Il dio scomparso

di inu_ka
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Riunione ***
Capitolo 2: *** A.A.A.Cercasi lavoro ***
Capitolo 3: *** Copertura saltata, e segreti. ***
Capitolo 4: *** La profezia della pallida Luna dalle nove code ***
Capitolo 5: *** Identità svelate parte 1 ***
Capitolo 6: *** Identità svelate parte 2 ***
Capitolo 7: *** La battaglia dei traditori ***
Capitolo 8: *** Battaglia finale ***
Capitolo 9: *** E poi... ***



Capitolo 1
*** Riunione ***


Nella terra degli dei era stata indetta una riunione. All’incontro erano state convocate esclusivamente le tre kitsune supreme, insieme ad alcune di rango minore che fungevano da supporto.
Il motivo dell’assemblea straordinaria era la misteriosa scomparsa del dio Inari, questo aveva privato i templi a lui dedicati della sua presenza.
 
-Miketsukami, da quanto tempo. Come va?- Domandò Ginji, felice di rivedere il suo amico.
-Bene. Non avrei mai pensato di vederti a un’assemblea straordinaria. Tu per caso conosci il motivo?- Chiese Miketsukami, incuriosito dalla faccenda.
-A dire il vero, no.-  Rispose sconsolato.
 
Ginji e Miketsukami erano due kyuubi. Loro erano amici sin dall’infanzia, e insieme avevano intrapreso l’addestramento per diventare youkai di rango supremo, riuscendo così a raggiungere lo status di kyuubi.
 
Nel frattempo anche Tomoe, la terza kitsune, li aveva raggiunti.
Tomoe, a differenza di Ginji e Miketsukami, era una kitsune con una sola coda ma, rispetto ai suoi simili, possedeva una forza pari a quella di un kyuubi.
-Ciao.- Salutò secco Tomoe. –Cosa mai vorrà quel vecchiaccio?- Domandò irritato per quella situazione.
-Tomoe, come sempre sei molto educato. Nemmeno noi conosciamo il motivo di questa convocazione così urgente, però sicuramente un motivo ci sarà.- Ipotizzò Ginji.
 
Intanto il dio supremo era entrato, accompagnato dai suoi famigli.
-Buongiorno.- Salutò il dio supremo, andandosi ad accomodare sul suo trono.
Tutti risposero al saluto, e si accomodarono, nella speranza che quell’assemblea terminasse nel più breve tempo possibile. Per tutti loro questa era una speranza vana, conoscevano bene la loquacità del dio e, sicuramente, questa volta non sarebbe stata di meno.
 
-Vi ho convocato per discutere dell’improvvisa sparizione del dio Inari. A causa della sua assenza, i tre templi principali che gli umani gli hanno dedicato, non funzionano in modo adeguato. Le sue kitsune sono troppo deboli perché agiscano autonomamente senza la presenza del loro dio. I visitatori sono molti, e loro non sanno gestire tutte le loro richieste, per questo motivo ho ritenuto opportuno convocare le tre kitsune più potenti. Vorrei che in assenza di Inari, vi occupiate dei tre templi.- Spiegò il dio supremo, rivolgendosi a Tomoe, Ginji e Miketsukami.
Poi riprese.
-Voi dovrete svolgere i compiti di Inari. Dovrete raccogliere le richieste dei fedeli, e soddisfare quelle fatte con reale devozione. Sarete affiancate dalle sue kitsune, anche se siete abbastanza potenti da non averne bisogno.- Specificò il dio.
 
La situazione era seria. La sparizione di Inari era avvenuta proprio in un brutto periodo. L’imminente arrivo del festival avrebbe portato un’affluenza di visitatori ai templi a livelli spropositati, e certamente l’assenza di un dio non sarebbe stata la cosa migliore.
 
-Signore non abbiamo mai fatto cose del genere, la nostra presenza è stata richiesta esclusivamente nel regno delle divinità, e per questo non sappiamo nemmeno come comportarci con gli umani.- Disse Miketsukami.
-Non c’è da preoccuparsi. Manterrete le vostre abitudini e i vostri caratteri, anche se qualcuno farebbe meglio a cambiare il suo comportamento.- Pronunciò il dio, riferendosi chiaramente al pessimo carattere di Tomoe. –Dovrete assumere un aspetto da guardiano dei templi, e vi consiglio di limitare i rapporti con gli umani. Gli umani sono avidi, e se dovessero scoprire la vostra reale identità, cercherebbero di ingannarvi per trarne profitto. Vi sarà concesso di mescolarvi tra loro per accrescere la vostra cultura, ma mai, e dico mai, dovrete rivelare la vostra natura demoniaca, se questo dovesse accadere, vi priverò dei vostri poteri e sarete costretti a vivere come umani fino alla fine dei vostri giorni; e fidatevi, gli umani non sono una specie longeva, al massimo vi resteranno una sessantina di anni.- Concluse il dio, dopo aver spiegato un altro punto dell’assemblea.
-Signore, quali sono i templi di cui dovremo occuparci?- Domandò Ginji incuriosito.
-I templi sono tre: il Yutoku Inari jinja, a Kushima, nella prefettura di Saga; il Kasama Inari Jinja, a Kasama, nella prefettura di Ibaraka; e il Fushimi Inari Taisha, ai piedi del monte Inari, a Kyoto. Quest’ultimo tempio sarà quello più complicato da gestire.- Rispose il dio, elencando i vari templi.
-Perché il Fushimi Inari Taisha sarebbe più difficile da gestire rispetto agli altri?- Domandò turbato Tomoe.
-Il Fushimi Inari Taisha, è il tempio più importante dedicato a Inari, ma non è questo che rende difficile la sua gestione. Il tempio possiede numerosi sentieri che portano ai templi minori, ma uno di questi percorsi porta all’ingresso del Reame Nascosto.- Chiarì il dio mostrandosi preoccupato.
-Reame Nascosto?- Pronunciarono all’unisono le tre kitsune.
-Sì. Il Reame Nascosto è il posto dove vive ogni genere di youkai. Molti ci vanno anche solo per rilassarsi e staccare dai loro doveri, e per questo soggiornano nelle due locande principali gestite da due grandi youkai: il Tenjin-ya nelle terre del nord est, gestito da Odanna, e l’Orio-ya situato nelle terre del sud, amministrato da Ranmaru. Questi youkai, non sono solo i gestori delle due locande, ma loro sono anche i guardiani del portale del Reame Nascosto, e si assicurano che nessun youkai, con intenzioni malevole, si rechi nel regno degli umani, seminando il panico tra le loro vittime. Inari li ha sempre aiutati nella sorveglianza del portale, sebbene raramente sia stato necessario il suo intervento. E’ per questo motivo, che chi si occuperà di quel tempio dovrà anche supportare i due guardiani. Non c’è da preoccuparsi, Odanna discende da una potente stirpe di Oni, tanto che adesso viene definito dio Oni, mentre Ranmaru detiene il titolo di komainu. Sono youkai molto potenti e sanno fare bene il loro lavoro, ma per sicurezza bisogna sorvegliare il portale anche dall’esterno, onde evitare che gli umani s’infiltrino nel Reame Nascosto. Lì ci sono molti youkai che sono ghiotti di carne umana, soprattutto se appartiene a una giovane ragazza pura e con un grande potere spirituale.- Concluse il dio, sempre più turbato dalla questione.
-Ah dimenticavo di dirvi, che Ranmaru e Odanna invitano spesso Inari alle loro locande, come segno di ringraziamento. L’invito, ovviamente, è rivolto a chiunque assuma quel ruolo, però in via del tutto straordinaria, lo estenderò a tutti e tre. Ritenetelo come un mio personale ringraziamento per aver accettato di assumere i compiti di un dio.-
-La ringraziamo. Ora, potrebbe dirci qual è il tempio che ognuno di noi dovrà proteggere?- Domandò Tomoe.
-Tomoe, ti occuperai del Yutoku Inari Jinja, a Kushima.- Disse il dio, iniziando ad assegnare le postazioni.
-Sì.- Accettò Tomoe.
-Miketsukami, tu ti prenderai cura del Kasama Inari Jinja, a Kasama.-
-Con immenso piacere.- Rispose il kyuubi.
-Infine, Ginji dovrai occuparti del Fushimi Inari Taisha, a Kyoto, e supporterai i due guardiani nella sorveglianza del portale verso il Reame Nascosto. Mi raccomando, nessun umano deve entrare in quel luogo.- Gli ricordò il dio.
Dopo l’assegnazione delle sedi, il dio ringraziò le kitsune consegnandoli delle strane cartelle, dove sulla copertina c’era la foto del tempio assegnato, e uscì insieme ai suoi famigli.
 
Le cartelle erano personali e in ognuna di esse erano descritti i compiti che avrebbero dovuto svolgere.
Ginji stava sfogliando con attenzione il proprio plico, quando nell’ultima pagina aveva notato una strana lista.
-Ragazzi, guardate un po’ l’ultima pagina.- Disse Ginji, indicando il proprio foglio.
-Che strano, questa sembra una lista dei lavori che svolgono gli umani.- Constatò stranito Tomoe.
-E’ vero. Però c’è scritto che dovremo scegliere una di queste mansioni per comprendere meglio la vita degli umani.- Espose Miketsukami.
-Lo sapevo che c’era un’altra fregatura. Non bastava occuparci dei templi, ora dobbiamo anche sgobbare come gli umani.- Puntualizzò irritato Tomoe.
 
Le tre kitsune scorrevano le liste, finchè ognuna non aveva trovato il mestiere che lo attirava.
-Io scelgo il cuoco.- Disse per primo Ginji. –Ho sentito dalle kitsune di Inari che i fedeli solitamente li offrono una pietanza chiamata Inari-zushi. Dicono che sia squisita. Sono ansioso di assaggiarla, e di impararla a cucinare.- Concluse, spiegando la sua scelta.
-Ginji, da quello che leggo, per fare il cuoco devi saper cucinare. Non credo tu sappia farlo.- Puntualizzò Miketsukami.
- E invece sì. La cucina mi ha sempre affascinato, infatti, spesso vado a cucinare di nascosto con i cuochi della mensa.- Confessò Ginji.
Tomoe e Miketsukami non credevano alle loro orecchie. Davvero Ginji cucinava il cibo della loro mensa? Dunque, probabilmente, le succulenti pietanze che spesso mangiavano, potevano essere state cucinate da lui.
-Whuau, perché non ce lo hai mai detto?- Domandò stupito Tomoe.
-Perché non volevo che si sapesse in giro. Sapete che ci è proibito interferire con i compiti della servitù.- Rispose Ginji con rammarico.
 
Dopo toccò a Tomoe riferire la sua scelta.
-Ok, io farò lo studente.- Riferì seccato, lo youkai.
-E come mai?- Chiese incuriosito Miketsukami.
-Perché tra tutti questi mestieri, sembra quello meno faticoso. Dicono che lì ci siano molti umani, dunque imparerò più in fretta se ne frequento un po’ tutti insieme. E poi le ore in cui si radunano non sono molte, perciò avrò più tempo libero.- Rispose, chiarendo le idee ai suoi compagni.
 
-E tu?- domandò Ginji rivolgendosi a Miketsukami.
-Farò la guardia del corpo. L’obiettivo di questo mestiere dice che è quello di proteggere i deboli e i bisognosi, e sapete che amo usare i miei poteri per difendere il prossimo.- Replicò il Kyuubi con un’espressione soave.
 
Dunque con la scelta delle mansioni, le tre kitsune si salutarono dandosi appuntamento per il giorno dopo, prima.
 
L’ora della partenza giunse in un batter d’occhio. Le tre kitsune erano agitate, temevano di non essere all’altezza di svolgere i compiti di un dio, ma l’impegno era stato preso, e doveva essere mantenuto.
Grazie ai loro poteri, raggiunsero in pochi minuti i loro templi.
 
Miketsukami, era giunto al Kasama Inari Ginja; si trovò dinanzi a un enorme ingresso, dove si susseguivano una serie di torii rossi, e man mano che proseguiva, notò la presenza di molte statue di kitsune che simboleggiavano le seguaci del dio Inari. Le statue avevano una chiave in bocca, e si diceva che quella servisse ad aprire il magazzino del riso.
Miketsukami, dopo aver oltrepassato la serie di torii, si trovò dinanzi due maestosi alberi secolari di glicine. Respirò l’aria colma del profumo dei fiori, e fu colto da un senso di pace. Grazie a quel profumo, l’ansia che aveva accumulato era sparita.
I fedeli si recavano in quel tempio, soprattutto, per chiedere che la loro fortuna nel commercio e nell’agricoltura aumentasse.
 
Intanto a Kushima, nella prefettura di Saga, Tomoe aveva raggiunto la propria destinazione. Anche il suo tempio, come tutti quelli dedicati al dio Inari, presentava una serie di torii rossi e statue di kitsune con al collo un yodarekake rosso, e in bocca o intorno a una delle zampe anteriori avevano una chiave o un gioiello.
Nel retro dell’edificio principale, si trovava un’enorme scalinata che portava al santuario, da lì si poteva godere della vista sul mare di Ariake. L’odore della salsedine, portato da una leggera brezza, era un vero toccasana.
In quel tempio, i fedeli si recavano soprattutto per chiedere protezione in qualsiasi settore.
 
Quello che rimase più colpito dalla sua destinazione, fu Ginji.
Il kyuubi era arrivato a Kyoto, ai piedi del monte Inari.
 Il tempio era preceduto da una serie di negozi che vendevano ogni tipo di souvenir, ma quello che lo aveva più colpito, era un ristorante gremito di persone. Aveva sentito che molti clienti erano lì in fila da più di un’ora, in attesa che si liberasse un posto. Si diceva che la ragazza che gestiva quel ristorante avesse le mani d’oro nel cucinare, e affermavano che le sue pietanze fossero in grado di guarire ogni malessere e di infondere una strana energia.
Ginji era rimasto lì ad ascoltare, e aveva notato che molti clienti si erano fatti impacchettare i famosi inari- zushi che avrebbero offerto alle kitsune di Inari, sperando che, compiaciute, queste intercedessero per loro. 
“Mmm… Assaggerò personalmente la cucina di questa cuoca.” Pensò Ginji, leccandosi le labbra.
Il kyuubi giunse dinanzi al Fushimi Inari Taisha. Percorse il sentiero, dove vi erano innumerevoli senbon torii rossi, e una considerevole quantità di statue di kitsune che davano l’impressione di scrutarti con il loro sguardo, poi giunse nella zona dell’Okumiya, notando i numerosi sentieri che portavano ai templi minori. Fu colpito da un sentiero che sembrava deserto, ed era costeggiato da un’intricata foresta di bambù; quella strada portava all’ingresso del Reame Nascosto, ed era segnato dalla presenza di un enorme torii rosso, visibile da molto lontano.
“Chissà come sarà il Reame Nascosto?” Si chiese Ginji.
Dopo aver dato un’altra occhiata fugace, Ginji si apprestava a fare i preparativi per l’apertura del tempio.
 
I tre youkai preparano tutto nei minimi dettagli, non volevano di certo deludere il dio supremo.
Allestirono un tavolo posando gli Ema, dove i fedeli avrebbero scritto le loro preghiere.
 
La giornata si concluse rapidamente, e i tre custodi erano a dir poco sfiniti. Non avrebbero mai immaginato tanta affluenza in quei templi.
 
In seguito, si radunarono al Fushimi Inari Taisha, per discutere della loro prima giornata lavorativa.
-Accidenti che fatica. Non immaginate l’affluenza che c'è stata oggi al Yutoku Inari Jinja.- Esclamò esausto Tomoe.
-Giá, anche al Kasama Inari Jinja.- Disse Miketsukami sospirando.
-Qui fino a mezz'ora fa non si capiva niente.- Pronunciò Ginji, indicando le innumerevoli tavolette Ema che avevano lasciato scritte i fedeli. -Però gli Inari-zushi che mi hanno offerto, mi hanno dato un’energia che non credevo di possedere.- Confessò estasiato.
Tomoe al suono di quella frase assunse un’espressione disgustata.
-Per favore non nominare quella pietanza disgustosa. La prossima volta che incontro le kitsune di Inari, gliene dirò quattro. Hanno, come anche tu, dei gusti orrendi. A me più che energia, hanno dato un mal di stomaco allucinante.- Ribatté Tomoe, rivolgendosi a Ginji.
-Concordo con Tomoe, anche se credo abbia esagerato un po'.- Intervenne Miketsukami.
-Non ci credo. I miei erano squisiti.- Disse Ginji, leccandosi le labbra.
-Sapevo che non mi avresti creduto, così ne ho portato qualcuno.- Disse Tomoe, porgendo all’amico la pietanza incriminata.
Ginji lo assaggiò, e istintivamente spuntò il boccone.
-Oh santi Kami, è davvero schifoso.- Confermò Ginji. -Ti assicuro che i miei sono una vera prelibatezza. Tenete, assaggiate.-
I due morsero leggermente l'Inari-zushi, temendo di sentire ancora quel sapore orrendo.
-Ginji, sono davvero squisiti.- Ammise Tomoe, mentre continuava a mangiare.
-Sicuramente deve averli preparati la ragazza che lavora al ristorante che c'è ai piedi del monte.- Ipotizzò Ginji.
-Perché ne sei così sicuro?- Domandò Miketsukami.
-Perché, stamattina, prima di arrivare al tempio, ho sentito che lì le persone erano in fila da ore per gustare la cucina di quella ragazza. Inoltre, ho visto che molti si facevano impacchettare degli Inari-zushi che avrebbero offerto al dio Inari e alle sue kitsune.- Rispose Ginji.
- Allora la cucina di questa ragazza è da provare. Il dio supremo ha detto che possiamo interagire con gli umani, purché questi non vengano a conoscenza della nostra vera natura.- Rammentò Tomoe.
 
