Al Diavolo Le Regole

di Yurha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1
 

L’Assistente Procuratore Esecutivo Connie Rubirosa stava sbirciando il suo capo da sopra una pila di spessi fascicoli pieni di ricorsi che Marcus Woll e la sua condanna scatenarono.
L’eredità di quell’uomo era proprio un bel grattacapo, senza contare che quel caso era riuscito a ferire Mike sia nell’orgoglio che nei sentimenti, in un certo senso.
Un giorno, nel largo corridoio che portava alle aule del secondo piano del Tribunale Penale Distrettuale di Manhattan, Marcus Woll fermò Mike e gli fece realizzare quasi in modo brutale che lei era disponibile e, soprattutto, ben disposta a certe cose.
In realtà non lo era, almeno, non in quel modo..
Connie non ebbe una relazione seria da quando cominciò a lavorare alla Procura dato che, ad un certo punto della storia sentimentale veniva sempre accusata, ingiustamente, di trovare la scusa dell’orario impossibile per non incontrarsi o per rimandare, finendo sempre per essere lasciata.
Lei scherzava sempre con Mike dicendogli che lui era la relazione più lunga che avesse mai avuto con un uomo, proprio perchè passavano lunghe giornate e nottate in ufficio, mangiavano e si facevano un bicchiere insieme molto spesso, tuttavia Connie desiderava condividere una relazione amorosa seria ed un’amicizia profonda con qualcuno, ma solo a patto che le due persone non s’ incontrassero mai.
Era una lezione che aveva imparato molto duramente e Mike, dal momento in cui venne a conoscenza del suo passato, era perfettamente consapevole di cosa lei volesse.
Però Connie, passando ogni sua giornata a lavoro, vedeva solo colleghi, poliziotti, testimoni, sospetti, colpevoli, giudici, giurie, avvocati, avvocati ed ancora avvocati e quasi tutti erano odiosi.
Le uniche persone che potessero salvarsi erano Jack McCoy e Michael Cutter, infatti con quest’ultimo, avevano pattuito una sorta di relazione di mutua assistenza dove uno capiva l’altra anche senza che dicesse una parola, dove uno confortava l’altra, uno dava sicurezza all’altra e se uno avesse avuto bisogno di qualsiasi cosa poteva contare sicuramente sull’altra.
Tutto andava benissimo così, tanto che fino all’apertura di quel caso, passavano tanto tempo insieme ridendo e scherzando anche lavorando di notte e nei fine settimana molto volentieri, invece che continuare a discutere semi-violentemente per qualsiasi cosa come i loro colleghi e conseguentemente a questo, anche la loro produttività aumentò enormemente, per l’esclusiva felicità di Jack.

