EPISODIO 3 - Vincere per Dan di HikariMoon (/viewuser.php?uid=119941)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
CAPITOLO
1
“C’è ancora una
speranza per Dan.”
Hideto,
Mai e Yuuki si fissarono e il loro mondo, in quegli
istanti, si ridusse al battito dei loro cuori e a quella frase che si
ripeteva
in loop nella loro mente.
L’ultimo
raggio del tramonto senza sole scomparve dietro ai
picchi rocciosi. La penombra avvolse i tre Maestri della Luce. Dentro,
si
attivarono le luci. Dalle vetrate riuscivano a vedere chiaramente tutti
gli
altri componenti del gruppo e si capiva che la notizia doveva essere
stata
annunciata da poco. Il Guerriero Blu si doveva essere fiondato fuori
senza neanche
farli finire di parlare.
Serjou
girato verso di loro, Kenzo con gli occhi sgranati,
Zungurii indeciso tra il ridere e il piangere, ma quasi in lacrime per
la gioia
inaspettata. Su un altro divanetto, Magisa con un sorriso appena
abbozzato e
una luce angosciata nello sguardo e Aileen leggermente impacciata,
forse insicura
se essere contenta per loro o rimanere gentilmente neutrale.
Mai
emise uno sbuffo esasperato, strinse i pugni e scattò
verso l’interno. Superò Hideto senza guardarlo, la
lunga coda che sbatacchiava
sulla schiena in modo scomposto. Il Guerriero Blu si riscosse, smise di
sorridere, e seguì zoppicante la ragazza. Yuuki fu subito
accanto a lui e i due
ragazzi si scambiarono uno sguardo confuso e allarmato.
Zungurii
sentì i loro passi e si voltò, con un sorriso che
non poteva essere più enorme. “Mai, hai sentito?
Possia-”
La
Guerriera Viola, però, alzò repentinamente la
mano
davanti a lui per interromperlo. Il granroriano si zittì di
colpo, disorientato
da quanto poco elettrizzata sembrasse la ragazza.
Quest’ultima fece ancora
pochi metri e si fermò a lato del tavolino. Il suo sguardo
passò sulle due
granroriane per posarsi infine su Aileen.
“Perché
non ce lo hai detto!”
“Cosa?”,
la granroriana sbatté le palpebre e cercò di
incrociare lo sguardo dei due Maestri della Luce dietro alla Guerriera
Viola.
Quando nessuno dei due fu in grado di chiarirle il motivo di tanto
improvvisa
animosità, Aileen tornò a incrociare gli occhi di
Mai.
“Non
avevi nessun diritto di tenercelo nascosto!”,
sibilò la
ragazza.
A
quelle parole, cosa stesse succedendo fu chiaro alla
granroriana. Per un attimo, si chiese se sarebbe sempre stato
così. Se ogni
volta l’avrebbero guardata di sottecchi, domandandosi che
cosa stesse ancora
nascondendo. Non ebbe il coraggio di guardare verso Yuuki e Hideto,
sicura di trovare
nei loro sguardi lo stesso sospetto. Si sentì avvampare e si
spinse per
mettersi in piedi.
“Io
non ne avevo la minima idea! Perché avre-”
La
mano di Magisa le afferrò il braccio prima che potesse
completare
la salita e la granroriana si ritrovò seduta ancora prima di
rendersene conto.
L’attenzione di tutti si spostò sulla Maga che
chiuse gli occhi per un attimo.
Poi sospirò e sorrise amaramente.
“Aileen,
non c’entra niente. La sorte di Dan mi è ormai
nota
da anni. Sono io che ho scelto di non rivelarlo a nessuno.”
Mai
sbatté le palpebre e sedette lentamente
sull’ultimo
divanetto ancora libero, svuotata e capace solo di guardare Magisa,
sentendosi
contemporaneamente speranzosa e ferita. Hideto le si sedette accanto
subito,
rapido a posarle una mano sulla spalla. Yuuki rimase in piedi.
“Avreste
potuto già salvarlo.”
“Perché
non ce l’hai detto, Magisa?”, protestò
debolmente
Zungurii.
“Non
è così semplice. Forse non avrei dovuto dirvelo
neppure
ora.”
Magisa
abbassò lo sguardo a fissare le mani, cercando di
ignorare il silenzio carico di attesa di tutti i suoi amici.
Perché non era
riuscita tenere la sua boccaccia chiusa? E sapeva bene quanto
pericoloso poteva
diventare il tentativo di riportare Dan tra di loro.
Ma
era stato più forte di lei, quando Hideto e Kenzo erano
arrivati alla conclusione del loro resoconto e le avevano rivelato con
occhi malinconici
che Dan si era sacrificato nel futuro. Aveva avuto un tuffo al cuore e
si era
sentita un mostro. Loro soffrivano, erano convinti che Dan fosse
perduto per
sempre e lei sapeva che non era veramente così.
“Tecnicamente, Dan non
è morto…”
Non
aveva riflettuto, come una sciocca. Alla faccia
dell’esperienza che tanto decantava come Maga del Mondo
Altrove. Ora che si
ritrovava anche senza scettro, nessuno avrebbe potuto prenderla sul
serio. Come
aveva fatto a non pensare ai rischi che avrebbero corso? E con ancora i
segni
della fuga dal Governatore bene in vista per giunta.
“Magisa?”
La
voce di Hideto la riscosse. Alzò lo sguardo di scatto e
vide i cinque Maestri della Luce, ammaccati ma carichi di coraggio e di
speranza. Erano così cresciuti, quasi non si vedano
più i ragazzini che aveva
conosciuto tanti anni prima. Eppure, faticava a scacciare il pensiero
che,
comunque, fossero solo poco più che bambini. Come poteva
quando vedeva la gamba
fasciata di Hideto, il labbro ancora leggermente gonfio di Mai, i
lividi
violacei sullo zigomo di Yuuki e, sulla spalla di Aileen, la contusione
che
sbucava dal bordo del vestito?
“Abbiamo
corso dei rischi per salvare te. Siamo pronti a fare
lo stesso per salvare Dan”, esclamò incoraggiante
Kenzo.
Magisa
si morse un labbro e tornò a fissare le mani,
improvvisamente
gelide. Perché non potevano essere adulti, pensò
con una punta di rancore.
Perché non potevano essere granroriani o umani con anni e
anni di vita alle
spalle? Perché dovevano essere ragazzini quelli che era
condannata a spingere
verso il pericolo? Come era possibile che un tempo le venisse tanto
più
semplice? Non ricordava di essersi sentita tanto in colpa, quando i
Maestri
della Luce si erano preparati a sacrificarsi per sostituire i cristalli
delle scale.
Era stata una persona orribile.
“È
troppo pericoloso.”
I
volti di Mai, Hideto e Kenzo a quelle parole si
rabbuiarono e i tre strinsero le mani a pugno. Flash del sacrificio di
Dan si
fecero largo nella loro mente e insieme ad essi riemerse il senso di
impotenza
che avevano provato allora. Un cocente e inaspettato fiotto di
risentimento
avvampò dentro di loro, alimentato da quelle parole usate
così tanto dalle loro
famiglie anni prima. Proprio da Magisa, che avrebbe dovuto essere dalla
loro
parte.
“Dacci
la possibilità di valutare da soli quanto sia pericoloso.
Starà a noi decidere se varrà la pena correre il
rischio.”
Yuuki
si sedette accanto a Hideto, incrociò le braccia e si
posò contro lo schienale. “Dopotutto, siamo i
Maestri della Luce.”
Magisa
sospirò, profondamente cosciente della freddezza dei
loro sguardi. Non aveva dubitato per un istante che alla fine avrebbe
dovuto
cedere. Probabilmente era il suo destino dover guardare in disparte
mentre gli
altri si sacrificavano al suo posto. Un tempo senza il mazzo, ora senza
lo
scettro.
“Come
volete.”
La
granroriana chiuse gli occhi e si alzò in piedi. Strinse
le braccia attorno al petto e uscì dallo spazio ristretto
tra i divanetti. Nel
tentativo di riordinare i pensieri ingarbugliati, cominciò a
camminare
lentamente avanti e indietro davanti alle vetrate. Per tutto il tempo
sentì lo
sguardo dei Maestri della Luce, di Zungurii e Serjou che la seguiva.
Forse solo
M.A.I.A. non le stava prestando attenzione, impegnata com’era
a gestire
l’astronave.
“Clarky
aveva sperato. Quando è apparso il Nucleo
Progenitore, credeva che tu fossi venuta a salvarlo”,
sussurrò Mai mentre con
le dita di una mano stringeva una ciocca di capelli. Voleva crederci
così tanto
che le faceva male, ma non poteva illudersi. Non lo avrebbe sopportato
una
seconda volta.
Magisa
incrociò il suo sguardo e sorrise dolcemente.
“È
un po’ più complicato. Vi spiegherò
dall’inizio e forse
tutto vi sarà più chiaro.”
Tutti
trattennero il respiro per un attimo. La Maga ispirò e
spostò una ciocca di capelli rosa dietro
all’orecchio.
“Dentro
ai Maestri della Luce, coloro che vengono
individuati come idonei dal Nucleo Progenitore, brilla una stilla della
luce
del Nucleo.”
“I
nostri simboli”, esclamò Kenzo.
“Esatto.
Ogni prescelto, se così vogliamo chiamarlo, ha la
possibilità di alimentare questa luce oppure ignorarla
finché essa non si
spenga.”
Hideto
annuì solennemente. “Quello che abbiamo fatto noi
scegliendo di restare e combattere per Gran RoRo.”
“Ma
tale luce è comunque legata indissolubilmente al Nucleo
Progenitore e a esso deve tornare”, dichiarò
Magisa posando una mano su una dei
vetri. Su esso apparve il riflesso del suo volto, velato dalla
preoccupazione e
dall’ansia, e dietro si potevano vedere i Maestri della Luce.
Fuori il
paesaggio era avvolto nell’oscurità, un confuso
via vai di sfumature d’ombra.
“Vuoi
dire che quando noi moriremo-”, mormorò scioccato
Kenzo.
“La
luce tornerà al Nucleo”, concluse tranquillamente
il
Guerriero Bianco. Magisa si limitò ad annuire.
“Quando
ho chiuso i portali, i due mondi hanno continuato a
coesistere in parallelo su due linee temporali separate. Ma i poteri
del
Nucleo, se io avessi voluto utilizzarli in tal modo, mi avrebbero
permesso di
accedere alla Terra in una qualunque delle sue epoche.”
“È
successo quel giorno in cui ha usato i suoi poteri ma non
ha voluto spiegarci il motivo, dico bene Maga Magisa?”
Aileen
sussultò a quelle parole, ricordando solo in quel
momento l’occasione a cui si riferiva Serjou con tale
prontezza. Era successo
tutto all’improvviso, fino ad un attimo prima stavano
parlando tranquillamente,
poi Magisa si era irrigidita e il suo sguardo si era rabbuiato. Li
aveva
ignorati mentre ancora stavano parlando, si era alzata e aveva fissato
un punto
lontano.
“Magisa?”
Ma era come se avesse
parlato all’aria. Incrociò lo sguardo di Serjou e
vide la sua stessa
confusione. Fu in quell’istante che Magisa emise un verso
strozzato e cadde in
ginocchio, il corpo scosso dai tremori e le mani strette al petto.
“MAGISA!”
“Maga Magisa!”
Scattarono in piedi
per correre al suo fianco, ma si bloccarono quando una luce iridescente
l’avvolse. I capelli rosa si sollevarono mossi da un vento
che avvolgeva solo
lei, spire di serpenti che si arrotolavano nell’aria. Aileen
rimase imbambolata
a fissare la sua luce, la prima volta che vedeva Magisa usare i poteri
del
Nucleo davanti a lei. Quei poteri che i suoi genitori e suo fratello
avevano
visto dal vivo. Quei poteri che le erano dolorosamente familiari.
Il tempo sembrò
rallentare e strecciarsi all’infinito. I pochi minuti in cui
brillò la luce
parvero protrarsi per ore.
Poi la luce scomparve,
i capelli tornarono a scivolare lungo la schiena della granroriana.
Aileen si
riscosse e si gettò al suo fianco.
"Cos’è successo?
Come stai?”
Ma Magisa non rispose.
Rimase immobile a fissare senza vedere quello che aveva davanti. La
Guerriero
Verde si inclinò per vederla in volto e sgranò
gli occhi.
Le sue guance erano
rigate di lacrime silenziose, le labbra piegate in un sorriso carico di
inquietudine
e di dolore.
“Era
da anni ormai che faticavo a usarne i poteri. Fui colta
alla sprovvista dall’improvvisa destabilizzazione del Nucleo.
Mi resi subito
conto che doveva essere successo qualcosa sulla Terra”,
tentò una risata ma
risuonò vuota e scosse la testa. “Quando mi resi
conto che era il futuro, per
un secondo gioii. Anche se era meschino, perché qualcosa di
grave stava
succedendo. Ma vi credevo al sicuro.”
“La
distorsione spazio-temporale generata dalla distruzione
del nucleo al centro della Terra”, esalò Kenzo
sbattendo gli occhi. Poi un
sorriso trionfante piegò le sue labbra. “Era
quello che ha permesso
l’apparizione del Nucleo, lo sapevo!”
Hideto
gli lanciò uno sguardo di rimprovero e il ragazzino
ridacchiò e arrossì, abbassando la testa e
borbottando un flebile scusate.
Magisa non sembrò averlo
sentito, immersa nei propri ricordi.
“Percepii
che l’equilibrio sulla Terra si stava
ristabilendo. Percepii l’immensa energia rilasciata pochi
istanti prima fluire
nel Nucleo”, Magisa si inumidì le labbra e
tornò a scuotere la testa. “E
percepii l’energia di un Maestro della Luce. Dan.”
Un
brivido percorse la pelle dei Maestri della Luce che quel
giorno erano stati lì. Potevano anche aver messo
l’esperienza alle spalle, ma
fermarsi a ricordare quegli istanti faceva riaffiorare solo brutte
memorie.
Kenzo fu il primo a riscuotersi, mosso dal desiderio impellente di dare
un
quadro più razionale possibile a tutto quel discorso.
“Quindi,
riepilogando, stai dicendo che l’energia dei nostri
simboli è legata a doppio filo con il Nucleo e che, quando
viene liberata dal
suo portatore, essa viene ripresa in sé dal
Nucleo?”
“Esattamente,
Kenzo.”
“E
questo per il nostro Dan che cosa significa?”, si
intromise Zungurii il cui unico interesse era capire nella pratica come
potessero salvarlo.
“Il
vostro simbolo non è un’entità
estranea. Esso è legata a
voi, è una parte vera e propria del vostro essere. Non
è come con me con il
Nucleo Progenitore. Io lo custodisco, nel tempo vi sono legata, ma non
è una
vera e propria parte del mio essere.”
“Come
lo era invece per mia sorella. Il suo legame con il
Nucleo non era stato creato, era innato. Per questo lei non poteva
vivere senza
di esso”, proseguì Yuuki chiudendo gli occhi, per
nascondere il tormento legato
a quei ricordi.
“O
come è successo con il Re del Mondo Altrove”,
aggiunse
Magisa lasciando che la schiena si poggiasse alle vetrate.
“La sua brama di
conoscenza e di potere lo ha portato a unirvi completamente la sua
forza
vitale.”
“E
quando il Nucleo gli è stato tolto…”
“Se
l’è cercata”, sbottò con poco
celato disprezzo il
Guerriero Blu. Nessuno lo contraddisse.
Kenzo
si risistemò gli occhi e tornò a voltarsi verso
Magisa, deglutendo prima di esprimere a parole una realtà
che nessuno di loro
aveva mai immaginato possibile. “Quindi, quando il Nucleo ha
ripreso l’energia
del simbolo rosso di Dan-”
“Può
aver portato con sé anche la sua forza vitale”,
concluse Mai con voce ferma nonostante gli occhi lucidi.
“Dan
è qui? Cosa aspettiamo? Andiamo a prenderlo!”,
esclamò
a gran voce Zungurii saltando in piedi.
Magisa
scosse bruscamente la testa. “Non lo puoi trovare in
un luogo raggiungibile con l’astronave.”
“Che
peccato, speravo veramente che fosse più
semplice!”, si
lamentò Zungurii risedendosi pesantemente e posando i gomiti
sulle ginocchia e
la faccia tra le mani. Un broncio sostituì
l’entusiasmo di pochi secondi prima,
scatenando più di qualche sorriso divertito tra i Maestri
della Luce.
“Immagino
servirà il Nucleo Progenitore”, esordì
Yuuki
rompendo il breve silenzio seguito allo sfogo del granroriano.
L’espressione
di quest’ultimo tornò ad illuminarsi,
rialzò
il volto e aprì la bocca. Mai, riscossasi, balzò
in piedi prima che Zungurii
potesse continuare o, peggio, che qualcun altro potesse appoggiarlo.
Avrebbe
voluto tanto anche lei gettarsi a capofitto al salvataggio, anche solo
per
placare i propri sensi di colpa. Ma i muscoli doloranti delle gambe
erano un messaggio
più che eloquente. Stava succedendo tutto troppo in fretta,
al solo pensiero
sentiva girarle la testa. E dubitava che i sentimenti negativi
suscitati da
Magisa fossero d’aiuto.
“Non
credo sia la soluzione migliore. Abbiamo avuto una
giornata pesante, siamo tutti mezzi acciaccati. Prima di imbarcarci in
una
nuova missione penso sia meglio che ci riposiamo tutti un
po’.”
“Concordo
con Mai. Non è da prendere alla leggera”, aggiunse
Yuuki attirandosi a sua volta le occhiate offese e deluse di Zungurii,
occhiatacce che ignorò senza battere ciglio.
“È meglio che rimandiamo tutto a
domani.”
Aileen
annuì prontamente, grata di poter finalmente andare a
riposare. Si era infilata in una presa d’aria minuscola, era
stata sballottata
contro i muri, si era presa una tirata d’orecchi dal
Guerriero Blu e aveva
avuto un incontro leggermente surreale con il Guerriero Bianco. Per lei
quella
giornata era stata fin troppo lunga.
“E
poi devo prima ridare il Nucleo a Magisa. Credo di aver
già dato a sufficienza il mio contributo come Maestra del
Nucleo Progenitore!”
“Qui
qualcuno sta cominciando a montarsi la testa!”,
rimarcò
Hideto ghignando. Quando anche gli altri tre Maestri della Luce e
Zungurii
sorrisero divertiti, Aileen sgranò gli occhi e
portò le mani ai fianchi.
“Scusate!
Vi ho portato a Gran RoRo e vi ho salvato tutti
accelerando la Limoviole! Chiedo un
po’ di gratitudine!”
Tutti
nel gruppo scoppiarono a ridere, se possibile più
sereni e determinati di poche ore prima, quando avevano avuto la loro
prima
vittoria. Avere un obbiettivo così chiaro, così
caro a loro, li riempiva di
nuove forze. La tensione accumulatasi evaporò.
Tutti
ridevano tranne Magisa, in disparte e con un sorriso
tirato che non raggiungeva gli occhi. Un terrore gelido le stringeva lo
stomaco
in una morsa. E non solo per la leggerezza con cui pensavano di andare
in quel luogo.
Il
giorno che aveva ceduto il Nucleo ad Aileen era stato
semplice, quasi troppo. In quegli istanti aveva avuto la dolorosa
sensazione
che il Nucleo stesso cercasse di allontanarsi da lei.
Cosa
le faceva credere che il Nucleo avrebbe accettato di
aver di nuovo lei come custode?
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La
mattina dopo tutti i Maestri della Luce si svegliarono di
buon umore, carichi di energie e smaniosi di agire. Soprattutto per i
Maestri
della Luce umani l’attesa era troppo lunga. E come poteva
essere altrimenti,
quando per quattro anni avevano creduto di aver perso Dan per sempre?
Anche
i granroriani furono facilmente coinvolti nel clima di
entusiasmo. Zungurii non faceva altro che ripetere che avrebbe
finalmente potuto
duellare con Dan. Lo ripeté così tante volte,
mentre preparava la colazione e
anche mentre mangiavano, che tutti gli altri venne quasi la nausea.
Nessuno di
loro però ebbe cuore di dirgli qualcosa: la notizia della
morte di Dan, seppur
avuta solo pochi giorni prima, lo aveva sconvolto. Aileen a sua volta,
educatamente contenta che gli altri potessero riavere indietro un loro
caro
amico, sorrideva a trentadue denti alla prospettiva di poter tornare il
Nucleo
a Magisa.
La
speranza, la gioia erano così travolgenti che addirittura
M.A.I.A. scordò di punzecchiare Kenzo e anzi
continuò a svolgere i suoi compiti
fischiettando musichette allegre.
E
Magisa a vedere quella scena le si spezzava il cuore. Si
sforzò di sorridere, di non far vedere il tumulto interiore,
di farsi
coinvolgere dal buon umore. Ma si rendeva conto da sola di quanto falsa
fosse
la sua messinscena. Se nessuno se ne era accorto, il motivo era solo
che tutti
erano troppo concentrati sulla possibilità di salvare Dan.
Non
riusciva ad incontrare lo sguardo dei Maestri della
Luce. Non riusciva quasi a voltarsi nella direzione di Aileen. Le aveva
affibbiato un compito non suo, con la promessa che sarebbe stato
qualcosa di
temporaneo. Come avrebbe fatto a guardarla negli occhi se non fosse
riuscita a riprendersi
il Nucleo?
“Mangi
ancora qualcosa?”
La
voce di Zungurii strattonò violentemente
l’attenzione
della Maga che sobbalzò, girando di scatto la testa verso il
granroriano. Aveva
già in mano tazze e piattini. Solo in quel momento Magisa si
rese conto che gli
altri avevano già finito. Precipitosamente spostò
lo sguardo sul proprio piatto
e afferrò l’ultimo biscotto che doveva aver preso
senza pensarci.
Forzò
un sorriso e scosse la testa. “Va benissimo così,
grazie Zungurii.”
Il
granroriano alzò un sopracciglio, ma dopo qualche istante
sorrise e alzò le spalle. Magisa tirò un sospiro
di sollievo e infilò il
biscotto in bocca. Accanto a lei si sedette qualcuno. La Maga non
dovette
neppure voltarsi per capire chi fosse.
“Cominciamo
quando vuoi, Magisa.”
La
Maga finì di masticare e inghiottì il boccone:
sembrava
cartone. Annuì e inspirò, cercando di afferrarsi
all’ottimismo imperante dei
Maestri della Luce. Quest’ultimi si erano alzati dai divani e
si erano
posizioni in piedi a poca distanza. Zungurii li aveva raggiunti dopo
aver
portato via gli ultimi piatti.
“Cosa
devo fare?”
Magisa
si pulì lentamente le mani su un tovagliolo per poi
sistemarsi sul divanetto in modo da fronteggiare la Guerriero Verde.
“Niente
di complicato. Devi rilassarti e lasciar fare a me
il resto. Quando sentirai fluire il Nucleo, non opporti e lascia che si
allontani da te.”
Era
riuscita a parlare tranquilla, senza far tremare la
voce, ma era una misera vittoria. E si sentì codarda, e
anche un po’ cattiva, ma
non poté evitare di pensare che avrebbe preferito fosse
molto più complicato.
Così, se Aileen non fosse riuscita a guidare il Nucleo,
almeno non avrebbe
dovuto confrontarsi con l’evidenza che, per
l’ennesima volta, era inadeguata ad
aiutare Gran RoRo.
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Nessuno
dei Maestri della Luce era stato presente sei anni
prima, quando Magisa aveva preso il Nucleo che stava consumando Dan.
Non
avevano ben chiaro che cosa aspettarsi nel passaggio del Nucleo, ma
l’entusiasmo di Aileen e le parole di Magisa li avevano
alquanto rassicurati.
Avevano avuto tutta l’intenzione di sedersi accanto alle due
granroriane, se
non fosse che la Guerriero Verde aveva chiesto loro di allontanarsi
quel tanto
che bastava per non farle sentire il fiato sul collo. E,
così, i quattro umani
si erano messi in piedi contro il parapetto della postazione di
comando, dove
invece si erano seduti Serjou e Zungurii.
Dalla
loro posizione, riuscivano a vedere le due granroriane
solo dalle spalle in su. Dopo aver inspirato, e senza perdere il
sorriso, la
più giovane strinse le mani dell’altra e chiuse
gli occhi. Magisa esitò un
attimo prima di imitarla.
Per
lunghi minuti non successe nulla. M.A.I.A. sfrecciò
velocemente sopra di loro e poi tornò all’esterno
per proseguire le sommarie
riparazione della Limoviole.
“Un
attimo e ci arrivo”, esclamò Aileen con una punta
d’incertezza nella voce.
“Tranquilla”,
la rassicurò Magisa. “Prenditi il tempo che ti
serve.”
Forse
grazie all’incoraggiamento di quelle parole, pochi
istanti dopo un tenue bagliore iniziò ad avvolgere Aileen.
L’aria venne
attraversata da un debole ronzio che crebbe leggermente quando
un’aura
iridescente l’avvolse. I corti capelli vennero mossi
delicatamente, come percorsi
dal vento. Il resto del gruppo sussultò.
La
luce crebbe e inglobò anche Magisa, cominciando ad
attenuarsi attorno alla giovane granroriana. Il bagliore scomparve
quasi del
tutto attorno ad Aileen, i cui capelli ricaddero mollemente. Poi,
l’aura luminosa
oscillò bruscamente.
Yuuki
si irrigidì e si staccò di scatto dal muro.
“Qualcosa
non sta funzionando.”
Mai,
Hideto e Kenzo accanto a lui e Zungurii e Serjou
trasalirono allarmati, incapaci di percepire che cosa stesse
succedendo. Il
Guerriero Bianco, intanto, era già avanzato di alcuni passi.
“Fermatevi!”
Aileen
e Magisa aggrottarono entrambe la fronte, la prima
aprì di scatto gli occhi, sgranati e spaventati.
“Magis-”
L’esplosione
di energia li colse tutta alla sprovvista. Per
un attimo, la luce del Nucleo sembrò svanire, completamente
assorbita da
Magisa. Un istante dopo, un’onda di luce multicolore
attraversò con furia
rabbiosa tutta l’astronave. Yuuki venne scaraventato indietro
contro gli altri
Maestri della Luce, travolgendoli e facendoli urtare violentemente
contro il
muro del passamano. I vetri si incrinarono, il tavolino venne spinto
contro uno
dei divani e si scheggiò. Magisa venne sbattuta contro
l’angolo tra i due
divani e l’impatto le mozzò il respiro. Aileen,
invece, venne scagliata contro
la parete della Limoviole dalla
parte
opposta dei divani. Il suo corpo sballottò contro il metallo
e si accasciò sul
pavimento.
“Aileen!
Magisa!”
Zungurii
fu il primo a scattare, salvato in parte dalle
conseguenze dell’esplosione di energia dalla posizione
più rialzata. Balzò giù
dai gradini, mentre i Maestri della Luce si stavano appena rendendo
conto di
quanto fosse successo, seguito a ruota da Serjou.
Il
granroriano del villaggio Gurii si lanciò verso Aileen e
indicò a Serjou di occuparsi di Magisa. Quando
quest’ultimo raggiunse la Maga,
la donna si era portata una mano alla fronte e fissava imbambolata il
tessuto
del divano, annerito e in parte sventrato, e, più oltre,
Zungurii inginocchiato
che aveva sollevato delicatamente l’altra granroriana
facendole posare la testa
sulla sua spalla. Aileen aprì e chiuse gli occhi,
disorientata, e gemette
debolmente portandosi una mano alla nuca.
Yuuki,
appoggiandosi al gomito, fu il primo a rendersi conto
delle conseguenze dell’esplosione. Sgranò gli
occhi e scattò in piedi, correndo
verso i due granroriani a terra. “Hideto!”
Il
Guerriero Blu, che si stava facendo aiutare da Mai a
rimettersi in piedi, accelerò e insieme agli altri due
Maestri della Luce
raggiunse la granroriana. Hideto lanciò uno sguardo verso
Serjou che gli fece
cenno con il capo per rassicurarlo sulle condizioni non preoccupanti di
Magisa.
Il granroriano posò una mano sulla spalla della donna, che
si ritrasse di
scatto, spostando bruscamente lo sguardo su di lui.
“Io
non-”, mormorò con voce tremante per poi zittire,
abbassando lo sguardo sulle dita coperte da ustioni, la pelle rossa e
tirata.
Nel
frattempo, Hideto si era inginocchiato accanto a
Zungurii e Yuuki, che aveva posato una mano sul braccio della ragazza.
“Lasciate
aria!”, esclamò il ragazzo sottolineando la
richiesta con un gesto brusco della mano.
Una
volta che Yuuki, lanciato un ultimo sguardo sulla
granroriana, si era alzato e aveva affiancato due altrettanto
preoccupati Mai e
Kenzo, il Guerriero Blu portò la mano sotto il mento di
Aileen e attirò la sua
attenzione.
“Mi
vedi? Ti senti qualche fastidio? Ronzii? Mal di testa?”
“Vorrei
vedere te, dopo un volo del genere”, gemette
debolmente la ragazza continuando a massaggiarsi la nuca. “Mi
verrà un
bernoccolo mostruoso…”
“Se
hai la forza di lamentarti, non dovresti stare così
male.”
Aileen
sbuffò e aprì gli occhi, focalizzando il volto
del
ragazzo. “Mi vedi sdoppiato?”, le chiese ancora e
lei scosse la testa.
“Solo
un tantino rintronata. Che ho sbagliato sta volta?”,
aggiunse abbozzando una risata. Gli altri tirarono un sospiro di
sollievo e
sorrisero appena. Magisa, invece, si portò una mano tra i
capelli ed espirò.
“State
bene, Maga Magisa?”
La
donna annuì e sospirò, faticando a trattenere i
sensi di
colpa a quella domanda. “Non sarebbe dovuto
succedere…”
Intanto,
Hideto e Zungurii avevano afferrato le braccia di
Aileen per sorreggerla. Il secondo rimase in attesa che Hideto fosse
pronto. Il
ragazzo, una volta coordinatosi con la gamba ferita, annuì.
“Proviamo a tirarla
su.”
In
piedi, i due provarono a lasciare la presa e Aileen, dopo
un attimo di ondeggiamento, rimase saldamente sulle proprie gambe.
Sicura di
non cadere, la ragazza sorrise verso gli altri e si
controllò le mani, segnate
anch’esse da ustioni.
“Rischi
del mestiere, no?”, esclamò tornando ad alzare lo
sguardo. “Sapevamo tutti che sono inesperta. Riproveremo
più tardi.”
Prima
che uno dei Maestri della Luce o Zungurii, palesemente
poco convinti della proposta della granroriana, potesse protestare in
qualche
modo, fu Magisa a ribattere.
“Non
cambierebbe niente.”
“Visto?”,
aggiunse prontamente Zungurii, “anche per Magisa è
meglio… cosa?”
Il
granroriano si voltò verso la Maga, imitato dai Maestri
della Luce che uno dopo l’altro afferrarono quanto sussurrato
dalla donna.
Magisa
non alzò la testa. “Non è Aileen il
problema. Sono
io.”
Inspirò
e si obbligò a incrociare lo sguardo di tutti, che
si erano fidati di lei, che avevano messo a repentaglio le loro vite
solo poche
ore prima per lei. Inghiottì a fatica la saliva che le
impastava la bocca.
“Temo
di non potermi riprendere il Nucleo. Forse, non potrò
farlo per molto tempo!”
Distolse
subito lo sguardo e, nello stesso istante, Aileen
scattò in avanti con il viso infiammato, liberandosi dal
sostegno di Hideto e
Zungurii.
“Me
lo avevi promesso!”
Magisa
strinse le labbra, sofferenza e sconforto palesi
nella smorfia del viso. “Aileen…”
“Doveva
essere qualcosa di temporaneo”, interruppe con foga
e avanzando ancora, ormai a ridosso dei divani. “Solo
finché non ti avremmo
salvata!”
La
giovane granroriana aspettò una replica e, quando questa
non giunse, proseguì con la voce incrinata,
“È
per questo che hai sempre rimandato l’apertura del
portale.”
Magisa
aprì subito la bocca per negare, ma non una parola
riuscì a uscire dalle sue labbra, non quando una parte di
lei si sentiva
colpevole. Forse non lo aveva fatto inconsciamente, ma per ben
più a lungo di
un mese aveva saputo che qualcosa non andava. Forse lasciare il Nucleo
a
qualcun altro era sembrata istintivamente una via di fuga.
“Sì.”
Aileen
ruotò su sé stessa, corse e si fiondò
giù per i
gradini. Nessuno degli altri ebbe la forza e la prontezza di seguirla.
Hideto
fu il primo a reagire, occupando lo spazio in cui
poco prima si era trovata Aileen, e sbattendo le mani sullo schienale
del
divano. Magisa sussultò e lo fissò con occhi
sgranati.
“Potete
gentilmente finirla qui? Tutti quanti?”
Il
ragazzo si voltò, cercando lo sguardo di Serjou e
Zungurii, con M.A.I.A. che saettò fuori dal suo campo di
vista.
“Forse
vi starete tutti quanti divertendo un mondo, ma noi NO.”
