine, ottenuto ciò che gli serviva, tornava a dormire. Le poche persone che venivano a a visitarlo gli chiedevo se si sentisse mai solo, se desiderasse trasferirsi in una casa più vicina al paese, con altri anziani con cui si potesse intrattenere. Egli, immancabilmente, sorrideva e scuoteva gentilmente la testa, senza tuttavia proferire una sola parola. La notte successiva si poteva quindi osservare, come sempre, la sua sagoma celere e quasi invisibile dirigersi verso il lago. Là, cullato dal silenzio imperfetto 
della natura, fatto di fruscii di foglie mosse dal vento e di canti di cicala, vegliato da migliaia di stelle che sembravano scrutarlo benevole, l'uomo sentiva che non sarebbe mai stato solo. 

 

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Capitolo 2
*** La bambina ***


Quella non sarebbe stata una notte facile, per Jane. I suoi genitori, che per tutta la giornata lavorativa l'avevano affidata alle cure di una governante, appena tornati a casa avevano cominciato a litigare e ciò aveva convinto la sua tata a metterla immediatamente a letto, nonostante fossero solo le otto di sera, senza neanche una carezza o una parola di conforto. Com'era prevedibile, non riusciva a prendere sonno poiché, nonostante ci fosse una pesante porta di legno a separarla dalla stanza dei coniugi McKall, alle sue orecchie giungevano comunque gli irritati mormorii di chi ha ancora molto su cui discutere. Con le lacrime agli occhi, la bambina si alzò dal letto e, in punta di piedi, si diresse sull'ampio balcone che si affacciava su salotto. Da li, in ginocchio su una sedia, si fermò ad osservare la città che si estendeva al di sotto del suo sguardo, illuminata dalla bianca luce della Luna. Quella meravigliosa vista sembrò calmarla e Jane in breve tempo si addormentò. Venne svegliata all'alba dal provvidenziale canto di un gallo, il che le permise di sgattaiolare nella in camera da letto, senza che la sua piccola uscita notturna venisse minimamente notata. Ripeté quelle stesse azioni per molte delle sere successive, talvolta portandosi dietro una coperta, e nessuno sospettò mai di nulla. Tuttavia la piccola non sapeva che , proprio nel palazzo di fronte, un altro bambino scrutava il cielo esattamente come lei e già da tempo aveva notato la presenza di una figuretta così stranamente simile alla sua. Il destino di quelle due piccole anime perdute, che non avevano ancora trovato la loro strada, sembrava straordinariamente, indissolubilmente intrecciato.

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Capitolo 3
*** Le danceur du ciel ***


A quasi cento metri d'altezza, in quella notte buia, senza luna né stelle, un ragazzo osservava la città estendersi sotto ai suoi occhi. In italiano forse l'avrebbero definito un " teppista incosciente", in inglese un temerario " urban climber ", ma lui preferiva il termine "danseur di ciel", in francese, ballerino del cielo. E in effetti sembrava proprio che danzasse, quando si arrampicava,più agile e silenzioso di un gatto, sulle impalcature di un cantiere incompiuto, oppure quando saltava da un tetto all'altro, per nulla intimorito dalla possibilità di cadere. Nessuno sapeva di questo suo segreto: non si faceva foto, non pubblicava video per raggiungere migliaia di visualizzazioni, si teneva ben lontano dalle aree sorvegliate. Persino i suoi genitori non sospettavano nulla, convinti che dormisse e per il giovane era facile declinare gli inviti serali degli amici accusando la stanchezza. Se solo avessero saputo che di trovava molto più a suo agio lì, sulla cima dei palazzi che in mezzo alle affollate strade del centro cittadino. "Le strade vengono usate da tutti", pensava" mentre i tetti appartengono solo a me". E con questi pensieri percorreva chilometri, con solo la compagnia delle stelle ad osservarlo mentre compiva i suo folli salti. Quel ragazzo tuttavia si sentiva al sicuro, libero e leggero come mai sentiva quand'era a terra e le altezze diventavano il suo rifugio e la sua salvezza. Ogni tanto aveva anche la tentazione di abbandonare tutto, di vivere passando di albero in albero, di pluviale in pluviale, senza toccare il suolo neanche per sbaglio. Puntualmente però, allo spuntare dei primi raggi di sole, egli tornava a casa passando da un piccolo lucernario e si rinfilava nel letto, aspettando il suono della sveglia. Quel piccolo, fastidiosissimo oggetto, gli ricordava che , di nuovo, avrebbe dovuto confondersi con quella folla di gente comune che lo spaventava, inghiottiva, cancellava.