I tre, dopo aver fatto un piccolo spuntino a base di Inari-zushi, si erano diretti verso l'ingresso del reame nascosto per conoscere i due guardiani.

ANGOLO DELL'AUTRICE
Bene, eccomi con un nuovo sclero. Ho appena finito di vedere Kakouriu no Yadomeshi e mi è piaciuto davvero tanto perciò ho deciso di creare una storia anche con i personaggi di questo anime,inserendo anche i personaggi di kamisama kiss e Inu x boku.
Spero piaccia almeno un pochino. Per qualsiasi chiarimento o commento, sono pronta ad accettare.
baci Inu_ka

 

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Capitolo 2
*** A.A.A.Cercasi lavoro ***


Varcato l'enorme torii, furono accolti da due youkai.
Il primo era alto, capelli neri corti tra cui si scorgevano un paio di corna bianche, aveva gli occhi rossi e delle lunghe unghie nere.
Il secondo, era anch’egli alto, con occhi del colore dell’oceano, i capelli lunghi rossi raccolti in una mezza coda e tra essi spuntavano due tenere orecchie canine e aveva anche un’enorme coda da cane del medesimo colore dei capelli.
 
Ginji fu colpito in modo particolare dallo youkai dai capelli rossi, gli ricordava qualcuno, ma non sapeva chi, o meglio non credeva che fosse quella persona.
 
-Benvenuti nel Reame Nascosto.- Salutò lo youkai con i capelli neri.
-Buonasera. Vi siamo grati per l'invito.- Salutò Ginji, ringraziando i due youkai.
-Io sono l’oni, Odannā.- Si presentò.
-Io, invece, sono il komainu, Ranmaru.- Si presentò a sua volta lo youkai, rivolgendo una strana occhiata verso Ginji. -Entrambi siamo i guardiani del portale del reame nascosto, e gestiamo anche le due locande principali; io,l'Orio-ya, mentre lui, il Tenjin-ya.- Specificò il komainu.
-Piacere di conoscervi. Noi siamo le tre kitsune che sostituiscono momentaneamente il dio Inari.- Li informò Miketsukami, inchinandosi.
-Sí, siamo stati informati della situazione.- Disse Odannā, sorridendo.
- Io sono Tomoe, e sono a guardia del Yutoku Inari Jinja.- Disse presentandosi per primo.
-Io sono Miketsukami, e gestisco il Kasama Inari Jinja.-
-Io mi chiamo Ginji, e ho il compito di gestire il Fushimi Inari Taisha, e di aiutarvi a vegliare sul portale dall'esterno.- Li informò il kyuubi.
Dopo le presentazioni, le tre kitsune accompagnate dai due guardiani, fecero un breve giro del posto e si fermarono al Tenjin-ya per rilassarsi un po'.
 
 
Ginji era uscito per respirare un po' di aria fresca e, improvvisamente, vide accanto a sé l'ombra del komainu.
-Ginji da quanto tempo. Scommetto che non mi riconosci.- Disse Ranmaru.
-Ho la sensazione di conoscerti, ma non penso tu sia quella persona.- Ribatté rammaricato.
-Eppure da piccoli eravamo così uniti.- Pronunciò deluso il komainu.
Ginji, sentendo quelle parole, fu sopraffatto da numerosi ricordi. Aveva avuto la conferma che quel komainu era davvero chi immaginava.
-Ranmaru, sono mortificato, non immaginavo fossi davvero tu. Sapevo che avevi abbandonato il regno degli youkai insieme alla tua famiglia, ma mai avrei pensato che fossi qui. Sinceramente non ero nemmeno a conoscenza di questo posto.- Confessò amareggiato il kyuubi.
-Quando ho saputo che a guardia dei tre templi ci sarebbero state delle kitsune, di cui due kyuubi, in cuor mio speravo che uno di quelli fossi tu. Però, sapevo anche che non mi avresti riconosciuto.- Ammise Ranmaru, accennando un triste sorriso.
Ginji saltò al collo dell’amico, felice di averlo incontrato, ma dispiaciuto per non averlo subito riconosciuto.
-Come hai fatto a trovarti qui?- Domandò Ginji.
-La mia famiglia è stata convocata in questo posto, per proteggere il portale. Sono stati trovati dei documenti in cui era specificato che nell’antichità a guardia di questo posto c’erano due youkai, ed erano un komainu e un kyuubi.- Spiegò Ranmaru.
-Un komainu e un kyuubi?! Sbaglio o a guardia del portale ci sono un komainu e un Oni?- Chiese Ginji, non comprendendo la situazione.
-Il dio supremo decise che non poteva privare il regno degli youkai, sia di un komainu e sia di un kyuubi, perciò pattuì con gli imperatori di questo Reame, di inviare nel regno solo un komainu mentre il kyuubi avrebbe sorvegliato il portale dall’esterno. Gli imperatori accettarono, però pretesero che fosse messo di guardia il kyuubi più potente e, poiché all’epoca nessuno ne era all’altezza, il dio Inari decise di assumere personalmente il ruolo di guardiano, ma gli scritti prevedevano comunque la presenza di due guardiani all’interno del portale, così si decise di affiancare al komainu, un altro youkai di stirpe potente, e questo ruolo fu assunto dalla famiglia di Odannā.- Rispose Ranmaru, soddisfacendo parzialmente la curiosità del kyuubi.
-Ranmaru, hai detto che gli scritti enunciavano che i guardiani erano un kyuubi e un komainu. Secondo quale criterio la tua famiglia è stata scelta per vegliare il portale dall’interno?-
-Come ti ho già detto, non c’erano abbastanza kyuubi potenti da poter inviare. La tua famiglia e quella di Miketsukami, erano le uniche meritevoli, perciò il mondo degli youkai non poteva privarsene. Il dio Inari si assunse l’incarico, a patto che rimanesse a guardia dall’esterno, in quanto, come dio, doveva vegliare anche sui suoi templi. Il tempio principale di Inari, è stato costruito di proposito nei pressi del portale del Reame Nascosto, proprio per agevolare il compito del dio.- Disse Ranmaru.
-Ho capito. Perché, quando te ne sei andato, non mi hai detto niente?- Chiese il kyuubi, rabbuiandosi.
-Nemmeno io ne sapevo niente. Mio padre mi disse che saremmo dovuti andare in un posto lontano, per un incarico ricevuto dal dio supremo, ma non mi ha detto dove.- Rispose mortificato Ranmaru.
 
I due youkai, dopo essersi chiariti, raggiunsero gli altri all’interno del Tenjin-ya.
-Ehi, ragazzi sedetevi. Assaggiate questi Inari-maki.- Li invitò Odannā.
Ginji assaggiò l’inari-maki, e in esso riconobbe un tocco famigliare.
-Ho la sensazione di aver già assaggiato questo tipo di cucina.- Disse Ginji.
-Anche io. - Intervennero all’unisono Miketsukami e Tomoe.
-Ginji, il tofu fritto, ricorda molto quello che c’era negli Inari-zushi che ci hai fatto assaggiare.- Si ricordò Miketsukami.
-E’ vero.- Constatò Ginji.
-Probabilmente i fedeli avranno acquistato gli Inari-zushi al ristorante Moonflower. La proprietaria del locale cucina in modo divino.- Affermò Odannā.
-Il Moonflower è il ristorante che si trova ai piedi del monte Inari, giusto?- Chiese per conferma Ginji.
-Sì.- Rispose l’oni.
-Dovete sapere che Odannā sgattaiola spesso dal Reame Nascosto, per andare a mangiare in quel ristorante, nascondendo la sua vera natura di oni. - Riferì Ranmaru, guardando torvo l’oni.
-Ops, scoperto.- Confessò l’Oni.  –Comunque stavo pensando che potrei chiedere ad Aoi di sposarmi.- Disse Odannā convinto.
Whuau, siamo arrivati al punto di conoscere già il suo nome.-  Disse stupito, il komainu.
-Sì. Non penserai mica che vada lì solo per mangiare?- Domandò l’oni, rivolgendosi a Ranmaru. –E’ ovvio che scambio anche qualche chiacchiera quando il locale non è strapieno.-
 
Tra una chiacchiera e l’altra, il tempo passò velocemente e tutti dovettero salutarsi per ritornare ai propri templi.
 
Il giorno seguente, gli youkai cercarono il posto, dove svolgere la mansione che avevano scelto.
 
Per Tomoe non fu difficile, a lui bastava iscriversi a una scuola qualsiasi. Infatti, s’iscrisse in un istituto di scuola superiore, assumendo l’aspetto di un qualsiasi studente. Le orecchie e la coda, grazie ai suoi poteri, erano scomparse, però la sua bellezza restava, e questa non passò inosservata tra le ragazze dell’istituto.
 
Miketsukami impiegò un po’ più di tempo. Doveva trovare qualcuno cui servisse una guardia del corpo. Trovò posto in una strana struttura, chiamata La Maison de Ayakashi, dove provenivano varie auree demoniache benevoli. Non si spiegava la presenza di questa energia ma, semmai avesse ottenuto il lavoro, lo avrebbe sicuramente scoperto. Entrato nella struttura, fu accolto da un impiegato che gli illustrò la persona su cui avrebbe dovuto vegliare. Gli era stata affidata una ragazza di sedici anni, molto minuta, dai lunghi capelli color indico e occhi viola.
Dopo qualche ora, la ragazza si presentò di persona, anche se in modo poco gentile.
-Buongiorno. Mi chiamo Miketsukami Soushi, e da oggi sarò la sua guardia del corpo.- Si presentò il kyuubi sorridendo.
-Piacere, io sono Ririchiyo Shirakin. Comunque non mi sembra di aver espresso la volontà di avere un guardiano.- Disse la ragazza con tono seccato.
-Signorina Shirakin, mi dispiace ma suo padre ha imposto l’obbligo di assegnarle una guardia del corpo, se vuole rimanere qui.- Le ricordò l’impiegato.
Ririchiyo sbuffò e si diresse nella sua camera, seguita dallo youkai.
-E tu cosa vuoi? Sbaglio o ho detto che non m’interessa avere una guardia del corpo?- Domandò.
-Sì, ma ormai questo sarà il mio compito e ho intenzione di portarlo a termine a qualsiasi costo.- Rispose Miketsukami con tono fermo.
-Fai come vuoi. Ricorda solo che farai la stessa fine dei tuoi predecessori, ti porterò all’esasperazione finchè non demorderai.- Minacciò Ririchiyo.
-Non sono il tipo che si arrende.- Ribatté Miketsukami con tono gentile.
Terminate le presentazioni, Miketsukami iniziò a programmare il suo lavoro.
 
Intanto, anche Ginji era alla ricerca del suo posto di lavoro come cuoco. Girò a lungo, finchè non notò un cartello vicino al Moonflower.
Il cartello recava l’annuncio di "cercasi cuoco". Quel cartello faceva al caso suo.
Il kyuubi entrò nel locale, e chiese del titolare, che in breve tempo si presentò.
-Buongiorno, posso esserle utile?- Domandò la ragazza, in tono gentile.
-Buongiorno.- Ricambiò Ginji. –Ho visto, sul cartello qui fuori, che cerca un cuoco.- Disse, indicando la parete dove era affisso l’annuncio.
-Ah, sì. Prima di iniziare, voglio essere chiara. Noi cerchiamo qualcuno che sappia maneggiare il cibo, ma soprattutto che sappia infondere amore in quello che serve ai clienti. Abbiamo avuto già cuochi che lavoravano solo per denaro, e i loro piatti erano privi di qualsiasi sentimento, dunque se lei è tra quelli, non ritengo opportuno nemmeno metterla alla prova.- Spiegò franca la titolare.
-La cucina è, senza dubbio, la mia passione.- Rispose breve Ginji.
-Ok, mi fido sulla parola. Se lei è d’accordo, può iniziare da oggi.- Lo informò. –Io sono Tsubaki Aoi.- Si presentò la ragazza.
-Piacere, Ginji.- Ricambiò il kyuubi. –Per favore, mi dia del tu. Il lei mi fa sentire vecchio.- Disse, anche se in realtà, per gli umani era più che vecchio.
-Stessa cosa vale per te.- Dichiarò Aoi sorridendo. –Ok, è il momento di mettersi all’opera, il locale presto si riempirà di turisti.-Disse battendo le mani.
Aoi condusse Ginji nel luogo dove si trovava lo spogliatoio, e gli consegnò la divisa.
Lo youkai, come primo giorno, se la cavò abbastanza bene. Aoi era rimasta molto soddisfatta, il neo cuoco era riuscito a sopportare egregiamente l’enorme mole di lavoro.
 
Il primo giorno lavorativo delle tre kitsune era terminato, ma ai loro rispettivi templi c’era ancora molto da fare.

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Capitolo 3
*** Copertura saltata, e segreti. ***


 
I giorni trascorsero velocissimi, le tre kitsune non avevano un momento libero per respirare, infatti, anche loro si incontravano saltuariamente.
 
Tomoe si era pentito di aver scelto di svolgere il ruolo dello studente. Era convinto che il suo lavoro sarebbe terminato con l’orario scolastico, e invece a casa gli toccava svolgere i cosiddetti compiti. Era stracolmo di lavoro, doveva andare a scuola, fare i compiti e badare al tempio, inoltre doveva partecipare anche agli incontri con il dio supremo per aggiornarlo sulla situazione, in più era stato chiesto loro di svolgere delle ricerche al fine di trovare un motivo alla sparizione del dio Inari.
 
Ginji, sebbene lavorasse in modo frenetico al Moonflower, sembrava non accusare alcun tipo di stanchezza, nonostante dovesse vegliare anche sull’ingresso del Reame Nascosto. Sin dal giorno del suo arrivo, non era stato mai richiesto il suo intervento, i due guardiani erano sufficienti a controllare la situazione.
 
