Broken

di Lady S
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 - Il portafortuna ***
Capitolo 2: *** 2 - Think about you ***
Capitolo 3: *** 3 - Un passo dopo l'altro ***
Capitolo 4: *** 4 - Parigi ***
Capitolo 5: *** 5 - Ordinary ***
Capitolo 6: *** 6 - Her Name ***
Capitolo 7: *** ​7 – Ready as i'll ever be ***



Capitolo 1
*** 1 - Il portafortuna ***


1 – Il portafortuna
 
 
Il giorno in cui Marinette aveva ricevuto in regalo da Adrien il portafortuna era stato il più bello della sua vita.
 
Doveva ammetterlo, non si sarebbe mai aspettata da parte sua un regalo così personale e questo lo rendeva ancora più prezioso.
Per questo, da quel giorno, non si era mai voluta separare da quel regalo cosi speciale, nemmeno quando vestiva i panni di Ladybug. Il giorno stesso che lo aveva ricevuto, era andata a casa e aveva acceso il cervello, nella speranza di avere un'idea, una buona idea su come fare per averlo sempre con sé. Era consapevole che durante la sua vita di tutti i giorni non sarebbe stato un problema, lo avrebbe attaccato al suo cellulare e sarebbe stato sempre con lei, ma mentre era Ladybug le cose sarebbero state decisamente diverse.
Lo aveva guardato e se lo era rigirato tra le mani per diverso tempo mentre una rassegnata Tikki l'aveva osservata in silenzio.
 
Poco prima di arrendersi alla stanchezza, aveva trovato la soluzione guardando uno dei tanti regali ricevuti quel giorno e tutta la stanchezza era passata in un attimo.
 
Fu così, che con un velocissimo gancio removibile fai-da-te, aveva reso il suo portafortuna, un braccialetto che avrebbe portato con sé durante tutte le sue battaglie.
 
***
 
Ladybug questa volta era davvero a pezzi. La battaglia appena conclusa era stata lunghissima ed interminabile. Era proprio vero, gli akumizzati più recenti erano sempre più forti e spietati.
 
Frozer non aveva fatto eccezione, anzi!
 
Lei e Chat noir erano stati addirittura costretti ad utilizzare un nuovo potere e questo l'aveva stancata ancor di più.
Lo scontro poi era stato decisamente senza esclusione di colpi e, sinceramente, Ladybug doveva ancora capire cosa era realmente successo.
 
Si voltò alla ricerca del proprio compagno, pronta a battere il pugno contro il suo, come ormai era abituata a fare, ma non lo trovò. Si fermò con la mano a mezz'aria e si mise a cercare Chat con lo sguardo.
 
Ma dov'era andato?
 
***
 
Non ce la faceva più.
 
Era da troppo tempo ormai che Chat Noir sopportava i sentimenti che provava per Ladybug e, nell'ultimo periodo, questi sentimenti erano diventati un peso sul cuore.
 
Le aveva già confessato i suoi sentimenti e aveva anche già incassato il suo rifiuto e quello era stato il giorno più brutto di tutta la sua vita. Tutte le sue speranze di erano infrante in quello stesso giorno.
 
E' vero che Ladybug era la sua compagna di mille battaglie, forse era addirittura sua amica, ma lui voleva di più. Ogni giorno che passava si innamorava sempre più di lei.
Aveva preso una decisione, una decisione pericolosa e drastica, una decisione che non aveva confidato nemmeno a Plagg.
 
Era una follia, un vero e proprio salto nel buio, ma ormai si era convinto di non avere più nulla da perdere.
 
La battaglia contro Frozer era finita e lui era volutamente rimasto indietro. Se voleva sperare di ottenere qualcosa, avrebbe dovuto interrompere la loro routine e cogliere Ladybug di sorpresa.
Le arrivò alle spalle e la vide con il braccio alzato che lo cercava con lo sguardo.
 
In lei c'era la bellezza.
 
Non era solo un fatto estetico, ne era consapevole. La sua figura emanava bellezza in ogni sua cosa. C'era una luce e una forza in lei che lo attraeva da sempre.
 
Lui era il gatto nero della sfortuna.
Lei era la coccinella della fortuna.
 
Come poteva non amarla? Non avrebbe potuto.
E se lei non poteva amare Chat Noir, forse avrebbe amato Adrien Agreste.
 
Le si avvicinò fino ad arrivare ad un palmo dalla sua schiena.
Non le avrebbe dato il tempo di reagire. Afferrò il suo anello e, finalmente la chiamò.
 
-Ladybug?-
 
lui si voltò di scatto, pronta a rispondere a tono ad ogni sua istigazione ma si bloccò appena i loro sguardi si incrociarono.
 
-Chat? Cos..- Ladybug cominciò a parlare ma lui la interruppe.
 
-Mi dispiace my lady, ma non posso più farne a meno- e così dicendo, si sfilò l'anello che lo rendeva Chat Noir.
 
Ladybug non disse niente.
Fece un passo indietro e il suo sguardo si riempì di stupore. Cominciò a muovere la testa in segno di negazione mentre i suoi occhi, sbarrati continuavano a fissare Adrien.
 
Lui fece per avvicinarla ma lei indietreggio ancora, come se fosse spaventata da lui.
Il suo silenzio lo stava mandando fuori di testa. Per quale motivo stava reagendo così?
 
-Ladybug, ti prego, dì qualcosa..- la pregò, ma quella si limitò a guardarlo negli occhi.
 
I suoi orecchini suonarono, velocemente, e lei sembrò ridestarsi.
La sua trasformazione stava per terminare.
 
Si voltò, scappando via.
Adrien scattò in avanti, afferrandola per un polso.
 
-Ti prego, bugaboo, non andare, non scappare da me!- le disse, ma lei non si fermò, anzi cercò di divincolarsi da lui.
 
Istintivamente Adrien cercò di trattenerla, ma lei, a quel punto si voltò un'ultima volta verso di lui e la vide.
Il suo voltò era rigato di lacrime.
 
Vide la sua trasformazione iniziare a svanire e, a quel punto, Adrien la lasciò andare.
Lei scappò, lasciandolo solo con il silenzio a fargli compagnia.
 
A quel punto, Plagg si sedette sulla sua spalla.
 
-Amico, hai fatto una cosa che non approvo nella maniera più assoluta, ma mi dispiace per come sono andate le cose- gli disse il kwami
 
Adrien abbassò il capo, abbattuto.
In quel momento, si rese conto di avere qualcosa in mano. Aprì il pugno e il suo cuore mancò un battito.
Conosceva perfettamente l'oggetto che aveva in mano, lo aveva fatto lui stesso.
 
Quello che aveva in mano era il portafortuna che aveva regalato a Marinette.










 

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Capitolo 2
*** 2 - Think about you ***


 

2 – Think about you

 
Marinette era sconvolta da quello che era appena accaduto.
 
Adrien Agrest, il suo Adrien, era Chat Noir.
 
Saltò giù dal tetto mentre anche gli ultimi frammenti della sua trasformazione stavano svanendo nel nulla. Un dolore acuto alla caviglia la fece tornare bruscamente alla realtà.
Per la miseria, aveva messo tutto il peso sulla gamba già detrasformata!
Istintivamente si accovacciò, andando a tenersi la parte lesa. Tikki le andò accanto e la osservò con aria palesemente preoccupata.
 
-Marinette, ti sei fatta male?- le chiese, andando a posarsi sul suo ginocchio.
 
Di tutta risposta, Marinette voltò il capo dall'altra parte e si rialzò.
Zoppicando, si incamminò verso la strada di casa, lasciando una perplessa e ancor più preoccupata Tikki alle sue spalle.
 
***
 
Adrien rimase a fissare, incredulo, il portafortuna di Marinette.
 
Avrebbe potuta seguirla, lo sapeva, ma la verità era che le sue gambe in quel momento non accennavano a volersi muovere.
 
Marinette..?
Marinette era davvero la sua adorata Ladybug?
 
Come..come era potuto succedere?
Niente, ma proprio niente gli aveva mai fatto sospettare che dietro la maschera ci fosse proprio lei.
Marinette era sempre stata così timida, riservata, dolce..lei era la sua migliore amica.
 
Che cosa aveva appena fatto?
 
***
 
Marinette non aveva la più pallida idea di come avesse fatto ad arrivare a casa senza cadere almeno una decina di volte.0
Accidenti, quella caviglia le faceva davvero molto male.
Ad ogni passo che faceva, la sentiva diventare sempre più calda e dolente.
 
Ad ogni passo che faceva, una parte del suo cuore bruciava.
 
Arrivata finalmente davanti la porta di casa, decise di farsi aprire. Per fortuna, quel giorno aveva dichiarato di essere uscita per vedere i suoi amici.
Fu sua madre ad accoglierla. Lei, dal canto suo, capì immediatamente che la figlia aveva qualcosa che non andava.
 
