EPISODIO 3 - Vincere per Dan

di HikariMoon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1

“C’è ancora una speranza per Dan.”

Hideto, Mai e Yuuki si fissarono e il loro mondo, in quegli istanti, si ridusse al battito dei loro cuori e a quella frase che si ripeteva in loop nella loro mente.

L’ultimo raggio del tramonto senza sole scomparve dietro ai picchi rocciosi. La penombra avvolse i tre Maestri della Luce. Dentro, si attivarono le luci. Dalle vetrate riuscivano a vedere chiaramente tutti gli altri componenti del gruppo e si capiva che la notizia doveva essere stata annunciata da poco. Il Guerriero Blu si doveva essere fiondato fuori senza neanche farli finire di parlare.

Serjou girato verso di loro, Kenzo con gli occhi sgranati, Zungurii indeciso tra il ridere e il piangere, ma quasi in lacrime per la gioia inaspettata. Su un altro divanetto, Magisa con un sorriso appena abbozzato e una luce angosciata nello sguardo e Aileen leggermente impacciata, forse insicura se essere contenta per loro o rimanere gentilmente neutrale.

Mai emise uno sbuffo esasperato, strinse i pugni e scattò verso l’interno. Superò Hideto senza guardarlo, la lunga coda che sbatacchiava sulla schiena in modo scomposto. Il Guerriero Blu si riscosse, smise di sorridere, e seguì zoppicante la ragazza. Yuuki fu subito accanto a lui e i due ragazzi si scambiarono uno sguardo confuso e allarmato.

Zungurii sentì i loro passi e si voltò, con un sorriso che non poteva essere più enorme. “Mai, hai sentito? Possia-”

La Guerriera Viola, però, alzò repentinamente la mano davanti a lui per interromperlo. Il granroriano si zittì di colpo, disorientato da quanto poco elettrizzata sembrasse la ragazza. Quest’ultima fece ancora pochi metri e si fermò a lato del tavolino. Il suo sguardo passò sulle due granroriane per posarsi infine su Aileen.

“Perché non ce lo hai detto!”

“Cosa?”, la granroriana sbatté le palpebre e cercò di incrociare lo sguardo dei due Maestri della Luce dietro alla Guerriera Viola. Quando nessuno dei due fu in grado di chiarirle il motivo di tanto improvvisa animosità, Aileen tornò a incrociare gli occhi di Mai.

“Non avevi nessun diritto di tenercelo nascosto!”, sibilò la ragazza.

A quelle parole, cosa stesse succedendo fu chiaro alla granroriana. Per un attimo, si chiese se sarebbe sempre stato così. Se ogni volta l’avrebbero guardata di sottecchi, domandandosi che cosa stesse ancora nascondendo. Non ebbe il coraggio di guardare verso Yuuki e Hideto, sicura di trovare nei loro sguardi lo stesso sospetto. Si sentì avvampare e si spinse per mettersi in piedi.

“Io non ne avevo la minima idea! Perché avre-”

La mano di Magisa le afferrò il braccio prima che potesse completare la salita e la granroriana si ritrovò seduta ancora prima di rendersene conto. L’attenzione di tutti si spostò sulla Maga che chiuse gli occhi per un attimo. Poi sospirò e sorrise amaramente.

“Aileen, non c’entra niente. La sorte di Dan mi è ormai nota da anni. Sono io che ho scelto di non rivelarlo a nessuno.”

Mai sbatté le palpebre e sedette lentamente sull’ultimo divanetto ancora libero, svuotata e capace solo di guardare Magisa, sentendosi contemporaneamente speranzosa e ferita. Hideto le si sedette accanto subito, rapido a posarle una mano sulla spalla. Yuuki rimase in piedi.

“Avreste potuto già salvarlo.”

“Perché non ce l’hai detto, Magisa?”, protestò debolmente Zungurii.

“Non è così semplice. Forse non avrei dovuto dirvelo neppure ora.”

Magisa abbassò lo sguardo a fissare le mani, cercando di ignorare il silenzio carico di attesa di tutti i suoi amici. Perché non era riuscita tenere la sua boccaccia chiusa? E sapeva bene quanto pericoloso poteva diventare il tentativo di riportare Dan tra di loro.

Ma era stato più forte di lei, quando Hideto e Kenzo erano arrivati alla conclusione del loro resoconto e le avevano rivelato con occhi malinconici che Dan si era sacrificato nel futuro. Aveva avuto un tuffo al cuore e si era sentita un mostro. Loro soffrivano, erano convinti che Dan fosse perduto per sempre e lei sapeva che non era veramente così.

“Tecnicamente, Dan non è morto…”

Non aveva riflettuto, come una sciocca. Alla faccia dell’esperienza che tanto decantava come Maga del Mondo Altrove. Ora che si ritrovava anche senza scettro, nessuno avrebbe potuto prenderla sul serio. Come aveva fatto a non pensare ai rischi che avrebbero corso? E con ancora i segni della fuga dal Governatore bene in vista per giunta.

“Magisa?”

La voce di Hideto la riscosse. Alzò lo sguardo di scatto e vide i cinque Maestri della Luce, ammaccati ma carichi di coraggio e di speranza. Erano così cresciuti, quasi non si vedano più i ragazzini che aveva conosciuto tanti anni prima. Eppure, faticava a scacciare il pensiero che, comunque, fossero solo poco più che bambini. Come poteva quando vedeva la gamba fasciata di Hideto, il labbro ancora leggermente gonfio di Mai, i lividi violacei sullo zigomo di Yuuki e, sulla spalla di Aileen, la contusione che sbucava dal bordo del vestito?

“Abbiamo corso dei rischi per salvare te. Siamo pronti a fare lo stesso per salvare Dan”, esclamò incoraggiante Kenzo.

Magisa si morse un labbro e tornò a fissare le mani, improvvisamente gelide. Perché non potevano essere adulti, pensò con una punta di rancore. Perché non potevano essere granroriani o umani con anni e anni di vita alle spalle? Perché dovevano essere ragazzini quelli che era condannata a spingere verso il pericolo? Come era possibile che un tempo le venisse tanto più semplice? Non ricordava di essersi sentita tanto in colpa, quando i Maestri della Luce si erano preparati a sacrificarsi per sostituire i cristalli delle scale. Era stata una persona orribile.

“È troppo pericoloso.”

I volti di Mai, Hideto e Kenzo a quelle parole si rabbuiarono e i tre strinsero le mani a pugno. Flash del sacrificio di Dan si fecero largo nella loro mente e insieme ad essi riemerse il senso di impotenza che avevano provato allora. Un cocente e inaspettato fiotto di risentimento avvampò dentro di loro, alimentato da quelle parole usate così tanto dalle loro famiglie anni prima. Proprio da Magisa, che avrebbe dovuto essere dalla loro parte.

“Dacci la possibilità di valutare da soli quanto sia pericoloso. Starà a noi decidere se varrà la pena correre il rischio.”

Yuuki si sedette accanto a Hideto, incrociò le braccia e si posò contro lo schienale. “Dopotutto, siamo i Maestri della Luce.”

Magisa sospirò, profondamente cosciente della freddezza dei loro sguardi. Non aveva dubitato per un istante che alla fine avrebbe dovuto cedere. Probabilmente era il suo destino dover guardare in disparte mentre gli altri si sacrificavano al suo posto. Un tempo senza il mazzo, ora senza lo scettro.

“Come volete.”

La granroriana chiuse gli occhi e si alzò in piedi. Strinse le braccia attorno al petto e uscì dallo spazio ristretto tra i divanetti. Nel tentativo di riordinare i pensieri ingarbugliati, cominciò a camminare lentamente avanti e indietro davanti alle vetrate. Per tutto il tempo sentì lo sguardo dei Maestri della Luce, di Zungurii e Serjou che la seguiva. Forse solo M.A.I.A. non le stava prestando attenzione, impegnata com’era a gestire l’astronave.

“Clarky aveva sperato. Quando è apparso il Nucleo Progenitore, credeva che tu fossi venuta a salvarlo”, sussurrò Mai mentre con le dita di una mano stringeva una ciocca di capelli. Voleva crederci così tanto che le faceva male, ma non poteva illudersi. Non lo avrebbe sopportato una seconda volta.

Magisa incrociò il suo sguardo e sorrise dolcemente.

“È un po’ più complicato. Vi spiegherò dall’inizio e forse tutto vi sarà più chiaro.”

Tutti trattennero il respiro per un attimo. La Maga ispirò e spostò una ciocca di capelli rosa dietro all’orecchio.

“Dentro ai Maestri della Luce, coloro che vengono individuati come idonei dal Nucleo Progenitore, brilla una stilla della luce del Nucleo.”

“I nostri simboli”, esclamò Kenzo.

“Esatto. Ogni prescelto, se così vogliamo chiamarlo, ha la possibilità di alimentare questa luce oppure ignorarla finché essa non si spenga.”

Hideto annuì solennemente. “Quello che abbiamo fatto noi scegliendo di restare e combattere per Gran RoRo.”

“Ma tale luce è comunque legata indissolubilmente al Nucleo Progenitore e a esso deve tornare”, dichiarò Magisa posando una mano su una dei vetri. Su esso apparve il riflesso del suo volto, velato dalla preoccupazione e dall’ansia, e dietro si potevano vedere i Maestri della Luce. Fuori il paesaggio era avvolto nell’oscurità, un confuso via vai di sfumature d’ombra.

“Vuoi dire che quando noi moriremo-”, mormorò scioccato Kenzo.

“La luce tornerà al Nucleo”, concluse tranquillamente il Guerriero Bianco. Magisa si limitò ad annuire. 

“Quando ho chiuso i portali, i due mondi hanno continuato a coesistere in parallelo su due linee temporali separate. Ma i poteri del Nucleo, se io avessi voluto utilizzarli in tal modo, mi avrebbero permesso di accedere alla Terra in una qualunque delle sue epoche.”

“È successo quel giorno in cui ha usato i suoi poteri ma non ha voluto spiegarci il motivo, dico bene Maga Magisa?”

Aileen sussultò a quelle parole, ricordando solo in quel momento l’occasione a cui si riferiva Serjou con tale prontezza. Era successo tutto all’improvviso, fino ad un attimo prima stavano parlando tranquillamente, poi Magisa si era irrigidita e il suo sguardo si era rabbuiato. Li aveva ignorati mentre ancora stavano parlando, si era alzata e aveva fissato un punto lontano.

“Magisa?”

Ma era come se avesse parlato all’aria. Incrociò lo sguardo di Serjou e vide la sua stessa confusione. Fu in quell’istante che Magisa emise un verso strozzato e cadde in ginocchio, il corpo scosso dai tremori e le mani strette al petto.

“MAGISA!”

“Maga Magisa!”

Scattarono in piedi per correre al suo fianco, ma si bloccarono quando una luce iridescente l’avvolse. I capelli rosa si sollevarono mossi da un vento che avvolgeva solo lei, spire di serpenti che si arrotolavano nell’aria. Aileen rimase imbambolata a fissare la sua luce, la prima volta che vedeva Magisa usare i poteri del Nucleo davanti a lei. Quei poteri che i suoi genitori e suo fratello avevano visto dal vivo. Quei poteri che le erano dolorosamente familiari.

Il tempo sembrò rallentare e strecciarsi all’infinito. I pochi minuti in cui brillò la luce parvero protrarsi per ore.

Poi la luce scomparve, i capelli tornarono a scivolare lungo la schiena della granroriana. Aileen si riscosse e si gettò al suo fianco.

"Cos’è successo? Come stai?”

Ma Magisa non rispose. Rimase immobile a fissare senza vedere quello che aveva davanti. La Guerriero Verde si inclinò per vederla in volto e sgranò gli occhi.

Le sue guance erano rigate di lacrime silenziose, le labbra piegate in un sorriso carico di inquietudine e di dolore.

“Era da anni ormai che faticavo a usarne i poteri. Fui colta alla sprovvista dall’improvvisa destabilizzazione del Nucleo. Mi resi subito conto che doveva essere successo qualcosa sulla Terra”, tentò una risata ma risuonò vuota e scosse la testa. “Quando mi resi conto che era il futuro, per un secondo gioii. Anche se era meschino, perché qualcosa di grave stava succedendo. Ma vi credevo al sicuro.”

“La distorsione spazio-temporale generata dalla distruzione del nucleo al centro della Terra”, esalò Kenzo sbattendo gli occhi. Poi un sorriso trionfante piegò le sue labbra. “Era quello che ha permesso l’apparizione del Nucleo, lo sapevo!”

Hideto gli lanciò uno sguardo di rimprovero e il ragazzino ridacchiò e arrossì, abbassando la testa e borbottando un flebile scusate. Magisa non sembrò averlo sentito, immersa nei propri ricordi.

“Percepii che l’equilibrio sulla Terra si stava ristabilendo. Percepii l’immensa energia rilasciata pochi istanti prima fluire nel Nucleo”, Magisa si inumidì le labbra e tornò a scuotere la testa. “E percepii l’energia di un Maestro della Luce. Dan.”

Un brivido percorse la pelle dei Maestri della Luce che quel giorno erano stati lì. Potevano anche aver messo l’esperienza alle spalle, ma fermarsi a ricordare quegli istanti faceva riaffiorare solo brutte memorie. Kenzo fu il primo a riscuotersi, mosso dal desiderio impellente di dare un quadro più razionale possibile a tutto quel discorso.

“Quindi, riepilogando, stai dicendo che l’energia dei nostri simboli è legata a doppio filo con il Nucleo e che, quando viene liberata dal suo portatore, essa viene ripresa in sé dal Nucleo?”

“Esattamente, Kenzo.”

“E questo per il nostro Dan che cosa significa?”, si intromise Zungurii il cui unico interesse era capire nella pratica come potessero salvarlo.

“Il vostro simbolo non è un’entità estranea. Esso è legata a voi, è una parte vera e propria del vostro essere. Non è come con me con il Nucleo Progenitore. Io lo custodisco, nel tempo vi sono legata, ma non è una vera e propria parte del mio essere.”

“Come lo era invece per mia sorella. Il suo legame con il Nucleo non era stato creato, era innato. Per questo lei non poteva vivere senza di esso”, proseguì Yuuki chiudendo gli occhi, per nascondere il tormento legato a quei ricordi.

“O come è successo con il Re del Mondo Altrove”, aggiunse Magisa lasciando che la schiena si poggiasse alle vetrate. “La sua brama di conoscenza e di potere lo ha portato a unirvi completamente la sua forza vitale.”

“E quando il Nucleo gli è stato tolto…”

“Se l’è cercata”, sbottò con poco celato disprezzo il Guerriero Blu. Nessuno lo contraddisse.

Kenzo si risistemò gli occhi e tornò a voltarsi verso Magisa, deglutendo prima di esprimere a parole una realtà che nessuno di loro aveva mai immaginato possibile. “Quindi, quando il Nucleo ha ripreso l’energia del simbolo rosso di Dan-”

“Può aver portato con sé anche la sua forza vitale”, concluse Mai con voce ferma nonostante gli occhi lucidi.

“Dan è qui? Cosa aspettiamo? Andiamo a prenderlo!”, esclamò a gran voce Zungurii saltando in piedi.

Magisa scosse bruscamente la testa. “Non lo puoi trovare in un luogo raggiungibile con l’astronave.”

“Che peccato, speravo veramente che fosse più semplice!”, si lamentò Zungurii risedendosi pesantemente e posando i gomiti sulle ginocchia e la faccia tra le mani. Un broncio sostituì l’entusiasmo di pochi secondi prima, scatenando più di qualche sorriso divertito tra i Maestri della Luce.

“Immagino servirà il Nucleo Progenitore”, esordì Yuuki rompendo il breve silenzio seguito allo sfogo del granroriano.

L’espressione di quest’ultimo tornò ad illuminarsi, rialzò il volto e aprì la bocca. Mai, riscossasi, balzò in piedi prima che Zungurii potesse continuare o, peggio, che qualcun altro potesse appoggiarlo. Avrebbe voluto tanto anche lei gettarsi a capofitto al salvataggio, anche solo per placare i propri sensi di colpa. Ma i muscoli doloranti delle gambe erano un messaggio più che eloquente. Stava succedendo tutto troppo in fretta, al solo pensiero sentiva girarle la testa. E dubitava che i sentimenti negativi suscitati da Magisa fossero d’aiuto.

“Non credo sia la soluzione migliore. Abbiamo avuto una giornata pesante, siamo tutti mezzi acciaccati. Prima di imbarcarci in una nuova missione penso sia meglio che ci riposiamo tutti un po’.”

“Concordo con Mai. Non è da prendere alla leggera”, aggiunse Yuuki attirandosi a sua volta le occhiate offese e deluse di Zungurii, occhiatacce che ignorò senza battere ciglio. “È meglio che rimandiamo tutto a domani.”

Aileen annuì prontamente, grata di poter finalmente andare a riposare. Si era infilata in una presa d’aria minuscola, era stata sballottata contro i muri, si era presa una tirata d’orecchi dal Guerriero Blu e aveva avuto un incontro leggermente surreale con il Guerriero Bianco. Per lei quella giornata era stata fin troppo lunga.

“E poi devo prima ridare il Nucleo a Magisa. Credo di aver già dato a sufficienza il mio contributo come Maestra del Nucleo Progenitore!”

“Qui qualcuno sta cominciando a montarsi la testa!”, rimarcò Hideto ghignando. Quando anche gli altri tre Maestri della Luce e Zungurii sorrisero divertiti, Aileen sgranò gli occhi e portò le mani ai fianchi.

“Scusate! Vi ho portato a Gran RoRo e vi ho salvato tutti accelerando la Limoviole! Chiedo un po’ di gratitudine!”

Tutti nel gruppo scoppiarono a ridere, se possibile più sereni e determinati di poche ore prima, quando avevano avuto la loro prima vittoria. Avere un obbiettivo così chiaro, così caro a loro, li riempiva di nuove forze. La tensione accumulatasi evaporò.

Tutti ridevano tranne Magisa, in disparte e con un sorriso tirato che non raggiungeva gli occhi. Un terrore gelido le stringeva lo stomaco in una morsa. E non solo per la leggerezza con cui pensavano di andare in quel luogo.

Il giorno che aveva ceduto il Nucleo ad Aileen era stato semplice, quasi troppo. In quegli istanti aveva avuto la dolorosa sensazione che il Nucleo stesso cercasse di allontanarsi da lei.

Cosa le faceva credere che il Nucleo avrebbe accettato di aver di nuovo lei come custode?

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La mattina dopo tutti i Maestri della Luce si svegliarono di buon umore, carichi di energie e smaniosi di agire. Soprattutto per i Maestri della Luce umani l’attesa era troppo lunga. E come poteva essere altrimenti, quando per quattro anni avevano creduto di aver perso Dan per sempre?

Anche i granroriani furono facilmente coinvolti nel clima di entusiasmo. Zungurii non faceva altro che ripetere che avrebbe finalmente potuto duellare con Dan. Lo ripeté così tante volte, mentre preparava la colazione e anche mentre mangiavano, che tutti gli altri venne quasi la nausea. Nessuno di loro però ebbe cuore di dirgli qualcosa: la notizia della morte di Dan, seppur avuta solo pochi giorni prima, lo aveva sconvolto. Aileen a sua volta, educatamente contenta che gli altri potessero riavere indietro un loro caro amico, sorrideva a trentadue denti alla prospettiva di poter tornare il Nucleo a Magisa.

La speranza, la gioia erano così travolgenti che addirittura M.A.I.A. scordò di punzecchiare Kenzo e anzi continuò a svolgere i suoi compiti fischiettando musichette allegre.

E Magisa a vedere quella scena le si spezzava il cuore. Si sforzò di sorridere, di non far vedere il tumulto interiore, di farsi coinvolgere dal buon umore. Ma si rendeva conto da sola di quanto falsa fosse la sua messinscena. Se nessuno se ne era accorto, il motivo era solo che tutti erano troppo concentrati sulla possibilità di salvare Dan.

Non riusciva ad incontrare lo sguardo dei Maestri della Luce. Non riusciva quasi a voltarsi nella direzione di Aileen. Le aveva affibbiato un compito non suo, con la promessa che sarebbe stato qualcosa di temporaneo. Come avrebbe fatto a guardarla negli occhi se non fosse riuscita a riprendersi il Nucleo?

“Mangi ancora qualcosa?”

La voce di Zungurii strattonò violentemente l’attenzione della Maga che sobbalzò, girando di scatto la testa verso il granroriano. Aveva già in mano tazze e piattini. Solo in quel momento Magisa si rese conto che gli altri avevano già finito. Precipitosamente spostò lo sguardo sul proprio piatto e afferrò l’ultimo biscotto che doveva aver preso senza pensarci.

Forzò un sorriso e scosse la testa. “Va benissimo così, grazie Zungurii.”

Il granroriano alzò un sopracciglio, ma dopo qualche istante sorrise e alzò le spalle. Magisa tirò un sospiro di sollievo e infilò il biscotto in bocca. Accanto a lei si sedette qualcuno. La Maga non dovette neppure voltarsi per capire chi fosse.

“Cominciamo quando vuoi, Magisa.”

La Maga finì di masticare e inghiottì il boccone: sembrava cartone. Annuì e inspirò, cercando di afferrarsi all’ottimismo imperante dei Maestri della Luce. Quest’ultimi si erano alzati dai divani e si erano posizioni in piedi a poca distanza. Zungurii li aveva raggiunti dopo aver portato via gli ultimi piatti.

“Cosa devo fare?”

Magisa si pulì lentamente le mani su un tovagliolo per poi sistemarsi sul divanetto in modo da fronteggiare la Guerriero Verde.

“Niente di complicato. Devi rilassarti e lasciar fare a me il resto. Quando sentirai fluire il Nucleo, non opporti e lascia che si allontani da te.”

Era riuscita a parlare tranquilla, senza far tremare la voce, ma era una misera vittoria. E si sentì codarda, e anche un po’ cattiva, ma non poté evitare di pensare che avrebbe preferito fosse molto più complicato. Così, se Aileen non fosse riuscita a guidare il Nucleo, almeno non avrebbe dovuto confrontarsi con l’evidenza che, per l’ennesima volta, era inadeguata ad aiutare Gran RoRo.

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Nessuno dei Maestri della Luce era stato presente sei anni prima, quando Magisa aveva preso il Nucleo che stava consumando Dan. Non avevano ben chiaro che cosa aspettarsi nel passaggio del Nucleo, ma l’entusiasmo di Aileen e le parole di Magisa li avevano alquanto rassicurati. Avevano avuto tutta l’intenzione di sedersi accanto alle due granroriane, se non fosse che la Guerriero Verde aveva chiesto loro di allontanarsi quel tanto che bastava per non farle sentire il fiato sul collo. E, così, i quattro umani si erano messi in piedi contro il parapetto della postazione di comando, dove invece si erano seduti Serjou e Zungurii.

Dalla loro posizione, riuscivano a vedere le due granroriane solo dalle spalle in su. Dopo aver inspirato, e senza perdere il sorriso, la più giovane strinse le mani dell’altra e chiuse gli occhi. Magisa esitò un attimo prima di imitarla.

Per lunghi minuti non successe nulla. M.A.I.A. sfrecciò velocemente sopra di loro e poi tornò all’esterno per proseguire le sommarie riparazione della Limoviole.

“Un attimo e ci arrivo”, esclamò Aileen con una punta d’incertezza nella voce.

“Tranquilla”, la rassicurò Magisa. “Prenditi il tempo che ti serve.”

Forse grazie all’incoraggiamento di quelle parole, pochi istanti dopo un tenue bagliore iniziò ad avvolgere Aileen. L’aria venne attraversata da un debole ronzio che crebbe leggermente quando un’aura iridescente l’avvolse. I corti capelli vennero mossi delicatamente, come percorsi dal vento. Il resto del gruppo sussultò.

La luce crebbe e inglobò anche Magisa, cominciando ad attenuarsi attorno alla giovane granroriana. Il bagliore scomparve quasi del tutto attorno ad Aileen, i cui capelli ricaddero mollemente. Poi, l’aura luminosa oscillò bruscamente.

Yuuki si irrigidì e si staccò di scatto dal muro. “Qualcosa non sta funzionando.”

Mai, Hideto e Kenzo accanto a lui e Zungurii e Serjou trasalirono allarmati, incapaci di percepire che cosa stesse succedendo. Il Guerriero Bianco, intanto, era già avanzato di alcuni passi.

“Fermatevi!”

Aileen e Magisa aggrottarono entrambe la fronte, la prima aprì di scatto gli occhi, sgranati e spaventati.

“Magis-”

L’esplosione di energia li colse tutta alla sprovvista. Per un attimo, la luce del Nucleo sembrò svanire, completamente assorbita da Magisa. Un istante dopo, un’onda di luce multicolore attraversò con furia rabbiosa tutta l’astronave. Yuuki venne scaraventato indietro contro gli altri Maestri della Luce, travolgendoli e facendoli urtare violentemente contro il muro del passamano. I vetri si incrinarono, il tavolino venne spinto contro uno dei divani e si scheggiò. Magisa venne sbattuta contro l’angolo tra i due divani e l’impatto le mozzò il respiro. Aileen, invece, venne scagliata contro la parete della Limoviole dalla parte opposta dei divani. Il suo corpo sballottò contro il metallo e si accasciò sul pavimento.

“Aileen! Magisa!”

Zungurii fu il primo a scattare, salvato in parte dalle conseguenze dell’esplosione di energia dalla posizione più rialzata. Balzò giù dai gradini, mentre i Maestri della Luce si stavano appena rendendo conto di quanto fosse successo, seguito a ruota da Serjou.

Il granroriano del villaggio Gurii si lanciò verso Aileen e indicò a Serjou di occuparsi di Magisa. Quando quest’ultimo raggiunse la Maga, la donna si era portata una mano alla fronte e fissava imbambolata il tessuto del divano, annerito e in parte sventrato, e, più oltre, Zungurii inginocchiato che aveva sollevato delicatamente l’altra granroriana facendole posare la testa sulla sua spalla. Aileen aprì e chiuse gli occhi, disorientata, e gemette debolmente portandosi una mano alla nuca.

Yuuki, appoggiandosi al gomito, fu il primo a rendersi conto delle conseguenze dell’esplosione. Sgranò gli occhi e scattò in piedi, correndo verso i due granroriani a terra. “Hideto!”

Il Guerriero Blu, che si stava facendo aiutare da Mai a rimettersi in piedi, accelerò e insieme agli altri due Maestri della Luce raggiunse la granroriana. Hideto lanciò uno sguardo verso Serjou che gli fece cenno con il capo per rassicurarlo sulle condizioni non preoccupanti di Magisa. Il granroriano posò una mano sulla spalla della donna, che si ritrasse di scatto, spostando bruscamente lo sguardo su di lui.

“Io non-”, mormorò con voce tremante per poi zittire, abbassando lo sguardo sulle dita coperte da ustioni, la pelle rossa e tirata.

Nel frattempo, Hideto si era inginocchiato accanto a Zungurii e Yuuki, che aveva posato una mano sul braccio della ragazza.

“Lasciate aria!”, esclamò il ragazzo sottolineando la richiesta con un gesto brusco della mano.

Una volta che Yuuki, lanciato un ultimo sguardo sulla granroriana, si era alzato e aveva affiancato due altrettanto preoccupati Mai e Kenzo, il Guerriero Blu portò la mano sotto il mento di Aileen e attirò la sua attenzione.

“Mi vedi? Ti senti qualche fastidio? Ronzii? Mal di testa?”

“Vorrei vedere te, dopo un volo del genere”, gemette debolmente la ragazza continuando a massaggiarsi la nuca. “Mi verrà un bernoccolo mostruoso…”

“Se hai la forza di lamentarti, non dovresti stare così male.”

Aileen sbuffò e aprì gli occhi, focalizzando il volto del ragazzo. “Mi vedi sdoppiato?”, le chiese ancora e lei scosse la testa.

“Solo un tantino rintronata. Che ho sbagliato sta volta?”, aggiunse abbozzando una risata. Gli altri tirarono un sospiro di sollievo e sorrisero appena. Magisa, invece, si portò una mano tra i capelli ed espirò.

“State bene, Maga Magisa?”

La donna annuì e sospirò, faticando a trattenere i sensi di colpa a quella domanda. “Non sarebbe dovuto succedere…”

Intanto, Hideto e Zungurii avevano afferrato le braccia di Aileen per sorreggerla. Il secondo rimase in attesa che Hideto fosse pronto. Il ragazzo, una volta coordinatosi con la gamba ferita, annuì. “Proviamo a tirarla su.”

In piedi, i due provarono a lasciare la presa e Aileen, dopo un attimo di ondeggiamento, rimase saldamente sulle proprie gambe. Sicura di non cadere, la ragazza sorrise verso gli altri e si controllò le mani, segnate anch’esse da ustioni.

“Rischi del mestiere, no?”, esclamò tornando ad alzare lo sguardo. “Sapevamo tutti che sono inesperta. Riproveremo più tardi.”

Prima che uno dei Maestri della Luce o Zungurii, palesemente poco convinti della proposta della granroriana, potesse protestare in qualche modo, fu Magisa a ribattere.

“Non cambierebbe niente.”

“Visto?”, aggiunse prontamente Zungurii, “anche per Magisa è meglio… cosa?”

Il granroriano si voltò verso la Maga, imitato dai Maestri della Luce che uno dopo l’altro afferrarono quanto sussurrato dalla donna.

Magisa non alzò la testa. “Non è Aileen il problema. Sono io.”

Inspirò e si obbligò a incrociare lo sguardo di tutti, che si erano fidati di lei, che avevano messo a repentaglio le loro vite solo poche ore prima per lei. Inghiottì a fatica la saliva che le impastava la bocca.

“Temo di non potermi riprendere il Nucleo. Forse, non potrò farlo per molto tempo!”

Distolse subito lo sguardo e, nello stesso istante, Aileen scattò in avanti con il viso infiammato, liberandosi dal sostegno di Hideto e Zungurii.

“Me lo avevi promesso!”

Magisa strinse le labbra, sofferenza e sconforto palesi nella smorfia del viso. “Aileen…”

“Doveva essere qualcosa di temporaneo”, interruppe con foga e avanzando ancora, ormai a ridosso dei divani. “Solo finché non ti avremmo salvata!”

La giovane granroriana aspettò una replica e, quando questa non giunse, proseguì con la voce incrinata,

“È per questo che hai sempre rimandato l’apertura del portale.”

Magisa aprì subito la bocca per negare, ma non una parola riuscì a uscire dalle sue labbra, non quando una parte di lei si sentiva colpevole. Forse non lo aveva fatto inconsciamente, ma per ben più a lungo di un mese aveva saputo che qualcosa non andava. Forse lasciare il Nucleo a qualcun altro era sembrata istintivamente una via di fuga.

“Sì.”

Aileen ruotò su sé stessa, corse e si fiondò giù per i gradini. Nessuno degli altri ebbe la forza e la prontezza di seguirla.

Hideto fu il primo a reagire, occupando lo spazio in cui poco prima si era trovata Aileen, e sbattendo le mani sullo schienale del divano. Magisa sussultò e lo fissò con occhi sgranati.

“Potete gentilmente finirla qui? Tutti quanti?”

Il ragazzo si voltò, cercando lo sguardo di Serjou e Zungurii, con M.A.I.A. che saettò fuori dal suo campo di vista.

“Forse vi starete tutti quanti divertendo un mondo, ma noi NO.”