Miketsukami era quello che si era fatto coinvolgere di più dal suo lavoro. La protetta che gli era stata affidata, era difficile da gestire, il suo carattere era burbero e scontroso, ma il Kyūbi aveva ben intuito che questo era solo un modo per proteggersi dalla sofferenza che i rapporti sociali comportavano. Lui l’aveva classificata come una tsundere.
Nonostante ciò, la sua calma e la sua caparbietà, stavano rendendo la ragazza un po’ più malleabile, almeno con lui.
 Miketsukami, nel frattempo, aveva svolto anche alcune ricerche per spiegare la presenza di quelle auree demOniache all’interno di quella casa, e ben presto giunse alla conclusione che lì vivevano degli youkai, che come lui, nascondevano la loro vera natura agli umani.
Un giorno, però, successe un episodio che costrinse il Kyūbi a rivelare la sua vera natura demOniaca.
Miketsukami stava programmando i suoi compiti di guardiano, approfittando dell’assenza di Ririchiyo che si trovava in piscina. Improvvisamente, avvertì un’aurea demOniaca che aumentava gradatamente, si precipitò fulmineo in piscina, incurante dello stato in cui avrebbe potuto essere la ragazza, e vide un umano che puntava la pistola verso di lei. Il Kyūbi tempestivamente mise una mano davanti alla canna dell’arma, mentre da questa esplodeva il colpo. La mano di Miketsukami impedì al proiettile di colpire Ririchiyo, ma per dare una lezione all’umano decise di spaventarlo con la sua forma demOniaca, dimenticandosi delle condiziOni poste dal dio supremo.
Ririchiyo guardò sbalordita quella trasformazione, non si sarebbe mai aspettata che quella persona dall’aspetto gentile e dal carattere calmo e premuroso, in realtà fosse uno dei leggendari Kyūbi.
La trasformazione ebbe il risultato sperato, l’umano fuggì senza opporre alcuna resistenza.
La mano di Miketsukami sanguinava ancora, quando questo la porse verso la ragazza per poterla aiutare ad alzarsi.
- Signorina Ririchiyo, mi dispiace essere arrivato in ritardo. A causa della mia assenza ha rischiato di essere ferita da quell’umano. - Disse, mentre continuava a protenderle la mano.
- Idiota, come ti è venuto in mente di fare una cosa del genere? - Lo rimproverò. -Quello che ha rischiato sei tu. Ti sei messo davanti a un’arma da fuoco incurante delle conseguenze. - Pronunciò, lasciandosi sfuggire qualche lacrima.
- Sono profondamente rammaricato per averle causato tale preoccupazione. - Si scusò la volpe.
- Piuttosto, dimmi, chi sei veramente? - Gli ordinò Ririchiyo.
Miketsukami, in quel momento, si ricordò di aver rivelato la sua vera natura, e in un secondo rammentò ciò che gli era stato detto dal dio supremo prima della loro partenza.
- E’ spaventata dal mio aspetto? - Chiese preoccupato.
- Niente affatto. - Rispose, mentre anche lei aveva cambiato aspetto.
Ora, Ririchiyo aveva assunto le sembianze di uno youkai.
- Anche lei è uno youkai?!- Domandò sbalordito.
Miketsukami aveva supposto che lì vivessero degli youkai, e adesso ne aveva la prova.
- Io, in realtà, sono un Kyūbi e provengo dal mondo degli youkai. Sono stato inviato nel mondo degli umani per una missione, e ci è stato ordinato di mescolarci tra loro al fine di comprenderli meglio. - Spiegò.
- Un attimo. Hai detto “ci è stato ordinato” ? Quindi tu non sei l’unico? - Disse la ragazza.
- Esatto, ma non posso rivelare chi sono i miei compagni. Comunque credo che ben presto, non sarò più un Kyūbi. Ho trasgredito all’ordine del dio supremo. - Confessò rammaricato dalla situazione.
- E quale sarebbe? -
- Non rivelare mai la mia vera natura. - Rispose Miketsukami. - A causa di questa mia trasgressione, sarò privato dei miei poteri e costretto a vivere come un semplice umano. Inoltre non potrò più avere alcun contatto con le persone che ne sono venuti a conoscenza, e questo include lei, Ririchiyo. - Disse, chinando il capo.
Ririchiyo non voleva crederci. Davvero non lo avrebbe più rivisto? Lei, sebbene lo cacciasse continuamente, si era abituata alla sua presenza, anzi, la riteneva indispensabile.
- No, non sono disposta ad accettarlo. - Confessò, piangendo.
Miketsukami era stupito da quella reazione, non si sarebbe mai aspettato che lei lo volesse al suo fianco, sapeva che la sua scontrosità era solo una copertura ma sentirlo con le sue orecchie era davvero incredibile.
Il Kyūbi per la gioia si gettò su Ririchiyo stringendola forte al suo petto. Piangeva a dirotto mentre poggiava la sua testa sui capelli indaco della ragazza.
- Mi dispiace, Ririchiyo, avrei voluto rimanere ancora con lei, ma l’aver rivelato la mia natura demoniaca lo renderà impossibile. - Disse con rammarico.
Improvvisamente una luce bianca avvolse il demone facendolo scomparire.
- Maledizione, sapevo che non dovevo affezionarmi a lui. - Disse Ririchiyo, mentre era ancora in ginocchio sul posto dove era sparito il suo guardiano.
 
Intanto nel regno degli youkai, il dio supremo attendeva irato il trasgressore.
- Miketsukami, non avrei mai immaginato che avresti disobbedito a un mio ordine. Che ti è saltato in mente? - Lo rimproverò aspramente il dio.
- Sono dispiaciuto per aver disobbedito, ma non mi pento di quello che ho fatto. - Pronunciò convinto.
- Avevo espressamente detto di non rivelare la vostra natura agli umani. Sinceramente una cosa simile me la sarei aspettata più da Tomoe, ma mai da te. -
- L’ho fatto per difendere la ragazza che avevo il compito di proteggere. - Si giustificò il Kyūbi.
- Lo so. Conosco l’intero accaduto. Sai cosa ti accadrà, vero? - Chiese il dio.
- Verrò privato dei miei poteri, e sarò costretto a vivere come un umano. - Rispose.
- La condizione valeva qualora a scoprirlo fossero stati degli umani, ma poiché quella ragazza è un’atavista, allora potrai continuare a svolgere il tuo lavoro con i tuoi poteri. - Lo informò il dio, perdonandolo.
- Cosa? Atavista? - Domandò confuso.
- Gli atavisti hanno poteri demoniaci, ma non sono youkai. Loro hanno solo ereditato il sangue demoniaco dai loro antenati ma sono figli di esseri umani, mentre gli youkai, sono nati da altri youkai. Nascondono la loro natura, non solo agli umani ma anche ai demoni che li ritengono degli immondi ibridi e sono intenzionati a eliminarli. Quella casa è stata costruita proprio col fine di proteggerli, tutti quelli che vivono lì sono atavisti, incluse le altre guardie del corpo. L’unico youkai sei tu. La residenza è protetta contro le intrusioni demoniache, ma non contro quelle degli umani, poiché per loro questi non costituiscono alcun pericolo. - Rispose il dio, chiarendogli le cose.
- Dunque avevo ragione. Però, Signore, sono stato visto nella mia vera forma anche da un umano. - Confessò dispiaciuto.
- Il loro sistema di allarme cancella la memoria degli intrusi, quindi quell’umano non ricorderà più niente. Bene, spero che ti sia chiara la situazione. Puoi andare, ma la prossima volta fai attenzione davanti a chi ti trasformi. - Si raccomandò il dio.
- Le sono grato per la sua magnanimità. - Ringraziò Miketsukami.
- Esclusa questa piccola parentesi, Miketsukami, ottimo lavoro. - Si complimentò il dio.
 
Ririchiyo era chiusa nella sua stanza con la testa tra le ginocchia e gli occhi gonfi di lacrime, quando qualcuno bussò alla sua porta.
La ragazza rimase impietrita quando vide chi era.
Ripresasi dallo shock, si fiondò tra le braccia di Miketsukami, stringendolo forte nel timore che questo sparisse di nuovo.
Miketsukami era stupito da quella reazione e istintivamente ricambiò l’abbraccio accarezzandole i capelli.
- Stupido, non andartene più in quel modo o sarò costretta a licenziarti. - Lo rimproverò, cercando di assumere un tono arrabbiato, ma il lieve sorriso stampato sul suo viso faceva trasparire la gioia che provava nel suo cuore.
- Non si preoccupi, non andrò più da nessuna parte. - La rassicurò il guardiano.
- Dammi del tu. - Ordinò arrossendo leggermente.
- Non potrei mai permettermi di rivolgermi a lei con tanta confidenza. - Disse Miketsukami.
- E’ un ordine. - Pronunciò categorica l’atavista.
- Va bene, come ordina. - Acconsentì sorridendo.
- MIKETSUKAMI. - Urlò la ragazza, sentendo che ancora una volta le aveva dato del lei.
- Mi spieghi cos’è successo? Perché sei sparito in quel modo? - Domandò preoccupata.
Miketsukami spiegò com’erano andate le cose, e mentre lui parlava, lei involontariamente gli accarezzava la mano, e questo fece notevolmente arrossire il Kyūbi.
- Prometto che senza il tuo permesso non andrò più da nessuna parte. - Promise Miketsukami, porgendole il mignolo per suggellare la promessa.
 
Le tre kitsune dopo alcuni giorni riuscirono finalmente a rivedersi, e in quell’occasione Miketsukami mise al corrente i compagni di quello che gli era accaduto.
- Hai avuto una fortuna sfacciata. - Disse meravigliato Tomoe.
- Già. La mia fortuna è stata che in quel posto non ci sono semplici umani. - Sospirò sollevato il Kyūbi.
- Però, che strano… Non ho mai sentito parlare di questi atavisti. - Constatò Ginji.
- Nemmeno io. Nei miei studi non ho trovato alcun accenno. Sarà perché sono pochi e vivono nascondendo i loro poteri? - Ipotizzò Tomoe.
- Anche noi viviamo nascosti, ma a differenza loro, tutti sanno della nostra esistenza. - Puntualizzò Miketsukami. - Comunque la scoperta di questi atavisti è stata la mia fortuna. Se si fosse trattato di semplici umani, a quest’ora non sarei più qui con voi. -
- Infatti. Però, Miketsukami, non è da te commettere simili imprudenze. - Sottolineò Ginji.
- Anche il dio supremo me lo ha detto. Ha affermato che queste sono cose che si aspetta da Tomoe. - Confessò.
- Quel vecchiaccio, ha sempre una parola gentile nei miei confronti. - Disse irritato lo youkai. - Ginji che ne dici se andiamo a mangiare al ristorante dove lavori? - Propose.
- Mi dispiace, Tomoe, oggi è chiuso. - Rispose il Kyūbi.
- Che peccato, proprio oggi che avevo il giorno libero. - Disse deluso.
Improvvisamente Tomoe sentì una mano che gli scombinava i capelli.
- Tomoe sei fortunato, Aoi quando il locale è chiuso mi riserva l’intera sala. - Disse Odannā apparendo dal nulla.
- Sei una specie di raccomandato? - Domandò irritato dal gesto dell’Oni.
- No, sono solo un cliente speciale. - Rispose l’Oni.
Odannā era sgattaiolato di nuovo dal Reame Nascosto, e questa volta con lui c’era anche Ranmaru.
- Ma non daremo fastidio? Oggi è il giorno di chiusura del locale, Aoi di sicuro vorrà riposarsi. - Ipotizzò Ginji.
- Non preoccuparti. Aoi nel giorno di chiusura approfitta per sperimentare nuovi piatti, e io le faccio da assaggiatore. - Confessò l’Oni.
Il gruppo si diresse verso il Moonflower dove Aoi li attendeva.
Ginji non se la sentì di lasciar fare tutto alla ragazza così andò in cucina per darle una mano, ma questa lo cacciò dicendogli che doveva creare nuovi piatti e lui, insieme agli altri, doveva fare da cavia e godersi il suo giorno libero.
 
- Ginji mi ha detto Miketsukami che stai lavorando qui? - Domandò Odannā.
- Sì, è da un paio di settimane. - Rispose il Kyūbi.
- Tratta bene Aoi e non farle la corte, lei è mia. - Minacciò l’Oni, facendo un sorriso maligno.
Ginji lo guardò interdetto, lui non aveva la benché minima intenzione di trattare male la ragazza e men che meno era interessato a corteggiarla, nonostante fosse davvero una bella e brava ragazza.
- Odannā, smettila di dire certe sciocchezze e goditi la pausa, ricorda che domani nelle nostre locande arriveranno i tengu, e sai quanto siano difficili da gestire. - Gli ricordò Ranmaru.
Odannā al loro pensiero, sospirò. Sapeva quanto erano complicati da trattare, soprattutto se questi alzavano il gomito con l’alcool, però era gente importante e andava trattata con riguardo.
- Ginji non pensare a quello che ha detto questo cortese Oni. E’ geloso di qualcuno che non gli appartiene. Inoltre, sembra si sia dimenticato di cosa potrebbe succedere a quella ragazza semmai varcasse la soglia del Reame Nascosto. - Disse Ranmaru guardando torvo l’Oni.
Odannā chinò il capo chiaramente colpito.
Purtroppo Aoi, anche se non ne era consapevole, possedeva una forza spirituale pari a quella di una sacerdotessa di alto rango. Nel Reame Nascosto vi erano degli youkai che divoravano le persone che possedevano questo tipo di energia, anche se questo era illegale. Aoi era anche una bella ragazza e la sua purezza avrebbe attirato molti youkai. Odannā voleva sposarla anche per proteggerla.
Lui era considerato il dio Oni, perciò tutti lo temevano e lo rispettavano, e se Aoi fosse stata sua sposa, nessuno avrebbe osato toccarla, nel timore di scatenare l’ira del dio.
Tra una portata e l’altra, la giornata giunse al termine.
- Aoi, complimenti era tutto squisito. - Si congratulò Miketsukami.
- Miketsukami ha ragione. In vita mia non ho mai mangiato così bene. - Ammise Tomoe.
- Ve l’ho detto che cucina divinamente. - Sottolineò Odannā orgoglioso. - Non vedo l’ora della settimana prossima. - Disse sorridendo, guardando la ragazza con un dolce sguardo.
- Vi ringrazio, e sono felice che la mia cucina vi sia piaciuta. In realtà, ho apportato alcune modifiche seguendo i consigli di Ginji. - Confessò Aoi.
Odannā al suono di quel nome guardò torvo il Kyūbi e digrignò i denti.
L’Oni temeva davvero che a causa sua potesse perdere Aoi.
Dopo la cena gli youkai salutarono la ragazza e andarono verso il portale del Reame Nascosto.
- Ginji,ti consiglio vivamente di non provarci con Aoi. - Disse Ranmaru, chiaramente preoccupato per quello che aveva visto.
- Non preoccuparti, davvero non ho secondi fini con quella ragazza. Io la ritengo semplicemente la mia datrice di lavoro e un’amica, non la voglio come donna. - Sottolineò, cercando di rassicurare l’amico.
- Spero per te che sia vero. Non so se prima lo hai notato, ma Odannā teme che tu ti possa avvicinare troppo a quella ragazza. -
- Ti ho detto di non preoccuparti. - Ribadì Ginji.
- Ginji non fraintendere la cosa. Odannā ha i suoi buoni motivi, non si tratta solo di amore. - Confessò il Komainu.
- Ah no?! E quale sarebbe l’altro motivo? - Chiese interdetto.
- Non posso dirtelo, ma se davvero ci tieni a quella ragazza, non metterti tra lei e Odannā. - Ribadì Ranmaru.
Ginji per tutta la durata del tragitto, si domandò quale fosse il vero motivo per cui non doveva avvicinarsi ad Aoi.
Giunti al Tenjin-ya il gruppo si concesse qualche bicchierino di sakè, incuranti degli effetti che un suo eccesso avrebbe comportato.
Odannā era andato in giardino per allontanarsi dalla baldoria che c’era all’interno della locanda.
Era assorto nei suoi pensieri, continuava a rimuginare su ciò che era successo qualche ora prima al Moonflower. In cuor suo sperava che Ginji non intralciasse i suoi piani. Non voleva litigare col Kyūbi, in fondo, anche se lo conosceva da poco, gli si era affezionato. Il fatto di essersi innamorato di Aoi non era l’unico motivo per cui non voleva che si intromettesse, perché c’era una ragione ancora più grande e da quella dipendeva la vita stessa della ragazza.
- Posso parlarti? - Domandò Ginji, sorprendendo l’Oni.
- Ah! Certo. - Rispose Odannā  riprendendosi dalla sorpresa.
- Per quanto riguarda Aoi, non preoccuparti, io la ritengo solo un’amica. - Chiarì il Kyūbi.
- Buon per te. Lei è mia, e un giorno lei sarà la mia sposa. - Disse con aria seria e trasognante.
- Sinceramente, Odannā , non so cosa ti abbia portato a credere che lei mi interessasse sentimentalmente ma, credimi, lei per me è solo un’amica. - Ribadì Ginji.
- Ginji, perché tu e i tuoi compagni siete qui? - Domandò Odannā .
- Abbiamo avuto il divieto di parlarne con gli umani, ma siccome tu non lo sei, credo che il dio supremo non avrà da ridire. - Ipotizzò.
- In tanti secoli, Inari non è mai venuto meno ai suoi compiti e non ha nemmeno mai avuto bisogno di aiutanti. Voi state sorvegliando i tre templi principali a lui dedicati, inoltre siete youkai molto potenti, desumo che la situazione sia piuttosto seria. - Concluse l’Oni.
- Beh, la storia a grandi linee la conosci. - Constatò Ginji.
- So solo quello che il vostro dio mi ha raccontato. - Specificò Odannā .
- Non sappiamo con esattezza cosa abbia spinto Inari ad allontanarsi, ed è per questo che stiamo cercando degli indizi, ma al momento non abbiamo trovato niente. - Ammise il Kyūbi.
- Perché per condurre le vostre ricerche vi state mescolando negli affari degli umani? - Domandò.
- Il dio supremo afferma che gli youkai, negli ultimi tempi, si sono allontanati troppo dagli umani e stanno cominciando a comprenderli sempre meno, così ha ben pensato di approfittare della situazione. - Confessò imbarazzato.
- Capisco. I lavori li avete scelti voi, o ve li hanno imposti? -
- Li abbiamo scelti noi. Ci hanno consegnato una lunga lista di mestieri, e noi abbiamo scelto quelli che ritenevamo alla nostra portata. - Precisò Ginji. - Odannā , ora è il tuo turno di rispondere alla mia domanda. -
- Cosa vuoi sapere? - Domandò l’Oni.
- Ho saputo che non è solo per amore che ti interessa Aoi. Dimmi qual è il vero motivo? - Disse invitando l’Oni a rispondere.
- Scommetto che è stato Ranmaru a dirtelo. - Ipotizzò
- Ho il diritto di sapere il motivo per cui mi ritieni una minaccia. Noi due ci conosciamo da poco, però ti ritengo già come un amico di vecchia data. Condividiamo lo stesso compito, sarebbe un peccato dover collaborare con qualcuno che non ti sopporta, e ancora peggio non saperne il motivo. - Pronunciò con tono carico di tristezza.
Ginji aveva gli occhi lucidi, sentiva che a breve il suo lato emotivo sarebbe esploso. Odannā era stupito dalle parole del Kyūbi, anche lui lo riteneva un amico; ma davvero poteva rivelargli il suo segreto?
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Salve, ogni tanto mi faccio viva. Innanzitutto ringrazio i lettori che hanno deciso di leggere questa storia, non nego che la mancanza di opinioni rende il lavoro un po’ più difficile, in quanto non si sa se si sta facendo o meno un buon lavoro.
Tornando al capitolo, abbiamo visto che la copertura di Miketsukami è saltata, ma fortunatamente questo non gli ha causato alcuna punizione. Ora non ci resta che sapere quale sia il vero motivo per cui Odanna vuole Aoi a tutti i costi.
Per ora è tutto.
Baci Inu_ka

