Champagne per due

di LadyDraycott
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 ***
Capitolo 5: *** Cap. 5 ***
Capitolo 6: *** Cap. 6 ***
Capitolo 7: *** Cap. 7 ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 ***
Capitolo 9: *** Cap. 9 ***
Capitolo 10: *** Cap 10 ***
Capitolo 11: *** Cap. 11 ***
Capitolo 12: *** Cap. 12 ***
Capitolo 13: *** Cap. 13 ***
Capitolo 14: *** Cap. 14 ***
Capitolo 15: *** Cap. 15 ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 ***


“Coooosa?? Tu e Pai non vi siete ancora baciati??” strillò Purin a Retasu, mentre le guance dell’amica si imporporarono violentemente. “Purin!!” la rimproverò Ichigo, chiudendo la bocca della sorellina “Smettila subito!”. Retasu scosse dolcemente il capo, il viso ancora in fiamme. “Non rimproverarla, Ichigo. Purin, io e Pai non siamo fidanzati, non gli interesso nemmeno. Ma non è colpa sua, sono io che dovrei smetterla di illudermi” sospirò, stringendosi la borsa al petto. Ichigo bloccò Purin, che stava per controbattere. Tutte loro sapevano bene quanto Retasu fosse innamorata di Pai, ma dirle che secondo loro il ragazzo era cotto quanto lei non sarebbe servito: non ci avrebbe creduto. ‘Se solo quello stoccafisso la smettesse di limitarsi fissarla e si decidesse a dichiararsi!’ pensò Ichigo. Le tre giovani arrivarono al cancello di Villa Fujiwara, dove abitavano le due sorelle Minto e Zakuro e dove quella sera si sarebbe tenuta la festa di fidanzamento della maggiore con Keiichiro. “Finalmente siete arrivate!” sbuffò Minto, in accappatoio davanti alla toletta, appena Ichigo e Purin si fiondarono nella sua stanza, seguite da una sorridente Retasu. “Minto, è presto! Mancano ancora tre quarti d’ora!” si lamentò Ichigo, sbirciando nell’armadio dell’amica “che vestito mi metterò?” Sbuffando di nuovo, Minto diede a Purin e a Ichigo due grucce ricoperte da una lunga fodera bianca. “Andate a provarli, presto. Retasu, tu vai da Zakuro, ce l’ha lei il tuo vestito. Io devo ancora finire di truccarmi” aggiunse angosciata, gettando uno sguardo all’orologio. Quando Retasu si allontanò, Ichigo, indossando un lungo abito verde mela, si avvicinò all’amica, ancora intenta a truccarsi. “Minto, devi parlare con Kisshu. Deve dire a quello stupido di suo fratello di farsi avanti con Retasu, questa storia non può andare avanti. E lei soffre troppo”. “Ci ho già parlato, e Zakuro ha parlato con Kei. E si occuperà personalmente di trasformare la nostra Cenerentola in una principessa” Minto le fece l’occhiolino. “Vedrai, stasera anche Retasu sarà finalmente felice!”

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Capitolo 2
*** Cap. 2 ***


“Kisshu, ma non sei ancora pronto?” si sbalordì Kei, vedendo il giovane uscire dal bagno con un asciugamano attorno ai fianchi. “Lo so, lo so, faccio in un attimo” furfagliò, fiondandosi nella sua stanza. Ryou, le braccia incrociate dietro la testa, lo seguì con indolenza, già vestito con lo smoking nero. Pai si affacciò sul corridoio, in maniche di camicia. “Entra Kei, sono quasi pronto”. Il suo ex compagno di scuola lo squadrò un attimo, cercando le parole adatte. “Pai… stasera ci sarà anche Aoyama”. Il ragazzo dai capelli viola si voltò di scatto, gli occhi sgranati. “Lo so che lo detesti, per quella situazione con Retasu…” “Dì piuttosto di quando si è vantato di essersela portata a letto, inventandosi tutto di sana pianta” ringhiò Pai, annodandosi il papillon. “…ma è il figlioccio del padre di Zakuro, non potevamo non invitarlo”. “Suppongo che tu abbia ragione” borbottò il viola “ma se dovesse darle fastidio… lei è così…” “Amico mio, agisci come meglio credi, solo evita di prenderlo di nuovo a pugni, non a casa di Zakuro” gli strizzò un occhio. “Ehiiiii noi siamo prontiiiii” urlò Taruto. “E poi, con tutto il rispetto, dovresti finalmente dirglielo che sei cotto di lei. E non fare così” si schernì, evitando un libro che l’amico gli aveva scagliato contro “lo sai che ho ragione. Pensaci. E adesso andiamo, perché se facciamo tardi il mio dolce tesoro ci farà depennare dalla lista degli invitati” e spinse un tempestoso Pai verso l’uscita.