Mai lo affiancò posandogli una mano sul braccio e quando i loro sguardi si incrociano, la ragazza scosse appena la testa. Hideto si passò una mano tra i capelli e sbuffò, ma alla fine si sedette pesantemente incrociando le braccia. La Guerriero Viola abbracciò le braccia al busto e sospirò, voltandosi verso la Maga.

“Magisa, capiamo che può essere difficile ammettere una sconfitta. Ma tutto questo nascondere di dettagli”, si morse un labbro, “non aiuta.”

“Prima di ripetere una simile esperienza con il salvataggio di Dan”, aggiunse il Guerriero Bianco andandosi a sedere su uno dei posti liberi del divano, “propongo di chiarificare esattamente cosa e che rischi ci dovremmo attendere.”

Kenzo annuì vigorosamente e raggiunse velocemente il divano, rivolgendo un sorriso incoraggiante a Magisa.

“Devi ancora raccontarci un sacco di cose!”

“E senza mentire”, mormorò con voce dura il Guerriero Blu.

La donna ricambiò il sorriso e sospirò, rassegnata dall’impossibilità di fermare i Maestri della Luce e segretamente grata di poter rimandare il confronto con Aileen.

“Non siete i primi che tentano questa impresa.”

Allungò quindi la mano e fece apparire uno dei suoi libri, una delle poche cose che riusciva a fare senza aver bisogno di incanalare la magia nello scettro. Lo aprì e sfogliò le pagine fino al punto che, pochi anni prima, aveva trovato grazie ai sacerdoti del regno di Topazio.

“Prima di me, ci sono state decine di Maghi e Maghe del Mondo Altrove e molti di essi hanno lasciato memorie di quanto hanno vissuto. Quanto sto per leggervi, risale a un’epoca molto antica, antecedente al periodo in cui il Nucleo Progenitore perse il suo Maestro.”

“Cosa intendi dire?”, interruppe Kenzo corrugando la fronte.

“Per molto tempo il Nucleo Progenitore è stato senza un suo custode. Kajitsu è stata la prima dopo secoli”, rispose Yuuki. La linea dura delle labbra lasciava ben intendere quanto avrebbe preferito che, ciò, non fosse mai spettato alla sorella.

“Ma nel passato c’era un Maestro del Nucleo Progenitore?”

“Esatto”, riprese Magisa, “e queste parole appartengono a quell’epoca. Sono le prime che io sia riuscita a trovare, che parlano di quel luogo.”

La donna inspirò e irrigidì le spalle, sperando in cuor suo di non dover vivere quanto era lì scritto.

“Quest’oggi, ho perso la mia migliore amica. E Irkar ha perso sua sorella. Né lui né io ce lo potremmo perdonare, perché è stata colpa nostra. Ma ho trovato un antico testo, antiche leggende tramandate, di un luogo che connette i nostri mondi e che è pervaso dal poter del Nucleo. Troverò il modo di accedervi.”

Lasciò scorrere il dito su quelle parole ricopiate e tramandate, fino a fermarsi sul passo più importante che doveva leggere loro. Rialzò lo sguardo.

“I due ci riuscirono, aprendo forse per la prima volta il varco per quella dimensione. Irkar trionfò e riportò indietro la sorella.”

“E allora dov’è il problema?”, interruppe Zungurii accovacciato dietro al divano e appoggiato con le braccia sullo schienale.

Magisa chiuse il libro di scatto, le pagine che produssero un rumore sordo, spinte con violenza le une contro le altre. Con foga, alzò lo sguardo verso di loro, le iridi lucide.

“Non li riconobbe! MAI! Nonostante loro avessero provato e riprovato a ricordarle il suo passato. Alla fine, chiese loro di lasciarla in pace, di permetterle di vivere senza tutte le loro aspettative!”, replicò riaprendo poi subito le pagine e trovando le righe che subito lesse con voce carica d’emozione.

“Sono passati anni, non è cambiato nulla. I miei doveri mi hanno portato lontana, ma non dimenticherò mai il giorno in cui ho perso davvero la mia migliore amica. Se n’è andata e ci ha chiesto di non cercarla più. Ora, lei è felice, si è rifatta una vita, ha fatto pace con le visioni che l’hanno tormentata da allora e si è costruita una famiglia. La ferita nella mia anima, però, non si rimarginerà mai, bruciante di sensi di colpa. Forse, è la punizione giusta. Oh, tu lettore del futuro, non dimenticare queste mie parole: fate tesoro delle memorie e accettate che i cammini delle persone che amate si interrompano prima del vostro.”

La Maga tornò ad alzare lo sguardo e incrociò l’espressione scioccate delle persone attorno a lei. Il silenzio era pesante, rendeva quasi difficile respirare.

“Queste sono le sue ultime parole.”

“Ma è un caso, Magisa!”, esclamò Kenzo voltandosi a destra e a sinistra, gli occhiali che scivolavano sulla punta del naso, “magari hanno sbagliato qualcosa. Magari, cioè… intendo dire, non avevano nessuna idea. Come facevano a sapere cosa fare?”

La granroriana non rispose, stringendo il libro al petto. Kenzo abbassò le spalle, frustrato. Hideto accanto a lui, sospirò.

“Un indizio è un indizio, tre sono una prova.”

Le parole suonarono poco convinte, ma spinsero comunque la Maga a replicare, le dita che stringevano con forza la copertina ruvida.

“Sarete contenti, allora. Dalle testimonianze che si sono conservate, solo altre due volte provarono a riportare indietro qualcuno.”

“Non sono più tanto curioso”, biascicò Kenzo al sentire il tono della Maga.

“Nessuno di loro tornò indietro.”

Quelle parole suonarono come una condanna, la perfetta conclusione di una giornata che era iniziata nel peggiore dei modi. L’euforia della sera prima si era dissolta, così lontana che non sembrava loro possibile fosse successa solo poche ore prima.

“Ma che cosa c’è in quella dimensione?”, domandò ancora Yuuki spingendosi in avanti e posando le braccia sulle gambe. “Possibile che nessuno sia stato in grado di fornire informazioni utili?”

Magisa posò il libro e si alzò in piedi, portando una mano alla fronte. Poi, lentamente tornò ad abbassare la mano e si voltò verso le vetrate, dando la schiena ai Maestri della Luce.

Un mondo come nessuno dei mondi. Dove il tempo non esiste. Dove finisci per dimenticare chi sei. Dove sei costretto ad affrontare le tue angosce. Ti rimane dentro e ti consuma.

Tornò a voltarsi.

“Ciò è quello che raccontò Irkar. Neppure lui tornò incolume da quel mondo, nello spirito più che nel corpo, e non volle parlarne mai. Lasciò queste parole su un foglio, quando non ce la fece più.”

Tutti compresero che cosa significasse.

“Capite perché mi oppongo?”

Questa volta, furono i Maestri della Luce a non saper cosa rispondere.

Da una parte sembrava una follia, un giocare con la sorte che prometteva esiti e conseguenze che rischiavano di seguirli per sempre, facendogli pagare caro l’ardire di entrare in quella dimensione.

Ma, una piccola parte dentro di loro, quella riaccesasi davanti alla possibilità di riavere Dan, impediva loro di spegnere la speranza in quello stesso istante, lasciarla alle spalle e proseguire.

“Potete prendervi del tempo per decidere, Lady Viole. Dobbiamo comunque aspettare che cali la notte per avvicinarci alla scala.”

Hideto fu il primo ad alzarsi, si stirò la schiena e infilò le mani nelle tasche dei pantaloni. Lo sguardo di tutti non tardò a voltarsi verso il ragazzo che si limitò a scuotere le spalle e regalare loro un mezzo sorriso.

“Inutile che restiamo qui a guardarci, che dite?”, e agitò la mano verso il retro. “Credo approfitterò della luce per schiarirmi un po’ le idee.”

Gli altri lo guardarono allontanarsi finché non scomparve dietro la parete posteriore. Serjou chinò il capo e tornò alla postazione di comando e fece cenno a M.A.I.A. di seguirlo. Il robot fece un paio di giri sopra il gruppo e raggiunse il granroriano emettendo una serie di bip di disappunto.

Fu allora che Mai scattò in piedi, cogliendo quasi di sorpresa Kenzo che sussultò e le lanciò uno sguardo interrogativo. La ragazza rimase per qualche istante assorta nei propri pensieri, lo sguardo sfocato diretto verso il tavolino di vetro.

“Mai?”

La Guerriero Viola sussultò e si voltò verso l’amico. Dopo un attimo di esitazione, iniziò a raccogliersi i capelli in una cipolla disordinata.

“Seguirò l’esempio di Hideto. La fuga della fortezza è stata veramente stressante. Mi rilasserò con un bel bagno o mi sistemerò le unghie!”, aggiunse infine con una risata e schizzando l’occhio.

Kenzo annuì e iniziò a mordicchiarsi l’unghia del pollice, seguendo con la coda dell’occhio Mai che si dileguò al piano inferiore. Lentamente, il ragazzo afferrò il proprio portatile e lo accese. Allo stesso tempo, anche Yuuki si allontanò dal divano dirigendosi verso il retro della Limoviole.

Fissò lo schermo per lunghi istanti, ripensando e ripensando alle parole di Magisa, ai rischi che potevano correre, alle conseguenze che pesavano su Dan. Alle conseguenze che avrebbero dovuto accettare loro. Eppure, l’unico pensiero che non riusciva a lasciarlo in pace, che gli impediva di concentrarsi in modo obbiettivo sul problema, era un pulsante. Una traduzione sbagliata.

Sentì la mano di Magisa sulla sua spalla prima di rendersi conto che gli si era avvicinata. Non spostò lo sguardo dallo schermo, ma allontanò le dita dalla bocca.

“Fino a qualche anno fa, mi piaceva credermi adulto.”

Poi c’era stato l’attacco mediatico. Il quasi assassinio di Yuuki. L’avventura nel futuro. Il sacrificio di Dan. Tutte cose che un bambino non avrebbe dovuto affrontare.

“Volevo che i miei genitori di accorgessero di me. Se fossi stato maturo, intelligente… capace di stare al loro livello. Ma sbagliavo. Ho sbagliato su tante cose.”

“Tutti sbagliamo, Kenzo.”

“Non pensavo alle conseguenze, non veramente. Se sei piccolo, gli errori non sembrano mai così insormontabili.”

“Riguarda Dan?”, azzardò dolcemente la Maga.

Kenzo si voltò di scatto verso di lei, gli occhi lucidi e la voce incrinata. “Dan non ha scelto! Non puoi fare un esperimento senza tutti i dati. Non sapeva, nessuno pensava che potesse andare così! IO dovevo stare più attento!”

Tornò a voltarsi bruscamente verso lo schermo e schiacciò Invio con forza. Magisa sospirò.

“A Dan non sarebbe importato nulla, e lo sai anche tu.”

“Lo so!”, sbottò aprendo un file a caso, ben sapendo che non sarebbe riuscito a pensare ad altro, non finché non avesse preso una decisione.

 

 

 

SPAZIO AUTRICE:

Salve a tutti. Finalmente questo nuovo episodio ha visto la luce, anche se purtroppo ben più tardi di quanto avrei sperato. Ma il duello di questo episodio è stata una bella bestia da domare: ho perso il conto di quante volte siamo stati costretti a rifarlo per farlo funzionare e facendo in modo che non fosse unidirezionale. Spero che apprezzerete.

Venendo a questo capitolo, avrete notato che mi sono permessa una “licenza poetica" sulla struttura di Gran RoRo.  La dimensione di cui parlano è una mia completa invenzione, ma ho cercato di introdurla senza contraddire (spero) nessun dettaglio canon del Mondo Altrove.

Il titolo è ispirato a quello dell’episodio 46 di Dan il Guerriero Rosso, “Vincere per Kajitsu” … se il risultato questa volta sarà diverso, però, è ancora tutto da vedere.

Cosa ne pensate? Quale decisione prenderanno i nostri Maestri della Luce? E cosa li aspetta, qualunque sarà la loro scelta?

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, che i personaggi abbiano reagito e agito IC e che vi abbia incuriosito. Se vi va fatemi sapere che vi sembra e quale secondo voi sarà il risultato. E per qualunque domanda (tranne spoiler, che la risposta è una sola: vedrete) sapete dove trovarmi.

Ho deciso di suddividere l’episodio in un numero maggiore di capitolo, ma più brevi (dalle 3500 parole alle 6000). Fatemi sapere se vi trovate bene o preferireste che torni ai soliti quattro capitoli ma più lunghi (tra le 7000-10000 parole). Secondo me, così è una lettura più scorrevole, ma ovviamente non sono io la lettrice. ;)

A presto,

HikariMoon

P.S. so di aver fatto passare di nuovo un sacco di tempo, ma voglio rassicurarvi che questa serie non sarà abbandonata e che, succedesse qualcosa per cui sia costretta a farlo, ve lo comunicherei chiaramente.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

Quando Yuuki uscì sul retro della Limoviole, trovò Hideto seduto a gambe incrociate contro il muro. Metà del suo mazzo era già ben allineato per terra, spirit, magie e nexus tutti ordinati per costo e riduzione. In silenzio, si posò contro il bordo del muro e rimase a osservarlo. Finito di appoggiare l’ultima carta, il Guerriero Blu strinse il mento tra le dita e cominciò a ricombinarle in modo diverso.

“Non conosci ormai a memoria il tuo mazzo?”, domandò infine con una punta di divertimento.

“Non ho i miei album con me”, replicò l’altro combinando un set di nexus con una coppia di spirit e afferrando una magia tra le dita.

Il Guerriero Bianco scosse la testa e gli si sedette accanto, porgendogli il proprio mazzo. Hideto lo prese senza esitazione e iniziò a smistarlo accanto alle proprie carte. I due guerrieri non dissero nulla per lunghi minuti, durante i quali il più giovane combinò in vari modi le due strategie come se fosse un vero scontro e l’altro si limitò a fissare in silenzio gli spostamenti. Quando Walhalance venne combinato con Gugnir, Yuuki posò la testa alla parete e alzò lo sguardo verso l’orizzonte, che sembrava immobile per poi sfrecciare ai contorni.

“Come vedi, ho trattato con cura Wahalance e Gugnir.”

Hideto ghignò e afferrò la prima delle due. “Allora ti ricordi che è solo un prestito.”

Quando l’amico non rispose, il ragazzo si voltò verso di lui, sforzandosi di mantenersi serio anche vedendo il suo sopracciglio sollevato.

“Se non ricordo male, erano tornate mie.”

Il Guerriero Blu tornò a voltarsi verso le carte, stringendo le labbra ma non riuscendo a trattenere del tutto la risata.

“Se le rovini, può tornare a essere un prestito!”

Scoppiò a ridere ancora prima di finire di parlare e posizionò in una nuova combinazione il potente spirit bianco.

“Prima dovresti battermi. E non sarebbe facile come allora”, replicò laconico Yuuki. Se si fosse voltato, Hideto avrebbe visto l’ilarità nello sguardo dell’altro. Ma il ragazzo era rimasto a fissare le carte con espressione corrucciata, il divertimento di poco prima spento dalle chiazze rosse che costellavano i loro mazzi.

“Cosa pensi dovremmo fare?”, chiese intrecciando le dita e posandovi il mento.

Yuuki non ebbe bisogno di chiedergli a che cosa si riferisse: si era aspettato che il discorso venisse fuori, prima o poi. Forse si sorprendeva che fosse passato così poco tempo.

“Perché lo chiedi a me?”

“Non so”, fu la risposta più istintiva che salì alle labbra del Guerriero Blu. Poi si posò anche lui contro la parete, alzando lo sguardo verso il cielo screziato di nuvole bianche.

“Sei quello che è rimasto al suo fianco fino alla fine. Io me ne sono andato subito.”

“Io potrei voler farlo tornare solo per avere la mia rivincita, non trovi?”

Hideto aggrottò per un istante la fronte per poi rilassare i muscoli e scuotere la testa.

“Sai che non sarebbe vero. Anche se, per tutti i cieli -”, aggiunse sorridendo divertito, “- conoscendo Dan potrebbe anche essere un motivo sufficiente. Ma saresti in fila dopo Zungurii.”

“Ma?”, incitò sommessamente il Guerriero Bianco.

“Ma non è vero neanche quello che ho detto. Forse, perché decidere adesso mi fa sentire in colpa per quello che non ho fatto nel futuro. Se fossi stato più veloce nella ricerca, se fossi rimasto di più sulla Sophia… chissà.”

Il ragazzo balzò in piedi e si diresse verso il parapetto, lasciando che il vento gli scompigliasse i capelli e il paesaggio desertico gli ricordasse tutti quei luoghi abbandonati che aveva attraversato negli ultimi anni.

“Se io non mi fossi fatto quasi ammazzare da un proiettile, se non fossi stato in coma mentre Dan si sacrificava per il futuro…”, elencò Yuuki affiancandolo. “Con il gioco dei se possiamo andare avanti tutto il giorno, fidati.”

E lui lo aveva provato sulla propria pelle: per settimane, mesi si era chiesto che cosa avrebbe potuto fare di diverso, se qualche sua decisione avesse potuto cambiare quanto successo a sua sorella. Ancora se lo chiedeva, nonostante tutto.

“Se non avessi lasciato solo a lui il compito di duellare.”

“Se io fossi venuto nel futuro con voi.”

E, suo malgrado, Hideto non riuscì a trattenere un ghignò che presto si trasformò in una risata. Abbassò la testa per evitare l’espressione per nulla divertita dell’amico, ma anche dopo cinque anni il pensiero che Yuuki non avesse ancora ben chiaro chi fosse Zolder, non permetteva di restare seri.

“Sapete-”, esordì con voce piatta il Guerriero Bianco, quel tono che un tempo faceva rabbrividire e scattare sull’attenti i suoi sottoposti, “- vi obbligherò a dirmi cosa vi diverte tanto della possibilità che io potessi venire con voi.”

“Fidati, te ne pentiresti.”

Il Guerriero Blu si girò e posò la schiena e i gomiti al parapetto. Distrattamente, si voltò verso le carte rimaste sparpagliate sul terreno.

“E ammettilo che l’hai detto apposta. Sai che io e gli altri ridiamo sempre.”

“Può darsi”, concesse imitando l’amico ma incrociando le braccia. “La minaccia era vera, però, Suzuri.”

“Affronteremo la tua ira, allora, Momose”, dichiarò con voce stentorea il Guerriero Blu portando una mano al petto con gli occhi chiusi. Poi sbirciò con uno dei due e vide l’espressione per nulla colpita dal suo teatrino.

“Va bene, la smetto. Il nostro problema è un altro.”

Yuuki non rispose subito, anche se il suo sguardo sembrò scandire l’istintiva replica: la vostra poca serietà. Ma se lo pensò davvero, decise di non infierire e lasciò vagare lo sguardo all’orizzonte.

“Quando il Re del Mondo Altrove mi illuse di poter riavere Kajitsu, Dan sapeva che era una trappola. Lo sapevo anche io, ma non mi importava. Avrei rischiato ogni cosa.”

Sospirò e si staccò dal parapetto. “Per lui, salvare me era stato più importante di qualcuno che era impossibile da riavere.”

“Ma lui lo farebbe. Se si dovesse salvare uno di noi, lui lo farebbe.”

“Sì, lui lo farebbe.”

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La cucina era deserta e avvolta dalla penombra. Mai rimase per lunghi istanti immobile sul cono di luce creato dal corridoio. Strinse le braccia attorno al busto e lasciò vagare lo sguardo sulle superfici lucide e immacolate, sui cassetti e gli sportelli che nascondevano pentole e utensili. Niente era stato lasciato fuori, una semplice precauzione per evitare una baraonda durante le frequenti fughe.

Asciugò una goccia che le rigò il collo e sistemò meglio una ciocca di capelli ancora umidi, puntati in modo disordinato in cima alla testa con una clip. Avanzò e percorse con un dito tutto il bordo del ripiano principale.

Si fermò davanti a una piccola credenza, quella che durante il primo viaggio aveva accolto le spezie di Zungurii. La aprì e, come si era aspettata, fu accolta dalle file caotiche di contenitori di varie dimensioni. Li voltò a uno a uno per leggerne l’etichetta, finché trovò quello che cercava. Esitò, le sue dita a un soffio dalla superficie di vetro. Poi sbuffò e lo afferrò, aprendo con uno spock il tappo.

L’odore speziato, ricco e caldo della polvere dorata le penetrò all’istante le narici. Chiuse gli occhi, godendo della familiarità di quell’odore.

Ricordava ancora lo sguardo di rassegnata comprensione di Clarky, ogni volta che lo costringeva ad assaggiare il suo ennesimo esperimento. Lui aveva capito subito i motivi dietro al suo improvviso interesse per il curry. Lui, l’eterno romantico che aveva scelto gli unici film d’amore strappalacrime che avessero guardato in quelle settimane a casa di Yuuki, anche quando il padrone di casa aveva minacciato di cacciarlo fuori.

Lei se ne era giusto approfittata un po’, ben sapendo che Clarky non avrebbe detto nulla.

Ma non c’era mai stata veramente l’occasione per prepararglielo e, in fondo, le era andato bene così, perché non si era sentita per nulla sicura della riuscita del piatto. Almeno fino a quell’ultimo giorno, quando Dan glielo aveva chiesto. In quell’istante non le era importato nulla: glielo avrebbe preparato, anche se poi lui le avrebbe fatto i complimenti solo per non deluderla, mentre ingurgitava le forchettate con una smorfia.

A En e Fant era piaciuto.

Ma non l’aveva più preparato da allora. Tappò il barattolo e lo rimise insieme agli altri. In realtà non aveva cucinato un granché, né dopo né prima. Cucinare non le era mai interessato. Sua madre era un’ottima cuoca, lei aveva sempre avuto altro a cui pensare: il taekwondo, il blog, Battle Spirits…

La luce inondò la stanza e Mai sussultò sbattendo le palpebre, ruotando verso l’entrata con il cuore che batteva accelerato. Il suo sguardo incrociò quello impacciato di Zungurii.

“Scusa, non pensavo ci fosse qualcuno. Credevo di aver dimenticato la porta aperta.”

La Guerriera Viola annuì e sorrise per rassicurarlo. Il granroriano la raggiunse e sbirciò incuriosito lo sportello delle spezie ancora aperto.

“Volevi cucinare qualcosa?”

“No”, bofonchiò la ragazza arrossendo. Si voltò e richiuse la credenza. “Stavo solo pensando. In realtà, sono pessima ai fornelli!”

Zungurii rise con lei, anche se non sembrava molto convinto. Si chinò davanti a un’altra credenza e, apertala, ne estrasse un enorme pentolone.

“Se ti va, puoi aiutarmi! Pensavo di preparare qualcosa, sai, in previsione che salviate Dan.”

L’incrollabile certezza con cui pronunciò quella frase fece inumidire gli occhi di Mai. Dovette deglutire più volte prima di trovare la voce per parlare.

“Sai, forse Magisa ha ragione. Forse è davvero troppo pericoloso.”

“Ma voi siete i Maestri della Luce!”, ribatté sconcertato il granroriano voltandosi verso l’amica. “Abbiamo appena espugnato la fortezza di questo regno.”

“Quindi rischiare la vita di uno di noi per forse salvare Dan, a te andrebbe bene?”, contrattaccò la Guerriera Viola con tono aspro. La sorpresa di Zungurii spiazzò la ragazza, che si rese conto di aver risposto molto più duramente di quanto avrebbe voluto. E si sentì terribilmente in colpa.

“Io non-”, mormorò con gli occhi sgranati il granroriano. “Mai, non è quello che intendevo dire!”

“Lo so.”

Mai sospirò, stringendo per un attimo la base del naso, e liberò una ciocca di capelli umidi attorcigliandola attorno al dito. Non era giusto che si sfogasse su di lui. Non era colpa sua se dovevano prendere quella decisione. Non era colpa sua, né di nessun altro, se lei era così combattuta sulla scelta da fare.

“Scusami, Zungurii.”

“No, scusami tu Mai”, affermò con forza il granroriano. Portò una mano dietro alla testa e si strofinò il naso con l’altra. “Non voglio perdere un altro di voi. Forse, anche Dan non vorrebbe che corriate il rischio.”

Sembrava quasi che lo avesse detto per farle un favore, per appoggiare le parole che lei stessa aveva pronunciato poco prima. Le parole che, sentiva dentro di lei, erano quelle della scelta più giusta: quelle che, una volta espresse a voce, si era chiesta se servivano a convincere lui o lei.

Lei sapeva che era la scelta più giusta.

Però, c’era il senso di colpa che si insinuava nei suoi pensieri, un senso di impotenza fin troppo familiare, un non ti perdonerò mai che risuonava dai suoi incubi peggiori.

E Mai, improvvisamente, non sapeva più.

===============================================================================================

Aileen sbuffò, tenendo il carboncino in equilibrio precario sulle labbra. A gambe incrociate sul letto fissava, con il mento posato alle mani ricoperte da garze, una dozzina di foglio sparpagliati davanti a lei. Solo alcuni dei tanti, veri ricordi che fin da bambina si era impuntata di voler conservare a modo suo. Quei disegni che, dopo ogni incubo, ogni momento del passato rivissuto, l’aiutavano a ricordare chi fosse davvero.

Sarebbe stato più semplice, ne era sicura, se fosse stata al villaggio con la sua famiglia. Starebbe insegnando a Myrna i trucchi di Battle Spirits. Litigherebbe con Niall, che cercherebbe di impedirle di partecipare ai turni di ronda. Aspetterebbe che Vey porti notizie dagli altri mondi. La sera scambierebbe segreti e opinioni con sua cugina e Leah, anche se stanche morte di tensione e lunghi pattugliamenti. I suoi genitori…

Strizzò gli occhi per bloccare le lacrime e il carboncino scivolò sul materasso. Non gliene andava bene una, per tutte le piume di Hououga, si ripeté per l’ennesima volta chiedendosi dove avesse sbagliato.

Nessuno doveva sapere che lei ricordava. E lei, come una stupida, si era inalberata ottenendo come unico risultato che il Guerriero Bianco lo scoprisse.

Magisa le prometteva che avrebbe dovuto tenere il Nucleo per poco. E ora si ritrovava a essere la Maestra del Nucleo Progenitore per un tempo indefinito.

Si lasciò cadere indietro contro il cuscino. Lo stesso che, un attimo dopo, si premette sulla faccia per smorzare il grido di frustrazione che lasciò le sue labbra.

Sentì la porta aprirsi, ma non si mosse.

“Ti disturbo?”

Aileen sospirò, spostò il cuscino rimettendosi seduta e incrociò lo sguardo amareggiato di Magisa. Raggruppò i fogli disordinatamente, senza distogliere la propria attenzione dalla Maga.

“Hanno già deciso?”

La donna scosse la testa e si sedette sull’angolo più in fondo del letto. “Ho sperato fino all’ultimo. Non avrei mai voluto lasciarti questo peso.”

La più giovane granroriana si limitò ad annuire, anche se sicura che quella non fosse un granché di reazione. Si alzò per infilare i disegni su una mensola, attardandosi a lisciarli, combattuta tra il voler essere arrabbiata e il non riuscirci. Non con Magisa, non con tutti gli anni che avevano viaggiato assieme. Senza dire una parola, tornò al letto e vi si sedette pesantemente. Magisa allungò la mano e la posò su quella della Guerriera Verde.

“Aileen, mi dispiace veramente tanto. Vorrei non essere una Maga così inadeguata.”

Aileen corrugò la fronte e inclinò la testa, convinta di trovare sul volto dell’altra granroriana la conferma che stesse scherzando. Magisa aveva affrontato il Re del Mondo Altrove, anche privata dei poteri aveva continuato a combattere, aveva cercato e cercato i Maestri della Luce, si era presa cura di Kajitsu anche quando la credevano una loro nemica. Non aveva mai perso le speranze. E solo allora si accorse che nell’altra granroriana c’era qualcosa di diverso, anche se non riusciva a puntare il dito su cosa fosse esattamente.

“Tu sei la miglior Maga del Mondo Altrove che Gran RoRo, che io abbia mai visto!”

Magisa arretrò impercettibilmente, stupita dall’impeto e convinzione del tono di Aileen. Quest’ultima registrò a sua volta, solo alla fine, l’enfasi di cui aveva imbevuto quelle parole e tornò a voltarsi verso i disegni, un appiglio contro la moltitudine di ricordi che tentava ancora una volta di riaffiorare dalla sua mente. Odiava quando la sua bocca andava più veloce del suo cervello.

La Maga la scrutò e notò l’evidente confusione della ragazza, l’ennesima prova che c’era qualcosa che non le voleva dire. In quegli anni lo aveva notato spesso, ma aveva deciso di non forzarla a parlare. Anche se Vey, maldestramente, si era lasciato sfuggire che qualcosa lui sapeva.

“Grazie”, sussurrò infine posandole una mano sulla spalla. “Ma il tuo è un commento un po’ di parte, non trovi?”

La più giovane granroriana le rivolse un sorriso tirato, mordendosi la lingua per non far traboccare tutte i ricordi che lei non avrebbe dovuto avere. Affondò le dita nella coperta e strinse, fino a farsi diventare le nocche bianche.

“Non ti sei mai arresa. Anche quando tutto sembrava perso. Varrà pur qualcosa?”

La domanda rimase sospesa. Magisa guardò davanti a sé, uno stanco sorriso che le piegava le labbra. Poi espirò e si sollevò in piedi, regalandole un sorriso più ampio e più convinto.

“Allora sarà meglio che non mi arrenda neppure ora, no?”

La sua mano andò d’istinto a cercare lo scettro. Un’ombra velò per un istante il suo sguardo, per essere subito sostituita da una risata.

“Te lo prometto Aileen. Capirò che sta succedendo e mi riprenderò il Nucleo Progenitore. Ci sono un sacco di luoghi a Gran RoRo dove potrò cercare risposte!”

L’entusiasmo di Magisa era contagioso e ben presto anche Aileen si sentì più leggera, libera dall’inquietudine che aveva dominato i suoi pensieri dal momento che aveva capito di dover tenere il Nucleo. Anche se una piccola parte dentro di lei non riusciva a crederci del tutto. Ma se Magisa continuava a non arrendersi, non poteva arrendersi neppure lei.

“Dobbiamo solo trovare il modo di andarci, allora.”

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Nessuno di loro lo aveva fatto consciamente. Kenzo non si era mosso dal divano, immergendosi completamente in dati e analisi. Yuuki e Hideto erano rientrati quando fuori si era fatto troppo buio per vedere le carte. Mai era risalita dal ponte inferiore quasi nello stesso istante.

Di Magisa non c’era l’ombra e anche Serjou, con la motivazione di controllare qualcosa in sala macchina, si era dileguato con M.A.I.A. chiedendo loro di stare attenti al radar.

E così i Maestri della Luce si ritrovarono soli, in silenzio, con la tensione della decisione che alleggiava pesante attorno a loro. Ci volle qualche istante, ma poi bastarono poche parole, per ammettere che nessuno di loro aveva veramente fatto una scelta.

Ognuno provò allora a esporre un vantaggio, qualunque cosa non facesse sembrare suicida la missione. Ed era facile ogni volta trovare un altrettanto valido, se non più, motivo che sembrava fatto apposta per farli desistere.

Non ci volle molto che il nervosismo esplodesse e Mai e Hideto si ritrovassero uno di fronte all’altro, in piedi.

