Amori difficili

di Cara93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Orgoglio e pregiudizio ***
Capitolo 2: *** Follia ***
Capitolo 3: *** L'Avvelenatrice ***
Capitolo 4: *** I demoni ***



Capitolo 1
*** Orgoglio e pregiudizio ***



TITOLO: Orgoglio e pregiudizio
TRACCIA: Bacio al plutonio: si parla di slealtà, di amori struggenti destinati a non essere, di amicizie tradite, rapporti rovinati, complotti e dissapori. Il tutto condito con una buona dose di dramma, disperazione e, perchè no, tragedia, tanto per calcare la mano.
NOTE: Andromeda ha dei ripensamenti riguardo al suo matrimonio con Ted.



Sedeva acciambellata sul davanzale della finestra aperta su una quasi alba settembrina. L'aria fredda le sferzava il viso e le intorpidiva il naso, a nulla potevano i vapori che salivano voluttosi dalla tazza che teneva tra le mani. Approfittava di quella pausa quasi irreale, da quanto era sospirata, per pensare. Ninphadora dormiva nella sua culla, i radi capelli passavano da un castano slavato ad un arancione ad un blu violaceo, scandendo il corso dei suoi sogni. Amava e odiava quella figlia non cercata, quella bambina così poco convenzionale. La amava perchè era lei, con i capelli che cambiavano colore e gli strilli laceranti in piena notte; la odiava perchè era lei, il legame irreversibile con Ted Tonks. Non che non amasse Ted. Insomma, credeva di amarlo, aveva sempre creduto di amarlo, però. Però, un conto era ricambiare i suoi baci di nascosto, riparati da un portone ad Hogsmeade e leggere le sue parole d'amore con il cuore in gola, analizzando ogni carattere, punto o sbavatura d'inchiostro; un altro erano sopportare le sue lamentele sui soldi, sempre pochi e affrontare gli sputi e gli insulti di quelli che un tempo chiamava amici. Dov'era finita l'orgogliosa Andromeda Black, la ragazza ribelle che per amore aveva rinnegato la famiglia? Se lo chiedeva spesso, ogni volta che, dopo essere stata svegliata da sua figlia, aspetta, lo sguardo perso fuori da una finestra, troppo tardi per addormentarsi ancora e troppo presto per annegare dubbi e rimpianti nel lavoro e nelle preoccupazioni quotidiane.

In quei momenti ricordava. Ricordava le nottate passate a rigirarsi tra le coperte, in allerta, aspettando che le sue compagne di Casa si addormentassero, per sgattaiolare fuori ed incontrare il suo amore. Ricordava gli insulti a mezzavoce che, per mantenere le apparenze, era costretta a rivolgergli, quando lo incrociava nei corridoi. Ricordava l'esaltazione che aveva provato, quando aveva sbattuto in faccia alla famiglia la sua relazione impura. Ricordava la faccia stranita del giovanotto che Cygnus Black intendeva farle sposare, poco avvezzo a ricevere rifiuti. Ricordava il pianto di sua madre e le urla di suo padre. Ricordava le porte del maniero sigillate con antichi incantesimi, allo scopo di non lasciarla uscire. Ricordava il risentimento e il senso di colpa. Ricordava la sensazione orribile che provava, al pensiero di aver tradito la propria famiglia. Ricordava l'indifferenza di Narcissa e il disprezzo misto a disgusto di Bellatrix. Ricordava il suo sguardo fiero e la voce decisa, quando aveva rivelato di essere incinta e che, perciò, avrebbe sposato Ted. Quando poi si era chiusa la pesante porta della casa in cui era cresciuta alle spalle, ricordava rughe sul viso della madre che non si era mai accorta esistessero e una rigidità nella postura del padre che non ricordava di aver mai visto.
Quando era nata sua figlia, il silenzio della sua famiglia era echeggiato tra le pareti della casa spoglia in cui si era trasferita con Ted, il disprezzo sottinteso in quel silenzio lacerante come la ferita più profonda, ancor più doloroso della minaccia aperta e maligna di Bellatrix.