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Capitolo 3
*** Cap. 3 ***


“Retasu! Entra!” l’accolse Zakuro, seduta su una poltroncina mentre il parrucchiere finiva di acconciarle i capelli in un morbido chignon. Indossava un lungo abito giallo pallido simile a una veste greca, con la schiena scoperta e una profonda scollatura. Retasu la rimirò estasiata. “Sei davvero bellissima!” La giovane modella fece una smorfietta compiaciuta. “Grazie mia cara, ma adesso pensiamo a te.” Quando, quindici minuti dopo, Retasu si gurdò allo specchio, stentò a riconoscersi. Un abito rosso acceso lungo fino ai piedi, calzati da raffinate scarpine col tacco, con una scollatura a cuore e che le lasciava le spalle scoperte. I capelli, sciolti dalle trecce, le ricadevano sulla schiena in onde perfette. Le lenti a contatto al posto degli occhiali. Un tocco di cipria ad illuminarle il viso. ‘Se Pai non si decide stasera, è proprio senza speranze’ pensò Zakuro, guardando con un sorriso l’amica. E il suo sorriso si allargò ancora di più quando Retasu scese nel salone: Pai non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.

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Capitolo 4
*** Cap. 4 ***


‘R-Retasu??’ Pai deglutì e si portò un dito al colletto della camicia, allargandolo bruscamente. Dov’era finita la timida Retasu, la ragazzina dalle lunghe trecce verdi? Era proprio lei quella fanciulla bellissima ed affascinante? La dolce compagna di banco di Kisshu, che con Ryou, Ichigo e Minto veniva a studiare ogni pomeriggio a Villa Ikisatashi? Quella che ogni volta che lo incontrava, sia a scuola che a casa sua, diventava deliziosamente rossa come un papavero? Da più di 2 anni non la vedeva, da quando, finiti brillantemente gli studi universitari, aveva fatto un lungo viaggio in Europa e in America, prima di prendere le redini del’azienda di famiglia. Aveva cercato di non pensare a lei, convinto di non avere speranze di conquistare il suo cuore. D’altronde, se lui le fosse piaciuto in modo particolare, non sarebbe forse venuta almeno una volta a guardare un suo allenamento di karate, come facevano le altre ragazze? Probabilmente lo considerava semplicemente come il fratello del suo amico, e se provava dell’affetto per lui, era lo stesso che provava per Taruto. Ma quando la vide entrare nel salone e guardarsi intorno, con quegli occhi color del mare, sentì uno spillo pungolargli il cuore, e capì davvero quanto terribilmente gli fosse mancata.

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Capitolo 5
*** Cap. 5 ***


“Ryou!!! Adesso basta, mi stai deliberatamente ignorando. Sono proprio stufa. Non hai nemmeno detto una sola parola sul mio vestito” si lamentò un’imbronciata Ichigo, strattonando il braccio del suo ragazzo. “Smettila, gattina. Quel vestito è passabile, sono sicuro che se fosse stato orribile l’avrei notato prima. Cerca di non ingozzarti di dolci, altrimenti finirai per sporcarti” la squadrò Ryou, ammiccando con un sorriso furbo. “Ma come ti permetti!!!” si ribellò la ragazza, rossa per il dispetto. Lui fu lesto a tirarla fuori dal salone.“Shhh non fare così, micetta. Scusami, ma sei splendida quando ti arrabbi” la chetò il biondino, prendendola tra le braccia e baciandola leggermente. “Ti amo Ryou, ma temo che non mi abituerò mai al tuo caratteraccio” sospirò Ichigo, beatamente chetata dalle labbra del giovane, che le accarezzavano la pelle delicata del collo. “Non preoccuparti Ichigo, il tuo è sicuramente peggiore del mio… Ahia!” Ichigo gli aveva dato un pizzicotto.