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Capitolo 4
*** La profezia della pallida Luna dalle nove code ***


Odannā continuava a riflettere se rivelargli la verità, ma dopo un po’ giunse alla conclusione.
- Voglio fidarmi di te. - Confessò l’Oni.
- Non ne farò parola con nessuno. - Lo rassicurò Ginji.
- Credo che tu abbia già capito che amo Aoi. La amo perché è diversa da qualsiasi umano e youkai, lei ha una forza interiore mai vista in vita mia, inoltre, cucina divinamente e il suo cibo è in grado di curare qualsiasi essere vivente. Lei non è a conoscenza del suo potere, ma gli youkai lo conoscono bene, molti di loro lo bramano, e per ottenerlo sono disposti a divorarla. Nel Reame Nascosto, Aoi è molto famosa, e negli ultimi tempi sta diventando difficile contrastare quei parassiti. Spesso tentano di uscire per andare nel regno degli umani e, ora più che mai, abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile per bloccarli, e questo include il tuo, Ginji. - Raccontò l’Oni, con tono preoccupato.
- Vi darò tutto l’aiuto di cui avrete bisogno. Dimmi, da quanto va avanti questa situazione? - Domandò Ginji incuriosito.
- La questione va avanti da tempo, ma nell’ultimo anno sembra sia peggiorata. Si è aggravata al punto, che l’ultima volta, abbiamo avuto bisogno dell’aiuto di Inari. - Rispose Odannā.
- La scomparsa del nostro dio potrebbe essere collegata a questo? - Chiese timoroso il Kyūbi.
- Potrebbe. Ricordo che era stato ferito. Abbiamo cercato di aiutarlo, ma lui ci ha respinti dicendo che andava tutto bene, ma da quel giorno lo abbiamo visto sempre meno, finchè il dio supremo non ci ha contattato per avvisarci del vostro arrivo. - Replicò Odannā. - Gli youkai, che tentano l’impresa, diventano sempre più forti ma, per il momento, io e Ranmaru riusciamo ancora a respingerli. Non possiamo informare Aoi, altrimenti la metteremmo ancora più in pericolo. Per lei, venire a conoscenza del suo potere, sarà ancora più pericoloso perché la sua forza potrebbe risvegliarsi del tutto, e questo attirerà youkai ancora più potenti, che per il momento non hanno interesse per lei. - Continuò sempre più preoccupato.
- Se non sbaglio, Aoi non è a conoscenza dell’esistenza di noi youkai. Perché vorresti sposarla? - Lo interrogò il Kyūbi.
- Perché la amo, e voglio proteggerla. La difenderò a costo della mia stessa vita. - Proclamò l’Oni.
- Però se la sposi, sarai costretto a rivelare la tua vera natura. Non vorrai mica nascondere il tuo vero io in eterno? -
- Ci sto pensando da tempo, ed è per questo motivo che non mi sono ancora fatto avanti. Per il momento, mi limito a sorvegliarla. - Disse Odannā, soddisfacendo in parte la curiosità del Kyūbi.
- Perché mi ritieni una minaccia? - Richiese Ginji, cercando di arrivare al vero motivo della conversazione.
- Mi dispiace aver reagito in quel modo. - Si scusò. - E’ a causa di quello che è accaduto a Miketsukami, ho avuto paura. Temevo che una cosa del genere potesse capitare anche a te e, come ti ho detto prima, il potere di Aoi aumenterà a dismisura se venisse a conoscenza della sua forza e del mondo degli youkai. Il fatto che tu stia vicino a lei per così tanto tempo, mi fa vivere con quest’angoscia. - Disse, confessando i suoi timori.
- Io non intralcerò i tuoi piani. Però, perché lei dovrebbe sposare proprio te? Insomma chi dice che lei ti accetterà? - Ribadì Ginji.
- Lei mi sceglierà perché sono un Oni molto affascinante e, in qualsiasi regno, non esiste una creatura più bella di me. - Disse pavoneggiandosi.
Ginji lo guardava interdetto; davvero quello era lo stesso Oni con cui aveva parlato poco fa? Lui lo aveva visto molto preoccupato e insicuro, mentre adesso era spavaldo e sicuro di sé.
- Ehi, non guardarmi in quel modo, stavo solo scherzando. Non sono sicuro che lei mi accetterà, e temo che conoscendo la mia vera natura possa anche finire la nostra amicizia, sono sicuro che lei lo riterrà un tradimento alla sua fiducia. D’altro canto, spero che lei mi accetti, non solo per ricambiare i miei sentimenti, perché, in questo modo, nessuno sarà così stupido da attaccarla. In tutti i regni, sono conosciuto come il “dio Oni”, tutti mi ritengono una creatura malvagia e spietata con chi mi ostacola, e l’ira della mia stirpe non ha eguali. Sono passati circa mille anni dall’ultima volta che un mio antenato ha scatenato la sua furia su questa terra, infatti, nemmeno io conosco il vero potere della mia casata, comunque se lei sarà mia sposa, nessuno la toccherà nel timore di scatenare l’ira funesta di un Oni. - Raccontò, chiarendo le idee al suo amico.
Ginji, ora che Odannā glielo aveva raccontato, ricordava di aver letto nei testi antichi il mito della furia dell’Oni. Rammentava la pelle d’oca che gli era venuta studiando quella storia, in mente gli venivano anche le illustrazioni di quel libro, anche se Odannā era molto diverso dal demone raffigurato.
Il mito narrava di un Oni che viveva in un maestoso castello, dove vi era un limpido laghetto sulla cui superficie galleggiavano degli splendidi fiori di loto, intorno era circondato da alberi di sakura che, grazie al potere demoniaco dell’Oni, erano perennemente in fiore. Un giorno, una bestia del fulmine, per puro divertimento distrusse il giardino. L’Oni, udito il frastuono, uscì, e vide la distruzione che aleggiava intorno a lui. Lo youkai iniziò a infuriarsi, ma la sua ira divenne funesta quando, tra gli alberi di sakura in fiamme, scorse la figura della sua amata che teneva in grembo il loro secondogenito e, accanto a lei, vi era il corpo esamine del suo primogenito. L’ira nefasta dell’Oni si riversò sulla bestia del fulmine che lo disintegrò, ma questo non fu sufficiente a placarlo, e distrusse intere regioni per tentare di lenire il dolore delle sue perdite. Quando giunse in un villaggio, mentre si apprestava a distruggere una piccola casa, scorse l’esile figura di una ragazza che teneva in mano un bento. La ragazza porse il cibo al malvagio Oni. Il demone, incuriosito dallo strano comportamento di quella fanciulla, prese il dono, e lo mangiò. Dopo il pranzo, voleva distruggerla ma, improvvisamente, una strana forza si irradiò nel suo corpo, placando la sua ira. L’Oni, domato, decise di portarla con sé e, insieme, andarono a vivere su una montagna sperduta, generando, così, la stirpe degli Oni di cui faceva parte Odannā.
- Odannā, tempo fa, ho letto qualcosa riguardo l’ira di un Oni, ma tu saresti davvero capace di mietere tanta distruzione? - Domandò il Kyūbi, lievemente impaurito.
- Ginji, consapevolmente non ne sarei mai capace, ma purtroppo il potere di un Oni è una maledizione. - Rispose desolato.
- Perché? -
- Perché un Oni non può placare la sua ira. Quando questa si scatena, l’Oni perde il controllo di sé, è come se una forza si impossessasse di lui facendogli compiere azioni spietate. Raramente l’Oni sopravvive dopo aver scatenato la sua furia, perché questa lo porta ad agire finchè il corpo non viene disintegrato per le ferite e gli stenti a cui è sottoposto e, se l’Oni riacquista il controllo di sé, spesso si toglie la vita per il peso della colpa dei suoi crimini. - Confessò Odannā, sempre più disgustato da questa storia.
- Però, se è vero quello che ho letto, una ragazza riuscì a placare l’ira dell’Oni e, insieme ad egli, diede inizio alla tua stirpe. - Disse il Kyūbi.
- Sì. Quella ragazza era un’antenata di Aoi. Lei era già sposata ma il suo sposo l’aveva abbandonata, quando aveva scoperto che il suo discendente sarebbe stata una femmina. La bambina è stata cresciuta dai genitori di sua madre, lei non voleva costringere sua figlia a vivere tra le montagne. -
- Perché ha abbandonato sua figlia e ha seguito l’Oni? Non è un comportamento da madre. - Dichiarò Ginji, perplesso.
- Era una grande donna. Nonostante la sua giovane età, è riuscita a prendere delle decisioni davvero importanti. Ha seguito l’Oni, non per amore; lo ha fatto per salvare la sua bambina. Lei ha placato il demone, per difendere il mondo dove viveva sua figlia, ha seguito il mio antenato per tenerlo sempre sottocontrollo, così da impedirgli di distruggere altri posti. Ha lasciato sua figlia dai suoi genitori perché non voleva condannarla a vivere in solitudine, voleva darle la vita che tutte le persone normali conducevano. Inizialmente, la donna non amava il mio antenato ma, con gli anni, gli si era molto affezionato, e per lei era diventato la persona più importante, dopo sua figlia. - Terminò Odannā.
Ginji per poco non pianse a quella storia. Era stato colpito da quella donna che aveva giudicato male. Per amore di sua figlia aveva sacrificato la sua felicità, anche se col tempo, pure lei aveva avuto un’esistenza rosea accanto all’uomo della sua vita.
Ginji era geloso di quella bambina, anche lui avrebbe voluto una madre così amorevole, invece, lei era interessata solo a prevalere sugli altri, costringendo suo figlio ad essere sempre un passo avanti agli altri, affinché lei potesse pavoneggiarsi con le sue amiche.
- Odannā, ora mi è tutto chiaro. Ti sono grato per la fiducia che hai avuto in me. - Ringraziò il Kyūbi.
- Sento che posso fidarmi di te. Non volevo che un segreto minasse la nostra amicizia. - Disse sorridendo l’Oni. - Ora ti sarà più facile comprendere l’atteggiamento che ho avuto in precedenza. -
- Ora più che mai non ti intralcerò, però permettimi di continuare a lavorare al Moonflower, la cucina è sempre stata la mia più grande passione. - Confessò il Kyūbi, leggermente imbarazzato.
- Certo che potrai continuare a lavorare lì, anzi, sarò più tranquillo sapendo che, accanto a lei, c’è qualcuno che la protegge in mia assenza. - Ribadì l’Oni, poggiando una mano sulla spalla del Kyūbi. - Comunque, anche se Aoi non avesse avuto questo potere, lei sarebbe stata lo stesso mia. Non farle la corte. - Replicò l’Oni, fulminando l’amico con gli occhi.
Ginji scoppiò in una fragorosa risata, era troppo divertente vederlo in preda a una gelosia quasi adolescenziale.
 
Dopo questa lunga chiacchierata, i due tornarono nella locanda trovando una scena degna di un film horror.
Tutti, ad accezione di Ranmaru, erano stramazzati sul pavimento. Alcuni avevano del vino rosso sui vestiti che sembravano delle macchie di sangue, stessa cosa valeva per il pavimento. La scena sembrava davvero lo scenario di un omicidio, dove vi erano corpi stesi sul pavimento e, vicini ad essi, si trovava il loro assassino, in questo caso, si trattava di Ranmaru.
- Ora come faccio a portarli a casa? - Domandò Ginji, sbalordito.
- Puoi lasciarli qui. Li porteremo in una delle stanze della locanda. - Propose Odannā.
- Domani abbiamo i nostri lavori nel mondo umano. - Ribadì Ginji, affranto.
- Li sveglieremo all’alba, non preoccuparti. - Lo rassicurò Ranmaru.
- Va bene. Odannā, occupati principalmente di Miketsukami. Il suo mestiere, come sai, è il guardiano, e la sua protetta la mattina lo aspetta per essere accompagnata a scuola. - Si raccomandò il Kyūbi. - Ranmaru, però avresti potuto fermarli. - Disse deluso dalla situazione.
- Ginji mi ero assentato un attimo, perché il receptionist mi aveva chiamato per occuparmi di un cliente al posto di Odannā, che era impegnato con te. - Si giustificò il komainu.
- Non preoccuparti, tra qualche ora i tuoi colleghi saranno operativi. - Lo rassicurò Odannā. - Ho i miei metodi. - Concluse con tono sadico.
- Ok, ci vediamo domani, sempre se Miketsukami sopravvive all’ira funesta di Ririchiyo. Lei non transige su certi comportamenti. - Dissi Ginji, salutando i due locandieri.
 
Ranmaru e Odannā, decisero di accompagnare il Kyūbi fino all’uscita del Reame Nascosto per poi dirigersi verso il Tenji-ya.
- Odannā, hai parlato con Ginji della questione di Aoi, vero? - Chiese il komainu.
- Sì, ma non sono stato del tutto sincero. - Rispose Odannā.
- In che senso? - Domandò perplesso Ranmaru.
- Mi sono mantenuto sul vago, ho raccontato della situazione di Aoi, ma non gli ho detto niente della profezia de “La pallida luna dalle nove code”. - Spiegò l’Oni.
- Ora bisognerà tenerlo d’occhio, quella profezia potrebbe riferirsi a lui. - Rammentò preoccupato il demone cane.
- Non è detto. I Kyūbi non sono gli unici youkai dalle nove code. Non sappiamo nemmeno se le nove code siano in senso letterale o metaforico, per questo non gli ho parlato della profezia. - Replicò Odannā.
- “Quando, allo scadere del centesimo anno, la pallida luna splenderà alta nel cielo stellato, intorno ad essa si irradieranno nove code, rendendola simile a un sole spento. I raggi si staccheranno da essa e piomberanno su una giovane fanciulla vergine dall’immenso potere, divorandola, e spargendo il sangue di numerose vittime innocenti, finchè, un nobile Oni dalle corna bianche, metterà fine al massacro, raggiungendo insieme alle nove code il regno dei morti.” - Concluse Ranmaru.
- Ranmaru conosco bene la profezia ma, come hai detto prima, essa parla di “nove code”, non dice esplicitamente una bestia o una volpe dalle nove code. Per ora, l’unica cosa certa, è che sarà compito mio mettere fine all’esistenza di queste nove code, dato che descrive le caratteriste di un Oni. - Enucleò Odannā.
- Chi dice che si riferisce a te? Tu non sei l’unico Oni esistente su questa terra. - Replicò il komainu.
- Parla di un nobile. La mia famiglia è una stirpe di nobili, io sono l’unico in vita, gli altri sono semplici Oni, non hanno niente a che fare con la nobiltà e, poi, non metterebbero mai a rischio la loro vita. La maggior parte di loro sono vigliacchi e vivono nell’ombra, si cibano solo dei poveri viandanti che capitano inconsciamente nei loro territori. - Disse sicuro. - Per il momento, non ci resta che sorvegliare la situazione. Abbiamo ancora qualche mese, prima che si concluda il centesimo anno. - Disse, continuando a camminare, lasciando indietro il suo compagno.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Ok, questa volta sono stata un pochino più rapida con gli aggiornamenti.
Ringrazio i lettori che si cimentano nell’ardua impresa di leggere i frutti della mia mente malata. XD
Alla prossima
Baci Inu_ka

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Capitolo 5
*** Identità svelate parte 1 ***


Ginji era turbato dalla confessione di Odannā, non riusciva a credere a quella storia. Adesso, ai suoi compiti, si aggiungeva quello di sorvegliare Aoi.
Un giorno successe una cosa insolita.
Ginji e Aoi avevano appena chiuso; all’interno del locale, a eccezione di loro due, non c’era più nessuno. Il Kyūbi era intento a pulire quando, all’improvviso, aveva udito una voce che gli sussurrava.
 “ Attento Kyūbi, la notte della pallida luna dalle nove code, si avvicina. Nulla sarà più come prima”.
- Aoi, hai detto qualcosa? - Domandò Ginji, credendo che fosse stata lei.
- No, non ho detto niente. Forse, sarà uno di quelli spiriti che ogni tanto gironzolano qui. - Confessò la ragazza, incurante di ciò che aveva detto.
- Scusami, di quali spiriti parli? - Domandò, credendo di aver capito male.
- Ah! No, scusami, non badare a quello che ho detto. - Cercò di scusarsi, sperando che Ginji la credesse.
Aoi notava lo sguardo interdetto del suo sottoposto e, temeva da un momento all’altro se ne sarebbe andato, credendola pazza.
- Non badare a quello che ho detto. E’ un dono, che ho da quando ero piccola, se così lo si può chiamare. Prima, ero sovrappensiero e non ho pensato a quello che stavo dicendo. - Si giustificò. - Mi sa che rimarrò di nuovo sola a gestire il locale.- Pronunciò con rammarico, vedendo lo sguardo assente del Kyūbi.
- Perché? Non vorrai licenziarmi per avermi confessato il tuo segreto? -Domandò preoccupato.
- Solitamente quelli che ne sono venuti a conoscenza sono corsi via. - Disse, ricordando con amarezza tutte le volte che era successo.
- Non ho mai pensato di andarmene. Al mondo, ci sono molte persone con poteri incomprensibili. - Raccontò sorridendo. - Bene, ora che è tutto chiarito, finiamo di pulire e andiamo a riposarci. Sarai stanchissima, dopo tutto il lavoro che c’è stato. Anzi, vai a riposarti, finisco io qui. - Si offrì il Kyūbi.
- Non ci penso proprio. In due finiremo prima. -
Ginji non vedeva l’ora di finire, doveva parlare con Odannā, forse, l’Oni, avrebbe anche potuto chiarirgli cos’era la pallida luna dalle nove code.
Stavano per uscire dal locale quando, improvvisamente, il braccio di Ginji fu colpito da un fulmine.
- Ginji come stai? - Domandò impaurita Aoi.
- Non è niente. - Rispose il demone, che grazie ai suoi poteri aveva attutito i danni.
In realtà, sapeva chi lo aveva colpito ma, data la presenza di Aoi, non poteva reagire, perché questo significava, svelare la sua vera natura.
- Aoi, sta arrivando un temporale, rifugiamoci all’interno del locale. - Propose Ginji, facendo l’ingenuo.
I due erano entrati velocemente nel locale, finchè il trambusto si era placato.
- Aoi, ti accompagno a casa, così starò più tranquillo. - Impose la volpe.
Ginji, dopo aver accompagnato la ragazza, corse nel Reame Nascosto.
 