Mai
lo affiancò posandogli una mano sul braccio e quando i
loro sguardi si incrociano, la ragazza scosse appena la testa. Hideto
si passò
una mano tra i capelli e sbuffò, ma alla fine si sedette
pesantemente
incrociando le braccia. La Guerriero Viola abbracciò le
braccia al busto e
sospirò, voltandosi verso la Maga.
“Magisa,
capiamo che può essere difficile ammettere una
sconfitta. Ma tutto questo nascondere di dettagli”, si morse
un labbro, “non
aiuta.”
“Prima
di ripetere una simile esperienza con il salvataggio
di Dan”, aggiunse il Guerriero Bianco andandosi a sedere su
uno dei posti
liberi del divano, “propongo di chiarificare esattamente cosa
e che rischi ci
dovremmo attendere.”
Kenzo
annuì vigorosamente e raggiunse velocemente il divano,
rivolgendo un sorriso incoraggiante a Magisa.
“Devi
ancora raccontarci un sacco di cose!”
“E
senza mentire”, mormorò con voce dura il Guerriero
Blu.
La
donna ricambiò il sorriso e sospirò, rassegnata
dall’impossibilità
di fermare i Maestri della Luce e segretamente grata di poter rimandare
il
confronto con Aileen.
“Non
siete i primi che tentano questa impresa.”
Allungò
quindi la mano e fece apparire uno dei suoi libri,
una delle poche cose che riusciva a fare senza aver bisogno di
incanalare la
magia nello scettro. Lo aprì e sfogliò le pagine
fino al punto che, pochi anni
prima, aveva trovato grazie ai sacerdoti del regno di Topazio.
“Prima
di me, ci sono state decine di Maghi e Maghe del
Mondo Altrove e molti di essi hanno lasciato memorie di quanto hanno
vissuto.
Quanto sto per leggervi, risale a un’epoca molto antica,
antecedente al periodo
in cui il Nucleo Progenitore perse il suo Maestro.”
“Cosa
intendi dire?”, interruppe Kenzo corrugando la fronte.
“Per
molto tempo il Nucleo
Progenitore è stato senza un suo custode. Kajitsu
è stata la prima dopo
secoli”, rispose Yuuki. La linea dura delle labbra lasciava
ben intendere
quanto avrebbe preferito che, ciò, non fosse mai spettato
alla sorella.
“Ma
nel passato c’era un Maestro del Nucleo
Progenitore?”
“Esatto”,
riprese Magisa, “e queste parole appartengono a
quell’epoca. Sono le prime che io sia riuscita a trovare, che
parlano di quel
luogo.”
La
donna inspirò e irrigidì le spalle, sperando in
cuor suo
di non dover vivere quanto era lì scritto.
“Quest’oggi, ho perso
la mia migliore amica. E Irkar ha perso sua sorella. Né lui
né io ce lo
potremmo perdonare, perché è stata colpa nostra.
Ma ho trovato un antico testo,
antiche leggende tramandate, di un luogo che connette i nostri mondi e
che è
pervaso dal poter del Nucleo. Troverò il modo di
accedervi.”
Lasciò
scorrere il dito su quelle parole ricopiate e
tramandate, fino a fermarsi sul passo più importante che
doveva leggere loro.
Rialzò lo sguardo.
“I
due ci riuscirono, aprendo forse per la prima volta il
varco per quella dimensione. Irkar trionfò e
riportò indietro la sorella.”
“E
allora dov’è il problema?”, interruppe
Zungurii
accovacciato dietro al divano e appoggiato con le braccia sullo
schienale.
Magisa
chiuse il libro di scatto, le pagine che produssero
un rumore sordo, spinte con violenza le une contro le altre. Con foga,
alzò lo
sguardo verso di loro, le iridi lucide.
“Non
li riconobbe! MAI! Nonostante loro avessero provato e
riprovato a ricordarle il suo passato. Alla fine, chiese loro di
lasciarla in
pace, di permetterle di vivere senza tutte le loro
aspettative!”, replicò
riaprendo poi subito le pagine e trovando le righe che subito lesse con
voce
carica d’emozione.
“Sono passati anni,
non è cambiato nulla. I miei doveri mi hanno portato
lontana, ma non
dimenticherò mai il giorno in cui ho perso davvero la mia
migliore amica. Se n’è
andata e ci ha chiesto di non cercarla più. Ora, lei
è felice, si è rifatta una
vita, ha fatto pace con le visioni che l’hanno tormentata da
allora e si è
costruita una famiglia. La ferita nella mia anima, però, non
si rimarginerà
mai, bruciante di sensi di colpa. Forse, è la punizione
giusta. Oh, tu lettore
del futuro, non dimenticare queste mie parole: fate tesoro delle
memorie e
accettate che i cammini delle persone che amate si interrompano prima
del
vostro.”
La
Maga tornò ad alzare lo sguardo e incrociò
l’espressione
scioccate delle persone attorno a lei. Il silenzio era pesante, rendeva
quasi
difficile respirare.
“Queste
sono le sue ultime parole.”
“Ma
è un caso, Magisa!”, esclamò Kenzo
voltandosi a destra e
a sinistra, gli occhiali che scivolavano sulla punta del naso,
“magari hanno
sbagliato qualcosa. Magari, cioè… intendo dire,
non avevano nessuna idea. Come
facevano a sapere cosa fare?”
La
granroriana non rispose, stringendo il libro al petto. Kenzo
abbassò le spalle, frustrato. Hideto accanto a lui,
sospirò.
“Un
indizio è un indizio, tre sono una prova.”
Le
parole suonarono poco convinte, ma spinsero comunque la
Maga a replicare, le dita che stringevano con forza la copertina ruvida.
“Sarete
contenti, allora. Dalle testimonianze che si sono
conservate, solo altre due volte provarono a riportare indietro
qualcuno.”
“Non
sono più tanto curioso”, biascicò Kenzo
al sentire il
tono della Maga.
“Nessuno
di loro tornò indietro.”
Quelle
parole suonarono come una condanna, la perfetta
conclusione di una giornata che era iniziata nel peggiore dei modi.
L’euforia
della sera prima si era dissolta, così lontana che non
sembrava loro possibile fosse
successa solo poche ore prima.
“Ma
che cosa c’è in quella dimensione?”,
domandò ancora
Yuuki spingendosi in avanti e posando le braccia sulle gambe.
“Possibile che
nessuno sia stato in grado di fornire informazioni utili?”
Magisa
posò il libro e si alzò in piedi, portando una
mano
alla fronte. Poi, lentamente tornò ad abbassare la mano e si
voltò verso le
vetrate, dando la schiena ai Maestri della Luce.
“Un mondo come nessuno
dei mondi. Dove il tempo non esiste. Dove finisci per dimenticare chi
sei. Dove
sei costretto ad affrontare le tue angosce. Ti rimane dentro e ti
consuma.”
Tornò
a voltarsi.
“Ciò
è quello che raccontò Irkar. Neppure lui
tornò incolume
da quel mondo, nello spirito più che nel corpo, e non volle
parlarne mai.
Lasciò queste parole su un foglio, quando non ce la fece
più.”
Tutti
compresero che cosa significasse.
“Capite
perché mi oppongo?”
Questa
volta, furono i Maestri della Luce a non saper cosa
rispondere.
Da
una parte sembrava una follia, un giocare con la sorte
che prometteva esiti e conseguenze che rischiavano di seguirli per
sempre,
facendogli pagare caro l’ardire di entrare in quella
dimensione.
Ma,
una piccola parte dentro di loro, quella riaccesasi
davanti alla possibilità di riavere Dan, impediva loro di
spegnere la speranza
in quello stesso istante, lasciarla alle spalle e proseguire.
“Potete
prendervi del tempo per decidere, Lady Viole. Dobbiamo
comunque aspettare che cali la notte per avvicinarci alla
scala.”
Hideto
fu il primo ad alzarsi, si stirò la schiena e
infilò
le mani nelle tasche dei pantaloni. Lo sguardo di tutti non
tardò a voltarsi
verso il ragazzo che si limitò a scuotere le spalle e
regalare loro un mezzo
sorriso.
“Inutile
che restiamo qui a guardarci, che dite?”, e agitò
la mano verso il retro. “Credo approfitterò della
luce per schiarirmi un po’ le
idee.”
Gli
altri lo guardarono allontanarsi finché non scomparve
dietro la parete posteriore. Serjou chinò il capo e
tornò alla postazione di
comando e fece cenno a M.A.I.A. di seguirlo. Il robot fece un paio di
giri
sopra il gruppo e raggiunse il granroriano emettendo una serie di bip
di
disappunto.
Fu
allora che Mai scattò in piedi, cogliendo quasi di
sorpresa Kenzo che sussultò e le lanciò uno
sguardo interrogativo. La ragazza
rimase per qualche istante assorta nei propri pensieri, lo sguardo
sfocato
diretto verso il tavolino di vetro.
“Mai?”
La
Guerriero Viola sussultò e si voltò verso
l’amico. Dopo
un attimo di esitazione, iniziò a raccogliersi i capelli in
una cipolla
disordinata.
“Seguirò
l’esempio di Hideto. La fuga della fortezza è
stata
veramente stressante. Mi rilasserò con un bel bagno o mi
sistemerò le unghie!”,
aggiunse infine con una risata e schizzando l’occhio.
Kenzo
annuì e iniziò a mordicchiarsi l’unghia
del pollice,
seguendo con la coda dell’occhio Mai che si
dileguò al piano inferiore.
Lentamente, il ragazzo afferrò il proprio portatile e lo
accese. Allo stesso
tempo, anche Yuuki si allontanò dal divano dirigendosi verso
il retro della
Limoviole.
Fissò
lo schermo per lunghi istanti, ripensando e ripensando
alle parole di Magisa, ai rischi che potevano correre, alle conseguenze
che
pesavano su Dan. Alle conseguenze che avrebbero dovuto accettare loro.
Eppure,
l’unico pensiero che non riusciva a lasciarlo in pace, che
gli impediva di concentrarsi
in modo obbiettivo sul problema, era un pulsante.
Una traduzione sbagliata.
Sentì
la mano di Magisa sulla sua spalla prima di rendersi
conto che gli si era avvicinata. Non spostò lo sguardo dallo
schermo, ma allontanò
le dita dalla bocca.
“Fino
a qualche anno fa, mi piaceva credermi adulto.”
Poi
c’era stato l’attacco mediatico. Il quasi
assassinio di
Yuuki. L’avventura nel futuro. Il sacrificio di Dan. Tutte
cose che un bambino
non avrebbe dovuto affrontare.
“Volevo
che i miei genitori di accorgessero di me. Se fossi
stato maturo, intelligente… capace di stare al loro livello.
Ma sbagliavo. Ho
sbagliato su tante cose.”
“Tutti
sbagliamo, Kenzo.”
“Non
pensavo alle conseguenze, non veramente. Se sei
piccolo, gli errori non sembrano mai così
insormontabili.”
“Riguarda
Dan?”, azzardò dolcemente la Maga.
Kenzo
si voltò di scatto verso di lei, gli occhi lucidi e la
voce incrinata. “Dan non ha scelto! Non puoi fare un
esperimento senza tutti i
dati. Non sapeva, nessuno pensava che potesse andare così!
IO dovevo stare più
attento!”
Tornò
a voltarsi bruscamente verso lo schermo e schiacciò Invio con forza. Magisa
sospirò.
“A
Dan non sarebbe importato nulla, e lo sai anche tu.”
“Lo
so!”, sbottò aprendo un file a caso, ben sapendo
che non
sarebbe riuscito a pensare ad altro, non finché non avesse
preso una decisione.
SPAZIO AUTRICE:
Salve a tutti. Finalmente
questo
nuovo episodio ha visto la luce, anche se purtroppo ben più
tardi di quanto
avrei sperato. Ma il duello di questo episodio è stata una
bella bestia da
domare: ho perso il conto di quante volte siamo stati costretti a
rifarlo per
farlo funzionare e facendo in modo che non fosse unidirezionale. Spero
che
apprezzerete.
Venendo a questo capitolo,
avrete notato che mi sono permessa una “licenza poetica"
sulla struttura
di Gran RoRo. La
dimensione di cui
parlano è una mia completa invenzione, ma ho cercato di
introdurla senza
contraddire (spero) nessun dettaglio canon del Mondo Altrove.
Il titolo è
ispirato a quello
dell’episodio 46 di Dan il
Guerriero
Rosso, “Vincere per Kajitsu” …
se il risultato questa volta sarà diverso,
però, è ancora tutto da vedere.
Cosa ne pensate? Quale
decisione
prenderanno i nostri Maestri della Luce? E cosa li aspetta, qualunque
sarà la
loro scelta?
Spero che il capitolo vi sia
piaciuto, che i personaggi abbiano reagito e agito IC e che vi abbia
incuriosito. Se vi va fatemi sapere che vi sembra e quale secondo voi
sarà il
risultato. E per qualunque domanda (tranne spoiler, che la risposta
è una sola:
vedrete) sapete dove trovarmi.
Ho deciso di suddividere
l’episodio
in un numero maggiore di capitolo, ma più brevi (dalle 3500
parole alle 6000).
Fatemi sapere se vi trovate bene o preferireste che torni ai soliti
quattro
capitoli ma più lunghi (tra le 7000-10000 parole). Secondo
me, così è una
lettura più scorrevole, ma ovviamente non sono io la
lettrice. ;)
A presto,
HikariMoon
P.S. so di aver
fatto passare di
nuovo un sacco di tempo, ma voglio rassicurarvi che questa serie non
sarà
abbandonata e che, succedesse qualcosa per cui sia costretta a farlo,
ve lo
comunicherei chiaramente.
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
CAPITOLO
2
Quando
Yuuki uscì sul retro della Limoviole,
trovò Hideto seduto a gambe incrociate contro il muro.
Metà del suo mazzo era già ben allineato per
terra, spirit, magie e nexus tutti
ordinati per costo e riduzione. In silenzio, si posò contro
il bordo del muro e
rimase a osservarlo. Finito di appoggiare l’ultima carta, il
Guerriero Blu
strinse il mento tra le dita e cominciò a ricombinarle in
modo diverso.
“Non
conosci ormai a memoria il tuo mazzo?”, domandò
infine
con una punta di divertimento.
“Non
ho i miei album con me”, replicò l’altro
combinando un
set di nexus con una coppia di spirit e afferrando una magia tra le
dita.
Il
Guerriero Bianco scosse la testa e gli si sedette
accanto, porgendogli il proprio mazzo. Hideto lo prese senza esitazione
e
iniziò a smistarlo accanto alle proprie carte. I due
guerrieri non dissero
nulla per lunghi minuti, durante i quali il più giovane
combinò in vari modi le
due strategie come se fosse un vero scontro e l’altro si
limitò a fissare in
silenzio gli spostamenti. Quando Walhalance venne
combinato con Gugnir,
Yuuki posò la testa
alla parete e alzò lo sguardo verso l’orizzonte,
che sembrava immobile per poi
sfrecciare ai contorni.
“Come
vedi, ho trattato con cura Wahalance
e Gugnir.”
Hideto
ghignò e afferrò la prima delle due.
“Allora ti
ricordi che è solo un prestito.”
Quando
l’amico non rispose, il ragazzo si voltò verso di
lui, sforzandosi di mantenersi serio anche vedendo il suo sopracciglio
sollevato.
“Se
non ricordo male, erano tornate mie.”
Il
Guerriero Blu tornò a voltarsi verso le carte, stringendo
le labbra ma non riuscendo a trattenere del tutto la risata.
“Se
le rovini, può tornare a essere un prestito!”
Scoppiò
a ridere ancora prima di finire di parlare e
posizionò in una nuova combinazione il potente spirit bianco.
“Prima
dovresti battermi. E non sarebbe facile come allora”,
replicò laconico Yuuki. Se si fosse voltato, Hideto avrebbe
visto l’ilarità
nello sguardo dell’altro. Ma il ragazzo era rimasto a fissare
le carte con
espressione corrucciata, il divertimento di poco prima spento dalle
chiazze
rosse che costellavano i loro mazzi.
“Cosa
pensi dovremmo fare?”, chiese intrecciando le dita e
posandovi il mento.
Yuuki
non ebbe bisogno di chiedergli a che cosa si
riferisse: si era aspettato che il discorso venisse fuori, prima o poi.
Forse
si sorprendeva che fosse passato così poco tempo.
“Perché
lo chiedi a me?”
“Non
so”, fu la risposta più istintiva che
salì alle labbra
del Guerriero Blu. Poi si posò anche lui contro la parete,
alzando lo sguardo
verso il cielo screziato di nuvole bianche.
“Sei
quello che è rimasto al suo fianco fino alla fine. Io
me ne sono andato subito.”
“Io
potrei voler farlo tornare solo per avere la mia
rivincita, non trovi?”
Hideto
aggrottò per un istante la fronte per poi rilassare i
muscoli e scuotere la testa.
“Sai
che non sarebbe vero. Anche se, per tutti i cieli -”,
aggiunse sorridendo divertito, “- conoscendo Dan potrebbe
anche essere un
motivo sufficiente. Ma saresti in fila dopo Zungurii.”
“Ma?”,
incitò sommessamente il Guerriero Bianco.
“Ma
non è vero neanche quello che ho detto. Forse,
perché
decidere adesso mi fa sentire in colpa per quello che non ho fatto nel
futuro.
Se fossi stato più veloce nella ricerca, se fossi rimasto di
più sulla Sophia…
chissà.”
Il
ragazzo balzò in piedi e si diresse verso il parapetto,
lasciando che il vento gli scompigliasse i capelli e il paesaggio
desertico gli
ricordasse tutti quei luoghi abbandonati che aveva attraversato negli
ultimi
anni.
“Se
io non mi fossi fatto quasi ammazzare da un proiettile,
se non fossi stato in coma mentre Dan si sacrificava per il
futuro…”, elencò
Yuuki affiancandolo. “Con il gioco dei se possiamo andare
avanti tutto il
giorno, fidati.”
E
lui lo aveva provato sulla propria pelle: per settimane,
mesi si era chiesto che cosa avrebbe potuto fare di diverso, se qualche
sua
decisione avesse potuto cambiare quanto successo a sua sorella. Ancora
se lo
chiedeva, nonostante tutto.
“Se
non avessi lasciato solo a lui il compito di duellare.”
“Se
io fossi venuto nel futuro con voi.”
E,
suo malgrado, Hideto non riuscì a trattenere un
ghignò
che presto si trasformò in una risata. Abbassò la
testa per evitare
l’espressione per nulla divertita dell’amico, ma
anche dopo cinque anni il
pensiero che Yuuki non avesse ancora ben chiaro chi fosse Zolder, non
permetteva di restare seri.
“Sapete-”,
esordì con voce piatta il Guerriero Bianco, quel
tono che un tempo faceva rabbrividire e scattare sull’attenti
i suoi
sottoposti, “- vi obbligherò a dirmi cosa vi
diverte tanto della possibilità che
io potessi venire con voi.”
“Fidati,
te ne pentiresti.”
Il
Guerriero Blu si girò e posò la schiena e i
gomiti al
parapetto. Distrattamente, si voltò verso le carte rimaste
sparpagliate sul
terreno.
“E
ammettilo che l’hai detto apposta. Sai che io e gli altri
ridiamo sempre.”
“Può
darsi”, concesse imitando l’amico ma incrociando le
braccia. “La minaccia era vera, però,
Suzuri.”
“Affronteremo
la tua ira, allora, Momose”, dichiarò con voce
stentorea il Guerriero Blu portando una mano al petto con gli occhi
chiusi. Poi
sbirciò con uno dei due e vide l’espressione per
nulla colpita dal suo
teatrino.
“Va
bene, la smetto. Il nostro problema è un altro.”
Yuuki
non rispose subito, anche se il suo sguardo sembrò
scandire l’istintiva replica: la
vostra
poca serietà. Ma se lo pensò davvero,
decise di non infierire e lasciò
vagare lo sguardo all’orizzonte.
“Quando
il Re del Mondo Altrove mi illuse di poter riavere
Kajitsu, Dan sapeva che era una trappola. Lo sapevo anche io, ma non mi
importava. Avrei rischiato ogni cosa.”
Sospirò
e si staccò dal parapetto. “Per lui, salvare me
era
stato più importante di qualcuno che era impossibile da
riavere.”
“Ma
lui lo farebbe. Se si dovesse salvare uno di noi, lui lo
farebbe.”
“Sì,
lui lo farebbe.”
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La
cucina era deserta e avvolta dalla penombra. Mai rimase
per lunghi istanti immobile sul cono di luce creato dal corridoio.
Strinse le
braccia attorno al busto e lasciò vagare lo sguardo sulle
superfici lucide e
immacolate, sui cassetti e gli sportelli che nascondevano pentole e
utensili.
Niente era stato lasciato fuori, una semplice precauzione per evitare
una
baraonda durante le frequenti fughe.
Asciugò
una goccia che le rigò il collo e sistemò meglio
una
ciocca di capelli ancora umidi, puntati in modo disordinato in cima
alla testa
con una clip. Avanzò e percorse con un dito tutto il bordo
del ripiano
principale.
Si
fermò davanti a una piccola credenza, quella che durante
il primo viaggio aveva accolto le spezie di Zungurii. La
aprì e, come si era
aspettata, fu accolta dalle file caotiche di contenitori di varie
dimensioni.
Li voltò a uno a uno per leggerne l’etichetta,
finché trovò quello che cercava.
Esitò, le sue dita a un soffio dalla superficie di vetro.
Poi sbuffò e lo
afferrò, aprendo con uno spock
il
tappo.
L’odore
speziato, ricco e caldo della polvere dorata le
penetrò all’istante le narici. Chiuse gli occhi,
godendo della familiarità di
quell’odore.
Ricordava
ancora lo sguardo di rassegnata comprensione di
Clarky, ogni volta che lo costringeva ad assaggiare il suo ennesimo
esperimento. Lui aveva capito subito i motivi dietro al suo improvviso
interesse per il curry. Lui, l’eterno romantico che aveva
scelto gli unici film
d’amore strappalacrime che avessero guardato in quelle
settimane a casa di
Yuuki, anche quando il padrone di casa aveva minacciato di cacciarlo
fuori.
Lei
se ne era giusto approfittata un po’, ben sapendo che
Clarky non avrebbe detto nulla.
Ma
non c’era mai stata veramente l’occasione per
prepararglielo e, in fondo, le era andato bene così,
perché non si era sentita
per nulla sicura della riuscita del piatto. Almeno fino a
quell’ultimo giorno,
quando Dan glielo aveva chiesto. In quell’istante non le era
importato nulla:
glielo avrebbe preparato, anche se poi lui le avrebbe fatto i
complimenti solo
per non deluderla, mentre ingurgitava le forchettate con una smorfia.
A
En e Fant era piaciuto.
Ma
non l’aveva più preparato da allora.
Tappò il barattolo e
lo rimise insieme agli altri. In realtà non aveva cucinato
un granché, né dopo
né prima. Cucinare non le era mai interessato. Sua madre era
un’ottima cuoca,
lei aveva sempre avuto altro a cui pensare: il taekwondo, il blog,
Battle
Spirits…
La
luce inondò la stanza e Mai sussultò sbattendo le
palpebre, ruotando verso l’entrata con il cuore che batteva
accelerato. Il suo
sguardo incrociò quello impacciato di Zungurii.
“Scusa,
non pensavo ci fosse qualcuno. Credevo di aver
dimenticato la porta aperta.”
La
Guerriera Viola annuì e sorrise per rassicurarlo. Il
granroriano la raggiunse e sbirciò incuriosito lo sportello
delle spezie ancora
aperto.
“Volevi
cucinare qualcosa?”
“No”,
bofonchiò la ragazza arrossendo. Si voltò e
richiuse
la credenza. “Stavo solo pensando. In realtà, sono
pessima ai fornelli!”
Zungurii
rise con lei, anche se non sembrava molto convinto.
Si chinò davanti a un’altra credenza e, apertala,
ne estrasse un enorme
pentolone.
“Se
ti va, puoi aiutarmi! Pensavo di preparare qualcosa,
sai, in previsione che salviate Dan.”
L’incrollabile
certezza con cui pronunciò quella frase fece
inumidire gli occhi di Mai. Dovette deglutire più volte
prima di trovare la
voce per parlare.
“Sai,
forse Magisa ha ragione. Forse è davvero troppo
pericoloso.”
“Ma
voi siete i Maestri della Luce!”, ribatté
sconcertato il
granroriano voltandosi verso l’amica. “Abbiamo
appena espugnato la fortezza di
questo regno.”
“Quindi
rischiare la vita di uno di noi per forse
salvare Dan, a te andrebbe bene?”,
contrattaccò la Guerriera Viola con tono aspro. La sorpresa
di Zungurii spiazzò
la ragazza, che si rese conto di aver risposto molto più
duramente di quanto
avrebbe voluto. E si sentì terribilmente in colpa.
“Io
non-”, mormorò con gli occhi sgranati il
granroriano.
“Mai, non è quello che intendevo dire!”
“Lo
so.”
Mai
sospirò, stringendo per un attimo la base del naso, e
liberò una ciocca di capelli umidi attorcigliandola attorno
al dito. Non era
giusto che si sfogasse su di lui. Non era colpa sua se dovevano
prendere quella
decisione. Non era colpa sua, né di nessun altro, se lei era
così combattuta
sulla scelta da fare.
“Scusami,
Zungurii.”
“No,
scusami tu Mai”, affermò con forza il granroriano.
Portò una mano dietro alla testa e si strofinò il
naso con l’altra. “Non voglio
perdere un altro di voi. Forse, anche Dan non vorrebbe che corriate il
rischio.”
Sembrava
quasi che lo avesse detto per farle un favore, per
appoggiare le parole che lei stessa aveva pronunciato poco prima. Le
parole
che, sentiva dentro di lei, erano quelle della scelta più
giusta: quelle che,
una volta espresse a voce, si era chiesta se servivano a convincere lui
o lei.
Lei
sapeva che era la scelta più giusta.
Però,
c’era il senso di colpa che si insinuava nei suoi
pensieri, un senso di impotenza fin troppo familiare, un non
ti perdonerò mai che risuonava dai suoi incubi
peggiori.
E
Mai, improvvisamente, non sapeva più.
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Aileen
sbuffò, tenendo il carboncino in equilibrio precario
sulle labbra. A gambe incrociate sul letto fissava, con il mento posato
alle
mani ricoperte da garze, una dozzina di foglio sparpagliati davanti a
lei. Solo
alcuni dei tanti, veri ricordi che
fin da bambina si era impuntata di voler conservare a modo suo. Quei
disegni
che, dopo ogni incubo, ogni momento del passato rivissuto,
l’aiutavano a
ricordare chi fosse davvero.
Sarebbe
stato più semplice, ne era sicura, se fosse stata al
villaggio con la sua famiglia. Starebbe insegnando a Myrna i trucchi di
Battle
Spirits. Litigherebbe con Niall, che cercherebbe di impedirle di
partecipare ai
turni di ronda. Aspetterebbe che Vey porti notizie dagli altri mondi.
La sera
scambierebbe segreti e opinioni con sua cugina e Leah, anche se stanche
morte
di tensione e lunghi pattugliamenti. I suoi genitori…
Strizzò
gli occhi per bloccare le lacrime e il carboncino
scivolò sul materasso. Non gliene andava bene una, per tutte
le piume di
Hououga, si ripeté per l’ennesima volta
chiedendosi dove avesse sbagliato.
Nessuno
doveva sapere che lei ricordava. E lei, come una
stupida, si era inalberata ottenendo come unico risultato che il
Guerriero
Bianco lo scoprisse.
Magisa
le prometteva che avrebbe dovuto tenere il Nucleo per
poco. E ora si ritrovava a essere la Maestra del Nucleo Progenitore per
un
tempo indefinito.
Si
lasciò cadere indietro contro il cuscino. Lo stesso che,
un attimo dopo, si premette sulla faccia per smorzare il grido di
frustrazione
che lasciò le sue labbra.
Sentì
la porta aprirsi, ma non si mosse.
“Ti
disturbo?”
Aileen
sospirò, spostò il cuscino rimettendosi seduta e
incrociò lo sguardo amareggiato di Magisa.
Raggruppò i fogli disordinatamente,
senza distogliere la propria attenzione dalla Maga.
“Hanno
già deciso?”
La
donna scosse la testa e si sedette sull’angolo più
in fondo
del letto. “Ho sperato fino all’ultimo. Non avrei
mai voluto lasciarti questo
peso.”
La
più giovane granroriana si limitò ad annuire,
anche se
sicura che quella non fosse un granché di reazione. Si
alzò per infilare i
disegni su una mensola, attardandosi a lisciarli, combattuta tra il
voler
essere arrabbiata e il non riuscirci. Non con Magisa, non con tutti gli
anni
che avevano viaggiato assieme. Senza dire una parola, tornò
al letto e vi si
sedette pesantemente. Magisa allungò la mano e la
posò su quella della
Guerriera Verde.
“Aileen,
mi dispiace veramente tanto. Vorrei non essere una
Maga così inadeguata.”
Aileen
corrugò la fronte e inclinò la testa, convinta di
trovare sul volto dell’altra granroriana la conferma che
stesse scherzando.
Magisa aveva affrontato il Re del Mondo Altrove, anche privata dei
poteri aveva
continuato a combattere, aveva cercato e cercato i Maestri della Luce,
si era
presa cura di Kajitsu anche quando la credevano una loro nemica. Non
aveva mai
perso le speranze. E solo allora si accorse che nell’altra
granroriana c’era
qualcosa di diverso, anche se non riusciva a puntare il dito su cosa
fosse
esattamente.
“Tu
sei la miglior Maga del Mondo Altrove che Gran RoRo, che
io abbia mai visto!”
Magisa
arretrò impercettibilmente, stupita dall’impeto e
convinzione del tono di Aileen. Quest’ultima
registrò a sua volta, solo alla
fine, l’enfasi di cui aveva imbevuto quelle parole e
tornò a voltarsi verso i
disegni, un appiglio contro la moltitudine di ricordi che tentava
ancora una
volta di riaffiorare dalla sua mente. Odiava quando la sua bocca andava
più
veloce del suo cervello.
La
Maga la scrutò e notò l’evidente
confusione della
ragazza, l’ennesima prova che c’era qualcosa che
non le voleva dire. In quegli
anni lo aveva notato spesso, ma aveva deciso di non forzarla a parlare.
Anche
se Vey, maldestramente, si era lasciato sfuggire che qualcosa lui
sapeva.
“Grazie”,
sussurrò infine posandole una mano sulla spalla.
“Ma il tuo è un commento un po’ di
parte, non trovi?”
La
più giovane granroriana le rivolse un sorriso tirato,
mordendosi la lingua per non far traboccare tutte i ricordi che lei non
avrebbe
dovuto avere. Affondò le dita nella coperta e strinse, fino
a farsi diventare
le nocche bianche.
“Non
ti sei mai arresa. Anche quando tutto sembrava perso.
Varrà pur qualcosa?”
La
domanda rimase sospesa. Magisa guardò davanti a
sé, uno
stanco sorriso che le piegava le labbra. Poi espirò e si
sollevò in piedi,
regalandole un sorriso più ampio e più convinto.
“Allora
sarà meglio che non mi arrenda neppure ora, no?”
La
sua mano andò d’istinto a cercare lo scettro.
Un’ombra
velò per un istante il suo sguardo, per essere subito
sostituita da una risata.
“Te
lo prometto Aileen. Capirò che sta succedendo e mi
riprenderò il Nucleo Progenitore. Ci sono un sacco di luoghi
a Gran RoRo dove
potrò cercare risposte!”
L’entusiasmo
di Magisa era contagioso e ben presto anche
Aileen si sentì più leggera, libera
dall’inquietudine che aveva dominato i suoi
pensieri dal momento che aveva capito di dover tenere il Nucleo. Anche
se una
piccola parte dentro di lei non riusciva a crederci del tutto. Ma se
Magisa
continuava a non arrendersi, non poteva arrendersi neppure lei.
“Dobbiamo
solo trovare il modo di andarci, allora.”
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Nessuno
di loro lo aveva fatto consciamente. Kenzo non si
era mosso dal divano, immergendosi completamente in dati e analisi.
Yuuki e
Hideto erano rientrati quando fuori si era fatto troppo buio per vedere
le
carte. Mai era risalita dal ponte inferiore quasi nello stesso istante.
Di
Magisa non c’era l’ombra e anche Serjou, con la
motivazione di controllare qualcosa in sala macchina, si era dileguato
con
M.A.I.A. chiedendo loro di stare attenti al radar.
E
così i Maestri della Luce si ritrovarono soli, in
silenzio, con la tensione della decisione che alleggiava pesante
attorno a
loro. Ci volle qualche istante, ma poi bastarono poche parole, per
ammettere
che nessuno di loro aveva veramente fatto una scelta.
Ognuno
provò allora a esporre un vantaggio, qualunque cosa
non facesse sembrare suicida la missione. Ed era facile ogni volta
trovare un
altrettanto valido, se non più, motivo che sembrava fatto
apposta per farli
desistere.
Non
ci volle molto che il nervosismo esplodesse e Mai e
Hideto si ritrovassero uno di fronte all’altro, in piedi.
