Jude Sharp — ❛ The hatred of a repressed past. ; by Lia

di kouprey
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Jude Sharp — ❛ The hatred of a repressed past. ; by Lia ***
Capitolo 2: *** 2. Jude Sharp / Kidou Yuuto - ❛ ʜᴀᴘᴘʏ ʙɪʀᴛʜᴅᴀʏ. ; by Lia ***
Capitolo 3: *** Jude Sharp — i sei anni. ***



Capitolo 1
*** Jude Sharp — ❛ The hatred of a repressed past. ; by Lia ***


              ༜ 𝐌𝐨𝐧𝐨𝐥𝐨𝐠𝐮𝐞 .                       
➣         𝐽ude 𝑆harp. ⚽                             
   Iɴᴀᴢᴜᴍᴀ Eʟᴇᴠᴇɴ﹗ Fᴀɴᴅᴏᴍ ; Mᴏɴᴏʟᴏɢᴜᴇ ᴡʀɪᴛᴛᴇɴ ʙʏ Lia. ✏ Dᴇᴅɪᴄᴀᴛᴇᴅ ᴛᴏ Kidou Yuuto. ✪
                           ❛ 𝐓𝐡𝐞 𝐡𝐚𝐭𝐫𝐞𝐝 𝐨𝐟 𝐚 𝐫𝐞𝐩𝐫𝐞𝐬𝐬𝐞𝐝 𝐩𝐚𝐬𝐭. ❜
 
                                                            Le mani di lei, tremanti. Il fiato corto, affannato. E delle lacrime che, come l'emissione d'una dose di veleno fuori uscente dalla bocca di un serpente, le rigarono l'in carne viso. Chinati al terreno; ella si teneva stretta, si teneva stretta al maggiore. Le braccia fra i due corpi, rannicchiate, tenenti fra le dita, i lembi della maglietta indossata dal bambino. Intorno, delle voci. Delle voci assimilate l'una all'altra da un opaco tono vocale, che quasi le rendeva irriconoscibili. Tutti, attorno ad elli che ai tempi erano i due bambini, sembravano adoperare solo un simile timbro. Degli accordi dolci, leggeri. Compassionevoli. I due, erano di lì a poco divenuti i due orfani — soli, abbandonati da tutti. In lacrime lei, sul suolo di una strada, cercante conforto fra le braccia del bambino dal rubino sguardo. Celia andata protetta, rassicurata... Ma lui, quanto lei, sentiva solo impotenza, scorrergli fra le vene. Solo sporca, malsana impotenza. Cosa fare? Dove andare, adesso? Come poteva, proteggere la sua adorata sorella, se in tal momento il fanciullo, non aveva neanche la saccenza di proteggere se stesso da tutti quegli indiscreti sguardi? Jude era lì, col peso sulle di lui stesse gambe, e le braccia lasciate libere di scorrergli lungo il corpo. Lì, fermo, senza asserire parola, mentre la giovane dalla bluastra capigliatura, posava il proprio viso nel petto di lui, probabilmente, in cerca del più vicino luogo da definire 'casa'. Egli non la sgmfiorava; a stento, riusciva a malapena a degnare la piccola d'uno sguardo. Non le avrebbe mai mostrato la propria paura, non le avrebbe mai dichiarato, il di lui reale stato d'animo. Ma Jude tremava, in quel momento. Tremava dentro. Temeva, quanto il peggior incubo che di notte, ed unicamente di notte, si mostra alla propria vittima, attendendo un cenno di debolezza. Temeva, come non aveva mai temuto prima d'ora nei pochi anni di vita antecedenti all'incidente, ch'anche ella, anche quella fragile rimanenza di famiglia, venisse lui, da un istante all'altro, strappata via dalle proprie braccia. E si schifava, contemporaneamente, perché consapevole del fatto che non l'avrebbe potuta salvare. Che non avrebbe potuto tenerla lì per sempre, stretta al fratellone in eterno. Provava l'atroce, forte desiderio, di asciugare le lacrime di lei e sorriderle, d'uno di quei sorrisi che solo lui sapeva donare.. Ma non si sentiva all'altezza. Come poteva anche solo sfiorarla, se neanche poi avrebbe potuto continuare a scacciare i demoni di lei? Era appena divenuto l'unica, l'ultima cosa che a Celia rimaneva... E lei, era diventata la medesima per il bambino. Suo padre, non fece mai in tempo a dirglielo; mai gli disse, che sarebbe stato suo compito prendersi cura della seconda genito. Eppure, Jude subito, collocò quale di lì a poco, sarebbe divenuto il proprio compito, probabilmente, per il resto della di lei crescita ed oltre. « ᴍɪ ᴘʀᴇɴᴅᴇʀò ᴄᴜʀᴀ ᴅɪ ᴛᴇ, ᴄᴇʟɪᴀ. ᴛᴇ ʟᴏ  ᴘʀᴏᴍᴇᴛᴛᴏ. » Fu il solo, l'unico ed inesorabile pensiero, che sfiorò le membra del ragazzino. Esso, d'ora in avanti, sarebbe divenuto il di lui Credo.       