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Capitolo 6
*** Cap. 6 ***


I loro sguardi si incrociarono e Retasu trattenne il respiro, come se fosse stata colta in fallo, ma poi gli rivolse un sorriso timido, il viso in fiamme. Pai le sorrise di rimando, avvicinandosi alla giovane. “Sono contento di vederti, Retasu, è da molto tempo che non ho il piacere di parlare con te…” …Sicuramente a quelle parole ne seguirono altre, ma Retasu non sentì più nulla. ‘Il piacere di parlare con te’. Davvero Pai l’aveva detto? Lo pensava davvero? Possibile che quel ragazzo, bello e forte come un principe delle fiabe, provasse davvero piacere a stare in sua compagnia? Retasu si sentì lusingata, leggera e felice, e non si accorse del sorriso radioso che le illuminò il viso, né della reazione di Pai, del tremore nella sua voce, dei suoi muscoli tesi sotto la seta dello smoking, dei suoi occhi brucianti di desiderio. Senza pensarci, la prese per mano. “Vuoi ballare con me?” le chiese, la voce leggermente roca, guardandola intensamente negli occhi. “S-si, volentieri” balbettò lei, incantata da quegli occhi magnetici che sembravano volerla scrutare nel profondo per carpire tutti i suoi segreti. Si lasciò condurre docilmente al centro del salone, dove già altre coppie avevano iniziato a ballare. ‘Se questo è un sogno, spero di non svegliarmi mai più’ pensò, mentre Pai le cingeva la vita.

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Capitolo 7
*** Cap. 7 ***


“Sei in ritardo Taru-Taru” lo apostrofò Purin, schioccandogli un sonoro bacio sulla guancia dell’ormai diciottenne Taruto. “Non è stata colpa mia, Kisshu è tornato tardi dall’allenamento di karate… e smettila di chiamarmi così” concluse, tirandola per un braccio e portandola in giardino, al riparo da occhi indiscreti. Purin sorrise maliziosa, raggiante nel suo vestitino lilla che le arrivava appena sopra le ginocchia. “Lo sai che è fiato sprecato, vero?” gli chiese, alzando il viso verso il suo (l’aveva superata di almeno 15 cm, quell’ex- nanerottolo!). “Lo sai che stasera sei bellissima, vero?” le rispose, premendola contro il tronco di una quercia e baciandola con urgenza. Purin rispose con entusiasmo, per ribaltare le loro posizioni dopo pochi secondi. “Se mi sporco il vestito Minto mi uccide” sospirò, ancora stretta nell’abbraccio del suo ragazzo. “Non mi sembra un buon motivo per sporcare il mio” ghignò Taruto, per beccarsi un pungo scherzoso dalla biondina. “Dai, andiamo dentro. Avranno sicuramente aperto il buffet… e io non ci vedo più dalla fame!”

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Capitolo 8
*** Cap. 8 ***


“Ti trovi bene all’università, Retasu? Volevi laurearti in biologia marina se non erro, vero?” le chiese Pai, porgendole un bicchiere di champagne. “Si… molto bene, ti ringrazio. L’anno scorso sono anche andata ad Hokkaido per partecipare ad un gruppo di ricerca sulle tartarughe, ed è stato molto interessante…” si interruppe. Cosa poteva importare a Pai delle tartarughe marine? Doveva trovare un argomento che potesse coinvolgerlo, e non annoiarlo a morte. Agitata, bevve d’un fiato lo champagne, chiedendogli precipitosamente: “E tu? Com’è andato il tuo viaggio?” per poi pentirsene. Non voleva sapere nulla di quel viaggio. Non voleva ricordare i due anni infernali passati senza di lui. Non voleva sentire quanto si fosse divertito, magari in compagnia di altre ragazze, più belle, interessanti e intelligenti di lei. Sentì uno strano calore invaderle il corpo, e si diede della stupida per aver bevuto lo champagne, non era abituata a toccare l’alcol, ci mancava solo che si sentisse male davanti a Pai, l’avrebbe considerata una stupida. Santo cielo, ma lui le stava parlando! Non aveva ascoltato nemmeno una parola di quello che le aveva detto. “…e, in definitiva, sono contento di essere tornato a casa. Inoltre, in America ho mangiato malissimo, non sai quanto mi siano mancati i tuoi bento” concluse, sorridendole leggermente. Quel sorriso che le faceva battere il cuore all’impazzata. “Te li ricordi ancora?” gli chiese timidamente, diventando ancora più rossa. Quel rossore che Pai trovava così adorabile. “Certo che li ricordo” mormorò. Ricordava troppe cose di lei, pensò con amarezza. Come quello sciocco episodio di 7 anni prima, quando era passato con i suoi fratelli al bar dove lavorava Retasu, e avevano comprato dei bento fatti da lei. E gli erano piaciuti così tanto che ci tornarono quasi ogni giorno. Le guardò intensamente le labbra rosee e leggermente dischiuse, desiderando disperatamente baciarle. “Li cucinavo per te… li ho sempre fatti solo per te”. Ecco, l’aveva detto. Forse era stato quello champagne a darle il coraggio di parlare, finalmente. Poi lui l’avrebbe derisa, lei non avrebbe mai più avuto il coraggio di uscire di casa, ma si sarebbe tolta quel peso dal cuore, una volta per tutte. Guardò il suo bicchiere vuoto, ancora stretto nella mano destra, che le tremava leggermente. No, non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi. Che vigliacca! Mormorando una scusa, e cercando di non correre, si allontanòin fretta da lui ed uscì in giardino.

