The Marauders - the seventh year

di Lily97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Seven years before ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***



Capitolo 1
*** Seven years before ***



Ciao a tutti ragazzi!
Faccio questa premessa prima di lasciarvi leggere il primo capitolo.
"Seven years before" è un breve flashback sulle vite dei malandrini e di Lily Evans qualche giorno prima del loro ingresso ad Hogwarts.
Dal Capitolo 2 in poi, inizierà il racconto dal settimo anno dei Malandrini, di quando James si è scoperto innamorato di Lily e di quando la ragazza ha iniziato a vedere nel grifondoro un ragazzo diverso.
Buona lettura ragazzi!
Un bacio,
Laura♥️

 
Prologo
1971

"Lily, ti ho detto di smetterla!"
"Ma non sto facendo nulla di male!!"
"Non puoi continuare a volare per la stanza."


"Che cos'abbiamo detto, amore?" le domandò la madre, finendo di intrecciarle i capelli dietro la testa.
La ragazzina di appena undici anni fissò la sua immagine allo specchio, visibilmente imbronciata, e sospirò.
"Che non posso fare cose strane finché sono a casa" brontolò sottovoce.
La donna le sorrise. "E ti sembra che volare nella stanza di Petunia sia una cosa normale?".
"No, ma giuro che non faccio apposta!" protestò.
Perché non riuscivano a capire che non era lei che comandava, in quei casi? I fiori che danzavano, la luce che si accendeva e si spegneva, la pioggia che cessava quando lei passava: non era dettato da un suo pensiero! Era semplicemente la vicinanza della bambina alle cose che faceva scattare quella magia.
"Quando sarai a scuola, potrai fare tutto ciò che vorrai" continuò la signora Evans, sistemandole una forcina appena dietro un orecchio.
"Va bene" si arrese Lily.
Tanto era inutile. Per quanto i suoi genitori fossero stati felici di avere "una strega in famiglia!" non erano riusciti a convivere con l'idea delle stranezze che capitavano intorno alla figlia minore. Apparivano sempre preoccupati, se non intimoriti, dal potenziale della piccola ragazzina. E non erano molto bravi a nasconderlo, non se Lily era riuscita a capirlo.
Il problema maggiore, comunque, non consisteva nei suoi genitori, bensì in sua sorella, Petunia, che da quando aveva scoperto che la sorellina era una strega, l'aveva completamente tagliata fuori dal suo mondo.
Inizialmente, Lily non aveva capito.
Pensava fosse spaventata da lei. Successivamente però, con l'aiuto del suo migliore amico -e futuro compagno nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts- aveva trovato una lettera nella quale la sorella maggiore pregava il Preside Albus Silente di accettare anche lei in questa misteriosa scuola. E per quanto Lily avesse desiderato avere Petunia al suo fianco, la risposta era stata negativa.
"Non voglio venire!" s'impuntò per la centesima volta Petunia Evans, a braccia conserte sulla porta di casa.
"Tesoro, ne abbiamo già discusso molto. Sali in macchina" le rispose la madre, con una punta di esasperazione nella voce.
"Non voglio andare con quell'... errore.. al raduno dei mostri!!" esclamò di nuovo la ragazzina.
Lily vide sua madre guardarsi intorno circospetta ed allarmata, ma sebbene sarebbe potuto sembrare come un gesto di preoccupazione nel fatto che lei avrebbe potuto sentire, in realtà era l'istinto di nascondere la loro figlia anomala al vicinato.
Fortunatamente arrivò il signor Evans, uomo rubicondo e dall'espressione allegra, l'unico nella famiglia a nutrire una forte e profonda ammirazione verso la figlia più piccola e, ovviamente, estasiato nel vederla compiere magie.
La circondò con un suo enorme braccio e la tirò vicino a sé. "Lily non è un errore e le persone come lei non sono mostri. Entra in macchina e non fiatare" le ordinò talmente deciso che la maggiore non ebbe coraggio di ribattere.
Entrò nella macchina sbattendo la portiera e sedendosi più lontano possibile dalla sorella.
"Sei emozionata piccola?" le domandò il padre, aprendosi in un sorriso solare.
Lily annuì freneticamente e si morse il labbro inferiore. "Non vedo l'ora di incontrare i miei altri compagni!" squittì.
Petunia le fece il verso, ma Lily decise che l'avrebbe ignorata.
"Saranno tutti molto gentili e simpatici" le sorrise la madre, guardandola dallo specchietto retrovisore e trafiggendola con i suoi profondi occhi verde prato.
Non sapeva ancora quanto si sarebbe sbagliata.
<>

"Guarda pa'! La nuova Comet!!!!".
Il ragazzino dalla zazzera di capelli neri indomabili e gli occhiali rotondi che cadevano sul naso dritto e piccolo, si schiacciò contro la vetrina del negozio di scope, dentro la quale era esposto l'ultimo modello di scope per il Quidditch.
L'uomo di fianco a lui, Charlus Potter, sospirò. "James, lo sai che gli studenti del primo anno non possono avere una scopa" gli ripeté per l'ennesima volta.
"Ma...!!! Guardala! È bellissima! Come potresti negare al tuo unico figlio una bambina come quella!??" esalò esterrefatto, mirando ingegnosamente al punto debole del padre.
Nonostante fosse uno degli Auror più potenti del mondo, esisteva una sola cosa a cui Charlus Potter non riusciva a dir di no, ossia il suo unico figlio.
E il ragazzino, sorprendentemente per la sua giovane età, era davvero scaltro e sapeva bene dove andare a mirare nel buon vecchio padre.
Il signor Potter sfilò il portafogli dalla tasca sinistra dei pantaloni, scuotendo il capo come se così potesse evitare il gesto, inutilmente.
In realtà, nonostante molte volte James si mostrava capriccioso e insolente,  i genitori non potevano che stravedere per lui.
Era arrivato in un momento in cui sia lui che la moglie, Dorea Potter, anch'ella Auror, avevano smesso di cercare di avere un figlio.
Erano tempi duri per i maghi e la gestione di un figlio in un clima di guerra pareva qualcosa di paradossale.
Dopo qualche minuto, il bambino reggeva tra le mani il suo primo vero e proprio manico di scopa e sprizzava felicità da tutti i pori.
"...e poi farò un'inversione e quella viscida Serpe non riuscirà a prendermi per la divisa per farmi cadere!".
"Sì! Devi stare attento, perché i Serpeverde sono dei baroni patologici e, pur di farti perdere di vista il Boccino, potrebbero accerchiarti e bombardarti di bolidi" gli fece eco il padre.
"Lo so pa'. Per questo mi porterò, legata alla cintura, una mazza da Battitore! Appena arriveranno abbastanza vicini....."
"SBEM!!" fecero in coro, lo stesso sorriso stampato sul volto uguale.
"Ah e ricordati che, quando l'arbitro te lo chiederà, dovrai sempre rispondere...".
"Non ho fatto apposta! Era troppo vicino ed ero scomodo, quindi mi sono raddrizzato e per sbaglio gli ho tirato una gomitata" si lagnò il ragazzino.
I due si scambiarono uno sguardo complice. Il padre gli scompigliò i capelli. "Ma sei un Potter, quindi non ti diranno nulla".
James guardò amorevolmente la sua scopa, prima di fare un salto di tre metri quando gli giunse alle orecchie la voce acuta della madre.
Charlus gli prese il nuovo acquisto dalle mani e la fece scivolare velocemente nella sacca incantata che portava sempre dietro, per celarla agli occhi della moglie.
"Vi sto cercando da un'infinità! Ancora a fare i mosconi davanti a questo negozio?! E non fare quella faccia, tesoro. So che gliel'hai comprata. Lo sapete meglio di me che non si possono possesere manici di scopa il primo anno" li riprese, guardando il marito con espressione particolarmente minacciosa.
Le sembrava che, da quando era nato James, Charlus fosse ritornato un ragazzino. Era davvero tenera come cosa -e ridicola- ma a volte era scocciante essere l'unico adulto della situazione.
"Ma Dorea, non hai capito" tentò di giustificarsi l'uomo "gliel'ho presa per tenerla a casa e...".
"A casa??! La mia bambina non può stare a casa" esclamò James, gonfiando le guance in modo ridicolo.
"La sua bambina?" gli fece eco la madre.
Il signor Potter le sorrise radioso. "Logico. Qualsiasi giocatore di Quidditch considera la sua scopa come la propria ragazza" le spiegò pazientemente.
Forse non fu la cosa giusta da dire, al momento.
Il sopracciglio di Dorea Potter si alzò pericolosamente. "Quindi, ai tempi di Hogwarts, la tua scopa mi precedeva?" gli domandò tranquillamente.
"Beh cert..." fortunatamente si bloccò appena in tempo. "Ma assolutamente no, amore. Sei sempre stata il centro dei miei pensieri" si affrettò ad aggiungere.
La donna gli scoccò un'occhiataccia e si rivolse al figlio. "Non puoi portare la scopa con te quest'anno" decretò.
"Ma.. la mia bambina..".
"Non è la tua bambina. È una scopa" spiegò esasperata. "E non parlarle con quel tono adorante. Non hai ancora l'età per una ragazza".
A quelle parole sia padre che figlio la guardarono stralunati.
"Tesoro, i Potter hanno il dono di piacere alla gente da generazioni. È impossibile che esista anche solo una ragazza che non cadrà ai piedi di James".
Non sapeva ancora quanto si sarebbe sbagliato.
<>

Bum bum bum

"Apri questa maledetta porta!"

Bum bum bum

"Sirius Orion Black, ti ordino di aprire subito la porta!"

Bum bum bum

"Brutto stupido ragazzino! Non sai in che guai ti stai cacciando!!" ringhiò Walburga Black, prima di abbandonare i tentativi di aprire la porta del figlio maggiore.
I passi della donna si fecero via via sempre più lontani, finché il corridoio non venne sommerso dal silenzio.
Da dietro la porta prima sconquassata dai colpi, un ragazzino sedeva appoggiato di schiena al legno antico, con la testa tra le gambe e i capelli lunghi e neri che cadevano ad incorniciargli il volto. Intorno all'indice sinistro spiccava un grosso anello d'argento, sul quale era inciso lo stemma della sua famiglia, i Black.
Tutto il mondo dei maghi conosceva il loro cognome. Non c'era anima viva che non si fosse imbattuta in uno di loro. Erano temuti da chiunque, la famiglia dal sangue nero come il suo nome.
Generazioni di maghi e streghe sempre al servizio dei più potenti e pericolosi stregoni della storia, sempre vincitori, sempre incoronati, sempre più malvagi.
Ma come nel più profondo degli abissi splende fioca la luce della luna; come dal carbone grezzo e sporco riluce il diamante, così Sirius Black brillava in una famiglia forgiata dall'odio.
A differenza di tutti i parenti, il ragazzino non era interessato né alla gloria, né al potere, né alla fama. Disprezzava i comportamenti discriminatori che i suoi parenti -ovviamente Purosangue- riservava a coloro il cui sangue era stato contaminato da quello Babbano. Non riusciva ad approvare gli strani giochi che divertivano così tanto i suoi genitori e le sue cugine: maledire i Senza-Poteri, pietrificare i "Sanguesporco" per poi farli pentire di essere nati.
No.
Lui non vedeva l'ora di entrare ad Hogwarts, nella quale sperava di poter avere un'opportunità. Vedeva nella Scuola di Magia e Stregoneria un'occasione per allontanarsi dalla propria famiglia, accecata dal potere e malata nel cuore.
Probabilmente sarebbe finito in Serpeverde e avrebbe dovuto vedere ogni giorno le sue disgustose cugine.
Tutto pur di uscire da quella che loro chiamavano casa, ma che non era mai stata cos' lontana dall'esserlo, per lui.
Tutto pur di allontanarsi da quella che avrebbe dovuto chiamare madre e da quell'uomo che disprezzava ancora di più del suo stesso cognome: suo padre, Orion Black. Era una persona che non si era mai fatta scrupoli ad imporre la sua autorità nei confronti dei più deboli.
Il ragazzino ancora poteva toccare con mano ciò che gli era rimasto da una delle tante punizioni che gli aveva inferto: lungo tutto il fianco destro correva una cicatrice slabbrata e malamente curata dal suo odioso elfo domestico, Kreacher. Non si ricordava nemmeno più perché se l'era meritata. Forse si era rifiutato di uscire con loro, oppure non aveva ossequiato dignitosamente uno degli ospiti che andavano e venivano da casa loro. L'unica cosa che riusciva a ricordare era l'attizzatoio che volava attraverso la stanza e un dolore lancinante a fianco. E soprattutto, non riusciva a dimenticarsi l'espressione della madre, che lo fissava inespressiva dalla poltrona, senza muovere un muscolo, quasi fosse lui l'elfo domestico che meritasse la punizione.
L'unica persona che gli era andata incontro era stato suo fratello minore, Regulus, con il quale ormai non parlava da anni. Infatti, da molto tempo il ragazzo viveva nella sua camera, uscendo di nascosto dalla finestra per potersi procurare cibo.
Era diventato molto abile nel nascondersi nel buio e nelle ombre della casa e, nel caso qualcuno fosse stato ancora sveglio, aveva imparato a cavarsela anche fuori, a Diagon Alley e Nocturn Alley, nonostante quest'ultimo non gli andasse molto a genio.
Rimase fermo a fissare il pavimento sotto a sé per molto tempo, prima di decidersi ed alzarsi. Era il suo primo giorno di scuola, ma non aveva intenzione di andare alla stazione di King's Cross con i suoi genitori.
Si avvicinò all'enorme baule che stava sul suo letto e lo chiuse con un tonfo sordo, posandolo sul pavimento di legno.
Si inginocchiò, con la testa molto vicina alle assi del suolo, iniziando a picchiettare su quelle più chiare, finché una di queste non emise un toc vuoto. Sorridendo soddisfatto affondò le unghie sotto il legno e fece leva. Subito questa si piegò verso l'alto, rivelando un nascondiglio segreto che aveva scoperto quasi tre anni prima, e che aveva iniziato ad usare come "banca", nascondendoci qualsiasi somma di denaro che riusciva a sottrarre ai genitori durante ogni escursione notturna.
Uno dei vantaggi di provenire da una famiglia ricca era che nessuno si curava più di tanto se sparivano piccole quantità di galeoni o zellini, cosa molto conveniente per Sirius, che era riuscito ad accumulare una somma tale che l'avrebbe soddisfatto al massimo almeno fino al terzo anno, se non al quarto.
Afferrò una sacca e la riempì di soldi, mettendola poi nello zaino marrone pieno di toppe, unica cosa che era riuscito a salvare della sua "ex" cugina Andromeda, disonorata dalla famiglia per aver sposato un babbano.
Aprì la finestra e calò il borsone dal tetto spiovente, che dava sulla strada. Ormai nessuno faceva più caso al giovane Black che usciva dalla camera al posto che dalla porta. Una volta che il borsone fu atterrato a terra, si calò agilmente aggrappandosi al tubo dello scarico. Quando fu coi piedi sulla strada, si affrettò ad allontanarsi da quella che non sarebbe più stata casa sua fino all'estate.
Passò davanti ad una casa, sulla porta della quale stavano due genitori e una bambina bionda, che felicemente si dirigevano verso una passaporta che li avrebbe condotti alla stazione.
Sentì una fitta di tristezza, perché quella vita non sarebbe mai stata la sua. Non avrebbe mai avuto una madre e un padre che lo avrebbero guadato con quella luce negli occhi, fieri di avere un figlio speciale per quello che era.
Probabilmente anche se quella bambina fosse finita in una casa che non era di generazione della famiglia, nessuno avrebbe detto nulla, anzi, l'avrebbero spronata a diventare la migliore.
Invece per lui ci sarebbe stata solo Serpeverde.
Non sapeva ancora quanto si sarebbe sbagliato
<>

"Remus, promettimi che farai una cosa per me...".
"Tutto quello che vuoi".
"Vivi".

Furono le ultime parole di Hope Howell al figlio appena prima di spirare.
Il ragazzino rimase inginocchiato al capezzale della madre, la testa poggiata al grembo ormai inerte.
Soffici ciocche biondo cenere ricadevano ai lati del viso magro di Remus Lupin che, ad occhi chiusi, vegliava sul corpo senza vita della madre.
Hope Howell, la donna che l'aveva messo al mondo, che gli era stata vicina per quei sette lunghi anni, che era riuscita a trovar in lui ogni minuscola scaglia di bene in quello che ormai il ragazzino riteneva un corpo del diavolo, aveva smesso di combattere contro la malattia babbana che l'aveva lentamente distrutta, lasciandogli solo un corpo vuoto.
Vivi.
Una semplice parola. Quattro lettere apparentemente insignificanti e prive di senso viste singolarmente. Eppure Hope Howell era riuscita a dar loro un senso.
Un significato troppo difficile per essere contenuto in una parola così breve.
Si, perché Remus non era più solo Remus da due anni.
Non era più solo il bambino spensierato e curioso, che passava i pomeriggi a giocare con i propri amici alla caccia al tesoro, a nascondino o a creare casette per gli uccelli.
Non era più solo un bambino.
C'era stato un tempo in cui Remus Lupin non aveva pensato ad altro che ad Hogwarts. A quella che sarebbe diventata la sua casa per i sette anni più belli della sua vita, dove si sarebbe fatto moltissimi amici e, chissà, magari avrebbe trovato anche una ragazza.
Passava le notti a rimuginare sulla sua vita scolastica alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Alle lezioni, ai fantasmi, al cibo e ai suoi compagni. Magari sarebbe capitato in Tassorosso. Anzi, ne era quasi praticamente sicuro. Era di indole troppo buona; non si arrabbiava mai con i suoi amici, non faceva mai nulla di sbagliato con i suoi e obbediva a qualsiasi ordine.
Magari sarebbe stato portato anche come Corvonero; gli piaceva studiare, si interessava di tutto e passava ore chino sui libri della madre, per la maggior parte babbani, mentre poche volte aveva consultato quelli del padre, Lyall Lupin, che parlavano quasi tutti delle Apparizioni degli spiriti Non-Umani, argomenti un po' strani per un bambino di cinque anni!
Poi, però, suo padre aveva avuto un incarico al Ministero, qualcosa di abbastanza losco, riguardante i Lupi Mannari.
La moglie gli aveva detto di stare attento, che con la gente del Signore Oscuro non si scherzava, ma l'uomo, molto sicuro di sé, si era buttato a capofitto nell'inchiesta.
Nemmeno due settimane dopo, qualcosa era entrato in casa loro, durante la notte.
Remus non ricordava molto di quello che era accaduto, ma a volte sprazzi di memoria gli apparivano davanti agli occhi chiari.
Un'ombra enorme.. una finestra aperta.. un ringhio che pareva provenire dal sottosuolo.
Si era svegliato in salotto, con centinaia di bende che coprivano diversi punti del corpo ed un dolore lancinante al fianco. Suo padre e sua madre, inginocchiati davanti a lui, piangevano e continuavano a ripetergli che non era successo nulla, che era tutto finito, ma non sarebbe mai più stato lo stesso.
Inizialmente il bambino non aveva capito. Che cosa sarebbe cambiato?
Poi, una notte di luna piena, si era svegliato di soprassalto, ansimando e mantido di sudore. Convinto di star per vomitare l'anima, si era gettato contro la porta, per raggiungere la camera dei genitori, ma si era trovato chiuso dentro.
Respirando a fatica, si era reso conto che qualcosa stava cambiando in lui.
Le mani avevano iniziato a pulsare, le unghie a crescere, i capelli a ritirarsi dal cranio e i denti a scendere e ad affilarsi.
In poco più di cinque minuti, Remus Lupin era diventato un Lupo Mannaro.
Dopo quella notte, in cui la bestia aveva distrutto la camera di Remus, si erano trasferiti in un'altra città, in cui nessuno sapesse cos'era successo all'unico figlio di Lyall Lupin. Ma poi il problema si era ripresentato, e ancora, e di nuovo ancora.
Le persone avevano iniziato a sospettare del ragazzino e le voce avevano iniziato a circolare velocemente.

"Il figlio di Lupin ha qualcosa di losco"
"Non mi fido della famiglia di Lyall. Quel Remus non sembra un bambino normale"

Nuovamente cambio di città, cambio di amici ed il bambino aveva incominciato a non uscire più, a non voler vedere più nessuno, col timore di farsi scappare qualcosa di compromettente e di potersi affezionare troppo a qualcuno che -sicuramente- avrebbe dovuto abbandonare.
L'unica persona che riusciva a farlo star bene in ogni momento in cui il rimorso e la rabbia prendevano il sopravvento, era proprio sua madre.
Non lo aveva mai guardato, nemmeno una volta, con occhi spaventati o condiscendenti. Non gli aveva mai voltato le spalle, non era mai scoppiata a piangere davanti a lui e mai nemmeno una volta l'aveva amato di meno.
Quando Remus era con lei riusciva a sentirsi solo Remus, senza la bestia che aspettava l'occasione per prendere il sopravvento.
Al contrario, il suo rapporto col padre era drasticamente peggiorato, siccome l'uomo non riusciva più a guardare il figlio senza provare un immenso senso di colpa, proprio ciò di cui Remus non aveva bisogno.
Un giorno la madre si era ammalata di una stupida malattia babbana, ormai troppo avanzata per poter essere arrestata. Non aveva prestato attenzione alla sua salute per poter passare ogni singolo istante con il figlio e Remus ne pagava le conseguenze.. perché era colpa sua se la madre era morta.
Se solo non fosse stato un mostro, lei sarebbe stata ancora lì ad abbracciarlo.
Lei non c'era più e lui non sarebbe mai andato ad Hogwarts, troppo solo per poter vivere e troppo pericoloso per poter lasciar vivere.
Una sera d'estate dei suoi undici anni, qualcuno bussò alla loro porta.
Il padre si alzò stancamente dalla poltrona rossa, sulla quale era stata solita a riposare la defunta moglie.
Con la barba sfatta, la camicia spiegazzata e le occhiaie di troppe notti passate a pensare a qualcosa che non avrebbe più avuto, si mosse verso l'ingresso.
Ricordo di ciò che era avvenuto due anni prima, strinse la bacchetta nella tasca dei pantaloni, un gesto che ormai era diventato un'abitudine.
Quando aprì, la figura che gli si presentò davanti agli occhi non aveva nulla a che vedere con la parolanormalità e, di sicuro, era l'unica persona che non si sarebbe mai immaginata di trovarsi all'uscio.
Era un uomo sull'ottantina, con una lunga barba argentea che cadeva delicatamente sul petto, avvolto da una tunica blu come la notte. Gli occhi azzurro ghiaccio lo osservarono al di sopra di due lenti a mezzaluna e la bocca si distese in un sorriso cordiale.
"Buonasera, Lyall" salutò gentilmente.
"Professor Silente" rispose il mago, riconoscendo in quella figura colui che era stato il suo professore ad Hogwarts.
Il vecchio abbozzò una risata. "E' curioso come nessuno riesca a perdere il vizio di chiamarmi professore. Gli anni passano, ma le cose rimangono invariate".
Il signor Lupin credette di cogliere molto di più sotto quella frase apparentemente innocente. "Vuole accomodarsi?" domandò.
Il professore entrò nella casa, osservandosi intorno con grande curiosità.
"Mi dispiace per Hope" gli disse.
Anche la donna era stata sua studentessa, tempo addietro. Lyall si domandò chi non fosse stato un alunno di Albus Silente.
"Grazie" rispose, stringendo i denti, per evitare scomode situazioni. "A cosa devo la visita?".
Silente sorrise nuovamente. "In realtà, passavo per tuo figlio, Remus. È in casa?".
L'affermazione lasciò di stucco l'uomo, che per qualche istante si dimenticò della domanda appena portagli.
La testa bionda del figlio sbucò da dietro il divano, tutt'occhi per osservare, finalmente e forse per l'unica volta, il grande e famoso Albus Silente, preside di Hogwarts.
"Salve" salutò timidamente.
"Ciao, Remus. Forse ti starai chiedendo come mai io sia venuto fino a qui a quest'ora. Vorrei, prima di tutto, congratularmi per la tua forza. Non credo che molta gente riuscirebbe a sopportare il peso che grava sulle tue spalle".
Alle parole dell'uomo, gli occhi azzurri del bambino si spalancarono, spaventate. Se Silente conosceva il suo segreto, non avrebbe mai avuto l'opportunità di vivere una vita ai limiti del normale.
"A proposito di questo, vorrei spiegarti alcune cose che renderanno il tuo accesso ad Hogwarts molto più semplice" continuò il preside.
Entrare ad Hogwarts? Remus? Un Lupo Mannaro.
Per la prima volta dopo tempo, il volto di Remus si aprì in un sorriso.
Nonostante la sua ammissione, era sicuro che non sarebbe mai riuscito ad avere degli amici.
Non sapeva ancora quanto si sarebbe sbagliato.
<>

