La leggenda del fantasma rosso - I parte

di Ram92
(/viewuser.php?uid=120177)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo ***
Capitolo 3: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 4: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 5: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 6: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 7: *** Capitolo sesto ***
Capitolo 8: *** Capitolo settimo ***
Capitolo 9: *** Capitolo ottavo ***
Capitolo 10: *** Capitolo nono ***
Capitolo 11: *** Capitolo decimo ***
Capitolo 12: *** Capitolo undicesimo ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodicesimo ***
Capitolo 14: *** Capitolo tredicesimo ***
Capitolo 15: *** Capitolo quattordicesimo ***
Capitolo 16: *** Capitolo quindicesimo ***
Capitolo 17: *** Capitolo sedicesimo ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciasettesimo ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciottesimo ***
Capitolo 20: *** Capitolo diciannovesimo ***
Capitolo 21: *** Capitolo ventesimo ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventunesimo ***
Capitolo 23: *** Capitolo ventiduesimo ***
Capitolo 24: *** Capitolo ventitreesimo ***
Capitolo 25: *** Capitolo ventiquattresimo ***
Capitolo 26: *** Capitolo venticinquesimo ***
Capitolo 27: *** Capitolo ventiseiesimo ***
Capitolo 28: *** Special: Midori ***
Capitolo 29: *** Capitolo ventisettesimo ***
Capitolo 30: *** Capitolo ventottesimo ***
Capitolo 31: *** Capitolo ventinovesimo ***
Capitolo 32: *** Capitolo trentesimo ***
Capitolo 33: *** Capitolo trentunesimo ***
Capitolo 34: *** Capitolo trentaduesimo ***
Capitolo 35: *** Capitolo trentatreesimo ***
Capitolo 36: *** Capitolo trentaquattresimo ***
Capitolo 37: *** Capitolo trentacinquesimo ***
Capitolo 38: *** Capitolo trentaseiesimo ***
Capitolo 39: *** Capitolo trentasettesimo ***
Capitolo 40: *** Capitolo trentottesimo ***
Capitolo 41: *** Capitolo trentanovesimo ***
Capitolo 42: *** Capitolo quarantesimo ***
Capitolo 43: *** Capitolo quarantunesimo ***
Capitolo 44: *** Capitolo quarantaduesimo ***
Capitolo 45: *** Capitolo quarantatreesimo ***
Capitolo 46: *** Capitolo quarantaquattresimo ***
Capitolo 47: *** Capitolo quarantacinquesimo ***
Capitolo 48: *** Capitolo quarantaseiesimo ***
Capitolo 49: *** Capitolo quarantasettesimo ***
Capitolo 50: *** Capitolo quarantottesimo ***
Capitolo 51: *** Capitolo quarantanovesimo ***
Capitolo 52: *** Capitolo cinquantesimo ***
Capitolo 53: *** Capitolo cinquantunesimo ***
Capitolo 54: *** Capitolo cinquantaduesimo ***
Capitolo 55: *** Capitolo cinquantatreesimo ***
Capitolo 56: *** Capitolo cinquantaquattresimo ***
Capitolo 57: *** Capitolo cinquantacinquesimo ***
Capitolo 58: *** Capitolo cinquantaseiesimo ***
Capitolo 59: *** Capitolo cinquantasettesimo ***
Capitolo 60: *** Capitolo cinquantottesimo ***
Capitolo 61: *** Capitolo cinquantanovesimo ***
Capitolo 62: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo.

- Quando sarò grande diventerò un pirata fortissimo come Shanks!
- Io diventerò il capitano della nave pirata più temibile dei mari!
- Io invece sarò un grande spadaccino, proprio come lui!
- Io invece mi imbarcherò con lui e la sua ciurma di pirati!
La giovane maestra scosse la testa, amareggiata.
Da quella banda di marmocchi non avrebbe cavato nulla. Aveva spiegato loro mille e mille volte che la pirateria era una cosa malvagia, che i Marine avevano il compito di proteggere la brava gente e non i pirati. Ma su quell’isola le cose andavano diversamente. Là dominava la leggenda di Shanks, il grande pirata dai capelli rossi e dal cuore tenero. E lei, del resto, non era certo la persona più adatta a smentire quella fama.
Si sciolse la lunga treccia scura e lasciò che il vento che veniva dal mare le scarmigliasse i capelli.
Sulla spiaggia, là dove le onde cedevano il posto alla sabbia, una bambina minuscola sedeva accanto ad un piccolo fagotto.
- Aki! – gridò la donna nel vento. – Aki, vieni via di lì!
La piccola testa rossa si mosse appena, poi, con un sorriso le corse incontro stringendo in una mano il fagotto, il vestitino bianco sporco di fango.
- Quante volte ti devo dire che non devi sporcarti in questo modo i vestiti?
- Ma, mamma, avevo freddo!
- E’ perché sei fradicia! Non avrai fatto di nuovo il bagno?
- Ma l’acqua era calda!
- Ma fuori tira il vento!
- Per questo mi sono vestita!
- E perché sei tornata a sederti sul bagnasciuga?
- Perché c’era il mare… e poi guarda che cosa ho trovato!
La piccola le mostrò orgogliosa il contenuto del piccolo involto: alcune conchiglie e tanti vetri colorati smussati dal mare. La donna non poté fare a meno di intenerirsi.
- E’ ancora per il tuo tesoro?
La piccola annuì.
- E quando sarà così grande da riempire tutto il forziere che mi ha regalato Shanks, lo sotterrerò in un posto che conosco solo io e non dirò a nessuno nessuno dov’è. Come ha fatto Roger.
- Non lo dirai nemmeno alla mamma?
- A nessuno!
- Nemmeno per un bel piatto di Nikuman?
- … mamma!




Ram's corner

Salve a tutti!
Innanzitutto benvenuti e grazie di essere qui e del tempo che vorrete dedicare a questo racconto.
Scrivo questo appunto a storia più che avviata e dunque vorrei anticiparvi un paio di cosette.
La prima è che i capitoli saranno piuttosto brevi (anche se chiaramente più lunghi di questo brevissimo prologo), perché voglio costringermi a portare fino in fondo questa storia e sui capitoli lunghi finisce che mi blocco.
La seconda è che non prevedo grandi scene amorose. In questo racconto ho voluto mantenermi il più vicina possibile allo stile di Oda (non allo stesso livello, assolutamente, ma almeno nelle tematiche) e il maestro non usa dilungarsi nel romanticismo, diciamo.
Detto questo, spero che la storia possa piacervi. Ci saranno comparsate di vecchie conoscenze e molti nuovi personaggi, insieme a gente un po' conosciuta e un po' inventata (es.: la ciurma di Shanks prevede molti personaggi ancora senza nome).
E adesso vi lascio alla lettura.
Critiche (costruttive) o consigli sono benvoluti per il miglioramento della storia.

Buon continuamento,
Ram.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo primo ***


Capitolo uno.

Appena riuscì a scorgere la piccola casa accanto al fiume, Aki lasciò la mano della madre e corse a perdifiato fino alla porta, lasciata sempre aperta, nel caso qualcuno dovesse tornare.
Mise la piccola mano sulla maniglia di legno che raggiungeva appena, spinse e… niente. Tutto era come quando lo aveva lasciato quella mattina. Una punta di delusione le sfiorò la gola, ma in un attimo i suoi pensieri erano altrove e, afferrato con entrambe le mani il suo piccolo involto, corse verso camera sua. Veloce come una scimmia, tirò il forziere fuori dal suo nascondiglio, sciolse le estremità del panno e vuotò il bottino della giornata nella cassa. Si concesse un attimo per ammirare il tesoro soddisfatta, poi si affrettò a rimetterlo al suo posto, abilmente nascosto nel piccolo cumulo di vestiti e oggetti radunati strategicamente in un angolo. Quando la madre la raggiunse, Aki sorrideva con tutta la maliziosità dei suoi quattro anni, convinta che nessuno avrebbe mai potuto scovare un nascondiglio tanto ingegnoso.

Fuori il cielo si tingeva di rosso e i raggi caldi illuminavano obliqui il volto di sua madre, i grandi occhi neri e i lunghi capelli scuri. Aki la osservava attentamente.
Le piaceva starsene lì, accoccolata per terra e imbacuccata in uno dei suoi tanti vestiti ricavati da vecchie camicie, mentre la mamma preparava una delle sue famose cenette che Shanks diceva sempre che lo avevano fatto innamorare.
- Sembra quasi che hai i capelli come me. – mormorò piano.
La donna sorrise.
- A quest’ora sembra tutto più simile ai tuoi capelli, Aki.
- Sì, ma di giorno non ce li ha nessun altro così.
- Tuo padre li ha così.
- Sì, ma lui non c’è mai.
I grandi occhi scuri spiarono per un istante la bimba rannicchiata lì accanto, lo sguardo abbassato sul fuoco.
- Tuo padre è da qualche parte in cerca di avventure, lo sai. – le disse con cautela. – Non è forse quello che vorresti fare anche te, da grande?
La piccola alzò la testa di scatto.
- Certo! – disse in un moto di entusiasmo. – Quando sarò abbastanza grande sarò un pirata e girerò il mondo e saprò raccontare tante storie come Shanks quando torna! E poi avrò tanti tesori e tanti amici e tante isole con tanti ristorante dove mi offriranno sempre tanto da mangiare!
- Non credo sia esattamente quello che fanno i pirati, di solito. – protestò la donna con un sorriso.
- Ma come no? E’ quello che fa Shanks, no?
- Diciamo che tuo padre è un pirata particolare.
- Ma anche Ben e Lucky e Yasop e… - cominciò ad elencare la bambina contando sulle dita.
- Anche loro sono pirati particolari. – tagliò corto sua madre. – Aki, devi sapere che non tutti i pirati sono fatti così.
La piccola la osservò stupita, la mano con quattro dita aperte ancora a mezz’aria.
- I pirati non sono sempre belle persone. Alcuni pirati sono molto cattivi, Aki.
- Non è vero.
- E invece sì. A volte i pirati uccidono gente innocente, rubano a persone che non avevano fatto nulla. Spesso è così che riescono a formare i loro grandi tesori…
- Non è vero! – gridò Aki balzando in piedi e correndo fuori, prima che le lacrime cominciassero a bagnarle completamente la faccia.
La donna guardò la figlia scappare via, sospirò gravemente. Poi ricominciò a rimestare nel vecchio pentolone.

Aki corse fino a che non sentì che le forze cominciavano ad abbandonarla. Iniziava a fare buio e il vento che per tutto il giorno aveva soffiato dal mare la faceva rabbrividire. E oltretutto moriva di fame. Non era per niente bello litigare prima di cena. Però quello che aveva detto la mamma era davvero troppo brutto perché potesse rimanere ad ascoltare.
La bambina si sedette accanto ad uno degli alberi al limitare del bosco, cercando di ripararsi così dal vento. Era una cosa che gli aveva insegnato Shanks, una volta, forse. In realtà i ricordi che aveva di lui erano molto confusi, per metà frutto di quelle sue giornate errabonde in cui parlava con le pietre e gli alberi come ai suoi fedeli compagni di avventure. Quello grosso vicino al lago somigliava proprio a Lucky Lou, con la sua grossa pancia e la pistola ben nascosta e ancora fumante.
La bambina si rabbuiò. I pirati non potevano essere persone cattive, perché Shanks non era cattivo, e nemmeno Lucky Lou e nemmeno Yasopp e nemmeno tutti gli altri. La gente voleva bene a tutta quanta la ciurma e loro non avevano mai fatto male a nessuno. E per quanto riguardava i tesori, lei ne era sicura, se li avevano presi a qualcun altro era perché quel qualcun altro non era una bella persona. Anche se Shanks fosse riuscito a scoprire il suo tesoro non lo avrebbe sicuramente rubato. Quindi la mamma doveva sicuramente sbagliarsi, i pirati non potevano essere persone cattive.
Era tutta contenta per essere arrivata ad una conclusione tanto certa, quando improvvisamente avvertì qualcosa e alzò di scattò la testa. Davanti a lei la foresta era buia e si riuscivano a malapena a distinguere i contorni degli alberi e delle rocce meno vicini. La bambina aguzzò gli occhi e rimase immobile. Non che avesse esattamente visto qualcosa, ma era certa, in qualche modo, che qualcun altro, oltre a lei, fosse lì. Continuò a rimanere ferma, con il respiro trattenuto e il cuore che batteva forte.
- Aki!
La voce della mamma la fece quasi sobbalzare.
Scattò in piedi e si mise a correre velocissima verso casa. Le sembrò una corsa lunghissima, ma la voce della mamma si faceva sempre più forte e presto le fu accanto, senza fiato.
La donna, sorpresa da tanta prontezza, guardò la figlia respirare affannosamente per la corsa. Le accarezzò i capelli in silenzio.
- Vieni, è pronto. – le disse.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo secondo ***


Capitolo due.

La mattina seguente, Aki si svegliò tardi.
Chiamò la mamma stropicciandosi gli occhi, poi si accorse che il sole era già alto e probabilmente lei era già andata al paese. La cosa non le dispiacque affatto e, dopo aver arraffato una buona quantità di cibo, se ne partì per una nuova caccia al tesoro sulla spiaggia.
La strada che seguiva era più o meno sempre la stessa, ossia quella del viottolo che procedeva parallelamente  al fiume fino a raggiungere il paese e, infine, il mare. La bambina amava particolarmente quel sentiero – e non solo perché la prima volta che aveva provato a fare diversamente si era persa ed era stata così costretta a saltare un pasto. Quel che più le piaceva di quella strada era il rumore dell’acqua che accompagnava le sue fantasie fino a che non si disperdeva in quell’enormità azzurra dove le avventure che popolavano i suoi sogni dovevano accadere realmente. Spesso il mare la coglieva di sorpresa, mentre persa nei suoi sogni aveva continuato a seguire il sentiero per pura abitudine. A volte percorreva a nuoto tutta la strada da casa fino al mare, altre zampettava nell’acqua più bassa o si fermava a pescare conchiglie, pesciolini o granchi avventurosi.
Una volta aveva persino provato a costruire una piccola zattera, ma aveva presto perso l’equilibrio e aveva cominciato a ribaltarsi di continuo. Quel giorno Shanks e gli altri erano in paese per fare provviste e quando l’aveva vista arrivare bagnata e furente, Yasop le aveva promesso che la volta successiva le avrebbe costruito una barchetta con tanto di pennone per la bandiera.
Erano passati quasi due anni da allora.
- Ahia!
Aki, che si stava già immaginando a bordo di un piccolo veliero, si riscosse e alzò lo sguardo.
- Smettila di piagnucolare.
- Ma mi hai fatto male!
- Se non combatti sul serio non diventerai mai un vero pirata!
Un gruppetto di bambini del villaggio era radunato poco distante dal fiume. Avvicinandosi incuriosita, Aki vide che al centro stavano due ragazzini, di cui uno a terra con le lacrime agli occhi.
- Qualcun  altro vuol provare a battersi con me? – domandò alla piccola folla l’altro.
In mano teneva un bastone di bambù e lo brandiva come una vera spada. A terra, abbandonato dal bambino caduto a terra, ce n’era uno identico.
- Nessuno?- chiese ancora, guardandosi attorno con un ghigno. – Nessuno vuole battersi come un vero pirata? Nessuno ha il coraggio di farsi avanti?
Tutti i bambini abbassarono lo sguardo. Tutti tranne una.
- Se giocate ai pirati, anch’io voglio provare. – disse allora Aki facendosi avanti con un sorriso.
Molte paia di occhi la guardarono sorpresi. Fino a quel momento nessuno si era accorto dell’intrusione.
- Tu non fai parte della ciurma!- gridò qualcuno dalla piccola folla.
- Voi quindi siete pirati! – esclamò la bambina con gli occhi che scintillavano dall’emozione. – Posso giocare con voi? Posso diventare parte della ciurma?
- Ma tu sei una femmina!
- E che cosa vuol dire? – protestò Aki, seccata.
- Le femmine non possono diventare pirati. – disse un ragazzino accanto a lei.
- Non è vero!
- Tu sei la figlia di Shanks, vero? – domandò il bambino con la canna di bambù, mettendo a tacere la discussione.
- Sì. – disse la bambina con un certo orgoglio. – E diventerò un pirata come lui!
Un mormorio generale seguì queste parole. Attorno a lei, Aki sentì alcuni sussurri ripetere il nome di suo padre e vide molte dita indicare i suoi capelli.
- Le femmine non possono diventare pirati. – continuò tranquillamente il ragazzino al centro del gruppo. – E quindi non puoi fare parte della nostra ciurma.
- E perché no?
- Perché io sono il capitano e ho deciso così. – disse rinfoderando la canna di bambù nel cappio di una corda che teneva legata in vita. – Siccome sei la figlia di Shanks questa volta ti lasceremo andare.
- Ben detto, Riku! – gridarono alcuni bambini attorno a lui. – Evviva il capitano!
Aki teneva lo sguardo basso. Fece qualche passo in avanti, fino a raggiungere il bastone lasciato a terra dal bambino sconfitto.
- Battiti con me. – disse, raccogliendolo.
- Ma che cosa pensa di fare? – gridò uno dei ragazzini più grandi.
- Riku è fortissimo e ti batterà con un solo colpo!
- Le femmine non sanno combattere!
- Andrà a finire che correrà a piangere dagli adulti e racconterà tutto!
- Non lo farò. – mormorò la bambina.
Aveva parlato a mezza voce, ma a quelle parole tutti erano ammutoliti.
Riku la osservò attentamente.
- Facciamo così. – disse alla fine. – Se vinci te, potrai fare parte della ciurma. Ma se perdi…
Tutti i bambini trattennero il respiro.
- Se perdi dovrai tagliarti i capelli.
Molti attorno a loro mormorarono, ma Aki non ebbe un attimo di esitazione.
- Accetto.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo terzo ***


Ram’s corner:
Ok, scusate l’attesa e forse anche per il capitolo, ma la pagina di azione non è esattamente il mio forte e ho tremato a lungo nello scriverla (rimandando e rimandando). Accetto critiche (magari costruttive) e consigli e mi scuso se questo capitolo non è il massimo.



Capitolo tre.


I mormorii di stupore non si erano ancora quietati che Riku balzò avanti brandendo minaccioso la sua canna di bambù. Aki fece appena in tempo a parare il colpo con il suo bastone, stringendolo con entrambe le mani. L’urto la fece arretrare di qualche passo.
Il ragazzino tornò subito all’attacco senza lasciarle il tempo di abbassare le braccia dal colpo precedente. Aki non ebbe la prontezza di spostarsi né di reagire per tempo e il bambù la colpì in pieno stomaco, di punta. Non poté far a meno di lanciare un grido di dolore e portarsi una mano alla pancia.
- Le femmine non sanno combattere. – disse ridacchiando uno dei ragazzini al suo vicino. – E’ per questo che non possono diventare pirati.
La bambina si morse una guancia per non mettersi a piangere dal dolore.
Di fronte a lei, Riku la osservava in silenzio con uno sguardo indecifrabile. Poi avanzò di nuovo, preparandosi a colpire.
- Sconfiggila, Riku! – gridava qualcuno.
- Sì, falle vedere quanto è forte un pirata!
Aki allontanò la mano dal ventre. Tremando, piantò entrambi i piedi a terra e impugnò il bastone.
Riku era proprio davanti a lei, pronto. Se la colpiva di nuovo era finita. Doveva evitare il colpo ad ogni costo. Si preparò a difendersi.
- E’ tutto qui quello che sa fare la figlia di Shanks? – disse lui in un sussurro.
Il tempo si fermò per un istante. Poi fu come se le braccia si muovessero da sole, per istinto.
L’impatto fu talmente pesante che si ritrovò in terra a tossire tra la polvere, però…  non l’aveva presa…
Riku le era di nuovo addosso, Aki riuscì a rotolare di lato e scattare in piedi. Parò un colpo, ne scansò un altro, il terzo le graffiò la guancia, ma al quarto fu lui a gemere. L’aveva preso! Era stato solo un colpo di striscio, ma… Si era distratta. Riku era già tornato padrone di se’ e con una sola mossa aveva gettato il suo bastone lontano.
Aki cadde in terra. Attorno i bambini erano ammutoliti di nuovo.
- Ti arrendi? – chiese Riku, con rabbia.
La bambina lo guardò negli occhi. L’aveva colpito… solo per poco, ma…
- No!
Il ragazzino alzò il bastone con entrambe le mani, preparandosi a colpirla dritto in faccia. Aki fece a tempo a scansarsi di nuovo e a trovare la sua canna di bambù con lo sguardo. Scattò in avanti e la raggiunse buttandosi di nuovo in terra, si voltò e parò un nuovo colpo, tenendo il bastone con due mani a pochi centimetri dalla faccia.
Nelle sue orecchie risuonava soltanto il forte battito del cuore, le voci dei bambini erano un rumore lontano ed indistinto. Riku si fermò di colpo, guardandosi indietro. Aki poté rialzarsi su un gomito sbucciato.
- Che cosa state facendo? – gridava una voce lontana e roca, una voce da adulto. - Vi state ancora picchiando a vicenda, stupidi ragazzini?
La piccola folla attorno a loro si disperse in un attimo. Riku aveva abbassato la propria canna e guardava lontano.
- Continueremo più tardi. – le disse senza guardarla. – Vicino al lago alle pendici del bosco, domani, quando il sole comincia a scendere.
Gettò il proprio bastone nel fiume e si mise a correre dietro agli altri.
- Se sei un vero pirata, verrai. – aggiunse ancora con un ghigno.
Lo sguardo di Aki corse verso la direzione in cui Riku aveva fino ad allora posato il suo e vide il vecchio Hisashi arrancare verso lo spiazzo dove si trovava ormai quasi solo lei. Si alzò il più rapidamente possibile e, ignorando il dolore lancinante alla schiena, si mise a correre.
 
Aveva ancora la canna di bambù in mano quando si fermò, ansimante, e si sedette sulla sponda del fiume. Le faceva male la schiena e sentiva già un livido crescerle là dove aveva battuto contro un sasso cadendo a terra. E poi… si sporse sull’acqua, scostando la piccola mano dalla guancia su cui il bastone di Riku aveva colpito. Una sottile linea rossa si stagliava sulla pelle candida. Non faceva troppo male, anzi. Era appena un formicolio sotto pelle.
Aki rimase a lungo a guardarsi, come incantata.
Quella piccola riga rossa… era così simile a quelle di Shanks, a quelle dei veri pirati!
La bambina si sentì traboccare il cuore di gioia.
Aveva combattuto con dei pirati! Aveva combattuto contro un capitano dei pirati! E sicuramente uno dei ragazzini più temibili di tutto il villaggio! Senza contare che lui aveva di sicuro almeno tre anni più di lei, ne era assolutamente certa. Certo, lui era più forte, ma in fondo non l’aveva sconfitta, quindi forse l’avrebbero presa lo stesso nella ciurma!
Il sorriso della bambina si incrinò appena. La avrebbero presa nella ciurma, vero? In fondo aveva dimostrato a tutti che aveva coraggio. Non aveva versato nemmeno una lacrima! Il bambino che era stato sconfitto prima di lei aveva pianto tantissimo, eppure faceva parte della ciurma.
E poi lei… lei aveva parato quel colpo…
A dire il vero non sapeva spiegarsi con esattezza come fosse successo.
Quel colpo era fortissimo e se l’avesse presa… Però lei lo aveva parato appena in tempo e quando era caduta era stato solo per il contraccolpo. Era stato come se le braccia, da quel momento in poi, si fossero mosse da sole, come se sapessero subito da dove Riku avrebbe colpito…
Aki si rimise in piedi ed osservò lo stato del proprio vestito. Con il taglio che aveva in faccia, con la mamma sarebbe servita un’ottima scusa. Di sicuro, non le avrebbe detto che aveva vissuto un’avventura con dei veri pirati. Aveva la certezza che se lo avesse fatto non l’avrebbe più lasciata uscire per concludere il combattimento. E lei non poteva mancare!
Sicura che quel combattimento non fosse che una mera formalità per accettarla come compagna di avventure, la bambina si rimise in marcia in direzione del bosco, alla ricerca di un posto isolato in cui mettere a punto qualche nuova mossa. 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo quarto ***


Ram's corner:
Ok, scusate, cambio di programma. Avevo pensato di fare due capitoli distinti (parte precedente il duello e duello vero e proprio), ma effettivamente venivano due capitoli corti e il primo parecchio deludente. Dunque li ho accorpati. Secndo me si vede bene il punto in cui li avevo divisi originariamente, ma spero vi possa piacere lo stesso. Al solito le scene movimentate non mi soddisfano pienamente, ma spero vi possano risultare decenti. Scusatemi per il disguido. 
Attendo commenti,
Ram

 
Capitolo quattro.
 
- Dovrebbe guarire in una settimana al massimo.
A quelle parole Aki, che si stava tastando il punto in cui la densa crema verde copriva la ferita, balzò in piedi, arrabbiatissima.
- No! Non devi farla andare via!
- Andrebbe via comunque, prima o poi. – ribatté la mamma leggermente sorpresa, mettendo via le erbe.
La bambina si sedette imbronciata.
- Io volevo che Shanks e gli altri la vedessero, però. Se togli la crema andrà via più lentamente?
La donna non poté impedirsi di sorridere.
- Beh, non è una ferita molto profonda. Ci metterebbe solo qualche giorno in più e rischierebbe di lasciare solo qualche piccolo segno…e no, non ti permetto di provare. – aggiunse prima che la piccola, che già si era voltata di scatto, avesse il tempo di dar voce alla proposta. - Piuttosto, è così importuno chiederti com’è che saresti cascata?
- Sono scivolata nel fiume. – disse la bambina tutto d’un fiato volgendo altrove lo sguardo.
Sua madre la osservò per un istante, poi rinunciò ad indagare. In fondo era giusto che i bambini, come gli adulti, avessero i loro piccoli segreti.
- Non ti ho ancora sentita dire quanto hai fame, stasera. – disse alzandosi. – Non è che mi stai nascondendo qualcosa? – aggiunse guardando la figlia di sottecchi.
Aki raddrizzò subito la schiena con aria colpevole e, prima che riuscisse a dire qualunque cosa, il suo stomaco proruppe in un sonoro lamento.
- D’accordo, d’accordo, vado a preparare qualcosa. – rispose la madre ridacchiando.
 
La mattina seguente, Aki si svegliò che era ancora presto. La prima luce del giorno filtrava dalla finestra e nella stanza accanto la bambina poteva sentire la madre muoversi con passi leggeri.
Attese, aggrappandosi alle coperte e soffocando il respiro che avrebbe potuto tradirla. Quando sentì la porta chiudersi con un gemito sommesso e i passi allontanarsi sul sentiero tirò un profondo sospiro di sollievo e, impaziente, balzò in piedi e corse verso le provviste. Con uno straccio mise insieme un fagotto di provviste che sarebbero dovute bastarle per l’intera giornata, si cacciò in bocca qualche manciata di riso e si lanciò fuori dalla porta. Oltrepassò il fiume di corsa e in pochi minuti raggiunse il fraticello vicino al lago. Appoggiò il fagotto e, sporgendosi verso l’acqua, tirò fuori la canna di bambù dal suo nascondiglio tra le rocce.
Era prestissimo. Aki si sedette su una pietra incerta sul da farsi.
Il giorno prima aveva passato l’intero pomeriggio a fantasticare su come si sarebbe concluso il duello, con quali mosse, con quali strattagemmi avrebbe vinto una volta per tutte Riku e quel che avrebbero detto gli altri bambini. Di sicuro non l’avrebbero mai più presa in giro perché era una femmina.
Cercò con un dito il graffio sulla guancia e sorrise seguendone la linea. Nessuno avrebbe più potuto negare che anche lei, come Shanks, era un vero pirata.
Mossa da un impeto improvviso balzò in piedi impugnando il bastone e prendendo si mira un cespuglio qualche metro davanti a lei. Corse verso di esso brandendo il bambù e colpendo con tutte le sue forze. Forse ci aveva messo troppa forza o forse si era mossa troppo presto, di fatto si sbilanciò in avanti ben prima di raggiungere le foglie del cespuglio, incespicò e cadde a terra di piena faccia.
Rimettendosi a sedere e ricacciando indietro le lacrime, capì che qualcosa non aveva funzionato e che forse avrebbe fatto meglio ad allenarsi ancora un po’.
 
Furono le voci distanti dei ragazzini a svegliarla. Le ombre degli alberi del bosco avevano cominciato ad allungarsi sul prato. Aki sbatté le palpebre e si prese qualche istante per capire dov’era. Poi, intravedendo Riku nel piccolo gruppo, balzò in piedi con un fiotto di adrenalina che le scorreva nelle vene.
Doveva aver dormito almeno un paio d’ore, da quando il caldo tepore di mezzogiorno e il sapore del pranzo in bocca l’avevano spinta a chiudere un attimo gli occhi.
- Guardate è venuta davvero… - mormorò un ragazzino tra i più piccoli.
Riku guidava il gruppo ostentando la propria canna di bambù. Come videro Aki alzarsi, i bambini si fermarono, affollandosi per osservare la scena. Riku proseguì in silenzio, osservandola con uno sguardo indagatore. Quando furono a pochi metri l’uno dall’altra, lui si fermò. Aki trattenne il respiro.
- Il graffio. – disse lui con un piccolo accenno col mento. – Guarisce in fretta.
- Non era niente. – ribatté la bambina cercando di mascherare la delusione.
La ferita si stava già rimarginando e Shanks non l’avrebbe vista di certo.
- Non hai detto niente?
- Certo che no.
- E tua madre non ti ha chiesto nulla?
- Le ho detto che sono caduta nel fiume.
Riku rimase a fissarla per qualche istante in silenzio. Aki si sentì a disagio, ma riuscì a sostenere il suo sguardo.
- L’accordo rimane lo stesso. – riprese lui, gravemente. – Se vinco voglio i tuoi capelli, se perdo farai parte della ciurma.
- Sì.
- E niente pianti con gli adulti.
- Sì.
Riku la guardò ancora una volta. Poi sorrise.
- D’accordo. Cominciamo.
 
Ancora una volta fu Riku a sferrare il primo colpo. Aki, colta alla sprovvista, accusò l’improvvisa fitta al fianco. Non ebbe il tempo di preoccuparsene. In un lampo il bambù le era di nuovo addosso, si scansò evitandolo appena in tempo.
Per un istante, dopo l’attacco andato a vuoto, Riku le aveva voltato la schiena. Aki afferrò il proprio bastone con entrambe le mani e colpì più forte che poteva. Il ragazzino la evitò facilmente e Aki cadde a terra.
Non si lasciò il tempo di pensare e impugnò subito la canna per difendersi, memore del precedente scontro.
I due legni si scontrarono con un suono secco, ma non minacciarono nemmeno per un attimo di spezzarsi. Riku si preparò ad attaccare di nuovo prima di perdere il proprio vantaggio. Aki, per guadagnare tempo, lo colpì di punta alla caviglia e si affrettò a rimettersi in piedi. Il ragazzino strinse tra i denti un gemito e la guardò con odio. Ignorando il dolore, avanzò con passo malfermo ma deciso e si lanciò non appena possibile in un attacco di punta, verso lo stomaco.
Aki arretrò con un balzo e colpì il bastone con il suo, messo orizzontalmente, per deviare la traiettoria verso il basso. Riku ghignò.
Il movimento fu talmente rapido che la bambina non ebbe il tempo di reagire. La canna di Riku vibrò un colpo fortissimo verso l’alto e Aki avvertì distintamente il legno scivolarle via dalle mani. Un attimo dopo lo sentì cadere alle sue spalle, spaventando i bambini che lanciarono qualche gridolino.
Disarmata, la bambina reagì d’istinto. Evitò l’attacco di un soffio e riuscì a riparare dietro ad uno dei primi alberi del bosco, appena in tempo. Il bambù colpì il tronco talmente forte da farlo tremare.
Aki si gettò nel bosco, alla disperata ricerca di un bastone. Appena lo ebbe trovato lo usò per difendersi dal colpo che stava per abbattersi sulle sue spalle. Nel voltarsi cadde a terra e Riku le fu subito addosso, ansimando e tremando. Il legno scricchiolò.
Prima di restare disarmata, Aki tirò un calcio allo stomaco dell’avversario e stava già per rialzarsi quando qualcosa, più una sensazione che un rumore, la spinse a volarsi.
Riku approfittò della distrazione e la colpì con violenza, colpì la spalla.
Aki  gridò dal dolore e lasciò cadere a terra il bastone. Cadde in ginocchio, sentì le lacrime appannarle la vista. Il dolore cancellava ogni cosa.
Con un ultimo moto di orgoglio riuscì ad alzare la testa verso il suo avversario.
Riku aveva già sollevato la canna di bambù con un sorriso di trionfo. Ma in quel momento qualcosa cambiò. Aki vide la faccia del ragazzino impallidire. Le fitte alla spalla rendevano tutto confuso.
C’era qualcosa dietro di lei, lo sentiva, qualcosa di grosso e pericoloso.
- L’o…l’orso! – gridò Riku.
In un attimo aveva abbandonato la canna di bambù e correva a perdifiato tra gli alberi della foresta.
Aki non si mosse. Non aveva le forze per correre, in quel momento stava lottando per non svenire. Sentiva le ginocchia intorpidirsi e perdere contatto con le irregolarità della terra.
Sentì alle sue spalle un rumore confuso, ma non ebbe la forza di voltarsi.
L’ultima cosa che avvertì chiaramente furono due braccia sostenerla e sollevarla da terra, un tonfo sordo che fece vibrare il terreno. E mentre già le immagini e i suoni si facevano confusi, capelli bianchi le solleticavano la faccia. Poco più indietro, un enorme orso bruno giaceva come tramortito tra le foglie secche.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo quinto ***


 
Capitolo cinque.
 
Quando Aki aprì gli occhi la luce del sole filtrava più calda e obliqua attraverso gli alberi.
Per qualche istante la bambina rimase immobile, il corpo le doleva terribilmente in più punti e un intenso torpore sembrava essersi impadronito di lei.
Lentamente i pensieri ritrovarono un loro corso, le tornarono alla mente il duello, Riku, l’orso…
Aki si svegliò di colpo. Dov’era? Che ore erano? Dov’erano finiti tutti quanti? Riku, la ciurma di bambini pirati, quel vecchio…
Si mise in piedi a fatica, sostenendosi ad un tronco. Doveva assolutamente tornare a casa prima che la mamma cominciasse a preoccuparsi, già non sarebbe stato facile trovare una buona scusa per il fatto che le faceva male tutto. Scrutò lo squarcio di cielo che si apriva poco lontano. Il cielo era ancora azzurro, aveva dormito solo poche ore.
Continuò a camminare. A poco a poco il suo corpo ricominciò a prendere confidenza con il movimento e il suo passo si fece un poco più sicuro. Il dolore iniziò a definirsi in alcune zone specifiche: la spalla, la schiena, il braccio sinistro…
Avanzava di albero in albero, concentrandosi di volta in volta sull’obbiettivo successivo. Fu così che non si accorse immediatamente di essere arrivata ai margini del bosco, in un punto poco distante da quello in cui aveva avuto luogo il duello.
- E’ lei! E’ uscita! – gridarono alcune voci.
Aki alzò lo sguardo, quasi accecata dalla luce che regnava sovrana al di fuori del bosco.
- Prendiamola!
La bambina sentì le mani dei ragazzini scaraventarla a terra.
- Andate a chiamare Riku.- disse uno dei più grandi, mentre la teneva ferma.
Aki fece un vano tentativo di divincolarsi, poi si accasciò su se stessa, troppo stanca per continuare.
Riku arrivò in pochi istanti e insieme a lui l’intera banda. Aki fu fatta alzare a forza, mentre il solito ragazzino di prima continuava a tenerle le braccia bloccate dietro la schiena. Ogni movimento brusco era una nuova fitta alla spalla e la bambina aveva le lacrime agli occhi.
- Cosa è successo all’orso?
Riku le stava di fronte, gambe larghe e braccia conserte, il tono perentorio.
- Non lo so…
- Era un trucco, non è così?
La bambina lo guardò senza capire.
- Tu sapevi che c’era un orso nel bosco, non è vero? – continuò il ragazzino alzando la voce.
- No…
- E allora perché non sei scappata? Perché non ti sei fatta niente?
- C’era qualcuno nel bosco, un vecchio… lo ha fermato lui.
- Non c’era nessuno nel bosco.
- Sì che c’era!- gridò la bambina - Non l’ho visto in faccia, ma aveva i capelli bianchi e ha fermato l’orso poco dopo che tu sei scapp…
- Stai mentendo! – urlò Riku a sua volta, perdendo completamente il controllo. – Non c’era nessuno! C’ero anche io e non è venuto nessuno a salvarmi!
Aki non seppe cosa ribattere, Riku non aggiunse niente. Era come se gli mancasse l’aria, respirava a fatica. I bambini, che non lo avevano mai visto perdere la calma, lo osservavano spaventati e immobili. Anche il ragazzino alle spalle di Aki aveva un po’ allentato la presa.
- Hai perso. – aggiunse Riku dopo un lungo silenzio. – Kunio, tienila ferma.
Andò verso il gruppo di bambini, uno di questi gli porse un coltello da cucina.
- Non è vero!- gridò Aki, tornando a divincolarsi. – Io non ho perso!
- Avresti perso se avessi combattuto lealmente. – ribatté Riku, prendendo il coltello.
- Io ho combattuto lealmente!
- Non è vero! – disse con veemenza un bambino piccolo.
- Riku non avrebbe mai perso! – fece eco un altro.
- Sì, Riku è il più forte!
- Hai giocato sporco!
Il gruppetto gridava, Riku si avvicinava a passi misurati. Sembrava aver recuperato tutta la sua calma.
Aki, invece, stava tremando e ormai le prime lacrime le scorrevano sulle guancie arrossate.
- Non è vero! – continuava a ripetere con voce sempre più soffocata dai singhiozzi. – Io non ho barato…
Riku allungò la mano e le afferrò una ciocca di capelli. Aki si divincolò gridando.
- Io non ho barato!
- Stai ferma. – si limitò a dire lui, in tono pratico.
- No! Non voglio! Il duello non è finito!
Lo schiaffo fu così inaspettato che la lasciò inebetita. Vide Riku sollevare il coltello, sentì il grattare leggero della lama. Provò a divincolarsi di nuovo, ma Kunio la teneva ferma. Riku procedeva con calma e attenzione, ciocca dopo ciocca, posando i capelli su una pietra vicina. I bambini avevano osato avvicinarsi di pochi passi. Aki, in silenzio, a testa bassa, cercava di smettere di piangere.
In fondo perché prendersela tanto? I capelli sarebbero ricresciuti e di una ciurma non aveva alcun bisogno. E poi quella non era una ciurma vera, nessuno di quei bambini sarebbe mai diventato un vero pirata, nemmeno Riku avrebbe mai avuto tanto coraggio. E non era vero che le femmine non possono diventare pirati, era certa che Shanks ogni tanto le avesse raccontato di qualche piratessa nelle sue avventure. Quando sarebbe tornato glielo avrebbe chiesto, per sicurezza.
Fu quando già i singhiozzi si stavano placando e le lacrime avevano smesso di scorrere, che tre ragazzini li raggiunsero correndo.
- Riku!- gridava forte uno di loro. – Guarda cosa abbiamo trovato!
Riku fece cadere sulla pietra la ciocca che aveva in mano e abbassò il coltello voltandosi. Aki, incuriosita, alzò lo sguardo.
- No! – gridò con una forza che non si riconosceva lei stessa.
Molti bambini arretrarono spaventati e Kunio, alle sue spalle, lasciò la presa. Le gambe non la ressero e la bambina cadde come un peso morto. I nuovi arrivati ebbero un sussulto.
Fu così che il suo forziere, il forziere che Shanks le aveva portato dalla sua ultima avventura, cadde spargendo a terra il suo piccolo, grande tesoro.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo sesto ***


 
Capitolo sei.
 
Quel silenzio innaturale durò solo un istante, ma sembrava non dover finire mai.
Aki soltanto continuava a tremare.
Riku fu il primo a riprendersi. Guardò le conchiglie e i vetri colorati che la bambina doveva aver raccolto sulla spiaggia. Guardò lei.
- Che cosa è stato? – chiese con voce confusa uno dei tre che avevano portato il forziere.
A poco a poco i bambini riprendevano a mormorare confusi e intontiti. I più lontani si allungavano per guardare meglio. Nessuno osava avvicinarsi.
- Ma sono solo conchiglie… – esclamò con stizza un altro dei tre, pesticciando con un piede il contenuto della cassa. – E’ robaccia.
Riku continuava ad osservare la bambina che si asciugava frettolosamente le guance bagnate e sporche di terra, seduta in terra, sorreggendosi con una mano sul terreno. Aveva smesso di tremare.
Pochi passi più indietro, Kunio si rialzò e fece per afferrarle un braccio.
- Lasciatela andare. – disse allora il capitano. – Ce ne andiamo.
Si chinò a raccogliere le ciocche rosse e le sistemò all’interno del forziere pieno solo per metà. Lasciò il resto a terra.
Aki mantenne lo sguardo fisso a terra. Chiuse gli occhi quando sentì Kunio pestare di proposito i vetri e le conchiglie che aveva davanti. Non li riaprì fino a che il rumore dei passi, dei brusii emozionati o perplessi dei bambini più piccoli e delle risate di scherno dei più grandi non sparirono completamente.
Solo allora alzò lo sguardo.
Allungò la mano verso quello che era stato il suo tesoro. I vetri si erano solo un po’ scheggiati, alcune conchiglie erano ancora intere, però… Aki non si sapeva spiegare perché, ma era come se non avesse più importanza.
Lasciò cadere la mano.
In fondo non era successo nulla. Avrebbe potuto trovare nuove conchiglie e il mare le avrebbe portato ancora miriadi di cocci di bottiglie gettate in acqua dai marinai o cadute dai moli di porti lontani e poi fracassate dalle onde.
In fondo quello non era nemmeno un vero tesoro, era solo robaccia, come aveva detto quel bambino.
Chissà perché Riku aveva tenuto l’altra metà, poi…
Aki si portò una mano sulla testa. Tastò con attenzione i capelli, misurandone la lunghezza con le dita. Solo un paio di ciocche, sulla sinistra, erano rimaste lunghe.
La bambina si alzò, puntellandosi con le braccia prima per terra, poi alle pietre e infine ai tronchi dei primi alberi del bosco. Avanzava lentamente, zoppicando appena. Doveva essersi storta la caviglia destra perché faceva male ad ogni passo.
Quando arrivò alla piccola casa di legno accanto al fiume, il cielo iniziava a tingersi di una tonalità più calda.
 
Aki non era sulla spiaggia. Strano, erano già due giorni che non la trovava intenta ad arricchire il suo forziere. Chissà come si era fatta quella ferita in faccia.
La donna sospirò. Non poteva preoccuparsi in quel modo, in fondo erano solo sciocchezze. Quella bambina aveva sangue pirata e un giorno…
Non poteva preoccuparsi per sciocchezze simili.
Il vento soffiava dal mare e portava un leggero odore di salsedine.
La donna camminava a passi veloci, seguendo il corso del fiume, sotto un cielo infuocato.
Erano ormai più di cinque anni che viveva su quell’isola. Il villaggio l’aveva accolta senza un’obiezione, senza una domanda, senza nemmeno l’ombra di un dubbio. Si fidavano di Shanks e Shanks si fidava di lei.
Fu per istinto che alzò lo sguardo.
La casa era buia e silenziosa. Qualcosa non andava.
Non poteva essere la Marina, rifletté rapidamente, c’erano troppe tracce, dalla porta appena socchiusa alle tracce sparse per la radura. L’erba di fronte all’ingresso era chiaramente stata calpestata da più persone.
Quello non era il modo di lavorare della Marina. E non era da pirati arrivare inosservati fino a quel punto dell’isola. Al villaggio li avrebbero sicuramente visti e sarebbe scattato l’allarme, qualcuno l’avrebbe avvertita, a meno che… No, nemmeno Shanks sarebbe passato inosservato, si disse frenandosi. Benn avrebbe saputo intrufolarsi ovunque, ma Lou, Yasopp… Shanks?
Chiunque fosse, non era il caso di abbassare la guardia.
I suoi passi non facevano rumore sull’erba e il vento copriva la minima traccia del suo respiro. Si affacciò alla soglia pronta a tutto. A tutto meno che a quello che vide.
- Aki!- esclamò. – Che cosa stai facendo?
La bambina alzò la testa e posò il coltello. Aveva negli occhi uno sguardo che sua madre non le aveva mai visto.
- Avevi ragione. – disse con voce spezzata. – I pirati sono cattivi.
Aveva le gambe piene di graffi, una caviglia gonfia e un grosso livido su un braccio. E poi…
- Io non voglio essere un pirata. – disse ancora, con gli occhi lucidi. – Io non voglio nemmeno somigliare ad un pirata! – aggiunse gridando e scoppiando improvvisamente in lacrime.
Attorno a lei ciocche di capelli rosse come sangue.
La donna rimase immobile, come impietrita, per un lungo istante.
- Che cosa è successo? – chiese. La voce era ferma.
- Hanno… hanno preso il mio tesoro. – singhiozzò la piccola. – Abbiamo fatto un duello, e lui era più forte, sì, ma poi… io non ho barato, lo giuro! Quell’orso è uscito dal bosco e io… Non lo so che cos’è successo, non lo so. Però io non ho barato!
Fu come se un enorme peso le fosse caduto dalle spalle. La donna sentì i muscoli rilassarsi e un leggero tremito impossessarsi di lei, qualcosa in fondo alla gola sciogliersi e la vista farsi appannata. Si lasciò cadere a terra e prese sua figlia tra le braccia, la strinse forte.
La bambina si accoccolò alla madre e si abbandonò a quel pianto che per tutto il giorno aveva cercato di tenersi dentro. Nessuna delle due disse nulla.
La luce pian piano moriva e già comparivano la luna e le prime stelle della sera.
Rimasero così, sedute a terra, fino a che le lacrime smisero di scendere, i singhiozzi si fecero più radi e l’abbraccio meno forte. La madre accarezzava dolcemente i capelli irregolari della figlia, misurando i danni del coltello, osservandoli con tenerezza, rossi come Shanks, folti come i suoi.
- Dobbiamo fare qualcosa per questi capelli, sai. – disse dolcemente.
La bambina non rispose,  limitandosi a nascondere la faccia sul petto della mamma.
- Sono dello stesso colore del sole al tramonto, ricordi? – continuò quest’ultima giocherellando con un ricciolo sfuggito allo sterminio.
- Mamma… - mormorò Aki dopo un lungo silenzio, con la voce impastata dal pianto.
- Sì?
- Tu hai detto che ci sono anche molti pirati cattivi. – disse la piccola con voce triste. – Che rubano i tesori a persone che non hanno fatto niente…
- Sì, esistono pirati così, ma…
- Mamma, anche Shanks è un pirata cattivo? Anche la sua ciurma prende le cose da persone che non gli hanno fatto nulla?
- Tendenzialmente no, - disse una voce alle loro spalle. – Però, sai, delle volte bisogna pur mangiare.
Madre e figlia si voltarono incredule.
Appoggiato sulla soglia, le braccia incrociate sul petto e un sorriso illuminato dalle stelle, era proprio lui…
- Shanks!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo settimo ***


 
Capitolo sette.

- Shanks! – gridò Aki balzando in piedi.
Fece qualche passo, poi la caviglia la tradì e suo padre fece appena in tempo ad acchiapparla al volo prima che cadesse a terra.
- Ehi, ehi, mi pare che siamo peggiorati. – disse prendendola in braccio. – Un paio di anni fa sapevi camminare!
- Shanks!- ripeté felice la bambina gettandogli le braccia al collo.
- E anche sul parlare mi ricordo un vocabolario più fiorito. – aggiunse divertito.
- Quando siete arrivati? – chiese la donna alzandosi e rassettandosi un po’ il vestito.
- Abbiamo appena sbarcato, ho lasciato a Benn il compito di occuparsi della nave…
- Come al solito, insomma. – lo incalzò lei, in tono falsamente severo.
Shanks sorrise.
- Ciao Midori.- disse soltanto. – Mi sei mancata.
- Perché, Lou non sa più cucinare uno stufato decente? Eppure gli avevo lasciato la ricetta. – ribatté ironica.
- No, è che mi mancava il tuo amabile senso dell’umorismo.
- Ma Benn, Yasopp e gli altri vengono qui, vero? – chiese Aki.
- Allora sai dire anche qualcos’altro!- esclamò Shanks prendendo la bambina tra le mani e tenendola sospesa a mezz’aria.
- Oh, parla sin troppo non appena passano i primi minuti di imbarazzo. – intervenne Midori.
- Dunque mia figlia è una chiacchierona timida!
- Non è vero! – ribatté Aki arrossendo appena.
- Guarda come si fa tutta rossa, la timidona!- scherzò suo padre. - E sentiamo, che cos’è questo nuovo taglio di capelli all’ultima moda?
La bambina si scurì in volto. Il sorriso di Shanks si incrinò appena.
- Ho capito. Vorrà dire che ci toccherà rimanere fino a che non saranno ricresciuti. – disse poi in tono leggero, spostando la piccola sul solo braccio destro e portandosi il sinistro alla testa. – Sino ad allora posso prestarti il mio prezioso cappello.
Gli occhi della bambina si illuminarono di colpo.
- Attenta però, ci tengo moltissimo, lo sai. – si raccomandò lui.
- E resterai per tutto il tempo qui?- chiese Aki trepidante.
- Non potrei mai ripartire senza il mio cappello. – disse lui, sistemandolo alla meno peggio sulla piccola testa della bambina. Gli faceva uno strano effetto.
- Ma guardati!- rise. – Sei proprio una bambina piccola, ti copre mezza faccia!
- Io non sono piccola!
- Va bene, va bene, ma cerca di non farlo cadere.

- Sei sicuro di volerle lasciare il cappello di Roger? – chiese Midori, quando la bambina zoppicò verso il fiume per guardarsi nell’acqua.
- Sarà solo fino a quando non ripartiremo. – rispose lui tranquillo. – E poi sono certo che sa quanto sia importante per me.
- Ma è pur sempre una bambina…
- Non è una bambina qualsiasi. – disse lui mettendole le mani sui fianchi. – E’ figlia di pirati, conosce il valore di un tesoro.
La donna si scostò, andando verso la cucina.
- Avete davvero intenzione di rimanere tanto a lungo?
- Beh, sì. Benn dice che abbiamo un paio di affari da controllare qui in zona… nel mare occidentale, insomma. Non vedo perché non fare base qui. Siamo a corto di provviste…
- …di una buona cuoca…
- E di un buon medico. – continuò Shanks gravemente.
- Che è successo?
- Akuma. In uno scontro con la ciurma di Kaido, nel nuovo mondo.
- Pensavo che Gale se la cavasse piuttosto bene…
- Ha richiuso le ferite, ma preferirei ci dessi un’occhiata. Anche Benn la pensa così. – disse precedendo la sua domanda.
- Può camminare?
- Lo porteranno qui gli altri appena avranno finito con la nave.
- Ma…
- Aki potrà prestargli la stanza. Scommetto che sarà entusiasta all’idea di dormire un paio di notti a bordo di “una vera nave pirata”. – aggiunse con un mezzo sorriso.

Arrivata al fiume, Aki spese qualche minuto ad osservare la sua immagine riflessa nell’acqua, con gli ultimi segni del graffio sulla guancia in via di guarigione e il cappello di Shanks. Mancavano solo i capelli… Ma in quel momento il pensiero del duello con Riku era lontanissimo da lei. Le ferite sembravano fare meno male e al massimo le suggerivano un maggiore spirito di avventura.
- Aki! – la chiamò sua madre dalla porta. – Vieni, provo a sistemarti la caviglia.
- Tu dove vai? – chiese la bambina, guardando il padre avviarsi lungo il sentiero del fiume.
- Beh… immagino che gli altri abbiano bisogno di me… – rispose in un tono evasivo che lasciò Midori supporre che “l’aiuto” riguardasse in qualche modo il negozio di liquori.
Il fuoco era accesso e qualcosa nelle grandi pentole sobbolliva allegramente.
Aki lasciò che la madre la rigirasse come voleva senza opporre l’usuale resistenza. Continuava a fissare la porta lasciata aperta e, quando la fasciatura alla caviglia fu completata e i vari lividi passati rapidamente in rassegna, la bambina intravide qualcosa muoversi nel buio.
- Sono arrivati! – esclamò, interrompendo le raccomandazioni della madre riguardo la spalla dolorante.
- Cerca di non sforzare troppo la cav… - provò a dire Midori rapidamente.
Ma in quel momento fece il suo ingresso un esile uomo biondo.
- Beh, non c’è nessuno che venga a dare il benvenuto al grande cecchino Yasop? – chiese enfaticamente.
- Yasop!- esclamò Aki correndogli incontro come poteva.
Midori sospirò. Erano ricominciati i guai.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo ottavo ***



Capitolo otto.

Fu dalle spalle di Yasop che Aki assisté all’arrivo della ciurma.
Lucky Lou, sempre più grasso, si trascinava sulle spalle quello che definì  “un avanzo di cambusa”, ovvero un tocco di carne di origine sconosciuta di almeno un quintale.
Gale, capelli bianchi e katana al fianco, lo seguiva con un passo calmo ed elegante.
Alle sue spalle, enorme, Vargas portava sulle spalle Akuma e la sua scimmia.
- Che cosa gli è successo?- bisbigliò la bambina all’orecchio di Yasop.
Il volto del cecchino si era fatto più serio di quanto Aki lo avesse mai visto.
- Niente di irrisolvibile. – le rispose una voce alle sue spalle.
- Benn! – esclamò la piccola, sorpresa dal non averlo notato prima.
- Te l’ho già detto, vero, che non amo le tue entrate furtive?
Benn Beckman, l’uomo più intelligente del mare orientale, sorrise tranquillamente.
- Mi pareva che tornassero utili, di tanto in tanto.
- In battaglia, Benn, con dei nemici… - cominciò a dire Yasop, ma un fragore di legno e ferro lo interruppe e un barile pieno di sakè comparso come dal nulla lo prese in pieno una gamba facendolo barcollare.
- Preferisci lo stile di Ryoku e Shanks, insomma. – ghignò Benn prendendo Aki al volo un attimo prima dello schianto.
- Binks no sake wo, todoke ni yuku yo…! – intonavano già due voci sopra al frastuono del legno.
Aki si sporse e, a braccetto con suo padre, vide apparire Ryoku, il più giovane del gruppo, capelli chiari e sorriso pronto.
E così, con un rotolar di barili e un capitano già brillo, la ciurma fu riunita.
- Benn! Ehi, Benn! – gridò Shanks appena arrivato. – Te l’ho mai detto che il sakè della mia terra è il migliore che ci sia?
- Forse un migliaio di volte. – rispose il vicecapitano senza scomporsi.
Nel frattempo, Lou aveva acceso un falò e montato un girarrosto abbastanza grande per cucinare a dovere la tonnellata di carne “avanzata”.
Benn andò verso il fuoco e posò là la piccola Aki.
- Cerca di rimanere qui, da brava. – le disse guardandola negli occhi. – La caviglia guarirà più in fretta se eviti di sforzarla inutilmente.
La bambina annuì arrossendo appena. Era certa che anche la mamma avesse già ripetuto quelle stesse parole più di una volta, ma improvvisamente ne afferrò il senso e si vergognò di non aver obbedito prima.
- E ci vorrà molto a guarire? – chiese preoccupata.
- Tua madre lo saprà sicuramente meglio di me. – rispose Benn, cercando di suonare rassicurante. – Ma non credo che sia necessario più di qualche giorno.
- Qualche giorno?!- si disperò invece la bambina.
- Aah, non preoccuparti. – le disse Yasop sedendole accanto. – Ci sono un paio di cosette che possiamo fare anche senza andare per forza in giro per l’isola.
- Che cosa? – chiese Aki con gli occhi colmi di nuova speranza.
- Se non sbaglio ti avevo promesso una barca... – suggerì lui.
 