- Ginji, cos’è successo? - Chiese Ranmaru, osservando preoccupato il braccio ustionato dell’amico.
- Sono stato colpito dal fulmine di uno youkai. - Rispose. - Ho una questione urgente di cui parlarvi. - Pronunciò categorico.
 
I tre erano rimasti nei pressi del portale, onde evitare intrusioni.
- Odannā, Aoi è a conoscenza dei suoi poteri. - Confessò Ginji, senza troppi giri di parole.
-Perché gliel’hai detto? - Domandò deluso.
- Non sono stato io; lo sapeva già. -
Il Kyūbi raccontò tutto nei minimi dettagli, incluso quella strana frase.
I guardiani rimasero interdetti. Ginji era venuto a sapere della profezia.
A Odannā, non restò che raccontargli la verità.
- A cosa si riferisce la profezia? Cos’è la pallida luna dalle nove code? Non si riferirà a un Kyūbi o, peggio, a me? - Domandò spaventato.
- Ginji, calmati. I Kyūbi non sono gli unici demoni ad avere nove code, e tu non sei nemmeno l’unico. - Specificò Odannā, riferendosi chiaramente anche a Miketsukami.
- E perchè ho sentito quella voce? -
- Forse perché sei a guardia del portale. - Rispose Ranmaru, cercando di essere convincente. - Infatti, solo noi tre siamo a conoscenza della profezia della pallida luna dalle nove code. - Chiarì.
- Ora, sarà ancora più complicato proteggere Aoi, senza rivelare la nostra natura. - Proferì l’Oni, sull’orlo di una crisi di panico.
- Odannā, calmati. - Pronunciarono all’unisono.
Ranmaru e Ginji temevano una sua reazione eccessiva.
- Non preoccupatevi, questo non è sufficiente per scatenare l’ira che temete. - Li tranquillizzò l’Oni.
- Ragazzi, ora che sappiamo che Aoi è a conoscenza degli spiriti, vorrei parlarne con il mio superiore. - Proferì Ginji. - Chiederò a Tomoe di sostituirmi al tempio. Il suo lavoro tra gli umani non ha bisogno di giustificazioni per assentarsi. - Spiegò.
 
Ginji era tornato immediatamente nel suo Regno e aveva chiesto udienza al Dio Supremo.
- Ginji, non avrai rivelato anche tu la tua vera natura? - Chiese il Dio Supremo, sospirando.
- No, ma sono venuto a chiederle il permesso di farlo. - Confessò il Kyūbi.
- Perché dovrei permettertelo? Credevo di essere stato chiaro quando vi avevo detto che gli umani non dovevano venire a conoscenza degli youkai. - Disse rimproverandolo.
Ginji spiegò la situazione, e il Dio Supremo ascoltava sempre più stupito. Finchè giunse alla sua decisione.
- Se le cose stanno così, non c’è altra soluzione se non quella di usare i tuoi poteri. - Costatò. - Ginji ti chiedo di farlo solo se strettamente necessario. -
- Come ordinate. - Rispose il Kyūbi obbedendo all’ordine del suo Superiore. - Posso chiedere un’altra cosa? -
- Certamente. - Acconsentì il Supremo.
- Sa qualcosa riguardo alla profezia della pallida luna dalle nove code? - Domandò con una nota di timore.
Il Dio spiegò tutto quello che sapeva al riguardo; non era molto diversa dalla versione dei guardiani.
Ginji, dopo aver rassicurato il suo Superiore, si apprestava a tornare al tempio.
 
Tornato al portale, Ginji aveva notato la figura del komainu all’esterno di esso.
- Ranmaru, come mai non sei dentro? - Domandò interdetto.
- In tua assenza, abbiamo deciso di sorvegliare il portale da entrambi i lati, perchè Tomoe era impegnato con i fedeli al tempio. - Chiarì, giustificando l’assenza del suo sostituto.
- Ho bisogno di parlare con voi due. - Disse preoccupato.
 
Ginji si diresse all’interno del portale insieme al suo amico.
- Ragazzi, ho parlato con il mio Superiore. Per me sarebbe impossibile proteggere Aoi senza i miei poteri, così ho chiesto il permesso di usarli. - Raccontò. - Mi ha dato il suo consenso, solo perché lei è a conoscenza della nostra esistenza. - Disse il Kyūbi.
Dopo una breve pausa, riprese.
- Vorrei sapere la vostra opinione al riguardo. - Disse, guardando soprattutto Odannā.
- Se non c’è altra soluzione, non possiamo che essere d’accordo con la tua proposta. - Acconsentì l’Oni.
- Speriamo che non sia necessario. - Disse speranzoso Ranmaru.
- In realtà, vorrei introdurre un po’ per volta l’argomento. Se la cosa succedesse all’improvviso, potrebbe prenderla come un tradimento e una mancanza di fiducia nei suoi confronti. - Confessò, rammaricato.
- Sono d’accordo con te. - Disse Odannā. - Ti chiedo solo di non rivelare anche la nostra natura. - Implorò.
- Non preoccuparti. - Lo rassicurò. - Ahia! - Esclamò, portandosi la mano sul braccio colpito dal fulmine.
- Ginji, la ferita non è ancora guarita?  - Domandò esterrefatto il komainu. - Avrebbe dovuto già esserlo. -
Mentre Ranmaru costatava lo stato della ferita, Ginji era svenuto.
- Ranmaru, quella bruciatura ha l’aria di essere una maledizione. - Ipotizzò Odannā.
- Se lo portiamo nel Reame Nascosto, forse Ogon- doji- sama sarà in grado di curarlo. - Proferì Ranmaru
- Hai ragione. - Asserì speranzoso.
 
I guardiani portarono il Kyūbi all’Orio-ya, dove si trovava l’unica speranza di salvarlo.
- Hatori, dove si trova Ogon- doji- sama? - Chiese Ranmaru al tengu.
- Ehi, non si usa più salutare? - Gli fece notare.
- Non ho tempo da perdere, abbiamo un’urgenza. Dimmi dov’è. - Lo redarguì il komainu.
Hatori gli indicò il posto dove si trovava la ragazza.
 
- Ogon- doji- sama, possiamo entrare? - Chiese educatamente il guardiano.
- Entra. So già cosa vi porta qui. - Disse la ragazza, indicando il sofà dove dovevano posare il Kyūbi.
La ragazza si avvicinò al Kyūbi e lo esaminò con acume. Le sue labbra s’incrinarono in un lieve sorriso. I guardiani lo intesero come un buon auspicio.
- Credo che abbiate capito di cosa si tratta. - Affermò, rivolgendosi all’Oni e al komainu. - Si tratta di una maledizione di una bestia del fulmine, precisamente di una Sanda. Il fatto che questo ragazzo sia un Kyūbi, è stata la sua salvezza. - Li informò.
- Sanda!? -Domandarono all’unisono i guardiani.
- Le Sanda sono una delle dodici razza di kitsune, sono in grado di manipolare il tuono e di generare una notevole quantità di fulmini. I Kyūbi, hanno una potenza superiore alle Sanda, quindi possono resistere a un loro attacco. - Spiegò. Poi riprese. - Il problema è che insieme a quel colpo, è stata scagliata anche una maledizione. Sicuramente dietro all’attacco della Sanda ci deve essere qualcun altro. Bisogna sorvegliarlo, queste maledizioni sono subdole, possono prendere possesso anche del corpo del malcapitato, senza che questo se ne renda conto. Il ragazzo ha una potente aurea, dobbiamo stare attenti per quanto riguarda la profezia. - Disse esprimendo la sua preoccupazione.
- Crede che la profezia possa riguardare lui? - Domandò Ranmaru, preoccupato.
- Non sappiamo se le nove code si riferiscono a un Kyūbi ma, data la situazione, non possiamo escluderlo. - Pronunciò la ragazza.
- Nel mondo umano è presente un altro Kyūbi. Dovremmo sorvegliare anche lui? - Domandò Ranmaru.
- Non credo sia il caso, quel Kyūbi non è stato sfiorato da alcuna maledizione. - Lo rassicurò la ragazza.
Tutti pensavano che Ginji fosse ancora privo di coscienza ma, in realtà, aveva ascoltato tutto.
 
Ginji, per tutto il tragitto del ritorno, non aveva proferito parola. Ranmaru e Odannā pensavano che era perché non stava ancora bene.
- Ginji, riposati. Fortunatamente Ogon- doji- sama ha detto che non è una cosa grave. - Lo rassicurò il komainu.
- Bugiardi. - Li accusò Ginji.
- Cosa stai dicendo? - Domandò sorpreso l’Oni.
Ginji non rispose, tornò al suo tempio senza voltarsi, nemmeno per salutarli.
- Ha sentito tutto. - Affermò Ranmaru. - Ginji ha sempre avuto la capacità di ascoltare tutto senza farsi scoprire. -
 
Nei giorni successivi, Ginji si comportò in maniera fredda e distaccata, e questo preoccupò Aoi.
- Ginji, mi sembri molto stanco, che ne dici di un periodo di riposo? Non ci sono molti turisti, posso farcela da sola. - Propose sorridente. - Oppure posso chiedere a Odannā di aiutarmi, è da molto che non viene al locale. Sai per caso dove può essere andato? - Domandò, pensando a quanto tempo era passato.
- No. - Rispose monosillabico.
- Ginji, cos’hai? Sei strano. - Domandò.
- Non ho niente, sono solo un po’ stanco. - Mentì, cercando di nascondere il suo stato d’animo.
- Ci sono. - Pronunciò la ragazza, entusiasta. - Il Moonflower chiuderà per una settimana. Una pausa serve a entrambi. -
 
Il locale era stato chiuso ma, non per questo, Ginji aveva smesso di sorvegliare la ragazza.
 
Aoi era in giro con un’amica quando apparve uno youkai dall’aspetto mostruoso. La ragazza era spaventata, ma non poteva chiedere alcun aiuto, nessuno poteva vedere quel demone. Improvvisamente, lo spirito prese fuoco. La fiamma che aveva bruciato il mostro, era indubbiamente un fuoco fatuo.
- Ginji!? - Esclamò Aoi, rivolgendosi al vuoto.
- Aoi, chi è questo Ginji? - Domandò curiosa la sua amica.
- Nessuno. Credevo che quel ragazzo laggiù fosse il dipendente del Moonflower.- Mentì, cercando di concludere il discorso.
Ginji aveva ascoltato, e si domandava se Aoi aveva scoperto che lui era uno youkai.
 
La settimana passò velocemente, e Ginji si era incontrato con i suoi compagni solo per discutere di questioni lavorative. Continuava a essere attanagliato dal pensiero che la profezia si riferisse a lui, e nemmeno il suo superiore era stato in grado di dargli una risposta precisa.
 
- Ginji. - Lo chiamò Ranmaru, con sguardo rammaricato.
- Cosa vuoi? Non ricordo di avere una riunione con voi. - Rispose atono.
- Sono venuto a parlarti come amico, non come collega. - Confessò dispiaciuto.
- Vuoi raccontarmi altre bugie? - Ribatté il Kyūbi.
- No. Ginji, mi dispiace. Non ti abbiamo detto nulla perché non volevamo allarmarti inutilmente. - Sottolineò il komainu.
- Non avete pensato che avrei avuto il diritto di saperlo? Siete stati egoisti. Se non avessi ascoltato quella conversazione, adesso, sarei all’oscuro di tutto. - Pronunciò, infuriato. - E, forse, avrei ucciso qualcuno senza nemmeno sapere perché. -
- Hai ragione. - Ammise il komainu. - Ti prego, ci siamo riconciliati dopo tanti anni, non voglio distruggere la nostra amicizia. -
- Nemmeno io. Sono arrabbiato perché, proprio tu, non avresti dovuto deludermi. Se davvero avessi tenuto alla nostra amicizia, me lo avresti detto subito. - Disse Ginji, sentendosi tradito.
- Non me ne hai dato la possibilità. Dopo che siamo usciti dall’Orio-ya, sei corso via senza darmi possibilità di spiegarti. - Gli ricordò.
Ginji porse la mano al suo amico in segno di riconciliazione.
- Ora che è tutto chiarito, perché non mi dici cos’è accaduto in questi giorni? - Domandò ansioso.
Ginji raccontò tutto quello che era accaduto.
- Quindi hai rivelato ad Aoi la tua natura? -
- No, non mi ha nemmeno visto. Ha solo detto il mio nome quando ha visto lo youkai in fiamme. - Spiegò il Kyūbi.
- Quella ragazza è davvero speciale. Odannā non esagera quando lo dice. - Disse dando ragione all’Oni. - Ginji ti sei sentito strano da quando sei stato colpito dalla maledizione? - Domandò.
- No, niente. La ferita è guarita del tutto, comunque non ho mai abbassato la guardia. - Disse, mostrandogli il braccio. Poi si ricordò una cosa. - Ranmaru, riferisci a Odannā, che Aoi è preoccupata per la sua assenza. -
Dopo il loro ricongiungimento, era il tempo di tornare ai propri posti.
 
Ginji decise di passare al Moonflower per vedere se Aoi avesse bisogno di qualcosa, dato che il giorno dopo dovevano riaprire.
 
- Aoi, posso entrare? - Chiese, avvisando la ragazza.
- Ginji, quel giorno eri tu? - Domandò secca, senza nemmeno rispondere alla domanda.
- Cosa!?- Esclamò sorpreso.
- Quando ero con la mia amica, sei stato tu a incenerire quello spirito? - Disse, esprimendo il suo sospetto.
- Come hai fatto a saperlo? - Pronunciò interdetto.
- Ginji, l’ho sospettato sin dal primo giorno, perché avevi un’aurea differente da quella degli esseri umani. Non ne ero certa, per questo non te ne ho parlato; ma l’altro giorno ne ho avuto conferma. Il fuoco fatuo aveva la tua stessa aurea. - Spiegò, sorprendendo non poco il Kyūbi.
- Mi dispiace, era un ordine del Dio Supremo, non potevo rivelare a nessuno la mia vera natura, altrimenti avrei perso i miei poteri e sarei dovuto andare via da qui. - Si scusò Ginji.
- Voglio confessarti un’altra cosa, anche se non ne sono certa. Odannā e Ranmaru, anche loro possiedono delle auree demoniache. Credo che vogliano nascondere i propri poteri. - Ipotizzò, mettendosi una mano sotto il mento.
Ginji rimase stupito da quella confessione. Tutti si preoccupavano di celare la loro vera natura e, invece, Aoi sapeva già tutto. Avevano fatto proprio una gran bella figuraccia.
- Ah dimenticavo di dirti, che dovete stare molto attenti quando siete molto rilassati e felici. Alcuni tratti demoniaci spuntano leggermente. - Lo avvisò. - Tu e Ranmaru avete delle tenere orecchie canine che spuntano leggermente tra i capelli, infatti, sono difficilmente notabili perchè sono dello stesso colore. Odannā invece ha delle corna bianche. - Elencò.
- Per l’esattezza, le mie sono orecchie da volpe. Sono un Kyūbi.- Specificò, mostrando il suo vero aspetto. - Per quanto riguarda gli altri, non posso dirti niente. - La anticipò, prima che gli ponesse la domanda.
- UN KYUBI!? - Urlò gioendo. - Non ci posso credere, non solo sei uno youkai ma, addirittura, sei un demone leggendario. Questa giornata non poteva essere migliore. - Proferì saltellando.
- Tanta felicità per così poco? -Sorrise Ginji.
- Tu non puoi capire. Per te è una cosa normale, ma per noi umani è un privilegio. - Specificò. - Sui Kyūbi si narrano innumerevoli leggende. E’ vero che siete a guardia di un misterioso portale che porta a un regno nascosto? - Chiese con uno strano luccichio negli occhi.
Ginji non sapeva cosa dire; l’esistenza del portale doveva rimanere segreta, nessun umano doveva venirne a conoscenza.
- Mi dispiace, le leggende a volte esagerano. Non esiste alcun portale. - Mentì il Kyūbi.
- Che peccato, mi sarebbe piaciuto visitarlo. -Confessò dispiaciuta.
- Dovrai accontentarti del regno umano, e degli youkai che vedi. Non è cosa da poco. - Sdrammatizzò.
 