"Peter, hai preso la giacca?"
"Sì, mamma"
"Cappello?"
"Ce l'ho"
"Spazzolino da denti? Dentifricio? Asciugamano?"
"Mamma ti ho già detto che..."
"Ciabatte? Sapone?"
"Sì, mi hai..."
"Oddio e se dimenticassi qualcosa?!"
"Ma non preoccuparti che ci..."
"Potrei mandarti tutto via posta, nel caso. Cosa manca?"
"Non credo che..."
"Le merendine per il viaggio?"
"Ecco, forse è l'unica cosa che non..."
"...una coperta per il treno.."
"Ma non... una coperta?! Non devo andare al Polo Sud, mamma!"
"Non dire sciocchezze! Quando sono andata io ricordo che faceva sempre molto freddo!"
"Sì, due miliardi di anni fa, quando ancora si stava uscendo dall'era glaciale"
"Peter! Tua madre non è così vecchia!"
"Scusa nonna"
"Effettivamente sembra vecchia" continuò la donna anziana "ma se lei è nata così tanto tempo fa allora io devo risalire per forza al tempo dei dinosauri"
"Mamma!! Non mi sei d'aiuto. Sto cercando di finire il baule di tuo nipote".
"Bambina mia, l'hai già ricontrollato sei volte! Lascialo un po' in pace! Ha undici anni, per la barba di Merlino, non sei."
"Grazie nonna.."
"E va bene! Ma se arriverà ad Hogwarts senza qualcosa..."
"..glielo manderemo via gufo. Siediti e rilassati un secondo, Marylin. Tra un'ora bisogna accompagnarlo a King's Cross. Peter, vai a preparare un the per la tua vecchia nonna."
Ecco ciò che stava accadendo a casa Minus.
Il ragazzino sfrecciò verso la cucina, riconoscente alla nonna di avergli evitato un'altra ora di completa noia, in quanto sua madre stava lentamente uscendo di testa per la sua imminente partenza.
Da una parte, Peter non vedeva l'ora di salire sul treno che l'avrebbe condotto a scuola, riuscendo così a staccarsi da sua madre e sua nonna, che ultimamente erano diventate ancora più stressanti del solito. Non lo perdevano mai di vista, lo rimproveravano sempre e non c'era cosa che facesse che andasse bene.
Però sapeva che gli sarebbero mancati tutti. Non era un bambino molto loquace e anche lì a casa non aveva molti amici. Preferiva stare in camera sua a leggere fumetti babbani o fare passeggiate nel parco a qualche isolato dal suo condominio.
Era sicuro che sarebbe stato messo da parte, ancora una volta, come già successo in tutti quegli anni.
Chi avrebbe mai accettato un ragazzino cicciotto in un gruppo?
Non sapeva ancora quanto si sarebbe sbagliato




Spero che questo capitolo introduttivo vi sia piaciuto!
Grazie mille per aver dato un occhio! Mi augro che il prossimo capitolo possa destare la vostra curiosità!
Un bacio,

Lily


 

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


Hola, my sweety Potterheads!
Pubblico subito il primo capitolo della storia, in modo tale che voi possiate conoscere il PRE e il POST di quei cinque adorabili ragazzini presentati nel prologo! Non vi sono sembrati così deliziosi, da innocenti dolci cuccioli? Prima che James Potter diventasse.. beh, James Potter e Sirius Black si trasformasse in un Casanova coi fiocchi??
Per non parlare del dolce Remmi che ha subito l'evoluzione da bimbo-carino-e-cuccioloso a Prefetto/Mamma/Persona Responsabile ahaha
Beh, ora lascio a voi il piacere di addentrarvi negli esaurimenti nervosi della povera Lily Evans che, dopo sette anni a contatto con quegli scaperstrati, non sogna altro che un ricovero permanente nell'ala di psichiatria del San Mungo (e la posso anche capire!!).

Buona lettura, dolcissimi Potterheadsssss,
e possa la fortuna sempre essere a vostro fav.... uuhm, no.. fandom sbagliato!!

Un beso,
Lily


Capitolo 1
1978

"Ehm.. Lily?" la chiamò Marlene McKinnon, sua amica dal primo anno di Hogwarts.
La Caposcuola si voltò verso la ragazza, inarcando le sopracciglia fini.
"Non vorrei allarmarti, ma credo che James Potter stia facendo fluttuare un Serpeverde dal treno".
Fu impressionante la velocità in cui cambiò radicalmente l'espressione di Lily, nel sentir nominare il grifondoro.
Scansò l'amica e si diresse verso il vagone sul quale solitamente stavano i Malandrini.
Effettivamente ancora ignorava il motivo per cui i quattro ragazzi fossero diventati così famosi nella scuola. Non poteva -purtroppo- negare che non fossero intelligenti; fastidiosamente tre dei quattro membri erano portati naturalmente allo studio. O, meglio, al non studiare e sapere comunque tutto alla perfezione. Avrebbe potuto accettare anche la spiegazione che a volte sapevano essere convincenti, ma mai che potessero essere il meglio della scuola.
Non si capacitava come menti così ottuse avessero potuto riscontrare così tanto successo ad Hogwarts!
Beh, tutti a parte Remus, ma lui era un caso a parte.
Si riferiva principalmente a Sirius Black e James...
"POTTER!!" ruggì, spostando malamente due ragazzini di seconda che assistevano alla scena, fissando il punto in cui stava James. Questi si volatilizzarono -come la maggior parte dei presenti- consci dell'ira che Lily Evans esercitava sui Malandrini.
Il diretto interessato, che in realtà non si vedeva proprio perché era quasi del tutto sporto fuori dal vagone, rientrò per metà nello scompartimento e le regalò un sorriso a trentadue denti.
"Evans, ciao" la salutò gentilmente. Gli occhiali erano storti sul suo naso perfetto. "Scusami se non mi fermo molto a parlare, ma sarei impegnato" concluse, ammiccando all'esterno.
Gli occhi smeraldini di Lily seguirono il suo sguardo, trovando il busto di un povero Serpeverde schiacciato sull'esterno del finestrino, che la fissava con un'espressione tra l'implorante e il furioso.
"TIRALO - SUBITO - DENTRO!" ordinò, strattonando il braccio del malandrino.
Subito venne bloccata da due mani che la tirarono indietro e lontane da James Potter, in modo tale che questi potesse concludere la sua impresa "a fini benefici".
 "Black, ma che diavolo stai facendo?! Lasciami subito andare!!" ruggì, dibattendosi.
"Mi sembrava troppo strano che non ci fosse ancora giunta alle orecchie la tua voce soave." ridacchiò lui, senza lasciarla libera.
"Sono Caposcuola, Black! Potrei espellerti e nemmeno te ne accorgeresti!" lo minacciò tra i denti.
"Se mi avessero davvero voluto espellere, non credo avrei superato il terzo anno!".
Purtroppo, la giovane sapeva bene quanto quelle parole fossero vere.
Da quando i malandrini erano diventati effettivamente.. beh, i Malandrini, ne avevano combinate di ogni. E quasi tutte, purtroppo, avevano visto la Evans come partecipante.
Come quella volta in cui le avevano versato del miele e colla e poi cosparsa di piume, facendola assomigliare ad una gallina; o lo scherzo della cera nel corridoio; o il Muco di Vermicoli nel letto. Per non parlare dello Snaso inferocito nell'aula di pozioni; delle scarpe fameliche -incantate appositamente per mangiarle i piedi-; dell'inchiostro invisibile -aveva dovuto stare sveglia una notte intera per riprendere tutti gli  appunti del giorno-; il fantoccio di Dissennatore nell'armadio; la biscia nel letto (finta, per lo meno!); sei strillettere -una per anno- e i catini di acqua in giro per la scuola.
Si, decisamente se avessero voluto espellerli, lo avrebbero fatto da tempo.
Purtroppo il loro preside, Albus Silente, vedeva nei quattro un grande potenziale, quindi: sette anni a convivere con loro.
Il treno traballò leggermente ed il Serpeverde sbatté la testa contro il finestrino, lanciando un gemito che dall'interno non venne sentito, ma che la giovane riuscì ad interpretare dalla smorfia.
"POTTER, FALLO ENTRARE!" sbraitò, divincolandosi dalla presa di Sirius.
Scattò in avanti, approfittando del disorientamento del malandrino e agguantò James Potter per la manica.
Il ragazzo sobbalzò, sorpreso e si girò totalmente verso di lei.
"Ehi Evans! Non riesci proprio a starmi lontana, eh" sorrise furbo, sempre tenendo la bacchetta che incantava il Serpeverde ben salda.
Lei gli rifilò uno sguardo omicida. "Non pensarci nemmeno. E tira dentro quel ragazzo!!" sibilò.
In tutta risposta, il bel moretto le fece un occhiolino ed, inspiegabilmente, la testa del malcapitato sbatté nuovamente sul vetro.
"Potter!!!". Lily avvampò di rabbia. Sfilò la bacchetta dai pantaloni e la puntò al petto del ragazzo.
"Giuro che è la volta buona che ti schianto" lo minacciò, godendosi l'occhiata sorpresa -e lievemente preoccupata- che il malandrino le rivolse.
"Ti ricordo, genio del male, che mi hai schiantato, in media, dieci volte all'anno.." osservò, tenendo però ben sott'occhio la bacchetta che quasi gli sfiorava le costole.
Lily esibì un ghigno perfido che, insieme ai suoi capelli rossi come il fuoco, la fecero apparire ancora più agguerrita, pericolosa e... sexy di quello che non era già.
James deglutì e cercò di concentrarsi su qualcos'altro, perché iniziare l'anno da morto sarebbe stato davvero inopportuno.
"Lo so perfettamente. Ma questa potrebbe essere la volta buona che ti scaravento giù dal treno" sottolineò.
Non aveva fatto i conti, però, con il resto della banda dei Malandrini. Erano legati da un'amicizia fastidiosamente forte e, purtroppo, tutte le volte che andava contro a James, si ritrovava automaticamente nemica il resto della squadra.
Non solo era stato lui a creare i Malandrini, ma aveva avuto la forza di riunire una vera e propria famiglia nella casa di Grifondoro.
Lily non l'aveva mai visto senza quel sorriso scocciante ed ebete in volto che, evidentemente, aveva la capacità di far innamorare qualsiasi studentessa nel raggio di venti metri dal diretto interessato.
I capelli neri come l'inchiostro, svolazzavano in qualsiasi direzione in quel momento, a causa dell'aria che arrivava dall'esterno del treno, arruffandoglieli ancora di più, come se la cosa fosse umanamente possibile. Si, perché uno degli atteggiamenti che faceva andare in bestia la grifoncina, era proprio il tic maniacale di Potter nello scompigliarsi la chioma perfetta, alla quale lui era -ma si poteva?- gelosamente innamorato. Si diceva che passasse ore davanti allo specchio ad accarezzarsi i capelli corvini e a parlare con loro.
Gli occhi, di un colore incredibilmente particolare -ambrati, quasi identici a quelli di un gufo- erano illuminati da una strana scintilla folle ed euforica cosa che, anche se Lily non se ne accorgeva minimamente, si accendeva solo in sua presenza. Sul naso dritto scivolavano in continuazione gli occhiali rotondi e per la maggior parte delle volte rotti, a causa delle sue malandrinate. La pelle era olivastra e risaltava fastidiosamente i suoi denti perfettamente bianchi. E, fastidiosamente, James  era anche dotato di un fisico perfetto, in quanto Cercatore della squadra di Grifondoro, il migliore degli ultimi cent'anni, si diceva.
Probabilmente quella voce l'aveva messa in giro proprio quel megalomane di Potter, avido di complimenti e bisognoso di essere costantemente al centro dell'attenzione.
In quel momento, in mezzo a due dei più bei ragazzi di Hogwarts -e sicuramente i peggior Casanova della scuola-, la Evans stava suscitando la gelosia della componente femminile dell'intero castello.
Succedeva, infatti, che la rossa fosse sempre attorniata dai Malandrini che, sventura per lei, non le lasciavano un momento di tregua.
Forse trovavano entusiasmante il suo modo di arrabbiarsi (James avrebbe trovato ammaliante anche il suo modo di impugnare una forchetta), oppure si divertivano troppo a sentirsi rispondere a tono.
"Mi sa che hai perso ancora, rossa". James le fece una linguaccia.
"Io non perdo mai" sibilò Lily ad un centimetro dal suo naso, sentendo il sangue nelle vene andare a fuoco.
Per qualche secondo rimasero così vicini che i loro respiri si mescolarono.
Poi l'alchimia si spense grazie a Sirius. "Ne avete ancora per molto?".
"Zitto tu" borbottarono all'unisono, prima di scambiarsi un'occhiataccia.
Intanto il Serpeverde rimaneva appeso fuori ed attirò l'attenzione della rossa solo perché andò a sbattere nuovamente sul vetro.
"Ma si può sapere che ti ha fatto?!" gli domandò la Evans, tenuta alla larga da James proprio dall'amico Sirius.
"Ma.. come? È un Serpeverde!" esclamarono in coro i due.
"E con questo? Non vi è mai passato per l'anticamera del cervello che non tutti siano pessime persone?!".
Black e Potter si scambiarono uno sguardo stralunato. La Evans quell'anno era decisamente partita col cervello.
"Evans, stiamo parlando dei Serpeverde" le ripeté, scandendo bene le parole. Magari durante l'estate era diventata anche un po' sorda..
"Non sono stupida, Potter. Tu invece si, e molto. Ora, lascialo andare subito o giuro sulla mia vita che non avrai mai più una serata libera.. in qualità di Caposcuola posso..."
Ma il suo discorso perfetto venne interrotto dal ghigno sadico che si aprì sul volto del suo acerrimo nemico. "Cara Evans, si da il caso che anche io sia un Caposcuola, quest'anno".
Silenzio in tutto il vagone. Si sentì solo il sospiro rassegnato di Remus e uno squittio allarmato di Peter. Evidentemente il piccoletto non sapeva la novità.
Così come Lily, che rimase paralizzata al proprio posto, con gli occhi verdi sbarrati.
"Tu..
che cosa..?" alitò.
Il sorrisetto bastardo sul volto di James si allargò ulteriormente e, con la mano non impegnata a reggere la bacchetta per lo sfortunato appeso fuori, scoprì la spilla ben appuntata sulla sua divisa.
Il mondo sembrò caderle addosso.
"Stai scherzando!" esclamò dopo l'attimo di shock.
Silente non avrebbe mai, mai, permesso che un idiota tale assumesse una così grande responsabilità.
"E invece no, mio bellissimo giglio" cinguettò Potter.
Il viso pallido di Lily si contrasse in una smorfia disgustata istintiva a quell'appellativo.
Fece per affatturare Sirius per poterlo levare di torno, quando una voce la inchiodò al posto.
"Che succede qui?" domandò Piton, entrando nello scompartimento.
Evidentemente aveva sentito anche lui la voce di un povero Serpeverde appeso fuori dal treno.
Appena i suoi occhi incontrarono quelli di Lily, le sue spalle si irrigidirono percettibilmente e deglutì, per poi spostarli verso il suo compagno di casa ed infine fermarsi al volto di colui che aveva lanciato l'incantesimo.
"Potter" pronunciò disgustato, come se quel nome gli creasse conati.
"Mocciosus" sputò l'altro, per non essere da meno.
Qualsiasi studente nel vagone poté percepire l'elettricità che saettò tra i due ed alcuni decisero saggiamente di svignarsela, mentre altri si appiattirono contro le pareti, per stare al sicuro senza perdersi la scena.
Perché, si sapeva, l'esempio migliore dell'odio viscerale tra Grifondoro e Serpeverde erano proprio Potter e Piton.
"Tira subito dentro McCornet, o ti prometto che non arriverai vivo al castello" lo minacciò Severus, sfilando la bacchetta dalla tasca dei pantaloni.
"Avanti, Mocciosus. Non c'è felicità più grande di prenderti a pugni". Gli occhi si James si assottigliarono pericolosamente e la mascella si contrasse. Eppure la sua voce rimase tranquilla, forse un po' troppo.
Quello a reagire fu Sirius, che senza troppi scrupoli, puntò la sua bacchetta contro la tempia di Piton.
"Devi solo provare a pensare ad un incantesimo, che ti faccio partire la testa" fece minaccioso, la voce cupa e gli occhi adombrati.
In quei momenti, Sirius appariva veramente per il Black che era.
"Non mi fai paura, Black. Tornatene strisciando nel  buco di vermi nel quale alloggi tutte le estati" rispose Severus, alludendo alla famiglia di James.
I due malandrini avvamparono di collera e la bacchetta di Felpato si schiacciò ulteriormente contro la pelle del Serpeverde, che intanto sorrideva, sapendo di aver colpito nel segno.
"Severus, smettila" fece Remus cautamente, staccandosi dal muro e mettendosi in mezzo ai tre.
Piton gli scoccò un'occhiata sarcastica. "Ora pure gli animali si mettono a dare ordini?" chiese sarcastico.
Lily vide l'amico impallidire e serrare i pugni e fortunatamente si accorse appena in tempo dello scatto di Sirius: il ragazzo era partito, pronto per mollare un pugno sulla faccia del giovane Serpeverde.
"Levicorpus!" urlò Lily nello stesso istante in cui Piton lanciava un incantesimo contro  Black.
La fattura della grifondoro andò perfettamente a segno, sbalzando Sirius in aria, appeso per una caviglia, in modo tale che non fosse più un pericolo per nessuno. Però la magia di Piton, al posto di colpire il giovane, sbalzò indietro Lily di qualche metro, la quale cadde senza troppa grazia addosso a Potter, già precario sull'orlo del vagone, che scomparve dalla vista.
"Potter!" esclamò la ragazza.
Strisciò finché non riuscì a sporgersi fuori, la bacchetta alla mano ed il cuore in gola. Come avrebbe spiegato ai professori che quel cretino di Potter era morto in maniera così deficiente?!
Tirò un sospiro di sollievo, quando lo vide aggrappato ad una maniglia, tenendo ben saldo il Serpeverde, giallognolo in viso ed in procinto di vomitare.
"Io ti ammazzo Potter, appena torni sul treno" borbottò.
Due ragazzine del secondo anno, vedendo il volto del bel James Potter fuori dalla porta del vagone, gli aprirono, permettendogli di entrare, un po' spiazzate ed imbarazzate.
"Grazie, bellissime" miagolò lui, sorridendo. Lasciò appena in tempo il giovane, che vomitò tutto sul pavimento.
"Che mezza calzetta" sogghignò. Udì la voce soave di Lily ancora prima di entrare nello scompartimento.
"POTTER IO TI TRUCIDO! SEI UN INCOSCIENTE, IRRESPONSABILE, STUPIDO, INFANTILE DEFICIENTE!" lo spettinò con la sola forza dell'ugola.
"Evans, mi stai stordendo" rispose, tappandole malamente la bocca con una mano. "E poi perché Sirius è appeso a testa in giù?" domandò.
Remus, sospirando, sciolse l'incantesimo e Black cadde a terra come un sacco di patate.
Lily, inferocita, schiaffeggiò la mano di James e si allontanò da lui. "Cinquanta punti in meno a Grifondoro" decretò gelidamente. "A testa".
Potter assottigliò gli occhi nocciola, ed incrociò le braccia. "Non se ne parla nemmeno. Non puoi toglierci punti solo per questo scherzo!".
"Infatti, Evans! Sarebbe stato innocuo, se tu non fossi arrivata a ficcare il naso" diede man forte Sirius.
"Sirius, non.." incominciò Remus, scuotendo il capo.
"Tu zitto!" ordinarono i due malandrini, insieme.
"Si da il caso che io l'abbia appena fatto. Non si può appendere una persona fuori dal vagone, mentre il treno è in corsa!".
"Bene! Allora io dico 100 punti a Grifondoro per il coraggio che abbiamo a sopportarti ogni anno" replicò Potter, squadrandola.
Evans lo guardò stralunata. "I punti delle Case non sono un gioco, se quella mente ottusa non se ne fosse accorta.100 punti in meno a Grifondoro" disse tra i denti.
Ma era risaputo quanto James Potter amasse le sfide e di quanto fosse bollente l'orgoglio che gli scorreva tra le vene. "100-punti-a-Grifondoro" scandì.
"Potter!" esclamò la rossa. "Smettila di assegnare punti a caso! 100 punti in meno a Grifondoro e falla finita".
James sogghignò. "100 punti a Grifondoro" replicò tranquillamente. Prima che la Caposcuola potesse iniziare ad urlare, ricominciò a parlare. "E 10 punti per Sirius, che ha fluttuato a testa in giù per la strabiliante durata di due minuti senza farsi scoppiare la testa. E direi..mm, ma si, 10 punti a Remus perché si è allacciato bene la cravatta" questi lo guardò severamente "eeeeee.. 5 punti a Peter perché sì" concluse, soddisfatto.
La mascella di Lily sfiorava quasi il pavimento, dall'esasperazione e la rabbia. "Potter.." incominciò, minacciosa.
"Oh, un secondo Lily" la fermò, alzando il dito indice. Sirius gli sussurrò qualcosa all'orecchio, per poi scoppiare a ridere sommessamente. "Giusto, giusto" fece il nuovo Caposcuola. "Direi anche 10 punti in meno a Serpeverde per i capelli perennemente unti di Mocciosus e per la sua perseveranza a non lavarli".
Il vagone scoppiò in risate, dominate dai latrati di Sirius, che si rotolava a terra dal ridere.
Le guance di Severus e Lily avvamparono dello stesso istante.
Prima che qualcuno potesse muovere un muscolo, James Potter fu alzato in aria e fece un volo di due metri, atterrando malamente sul sedere.
La bacchetta di Lily  era ancora puntata contro il suo petto e i suoi occhi brillavano come non mai. "In punizione, Potter. Un mese in biblioteca, sotto il mio controllo, dalle nove a mezzanotte." decretò, furiosa.
La spilla che aveva sul petto si illuminò brevemente di verde, dopo aver registrato le parole, che vincolavano il diretto interessato a fare ciò che era stato ordinato, a causa di un incantesimo.
Dalle labbra di James scomparve il sorriso e la fissò intensamente, serio ed in silenzio, perforandole gli occhi smeraldini. Improvvisamente il sangue nelle vene di Lily ribollì come lava, attraversandole ogni centimetro del corpo, dalla testa ai piedi.
Come era arrivato, l'espressione sul volto di James scomparve.
"Ma non puoi, Evans!" esclamò. "Sono Caposcuola! Devo fare le ronde.. e i controlli.. e.."
Lily Evans alzò una mano e questi si zittì a comando.
"Sono sicura che troverò un'altra persona per quella settimana" sorrise a Remus, che ricambiò. "Black, per esempio".
"CHE COSAAA??!" strillò Sirius, strabuzzando gli occhi e strozzandosi da solo con l'aria. "Ma non ci penso nemmeno!" mise in chiaro.
Gli occhi verdi della grifoncina scintillarono, vittoriosi. "Puoi decidere, se vuoi. O la ronda, due volte a settimana e ai colloqui pomeridiani o a sistemare i libri di Ruf.. che sono davvero tanti" .
Quella piccola furbetta aveva messo all'angolo il giovane Black.
Nessuno avrebbe voluto passare anche un solo minuto in più col professore più noioso, logorroico e mortalmente esasperante di Hogwarts.  
Lily Evans, ancora una volta, aveva vinto.
"Ma non è giusto!" s'intromise James, con voce afflitta.
Era lui quello che avrebbe dovuto passare più tempo con la Evans. D'altronde tutti parlavano di Potter ed Evans.. non aveva mai sentito qualcuno dire Evans e Black!
"Sirius dille che non hai nessuna intenzione di passare del tempo con lei!" implorò l'amico.
Felpato ghignò bastardo. Quanto adorava far incazzare il suo fratellastro.
"In realtà, Jamiuccio, muoio dalla voglia di passare dei pomeriggi con la Evans" sibilò.
Ignorò l'occhiataccia storta della rossa. "Io e lei.. da soli.. nelle classi di Hogwarts.." continuò.
Si beò nel vedere il colorito spegnersi dalle guance di James.
"Black! Scordati qualsiasi attività che non sia puramente didattica" abbaiò il Caposcuola Evans, prima di girarsi, mulinare i suoi capelli rossi come il sangue più denso e volare fuori dallo scompartimento, ovviamente non prima di aver tirato una spallata a James.
Questi venne inondato dalla cascata di fuoco, impregnata di profumo alla pesca e ne rimase ammaliato per qualche secondo, riscuotendosi solo dopo aver udito la porta sbattere con violenza dietro di sé.
Cadde silenzio nel vagone.
Solo i respiri degli studenti sembravano colmare il vuoto.
Prima che...
"Brutto schifoso cagnaccio! Me la pagherai per tutto l'anno!!"
"Ma levati da me, cornuto con gli stivali!!"
"Ragazzi!"
"Zitto Remus! Aiutami a lapidare questo traditore! Non si ruba la donna agli amici!!!"
"James io credo che.."
"Non mi interessa quello che credi, Lupin! Colpisci più forte!!"
"AHIAAAA! JAMES STACCA IMMEDIATAMENTE I TUOI DENTI DALLA MIA MANO!!"



