Al posto di noi altri

di ellephedre
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Al posto di noi altri ***
Capitolo 2: *** Rei manga VS Yuichiro anime ***



Capitolo 1
*** Al posto di noi altri ***


Al posto di noi altri

Al posto di noi altri

Autore: ellephedre

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.

 


 

Mamoru e Usagi anime VS Usagi e Mamoru manga

 

Svegliandosi di mattina, quel giorno, a Mamoru parve di notare qualcosa di diverso in camera da letto.

Sbatté le palpebre, proteggendole dalla luce del sole che filtrava attraverso i ricami delle finestre - ricami numerosi, che non ricordava di essersi mai trovato davanti. L'orlo delle tende era in pizzo vezzoso e nell'aria aleggiava un profumo di... lavanda?

Si rigirò sul letto, notando il resto della stanza. Sul comò vi erano miriadi di boccette e potpourri e la lampada sul soffitto aveva la forma di... un fiore?

Usagi aveva ri-arredato la stanza da letto nella notte?

«Buongiorno!» Sua moglie entrò dalla porta con un vassoio in mano.

Deliziato, lui si dimenticò delle domande che voleva porle e si concentrò sul contenuto della colazione che stava per ricevere in dono. Almeno, cercò di farlo: venne distratto dai due monti di carne prosperosi che Usagi nascondeva sotto il grembiule.

«Hai dormito bene, amore mio?»

A lui era cascata a terra la mascella. «Che hai fatto?!»

Lei posò il vassoio sul comodino, sporgendosi per sfiorargli le labbra con un bacio. «Che vuoi dire? Una brava moglie non può preparare la colazione al marito di tanto in tanto?»

Mamoru aveva incatenato gli occhi ai suoi seni. «Che è successo al tuo- al tuo...?»

Lei abbassò lo sguardo. «Ho qualcosa di strano?»

Lui boccheggiò, incapace di proferire parola.

«Oh, vuoi dire questo disegno? Me l'ha ricamato Mako-chan!» Tracciò il disegno sul grembiule con un dito. «'Principi innamorati!' Questi siamo noi due!»

Incredulo, Mamoru allungò una mano, per toccare.

Usagi gli schiaffeggiò le dita. «Birichino! Dài, a queste cose pensiamo dopo! Prima la tua colazione!»

Ricevette il vassoio sul grembo solo per mancanza di alternative.

Usagi si accomodò sul letto accanto a lui. «Che ti prende? Ancora non mi hai ringraziato.»

Lui la osservò meglio in volto. Anche la sua faccia era diversa. Usagi aveva le ciglia più lunghe e le code erano vaporose sulle punte. Era andata dal parrucchiere di prima mattina?

Lei ignorò la sua confusione. «Su, mangia! Senti che programma ho per la giornata! Potremmo andare a fare un bel picnic romantico, poi nel pomeriggio andiamo al luna park come quando eravamo fidanzati. Ricordi? Un tuffo nel passato, ne parlavamo l'altro giorno.»

Mamoru cercò di raccapezzarsi. «Non dovevi finire la tua relazione per domani? Ieri eri preoccupata.»

«Relazione?»

Lui rimase a guardare le sue palpebre che sbattevano. «Per l'università» aggiunse, cercando di non suonare troppo ovvio.

«Quale università?»

Mamoru sgranò gli occhi, come un robot in cortocircuito.

Lei scoppiò a ridere. «È un gioco di ruolo? Dài! So che avevamo parlato di farmi frequentare il primo anno, ma a che scopo? Vedi? Non avremmo tempo per i nostri weekend di coppia! Tu ti preoccupi troppo, Mamo-chan. Io sono felice vivendo come tua moglie e stando a casa. Non potrò farlo per molto, perciò non voglio perdere tempo! Per il nostro futuro regno non preoccuparti. Il mio cristallo d'argento penserà a tutto!»

Era finito in un universo alternativo.

Usagi prese un pasticcino e, dopo averlo imbevuto di caffè, cerco di infilarglielo in bocca. «Ahhn!»

Ritraendosi lui sfiorò per errore uno dei suoi seni formato famiglia. «Aspetta!»

Lei aveva messo su un broncio. «Sei di cattivo umore oggi? Cosa c'è che non va? Mi aspettavo tante coccole per questa colazione da re...»

Probabilmente l'aveva preparata lei con le sue mani. Sua moglie non ne sarebbe mai stata capace: sapeva a stento cuocere un uovo. «Ehm, Usagi. Ti chiami così, vero?»

Lei si morse un labbro. «Mi stai spaventando.»

Per sicurezza lui abbassò lo sguardo su di sé, poi ebbe l'idea di controllare la propria immagine nello specchio sopra il comò: okay, era ancora se stesso.

«Tu sei Usagi Tsukino e io sono Mamoru Chiba.»

La Usagi alternativa scattò in piedi. «Come, Usagi Tsukino? Mi stai togliendo il tuo cognome?»

«No, no...» Spostò il vassoio sul comodino prima di rovesciarlo. «Siamo sposati. Lo riconosco.»

Usagi era in apprensione. «Oddio, Mamo-chan. Sei sotto l'influenza nemica? Ti comporti in modo troppo strano, per favore, torna in te!»

Anche lei aveva riconosciuto che qualcosa non andava. «Ti sono mai capitati incidenti di questo tipo con me?»

«Che domande fai? Tra Beryl che ti aveva fatto il lavaggio del cervello e Black Lady che ha ripetuto l'operazione, siamo in confidenza con queste tragedie!» Lei corse a prendergli le mani. «Mamo-chan, ti prego, dimmi che sei innamorato ancora di me!»