«Connie ho qualcosa in faccia?» domandò lui sentendosi osservato.
«Cosa? Perchè dovresti avere qualcosa in faccia?»
Mike alzò lo sguardo dai fogli.
Aveva il suo caratteristico mezzo sorriso e lei si rese conto di essere stata colta in fallo.
«Mi stai guardando su per giù da una decina di minuti e ho iniziato a chiedermi se avessi qualcosa di strano.» rispose con voce calma e rilassata, quasi divertita.
Connie iniziò a sentire uno strano caldo, pensò che fosse colpa del riscaldamento molto alto dell’ufficio.
Sorrise cercando di sembrare meno imbarazzata. «Scusami, mi ero distratta a pensare ad altro.»
Mike guardò l’orologio che aveva al polso. «Ed hai ragione a farlo, è molto tardi, dovremmo andare a casa a riposare un pò. Domattina saremo più freschi.» suggerì.
Lei annuì accettando, felice che Mike condividesse la voglia di buttarsi sul letto e dormire profondamente fino al mattino dopo.
Lasciarono tutto com’era per la mattina successiva e presero le loro cose per poter andare a casa.
Connie andò nel suo ufficio a prendere il cappotto e la valigetta e rimase sorpresa quando notò che stranamente Mike l’aspettava appoggiato al divisorio dell’ufficio di lei.
La guardava focalizzando l’attenzione ad ogni minimo movimento che faceva, infine lei si girò e gli sorrise leggermente. «Bene, possiamo andare.»
Presero l’ascensore.
Mike si appoggiò alla parete opposta alle porte, Connie premette il tasto del piano terra, indietreggiò di un passo appoggiandosi anche lei alla parete vicino a Mike.
Anche se erano solo quattro piani, ad entrambi sembrò una discesa infinita.
Mike si grattò una guancia pensando che l’indomani, magari dopo colazione, avrebbe dovuto tagliarsi la barba e mentre la mano ritornava al suo posto, sfiorò accidentalmente quella di Connie.
Sentì come una scarica di 220 volt passare dalla mano ed andare direttamente al cervello.
Senza spostare di un millimetro la testa, alzò lievemente gli occhi al cielo e, chiudendoli per qualche istante, si maledì per la sua segreta e stupida cotta.
Connie invece, girò di pochissimo la testa verso il lato opposto a lui e si sforzò con tutta sè stessa di mantenere la tranquillità e fare finta che non sia accaduto nulla.
Michael Cutter era un uomo bello, affascinante e carismatico, senza contare la sua mente più che brillante, ma non era Jack McCoy e scherzando, la sua assistente glielo ricordava ogni volta che ne aveva l’occasione e in mille modi diversi.
Ma non era solo il fatto che non andava a letto con le colleghe, come aveva sostenuto con forza con Jack, era più il fatto che trattava sempre Connie come se fosse molto, molto, molto di più che una semplice assistente.
Si preoccupava di lei più di quanto un capo dovrebbe e potrebbe fare e quest’aspetto era assolutamente reciproco e soprattutto, piaceva ad entrambi.
Sicuramente questo faceva parte della loro mutua assistenza ma non era esattamente in linea con le regole dei pubblici ufficiali, tantomeno con le regole interne della Procura Distrettuale.
Uscirono dall’edificio e camminando, ci furono ancora un paio di contatti, profondamente desiderati da entrambi, ma non provocati volontariamente.
Connie ammirava dal profondo quell’abilità quasi innata di astuzia e spietatezza che mostrava in aula per riuscire a manipolare i fatti e le giurie a proprio vantaggio, così come chiunque fosse stato sul banco dei testimoni, ma allo stesso tempo aveva paura per lui.
Si preoccupava moltissimo del fatto che sicuramente, prima o poi qualcuno o qualcosa l’avrebbe ferito, non dal lato fisico della cosa come successe qualche mese prima, ma dal lato emotivo e lei giurò a sè stessa che ci sarebbe stata, avrebbe cercato di consolarlo in ogni modo possibile, magari meditando vendetta contro chiunque fosse stato e così fece, quando le capitò a tiro Marcus Woll.
A quel pensiero s’innervosì, strinse forte ed involontariamente il pugno.

«Connie?» sentì lei uscire dalle labbra di lui.
Girò la testa nella sua direzione e notò quanto fosse vicino.
«Si?» rispose prontamente.
Mike ridacchiò. «Ti sei persa ancora nei tuoi pensieri, eh?»
Sorrise imbarazzata abbassando lo sguardo. «Scusami. Sta diventando un’abitudine. Prometto che cercherò di non cascarci ancora. Dicevi qualcosa?»
«Nulla d’importante, chiedevo solo se il tuo amante sia d’accordo che tu passi giorni e notti in ufficio.. Sola.. Con me..» disse ridendo maliziosamente.
Il cervello di lei andò in blocco, non seppe come rispondere.
Mike la guardò con il suo sorriso stampato in faccia. «Tranquilla, sto scherzando.»
Connie sentì che il suo cuore riprese a battere dopo il mini infarto scaturito da quella frase.
Lei sorrise, poi le labbra di lui si aprirono come per dire qualcosa ma si fermò, nello stesso modo di quando era in cerca delle parole giuste al caso.
Connie all’improvviso, senza motivo, si sentì una sensazione strana, quasi come fosse stato un presentimento.
«In realtà stavo chiedendo se volevi venire a casa mia. C’è qualcosa di cui vorrei parlarti, qualcosa che non riguarda il lavoro.»
Alzò lo sguardo e si ritrovò i suoi profondi occhi azzurri dritti nei suoi.
“A quest’ora di notte? Qualcosa che non riguarda il lavoro?” pensò stupita, avendo la certezza che dal momento in cui gli avesse risposto, le cose sarebbero potute nettamente cambiare.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2
 