Vennero servite la zuppa e la carne e Aki poté osservare con i suoi occhi, e non senza un personale contributo, la velocità con cui l’enorme pentola si svuotò e della colossale porzione di quello che si scoprì essere drago non rimase che qualche osso.
- Siete stati a caccia di draghi?- chiese sgranando gli occhi.
- Ma certo. – le rispose con semplicità Yasop, addentandone il suo pezzo. – Ce ne sono fin troppi nel Nuovo Mondo e nemmeno troppo simpatici.
- Devono essere enormi… - osservò la bambina guardando le dimensioni dell’osso che aveva davanti.
- Oh, non farti impressionare. Essere grossi significa soltanto essere un facile bersaglio. – riprese lui, continuando a mangiare. - Guarda cos’è successo ad Akuma. – aggiunse, quasi tra se’.
Aki lo fissò interrogativa.
- Che è successo ad Akuma?
- Si è ferito in battaglia. – recuperò rapidamente Yasop, accorgendosi di aver parlato troppo, come suo solito. – Sono cose che succedono, non ci pensare. I draghi comunque sono particolarmente facili da centrare, basta che usi la mia infallibile flintflock e… bum! Lou si ritrova con qualcosa da mangiare per le mani. Preda grossa, preda facile.
Aki guardò, istintivamente, in direzione di Vargas che, dall’altra parte del falò, addentava un tocco di carne grande tre volte quello di Yasop. Fu solo in quel momento che, guardandosi intorno, notò che mancava qualcuno.
- Dov’è la mamma?

Midori osservava perplessa la ferita che aveva davanti.
Si trattava evidentemente di un morso e sembrava che il muscolo fosse lacerato in profondità.
- E così si trattava di un frutto homo-homo. – disse, cercando di riflettere.
- Niente meno. – rispose Gale, finendo la sua porzione di zuppa. – E’ incredibile come poteri tanto innocui riescano così spesso a finire nelle mani sbagliate.
- Non è detto che succeda due volte di seguito. – mormorò la donna, sperando di avere ragione. - Perdere il suo primo ammiraglio sarà stato un duro colpo per Kaido.
- Sicuramente. – ribatté il medico di bordo con un ghigno. – Un cobra con sette possibilità di trasformazione e una mente brillante sarà stato il pezzo forte della sua collezione.
Midori tacque.
Sette possibilità di trasformazione poteva voler dire sette diverse possibilità di uccidere. Non sarebbe stato affatto facile scoprire quale fosse il giusto antidoto.
- Ho portato con me i libri che avevamo a bordo. – disse Gale, come leggendole nel pensiero. – Non ho trovato nulla che mi sembrasse particolarmente rilevante, ma in fondo sei tu la maestra.
Midori osservò i volumi sopra cui la scimmietta di Akuma sedeva tristemente.
- Gli darò un’occhiata. - sospirò prendendo il primo della pila. – Quanto tempo abbiamo?
- Non lo so con esattezza, dipende dal veleno e da come il suo corpo risponde al farmaco. Senza contare, - disse il medico con un malcelato fondo di orgoglio. – che trattandosi di una mia creazione non esiste una vera e propria statistica.
- Ad un calcolo approssimativo?
- Dovrebbe riuscire a tenere il veleno a bada per un altro paio di settimane.


Ram's corner

Buongiorno e buon anno a tutti.
Dunque, negli ultimi giorni mi sono un po' informata su Shanks e compagni e, proprio per questo, ho apportato qualche modifica di poco conto nei passati capitoli (es: un uomo alto esile, Yasop...). Nulla per cui sia necessario rileggere tutto, ma era per essere onesti.
Poi. La ciurma. Ecco. Io mi sono basata sull'immagine che troverete di seguito che a sua volta si basa sui fatti di Marineford - e quindi sono tutti più muscolosi e pompati che mai, cosa non vera dieci anni prima (villaggio Foosha). Ho deciso, per comodità mia, che per ora la ciurma di Shanks si attesta a pochi membri, diciamo il nucleo originale.



Quelli che vedete sono:
- primo fila da sinistra: Benn, Gale, Shanks, Yasop e Ryoku.
- seconda fila da sinistra: Lucky Lou, Vargas e Akuma.

Detto ciò, spero che tutto sia chiaro e di non aver tradito nessun personaggio. Altrimenti fatemelo sapere.

A presto,
Ram. 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo nono ***


Ram's corner:
Solo una piccola dedica (sperando di aver scelto un capitolo che piaccia) a chi ha ispirato questa ff per quanto riguarda almeno il taglio, diciamo, la scelta di parlare dell'infanzia di Aki direttamente e non come flashback. Un ringraziamento molto sentito a Strawberry Milkshake.


Capitolo nove.

Era già l’alba quando Midori posò gli occhiali sulla scrivania e si massaggiò le tempie.
Nella stanza a fianco Gale dormiva con la testa appoggiata accanto ai libri della biblioteca di casa. Midori si augurò che avesse trovato anche lui qualcosa di interessante.
- C’è qualcosa che possiamo fare?
La donna sorrise. Non era cambiato nulla, in tutti quegli anni.
- Non ancora, Benn. – disse senza nemmeno voltarsi e cominciando a separare i libri utili da quelli che potevano essere riportati alla nave. – Quando avrò fatto le dovute analisi probabilmente dovrete andare un po’ in giro alla ricerca dell’antidoto.
- Potresti venire anche te, è tanto che non ti si vede a bordo.
- Lo sai come la penso al riguardo. – disse la donna sbadigliando.
- Come preferisci.
Fuori dalla porta, il resto della ciurma russava fragorosamente tra i resti del falò e i barili vuoti.
Aki dormiva profondamente accoccolata nel mantello di suo padre, con il cappello che le copriva completamente la testa.
Midori, appoggiata alla soglia di casa, rimase ad osservarla per qualche istante.
- Gli somiglia, non trovi? – chiese a Benn divertita.
- Beh, lei non russa. – osservò lui, dando un’occhiata a Shanks che le ronfava accanto.
Rimasero entrambi in silenzio per un lungo istante. I primi raggi del sole cominciavano a solleticare le palpebre della ciurma, ma, chi digrignando i denti, chi rivoltandosi dall’altra parte, continuavano tutti a dormire come prima.
- Che cos’è questa faccenda di Kaido, Benn?- chiese Midori ad un tratto, rompendo il relativo silenzio.
Il pirata la guardò. Aveva la faccia di chi ha riflettuto a lungo su quanto stava dicendo.
- Kaido, Big Mom, Barbabianca, Shanks. Sui giornali hanno cominciato a chiamarli “i Quattro Imperatori”.
- Sono solo nomi senza significato, Midori. Non è cambiato nulla.
- Avete saputo di Mihawk? Anche queste alleanze tra pirati e governo sono “senza significato”?
L’uomo tacque per un lungo istante, lo sguardo che vagava sopra ai corpi dei compagni addormentati.
- Sono passati dodici anni dalla morte di Roger. – disse alla fine. – E i pirati continuano a percorrere la Rotta Maggiore alla ricerca del grande tesoro. La Marina sta perdendo potere agli occhi del cittadino comune e la Marina è il mezzo attraverso cui il Governo controlla il mondo. E’ ovvio che ci sia bisogno di indicare chiaramente dei nuovi nemici, al di là del caos che regna al momento. Shanks è l’erede di Roger, Barbabianca il suo più grande rivale tra i pirati e Kaido e Big Mom hanno avuto un ruolo fondamentale ai tempi del Re. Qualunque cosa Roger avesse scoperto, loro ne sono i grandi eredi e testimoni nel mondo. Dopo tutti questi anni, è ancora Roger che stanno combattendo.– aggiunse con un sorriso. - Pirati e Marina, vecchie leggende e nuove meteore, tutti. E non sto mentendo quando ti dico che tutto è rimasto come prima. I pirati non hanno mai fatto lega tra loro, lo sai meglio di me, e né Mihawk né gli altri accetteranno di farsi comandare come marionette dal governo. Quest’alleanza avrà solo il merito di tirare in causa pezzi grossi in faccende che non li riguardano. Per il resto, credo che ci si possa ancora fidare del loro orgoglio e dei loro interessi. Se è questo che ti preoccupa, Mihawk non è cambiato affatto. Non tradirà Shanks.

Era pieno giorno quando Aki aprì gli occhi.
La bambina riconobbe il respiro regolare della madre distesa accanto a lei e, sbattendo più volte le palpebre nella penombra, capì di essere nella camera di Midori. Un suono ritmato e insistente veniva da fuori, rumore di martello.
Appoggiando la caviglia dolorante con cautela e afferrato il preziosissimo cappello del padre, Aki mise il naso fuori dalla stanza e si guardò furtivamente intorno. Seduto in un angolo e con la katana appoggiata su una spalla, Gale dormiva senza tradire il minimo segno di vita. La bambina lo osservò per un istante e poi gli scivolò il più silenziosamente possibile davanti.
- Yasop ti sta aspettando.
Aki trasalì. Gli occhi del medico di bordo la guardavano bonariamente.
- E’ qua fuori, si è raccomandato di dire di non dir nulla. – aggiunse con un sorriso ironico.
- D…dove sono gli altri?- balbettò lei senza essersi del tutto ripresa dalla sorpresa.
- Lou è in paese. Shanks e gli altri avevano alcune faccende da sistemare in un’isola qui vicino. Torneranno questa sera.
La bambina ringraziò con imbarazzo e anche un po’ di tristezza. Non pensava che “gli affari” avrebbero occupato per intero le giornate di Shanks e compagni.
Una sorda imprecazione da fuori le ricordò che non tutti erano per mare.
Con un sorriso si calcò il grande cappello sulla testa, arraffò qualcosa dagli avanzi della sera prima e seguì il rumore di martello, che aveva ripreso il suo ritmo.

- Dove stiamo andando?
Era ormai parecchio che costeggiavano il bosco e Aki cominciava a chiedersi se le provviste che aveva preso sarebbero bastate.
- Lontano dagli occhi di tua madre. – ribatté Yasop in tono colpevole. - Non sono del tutto certo che sarebbe d’accordo con il nostro piccolo progetto. Anche Shanks era un po’ preoccupato all’idea che Midori venisse a sapere qualcosa. Ma del resto una promessa è una promessa.
- La mamma però è brava a scoprire le bugie.- rifletté la bambina appoggiandosi con il mento sui capelli del pirata, il quale deglutì rumorosamente prima di lasciarsi andare in una risatina vagamente isterica.
- Speriamo di no.- aggiunse. – Mi ricordo fin troppo bene le sfuriate di tua madre.
- Te ne ha fatte parecchie? – si stupì la piccola.
- Beh, sì, quando a bordo succedeva qualcosa lei si infuriava sempre.
- La mamma veniva con voi? – chiese la bambina sempre più sorpresa.
- Ma certo! Non hai idea di quante volte Shanks sia stato gettato fuori bordo. – continuava Yasop, sulla scia dei suoi ricordi. - Faceva paura alle volte. Del resto quando mi decisi a riunirmi alla ciurma sapevo che tua madre era un pirata con i fiocchi…
- La mamma era un pirata?!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo decimo ***


 
Capitolo dieci.

- Ma dai, ormai me l’hai detto! – protestò ancora una volta la bambina.
Continuare a fare domande era inutile. Dopo aver scoperto che la mamma non le aveva mai parlato dei suoi giorni sulla nave di Shanks e che, no, non aveva mai fatto parola nemmeno delle terribili cose che erano successe prima di allora, Yasop si era rifiutato di dire anche solo un’altra parola sull’argomento esibendo un mutismo di cui Aki non lo avrebbe ritenuto capace.
Nel frattempo, il paesaggio attorno a loro era cambiato. Sporgendosi sopra le spalle di Yasop, Aki riusciva ad intravedere gli ultimi alberi del bosco sulla loro sinistra. Quella era una zona che la bambina non aveva mai visto. Del paese non c’era traccia nemmeno all’orizzonte.
- Dove siamo?
- Questo posto me lo ha indicato tuo padre. – rispose Yasop felice di cambiare argomento. – E’ stato facile raggiungerlo con la nave prima di approdare al porto dell’isola.
- E perché siete venuti qui?
- Per lasciarci una cosetta, ora vedrai. Ormai siamo vicini.
Aki cercò di aguzzare la vista. Ad un certo punto la linea degli alberi si interrompeva per un breve tratto e la terra sembrava nascondere qualcosa ad un livello leggermente più basso.
- E’ un fiume! – esclamò la bambina.
Il pirata annuì.
- E’ la foce di un fiume. – precisò. – Il luogo perfetto per varare una piccola…
- Una nave! – gridò la piccola, emozionata.
Non fosse stato per la caviglia, si sarebbe messa a correre e in pochi minuti avrebbe raggiunto quel fiume che iniziava a diventare sempre più definito davanti ai suoi occhi man mano che si avvicinavano. Calcolò la distanza dal mare, all’orizzonte e cercò di percorrerla con lo sguardo, alla ricerca della foce, alla ricerca della nave di cui Yasop aveva parlato…

Shanks se ne stava sdraiato sul ponte della sua nave, cercando di riparare gli occhi dal sole con un braccio. In quel momento sentiva una gran mancanza del suo cappello.
- Come va col mal di testa? – chiese Benn, appoggiandosi alle sartie lì accanto.
- Passerà.
- Dovresti parlare con Midori, sai?
- Riguardo al piano di Yasop?- fece il capitano, alzandosi sui gomiti per difendere la propria posizione. – Non ci penso nemmeno! Midori non sarà mai d’accordo, ma se un giorno Aki vuole diventare pirata, allora è bene che sappia come…
- Intendevo riguardo a Mihawk. – lo interruppe il suo vice. – E’ preoccupata per te.
- Ah, per quello… - mormorò Shanks rilassandosi. – Penserò a cosa dire. – disse lasciandosi ricadere mollemente sul legno.
- Non ha tutti i torti. – continuò l’altro, cauto. – In fondo non sai che cosa gli ha promesso il Governo.
Il silenzio era interrotto solamente dall’eco delle grida di Ryoku e Vargas che dirigevano la nave. Shanks continuava a starsene sdraiato con la faccia coperta dal braccio, Benn attendeva.
- Conosci Mihawk. – disse il capitano alla fine. – Gli avranno promesso una buona spada da collezione o un’isoletta tutta sua per esercitarsi. Non vedo quale sia il problema.
Benn rilassò le spalle e guardò verso il mare. Sapeva che quello era un argomento da affrontare con calma.
- Siamo quasi arrivati. – disse alla fine. – Cerca di riprenderti e di camminare dritto. Sei un “Imperatore” adesso. – aggiunse con un filo di ironia.
Shanks sorrise.

- Ta-da! – esclamò Yasop facendola sedere sulla riva.
Aki non trovava le parole. Era piccola, certo, ed era anche da risistemare, ma era una vera barca!
Davanti a lei, con i piedi nell’acqua, Yasop le indicava le varie parti dell’imbarcazione, la vela, il timone, il pennone per la bandiera…
- Allora? – le chiese alla fine il cecchino con aria soddisfatta. – Dici che vale la pena lavorarci un po’ su?
La bambina annuì incantata.
- Bene! Vedrai che non ci vorranno che pochi giorni… - cominciò allora lui lanciandosi in un’appassionata descrizione delle piccole deficienze e imperfezioni del soggetto e dei suoi piani per rimediare alle varie problematiche.
Aki cercava di ascoltarlo, con il sorriso stampato sulla faccia, ma non poteva impedire al suo sguardo di scivolare sulla barca, sulla fiancata sfondata da uno scoglio, sulla vela da ricucire, sull’ancora bloccata…
- Mi insegnerai a navigare, vero? – chiese al pirata interrompendo la sua narrazione di come avessero trovato quel guscio di noce un paio di mesi prima dopo una violenta burrasca nel mare meridionale.
- Oh beh, è molto semplice. – le rispose lui senza scomporsi. – Pensa che la prima volta che portai mio figlio Usop in mare aveva anche meno di te! Ed era anche piuttosto bravo, sai?
- E gli lasciavi il timone? – chiese la bambina piena di meraviglia e con anche un briciolo di invidia.
- Certo, non nelle tempeste né nei mari pieni di quei bestioni assurdi di cui Lou riempie la cucina, però sono sicuro che in capo a pochi anni sarebbe stato in grado di…
- E la sua mamma non si arrabbiava?
- Banchina… lei è una donna molto forte. – disse lui con una voce completamente diversa dal solito.
Aki lo osservò meravigliata e incuriosita.
- Sai, è stata lei a convincermi a tornare nella ciurma di tuo padre.
Lo aveva detto almeno un migliaio di volte e la bambina conosceva ormai a memoria tutta la storia, ma per qualche motivo che non capiva bene, sapeva che non era bello interromperlo, in quei casi.
Yasop si alzò e guardò verso il mare che luccicava ai raggi del sole del pomeriggio.
Il giorno che sarebbe tornato per invecchiare insieme a lei, le avrebbe raccontato tutte quelle storie che le facevano brillare gli occhi. Storie di pirati, di draghi, di terre perse nel cielo o nel profondo degli abissi… Tutte le storie che aveva voluto che vivesse anche per lei.
- Sarebbe stata un grande pirata. – disse più a se stesso che alla piccola che continuava ad osservarlo.
- Perché non è venuta con voi, allora? – chiese la bambina.
Yasop si riscosse e si voltò verso di lei sorridendole, ma Aki notò anche aveva gli occhi lucidi.
- Il mare non è un luogo adatto ad una persona delicata di salute. – disse semplicemente. – E poi c’era Usop, che era troppo piccolo… Sai Usop era come lei, da bambino, aveva lo stesso naso lungo e poi gli piacevano tanto le storie che raccontavo. Ogni sera, prima di dormire, voleva che gli raccontassi una nuova avventura. Amava particolarmente quella del pesce rosso gigante, mi ricordo.
Il pirata sorrise e ad Aki venne in mente che probabilmente anche a Lou quella faccenda era rimasta particolarmente gradita, data la sua tendenza di trasformare qualsiasi incontro in provviste.
- Un giorno, quando sarai grande, sentirai parlare di Usop, ne sono certo. – disse ancora Yasop. – Mia moglie gli avrà sicuramente messo in testa un sacco di sogni su terre lontane e avventure incredibili.
- Usop ha quasi la mia età, vero? – chiese allora la bambina.
- Ha qualche anno di più, perché?
- Allora ci incontreremo sicuramente per mare perché anch’io voglio diventare un grande pirata!
Yasop sorrise.
- Beh, allora è bene che ci mettiamo a lavoro, non credi? – disse afferrando il pesante zaino colmo di attrezzi. – La prima qualità di un buon pirata è quella di conoscere il mare e la navigazione. Per quanto anche saper combattere sia una parte fondamentale del…
La bambina lo ascoltava sorridendo, felice che fosse tornato lo Yasop di sempre, dalla parlantina inarrestabile.
Aveva deciso ormai. Sarebbe diventata un vero pirata, un giorno.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo undicesimo ***


 
Capitolo undici.
 
Gli ultimi ad unirsi alla compagnia, quella sera, furono Yasop e Aki.
Midori, intenta ad accendere il fuoco, notò immediatamente il sorriso di entrambi e un antico istinto la fece insospettire.
- Dov’eravate finiti?- chiese subito ai due con fare indagatore. – Di solito mia figlia è sempre la prima ad accorgersi che è ora di cena.
- Oh no, il primo è sempre Lou! – intervenne ridendo Ryoku.
- Ed è una fortuna per voi! – ribatté allegro il cuoco, staccando un morso dal suo cosciotto serale. – Anche perché non mi sembra siate campioni di resistenza quanto a gola secca e pancia vuota.
- Già, quando non ti sbafi tutto da solo!
Midori prestò poca attenzione ai due pirati che si davano di gomito e ridevano, ma in quel momento sopraggiunse Benn.
- Allora, ci sono novità su Akuma? – chiese in tono serio.
- Io e Gale abbiamo passato in rassegna gran parte dei veleni di serpente. Solo pochi danno sintomi simili a quelli di Akuma, per nostra fortuna. Per adesso il più probabile è quello del Cobra d’acqua.
- Il più “probabile”?
- Sì, il più probabile. – ribatté Midori. - I mezzi che abbiamo a disposizione non sono tra i più all’avanguardia, Benn. La migliore prova che abbiamo è l’efficacia della cura.
- Capisco. – disse lui, gravemente. – Che cosa ci serve?
Midori esitò.
- Il Cobra d’acqua non è un serpente propriamente tipico del mare occidentale. – intervenne Gale, che aveva seguito attentamente la conversazione tra i due da poco lontano, attirando l’attenzione dell’intera ciurma. – L’ideale sarebbe provare a cercare nei pressi di Logue Town o comunque nelle zone di confine tra i quattro mari.
- Non è così difficile! – esclamò allegramente Ryoku. – Basteranno sette o otto giorni di viaggio e lui può venire con noi. Ce li ha otto giorni, non è vero? – aggiunse con una punta di ansia.
Shanks taceva ascoltando attento.
- Non è quello il problema. – riprese Gale.
- Il fatto è che l’antidoto è molto recente e anche piuttosto raro. – spiegò Midori. - Moltissime farmacie diranno di averlo in vendita, ma il più delle volte si tratta di ciarlatanerie che riescono solo a ritardare di pochi giorni l’effetto.
- In tal caso avremo bisogno dei migliori medici, immagino. – disse Shanks fissando il fuoco a testa bassa. – Gale, Midori, voi due sareste in grado di riconoscere il vero antidoto?
- Sì, ma ci vorranno giorni! – esclamò Midori. – Gale dovrebbe girare città e città, non ho idea di quanto tempo prenderebbe.
- E’ per questo che dovresti partire anche tu.
L’intera ciurma ascoltava in silenzio, l’unico suono era il crepitare della legna del falò. Gli sguardi di tutti passavano dal capitano a Midori e viceversa. Anche Aki tratteneva il fiato.
- Io… non posso. – disse la donna.
- Midori…- provò ad intervenire Gale.
- Uno dei miei uomini rischia di morire nel giro di un mese. – disse Shanks lentamente.
Aki guardò suo padre senza quasi riuscire a riconoscerlo. Nei suoi occhi, nella sua voce c’era qualcosa che la faceva rabbrividire.
- Questo lo so meglio di te. – ribatté sua madre, senza lasciarsi intimidire. – Non accetto lezioni da uno che fino a ieri non si rendeva nemmeno conto di quale fosse il problema e passava le serate a bere e divertirsi. Ci sono altri rischi, di cui forse tu nemmeno ti accorgi o che non vuoi vedere.
L’atmosfera era cambiata radicalmente e anche l’allegria e il calore del fuoco sembravano improvvisamente fuori luogo.
Shanks non rispose. Midori lo fissava tremando di rabbia. Benn osservava attentamente la scena, pronto ad intervenire tra i due.
Fu lui a parlare per primo.
- Yasop, Lou, andate alla nave. – disse rivolto alla ciurma. – Cominciate pure a mangiare, noi vi raggiungiamo subito.
In molti annuirono.
Lou si caricò sulle spalla l’enorme spiedino del girarrosto al grido di “Su, che si fredda!” fece allegramente strada agli altri. Yasop prese Aki in braccio.
- Te l’avevo detto che quando Midori e Shanks litigano fanno paura. – le sussurrò all’orecchio.
La bambina, spaventata all’idea di restare lì da sola, non oppose resistenza, anche se continuò a voltarsi spesso, man mano che Benn, Shanks, la mamma e la loro piccola casa ai margini del bosco non sparirono ad una curva del sentiero.

- Benn, va con loro.- disse piano Shanks.
- No, Benn resta qui. – incalzò subito sua moglie. – Voglio che tu mi sia testimone di quanto accadde cinque anni fa, quando rimasi incinta di Aki. Voglio che qualcuno ti ricordi l’accordo che avevamo preso allora, anche se sembra che tu non sia il solo ad essertelo dimenticato. – aggiunse lanciando un’occhiata carica di significato al pirata chiamato a testimone.
Shanks alzò le spalle e con fare ironico cedette la parola.
- Avanti, Benn… - lo incitò. – Hai sentito la signora.
- Midori inscenò la propria tragica morte in battaglia. – recitò il vicecapitano, pensando, come al solito, che tutto questo fosse molto infantile. – In modo che nessuno potesse sospettare della nascita della bambina. I giornali ne parlarono per qualche giorno, la Marina sembrò credere in pieno alla storia. La taglia venne ritirata. Da allora Midori e Aki non si sono mosse da quest’isola considerata sicura in quanto fedele a Shanks e lontana dalla Rotta Maggiore e, dunque, dalle rotte di pirati e marinai. Vi siete ricordati tutto per bene, adesso?
- Io non lascerò quest’isola. – disse Midori con decisione. – Non andrò in una città come Logue Town, dove tutti potrebbero riconoscermi. Non ora che Mihawk è diventato uno dei cani del governo, poi. – aggiunse in tono di sfida.
Un muscolo sulla mascella di Shanks si contrasse.
- Mihawk non ci tradirà. – disse soltanto. – E dubito che la storia della nostra famiglia abbia per lui il benché minimo interesse.
- Mihawk è un pirata e ha il suo prezzo, come tutti i pirati. – ribatté lei, alzando la voce. – Forse nella ciurma di Roger non funzionava così, ma nel resto del mondo i pirati hanno sempre seguito solo ed unicamente i propri interessi.
- Non tutti i pirati sono come quelli che hai conosciuto tu, Midori, o come sei stata tu. – aggiunse il capitano dopo un lungo silenzio, alzandosi e andando verso la moglie. – Nella nostra ciurma non c’è niente che valga la vita di un compagno. Una volta credevi in questo e hai combattuto insieme a noi. So bene che ci sono dei rischi e non li sottovaluto come credi. Ma adesso dimmi solo questo: quale altra scelta abbiamo?
Midori  si morse nervosamente un labbro, riflettendo rapidamente.
- Non lo so. – ammise alla fine.
- Non posso permettermi di perdere nessun altro, lo sai. – disse Shanks addolcendo il tono.
La donna annuì e portò lo sguardo a terra, sentendo gli occhi farsi umidi.
- Non permetterò che ad Aki succeda nulla, te lo prometto. Faremo qualsiasi cosa perché nessuno si accorga di niente.– fece il capitano prendendola  dolcemente tra le braccia. – Tu e Benn siete intelligenti, qualcosa vi verrà in mente, vero Benn?
- Tanto per cominciare propongo di lasciare Yasop su quest’isola. – rispose il fedele vice.
Tra un paio di lacrime sfuggite al suo controllo, Midori sorrise.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo dodicesimo ***



Capitolo dodici.

- Credo che per stanotte sarà il caso di farti dormire nella vecchia stanza di Midori. – disse Yasop guardando l’orologio.
A quell’affermazione Ryoku quasi si affogò con il sakè, Vargas fece quasi rovesciare la pentola che Lou recuperò prontamente e l’intera ciurma si voltò a guardare l’imprudente cecchino.
- Tanto mi era già scappato detto. – si limitò a ribattere quello alzando le spalle.
- Forse Midori ha le sue buone ragioni per preoccuparsi, in fondo. – mormorò Ryoku una volta che ebbe finito di tossire.
- Io ho la sensazione che Yasop ne abbia anche di più. – ironizzò Gale. – Presto la questione della barca verrà fuori e lei non ne sarà contenta.
- La mamma era davvero così forte come dice Yasop? – domandò allora la bambina, servendosi una seconda porzione.
Ryoku, Vargas e Gale si scambiarono uno sguardo un po’ preoccupato.
- Beh, ormai che sa che era un pirata, immagino che non cambi molto se le raccontiamo qualcos’altro. – propose Ryoku. – Tanto la colpa finirà comunque su Yasop!
- Ehi! – potestò debolmente il cecchino.
- Io me ne tiro fuori. – fece Gale alzandosi e avviandosi verso il dormitorio. – Quando Midori vi farà a pezzi non contate su di me. – aggiunse allontanandosi.
Ryoku ridacchiò e poi si rivolse alla piccola.
- Allora, che cos’è che vuoi sapere?
- Tutto! – esclamò la bambina emozionata. – Per esempio che cosa faceva a bordo? E che arma aveva? Aveva una taglia? A quanto ammontava? E poi…
- Piano, piano! – la calmò Yasop – Innanzitutto tua madre era il nostro primo medico di bordo. Gale era solamente il suo assistente all’epoca ed ha imparato molto da Midori, credo che sia per questo che non la vuole mai contraddire.
- Per quanto invece riguarda il combattimento, era una spadaccina, come Shanks. – aggiunse Ryoku. – Molto abile, anche, aveva una taglia di ben 170.000.000 Berry.
- Davvero?! – chiese la bambina al colmo della meraviglia.
- Certamente. – le rispose Ryoku. – Io non c’ero quando entrò a far parte della ciurma, ma immagino che sia stato un duello a dir poco eccezionale quello in cui Midori e Shanks si conobbero, non è così, Vargas?
- La mamma e Shanks hanno combattuto tra loro?
- E’ ovvio, erano avversari. – disse Yasop con semplicità. – E la ciurma di cui faceva parte Midori non era certo una delle più amichevoli.
- Che vuol dire?- chiese la bambina incuriosita.
- Era una di quelle bande di pirati che Shanks non ama particolarmente. – si limitò a spiegare Ryoku.
- Sì, una di quelle in cui non c’è da fidarsi nemmeno del proprio compagno. – aggiunse Yasop con disprezzo. – Erano pirati che combattevano solo per accumulare il maggior numero di ricchezze, rubando a chiunque, e non essere fatti fuori dal capitan…
- Yasop. – lo interruppe allora Vargas. – Credo che adesso tu abbia parlato troppo.
Il cecchino trasalì e guardò verso Aki che sembrava sconvolta.
- Anche la mamma…? – chiese allora la piccola con i grandi occhi spalancati.
- Tua madre ha vissuto in una ciurma del genere per molti anni. – disse pacatamente Vargas. – Ma poi è diventata una di noi e ti assicuro che su questa nave non accetteremmo mai nessuno di tanto scorretto, hai capito?
La bambina annuì. Il grosso pirata aveva una voce ed uno sguardo decisamente rassicurante e Aki non poté fare a meno di credergli.
- Anche se è stata un incubo per tutti noi nuovi arrivati, tua madre è sempre stata uno dei pezzi forti della ciurma. – esclamò Ryoku allungando le gambe sulla panca. – Quando io e Gale ci siamo uniti alla ciurma per molto tempo abbiamo stentato a credere che fosse Shanks il capitano.
- Già, chiunque a prima vista sarebbe stato indeciso tra lei e Benn!
- E forse non avrebbe avuto del tutto torto. – mormorò il vicecapitano facendo il suo solito ingresso furtivo. – Aki, sarebbe bene che tua madre non venisse a sapere troppo di questa discussione o c’è chi potrebbe finire male. – aggiunse accennando a Yasop e Ryoku.
- Come è andata a finire? – chiese Vargas.
- Shanks è riuscito a convincerla. – rispose Benn. – Ma a prezzo di sacrifici non indifferenti. Comunque ne parleremo domani. Direi che per stasera non è il caso di disturbare, pertanto Aki tu dormirai qui.
- Nel vecchio letto della mamma! – esclamò lei, emozionata.
- Esattamente… - mormorò Benn, mentre Yasop e Ryoku si alzavano ostentando una certa indifferenza.

Quella sera la bambina non riusciva assolutamente a prendere sonno. Non poteva fare a meno di guardarsi attorno, anche se salutandola Yasop e Benn si erano portati via l’unica lampada.
Nel buio, gli oggetti di quella vecchia stanza sembravano tutti testimoni di grandissime avventure e anche il leggero odore di chiuso ricordava quello delle vecchie mappe ingiallite.
Aki pensò alla mamma, a Shanks e a tutti gli altri impegnati a domare una tempesta o a combattere qualche avversario invincibile. Pensò anche a quella terribile ciurma di pirati di cui aveva parlato Yasop e le tornarono alla mente le parole della mamma quando, solo pochi giorni prima, le aveva detto che esistevano anche pirati cattivi tra le onde dei quattro mari.
Fu su immagini confuse e cullate dal dolce rollio della nave, che alla fine la bambina chiuse gli occhi e sognò mille avventure.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo tredicesimo ***



Capitolo tredici.
 
- Che cosa?!?
- Beh, qualcuno doveva mandare avanti la scuola e Midori dice che i ragazzini ne sarebbero entusiasti. – disse Shanks debolmente.
Il piano non lo convinceva molto, ma Midori aveva voluto così, dunque…
- Tu non puoi mandare avanti una scuola, è assurdo! – protestò ridendo Ryoku.
- Che cosa si suppone tu dica a quei ragazzi? – chiese Gale divertito.
- Midori dice che dovrei raccontare loro di quanto dura sia la vita del pirata, di quanti pirati malvagi ci siano in giro, dei problemi con la Marina… - cominciò ad elencare cupamente il capitano.
- Peccato che noi saremo per mare. – disse Yasop ridendosela. – Avrei proprio voluto vedertici.
- Oh, quanto a questo non preoccuparti, lo vedrai anche troppo. – soggiunse Benn, appena entrato nella piccola stanza sottocoperta. – Tu rimani qui con Shanks.
- Che cosa? E perché mai proprio io?
- Midori è un po’ preoccupata per la tua parlantina. – spiegò Benn.
- E come darle torto? – lo canzonò Ryoku.
- Ai ragazzini sono sicuro che piaceresti un sacco! – esclamò Shanks, guardando Yasop nello stesso modo in cui Lou avrebbe adocchiato un mostro marino particolarmente succulento.
In quel momento Aki fece il suo ingresso in cerca di cibo stropicciandosi gli occhi e sbadigliando.
- Buongiorno Aki! – esclamò allora suo padre. – Com’è stato dormire su una nave pirata?
La bambina troncò a mezzo l’ennesimo sbadiglio per sorridere.
- Ho sognato che la mamma uccideva da sola un mostro marino enorme e che poi vi lasciava tutti su un’isoletta deserta piena di pirati cattivi e poi… - si interruppe di colpo. – Shanks, è vero che la mamma era un pirata cattivo?
Yasop deglutì rumorosamente.

Gale separava silenziosamente i libri sull’avvelenamento dagli altri.
Da quando era arrivato, Midori non gli aveva quasi rivolto la parola e la sua esperienza gli insegnava che non era bene rompere quel silenzio.
Nella camera accanto, la donna stava in piedi accanto alla finestra, gli occhi persi nel vuoto. I pochi vestiti di un tempo, le boccette di unguenti, i mazzetti di erbe mediche giacevano sul letto in un piccolo fagotto.
Non rimaneva molto da fare. Vargas si sarebbe occupato di Akuma, Lou delle provviste e lei aveva già spiegato al sindaco del paese che sarebbe dovuta star via per qualche settimana. Non le era parso nemmeno eccessivamente preoccupato all'idea che Shanks avrebbe diretto la scuola, decisamente non sapeva a cosa stava andando incontro.
C’era un ultima cosa che doveva fare. Si voltò e attraversò la stanza con pochi passi misurati. Bussò con metodo sulle liste del legno. Il vuoto risuonò al terzo colpo.

- Insomma sai già tutto. – fece Shanks scoraggiato, accasciandosi sulla panca.
Sulle sue ginocchia Aki lo guardava avidamente.
- No, io voglio sapere del duello! – esclamò.
- Già, è vero, a quel tempo Yasop non c’era. – si limitò a dire lui con una punta di ironia. – Vuoi raccontarglielo tu, Benn? – aggiunse rivolgendosi verso la porta socchiusa.
- A che punto sei? – fece il vice affacciandosi nella cucina semideserta. – Gli altri sono quasi pronti a partire.
- Partite? – chiese Aki allarmata.
Shanks le sorrise.
- Tua madre torna a fare il pirata.
 
Midori estrasse il polveroso involto dal suo nascondiglio e lo appoggiò a terra con cura, inginocchiandosi sul legno. Respirò profondamente. Non pensava che quel giorno sarebbe arrivato tanto presto. Non si sentiva pronta. Erano anni che ormai si era abituata a vivere così, nella sua piccola casa, con il suo lavoro, i ragazzi, la gente del paese. Con Aki.
Allungò la mano e sfiorò con le dita il panno polveroso. Era passato davvero troppo tempo da allora. Molte cose erano cambiate, l’atteggiamento del Governo, i pirati rimasti in vita, la fama di Shanks, la ciurma stessa.
Con gesti lenti sciolse i nodi ai legacci, scostò il panno ormai logoro. Sentì la freddezza della guaina sulla punta delle sue dita.
- Ciao… - mormorò.
Sfiorò l’elsa, pose il palmo della mano sull’impugnatura, come un tempo. Come allora, come sempre. Come prima di incontrare Shanks e la sua strana ciurma. Come quando c’era soltanto lei e nessun altro su cui contare, nessuno per cui preoccuparsi.
La guaina scivolò senza il minimo attrito. Midori l’accompagnò fino a posarla accanto a se’ sul pavimento.
La lama rifletteva il suo sguardo cupo e i suoi occhi, identici a quelli di sua figlia, identici a quelli di quella madre che aveva a malapena conosciuto, identici a quelli di suo fratello.
La katana si sollevò con la stessa leggerezza, accarezzando l’aria senza un fruscio.
Tutto era cominciato quel giorno. In quel dojo sporco di sangue. Sotto quegli occhi così simili ai suoi. Suo fratello, con il suo ultimo sorriso, aveva raccolto da terra la sua katana, Shingetsu.
“Tanto a me non serve più…”
La voce allegra di Ryoku la fece trasalire e tornare al presente.  Raccolse rapidamente la guaina e ricompose l’involto, richiuse il nascondiglio sulla parete e si affrettò a raggiungere Gale e gli altri.
- Hai finito? – chiese bruscamente al suo antico apprendista.
Gale annuì.
- Vargas è appena…
- Lo vedo. – lo interruppe lei, guardando il gigantesco pirata che si caricava sulle spalle il compagno.
- Allora andiamo? – chiese Gale, esitante.
Midori diede un rapido sguardo all’unico posto che dopo tanto tempo era riuscita a chiamare casa. Con un solo sguardo riuscì a cogliere mille piccoli segreti che quelle pareti avevano conosciuto. I nascondigli che sua figlia credeva ingegnosi, i tagli della sfida di coltello che una volta Shanks e Ryoku avevano fatto da ubriachi, i segni di bruciato sul pavimento di quando per un attimo la fiamma era sfuggita al suo controllo… Probabilmente queste piccole memorie di incidenti sarebbero più che raddoppiate in sua assenza. Accennò un rapido sorriso.
- Andiamo.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo quattordicesimo ***


 
Capitolo quattordici.

Si alzava un forte vento dal mare e le onde sbattevano contro il molo. Aki sentiva gli spruzzi sulla faccia.
Accanto a lei, Shanks scrutava l’orizzonte, lo sguardo cupo e pensieroso. La bambina gli lanciava di tanto in tanto un’occhiata, senza però mai ricevere in cambio un sorriso o una parola.
Benn uscì da sotto coperta dopo aver controllato che tutto fosse in ordine, Ryoku già teneva il timone, pronto a partire in qualunque momento.
Il primo ad arrivare fu Lou, che sorrise alla bimba prima di sparire con il suo sacco gigantesco in direzione della dispensa. Poi un altro passo raggiunse le loro orecchie. Vargas arrancava faticosamente sotto al peso del compagno.
Aki si sporse per guardare e suo padre si riscosse dai suoi pensieri. Gale e Midori camminavano adagio alle spalle del gigante.

- Tienila tu. – disse la donna porgendogli l’elsa della vecchia katana. – Non voglio che Aki la veda.
Gale cercò di non apparire turbato nascondendosi dietro un’espressione impassibile.
Midori non ci fece caso, pensava ad altro, e i suoi occhi già correvano  a quelle due macchioline rosse che spiccavano sullo sfondo del mare nero di tempesta.

- Aki. – disse alla fine Shanks con voce leggermente roca. – Non dire niente a tua madre di quello che hai scoperto, d’accordo?
La bambina annuì.
Benn li superò camminando in fretta.
- Dobbiamo partire. – disse quando raggiunse Midori. – Il mare non reggerà ancora a lungo e la nave rischia di sbattere contro il molo se non raggiungiamo il largo in tempo.
La donna annuì.

Aki notò che improvvisamente tutti nella ciurma si erano trovati qualcosa da fare quando sua madre li raggiunse.
- Sei pronta? – chiese Shanks.
- E tu? – ribatté lei, ironica. – Ti accorgerai che badare ad una classe di ragazzini è quasi più difficile che star dietro alla tua ciurma. E con Aki è anche peggio. – aggiunse con un mezzo sorriso.
- Per fortuna mi hai lasciato Yasop, allora.
- Già, chissà che cosa combinerete insieme.
Aki osservava la scena senza capire. Era come se improvvisamente le parole facessero fatica a venire fuori, come se non ci fosse nulla da dire.
In effetti, anche quando partiva Shanks era così. Eppure anche in quelle occasioni sapevano tutti benissimo che non si sarebbero visti per molto tempo, mesi, anni… Questo pensiero la colse all’improvviso. Quanto sarebbe stata via la mamma? E dove andava? A fare cosa? Come mai, all’improvviso, aveva deciso di tornare a fare il pirata lasciandola su quell’isola?
La bambina alzò di nuovo lo sguardo su sua madre in cerca di una risposta a tutte quelle domande che le si cominciavano ad affollare nella mente.
Ma Midori guardava il mare, rispondeva a tono alle parole di Shanks.
- Mamma… - provò a chiamarla, allora, con voce tremante. – Mamma, quand’è che torni?
La donna si voltò verso di lei. I suoi occhi incontrarono quelli della figlia, spalancati e lucidi, come aveva temuto. Cercò di mandar giù un nodo che le si era creato in gola.
- Di preciso non lo so. – disse inginocchiandosi accanto alla bambina. – Io e Gale dobbiamo trovare una medicina molto rara, può darsi che ci voglia del tempo, ma può anche darsi che ce la vendano nel primo negozio di Logue Town.
- E quanto ci vuole ad arrivare a Logue Town? – chiese ancora Aki, che voleva una risposta a tutti i costi, una data, una cifra su cui basarsi.
- Dipende dal mare… - rispose sua madre, con un tono che sembrava scusarsi. – Nemmeno il migliore navigatore può dirlo con certezza.
- Sarà un viaggio lungo. – intervenne allora Shanks. – Il mare è pieno di avventure, lo sai, te l’ho raccontato tante volte. Da qui a Logue Town la mamma incontrerà tantissimi pirati e mostri marini e isole misteriose.
- Anche pirati cattivi? – chiese la piccola, spaventata.
- Certamente. – rispose tranquillamente suo padre. – Ma ha con sé la ciurma più forte del mondo. Non c’è nessuno che possa sconfiggerli. – aggiunse guardando Midori.
- Prometto che quando tornerò a casa ti racconterò tutto quello che ci è successo.
- Non voglio che mi racconti cosa è successo, io voglio solo che torni. – mormorò la bambina tirando su con il naso. – Mi bastano le storie di Shanks, io voglio che resti qui!
- Aki… - cominciò Midori trattenendo le lacrime che già scorrevano sulle guance di sua figlia.
- Midori, ancora pochi minuti. – mormorò gravemente Benn, passandole vicino.
- Aki. – disse allora lei, prendendo tra le mani il viso della bimba. – Ti prometto che tornerò il più presto possibile, d’accordo? E che quando tornerò ti farò tanti nikuman, tanti da scoppiare. Tu però devi fare la brava, hai capito? Devi tenere d’occhio Shanks e Yasop.
- Mamma…
- Vedrai che ti divertirai e che i giorni passeranno velocissimi, quando tornerò ti sembrerà che non me ne sia mai nemmeno andata e...
Un lampo squarciò il cielo e la pioggia cominciò a cadere con piccole gocce taglienti. Al tuono si accompagnarono le voci della ciurma che spiegavano le vele.
- Midori, devi andare. – disse Shanks, gravemente.
- Mamma! – gridò la bambina, mentre suo padre cercava di trattenerla tenendola per mano.
- Shanks, io… - balbettò la donna tra le lacrime.
Con il braccio libero le cinse le spalle.
- Ti prometto che andrà tutto bene. – le disse abbracciandola forte. – Noi ce la caveremo, in qualche modo, e tu sei in buone mani. E poi, - aggiunse in un sussurro. – Tu sei un grande pirata.
Midori sentì le lacrime scendere calde tra le gocce di pioggia che le bagnavano la faccia.
- Vai. – fece Shanks, spingendola via con dolcezza.
- Mamma! – gridava ancora Aki.
- Tornerò presto, te lo giuro! – gridò Midori allontanandosi.
- Mamma!
Shanks prese la bimba tra le braccia. Aki si divincolava, scalciava e gridava. Non le importava che fosse suo padre, voleva fargli male, voleva che la lasciasse.
- Vai, Midori! – gridò lui, ancora una volta.
Aki si voltò appena in tempo per vedere il grande veliero staccarsi dalla riva. A bordo, Midori la guardava piangendo. La bambina smise di combattere. Sua madre era partita.
Si accasciò contro il petto di suo padre piangendo senza ritegno.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo quindicesimo ***



Capitolo quindici.

- Andiamo a casa.
La nave era ormai solo un puntino all’orizzonte, perso tra le onde della burrasca.
Aggrappata al petto di suo padre, Aki scosse la testa.
Shanks posò la bambina a terra.
- Aki. – disse, scostando il grande cappello che le copriva completamente la faccia rigata dalle lacrime. – Non serve a niente stare qui sotto la pioggia. Vedrai che tua madre tornerà presto e…
- E’ colpa tua! – lo interruppe la bambina. – Sei stato tu a farla andare via!
- Aki, tua madre è l’unica che può….- cominciò Yasop, ma Shanks lo interruppe con un gesto.
- Sì, è colpa mia. – disse con calma. – Sono stato io a ordinarle di andare.
Aki lo guardò con occhi colmi di odio.
- Vieni, adesso torniamo… - continuò Shanks prendendola per mano.
- Lasciami.
Shanks guardò sua figlia. La voce era diversa, gli occhi di nuovo nascosti dal cappello e le ciocche di capelli superstiti. Non poté fare a meno di chiedersi cosa le fosse successo, quella sera. Non poté fare a meno di notare quanto fosse cresciuta dall’ultima volta che era tornato.
- Aki, dai, non fare così, vedrai che… - provò ad intervenire Yasop.
- Lasciami! – gridò di nuovo la piccola.
Lo sguardo che lanciò a suo padre era tagliente. Con uno strattone si liberò dalla sua presa. Un istante dopo stava correndo sotto la pioggia tagliando la strada ai pochi marinai corsi al porto per tirare in secca le navi.
- Aki! – la chiamò il cecchino preparandosi a correrle dietro.
- Lasciala andare.- lo fermò Shanks.
- Ma… - e questa volta si interruppe da solo.
Conosceva quello sguardo negli occhi del suo capitano. Sapeva quello che stava facendo.

- Non credo ci sia bisogno di te, sul ponte.
Midori si riscosse con un brivido.
- Grazie, Benn. – disse rapidamente. – Credo che… andrò a vedere come sta Akuma.
- Midori. – la chiamò gravemente. – Shanks ha fatto la scelta giusta.
- Lo so. – mormorò lei.
Il vice osservò la donna allontanarsi.
L’aveva colta di sorpresa. Questo non sarebbe successo cinque anni prima.
Benn guardò verso la piccola isola che si stavano lasciando alle spalle. Shanks gli aveva affidato il comando e questo significava soprattutto proteggere ognuno dei loro compagni a costo della vita, Midori compresa.

Il cammino dei due pirati verso casa fu silenzioso.
Di tanto in tanto Yasop lanciava un’occhiata di nascosto al suo compagno, nella speranza di riuscire a porre fine a quel silenzio imbarazzante, ma ogni volta l’espressione del capitano lo dissuadeva.
Shanks continuava a pensare ad Aki, allo sguardo che gli aveva lanciato, alla sua voce. Non era la prima volta che vedeva qualcosa del genere. E non era certo che la cosa gli facesse piacere.
Aki gli somigliava. E somigliava anche a sua madre. Era figlia di pirati.
Un giorno avrebbe intrapreso la loro stessa strada, non c’era niente che si potesse fare per impedirlo. Midori non poteva continuare a pensare che tenerla al sicuro, lontana dal mare, dalla Rotta Maggiore e dai pirati sarebbe bastato a fermarla. Con quei capelli rossi, con quella decisione… prima o poi i guai sarebbero arrivati comunque. Figlia di uno dei Quattro Imperatori…
Ricordava bene che cosa era successo dopo la morte di Roger. La Marina non era mai stata tenera con coloro che designava suoi nemici. Né con i loro discendenti.

Aki aveva continuato a correre.
Oltre al villaggio, oltre i campi coltivati. Aveva urtato contro persone senza fermarsi, era scivolata nel fango più e più volte e la caviglia era tornata a far male. Ma Aki aveva continuato a correre, nella pioggia, con il viso rigato di lacrime, fino a che una pietra non l’aveva fatta cadere a terra e non aveva più trovato la forza di rialzarsi. Aveva preso a pugni l’erba, aveva urlato, aveva tirato calci e morsi.
Poi si era voltata a guardare il cielo, fradicia e sporca di fango. Era rimasta lì, non sapeva neanche lei quanto. Poi sentì la mano sfiorare qualcosa di ruvido alla sua destra. Si voltò a guardare. Era il vecchio cappello di Shanks, tutto inzaccherato e bagnato quanto lei.
Rimase a guardarlo per qualche istante, poi lo raccolse da terra. Aveva giurato di non sciuparlo. Non importava quanto odio provasse per Shanks in quel momento. Aveva promesso.
Si alzò a fatica. La caviglia lanciava qualche fitta di tanto in tanto e l’ultima fasciatura di sua madre stava ormai cadendo a pezzi. Aki cercò di non pensarci. Doveva raggiungere il fiume e togliere tutto quel fango dal cappello di Shanks, prima che rimanesse incrostato alla paglia.
Scese la sera, la pioggia non accennava a smettere e si era di nuovo alzato il vento della mattina, un vento che veniva dal mare e portava odore di salmastro e alghe. Era ormai buio quando, sfinita e zoppicante, la bambina scorse la piccola barca di Yasop e la foce del fiume.


Ram's corner

Capitolo breve e probabilmente non all'altezza dei precedenti, ma sto provando a ricominciare e devo dire che non è per niente facile. Però voglio davvero molto bene a questa storia e questo personaggio e spero di riuscire continuare nonostante i vari impegni. Spero vi possa piacere ancora come quando eravamo partiti. Sono benaccetti ogni tipo di critica e consiglio, specie se notate differenze con i capitoli precedenti.

Ringrazio tutti coloro che mi hanno seguita sin qui,
Ram. 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo sedicesimo ***


Capitolo sedici.

Il sole era alto nel cielo, quando un suono secco e regolare strappò la bambina ai suoi sogni.
Aki aprì gli occhi e si guardò intorno per qualche momento prima di ricordare dov’era. I vestiti erano ancora madidi di pioggia dal giorno precedente. Tra le braccia stringeva ancora il vecchio cappello di Shanks.
Si alzò e si stropicciò gli occhi impastati dal sonno. Era tutta intirizzita per il freddo e l’umido della nottata. Prima di addormentarsi aveva trovato riparo sotto la fiancata della barca, raggomitolandosi in quei pochi centimetri protetti dalla furia della tempesta. Aveva preso sonno con le pesanti gocce che tamburellavano sul legno.
- Buongiorno! – la salutò allegramente Yasop, facendo capolino con assi e chiodi sotto braccio. – Dormito bene, signorina?
Ancora intontita di sonno, Aki non rispose. Si mise il cappello in testa e raggiunse rapidamente la luce del sole, godendo del suo calore. Superato il problema del freddo, rimaneva solamente una cosa a tormentarla… e il suo stomaco non esitò a renderla nota.
- Somigli proprio a tuo padre. – commentò il cecchino ridacchiando. – Tieni. – aggiunse lanciando un fagotto che atterrò precisamente davanti alla bambina.
- Che cos’è?
- Avanzi della cucina di Lou, non ho idea di cosa sia, ma ne ha lasciato almeno mezzo quintale.
Aki aprì il piccolo fagotto e si mise a mangiare in silenzio spiando di tanto in tanto Yasop, indecisa sul comportamento da tenere con lui.
- Sei ancora arrabbiata con Shanks?
La bambina trasalì, poi annuì gravemente.
Yasop sospirò, sollevò il pesante martello e si mise a lavoro.

Shanks non si sentiva tanto in imbarazzo da tempo.
I bambini lo fissavano increduli da almeno cinque minuti. In quel momento si pentì di aver permesso a Yasop di lasciarlo solo in quell’impresa.
- Beh, sì, sono qui per sostituire Midori per qualche tempo. – provò a dire, quando il sindaco ebbe fatto le presentazioni e abbandonato l’aula. – Dunque… cos’è che fate di solito?
Nel silenzio generale, un ragazzino alzò timidamente la mano.
- E’ vero che lei è uno dei grandi Imperatori?
- Beh, sì, ma… è solo un titolo senza alcun significato… - si schernì imbarazzato il nostro eroe.
- Non vuol dire che è uno dei pirati più forti del mondo? – chiese subito un bambino dalle ultime file.
- Ci sono tanti pirati forti che forse sarebbero anche più…
- Come gli Schichibukai? E’ vero che sono pirati alleati con il Governo?
- E’ vero che anche il suo grande rivale, Mihawk, è uno di loro?
Shanks non sapeva che dire. Per essere poco più che dei ragazzini erano sorprendentemente ben informati…
- Ci insegnerà a combattere? – chiese poi uno di loro, speranzoso.
- Sì, e ci racconterà delle sue avventure per mare? – fece eco un altro.
- Veramente, io… - provò ad opporsi. – Io non credo che il signor sindaco approverebbe…
- Io da grande voglio diventare un pirata come lei. – lo interruppe un altro dei ragazzini, pieno di ammirazione.
- Sì, anch’io! Anch’io! – fecero coro gli altri.
- Beh, se è così… Immagino che possa esservi utile qualche lezione.
La classe esplose in un coro di grida entusiaste.
Shanks sospirò, sconfitto. Midori non avrebbe mai approvato tutto questo, ne era più che sicuro. Ma del resto la matematica e l’ortografia non erano mai stati il suo forte.

- Allora? Che cosa ne pensi?
- E’… è bellissima! – esclamò Aki facendo capolino da quello che presto sarebbe diventato ufficialmente il suo rifugio e raggiungendo il pirata accanto al fuoco.
Rialzando il ponte a poppa e spostando un po’ più avanti la barra del timone, Yasop era riuscito a ricavare uno spazio coperto. Piccola com’era, Aki riusciva a starci a malapena in piedi, con la testa che sfiorava continuamente i nodi del soffitto irregolare, però era un buon posto per ripararsi dal freddo, dalla pioggia e dalle onde. Ci era voluta un’intera giornata a sistemarla, ma ormai la piccola barca poteva dirsi pronta.
- Manca solo una cosa. – disse il cecchino cercando di attirare su di se’ lo sguardo ammirato della bambina. – Adesso devi darle un nome.
- Un nome? – ripeté la piccola, perplessa.
- Certamente. Tutte le navi hanno un nome, anche le più piccole.
Aki osservò corrucciata l’imbarcazione per qualche istante. Guardandola, il pirata non poté fare a meno di sorridere.
- Mio figlio non ci avrebbe messo niente a trovare il nome giusto, sai. – disse allungando le gambe e lasciando scivolare lo sguardo lungo il profilo della barca. – Lui era bravo in questo genere di cose, ha sempre avuto una gran fantasia.
- Quale hai detto che era l’avventura che gli piaceva di più? – chiese la bambina.
- Quella del pesce rosso gigante. – rispose Yasop con un largo sorriso. – Mi ha costretto a raccontagliela talmente tante volte che alla fine la conosceva lui meglio di…
- La chiameremo così!- lo interruppe Aki con voce trionfante.
Strappato all’ennesimo flusso di ricordi, il cecchino guardò la bimba con aria interrogativa.
 - Ma certo! – continuò la piccola, sempre più convinta. – La chiameremo Goldfish!