Ciò che aveva dimenticato era perchè. Perchè lei, fiera e orgogliosa esponente di una delle famiglie più ricche ed influenti del mondo magico era finita a contare ogni spicciolo in una casa piena di spifferi e ammobilgiata alla meglio? Perchè aveva insistito tanto? Per dispetto? O, come nel caso di Sirius, per giusti ideali?

Era ancora in tempo per tornare indietro? Ritornare alla sua vita protetta e regolare, al caldo rigore delle vecchie abitudini, al freddo affetto di una famiglia ambiziosa. Ne sarebbe andato solo del suo orgoglio. Ma proprio per questo non poteva cedere. Se avesse ammesso di aver sbagliato, tutto ciò che c'era di buono nella sua vita sarebbe stato vanificato e distrutto come carta ridotta in cenere.

Poteva l'amore superare ogni ostacolo?

Quando la tenera luce dell'alba accarezzava il viso paffuto e soddisfatto della sua bambina, ogni dubbio che osava sgusciar fuori nel gelo della notte si ritirava, pronto a ritornare la notte successiva, più forte e oscuro che mai.



NDA: Sono una frana in queste cose, specchietti, note e premesse; in più o avuto qualche problemino con l'HTML che spero di risolvere al più presto. Quando ho scelto la traccia, ero consapevole che non sarei riuscita a portare a termine una storia su un unico personaggio, quindi è anche per questo che ho scelto di partecipare con una raccolta. Tutte le OS sono legate solo dalla traccia (almeno spero), quindi, per dare una parvenza di senso, ho deciso di intitolare ogni capitolo/storia con il titolo di un'opera famosa, perchè il contenuto concorda con il titolo o perchè il contenuto stesso dell'opera ha qualcosa in comune con la storia proposta. Spero di non essere andata "fuori tema" e di aggiornare il più presto possibile. Ciao!

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Capitolo 2
*** Follia ***



La fissavi con cupidigia e ostinazione. La bramavi, la assaporavi nei tuoi sogni, fremevi attendendo un suo sguardo. Alla fine, l'hai tradita, perchè non potevi sopportare di essere uno dei tanti.

Hai passato l'intera vita ad osservare. Non potevi fare a meno di osservare. Complice anche il topo, il tuo alter ego, così disprezzato da tutti, così disgustoso e imbelle. Ma un topo, come uno scarafaggio, può raggiungere luoghi impervi e segreti. E osserva.

Vedi, come puoi non vedere. In una nicchia, nella Sala Comune e nel dormitorio di Serpeverde. Vedi il ragazzino, magrissimo e bruttino, quello che i tuoi amici prendono sempre in giro. Il suo amico e confidente. Sai che lui l'ha aiutata nei momenti peggiori, sai che la consola quando qualcuno è cattivo con lei. Sai che insieme dividono tutto. Hai assistito ad infiniti battibecchi, alla nascita di potenti pozioni. Sai anche che per lui, il ragazzo malaticcio e dal naso adunco, così attratto dalle Arti Oscure, lei non è solo un'amica. Anche se l'ha umiliato difendendolo dagli scherzi crudeli di James, non può fare a meno di amarla. Lo sai, perchè scrive il suo nome dapperttutto, perchè evoca la sua immagine con naturalezza estrema, come se bastasse solo il ricordo di lei a colmare il suo cuore. Lo sai, perchè non fa che sussurrare il suo nome nel sonno e tu, misero topo nascosto dalle cortine del suo baldacchino, non puoi fare a meno di sentirlo.

Osservi come Sirius la guarda. In lui non c'è la purezza del primo amore, quella che riveste le notti di Severus. In lui c'è quello sguardo languido e scrutatore del cacciatore. C'è quella smania di possesso che il predatore, quando vede sfuggirgli la preda, luccica per qualche istante. Quella scintilla che non si spegne e che non si arrende. Ma è combattuto, Sirius, te ne rendi conto. Lei non è solo una comune preda, lei è diversa. E, da quando ha sposato James, gli sarà sempre preclusa.

Non hai potuto fare a meno di vedere l'evolversi del suo rapporto con James. Come l'eterno scontro, le piccole scaramucce quotidiane si siano trasformate in un amore solido e durevole. Come lei sia riuscita in un'impresa impensabile: trasformare il bulletto incosciente e scapestrato in un uomo gentile, altruista e prudente.
La sognavi e mormoravi il suo nome nel sonno, come Severus. La desideravi come Sirius. L'amavi disperatamente come James. Eppure, a te non ha concesso neppure la consolazione dell'amicizia.