“Capisco, che per te-”, sbottò Hideto indicando la ragazza con la mano.

“Per me cosa?”

“Sì, con il legame che-”

La Guerriera Viola assottigliò gli occhi. Per un brevissimo attimo Yuuki fu sicuro che la ragazza avrebbe impartito all’amico un sonoro schiaffone.

“Lasciatemi mettere bene in chiaro una cosa”, riprese con tono duro puntando un dito, e non un palmo, contro il volto del Guerriero Blu. “Ciò che provavo per Dan non ha nulla a che fare con la mia scelta.”

Il gelo di quelle parole si propagò per tutta la stanza. Mai esitò davanti al silenzio degli altri e portò una mano alla fronte, sospirando pesantemente.

“So benissimo che è una follia, che alla fine Dan potrebbe non tornare davvero. Ma non posso sopportare di non fare almeno un tentativo. Mi sento ancora in colpa per non avere fatto niente quella notte!”

Hideto strinse i pugni, lanciando uno sguardo accusatorio verso l’amica.

“Mancava solo Yuuki, Mai. Se non te ne sei dimenticata. Nessuno di noi poteva fare nulla.”

“Esatto. Nessuno di noi ha fatto nulla!”, replicò con nuova furia la ragazza, i capelli che sbatacchiarono contro il suo fianco. “Quando avevano bisogno di un duellante, avremmo potuto farci avanti! Ognuno di noi, ma non l’abbiamo fatto. Abbiamo preferito stare a guardare. Era molto più facile lasciare il lavoro a Dan, no? Eravamo Maestri della Luce, ma ci siamo comportati da codardi.”

I due si lanciarono strali, quasi sfidandosi a chi avrebbe distolto per primo lo sguardo. Quello di Mai vacillò. Il Guerriero Blu spalancò le braccia e sbuffò allontanandosi di alcuni passi.

Yuuki seguì appena il moto del ragazzo quando gli passò davanti, voltandosi invece verso Kenzo che teneva lo sguardo basso e si mordeva le unghie delle dita. Infine, sospirò e incrociò gli occhi della Guerriera Viola.

“Non siamo tuoi nemici. Credo dovremmo tutti cercare di calmarci.”

Un lampo di colpevolezza attraversò il volto della ragazza che si lasciò scivolare sul divano, stringendo le mani tra loro. Kenzo annuì grato verso Yuuki, nello stesso istante in cui Hideto si risedette accanto a lui a braccia conserte.

Il silenzio si prolungò per lunghi minuti, durante i quali nessuno dei tre andati nel futuro osò neppure guardare nella direzione degli altri. E Yuuki, che comprendeva benissimo le loro recriminazioni, che si rifletteva nei loro sensi di colpa, aspettava: non era la sua battaglia.

“Non pensavo quasi a duellare”, mormorò con un sorriso di scherno Hideto, “faceva solo che riaffiorare i ricordi. Mi chiedo ancora come facesse Dan.”

Kenzo sospirò. “Era il più forte. Lui lo sapeva. Noi lo sapevamo. E ce ne siamo approfittati”, sollevò gli occhiali e strofinò stancamente gli occhi. “Mi sentivo più utile quando facevo ricerca.”

“Nessuno di noi ha pensato a lui”, sussurrò Mai.

“Chissà a quale pressione lo abbiamo sottoposto”, aggiunse Kenzo con la voce incrinata, la propria responsabilità difficile da digerire, come ogni volta a cui ci ripensava.

“Volevamo solo poter leccarci le nostre ferite”, sbottò Hideto, “tranquilli e in disparte.”

“Dan ha pagato per tutti noi. Al posto nostro”, Mai si risollevò in piedi pronunciando quelle parole, rivolgendo uno sguardo supplicante verso i propri amici. “Una chance gliela dobbiamo. Chi vogliamo proteggere questa volta: lui o noi?”

Prima, che Hideto o Kenzo potessero replicare, Yuuki si alzò in piedi.

“E questa volta saresti in grado di sopportarlo, il senso di colpa?”

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Aileen raggiunse i piedi della scaletta. Non fece che due gradini, però, prima che la voce del Guerriero Bianco la facesse immobilizzare.

“E ora saresti in grado di sopportarlo, il senso di colpa?”

Il silenzio che seguì quella domanda era così totale che la granroriana riusciva a sentire i rumori soffusi che provenivano dalla cucina. Alternò lo sguardo tra il corridoio appena percorso e l’apertura sul ponte, una manciata di gradini più in alto. Poteva fare dietrofront, non si sarebbero neppure accorti che lei era stata lì. Probabilmente, avrebbe dovuto farlo. Ma qualcosa la spinse a restare, le dita strette sul passamano e il cuore che batteva più forte nel petto. I suoi ricordi di loro erano pallidi fantasmi senza forma, memorie di una ragazzina che aveva paura di legarsi agli altri, che neppure volendo riusciva a far combaciare con gli sconosciuti che aveva incontrato.

“Rischiamo e vinciamo”, riprese la voce di Yuuki, “Dan è di nuovo qui, ma non è più lui. È una persona diversa, che non riconosciamo, che non tornerà mai colui che abbiamo conosciuto. Saresti in grado di vivere con la consapevolezza di avergli strappato la sua identità?”

Aileen si morse un labbro e attese la risposta dei Maestri della Luce. Era lo stesso dubbio che aveva posto loro davanti Magisa, come le aveva raccontato nel riassumerle quanto successo dopo la sua fuga, e lei si era trovata d’accordo con lei. Nel suo mondo, gli anziani e il druwid insegnavano ai bambini che bisognava rispettare il ciclo della vita, perché ogni morte serviva solo a dare nuova esistenza. In quel momento, però, nella penombra del corridoio, si ritrovò a chiedersi quanto avrebbe avuto quella stessa opinione, se fosse stato qualcuno a cui era legata, la sua famiglia, Leah o Vey…

“Me ne assumerò la responsabilità. Ma questa volta non posso stare ferma e non fare nulla.”

La voce di Mai la distolse dalla spirale di pensieri, permettendole di tornare a concentrarsi sul discorso.

“Non dovrai essere sola, Mai”, ribadì con veemenza il Guerriero Blu. “Questa è una decisione che dobbiamo prendere insieme. La colpa sarà di tutti o di nessuno.”

“Bene. Chi è con me allora?”, dichiarò la Guerriera Viola, quasi una sfida che solo provassero a contraddirla.

Qualcuno sospirò, probabilmente Kenzo. “Quasi certamente ce ne pentiremo, ma ci sto.”

“Anche io.”

“Va bene.”

Hideto e Yuuki non esitarono neanche a confermare la propria approvazione. Poi, il Guerriero Blu scoppiò in una risata sorpresa. “Wow. Siamo matti.”

“Mi sa che è un requisito per essere Maestri della Luce”, fu la concisa replica di Kenzo.

L’attimo di silenzio successivo si trascinò. Aileen trattenne inconsapevolmente il fiato, protendendosi in avanti.

“Ora non ci resta che decidere chi andrà.”

“Su questo non c’è niente da discutere. Andrò io.”

“Mai-”

Il Guerriero Blu suonò esasperato, ma non sorpreso. Il silenzio degli altri due non fece altro che confermare che la proposta della ragazza non uscisse dal nulla. Mai riprese a parlare.

“No. Non azzardatevi a provare a farmi cambiare idea. È una cosa che sento il bisogno di fare.”

“Comunque, tutti questi discorsi sono inutili. Per quel che ne sappiamo Aileen potrebbe rifiutarsi di usare il Nucleo.”

Aileen sussultò e serrò con più forza le dita attorno al passamano. Le parole di Yuuki erano sensate: qualunque decisione prendessero dipendeva espressamente da lei. Ma lo stava facendo di nuovo e non riusciva a sopportarlo: proteggerla, darle vie di uscita che non chiedeva. O forse supponeva semplicemente di sapere che cosa avrebbe scelto lei, soltanto perché sapeva dei suoi ricordi.

Kenzo fu il primo a mostrarsi d’accordo. “E potremmo darle torto? Con quello che è successo questa mattina...”

“Beh, non deve essere una responsabilità da poco”, si accodò Hideto.

“No, non lo è.”

La sicurezza con cui il Guerriero Bianco pronunciò quell’affermazione fu quello che spinse Aileen a muoversi. Superò i gradini prima di potersene pentire, ignorando il cuore che aveva accelerato il suo battito. Emerse sul ponte superiore e il rumore dei suoi passi le guadagnò immediatamente l’attenzione di tutti, che zittirono di botto.

Aileen si fermò fatti pochi passi, inspirò e resistette l’impulso di fare dietrofront, lasciandosi alle spalle gli sguardi perplessi, sorpresi e vagamente indignati dei Maestri della Luce. Socchiuse le labbra per parlare, ma le richiuse subito. Avrebbe dovuto usare di nuovo il Nucleo.

“Ci stavi spiando?”, esclamò duramente il Guerriero Blu.

La granroriana sbuffò e alzò gli occhi al soffitto. Le parole di Fresia riaffiorarono nella sua mente: incontrarsi nel mezzo. Prese in quell’istante la decisione che ci avrebbe provato, sperando che nel mezzo ci fosse qualcosa ad aspettarla.

“Volevo andare a prendere un po’ d’aria. Se volevate fare un incontro segreto, potevate scegliere un luogo più appartato.”

Hideto strinse le labbra e Kenzo scambiò con lui un’occhiata che sembrava fargli notare come la Guerriera Verde non avesse tutti i torti. Il ragazzino, però, rinunciò a rimbeccarlo esplicitamente e tornò a voltarsi verso la granroriana, non riuscendo a nascondere l’incertezza dalla voce.

“Quindi hai sentito tutto?”

“No”, replicò sospirando e portando le mani a intrecciarsi dietro alla schiena, “solo quello che è bastato a farmi capire quale decisione avete preso.”

I quattro umani soppesarono quell’affermazione, scambiandosi occhiate veloci.

“Con cui tu non sei d’accordo”, affermò con voce neutra Hideto.

Aileen inspirò e incrociò con determinazione il loro sguardo, sforzandosi di non abbassarlo, anche se i ricordi minacciarono di riemergere. Deglutì, obbligandosi a ricacciare quelle ombre nel fondo della mente.

“Sono convinta che a volte bisogna lasciare il passato nel passato e cercare di andare avanti, senza guardarsi indietro.”

Sui volti dei Maestri della Luce passò quello che poteva essere definita solo immenso sconforto, con gli sguardi che impercettibilmente si incupirono. La Guerriera Verde trasalì e percepì solo allora, letteralmente percepì, quanto loro tenessero a Dan. Non era niente di definito, ma era una carezza calda, che le avvolse il cuore e che riverberò nella sua mente, riportando a galla l’entusiasmo di un ragazzino dai capelli rossi. Odiava il Nucleo Progenitore.

“Ma non spetta a me prendere questa decisione”, aggiunse in fretta.

“Non ti opporrai?”, Mai sussurrò appena, sbattendo le palpebre, la voce vibrante di speranza.

“Non ho conosciuto Dan, per me è semplicemente un Maestro della Luce, come il Mazoku che Heliostom ha fatto uccidere. Ma per voi è un amico, qualcuno di importante. Quindi, vi aiuterò. Farò del mio meglio per aprire il varco.”

Un sorriso sfolgorante, il primo sincero sorriso che aveva rivolto alla granroriana, illuminò il volto di Mai. I suoi occhi brillarono.

“Grazie, Aileen. Grazie. Non sai quanto questo significhi per noi.”

“Spero solo siate sicuri sia un rischio che valga la pena correre.”

Yuuki incrociò lo sguardo di Aileen. “Abbiamo preso la nostra decisione. Impareremo a vivere con le sue conseguenze.”

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICE:

Salve a tutti. Incredibile, ma vero e come promesso ecco il secondo capitolo e la decisione dei Maestri della Luce. Se ne pentiranno? Chi lo sa.

Non ho molto da dire su questo capitolo, in cui abbiamo visto un po’ di tutti i nostri eroi e come hanno affrontato questa decisione così difficile.

Druwid è un termine di origine celtica che è poi diventato druido nella lingua corrente. Dato che nella mia idea il mondo di smeraldo ha avuto un’influenza celtica, ho deciso di usare questo termine per indicare la figura che nella società di questo regno ha un po’ il ruolo di druido.

Ringrazio veramente tutti coloro che hanno letto e in particolar modo le tre ragazze che hanno recensito.

Visto che i capitoli “corti” hanno ricevuto consenso, continuerò in questo modo. Se non succede nulla, il nuovo capitolo verrà pubblicato lunedì prossimo (pomeriggio/sera). Qualunque cosa, io sono qua e fatemi sapere che ne pensate del capitolo.

A presto, HikariMoon

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

Il vento gelido del deserto fu la prima cosa che li accolse. In cima alla rampa abbassata, gli sguardi dei Maestri della Luce e dei granroriani si posarono sui lugubri resti della scala dell’orizzonte, cupe ombre appena rischiarate dalle stelle e dalla luna. Dopo la distruzione avvenuta anni prima, durante il duello tra Kajitsu e Dan, dopo lo scontro con Pantera, nessuno sembrava averne più prestato attenzione. Il vento ululava tra le sue rovine, spirali di sabbia che si insinuavano in ogni anfratto.

Zungurii fu il primo a scendere, avvicinandosi a una delle colonne e posandovi la mano, una torcia ben stretta nell’altra. Gli altri lo seguirono a ruota, con la sola Magisa che rimase indietro, le braccia strette al corpo e uno sguardo tormentato. Serjou, uscendo dalla Limoviole, la affiancò.

“Voi non appoggiate la loro decisione, Maga Magisa.”

“Non è così semplice”, sussurrò la donna abbassando lo sguardo. “Non è che non voglio salvare Dan. Ma con l’incertezza in cui viviamo, ho paura sia un rischio troppo alto.”

“Sono stati pronti a fare lo stesso per lei”, le ricordò pacatamente mentre iniziavano a scendere.

Magisa, ai piedi della rampa, strizzò le palpebre, fallendo nel nascondere l’espressione angosciata.

“Non avrebbero dovuto farlo.”

La Maga avanzò senza aspettare una risposta, riunendosi con il resto del gruppo, seguita in silenzio dal granroriano. Neppure Serjou era completamente in pace con quella scelta, ma fin da quel lontano giorno aveva deciso di fidarsi di Lady Viole: e se quella era la strada che lei e gli altri avevano deciso di percorrere, lui lo avrebbe accettato.

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Aileen inspirò e si trattenne dallo strofinare le mani lungo le braccia. L’istinto le diceva di scappare, di lasciare quel luogo pregno di passato e di residui che risuonavano e le facevano accapponare la pelle.

“Magisa, sei sicura che questo posto dovrebbe aiutarmi?”

“Credo sia il luogo dove la separazione tra questo mondo e la dimensione sia più labile”, replicò la Maga con voce sicura, apparentemente messo da parte il rammarico di non averli convinti a desistere. “L’energia rilasciata per collegare Gran RoRo e la Terra dovrebbe avere influito -”

E non era l’unica traccia di energia rimasta. C’erano stati prigionieri, spaventati, rassegnati. E un duello, dove draghi di fuoco avevano spazzato via ogni difesa di una ragazzina. Se si concentrava, riusciva a sentirne ancora la disperata richiesta d’aiuto.

“Fratello!”

“Aileen?”

La granroriana si spostò bruscamente, prima ancora di sentire la mano che si era posata sulla sua spalla. Si voltò con gli occhi spalancati e il cuore che batteva impazzito, convinta per un attimo di vedere il profilo di un volto esanime oscurato da una coltre di verdi capelli.

Ma davanti a lei c’era solo Kenzo, con la mano sollevata in aria e ritratta immediatamente, un’espressione perplessa che rifletteva quella di tutto il gruppo. E poi deserto e cielo.

“Che c’è?”, chiese fin troppo rapidamente la ragazza.

Il Guerriero Verde sbatté le palpebre e si riscosse, sorridendo imbarazzato.

“Ci chiedevamo se magari preferissi aspettare un po’? Cioè, non è che questo luogo trasudi allegria. E tu, beh, sì, ci sembri un po’ a disagio?”

“Possiamo sempre aspettare mattina”, aggiunse Mai sospirando. “Venire qui di notte forse non è ne è valsa la pena.”

Aileen scosse la testa. “Vi ho promesso che lo farò. E prima ce ne andiamo, meglio sarà.”

Quell’affermazione segnò il punto conclusivo della discussione e la granroriana, scambiando un ultimo sguardo con Magisa, si voltò nuovamente verso i resti del troncone principale. Avanzò di pochi passi e sollevò la mano davanti a sé.

“Ricorda quello che ti ho detto”, iniziò Magisa affiancandola. “Immagina di confluire il potere del Nucleo, il suo potere vitale nel palmo della tua mano.”

L’aura iridescente avvolse Aileen rischiarando di riflessi arcobaleno le superfici scure e sabbiose della scala. Un punto luminoso cominciò a condensarsi nel suo palmo. Dopo un lampo, la luce scemò fino a solidificare in un chicco ovale e affusolato lungo quanto un pollice.

La Guerriera Verde fermò i poteri e fissò con stupore il seme cangiante, che emetteva una debole luce e uno strano tepore che si insinuava sotto la pelle. Incrociò lo sguardo di Magisa tendendo la mano verso di lei.

“Ha funzionato?”

La donna annuì entusiasta, prendendo il seme e stringendolo nella mano. “Perfetto.”

Aileen rilassò le spalle e abbozzò un sorriso, mentre Magisa raggiunse Mai e le porse il seme. Quando le loro mani si intrecciarono, la granroriana prolungò la stretta cercando lo sguardo della Guerriera Viola.

“Questo libererà Dan.”

La ragazza deglutì e annuì solennemente, ricambiando a sua volta la stretta. Il calore si insinuò nel palmo e si propagò lungo il braccio e più oltre, calmando l’ansia che ribolliva dentro alla ragazza.

La Maga tirò le labbra in un sorriso rassegnato e tornò verso Aileen. Quest’ultima, rincuorata da quel primo piccolo successo, protese con maggior fermezza le braccia davanti a sé. Magisa le sforò il braccio, augurandole un ultimo buona fortuna prima di arretrare e affiancare gli altri.

L’aura iridescente tornò ad avvolgere la Guerriera Verde, rischiarando i volti e l’area circostante. I ciottoli più vicini ai suoi piedi tremarono e Kenzo sgranò gli occhi, spingendo su gli occhiali e fissando affascinato quello che stava succedendo.

L’aria davanti a loro cominciò a fremere, condensandosi in una nube vorticosa e brillante, sprazzi multicolore che apparivano e si dissolvevano.

“Ci sta riuscendo!”, esclamò entusiasta Hideto scambiando un cinque con Kenzo.

Ma Aileen non riusciva a condividere il loro stato d’animo. Le dita le tremavano, sferzate dall’energia che fluiva da dentro di lei e da ciò che si stava condensando davanti. Man mano che il varco cresceva, si sentiva attirata verso di esso e la forza che doveva usare per controllarlo cresceva a dismisura.

La ragazza serrò gli occhi e strinse i denti, sforzandosi di resistere alle onde di energie che si scontravano dentro di lei. Il portale, la dimensione oltre a esso, chiamava il Nucleo, la sua fonte originaria, e il Nucleo rispondeva.

Il varco si aprì e Aileen si sentì strattonare in avanti.

Una colonna di luce esplose tra lei e il varco, spingendosi verso l’alto e illuminando a giorno la spianata. Sferzate d’aria spazzarono la sabbia, cogliendo alla sprovvista il gruppo che si coprì appena in tempo gli occhi.

Per istanti che parvero infiniti, l’energia pervase l’aria rendendola elettrica.

Poi, la colonna di luce si affievolì fino a spegnersi, riavvolgendo tutto nell’ombra della notte e lasciando come fonte di luce solo le stelle e il portale, che quasi a deriderli brillava tranquillamente davanti a loro.

Aileen arretrò di scatto, portandosi le mani davanti alla bocca, l’aura del Nucleo che continuava ad avvolgerla e il petto che si alzava e abbassava in modo frenetico.

Accanto a lei, nessun altro sembrava in grado di muovere un muscolo, gli sguardi scioccati che fissavano il cielo ormai privo del peggior segnale che avessero potuto inviare ai nemici, pullulanti in quel deserto in cerca di loro.

Yuuki fu il primo a riprendersi, obbligandosi a distogliere lo sguardo e a voltarsi verso Serjou.

“Dobbiamo andarcene da qui, subito.”

Quell’ordine fu sufficiente a far riscuotere gli altri, che iniziarono ad alternare lo sguardo tra loro e il portale. Serjou fu l’unico a rispondere con prontezza, chinando brevemente il capo e dirigendosi a passo svelto verso la Limoviole, usando la ricetrasmittente per contattare M.A.I.A.

Il rombo dei motori dell’astronave spazzò via il silenzio.

Zungurii si portò la mano tra i capelli, gli occhi sgranati fissi sul portale e un’imprecazione incomprensibile agli esseri umani uscì dalle sue labbra.

“Ma-”, esclamò Kenzo voltandosi allarmato verso il Guerriero Bianco. “E Dan?”

“Non possiamo aspettare, ci avranno di sicuro avvistati”, replicò Hideto afferrandogli la spalla con una mano e spingendolo con fermezza verso l’astronave. Ma il Guerriero Verde si scansò bruscamente voltandosi verso Magisa, che aveva affiancato Aileen.

“Magisa? Non possiamo andarcene! Rischieremmo di nuovo la stessa cosa aprendo di nuovo il portale!”

La granroriana incrociò il suo sguardo e scosse debolmente la testa. “Forse non dovremmo farlo mai più.”

Kenzo serrò la bocca e abbassò lo sguardo, stringendo i pugni al suo fianco e smettendo di opporsi a Hideto. Il Guerriero Blu lanciò un ultimo sguardo al portale e poi iniziò a dirigersi verso la Limoviole.

Magisa tornò a voltarsi verso la Guerriera Verde, ancora immobilizzata. Le strinse le mani, allontanandole dal viso.

“Aileen, chiudi il portale e andiamocene.”

La ragazza annuì, gli occhi lucidi e tornò ad allungare le mani tremanti.

Allo stesso tempo, Yuuki affiancò la Guerriera Viola e le posò una mano sul braccio. “Mai.”

Ma la ragazza non rispose, incapace di distogliere lo sguardo dal portale, quasi fosse l’unica ancora nella confusione della sua mente. La ragazza si sentiva mancare il respiro e quasi le girava la testa. Tutto stava succedendo troppo veloce e non nel modo che avevano sperato.

Quella doveva essere la loro seconda chance, per loro che non erano riusciti a salvare Dan nel futuro. E invece erano di nuovo, lì, inermi a guardare la possibilità di salvarlo svanire.

Ma non poteva restare impotente un’altra volta.

Risentì la voce di Dan, quel ti odio che impediva al senso di colpa di svanire. Ripensò alla promessa che si era fatta tanti anni prima, essere forte.

Non sarebbe successo di nuovo.

Fece un ultimo profondo respiro e iniziò a correre, senza pensare alle conseguenze, a quello che si lasciava dietro. Superò Aileen e Magisa senza guardarle. Arrivata al turbine multicolore, allungò la mano prima che qualcuno la potesse fermare. Tentacoli rilucenti si avvinghiarono al suo polso, trascinandola in avanti. Un terrore gelido le strinse lo stomaco facendole battere il cuore all’impazzata e istintivamente arretrò di scatto, cercando di divincolarsi dalla presa.

Ma non avrebbe potuto opporsi, neanche volendo. Qualcuno gridò il suo nome.

I tentacoli la strattonarono trascinandola nel varco luminoso e il mondo attorno a lei si dissolse in un lampo multicolore.

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Il varco si richiuse davanti ai loro occhi, Mai scomparsa insieme a esso.

La Guerriera Verde scivolò a terra, come una marionetta senza fili, l’aura che scomparve lasciandoli nell’oscurità.

Hideto fu subito accanto a lei, strattonandola violentemente in piedi. “Riapri il portale! Riaprilo subito!”

La ragazza incrociò il suo sguardo, sbattendo le palpebre, facendo scivolare giù le lacrime. Hideto, colto alla sprovvista, lasciò la presa e arretrò lasciando che la ragazza si facesse sorreggere da un’altrettanta ammutolita Magisa.

“Dobbiamo tirarla fuori!”

Yuuki fu accanto a lui e gli afferrò il braccio, costringendolo a guardarlo. “Sulla Limoviole, adesso.”

Il Guerriero Blu si divincolò, lanciandogli uno sguardo tradito e furioso. “Non possiamo lasciarla là!”

“Pensi che le saremmo di qualche aiuto se ci facciamo catturare?”, sbraitò Yuuki.

“Yuuki, ha ragione”, aggiunse Zungurii rimasto in silenzio fino a quell’istante, incapace di accettare che Mai fosse andata incontro a quella che poteva essere la sua fine. E nessuno di loro aveva nemmeno potuto salutarla.

Magisa si avviò a testa bassa, portando con sé Aileen. Zungurii spinse verso l’astronave Kenzo. Yuuki e Hideto rimasero a fissarsi.

“Come puoi andartene così facilmente?”, accusò il Guerriero Blu.

“Questa non è la scelta facile, Hideto. È l’unica scelta, per Mai e per noi.”

Hideto non replicò. Espirò e corse verso la Limoviole, seguito a ruota dal Guerriero Bianco.

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La luce si attenuò e Mai si ritrovò spinta in avanti. Fece appena in tempo ad allungare le braccia davanti a sé per attutire la caduta. Il grido strozzato di pochi istanti prima mutò in una flebile e acuta esclamazione di sorpresa.

Alzò lo sguardo e le mancò il respiro. Scomparse erano le lande desertiche del Regno di Rubino, svanite le rovine nere e abbandonate della scala dell’orizzonte. Davanti a lei, in ogni direzione, si stagliava un mondo informe, privo di punti di riferimento, coperto da un cielo striato da cupi colori arcobaleno. Ai suoi piedi giaceva un sentiero che proseguiva all’infinito, diramandosi in altrettanti infiniti rami. A intervalli irregolari, completamente casuali, si ergevano dal nulla multicolore delle strutture cristalline dalle forme più varie. Nessuna, però, era vicino a lei e la ragazza non ebbe alcun modo per poterle osservare con più cura.

E c’era silenzio, un opprimente e surreale silenzio, che avvolgeva ogni cosa e che sembrava volesse ricordarle la follia di quella sua decisione. La determinazione di Mai svanì. Deglutì e riafferrò con furia il seme scivolatole dalla mano. Il calore del Nucleo era appena percepibile, ma sufficiente a rincuorare la Guerriera Viola.

La ragazza fecce un passo e nel terreno si propagò un’impercettibile onda, identica a quelle che produceva l’acqua quando veniva lanciato un sasso. Tutto il mondo attorno a lei sembrò risuonare di quel piccolo movimento, permettendole di focalizzare la strana sensazione provata dal primo istante. C’era qualcosa di vivo, il silenzio che la circondava, l’aria, il terreno non avevano la stessa apparente inerzia a cui era abituata. Una pulsazione vitale, impercettibile come un fruscio d’ala, delicata come un respiro, la circondava. Era un’esperienza quasi difficile a descrivere a parole, straordinaria e terrificante allo stesso tempo.

E tutto quello rischiava di essere il suo futuro per sempre.

Si voltò di scatto e, ancora visibile alle sue spalle, la familiarità del portale che aveva attraversato accelerò i battiti del suo cuore. Oltre, velati come da una parete d’acqua, riusciva a intravedere gli altri Maestri della Luce. Fissò i loro profili deformati fino a quando il varco luminoso si dissolse, rendendosi veramente conto delle conseguenze della sua decisione.

Se non trovava Dan, chissà dove in quello strano mondo infinito, se falliva nel salvarlo o se si perdeva laggiù, non li avrebbe mai rivisti. Non avrebbe più potuto discutere con Kenzo dell’ultimo videogioco uscito o evitare che si facesse uccidere da M.A.I.A. Non avrebbe più potuto scherzare con Hideto. O scherzare con Yuuki su chi di loro sarebbe stato il più severo con i nuovi Maestri della Luce. Non avrebbe mai potuto rivedere i suoi genitori o sorridere trionfante quando Kaoru le avrebbe annunciato il suo matrimonio. Pensarci faceva male.

Chiuse gli occhi, si inumidì le labbra e si voltò, mettendosi a camminare lungo il primo sentiero che le si parò davanti. Doveva semplicemente non arrendersi, cercare senza fermarsi. Perché, se si fermava, non era sicura avrebbe trovato di nuovo la forza per rimettersi a camminare.

Uno strano lampo luminoso attraversò il cielo, lontano. Per pochi istanti, un profilo argenteo lo attraversò. Mai socchiuse gli occhi e, solo un attimo prima che svanisse, si rese conto di cosa fosse: era un’astronave. Simile a quella che Yuuki aveva comandato anni prima. Quel mondo era veramente il passaggio tra i regni.

Mai prima di allora lei si era sentita così sospesa nel nullo, tra spazio e tempo. Già le sembrava di vagare da ore in quella landa silente, quando probabilmente non erano passati che pochi minuti.

A un bivio, girò a sinistra e proseguì, il suo sguardo attratto da un cristallo rosso scuro sempre più vicino. Pur consapevole dell’esigua possibilità che quella fosse la sua meta, la Guerriera Viola si sentiva inesorabilmente chiamata. Si fermò davanti ad esso, la superficie lucida e contorta rifletteva la sua immagine, un cristallo simile in tutto e per tutto a quelli che aveva visto nel Regno di Ametista. Allungò la mano, titubante, e la posò sulla superficie fredda. Una vibrazione luminosa attraversò il cristallo, rendendo per un istante visibile che cosa racchiudesse.

Mai sgranò gli occhi e non provò neppure a fermare il grido strozzato che le salì alle labbra. Arretrò precipitosamente, perdendo l’equilibrio e trovandosi presto con il sedere per terra. Il cuore riprese a battere forsennato mentre le increspature si espandevano attorno a lei. C’era un uomo, incastonato nel cristallo.

Rinchiuso lì dentro, c’era il Re del Mondo Altrove.

Ma tale luce è comunque legata indissolubilmente al Nucleo Progenitore e a esso deve tornare

Era quello di cui stava parlando Magisa. Era quella la fine ultima dei Maestri della Luce. E quella del Re. Lui doveva essere lì perché si era legato al Nucleo, perché aveva cercato di fondersi con esso. Ma il suo destino era stato come quello di tutti gli altri: diventare un ricordo, sigillato in eterno in un mondo impossibile da raggiungere. Per sempre legati al Nucleo. Mai lasciò vagare lo sguardo attorno a lei, senza neppure preoccuparsi di rimettersi in piedi. Quanti Maestri della Luce riposavano in quel luogo? Dan era rinchiuso in un simile cristallo?

Lei avrebbe fatto quella fine se non fosse riuscita a scappare? Arrendersi un giorno, sfinita, e accogliere con gioia delle pareti cristalline che l’avrebbero liberata per sempre da quel mondo surreale?

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Zungurii non riusciva a stare fermo. Aveva perso il conto di quanti giri attorno ai divani avesse completato. I volti dei Maestri della Luce, appena illuminati dalla pallida luce delle stelle, rispecchiavano la stessa tensione che lui sentiva.