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Capitolo 9
*** Cap. 9 ***


“Colombella, ma perché stanotte non posso restare da te?” si lamentò Kisshu, mentre faceva volteggiare la sua Minto al centro della pista da ballo. “Stupido! Ti ho detto di no, non dopo il modo in cui ti sei comportato l’ultima volta” ringhiò la ragazza, cercando di non farsi sentire dagli altri ballerini. “Ma angioletto, non è certo colpa mia se hai perso a FIFA contro il sottoscritto!” “Avresti comunque potuto evitare di esultare in quel modo” si ostinò Minto, pestandogli deliberatamente il piede. “AHIA!! Va bene dolcezza, va bene… e se ti promettessi che stavolta ti darò un gol di vantaggio? E che domani mattina mi alzerò presto per andarti a comprare la colazione nella tua pasticceria francese preferita?” la tentò Kisshu, guardandola con uno sguardo implorante. Si divertiva davvero troppo a giocare con Minto alla playstation, era un dei momenti in cui la sua ragazza si dimenticava di essere beneducata. “Mmm va bene, mi hai convinta. Ma se mi prenderai di nuovo in giro ti farò pentire di essere nato, sappilo” Kisshu sospirò, deliziato da quelle parole che, dette da Minto, equivalevano ad una dichiarazione d’amore. “Grazie tortorella, anche io ti amo da impazzire!”

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Capitolo 10
*** Cap 10 ***


Pai ci mise qualche istante per metabolizzare le parole di Retasu, il nervosismo con cui torturava il bicchiere e la sua fuga precipitosa in giardino. Il suo cervello non era mai stato così lento e intorpidito. ‘Li ho sempre fatti solo per te’. Quelle parole lo rincorrevano come una litania. Retasu era stata davvero interessata a lui? Anche ora? Dopo tutto quel tempo? Per forza, altrimenti non sarebbe scappata. E non glielo avrebbe confessato. ‘In vino veritas’ pensò Pai, vuotando il suo bicchiere tutto d’un fiato. Ma cosa faceva ancora lì impalato? Perché non la raggiungeva per dichiararle il suo amore? ‘Aspetta…il mio amore?’ Quindi l’amava? Era quello l’amore? Quel pensiero latente ma costante, quella sensazione di vuoto alla bocca dello stomaco? Quella ricerca dei suoi occhi color del mare nel viso delle altre donne? Il doloroso bisogno di essere sempre accanto a lei, per ascoltarla, guardarla, farla ridere, proteggerla, respirare la sua stessa aria? ‘Spero solo che non sia troppo tardi’ si preoccupò, dirigendosi verso il giardino e scansando una ragazza dall’aria sgradevole che gli stava parlando da qualche minuto, e di cui non aveva minimamente sentito le parole. “Sembra proprio che Masaya se la stia spassando con la signorina Midorikawa!”.