Non facevi altro che provocarli. A scuola, non facevi che lanciare frecciatine a Severus. Sapevi del suo disagio, di come essere un mago era per lui il più grande privilegio nella sua triste esistenza. Hai premuto i tasti giusti, ricordandogli che Lily non era altro che una Sanguesporco e che, per di più, si divertiva ad umiliarlo. Che in fondo, lei non era così diversa da James.
Ti sei goduto la loro rottura. Quando Lily è corsa via, in lacrime, dopo che il suo amico più caro l'aveva appellata nel modo più crudele, dopo che tutta la fiducia che aveva riposto in Severus si era frantumata in mille schegge di vetro, così fragili e ormai impossibili da riparare, tu eri presente. Gongolavi, felice di avere un rivale in meno.

Quando Remus non era presente, temevi Remus, era l'unico che avrebbe capito il tuo gioco, non facevi che parlare di Lily. Spingevi Sirius a comportarsi come suo solito, da altero playboy. Lo adulavi, ricordandogli che Lily era solo una ragazza e che nessuna poteva resistere al fascino di un Black. Lo tormentavi lanciando casuali, quanto sinceri, commenti sull'aspetto di lei, cercando di celarvi la lussuria che ti divorava.
Ti sei goduto lo schiaffo che gli diede, quando lui provò a baciarla. Peccato che James non fosse stato presente, sarebbe stato l'apice del tuo successo.

Hai provato anche con James. L'hai quasi convinto di non essere alla sua altezza, ma, chissà come, non ha funzionato. Si sono sposati e lei è diventata sua.

Non sarebbe stato più semplice corteggiarla? Non avresti avuto più possibilità, se ti fossi comportato da uomo e non da topo? Ti dici, ripetendolo in continuazione a te stesso, che no, non avevi alcuna chance.
Come poteva lei, così bella, così pura, amare uno come te? Un ragazzo che si nascondeva e la osservava in silenzio. Che la desiderava in silenzio e, sempre in silenzio, complottava per renderla infelice quanto lui. Che amava vederla soffrire, perchè, in fondo al suo cuore di topo, sapeva di non meritarla.

Chissà quale segreto incantesimo nascondeva, dietro i suoi occhi verdi. Chissà quali dolcezze infinite potevano regalare le sue labbra. Chissà come sarebbe stato, crogiolarsi nella morbidezza del suo corpo e dei suoi lunghi capelli.

Non avevi alcuna speranza. Anche se lei era così pura e buona, come pensava Severus; anche se lei era così sensuale e ammagliante, come la vedeva Sirius; anche se lei era così straordinaria e tenace, come aveva dimostrato James. Chi avrebbe mai amato il sudicio ratto, il ragazzino pavido, capace di pensare solo a sè stesso? Il ragazzino incolore, che somiglia lui stesso ad un topo e che non se ne vergognava.

Tutta la tua ammirazione, si era trasformata in odio. Un'invidia feroce ti aveva infettato e così, pazzo d'odio e gelosia, li hai traditi. James, l'amico che, anche se non sei bello, intelligente o spensierato come gli altri componenti del gruppo, ti ha accolto e protetto. Che si era fidato al punto da renderti un Custode. Hai tradito lei, tuo unico amore.

Ti era sembrata la vendetta giusta. La situazione perfetta. Non solo il Signore Oscuro avrebbe ottenuto ciò che voleva e ti avrebbe premiato, ma tutti gli altri avrebbero pagato.

James, che ti trattava con sufficienza. Lily, che non ti aveva mai degnato d'una seconda occhiata. Loro avrebbero pagato con la vita. Severus, che non capiva come tu, che caratterialmente sei meno nobile, non hai mai ricevuto lo stesso trattamento, lo stesso tormento che gli altri Malndrini gli avevano inflitto per anni. Lui avrebbe scoperto il dolore di una perdita irrimediabile, la morte della persona amata. Infine Sirius. Sirius, che era tutto ciò che non eri. Per lui, avevi in serbo la vendetta più dolce: non solo avrebbe perso l'amico più caro e la donna tanto desiderata, ma avrebbe perso la stima di tutti. Il cane avrebbe finalmente capito come si sentiva il topo.