Fuori, oltre le vetrate, i resti della scala dell’orizzonte si stavano lentamente rimpicciolendo. Avevano dovuto lasciare quel luogo, e Mai finita chissà dove, per avere un’unica possibilità di rimanere liberi almeno fino al mattino seguente.

Ma sarebbero stati allo scoperto. Si passò una mano tra i capelli e raggiunse Serjou e M.A.I.A. alla postazione di guida.

“Qualche segnale?”

“No, non ancora”, rispose secco il granroriano alla guida aumentando leggermente la velocità.

M.A.I.A., anch’essa con accese solo le luci indispensabili, fluttuò vicino alla sua testa.

“Inutile illudersi. Le probabilità di essere stati scoperti sono superiori al 70%. Quella colonna sarà stata vista anche dalla capitale!”

Zungurii roteò gli occhi e spinse l’aria fuori dal naso. “Così non aiuti.”

“Sono un’A.I. Non ho bisogno di preoccuparmi dei vostri sentimenti!”

Emettendo il più debole fischio indispettito che i due granroriani avessero mai sentito, il robot piroettò su sé stesso e volò verso i divani. Zungurii la seguì con lo sguardo ma li ci volle poco per lasciarsi distrarre. Magisa e Aileen erano sedute affiancate, di fronte a Kenzo che si mordeva le unghie e Hideto che tamburellava insistentemente sul tessuto del divano.

Aileen non aveva detto una parola da quando erano risaliti sulla Limoviole. Non che potesse biasimarla.

“Anche io una volta”, sussurrò il Guerriero Verde alzando titubante lo sguardo verso la granroriana, “ho favorito senza accorgermene i nostri nemici.”

Aileen lo fissò appena ma non rispose, distogliendo velocemente lo sguardo. Nessun altro disse nulla.

Zungurii spostò lo sguardo alle vetrate, cercando di scorgere se tra le ombre del deserto si celasse qualche inseguitore. Rischiavano di ritrovarsi in un’imboscata, senza alcuna possibilità di difendersi. Conosceva fin troppo bene le capacità mimetiche dei loro avversari che, unite ai dispositivi anti-radar, rischiavano di nascondere i loro inseguitori fino al momento in cui li avrebbero avuto con il fiato sul collo.

“Navi in avvicinamento!”

Il granroriano ruotò su sé stesso, sentendo un brivido gelido percorrergli la schiena.

“Ci hanno avvistato?”, esclamò correndo verso il radar.

“Affermativo. Stanno convergendo sulla nostra posizione.”

L’attenzione di tutti si spostò sulla postazione di comando. Hideto smise di picchiettare il dito. “Quanti sono?”

“Tre. No, quattro astronavi”, fu la concisa e neutra risposta di Serjou.

“Maledizione!”, sbraitò Zungurii proseguendo in una trafila di parole incomprensibili per gli umani. Magisa si unì a lui subito dopo, lanciando nella mischia impropri così vari che doveva averli imparati nei suoi viaggi in tutti i sei regni.

“Qual è la nostra situazione?”, domandò Yuuki affiancando Zungurii.

“Non buona, Guerriero Bianco. Le nostre riparazioni sono solo un palliativo. Con un inseguimento, non reggeranno a lungo.”

“Se non li seminiamo, ci prendono per sfinimento!”

“Sicuro di non essere dalla loro parte, stupido robot?”, ribatté acidamente Kenzo alzando lo schermo del portatile con uno scatto e premendo il pulsante di accensione.

“Ringrazia che sia una situazione d’emergenza, Birò.”

Hideto, balzato in piedi, roteò gli occhi e allargò le braccia. “Ma vi sembra il momento di punzecchiar-”

Il ragazzo strinse gli occhi per poi sgranarli un attimo dopo. “Li vedo!”

Le teste di tutti si voltarono verso il retro. All’orizzonte, dove la forma scura della scala si stagliava sempre più piccola contro il cielo, i profili di quattro astronavi in avvicinamento erano appena distinguibili dal deserto. Ma non era possibile confonderle per altro. E ogni secondo che passava, recuperavano terreno su di loro.

Hideto ruotò bruscamente, trattenendo un gemito alla fitta che si propagò sulla gamba, e avanzò verso la postazione di comando.

“Che facciamo?”

“Sul terreno aperto non abbiamo chance”, esordì Zungurii con espressione grave, le sue dita che stringevano sempre più forte il sedile. “Ma i canyon sono pieni di passaggi. Possiamo provare a seminarli lì.”

“E se non funziona?”

Zungurii non si voltò verso il Guerriero Bianco, tenendo fisso lo sguardo in avanti. “Non lo so.”

===============================================================================================

Mai si fermò e si lasciò scivolare a terra. Era tutto inutile. Non sarebbe mai riuscita a trovare Dan. Abbassò lo sguardo, gli occhi lucidi di lacrime di rabbia, e con un dito picchettò delicatamente il terreno. Sottili onde concentriche si propagarono sempre più distanti, scomponendosi in nuove increspature quando arrivavano nel punto in cui sedeva. Non avrebbe mai pensato che, la ricerca in quel mondo, potesse diventare simile all’incubo che aveva tormentato il suo sonno per tante notti.

Aveva provato a fare del suo meglio, evitando tutti i cristalli colorati, avvicinandosi solo a quelli rossi. Dopo aver scoperto un Mazoku, forse proprio il giovane di cui avevano parlato Zungurii e gli altri, si era resa conto che, lì dentro da qualche parte, ci doveva essere anche Kajitsu. E come avrebbe potuto mentire a Yuuki, se l’avesse trovata?

La ragazza sospirò e posò il viso sulle ginocchia strette al petto. Non aveva una direzione, non aveva la più pallida idea di dove cercare e che cosa stesse succedendo agli altri là fuori.

La sua era una battaglia persa. Chiuse gli occhi e si lasciò cullare dalla tenue vibrazione che permeava quel mondo. Sempre più vicino sentì uno scricchiolio, simile in tutto e per tutto al rumore di vetro schiacciato. Ma non aprì gli occhi. Del seme nella sua mano non riusciva quasi più a percepirne il calore. Non avrebbero dovuto scegliere lei.

Una soffusa luce disturbò l’oscurità da cui si stava lasciando avvolgere. Accanto a lei sentì un nuovo scricchiolio e, poi, un ruggito. La Guerriera Viola aprì gli occhi di scatto e vide la fonte della luce. Era il suo portadeck a brillare di luce propria, una soffusa aura rossa. Un brivido attraverso le sue braccia fino al collo. Un nuovo ruggito, sopra di lei, la spinse a voltare di scatto la testa. E lo vide. Siegwurm-Nova, Drago Supernova, possente e fiero davanti a lei, le ali che fendevano l’aria generando infinitesime piccole increspature.

Scattò in piedi, gli occhi sgranati. “Siegwurm-Nova…”

Il drago in tutta risposta ruggì contro di lei, scompigliandole le ciocche di capelli, quasi a volerla ammonire. E avrebbe avuto ragione, Mai si passò le mani sui capelli cercando di capire che cosa avesse potuto spingerla ad arrendersi così presto. Fuori, i suoi amici si fidavano di lei, contavano su di lei. Dan, ovunque lui fosse, contava su di lei. Era l’unica che poteva farlo. Non c’era più nessuno che poteva sostituirla: se lei non avesse trovato il modo, nessuno avrebbe potuto.

Sorrise e tornò ad incrociare lo sguardo del dragone, che fermo davanti a lei sembrava aspettarla.

“Tu sai dov’è Dan. Lo puoi trovare?”

Siegwurm-Nova alzò il muso verso l’alto e ruggì. Mai sentì dentro di lei nuova determinazione.

“Portami da lui, Siegwurm-Nova.”

E la creatura spiccò il volo. La ragazza non esitò e iniziò a correre, senza mai distogliere lo sguardo da lui e ignorando i frammenti di cristallo che calpestò. Non avrebbe deluso nessuno. Questa volta non sarebbe stata immobile a vedere la fine scorrere davanti a lei. Lo avrebbe dimostrato a sé stessa, a Dan, a tutti: poteva salvarlo e lo avrebbe fatto.

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Il canyon era sempre più vicino, come le astronavi alle loro spalle. Colti alla sprovvista come erano stati, i loro inseguitori erano riusciti in poco tempo a bruciare la maggior parte del distacco. Se uno di loro avesse avuto il tempo di farlo, nelle vetrate illuminate avrebbero potuto scorgere addirittura i profili dei soldati.

La loro era un’idea folle, senza alcuna certezza di riuscita. Ma non avevano altre opzioni. Zungurii, l’unico che conosceva bene quelle terre, aveva indirizzato immediatamente la fuga verso il canyon, una sottile e lunga catena rossastra, con passaggi tortuosi. Troppo lunga per poterla circumnavigare facilmente.

Zungurii, Hideto, Magisa e Yuuki si erano tutti addossati alle spalle di Serjou che con inamovibile calma continuava a spingere la Limoviole verso il passaggio più vicino.

“Sicuri che funzionerà?”

La voce di Kenzo si alzò titubante, mentre per l’ennesima volta i fari degli inseguitori inondarono di luce accecante il ponte.

“Siamo piccoli. Abbiamo sicuro più chance di loro di sgusciare tra gli anfratti”, ripeté con forza Zungurii, stringendo le dita sulla parte alta del sedile di Serjou.

Forse intuendo le loro intenzioni, una scarica di colpi venne lanciata contro di loro. La maggior parte delle esplosioni riuscì appena a scalfire la loro astronave, limitandosi ad alzare densi polveroni ai loro lati. Alcuni, però, andarono a segnò facendo tremare il pavimento sotto ai loro piedi.

“Ma se-”, riprese il Guerriero Verde, spostando timidamente lo sguardo dallo schermo del computer al volto tormentato della granroriana, seduta sul divano accanto al suo, “-se provassimo a usare il Nucleo? Puoi sciogliere le loro armi, Aileen. O-”

La ragazza sussultò repentinamente e lo fissò con occhi sgranati. “Io non…”

Il Guerriero Verde abbozzò un sorriso, sperando di suonare incoraggiante. “Ci puoi riuscire! Anche se con il portale-”

“NON SO CONTROLLARLO!”

“Ma-”

Kenzo.”

Il ragazzo zittì di colpo, non tanto per l’accenno di rimprovero nella voce di Yuuki, ma per quel tono inflessibile che il Guerriero Bianco sapeva infondere e a cui, più volte, si erano resi conto fosse difficile non obbedire.

“Aileen ha già usato sufficienti energie. E dovrà riaprire il portale per riportare qui Mai. Seguiremo il piano di Zungurii.”

La vastità del deserto fu inghiottita da scure pareti che si chiusero attorno a loro, un budello di roccia in cui la Limoviole cominciò a zigzagare. La flebile speranza, che i nemici decidessero di non seguirli, si infranse prima ancora che cominciassero a crederci. Quando la prima delle quattro si infilò nel passaggio, ostruendo l’ultimo scampolo della landa brulla del Regno di Rubino, capirono che avrebbero dovuto giocarsi il tutto e per tutto in quegli anfratti rocciosi.

 

 

gfhfhdfhshf

fghfhhfhsdfghsd

 

SPAZIO AUTRICE:

Salve a tutti. Anche questa settimana sono puntuale! Yuppie! ;)

E i giochi sono iniziati. È andato tutto come vi aspettavate? XD

Mai è persa nella dimensione (anche se ora ha una guida) e gli altri nostri eroi dovranno far di tutto per impedire di venir catturati. Che cosa aspetterà Mai? E gli altri riusciranno a scappare?

Neppure questa volta ho molto da dire (ma chiedete pure qualunque chiarimento… spoiler esclusi), quindi passo direttamente a ringraziare chi ha letto e la ragazza che ha recensito.

Prima di salutarvi e darvi appuntamento alla prossima settimana, vorrei presentarvi (ai lettori/scrittori di questo fandom) un’idea che mi è venuta in mente.

Il 7 settembre è il 10° anniversario di BS (considerano la data di trasmissione giapponese del primo episodio della prima serie, quella prima di Dan il Guerriero Rosso mai trasmessa in Italia), il 12 saranno passato 8 anni dalla prima trasmissione di Brave e il 13 invece saranno 9 anni dalla prima trasmissione di Dan il Guerriero Rosso. Non so se l’idea che sto per proporvi potrebbe interessare (sia per tempo che per voglia), ma se ci fosse più di qualche persona si potrebbe parlarne. :)

La proposta è questa: organizzare tra di noi in modo molto informale un BS WEEK. Ovvero, dal 7 al 13 settembre provare a pubblicare una storia (drabble, flash, one-shot… quello che uno vuole e non necessariamente su Gekiha e Brave se conoscete altre serie) che si ispiri a una serie di prompt giornalieri. Ovviamente, non sarebbe né un obbligo né altro… ma potrebbe essere carino festeggiare tra di noi l’anniversario di questo fandom!

Beh, se vi va, fatemi sapere cosa pensate sia del capitolo sia della mia idea. E per il resto, ci si risente la prossima settimana, stessa ora stesso canale! XD

A presto, HikariMoon

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4

Correva, non aveva fatto altro dal momento in cui quella farfalla aveva riacceso le speranze per Gran RoRo. Aveva corso per raggiungere il portale, aveva corso per liberare Magisa. Stava correndo ancora, per rimediare alle conseguenze di quel 30 agosto. Forse, se era sincera con sé stessa, aveva iniziato a correre molto prima: da quel giorno in cui aveva deciso di scappare dalle accuse e riacciuffare la propria vita. E non aveva più smesso. Aveva paura di pensare a che cosa sarebbe successo, se non avesse più avuto le forze per farlo.

Mai strinse le mani, una che stringeva il seme del Nucleo, l’altra che stringeva la carta di Siegwurm-Nova, brillante di luce rossa. E il drago volava accanto a lei, guidandola verso Dan. Infinite increspature si creavano, frangendosi e annullandosi sotto ai suoi piedi, tutto attorno a lei.

Siegwurm-Nova ruggì e la Guerriera Viola sentì il proprio cuore battere più forte. Istintivamente capì che cosa significava. E infine lo vide. Un cristallo rubino, identico in tutto e per tutto ai tanti che aveva intravisto lungo il cammino, si stagliava poco più avanti a lei.

Il dragone la superò lasciandola indietro, atterrando di fronte al cristallo. Le labbra di Mai si piegarono in un enorme sorriso, gli occhi che brillavano. La ragazza accelerò mentre la luce della carta si affievoliva.

Arrivò a pochi metri dal cristallo e uno scricchiolio risuonò davanti a lei. Fu il puro istinto che la fece fermare di scatto, esattamente un istante prima che dal terreno scaturissero aguzze formazioni cristalline. Emise un grido di sorpresa e inciampò, cadendo all’indietro e ritrovandosi ancora una volta per terra. Le cuspidi trafissero Siegwurm-Nova che ruggì dal dolore e si dissolse. Mai sentì il cuore batterle più forte nel petto e gocce gelide di sudore percorrerle la fronte, le punte acuminate a pochi centimetri dal suo corpo. Sarebbe bastato un passo in più e lei avrebbe fatto la stessa fine del drago.

“Non credo di potervelo lasciar fare, Guerriero Viola.”

Mai trasalì e si voltò. Dietro di lei era apparso dal nullo un essere umano. O almeno così sembrava. La ragazza si alzò lentamente, cercando di recuperare la concentrazione e non togliendogli mai lo sguardo di dosso. Era un uomo, indossava una lunga tunica scura con elaborati ricami in tutti e sei i colori. Aveva i capelli e la barba bianchi, di un candore quasi luminoso. Gli occhi, invece, erano ciò che spezzavano l’illusione che lui fosse un essere umano. Erano privi di pupilla e apparivano fatti di cristallo, cangianti nei sei colori.

La Guerriera Viola sentì un brivido correrle lungo la schiena e si posizionò istintivamente nella forma di taekwondo, pronta a difendersi.

“Chi siete? Come fate a sapere -”

“Come faccio a conoscere la vostra identità?”

L’entità avanzò di un passo, alzando la mano davanti a sé. Mai si ritrasse, stringendo i pugni e preparandosi a contrattaccare.

“Guardatevi attorno, Guerriero Viola. Tutto ciò che vi circonda, io non ne sono altro che una manifestazione.”

Mai sgranò gli occhi e lasciò scivolare le braccia ai fianchi. Arretrò fino a ritrovarsi con la schiena premuta contro il cristallo che conteneva Dan.

“Qui ogni cosa è un riflesso del Nucleo Progenitore. Come potete pensare che la luce del vostro nucleo viola non venga avvertita?”

La ragazza si morse il labbro e premette i palmi contro la superficie lucida. “Sono qui con il lasciapassare della Maestra del Nucleo Proge-”

“Irrilevante”, replicò severamente l’entità. Abbassò il braccio e incrociò lo sguardo della Guerriera Viola che, in compenso, cominciava a trovare piuttosto irritante quel vizio che aveva di interromperla.

“Siete un ipocrita! Prima dite che questo è un riflesso del Nucleo e poi vi opponete alla volontà della sua custode”, sbottò Mai staccandosi dal cristallo e decidendo di infischiarsene se quell’entità potesse vaporizzarla solo pensandolo. “Sono qui per liberare Dan. E non osare interrompermi!”

L’anziano chiuse la bocca senza proferir parola, alzando leggermente il sopracciglio. Mai, per nulla intimorita, ricambiò lo sguardo con un’occhiata furibonda e l’entità le fece cenno di continuare con la mano.

“Sono qui per liberare Dan. Abbiamo aperto il portale, abbiamo corso dei rischi per farlo. I miei amici sono là fuori, correndo chissà quali pericoli, per darmi la possibilità di farlo! Quindi, fatti da parte o ci penserò io a obbligarti!”

Mai deglutì e cercò di bloccare il senso di panico crescente: aveva appena inveito contro un’entità che poteva infilzarla quando voleva. Ma non poteva tornare indietro e alzò la testa, imponendosi di non abbassare lo sguardo.

L’anziano rimase a lungo in silenzio. Poi, iniziò a camminare verso di lei. Mai rimase immobile anche quando la affiancò e la superò fino a fermarsi davanti al cristallo.

“Colui che cercate, guerriera, non è più qui. Ciò che vedete è solo un’ombra. Il Nucleo l’ha richiamato a sé, perché volete opporvi?”

“Perché è stato un sacrificio che non sarebbe dovuto toccare a lui”, sussurrò la ragazza abbassando lo sguardo. “Gli abbiamo lasciato sacrificare troppo, solo perché così non avremmo dovuto farlo noi.”

“Non arrogarti conoscenze che non possiedi. Dan Bashin ha sempre avuto la possibilità di scegliere.”

Mai rialzò lo sguardo di scatto, una collera rovente che brillava nel suo sguardo, e raggiunse il cristallo sbattendoci la mano sopra. “NO, lui si è sempre sentito in obbligo di scegliere, di sacrificarsi al posto nostro!”

“E speri in questo modo di rimediare a scelte non prese? Privandolo del tutto della scelta?”

La Guerriera Viola deglutì e la rabbia di affievolì fino ad estinguersi, socchiuse più volte le labbra per cercare di dargli una risposta adeguata, ma fallendo miseramente. Lasciò scivolare la mano giù dal cristallo e spostò lo sguardo verso un punto imprecisato.

“Guerriero Viola, se voi e i vostri amici cercate di porre rimedio alle vostre mancanze passate, rischiate di farlo invano.”

“Lo sappiamo”, sibilò Mai. Lacrime furioso iniziarono a pungerla dietro alle palpebre.

L’entità tornò a voltarsi, lentamente, e incrociò lo sguardo della ragazza. Lei sussultò ma non riuscì a distogliere gli occhi. Qualcosa brillò nel fondo di quelle iridi di cristallo e il mondo attorno a loro cambiò. Lo sfondo multicolore scomparì in un lampo, sostituito da nubi plumbee illuminate da un chiarore iridescente.

Una landa ghiacciata si stendeva a perdita d’occhio, a metri di distanza sotto di lei. Mai gridò istintivamente e allargò le braccia nel tentativo di afferrarsi a qualcosa.

“Non dovete temere. È solo un’illusione.”

La ragazza tornò a spalancare gli occhi che non si era resa conto di aver serrato con forza. Si forzò di non cedere all’istinto che le diceva che sarebbe caduta. E furono i rumori, prima che la vista, a farle capire esattamente dove fosse. Il rumore del vento gelido che spazzava le nubi, il rumore del ghiaccio, il rumore ovattato di una dozzina di astronavi.

Arretrò e sgranò gli occhi, scuotendo la testa nell’inutile speranza ciò fosse sufficiente a portarla via da lì.

Ma poco oltre a lei, nella sua inquietante maestosità c’era la rampa di lancio, il campo di battaglia luminoso circondato da anelli di energia.

“Che cosa significa?”, esalò con voce tremante. Il sangue le aveva lasciato il viso.

L’entità non rispose e si mosse, volando verso la sfera di luce. Mai provò a non seguirlo ma qualcosa la spinse avanti, la obbligò a stargli dietro, a dirigersi verso il campo di battaglia. Vicini, la luce fu troppo forte e si portò le mani davanti agli occhi. Quando le allontanò, erano ormai dentro.

Il terreno mostrava i segni della battaglia conclusa, le fiamme e il fumo riempivano l’aria rendendola nera e rovente. La Guerriera Viola alzò lo sguardo e intravide Barone, lontano, oltre la spianata brulla. Deglutì prima di guardare sotto di lei. Lì, in piedi, in attesa, c’era Dan.

Sentì nella sua testa il ritmato battito di un cuore. Accelerato, forte. Poi un sussulto e i battiti che si calmavano. Corrugò la fronte e fissò l’entità. Ma lui la ignorava, limitandosi a scrutare il Guerriero Rosso. E Mai, con orrore, capì.

“Non esiste un pulsante. Sono io un essere pulsante.”

Voleva andarsene, ma non riusciva a muoversi, come nel suo incubo.

Come abbiamo fatto a non rendercene conto?

La ragazza si portò le mani davanti alla bocca, lacrime che non riuscivano più a essere trattenute le rigavano le guance. La voce di Dan, i suoi pensieri, rimbombavano nella sua testa e lei non poteva fermarli. Che cosa voleva ottenere quella creatura portandola là?

“Non si parlava di un oggetto. Ma del cuore che pulsa.” L’energia che cercavamo. Il battito di un cuore. Il mio cuore.

La figura di Dan, già confusa dal fumo e dalle lacrime, divenne ancora più sfocata: il vortice luminoso lo circondò. E Mai non voleva sentire. Strizzò gli occhi e portò le mani sulle orecchie, fallendo a trattenere un singhiozzo.

Non voglio morire.

E un altro singhiozzo scappò dalle sue labbra. Mai non capiva, non capiva perché doveva essere sottoposta ancora a quella tortura.

Avrà provato questo Yuuki? Si prova questo se si muore?

“Basta, ti prego,” urlò Mai con la voce rotta. Era scivolata in ginocchio, un terreno invisibile che la sosteneva. “Non voglio sentire! Non voglio!”

Non devo piangere. I miei amici mi guardano. Devo essere forte per loro.

La Guerriera Viola sentì la mano dell’entità sulla sua spalla e sussultò. “Non potete sottrarvi. Dovete ascoltare e capire. Capire che la vostra decisione parte da presupposti sbagliati.”

Sono al sicuro. Saranno al sicuro. Ci sono riuscito. Li ho protetti. Ho dato loro un futuro.

E nonostante tutto, quelle parole di Dan fecero spuntare un sorriso malinconico e carico di dolore sul volto di Mai. Erano la prova di quello che tutti loro avevano sempre saputo, che Dan non l’aveva fatto soltanto per salvare il mondo. Ma l’aveva fatto per salvare loro che, pur non chiedendoglielo a parole, glielo avevano fatto capire con le loro azioni. Non combattendo. Restando in disparte. Guardando a lui per trovare coraggio e forza di non arrendersi.

Forse non è così male. Ora capisco cosa diceva il Re del Mondo Altrove.

Mai corrugò la fronte, faticando a capire a che cosa alludesse. Per quanto ne sapevano, l’ultimo incontro che Dan avesse avuto con il Re era stato alla fine del duello, prima che lui si dissolvesse. Perché Dan non aveva mai detto nulla di un altro incontro? Si voltò verso l’entità, nella vana speranza che lui sapesse come potesse essere successo. Ma un nuovo pensiero di Dan fluì nella sua mente, mozzandole il fiato.

E io cercavo qualcosa per combattere. La felicità dei miei amici.

La ragazza tornò a voltarsi di scatto verso la figura di Dan avvolta da luce e fumo. Portò una mano alle labbra e si rese conto che tremava. Nuove lacrime tornarono a rigarle le guance.

Sono pronto. Non ho paura.

Lo avevano lasciato solo. Mai riprese a singhiozzare, incapace di fermare le lacrime, incapace di calmarsi.

Lo faccio per voi.

La Guerriera Viola faticava a respirare, grossi respiri mozzati dai singhiozzi, sempre più isterici.

Vorrei solo dirvi addio.

E si coprì del tutto il viso, un dolore lancinante che le stritolava lo stomaco e le serrava la gola. Era peggio di un incubo. Era peggio di allora. Perché, sentire i pensieri di una persona rassegnata al sacrificio, era una tortura che mai avrebbe pensato di dover affrontare.

Mi avete dato la forza di combattere. Vi voglio bene.

Dan scomparì in un lampo di luce, la piattaforma brillò attivandosi, ma il mondo attorno alla Guerriera Viola e all’entità era già cambiato. Tutto era tornato uguale a prima, il mondo multicolore e surreale e il cristallo di Dan a pochi passi da loro. La ragazza era ancora inginocchiata, la testa bassa coperta dalle mani e il corpo squassato dai singhiozzi.

L’anziano la scrutava in piedi, emozioni e pensieri indecifrabili dietro alle iridi di cristallo. Mosse una mano e le formazioni cristalline fuoriuscite dal terreno si dissolsero.

“Vi ho mostrato la verità”, iniziò con voce severa mentre il pianto di Mai si esauriva. “Sta a voi accettarla. Dan Bashin scelse liberamente. Non datevi colpe che non possedete.”

La Maestra della Luce si alzò lentamente, quasi oscillando, ma per ogni centimetro che si sollevava sembrava riacquistare stabilità. Alla fine, si ritrovò in piedi e rimase immobile, le braccia ciondolanti ai lati del corpo.

“Tornate a Gran RoRo, giovane guerriera. Lasciatevi questo mondo alle spalle. Certe cose non sono destinate a essere cambiate.”

Mai rimase con la testa bassa, i ciuffi di capelli che le oscuravano il volto. Per lunghi istanti, tutto sembrò farsi immobile finché l’entità chinò il capo e iniziò a voltarsi, compiendo i primi passi che lo allontanavano da lei. Fu in quel momento che la voce di Mai si alzò in un sussurro.

“Cinque anni fa, ho vissuto i mesi più brutti della mia vita. Non sapevo più chi ero, che cosa volevo, su chi potevo contare.”

L’entità si fermò e tornò a fissare la Maestra della Luce. Lei non sollevò lo sguardo.

“Ho stretto i denti e lentamente sono rinata. Poi, sono andata nel futuro. E quando sono tornata, ho creduto a lungo che non mi sarei più rialzata veramente.”

Mai alzò di scatto la testa, gli occhi lucidi ma asciutti a lanciare uno sguardo di sfida.

“Ma l’ho fatto. Credevo sarei stata spezzata, ma non è successo.”

Sollevò il braccio e gli puntò un dito contro. “E se non sono stata spezzata allora, non sarete voi a farlo!”

Le ultime parole uscirono quasi in un grido, di rabbia, di battaglia, di determinazione. Abbassò il braccio e avanzò di un passo, infinite fluttuazioni che si propagavano nel terreno.

“Sono qui per riportare indietro Dan e non c’è niente che voi possiate fare, o dire, per farmi cambiare idea.”

Le increspature raggiunsero l’entità e si infransero, proseguendo oltre e lasciando immutato il terreno ai suoi piedi. Mai incrociò i suoi occhi di cristallo, senza alcuna intenzione di abbassare lo sguardo. L’entità chiuse gli occhi e sospirò.

“Così sia.”

L’anziano aprì la mano davanti a sé e su di essa si condensò in un lampo di luce un mazzo di carte.

“Affrontatemi in duello. Sconfiggetemi e potete portare via il Guerriero Rosso Dan Bashin. Perdete-”

“Se perderò, accetterò le conseguenze”, dichiarò Mai alzando il mento e scacciando via dalla mente ogni dubbio. Questa volta non avrebbe fallito.

E l’entità divenne pura luce iridescente, una sagoma multicolore che si fuse e scomparve nel nulla. Il vibrante silenzio fu l’unica cosa che rimase attorno alla ragazza. Spostò lo sguardo sul cristallo rosso che racchiudeva Dan. Chiuse gli occhi e portò la mano sul deck appeso alla cintura. Inspirò e, come aveva fatto Dan, visualizzò i volti dei suoi amici e della sua famiglia per trovare la forza di combattere. Estrasse il mazzo di scatto e aprì gli occhi.

“Varco apriti, ENERGIA!”

===============================================================================================

L’ennesimo tonfo passò quasi inosservato a coloro che, dentro alla Limoviole, avevano ben altro di cui preoccuparsi. Non sarebbe stato, dopotutto, né il primo né l’ultimo frammento di roccia che si staccava dai costoni e finiva sul ponte, il frastuono a unirsi al rombo dei motori e al clamore dei colpi da fuoco.

Fu il grattare d’unghia e il basso ringhio a far capire che c’era qualcosa che non andava.

Aileen, l’ultima rimasta ancora seduta sui divani oltre a Kenzo, completamente immerso nel computer, fu la prima a percepire la presenza di qualcosa sul retro. Si voltò di scattò e sgranò gli occhi, balzando dal divano.

“ZUNGURII!”

Il granroriano trasalì e allontanò lo sguardo dal radar, subito imitato dagli altri. Resosi conto di cosa avesse appena deciso di scroccare un passaggio, strinse i denti.

“Ma porca-”

Un branco di lupi del deserto, gli occhi iniettati di rosso, il pelo scuro che si trasformava in una nebbia densa che li circondava, le zanne che rilucevano nelle tenebre, si stagliava contro la porta esterna. Una mezza dozzina di alcuni degli abomini creatisi in quegli anni, un mistero ciò che aveva trasformato delle creature schive e solitarie in bestie feroci e senza pace, in perenne ricerca di qualcosa che brillasse di vita.

Kenzo, riscossosi alle grida di sgomento e terrore degli altri, sbiancò e, quando la prima di quelle creature balzò con gli artigli puntati verso di lui, non riuscì a proferire più di un flebile gemito.

“KENZO!”

Zungurii estrasse dal fianco una pistola, che gli altri non si erano accorti che lui avesse, e la puntò verso la bestia.

“Dovreste essere più a sud!”, accusò istericamente.

L’attimo di esitazione nel prendere la mira, a causa dell’oscurità, a causa della presenza del ragazzo, sarebbe stata fatale se non per il tempestivo intervento di M.A.I.A. Il robottino si lanciò come un fulmine in avanti, impattando contro il cranio della bestia con un sonoro crack. La creatura scivolò a terra con un mugolio, che servì solo a inferocire ulteriormente gli altri del branco.

Scoppiò il finimondo.