 
                           ☞ ˢᵖᵃᶻⁱᵒ ᴬᵘᵗʳⁱᶜᵉ. ༶    

Cari lettori, benvenuti! Come inedito mio arrivo su questa piattaforma, sono felicissima di poter condividere con voi un monologo ispirato ad un personaggio che amo! Ho molte, moltissime altre idee in mente da portare qui sopra — spero possiate gradire e seguire tali imprese! Se avete suggerimenti, consigli, critiche et similia, sono assolutamente ben accette. See ya! ⚽

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Capitolo 2
*** 2. Jude Sharp / Kidou Yuuto - ❛ ʜᴀᴘᴘʏ ʙɪʀᴛʜᴅᴀʏ. ; by Lia ***


              ༜ 𝐌𝐨𝐧𝐨𝐥𝐨𝐠𝐮𝐞; n2.                       ➣         𝐽ude 𝑆harp / Kidou Yuuto. ⚽                                 Iɴᴀᴢᴜᴍᴀ Eʟᴇᴠᴇɴ﹗ Fᴀɴᴅᴏᴍ ; Mᴏɴᴏʟᴏɢᴜᴇ ᴡʀɪᴛᴛᴇɴ ʙʏ Lia. ✏  ✪                                 ❛ ʜᴀᴘᴘʏ ʙɪʀᴛʜᴅᴀʏ. ❜                                                                                                    𝓿eemenza doverosa; atteggiamenti propositivi, sorrisi celanti l'apatia delle proprie sensazioni. per fortuna, furtivamente nascoste allo sguardo, protetto da quello spesso vetro che quasi percepiva come parte integrante della pelle.                                           𝓭i questo quattordici aprile, non ne temeva la data — non ne temeva la crescita. q ciò, ne era preparato: si autoconvinse d'essere stato messo a questo mondo con l'obiettivo di 𝑐𝑟𝑒𝑠𝑐𝑒𝑟𝑒, semplicemente. come se lo dovesse ad un qualcuno estraneo da quel che dovrebbe essere la mera figura di 𝑠𝑒 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑜, come se lo stesse facendo per una estranea entità. e, forse– che non sia tanto spiacevole, se dovesse effettivamente trattarsi d'una forza esterna? quando la lucidità e la gratitudine per la seconda possibilità offertagli divenivano offuscate dalle conseguenze ch'ambo le situazioni comportavano, arrivava a domandarselo, quanto .. più facile per egli sarebbe, se una tale sensazione fosse legata a ciò che non è colloquiale a quanto dal regista conosciuto. a contrario, purtroppo o per un caso furtuito, ne conosceva la provenienza tanto bene quanta era la naturalezza col quale affondava le falangi affusolate all'interno del borsone sportivo: suo 𝑝𝑎𝑑𝑟𝑒. amava quell'uomo, come si ama chi ha creduto in te prima ancora che tu stesso lo abbia fatto, lo amava come s'ama un genitore — nonostante ciò, lo odiava anche. lo detestava come si può detestare un uomo dal quale desidereresti solo una cosa: 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑟𝑒𝑛𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒. tuttavia, non si può sperare di essere capiti da coloro che vagano su d'un binario a te opposto — forse, è semplicemente troppe. o lui troppo inetto per accettare questa circostanza.                                          𝓰nostico era, il suo rapporto nei confronti della data inerente la propria nascita. gnostico poiché conscio che tutto ciò che più detestava degli atteggiamenti altrui, in questo giorno sarebbe divenuto ampliato il quadruplo e lui, silente, si ritroverà ancora una volta ad ascoltarne gli sproloqui. gnostico, poiché tutto ciò che sognava fare in questa ricorrenza, era dirigersi nella tomba i cui oramai defunti genitori natii giacevano, così da posare dei lilium laddove riposavano, e narrare loro quanto poco riuscisse a decifrare la propia posizione su questa terra.                                                               ⋆ ⋆ ⋆                                          “ 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒊𝒏𝒖𝒊 𝒂 𝒔𝒐𝒈𝒏𝒂𝒓𝒆 𝒖𝒏 𝒎𝒐𝒏𝒅𝒐 𝒕𝒓𝒐𝒑𝒑𝒐 𝒑𝒖𝒍𝒊𝒕𝒐, 𝒌𝒊𝒅𝒐𝒖 ” questa frase, ricevette in risposta quando espose le ambizioni del suo spirito di fronte a qualcuno che, anno dopo anno, ostentava sempre più di rendere repressa l'anima del fanciullo, riducendolo alla propria immagine e somiglianza. anno dopo anno, compleanno dopo compleanno, continuava a farsi sempre maggiore tale peso sulle sue spalle, forse troppo esili per sopportarlo. non ha mai avuto il timore di esporre il suo vero 𝑖𝑜, o il timore di lottare per i desideri ch'aveva, oppure il timore di far udire il suono della propria voce. kidou ha sempre posseduta un invidiabile stato di pace con se stesso e le medesime convinzioni. però più cresceva, e più si rendeva conto di quanto poco convenzionale fosse portare avanti una 𝑖𝑑𝑒𝑛𝑡𝑖𝑡𝑎̀ all'interno d'un ambiente che tenta, continuamente, di renderla tacita ed in una costante soggezione. eppure, insieme alla consapevolezza di se stesso, aveva anche la consapevolezza concreta di possedere dei doveri nei confronti di chi gli aveva dato tanto, per quanto quella non fosse la via che sognava d'intraprendere.                                                « forse, in sin dei                         conti fudou non aveva tutti i torti;                                         𝑐𝑖 𝑣𝑜𝑟𝑟𝑒𝑏𝑏𝑒𝑟𝑜 𝑢𝑛 𝑝𝑎𝑖𝑜 𝑑'𝑎𝑙𝑖                                               𝑝𝑒𝑟 𝑎𝑛𝑑𝑎𝑟𝑒 𝑣𝑖𝑎 𝑑𝑖 𝑞𝑢𝑖. »                                          𝓮 si ritrovò in un istante di trance, il playmaker, a riflettere sulle loquaci parole del compagno, mentre l'adulto di sottofondo continuava a rigettargli addosso parole su parole che oramai ascoltò tante di quelle volte da poterne ripetere a memoria l'intera strofa. che per una volta, il ribelle non avesse poi tutti i torti? e allora, se era davvero così; 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑒𝑟𝑎 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑖𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑓𝑎𝑟𝑙𝑜? com'era possibile, ottenere una simile libertà e leggerezza d'animo? non se ne capacitava — più rifletteva su queste parole, meno ne comprendeva il significato. come se per egli si trattasse d'un mondo totalmente sconosciuto! ed in effetti, lo era: si rese conto che 𝑛𝑜𝑛 𝑒̀ 𝑚𝑎𝑖 𝑠𝑡𝑎𝑡𝑜 𝑖𝑛 𝑔𝑟𝑎𝑑𝑜 𝑑𝑖 𝑣𝑜𝑙𝑎𝑟𝑒 𝑣𝑒𝑟𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒. s'è sempre sentito indietro di qualcosa, qui al suolo. con questa continua ed attanagliante sensazione di incompletezza. tutto, attorno a lui, sembrava non completo — e da giovane responsabile quale è sempre stato, certo non si sarebbe sentito in pace nel librarsi in cielo lasciando tanto caos! eppure, questo non era il frutto d'un controsenso? d'altronde, spiccare il volo e lasciarsi alle spalle le responsabilità .. non si stava parlando di questo, sin ora? tornarono gli occhi della concretezza:                                                           « io non voglio                                  abbandonare i miei doveri. »                                          𝓫isbigliò restio fra sé e sé. allora, che avesse nuovamente frainteso il significato delle parole di caleb? forse, la soluzione sarebbe semplicemente stata quella di domandare lui spiegazioni in merito, perché si sentiva la testa 𝑖𝑛 𝑓𝑖𝑎𝑚𝑚𝑒, relegato in un loop continuativo di responsabilità mai desiderate, di cui tuttavia non voleva liberarsi. che stesse perdendo 𝑘𝑖𝑑𝑜𝑢 𝑦𝑢𝑢𝑡𝑜 in mezzo a tutto questo?                                          𝓹redilesse uscire di casa, in tardo pomeriggio; lasciandosi alle spalle quel suo tugurio personale, ma portandosene con sé quel poco che ancora riusciva a rammentargli 𝑐𝘩𝑖 𝑓𝑜𝑠𝑠𝑒. era doloroso, per lui, recarsi nei pressi di quella ch'era la decaduta della propria felicità bambinesca; eppure, lo percepiva come l'unico posto in cui valesse la pena essere.                                          𝓪rrivò dinnanzi la tomba dei genitori, sedendosi sulle ginocchia, al suolo, dopo aver fatto aderire due mazzi di fiori al suolo. strinse i lembi del proprio pantalone, mentre deglutì lento la saliva, forse alla vana ricerca d'un qualcosa da dire, o di un ordine nel quale fare uscire quel mare di parole che teneva nel petto.                                                               ⋆ ⋆ ⋆                                                « mamma, papà... »                                          𝓼ibilarono le labbra di poco schiuse. non si recava molto spesso a trovare i due genitori, in verità; prediligeva sentire il calore delle loro anime al suo fianco, calciando quel pallone che aveva iniziato a sfiorare a causa della presenza del defunto genitore, piuttosto che su di una lapide.                                           eppure, ogni tanto sembrava per lui tappa obbligatoria, recarsi lì a fare .. forse, un resoconto della propria esistenza.                                    « percepisco sempre di più                                  il peso della vostra assenza.                sai, papà; sento come se mi volessero                                       sottrarre l'unica cosa che                                             ancora mi consente di                                                    averti vicino a me.                                              e so cosa devo fare —                                                 so che nessuno può                                             permettersi di portarci                          via la cosa che più ci accomuna.                                                                    eppure ...                                                   eppure è difficile. »                                          𝓲l suono della sua voce venne nuovamente attraversato dal silenzio della meditazione personale; socchiuse ambedue le palpebre, mentre le falangi si portarono dietro al capo, sfilando il laccio degli occhialini: aprì le palpebre. le aprì con quelle iridi rosse come i carboni ardenti ora posate sulle due figure ch'aveva intenzione di scrutare. lucidi, erano gli occhi del ragazzo, con quel sentore in piena gola che sembrava attanagliarlo. percepì contestata dall'unica persona dal quale chiedeva appoggio, ciò che più lo legava alla sua 𝑓𝑎𝑚𝑖𝑔𝑙𝑖𝑎. e non soltanto i genitori ed haruna, rientravano in questa definizione; famiglia era anche endou mamoru, era gouenji shuuya, era la inazuma e, in sin dei conti, famiglia era anche fudou akio, per quanto drastico fosse ammetterlo. 𝐧𝐞𝐬𝐬𝐮𝐧𝐨, nessuno possedeva il diritto di ostentare i suoi affetti.                                          𝓭agli occhi lucenti, non una lacrima; si passò sopra il lembo della manica della giacca, estirpando ogni possibilità residua. le gambe si sollevarono dal suolo, ricevendo una rapida ed accurata ripulita così da privarle del terriccio che ne si era depositato sopra. gli occhialini vennero riposti laddove era il di loro posto, e le labbra si tinsero d'un sorriso melenso.                                                                « ho capito;                                          vado dalla mia famiglia,                                                                        𝑔𝑟𝑎𝑧𝑖𝑒. »                                          𝓲n questo quattordici aprile, aveva appena dato la di lui personale interpretazione alle parole di caleb; volare non significa solcare i cieli, non significa abbandonare le proprie inconvenzionali responsabilità — puoi volare davvero quando le persone che nutrono la tua anima ti dedicano un 𝑠𝑜𝑟𝑟𝑖𝑠𝑜, non quando contesti la loro importanza.                                          𝓮d ancora una volta, doveva tanto alle due figure genitoriali; seppur plasmate dal silenzio tombale, nonostante l'incapacità della comunicazione, e nonostante le proprie sillabe si rigettavano glaciali sulle rispettive lapidi — era in tali silenzi, dovevo trovava la comprensione che nella comunicazione stessa non riusciva a conciliare.                                                                                 𝑎𝑏𝑏𝑟𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎𝑡𝑖 𝑢𝑛 𝑝𝑜' 𝑑𝑖 𝑝𝑖𝑢̀, kidou yuuto.                             