 

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


Capitolo 2

"Spero che quei due deficienti abbiano smesso di litigare" sbuffò Lily Evans all'amica Alice Prewett, entrando dal ritratto della Signora Grassa.
Si concesse un secondo per riabbracciare con gli occhi la sua vera casa, che le era mancata come l'aria che le sarebbe mancata sulla luna.
Il caminetto che già scoppiettava per il fuoco arancione, i divanetti rossi, la sua poltrona, vicino alla finestra, con ancora su il suo cuscino. Il tappeto giallo e oro, gli araldi ovunque, il profumo di casa, l'accoglienza pacifica che le regalavano quei luoghi che...
"POPOPOPOPOPOPOOOOOOOO GRIFONDORO COME STELLEEEE CORVONERO A STUDIARRRRRRR!!!! TASSOROSSO NELLE STALLEEEEE E SERPEVERDE AFFOGATO IN FONDO AL MARRRRRRR!".
"HOGWARTS TI AMO PIU' CHE MAIIIIII! TU CHE UN RIFUGIOOOO DA TUTTI MI DAIIIIIIIII! GRIFONDOROOOO NON CAMBIARRRR, TU CHE MI HAI FATTO INNAMORAAAAAAR!!!".
Lily Evans si voltò orripilata in direzioni delle voci (stonatissime), sapendo fin troppo bene a chi appartenessero: James Potter e Sirius Black corsero nella Sala Comune di Grifondoro avvolti nelle bandiere di Grifondoro, rubate chissà dove, acclamati dalla folla di compagni di Casa. Tutti, ovviamente a parte la Caposcuola, che assisteva alla scena con le braccia incrociate e una smorfia infastidita.
James si esibì in un numero di ballo abbastanza decente, finendo casualmente addosso a niente meno che la bella grifoncina. Senza perdere un secondo di tempo, l'agguantò per la vita e la trascinò in mezzo alle danze, composte da un Sirius scatenatissimo su un tavolino che si esibiva in una lap dance vestita, Minus che agitava impacciato i fianchi ovunque, scatenando i risolini delle primine e Remus, imbarazzatissimo, stretto in un valzer decisamente osceno guidato da Frank Paciock, amico secolare dei malandrini.
"Ehi lasciami!" si divincolò forsennatamente la rossa, ma le braccia del Cercatore erano ben più forti delle sue magre e pallide.
"Evans! Concedimi un ballo" rise Potter ad alta voce, facendole fare una piroetta e poi agguantarla nuovamente e trarla a sé.
Oltre ad essere fastidioso di suo, James Potter possedeva anche la qualità di riuscire a dimenticare gli avvenimenti a qualche minuto di distanza come, per esempio, la litigata sul vagone, cosa che la rossa non aveva per niente rimosso.
Infatti Lily avvampò, imbarazzata e furiosa, facendo di tutto per schiacciate i piedi al malandrino. Ovviamente senza successo.
"Assolutamente no!!" sbraitò quella e, dopo aver fatto una strana mossa da invertebrato, sgusciò da sotto il braccio del malandrino e mise tra di loro una ponderata distanza.
"Allora esci con me!" buttò giù James, allargando le braccia.
Alle sue spalle, Sirius scoppiò a ridere, buttando la testa indietro e mulinando i suoi capelli del colore dell'ossidiana. "Poi non dire che non te le cerchi" esclamò divertito.
"Scommetto tre galeoni che lei dice di no" bisbigliò Frank all'orecchio di Remus. Questo scosse il capo, abbozzando un sorriso. "Ti piace vincere facile, eh? Ho imparato a non giocare contro di te, Paciock" ammise.
Di fatti la grifoncina inspirò a lungo, segno di una ramanzina in arrivo. "Potter" abbaiò minacciosa.
"Si, mio caro bocciolo di rosa?"
"Non ho intenzione di uscire con te, né ora né mai" replicò, posando le mani sui fianchi.
"Dai Evans!! Prometto che non te ne pentirai!" la pregò lui.
"No"
"Eddaiii! Ti prego, ti prego, ti prego!".
"Basta Potter..!"
"LILYYYY!"
"Ho detto di no".
La vena sulla tempia di Lily iniziò a pulsare. Le era scoppiato un mal di testa mostruoso e non aveva davvero più la pazienza per poter sostenere l'ennesima litigata con Potter.
A quel punto il moretto si voltò verso la folla, fece un occhiolino e iniziò a parlare, senza far caso alla giovane furiosa dietro di sé. "Beh, prima di tutto la porterei nella Stamberga Strillante, per vedere se ha coraggio. Poi ci rifaremmo ai Tre Manici di Scopa ed infine una passeggiata vicino al lago per vedere se troviamo la..."
"SMETTILA!" urlò Lily, sull'orlo dello sfinimento "Io non uscirò MAI con te! Fattene una ragione! E ora fammi passare!!" continuò, con un diavolo per capello, scostando un giovane primino ed uscendo dalla Sala Comune come una furia.
Il malandrino rimase a fissare la porta del dormitorio in silenzio.
Non sarebbe mai uscita con lui.
Erano tre anni che rifiutava i suoi inviti e la cosa era diventata piuttosto scocciante e personale. Era l'unica ragazza che ancora non era caduta ai suoi piedi e, si sapeva, James Potter non perdeva mai.
Eppure quell'anno qualcosa era cambiato. Certo, moriva ancora a far impazzire la Evans e non riusciva a stare un secondo senza infastidirla, ma le occhiate che poi lei gli rifilava avevano iniziato a fare male. Lieve, ma era comunque qualcosa di diverso e nuovo.
Era davvero esasperato di aspettare che cedesse, James Potter otteneva tutto.. e subito.
Lily Evans lo aveva fatto aspettare troppo. Era diventata il suo chiodo fisso. Doveva trovarsi esattamente dove si trovava lei, per guardarla, per disturbarla, per urlarle nell'orecchio parole stupide, per rubarle i compiti e per chiederle di andare ad Hogsmeade con lui.
E quando lei camminava nei corridoi, con le sue amiche, doveva parlarle e non riusciva a non fissarla e rimanere ad osservare le ciglia scure e lunghe che le danzavano intorno agli occhi di un verde troppo bello per essere vero.
Quindi, quando la porta gli si chiuse in faccia, strinse i denti per quell'ennesima sconfitta.

 
<>

La testa di Lily non smetteva di pulsare.
Il dolore le prendeva le tempie e scendeva malignamente lungo il volto, fino agli occhi.
In realtà, sapeva che non era solo mal di testa; il martellare continuo si era irrimediabilmente fuso con l'amarezza, il rimpianto e la stanchezza di vivere spezzata a metà: non poteva essere più una Strega se parte del suo cuore rimaneva incastonato nella vecchia vita da Babbana, in cui aveva vissuto felicemente con i propri genitori e, soprattutto, con la sorella Petunia.
Non ce la faceva più, era arrivata al limite, e sicuramente Potter non aiutava.
Lui e il suo modo borioso ed arrogante, quel suo sorrisetto sghembo e la consapevolezza di essere superiore a chiunque.
Se le avessero chiesto chi avrebbe voluto eliminare dalla faccia del pianeta, avrebbe detto un solo, dannatissimo, nome.
James Potter: l'origine dei suoi mali ed unica persona che non riusciva ad allontanare da sé.
Ci aveva provato fin troppe volte: insulti, urla, incantesimi. Niente.
Il Cercatore non era arretrato di un passo. Anzi! Ogni anno si convinceva sempre più che alla fine lei avrebbe ceduto.
Per quanto lo ripetesse agli altri e a sé stessa, non odiava James Potter.
Se ne rese conto per la prima volta, là, appoggiata ad una delle colonne del porticato che davano sul piccolo cortiletto interno.
Non lo odiava, semplicemente perché era troppo stanca per farlo.
Era arrivata ad un punto di sopportazione massimo: dopo anni e anni a sbraitargli addosso, a tentare di cambiarlo e cercare in tutti i modi di non andare a pezzi, ora diceva basta.
Era cresciuta, lo sentiva dentro. Percepiva gli l'ultimo anno di scuola sulle spalle quasi fosse un macigno. Era arrivato il tempo di maturare e di lasciarsi indietro le faccende da bambini,
una tra queste, la lite con Potter.
Si accorse di avere la guance bagnate da lacrime quando vento fresco di settembre le accarezzò il viso.
Con un gesto sfinito, si passò una manica sugli occhi.
I Grifondoro non piangono, pensò amaramente. Nemmeno per rabbia.
Non era solo una Babbana; non era solo una strega.. non era più certa di essere nemmeno una vera Grifondoro.
Un frusciò dietro di sé la fece sobbalzare.
"Evans".
James sbucò da un angolo e le si avvicinò lentamente.
Lily sospirò e chinò il capo.. "Scusa, Potter, ma in questo momento vorrei essere davvero lasciata in pace".
"Capisco" sussurrò il Cercatore e, per la prima volta da quando si conoscevano, la Caposcuola riconobbe in quegli occhi ambra una chiara sfumatura di rimorso.
Il ragazzo fece per andarsene, ma dopo qualche passo si bloccò e fece marcia indietro, fini ad arrivare a qualche centimetro dal suo naso.
"Io so cosa ti succede" le disse, immensamente serio. "So perché ti comporti in questo modo".
Gli occhi di Lily si spalancarono, ancora bagnati da lacrime salate, e non poté far altro che rimanere in silenzio a fissarlo, aspettando parole che le avrebbero fatto male.
"Stai cercando di affrontare una cosa che va ben oltre i tuoi limiti di sopportazione. I Serpeverde, la Guerra.. non dovresti isolarti e cercare di credere di potercela fare da sola.
So che mi odi e che preferiresti che io venissi espulso dopodomani. So che non sopporti di vedere Piton a lezione e so che, nonostante tu finga che non sia nulla, i commenti dei Serpeverde ti feriscono.
Forse non sono nessuno per dirti questo, ma devi imparare a lasciar entrare qualcuno nella tua bolla d'isolamento.
Non mi interessa se sarò l'unico ad essere escluso, ma fatti aiutare".
Il silenzio piombò tra loro come una frana in una valle.
Ha capito, le sussurrò una voce nella testa. Lui sa.
Ma Lily non voleva che lui intuisse cosa le passasse per la mente o che le leggesse i sentimenti sul volto. Nessuno era mai stato in grado di farlo, perché James Potter sì?
Che cos'aveva di speciale per farlo? Come ci riusciva?
Si sentì intimorita da quella consapevolezza e, istintivamente, fece un passo indietro.

 
<>

Il Cercatore la vide allontanarsi da sé e le labbra si piegarono in un sorrisetto amaro.  
Non l'aveva convinta; le sue parole non erano state altro che vento, troppo lontane per essere udite dalla giovane.
Sapeva di aver esagerato in Sala Comune, ma il suo bisogno di averla vicino a sé era diventato quasi insostenibile durante le vacanze estive.
Non averla vista per tre mesi l'aveva fatto riflettere: non sapeva che cosa sentisse, dentro di sé, ma sapeva di esser cresciuto e, insieme a lui, così avevano fatto i suoi sentimenti.
Nel vederla con le lacrime agli occhi, gli venne quasi istintivo accarezzarle una guancia per cancellare quel dolore che pareva assordante, ma si trattenne.
Si rese conto di volerla abbracciare.
Aveva sempre visto Lily Evans come qualcuno da conquistare e sfoggiare: l'unica ragazza di Hogwarts a non essere mai caduta ai suoi piedi.  Quanto sarebbe stata dolce la vittoria..
Il solo pensiero gli sembrò stupido, infantile e si sentì un idiota per averci solo riflettuto.
"Non ti odio" sospirò Lily, scuotendo il capo. "Come non odio Piton o.. mia sorella. Sono solo stanca di questa situazione. E arrabbiata, e delusa e infinitamente disgustata dal mondo in cui viviamo".
"Hai perfettamente ragione, Lily, ed è per questo che devi lottare. Hai gli stessi identici diritti di un Purosangue di impugnare una bacchetta e di definirti strega. Non lasciare che la paura di ciò che dicono gli altri ti impedisca di diventare ciò che sei destinata ad essere".
James Potter la osservò per qualche istante ancora, poi se ne andò in silenzio, lasciandola sola a riflettere su ciò che le aveva detto.
<>

"Ehi Ramoso" chiamò Sirius, semi-sdraiato sul divanetto della Sala Comune, quando vide spuntare il suo migliore amico dal ritratto.
Notò immediatamente che c'era qualcosa che non quadrava non appena James alzò lo sguardo su di lui: i suoi occhi, solitamente brillanti di vita, erano cupi e spenti, come ricoperti di una patina opaca.
"Che è successo?" domandò, mettendosi a sedere di scatto.
Remus distolse gli occhi dal libro di Storia della Magia, nel sentire la sfumatura di preoccupazione nella voce dell'amico: niente riusciva a far preoccupare Felpato, se non James e quindi doveva esserci sotto qualcosa di davvero importante se l'aveva capito pure quel cuore di pietra.
Ramoso si lasciò cadere sul divanetto, sbuffando e buttando il mantello dell'Invisibilità a terra. Rimase a fissare le fiamme danzare all'interno del camino, che riflettevano sulle lenti dei suoi occhiali una sfumatura rossastra e gli accentuavano la ruga pensierosa in mezzo alle sopracciglia. "Sono uno stronzo con la Evans, vero?" domandò ai suoi amici.
Sirius sbuffò, scocciato. Come aveva anche solo potuto pensare che la Evans non centrasse in tutto quello? O che James fosse davvero preoccupato per qualcosa di serio? Erano sei anni che si pizzicavano, che ormai aveva dato per scontato che qualsiasi pensiero negativo dell'amico non fosse possibilmente ricollegabile alla ragazza dai capelli rossi -che, per dirla tutta, lui proprio non sopportava-.
Forse, in un mondo parallelo, dove gli animali potevano parlare e le persone rotolavano, la Evans gli starebbe quasi stata indifferente.
Ma in quel mondo, in quel momento, in quel constesto, lui non la poteva vedere. Non solo perché gli stava sempre col fiato sul collo o perché seguiva -sventuratamente- ogni loro lezione, importunandoli con quella sua voce da saccente irritante, ma soprattutto perché ogni dannatissima volta che appariva in giro, gli occhi di James si illuminavano, per poi incupirsi appena lei gli rivolgeva maleducatamente la parola.
"Non sei stronzo, James." lo rassicurò Lunastorta, sorridendo. "Sei solo un po'.. assillante. Cos'è successo?"
"Tutto e nulla" disse. "L'ho vista così fragile e distrutta, per colpa mia. Mi sento così stupido e deficiente che vorrei prendermi a pugni! Non voglio che stia così".
"Non è che ti sei innamorato di lei?" buttò lì Sirius, fissandolo di sottecchi. "Non che sia una brutta cosa, intendo" si affrettò ad aggiungere, spiccio, cogliendo l'espressione di disapprovazione di Remus "Cioè, sarebbe un po' strano, okey, perché è una mezza psicopatica con la quale litighi da sei anni senza interruzione, che ti detesta e alla quale hai messo uno Snaso in camera; che appartiene a quella specie di individui che hanno sviluppato l'orrenda propensione allo studio, soprattutto in compagnia di oleosi personaggi, alias Mocciosus. No, ma per me è okey, eh" disse tutto d'un fiato.
James si voltò verso di lui, con gli occhi spalancati ed un'espressione scandalizzata dipinta in volto. "No!" esclamò, mentre le guance gli si coloravano di rosso.
La sola idea lo faceva scoppiare a ridere. Lui e la Evans? Era ridicolo..
Remus tolse il dolce dalle zampe fameliche di Felpato.  "Non si ruba il cibo, Sirius. E comunque" ricominciò, freddando la mano dell'amico, che si era avvicinata nuovamente alla sua barretta di cioccolato "È solo stanca. Avrà avuto una brutta giornata, capita a tutti".
"Già" disse Sirius sarcastico, agguantando il cioccolato e volando dall'altro capo del divano, per evitare la contromossa del biondo.
"Accio-cioccolata" comandò Lunastorta. La tavola di Zonko gli atterrò delicatamente sul palmo della mano, lasciando Felpato a bocca asciutta. "Siete entrambi più maturi; siete cresciuti. Magari potreste risolvere le vostre diatribe con una chiacchierata".
"Diatribe? James e la Evans che chiacchierano?! Ma sei fatto di qualcosa?" chiese il Black, rinunciando definitivamente alla missione di recupero-cibo. "E poi credo che l'ultima volta che James abbia parlato con quella psicopatica, sia stato quando... AH GIUSTO. Non si sono mai parlati da persone civili".
"Solo perché tu hai una visione pessimistica del mondo, questo non significa che la vita degli altri debba fare totalmente schifo" ribatté l'amico.
"Non ho una visione pessimistica! Si chiama realismo, cosa che nel tuo mondo delle fate non esiste".
"Sai quanto mi ci vorrebbe per infilarti la bacchetta nel naso?".
"Esattamente il tempo che ci metterei per dirti che non mi interessa!".
"Voglio proprio vedere quanto non ti interesserà, quando l'avrò fatto!" lo sfidò Remus.
"Non sai nemmeno schiantare una persona senza morire di complessi mentali, non potresti mai fare una cosa del genere al tuo migliore amico" ghignò il Black.
"Non mi abbasso al tuo livello, Felpato. Tutto qui" decretò angelicamente.
"In realtà hai paura di perdere. La cosa più trasgressiva e perfida che tu abbia mai fatto è stato dimenticare il segnalibro e quindi fare un'orecchietta alla pagina".
"Vi ho sempre accompagnato in ogni scherzo che avete fatto!" brontolò Lunastorta.
"James, digli anche tu che dovrebbe fare qualcosa di più eclatante, per poterla considerare una vera malandrinata".
"Ho deciso lascerò stare la Evans per un po'" affermò Ramoso, senza distogliere lo sguardo dalle fiamme.
"Sentito che ha detto James?? Che la... EEHH?!".
Peter, Sirius e Remus si girarono ad osservare l'amico. Questi li fissò, seriamente.
"Basta scherzi" ripeté, poi un sorriso felino si spiegò sul volto abbronzato. "..alla Evans. Quando organizziamo il prossimo a Mocciosus??".
"AAAAH IO LO SAPEEEVO!!" strillò Felpato, gettando le braccia al collo di Ramoso. "SAPEVO CHE NON TI SARESTI RINCOGLIONITO DEL TUTTO! Va bene! Niente scherzi alla Evans e tanti a Piton".
Peter sogghignò.
"Sarà un anno indimenticabile".
Lunastorta sorrise sotto i baffi. Sì, decisamente sarebbe stato un anno da ricordare per sempre. Fece comparire dal nulla quattro calici pieni di idromele. "Brindiamo al nostro ultimo anno, ragazzi".
I quattro alzarono i calici. "All'anno migliore" disse Peter.