Il granroriano avanzò a falcate, saltò oltre il primo divano e abbrancò il Guerriero Verde per una spalla, lasciandogli appena il tempo di afferrare il portatile con un grido di terrore che riuscì a sgorgare dalla sua gola solo allora. Lo spinse verso il piano di comando e un secondo dopo piantò un calcio contro il fianco di uno dei lupi.

Aileen, che si era stretta poco prima a Magisa, riuscì appena in tempo a stendere le braccia per aiutare Kenzo a non perdere l’equilibrio. Quando due bestie si diressero verso di loro, Yuuki si parò davanti sguainando la spada. L’inaspettata arma le fece fermare e ringhiare in sfida.

Hideto, ancora sul piano rialzato, strinse le mani sul parapetto, fino a farsi diventare le nocche bianche. Avrebbe dovuto essere anche lui là sotto a dare una mano, ma Yuuki prima di lanciarsi giù gli aveva intimato di non muoversi da lì. E, per quanto odiasse dover rimanere impotente, sapeva perfettamente che nelle sue condizioni avrebbe solo intralciato.

Il Guerriero Bianco fendette l’aria con la lama e una folata gelida si abbatté contro le cinque creature ringhianti davanti a lui. Tre vennero sbalzate via e guairono, arretrando spaventate dallo strato ghiacciato che ricoprì la loro pelliccia. Insieme alla bestia rintronata da M.A.I.A., si diedero alla fuga verso il retro inseguiti dal robottino stesso. Rimasero solo tre, ma erano le più grosse e, rimessesi in piedi, digrignarono i denti e ignorarono il ghiaccio.

La prima scattò in avanti e Yuuki la colpì con il piatto della lama, rigettandola a terra. La seconda avanzò, frapponendosi tra il gruppo del ragazzo e il compagno caduto. Quest’ultimo scattò in piedi e si lanciò verso i due ai posti di comando, senza che Yuuki potesse fermarla. Anche Zungurii, intento a trovare la mira nell’oscurità, si accorse un secondo troppo tardi dello scatto.

Il Guerriero Blu la vide e sgranò gli occhi, staccandosi dal parapetto. Freneticamente tastò le tasche in cerca della cerbottana, ma sbatté con la gamba contro uno dei sedili e la fitta gli fece cedere i muscoli. Si abbrancò al sedile e incanalò tutto il proprio istinto di sopravvivenza in un calcio che colpì la bestia in pieno muso.

Il lupo scosse la testa e soffiò, digrignando i denti. Il Guerriero Blu impattò a terra e infilò di nuovo la mano in tasca, trovando finalmente la cerbottana. Non riuscì neanche a portarla alle labbra che la creatura scattò ancora, ma non verso di lui.

Prima che potesse emettere un suono di allarme, la bestia balzò su uno dei sedili e si avventò contro Serjou, affondando i denti nella sua spalla. Il granroriano lanciò un gridò strozzato, tagliato breve dalla creatura che lo strattonò via dal sedile e contro il pavimento.

L’astronave, senza più il controllo di Serjou, sbandò paurosamente finendo con la fiancata contro una parete rocciosa. Tutti si sbilanciarono finendo a terra e faville accompagnarono lo stridore del metallo contro la roccia. Hideto provò a rimettersi in piedi e a prendere mira, ma l’ennesimo urto lo fece finire contro i comandi e la cerbottana gli sfuggì dalle mani. Gemette e si ritrovò di nuovo a terra.

Zungurii arrivò un attimo dopo e sparò contro la creatura, che si accasciò a terra liberando la presa dalla spalla. Serjou portò l’altra mano sulla ferita con una smorfia. Con gli occhi lucidi, l’abitante del villaggio Gurii si fiondò sui comandi e fece virare l’astronave evitando il terzo, e forse definitivo, scontro contro la roccia. I minuti successivi furono confusi, mentre cercava di riprendere il controllo della sbandante astronave in quei cunicoli di roccia.

La Limoviole uscì dal canyon nel momento in cui Yuuki atterrò l’ultima creatura. Il Guerriero Bianco si voltò subito a controllare che gli altri stessero bene e incrociò per primo lo sguardo sconcertato di Aileen, le cui guance erano rigate da lacrime silenziose. Magisa, che stringeva tra le braccia entrambi i Guerriero Verde, annuì debolmente verso di lui, il sangue che ricominciava solo allora a circolare nuovamente nel volto esangue.

Accertato che stessero bene, il Guerriero Bianco superò la creatura caduta a terra e corse verso i sedili di comando. Raggiunse Serjou un attimo dopo che Hideto vi si era avvicinato gattonando. Insieme, aiutarono il granroriano ad appoggiarsi contro la parete. La luce che filtrava dalla vetrata era poca, ma i rivoli scuri che impregnavano la manica erano inconfondibili. I due Maestri della Luce si scambiarono appena uno sguardo e poi Yuuki tornò in piedi, sprintando nuovamente giù e proseguendo verso le scale che lo avrebbero portato al ponte inferiore.

Hideto, rimasto solo accanto a Serjou, gli posò una mano sull’altra spalla. Si accorse che tremava: inspirò ed espirò. La situazione stava velocemente scivolando dalle loro mani e lui non aveva la più piccola idea di cosa fare per impedirlo. La mano del granroriano afferrò il suo braccio. Il ragazzo si sforzò di riportare l’attenzione ai problemi più immediati e su cui, incrociando le dita, poteva riuscire a fare la differenza.

“Adesso ti rimetto in sesto. Yuuki sarà qui a momenti.”

“Dovreste preoccuparvi dei nostri inseguitori, Guerriero Blu”, replicò con voce tirata Serjou, la cui fronte era imperlata di sudore. Aveva la mascella contratta e il dolore, che doveva star provando, filtrava attraverso la maschera di controllo che cercava di mantenere.

“Sciocchezze. Siamo qui per aiutarci a vicenda e non è che abbia molto da fare, al momento.”

Il Guerriero Bianco tornò allora accanto a loro, posando al fianco di Hideto la cassetta del pronto soccorso. L’ennesima esplosione, più vicina delle precedenti, alzò una nube di polvere e sabbia poco davanti a loro.

“Non è servito a niente!”, sbraitò Zungurii spingendo bruscamente l’acceleratore, nel tentativo di aumentare la velocità dell’astronave. M.A.I.A. sorvolò la sua testa, piena di lucine rossi intermittenti e frenetiche.

“Inutile! I motori rischiano il surriscaldamento!”

Yuuki si rialzò e si voltò verso il retro, stringendo la mano a pugno. Nonostante l’attraversamento del canyon, sul radar erano ancora perfettamente visibili tre astronavi. Avevano avuto la perfetta chance di seminarli, ma quell’imprevisto li aveva rallentati, finendo solo per danneggiare ulteriormente la Limoviole.

Ora, rischiava solo di essere una questione di tempo prima di venir raggiunti e catturati. E, vedendo le prue delle astronavi che brillavano sotto la luna e le vetrate traboccanti di luce, il Guerriero Bianco non era più sicuro di quanto ne avessero ancora a disposizione.

===============================================================================================

Mai fece un passo sulla piattaforma metallica, lasciando vagare lo sguardo attorno a sé. Se non fosse stato per il cielo, non il solito rosato ma un miscuglio sempre in movimento di tutti i colori, il terreno di battaglia sarebbe stato indistinguibile dal solito. La terra brulla, le indefinite colline rocciose che si perdevano in lontananza, le provocarono un inatteso conforto.

Sfiorò con le mani i nuclei delle vite incastonati nell’armatura, inspirò e poi alzò lo sguardo con determinazione.

Oltre il terreno, sull’altra postazione, l’entità era immobile, lo sguardo puntato su di lei.

“Potete ancora rinunciare, Guerriero Viola.”

La ragazza scosse la testa, quasi ridendo. “Non lo farò e lo sapete.”

L’entità non rispose e allungò la mano. Quattro carte si sollevarono dal mazzo e si fermarono davanti al suo volto, fluttuando senza sostegno nell’aria.

“Vi concedo la prima mossa, allora.”

(TURNO 1)

Mai rimase immobile, le braccia lungo il corpo. Una tensione inaspettata le stringeva lo stomaco, il peso e la realtà di quel duello che spazzavano via gli anni passati, che la riportavano indietro all’ultimo duello affrontato in quel modo. E non era un pensiero incoraggiante.

Doveva andare in modo diverso. Allungò la mano e afferrò le prime quattro carte. “Fase Iniziale!”

La Guerriera Viola pescò la quinta carta di rito, infilandola tra le prime, e strinse tra le dita quella che avrebbe iniziato i giochi.

“Fase Principale. Evoco Balam, Guerriero delle Tenebre al livello 1!”

Mentre i nuclei necessari si spostavano negli scarti e sullo spirit, un lucente simbolo viola apparve sul terreno. Subito si dissolse, lasciando spazio a una creatura demoniaca rossa e nera, dai lunghi arti muscolosi e sottili. I massicci pugni erano avvolti dalle fiamme e due protuberanze allungate sbucavano dalle spalle.

E fu allora che Mai sentì nuove lacrime pungerle gli occhi, perché nonostante la paura e tutto quello che c’era in gioco, un’emozione da troppo tempo dimenticata le riempì il cuore rischiando di farlo esplodere. Era quello il suo posto, su quel terreno dove gli spirit apparivano al suo comando.

Poteva essere la sua fine, ma anche lo fosse stato, sarebbe uscita con il botto.

“Termino il mio turno.”

(TURNO 2)

L’entità si limitò a chinare il capo. “Fase iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione.”

Un nucleo si aggiunse alla sua riserva e la prima carta del mazzo volò a inserirsi tra le carte che si trovavano davanti al suo volto.

“Fase Principale, attivo il nexus Grande Albero della Vita di primo livello.”

La carta dichiarata raggiunse da sola il terreno. Dietro di lui si materializzò una maestosa chioma verde, con l’enorme tronco che si protese verso l’alto e le radici che si diramarono in tutte le direzioni. Attorno a esso ruotavano cerchi che brillavano di tenue luce verde, che sbucavano dalla chioma e salivano su fino alle radici.

“Termino il mio turno.”

(TURNO 3)

Mai eseguì uno dopo l’altro i passaggi di rito, aggiungendo il nucleo e prendendo la nuova carta, che sfiorò lentamente con il dito, il tutto mentre cercava di intuire quale potesse essere la strategia dell’avversario. Il volto, anche grazie a quegli occhi di cristallo privi di pupilla, era letteralmente indecifrabile. Ma se usava carte verdi, c’era un’elevata probabilità che puntasse all’accumulo di nuclei, per l’evocazione di uno spirit chiave potente, contando prima a metterla in difficoltà impegnando gli spirit o evocandoli nell’azione lampo.

Niente che non avesse affrontato in precedenza, anche grazie agli allenamenti con Kenzo.

“Fase Principale. Attivo il nexus Oscura Strada Demoniaca al livello 1.”

Dietro alla ragazza, apparvero dal nulla i muri e il selciato di una strada in rovina, la cui ombra lugubre si protese sul terreno. Nel muro, i cui bordi esterni sfumavano fino a confondersi con il cielo, si apriva un’altra stretta strada, illuminata da una minacciosa luce infuocata.

“Fase d’Attacco”, proseguì ruotando con determinazione la carta sul terreno, “vai Balam!”

La creatura allargò le braccia e ruggì, per poi piegarsi sulle ginocchia e farsi spingere in avanti ad altissima velocità da potenti fiamme blu che apparvero dalle protuberanze sulle spalle. Arrivato a metà del terreno, fece un balzò e si fermò con il ginocchio a terra. Ruggendo, formò un’enorme palla di fuoco davanti a sé e la spinse con i pugni verso la postazione dell’anziano.

“Rispondo con la vita.”

Le fiamme avvolsero in un istante la sfera viola che si creò attorno a lui, seguite da lampi azzurri che frantumarono il primo dei cristalli delle vite apparsi sulla sua tunica. L’entità, però, rimase immobile e impassibile anche allora.

Mai trattenne un moto di stizza e incrociò le braccia. “Termino il mio turno.”

Se il suo avversario credeva bastasse il silenzio a dargli un vantaggio, si sbagliava di grosso.

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICE:

Salve a tutti. E siamo arrivati a quattro, a metà dell’episodio: sono estremamente orgogliosa di me! XD

E i problemi dei Maestri della Luce sono aumentati. Sia fuori, sia dentro alla dimensione. In più, è iniziato il duello! (una delle cause del mio ritardo: spero che ne sarà valsa la pena)
Chissà come se la caveranno i nostri eroi…

Non mi dilungo molto e spero di sentire le vostre opinioni nelle recensioni. Un grande grazie a tutti i lettori e a chi ha recensito i precedenti capitoli. Spero che la storia continui a piacervi e a stupirvi!

Alla prossima settimana: stessa ora, stesso canale. ;)

A presto, HikariMoon

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5

(Turno 4)

“Fase di Acquisizione.”

La prima carte del mazzo si sollevò e raggiunse velocemente le altre. L’entità rimase immobile, lo sguardo fisso sul terreno e sulla Guerriera Viola.

“Fase Principale. Aggiungo un nucleo al nexus. Evoco quindi Elginius, Drago da Battaglia e Mccoy, Mastro Carpentiere. Entrambi al primo livello.”

Due carte si separarono da quelle della sua mano, raggiungendo il terreno mentre i nuclei si spostavano su di esse e nella riserva. Sul campo di battaglia, due gemme blu apparvero e si frantumarono una dopo l’altra. Dalla prima, si materializzò una creatura dalla forma di toro, la corazza verde, blu e dorata decorata da punte acuminate. Sulla sua testa facevano bella mostra due lunghe corna bianche ricurve. Elginius scalpitò e muggì. Dall’altra, atterrò sul terreno uno spirit bipede che aveva l’aspetto di una balena, la pelle bluastra e segnata da macchie rossastre. Sul muso, aveva incastonate delle gemme turchesi e indossava una divisa da lavoro blu, chiusa da una cintura bianca. Tra le zampe teneva diverse travi di legno e nella bocca brillavano alcuni chiodi.

“Quegli spirits sono blu”, esclamò Mai senza riuscire a trattenere la sorpresa.

“Quali carte credevate avrei usato?”

“Se ve lo dicessi, non sarebbe una mossa tatticamente furba. Non trovate?”, replicò la ragazza portando una mano sul fianco.

“Fase d’Attacco. Mccoy, Mastro Carpentiere attacca.”

Lo spirits gettò tutte le travi a terra tranne una. Iniziò a correre, sputando i lunghi chiodi sull’asse con tale forza che si conficcarono fino a sbucare con la punta acuminata dalla parte opposta. Poi, la afferrò tra entrambe le zampe e saltò.

Mai si afferrò con una mano sulla postazione. “Rispondo all’attacco con la vita.”

Mccoy brandì la trave come fosse una mazza chiodata e colpì con essa il guscio blu che si era formato attorno alla ragazza. La barriera esplose insieme alla prima vita sulla sua armatura. Mai strinse i denti e usò tutte le sue forze per non farsi sbilanciare. Si tornò a rizzare e sentì lo stesso scricchiolio udito quando aveva pensato di arrendersi. I peli sul suo collo si rizzarono. Abbassò lo sguardo e li vide: frammenti di cristallo viola si materializzarono attorno ai suoi piedi.

“Cos-”

Il cristallo si espanse, quasi fosse liquido, e circondò le sue gambe fino all’altezza del ginocchio. Un secondo dopo il cristallo si indurì, incastonandole in un involucro infrangibile. Il cuore della ragazza cominciò a battere nel petto, le mani a tremare senza che potesse evitarlo. Si voltò immediatamente verso l’entità.

“Che cosa avete fatto?”

“Niente che non fosse nei nostri accordi, Guerriero Viola”, replicò pacatamente, “ogni vita che perderete vi avvicinerà al vostro destino.”

“Verrò cristallizzata viva.”

“Non soffrirete, se è questo che temete. Attivo l’effetto di livello 1 e 2 di Mccoy, Mastro Carpentiere: quando attacca, posso aggiungere un numero di nuclei pari al suo livello su uno dei miei nexus. Grande Albero della Vita viene elevato al livello 2.”

Il nexus alle sue spalle venne avvolto per un istante da una luce verde. Mccoy, invece, si inginocchiò a terra, appoggiandosi stancamente a una trave.

“A voi la mossa.”

(Turno 5)

Mai non riusciva a staccare gli occhi dal cristallo che raggiungeva il ginocchio. Sentiva i piedi, riusciva ancora a muovere le dita, ma se avesse anche voluto muoverli di un centimetro non ci sarebbe riuscita. Un terrore gelido le partì dallo stomaco, fino a raggiungere le tempie dove il sangue ronzava prepotentemente.

Aveva sperato che gli effetti li avrebbe pagati solo alla fine. Si era sbagliata.

La ragazza chiuse gli occhi, inspirò e scosse la testa. Doveva restare lucida, non poteva farsi condizionare. Era tutto una tattica. Se pensava troppo al significato di quei riflessi violacei, si sarebbe deconcentrata.

“Fase Iniziale. Fase dei Nuclei. Fase di Acquisizione.”

Allungò la mano senza tremare e aggiunse la nuova carta alla mano.

“Fase Principale”, proseguì con tutta la determinazione che riuscì a racimolare e gettò sul terreno la carta appena pescata. “Evoco Demonosso al secondo livello.”

Il cristallo esplose e davanti a lei apparve una piccola creatura umanoide, le fattezze di uno scheletro, con tanto di testa che ciondolava e sbatacchiava sul collo d’osso, e con indosso una semplice corazza bruna.

“Uso quindi la magia Triste Mietitore!”

La Guerriera Viola ruotò la carta verso il campo di battaglia. Da essa fuoriuscì una densa nebbia viola che assunse le fattezze contorte e confuse di una creatura coperta da un lungo mantello. In mano aveva una pesante falce intarsiata di teschi e scheletri. L’entità attraversò il terreno di gioco fino a stazionare minacciosa un paio di metri sopra i due spirit avversari.

“Effetto della magia: posso distruggere uno spirit avversario impegnato con un solo nucleo. Scelgo quindi Mccoy!”

Non appena Mai pronunciò l’ultima parola, la creatura di nebbia emise un grido stridulo da far accapponare la pelle e alzò la falce che abbatté immediatamente sullo spirit affaticato. Mccoy si dissolse prima di poter rimettersi in piedi e con esso svanì la nebbia viola.

“Mossa molto furba, togliermi una fonte di nuclei”, commentò l’entità senza muovere un muscolo. “Peccato non sia sufficiente.”

Una delle sfere luminose che ruotavano attorno all’albero brillò più intensamente e fluttuò fino al terreno di gioco, dove condensò in un nucleo che si aggiunse alla riserva.

“Effetto del nexus al livello 2, ottengo un nucleo. Togliermi Mccoy, Mastro Carpentiere non ha avuto molto impatto, non trovate?”

“Riuscirò a toglierti anche il nexus”, replicò Mai con un ghigno determinato. Ogni secondo che passava, riusciva a essere più sicura. Non doveva farsi condizionare.

“Fase d’attacco. Vai Demonosso.”

“Rispondo all’attacco con la vita.”

Il demone scheletrico sussultò e strinse più forte la piccola spada e lo scudo che aveva nelle mani, poi iniziò a correre con la testa che traballava e uno schioccare d’ossa. Superò lo spirit avversario e si lanciò contro la barriera viola che proteggeva l’anziano, frantumandola a suon di fendenti.

L’entità incassò il colpo senza battere ciglio, mentre una nuova sfera luminosa planò sul suo terreno di gioco.

“E ora attivo l’effetto di primo livello.”

Mai strinse le labbra e serrò le dita sulle carte. Non aveva importanza, pensò cercando di mantenere la calma, poteva aggiungere quanti nuclei voleva ma ogni vita persa era un passo che la avvicinava alla vittoria.

“Termino il mio turno.”

(Turno 6)

Le fasi di preparazione furono ancora una volta compiute senza che l’entità si muovesse. Nuclei e carte raggiunsero da soli le posizioni a loro assegnate.

“Fase Principale. Evoco Gashabers, Bestia della Prigionia al livello 3.”

Mai sgranò gli occhi mentre il simbolo viola di infrangeva dall’altra parte del campo da gioco. Un quadrupede scheletrico con tre teste si materializzò sul terreno. Gli occhi della bestia brillavano di un’inquietate luce rossa e aguzze decorazioni d’osso rendevano il loro aspetto ancora più minaccioso. Gashabers ruggì, pronto alla battaglia.

“Tocca a voi.”

Usa tutti i sei colori, realizzò Mai. Non poteva esserne davvero certa, ma l’istinto non faceva che lanciarle segnali d’allarme. Prima verde, poi blu e riduzioni rosse, ora viola con riduzioni gialle. 

Era una strategia così inaspettata e, allo stesso tempo, così orrendamente familiare.

E non era un buon auspicio.

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La piana davanti a loro era quasi priva di formazioni rocciose e anche quelle poche che la costellavano non avrebbero potuto aiutarli a seminare gli inseguitori, neppure con il cielo rannuvolato. La Limoviole continuava a sfrecciare al massimo delle sue possibilità, ma ogni minuto che passava le prestazioni diminuivano. Non sarebbe mancato molto prima che fossero raggiunti. Da lunghi minuti, ormai, gli spari erano diminuiti, come se attendessero semplicemente che la Limoviole interrompesse la sua corsa. O forse anche loro erano stati attaccati da quelle creature. L’unica cosa che li aveva salvati dall’essere semplicemente ridotti a un rottame fumante, era la presenza a bordo di Aileen e Magisa.

Zungurii lanciò l’ennesima occhiata a radar, continuando a tambureggiare sul volante.

“Come faremo a tornare alla scala?”

La voce di Aileen risuonò debole nel teso silenzio che avvolgeva tutti, rotto solo dagli scambi sommessi tra Hideto, Magisa, Serjou e Kenzo, seduti sui divani. Nessuno rispose.

“Magisa, è proprio necessaria questa scala?”, sbottò infine Zungurii voltando appena la testa verso il retro.

“Che cos-”, la granroriana trasalì, per poi sorridere complice. “Vuoi che scappiamo in un altro regno.”

Kenzo, accanto a lei, non sembrò per nulla condividere il suo entusiasmo. “Ma andiamo, è una follia! Capirebbero subito le nostre intenzioni e ci fermerebbero.”

“Non è detto.”

“Hai già un piano”, affermò Yuuki accanto al granroriano.

“Forse”, concesse Zungurii per poi spostare di nuovo lo sguardo sul Guerriero Verde e l’androide che girava attorno ai divani. “Kenzo, M.A.I.A. pensate di riuscire a entrare nei loro sistemi anche a distanza?”

“Io non-”, esordì il ragazzo, per poi interrompersi e sistemarsi gli occhiali, “-cioè, forse. Mai. Mai sarebbe sicuramente più capace, ma qualcosa penso si possa fare.”

“Se speri si possa mandare k.o. i loro motori, rimarrai deluso.”

M.A.I.A. saettò attorno alla postazione di comando, tanto da obbligare Zungurii a tentare di allontanarla con una mano. “E sistemi minori? Come quelli dell’illuminazione?”

Magisa lo fissò scioccata, sbattendo le palpebre. “Vuoi spegnere le loro luci?”

“Voglio confonderli”, replicò il granroriano con un ghigno divertito, mentre M.A.I.A. tornava indispettita verso i divani. “La luna è coperta, fuori è quasi totalmente buio. Mi bastano solo pochi minuti.”

“Quello che sta suggerendo Zungurii, è usare l’astronave d’emergenza”, aggiunse Serjou con tono pacato, tono che strideva con il dolore che doveva provare per la ferita così recente.

“Quale astronave di emergenza?”, interruppe Yuuki.

“La Limoviole è dotata di una navicella in grado di replicarla esattamente. Impossibile notare la differenza, a meno di non venire attaccati.”

“Che è esattamente quello che vogliono fare!”, ricordò con tono petulante Kenzo.

“Vogliono avere il Nucleo Progenitore, altrimenti ci avrebbero già ridotto in rottami”, ribatté con una tale decisione Zungurii, da convincere completamente il Guerriero Bianco.

“Può funzionare.”

Il Guerriero Blu rivolse un’espressione spazientita verso di lui. “O andiamo, Yuuki, non sarai d’accordo? E chi dovrebbe offrirsi volontario?”

“Io”, rispose immediatamente Zungurii. “Solo l’unico che conosce questo regno a occhi chiusi. Nessuno di voi avrebbe alcuna speranza. Una volta lontani, so esattamente cosa fare.”

Magisa sospirò, sentendosi vagamente in colpa di non poterlo fermare. Zungurii aveva ragione, era lui ad avere le migliori probabilità di riuscita. “E i Maestri della Luce devo restare uniti.”

“Voi vi nascondete, mentre io con la nave di scorta continuo a farmi seguire”, riprese il granroriano. “Quando non ci vedrete più, non vi resterà che tornare indietro e fare il salto. Il Regno di Smeraldo è la vostra scommessa migliore: nella foresta avrete più possibilità di nascondervi.”

“Siete davvero convinti?”, ripeté Hideto senza troppo ardore. Non era necessariamente contrario al piano, che gli ricordavano alcuni degli stunt che aveva compiuto nel futuro, ma a differenza di allora c’erano molte più persone che rischiavano la vita.

Il Guerriero Bianco annuì senza esitazione. “Non abbiamo tempo per pensare ad altro. E il piano può funzionare se raggiungiamo le strutture rocciose laggiù prima che ci fermino.”

“E se il cielo non schiarisce”, borbottò il Guerriero Blu mettendosi in piedi. “Ti conviene farmi un veloce riassunto sui comandi, Zungurii. Non pensavo di dover tenere l’esame di guida così presto.”

Il granroriano sorrise e gli lasciò posto.

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(Turno 7)

“Fase di Acquisizione.”

Mai aggiunse con un gesto fluido la nuova carta alla mano, lo sguardo fisso sulle stesse. Se l’avversario usava una strategia simile a quella che stava temendo, doveva a tutti i costi agire prima. Non poteva assolutamente farsi trovare impreparata.

“Fase di Recupero.”

Nuclei e spirit tornarono in posizione. La Guerriera Viola inspirò e alzò gli occhi, lanciando uno sguardo all’entità che sembrava dire gettami contro il tuo meglio, ti sfido. Estrasse bruscamente una carta, sollevando il braccio teso al cielo.

“Trema terra, squarciati cielo! Evoco Siegwurm, Possente Dragone Imperatore del Tuono!”

La carta brillò di luce rossa e dal cielo si scagliarono a terra una sequela di potenti fulmini. Alle sue spalle, emerse l’enorme drago dalla pelle rossa, gli artigli che spaccavano le pietre e il fiato caldo che si condensava attorno alla sua bocca. Ruggì, spiegando le ali, e Mai dovette chiudere gli occhi, un brivido che le percorse tutto il corpo. Era reale. Finalmente reale, dopo tutti quegli anni.

Siegwurm ruggì ancora, l’aria che tremava per il suo fiato bollente, e spiccò il volo atterrando accanto all’altro spirit sulle due zampe posteriori.

“Credete che usare gli spirit del Guerriero Rosso vi aiuterà a vincere?”

“Fase d’Attacco. Vai Balam!”

Come in precedenza, la creatura infernale si spinse in avanti per poi lanciare una possente palla di fuoco contro l’avversario.

“Rispondo con la vita”, ripeté con uguale calma l’anziano, lasciando che la vita si infrangesse e che un nuovo nucleo si aggiungesse grazie al nexus. “Ogni vostro attacco mi fornisce un vantaggio in più. Perché continuate?”

“Vedremo se sarete della stessa opinione, quando il vostro nexus non servirà più”, ribatté Mai con durezza, decisa a mostrarsi più sicura di quello che si sentisse davvero. “Termino il mio turno.”

(Turno 8)

L’entità, senza far trasparire alcuna emozione dai tratti del volto o dagli occhi di cristallo, eseguì una dopo l’altra le fasi preliminari, senza esitazione.

“Ve lo concedo, state dimostrando la determinazione che avete decantato a parole”, riconobbe infine mentre i nuclei tornavano nella riserva. “Solo, riuscirete a farlo fino alla fine?”

Mai non replicò, limitandosi a stringere con più forza la mano sul parapetto del terreno di gioco.

“Fase principale. Chiamo a me il protettore del legame tra i mondi, che regge la forza del firmamento: evoco Gai-Asura, Supremo Drago della Terra al livello 1.”

Una delle carte nella mano si illuminò di fiamme infuocate. Un intenso raggio di luce partì verso l’alto, scomparendo nel cielo. Attorno a esso si estese lo spazio siderale e apparvero il pianeta Terra, attorno a cui ruotava la Luna, e più lontano il Sole. I tre corpi celesti ruotarono fino a trovarsi allineati. Un bagliore più intenso sovrastò ogni cosa e in esso cominciò ad apparire una sagoma scura, avvolta da nastri di fiamma e di acqua. Come una meteora volò verso il terreno, arrivandoci con un’esplosione di fiamme e vapore. Quando si diradarono, lasciarono lo spirit in tutta la sua maestosità.

Era una creatura dal corpo umanoide e una lunga coda disseminata da spine nere. Sulle spalle e sui fianchi aveva un’intricata armatura, da un lato bianca e dall’altro nera. Il volto era mascherato da una corazza a quattro punte, anch’essa divisa in due nella colorazione. Un paio d’ali possenti, una nera come la pece e l’altra bianca e rossa, partivano dalla sua schiena. La creatura emise un ruggito stridente così intenso da far tremare l’aria.

Mai era sbiancata, gli occhi sgranati, la bocca semichiusa coperta a mala pena da una mano tremante. Se non fosse stato per il cristallo che le bloccava i piedi, era sicura che si sarebbe ritrovata a terra.

Gai-Asura, lo spirit del Re del Mondo Altrove. Lo spirit contro cui era emerso vincitore solo Dan. E lei non era stata in grado di sconfiggere neppure lui.

“Come?”, sussurrò incapace di distogliere lo sguardo da quella creatura mostruosa.

“Sapevo che l’avreste riconosciuto. Colui che aveva corrotto il Nucleo Progenitore, ne aveva creato una forma deviata. Questa è la sua vera forma.”

La Guerriera Viola capì in quell’istante che la scelta di quello spirit non era stata casuale. Le parole tramandate da Amar erano vere: senza pietà quel mondo ti metteva davanti i tuoi tormenti, i tuoi sensi di colpa, le tue paure. La ragazza strinse la mano sul parapetto, con tutta la forza che aveva, fino a farsi diventare bianche le nocche e lasciare i segni delle unghie sul palmo. Prima quanto era successo a Dan, ora Gai-Asura: colpi, dopo colpi per cercare di distruggerla, non nel fisico ma nella mente.

“Fase d’Attacco. Gai-Asura, Supremo Drago della Terra mostra la tua potenza.”

La creatura ruggì e si lanciò in avanti, fulminea e devastante sul suo cammino. Mai rimase congelata a fissarla avanzare. Fu il grido dei suoi spirit a ridestarla, lasciandole appena il tempo di trovare la voce.

“Rispondo con la vita.”

Gai-Asura si fermò davanti a lei, enorme e terribile con occhi gialli di fiamme che la fissavano. Allargò le braccia e sulle sue mani si formarono due sfere, una di fuoco e l’altra d’acqua. Ruggendo, creò due potenti raggi che si intrecciarono e colpirono la barriera che la circondava con forza impressionante. La vita sull’armatura di Mai esplose con violenza inaudita, togliendole il respiro e facendola incurvare in avanti e tossire. Il cristallo attorno alle sue gambe si estese, incastonandola fino a i fianchi. Mai boccheggiò, posandosi con entrambi mani e braccia sul terreno di gioco.