Ginji non era l’unico a cui stavano accadendo cose sorprendenti.
 
Tomoe nel suo tempio aveva fatto una scoperta insolita.
La giornata scolastica era finita e si stava apprestando a tornare a casa. Nanami quel giorno aveva deciso di tornare insieme a lui, perché voleva andare a pregare al suo tempio.
- Nanami era proprio necessario venire con me? Potevi venire un altro giorno. - Pronunciò con l’indelicatezza che lo caratterizzava.
- Perché sei sempre così scontroso con me? - Domandò irritata la ragazza.
Tomoe non rispose, si limitò ad alzare le spalle e a sbruffare.
- Bene, io ti lascio. Sai dove devi andare. - Le disse allontanandosi.
Tomoe stava sistemando il giardino quando, dalla direzione dove si trovava Nanami, era apparsa una strana luce.
- Cosa succede? - Chiese Tomoe.
Non udì risposta, ma vide la ragazza avvolta da una strana aurea; non si muoveva, sembrava come se fosse in trance.
- Nanami. Nanami. - Continuò a chiamarla spaventato. - Ehi, se è uno scherzo, non è bello. - La rimproverò, sperando che fosse davvero così.
Ci volle un po’ prima che la ragazza rinvenisse.
- Tomoe, non urlare. - Disse massaggiandosi le orecchie.
- Non avrei urlato, se non avessi fatto quello scherzo.  - La rimproverò.
- Oh, no, è successo di nuovo, scusami non volevo spaventarti. - Si scusò la ragazza. - A volte capita senza che io me ne accorga. - Confessò distogliendo lo sguardo da Tomoe.
- Puoi spiegarmi perché eri in quello stato. - Domandò con pacatezza, sedendosi accanto a lei.
- Lascia stare, non mi crederesti mai. - Proferì alzandosi.
Tomoe le strinse lievemente la mano, costringendola a sedersi accanto a lui.
- Sono a guardia di un tempio, non mi stupisco di niente. Credo molto alle leggende. - Disse cercando di tranquillizzarla.
- Tutto è successo quando ho salvato un uomo da un cagnolino. Era terrorizzato da quel piccolo volpino,però, mi è bastato avvicinarmi per calmarlo. - Disse guardando nel vuoto.
- Stai scherzando? Tutto questo è dipeso da un cane? - Chiese incredulo lo youkai.
- Non interrompermi. - Lo redarguì. Poi riprese. - Dopo averlo salvato, quell’uomo mi ha dato un bacio sulla fronte e mi ha detto, “ I poteri di una divinità, ora scorrono in te”. In quel momento non capivo cosa significasse, finchè un giorno non ho iniziato ad avere strane visioni. Vedevo dei corpi di demoni riversi al suolo in una pozza di sangue e, su di essi, si ergeva la figura maestosa di uno youkai volpe. Questo era stato colpito da una strana sostanza che lo manipolava, io mi sono avvicinata e l’ho toccato cercando di fermarlo, al mio tocco, questo demone era stato purificato. Dopo quella ci sono state molte altre visioni sulla purificazione di youkai malvagi. - Disse facendo una pausa e costatando lo stato emotivo del compagno. - Pensavo fosse un sogno ma, un giorno successe davvero. Uno tsuchigumo era entrato a scuola; mi trovavo in palestra e quel demone mi stava attaccando. Istintivamente ho proteso le mani e pregato i kami affinché mi proteggessero. Poi una strana luce si era diffusa nella stanza e, quando questa era sparita, anche lo tsuchigumo non era più lì. - Terminò guardando Tomoe.
- Quindi quell’uomo ti ha trasmesso dei poteri di purificazione. Quello deve essere stato il bacio di una divinità.- Ipotizzò, volgendo lo sguardo verso l’altare.
- Questa tua affermazione significa che mi credi? - Domandò stupita.
- Perché non dovrei crederti? Io credo fermamente nell’esistenza delle divinità. - Rispose.
Lui stesso apparteneva al regno degli spiriti. Non era raro che alcuni dei, trasmettessero i loro poteri agli umani che ritenevano puri e degni di possederli.
- Tomoe, ti prego, non rivelare a nessuno questa cosa. Sarà un segreto tra di noi. Promettimelo. - Chiese implorante e in procinto di piangere.
- Stai tranquilla, non lo dirò a nessuno. Se lo dicessi, potrebbero pensare che sono matto come te. - Rispose cercando di sdrammatizzare.
Nanami, ormai, conosceva il caratteraccio di Tomoe ed era sicura che quello corrispondesse a un sì.
 
Tomoe, dopo quella confessione, aveva bisogno di parlarne con i suoi compagni.
 
I tre youkai, per facilitare le comunicazioni tra loro, si erano adeguati alla tecnologia umana, includendo i cellulari.
Tomoe, non appena Nanami era andata via, aveva chiamato immediatamente i suoi colleghi che, grazie ai loro poteri demoniaci, erano arrivati immediatamente.
 
- Tomoe, perché ci hai chiamati con tanta urgenza? - Domandò preoccupato Miketsukami.
- La missione sulla Terra si sta rivelando ricca di sorprese. - Comunicò Tomoe.
- Come mai? Hai combinato qualcosa? - Chiese preoccupato Ginji.
- Perché ogni volta che vi chiamo, mi fate la stessa domanda? - Sottolineò stizzito.
L’espressione e il tono usato da Tomoe aveva scatenato l’ilarità degli altri due youkai.
- Comunque, voi due non siete gli unici ad avere a che fare con umani speciali. Poco fa, una mia compagna di classe, è venuta a pregare al mio tempio; mentre pregava, ho notato una strana luce provenire da lei. Era come in trance, quando è rinvenuta mi ha raccontato tutto. Quella ragazza ha ricevuto poteri purificanti da una divinità tramite un bacio. E’ riuscita a purificare uno tsuchigumo. - Raccontò, sotto lo stupore dei compagni.
- Non ci posso credere. - Pronunciò stupito Miketsukami. - Se è riuscita a purificare un demone di quel genere, questa ragazza è davvero potente. - Asserì esterrefatto.
- Chissà se quel vecchiaccio è a conoscenza di questi umani? - Si domandò Tomoe. - Si è preoccupato tanto di non farci mostrare i nostri poteri, senza sapere che alcuni umani li possiedono. -
- Quindi, riassumendo la situazione, abbiamo tre ragazze con poteri straordinari; Nanami, poteri purificativi, Ririchiyo ha la potenza di un Oni, e Aoi capacità rigeneratrici. In una battaglia sarebbero delle ottime alleate. - Appurò Ginji.
- La cosa si sta facendo interessante. - Disse estasiato Tomoe.
 
Intanto nel Reame Nascosto.
- Ranmaru, sono preoccupato. Il fatidico giorno si sta avvicinando e abbiamo fatto solo delle supposizioni sulla profezia. - Costatò Odannā.
- Hai ragione. - Ammise il komainu. - Secondo noi, la “ pura ragazza vergine”, potrebbe riferirsi ad Aoi, lei ha poteri abbastanza forti da attirare esseri potenti; l’Oni, è riferito a te. La sconfitta di quel demone potrebbe essere una conseguenza dell’ira dell’Oni, oppure di un qualche sacrificio. - Ripeté, mettendosi la mano sotto il mento.
- Maledizione, se quella biblioteca non fosse andata distrutta, adesso, avremmo qualche indizio su cosa successe cento anni fa. - Disse irritato l’Oni.
 
Le tre kitsune erano tornate nel loro regno per informare il loro Superiore ma, questi, l’unica cosa che gli aveva detto era, che, a tempo debito, tutto sarebbe stato chiaro.
Il loro viaggio era stato inutile.
 
- Andiamo a parlare con i guardiani, forse capiremo qualcosa. - Propose Ginji.
 
Arrivati nei pressi del portale, si udì un gran trambusto.
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
 
Ok, dopo tanto tempo ho deciso di aggiornare questa fan fiction. Comunque date le visualizzazioni, non credo che sia mancata a qualcuno XDXD.
Il capitolo si è rivelato ricco di rivelazioni, le tre kitsune hanno conosciuto delle ragazze dai poteri speciali.
Ora non resta che capire se le interpretazioni di Ranmaru e Odanna, riguardo alla profezia, siano giuste o meno. 
 
SPIEGAZIONI
SANDA: una delle dodici specie di kitsune. Manipolano i tuoni e i fulmini.
TSUCHIGUMO: demone ragno.
Ok, con questo è tutto. Il prossimo capitolo è quasi pronto, stavolta non ci vorrà più di un anno per pubblicarlo. XD
BACI INU_KA

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Capitolo 6
*** Identità svelate parte 2 ***


Era una notte di luna nuova; in cielo non avrebbe dovuto esserci nessuna luce proveniente da essa, invece, cosa strana, intorno erano apparsi due strani fasci di luce, simili a delle code.
- Ginji, che specie di luna è quella? Non ne ho mai vista una del genere. - Disse stupito Miketsukami.
- Che sia iniziata la profezia? - Domandò tra sé il Kyūbi. - Dovremmo domandare ai guardiani, di sicuro ne sapranno più di noi. -
 
I tre amici andarono alla ricerca dei due guardiani e, mentre li cercavano, dagli abitanti si udivano le ipotesi più disparate, riguardo a quella strana luna.
I guardiani si trovavano all’Orio-ya, ben distante dal portale.
- Ranmaru. - Urlò Ginji.
Il komainu, sentendosi chiamare, si voltò verso quella voce, costatando l’identità di chi lo aveva chiamato.
- Ragazzi, cosa ci fate qui? - Chiese interdetto Ranmaru.
- Quella strana luna è collegata alla profezia? -Ipotizzò Ginji.
- Non lo sappiamo. Forse sì, forse no. - Intervenne l’Oni.
- Quei due fasci di luce hanno l’aspetto di due code. - Fece notare Miketsukami. - Se facciamo il conto con le varie fasi lunari e il numero delle code, alla fase della luna piena, dovrebbero apparire tutte e nove. - Presunse.
- Hai ragione, se ne appaiono due per ogni fase, l’ultima dovrebbe apparire con la luna piena, così essa verrà circondata. - Concluse Ginji.
- Ranmaru, Odannā, siamo venuti qui per un altro motivo. - Interruppe Miketsukami. - Abbiamo incontrato, con i nostri rispettivi lavori, tre ragazze dai poteri sovrannaturali. Le ipotesi che avete fatto sulla profezia potrebbero essere stravolte. - Li informò, elencando i poteri delle ragazze.
- Quindi, in base a questo, i protagonisti potrebbero non essere Aoi e Odannā . In fin dei conti, con “ ragazza pura e vergine” potrebbe indicare anche Nanami, poiché possiede poteri purificanti, e l’Oni potrebbe riferirsi a Ririchiyo. - Li illuminò Tomoe.
- Dannazione, adesso, siamo punto e a capo. - Si irritò Odannā .
 
La notte di luna piena si stava avvicinando e, come avevano ipotizzato, per ogni fase apparivano due code.
La questione della profezia, aveva fatto dimenticare alle kitsune il vero motivo per cui erano lì; avevano accantonato la ricerca del Dio Inari.
 
Intorno alla luna, ora, si irradiavano otto fasci di luce.
Improvvisamente si sentì una voce che diceva “Nulla sarà come prima”.
 
Era il giorno di chiusura del Moonflower, e Odannā aveva deciso di rivelare la sua vera forma a Aoi; stessa cosa aveva fatto Ranmaru.
Erano appena entrati quando, una felicissima Aoi, si era precipitata al collo di Odannā. Era contenta della sua visita dopo tanti giorni di assenza.
- Odannā, dov’eri finito? Ti sei dimenticato di me? - Domandò in lacrime la ragazza.
Odannā osservava quella scena con amarezza. Lui amava Aoi, a prescindere dalla profezia, mai e poi mai avrebbe voluto essere la causa della sua tristezza.
Era stato così preso dalla profezia, da dimenticarsi di andare a trovarla. In realtà, il motivo per cui era ansioso di risolvere la profezia, era proprio per salvare la vita della sua amata.
- Mi dispiace. - Si scusò l’Oni, spostando con le dita le lacrime che rigavano il viso della ragazza. - Ti sono mancato molto? - Chiese spavaldo.
- Niente affatto. - Mentì la ragazza, stringendo la mano dell’Oni.
Odannā sorrise vedendo quell’espressione, e depositò un tenero bacio sul capo della ragazza che, a quel contatto, arrossì.
 
- Quindi, tu sei un Oni, mentre Ranmaru è un komainu? - Ripeté la ragazza euforica.
Aoi era felice come quando aveva scoperto l’identità di Ginji. Aveva incontrato degli youkai leggendari che non avevano intenzione di ferirla, a differenza di quelli che vedeva spesso.
 
Allo Yutoku Inari Jinja, il tempio sorvegliato da Tomoe, lo youkai aveva deciso che anche lui doveva rivelare la sua identità a Nanami.
- Ciao, Nanami grazie per essere venuta. - Ringraziò lo youkai sorridendo.
- Al telefono avevi una voce piuttosto seria e, adesso, sentendoti parlare in modo così gentile, sono sempre più convinta di non essermi sbagliata. - Costatò la ragazza, stupita da quel comportamento insolito.
- Hai ragione. Ho un segreto da svelarti. - Disse, con tono serio.
Per avere un po’ di privacy, Tomoe aveva condotto la ragazza nel retro dell’edificio, dove vi era un’enorme scalinata, dalla cui sommità si poteva ammirare il mare di Ariake.
Tomoe era rivolto di spalle a Nanami, nessuno diceva una parola.
Improvvisamente, si levò una lieve brezza che trasportava l’odore della salsedine; Nanami era ancora presa da quell’atmosfera, quando notò una strana aurea intorno al compagno e, insieme ad essa, comparvero una coda e due orecchie canine.
La ragazza rimase shoccata da quella rivelazione. Aveva già visto degli youkai, ma quello somigliava enormemente al demone che appariva nelle sue prime visione, a eccezione della natura dell’aurea; una era malvagia, l’altra era benevole.
- Non sei l’unica a nascondere dei poteri. - Disse, voltandosi verso la ragazza.
- Il… Il demone della mia visione! S… Somigliava a te. - Balbettò la ragazza.
- Non sono l’unica kitsune esistente. - Chiarì lo youkai.
- L’aspetto è uguale al tuo. Non avrai qualche gemello? - Domandò, incuriosita.
- Sì, ho un gemello. - Confessò. - Io e il mio gemello siamo identici nell’aspetto, ma completamente opposti nel carattere. - Sottolineò.
- Mmm… Sicuramente è più gentile di te. - Ipotizzò. - Me lo presenti? -
- Se lo conosci bene, giungerai alla conclusione che io, in confronto, sono un santo. - Le dichiarò.
Non mentiva, davvero suo fratello era la parte malvagia della famiglia. Aveva avuto problemi di ogni genere con i guardiani del mondo degli spiriti, diceva di comportarsi così perché spesso si facevano paragoni con suo fratello. Tomoe, era molto più forte di lui e, per questo, veniva considerato di più, arrivando al punto di essere paragonato a un Kyūbi.
La colpa non era di Tomoe, lui non aveva mai voluto essere superiore a suo fratello, ma la volontà negli allenamenti era abissale. Spesso il gemello saltava gli allenamenti, gironzolando per il mondo degli spiriti, lui invece era ligio al dovere, ed era riuscito a raggiungere il livello dei Kyūbi, nonostante fosse ben lontano da un nove code.
- Tomoe, ho detto qualcosa di sbagliato? - Chiese Nanami, vedendolo assente.
- No. - Rispose abbozzando un lieve sorriso. - Non sembri essere troppo sorpresa. -Costatò lo youkai.
- Perché dovrei? Credo fermamente nell’esistenza delle divinità. - Rispose. - Ricordi? E’ la stessa risposta che mi hai dato tu, quando ti ho rivelato il mio potere. - Gli ricordò.
Tomoe sorrise e le scombinò i capelli.
 