«D’accordo, non c’è problema.»
Connie Rubirosa sperò che non facesse delle domande troppo personali o si mettesse a dire cose imbarazzanti.
Per tutto il tragitto in macchina con lui, il suo cervello si sforzò di capire di cosa volesse parlare ed il motivo di tanta fretta da non poter aspettare il giorno dopo o qualcosa di simile.
Arrivati al palazzo in cui abitava il Procuratore Cutter, dopo che premette il bottone della chiamata dell’ascensore del parcheggio sotterraneo, si allentò la cravatta sospirando.
Notò che Connie era un pò tesa: guardava in alto, verso il contatore dei piani con le braccia incrociate al petto.
«Tranquilla, non ti mangio mica.. Non ancora..» disse scherzando per cercare di farla sentire a proprio agio, sorridendo malizioso.
Spostò lo sguardo su di lui e sorrise. «Perchè dovrei essere preoccupata? Guarda che lo so che sei vegetariano.» rispose facendo una battuta per celare ciò che in realtà provava.
Mike ricambiò il sorriso, divertito dalla sua affermazione ed in quel momento, le porte dell’ascensore si aprirono.
Arrivati davanti l’ingresso di casa sua, girò la chiave e finalmente entrarono.
Una volta chiusa la porta dietro di loro, tutto ritornò in uno stato di assoluta quiete.
A parte le automobili passare in lontananza, non si sentiva nessun rumore, neanche quello dei loro respiri ma Connie fu letteralmente investita dall’intenso profumo di gelsomino.
Era davvero buono, ora capiva perchè Mike avesse sempre quell’odore addosso.
Lui accese la luce poi la guardò, lei ricambiò ancora una volta con un sorriso gentile, poi Mike prese entrambi i loro cappotti. «Prima di tutto, vorrei che tu sapessi che puoi andartene in qualunque momento ed io non cercherò di fermarti, né me la prenderò. Te lo giuro sul mio onore, Connie.» disse con gentilezza mentre appendeva i giacconi dietro la porta d’ingresso, per poi ritornare davanti a lei.
Connie annuì. «Okay..» sussurrò cercando di mantenere il controllo di sè stessa.
Lui annuì in risposta. «Bene. Accomodati pure dove vuoi.» disse cercando di essere gentile e di farla rilassare.
Ferma al suo posto, guardava intensamente ogni suo movimento: lo guardò togliersi la cravatta, la giacca ed il gilet del suo completo grigio grafite ed appoggiarli sulla poltrona vicino al divano, lo guardò sbottonarsi appena di più la camicia, togliersi i gemelli in oro rosa dai polsi e lo guardò anche mentre si tirava via le scarpe per poi andarle a riporre nel mobile vicino la porta d’ingresso, quindi tornò davanti a lei con un sorriso a dir poco disarmante.
«Vuoi bere qualc..»
Connie fece un passo avanti per andare ad appoggiare la mano sulla sua nuca ed intrappolarlo in un bacio dettato solo dal più puro degli istinti.
Non riuscì più a controllare le sue azioni mentre Mike si congelò di colpo, però riuscì a percepire all’istante tutta l’intensa brama, tutta la passione che le proveniva dal profondo, tutto ciò che Connie Rubirosa teneva nascosto nel suo cuore.
Tutto ciò che Mike provò erano tutte le sensazioni che avrebbe potuto sentire ed apprezzare solo l’uomo più profondamente legato a lei, non solo fisicamente.
Ripresosi, Michael Cutter l’abbracciò a sua volta e ricambiò quell’intenso bacio che sognava da tempo infinito.
Connie si aspettava di essere respinta o perlomeno si aspettava che tutto finisse con Mike che si staccava da lei e spiegava uno dei miliardi di motivi per cui fare quello che stavano facendo era totalmente sbagliato ed inappropriato.
Di una cosa però era estremamente sicura: negli anni in cui lavorarono insieme, non aveva mai incoraggiato nessuno dell’ufficio a nutrire certi sentimenti per lei ma quando premette le labbra contro quelle di Mike, riuscì a sentire chiaramente qualcosa che non avrebbe mai dovuto esistere in lui.
Si staccarono appena per riprendere fiato.
Connie tenne gli occhi chiusi e la fronte appoggiata alla sua, mentre gli passava entrambe le mani nei corti capelli.