“Capisco,
che per te-”, sbottò Hideto indicando la ragazza
con la mano.
“Per
me cosa?”
“Sì,
con il legame che-”
La
Guerriera Viola assottigliò gli occhi. Per un brevissimo
attimo Yuuki fu sicuro che la ragazza avrebbe impartito
all’amico un sonoro
schiaffone.
“Lasciatemi
mettere bene in chiaro una cosa”, riprese con
tono duro puntando un dito, e non un palmo, contro il volto del
Guerriero Blu.
“Ciò che provavo per Dan non ha nulla a che fare
con la mia scelta.”
Il
gelo di quelle parole si propagò per tutta la stanza. Mai
esitò davanti al silenzio degli altri e portò una
mano alla fronte, sospirando
pesantemente.
“So
benissimo che è una follia, che alla fine Dan potrebbe
non tornare davvero. Ma non posso sopportare di non fare almeno un
tentativo.
Mi sento ancora in colpa per non avere fatto niente quella
notte!”
Hideto
strinse i pugni, lanciando uno sguardo accusatorio
verso l’amica.
“Mancava
solo Yuuki, Mai. Se non te ne sei dimenticata. Nessuno
di noi poteva fare nulla.”
“Esatto.
Nessuno di noi ha fatto nulla!”, replicò con nuova
furia la ragazza, i capelli che sbatacchiarono contro il suo fianco.
“Quando
avevano bisogno di un duellante, avremmo potuto farci avanti! Ognuno di
noi, ma
non l’abbiamo fatto. Abbiamo preferito stare a guardare. Era
molto più facile
lasciare il lavoro a Dan, no? Eravamo Maestri della Luce, ma ci siamo
comportati da codardi.”
I
due si lanciarono strali, quasi sfidandosi a chi avrebbe
distolto per primo lo sguardo. Quello di Mai vacillò. Il
Guerriero Blu spalancò
le braccia e sbuffò allontanandosi di alcuni passi.
Yuuki
seguì appena il moto del ragazzo quando gli passò
davanti, voltandosi invece verso Kenzo che teneva lo sguardo basso e si
mordeva
le unghie delle dita. Infine, sospirò e incrociò
gli occhi della Guerriera
Viola.
“Non
siamo tuoi nemici. Credo dovremmo tutti cercare di
calmarci.”
Un
lampo di colpevolezza attraversò il volto della ragazza
che si lasciò scivolare sul divano, stringendo le mani tra
loro. Kenzo annuì
grato verso Yuuki, nello stesso istante in cui Hideto si risedette
accanto a
lui a braccia conserte.
Il
silenzio si prolungò per lunghi minuti, durante i quali
nessuno dei tre andati nel futuro osò neppure guardare nella
direzione degli
altri. E Yuuki, che comprendeva benissimo le loro recriminazioni, che
si
rifletteva nei loro sensi di colpa, aspettava: non era la sua battaglia.
“Non
pensavo quasi a duellare”, mormorò con un sorriso
di
scherno Hideto, “faceva solo che riaffiorare i ricordi. Mi
chiedo ancora come
facesse Dan.”
Kenzo
sospirò. “Era il più forte. Lui lo
sapeva. Noi lo
sapevamo. E ce ne siamo approfittati”, sollevò gli
occhiali e strofinò
stancamente gli occhi. “Mi sentivo più utile
quando facevo ricerca.”
“Nessuno
di noi ha pensato a lui”, sussurrò Mai.
“Chissà
a quale pressione lo abbiamo sottoposto”, aggiunse
Kenzo con la voce incrinata, la propria responsabilità
difficile da digerire,
come ogni volta a cui ci ripensava.
“Volevamo
solo poter leccarci le nostre
ferite”, sbottò Hideto, “tranquilli e in
disparte.”
“Dan
ha pagato per tutti noi. Al posto nostro”,
Mai si risollevò in piedi pronunciando quelle parole,
rivolgendo uno sguardo supplicante verso i propri amici. “Una
chance gliela
dobbiamo. Chi vogliamo proteggere questa volta: lui o noi?”
Prima,
che Hideto o Kenzo potessero replicare, Yuuki si alzò
in piedi.
“E
questa volta saresti in grado di sopportarlo, il senso di
colpa?”
===============================================================================================
Aileen
raggiunse i piedi della scaletta. Non fece che due
gradini, però, prima che la voce del Guerriero Bianco la
facesse immobilizzare.
“E
ora saresti in grado di sopportarlo, il senso di colpa?”
Il
silenzio che seguì quella domanda era così totale
che la
granroriana riusciva a sentire i rumori soffusi che provenivano dalla
cucina.
Alternò lo sguardo tra il corridoio appena percorso e
l’apertura sul ponte, una
manciata di gradini più in alto. Poteva fare dietrofront,
non si sarebbero
neppure accorti che lei era stata lì. Probabilmente, avrebbe
dovuto farlo. Ma
qualcosa la spinse a restare, le dita strette sul passamano e il cuore
che
batteva più forte nel petto. I suoi ricordi di loro erano
pallidi fantasmi
senza forma, memorie di una ragazzina che aveva paura di legarsi agli
altri,
che neppure volendo riusciva a far combaciare con gli sconosciuti che
aveva
incontrato.
“Rischiamo
e vinciamo”, riprese la voce di Yuuki, “Dan
è di
nuovo qui, ma non è più lui. È una
persona diversa, che non riconosciamo, che
non tornerà mai colui che abbiamo conosciuto. Saresti in
grado di vivere con la
consapevolezza di avergli strappato la sua
identità?”
Aileen
si morse un labbro e attese la risposta dei Maestri
della Luce. Era lo stesso dubbio che aveva posto loro davanti Magisa,
come le
aveva raccontato nel riassumerle quanto successo dopo la sua fuga, e
lei si era
trovata d’accordo con lei. Nel suo mondo, gli anziani e il
druwid insegnavano
ai bambini che bisognava rispettare il ciclo della vita,
perché ogni morte serviva
solo a dare nuova esistenza. In quel momento, però, nella
penombra del
corridoio, si ritrovò a chiedersi quanto avrebbe avuto
quella stessa opinione,
se fosse stato qualcuno a cui era legata, la sua famiglia, Leah o
Vey…
“Me
ne assumerò la responsabilità. Ma questa volta
non posso
stare ferma e non fare nulla.”
La
voce di Mai la distolse dalla spirale di pensieri,
permettendole di tornare a concentrarsi sul discorso.
“Non
dovrai essere sola, Mai”, ribadì con veemenza il
Guerriero Blu. “Questa è una decisione che
dobbiamo prendere insieme. La colpa
sarà di tutti o di nessuno.”
“Bene.
Chi è con me allora?”, dichiarò la
Guerriera Viola,
quasi una sfida che solo provassero a contraddirla.
Qualcuno
sospirò, probabilmente Kenzo. “Quasi certamente ce
ne pentiremo, ma ci sto.”
“Anche
io.”
“Va
bene.”
Hideto
e Yuuki non esitarono neanche a confermare la propria
approvazione. Poi, il Guerriero Blu scoppiò in una risata
sorpresa. “Wow. Siamo
matti.”
“Mi
sa che è un requisito per essere Maestri della
Luce”, fu
la concisa replica di Kenzo.
L’attimo
di silenzio successivo si trascinò. Aileen
trattenne inconsapevolmente il fiato, protendendosi in avanti.
“Ora
non ci resta che decidere chi andrà.”
“Su
questo non c’è niente da discutere.
Andrò io.”
“Mai-”
Il
Guerriero Blu suonò esasperato, ma non sorpreso. Il
silenzio degli altri due non fece altro che confermare che la proposta
della
ragazza non uscisse dal nulla. Mai riprese a parlare.
“No.
Non azzardatevi a provare a farmi cambiare idea. È una
cosa che sento il bisogno di fare.”
“Comunque,
tutti questi discorsi sono inutili. Per quel che
ne sappiamo Aileen potrebbe rifiutarsi di usare il Nucleo.”
Aileen
sussultò e serrò con più forza le dita
attorno al
passamano. Le parole di Yuuki erano sensate: qualunque decisione
prendessero
dipendeva espressamente da lei. Ma lo stava facendo di nuovo e non
riusciva a
sopportarlo: proteggerla, darle vie di uscita che non chiedeva. O forse
supponeva semplicemente di sapere che cosa avrebbe scelto lei, soltanto
perché
sapeva dei suoi ricordi.
Kenzo
fu il primo a mostrarsi d’accordo. “E potremmo
darle
torto? Con quello che è successo questa mattina...”
“Beh,
non deve essere una responsabilità da poco”, si
accodò
Hideto.
“No,
non lo è.”
La
sicurezza con cui il Guerriero Bianco pronunciò
quell’affermazione
fu quello che spinse Aileen a muoversi. Superò i gradini
prima di potersene
pentire, ignorando il cuore che aveva accelerato il suo battito. Emerse
sul
ponte superiore e il rumore dei suoi passi le guadagnò
immediatamente
l’attenzione di tutti, che zittirono di botto.
Aileen
si fermò fatti pochi passi, inspirò e resistette
l’impulso di fare dietrofront, lasciandosi alle spalle gli
sguardi perplessi,
sorpresi e vagamente indignati dei Maestri della Luce. Socchiuse le
labbra per
parlare, ma le richiuse subito. Avrebbe dovuto usare di nuovo il Nucleo.
“Ci
stavi spiando?”, esclamò duramente il Guerriero
Blu.
La
granroriana sbuffò e alzò gli occhi al soffitto.
Le
parole di Fresia riaffiorarono nella sua mente: incontrarsi
nel mezzo. Prese in quell’istante la decisione che
ci
avrebbe provato, sperando che nel mezzo ci fosse qualcosa ad aspettarla.
“Volevo
andare a prendere un po’ d’aria. Se volevate fare
un
incontro segreto, potevate scegliere un luogo più
appartato.”
Hideto
strinse le labbra e Kenzo scambiò con lui
un’occhiata
che sembrava fargli notare come la Guerriera Verde non avesse tutti i
torti. Il
ragazzino, però, rinunciò a rimbeccarlo
esplicitamente e tornò a voltarsi verso
la granroriana, non riuscendo a nascondere l’incertezza dalla
voce.
“Quindi
hai sentito tutto?”
“No”,
replicò sospirando e portando le mani a intrecciarsi
dietro alla schiena, “solo quello che è bastato a
farmi capire quale decisione
avete preso.”
I
quattro umani soppesarono quell’affermazione, scambiandosi
occhiate veloci.
“Con
cui tu non sei d’accordo”, affermò con
voce neutra
Hideto.
Aileen
inspirò e incrociò con determinazione il loro
sguardo, sforzandosi di non abbassarlo, anche se i ricordi minacciarono
di
riemergere. Deglutì, obbligandosi a ricacciare quelle ombre
nel fondo della
mente.
“Sono
convinta che a volte bisogna lasciare il passato nel
passato e cercare di andare avanti, senza guardarsi indietro.”
Sui
volti dei Maestri della Luce passò quello che poteva
essere definita solo immenso sconforto, con gli sguardi che
impercettibilmente
si incupirono. La Guerriera Verde trasalì e
percepì solo allora, letteralmente percepì,
quanto loro tenessero a Dan.
Non era niente di definito, ma era una carezza calda, che le avvolse il
cuore e
che riverberò nella sua mente, riportando a galla
l’entusiasmo di un ragazzino
dai capelli rossi. Odiava il Nucleo
Progenitore.
“Ma
non spetta a me prendere questa decisione”, aggiunse in
fretta.
“Non
ti opporrai?”, Mai sussurrò appena, sbattendo le
palpebre, la voce vibrante di speranza.
“Non
ho conosciuto Dan, per me è semplicemente un Maestro
della Luce, come il Mazoku che Heliostom ha fatto uccidere. Ma per voi
è un
amico, qualcuno di importante. Quindi, vi aiuterò.
Farò del mio meglio per
aprire il varco.”
Un
sorriso sfolgorante, il primo sincero sorriso che aveva
rivolto alla granroriana, illuminò il volto di Mai. I suoi
occhi brillarono.
“Grazie,
Aileen. Grazie. Non sai quanto questo significhi
per noi.”
“Spero
solo siate sicuri sia un rischio che valga la pena
correre.”
Yuuki
incrociò lo sguardo di Aileen. “Abbiamo preso la
nostra decisione. Impareremo a vivere con le sue conseguenze.”
SPAZIO AUTRICE:
Salve a tutti. Incredibile,
ma
vero e come promesso ecco il secondo capitolo e la decisione dei
Maestri della
Luce. Se ne pentiranno? Chi lo sa.
Non ho molto da dire su
questo
capitolo, in cui abbiamo visto un po’ di tutti i nostri eroi
e come hanno
affrontato questa decisione così difficile.
Druwid è un
termine di origine celtica che è poi diventato druido nella
lingua corrente.
Dato che nella mia idea il mondo di smeraldo ha avuto
un’influenza celtica, ho
deciso di usare questo termine per indicare la figura che nella
società di
questo regno ha un po’ il ruolo di druido.
Ringrazio veramente tutti
coloro
che hanno letto e in particolar modo le tre ragazze che hanno recensito.
Visto che i capitoli
“corti”
hanno ricevuto consenso, continuerò in questo modo. Se non
succede nulla, il
nuovo capitolo verrà pubblicato lunedì prossimo
(pomeriggio/sera). Qualunque
cosa, io sono qua e fatemi sapere che ne pensate del capitolo.
A presto, HikariMoon
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
CAPITOLO
3
Il
vento gelido del deserto fu la prima cosa che li accolse.
In cima alla rampa abbassata, gli sguardi dei Maestri della Luce e dei
granroriani si posarono sui lugubri resti della scala
dell’orizzonte, cupe
ombre appena rischiarate dalle stelle e dalla luna. Dopo la distruzione
avvenuta anni prima, durante il duello tra Kajitsu e Dan, dopo lo
scontro con
Pantera, nessuno sembrava averne più prestato attenzione. Il
vento ululava tra le
sue rovine, spirali di sabbia che si insinuavano in ogni anfratto.
Zungurii
fu il primo a scendere, avvicinandosi a una delle
colonne e posandovi la mano, una torcia ben stretta
nell’altra. Gli altri lo
seguirono a ruota, con la sola Magisa che rimase indietro, le braccia
strette
al corpo e uno sguardo tormentato. Serjou, uscendo dalla Limoviole,
la affiancò.
“Voi
non appoggiate la loro decisione, Maga Magisa.”
“Non
è così semplice”, sussurrò
la donna abbassando lo
sguardo. “Non è che non voglio salvare Dan. Ma con
l’incertezza in cui viviamo,
ho paura sia un rischio troppo alto.”
“Sono
stati pronti a fare lo stesso per lei”, le ricordò
pacatamente mentre iniziavano a scendere.
Magisa,
ai piedi della rampa, strizzò le palpebre, fallendo
nel nascondere l’espressione angosciata.
“Non
avrebbero dovuto farlo.”
La
Maga avanzò senza aspettare una risposta, riunendosi con
il resto del gruppo, seguita in silenzio dal granroriano. Neppure
Serjou era
completamente in pace con quella scelta, ma fin da quel lontano giorno
aveva
deciso di fidarsi di Lady Viole: e se quella era la strada che lei e
gli altri
avevano deciso di percorrere, lui lo avrebbe accettato.
===============================================================================================
Aileen
inspirò e si trattenne dallo strofinare le mani lungo
le braccia. L’istinto le diceva di scappare, di lasciare quel
luogo pregno di
passato e di residui che risuonavano e le facevano accapponare la pelle.
“Magisa,
sei sicura che questo posto dovrebbe aiutarmi?”
“Credo
sia il luogo dove la separazione tra questo mondo e la
dimensione sia più labile”, replicò la
Maga con voce sicura, apparentemente
messo da parte il rammarico di non averli convinti a desistere.
“L’energia
rilasciata per collegare Gran RoRo e la Terra dovrebbe avere influito
-”
E
non era l’unica traccia di energia rimasta. C’erano
stati
prigionieri, spaventati, rassegnati. E un duello, dove draghi di fuoco
avevano
spazzato via ogni difesa di una ragazzina. Se si concentrava, riusciva
a sentirne
ancora la disperata richiesta d’aiuto.
“Fratello!”
“Aileen?”
La
granroriana si spostò bruscamente, prima ancora di
sentire la mano che si era posata sulla sua spalla. Si voltò
con gli occhi
spalancati e il cuore che batteva impazzito, convinta per un attimo di
vedere il
profilo di un volto esanime oscurato da una coltre di verdi capelli.
Ma
davanti a lei c’era solo Kenzo, con la mano sollevata in
aria e ritratta immediatamente, un’espressione perplessa che
rifletteva quella
di tutto il gruppo. E poi deserto e cielo.
“Che
c’è?”, chiese fin troppo rapidamente la
ragazza.
Il
Guerriero Verde sbatté le palpebre e si riscosse,
sorridendo imbarazzato.
“Ci
chiedevamo se magari preferissi aspettare un po’?
Cioè,
non è che questo luogo trasudi allegria. E tu, beh,
sì, ci sembri un po’ a
disagio?”
“Possiamo
sempre aspettare mattina”, aggiunse Mai
sospirando. “Venire qui di notte forse non è ne
è valsa la pena.”
Aileen
scosse la testa. “Vi ho promesso che lo farò. E
prima
ce ne andiamo, meglio sarà.”
Quell’affermazione
segnò il punto conclusivo della
discussione e la granroriana, scambiando un ultimo sguardo con Magisa,
si voltò
nuovamente verso i resti del troncone principale. Avanzò di
pochi passi e sollevò
la mano davanti a sé.
“Ricorda
quello che ti ho detto”, iniziò Magisa
affiancandola. “Immagina di confluire il potere del Nucleo,
il suo potere
vitale nel palmo della tua mano.”
L’aura
iridescente avvolse Aileen rischiarando di riflessi
arcobaleno le superfici scure e sabbiose della scala. Un punto luminoso
cominciò a condensarsi nel suo palmo. Dopo un lampo, la luce
scemò fino a solidificare
in un chicco ovale e affusolato lungo quanto un pollice.
La
Guerriera Verde fermò i poteri e fissò con
stupore il
seme cangiante, che emetteva una debole luce e uno strano tepore che si
insinuava sotto la pelle. Incrociò lo sguardo di Magisa
tendendo la mano verso
di lei.
“Ha
funzionato?”
La
donna annuì entusiasta, prendendo il seme e stringendolo
nella mano. “Perfetto.”
Aileen
rilassò le spalle e abbozzò un sorriso, mentre
Magisa
raggiunse Mai e le porse il seme. Quando le loro mani si intrecciarono,
la
granroriana prolungò la stretta cercando lo sguardo della
Guerriera Viola.
“Questo
libererà Dan.”
La
ragazza deglutì e annuì solennemente, ricambiando
a sua
volta la stretta. Il calore si insinuò nel palmo e si
propagò lungo il braccio
e più oltre, calmando l’ansia che ribolliva dentro
alla ragazza.
La
Maga tirò le labbra in un sorriso rassegnato e
tornò
verso Aileen. Quest’ultima, rincuorata da quel primo piccolo
successo, protese
con maggior fermezza le braccia davanti a sé. Magisa le
sforò il braccio,
augurandole un ultimo buona fortuna prima di arretrare e affiancare gli
altri.
L’aura
iridescente tornò ad avvolgere la Guerriera Verde,
rischiarando i volti e l’area circostante. I ciottoli
più vicini ai suoi piedi
tremarono e Kenzo sgranò gli occhi, spingendo su gli
occhiali e fissando
affascinato quello che stava succedendo.
L’aria
davanti a loro cominciò a fremere, condensandosi in
una nube vorticosa e brillante, sprazzi multicolore che apparivano e si
dissolvevano.
“Ci
sta riuscendo!”, esclamò entusiasta Hideto
scambiando un
cinque con Kenzo.
Ma
Aileen non riusciva a condividere il loro stato d’animo.
Le dita le tremavano, sferzate dall’energia che fluiva da
dentro di lei e da ciò
che si stava condensando davanti. Man mano che il varco cresceva, si
sentiva
attirata verso di esso e la forza che doveva usare per controllarlo
cresceva a
dismisura.
La
ragazza serrò gli occhi e strinse i denti, sforzandosi di
resistere alle onde di energie che si scontravano dentro di lei. Il
portale, la
dimensione oltre a esso, chiamava il Nucleo, la sua fonte originaria, e
il
Nucleo rispondeva.
Il
varco si aprì e Aileen si sentì strattonare in
avanti.
Una
colonna di luce esplose tra lei e il varco, spingendosi
verso l’alto e illuminando a giorno la spianata. Sferzate
d’aria spazzarono la
sabbia, cogliendo alla sprovvista il gruppo che si coprì
appena in tempo gli
occhi.
Per
istanti che parvero infiniti, l’energia pervase
l’aria
rendendola elettrica.
Poi,
la colonna di luce si affievolì fino a spegnersi,
riavvolgendo tutto nell’ombra della notte e lasciando come
fonte di luce solo
le stelle e il portale, che quasi a deriderli brillava tranquillamente
davanti
a loro.
Aileen
arretrò di scatto, portandosi le mani davanti alla
bocca, l’aura del Nucleo che continuava ad avvolgerla e il
petto che si alzava
e abbassava in modo frenetico.
Accanto
a lei, nessun altro sembrava in grado di muovere un
muscolo, gli sguardi scioccati che fissavano il cielo ormai privo del
peggior
segnale che avessero potuto inviare ai nemici, pullulanti in quel
deserto in
cerca di loro.
Yuuki
fu il primo a riprendersi, obbligandosi a distogliere
lo sguardo e a voltarsi verso Serjou.
“Dobbiamo
andarcene da qui, subito.”
Quell’ordine
fu sufficiente a far riscuotere gli altri, che
iniziarono ad alternare lo sguardo tra loro e il portale. Serjou fu
l’unico a
rispondere con prontezza, chinando brevemente il capo e dirigendosi a
passo
svelto verso la Limoviole, usando
la
ricetrasmittente per contattare M.A.I.A.
Il
rombo dei motori dell’astronave spazzò via il
silenzio.
Zungurii
si portò la mano tra i capelli, gli occhi sgranati
fissi sul portale e un’imprecazione incomprensibile agli
esseri umani uscì
dalle sue labbra.
“Ma-”,
esclamò Kenzo voltandosi allarmato verso il Guerriero
Bianco. “E Dan?”
“Non
possiamo aspettare, ci avranno di sicuro avvistati”,
replicò Hideto afferrandogli la spalla con una mano e
spingendolo con fermezza
verso l’astronave. Ma il Guerriero Verde si scansò
bruscamente voltandosi verso
Magisa, che aveva affiancato Aileen.
“Magisa?
Non possiamo andarcene! Rischieremmo di nuovo la
stessa cosa aprendo di nuovo il portale!”
La
granroriana incrociò il suo sguardo e scosse debolmente
la testa. “Forse non dovremmo farlo mai
più.”
Kenzo
serrò la bocca e abbassò lo sguardo, stringendo i
pugni al suo fianco e smettendo di opporsi a Hideto. Il Guerriero Blu
lanciò un
ultimo sguardo al portale e poi iniziò a dirigersi verso la Limoviole.
Magisa
tornò a voltarsi verso la Guerriera Verde, ancora
immobilizzata. Le strinse le mani, allontanandole dal viso.
“Aileen,
chiudi il portale e andiamocene.”
La
ragazza annuì, gli occhi lucidi e tornò ad
allungare le
mani tremanti.
Allo
stesso tempo, Yuuki affiancò la Guerriera Viola e le
posò una mano sul braccio. “Mai.”
Ma
la ragazza non rispose, incapace di distogliere lo
sguardo dal portale, quasi fosse l’unica ancora nella
confusione della sua
mente. La ragazza si sentiva mancare il respiro e quasi le girava la
testa.
Tutto stava succedendo troppo veloce e non nel modo che avevano sperato.
Quella
doveva essere la loro seconda chance, per loro che
non erano riusciti a salvare Dan nel futuro. E invece erano di nuovo,
lì,
inermi a guardare la possibilità di salvarlo svanire.
Ma
non poteva restare impotente un’altra volta.
Risentì
la voce di Dan, quel ti odio che
impediva al senso di colpa di svanire. Ripensò alla
promessa che si era fatta tanti anni prima, essere
forte.
Non
sarebbe successo di nuovo.
Fece
un ultimo profondo respiro e iniziò a correre, senza
pensare alle conseguenze, a quello che si lasciava dietro.
Superò Aileen e
Magisa senza guardarle. Arrivata al turbine multicolore,
allungò la mano prima
che qualcuno la potesse fermare. Tentacoli rilucenti si avvinghiarono
al suo
polso, trascinandola in avanti. Un terrore gelido le strinse lo stomaco
facendole
battere il cuore all’impazzata e istintivamente
arretrò di scatto, cercando di
divincolarsi dalla presa.
Ma
non avrebbe potuto opporsi, neanche volendo. Qualcuno
gridò il suo nome.
I
tentacoli la strattonarono trascinandola nel varco
luminoso e il mondo attorno a lei si dissolse in un lampo multicolore.
===============================================================================================
Il
varco si richiuse davanti ai loro occhi, Mai scomparsa insieme
a esso.
La
Guerriera Verde scivolò a terra, come una marionetta
senza fili, l’aura che scomparve lasciandoli
nell’oscurità.
Hideto
fu subito accanto a lei, strattonandola violentemente
in piedi. “Riapri il portale! Riaprilo subito!”
La
ragazza incrociò il suo sguardo, sbattendo le palpebre,
facendo scivolare giù le lacrime. Hideto, colto alla
sprovvista, lasciò la
presa e arretrò lasciando che la ragazza si facesse
sorreggere da
un’altrettanta ammutolita Magisa.
“Dobbiamo
tirarla fuori!”
Yuuki
fu accanto a lui e gli afferrò il braccio, costringendolo
a guardarlo. “Sulla Limoviole,
adesso.”
Il
Guerriero Blu si divincolò, lanciandogli uno sguardo
tradito e furioso. “Non possiamo lasciarla
là!”
“Pensi
che le saremmo di qualche aiuto se ci facciamo
catturare?”, sbraitò Yuuki.
“Yuuki,
ha ragione”, aggiunse Zungurii rimasto in silenzio
fino a quell’istante, incapace di accettare che Mai fosse
andata incontro a
quella che poteva essere la sua fine. E nessuno di loro aveva nemmeno
potuto
salutarla.
Magisa
si avviò a testa bassa, portando con sé Aileen.
Zungurii
spinse verso l’astronave Kenzo. Yuuki e Hideto rimasero a
fissarsi.
“Come
puoi andartene così facilmente?”,
accusò il Guerriero
Blu.
“Questa
non è la scelta facile, Hideto. È
l’unica scelta,
per Mai e per noi.”
Hideto non replicò.
Espirò e corse verso la Limoviole, seguito a ruota dal
Guerriero
Bianco.
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La
luce si attenuò e Mai si ritrovò spinta in
avanti. Fece
appena in tempo ad allungare le braccia davanti a sé per
attutire la caduta. Il
grido strozzato di pochi istanti prima mutò in una flebile e
acuta esclamazione
di sorpresa.
Alzò
lo sguardo e le mancò il respiro. Scomparse erano le
lande desertiche del Regno di Rubino, svanite le rovine nere e
abbandonate
della scala dell’orizzonte. Davanti a lei, in ogni direzione,
si stagliava un
mondo informe, privo di punti di riferimento, coperto da un cielo
striato da
cupi colori arcobaleno. Ai suoi piedi giaceva un sentiero che
proseguiva all’infinito,
diramandosi in altrettanti infiniti rami. A intervalli irregolari,
completamente casuali, si ergevano dal nulla multicolore delle
strutture
cristalline dalle forme più varie. Nessuna, però,
era vicino a lei e la ragazza
non ebbe alcun modo per poterle osservare con più cura.
E
c’era silenzio, un opprimente e surreale silenzio, che
avvolgeva ogni cosa e che sembrava volesse ricordarle la follia di
quella sua
decisione. La determinazione di Mai svanì.
Deglutì e riafferrò con furia il
seme scivolatole dalla mano. Il calore del Nucleo era appena
percepibile, ma
sufficiente a rincuorare la Guerriera Viola.
La
ragazza fecce un passo e nel terreno si propagò
un’impercettibile onda, identica a quelle che produceva
l’acqua quando veniva
lanciato un sasso. Tutto il mondo attorno a lei sembrò
risuonare di quel
piccolo movimento, permettendole di focalizzare la strana sensazione
provata
dal primo istante. C’era qualcosa di vivo, il silenzio che la
circondava,
l’aria, il terreno non avevano la stessa apparente inerzia a
cui era abituata.
Una pulsazione vitale, impercettibile come un fruscio d’ala,
delicata come un
respiro, la circondava. Era un’esperienza quasi difficile a
descrivere a
parole, straordinaria e terrificante allo stesso tempo.
E
tutto quello rischiava di essere il suo futuro per sempre.
Si
voltò di scatto e, ancora visibile alle sue spalle, la
familiarità del portale che aveva attraversato
accelerò i battiti del suo
cuore. Oltre, velati come da una parete d’acqua, riusciva a
intravedere gli
altri Maestri della Luce. Fissò i loro profili deformati
fino a quando il varco
luminoso si dissolse, rendendosi veramente conto delle conseguenze
della sua
decisione.
Se
non trovava Dan, chissà dove in quello strano mondo
infinito, se falliva nel salvarlo o se si perdeva laggiù,
non li avrebbe mai
rivisti. Non avrebbe più potuto discutere con Kenzo
dell’ultimo videogioco
uscito o evitare che si facesse uccidere da M.A.I.A. Non avrebbe
più potuto
scherzare con Hideto. O scherzare con Yuuki su chi di loro sarebbe
stato il più
severo con i nuovi Maestri della Luce. Non avrebbe mai potuto rivedere
i suoi
genitori o sorridere trionfante quando Kaoru le avrebbe annunciato il
suo
matrimonio. Pensarci faceva male.
Chiuse
gli occhi, si inumidì le labbra e si voltò,
mettendosi a camminare lungo il primo sentiero che le si
parò davanti. Doveva
semplicemente non arrendersi, cercare senza fermarsi.
Perché, se si fermava,
non era sicura avrebbe trovato di nuovo la forza per rimettersi a
camminare.
Uno
strano lampo luminoso attraversò il cielo, lontano. Per
pochi istanti, un profilo argenteo lo attraversò. Mai
socchiuse gli occhi e,
solo un attimo prima che svanisse, si rese conto di cosa fosse: era
un’astronave. Simile a quella che Yuuki aveva comandato anni
prima. Quel mondo
era veramente il passaggio tra i regni.
Mai
prima di allora lei si era sentita così sospesa nel
nullo, tra spazio e tempo. Già le sembrava di vagare da ore
in quella landa
silente, quando probabilmente non erano passati che pochi minuti.
A
un bivio, girò a sinistra e proseguì, il suo
sguardo
attratto da un cristallo rosso scuro sempre più vicino. Pur
consapevole dell’esigua
possibilità che quella fosse la sua meta, la Guerriera Viola
si sentiva
inesorabilmente chiamata. Si fermò davanti ad esso, la
superficie lucida e
contorta rifletteva la sua immagine, un cristallo simile in tutto e per
tutto a
quelli che aveva visto nel Regno di Ametista. Allungò la
mano, titubante, e la
posò sulla superficie fredda. Una vibrazione luminosa
attraversò il cristallo,
rendendo per un istante visibile che cosa racchiudesse.
Mai
sgranò gli occhi e non provò neppure a fermare il
grido
strozzato che le salì alle labbra. Arretrò
precipitosamente, perdendo
l’equilibrio e trovandosi presto con il sedere per terra. Il
cuore riprese a
battere forsennato mentre le increspature si espandevano attorno a lei.
C’era
un uomo, incastonato nel cristallo.
Rinchiuso
lì dentro, c’era il Re del Mondo Altrove.
Ma tale luce è
comunque legata indissolubilmente al Nucleo Progenitore e a esso deve
tornare
Era
quello di cui stava parlando Magisa. Era quella la fine
ultima dei Maestri della Luce. E quella del Re. Lui doveva essere
lì perché si
era legato al Nucleo, perché aveva cercato di fondersi con
esso. Ma il suo
destino era stato come quello di tutti gli altri: diventare un ricordo,
sigillato in eterno in un mondo impossibile da raggiungere. Per sempre
legati
al Nucleo. Mai lasciò vagare lo sguardo attorno a lei, senza
neppure
preoccuparsi di rimettersi in piedi. Quanti Maestri della Luce
riposavano in
quel luogo? Dan era rinchiuso in un simile cristallo?
Lei avrebbe fatto
quella fine se non fosse riuscita a scappare? Arrendersi un giorno,
sfinita, e
accogliere con gioia delle pareti cristalline che l’avrebbero
liberata per
sempre da quel mondo surreale?
===============================================================================================
Zungurii
non riusciva a stare fermo. Aveva perso il conto di
quanti giri attorno ai divani avesse completato. I volti dei Maestri
della
Luce, appena illuminati dalla pallida luce delle stelle, rispecchiavano
la
stessa tensione che lui sentiva.