Quanto era drammatica. «Sì, sì... cioè, amo mia moglie. Non sono sicuro di essere il marito che conosci.»

Mentre lei rimaneva a bocca aperta, lui si ripeté in testa le parole che aveva appena udito. «Ehi, quando mai Chibiusa mi ha fatto il lavaggio del cervello? Era lei quella plagiata!»

La Usagi che si trovava davanti a lui immagazzinò molta aria. Scostandosi, urlò a squarciagola.

Ancora seduto a letto, Mamoru si coprì le orecchie. «Calmati!»

«Non ce la faccio più! Possibile che io sia una donna a cui le altre vogliono sempre rubare l'uomo?»

«Eh?»

«Beryl, Black Lady, Galaxia... ti vogliono tutte e tu non sei mai in grado di difenderti! Scusa, Mamo-chan, ma dovresti cominciare ad allenarti! Sono stufa di doverti sempre salvare!»

Lui spalancò la bocca. «Io?»

«Tu! Sei il principe perfetto dei miei sogni, ma ogni tanto mi piacerebbe essere io quella salvata da te!»

Mamoru non poté credere che gli venisse rivolta quell'accusa. «Mi pare di essermela cavata da solo contro Zenas!»

«Zenas?»

Tirando via le coperte, Mamoru saltò in piedi. Se la stava prendendo per nulla. Si rivolse alla sua pseudo-moglie. «Ascolta: nessuno mi sta plagiando e non credo che qui c'entrino dei nemici. Secondo me questo è una specie di sogno.» Era solo l'ennesima volta che gli capitava.

«Sogno?» Usagi si pizzicò il dorso di una mano. «Io sono sveglia, quello che ha bisogno di una secchiata d'acqua in testa sei tu!»

Tutta quella suscettibilità aveva un sapore diverso da quella che Usagi gli mostrava di solito.

Lei si alterò. «È una specie di scherzo? È un gioco crudele! Non si fa così con tua moglie nella mattina in cui lei ha lavorato tanto per farti una colazione carina! Sei uno stupido, Mamo-chan!» Se ne andò sbattendo la porta.

Interdetto, lui boccheggiò da solo nella stanza.

Macché-? Ma cosa-?

Sapendo che presto lei sarebbe tornata, osservò meglio i propri dintorni. Si diresse in particolare verso il comò, studiando le fotografie. Ecco, era come pensava lui: non riconosceva nessuna di quelle pose. L'uomo nella foto con quella Usagi aveva la sua faccia, ma non era lui.

Era una versione secondaria di lui, che esisteva solo in quel mondo?

Andò a fare un giro della casa, immaginando che 'sua moglie' fosse nascosta in bagno. Ebbe confermate le proprie impressioni iniziali: l'appartamento era decorato in maniera più curata e femminile rispetto a quello in cui abitava lui. Quella Usagi era più ordinata e attenta ai dettagli.

«Perché non vieni a consolarmi?» gridò lei dal bagno.

Mamoru roteò gli occhi al cielo. «Esci e parleremo.»

In corridoio sbatté una porta. Una Usagi inferocita, splendida e regale nella propria rabbia, entrò marciando in salotto. «Da quando mi tratti così? Sei crudele!»

Mamoru era determinato a fare un discorso che non si esaurisse in recriminazioni. «Ascoltami, poi potrai attaccarmi quanto vuoi.»

Lei incrociò le braccia.

Lui cercò di essere il più chiaro possibile. «Io non ricordo di essere mai stato plagiato da Black Lady. Non mi risulta che Galaxia abbia mai fatto nulla con me, a parte uccidermi. Dopo di lei, tutti noi abbiamo combattuto un’ultima guerra contro i nemesiani del presente, guidati dal loro sovrano Zenas. Questo a te risulta?»

Lei aveva aggrottato la fronte. «Zenas? Che dici, Nemesis è un pianeta che scopriremo solo nel futuro. I suoi abitanti sono tutti terrestri - dei terroristi che noi avremo esiliato sul pianeta.» In lei iniziò ad accendersi un lume di comprensione. «Ma ti stai inventando le cose o tu… non sei tu?»

La seconda. «Mi chiamo Mamoru Chiba, ma non credo di essere proprio tuo marito.»

«Oh mio dio!»

Mamoru vide che lei stava andando in iperventilazione. «Tranquilla. Non ho intenzione di farti del male. Sono certo che il tuo Mamoru tornerà qui da te. Anche io ho una moglie che voglio ritrovare.»

«Quale moglie? Sei sposato con qualcun'altra in questo posto da cui provieni? Cosa saresti?»

«Sono sposato sempre con te, Usagi, ma con una versione diversa di te. Ciò dimostra che il nostro amore sopravviverebbe a prescindere dalle condizioni in cui ci troviamo.»

Usagi si calmò. «È la prima cosa che tu abbia detto che somigli un po’ a ciò che uscirebbe dalla bocca del mio amato Mamo-chan.»

Be’, anche la sua Usagi diceva cose come ‘il mio amato Mamo-chan’, ma non con tutta quella frequenza.

Esausto, Mamoru si appoggiò contro il divano.

La versione alternativa di Usagi si avvicinò a lui con cautela. «Quindi… siamo in una specie di sogno o in un universo alternativo? Mi ci trovo io, o ti ci trovi tu?»

Bella domanda. «Non lo so. Comunque non credo che rimarremo qui a lungo. Questi esperimenti non sono mai durati tanto per me, specie se erano assurdi.»