-Tesoro, è successo qualcosa?- le chiese sua madre.
 
Marinette fece un passo verso di lei, inciampando nei suoi stessi piedi, ormai stremata dal dolore.
 
Continuare a respirare per tutto il tempo, è stato così doloroso.
 
Sua madre la prese quasi al volo, sorreggendola.
 
-Marinette!- esclamò, ora completamente preoccupata.
 
La ragazza, dal canto suo, si stampò in faccia il suo miglior sorriso, nell'inutile tentativo di tranquillizzarla.
 
-Mamma, tranquilla. Mi sono solo fatta male ad una caviglia.- minimizzò -Lo sai che quanto sono maldestra! Ho messo male un piede e ho preso una brutta storta, tutto qui.- continuò, riprovando a questo punto a mettersi in piedi.
 
Fallì di nuovo, e questa volta, sua madre le si parò davanti, con tutta l'aria di non ammettere repliche.
 
-Tesoro, non stai in piedi. Non dirmi che va tutto bene, non stai bene! Hai il dolore stampato in faccia.- le disse, mentre la faceva sedere.
 
Le catene si strinsero intorno al suo petto e il respiro le mancò ancora una volta.
 
-Adesso chiamo tuo padre e ti portiamo da un medico, aspettaci qui-
 
Marinette si limitò ad annuire.
 
***
 
Quella sera, Adrien era rientrato direttamente nella sua camera e non aveva intenzione di vedere o parlare con nessuno.
Se ne stava disteso sul letto, con un braccio sotto la testa e l'altro sopra il suo viso che teneva sospeso il portafortuna. Lo fissava con aria assorta. La sua mente ormai vagava incontrollata tra mille pensieri controversi.
Plagg si piazzò esattamente nel centro del suo capo visivo.
 
-Ragazzo, voglio il mio camembert!- pretese il piccolo kwami.
 
Adrien sbuffò, ma non troppo sonoramente. In realtà era davvero contento che Plagg non avesse fatto domande o, peggio ancora, commentato la scena di poco prima.
 
Respira
 
Adrien si alzò dal letto, andando a prendere il formaggio che aveva nascosto nella camera, dandolo al piccolo gatto nero che volò via, contento del suo bottino.
Lui, dal canto suo, si ributtò sul letto.
 
Non aveva la forza di fare niente.
 
Quella che fino a qualche ora fa gli era sembrata una buona idea, ora gli sembrava la cosa più stupida che avesse mai fatto in vita sua. Non avrebbe mai e poi mai pensato che quel suo gesto avrebbe portato a questo.
 
Il giorno in cui ti ho incontrata mi sono innamorato di te.
 
Lui amava Ladybug, da sempre.
Marinette era la sua amica, da quando l'aveva conosciuta.
 
Come aveva fatto a non accorgersene?
E lei..oddio, lei cosa pensava adesso?
 
Si coprì il volto con un braccio. Se avesse potuto, si sarebbe anche spento il cervello. Voleva solo smettere di pensare.
Tutta quella situazione era troppo per lui, ed era tutta colpa sua.
 
Marinette, Marinette..MARINETTE!
Perchè Marinette?!
 
Lui non aveva mai pensato a lei in quel senso..
..e allora perchè, adesso, se pensava a lei, sentiva una stretta intorno al cuore?
 
Penso a lei, penso a me, penso a noi. Cosa sarà di noi?
 
Lei era scappata da lui, piangendo. Era stato lui a farla piangere.
Il suo stomaco si contorse dalla rabbia e tutti i suoi muscoli si contrassero. La mano libera diede un pugno al materasso.
C'era così tanta rabbia in lui, verso di lui e al suo egoismo. Per dare sfogo ai suoi sentimenti aveva calpestato quelli di Ladybug.
 
Marinette..i sentimenti di Marinette.
 
Il suo pugno si abbattè ancora più forte contro il materasso.
 
Come avrebbe fatto a guardarla ancora in faccia?
 
Lei..tornerà da me?
 
 
 
 
 




ANGOLO DELL'AUTRICE
 
Buonasera a tutti!
Scusate, di solito non scrivo a fine di un capitolo perchè distrae dalla storia, ma credo di dovervi dare un paio di info.
Dunque, prima di tutto volevo sottolineare che questa storia avrà un importante lato introspettivo. Lo so che non è una delle caratteristiche di Miraculous, ma a me piace immaginare cosa possa passare nella testa di certi personaggi.
Questo mi porta alla seconda cosa importante da dirvi.
SONO CONSAPEVOLE che rispetto al cartone, i personaggi vi potrebbero sembrare un po' OOC, ma nel mio immaginario, potrebbero davvero reagire male ad una eventuale rivelazione (insomma, scoprire che l'amore della tua vita è innamorato della tua alter ego e non di te, non vi manderebbe un po' fuori di testa? A me si)
Detto questo, spero davvero di riuscire a regalarvi una bella FF.
 
Un saluto a tutti!
Lady S







 

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Capitolo 3
*** 3 - Un passo dopo l'altro ***





3 – Un passo dopo l'altro

 

Adrien quella mattina aveva l'impressione che più che andare a scuola stesse andando al patibolo. Un forte senso di ansia si era adagiato in fondo al suo stomaco dalla sera prima e da li non se ne era più voluto andare.

Per fortuna, nella sua famiglia, non si facevano troppe domande. Avrebbe giurato di aver visto almeno un paio di volte Nathalie fissarlo quella mattina, ma non gli aveva detto assolutamente. In effetti, Adrien quella mattina aveva delle occhiaie che non aveva mai avuto prima in vita sua.

 

Il tragitto in auto sembrò più veloce.

Ma forse era solo legato al fatto che Adrien avrebbe voluto essere ovunque tranne che lì. Non aveva la più pallida idea di come affrontare Marinette.

 

Cosa avrebbe dovuto fare con lei?

Si doveva limitare a fare finta di niente o doveva parlarle?

E poi, lei si era resa conto che anche lui adesso sapeva?

 

Era talmente preso dai suoi pensieri che non si rese conto di essere arrivato davanti scuola.

 

Fece un enorme respiro, prese lo zaino e, con un atto di coraggio degno delle migliori avventure di Chat Noir, uscì dall'auto.

 

***

 

Marinette quella mattina non aveva nessuna intenzione di alzarsi dal letto.

La sera prima era stata vista dal loro medico di fiducia e, nonostante avesse constatato che non avesse nessun tipo di frattura, le aveva caldamente raccomandato di stare a riposo per qualche giorno e di caricare l'arto il meno possibile.

Se le cose fossero state diverse, Marinette sarebbe stata tutt'altro che contenta di starsene rintanata in casa per il resto della settimana, ma adesso..

 

..adesso il suo letto le sembrava l'unica cosa che la facesse sentire bene.

 

Se ne stava sotto le coperte, raggomitolata, abbracciandosi il suo gatto-cuscino. Ogni tanto sentiva qualche lacrima silenziosa e indisciplinata scenderle sul viso, ma lei la ricacciava subito indietro.

 

Era ironico quanto fosse testarda in quel momento.

 

Dalla sera prima, aveva anche mantenuto il silenzio con la sua compagna di battaglie. Non era arrabbiata con Tikki, ma in qualche modo, la sua presenza la turbava come non mai.

Se pensava a Tikki, pensava a Ladybug.

E se pensava a Ladybug pensava a Chat Noir.

 

Chat Noir era Adrien

 

Un'altra lacrima scappò da uno dei suoi occhi. Questa volta non l'asciugò, ma nascose il viso nel suo cuscino-gatto.

 

Ad un certo punto sentì un immenso e dolcissimo profumo di cioccolata invaderle la stanza. Un istante dopo, sentì sua madre sedersi accanto a lei.

Marinette scostò leggermente le coperte, affinché il suo viso riaffiorasse.

Sua madre la guardò in viso, ma non le disse nulla.

Possibile che non si vedessero i segni delle sue lacrime silenziose?

 

-Buongiorno piccola mia- le disse, appoggiando il vassoietto con la cioccolata e due biscotti alla cannella sul comodino e dandole un bacio sulla fronte -lo so che il dolore a volte può essere insopportabile..- le sussurrò appena mentre con una mano le metteva una ciocca di capelli dietro l'orecchio -..ma vedrai che con il tempo passerà tutto. E soprattutto, amore mio, vedrai che prima o poi si sistemerai tutto, ne sono certa.- le sorrise mentre si allontanava dal letto.

 

Marinette la seguì con lo sguardo fin quando non uscì dalla sua stanza.

 

Sua madre, come sempre, sapeva leggerla come se fosse un libro aperto. Era impossibile che avesse capito completamente la situazione, eppure aveva capito quel tanto che bastava per saperle dire parole di conforto. Si sedette a bordo del letto, poggiando il piede a terra per la prima volta dal giorno prima.