Così, se anche il progetto dell'Oscuro Signore era andato in frantumi, almeno una persona aveva ottenuto esattamente ciò che desiderava. Il topo, l'imbelle, il traditore. Peter Minus.  

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Capitolo 3
*** L'Avvelenatrice ***



Note: è una Draco/Hermione (più o meno); ho deciso di scrivere di questa coppia in omaggio alle prime storie che ho letto e apprezzato su questo fandom. Da un po' mi frullava in testa di scrivere su loro due, ma si sa, la Dramione è una lama a doppio taglio e può essere spaventosa, perciò ho continuato a rimandare, finché questa raccolta non me ne ha dato l'opportunità.

Sono quasi pronto. Il giorno è arrivato e non so se esserne felice o disperato. Ho ancora tempo per progettare una fuga? Probabilmente no, visto che sono già vestito e mancano poche ore alla cerimonia. Un matrimonio che non ho mai realmente voluto, con una persona che non conosco, o meglio, che non conosco abbastanza da voler sposare.

Ma chi prendo in giro? Sposare Astoria è sempre stato il mio destino. Nel futuro luminoso che i miei genitori progettavano alle mie spalle, c'è sempre stata una ragazza di buona famiglia, con una linea di sangue perfetta e, possibilmente, con una dote cospicua. Avrebbe potuto essere chiunque, il caso ha voluto che fosse Astoria. E a me non importava, perchè ciò che i miei genitori sceglievano per me non poteva essere sbagliato. L'intera nostra vita non poteva essere sbagliata, se lo dicevano loro e se appartenevamo ad una delle famiglie più influenti del Mondo Magico.

Non voglio sposare Astoria. Non che non sia una bella ragazza, con quel corpo flessuoso e il fascino da Veela. Della sua personalità non so molto, ho avuto modo di parlarle per circa due minuti durante la nostra festa di fidanzamento. Mi è sembrata timida, un po' insipida. Ma non posso dirlo con certezza. Ma come sarà Astoria lo scoprirò presto.

Mia madre è distrutta. Avrebbe desiderato che, per il mio matrimonio, fosse presente l'intera comunità magica. Ama lo sfarzo e, nonostante le conseguenze della guerra ci siano pesate addosso come macigni, la nostra famiglia gode ancora di una certa influenza. So che è tutta scena. In realtà non vorrebbe che mi separassi da lei, perciò utilizza questo nuovo "affronto" come un'offesa alla nostra famiglia, che di offese ne ha già ricevute abbastanza. Se mio padre fosse qui, dice, non avrebbero mai osato attuare una scortesia del genere. Hermione Granger e Ronald Weasley si sposeranno lo stesso giorno del mio matrimonio, non credo che possa essere classificata come scortesia, ma io ho ben altre ragioni per maledire quell'unione.

L'ho sempre odiata. Così fuori posto, così babbana, così Grifondoro. Con i suoi capelli scomposti e il nasino all'insù, così tronfia e sapputella. Ma anche così forte ed intraprendente. Intelligente e capace. Non potevo sopportare che potesse frequentare Hogwarts. Non potevo sopportare che fosse una strega. Come poteva avere la magia, come poteva padroneggiarla meglio di me, se era nata a Babbanolandia?

Aveva paura di volare. Ecco, almeno c'era qualcosa che sapevo fare meglio di lei. Eppure no, questa consolazione me l'ha rubata Potter. Potter, che già aveva tutto e che non voleva essere mio amico. Cosa gli sarebbe costato mettersi da parte, invece di volare? Nulla. Non aveva fatto nulla e tutti lo adoravano. Era il Salvatore Del Mondo Magico o così dicevano, in un certo senso potevo capire perchè fosse così amato. Quello che non capivo e che tutt'ora, a volte, non capisco, è perchè abbia voluto appropriarsi anche del Quidditch. Nella mia testa, Hermione Granger ed Harry Potter erano diventati una nemesi, si erano fusi in un'unica persona inviata per tormentarmi.