Iniziando a comprendere, Usagi si accese di curiosità. «Stai dicendo che tu vieni da un mondo in cui io e te ci siamo sposati ma le cose ci sono andate in maniera diversa? Magari c’entra Pluto? Comanda il tempo. Da un singolo cambiamento possono essersi originati due universi paralleli. Una volta mi è stato detto che poteva succedere qualcosa del genere.»

Mamoru provò un minimo di paura. «Speriamo che non sia così grave. Nel mio universo mi capita spesso di vivere situazioni strane perché c’è qualcuno - ancora non so chi - che si diverte a giocare col mio cervello e quello degli altri.»

«Altri chi? Le ragazze?»

«No, i loro compagni.»

Usagi sobbalzò. «Nel tuo universo le mie amiche non sono single?»

Interdetto, Mamoru faticò ad elaborare. «Qua non hanno ancora trovato nessuno?»

«No. A me non dispiacerebbe, ma loro dicono di essere contente così. Minako e Rei hanno votato le loro esistenze di guerriere Sailor alla mia salvaguardia.»

Mamoru scoppiò in una risata tonante.

La Usagi con cui stava parlando lo osservò un poco risentita.

«Scusa, scusa! Quelle non sono le ragazze che conosco io. Loro correvano dietro a qualunque tipo carino che potesse essere adatto a diventare il loro fidanzato. Quando Rei ha trovato la persona giusta, non l’ha più mollata.»

«Rei? La mia Rei odia gli uomini.»

Ehm… «La Rei che conosco io pretendeva il massimo dal fidanzato che avrebbe trovato, ma alla fine si è accontentata di un bravo ragazzo che la rende molto felice.»

«Hm. A questa Rei non farebbe male, ma non credo che sarebbe disposta a scendere a compromessi. Comunque va bene così.»

Be’, sì. Evidentemente parlavano di persone molto diverse.

La Usagi alternativa - lievemente più femminile e delicata nell’aspetto rispetto alla sua Usagi, oltre che molto più florida nelle grazie - si sporse in avanti. «Come mi hai conquistata nel tuo mondo? Raccontami, voglio capire cos’è cambiato!»

Confrontarono le loro storie, arrivando a conclusioni che li lasciarono sbigottiti.

«Tu avevi perso la memoria dopo la sconfitta di Beryl e Metallia?»

«Be, sì. Non è stata colpa mia.»

«Poi ti sei rimesso insieme a ‘me’, ma mi hai lasciato perché l’Endymion del futuro ti aveva mandato un incubo in cui ti raccontava che la nostra relazione mi avrebbe messo in pericolo?»

Suonava anche a lui implausibile. «Già.»

Usagi era offesa. «E ‘io’ ti ho ripreso indietro come se nulla fosse?»

Be’, non proprio, però… «Sei stata generosa e mi hai capito. Ti ero mancato. Anche io avevo sofferto molto nel lasciarti.»

A quella seconda Usagi il risvolto non piaceva. «Il mio Mamo-chan non mi avrebbe mai fatto una cosa del genere! Da quando ha saputo che sono la sua principessa, è sempre stato attento a non farmi soffrire. Se mi avesse lasciato mi avrebbe fatto stare malissimo e per farsi perdonare... non so cos'avrebbe dovuto fare!»

Sì, lui si era reso conto che quella Usagi era un pochino permalosa e meno portata al perdono.

Lei si preoccupò. «Ora stai trattando bene quella ragazza, vero?»

«Certo. L'ho sposata e la amo con tutta la mia anima.»

Usagi e i suoi capelli boccolosi si calmarono. A lui era parso che prendessero vita propria prima, indignandosi insieme a lei.

«Per fortuna. Sappi che noi Usagi siamo molto sensibili.»

Be', sì, ma in maniera diversa. «La mia Usagi è più... focalizzata sul presente. Si dimentica dei torti subiti dopo un attimo.»

«Oh. Mi piacerebbe essere così. Ma anche lei si lascia trasportare dai sentimenti, vero?»

«Certo.»

Usagi era confusa. «Non capisco come sia potuto andare tutto bene nel periodo in cui vi siete lasciati. Io ho sempre avuto tante persone pronte a consolarmi. Demando era terribile, ma mi desiderava tanto. Poi c'era Haruka, che se non ci fossi stato tu... cioè, mio marito... E quando te ne sei andato in America, c'era Seiya. Ovviamente io ho sempre restito perché ti amavo da morire e per me non esisteva nessun altro che non fossi tu, ma se mi avessi lasciato, credo che avrei ceduto un pochino, anche solo per non affogare nella disperazione.»

Mamoru sollevò in coppia le sopracciglia. «Avresti accettato la corte di un'altra persona?»

«Be', se mi avessi lasciato! Saresti stato il primo ad abbandonarmi!»

Lui si indignò. «Ma tu mi conosci! Sai che sono rigido e fatico a mostrare quello che provo!»

«Quello sei tu, non il mio Mamoru! Lui è sempre stato affettuoso e pronto a mettere me davanti alle sue incertezze!»

Mamoru non credette alle proprie orecchie. «Che ha detto sapendo delle quasi cotte che ti eri presa per questi altri tizi? A proposito, Haruka

«Non sono 'quasi cotte'. Ci sono stati solo un paio di bacetti innocenti. Degli incidenti.»

Mamoru si slogò la mascella nel farla cascare a terra. «Ti sei baciata con altri uomini? Stai parlando di Demando, vero?»

Usagi rabbrividì. «Con lui è stato tremendo, era una violenza. Mi riferisco ad Haruka e Seiya, che stavano solo cercando di cancellare la mia tristezza.»