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Capitolo 11
*** Cap. 11 ***


Sola in giardino, Retasu riuscì finalmente a respirare liberamente, anche se l’aria fresca sulle spalle nude la fece rabbrividire. ‘Sono stata una stupida’ si rammaricò, ‘che cosa pensavo? Lui non mi ricambierebbe mai… sono troppo insignificante, goffa, stupida e infinitamente inferiore a lui’. Una lacrima solitaria le scese sul viso, ma l’asciugò, decisa. Non avrebbe pianto. “Ehi, Midorikawa! Che ci fai qui tutta sola?” Retasu si girò di colpo. Masaya Aoyama era dietro di lei, e dal suo sguardo lucido, l’andatura barcollante e il papillon in disordine dedusse che avesse bevuto un po’ troppo. Istintivamente fece un passo indietro. “C-ciao Aoyama” balbettò “H-hai bisogno di aiuto?” “Midorikawa…” ripeté lui con voce leggermente impastata, avvicinandosi alla giovane “Perché non bevi con me?” “Ti ringrazio, ma ho già bevuto abbastanza… e credo che anche tu dovresti smettere” rispose Retasu, avvicinandosi e facendosi coraggio. In fondo, di cosa aveva paura? E, togliendogli di mano un bicchiere ancora pieno di liquore, lo spinse dolcemente verso una panchina, per farlo sedere. “Non è meglio se questo lo buttiamo? Ti porto un po’ d’acqua”. Stava per allontanarsi quando Aoyama l’afferrò per un polso, tirandola a sedere accanto a lui e facendole cadere il bicchiere sull’erba. “Non voglio l’acqua. Non sono mica un bambino!” In quel mentre si alzò una folata di vento, che fece venire la pelle d’oca a Retasu (o forse era stato lo strano sguardo di Aoyama?) “Hai freddo, Retasu?” e ghignò, appena lei sussultò, per averla chiamata per nome. “Retasu, Retasu, Retasu… se penso che una volta mi sono beccato un pestaggio coi fiocchi per colpa tua… e il colmo è che, per una volta, non avevo fatto proprio nulla…” “Ma di che stai parlando?” rispose sbalordita, mentre cercava di sottrarre il suo braccio dalla presa del ragazzo, che si fece ferrea. “Di quando il tuo prezioso Ikisatashi mi ha gonfiato di pugni… direi che dovresti darmi almeno un bacio come ammenda, non sei d’accordo?” disse, prendendole anche l’altro polso e imprigionandoli con una mano sola, mentre l’altra si posava sul ginocchio della giovane. “Lasciami Aoyama, altrimenti mi metto a gridare!” si infuriò Retasu, anche se la paura minacciava di sopraffarla. Aoyama rise sguaiatamente, ma la risposta gli morì in gola appena vide una figura (a lui tristemente nota) ritta alle spalle di Retasu. “Lasciala, Aoyama. O stavolta giuro che ti uccido”.