Fuori,
oltre le vetrate, i resti della scala dell’orizzonte
si stavano lentamente rimpicciolendo. Avevano dovuto lasciare quel
luogo, e Mai
finita chissà dove, per avere un’unica
possibilità di rimanere liberi almeno
fino al mattino seguente.
Ma
sarebbero stati allo scoperto. Si passò una mano tra i
capelli e raggiunse Serjou e M.A.I.A. alla postazione di guida.
“Qualche
segnale?”
“No,
non ancora”, rispose secco il granroriano alla guida
aumentando leggermente la velocità.
M.A.I.A., anch’essa
con accese solo le luci indispensabili,
fluttuò vicino alla sua testa.
“Inutile
illudersi. Le probabilità di essere stati scoperti sono
superiori al 70%.
Quella colonna sarà stata vista anche dalla
capitale!”
Zungurii roteò gli
occhi e spinse l’aria fuori dal naso.
“Così non aiuti.”
“Sono
un’A.I. Non ho bisogno di preoccuparmi dei vostri
sentimenti!”
Emettendo
il più debole fischio indispettito che i due
granroriani avessero mai sentito, il robot piroettò su
sé stesso e volò verso i
divani. Zungurii la seguì con lo sguardo ma li ci volle poco
per lasciarsi
distrarre. Magisa e Aileen erano sedute affiancate, di fronte a Kenzo
che si
mordeva le unghie e Hideto che tamburellava insistentemente sul tessuto
del
divano.
Aileen
non aveva detto una parola da quando erano risaliti
sulla Limoviole. Non che potesse
biasimarla.
“Anche
io una volta”, sussurrò il Guerriero Verde alzando
titubante lo sguardo verso la granroriana, “ho favorito senza
accorgermene i
nostri nemici.”
Aileen
lo fissò appena ma non rispose, distogliendo velocemente
lo sguardo. Nessun altro disse nulla.
Zungurii spostò lo
sguardo alle vetrate, cercando di
scorgere se tra le ombre del deserto si celasse qualche inseguitore.
Rischiavano
di ritrovarsi in un’imboscata, senza alcuna
possibilità di difendersi. Conosceva
fin troppo bene le capacità mimetiche dei loro avversari
che, unite ai
dispositivi anti-radar, rischiavano di nascondere i loro inseguitori
fino al
momento in cui li avrebbero avuto con il fiato sul collo.
“Navi
in avvicinamento!”
Il
granroriano ruotò su sé stesso, sentendo un
brivido
gelido percorrergli la schiena.
“Ci hanno
avvistato?”, esclamò correndo verso il radar.
“Affermativo.
Stanno convergendo sulla nostra posizione.”
L’attenzione
di tutti si spostò sulla postazione di comando.
Hideto smise di picchiettare il dito. “Quanti sono?”
“Tre.
No, quattro astronavi”, fu la concisa e neutra
risposta di Serjou.
“Maledizione!”,
sbraitò Zungurii proseguendo in una trafila
di parole incomprensibili per gli umani. Magisa si unì a lui
subito dopo,
lanciando nella mischia impropri così vari che doveva averli
imparati nei suoi
viaggi in tutti i sei regni.
“Qual
è la nostra situazione?”, domandò Yuuki
affiancando
Zungurii.
“Non buona,
Guerriero Bianco. Le nostre riparazioni sono
solo un palliativo. Con un inseguimento, non reggeranno a
lungo.”
“Se
non li seminiamo, ci prendono per sfinimento!”
“Sicuro di non
essere dalla loro parte, stupido robot?”,
ribatté acidamente Kenzo alzando lo schermo del portatile
con uno scatto e
premendo il pulsante di accensione.
“Ringrazia
che sia una situazione d’emergenza,
Birò.”
Hideto,
balzato in piedi, roteò gli occhi e allargò le
braccia. “Ma vi sembra il momento di punzecchiar-”
Il
ragazzo strinse gli occhi per poi sgranarli un attimo
dopo. “Li vedo!”
Le
teste di tutti si voltarono verso il retro. All’orizzonte,
dove la forma scura della scala si stagliava sempre più
piccola contro il
cielo, i profili di quattro astronavi in avvicinamento erano appena
distinguibili
dal deserto. Ma non era possibile confonderle per altro. E ogni secondo
che
passava, recuperavano terreno su di loro.
Hideto
ruotò bruscamente, trattenendo un gemito alla fitta
che si propagò sulla gamba, e avanzò verso la
postazione di comando.
“Che
facciamo?”
“Sul
terreno aperto non abbiamo chance”, esordì
Zungurii con
espressione grave, le sue dita che stringevano sempre più
forte il sedile. “Ma
i canyon sono pieni di passaggi. Possiamo provare a seminarli
lì.”
“E
se non funziona?”
Zungurii
non si voltò verso il Guerriero Bianco, tenendo
fisso lo sguardo in avanti. “Non lo so.”
===============================================================================================
Mai
si fermò e si lasciò scivolare a terra. Era tutto
inutile. Non sarebbe mai riuscita a trovare Dan. Abbassò lo
sguardo, gli occhi
lucidi di lacrime di rabbia, e con un dito picchettò
delicatamente il terreno.
Sottili onde concentriche si propagarono sempre più
distanti, scomponendosi in
nuove increspature quando arrivavano nel punto in cui sedeva. Non
avrebbe mai
pensato che, la ricerca in quel mondo, potesse diventare simile
all’incubo che
aveva tormentato il suo sonno per tante notti.
Aveva
provato a fare del suo meglio, evitando tutti i
cristalli colorati, avvicinandosi solo a quelli rossi. Dopo aver
scoperto un
Mazoku, forse proprio il giovane di cui avevano parlato Zungurii e gli
altri,
si era resa conto che, lì dentro da qualche parte, ci doveva
essere anche
Kajitsu. E come avrebbe potuto mentire a Yuuki, se l’avesse
trovata?
La
ragazza sospirò e posò il viso sulle ginocchia
strette al
petto. Non aveva una direzione, non aveva la più pallida
idea di dove cercare e
che cosa stesse succedendo agli altri là fuori.
La
sua era una battaglia persa. Chiuse gli occhi e si lasciò
cullare dalla tenue vibrazione che permeava quel mondo. Sempre
più vicino sentì
uno scricchiolio, simile in tutto e per tutto al rumore di vetro
schiacciato.
Ma non aprì gli occhi. Del seme nella sua mano non riusciva
quasi più a
percepirne il calore. Non avrebbero dovuto scegliere lei.
Una
soffusa luce disturbò l’oscurità da cui
si stava
lasciando avvolgere. Accanto a lei sentì un nuovo
scricchiolio e, poi, un
ruggito. La Guerriera Viola aprì gli occhi di scatto e vide
la fonte della
luce. Era il suo portadeck a brillare di luce propria, una soffusa aura
rossa.
Un brivido attraverso le sue braccia fino al collo. Un nuovo ruggito,
sopra di
lei, la spinse a voltare di scatto la testa. E lo vide. Siegwurm-Nova, Drago Supernova,
possente e fiero davanti a lei, le
ali che fendevano l’aria generando infinitesime piccole
increspature.
Scattò
in piedi, gli occhi sgranati. “Siegwurm-Nova…”
Il
drago in tutta risposta ruggì contro di lei,
scompigliandole le ciocche di capelli, quasi a volerla ammonire. E
avrebbe
avuto ragione, Mai si passò le mani sui capelli cercando di
capire che cosa
avesse potuto spingerla ad arrendersi così presto. Fuori, i
suoi amici si
fidavano di lei, contavano su di lei. Dan, ovunque lui fosse, contava
su di
lei. Era l’unica che poteva farlo. Non c’era
più nessuno che poteva sostituirla:
se lei non avesse trovato il modo, nessuno avrebbe potuto.
Sorrise
e tornò ad incrociare lo sguardo del dragone, che
fermo davanti a lei sembrava aspettarla.
“Tu
sai dov’è Dan. Lo puoi trovare?”
Siegwurm-Nova alzò
il muso
verso l’alto e ruggì. Mai sentì dentro
di lei nuova determinazione.
“Portami
da lui, Siegwurm-Nova.”
E
la creatura spiccò il volo. La ragazza non esitò
e iniziò
a correre, senza mai distogliere lo sguardo da lui e ignorando i
frammenti di
cristallo che calpestò. Non avrebbe deluso nessuno. Questa
volta non sarebbe
stata immobile a vedere la fine scorrere davanti a lei. Lo avrebbe
dimostrato a
sé stessa, a Dan, a tutti: poteva salvarlo e lo avrebbe
fatto.
===============================================================================================
Il
canyon era sempre più vicino, come le astronavi alle loro
spalle. Colti alla sprovvista come erano stati, i loro inseguitori
erano
riusciti in poco tempo a bruciare la maggior parte del distacco. Se uno
di loro
avesse avuto il tempo di farlo, nelle vetrate illuminate avrebbero
potuto
scorgere addirittura i profili dei soldati.
La
loro era un’idea folle, senza alcuna certezza di
riuscita. Ma non avevano altre opzioni. Zungurii, l’unico che
conosceva bene
quelle terre, aveva indirizzato immediatamente la fuga verso il canyon,
una
sottile e lunga catena rossastra, con passaggi tortuosi. Troppo lunga
per
poterla circumnavigare facilmente.
Zungurii,
Hideto, Magisa e Yuuki si erano tutti addossati
alle spalle di Serjou che con inamovibile calma continuava a spingere
la Limoviole verso il passaggio
più vicino.
“Sicuri
che funzionerà?”
La
voce di Kenzo si alzò titubante, mentre per
l’ennesima
volta i fari degli inseguitori inondarono di luce accecante il ponte.
“Siamo
piccoli. Abbiamo sicuro più chance di loro di
sgusciare tra gli anfratti”, ripeté con forza
Zungurii, stringendo le dita
sulla parte alta del sedile di Serjou.
Forse
intuendo le loro intenzioni, una scarica di colpi
venne lanciata contro di loro. La maggior parte delle esplosioni
riuscì appena
a scalfire la loro astronave, limitandosi ad alzare densi polveroni ai
loro lati.
Alcuni, però, andarono a segnò facendo tremare il
pavimento sotto ai loro
piedi.
“Ma
se-”, riprese il Guerriero Verde, spostando timidamente
lo sguardo dallo schermo del computer al volto tormentato della
granroriana,
seduta sul divano accanto al suo, “-se provassimo a usare il
Nucleo? Puoi
sciogliere le loro armi, Aileen. O-”
La
ragazza sussultò repentinamente e lo fissò con
occhi
sgranati. “Io non…”
Il
Guerriero Verde abbozzò un sorriso, sperando di suonare
incoraggiante. “Ci puoi riuscire! Anche se con il
portale-”
“NON
SO CONTROLLARLO!”
“Ma-”
“Kenzo.”
Il
ragazzo zittì di colpo, non tanto per l’accenno di
rimprovero nella voce di Yuuki, ma per quel tono inflessibile che il
Guerriero
Bianco sapeva infondere e a cui, più volte, si erano resi
conto fosse difficile
non obbedire.
“Aileen
ha già usato sufficienti energie. E dovrà
riaprire
il portale per riportare qui Mai. Seguiremo il piano di
Zungurii.”
La
vastità del deserto fu inghiottita da scure pareti che si
chiusero attorno a loro, un budello di roccia in cui la Limoviole
cominciò a zigzagare. La flebile speranza, che i nemici
decidessero di non seguirli, si infranse prima ancora che cominciassero
a
crederci. Quando la prima delle quattro si infilò nel
passaggio, ostruendo
l’ultimo scampolo della landa brulla del Regno di Rubino,
capirono che
avrebbero dovuto giocarsi il tutto e per tutto in quegli anfratti
rocciosi.
gfhfhdfhshf
fghfhhfhsdfghsd
SPAZIO AUTRICE:
Salve a tutti. Anche questa
settimana sono puntuale! Yuppie! ;)
E i giochi sono iniziati.
È andato
tutto come vi aspettavate? XD
Mai è persa nella
dimensione
(anche se ora ha una guida) e gli altri nostri eroi dovranno far di
tutto per
impedire di venir catturati. Che cosa aspetterà Mai? E gli
altri riusciranno a
scappare?
Neppure questa volta ho
molto da
dire (ma chiedete pure qualunque chiarimento… spoiler
esclusi), quindi passo
direttamente a ringraziare chi ha letto e la ragazza che ha recensito.
Prima di salutarvi e darvi
appuntamento alla prossima settimana, vorrei presentarvi (ai
lettori/scrittori di
questo fandom) un’idea che mi è venuta in mente.
Il 7 settembre è
il 10°
anniversario di BS (considerano la data di trasmissione giapponese del
primo episodio
della prima serie, quella prima di Dan il Guerriero Rosso mai trasmessa
in
Italia), il 12 saranno passato 8 anni dalla prima trasmissione di Brave
e il 13
invece saranno 9 anni dalla prima trasmissione di Dan il Guerriero
Rosso. Non
so se l’idea che sto per proporvi potrebbe interessare (sia
per tempo che per voglia),
ma se ci fosse più di qualche persona si potrebbe parlarne.
:)
La proposta è
questa:
organizzare tra di noi in modo molto informale un BS WEEK. Ovvero, dal
7 al 13
settembre provare a pubblicare una storia (drabble, flash,
one-shot… quello che
uno vuole e non necessariamente su Gekiha e Brave se conoscete altre
serie) che
si ispiri a una serie di prompt giornalieri. Ovviamente, non sarebbe
né un
obbligo né altro… ma potrebbe essere carino
festeggiare tra di noi l’anniversario
di questo fandom!
Beh, se vi va, fatemi sapere
cosa
pensate sia del capitolo sia della mia idea. E per il resto, ci si
risente la
prossima settimana, stessa ora stesso canale! XD
A presto, HikariMoon
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
CAPITOLO 4
Correva,
non aveva fatto altro dal momento in cui quella
farfalla aveva riacceso le speranze per Gran RoRo. Aveva corso per
raggiungere
il portale, aveva corso per liberare Magisa. Stava correndo ancora, per
rimediare alle conseguenze di quel 30 agosto. Forse, se era sincera con
sé stessa,
aveva iniziato a correre molto prima: da quel giorno in cui aveva
deciso di scappare
dalle accuse e riacciuffare la propria vita. E non aveva più
smesso. Aveva paura
di pensare a che cosa sarebbe successo, se non avesse più
avuto le forze per
farlo.
Mai
strinse le mani, una che stringeva il seme del Nucleo,
l’altra che stringeva la carta di Siegwurm-Nova,
brillante di luce rossa. E il drago volava accanto a lei, guidandola
verso Dan.
Infinite increspature si creavano, frangendosi e annullandosi sotto ai
suoi
piedi, tutto attorno a lei.
Siegwurm-Nova ruggì
e la
Guerriera Viola sentì il proprio cuore battere
più forte. Istintivamente capì
che cosa significava. E infine lo vide. Un cristallo rubino, identico
in tutto
e per tutto ai tanti che aveva intravisto lungo il cammino, si
stagliava poco
più avanti a lei.
Il
dragone la superò lasciandola indietro, atterrando di
fronte al cristallo. Le labbra di Mai si piegarono in un enorme
sorriso, gli
occhi che brillavano. La ragazza accelerò mentre la luce
della carta si
affievoliva.
Arrivò
a pochi metri dal cristallo e uno scricchiolio risuonò
davanti a lei. Fu il puro istinto che la fece fermare di scatto,
esattamente un
istante prima che dal terreno scaturissero aguzze formazioni
cristalline. Emise
un grido di sorpresa e inciampò, cadendo
all’indietro e ritrovandosi ancora una
volta per terra. Le cuspidi trafissero Siegwurm-Nova
che
ruggì dal dolore e si dissolse. Mai sentì il
cuore batterle più forte nel petto
e gocce gelide di sudore percorrerle la fronte, le punte acuminate a
pochi
centimetri dal suo corpo. Sarebbe bastato un passo in più e
lei avrebbe fatto
la stessa fine del drago.
“Non
credo di potervelo lasciar fare, Guerriero Viola.”
Mai
trasalì e si voltò. Dietro di lei era apparso dal
nullo un
essere umano. O almeno così sembrava. La ragazza si
alzò lentamente, cercando
di recuperare la concentrazione e non togliendogli mai lo sguardo di
dosso. Era
un uomo, indossava una lunga tunica scura con elaborati ricami in tutti
e sei i
colori. Aveva i capelli e la barba bianchi, di un candore quasi
luminoso. Gli
occhi, invece, erano ciò che spezzavano
l’illusione che lui fosse un essere
umano. Erano privi di pupilla e apparivano fatti di cristallo,
cangianti nei
sei colori.
La
Guerriera Viola sentì un brivido correrle lungo la
schiena e si posizionò istintivamente nella forma di
taekwondo, pronta a
difendersi.
“Chi
siete? Come fate a sapere -”
“Come
faccio a conoscere la vostra identità?”
L’entità
avanzò di un passo, alzando la mano davanti a sé.
Mai si ritrasse, stringendo i pugni e preparandosi a contrattaccare.
“Guardatevi
attorno, Guerriero Viola. Tutto ciò che vi
circonda, io non ne sono altro che una manifestazione.”
Mai
sgranò gli occhi e lasciò scivolare le braccia ai
fianchi. Arretrò fino a ritrovarsi con la schiena premuta
contro il cristallo
che conteneva Dan.
“Qui
ogni cosa è un riflesso del Nucleo Progenitore. Come
potete pensare che la luce del vostro nucleo viola non venga
avvertita?”
La
ragazza si morse il labbro e premette i palmi contro la
superficie lucida. “Sono qui con il lasciapassare della
Maestra del Nucleo
Proge-”
“Irrilevante”,
replicò severamente l’entità.
Abbassò il
braccio e incrociò lo sguardo della Guerriera Viola che, in
compenso,
cominciava a trovare piuttosto irritante quel vizio che aveva di
interromperla.
“Siete
un ipocrita! Prima dite che questo è un riflesso del
Nucleo e poi vi opponete alla volontà della sua
custode”, sbottò Mai staccandosi
dal cristallo e decidendo di infischiarsene se
quell’entità potesse
vaporizzarla solo pensandolo. “Sono qui per liberare Dan. E
non osare
interrompermi!”
L’anziano
chiuse la bocca senza proferir parola, alzando
leggermente il sopracciglio. Mai, per nulla intimorita,
ricambiò lo sguardo con
un’occhiata furibonda e l’entità le fece
cenno di continuare con la mano.
“Sono
qui per liberare Dan. Abbiamo aperto il portale,
abbiamo corso dei rischi per farlo. I miei amici sono là
fuori, correndo chissà
quali pericoli, per darmi la possibilità di farlo! Quindi,
fatti da parte o ci
penserò io a obbligarti!”
Mai
deglutì e cercò di bloccare il senso di panico
crescente: aveva appena inveito contro un’entità
che poteva infilzarla quando
voleva. Ma non poteva tornare indietro e alzò la testa,
imponendosi di non
abbassare lo sguardo.
L’anziano
rimase a lungo in silenzio. Poi, iniziò a
camminare verso di lei. Mai rimase immobile anche quando la
affiancò e la
superò fino a fermarsi davanti al cristallo.
“Colui
che cercate, guerriera, non è più qui.
Ciò che vedete
è solo un’ombra. Il Nucleo l’ha
richiamato a sé, perché volete opporvi?”
“Perché
è stato un sacrificio che non sarebbe dovuto toccare
a lui”, sussurrò la ragazza abbassando lo sguardo.
“Gli abbiamo lasciato
sacrificare troppo, solo perché così non avremmo
dovuto farlo noi.”
“Non
arrogarti conoscenze che non possiedi. Dan Bashin ha
sempre avuto la possibilità di scegliere.”
Mai
rialzò lo sguardo di scatto, una collera rovente che
brillava nel suo sguardo, e raggiunse il cristallo sbattendoci la mano
sopra.
“NO, lui si è sempre sentito in obbligo
di scegliere, di sacrificarsi al posto nostro!”
“E
speri in questo modo di rimediare a scelte non prese? Privandolo
del tutto della scelta?”
La
Guerriera Viola deglutì e la rabbia di affievolì
fino ad
estinguersi, socchiuse più volte le labbra per cercare di
dargli una risposta
adeguata, ma fallendo miseramente. Lasciò scivolare la mano
giù dal cristallo e
spostò lo sguardo verso un punto imprecisato.
“Guerriero
Viola, se voi e i vostri amici cercate di porre
rimedio alle vostre mancanze passate, rischiate di farlo
invano.”
“Lo
sappiamo”, sibilò Mai. Lacrime furioso iniziarono
a
pungerla dietro alle palpebre.
L’entità
tornò a voltarsi, lentamente, e incrociò lo
sguardo
della ragazza. Lei sussultò ma non riuscì a
distogliere gli occhi. Qualcosa
brillò nel fondo di quelle iridi di cristallo e il mondo
attorno a loro cambiò.
Lo sfondo multicolore scomparì in un lampo, sostituito da
nubi plumbee
illuminate da un chiarore iridescente.
Una
landa ghiacciata si stendeva a perdita d’occhio, a metri
di distanza sotto di lei. Mai gridò istintivamente e
allargò le braccia nel
tentativo di afferrarsi a qualcosa.
“Non
dovete temere. È solo un’illusione.”
La
ragazza tornò a spalancare gli occhi che non si era resa
conto di aver serrato con forza. Si forzò di non cedere
all’istinto che le
diceva che sarebbe caduta. E furono i rumori, prima che la vista, a
farle
capire esattamente dove fosse. Il rumore del vento gelido che spazzava
le nubi,
il rumore del ghiaccio, il rumore ovattato di una dozzina di astronavi.
Arretrò
e sgranò gli occhi, scuotendo la testa
nell’inutile speranza
ciò fosse sufficiente a portarla via da lì.
Ma
poco oltre a lei, nella sua inquietante maestosità
c’era
la rampa di lancio, il campo di battaglia luminoso circondato da anelli
di
energia.
“Che
cosa significa?”, esalò con voce tremante. Il
sangue le
aveva lasciato il viso.
L’entità
non rispose e si mosse, volando verso la sfera di
luce. Mai provò a non seguirlo ma qualcosa la spinse avanti,
la obbligò a
stargli dietro, a dirigersi verso il campo di battaglia. Vicini, la
luce fu
troppo forte e si portò le mani davanti agli occhi. Quando
le allontanò, erano
ormai dentro.
Il
terreno mostrava i segni della battaglia conclusa, le
fiamme e il fumo riempivano l’aria rendendola nera e rovente.
La Guerriera
Viola alzò lo sguardo e intravide Barone, lontano, oltre la
spianata brulla.
Deglutì prima di guardare sotto di lei. Lì, in
piedi, in attesa, c’era Dan.
Sentì
nella sua testa il ritmato battito di un cuore.
Accelerato, forte. Poi un sussulto e i battiti che si calmavano.
Corrugò la
fronte e fissò l’entità. Ma lui la
ignorava, limitandosi a scrutare il
Guerriero Rosso. E Mai, con orrore, capì.
“Non
esiste un pulsante. Sono io un essere pulsante.”
Voleva
andarsene, ma non riusciva a muoversi, come nel suo
incubo.
Come abbiamo fatto a
non rendercene conto?
La
ragazza si portò le mani davanti alla bocca, lacrime che
non riuscivano più a essere trattenute le rigavano le
guance. La voce di Dan, i
suoi pensieri, rimbombavano nella sua testa e lei non poteva fermarli.
Che cosa
voleva ottenere quella creatura portandola là?
“Non si parlava di un
oggetto. Ma del cuore che
pulsa.” L’energia che
cercavamo. Il
battito di un cuore. Il mio cuore.
La
figura di Dan, già confusa dal fumo e dalle lacrime,
divenne ancora più sfocata: il vortice luminoso lo
circondò. E Mai non voleva sentire.
Strizzò gli occhi e portò le mani sulle orecchie,
fallendo a trattenere un
singhiozzo.
Non voglio morire.
E
un altro singhiozzo scappò dalle sue labbra. Mai non
capiva, non capiva perché doveva essere sottoposta ancora a
quella tortura.
Avrà provato questo
Yuuki? Si prova questo se si muore?
“Basta,
ti prego,” urlò Mai con la voce rotta. Era
scivolata
in ginocchio, un terreno invisibile che la sosteneva. “Non
voglio sentire! Non
voglio!”
Non devo piangere. I
miei amici mi guardano. Devo essere forte per loro.
La
Guerriera Viola sentì la mano
dell’entità sulla sua
spalla e sussultò. “Non potete sottrarvi. Dovete
ascoltare e capire. Capire che
la vostra decisione parte da presupposti sbagliati.”
Sono al sicuro.
Saranno al sicuro. Ci sono riuscito. Li ho protetti. Ho dato loro un
futuro.
E
nonostante tutto, quelle parole di Dan fecero spuntare un
sorriso malinconico e carico di dolore sul volto di Mai. Erano la prova
di
quello che tutti loro avevano sempre saputo, che Dan non
l’aveva fatto soltanto
per salvare il mondo. Ma l’aveva fatto per salvare loro che,
pur non
chiedendoglielo a parole, glielo avevano fatto capire con le loro
azioni. Non combattendo.
Restando in disparte. Guardando a lui per trovare coraggio e forza di
non
arrendersi.
Forse non è così male.
Ora capisco cosa diceva il Re del Mondo Altrove.
Mai
corrugò la fronte, faticando a capire a che cosa
alludesse. Per quanto ne sapevano, l’ultimo incontro che Dan
avesse avuto con
il Re era stato alla fine del duello, prima che lui si dissolvesse.
Perché Dan
non aveva mai detto nulla di un altro incontro? Si voltò
verso l’entità, nella
vana speranza che lui sapesse come potesse essere successo. Ma un nuovo
pensiero di Dan fluì nella sua mente, mozzandole il fiato.
E io cercavo qualcosa
per combattere. La felicità dei miei amici.
La
ragazza tornò a voltarsi di scatto verso la figura di Dan
avvolta da luce e fumo. Portò una mano alle labbra e si rese
conto che tremava.
Nuove lacrime tornarono a rigarle le guance.
Sono pronto. Non ho
paura.
Lo
avevano lasciato solo. Mai riprese a singhiozzare,
incapace di fermare le lacrime, incapace di calmarsi.
Lo faccio per voi.
La
Guerriera Viola faticava a respirare, grossi respiri
mozzati dai singhiozzi, sempre più isterici.
Vorrei solo dirvi
addio.
E
si coprì del tutto il viso, un dolore lancinante che le
stritolava lo stomaco e le serrava la gola. Era peggio di un incubo.
Era peggio
di allora. Perché, sentire i pensieri di una persona
rassegnata al sacrificio,
era una tortura che mai avrebbe pensato di dover affrontare.
Mi avete dato la forza
di combattere. Vi voglio bene.
Dan
scomparì in un lampo di luce, la piattaforma
brillò
attivandosi, ma il mondo attorno alla Guerriera Viola e
all’entità era già
cambiato. Tutto era tornato uguale a prima, il mondo multicolore e
surreale e
il cristallo di Dan a pochi passi da loro. La ragazza era ancora
inginocchiata,
la testa bassa coperta dalle mani e il corpo squassato dai singhiozzi.
L’anziano
la scrutava in piedi, emozioni e pensieri
indecifrabili dietro alle iridi di cristallo. Mosse una mano e le
formazioni
cristalline fuoriuscite dal terreno si dissolsero.
“Vi
ho mostrato la verità”, iniziò con voce
severa mentre il
pianto di Mai si esauriva. “Sta a voi accettarla. Dan Bashin
scelse
liberamente. Non datevi colpe che non possedete.”
La
Maestra della Luce si alzò lentamente, quasi oscillando,
ma per ogni centimetro che si sollevava sembrava riacquistare
stabilità. Alla
fine, si ritrovò in piedi e rimase immobile, le braccia
ciondolanti ai lati del
corpo.
“Tornate
a Gran RoRo, giovane guerriera. Lasciatevi questo
mondo alle spalle. Certe cose non sono destinate a essere
cambiate.”
Mai
rimase con la testa bassa, i ciuffi di capelli che le
oscuravano il volto. Per lunghi istanti, tutto sembrò farsi
immobile finché
l’entità chinò il capo e
iniziò a voltarsi, compiendo i primi passi che lo
allontanavano da lei. Fu in quel momento che la voce di Mai si
alzò in un
sussurro.
“Cinque
anni fa, ho vissuto i mesi più brutti della mia
vita. Non sapevo più chi ero, che cosa volevo, su chi potevo
contare.”
L’entità
si fermò e tornò a fissare la Maestra della Luce.
Lei non sollevò lo sguardo.
“Ho
stretto i denti e lentamente sono rinata. Poi, sono
andata nel futuro. E quando sono tornata, ho creduto a lungo che non mi
sarei
più rialzata veramente.”
Mai
alzò di scatto la testa, gli occhi lucidi ma asciutti a
lanciare uno sguardo di sfida.
“Ma
l’ho fatto. Credevo sarei stata spezzata, ma non è
successo.”
Sollevò
il braccio e gli puntò un dito contro. “E se non
sono stata spezzata allora, non sarete voi
a farlo!”
Le
ultime parole uscirono quasi in un grido, di rabbia, di
battaglia, di determinazione. Abbassò il braccio e
avanzò di un passo, infinite
fluttuazioni che si propagavano nel terreno.
“Sono
qui per riportare indietro Dan e non c’è niente
che voi
possiate fare, o dire, per farmi cambiare idea.”
Le
increspature raggiunsero l’entità e si infransero,
proseguendo oltre e lasciando immutato il terreno ai suoi piedi. Mai
incrociò i
suoi occhi di cristallo, senza alcuna intenzione di abbassare lo
sguardo.
L’entità chiuse gli occhi e sospirò.
“Così
sia.”
L’anziano
aprì la mano davanti a sé e su di essa si
condensò
in un lampo di luce un mazzo di carte.
“Affrontatemi
in duello. Sconfiggetemi e potete portare via
il Guerriero Rosso Dan Bashin. Perdete-”
“Se
perderò, accetterò le conseguenze”,
dichiarò Mai alzando
il mento e scacciando via dalla mente ogni dubbio. Questa volta non
avrebbe
fallito.
E
l’entità divenne pura luce iridescente, una sagoma
multicolore che si fuse e scomparve nel nulla. Il vibrante silenzio fu
l’unica
cosa che rimase attorno alla ragazza. Spostò lo sguardo sul
cristallo rosso che
racchiudeva Dan. Chiuse gli occhi e portò la mano sul deck
appeso alla cintura.
Inspirò e, come aveva fatto Dan, visualizzò i
volti dei suoi amici e della sua
famiglia per trovare la forza di combattere. Estrasse il mazzo di
scatto e aprì
gli occhi.
“Varco
apriti, ENERGIA!”
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L’ennesimo
tonfo passò quasi inosservato a coloro che,
dentro alla Limoviole, avevano ben altro di cui preoccuparsi. Non
sarebbe stato,
dopotutto, né il primo né l’ultimo
frammento di roccia che si staccava dai
costoni e finiva sul ponte, il frastuono a unirsi al rombo dei motori e
al
clamore dei colpi da fuoco.
Fu
il grattare d’unghia e il basso ringhio a far capire che
c’era qualcosa che non andava.
Aileen,
l’ultima rimasta ancora seduta sui divani oltre a
Kenzo, completamente immerso nel computer, fu la prima a percepire la
presenza
di qualcosa sul retro. Si voltò di scattò e
sgranò gli occhi, balzando dal
divano.
“ZUNGURII!”
Il
granroriano trasalì e allontanò lo sguardo dal
radar,
subito imitato dagli altri. Resosi conto di cosa avesse appena deciso
di
scroccare un passaggio, strinse i denti.
“Ma
porca-”
Un
branco di lupi del deserto, gli occhi iniettati di rosso,
il pelo scuro che si trasformava in una nebbia densa che li circondava,
le
zanne che rilucevano nelle tenebre, si stagliava contro la porta
esterna. Una
mezza dozzina di alcuni degli abomini creatisi in quegli anni, un
mistero ciò che
aveva trasformato delle creature schive e solitarie in bestie feroci e
senza
pace, in perenne ricerca di qualcosa che brillasse di vita.
Kenzo,
riscossosi alle grida di sgomento e terrore degli
altri, sbiancò e, quando la prima di quelle creature
balzò con gli artigli puntati
verso di lui, non riuscì a proferire più di un
flebile gemito.
“KENZO!”
Zungurii
estrasse dal fianco una pistola, che gli altri non
si erano accorti che lui avesse, e la puntò verso la bestia.
“Dovreste
essere più a sud!”, accusò
istericamente.
L’attimo
di esitazione nel prendere la mira, a causa
dell’oscurità, a causa della presenza del ragazzo,
sarebbe stata fatale se non
per il tempestivo intervento di M.A.I.A. Il robottino si
lanciò come un fulmine
in avanti, impattando contro il cranio della bestia con un sonoro crack. La creatura scivolò a
terra con
un mugolio, che servì solo a inferocire ulteriormente gli
altri del branco.
Scoppiò
il finimondo.
Il
granroriano avanzò a falcate, saltò oltre il
primo divano
e abbrancò il Guerriero Verde per una spalla, lasciandogli
appena il tempo di
afferrare il portatile con un grido di terrore che riuscì a
sgorgare dalla sua
gola solo allora. Lo spinse verso il piano di comando e un secondo dopo
piantò
un calcio contro il fianco di uno dei lupi.