Mamoru era stupefatto oltre ogni misura. «Quale tristezza? Non potevi controllarti? Ero andato via quando flirtavi con Haruka? Altrimenti cosa c'era che non potevi dirmi?»

La Usagi con cui stava parlando mostrò i primi sensi di colpa, rannicchiandosi nelle spalle. «C'eri, ma Chibiusa stava sempre in mezzo a noi, non lasciandoci mai soli. Tu le prestavi troppe attenzioni e Haruka era così magnetica... Tu comunque eri il mio primo ragazzo, non ero abituata a essere corteggiata da qualcun altro...»

Mamoru si astenne da altri commenti, solo per non provare rabbia per una situazione che non lo riguardava.

Quella Usagi era ansiosa di capire. «Tu non te la sei presa così tanto. Intendo, nella versione che conosco io. Sei molto dolce e capisci che si è trattato di sentimenti passeggeri, che nulla avevano a che fare con l'intensità di quello che provavo per te. Non lo rifarei. Ero una ragazzina, ora sono cresciuta e siamo sposati.»

Mamoru si intristì. «Forse non è così vero che saremmo stati insieme comunque, in qualunque nostra forma. Non so se la nostra storia avrebbe retto a un colpo del genere, se fosse capitato a me.»

Usagi mise su un broncio. «Be', nemmeno io so se avrei retto a sentirmi abbandonata e disdegnata. La tua Usagi sembra... mi viene da dire 'troppo buona', ma forse nutre una fiducia incondizionata nell'amore che provi per lei.»

Era così. Mamoru provò a sentirsi più leggero. «Penso lo stesso del tuo Mamoru.» Ovvero, che era troppo buono, per non dire fesso. Ma se doveva trovargli dei lati positivi... «Lui è come Usagi avrebbe sempre voluto che fossi io. Sensibile a ogni suo bisogno, ansioso di darle tutto quello che vuole, capace di perdonare qualunque sua intemperanza e capriccio. Se si incontrassero...»

Lui e l'altra Usagi sorrisero, poi sobbalzarono. «CAVOLO!»

Mamoru saltò in piedi. «Forse ora sono insieme?»

«No, dài... Comunque Mamoru non mi tradirebbe...»

«Con una che ha la tua faccia e ti somiglia di carattere...» In meglio, pensò tra sé.

L'altra Usagi tremò. «Non hai detto che la tua Usagi non cede alle tentazioni?»

«A me cede sempre!»

«Ahia...»

Rimasero fermi in quel salotto, a mangiarsi le mani.

 

Usagi si stiracchiò sul letto, goduriosamente. Una delle sue mani sfiorò i capelli di suo marito. Voltarsi per abbracciarlo fu inevitabile. «Hm, Mamo-chan. Buongiorno.»

Lui la strinse, affondando il viso nel suo collo. Che cosa tenera.

Usagi lo massaggiò sulla schiena, continuando a tenere gli occhi chiusi. «Che bello svegliarsi così.» Sbadigliò fuori tutta la sua pigrizia. «Di mattina col mio adorato Mamo-chan...» canticchiò.

Udì una risatina di lui contro la spalla. «Ora canti?»

Sentì una mano insinuarsi sotto la sua maglietta, risalendo. Usagi si allungò premendosi contro il corpo di lui, pronta a cominciare splendidamente la giornata.

Le dita di Mamoru avevano raggiunto il suo seno. Lo stavano tastando, incerte.

Usagi non capì. «Che c'è?»

Lui si tirò indietro, per guardare dove stava toccando. «... è successo qualcosa?»

Lei restò senza parole nel vederlo in viso. Quel giorno il suo bellissimo marito era ancora più affascinante. Le sue ciglia erano più lunghe, i suoi occhi più profondi...

Lui finalmente la osservò in faccia. Rimase a sua volta stranito. «Ah... Hm...»

Usagi sorrise. «Ogni giorno ti svegli più bello, Mamo-chan! Wow!»

Lui smise di boccheggiare. «Ehm... anche tu...»

Non sembrava tanto convinto, ma Usagi non era tipo da prendersela per sciocchezze simili. D'altronde, aveva modi molto piacevoli di distrarsi. Lo spinse sulla schiena, salendogli sopra. Come una cavallerizza, agitò le code. «Stamattina mi va di farti tante cose hentai.»

Un guizzo sorpreso balenò negli occhi di lui. «Okay, solo che... una domanda?»

«Dimmi.»

Mamoru indicò il suo petto. «Non sembra anche a te... che manchi qualcosa?»

Usagi abbassò la testa. A che si riferiva? «Vuoi che metta della biancheria sexy?» Quella maglietta non era il massimo, ma lui non si era mai soffermato su certi dettagli.

«No...» Mamoru sollevò le mani, poi, come se le stesse chiedendo il permesso, fece per sollevarle la parte superiore del pigiama. Senza comprendere, Usagi lo invitò a continuare. I suoi seni furono al vento.

«Ecco. Vedi?»

Che cosa? controllò lei.

Mamoru non comprendeva perché non ci arrivasse. «Sono piccole.»

Usagi si indignò. «Ti stai lamentando?» Tirò giù la maglietta con uno strattone. «Se non ti piacciono, non sei costretto a toccarle!»

«Non è questo...»

Si scostò all'indietro sul letto. Mamoru fece per prenderle un braccio, ma lei si tenne a distanza, ferita. «Che razza di cattiveria è questa, Mamo-chan? Hai sempre detto che sono perfetta per te!»

«Certo che lo sei, solo che...» Lui si focalizzò sul suo viso e si sorprese di nuovo, non in senso buono. «Diavolo, che succede?»