Ciao a tutti, Potterheads!
Eccomi qui con il secondo capitolo della fanfiction.
Dopo la sfuriata della Evans, tutti si sarebbero aspettati che, in un improvviso raptus omicida, lei avrebbe ammazzato James Potter (cosa più che comprensibile). Invece, ha abbassato la guardia e hanno parlato. Strano, ma vero.. quei due sono pure capaci di chiacchierare senza sbranarsi.. o no?
Beh, per scoprirlo non vi resta che leggere il prossimo capitolo!
Au revoir dolcissimi nerdsssssssss :)

Un bacio,
Laura

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


Capitolo 3

Le prime due settimane passarono in fretta, quasi come se il tempo fosse scomparso da quel fatidico primo giorno ad allora.
Lily camminava per i corridoi, facendo ondeggiare la chioma fiammeggiante e sondando lo spazio intorno a sé con occhi attenti. La spilla da Caposcuola le brillava sul petto, quasi servisse da avvertimento per tutti coloro che avrebbero avuto intenzione di lanciarsi in qualche idiozia in quel preciso istante.
Controllò nuovamente l'orologio che aveva al polso magro e constatò, a disagio, che le lezioni erano già incominciate da due minuti e lei non era seduta al primo banco, come al solito. Non c'era nessuno nel corridoio.. perché tutti erano sempre in orario, ovviamente.
Poi c'era chi aveva delle amiche infami, che non svegliavano le proprie compagne di stanza e le lasciavano dormire fino a tardi.
Non era in ritardo.
Lily Evans non era mai in ritardo.
Semplicemente, non era in anticipo.
Probabilmente, se avesse avuto la McGranitt come prima ora, in quel preciso istante sarebbe scattata per i corridoi, facendo un baffo ai velocisti babbani, sperando solamente di non prendersi una punizione coi fiocchi.. soprattutto perché in Trasfigurazioni non eccelleva, per sua sfortuna.
L'unico voto che le rovinava la media immacolata era esattamente quello di Minerva McGranitt, che non le avrebbe premiato l'impegno nemmeno se si fosse prostrata ai suoi piedi e avesse trasfigurato un uccellino in Mago Merlino in persona.
Però quel giorno le prime due ore erano di Pozioni e Lumacorno stravedeva per lei. Sarebbe anche potuta entrare con un'ora di ritardo e le avrebbe assegnato comunque il voto migliore della classe. Ciononostante, quando aprì la porta dei sotterranei, non poté non arrossire leggermente.
Come volevasi dimostrare, il professore rubicondo si aprì in un sorriso smagliante, appena vide la sua allieva preferita. "Evans, che piacere! Stavo appunto commentando che sarebbe stata una lezione davvero noiosa, senza il miglior cervello della classe".
Lily stiracchiò un sorriso imbarazzato, per poi sondare l'aula con gli occhi verdi smeraldo, in cerca di un posto. Si ghiacciò sul posto, quando constatò che l'unica sedia ancora libera era proprio quella di fianco a Severus.
I loro sguardi si incrociarono e rimasero a sondarsi per troppo tempo, secondo i gusti della grifoncina. Si accorse di essersi bloccata in piedi come una statua di sale, solo quando Lumacorno la invitò a sedersi.
Alzando il mento orgogliosamente, marciò verso il tavolo del Serpeverde, che ancora non le aveva levato lo sguardo di dosso. Come sempre, quelle due iridi nere come il petrolio avevano il potere di metterla a disagio, in qualsiasi situazione. Però non avrebbe mai fatto la scenata della ragazzina capricciosa che non vuole stare seduta vicina di banco al suo ex-migliore amico. Soprattutto perché l'orgoglio da Grifondoro le ribolliva nelle vene come lava, quando prese posto.
Lumacorno aveva iniziato a spiegare la pozione di quel giorno, la Pozione Dimenticante, di alto livello, che alcuni critici di pozioni ritenevano addirittura proibitiva ma che, per il professore "era la meta di tutti coloro che volevano destreggiarsi in quella materia".
"Per gentile concessone dei miei colleghi, oggi le vostre lezioni saranno sospese" Sirius e James lanciarono un urletto ribelle "poiché" aggiunse Lumacorno, scoccando loro un'occhiata divertita "dovrete concentrare l'intera mattinata -e se necessario, pure il pomeriggio- alla ricerca di alcuni tra gli ingredienti per la pozione. Vi verranno, inoltre, concesse delle ore libere durante questo mese, siccome la sua preparazione richiede la bellezza di 27 giorni, sommati a tutti quelli che vi serviranno per ricavare le essenze che vi servono. Quindi, per essere precisi, circa cinque settimane.".
Nello stesso istante, le mandibole di tutti i suoi alunni caddero a terra, mentre sulle loro facce si andava dipingendo un'espressione orripilata.
Pure il volto giallognolo di Piton apparve sorpreso.
"Non esiste, prof" annunciò Potter, scuotendo il capo "Non voglio trasformarmi in un Mocciosus. Chi vorrebbe trasformarsi in un Mocciosus?!".
Sirius scoppiò nella sua risata così simile ad un latrato, mentre le guance della Evans si infiammarono. "A prescindere dal fatto che tu non sarai mai intelligente, non puoi metterti ad insultare chi ha una media più alta della tua" disse la Caposcuola.
Sul viso di James comparve una smorfia arrogante. "Non vorrei avere niente in comune con Mocciosus. Già mi irrita il fatto che respiriamo la stessa aria, figurati avere la sua identica media. Preferirei venir rimandato in tutte le materie".
"Il che è assolutamente impossibile" infierì Sirius "poiché non è molto difficile avere voti migliori di Capelli-Oleosi".
La classe -e soprattutto Lumacorno- seguì attentamente il battibecco che si era creato tra i due Malandrini, la Evans e Piton, aspettando quasi con ansia la battuta successiva.
"Oh, aspetta Sirius, com'era la frase?" domandò James fingendo di pensarci sopra. "Ah sì. Se preferisci i muscoli al cervello.." ripeté, facendo il verso ad un Severus Piton di sette anni prima, quando si erano incontrati la prima volta sul treno.

 
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Il Serpeverde, con le guance appena colorate di un rosa malsano, lì guardò, digrignando i denti. Non si meritavano la sua rabbia, né nessuna sua scenata davanti alla classe. Nemmeno uno come Potter.
Lo fissò, osservando con i suoi occhi neri come il petrolio il ragazzo che rappresentava il suo più acerrimo nemico, la persona che più odiava al mondo.
Sarebbe potuto anche diventare il Ministro della Magia, ma ai suoi occhi sarebbe sempre rimasto il ragazzino immaturo della scuola, che si divertiva ad appenderlo a testa in giù e a sbeffeggiare quella che una volta era stata la sua migliore amica.
Con la cosa dell'occhio, lanciò uno sguardo a Lily.
La ragazza fissava il compagno di Casa con un'espressione furente dipinta sul volto, le guance arrossate ed i denti digrignati. I capelli fiammeggianti le ornavano il volto pallido, cosparso di efelidi qua e là, che le conferivano un perenne aspetto da bambina. Eppure, di quella bambina che un tempo era stata sua amica, Severus non vedeva più niente. Erano così vicini in quel momento, ma terribilmente distanti. Però, lei lo difendeva. Forse era un riflesso involontario, la forza dell'abitudine, o semplicemente era solo una scusa per incominciare l'ennesimo litigio con Potter. Come poteva non capire che era solo una tattica, quella del Grifondoro? Farla incazzare solo per fare in modo che lei parlasse con lui. Era sempre stata il suo trofeo, una sfida che voleva vincere a qualsiasi costo, ma che sembrava non arrivare mai.
"Al posto di sprecare neuroni per formulare frasi, usali per aprire il libro e capire a quale pagina siamo" rispose Piton.
Il gruppo di Serpeverde alle sue spalle ghignò.
"A differenza vostra, il nostro cervello funziona". Sirius si sporse sul banco e i capelli scuri gli ricaddero davanti agli occhi di ossidiana.
Prima che qualche Serpeverde potesse rispondere, Lumacorno intervenne, conciliatore. "Suvvia, ragazzi. Non c'è bisogno di battibeccare a quest'ora. La pozione dovrà essere svolta a coppie" scoccò un'occhiata in direzione di James e Sirius, che prontamente si erano presi a braccetto, con sguardo implorante "che avrò premura di scegliere io".
La classe venne invasa da gemiti di disapprovazione: avevano tutti provato sulla loro pelle le conseguenze delle pessime scelte dei gruppi del professore. L'anno precedente aveva avuto la nefasta idea di accoppiare Lily e Sirius che, a fine lezione, erano arrivati quasi alle mani, per non parlare del calderone esploso e della settimana di punizione per entrambi, nel bagno delle ragazze, in compagnia di un'insopportabile e lagnosa Mirtilla Malcontenta.
"Bene, bene" gongolò Lumacorno, sfregandosi le mani grassocce "direi, prima di tutto, di separare il signor Potter dal signor Black. Tengo troppo alla mia collezione di calderoni e, soprattutto, vorrei mantenere intatta la Foresta Proibita" i due sospirarono, sconfitti. "Potter, lei affiancherà la signorina Prewett, così magari riuscirà a farle prendere finalmente un voto sufficiente".
Alice lo guardò male, prima di spostarsi verso James. Lui l'accolse con un sorriso a trentadue denti: avrebbe avuto qualcuno con cui parlare. Un anno gli era capitata una ragazza di Corvonero con una palese cotta per lui. Per il troppo imbarazzo, non gli aveva rivolto la parola una sola volta e James era toccata la sfortuna di realizzare l'intero compito.
"Signor Black, lei avrà come compagna la signorina McKinnon".
Il malandrino fece spallucce. Per lui qualsiasi compagno gli era indifferente, purché conoscesse l'argomento che si stava facendo. E poi Marlene non era per niente male, finché non faceva coppia con la Evans.
"Signor Piton e signor Avery, credo possiate senza problemi svolgere il compito" continuò Lumacorno.
Man mano che elencava le coppie, una piuma incantata trascriveva i nomi sulla lavagna in fondo alla classe.
Remus capitò con Emmeline, mentre Peter con Mary McDonald.
Toccò il turno di Lily, che fu messa in coppia con Frank Paciock, sotto le malcelate proteste di Potter, che riteneva che come coppia non avrebbe dato nessun risultato.
"Si dà il caso, Potter, che per questo lavoro avrai Alice di fianco, che a sua volta sarà autorizzata da me a prenderti a pugni in faccia ogni qualvolta che dirai un'idiozia".
La minaccia angelica della Evans fece prudere di irritazione le mani del Cercatore, ma si limitò solo a farle una linguaccia e tornare a borbottare con Sirius riguardo l'ingiustizia delle coppie: non gli sembrava assolutamente giusto che i Serpeverde fossero stati divisi a coppie di maschi e femmine, mentre i Grifondoro erano stati separati.
La spiegazione abbastanza logica del professore fu che, se avesse lasciato che James e Sirius formassero una coppia, Hogwarts si sarebbe ritrovata in macerie nel giro di ventiquattro ore.
Obiezione alquanto soppesata, assentì Remus, quando i due malandrini si voltarono nella sua direzione in cerca di aiuto.
"Bene, ragazzi. Avete cinque settimane a partire da... ora" affermò Lumacorno, dando un lieve colpetto alla gigantesca clessidra sulla cattedra, dalla quale cadde una minuscola scheggia di sabbia.
I libri sui banchi dei ragazzi si spalancarono di colpo sulla pagina esatta ed ognuno tuffò il proprio naso nella lettura degli ingredienti.

 
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"Sangue di Drago?" mugolò James, leggendo la lista. "Ma dove diavolo crede che io possa trovare del Sangue di Drago?! Da quel che mi risulta non girano bestioni alati nella zona".
Alice sorrise mestamente. "Magari nella dispensa di qualche professore riusciamo a trovare qualcosa." Scoccò un'occhiata malevola nella direzione di Lumacorno, intento a leggere la Gazzetta del Profeta. "Forse nel suo studio ne troveremo qualche fiala" sussurrò.
Sul volto del malandrino comparve un'espressione complice. "Ma certo.. non ci serviranno altro che due scope e.."e il mio mantello dell'invisibiltà, cosa della quale Alice non è al corrente, pensò.
"Gli altri ingredienti quali sono?" chiese, per cambiare discorso.
La ragazza consultò la lista. "Sciroppo di Elleboro, Mandragola, Zanne di Serpente, Aconito... tutte cose che si possono trovare nella Foresta Proibita. Credo..".
"Tranquilla" la rassicurò lui "Sono stato centinaia di volte nella foresta. Spero non sia difficile trovare tutte queste.. cose. Nel caso sbirceremo dagli altri" le bisbigliò in un orecchio.
La ragazza sghignazzò e guardò in direzione delle sue amiche.
Emmeline e Remus sembravano molto presi dalla lista degli ingredienti e lei già stava appuntando qualcosa su una pergamena, probabilmente i luoghi dove trovare i vari elementi; al contrario, Marlene e Sirius parevano due sconosciuti capitati per caso sullo stesso banco: fissavano due direzioni diverse senza dire nulla, troppo annoiati e scocciati dall'assurdità del compito. Era abbastanza sicura che avrebbero osservato minuziosamente gli spostamenti degli amici per procurarsi il materiale necessario.
Invece, poco più in là, Lily e Paciock discutevano abbastanza animatamente. Riuscì a cogliere alcune parole, come noia, pericoloso e mano mozzata, nonostante le venne qualche dubbio riguardo l'ultima. Lumacorno non avrebbe mai permesso che qualche suo alunno finisse senza mano, almeno era quello che sperava.
"Sembrano andare d'accordo" disse James, ostentando noncuranza, facendo cenno col capo verso la Lily e Frank.
Alice lo fissò, stranita. "Non mi pare proprio" commentò. "E' da dieci minuti che discutono sulle Zanne di Serpente.".
Notando che il malandrino non distoglieva gli occhi dai due compagni, gli schioccò due dita sotto il naso. "Sveglia, capitano! Al posto di mangiarti Lily con gli occhi, dovresti pensare dove potremmo trovare tutti gli ingredienti!".
"Non.. non sto mangiando proprio nessuno" arrossì James, preso alla sprovvista. "Soprattutto non la Evans. Credo proprio sia indigesta" rifletté ad alta voce.
La Prewett aggrottò le sopracciglia, perplessa "Se lo dici tu. Comunque, potremmo andare in biblioteca a capire da dove possiamo tirar fuori l'Aconito o l'Elleboro".
"Biblioteca?!" ripeté Potter, leggermente disgustato. "Mi stai davvero chiedendo di entrare in biblioteca? La patria degli acari e della Evans? Il lugubre e nefasto luogo in cui centinaia di studenti credono di acquistare neuroni, mentre in realtà fanno fuori quei pochi che hanno? Quel posto?!".
"Sì, quel posto. Quindi, alza il tuo bel sedere. Nemmeno io sono contenta di mettermi a sfogliare migliaia di libri".
I due si diressero fuori dall'aula di Pozioni, seguiti agilmente da Sirius e Marlene, che pensarono di poter unire le forze per realizzare il Veritaserum.
"Tecnicamente il lavoro è a coppie" obiettò saggiamente Alice.
Ricevette tre occhiate storte. "Ma andiamo!" esclamò Marlene. "Lo sanno tutti che funziona meglio il lavoro di squadra.. e poi Lumacorno non sospetterà mai nulla".
"Sono pienamente d'accordo con la mia compagna" asserì Sirius, sorridendo malandrino.

 
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Dopo mezz'ora di lettura intensiva in biblioteca, la porta d'ingresso si spalancò, accompagnata dalla voce di Emmeline.
"Ehi!" salutò allegra Marlene. "Venite qui" disse, indicando delle sedie al loro tavolo.
"Quindi è già diventato un lavoro di squadra?" domandò Remus, sedendosi.
"A quanto pare" rispose Sirius, allungando le gambe sul tavolo, di fianco alla faccia di James. "Non abbiamo ancora trovato nulla in questi stupidi cosi".
"Si chiamano libri, Felpato. E sono sicuro che troveresti qualcosa, se ti impegnassi anche solo a tenerne uno in mano." disse gentilmente Lunastorta, allungandogli il primo che gli capitò sotto mano.
"Arrivato da due minuti e già inizia a fare la mamma" brontolò questi, afferrando, però, ciò che gli veniva porto.
Con riluttanza, iniziò a sfogliare le pagine giallognole che, a suo avviso, contenevano troppi simboli di dubbia provenienza che nemmeno con una lente di ingrandimento sarebbe riuscito a decifrare. "Quando hanno scritto questa roba dovevano essere tutti completamente ubriachi!" si lamentò. "Non ci capisco nulla".
Alice si sporse verso di lui e, cortesemente, gli girò il libro. "Era al contrario".
James e Remus scoppiarono a ridere sommessamente, affondando il volto tra le pagine.
"Ciao".
Una voce femminile piuttosto sollevata li fece voltare.
Mary McDonald si era affacciata alla porta della biblioteca e li osservava sorridente. Nonostante fosse una loro compagna di Casa, nessuno di loro aveva mai davvero parlato con la ragazza, che solitamente usciva con un gruppo di Corvonero e qualche Tassorosso.
Alle sue spalle comparve Peter. Si avvicinarono a loro, piuttosto contenti di aver scoperto che in realtà nessuno stava seguendo le stupide regole di Lumacorno. "Possiamo unirci?" chiese Mary, spostandosi una ciocca di capelli scuri dietro l'orecchio.
"Certo" rispose spiccio Sirius, osservandola attentamente.
James, intercettando lo sguardo dell'amico, capì che Felpato stava cercando di ricordare se la McDonald fosse mai stata una delle sue tante prede, ma era abbastanza sicuro che non fosse un tipo da Black.
Solitamente il malandrino preferiva ragazze molto diverse da Mary: seducenti, accattivanti, bombe sexy.
Per questo, osservando la compagna di Peter, fu certo che non fosse mai neanche rientrata negli obiettivi di Sirius.
Lo sguardo dell'amico, però, gli diceva che forse Felpato aveva iniziato a cambiare target di prede. Questo perché, probabilmente, le bombe sexy se le era fatte tutte e scarseggiava la materia prima.
Gli tirò un calciò da sotto il tavolo, che però non passò inosservato -o meglio, inudito- dal resto del gruppo.
Si limitò a scoccargli un'occhiata d'avvertimento alquanto eloquente: già era un casino che metà delle Grifondoro avesse un debole o il cuore spezzato a causa di Sirius, non poteva permettere drammi all'interno di un gruppo fondamentale per la conquista dell'ennesima E in pozioni.
Felpato rispose con uno sguardo consapevole, che sapeva molto di "non ti preoccupare".
James seppe che Sirius avrebbe combinato l'ennesimo casino.

 
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Il rumore della piuma che grattava la pergamena era l'unico suono che si poteva sentire nella biblioteca, a volte intervallato dagli sbuffi esasperati di Sirius.
James tirò rabbiosamente una riga su ciò che aveva scritto, digrignando i denti. Lo scricchiolio fu tanto forte che Remus sollevò lo sguardo verso l'amico. "Si può sapere cosa stai scrivendo con così tanta passione da due ore?" domandò.
Potter stiracchiò un sorriso e spostò le mani dalla pergamena scarabocchiata.
"Le formazioni della squadra per le prossime dieci partite" affermò orgogliosamente.
All'unisono, gli occhi dei suoi compagni si concentrarono su di lui.
"Fammi capire" mormorò Marlene, strappandogli il foglio dalle mani "noi siamo qui ad ucciderci per trovare delle informazioni e tu stai scrivendo delle stupidissime formazioni per le PARTITE DI QUIDDITCH?!!". La sua voce salì di qualche ottava e Remus temette per le finestre della biblioteca.
Le sopracciglia del Cercatore scattarono verso l'alto, scomparendo sotto la folta zazzera di capelli neri. "Scusa, hai detto per caso stupido?" domandò, convinto di aver capito male.
Esisteva una sola cosa sacra per James Potter -due, contando la Evans- ed era il Quidditch. Si diceva che, per due anni, il malandrino non avesse avuto nessuna ragazza per paura di far ingelosire la sua scopa, sua unica e sola bambina. Che poi, che a questa voce nessuno credesse era abbastanza scontato, poiché -ad eccezione di Lily Evans- non esisteva più ragazza ad Hogwarts che non fosse passata tra le braccia muscolose del cercatore. Quindi, l'affermazione di Marlene fu abbastanza dolorosa e colpì al centro del petto.
"Non mi sembra che il Quidditch abbia qualcosa di sensato, senza offesa" ribatté lei, perfidamente.
Le guance di Potter avvamparono come due pomodori maturi, ma prima che potesse rispondere, Alice lanciò a Marlene il suo foglio appallottolato e sporco di inchiostro, che le macchiò la camicetta bianca.
"ALICE!" esclamò questa, scattando in piedi. "Sei diventata completamente matta?".
La piccoletta, con gli occhi ridotti a due fessure, la squadrò. "Non si insulta il Quidditch, quarta regola" ripeté.
Dalla parte di James arrivò un verso d'approvazione.
"Oddio, per favore. Emmeline, diglielo tu" tentò Marlene, fissando l'amica.
La grifondoro ammiccò un sorriso e scosse le spalle. "La mia famiglia è tifosa sfegatata dei Cannoni di Chuddley.. sarei di parte" si giustificò.
Remus represse una risata. "Per quanto concordi con te che James sia un cretino, sia per le formazioni che per questa sua assurda devozione per il Quidditch, devi ammettere che non è male, dai".
Un po' rincuorata dal fatto che anche Lupin sostenesse in parte la sua tesi, si risedette, lanciando un'occhiata di fuoco a James.
"Quando avrai una moglie, voglio proprio vedere come concilierai lei e.. il Quidditch".
James scoppiò a ridere. "Non avrò una moglie, semplice." disse. Poi sembrò ripensarci. "Però non so stirare, né cucinare. Non voglio avere elfi domestici, perché non mi piace l'idea dello schiavismo. Mm.. si, forse una donna mi servirebbe" concluse.
Sirius soffocò una risata e Remus scosse la testa, sconsolato.
Questa volta, furono le guance di Alice ad accendersi. "CHE RAZZA DI MASCHILISTA SEI?!" ringhiò. "Noi siamo pari a voi, se non più intelligenti. Ancora non capisco come possa esistere lo stereotipo della donna che fa le faccende di casa e l'uomo si gratti la pancia sul divano".
"Mi sembra più che giusto" intervenne Sirius. "Insomma, ce lo vedi James con in mano un mestolo e il grembiulino?" ridacchiò.
"Solo perché tu non sai cucinare e hai dato fuoco alla cucina della mamma, non significa che tutti siano degli impediti!" ribatté l'altro.
"Fammi il piacere! Non sapresti nemmeno riconoscere una padella" rispose Felpato.
"IO CUCINO!" gridò l'amico.
"SE PER CUCINARE INTENDI AVVELENARE LA FAMIGLIA, ALLORA SI, CUCINI PROPRIO BENE!" urlò l'altro, per sovrastare la voce di Ramoso.
"E' SUCCESSO UNA SOLA VOLTA!".
"E' BASTATO ALLO STOMACO DI TUTTI".
"NON TI SENTO!"
"LALALALALAAAA".