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Capitolo 3
*** Jude Sharp — i sei anni. ***




ㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤ                           ❪ㅤ♔ㅤ❫
                                ≛    ━    𝗠𝗢𝗠𝗘𝗡𝗧, ⁶ ʸᵉᵃʳˢ ᵒˡᵈˑ 


    ❝     Onii  —  san, svegliati! Svegliati!      ❞    le luci del mattino che irradiano il pavimento e la voce di una vivace Haruna scorrazzante per la stanza lo costrinsero ad aprire lentamente gli occhi, ancora offuscati dal sonno, per poi sfregare frettolosamente le palpebre con l'ausilio delle nocche; alza ambedue le braccia al cielo  —  si stiracchia, mentre la coperta viene rapidamente scostata e la più piccola gli si getta fra le braccia costringendo Yuuto a gettarsi nuovamente con la schiena contro al tatami, mentre teneva stretta a sé la sorellina. È con un vivace e gioioso sorriso che tenta di affacciarsi alla finestra sollevandosi sulla punta dei piedi, troppo alta per una così minuta figura: un appartamento al terzo piano di un piccolo condominio residenziale ne fa da altare, mentre le iridi cremisi si affacciano al mondo in questo suo sesto compleanno. È il quattordici Aprile, il periodo della fioritura in Giappone sembra non essere ancora terminata quest'anno e dinnanzi all'orizzonte dei due si estende una lunga distesa di ciliegi in fiore: le narici di un giovane fanciullo respirano serenità, inebriato da quelle dolci ed indistinguibili note olfattive mentre di fronte ai propri occhi vi era l'intensità di quel rosa purpureo. I genitori varcano la porta d'ingresso della stanza, l'uomo dà un bacio sulla fronte della donna e la stringe a sé in un armonico saluto di prima mattina. Dopodiché ambedue avanzano, raggiungendo i più piccoli  —  lui solleva il bambino, e Kidou si culla nel calore di quelle braccia chinando il capo sul petto del padre. Egli dona lui una carezza, senza smettere di guardarlo nemmeno per un istante, mentre il futuro playmaker si fa beato di quella vastità che ora aveva davanti grazie al più alto. I quattro si fanno vicini, ammirando il periodo dell'hanami di cui potevano ancora bearsi.    ❝     auguri, piccolo nostro.      ❞    disse lei: possedeva uno dei più splendidi sorrisi che Kidou abbia mai avuto modo di vedere. E se è vero che la famiglia non te la scegli, probabilmente questo non valeva per lui. Perché, se glie ne avessero dato la possibilità, avrebbe comunque scelto loro almeno un altro milione di volte. Le braccia del papá rappresentavano il posto in cui più si sentiva al sicuro, le coccole della mamma ciò che più lo faceva sentire amato, e le mani di Haruna ciò che per il resto della sua vita desidera stringere a sé. Non scegli dove nascere,,è vero  —  eppure a lui capitò il posto migliore e di questo ne era grato. Quel Martedì lui e la più piccola non andarono a scuola, mentre la madre posticipò la stesura dei propri articoli ed il padre si prese un giorno di pausa dagli allenamenti. Erano sin troppo impegnati, i due. Jude percepiva la di loro assenza, durante la quotidianità, eppure mai se ne pose dilemma. Mai, si sentì trascurato di genitori a causa dei loro intingenti impegni lavorativi. E poi... E poi, c'erano i giorni come questo: quelle giornate in cui sembrava non esistere niente, 𝐧𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐚𝐥 𝐝𝐢 𝐟𝐮𝐨𝐫𝐢 𝐝𝐢 𝐥𝐨𝐫𝐨. I cellulari venivano spenti e con questi ultimi le preoccupazioni. In giornate come questa, esistevano soltanto i pancakes con la frutta fresca, una cioccolata calda e le attività predilette dalla famiglia a seguire. Ed a Kidou andava bene così, tutto ciò rappresentava il suo angolo di mondo 𝐬𝐞𝐫𝐞𝐧𝐨, distante da tutto, circondato soltanto da quel che più ama. 