A lei giochetti del genere non piacevano. «Non ne ho idea! Ma visto che non mi vuoi, vado a fare colazione!» Marciò via dalla stanza, diretta al frigorifero.

Che insensibilità! Che sfacciataggine!

Se Mamo-chan pensava di tornare a fare l'amore con lei tanto presto, si sbagliava di grosso!

Lui l'aveva seguita in cucina. «Ehi. Mi dispiace veramente tanto. Vieni qui.»

Manco per sogno.

Senza ascoltarla, lui la afferrò per un polso e la attirò contro il proprio corpo.

Attonita, Usagi si dimenò. «Lasciami!» Era arrabbiata, non voleva essere abbracciata!

Lui la strinse più forte, cercando di farsi guardare. «Usako. Non volevo farti soffrire...»

A lei non importava! «Mollami!» Poiché la sua richiesta non sortiva effetto, gli piantò le unghie negli avambracci.

Incredulo, lui allentò la presa.

Usagi era allibita. «Quando sono arrabbiata non voglio che mi tocchi! Da quando non ascolti?!»

«Io...» Lui era più confuso che mai. «Di solito ti piace...»

«Di solito tu capisci quando sono seria!»

Rimasero a fissarsi, come se non si conoscessero.

Usagi si preoccupò. «Che ti prende stamattina?»

Colpito dalla sua tristezza, Mamoru cominciò a riflettere. «Ci sono troppe cose diverse oggi...»

«Infatti!»

«No, ascolta... io ti amo, Usagi, da morire. Lo sai. Non prendere male quello che sto per dire. Voglio solo che mi aiuti a capire.»

Percependo la sua sincerità, Usagi decise di concedergli fiducia. «Okay. Parla.»

Mamoru ragionò. «Oggi hai un aspetto diverso dal solito per me. Il tuo viso per esempio sembra più giovane. E anche il tuo corpo... Non mi sto lamentando» si affrettò a dire. «Ma ci sono differenze fisiche evidenti. Anche a livello di carattere non sei la stessa. Non capisco cosa stia succedendo.»

Lei cercò di dare un senso alle sue parole. «Anche tu non mi sembri proprio uguale, ma... cosa intendi? Vuoi dire che ti sembro così diversa da non riconoscermi?»

Debolmente, lui annuì. Le stava chiedendo aiuto. «Per caso siamo sotto l'effetto di qualche maleficio? I nemici sono stati capaci di giocare con la nostra mente in passato.»

Usagi incrociò le braccia, confusa. «Me ne sarei accorta, ormai sono troppo forte.»

Mamoru provò a ipotizzare. «Forse è come quando Nehellenia ci fece sognare di essere tornati bambini insieme. Adesso mi appari più giovane di due o tre anni, all'incirca.»

Usagi sgranò gli occhi. «Quando?»

«Cosa?»

«Quand'è che Nehellenia ci avrebbe fatto sognare di essere bambini?»

Nel sentirlo spiegare, Usagi iniziò ad avere una vaga comprensione della situazione in cui si trovavano. «Senti, mi racconteresti daccapo quello che ricordi sulla guerra contro la Dream Moon?»

Mamoru era cauto quanto lei. «Te la sei dimenticata?»

«No. Accontentami, per favore.»

Nel sentirlo parlare, la invase una sensazione di inquietudine e meraviglia. «Wow. Tu non sei il mio Mamo-chan.»

«Eh?»

«Queste cose io e lui non le abbiamo mai vissute. Tu hai recuperato il cristallo d'oro solo durante la guerra contro i nemesiani dei giorni nostri, non quando c'era ancora Chibiusa. Inoltre io e lui non siamo ancora stati incoronati.»

Mamoru sgranava gli occhi, come se si trovasse in un universo parallelo. Forse era proprio così.

Usagi volle dargli una dimostrazione pratica. «Vediamo se sei più forte del mio Mamoru!» Creò una corda di luce nella mano e la usò per avvolgere l'alter ego che era apparso in casa sua.

Mamoru sobbalzò, ritrovandosi intrappolato. «Quando hai imparato a farlo?!»

«Tanto tempo fa. Non riesci a liberarti?»

«No! Mia moglie non sa fare cose del genere! È una guerriera potentissima, ma non è...»

«Capace di lottare con armi create sul momento.» Usagi dissolse la corda improvvisata. «Be', questa è una cosa mia, merito di molti anni di pratica.» Le venne voglia di saltellare. Era finita in un'altra di quelle situazioni assurde che di tanto in tanto il suo cervello le proponeva. «Ho capito tutto! Siamo in una specie di dimensione parallela!»

«Parallela?»

«Sì, non essere spaventato! Vedrai che non durerà a lungo. Approfittiamone, facciamoci tante domande. Tu e la tua Usagi siete già Re e Regina allora? Governate? Com'è?»

L'altro Mamoru si stava toccando le braccia liberate, cercando delle bruciature. «Ehm... è stata un'incoronazione ufficiosa. Io e Usagi ancora non governiamo.»

«Oh.» Peccato, pensò lei. Sarebbe stato utile saperne di più su quella situazione. Trovò un nuovo motivo di felicità. «Lo avevo detto al mio Mamo-chan! Qualunque fosse stata la situazione, qualunque cosa ci fosse successa, i nostri cuori sarebbero rimasti irrimediabilmente uniti! Anche se ci fosse andato tutto in modo diverso, noi ci saremmo amati e sposati!» Averne la conferma era straordinario!

Il Mamoru con cui stava parlando aveva giudicato molto tenera la sua dichiarazione.