“Termino il mio turno.”

(Turno 9)

Mai rimase per lunghi istanti a fissare le proprie carte, respirare era ancora un’impresa colossale. Era il suo turno, ma che speranze poteva avere? Contro uno spirit che probabilmente aveva più punti battaglia di qualunque sua carta, in grado di recuperare ancora e ancora in ogni turno.

Fu allora che Mai se ne rese conto. Gai-Asura non era stato disimpegnato. Si rialzò di scatto: era strategia o Ultra Risveglio non era disponibile fin dal primo livello?

“Fase Iniziale.”

Non poteva arrendersi.

“Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di Recupero.”

La Guerriera Viola prestò appena attenzione a quelle fasi, già estratta la carta con cui aveva deciso di cominciare quel turno.

“Fase Principale. Utilizzo la carta magia Pesca della Rinascita, che mi permette di aggiungere altre due carte alla mia mano.”

Con un gesto rapido, acquisì le due e non riuscì a trattenere un piccolo sorriso.

“Fase Principale. Evoco Drago della Pioggia di livello 1.”

Il simbolo rosso si dissolse lasciando il posto alla creatura sinuosa, gli arti dotati di taglienti artigli e le squame colore del cielo.

“Elevo quindi Siegwurm al livello 3.”

Il drago ruggì, infuso dall’energia apportata dai nuovi nuclei.

“Fase d’Attacco. Siegwurm Impatto Devastante!”

“Blocco con Elginius, Drago da Battaglia.”

Mai tese il braccio, un’altra carta tesa tra le dita. “Azione Lampo! Uso la carta magia Martello Demolitore!”

La carta si illuminò e da essa si materializzò un enorme martello indaco e argento, percorso da intricate intarsiature rosse.

“Scelgo il colore verde: tutti i nexus di tale colore vengono distrutti.”

“Azione Lampo: utilizzo la carta magia Specchio Magico usando nuclei da Gashabers, Bestia della Prigionia e scelgo il colore viola.”

Un lampo di luce si propagò dalla carta magia, creando un disco dorato con decorazioni a spirale che si estese sul suo terreno. Mai imprecò tra i denti e strinse con più forza le dita: ovviamente usava magie gialle. Il nexus non le era stato particolarmente utile, ma era pur sempre un ottimo deterrente combinato con Attacco Tenebra.

Il martello fu avvolto da fiamme e si sollevò alto nel cielo, per poi impattare con enorme violenza contro la superficie lucida dello specchio. Dopo un sussulto, proseguì contro l’immenso albero alle spalle dell’entità. Il nexus si dissolse, generando un’onda di polvere che si propagò verso il campo e investendo l’entità che rimase impassibile nella polvere di detriti.

Lo specchio divenne sempre più luminoso, accumulando l’energia del colpo iniziale e del nexus distrutto. Un raggio dorato saettò attraversò il terreno e superò Mai che non si voltò neppure a guardare l’inevitabile. Il nexus alle sue spalle svanì e la carta sul terreno scomparve negli scarti.

Fu allora che Siegwurm spiccò il volo lanciandosi contro la preda. Elginius muggì con ferocia e partì al contrattacco, le corna puntate contro l’avversario. Il dragone schivò con facilità l’assalto per poi afferrarlo per le corna stesse e lanciare la creatura a dissolversi contro i bordi del terreno di gioco.

“Grazie alla distruzione del nexus, pesco una carta.”

Specchio Magico mi permette di fare lo stesso.”

Mai passò in rapida rassegna le carte che aveva in mano e quanto schierato dall’entità. Sospirò. “Termino il mio turno.”

Quel turno non era andato bene come aveva sperato. A fatica, riuscì a mascherare la propria apprensione: l’entità le aveva dimostrato che ogni sua mossa riusciva a essere più pericolosa di quanto si aspettasse, controbilanciando ogni vantaggio che lei potesse avere. E Gai-Asura era ancora lì, inquietante e terrificante, a ricordarle di non avere turni infiniti per provare ad avere la meglio.

(Turno 10)

“Fase Iniziale.”

L’anziano superò velocemente tutte le fasi preliminari. Gai-Asura ruggì quando recuperò le energie.

“Per effetto di Gashabers, Bestia della Prigionia pesco un’ulteriore carta avendo sul terreno Gai-Asura, Supremo Drago della Terra con 8000 punti battaglia.”

La carta si aggiunse alla sua mano in un battito di ciglia.

“Fase Principale. Evoco Gale-Fokker, Bestia Volante di Ferro al livello 2. Elevo Gashabers, Bestia della Prigionia al secondo livello e Gai-Asura, Supremo Drago della Terra al secondo.”

Il simbolo bianco apparve e si dissolse. Da esso balzò sul terreno uno spirit dall’aspetto di volpe, la pelliccia un guscio metallico giallo-oro e bianco, che ululò alzando il muso verso l’alto. Gli altri due spirits vennero avvolti da un’aura luminosa che li rinvigorì aumentando la loro potenza.

Ora arriva, pensò Mai preparandosi a ricevere gli attacchi di Gai-Asura.

“Termino il mio turno.”

La ragazza trasalì: a quale gioco stava giocando?

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SPAZIO AUTRICE:

Salve a tutti. E anche il capitolo 5 è finito. Comincio a essere un po’ in ansia, ma spero di riuscire a stare al passo anche dopo che questo capitolo sarà concluso. Farò del mio meglio.

Venendo al capitolo, vi aspettavate che l’avversario di Mai usasse uno dei Gai-Asura? E che ne pensate del piano di Zungurii? Come se la caveranno i nostri eroi?

Spero davvero che il duello vi stia piacendo perché è stato davvero una brutta gatta da pelare. XD

Beh, a questo punto non mi rimane altro che ringraziare tutti quelli che hanno letto, recensito e/o stanno seguendo/messo nei preferiti questa storia. E se vi va di farmi sapere che ne pensate, lasciatemi una recensioncina.

Grazie ancora e alla prossima settimana.

HikariMoon

P.S. l’altra volta me ne sono dimenticata, ma i pensieri di Dan che Mai sente nello scorso episodio sono ispirati al capitolo 2 di BS Moments (giusto per voler fare i precisini). Se magari vi sono suonati famigliari, questo è il perché.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6

Il flebile gemito di dolore di Aileen attirò subito l’attenzione di Magisa, Serjou e Kenzo, i più vicini alla granroriana.

“Che succede?”, chiese la Maga affiancandola immediatamente.

Anche gli altri presenti, preoccupati dal tono allarmato, prestarono nuova attenzione al gruppetto seduto ai divani.

“Fitte”, esalò la Guerriera Verde, strizzando gli occhi e tenendosi la testa tra le mani. Strinse i denti all’ennesimo spasmo di dolore che le attraversò il corpo.

Lo sguardo di Magisa si incupì e le sue labbra si strinsero in una riga. “Mai sta affrontando un duello, non c’è altra spiegazione.”

“Che spirit stanno usando? Non sono mai state così forti!”

“Potrebbe dipendere da dove si trovano, Maga Magisa?”, propose Serjou.

“Sicuramente, è il luogo più strettamente connesso al Nucleo di tutta Gran RoRo”, replicò la donna, stringendole una mano sulla spalla per tentare di confortarla.

“O stanno usando spirit maledettamente potenti”, aggiunse Hideto con tono lugubre.

Kenzo deglutì, gli occhi che tornarono sul frenetico susseguirsi delle righe di programma e le gocce di sudore sulla fronte che rischiavano di fargli scivolare gli occhiali. Tutti stavano contando su di lui, anche se non era certo lui la scelta ideale per quel compito. Mai sarebbe già riuscita a entrare nei loro sistemi, o anche M.A.I.A. Ma la Guerriera Viola era alle prese con chissà cosa nel tentativo di salvare Dan, in una dimensione da cui non sapevano neppure se sarebbe riuscita a fuggire, e M.A.I.A. era stata costretta a lasciarlo solo per provare a rattoppare almeno un po’ i loro sistemi.

Schiacciando i tasti, cercando di trovare un’apertura nella rete di protezione dei sistemi delle astronavi vicine, il Guerriero Verde riusciva a non pensare allo sguardo di tutti puntato su di lui.

Ma se era una cosa che rimaneva fissa nella sua mente, anche mentre si improvvisava hacker, era che non li avrebbe delusi tutti un’altra volta. Non avrebbe fatto stupidi errori.

Istante dopo istante, vedeva il loro firewall cedere, di quel poco che gli sarebbe bastato per entrare. Mai sarebbe stata più brava, ma lui aveva pur sempre passato lunghi pomeriggi con lei a esplorare ciò che c’era oltre al loro normale programma di studi.

Un’ultima riga sfilò sullo schermo, poi il segnale: era entrato. Inspirò e fermò il dito un attimo prima di disattivare l’illuminazione dei nemici. Alzò lo sguardo e incrociò quello degli altri, escluso solo quello di Hideto.

“Quando volete.”

Zungurii annuì e scese dalla pedana dei comandi, scambiando un veloce e secco cenno con Yuuki. Arrivato a fianco del divano, si fermò un istante, facendo vagare lo sguardo sui suoi amici. Un lampo di insicurezza attraversò il suo sguardo, ma lui lo cacciò subito con un sorriso.

“Buona fortuna, ragazzi. E dite a Dan che aspetto ancora il suo duello.”

Non aspettò che rispondessero e proseguì in gran carriera verso la scaletta. Zungurii si fermò, già con la mano sul parapetto della rampa di scale, pronto a lanciarsi giù da essa. Si voltò ancora verso gli altri, che lo stavano seguendo con lo sguardo, sorrise e alzò il pollice verso l'alto.
Poi scomparve al ponte inferiore, a recuperare i suoi pochi effetti personali e a salire a borda della navicella di salvataggio.

Hideto aveva già la mano sul pulsante di attivazione dell’astronave d’emergenza. Lo sguardo, però, era fissò sui costoni di roccia che si stavano avvicinando sempre più, appena visibili nell’oscurità della notte. Era la loro ultima chance.

Aileen raggiunse in quel momento il sedile rimasto libero accanto al Guerriero Blu, che aveva altro di cui occuparsi che chiederle se non fosse meglio che rimanesse dietro: dato che, apparentemente, neppure Magisa era riuscita a trattenerla.

Kenzo e Magisa finirono di agganciarsi le cinture in quell’istante, avendo giù aiutato Serjou a farlo. Il Guerriero Verde attese il segnale di Yuuki e disattivò i sistemi nemici. L’oscurità avvolse improvvisamente le astronavi, che divennero quasi invisibili e sbandarono leggermente, probabilmente colti alla sprovvista. Ma non arrestarono la fuga. Non che se lo fossero aspettati.

Hideto inspirò e premette il pulsante. La spia di espulsione lampeggiò gialla, poi verde. Quasi senza respirare, sterzò il volante verso destra. La Limoviole sussultò violentemente, un vibrare di metallo che per un attimo fece credere a tutti che sarebbero stati scoperti. Non appena il Guerriero Blu si convinse di aver spinto sufficientemente all’interno dell’anfratto l’astronave, spense precipitosamente i motori. Dopo un ultimo trasalimento, tacquero.

Tutti si voltarono verso il retro, trattenendo il respiro. Il profilo scuro della finta Limoviole attraversò il riquadro di cielo visibile, scomparendo subito dopo. Pochissimi istanti dopo, che pur parvero infiniti, sfrecciarono i profili scuri degli inseguitori, accompagnati dal rombo dei loro motori. Le prime luci si stavano già riaccendendo.

Una.

Due.

Il terrore si insinuò negli stomaci degli occupanti della Limoviole. Hideto avvicinò inconsciamente la mano alla chiave di accensione, anche se la loro fuga non avrebbe avuto alcuna possibilità di riuscire.

Tre.

Non era stati visti. I battiti del cuore accelerarono finché i rumori delle astronavi furono sempre più lontani. Aileen si sporse insieme a Hideto sul radar, dove tre punti rossi seguivano un puntino verde. Quando scomparvero anche dallo schermo, attesero ancora nel tentativo di mettere più distanza possibile tra di loro.

M.A.I.A. riemerse dal ponte inferiore, volando dritta verso la postazione di comando e lì iniziò a fluttuare sopra la testa del Guerriero Blu. Aveva iniziato a emettere alcuni fiochi trilli: la scomparsa dei radar dei nemici sembrava averla messa di buon’umore.

“Ho fatto il possibile. Dovremmo riuscire ad andare nell’altro regno senza esplodere!”

Hideto si trattenne da roteare gli occhi e preferì girare la chiave di accensione, riattivando la Limoviole. Il sordo e monotono rumore dei suoi motori riempì nuovamente il silenzio. Abbassò la leva dell’accelerazione e, tenendo spente le luci per precauzione, fece uscire l’astronave dall’anfratto in cui si erano nascosti.

Impostando la più elevata velocità che si potevano permettere, senza che questo compromettesse i motori, il Guerriero Blu riportò l’astronave sulla rotta appena percorsa. Più vicini fossero stati alla scala, più semplice sarebbe stato fare il salto.

“Nave nemica in avvicinamento!”

La comunicazione di M.A.I.A., accompagnata da una sequela di spie rosse che si attivarono sui suoi schermi, fece gelare il sangue nelle vene di tutti gli occupanti. Nella foga di attuare il loro piano, di sfruttare lo spiraglio lasciato loro da Zungurii, avevano fatto un imperdonabile errore: avevano dimenticato la quarta astronave, quella rimasta indietro dopo il canyon. Astronave che, evidentemente, non aveva rinunciato all’inseguimento, ora un puntino luminoso sempre più vicino sullo schermo verde.

Avrebbero dovuto riavvicinarsi alla scala e, una volta ben distanziati da Zungurii e i loro inseguitori, iniziare l’accelerazione che li avrebbe portati a raggiungere i valori necessari a saltare nel Regno di Smeraldo.

“Non possiamo aspettare.”

Yuuki parlò senza distogliere lo sguardo dalla vetrata frontale, la voce decisa che non lasciava trapelare quali emozioni si potessero agitare dentro di lui.

“Così rischiamo di surriscaldare completamente il sistema dei nuclei!”, obbiettò Kenzo dai divani, da dove teneva continuamente sotto controllo le statistiche dell’astronave.

“Se partiamo ora, abbiamo il sessanta percento di possibilità di raggiungere la velocità necessaria”, controbatté M.A.I.A. con tono petulante agganciandosi alla postazione di comando.

Hideto rimase a fissare il puntino luminoso, le dita che fremevano sulla superficie leggermente usurata del volante. Se c’era una cosa che aveva imparato da Gran RoRo e dal futuro, che era diventata quasi una seconda natura per lui, era che oltre l’ostacolo non si doveva gettare solo il cuore, ma fiondarvisi di peso. E non aveva nessuna intenzione di cominciare a fare diversamente.

“Siamo in ballo. Balliamo.”

Non finì neppure di parlare. Il Guerriero Blu aumentò la velocità, avvicinandola il più possibile a quella minima necessaria di cui gli avevano parlato Serjou e Zungurii. Se non la raggiungevano, non avrebbero avuto vie di scampo.

Il profilo scuro di un’astronave si stagliò all’orizzonte, uno scuro bagliore appena illuminato dai raggi lunari che filtravano tra le nubi. Il ragazzo sbirciò il contachilometri, maledicendo nella sua mente la lentezza con cui saliva. Portò la mano sul pulsante del propulsare per il salto intramondo, i polpastrelli sudati che appena sfioravano la superficie liscia.

“Hideto!”

Il Maestro della Luce ignorò il richiamo allarmato di Aileen. I primi spari riempirono l’aria, alzando polvere davanti a loro.

“Ora!”

Premette il pulsante, fidandosi, anche se dubitava che avessero molto più della velocità minima, e riportò la mano sul volante in un battito di ciglia. Schiacciò l’acceleratore con tutta la forza che aveva nella gamba. I bordi del mondo che li circondava cominciarono a confondersi, mischiandosi in sprazzi multicolore, e un varco luminoso si aprì davanti a loro.

Tutti nella Limoviole strinsero i denti, artigliando la prima superficie a portata di mano delle loro dita. Un’esplosione vicinissima fece rollare l’astronave, che però proseguì dritta verso il portale.

Il Regno di Rubino scomparve in un lampo accecante.

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(TURNO 11)

Quanti livelli avevo quello spirit? Era la domanda che più premeva a Mai in quegli istanti, quella che poteva fare la differenza tra la speranza e una totale disfatta. Non voleva neppure pensare a cosa mai avrebbe potuto fare se anche quel Gai-Asura fosse stato in grado di raggiungere il livello 4. Perché non si fosse fatta ancora vivo l’Ultra Risveglio era subito al secondo posto.

Odiava a morte quello spirit.

“Fase Iniziale.”

Nuclei spostati e spirit pronti a combattere, Mai aggiunse la nuova carta alla mano e il suo cuore perse un battito. Con il polpastrello, la sfiorò un istante più a lungo per poi spostare le dita su un’altra carta ed estrarla con gesto rapido.

“Fase Principale. Abbasso Siegwurm al livello 1 e utilizzo la carta magia Energia Big Bang!”

La carta posata sul terreno emise un impulso di energia rossa.

“Per questo turno, gli spirit del tipo Drago Astrale della mia mano avranno un costo pari alle mie vite, ovvero pari a tre.”

La ragazza lasciò che il ricordo dell’ultima volta che aveva evocato quello spirit, davvero evocato, le sfiorasse appena la mente, preferendo abbandonarsi completamente all’ardore del duello. Doveva restare ancorata al presente. Era l’unica cosa che importava.

Un vortice di fiamme avvolse il drago sul terreno e la carta che stringeva tra le dita brillò di luce rossa, come quando le aveva impedito di arrendersi.

“Transevoco Siegwurm ed evoco Siegwurm-Nova, Drago Supernova al livello 3!”

Il simbolo rosso emerse tra le fiamme e lasciò il posto a una sagoma bianca che assunse le forme di un dragone rannicchiato, le ali chiuse attorno al suo corpo. Sul suo dorso presero forma altre due ali luminose. Siegwurm-Nova spiegò le sue ali rosse e gli occhi verdi scintillarono. Fumo bollente spiraleggiava fuori dalle sue fauci e il terreno tremò quando la maestosa creatura si posò al suolo, ruggendo.

“Dato che Siegwurm è stato il mio tributo, l’effetto dell’evocazione di Siegwurm-Nova riporta le mie vite a cinque!”

I nuclei restanti sulla sua armatura iniziarono a brillare e una spirale di luce azzurra l’avvolse. La superficie del cristallo, che la stringeva fino alla vita, venne percorsa da crepe. Uno dopo l’altro i nuclei si riformarono nelle cavità in cui erano stati distrutti e il cristallo che la intrappolava si frantumò, disperdendosi nell’aria in polvere lucente.

“Fase d’Attacco. Vai, Siegwurm-Nova!”

Il drago rispose al suo comando, lanciandosi contro l’avversario con un ruggito che fece tremare l’aria attorno a lui.

“Per effetto di livello 3, vengono distrutti spirit avversari con un costo pari o inferiore a 10000 punti battaglia. Siegwurm-Nova spazza via Gale-Fokker!”

Lo spirit si fermò in aria, spiegando completamente le ali dalle quali cadde al suolo una pioggia di raggi infuocati. Lo spirit avversario si dissolse in un attimo.

“E ora, Impatto Devastante!”

Siegwurm-Nova riprese il suo volo, le possenti ali che sferzavano l’aria con immensa potenza, scintille di fiamme che avvolgevano le sue fauci. L’entità non distolse lo sguardo da esso, mentre con voce ferma rispondeva nell’unico modo possibile.

“Blocco con Gashabers, Bestia della Prigionia.”

Le due creature si scontrarono, fiamme e polvere le circondarono. Lo spirit demoniaco ruggì e sibilò, ma ben presto fu sopraffatto dalla superiorità del dragone che lo consumò in un vortice di fuoco.

“Uno spirit notevole, quello che avete ereditato”, commentò l’entità mentre Siegwurn-Nova si riposava stancamente sul terreno. “Quale ironia, che il destino ve lo abbia fatto pescare.”

“Non sono la sola a voler indietro Dan. Termino il mio turno.”

(TURNO 12)

“Fase Iniziale.”

Il terreno di gioco emise il solito bagliore d’attivazione. Nuclei e carte raggiunsero le loro posizioni al comando della voce dell’entità.

“Fase Principale. Evoco Izuna, Gemma Donnola al livello 3 e Mccoy, Mastro Carpentiere al livello 2.”

Il simbolo giallo e quello blu apparvero insieme accanto a Gai-Asura. Dal primo emerse la figura lesta di una creatura simile al mammifero di cui portava il nome, la pelliccia bianca sulla pancia e bruna sul dorso. Gli occhi erano cristalli rossi e al collo aveva una collana con appeso un topazio. Dall’altro, apparve uno spirit identico a quello evocato al quarto turno.

“E ora evoco il brave Shine-Blazer, Drago Lucente.”

La voce di Mai le morì in gola prima di poter urlare tutta la sequela di impropri, forniti dalla sua mente al solo sentire la parola brave. Non se lo sarebbe mai aspettato. Ma avrebbe potuto accettarlo, non fosse che era quel brave: perché tra tutti i brave che avrebbe potuto scegliere, era il brave di Dan quello che avrebbe usato, il brave di Sagitto-Apollodrago.

Quel mazzo era stato costruito apposta per essere usato contro di lei.

Per sfruttare tutti i suoi dubbi.

E faceva paura.

Al posto del simbolo rosso era apparsa una creatura draconica, completamente avvolta da una corazza bianca, oro e rossa. Il collo era lungo e due sorta d’ali, simili a sei lunghe lame, fluttuavano vicino alla sua schiena.

“Invoco la loro fusione, Shine-Blazer Drago Lucente con Gai-Asura, Supremo Drago della Terra: brave.”

I nuclei del brave ritornarono nella riserva, mentre un’aura rossa avvolse le carte e lo stesso spirit. Shine-Blazer spiccò il volo e le sue ali si staccarono da lui e volarono verso Gai-Asura, anche lui spintosi al cielo con un ruggito. Le ali bianche e nere dello spirit si dissolsero, sostituite da quelle del brave. La fusione avvolse il nuovo spirit in un bagliore rosso e oro, finché Gai-Asura tornò a posarsi al terreno, ruggendo con potenza ancora maggiore.

Aveva raggiunto più di 13000 punti battaglia, pensò Mai sbiancando in volto: era in grado di superare il massimo raggiungibile da Siegwurm-Nova. Era un’arma di distruzione.

“Sposto tutti i nuclei restanti su Izuna, Gemma Donnola e Mccoy, Mastro Carpentiere.”

Era il brave, comprese con sgomento la Guerriero Viola: era il brave ad attivare l’implacabile effetto di Gai-Asura. Mai guardò le carte che aveva in mano, consapevole di avere un’unica strada da percorrere. Se superava quel turno, poteva ancora avere una speranza.

“Fase d’Attacco. Vai, brave spirit.”

Gai-Asura ringhiò e si lanciò verso di lei. Mai afferrò una carta, rivelandola davanti a sé.

“Azione Lampo! Utilizzo la carta magia Ciclone Fiammeggiante. Prendo i nuclei necessari da Siegwurm-Nova e grazie al suo effetto distruggo Mccoy.”

La carta si illuminò di rosso e attorno lo spirit avversario si creò un cerchio di fiamme. Lo spirit blu cercò di affrontarle e di sfuggire, ma senza successo. Un istante dopo si era dissolto.

“Non vi sarà sufficiente. Uso l’abilità Ultra Risveglio di Gai-Asura, Supremo Drago della Terra: quando è in forma di brave spirit, posso spostare un nucleo su di esso. Sposto un nucleo da Izuna, Gemma Donnola, così recupera.”

Un’aura luminosa avvolse per un attimo il brave spirit che intanto aveva raggiunto la postazione di Mai. La ragazza alzò il volto, incrociano lo sguardo della bestia.

“Rispondo all’attacco con la vita!”

Gai-Asura creò nelle sue mani le due sfere di acqua e fiamme, questa volta attraversate da fasci di luce dorata, lanciando un getto di potenza immane contro il suo guscio. Il nucleo della vita di Mai esplose con una forza dieci volte più forte di prima, impedendole di trattenere un grido di dolore. Nello stesso istante, le sue gambe fino al ginocchio tornarono a essere intrappolate nel cristallo.

Gai-Asura, Supremo Drago della Terra sprigiona nuovamente la tua potenza.”

Il brave spirit non se lo fece ripetere, usando il terreno per spingersi verso il cielo, la luna coda serpentina che fendeva l’aria. Nelle sue mani si formarono la sfera d’acqua e quella di fiamme, illuminando il busto della creatura da spettrali riflessi rossi, blu e oro.

Mai inspirò ed estese nuovamente una carta di fronte a lei con mano tremante.

“Azione Lampo! Utilizzo ancora una volta la carta magia Ciclone Fiammeggiante!”

Le fiamme della magia avvolsero Izuna, che soffiò e colpì con inutili unghiate il fuoco che lo fece dissolvere. La carta si spostò negli scarti e i suoi nuclei nella riserva.

“Rispondo con la vita!”

La Guerriera Viola si afferrò con entrambe le mani al parapetto. Per l’ennesima volta, il potente attacco di Gai-Asura infranse come carta velina la barriera che circondava la sua postazione, distruggendo violentemente il nucleo della sua vita. Una fitta di dolore le attraversò tutto il busto, propagandosi dalle costole fino al collo. Le gambe le avrebbero ceduto, se non fosse che il cristallo risalì a intrappolarle fino ai fianchi. Se usciva viva da lì, si sarebbe ritrovata piena di lividi.

“Termino il mio turno.”

(TURNO 13)

Mai si concesse alcuni istanti per riprendere fiato, istanti che sfruttò anche per studiare la reazione dell’entità. Anche in quell’occasione, il suo volto era impassibile e, anche se il fallimento della serie di attacchi di Gai-Asura lo avessero disturbato, non ne mostrava alcun segno.

“Fase Iniziale.”

L’adrenalina faceva fremere il sangue nelle sue vene e battere il cuore all’impazzata.

“Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di Recupero.”

Mentre carte e nuclei si spostavano automaticamente nelle posizioni corrette, la ragazza aggiunse la carta pescata alla mano. Non avrebbe avuto modo di resistere a Gai-Asura nel prossimo turno. Se le carte che l’entità aveva in mano fossero state in grado di difenderlo, la sua battaglia sarebbe finita dopo quel turno. La sua vita sarebbe finita.

Se doveva essere il suo ultimo spettacolo, il suo canto del cigno, avrebbe fatto in modo di finire con il migliore degli show.

“Fase Principale. Elevo tutti i miei spirit al livello 3.”

Un’aura dorata avvolse Siegwurm-Nova, Drago della Pioggia e Balam caricandoli di nuova energia e potenziando i loro punti battaglia.

“Fase d’Attacco! Vai, Siegwurm-Nova!”

Il maestoso drago ruggì e si staccò dal terreno con una rapida inaudita. Le possenti ali gli permettevano di muoversi con enorme velocità, trascinando in lunghe spirali il fiato caldo che usciva dalle sue fauci.

“Azione Lampo. Utilizzo la carta magia Barriera Delta.”

La carta si illuminò di bianco spostandosi da sola a formare davanti all’entità tre cerchi luminosi, uniti da un raggio percorso da folgori di energia. Il triangolo aumentò di dimensioni fino a creare una barriera a protezione di tutta la sua postazione di gioco.

“Grazie al suo effetto, i vostri spirit di livello 4 o superiore non possono infliggere un danno superiore a una vita. Rispondo con la vita.”

Siegwurm-Nova si fermò davanti alla barriera, l’energia che si accumulava sempre di più nelle sue fauci. Ruggì e il getto di fiamme si infranse contro la superficie bianca con tale forza da farla tremare. Attraverso essa, però, riuscì a passare solo una parte di tale energia, distruggendo solo una delle due vite rimaste.

“Ovviamente dovevate avere anche quella magia”, commentò aspramente la Guerriera Viola. Poi, senza esitazione ruotò la sua seconda carta sul terreno. “Drago della Pioggia, attacca!”

“Azione Lampo. Utilizzo la carta magia Pozione della Salvezza che permette di spostare un nucleo dalla riserva alle mie vite. Rispondo all’attacco con la vita.”

Il dragone ceruleo superò l’intero terreno di gioco e scagliò una sequela di fulmini contro la barriera rossa formatasi attorno all’entità. L’attacco la mandò in frantumi e lasciò di nuovo un’ultima vita sulla sua armatura.

Mai spostò la mano sul suo ultimo spirit, fermandosi appena prima di sfiorarlo. E se ne rese conto. Il suo avversario non aveva più carte davanti a lui. Non aveva più difese.

Balam attacca!”, gridò Mai con la voce che tremò dall’emozione.

La sua voce si confuse con il ruggito dello spirit che venne spinto avanti dalle fiamme blu generate dalle sue spalle. Arrivato davanti a Gai-Asura, balzò in aria con i pugni che venivano ricoperti dal fuoco. Caricate le braccia, sferrò due poderosi pugni sulla barriera viola che avvolgeva l’entità.

Schegge viola si sparsero ovunque e un raggio frantumò l’ultima vita.

Un flash bianco avvolse l’entità per poi inglobare, nel suo bagliore, tutto il campo di battaglia.

 

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICE:

Salve a tutti. Per prima cosa, volevo avvisarvi che nella mia pagina autore ho inserito una sorta di calendario degli aggiornamenti, così potete vedere quando sono previsti e cose del genere. Lo utilizzerò anche nel caso ci sia qualche imprevisto che mi costringa a posticipare la pubblicazione di un capitolo. Mi sembra un buon modo di tenervi aggiornati senza rischiare di sparire senza potervi avvisare. Fatemi sapere cosa vi sembra di questa mia idea.

Tornando al capitolo, spero che vi sia piaciuto e che anche la conclusione del duello vi abbia soddisfatto. Per chi conosceva Gai-Asura, Supremo Drago della Terra non sarà stata una sorpresa, ma chi non lo conosceva si aspettava apparisse il brave? E secondo voi andrà tutto bene ai nostri eroi in viaggio per il Regno di Smeraldo? Voi vi eravate ricordati della quarta astronave?

Come le scorse volte, le carte pescate nei turni e i mazzi li pubblicherò alla fine dell'episodio.

Detto ciò, ringrazio tutti coloro che leggono e/o recensiscono e se vi va lasciatemi una recensione per dirmi che ve ne pare! Sono sempre curiosa di sapere che cosa vi è piaciuto di più!

Come è anche segnato nelle mie note autore, il prossimo capitolo non verrà pubblicato la prossima settimana, ma fra due perché tra il 7 e il 13 voglio dedicarmi alla fantomatica BS WEEK di cui vi parlavo. Sempre sulla pagina autore proverò tra stasera e domani a mettere dei prompt per la BS WEEK così a chi va di “partecipare” (in senso molto lato, nessuno è obbligato a farlo) può vedere se c’è qualcosa che lo ispira.

Con questo vi lascio, che altrimenti queste note diventano più lunghe del capitolo.

