Four flash of love and...

di SkyDream
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Promessa- ***
Capitolo 2: *** -Partenza- ***
Capitolo 3: *** -Ritorno- ***
Capitolo 4: *** -Incubo- ***
Capitolo 5: *** -Varicella- ***
Capitolo 6: *** -Sentimento- ***



Capitolo 1
*** -Promessa- ***


“Hai risolto anche questo caso, sono certa che sarai felicissimo!” Gongola lei sorridendo divertita, fa qualche passo in avanti e si ferma a fissare il fiume che passa accanto a voi.
“Non troppo veramente.” Risponde lui lasciando che il berretto gli scenda sugli occhi, fino a coprirli con la sua ombra.
“Perché dici questo?” La sua voce si fa più matura, si avvicina a lui che intanto si è fermato con le scarpe inumidite dall’erba. Lui ci pensa su prima di rispondere, non vuole far trapelare nulla di ciò che prova veramente, ma in questo caso è inevitabile.
“Perché con tutti i casi che risolvo comincio a preoccuparmi di una cosa…” Sospira, si morde il labbro scuro, lei toglie il berretto da baseball e fissa gli occhi lucidi e arrossati dal tramonto alle sue spalle.
“Cosa ti preoccupa, Heiji?” Chiede ancora, avvicinandosi al suo viso e avvertendo il respiro pesante di lui, sembra agitato.
“La facilità con cui una persona può sparire dalla tua vita all’improvviso.” Mormora, a stento riesce a sentirsi lui stesso.
“Chee? Non ti ho sentito!” Si lagna lei mentre lui riprende a camminare, sorride e questo le fa perdere la pazienza, lo segue continuando a torturarlo per capire cosa ha detto poco prima.
“Mi prometti che resterai al mio fianco quando avrò bisogno di te?” Lei resta qualche passo indietro, stavolta l’ha sentito benissimo, è rossa dall’imbarazzo e incespica sull’ovvia risposta che vorrebbe dare.
“Che razza di domande sono?” Chiede a sua volta avvicinandosi a lui che riprende a camminare come poco prima, non gli importa altro.

So che le tue promesse, sia quelle tacite che quelle scandite, sono sempre promesse.
E non ricordo volta in cui avevo bisogno di te e non c’eri.
Se mi prometti che mi starai accanto, allora non avrò timore della morte, perché nemmeno essa può separarci.
Lo giuro.

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Capitolo 2
*** -Partenza- ***


“Non starò via molto, una settimana forse, il tempo di superare gli ultimi due incontri e tornerò immediatamente a Osaka.” Una testolina castana fa capolino dalla valigia chiara poggiata sul pavimento.
“Non commenti, Heiji? Pensavo fossi felice che arrivassi alle finali” Gli occhi smeraldo guardano curiosi quelli dell’amico seduto sul letto davanti a sé.
“Cosa dovrei dirti? E’ ovvio che mi dispiace molto… Speravo di stare in pace molto più di una settimana!” Heiji sbuffa portando il mento su una mano, sembra serio.
“Ma quanto sei caro!” Risponde lei mentre lo guarda truce.
“Promettimi che starai attenta, promettimi questo e ti lascerò andare senza troppe storie.” Lei arrossisce, sente le guance andare a fuoco e le mani tremare, cosa significava quella frase?
“Certo che starò attenta, ti sembro una sconsiderata come te?” Risponde mentre infila una maglietta nella valigia. Il rossore non abbandona il suo viso.
Lui si alza dal letto, si inginocchia accanto a lei e mette il portafortuna della ragazza dentro la divisa di aikido, sorride e avanza verso la porta cercando di tenere i pugni più stretti possibili.
“Metticela tutta, Kazuha.” Non dice altro, lo fa soffrire un po’ sapere che starà una settimana senza di lei, senza la sua vocina urtante.


Un giorno, molto lontano, le dirai che quella settimana ti è mancata terribilmente.
Tanto da andare a casa sua e dire a sua madre che ti eri accidentalmente dimenticato una cosa in camera sua, solo per rimanere un po’ solo con il suo profumo e i suoi ricordi, tutto in quella stanza sembrava parlare di lei. Di voi. Come quell’orsetto blu che le hai regalato quando aveva la varicella.
Eravate e siete inseparabili.
La vostra è una tacita promessa.