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Capitolo 4
*** L'innamorata ***


Si sa che, quando si aspetta qualcosa o qualcuno, la notte sembra non finire mai. Lei aspettava da mezzanotte e, alle due di mattina, la telefonata non era ancora giunta. Stringeva il cellulare convulsamente, fissando lo schermo luminoso senza davvero capire ciò che stava guardando e senza prendere in considerazione l'idea di fare altro. Poi, all'improvviso , il dispositivo squillò e il suo cuore sembri fare allo stesso tempo un sussulto e un sospiro di sollievo. "P-pronto, c-ciao" balbettò per l'emozione , prima di sentirsi rispondere. Com'era bello risentire di nuovo la sua voce, seppur flebile e distorta da numerose interferenze. A quanto pare, in Groenlandia, dove il suo fidanzato si trovava per lavoro, il segnale era scarso. Ma in fondo, cosa poteva farci? Era già tanto se aveva la forza di telefonare, dopo una giornata trascorsa a rincorrere orsi polari. E intanto lo ascoltava, mentre parlava  della sua vita laggiù a centinaia di chilometri da casa e le diceva quanto gli mancava. Poi, in mezzo a tutte quelle chiacchiere, un'inaspettata, meravigliosa richiesta:" Descrivimi la notte, per favore, qui sono tre  settimane che il sole non tramonta". E allora la ragazza si avvicinò alla finestra e spiegò che le stelle sembravano più numerose e che splendevano di una particolare luce bianca, perché non c'era la Luna. E si vedeva   Venere, la stella del mattino , brillare appena sopra la linea dell'orizzonte. Si soffermò anche sulle luci della città, contornate da quel sottile alone arancione sporcato dai fumi nell'aria. Parve andare avanti così per ore e il suo tono diventata sempre più sicuro, potente, emozionante. Infine sentì un grazie sussurrato e un debole sospiro. Si era addormentato e ora anche lei sarebbe riuscita a  dormire.

*Angolo Autrice*
Salve a tutti! Mi prendo questo piccolo spazio per ringraziare tutti quelli che letto e recensito questa storia e per  avvisare che  quest'ultima si concluderà nel giro di altri 2 o 3 capitoli. Purtroppo non posso assicurare la regolarità degli aggiornamenti, a causi di alcuni importanti cambiamenti nella mia vita che non riesco ancora ad accettare. Mi scuso in anticipo per eventuali lunghe attese, che cercherò di non prolungare a più di una settimana.
Grazie

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Capitolo 5
*** Il ragazzo ***


Da quant’era che guidava? Minuti? Ore? Non avrebbe saputo dirlo, la strada sembrava non finire mai e muovere il volante, controllare la velocità, frenare, erano movimenti automatici, lontani dai suoi pensieri, che in quel momento erano rivolti da tutt’altra parte. L’avevano cacciato fuori di casa, o meglio, era stato lui ad andarsene, stanco dei continui litigi con i suoi genitori. Fortunatamente era uno dei pochi diciannovenni a possedere una macchina e saperla guidare perfettamente, altrimenti non sarebbe mai riuscito da quella situazione. Aveva anche scelto delle strade sterrate, quelle di campagna, che nonostante l’ora tarda non erano illuminate. A qualcuno poteva sembrare pericoloso, ma il ragazzo sapeva che almeno non avrebbe corso il rischio di incontrare idioti ubriachi. Andò avanti ancora per qualche chilometro, ma poi l’accensione di una spia rossa catturò la sua attenzione. Merda. Stava per finire la benzina e non aveva idea di dove fosse il distributore più vicino. Decise di accostare su uno spiazzo lì vicino, tanto a quell’ora della notte- nel frattempo si era pure degnato di guardare l’orologio- nessuno l’avrebbe aiutato. Pensò che sarebbe stato bello se la sua auto fosse stata una decappottabile, almeno avrebbe potuto dormire sotto il cielo stellato. Ma no, invece aveva una panda gialla ( con buona pace di tutti quelli che si prendevano a pugni al suo passaggio) e nemmeno un amico da chiamare. Lui e la sua maledetta mania di allontanare tutti, che adesso gli si stava rivoltando contro. Non gli rimaneva che aspettare e, pensandoci, con tutta la strada che aveva percorso si era avvicinato alla montagna, dove abitava il suo ex-migliore amico, che vi si era trasferito senza dirgli una parola. Con un po’ di fortuna il giorno dopo sarebbe passato di lì e, con ancora più fortuna, egli l’avrebbe riconosciuto e aiutato. Perché, quella notte, l’aria sembrava carica di una strana elettricità e portava con sé speranze e una promessa. La promessa di una nuova alba, di nuovo inizio.