Non potevo rendere orgoglioso mio padre, con loro. Volevo che sparissero.

Il pugno cambiò tutto. Non mi aspettavo che la Granger potesse essere così forte. Non mi aspettavo che reagisse. Insomma, ero l'essere più perfetto su cui avrebbe potuto posare gli occhi, perchè mai avrebbe dovuto picchiarmi? Lei, che per di più era inferiore a me per discendenza. Non la capivo. Come non capivo perchè si ostinasse, come Potter del resto, a portarsi appresso quel peso morto di Weasley.

Cominciai ad osservarla più attentamente. Sembrava quasi carina, quando leggeva o prendeva appunti. Di certo, meno odiosa di quando, dopo che il suo braccio esile era scattato in aria come una molla e il professore di turno le aveva concesso di rispondere, lei lo faceva con quella vocetta petulante e insostenibile, con una sicurezza che avrei voluto toglierle a furia di incantesimi. Solo durante le lezioni di Pozioni sembrava diversa. Piton non era molto indulgente nei confronti dei Grifondoro e, a mio parere, era solo una questione di giustizia ed equilibrio: c'era già Silente a favorirli fin troppo. Nei sotterranei non era più la Granger fastidiosa e sicura, era una studentessa come le altre: spesso ardeva di rabbia repressa, perchè Piton non la faceva rispondere; spesso sotto le occhiatacce di Piton sembrava insicura e tremante. Cominciai ad amare le lezioni di Pozioni anche per questo motivo.

Mio padre me l'aveva detto. Voldemort era tornato e sarebbe stata una cosa buona, più che positiva per noi, per la nostra famiglia. Doveva rimanere un segreto, però. Almeno fino ad un certo punto, se no avremmo perso tutto il vantaggio, l'effetto sorpresa, quando sarebbe arrivato il momento. Perciò, quando quella strega della Umbridge mi chiese di entrare nella sua squadriglia di controllo, dei suoi inquisitori, dissi subito di sì. Per fermare Potter, che andava dicendo che il Mondo Magico era in pericolo. All'epoca, almeno credetti fosse solo per questo. In realtà, speravo di beccarla ad infrangere le sue adorate regole e di vederla implorare ai miei piedi di non denunciarla alla Preside. Volevo averla alla mia mercè.

Qualsiasi conflitto avesse fatto affiorare la Granger nel mio animo, passò totalmente in secondo piano l'anno successivo. Per molti versi l'anno peggiore della mia vita e che ha contribuito a rendermi uomo. Ironia della sorte, è stato anche l'anno in cui scoprii di essere promesso ad Astoria.

Lei e Potter non potevano perdere. Ne andava della nostra famiglia. Nonostante la mia stupidità, ammetto di essere stato un ragazzino stupido ed egoista, lo capivo. Potter e la Granger dovevano essere protetti, a tutti i costi. Ma, se mi fossi riabilitato agli occhi dell'Oscuro Signore? Beh, forse avrei avuto più possibilità. Ripeto, ero un ragazzino sciocco. Lord Voldemort non concedeva seconde opportunità, se non per godere del fallimento di chi lo deludeva una seconda volta.

Ha sempre saputo chi fosse. Ha sempre saputo cos'era giusto. Come potevo non ammirarla?

Da quando il mio legame con Astoria è stato reso di dominio pubblico, non faccio altro che pensare a lei e sognarla. La desideravo, anche se andava contro tutti i precetti che mi avevano insegnato. E, attraverso di lei, forse, sarei potuto diventare come lei. Era la prima volta che pensavo ad una cosa del genere. Hermione Granger mi aveva avvelenato la mente.

Ho cominciato a seguire la sua carriera, passo dopo passo. Sarebbe diventata qualcuno, era logico e prevedibile che succedesse. Ho persino donato una forte somma a quella sua stupida iniziativa per la liberazione degli elfi domestici, in forma anonima, ovvio.

Ed eccomi qui, il giorno del mio matrimonio, inquieto e stonato, con la folle speranza che, se l'avessi desiderato abbastanza, ci sarebbe stata lei al posto di Astoria; che i nostri matrimoni si sarebbero incrociati e le spose cambiassero di posto.