Una fitta acuta risalì lungo tutto l'arto.

La caviglia era visibilmente gonfia, nonostante la sera prima vi avesse applicato un impacco lenitivo a base di arnica.

Decise che avrebbe bevuto lì la sua cioccolata. Ad alzarsi ci avrebbe pensato più tardi, magari con l'aiuto di suo padre.

 

Tikki si sedette su una sua coscia, in silenzio. Aveva capito che Marinette aveva bisogno di tempo per pensare, da sola. Aveva tuttavia deciso di starle vicino, volandole sempre nei pressi affinchè potesse essere sempre nel suo campo visivo.

Era preoccupata, inutile nasconderlo. In tutti i suoi secoli aveva incontrato molte Ladybug e questa non era certo la prima volta che le capitava una situazione similare.

Marinette le allungò uno dei suoi biscotti alla cannella. Non le disse nulla, ma le fece un buffetto appena Tikki le liberò la mano. Quella era la prima dimostrazione d'affetto che era riuscita ad ottenere dal pomeriggio del giorno prima. La piccola kwami si strusciò contro il palmo della sua mano, ma la ragazza non mantenne il contatto molto a lungo.

 

Era pur sempre un inizio..

 

***

 

Adrien non aveva idea di come avesse fatto ad arrivare alla fine di quella giornata di scuola.

Marinette non si era presentata e lui era stato un fascio di nervi per tutto il tempo. Più il tempo passava e peggio stava.

A pranzo aveva mangiato poco o niente. Aveva risposto ai suoi amici a monosillabe e Chloè..c'era stata oggi Chloè a scuola? Sinceramente non ne aveva idea, come non aveva idea di che cosa si fosse parlato a lezione. Lui era stato li, ma la sua testa era da tutt'altra parte, completamente persa nei suoi pensieri e ricordi. Peccato che più pensava e peggio stava. I suoi scenari diventavano sempre peggiori e i suoi muscoli si contraevano sempre più.

 

Qualcuno gli mise una mano sulla spalla e lui saltò sul posto per lo spavento.

 

-Ehi bro, tranquillo!- lo rabbonì Nino. Si era seduto al suo fianco con Alya a seguito -Senti, noi stavamo pensando di passare a vedere come sta Marinette. Alya l'ha sentita via messaggio durante la ricreazione e pare che sia rimasta a casa perché ieri si è fatta male ad una gamba. Se vuoi, puoi venire con noi.- gli disse sorridendogli, bonario.

Adrien rimase un momento in silenzio, fissando l'amico.

-Bro, ma dove sei oggi?- gli aveva detto, sventolandogli una mano davanti agli occhi.

Adrien sembrò risvegliarsi da un sogno ad occhi aperti.

-Io..no, non credo sia una buona idea..- rispose in fretta e furia, raccolse le sue cose e se ne andò, lasciando i suoi amici.

I due ragazzi lo guardarono andare via, perplessi dal comportamento del biondo.

 

***

 

Il cervello di Adrien era appena andato in corto circuito.

 

Nino gli aveva date troppe informazioni. Già alla parola Marinette aveva cominciato a perdere colpi, ma quando poi gli aveva detto che era rimasta a casa perchè si era fatta male, qualcosa in lui si era rotto.

Era quasi certo che fosse colpa sua. Non aveva idea di che cosa fosse successo, ma le cose non potevano essere andate troppo diversamente.

Non se la sentiva di andare da lei in veste di Adrien, soprattutto con i loro amici al seguito. Non sapeva come avrebbe reagito nel vederlo, così come non sapeva come avrebbe reagito lui al vedere lei.

 

I suoi sentimenti per lei erano un groviglio incredibilmente arrovellato.

 

Sapeva perfettamente cosa provava per la sua Lady, ma per Marinette era diverso.

 

Si rese conto che oggi gli era mancata. Gli era mancata la sua allegria, la sua goffaggine, la sua presenza scoppiettante. Era sempre stata così dolce e gentile nei suoi confronti ma si rese conto che lui l'aveva data per scontata.

Aveva preso coscienza del fatto che Marinette c'era sempre stata per lui come per tutti quelli che avevano avuto bisogno nella sua classe.

 

Riflettendoci, lei era sempre stata Ladybug anche senza il suo costume da eroina di Parigi.

 

Come aveva fatto ad essere cosi cieco per tutto questo tempo?

Come poteva un costume averlo ammaliato così tanto da non fargli più vedere nulla se non quella stupida maschera?

 

Voleva vederla, voleva parlarle e chiederle scusa per tutto questo, anche a costo di farsi odiare.

 

Perchè lo sapeva, correva seriamente il rischio che lei non volesse sapere più nulla di lui, eppure..

Doveva andare da lei e lo avrebbe fatto quella stessa sera.

 

***

 

Marinette era stata estremamente contenta di vedere i suoi due migliori amici, da soli. Per un attimo aveva seriamente temuto che anche Adrien si sarebbe presentato alla sua porta.

Come avrebbe reagito? Come avrebbe fatto a comportarsi normalmente con lui sapendo che era Chat Noir? Cioè, non riusciva già prima a parlargli insieme, figuriamoci adesso.

 

Tutto considerato, il pomeriggio era stato un successo. Era riuscita ad avere una giornata quasi normale, tra un saltello e l'altro. Era poi venuta la sera e suo padre l'aveva riaccompagnata in camera.

La gamba andava decisamente meglio, ma faceva ancora fatica a caricare del tutto.

Si mise in fretta il pigiama e, saltellando, raggiunse la sua chaise longue.

Non aveva ancora sonno, quindi aveva tutta l'intenzione di disegnare qualche bozza sartoriale. Quella era una delle poche cose che la faceva completamente estraniare dal mondo intero.

Tikki le si sedette sulla spalla, provocandole un leggero solletico al collo.

 

Per la prima volta dal giorno prima, Marinette rise, piano e in modo molto spontaneo, ma rise.

 

Se avesse potuto, Tikki avrebbe fatto i salti di gioia dalla felicità, ma sapeva di non poterselo permettere. Marinette era persa e spaventata, se avesse fatto anche un solo movimento sbagliato, sarebbe scappata da lei.

 

Marinette si rese conto di quello che era appena successo ed emise un lieve sospiro silenzioso. Con due dita accarezzò la tostolina del suo kwami. La sentì protendersi verso di lei, come se cercasse un contatto più profondo. Decise di prenderla con una mano. Se la avvicinò e la vide guardarla, in attesa.

Tikki non era mai stata così silenziosa e tranquilla come nelle ultime ore.

Povera piccola, era stata lei a indurla a questo.

 

-Oh Tikki..- le sfuggì in un singhiozzo

 

La coccinella le volò più vicina, andando ad accarezzarle una guancia.

 

-Marinette, ti prego, basta piangere..- le sussurrò dolcemente, senza volerlo, la fece piangere ancora di più.

 

Tikki non sapeva più cosa fare per farla stare meglio, anzi, sapeva che fondamentalmente lei non poteva fare niente per aiutarla.

 

 

***

 

Appena atterrò sul balcone di Marinette, Adrien venne preso dal panico. C'erano un milione di cose che potevano andare male quella sera.

 

E se Marinette non volesse vederlo?

E se lei lo incolpasse di tutto quello che era successo ieri e non avesse più voluto avere a che fare con lui?

E se per questo avesse incominciato ad odiarlo?

 

Doveva assolutamente parlare con lei, doveva capire come si sentiva e poi..

E poi..

 

E poi cosa diamine le avrebbe detto?

 

Non aveva preparato niente, non aveva la più pallida idea di dove incominciare a dirle che..cosa?

Cosa diavolo voleva dire a Marinette?

 

Che era stato stupido perchè amava Ladybug e non lei? PESSIMO

Che, da quando aveva realizzato che LEI è Ladybug i suoi sentimenti sono diventati una casino? ANCORA PEGGIO

 

Il groviglio nel suo stomaco prese a girare molto velocemente mentre pensava a tutte queste cose.

Cosa diamine era andato a fare da lei, in veste di Chat noir?

 

Come poteva essere stato così idiota?

 

Prese il suo bastone e si voltò verso l'esterno del balcone, pensando se andare direttamente a casa o fare un giro per schiarirsi le idee e magari recuperare un minimo di autostima.

Che cavolo passava nella sua testa vuota?

 

Emise un sonoro sbuffo mentre allungava il suo bastone, ormai deciso a fare una tappa sulla Torre eiffel prima di tornare nei panni di Adrien Agreste. Prese una breve rincorsa, ma fu costretto a bloccarsi poco prima di spiccare il suo balzo felino.

 

-Adrien, cosa ci fai qui?-

 

La sua schiena si contrasse e i muscoli gli si bloccarono in quella scomoda posizione, ma il suo cuore cominciò a correre.