Usagi si sedette sul divano con un balzo. «Raccontami tutto del tuo mondo! Non può esserci storia più bella di quella che vede me e Mamo-chan protagonisti. Pensavo che ce ne fosse una sola, ma ora sei qui!»

Attirato dalla sua allegria, lui accolse l'invito ad accomodarsi accanto a lei.

Usagi si rese conto dell'indecenza del proprio stato: indossava ancora il pigiama ed era senza reggiseno. Ma ormai lui aveva visto tutto. «Un attimo.» Si concentrò su un particolare. «Se eri sorpreso dalle mie misure, vuol dire che la tua Usagi è più formosa di me?»

«Ehm, già.»

«Ma che fortuna! Quanta roba ha in più? Così?» Disegnò la forma con le mani.

«No, più..» Lui incurvò le dita, in modo da far capire che i seni della sua amata riempivano la coppa che aveva creato coi palmi incavati.

Usagi fu invidiosissima. «Non mi sarebbe dispiaciuto essere uguale!»

«Be', ma anche tu sei... Non ti stavo criticando prima, notavo solo la differenza.» Mamoru si incupì. «La mia Usagi non deve venire a sapere cos'è successo. Sarebbe molto gelosa.»

«Ma dài, come me! Anche io dirò al mio Mamo-chan che in fondo quando mi hai toccata tu eri sempre...» si interruppe e ridacchiò. «Fantastico, sarà geloso anche lui! E io non avrò fatto niente di male, non è stata colpa mia!»

L'altro Mamoru era nervoso. «La mia Usagi non la vedrà in questo modo.»

Usagi sapeva come sedarla. «Sii gentilissimo con lei. Sii paziente e affettuoso, dalle tutto quello che vuole e sicuramente lei ti perdonerà.»

«Io faccio già così. Cerco sempre di capirla.»

Usagi sbatté le palpebre. «Sempre?»

«La mia Usagi è buona. Come te, penso. Non fate mai niente per far male al prossimo e io credo che meritiate una persona che cerchi di capire i vostri sentimenti.»

Usagi meditò. «Non è che potresti restare a fare qualche lezione al mio Mamo-chan?»

Lui si stupì. «Non ti tratta bene?»

«No, certo che sì, solo che... è meno sensibile di te. Almeno, in certe cose. In altre...» Sollevò un sopracciglio. «Per esempio, non si è mai imposto su di me fisicamente.»

Mamoru si sentiva male per il fraintendimento. «Usagi non l'ha mai vista così. A volte fa delle scenate e vuole che io le faccia capire quanto la desidero vicino a prescindere dalle sue proteste. Alla fine si scioglie sempre nel mio abbraccio.»

Usagi ci pensò su. «Anche a me piace che Mamo-chan mi venga a cercare. Voglio che dimostri di tenere a me, ma quando si tratta di toccarmi in quei momenti lui è più... gentile. A me non piace proprio essere costretta. Non faccio scenate a caso.» Non più, almeno. Era cresciuta.

Rimasero in silenzio, a pensare ai rispettivi atteggiamenti.

Usagi decise di lasciar perdere. «Dimmi come vi siete conosciuti tu e lei nel presente. Sei stato più carino nell'avvicinarmi o anche tu sei stato antipatico?»

«Antipatico?»

Usagi gli raccontò per filo e per segno la maniera in cui Mamoru l'aveva stuzzicata agli inizi.

La versione di lui con cui stava conversando non credeva alle proprie orecchie. «Come hai fatto ad innamorarti di me se ero così?»

«Non offenderti da solo! Il mio Mamo-chan è una testa dura quando si tratta di dimostrare i suoi sentimenti. Agli inizi era tremendo, ma pensandoci bene erano le sue azioni a parlare meglio delle parole... Tutte le volte che mi veniva a salvare, e poi il fatto che infastidisse proprio me invece di altre ragazze, che gli erano indifferenti...»

Come i bambini delle elementari, ragionò Mamoru. «La mia Usagi non avrebbe resistito con un approccio simile. L'ho stuzzicata un pochino agli inizi, ma non sono mai arrivato agli insulti. Agli inizi per noi è stata tutta una questione di silenzi e sguardi. Ci parlavamo pochissimo, ma sapevamo che tra noi due c'era qualcosa di... magico.»

«Oh mio Dio, com'è romantico!»

Lui fu molto felice di far sognare un po' la versione alternativa di sua moglie. Le raccontò come si erano ritrovati dopo la battaglia con Beryl e Metallia.

Lei divenne malinconica. «Davvero è andata così per voi?»

«È stato come rivederci dopo secoli, senza riuscire a credere che finalmente potessimo riabbracciarci. Io e lei, Serenity ed Endymion... Una cosa unica e sola, di nuovo.»

L'altra Usagi guardava fuori dalla finestra. «Con me non c'era nessuno quando ho combattuto contro Metallia. Avevo perso Mamoru e tutte le ragazze.»

Mamoru non seppe che dire. «Mi dispiace.»

Lei abbracciò i propri ricordi. «A me no. È stato proprio il ritrovarmi da sola che mi ha fatto capire che non tutto quello che contava si riduceva alla mia storia d'amore con te, o al supporto che mi davano le mie amiche. Pensavo di non farcela senza la loro presenza al mio fianco. All'inizio stavo andando da Beryl solo per salvarti, sai? Poi vi ho persi tutti e ho capito che non potevo lasciarmi andare. Sono diventata più grande in quella battaglia. Sarebbe stato bellissimo sopravvivere e ritrovarti, ma sacrificarmi non mi è pesato molto. Avrei tanto voluto tornare ai giorni semplici della mia vita di prima... Ero consapevole che col mio gesto non sarebbe toccato a me vivere quell'esistenza bella e semplice, però avrebbero potuto farlo altri. Ne valeva la pena.»