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Capitolo 6
*** La ladra ***


La notte è protettrice dei ladri e una figura invisibile, veloce, poco più di un’ombra sullo sfondo scuro delle strade cittadine, pare saperlo bene. Si arrampica, più agile di un gatto, su un palazzo, apparentemente uno dei tanti, ma che è in verità quello migliore per raggiungere il tetto del British Museum indisturbati. Ciò che sta facendo ora è però solo l’ultima parte del complicato furto. Ha già infatti visitato il museo 4 o 5 volte, facendo innocenti domande ai responsabili, e poche ore prima ha disattivato i sistemi di allarme e i circuiti di telecamere. I suoi obiettivi sono due: il vado Portland, vale a dire il più antico cameo mai realizzato, e gli scacchi di Lewis, entrambi opere d’arte celeberrime e tutto sommato facili da trasportare. Si cala da una finestra e poi si mette a smontare delicatamente le vetrine espositive,  per poi ricomporre. Ora quei due capolavori sono nel suo zaino e si possono portare a casa. L’intera operazione non è durata più di quattro minuti. La mattina dopo con un piacere quasi sadico, leggerà degli articoli sull’uomo che, di nuovo, ha derubato i più importanti musei del mondo. Già, sempre un uomo, non contemplano la possibilità che il colpevole  sia una donna. Sorridendo, pensa che non la prenderanno mai e intanto la sua mente sta già pensando al prossimo furto. Ma perché lo fa? Di certo non per soldi - il suo lavoro ufficiale le permette di guadagnare di più della maggior parte delle persone- e nemmeno per uno spropositato amore verso  i reperti archeologici. No, il suo vero scopo è quello di portare gloria all’arte al furto, a suo parere qualcosa di ben diverso dall’azione di quei buzzurri che irrompono in negozi e appartamenti utilizzando la violenza. Servono invece intelligenza, agilità, scaltrezza,  del talento e anche una refurtiva preziosa, rara , unica nel suo genere. È un pensiero folle, moralmente discutibile, ma terribilmente intrigante. Il mondo ha appena conosciuto la sua nuova Lupin.

*Angolo Autrice*
Eccomi qui, tornata con un nuovo capitolo che spero sia di vostro gradimeto. Come sempre, mi scuso per la lunga pausa tra un aggiornamento e l'altro, ma per fortuna il prossimo capitolo é in fase di stesura e credo che riuscirò a pubblicarlo in breve tempo. Ho inoltre corretto alcuni errori nei capitoli precedenti, che avevo scritto e postato da un Iphone 4, quindi immagio che possiate capire il disagio. Ringrazio in anticipo tutti quelli che decideranno di leggere e recensire questo piccolo racconto.

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Capitolo 7
*** La gemella ***


Anche se era ad occhi chiusi, Maia riusciva a percepire la presenza di sua sorella, sdraiata a pochi metri da lei. A essere precisi, le due ragazze erano gemelle, ma nessuno, guardandole, lo avrebbe mai immaginato. Una era bionda, con gli occhi azzurri e perennemente abbronzata, l’altra castana, con gli occhi verdi e candida come la neve. Due opposti con un’unica, straordinaria cosa in comune: un respiro sempre perfettamente sincronizzato, anche quando - e di questo Maia era sicura- si trovavano lontane. Così come era sicura del fatto che neanche sua sorella stesse dormendo. “Probabilmente è colpa della pioggia”, rifletté “ a lei non piace proprio, sopratutto se è così rumorosa.” Poi, come colpita da un pensiero inaspettato, la ragazza si alzò e , in punta di piedi, si diresse in salotto e schiacciò il naso contro la grande vetrata lì presente. I centri concentrici delle gocce di pioggia che colpivano le pozzanghera era ipnotizzanti , i rumori della città le parvero ovattati, così come la luce dei lampioni e dei locali. Rimase ferma per quelle che sembravano ore, ma che forse erano minuti, e poi ritornò in stanza. Nel letto accanto al suo ci fu un movimento impercettibile, quasi invisibile, che però a Maia non sfuggì. La sua gemella, così come si era accorta della sua scappatella notturna, aveva aspettato il suo ritorno. Sorridendo, ritenne che fosse arrivato il momento di provare ad addormentarsi. Si avvolse quindi nelle lenzuola e , se qualcuno l’avesse ascoltata, avrebbe sentito che i suoi respiri si regolarizzavano, diventano più leggeri e più lenti , sempre seguendo il ritmo della persona con cui condivideva la stanza e la vita. Infine, scivolarono entrambe tra le braccia di Morfeo. ______ *Angolo autrice * Con questo racconto si conclude la storia, e devo dire che mi dispiace , perché è stata la mia prima esperienza con una storia a capitoli, che mi ha saputo dare grandissime soddisfazioni. Scusare se vi ho fatto aspettare così tanto, ma volevo che almeno l’ultima parte fosse un qualcosa di ragionato e non scritto di getto ( anche se in realtà lo è, ma shhhh ^_^) . Ringrazio di cuore tutti quello che hanno voluto recensire leggere “Insonnia”. Saluti e abbracci random <3 AlexEire

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