Cercò di riprendere un contegno mentre si voltava verso Marinette.

 

Marinette e il suo kwami, seduto sulla spalla.

 

Porca miseria.

Come diavolo poteva essere stato così idiota?

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Capitolo 4
*** 4 - Parigi ***





4 - Parigi


 

Marinette lo aveva sentito, forte e chiaro quel tonfo che proveniva dalla botola che conduceva al balcone della sua camera da letto. C'era una sola persona che poteva arrivare da li.

 

Non era pronta ad affrontarlo.

 

Allontanò il viso dalla piccola kwami, asciugandosi il viso dalle lacrime che ancora scendevano. Cosa era venuto a fare quella sera?

Piano piano, si alzò dalla chaise longue rosa per andare a fare i gradini che la separavano dal suo letto e quindi, dalla botola. Ci mise una vita, a causa della sua caviglia che la costringeva a non poter camminare normalmente. Nel frattempo, Tikki le si posò sulla spalla destra, nel silenzio più assoluto.

Fin lei aveva capito che non era il momento di parlare.

 

Cosa avrebbe dovuto dirgli?

 

Finalmente arrivò al suo letto, si inginocchiò sul materasso e, lentamente, aprì la botola. Lo vide li, che gli dava la schiena. Non si era neanche accorto che era li e, considerando l'udito di Chat noir, questo voleva dire che era immensamente distratto dai suoi pensieri.

 

Lo sentì sbuffare sonoramente e lo vide prepararsi ad andare via.

 

Ottimo, se non fosse stato per qualcosa che scattò nel suo cervello e che le fece dire

-Adrien, cosa ci fai qui?- con tono distaccato.

 

Lo vide irrigidirsi e bloccarsi di colpo. Si girò con fare strano, probabilmente con l'intenzione di non apparire a disagio come, lei ormai aveva imparato a vedere, era.

 

 

***

 

Adrien realizzò davvero che Marinette era Ladybug.

Il giorno prima era stato tutto così frettoloso, casuale e sconvolgente, ma adesso..lei era li, in pigiama, che lo fissava con aria vuota, con un kwami, IL KWAMI, sulla sua spalla.

 

Poi realizzò che suo suo viso erano presenti i segni di ore di pianto e si sentì ancora peggio.

Era tutta colpa sua. Era stato lui a ridurla in quello stato.

 

Fece un passo verso di lei e la vide irrigidirsi. Inevitabilmente, lei perse anche l'equilibrio, richiando di cadere all'indietro.

Balzò quindi verso Marinette, prendendola in braccio e sedendola sull'apertura della botola. Lo fece istintivamente, senza pensarci, ma quando vide il volto di lei, indietreggiò, andando a mettersi dalla parte opposta.

 

-Io..scusa, ho saputo della tua caviglia oggi, a scuola..- blaterò a mo di scusa, mangiandosi la metà delle parole -..mi dispiace Marinette, deve farti molto male- terminò con un filo di voce.

 

-Si, in effetti fa molto male, Adrien- rispose lei, fredda. Il suo viso era tornato ad essere stato una statua di pietra -Non mi hai ancora detto perché sei qui-

 

-Ecco io..- cominciò il ragazzo, grattandosi distrattamente la testa -..io credo di essere venuto per vedere come stavi e se era tutto a posto, immagino..-

 

-Immagini?- ribattè Marinette, incalzandolo

 

-Si insomma, credo che sia questo..in più volevo parlarti ma..-

 

-Ma te ne stavi andando- concluse lei

-Bene, quindi ora che hai visto che sono ancora viva e vegeta, penso che tu possa tornare a casa, Chat- lo bloccò terminando con -..e buona no..!- ma fu costretta a fermarsi.

 

A qualche metro da casa sua, qualcosa era appena esploso.

 

-Oh, ma dai, davvero?!- esclamò Marinette, esasperata.

 

Perfetto, la prima emozione che esprimeva dimostrava quanta poca voglia avesse di averlo tra i piedi.

Fantastico.

 

 

***

 

 

-Oh, ma dai, davvero?!- esclamò al limite dell'incredulità. Era mai possibile che non potesse avere un giorno di pace da Papillon?

Era già stato difficile mantenere un certo contegno per tutta la conversazione, considerando il tempismo di una caduta quasi evitata in cui era finita tra le braccia del ragazzo. E menomale che Chat aveva mantenuto le sue sembianza da super eroe, perché altrimenti sarebbe stato tutto molto più difficile per lei.

E ora questo. Perché l'universo ce l'aveva con lei?

 

Menomale che dovrei essere la coccinella della fortuna!

 

Fece un respiro profondo per cercare di calmarsi. Parigi aveva bisogno del suo aiuto, anzi, del loro.

 

-Chat, dobbiamo andare- esordì entrando mentalmente in modalità Ladybug -e dobbiamo essere un team. Non possiamo permetterci distrazioni, Papillon è sempre più forte e determinato, non possiamo permetterci errori. Andiamo, prendiamo l'akuma e poi torniamo ai nostri problemi. Può andarti bene come piano, Chat noir?- chiese con tono neutro, il meno ostile possibile, considerato il suo stato d'animo attuale.

 

Il ragazzo sembrò imbambolarsi per un momento, ma fu solo un istante.

 

-Perfetto M'Lady, mi sembra un piano- apparentemente parve tornare il solito Chat, ma era diverso.

Pronunciò le sue parole con il solito charme, ma non si avvicinò a Marinette, non provò neanche a prenderle la mano.

La ragazza sentì una fitta allo stomaco che non si seppe spiegare.

Scrollò il capo e si voltò verso la sua piccola Kwami

-Tikki, sei pronta?- le chiese prima di pronunciare la fatidica -Tikki, trasformami!-

 

Si trasformò velocemente in Ladybug, ben consapevole di avere gli occhi di Chat noir puntati addosso. Nell'alzarsi si dimenticò ancora una volta della propria caviglia e, questa volta, vacillò emettendo un acuto lamento di dolore al quale il ragazzo rispose cingendola per la vita, ancora una volta, ma questa volta non si allontanò come in precedenza.

 

-Marinette..-

 

-Ladybug, io sono Ladybug- lo corresse

 

-Si ok, Ladybug- riformulò Chat -Come pensi di combattere con quela caviglia così malconcia?-

 

-Non è un problema tuo- gli rispose, secca. Poi se rese conto che la sua emotività aveva avuto la meglio e si affrettò a dire -Nel senso, il mio miraculous si basa sulla fortuna. In qualche modo farò-

 

Chat la guardò ancora un po' cercando qualcosa sul suo volto, forse cenni di dolore o segni di cedimenti che non avrebbe mai mostrato.

 

Un urlo si alzò sulla città e questo mise parecchia fretta ai nostri eroi.

 

-Va bene Ladybug, mi fido di te, ma almeno permettimi di accompagnarti. Il più vicino possibile al luogo dose si trova la vittima, poi ci adatteremo a quello che vedremo. Cosa ne pensi?- le chiese con aria preoccupata.

 

Marinette cercò di distogliere lo sguardo, ma non ci riuscì e tutta la preoccupazione del ragazzo la investì. Non potè fare altro che fare un cenno di assenso, mettendogli le braccia al collo.

 

Un momento dopo stavano volando, insieme, per salvare Parigi.

 

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Capitolo 5
*** 5 - Ordinary ***




POSTILLA PRE-CAPITOLO
Ciao a tutti. 
Chiedo scusa per questa interruzione alla lettura, ma mi sento in obbligo nel dirvi una cosa. Sono una persona estrememamente sincera e schietta per natura, per cui non interpretate quanto sto per dirvi come se fosse una "STRILLETTERA" ma come un mio pensiero che necessita di essere espresso.
Allora, sono stata inattiva per anni, causa lavoro e vita, per cui mi sarei aspettata di tornare in famiglia, quando ho deciso di riprendere in mano EFP, tuttavia, ho notato, con MOLTO dispiacere che non è così.
Mi esprimo meglio. Non sono una scrittrice, non ho mai avuto la presunzione di pensarlo, e probabilmente non lo sarò mai, MA, e sottolineo il MA, so che bene o male le mie storie piacciono, in qualche modo, perchè VENGONO LETTE tante, tante volte. 
Ora, non pretendo una recensione a capitolo come non pretendo che mi venga steso il tappeto rosso, ma, ragazzi, se ci siete, battete un colpo (XD)
Detto questo, spero con tutto il cuore di sentire qualcuno che mi dica cosa ne pensa di questa ff, che scrivo con molta passione (perchè personalmente è quella che mi piace di più delle due che sto portando avanti), al fine di poterla migliorare.

Grazie per l'attenzione, la comprensione e la pazienza.