«Ah..» sussurrò Mike «Al diavolo le regole..» continuò facendo nascere sul volto della donna che aveva tra le braccia un gran sorriso prima di riprendere il bacio interrotto con più trasporto.
Preso da quel contatto così intimo, si ritrovò a schiacciarla tra il suo corpo e la parete dell’ingresso del salone.
Connie potè sentire quanto Mike reagiva a lei e quanto in realtà il suo intero corpo fosse forte e massiccio sotto quei bei completi su misura.
Non si resero minimamente conto del come si fossero ritrovati davanti la porta della camera da letto ma sapevano solo che dietro di loro, lungo tutto il corridoio, lasciarono una scia di vestiti.
Mike riuscì ad aprire a tentoni la porta della camera e spingendo Connie dentro, la richiuse con un calcio, facendola sbattere.
Connie fece ogni sforzo possibile per non perdere l’equilibrio mentre Mike era intento a baciarla, toccarla e morderla dappertutto.
A quel punto non gliene importò più nulla e si lasciò andare completamente.
Desiderava che Mike sentisse ogni singolo brivido che le provocava quando la baciava e quando la toccava per togliere la fastidiosa barriera dei vestiti rimasti addosso e soprattutto, non riusciva a staccare le labbra dal collo e dalle spalle di lui ed in quel momento avrebbe tanto voluto dirgli quanto trovasse sexy il suo corpo, quanto le piaceva sentire ogni muscolo contrarsi mentre l’accarezzava, l’abbracciava e la spogliava per poi andare a baciarla ancora, ancora ed ancora..
Le piaceva da impazzire la sensazione di calore che provava quando la loro pelle nuda era a contatto ed anche sentire il suo cuore andare da zero a mille in meno di un secondo.
Mike la prese tra le sue braccia e l’alzò, quindi Connie gli avvolse le gambe intorno ai fianchi. «Non avrei mai pensato di arrivare ad un punto simile con te, ma ammetto che ci ho pensato.»
Tra i baci che gli lasciava dal collo alle labbra, Connie si ricordò di quando, passando casualmente per l’ufficio di Jack, sentì Mike dire che non sarebbe mai e poi mai andato a letto con una collega.
Sorrise. «Scusami per averti fatto tradire uno dei tuoi princìpi ma non so proprio cosa mi stia prendendo in questo momento. Riesco solo a pensare che ti voglio come non ho mai voluto nessun altro e il mio intero corpo dice solo che vuole essere solo tuo.» rispose ansimante e con voce bassa, quasi un sussurro all’orecchio di lui.
Mike rise sommessamente e facendo due passi avanti, si abbassò per adagiarla sul letto.
Connie pensò a quante donne potevano aver passato la notte con lui e sentì immediatamente una fitta di gelosia che svanì una volta che alzò lo sguardo e nonostante l’oscurità della camera da letto, lo vide guardarla come nessun altro uomo aveva mai fatto prima.
Quelle regole, sia autoimposte che imposte dall’avvocatura sui propri funzionari, furono gettate senza pensarci due volte dalla finestra del ventiduesimo piano del palazzo in cui abitava il Sostituto Procuratore Esecutivo Michael Cutter, nel preciso momento in cui propose all’ Assistente Procuratore Esecutivo Connie Rubirosa di andare a casa da lui e fu lo stesso per lei, nell’esatto momento in cui lo baciò, nonostante la sua buona ragione continuasse ad urlarle quanto tutto quello fosse sbagliato.
Lei si mise in ginocchio davanti a lui e gli mise le mani sulle spalle.
«Connie, cosa mi fai fare.» sospirò sottovoce, quasi fosse un ringhio gutturale, appoggiandole le mani sui fianchi, ancora coperti dal tessuto degli slip.
«Non è tanto cosa ti faccio fare, è quanto cosa io potrei farti..» rispose mentre spostava le sue mani verso il basso, lentamente, fino alla cintura.
«Connie..» riuscì a dire chiudendo gli occhi ed alzando la testa, sentendo le sue mani sfiorare appena la patta dei pantaloni grigio grafite.
Lei, sentendo tendersi gli addominali, sorrise.
«Se vuoi che mi fermi, basta dirlo.» puntualizzò mentre andava a slacciargli la cintura, i doppi bottoni e lentamente, abbassare la zip.
«Dimmi, potrei mai dirti di fermarti?» rispose sorridendo mentre si mordeva il labbro inferiore.