A presto, HikariMoon

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7

Mai si ritrovò fuori dal campo di battaglia, i piedi di nuovo posati sulla scura superficie multicolore, con il cuore che ancora martellava nel petto e il sangue che ronzava nelle tempie. Sbatté le palpebre più volte e si guardò attorno lentamente, facendo fatica a credere di esserci riuscita.

Incrociò lo sguardo degli occhi di cristallo dell’entità e si rese conto che era successo davvero.

Aveva sconfitto Gai-Asura. Aveva vinto.

E le sue labbra si piegarono istintivamente in un sorriso incerto. L’anziano si chinò, la mano destra posata sul petto.

“Accetto la mia sconfitta, Guerriero Viola. Vi concedo di poter liberare il Guerriero Rosso.”

Mai annuì e infilò la mano nella tasca dove aveva messo al sicuro il seme. Emanava ancora il suo tepore. Lo estrasse e lo strinse nel pugno, davanti al petto.

“Ma permettetemi di dirvi ancora una cosa”, proseguì l’entità tornando ritto e portando di nuovo il suo sguardo ad incrociare quello della ragazza. “La vostra luce è intensa, la vostra e quella di tutti i Maestri della Luce. Io lo percepisco. Non crediate che ignori quanto avete fatto per Gran RoRo.”

Mai corrugò la fronte, faticando a trattenere la stizza. La testa stava cominciando a pulsarle dolorosamente e gli occhi le bruciavano, quasi a renderle difficile tenerli aperti. Anche la voce era più roca. “E allora perché?”

“Per mettervi alla prova. Ci sono cose che non è facile ottenere, che non possono essere ottenute su un piatto d’argento. Che richiedono sacrificio, coraggio, determinazione.”

L’entità iniziò ad allontanarsi, distogliendo lo sguardo. “Non posso assicurarvi che la vostra decisione sia giusta. O che, la battaglia che vi accingete a portare avanti, vi veda dalla parte della ragione. E riportare indietro il Guerriero Rosso avrà conseguenze ora inimmaginabili. Ma avete il potere di affrontarlo.”

Si fermò e Mai deglutì, un brivido che le percorse la schiena, incapace di trovare le parole per ribattere, per chiedergli spiegazioni.

“Non ne abusate. Avete anche il potere di commettere il peggiore degli errori. Il futuro di Gran RoRo è nelle vostre mani. Non sottovalutate ciò che vi aspetta.”

“Cos-”

L’entità mutò, divenne multicolore e scomparve nella dimensione che lo circondava. Mai rimase sola e la domanda morì sulle sue labbra. Il silenzio tornò a farsi assordante, vibrante di un indecifrabile respiro vitale.

La Guerriera Viola si incamminò e con passi incerti, che continuavano a increspare quella dimensione, raggiunse il cristallo che racchiudeva Dan. Allungò la mano tremante e la posò sulla superficie lucida, non più così fredda come le era parsa prima.

Dan sembrava dormire, il volto sereno, i suoi soliti spettinati capelli rossi. Eppure, sembrava diverso, anche se Mai non fu in grado di capire che cosa le desse quella sensazione. Ma sembrava cresciuto, come se in quel cristallo anche gli anni trascorressero, fino a quando il corpo si dissolveva e restava solo l’energia. Fu allora che si rese conto di un debole bagliore sul petto di Dan. Il suo cristallo rosso, intatto, risplendeva appena ma c’era.

La ragazza inspirò e posò il seme contro il cristallo, all’altezza del cuore di Dan. Il calore del seme, nascosto dalla sua mano, crebbe fino a quando dovette allontanare le mani. Piccole radici luminose cominciarono a fuoriuscirne e ad attecchire sulla superficie. Impalpabili arabeschi luminosi cominciarono a incresparsi sul cristallo, moltiplicandosi fino a coprirlo del tutto.

La luce continuò a crescere e Mai fu costretta a fare un passo indietro, a schermarsi gli occhi con le mani. Alla luce iridescente si aggiunse un flusso rosso che aumentò, quasi nutrendosi dell’energia del seme. Lei, anche se appena intravedeva che cosa stava succedendo, rimase a bocca aperta.

La luce rossa sovrastò i bagliori iridescenti, l’aria stessa sembrò essere percorsa da onde di energia che si propagavano tutto attorno. Crebbe fino a raggiungere una luminosità insostenibile che obbligò Mai a distogliere del tutto lo sguardo. Poi, scomparve nel nulla e tornò l’atmosfera soffusa della dimensione cangiante.

La ragazza si voltò di scatto e lo vide: Dan era libero. Scattò d’istinto e riuscì a sorreggerlo prima che scivolasse a terra.

“Dan…”, Mai riuscì appena a sussurrare, il terrore che il più piccolo dei suoni potesse infrangere l’illusione.

Vide le sue palpebre tremare, lo sentì risvegliarsi mentre sbatteva gli occhi e si afferrava d’impulso alle sue braccia per reggersi in piedi.

“Dan?”

Riuscì a parlare più forte e il ragazzo si rese conto della sua presenza. Si mise in piedi, anche se traballante, si voltò e i loro sguardi si incrociarono. Quando incrociò le sue iridi brune, Mai non riuscì a trattenere le lacrime, anche se ne aveva piante così tante che si sorprendeva di averne ancora.

Dan, a sua volta, la fissò perplesso, sbattendo più volte le palpebre. “Dove sono?”

Mai scoppiò a ridere e gli gettò le braccia al collo, cogliendolo di sorpresa, rischiando che entrambi perdessero l’equilibrio e si ritrovassero a terra. Rideva e piangeva mentre stringeva tra le dita la sua casacca, trovando nella materialità del tessuto l’ennesima conferma che fosse tutto vero.

“Sei tornato”, sussurrò tra un singhiozzo e un sorriso. “Sei tornato.”

Il Guerriero Rosso continuò a rimanere immobile, le braccia molli lungo il corpo, incapace di ricambiare l’abbraccio, senza capire che cosa stesse succedendo.

“Ti conosco? Sei una Maestra della Luce?”, domandò il ragazzo con voce distintamente imbarazzata.

A quelle parole, Mai sgranò gli occhi e si irrigidì, il sorriso che scompariva dalle sue labbra. Stava succedendo davvero: quello di cui li aveva avvisati Magisa, quello che aveva ribadito l’entità. La ragazza inspirò e chiuse per un istante gli occhi, nel tentativo di calmarsi e tornare lucida.

Si staccò da lui delicatamente e annuì, cercando di ignorare come doveva sembrare, con gli occhi rossi e gonfi, le mani esangui, la stanchezza del duello che cominciava a insinuarsi nelle sue ossa. Ma gli strinse le mani comunque e forzò un sorriso.

“Sì, Dan. Sono una Maestra della Luce. Sono venuta a riportarti a Gran RoRo.”

Il ragazzo annuì e ricambiò la stretta, per poi allontanare le mani e aggrottare la fronte. “Cosa sta succedendo?”

“Adesso non ha importanza.”

“Ma Gran RoRo è in pericolo. È per quello che sei venuta qui.”

“Sì”, concesse Mai tornando a stringergli la mano. “Se vuoi, puoi aiutarci.”

Dan sorrise e la ragazza credette di essere tornata a sei anni prima. Perché quello non era il sorriso trattenuto che aveva sempre avuto nel futuro, quello era il sorriso esuberante e scanzonato del ragazzino che aveva salvato Gran RoRo. Il ragazzino che non aveva sofferto i tradimenti, l’abbandono degli amici, la morte dell’unico che gli era rimasto accanto. E, pur provando un’irrefrenabile leggerezza, Mai sentì una stretta al cuore: vedere quel sorriso sembrava giusto e sbagliato allo stesso tempo.

“Allora cosa stiamo aspettando?”, dichiarò entusiasta il Guerriero Rosso. La smania di uscire da lì, di rivedere Gran RoRo era quasi palpabile nelle sue parole e la ragazza si sforzò di non seguire il treno di pensieri che stava già facendo vacillare la sua decisione.

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La Limoviole fendette la barriera che separava i due regni e la vasta foresta lussureggiante del Regno di Smeraldo si stese a perdita d’occhio sotto di loro. Hideto deglutì e strinse le mani sui comandi: non se la ricordava così fitta.

“Nella vegetazione, prima che ci avvistino.”

La voce del Guerriero Bianco lo ridestò dall’attimo di spaesamento. Non era certo quello il momento né per ammirare il paesaggio né per farsi prendere dalla paura.

“Prepararsi alla discesa!”, esclamò con forzato entusiasmo e iniziò a mandare in picchiata l’astronave. Stava cominciando a prenderci gusto. Non era manovrabile come la sua moto del futuro, ma era comunque adrenalinico. Anche se non tutti la sembravano pensare come lui.

“Sto per vomitare i pasti del mese scorso!”, gemette Kenzo.

“Se schianti la Limoviole, non sarò gentile come con Kirirò!”, minacciò bellicosamente M.A.I.A.

Magisa emise uno strillo e si sentì un tonfo. “Se ci schiantiamo, sarai l’ultimo dei suoi problemi!”

“Spero tu sappia quello che fai!”, aggiunse infine Aileen, a metà tra un grido di terrore e una risata isterica. Il ragazzo gettò un’occhiata alla sua sinistra e la vide mezza abbrancata al sedile, le unghie quasi infilate nel rivestimento bruno, le gambe messe di traverso. Una risata spontanea gli uscì dalle labbra.

“Siediti come una persona normale. Non le sai le regole di sicurezza stradale?”

“Taci e guida!”, strillò la granroriana al suo fianco. Per un istante sembrò sul punto di staccare una mano dal sedile, ma poi la Limoviole impattò con gli alberi. Subito la Guerriera Verde si riafferrò allo schienale e chiuse gli occhi, nascondendo il più possibile il volto contro i cuscini.

La luce, che fino a qualche istante aveva inondato l’abitacolo, fu attenuata dalle fronde che riempirono la visuale di foglie e rami che si staccavano e spezzavano al loro passaggio. Hideto strinse i denti e strizzò gli occhi nel tentativo di capire quanto fosse distante il terreno.

“HIDETO!”

Il ragazzo non ebbe il tempo di capire chi tra i suoi amici avesse urlato. Uno sprazzo marrone lo fece reagire d’istinto e attivò gli alettoni, abbassando il pedale di decelerazione al massimo. Se la brusca picchiata aveva terrorizzato quasi la totalità dei passeggeri della Limoviole, l’altrettanto inattesa frenata li spinse in avanti togliendo i respiri e mozzando gli strilli atterriti che si accavallarono gli uni agli altri.

Quando il sottobosco si aprì davanti a loro, il Guerriero Blu ruotò il volante obbligando l’astronave ad uno schizofrenico testacoda e si convinse di sentire più di qualche ingiuria nei suoi confronti. Non che potesse capire che cosa stesse borbottando la granroriana al suo fianco.

Il botto della fiancata contro un gruppo di tronchi anticipò il definitivo arresto dell’astronave. Grida e pianti si arrestarono lentamente, lasciando l’abitacolo nel silenzio, spezzato solo dal rumore del vento all’esterno. Hideto rimase a fissare davanti a lui, inspirando ed espirando, le mani sudate ancora strette ai comandi e un pensiero che si ripeteva in loop nel suo cervello: non li aveva ammazzati.

Yuuki gli posò una mano sulla spalla, spingendolo a voltarsi verso di lui. Il Guerriero Bianco non incrociò il suo sguardo, i muscoli della mascella contratti.

“Devo ancora decidere se farti i complimenti.”

A quelle parole, il Guerriero Blu ghignò. “Beh, siamo ancora vivi.” Il ragazzo accanto a lui si limitò ad annuire lentamente.

“Siamo vivi?”, ripeté in uno squittio la granroriana al loro fianco. “Siano ringraziate tutte le divinità di questo Regno!”

Hideto scosse la testa e alzò gli occhi al cielo. “Esagerata.”

I due ragazzi si tolsero le cinture e si misero in piedi, oscillando appena. Aileen, invece, sembrava avere tutta l’intenzione di restare incollata al suo sedile ancora a lungo. Kenzo, verdognolo, era mezzo riverso sul divanetto e alzò debolmente un pollice. Magisa, con un’espressione ancora stralunata, si stava tenendo la testa tra le mani.

“Sto invecchiando. Una volta ste cose non rischiavano di farmi venire un infarto.”

“Un interessante stile di guida, Guerriero Blu”, fu il conciso commento del granroriano che si sorreggeva il braccio, mascherando quasi perfettamente una smorfia di dolore.

Il Guerriero Verde, leggermente ripresosi, spostò lo sguardo da un volto all’altro. “Non ci stanno inseguendo, vero?”

“Vi prego, no!”, supplicò Aileen dal sedile anteriore.

M.A.I.A. fluttuò sopra alle loro teste, focalizzando su di sé l’attenzione di tutto il gruppo. Furono secondi lunghissimi. Fuori i primi uccellini e insetti si stavano riavvicinando al luogo del loro atterraggio.

“I radar non rivelano nulla. Ma probabilmente pensano che ci siamo schiantati.”

Hideto scosse la testa e portò le mani ai fianchi. “Grazie, Hideto. Davvero ottimo lavoro, Hideto. Se non ci foss-”

“Dobbiamo andare alla scala.”

Tutti sussultarono e si voltarono di scatto verso Aileen. La ragazza ricambiò gli sguardi con occhi sgranati, sorpresi e confusi.

“Io… sento che il duello è finito-”, si morse un labbro, “-non so come.”

Hideto raggiunse il posto di comando alla massima velocità consentitagli dalla sua gamba e si risistemò sui comandi.

“Restiamo positivi. Io dico che Mai c’è l’ha fatta.”

Yuuki tornò a sedersi a sua volta, riagganciando con nonchalance la cintura di sicurezza. Hideto se ne accorse, trattenne un sorriso di scherno e fece ripartire l’astronave.

“Allontanarci da qui sarà comunque meglio. Ma avviciniamoci con attenzione.”

La Limoviole tornò a risollevarsi, disturbando nuovamente le creature della foresta. Uno sciame di insetti attraversò il loro campo visivo. Hideto fissava concentrato l’intricato sottobosco, seguendo la direzione indicatogli da M.A.I.A. Fortunatamente per loro, la scala dell’orizzonte non era molto lontana e la speranza era raggiungerla prima di venire scoperti. O, meglio, la speranza, di tutti coloro che non erano Hideto, era quella di non venir scoperti e basta.

La Guerriera Verde, forse incoraggiata dalla vista delle terre natie, tornò a sedersi correttamente ma lanciò comunque uno sguardo implorante al ragazzo accanto a lei.

“Piano, ok?”

“Tranquilla, sarà come una passeggiata sulle montagne russe.”

Aileen sbatté le palpebre e inclinò la testa. “Grazie?”

Yuuki portò una mano alla fronte.

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Mai e Dan, uno di fianco all’altra, stavano camminando lungo un sentiero a caso. Ad ogni loro passo, infinite increspature circolari si perdevano nella vastità della dimensione. Sbuffi colorati, simili a nuvole, salivano dal terreno e si arabescavano in tutte le direzioni. I cristalli continuavano a costellare la superficie attorno a loro.

“Perché non aprono il portale?”

La Guerriera Viola si guardò attorno, l’incertezza che ribolliva dentro di lei.

“Ci sarà stato qualche imprevisto. Prima mi è parso di intravedere la Limoviole. Se hanno dovuto cambiare mondo…”

Si fermò senza sapere che cos’altro dire. Poteva essere successo di tutto. Potevano anche essere stati catturati. O peggio.

“Non scoraggiamoci, sono sicuro che presto ci riporteranno indietro.”

Le parole di Dan la fecero sussultare e per un istante si ritrovò a fissarlo, come la prima volta che aveva sorriso. Si era dimenticata, si rendeva conto, di quanto la determinazione e l’ottimismo di Dan fossero forti. Niente sembrava poterlo scalfire. Sorrise malinconicamente.

“Hai ragione. I nostri amici non ci lasceranno qui.” Anche se tu non te lo ricordi.

“È questo l’atteggiamento giusto.”

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La scala dell’orizzonte si ergeva imponente contro il cielo azzurro, completamente ricoperta dalla vegetazione. Tra gli alberi, più radi nella spianata che un tempo aveva circondato l’enorme costruzione, si riuscivano ancora ad intravedere gli enormi pannelli, ormai crollati al suolo, che ottant’anni prima avevano convogliato l’energia dei cristalli verso il Nucleo Progenitore. La loro superficie, pur ricoperta da terra e arbusti, ancora riluceva debolmente. Anche i resti dei vecchi posti di controllo erano ancora visibili, anche se a malapena, dal punto in cui si trovavano.

Kenzo, fermo vicino a un tronco, rabbrividì ricordando quel giorno, di come avevano permesso al Re di aprire i portali verso la Terra. Il ragazzo sentì una mano sulla spalla e si voltò. Hideto lo aveva affiancato, ma anche il suo sguardo era diretto verso la scala.

“Piuttosto inquietante, vero?”

“Non farmici pensare”, concordò il più giovane dei due prima di imitare l’amico. Si sistemò gli occhiali e fermò lo sguardo su una superficie metallica che riluceva poco distante. “Chissà perché sono state abbandonate così? Con tutta l’importanza che gli aveva dato il Re, non penseresti che lo psicopatico di turno se le dimentichi.”

“Volevi che venissero a farci un salutino? Una bella invasione stile Guerra dei due mondi?”

Kenzo sbuffò e scansò la mano del Guerriero Blu, riavviandosi verso la parte più interna della piccola radura in cui si erano fermati. “Non voglio solo rischiare un’altra volta di fare il loro gioco, come un burattino.”

“Allora siamo in due”, replicò tetro Hideto colpendo un sasso con un calcio e infilando le mani in tasca.

I due ragazzi si fermarono a fianco di Yuuki. Il Guerriero Bianco fece appena un cenno con il capo e riprese a scrutare le ombre del sottobosco. La Limoviole non era lontana ma, in caso di imboscata, poteva comunque non essere sufficiente. La tensione dei tre Maestri della Luce era dieci volte più evidente sul volto di Aileen, seduta su un sasso e intenta ad ascolatare le parole di Magisa.

Nessuno di loro aveva voluto infierire, ma non potevano negare che fosse stata propria la sua inesperienza a farli scoprire dagli inseguitori del Regno di Rubino.

“Magisa, sei sicura che qui siamo sufficientemente vicini?”

La Maga si voltò e incrociò lo sguardo del Guerriero Blu. “Dovrà essere sufficiente, la scala non è molto distante. E Aileen è sia la Guerriera Verde sia un abitante del Regno.”

“E più vicini saremmo troppo allo scoperto. Se venissimo avvistati, non avremmo possibilità di metterci al riparo”, aggiunse il Guerriero Bianco.

Aileen inspirò e scese giù dalla roccia. “Proviamo. Non ha senso aspettare.”

Magisa guardò la più giovane granroriana, i sensi di colpa che riaffioravano. Non sarebbe successo niente se lei fosse stata in grado di ritornare in possesso del Nucleo. C’era qualcosa che non andava in lei, ma non aveva il più piccolo indizio su cui aggrapparsi. Anche i molti libri che poteva far apparire non potevano esserle d’aiuto se non capiva prima da che parte voltarsi. Forse, veramente solo i sacerdoti del regno di Topazio potevano avere le risposte. Riuscire a incontrarli non sarebbe stato per nulla semplice. E ancora non era sicura fosse un rischio che meritava correre.

“E, poi, più aspettiamo più perdo concentrazione. Se aspettiamo ancora qualche ora, potrebbe essere più facile che succeda qualcosa”, concluse la granroriana con voce sempre più fioca.

La granroriana del Regno di Topazio sbatté le palpebre, obbligandosi a non farsi distrarre dai se e da eventualità ancora fuori dalla loro portata. Sorrise e posò una mano sulla spalla della ragazza.

“So che puoi farcela. Qui, sei nel tuo elemento. Giocherà solo a tuo favore.”

“Cerca di non strafare, ok?”, aggiunse con un pollice alzato Hideto.

Aileen annuì seccamente e avanzò, lasciando uno spazio di alcuni passi tra lei e gli altri compagni di viaggio. Non che fosse convinta bastasse come precauzione, ma non aveva la minima idea di che cosa potesse succedere se avesse perso il controllo una seconda volta. Chiuse gli occhi e lasciò che il battito del suo cuore si armonizzasse con la vita che sentiva pulsare nel terreno, nelle radici e nelle foglie.

Quando li aprì di nuovo, alzò le braccia e si voltò appena verso dietro.

“Farò del mio meglio, anche solo per non dover subire di nuovo la tua guida Hideto.”

Ignorò la faccia finta offesa del ragazzo e tornò a concentrarsi davanti a sé, ancorando il suo sguardo sulla scala. Lasciò che la sua mente tornasse ancora una volta alla sorgente che tanto amava e, a quel pensiero, permise al potere del Nucleo di fluire dentro di lei. Un’aura multicolore l’avvolse.

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Nessuno dei due avrebbe mai saputo dire che cosa li fece voltare. Un attimo stavano continuando a vagare senza una meta, un attimo dopo si voltarono di scatto alla loro sinistra. Un battito di ciglia e non se ne sarebbero accorti: davanti a loro i colori informi, le nubi colorati cominciarono a pulsare e incresparsi. Ruotarono, si condensarono e iniziarono a formare una spirale attorno ad un punto sempre più luminoso.

Tutto il mondo attorno a loro rispose a quell’improvvisa rottura dell’equilibrio. Il ronzio vitale cominciò a crescere fino a confondersi con i battiti dei loro cuori. Increspature si propagavano nell’aria, sul terreno, sfiorando la loro pelle e risuonando nel pulsare del loro sangue.

Il punto luminoso continuo a crescere, alimentato dal vortice multicolore della dimensione. Crebbe e crebbe fino a emettere un lampo di luce che fece distogliere lo sguardo ai due Maestri della Luce.

Quando si voltarono, ancora leggermente abbagliati, le increspature si stavano estinguendo e la vibrazione della dimensione calò fino a tornare impercettibile, più tenue di un frullio di ali. Davanti a loro, il varco per Gran RoRo era tornato ad aprirsi, ondeggiante ai bordi, uno schermo di cristallo liquido che deformava ciò che c’era dall’altra parte, il verde di piante ed erba e i profili di un gruppo di persone.

E quella vista fece esultare il cuore di Mai. I suoi amici erano là fuori: li avrebbe rivisti. La paura che si era insinuata entrata in quella dimensione, non sapeva più quanto tempo prima, sembrava lontanissima. Sorrise e si rese conto di non sopportare di restare in quel luogo ancora per un istante di più. Afferrò la mano di Dan e iniziò a correre.

“Andiamo!”

La stretta del ragazzo all’inizio fu incerta, ma dopo pochi passi si fece più ferma e il ragazzo si sincronizzò sulla nuova andatura della ragazza.

“Potevi avvertire”, la rimproverò ridendo.

La Guerriera Viola scosse la testa e rise, non distogliendo lo sguardo dal portale ogni passo più vicino. Ormai a un soffio, i due ragazzi accelerarono e si gettarono contro la superficie di luce. Un bagliore li avvolse e scomparvero con esso. La dimensione tornò silenziosa, con i suoi cristalli, i colori cangianti, le increspature prodotte dalle astronavi che ignare la percorrevano. Sul cristallo più vicino al varco, per un istante, la superficie lucida parve riflettere il profilo dell’entità che aveva affrontato Mai.

“Camminate su un filo sottile, Maestri della Luce.”

E la sua voce si perse e riverberò nella dimensione, fondendosi con la vibrazione eterna che la pervadeva.

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Aileen si inumidì le labbra. La fronte era imperlata di sudore e le mani cominciavano a tremarle. Il portale luminoso a un paio di metri da lei fluttuò impercettibilmente. Non stava funzionando e, ogni secondo che passava, era più evidente. Non riusciva a vedere i volti degli altri dietro di lei, ma percepiva la loro tensione e la loro ansia come se fossero sue. I contorni del varco oscillarono violentemente.

“Il portale!”

La voce di Magisa la riscosse bruscamente e la ragazza si morse un labbro. Una goccia di sudore scivolò lungo il collo. Era un’impresa titanica riuscire a controllare il flusso di energia, senza parlare della necessitò di mantenere il contatto tra dove si trovavano loro e la dimensione in cui c’erano Mai e, si augurava caldamente, Dan.

La Guerriera Verde si rese conto che poteva essere tutto inutile. Da più di qualche minuto, ormai, la fiducia nelle sensazioni che aveva provato era svanito come rugiada dopo la notte.

“Sto perdendo il controllo”, sibilò tra i denti irrigidendo i muscoli delle braccia e delle mani. Se lo chiudeva, se segnalava ancora la loro posizione… non avrebbe avuto le forze di farlo una terza volta.

Magisa le fu subito accanto e strinse le mani sulle sue spalle. “Cerca di resistere!”

“Vedo qualcosa!”

La voce del Guerriero Bianco fece trasalire tutti: gli sguardi carichi di speranza e tensione si spostarono verso il varco. Qualcuno si intravedeva dalla parte opposta e si stava avvicinando. Hideto, Kenzo e Yuuki affiancarono le due granroriane. Un guizzo viola fu l’ultima cosa visibile. La luce del portale crebbe esponenzialmente, percorsa da lampi viola e rossi.

Aileen sgranò gli occhi e dopo pochi istanti fu costretta a ritrarre le mani, la luce del Nucleo che smise di avvolgerla. I tre ragazzi si quasi spinsero avanti, incapaci di aspettare, di non poter vedere la conferma di quello che ormai era sicuro: Mai aveva trionfato. Magisa strinse ancora le mani sulle spalle della giovane granroriana e sentì gli occhi inumidirsi.

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SPAZIO AUTRICE:

Salve a tutti. Come promesso, sono ripresi gli aggiornamenti dell’episodio 3. Cosa ne pensate di questo nuovo capitolo?

I nostri eroi fuori dalla dimensione si sono messi in salvo (almeno per il momento) e Mai, come intuito da qualcuno, è riuscita ad avere la meglio sul suo avversario. Ma, come Magisa aveva messo in guardia, Dan non ricorda assolutamente nulla.

A questo punto, mi sembra doveroso spiegarvi la mia decisione. Quando scrivo gli episodi, cerco sempre di svilupparli in modo tale che gli ostacoli che affrontano i nostri eroi siano allo stesso tempo non banali (almeno spero) e in grado di metterli in qualche modo alla prova, di farli crescere o di farli confrontare con sé stessi. Quindi, se fossi partita dall’idea di far succedere tutto quanto visto in questo episodio per poi far tornare Dan come era prima (ricordi annessi ecc), senza conseguenze, senza un “prezzo” da pagare… beh, non avrei mai fatto tornare Dan (perlomeno non lo avrei fatto tornare così presto nella serie).

Spero che questo capitolo non vi abbia deluso e, se vi va lasciatemi, una recensione per farmi sapere che ne pensate.

Ringrazio davvero tutti coloro che leggono e/o recensiscono e vi do appuntamento alla prossima settimana per l’ultimo capitolo di questo episodio!

A presto, HikariMoon

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8

Mai sbatté le palpebre più e più volte. La prima cosa di cui ebbe sensazione fu l’umido dell’erba e della terra tra le dita. Spalancò gli occhi e rimase a fissare il verde intenso su cui era a gattoni. Erano tornati a Gran RoRo.

“MAI!”

Fece appena in tempo ad alzare la testa e sollevare il busto, prima di ritrovarsi stretta tra le braccia di Kenzo e di trattenere un smorfia di dolore quando il ragazzo le urtò il fianco.

“Non azzardarti a farlo mai più!”

Mai ricambiò immediatamente l’abbraccio e gli occhi le si inumidirono, dimentica dei muscoli sofferenti. Hideto fu subito accanto a loro e le posò una mano sulla spalla, ridendo. La ragazza, nonostante gli occhi lucidi, scoppiò a ridere a sua volta e allungò un braccio per attirare anche il secondo amico a sé. Quando anche Yuuki si inginocchiò accanto a loro, scambiò con lui un sorriso e gli strinse la mano. Si sentiva esplodere dalla felicità e si sentiva una stupida per le lacrime che invece uscivano.

“Scusatemi.”

Kenzo si staccò da lei, obbligando anche Hideto a spostarsi leggermente. Gli occhi erano rossi e carichi di lacrime dietro alle lenti degli occhiali e il ragazzo tirò su con il naso un paio di volte, prima di riuscire a parlare.

“Se non tornavi, non ti avrei perdonata.”

Mai annuì, passandosi il dorso della mano sugli occhi. Yuuki le posò una mano sulla spalla e la strinse delicatamente.

Siete qui. Ci sei riuscita.”

Ricordandosi solo allora di cosa significava il ritorno di Mai, lo sguardo dei quattro si spostò poco oltre e un’inattesa commozione impedì loro di muovere un muscolo, i respiri interrotti bruscamente e le parole che morirono in gola.

Perché Mai non era l’unica uscita dal portale.

Perché c’era un ragazzo, con i capelli rossi scompigliati, disteso sull’erba a pochi passi da loro.

Perché lì, come mai avrebbero creduto possibile, c’era Dan.

Dan era di nuovo lì con loro.

Kenzo scoppiò di nuovo a piangere, ripetendo agli altri di non azzardarsi a prenderlo in giro. Mai strinse un braccio attorno all’amico, per confortarlo e per avere ancora la conferma di essere veramente tornata.

Di non averli persi per sempre.

Sorrise, serena come non si sentiva da tanto tempo.

Hideto e Yuuki si scambiarono uno sguardo e una pacca sulla spalla.

Magisa, poco oltre, non si era mossa dal fianco di Aileen, scivolata a terra non appena il portale si era chiuso. Ma se la più giovane fissava i due riapparsi dalla dimensione con un misto di incredulità e di orgoglio, stringendo la mano dell’altra per sfogare la propria euforia, la seconda ricambiava la stretta per trovare in essa un appiglio alla realtà. La Maga aveva gli occhi lucidi e due rivoli che le rigavano le guance. Pur incapace di mettere a tacere la vocina che le ricordava il suo scarso contributo a quel successo, sentiva riaffiorare la speranza che la morte del giovane Mazoku aveva quasi spento.

Dan, invece, ignaro dell’attenzione che stava ricevendo, rimase a fissare il limpido cielo azzurro che sovrastava la foresta e la radura. Annusò l’aria umida, si lasciò accarezzare dalla leggera brezza e ne ascoltò il frusciare tra le foglie, si concesse il tempo di godere della sensazione dell’erba e della terra tra le dita. Non riusciva a capire come potesse aver sentito la mancanza di qualcosa di cui non ricordava l’esistenza fino a pochi istanti prima, di qualcosa che era inciso nella sua mente e nel suo cuore con soltanto un nome. Qualcosa che risvegliava un desiderio immenso dentro di lui.

Gran RoRo.

Tese la mano verso l’alto e studiò il gioco di luci e ombre. Strinse le dita a pugno.

“Gran RoRo”, sussurrò quelle parole assaporando il suono della sua voce, che solo ora si rendeva conto di quanto gli suonasse nuova, come se non l’avesse usata da tanto tempo. E come quel nome sembrasse così familiare sulla sua lingua.

Sorrise.

“Sono tornato.”

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Nonostante la zona della scala dell’orizzonte fosse, come assicurato da Aileen, ormai abbandonata da decenni, questo non la rendeva un luogo sicuro. I resti, ormai completo dominio della vegetazione e delle creature della foresta, si trovava infatti sulla piana più abitata di tutto il regno, fatta esclusione per quello che un tempo era stato il piccolo regno indipendente di Kakao. La stessa capitale, Selveya, diventata centro nevralgico del potere del Governatore, non si trovava che a poche ore di viaggio in astronave.