Buona lettura a tutti,
Lady S







5 - Ordinary

 

La lotta contro il miraculous della sera precedente era stata così estenuante per i due ragazzi che, di comune accordo, decisero di andare ognuno a casa sua.

 

Marinette era letteralmente crollata nel letto cadendo in un sonno, inaspettatamente, lungo e profondo. La mattina seguente si svegliò molto riposata, con la caviglia più gonfia del giorno precedente e con un pessimo umore.

Dopo essersi vestita e preparata per scuola, scese lentamente i gradini di casa per raggiungere i suoi genitori per la colazione prima di uscire di casa.

Sua madre la aspettava con in mano un bicchiere di latte caldo e una brioches alla crema.

 

-Buongiorno Marinette, come stai stamattina?- le chiese, sorridendole

 

-Meglio, la caviglia è ancora molto gonfia, ma se non ci cammino sopra, non fa male. Grazie mamma- le rispose la ragazza cercando di essere il più naturale possibile con lei, ma vide nel viso di sua madre la preoccupazione.

 

-Sei sicura di voler andare a scuola? Il medico ha detto di stare a riposo e se vuoi puoi stare a casa anche oggi. Domani non c'è scuola e puoi recuperare- le chiese ma Marinette scosse la testa.

 

-No mamma, davvero non serve- ed era vero. Non sopportava più di stare in camera a rimuginare tutto il tempo.

 

-Va bene, allora finisci la colazione che poi ti accompagno, almeno per oggi- le disse, dandole un bacio sulla testa.

 

 

***

 

Adrien non aveva dormito niente neanche quella notte, per cui andare a scuola quella mattina si prospettava essere veramente difficile. Velocemente si rese presentabile e si catapultò nell'auto che lo avrebbe portato a scuola.

Sapeva che oggi ci sarebbe stata Marinette e questo, lo agitava ancora di più. Il giorno prima erano riusciti ad avere un ottimo gioco di squadra come Ladybug e Chat noir, ma quello era stato imposto dal momento. Come sarebbe stato vivere come Adrien e Marinette?

 

Come già gli era successo il giorno prima, il percorso casa scuola parve molto più breve al giovane Adrien il quale scese dall'auto, facendo un cenno di saluto al suo bodyguard-gorilla, per poi voltarsi ed incamminarsi verso l'ingresso dell'edificio. Lì vide Marinette e sua madre che le dava una mano a salire gli ultimi gradini. Adrien si bloccò sul posto, un po' per la vista che lo faceva ancora sentire in colpa e un po' perchè non aveva voglia di scoprire come lo avrebbe guardato oggi la corvina.

 

Sussultò quando la voce di Nino lo chiamò da dietro.

-Ciao bro!- gli disse mettendogli una mano sulla spalla -Che brutta cera Adrien, pare che tu abbia visto un fantasma- gli disse ridendo

Il ragazzo si sforzò di fare un'espressione gentile, ma dovette uscirgli veramente male perché sul viso di Nino comparve un'espressione interrogativa ed inquisitoria.

-Mi spiace Nino, non sto dormendo molto bene, sono solo stanco- gli rispose nel tentativo di appianare i suoi sospetti.

L'altro restò con un'espressione vagamente interrogativa, ma la stessa passò immediatamente appena vide Alya avvicinarsi a Marinette.

-Bro, andiamo a salutare le ragazze, Marinette potrebbe aver bisogno di aiuto- gli disse, cominciando a muoversi verso di loro, salutandole -Ehi ragazze!-

 

Adrien rimase indietro, trafitto dallo sguardo di Marinette che lo guardò con occhi di ghiaccio. Fu un istante, brevissimo, ma intenso.

 

Si fece coraggio e si avvicinò a loro, facendo un cenno di saluto al quale rispose solo Alya. Marinette aveva palesemente fatto finta di non aver visto perché troppo concentrata a cercare di non cadere.

 

Bene, sempre meglio.

 

La giornata stava prendendo una piega sempre peggiore.

 

 

***

 

-Marinette Dupain-Cheng tu mi stai nascondendo qualcosa- Alya la stava accusando da un buon quarto d'ora che la sua amica avesse qualcosa che non andava da due giorni.

 

Maledetto intuito. Ma Marinette si stava aspettando l'interrogatorio da ieri e sapeva che appena avesse avuto la possibilità di restare sola con lei, l'avrebbe messa con le spalle al muro e infatti, la sua pausa pranzo costretta in classe si era trasformato nella centrale di polizia di Alya.

 

-Te l'ho detto Alya, non è successo niente. Sono solo molto stanca in questi giorni perchè la caviglia mi fa male. Davvero non è niente di così grave-

 

-No, Marinette non ci casco. E' da ieri che Adrian si comporta in modo strano e tu questa mattina lo hai completamente ignorato, per non parlare del fatto che non mi hai ancora detto il vero motivo per cui ti sei fatta male- le disse, con tono perentorio e più che mai incuriosito -Mi dispiace amica mia, ma non credo nelle coincidenze.- concluse, cominciando a fissarmi, sapendo che avrebbe visto se le avessi mentito.

 

-Ok ok Alya, va bene- cominciò la corvina, ormai consapevole di dover dare qualcosa alla sua amica se voleva sopravvivere alla sua raffica di domande -ma non ti dirò tutto, perché non è una cosa di cui parlo volentieri, anzi di cui non parliamo volentieri e di cui non vogliamo parlarne con nessuno- iniziò, e vide il volto dell'amica accendersi di curiosità.

 

-Quindi c'è un “noi”!- esclamò

 

-No Alya, non c'è assolutamente un “noi”- le rispose Marinette con tanta, troppa enfasi -c'è un io e un lui, due persone che hanno avuto una discussione che si è conclusa con me che prendo la storta più brutta della vita, punto e basta. Ora, per favore, PER FAVORE non parliamone più- le chiese la brunetta sperando che Alya per una volta non infierisse.

 

-Ok..- disse. Poi si limitò a fissare Marinette per qualche momento -Marinette, io..- provò a dire, ma si bloccò -..ma stai per piangere?-

 

La corvina fu completamente presa alla sprovvista da questa domanda. Si sposto indietro di scatto, negando veementemente con il capo -No, davvero..no- ribatté fiondando la testa nello zaino, facendo finta di cercare qualcosa.

Alya capì e decise di cambiare argomento -Comunque, ho saputo che la settimana prossima torna Lila Rossi, si fermerà per un mese, pare-

 

-Le brutte notizie non arrivano mai da sole, eh..-mormorò a bassa voce Marinette, ma evidentemente Alya sentì, perché si volto verso di lei, l'abbracciò e le diede in paio di strette.

 

-Vedrai Marinette, prima o poi andrà tutto al suo posto, vedrai- mi disse dandomi un'ultima stretta prima di staccarsi -E ora, se voglio ancora avere un fidanzato, mi conviene andare a trascorrere gli ultimi 10 minuti di pausa con lui- sorrise -sempre che tu non abbia bisogno di qualcosa-

 

-Cosa, no? Mi hai trattata come una regina per tutto il giorno. Vai, muoviti, o Nino verrà a cercare la mia testa- le risposi, abbozzando un sorriso.

 

Alya corse via, alla ricerca del suo Nino e a Marinette, istintivamente ed incontrollabilmente, scese ancora una lacrima silenziosa.

 

 

***

 

 

-Ok bro, non ti riconosco più. Cosa diavolo ti sta succedendo?- Adrian venne completamente preso alla sprovvista mentre esaminava il suo pranzo ancora pressoché intatto.

 

-Nino, non capisco cosa tu voglia dire..-

 

-Fratello, te ne vai in giro come uno spettro da ieri, sei apatico, interagisci solo con frasi fatte e solo se interpellato, parli a monosillabi e, bro, non stai mangiando neanche i dolci. Non sarò Alya, ma fin io ho capito che c'è qualcosa che non va tra te e Marinette..-

 

Bingo. Se fin lui era giunto a questa conclusione, vuol dire che Alya stava mettendo sotto torchio Marinette.

Porca miseria, cosa le avrebbe detto? E lui, cosa avrebbe dovuto dire?

 

-Beh, si qualcosa è successo, ma non credo di dover essere io a parlarne..- incominciò il biondo cercando di girarci intorno -..cioè si, è una cosa che ho fatto io e, senza volerlo, le ho fatto del male..-continuò, non rendendosi conto che dietro di lui torreggiava una Alya abbastanza scontrosa.

 

-Come averle fatto prendere quella botta alla caviglia, Adrian?- gli chiese, perentoria

 

-Si. Cioè NO, non direttamente..-farfugliò, essendosi reso conto che Alya era davvero molto, ma molto arrabbiata -..quella è stato un incidente! Io..io no le farei mai del male..- disse ed era sincero. Si rese conto di quanto fosse vero quello che aveva appena detto. Lui non avrebbe mai voluto ferirla in alcun modo, anche se lo aveva fatto, e non solo a livello fisico.