 
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Mary osservò la scena dei due presunti ragazzi più belli di Hogwarts che si urlavano addosso e le venne un po' da ridere.
Quelli erano i grandi James Potter e Sirius Black? I più famosi Don Giovanni della scuola?
Non si era mai sentita veramente una Grifondoro. Forse perché tutte le sue amiche facevano parte di altre Case, oppure perché il coraggio e la cavalleria non rispecchiavano appieno il suo modo di essere.
Quindi, non era mai rimasta a parlare con i Malandrini; o con Alice Prewett, battitrice della squadra di Quidditch; o con Emmeline Vance,  biondissima, bellissima e ricchissima, di un'estrazione sociale troppo alta per essere anche solo presa in considerazione; o con Marlene McKinnon, una delle Grifondoro più belle del loro anno.
Potter e Black rappresentavano il massimo dell'essenza Grifondoro.
Non solo perché non passava giorno in cui non inneggiassero alla Casa rosso-oro, ma soprattutto perché erano genuinamente predisposti a portare i valori di Godric Grifondoro: orgogliosi fino al midollo, competitivi, fieri, con la giusta dose di arroganza che serviva loro per tener testa ai Serpeverde.
La porta della biblioteca si aprì per l'ennesima volta e Lily Evans fu preceduta da una cascata di capelli rosso fuoco, seguita da Frank Paciock, che sembrava tutto fuorché intenzionato di passare ancora un minuto con la Caposcuola.
Lily Evans era un mito ad Hogwarts.
Era una Nata Babbana, sempre vissuta nel mondo dei Senza-Poteri, diventata la studentessa più brillante che la scuola avesse mai avuto.
In realtà, non era per quel motivo che ogni singolo studente conosceva il suo nome. La Prefetto -e poi, Caposcuola, Evans- era l'acerrima nemica dichiarata di Potter ed erano sette anni che i due avevano iniziato una guerra che, pareva, non avrebbe mai avuto fine.
La ragazza li scrutò, indagatrice. "Non starete  facendo il lavoro in gruppo?" domandò.
"No" rispose Alice, nello stesso istante in cui Sirius disse "Sì".
I due si fissarono interdetti.
"Cioè, no" si corresse Sirius.
Contemporaneamente Alice affermò: "Beh, sì".
"Insomma, Alice. Deciditi" le sibilò Sirius, scuotendo impercettibilmente la testa.
"Disgraziatamente per voi e per i vostri piani idioti, sono abbastanza intelligente da aver capito da sola".
Tutti i ragazzi al tavolo trattennero il respiro, aspettandosi una bella sgridata dal Caposcuola.
Sorprendentemente, la ragazza si lasciò cadere su una sedia, sfinita. "Fantastico" esclamò, sollevata.
"Davvero?" chiese Peter, interdetto.
"DAVVERO?!" ripeté James, pensando chiaramente di aver sentito male.
"Si, davvero. Frank è pessimo in queste cose".
"Ehi!" si lamentò il diretto interessato. "Solo perché ti ho detto che non sono il tipico secchione in Pozioni" borbottò.
Sirius si sporse verso di lui "Se non hai tutte Eccellenze, sei un idiota, secondo la sua visione di mondo" lo rassicurò.
Non che le sue parole servirono seriamente a mettergli il cuore in pace, poiché in quel momento aveva scoperto che per Lily Evans era un vero cretino.
Lanciò un'occhiata ad un foglio davanti ad Alice: le formazioni di alcune partite di Quidditch.
Lo prese in mano e lo consultò per qualche istante. "Ma, Capitano" disse, in direzione di James "qui ci deve essere un errore. C'è segnato il nome di.. Alice al mio posto".
La ragazza, sorpresa, si sporse in avanti e constatò che lo scarabocchio di James era davvero il suo nome.
"Nessun errore" rispose Potter.
Alice sorrise, compiaciuta.
Diversa fu la reazione del grifondoro, che le scoccò un'occhiata malevola. "Non mi risultava fossi così brava" constatò con nonchalance.
Le guance di Alice si colorarono. "Evidentemente devo esserlo più di te, se sono segnata e tu no" commentò infastidita.
Intuendo che da lì a poco sarebbe scoppiato un litigio senza confronti, Remus agguantò il foglio ed aprì un libro a caso.
"Ci stavamo appunto chiedendo dove potremmo trovare l'Aconito" esclamò, conciliatore.
"Il problema" intervenne Lily, spiccia, intuendo le idee dell'amico "è che l'Aconito è una pianta davvero difficile sia da cercare che da trovare. Non ne cresce mai più di una piantina alla volta e mai nello stesso punto. Predilige gli ambienti umidi e freddi, lontani dalla luce. A volte vengono piantate delle coltivazioni, ma raramente sopravvivono. Mi chiedo se ad Hogwarts Madama Sprite non ne abbia mai allevata una...".
"Ragazzi" disse Peter.
"Non ora Coda." lo fermò Remus "la troveremo sicuramente nella Foresta Proibita. Se quello che dici è vero -e non ho dubbi-" James sbuffò "nella Foresta Proibita ne crescerà. Sarà un'impresa trovarne per tutti".
"Ehm..".
"Peter, se ti scappa vai" scherzò James.
"Ci metteremo giorni interi per riuscire ad avercela" rifletté Marlene.
"Ma..".
"Peter!"
"Zitti tutti e fatelo parlare!". La voce stizzita di Mary, in silenzio fino a quel momento, li fece voltare di scatto.
"E' da due ore che cerca di dire qualcosa" continuò la grifondoro, rossa in viso.
"Volevo solo dire che sulla pagina che ha aperto Remus c'è scritto di una coltivazione di Aconito ad Hogwarts, nella Foresta".
Gli occhi del gruppo piombarono sul libro e constatarono che Peter aveva dannatamente ragione.


Holaaaaa!!
Pubblico in due in due, perché mi sembra giusto non lasciarvi col fiato sospeso! :)
In questo capitolo, abbiamo introdotto la figura di Mary McDonald.. che ne pensate? E dello sguardo furbo di Sirius?
James riuscirà a cucinare qualcosa senza farsi esplodere le mani? E il povero Frank sopravviverà alla presenza demoniaca della Evans?!
Fatemi sapere che ne pensate!

Un bacio,
Laura

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


Chapter 5

"Ma che diavolo stai facendo?".
James osservò Sirius per metà sporto dalla finestra del loro dormitorio, praticamente nudo se non fosse stato per i boxer che utilizzava come pigiama.
L'amico non lo sentì, o fece finta di non farlo, poiché non ritrasse il busto e continuò a fare ciò che stava svolgendo molto concentrato.
"Che sta facendo?" ripeté Lunastorta, alzando un sopracciglio.
"Per me tra poco cade" constatò Peter, osservando il baule che il malandrino stava usando come rialzo.
Finalmente il Black tornò con la testa nel dormitorio, i capelli tutti scompigliati. "C'è un gatto" annunciò.
I tre malandrini lo fissarono senza capire.
"Come, scusa?" domandò Remus, gentilmente.
"C'è un gatto sul tetto" disse nuovamente Sirius, indicando il soffitto.
"Non credo proprio ci sia un gatto sul tetto, Sirius" lo rassicurò James, chiudendo prudentemente la finestra.
Prima che potesse tirare anche le tende, una coda rossa gli comparve davanti agli occhi. Era di un rosso strano, troppo strano, per appartenere ad una coda di gatto. In un secondo, il volto di Lily Evans apparve a qualche centimetro dal suo naso, dall'altra parte del vetro.
Il malandrino lanciò un grido di spavento, perché quella Evans era molto diversa dal normale. Forse per i baffi da gatta, o le pupille verticali, oppure per i denti affilati.
L'unica cosa di cui era assolutamente certo era che quella dannata ragazza non gli aveva mai fatto così paura come in quel momento.
"Ma tu guarda.. era la Evans" disse candidamente Sirius dietro di lui. "Ha pure dei baffi".
"Che strano.." commentò Peter.
"Già, è decisamente strano" fece eco Potter.
Lily-gatta, con una mossa agile, si posò sullo stipite inferiore della finestra e lo fissò seria. Poi iniziò a leccarsi una mano, esattamente come un micio.
"La cosa inizia a diventare inquietante" osservò Remus.
"Non trovi eccitante la Evans che si lecca una mano?" domandò beffardo Sirius, dando una gomitata amichevole nel fianco a Potter.
Il malandrino guardò la grifondoro portarsi la mano dietro l'orecchio e l'azione risultò essere tutto fuorché eccitante. "Sciò" le intimò, dando un colpetto al vetro.
Gli occhi verdi scattarono famelici al suo volto e le labbra rosse scoprirono una fila di denti appuntiti che..

 
<>

"AAH!" esclamò James, svegliandosi di soprassalto.
Col cuore in gola, si osservò intorno. Di fianco a lui, Sirius lo osservò perplesso, così come Peter, mentre Remus stava a qualche metro da loro, con i piedi immersi nell'acqua del lago.
"Cos'hai da strillare?".
"So che non lo vuoi sapere" rispose Potter, passandosi velocemente una mano tra i capelli.
L'immagine della Evans che si leccava una mano lo aveva traumatizzato nel profondo. Quella nevrotica pazza lo perseguitava anche durante i sogni. Non gli concedeva un attimo di pace! Forse, l'anno prima gli aveva lanciato davvero una maledizione contro, quando gli aveva detto che gli sarebbe stata col fiato sul collo ogni istante.
"Che ore sono?".
Peter controllò l'orologio da taschino di suo nonno. "Quasi le sette".
"Tra due ore ho la punizione con la Evans. Non ce la posso fare" mugugnò Ramoso, stiracchiandosi.
"Ringrazia il cielo che non sia con Ruf" fu la brillante risposta di Felpato.
Memore del sogno, James avrebbe preferito cento ore con il professore fantasma che una con Lily.


"Pensavo non saresti venuto" lo accolse Lily, appena James entrò in biblioteca.
Questi alzò gli occhi al cielo. "Sei troppo paranoica, Evans. Hai mai pensato ad un tranquillante?".
La rossa si limitò a scoccargli un'occhiataccia, prima di saltar giù dal tavolo su cui era seduta ed avvicinarsi ad un enorme cartella piena di fogli.
"Non ti sembra che abbiamo di gran lunga superato l'età in cui servono le punizioni in biblioteca? Magari potresti chiudere un occhio, oppure due, e potremmo andarcene a letto" propose lui, osservando svogliatamente dei libri di uno scaffale.
"Nonostante la proposta mi alletti molto, Potter, non ho nessuna intenzione di fartela passar liscia".
"Pensa a come sarà contenta la McGranitt, quando tra due ore dovrà passare per accertarsi che la punizione non si sia trasformata in un'orgia" mugugnò James.
Si sarebbe aspettato una sberla dalla ragazza, ma questa distolse lo sguardo dal suo e lanciò un'occhiata sospetta verso la porta, quasi temesse che in quel momento potesse passare qualcuno.
"Che c'è?" le domandò, curioso.
Lei scosse le spalle. "Nulla. Non voglio che Gazza sappia che siamo qui, altrimenti continuerà a passare per controllare e la cosa mi darebbe fastidio" gli spiegò, prima di affondare il volto in un libro ed iniziare a leggere.
Potter annuì, concorde e si voltò per fare ciò che lo avrebbe rilegato in biblioteca almeno fino alle due di notte, ma si accorse che la Evans non glielo aveva ancora spiegato.
"Evans?".
Nessuna risposta.
"Ehilà?".
...
"Lily?".
"Che c'è." fu la risposta scocciata.
"Non per interrompere la tua riflessione profonda, ma non mi hai detto quello che devo fare".
La grifondoro, sbuffando, si sporse sul tavolo in direzione del plico di fogli ed il suo corpo entrò in contatto con quello di James.
"Se volevi saltarmi addosso, potevi dirmelo e saremmo andati in dormitorio. Mi sembra un po' squallidino qui..".
Lily ringhiò qualcosa molto simile a Va' all'inferno e si spostò impercettibilmente, rossa in volto.
Gli piazzò davanti al naso una pila di fogli ingialliti ed odoranti di polvere e muffa.
Il Cercatore non riuscì a trattenere un'espressione disgustata. "E poi c'è qualcuno che ancora crede che Gazza pulisca" commentò, immaginandosi le colonie di acari che popolavano l'intera biblioteca.
Facendo finta di non averlo sentito, la Evans gli spiegò il da farsi: "Devi riordinare questi fogli in ordine cronologico, metterli dentro delle cartelle e su ognuna di queste scriverne il nome e l'anno.".
Fece comparire una penna e dell'inchiostro vicino al braccio e si risedette.
"Che cosa?! Ma saranno tremila anni di storia!" esclamò James.
Lily balzò in piedi e gli tappò la bocca con una mano, scoccando un'occhiata allarmata in direzione della porta. "Non devi urlare, hai capito? Se.. Gazza ci vede, ci uccide" gli sibilò a qualche centimetro dal volto.
Fu forse per la minima distanza tra il suo naso e quello della Evans, o per la sua mano piccola contro le sue labbra o forse perché erano le nove e mezza e stava iniziando a sentire una certa stanchezza, però qualcosa si mosse in fondo allo stomaco di James, che percepì un leggero disagio crescergli nel petto.
Inoltre, iniziava a sembrargli davvero strano il comportamento della grifondoro: che si ricordasse, la ragazza non aveva mai avuto paura di Gazza.
Probabilmente anche lei era solo stanca e non avrebbe avuto né la pazienza, né la voglia di iniziare una discussione col custode.
Senza dimenticarsi di lanciarle un'occhiata risentita, James afferrò la piuma d'oca e si portò il primo foglio sotto gli occhi, iniziando a leggere.

Dopo due ore e mezza passate a lamentarsi, gemere, piagnucolare, sbuffare, lagnarsi, ringhiare e supplicare, James Potter non ne poteva più.
Non era mai stato seduto per così tanto tempo di fila a fare qualcosa di terribilmente inutile. Sentiva il suo perfetto sedere solitamente marmoreo diventare piatto minuto dopo minuto e la sola idea di doverci rimanere ancora per quattro ore gli faceva venire la nausea.
"Ma la McGranitt non avrebbe dovuto passare circa mezz'ora fa?" domandò, per fare un po' di conversazione.
Gli sembrava strano che la temibile e puntualissima professoressa si fosse dimenticata o, peggio, fosse in ritardo.
Lily si mordicchiò l'interno della guancia, senza rispondere. Dopo qualche minuto, fece spallucce "Si sarà addormentata".
Probabilmente fu per il comportamento troppo strano della Evans, o per il fatto che era abbastanza certo che la McGranitt non dormisse, che si insinuò nel suo cervello un terribile dubbio.
"Sentimi un po', Evans" incominciò, posando la piuma sul tavolo "ma non è che ti sei, per caso, inventata questa punizione solo per tenermi sveglio e farmela pagare più di quanto ce ne sarebbe stato bisogno?".
La grifondoro non sollevò lo sguardo dalle pagine.  "Uhm.. no" rispose, molto concentrata dalla lettura.
Il sesto senso di James gli urlò che era una bugia patetica -e non sarebbe servito nemmeno l'istinto da Animagus per capirlo. La Evans era pessima a mentire-.
"Quindi, se ora mi mettessi a gridare, la McGranitt non si allarmerebbe e non verrebbe a controllare, essendo a conoscenza della nostra presenza autorizzata in biblioteca?" chiese, con nonchalance.
"Esatto" borbottò Lily.
"Okey, bene.. allora.." e prese un bel respiro per cacciare un urlo da spavento.
Terrorizzata, la rossa balzò in piedi e gli si fiondò addosso, tappandogli per la seconda volta la bocca.
L'impatto fu così violento che James si sbilanciò indietro e i due caddero a terra, facendo un baccano agghiacciante.
"Ahi" mormorò Lily, puntellandosi sulle mani.
"No, io dico ahi!" ringhiò James, ad un metro di distanza. "Non solo perché mi sono fatto male ad un gomito, ma anche perché mi hai tratto qui con l'inganno solo per saziare i tuoi perversi bisogni sadici".
Si tirarono in piedi come due furie. "Se tu sei un perfetto cretino ed ogni giorno ti comporti in modo tale da meritarti una punizione, non è colpa mia" ribatté la grifondoro, spolverandosi il gilet.
"Ah, e io sarei il cretino?! Ma tu ti rendi conto di aver appena sequestrato una persona per due ore e mezza?!".
Le guance di Lily avvamparono e tradirono il suo senso di colpa misto a rabbia. "Non ho sequestrato proprio nessuno! Questa punizione te la sei meritata eccome".
Anche il volto di James si infiammò. "Era uno scherzo, Lily! Un fottuto scherzo! Non l'avrei mai lasciato cadere fuori dal treno" esclamò.
"Siamo stanchi dei tuoi scherzi, Potter! Tu non ti rendi conto che, per alcune persone, le cose che fai non sono solo stronzate?! Metti caso che quel ragazzo si fosse sentito male o che diavolo ne so! Cos'avresti fatto? Hai almeno pensato a questa eventualità?!".
Dall'espressione di James, Lily capì che non ci aveva ragionato affatto.
Sospirò, passandosi una mano sulla fronte.
Fece per dire qualcosa, ma un rumore sordo echeggiò per tutta la biblioteca, facendoli sobbalzare.
"Cazzo" borbottò il ragazzo, ancora irritato.
"Pensi che sia..?".
"Gazza. Dobbiamo andarcene, prima che ci trovi e ci porti dalla McGranitt" disse secco, riordinando velocemente i libri sul tavolo e facendo scomparire la piuma e l'inchiostro.
"Siamo Caposcuola, forse non ci diranno nulla" ipotizzò la rossa, sistemando la sedia.
Il ragazzo scosse il capo. "Stiamo infrangendo le regole. Anzi, siamo ancora più colpevoli per essere quelli che dovrebbero farle rispettare e che invece se ne fregano" ribatté abbastanza acidamente, facendo riferimento a ciò che aveva fatto Lily.
Lei nascose la sua espressione stizzita guardando altrove, conscia di essere dalla parte del torto.
Il cercatore spense la lanterna con un soffio e tutto piombò nel buio più assoluto.
In lontananza, sentirono i passi del custode, che si affrettava a raggiungere la biblioteca.
"Non vedo niente" sussurrò Lily.
"Dovrei lasciarti qui" rispose James.
Cadde il silenzio tra i due, interrotto solo dal respiro accelerato della ragazza.
Il malandrino sbuffò, scocciato. "Tieni la mia mano e non staccarti. Lo faccio solo perché sei una donna e perché sono un dannato grifondoro e noi non lasciamo indietro nessuno" ci tenne a precisare, allungando la mano nella sua direzione.
Lily la osservò per qualche istante, mentre dentro la sua testa si combatteva una furente battaglia tra la parte che la incitava ad afferrare la mano di Potter, perché senza di lui non sarebbe mai riuscita a tornare nel dormitorio da sola, e la parte che la spronava a tirargli un bel pugno su quei denti perfetti, per aver solo pensato che Lily Evans potesse mai camminare mano nella mano con James Potter. Però, la voce di Gazza si fece sentire più nitida e la paura di essere beccata in fragrante si impossessò talmente del suo corpo, che vide la propria mano saettare in quella del malandrino e stringerla con forza.
Iniziarono a camminare lentamente, per evitare di far rumore: lui, davanti, grazie alla vista di Animago che gli permetteva di guardare al buio e lei, praticamente cieca e affidata nelle mani della persona che meno sopportava al mondo.
"Quando serve il mantello, non lo porto mai dietro" lo sentì mormorare tra sé e sé.
"Che mantello?" domandò in un soffio.
La mano di Potter si irrigidì nella sua e la consapevolezza di riuscire a percepire i cambiamenti di umore del ragazzo solo tenendolo per mano la turbò leggermente.
"Hai sentito male".
"Io ho sentito benissimo".
"La prima fase di un problema all'udito è la negazione di esso".
James svoltò l'angolo e si fermò di colpo, facendola sbattere contro la sua schiena.
"Ehi!" si lamentò lei.
Nell'oscurità, riuscì a distinguere due occhi rossi come il fuoco che li fissavano con perfidia.
Le si mozzò il fiato in gola e strinse la mano libera al maglione del malandrino. Sentì i muscoli del tronco del ragazzo in completa tensione ed una minuscola parte del suo cervello fu grata a qualcuno molto in alto di averla messa in quella situazione con James Potter e non con un idiota bamboccione.
"Che cos'è?" gracchiò.
"E' la gatta di Gazza" rispose James, girandosi nella sua direzione e prendendole le braccia, per spingerla indietro. "Se Mrs. Purr vede qualcosa, è come se lo facesse anche Gazza" spiegò affrettato. "Dobbiamo correre".
"Ma faremo un casino incredibile!".
"Preferisco svegliare i quadri, che finire in una vera punizione" sibilò James, prima di afferrarle nuovamente la mano ed iniziare a correre per il corridoio.
Lily, non particolarmente abituata agli scatti, trovò davvero difficile sostenere il passo del malandrino, che non sembrava nemmeno risentire della corsa sfrenata per Hogwarts. D'improvviso, una luce comparve in fondo al corridoio, segno che Gazza aveva scoperto la loro posizione.
"Maledizione" ringhiò James.
"Che facciamo?!".
Il ragazzo si bloccò a riflettere per qualche momento. "Siamo al quarto piano.." pensò ad alta voce. "Se giro il corridoio.. e poi a destra.. Vieni!".
Riprese correre nella direzione opposta. Dopo alcune svolte tra i vari corridoi del castello, arrivarono ad un vicolo cieco, davanti ad una parete ricoperta da uno specchio gigantesco. Dietro di loro, i passi del custode si avvicinavano sempre di più.
"James! Non possiamo andare da nessun'altra parte" gemette Lily.
Sarebbe stata la prima volta, in sette anni, in cui avrebbe preso una punizione seria -non contando quella dell'anno prima di Lumacorno, insieme a Sirius-.
"Si che possiamo" mormorò lui.
Estrasse la bacchetta e passò delicatamente la punta sulla superficie fredda del vetro: iniziarono a crearsi delle increspature, come se lo specchio in realtà fosse fatto d'acqua argentea.
"Ma che diavolo..?!".
Lily non ebbe tempo per concludere la frase, poiché la mano del malandrino la spinse contro lo specchio. Riuscì solamente a portarsi le mani davanti al viso, per evitare che le schegge dello specchio le tagliassero tagliato la pelle.
Invece, al posto di incontrare una superficie fredda e solida, sentì sulle guance un tocco fresco ed umido, prima di attraversare lo specchio e cadere dall'altra parte.

 
<>

Il suo istinto le disse all'istante di non fare altri passi, altrimenti sarebbe precipitata, ma non aveva fatto i conti col corpo di James, che arrivò in qualche secondo e la spinse in avanti.
Con un grido, i due persero l'equilibrio ed incominciarono a cadere per il terreno sterrato e ripido.
Continuarono a rotolare per quella che a Lily parve un'eternità, in un intreccio di gambe e braccia e di gemiti doloranti ogni volta che incontravano dei sassi particolarmente appuntiti. La ragazza cercò più volte di afferrare la bacchetta, anche se temeva che si fosse rotta nell'impatto col suolo.
Precipitavano in modo scomposto, tentando inutilmente di aggrapparsi alla parete terrosa. Il corpo di James si schiacciò nuovamente sul suo e, in un istante, le braccia di Lily erano sulla sua schiena, sulle gambe, poi nuovamente a toccare la terra e le radici.
D'improvviso, dopo l'ennesimo capovolgimento di posizione, la mano della grifondoro toccò la superficie legnosa della bacchetta del malandrino.
L'afferrò saldamente ed urlò: "Aresto momentum!".
I due ragazzi si fermarono immediatamente.
Lily si sorprese di quanto fosse morbido il terreno in quel punto. Quando, però, il terreno si mosse, lamentandosi di un sasso sotto la propria schiena, realizzò che era completamente schiacciata contro il petto di James.
Fece per alzarsi, ma il braccio su cui fece leva scivolò in avanti e la ragazza sbatté il mento sulla spalla del malandrino.