Per quel motivo, una volta accertato che sia Mai sia Dan stessero bene, il gruppo era tornato velocemente all’astronave, accolti da un sollevato Serjou e da M.A.I.A. Sfruttando le vie nascoste nel sottobosco, la Limoviole si era indirizzata nuovamente verso gli altipiani più selvaggi e disabitati, che neppure il Governatore aveva avuto grande interesse a controllare, se non per ricavarne preziose materie prime, fonti principale della ricchezza del regno.

Hideto si sistemò ai comandi ma lasciò la maggior parte della guida al sistema automatico di M.A.I.A., preoccupandosi soltanto di essere pronto in caso venissero intercettati. Ciò gli permise di riposare la gamba che, maltrattata come l’aveva durante la precedente fuga, aveva ripreso a dolergli. Serjou, con il braccio in una fascia a tracolla, aveva ripreso a spiegargli i comandi della Limoviole.

Sui divanetti posteriori, Aileen, visibilmente sfinita, si era tolta le scarpe e si era sistemata in un angolo con blocco da disegno e carboncino e prestava solo parziale attenzione ai discorsi di Magisa, Yuuki e Kenzo. I tre cercavano di capire se esistesse un modo per aiutare Dan a recuperare i suoi ricordi. Quest’ultimo, una volta salito a bordo e presentatosi agli altri impacciati Maestri della Luce, aveva chiesto di poter riposare un po’. Una volta uscito, tutti si erano voltati preoccupati verso Magisa ma la donna li aveva rassicurati: era normale per qualcuno che era stato appena riportato “in vita”. A quel punto, anche Mai si era allontanata verso il retro dell’astronave chiedendo agli amici di lasciarla un po’ sola.

“Ma raccontargli tutto, no?”, chiese esasperato Kenzo, lanciando uno sguardo speranzoso verso Magisa.

Quest’ultima rimase qualche istante a sfogliare svogliatamente le pagine del libro, risultato alla fine inutile, che aveva fatto apparire per ultimo.

“A cosa servirebbe?”, rispose infine, sospirando e chiudendo con forza il volume. “Fornirgli un resoconto di ciò che ricordate voi sarebbe incompleto e certamente non imparziale. Nessuna esperienza è vissuta uguale da due persone.”

La granroriana si alzò e scosse la testa. “Voglio bene a Dan, ma ve lo avevo detto che sarebbe stata un’idea azzardata.”

“Sono fermamente convinto che il Dan che conosciamo è ancora dentro di lui”, replicò il Guerriero Bianco con decisione. “E se c’è qualcuno che ha la possibilità di vincere contro ogni pronostico è proprio Dan.”

A quelle parole, anche Aileen alzò lo sguardo dai suoi fogli e lo spostò su Yuuki per poi voltarsi verso Magisa, che sorrise dolcemente.

“Se c’è qualcuno che può farcela, è proprio Dan.”

Nei successivi istanti di silenzio, il gruppo di umani e granroriani si limitò a osservare il paesaggio che scorreva oltre le vetrate. La foresta si era infittita ulteriormente nell’ultima ora e la Limoviole viaggiava molto più lentamente. Hideto, dal suo posto vicino ai comandi, lanciò uno sguardo agli amici e poi, appoggiandosi allo schienale, si alzò cercando di sforzare la gamba il meno possibile.

“Quanto manca per essere in un luogo sicuro?”

Il granroriano al suo fianco fissò per un attimo il radar e poi abbozzò un sorriso tirato.

“Nessun luogo è veramente sicuro, ma non dovrebbe mancare molto a una zona in cui potremmo fermarci per la notte, Guerriero Blu.”

Il ragazzo annuì e si avviò zoppicando verso i divanetti.

“Non mi sono interessato mai molto di questi traumi, ma negli anni ho letto qualcosa.”

Quel spiraglio riaccese l’entusiasmo nello sguardo di Kenzo che, come nelle sue ricerche, non riusciva a farsi andare a genio la possibilità che non ci fossero strade da poter percorrere.

Il Guerriero Blu arrivò al divanetto e si posò allo schienale.

“Secondo molti può essere d’aiuto stare in luoghi familiari o fare attività che un tempo appassionavano.”

Yuuki alzò un sopracciglio. “Quindi essere a Gran RoRo e combattere a Battle Spirits sarebbe la cura che suggerisci?”

“Ridotto molto all’osso”, confermò ridendo il ragazzo mentre si sedeva. Kenzo sbuffò e posò il volto sulle mani, gomiti puntellati sulle ginocchia.

“Vorrei ci sia qualcosa che possiamo fare.”

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Dan aprì gli occhi e smise di illudersi: non sarebbe riuscito ad addormentarsi. Si rigirò stancamente nel letto e si fermò a pancia in su, lasciando vagare lo sguardo sul soffitto. La stanza era avvolta dalla penombra e il ronzio dei motori, appena percettibile, lo avrebbe cullato fino al sonno in qualunque altra situazione. Chiuse gli occhi e si coprì il volto con le mani. Erano quei pensieri che lo confondevano, che si agitavano nella sua mente senza dargli possibilità di riposo. E la cosa che più lo spazientiva era che, per quanto cercasse, per quanto scavasse nella sua testa, non trovava nulla.

Il vuoto più assoluto. Per quello che ricordava, così poche cose che poteva contarle sulle dita, avrebbe potuto soffrire di insonnia.

Era Dan Bashin, Maestro della Luce, il Guerriero Rosso e duellante di Battle Spirits.

Aveva liberato Gran RoRo sconfiggendo in duello il Re del Mondo Altrove.

Aveva salvato la Terra del futuro scarificandosi sulla Rampa di Lancio.

Era stata risvegliato, dopo quanto non sapeva, dalla Guerriera Viola.

E non aveva la più pallida idea di che fine avesse fatto il suo mazzo.

Per quanto avesse continuato a ripetersele fino alla nausea, non gli erano servite a niente. Non una scintilla, un mezzo indizio. Il resto era solo confusione, un insieme impalpabile di emozioni e ombre appena tracciate che gli sfuggivano non appena cercava di afferrarle. Era più che sicuro di avere una famiglia da qualche, un padre, una madre, ma la sua convinzione nasceva più da istinto che da ricordi.

E poi c’erano i Maestri della Luce. Doveva necessariamente aver combattuto insieme a loro per sconfiggere il Re del Mondo Altrove. Dovevano essere diventati amici, non riusciva a pensare che non fosse stato così. Ma lui non li ricordava.

Corrugò la fronte e riportò di nuovo le braccia sul materasso. Tutta quella autocommiserazione non lo stava portando da nessuna parte. Non c’era niente che potesse fare, se non accettare la situazione così com’era e ripartire da lì.

Presa quella decisione, Dan si spinse sul materasso e si sedette al bordo del letto. Cosa fosse successo nel passato, ora non aveva importanza: era certo che prima o poi tutti i ricordi sarebbero tornati a galla.

Sorrise e si mise in piedi. Le due cose più importanti erano capire che cosa stesse succedendo a Gran RoRo e ricreare un legame con gli altri Maestri della Luce. Rasserenato, il Guerriero Rosso uscì dalla stanza e si mise in cerca della cucina. Si era accorto solo in quel momento di star morendo di fame e, arrangiarsi a trovare qualcosa da mangiare, sarebbe stato il primo passo per ricominciare.

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“Credo che andrò a controllare come sta Dan”, esordì Magisa rompendo il silenzio che era calato nei minuti precedenti. La donna si sgranchì la schiena e afferrò il libro dal tavolino. “Non dovrebbero esserci strascichi, ma meglio essere sicuri. Così starete più tranquilli anche voi.”

Il gruppo annuì, sperando che avesse ragione. L’amnesia di Dan era giù un tal grattacapo che preferivano non si aggiunsero ulteriori complicazioni.

Dopo che la Maga era scomparsa al piano inferiore, Hideto spostò lo sguardo su Aileen. La ragazza alla sua sinistra stava picchiettando il carboncino sul mento, scrutando con leggero disappunto il foglio. Il ragazzo si sporse in avanti tentando di sbirciare al contenuto. La Guerriera Verde, però, si accorse del suo tentativo. Aggrottò la fronte e strinse il blocco al petto, cercando allo stesso tempo di spingerlo via con un piede. “Sciò.”

Conscio del fallimento, il Guerriero Blu sghignazzò e tornò a posarsi allo schienale. Fu allora che fece fermare il suo sguardo sulla terrazza esterna della Limoviole, visibile oltre la porta.

“Mai è rimasta là fuori tutto il tempo, vero?”

Kenzo sussultò e sgranò gli occhi, saettando immediatamente lo sguardo verso il retro. Yuuki, invece, si posò allo schienale e incrociò le braccia.

“Questa situazione non è facile per nessuno di noi. Anche se ciascuno di noi vorrebbe riavere l’amico di un tempo, dovremo tutti ricordarci che lui non ha idea di chi siamo noi.”

“E per lei poi…”, sussurrò Kenzo. Non avrebbe mai dimenticato il volto di Mai, quando lui, Stella e Angers li avevano raggiunti sulla Magnifica Sophia: sfigurato dal dolore, pallido e rigato di lacrime. Ma erano stati gli occhi che gli avevano stretto il cuore: spenti, quasi vacui. Il ragazzo sospirò e tornò a voltarsi verso il tavolo. Fu allora che gli tornò in mente sua madre, seduta in soggiorno con una tazza di tè fumante, e Shizuko che la consolava ricordandole che una conferenza andata male non avrebbe messo a repentaglio la sua carriera. Il volto del ragazzino si illuminò: perché non ci aveva pensato prima?

“Aileen pensi che potresti andare a parlarci?”

L’entusiasmo di Kenzo colse alla sprovvista la granroriana che vergò una riga sul foglio, inveendo nella sua lingua. Fissò per qualche istante il foglio per poi serrare il blocco sbuffando. Quindi si voltò verso l’umano, convinta di essere stata vittima di uno scherzo. Ma l’espressione eccitata del Guerriero Verde fu una risposta sufficiente. Non provò neppure a vedere le reazioni degli altri due.

“Sei serio? Perché dovrei?”

Kenzo non colse subito il significato di quelle parole. Ci vollero alcuni secondi prima che sbattesse le palpebre e abbassasse le spalle deluso.

“Sei una ragazza. Cioè, non vi sfogate tra di voi quando-”, Kenzo iniziò a mordicchiarsi un’unghia lanciando mute richieste di soccorso ai due amici con lo sguardo. Nessuno dei due però pareva intenzionato a dargli una mano e, anzi, Hideto sembrava sul punto di scoppiare a ridere. “Sì, tutta la faccenda dei… sentimenti?”

“Per l’amor del Nucleo, la conosco appena”, sbottò Aileen alzando gli occhi al cielo. “Siete o no i suoi amici? Dovreste andare voi a parlarci. Le ragazze non mordono mica.”

La ragazza riaprì il blocco con tutta l’intenzione di ignorare i compagni di squadra.

“Ma che ho detto?”, protestò Kenzo voltandosi verso il Guerriero Blu che, a onore del merito, riuscì a imbastire un’espressione sufficientemente seria e a non scoppiare a ridere in faccia all’amico. Ma lo sforzo non venne apprezzato dal più giovane, che lo fissò oltraggiato.

“Mia mamma lo fa sempre con Shizuko!”, farfugliò tutto rosso in volto e incrociando le braccia al petto.

Yuuki si spinse su dal divano e infilò le mani in tasca.

“Se aspettiamo ancora un po’, dubito che Mai avrà ancora bisogno del nostro aiuto.”

Colto il messaggio, Hideto passò un braccio attorno alle spalle di Kenzo, ancora lievemente offeso, trascinandolo con sé verso il retro. Poi, lanciò oltre la spalla un’occhiata divertita al Guerriero Bianco.

“Tutti a parlare di sentimenti!”

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Appena attraversata la soglia, la vista che li accolse fu quella di Mai, semi distesa su una delle sdraio, la testa appoggiata pigramente sulla mano piegata e l’altra mano quasi a sfiorare la superficie del lettore digitale. I lunghi capelli, raccolti alla meglio sulla nuca, si dibattevano nell’aria mossa dal moto dell’astronave. Ci fu un attimo di esitazione da parte della ragazza, poi flette il dito vicino allo schermo portandolo nella mano a pugno. Solo allora alzò la testa e incrociò il loro sguardo, regalando loro un sorriso incerto e vagamente divertito che faceva risaltare di più il segno rimasto dalla fortezza.

“Non pensavo mi avreste lasciato così tanto tempo.”

Hideto sorrise a sua volta e, favorendo leggermente la gamba sinistra, attraversò i pochi metri che li separavano e si sedette ai piedi della sdraio.

“Ne vuoi parlare?”

Kenzo e Yuuki lo seguirono a ruota, il primo si sedette su uno dei seggiolini contro il muro mentre il secondo si sedette sulla seconda sdraio.

Mai sospirò e posò il lettore in grembo. “Che cosa volete che vi dica?”

Quella contro domanda dritta al punto presa alla sprovvista i tre ragazzi, con Hideto e Kenzo che lanciarono allarmate richieste di soccorso a Yuuki, con il messaggio sottinteso del di qualcosa, eri tu quello con una sorella. Il Guerriero Bianco, in risposta, si limitò ad alzare un sopracciglio e a intrecciare le mani. Lo sdegno dei due ragazzi al presunto tradimento, però, fu tagliato breve da Mai, che afferrò una ciocca di capelli iniziando ad avvolgerla attorno alle dita.

“Volevate pianti e grida? Che mi strappassi i capelli perché non si ricorda di me? Pensavo che la mia fase di disperazione tornati dal futuro vi fosse bastata.”

Nonostante lo sguardo basso, a fissare un punto indefinito della superficie liscia del pavimento, le ultime parole furono pronunciate con una punta d’ironia.

“Non è quello che intendevamo”, fu l’immediata reazione di Kenzo che fermò il leggero roteare sul seggiolino.

La Guerriera Viola, in compenso, alzò lo sguardo e li fissò con improvvisa serietà, facendo preoccupare non poco gli amici.

“Magari dovevo prenderlo a schiaffi, sperando che gli facesse ripartire la memoria?”, Mai faticò a trattenere il sorriso e i tre risero a quell’inattesa uscita. “O magari un bel bacio, stile favola del vissero tutti e felici e contenti?”

Hideto scosse la testa. “Ok, adesso ci stai prendendo in giro.”

La ragazza si appoggiò allo schienale e si picchettò con il dito una guancia. “Forse.”

“L’hai presa meglio di quanto potessimo immaginare”, commentò conciso Yuuki, portando alla luce le perplessità che anche gli altri due Guerrieri provavano. Non avevano la minima idea di che cosa avevano pensato di trovarsi davanti, ma non di certo quello. La sola reazione di Mai fu quella di aggrottare la fronte e lasciare vagare lo sguardo verso l’alto, dove cielo e fronde filavano sopra di loro.

“Se devo essere sincera, me ne sono sorpresa anche io.”

La ragazza non elaborò oltre e per lunghi istanti si tormentò un labbro, quasi in cerca del modo di esprimere quel poco di cui era riuscita a far chiarezza, dalla prima iniziale confusione e guazzabuglio di emozioni.

“Quando si è risvegliato davanti di me, non stavo in me dalla gioia.”

Mai sorrise e chiuse gli occhi. “E poi lui mi ha chiesto chi ero.”

“Figurarsi, è proprio da Dan rovinare in questo modo l’atmosfera”, si intromise sogghignando Hideto.

“E ci sono rimasta male”, proseguì la Guerriera Viola tornando ad aprire gli occhi e cercando ancora una volta lo sguardo degli amici. “L’avevamo previsto, ma affrontarlo nella realtà…”

La sua voce scemò fino a spegnersi del tutto in un sospiro. Yuuki annuì lentamente, Kenzo si portò l’unghia del pollice tra i denti e Hideto abbassò lo sguardo. Nessuno di loro aveva saputo veramente come comportarsi, con l’unica certezza che gettarsi ad abbracciare Dan come avevano fatto con Mai sarebbe stato fuori discussione. E, anche se in modo diverso, avevano avuto l’orribile sensazione di star rivivendo la perdita di Dan un’altra volta.

“Ma non mi ha fatto male come pensavo”, riprese la ragazza dopo aver recuperato coraggio. “Ho continuato a pensarci tutto questo tempo. E penso di essere arrivata a darmi una risposta.”

L’attenzione dei tre ragazzi tornò a concentrarsi completamente sul volto della ragazza, che lasciò la presa sulla ciocca di capelli e si mise a sedere con una luce determinata che brillava timidamente nel suo sguardo.

“Mi sono detta: e se Dan si fosse ricordato tutto? Se avesse ricordato me? E per un attimo sono stata sollevata che non fosse successo.”

Le ultime parole furono pronunciate con una tale foga da lasciare completamente basiti Hideto, Yuuki e Kenzo, che veramente tutto si erano aspettati tranne che quello. Kenzo, in particolar modo, aggrottò la fronte come faceva quando un problema nelle sue ricerche lo lasciava perplesso, con tanto di occhiali che gli scivolarono sul naso. Rimpiangeva tanto che non fosse stata Aileen a prendere il loro posto. Tornato a casa, avrebbe dovuto prestare più attenzione alle interazioni tra sua madre e Shizuko. O quelle tra le sue compagne di scuola.

“Ok. Qui mi hai perso.”

“Sono passati quattro anni. Quattro”, esclamò sciogliendo i capelli e risistemandoseli con gesti secchi in una coda più ordinata, elastico stretto in bocca. “Sono cresciuta, sono cambiata. Non sono più la Mai di allora. Non sono più la ragazza che si era innamorata di lui.”

Prima che uno degli altri potesse dire qualcosa, la ragazza si alzò in piedi e, braccia strette al torso, ai allontanò di alcuni passi e lasciò vagare lo sguardo sui contorni confusi della foresta.

“Dan avrebbe ricordato lei”, esclamò Kenzo drizzandosi, cominciando a intuire quale fosse l’inaspettata, ma per nulla assurda, conclusione di Mai. Lei ruotò su sé stessa e tornò a sedersi, sospirando. “E non avrebbe la più pallida idea di chi sono ora. Che farsa sarebbe, se anche ora mi dicesse che mi ama?”

Hideto, che certo non riusciva a immaginare cosa i due avrebbe potuto fare in tale situazione, si sporse e strinse una delle mani dell’amica. La sua lucida e pacata determinazione gli ricordavano terribilmente l’incontro avvenuto tra di loro nel futuro, quando tutti temevano che Mai li avesse traditi. Quando la verità era, semplicemente, che la Guerriera Viola aveva dimostrato più coraggio di tutti nel non restare in disparte, nello scegliere la strada più difficile per aiutare tutti, umani e Mazoku.

“Sembra proprio che tu non abbia bisogno di una spalla su cui sfogarti.”

Mai aggrottò ancora la fronte per poi distenderla e sgranare gli occhi, un’espressione di puro stupore che prendeva forma sul suo volto.

“Ho davvero voltato pagina”, sussurrò spostando lo sguardo sugli amici, quasi in cerca di conferma. “E ho dovuto rivederlo per rendermene conto.”

Lentamente, si liberò dalla presa del Guerriero Blu e strinse le mani al collo, la voce vibrante di dubbio. “Sono una persona orribile per questo?”

“Mai, sei solo un essere umano”, esclamò Hideto con mormorii di approvazione da parte degli altri due.

“E non devi sentirti in colpa”, proseguì il Guerriero Bianco lasciando vagare lo sguardo verso l’interno della Limoviole, dove Aileen continuava a vergare con foga tratti scuri sul foglio che teneva tra le mani. “Nessuno ha il diritto di chiederti di restare ancorata a ciò che provavi nel passato.”

Mai si morse un labbro e abbassò leggermente lo sguardo, picchettando con le dita sulla sdraio. “Lo amavo. Tanto. Gli voglio ancora bene… ma in modo diverso. Ed è strano.”

“Che poi, a dirla tutta”, riprese Hideto con tono allegro, “quanti nostri coetanei incontrano l’amore della loro vita da adolescenti? Si mettono insieme e si lasciano dopo due mesi, anche se doveva essere l’anima gemella.”

“Per poi trovare qualcun altro e ricominciare da capo”, commentò Kenzo ricordando fin troppo bene una simile storia che aveva rischiato di far saltare la consegna di un lavoro del suo gruppo. Riprese a ruotare sul sedile, più per sfogo che per altro. Hideto allungò la gamba destra, massaggiandola distrattamente con la mano.

“E poi, in tutta sincerità, la parte della disperata, che per tutta la vita piange sulla foto del ragazzo scomparso, non ti si addice proprio.”

Mai inspirò chiudendo per un breve istante le palpebre. Quando riaprì gli occhi, rivolse ai tre un enorme sorriso e una risata appena trattenuta.

“Avete ragione. Non so perché mi sono fatta tanti problemi.”

“Perché non c’è niente di normale in tutto quello che viviamo”, asserì Kenzo spingendosi gli occhiali più su sul naso. “Avere dei dubbi è sola la prova che non siamo ancora del tutto usciti fuori di testa!”

I quattro scoppiarono a ridere, spazzando via le ultime tracce di tensione e malinconia. Yuuki fu il primo ad alzarsi e si avvicinò per posare una mano sulla spalla di Mai, che piegò la testa per incrociare il suo sguardo.

“Te la senti di rientrare? Abbiamo molto da decidere.”

La ragazza annuì determinata, rimettendosi a sua volta in piedi e lasciando scorrere lo sguardo sui tre amici.

“Mi sento molto meglio, anche grazie a voi”, rassicurò per poi sorridere dolcemente. “Vi voglio bene, ragazzi.”

“Ook”, si intromise con foga il Guerriero Blu spingendosi in piedi e rifiutando, con il pollice alzato, il tentativo di aiuto di Mai. “Fermiamoci qui che se no andiamo troppo sul sentimentale. E poi mi commuovo. E non va bene. Non sono mica Kenzo!”

Kenzo saltò giù dal seggiolino e fissò indignato l’amico che ghignò imperterrito. “E con questo che intendi dire?”

“Niente. Ma non sono io chi è scoppiato a piangere poche ore fa.”

“Mi avete promesso di non prendermi in giro!”

“Non è una presa in giro. Riportavo semplicemen-”

“Va bene”, intervenne Mai prendendo a braccetto i due ragazzi e scambiando uno sguardo esasperato con Yuuki. “Torniamo dentro.”

Il Guerriero Verde sbuffò lanciando un’occhiataccia a Hideto, che si degnò di smettere di sogghignare solo quando Mai gli rifilò una gomitata nel fianco. Yuuki rimase alle loro spalle, scuotendo rassegnato la testa.

Appena messo piede all’interno, però, si fermarono di scatto, deglutirono e si sforzarono di non far risalire le speranze. La ragazza strinse con più forza la mano stretta al braccio dell’amico. Magisa, accorgendosi di loro, ricambiò i loro sguardi con un sorriso emozionato.

Dan era seduto sul divano, un bicchiere d’acqua sul tavolino e un piatto colmo di riso al curry tra le mani. Il ragazzo fece un paio di bocconi prima di accorgersi dei nuovi venuti. Quando li vide, ridacchiò imbarazzato e si portò la mano con la forchetta dietro alla testa. Aileen, con un’espressione inorridita, arretrò di scatto contro lo schienale per impedire che il sugo finisse sui suoi fogli.

“Scusate se non vi ho aspettato per mangiare. Ma quando mi sono svegliato… in cucina ce n’è una pentola piena, se volete.”

I quattro Maestri della Luce in piedi si scambiarono uno sguardo veloce, rendendosi conto chi fosse l’artefice di quel regalo a Dan: Zungurii. Lui che doveva averci creduto fin in fondo, anche se il successo di Mai non era stato certo in nessuno momento. Anche quando nessuno di loro era ancora stato neppure sicuro che avrebbe rischiato il salvataggio.

“Tranquillo”, sussurrò Mai e si passò velocemente un dito sugli occhi per togliere le lacrime che minacciavano di uscire.

“È buonissimo”, aggiunse il Guerriero Rosso per poi ridacchiare un’altra volta. “Non che il mio parere conti molto, mi sa. Non ricordo neppure se l’abbia mangiato prima.”

“Il riso al curry è sempre stato uno dei tuoi piatti preferiti, Dan”, replicò Yuuki. Il Guerriero Bianco non si sarebbe mai scordato il giorno, ormai ben cinque anni lontano, in cui loro avevano pensato che la sua cucina fosse il luogo ideale per provare a preparare da soli il piatto. Aveva trovato macchie di sugo per le successive tre settimane. Non si sarebbe mai aspettato potessero cambiare così tante cose da allora.

Dan infilò in bocca un’altra forchettata e rimase pensieroso a fissare il piatto. Dopo qualche secondo, sorrise.

“Penso di capire il perché.”

Posò il piatto e tornò ad alzare lo sguardo su di loro. “Dobbiamo ancora trovare il Guerriero Giallo, giusto?”

Mai sorrise, incapace di trattenere l’ottimismo crescere dentro di lei, e scambiò un’occhiata con Hideto, Yuuki e Kenzo. “Ci stiamo lavorando”.

 

… TO BE CONTINUED …








SPAZIO AUTRICE:

E siamo arrivati alla fine di questo episodio. Non penso sia tutto andato come ve lo immaginavate, ma spero che, nonostante questo, l’episodio sia riuscito ad appassionarvi e a farvi emozionare. I nostri Maestri della Luce devono ancora farne di strada...

Prima di passare ai ringraziamenti e ai mazzi di carte, voglio confermare una cosa: sì, Mai ha veramente superato la storia d’amore che alla fine di Brave era appena iniziata, e no, non ci saranno nell’imminente futuro le scene del lo guardo/mi guarda – mi pensa/non mi pensa – cosa provo per lui/lei? Mai in questo momento della sua vita veramente non è più innamorata di Dan cosa che, secondo me, per il suo personaggio è la cosa più naturale. Mai, come ci ha mostrato Brave, è stata una che è più volte caduta, ma che si è sempre rialzata e a ripreso in mano la propria vita: come dice lei, sono passati quattro anni. E certo il primo problema di Dan non sarà quello di innamorarsi (suvvia, quel ragazzo non ha veramente la più pallida idea e adesso ha problemi più importanti! XD).

Posso solo chiedervi, se mi seguite, se vi appassiona la mia scrittura: fidatevi che la storia che vi voglio raccontare sia quella che meritano i nostri eroi e non quella facile. Io farò del mio meglio.

Detto ciò ringrazio davvero dal più profondo del cuore tutti coloro che hanno letto (anche i lettori silenziosi, a cui ricordo che io sono qua: anche due righe sono in grado di rendermi felice). E un grazie speciale va a:

Aiko_Miura_36, Elinacrisant, FantasyAnimeManga96, HikariBashin12, kd03, lalla20fairy e _Mamoru_.

Se continuo a scrivere questa storia è anche un po’ grazie a tutti voi.

Visto che mi sto dilungando, vi lascio qui i turni e i mazzi di questo episodio:

*(TURNO 1) Energia Big Bang, Balam, Guerriero delle Tenebre, Oscura Strada Demoniaca, Ciclone Fiammeggiante + Triste Mietitore

*(TURNO 2) Grande Albero della Vita, Elginius, Drago da Battaglia, Specchio Magico, Pozione della Salvezza + Mccoy, Mastro Carpentiere

*(TURNO 3) Siegwurm, Possente Dragone Imperatore del Tuono

*(TURNO 4) Gashabers, Bestia della Prigionia

*(TURNO 5) Demonosso

*(TURNO 6) Gai-Asura, Supremo Drago della Terra

*(TURNO 7) Pesca della Rinascita

*(TURNO 8) Mccoy, Mastro carpentiere

*(TURNO 9) Ciclone Fiammeggiante; (Drago della Pioggia, Martello Demolitore; Demonosso) + (Gale-Fokker, Bestia Volante di Ferro)

*(TURNO 10) Izuna, Gemma Donnola + Barriera Delta

*(TURNO 11) Siegwurm-Nova, Drago Supernova

*(TURNO 12) Shine-Blazer, Drago Lucente

*(TURNO 13) Cattedrale Purpurea

(MAI) Asmodeo dei Sette Shogun 1x, Siegwurm-Nova, Drago Supernova 1x, Belzebeat dei Sette Shogun 1x, Siegwurm, Possente Dragon Imperatore del Tuono 1x, Berith Artigli Micidiali 2x, Lagunaspada, Drago Lamanuvola 2x, Mur, Musico Infernale 3x, Balam, Guerriero delle Tenebre 3x, Zom-Sauru, Drago Zombie 3x, Mietitore d’Ossa 3x, Demonosso 3x, Drago della Pioggia 3x, Ciclone Fiammeggiante 2x, Martello Demolitore 2x, Pesca della Rinascita 3x, Riesumazione 3x, Energia Big Bang 3x, Sarcofago Trafitto 3x, Triste Mietitore 3x, Strada Oscura 2x, Creazione Stellare 2x, Cattedrale Purpurea 3x

(GUARDIANO DELLA DIMENSIONE)
Gai-Asura, Supremo Drago della Terra 1x, Gale-Fokker, Bestia Volante di Ferro 3x, Mccoy, Mastro Carpentiere 3x, Re Gorgo, Drago Serpente 2x, Gashabers, Bestia della Prigionia 2x, Sekkohkiji, Volatile della Foresta 3x, Izuna, Gemma Donnola 3x, Elginius, Drago da Battaglia 3x, Cavallo Spettrale 3x, Morgersauro 3x, Ramificazione Fulminante 3x, Barriera Delta 3x, Specchio Magico 2x, Pozione della Salvezza 3x, Trappola d’Erba 3x, Creazione Stellare 3x, Grande Albero della Vita 3x, Shine-Blazer, Drago Lucente 3x, Spineed-Hayato, Volatile Lanciere 3x

Ovviamente, il mazzo di Mai evolverà nel tempo e alcune variazioni ci saranno già dal prossimo episodio.

Ed ecco qui che le anticipazioni del prossimo episodio (in fase di scrittura). Lascio la parola al nostro Guerriero Blu, Hideto:

Riavere indietro Dan non è stato esattamente come immaginavamo, ma ora non ci resta altro che andare avanti, guardando al futuro. E per farlo dovremo dividerci. Yuuki andrà a cercare sulla Terra il nuovo Maestro della Luce, nella speranza che venga a Gran RoRo con noi. Io e gli altri, invece, andremo a recuperare l’unica cosa che potrà veramente darci un vantaggio sull’effetto dominato dai nostri nemici: i Brave. Tutto questo nel prossimo episodio: IL FUTURO DEL GUERRIERO GIALLO.

Con questo vi saluto, vi ringrazio ancora e vi do appuntamento con la versione revisionata dell’episodio 0 (essendo una revisione, mi aspetto che forse non tutti voi la rileggeranno ma se troverete il tempo di lasciarmi un pensiero mi farete comunque felice. La storia in sé rimarrà la stessa, ma alcuni dettagli saranno modificati e nell’insieme, spero, scritta meglio). Per qualunque novità sugli aggiornamenti, buttate l’occhio sulla mia pagina autrice!

Varco Apriti, Energia!

Alla prossima, HikariMoon

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