Sicuramente se qualcuno, chiunque, avesse chiesto cosa fosse successo quella notte nell’appartamento di Michael Cutter, entrambi erano d’accordo nel rispondere di farsi gli affari propri, perchè sono state tutte cose sicuramente soggette ad una bella censura..

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3
 

Quando la mattina seguente Connie si svegliò, la prima cosa che pensò fu che non si sentiva così fresca e riposata da un’infinità di tempo e dopo poco sentì il respiro regolare, rilassato e leggero provenire dall’uomo dietro di lei, lo stesso uomo che le regalò quella meravigliosa notte d’intensa passione.
Sentì anche un braccio cingerla appena sotto il seno, appartenente sempre al corpo nudo, caldo e virile di Mike Cutter.
Si coprì un pò di più con il lenzuolo viola scuro e ripensò alla notte appena passata.
Sorrise.“Chi avrebbe mai pensato che un uomo tanto controllato e molte volte freddo, fosse così pieno di fuoco e passione.” pensò lei girandosi verso di lui facendo più piano possibile.
Gli mise una mano sulla guancia e lo accarezzò.
“ "Temibile, freddo, pragmatico, spietato, calcolatore, a tratti quasi psicopatico”  definito così da molte persone, eppure in questo momento sembra così indifeso..” pensò ancora abbracciandolo e prendendo ad accarezzargli i capelli.
Mike dormiva come un bambino tra le braccia di lei e quella, senza dubbio, era la parte dolce e vulnerabile dell’uomo conosciuto per la sua testardaggine e spietatezza e con lui, Connie Rubirosa passò la notte più bella ed intensa della sua vita ma in realtà anche lei tradì l’unica regola che giurò di non trasgredire mai più..
“Mai andare a letto con il capo..”
Ecco cosa le urlava la sua mente dalla sera prima..
Quella frase prese a rimbombarle nella mente creandole all'istante un grande senso di colpa e imbarazzo, quindi decise sul momento che andarsene era la cosa migliore da fare.
Provò a scivolare via dal suo abbraccio senza svegliarlo e pensò che per scusarsi gli avrebbe scritto un biglietto in cui gli diceva di non preoccuparsi, che era stato tutto perfetto e che si sarebbero visti in ufficio e gli avrebbe preparato la colazione ma qualcosa andò decisamente storto. Con molta probabilità furono le molle cigolanti a bordo letto a tradirla..
“Dannazione..” imprecò lei mettendo i piedi sulla morbida moquette nera.
«Dove pensa di andare, signorina Rubirosa?» chiese lui con gli occhi ancora chiusi.
Sentendo il tono con cui parlò, si fermò e sorrise. “Beccata..” pensò sdraiandosi e coprendosi di nuovo con il lenzuolo.
Si sistemò verso di lui e mise un braccio sotto la testa.
«Buongiorno Procuratore.» disse guardandolo.
Sorrise con ancora gli occhi chiusi.
“Mai andare a letto con il capo..” le disse di nuovo la sua mente mentre guardava ogni singolo particolare dell’uomo sdraiato vicino a lei.
«Non ha risposto alla mia domanda..» disse dolcemente.
«Mike, dobbiamo essere in ufficio tra circa due ore, ho bisogno di andare a casa a fare una doccia e cambiarmi.» disse passandogli una mano tra i capelli.
Inspirando profondamente, Mike si girò sulla schiena e Connie si morse involontariamente il labbro inferiore nel vedere di nuovo ogni muscolo delle spalle e del petto muoversi, per non parlare degli addominali, quegli stessi addominali che quella notte ha visto più volte contrarsi mentre..
«Pensavo che stessi scappando da ciò che è successo questa notte.. Per ben tre volte.. Molte donne hanno i sensi di colpa del giorno dopo e, credimi, parlo per esperienza.» disse interrompendo i suoi languidi pensieri.
A Connie tornarono in mente un altro pò di cose ed arrossì.
Mike sogghignò incrociando le mani dietro la testa.
«Connie, se hai dei ripensamenti, va bene. Probabilmente non sarebbe mai dovuto accadere, insomma, lavoriamo insieme e sono il tuo capo. Probabilmente è stato tutto un’errore..» disse guardando il soffitto bianco della sua camera da letto.
«Probabilmente.» ripetè a bassa voce lei pensierosa.
Ci fu un momento di silenzio in cui sentirono ogni minimo rumore proveniente dall’esterno.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4
 