"Ahia" si lagnò James, ancora stordito e ammaccato.
Aprì gli occhi ed il mondo si presentò molto sfocato e parecchio.. rosso?
Sarebbe morto, ne era sicuro. Aveva sbattuto la testa troppo forte, la vista già iniziava ad abbandonarlo ed, inoltre, faceva molta fatica a respirare, come se ci fosse qualcosa di molto pesante sul suo busto. Certamente un masso gli aveva sfondato parte della cassa toracica e quelli erano i suoi ultimi istanti di vita.
Poi, il mondo rosso ondeggiò davanti a lui, il masso iniziò a cambiare posizione ed un intenso profumo di pesca gli invase la testa.
"Lily?" chiamò.
"E chi, scusa?" fu la risposta secca.
Cercò di alzarsi, ma la mano di Evans lo spinse nuovamente a terra.
Si accorse della posizione decisamente ambigua in cui si trovavano: lui, disteso a terra e lei, praticamente a cavalcioni, con una mano sul suo petto ed un'altra salda sulla sua spalla.
"Evitiamo commenti" commentò la ragazza. "Ci siamo bloccati a mezz'aria. Siamo in pendenza, quindi se ti alzi cado indietro" spiegò.
"Come intendi procedere, allora?". James dovette fare un grande sforzo per distinguere il volto della ragazza tra l'oscurità e il rosso dei suoi capelli.
"Perché mi stai guardando così? Oh.. gli occhiali. Nonostante mi piaccia vederti in difficoltà, ho bisogno del tuoi aiuto per tirarmi fuori da questa situazione del cavolo in cui tu ci hai cacciati. Accio occhiali di Potter" esclamò.
Qualcosa -le diottrie di James- sfrecciò verso di loro e si adagiò nella mano della grifondoro. Questa li inforcò sul volto del compagno.
"Oh" fece lui, appena riacquistò la vista. "Oh!" ripeté, potendo notare la vicinanza della Evans al suo corpo. "Lo sapevo che non saresti riuscita a starmi lontana" ghignò.
La Evans alzò gli occhi al cielo. Molto lentamente si puntellò sulle ginocchia e poi, con attenzione si alzò in piedi, reggendosi alle pareti laterali.
"Dove siamo?!" domandò.
James si guardò intorno. "In un tunnel, direi".
"Brillante osservazione. Intendevo dire.. che diavolo di posto è?".
"Lumos" la bacchetta del malandrino si illuminò d'improvviso, rivelando una porta di legno non molto lontana da loro.
"E' un passaggio segreto" spiegò il ragazzo, dirigendosi in quella direzione. "L'abbiamo scoperto io e Sirius al secondo anno, ma non abbiamo mai avuto voglia di esplorarlo. Tutti gli altri erano molto più comodi e sbucavano in posti strategici".
"Alohomora" ordinò Lily verso la porta, che si aprì cigolando.
Si meravigliò nel sapere che esistessero dei tunnel che conducessero al di fuori del castello. "Quanti ce ne sono?" domandò.
Potter si voltò a guardarla. "Ehi Evans, sono segreti di malandrini questi. Non penserai mica che io te ne riveli la posizione" esclamò divertito.
Sorprendentemente, le labbra di Lily si piegarono in un sorriso. "Hai paura che io venga a pattugliarli tutti?".
Il ragazzo scoppiò a ridere. "No, ho paura che tu possa diventare peggio di noi. Abbiamo una reputazione da salvaguardare. Guarda, da lì si esce" disse, indicando una zona illuminata dalla luce della luna.
I due grifondoro si infilarono nel buco nel terreno ed in un attimo furono fuori dal tunnel.
"Ma.. siamo a Hogsmeade" osservò Lily, stupita.
Si voltò a guadare il castello, che svettava sopra di loro imponentemente.
"Abbiamo rotolato per un bel pezzo" scherzò James.
Si incamminarono senza ben sapere dove andare. Non potevano di certo tornare al castello, bussare e scusarsi per l'assenza di qualche ora, poiché li avrebbero giustamente sbattuti fuori dal mondo magico a calci nel sedere.
"Potremmo tornare su dal cunicolo" azzardò la ragazza, nonostante sapesse benissimo dell'impossibilità della proposta: il terreno era così tanto in pendenza che ci avrebbero messo anni per scalare il tutto.
"Io saprei da dove passare" disse James "ma è uno dei passaggi più gettonati dal malandrini e non posso permettere che proprio Lily Evans scopra la via della felicità del nostro dormitorio".
Le labbra della grifondoro si piegarono in una smorfia di sufficienza. "A meno che non sia in un bordello, posso sopportare qualsiasi cosa".
"Magari fosse un bordello" sospirò il Cercatore. Schivò appena in tempo la gomitata della Evans e si affrettò ad aggiungere "ovviamente scherzavo".
Sospirò, sconfitto e si incamminò verso il negozio di Mielandia, dove si trovava il tunnel più strategico mai scoperto dai malandrini.
Infatti, ogni volta che i ragazzi avevano bisogno di cibo o di scorte per organizzare una delle loro enormi feste, si servivano di quel passaggio segreto per sgattaiolare fuori dal castello e fare rifornimento di qualsiasi cosa.
Mentre camminavano, James osservò Hogsmeade di notte: ci era stato tantissime volte, sotto forma di cervo, durante le trasformazioni di Remus, ma mai in forma umana, se non quelle poche insieme a Sirius, ma si erano sempre limitati a rimanere nei negozi. Il vento fresco di settembre gli solleticò le guance e gli spettinò i capelli già terribilmente in disordine.
Scoccò un'occhiata verso Lily, che passeggiava a qualche metro da lui, intenta a contemplare il paesino desolato. I capelli rossi le volteggiarono intorno alle spalle, come una nuvola infuocata e lei cercò di scaldarsi un po' stringendosi le braccia al petto.
"Tieni" le disse il malandrino, passandole il suo maglione. Lui non ne aveva bisogno; da quando avevano completato la trasformazione in Animagi, avevano sviluppato alcune capacità sorprendenti, una tra le tante quella di non risentire del freddo. Certo, probabilmente non avrebbe paragonato una nuotata nei mari antartici ad una gita ai Tropici, ma per il clima inglese quella capacità diventava molto comoda.
La ragazza lo guardò con un'espressione a metà tra il riconoscente ed il sorpreso. Non la prese subito; rimase ad osservare il braccio di James che le porgeva l'indumento.
"Grazie". La Caposcuola lo indossò e, per un istante, respirò il profumo di James. Un profumo che non aveva mai sentito, o che forse aveva sempre ignorato. Sapeva di menta, di pulito e di pino.
Dopo qualche minuto di camminata si fermarono sotto l'insegna in legno del negozio di dolciumi.
"Mielandia?" domandò dubbiosamente la Evans. "Questo sarebbe il vostro mitico passaggio segreto? E poi a quest'ora è chiuso".
James fece schioccare lingua e la squadrò con superiorità. "Come si vede che tu non hai mai messo il naso fuori da Hogwarts. Dalle nove all'una c'è il circolino di cucito".
Cucito?
Lily scoppiò a ridere. Di tutte le cose che avrebbe potuto immaginarsi, il cucito non ne faceva parte. Non riusciva a smettere di pensare a delle vecchie streghe che facevano a maglia, mentre si raccontavano i gossip della giornata, su delle sedie a dondolo e con le cuffie da notte calate sui capelli.
La risata di Lily fu contagiosa ed, in un istante, i due iniziarono a sbellicarsi.
James osservò la ragazza mentre rideva: forse non l'aveva mai guardata bene, oppure l'aveva sempre vista seria o arrabbiata, ma doveva ammettere che quando sorrideva era molto bella. Probabilmente erano gli occhi, già mozzafiato, che si illuminavano di luce propria oppure l'espressione che si addolciva. Magari, invece, erano le fossette sulle guance o, più semplicemente, la genuinità di quel momento. A pensarci bene, lui non l'aveva mai vista ridere. In quel momento, mentre la Caposcuola si lasciava ammirare da lui in un attimo di semplicità, il malandrino si accorse che aveva sempre ignorato molte cose della grifondoro.
Un rumore all'interno del negozio lo riscosse e, ancora sghignazzanti, aprirono cautamente la porta.
"Muffliato" mormorò James, puntando la bacchetta in direzione della stanza piena di streghe.
"Che incantesimo è?" chiese Lily, non ricordando di averlo mai letto nei libri di scuola.
"Serve per evitare che le persone sentano dei rumori. Alle loro orecchie arriva solo un ronzio di sottofondo. Quindi possiamo tranquillamente muoverci senza paura che qualcuno ci scopra" spiegò. "Questo incantesimo non esiste nei libri perché.. diciamo che è stato inventato da poco".
"Inventato?".
Ramoso tentennò. Non era molto convinto se raccontare come davvero avevano scoperto l'origine di quella fattura. Scoccò uno sguardo veloce alla rossa, che lo osservava con gli occhi verdi pieni di curiosità innocente.
Si sentì davvero idiota, quando decise di rivelarle tutto: non riuscì a capire cosa lo spingesse a doverglielo dire.
"Al quinto anno io e Remus abbiamo accidentalmente rubato un libro a Mocciosus e abbiamo trovato una pagina in cui era appuntato questo incantesimo. Pensavamo fosse uno di quelli che si leggono nei reparti proibiti della biblioteca, ma andando a controllare, non abbiamo trovato nulla. Quindi siamo arrivati alla conclusione che l'abbia inventato lui..".
La Evans rimase senza parole. Severus Piton, il suo ex migliore amico, quello che l'aveva umiliata davanti all'intera scuola, era capace di tanto?
Quanta intelligenza serviva per inventare un nuovo incantesimo?
"C'era scritto altro?" domandò.
"No".
Si, invece. C'era scritta tanta roba molto interessante che assolutamente Lily non avrebbe mai dovuto leggere, altrimenti Mocciosus sarebbe finito dritto ad Azkaban senza possibilità di ritorno. Non che l'idea del Serpeverde dietro a delle sbarre gli dispiacesse. Però avrebbe voluto sbatterlo dentro per crimini seri e non stronzate da studente emarginato.
Sgattaiolarono verso la piastrella del pavimento che, sapeva, si sarebbe potuta sollevare e che avrebbe rivelato un passaggio segreto.
"Vorrei davvero sapere quando, tu ed il tuo compare, avete avuto il tempo per trovare tutti questi tunnel alla 007" mormorò la Evans, scivolando all'interno del buco nel terreno ed iniziando a scendere le scale di marmo.
"Cos'è uno 007?". La voce di James le rimbombò intorno, nel cunicolo. La sua bacchetta si illuminò improvvisamente, rivelandole un corridoio lungo ed angusto.
Storse il labbro superiore e si trattenne dal tapparsi il naso, per via dell'odore di muffa e polvere. "Lascia stare. Roba babbana" tagliò corto. Non riuscì ad impedire una lieve sfumatura amara nella voce, quando pensò ai suoi genitori e alla gente diversa da lei.
"Non ti piacciono molto i babbani, vero?". Il ragazzo camminava a qualche passo da lei e non si girò quando le pose la domanda.
Lily rimase sorpresa. Pensava che Potter non stesse nemmeno ascoltando.
Avrebbe potuto tranquillamente mentirgli. Perché avrebbe dovuto raccontargli quando la sua vita facesse schifo? Che diritto aveva lui di ascoltare i suoi problemi? Non ne avrebbe parlato nemmeno con le sue migliori amiche, perché Potter?
Il suo silenzio fu abbastanza eloquente. "Sai, non devi per forza raccontarmi ogni cosa della tua vita. Era solo per fare conversazione. Personalmente, adoro i babbani." dalla voce, Lily intuì che stesse sorridendo "Ammiro la loro ingegnosità. Cioè, noi abbiamo la magia, non viviamo senza. A qualsiasi cosa si trova una soluzione e, se non c'è.. beh, ce la inventiamo" spiegò, facendo riferimento a Piton. "Siamo pigri, in un certo senso. Invece loro hanno scoperto le soluzioni ai problemi. Non se le sono trovate servite su un piatto d'argento".
"Lo penso anche io.." disse la grifondoro. "O meglio, lo pensavo.." sbuffò. "In realtà non lo so" ammise.
Non sapeva perché gli stesse rivelando quelle cose. Era la stanchezza, di sicuro. E poi era la prima volta che lei e Potter conversavano senza uccidersi o menarsi: era quasi piacevole. Poi, però, ripensò al fatto che lui era lui e che non ci sarebbe stato nulla tra di loro se non una lieve sopportazione reciproca.
Ecco cos'era, forse. Un armistizio..?
"E' per tua sorella?" domandò il malandrino.
L'aveva sentita parlare, una volta, mentre faceva una passeggiata per il parco del castello. Non era stato sicuro che fosse lei finché non aveva lanciato una breve occhiata. Era da sola, seduta a terra, sotto ad un olmo in riva al lago. Di fianco a lei era posato il suo gufo marrone, che di tanto in tanto le dava qualche buffetto sotto il braccio, come se stesse cercando di rincuorarla.
La ragazza in mano teneva una lettera spiegazzata e la osservava addolorata.
Intanto parlava all'animale, o forse a se stessa: si riferiva a qualcuno, non aveva capito il nome, qualcuno molto vicino a lei, forse un famigliare, che la odiava.
Per quello, il primo pensiero di James era andato alla sorella di Lily, della quale conosceva l'esistenza solo grazie ad una foto che aveva scovato in un libro della ragazza.
Dall'espressione della rossa, capì di aver fatto centro. "Come fai a saperlo?" chiese questa, diffidente.
"Ti ho sentita un giorno, al lago" ammise.
Lily annuì. "Ma certo. Non sei proprio capace di farti gli affari tuoi, vero? Chissà come ti sei sentito potente quando l'hai scoperto!" esclamò, indignata, passando in testa e marciando come una furia.
"Ma che diavolo stai dicendo?!" ribatté, offeso. "Non l'avrei detto a nessuno!".
"E io dovrei anche crederci? Avresti aspettato il momento giusto per spiattellarlo a tutta Hogwarts! Sei senza dignità!".
James non riusciva a crederci. Per una volta in cui stavano chiacchierando come persone quasi civili, ecco che lei doveva inventarsi idiozie per rovinare il momento di calma.
"Ammettilo: tu adori litigare con me!".
"Io odio te! Non mi toccare!" strillò la ragazza, quando Potter fece per afferrarle il braccio, per evitare che questa sbagliasse strada e finisse in un buco che, anni prima, era stato la causa del braccio rotto di Peter.
Purtroppo, la Evans schivò il suo tentativo di aiuto e perse l'equilibrio. Lanciò un urletto di dolore e si accovacciò a terra, sibilando tra i denti imprecazioni dei confronti del malandrino.
"Stai bene?" domandò lui, preoccupato.
"No!" ringhiò lei "Non sto bene per un cavolo! Maledizione a te!" continuò, con le lacrime agli occhi.
La caviglia della rossa si era gonfiata in modo anomalo ed aveva iniziato ad assumere un colorito violastro.
"Posso metterla a posto" si propose James, avvicinando la bacchetta alla pelle della Evans.
Questa lo bloccò malamente. "Non.. non provare a fare nulla su di me" sibilò, trattenendo un gemito di dolore.
"Allora ti devo prendere in braccio" osservò.
"NO!" ruggì Lily. "Non mi toccare".
"Senti, Evans. Mi spiace per la tua caviglia, ma se non ti fai curare e non ti fai prendere in braccio non potremo tornare al castello" tagliò corto lui. "Quindi, o ti calmi e mi fai fare o ti schianto e ti porto in braccio".
"Non oseresti mai" ribatté Lily, incrociando le braccia al petto.
"In questo momento, ti assicuro che farei di tutto. Sono stanco, affamato e abbastanza irritato, il tutto grazie a te.".
Senza aspettare, puntò la bacchetta contro la gamba di Lily e pronunciò un incantesimo. Subito, comparvero delle bende e delle stecche, che immobilizzarono la gamba della ragazza.
Nonostante avrebbe voluto dire qualcosa, si limitò ad incenerirlo con lo sguardo ed accettare una mano per camminare fino al castello.
Fu sollevata nel constatare che non mancava molta strada da fare: in pochi minuti sbucarono da dietro la statua della Strega Orba, nell'aula di Difesa Contro le Arti Oscure al terzo piano.
"Non ci posso credere" sussurrò Lily, uscendo.
Solo in quel momento, tutte le scappatelle dei malandrini, le inspiegabili scorte di Whiskey Incediario e le esorbitanti montagne di cibo acquisivano un senso.
"Dove stiamo andando?" gli chiese, notando che non si stavano dirigendo verso il dormitorio dei Grifondoro.
"Ti accompagno in Infermeria" le disse secco.
"E che cosa pensi che ci inventeremo!?".
"Che è successo?!".
La voce di Madama Chips li fece sobbalzare.
James non si seppe spiegare come quella donna non dormisse mai; a qualsiasi ora si andasse in Infermeria, lei era sempre sull'attenti. Probabilmente non era umana..
"E' caduta dalle scale del dormitorio" rispose subito il ragazzo. "Stavo scendendo per prendere dell'acqua e l'ho trovata bella stirata a terra. Non è stato un grande spettacolo, si fidi" spiegò, facendole l'occhiolino.
La strega annuì, comprensiva ed aiutò il malandrino a depositare la compagna su un lettino.
"Aspetti! Posso benissimo andare nel dormitorio. Basta che mi sistemi" protestò la Evans.
"Non se ne parla. Le serve riposo" ordinò Madama Chips, severamente. "Lei, signor Potter, può andarsene".
"Non posso rimanere un po'? Mi sembra che la signorina Evans abbia bisogno di conforto".
"La signorina Evans starà benissimo senza di lei".
Lily annuì. "Starò perfettamente".
James esibì un sorriso a trentadue denti. "Ma certo" disse, sornione. "Ti lascio nella tua triste esistenza da persona gelida. Buonanotte Evans".
"Sparisci".
"Sei acida come un limone".


Eccoci qui con un capitolo insolito; prima di tutto, viene svelato uno dei passaggi segreti che, durante gli anni di Harry Potter, risulta essere chiuso. Dopodiché, viene anche descritto un momento jily, anche se di romantico ha poco o niente!
In tutta onestà, se qualcuno avesse provato ad impartirmi una punizione fasulla solo per vendetta, non sarei stata così magnanima come James.. insomma! A volte mi spiace quasi per lui.
In realtà, ora vi svelo un segreto: io amo James Potter. Ma totalmente! ahahah
Lo so di essere troppo grande, ma ho sempre ammirato il suo personaggio, esattamente come quello di Lily! E' da quando frequento la prima media (anni luce fa) che ho scoperto l'esistenza di alcune ff sui Malandrini e, da quel momento, non ho mai smesso di scrivere!
Spero che la mia storia possa ispirare anche voi, possa farvi innamorare dei personaggi e farvi vivere incredibili emozioni!
Ora vi lascio alla lettura del prossimo capitolo!

un bacio,
Laura

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Capitolo 6
*** Capitolo V ***


Chapter 6

"Non mi pare proprio una buona idea".
Peter osservò Sirius mentre cercava di afferrare un libro in bilico su uno scaffale colmo di tomi dall'aria arcigna.
"Neppure a me, ma necessito" disse l'altro.
"Se ti vedesse Remus, probabilmente ti ucciderebbe".
"Sì, beh.. ma Lunastorta qui non c'è, quindi non può dirmi nulla. Aiutami, piuttosto. Spostami la sedia un po' verso destra".
L'amico osservò lo sgabello dall'aria davvero antica e tremolante. Quella gli pareva proprio l'idea più idiota che avesse mai sentito. "Ti romperai l'osso del collo" osservò.
"Non me lo sono rotto quando James mi ha buttato giù dalla scopa. Sinceramente, cadere da due metri mi spaventa poco" replicò. "Per favore. Devo prendere quel dannatissimo libro".
"Ancora non capisco a cosa ti serva. Non sai nemmeno leggere". Peter afferrò le gambe dello sgabello e sospirò. L'avrebbero sbattuto ad Azkaban per quello che avrebbe fatto da lì a poco. Già si immaginava la propria fotografia sulla prima pagina della Gazzetta del Profeta: "Studente cicciottello ed apparentemente innocuo complice del suicidio del giovane Black". Gli pareva proprio una brutta maniera per concludere il settimo anno.
"Sto per spingere" annunciò.
"Alla buon ora. Sto facendo polvere come questi tomi qui" fu la risposta.
Successe quello che tutti si sarebbero aspettati: la spinta troncò di netto le gambe dello sgabello, che vacillò e sotto il peso di Sirius collassò, portandosi dietro il ragazzo ed il povero amico.
Piombarono a terra con un tonfo sordo, in un miscuglio di braccia e gambe.
"Serve una mano?" domandò Alice, sbucando da dietro un angolo, con le braccia stracolme di libri.
"Maledetta te. Non potevi arrivare due minuti prima?" mugugnò Felpato, con un braccio di Peter schiacciato sulla bocca.
La ragazza lo fissò male. "Mi pare sia stata una tua idea quella di arrampicarti sullo scaffale e fidarti di Minus come appoggio".
"Ehi! Io non ero nemmeno d'accordo con l'iniziativa" si lamentò Codaliscia, balzando in piedi e spolverandosi il maglione.
"Tu che ci fai qui, Prewett?" chiese Sirius, squadrandola. "E non dirmi che stavi leggendo. Non ci crederei".
Le guance della grifondoro si colorarono di un delizioso rosso fuoco. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma non riuscì ad inventarsi nulla di sensato.
L'occhio scaltro del Black si illuminò di una luce maliziosa ed iniziò a guardarsi intorno, con fare circospetto. "Non starai mica pedinando qualcuno?" domandò sibillino.
Alice lo fulminò con lo sguardo. "Non pedino nessuno, Black. Stavo.. cercando qualcosa per la pozione di Lumacorno" si giustificò.
"Questa scusa è più falsa delle docce di Mocciosus" commentò Felpato. Le si avvicinò, con un sorrisetto che non prometteva nulla di buono.
"Vedi, Prewett, in biblioteca ci sono solo quattro persone, oltre a noi. Partendo dal presupposto che tu non sia dell'altra sponda e constatando che due persone sono ragazze, il campo si restringe. Mi auguro vivamente che il tuo patriottismo nei confronti dei Grifondoro -e soprattutto il tuo orgoglio- sia più alto dei tuoi sentimenti, quindi escluderei con sicurezza anche la Serpe là in fondo.. beh, cara Alice, ne è rimasto solo uno. Quel bel Corvonero seduto in fondo a sinistra".
La ragazza scosse la testa, sconfitta ed imbarazzata.
Il Black sogghignò. "Sono una bomba" si vantò.
"E sarai anche piuttosto morto se oserai riportare a qualcuno la nostra conversazione".
Il giovane sentì la punta della bacchetta della compagna di Casa sulle costole. "Ma certo, Prewett. Sono una tomba, lo sai".
"Una tomba aperta, vorrai dire" precisò Peter, con nonchalance.
Ricevette un'occhiata di sbieco.
"Non mi guardare così" si difese il piccoletto "Non sempre i fatti degli altri si fanno Roma-New York a caso".
"Siete due bestie" brontolò Sirius.
Si rivolse nuovamente verso Alice. "Quindi? Non vuoi andare a parlare al tipo e raccontargli tutte le baggianate da femmina, che pensate ci interessino ma che invece ci fanno solo terribilmente annoiare?".
Alice sollevò un sopracciglio. "Non mi aiuti e poi, no. Non andrò a dire niente a nessuno, siccome non mi piace quel tipo e ti stai facendo solo macumbe mentali" e detto questo, prese le sue robe ed uscì dalla biblioteca.
"Magari non le piace" azzardò Peter.
Sirius sbuffò. "Ma dai, Pete. Si vede chiaro come il sole che le interessa!".
Poi, gli venne un'idea.
Peter lo sapeva. Lo capì appena scorse la tipica luce-da-danno accendersi negli occhi dell'amico. Avrebbe potuto fermarlo, ma tanto in un modo o nell'altro Felpato lo avrebbe convinto comunque. Sospirò.
Si avvicinarono entrambi al tavolo del Corvonero.
"Ciao" salutò Sirius. "Disturbiamo?" domandò, troppo gentilmente. Si sedette prima che il ragazzo potesse anche solo rispondere.
"Bella giornata, eh?" sorrise il Black. Lasciò subito cadere le idiozie. "Senti, non è che io mi sieda al tavolo con chiunque, di solito" mise in chiaro, come se questo lo avrebbe fatto sentire onorato "Tu sai chi è Alice Prewett?" domandò diretto.
Il Corvonero alzò le sopracciglia, preso alla sprovvista.
Si aggiustò gli occhiali sul naso, con fare nervoso, probabilmente perché la sola presenza di Black lo metteva a disagio. "Ehm.. si".
"Come fai a conoscerla?".
Peter si accorse dell'assurdità della situazione. La conversazione, se mai si fosse potuto parlare di conversazione, stava degenerando e sfociando in un vero interrogatorio. "Intendeva dire" si intromise "se per caso aveste mai frequentato classi insieme".
Il ragazzo annuì. "Sì, frequentiamo Erbologia e Divinazione insieme, il martedì ed il venerdì, terza ed ultima ora".
Sirius roteò gli occhi. "Corvonero puro. A malapena mi ricordo il nome dei professori e questo pure le ore e le lezioni" borbottò.
Peter ed il Corvonero si lanciarono un'occhiata.
"Comunque" riprese "ti piace?".
Thomas, perché il nome del malcapitato era proprio quello, strabuzzò gli occhi nocciola ed avvampò. "Senza offesa, ma non credo siano affari tuoi" osservò.
Le labbra di Felpato si piegarono in un ghigno malefico. "Lo sapevo" affermò.
"Sapevi cosa, scusa?" domandò il Corvonero, chiudendo il libro.
"Che anche tu sei cotto" rispose.
"Alice non è cotta" sussurrò Codaliscia all'amico.
"Oh, Pete. Certo che lo è, solo si vergogna ad ammetterlo".
"Anche?". Thomas iniziò a non capirci più nulla.
Black appoggiò la schiena alla sedia ed intrecciò le dita delle mani, con fare tragico. "Possibile che l'unico intelligente qui sia io?" sbottò, esasperato. "Intendevo che Alice..".
Venne fermato appena in tempo dall'amico, che lo trascinò via per un braccio, lasciando il povero Corvonero a fissarli senza averci ancora capito nulla.
"Ma, insomma! Stavo per rivelargli l'identità della donna della sua vita!" si lagnò il Black.
Si ricompose all'istante, quando una voce cristallina ed allegra salutò Peter, alle loro spalle.
"Ciao, Mary" disse Codaliscia, rispondendo al sorriso.
"Ciao, Mary" ripeté Felpato, con voce suadente.
La ragazza gli scoccò un'occhiata fugace, abbozzando un sorrisetto impacciato. "Ciao Black" disse sbrigativa "Peter, avrei bisogno di una mano con la Mandragola. Madama Sprite non vuole lasciarmi entrare nella serra, perché non crede che io abbia davvero bisogno di quell'ingrediente" spiegò.
Sirius anticipò Peter. "Purtroppo, Codaliscia deve andare a sistemare una cosa che aveva lasciato indietro per la McGranitt" rispose, falsamente dispiaciuto. "Posso accompagnarti io, se vuoi".
L'amico inarcò le sopracciglia, sorpreso. "Davvero?" lo interrogò.
"Ma si, Peter, quella cosa" insistette Sirius, lanciandogli un'occhiata eloquente.
"Ma non.. aaaaaah" fece il grifondoro, afferrando il concetto. "Mh.. si, quella cosa. Scusami, Mary, ma se non consegno il compito alla McGranitt entro.. domani.. mi spella" inventò.
La ragazza li fissò, interdetta. "Okey. Allora grazie, Sirius" sorrise. "Ciao Peter" salutò ed i due si voltarono per andare verso la serra.