Aileen, che si era
stretta poco prima a Magisa, riuscì appena in tempo a
stendere le braccia per
aiutare Kenzo a non perdere l’equilibrio. Quando due bestie
si diressero verso
di loro, Yuuki si parò davanti sguainando la spada.
L’inaspettata arma le fece
fermare e ringhiare in sfida.
Hideto,
ancora sul piano rialzato, strinse le mani sul
parapetto, fino a farsi diventare le nocche bianche. Avrebbe dovuto
essere
anche lui là sotto a dare una mano, ma Yuuki prima di
lanciarsi giù gli aveva
intimato di non muoversi da lì. E, per quanto odiasse dover
rimanere impotente,
sapeva perfettamente che nelle sue condizioni avrebbe solo intralciato.
Il
Guerriero Bianco fendette l’aria con la lama e una folata
gelida si abbatté contro le cinque creature ringhianti
davanti a lui. Tre
vennero sbalzate via e guairono, arretrando spaventate dallo strato
ghiacciato
che ricoprì la loro pelliccia. Insieme alla bestia
rintronata da M.A.I.A., si
diedero alla fuga verso il retro inseguiti dal robottino stesso.
Rimasero solo tre,
ma erano le più grosse e, rimessesi in piedi, digrignarono i
denti e ignorarono
il ghiaccio.
La
prima scattò in avanti e Yuuki la colpì con il
piatto
della lama, rigettandola a terra. La seconda avanzò,
frapponendosi tra il
gruppo del ragazzo e il compagno caduto. Quest’ultimo
scattò in piedi e si
lanciò verso i due ai posti di comando, senza che Yuuki
potesse fermarla. Anche
Zungurii, intento a trovare la mira nell’oscurità,
si accorse un secondo troppo
tardi dello scatto.
Il
Guerriero Blu la vide e sgranò gli occhi, staccandosi dal
parapetto. Freneticamente tastò le tasche in cerca della
cerbottana, ma sbatté
con la gamba contro uno dei sedili e la fitta gli fece cedere i
muscoli. Si
abbrancò al sedile e incanalò tutto il proprio
istinto di sopravvivenza in un
calcio che colpì la bestia in pieno muso.
Il
lupo scosse la testa e soffiò, digrignando i denti. Il
Guerriero Blu impattò a terra e infilò di nuovo
la mano in tasca, trovando
finalmente la cerbottana. Non riuscì neanche a portarla alle
labbra che la
creatura scattò ancora, ma non verso di lui.
Prima
che potesse emettere un suono di allarme, la bestia
balzò su uno dei sedili e si avventò contro
Serjou, affondando i denti nella
sua spalla. Il granroriano lanciò un gridò
strozzato, tagliato breve dalla
creatura che lo strattonò via dal sedile e contro il
pavimento.
L’astronave,
senza più il controllo di Serjou, sbandò
paurosamente finendo con la fiancata contro una parete rocciosa. Tutti
si
sbilanciarono finendo a terra e faville accompagnarono lo stridore del
metallo
contro la roccia. Hideto provò a rimettersi in piedi e a
prendere mira, ma l’ennesimo
urto lo fece finire contro i comandi e la cerbottana gli
sfuggì dalle mani.
Gemette e si ritrovò di nuovo a terra.
Zungurii
arrivò un attimo dopo e sparò contro la creatura,
che si accasciò a terra liberando la presa dalla spalla.
Serjou portò l’altra
mano sulla ferita con una smorfia. Con gli occhi lucidi,
l’abitante del
villaggio Gurii si fiondò sui comandi e fece virare
l’astronave evitando il
terzo, e forse definitivo, scontro contro la roccia. I minuti
successivi furono
confusi, mentre cercava di riprendere il controllo della sbandante
astronave in
quei cunicoli di roccia.
La
Limoviole uscì
dal canyon nel momento in cui Yuuki atterrò
l’ultima creatura. Il Guerriero
Bianco si voltò subito a controllare che gli altri stessero
bene e incrociò per
primo lo sguardo sconcertato di Aileen, le cui guance erano rigate da
lacrime
silenziose. Magisa, che stringeva tra le braccia entrambi i Guerriero
Verde,
annuì debolmente verso di lui, il sangue che ricominciava
solo allora a
circolare nuovamente nel volto esangue.
Accertato
che stessero bene, il Guerriero Bianco superò la
creatura caduta a terra e corse verso i sedili di comando. Raggiunse
Serjou un
attimo dopo che Hideto vi si era avvicinato gattonando. Insieme,
aiutarono il
granroriano ad appoggiarsi contro la parete. La luce che filtrava dalla
vetrata
era poca, ma i rivoli scuri che impregnavano la manica erano
inconfondibili. I
due Maestri della Luce si scambiarono appena uno sguardo e poi Yuuki
tornò in
piedi, sprintando nuovamente giù e proseguendo verso le
scale che lo avrebbero
portato al ponte inferiore.
Hideto,
rimasto solo accanto a Serjou, gli posò una mano
sull’altra spalla. Si accorse che tremava: inspirò
ed espirò. La situazione
stava velocemente scivolando dalle loro mani e lui non aveva la
più piccola
idea di cosa fare per impedirlo. La mano del granroriano
afferrò il suo
braccio. Il ragazzo si sforzò di riportare
l’attenzione ai problemi più
immediati e su cui, incrociando le dita, poteva riuscire a fare la
differenza.
“Adesso
ti rimetto in sesto. Yuuki sarà qui a momenti.”
“Dovreste
preoccuparvi dei nostri inseguitori, Guerriero
Blu”, replicò con voce tirata Serjou, la cui
fronte era imperlata di sudore.
Aveva la mascella contratta e il dolore, che doveva star provando,
filtrava
attraverso la maschera di controllo che cercava di mantenere.
“Sciocchezze.
Siamo qui per aiutarci a vicenda e non è che
abbia molto da fare, al momento.”
Il
Guerriero Bianco tornò allora accanto a loro, posando al
fianco di Hideto la cassetta del pronto soccorso. L’ennesima
esplosione, più
vicina delle precedenti, alzò una nube di polvere e sabbia
poco davanti a loro.
“Non è
servito a niente!”, sbraitò Zungurii spingendo
bruscamente l’acceleratore, nel tentativo di aumentare la
velocità
dell’astronave. M.A.I.A. sorvolò la sua testa,
piena di lucine rossi
intermittenti e frenetiche.
“Inutile!
I motori rischiano il surriscaldamento!”
Yuuki
si rialzò e si voltò verso il retro, stringendo
la
mano a pugno. Nonostante l’attraversamento del canyon, sul
radar erano ancora
perfettamente visibili tre astronavi. Avevano avuto la perfetta chance
di
seminarli, ma quell’imprevisto li aveva rallentati, finendo
solo per
danneggiare ulteriormente la Limoviole.
Ora, rischiava solo di essere
una questione di tempo prima
di venir raggiunti e catturati. E, vedendo le prue delle astronavi che
brillavano sotto la luna e le vetrate traboccanti di luce, il Guerriero
Bianco
non era più sicuro di quanto ne avessero ancora a
disposizione.
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Mai
fece un passo sulla piattaforma metallica, lasciando
vagare lo sguardo attorno a sé. Se non fosse stato per il
cielo, non il solito
rosato ma un miscuglio sempre in movimento di tutti i colori, il
terreno di
battaglia sarebbe stato indistinguibile dal solito. La terra brulla, le
indefinite colline rocciose che si perdevano in lontananza, le
provocarono un
inatteso conforto.
Sfiorò
con le mani i nuclei delle vite incastonati
nell’armatura, inspirò e poi alzò lo
sguardo con determinazione.
Oltre
il terreno, sull’altra postazione,
l’entità era
immobile, lo sguardo puntato su di lei.
“Potete
ancora rinunciare, Guerriero Viola.”
La
ragazza scosse la testa, quasi ridendo. “Non lo
farò e lo
sapete.”
L’entità
non rispose e allungò la mano. Quattro carte si
sollevarono dal mazzo e si fermarono davanti al suo volto, fluttuando
senza
sostegno nell’aria.
“Vi
concedo la prima mossa, allora.”
(TURNO 1)
Mai
rimase immobile, le braccia lungo il corpo. Una tensione
inaspettata le stringeva lo stomaco, il peso e la realtà di
quel duello che
spazzavano via gli anni passati, che la riportavano indietro
all’ultimo duello
affrontato in quel modo. E non era un pensiero incoraggiante.
Doveva
andare in modo diverso. Allungò la mano e afferrò
le
prime quattro carte. “Fase Iniziale!”
La
Guerriera Viola pescò la quinta carta di rito,
infilandola tra le prime, e strinse tra le dita quella che avrebbe
iniziato i
giochi.
“Fase
Principale. Evoco Balam,
Guerriero delle Tenebre al livello 1!”
Mentre
i nuclei necessari si spostavano negli scarti e sullo
spirit, un lucente simbolo viola apparve sul terreno. Subito si
dissolse,
lasciando spazio a una creatura demoniaca rossa e nera, dai lunghi arti
muscolosi e sottili. I massicci pugni erano avvolti dalle fiamme e due
protuberanze allungate sbucavano dalle spalle.
E
fu allora che Mai sentì nuove lacrime pungerle gli occhi,
perché nonostante la paura e tutto quello che
c’era in gioco, un’emozione da
troppo tempo dimenticata le riempì il cuore rischiando di
farlo esplodere. Era
quello il suo posto, su quel terreno dove gli spirit apparivano al suo
comando.
Poteva
essere la sua fine, ma anche lo fosse stato, sarebbe
uscita con il botto.
“Termino
il mio turno.”
(TURNO 2)
L’entità
si limitò a chinare il capo. “Fase iniziale, Fase
dei Nuclei, Fase di Acquisizione.”
Un
nucleo si aggiunse alla sua riserva e la prima carta del
mazzo volò a inserirsi tra le carte che si trovavano davanti
al suo volto.
“Fase
Principale, attivo il nexus Grande
Albero della Vita di primo livello.”
La
carta dichiarata raggiunse da sola il terreno. Dietro di
lui si materializzò una maestosa chioma verde, con
l’enorme tronco che si
protese verso l’alto e le radici che si diramarono in tutte
le direzioni.
Attorno a esso ruotavano cerchi che brillavano di tenue luce verde, che
sbucavano dalla chioma e salivano su fino alle radici.
“Termino
il mio turno.”
(TURNO 3)
Mai
eseguì uno dopo l’altro i passaggi di rito,
aggiungendo
il nucleo e prendendo la nuova carta, che sfiorò lentamente
con il dito, il tutto
mentre cercava di intuire quale potesse essere la strategia
dell’avversario. Il
volto, anche grazie a quegli occhi di cristallo privi di pupilla, era
letteralmente indecifrabile. Ma se usava carte verdi, c’era
un’elevata
probabilità che puntasse all’accumulo di nuclei,
per l’evocazione di uno spirit
chiave potente, contando prima a metterla in difficoltà
impegnando gli spirit o
evocandoli nell’azione lampo.
Niente
che non avesse affrontato in precedenza, anche grazie
agli allenamenti con Kenzo.
“Fase
Principale. Attivo il nexus Oscura
Strada Demoniaca al livello 1.”
Dietro
alla ragazza, apparvero dal nulla i muri e il
selciato di una strada in rovina, la cui ombra lugubre si protese sul
terreno.
Nel muro, i cui bordi esterni sfumavano fino a confondersi con il
cielo, si
apriva un’altra stretta strada, illuminata da una minacciosa
luce infuocata.
“Fase
d’Attacco”, proseguì ruotando con
determinazione la
carta sul terreno, “vai Balam!”
La
creatura allargò le braccia e ruggì, per poi
piegarsi
sulle ginocchia e farsi spingere in avanti ad altissima
velocità da potenti
fiamme blu che apparvero dalle protuberanze sulle spalle. Arrivato a
metà del
terreno, fece un balzò e si fermò con il
ginocchio a terra. Ruggendo, formò
un’enorme palla di fuoco davanti a sé e la spinse
con i pugni verso la
postazione dell’anziano.
“Rispondo
con la vita.”
Le
fiamme avvolsero in un istante la sfera viola che si creò
attorno a lui, seguite da lampi azzurri che frantumarono il primo dei
cristalli
delle vite apparsi sulla sua tunica. L’entità,
però, rimase immobile e
impassibile anche allora.
Mai
trattenne un moto di stizza e incrociò le braccia.
“Termino
il mio turno.”
Se
il suo avversario credeva bastasse il silenzio a dargli
un vantaggio, si sbagliava di grosso.
SPAZIO AUTRICE:
Salve a tutti. E siamo
arrivati
a quattro, a metà dell’episodio: sono estremamente
orgogliosa di me! XD
E i problemi dei Maestri
della
Luce sono aumentati. Sia fuori, sia dentro alla dimensione. In
più, è iniziato
il duello! (una delle cause del mio ritardo: spero che ne
sarà valsa la pena)
Chissà come se la caveranno i nostri eroi…
Non mi dilungo molto e spero
di
sentire le vostre opinioni nelle recensioni. Un grande grazie a tutti i
lettori
e a chi ha recensito i precedenti capitoli. Spero che la storia
continui a
piacervi e a stupirvi!
Alla prossima settimana:
stessa ora,
stesso canale. ;)
A presto, HikariMoon
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
CAPITOLO
5
(Turno 4)
“Fase
di Acquisizione.”
La
prima carte del mazzo si sollevò e raggiunse velocemente
le altre. L’entità rimase immobile, lo sguardo
fisso sul terreno e sulla
Guerriera Viola.
“Fase
Principale. Aggiungo un nucleo al nexus. Evoco quindi Elginius, Drago da
Battaglia e Mccoy,
Mastro Carpentiere. Entrambi al primo
livello.”
Due
carte si separarono da quelle della sua mano,
raggiungendo il terreno mentre i nuclei si spostavano su di esse e
nella
riserva. Sul campo di battaglia, due gemme blu apparvero e si
frantumarono una
dopo l’altra. Dalla prima, si materializzò una
creatura dalla forma di toro, la
corazza verde, blu e dorata decorata da punte acuminate. Sulla sua
testa facevano
bella mostra due lunghe corna bianche ricurve. Elginius
scalpitò e muggì.
Dall’altra, atterrò sul terreno uno spirit bipede
che
aveva l’aspetto di una balena, la pelle bluastra e segnata da
macchie
rossastre. Sul muso, aveva incastonate delle gemme turchesi e indossava
una
divisa da lavoro blu, chiusa da una cintura bianca. Tra le zampe teneva
diverse
travi di legno e nella bocca brillavano alcuni chiodi.
“Quegli
spirits sono blu”, esclamò Mai senza riuscire a
trattenere la sorpresa.
“Quali
carte credevate avrei usato?”
“Se
ve lo dicessi, non sarebbe una mossa tatticamente furba.
Non trovate?”, replicò la ragazza portando una
mano sul fianco.
“Fase
d’Attacco. Mccoy,
Mastro
Carpentiere attacca.”
Lo
spirits gettò tutte le travi a terra tranne una.
Iniziò a
correre, sputando i lunghi chiodi sull’asse con tale forza
che si conficcarono
fino a sbucare con la punta acuminata dalla parte opposta. Poi, la
afferrò tra
entrambe le zampe e saltò.
Mai
si afferrò con una mano sulla postazione.
“Rispondo
all’attacco con la vita.”
Mccoy brandì
la trave
come fosse una mazza chiodata e colpì con essa il guscio blu
che si era formato
attorno alla ragazza. La barriera esplose insieme alla prima vita sulla
sua
armatura. Mai strinse i denti e usò tutte le sue forze per
non farsi
sbilanciare. Si tornò a rizzare e sentì lo stesso
scricchiolio udito quando
aveva pensato di arrendersi. I peli sul suo collo si rizzarono.
Abbassò lo
sguardo e li vide: frammenti di cristallo viola si materializzarono
attorno ai
suoi piedi.
“Cos-”
Il
cristallo si espanse, quasi fosse liquido, e circondò le
sue gambe fino all’altezza del ginocchio. Un secondo dopo il
cristallo si
indurì, incastonandole in un involucro infrangibile. Il
cuore della ragazza
cominciò a battere nel petto, le mani a tremare senza che
potesse evitarlo. Si
voltò immediatamente verso l’entità.
“Che
cosa avete fatto?”
“Niente
che non fosse nei nostri accordi, Guerriero Viola”,
replicò pacatamente, “ogni vita che perderete vi
avvicinerà al vostro destino.”
“Verrò
cristallizzata viva.”
“Non
soffrirete, se è questo che temete. Attivo
l’effetto di
livello 1 e 2 di Mccoy,
Mastro Carpentiere:
quando attacca, posso aggiungere un numero di nuclei pari al suo
livello su uno
dei miei nexus. Grande
Albero della Vita viene
elevato al livello 2.”
Il
nexus alle sue spalle venne avvolto per un istante da una
luce verde. Mccoy,
invece, si inginocchiò a
terra, appoggiandosi stancamente a una trave.
“A
voi la mossa.”
(Turno 5)
Mai
non riusciva a staccare gli occhi dal cristallo che
raggiungeva il ginocchio. Sentiva i piedi, riusciva ancora a muovere le
dita,
ma se avesse anche voluto muoverli di un centimetro non ci sarebbe
riuscita. Un
terrore gelido le partì dallo stomaco, fino a raggiungere le
tempie dove il
sangue ronzava prepotentemente.
Aveva
sperato che gli effetti li avrebbe pagati solo alla
fine. Si era sbagliata.
La
ragazza chiuse gli occhi, inspirò e scosse la testa.
Doveva restare lucida, non poteva farsi condizionare. Era tutto una
tattica. Se
pensava troppo al significato di quei riflessi violacei, si sarebbe
deconcentrata.
“Fase
Iniziale. Fase dei Nuclei. Fase di Acquisizione.”
Allungò
la mano senza tremare e aggiunse la nuova carta alla
mano.
“Fase
Principale”, proseguì con tutta la determinazione
che
riuscì a racimolare e gettò sul terreno la carta
appena pescata. “Evoco Demonosso al
secondo livello.”
Il
cristallo esplose e davanti a lei apparve una piccola
creatura umanoide, le fattezze di uno scheletro, con tanto di testa che
ciondolava e sbatacchiava sul collo d’osso, e con indosso una
semplice corazza
bruna.
“Uso
quindi la magia Triste
Mietitore!”
La
Guerriera Viola ruotò la carta verso il campo di
battaglia. Da essa fuoriuscì una densa nebbia viola che
assunse le fattezze
contorte e confuse di una creatura coperta da un lungo mantello. In
mano aveva
una pesante falce intarsiata di teschi e scheletri.
L’entità attraversò il
terreno di gioco fino a stazionare minacciosa un paio di metri sopra i
due
spirit avversari.
“Effetto
della magia: posso distruggere uno spirit
avversario impegnato con un solo nucleo. Scelgo quindi Mccoy!”
Non
appena Mai pronunciò l’ultima parola, la creatura
di
nebbia emise un grido stridulo da far accapponare la pelle e
alzò la falce che
abbatté immediatamente sullo spirit affaticato. Mccoy
si dissolse prima di poter rimettersi in piedi e con esso
svanì la
nebbia viola.
“Mossa
molto furba, togliermi una fonte di nuclei”,
commentò
l’entità senza muovere un muscolo.
“Peccato non sia sufficiente.”
Una
delle sfere luminose che ruotavano attorno all’albero
brillò più intensamente e fluttuò fino
al terreno di gioco, dove condensò in un
nucleo che si aggiunse alla riserva.
“Effetto
del nexus al livello 2, ottengo un nucleo.
Togliermi Mccoy,
Mastro Carpentiere non ha
avuto molto impatto, non trovate?”
“Riuscirò
a toglierti anche il nexus”, replicò Mai con un
ghigno determinato. Ogni secondo che passava, riusciva a essere
più sicura. Non
doveva farsi condizionare.
“Fase
d’attacco. Vai Demonosso.”
“Rispondo
all’attacco con la vita.”
Il
demone scheletrico sussultò e strinse più forte
la
piccola spada e lo scudo che aveva nelle mani, poi iniziò a
correre con la
testa che traballava e uno schioccare d’ossa.
Superò lo spirit avversario e si
lanciò contro la barriera viola che proteggeva
l’anziano, frantumandola a suon
di fendenti.
L’entità
incassò il colpo senza battere ciglio, mentre una
nuova sfera luminosa planò sul suo terreno di gioco.
“E
ora attivo l’effetto di primo livello.”
Mai
strinse le labbra e serrò le dita sulle carte. Non aveva
importanza, pensò cercando di mantenere la calma, poteva
aggiungere quanti
nuclei voleva ma ogni vita persa era un passo che la avvicinava alla
vittoria.
“Termino
il mio turno.”
(Turno 6)
Le
fasi di preparazione furono ancora una volta compiute
senza che l’entità si muovesse. Nuclei e carte
raggiunsero da soli le posizioni
a loro assegnate.
“Fase
Principale. Evoco Gashabers,
Bestia della Prigionia al livello 3.”
Mai
sgranò gli occhi mentre il simbolo viola di infrangeva
dall’altra parte del campo da gioco. Un quadrupede
scheletrico con tre teste si
materializzò sul terreno. Gli occhi della bestia brillavano
di un’inquietate
luce rossa e aguzze decorazioni d’osso rendevano il loro
aspetto ancora più
minaccioso. Gashabers
ruggì, pronto alla
battaglia.
“Tocca
a voi.”
Usa tutti i sei colori,
realizzò Mai. Non poteva esserne davvero certa, ma
l’istinto non faceva che
lanciarle segnali d’allarme. Prima verde, poi blu e riduzioni
rosse, ora viola
con riduzioni gialle.
Era
una strategia così inaspettata e, allo stesso tempo,
così orrendamente familiare.
E
non era un buon auspicio.
===============================================================================================
La
piana davanti a loro era quasi priva di formazioni
rocciose e anche quelle poche che la costellavano non avrebbero potuto
aiutarli
a seminare gli inseguitori, neppure con il cielo rannuvolato. La Limoviole continuava a sfrecciare al
massimo delle sue possibilità, ma ogni minuto che passava le
prestazioni
diminuivano. Non sarebbe mancato molto prima che fossero raggiunti. Da
lunghi
minuti, ormai, gli spari erano diminuiti, come se attendessero
semplicemente
che la Limoviole interrompesse la
sua
corsa. O forse anche loro erano stati attaccati da quelle creature.
L’unica
cosa che li aveva salvati dall’essere semplicemente ridotti a
un rottame
fumante, era la presenza a bordo di Aileen e Magisa.
Zungurii
lanciò l’ennesima occhiata a radar, continuando a
tambureggiare sul volante.
“Come
faremo a tornare alla scala?”
La
voce di Aileen risuonò debole nel teso silenzio che
avvolgeva tutti, rotto solo dagli scambi sommessi tra Hideto, Magisa,
Serjou e
Kenzo, seduti sui divani. Nessuno rispose.
“Magisa,
è proprio necessaria questa
scala?”, sbottò infine Zungurii voltando appena la
testa
verso il retro.
“Che
cos-”, la granroriana trasalì, per poi sorridere
complice. “Vuoi che scappiamo in un altro regno.”
Kenzo,
accanto a lei, non sembrò per nulla condividere il
suo entusiasmo. “Ma andiamo, è una follia!
Capirebbero subito le nostre
intenzioni e ci fermerebbero.”
“Non
è detto.”
“Hai
già un piano”, affermò Yuuki accanto al
granroriano.
“Forse”,
concesse Zungurii per poi spostare di nuovo lo
sguardo sul Guerriero Verde e l’androide che girava attorno
ai divani. “Kenzo,
M.A.I.A. pensate di riuscire a entrare nei loro sistemi anche a
distanza?”
“Io non-”,
esordì il ragazzo, per poi interrompersi e
sistemarsi gli occhiali, “-cioè, forse. Mai. Mai
sarebbe sicuramente più
capace, ma qualcosa penso si possa fare.”
“Se
speri si possa mandare k.o. i loro motori, rimarrai deluso.”
M.A.I.A.
saettò attorno alla postazione di comando, tanto da
obbligare Zungurii a tentare di allontanarla con una mano. “E
sistemi minori?
Come quelli dell’illuminazione?”
Magisa
lo fissò scioccata, sbattendo le palpebre. “Vuoi
spegnere le loro luci?”
“Voglio
confonderli”, replicò il granroriano con un ghigno
divertito, mentre M.A.I.A. tornava indispettita verso i divani.
“La luna è
coperta, fuori è quasi totalmente buio. Mi bastano solo
pochi minuti.”
“Quello
che sta suggerendo Zungurii, è usare l’astronave
d’emergenza”, aggiunse Serjou con tono pacato, tono
che strideva con il dolore
che doveva provare per la ferita così recente.
“Quale astronave di
emergenza?”, interruppe Yuuki.
“La Limoviole è
dotata di una navicella in
grado di replicarla esattamente. Impossibile notare la differenza, a
meno di non
venire attaccati.”
“Che
è esattamente quello che vogliono fare!”,
ricordò con
tono petulante Kenzo.
“Vogliono
avere il Nucleo Progenitore, altrimenti ci
avrebbero già ridotto in rottami”,
ribatté con una tale decisione Zungurii, da
convincere completamente il Guerriero Bianco.
“Può
funzionare.”
Il
Guerriero Blu rivolse un’espressione spazientita verso di
lui. “O andiamo, Yuuki, non sarai d’accordo? E chi
dovrebbe offrirsi
volontario?”
“Io”,
rispose immediatamente Zungurii. “Solo l’unico che
conosce questo regno a occhi chiusi. Nessuno di voi avrebbe alcuna
speranza.
Una volta lontani, so esattamente cosa fare.”
Magisa
sospirò, sentendosi vagamente in colpa di non poterlo
fermare. Zungurii aveva ragione, era lui ad avere le migliori
probabilità di
riuscita. “E i Maestri della Luce devo restare
uniti.”
“Voi
vi nascondete, mentre io con la nave di scorta continuo
a farmi seguire”, riprese il granroriano. “Quando
non ci vedrete più, non vi
resterà che tornare indietro e fare il salto. Il Regno di
Smeraldo è la vostra
scommessa migliore: nella foresta avrete più
possibilità di nascondervi.”
“Siete
davvero convinti?”, ripeté Hideto senza troppo
ardore. Non era necessariamente contrario al piano, che gli ricordavano
alcuni
degli stunt che aveva compiuto nel futuro, ma a differenza di allora
c’erano
molte più persone che rischiavano la vita.
Il
Guerriero Bianco annuì senza esitazione. “Non
abbiamo
tempo per pensare ad altro. E il piano può funzionare se
raggiungiamo le
strutture rocciose laggiù prima che ci fermino.”
“E
se il cielo non schiarisce”, borbottò il Guerriero
Blu mettendosi
in piedi. “Ti conviene farmi un veloce riassunto sui comandi,
Zungurii. Non
pensavo di dover tenere l’esame di guida così
presto.”
Il
granroriano sorrise e gli lasciò posto.
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(Turno 7)
“Fase
di Acquisizione.”
Mai
aggiunse con un gesto fluido la nuova carta alla mano,
lo sguardo fisso sulle stesse. Se l’avversario usava una
strategia simile a
quella che stava temendo, doveva a tutti i costi agire prima. Non
poteva
assolutamente farsi trovare impreparata.
“Fase
di Recupero.”
Nuclei
e spirit tornarono in posizione. La Guerriera Viola
inspirò e alzò gli occhi, lanciando uno sguardo
all’entità che sembrava dire gettami
contro il tuo meglio, ti sfido.
Estrasse bruscamente una carta, sollevando il braccio teso al cielo.
“Trema
terra, squarciati cielo! Evoco Siegwurm,
Possente Dragone Imperatore del Tuono!”
La
carta brillò di luce rossa e dal cielo si scagliarono a
terra una sequela di potenti fulmini. Alle sue spalle, emerse
l’enorme drago
dalla pelle rossa, gli artigli che spaccavano le pietre e il fiato
caldo che si
condensava attorno alla sua bocca. Ruggì, spiegando le ali,
e Mai dovette
chiudere gli occhi, un brivido che le percorse tutto il corpo. Era reale. Finalmente reale, dopo tutti
quegli anni.
Siegwurm ruggì
ancora, l’aria
che tremava per il suo fiato bollente, e spiccò il volo
atterrando accanto all’altro
spirit sulle due zampe posteriori.
“Credete
che usare gli spirit del Guerriero Rosso vi aiuterà
a vincere?”
“Fase
d’Attacco. Vai Balam!”
Come
in precedenza, la creatura infernale si spinse in
avanti per poi lanciare una possente palla di fuoco contro
l’avversario.
“Rispondo
con la vita”, ripeté con uguale calma
l’anziano,
lasciando che la vita si infrangesse e che un nuovo nucleo si
aggiungesse
grazie al nexus. “Ogni vostro attacco mi fornisce un
vantaggio in più. Perché
continuate?”
“Vedremo
se sarete della stessa opinione, quando il vostro
nexus non servirà più”,
ribatté Mai con durezza, decisa a mostrarsi più
sicura
di quello che si sentisse davvero. “Termino il mio
turno.”
(Turno 8)
L’entità,
senza far trasparire alcuna emozione dai tratti
del volto o dagli occhi di cristallo, eseguì una dopo
l’altra le fasi
preliminari, senza esitazione.
“Ve
lo concedo, state dimostrando la determinazione che
avete decantato a parole”, riconobbe infine mentre i nuclei
tornavano nella
riserva. “Solo, riuscirete a farlo fino alla fine?”
Mai
non replicò, limitandosi a stringere con più
forza la
mano sul parapetto del terreno di gioco.
“Fase
principale. Chiamo a me il protettore del legame tra i
mondi, che regge la forza del firmamento: evoco Gai-Asura,
Supremo Drago della Terra al livello 1.”
Una
delle carte nella mano si illuminò di fiamme infuocate.
Un intenso raggio di luce partì verso l’alto,
scomparendo nel cielo. Attorno a
esso si estese lo spazio siderale e apparvero il pianeta Terra, attorno
a cui
ruotava la Luna, e più lontano il Sole. I tre corpi celesti
ruotarono fino a trovarsi
allineati. Un bagliore più intenso sovrastò ogni
cosa e in esso cominciò ad
apparire una sagoma scura, avvolta da nastri di fiamma e di acqua. Come
una
meteora volò verso il terreno, arrivandoci con
un’esplosione di fiamme e
vapore. Quando si diradarono, lasciarono lo spirit in tutta la sua
maestosità.
Era
una creatura dal corpo umanoide e una lunga coda
disseminata da spine nere. Sulle spalle e sui fianchi aveva
un’intricata
armatura, da un lato bianca e dall’altro nera. Il volto era
mascherato da una
corazza a quattro punte, anch’essa divisa in due nella
colorazione. Un paio
d’ali possenti, una nera come la pece e l’altra
bianca e rossa, partivano dalla
sua schiena. La creatura emise un ruggito stridente così
intenso da far tremare
l’aria.
Mai
era sbiancata, gli occhi sgranati, la bocca semichiusa
coperta a mala pena da una mano tremante. Se non fosse stato per il
cristallo
che le bloccava i piedi, era sicura che si sarebbe ritrovata a terra.
Gai-Asura, lo spirit del Re
del Mondo Altrove. Lo spirit contro cui era emerso vincitore solo Dan.
E lei
non era stata in grado di sconfiggere neppure lui.
“Come?”,
sussurrò incapace di distogliere lo sguardo da
quella creatura mostruosa.
“Sapevo
che l’avreste riconosciuto. Colui che aveva corrotto
il Nucleo Progenitore, ne aveva creato una forma deviata. Questa
è la sua vera
forma.”
La
Guerriera Viola capì in quell’istante che la
scelta di
quello spirit non era stata casuale. Le parole tramandate da Amar erano
vere: senza
pietà quel mondo ti metteva davanti i tuoi tormenti, i tuoi
sensi di colpa, le
tue paure. La ragazza strinse la mano sul parapetto, con tutta la forza
che
aveva, fino a farsi diventare bianche le nocche e lasciare i segni
delle unghie
sul palmo. Prima quanto era successo a Dan, ora Gai-Asura:
colpi, dopo colpi per cercare di distruggerla, non nel fisico ma nella
mente.
“Fase
d’Attacco. Gai-Asura,
Supremo
Drago della Terra mostra la tua potenza.”
La
creatura ruggì e si lanciò in avanti, fulminea e
devastante sul suo cammino. Mai rimase congelata a fissarla avanzare.
Fu il
grido dei suoi spirit a ridestarla, lasciandole appena il tempo di
trovare la
voce.
“Rispondo
con la vita.”
Gai-Asura si
fermò davanti a
lei, enorme e terribile con occhi gialli di fiamme che la fissavano.
Allargò le
braccia e sulle sue mani si formarono due sfere, una di fuoco e
l’altra
d’acqua. Ruggendo, creò due potenti raggi che si
intrecciarono e colpirono la
barriera che la circondava con forza impressionante. La vita
sull’armatura di
Mai esplose con violenza inaudita, togliendole il respiro e facendola
incurvare
in avanti e tossire. Il cristallo attorno alle sue gambe si estese,
incastonandola fino a i fianchi. Mai boccheggiò, posandosi
con entrambi mani e
braccia sul terreno di gioco.