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Capitolo 3
*** -Ritorno- ***


“Mi spieghi perché stiamo andando a Tokyo? Non ci credo che hai accantonato gli allenamenti di kendo per vedere il piccolo Conan, no Hattori io ti conosco e…” Lui la zittisce con un gesto della mano, guarda fuori dal finestrino dell’aereo, sente il cuore battere forte e capisce che non riuscirà mai a completare questo caso senza impazzire.
“Mi hai fatto una promessa tempo fa, che qualunque cosa fosse successa tu saresti rimasta al mio fianco, è vero? Quindi promettimi che lotterai fino alla fine per rimanere in vita.” Non riesce a dirle altro, chiude forte i  pugni fino a farsi male.
“Te lo prometto, Heiji. Ma tu promettimi che tornerai.” Sgrana gli occhi, accanto a sè c’è un angelo con gli occhi lucidi, è come se avesse capito tutto.
“Heiji Hattori torna sempre, ricordalo.” Sorride beffardo e fa per aggiungere qualcosa, ma preferisce tenerlo per sé, lo dirà quando arriverà il momento.
“E poi senza te non avrò a chi rompere le scatole, pertanto vedi di non rischiare la pelle più del dovuto.”  Lui le tira un piccolo pugno nel braccio, lei sorride, vorrebbe piangere ma si sforza di non farlo e lui apprezza molto questo gesto, sa quanto è sensibile.

Metti una mano sul petto, senti un piccolo calore all’altezza del cuore, è il tuo portafortuna.
Te l’ha regalato lei e ti ha sempre salvato la vita, ti volti a guardarla e anche lei ha una mano all’altezza del cuore, dove si trova il suo portafortuna.
Sono solo degli stupidissimi anelli di tanti anni fa, ma vi hanno unito e ciò ti basta.
Non importa altro. Tornerai per lei.
Promesso.

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Capitolo 4
*** -Incubo- ***


Smettila di fare la sconsiderata, ti prego.
Piantala una buona volta di farmi preoccupare così tanto… Non vedi che al mattino mi sveglio sempre con lo stesso incubo?
Ogni notte ho paura di addormentarmi e sognare te, te mentre cadi da un burrone per salvarmi e la mia mano che non raggiunge la tua…che non ci riesce.
Vedo la tua mano sfiorare la mia –è così delicata e candida- e poi allontanarsi, mentre tu non emetti gemito e rimani con quegli occhioni spalancati e la bocca semiaperta a fissarmi e farmi sentire più schifo di quello che già sono.
Compare questo incubo ogni notte, continuamente e torna sempre lo stesso.
Ma stanotte è peggio del solito, mi sono svegliato ansimante e sudato e ho visto il tuo corpo schiantarsi sulla scogliera. Non riesco a frenarmi, ho bisogno di sentire la tua voce e di calmarmi.
Il telefono squilla a vuoto, nella schermata di videochiamata non compare nulla, poi risponde una vocina assonnata e carica di preoccupazione.
“Heiji, cosa succede? Stai bene?” Il mio cuore si rilassa, torno a sdraiarmi sotto le coperte e sorrido mentre la tua vocina si fa insistente.
“Niente stupida, volevo accertarmi che dormissi.” Ti guardo attraverso lo schermo, pronto a vederti sbraitare contro di me per una chiamata così stupida a un orario così poco consono…eppure tu torni a dormire, combattuta dalla stanchezza degli ultimi allenamenti.
Mi piacerebbe molto essere a Osaka, vicino a te, eppure qui a Tokyo sono indispensabile, come sempre.
I tuoi occhietti chiusi si vedono appena a causa del buio, ma le tue labbra schiuse sono identiche a quelle del sogno.
Sono meravigliose e candide.
“Buonanotte, rompiscatole. Vedi di non combinarne una delle tue mentre sono via!” Tu non senti nulla, continui a dormire e io stacco la chiamata infilandomi nel piumone.
Dubito che farò nuovamente quell’incubo.