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo diciasettesimo ***



Capitolo diciassette.

- Bene, come prima cosa voglio che ognuno di voi provi a familiarizzare con il proprio bastone. – cominciò Shanks, a voce alta. – Quindi distanziatevi bene uno dall’altro e provate a fare dei movimenti anche semplici come ad esempio descrivere dei cerchi in aria.
Non era del tutto certo che fosse una buona idea, ancora. Il sindaco gli aveva dato la sua piena ed entusiasta approvazione e i ragazzini sembravano impazienti di cominciare, però…
Una bambina alzò la mano.
- Ma anche noi femmine possiamo provare? – chiese un po’ perplessa.
- Beh, se volete…  Se però preferite esercitarvi in qualche altra cosa, non c’è alcun problema…
- Ma le femmine non possono combattere. – intervenne uno dei bambini più piccoli.
- E perché no?- chiese il pirata, divertito.
- Perché non ne sono capaci.- rispose il piccoletto, con semplicità.
- Sì, non esistono pirati femmina. – aggiunse un altro.
Shanks sorrise tra se’ al pensiero di rivelare a quei ragazzini un paio di piccoli segreti sulla loro insegnante.
- E questo come lo sapete?
- Beh, non ho mai sentito parlare di una donna pirata. – disse uno dei più grandi.
- Non ho mai visto una donna con una taglia.
- Io sì, ma non era un vero pirata. E poi la taglia era bassa.
- E poi l’ha detto anche Riku.- aggiunse il bambino che aveva parlato per primo.
Un brusio serpeggiò nella classe e molti si voltarono verso il ragazzino che si zittì con aria colpevole. Shanks osservò la scena con un certo interesse.
- E questo Riku chi è?
Il brusio cessò di colpo, molti abbassarono  lo sguardo, altri si lanciarono occhiate complici. Per la prima volta erano i ragazzini, e non Shanks, a trovarsi in imbarazzo.
Poi una delle bambine ruppe quello strano silenzio.
- E’ un arrogante.- disse tutto d’un fiato.
- Stai zitta! – bisbigliò subito uno dei maschi.
- Se non vuoi che lo facciano gli altri, allora parlamene tu. – intervenne prontamente il pirata.
Il bambino esitò, cercando lo sguardo dei compagni. Sulla classe era caduto un silenzio carico di tensione.
- Riku è il nostro capitano. – disse alla fine Kunio, uno dei ragazzi più grandi. – Lui sa un sacco di cose sui pirati ed è il più forte di tutti. – aggiunse con orgoglio.
- Ci ha spiegato tantissime cose sulla Marina e sui pirati! – esclamò un altro bambino.
- Sì, e ci ha anche un po’ insegnato a combattere!
Shanks sorrise di nuovo. Il capitano di una banda di ragazzini, questo spiegava molte cose.
- E’ solo un ladro e un arrogante! – gridò allora una delle bambine più grandi con rabbia. – Tutto quello che vi ha insegnato a fare è stato rubare nei negozi del villaggio e rovinare il campo di nonno Hisashi!
- I veri pirati prendono quello che vogliono e non hanno paura di nessuno! – ribatté uno dei piccoli.
- Shanks e i suoi  sono veri pirati e non ci hanno mai rubato niente.
- E’ perché qui non ne hanno bisogno, stupida!
- Già, è solo perché qui è casa di Shanks. – fece eco un altro ragazzino. – E poi se anche tuo padre ti avesse abbandonato come il suo…
- Adesso basta! – gridò Kunio con voce minacciosa. – Suo padre non l’ha abbandonato. Era un pirata e i pirati non possono badare alla famiglia. E adesso smettetela di dire sciocchezze!
- Un pirata?
I bambini sobbalzarono. Tutti presi dalla discussione, erano arrivati addirittura a dimenticarsi di Shanks.
Shanks, da parte sua, non si era perso una sola parola e adesso, comodamente seduto su un grosso masso poco distante, fissava intensamente Kunio in attesa di una risposta.
- Sì, un pirata. – rispose quello ostentando una sicurezza ai limiti dell’arroganza. – Ed è per questo che Riku sa tante cose sulla pirateria e sa combattere e sarà il mio capitano quando partiremo da quest’isola! – aggiunse tutto d’un fiato fissando il grande Imperatore con timorosa baldanza, come sfidandolo a ribattere.
Per un attimo tutta la classe trattenne il fiato.
- Beh, per quanto riguarda le donne pirata però dev’essere male informato.- disse invece Shanks con il solito tono tranquillo di sempre. – Io ne ho conosciuta qualcuna assolutamente da non sottovalutare. – aggiunse con un mezzo sorriso.
- Ha… ha combattuto con qualche piratessa molto forte?- chiese timidamente una bimba minuscola.
- Certo che sì. Avete mai sentito parlare di Big Mom, ad esempio?
In molti scossero la testa, ancora poco convinti dal tono leggero del pirata.
- Diciamo che è un pirata da cui vi consiglio di stare alla larga. – concluse con semplicità. – Almeno fino a che non imparerete a combattere come si deve. Kunio diceva che questo vostro capitano vi ha insegnato qualcosa. – aggiunse con tono di sfida. – Chi vuole farmi vedere di cosa è capace?

- Pensavo ci dirigessimo a Logue Town. – osservò Midori, leggermente contrariata.
- Mi rendo conto che questo allungherà un po’ i tempi, ma la considero una deviazione necessaria. – spiegò con calma il capitano in seconda. – Come hai avuto modo di notare anche tu, negli ultimi anni ci siamo fatti una certa fama. Se vogliamo viaggiare in incognito dobbiamo cambiare nave il più presto possibile. E sicuramente prima di…
- …prima di entrare nella Rotta Maggiore. – concluse la donna con un sospiro.
- Esattamente. Inoltre, - aggiunse l’altro con cautela. – Sarebbe bene non scegliere una nave troppo grande.
- Beh, una nave più piccola viaggia più velocemente! – intervenne allegramente Ryoku, tentando di allentare la tensione. – Forse riusciremo a recuperare un po’ del tempo perso nella deviazione.
- Una nave piccola non significa solo una nave leggera. – cominciò a spiegare Benn.
- Dovremo navigare alla vecchia maniera, immagino. – intuì Midori.
Benn annuì.
- Quello che le navi più piccole raramente hanno è la chiglia rivestita in Kairoseki. – continuò il vice prevenendo le domande di Ryoku. – Se anche entriamo nella Rotta Maggiore attraverso la Reverse Mountain, non sarà facile riuscire ad affrontare la fascia di bonaccia per uscirne.
- Senza contare che Shanks era l’unico in grado di domare i Re del Mare. – realizzò il giovane pirata. – A remi immagino ci voglia un bel po’ di tempo, non è così, Benn?
- Tempo che non abbiamo. – commentò amaramente Gale raggiungendo i compagni. – L’effetto del composto sta già finendo. Gliene ho già somministrato una nuova dose, ma il suo organismo finirà per abituarsi alle sostanze vanificandone l’efficacia.
- E voi non potete inventarvi qualche nuovo intruglio? – chiese Ryoku, speranzoso. – Siete o non siete due dei migliori medici di bordo della nostra era?
- Ha un metabolismo troppo rapido. – rispose seccamente Gale. – Si assuefa incredibilmente in fretta, non riusciremmo a stare al passo. Inoltre, un eccesso terapeutico finirebbe solo per indebolirlo ulteriormente.
- Dobbiamo raggiungere Crocus. – disse Midori gravemente. – Lui saprà rallentare l’avvelenamento. Non preoccupiamoci di altro, per adesso. – aggiunse cercando lo sguardo impassibile di Benn.
- Riducendo al minimo la deviazione, saremo lì entro due settimane. – si impegnò il vice. – Non posso fare di meglio.
- Andrà bene.


Ram's corner

Se qualcuno, come me, avesse bisogno di un rapido ripasso geografico, ecco qui.



Alla prossima,
Ram.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo diciottesimo ***



Capitolo diciotto.

Anche quella mattina, come tutte le precedenti, Aki corse ad osservare il mondo dal suo minuscolo oblò non appena sveglia. Era ormai una settimana che viveva a bordo della Goldfish e da giorni il cielo, il mare e il vento minacciavano tempesta… e anche quel giorno lo scenario che le si schiuse davanti agli occhi non era dei più promettenti. Delusa, la bimba sospirò.
Yasop non l’avrebbe mai fatta uscire in mare con quel tempo e lei ne aveva abbastanza di nodi, di vele e di lezioni di pesca. Senza contare che quella mattina non sarebbe arrivato prima dell’ora di pranzo, dato che aveva promesso a Shanks di dargli una mano con la scuola.
La mattinata si profilava lunga, ma Aki non era una che si perdeva d’animo facilmente. In fondo ancora non pioveva e c’era ancora tanto da esplorare da quelle parti. Felice per quella risoluzione, afferrò la canna da pesca che Yasop le aveva costruito in quegli ultimi giorni, il cesto in cui mettere le sventurate prede e una bisaccia per gli spuntini. Avrebbe risalito il fiume, decise, alla ricerca di qualche zona particolarmente promettente in vista del pranzo.

- Beh, prendete i giganti, ad esempio. Una volta incontrammo una ciurma di giganti che non aveva alcun capitano. Il fatto è che, in pratica, c’era stata una grossa disputa tra i due capitani e il resto della ciurma aveva cominciato a litigare su chi dei due fosse…
Shanks, che osservava la situazione sbracato sulla sua sedia, tirò un sospiro di sollievo. I ragazzini adoravano le chiacchiere di Yasop, pendevano letteralmente dalle sue labbra e lo interrompevano soltanto quando il pirata perdeva il filo o per incontenibili mormorii di ammirazione. Fino a che il tempo non si fosse ristabilito quella era l’unica soluzione. Soprattutto dopo quel fallimentare tentativo di insegnare scherma in classe. Lanciò un’occhiata fuori dalla finestra. Le nuvole continuavano ad addensarsi.
 
Aki sbuffò annoiata.
Quel punto sembrava perfetto per pescare. L’argine alle sue spalle la riparava dal vento che già si alzava dal mare e il fiume creava un’ansa abbastanza ampia da formare una piccola d’acqua quasi ferma. Eppure, nonostante la corrente fosse meno forte, i pesci non sembravano voler abboccare nemmeno lì.
La bambina alzò gli occhi e valutò se non fosse il caso di provare a spostarsi più in avanti, in direzione del bosco. In fondo mancavano ancora alcune ore all’arrivo di Yasop, non temeva la pioggia e avrebbe potuto benissimo provare… In quel momento una leggera forza mosse la canna tra le sue mani sottraendola del tutto ai suoi pensieri. Tirò con tutte le sue forze. Fu una breve lotta, ma alla fine la bambina ebbe la meglio e il pesce si ritrovò a dibattersi convulsamente sospeso a mezz’aria. Aki lanciò un grido di trionfo, preparandosi a staccare la sua preda dall’amo e immaginandosi già la faccia che avrebbe fatto Yasop quando gli avrebbe detto che c’era riuscita tutta da sola.
- Che cosa ci fai tu qui?
Aki si riscosse dai suoi pensieri, guardò il ragazzino che aveva di fronte e sorrise.
- Sono venuta a pescare! – disse con semplicità, mostrando a Riku la sua piccola conquista.
Dall’altra parte del fiume e con la canna da pesca legata a tracolla sulla schiena, il ragazzino la guardò stizzito.
- Questo è il mio stagno, i pesci che vivono qui sono tutti miei.  – ribatté incrociando minacciosamente le braccia e gonfiando il petto. – Quindi restituiscimi il mio pesce.
- Ma questo pesce l’ho preso io!
- Lo stagno è mio, il pesce è mio.
- E perché è tuo, lo stagno?
- E’ mio perché lo dico io. Ora dammi quello stupido pesce.
- Non è giusto! Questo stagno non è tuo, tu sei solo un bugiardo!
- Sarei io il bugiardo? – fece Riku, perdendo la sua abituale freddezza. – Sei tu qui quella che bara!
- Io non ho barato! – strillò Aki.
- Ah no? Vogliamo vedere? – chiese lui sfoderando la canna come se fosse una spada.
- Io non ho paura di te! – rispose la bambina, preparandosi al combattimento.
Con un tuono, le prime gocce cominciarono a cadere.

I bambini erano senza parole.
- Beh, sì. Ma del resto, come dico sempre, preda grossa, preda facile. Vedete quindi che in mare una buona mira è una qualità che torna sempre uti-
Shanks si riscosse appena un attimo prima che il suono dei passi riecheggiasse nel corridoio.
- Signor Shanks! – gridò senza fiato il ragazzo che si affacciò alla porta dell’aula. – Una nave! Una nave sta tentando di raggiungere la costa!
- Che genere di nave? – s’informò il cecchino.
- Batte bandiera nera.

Aki continuava a scivolare nel fango.
- Non ti arrendi? – gridò Riku tentando di sovrastare la tempesta.
La pioggia era scoppiata, alla fine, ed era talmente forte che il rumore copriva le loro urla.
In tutta risposta, la bambina prese lo slancio ma, scivolando ancora, riuscì ad afferrare le ginocchia del suo avversario, facendolo cadere. Lo sentì lanciare un grido, alzò la testa per capire cosa fosse successo, ma un pugno la colpì in pieno viso. D’istinto si aggrappò al braccio del ragazzino e lo morse, mentre cercava di colpirlo con calci e pugni lanciati alla cieca.
Facendo leva sul braccio libero, Riku provò a rialzarsi, ma i piedi ormai affondavano nella fanghiglia e il peso di Aki lo ancorava a terra. Ricadde di peso sulla bambina e, insieme, finirono per rotolare lungo la breve discesa e caddero nelle acque del fiume.  

Il fragore del mare e lo scrosciar della pioggia costringevano gli uomini ad un vociare indistinto.
Shanks si riparò gli occhi dall’acqua e provò a scrutare là dove gli era stato indicato. In mezzo a quella tempesta, un veliero si muoveva a scatti, chiaramente in balia delle onde.
- Che dobbiamo fare, capitano?- gridò uno dei pescatori.
Shanks fece segno di attendere.
Solo una volta in vita sua aveva visto una tempesta più violenta di quella e una sola nave era riuscita a sopravviverle indenne.
- Hanno un albero spezzato. – disse Yasop, al suo fianco, aguzzando la vista. – E si stanno avvicinando pericolosamente alla scogliera, a ovest. Non credo che riusciranno a virare. – aggiunse guardando il suo capitano.
Shanks si voltò verso gli uomini del villaggio.
- Preparatevi a raccogliere i feriti.

Aki raggiunse la superficie e respirò avidamente.
L’acqua la trascinava con una forza che non poteva contrastare. Tossendo e sputando, la bambina provò a prendere abbastanza fiato per immergersi e nuotare verso la riva più vicina. La corrente minacciava di trascinarla a fondo ad ogni movimento.
Riemergendo a fatica vide Riku, poco più a valle, lottare con tutte le sue forze per raggiungere terra.
- Riku! – riuscì a gridargli prima che una nuova ondata la sommergesse di nuovo.
Il ragazzino si voltò per un istante, poi tornò a guardare davanti a se’.
Senza fiato, Aki scorse nell’acqua le gambe del suo nemico muoversi poco più avanti a lei e nuotò in quella direzione. Riuscì a prendere una nuova boccata d’aria e acqua insieme e riprese a nuotare, ormai al limite, con le braccia, le gambe, il petto che cominciavano a farle male.
Le gambe davanti a lei avevano smesso di nuotare. Una mano l’afferrò per un braccio. Con un ultimo sforzo, riemerse e si aggrappò ad una radice che sporgeva dalla riva del fiume. 



Ram's corner

Capitolo piuttosto "frammentato", lo so. Mi piacerebbe poter dare tutta la colpa a queste maledette pause nella scrittura (che vi assicuro, non aiutano), ma la verità è che le scene "d'azione" non sono esattamente il mio forte. Però mi piacciono e per vostra disgrazia ogni tanto le voglio provare anch'io. Se avete consigli sono assai graditi, se avete insulti posso comprendere, se avete commenti li leggerò volentieri.

Buon ferragosto (burrascoso) a tutti!
Ram

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo diciannovesimo ***


Capitolo diciannove.

- Ri- ku… - riuscì a mormorare con voce strozzata prima che la tosse la costringesse di nuovo a ripiegarsi su sé stessa, inginocchiata nel fango.
Ogni respiro le bruciava da morire, ma non poteva smettere di prendere grandi boccate d’aria, tra un accesso e l’altro.
Quando alzò di nuovo lo sguardo, Riku continuava ad arrancare nel vento.
- Riku! Aspet- - provò a gridare ancora.
Il ragazzo non si fermò nemmeno. Forse non riusciva a sentirla o forse non voleva. In ogni caso continuare a gridare era inutile.
Decisa a seguirlo, Aki si tirò faticosamente in piedi. Il vento era tanto forte da costringerla a chiudere gli occhi e la pioggia la colpiva fredda e tagliente sulla pelle scoperta delle braccia e del viso. Il tessuto bagnato  dei vestiti, del resto, le si attaccava al corpo facendola rabbrividire. Gelidi rivoli d’acqua le scorrevano lungo la schiena cadendo dal grosso cappello di suo padre.
Stringendosi forte le braccia al petto e tremando di freddo, si costrinse a camminare.

L’impatto con la scogliera fu devastante.
Il fianco della nave fu squarciato all’istante e l’albero maestro cadde definitivamente tra le onde, trascinando con sé parte del ponte e, probabilmente, parte della ciurma. Spirando dal mare, il vento portava l’eco delle voci dell’equipaggio.
Gli uomini del villaggio erano ammutoliti. Immobili e silenziosi, non riuscivano a distogliere lo sguardo da quella tragedia.
- Capitano! – gridò infine uno dei più giovani, esasperato. – Dobbiamo intervenire! Dobbiamo aiutarli!
Shanks non distolse lo sguardo.
- Il vento è troppo forte. – disse soltanto. – Possiamo solo aspettare che finisca la tempesta.
- Ma con la sua esperienza, lei…
Con un boato, la metà di poppa del veliero si schiantò nuovamente sugli scogli, fracassandosi completamente. Poco più avanti, della prua non si scorgeva che la polena mentre lentamente colava a picco.

- Smettila di seguirmi.
Sorpresa, Aki alzò la testa.
- Smettila di seguirmi. – disse ancora Riku. – Torna a casa tua.
La loro marcia silenziosa li aveva portati in prossimità della foresta. Il vento continuava a soffiare e la pioggia a cadere, ma lo sforzo di continuare a camminare aveva assorbito completamente l’attenzione della bambina che, come ipnotizzata dal movimento, aveva quasi scordato il freddo e i dolori della battaglia.
- Non posso. – gridò in risposta. – E’ dall’altra parte del fiume!
- Allora cercati un altro posto. – ribatté il ragazzino alzando le spalle. – Non ti faccio entrare in casa mia.
- Tu vivi qui? – chiese la piccola al colmo della meraviglia.
Riku si irrigidì visibilmente.
- Ti ho detto di andartene.
- Ma fa freddo, ho sonno e non so come…
- Non è un mio problema.
- E invece sì!- gridò Aki arrabbiandosi. – E' colpa tua se siamo caduti nel fiume! E se volevi stare solo potevi non tirarmi fuori, tanto ci riuscivo benissimo anche da sola!
Riku sembrò spiazzato.
- Ma se stavi per annegare! – ribatté in quello che avrebbe voluto essere un tono di scherno.
- Non è vero!
- Bene, allora buttati in acqua e torna da dove sei venuta. Non verrò ad aiutarti questa volta.
- Non ho bisogno del tuo aiuto!
- Allora smettila di seguirmi. – concluse il ragazzino con un ghigno.
Troppo infuriata per ribattere, Aki si morse una guancia e fece platealmente dietro-front. Alle sue spalle, Riku la osservò allontanarsi. Quando fu certo che non si sarebbe voltata riprese il suo cammino.

No che non aveva bisogno del suo aiuto, no signore.
Aki era semplicemente infuriata con Riku. Come aveva potuto pensare che non ce l’avrebbe fatta da sola? Sapeva nuotare benissimo. Con chi si credeva di avere a che fare? Lei sarebbe diventata un pirata fortissimo e i pirati devono saper nuotare. Come farebbero altrimenti a vivere tutte quelle avventure sulla Rotta Maggiore e a sconfiggere tutti quei mostri marini di cui le avevano parlato Lou, Yasop e gli altri? Di certo un vero pirata non aveva paura di uno stupido fiume o di una stupida tempesta. E lei sarebbe diventata un pirata. E non sarebbe stato certo quel fiume a fermarla.
Era arrivata sulla riva. Le acque scorrevano frenetiche mescolandosi alla pioggia e al fango. Aki sentì un nodo formarsi in fondo alla gola. Forse, dopotutto, non sarebbe stato poi così semplice. Decise di farsi coraggio, non poteva arrendersi così, senza nemmeno tentare. Per non scivolare sul fango, afferrò con una mano il tronco di un giovane arbusto e, sorreggendosi, si avvicinò cautamente all’acqua. Stava tendendo la mano per saggiare la forza della corrente, quando, all’improvviso, avvertì l’aria cambiare. Il fragore di un tuono riecheggiò immediato nella foresta.

Riku si immobilizzò continuando a fissare la terra davanti ai suoi piedi. Non era possibile, quella luce… non poteva veramente essere un… Il boato del tuono lo raggiunse prima che potesse mettersi a contare per calcolarne la distanza. Sentì il cuore battere all’impazzata. Un fulmine non gli era mai stato tanto vicino. Doveva essere caduto solo a pochi metri da lì, forse nemmeno dalla parte opposta del fiume… Il fiume… Si voltò con gli occhi sbarrati. La ragazzina…

Il grosso tronco scricchiolò paurosamente.
Istintivamente, Aki tirò a sé l’arbusto tentando di risalire l’argine. Il piede scivolò nel fango e si ritrovò pancia a terra, le gambe già a mollo nel fiume. La corrente la trascinava via con se’.
La bambina si aggrappò al giovane tronco con entrambe le mani e guardò in alto. Il grosso albero, colpito dal fulmine, vacillava paurosamente nella sua direzione. Se le ultime radici avessero ceduto, l’unica soluzione sarebbe stata lasciarsi trascinare dal fiume. Percorse rapidamente la riva con lo sguardo, alla ricerca di un appiglio, una radice, una roccia, qualsiasi cosa… Fu in quel momento che i suoi occhi incontrarono qualcos’altro.
- Riku! – riuscì a gridare.
Il ragazzino si voltò di scatto e la vide. Corse rapido fino alla riva e scese l’argine aggrappato al grosso ceppo di un tronco tagliato. Diede un’occhiata all’albero che continuava a muoversi quasi impercettibilmente nel vento, con gemiti sinistri.
- Sbrigati! – le gridò tendendole una mano.
Aki tese il braccio fino a farsi male.
- Non ci... arrivo...
- Arrampicati! – urlò ancora lui. – Non posso scendere di più!
Con le sue ultime energie, la bambina riuscì ad afferrare il tronco dell’arbusto qualche centimetro più in su e cercò di tirarsi facendo leva sui gomiti che sprofondavano nel fango. Si aggrappò saldamente alla sua nuova posizione e tese nuovamente il braccio verso Riku.
Questa volta le loro mani si incontrarono.



Ram's corner

Ok, non sto a tediarvi anche questa volta sul perché non sia del tutto soddisfatta dal capitolo, specie dell'ultima parte che mi suona sia di ripetizione che di fuori tema. Ma volevo dire altro. Il fatto è che io seguo l'anime (che alla data corrente dovrebbe essere arrivato all'episodio 658 - capitolo 726 del manga) ma mi è stato detto che nel manga ci sono state rivelazioni che riguardano anche Shanks e, dunque, questa storia.
Questa è una notizia che accolgo con gioia e con terrore, per motivi che penso comprenderete. E' una cosa che potrebbe tornarmi molto utile oppure distruggere definitivamente ogni credibilità della mia storiella. Per dire, uno dei dubbi che mi assillano è quale diamine sia il cognome della mia protagonista, il che potrebbe rivelarsi un dato utile. Però potrebbe anche venir fuori un passato del Rosso Capitano che preclude ogni altra possibilità. C'è anche da dire che i miei informatori non sono le persone più affidabili del mondo, quindi magari è tutta una bufala.
In ogni caso, io fin qui non ne so niente e gradisco continuare a non sapere fino al momento in cui vedrò il tutto con i miei occhi. Se sapete niente spoiler, prego.
Tutto ciò solo per puntualizzare il mio punto di vista nel caso le cose venissero stravolte.

Speriamo non lo facciano,
Ram.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo ventesimo ***



Capitolo venti.

- Vai a chiamarli.
Yasop si riscosse. Le prime luci del mattino accendevano l’orizzonte. Le onde facevano sbattere cupamente i primi flutti contro al molo, con un ritmo macabro. Aveva smesso di piovere.
- Pensi che ci sia…
- Qualcuno è ancora vivo. – aggiunse Shanks alzando lo sguardo sul mare ormai calmo.
Il cecchino si mise a correre verso il villaggio saltando di pozza in pozza. Sbatté la porta della locanda ed entrò come una furia.
- La tempesta è finita. – annunciò alla semioscurità del locale. – Shanks ci sta aspettando al porto. Pare che ci siano dei sopravvissuti, quindi chiunque abbia una barca e voglia di aiutare ci sarà di buona compagnia.

Quando Aki aprì gli occhi era già pieno giorno. Ed entrava sin troppa luce per i suoi gusti.
Si tirò a sedere e si stiracchiò sbadigliando con la consueta eleganza. Stava già cominciando a stupirsi dell’indolenzimento delle braccia, quando si rese conto che qualcos’altro non andava. C’era troppo spazio intorno a lei. Il soffitto doveva essere almeno ad un paio di metri di distanza… Si strofinò gli occhi con decisione, per poi spalancarli. Decisamente, quella su cui si trovava non era la Goldfish.
Si precipitò verso la rudimentale, grande finestra che si apriva nella spoglia parete di legno grezzo e non riuscì a trattenere un mormorio di meraviglia.
- Paura dell’altezza?
La bambina si voltò con un enorme sorriso sulla faccia.
- Tu vivi qui?
- Sì e ci vivo solo. – mormorò cupamente Riku incrociando le braccia sul petto con aria minacciosa.
 Fraintendendo completamente il significato delle sue parole, la bambina tornò a rivolgersi al paesaggio con il cuore colmo di ammirazione per il suo avversario.
- E l’hai costruita tu?
- Sì.
- Da solo?
- Sì.
Aki era senza parole.
Aveva sempre pensato che vivere su una vera nave fosse la cosa più meravigliosa che potesse esistere al mondo. Non le era mai nemmeno passato per la testa che si potesse vivere sugli alberi.

- Ac-qua…
- Capitano!- lo chiamò una voce distante. – Ne abbiamo trovato un altro.
Shanks annuì e fece segno al giovane pescatore di accostarsi alla sua barca.
- Portateli a riva, fate presto. – ordinò osservando la schiena del naufrago.
Due grossi squarci perdevano sangue. Doveva essere andato a sbattere contro degli scogli o qualcosa di simile. Era stato fortunato a resistere tanto a lungo, ma le ferite dovevano essere richiuse al più presto.
- Quest’uomo ha bisogno di un buon dottore. – aggiunse mentre aiutava il ragazzo a caricare il ferito sulla piccola imbarcazione traballante.
Fu solo dopo qualche istante che si accorse dello sguardo sbigottito del giovane.
- Capitano… - mormorò. – Noi non abbiamo… La signora Midori era…
Per un attimo, tra i due cadde un profondo silenzio interrotto solo dal fruscio delle onde.
Solo Yasop non sembrò particolarmente sorpreso dal baccano che seguì.

- “Badare ad una classe di ragazzini è quasi più difficile che star dietro alla tua ciurma” ha detto. “E con Aki è ancora peggio” ha detto. Ma per quale motivo si è dimenticata di dire che era l’unico medico su questa stramaledettissima isola?!
- Qui non si fa mai male nessuno, in fondo…  - abbozzò il giovane, smarrito. - Forse la signora Midori…
- La signora Midori? La signora Midori, ha detto. No, dico, Yasop, l’hai sentito anche tu spero.
- I- io non… - balbettò il ragazzo, ormai nel panico, cercando con lo sguardo il sostegno del cecchino.
- Non è niente, signori, non è niente.– stava giusto provando a dire il pirata percorrendo il più fretta possibile la distanza dal centro del terremoto. – Il capitano è solo un po’ preoccupato, è il suo modo di esprimersi, tutto qui…
- Un po’ preoccupato? Un po’ preoccupato?! – gli fece eco il diretto interessato. – Abbiamo un galeone naufragato, nemmeno un medico su tutta l’isola e io sarei un po’ preoccupato?!
- Beh. - provò timidamente a dire un pescatore più anziano nonostante gli strepiti di Shanks e i mormorii preoccupati degli uomini del villaggio. – Potremmo chiedere al vecchio del bosco…
Brusii e urla si quietarono di colpo. Poi, malgrado la stanchezza e la situazione drammatica, molti scoppiarono a ridere.
I più giovani, sorpresi, si scambiarono uno sguardo interrogativo. Yasop si voltò verso il suo capitano: Shanks era ammutolito di colpo e seguiva il discorso attentamente.
- Il vecchio del bosco! – esclamò un uomo ridendo. – Erano anni che non ne sentivo parlare, ormai.
- E’ solo un vecchio racconto. – spiegò un altro pescatore ai ragazzi perplessi. – Per evitare che i bambini andassero nel bosco, le madri del paese raccontavano sempre che c’era un potentissimo stregone che uccideva gli esseri umani per creare le sue pozioni. Ovviamente erano solo favole. – aggiunse guardando il vecchio che aveva parlato con una punta di severità e di imbarazzo nella voce.
Il vecchio abbassò vergognosamente lo sguardo.
- Beh, per ora aiutatemi a portate i feriti a casa mia. – intervenne Shanks. – Può darsi che Midori abbia lasciato qualche erba, qualche libro… e poi, ora che ci penso, Yasop ha una grande esperienza in campo medico, non è così? – aggiunse con uno sguardo significativo e un sorriso falso come la simpatia dei Tenryuubito.
- Ma certamente! – esclamò il cecchino salendo di un’ottava. – Lo dicevo, io che non c’era ragione di preoccuparsi, no?




Ram's corner

"La sua follia, Elena bella, non è colpa mia". Questo è tutto quello che mi viene in mente per discolparmi agli occhi di tutti i fan (ma soprattutto, diciamocelo, LE fan) del Rosso. E ciò la dice lunga sul mio attuale stato cerebrale.
Citazioni shakespeariane a sproposito a parte, chiamo in mia difesa il panico dimostrato da Shanks nella rievocazione del passato di Rufy quando l'astuto bandito riesce a fuggire con l'ausili di una bomba al gas. L'ho ricercato, credetemi, sono sicura che c'è. Nell'anime almeno, episodio 4.
...cercate di perdonarmi, sto preparando una laurea...

Alla prossima,
Ram

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo ventunesimo ***



Capitolo ventuno.

- Scendi subito di lì!
Allungando la mano, Aki raggiunse il ramo successivo, ci si aggrappò e si diede una spinta con le gambe. Attorno a lei il paesaggio era un cerchio che si allargava sempre di più man mano che continuava ad arrampicarsi.
Molti metri più in basso, sul tetto della casetta in legno, Riku le lanciava urla e occhiate assassine. Quando le aveva chiesto di andarsene non era propriamente quello ciò che intendeva.
- Ti ho detto di scendere!
- Ma si vede tutto da qui! – esclamò di rimando la bambina raggiungendo l’estremità di un grosso ramo per guardare meglio. – Riesco a vedere anche il mare!
- Questo è il mio albero! – gridò seccato il ragazzino. – Se vuoi continuare ad arrampicarti trovati un albero tut-
- Ooh, c’è anche il villaggio! – mormorò lei saltellando di ramo in ramo per vedere meglio.
Tremante di rabbia, Riku la fulminò con lo sguardo.
Stava giusto per urlarle qualcosa, quando un suono lontano catturò tutta la sua attenzione. Aggrottò le sopracciglia, quello non era proprio il momento giusto.
- Che è? Una voce? – chiese Aki drizzando la schiena e scrutando il bosco.
- Non ti muovere di lì. – le intimò il ragazzo. – Nessuno deve vederti, hai capito?
- Ma posso rimanere sull’albero, allora?
- D’accordo, ma non farti vedere.
- Sì! – annuì la bambina con un largo sorriso.
Riku la scrutò torvo per un istante.
- Riku!- gridarono all’unisono due voci già meno distanti nel bosco.
Aki si sporse incuriosita per guardare di sotto.
Con un sospiro stizzito, il ragazzino si affrettò a scendere.

- Cosa ci fate qui?
- Riku! – esclamarono in coro i ragazzini che lo videro spuntare come dal nulla.
- Non dovreste essere a scuola? – chiese Riku sprezzante.
- La tempesta di ieri ha fatto naufragare una nave. – si affrettò a spiegare Kunio. – Il signor Shanks si sta occupando dei superstiti e…
- Il signor Shanks?- fece il ragazzo, alzando un sopracciglio.
- Sì! – intervenne il più piccolo del gruppo. – Il signor Shanks e il signor Yasop ci stanno insegnando un sacco di cose! Il signor Shanks ci ha anche insegnato a-
- Da quando la signora Midori è partita, è lui che si occupa delle lezioni. – lo interruppe bruscamente Kunio.
Riku sembrò riflettere per un breve istante. Le parole di Kunio e Shou spiegavano molte cose, in effetti.
- E’ un peccato che la nave dei naufraghi sia andata distrutta. – mormorò il piccolo Shou dispiaciuto. – Altrimenti sono sicuro che Shanks ci avrebbe portato a vedere come è fatta  una vera nave pirata!
- Hai detto pirata?

Aki continuava ad ammirare il paesaggio con espressione soddisfatta. Una leggera brezza le soffiava sul viso e scacciava i ciuffi di capelli che ricrescevano disordinatamente, il cappello di Shanks dondolava dolcemente sulla sua schiena dritta.
Dal suo ramo vedeva tutto il bosco, come un immenso oceano verde che si perdeva all’orizzonte nell’entroterra. Non aveva mai visto niente di così bello.
Il vento portava con sé mille odori e, insieme, anche alcuni suoni, come prima quelle voci. Quei ragazzini non dovevano essere poi così lontani dall’albero. Incuriosita, Aki abbassò lo sguardo sulle chiome del bosco. A Riku aveva promesso di non farsi vedere e di non scendere, però… E poi non era detto che l’avrebbero vista.

- Era una tempesta fortissima! – esclamò Shou con entusiasmo, interrompendo per l’ennesima volta il fratello maggiore. - Le onde erano così alte che-
- …e quando è finita la tempesta il signor Shanks e gli altri uomini del villaggio hanno trovato un paio di superstiti e li hanno soccorsi. – concluse Kunio.
- Dove li hanno portati?
- Pare che Shanks abbia chiesto di farli portare a casa sua, dato che il signor Yasop potrebbe…
- E’ la casa della ragazzina? – chiese Riku con foga. -Quella dove gli altri sono andati a prendere il forziere?
- Sì… - rispose Kunio osservando l’amico.
- Sapresti portarmici?

Molti rami più in basso, Aki si affacciò cautamente tra le foglie.
Poco lontano scorse chiaramente le figure di tre ragazzini. Benché molto più gracile, Riku sembrava sovrastare il più grosso dei tre.
- Non mi importa cos’ha detto Shanks! – gridò improvvisamente. – Ti ho solo chiesto se mi ci puoi portare o no!
Aki spalancò gli occhi. Shanks? Che cosa c’entrava Riku con Shanks?
Il ragazzo più grande esitò.

- Beh, qual è il piano? – chiese Yasop non appena, perplessi, i pescatori si avviarono verso il villaggio. – Perché tu hai un piano, vero capitano? E c’era quel vecchio tizio nel bosco c’entra qualcosa, non è così? Vero?
- E’ solo una favola per bambini, non dirmi che ci hai creduto. - ribatté Shanks con un sorriso mentre accendeva il fuoco.
Il cecchino lo fulminò con lo sguardo.
- Se c’è una cosa che ho imparato facendo il pirata è che ogni storia che può essere raccontata nasconde un fondo di verità.
- Questo vuol dire che hai davvero “un’ottima esperienza in campo medico”?
- Beh, certo che no, io…
- Ma l’hai raccontato.
Interdetto, il cecchino ammutolì per un secondo, poi tornò all’attacco.
- Tu l’hai raccontato, non io. E poi tu hai-
- E’ un vecchio amico. – lo interruppe il capitano avvicinandosi alla finestra. – Un vecchio amico che non ama molto la compagnia.
Lo sguardo di Shanks corse verso il bosco e non poté impedirsi di sorridere. Erano passati alcuni anni dall’ultima volta, ormai.
- Allora che facciamo? Andiamo a cercarlo? – chiese Yasop impaziente.
- Non lo troveresti mai.
- E allora come…?
- Rilassati, Yasop. – rispose il capitano accoccolandosi in un angolo con una buona bottiglia di sakè. - Sarà lui a cercarci.
Sì, era passato davvero tanto tempo da allora, pensò portandosi la bottiglia alla bocca. Chissà se era cambiato, il vecchio Shingen.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Capitolo ventiduesimo ***


Capitolo ventidue.

- Devi seguire il limitare del bosco fino a che non trovi il fiume che passa anche nel villaggio. La casa del signor Shanks e della signora Midori è proprio lì accanto.
Riku non aveva perso un attimo e si era messo a correre, sordo alle grida degli amici che cercavano ancora di dissuaderlo. Avrebbero dovuto averlo già capito che lui non prendeva ordini da nessuno. E questa volta era semplicemente troppo importante per discutere.

- Riku!
La voce del ragazzo più grande sembrò perdersi nel nulla e Riku era già sparito tra gli alberi.
Che cosa voleva Riku da Shanks? Perché il suo amico gli aveva detto come arrivare a casa sua? Stava forse cercando di liberarsi di lei? O era qualcos’altro? Se avesse voluto far del male a Shanks, lui si sarebbe certamente difeso, però… Aki balzò in piedi, ormai decisa a seguirlo.
 Raggiunse la casetta e si calò lungo la scala di corda tanto rapidamente che si scottò i palmi delle mani. Soffocò un piccolo grido. I due ragazzini erano ancora in giro e lei aveva promesso a Riku che nessuno l’avrebbe vista. Qualunque fossero le sue intenzioni, una promessa era sempre una promessa. Preferì ignorare il fatto che aveva promesso anche che non sarebbe scesa dall’albero e si gettò all’inseguimento. 
Nascondendosi di albero in albero, scorse presto i due ragazzini ancora fermi nella radura.
- Perché Riku fa così? – stava chiedendo il più piccolo. – E perché non andiamo anche noi con lui?
- Sei proprio uno stupido Shou, lo sai che Riku è…
Aki non ascoltò il resto della risposta, si lasciò Kunio e il fratello alle spalle e continuò a correre senza voltarsi. Si fermò di colpo quando si rese conto di essere davanti al fiume del bosco.
Le acque scorrevano ancora impetuose dopo la tempesta del giorno prima e Aki non aveva voglia di ripetere quell’esperienza. Il posto era lo stesso in cui Riku l’aveva salvata la seconda volta. Cercò di inghiottire l’orgoglio e si guardò intorno. Un sorriso le illuminò il viso.

L’intera isola scorreva sotto ai suoi piedi, ma se gli avessero chiesto dove si trovasse, Riku non avrebbe saputo rispondere. Non avvertì i brividi che gli scorrevano lungo la schiena, non sentì il silenzio che regnava attorno a lui.
Nella sua mente non c’era posto per il presente. Solo ricordi, ricordi che continuavano a balenargli in mente uno dopo l’altro. Ed erano ricordi felici, brezze salmastre e rollii di navi. C’era sempre il sole, là.

Il grosso tronco sembrava tagliato di netto là dove aveva colpito il fulmine e non fu facile trovare degli appigli su cui arrampicarsi. Aggrappandosi alle frastagliature del legno e scivolando con i piedi fino a riuscire a trovare un po’ di resistenza lungo la corteccia ruvida, Aki riuscì a conquistare faticosamente il dorso del grande albero. Il tempo di riprendere fiato e fu di nuovo in piedi. Non poteva fermarsi.
Il fiume gorgogliava minacciosamente sotto di lei. Reggendosi di ramo in ramo per non scivolare, Aki si fece avanti con cautela. L’acqua bagnava la parte inferiore di quel novello ponte improvvisato e di tanto in tanto qualche schizzo raggiungeva la bambina, i rami le graffiavano la pelle, le foglie le impedivano di vedere dove mettesse i piedi. Quando con un salto giunse sulla riva opposta del fiume, mille piccoli graffi le facevano formicolare le braccia e le gambe, ma la soddisfazione di avercela fatta era semplicemente troppo grande. Si voltò a fare una linguaccia alle acque che continuavano a borbottare sconfitte e riprese la sua corsa. Questa volta ce l’aveva fatta da sola, pensò sorridendo.

I due naufraghi giacevano accanto al fuoco al centro della stanza buia.
Yasop continuava ad osservare i loro petti sollevarsi e abbassarsi regolarmente alla luce delle fiamme. Tutto quel che sapeva di medicina era che se respiri sei ancora vivo e continuava ad accertarsi che quei due lo fossero.
- Capitano, pensi che questo tuo amico…
Solo allora notò il beato russare di Shanks, sbragato nel suo angolo, un leggero rossore sul viso e la bottiglia vuota ancora stretta in una mano.
- E’ appena pomeriggio… - borbottò tra sé contrariato.
La sua espressione cambiò di colpo. Era appena pomeriggio.
Balzò alla finestra e guardò il cielo. In tutti quegli anni si era abituato a vedere con i propri occhi leggende, mostri e calamità, ma non era preparato a questo.
L’oscurità, come una fitta nebbia scura, aveva inghiottito gli alberi, il fiume, il cielo. Il cecchino sentì un brivido corrergli lungo la schiena.
- Ti avevo detto che sarebbe venuto lui da noi.
- E’… è opera sua?
Shanks sbadigliò stiracchiandosi pigramente.
- Oh è solo un vecchio trucchetto. – disse accomodandosi meglio su un fianco. – Te l’ho detto che non ama molto la compagnia, no?
- Sì, ma…
Il capitano aveva già ripreso a russare.

Riku si immobilizzò di colpo, improvvisamente strappato ai propri pensieri.
Aveva avvertito il sudore gelarglisi sulla pelle prima ancora di capire quel che stava succedendo. Davanti a lui non c’era niente. L’erba del prato, semplicemente, sfumava e svaniva nell’oscurità più profonda. Era come se gli fosse stato rubato l’orizzonte, come se ogni colore venisse lentamente prosciugato della sua luce. Una brezza fredda scivolava tra gli alberi del bosco. Si voltò lentamente. Sentì il suo corpo farsi pesante, le gambe cedere alla stanchezza e piegarsi, il torpore chiudergli gli occhi. Eppure mancava così poco…
No, non poteva arrendersi adesso. Lui doveva… solo fino al fiume e poi… mancava così poco…
- Riku! – chiamò una voce lontana.
Non aveva la forza di voltarsi. Stava cadendo nel buio con una lentezza esasperante.
- Riku!- gridò ancora.
Era la voce della ragazzina. Quella stupida, non avrebbe potuto salvarla questa volta.
- Vattene… - mormorò in un soffio che lei non avrebbe mai potuto sentire.
L’oscurità lo vinse. Chiuse gli occhi e si accasciò a terra.



Ram's corner

Ehilà gente!
Sono qui inaspettatamente presto, devo dire. La voglia di scrivere ha preso il sopravvento sulle cose che avrei dovuto fare. Buon per voi, per me un po' meno. Visto che a voi (mi è stato detto) i capitoli frammentati non disturbano, eccovene qui un altro.
Colgo l'occasione per ringraziare le mie tre recensitrici abituali (Yellow Canadair, Monkey_D_Alyce e ankoku) e dare il bentornato a _Meylor_. Un altro grazie sentitissimo a tutti quelli che, nonostante i ritardi, i capitoli brevi e le discontinuità continuano a seguirmi. Davvero grazie di cuore a tutti!

Ram.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Capitolo ventitreesimo ***



Capitolo ventitré.

- Riku! – gridò Aki per la terza volta quando lo vide cadere a terra.
Quello che fino a poco prima era un semplice prato ai confini del bosco, si era rapidamente trasformato in un luogo buio, circondato da una nebbia scura che sembrava inghiottire il paesaggio. L’aria era allo stesso tempo fredda e pesante.
La bambina continuò a correre addentrandosi sempre più in quella cappa d’ombra. Che cos’era successo a Riku? Perché era caduto così, all’improvviso? Da lontano lo aveva visto fermo di fronte al bosco, poi, quando aveva provato a chiamarlo… E poi perché era tutto buio?
- Riku! – lo chiamò ancora scuotendolo più forte che poteva. – Riku, svegliati! Rik-
Aki si immobilizzò. Era di nuovo quella sensazione, era certa di averla provata altre volte. Si voltò verso il bosco. C’era qualcuno, nell’ombra.

Yasop oscillò e si appoggiò prontamente alla parete per non cadere. Si portò una mano al petto, improvvisamente faceva fatica a respirare.
- Quindi è così che ci si sente. – disse mantenendosi faticosamente in piedi. – In confronto, capitano, tu non sei che un pivellino.
Un russare sommesso avvertì il cecchino che Shanks non aveva affatto risentito del cambiamento.
- Haoshoku haki…* - mormorò tra sé, non senza un leggero senso di ammirazione.
Non ne aveva mai avvertito uno tanto potente.

- Chi è là?!
Aki strinse forte tra le mani il bastone che aveva raccolto da terra.
Dietro di lei, Riku giaceva ancora sull’erba, immobile. Li circondava l’oscurità più profonda che la bambina avesse mai conosciuto. Aki non osava muoversi, occhi e orecchie puntati nel buio, certa che quello che aveva avvertito fosse più di una semplice sensazione.
Poi, nel silenzio, udì un leggero rumore di foglie secche. La piccola deglutì e strinse il bastone fino a farsi male. Una leggera sagoma, come un’ombra, sembrava lentamente disegnarsi nel buio. Si avvicinava sempre più. Aki spalancò gli occhi.
Fu un lampo. Pelle diafana, capelli bianchi, poi soltanto il buio.

La porta si spalancò come scardinata dal vento.
Yasop fece appena in tempo a voltarsi che i corpi inerti di due ragazzini lo buttarono in terra.
- Shanks! – tuonò irata una voce greve. – Quando imparerai ad avere un po’ di rispetto per chi è più vecchio di te?
Dolorante e ancora sorpreso, Yasop riuscì a tirarsi su. Un vecchio dall’aria imponente e folti baffi bianchi dominava la stanza senza degnarlo di un solo sguardo. Tra le mani stringeva il bavero della camicia bianca del capitano.
Sospeso a mezz’aria, Shanks sbadigliò.
- Ti trovo bene, vecchio mio. – disse con un largo sorriso. – Gli stessi modi delicati di un tempo, vedo.
In tutta risposta, il vecchio lo scaraventò a terra con forza tale da far crepare il legno.

Il sangue era ovunque.
I sandali scivolavano sul bagnato mentre correva, ma non poteva fermarsi, non poteva rallentare. Poteva solo sperare di non arrivare troppo tardi.
Non si voltò a guardare la locanda dove i vecchi e i marinai raccontavano le loro avventure ai bambini del paese, non si voltò verso le macerie del negozio di zio Matsudo, né verso l’officina del vecchio Rioga, chiuse gli occhi davanti alle case distrutte dalle cannonate e dalle scorrerie dei pirati. Continuò a correre. Fino a che non sentì l’erba fresca accarezzarle la pelle, fino a che quell’odore ferrigno non si fu placato. Solo allora alzò gli occhi, ansante.
Le porte del dojo erano aperte…

Midori  si alzò di colpo e si trovò senza respiro. A poco a poco riconobbe il rollio della nave e cominciò a scorgere il profilo della scrivania e dei libri lasciati aperti su di essa. Dopo un intero giorno di pioggia, l’umidità di quella piccola stanza era soffocante. Allentò la presa sull’impugnatura di Shingetsu e decise di alzarsi.
La nave che Benn aveva scelto era robusta, ma piccola. Lo sguaiato russare di Ryoku risuonava distintamente nel breve corridoio che portava alle scale. Midori lo percorse velocemente e salì sul ponte. La brezza fresca e la luce delle stelle  le diedero il benvenuto. Aveva finalmente smesso di piovere. Midori chiuse gli occhi e respirò profondamente, abbandonandosi a quella ritrovata sensazione di benessere.
- Problemi a dormire?
Appoggiato all’albero maestro, Benn fumava tranquillamente.
- Un problema comune, vedo.- ribatté Midori, ricordando che il turno di guardia era stato originariamente assegnato a Gale.
- E’ colpa della cabina in comune. – disse il vice, alzando le spalle. - Ryoku russa in maniera imbarazzante.
Un ronfo attutito dal portellone di legno che conduceva sottocoperta sembrò confermare le sue parole.
Midori sorrise. Benn se ne accorse, ma spostò rapidamente lo sguardo sulla linea dell’orizzonte.
- Beh, a quanto pare questa tortura non durerà a lungo. – osservò.
La donna seguì il suo sguardo. Il profilo della Reverse Montain si stagliava contro i primissimi chiarori dell’alba.
Da quando erano partiti, era la prima volta che la vedeva sorridere, pensò Benn avviandosi a svegliare gli altri.
 
 
* Haoshoku haki: non so come sia l’esatta traduzione italiana. Nei sottotitoli in inglese lo chiamano “conqueror haki” e so che “haki” viene generalmente tradotto con il termine “ambizione”. Quindi direi “ambizione del conquistatore” o qualcosa del genere. E’ comunque un’invenzione del talentuoso Oda-sensei.

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Capitolo ventiquattresimo ***



Capitolo ventiquattro.

I raggi del sole filtravano obliqui nella piccola stanza e gli solleticavano le palpebre. Riku aprì gli occhi e rimase per qualche istante a osservare quella luce calda graffiare l’ombra con le sue lame dorate.
- Ma mi fa male! – sentì gridare la ragazzina con voce lamentosa.
A quel grido, Riku si svegliò di colpo. Dov’era? Come era finito lì? Cos’era successo? Improvvisamente gli tornò in mente il bosco, l’oscurità, la ragazzina che lo chiamava e poi lui era…
Con un solo movimento secco gettò via le coperte leggere e balzò in piedi. Dalla stanza accanto provenivano voci e risa. Si accostò cautamente sulla soglia.

Seduta con aria imbronciata e con un’ampia fasciatura che le nascondeva gran parte dei capelli ancora corti e irregolari, Aki si tastava cautamente l’enorme bernoccolo che aveva sulla testa.
- Ma guardala! – fece Shanks. – Non ti metterai mica a piangere adesso?
- No che non piango! – si infuriò la bambina, voltandosi furibonda verso di lui.
Il padre scoppiò a ridere.
- E’ talmente grosso che non ti sta neppure il mio cappello! – disse indicandola.
- Stai zitto! Tu non ti reggi nemmeno in piedi!
- Sì, in effetti capitano, tu sei messo peggio. – intervenne Yasop arrotolando quel poco che rimaneva della scorta di bende di casa. – Certo che il tuo amico non era affatto un tipo amichevole. Si può sapere come diavolo facevi a conoscer…?
Ma padre e figlia erano troppo impegnati a ridere il primo e guardarlo in cagnesco la seconda per ascoltare le sue parole. Il cecchino sospirò, chiedendosi dove mai fossero a quell’ora Benn e gli altri.
Il suo sguardo cadde sui due naufraghi ancora sdraiati al centro della stanza. In effetti dopo le cure a porte chiuse del vecchio sembravano aver ripreso un po’ di colore. Secondo le sue previsioni si sarebbero svegliati nell’arco della giornata, o almeno così aveva detto prima di sparire sbattendosi violentemente dietro la porta ormai da cambiare. Respirare, continuavano a respirare.
Un improvviso silenzio spinse Yasop ad alzare gli occhi. Il capitano aveva smesso di ridere. Il volto magro del ragazzino che il vecchio aveva portato svenuto insieme ad Aki faceva capolino dalla porta della camera.
- Riku! – gridò Aki con un sorriso quando lo vide.
- Riku? – mormorò Shanks, sorpreso.
Era dunque questo il famoso “capitano pirata”?

Solo quando sentì il suo nome, Riku capì di essere stato scoperto. Distaccò lo sguardo dai due uomini sdraiati sul pavimento e arretrò di un passo quando vide gli occhi della ragazzina e di Shanks fissarlo.
Non voleva essere lì, non voleva che ci fosse nessuno. Si voltò di scatto e si mise a correre. Con una mano si asciugò rapidamente la guancia sinistra.
Dietro di lui, Aki continuava a chiamarlo con l’usuale insistenza.
- Riku! – gridò per l’ennesima volta, correndogli dietro.
Quando raggiunse la soglia della stanza di Midori, la finestra era spalancata.
- Ma dove è andato adesso? – si chiese la bambina, sconsolata.
Shanks abbassò lo sguardo sui due naufraghi. La storia, in fondo, era sempre la stessa.

Le grida di Laboon riempivano l’aria.
- Pronti con il cannone! – gridò Benn sovrastando il frastuono della balena e del vento.
Ryoku preparava la miccia, Vargas teneva ferma la barra del timone contro la furia della corrente. Sul ponte, Midori non poteva far altro che aggrapparsi alle sartie per non cadere. Il vento gelido e le scaglie di ghiaccio le sferzavano la faccia, proprio come la prima volta, tanti anni prima.
La nave prese sempre più velocità e la condensa li avvolse. Come un’enorme montagna scura, il profilo di Laboon cominciò ad emergere dalla nebbia. Una nuova, potentissima folata di vento e furono fuori dalla cappa di vapore. La Rotta Maggiore comparve splendendo ai raggi del sole. Il mare più grande del mondo, la strada per il grande tesoro del Re dei Pirati si stendeva infinita e maestosa di fronte ai loro occhi.

- Non hai mai visto la Reverse Mountain?!- si era scandalizzato Shanks.- Ma che razza di pirata sei?
- Un pirata che è nato nella Rotta Maggiore, oserei dire.
- Non ti sei persa niente di che. – era intervenuto allora Yasop, serafico. – Certo, c’è un paesaggio fantastico ed è una meta fondamentale per un pirata che voglia dirsi tale, però, in fondo, è solo una possibilità in più di morire sfasciando la propria nave e non credo che…
Benn gli aveva scoccato un’occhiata piena di significato, ma ormai era inutile. Un sorriso pericoloso era già comparso sulla faccia del capitano.


- Fuoco!
Midori fece appena a tempo a rinforzare la presa sul cordame. Il cannone sparò e la nave si fermò di colpo mandando metà della ciurma a gambe all’aria. Laboon, come suo solito, non sembrò nemmeno accorgersi della palla di piombo che gli era rimbalzata addosso.
Esattamente come la prima volta, l’attenzione di Midori corse rapida lungo quella viva montagna nera, fino a raggiungerne la cima. Non poté fare a meno di sorridere. Con il suo solito sguardo minaccioso, Crocus li osservava dall’alto.

Aki si cacciò velocemente in bocca gli ultimi bocconi del pranzo e scattò in piedi.
- Aki. – la chiamò Shanks sorseggiando il suo saké e interrompendo l’ennesimo monologo di Yasop.
La bambina si arrestò sulla soglia della porta, già il sole caldo del primo pomeriggio le scaldava la pelle. Si voltò verso suo padre.
- Ceniamo verso il tramonto. – disse lui semplicemente. – Cerca di tornare prima che Yasop si faccia fuori anche la tua parte.
Aki annuì in fretta e scomparve nella luce del giorno.
- Troppo facile scaricare così le colpe sugli altri, capitano. – borbottò il cecchino.
Shanks sorrise.

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Capitolo venticinquesimo ***



Capitolo venticinque.