I fasci di luce intorno alla luna erano sei, mancavano solo due fasi lunari e la profezia avrebbe iniziato a compiersi.
Gli youkai continuavano a fare tutte le possibili ipotesi. Avevano anche cercato di elaborare un piano basandosi sui poteri a loro disposizione, incluso quelli di Nanami e Aoi. Purtroppo non conoscendo la natura dell’essere dalle nove code, non potevano elaborarne uno adeguato.
- Maledizione, se solo sapessimo chi è il nove code, potremmo fare un’interpretazione esatta. - Imprecò Tomoe. - Purtroppo nemmeno il nostro Superiore ha saputo aiutarci. - Ricordò con rabbia.
- Esatto. I poteri di quelle due ragazze potrebbero essere utili. Nanami potrebbe purificare il demone, e Aoi rigenerare gli eventuali feriti. - Elencò Ginji.
- Questa deve essere l’ultima opzione, non voglio coinvolgere delle innocenti. - Specificò Odannā.
 
La notte di luna piena era arrivata.
Innumerevoli fulmini si diramarono da ogni parte, e potenti tuoni rombavano nel cielo, stranamente, stellato. Questo non era un temporale, ma era il preludio dell’imminente catastrofe.
Sulle vette montuose si ergevano le figure di kitsune avvolte dalla lampeggiante luce dei fulmini, si trattava delle rinomate Sanda.
Improvvisamente, un boato si estese nel cielo, e la nona coda apparve, illuminando i contorni del satellite, rendendolo somigliante al sole. Al centro si ergeva la figura imponente di una divinità dalle nove code.
Le tre kitsune e i guardiani cercavano di dare un’immagine al demone apparso. Solo quando la luce si affievolì, comparve la nitida figura di un uomo, la cui visione, aveva generato sgomento tra i membri del gruppo.
- Non è possibile. - Esclamò Miketsukami stupito.


ANGOLO DELL'AUTRICE
Bene, il capitolo non è molto lungo, perché mi serviva solo per concludere la rivelazione delle identità. Dal prossimo capitolo, ci sarà più movimento.

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Capitolo 7
*** La battaglia dei traditori ***


- D… Di… Dio Inari, siete voi? - Domandò balbettando Ginji.
La divinità dinanzi a loro, altri non era che il Dio Inari.
La divinità non li degnò di uno sguardo, soffiò nell’aria, e da essa provenne una strana polvere.
Improvvisamente, gli youkai presenti nel Regno Nascosto, iniziarono ad attaccarsi tra di loro, inclusi i cinque youkai.
- Distruggete tutto ciò che vi circonda. - Ordinò Inari.
Tutti obbedirono all’ordine e iniziarono a distruggere le varie costruzioni.
I danni maggiori li provocarono le tre kitsune e i due guardiani.
 
- FERMATEVI. -Urlò una ragazza.
Nel Regno Nascosto, apparvero Nanami, Aoi e Ririchiyo.
 
Fortunatamente, dopo vari tentativi, Aoi era riuscita a scoprire dove si trovava il portale, e erano giunte appena in tempo.
 
- Venendo qui, mi hai risparmiato una bella seccatura. Non dovrò cercarti. - Disse il Dio sorridente.
Le ragazze osservavano la divinità interdette, non sapevano a chi di loro si stesse rivolgendo.
- A quanto pare non avrò solo una ragazza pura, ma ne avrò addirittura due. - Costatò il Dio, facendo una risata malefica.
Nanami aveva scorto in lontananza i suoi amici ed era corsa immediatamente verso di loro, ignorando la presenza della divinità.
 
- TOMOE. - Urlò la ragazza.
Lo youkai anziché rispondere alla sua amica, la stava attaccando.
- Tomoe, cos’hai? Non mi riconosci? Sono Nanami. - Cercò di farlo rinsavire.
Da lui non si udiva risposta. Stava per attaccarla di nuovo, quando la ragazza protese le mani, sfiorando lo youkai. Il tocco della ragazza aveva avuto il potere di far risvegliare l’amico.
- Na… Nanami. - Pronunciò terrorizzato Tomoe, vedendo la maglietta insanguinata della ragazza. - Cos’ho fatto? Perdonami. - Disse, chinando il capo per la vergogna.
- Non è niente, è solo un graffio. - Cercò di rassicurarlo Nanami.
Tomoe strinse la ragazza, lasciandosi sfuggire qualche lacrima. In quell’attimo, al fiuto dello youkai giunse uno strano odore.
- Sorbo degli uccellatori. - Pronunciò stupito.
- Cosa? - Domandò la ragazza, che trovava strane quelle parole.
- Il sorbo degli uccellatori, ha il potere di prendere possesso delle kitsune e di qualsiasi altro essere sovrannaturale. - Spiegò.
- Quindi anche gli altri sono sotto gli effetti di questa sostanza? -
- E’ probabile. - Ipotizzò Tomoe.
- Come mai io non ne ho risentito? - Si domandò Nanami interdetta.
- Forse, i tuoi poteri di purificazione ti rendono immune ai suoi effetti. - Sospettò. - Nanami, puoi aiutarmi a risvegliare i miei amici? - Domandò, implorante.
La ragazza annuì, immediatamente andarono alla ricerca degli altri. Li trovarono ancora sotto gli effetti di quella sostanza.
Una scena terrificante si parò dinanzi ai due ragazzi.
A terra c’era il corpo quasi esamine di Aoi. Per quanto la chiamassero, la ragazza non rispondeva. Odannā l’aveva attaccata mortalmente con i suoi artigli. I ragazzi erano titubanti sul fatto di risvegliare il guardiano, sicuramente non avrebbe retto a quella scena e avrebbe iniziato a scatenare la sua ira, mietendo vittime in ogni mondo.
Nanami risvegliò tutti; ma, mentre si apprestava a risvegliare Odannā, lei e Aoi furono inghiottite all’interno di un turbine e inglobate all’interno del corpo di Inari.
- NANAMIIIII. - Urlò disperato Tomoe.
 
Le altre kitsune, grazie al potere di Nanami, si erano risvegliate e, in qualche modo, erano riusciti a farlo anche con Odannā.
- Ririchiyo, cosa ci fai qui? - Domandò sorpreso Miketsukami.
- Abbiamo sentito qualcosa di strano provenire dal tempio e siamo corse qui, credendovi in pericolo. Aoi è riuscita a trovare il portale per questo Regno. -
- Aspetta, hai detto che Aoi ha trovato questo posto? Dov’è adesso? - Chiese impaurito Odannā, mentre osservava le sue lunghe unghie sporche di sangue.
Tomoe e Ririchiyo erano gli unici a saperlo ma non sapevano se era il caso di dirlo.
Odannā aveva notato il comportamento strano di Ririchiyo, e questo era la prova che sapeva qualcosa.
- DIMMI DOVE SI TROVA AOI. - Urlò, afferrando la ragazza per il foulard.
- Odannā, calmati, e levale le mani di dosso. - Gli ordinò Miketsukami, puntandogli contro la sua spada.
L’Oni si rese conto delle sue azioni e mise a terra la ragazza, scusandosi.
- Nanami e Aoi sono state inglobate all’interno del corpo del dio Inari. - Raccontò Tomoe.
Odannā, senza dire una parola, corse in direzione della divinità.
 
- MALEDETTO, RESTITUISCIMI AOI. - Comandò l’Oni, scagliandosi contro la divinità.
- Oh, questa situazione si fa sempre più interessante. Tutti i componenti della profezia sono venuti qui di propria volontà. - Lo canzonò Inari. - Attaccatelo. - Ordinò, rivolgendosi agli amici dell’Oni.
Inari non sapeva che i ragazzi, grazie a Nanami, si erano risvegliati, dunque non si aspettava che lo attaccassero.
La battaglia era cruenta, Inari stava avendo la peggio, perciò aveva deciso di ricorrere al trucco più subdolo.
- Se continuerete ad attaccarmi, loro moriranno. - Disse, mostrando le ragazze al suo interno.
Aoi era quella che stava peggio.
Odannā strinse i pugni, e un’aurea oscura lo circondò.
- NOOOOO, ODANNĀ AA. - Gridò Ranmaru, costatando che quello era l’inizio della distruzione.
L’aurea stava crescendo a dismisura, a breve, la leggendaria ira dell’Oni si sarebbe scatenata.
- Bravo, continua così. - Si complimentò il dio. - A breve questo posto non esisterà più e, dopo di questo, toccherà al Regno degli spiriti e a quello umano. Sarò io il dominatore incontrastato di tutti i Regni. - Ghignò.
- Fermati! Inari perché stai facendo questo? Hai sempre protetto tutti gli esseri viventi. - Gli ricordò Ginji.
- FA SILENZIO!- Ordinò Inari. - Sai che il Kyūbi della profezia, in realtà, non ero io? Eri tu… La maledizione che quella dannata ragazzina ti ha annullato, ne ha impedito la realizzazione. - Sghignazzò il dio, vedendo l’espressione attonita del Kyūbi. - Non farti strane idee, il dominatore sarei stato comunque io, tu saresti stato solo una mia pedina. Avresti fatto il lavoro sporco per me. Ripetere il rito della maledizione avrebbe richiesto troppo tempo e non avremmo potuto rispettare la scadenza della profezia. -
- Non è vero, stai mentendo. - Disse Tomoe, vedendo lo sgomento sul viso del suo amico.
- Oh! Tomoe non mi sono dimenticato di te. La tua educazione nei miei confronti, oggi, verrà subito ripagata. Tieni, questo è il mio regalo personale. - Pronunciò, colpendolo con un’altra polvere, che lo paralizzò.
- Aconito! -Esclamò esterrefatto. - Complimenti, hai studiato tanto. - Lo canzonò, nonostante fosse ancora paralizzato.
L’Aconito, conosciuto anche come strozza lupi, era un’altra sostanza in grado di abbattere le kitsune.
- Voi kitsune siete tanto potenti, quanto deboli. E’ bastato usare il sorbo degli uccellatori e l’aconito, per eliminarvi. - Spiegò ghignando.
Inari, dopo aver paralizzato Tomoe, si fece da parte, mostrando la figura di un'altra kitsune.
- Akatsuki!? Cosa ci fai qui? - Domandò esterrefatto Tomoe.
- Salve, fratello, siamo giunti alla resa dei conti. Adesso, vedremo chi è il migliore. Non vivrò più alla tua ombra; Inari mi ha offerto un posto nel suo Regno di dominazione. - Disse, spostando il fratello, ancora paralizzato, con un piede.
Tomoe era ancora shoccato da quella rivelazione. Suo fratello gli aveva dato l’ennesima delusione.
- Sei sempre stato una delusione. - Disse rammaricato Tomoe. - Se proprio volevi essere superiore a me, dovevi solo allenarti. - Gli fece notare.
- Stai zitto. Sei sempre stato il preferito di tutti. Quegli allenamenti erano stupidi e noiosi, dovevamo limitarci a fare esercizi di meditazione e imparare ad agitare una spada. Non sarebbero serviti a niente in una battaglia. - Rispose Akatsuki, sbadigliando.
- E’ grazie a quegli stupidi allenamenti se, adesso, ho questi poteri. - Rivelò Tomoe.
- Non è vero, sei solo un raccomandato… Anche in questa missione, dove avrebbero dovuto esserci solo i Kyūbi, ti trovi tu. Non hai i poteri di un Kyūbi, sei solo una comune kitsune e, come tale, adesso dovresti essere al fianco di Inari per servirlo. - Pronunciò con astio. - Quindi perché, adesso, non vai nel posto che ti spetta?- Disse, scagliando il gemello contro una casa.
- Io non sarò mai debole come te. - Pronunciò, pulendosi il sangue fuoriuscito dalla bocca. - Hai avuto bisogno di un traditore per ottenere dei poteri che non sei stato in grado di acquisire da solo. Sei un vile traditore, e avrai ciò che meriti. Ti mostrerò qual è la vera forza che si ottiene con il duro lavoro. Non sono un raccomandato, ho sacrificato la mia esistenza per arrivare a questo punto. Non avrò l’aspetto di un Kyūbi, ma ho poteri a sufficienza per eguagliarli. - Disse scagliandosi contro Akatsuki.
Akatsuki era stupito, non immaginava che gli effetti dello strozza lupo sarebbero svaniti così presto.
Tomoe aveva ingaggiato battaglia con il gemello; entrambi si scagliavano colpi talmente veloci, da essere invisibili agli spettatori. Le tecniche utilizzate da Tomoe erano stupefacenti, nemmeno i Kyūbi, lì presenti, si aspettavano un tale potere. Tomoe aveva la metà dei loro anni, ma in potenza li superava di gran lunga. Nessuno immaginava che avesse un simile potere, tutti lo ritenevano uno scapestrato, scontroso e maleducato nei confronti dei suoi Superiori, ma ora avevano la prova che gli Dei, non avevano sbagliato la valutazione.
Akatsuki stava avendo la peggio. Tomoe sferrava colpi a ripetizione senza dargli un attimo di tregua. Era sfinito, quando aveva realizzato che la sua unica via di salvezza era quella di implorarlo di non ucciderlo.
Tomoe, non aveva intenzione di uccidere il sangue del suo sangue, ma si stava limitando a renderlo inoffensivo; a fargliela pagare ci avrebbero pensato le guardie reali del loro regno.
- Non sono come te. Non ti ucciderò, perché sarà la prigione infinita a ucciderti. - Proferì Tomoe, afferrando il fratello per il braccio.
- La prigione infinita? No. Piuttosto uccidimi, ma non farmi condannare alla prigione infinita. - Lo implorò.
Tomoe non gli diede ascolto e si ricongiunse con il resto del gruppo.
 
- Tomoe, stai bene? - Chiese preoccupato Ginji.
- Sto bene, pagherà per i suoi crimini. Ora, occupiamoci del traditore e recuperiamo le ragazze. - Rispose, evitando lo sguardo dei compagni.
 
- AAAAAAAHHHH. - Urlò Odannā. - BRUTTO BASTARDO, RIDAMMI AOI. -
Queste furono le ultime parole che Odannā pronunciò, prima di perdere completamente la sua volontà.
Odannā si scagliò contro Inari, incurante delle gravi ferite che il dio gli stava infliggendo.
 
- L’ira funesta dell’Oni, è iniziata. Sarà la fine di tutti i mondi. - Affermò Ranmaru.
- Come facciamo a fermarli? - Domandò Miketsukami.
- Non lo so. - Pronunciò Tomoe, continuando a osservare quel massacro.
 
Durante lo scontro, anche i membri del gruppo avevano rischiato di essere feriti mortalmente sia da Inari che da Odannā.
Alla fine, un colpo di Inari, aveva ridotto in fin di vita Miketsukami.
Ririchiyo chiamò più volte il suo guardiano, ma questi non dava segni di vita, anzi, il suo cuore batteva sempre più piano.
- Ririchiyo, mi dispiace, non sono riuscito a proteggerti. - Pronunciò il Kyūbi prima di perdere i sensi.
Il corpo di Ririchiyo era stato avvolto dalla stessa energia che aveva avvolto Odannā prima che questi si scatenasse.
- Oh, no! Ranmaru, abbiamo un problema. Guarda. - Disse Ginji indicando Ririchiyo.
- Dannazione, come facciamo ad affrontare l’ira di due Oni. I testi narrano di quanto sia stato difficile placare l’ira di un solo Oni, come facciamo a placarne due? Non abbiamo quel potere. - Ammise il komainu.
- Tomoe, hai qualche idea? - Domandò Ranmaru.
- Se l’avessi avuta, secondo te sarei rimasto qui impalato? - Rispose scontroso.
- Ginji, ma è sempre così? - Chiese il komainu.
- Sempre. - Disse sospirando.
 
La battaglia continuava a imperversare; Odannā e Ririchiyo erano implacabili, i loro colpi stavano seminando distruzione ovunque. Nemmeno la visione di Aoi all’interno di Inari, riusciva a fargli prendere lucidità.
- Maledizione, se solo potessimo avere, almeno, Nanami, potremmo provare a usare il suo potere per purificare gli Oni. - Inveì Ginji.
- Dovremmo cercare di bloccare Inari, e assestare un colpo che lo costringa a rigettare le due ragazze. - Ipotizzò Ranmaru.
- E se, invece, cercassimo di risvegliare Nanami? Forse, potrebbe iniziare a purificare Inari, indebolendolo, così avremmo il tempo necessario a recuperare sia lei che Aoi. - Disse Tomoe, esponendo la sua idea.
- Potrebbe funzionare, ma come facciamo a risvegliarla? Nessuno di noi ha poteri telepatici. - Costatò Ginji. - Che io sappia, l’unico che possiede quel potere è Miketsukami, ma il suo corpo sta già faticando a guarirlo. - Si demoralizzò.


ANGOLO DELL'AUTRICE
Ok, finalmente abbiamo scoperto a chi si riferiva la profezia. I traditori hanno fatto il loro ingresso, e l'ira funesta degli Oni si è scatenata. La loro unica speranza è Nanami, ma come faranno a risvegliarla se l'unico che potrebbe è in fin di vita?