“Termino
il mio turno.”
(Turno 9)
Mai
rimase per lunghi istanti a fissare le proprie carte,
respirare era ancora un’impresa colossale. Era il suo turno,
ma che speranze
poteva avere? Contro uno spirit che probabilmente aveva più
punti battaglia di
qualunque sua carta, in grado di recuperare ancora e ancora in ogni
turno.
Fu
allora che Mai se ne rese conto. Gai-Asura
non era stato disimpegnato. Si rialzò di
scatto: era strategia o Ultra Risveglio non
era disponibile fin dal primo
livello?
“Fase
Iniziale.”
Non
poteva arrendersi.
“Fase
dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di Recupero.”
La
Guerriera Viola prestò appena attenzione a quelle fasi,
già estratta la carta con cui aveva deciso di cominciare
quel turno.
“Fase
Principale. Utilizzo la carta magia Pesca
della Rinascita, che mi permette di aggiungere
altre due carte alla mia mano.”
Con
un gesto rapido, acquisì le due e non riuscì a
trattenere un piccolo sorriso.
“Fase
Principale. Evoco Drago della
Pioggia di livello 1.”
Il
simbolo rosso si dissolse lasciando il posto alla
creatura sinuosa, gli arti dotati di taglienti artigli e le squame
colore del
cielo.
“Elevo
quindi Siegwurm al
livello 3.”
Il
drago ruggì, infuso dall’energia apportata dai
nuovi
nuclei.
“Fase
d’Attacco. Siegwurm Impatto Devastante!”
“Blocco
con Elginius,
Drago da
Battaglia.”
Mai
tese il braccio, un’altra carta tesa tra le dita.
“Azione Lampo! Uso la carta magia Martello Demolitore!”
La
carta si illuminò e da essa si materializzò un
enorme
martello indaco e argento, percorso da intricate intarsiature rosse.
“Scelgo
il colore verde: tutti i nexus di tale colore
vengono distrutti.”
“Azione
Lampo: utilizzo la carta magia Specchio Magico
usando nuclei da Gashabers,
Bestia della Prigionia e scelgo il
colore viola.”
Un
lampo di luce si propagò dalla carta magia, creando un
disco dorato con decorazioni a spirale che si estese sul suo terreno.
Mai imprecò
tra i denti e strinse con più forza le dita: ovviamente
usava magie gialle. Il
nexus non le era stato particolarmente utile, ma era pur sempre un
ottimo
deterrente combinato con Attacco Tenebra.
Il
martello fu avvolto da fiamme e si sollevò alto nel
cielo, per poi impattare con enorme violenza contro la superficie
lucida dello
specchio. Dopo un sussulto, proseguì contro
l’immenso albero alle spalle
dell’entità. Il nexus si dissolse, generando
un’onda di polvere che si propagò
verso il campo e investendo l’entità che rimase
impassibile nella polvere di
detriti.
Lo
specchio divenne sempre più luminoso, accumulando
l’energia del colpo iniziale e del nexus distrutto. Un raggio
dorato saettò
attraversò il terreno e superò Mai che non si
voltò neppure a guardare l’inevitabile.
Il nexus alle sue spalle svanì e la carta sul terreno
scomparve negli scarti.
Fu
allora che Siegwurm spiccò
il volo lanciandosi contro la preda. Elginius muggì
con ferocia e partì al contrattacco, le corna puntate contro
l’avversario. Il
dragone schivò con facilità l’assalto
per poi afferrarlo per le corna stesse e lanciare
la creatura a dissolversi contro i bordi del terreno di gioco.
“Grazie
alla distruzione del nexus, pesco una carta.”
“Specchio Magico mi
permette di fare lo stesso.”
Mai
passò in rapida rassegna le carte che aveva in mano e
quanto schierato dall’entità. Sospirò.
“Termino il mio turno.”
Quel
turno non era andato bene come aveva sperato. A fatica,
riuscì a mascherare la propria apprensione:
l’entità le aveva dimostrato che
ogni sua mossa riusciva a essere più pericolosa di quanto si
aspettasse,
controbilanciando ogni vantaggio che lei potesse avere. E Gai-Asura era ancora
lì, inquietante e terrificante, a
ricordarle di non avere turni infiniti per provare ad avere la meglio.
(Turno 10)
“Fase
Iniziale.”
L’anziano
superò velocemente tutte le fasi preliminari. Gai-Asura ruggì
quando recuperò le energie.
“Per
effetto di Gashabers,
Bestia della Prigionia pesco un’ulteriore carta
avendo sul terreno Gai-Asura,
Supremo Drago della Terra con 8000 punti
battaglia.”
La
carta si aggiunse alla sua mano in un battito di ciglia.
“Fase
Principale. Evoco Gale-Fokker,
Bestia Volante di Ferro al livello 2. Elevo Gashabers,
Bestia della Prigionia al secondo livello e Gai-Asura,
Supremo Drago della Terra al secondo.”
Il
simbolo bianco apparve e si dissolse. Da esso balzò sul
terreno uno spirit dall’aspetto di volpe, la pelliccia un
guscio metallico
giallo-oro e bianco, che ululò alzando il muso verso
l’alto. Gli altri due
spirits vennero avvolti da un’aura luminosa che li
rinvigorì aumentando la loro
potenza.
Ora arriva, pensò
Mai preparandosi a ricevere gli attacchi di Gai-Asura.
“Termino
il mio turno.”
La
ragazza trasalì: a
quale gioco stava giocando?
k
k
k
k
k
SPAZIO AUTRICE:
Salve a tutti. E anche il
capitolo 5 è finito. Comincio a essere un po’ in
ansia, ma spero di riuscire a
stare al passo anche dopo che questo capitolo sarà concluso.
Farò del mio
meglio.
Venendo al capitolo, vi
aspettavate che l’avversario di Mai usasse uno dei Gai-Asura?
E che ne pensate
del piano di Zungurii? Come se la caveranno i nostri eroi?
Spero davvero che il duello
vi
stia piacendo perché è stato davvero una brutta
gatta da pelare. XD
Beh, a questo punto non mi
rimane altro che ringraziare tutti quelli che hanno letto, recensito
e/o stanno
seguendo/messo nei preferiti questa storia. E se vi va di farmi sapere
che ne
pensate, lasciatemi una recensioncina.
Grazie ancora e alla
prossima settimana.
HikariMoon
P.S. l’altra volta
me ne sono
dimenticata, ma i pensieri di Dan che Mai sente nello scorso episodio
sono
ispirati al capitolo 2 di BS Moments (giusto per voler fare i
precisini). Se
magari vi sono suonati famigliari, questo è il
perché.
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
CAPITOLO
6
Il
flebile gemito di dolore di Aileen attirò subito
l’attenzione di Magisa, Serjou e Kenzo, i più
vicini alla granroriana.
“Che
succede?”, chiese la Maga affiancandola immediatamente.
Anche
gli altri presenti, preoccupati dal tono allarmato,
prestarono nuova attenzione al gruppetto seduto ai divani.
“Fitte”,
esalò la Guerriera Verde, strizzando gli occhi e
tenendosi la testa tra le mani. Strinse i denti all’ennesimo
spasmo di dolore
che le attraversò il corpo.
Lo
sguardo di Magisa si incupì e le sue labbra si strinsero
in una riga. “Mai sta affrontando un duello, non
c’è altra spiegazione.”
“Che
spirit stanno usando? Non sono mai state così
forti!”
“Potrebbe
dipendere da dove si trovano, Maga Magisa?”,
propose Serjou.
“Sicuramente,
è il luogo più strettamente connesso al Nucleo
di tutta Gran RoRo”, replicò la donna,
stringendole una mano sulla spalla per
tentare di confortarla.
“O
stanno usando spirit maledettamente
potenti”, aggiunse Hideto con tono lugubre.
Kenzo
deglutì, gli occhi che tornarono sul frenetico
susseguirsi delle righe di programma e le gocce di sudore sulla fronte
che
rischiavano di fargli scivolare gli occhiali. Tutti stavano contando su
di lui,
anche se non era certo lui la scelta ideale per quel compito. Mai
sarebbe già
riuscita a entrare nei loro sistemi, o anche M.A.I.A. Ma la Guerriera
Viola era
alle prese con chissà cosa nel tentativo di salvare Dan, in
una dimensione da
cui non sapevano neppure se sarebbe riuscita a fuggire, e M.A.I.A. era
stata
costretta a lasciarlo solo per provare a rattoppare almeno un
po’ i loro sistemi.
Schiacciando
i tasti, cercando di trovare un’apertura nella
rete di protezione dei sistemi delle astronavi vicine, il Guerriero
Verde
riusciva a non pensare allo sguardo di tutti puntato su di lui.
Ma
se era una cosa che rimaneva fissa nella sua mente, anche
mentre si improvvisava hacker, era che non li avrebbe delusi tutti
un’altra
volta. Non avrebbe fatto stupidi errori.
Istante
dopo istante, vedeva il loro firewall cedere, di
quel poco che gli sarebbe bastato per entrare. Mai sarebbe stata
più brava, ma
lui aveva pur sempre passato lunghi pomeriggi con lei a esplorare
ciò che c’era
oltre al loro normale programma di studi.
Un’ultima
riga sfilò sullo schermo, poi il segnale: era
entrato. Inspirò e fermò il dito un attimo prima
di disattivare l’illuminazione
dei nemici. Alzò lo sguardo e incrociò quello
degli altri, escluso solo quello
di Hideto.
“Quando
volete.”
Zungurii
annuì e scese dalla pedana dei comandi, scambiando
un veloce e secco cenno con Yuuki. Arrivato a fianco del divano, si
fermò un
istante, facendo vagare lo sguardo sui suoi amici. Un lampo di
insicurezza
attraversò il suo sguardo, ma lui lo cacciò
subito con un sorriso.
“Buona
fortuna, ragazzi. E dite a Dan che aspetto ancora il
suo duello.”
Non
aspettò che rispondessero e proseguì in gran
carriera
verso la scaletta. Zungurii si fermò, già con la
mano sul parapetto della rampa di scale, pronto a lanciarsi
giù da essa. Si voltò ancora verso gli altri, che
lo stavano seguendo con lo sguardo, sorrise e alzò il
pollice verso l'alto.
Poi scomparve al
ponte inferiore, a recuperare i suoi pochi effetti personali e a salire
a borda
della navicella di salvataggio.
Hideto aveva già la
mano sul pulsante di attivazione dell’astronave
d’emergenza. Lo sguardo, però,
era fissò sui costoni di roccia che si stavano avvicinando
sempre più, appena
visibili nell’oscurità della notte. Era la loro
ultima chance.
Aileen raggiunse in
quel momento il sedile rimasto libero accanto al Guerriero Blu, che
aveva altro
di cui occuparsi che chiederle se non fosse meglio che rimanesse
dietro: dato
che, apparentemente, neppure Magisa era riuscita a trattenerla.
Kenzo e Magisa
finirono di agganciarsi le cinture in quell’istante, avendo
giù aiutato Serjou
a farlo. Il Guerriero Verde attese il segnale di Yuuki e
disattivò i sistemi
nemici. L’oscurità avvolse improvvisamente le
astronavi, che divennero quasi
invisibili e sbandarono leggermente, probabilmente colti alla
sprovvista. Ma
non arrestarono la fuga. Non che se lo fossero aspettati.
Hideto
inspirò e premette il pulsante. La spia di espulsione
lampeggiò gialla, poi verde. Quasi senza respirare,
sterzò il volante verso
destra. La Limoviole
sussultò
violentemente, un vibrare di metallo che per un attimo fece credere a
tutti che
sarebbero stati scoperti. Non appena il Guerriero Blu si convinse di
aver
spinto sufficientemente all’interno dell’anfratto
l’astronave, spense
precipitosamente i motori. Dopo un ultimo trasalimento, tacquero.
Tutti
si voltarono verso il retro, trattenendo il respiro.
Il profilo scuro della finta Limoviole
attraversò il riquadro di cielo visibile, scomparendo subito
dopo. Pochissimi
istanti dopo, che pur parvero infiniti, sfrecciarono i profili scuri
degli
inseguitori, accompagnati dal rombo dei loro motori. Le prime luci si
stavano
già riaccendendo.
Una.
Due.
Il
terrore si insinuò negli stomaci degli occupanti della Limoviole. Hideto avvicinò
inconsciamente la mano alla chiave di accensione, anche se la loro fuga
non
avrebbe avuto alcuna possibilità di riuscire.
Tre.
Non
era stati visti. I battiti del cuore accelerarono finché
i rumori delle astronavi furono sempre più lontani. Aileen
si sporse insieme a
Hideto sul radar, dove tre punti rossi seguivano un puntino verde.
Quando
scomparvero anche dallo schermo, attesero ancora nel tentativo di
mettere più
distanza possibile tra di loro.
M.A.I.A. riemerse dal ponte
inferiore, volando dritta verso
la postazione di comando e lì iniziò a fluttuare
sopra la testa del Guerriero
Blu. Aveva iniziato a emettere alcuni fiochi trilli: la scomparsa dei
radar dei
nemici sembrava averla messa di buon’umore.
“Ho
fatto il possibile. Dovremmo riuscire ad andare nell’altro
regno senza esplodere!”
Hideto
si trattenne da roteare gli occhi e preferì girare la
chiave di accensione, riattivando la Limoviole.
Il sordo e monotono rumore dei suoi motori riempì nuovamente
il silenzio.
Abbassò la leva dell’accelerazione e, tenendo
spente le luci per precauzione,
fece uscire l’astronave dall’anfratto in cui si
erano nascosti.
Impostando la più
elevata velocità che si potevano
permettere, senza che questo compromettesse i motori, il Guerriero Blu
riportò
l’astronave sulla rotta appena percorsa. Più
vicini fossero stati alla scala,
più semplice sarebbe stato fare il salto.
“Nave
nemica in avvicinamento!”
La
comunicazione di M.A.I.A., accompagnata da una sequela di
spie rosse che si attivarono sui suoi schermi, fece gelare il sangue
nelle vene
di tutti gli occupanti. Nella foga di attuare il loro piano, di
sfruttare lo
spiraglio lasciato loro da Zungurii, avevano fatto un imperdonabile
errore:
avevano dimenticato la quarta astronave, quella rimasta indietro dopo
il
canyon. Astronave che, evidentemente, non aveva rinunciato
all’inseguimento,
ora un puntino luminoso sempre più vicino sullo schermo
verde.
Avrebbero
dovuto riavvicinarsi alla scala e, una volta ben
distanziati da Zungurii e i loro inseguitori, iniziare
l’accelerazione che li
avrebbe portati a raggiungere i valori necessari a saltare nel Regno di
Smeraldo.
“Non
possiamo aspettare.”
Yuuki
parlò senza distogliere lo sguardo dalla vetrata
frontale, la voce decisa che non lasciava trapelare quali emozioni si
potessero
agitare dentro di lui.
“Così
rischiamo di surriscaldare completamente il sistema
dei nuclei!”, obbiettò Kenzo dai divani, da dove
teneva continuamente sotto
controllo le statistiche dell’astronave.
“Se
partiamo ora, abbiamo il sessanta percento di possibilità di
raggiungere la
velocità necessaria”, controbatté
M.A.I.A. con tono petulante
agganciandosi alla postazione di comando.
Hideto
rimase a fissare il puntino luminoso, le dita che
fremevano sulla superficie leggermente usurata del volante. Se
c’era una cosa
che aveva imparato da Gran RoRo e dal futuro, che era diventata quasi
una
seconda natura per lui, era che oltre l’ostacolo non si
doveva gettare solo il
cuore, ma fiondarvisi di peso. E non aveva nessuna intenzione di
cominciare a
fare diversamente.
“Siamo
in ballo. Balliamo.”
Non
finì neppure di parlare. Il Guerriero Blu aumentò
la
velocità, avvicinandola il più possibile a quella
minima necessaria di cui gli
avevano parlato Serjou e Zungurii. Se non la raggiungevano, non
avrebbero avuto
vie di scampo.
Il
profilo scuro di un’astronave si stagliò
all’orizzonte, uno
scuro bagliore appena illuminato dai raggi lunari che filtravano tra le
nubi.
Il ragazzo sbirciò il contachilometri, maledicendo nella sua
mente la lentezza
con cui saliva. Portò la mano sul pulsante del propulsare
per il salto
intramondo, i polpastrelli sudati che appena sfioravano la superficie
liscia.
“Hideto!”
Il Maestro della Luce
ignorò il richiamo allarmato di
Aileen. I primi spari riempirono l’aria, alzando polvere
davanti a loro.
“Ora!”
Premette
il pulsante, fidandosi, anche se dubitava che
avessero molto più della velocità minima, e
riportò la mano sul volante in un
battito di ciglia. Schiacciò l’acceleratore con
tutta la forza che aveva nella
gamba. I bordi del mondo che li circondava cominciarono a confondersi,
mischiandosi in sprazzi multicolore, e un varco luminoso si
aprì davanti a
loro.
Tutti
nella Limoviole
strinsero i denti, artigliando la prima superficie a portata di mano
delle loro
dita. Un’esplosione vicinissima fece rollare
l’astronave, che però proseguì
dritta verso il portale.
Il
Regno di Rubino scomparve in un lampo accecante.
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(TURNO 11)
Quanti
livelli avevo quello spirit? Era la domanda che più
premeva a Mai in quegli istanti, quella che poteva fare la differenza
tra la
speranza e una totale disfatta. Non voleva neppure pensare a cosa mai
avrebbe
potuto fare se anche quel Gai-Asura
fosse stato
in grado di raggiungere il livello 4. Perché non si fosse
fatta ancora vivo l’Ultra Risveglio era subito al secondo posto.
Odiava
a morte quello spirit.
“Fase
Iniziale.”
Nuclei
spostati e spirit pronti a combattere, Mai aggiunse
la nuova carta alla mano e il suo cuore perse un battito. Con il
polpastrello,
la sfiorò un istante più a lungo per poi spostare
le dita su un’altra carta ed
estrarla con gesto rapido.
“Fase
Principale. Abbasso Siegwurm al
livello 1 e utilizzo la carta magia Energia
Big Bang!”
La
carta posata sul terreno emise un impulso di energia
rossa.
“Per
questo turno, gli spirit del tipo Drago
Astrale della mia mano avranno un costo pari alle mie vite,
ovvero pari a tre.”
La
ragazza lasciò che il ricordo dell’ultima volta
che aveva
evocato quello spirit, davvero
evocato, le sfiorasse appena la mente, preferendo abbandonarsi
completamente
all’ardore del duello. Doveva restare ancorata al presente.
Era l’unica cosa
che importava.
Un
vortice di fiamme avvolse il drago sul terreno e la carta
che stringeva tra le dita brillò di luce rossa, come quando
le aveva impedito
di arrendersi.
“Transevoco
Siegwurm ed evoco
Siegwurm-Nova, Drago Supernova
al livello 3!”
Il
simbolo rosso emerse tra le fiamme e lasciò il posto a
una sagoma bianca che assunse le forme di un dragone rannicchiato, le
ali
chiuse attorno al suo corpo. Sul suo dorso presero forma altre due ali
luminose. Siegwurm-Nova spiegò
le sue ali rosse
e gli occhi verdi scintillarono. Fumo bollente spiraleggiava fuori
dalle sue
fauci e il terreno tremò quando la maestosa creatura si
posò al suolo,
ruggendo.
“Dato
che Siegwurm è
stato il
mio tributo, l’effetto dell’evocazione di Siegwurm-Nova
riporta le mie vite a cinque!”
I
nuclei restanti sulla sua armatura iniziarono a brillare e
una spirale di luce azzurra l’avvolse. La superficie del
cristallo, che la
stringeva fino alla vita, venne percorsa da crepe. Uno dopo
l’altro i nuclei si
riformarono nelle cavità in cui erano stati distrutti e il
cristallo che la
intrappolava si frantumò, disperdendosi nell’aria
in polvere lucente.
“Fase
d’Attacco. Vai, Siegwurm-Nova!”
Il
drago rispose al suo comando, lanciandosi contro
l’avversario con un ruggito che fece tremare l’aria
attorno a lui.
“Per
effetto di livello 3, vengono distrutti spirit
avversari con un costo pari o inferiore a 10000 punti battaglia. Siegwurm-Nova spazza via Gale-Fokker!”
Lo
spirit si fermò in aria, spiegando completamente le ali
dalle quali cadde al suolo una pioggia di raggi infuocati. Lo spirit
avversario
si dissolse in un attimo.
“E
ora, Impatto
Devastante!”
Siegwurm-Nova riprese il
suo
volo, le possenti ali che sferzavano l’aria con immensa
potenza, scintille di
fiamme che avvolgevano le sue fauci. L’entità non
distolse lo sguardo da esso,
mentre con voce ferma rispondeva nell’unico modo possibile.
“Blocco
con Gashabers,
Bestia
della Prigionia.”
Le
due creature si scontrarono, fiamme e polvere le
circondarono. Lo spirit demoniaco ruggì e sibilò,
ma ben presto fu sopraffatto
dalla superiorità del dragone che lo consumò in
un vortice di fuoco.
“Uno
spirit notevole, quello che avete ereditato”,
commentò
l’entità mentre Siegwurn-Nova
si riposava
stancamente sul terreno. “Quale ironia, che il destino ve lo
abbia fatto pescare.”
“Non
sono la sola a voler indietro Dan. Termino il mio
turno.”
(TURNO 12)
“Fase
Iniziale.”
Il
terreno di gioco emise il solito bagliore d’attivazione.
Nuclei e carte raggiunsero le loro posizioni al comando della voce
dell’entità.
“Fase
Principale. Evoco Izuna,
Gemma Donnola al livello 3 e Mccoy, Mastro
Carpentiere al livello 2.”
Il
simbolo giallo e quello blu apparvero insieme accanto a Gai-Asura. Dal primo emerse
la figura lesta di una
creatura simile al mammifero di cui portava il nome, la pelliccia
bianca sulla
pancia e bruna sul dorso. Gli occhi erano cristalli rossi e al collo
aveva una
collana con appeso un topazio. Dall’altro, apparve uno spirit
identico a quello
evocato al quarto turno.
“E
ora evoco il brave Shine-Blazer,
Drago Lucente.”
La
voce di Mai le morì in gola prima di poter urlare tutta
la sequela di impropri, forniti dalla sua mente al solo sentire la
parola brave.
Non se lo sarebbe mai aspettato. Ma avrebbe potuto accettarlo, non
fosse che
era quel brave: perché
tra tutti i
brave che avrebbe potuto scegliere, era il brave di Dan quello che
avrebbe
usato, il brave di Sagitto-Apollodrago.
Quel
mazzo era stato costruito apposta per essere usato
contro di lei.
Per
sfruttare tutti i suoi dubbi.
E
faceva paura.
Al
posto del simbolo rosso era apparsa una creatura
draconica, completamente avvolta da una corazza bianca, oro e rossa. Il
collo
era lungo e due sorta d’ali, simili a sei lunghe lame,
fluttuavano vicino alla
sua schiena.
“Invoco
la loro fusione, Shine-Blazer
Drago Lucente con Gai-Asura,
Supremo Drago della
Terra: brave.”
I
nuclei del brave ritornarono nella riserva, mentre un’aura
rossa avvolse le carte e lo stesso spirit. Shine-Blazer
spiccò il volo e le sue ali si staccarono da
lui e volarono verso Gai-Asura,
anche lui spintosi al cielo con un ruggito.
Le ali bianche e nere dello spirit si dissolsero, sostituite da quelle
del
brave. La fusione avvolse il nuovo spirit in un bagliore rosso e oro,
finché Gai-Asura tornò
a posarsi al terreno, ruggendo con
potenza ancora maggiore.
Aveva
raggiunto più di 13000 punti battaglia, pensò Mai
sbiancando in volto: era in grado di superare il massimo raggiungibile
da Siegwurm-Nova.
Era un’arma di distruzione.
“Sposto
tutti i nuclei restanti su Izuna,
Gemma Donnola e Mccoy,
Mastro Carpentiere.”
Era
il brave, comprese con sgomento la Guerriero Viola: era
il brave ad attivare l’implacabile effetto di Gai-Asura.
Mai guardò le carte che aveva in mano, consapevole di avere
un’unica strada da
percorrere. Se superava quel turno, poteva ancora avere una speranza.
“Fase
d’Attacco. Vai, brave spirit.”
Gai-Asura ringhiò
e si lanciò
verso di lei. Mai afferrò una carta, rivelandola davanti a
sé.
“Azione
Lampo! Utilizzo la carta magia Ciclone
Fiammeggiante. Prendo i nuclei necessari da Siegwurm-Nova e grazie al
suo effetto distruggo Mccoy.”
La
carta si illuminò di rosso e attorno lo spirit avversario
si creò un cerchio di fiamme. Lo spirit blu cercò
di affrontarle e di sfuggire,
ma senza successo. Un istante dopo si era dissolto.
“Non
vi sarà sufficiente. Uso l’abilità Ultra Risveglio di Gai-Asura, Supremo Drago
della Terra: quando è in forma di brave spirit,
posso spostare un nucleo
su di esso. Sposto un nucleo da Izuna, Gemma
Donnola, così recupera.”
Un’aura
luminosa avvolse per un attimo il brave spirit che intanto
aveva raggiunto la postazione di Mai. La ragazza alzò il
volto, incrociano lo
sguardo della bestia.
“Rispondo
all’attacco con la vita!”
Gai-Asura creò
nelle sue mani
le due sfere di acqua e fiamme, questa volta attraversate da fasci di
luce
dorata, lanciando un getto di potenza immane contro il suo guscio. Il
nucleo
della vita di Mai esplose con una forza dieci volte più
forte di prima,
impedendole di trattenere un grido di dolore. Nello stesso istante, le
sue
gambe fino al ginocchio tornarono a essere intrappolate nel cristallo.
“Gai-Asura, Supremo Drago della
Terra sprigiona nuovamente la tua potenza.”
Il
brave spirit non se lo fece ripetere, usando il terreno
per spingersi verso il cielo, la luna coda serpentina che fendeva
l’aria. Nelle
sue mani si formarono la sfera d’acqua e quella di fiamme,
illuminando il busto
della creatura da spettrali riflessi rossi, blu e oro.
Mai
inspirò ed estese nuovamente una carta di fronte a lei
con mano tremante.
“Azione
Lampo! Utilizzo ancora una volta la carta magia Ciclone Fiammeggiante!”
Le
fiamme della magia avvolsero Izuna,
che soffiò e colpì con inutili unghiate il fuoco
che lo fece dissolvere. La
carta si spostò negli scarti e i suoi nuclei nella riserva.
“Rispondo
con la vita!”
La
Guerriera Viola si afferrò con entrambe le mani al
parapetto. Per l’ennesima volta, il potente attacco di Gai-Asura
infranse come carta velina la barriera che circondava la
sua postazione,
distruggendo violentemente il nucleo della sua vita. Una fitta di
dolore le
attraversò tutto il busto, propagandosi dalle costole fino
al collo. Le gambe
le avrebbero ceduto, se non fosse che il cristallo risalì a
intrappolarle fino
ai fianchi. Se usciva viva da lì, si sarebbe ritrovata piena
di lividi.
“Termino
il mio turno.”
(TURNO 13)
Mai
si concesse alcuni istanti per riprendere fiato, istanti
che sfruttò anche per studiare la reazione
dell’entità. Anche in
quell’occasione, il suo volto era impassibile e, anche se il
fallimento della
serie di attacchi di Gai-Asura lo
avessero
disturbato, non ne mostrava alcun segno.
“Fase
Iniziale.”
L’adrenalina
faceva fremere il sangue nelle sue vene e battere
il cuore all’impazzata.
“Fase
dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di Recupero.”
Mentre
carte e nuclei si spostavano automaticamente nelle
posizioni corrette, la ragazza aggiunse la carta pescata alla mano. Non
avrebbe
avuto modo di resistere a Gai-Asura
nel prossimo
turno. Se le carte che l’entità aveva in mano
fossero state in grado di
difenderlo, la sua battaglia sarebbe finita dopo quel turno. La sua
vita
sarebbe finita.
Se
doveva essere il suo ultimo spettacolo, il suo canto del
cigno, avrebbe fatto in modo di finire con il migliore degli show.
“Fase
Principale. Elevo tutti i miei spirit al livello 3.”
Un’aura
dorata avvolse Siegwurm-Nova,
Drago della Pioggia e
Balam
caricandoli di nuova energia e potenziando i loro punti
battaglia.
“Fase
d’Attacco! Vai, Siegwurm-Nova!”
Il
maestoso drago ruggì e si staccò dal terreno con
una
rapida inaudita. Le possenti ali gli permettevano di muoversi con
enorme
velocità, trascinando in lunghe spirali il fiato caldo che
usciva dalle sue fauci.
“Azione
Lampo. Utilizzo la carta magia Barriera Delta.”
La
carta si illuminò di bianco spostandosi da sola a formare
davanti all’entità tre cerchi luminosi, uniti da
un raggio percorso da folgori
di energia. Il triangolo aumentò di dimensioni fino a creare
una barriera a
protezione di tutta la sua postazione di gioco.
“Grazie
al suo effetto, i vostri spirit di livello 4 o
superiore non possono infliggere un danno superiore a una vita.
Rispondo con la
vita.”
Siegwurm-Nova si
fermò
davanti alla barriera, l’energia che si accumulava sempre di
più nelle sue
fauci. Ruggì e il getto di fiamme si infranse contro la
superficie bianca con
tale forza da farla tremare. Attraverso essa, però,
riuscì a passare solo una
parte di tale energia, distruggendo solo una delle due vite rimaste.
“Ovviamente
dovevate avere anche quella
magia”, commentò aspramente la Guerriera Viola.
Poi, senza
esitazione ruotò la sua seconda carta sul terreno.
“Drago
della Pioggia, attacca!”
“Azione
Lampo. Utilizzo la carta magia Pozione della Salvezza che
permette di spostare un
nucleo dalla riserva alle mie vite. Rispondo all’attacco con
la vita.”
Il
dragone ceruleo superò l’intero terreno di gioco e
scagliò una sequela di fulmini contro la barriera rossa
formatasi attorno
all’entità. L’attacco la
mandò in frantumi e lasciò di nuovo
un’ultima vita
sulla sua armatura.
Mai
spostò la mano sul suo ultimo spirit, fermandosi appena
prima di sfiorarlo. E se ne rese conto. Il suo avversario non aveva
più carte
davanti a lui. Non aveva più difese.
“Balam attacca!”,
gridò
Mai con la voce che tremò dall’emozione.
La
sua voce si confuse con il ruggito dello spirit che venne
spinto avanti dalle fiamme blu generate dalle sue spalle. Arrivato
davanti a Gai-Asura,
balzò in aria con i pugni che venivano
ricoperti dal fuoco. Caricate le braccia, sferrò due
poderosi pugni sulla
barriera viola che avvolgeva l’entità.
Schegge
viola si sparsero ovunque e un raggio frantumò
l’ultima vita.
Un
flash bianco avvolse l’entità per poi inglobare,
nel suo
bagliore, tutto il campo di battaglia.
SPAZIO AUTRICE:
Salve a tutti. Per prima
cosa,
volevo avvisarvi che nella mia pagina autore ho inserito una sorta di
calendario
degli aggiornamenti, così potete vedere quando sono previsti
e cose del genere.
Lo utilizzerò anche nel caso ci sia qualche imprevisto che
mi costringa a
posticipare la pubblicazione di un capitolo. Mi sembra un buon modo di
tenervi aggiornati
senza rischiare di sparire senza potervi avvisare. Fatemi sapere cosa
vi sembra
di questa mia idea.
Tornando al capitolo, spero
che vi
sia piaciuto e che anche la conclusione del duello vi abbia
soddisfatto. Per
chi conosceva Gai-Asura, Supremo Drago della Terra non sarà
stata una sorpresa,
ma chi non lo conosceva si aspettava apparisse il brave? E secondo voi
andrà
tutto bene ai nostri eroi in viaggio per il Regno di Smeraldo? Voi vi
eravate
ricordati della quarta astronave?
Come le scorse volte, le
carte pescate nei turni e i mazzi li pubblicherò alla fine
dell'episodio.
Detto ciò,
ringrazio tutti coloro
che leggono e/o recensiscono e se vi va lasciatemi una recensione per
dirmi che
ve ne pare! Sono sempre curiosa di sapere che cosa vi è
piaciuto di più!
Come è anche
segnato nelle mie
note autore, il prossimo capitolo non verrà pubblicato la
prossima settimana,
ma fra due perché tra il 7 e il 13 voglio dedicarmi alla
fantomatica BS WEEK di
cui vi parlavo. Sempre sulla pagina autore proverò tra
stasera e domani a
mettere dei prompt per la BS WEEK così a chi va di
“partecipare” (in senso
molto lato, nessuno è obbligato a farlo) può
vedere se c’è qualcosa che lo ispira.
Con questo vi lascio, che
altrimenti
queste note diventano più lunghe del capitolo.