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Capitolo 12
*** Cap. 12 ***


“Stai bene, Retasu?” le chiese Pai, accarezzandole delicatamente i capelli. A quel tocco, la ragazza chiuse un attimo gli occhi (aveva davvero sospirato di piacere??), ma si riprese in fretta. “Si, ti ringrazio. Ma non c’è bisogno che tu ti preoccupi per me” “Eppure non posso farne a meno…” “Preferirei che non lo facessi” ribattè Retasu, rossa in volto (ma come faceva a diventare ancora più bella quando arrossiva??). “Pai io… io ti ringrazio, per avermi salvata da una situazione un po’… fastidiosa, ecco. Ma adesso, per favore, lasciami… lasciami sola, io…” le sfuggì un piccolo singhiozzo, poi lacrime silenziose le scivolarono sulle guance. Pai soffriva le pene dell’inferno. Solo il timore di spaventarla ancora di più lo frenava dal bisogno doloroso di stringerla tra le braccia. Era riuscito a trattenersi con Aoyama (l’aveva pure promesso a Kei!), il ricordo del loro precedente incontro (e forse anche il suo sguardo assassino) era bastato per farlo dileguare in fretta. Ma non poteva vedere Retasu piangere. Perdiana, al suo autocontrollo c’era un limite! Con dolcezza, le circondo il volto con le mani, asciugandole le lacrime con i pollici e costringendola ad alzare lo sguardo su di lui. “Non posso lasciarti, Retasu. L’ho già fatto una volta, e non rifarò lo stesso errore”. Retasu trattenne il fiato. Guardò gli occhi scuri di Pai, e vi trovò solo amore. ‘Non rifarà lo stesso errore? Vuol dire che lui… ma non può essere che lui… o forse si? E se anche lui mi volesse bene? È mai possibile?’ “Pai… cosa vuoi dire?” Era troppo bello per essere vero. “Retasu…” le prese la mano, posandola all’altezza del suo cuore, che batteva tumultoso. Non si sarebbe mai stancato di guardare quegli occhi blu. “Ti amo, Retasu. Mia dolce, timida e bellissima Retasu. Voglio stare con te, non desidero altro che passare la mia vita insieme a te. E perdonami se l’ho capito così tardi, se ho dovuto attraversare un oceano e stare via per 2 anni prima di rendermi conto che la mia casa è dove ci sei tu. Ma se tu non mi vuoi bene io ti prometto che ti lascio tranquilla, e che non ti importunerò più”. “Oh Pai” singhiozzò Retasu, sfiorandogli timidamente una guancia e facendosi più vicina. “Non dire così ti prego! Anche io ti amo, ti amo così tanto… E non volevo davvero che tu mi lasciassi sola… però non volevo nemmeno darti noia, costringendoti a fare compagnia a me, quando ci sono tante altre ragazze…” Non riuscì a finire. Pai non voleva più sentire le sciocchezze che stava dicendo, quindi, incoraggiato dalle parole e dall’avvicinarsi della ragazza, le aveva passato il braccio destro attorno alla vita, con la mano sinistra le aveva fatto alzare il volto, l’aveva stretta con dolcezzza e, finalmente, l’aveva baciata. Con gioia, con amore. E, appena Retasu dischiuse le labbra, con passione.

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Capitolo 13
*** Cap. 13 ***


“Finalmente!” bisbigliò Zakuro, affacciata alla finestra che dava sul giardino, poggiando languidamente il capo sulla spalla del suo fidanzato. “Era ora che si decidessero” commentò Ryou, scambiando un’occhiata complice con Kisshu. “Ma voi due non c’entrate nulla con l’ubriacatura di Aoyama, vero?” chiese Minto, improvvisamente sospettosa. “Tortorella, abbiamo semplicemente fatto accorciare i tempi” si difese il verde. “Ma.. ma siete due incoscienti! E se fosse successo qualcosa a Retasu??” Ichigo era allibita. “Era tutto calcolato!” saltò su Purin “Io e Taru-Taru eravamo appostati dietro la siepe! Io avevo la pompa per innaffiare, pronta a rinfrescargli le idee..” “.. e io una mazza da baseball, pronto a spedirlo nel mondo dei sogni” completò Taruto, sogghignando. “Ma non l’avresti colpito forte!” si scandalizzò Purin. “Certo che l’avrei fatto” rispose Taruto con serietà. “I ragazzi gli hanno solo detto che non sarebbe mai riuscito a bere un’intera bottiglia di champagne senza crollare, ma nessuno gli aveva dato il permesso di importunare Retasu, o qualsiasi altra ragazza. Quindi non sarei stato per niente delicato, e se lo sarebbe meritato!”. “Bravo Taruto” lo lodò Kei, “e voi, ragazze, non rimproveratelo, ognuno di noi avrebbe agito allo stesso modo”. “Beh ragazzi, ora lo spettacolo è finito” li interruppe Zakuro, ignorando i lamenti di protesta di Kisshu e Purin. “Niente da fare! Lasciamo che stiano un po’ da soli e torniamo in salone dagli altri invitati. Insomma, è pur sempre la mia festa di fidanzamento!”