Sì, Hermione Granger mi ha avvelenato il sangue ed io morirò presto, non appena pronuncerà quel "sì" che la renderà una Weasley.

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Capitolo 4
*** I demoni ***


Note: Questa storia partecipa al contest "Dimmi che canzone vuoi e ti dirò chi sei (quasi)" indetto da Iamamorgerstern sul forum di EFP. Ad ogni partecipante veniva assegnato un personaggio (si poteva scegliere tra tre) sulla base di una canzone a propria scelta. Su questa base, si doveva costruire la storia (come sintetizzo i bandi io, nessuno mai). 
Canzone: Why did it have to be me-ABBA
Personaggio: Ginny Weasley
Coppie: Harry/Ginny, Ginny/Dean Thomas
Contest: post Seconda Guerra Magica

                                                                                                       

                                                                                                            I DEMONI



Ti guardo mentre sorridi, rivolta a lui. Un sorriso vero, finalmente. Un sorriso che io non sono mai riuscito a regalarti. Ti guardo mentre lo prendi per mano, i tuoi occhi rispecchiano il piacere e l’amore di cui quel tuo semplice gesto è ricolmo. Lo invidio, sai? Ha sempre avuto la capacità di renderti felice, eppure se n’è accorto solo quando ha rischiato di perderti davvero. È una capacità che io, anche se provassi per tutta la vita, non potrei mai avere. Perché per te esiste solo lui. Com’è possibile, allora, che io mi stia ancora struggendo per te? Non dovrei mettermi l’anima in pace? È così difficile. Non posso fare a meno di pensare al tuo ardore, alla tua tenacia, al tuo spirito battagliero. Non posso fare a meno di ripensare alla tua chioma rossa, alla tua pelle perfetta, al tuo corpo snello e scattante, forgiato dal Quidditch.

Innamorarsi di una donna come te, è così facile . Così naturale.

Non riesco nemmeno a rimproverarti per avermi usato per farlo ingelosire, quando non eravamo altro che sciocchi ragazzini. È stato il periodo migliore della mia vita. Eppure, ora so, vedendoti con lui, che la mia è solo un’illusione. Non c’era amore nei tuoi baci. Forse solo desiderio.

Vedi come riesci ancora a rendermi insicuro?

Ti penso spesso. Ti penso troppo. Che incantesimo mi hai lanciato?

Sì, sono sicuro che tu mi abbia incantato, me e tutti gli uomini che hai incontrato, che sono come giocattoli per il tuo gioco, che getti via non appena non ti servono più. Che gioco crudele. Io di sicuro lo sono stato. Quando sei ricomparsa nella mia vita, già sapevo come sarebbe andata a finire. Ti sentivi sola, avevi bisogno di un uomo, qualcuno che scacciasse la paura e i brutti pensieri. Qualcuno su cui contare. Qualcuno che ti abbracciasse, perché le notti possono essere fredde e vuote.

Perché dovevo essere proprio io?

Mi hai chiesto di dimenticarti. Come posso farlo, come posso sopravvivere sapendo che non mi amerai mai quanto lui?

 

La guerra era finita, tutto era andato bene. Harry Potter aveva sconfitto Lord Voldemort e il Mondo Magico stava finalmente tornando a respirare. Tutti sentivano fin nel profondo la frenesia e l’eccitazione che erano venute dopo la vittoria, accompagnate dalla speranza e da un velo di tristezza. Tutti, tranne Ginny Weasley. Per lei, la guerra aveva significato solo “perdita”. Quella di un fratello, visibile a tutti. Quella della propria innocenza, o almeno di quello che ne era rimasto. Quella di un periodo felice. Per Ginny, la speranza si era esaurita presto tra le lacrime incessanti di sua madre e l’apatia costante di Harry. Aveva creduto che la lontananza di Harry, quella emotiva, perché non si poteva certo lamentare: Harry era sempre al suo fianco; fosse solo una dolorosa parentesi. Harry c’era, ma era come se non ci fosse. Viveva in uno strano limbo, che non era riuscita a penetrare, nonostante si sforzasse. Sentiva su di sé il peso di tutte le vite che Voldemort si era preso. Sentiva sulle proprie spalle l’inutilità di una giusta guerra. Ginny non riusciva a comprenderlo fino in fondo e si sentiva esclusa, sola. Come, se non peggio, quando ancora la considerava solo la sorellina del suo migliore amico. Le sembrava di aver passato tutta la vita ad aspettarlo ed era stanca, voleva solo potersi abbandonare tra le braccia di una persona amata, di qualcuno che la capisse.