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Capitolo 5
*** -Varicella- ***


Una mattina, non troppo calda e non troppo fresca, poco soleggiata e abbastanza tranquilla.
O almeno così era cominciata la mia giornata prima che, avviandomi verso scuola, ricevessi una chiamata da parte della signora Toyama.
“Pronto? Sono Heiji Hattori, chi parla?”
“Oh, Heiji, figliolo! Mi serve un favore!” Risposero dall’altro capo del telefono.
“S-signora Toyama, che piacere sentirla. Dica pure.”
“Come ben sai Kazuha non è potuta venire perché sta male, io e mio marito avevamo organizzato un viaggio in occasione delle sue ferie e quella testona non vuole che disdiciamo tutto. Non è che potresti essere così gentile da stare con lei per questi cinque giorni? Sei un bravo ragazzo e mi fido con te…oltretutto hai già avuto la varicella.”
Varicella? Kazuha aveva la varicella?
“Non si preoccupi signora, pomeriggio sarò lì.”
E così mi ritrovo qui, davanti la camera di quell’idiota, a bussare con forza e con il gran desiderio di buttare giù la porta.
“Kazuha! Apri questa porta e deciditi a mangiare qualcosa!” I nervi continuano a salire e non posso fare altro che sedermi per terra e sospirare.
Accidenti alla sua testardaggine! L’unica cosa che continua a dirmi è NO.
Ma perché non vuole uscire? L’ho vista una marea di volte in pigiama.
“Se esco ti metti a ridere…lo so.” Mi dice all’improvviso mentre apre la porta.
Perché dovrei ridere? Questa ragazza è totalmente fuori!
Mi alzo di scatto e blocco la porta con un piede mentre vado per entrare, ma non faccio in tempo a vederla che è già sotto il lenzuolo.
La camera è perfettamente ordinata se non fosse per il comodino pieno di creme e manga vari.
Mi avvicino a uno di essi e lo prendo tra le mani, mi sembra di riconoscerlo e guardandolo meglio ricordo che le avevo regalato proprio io quel manga perché la storia parlava di due amici d’infanzia.
“Sì, quello me l’hai regalato tu.” Sento sussurrare dietro di me, mi volto e la vedo con i lenzuolo fin sopra il naso, inginocchiata sul materasso e con gli occhi lucidi per la febbre.
Sorrido e mi siedo accanto a lei scompigliandole i capelli sciolti, quel poco di viso in vista è pieno di piccole macchioline rosse.
“Sono brutta…” Si lamenta lei aggrovigliandosi ancora di più nel lenzuolino rosa.
Sospiro ancora e finalmente capisco perché non voleva farsi vedere.
“No, non lo sei. Ma devi deciderti a mangiare qualcosa…anche perché dovrai sopportarmi per ben cinque giorni.” Le ricordo abbassando il lenzuolo e scoprendo il resto del corpo.
Il pigiama era composto da una larga canotta e un paio di pantaloncini leggeri, entrambi giallo pallido.
Lei abbassa lo sguardo arrossendo e coprendosi ancor di più con il lenzuolo, sembra che si vergogni da morire.
“Ehi, ehi, ti ricordi quando ho preso io la varicella?” E finalmente vedo i suoi occhi risplendere e un piccolo sorriso delinearsi sul volto, sì…credo proprio che ricordi.

“Basta mamma! Non ne posso più di tutte queste pomate.”Piagnucolò un bimbo di circa sette anni.
“Heiji-chan, sono per il tuo bene, non fare il monello e resta buono a letto. Guai a te se ti ritrovo ancora a gironzolare per lo studio di papà!” Lo rimproverò la madre uscendo dalla porta.
“Ma tu guarda! E io cosa devo fare tutto il giorno da solo?”Sospirò buttandosi sul letto e guardandosi nel riflesso della finestra prima che una bimba sorridente gli occupasse la visuale.
“Ciao, Heiji!” Disse quella tutta contenta mentre salutava l’amico con una manina e si sistemava il gonnellino celeste.
“Kazuha, ti contagerò così! Torna a casa, idiota…” Disse quello mentre in cuor suo sperava che l’amica restasse.
“Ma io non voglio tornare a casa, e idiota ci sarai tu! E poi sono passata per lasciarti i compiti di matematica.” Disse la piccola mentre porgeva dalla finestra i vari fogli.
“Ooh, la materia in cui tu sei una frana se non ci son…ma gli esercizi sono già fatti…Kazuha? Kazuha?” Il bambino uscì la testa verso il giardino e notò che della sua amica non c’era più traccia, solo tra i fogli c’era un piccolo bigliettino: Non affaticarti e guarisci presto...ed evita di indagare pure con la varicella!
Sorrise mentre capiva che la sua amica si era impegnata per lui, aveva appreso tutto per poter fare i compiti pure a lui e non farlo stancare troppo.
Non l’avrebbe ammesso, ma aveva un’amica d’oro.