A presto, HikariMoon
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
CAPITOLO
7
Mai
si ritrovò fuori dal campo di battaglia, i piedi di
nuovo posati sulla scura superficie multicolore, con il cuore che
ancora
martellava nel petto e il sangue che ronzava nelle tempie.
Sbatté le palpebre
più volte e si guardò attorno lentamente, facendo
fatica a credere di esserci
riuscita.
Incrociò
lo sguardo degli occhi di cristallo dell’entità e
si rese conto che era successo davvero.
Aveva
sconfitto Gai-Asura.
Aveva vinto.
E
le sue labbra si piegarono istintivamente in un sorriso
incerto. L’anziano si chinò, la mano destra posata
sul petto.
“Accetto
la mia sconfitta, Guerriero Viola. Vi concedo di
poter liberare il Guerriero Rosso.”
Mai
annuì e infilò la mano nella tasca dove aveva
messo al
sicuro il seme. Emanava ancora il suo tepore. Lo estrasse e lo strinse
nel
pugno, davanti al petto.
“Ma
permettetemi di dirvi ancora una cosa”, proseguì
l’entità tornando ritto e portando di nuovo il suo
sguardo ad incrociare quello
della ragazza. “La vostra luce è intensa, la
vostra e quella di tutti i Maestri
della Luce. Io lo percepisco. Non crediate che ignori quanto avete
fatto per
Gran RoRo.”
Mai
corrugò la fronte, faticando a trattenere la stizza. La
testa stava cominciando a pulsarle dolorosamente e gli occhi le
bruciavano,
quasi a renderle difficile tenerli aperti. Anche la voce era
più roca. “E
allora perché?”
“Per
mettervi alla prova. Ci sono cose che non è
facile ottenere, che non possono essere ottenute su un piatto
d’argento. Che
richiedono sacrificio, coraggio, determinazione.”
L’entità
iniziò ad allontanarsi, distogliendo lo sguardo.
“Non posso assicurarvi che la vostra decisione sia giusta. O
che, la battaglia che vi accingete a portare avanti, vi veda dalla
parte della
ragione. E riportare indietro il Guerriero Rosso avrà
conseguenze ora
inimmaginabili. Ma avete il potere di affrontarlo.”
Si
fermò e Mai deglutì, un brivido che le percorse
la
schiena, incapace di trovare le parole per ribattere, per chiedergli
spiegazioni.
“Non
ne abusate. Avete anche il potere di commettere il
peggiore degli errori. Il futuro di Gran RoRo è nelle vostre
mani. Non
sottovalutate ciò che vi aspetta.”
“Cos-”
L’entità
mutò, divenne multicolore e scomparve nella
dimensione che lo circondava. Mai rimase sola e la domanda
morì sulle sue
labbra. Il silenzio tornò a farsi assordante, vibrante di un
indecifrabile
respiro vitale.
La
Guerriera Viola si incamminò e con passi incerti, che
continuavano a increspare quella dimensione, raggiunse il cristallo che
racchiudeva Dan. Allungò la mano tremante e la
posò sulla superficie lucida,
non più così fredda come le era parsa prima.
Dan
sembrava dormire, il volto sereno, i suoi soliti
spettinati capelli rossi. Eppure, sembrava diverso, anche se Mai non fu
in
grado di capire che cosa le desse quella sensazione. Ma sembrava
cresciuto,
come se in quel cristallo anche gli anni trascorressero, fino a quando
il corpo
si dissolveva e restava solo l’energia. Fu allora che si rese
conto di un
debole bagliore sul petto di Dan. Il suo cristallo rosso, intatto,
risplendeva
appena ma c’era.
La
ragazza inspirò e posò il seme contro il
cristallo,
all’altezza del cuore di Dan. Il calore del seme, nascosto
dalla sua mano,
crebbe fino a quando dovette allontanare le mani. Piccole radici
luminose
cominciarono a fuoriuscirne e ad attecchire sulla superficie.
Impalpabili
arabeschi luminosi cominciarono a incresparsi sul cristallo,
moltiplicandosi
fino a coprirlo del tutto.
La
luce continuò a crescere e Mai fu costretta a fare un
passo indietro, a schermarsi gli occhi con le mani. Alla luce
iridescente si aggiunse
un flusso rosso che aumentò, quasi nutrendosi
dell’energia del seme. Lei, anche
se appena intravedeva che cosa stava succedendo, rimase a bocca aperta.
La
luce rossa sovrastò i bagliori iridescenti, l’aria
stessa
sembrò essere percorsa da onde di energia che si propagavano
tutto attorno.
Crebbe fino a raggiungere una luminosità insostenibile che
obbligò Mai a
distogliere del tutto lo sguardo. Poi, scomparve nel nulla e
tornò l’atmosfera
soffusa della dimensione cangiante.
La
ragazza si voltò di scatto e lo vide: Dan era libero.
Scattò d’istinto e riuscì a sorreggerlo
prima che scivolasse a terra.
“Dan…”,
Mai riuscì appena a sussurrare, il terrore che il
più piccolo dei suoni potesse infrangere
l’illusione.
Vide
le sue palpebre tremare, lo sentì risvegliarsi mentre
sbatteva gli occhi e si afferrava d’impulso alle sue braccia
per reggersi in
piedi.
“Dan?”
Riuscì
a parlare più forte e il ragazzo si rese conto della
sua presenza. Si mise in piedi, anche se traballante, si
voltò e i loro sguardi
si incrociarono. Quando incrociò le sue iridi brune, Mai non
riuscì a trattenere
le lacrime, anche se ne aveva piante così tante che si
sorprendeva di averne
ancora.
Dan,
a sua volta, la fissò perplesso, sbattendo più
volte le
palpebre. “Dove sono?”
Mai
scoppiò a ridere e gli gettò le braccia al collo,
cogliendolo di sorpresa, rischiando che entrambi perdessero
l’equilibrio e si
ritrovassero a terra. Rideva e piangeva mentre stringeva tra le dita la
sua
casacca, trovando nella materialità del tessuto
l’ennesima conferma che fosse
tutto vero.
“Sei
tornato”, sussurrò tra un singhiozzo e un sorriso.
“Sei
tornato.”
Il
Guerriero Rosso continuò a rimanere immobile, le braccia
molli lungo il corpo, incapace di ricambiare l’abbraccio,
senza capire che cosa
stesse succedendo.
“Ti
conosco? Sei una Maestra della Luce?”, domandò il
ragazzo con voce distintamente imbarazzata.
A
quelle parole, Mai sgranò gli occhi e si
irrigidì, il
sorriso che scompariva dalle sue labbra. Stava succedendo davvero:
quello di
cui li aveva avvisati Magisa, quello che aveva ribadito
l’entità. La ragazza
inspirò e chiuse per un istante gli occhi, nel tentativo di
calmarsi e tornare
lucida.
Si
staccò da lui delicatamente e annuì, cercando di
ignorare
come doveva sembrare, con gli occhi rossi e gonfi, le mani esangui, la
stanchezza del duello che cominciava a insinuarsi nelle sue ossa. Ma
gli
strinse le mani comunque e forzò un sorriso.
“Sì,
Dan. Sono una Maestra della Luce. Sono venuta a
riportarti a Gran RoRo.”
Il
ragazzo annuì e ricambiò la stretta, per poi
allontanare
le mani e aggrottare la fronte. “Cosa sta
succedendo?”
“Adesso
non ha importanza.”
“Ma
Gran RoRo è in pericolo. È per quello che sei
venuta
qui.”
“Sì”,
concesse Mai tornando a stringergli la mano. “Se vuoi,
puoi aiutarci.”
Dan
sorrise e la ragazza credette di essere tornata a sei
anni prima. Perché quello non era il sorriso trattenuto che
aveva sempre avuto
nel futuro, quello era il sorriso esuberante e scanzonato del ragazzino
che
aveva salvato Gran RoRo. Il ragazzino che non aveva sofferto i
tradimenti,
l’abbandono degli amici, la morte dell’unico che
gli era rimasto accanto. E,
pur provando un’irrefrenabile leggerezza, Mai
sentì una stretta al cuore:
vedere quel sorriso sembrava giusto e sbagliato allo stesso tempo.
“Allora
cosa stiamo aspettando?”, dichiarò entusiasta il
Guerriero Rosso. La smania di uscire da lì, di rivedere Gran
RoRo era quasi
palpabile nelle sue parole e la ragazza si sforzò di non
seguire il treno di
pensieri che stava già facendo vacillare la sua decisione.
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La
Limoviole
fendette la barriera che separava i due regni e la vasta foresta
lussureggiante
del Regno di Smeraldo si stese a perdita d’occhio sotto di
loro. Hideto deglutì
e strinse le mani sui comandi: non se la ricordava così fitta.
“Nella
vegetazione, prima che ci avvistino.”
La
voce del Guerriero Bianco lo ridestò dall’attimo
di
spaesamento. Non era certo quello il momento né per ammirare
il paesaggio né
per farsi prendere dalla paura.
“Prepararsi
alla discesa!”, esclamò con forzato entusiasmo e
iniziò a mandare in picchiata l’astronave. Stava
cominciando a prenderci gusto.
Non era manovrabile come la sua moto del futuro, ma era comunque
adrenalinico.
Anche se non tutti la sembravano pensare come lui.
“Sto per vomitare i
pasti del mese scorso!”, gemette Kenzo.
“Se
schianti la Limoviole, non sarò
gentile come con Kirirò!”, minacciò
bellicosamente M.A.I.A.
Magisa
emise uno strillo e si sentì un tonfo. “Se ci
schiantiamo, sarai l’ultimo dei suoi problemi!”
“Spero
tu sappia quello che fai!”, aggiunse infine Aileen, a
metà tra un grido di terrore e una risata isterica. Il
ragazzo gettò
un’occhiata alla sua sinistra e la vide mezza abbrancata al
sedile, le unghie
quasi infilate nel rivestimento bruno, le gambe messe di traverso. Una
risata
spontanea gli uscì dalle labbra.
“Siediti
come una persona normale. Non le sai le regole di
sicurezza stradale?”
“Taci
e guida!”, strillò la granroriana al suo fianco.
Per
un istante sembrò sul punto di staccare una mano dal sedile,
ma poi la Limoviole
impattò con gli alberi. Subito
la Guerriera Verde si riafferrò allo schienale e chiuse gli
occhi, nascondendo
il più possibile il volto contro i cuscini.
La
luce, che fino a qualche istante aveva inondato
l’abitacolo, fu attenuata dalle fronde che riempirono la
visuale di foglie e
rami che si staccavano e spezzavano al loro passaggio. Hideto strinse i
denti e
strizzò gli occhi nel tentativo di capire quanto fosse
distante il terreno.
“HIDETO!”
Il
ragazzo non ebbe il tempo di capire chi tra i suoi amici
avesse urlato. Uno sprazzo marrone lo fece reagire d’istinto
e attivò gli
alettoni, abbassando il pedale di decelerazione al massimo. Se la
brusca
picchiata aveva terrorizzato quasi la totalità dei
passeggeri della Limoviole,
l’altrettanto inattesa
frenata li spinse in avanti togliendo i respiri e mozzando gli strilli
atterriti che si accavallarono gli uni agli altri.
Quando
il sottobosco si aprì davanti a loro, il Guerriero
Blu ruotò il volante obbligando l’astronave ad uno
schizofrenico testacoda e si
convinse di sentire più di qualche ingiuria nei suoi
confronti. Non che potesse
capire che cosa stesse borbottando la granroriana al suo fianco.
Il
botto della fiancata contro un gruppo di tronchi anticipò
il definitivo arresto dell’astronave. Grida e pianti si
arrestarono lentamente,
lasciando l’abitacolo nel silenzio, spezzato solo dal rumore
del vento
all’esterno. Hideto rimase a fissare davanti a lui,
inspirando ed espirando, le
mani sudate ancora strette ai comandi e un pensiero che si ripeteva in
loop nel
suo cervello: non li aveva ammazzati.
Yuuki
gli posò una mano sulla spalla, spingendolo a voltarsi
verso di lui. Il Guerriero Bianco non incrociò il suo
sguardo, i muscoli della
mascella contratti.
“Devo
ancora decidere se farti i complimenti.”
A
quelle parole, il Guerriero Blu ghignò. “Beh,
siamo ancora
vivi.” Il ragazzo accanto a lui si limitò ad
annuire lentamente.
“Siamo
vivi?”, ripeté in uno squittio la granroriana al
loro
fianco. “Siano ringraziate tutte le divinità di
questo Regno!”
Hideto
scosse la testa e alzò gli occhi al cielo.
“Esagerata.”
I
due ragazzi si tolsero le cinture e si misero in piedi,
oscillando appena. Aileen, invece, sembrava avere tutta
l’intenzione di restare
incollata al suo sedile ancora a lungo. Kenzo, verdognolo, era mezzo
riverso
sul divanetto e alzò debolmente un pollice. Magisa, con
un’espressione ancora
stralunata, si stava tenendo la testa tra le mani.
“Sto
invecchiando. Una volta ste cose non rischiavano di
farmi venire un infarto.”
“Un
interessante stile di guida, Guerriero Blu”, fu il conciso
commento del granroriano che si sorreggeva il braccio, mascherando
quasi
perfettamente una smorfia di dolore.
Il
Guerriero Verde, leggermente ripresosi, spostò lo sguardo
da un volto all’altro. “Non ci stanno inseguendo,
vero?”
“Vi
prego, no!”, supplicò Aileen dal sedile anteriore.
M.A.I.A. fluttuò
sopra alle loro teste, focalizzando su di
sé l’attenzione di tutto il gruppo. Furono secondi
lunghissimi. Fuori i primi
uccellini e insetti si stavano riavvicinando al luogo del loro
atterraggio.
“I
radar non rivelano nulla. Ma probabilmente pensano che ci siamo
schiantati.”
Hideto
scosse la testa e portò le mani ai fianchi.
“Grazie,
Hideto. Davvero ottimo lavoro, Hideto. Se non ci foss-”
“Dobbiamo
andare alla scala.”
Tutti
sussultarono e si voltarono di scatto verso Aileen. La
ragazza ricambiò gli sguardi con occhi sgranati, sorpresi e
confusi.
“Io…
sento che il duello è finito-”, si morse un
labbro, “-non
so come.”
Hideto
raggiunse il posto di comando alla massima velocità
consentitagli dalla sua gamba e si risistemò sui comandi.
“Restiamo
positivi. Io dico che Mai c’è l’ha
fatta.”
Yuuki
tornò a sedersi a sua volta, riagganciando con
nonchalance la cintura di sicurezza. Hideto se ne accorse, trattenne un
sorriso
di scherno e fece ripartire l’astronave.
“Allontanarci
da qui sarà comunque meglio. Ma avviciniamoci
con attenzione.”
La
Limoviole tornò
a risollevarsi, disturbando nuovamente le creature della foresta. Uno
sciame di
insetti attraversò il loro campo visivo. Hideto fissava
concentrato l’intricato
sottobosco, seguendo la direzione indicatogli da M.A.I.A.
Fortunatamente per
loro, la scala dell’orizzonte non era molto lontana e la
speranza era
raggiungerla prima di venire scoperti. O, meglio, la speranza, di tutti
coloro
che non erano Hideto, era quella di non venir scoperti e basta.
La
Guerriera Verde, forse incoraggiata dalla vista delle
terre natie, tornò a sedersi correttamente ma
lanciò comunque uno sguardo
implorante al ragazzo accanto a lei.
“Piano,
ok?”
“Tranquilla,
sarà come una passeggiata sulle montagne russe.”
Aileen
sbatté le palpebre e inclinò la testa.
“Grazie?”
Yuuki
portò una mano alla fronte.
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Mai
e Dan, uno di fianco all’altra, stavano camminando lungo
un sentiero a caso. Ad ogni loro passo, infinite increspature circolari
si
perdevano nella vastità della dimensione. Sbuffi colorati,
simili a nuvole,
salivano dal terreno e si arabescavano in tutte le direzioni. I
cristalli
continuavano a costellare la superficie attorno a loro.
“Perché
non aprono il portale?”
La
Guerriera Viola si guardò attorno, l’incertezza
che
ribolliva dentro di lei.
“Ci
sarà stato qualche imprevisto. Prima mi è parso
di
intravedere la Limoviole. Se hanno
dovuto cambiare mondo…”
Si
fermò senza sapere che cos’altro dire. Poteva
essere
successo di tutto. Potevano anche essere stati catturati. O peggio.
“Non
scoraggiamoci, sono sicuro che presto ci riporteranno
indietro.”
Le
parole di Dan la fecero sussultare e per un istante si
ritrovò a fissarlo, come la prima volta che aveva sorriso.
Si era dimenticata,
si rendeva conto, di quanto la determinazione e l’ottimismo
di Dan fossero
forti. Niente sembrava poterlo scalfire. Sorrise malinconicamente.
“Hai
ragione. I nostri amici non ci lasceranno qui.” Anche se tu non te lo ricordi.
“È
questo l’atteggiamento giusto.”
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La
scala dell’orizzonte si ergeva imponente contro il cielo
azzurro, completamente ricoperta dalla vegetazione. Tra gli alberi,
più radi
nella spianata che un tempo aveva circondato l’enorme
costruzione, si
riuscivano ancora ad intravedere gli enormi pannelli, ormai crollati al
suolo,
che ottant’anni prima avevano convogliato l’energia
dei cristalli verso il
Nucleo Progenitore. La loro superficie, pur ricoperta da terra e
arbusti,
ancora riluceva debolmente. Anche i resti dei vecchi posti di controllo
erano
ancora visibili, anche se a malapena, dal punto in cui si trovavano.
Kenzo,
fermo vicino a un tronco, rabbrividì ricordando quel
giorno, di come avevano permesso al Re di aprire i portali verso la
Terra. Il
ragazzo sentì una mano sulla spalla e si voltò.
Hideto lo aveva affiancato, ma
anche il suo sguardo era diretto verso la scala.
“Piuttosto
inquietante, vero?”
“Non
farmici pensare”, concordò il più
giovane dei due prima
di imitare l’amico. Si sistemò gli occhiali e
fermò lo sguardo su una
superficie metallica che riluceva poco distante.
“Chissà perché sono state
abbandonate così? Con tutta l’importanza che gli
aveva dato il Re, non
penseresti che lo psicopatico di turno se le dimentichi.”
“Volevi
che venissero a farci un salutino? Una bella
invasione stile Guerra dei due mondi?”
Kenzo
sbuffò e scansò la mano del Guerriero Blu,
riavviandosi verso la parte più interna della piccola radura
in cui si erano
fermati. “Non voglio solo rischiare un’altra volta
di fare il loro gioco, come
un burattino.”
“Allora
siamo in due”, replicò tetro Hideto colpendo un
sasso con un calcio e infilando le mani in tasca.
I
due ragazzi si fermarono a fianco di Yuuki. Il Guerriero
Bianco fece appena un cenno con il capo e riprese a scrutare le ombre
del
sottobosco. La Limoviole non era
lontana ma, in caso di imboscata, poteva comunque non essere
sufficiente. La
tensione dei tre Maestri della Luce era dieci volte più
evidente sul volto di
Aileen, seduta su un sasso e intenta ad ascolatare le parole di Magisa.
Nessuno
di loro aveva voluto infierire, ma non potevano negare
che fosse stata propria la sua inesperienza a farli scoprire dagli
inseguitori
del Regno di Rubino.
“Magisa,
sei sicura che qui siamo sufficientemente vicini?”
La
Maga si voltò e incrociò lo sguardo del Guerriero
Blu. “Dovrà
essere sufficiente, la scala non è molto distante. E Aileen
è sia la Guerriera
Verde sia un abitante del Regno.”
“E
più vicini saremmo troppo allo scoperto. Se venissimo
avvistati,
non avremmo possibilità di metterci al riparo”,
aggiunse il Guerriero Bianco.
Aileen
inspirò e scese giù dalla roccia.
“Proviamo. Non ha
senso aspettare.”
Magisa
guardò la più giovane granroriana, i sensi di
colpa
che riaffioravano. Non sarebbe successo niente se lei fosse stata in
grado di
ritornare in possesso del Nucleo. C’era qualcosa che non
andava in lei, ma non
aveva il più piccolo indizio su cui aggrapparsi. Anche i
molti libri che poteva
far apparire non potevano esserle d’aiuto se non capiva prima
da che parte
voltarsi. Forse, veramente solo i sacerdoti del regno di Topazio
potevano avere
le risposte. Riuscire a incontrarli non sarebbe stato per nulla
semplice. E
ancora non era sicura fosse un rischio che meritava correre.
“E,
poi, più aspettiamo più perdo concentrazione. Se
aspettiamo ancora qualche ora, potrebbe essere più facile
che succeda qualcosa”,
concluse la granroriana con voce sempre più fioca.
La
granroriana del Regno di Topazio sbatté le palpebre,
obbligandosi a non farsi distrarre dai se e da eventualità
ancora fuori dalla
loro portata. Sorrise e posò una mano sulla spalla della
ragazza.
“So
che puoi farcela. Qui, sei nel tuo elemento. Giocherà
solo a tuo favore.”
“Cerca
di non strafare, ok?”, aggiunse con un pollice alzato
Hideto.
Aileen
annuì seccamente e avanzò, lasciando uno spazio
di
alcuni passi tra lei e gli altri compagni di viaggio. Non che fosse
convinta
bastasse come precauzione, ma non aveva la minima idea di che cosa
potesse
succedere se avesse perso il controllo una seconda volta. Chiuse gli
occhi e
lasciò che il battito del suo cuore si armonizzasse con la
vita che sentiva
pulsare nel terreno, nelle radici e nelle foglie.
Quando
li aprì di nuovo, alzò le braccia e si
voltò appena
verso dietro.
“Farò
del mio meglio, anche solo per non dover subire di
nuovo la tua guida Hideto.”
Ignorò
la faccia finta offesa del ragazzo e tornò a
concentrarsi davanti a sé, ancorando il suo sguardo sulla
scala. Lasciò che la
sua mente tornasse ancora una volta alla sorgente che tanto amava e, a
quel
pensiero, permise al potere del Nucleo di fluire dentro di lei.
Un’aura multicolore
l’avvolse.
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Nessuno
dei due avrebbe mai saputo dire che cosa li fece
voltare. Un attimo stavano continuando a vagare senza una meta, un
attimo dopo
si voltarono di scatto alla loro sinistra. Un battito di ciglia e non
se ne
sarebbero accorti: davanti a loro i colori informi, le nubi colorati
cominciarono
a pulsare e incresparsi. Ruotarono, si condensarono e iniziarono a
formare una
spirale attorno ad un punto sempre più luminoso.
Tutto
il mondo attorno a loro rispose a quell’improvvisa
rottura dell’equilibrio. Il ronzio vitale cominciò
a crescere fino a
confondersi con i battiti dei loro cuori. Increspature si propagavano
nell’aria, sul terreno, sfiorando la loro pelle e risuonando
nel pulsare del
loro sangue.
Il
punto luminoso continuo a crescere, alimentato dal
vortice multicolore della dimensione. Crebbe e crebbe fino a emettere
un lampo
di luce che fece distogliere lo sguardo ai due Maestri della Luce.
Quando
si voltarono, ancora leggermente abbagliati, le
increspature si stavano estinguendo e la vibrazione della dimensione
calò fino
a tornare impercettibile, più tenue di un frullio di ali.
Davanti a loro, il
varco per Gran RoRo era tornato ad aprirsi, ondeggiante ai bordi, uno
schermo
di cristallo liquido che deformava ciò che c’era
dall’altra parte, il verde di
piante ed erba e i profili di un gruppo di persone.
E
quella vista fece esultare il cuore di Mai. I suoi amici
erano là fuori: li avrebbe rivisti. La paura che si era
insinuata entrata in
quella dimensione, non sapeva più quanto tempo prima,
sembrava lontanissima.
Sorrise e si rese conto di non sopportare di restare in quel luogo
ancora per
un istante di più. Afferrò la mano di Dan e
iniziò a correre.
“Andiamo!”
La
stretta del ragazzo all’inizio fu incerta, ma dopo pochi
passi si fece più ferma e il ragazzo si
sincronizzò sulla nuova andatura della
ragazza.
“Potevi
avvertire”, la rimproverò ridendo.
La
Guerriera Viola scosse la testa e rise, non distogliendo
lo sguardo dal portale ogni passo più vicino. Ormai a un
soffio, i due ragazzi
accelerarono e si gettarono contro la superficie di luce. Un bagliore
li
avvolse e scomparvero con esso. La dimensione tornò
silenziosa, con i suoi
cristalli, i colori cangianti, le increspature prodotte dalle astronavi
che
ignare la percorrevano. Sul cristallo più vicino al varco,
per un istante, la
superficie lucida parve riflettere il profilo
dell’entità che aveva affrontato
Mai.
“Camminate
su un filo sottile, Maestri della Luce.”
E
la sua voce si perse e riverberò nella dimensione,
fondendosi con la vibrazione eterna che la pervadeva.
===============================================================================================
Aileen
si inumidì le labbra. La fronte era imperlata di
sudore e le mani cominciavano a tremarle. Il portale luminoso a un paio
di
metri da lei fluttuò impercettibilmente. Non stava
funzionando e, ogni secondo
che passava, era più evidente. Non riusciva a vedere i volti
degli altri dietro
di lei, ma percepiva la loro tensione e la loro ansia come se fossero
sue. I
contorni del varco oscillarono violentemente.
“Il
portale!”
La
voce di Magisa la riscosse bruscamente e la ragazza si
morse un labbro. Una goccia di sudore scivolò lungo il
collo. Era un’impresa
titanica riuscire a controllare il flusso di energia, senza parlare
della
necessitò di mantenere il contatto tra dove si trovavano
loro e la dimensione
in cui c’erano Mai e, si augurava caldamente, Dan.
La
Guerriera Verde si rese conto che poteva essere tutto
inutile. Da più di qualche minuto, ormai, la fiducia nelle
sensazioni che aveva
provato era svanito come rugiada dopo la notte.
“Sto
perdendo il controllo”, sibilò tra i denti
irrigidendo
i muscoli delle braccia e delle mani. Se lo chiudeva, se segnalava
ancora la
loro posizione… non avrebbe avuto le forze di farlo una
terza volta.
Magisa
le fu subito accanto e strinse le mani sulle sue
spalle. “Cerca di resistere!”
“Vedo
qualcosa!”
La
voce del Guerriero Bianco fece trasalire tutti: gli
sguardi carichi di speranza e tensione si spostarono verso il varco.
Qualcuno
si intravedeva dalla parte opposta e si stava avvicinando. Hideto,
Kenzo e
Yuuki affiancarono le due granroriane. Un guizzo viola fu
l’ultima cosa
visibile. La luce del portale crebbe esponenzialmente, percorsa da
lampi viola
e rossi.
Aileen
sgranò gli occhi e dopo pochi istanti fu costretta a
ritrarre le mani, la luce del Nucleo che smise di avvolgerla. I tre
ragazzi si
quasi spinsero avanti, incapaci di aspettare, di non poter vedere la
conferma
di quello che ormai era sicuro: Mai aveva trionfato. Magisa strinse
ancora le
mani sulle spalle della giovane granroriana e sentì gli
occhi inumidirsi.
u
u
u
u
u
u
SPAZIO AUTRICE:
Salve a tutti. Come
promesso,
sono ripresi gli aggiornamenti dell’episodio 3. Cosa ne
pensate di questo nuovo
capitolo?
I nostri eroi fuori dalla
dimensione si sono messi in salvo (almeno per il momento) e Mai, come
intuito
da qualcuno, è riuscita ad avere la meglio sul suo
avversario. Ma, come Magisa
aveva messo in guardia, Dan non ricorda assolutamente nulla.
A questo punto, mi sembra
doveroso spiegarvi la mia decisione. Quando scrivo gli episodi, cerco
sempre di
svilupparli in modo tale che gli ostacoli che affrontano i nostri eroi
siano
allo stesso tempo non banali (almeno spero) e in grado di metterli in
qualche
modo alla prova, di farli crescere o di farli confrontare con
sé stessi.
Quindi, se fossi partita dall’idea di far succedere tutto
quanto visto in
questo episodio per poi far tornare Dan come era prima (ricordi annessi
ecc),
senza conseguenze, senza un “prezzo” da
pagare… beh, non avrei mai fatto
tornare Dan (perlomeno non lo avrei fatto tornare così
presto nella serie).
Spero che questo capitolo
non vi
abbia deluso e, se vi va lasciatemi, una recensione per farmi sapere
che ne pensate.
Ringrazio davvero tutti coloro che
leggono e/o recensiscono e vi do appuntamento alla prossima settimana
per l’ultimo
capitolo di questo episodio!
A presto, HikariMoon
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
CAPITOLO
8
Mai
sbatté le palpebre più e più volte. La
prima cosa di cui
ebbe sensazione fu l’umido dell’erba e della terra
tra le dita. Spalancò gli
occhi e rimase a fissare il verde intenso su cui era a gattoni. Erano
tornati a
Gran RoRo.
“MAI!”
Fece
appena in tempo ad alzare la testa e sollevare il
busto, prima di ritrovarsi stretta tra le braccia di Kenzo e di
trattenere un
smorfia di dolore quando il ragazzo le urtò il fianco.
“Non
azzardarti a farlo mai più!”
Mai
ricambiò immediatamente l’abbraccio e gli occhi le
si
inumidirono, dimentica dei muscoli sofferenti. Hideto fu subito accanto
a loro
e le posò una mano sulla spalla, ridendo. La ragazza,
nonostante gli occhi
lucidi, scoppiò a ridere a sua volta e allungò un
braccio per attirare anche il
secondo amico a sé. Quando anche Yuuki si
inginocchiò accanto a loro, scambiò
con lui un sorriso e gli strinse la mano. Si sentiva esplodere dalla
felicità e
si sentiva una stupida per le lacrime che invece uscivano.
“Scusatemi.”
Kenzo
si staccò da lei, obbligando anche Hideto a spostarsi
leggermente. Gli occhi erano rossi e carichi di lacrime dietro alle
lenti degli
occhiali e il ragazzo tirò su con il naso un paio di volte,
prima di riuscire a
parlare.
“Se
non tornavi, non ti avrei perdonata.”
Mai
annuì, passandosi il dorso della mano sugli occhi. Yuuki
le posò una mano sulla spalla e la strinse delicatamente.
“Siete qui. Ci sei
riuscita.”
Ricordandosi
solo allora di cosa significava il ritorno di
Mai, lo sguardo dei quattro si spostò poco oltre e
un’inattesa commozione
impedì loro di muovere un muscolo, i respiri interrotti
bruscamente e le parole
che morirono in gola.
Perché
Mai non era l’unica uscita dal portale.
Perché
c’era un ragazzo, con i capelli rossi scompigliati,
disteso sull’erba a pochi passi da loro.
Perché
lì, come mai avrebbero creduto possibile, c’era
Dan.
Dan
era di nuovo lì con loro.
Kenzo
scoppiò di nuovo a piangere, ripetendo agli altri di
non azzardarsi a prenderlo in giro. Mai strinse un braccio attorno
all’amico,
per confortarlo e per avere ancora la conferma di essere veramente
tornata.
Di
non averli persi per sempre.
Sorrise,
serena come non si sentiva da tanto tempo.
Hideto
e Yuuki si scambiarono uno sguardo e una pacca sulla
spalla.
Magisa,
poco oltre, non si era mossa dal fianco di Aileen,
scivolata a terra non appena il portale si era chiuso. Ma se la
più giovane
fissava i due riapparsi dalla dimensione con un misto di
incredulità e di
orgoglio, stringendo la mano dell’altra per sfogare la
propria euforia, la
seconda ricambiava la stretta per trovare in essa un appiglio alla
realtà. La
Maga aveva gli occhi lucidi e due rivoli che le rigavano le guance. Pur
incapace di mettere a tacere la vocina che le ricordava il suo scarso
contributo
a quel successo, sentiva riaffiorare la speranza che la morte del
giovane
Mazoku aveva quasi spento.
Dan,
invece, ignaro dell’attenzione che stava ricevendo,
rimase a fissare il limpido cielo azzurro che sovrastava la foresta e
la
radura. Annusò l’aria umida, si lasciò
accarezzare dalla leggera brezza e ne
ascoltò il frusciare tra le foglie, si concesse il tempo di
godere della
sensazione dell’erba e della terra tra le dita. Non riusciva
a capire come
potesse aver sentito la mancanza di qualcosa di cui non ricordava
l’esistenza
fino a pochi istanti prima, di qualcosa che era inciso nella sua mente
e nel
suo cuore con soltanto un nome. Qualcosa che risvegliava un desiderio
immenso
dentro di lui.
Gran RoRo.
Tese
la mano verso l’alto e studiò il gioco di luci e
ombre.
Strinse le dita a pugno.
“Gran
RoRo”, sussurrò quelle parole assaporando il suono
della sua voce, che solo ora si rendeva conto di quanto gli suonasse
nuova,
come se non l’avesse usata da tanto tempo. E come quel nome
sembrasse così
familiare sulla sua lingua.
Sorrise.
“Sono
tornato.”