Mamoru non ebbe commenti da offrire. Quella era una Usagi ignota per lui. L'aveva sempre considerata una persona generosa, ma in questa versione lei sfiorava vette d'altruismo sconosciute.

La sua Usagi era stata capace di un gesto simile contro Galaxia, ma ancora adesso lui percepiva un certo grado di separazione tra la donna che aveva accanto e la guerriera capace di immolarsi per il prossimo. Forse perché Usagi, ancora adesso, era restia a immaginarsi nel ruolo di una regina al servizio del proprio popolo. «Tu hai paura di diventare sovrana?»

Usagi ci pensò su. «Preferirei essere una persona normale, ma non sono spaventata da ciò che diventerò. Solo un po' nervosa.»

«La mia Usagi fa di tutto per dimenticare che tra poco saremo Re e Regina. Io so che lei sarà comunque in grado di guidarci, ma... Niente. In fondo ha diritto a vivere il presente come se stessa, senza pensare ad altro.»

«La capisco. Vedrai, quando sarà il momento giusto comprenderà che la sua vita non poteva prendere un'altra strada. Stalle vicino.»

Più che con Usagi, a lui sembrava di parlare con la sovrana che lei sarebbe stata tra mille anni.

Le posò una mano sulla testa. «Sei giovane solo d'aspetto. Il tuo animo è maturo.»

Usagi ridacchiò. «Ne ho vissute di tutti i colori per diventare così! Come la volta che mi hai lasciato, per esempio. Anche tu hai contribuito a formarmi.»

Ascoltando il racconto, Mamoru si indignò. «Come ho potuto farti una cosa del genere?!»

Usagi voleva già scusarlo. «Be', tendevi a essere testardo e a prendere decisioni per entrambi da solo...»

«Questo è sbagliato!»

«Infatti poi hai imparato.»

Poteva darsi, ma... «Ti chiedo scusa per lui.»

Usagi tremò di gioia. «Voglio registrare la tua voce mentre lo dici!»

«Lui non ti ha mai chiesto scusa?» domandò Mamoru, incredulo.

«Certo che sì! Solo che è il massimo sentire te che rimproveri te stesso!» Usagi rise ad alta voce. «Se vi incontraste, discutereste in eterno!»

Mamoru tendeva a credere che fosse vero: non era certo di apprezzare quest'altra versione di se stesso. «Visto il carattere che ha lui, te l'avrà fatta pagare per mesi quella volta che Haruka ti è andata dietro. È successo anche qui?»

«Eh? Io e Haruka?»

Mentre raccontava l'episodio, Mamoru capì che non si era svolto allo stesso modo nell'universo di quella Usagi.

Lei era incavolata. «Hai beccato la tua Usagi mentre si faceva quasi baciare da Haruka?!»

«Non ho detto che si stavano baciando, erano solo molto vicine!»

Usagi si erse sopra di lui, portando i loro visi a pochi centimetri di distanza.  «Scusa, se faccio così secondo te cosa sto per farti? Se non ti opponi tu in fondo ci stai!»

Con la coda dell'occhio videro entrambi un flash. A un metro di distanza da loro apparvero una seconda Usagi e un nuovo Mamoru.

Usagi saltò all'indietro, ebbra di gioia. «Mamo-chan!!»

Suo marito era fuori di sé. «Che stavi facendo?!»

«Oh, no! Stavo solo dimostrando a questo Mamoru che sua moglie era attratta da Haruka!»

L'altra Usagi rilasciò un ansito sconvolto. «È una cosa del passato, cosa gli hai raccontato?!»

Usagi scavalcò il divano e corse ad abbracciare il suo unico e vero Mamoru. «La verità!» tirò fuori una linguaccia.

L'altra Usagi era in lacrime. «Mamo-chan, non crederle! Tu sai com'è andata!»

Lui allungò le braccia nella sua direzione. «Certo, vieni qui...»

I loro alter ego si strinsero in un abbraccio appassionato e consolatorio.

Usagi bisbigliò nell'orecchio di Mamoru. «Sono un tantino delicati...»

Il suo Mamoru era poco convinto. «Cos'hai fatto con lui finora? Ti sei accorta che non ero io?»

«Oh, quasi subito. Anche se prima mi ha visto a seno nudo.»

«COSA?!»

Il suo Mamo-chan e l'altra Usagi erano proprio permalosetti. «Dài, che volete che sia! Siamo tutti sposati qui» in una sorta di matrimonio a quattro, «e lui ha capito che io non ero te, Usagi-chan, proprio dalla differenza dei nostri, ehm...»

L'altra Usagi si era voltata verso suo marito. «Dimmi che ti piaccio di più io!»

«Ma certo, amore.»

Usagi era indignata. Si rivolse all'uomo che stringeva. «E io sono più bella di lei, vero?»

Il suo Mamoru non aveva dubbi. «Certo che sì.»

Nell'abbracciare le rispettive mogli, i due Mamoru si scambiarono uno sguardo complice prima di roteare gli occhi al cielo.

L'altra Usagi si voltò, un sorriso sbarazzino sul volto. «Non voglio litigare, Usagi. Siamo diverse ma siamo sempre noi, giusto? Dobbiamo per forza essere amiche!»

Usagi era d'accordo. «Non so quanto durerà questa cosa, ma hai ragione! Ognuna di noi ha la sua vita e il suo stupendo Mamo-chan, cosa possiamo chiedere di meglio?»

«Nulla!»