“Heiji, ti sei bloccato? Ehi?” Torno a prendere piena coscienza e mi rendo conto di essere tornato un po’ troppo indietro nel tempo.
Le prendo la mano e la faccio scendere dal letto, è ancora debole ma riesce comunque a camminare.


 

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Capitolo 6
*** -Sentimento- ***


Guarda come siamo finiti, in mezzo al bosco di Tottori senza benzina, senza acqua, senza telefono.
Siamo seduti ai piedi di un grande albero, tieni le ginocchia al petto e fissi il crepuscolo con aria assente, cosa ti succede?
Stendo un piede, qualche animaletto passa svelto accanto a noi. Tu non ti muovi, resti a fissare il vuoto con aria assente.
« Lo vedi? Mi hai fatto dimenticare di far benzina e siamo finiti in questo pasticcio! Com’è che se non combini danno…» Non mi lasci finire, apri le labbra e abbassi gli occhi verso il suolo.
«Non rimproverarmi, mi fai male.» Mi volto verso di te, non hai cambiato posizione. Cosa ti è passato per la mente?
«Kazuha, ma che cosa…»
«E’ così! Non fai altro che addossarmi la colpa di qualsiasi cosa, non fai che rimproverarmi. Mi fa male. Comincio a pensare…che tu non mi voglia veramente bene.»
Ti guardo sconvolto, credo di non aver respirato dalla tua prima parola. Io…che non ti voglio bene?
Io che…come puoi pensarlo?
«Stai scherzando, stai scherzando vero?» Ti faccio voltare, ma i tuoi occhi sono vuoti, assenti.
«No, Heiji, è da un po’ che ci rifletto. Siamo diventati amici perché i nostri padri si frequentavano per lavoro… io ti ho sempre voluto bene, ma tu? Tu mi vuoi veramente bene? Me lo hai detto mai?» Ti guardo negli occhi, li rivedo ancora sospesi in mezzo a quel burrone e per poco non mi viene la nausea al solo pensiero. Come può saltarti in mente una cosa simile?
 «Non pensavo ci fossero bisogno di parole, ma se ti fa piacere sentirlo, ti voglio bene. Ora cosa è cambiato?» Fissi l’erba, il cielo ora è completamente buio e quasi non ti vedo più. Ma ti sento vicina, tremendamente vicina.
«Nulla, Heiji, non è cambiato assolutamente nulla. Buonanotte.» Poggi la testa sulle ginocchia e guardi il lato opposto al mio, sento un vuoto dentro il petto. Somiglia più a una voragine.
«Sei proprio stupida, credimi.» Chiudo gli occhi, metto una mano vicino alla tua, senza toccarla ma sfiorandola appena. Finchè sentirò il tuo calore vicino la mia mano sarò tranquillo.
Forse è per questo che, quando mi sveglio di botto, tu non sei più vicino a me. Avrò veramente sentito la differenza?
Il cielo è nero, sembra sia scomparsa pure la luna questa notte, accendo la luce del mio orologio e comincio a chiamarti. Dove cavolo ti sei cacciata? Ma perché devi farmi preoccupare così?
Perché cavolo, non capisci che per me vali più della mia stessa vita?
Sono più di dieci minuti che ti cerco, non riesco a respirare né a deglutire. Ho un’ansia che mi serra la gola. Ho paura…paura.
La luna fa capolino da una grande nuvola, finalmente ti vedo seduta per terra a contemplare un paesaggio che non si vede.
«Kazuha! Accidenti a te, ma ti rendi conto dello spavento che mi hai fatto prendere?!» Non ho il tempo di rifletterci, mi viene istintivo, ti stringo a me finchè non sento il tuo calore invadermi, il tuo profumo inebriarmi. Ed è lì che lo capisco. Io sono innamorato di te, Kazuha.
«Heiji…» Non dici altro, probabilmente non avevi idea del perché sei fuggita in quel momento, da quanto non ti abbraccio? Da quella volta in cui abbiamo rischiato la vita?
«Sei stupida, non puoi dirmi di non rimproverarti perché è così! Sei stupida, non ti rendi conto dello spavento che mi fai prendere ogni volta che non ti ho vicina, accidenti.»
Respiri? O forse ti sto stringendo troppo…ho una mano sulla tua nuca per sentirti più vicina a me.
Scivolo per terra, tutto intorno a noi è buio, e non vedo altro che i tuoi lineamenti dolci che mi seguono fino a terra, poi sento un calore avvolgermi…le tue braccia.

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