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Nonostante
la zona della scala dell’orizzonte fosse, come
assicurato da Aileen, ormai abbandonata da decenni, questo non la
rendeva un
luogo sicuro. I resti, ormai completo dominio della vegetazione e delle
creature della foresta, si trovava infatti sulla piana più
abitata di tutto il
regno, fatta esclusione per quello che un tempo era stato il piccolo
regno
indipendente di Kakao. La stessa capitale, Selveya, diventata centro
nevralgico
del potere del Governatore, non si trovava che a poche ore di viaggio
in
astronave.
Per
quel motivo, una volta accertato che sia Mai sia Dan
stessero bene, il gruppo era tornato velocemente
all’astronave, accolti da un
sollevato Serjou e da M.A.I.A. Sfruttando le vie nascoste nel
sottobosco, la Limoviole si era
indirizzata nuovamente
verso gli altipiani più selvaggi e disabitati, che neppure
il Governatore aveva
avuto grande interesse a controllare, se non per ricavarne preziose
materie
prime, fonti principale della ricchezza del regno.
Hideto
si sistemò ai comandi ma lasciò la maggior parte
della
guida al sistema automatico di M.A.I.A., preoccupandosi soltanto di
essere
pronto in caso venissero intercettati. Ciò gli permise di
riposare la gamba
che, maltrattata come l’aveva durante la precedente fuga,
aveva ripreso a
dolergli. Serjou, con il braccio in una fascia a tracolla, aveva
ripreso a
spiegargli i comandi della Limoviole.
Sui
divanetti posteriori, Aileen, visibilmente sfinita, si
era tolta le scarpe e si era sistemata in un angolo con blocco da
disegno e
carboncino e prestava solo parziale attenzione ai discorsi di Magisa,
Yuuki e Kenzo.
I tre cercavano di capire se esistesse un modo per aiutare Dan a
recuperare i
suoi ricordi. Quest’ultimo, una volta salito a bordo e
presentatosi agli altri impacciati
Maestri della Luce, aveva chiesto di poter riposare un po’.
Una volta uscito,
tutti si erano voltati preoccupati verso Magisa ma la donna li aveva
rassicurati: era normale per qualcuno che era stato appena riportato
“in vita”.
A quel punto, anche Mai si era allontanata verso il retro
dell’astronave
chiedendo agli amici di lasciarla un po’ sola.
“Ma
raccontargli tutto, no?”, chiese esasperato Kenzo,
lanciando uno sguardo speranzoso verso Magisa.
Quest’ultima
rimase qualche istante a sfogliare
svogliatamente le pagine del libro, risultato alla fine inutile, che
aveva
fatto apparire per ultimo.
“A
cosa servirebbe?”, rispose infine, sospirando e chiudendo
con forza il volume. “Fornirgli un resoconto di
ciò che ricordate voi sarebbe
incompleto e certamente non imparziale. Nessuna esperienza è
vissuta uguale da
due persone.”
La
granroriana si alzò e scosse la testa. “Voglio
bene a
Dan, ma ve lo avevo detto che sarebbe stata un’idea
azzardata.”
“Sono
fermamente convinto che il Dan che conosciamo è ancora
dentro di lui”, replicò il Guerriero Bianco con
decisione. “E se c’è qualcuno
che ha la possibilità di vincere contro ogni pronostico
è proprio Dan.”
A
quelle parole, anche Aileen alzò lo sguardo dai suoi fogli
e lo spostò su Yuuki per poi voltarsi verso Magisa, che
sorrise dolcemente.
“Se
c’è qualcuno che può farcela,
è proprio Dan.”
Nei
successivi istanti di silenzio, il gruppo di umani e
granroriani si limitò a osservare il paesaggio che scorreva
oltre le vetrate.
La foresta si era infittita ulteriormente nell’ultima ora e
la Limoviole viaggiava molto
più
lentamente. Hideto, dal suo posto vicino ai comandi, lanciò
uno sguardo agli
amici e poi, appoggiandosi allo schienale, si alzò cercando
di sforzare la
gamba il meno possibile.
“Quanto
manca per essere in un luogo sicuro?”
Il
granroriano al suo fianco fissò per un attimo il radar e
poi abbozzò un sorriso tirato.
“Nessun
luogo è veramente sicuro, ma non dovrebbe mancare
molto a una zona in cui potremmo fermarci per la notte, Guerriero
Blu.”
Il
ragazzo annuì e si avviò zoppicando verso i
divanetti.
“Non
mi sono interessato mai molto di questi traumi, ma
negli anni ho letto qualcosa.”
Quel
spiraglio riaccese l’entusiasmo nello sguardo di Kenzo
che, come nelle sue ricerche, non riusciva a farsi andare a genio la
possibilità che non ci fossero strade da poter percorrere.
Il
Guerriero Blu arrivò al divanetto e si posò allo
schienale.
“Secondo
molti può essere d’aiuto stare in luoghi familiari
o fare attività che un tempo appassionavano.”
Yuuki
alzò un sopracciglio. “Quindi essere a Gran RoRo e
combattere a Battle Spirits sarebbe la cura che suggerisci?”
“Ridotto
molto all’osso”, confermò ridendo il
ragazzo mentre
si sedeva. Kenzo sbuffò e posò il volto sulle
mani, gomiti puntellati sulle
ginocchia.
“Vorrei
ci sia qualcosa che possiamo fare.”
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Dan
aprì gli occhi e smise di illudersi: non sarebbe
riuscito ad addormentarsi. Si rigirò stancamente nel letto e
si fermò a pancia
in su, lasciando vagare lo sguardo sul soffitto. La stanza era avvolta
dalla
penombra e il ronzio dei motori, appena percettibile, lo avrebbe
cullato fino
al sonno in qualunque altra situazione. Chiuse gli occhi e si
coprì il volto
con le mani. Erano quei pensieri che lo confondevano, che si agitavano
nella
sua mente senza dargli possibilità di riposo. E la cosa che
più lo spazientiva
era che, per quanto cercasse, per quanto scavasse nella sua testa, non
trovava
nulla.
Il
vuoto più assoluto. Per quello che ricordava,
così poche
cose che poteva contarle sulle dita, avrebbe potuto soffrire di
insonnia.
Era Dan Bashin,
Maestro della Luce, il Guerriero Rosso e duellante di Battle Spirits.
Aveva liberato Gran
RoRo sconfiggendo in duello il Re del Mondo Altrove.
Aveva salvato la Terra
del futuro scarificandosi sulla Rampa di Lancio.
Era stata risvegliato,
dopo quanto non sapeva, dalla Guerriera Viola.
E non aveva la più
pallida idea di che fine avesse fatto il suo mazzo.
Per
quanto avesse continuato a ripetersele fino alla nausea,
non gli erano servite a niente. Non una scintilla, un mezzo indizio. Il
resto
era solo confusione, un insieme impalpabile di emozioni e ombre appena
tracciate che gli sfuggivano non appena cercava di afferrarle. Era
più che
sicuro di avere una famiglia da qualche, un padre, una madre, ma la sua
convinzione nasceva più da istinto che da ricordi.
E
poi c’erano i Maestri della Luce. Doveva necessariamente
aver combattuto insieme a loro per sconfiggere il Re del Mondo Altrove.
Dovevano
essere diventati amici, non
riusciva
a pensare che non fosse stato così. Ma lui non li ricordava.
Corrugò
la fronte e riportò di nuovo le braccia sul
materasso. Tutta quella autocommiserazione non lo stava portando da
nessuna
parte. Non c’era niente che potesse fare, se non accettare la
situazione così
com’era e ripartire da lì.
Presa
quella decisione, Dan si spinse sul materasso e si
sedette al bordo del letto. Cosa fosse successo nel passato, ora non
aveva
importanza: era certo che prima o poi tutti i ricordi sarebbero tornati
a
galla.
Sorrise
e si mise in piedi. Le due cose più importanti erano
capire che cosa stesse succedendo a Gran RoRo e ricreare un legame con
gli
altri Maestri della Luce. Rasserenato, il Guerriero Rosso
uscì dalla stanza e
si mise in cerca della cucina. Si era accorto solo in quel momento di
star
morendo di fame e, arrangiarsi a trovare qualcosa da mangiare, sarebbe
stato il
primo passo per ricominciare.
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“Credo
che andrò a controllare come sta Dan”,
esordì Magisa
rompendo il silenzio che era calato nei minuti precedenti. La donna si
sgranchì
la schiena e afferrò il libro dal tavolino. “Non
dovrebbero esserci strascichi,
ma meglio essere sicuri. Così starete più
tranquilli anche voi.”
Il
gruppo annuì, sperando che avesse ragione.
L’amnesia di
Dan era giù un tal grattacapo che preferivano non si
aggiunsero ulteriori
complicazioni.
Dopo
che la Maga era scomparsa al piano inferiore, Hideto
spostò lo sguardo su Aileen. La ragazza alla sua sinistra
stava picchiettando
il carboncino sul mento, scrutando con leggero disappunto il foglio. Il
ragazzo
si sporse in avanti tentando di sbirciare al contenuto. La Guerriera
Verde,
però, si accorse del suo tentativo. Aggrottò la
fronte e strinse il blocco al
petto, cercando allo stesso tempo di spingerlo via con un piede.
“Sciò.”
Conscio
del fallimento, il Guerriero Blu sghignazzò e
tornò
a posarsi allo schienale. Fu allora che fece fermare il suo sguardo
sulla
terrazza esterna della Limoviole,
visibile oltre la porta.
“Mai
è rimasta là fuori tutto il tempo,
vero?”
Kenzo
sussultò e sgranò gli occhi, saettando
immediatamente
lo sguardo verso il retro. Yuuki, invece, si posò allo
schienale e incrociò le
braccia.
“Questa
situazione non è facile per nessuno di noi. Anche se
ciascuno di noi vorrebbe riavere l’amico di un tempo, dovremo
tutti ricordarci
che lui non ha idea di chi siamo noi.”
“E
per lei poi…”, sussurrò Kenzo. Non
avrebbe mai
dimenticato il volto di Mai, quando lui, Stella e Angers li avevano
raggiunti
sulla Magnifica Sophia: sfigurato
dal
dolore, pallido e rigato di lacrime. Ma erano stati gli occhi che gli
avevano
stretto il cuore: spenti, quasi vacui. Il ragazzo sospirò e
tornò a voltarsi
verso il tavolo. Fu allora che gli tornò in mente sua madre,
seduta in
soggiorno con una tazza di tè fumante, e Shizuko che la
consolava ricordandole
che una conferenza andata male non avrebbe messo a repentaglio la sua
carriera.
Il volto del ragazzino si illuminò: perché non ci
aveva pensato prima?
“Aileen
pensi che potresti andare a parlarci?”
L’entusiasmo
di Kenzo colse alla sprovvista la granroriana
che vergò una riga sul foglio, inveendo nella sua lingua.
Fissò per qualche
istante il foglio per poi serrare il blocco sbuffando. Quindi si
voltò verso
l’umano, convinta di essere stata vittima di uno scherzo. Ma
l’espressione
eccitata del Guerriero Verde fu una risposta sufficiente. Non
provò neppure a
vedere le reazioni degli altri due.
“Sei
serio? Perché
dovrei?”
Kenzo
non colse subito il significato di quelle parole. Ci
vollero alcuni secondi prima che sbattesse le palpebre e abbassasse le
spalle
deluso.
“Sei
una ragazza. Cioè, non vi sfogate tra di voi
quando-”,
Kenzo iniziò a mordicchiarsi un’unghia lanciando
mute richieste di soccorso ai
due amici con lo sguardo. Nessuno dei due però pareva
intenzionato a dargli una
mano e, anzi, Hideto sembrava sul punto di scoppiare a ridere.
“Sì, tutta la
faccenda dei… sentimenti?”
“Per
l’amor del Nucleo, la conosco appena”,
sbottò Aileen
alzando gli occhi al cielo. “Siete o no i suoi amici?
Dovreste andare voi a parlarci. Le ragazze non mordono mica.”
La
ragazza riaprì il blocco con tutta l’intenzione di
ignorare i compagni di squadra.
“Ma
che ho detto?”, protestò Kenzo voltandosi verso il
Guerriero Blu che, a onore del merito, riuscì a imbastire
un’espressione
sufficientemente seria e a non scoppiare a ridere in faccia
all’amico. Ma lo
sforzo non venne apprezzato dal più giovane, che lo
fissò oltraggiato.
“Mia
mamma lo fa sempre con Shizuko!”, farfugliò tutto
rosso
in volto e incrociando le braccia al petto.
Yuuki
si spinse su dal divano e infilò le mani in tasca.
“Se
aspettiamo ancora un po’, dubito che Mai avrà
ancora
bisogno del nostro aiuto.”
Colto
il messaggio, Hideto passò un braccio attorno alle
spalle di Kenzo, ancora lievemente offeso, trascinandolo con
sé verso il retro.
Poi, lanciò oltre la spalla un’occhiata divertita
al Guerriero Bianco.
“Tutti
a parlare di sentimenti!”
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Appena
attraversata la soglia, la vista che li accolse fu
quella di Mai, semi distesa su una delle sdraio, la testa appoggiata
pigramente
sulla mano piegata e l’altra mano quasi a sfiorare la
superficie del lettore
digitale. I lunghi capelli, raccolti alla meglio sulla nuca, si
dibattevano nell’aria
mossa dal moto dell’astronave. Ci fu un attimo di esitazione
da parte della
ragazza, poi flette il dito vicino allo schermo portandolo nella mano a
pugno.
Solo allora alzò la testa e incrociò il loro
sguardo, regalando loro un sorriso
incerto e vagamente divertito che faceva risaltare di più il
segno rimasto
dalla fortezza.
“Non
pensavo mi avreste lasciato così tanto tempo.”
Hideto
sorrise a sua volta e, favorendo leggermente la gamba
sinistra, attraversò i pochi metri che li separavano e si
sedette ai piedi
della sdraio.
“Ne
vuoi parlare?”
Kenzo
e Yuuki lo seguirono a ruota, il primo si sedette su
uno dei seggiolini contro il muro mentre il secondo si sedette sulla
seconda
sdraio.
Mai
sospirò e posò il lettore in grembo.
“Che cosa volete
che vi dica?”
Quella
contro domanda dritta al punto presa alla sprovvista
i tre ragazzi, con Hideto e Kenzo che lanciarono allarmate richieste di
soccorso a Yuuki, con il messaggio sottinteso del di
qualcosa, eri tu quello con una sorella. Il Guerriero Bianco,
in
risposta, si limitò ad alzare un sopracciglio e a
intrecciare le mani. Lo
sdegno dei due ragazzi al presunto tradimento,
però, fu tagliato breve da Mai, che afferrò una
ciocca di capelli iniziando ad
avvolgerla attorno alle dita.
“Volevate
pianti e grida? Che mi strappassi i capelli perché
non si ricorda di me? Pensavo che la mia fase di disperazione tornati
dal
futuro vi fosse bastata.”
Nonostante
lo sguardo basso, a fissare un punto indefinito
della superficie liscia del pavimento, le ultime parole furono
pronunciate con
una punta d’ironia.
“Non
è quello che intendevamo”, fu
l’immediata reazione di
Kenzo che fermò il leggero roteare sul seggiolino.
La
Guerriera Viola, in compenso, alzò lo sguardo e li
fissò
con improvvisa serietà, facendo preoccupare non poco gli
amici.
“Magari
dovevo prenderlo a schiaffi, sperando che gli
facesse ripartire la memoria?”, Mai faticò a
trattenere il sorriso e i tre
risero a quell’inattesa uscita. “O magari un bel
bacio, stile favola del
vissero tutti e felici e contenti?”
Hideto
scosse la testa. “Ok, adesso ci stai prendendo in
giro.”
La
ragazza si appoggiò allo schienale e si picchettò
con il
dito una guancia. “Forse.”
“L’hai
presa meglio di quanto potessimo immaginare”,
commentò
conciso Yuuki, portando alla luce le perplessità che anche
gli altri due
Guerrieri provavano. Non avevano la minima idea di che cosa avevano
pensato di
trovarsi davanti, ma non di certo quello. La sola reazione di Mai fu
quella di
aggrottare la fronte e lasciare vagare lo sguardo verso
l’alto, dove cielo e
fronde filavano sopra di loro.
“Se
devo essere sincera, me ne sono sorpresa anche io.”
La
ragazza non elaborò oltre e per lunghi istanti si
tormentò un labbro, quasi in cerca del modo di esprimere
quel poco di cui era
riuscita a far chiarezza, dalla prima iniziale confusione e
guazzabuglio di
emozioni.
“Quando
si è risvegliato davanti di me, non stavo in me
dalla gioia.”
Mai
sorrise e chiuse gli occhi. “E poi lui mi ha chiesto chi
ero.”
“Figurarsi,
è proprio da Dan rovinare in questo modo
l’atmosfera”, si intromise sogghignando Hideto.
“E
ci sono rimasta male”, proseguì la Guerriera Viola
tornando ad aprire gli occhi e cercando ancora una volta lo sguardo
degli
amici. “L’avevamo previsto, ma affrontarlo nella
realtà…”
La
sua voce scemò fino a spegnersi del tutto in un sospiro.
Yuuki annuì lentamente, Kenzo si portò
l’unghia del pollice tra i denti e
Hideto abbassò lo sguardo. Nessuno di loro aveva saputo
veramente come
comportarsi, con l’unica certezza che gettarsi ad abbracciare
Dan come avevano
fatto con Mai sarebbe stato fuori discussione. E, anche se in modo
diverso,
avevano avuto l’orribile sensazione di star rivivendo la
perdita di Dan
un’altra volta.
“Ma
non mi ha fatto male come pensavo”, riprese la ragazza dopo
aver recuperato coraggio. “Ho continuato a pensarci tutto
questo tempo. E penso
di essere arrivata a darmi una risposta.”
L’attenzione
dei tre ragazzi tornò a concentrarsi
completamente sul volto della ragazza, che lasciò la presa
sulla ciocca di
capelli e si mise a sedere con una luce determinata che brillava
timidamente
nel suo sguardo.
“Mi
sono detta: e se Dan si fosse ricordato tutto? Se avesse
ricordato me? E per un attimo sono
stata sollevata che non fosse successo.”
Le
ultime parole furono pronunciate con una tale foga da
lasciare completamente basiti Hideto, Yuuki e Kenzo, che veramente tutto si erano aspettati tranne che
quello. Kenzo, in particolar modo, aggrottò la fronte come
faceva quando un
problema nelle sue ricerche lo lasciava perplesso, con tanto di
occhiali che
gli scivolarono sul naso. Rimpiangeva tanto che non fosse stata Aileen
a
prendere il loro posto. Tornato a casa, avrebbe dovuto prestare
più attenzione
alle interazioni tra sua madre e Shizuko. O quelle tra le sue compagne
di
scuola.
“Ok.
Qui mi hai perso.”
“Sono
passati quattro anni. Quattro”, esclamò
sciogliendo i
capelli e risistemandoseli con gesti secchi in una coda più
ordinata, elastico
stretto in bocca. “Sono cresciuta, sono cambiata. Non sono
più la Mai di
allora. Non sono più la ragazza che si era innamorata di
lui.”
Prima
che uno degli altri potesse dire qualcosa, la ragazza
si alzò in piedi e, braccia strette al torso, ai
allontanò di alcuni passi e
lasciò vagare lo sguardo sui contorni confusi della foresta.
“Dan
avrebbe ricordato lei”, esclamò Kenzo drizzandosi,
cominciando a intuire quale fosse l’inaspettata, ma per nulla
assurda,
conclusione di Mai. Lei ruotò su sé stessa e
tornò a sedersi, sospirando. “E
non avrebbe la più pallida idea di chi sono ora. Che farsa
sarebbe, se anche
ora mi dicesse che mi ama?”
Hideto,
che certo non riusciva a immaginare cosa i due
avrebbe potuto fare in tale situazione, si sporse e strinse una delle
mani
dell’amica. La sua lucida e pacata determinazione gli
ricordavano terribilmente
l’incontro avvenuto tra di loro nel futuro, quando tutti
temevano che Mai li
avesse traditi. Quando la verità era, semplicemente, che la
Guerriera Viola
aveva dimostrato più coraggio di tutti nel non restare in
disparte, nello
scegliere la strada più difficile per aiutare tutti, umani e
Mazoku.
“Sembra
proprio che tu non abbia bisogno di una spalla su
cui sfogarti.”
Mai
aggrottò ancora la fronte per poi distenderla e sgranare
gli occhi, un’espressione di puro stupore che prendeva forma
sul suo volto.
“Ho
davvero voltato pagina”, sussurrò spostando lo
sguardo
sugli amici, quasi in cerca di conferma. “E ho dovuto
rivederlo per rendermene
conto.”
Lentamente,
si liberò dalla presa del Guerriero Blu e
strinse le mani al collo, la voce vibrante di dubbio. “Sono
una persona
orribile per questo?”
“Mai,
sei solo un essere umano”, esclamò Hideto con
mormorii
di approvazione da parte degli altri due.
“E
non devi sentirti in colpa”, proseguì il Guerriero
Bianco
lasciando vagare lo sguardo verso l’interno della Limoviole, dove Aileen continuava a
vergare con foga tratti scuri
sul foglio che teneva tra le mani. “Nessuno ha il diritto di
chiederti di
restare ancorata a ciò che provavi nel passato.”
Mai
si morse un labbro e abbassò leggermente lo sguardo,
picchettando con le dita sulla sdraio. “Lo amavo. Tanto. Gli
voglio ancora
bene… ma in modo diverso. Ed è strano.”
“Che
poi, a dirla tutta”, riprese Hideto con tono allegro,
“quanti
nostri coetanei incontrano l’amore della loro vita da
adolescenti? Si mettono
insieme e si lasciano dopo due mesi, anche se doveva essere
l’anima gemella.”
“Per
poi trovare qualcun altro e ricominciare da capo”,
commentò Kenzo ricordando fin troppo bene una simile storia
che aveva rischiato
di far saltare la consegna di un lavoro del suo gruppo. Riprese a
ruotare sul
sedile, più per sfogo che per altro. Hideto
allungò la gamba destra,
massaggiandola distrattamente con la mano.
“E
poi, in tutta sincerità, la parte della disperata, che
per tutta la vita piange sulla foto del ragazzo scomparso, non ti si
addice
proprio.”
Mai
inspirò chiudendo per un breve istante le palpebre.
Quando riaprì gli occhi, rivolse ai tre un enorme sorriso e
una risata appena
trattenuta.
“Avete
ragione. Non so perché mi sono fatta tanti
problemi.”
“Perché
non c’è niente di normale in tutto quello che
viviamo”, asserì Kenzo spingendosi gli occhiali
più su sul naso. “Avere dei
dubbi è sola la prova che non siamo ancora del tutto usciti
fuori di testa!”
I
quattro scoppiarono a ridere, spazzando via le ultime
tracce di tensione e malinconia. Yuuki fu il primo ad alzarsi e si
avvicinò per
posare una mano sulla spalla di Mai, che piegò la testa per
incrociare il suo
sguardo.
“Te
la senti di rientrare? Abbiamo molto da decidere.”
La
ragazza annuì determinata, rimettendosi a sua volta in
piedi e lasciando scorrere lo sguardo sui tre amici.
“Mi
sento molto meglio, anche grazie a voi”, rassicurò
per
poi sorridere dolcemente. “Vi voglio bene, ragazzi.”
“Ook”,
si intromise con foga il Guerriero Blu spingendosi in
piedi e rifiutando, con il pollice alzato, il tentativo di aiuto di
Mai.
“Fermiamoci qui che se no andiamo troppo sul sentimentale. E
poi mi commuovo. E
non va bene. Non sono mica Kenzo!”
Kenzo
saltò giù dal seggiolino e fissò
indignato l’amico che
ghignò imperterrito. “E con questo che intendi
dire?”
“Niente.
Ma non sono io chi è scoppiato a piangere poche ore
fa.”
“Mi
avete promesso di non prendermi in giro!”
“Non
è una presa in giro. Riportavo semplicemen-”
“Va
bene”, intervenne Mai prendendo a braccetto i due
ragazzi e scambiando uno sguardo esasperato con Yuuki.
“Torniamo dentro.”
Il
Guerriero Verde sbuffò lanciando un’occhiataccia a
Hideto, che si degnò di smettere di sogghignare solo quando
Mai gli rifilò una
gomitata nel fianco. Yuuki rimase alle loro spalle, scuotendo
rassegnato la
testa.
Appena
messo piede all’interno, però, si fermarono di
scatto, deglutirono e si sforzarono di non far risalire le speranze. La
ragazza
strinse con più forza la mano stretta al braccio
dell’amico. Magisa,
accorgendosi di loro, ricambiò i loro sguardi con un sorriso
emozionato.
Dan
era seduto sul divano, un bicchiere d’acqua sul tavolino
e un piatto colmo di riso al curry tra le mani. Il ragazzo fece un paio
di
bocconi prima di accorgersi dei nuovi venuti. Quando li vide,
ridacchiò
imbarazzato e si portò la mano con la forchetta dietro alla
testa. Aileen, con
un’espressione inorridita, arretrò di scatto
contro lo schienale per impedire
che il sugo finisse sui suoi fogli.
“Scusate
se non vi ho aspettato per mangiare. Ma quando mi
sono svegliato… in cucina ce n’è una
pentola piena, se volete.”
I
quattro Maestri della Luce in piedi si scambiarono uno
sguardo veloce, rendendosi conto chi fosse l’artefice di quel
regalo a Dan: Zungurii. Lui che
doveva
averci creduto fin in fondo, anche se il successo di Mai non era stato
certo in
nessuno momento. Anche quando nessuno di loro era ancora stato neppure
sicuro
che avrebbe rischiato il salvataggio.
“Tranquillo”,
sussurrò Mai e si passò velocemente un dito sugli
occhi per togliere le lacrime che minacciavano di uscire.
“È
buonissimo”, aggiunse il Guerriero Rosso per poi
ridacchiare un’altra volta. “Non che il mio parere
conti molto, mi sa. Non
ricordo neppure se l’abbia mangiato prima.”
“Il
riso al curry è sempre stato uno dei tuoi piatti
preferiti, Dan”, replicò Yuuki. Il Guerriero
Bianco non si sarebbe mai scordato
il giorno, ormai ben cinque anni lontano, in cui loro avevano pensato
che la
sua cucina fosse il luogo ideale per provare a preparare da soli il
piatto.
Aveva trovato macchie di sugo per le successive tre
settimane. Non si sarebbe mai aspettato potessero cambiare
così
tante cose da allora.
Dan
infilò in bocca un’altra forchettata e rimase
pensieroso
a fissare il piatto. Dopo qualche secondo, sorrise.
“Penso
di capire il perché.”
Posò
il piatto e tornò ad alzare lo sguardo su di loro.
“Dobbiamo
ancora trovare il Guerriero Giallo, giusto?”
Mai
sorrise, incapace di trattenere l’ottimismo crescere
dentro di lei, e scambiò un’occhiata con Hideto,
Yuuki e Kenzo. “Ci stiamo
lavorando”.
…
TO BE
CONTINUED …
SPAZIO AUTRICE:
E siamo arrivati alla fine
di
questo episodio. Non penso sia tutto andato come ve lo immaginavate, ma
spero
che, nonostante questo, l’episodio sia riuscito ad
appassionarvi e a farvi
emozionare. I nostri Maestri della Luce devono ancora farne di strada...
Prima di passare ai
ringraziamenti e ai mazzi di carte, voglio confermare una cosa:
sì, Mai ha
veramente superato la storia d’amore che alla fine di Brave
era appena
iniziata, e no, non ci saranno nell’imminente futuro le scene
del lo guardo/mi
guarda – mi pensa/non mi pensa – cosa provo per
lui/lei? Mai in questo momento
della sua vita veramente non è più innamorata di
Dan cosa che, secondo me, per
il suo personaggio è la cosa più naturale. Mai,
come ci ha mostrato Brave, è
stata una che è più volte caduta, ma che si
è sempre rialzata e a ripreso in
mano la propria vita: come dice lei, sono passati quattro anni. E certo
il
primo problema di Dan non sarà quello di innamorarsi
(suvvia, quel ragazzo non
ha veramente la più pallida idea e adesso ha problemi
più importanti! XD).
Posso solo chiedervi, se mi
seguite, se vi appassiona la mia scrittura: fidatevi che la storia che
vi
voglio raccontare sia quella che meritano i nostri eroi e non quella
facile. Io
farò del mio meglio.
Detto ciò
ringrazio davvero dal
più profondo del cuore tutti coloro che hanno letto (anche i
lettori
silenziosi, a cui ricordo che io sono qua: anche due righe sono in
grado di
rendermi felice). E un grazie speciale va a:
Aiko_Miura_36, Elinacrisant,
FantasyAnimeManga96, HikariBashin12,
kd03, lalla20fairy
e _Mamoru_.
Se continuo a scrivere
questa
storia è anche un po’ grazie a tutti voi.
Visto che mi sto dilungando,
vi
lascio qui i turni e i mazzi di questo episodio:
*(TURNO
1) Energia Big Bang,
Balam, Guerriero
delle Tenebre, Oscura
Strada Demoniaca, Ciclone
Fiammeggiante
+ Triste Mietitore
*(TURNO
2) Grande Albero
della
Vita, Elginius,
Drago da Battaglia,
Specchio
Magico, Pozione
della Salvezza + Mccoy,
Mastro Carpentiere
*(TURNO
3) Siegwurm,
Possente Dragone
Imperatore del Tuono
*(TURNO
4) Gashabers,
Bestia
della Prigionia
*(TURNO
5) Demonosso
*(TURNO
6) Gai-Asura,
Supremo Drago
della Terra
*(TURNO
7) Pesca della Rinascita
*(TURNO
8) Mccoy,
Mastro
carpentiere
*(TURNO
9) Ciclone Fiammeggiante;
(Drago della Pioggia,
Martello
Demolitore; Demonosso)
+ (Gale-Fokker,
Bestia Volante di Ferro)
*(TURNO
10) Izuna, Gemma
Donnola + Barriera Delta
*(TURNO
11) Siegwurm-Nova, Drago
Supernova
*(TURNO
12) Shine-Blazer, Drago
Lucente
*(TURNO
13) Cattedrale
Purpurea
(MAI) Asmodeo
dei Sette Shogun 1x, Siegwurm-Nova,
Drago Supernova 1x, Belzebeat dei Sette Shogun
1x, Siegwurm,
Possente Dragon Imperatore del Tuono 1x, Berith Artigli Micidiali 2x,
Lagunaspada, Drago Lamanuvola 2x,
Mur, Musico
Infernale 3x, Balam,
Guerriero delle Tenebre 3x, Zom-Sauru,
Drago
Zombie 3x, Mietitore
d’Ossa 3x, Demonosso 3x,
Drago della
Pioggia 3x, Ciclone
Fiammeggiante 2x, Martello
Demolitore 2x, Pesca
della Rinascita 3x, Riesumazione 3x,
Energia Big Bang 3x,
Sarcofago
Trafitto 3x, Triste
Mietitore 3x, Strada
Oscura 2x, Creazione
Stellare 2x, Cattedrale
Purpurea 3x
(GUARDIANO DELLA
DIMENSIONE) Gai-Asura,
Supremo Drago della Terra 1x,
Gale-Fokker, Bestia
Volante di Ferro 3x, Mccoy, Mastro
Carpentiere 3x, Re
Gorgo, Drago Serpente 2x,
Gashabers, Bestia
della Prigionia 2x, Sekkohkiji, Volatile della
Foresta 3x, Izuna,
Gemma Donnola 3x, Elginius,
Drago da Battaglia 3x, Cavallo Spettrale
3x, Morgersauro
3x, Ramificazione
Fulminante 3x, Barriera
Delta 3x, Specchio
Magico 2x, Pozione
della Salvezza 3x, Trappola d’Erba
3x, Creazione Stellare 3x,
Grande Albero della
Vita 3x, Shine-Blazer,
Drago Lucente 3x, Spineed-Hayato, Volatile
Lanciere 3x
Ovviamente, il mazzo di Mai
evolverà nel tempo e alcune variazioni ci saranno
già dal prossimo episodio.
Ed ecco qui che le
anticipazioni
del prossimo episodio (in fase di scrittura). Lascio la parola al
nostro
Guerriero Blu, Hideto:
Riavere
indietro Dan non è stato esattamente come
immaginavamo, ma ora non ci resta altro che andare avanti, guardando al
futuro.
E per farlo dovremo dividerci. Yuuki andrà a cercare sulla
Terra il nuovo
Maestro della Luce, nella speranza che venga a Gran RoRo con noi. Io e
gli
altri, invece, andremo a recuperare l’unica cosa che
potrà veramente darci un
vantaggio sull’effetto dominato dai nostri nemici: i Brave.
Tutto questo nel
prossimo episodio: IL FUTURO DEL GUERRIERO GIALLO.
Con questo vi saluto, vi
ringrazio ancora e vi do appuntamento con la versione revisionata
dell’episodio
0 (essendo una revisione, mi aspetto che forse non tutti voi la
rileggeranno ma
se troverete il tempo di lasciarmi un pensiero mi farete comunque
felice. La
storia in sé rimarrà la stessa, ma alcuni
dettagli saranno modificati e
nell’insieme, spero, scritta meglio). Per qualunque
novità sugli aggiornamenti,
buttate l’occhio sulla mia pagina autrice!
Varco
Apriti, Energia!
Alla
prossima, HikariMoon
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