- Riku? – chiamò la bambina. - Dove sei?
Aki sospirò imbronciata. Era un bel po’ ormai che vagava per il bosco con il naso in aria per ritrovare la casa sull’albero. Si stava levando il vento e la sua voce sembrava perdersi altrove. Però era quasi certa di essere nel posto giusto, l’albero che faceva da ponte non era troppo lontano e la riva era sicuramente quella giusta. Doveva essere da quelle parti, ne era certa.
- Riku? Riiiikuuu!? – riprese a chiamare con foga maggiore.
All’improvviso, sentì un tonfo e si voltò di scatto, ma quello che vide fu solo un paio di uccelli che scappavano spaventati da un albero vicino. Perplessa, stava per tornare alla sua ricerca, quando notò che qualcosa si muoveva lungo il tronco robusto. Un nuovo tonfo risuonò dalla cima. La lunga scala di corda oscillava mossa dal vento.

Colpì con tutta la sua forza dritto sul legno e trattenne un grido. Strinse i denti. Dalle sue labbra non sarebbe uscito neanche un gemito. Del resto, che cos’era successo? Non era cambiato niente. E non poteva veramente aspettarsi che qualcosa cambiasse. Non più.
Sentì come un nodo stringergli la gola e tirò un altro pugno sul legno, prima che qualunque emozione riuscisse a raggiungergli gli occhi. Lui se l’era sempre cavata benissimo da solo. Non aveva mai pesato sulle spalle di nessuno, nemmeno allora.
Sentì distintamente la pelle delle nocche aprirsi, ma non si fermò.
“Non devi darti il tempo di provare alcun dolore, altrimenti non ti rialzi più”
Un colpo ancora e poi un altro, e un altro… fino a che…
- Che cosa stai facendo?
Sulla soglia della porta, la ragazzina lo guardava con aria interrogativa. Riku si immobilizzò, un pugno già pronto per colpire di nuovo, fermo a mezz’aria. Non l’aveva sentita arrivare.
- Non ti fai male, così? – osservò lei, incurante.
- Vai via. – mormorò Riku, abbassando il pugno.
- Uhm?
- VAI VIA! – gridò a voce talmente alta che alla bambina sembrò quasi sentirla risuonare nel bosco.
Il vento e l’affanno di lui sembravano riempire il silenzio che seguì. Le mani di Riku tremavano, il dolore cominciava a farsi sentire.
Aki lo osservò sorpresa per un istante. Poi si sedette caparbiamente in terra.
- No. – disse incrociando le braccia. – Io resto qui.

- Avrei dovuto immaginare che sarebbe andata a finire in questo modo. – borbottò Yasop. – E molto prima della gamba rotta. – aggiunse accennando alle fasciature del capitano.
- Alle lezioni del signor Yasop! – sghignazzò Shanks stappando l’ennesima bottiglia di saké e offrendone un bicchiere al festeggiato.
- Midori non approverebbe di sicuro…
- Su, su! Non vorrai non disobbedire ad un ordine del capita… Uhm?
Entrambi i pirati si voltarono. Uno dei due naufraghi aveva aperto gli occhi e si guardava perplesso attorno.
- D- dove sono? – chiese alla fine, smarrito.
- Le cure del tuo amico alla fine hanno fatto effetto, vedo. – commentò Yasop.
Il capitano sorrise e si affrettò a riempire di nuovo il bicchiere.
- Il mio nome è Shanks e questa è casa mia. – disse rivolgendosi al naufrago. – Sakè?

Riku sbirciò in direzione della ragazzina.
Era almeno da una buona mezzora che se ne stava seduta lì, braccia incrociate e sguardo caparbiamente fisso a terra, senza dire una parola. Tutto questo era tremendamente irritante.
- Beh? Allora cos’è che vuoi? – chiese esasperato, rompendo il silenzio.
Aki alzò la testa di scatto e lo fissò. Poi un sorriso soddisfatto le comparve sulle labbra.
- Voglio fare parte della ciurma. – disse con decisione.

- E il resto della ciurma?
- Non ci sono altri sopravvissuti. Mi dispiace.
L’uomo strinse forte il bicchiere e abbassò lo sguardo.
Tenendosi in disparte, Yasop osservava gravemente lo sconosciuto. Dal momento in cui lo aveva visto svegliarsi, il cecchino non aveva potuto fare a meno di ricordare che quello che avevano di fronte, benché ferito, era pur sempre un pirata come loro. E con le ferite che aveva, era bene che il capitano non provasse a combattere.
- Dove eravate diretti? – chiese Shanks.
- Stavamo facendo rotta verso la Rotta Maggiore. – rispose l’altro con voce rotta. – Il capitano si era guadagnato una taglia e pensavamo che fosse venuto il momento di…
Shanks abbassò rispettosamente lo sguardo sul proprio bicchiere, mentre l’uomo si asciugava la rapidamente gli occhi.
- Poi è arrivata quella tempesta… e la Marina ci era addosso e noi…
- La Marina? – lo interruppe Shanks.

- Shanks a bada di una classe di mocciosi?! – esclamò Crocus scoppiando a ridere.
- A volte mi dispiace quasi di essere partito. – commentò Ryoku dopo aver buttato giù il suo sakè in un colpo. – Avrei proprio voluto vederlo!
- Dovresti sapere meglio di tutti come si comporta, ormai. – lo punzecchiò prontamente Gale. – Con dei tipi infantili e irritanti, intendo.
- Quel moccioso attaccabrighe.  - continuò Crocus ignorando la rissa che infuriava alle sue spalle. – Mi sembra già impossibile che riesca a badare a sé stesso. Bah, il tempo passa per tutti, immagino.
Midori fece un sorriso di circostanza, meditando sui meriti di Benn negli ultimi anni e sui danni che avrebbe trovato tornando sull’isola.
- Con la piccola Aki sembrava trovarsi bene. – disse Vargas con la sua voce profonda e rassicurante.
- E’ la prima volta che li lascio da soli. – sospirò Midori. - Spero vadano d’accordo…
- Oh, questo non lo direi. – disse il vecchio medico con ancora il sorriso sulle labbra. – Quando Shanks tiene a qualcuno finisce sempre per litigarci e fare a botte prima o poi. Persino con Roger… Ma queste sono solo vecchie storie, non è così Benn?
Appena apparso alle sue spalle, il vice sorrise. Non era ancora arrivato il giorno in cui avrebbe sorpreso il vecchio Crocus, in fondo.
- Come sta Akuma? – gli chiese subito Midori.
- La crisi è passata, il nuovo composto sembra avere effetto. – rispose Benn accennando con la testa un ringraziamento alla volta del vecchio.
- Rimane il problema della Fascia di Bonaccia. – fece Gale, spolverandosi elegantemente i vestiti e rinfoderando la katana. – Senza la chiglia in kairoseki sarà un’impresa arrivare a Logue Town.
- Io posso occuparmi dei Re del Mare. – sopraggiunse spavaldamente Ryoku, molto più malconcio del suo rivale. - Se l’idea ti spaventa puoi sempre dare una mano a Vargas e Lou ai remi.
- Sciocchezze! – tuonò Crocus. – Ci mettereste dei giorni, il vostro compagno non ha molto tempo e voi non abbastanza energie. Benn, Midori, voi dovreste saperlo, questo. – disse squadrando i due interpellati con una delle sue occhiate minacciose.
Il suo sguardo incontrò quello dell’uomo più intelligente del mare orientale.
- Che cos’hai in mente, Benn? – chiese mentre già gli occhi gli si iniettavano di sangue.
Il vice si tolse tranquillamente la sigaretta di bocca e sospirò lasciando correre lo sguardo verso la scogliera.
- Dall’ultima volta… - disse lentamente. - Laboon è diventato bello grande, non credi?
 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Capitolo ventiseiesimo ***



Capitolo ventisei.

- La Marina non si fa vedere spesso da queste parti. – osservò Yasop, perplesso. – Lontano dalla Rotta Maggiore, lontano dalle isole di maggior interesse…
Shanks si limitava ad osservare i due naufraghi avviarsi arrancando verso la locanda del villaggio. Uno dei due aveva riportato ferite più gravi dell’altro e il compagno lo sosteneva faticosamente nel cammino. Avevano rifiutato seccamente ogni aiuto. In fondo era una reazione comprensibile. Perdere l’intera ciurma a quel modo… era giusto lasciare loro del tempo per decidere cosa fare.
- …proprio qui vicino, potrebbe essere sospetto. – concluse il cecchino.
- E’ quasi il tramonto. – constatò tranquillamente l’altro. – Cosa è rimasto delle scorte di Lou?
- E riguardo alla Marina?- insisté ancora Yasop, ormai rassegnato all’idea che il capitano non ascoltasse una buona metà dei suoi discorsi. - Non pensi che sarebbe bene controllare? Potremmo prendere in prestito una barca dal porto e…
- Non c’è motivo di agitarsi. – lo interruppe Shanks mettendosi faticosamente in piedi. – La tempesta li avrà portati lontano a quest’ora. E poi tu hai una classe a cui pensare, o sbaglio?

Riku non riusciva a credere alle sue orecchie.
- Voglio far parte della ciurma come gli altri bambini del villaggio. – ripeté Aki, decisa.
Sembrava passata un’eternità da quel giorno. Non poteva credere che per tutto quel tempo la ragazzina avesse in mente solo questo. Doveva essere anche più testarda di quel che già si era immaginato.
- Hai perso e hai barato.- disse seccamente. - Non puoi fare parte della mia ciurma.
- Ma io non ho barato!
- E come avresti fatto a cavartela con quell’orso, allora? Conosco le bestie di questo bosco meglio di chiunque altro su quest’isola. Se decidono di attaccare è impossibile scamparla.
- Anche tu sei riuscito a non farti prendere, però. – ribatté la bambina sulla difensiva. – E poi c’era quel vecchio che…
La voce le morì sulle labbra. Poi un sorriso trionfante le si allargò prepotentemente sulla faccia.
- Ma certo! – esclamò convinta. – Deve essere lo stesso vecchio che c’era nella radura! E’ comparso dal bosco proprio come quella volta e poi ha…
Aki si accorse che Riku la osservava con sguardo assente.
- Tu non lo hai visto, però. – aggiunse la piccola con rammarico. – Quando è arrivato tu eri già svenuto, vero?
- Io non… non sono svenuto! – si arrabbiò il bambino, punto nel vivo. – Sono solo caduto, tutto qui. – aggiunse incrociando le braccia.
In effetti, tornando con la mente a quel momento non sapeva spiegarsi cosa fosse successo. Tutto era diventato buio e le sue forze erano sparite, come se qualcosa le avesse improvvisamente prosciugate…
- Non sei caduto, ti ho visto. – disse semplicemente Aki , con candore irritante. – Eri fermo, poi sei andato giù all’improvviso.
- Ero stanco.- ribatté Riku seccamente. – E comunque non c’era nessun vecchio.
- Invece era lì! Io lo so che era lì, l’ho sentito! Era nel bosco, non si vedeva perché era buio, ma…
- ADESSO BASTA! – esclamò il ragazzino perdendo la pazienza. – Smettila di inventarti le cose! Non c’è nessun vecchio nel bosco e tu sei solo una bugiarda!
- Ma, Riku…
- Nella mia ciurma non voglio bugiardi! Né femmine né bugiardi, hai capito? Nella mia ciurma non c’è posto per te!
Solo allora si accorse che la ragazzina aveva gli occhi lucidi. Allontanò ostinatamente lo sguardo con atteggiamento sprezzante, ma non aggiunse una parola. I passi affrettati della bambina riempirono il silenzio. Riku non si voltò finché non fu certo che se ne fosse andata.

- Che cosa hai in mente, Benn? – fece Midori seguendolo sulle scale che portavano sottocoperta. – E’ un buon piano, ma Laboon non lascerà la Reverse Mountain. Ha fatto una promessa e tu sai quale. Non riuscirai a convincerlo, non ci è riuscito nemmeno Crocus.
- Dobbiamo tentare. – rispose lui laconico, senza nemmeno voltarsi.
Si fermò soltanto sulla soglia della stanza in cui riposava Akuma. Nella semioscurità lo sciabordio delle onde si mescolava al respiro pesante del ferito. La gigantesca sagoma del suo petto si alzava e abbassava lentamente, a fatica. Accanto ad essa, Midori riconobbe il profilo della piccola scimmietta che da sempre accompagnava il pirata nelle sue avventure. Non aveva smesso di vegliarlo un solo istante.
- Non so molto di medicina, ma da quel che ho capito non c’è molto tempo. E non abbiamo nemmeno la certezza di trovare il farmaco a Logue Town. – disse gravemente il vice senza distogliere lo sguardo da Akuma. – L’aiuto di Laboon potrebbe farci risparmiare giorni di viaggio. Oltre Logue Town potremmo addirittura tentare di raggiungere altri porti lungo la Linea Rossa, potremmo addirittura pensare di raggiungere il mare Settentrionale…
- …e le probabilità di trovare l’antidoto salirebbero. – concluse Midori.
Capiva bene le ragioni di Benn, ma non per questo convincere Laboon sarebbe stato più semplice.
- Laboon conosce il dolore di perdere qualcuno che si ama. – disse Benn, come leggendole nel pensiero.
Midori stava per ribattere quando il suo sguardo cadde nuovamente nel buio della stanza. E la vide.
La piccola scimmia continuava a dondolarsi tristemente accanto al corpo del suo padrone.
- Non vorrai dirmi che…?

- Laboon! – gridò ancora Benn, sovrastando il ruggito. - Conosco la promessa che hai fatto e non ti chiedo di rompere il giuramento. Sarà solo per un giorno, solo il tempo necessario a superare la fascia di bonaccia…
Un nuovo ruggito lo interruppe e alti schizzi d’acqua salata colpirono violentemente la scogliera.
- Questo è il punto in cui la distanza dal mare Orientale è minore. – continuò impassibile il pirata, togliendosi dalla bocca la sigaretta ormai spenta e inservibile. – A nuoto ti ci vorranno solo alcune ore a coprire il percorso. Poi tornerai indietro seguendo la linea della scogliera.
Arrancando sotto al peso, la sagoma di Vargas comparve sul ponte della nave.
- Crocus rimarrà qui a vegliare al tuo posto. Non c’è ragione di pensare che i tuoi amici…
Un nuovo, potente ruggito squarciò l’aria e costrinse tutti i pirati disposti sul promontorio a tapparsi le orecchie. Potenti onde facevano rollare pericolosamente la nave e Vargas su di essa.
- LABOON! – gridò allora Crocus con voce di rimprovero.
La balena sembrò calmarsi un poco, ma il suo sguardo rimaneva minaccioso. Il vecchio medico sospirò e lanciò un’occhiata piena di significato al pirata più giovane che a sua volta osservava i movimenti sul ponte.
Raggiunta la riva, Vargas adagiò faticosamente il corpo del compagno a terra. Dietro di lui, la scimmietta si trascinava stancamente sbattendo le palpebre alla ritrovata luce del sole morente.
- Laboon. – disse allora Benn con voce decisa, accendendosi una nuova sigaretta e avanzando verso il mare. – Sei grande almeno quanto qualunque mostro marino viva in quelle acque, sei più veloce di qualunque nave mossa da remi. Senza il tuo aiuto quest’uomo morirà.
A quelle parole la scimmia levò gli occhi spenti sull’enorme balena che le stava di fronte.
- Il veleno si diffonde rapidamente. Da soli non potremo raggiungere Logue Town in tempo. – continuò Benn imperturbabile. – Sei l’unico che può aiutarci a salvargli la vita. Noi non possiamo permetterci di perdere un nostro compagno.
Laboon abbassò il grande sguardo esitante sulle acque, ferito da quelle ultime parole.
- Tu puoi… - cominciò a dire Benn, ma un forte grido stridulo lo interruppe.
I pirati si voltarono a guardare. Protesa verso la gigantesca balena, la piccola scimmia si divincolava e gridava con tutte le sue forze. La sua voce roca e aspra graffiava l’aria, incapace di articolare parole ma in grado di trasmettere la disperazione, la stanchezza e l’esasperazione che l’animale si portava dentro ormai da tempo.
Quando infine tornò il silenzio, Midori alzò lo sguardo. Fissi in quelli della scimmia, gli enormi occhi di Laboon sembrarono farsi lucidi.

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Special: Midori ***


Speciale: Midori


Il sangue era ovunque.
I sandali scivolavano sul bagnato mentre correva, ma non poteva fermarsi, non poteva rallentare. Poteva solo sperare di non arrivare troppo tardi.
Non si voltò a guardare la locanda dove i vecchi e i marinai raccontavano le loro avventure ai bambini del paese, non si voltò verso le macerie del negozio di zio Matsudo, né verso l’officina del vecchio Rioga, chiuse gli occhi davanti alle case distrutte dalle cannonate e dalle scorrerie dei pirati. Continuò a correre. Fino a che non sentì l’erba fresca accarezzarle la pelle, fino a che quell’odore ferrigno non si fu placato.
Solo allora alzò gli occhi, ansante. Le porte del dojo erano aperte…


Per un attimo il terrore le gelò il sangue. Non era possibile, loro non potevano…  Si riscosse con un brivido e riprese a correre.
- Padre! Eiji! – gridò entrando.
I sandali scivolavano sul legno coperto di sangue. Non abbassare lo sguardo.
- Padre! – gridò ancora.
Tagli sul muro, ancora sangue, corpi inerti, ma Midori non ci badò e proseguì, imperterrita, veloce. Spalancò, una dopo l’altra, tutte le porte. Il sole del tramonto tingeva di una sfumatura aranciata la carta di riso macchiata di sangue. La luce filtrava dai tagli e le spaccature.
- Eiji!  -gridò avventandosi sull’ennesima, fragile parete scorrevole.
Il legno cedette sotto le sue mani, la carta si lacerò per la stretta delle dita.
Davanti a lei, in un lago di sangue, giaceva il corpo dell’unico uomo in tutto il piccolo villaggio che avrebbe potuto fermare quello scempio. Suo padre.
Arretrò di un passo, perse l’equilibrio, si aggrappò alla parte di parete ancora in piedi, andò avanti.
- EIJI!!- gridò con tutta la sua forza, riprendendo a correre.
Metteva i piedi uno davanti all’altro, meccanicamente, senza guardare veramente dove stava andando. Dietro ad un velo di lacrime, il mondo appariva sfocato e senza senso. Si ritrovò in terra ancor prima di accorgersi di cadere, si ritrovò a fissare le proprie mani bagnate di sangue prima di capire di essersi macchiata cadendo. Fu un rumore fragile a distogliere la sua attenzione, come un sibilo…
- Eiji! – gridò ancora una volta.
Il corpo di suo fratello giaceva in una posa scomposta, inumana, con le gambe e le braccia piegate in modo innaturale, i capelli generalmente in ordine sciolti e pieni di grumi nerastri. Midori si gettò a terra al suo fianco e usò tutte le sue forze per voltarlo, per sollevargli la faccia da quell’ennesima pozza di sangue. Quando udì quel gemito di dolore non poté fare a meno di sorridere: era ancora vivo.
- Mi… dori… - mormorò in un soffio. – Nostro padre è…
- Lo so. – lo interruppe lei, scuotendo leggermente la testa. – Non importa.
Era come se la sua faccia stesse per spaccarsi. E nonostante la nausea, nonostante il dolore, quello che le tirava la pelle incrostata di sudore, lacrime e sangue era una specie di enorme, disperato sorriso.
Lo sguardo si Eiji si posò solo un istante su quel sorriso, il suo volto sofferente si distese e in quegli occhi così simili ai suoi la ragazzina riconobbe una pace che la spaventò.
- Mi dispiace, Midori… - sussurrò allungando faticosamente una mano.
Un leggero fruscio metallico sfiorò il silenzio. Eiji sorrise guardandola negli occhi con dolcezza.
- Tanto a me non serve più…

Fu un rumore di spari e di risa guaiate a riscuoterla da quel torpore. Non sapeva quante ore, giorni o anni fossero passati. I pirati stavano tornando per il bottino.
Midori scostò il più delicatamente possibile il corpo rigido di Eiji dal suo grembo.
Quell’ultimo sorriso gli si era gelato sulla faccia pallida e sporca, quell’ultimo sguardo si era perso nelle iridi ormai vuote. La ragazzina non si voltò a guardarlo.
Avanzava a testa bassa. Tra le mani stringeva Shingetsu, la sua katana.






Ram’s corner

Salve gente.
Siccome oggi dovrebbe essere un anno esatto da quando ho cominciato a scrivere questa storia e dato che con la trama originale mi sono bloccata un attimo, mi è venuto in mente di fare una cosa molto alla “One Piece”, una di quelle che quando succedono e io sono in piena crisi di astinenza da pirateria mi fa venir voglia di prendere Oda e perforarlo con un pugno di lava incandescente: uno speciale.
E dato che taluni di voi (una in particolare) avevano mostrato un particolare interesse per la misteriosa Midori, ecco qui uno speciale (la sola parola mi urta) su di lei.
Spero che non risulti troppo cruento, noioso o fuori luogo. Non ho curato moltissimo la forma e la tragedia non è il mio genere e ne sono consapevole, quindi non vi preoccupate se avete critiche da avanzare. In particolare fatemi sapere se ritenete necessario cambiare il rating dell’intera storia per questo singolo episodio. Insomma, aspetto commenti.
Certo, povera Aki, che brutto modo di passare il compleanno.

Ram.

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Capitolo ventisettesimo ***



Capitolo ventisette.

Aki si asciugò gli occhi con la manica della camicia.
La luce arancione del sole basso sull’orizzonte colorava i campi. Era il tramonto e lei aveva promesso a Shanks che sarebbe tornata a casa per cena. Perché lei manteneva le promesse. E non era una bugiarda. Quell’uomo nel bosco, lo aveva visto di sicuro… e non solo visto, in effetti. Cercò con la mano il bernoccolo tra le fasciature. Era lo stesso uomo che aveva sconfitto l’orso, ne era più che sicura. Non l’aveva visto bene, questo no, ma c’era qualcosa che… Quella sensazione…
Si alzò i piedi e si avviò verso casa a testa bassa, immersa nei suoi pensieri.
Doveva dimostrare a Riku che aveva detto la verità. Così non avrebbe più potuto dire che era una bugiarda e l’avrebbe finalmente fatta entrare nella sua ciurma. Però… quel vecchio…

- E poi sarei io quello che fa fuori le cene altrui, eh? – borbottò Yasop dalla buia cucina.
Sentendosi scoperto, Shanks abbassò il cosciotto che aveva furtivamente portato alla bocca.
- Non è ancora il tramonto, capitano. – continuò il cecchino uscendo nella luce del sole morente con un paio di ciotole di zuppa fumante. – Il sole non ha ancora toccato l’orizzonte.
Prima che il capitano riuscisse ribattere qualcosa, il suo stomaco si espresse con un rantolo piuttosto significativo. Yasop sospirò, sedendosi al suo fianco e afferrando dal tavolo l’immancabile bottiglia di saké.
- Di’, capitano. – disse dopo un’abbondante sorsata. – Non ti preoccupa proprio per niente questa storia della Marina? Non pensi che continuare a tornare su quest’isola possa diventare un po’… sospetto?
Shanks allungò la gamba ancora malconcia sulla sedia che la teneva sollevata rispetto alla panca, si adagiò mollemente lungo il muro alle sue spalle e chiuse gli occhi.
- Non vedo perché. – ribatté allora con semplicità. – E’ l’isola dove sono nato e siamo nel mio territorio. E poi sanno tutti che non esiste miglior saké di quello che vendono da queste parti. – aggiunse stringendosi nelle spalle.
Yasop non rispose. Rimase a fissare in silenzio la linea rossa dell’orizzonte.
- Shanks. – disse poi. – Non sono mai tornato a Shirop da quel giorno. Credo tu sappia il perché.
Il capitano continuò a fissare insistentemente la propria gamba, sentendo una volta di più la mancanza del buon vecchio cappello. Yasop si alzò dopo poco.
- E’ tornata. – disse soltanto.
Quando quel minuscolo puntino all’orizzonte prese effettivamente la forma di sua figlia, Shanks scacciò i pensieri dalla testa e sorrise.
- Finalmente! – esultò con voce allegra impugnando il proprio cucchiaio. – Iniziavo a temere di dover soffrire da solo la tortura di una doppia zuppa di Yasop.
Il cecchino li raggiunse con una terza ciotola e si mise a sedere sullo sgabello a capotavola. La bambina scivolò silenziosamente sulla panca a fianco del padre.
- Se si fredda peggiora ulteriormente, capitano. – lo esortò Yasop con un ghigno ironico.

I preparativi erano stati veloci.
Un rapido saluto a Crocus, qualche ultima indicazione da parte del vecchio medico e lasciarsi ingoiare da quella gigantesca balena. Midori osservava con incredulità quel cielo azzurro e quei gabbiani immobili. Era incredibile che un ex pirata della ciurma del Re, nonché uno dei più grandi esperti in medicina della sua era, passasse il suo tempo a tinteggiare le pareti interne dello stomaco di una balena.
- Il vecchio ne ha di tempo libero. – mormorò divertito Benn, comparendo al suo fianco.
Un leggero movimento delle acque gastriche segnalò la partenza di quella strana spedizione.
- Quanto ci vorrà? – chiese la donna, distogliendo lo sguardo da una curiosa nuvola che somigliava alla sagoma di un uomo con un’acconciatura afro che suonava un violino.
- Spero non più di una notte o il legno della chiglia non reggerà all’erosione degli acidi. – rispose Benn portandosi abitualmente la mano alla tasca e poi ricordando il divieto di Crocus di fumare all’interno di Laboon. – Ed io alla crisi d’astinenza. – aggiunse amaro.
- Immagino che in tutti questi anni Gale non abbia osato ricordarti quanto questa abitudine sia dannosa per la tua salute. – sospirò Midori. – Forse dovrei provare a mettere in pratica qualcuno dei vecchi metodi…
- Improvvisamente ricordo perché la nascita di Aki fu un evento tanto felice, per la ciurma. – la interruppe bonariamente Benn.
La donna sorrise divertita.
- Purtroppo per voi, la temibile Midori è tornata. – mormorò.

Per tutto il tempo della cena, la bocca di Aki si aprì esclusivamente per mandar giù grandi cucchiaiate di zuppa o abbondanti morsi di carne. Perplessi, i due pirati riempirono il silenzio discutendo dei progressi in ambito scolastico locale. Stavano giusto disquisendo sulle impressionanti conoscenze mediche dei ragazzini del villaggio, quando Aki posò l’osso del cosciotto nel piatto e alzò gravemente lo sguardo.
- Shanks. – chiamò con voce assorta in un filo di pensieri. – E’ stato il vecchio del bosco a farti male alla gamba, vero?
I due adulti ammutolirono per un istante.
- Come fai a sapere che…? – cominciò il cecchino, sbalordito.
- Sì, è stato lui. – rispose invece Shanks. – Tu lo hai visto, quindi? – aggiunse con un mezzo sorriso.
Aki annuì con forza.
- Sì. Io lo so che è nel bosco. E poi lui ha fatto svenire Riku e io non è che l’ho visto, però lui era lì e…
La bambina parlava in fretta e il suo discorso confuso faceva crescere lo stupore di Yasop di parola in parola. Nonostante tutto, Shanks non poté impedirsi di provare un moto di orgoglio.
- Lui è molto forte, vero? – chiese Aki alla fine, puntando i grandi occhi scuri in quelli del padre.
Ben cosciente del peso della propria gamba sollevata, Shanks annuì.
- Più forte di un orso o di qualunque altra bestia del bosco, vero? – continuò la piccola in tono trionfante.
- Beh, sì… - continuò il padre cercando di ignorare la presunta superiorità dell’orso rispetto alla gamba di uno dei Quattro Imperatori.
- Lo sapevo! – esclamò felice la bambina. – Lo sapevo che era stato lui!
- Era stato lui a fare cosa? – chiese perplesso Yasop, sentendo che mancava qualche passaggio a quella conversazione già di per sé abbastanza sconvolgente.
- A sconfiggere l’orso nel bosco. – disse Aki con una certa ovvietà. – Riku non ci credeva. Mi ha dato della bugiarda per questo. Ma non è vero! Io lo so che c’è un uomo nel bosco! Io l’ho… non l’ho proprio visto bene, ma lo so che c’è. Non me lo sono inventato! Vero? – aggiunse guardando suo padre.
- No che non te lo sei inventato. – disse Shanks con un sorriso rassicurante.
Sul volto della bambina si distese un sorriso ancora più grande.
Se lo diceva Shanks, il vecchio del bosco esisteva davvero. E lo avrebbe dimostrato a Riku, a tutti i costi. Lei avrebbe trovato quel vecchio e lo avrebbe fatto vedere a Riku. Così non avrebbe più potuto dire che era una bugiarda. E, finalmente, sarebbe potuta entrare nella ciurma anche lei.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Capitolo ventottesimo ***



Capitolo ventotto.

I resti incandescenti della brace brillavano al buio.
Appoggiato alla parete di legno, Shanks non riusciva a distogliere lo sguardo da quel piccolo falò morente. Non era la prima volta che succedeva, in effetti. Solo che in genere ad un certo punto sbucava sempre qualcuno dal buio per permettergli di dare una forma concreta ai suoi pensieri, di solito Benn, un tempo anche Midori e prima ancora il signor Rayleigh o, qualche volta, il capitano. Il signor Rayleigh, il capitano… era incredibile che continuasse ancora a chiamarli così… Erano passati ormai dodici anni da quel giorno a Logue Town… Ma stava di nuovo divagando.
Quando si era imbarcato non aveva niente da perdere. Tutto ciò che la vita gli aveva dato lo aveva trovato per mare, compagni, ricchezze, fama… e Midori, anche. Non avrebbe mai potuto abbandonare tutto questo. E poi, ormai, era andato troppo avanti per tornare indietro. La sua scelta era diversa da quella che aveva dovuto affrontare Yasop, anni prima. Andarsene per sempre… O almeno fino a che Aki non fosse diventata grande abbastanza.
Quasi istintivamente la sua mano si trovò a scivolare nella tasca destra dei pantaloni, quella in cui un peso leggero lo accompagnava da ormai parecchio tempo. Era stata un’idea di Benn, allora. Un’ottima idea, come sempre, pensò con un ghigno. Forse anche migliore del previsto.
Nel buio intravide solo il familiare bagliore metallico.

Sorgeva l’alba sul mare orientale. La nave rollava placidamente in quelle acque tranquille.
Radunato sul ponte, l’equipaggio voltava le spalle al sole nascente, anche se ormai di Laboon non rimaneva che qualche vivace spruzzo d’acqua di mare all’orizzonte.
- Se Yasop fosse qui, starebbe raccontando per l’ennesima volta la storia del pesce rosso gigante e di quanto fosse piaciuta a suo figlio. – constatò Ryoku con uno sbadiglio.
- E Lou farebbe per l’ennesima volta una qualche battuta sulla necessità di stivare tutte quelle provviste. – gli fece stancamente eco Gale.
- Dopo tutti questi anni dovreste conoscermi meglio, ragazzi. – borbottò allora il cuoco, le mascelle ancora impastate da un’intera notte di inattività. – Io parlerei di “mangiare”, non di “stivare”.– aggiunse scoppiando in una risata sguaiata.
- Prepariamoci a salpare. – disse asciutto Benn, riscuotendo gli uomini dal torpore mattutino. – Non mi va di arrivare a Polestar in pieno giorno.
Tra gli sbadigli e i gorgoglii delle pance ancora pericolosamente vuote, la ciurma si avviò alle diverse postazioni. Prima di scendere nella stanza di Akuma, Midori lasciò correre lo sguardo verso il parapetto di babordo. La scimmietta continuava a fissare seria l’orizzonte.
Un quarto d’ora dopo, una leggera brezza gonfiava le vele e Lou apriva con un calcio ben assestato la porta della cucina, carico di piatti dall’odore promettente.
- Attraccheremo in un’insenatura distante da Logue Town. – annunciò Benn alla ciurma riunita, trovando il modo di stendere una vecchia mappa sul tavolo ingombro. – Pare che ultimamente la Marina abbia fatto parecchi prigionieri tra i pirati che passavano di qui per far provviste prima di entrare nella Rotta Maggiore. Non credo che avremmo grosse difficoltà a sbarazzarci del comando locale in caso di necessità, ma vi ricordo – aggiunse lanciando un’occhiata a Ryoku. - che il nostro obbiettivo principale è quello di trovare l’antidoto e andarcene senza farci troppo notare. Le nostre brutte facce sono piuttosto conosciute anche da queste parti, quindi cerchiamo di non metterle troppo in mostra, per quanto possibile. Prima di tornare alla nave controllate di non essere seguiti o fate in modo che questo non sia un problema. Lou resterà a guardia della nave, io andrò per primo, poi Midori con Vargas, Ryoku e Gale ultimi. I gruppi partiranno ad intervalli di circa un’ora l’uno dall’altro. Entro ventiquattro ore torneremo alla nave seguendo la vivre card che vi darò. Tutto chiaro?
Lou annuì con un rutto, Vargas guardava il mare, Gale sbuffò lanciando un’occhiata a Ryoku che divorava un banco di salsicce. Midori sorrise, sì, tutto chiaro.
- Ci siamo. – disse allora la voce profonda del timoniere.
Ad est la lontana sagoma di un vecchio faro si stagliava contro il sole.

Quando sentì la porta chiudersi, Aki aprì gli occhi e scavalcò agilmente Yasop che continuava a russare per raggiungere la finestra. Sorrise riconoscendo nelle flebili lui dell’alba il mantello scuro di Shanks che si avviava verso il bosco.
Badando a non svegliare il cecchino, la bambina si affrettò verso la porta. Doveva assolutamente seguire suo padre prima che scomparisse nel buio del bosco non ancora del tutto illuminato dal sole. Perché ne era certa, Shanks stava andando dal vecchio.
Si appiattì contro la parete di legno e spiò il padre mentre spariva dietro ai primi alberi senza voltarsi. Solo allora, con un sorriso di furbesca soddisfazione, si gettò felice nel cauto, silenzioso inseguimento.

Shanks non poté impedirsi di sorridere, ma continuò a camminare senza tradire la minima esitazione.
Cercò di togliersi quell’espressione dalla faccia, concentrarsi e pensare ad altro mentre si addentrava sempre più nella vecchia foresta scura.



Ram’s corner

Mi sono ancora una volta dovuta documentare geograficamente ed ho scoperto un sacco di cose interessanti su Logue Town! Per esempio, lo sapevate che l’edilizia della città del Re si ispira all’architettura fiorentina? Da toscana (e nata in provincia di Firenze) non può che pervadermi un qual certo orgoglio.
“Polestar”, a quel che ho capito, dovrebbe essere il nome dell’isola. Talune fonti parlano di arcipelago, ma nelle mappe viene riportata un’isola quindi bo. Va beh, non vi tedio più.

Alla prossima,
Ram

 

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Capitolo ventinovesimo ***


Capitolo ventinove.

Shanks continuava a camminare e la foresta attorno a lui non era più tanto scura. Tiepidi raggi di sole trapelavano dall’alto facendo capolino tra foglie e rami.
Addossata dietro ad un tronco, Aki si chiese se Shanks sapesse dove cercare il vecchio o se stesse vagando casualmente sperando di incontrarlo. Era parecchio tempo che camminavano ormai e la bambina non si era mai addentrata così tanto nel bosco. Gli alberi erano diversi laggiù, più grandi e radi. In alto i possenti rami coprivano il cielo incontrandosi. Con il naso in aria, Aki non poteva fare a meno di chiedersi come sarebbe stato arrampicarsi fino a lassù e quante cose avrebbe potuto vedere da tanto in alto, forse addirittura l’intera isola!
Nel frattempo però non poteva distrarsi: doveva spiare suo padre e cercare di individuare di volta in volta un nuovo nascondiglio per proseguire l’inseguimento. Con la luce era diventato più facile evitare rametti traditori e ostacoli di varia natura, ma sarebbe stato anche più facile per Shanks vederla. Era una cosa che le aveva insegnato la mamma, tempo prima, quando ancora bastava spegnere la luce per riempire una casa di mostri e di fantasmi. Ricorda che ciò che vedi tu lo vedono anche loro, ecco ciò che le aveva detto. Da allora Aki non poteva fare a meno di considerare il buio un ottimo alleato. Come se qualcosa le avesse letto nel pensiero, la luce parve affievolirsi. Pensando ad una nuvola, la bambina ne approfittò per precipitarsi dietro all’albero più vicino e si affacciò di nuovo.

Shanks osservò il cambiamento di luce.
Shingen doveva essere vicino. E anche se questo avrebbe potuto significare qualche nuovo osso rotto e una probabile perdita di forze entro breve, di certo significava anche riposo per la gamba ancora dolente. Cercò di concentrarsi esclusivamente su questo pensiero.
- Non ci sei mai riuscito. – disse una voce rauca nell’ombra.
Colto alla sprovvista come non accadeva da tempo, il pirata alzò lo sguardo. Se non era riuscito ad avvertire la sua presenza doveva essere per il…
- Non è per il dolore alla gamba. – ribatté il vecchio, scostandosi dal tronco a cui si era adagiato per entrare cautamente in uno dei rari raggi di sole che riuscivano a filtrare nella penombra attraverso il fitto fogliame. – E’ solo che eri talmente impegnato a non pensare alla ragazzina che non facevi altro. – aggiunse severo.
Shanks si arrese con un sorriso.
- Non sono mai stato bravo in questo genere di cose. – ammise con un’alzata di spalle.

Aki era perplessa. Provò a chiudere gli occhi e riaprirli di nuovo, ma le cose stavano esattamente come erano sembrate la prima volta. Dietro quell’albero, semplicemente, la foresta finiva nel nulla. Era come se il sole si rifiutasse di illuminare oltre quel preciso punto.
Affascinata dal curioso fenomeno, la bambina abbandonò definitivamente il proprio nascondiglio e, puntellandosi con i piedi in modo da avvertire chiaramente il legno del tronco alle sue spalle, provò ad allungare cautamente il braccio fin dove riusciva ad arrivare. Non sentì nulla. Nessun ostacolo, niente.
Senza abbandonare il contatto con l’albero provò a tastare il terreno con il piede scalzo concentrando su di esso tutta la propria concentrazione. E, ancora una volta, non successe niente. I tiepidi ciuffi di erba bagnati di rugiada continuavano a solleticarle la pianta del piede e il terreno si presentava solido sotto al peso indagatore dell’alluce. La bambina ritirò il piede ancor più sorpresa di prima. Non c’era nessuna assurda voragine che impedisse al mondo di continuare. A quanto sembrava, oltre quell’albero era semplicemente… buio.
Stupita, Aki rimase a fissare quell’enorme nulla davanti ai suoi piedi per qualche istante. Poi un’idea le illuminò il volto, fece un gran sorriso e, prima di darsi il tempo per pensarci, prese fiato e saltò in avanti.

- E’ tanto che non ci vediamo… - cominciò cordialmente Shanks, facendo comparire in fretta una bottiglia di sakè e un paio di bicchieri da sotto l’ampio mantello.
- Piantala. – borbottò il vecchio accettando tuttavia il bicchiere che il pirata gli stava porgendo. – Da quando sei su quest’isola, ogni scusa è buona per bere, a quel che vedo.
- Bevo per dimenticare il dolore della gamba, Shingen. – si giustificò l’altro candidamente. – Non c’è niente di meglio della buona vecchia acqua curativa di queste parti per rimettersi in piedi alla svelta.
- E dunque sei venuto fin qui solo per lamentarti della gamba?- chiese il vecchio con voce minacciosa. – Tu sai che non amo molto la compagnia.
- L’avevo intuito. – mormorò il capitano, portandosi il bicchiere alle labbra.
Bevve in silenzio. Shingen abbassò lo sguardo sul proprio sakè.
- Che cosa vuoi, Shanks?

Sbatté le palpebre più volte, strizzò forte nel chiudere gli occhi e li riaprì di scatto. Non cambiava assolutamente nulla. Aki non avrebbe mai potuto immaginare che potesse essere tanto buio.
Si voltò e l’albero di prima era ancora al suo posto, visibile nella luminosa penombra del bosco. Allungò la mano e quasi si sorprese quando la vide affiorare dal buio. La ritrasse in fretta. Ciò che vedi tu lo vedono anche loro. Si voltò di nuovo verso quell’oscurità così improvvisa e profonda. Sentì che non c’era niente di cui avere paura, là dentro.

- Aki ti ha sentito.
Shingen non parve sorpreso.
- Il suo amico le ha dato della bugiarda, ma lei ne era assolutamente certa. Lei sapeva che tu eri lì. – continuò Shanks gravemente. – Non sono molti quelli che non risentono della tua Ambizione.
Il vecchio osservò la mano del pirata appoggiata sulla gamba sana.
- Che cosa vuoi? – ripeté quasi in un soffio.
- Tu possiedi quello che a Jaya chiamano Mantra. Hai sviluppato l’Ambizione della percezione fino ad un livello che non ho mai visto in nessun altro. Nemmeno il capitano poteva sentire…
- Che cosa vuoi, Shanks?
La voce del vecchio era ormai quasi un ringhio.
Shanks tacque, sapeva di aver parlato troppo e non lo nascose nel suo pensiero.
- Quando verrà il momento, vorrei che ti prendessi cura di mia figlia. – disse infine. – Midori non vuole, ma Aki ha deciso che vuole diventare un pirata, un giorno. E quando sarà grande abbastanza, tu devi insegnarle ciò che sai.

All’inizio non le fu facile muoversi.
Alzò un piede da terra e lo mosse cautamente in avanti. Era così buio che aveva le vertigini. Abbassò il piede lentamente fino a che non incontrò di nuovo il terreno. Istintivamente portò le mani in avanti, pronte ad incontrare qualche ostacolo invisibile. Avanzava adagio, con le orecchie tese. La circondava un silenzio assoluto, come se l’oscurità avesse assorbito non solo la luce, ma anche i suoni del mondo.
Aki chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi. Abbassò le braccia. Un passo alla volta, con incredibile lentezza, continuò ad avanzare.

- Tieni pure la bottiglia, te la regalo. – disse il pirata alzandosi faticosamente in piedi e avviandosi nella direzione dal quale era venuto.
Shingen si portò finalmente il bicchiere alle labbra e bevve tutto d’un fiato.
- Shanks. – chiamò poi senza alzare lo sguardo. - Qualunque cosa tu decida di fare, è inutile continuare a tenere quel ciondolo in tasca.



Ram's corner

Bene, qui si cominciano a toccare alcuni degli argomenti che in realtà non sarebbe prudente andare a toccare. Mi riferisco a tutto quello che riguarda il misterioso mondo dell'Ambizione specie nei suoi massimi livelli. Tocca solo sperare che Oda non abbia piani troppo differenti dai miei.

Alla prossima,
Ram

 

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Capitolo trentesimo ***



Capitolo trenta.

- Che cosa stai facendo?
Aki trasalì e cadde a terra aprendo istintivamente gli occhi. La luce fioca della penombra del bosco sembrò quasi accecarla.
Dall’alto del suo albero, Riku la guardava con severità.
- Questa è la mia parte della foresta, non devi stare qua. – aggiunse.
Ancora cieca contro i raggi che filtravano tra le foglie, Aki gli rivolse un largo sorriso.
- Sto cercando il vecchio del bosco. – disse con voce piena di soddisfazione. – Prima era tutto buio, sono sicura che lui è qui vicino!
- Ti ho detto di smetterla con queste sciocchezze. – rispose Riku annoiato.
- Ma non sono sciocchezze! E’ tutto vero! – si arrabbiò la bambina. – Me lo ha detto Shanks!
- Gli adulti dicono un sacco di sciocchezze. - Lo sguardo del ragazzino era perso nel bosco. - Specie ai bambini che si inventano le cose come te. – si affrettò poi ad aggiungere con scherno.
- Io non mi invento le cose! – protestò Aki infiammandosi.
Riku ebbe un moto di rabbia, poi il suo sguardo incontrò quello ancora incerto della ragazzina e qualcosa lo fece desistere.
- Come vuoi… - borbottò di cattivo umore. – Adesso però vattene di qua o mi rovinerai la caccia.
Come ebbe finito di pronunciare quella frase, Riku si accorse di aver fatto un grave errore. Gli occhi della bambina si erano riempiti di pura, luccicante ammirazione.
- Vai a caccia? – chiese candidamente.

Midori sfiorò nervosamente con le dita il pezzetto di vivre card che spuntava timidamente dalla pesante cintura e si accertò ancora una volta che il mantello leggero coprisse la katana che le pendeva docilmente al fianco. Benn era scomparso dall’orizzonte ormai da tempo.
- E’ passata un’ora. – dichiarò seccamente.
Vargas si alzò e fece un rapido segno di saluto a Lou e ai ragazzi che litigavano sul ponte in attesa del proprio turno. Lo sguardo della donna indugiò ancora un momento sul suo antico apprendista.
- Gale. – chiamò incerta. – La vivre card…
- La terrò d’occhio. – promise il giovane pirata.
- E Lou… - continuò lei rivolgendosi al grasso profilo che si stagliava contro la luce del cielo mattutino. - Il farmaco…
- Me la sono sempre cavata bene con ciò che si mangia. Un cuoco non sbaglia dosi o ingredienti.
Midori accennò un sorriso. Passò un ultima volta le dita lungo la pesante cintura di cuoio e guardò Vargas che attendeva imperturbabile.
- Andiamo. – disse.

La situazione sembrava tranquilla, in città.
Benn diede una rapida occhiata in giro. Quel posto era davvero cambiato dall’ultima volta che lo aveva visto. Del resto, quella non era esattamente la meta preferita di Shanks ed erano passati parecchi anni ormai. Il pirata gettò a terra la cicca della sigaretta e scomparve nell’ombra di un vicolo.
Ad un primo sguardo, poco sembrava rimasto dell’intenso traffico piratesco di un tempo. Famigliole serene affollavano le strade principali del paese e i ragazzini giocavano liberamente lontani dagli sguardi ansiosi delle madri. Non era certo quella la città dove era cresciuto il re dei pirati.
Ad ogni modo, qualcosa di quei tempi, a ben guardare, era rimasto. E lui sapeva dove andare.
Vicoli bui e contorti, scale e polvere… ma la vecchia insegna cigolante era ancora al suo posto. Benn scivolò sul retro e si richiuse silenziosamente la porta alle spalle.
- E’ piuttosto tranquillo, qui. – mormorò facendo sobbalzare il vecchio proprietario.
- B… Beckmann – esclamò quest’ultimo sorpreso.
- Raul… - rispose il pirata accennando un saluto.
Si osservarono in silenzio per un istante, ma ben presto il vecchio volto già pieno di rughe tornò alla ormai usuale espressione di amaro scherno e l’uomo riprese ad occuparsi stancamente delle bottiglie con cui rifornire il bancone.
- Questo posto è cambiato parecchio. – fece il vice lasciando correre lo sguardo su quello che un tempo era il più frequentato locale dell’isola.
- Sembra che questo posto abbia seguito il destino dell’uomo di cui porta il nome. – borbottò il vecchio con voce acre. – Qui le cose sono molto cambiate da quel giorno. Ormai mi tocca servire quasi solo quella feccia della Marina. – aggiunse sputando sullo sporco pavimento di legno mentre il suo ospite si sedeva al bancone. – Non sono più molti i pirati si azzardano a venire da queste parti e dovresti dire a quell’idiota del tuo capitano che non è questo il momento migliore per fare una rimpatriata, se è questo che ha in mente.
- Non è questo che ha in mente.
Un’ombra di delusione offuscò per un attimo lo sguardo del vecchio. Benn fece finta di non essersene accorto ed accettò il bicchiere che gli veniva offerto.
- Perché non sarebbe un buon momento, comunque? – chiese sobriamente.
- Avrai visto com’è cambiata la gente, là fuori.
- Mi sembrano felici.
- Felici? Tsè, e ti sembra felicità questa? – sbottò il vecchio. – Sono sereni, questo sì. Da quando la Marina ha messo fine alle barbarie di quegli invasati che scaricavano la loro ferocia prima di lanciarsi nella Rotta Maggiore la gente ha potuto ricostruire i negozi e le case distrutte, oh sì, la città è sicura, non c’è che dire. Ma felici… la felicità è un’altra cosa. Tu c’eri ai tempi di Roger, sai cosa intendo.
Sì, Benn sapeva. L’annuncio del grande tesoro alla fine della Rotta Maggiore aveva scatenato un caos che la Marina si era affrettata a reprimere e che continuava a combattere tuttora. Non che prima le cose fossero più semplici, questo no. C’era più onore, forse, o meno violenza, o forse erano tutti semplicemente più giovani e incoscienti. Benn scacciò questi pensieri, il suono che avevano gli ricordava un certo enorme pirata dai baffi bianchi, là nel Nuovo Mondo. E ora non aveva tempo da perdere in chiacchiere sui tempi andati. Midori e Vargas dovevano essere ormai arrivati, Ryoku e Gale si sarebbero cacciati fin troppo presto in qualche guaio e lui aveva bisogno di informazioni. Il loro compito era di trovare l’antidoto, il suo quello di permetterglielo senza troppi intralci. E di non permettere a nessuno di fare troppo caso a Midori.
- Mettiamo che debba passare un po’ di tempo in città. – cominciò a chiedere. - Di chi pensi che mi dovrei preoccupare?
- Penso che dovresti andartene in fretta. – rispose asciutto l’altro. –Da quello che ho capito è diventato facile farsi una carriera nella Marina ultimamente e non sono molti quelli che vogliono passare la vita a guardia di una città ormai morta per quel che riguarda la pirateria. I capitani di istanza sull’isola finiscono tutti per squagliarsela appena possono, per lo più in cerca di gloria sulla Rotta Maggiore, né più né meno dei pirati a cui danno la caccia. – aggiunse con un ghigno. – L’ultimo arrivato, pare si chiami Onigumo e, se vuoi un’opinione, non mi piace per niente. Non so molto di lui, in realtà. So solo che nemmeno quelli della Marina che passano di qui a bere un goccio ogni tanto sembrano troppo contenti da quando è arrivato in città.
- Onigumo… - ripeté tra sé Benn, osservando il proprio bicchiere.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Capitolo trentunesimo ***



Capitolo trentuno.

Midori esaminò attentamente la miscela d’erbe che le era stata proposta, fece alcune domande alla commessa che le sorrideva con fare rassicurante dall’altra parte del bancone. Uscì dal negozio con la fronte aggrottata. Il suo sguardo incontrò quello di Vargas e scosse stancamente la testa.
- Sembra che non ci siano molti farmacisti competenti in questa zona. – disse con un sospiro.
Erano bastate poche domande per smascherare la giovane signorina. Midori si augurò che non ci fossero troppe persone in grave pericolo di vita nei dintorni.
Era ormai la quinta farmacia in cui entrava e ancora niente. Nelle prime quattro era bastato un no o la semplice espressione desolata da parte dei rivenditori, ma questa volta le sue speranze erano durate un po’ più a lungo. La donna si chiese se Gale avesse avuto maggiore fortuna, ma non poteva impedirsi di dubitarne. Le voci su Logue Town si erano rivelate vere. E se in un primo momento questo l’aveva sollevata, adesso si rendeva conto che doveva capitare piuttosto raramente agli onesti cittadini di Logue Town di essere morsi da un serpente velenoso mutante. Quelli erano incidenti da pirati. Per fortuna non aveva perso la sana abitudine a inventare storie credibili per non destare troppo orrore… o troppi sospetti.

Il farmacista esaminò i tagli con uno sguardo.
- Come ti sei fatta queste ferite? – chiese allora, abbassando gli occhiali.

La ragazzina abbassò gli occhi nascondendosi sotto il grande cappuccio verde e si chiuse in un ostinato silenzio. Il vecchio la osservò per alcuni, lunghi istanti. C’erano state voci di una razzia di pirati, di recente. E il villaggio di cui parlavano non era troppo lontano.
L’uomo sospirò stancamente.
- Se hai bisogno di un posto dove stare, mi farebbe comodo un aiuto, qui al negozio. – disse poi. – E sono sicuro che a mia moglie non dispiacerebbe avere un ospite.
Midori lo guardò confusa.
- Io… io posso pagare. - balbettò portando la mano alla borsa che teneva a tracolla.- Guardi…  
- Non li voglio. – il tono del vecchio era lapidario. – Se vuoi ripagarmi aiutami al negozio, impara in fretta e datti da fare. Io non accetto soldi sporchi di sangue.


- Dovremmo muoverci. – le sussurrò Vargas, distogliendola dai suoi pensieri.
Midori si riscosse e notò gli sguardi con cui la gente sfiorava il possente pirata silenzioso al suo fianco.
- Forse dovremmo separarci. – mormorò a sua volta. – Così attiriamo troppa attenzione.
- Ma Benn…
- Benn non sapeva fino a che punto quest’isola fosse cambiata. – disse la donna camminando con passo svelto. – Non c’è nessun pirata qui, nessuno che mi possa riconoscere.
Vargas tacque senza rallentare.
- Basterà non essere troppo vicini. – continuò lei mantenendo fisso lo sguardo davanti a sé. – Seguimi a distanza, in modo che se ci fossero problemi saremmo comunque in grado di accorgercene entrambi, d’accordo?
Vide Vargas annuire con la coda dell’occhio. Pochi istanti dopo, stava camminando da sola.

Il quartier generale della Marina sembrava un posto piuttosto tranquillo, pensò Benn. Fino a che restava tale, non c’era da preoccuparsi. Di sicuro, se qualcuno avesse scoperto che la ciurma di uno dei Quattro Imperatori e la rediviva Midori si aggiravano tranquillamente per le vie del centro, quella calma non si sarebbe mantenuta a lungo. Il posto migliore per sapere se qualcuno dei suoi si era cacciato nei guai era sicuramente quello. Gli sarebbe bastato evitare di fumare per qualche oretta.
Tutta colpa di Midori, pensò riconoscendo una certa ironia.
Se voleva tenersi occupato, il prossimo passo era scoprire se Onigumo se ne stava buono buono nel suo ufficio e tenerlo d’occhio. Da quel che aveva detto Raul, il Capitano era l’unico sull’isola che avrebbe potuto creargli qualche problema serio. Sarebbe bastato fare in modo che il ragno non uscisse dal suo buco.
Benn aspirò profondamente l’ultima boccata di nicotina e gettò la cicca in terra. Era venuto il momento di dare un’occhiata da vicino.

- Uffaaa! – esclamò Ryoku guardando annoiato le strade che gli sfilavano tranquille davanti agli occhi. – Pensavo che questa spedizione sarebbe stata più emozionante. La città dell’inizio e della fine… adesso capisco perché il Capitano non passa spesso da queste parti.
Per quanto lo spunto gli venisse servito su un piatto d’argento, Gale evitò facili commenti che sarebbero degenerati nella solita rissa. Non aveva alcuna voglia di affrontare le ire condivise di Benn e Midori.
- Chi lo avrebbe mai detto che il Re dei Pirati fosse cresciuto in una città tanto noiosa. – continuò Ryoku imperterrito. – Certo che ormai che siamo qua potremmo fare un salto alla piazza dell’esecuzione, no? – propose accendendosi di speranza.
- E’ nella parte di città assegnata a Vargas e Midori. – rispose con maliziosa calma il medico.
Se adesso quell’idiota si fosse arrabbiato, nessuno avrebbe potuto dare a lui la colpa.
- Uffaaaaa! – tornò invece a sbuffare l’altro più forte di prima.
Leggermente deluso, Gale individuò una nuova farmacia e affrettò il passo in quella direzione. Ryoku lo seguì strascicando i piedi per poi appoggiarsi al muro di fianco alla porta con le braccia incrociate dietro la testa e lo sguardo annoiato perso nel quieto andirivieni cittadino.
La campanella sulla porta al suo fianco suonò di nuovo senza che lui se ne accorgesse nemmeno. Quando sbuffò per l’ennesima volta, però, i sospiri di noia erano due, due le paia di occhi indolenti che si posarono apaticamente l’una sull’altra.
- Ma tu sei…?! – sbottarono all’unisono senza riuscire ad impedirsi un mezzo sorriso.