 

-Beh, eppure lei, credimi, sta ancora molto male, Adrian- mi ribadii

 

-Credimi, le chiederò scusa in ogni modo possibile..-le rispose, convinto come non mai della decisione che aveva appena preso -..e spero che mi perdonerà. Io non voglio perderla- e anche in questo caso, Adrian si rese conto di quanto fossero vere quelle parole.

 

Come aveva fatto a non capirlo. Non era pronto a rinunciare a Marinette, non per colpa di Ladybug.

 

-Io so che si sistemerà tutto..- disse Alya, scrollando Adrian dai suoi pensieri -..ma so anche che se vedo piangere ancora una volta la mia migliore amica di nascosto, ti vengo a prendere- e se ne andò con un mezzo sorriso, peccato che Adrian fosse sicuro che la ragazzo lo avrebbe fatto.

 

 

***

 

 

Marinette si ricompose frettolosamente. Si era veramente rotta di continuare a piangere a tradimento.

Si abbassò a mettere via le cose che aveva utilizzato per il pranzo, dando il suo ultimo biscotto a Tikki, la quale la ringraziò, scappando nel fondo della borsa per mangiarselo. Tirando su la testa, si accorse che sulla porta la stava fissando Adrian. Lei non disse nulla e continuò a fare le sue cose, mentre lui lentamente si avvicinava al suo posto.

 

-Marinette, dobbiamo parlare- le disse una volta seduto, voltandosi verso di lei

 

-Lo so..- mugolò lei, scappando dai suoi occhi.

 

-Non possiamo continuare così, a scuola qualcuno ha già cominciato a fare domande e non so per quanto tempo potremo rimanere sul vago- le continuò a dire, cercando di capire perché si costringeva a non guardarlo negli occhi.

 

-Va..va bene Adrian..- balbettò lei, guardandosi le mani -stasera, da me?- chiese lei in un sospiro.

 

-Ok, allora stasera parleremo- confermò lui -giusto il tempo di mettere in ordine le cose che deve fare Adrian.

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Capitolo 6
*** 6 - Her Name ***



6 – Her Name

 

 

Marinette era seduta sul suo letto, in attesa che Chat noir arrivasse. Era nervosa, nervosissima, arrabbiata e molto scocciata.

Prima, mentre era ancora in classe, parlare con Adrian era stata la cosa più difficile da fare perché, pur non avendo idea di cosa la spingesse ancora a farlo, la sua presenza la metteva ancora in soggezione.

Ma che problemi aveva il suo cervello?

Lo aveva visto..aveva visto Chat noir diventare Adrian davanti ai suoi occhi.

 

E allora perché davanti ad Adrian continuava a balbettare?

 

-Marinette, cosa pensate di fare?- le chiese Tikki, distraendola dai suoi pensieri

 

-Tikki, io non lo so..-le rispose.

 

La kwami la guardò e vide i suoi occhi svuotarsi completamente. Aveva già visto altri portatori svelarsi prima del tempo e non aveva mai portato a nulla di buono, ma non aveva ancora visto nessuno ridursi nello stato in cui si trovava Marinette. I suoi sbalzi di umore erano al limite della normalità. In effetti, non c'era niente di normale in quella situazione.

 

In quel momento, spuntò la testa di Chat noir dalla botola.

 

-Vieni, entra. .- lo chiamò Marinette -..non possiamo rischiare di essere visti-

-Ma, i tuoi genitori..?- chiese il gatto

-Non ci saranno per almeno un paio di ore- tagliò corto la ragazza -Ora, direi che abbiamo una sacco di cose da chiarire, Chat-

 

 

***

 

“Ecco, è ritornata Ladybug” pensò il ragazzo. Dopo quella mattina, Adrian aveva capito che Marinette si comportava in due modi diversi in base alla situazione. A scuola era in Marinette-MODE, ora in Ladybug-MODE.

Contro ogni previsione, aveva sperato con tutto il cuore di non trovarla in Ladybug-MODE. Evidentemente era l'unico modo in cui voleva affrontarlo al momento.

 

-Va bene, credo che tu abbia il diritto di cominciare. Al momento ascolterò- disse sedendosi a gambe incrociate sul letto, con lei, dal lato opposto.

Lei gli lanciò un'occhiataccia -Ah, come quando ti ho detto che non avremmo dovuto rivelare le nostre vere identità?-

 

Le parole di Marinette lo colpirono con la stessa forza di un pugno nello stomaco.

 

-Ecco..io..- balbettò alla ricerca di qualcosa di intelligente da dire.

-No, scusami, sono stata meschina e cattiva- ammise la corvina -e se continuo ad aggredirti, non concluderemo niente- concluse lei, facendo quindi un profondo respiro, riprendendo, almeno apparentemente, il controllo.

 

Wow.

Ma quella era davvero Marinette?

 

-Allora, non possiamo andare avanti così- esordì il biondo -come ti ho detto prima, la gente a scuola si è resa conto che qualcosa non va- continuò, ripensando alla conversazione avuta con Alya -e sinceramente credo che questa situazione sia pericolosa, oltre che estremamente difficile-

 

-Hai ragione, qualcuno, nel tempo, potrebbe arrivare a conclusioni fin troppo assurde per essere false- rispose lei, guardando verso la sua kwami -e quanto meno dobbiamo proteggere le persone che ci stanno vicine- continuò alzando lo sguardo, fissando un punto dietro Chat -non voglio neanche immaginare a cosa succederebbe se Papillon scoprisse chi siamo realmente- sul suo viso comparve del terrore.

Durò solo un momento, ma Adrian lo vide molto bene. In effetti, anche lui aveva pensato a questa eventualità e gli scenari che gli si erano prospettati erano uno peggio dell'altro.

 

-Hai ragione, abbiamo veramente troppo da perdere- assentì lui -ma, Marinette- la chiamò, prendendole istintivamente la mano -io non voglio perdere neanche te- le disse, tirando fuori tutto il coraggio che aveva in corpo.

 

La vide spostare il suo sguardo su di lui e confondersi.

Ma la sua mano rimase tra le sue zampe.

La Marinette-MODE stava forse ritornando?

 

-Io..Chat io non..- balbettò

-Marinette, sono sempre io, Adrian..- la interruppe, avvicinandosi a lei, tenendo stretta la sua mano e provando a prendere anche l'altra.

Fu allora che lei la ritrasse, i suoi occhi diventarono di ghiaccio e la sua voce diventò completamente atona.

 

-Ma tu, ami LEI-

 

 

***

 

 

Marinette era un fascio di nervi. Il suo cervello aveva definitivamente smesso di funzionare. Il suo autocontrollo e tutti i suoi buoni propositi per quella serata erano andati.

 

Lui non voleva perderla, lui era sempre lui, lui era sempre Adrian e BLA BLA BLA..

 

-Cosa? Marinette cosa stai..?-

-Marinette di qua, Marinette di là!- urlò lei -Adrian, abbia almeno la decenza di non prendermi in giro!- sbraitò

 

Lui indietreggiò -Ma io non..-

 

-Non te ne frega NIENTE DI ME!- continuò, ormai completamente incurante di quello che lui potesse dire o fare -A te importa solo di Ladybug! Ho passato giorni a sentirti parlare di quanto fosse BELLA Ladybug, di quanto fosse FORTE Ladybug, di quanto fosse CORAGGIOSA Ladybug, di quanto fosse INTELLIGENTE Ladybug- lo canzonò, facendogli malignamente il verso -e questo quasi TUTTI. I. GIORNI.- scandì -Che tu fossi Chat noir o Adrian- era esausta, lo sapeva e non gliene fregava più niente di mostrarglielo -quindi non mi venire a dire che “non vuoi perdermi” perché sappiamo entrambi che potevo anche essere Rose, per quanto ne sapessi!- ormai il sangue le ribolliva nelle vene.

 

Chat era visibilmente sconvolto e spaventato, ma Marinette ormai era completamente fuori controllo.

 

-Vattene, VATTENE VIA!- gli urlò, cercando di graffiarlo, ma lui con un balzo saltò fuori dalla botola, appena in tempo.

 

La stessa si richiuse, dando a Marinette la possibilità di chiuderla dall'interno.

 

Cadde sul letto, atterrando sulla caviglia dolente, ma il dolore che aveva nel cuore era molto peggio. Lacrime amare ricominciarono a scenderle dagli occhi mentre veniva scossa da violenti spasmi.

 

-Basta Marinette, ti prego..- la implorò Tikki, volando nel suo campo visivo, ma la ragazza si limitò ad alzare il capo verso si lei.

 

Le sue pupille erano incredibilmente strette.