Le automobili, i clacson, le sirene della polizia e delle ambulanze..
Se non fosse stato per la presenza di Connie, quelli erano i tipici suoni che accompagnavano i risvegli del Procuratore Cutter.
La guardò. «Solo per essere chiari, quello che è successo non era il motivo per cui ti ho chiesto di venire a casa mia, cioè, era una delle cose che speravo accadessero ma sapevo benissimo anche che era una cosa assolutamente irrealizzabile.. Non nel senso che noi, cioè tu..» Sospirò chiudendo gli occhi per raccogliere le idee.
Effettivamente era un pò confuso, non sapeva se dicendo quelle cose avrebbe migliorato o peggiorato la situazione, ma continuò lo stesso. «..In ogni caso, io volevo parlare della situazione che si è venuta a creare tra noi dopo tutta la questione di "tu sai chi" ma evidentemente la notte passata doveva succedere e basta..»
Connie annuì pensierosa. «Si, magari doveva succedere la prima volta, ma che mi dici delle altre due?» disse alzando lo sguardo fino ad incontrare i suoi occhi azzurri. «La seconda e la terza volta non possiamo dire che siano proprio capitate ma ciò non toglie che sia stato stupendo, magnifico e molto altro ancora.»
Mike annuì sorridendo, mentre si sistemava in una posizione più comoda. «Concordo.»
«Già..» disse lei sistemandosi vicino a lui, appoggiata alla testiera del letto matrimoniale.
Lui spostò una mano da dietro la sua testa ed andò a posarla sopra quella di Connie, quindi l’avvicinò alle sue labbra per baciarne dolcemente il dorso.
Lei sorrise nel vedere questo lato di lui.
«Pensandoci bene, potremmo alzarci più tardi, in fondo oggi non dobbiamo andare in tribunale. Jack capirà se arriviamo un pò in ritardo..»
Mike spostò le loro mani sul petto. «Potremmo..»
Connie sorrise nel guardare la sua espressione, quindi si spostò per andare a baciarlo con dolcezza ma con anche una punta di fuoco, che lui ricambiò molto volentieri.

La sveglia posta sul comodino dalla parte di Mike suonò ripetutamente, come per ricordare ad entrambi che li aspettavano una montagna di mozioni.
Jack li aspettava alle sette e trenta in punto ma sicuramente in quel momento il loro capo era l'ultimo dei loro pensieri, così Connie trasformò, ancora una volta, quel bacio in qualcosa di più..

 


Capitolo finale molto molto molot corto, ma spero di aver reso bene l'idea xD
Comunque, presto arriveranno altre FF a capitoli (più o meno lunghi ;) )

A presto,
°YURHA°

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