Gale fece per portare una mano alla tasca, ma il gelo di una lama sotto al mente lo invitò a dissuadersi.
- Si usa pagare, in questi casi. – informò gentilmente il suo avversario. – Non te l’hanno mai fatto notare, Rasputin?
- Raramente ne hanno il tempo. – rispose il pirata con un sorriso di sfida sotto la folta barba scura.

 
 
Ram's corner
 
Ok, il nome non è dei più originali, lo ammetto, ma in fondo è venuto così naturalmente, da sé, che non potevo negarmi questo piacere di Anastasiana memoria. E poi anche Oda usa nomi di gente nota, di solito pirati, ok, ma... licenza poetica!

Alla prossima,
Ram.

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Capitolo trentaduesimo ***



Capitolo trentadue.

L’improvviso clamore all’esterno avvertì Gale che anche l’idiota si era finalmente accorto che non erano soli. Purtroppo non c’era tempo per i pensieri sarcastici. Per un istante Rasputin aveva abbassato la guardia, a quanto pareva nemmeno lui aveva notato l’idiota.
Il medico scivolò all’indietro sfilandosi la katana dal fianco.
- Signorina. – disse gentilmente alla commessa tremante dietro al banco. – Le consiglio di uscire dal retro.
La ragazza sembrò riscuotersi e arretrò di qualche passo per poi sparire con un gridolino acuto.
- Stupido sentimentale. – grugnì il suo avversario sputando in terra. – Presto avremo la Marina addosso.
- E da quando la cosa ti preoccupa? – chiese Gale con voce provocatoria.
- Preoccuparmi? No, non è questo. E’ solo che mi seccherebbe se si prendessero il merito di averti reso cadavere. – disse l’altro con un ghigno. – Questo è un onore soltanto mio.
Un attimo dopo risuonò il clangore delle katane e la piccola farmacia andò letteralmente in pezzi.

- Questa città è più vivace di quel che avevo sentito dire! – osservò allegramente Ryoku evitando di un soffio una larga parte della parete a cui era appoggiato sino a pochi istanti prima.
- A me avevano detto che non avrei trovato pirati degni di questo nome. – sembrò concordare il suo avversario. – E invece, niente meno che la ciurma di un Imperatore. Qual buon vento…?
La domanda fu interrotta bruscamente dal pesante tonfo dell’insegna della farmacia sul selciato della strada.

- …hanno completamente distrutto una farmacia nel quartiere ovest della città e continuano a combattere tra loro, signore!- gridò senza più fiato il giovane Marine.
Un mormorio corse tra la piccola folla che si era assiepata nel corridoio. Le parole “pirati” e “Shanks” scorsero veloci di bocca in bocca. Appena dietro l’angolo Benn sospirò. Aveva avuto a malapena il tempo di procurarsi una divisa e già quegli idioti si erano cacciati nei guai.
Se non altro non avrebbe sentito a lungo la mancanza delle sigarette.
- Mandate immediatamente una truppa sul posto. – abbaiò l’ufficiale al giovane ancora in debito di ossigeno per la corsa. – E correte ad avvisare il capitano Onigumo, immediatamente!- aggiunse con enfasi.
Il pirata finì di allacciare rapidamente la divisa sul torace e si calcò il berretto regolamentare sugli occhi un istante prima che il ragazzo gli sfrecciasse barcollando davanti.
Era fin troppo facile, pensò avviandosi tranquillamente nella stessa direzione.

Schivò a sinistra, parò un fendente, deviò un affondo. Gli attacchi del suo avversario erano energici, ma quanto meno prevedibili ormai. Nel Nuovo Mondo si era abituato a ben altro. Gale sospirò.
- Non ho tempo per giocare. – mormorò bloccando l’ennesimo attacco.
Fu un attimo. Gli occhi di Rasputin lo fissarono prima con stupore, poi i denti trattennero un gemito e il pirata cadde pesantemente in ginocchio.
- Ma dai! - gridò Ryoku indispettito guardando il proprio nemico accasciarsi a terra con una profonda ferita in pieno petto. – Proprio ora che stavo iniziando a divertirmi!
Lo spadaccino fece scivolare elegantemente la katana nella custodia lungo il fianco.
- Non c’è gusto con questi qui. – sentenziò annoiato. – E’ troppo facile persino per te.
- Sì, però…- balbettò l’altro deluso. - Ehi, aspetta cosa intendi con…?
- Abbiamo compagnia.
Una decina di pallottole di calibro regolamentare fischiarono nell’aria.

- Signore! – ansimò il ragazzo gettandosi nella stanza grigia. – I pirati… quartiere ovest… una farmacia è… la ciurma dell’Imperatore… Shanks il Rosso… loro sono…
Dalla porta aperta, il fumo usciva disegnando ampie volute nell’aria. Benn lo osservò con aria seccata. L’odore pungente del tabacco si sentiva anche da quella distanza. Questo avrebbe reso la sua copertura un po’ più difficile da mantenere.
Il corpo del giovane Marine riemerse dalla stanza con un tonfo secco.
- Levati di mezzo, idiota. – fece una voce cupa mentre il ragazzo si rialzava spaventato e dolorante.
Un uomo dalla pelle grigiastra e torace possente si affacciò alla porta.
- Ma signore… - replicò il suo sottoposto con un filo di voce. – Il sergente pensa che per arrivare al quartiere ovest lei abbia bisogno di una guida e io…
- Non credo che sia necessario arrivare al quartiere ovest.- lo interruppe bruscamente l’altro e i suoi denti strinsero il mozzicone della sigaretta in un ghigno quando il suo sguardo si posò su un uomo serenamente appoggiato ad una parete poco distante. - Beckmann, immagino.
Benn sorrise compiaciuto. Forse, dopo tutto si sarebbe anche divertito.
- Capitano. – replicò accennando con la testa un leggero inchino.

Uscendo dall’ennesima farmacia, Midori fece appena a tempo a scuotere la testa in direzione del pirata gigantesco che emergeva dalla piccola folla dall’altra parte della strada che un intero drappello della Marina le passò sotto il naso correndo. Dritti verso ovest. Ryoku e Gale avevano finito per farsi notare anche questa volta. Non poteva dirsi propriamente una sorpresa.
Si scansò per far passare una donna che sembrava aver fretta di entrare nel piccolo negozio.
- Hai sentito? – la sentì dire nervosamente alle sue spalle. – Una farmacia! Quei pirati hanno…
La porta si chiuse facendo suonare la campanella e Midori continuò a camminare senza voltarsi.


Ram's corner

Mi scuso tantissimo per il ritardo pauroso! E ringrazio tutti quelli che hanno continuato a seguirmi nonostante questi quasi due mesi di assenza.
Scusate scusate scusate e grazie grazie grazie a tutti!

Ram.

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Capitolo trentatreesimo ***


Capitolo trentatré.

Midori continuò a camminare. Un passo dopo l’altro, senza correre e senza voltarsi.
- Ma mamma, io voglio restare a giocare! – piagnucolava un ragazzino opponendo resistenza al braccio che lo trascinava con sé.
La spadaccina abbassò lo sguardo e affrettò un po’ il passo continuando a farsi largo tra la gente.
- …i pirati di Shanks, mi chiedo che cosa facciano da queste parti.
- Non dimenticare che è qui che è stato ucciso Roger, sono passati dodici anni, forse…
Gli stralci di conversazione che arrivavano alle sue orecchie le suggerivano che decisamente la loro incursione non era passata inosservata. Sembrava che ogni singolo abitante della città stesse parlando di loro. Alzò lo sguardo verso le vetrine dei negozi, mentre i proprietari si affrettavano a sbarrare le porte. Era probabile che nel giro di pochi minuti ognuno di loro si sarebbe chiuso nella propria casa. Il giro delle farmacie per quel giorno poteva dirsi concluso. Senza contare che presto per strada sarebbero rimasti soltanto pirati e Marine e sarebbe stato fin troppo facile capire chi aveva una taglia sulla testa, in una vita o nell’altra. Era una mossa furba, segno che la Marina prendeva le cose molto seriamente nella “città dell’inizio e della fine”. E tutti i cittadini sembravano collaborare.
Midori aggrottò la fronte. I primi anni dopo la morte di Roger dovevano essere stati davvero terribili per cambiare la città a tal punto. E pensare che proprio quella gente un tempo…
- Quell’uomo! – gridò una donna alle sue spalle. – Io lo riconosco! E’ uno di loro! E’ un pirata!
Decine e decine di occhi si spostarono sulla possente figura di Vargas.
Midori si voltò con il volto contratto, memore di un antico istinto. Lo sguardo del timoniere rimase impassibile quando incontrò il suo, mentre intorno la folla gridava e correva e si preparava a combattere. Sarebbe stato facile liberarsi di quella gente, erano anni che non la usava ma aveva la netta sensazione che la sua Shingetsu continuasse a godere di ottima salute. Però… Lo sguardo di Vargas era tranquillo e immobile. Se la sarebbe cavata da solo, era quello il piano. Lei doveva pensare soltanto a non farsi scoprire. E sapeva esattamente come fare. Respirò a fondo, si voltò e riprese la sua strada. Fece scorrere le dita lungo la cintura e sfilò il sottile pezzo di carta che continuava a consumarsi con lentezza quasi impercettibile. Puntava leggermente verso destra.

Non era la prima volta che vedeva qualcuno imbracciare otto katane contemporaneamente. Tuttavia, non poteva negare che l’improvvisa comparsa di quelle sei braccia nere e scheletriche da sotto la scura chioma del suo avversario lo avesse colpo di sorpresa.
Onigumo ghignò con aria visibilmente soddisfatta. Da una delle lame al di sopra della sua testa cadde qualche goccia di sangue.
- Pensavo di averli lasciati nel Nuovo Mondo, i mostri. – mormorò Benn a denti stretti.
- Le ultime notizie giunte alla Marina sulla ciurma di Shanks vi davano per impegnati in uno scontro tra imperatori nel Nuovo Mondo. – ribatté l’altro, indifferente. – Ed eccovi adesso ad assaltare le farmacie di Logue Town. E’ un lungo viaggio.
Benn disegnò sulla propria faccia un largo sorriso.
- Solo per il piacere di incontrati. – disse candidamente.
Il nuovo attacco a otto mani non lo trovò impreparato.

Ryoku si era sempre chiesto cosa spingesse i soldati della Marina a rialzarsi e continuare a gettarsi in scontri palesemente impari. Se lo chiese una volta di più vedendo una nuova formazione avanzare tremante verso di loro.
- Ma non si arrendono mai? – chiese, amareggiato.
- Immagino cerchino di prenderci per tedio. – commentò acidamente Gale, spedendone a gambe all’aria una decina.
Era chiaro che la Marina non stesse utilizzando le sue armi migliori. Quelli che avevano davanti non erano che reclute e soldati semplici mandati allo sbaraglio. Non avevano alcuna speranza di vincere, era evidente. Ciononostante continuavano a rialzarsi e imbracciare le armi. Il loro unico obbiettivo sembrava essere guadagnare tempo. Gale aggrottò la fronte. Non era sua intenzione fare una carneficina. E fuggire avrebbe significato condurli alla nave.
- Punta alle armi. – gridò a Ryoku. – Cerchiamo di lasciarli disarmati e si dovranno arrendere.
E con un colpo mandò in pezzi i fucili della prima fila di soldati.

- Signore…
Un ufficiale si affacciava timidamente dal corridoio.
Ansanti, i due sfidanti si studiavano a distanza pronti per un nuovo scontro. La più piccola distrazione sarebbe stata fatale.
- Signore... è stato avvistato un altro componente della Ciurma dell’Imperatore Shanks nell’area est della città. Pare si tratti del pirata ricercato Vargas. Abbiamo inviato la seconda truppa di istanza al quartier generale. Inoltre… - il tono telegrafico dell’uomo sembrò incepparsi.
- C’è altro, sergente?- chiese Onigumo.
- I pirati nel quartiere ovest, la truppa chiede rinforzi… - balbettò l’ufficiale. – Il distaccamento disposto lungo le mura della città… noi potremmo…
- Nessuno si muoverà dal proprio posto. – rispose con voce gelida il capitano.
- Ma signore, la situazione è…
- Ricorda a quegli incapaci qual è la punizione per un fallimento.
Benn avvertì chiaramente un brivido percorrere la schiena del Marine. Gli occhi di Onigumo, fissi su di lui, non tradirono la minima emozione.
- A-altri ordini, signore? – chiese terreo l’ufficiale.
- Se non ho finito con Beckmann nella prossima mezzora, attuate il piano di emergenza H109.
L’attonito silenzio dell’ufficiale parve riempire il corridoio.

Si nascose dietro una parete con il cuore che le martellava nel petto. Appena in tempo. I due Marine a guardia dell’ampia porta in pietra non l’avevano vista per un pelo. Adesso che le strade erano del tutto deserte, uscire inosservati non sarebbe stato facile.
Midori cercò di riflettere. Le mura non erano particolarmente alte né spesse, aprire un varco o scavalcarle non sarebbe stato difficile. Il problema, semmai, era allontanarsi dalla città. Entrando insieme a Vargas aveva notato come il paesaggio si presentasse del tutto deserto per almeno un paio di chilometri attorno alla città, eccettuando ovviamente la carovana di mercanti e viaggiatori che si avviavano verso le diverse porte sorvegliate. Dove un tempo sorgevano i quartieri poveri, le strade erano state spianate, gli edifici distrutti. Era ironico che le devastazioni delle incursioni piratesche della Nuova Era finissero per favorire proprio la Marina.
Un rumore sordo di zoccoli sul selciato interruppe questi pensieri. Midori si affacciò cautamente.
- Alt! – intimò una delle guardie.
Carro e cavallo rallentarono la corsa frenando proprio davanti alla porta. Un vecchio dal volto rubizzo sedeva a cassetta tenendo le briglie.
- I vostri documenti, prego.
- Spero sia tutto a posto, comandante. – biascicò allegramente l’uomo sul carro porgendo le carte.
- Sono solo misure di sicurezza. – ribatté l’altro esaminando i fogli e rilassandosi visibilmente. – Dobbiamo solo controllare il carico e poi…
- Non credo proprio. – bisbigliò il vecchio con un ghigno.
Midori fece appena a tempo a vedere la canna di un fucile spuntare dal carro e puntare verso il secondo uomo alla porta.
Due colpi di pistola riecheggiarono all’unisono nella strada deserta e le guardie caddero a terra.




Ram’s corner

Avviso: ho leggermente modificato il capitolo precedente.
Non importa che lo rileggiate tutto, vi basti sapere che ho modificato la parte in cui Gale sconfigge Rasputin e l’altro pirata senza nome. Anziché fargli usare l’Ambizione, l’ho riportato al livello di semplice (ma abile) spadaccino. Ho trovato poco credibile che nella ciurma di Shanks in troppi avessero l’haki del conquistatore. Bravi sì, ma non esageriamo!

Ram.

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Capitolo trentaquattresimo ***


Capitolo trentaquattro.

Midori balzò dal suo nascondiglio non appena il carro sparì oltre l’arco in pietra.
Gli occhi della guardia fissavano il cielo pieni di stupore, vitrei e immobili, privi di vita. Le mani stringevano ancora i documenti, la divisa era macchiata di sangue. Non c’era niente da fare.
Midori distolse lo sguardo e passò oltre. Si accostò silenziosamente alle mura e cercò di concentrarsi. Il suono degli spari doveva aver richiamato l’attenzione di altri gruppi di sentinelle, era ovvio che fossero in contatto tra loro e a portata di voce in caso di emergenza.
- Aiutami…
Più che una voce era un sibilo.
Accidenti, non aveva tempo per questo.
Istintivamente osservò la situazione. L’uomo le dava le spalle. Doveva aver fatto a tempo ad accorgersi della situazione e aver protetto organi vitali offrendo il fianco all’avversario. Forse era stato addirittura colpito di striscio. Se la sarebbe cavata e non l’avrebbe vista, diagnosticò brevemente.
- I tuoi saranno qui a momenti. – disse senza distrarsi.
Doveva sbrigarsi. Non aveva percepito il benché minimo movimento offensivo, non c’era nessuno che potesse vederla, non ancora. Aveva la possibilità di mettere la maggior distanza possibile tra sé e i primi soccorritori. Da lontano non l’avrebbero riconosciuta. Però era strano che…
- Non verrà… nessuno… - gemette l’uomo a terra cercando faticosamente di alzarsi.
- Se ci tieni alla vita non voltarti. – intimò Midori freddamente.
Ancora non si vedeva nessuno. Forse era una trappola. Senza accorgersene aveva già portato una mano sull’impugnatura della katana.
- Abbiamo… l’ordine… di fare rapporto… ogni dieci minuti esatti… se siamo ancora vivi… loro…
In tanti anni, Midori non aveva mai sentito di un sistema simile.
- Quando avete fatto rapporto l’ultima volta?
- Circa… due minuti… fa…
Otto minuti. Più il tempo di raggiungere il posto.
Il Marine respirava faticosamente, la ferita poteva essere più grave del previsto.
- C’è… una parola d’ordine… basta quella… - continuò l’uomo. – Aiutami… e io la dirò… per te…
- Come faccio a sapere che è la parola giusta?
Tra il pesante ansimare, Midori avvertì chiaramente il suono faticoso di una risata.
- Sei una donna… sospettosa… - ansimò lui. – Faresti carriera… nell’armata rivoluzionaria…

Le armi, katane e fucili che fossero, caddero a terra in mille pezzi. E con esse molti dei loro portatori.
- Non pensi di aver esagerato, questa volta? – osservò Ryoku.
- Non sembra ci fosse altro modo. – replicò lapidario l’altro rinfoderando la katana. – Andiamo prima che ne arrivino altri.
Gale scavalcò con freddezza i corpi che erano caduti direttamente ai suoi piedi. Aveva dovuto colpirli con forza, ma aveva usato il lato smussato della lama. Disarmati e con qualche osso rotto, sarebbero stati finalmente costretti a lasciarli andare. Non aveva avuto altra scelta, del resto.
- In piedi!
I due pirati si voltarono sorpresi.
Un uomo tremante, il volto rigato di lacrime, stava disperatamente lottando per rialzarsi.
- In piedi!- gridò ancora ai compagni. – Noi non possiamo arrenderci! Dobbiamo continuare a lottare! E’ l’unico modo!
Con suo grande stupore, Ryoku vide altri Marine cominciare ad alzarsi attorno a loro. Altri, incapaci di muovere un muscolo, piangevano con la faccia immersa nella terra.
- Ehi, aspettate! – disse il giovane pirata. – Non c’è ragione che continuiate a combattere, noi non abbiamo intenzione di fare alcun male né a voi né alla città…
In quel momento, però, gli balenò in mente l’immagine dei pezzi della farmacia che volavano da ogni parte.
- Beh, quello di prima è stato solo un piccolo incidente. – aggiunse imbarazzato. - Noi…
- Voi non andrete da nessuna parte! – lo interruppe uno degli uomini brandendo goffamente i resti di una spada e lanciandosi all’attacco.
Gale lo disarmò prontamente e ne deviò la traiettoria facendolo capitolare nuovamente a terra.
- Andiamo. – ripeté laconico al suo compagno.
Ryoku esitò senza riuscire ad abbandonare con lo sguardo la scena che avrebbe dovuto lasciarsi alle spalle. Non riusciva a capire. Non aveva mai visto nulla di simile.
Un ragazzo gli si gettò ai piedi tentando di immobilizzarli con tutte le proprie forze.
- Fermatevi, vi prego. - lo sentì gemere. - Io non voglio morire…

- Sono passati venti minuti, sergente.
L’ufficiale volse gravemente lo sguardo verso il ragazzo appena tornato a fare rapporto.
- Il combattimento del capitano non è ancora finito.
L’ultima speranza si spense negli occhi del sergente.

Benn Beckman aveva generalmente fama di essere un uomo d’onore.
In realtà, dell’onore gli era sempre fregato ben poco. L’unico motivo per cui non voltava la schiena agli avversari era che sapeva fin troppo bene che quello era il modo migliore per farsela crivellare di colpi. Tuttavia non era affatto contrario alla fuga strategica. C’erano situazioni in cui le abilità fisiche potevano non essere sufficienti. Questa era una di quelle situazioni. E l’unico modo di uscirne era usare la testa.
Sapeva perfettamente che nascondersi dietro una parete non significava non essere visti, per esempio. Ma anche che questo gli avrebbe dato tempo e scuse per guardarsi intorno.
Alle sue spalle, intanto, porte e pareti continuavano ad andare in pezzi.
- Beckmann. – lo chiamò annoiato Onigumo, avanzando tra le macerie del proprio quartier generale. – Questo gioco mi sta facendo perdere tempo.
Benn non gli diede peso e continuò la sua ricerca di stanza in stanza buttando giù un’altra porta blindata.
- Dimmi, Beckmann. – continuò il capitano soffiando via una boccata di fumo con un ghigno. – Non sei curioso di sapere cosa sia il piano di emergenza H109?
Il pirata tese l’orecchio. Sì, era curioso. Non gli era piaciuta affatto la reazione del sergente in carica. Né il tono provocatorio che stava usando adesso Onigumo. Ciononostante, di qualunque cosa si potesse trattare, quel grosso ragno violento era l’unica reale minaccia in tutta la città e toglierlo di mezzo aveva la precedenza su tutto.
- Sono certo che vorrai spiegarmelo in ogni caso. – ribatté con cauto scherno, facendo con il calcio del fucile sulla maniglia del portello che si trovava di fronte.
- Potrebbe esserti utile sapere che, se anche tu trovassi l’agalmatolite che stai così disperatamente cercando, non faresti a tempo a raggiungere i tuoi amici.
Benn accusò il colpo. Un ultimo sforzo e la porta si aprì.
Onigumo gettò la sigaretta a terra e la pestò ascoltando il lieve sfrigolio spegnersi.
- Il piano H109 è una bomba. – disse poi. – Ognuno dei miei uomini ne ha almeno una in dotazione. Quel che non sanno è che il dispositivo di controllo è nel Quartier generale.
Benn avvertì una sensazione che non provava da tempo, come di una freddezza mortale che gli intorpidiva il collo. Aveva visto uccidere così. Ma mai uomini liberi.
- Un’intera squadra per due dei tuoi. – continuò il Marine. – Del resto, sto offrendo a quei rammolliti l’occasione di diventare degli eroi.
Il pirata si fermò. In fondo non aveva veramente bisogno dell'agalmatolite per batterlo. Sei braccia più, sei braccia meno, non era poi una grossa differenza. Raccolse il fucile e tornò sui suoi passi.
- Se è così non ho molto tempo. – disse piantandosi di fronte al suo avversario. – Vediamo di concludere in fretta.


Ram's corner

Altra micro-modifica da riportare al capitolo precedente. Come alcuni avranno notato, ho cambiato il nome del piano da B a H109. Nessun motivo, faceva solo più figura. Scusate questi ripensamenti, ma è la voglia di aggiornare rapidamente. Non sono una scribacchina metodica, lo so. Perdonate.

Ram.

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** Capitolo trentacinquesimo ***


Capitolo trentacinque.

- Faresti meglio a non muoverti.
- Invece… io penso che dovremmo… toglierci di qui piuttosto rapidamente…
- E non parlare. – aggiunse Midori. – Sforzi i muscoli dell’addome e riapri i tessuti.
I pezzi di stoffa che aveva tagliato dal fondo del mantello si stavano già impregnando di sangue, segno che la ferita continuava a riaprirsi. Senza delle vere garze non avrebbe potuto fare una fasciatura resistente.
L’uomo sorrise stancamente.
- Sembra… che abbia avuto fortuna… ho trovato un pirata davvero… in gamba…
Midori scelse di ignorarlo. Se proprio ci teneva a morire dissanguato erano problemi suoi.
- Io ho fatto il possibile. Dovresti sopravvivere ancora per un po’. – disse con voce piatta. – Dammi almeno un quarto d’ora e poi dai pure l’allarme al quartier generale. Ricordati di sbarazzarsi delle bende prima che arrivino i soccorsi.
- Sai… si dice che la pena per chi fallisce qui… sia la morte… Dicono… che Onigumo si occupi personalmente… di chi torna alla base a mani vuote…
Il tono dell’uomo sembrava quasi divertito. Midori si chiese dove volesse andare a parare.
- Quello che non sanno… - aggiunse lui. – E’ che chi fallisce… potrebbe proprio non tornare affatto…
- Cosa intendi dire?
Con una mano tremante, l’uomo scostò quel che rimaneva della giacca della Marina. Appese alla cintura stavano tre piccole bombe a mano. Su di esse, targato in bianco, il simbolo del gabbiano insieme a un codice: H109.

Benn si accese una sigaretta, ne aveva veramente bisogno. C’era anche il caso fosse l’ultima.
Non poteva permettersi di parare nuovi colpi altrettanto potenti. Non ne aveva la forza, non ne aveva il tempo. Quello scontro doveva chiudersi in fretta o non sarebbe finita bene.

Quando la squadra della Marina era giunta sul posto, il pirata era semplicemente sparito.
La gente aveva indicato una direzione ed era corsa, come da protocollo, a nascondersi in casa. Gli uomini avevano seguito la strada indicata, si erano divisi per cercare meglio, ma del gigantesco Vargas sembrava non essere rimasta alcuna traccia.
Il comandante in capo era sconcertato e tremante di rabbia. Non aveva mai prestato orecchio alle storie che giravano su Onigumo, non credeva a quelle assurdità che lo dicevano capace di uccidere i propri uomini per un semplice fallimento. Con che faccia, tuttavia, avrebbe potuto tornare alla base dicendo di aver perso un uomo della taglia di Vargas in una città rimasta deserta?
- Signore… - provò a chiamarlo timidamente uno dei suoi.
- Cosa stai lì impalato?! – scoppiò il comandante, esasperato. – Dobbiamo trovare quel maledetto pirata, costi quel che costi! Ne va dell’orgoglio di questa base e della Marina tutta! Ne va dell’onore! Ne va della carriera! Ne va del… - solo allora notò che l’intera truppa lo circondava immobile. – Beh? Cosa vi succede?! – continuò a strepitare.
- Signore… - provò ancora a dire il ragazzo che già aveva parlato. – Io credo, sì, credo che lo abbiamo trovato.
Il comandante finalmente si decise a seguire lo sguardo dei suoi subordinati.
Nascosto soltanto dall’ombra di un vicolo, una specie di mezzo gigante se ne stava appoggiato al muro di una casa. Quando si distaccò dalla parete, il suo volto entrò nella luce del giorno. La faccia era la stessa di quella del poster.
- Salve. – disse la voce profonda del pirata, accennando un goffo segno di saluto.

Il carro era ormai solo un minuscolo puntino sull’orizzonte, ma Midori non ebbe la minima esitazione.
Estrasse la katana e diede un colpo secco. La terra tremò un istante e il puntino parve fermarsi.
- Complimenti… - sibilò l’uomo ormai senza forze.
- Hai già parlato fin troppo. – replicò la donna rinfoderando la lama. – Gli otto minuti sono quasi scaduti, conserva la voce per quello. Io torno subito.

- Signore, mancano solo cinque minuti.
Il sergente si strinse la testa tra le mani e digrignò i denti. Attorno a lui, gli uomini lo osservavano perplessi. Loro non sapevano. Non dovevano sapere.
- Sergente… - provò a chiedere uno dei Marine preoccupato.
- Preparate il dispositivo di emergenza H109. – lo interruppe bruscamente il superiore, alzandosi in piedi.
Gli occhi degli uomini si illuminarono. Immaginavano chissà quale arma ed erano emozionati al pensiero di poterla finalmente vedere all’opera. Loro non sapevano.
Un den-den mushi squillò mettendo fine a quel silenzio carico di speranze malriposte. Il sergente sperò intensamente in un contrordine da parte del capitano. Forse la battaglia con Beckman era vinta, forse…
- Signore, una comunicazione dalla squadra due. –  annunciò invece l’addetto. – Hanno trovato il pirata Vargas. Dobbiamo approntare il dispositivo H109 anche per loro?

Uno dei Marine si gettò anche ai piedi di Gale, un altro si affrettò come poteva per dargli man forte. E un altro e un altro ancora.
- Ehi, ma…! – esclamò Ryoku cercando di divincolarsi. – Ma cosa…?
- Che seccatura. – commentò il medico acidamente. – Se tu non ti fossi messo a chiacchierare saremmo potuti essere già lontani da qui.
- Non è colpa mia! – protestò l’altro. – Chi avrebbe mai immaginato che questi avrebbero reagito così!
- Già, perché proprio non avevi avuto modo di notare che fossero dei tipi insistenti, eh? – ribatté Gale, alzando il tono di voce.
- Ma cosa c’entra, loro erano a terra, io non pensavo…
- E’ proprio quello il problema, sai, tu non pensi, non pensi mai a quello che potrebbe succedere e dopo “non è colpa mia” e “chi avrebbe immaginato”!
Un po’ perplessi ma felici, i Marine si scambiarono uno sguardo d’intesa. Sembrava che per lo meno fossero riusciti a fermarli.

Fu Onigumo a farsi avanti per primo. Benn non si mosse.
Le otto katane puntavano dritte su di lui. Aspirò profondamente un’ultima boccata di fumo portando la mano alle labbra. Osservò attentamente il cerchio delle lame che gli veniva incontro a gran velocità.
Aspettò il momento giusto. Tolse la cicca dalla bocca. Stese il braccio.

- Cerca di tenerti a qualcosa. – intimò Midori riprendendo le redini.
- Sei stata… veloce… - commentò l’uomo osservando i quattro tizi bendati e imbavagliati che si stringevano l'uno all'altro legati mani e piedi.
- E cerca di tacere. – ribadì la donna per l’ennesima volta.
Prima che l’altro avesse modo di ribattere, diede di sprone ai cavalli e il carro ripartì a gran velocità.

Le lame vibrarono attorno al braccio nudo del pirata, immobilizzate più per lo stupore che non per il dolore fisico. La brace sfrigolò mentre Benn tracciava una linea lungo l’attaccatura dei capelli. L’odore della pelle bruciata si mescolava a quello del sudore.
Prima che il capitano potesse riprendersi dalla sorpresa, Benn gli sferrò un calcio ben assestato al ventre. Mentre di fronte a lui Onigumo capitolava a terra senza un gemito, lasciò cadere la sigaretta e impugnò il fucile dalla parte della canna.
- Era l’ultima. – constatò gettando il pacchetto ormai vuoto. – Non ti dispiace, vero?- aggiunse sfilandogli le sigarette dalla tasca.
Gli occhi del capitano erano ancora spalancati e muti, le katane sparse e inerti attorno a lui.
- Tanto mi sa che per un po’ non ne avrai bisogno. – aggiunse allontanandosi, dopo averlo tramortito con il calcio del fucile.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** Capitolo trentaseiesimo ***


Capitolo trentasei.

L’intera squadra d’assalto giaceva scompostamente a terra.
Tra i gemiti sorpresi e quelli dolenti, si levava l’ormai fievole gracchiare degli ordini del comandante.
- Fermate… l’orgoglio… la carriera… - blaterò ancora prima di spegnersi definitivamente e svenire.
Vargas si guardò attorno con aria seria, valutando i danni. Forse, in effetti, aveva finito per esagerare anche questa volta.
- Scusatemi tanto…­ - mormorò chinando la testa con sincero rammarico.
Imprecazioni non del tutto comprensibili si levarono d’attorno. L’attenzione del gigante fu però catturata da un rumore lontano, come uno scalpitare di zoccoli.
- Devo andare. – disse ancora la sua voce profonda e impacciata. – Vi auguro di rimettervi presto. – aggiunse con un ultimo goffo inchino, prima di avviarsi verso un carro traballante che già appariva in fondo al viale.
Cupi ronzii sarcastici e deboli maledizioni si persero alle sue spalle.

- Il pirata Vargas… è fuggito. Ripeto: il pirata Vargas è fuggito. – ansimò il den-den mushi della sala controllo.
Il pugno dell’addetto alle comunicazioni si schiantò furente sul tavolo.
- La seconda squadra di assalto ha fallito, signore. – comunicò tetro. – Un’intera squadra addestrata contro un solo uomo. Dobbiamo sbrigarci ad attivare l’arma H109 prima che anche la prima squadra finisca per…
- Signore, aspettiamo solo il suo ordine. – lo interruppe il suo compagno.
Rannicchiato sulla sua sedia, il sergente non mosse un muscolo. Non diede nemmeno segno di aver sentito.
Per i tre giovani sottoposti, il suo silenzio fu come una pugnalata al cuore.
- Signore… – provò a chiamarlo uno dei tre, confuso.
- Ci stanno facendo a pezzi! – sbottò il più giovane. – Sono solo pochi uomini e hanno messo fuori gioco le migliori squadre dell’intera base! Sono pirati! Guardate cosa hanno fatto a questa città, noi non possiamo lasciarli fuggire così, noi siamo la Marina, noi dovremmo proteggere…
La porta blindata della sala di controllo cedette improvvisamente cadendo con un tonfo. Una nota sfumatura di tabacco invase la stanza.
- Capitano!– esclamarono speranzosi i giovani Marine scattando sugli attenti, ma la voce morì loro in gola.
Coperto di sangue e appoggiato alla soglia, Benn Beckman ripose in tasca il vecchio acciarino.
- ‘sera… - disse rispondendo stancamente al saluto.

- Ma tu… non faresti meglio… a stare… fuori?
I mugolii soffocati e indistinti dei tre prigionieri sembrarono appoggiare il concetto. Del resto, lo spazio all’interno del carro si era fatto improvvisamente molto più angusto.
- Mi spiace… - mormorò Vargas cercando di stringersi il più possibile in un angolo.
- Non dargli ascolto. – tuonò Midori sopra allo strepito degli zoccoli. – Anzi, forse dovresti cercare di farlo tacere del tutto. – aggiunse, non potendo fare a meno di ripensare alla debole fasciatura.
Un breve grido soffocato la avvertì della sfortunata scelta terminologica.
- Non intendevo in quel senso! – si affrettò a correggere.
Il grande pugno del pirata si fermò a pochi millimetri dalla faccia dell’ex-Marine.

Il sergente alzò la testa e i suoi occhi incontrarono quelli del pirata.
- E’ …morto? – chiese debolmente il primo.
- Non direi. Sarà soltanto fuori gioco per un po’. – rispose l’altro assaporando una boccata di fumo.
Un silenzio irreale scese tra i due. Il sergente sembrò accasciarsi sulla sua sedia.
- Signore! – si intromise ancora il giovane Marine. – Anche se il capitano Onigumo è stato sconfitto, noi abbiamo l’arma! Noi possiamo…
- Allontanati dai comandi. – mormorò Benn alzando il fucile.
- Fate come dice. – disse il sergente.
- Ma signore… Gli ordini erano… - balbettò il ragazzo, sorpreso.
Il suo superiore alzò lo sguardo su di lui. Stava sorridendo.
- Gli ordini sono cambiati. – disse con un candore disarmante.
E la sorpresa si tramutò in rabbia.

Lo strepito dell’ennesima lite decisamente fuori luogo tra Ryoku e Gale cresceva sempre di più.
Midori poteva riconoscerne le voci anche a grande distanza.
- Mi sa che siamo nella direzione giusta. – annunciò agli altri, spronando i cavalli in direzione delle grida.
Quei due ragazzini non erano cambiati affatto negli anni, pensò sospirando. Immagini lontane le scorsero brevemente davanti agli occhi, le facce arrabbiate di quelli che allora erano poco più che bambini, lo sguardo attento di Gale, i disastri di Ryoku e Shanks che scoppiava sempre a ridere… Un sorriso le si disegnò furtivo sulle labbra.

L’esplosione fu assordante.

Il giovane Marine cadde a terra con un grido.
- Ren! – gridarono all’unisono i suoi compagni affrettandosi a soccorrerlo.
Ren alzò gli occhi colmi d’odio sul suo avversario, la mano premuta sul ventre e il sangue che gli colava tra le dita.
Benn ricambiava gelidamente lo sguardo oltre la canna del fucile, pronto a premere nuovamente il grilletto al minimo movimento brusco in direzione dei comandi.
Il den-den mushi continuava a squillare.
- Rispondi. – ordinò il pirata a uno dei giovani ancora in grado di muoversi.
Atterrito, il ragazzo si affrettò a obbedire.
- Un’esplosione! – gridò una voce spaventata dall’altro capo del filo. – Una bomba… no, più di una… sono appena esplose…
Un mezzo sorriso soddisfatto si dipinse faticosamente sul volto ansimante del Marine ferito. Benn cercò di resistere all’impulso di sparare di nuovo.
- Erano dei nostri! – gridò ancora la voce, in preda al terrore. – Le nuove bombe… le H109… Alcuni dei nostri sono appena saltati in aria!
- Le H109… - balbettò il Marine impalato di fronte alla cornetta.
Il ghigno sul viso di Ren era scomparso del tutto.
- E’ questo che prevede il piano H109. – spiegò tetro il sergente ricadendo sulla sua sedia. – Bombe umane.
Il pallore mortale che si impadronì del suo bersaglio spinse Benn ad allentare momentaneamente la pressione dell’indice sul grilletto. Il ragazzo lo fissava con occhi colmi di orrore.
- Io non… non lo sapevo… io…
- Chiedi dei miei compagni. - ordinò ancora Benn, senza abbassare il fucile.



Ram's corner

Salve a tutti!
Informo tutti gli interessati che recentemente è nato un gruppo su Facebook dedicato a tutti i frequentatori del Fandom One Piece interessati a farne parte. Se qualcuno qui... oh, beh, l'immagine qui sotto (made in YellowCanadair) è molto più esplicativa di quanto possa esserlo io a parole.

Ram.


Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** Capitolo trentasettesimo ***


Capitolo trentasette.

- Si è svegliato.
Continuavano a fischiargli le orecchie. Socchiuse gli occhi e la luce gli sembrò troppo forte, i colori troppo vividi, le immagini confuse, l’aria soffocante e impregnata di sudore. Faceva caldo.
A poco a poco, il fischio sembrò attenuarsi e un secco scalpitare di zoccoli cominciò ad emergere.
- Ryoku, mi senti? Riesci a sentirmi?
La faccia di Gale cominciò a comporsi davanti ai suoi occhi.
- G… Gale… che è successo? Dove… dove siamo?
Le immagini iniziavano a farsi più nitide, ma il senso di ciò che vedeva continuava a sfuggirgli. C’era Gale, c’era Vargas, c’erano degli strani tizi bendati e appiattiti contro la parete che emettevano gemiti soffocati ad ogni scossone e un Marine mezzo svenuto al suo fianco. Senza contare che il tutto continuava a ondeggiare con movimenti bruschi.
- Ma che diavolo…?
- Si sente bene? – chiese una voce femminile al di sopra del caos generale.
Gale osservò l’espressione ebete del proprio compagno.
- Ha l’aria di non capire niente di tutto quel che lo circonda. – annunciò con un ghigno. – Direi che è tornato perfettamente in sé.
- Siete… sempre… così affettuosi… tra voi? – chiese il tipo vestito da Marine con la capacità canzonatoria di chi sta esalando l’ultimo respiro.
- Taci. – fece Gale incenerendolo con uno sguardo e badando a stringere un po’ più forte del dovuto la seconda fasciatura.
Midori tirò un sospiro di sollievo.
Quando aveva visto Gale con il corpo di Ryoku tra le braccia, per un attimo, aveva davvero temuto il peggio. Con due feriti a bordo, comunque, non poteva permettersi di rallentare. La porta orientale della città era ormai vicina. Un gruppo di Marine stava correndo nella loro direzione. La donna si calò il cappuccio del mantello sul volto.
- Gale. – chiamò. – Hai finito con quella fasciatura?

Ancora un po’. Ancora un po’ più in là. Bastava continuare a camminare.
Benn strinse i denti. La ferita cominciava a dargli veramente fastidio. Ma ormai era fatta, bastava continuare a camminare. Niente più combattimenti, niente corse. Quando aveva lasciato la città, tutte le squadre della Marina erano state richiamate al quartier generale. Il sergente, ormai a capo della base, lo aveva lasciato andare senza alcuna esitazione. E nessuno aveva trovato niente da ridire.
Benn strinse i denti. Si chiese come stesse il ragazzo a cui aveva sparato. Non avrebbe mai dimenticato la sua faccia, quando aveva capito. Ed era poco più che un ragazzino. Il pirata si incupì. Ryoku era rimasto a terra, dopo l’esplosione.
La ferita diede una nuova fitta al ventre. Era stanco. Aveva perso molto sangue da quando quelle sei katane erano comparse come dal nulla. Si era fatto sorprendere, non gli accadeva da un po’ in effetti. Adesso non poteva permettersi di preoccuparsi per gli altri. Ryoku era con Gale. Erano ragazzi in gamba, se la sarebbero cavata. La vista gli si appannava sempre più. Doveva respirare adagio, non sforzare il diaframma e non riaprire la ferita. Un passo dopo l’altro, fino alla nave, senza fermarsi. Non c’era nessuno che lo inseguiva, nessuno da cui difendersi. Bastava continuare a camminare…
Continuò a camminare, un passo alla volta, fino a che non si accorse della possente figura che si avvicinava a passi goffi e silenziosi, poco più che un’ombra confusa nella notte per i suoi occhi stanchi. Il pirata sorrise.
- Vargas… - mormorò tra i denti macchiati di sangue e tabacco prima di lasciarsi andare.
Il gigante lo raccolse prima che potesse toccare terra.

- Giù le mani! – esclamò Riku togliendole di mano un pezzo di carne ancora non del tutto cotto e rimettendolo sul fuoco.
La bambina gli lanciò uno sguardo deluso.
- Ma io ho fame… - piagnucolò guardando verso il falò oltre le sue spalle.
Il ragazzino avvertì chiaramente il pericolo.
- Questa è la mia cena, è chiaro?- si affrettò a chiarire. - Io l’ho cacciata, io ho acceso il fuoco, io me la mangio.
- Anche io ho aiutato a cacciare! – protestò Aki.
- Ah sì? – ribatté lui ripensando ai goffi tentativi a cui aveva assistito per tutto il giorno. – Ma se non hai fatto che far rumore e far infuriare quell’enorme gorilla!
- Ma io pensavo che fosse facile da cacciare… - si giustificò la bambina. – Non lo sapevo che i gorilla erano così forti.
- I gorilla non si mangiano!
- E perché no? Sembrano buoni.
- Non si mangiano e basta! – concluse Riku.
La bambina lo guardò perplessa per qualche istante, poi riprese a fissare la carne.
- Io ho fame. – disse soltanto.
Riku le rivolse uno sguardo assassino, che lei nemmeno notò.
- Ma tu non dovresti tornare a casa tua?
- Non voglio. – rispose Aki con semplicità. - Mi insegni a cacciare?
Preso in contropiede, Riku ammutolì.
- Cosa?
- Io voglio essere come te. – disse la bambina in tono deciso. - Voglio imparare a vivere da sola. Per dormire ho la mia barca e so anche pescare il pesce, però voglio anche imparare ad andare a caccia così avrò anche la carne. Tu sei bravo a cacciare. Insegni anche a me?
- No.
- Perché no?– chiese la piccola guardandolo delusa.
- Perché non ne sei capace, perché sei piccola e perché non ne ho voglia. – elencò Riku. – E poi tu nemmeno ne hai bisogno. Ti basta andare a casa per avere tutto quello che vuoi. – aggiunse con una punta di risentimento.
Aki si sedette risolutamente a gambe e braccia incrociate.
- Io non voglio tornare a casa. – disse cocciutamente.
Il ragazzino non poté trattenere uno sbuffo di disprezzo. Quelli erano solo capricci che solamente una bimbetta piccola e viziata come lei poteva permettersi, pensò con rabbia. Lui non aveva assolutamente tempo per quel genere di cose. Decise di ignorarla e tornò a occuparsi della propria cena, deciso a non dividerla con nessuno, tanto meno con lei.
La bambina non si mosse, lo sguardo completamente catturato dal movimento del fuoco davanti ai suoi occhi. L’odore della carne riempiva l’aria, ma presto i suoi pensieri cominciarono a vagare lontani, verso un tempo in cui le cose erano diverse.
- Io voglio bene a Shanks e anche a Yasop, e sono contenta che siano qui, però…  - mormorò quasi tra sé.
Riku continuò a ignorarla platealmente dandole le spalle. La bambina si strinse forte le gambe al petto. Era come se qualcosa le pesasse dentro.
- Da quando la mamma se n’è andata… - provò a spiegare. - …non è lo stesso.
Concentrata com’era sul fuoco, non si accorse che accanto a lei Riku aveva smesso di occuparsi della carne.
- Lei… mi manca tanto… - disse infine affondando la faccia dietro le ginocchia.
Per qualche istante il silenzio fu interrotto soltanto dal secco scoppiettare dei ciocchi di legna sul fuoco e lo sfrigolare degli ultimi rimasugli di grasso.
- Per la caccia serve silenzio.
La voce di Riku sembrava impastata. Aki levò su di lui uno sguardo sorpreso.
- Se fai troppo rumore gli animali scappano. – continuò lui ignorandola.
Prese un bastone e tastò un pezzo di carne che ormai sembrava cotto a sufficienza. Lo tolse dal fuoco.
- E poi non puoi pensare di catturare una bestia grande come quel gorilla. – aggiunse ripetendo l’operazione più e più volte. – Prima devi provare con qualcosa di più facile.
Dispose ordinatamente i pezzi su una larga foglia a mo’ di vassoio e calcolò le porzioni. Anche per due, sarebbero dovute bastare anche per l’indomani.

Ritorna all'indice


Capitolo 40
*** Capitolo trentottesimo ***


Capitolo trentotto.

- Giù le mani dalla mia colazione!
- Ehi, non sei l’unico a doversi rimettere in forze!
Midori posò il libro sulla scrivania con aria seccata. Non riusciva nemmeno a leggere con tutta quella confusione. Era molto, molto peggio che con i ragazzini. E la notte insonne non la rendeva affatto incline alla clemenza.
Dalla cucina la discussione si faceva sempre più accesa tra strepiti e cozzar di stoviglie.
- Per colpa dei tuoi amichetti, io sono saltato in aria!- protestò vivamente Ryoku guadagnando spazio con una spallata. - Che vuoi che sia un semplice proiettile in corpo?
- Se non fosse stato per me, non avreste saputo delle bombe e sareste rimasti lì a morire tutti quanti! – fece notare l’altro, mantenendo salda la presa sulla salsiccia tanto contesa.
- Questo dimostra soltanto che sei un traditore!
- Ti ho già detto che non sono un Marine, stupido ingrato!
- E tu dovresti essere una spia dell’armata rivoluzionaria? Ma chi vuoi prendere in giro?
Le porte della cucina si spalancarono di colpo. I due litiganti ammutolirono.
- Lo sapete che ci sono dei feriti che hanno bisogno di pace e riposo su questa nave? – disse la donna in tono minaccioso.
Intuendo il pericolo, i due si affrettarono ad annuire.
- E forse saprete anche che qualcuno è rimasto sveglio a studiare gli effetti di un certo farmaco.
- Certo… noi non volevamo… - azzardò Ryoku.
Midori levò su di lui uno sguardo assassino.
- Lou. – chiamò, perentoria.
Il grasso cuoco si affacciò da dietro il frigo con uno dei suoi cosciotti mattutini ben stretto tra i denti. Ryoku impallidì. Midori sorrise diabolicamente.
- Togli di mezzo il problema. – ordinò.
Un attimo dopo, i piatti erano perfettamente puliti.
La desolazione di Ryoku era quasi palpabile. Pur condividendo gli stessi sentimenti, il suo compagno di sventura alzò lo sguardo sulla donna che se ne andava sbattendosi la porta alle spalle. L’abilità con la spada, le capacità mediche, il rispetto di cui godeva all’interno della ciurma. Ormai non aveva più dubbi.

- Ma la mamma mi ha detto che rubare è una cosa brutta! – protestò Aki.
- Vuoi o non vuoi imparare a vivere con le tue sole forze? – chiese Riku severamente incrociando le braccia. – Beh, se vuoi stare qui e vuoi che ti insegni come si fa devi fare come ti dico e non devi essere un peso, hai capito? Io non ho nessuna intenzione di dividere con te il mio cibo un’altra volta. Quello che mangi, te lo devi guadagnare. E siccome non sei capace di prendere nemmeno una capra – aggiunse con sufficienza. – rubare è l’unica alternativa.
La bambina non sembrava troppo convinta.
- E poi rubare è un ottimo allenamento. – rifletté Riku a voce alta. – Devi essere veloce, silenzioso e non farti notare. Sono tutte cose molto importanti per un vero cacciatore e anche...
- Quando cominciamo? – lo interruppe Aki, improvvisamente radiosa.

Shanks sbadigliò profondamente indeciso se alzarsi o meno. La gamba si stava riprendendo abbastanza in fretta, ma perché privare Yasop del piacere di un’intera classe di ragazzini che ascolta effettivamente le sue storie? Shanks sbadigliò di nuovo.
Il fatto che Aki non fosse tornata non lo preoccupava minimamente. Non c’era alcuna minaccia su quell’isola che potesse impensierirlo e sua figlia era piuttosto in gamba per essere solo una mocciosetta. I suoi pensieri non poterono fare a meno di tornare alle parole di Shingen, il giorno prima. Si mise una mano in tasca e ne osservò il contenuto facendoselo oscillare davanti agli occhi. Il medaglione brillò ai caldi raggi del sole pomeridiano mandando riflessi dorati. Forse era veramente venuto il momento.
Tre colpi decisi alla porta lo riportarono bruscamente alla realtà.
Fece scivolare il medaglione nella tasca e si alzò.
- La porta era aperta… - mormorò il giovane pirata comparendo sulla soglia.
Shanks sorrise riconoscendo uno dei due naufraghi.
- Entra, Toshi! – salutò allegramente. – Vuoi scambiare due chiacchiere con un po’ di buon sakè della casa?
Il ragazzo sembrò esitare.
- Beh, forse signor Shanks è un po’ presto per bere…
- Non è mai troppo presto per del sakè buono come questo. – ribatté il capitano offrendogliene prontamente un bicchiere. – Sei mio ospite, privarti di un simile favore sarebbe una scortesia imperdonabile!
Il giovane si arrese e sedette accanto al padrone di casa.
- State guarendo in fretta, vedo. – osservò quest’ultimo.
- Beh, sì, le ferite si stanno rimarginando piuttosto velocemente… - mormorò l’altro, osservando perplesso una cicatrice che aveva sul braccio.
Shanks sghignazzò soddisfatto. Al solito, Shingen aveva fatto un ottimo lavoro. Erano veramente poche le ferite che quel vecchio non poteva curare, con il suo potere.
- Vi sono molto grato per il vostro aiuto.
Shanks alzò lo sguardo sul ragazzo. La sua voce sembrava piuttosto grave, ma decisa.
- Tuttavia… - Toshi esitò un momento. – C’è ancora un favore che vorrei chiedervi…
La sua mano strinse forte il bicchiere.

Yasop salutò gli ultimi bambini e chiuse la piccola scuola del paese sentendosi soddisfatto.
Gli era mancata quella sensazione. Quella da pirata era sicuramente la vita più esaltante che potesse immaginare e tuttavia che cos’erano le grandi avventure, le situazioni incredibili, le storie mozzafiato che aveva vissuto se non c’era nessuno a cui poterle raccontare? Certo, se fosse stato veramente solo per questo, forse la sua scelta, tanti anni prima… Molti di quei bambini dovevano avere più o meno l’età di Usop. Era poi così giusto che passasse tanto tempo con questi ragazzini e non con suo figlio? Sarebbe stato poi così sbagliato tornare, ogni tanto?
Era immerso in queste riflessioni quando vide il profilo di un certo cappello sparire dietro un banco della frutta.
- Aki? – provò a chiamare, perplesso.
Quando spariva per i suoi vagabondaggi, la piccola non imboccava mai la strada per il villaggio.
- Che cosa stai…? – fece per chiedere cercando di raggiungerla.
Il tempo di voltare l’angolo, e della bambina non era rimasta nemmeno una traccia.

Ritorna all'indice


Capitolo 41
*** Capitolo trentanovesimo ***


Capitolo trentanove.

Come al solito, la cucina rimaneva il posto più rumoroso dell’intera nave.
Benn sorrise vedendo Midori uscire sbattendosi la porta alle spalle.
- Vedo che hai finalmente ritrovato le tue buone maniere.
La donna lo squadrò: fasciatura ancora fresca, sigaretta tra le dita, lungi dall’essere in una posizione di riposo che favorisse il rimarginarsi della ferita. Ebbe la netta sensazione di non poter vincere quella battaglia. Sospirò stancamente.
- I ragazzi ti aspettano. – disse accennando alla porta alle sue spalle. – Mangia qualcosa e sta’ seduto.
Benn sorrise.
- Farò del mio meglio.