 

-Ti prego Marinette, parla con me..-

 

-No, Tikki, NO!- esplose di nuovo -Non voglio parlare, io voglio URLARE!- strillò, alzandosi dal letto e alzando le braccia -Perché?- chiese ancora -Tikki dimmi per quale motivo proprio Adrien doveva essere Chat Noir?!-

Ma Tikki non riuscì a risponderle.

 

Marinette aveva lanciato i suoi orecchini dall'altra parte della stanza.

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Capitolo 7
*** ​7 – Ready as i'll ever be ***




7 – Ready as i'll ever be

 

 

Le lacrime ricominciarono a scendere copiosamente sul viso di Marinette. Si portò le mani al volto, cercando invano di asciugarsi quel disastro ma si rese conto che era tutto inutile. Si raggomitolò nell'angolo della parete, portandosi le ginocchia al petto e nascondendoci dentro il volto.

 

Nel tempo tutto era diventato sempre più difficile. La sua realtà ormai era diventata solo un enorme buco nero e lei era sola, immensamente sola, in quella oscurità che era la sua doppia-vita. Soffriva così tanto da sentirsi schiacciata dal peso delle sue responsabilità. Da quando era diventata Ladybug, Marinette era passata in secondo piano.

 

“Fa ciò che è giusto!” rimbombava nella sua testa.

 

NO. Non voleva farlo più.

A cosa l'aveva portata? I suoi sogni si erano infranti!

La sua grande opportunità di sfondare nel mondo della moda era andata, il so grande amore era il più grande bluff della storia..

 

Adrian è Chat Noir.

 

Era stremata, arrabbiata, FURIOSA per tutto questo. Lei amava Adrian ma Adrian amava Ladybug.

 

Maledizione!

 

Alzò il viso per prendere un respiro e li vide.

Una akuma era li per lei.

 

 

***

 

 

Adrian arrivò a casa sconvolto.

Era stato buttato fuori, cacciato quasi a calci da Marinette. La dolce Marinette. Lo aveva quasi graffiato nel cercare di mandarlo via.

Si de-trasformò, allungando a Plagg un generoso pezzo di formaggio, andando a sedersi a bordo letto.

Non poteva crederci.

Marinette aveva avuto una reazione folle, totalmente inaspettata. Poteva essere davvero così tanto furiosa con lui?

 

-Umano, a volte mi chiedo se non ti manchi qualche rotella..- esordì Plagg, poggiandosi su una sua gamba.

-Cosa intendi dire?-

-Che potevi aspettartelo..- rispose, secco -..quella ragazza era esasperata-

-Esasp..cosa?- chiese il biondo, incredulo -Perché?-

-Adrian, ma te lo ha detto..- si diede una zampata sula fronte -..anzi, te lo ha proprio urlato!-

-Cosa tra le tante..?- chiese l'altro, scocciato.

 

Ma cos'era oggi, il giorno de “diamo contro Adrian”?

 

-Che tu ami Ladybug-

Adrian era confuso, molto confuso -E quindi..?-

-Quindi non ami lei- concluse il kwami

-Ma non ha senso! Sono la stessa persona!- rispose -E poi perché dovrebbe essere un problema? Non c'era nessun motivo per reagire così!- si difese.

-Sciocco! Anche lei ti ama!- gli sputò addosso la verità nuda e cruda.

Di tutta risposta, l'altro strabuzzò gli occhi e si mise a ridere -Cosa? No..no Plagg, non è vero..- rideva, al limite dell'isterico -..lei è solo una mia..-

-Amica, si si, lo so..- scimmiottò l'altro -..te l'ho sentito dire così tante volte che mi meraviglio che le pareti non lo stiano ripetendo assieme a me..- lo zittì -..ma di fatto, la tua “soltanto una amica” è in realtà la ragazza per cui professi amore eterno. Da sempre. Ogni volta che puoi. Con chiunque.- ribadì

-Io..- cercò di tirar fuori una risposta sensata, ma nel suo cervello qualche cosa andò al proprio posto -..lei..Plagg, come ho fatto ad essere così cieco?-

-Credimi, me lo chiedo anche io..-

-Non sei di aiuto!- sbuffò -”Ladybug poteva anche essere Rose” ed è vero! Sono stato uno stupido!- si alzò in piedi, incapace di stare fermo -Le ho fatto credere di non volerla perdere perché è Ladybug, ma io..io voglio Marinette!-

-Oh, e finalmente lo abbiamo ammesso!- esultò Plagg, malizioso

-Non in quel senso!- ribatté il ragazzo rosso come un peperone -Io..io amo, anzi credevo di amare Ladybug ma ora..beh, la mia Lady è Marinette e io..non so se la amo..ma non la voglio comunque perdere..-

-E riparte la solfa..-

-..si Plagg, non voglio perderla perché è amica mia. Non sono disposto ad avere Ladybug se non posso avere Marinette..-

-Adrian..?-

-Si Plagg?-

-Ti manca davvero qualche rotella!-

 

 

***

 

 

Il mattino seguente Alya era arrivata a scuola in anticipo, determinata ad aspettare Marinette all'ingresso. La sera precedente le aveva mandato una messaggio e la corvina le aveva giurato che sarebbe venuta, quindi da buona amica, l'avrebbe aspettata, ed eventualmente ascoltata.

 

Sapeva che poteva aspettarsi di tutto, perché Marinette reagiva in modi inaspettati alle difficoltà, ma quando la vide arrivare puntuale, saltellando, vestita di un abitino rosso con pois neri a mezze maniche, con i capelli liberi dai soliti codini ed un sorriso a 32 denti, andò completamente in confusione.

 

-Ehi Marinette, ciao!- le disse fin troppo acuta.

-Ciao Alya, amica mia!- la abbracciò, tutta felice

-Sei uno schianto stamattina..- le disse, cercando di nascondere la sua preoccupazione -..a cosa dobbiamo questo look?-

-A me, ovvio!- le rispose l'altra, alzando le spalle, continuando a sorridere -Perché dovrei mai vestirmi per fare felice qualcun altro?- le chiese con espressione ingenua.

 

Alya era ancora più stranita.

 

Marinette era strana, diversa, a tratti inquietante -In effetti- rispose, non sapendo bene cosa dire, ma l'altra si era allontanata, saltellando verso l'ingresso della scuola.

A quel punto, una macchina nera parcheggiò proprio dietro Alya e Adrian scese dalla stessa.

 

Marinette si voltò verso loro, ancora una volta, sorridendo.

Ok, adesso era davvero spaventosa.

 

 

***

 

-Marinette Dupain-cheng, sono Papillon. Il tuo animo spezzato ha bisogno di essere vendicato.-

-Ti ascolto..- rispose meccanicamente la corvina, avvolta dal potere dell'akuma.

-Broken Queen, ti do il potere in cambio dei miraculous di..-

-Si si, questa parte la conosco a memoria ormai. Ma tranquillo, non ti deluderò!-

 

 

***

 

 

Adrian aveva passato la notte a fare sogni ripetitivi e tutti finivano con Marinette che gli urlava “Ladybug poteva essere anche Rose per te!”.

Era distrutto, aveva bisogno di chiarire o quanto meno dichiarare una tregua perché tutto quella tensione lo stava logorando da dentro. Era entrato nell'auto, che lo avrebbe portato a scuola, nel più religioso dei silenzi. Non aveva la forza di formulare un pensiero logico. Quando arrivò davanti scuola sperò di non trovarsi davanti subito Marinette, ma le sue speranze sfumarono nel momento stesso in cui aprì la portiera.

 

La vide lì, sulle gradinate, che gli dava la schiena. Non portava i suoi soliti vestiti, così come non portava i codini che a lui piacevano tanto. Lei si voltò verso di lui e la vide sorridere.

 

O meglio, più che sorridere, sembrava avere un ghigno.

 

-Adrian!- esclamò, saltellando verso di lui.

-Marin..- la voce gli morì in gola quando quella, una volta averlo raggiunto, gli stampò una bacio sulla guancia, facendo poi una ruota su se stessa, facendo gonfiare la sua gonna.

 

Il biondo non riusciva a capire. Il giorno prima lo aveva cacciato da casa sua e ora si comportava così? Ma poi..perché diavolo si era vestita come Ladybug?

 

-Che c'è mon Adrian?- gli chiese, falsamente preoccupata -C'è qualcosa che ti disturba?-

Il ragazzo la studiò per un minuto, la fissò e poi le mise le mani sulle spalle -Sicura di stare bene Marinette?-

-Io?- gli chiese, stralunata e sogghignando -Mai stata meglio! Perché mai dovrei stare male?- si liberò dalle sue mani, rimettendosi a saltellare qua e là, apparentemente felice.

Apparentemente.

Adrian cercò di riprenderla, ma quella lo schivò velocemente. Troppo velocemente. Qualcosa non andava.

 

Decisamente non andava.