 
<>

"Che cosa doveva fare Peter?" gli chiese.
"Un tema" inventò.
"Davvero? Non mi pareva che avessimo un tema da svolgere" rifletté la ragazza.
Sirius imprecò tra sé e sé. Come aveva fatto a dimenticare che anche lei seguiva ogni loro lezione?
"Un tema.. di recupero. Sai, non aveva fatto bene quello sulle.. quello scorso e quindi la professoressa gli ha detto di riscriverlo".
Le labbra di Mary si piegarono in una smorfia. "Oddio, che noia".
"Già".
Proseguirono fino alla serra senza aprir bocca.
"Salve, Madama Sprite" salutò Mary, la voce leggermente nervosa. "Sono tornata con Black per prendere le Mandragole che, per inciso, mi servivano già prima".
Nel vedere il giovane, il volto della donna si distese in un ampio sorriso.
"Black" esclamò. "Sono contenta che stia aiutando la sua compagna" scoccò un'occhiataccia a Mary "Evidentemente la signorina McDonald non aveva capito che le Mandragole pesano molto e che una ragazzina esile come lei non sarebbe mai riuscita a trasportare il vaso".
Mary restituì lo sguardo pieno di risentimento. "Io avevo capito benissimo e sarei stata capace di farlo" ribatté.
Black si intromise, candidamente. "Mary, fammi vedere quale Mandragola ti serve" la invitò, entrando all'interno della serra.
La ragazza si arrampicò agilmente sul tavolo al centro della stanza, sopra il quale pendevano molti vasi abbastanza grandi.
"Ehi, stai attenta! Non vorrei che ti facessi male" esclamò Sirius.
La grifondoro lo squadrò. "Per favore, Black" lo zittì. Con un incantesimo fece volare il vaso dall'estremità fino alle braccia del malandrino, che dovette trattenere uno sbuffò di fatica, quando sentì il peso della Mandragola.
"L'hai presa bella grande, eh?" ridacchiò, nonostante non ci fosse proprio nulla da ridere perché la sua schiena si stava spaccando in due a causa delle manie da brava scolaretta della nana che aveva di fronte.
"Serviva di medie dimensioni, ma ho preferito abbondare" si giustificò lei. "Dobbiamo portarla all'aula di pozioni".
"Non potremmo incantarla?" propose lui.
"Assolutamente no! Se Madama Sprite ci vede mentre facciamo fluttuare il suo preziosissimo vaso, ci mette in punizione a vita".
Sirius represse un'imprecazione davvero poco signorile e continuò a barcollare in avanti. "Perché diavolo stai facendo la pozione di sabato?" le domandò.
Mary scrollò le spalle. "Non voglio arrivare l'ultimo giorno e poi domani vorrei andare ad Hogsmeade".
Lo sguardo da segugio di Black si illuminò. "Ah si? E con chi?".
"Amiche" rispose lei.
Arrivarono nell'aula di Pozioni, occupata da alcune coppie di studenti che, come loro, stavano cercando di capirci qualcosa tra ingredienti e ricerche.
"Mettila pure su quel tavolo" gli disse, indicando un banco su cui erano già posti un calderone ed alcuni coltelli.
Sirius appoggiò il vaso e fu sicuro di aver perso almeno dieci anni della propria vita.
Mary lo osservò, divertita, di nascosto.
Era stato gentile ad accompagnarla ed aiutarla, nonostante fosse abbastanza sicura che Peter non aveva avuto nessun contrattempo, se non quello di reggere il gioco all'amico. Sembrava leggermente provato, con ciocche di capelli scuri arruffati davanti agli occhi e le guance lievemente arrossate.
Non giocando a Quidditch come l'amico, aveva comunque un fisico eccezionale, che gli aveva permesso di farsi il tragitto dalla serra al castello senza stramazzare al suolo come la metà delle persone normali.
Si accorse che la stava osservando divertito, solo quando si rese conto che anche lei lo stava scrutando da qualche minuto.
Si riscosse. "Scusami. Stavo pensando ad altro".
"Ho notato" ghignò Felpato, avvicinandosi a lei.
L'accorciamento delle distanze tra i due corpi mise in allerta la giovane, che fece due passi indietro e si rifugiò dietro al banco.
Il grifondoro non si lasciò abbattere. Era perfettamente consapevole dell'effetto che aveva sulle ragazze e sapeva che tutte, alla fine, avrebbero ceduto. Anche Mary..
"Che ne dici se domani andassimo ad Hogsmeade insieme?" le propose.
Si accorse dell'espressione sorpresa che si dipinse sul volto della McDonald, che però continuò a non guardarlo.
Era fatta. Lei avrebbe accettato, sarebbero usciti insieme e poi.. beh, poi sarebbero stati tutti fuochi d'artificio.
"Te l'ho già detto: ci vado con le mie amiche" rispose invece la grifondoro.
Inizialmente, Sirius pensò di aver capito male. Forse la ragazza aveva detto non ci vado con le mie amiche. Poi, riflettendoci, la risposta sarebbe stata davvero idiota, nel caso.
Quindi, aveva capito bene.
Mary McDonald, una ragazza, aveva rifiutato l'invito di Sirius Black.
Rimase senza parole, per qualche istante, a fissare la chioma scura di Mary che ancora si ostinava ad osservare la Mandragola e non i suoi occhi.
"Okey" fece lui, con voce tranquilla. "Era solo per sapere. Tanto ci sarei andato comunque con James".
Perché la stava informando di qualcosa che sicuramente non le importava?
Che figura da cretino.
"Ti serve ancora una mano?" si informò.
"No, grazie".
"Allora io vado" disse, indicando la porta col pollice.
"Va bene. Grazie per il vaso".
"Grazie a te".
Si fissarono.
Grazie a te, di cosa? Di avergli rifilato un bel due di picche? Doveva filarsela prima che qualcuno potesse affermare di aver visto coi propri occhi
Sirius Black messo in difficoltà da una ragazza.
Si voltò ed uscì dall'aula, lasciandola sola davanti al calderone.

 
<>

"Già di ritorno?" chiese Peter, sollevando gli occhi dalla Gazzetta del Profeta.
Era semi-sdraiato sul divanetto della Sala Comune di Grifondoro, insieme a Remus e Marlene. "Dove l'hai lasciata?" s'informò, non vedendo la
ragazza dietro all'amico.
"Dove hai lasciato chi?" s'insospettì Remus.
"Nessuno che ti interessi" rispose Felpato, lasciandosi cadere con poca grazia di fianco alla McKinnon.
"Vorrà dire che lo chiederò a Peter" commentò Lunastorta.
Si girò verso l'altro grifondoro, con un'espressione che non ammetteva bugie. "Chi ha incontrato Sirius?" domandò, nonostante fosse piuttosto certo della risposta.
"Mary McDonald".
Lunastorta sospirò, passandosi una mano sulla fronte e tra i capelli.
I tre ragazzi trattennero il respiro, pronti all'ennesima ramanzina da parte di Lupin.
"Sei un vero idiota!" esclamò Remus.
Sirius sbuffò, alzando gli occhi al cielo. "Non sono in vena, mamma".
"Sei un irresponsabile! Non puoi andare in giro a farti tutte le ragazze che ti pare! Dio, ma non ci pensi?!".
"Remus, ma che.. non mi sono fatto Mary!" ribatté infastidito.
Peter si sporse per guardarlo in faccia. "Cosa?".
"Non mi sono fatto la McDonald" scandì Felpato.
Tra i quattro scese un silenzio imbarazzato.
"Chi non si è fatto chi?". James sbucò dal buco del ritratto, ancora con la divisa da Quidditch addosso.
Sirius chiuse la bocca di scatto, per nulla intenzionato a rivelare al migliore amico la disfatta di qualche minuto prima. "Nessuno" rispose, nello stesso istante in cui Marlene disse "Sirius e Mary".
Ramoso strabuzzò gli occhi. "Oddio, non dirmelo" esclamò, sedendosi davanti all'amico. "E' un uomo".
Remus sputò in faccia a Peter l'acqua che stava bevendo. "Cosa?!".
Ramoso lo fissò. "Non riuscirei a trovare un'altra ragione per cui Sirius non si sia fatto Mary".
"Possiamo smettere di parlare di Mary come se fosse una bambola?" pregò Marlene, lievemente disgustata.
"Io vorrei sapere perché Sirius non si sia.. ehm.. non abbia baciato Mary" s'intromise Peter.
"E' quello che vorremmo sapere tutti".
Sirius aveva la faccia di uno che non avrebbe rivelato niente a nessuno. Afferrò una Cioccorana sul tavolino ed incominciò a scartarla, molto lentamente.
"Allora?" insistette Potter.
"Sto mangiando, James. Pulisciti gli occhiali, sono sporchi di fango".
In quel momento Alice sbucò dalla porta, con un diavolo per capello. "Ti ho detto che non sono affari miei se non sei dentro nella squadra!" urlò, rossa in volto.
Tutti si voltarono ad osservare la scena di Frank che compariva dietro alla ragazza, con un cipiglio più che incazzato. "Solo perché l'anno scorso mi sono fatto male le ultime due settimane, questo non ti da il diritto di prendermi il posto" ribatté, adirato.
Potter sospirò. "Vanno avanti così da tutto l'allenamento. Se non la piantano, li caccio entrambi".
Tutti i presenti sapevano alla perfezione che non avrebbe mai osato buttar fuori dalla squadra due dei suoi migliori giocatori, non l'ultimo anno di Hogwarts, quando avrebbero potuto vincere la Coppa.
"Te l'ho già spiegato! Sono migliore di te, fattene una ragione!". Alice si sedette, furiosa, di fianco all'amica.
Frank la seguì e si mise davanti alla Prewett e a lato di Remus. "Devi per forza stare qui?" le domandò.
"Ora hai anche da dire su quello che faccio fuori dal campo?!".
"Finché sei sempre tra i piedi, sì!".
La bacchetta di Alice comparve in un decimo di secondo davanti al naso di Paciock, che ammutolì, come il resto del gruppo.
"Non" sibilò "venirmi a dire qual è il mio posto".
Si alzò furibonda e se ne andò nel dormitorio.
"Sei davvero un cretino" commentò Marlene, prima di seguire l'amica su per le scale.
Frank sbuffò, scocciato. La Prewett non aveva nessun diritto di rubargli il posto in squadra.
"Non stavate parlando della McDonald e di Sirius?" domandò, per cambiare discorso.
James si illuminò. "Giusto! Sputa il rospo, cagnaccio!".
"Che noia che siete! Eh va bene.. eravamo nell'aula di Pozioni e la stavo aiutando. Lei si è avvicinata per baciarmi, dicendomi che le piaccio dal quarto anno e che finalmente sarebbe diventata la mia ragazza, ma l'ho allontanata perché, sapete, non sono per niente uno di quelli che si impegna. E poi, sinceramente, non per una come la McDonald" raccontò, facendo intendere che avrebbe potuto avere ragazze molto più belle di lei.
Notò subito l'espressione agghiacciata di Peter e l'occhiata d'ammonimento di Remus, ma non ebbe il tempo di voltarsi. Udì solo il rumore di piccoli passi e poi l'immagine di Mary gli comparve davanti: con gli occhi lucidi di lacrime e colmi di rabbia ed umiliazione, le guance rosse e le labbra storte in una smorfia amareggiata.
Il suono dello schiaffo riecheggiò per tutta la Sala Comune, ma il dolore arrivò solo un attimo dopo.
"Sei disgustoso" sibilò Mary ed uscì nuovamente dal ritratto, sbattendo con forza la porta dietro di sé.
La Sala dei grifondoro cadde in un silenzio attonito. Tutti gli occhi erano puntati sul giovane Black, che ancora non era riuscito a cancellarsi dal viso l'espressione sorpresa. Si sfiorò la guancia dolorante con la punta delle dita e chiuse gli occhi, serrando i denti. Quella mocciosa lo aveva ricoperto di ridicolo davanti a tutti. Respirò profondamente e poi si stampò un sorriso beffardo in faccia.
"Che ci volete fare?" disse allegro. "Si arrabbiano tutte, quando dico di no. Poi non devono venirmi a fare scenate".
I ragazzi presenti si misero a ridacchiare e le ragazze tirarono un sospiro di sollievo: la McDonald non aveva conquistato il cuore del Black, come qualcuno aveva ipotizzato. Tutto era tornato alla normalità.
A James, però, non sfuggì l'occhiata fugace dell'amico nella direzione in cui era scappata la grifondoro.



Aloha!
(non so se sia scritto giusto, onestamente ahahahah)
Beh, beh, beeeeeeh!
Allora? Vogliamo davvero dire quanto sia stato stronzo Sirius? Io sono tutta la vita team-Mary e spero tanto che lo prenda a pugni sul naso.. ma poi mi ricordo che sono io la scrittrice ed è meglio non lasciarsi prendere troppo la mano ahahaha
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Fatemi sapere che ne pensate, dolci Potterheadsssssss