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Capitolo 14
*** Cap. 14 ***


Ancora avvolta dal calore di quel bacio travolgente, scossa da rari brividi (di freddo o di passione? non avrebbe saputo dirlo), con le gambe di gelatina e le mani immerse nei suoi corti capelli viola, che accarezzava senza posa, Retasu aspirava a pieni polmoni il profumo dell'uomo. Che, per lei, era il profumo della felicità. Pai, ad occhi chiusi, si godeva quelle carezze delicate e (involontariamente, ne era certo!) terribilmente sensuali; incapace di stare fermo, le passava le mani sulle spalle e sulla schiena, saggiando quella pelle fresca e invitante, fino ad arrivare alla cerniera del vestito, che strinse quasi inconsapevolmente tra le dita, bramando di svelare nuove delizie… quando improvvisamente, il suono di una voce un po’ troppo vicina li investì come una doccia fredda. Pai fu rapido a tirare Retuasu dietro una grossa quercia, e sbirciò non visto i camerieri che iniziavano a portare tavoli e sedie in giardino. “C’è mancato poco” sospirò. In tutti i sensi. Ma che cosa gli aveva preso? Non aveva mai perso il controllo di sè fino a quel punto!! “Hai ragione, sono stata un’incosciente. Forse è meglio se rientriamo, noteranno la nostra assenza” si agitò Retasu, improvvisamente vergognosa. Ma che cosa le aveva preso? E... gli aveva davvero slacciato il papillon e i primi bottoni della camicia?? “Non ho nessuna voglia di rivedere la faccia di Aoyama” ribattè Pai, sfilandosi la giacca e poggiandola sulle spalle di Retasu “Ecco, così non avrai freddo” “G-grazie..” balbettò la giovane, lanciandogli uno sguardo adorante. Pai deglutì. “Vieni via con me” le bisbigliò, stringendole la mano. Retasu si fece di brace. Oddio, quella era la frase che le diceva sempre il Pai dei suoi sogni romantici! Il principe azzurro, quello che dopo averla salvata da un pericolo mortale la issava sul suo cavallo bianco e la portava nel suo castello per vivere per sempre felici e contenti! ‘Smettila Retasu, non è un sogno!’ si riprese in fretta. “C-che vuoi dire? Per andare dove?” tartagliò. Bene, che bella risposta aveva dato! Adesso si che aveva davvero fatto la figura della stupida! Quasi leggendole nel pensiero, Pai le rivolse un leggero sorriso. “Purtroppo non ho un cavallo bianco per portarti via, ma mi piacerebbe che andassimo a cena da qualche parte, noi due da soli.” Deglutì di nuovo, sentendosi improvvisamente a disagio nel sostenere lo sguardo limpido di Retasu. “Io… domani pomeriggio devo partire per Osaka, starò via per almeno una settimana… e stasera vorrei stare da solo con te, ma qui non sarà possibile. Però se non vuoi… insomma…” La ragazza lo interruppe. Fattasi intrepida (possibile che l’effetto dello champagne durasse ancora?), si mise in punta di piedi, gli prese il viso tra le mani e gli diede un bacio a fior di labbra. “Vengo con te”.

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Capitolo 15
*** Cap. 15 ***


Un pallido raggio di sole filtrò attraverso la persiana semichiusa, destando Retasu. ‘Che ore sono?’ si chiese, ancora con gli occhi chiusi, allungando la mano verso quello che avrebbe dovuto essere l’orologio, ma sfiorando invece un torace nudo. Si bloccò, pietrificata. Non poteva essere… Pai, ancora immerso nel sonno, la attirò a sè, mormorando: “Resta con me, Retasu”. Rossa in viso, ma segretamente deliziata, Retasu sentì il proprio cuore sciogliersi nel petto. Sospirando, gli accarezzò delicatamente il viso dai tratti distesi e gli diede un leggero bacio all’altezza del cuore. Poi si accoccolò meglio contro di lui e chiuse gli occhi. Flashback della sera prima le attraversarono la mente come una girandola colorata. La romantica cena in un ristorantino italiano. Lui che l’accompagnava fino alla porta del suo appartamentino. Un bacio della buonanotte che diventava di fuoco. La sua audacia nell’invitarlo ad entrare. Il desiderio bruciante negli occhi di lui, mitigato dalla paura di essere troppo precipitoso. Lei che, messa da parte ogni timidezza, ricominciava a baciarlo con passione, dissipando i suoi timori. I vestiti abbandonati per terra. La fugace paura della propria goffaggine e inadeguatezza. La delicatezza di Pai. Le loro voci roche che invocavano l’una il nome dell’altro. Il velo di sudore che ricopriva le loro fronti. L’amore. Le urla soffocate. Il piacere. Il sonno che li aveva colti abbracciati. Retasu sospirò di gioia, mentre si lasciava scivolare di nuovo nel sonno, stretta nell’abbraccio dell’uomo che amava. Per la prima volta nella sua vita, era totalmente felice.

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