- Vi siete ripresi in fretta. – disse una voce.
- Benn! – esclamò il ragazzo accanto a lui.
Benn Beckman. Kanba alzò lo sguardo senza riuscire a non trattenere il respiro. Alla porta della piccola cucina, era appena comparso come dal nulla uno dei pirati più famosi della loro era, praticamente una leggenda vivente.
- L’idiota non è capace nemmeno di morire. – mormorò con un ghigno il ragazzo silenzioso.
- Avrà altre occasioni. – rispose Beckman prendendo posto al piccolo tavolo sotto lo sguardo severo della donna, rimasta appoggiata allo stipite della porta.
Due leggende, di cui una presunta morta da anni. E lui se le trovava letteralmente di fronte.
Si affrettò ad abbassare gli occhi sul piatto, ma avvertì lo sguardo del pirata posarsi su di lui.
- E tu devi essere la guardia che ha aiutato i ragazzi a scappare.
Kanba deglutì rumorosamente. Benché gentili, quelle parole sembravano pesare come macigni. Annuì senza alzare lo sguardo.
- Mi… mi chiamo Kanba. – balbettò.
- E’ solo un Marine che se l’è fatta sotto quando gli hanno sparato. – borbottò con aria di sufficienza il ragazzo saltato in aria.
- Ti ho già detto che io non sono un Marine! Io… – gridò in un accesso di rabbia.
Ma lo sguardo silenzioso e indagatore di Beckman gli fece morire le parole in gola.
Kanba si sedette. Era venuto il momento di mettere le carte in tavola.
- Sono una spia per conto dell’Armata Rivoluzionaria. – disse ignorando lo sguardo di ironica incredulità dei giovani pirati. – La mia missione consisteva nel fare carriera all’interno della Marina allo scopo di fornire informazioni al comando…
- Questo spiega come mai sapevi delle bombe, immagino. – rifletté Beckman ad alta voce. – Nessuno dei Marine al Quartier Generale sembrava esserne informato.
- E’ così. I metodi del generale Onigumo sono famosi per essere piuttosto…
- …disumani, direi. – concluse il ragazzo silenzioso.
Kanba annuì.
- Dicendovi delle bombe e coprendo la vostra fuga la mia copertura sarà saltata, oppure mi crederanno un traditore, ma speravo che facendovi allontanare da Logue Town si sarebbe potuta evitare una strage…
Dicendo questo, cercò lo sguardo di Beckman. Il pirata taceva. I suoi occhi sembravano scrutarlo con sospetto.
- Sai dove ti trovi, adesso? – chiese questi alla fine.
Kanba deglutì di nuovo e strinse i pugni sulle ginocchia per darsi coraggio.
- Voi siete i pirati di Shanks il Rosso, l’Imperatore. – cominciò con voce flebile. – Tuttavia…
Aveva scelto di essere sincero. Se voleva guadagnarsi la loro fiducia doveva andare avanti. La sua vita poteva dipendere da questo.
- Tuttavia siete su una rotta insolita considerando i trascorsi del vostro capitano. Pur avendo molti contatti nel Mare Orientale, la vostra ciurma non ferma mai sull’isola Polestar. – disse tutto d’un fiato. – Non ho ancora visto alcuni membri dell’equipaggio, in primo luogo Shanks… né Akuma. Considerando le voci di un vostro recente scontro con Kaido, nel Nuovo Mondo, la vostra visita nelle farmacie della città può solo significare che siete alla ricerca di una cura per i vostri feriti. Inoltre… - aggiunse alzando lo sguardo sulla ciurma che lo fissava sbalordita.
- Inoltre? – domandò Beckman, mantenendo il suo sangue freddo.
Kanba si alzò guardando negli occhi la donna che lo fissava attonita dalla parte opposta della stanza.
- Inoltre penso che quella donna sia Midori, moglie dell’Imperatore e medico di bordo, creduta morta da almeno quattro anni.
Attorno a lui il silenzio si fece pesante. I pirati lo osservavano con rabbia e diffidenza. Forse la strategia della sincerità non era stata una buona idea, dopo tutto. Non sapendo che fare, tra lo spaventato e l’imbarazzato, Kanba decise di rimettersi a sedere.
Fu di nuovo Beckman a parlare per primo.
- I rivoluzionari sono piuttosto ben informati sul nostro conto. – osservò impassibile. – Ma tu sei giovane, cosa sai riguardo a Midori? Il fatto che ci sia una donna a bordo della nostra nave pirata non basta per supporre il ritorno di una donna morta.
Kanba si rabbuiò.
- Entrai nell’Armata Rivoluzionaria circa cinque anni fa. – mormorò cupamente. – Allora il comando cercava di radunare i migliori medici che non avessero contatti con il Governo Mondiale per una spedizione urgente nel Mare Settentrionale.
- Nel Mare Settentrionale? – mormorò Midori incredula.
- Quello di Midori era uno dei pochi nomi sulla lista. – continuò Kanba, ignorandola. - I più erano pirati e non sarebbe stato facile rintracciarli in tempo. Anche gli ultimi arrivati come me furono coinvolti nelle operazioni. Ero appena rientrato da una spedizione su una piccola isola invernale sulla Rotta Maggiore, quando arrivò la notizia della morte di Midori in uno scontro con Barbabianca.
La donna continuava a fissarlo duramente.
- Si parlò molto di questa vicenda e venni a sapere delle sue abilità mediche e in combattimento. – aggiunse Kanba rivolgendosi direttamente a lei. – In molti dicevano che con l’aiuto di un medico tanto dotato e dell’intera ciurma di Shanks la missione avrebbe avuto un esito migliore e forse…
- Non sarebbe cambiato nulla. – lo interruppe lei, gelida. – C’erano molti medici capaci a Flevance e non sono stati in grado di trovare una cura.
- Si sbagliavano! – protestò il ragazzo vivacemente. – Con il nostro aiuto, qualcuno è riuscito a…
- Non importa.
La voce tranquilla ma sicura di Beckman interruppe la discussione senza lasciare possibilità di replica.
- Non ha alcuna importanza, ormai. – ribadì. – Il fatto che Midori sia ancora viva non cambia nulla di quanto è successo allora. Ciò che conta adesso è fare in modo che questa informazione non raggiunga orecchie indiscrete.
Kanba avvertì chiaramente la precarietà della propria situazione.
- Io… - si affrettò a balbettare. – Io non credo che al comando importi più, ormai…
- Vedremo. – rispose Beckman spegnendo la vecchia sigaretta nel piatto vuoto. – Siamo in debito con te per il tuo aiuto a Logue Town e sarai trattato come meriti. Tuttavia… - aggiunse accendendosene un’altra.
- Tuttavia? – chiese il ragazzo, teso.
- Tuttavia per il momento non ti sarà possibile scendere dalla nave. – rispose il pirata con cordiale semplicità. – E i ragazzi, qui, si accerteranno che tu rispetti questa regola.- aggiunse accennando ai giovani compagni che lo squadravano con sguardo ostile.
- Tutto chiaro?
Kanba annuì senza troppa convinzione.


Ram's corner

Sono rimasta molto sul vago per non cadere nello spoiler. Se non si capisce un'acca di quello che sta succedendo o se pensate che dovrei mettere l'allerta spoiler fatemelo sapere, per favore. Chiaramente ci sono aggiunte mie rispetto ai fatti canonici.
Insisto nel puntualizzare che la dicitura "cinque anni" si rifà a eventi un po' precedenti ai fatti stessi: Aki ha quattro anni ma Midori è rimasta incinta nove mesi prima. Allo stesso modo, i preparativi dell'Armata Rivoluzionaria vengono messi in atto mesi prima rispetto ai fatti del Mare Settentrionale. Diciamo che la nascita di Aki avviene più o meno nello stesso periodo in cui avvengono i fatti recentemente narrati da Mr Oda (la prima parte). Per capirsi, quando è nata Aki, Rufy doveva avere sui 3 anni circa.
Ok, perdonate la vaghezza e chiedete pure. Fatemi anche sapere nel caso non tornasse qualcosa, il che è possibilissimo.

Alla prossima,
Ram.

Ritorna all'indice


Capitolo 42
*** Capitolo quarantesimo ***


Capitolo quaranta.

Quando finalmente decise di uscire dal nascondiglio, Yasop era scomparso.
Aki sospirò profondamente.
Ci era mancato davvero poco. Era così lontano quando l’aveva chiamata, come aveva fatto a vederla? Sapeva che era un bravo cecchino, però…
E comunque anche rubare non era per niente facile. Riku aveva detto che la cosa importante era non farsi notare, non essere visti da nessuno. Però, quando passava per strada, la gente del villaggio si voltava sempre verso di lei, chi con un saluto chi con un sorriso. Non era per niente facile passare senza essere visti. E ora ci si metteva anche quel ficcanaso di Yasop! Non poteva certo tornare nel bosco a mani vuote, però. Riku non le avrebbe dato niente da mangiare e poi l’avrebbe anche presa in giro come aveva fatto la sera prima. Forse si sarebbe persino rifiutato di insegnarle ad andare a caccia!
Allarmata da questo pensiero, la bambina decise di concentrarsi. Scrutò furtivamente i dintorni e si diresse verso le cassette della frutta a passo deciso.

- Tua figlia si comporta in maniera strana, capitano.
Aprì la porta con la schiena, le braccia impegnate a tenere a bada il grosso sacchetto di frutta e verdura che l’ortolana, vedendolo aggirarsi nei dintorni del negozio e riconoscendolo come compagno dell’eroe locale, si era prodigata per offrirgli.
Fu soltanto quando riuscì a voltarsi che notò che Shanks non era solo.
- Buone notizie! – annunciò questi, in un tono che non lo convinse affatto.
- Di che tipo? – chiese cautamente il cecchino, squadrando Toshi con sospetto.
Shanks esibì il sorriso che tipicamente preannunciava una serie potenzialmente infinita di guai.
- Del tipo che richiede una nave. – disse.

- Tutto qui? – chiese Riku gettando un’occhiata al magro bottino che Aki gli mostrava orgogliosa.
- Ma io…! – cominciò la bambina, arrabbiandosi.
Le proteste le morirono in gola, però, quando notò l’enorme “cosa” che Riku era riuscito a sistemare sul girarrosto del falò.
- Che cos’è? – chiese dimentica della discussione.
Riku ghignò soddisfatto.
- Credo sia un cinghiale.- disse ostentando una certa noncuranza.
Anche se non lo avrebbe mai ammesso davanti alla ragazzina, era la prima volta che riusciva a catturare una preda tanto grande e robusta.
- E che cos’è un cinghiale? – chiese lei cercando di indovinarne il sapore.
- Una specie di maiale selvatico.
Di certo non le avrebbe nemmeno detto che, essendo un esemplare un po’ anziano, la caccia era stata più facile del previsto.
Allontanò questo pensiero tornando a osservare altezzosamente la frutta e verdura che la bambina aveva ammonticchiato vicino al fuoco.
- Penso che per oggi dovrebbe bastarci. – annunciò soddisfatto.
Aki si illuminò, felice di aver contribuito. Il grasso cominciava già a sfrigolare sopra al fuoco diffondendo un odore che parlava alla bambina di arrosti, prosciutti e altre leccornie.
Riku si sedette accanto al fuoco esaminando con discrezione i graffi, vecchi e nuovi, che si era procurato sulle braccia e sulle gambe. Quelle sottili linee rosse erano il suo orgoglio. Nessuno dei bambini del villaggio ne aveva tanti quanto lui. Del resto, nessuno di loro valeva granché quando si trattava di andare a caccia.
Alzò lo sguardo sulla ragazzina che sedeva poco distante, come ipnotizzata dal piccolo falò pomeridiano. Come era successo? Come aveva potuto permetterle di restare? E poi quella promessa, insegnarle a cacciare… Quella scema non sarebbe mai stata in grado di prendere niente e con il rumore che faceva avrebbe fatto scappare ancora tutti gli animali. Sarebbe stata una spina nel fianco.
- Da quando la mamma se n’è andata… non è lo stesso.
Riku aggrottò la fronte e si affrettò a distogliere lo sguardo.
Per un po’ se la sarebbe cavata con la scusa della frutta. Era stata una buona idea, quella: gli toglieva dai piedi la ragazzina e gli evitava di dover andare in paese. Tra i negozianti, del resto, si era ormai fatto una certa fama e procurarsi qualcosa era diventato davvero difficile. Forse, se la ragazzina avesse imparato a prendere qualcosa di più di un paio di mele e qualche carota, quella strana alleanza avrebbe anche potuto finire per rivelarsi di qualche utilità, in fondo.
- E’ pronto?
O forse no.
- No. – rispose seccato.
Forse quella sua petulanza da ragazzina viziata avrebbe finito per fargli perdere la pazienza.
- Ma io ho fame!
Forse si sarebbe mangiata molto più di quello che sarebbe mai stata in grado di prendere.
Riku chiuse gli occhi e sospirò stancamente. Come aveva potuto permetterle di restare?

- Tutto bene?
Midori distolse lo sguardo dall’oceano.
- Trovo quasi comico che me lo chieda uno semiparalizzato dalle bende. – rispose ironicamente.
Benn abbozzò qualcosa di simile a un sorriso.
- Se anche fosse stato possibile fare qualcosa, Shanks non ti avrebbe mai permesso di andare, lo sai, vero?
- E io non lo avrei fatto, in ogni caso. – ribatté lei, con voce calma. – Dovevo pensare a mia figlia. Aki era comunque più importante.
Rimasero in silenzio per qualche istante, l’acqua del mare che scivolava sciabordando appena lungo i fianchi della nave.
- Che cosa facciamo adesso? – chiese lei, alla fine.
- Non penso che il ragazzo possa rappresentare una minaccia.- rispose Benn senza indugiare. – I Rivoluzionari non hanno certamente alcun interesse a far favori al Governo Mondiale. Al massimo potrebbero venire a chiederti di partecipare a qualche piccola missione per loro.
Midori tacque.
Un tempo non sarebbe stato un problema, ma adesso…
- Penso che dovremmo riportare il ragazzo dai suoi. – proseguì Benn, non facendo caso a quel silenzio. – Se anche dovesse parlare, a quel punto la cosa migliore sarebbe apparire come loro alleati. Non pensi?
Il ragionamento, come al solito, non faceva una piega.
La donna sospirò, guardò Benn e scosse la testa.
- Tu dovresti riposare. Non farmelo ripetere di nuovo. – disse soltanto, prima di sparire sottocoperta.
Il pirata lasciò la presa sul pacchetto di sigarette che teneva in tasca. Per un po’ avrebbe fatto meglio a darle retta.

Ritorna all'indice


Capitolo 43
*** Capitolo quarantunesimo ***


Capitolo quarantuno.

- Forse avremmo bisogno di un piano.
- Ma noi abbiamo un piano! – ribatté Shanks allegramente, versando una generosa dose di sakè nel bicchiere del compagno.
- “Trovare la Marina e prenderli a calci” non credo si possa definire tale. – osservò Yasop caustico.
- Beh, però ha sempre funzionato! – fece il capitano sfoderando un sorriso. – E poi quel Toshi sembra in gamba, sarà interessante vederlo all’opera. – aggiunse ripensando alla determinazione del ragazzo.
Yasop lanciò uno sguardo all’espressione sicura di Shanks. Sapeva benissimo che quella era una battaglia persa. Il ragazzo aveva chiesto il loro aiuto per vendicare la morte dei compagni e Shanks non si sarebbe mai tirato indietro. Quello era esattamente il genere di cose che il capitano prendeva più a cuore.
- E chissà che cosa potremmo trovare su quella nave! – aggiunse vivacemente il giovane Imperatore cominciando a fantasticare e portandosi il bicchiere alle labbra.
No, non c’era decisamente speranza.
- Midori non ne sarà affatto contenta, capitano. – borbottò il cecchino, poco convinto.
A Shanks andò il sakè di traverso.
- Ad ogni modo, se dobbiamo partire domattina, ci sono un bel po’ di cose da sbrigare. – aggiunse Yasopp alzandosi e ignorando completamente il principio di soffocamento dell’amico. – Non sarà facile sbrigare i preparativi in così poco tempo. – rifletté ad alta voce. – Tanto per cominciare servirà una nave e poi…
Pochi minuti dopo, con le braccia incrociate dietro la testa e il naso per aria, Yasop si avviava a larghi passi verso il villaggio.
Shanks lo osservò dalla finestra della piccola casa con un sorriso soddisfatto, soffocando gli ultimi colpi di tosse. La luce del tramonto gli riempiva gli occhi, ma la sua mente già correva verso l’indomani, al momento in cui avrebbe ripreso il mare, al momento in cui avrebbe sentito di nuovo sotto ai piedi il rollio delle onde.
Non c’era motivo di preoccuparsi. Shingen si sarebbe occupato dell’isola per qualche giorno e con un po’ di fortuna Midori non sarebbe venuta nemmeno a saperlo.
Il sorriso di Shanks si allargò ancora di più. Sì, sarebbe andato tutto bene.

- Partiremo domani all’alba.
Le parole di Toshi sembrarono cadere nella stanza buia come monete in un pozzo senza fondo. Nessuna reazione, nessuna risposta.
- Tu non verrai, vero, Jiro? – provò a chiedere timidamente.
Il silenzio fu talmente pesante da fargli male al cuore.
Jiro non aveva più detto una sola parola da quel giorno. Le loro ferite erano guarite completamente ormai, e con una rapidità che nessuno dei due riusciva a spiegarsi. Ma le cose non sarebbero mai tornate come prima, era inutile negarlo. Il capitano, i loro compagni… erano tutti morti. E questa vendetta che a momenti sembrava così importante non sarebbe bastata a farli tornare indietro. Il giovane pirata strinse i denti.
- Non può finire così… - mormorò con una voce che era poco più che un sussurro. – Noi… noi dobbiamo andare avanti… noi… anche per gli altri…
L’oscurità sembrò inghiottire una volta di più le sue parole e i suoi sforzi.
Toshi sospirò.
Anche sulla nave, lui e Jiro non erano mai stati d’accordo su niente. Era stupido pensare che le cose sarebbero cambiate proprio adesso che non c’era più niente a legarli. Se voleva serbare qualcosa del calore di quei giorni passati per mare, non era a Jiro che doveva rivolgersi. Gli rimanevano solamente i suoi ricordi.
La mano stretta a pugno si rilassò lungo il suo fianco e la voce prese coraggio.
- Intendo trovare quella nave della Marina e mostrare al mondo che la nostra ciurma non viene sconfitta così facilmente. – disse in tono solenne. – Intendo vendicare i nostri compagni per poi poter…
- Tu non conosci il significato della parola vendetta. – lo interruppe una voce cupa.
Toshi, troppo sorpreso per offendersi, spalancò gli occhi e si bloccò cercando di scrutare tra le ombre della notte.
- Jiro… - riuscì soltanto a mormorare.
- Sei solo uno stupido ragazzino. – continuò il suo compagno aspramente. – Parli di vendetta, ma che cosa pensi che farai? Li ucciderai tutti uno per uno? Li sgozzerai? Li lascerai affogare?
- Io… - balbettò il ragazzo.
Nel buio, Jiro abbassò le palpebre che si facevano ogni giorno più pesanti.
- E’ stata una tempesta a sconfiggerci, e un’insignificante nave della Marina. – disse faticosamente. – Se i nostri compagni sono morti è solo perché eravamo troppo deboli. Non è qualcosa per cui puoi vendicarti.
La luce fioca della sera illuminò per un istante la stanza e la porta sbatté con violenza. I passi di Toshi risuonarono seccamente sul legno.

- Logue Town… - mormorò, come per assaporare la parola.
Abbassò il giornale sulle gambe elegantemente accavallate sulla sontuosa poltrona e allungò una mano verso il bicchiere che sembrava attenderlo sul tavolino in legno scuro. Lo sguardo severo osservò distrattamente il vino lasciare sottili rivoli rosso sangue sulla superficie lucida del vetro.
Logue Town. Una scelta decisamente insolita. La battaglia con Kaido doveva essere stata più cruenta del previsto se li aveva costretti a correre fino al Mare Orientale per leccarsi le ferite. Del resto, Shanks era il genere di capitano che è disposto ad attraversare anche l’intera Rotta Maggiore per uno solo dei suoi uomini. O persino per un qualunque sconosciuto che gli avesse offerto una volta da bere.
Soppesò questa possibilità per qualche minuto. Sarebbe stato molto seccante fare tanta strada per scoprire che il suo rivale non era nemmeno in grado di combattere. Ma Kaido era davvero tanto forte?
Il bicchiere smise di oscillare.
No, nessuno avrebbe sconfitto Shanks prima di lui.
Mihawk portò risolutamente il calice alle labbra.
Se quell’idiota si era fatto battere così facilmente, l’avrebbe pagata cara.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 44
*** Capitolo quarantaduesimo ***


Capitolo quarantadue.

Il ponte oscillava dolcemente e il mare riempiva la piccola barca del suono delle onde. Una voce cantava sulle note di una vecchia ninna nanna che conosceva. Riku alzò lo sguardo e intravide, nell’ombra, i contorni confusi di una porta chiusa. La voce parve affievolirsi.
- Mamma?- chiamò Riku, avvicinandosi.
Provò ad allungare la mano, ma la maniglia era alta, troppo alta per un bambino così piccolo.
Oltre la porta, la voce era sempre più debole.
- Mamma! – gridò ancora più forte.
Provò a saltare, ma la maniglia sembrava sempre più alta e irraggiungibile, la voce più distante e sottile. Il bambino che si scagliò sul legno con tutte le sue forze, gridando, sferrando calci e pugni.
L’ultima strofa della canzone risuonò con faticosa dolcezza e la voce si spense in un soffio. La porta cedette di schianto...
- Tornerò a prenderti, lo prometto.


Riku spalancò gli occhi nel buio e annaspò.
La quiete della notte lo colse di sorpresa e per qualche istante trovò tutto estremamente fuori posto. Poi la confusione passò, i contorni tornarono a essergli familiari e il respiro si calmò poco a poco. Il vento soffiava dolcemente e faceva oscillare la fragile stoffa del tendaggio ormai logoro che copriva la finestra. Riku allungò le dita fino a sfiorarlo. Fuori, nel cielo, si facevano timidamente strada i primi albori del mattino.

Shanks guardò il cielo ritrovare il confine con il mare e sorrise tra sé.
- E’ tutto pronto, capitano. – mormorò il cecchino, indovinandone i pensieri.
Il profumo del mare era talmente intenso da dare alla testa. Con un balzo, il giovane Imperatore fu sulla sua nuova nave. Era poco più che una barchetta, in realtà, ma lo riempì di quello stesso inspiegabile orgoglio che provava ogni volta. E come ogni volta non poté fare a meno di chiedersi se anche per il Capitano, allora, non fosse stato lo stesso.
Alle sue spalle, Yasop si preparò a spiegare le vele. Il vento si levava da terra lieve come un sospiro e li avrebbe accompagnati lontano, tra le onde. Il pirata sentì la dolcezza di un antico brivido sfiorargli la schiena. Le mani scioglievano i nodi del cordame con esperta impazienza.
Per ultimo, Toshi li seguì a bordo a testa bassa.
Shanks prese in mano il timone, Yasop spinse via il molo con un calcio e la nave prese a navigare con abbrivio crescente via via che le vele si riempivano di quel vento amico che li salutava da terra.
Il ragazzo alzò gli occhi sul piccolo porto che si allontanava e lasciò scivolare lo sguardo fino al villaggio. Jiro era sveglio, lo sapeva. E sapeva anche, in qualche modo, che non sarebbe stato più là, al suo ritorno. Quelle sue ultime parole, la sera prima, e il ritrovato silenzio al mattino erano state il suo ultimo addio.
- Pare che abbiamo visite. – mormorò Shanks con un sorriso divertito.
Dietro di loro, sulla banchina del piccolo porto del paese, si era radunata una piccola folla. Per la maggior parte erano bambini e si sbracciavano per salutare. Il vento portava con sé le voci di alcuni di loro, e gli auguri di buon viaggio per il “maestro Yasop” e il “signor Shanks”. Yasop si affrettò ad assicurare le corde e si sporse dal ponte per rispondere al saluto con un sorriso soddisfatto.
- Sono i ragazzini della scuola, no?- sghignazzò il capitano. – Al suo ritorno, Midori scoprirà di avere un importante rivale, signor maestro.
In tutta risposta, Yasop sbuffò sonoramente e scrollò la testa. Fino all’ultimo, però, non distolse lo sguardo.

- Sbrigati, Shou! Non ti aspetto!
Ansimando per la stanchezza, il bambino alzò lo sguardo sul fratello maggiore un attimo prima che sparisse tra gli alberi del fitto bosco.
- Kunio! – provò a chiamare disperato.
Tirò il fiato e riprese a correre. Doveva resistere. Tanto l’albero di Riku doveva essere vicino, ormai.
Kunio  si voltò ancora una volta per controllare che il piccolo idiota non si fosse perso e poi rivolse lo sguardo verso l’alto. La luce del mattino era chiara e trasparente e, a distanza, intravide la baracca in cui viveva il suo capitano.
- Sbrigati, Shou!

Le foglie del bosco oscillavano davanti ai suoi occhi, ma lui non le vedeva veramente.
La colazione giaceva intatta accanto a lui mentre continuava a fissare quel verde indistinto mosso dal vento. Era tanto che non faceva più sogni del genere…
- Riku!
Il ragazzino sbatté le palpebre come se si fosse svegliato solo in quel momento.
- Riiiikuuu! – fece eco una seconda voce.
Riku guardò in basso e riconobbe Kunio con il piccolo Shou che, pur ansimando, lo salutava allegramente con la mano. Quella visita inaspettata non ci voleva, rifletté in fretta. Se avessero scoperto che dava riparo alla ragazzina…
- Capitano, abbiamo notizie dal villaggio! – gridò ancora Kunio.
- Sì, capitano, il signor Shanks e il signor Yasopp sono appena… - un pugno ben assestato del fratello lo fece interrompere con un lamento.
Riku ignorò la piccola discussione tra i due e si voltò verso la capanna. La ragazzina non dava segni di vita. Si sarebbe svegliata a giorno fatto, come al solito, se le urla di quei due non l’avessero svegliata prima. Non c’era che da sperare, si disse affrettandosi a scendere prima che Kunio tornasse ad alzare la voce.



Ram's corner

Salve a tutti! Era una vita che non pubblicavo niente e avevo a metà questo capitolo nel mio computer.... Beh, è breve, lo so, e temo di non essere nemmeno rientrata del tutto nel piccolo universo di Aki, Shanks, Midori e tutti gli altri, però ho voluto tentare. Se avete consigli e/o correzioni, al solito, felicissima di leggerle. Mi auguro di riuscire a riprendere un po' le fila (con calma) e di non aver accumulato troppe inesattezze ed ignoranza (non sono andata avanti con One Piece, sono rimasta a metà Dressrosa) rispetto alla storia originale, ma comunque penserei di continuare con il mio progetto iniziale. Per il resto mi auguro che stiate passando una buona estate.

Grazie di aver letto fin qui e alla prossima,
(un'arrugginita) Ram.

Ritorna all'indice


Capitolo 45
*** Capitolo quarantatreesimo ***


Nelle puntate precedenti (zaan zaan zaan zaan):

Midori, Benn e il resto della ciurma sono ripartiti da Logue Town dove sembrerebbero aver trovato la tanto sospirata cura per Akuma. Insieme a quella, però, s sono portati a bordo anche un giovane rivoluzionario, tale Kanba, la cui copertura come infiltrato nella Marina è saltata con l'arrivo dei pirati sull'isola. Kanba riconosce Midori, che è presunta morta da cinque anni ai più e che vorrebbe non attirare su di sé troppa attenzione.
Nel frattempo, in casa Shanks Aki continua a perseguitare il tanto ammirato Riku che ha promesso che le insegnerà ad andare a caccia, mentre il rosso Imperatore si è lanciato in una missione vendicativo/punitiva nei confronti di una nave della Marina che ha inseguito una nave pirata nei paraggi (causandone la definitiva distruzione) e che, più in generale, si trova in un territorio sotto il controllo di Shanks. La spedizione conta tre prodi avventurieri: l'annoiato Shanks, il loquace Yasop e il vendicativo Toshi, superstite della nave pirata di cui prima. L'unico altro superstite, Jiro, non condivide l'idea di vendetta e ha deciso di non partecipare alla spedizione.
Per il momento è tutto - scusatemi immensamente per la mia discontinuità imperdonabile.

Ram



Capitolo quarantatre.

- Che succede? – chiese lasciandosi scivolare a terra lungo l’ultimo tratto.
I due ragazzini lo accolsero con i volti infiammati dall’entusiasmo.
- Shanks e il suo cecchino hanno appena lasciato l’isola in compagnia di uno dei due pirati naufraghi. – riportò puntualmente Kunio. – Si mormora che siano diretti alla volta della nave della Marina che ha affondato la nave pirata.
- Per vendicare la morte degli altri pirati! – gridò eccitato il più piccolo.
- Shou! – gridò il fratello maggiore. – Quante volte ti ho detto stare zitto?
- Ma il capitano deve sapere che il signor Shanks…!
- E smettila di chiamarlo così!
- Potreste abbassare la voce? – mormorò Riku cercando di imporsi sui suoi compagni.
I due ragazzini lo guardarono con curiosità.
- Certo, capitano… - balbettò Kunio sorpreso.
Felice di aver riportato il silenzio, Riku non badò troppo a quello stupore. L’ultima cosa che avrebbe voluto in quel momento era che Aki si svegliasse e che gli altri la vedessero là. Che figura ci avrebbe fatto davanti a tutta la ciurma?
- Capitano? – lo chiamò cautamente Kunio, riscuotendolo dai suoi pensieri. – Non dovremmo fare qualcosa ora che Shanks non è nel villaggio? – aggiunse con voce prudente.
Riku alzò su di lui uno sguardo interrogativo.
- Beh, è tanto che la nostra ciurma non fa niente… - provò a spiegare l’altro. - …e da quando Shanks ha raccontato a scuola che anche le donne possono essere pirati…
- Un sacco di femmine hanno cominciato ad allenarsi! – lo interruppe Shou. – E dicono che tu sei un bugiardo e che tuo padre forse non era nemmeno un vero pirata e anche che sei sparito perché… ahia!
Un pugno del fratello maggiore lo mise a tacere.
- …perché?
La voce del giovane capitano si era fatta gelida.
- Perché hai paura di Shanks. – concluse il più piccolo con semplicità.
Un pesante silenzio cadde sui tre.
- E’ così? – chiese infine Riku.
- Beh, – ammise infine Kunio. – le storie di Yasop effettivamente sembrano confermare che ci siano donne pirata, però questo non significa…
- Le femmine non possono diventare pirati. – rispose Riku, lapidario.
- Non è vero.
La nuova voce sorprese tutti e tre i ragazzini, ma solo ad uno di loro fece gelare il sangue.
- Mia mamma era un pirata. – continuò Aki con semplicità catturando e soffiando via una cispa da sopra il ramo su cui si era appollaiata.

Dopo aver radunato le poche cose che gli erano rimaste in un fagotto, la stanza assunse un aspetto ancor più deprimente. Jiro non le rivolse più di uno sguardo prima di chiudersi la porta alle spalle. Fuori, nella luce del mattino, il villaggio era deserto. Sembrava che tutti fossero andati al porto ad assistere alla partenza per quell’assurda missione di vendetta. Jiro sbuffò. Questo avrebbe solo reso più semplice procurarsi qualcosa da mangiare prima di sparire del tutto.

- Ma quella è…? – fece per dire il piccolo Shou indicando con il dito prima che il fratello gli desse un pugno per farlo tacere.
- E’ la figlia di Shanks, capitano. Non è parte della ciurma e ha invaso il nostro territorio.
Aki osservò la scena perplessa.
- Sei quella che ha sfidato Riku. – constatò il più piccolo. – Quella che ha barato, vero?
- Io non ho barato. – s’indignò la bambina. – E comunque mi chiamo Aki.
- Capitano, che dobbiamo fare?
- E voglio fare parte anch’io della vostra ciurma. – proseguì Aki con candore.
- Una femmina non farà mai parte della ciurma! – strillò Shou.
- E di certo non la figlia di Shanks. – continuò freddamente Kunio.
Aki lo guardò con assoluto stupore.
- Perché?
- Perché ha dato di bugiardo del capitano. – rispose lapidario il bambino.
- Sì, perché adesso tutti dicono che il capitano ha paura di Shanks e che le femmine possono essere pirati e che il padre del capitano non era davvero un pirata. – continuò Shou.
- Tuo padre è un pirata? – chiese Aki fissando Riku con sorpresa. – Non me lo avevi mai…
- SILENZIO!
Tutti e tre i bambini ammutolirono. A capo basso, Riku tremava di rabbia. Nemmeno Kunio, che lo conosceva da tempo, lo aveva mai visto così.
- Andatevene.
- Ma capitano… - protestarono i due bambini.
- Vi ho detto di andarvene. – continuò Riku con voce tagliente. - Andate via. Tutti. E tu, – aggiunse alzando lo sguardo su Aki. – tu non farai mai parte della mia ciurma.
- Ma… – fece per ribattere lei.
- Né di nessuna ciurma. – continuò l’altro gelido. – Non ti vorrà mai nessuno. Nemmeno i tuoi genitori ti vogliono con loro. Se ne sono andati e non torneranno a prenderti.
- Non è vero! – si difese la ragazzina. – Shanks…
- Shanks ha lasciato l’isola e non tornerà. Perché è un pirata e non vuol perdere tempo dietro ad una bambina così debole da non saper nemmeno badare a sè stessa.
Riku vide gli occhi della bambina farsi lucidi, ma non gli importava niente. Voleva solo che se ne andassero tutti per non tornare mai più. Che lo lasciassero in pace. Che lo lasciassero solo. Come avevano fatto sempre tutti. Aki era come pietrificata.
- Non è vero… - riuscì a malapena a balbettare.
- E’ vero. – intervenne Shou. – Yasop e il signor Shanks sono partiti stamani per andare ad attaccare una nave…
- NON E’ VERO! – strillò la bambina ormai in lacrime, prima di saltare giù dal ramo e correre il più lontano possibile.
Alle sue spalle, i due fratelli rivolsero uno sguardo interrogativo a quello che consideravano il loro capitano.
- Riku, la lasciamo and… - azzardò il maggiore.
- Andatevene.
Kunio esitò, spiazzato da un tale accesso di rabbia.
- Ma capitano…
- Andate via.

Ritorna all'indice


Capitolo 46
*** Capitolo quarantaquattresimo ***


Nelle puntate precedenti (zaan zaan zaan zaan):

Midori, Benn e il resto della ciurma sono ripartiti da Logue Town dove sembrerebbero aver trovato la tanto sospirata cura per Akuma. Insieme a quella, però, s sono portati a bordo anche un giovane rivoluzionario, tale Kanba, la cui copertura come infiltrato nella Marina è saltata con l'arrivo dei pirati sull'isola. Kanba riconosce Midori, che è presunta morta da cinque anni ai più e che vorrebbe non attirare su di sé troppa attenzione.
Nel frattempo, in casa Shanks Aki continua a perseguitare il tanto ammirato Riku che ha promesso che le insegnerà ad andare a caccia, mentre il rosso Imperatore si è lanciato in una missione vendicativo/punitiva nei confronti di una nave della Marina che ha inseguito una nave pirata nei paraggi (causandone la definitiva distruzione) e che, più in generale, si trova in un territorio sotto il controllo di Shanks. La spedizione conta tre prodi avventurieri: l'annoiato Shanks, il loquace Yasop e il vendicativo Toshi, superstite della nave pirata di cui prima. L'unico altro superstite, Jiro, non condivide l'idea di vendetta e ha deciso di non partecipare alla spedizione.
Per il momento è tutto - scusatemi immensamente per la mia discontinuità imperdonabile.

Ram



Capitolo quarantaquattro.

Midori fece cadere poche gocce del farmaco sopra la piccola lastra e le mescolò a quelle di sangue.
Gale attendeva silenzioso alle sue spalle appoggiato alla parete. Midori tirò un sospiro di sollievo.
- E’ quello giusto. – mormorò distogliendo lo sguardo dal piccolo microscopio. – Gale…
- Quattro gocce subito e proseguire il trattamento con due gocce ogni dodici ore. – concluse il giovane pirata.
Midori sorrise stancamente.
- Lascio tutto a te, allora.
Come uscì dalla porta, non si sorprese di trovare Benn ad aspettarla.
- In quanto pensi che si rimetterà? – le chiese.
- Non troppo presto. Ci abbiamo messo molto tempo a trovare l’antidoto, il sangue ha già raggiunto livelli di tossicità piuttosto importanti. – rispose lei onestamente. – Un uomo di stazza media sarebbe già morto da giorni.
Erano giorni che non dormiva in modo decente. Era stanca e le bruciavano gli occhi. Persino i deboli raggi del mattino, rifrangendosi sulle onde, la infastidivano.
- Tu sai che non possiamo tornare nel mare Occidentale. – disse Benn.
Midori sospirò.
- Sì, lo so.
- Anche se volessimo, ucciderlo non sarebbe saggio. I Rivoluzionari potrebbero sempre venirlo a sapere. In fondo avrebbero dovuto trovare il cadavere a guardia della porta. E aver contro i Rivoluzionari…
- Lo so. – ripeté la donna. - Cosa proponi di fare?
- La base più vicina di cui sono a conoscenza si trova nel mare Settentrionale.
Midori alzò lo sguardo sgomento sul compagno.
- Non possiamo andare fino…
- E’ la nostra unica possibilità. – la interruppe lui in tono fermo. – Se lo lasciassimo andare potrebbe essere catturato da chiunque, anche dalla Marina. E potrebbe dir loro di aver visto una donna morta quattro anni fa.
- Non potrebbe occuparsene Crocus?
Benn aggrottò la fronte. Detestava quando le persone intelligenti si rifiutavano di vedere la realtà.
- Tu sai che è meglio contrattare personalmente con i Rivoluzionari. Potremmo stipulare un accordo amichevole in cambio della vita di Kanba.
Midori tacque.
- Se sanno di te, non ci metteranno troppo a scoprire Aki. Se ci offriamo di diventare alleati non avranno motivo di rivelare niente di tutto questo al Governo, alla Marina o ad altri pirati.
Midori sospirò sconfitta. Sapeva bene che Benn aveva ragione.
- Quanto ci vorrà?
- Farò in modo di arrivare il prima possibile. – le propose con la voce più rassicurante di cui era capace. – Del resto, anche io non mi fido affatto a lasciare Shanks solo per tutto questo tempo.
Midori non poté fare a meno di sorridere.

- E’ quella, signore.
Shanks gettò uno sguardo oltre la sua spalla sinistra e la vide. Per essere una nave della Marina in una zona dichiaratamente sotto la sua protezione, era una nave bella grossa.
- Sarebbe saggio mantenere un basso profilo, capitano. – lo ammonì Yasop. – Nessuno si aspetta di trovarci qui, specialmente dopo le ultime notizie arrivate da Logue…
La mancanza di interruzioni avrebbe dovuto insospettirlo ben prima.
Dalla cima dell’albero maestro, Shanks aveva già sfoderato la spada pronto a vibrare uno dei suoi temibili fendenti in direzione della nave.
- Capitano! – strillò il cecchino dabbasso. – Questa bagnarola non reggerà mai ad un…
Troppo tardi.
Lo spostamento d’aria fu violento ed improvviso. Le onde si abbatterono sulla piccola nave, mentre la poppa della Marina andava in pezzi.

Il bosco, i campi del vecchio Hisashi, poi il villaggio. Solo allora Aki interruppe la sua folle corsa, senza fiato.
Si guardò intorno persa, aggrappandosi con lo sguardo ai bandoni abbassati e alle porte chiuse che la circondavano e continuando ad arrancare confusa. Dov’erano andati tutti? Che cosa era successo? E dov’era Shanks?
Riprese a correre, senza direzione, senza guardare dove andava, continuando a fissare quella città fantasma che non riusciva a riconoscere… fino a che non si ritrovò in terra.
- Ehi, attenta a dove a metti i piedi!
Aki alzò lo sguardo sull’uomo comparso all’improvviso dal negozio della signora Haruko senza riconoscere in lui né un volto familiare né un’espressione amichevole. Spaventata, incespicò lontano da quell’apparizione e corse via.

Jiro aggrottò la fronte. Aveva visto solamente un’altra persona su quell’isola con i capelli della stesso colore di quella bimbetta, per non parlare del grande cappello di paglia che portava a penzoloni sul collo. Ma del resto, non erano affari suoi. Attualmente, poi, aveva ben altri problemi. La gente del villaggio sarebbe tornata a momenti. E non ci avrebbero messo molto a notare di essere stati derubati. Su quell’isola era fin troppo facile, non avevano nemmeno chiuso le porte a chiave.
Stringendo forte il suo fagotto, iniziò ad avviarsi silenziosamente verso il porto.

Sulla salita dal porto, la gente cominciava a rientrare verso la routine di sempre chiacchierando e ridendo. I bambini, data la momentanea sospensione delle attività scolastiche, correvano e giocavano cercando di pianificare come meglio disporre di quel periodo di libertà. Nessuno fece particolarmente caso alla testolina rossa che si faceva strada contro corrente se non per rivolgerle qualche bonario sorriso che lei non notò.
Tutta la sua attenzione era sull’orizzonte, lo sguardo inquieto perso a frugare il blu del mare.
Scansando adulti e bambini, Aki continuò la sua corsa verso il porto, senza guardare nessuno, senza ascoltare nessuno. Non c’era nessuna barca in partenza oltre a quelle dei pescatori.
Sotto gli occhi perplessi dei marinai, la bambina voltò improvvisamente le spalle al mare, riprendendo a correre a testa bassa.

Schegge di legno e acqua si abbatterono sulla piccola nave che per poco non si ribaltò, mentre sul veliero della Marina suonava all’arme e cominciavano a spalancarsi i portelloni  da cui sarebbero presto sbucate le bocche dei cannoni. Inutili, finché il timoniere non si fosse deciso a fare manovra.
- Sai timonare una nave? – chiese Yasop al ragazzo.
Quello lo guardò con aria incerta, roba per cui in quel momento non c’era davvero tempo.
- Tieni, portaci vicini alla poppa e tienici attaccati al retro della nave. – proseguì il cecchino lasciandogli il posto. – Se ci prendono di bordata ci affondano all’istante. – rifletté a voce alta, mentre prendeva il flintlock.
Con la mano destra portata istintivamente a proteggere un cappello che non c’era, Shanks se ne stava aggrappato all’albero per non essere scaraventato in acqua dal furioso beccheggiare della nave e sorrideva osservando l’agitazione della Marina attorno alla poppa andata in pezzi, come tante formichine impazzite dopo un calcio di un monello al formicaio.
- Certo che è proprio una bella barchetta. – commentò il cecchino aggiustando la mira. – Riusciranno ad individuarci, fare manovra in fretta e puntarci i cannoni addosso, se non ti decidi a prendere il vento.
Accanto a lui, Toshi, con l’acqua a mezza gamba che ristagnava sul ponte, armeggiava disperatamente con la barra del timone. Il vento era poco e l’acqua pesava, manovrare non era semplicissimo.
- Un bilanciamento perfetto. – continuava a mormorare Yasop ammirato. – Sarà bene far saltare la vela maestra se non vogliamo finire a far compagnia ai pesci.
Due colpi secchi della flintlock e il cordame saltò, lasciando la pesante vela libera di afflosciarsi sopra al ponte e ai Marine che cercavano di organizzare il contrattacco.
- Yasop, quando ci avviciniamo alla nave? – gridò dall’alto la voce del capitano.
- Ancora un attimo...
Il cecchino strizzò bene l’occhio e si morse la lingua. Ed ecco che un nuovo proiettile faceva saltare le sartie di poppa, che sciabolarono libere sul ponte, gettando in acqua almeno una decina di marinai.

Ormai senza fiato, Aki sollevò lo sguardo sulla casa buia e priva di vita.
Quel silenzio, così innaturale da quando Shanks era tornato, le faceva quasi paura. Scosse la testa. Un vero pirata non si spaventa per così poco, si disse. Allungò la mano verso la maniglia e spinse.
I resti di un ultimo fuoco, le vecchie pentole, il tavolo. Era tutto al suo posto. Tutto tranne Shanks, e la mamma. La bambina si accasciò a terra e scoppiò in lacrime.

Ritorna all'indice


Capitolo 47
*** Capitolo quarantacinquesimo ***


Capitolo quarantacinque.

Quando approdarono, non c’era un Marine ancora in piedi.
- Ma... cosa è successo? – chiese Toshi provando a tastare il corpo inerte di un uomo accasciato sul ponte.
Poco prima dell’abbordaggio, tutti i loro avversari erano semplicemente caduti a terra, all’improvviso.
- Non hai mai sentito parlare dell’Haki? – chiese il cecchino, scoperchiando un barile dopo l’altro in cerca di qualcosa da portare con sé.
Toshi scosse la testa.
- Si tratta di una tecnica in cui il capitano se la cava piuttosto bene. Rimarranno svenuti ancora per un po’, quindi sarà bene sbrigarsi, se vuoi arraffare qualcosa.
Il ragazzo continuava a guardarsi attorno perplesso.
- Ma non è un po’... sleale? – chiese.
Yasop interruppe la sua ricerca per un istante valutando la situazione.
- Questa volta forse un po’ sì. – ammise. – Ma suppongo che fosse l’unica soluzione possibile senza mettersi troppo in mostra. Specialmente considerando che in questo momento io e il capitano dovremmo teoricamente trovarci da qualche parte nei pressi di Logue Town.
- Perché mai dovreste...? – cominciò a chiedere il ragazzo, ma l’apparizione improvvisa di un piccolo forziere sul ponte lo interrupe.
- Ho trovato qualcosa! – annunciò allegramente Shanks comparendo da uno dei boccaporti carico di saké.
L’attenzione del cecchino venne subito attirata dal grosso lucchetto che proteggeva il bottino.
- Che cos’é? – chiese Toshi.
- Qualunque cosa sia è l’unico forziere che si siano dati la pena di proteggere.
Yasop studiò la serratura un istante e poi si avviò a larghi passi verso la cambusa di bordo, emergendone con un grosso coltello.
- E tu? Non prendi niente?
Toshi si voltò a guardare il grande imperatore mentre arrancava faticosamente sotto al peso del saké verso la piccola barca ormeggiata a poppa.
- Ecco, io... – borbottò, mentre l’altro si liberava del carico sistemandolo in una grossa rete. – Io pensavo che avrei vendicato i miei compagni...
Shanks gli lanciò un’occhiata di traverso, cominciando a calare la rete rigonfia fino al ponte della barca.
- Beh, gli abbiamo dato una bella lezione, mi pare, no?
Circondato da Marine svenuti, Toshi si strinse nelle spalle. Nelle sue orecchie tornarono a risuonare le parole di Jiro.
‘Parli di vendetta, ma che cosa pensi che farai? Li ucciderai tutti uno per uno? Li sgozzerai? Li lascerai affogare?’
- Io pensavo che avrei potuto... – mormorò con gli occhi che gli si facevano umidi. – ... che avrei potuto...
 Le parole gli si strozzarono in gola, mentre grosse lacrime cominciavano a bagnargli la faccia. Che cosa voleva fare veramente? Perché era venuto su quella nave?
- Non lo so. – ammise ad alta voce piangendo ormai senza ritegno.
Shanks ritirò con calma la rete vuota e si avvicinò lentamente al ragazzo.
Di sottecchi, impegnato a forzare la serratura del lucchetto con la punta del coltello, Yasop spiava di tanto in tanto la scena.
- Perché non ne approfitti per ricominciare da capo? – propose il capitano, appoggiandosi sul fianco della nave e guardando il mare mentre faceva riposare la gamba ancora dolente.
Toshi sollevò la testa di scatto.
- La nostra barca è andata completamente distrutta, non ho niente e i miei compagni... – esitò un istante mentre nuove lacrime gli riempivano gli occhi. – I miei compagni sono tutti morti! Come posso ricominciare?
- Sottocoperta sembrano esserci parecchie cosette interessanti. Provviste, denaro, oggetti di valore. Perché non vai a dare un’occhiata? – suggerì il giovane imperatore. - Tu e il tuo amico potreste comprarvi una nuova nave e ricominciare da qui, non credi?
- Io...
- Non c’è niente che si possa fare per i morti. – continuò impassibile Shanks, senza distogliere lo sguardo dall’orizzonte. – Se non ricordarli.
- A dire il vero un’altra piccola cosa ci sarebbe. – mormorò quasi tra sé Yasop.

Jiro era quasi giunto al porto quando...
- Ehi tu! Dove pensi di andare?
Sbirciando in direzione della voce, il pirata vide almeno una dozzina di uomini e donne del villaggio armati di mazze e bastoni.
- Non penserai che ti lasceremo andare con la nostra roba?
- Bel modo di ripagare chi ti ha salvato.
Alcuni bambini, richiamati dalle grida degli adulti, si unirono al gruppo.
- Ehi tu, stupido pirata, con chi credi di avere a che fare? – gridò una delle ragazzine.
- Non ti lasceremo derubare il nostro villaggio! – rincarò uno dei più piccoli.
- Rendici ciò che hai rubato o preparati a combattere con la nostra ciurma!
In men che non si dica, il gruppo dei bambini gli fu addosso.

- Ecco fatto. – disse dando l’ultimo colpo di martello.
Shanks e Toshi si accostarono alla pergamena affissa in bella vista sull’albero della vela maestra.

Ci avete inseguiti nella tempesta, ci avete costretti verso la scogliera, ci avete lasciati affogare.
Questa è la punizione per chi combatte senza onore.
Non avrete mai il nostro perdono
.
La Ciurma dei furono Pirati della Notte

- Questo dovrebbe bastare se non a fargli rimordere la coscienza, almeno a spaventarli per parecchio tempo. – annunciò Yasop soddisfatto. – Un po’ di superstizione unita al fatto che sicuramente non hanno avuto il tempo di avvistarci di poppa, dovrebbe far funzionare il trucco piuttosto bene. Senza contare, - aggiunse rivolto al ragazzo. – che in questo modo tu e Jiro non sarete i soli a ricordare i vostri compagni negli anni a venire.
- Di certo sarà una storia che si racconterà parecchio tempo tra le fila della Marina. – concordò Shanks con un ghigno.
Toshi accarezzò con lo sguardo la scritta sulla vecchia pergamena, soffermandosi in particolare sulla firma in calce. Persino quel vecchio nome, per lui così familiare che non ci aveva più fatto caso, sembrava particolarmente adatto ad una leggendaria ciurma fantasma. Suo malgrado, sorrise. Il Capitano e gli altri avevano sempre sognato di terrorizzare i sette mari, ora ci sarebbero riusciti.
Sentendo gli occhi farsi umidi di nuovo, distolse lo sguardo e si voltò verso i due pirati che avevano reso tutto questo possibile.
- Grazie! – gridò gettandosi in ginocchio. – Non potevo chiedere vendetta migliore di questa. I miei compagni non saranno mai dimenticati! Avrete per sempre la mia infita riconoscenza per quello che avete fatto!
- D’accordo, d’accordo. – ribatté Shanks. – Ma forse dovresti radunare un po’ di soldi e provviste come avevamo detto, non credi?
- Anche perché potrebbero svegliarsi a breve e davvero non sarebbe il caso di farsi trovare qui. – aggiunse frettolosamente Yasop.
Toshi annuì e corse via inghiottendo le lacrime.
Era tempo di pensare ad un nuovo inizio. Lui e Jiro avrebbero ripreso il mare e avrebbero raccontato la leggenda dei loro compagni a tutti coloro che avrebbero incontrato. Se davvero non c’era nient’altro che si poteva fare per i morti, lui non avrebbe mai permesso che venissero dimenticati.

Ritorna all'indice


Capitolo 48
*** Capitolo quarantaseiesimo ***


Capitolo quarantasei.

Il peso del cinghiale era tale che lo schianto fece tremare gli alberi.
Una volta a terra, Riku lo osservò senza gioia. Era ancora più grosso di quello che aveva catturato il giorno prima per l’ammirazione di Aki. Da solo non sarebbe nemmeno riuscito a mangiarlo tutto. Il pensiero, se possibile, lo incupì ancor di più.
Per non pensare a niente, si affrettò a caricarselo sulle piccole spalle, accentrò il peso sul baricentro e con grande fatica si mise in cammino verso il suo rifugio nel bosco. C’era molta strada da fare, la caccia lo aveva portato fin quasi ai confini dei campi. Non capitava da quelle parti da quando…
- Riku! – chiamò una voce lontana.
Non aveva la forza di voltarsi. Stava cadendo nel buio con una lentezza esasperante.
- Riku!- gridò ancora.
- Vattene…

Scacciò questo pensiero con forza. Non sapeva ancora spiegarsi cosa fosse successo, quella volta. E come aveva fatto a trovarsi nella casa di Aki al risveglio. La ragazzina aveva parlato del vecchio del bosco, ma lo sapevano tutti che quella era solo una vecchia storia per bambini.
Il peso del cinghiala cominciava a farsi sentire. Avrebbe proprio dovuto avviarsi, adesso.
- Non ti vorrà mai nessuno. Nemmeno i tuoi genitori ti vogliono con loro. Se ne sono andati e non torneranno a prenderti.
- Non è vero! – si difese la ragazzina. – Shanks…
- Shanks ha lasciato l’isola e non tornerà. Perché è un pirata e non vuol perdere tempo dietro ad una bambina così debole da non saper nemmeno badare a sé stessa.

La presa sulle zampe dell’animale si irrigidì fino a far male.

Quando la barchetta carica di provviste e tesori fece ritorno al porto, l’accoglienza non fu esattamente quella che Shanks si sarebbe aspettato. Un comitato del villaggio li aspettava con un’aria piuttosto… minacciosa.
- Signor Shanks, - esordì severamente il sindaco del villaggio puntando il vecchio bastone verso i pirati con fare accusatore. – Non mi interessa se è il Barone, il Duca o l’Imperatore dei pirati. In questo villaggio noi non accettiamo un simile comportamento. I ladri non sono ammessi, su quest’isola.
Shanks lanciò un’occhiata colpevole alla barca ricolma di provviste, liquori e preziosi e boccheggiò in cerca di una buona scusa per poter ribattere.
- Ecco… - cominciò, cercando con lo sguardo l’aiuto di Yasop.
- Pertanto – proseguì indomito il sindaco. – Noi dobbiamo chiedervi di allontanare immediatamente questo giovanotto suo amico.
Tra gli spintoni della folla, legato, imbavagliato e stravolto, Jiro barcollò in avanti fino a cadere ai piedi dell’Imperatore, dietro al quale si affrettò a nascondersi spaventato.
Incrociando il suo sguardo, Toshi non poté fare a meno di scoppiare a ridere, mentre Shanks recuperava prontamente la propria baldanza.
- Giustissimo. Qui non accettiamo un simile comportamento. – fece eco al sindaco rivolgendosi ai due giovani pirati con una fugace strizzata d’occhio. – E, pertanto, siete banditi dall’isola a partire da questo stesso momento. – disse spingendo il povero Jiro, per niente consenziente, a bordo della piccola imbarcazione.
Con la mano raggiunse un pugno di monete dal grande carico sul ponte e le depose nella mano del sindaco.
- Con questa barca pagata onestamente giurate adesso di fare vela verso mari lontani per mai più tornare!
Yasop si affrettò ad alzarsi, con ancora in mano quel forziere che non si decideva a cedere, e ad abbandonare la nave pronta a salpare.
Shanks e Toshi si scambiarono un sorriso ed uno sguardo d’intesa, mentre deboli e biascicate proteste si levavano dal povero Jiro ancora prigioniero.
- Addio, e non fatevi più rivedere! – gridò il capitano, spingendo con la gamba sana la barca lontano dalla banchina del porto tra le acclamazioni della folla.

La bambina se ne stava raggomitolata in un angolo della grande casa vuota. Quando lui entrò non diede segno di notarlo, così come quando sbatté il grosso cinghiale a terra a pochi passi dai suoi piedi. Con la faccia nascosta dietro il grande cappello di paglia, Riku non era nemmeno del tutto certo che fosse sveglia.
- Ti ho portato qualcosa da mangiare. – disse in tono asciutto.
Nessuna reazione.
- Non sapevo se avresti trovato qualcosa e allora…
Intravide un movimento quasi involontario delle braccia strette alle gambe, ma neanche un fiato.
Incerto sulla soglia, Riku rimase in silenzio analizzando brevemente la situazione. Forse avrebbe dovuto tagliare la carne a metà e portarsi via la sua porzione, ma avrebbe dovuto trovare un coltello e l’idea di mettersi a frugare per la casa lo metteva a disagio. Altrimenti avrebbe potuto…
Lo sguardo gli cadde nuovamente sulla bambina immobile nel suo angolo. Le ombre della sera iniziavano ad allungarsi e il sole cominciava a tingere timidamente di rosso le pareti di legno chiaro, come sempre verso quell’ora.
- Non ti vorrà mai nessuno. Nemmeno i tuoi genitori ti vogliono con loro. Se ne sono andati e non torneranno a prenderti.
Riku avvertì una fitta allo stomaco e decise di lasciar perdere la divisione del cinghiale. A passi incerti, si avvicinò alla bambina e si sedette cautamente accanto a lei.
Dopo averlo tanto sognato per giorni, quel suo insolito silenzio risultava inaspettatamente opprimente.
- Io non penso che Shanks e Midori se ne siano andati perché non vogliono stare con te. – balbettò impacciato.
Di nuovo quel piccolo flettersi di muscoli e, forse, gli sembrò di sentire anche un rumore simile al tirare su col naso, da sotto il cappello.
- Certo, sei troppo piccola e non sei ancora abbastanza forte per partire su una vera nave e quindi probabilmente…
- Io non sono piccola. – borbottò una voce impastata.
- Beh, resta comunque il fatto che non sei capace nemmeno di procurarti da mangiare. – decise di continuare, considerando il breve intervento precedente un successo incoraggiante.
La bambina questa volta non disse niente.
- E poi le donne e i bambini non dovrebbero andare per mare. – continuò lui dopo un po’.
Non attese alcuna risposta, adesso. Si appoggiò alla parete alle sue spalle e rimase ad osservare la luce farsi mano a mano più calda.
- Quando mio padre partì mi promise che sarebbe tornato a prendermi non appena sarei stato abbastanza grande per andare insieme a lui. Un giorno lui tornerà qui e insieme vivremo da veri pirati. – disse con un mezzo sorriso che gli si dipingeva sul volto.
Aki lo osservava in silenzio da sotto la tesa del cappello.
- Sono sicuro che anche Shanks, se tu fossi stata un maschio, avrebbe fatto lo stesso.
- La mia mamma era un pirata nella ciurma di Shanks. – disse la bambina appoggiando la guancia alle ginocchia e facendo riemergere leggermente la faccia alla luce morente del sole.
- Che sciocchezza. Le donne sono troppo deboli per fare i pirati.
- Lei no. Lei era un grande pirata. Aveva anche una grossa taglia di…
- E’ comunque una sciocchezza. – la interruppe freddamente Riku.
Tra i due bambini cadde nuovamente il silenzio, entrambi persi su diversi fili di pensiero.
- Sai, anche mia mamma voleva fare il pirata.
Aki lo guardò stupita. Riku mantenne gli occhi fissi sul pavimento in prossimità di una vecchia macchia di bruciato.
- Poi è morta. – concluse semplicemente, senza staccare lo sguardo dai contorni neri. – E’ stata ferita durante un combattimento, si è ammalata e poi è morta.
La bambina considerò a lungo quelle ultime parole.
- La mia mamma è un bravissimo dottore. – disse alla fine. – Non credo che morirebbe come la tua.
Riku si strinse nelle spalle. Non aveva mai parlato a nessuno di sua madre, prima. Per la prima volta, il ricordo non faceva così male e il ricordo di quella porta chiusa, di quella voce sempre più flebile sembrò scivolare lontano e perdersi in un mare distante da lui.