Vi mando un bacione enorme!!
Laura

 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo VI ***


Chapter 7

Erano passate due settimane dall'inizio dello svolgimento della Pozione e a Remus sembrava già di essere tremendamente in ritardo.
Lui ed Emmeline avevano già messo a bollire il Sangue di Drago, che avrebbe dovuto continuare a stare su fuoco lento per tutta la durata della pozione. Si erano procurati lo Sciroppo di Elleboro, l'Artemisia e le Zanne di Serpente. Mancavano la Mandragola (Madama Sprite le stava allevando proprio in quel momento) e l'Aconito, perché ancora non erano riusciti a fare una gita nella Foresta Proibita.
"Sta andando tutto secondo i piani" lo tranquillizzò Emmeline, la quarta volta che Remus sospirò, rigirando il mestolo nel calderone. "Lunedì andremo a cercare l'Aconito insieme a Marlene e Sirius. L'unica cosa che potrebbe andare storta è il Sangue di Drago, che però mi sembra a posto".
Il grifondoro abbozzò un sorriso. "Sì, scusa. Il problema è che non me la cavo benissimo con Pozioni e vorrei evitare di farci prendere una T" si giustificò.
Emmeline rise. "Se pensi di andare male, guarda i miei voti. L'anno scorso ho preso solo due sufficienze e se non fosse stato per Lily, Lumacorno mi avrebbe sbattuta fuori da Hogwarts a calci nel sedere".
Il malandrino ridacchiò. "Allora, credo non credo sia stata l'idea dell'anno quella di metterci insieme".
Le guance pallide della ragazza si colorarono di un delizioso rosa. "Scolasticamente parlando" ci tenne a precisare Lunastorta. Si diede mentalmente un pugno in un occhio. Sapeva alla perfezione che esistevano delle frasi particolari che venivano decodificate dal cervello femminile e che potevano essere fraintese nel peggiore dei modi. Non era mai stato un ragazzo espansivo come James o Sirius. Anzi, per dirla tutta lui non era espansivo per niente. Era uno molto io-e-la-mia-solitudine, cosa per la quale i malandrini lo prendevano in giro. Sapevano che l'amico fosse molto riservato e a volte esasperatamente timido; a differenza dei due Casanova, Remus non aveva mai avuto una ragazza durante tutti gli anni ad Hogwarts e la cosa, in realtà, non gli pesava. Preferiva rimanere da solo, circondato da amici, senza impegnarsi in qualcosa che non avrebbe mai potuto portare avanti. Non era un ragazzo normale, lui. Avrebbe fatto bene a ricordarselo sempre.
"Sì, forse hai ragione" annuì la Vance, nascondendosi dietro la cascata di capelli biondi ed allungandosi per prendere la penna d'oca.
"L'anno scorso mi è capitata una ragazza di Corvonero davvero, davvero strana. Magari la conosci, Ruth Miller" sviò il malandrino.
Emmeline annuì, comprensiva.
Quella era una ragazza molto diversa dalle altre. Per prima cosa, era fidanzata con Xenophilius Lovegood, anche lui personaggio abbastanza eccentrico, che parlava con le statue e sosteneva di vedere Nargilli sulle teste delle persone (nessuno aveva ancora afferrato l'esatto concetto di Nargillo). Secondo, Ruth credeva profondamente nella magia delle sfere di cristallo e delle pozioni vegetali e passava la maggior parte del suo tempo nella torre di Divinazione o nei sotterranei con Lumacorno.
Quindi, la grifondoro non fece molta fatica ad immaginare le ore di Remus insieme alla Miller. "Forse posso capirti. Io sono capitata insieme a Piton".
Lupin storse un angolo della bocca. Quella era un'altra storia.
Se ci fosse stato James insieme a loro, si sarebbe scatenato un acceso dibattito sulla percentuale di intelligenza presente nel cranio del Serpeverde.
Entrambi, però, sapevano perfettamente che Severus Piton non era uno studente qualunque: tralasciando il fatto che era un maleducato, voltafaccista e vile, era un ottimo pozionista e sicuramente aveva un livello sorprendentemente alto in Incantesimi, giacché ne aveva inventati alcuni di sana pianta.
"Lasciamo stare Severus. Ho sempre paura che James spii in continuazione qualsiasi studente della scuola" la buttò sul ridere.
"Lo chiami per nome" notò la ragazza. "Anche dopo quello che è successo con Lily..".
Remus sorrise. "Non sono mai stato come James" disse, mescolando il Sangue di Drago, gli occhi fissi a guardare il nulla. "Odio Severus per quello che ha fatto a Lily. Avrebbe potuto evitare, perché sapeva che lei ci sarebbe rimasta male e che tutt'ora ne è ferita. Diciamo che credo fermamente nel cambiamento di una persona e nel fatto che si debbano concedere seconde possibilità".
Emmeline lo osservò. Sapeva che era diverso dagli altri malandrini: non era mai stato impulsivo come Sirius o rancoroso come James e neppure pauroso come Peter; il suo ruolo era quello di riappacificare le cose, di portare calma dove gli amici creavano disordine.
All'inizio non era riuscita a capire come potesse far parte di un gruppo così eterogeneo da lui, ma in quel momento aveva compreso che, nella loro amicizia, ognuno aveva il proprio ruolo per assicurare l'equilibrio dell'insieme, se non dell'intera casa dei grifondoro.
"In sette anni che siamo compagni, non credo di aver mai parlato così tanto con te" gli disse, abbozzando un sorriso lieve.
Lupin la fissò "Hai ragione" commentò, leggermente stupito. "E' un po' ridicola come cosa, no?".
"Decisamente" rise lei. Tentennò qualche secondo, rigirandosi una ciocca bionda tra le dita. "A volte potremmo uscire, se ti va" propose.
Il sorriso di Remus si congelò e le spalle si irrigidirono.
Emmeline notò il cambiamento repentino del compagno ed arrossì violentemente, delusa ed imbarazzata. "Cioè.. tutti insieme, intendevo".
I muscoli in tensione del malandrino si rilassarono leggermente. "Ma certo" accettò, lievemente distaccato. "Tanto di solito ci troviamo sempre ai Tre Manici di Scopa".
La bionda annuì, poi si guardò intorno, impacciata. "Senti, ti dispiace se ti lascio finire da solo? Alice mi aveva chiesto una mano prima, pensavo di finire qui presto e invece..".
"Sicuro! Ci vediamo dopo".
"Ciao" e si affrettò a lasciare l'aula.
Remus sospirò, passandosi le mani tra i capelli. Perché non poteva avere una vita normale? Sarebbe stato tutto più semplice, se solo lui fosse stato normale. Avrebbe potuto rispondere si e sarebbero usciti insieme la domenica. Come se fosse la prima ragazza ad essere rifiutata dal bel malandrino: non solo James e Sirius erano additati come i più bei giovani del castello; anche lui rientrava nella lista degli irraggiungibili.
Emmeline era carina, forse gli sarebbe anche piaciuta, ma non così.
Mentre la sua testa si riempiva di elucubrazioni, qualcosa di argenteo si posò di fianco al calderone.
Remus fece un salto sulla sedia per lo spavento, quando il piccolo cervo incominciò a parlare, con la voce di James.
"Davvero patetico" disse, prima di scomparire in cerchi aggraziati.
Sollevando la testa, incontrò gli occhi ambrati dell'amico, a qualche banco di distanza, seduto scomposto e semi sdraiato sul banco, con un braccio che reggeva la testa, che altrimenti sarebbe piombata sul legno. In mano reggeva ancora la bacchetta con la quale aveva evocato il suo Patronus.
"Quando ti deciderai a dire sì a qualche povera ragazza?" gli domandò.
Lunastorta lo ghiacciò con la sola forza dello sguardo. "E tu quando imparerai a non intrometterti negli affari degli altri?".
"Come faccio se sei a due metri da me?".
"Se davvero avessi voluto farti gli affari tuoi, non avresti origliato nemmeno a dieci centimentri di distanza" brontolò Lupin, imbronciato.
"Non dirmi che non hai accettato il suo invito perché sei pieno di studio, perché non ci crederei" lo ammonì Potter, sedendosi di fianco all'amico.
"Ancora una volta, mi sento in dovere di ricordarti che non sono affari tuoi".
"Vuoi farti monaco? Perché se fosse così giuro che ti lascerei in pace, comprendendo la tua ardua, ma coraggiosa scelta" disse James "Credo, invece, che tu lo faccia solo, innanzitutto, perché sei un emerito idiota" Remus lo guardò male "e in secondo luogo, perché non riesci ad accettare il fatto che sei una persona normale che può fare cose normali" abbassò il tono della voce, in modo che solo loro potessero udire la conversazione.
Lunastorta strinse le labbra, severamente. "Io.. non sono una persona normale. Apprezzo i vostri sforzi per convincermi, ma credo di sapere chi sono".
James roteò gli occhi. "Tu ti fai troppe paranoie, Remus. Non ti sta godendo la vita solo per delle tue macumbe mentali ingiustificate".
Lupin sbuffò. "Non mi va di parlarne adesso".
"Tu non ne vuoi mai parlare. Morirai vergine" concluse il malandrino.
L'amico avvampò, imbarazzato. "Non mi sembra il caso di discutere di queste cose ora!" sibilò.
Decise che era proprio l'ora di levare le tende dall'aula di Pozioni ed andarsene. Incantò il mestolo, che continuò a mescolare senza il suo aiuto.
Prese la sua borsa e marciò fuori dai sotterranei, seguito da Potter.
"Non potrai fuggire dal tuo destino" gli urlò l'amico nelle orecchie.
Il Lupo Mannaro si voltò. "Puoi smetterla di far finta di essere la mia voce interiore? Ti riesce davvero male".
James avrebbe risposto, se entrambi non si fossero fermati ad osservare a bocca aperta una scena davvero insolita: Sirius, mezzo inginocchiato sulla rampa di scale e la McGranitt, qualche gradino più in alto, con una mano alzata a livello del volto del grifondoro, a palmo in alto, sul quale era appoggata una crêpes al prosciutto.
Ramoso e Lunastorta osservarono i due interessati con perplessità. Entrambi sembravano piuttosto convinti nel non lasciar perdere il pezzo di cibo.
"Professoressa" implorò Black "la prego. Non le cambia nulla, ora".
Lo sguardo affilato della donna lo trafisse come una freccia. "Quello che vorrei sapere è come lei si sia impossessato di una crêpes al prosciutto in orario lontano ai pasti. E' andato nelle cucine?".
La folla di presenti trattenne il respiro: tutti erano a conoscenza delle regole del castello e quella di non avvicinarsi alle cucine degli elfi domestici era una delle più rigide.
Il colore sulle guance di Sirius sfumò leggermente verso il grigio. "Le ho già detto di no, professoressa".
La McGranitt assottigliò gli occhi pericolosamente e James seppe che se non fosse intervenuto, l'amico sarebbe stato espulso su due piedi.
Corse verso la donna. "Professoressa, aspetti!" esclamò. La McGranitt si voltò verso di lui e l'espressione arcigna parve distendersi un poco.
"Potter, spero che il suo sia uno degli interventi più intelligenti della storia della magia perché giuro che se lei mi ha interrotto o peggio ancora, se dovessi scoprire che lei è complice del suo compare tanto affiatato, sareste esplusi ancora prima di dire arrivederci".
James distese un sorriso sornione. "Sicuramente arrivederci non sarebbe la mia ultima parola, ne stia certa" osservò.
Dietro di lui Remus scosse il capo, rassegnato.
"E poi, prof, crede veramente che Sirius possa essere tanto idiota da infrangere una delle regole del suo codice di comportamento?" domandò.
L'espressione della donna confermò che, in realtà, era sicura che Black fosse un totale deficiente.
"Lei mi ferisce. Perché, vede.." continuò il malandrino, con una strana luce che brillava negli occhi ambrati "se dovesse davvero accadere che Sirius venisse espluso.. o che io venissi cacciato, la casa Grifondoro si troverebbe nella brutta situazione di rischiare di non vincere la Coppa di Quidditch per il settimo anno di fila e so che per lei sarebbe terribilmente increscioso, soprattutto viste le continue frecciatine del professor Lumacorno riguardo una nostra possibile sconfitta".
Seppe di aver fatto centro quando vide le labbra della McGranitt assottigliarsi tanto da andare a formare un'unica linea pallida. Non esisteva al mondo una donna più competitiva di Minerva McGranitt, almeno non nel contesto del Quidditch. Nonostante credesse di non darlo a vedere, era la fan numero uno della squadra rosso-oro ed ogni anno si separava a malincuore della Coppa quando doveva essere rimessa in competizione tra le Case.
La professoressa respirò molto profondamente. "Molto bene" disse "Black lei può andare, ma senza la crêpes!" ci tenne a precisare, rigida, prima di voltarsi ed allontanarsi.
Black e Potter rimasero sulle scale, in silenzio. "La prossima cazzata e giuro che ti ammazzo" ringhiò Remus, avvicinandosi.
Sirius scoppiò a ridere. "Eddai Remmi! Sorridi alla vita" gli disse "non saremo giovani per sempre".
L'amico scosse nuovamente il capo. Ultimamente era diventato capace di fare solo quello.
All'improvviso, il ghingo si cancellò dal volto del Black.
"Maledizione" sibilò tra i denti, dirigendosi verso le scale che portavano alla torre di Divinazione. "Regulus!" abbaiò, minaccioso.
Un ragazzo dalla bellezza mozzafiato e così simile a lui si girò, facendo mulinare i capelli lunghi e ricci intorno al viso pallido.
Due paia di occhi di ossidiana si incrociarono e si scrutarono con ferocia.
"Lasciala stare!" gli ordinò Sirius, indicando con un cenno del volto una ragazzina di Tassorosso, in messo al gruppo di Serpeverdi.
"Oppure?" ghignò l'altro, stringendo il volto alla ragazza, che iniziò a singhiozzare.
"Oppure ti faccio volar fuori di qui".
Il fratello minore scoppiò a ridere. "Tu? Non farmi ridere. Il traditore del proprio stesso sangue che cerca di minacciare il fratello? Sei sempre stato il più rammollito, non cercare di essere ciò che non sei".
"Tu.." ruggì Sirius, scagliandosi contro Regulus.
James fu veloce a precedere l'amico e bloccarlo da dietro. "Non fare cazzate" gli consigliò, lottando contro l'amico che tentava in tutti i modi di divincolarsi.
"Lasciami andare, James! Lo devo ammazzare!" gridò il Black, rosso in volto.
La cerchia di Serpeverde ghignò. "Non sei neppure capace di scollarti Potter" lo canzonò Avery.
La Tassorosso incominciò a piangere quando Tiger le avvolse le braccia intorno al petto, stringendola con forza. "Lasciami" lo pregò, inutilmente.
"Più si agitano, più sono eccitanti" commentò questo, osservandola famelico.
"Tiger, levale le mani di dosso o giuro che mollo Sirius e ti spacco il naso" intimò James, paonazzo per lo sforzo.
"Siamo in sei, voi in due, cosa credete di poter...?" rise Nott, ma non fece in tempo a finire la frase che venne sbalzato in aria e rimase appeso ad una trave. "Tre, idiota" disse piatto Remus.
I Serpeverde si scambiarono un'occhiata. Erano comunque in maggioranza, ma nessuna persona intelligente si sarebbe mai messa contro tre malandrini su quattro: erano incredibilmente abili in Difesa Contro le Arti Oscure e poi conoscevano molti trucchi per arrecare il pù alto numero di danni nel minor tempo possibile.
Regulus sibilò tra i denti. Lasciò andare di scatto la ragazza, che cadde malamente sulle ginocchia. "Molto bene" ringhiò. "Non finisce qui, Sanguesporco" disse, rivolto al fratello.
Sirius si agitò ancora, tra le braccia di James. "Non vedo l'ora di spaccarti la faccia, verme" rispose con altrettanto disgusto.
Il gruppo di ragazzi fece dietrofront e se ne andò, lasciandoli in mezzo al corridoio insieme alla Tassorosso.
"Ehi". Remus si sedette di fianco a lei "E' tutto finito. Vuoi andare in Infermieria?" le chiese gentilmente.
La ragazzina scosse il capo. "D-dormitorio.." balbettò, tremante.
Il malandrino annuì e la aiutò ad alzarsi. "Vieni".
La accompagnarono davanti al ritratto dei Tassorosso e la lasciarono con alcune compagne di Casa.
"Io lo ammazzo" sibilò Sirius, quando si furono allontanati.
"Non pensavo si potessero spingere a tanto. Merlino, era una bambina.." commentò Lunastorta.
"Siamo in guerra, Moony. Non c'è più nulla da dare per scontato. Giuro che la prossima volta che fanno un passo falso, altro che tenere Sirius. Scateniamo una bella rissa".
Il volto del Black si distese in un sorriso amaro. "Non vedo l'ora. E' da troppo tempo che non picchiamo qualcuno".
Lunastorta gli rifilò un'occhiataccia. "Ecco perché non mi sembra davvero il caso di ricominciare. Sai, dovresti prendere...".
Non seppero cos'avrebbe dovuto prendere, perché una furia umana di nome Alice li investì di peso, senza ovviamente spostarli di un centimetro.
"Ehi, folletto" la salutò James, scompigliandole i capelli. "Cercavo proprio voi!" esclamò lei, senza rispondere. "Avete un vestito?" domandò a bruciapelo.
I malandrini si scambiarono uno sguardo perplesso. "Ne ho un baule pieno, ma non riesco a capire a cosa ti possano..." replicò Sirius.
Alice lo interruppe, alzando gli occhi al cielo. "Non intendo vestiti normali" sbuffò. "Ma non avete letto?!" chiese strabuzzando gli occhi nocciola.
"Ehm.." fu la brillante risposta dei tre.
"Oddio, ma siete fuori dal mondo!" urlò la Prewett, infervorandosi.
Sirius la prese per le spalle e la obbligò a fermare quel suo saltellare su e giù in preda all'agitazione.
"Okey, Prewett, spegniti che mi fai girare la testa. Ci vuoi spiegare o preferisci continuare a gridare frasi sconnesse?".
Finalmente la grifondoro si bloccò. Frugò nella borsa a tracolla e ne estrasse un foglio spiegazzato.
I tre ragazzi si sporsero per poter leggere.
"E' uno scherzo!" esclamò James, inorridito. "Ti prego, Remus, dimmi che non ho letto bene".
"Stavo per chiederti la stessa cosa" rispose l'altro. "Sirius dove vai?".
"Magari la McGranitt è ancora in vena di espellermi. Io non ci vado ad un ballo" decretò, pronunciando l'ultima parola con lo stesso disgusto che avrebbe provato nel baciare Mocciosus.
La grifondro sbuffò sonoramente. "Black, non fare scenate da primadonna!" gi intimò, improvvisamente aggresiva.
Il giovane si bloccò di colpo, voltandosi molto lentamente. Avanzò minaccioso fino ad arrivare a qualche centimetro dal naso di Alice, che però non si fece intimorire anzi, strinse gli occhi a fessura e restituì lo sguardo carico di sfida.
"Prima di tutto" iniziò Sirius "un Black non partecipa a festicciole da donna ed in secondo luogo, non c'è scritto da nessuna parte che la partecipazione è obbligatoria.. nel caso lo fosse, sono certo che non sarà un problema cambiare le regole".
Le guance della grifondoro avvamparono di nuovo. "Ma tu ti sforzi per essere indisponente o ti viene particolarmente naturale? E poi saresti nel dormitorio da solo, siccome i tuoi compari verranno. Vero ragazzi?".
Remus e James, tirati in causa così d'improvviso, si lanciarono un'occhiata di pericolo imminente ed iniziarono a balbettare frasi sconnesse.
"Mmh.. veramente io dovrei.."
"Beh, ecco.. se proprio dovessi scegliere.."
"Forse ho un impegno.."
"Giusto, quella cosa..".
"Oh insomma! Non so nemmeno perché io sia anche venuta a chiedervelo! Significa che passerete la sera di Natale soli" e detto questo fece retrofront, imbestialita.
I tre malandrini rimasero a guardare la scia di odio e malevolenza che la ragazza si lasciò alle spalle.
"Un ballo di Natale?" domandò quindi Ramoso.
"Probabilmente Silente era sotto effetto di stupefacenti" commentò Sirius "In sette anni tutto regolare e adesso inizia a prendere a testate i
muri".
Remus annuì. "Deve esseci una particolare ricorrenza" rifletté.
"Non me ne frega nulla delle sue ricorrenze. Non mi metterò mai un fiore al taschino dello smoking. E poi non sono mai stato con una ragazza in posizione verticale per più di due minuti di fila".
"Sirius!" sbottò Lunastorta, tirandogli una gomitata nelle costole.
"Io non dico bugie" si giustificò questo, alzando le mani in segno di resa.
James, invece, notò qualcosa appeso sul muro a qualche metro da loro e si avvicinò, curioso.
Era lo stesso foglio che Alice aveva sventolato per cinque minuti di seguito come se fosse una bandiera, però la differenza era che in quel momento finalmente riusciva a leggere ciò che c'era stampato sopra. "In onore della seconda visita ad Hogwarts del professor Chasm e dei suoi figli, Eros e Naith, verrà organizzata una cerimonia Natalizia. Ci auguriamo che, chi non dovesse rincasare per le festività, abbia piacere ad unirsi alle celebrazioni".
Appena sotto le parole, erano state tracciate delle linee dolci che, ad intervalli regolari, si intrecciavano per formare due figure danzanti vicino ad un albero di Natale.
"Ehi, ma io li conosco!" esclamò James, frugando nella memoria. Il nome del professore non gli era per niente nuovo. Aveva sentito parlare di lui qualche anno prima dai suo genitori, quando avevano discusso sulla potenzialità che avrebbe rappresentato come alleato nella battaglia contro Voldemort.
Si ricordava perfettamente le parole della madre: "Non so quanto sia vantaggioso avere Chasm dalla nostra parte. Comunque vada, è sempre lui ad avere il coltello dalla parte del manico".
Chissà se sarebbe riuscito ad incontrarlo e farsi un'opinione a riguardo.
"Mi pare di aver letto di lui sulla rivista I grandi Maghi della Storia.. credo che abbia scoperto molti incantesimi notturni" meditò Remus, alle sue spalle.
"Sirius, tu sai chi è?".
"Potrebbe anche essere il gemello di Silente, non verrei comunque".
Ramoso sbuffò. "Per favore! Neanche a me va di partecipare ad un ballo. Lo trovo alquanto ridicolo! Ma i miei genitori hanno detto qualcosa riguardo a lui che intendo scoprire. Sei con me?".
Gli occhi ambrati del malandrino si scontrarono con quelli neri dell'amico.
Si fissarono per interminabili secondi, nel completo silenzio.
Poi, Felpato sospirò. "Solo se accetterai di essere la mia dama".
Il grifondoro gli indirizzò un bacio volante. "Sei la donna della mia vita" disse in modo seducente.

 
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"Dov'eri?".
Marlene alzò lo sguardo su Alice, che entrò dal ritratto sbattendo furentemente la porta.
"IO LI ODIO!" ruggì con tutto il fiato dei polmoni. Si sedette di schianto sul divano, facendo sobbalzare Lily, alla quale cadde il libro che stava leggendo.
"Cos'è successo?" le domandò.
"Potter e Black! Ecco cos'è successo" spiegò alterata.
La rossa alzò gli occhi al cielo. "Potter e Black, hai detto? Allora sono d'accordo con te, qualunque cosa abbiano fatto" commentò.
Emmeline le rifilò un'occhiataccia. "Magari prima di appoggiare accuse infondate ci potremmo informare sull'accaduto. Cos'hanno fatto?".
"Non vogliono venire al ballo" spiegò Alice.
Lily la osservò, tentennando. Come avrebbe detto alla ragazza che anche lei non ci sarebbe stata? Le feste -e in particolar modo i balli- non l'avevano mai entusiasmata. Anzi, non ci trovava nessun senso logico, a parte quello di eccitare tutta la componente femminile, che ancora sperava nell'avvento del Principe Azzurro.
Emmeline, al contrario, strinse le labbra, per evitare di sorridere. "Sono ragazzi, Ali. E' logico che non vogliano venire".
"Potrebbero almeno sforzarsi; non succede tutti i giorni di avere il professor Chasm a scuola" borbottò questa, attirando l'attenzione della rossa.
"Andrà anche il signor Chasm?!" ripeté, sorpresa.
Era uno dei migliori maghi di tutti i tempi. Non solo aveva inventato degli incantesimi incredibilmente utili riguardo la Difesa contro le Arti
Oscure, ma aveva scritto anche bellissimi saggi che Lily aveva divorato in poche settimane.
"L'uso del verbo andare e non venire è stato puramente casuale, vero?" domandò minacciosamente Alice.
La grifondoro si morse il labbro inferiore. Aveva già dato per scontato che non sarebbe andata, ma in quel momento l'interesse nel conoscere il signor Chasm l'aveva infiammata a tal punto che avrebbe potuto anche ripensarci.
Nello stesso istante, il ritratto venne spalancato nuovamente.
"E va bene, Alice, ci siamo" disse James, dando una gomitata scherzosa a Sirius, che annuì.
Gli occhi della Prewett si illuminarono. "Siiiii!" esclamò al settimo cielo. "Grazie ragazzi! Lily?" domandò, poi.
Le guance dell'amica si infiammarono. "Già il fatto che Potter e Black saranno presenti mi spinge a rinchiudermi nella mia stanza".
Ramoso le lanciò uno sguardo di traverso. "Ottima idea, prima che ti venga in mente di rovinare qualcosa con una delle tue scenate".
"Oh Dio" sospirò Marlene, passandosi una mano sugli occhi.
"Scusa? Quindi mi vorresti dire che preferiresti che non venissi?!" s'informò.
"Tutte le persone normali se lo augurerebbero" rispose.
"Bene" fece Lily, furibonda. Si voltò verso le amiche "Direi che dovremmo comprare dei vestiti per il ballo" affermò, soddisfatta, lanciando un'occhiata di sfida in direzione di James.
Il ragazzi assottigliò gli occhi, pericolosamente. Poi, le sue labbra si distesero in un sorriso che non prometteva nulla di buono. "Non te ne pentirai" commentò, anche se alle orecchie di tutti suonò invece come una velata minaccia.

 
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Non esistevano al mondo molte cose che avrebbero mai spaventato Lily Evans. Non la si poteva considerare alla pari di una ragazza qualunque: lei non urlava davanti ai ragni, non scappava se vedeva un serpente, né si volatilizzava in presenza di un fantasma. Le storie horror la intrigavano, il buio la affascinava e non trovava per nulla terrificanti i topolini. Tutto ciò sicuramente grazie a Potter e alla sua banda di scalmanati che, in sette anni, erano riusciti a plasmare una vera e propria guerriera, che si portava alle spalle qualsiasi tipo di esperienza orribile ed agghiacciante. Però nessuno è perfetto ed anche la temeraria Caposcuola aveva il suo tallone d'Achille: la Foresta Proibita.
L'avrebbero potuta ricoprire di fango e vermi per interi giorni o fatta nuotare in vasche di tarantole, ma nulla l'avrebbe spaventata più che l'entrata nella misteriosa foresta ai piedi di Hogwarts. Giravano parecchie storie sul conto di questa e nessuna possedeva un lieto fine. La cosa, però, che più intimoriva la rossa grifondoro, era il senso di immensità che la Foresta proponeva. Poi anche il fatto che si diceva che girassero a zonzo i peggior maghi della storia non aiutava a farla piacere, ma i ragazzi erano abbastanza sicuri che quelle fossero solo dicerie inventate da persone che volevano tenerli fuori.
Quindi, quando sentì la voce di Frank che proponeva di andare a cercare l'Aconito il giorno seguente, sputò tutta l'acqua che aveva in bocca sulla faccia di Alice. "Lily!" esclamò questa, facendo un salto all'indietro.
"Uhu.." sibilò malevolo Potter "qui c'è qualcuno che se la fa sotto" disse, conoscendo il punto debole della Evans.
Questa lo gelò con lo sguardo. "Non me la sto facendo sotto" ripeté "Mi ha solo preso alla sprovvista". Non avrebbe mai ammesso che, in realtà, avrebbe aspettato insonne l'indomani, augurandosi un qualsiasi accidente che l'avrebbe potuta sviare dallo svolgere il compito. Soprattutto non l'avrebbe fatto davanti a Potter, che sembrava invece elettrizzato nell'entrare nella Foresta per Lumacorno. Non si sarebbe mai perdonata se lui andato e lei no. Dannato orgoglio Grifondoro.
"Quindi ci vai?" chiese Alice titubante.
Lily roteò gli occhi, esasperata. "Certo che ci vado" sbuffò, cercando di apparire il più noncurante possibile.
Evidentemente non le riuscì tanto bene, perché l'intero gruppo la osservò sarcastico, soprattutto Sirius, che non riuscì a nascondere un sorrisetto beffardo.
Assottigliò gli occhi smeraldini. "Pensi che non riesca ad entrare nella Foresta, Black?".
"Sono sicuro che non riuscirai a starci dentro per più di due ore" rispose lui.
"Scommettiamo?" lo sfidò Lily.
Gli occhi di ossidiana del giovane Black luccicarono.
"Se Sirius vince verrai ad Hogsmeade con me" propose James, intromettendosi senza alcun apparente motivo.
La Evans non lo degnò neanche di uno sguardo. "Mi sembrava che fosse una cosa tra me ed il tuo amico, Potter. Quindi taci" lo zittì.
"Se vinco io" iniziò Sirius "prima di tutto, aiuterai me e Marlene nella pozione di Lumacoso". La grifondoro schioccò la lingua contro il palato, stizzita dalla poca voglia del malandrino. "Secondo, metterai in punizione Mocciosus per una settimana.."
"Non posso mettere in punizione le persone a caso!".
"Ssh Evans, non ho ancora finito. E terzo, saremo noi a scegliere il tuo vestito per la cerimonia di Natale".
Remus e James strabuzzarono gli occhi nello stesso istante e Peter addirittura si soffocò col pezzo di pane che aveva in bocca.
Vestire la Evans?! Ma era diventato completamente pazzo?!! Nessuno aveva mai osato tanto.
Il viso rosso della ragazza confermò le loro aspettative. Già si immaginava a camminare in mezzo agli studenti con un vestito a forma di ciliegia, oppure mentre indossava il costume da Valchiria o, peggio, con qualcosa molto vedo e vedo.
"E se non accettassi?" chiese.
"Daresti solo la conferma della tua codardia" affermò il Black.
Lily strinse i denti. "Bene" sibilò "Se vinco io, però, dovrai girare per la scuola, per una settimana, con i capelli fucsia, vestito di verde. Inoltre, dovrai dare ripetizione agli alunni in difficoltà ed aiutare la McGranitt a sistemare le aule dopo le lezioni".
James scoppiò a ridere sommessamente, immaginandosi il migliore amico dedito alle faccende domestiche di Hogwarts. Se la Evans non fosse stata la persona più irritante sulla terra, in quel momento l'avrebbe certamente baciata.
L'amico socchiuse gli occhi, meditabondo. "E sia" disse.
Entrambi tesero la mano destra, allacciandole e stringendosi a livello del polso. "Siete degli idioti" commentò Remus, estraendo la bacchetta.
"Tu fallo e basta" ordinò l'amico.
Con un sospiro, Lunastorta appoggiò la punta della bacchetta sulla pelle del malandrino e subito iniziarono ad apparire delle scritte in bianco, lievemente luminose, che riprtavano le parole della scommessa.
Quando queste scomparvero, i due si separarono, lanciandosi occhiate storte.
"Faremo in modo che domani ci sia tutta la scuola ad assistere alla tua disfatta" ghignò Sirius, infilzando una patata arrosto e ficcandosela in bocca.
"Non sarà me che vedranno perdere" commentò Lily, non meno aggressiva.
James e Peter si scambiarono uno sguardo d'intesa, soffocando i sorrisi sul nascere.
Sarebbe stata una giornata davvero interessante.


Ciao dolci Potterheads!
Buona domenica, prima di tutto. Spero vivamente che voi non la stiate vivendo come me (reclusa in camera, avvolta da circa diecimila coperte, col té caldo.. a preparare un esame). Potrei - e vorrei - spararmi!
Comunque!!
Ecco il nuovo capitolo! Che ne pensate??
Mi ha fatto davvero piacere ricevere i vostri commenti! Siete stati davvero gentili, soprattutto perché avete scritto solo belle cose! :)
Beh, fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo e del prossimo! :)

Un bacio,
Laura :)

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