 

 

***

 

 

-Molto bene, allora procedi, mia regina. E ricorda, portami quello che ti ho chiesto e avrai quello che vuoi.-

-Credimi Papillon, questa volta non arriverà nessuno a salvare Parigi.- promise, serena.

-Cosa stai..?-

-Che Ladybug e Chat Noir sono solo un vago ricordo ormai!-

 

 

***

 

 

Alya decise di assistere in silenzio, cercando segnali tra i due.

Erano uno più strano dell'altro, ma Marinette sembrava una bambola rotta.

 

-Marinette, ti prego, vieni qui e dimmi cosa è successo..- la chiamò Adrian dopo che cercò di afferrarla una seconda volta.

-Cosa mi è successo? Non mi è successo niente mio caro- le rispose l'altra ridendo come una bambina felice.

Vide Il biondo scattare verso la ragazza, afferrarla ed intrappolarla tra le sue braccia. Gli altri ragazzi vennero inevitabilmente attratti dalla situazione e li accerchiarono, curiosi.

-Non stai bene..- esordì Adrian, con voce dolce mentre la fissava preoccupato

-Io sto benissimo, ADRIAN.- rispose a denti stretti l'altra, mentre cercava di liberarsi dalla stretta.

Una serie di ragazze cominciarono parlare, facendo una serie di allusioni su cosa stessero vedendo.

-Lasciami andare. Ora.- gli disse

-No.- rispose l'altro

-No?- chiese Marinette, chinando la testa di lato.

 

Adrian sbiancò di colpo.

 

-Oh, Adrian..sei proprio un guastafeste..- la sentì dire prima di vederla letteralmente essere avvolta da una luce rossa.

Il ragazzo balzò all'indietro, liberandola.

 

La luce svanì e quello che Alya vide, la lasciò senza fiato.

 

 

***

 

 

-Devi stare attenta, non sottovalutarli.-

-Non lo farei mai..- rispose seria.

-Eppure è proprio quello che sta accadendo e io non accetterò un'altra sconfitta!-

-Quindi il fatto che io li conosca ti aiuta a stare più sereno, Papillon?- rise mentre veniva avvolta dalla nube viola che le avrebbe dato la sua nuova forma.

-Cosa intendi dire?-

-Che devi preparare i tuoi festeggiamenti, perché la tua regina sta per portarti quello che hai richiesto!-

 

 

***

 

 

Adrian aprì istintivamente le braccia appena vide la luce. Non aveva capito proprio nulla prima. Era convinto che Marinette stesse male, fosse ancora infuriata con lui, ma questo no. Proprio no.

 

La vide trasformarsi nel suo peggiore incubo.

 

Ladybug, la sua Lady, la sua Marinette era stata akumizzata.

 

Chi avrebbe salvato Parigi?

Chi avrebbe salvato Marinette?

 

 

***

 

 

Si voltò verso il suo specchio. Si vide avvolta in magnifici abiti viola ma questo non le piaceva.

Quel colore non le donava per niente!

-Papillon, hai un pessimo gusto in fatto di abiti per ragazze!- lo accusò

-Broken Queen, ricorda il tuo obiettivo!-

L'altro continuava a strillare nelle sue povere orecchie, ma lei ormai aveva smesso di ascoltarlo. Sapeva perfettamente cosa fare per rimediare a quel pessimo vestito. Si mosse verso l'altro lato della stanza, inchinandosi verso il pavimento, per raccogliere quello che l'avrebbe aiutata.

-Eccoli qui!-

-Regina, che stai facendo?-

-Rimedio ai tuoi errori, Papillon!- rispose un'ultima volta prima di mettersi gli orecchini che poco prima aveva lanciato.

 

 

***

 

 

Alya era esterrefatta.

 

Marinette si era trasformata in quella che sembrava essere una regina delle storie fantastiche. La cosa assurda era che era lei, i lineamenti erano rimasti gli stessi, ma i suoi occhi..

Oh cielo..

I suoi occhi erano completamente neri. Sotto vi erano i segni di lacrime nere marcate che la percorrevano lungo tutto il viso, il collo e le braccia, fino ad arrivare alla punta delle dita. Una tiara rossa adornava il suo capo e i suoi capelli, sciolti, erano più vaporosi del solito e ricadevano sulle sue spalle nude. Il vestito, rosso, con il collo alto, scollato e con le braccia parzialmente coperte ma a spalle libere. La gonna, non convenzionalmente lunga, lasciava scoperte le ginocchia, andando ad allungarsi nella parte posteriore, finendo in uno strascico di pizzo e merletto nero. Le gambe erano contornate da calze nere con pois rossi e ai piedi portava delle scarpette stile “cuccarini”, anch'esse rosse.

 

Il viso, inespressivo, era piantato su Adrian.

 

La vide inchinarsi, facendogli una riverenza con un sorriso malvagio -Mio principe- lo salutò per poi tirarsi su, alzare le braccia al cielo e sparire in una nuvola di fumo rossa tra il suono di una risata maligna.

 

 

***

 

 

La ragazza subì una seconda trasformazione, venendo questa volta avvolta da una nube rossa come il sangue.

-Broken Queen, cosa diavolo sta succedendo?-

-Ma come, Papillon?- canzonò l'altra, ammirandosi nella sua nuova forma -Tu stesso mi hai chiesto i miraculous della coccinella e del gatto nero..- continuò mentre osservava i suoi occhi completamente neri -..e io te ne ho appena dato uno!-

-Marinette Dupain-Cheng, vuoi dirmi che tu..-

Ma la corvina non lo sentiva nemmeno mentre continuava ad ammirarsi. Ora nessuno l'avrebbe più messa da parte -Ho sempre pensato che i colori di Ladybug mi stessero bene.-

 

 

***

 

 

Alya, vide Adrian crollare a terra, cadendo sulle proprie natiche. Corse, cercando di andare a sorreggerlo mentre Nino, appena arrivato, si era fiondato ad aiutarlo.

 

Lo vide scattare in piedi, con la stessa velocità con la quale era caduto. Stava per andare via quando Chloè apparve e lo prese per mano -Adrian, stai bene?- gli chiese preoccupata, ma l'altro la fissò per un momento senza dire una parola. Poi, la tirò verso di lui con aria risoluta -Mi serve il tuo aiuto, adesso, ORA!- e la trascinò mentre cominciava a correre via.

-Aspet..- soffocò Chloè

 

-Adrian, dove vai?- urlò Nino mentre lo vedeva andare via.

-Dobbiamo seguirli!- esclamò Alya mentre i due biondini si allontanavano

-Cosa vuoi fare, Alya?- ma Nino non ebbe mai la risposta perché anche lui, venne inesorabilmente costretto a correre.

 

I due raggiunsero gli altri nel momento in cui Adrian stava spiegando qualcosa a Chloè.

-Chloè, mi serve che Queen Bee entri in azione.-

-Adrian, io non posso..-rispose la bionda, confusa

-SI, si che puoi. Al tuo miraculous penserò io.- disse l'altro, serio.

-Cosa..come fai a sapere queste cose?-

-Io..non è il momento Chloé!- esclamò il biondo, stanco

-Oh, io credo che sia proprio il caso di dare delle spiegazioni Adrian..- esordì Alya, mentre li raggiungeva -..perché non capisco cosa cerchi da Queen Bee se da un momento potrebbe apparire Ladybug e sistemare le cose-

Adrian la fissò in silenzio, come se stesse valutando la situazione, poi chinò il capo verso il basso. Lo risollevò, fece un respiro profondo -Ladybug non arriverà mai- disse.

 

Alya capii.

Tutte le tessere del puzzle andarono a posto.

 

-Beh, allora è una fortuna che anche Rena Rouge e Carapace siano qui a darti una mano, Chat Noir.- concluse lasciando una Chloè sconvolta e un Nino completamente confuso.

-Grazie- le rispose Adrian

-Non ringraziarmi. Ladybug ha salvato tutti noi. È giunto il momento che noi salviamo lei.-

Adrian le sorrise, grato.

-Siete pronti ragazzi?- chiese agli altri, mostrando il pugno

-Siamo pronti!- esclamarono Nino e Chloè all'unisono

-Sono pronta come non lo sono mai stata.- concluse Alya battendo per ultima il pugno -Marinette, arriviamo!-








NOTA DELL'AUTRICE

Ciao ragazzi, come state? Spero che abbiate passato bene le feste XD
Allora, scusate se non ho pubblicato prima ma questo capitolo è stato DIFFICILISSIMO (e non sono neanche totalemtne soddisfatta, ma meglio non credo di poter fare).
Volevo solo dirvi che il titolo è in realtà il titolo di una canzone della serie "Tangled" della Disney che era PERFETTO per questo capitolo.
Spero veramente di cuore che possa piacervi.

Un saluto e un abbraccio a tutti,
Lady S

 

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