Ram's corner

Buona sera, gente!
Mi scuso per 'intrusione, ma volevo solamente comunicare che, come scritto nel trafiletto dell'anteprima, la trama di questa storia è stata ideata ai tempi di Punk Hazard. Da parte mia, io sono rimasta indietrissimo a causa di un colevole allontanamento dal fandom (aspettavo di accumulare un buon numero di episodi da vedere/leggere tutti insieme, poi la cosa è durata più del previsto - un po' come quando fissi con tutti tre giorni dopo e poi succede Impel Down, lutti, guerre, casini e ritorni due anni dopo). Al momento sono appena arrivata a Zou. Il che significa che: a) non ho idea di eventuali nuove scoperte che mandano a gambe all'aria la mia storia e b) che temo gli spoiler più di ogni altra cosa. Vi chiederei di tenerne conto ed avere pietà.
Detto questo, mi ritiro in buon ordine.

Alla prossima,
Ram.

Ritorna all'indice


Capitolo 49
*** Capitolo quarantasettesimo ***


Capitolo quarantasette.

- E pensare che sono io quello che di solito passa per bugiardo. – borbottò Yasop.
- Speriamo solo che non ne parlino con Midori… - disse a mezza voce il capitano, allontanandosi a larghi passi dal villaggio dove ancora il comitato era riunito a discutere la vicenda.
Il sole stava ormai calando e le cose sembravano essere tornate alla loro calma abituale. Sin troppo in fretta, non poté fare a meno di pensare Shanks sentendo già la mancanza del mare da cui si era appena separato. Sospirò mestamente.
- Chissà cosa stanno facendo gli altri… - mormorò ad alta voce, e non senza una punta di invidia.

- L’accordo è molto semplice. – disse Benn rinunciando a cercare le sigarette che Midori doveva avergli nascosto da qualche parte. – Mettici in contatto con il tuo quartier generale e potrai tornare un uomo libero.
Il giovane rivoluzionario si irrigidì.
- Prima che tu dica qualcosa di molto nobile e valoroso, - aggiunse Benn indovinando i suoi pensieri. - sappi che non abbiamo altro interesse se non negoziare una certa discrezione. Purché Governo e pirati non sappiano di Midori, siamo persino pronti a concordare un’alleanza. E credo che i Rivoluzionari abbiano tutto da guadagnare, da questa situazione.
Kanba deglutì a fatica. Quello che il pirata proponeva era ai limiti dell’altro tradimento, ma del resto…
- Datemi un den-den mushi ed una stanza vuota. – si decise alla fine. – E che nessuno spii. – aggiunse guardando con diffidenza Ryoku che lo fissava in modo inquietante da un angolo dell’affollata cucina.
- E come facciamo a sapere che non dirai ai tuoi di Midori? – chiese subito quest’ultimo con scherno.
- Non lo farà. – sentenziò Ben. – Non ha ragione di farlo. Perché rischiare la vita quando basterebbe un semplice accordo? – aggiunse fissando Kanba dritto negli occhi.
Il Rivoluzionario colse decisamente l’antifona e si affrettò ad annuire.
Osservandolo uscire scortato in silenzio da Vargas, Benn sospirò profondamente sentendo più che mai la mancanza del sapore del tabacco.

Riku era ancora immerso nei suoi pensieri quando sentì il legno della porta cigolare. Balzò in piedi di scatto recuperando il bastone che aveva lasciato cadere a terra accanto alla carcassa del cinghiale.
A quel rumore improvviso, Aki sembrò riscuotersi riemergendo da sotto il cappello con un’aria decisamente assonnata.
- E’ pronta la cena? – mormorò con voce impastata.
Davanti a quello spettacolo imprevisto, Shanks non poté a fare a meno di sorridere.
- Ehi, Yasop! – chiamò allegramente. – Pare che abbiamo ospiti.
Il cecchino si affacciò alla soglia sforzando gli occhi nell’oscurità che regnava nella piccola casa.
- Cosa ci fate qua dentro al buio, voi due? – chiese semplicemente, senza dare particolari segni di sorpresa e affrettandosi piuttosto ad accendere il fuoco.
Sentendo di star perdendo terreno, Riku strinse più forte la presa del bastone.
- Dove sono i due pirati che erano qui?- chiese a denti stretti.
- Diciamo che sono ripartiti. – riassunse Shanks ignorando il bastone puntatogli addosso e interessandosi invece a ben altro. – Che bel cinghiale! Questo forse potrebbe bastare addirittura a sfamare persino Lou.
Alla luce del fuoco, Aki si strofinò gli occhi.
- Shanks? – mormorò incredula.
A quella voce, i tre smisero di interessarsi rispettivamente al fuoco, al cinghiale e ai nuovi arrivati e si voltarono verso di lei, incerti su quel che sarebbe accaduto.
Per qualche istante padre e figlia si fissarono intensamente. Poi la bambina tirò su col naso e cedette ad un pianto disperato, gettandosi su Shanks.
- Pensavo… che non saresti più tornato. – singhiozzò tra le sue braccia.
- E perché mai? – ribatté lui prontamente. – Lo sai che non sarei mai ripartito senza il mio prezioso cappello.
Riku abbassò leggermente la guardia, provando un improvviso imbarazzo e cominciando a studiare un modo per uscire da quella casa il più in fretta possibile. La cosa non passò inosservata.
- Ora perché non la smetti di piangere e non inviti il tuo amico a rimanere a cena? – disse Shanks, cogliendo il ragazzino alla sprovvista.
- Io veramente… - provò a rispondere questi.
- Ci hai procurato così tanta buona carne, il minimo che possiamo fare per sdebitarci è invitarti a mangiare insieme a noi. – insisté Shanks. – Scommetto che hai una gran fame.
Un quanto mai inopportuno gorgoglio di stomaco frenò ogni possibile rifiuto.
- Oltretutto avrete la rara fortuna di assaggiare la strepitosa cucina di Yasop. – annunciò parlando di sé in terza persona il cecchino. – Spesso oscurata dalla predisposizione al cibo ed una poco saggia distribuzione dei ruoli a bordo della Red Force, ma non per questo meno gustosa o invitante.
Aki era già completamente conquistata.
- Senza contare, - aggiunse in tono serio Shanks. – che ci sono un paio di cose che dovremmo discutere tra capitani.

- Zanka?
- Pare sia una piccola isola disabitata sempre nel Mare Orientale. – spiegò Benn sedendosi stancamente. – Gale sta tracciando la rotta a partire dalle coordinate, ma comunque non sembrerebbe volerci più di qualche giorno di navigazione da qui.
Midori non rispose, lo sguardo perso chissà dove verso l’orizzonte ormai buio. Poi, dal niente, Benn sentì arrivargli addosso qualcosa di piccolo e leggero. Sorrise, trovandosi tra le mani il tanto sospirato pacchetto di sigarette.
- Ormai stai cominciando a migliorare. – disse la donna senza voltarsi.
Riconoscente, il pirata accese la sigaretta e aspirò profondamente.
- Una volta sistemata questa faccenda con i Rivoluzionari, si tratterà soltanto di tornare nel Mare Occidentale.
- Senza chiglia di kairouseki. – mormorò Midori con un velo di pessimismo.
- Ci inventeremo qualcosa.
Un nuovo silenzio cadde tra i due. Benn continuava a godersi le sue boccate di fumo senza alcuna fretta, mentre Midori continuava a fissare il mare adagiata mollemente alla bordata della nave.
- Ammettilo, un po’ ti era mancato, fare il pirata.
Suo malgrado, Midori sorrise. Non lo avrebbe mai ammesso davanti a nessun altro.
- Non dirlo a Shanks, però.
Le prime luci del mattino cominciavano a risplendere sulle onde e, con loro, sbucarono i gabbiani viaggiatori carichi di notizie.
Per una moneta, lasciarono cadere uno dei giornali freschi di stampa.
Dopo una sola occhiata alla prima pagina, Midori si irrigidì.
Nave pirata fantasma torna dall’abisso e sconfigge la Marina nel Mare Occidentale’, recitava il titolo.
- Shanks. – sibilò tra i denti.
Benn si preparò al peggio.

Ritorna all'indice


Capitolo 50
*** Capitolo quarantottesimo ***


Capitolo quarantotto.

Dal suo angolo, Riku spiò nuovamente la situazione. I due pirati russavano fragorosamente, le pance piene di carne e saké. Seppur ostinatamente aggrappata alla camicia del padre, anche Aki era ripiombata in un sonno profondo. Era il momento di andare.
- Shanks potrebbe insegnarti parecchie cose, sai.
Riku si bloccò sentendosi gelare il sangue. Eppure aveva atteso talmente tanto da essere certo che ormai nessuno dei due potesse essere ancora sveglio.
- Se vuoi diventare davvero un pirata, intendo. – continuò Yasop aprendo definitivamente gli occhi. – Se vuoi un consiglio spassionato, io approfitterei della situazione. Non capita spesso che il capitano si debba fermare tanto a lungo su un’isola. Nemmeno su questa… nonostante tutto.- aggiunse lanciando un’occhiata che qualcuno avrebbe potuto persino descrivere come intenerita all’indirizzo delle due teste rosse sprofondate nel sonno.
Nel silenzio che seguì, Riku meditò sull’opportunità di scattare un balzo, recuperare il bastone dall’angolo dove era stato posato durante quella strana cena e correre verso il bosco prima che il pirata potesse fermarlo.
- Sai, anche io ho un figlio. Deve avere più o meno la tua età. – disse poi il pirata, riprendendo a parlare. – Non lo vedo da quando era grande all'incirca quanto Aki. Sono parecchi anni, ormai. Probabilmente non si ricorda nemmeno la mia faccia. – aggiunse con un sorriso amaro. – Ma se dovesse riuscire a ricordarsi anche solo un parte di tutte le storie che gli ho raccontato di quando andavo per mare, non mi sorprenderebbe affatto ritrovarmelo un giorno tra i piedi, con una taglia e una ciurma di folli, a giro per la Rotta Maggiore.
Abbandonata ogni idea di fuga, Riku ascoltava adesso attentamente quel lungo monologo che non aspettava risposte.
- Io un po’ lo spero. – ammise Yasop sorridendo. – Sarebbe bello incontrarlo di nuovo, da pirata.
Riku osservò a lungo l’espressione tra idiota che illuminava il volto del cecchino nella flebile penombra arrossata dalla brace.
- Non hai mai pensato di prenderlo con voi… con la vostra ciurma, dico. – azzardò con lo sguardo ostinatamente chino sui tizzoni morenti.
Yasop si riscosse improvvisamente e guardò Riku come se non si fosse ancora accorto della sua presenza. E, per sommo stress dei nervi del ragazzino, si mise a ridere sguaiatamente.
- Cosa c’è di tanto buffo? – saltò in piedi, offeso.
Alla confusione improvvisa, le teste rosse padre e figlia si limitarono a grugnire seccati e rigirarsi nel sonno.
- Voi ragazzini, - riuscì a dire il cecchino tra le lacrime e i sussulti. – tutti a pensare che fare i pirati sia una cosa da niente!
- Io lo so bene com’è fare il pirata! – protestò il bambino. – E sono pronto!
- Ah sì? E cosa sai fare, sentiamo.
- So procurarmi da mangiare, so combattere.... – elencò Riku. - ...e poi so nuotare. – aggiunse.
Il pirata scoppiò in una nuova, irritante risata.
- Sa nuotare...! – esclamò convulsamente.
- Che c’è da ridere? Almeno se dovessi finire in mare non avrò bisogno dell’aiuto di nessuno!
- E se dovessi incontrare un mostro marino?
- Lo ucciderei e lo metterei in stiva per cena.
Il pirata continuava a sbellicarsi con i crampi allo stomaco e le lacrime agli occhi.
Al colmo dell’umiliazione, Riku strinse i denti, si alzò di scatto e fece per afferrare il bastone deciso a riscattare la propria dignità. Un colpo di pistola mandò il legno in pezzi a pochi centimetri dalla sua mano.
Aki si svegliò bruscamente, trovandosi a sedere prima ancora di aver finito di aprire gli occhi e con il grosso cappello che comunque le copriva la faccia. Quando riuscì a riemergere alla luce, davanti a lei Yasop stava puntando la fidata Flintlock contro Riku.
- Riku, atte-! - riuscì a strillare prima che il padre le tappasse la bocca.
- Lascia che se la vedano tra loro. – le sussurrò senza staccare gli occhi dalla scena del combattimento.
Preso alla sprovvista, il ragazzino aveva afferrato uno dei pezzi più grossi di quella che fino a poco prima era la sua arma preferita e si era scagliato contro il cecchino con tutta la forza e la rabbia che aveva a disposizione.
Impugnando il calcio della pistola come una spada, Yasop intercettò il colpo e lo deviò con facilità, mandando il bambino a terra e puntandogli nuovamente la pistola contro.
- E così sapresti combattere, eh? – disse con un ghigno bloccandogli una spalla a terra con un piede.
Riku gli rivolse uno sguardo carico di odio.
- Non dureresti un giorno sulla Rotta Maggiore.
Aki si divincolò e morse la mano del padre, che però non sembrò neanche accorgersene.
Con il braccio libero, Riku riuscì ad afferrare nuovamente la metà di bastone rimasta, ma un nuovo colpo la ridusse in schegge.
- Allora, ti senti pronto a fare il pirata? – chiese Yasop da dietro il mirino. – O pensi di aver ancora bisogno di qualche lezione?
La pressione del piede diminuì e Riku sgusciò frettolosamente via dalla linea di tiro della Flintlock. Umiliato e spaventato al contempo, stentava quasi a reggersi sulle gambe. E la spalla faceva male.
Fu solo quando il ragazzino si diede alla fuga, che Shanks tolse la mano dalla bocca di Aki.
- Riku! – chiamò divincolandosi per essere lasciata andare e potergli correre dietro.
- Lascialo andare. – mormorò il padre, senza sperare di convincerla e senza allentare la presa.
- Perché gli hai fatto questo? – gridò allora la bimba al cecchino con voce di accusa. – Che cosa ti ha fatto? Perché gli hai sparato? Perché lo hai fatto?
Yasop ignorò tutte queste domande, limitandosi a riporre la Flintlock in silenzio. Avvertiva distintamente lo sguardo di Shanks posato su di lui.

Riku continuò a correre, il volto rigato dalle lacrime e la mente sconvolta. La spalla pulsava ferocemente. Più volte incespicò senza fermarsi, fino a che non si ritrovò a terra, di nuovo, ed una fitta di dolore gli trafisse la spalla. Il bambinò gridò, per poi rimanere immobile, disteso per terra, la faccia nella polvere, negli occhi le immagini della breve battaglia.
Era bastato un piede. Era bastato un piede soltanto per causargli tanto dolore.
Lentamente, raccolse le proprie energie e si mise a sedere. Solo, nel cuore del bosco, si sentì di nuovo invadere da quel senso di umiliazione e paura. Si strinse forte le ginocchia al petto, mentre le lacrime gli bagnavano la maglietta e le unghie affondavano nel sottile tessuto dei pantaloni. Stava tremando.
Quel maledetto pirata, non poté fare a meno di pensare, non era nemmeno capitano.

Fu solo quando gli strepiti e i pugni sulla porta chiusa a chiave dalla stanza di Midori si furono calmati, che Shanks posò nuovamente lo sguardo su Yasop.
- Questi ragazzini, tutti con la mania di diventar pirati. – borbottò quest’ultimo.
Shanks non disse niente, limitandosi a guardare.
- Non hanno la più pallida idea di cosa li aspetti, là fuori.
Le parole, di solito un fiume in piena nella bocca del cecchino, stentavano ora a venir fuori.
- Devono impararlo, prima di andare a farsi ammazzare.
Fuori iniziava ad albeggiare e la luce cominciava lentamente a riempire la stanza attraverso la finestra e la porta spalancata. Entrambi i pirati spostarono lo sguardo in quella direzione, dove adesso un’ombra si stagliava appena oltre la soglia.
Ansimante e a testa bassa, Riku si gettò in ginocchio davanti ai due.
- Insegnatemi – disse con voce rotta dal pianto e dalla corsa. – a diventare un vero pirata.
Shanks sbirciò in direzione di Yasop con un mezzo sorriso. Il cecchino era troppo vanamente impegnato a non lasciar trapelare alcuna emozione per accorgersene.




Ram's corner

Vorrei fare una piccola dedica a YellowCanadair, non solo perché mi ha supportato a lungo in questa storia (anche se ora non mi caga perché giustamente avrà di meglio/peggio da fare), quanto perché ho scritto questo capitolo rileggendo una sua ff che consiglio a tutti coloro interessati al rapporto Yasop/Usopp. Si chiama 'Father and Son' (https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2926683&i=1) e mi è piaciuta molto. Di nuovo.

Alla prossima,
Ram.

Ritorna all'indice


Capitolo 51
*** Capitolo quarantanovesimo ***


Capitolo quarantanove.

Ryoku si asciugò la fronte e guardò con disappunto la miriade di frammenti in cui Midori aveva ridotto il giornale che ancora costellava il ponte.
- Shanks l’ha combinata grossa, questa volta. – mormorò tra sé.
- Quella donna fa paura. – disse a mezza voce Kanba, rabbrividendo al pensiero di eventuali future collaborazioni.
- E pensa che comunque Shanks è il suo amato marito. – gli suggerì Ryoku con un’espressione sadica dipinta sul volto. – Immagina cosa potrebbe fare a te che sei un semplice sconosciuto e hai fatto saltare la sua copertura...
Seduto all’ombra, Benn si concesse un ghigno silenzioso.
Il sole batteva ferocemente, ma una leggera brezza spingeva dolcemente la nave verso l’isola scelta per quell’insolito rendez-vous. Le ferite di Logue Town si rimarginavano giorno dopo giorno, e anche Akuma aveva smesso di peggiorare.
Sottocoperta, Gale sorvegliava il gigante ancora addormentato. La febbre era scesa ancora. Nella stanza accanto, Midori borbottava improperi e maledizioni nel sonno, la testa appoggiata tra i libri sulla sua scrivania.
Fu Benn il primo ad accorgersene.
- Vargas. – chiamò con voce greve che fece improvvisamente tacere i toni crescenti della lite tra i due ragazzi. – Porta Kanba sottocoperta.
Lo sguardo di Ryoku corse istintivamente sulla linea dell’orizzonte, nella direzione in cui guardava il vice. Una piccola vela nera si stagliava lontana contro il blu del cielo.

Con un’espressione poco convinta, Riku gettò uno sguardo sul pirata che li salutava cordialmente dalla piccola casa, poi tornò ad osservare di sottecchi quello che lo precedeva a grandi passi sulla strada verso il villaggio.
- Per prima cosa è necessaria un’istruzione di base.- aveva detto all’inizio di un altro interminabile e non ancora concluso monologo.
Riku rabbrividì. Al solo pensiero di mettere un piede in classe gli veniva la nausea.
- ...e poi è importante conoscere la geografia, la struttura sociale, le direzioni dei venti, i primi rudimenti di navigazione...
Il cecchino continuava a parlare e parlare. Sembrava quasi che gli eventi della notte precedenti non fossero mai accaduti. Riku gli gettò l’ennesima occhiata colma di sospetto. Anche se sembrava tranquillo e gioviale, quell’uomo era rapido e capace di buttarlo a terra in pochi istanti. La spalla gli avrebbe ancora fatto male per giorni per ricordarglielo. Per ricordargli di non abbassare la guardia.
- Bentornato signor Yasop!
- Buongiorno signor Yasop!
Ormai in vista del villaggio, i primi bambini pronti per la scuola erano scesi in strada ad accogliere il loro maestro... accorgendosi presto che non era solo.
- Ma quello è... – cominciavano già a mormorare.
Riku strinse i lacci della vecchia cartella rattoppata rimediata in casa di Shanks e abbassò lo sguardo per la vergogna.

- Dov’è? – chiese, laconico come suo solito.
Benn si prese tutto il tempo per accendersi una sigaretta e godersi la prima boccata di fumo.
- Il capitano ed io abbiamo dovuto momentaneamente separarci. – rispose in tono vago, ma pesando bene ogni parola.
Gli occhi severi di Mihawk lo scrutarono gelidi.
- Spero non si sia fatto ammazzare.
- Non ancora. – non poté fare a meno di rispondere Benn con un ghigno.
I penetranti occhi gialli indugiarono ancora qualche istante sul ponte praticamente deserto, poi tornò a voltarsi vero la propria imbarcazione tetramente decorata come una bara.
- Dite a Shanks che lo aspetto nel Mare Orientale. – disse mentre il mantello scuro lo avvolgeva proteggendolo dalla brezza e dagli schizzi salmastri. – E di’ a quella donna che non mi sorprende affatto che sia ancora viva. – aggiunse prima di andare.
Nell’ombra del boccaporto, Midori strinse la presa sulla katana.

- A scuola?!
- Ci sono un sacco di cose che è importante sapere prima di mettersi in viaggio per la Rotta Maggiore.
Da sopra le spalle del padre, Aki non riusciva a frenare la propria perplessità.
- Anche te le hai imparate a scuola?
- Certo che no. – rispose il pirata con candore disarmante. – Però non avevo maestri come Yasop.
A quel nome, la bambina s’incupì. Shanks lasciò che si prendesse il suo tempo, proseguendo a passo solo appena claudicante tra gli sterpi del bosco.
- Shanks… - cominciò dopo un po’ con voce titubante. – Perché Yasop voleva fare male a Riku?
- Penso che Riku gli ricordi un po’ Usop. Sai, dovrebbero avere più o meno la stessa età.
Aki non poteva credere alle proprie orecchie.
- Ma gli ha sparato!
- Se davvero avesse voluto fargli del male, Riku non se la sarebbe cavata così facilmente. – proseguì serenamente Shanks. – Credo che volesse solo insegnargli una lezione.
- Ma…
- Gli adulti sono complicati, Aki. – cercò di riassumere. – Quello che conta però è che adesso tu e Riku incominciate ad imparare qualcosa. Ne avrete bisogno se veramente un giorno vorrete diventare dei veri pirati.
- Certo che diventeremo dei pirati! – protestò la bambina.
Shanks rallentò il passo mentre uscivano dal bosco.
- Beh, allora cominciamo subito.
Davanti a loro la Goldfish li attendeva paziente.

Prima che Benn potesse reagire, Yoru e Shingetsu* cozzarono, lama contro lama, sul ponte della barca di Mihawk. Gli occhi gialli studiavano la presa tremante dell’avversaria con aria critica, oltre il metallo scuro della grande spada.
- Sei fuori allenamento, Midori. – commentò alla fine.
- Tu invece ti alleni parecchio con i tuoi nuovi amichetti della Marina?
Scivolando di lato, Midori deviò il colpo e si avvicinò pericolosamente al fianco scoperto dell’avversario. In uno scontro di potenza non sarebbe mai riuscita a batterlo, ma in velocità…
Sentì il gelo della lama sulla gola prima ancora di notare il movimento del braccio.
Oltre la spalla dell’avversario, vide la pistola di Benn già puntata alla nuca di Occhi di Falco. Dopo un breve istante, Mihawk abbassò la spada.
- Dite a Shanks che lo aspetto nel Mare Orientale. – disse ancora riponendo l’arma dietro la schiena come suo solito. – Da dopo la morte della moglie è l’unico con cui valga ancora la pena battersi. – aggiunse, senza voltarsi.



* Yoru è il nome della spada di Mihawk, mentre la Shingetsu (lett.: luna nuova) è la katana di Midori, già citata per nome in alcuni capitoli precedenti.



Ram's corner

Scusate il ritardo. Non mi sono dimenticata di voi, è solo che tra l'ultimo esame e la partenza per le vacanze non ho avuto molto tempo. Oltre a questo la storia è ad un punto di transizione e quindi dovevo (e devo ancora) darmi un attimo per capire come organizzarmi. Non so quando riuscirò ad aggiornare perché al momento mi ritrovo in un posto sperduto tra le montagne che in confronto Dadan era in pieno centro con connessione wi-fi perfetta. Cercate di perdonarmi. In compenso la montagna è dove riesco ad architettare meglio le mie storie, anche se non ho il tempo per sedermi e scriverle. Insomma, aggiornerò appena possibile. Intanto, buone vacanze a tutti quelle che le fanno e un buon 'coraggio' a chi no.

A tutti alla prossima,
Ram.

Ritorna all'indice


Capitolo 52
*** Capitolo cinquantesimo ***


Capitolo cinquanta.

La resistenza cedette all’improvviso e un attimo dopo un colpo alle gambe lo buttò a terra.
Riku guardò Shanks con rabbia e provò a rialzarsi di scatto per coglierlo di sorpresa gettandosi su di lui con tutte le sue forze. Il bastone del pirata intercettò pigramente il suo e con un movimento circolare lo fece saltare in aria senza sforzo. Disarmato e attonito, Riku si ritrovò a fissare nuovamente il suo avversario, mollemente seduto su un grosso masso, con occhio torvo. Da parte sua, Shanks si mise a ridere.
- Tocca a me! – esclamò Aki balzando dal suo angolo.
Afferrato il suo bastone con entrambe le mani si gettò a capo fitto contro il padre, che afferrò il pezzo di legno con la mano libera bloccandole ogni possibile movimento.
- Così non vale! – sbottò la bambina contrariata, mentre cercava di strattonare il bastone dalla presa.
- Continuate ad attaccare di forza, tutti e due. – spiegò Shanks lasciando andare e mandando Aki a gambe all’aria. – E’ del tutto inutile continuare ad usare qualcosa che comunque non avete.
Entrambi i bambini gli rivolsero un’occhiata offesa.
- Avanti, provate ad attaccarmi insieme. – propose Shanks alzandosi in piedi.
Nello stesso momento i due gli balzarono incontro concentrando tutte le loro forze in un colpo mirato sull’avversario… al quale bastò fare un paio di passi indietro per farli cozzare l’uno contro l’altra.
Mentre continuava ad armeggiare con un coltello e la serratura del forziere, Yasop sentì un gran tonfo, un gran piangere da parte di Aki e recriminare da parte di Riku e, sopra a tutto il resto, le risate del capitano.

- Lo lasciamo andare davvero, Benn? – chiese ansiosamente Ryoku.
La tetra barchetta stava per sparire all’orizzonte scivolando rapida sull’acqua incurante della scarsa brezza che a malapena riempiva la vela scura.
Il vice annuì tranquillo.
- Pensi che sia una buona idea?
Anche Gale era emerso alla luce del sole, dopo che Midori si era impossessata della piccola stanza sottocoperta con l’aria di voler stare sola.
- Come facciamo a sapere che non racconterà tutto alla Marina?
Benn osservò i due ragazzi guardarlo in attesa di spiegazioni. Anche Kanba ascoltava silenziosamente la conversazione, palesemente interessato.
- Il capitano si fida di Mihawk e questo dovrebbe bastare. – esordì pregustando le occhiate di malcelato dissenso che non tardarono a venire. – Oltre a questo, - aggiunse poi evitando di sorridere. – Ho il sospetto che fosse già a conoscenza della nostra messa inscena rispetto alla morte di Midori.
Persino l’imperturbabile Gale si unì alle espressioni di sorpresa generale.
- Dopo il fantomatico scontro con Barbabianca dove ufficialmente Midori perse la vita, non passarono che pochi mesi prima che Occhi di Falco si facesse vivo per controllare la situazione. E come voi ben sapete, non si può dire che il capitano brilli per le sue capacità recitative.
- Vuoi dire che per tutto questo tempo…? – fece per chiedere incredulo Ryoku.
- E se avesse venduto questa informazione alla Marina dopo essere diventato uno dei cani del governo? – lo interruppe freddamente Gale.
Benn sorrise. Dopo tutti quegli anni, l’ascendente di Midori su quel ragazzo era ancora incredibilmente forte.
- E’ possibile, non posso negarlo. – ammise. – Non mi pare tuttavia che questo cambi lo stato delle cose. La Marina non ha riaperto la taglia sulla testa di Midori e in tal caso – concluse con semplicità. – l’incontro di oggi non sarebbe che una semplice conferma senza conseguenze.
L’importante, pensò tra sé e sé, era che la localizzazione del villaggio rimanesse ignota il più a lungo possibile e, e qui stava il vero problema, che nessuno scoprisse dell’esistenza di Aki. Tutte informazioni che più di ogni altro erano loro stessi a mettere a rischio ogni volta che Shanks decideva che era il momento di tornare a fare visita.

Anche seduto sulla spiaggia antistante l’approdo della Goldfish, Yasop continuava a trovare in quella serratura la sua principale fonte di assillo.
Poco lontano, risuonavano le grida sguaiate di Shanks e i bambini che approntavano maldestramente le vele e ritiravano l’ancora. Non appena la piccola nave cominciò a muoversi, Aki si precipitò a salutare il cecchino rimasto a riva, il quale le rivolse soltanto un cenno distratto, prima di riprendere a lavorare di coltello.
- Regola il timone in modo da prendere il vento. – disse semplicemente Shanks abbandonando il comando a Riku, che lo guardò perplesso.
- Come faccio?
Se non c’era alcun dubbio che il pirata sapesse fare le cose che pretendeva di insegnargli, era altrettanto certo che spiegarle non fosse esattamente il suo forte.
- Beh, prendi il vento, no?
Questo genere di risposte gli facevano saltare i nervi.
Ignorando i toni sempre più alti della lite che salivano da poppa, Aki si accoccolò sporgendosi dalla prua, per niente spaventata dal beccheggiare della nave esposta al vento che si alzava da tribordo. Priva di controllo, la barca si staccò dalla riva spingendosi sempre più verso sinistra e acquistando velocità per via della corrente che tendeva naturalmente verso la foce ed il mare poco distante. Navigare era divertente, pensò, ma…
- Perché quelle rocce si avvicinano? – chiese candidamente indicandole col dito.

Il riflesso dei suoi stessi occhi la guardava con rabbia attraverso la lama della katana.
- Sei fuori allenamento, Midori.
Istintivamente si portò una mano alla gola, là dove la spada di Occhi di Falco l’aveva colta impreparata. E vi affondò le unghie con stizza. Come aveva potuto ridursi così? Pochi anni erano bastati a farle dimenticare tutto quanto?
- Ammettilo, un po’ ti era mancato, fare il pirata.
La pressione delle unghie diminuì fino a spegnersi. Sì, le era mancato, le era mancato terribilmente. Le erano mancati i rollii di una nave, la conta delle provviste, il vento sulla faccia e gli improvvisi cambiamenti del cielo. Le era mancata la sua Shingetsu e la sensazione che le dava stringerla tra le mani mentre fendeva l’aria preparandosi all’attacco. E le mancava la ciurma, la silenziosa ammirazione di Gale, la complicità di Benn, l’allegria di Lou, persino le liti tra Ryoku e Gale, e le liti in generale. Le mancavano la tensione prima delle battaglie e l’euforia nel ritrovarsi ancora vivi, dopo. Si era ritrovata per mare che era poco più che una ragazzina, non era qualcosa che pochi anni a terra potessero cambiare. Ma una figlia sì.
Richiuse la katana nella sua fodera con un gesto secco.
Aki aveva bisogno di lei, come nessuno ne aveva mai avuto bisogno prima. E lei ci sarebbe stata, il più a lungo possibile, lei l’avrebbe protetta. Perché questo era qualcosa che Shanks non avrebbe potuto fare. Avrebbe dato la vita per sua figlia, ma non era in grado di far passare un mese senza far parlare di sé i giornali di tutto il mondo. Il fantasma di Roger, poi, aleggiava ancora sulla sua testa e non lo avrebbe lasciato andare mai. No, Shanks non avrebbe potuto occuparsi di Aki. Non rimaneva che lei.
- E poi, senza il suo capitano la Red Force non sarebbe la stessa. – mormorò senza accorgersene.
- Anche senza di te.
Appoggiato allo stipite della porta, Benn faceva il suo ingresso nell’improvvisata infermeria.
- Da quando te ne sei andata molte cose non sono state più le stesse, a bordo. – aggiunse con voce seria. – Soprattutto per Gale e per Shanks. Ma anche per me. Mi è mancato spesso qualcuno con cui poter parlare senza dover spiegare ogni singolo passaggio logico.
Midori accennò un sorriso.
- Per Shanks è stato difficile. Lo sai bene che lui non lascia indietro nessuno. Non è stato affatto facile convincerlo che era la cosa giusta da fare.
Era stata una delle poche volte che Shanks aveva alzato la voce contro di lui, ricordò nitidamente, e che aveva alzato la voce in generale.
- Ma lo era. E lo è ancora, se tu lo vuoi.
A quelle ultime parole lo sguardo di Midori si fece interrogativo.
- Ci sono altre persone che possono occuparsi di Aki. Con cui sarebbe al sicuro. – la voce di Benn si era fatta cauta. – Se vuoi tornare, a bordo c’è sempre posto per te, lo sai.

I panni ancora umidi sventolavano sui fili stesi e spostati strategicamente in modo che anche i primi raggi del mattino potessero contribuire a restituire al più presto ad Aki la sua maglietta preferita della settimana. Con la sola eccezione del cappello da cui, con la piena approvazione di suo padre, la bambina non aveva accettato di separarsi, i tre naufraghi dormivano della grossa rinvoltati in abiti asciutti.
La Goldfish per fortuna se l’era cavata con poco. Yasop aveva riposto stancamente gli arnesi e adesso, alla luce incostante del falò con cui avevano cucinato l’ennesima preda di caccia di gruppo, era tornato a finirsi gli occhi su quella maledetta serratura incrostata di sale e ruggine.
Aveva quasi perso le speranze, quando finalmente il meccanismo cedette e il forziere si aprì.




Ram's corner

Piccola nota: non mi si fraintenda, io non sono per la suddivisione dei ruoli madre/padre tradizionale a tutti i costi. Io stessa sono cresciuta in una famiglia in cui lei era quella presa dal lavoro e lui quello che mi veniva a prendere a scuola e tuttora cucina la sera. E considerando il meraviglioso essere umano che sono direi che ha funzionato.
Secondo me dipende tutto dai casi specifici. Ci sono famiglie in cui lei è più adatta a occuparsi dei figli, altri in cui lui è più portato, altre in cui lo sono entrambi e altre ancora in cui non lo è nessuno dei due. E non è mai colpa di nessuno.
In casa Shanks, Midori ha sempre combattuto e vissuto per sé stessa prima di salire sulla Red Force, Shanks invece ha ancora bisogno di sapere se la morte di Roger è stata vana o se la nuova generazione raccoglierà la sfida.
Quindi non vedeteci niente di maschilista, vi prego. Non è proprio questa l'intenzione.

Alla prossima,
Ram.

Ritorna all'indice


Capitolo 53
*** Capitolo cinquantunesimo ***


Capitolo cinquantuno.

Riku osservò il cecchino che lo precedeva di buon passo sulla strada del villaggio come tutte le mattine. Questa volta, però, sembrava avere un passo più baldanzoso del solito. Sotto al braccio teneva, ben stretto, il vecchio forziere a cui lavorava ormai da giorni.
- Oggi ho in serbo per voi una lezione coi fiocchi, una che vi ricorderete per anni. – aveva annunciato, facendo il misterioso. – Vedrai.
Contrariamente ad ogni previsione, non si era fatto sfuggire niente sui contenuti della tanto celebrata lezione. Aveva passato piuttosto tutto il tragitto blaterando sulla presunta fortuna della classe, ‘una cosa davvero inaspettata’ che a quanto pare avrebbe ‘spiegato gran parte delle leggende che giungevano dalla Rotta Maggiore’. Riku ascoltava in silenzio e con attenzione circospetta lanciando di tanto in tanto un’occhiata al forziere e affrettandosi a simulare disinteresse ogni qualvolta Yasop si voltasse. Sebbene non lo avrebbe mai ammesso davanti al cecchino, la prospettiva della lezione di quel giorno iniziava a solleticare il suo interesse.

- E così questa sarebbe Zanka, eh?
Oltre la scogliera a cui, non senza difficoltà, avevano ormeggiato la nave affidandola alle cure di Lou e Vargas, una distesa di fine sabbia bianca circondava una rigogliosa foresta dall’aspetto impenetrabile.
- Non è che ci hai portato dritti dritti in una trappola? – chiese minacciosamente Ryoku afferrando Kanba per il bavero della logora divisa che ancora indossava.
- Perché, Ryoku, hai forse paura di qualche rivoluzionario? – mormorò Gale superando i due con la consueta compostezza.
- Pensi che siano già arrivati? – chiese Midori.
Benn osservò la fitta vegetazione qualche istante.
- E’ impossibile dirlo da qui. – dichiarò soffiando via la prima boccata di fumo che si era concesso da giorni. – Avrei fatto volentieri un giro di ricognizione attorno all’isola se la corrente lo avesse permesso.
Non appena giunti nei pressi dell’isola, infatti, le onde avevano cominciato a trascinarli violentemente contro alla scogliera. Non era stato affatto facile riuscire a dominare la nave impedendole di schiantarsi sulle rocce.
- Sembra quasi che quest’isola abbia un sistema di difesa proprio che la rende difficilmente accessibile.
- Tipico dei Rivoluzionari. – concordò Midori.
- Ohi, Kanba! – chiamò Benn interrompendo la zuffa a tre che infuriava alle loro spalle. – Non è che conosci quest’isola o sai dove dobbiamo andare, per caso?
Il ragazzo approfittò dell’occasione per balzare fuori dal raggio di azione dei due giovani pirati che, pur lasciandolo andare, continuarono a darsele di santa ragione.
- Beh, prima di Logue Town non ho mai operato nel Mare Orientale, quindi… - balbettò grattandosi la testa con fare imbarazzato.
- Non ti sei fatto dare istruzioni via den-den mushi? – intervenne Midori.
- No, non mi è venuto in mente di chiedere. – rispose candidamente il ragazzo.
Benn e Midori si lasciarono sfuggire un sospiro scoraggiato.
- Non resta che provare ad esplorare i dintorni.
- Gale, Ryoku. – gridò Benn prendendo le redini della situazione. – Voi due insieme a Kanba seguirete il perimetro dell’isola verso sinistra, io e Midori procederemo verso destra.
- Ma come? Non entriamo nella foresta? – fece Ryoku deluso.
- Non finché potremo evitarlo. – ribatté concisamente il vice.
Per quanto i Rivoluzionari avessero fama d’essere uomini d’onore, il suo istinto di pirata rimaneva sempre lo stesso. E addentrarsi in una fitta foreste di un’isola dichiaratamente nota al potenziale nemico rimaneva un’azione sin troppo imprudente.
- Doveste trovare la loro nave o qualsiasi altro segno della loro presenza sull’isola, non esitate a chiamarci. Noi faremo lo stesso.
Nel dirlo, lanciò un minuscolo den-den mushi portatile a Gale.
- Quante precauzioni inutili. – borbottò Kanba contrariato. – Se c’è una cosa in cui noi Rivoluzionari eccelliamo su tutte e proprio quella di non farci scoprire tanto facilmente.
- Proprio come nel tuo caso… - mormorò velenosamente Gale.
- Se vorranno farsi trovare saranno loro a farsi viv… cosa vorresti dire? – fece l’altro cogliendo solo all’ultimo il sottinteso del giovane pirata.
- Kanba ha ragione. Temo che non trovereste alcuna nave.
Colti alla sprovvista Kanba e i pirati tacquero improvvisamente, travolti da una folata di vento che scosse violentemente la foresta davanti a loro. Persino Benn non aveva avvertito minimamente la sua presenza fino a quel momento. Dall’alto di uno degli alberi, Monkey D. Dragon li osservava con un sorriso divertito.

Il forziere posato sulla cattedra aveva attirato sin da subito l’attenzione di ogni singolo bambino nella stanza.
- …questo solo per farvi capire l’incredibile importanza di un simile oggetto, sia per la Marina che per i pirati…
Pur cercando di non tradire la stessa ovvia emozione dei compagni, anche Riku non gli staccava nemmeno per un secondo gli occhi di dosso, in attesa che il lungo discorso introduttivo di Yasop giungesse finalmente al termine.
- …può dirsi una rarità benché ce ne siano tanti diversi esemplari al mondo…
La tensione dell’intera aula divenne palpabile nel momento in cui, pur senza smettere di parlare, il pirata posò una mano sul legno della cassetta. - …ma proviamo a dargli un’occhiata, che dite?
Il coperchio cigolò appena sotto la mano del cecchino. Abbandonando ogni benché minima pretesa di disinteresse, Riku si alzò insieme a molti altri per vedere meglio. L’intera classe trattenne il fiato.
- Vediamo se sapete dirmi di cosa si tratta. – li sfidò Yasop con un sorriso furbo.
Anziché bagliori luccicanti, dal forziere emerse soltanto una specie di palla blu violacea con strane decorazioni a spirale. Alcuni bambini si lasciarono cadere sulle sedie con sospiri delusi, altri continuarono ad osservare l’oggetto con perplessa curiosità. Solo una, tra tutti, tratteneva ancora il fiato.
- Mi scusi signor Yasop…? – fece con voce tremante.
Riku, tra i perplessi, si voltò ad osservarla. Si trattava di Anne, una ragazzina bionda più o meno della sua età.
- Quello è…? – cominciò fermandosi per deglutire.
Riku si girò a spiare Yasop, stranamente in silenzio. Il pirata ghignava sornione, come se la reazione della ragazzina fosse esattamente quello che si era aspettato. - Quello è un frutto del diavolo, non è vero? – disse alla fine Anne tutto d’un fiato.​

Ritorna all'indice


Capitolo 54
*** Capitolo cinquantaduesimo ***


Capitolo cinquantadue.

Spaesati da tanta emozione per un semplice frutto, i bambini si voltarono nuovamente verso l’improvvisato insegnante in cerca di una qualche luce che dissipasse i tanti dubbi.
Con un sorriso a trentadue denti, Yasop annuì.
- Esattamente, è uno dei tanti ma mai abbastanza frutti del diavolo, la cui particolarità è quella…
- Di dare poteri speciali a chi li mangia! – esclamò Anne al colmo dell’emozione.
Di colpo, l’attenzione di tutti i bambini tornò a focalizzarsi sullo strano frutto.
- Non sempre poi così speciali… - cercò di minimizzare il pirata intimidito dagli sguardi improvvisamente famelici che lo circondavano.
- Ce n’è uno che ti permette di controllare il fuoco, un altro che ti rende immortale, altri ancora che ti permettono di trasformarti in un animale… - continuava Anne con molti dei bambini che pendevano dalle sue labbra. – Tutti i grandi pirati hanno o vorrebbero avere poteri come questi!
- Non tutti.
Finalmente, la classe tornò a prestare attenzione all’insegnante.
Dopo un raro attimo di silenzio, uno dei bambini riprese timidamente la parola.
- Signor Yasop, lei ha qualcuno di questi poteri?
- No, nessuno. – rispose il cecchino. – E nemmeno Shanks. Come vedete non è necessario aver mangiato un frutto del diavolo per essere grandi pirati. – si affrettò ad aggiungere.
I bambini sembravano delusi e poco convinti.
- Ma gli altri imperatori ce li hanno, i poteri? – chiese uno dei più piccoli.
- Beh, sì, ma… - fu costretto ad ammettere il pirata.
- E allora perché Shanks no?
- Il signor Shanks potrebbe mangiare questo frutto qui e avere poi i poteri! – propose un altro bambino, riaccendendo l’entusiasmo generale.
- Oppure il signor Yasop! – contropropose un altro.
- Oppure potrebbero tagliarlo in due e mangiarlo tutti e due!
- Oppure potrebbero tagliarlo in tanti spicchi e potremmo mangiarlo anche noi!
- La prego signor Yasop, lo faccia mangiare anche a noi!
Spaventato dal degenerare della lezione, Yasop si affrettò a frapporsi tra il forziere e i bambini che avevano ricominciato a lanciare occhiate fameliche al frutto in questione.
- Nessuno mangerà niente! – chiarì a gran voce gesticolando istericamente.
- Perché no?
- Vogliono mangiarselo tutto loro, ecco perché. – borbottò qualcuno dal fondo dell’aula.
- Ma io voglio comunque vedere i poteri!
- Nessuno ha intenzione di mangiare un bel nulla! – gridò esasperato il pirata. – E nessuno avrà i poteri! – puntualizzò per maggior chiarezza.
I bambini tornarono a rivolgergli uno sguardo deluso mentre si affrettava a riprendere fiato.
- E adesso vi spiego perché. – aggiunse prima che uno dei ragazzini potesse anticiparlo. – Innanzitutto perché i frutti del diavolo hanno un sapore orribile, il più orribile che possiate immaginare, peggio di tutte le peggiori verdure verdi messe insieme.
Si concesse un istante per godersi gli sguardi schifati dei bambini, ma riprese a parlare non appena udì mormorare un ‘e lui come fa a saperlo?’ bisbigliato da qualcuno a mezzavoce.
- E poi – continuò cercando di sovrastare ogni altra voce. – c’è un motivo per cui si chiamano ‘frutti del diavolo’. Chi li mangia diventa estremamente debole tutte le volte che viene toccato da una pietra chiamata kairouseki*, che non solo annulla temporaneamente tutti i poteri, ma lascia completamente privi di forze. Lo stesso succede con l’acqua del mare, tanto che chiunque abbia mangiato uno di questi frutti non è più capace di nuotare e va a fondo come un pezzo di piombo.
I bambini lo guardavano inorriditi. Tra loro, Yasop si assicurò che ci fosse anche Riku.
- Infine – concluse con aria trionfante. – i ‘poteri’ non sono affatto facili da usare. Spesso ci vogliono anni per imparare ad usarli a proprio vantaggio e non farli essere un intralcio. Senza contare che a volte alcuni poteri sono davvero scomodi ed è difficile sapere quale potere potrà dare il frutto che si ha davanti.
- Questo dovrebbe essere un frutto Gum gum. – disse una vocina alle sue spalle.
Colto alla sprovvista, il cecchino si voltò tanto in fretta da cadere dalla cattedra a cui si era appoggiato.
China su un grosso libro e intenta ad osservare le linee spirali sulla buccia, Anne aveva l’indice puntato su una pagina precisa sulla quale campeggiava un’immagine piuttosto simile al frutto nel forziere.
- E’ uno dei libri che la signorina Midori ha lasciato nella biblioteca della scuola. – spiegò brevemente al cecchino che la guardava a bocca aperta. – E dice che questo è il frutto Gum gum, rende chi lo mangia ‘elastico’, ovvero in grado di allungare le varie parti del proprio corpo a piacimento. – lesse ad alta voce.
La classe sembrò soppesare l’idea per qualche istante.
- Che schifo. – proclamò alla fine una bambina.
- Che potere inutile è? – rincarò un altro.
- Nessun vero pirata combinerebbe niente con un potere così.
- Già, e per di più non potrebbe nuotare!
In mezzo alle proteste dei bambini, Yasop tirò un sospiro di sollievo. Solo la ragazzina bionda continuava ad osservare il frutto affascinata, sfiorando le spirali con le dita, ma non sembrava particolarmente intenzionata a mangiarlo. Yasop tirò un secondo sospiro di sollievo. Lanciò un nuova occhiata alla classe. Tra i vari ragazzini impegnati in animate discussioni per lo più imperniate su un ipotetico pirata di gomma, Riku sembrava essere tornato a dar mostra dell’usuale, ostinata indifferenza. Yasop tirò un terzo sospiro di sollievo.

- Ben arrivati.
Kanba si guardò attorno. Al forte disagio, si mescolava una certa emozione. Mai avrebbe pensato di ritrovarsi con tante leggende riunite in una sola stanza.
- Mi scuso per la frugalità del posto, ma era il luogo sicuro più vicino alle coordinate che mi avevate comunicato. – esordì Dragon invitando i pirati ad accomodarsi.
Effettivamente, l’ambiente all’interno del fortino al centro dell’isola era piuttosto spoglio e nel momento in cui erano entrati, Midori aveva avuto la netta sensazione che nessuno ci avesse messo piede da mesi. Ma c’erano ben altri problemi a cui pensare al momento.
Alle spalle di Dragon, almeno tre dei suoi sottoposti tra i pochi ammessi all’incontro avevano una certa fama e una discreta taglia, valutò rapidamente Benn. Altri sicuramente aspettavano fuori, insieme agli uomini posti di guardia al forte e all’isola. Una quindicina in tutto, calcolò.
- Non c’è problema. – si limitò a rispondere laconicamente soffiando via una boccata di fumo.
- Beh, direi di andare direttamente al sodo. – continuò il rivoluzionario. – Dopo la vostra partenza, i fatti di Logue Town sono stati riportati su tutti i giornali anche se, ovviamente, la verità sui mezzi usati da Onigumo non è stata rivelata e la colpa delle esplosione è stata ufficialmente attribuita alla vostra ciurma.
- Quei maledetti… - cominciò Ryoku, ma Benn lo zittì con uno sguardo.
- La nostra indagine è saltata, così come le nostre intenzioni di screditare la Marina, ma ammetto – continuò Dragon ignorando l’interruzione. – di aver molto apprezzato il nuovo look del generale.
Benn ghignò appena.
-Sulla stampa non è stato riportato nessun particolare a proposito della vostra ciurma e, da fonti interne alla Marina, i rapporti ufficiali riportano solamente l’assenza del capitano Shanks e dei pirati Akuma e Lucky Lou. – disse Dragon allungando un plico di fogli al di là del tavolo che Benn non si scomodò a guardare, gli occhi fissi sul suo interlocutore.
- Tuttavia… - continuò questi lasciando spaziare lo sguardo oltre la spalla destra del pirata. – Mi sembra evidente che l’assenza di Shanks non sia il particolare più degno di nota.
Quando gli occhi del Rivoluzionario incontrarono i suoi, Midori strinse i denti.
 
 
 
 * versione giapponese di 'algamaltolite'
 

Ritorna all'indice


Capitolo 55
*** Capitolo cinquantatreesimo ***


Capitolo cinquantatre.
 
- Eravamo tutti molto sorpvesi di sentive che Midori-girl eva stata uccisa dai pivati di Barbabianca.  – intervenne l’enorme okama a fianco di Dragon. – Mi sorpvende che siate riusciti a teneve nascosta un’informazione del geneve alle nostve fonti, soprattutto durante i fatti di Fleavance.
I grandi occhi pesantemente truccati di Emporio Ivankov scrutavano Midori con un misto di curiosità e sospetto.
- Del resto, immagino che debba esserci una buona ragione per mettere in scena una simile...
- Qualunque sia la ragione, non è affar nostro. – lo interruppe seccamente Dragon.
- Ma Drag-san, il nostvo piano...!
- Ormai i fatti di Fleavance sono storia passata. – continuò il capo dei Rivoluzionari, lo sguardo ostinatamente rivolto verso i suoi ospiti. – Quello che ci interessa adesso è sapere se sarà possibile prevenire simili tragedie in futuro.
Ivankov sbuffò insoddisfatto. Midori e Benn tacquero.
- Se siete vi siete presi il disturbo di scortare Kanba sin qui, immagino che sia perché non volete diffondere voci indiscrete. Non abbiamo alcun interesse nelle vostre ragioni e non intendiamo indagare. – Dragon sembrò sottolineare quest’ultima frase. – Le abilità mediche e di combattimento di Midori sono tuttavia note e potrebbero rivelarsi utili in situazioni di emergenza. La nostra proposta – concluse in tono grave. – è quella di formare un’alleanza che ci permetta di richiedere aiuto in caso di bisogno, in cambio del nostro silenzio.
Benn non mosse un muscolo, limitandosi ad osservare lo svolgersi degli eventi. Alle sue spalle, Midori taceva.
- Se è di un medico che avete bisogno, - disse Gale, inginocchiandosi nello stupore generale. - mi offro di assistervi al posto della mia maestra.
Il pesante sguardo di Dragon si spostò sul ragazzo.
- Midori mi ha insegnato molto e molto ancora ho imparato in questi ultimi anni in cui la ciurma di Shanks ha potuto fare affidamento solamente su di me. – continuò quello con decisione. – Se sono le conoscenze mediche di Midori il vostro obiettivo, in quanto suo unico apprendista, sono pronto ad unirmi all’Armata Rivoluzionaria e abbandonare la mia ciurma.
- Gale! – sbottò Ryoku per poi mordersi la lingua.
Se davvero quell’idiota voleva andarsene, non sarebbe stato certo lui a fermarlo.
Colto alla sprovvista, persino Benn aveva momentaneamente distolto lo sguardo dai Rivoluzionari.
Dragon osservò a lungo il giovane pirata inginocchiato dinanzi a lui.
- Mi dispiace, ragazzo. – disse infine. – Temo che le tue conoscenze non siano sufficienti.
Punto nell’orgoglio, Gale stentò a trattenersi dal replicare.
- Se vuoi unirti a noi, sei il benvenuto. Sei un giovane promettente, sia come dottore che come combattente, e saresti sicuramente utile alla nostra causa. – continuò il Rivoluzionario con voce pacata. – Tuttavia non posso fare a meno di pensare che la recente ricomparsa di Midori nella vostra ciurma, unita alla momentanea assenza di due vostri compagni, possa dipendere da una tua mancanza in ambito medico.
Umiliato, Gale abbassò lo sguardo, la mascella contratta per la rabbia.
 - Per quanto tu possa essere bravo, non sei il migliore. – concluse l’altro, lapidario.
- Ti sbagli.
Benn sorrise in silenzio.
- La sola ragione per cui mi hanno chiesto di tornare con loro è perché in due avremmo trovato una soluzione più in fretta e probabilmente migliore. – continuò Midori.
Inginocchiato a terra, Gale vide con la coda dell’occhio la sua mentore superarlo a passo deciso per affiancare Benn di fronte al gruppo di rivoluzionari.
- Per quanto buona, la mia conoscenza della medicina è certamente imperfetta, come quella di qualunque medico onesto. La mia unica capacità è sempre stata soltanto quella di osservare le diverse situazioni e trovare una soluzione, caso per caso.
I passi della donna si fermarono precisamente davanti a Dragon.
- E non avrei lasciato i miei compagni alle cure di nessuno che mi fosse da meno. – aggiunse, guardando dritto in faccia il più grande nemico del governo mondiale.
Benn non poté fare a meno di notare come Gale stesse prendendo il suo tempo prima di rialzarsi, lasciando che i lunghi capelli bianchi gli coprissero la faccia.
- Tuttavia... – la nuova inflessione nella voce di Midori, spinse il vice a tornare a concentrarsi su di lei e i Rivoluzionari. -... non posso permettere che Gale abbandoni la ciurma, né temporaneamente né in modo definitivo. Shanks ha bisogno dei suoi uomini.
- Dunque abbiamo un accordo? – chiese Dragon.
Midori esitò.
- Solo in caso di particolari emergenze e solo a patto che non tentiate né di localizzarmi né di indagare sulle mie occupazioni al di fuori dei periodi di collaborazione. – disse infine, misurando le parole. – E che nessuno oltre ai presenti venga a conoscenza di questo accordo né del fatto che sono ancora viva.
Dragon incrociò le braccia valutando le richieste della donna.
- Nel caso tu venga coinvolta in una missione sarà difficile non informarne il gruppo coinvolto nell’operazione. – commentò pensosamente.
- Mi basta che lo sappiano meno persone possibile il più a lungo possibile.
- Uhm, non mi convince. – intervenne Ivankov guardando dall’alto in basso verso Midori, le braccia incrociate e lo sguardo critico. – Se non possiamo localizzarla, come possiamo sapeve che non decidevà di nuovo di sparive? In fondo ci ha già ingannati una volta e...
- Per me va bene. – lo interruppe Dragon senza dar segno di aver ascoltato una parola.
Ignorando la rumorosa indignazione dell’okama, Midori sorrise.
 