    Questo momento venne dedicato a lui: fecero una lunga passeggiata lungo il viale dei fiori di ciliegio, Kidou sulle spalle del padre ne colse uno e lo inserì fra le ciocche cobalto della minore. L'amava, più di ogni altra cosa sulla faccia della terra. 𝐃𝐢𝐨, 𝐬𝐞 𝐥𝐚 𝐚𝐦𝐚𝐯𝐚. Successivamente, si spostarono poi a ridosso delle sponde del lago Shoji, vi è un telo disteso al suolo mentre il picnic ne veniva imbandito  di sopra. Fugaci attimi di semplicità, che Kidou rammenterà per sempre custodendoli con avarizia; come dipinti ad inchiostro indelebile sulla propria memoria. Il padre, attaccante professionista, calcia un pallone mentre il più piccolo lo rincorre.    ❝     tieni il passo, Kidou!      ❞    Gli rivolse giocosamente lui, mentre in lontananza le due facevano il tifo per entrambi. Dopo un cedimento volontario del genitore, il non ancora scopertosi centrocampista prende possesso della sfera e calcia ai piedi di un albero. Egli, senza esserne a conoscenza, fece lui dono della più inestimabile delle eredità: tramandare una virtù. Nacque col pallone sotto ai piedi, potremmo dire  —  questo, un domani, diverrà il suo più inestimabile frammento di felicità e la sua più duttile conoscenza. Si sporcarono entrambi, al termine del loro uno-contro-uno, Yuuto finì addirittura di petto s terra, e l'uomo per non tirarsene fuori si gettò sul terrame assieme al figlio. Sgorgarono le risate, l'allegria, i sorrisi più candidi ed una considerevole dose di terra lanciata uno contro l'altro; la madre invitò i due fratelli a mettersi uno di fianco a l'altra, così da scattare una foto ricordo. E mentre lei Impresse poi la data a penna sulla pellicola, così da non dimenticarsene mai, Kidou finì per sporcare persino la più piccola. Un disastro! Quella immagine, sarebbe finita dritta dentro l'album dei ricordi di famiglia! 

    Quella giornata trascorse così: era del tutto disarmato dinnanzi alla famiglia, suo punto debole e punto di forza sin dalla più giovane età. Avrebbe voluto fermare giornate così per l'eternità, poiché rappresentavano i di lui più adorati reperti. È una sensazione unica e non esplicabile a parole, quella che ti lascia nel cuore la consapevolezza d'avere qualcuno che conta su di te e su cui tu riposi speranze 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐮𝐧𝐪𝐮𝐞, di fronte a qualsiasi avversità. 
    Sapete, molti bambini soffrono la poca presenza delle figure genitoriali  —  a lui invece non importava affatto. Non sfiorava neanche i propri pensieri, la tristezza. Poiché conscio di essere un punto fisso nei loro pensieri, conscio di rappresentare, assieme ad Haruna, il più profondo significato di ogni singolo gesto dei due, anche il più piccolo ed inaspettato. Era poco, il tempo da passare assieme. . . ma quando erano lì, niente e nessuno poteva superarli.
    Al termine della giornata sulla strada di ritorno, la luce lasciò spazio al buio e lui, avvolto da quest'ultimo, finì per addormentarsi in auto con il capo posato sulla spalla della sorella. Furono i genitori a coricarli sino ai rispettivi letti; con dolcezza l'uomo rimboccò le coperte al piccolo Kidou e passò delicatamente due dita lungo la guancia del bambino.    ❝     𝐒𝐞𝐢 𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐛𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐦𝐢𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚.      ❞    Sibilò con un fil di voce il padre per non svegliarlo. 



 ㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤ   È il quattordici Aprile, ha sei anni appena compiuti, è 𝐟𝐞𝐥𝐢𝐜𝐞 ed ha una 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 su cui fare affidamento.

  ㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤ  È il quindici Aprile, ha sei anni ed i genitori sono partiti per lavoro. Ma lui comunque è felice! Ha fatto un disegno per la mamma, non vede l'ora di darglielo!

 ㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤ   È il sedici Aprile, ha sei anni e... 

ㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤ    ...è il venti Aprile, i genitori non ci sono più. Gli è rimasta soltanto Haruna. Ma è comunque... Felice, ha sua sorella di cui prendersi cura, e le ha promesso che l'avrebbe presa per mano ogni volta che lo desidera.

ㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤ    È... Il quattordici di Settembre. Ha sei anni, ed Haruna l'hanno portata via. Ha sei anni, ed è 𝐫𝐢𝐦𝐚𝐬𝐭𝐨 𝐬𝐨𝐥𝐨. 






    ㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤEppure, 
   ㅤㅤㅤㅤㅤ 𝐬𝐜𝐞𝐠𝐥𝐢𝐞𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞 ancora 𝐥𝐨𝐫𝐨,
    ㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤaltre 𝐦𝐢𝐥𝐥𝐞 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐞,
   ㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤnonostante 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨.
ㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤ      






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