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Capitolo 8
*** Battaglia finale ***


Improvvisamente si fece avanti Akatsuki, guadagnandosi un’occhiata torva da tutti.
- Io ho poteri telepatici. - Confessò, sotto lo stupore di tutti.
Tomoe lo guardava interdetto; i loro allenamenti non includevano questo tipo di esercizio.
- Tomoe, ho acquisito poteri telepatici esercitandomi con un prigioniero. - Disse, notando lo stupore del fratello che, adesso, era ancora più confuso.
- Prigioniero!? - Esclamò il gemello.
- Volevo vendicarmi di te. - Disse indicando il fratello. - Un giorno, ho incontrato Inari, mi ha offerto la possibilità di ottenere la mia vendetta ma, in cambio, dovevo fornire la mia energia spirituale per alimentare il suo potere. Non ero l’unico; molti sono morti nel processo. - Chiarì, ricordando i numerosi compagni perduti.
- Inari è già abbastanza potente, quale potere doveva alimentare? - Domandò interdetto Ginji.
- Un potere che nessuno poteva domare. Una forza oscura si annidava alle pendici del monte Fuji. Inari voleva ottenerlo, per potersi vendicare di tutti gli Dei, voleva dominare ogni essere vivente. - Narrò, facendo una pausa. - Era venuto a conoscenza della profezia della Luna dalle nove code, e aveva deciso di sfruttare questa occasione. Ha sacrificato innumerevoli kitsune per potenziare il suo potere, ma sembrava non fosse abbastanza, e il tempo stringeva. Ha scagliato varie maledizioni, per trovare una kitsune che fosse in grado di veicolare quel potere oscuro, ma tutte sono morte nell’esperimento. L’unico che sembrava aver resistito, era stato Ginji, ma Inari non ha tenuto conto dei poteri di quella ragazzina dell’Oryo- ya, che è riuscita a annullarla. -
- Questo cosa c’entra con i tuoi poteri psichici? -Domandò confuso Tomoe.
- Pensi che sia stato Inari a raccontarmi quello che vi ho detto? - Annunciò. Poi riprese. - Una kitsune, o meglio un Kuybi, mi ha trasmesso il suo potere affinché potessi resistere alle manipolazioni di Inari. Lui era troppo anziano, e la sua forza era quasi esaurita. Diceva che la mia energia era abbastanza potente per contrastarlo. Però, non ho mai usato quel potere. -
- Akatsuki, potresti essere l’unica salvezza per il regno umano e quello degli spiriti. - Pronunciò Tomoe, posando la sua mano sulla spalla del fratello.
Tomoe sentiva che il fratello non stava mentendo o, almeno, non avrebbe potuto farlo in un momento del genere.
Akatsuki annuì e si avvicinò a Inari che non si aspettava alcuna reazione da parte della kitsune.
 
Akatsuki aveva iniziato a pronunciare una strana formula, in una lingua che nessuno comprendeva. Improvvisamente il corpo di Inari si era illuminato, facendo urlare la divinità, per un dolore a lui incomprensibile.
I raggi si estesero illuminando l’intera area.
Gli youkai lo avevano attribuito al risveglio di Nanami.
Nanami era riuscita a risvegliarsi quel tanto che le serviva per poter uscire, insieme ad Aoi, dal corpo della divinità.
Anche i due Oni si erano bloccati, come se fossero stati pervasi da una pace interiore; osservavano cosa stava accadendo, finchè la luce non li avvolse, riportandoli alla lucidità.
Nanami era stremata, quel potere la prosciugava più di quanto pensasse.
- Brava Nanami, hai fatto quel che potevi. - Si congratulò Tomoe, tenendo stretta la ragazza.
 
- MALEDETTI, COSA MI AVETE FATTO? . Imprecò la divinità, in preda agli spasmi.
- Abbiamo fatto quel che ti meriti, schifoso traditore. - Ribatté Tomoe.
 
Intanto anche Miketsukami era riuscito a guarire quel tanto che gli serviva per reggersi in piedi.
 
- Cosa mi è successo? Perché ho i vestiti ridotti in questo modo? - Si domandò Ririchiyo, osservando il suo riflesso in una vetrina.
- Nemmeno io ricordo niente. - Affermò Odannā, reggendosi la testa.
Odannā si guardò intorno e vide la distruzione che era stata seminata.
- Sono stato io. - Riuscì a dire con una nota di amarezza.
- E’ tutto finito. - Lo rassicurò Aoi, che nel frattempo si era ripresa.
- Maledizione, un simile potere non dovrebbe esistere. - S’incolpò l’Oni.
- Odannā, non dire così. Tu non sei solo questo.- Disse, indicando lo scenario intorno a loro. - Tu hai anche una bontà enorme. Tutti abbiamo i nostri lati oscuri, nessuno ne è esente. - Lo rincuorò Aoi.
Odannā non poteva che essere lusingato da quelle parole. Quella ragazza lo stupiva ogni giorno sempre di più.
L’Oni strinse la ragazza, e da ella scaturì una luce che rigenerò il suo corpo stremato; ora, poteva fare appello a tutti i suoi poteri, per sconfiggere l’ignobile creatura che stava causando quella distruzione.
I poteri di Aoi si erano estesi anche agli altri compagni; anche Akatsuki si era unito alla battaglia; ora erano tutti pronti a mettere la parola fine.
 
Lo scontro era cruento.
Da ogni lato venivano scagliati colpi contro la divinità.
Akatsuki, dalla tasca, aveva estratto una strana boccetta grigia, e l’aveva scagliata contro la divinità.
- STATE INDIETRO. - Urlò Akatsuki, mentre la boccetta impattava contro Inari.
Intorno alla divinità, si era elevata una nube grigia che lo stava velocemente paralizzando.
- Estratto di strozza lupo. - Pronunciò lo youkai, sotto lo sgomento della divinità.
- Come hai fatto a ottenerla? - Chiese Inari, con la poca forza che aveva.
Akatsuki non rispose, si limitò a lasciare posto agli altri youkai.
 
Per prime si scagliarono le kitsune e il komainu, che lo colpirono con le loro spade e i fuochi fatui; dopo fu la volta degli Oni che, con gli artigli, infierirono sulle ferite già aperte dalle lame e, infine, fu la volta di Nanami che, facendo appello a tutta la sua forza spirituale, unita a quella di Aoi, purificò la divinità, facendola svanire per sempre.
Era tutto finito.
La battaglia era durata per un’intera notte.
Erano tutti stremati, finchè Aoi, non li aveva rinvigoriti con i suoi poteri.
Si riposarono quel poco che serviva per recuperare, poi, iniziarono a occuparsi degli abitanti del Reame Nascosto.


ANGOLO DELL'AUTRICE
Ok, siamo giunti alla conclusione della battaglia finale. Spero che i colpi di scena siano ben riusciti. A voi l'ardua sentenza
Il prossimo sarà l'ultimo capitolo.

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Capitolo 9
*** E poi... ***


Era passata una settimana dallo scontro, e tutto era tornato alla normalità; non c’era più alcuna traccia dello scontro.
Dopo essersi ripresi pienamente, era il momento di festeggiare, ovviamente era stato scelto il Moonflower.
 
-Ragazzi, che bello rivedervi tutti. - Li accolse Aoi.
Tutti salutarono l’amica, mentre Ginji era già ai fornelli.
- Come ve la state passando? - Chiese Ranmaru, mentre si gustava una succulenta bistecca.
- Non male, considerando tutto quello che è successo. - Rispose Tomoe. - Ho recuperato anche il fratello problematico. - Disse indicando il suo gemello.
Tomoe, dopo lo scontro, aveva intercesso con il suo Superiore, affinché, gli sbagli del gemello fossero perdonati. Considerata la parte che aveva avuto nello scontro, la divinità aveva approvato, a patto che, Tomoe si prendesse tutte le responsabilità di quello che avrebbe combinato Akatsuki in futuro.
- Che bello sono felice per voi. - Si congratulò Nanami.
- Voi, invece? - Chiese Aoi, rivolgendosi ai guardiani.
- Oberati di lavoro... A causa di quello che è successo, siamo rimasti indietro con le prenotazioni e, ovviamente, si sono aggiunte a quelle successive. - Sospirò Odannā.
- Adesso, siamo scappati dalle nostre locande e abbiamo affidato tutto ai nostri receptionist. In fondo, il salario va guadagnato. - Disse Ranmaru, ghignando per la cattiveria detta.
- Io mi sono rassegnata a tenere questo fedele cagnolino al mio fianco.  - Proferì Ririchiyo sorridendo. Chiaramente si riferiva a Miketsukami.
- La ringrazio infinitamente. - Ringraziò il Kyūbi, baciandole la mano.
Ririchiyo sospirò, mentre gli altri ridevano della scena.
- Ragazzi, sono felice che le vostre vite siano finalmente tranquille. - Disse Ginji, lasciandosi sfuggire qualche lacrima per l’emozione.
 
Tutti mangiarono a sazietà, e tra le urla per le pietanze rubate nei piatti altrui, le risate e i racconti, la serata era giunta al termine; tutti dovevano ritornare ai loro compiti.
 
Ginji, Miketsukami e Tomoe, si erano radunati al Fushimi Inari Taisha per discutere della convocazione che avevano avuto dal Dio Supremo.
- Ragazzi, secondo voi questa convocazione è per dirci che i nostri compiti qui sono terminati, e che dobbiamo tornare nel nostro regno? - Domandò spaventato Ginji.
- Il motivo per cui eravamo venuti qui, è stato concluso. Sebbene, il ritrovamento del dio Inari, sia stato sconvolgente. - Affermò Tomoe.
- Vi confesso che io mi sono ambientato piuttosto bene. Non voglio tornare nel mondo degli spiriti. - Confessò Miketsukami.
- Per saperlo, non ci resta che dirigerci nel nostro regno. - Disse Ginji. - Tomoe, mi raccomando non comportarti come al tuo solito, ci farai perdere le poche speranze che abbiamo di convincere il Dio Supremo per farci restare qui. - Si raccomandò, sotto lo sguardo truce del compagno.
 
Le tre kitsune si erano dirette nel loro regno, ed erano andate immediatamente nella sala del consiglio.
Il Dio Supremo era arrivato prima di quanto si aspettassero.
- Salve ragazzi. - Salutò il Dio Supremo.
Le tre kitsune si inchinarono in segno di rispetto.
- Innanzitutto, complimenti per l’ottimo lavoro svolto. Non avrei mai immaginato che il Dio Inari fosse, un traditore, colto dalla bramosia di possedere un potere oscuro. - Confessò, congratulandosi con i tre youkai.
- Supremo, volevamo chiedere il permesso di rimanere nel regno umano. - Chiese Ginji, senza troppi giri di parole.
- Ci siamo ambientati piuttosto bene. Abbiamo acquisito molte esperienze e abbiamo guadagnato molte amicizie. - Continuò Miketsukami, incrociando il suo sguardo supplichevole con il suo Superiore.
- La vita nel regno degli umani è più bella, anche perché è imprevedibile. Ogni giorno non sai mai quello che ti può accadere, a differenza di qui, in cui i giorni sono tutti uguali. - Confessò Tomoe, sotto lo sguardo interdetto dei presenti.
Il Dio Supremo guardava con ammirazione le tre kitsune, avevano sviluppato caratteri che nel loro mondo non avrebbero mai acquisito. Si erano evolute parecchio. La vita in quel regno li aveva cambiati, a tal punto, che Tomoe si era rivolto con rispetto nel fare la sua richiesta.
- Siamo pronti a pagare qualsiasi prezzo, anche a rinunciare ai nostri poteri demoniaci, se questo servisse a farci tornare dai nostri amici. - Continuò Tomoe.
Nella sala era calato un silenzio assordante.
L’attesa della risposta del Dio Supremo era logorante.
 
- Il motivo per cui vi ho convocati, non è per farvi tornare nel regno degli spiriti ma, è per chiedervi di restare nel regno umano. - Confessò il Supremo, osservando la gioia che si era dipinta sui volti dei suoi subalterni. - Ora, che Inari non c’è più, i templi non possono rimanere scoperti, mi servono dei guardiani, e voi in questo periodo siete stati perfetti. Questo è il motivo della convocazione, ma vedo che voi avete altre ragioni per rimanere. - Disse sorridendo. - Sono fiero della crescita spirituale che avete avuto, e sono fiero dei motivi che avete per rimanere nel regno umano. -
- Quindi possiamo ritornare dai nostri amici? - Chiese incredulo Ginji.
- Sì, a patto che continuiate a sorvegliare i templi. Per il resto godetevi la vita che avete guadagnato… insieme ai vostri poteri. - Rispose il Dio Supremo.
- La ringraziamo infinitamente. - Ringraziò Tomoe.
- Tomoe, confesso che questa tua educazione mi stupisce; sebbene mi piaccia, preferisco il vecchio Tomoe, scontroso e maleducato. - Pronunciò il Supremo. - Ah, e sono felice che tu abbia ritrovato tuo fratello. - Disse sorridendo.
- Tzè. - Ribatté Tomoe.
- Potete andare. Se ci saranno problemi, vi convocherò. La regola del “non rivelare i vostri poteri agli umani”, resta. - Disse congedandosi.
I tre amici erano felici; nella loro lunga esistenza non avrebbero mai pensato di provare una tale gioia, solo perché restavano nel regno umano.
 
Ginji, Miketsukami e Tomoe, avevano riferito la decisione del loro Superiore, ai loro amici.
La gioia era stata talmente tanta, che avevano organizzato un’altra festa.
- Ragazzi, vi confido che mi sto abituando a queste feste. - Confessò Odannā.
- Mmm… Ho avuto un’idea. - Intervenne Aoi. - Che ne dite se il giorno di chiusura del Moonflower, lo dedichiamo a noi? Potremmo ritrovarci qui. - Propose Aoi, con gli occhi che brillavano di felicità.
- No, ci sono troppi maschi che ti guarderanno. - Rispose Odannā, guardando i membri presenti in stanza. - Sono geloso della mia futura moglie. - Disse, mostrando una fiamma verde che fuoriusciva dal palmo della mano.
- Aoi, hai accettato la proposta di questo pazzo? - Domandò Ranmaru, fintamente impaurito.
- Ranmaru, se non sbaglio, i guardiani del portale dovrebbero essere un Oni e un Kyūbi, che ne dici se ti spedisco all’altro mondo, dato che sei un komainu? - Proferì imbestialito l’oni.
- Dove lo prendi un Kyūbi? - Domandò Ranmaru.
- Il fratello di Tomoe, grazie ai recenti sviluppi, ha acquisito un potere pari a quello di un Kyūbi, proprio come suo fratello. - Specificò l’Oni. - E’ disoccupato, e sicuramente gli serve un lavoro. Perché non dargli il tuo?... Così le parole dell’oracolo sarebbero veritiere. - Lo delucidò, con tono malvagio.
Ranmaru, sentendo parlare il collega, stava provando un senso di terrore; sapeva che non avrebbe mai fatto quello che aveva detto, ma il suo tono era comunque terrificante.
Nella stanza tutti scoppiarono in una fragorosa risata.
- Aoi, tu diventerai mia moglie. - Affermò l’Oni.
- Chi lo sa. - Ribatté la ragazza, arrossendo.
A togliere la ragazza dall’imbarazzo, ci aveva pensato Akatsuki.
- Ranmaru, non ti preoccupare, il tuo posto è salvo. - Lo rassicurò Akatsuki. - Mi sono iscritto nella stessa scuola di mio fratello. - Lo informò.
- Fhiù. - Sospirò Ranmaru, con una nota di sollievo.
- Ci sono altri youkai, non cantar vittoria. Comunque, potrebbe sempre fare un doppio lavoro; cosa che stanno facendo tutti. - Gli ricordò Odannā.
 
Il gruppo aveva tenuto fede alla promessa.
Nel giorno di chiusura del Moonflower, si radunavano tutti nel locale, però, a differenza delle prime volte, tutte le ragazze si adoperavano nella preparazione delle cibarie.
Anche Odannā aveva tenuto fede alla sua promessa.
In una di quelle riunioni, aveva davvero chiesto la mano di Aoi; la ragazza aveva accettato ma, avrebbe comunque continuato a lavorare al Moonflower con l’aiuto di Ginji.
Altre coppie si erano formate: Miketsukami e Ririchiyo; Tomoe e Nanami; Akatsuki con un’amica di Nanami; l’unico rimasto in piazza era Ginji che aveva iniziato solo a frequentarsi con una dipendente del Tenjin- ya.
 
La pace, finalmente, continuava a regnare in ogni Regno.


ANGOLO DELL'AUTRICE

Bene, con mio grande dispiacere, la storia è conclusa.
Ci sono stati vari episodi che spaziavano tra l'ironia e la serietà. Dunque, come ultimo capitolo, ho voluto mostrare come continua la loro vita dopo la battaglia.
Dopo la pioggia splende sempre il sole.

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