- Questo den-den mushi è una linea sicura.
Midori accettò la piccola lumaca grigia osservandola con attenzione. Piccoli cerchi scuri di quello che sembrava metallo cingevano a tratti la spirale del guscio.
- Può entrare in contatto esclusivamente con questo altro dispositivo. – continuò a spiegare Dragon mostrando una seconda lumaca identica alla prima. – E non c’è modo di intercettare le comunicazioni o localizzare il segnale, nemmeno con particolari frutti del diavolo che ci hanno dato problemi in passato.
Midori lanciò una seconda occhiata agli anelli scuri. Doveva essere kairouseki.
- Sarò l’unica persona ad avere accesso a questa linea e la userò, come da accordo, solamente in casi di estrema necessità. – assicurò il Rivoluzionario.
In silenzio sulla sua sedia, Benn continuava a guardarlo senza perdersi nemmeno una sua mossa. Il messaggio era abbastanza chiaro, la ciurma dell’Imperatore avrebbe vegliato su quell’accordo e non sarebbe stato saggio farseli nemici.
- Qualcosa da aggiungere, Beckman?
- Immagino che abbiate una buona nave. – disse il pirata. – Se non è troppo disturbo, io e Midori avremmo bisogno di un passaggio, almeno fino alla Rotta Maggiore o dove potrete portarci.
Dragon ghignò rivolgendo un’occhiata ad uno dei suoi.
- Se è per questo, possiamo offrirvi qualcosa di più.
Seguendo il suo sguardo, Benn si ritrovò a guardare un uomo giovane e gigantesco dagli abbondanti riccioli scuri. Tra le mani guantate nonostante il clima mite, stringeva una grossa Bibbia.





Ram's corner

Hola gente!
Anche se ancora non mi sento di dirvi niente di preciso, vi annuncio che questa prima parte di questa storia sta giungendo al termine. La storia completa è ancora lunga, in realtà, ma mi è stato suggerito - e trovo che non sia una cattiva idea - di trasformarlo piuttosto in una serie (un ringraziamento a questo punto a Lady White Witch per avermi fatto meglio riflettere sulla questione). Ed è vero che una fase temporale del racconto sta effettivamente giungendo a conclusione.
Non ho ancora però preso decisioni definitive e chiunque abbia consigli sono ben accetti!

Intanto al prossimo capitolo,
Ram.

Ritorna all'indice


Capitolo 56
*** Capitolo cinquantaquattresimo ***


Capitolo cinquantaquattro.
 
A Midori mancò il respiro e perse quasi l’equilibrio, prima che un paio di mani forti la trascinassero all’indietro con un gesto deciso.
- Tutto a posto?
Chiuse e riaprì gli occhi per cercare di abituarsi al contatto con il terreno, dopo tanto tempo passato in volo.
- S-sì. – annuì poco convinta. – Dove siamo?
Benn la lasciò andare.
- Sembrerebbe Toroa.- disse accendendosi una sigaretta e tornando ad appoggiarsi al solido muro alle sue spalle.
Essere sbalzato da una parte all’altra del globo si era rivelata un’esperienza più difficile del previsto.
Midori si affacciò su quella che sembrava essere una delle strade principali. Intravide i negozi di musica ancora affollati e i locali che si preparavano ad aprire facendo mostra di sgargianti locandine di gruppi o solisti locali. Sì, non poteva che trattarsi di Toroa. Come promesso, quel Kuma li aveva spediti direttamente nel Mare Occidentale.
Il den-den mushi squillò riscuotendola dai suoi pensieri. Il suo sguardo cercò istintivamente quello di Benn.
- Qui Benn Beckman. – fece quello, prendendo l’iniziativa.
- Siete vivi? State bene? Dove siete? – la voce di Ryoku esplose dal piccolo apparecchio. – Non è che vi hanno spediti in qualche roccaforte della Marina o qualcosa del genere, vero?
- I Rivoluzionari che ci consegnano alla Marina, cerca di non dire idiozie, per quanto possibile. – intervenne in tono più pacato la voce di Gale.
- Se sei ancora intenzionato ad abbandonare la ciurma e unirti a questi qui, fai pure. Io di loro non mi fido di cer...
Un improvviso suono metallico troncò la frase a metà, mentre evidentemente il den-den mushi passava di mano, lasciando continuare gli strepiti dei due pirati in sottofondo.
- Spero che siate riusciti ad orientarvi. – continuò la voce di Dragon. – E mi scuso per questa chiamata ma i vostri compagni si sono dimostrati piuttosto diffidenti dopo la vostra scomparsa.
Benn ghignò stringendo il fondo della sigaretta con i denti.
- Noi ce la caveremo. – disse. – Piuttosto, Gale, Ryoku, mi rivolgo a voi.
Il baccano si attenuò di colpo.
- Vi ricordo che il capitano ha dei conti in sospeso con Occhi di Falco là nel Mare Orientale, quindi fate rotta verso un’isola tranquilla e cercate di non cacciarvi nei guai fino a che non vi raggiungeremo con la Red Force. In assenza mia e di Shanks, spetta a Lou il comando. Tutto chiaro?
- Sì! – scattarono le due voci all’unisono.
Una risata arrochita sfiorò il ricevitore.
- Dato che mi è concessa tanta fiducia da rendermi partecipe a questo scambio di informazioni, - si offrì Dragon. - permettetemi di esservi di aiuto.
Benn aggrottò la fronte cercando di immaginare i possibili rischi.
- Ti ascolto.
- C’è un villaggio piuttosto tranquillo, su un’isola non molto distante da Zanka. I tuoi uomini possono aspettarvi là senza temere nuovi incontri con la Marina. – un ghigno si dipinse involontariamente sulle labbra del Rivoluzionario. - Un solo vecchio Marine continua a tornarci di tanto in tanto, ma non credo che sarà un problema.
Benn lasciò che una nuova boccata di fumo gli riempisse i polmoni per poi espirare con calma. Aveva notato l’inflessione nella voce del suo interlocutore.
- E’ forse di Garp che stiamo parlando?
Come era prevedibile, queste semplici parole scatenarono il panico.
- Garp? – mormorò Midori incredula.
- Quel Garp? L’eroe della Marina?! – gridò Ryoku. - L’uomo che ha catturato Gol-
- Idiota, non lo sai che Roger si è consegnato? – lo interruppe in modo presumibilmente violento Gale.
Benn attese in silenzio.
- Il vecchio non vi creerà problemi. – disse finalmente Dragon. – Al momento è piuttosto impegnato con i miei nel Nuovo Mondo, e comunque – aggiunse. – ha le sue ragioni per non voler attirare troppe attenzioni su Dawn, soprattutto da parte della Marina.
Benn spostò lo sguardo dagli occhi risoluti del piccolo den-den mushi a Midori. Lei strinse i denti, e annuì.
- Come si chiama il villaggio?
Dragon esibì il suo ghigno soddisfatto.
- Immagino non abbiate mai sentito parlare di Foosha.
 
Nonostante il calore con cui i suoi compagni lo avevano accolto, Kanba continuava a sbirciare di tanto in tanto in direzione di Dragon e dei pirati senza uscire da quel suo insolito silenzio.
- …non pensavo davvero che saresti riuscito a tenere la bocca chiusa tanto a lungo e così ho perso la scommessa! – concluse ridendo un altro rivoluzionario, assestandogli una forte pacca sulla schiena che lo riscosse dai suoi pensieri.
- Scusate. – mormorò allora.
I suoi compagni lo guardarono stupiti mentre correva via.
- Questa missione sembra averlo cambiato davvero. – disse uno di loro scuotendo la testa. – Alcuni non sono davvero fatti per il lavoro sul campo.
 
Dragon e i due pirati si voltarono perplessi, mentre il giovane rivoluzionario, quasi inciampando nella sua folle corsa, si gettava in ginocchio davanti a loro.
- Dragon-san – gridò con voce esageratamente alta e con la faccia premuta a terra. – chiedo il permesso di abbandonare temporaneamente l’Armata Rivoluzionaria per unirmi alla ciurma di Shanks il Rosso.
- Ma che vi è preso, a tutti quanti… - mormorò Ryoku, facendo gonfiare una vena sul collo di Gale.
- Senza la signora Midori e i suoi compagni sarei morto a Logue Town. – riprese a gridare il ragazzo in tono che voleva suonare solenne, col terriccio che gli si infilava tra i denti. – Offro la mia vita per ripagare il mio debito.
- E come esattamente penseresti di pagarlo? – indagò Gale. – Di idioti pronti a combattere senza un piano ne abbiamo già uno di troppo. – aggiunse indicando il compagno alle sue spalle.
- Mi offro come ostaggio.
Kanba alzò finalmente la faccia sporca di terra e guardò il giovane medico di bordo con aria risoluta.
- Se qualcosa dovesse succedere alla signora Midori a causa della collaborazione con l’Armata Rivoluzionaria, sono pronto ad offrire la mia vita in cambio.
- Come se ce ne facessimo di qualcosa… - borbottò Ryoku prima che lo sguardo gelido di Gale, questa volta sì, lo facesse rabbrividire.
- Senza contare che sono una buona spia… e buon combattente! – si affrettò ad aggiungere Kanba. - Allenato nell’arte del karaté degli uomini pesce direttamente da…
- Basta così. – intimò Dragon, per poi aggiungere rivolto al den-den mushi. – Beckman, Midori, pensate che questo ragazzo possa esservi di qualche utilità?
- Solo il capitano può decidere chi entra nella ciurma. – rispose Benn, lapidario.
Nessuno osò replicare. Kanba fissava ostinatamente il piccolo den-den mushi tra le mani di Dragon.
- Ma fino a Foosha un paio di braccia in più possono sempre essere utili. – continuò il vice.
Un sorriso si allargò sul volto del ragazzo che si gettò nuovamente in ginocchio davanti allo sguardo vigile della lumaca.
- Prometto solennemente che farò del mio meglio e che non sarò un peso per la ciurma e che…
- Allora è deciso. – fece Dragon allontanando l’apparecchio dal lungo monologo di Kanba.
- Vi aspettiamo a Foosha. – salutò Gale.
- E vedete di sbrigarvi, prima che questo qui si faccia troppe fantasie all’idea di far parte della ciurma! – aggiunse Ryoku cercando di avvicinarsi al ricevitore nonostante Kanba gli impedisse il passaggio.
Benn sorrise.
- Ci vediamo a Foosha. – confermò, prima di riagganciare.

Ritorna all'indice


Capitolo 57
*** Capitolo cinquantacinquesimo ***


Capitolo cinquantacinque.

Quella che fino a un istante prima era stata una pigna si frantumò in mille pezzi e i pinoli schizzarono come minuscoli proiettili tutto attorno.
- Wow! – esclamò Aki battendo le mani per poi affrettarsi a raccogliere i piccoli frutti.
- Del resto sono o non sono il più grande cecchino di tutti i mari?
- Sìììì!
Riku osservò un pinolo finito a pochi centimetri dal suo piede.
- Mi insegni? – stava già chiedendo Aki aggrappandosi alla camicia del pirata e guardandolo con occhi supplichevoli.
- Sei troppo piccola per maneggiare una pistola! – ribatté lui tentando disperatamente di togliersela di dosso.
- Ehi, più grande cecchino di tutti i mari. – lo chiamò Riku. – Riesci a prendere anche questo? – aggiunse con aria di sfida piazzando il pinolo sul ceppo su cui si erano succeduti i vari bersagli proposti da Aki.
- Anche ad occhi chiusi.
Uno sparo, e le grida di stupore dei due bambini.
Dall’alto del ramo su cui era mollemente adagiato, Shanks sorrise.
- Signor Shanks, signor Yasop!
I due pirati aprirono gli occhi. Uno dei bambini del villaggio raggiunse la radura davanti alla piccola casa senza ormai più fiato.
- Signor… signor Sh… - ansimò.
- Ehi, calma, calma! Non c’è nessuna fretta di…
- E’ stata avvistata la Red Force!

Benn finì di ammainare le vele e si lasciò scivolare sul ponte. Al timone, Midori aveva spostato la barra a dritta correggendo l’inclinazione della nave in modo da assecondare la curva del porto. Da quando erano tornati sulla Red Force, anche se in due soltanto, navigare era diventato molto più facile.
- Pronta al rientro?
Già i primi dettagli familiari della costa iniziavano a definirsi sull’orizzone. Il verde del bosco e dei prati che giungeva sino a riva e, dritto davanti a loro, lo spazio del porto costruito dalla gente del villaggio ammassando pietre e costruendo ponti e banchine.
- Hai nascosto la katana?
Benn annuì senza commentare l’evidente mancanza di una risposta e sparì nel retro della nave.
Midori sospirò, gli occhi puntati sull’orizzonte e le mani ben piantate sulla ruota del timone. Il vento le accarezzava il viso e il sale le seccava le labbra. Le sarebbe mancata quella sensazione.
Una certa folla aveva cominciato a riempire il piccolo porto. Midori sorrise. I bambini della sua scuola agitavano e braccia in segno di saluto e gridavano parole ancora incomprensibili nella distanza. Poi, tra loro, comparvero due figure familiari che si facevano largo tra la gente. La ruota del timore girò ancora, incanalando meglio il vento di terra nei fiocchi.

- Sbrigatevi! – fece Aki voltandosi indietro per l’ennesima volta.
- Con così poco vento e da terra, ci metteranno un po’ a sbarcare. – commentò Yasop senza in realtà sperare di convincerla a rallentare. – Manovrare una nave come la Red Force in un porto così piccolo, poi, non è affatto uno scherzo…
La bambina era già sparita tra le gambe della gente del villaggio.
Nonostante l’affollamento all’ingresso del porto, tutti si scostarono davanti ai due pirati. Un po’ in imbarazzo e incerto sul daffarsi, Riku li seguiva ad una certa distanza.
Quando arrivarono, la Red Force stava giusto facendo il suo ingresso trionfale oltre la fila di grosse pietre disposte a protezione del molo. Scivolava con una certa eleganza, le vele ridotte al minimo, muovendosi per inerzia lungo la superficie dell’acqua. Shanks sorrise. Benn avrebbe saputo manovrare in maniera più efficiente, sarebbe sbarcato più in fretta, ma solo Midori sapeva scivolare sull’acqua.
Yasop aguzzò la vista.
- Capitano? – mormorò perplesso. – Dov’è il resto della ciurma?
Districandosi come poteva nella foresta di gambe che la circondava, Aki riuscì a raggiungere il limite della banchina e ad affacciarsi sul mare. La Red Force era ormai vicina.
- Mamma! – gridò la bambina più forte che poteva e agitando le braccia in direzione della nave. – Mamma sono qui! – aggiunse protendendosi verso l’acqua fino a sbilanciarsi.
Shanks l’afferrò al volo prima che cadesse in mare.
- Che dici, Aki? Andiamo a vedere come se la cava tua madre al timone? – propose.

Midori cercò con tutta sé stessa di ignorare le due figure che risalivano la lunga e fragile banchina in legno e si concentrò sul timone. Le ultime manovre erano le più delicate, soprattutto con una barca di quelle dimensioni. Dopo tanti anni a terra, non voleva certo danneggiare il porto davanti all’intero villaggio né la nave davanti a Shanks. Senza contare che l’avrebbe presa in giro fino alla morte per una cosa del genere.

- La mamma è brava. – osservò con una certa ammirazione Aki da sopra le spalle del padre. – Lei non ha sbattuto contro niente.
Shanks deglutì con un certo imbarazzo ripensando alle avventure con la Goldfish.
- Ricordati che non devi dirle niente della nave che ti ha regalato Yasop. – si affrettò a dire. – La mamma si arrabbierebbe molto se sapesse che abbiamo insegnato tutte quelle cose su come s diventa pirati a te e a Riku, hai capito?
La bambina annuì, e il padre tirò un sospiro di sollievo.
Per il momento almeno la reputazione dell’Imperatore era salva.

Con una mossa rapida, bloccò il timone e si affrettò a raggiungere Benn sul fianco della nave per lanciare le prime gomene ai ragazzi del porto. Dietro di loro Shanks sorrideva come un idiota, mentre Aki si sbracciava chiamandola e cercando di correre verso la nave.
Un ponte provvisorio fu gettato tra la Red Force e la banchina.
- Finisco io, non ti preoccupare.
Midori rivolse a Benn un sorriso colmo di riconoscenza e si precipitò sul ponte. Come la vide abbandonare la Red Force, Shanks lasciò la presa sulle spalle di Aki.
- Mi sei mancata tanto, mamma! – strillò la piccola scoppiando a piangere. Inginocchiata a terra, Midori affondò il viso in quella massa di capelli rossi e la strinse forte.
- Anche tu, Aki. – mormorò. – Mi sei mancata tanto anche tu.

Midori baciava e cullava la bambina che continuava a piangere senza ritegno e Benn non poté fare a meno di notare l’espressione ebete del suo capitano, immobile davanti alla scena. Di Yasop neanche l’ombra, ovviamente.
Benn sorrise appena. Avrebbe diretto lui le operazioni, per il momento. Si accese una sigaretta e si avviò a calare l’ancora.
Quei ragazzi che avevano aiutato con le gomene avrebbero avuto un bel da fare nelle prossime ore, pensò guardandoli con un ghigno.



Ram's corner

Piccolo dato tecnico: ultimamente sto avendo difficoltà con l'editor di EFP, quindi sto facendo tutto l'editing degli accapo a mano - segnalazioni di errori al riguardo, anche via messaggio privato, mi possono essere utili perché qualcosa potrebbe essermi sfugito.
Altra piccola nota: avevo sbagliato il conteggio degli anni. Non sono passati dieci anni dalla morte di Roger, ma dodici. Per capirsi, siamo nel periodo appena precedente l'incontro tra Rufy e Shanks su Foosha (non so se si è notato). Rufy dovrebbe avere sette anni, al momento.
Di recente ho quindi corretto tutti i punti in cui parlava di dieci anni dall'esecuzione di Roger/inizio dell'era della pirateria e scritto dodici, compreso lo specchietto introduttivo. Non so quanto la cosa interessi, ma lo dico giusto per onestà intellettuale.

Ritorna all'indice


Capitolo 58
*** Capitolo cinquantaseiesimo ***


Capitolo cinquantasei.
 
- …e così ha scaricato la classe dei ragazzini su di me! – concluse allegramente Yasop, prendendo un altro gustoso sorso di sakè. – Ah, come mi era mancato bere, però.
Ora che non era più il maestro ufficiale, poteva tornare a permettersi cose del genere.
- Com’è che ti sei fatto male alla gamba? – chiese Midori a bruciapelo con aria inquisitoria.
A Shanks andò il saké di traverso e cominciò a tossire forsennatamente.
- So- sono caduto nel bosco. – esalò tra un colpo di tosse e l’altro.
- Sei caduto nel bosco.
- … ma comunque anche fare il maestro è stato divertente, del resto ci ho sempre saputo fare con i ragazzini, mi ricordo che con Usop…
Shanks cercò di sorridere con aria innocente, grato che Aki stesse già dormendo da un pezzo. C’erano un paio di punti che doveva puntualizzare con lei, prima che sua madre scoprisse troppe cose.
Da dietro le spalle di Midori, vide Benn che lo guardava con compassione.
- …specie quella ragazzina bionda, quella… Anne. E’ una ragazzina in gamba, quella. Sapeva un sacco di cose sui frutti del diavolo e su un sacco di altre cose. Ah, è stata una gran lezione quella!
- Una lezione sui frutti del diavolo?
Pur nei vapori dell’alcol, Yasop colse i segni di Shanks che lo invitavano con una certa urgenza a glissare sull’argomento.
- Una lezione assolutamente teorica! – si affrettò ad aggiungere con energia forse leggermente eccessiva.
Midori passò lo sguardo dall’uno all’altro e sospirò. Probabilmente avevano trovato un frutto del diavolo sulla nave della Marina ufficialmente preda di un attacco fantasma. A meno che non avessero fatto altre simili incursioni.
- E quel ragazzino? – chiese stancamente.
Entrambi i pirati recuperarono istantaneamente il buon umore ed esibirono dei sorrisi smaglianti.
- Riku! E’ un aspirante pirata e un grande amico…
- Un ragazzino in gamba, ha giusto l’età di Usop e…
- Aspirante pirata?
Midori aveva sentito delle voci riguardo ad un ragazzino che viveva nel bosco e di tanto in tanto organizzava piccoli furti nel villaggio. E ricordava fin troppo bene un certo attacco ad Aki da parte di una sedicente ciurma pirata.
- Lui e Aki sono amici. – cercò di recuperare Shanks. – Sono stati entrambi con noi, negli ultimi tempi…
Midori lo fulminò con lo sguardo. Shanks dava alla parola ‘amici’ un significato molto ampio.
 
Dopo aver mangiato in disparte la sua parte di cena, Riku si era guardato furtivamente attorno e si era affrettato a sparire in silenzio, pensando che gli adulti non lo notassero.
Favorito dal buio, si avviò verso il villaggio evitando poi accuratamente di entrarci. Correndo attraverso i campi con le orecchie tese a cogliere il minimo rumore, superò anche le ultime case e giunse al porto.
Passare oltre il guardiano notturno, stanco e annoiato com’era, fu una passeggiata. Scivolò oltre l’ingresso e guardò verso il mare illuminato dalla luna.
Alta e maestosa, la Red Force si stagliava contro i riflessi dell’acqua nella sua imponenza.
 
- Vi siete incontrati con Dragon?! – esclamarono insieme Yasop e Shanks.
Benn cercò lo sguardo di Midori, che annuì.
- Hanno scoperto della nostra piccola farsa riguardo alla mia morte. – riassunse senza scendere nei dettagli. – Così abbiamo trovato un accordo.
Mostrando il piccolo den-den mushi, Midori spiegò brevemente la situazione.
Shanks ascoltò, a braccia conserte senza interrompere o fare domande. Alla fine del resoconto, si prese un attimo per riflettere. Poi incrociò le braccia sopra la testa e si buttò a terra disteso sull’erba della radura.
- Se pensate che sia stata la cosa giusta da fare, va bene. – disse soltanto.
Midori rivolse uno sguardo interrogativo a Benn, che scosse la testa con un sorriso rassicurante.
- Ho letto che avete fatto un salto a Logue Town. – riprese a biascicare Yasop. – E’ forse l’unica città in tutti i mari che non ho mai visitato, sapete. E’ buffo se considerate quando sia vicina a Syrup. Se mai prenderà il mare, quello potrebbe essere un buon posto per Usop per reclutare una ciurma…
Quando fu sicuro che Midori non vedesse, Benn scoccò una rapida occhiata al capitano. Sdraiato ad occhi chiusi accanto al falò, non sembrava voler più partecipare alla conversazione.
 
Riku aveva giusto finito di esplorare l’enorme veliero, quando in lontananza udì la voce di Yasop che intonava sguaiatamente le note di una vecchia canzone pirata. Quanto tempo era passato? E perché tornavano alla nave? si chiese in preda al panico.
La luce della luna piena illuminava sin troppo bene la lunga banchina di legno che fungeva da unico collegamento alla terraferma. Non restava che nascondersi sulla nave stessa.
Sentì una voce roca salutare la guardia, che rispose in tono di colpevole sorpresa, svegliandosi all’improvviso e intravide due figure arrancare nella sua direzione.
Senza pensarci due volte, afferrò una gomena e si arrampicò fino alla coffa.
Da lontano, Benn vide la piccola ombra risalire lungo l’albero maestro e ghignò tra sé.
- Mi chiedo – mormorò a Yasop, trascinandoselo a spalla come un pesomorto. – se anche Usop sia tanto furtivo.
- Usop? Oooh, Usop, il mio Usop sarà un coraggioso guerriero del mare, un giorno. Ne sentirete tutti parlare. Una divinità tra i pirati, una vera leggenda!

Aki non si era nemmeno svegliata, quando l’aveva messa a letto. Le aveva tolto il cappello ancora troppo grande e accarezzato i capelli. Anche se il taglio era ancora irregolare, erano ricresciuti moltissimo dall’ultima volta che l’aveva vista. Il sorriso le si incrinò un poco.
Si chiuse la porta alle spalle e osservò i pochi fagotti che Benn aveva sistemato in cucina. Al resto avrebbe pensato l’indomani, ma c’era un cosa che doveva fare. Scostando il panno che la nascondeva, Midori prese la sua katana tra le mani. Le aveva camminato a fianco per tutto quel tempo e l’unica volta che aveva dovuto sfoderarla era stata contro…
Da dopo la morte della moglie è l’unico con cui valga ancora la pena battersi.
Per un attimo strinse la fodera così forte da far sbiancare le nocche. Poi sospirò, rilassò le mani, guardò la spada. Mihawk aveva ragione. Era fuori allenamento. Era stato sin troppo facile sconfiggerla.
 
Alla luce degli ultimi bagliori del falò, Shanks sembrava assorto nei suoi pensieri.
Dei guizzi metallici seguivano il ritmo delle fiamme, mentre tre pezzi di quella che sembrava semplice carta se ne stavano allineati sull’erba.
- Shanks.
Il pirata si riscosse e si voltò.
Sulla soglia della casa modesta, Midori esitava. La vecchia Shingetsu stretta in una mano, al sicuro nella sua fodera chiara. Erano almeno cinque anni che non vedeva quella katana, pensò.
- Riguardo ai Rivoluzionari… - cominciarono entrambi nello stesso momento.
Entrambi sorrisero.
- Non mi sento pronta a tornare.
- Non permetterò che ti succeda niente.
- Qualche brillante idea?
- Non mia. – rispose prontamente con un sorriso furbo. – Di Benn.
Prese il foglietto a sinistra e lo strappò in due parti uguali.
- Una vivre card?
- La tua vivre card. – disse porgendogliene un pezzo. – Benn mi convinse a farne una l’ultima volta che siamo stati qui.
Midori prese tra le dita la sua metà e la guardò puntare dritta a quella in mano a Shanks.
- Se la vedrò spostarsi saprò che sarai in viaggio. Andrò ovunque serva andare.
Da quanto aveva quella vivre card? Sicuramente non poteva aver raggiunto il Nuovo Mondo mentre lei era via. Doveva averla da prima di tornare, da prima che lei partisse...
Suo malgrado, non poté fare a meno di sorridere.
- Quindi tu, per tutto questo tempo…?
Shanks annuì.
Accanto al fuoco, un medaglione e due pezzi di carta testimoniarono gli ultimi bagliori delle fiamme.
 
 
 
 
 
 


 
Ram’s corner
 
Hola!
Dunque, il tanto a lungo sospirato mistero del contenuto delle tasche di Shanks (citato miriadi di capitoli fa, lo so che non ci avete dormito la notte, e per tutti questi anni!) è stato finalmente svelato! Contenti?
Beh, vi svelerò un paio di importanti dietro le quinte fondamentali per la storia. Quindi questa volta vi prego leggetemi, cercherò di essere breve (ma non ci riuscirò).
Tutto questo tempo per svelare il suddetto mistero è dovuto, sì, certamente, ad un sapiente effetto suspance ben dosato e accuratamente pianificato dalla sottoscritta autrice, ma anche, benché in misura del tutto trascurabile, ad un possente attacco di panico nel momento in cui la sottoscritta autrice ha realizzato di non avere la più pallida idea di come funzionino le vivre card.
Dopo svariate ricerche su forum e internettità varie, si è finalmente profilata davanti a me una certezza: non ci avrei mai capito niente.
Le domande emerse dalla mia ricerca erano le seguenti:
  • come mai Big Mom non riesce a trovare Lola/Laura per la sua vendetta?
  • come mai Rayleigh è libero di andarsene a fare una nuotatina nelle fasce di bonaccia lasciando la sua vivre card a Shakky?
  • perché Shakky e Rayleigh danno la vivre card a Nami e compagnia bella in attesa dell’arrivo di Rufy? non bastavano tutte le vivre card che avevano i vari componenti della ciurma ad attirare quella della pecorella (o in effetti il pastore) smarrita?
  • dove diamine teneva la sua vivre card Ace una volta incarcerato?
Pur non trovando risposta a quest’ultimo, intrigante quesito che vi regalo come rimpiazzo per le vostre riflessioni notturne, ho deciso di creare, in assenza di certezze da parte di Oda-sensei, un mio schema di funzionamento che potrebbe avere vagamente senso e non creare troppe critiche (spero).
Vi annuncio dunque che, nella versione Ram-made del fandom, le vivre card di One Piece da ora e per tutta la durata della mia storia su Aki e dintorni funzioneranno come segue:
  • pur corrispondendo all’aura vitale del possessore dell’unghia di partenza, non punteranno direttamente su di esso (permettendo al suddetto possessore di farsi le sue nuotatine olimpioniche in tutta tranquillità)
  • punteranno invece sul pezzo più grande della vivre card stessa: il che significa che, se non divisa, la vivre card se ne starà buona buona al suo posto come ogni altro normalissimo pezzetto di carta ignifuga, impermeabile e dotata di anima e poteri
  • sempre per lo stesso principio i pezzi più piccoli di vivre card, siano essi uno, nessuno o centomila, punteranno tutti sul pezzo grande (rendendo necessario il sacrificio della vivre card di Ray ai Mugiwara da una parte, ma salvando da morte certa figlie ribelli e decise ad andare in cerca di amore dall’altra)
  • due metà perfettamente identiche, come quelle di Shanks e Midori, punteranno invece una verso l’altra
Rimane il dubbio sulla vivre card di Ace, lo ammetto. Confido tuttavia che ognuno di voi troverà una creativa soluzione al dilemma, su cui però non desidero essere informata.
Con questa lunga, ma importante, spiegazione mi dileguo in direzione di terribili agonie (vedi: studio).
 
Alla prossima,
Ram.

Ritorna all'indice


Capitolo 59
*** Capitolo cinquantasettesimo ***


Capitolo cinquantasette.
 
- Buongiorno Aki! – la accolse suo padre allegramente addentando una frittella.
La piccola sbadigliò e si strofinò gli occhi assonnati, per poi sedersi a tavola e guardarsi attorno confusa.
- Dov’è Riku? – chiese vedendo più posti vuoti del solito. – Dove sono Benn e Yasop?
- Benn e Yasop hanno dormito sulla Red Force. – le rispose Midori. – Sbrigati a mangiare qualche frittella prima che le finisca tutte tuo padre.
- E Riku?
 
Un aspro di odore di fumo lo fece tossire che ancora stava dormendo e lo costrinse ad aprire gli occhi.
- Buongiorno. – fece Benn Beckman osservandolo dall’alto.
A Riku gelò il sangue nelle vene. Il sole era già alto, doveva essersi addormentato. Che ore erano? E ora che lo avevano scoperto, cosa avrebbero fatto di lui?
- Ci muoviamo? – sentì gridare la fin troppo familiare voce di Yasop dabbasso. – Se aspettiamo ancora Aki e il capitano si faranno fuori tutta la colazione senza di noi. Tu non hai la più pallida idea di che cosa sia capace quella bambina.
- Che dici, vieni anche tu? – chiese il pirata senza staccargli gli occhi di dosso.
Più che un invito aveva l’aria di essere un vero e proprio ordine. Riku annuì timorosamente.
 
- Ma mamma, lui è mio amico!
Midori scoccò un’occhiata sospettosa a Shanks che si strinse innocentemente nelle spalle e continuò a mangiare la sua frittella di riso. La donna sospirò.
- Aki, non possiamo tenerlo qui. – cercò di dire con calma. - Anche lui avrà una famiglia che lo aspetta, non possiamo…
- La sua mamma è morta e il suo papà è un pirata!
Interdetta, Midori cercò di nuovo Shanks con lo sguardo.
- Non c’è nessuno che lo abbia cercato mentre era con noi. – confermò lui con semplicità.
- Mamma, per piacere, fallo restare con noi! – insisté la bambina in tono supplichevole.
Midori sospirò di nuovo, stancamente.
- Sei sicura che sia tuo amico?
Aki annuì convinta.
- Anche se è lo stesso che ti ha tagliato i capelli e ha rubato il tuo tesoro?
Aki sorrise con lo stesso candore di suo padre nei momenti peggiori.
- Prima non eravamo amici. – spiegò con semplicità.
- E sia. – si arrese la donna con un terzo sospiro.
- Vuol dire che va bene? – chiese la bimba dubbiosa.
- Vuol dire che va bene. – disse Midori con un mezzo sorriso. – A patto che sia d’accordo anche lui. – si affrettò poi ad aggiungere mentre Aki si gettava esultante tra le sue braccia.
- E’ rimasto qualcosa anche per noi? – mormorò Benn con la sua solita voce rasposa, facendo il suo ingresso nella cucina ormai affollata.
Dietro di lui, Riku si affacciò alla soglia con un certo imbarazzo.
- Riku! – lo salutò Aki abbandonando la madre per precipitarsi su di lui. – La mamma ha detto che puoi restare da noi! – Gli annunciò felice.
Il bambino lanciò un’occhiata intimidita a Midori che a sua volta lo osservava con un certo sospetto.
- Ti piacciono le frittelle? – continuava a dire Aki. – La mamma fa le frittelle di riso più buone del mondo!
- Perché non hai mai assaggiato quelle di una certa isola di Totland. – intervenne Shanks. – Quelle sì che sono la fine del mondo.
- Mi pare che tu ti sia saputo accontentare comunque. – commentò Benn allontanando il piatto mezzo vuoto dalla presa del capitano.
- Yasop, tu non mangi? – chiese Midori.
Il cecchino si immobilizzò sulla soglia proprio mentre stava uscendo con un vecchio baule di legno saldamente stretto tra le braccia.
- Io… non ho molta fame e poi devo… devo sistemare un paio di cose sulla nave, sai, dopo tutto questo tempo… - balbettò vagamente.
Midori non disse niente, ma assottigliò le labbra con sospetto.
- …c’è addirittura una fontana che zampilla contiuamente cioccolata. – stava finendo di raccontare Shanks ad Aki che pendeva dalle sue labbra. – E tutti i giorni i bambini di Big Mom si radunano lì attorno per fare merenda verso le tre…
 
- Così è qui che stavi, eh? Beh, un posticino tranquillo non c’è che dire.
Riku non si diede la pena di rispondere e cominciò la sua arrampicata lungo l’albero che portava alla sua piccola capanna abbandonata ormai da qualche settimana. Sperava di seminare il cecchino, come del resto aveva sempre fatto con qualsiasi altro adulto avesse mai provato ad inseguirlo nel bosco e sugli alberi, ma con suo immenso disappunto, il pirata si dimostrò ben più agile degli abitanti del villaggio.
- …ben costruita, bella solida, ed alta a sufficienza per non dare nell’occhio. – commentava invece tranquillamente e ad alta voce, il naso per aria e ben poca attenzione a dove metteva i piedi.
Possibile che dovesse ritrovarselo sempre tra i piedi? Quando la signora Midori aveva detto che poteva andare a recuperare le sue cose, quello stupido pirata si era subito offerto di andare con lui. Come se avesse avuto bisogno del suo aiuto.
-Potrebbe essere un nascondiglio da tenere in considerazione. – stava riflettendo quello immancabilmente ad alta voce. – Nel caso Midori dovesse scoprire della Goldfish, non esiterebbe nemmeno un istante a farmi a pezzi, anche se Shanks sarebbe di certo il primo sulla sua lista…
Il bambino elencò mentalmente le cose che effettivamente avrebbero potuto servirgli: qualche vestito di ricambio, una bisaccia da riempire al fiume, qualcosa da mangiare e il suo coltello. Solo lo stretto indispensabile.
- Tu prendi questi. – disse al pirata, passandogli la canna e tutto il materiale per la pesca.
Poi si assicurò che questi cominciasse la sua laboriosa discesa con le braccia ingombre di roba, per poi chinarsi e radunare rapidamente tutto il necessario in un fagotto leggero a cui aggiunse un paio di coperte e qualche altro vestito per non dare troppo nell’occhio.
Con un ghigno, diede un’ultima occhiata alla sua vecchia capanna. Gli sarebbe mancata, si sorprese a pensare prima di raggiungere il cecchino che lo aspettava dabbasso.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 60
*** Capitolo cinquantottesimo ***


Capitolo cinquantotto.
 
Il vento si alzava leggero e le prime luci dell’alba rischiaravano il cielo in direzione del mare.
- Non penserai di andartene prima che si svegli, vero?
Shanks si voltò. Midori lo guardava a braccia incrociate dalla soglia della piccola casa nella radura.
- Anche volendo non potrei. – disse con un sorriso. – Non si toglie il cappello di Roger nemmeno per andare a dormire.
- Come faceva anche qualcun altro, mi pare di ricordare.
Il pirata si passò istintivamente la mano sulla testa, chinandola leggermente senza smettere di sorridere. Dopo tanto tempo non si era ancora abituato del tutto a quell’assenza.
- E poi c’è un’ultima cosa che devo fare. – aggiunse quasi tra sé.
A quelle parole, nascosto dietro la parete della camera che si ritrovava ormai a dividere con Aki, Riku tirò un sospiro di sollievo. Aveva ancora un po’ di tempo. Camminando in punta di piedi per non far rumore, si affrettò a tirare fuori dalle tasche dei pantaloni del giorno prima le provviste che era riuscito a rubare e le trasferì nel piccolo fagotto insieme alle poche cose che gli erano sembrate davvero indispensabili. Tra queste, scorse il suo coltello. Lo prese tra le mani e lo osservò per un istante per poi infilarlo nella cinghia dei pantaloni e richiudere le falde dell’involto.
 
- Come pensi che faremo a guidare la Red Force in tre soltanto?
Benn fermò il timone e si affrettò a finire di ammainare le vele. Yasop giaceva già stremato all’ombra dell’albero maestro, stringendo debolmente tra le mani la scotta che impediva alla vela maestra di crollare e che lui stesso aveva corredato di una comoda carrucola per ridurre l’attrito.
- Con Midori eravamo in due soltanto.
- Sì, ma eravate te e Midori! – protestò il cecchino. – Sai bene quanto poco di aiuto sia il capitano quando si tratta di navigazione.
- …e non è il solo. – mormorò tra sé il vice.
- Che cosa c’entra?! – gli gridò dietro il compagno, punto nell’orgoglio. – Io non ho un’esperienza da pirata come l’avete avuta tutti voi! Prima che arrivasse Shanks non mi ero neanche mai mosso da Syrup!
Benn lasciò che il monologo del cecchino imperversasse sulla nave deserta. In fondo non aveva tutti i torti. Da lì al mare orientale sarebbe stato un lungo viaggio.
Si accese la prima sigaretta della giornata.
- Di’, Yasop. – disse aspirando la prima boccata. – Dato che andiamo nel mare orientale, sei sempre convinto della tua decisione? Syrup non dovrebbe essere lontana.
Il cecchino si zittì di colpo.
Benn continuò a fumare con lo sguardo rivolto altrove, verso il porto che iniziava a riempirsi dei primi pescatori del mattino, fino a quando la brace non cominciò a lambire il filtro.
- Capisco. – disse infine, spegnendo la sigaretta.
 
- Non voglio!
Shanks guardò prima Aki e poi Midori con aria sconfitta. La bambina stringeva forte il grande cappello al petto.
- Aki, ti prego, non fare così. Lo sapevi che era solo in prestito. – tentò di convincerla. – Lo sai quanto sia importante quel cappello per me…
- Non voglio! – ripeté la bambina scuotendo la testa.
Con la faccia bagnata di lacrime, si aggrappava sempre di più al cappello del padre tenendo gli occhi ostinatamente chiusi.
Shanks cercò disperatamene l’aiuto di Midori con lo sguardo, ma la donna si limitava ad osservare la scena dalla soglia della porta senza dare segno di volersi intromettere.
- Aki…
- No!
Midori sospirò stancamente. Shanks non aveva la più pallida idea di quanto sarebbe stato difficile convincerla, o del perché.
- Come forse avrai già capito, Aki è piuttosto testarda… - fece per dire, ma si interruppe non appena alzò lo sguardo.
A parte i pochi resti di quella che era stata un’abbondante colazione, la cucina era deserta.
 
Tagliando per i campi, Riku arrivò all’altezza del villaggio e già vedeva il mare all’orizzonte.
Si fermò a guardarlo per un momento, senza fiato per la corsa. Poi sorrise, strinse forte il fagotto che teneva tra le mani e riprese a correre.
 
- Se mi rendi il cappello, ho qualcosa per te in cambio. – provò ancora Shanks, sfilandosi il medaglione di tasca.
- Non lo voglio! – gridò ancora la bambina senza neanche guardare.
- Ma questo viene da un vero tesoro, con Benn e gli altri ci abbiamo messo almeno…
- Non lo voglio!
Shanks sospirò ancora e si grattò la testa. Aveva sperato di riuscire a convincerla, ma a quanto pareva la situazione era peggiore del previsto. Anche Midori lo aveva abbandonato e di Benn e Yasop ancora non si era vista nemmeno l’ombra.
- Se ti do il cappello tu vai via, vero?
Aki aveva riaperto gli occhi e lo guardava con diffidenza da sotto i ciuffi di capelli scomposti, senza assolutamente lasciare la presa. Non aveva gridato, questa volta.
 
- Accidenti… - mormorò tra sé.
Quei due non avevano ancora lasciato il porto. Chissà per quale motivo, dato che tutti gli altri giorni si erano sempre precipitati nella casa del loro capitano in tempo per la colazione.
Prima che qualcuno lo potesse vedere, si lasciò scivolare giù dalla bassa tettoia di paglia dell’edificio che circondava l’area portuale e si nascose dentro alla prima barca disponibile. Da sotto una rete che puzzava di pesce, si affacciò cautamente al bordo per spiare i movimenti dei due pirati.
 
- Io non voglio che te ne vai.
Suo malgrado, Shanks non poté fare a meno di sorridere.
- C’è una cosa che non ti ho detto, riguardo a questo medaglione. – disse con fare misterioso. – E che tua madre non deve assolutamente sapere. – aggiunse lanciando un’occhiata frettolosa alla porta di casa, momentaneamente deserta.
Incuriosita, la bambina sollevò di nuovo lo sguardo sul padre, allentando leggermente la stretta sul cappello.
- Quando sarai pronta per partire e diventare un pirata, lui ti guiderà verso di me.
- E’ un medaglione magico? – chiese la piccola posando per la prima volta gli occhi sull’oggetto che Shanks le stava porgendo.
- Diciamo di sì. – disse il pirata optando per la spiegazione più semplice.
La bambina continuava a guardare il medaglione affascinata. Linee sottili correvano lungo la superifice del metallo spesso e brunito, decorandone le due faccie e i bordi spessi.
- Allora, che ne dici? – le chiese Shanks. – Facciamo a scambio?
Aki si riscosse e tornò a guardare in faccia il padre.
Ci pensò qualche secondo. Poi, a malincuore, sciolse il cappello dal suo abbraccio e lo porse a Shanks.
 




Ram's corner

Scusatemi, ma con la pubblicazione di questo capitolo ho fatto un po' di confusione. L'avevo pubblicato ieri e lo ripubblico oggi, ma non è cambiato niente. Scusate, errore mio.
Piuttosto, dicevo ieri, scusatemi tanto del ritardo. Chiudere questa storia si sta rivelando più difficile dal previsto, e la vita là fuori ci mette del suo a complicare ulteriormente le cose. Adesso sono però a buon punto (anche grazie al prezioso aiuto di Yellow Canadair, ammettiamolo apertamente) e prometto che a breve riuscirò a chiudere almeno questo arco narrativo, quindi sopportatemi ancora per un po'. Come dicevo qualche capitolo fa, la mia intenzione sarebbe poi quella di creare una serie con un continuo, una seconda parte di storia. Ma per ora vediamo di finire questa.

Per ora alla prossima (che giuro pubblicherò a breve),
Ram.

Ritorna all'indice


Capitolo 61
*** Capitolo cinquantanovesimo ***


Ram's corner

Don't skip capitolo 58! (Scusate, ho aggiornato in fretta)



Capitolo cinquantanove.
 
Era ormai tardo pomeriggio, quando Shanks si decise finalmente a presentarsi al porto.
- Sei in ritardo, capitano. – borbottò Yasop, sdraiato mollemente sul ponte.
Shanks sfoderò uno dei suoi soliti sorrisi di scuse.
- Scusate. – disse candidamente.
- La Red Force è pronta a partire, quando vuoi. – lo informò Benn.
Aki osservava la scena con occhi tristi da sopra il cappello del padre.
- Data l’assenza di Lou, vi ho preparato qualcosa per il viaggio. Dovrebbe bastarvi per almeno un paio di giorni.
Midori aiutò Shanks a togliersi dalle spalle il pesante fardello senza far cadere Aki e consegnò tutto a Benn, che però si trattenne dal portarlo direttamente nella dispensa.
- Resta solo un piccolo problema. – disse invece.
 
Prima ancora che si accorgesse che qualcuno era entrato nella stanza, Riku sentì distintamente una mano afferrarlo per la maglietta e tirarlo fuori dal suo nascondiglio.
- E così avremmo un clandestino a bordo, eh?
Quando venne lasciato cadere malamente sul ponte, si trovò di fronte i tre pirati che lo guardavano con dei ghigni molto poco rassicuranti. D’istinto, si portò una mano alla cinghia, là dove avrebbe dovuto esserci…
- Cerchi questo? – fece Benn Beckman stringendo nella mano il suo vecchio coltello.
- Oh, e anche armato. – rincarò Shanks.
Le cose si stavano mettendo male, pensò il bambino preparandosi al peggio.
Beckman aveva passato il coltello al suo capitano che ne stava valutando il peso e la lama.
- E’ un po’ poco per cavarsela su una nave pirata, non credi? – fece, impugnandolo e avvicinandosi a larghi passi.
Riku chiuse gli occhi e trattenne il respiro. Non successe assolutamente niente.
Quando li riaprì, Shanks gli stava pazientemente porgendo di nuovo il coltello, dalla parte del manico.
- Dovrai almeno procurarti una spada.
Il bambino afferrò l’impugnatura tenendo d’occhio il pirata, che trattenne la presa.
- C’è un buon pirata rimasto a terra che può insegnarti meglio di quanto non potrei mai fare io, se riesci a convincerla. – aggiunse a bassa voce, prima di lasciar andare la lama.
- Riku?
La testolina rossa di Aki era comparsa sul ponte e li guardava incuriosita. Riku notò che tra le mani stringeva un grosso medaglione legato ad una lunga collana, entrambi decisamente troppo grandi per lei.
 
Quando anche Midori, seguendo la figlia, si affacciò sul ponte della Red Force, quello che vide non le piacque per niente. Shanks e i due ragazzini erano seduti a prua a confabulare in modo decisamente sospetto.
- Ehm, Midori… - fece Yasop balzando frettolosamente in piedi. – Volevo ringraziarti per il cibo, è stata veramente un’idea gentile…
Decisamente sospetto.
 
- …e così quando ci rivedremo mi farete vedere di cosa siete capaci, d’accordo?
- Shanks?
Un brivido freddo corse lungo la schiena dell’Imperatore.
- Che cosa state combinando, voi tre?
Midori li stava fissando con uno sguardo minaccioso mentre, alle sue spalle, Yasop faceva segni come a dire che lui ci aveva provato.
Si affrettò ad alzarsi strizzando l’occhio di sfuggita ai due bambini che osservavano la scena perplessi.
- Sto solo dispensando qualche buon consiglio sul non farti arrabbiare e sulle possibili conseguenze. – disse sfoderando il più ammaliante dei suoi sorrisi. Una buona vecchia tecnica che funzionava più spesso di quello che la gente potesse pensare.
- Una dimostrazione pratica?
Il suo sorriso si allargò sempre di più.
- Mi mancherai, Midori. – disse semplicemente. – Se ti dovesse capitare di passare dalle mie parti, - aggiunse a mezza voce quando furono abbastanza vicini. – adesso sai come trovarmi.
Midori si fece sfuggire un mezzo sorriso, portando istintivamente la mano alla tasca in cui aveva messo la sua metà di vivre card.
- E chissà, - fece per dire Shanks allegramente. – potrebbe essere anche a breve dato che torni a fare il pi-
Il colpo giunse del tutto inaspettato. Un attimo dopo, l’Imperatore pirata era in mare.
- Shanks! – gridarono Yasop e i bambini all’unisono, affacciandosi dal ponte.
- Benn. – chiamò invece Midori ricomponendosi. – Leva l’ancora.
Con un largo ghigno dei suoi, il vice eseguì prontamente l’ordine.
- Yasop, le vele. – disse con tranquillità. – Hai sentito la signora. – aggiunse davanti alla perplessità del cecchino.
Riku fece appena in tempo a vedere la testa e il cappello del pirata riemergere dall’acqua che già, per la seconda volta in meno di un’ora, si sentì trascinare via per il dietro della maglietta. Sia lui che Aki osarono fare ben poca resistenza, quando Midori li portò con sé sul ballatoio per poi lasciarli andare sulla banchina del porto.
- Shanks ce la farà a risalire? – chiese timidamente la bambina guardando la madre con un certo timoroso rispetto. – Non è che gli hai fatto troppo male?
- Tuo padre se la caverà.
Dietro di loro, le vele spiegate si tesero al vento che soffiava da terra e la Red Force si staccò dal molo, facendo cadere in acqua il ballatoio di legno che avevano appena attraversato.
- Benn! Yasop! – gridava Shanks, tossendo e sputando acqua di porto. – Che cosa state facendo?! Ehi, è la mia nave!
Benn si prese tutto il suo tempo per fissare le scotte e accendersi un’altra sigaretta, e solo dopo si procurò una corda da gettare a mare al suo capitano.
- Mantieni l’andatura. – ordinò al cecchino, provvisoriamente assegnato al timone. – Shanks se la caverà.
Lanciata lontano la cima, la corda si tese tra le sue mani e Benn la fissò al bordo della nave.
Dalla sua posizione a poppa, vide Midori e i due marmocchi rimasti a terra dietro di lei farsi sempre più piccoli e distanti, mentre, a fatica, Shanks riusciva ad arrampicarsi lungo la corda lottando prima contro la corrente generata dal movimento della nave e poi contro l’altezza della Red Force.
Gustandosi la sua sigaretta e il dolce rollare delle onde, Benn ignorò i grugniti e le imprecazioni che venivano dabbasso, così come le domande che continuavano ad arrivare dal timone a proposito dei progressi del capitano.
Era stato bello, pensò, navigare ancora insieme.



Ram's corner

Questo è un capitolo che non doveva essere così e di cui attribuisco gran parte della colpa e del merito a Yellow Canadair. L'addio di Shanks avrebbe dovuto essere poetico, struggente, dolce ma con quel tocco di malinconia in più. E invece no. E' stato il capitolo 59. Che volete, è andata così.
Comunque ho buone notizie! Sebbene questa non sia la fine (e il cartellino non riporti ancora la scritta 'completa'), la fine è già stata scritta e conto di pubblicarla al più tardi nel fine settimana. Si tratta giusto di un breve epilogo per prendere congedo, niente di che.

Dunque anche per questa volta alla prossima,
Ram.

Ritorna all'indice


Capitolo 62
*** Epilogo ***


Epilogo.
 
Dal porto, le voci degli abitanti del villaggio e dei bambini gridavano i loro saluti alla Red Force che si allontanava a velocità sin troppo spedita, mentre ancora il suo capitano si sforzava di risalire a bordo.
In piedi alla fine della lunga banchina in legno da cui i pirati avevano mollato gli ormeggi, Midori osservava la nave farsi sempre più piccola a braccia incrociate. Solo quando Benn e Shanks divennero poco più che figurine indistinte e senza volto, si concesse un sorriso malinconico.
Le prime ombre della sera si allungavano davanti ai loro piedi, proiettando le sagome della donna e dei due bambini sino alla fine del lungo ponte, nella cura acqua del mare. Alle loro spalle, il cielo andava lentamente tingendosi di rosso mentre il sole calava sull’oscurità del bosco.
Riku strinse forte l’impugnatura del suo vecchio coltello e lanciò un’altra occhiata indispettita alla nave che veleggiava verso l’orizzonte, così come aveva fatto ormai troppi anni prima. Si chiese se Shanks sarebbe davvero tornato un giorno, e se lo avrebbe preso veramente con sé se fosse diventato abbastanza forte. Rivolse uno sguardo di sottecchi alla madre di Aki ricordando le parole di Shanks. C’è un buon pirata rimasto a terra che può insegnarti meglio di quanto non potrei mai fare io.
A guardarla così non sembrava che una donna come tante, gracile, priva di cicatrici o tatuaggi, non c’era niente che la identificasse a prima vista come un pirata. Eppure aveva colto di sorpresa Shanks e lo aveva gettato in mare senza alcun problema, mentre lui non mai nemmeno riuscito ad avvicinarlo nei loro allenamenti. Possibile che una donna potesse essere tanto…
Lo sguardo del ragazzino era talmente insistente che la fece distogliere gli occhi dall’orizzonte, salvo poi abbassarsi in preda all’imbarazzo quando i loro occhi si incontrarono. Midori aggrottò la fronte. Come al solito, Shanks le aveva lasciato un’altra bella gatta da pelare. Un altro ragazzino con un passato discutibile, come sin troppi ce n’erano al mondo, pensò con un profondo sospiro.
Aki, in compenso, sembrava aver preso insolitamente bene la partenza del padre. Dopo la scenata di quella mattina, non si era più lamentata per niente. Sua madre la scrutò con sospetto.
Accovacciata sulla banchina là dove lei l’aveva lasciata scendendo dalla nave, la bambina non faceva che fissare intensamente le onde del mare e stringere tra le mani il grosso medaglione che Shanks aveva dovuto darle per riavere indietro il suo cappello. Osservandola meglio, Midori notò che aveva la fronte aggrottata, come quando pensava intensamente a qualcosa. E sapeva che in genere questo non significava altro che guai.
- A cosa stai pensando? – indagò con cautela.
La bambina si voltò verso di lei senza abbandonare quella sua aria meditabonda.
- A quella cosa che ha detto Shanks.
Midori sentì i muscoli del collo irrigidirsi.
- Mamma, - continuò la piccola guardandola con i grandi occhi scuri. – davvero torni a fare il pirata?
Avesse avuto Shingetsu con sé, anche a quella distanza la Red Force non ne sarebbe uscita intera.
Shanks…
 
                                                                                                                                                             To be continued





Ram's corner

E siamo dunque giunti alla fine! Che - per chi vuole - fine non è, perché sto iniziando a pensare ad una seconda parte che comincerò a pubblicare se e quando sarò riuscita a scrivere almeno cinque capitoli per garantire un minimo di continuità alle pubblicazioni. Ma per ora siamo arrivati sin qui e ammetto che per me è già una grande soddisfazione e un gran risultato. Risultato che non ho ottenuto da sola.
Per questo volevo dedicare qualche riga a tutti i ringraziamenti dovuti. 
Il primo ringraziamento va a Strawberry Milkshake, che forse non ha mai letto questa storia, ma che ne ha ispirato il taglio 'infantile'.
Un secondo ringraziamento va a tutte le persone che hanno dedicato qualche minuto a darmi una loro impressione e i loro consigli: molte idee si sono sviluppate e modifcate proprio grazie alle recensioni, da personaggi minori che hanno conquistato posizioni di rilievo a intere sequenze ispirate magari da una frase casuale in un commento. Le recensioni hanno guidato questa storia più di quanto mi faccia piacere ammettere.  
Ad ogni modo, un terzo importante ringraziamento va a tutti i lettori che sono riusciti a sopportarmi e ad arrivare sin qui: che abbiate commentato o meno, vedere che a qualcuno questa storia comunque interessava è stato importante per me. Non mi scuserò mai abbastanza con tutti quanti per la discontinuità nei tempi di pubblicazione, tra quando non ho pubblicato per mesi o anni e quando ho pubblicato troppo in fretta confondendo chi apriva l'ultimo capitolo. 
Ma il ringraziamento più grande va alla 'zia' (come ha detto lei) di questa storia, Yellow Canadair, senza la quale, in tutta onestà, mi sarei fermata molto prima.

Ancora grazie a tutti e, come sempre, alla prossima,
Ram.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2290009