 

Dean Thomas era un sopravvissuto. Dean Thomas aveva preso ciò che la guerra gli aveva dato e tolto e se l’era gettato alle spalle, per rinascere. Dean Thomas era così simile a quello che era stato, eppure così diverso. Dean Thomas era lì e capiva.

 

Ti ho amato esattamente nell’esatto istante in cui ti ho visto, senza neppure sapere chi fossi. Non mi interessava Harry Potter, né mi è mai interessato. Ho amato il ragazzino un po’ goffo ed insicuro, così solo e sperduto che non sapeva raggiungere il binario nove e tre quarti. Ho amato il tuo sorriso sbadato, il tuo candore e la tua gentilezza disarmante. Ti ho amato prima ancora che divenissi il baluardo di tutto ciò che è buono, prima ancora che diventassi l’ero del Mondo Magico. Certo, lo eri già quando ci siamo conosciuti, ma non ne capivi la portata. Ora hai questa consapevolezza, essa ti ha cambiato, non sei più il Ragazzo che è sopravvissuto. Tu sei l’Eroe. E come sempre, quando giochi a fare l’eroe, mi allontani. Dici che è per il mio bene, ma come può essere un bene stare senza di te?

Non posso aiutarti, continui a ripetere. Sono le conseguenze della guerra, lo so. Credi che io non ne sia rimasta segnata? Credi che io non soffra? Credi che non mi senta mai triste e sola?

Potresti scacciare via tutte le mie paure con un singolo abbraccio.

Volevo solo una stupida piccola relazione, così che tu potessi vedere che anch’io avevo bisogno di amore.

 

Dean Thomas era lì e ascoltava. Dean Thomas non pretendeva molto, solo che lo amasse. Dean Thomas non la prosciugava giorno dopo giorno, succhiandole le poche energie che le erano rimaste. Però, Dean Thomas non era Harry Potter. E se avesse scelto di passare la vita con Dean, non se lo sarebbe mai perdonato, perché una scelta simile avrebbe significato arrendersi e arrendersi non era da lei. Perciò strinse i denti, lasciò Dean e fece ciò che le riusciva meglio: lottare.

 

Testarda e decisa a prevalere sulle ombre oscure del passato, si impegnò per curare le ferite di Harry. Lo cullava dopo un incubo, lo spronava nei momenti d’incertezza, si scontrava con lui e per lui, se ce n’era bisogno. Ginny Weasley aveva capito la lezione molto tempo prima, durante il suo primo anno ad Hogwarts e mai l’avrebbe dimenticata. Poteva commettere errori, macerarsi in dubbi e rimorsi, ma avrebbe fatto di tutto per non lasciarsi travolgere, per non essere più una vittima o una spettatrice. Non si sarebbe messa da parte mai più, neppure su richiesta di Harry, neppure per il suo stesso bene o quello di Harry. Aveva già passato troppo tempo ad aspettare il suo eroe e, adesso che era arrivato, sembrava che la felicità dovesse essere loro negata. No, non si sarebbe lasciata mettere in un angolo. Non avrebbe aspettato. Sarebbe diventata il cavaliere di Harry Potter, il suo scudo, la sua eroina.

 

Non avresti dovuto amarmi. Non avresti dovuto aspettarmi. Avrei dovuto dirti, quando mi sono accorto che aveva cominciato ad importarti di me, di noi: “Tesoro, è meglio che mi dimentichi.” Ma sai che non ne sono capace. Sai quant’è stato difficile capire di essermi innamorato di te. Quanto è stato duro, per me, allontanarti per tenerti al sicuro. Non ti saresti dovuta innamorare di me. Dean sarebbe stato così perfetto. Ti avrebbe protetta. Non ti avrebbe fatto soffrire.

Come posso ripagarti? Basterà tutta la mia vita? Perchè è solo questo che posso offrirti, Ginny.  

 

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