Avvicinandosi, si scambiarono un cinque. Avevano molti consigli da darsi a vicenda.

«Non far soffrire troppo il tuo Mamoru! È così stupendo da perdonarti tutto, ma non approfittarne!»

«Tu pretendi più dolcezza da lui. Te la meriti!»

«Fatti ascoltare quando dici 'no'! Meno giochetti, altrimenti quando sarai seria non ti darà retta!»

«Uh?» L'altra Usagi si stava tirando su il petto con le mani. «Capirò poi. Tu vai di push-up! Fa miracoli! Penso che a tutte le versioni di Mamoru piacciono i seni grandi.»

Usagi ridacchiò malignamente. «Meglio che al mio non piacciano troppo, altrimenti non vivrà a lungo.»

Si capirono tanto bene da ridacchiare in tandem.

Per parte sua, Mamoru aveva qualcosa da dire all'altro se stesso. «Ti perdono per quello che hai visto di lei, solo perché tu sei io.»

«Altrettanto» disse lui. «Non farmi credere che non hai guardato mia moglie.»

Per la propria salvaguardia, sotto lo sguardo inceneritore della propria Usagi, Mamoru restò zitto.

Udirono tutti un suono lontano - una specie di risucchio.

Quell'incontro tra due universi stava per terminare.

Prima che sparissero tutti, Mamoru gridò all'altro se stesso. «Se si fa di nuovo tentare dal tradirti, mollala! Tornerà da te strisciando!»

Il suo alter ego rise. «Pensa a te! Se non sei più gentile, finirà per mollarti lei!»

Il vortice dimensionale arrivò sopra di loro e li divise, riportando ciascuno di loro nei rispettivi universi.

 

Ritornati nel salotto di casa loro, la versione più dolce di Mamoru e quella più prosperosa di Usagi si guardarono negli occhi. «Non ha capito niente della nostra relazione» dissero, quasi all'unisono.

Si abbracciarono, felici di ritrovarsi.

Mamoru baciò Usagi. «È stato strano conoscere una versione più... grezza di te. Aveva dei lati interessanti.»

Lei si strinse forte a lui. «Se posso migliorare in qualcosa, cercherò di farlo, per non smettere mai di affascinarti. Tu sei uno dei migliori Mamoru che potesse esistere, sai?»

«Davvero?»

«Sì, anche se alla fine avrei potuto innamorarmi lo stesso di lui, se non ci fossi stato tu...»

Ah, sì? pensò Mamoru. «Quindi, se ti avessi trattato con freddezza, mi avresti voluto ancora? Magari ti avrei fatto smaniare. Strategia interessante. Forse lui non ha tutti i torti nel consigliarmi di applicarla.»

Usagi gli strizzò le guance, sapendo che stava scherzando. Almeno, lo sperava.

Si impose di essere ancora più gentile e dolce con suo marito e di non errare mai, mai più. «Andiamo, ti meriti anche qui la colazione da re che ti avevo preparato dall'altra parte!»

Si impegnò come non mai per nutrirlo con tutto il suo affetto.

 

Tornati nel loro appartamento, saldamente l'una tra le braccia dell'altro, la Usagi più grezza e il Mamoru meno dolce si sciolsero nel rispettivo amore.

«Oh, per fortuna non sei così mollaccione, Mamo-chan!»

Lui le carezzò la base della nuca, beandosi del suo odore - meno profumato rispetto a quello dell'altra Usagi, ma più genuino. «Mollaccione? Pensavo che lui ti sarebbe piaciuto più di me.»

«Oh, aveva i suoi lati buoni, ma ti immagini? Quel Mamo-chan mi ha perdonato come se niente fosse per essermi quasi baciata con un altro! Tu cos'avresti fatto?»

«Io?» Erano seduti sul letto e lui la adagiò sulla schiena. «Quello che avrei fatto se fossi stato qui quando Seiya ha provato a corteggiarti. Ti avrei presa da parte, sgridandoti e arrabbiandomi da morire. Poi ti avrei dimostrato che ero molto meglio di lui e che tu non avevi bisogno di nessun altro.»

Usagi si esaltò. «Oh, sì! Dimostramelo!»

Amoreggiarono intensamente. Quando Mamoru giunse a toccare il suo petto, Usagi non resistette. «Ora mi hai visto coi seni più grandi. Sicuro di non preferirli?»

«Sicuro.» Ne baciò uno, per rassicurarla.

«Avevo anche gli occhi più dolci e una bocca più rosa...»

«Il rosa di questa bocca è tutto quello che voglio.» Lui la divorò e per un poco Usagi si zittì.

Poi seppe che valeva la pena di provocarlo. «Una versione di te più dolce però non mi dispiacerebbe...»

«Guidami e lo diventerò. Per te posso fare tutto.»

Usagi sentì il proprio corpo liquefarsi. «È stata una vittoria per me.»

«Hm?»

Erano mezzi nudi e lei proseguì nell'opera con immensa soddisfazione. «Io ti ho già fatto diventare dolce, Mamo-chan. Non lo saresti stato per nessun'altra, vero?»

Lui si innamorò un poco di più di lei. «Per nessun'altra.»

Unendo le labbra, smisero di parlare.

 

Mamoru e Usagi anime VS Usagi e Mamoru manga

 


 

NdA: allora, che ne dite di questo folle esperimento? Se non scrivo una cosa così all'anno, non sono contenta. Ho cercato di non parteggiare troppo per la versione anime della coppia, ma... niente, deformazione professionale e amore di autrice: in fondo scrivo di questi due, non degli altri.

So che molti di voi li amano anche nella versione manga, perciò ho cercato di far percepire che erano adatti l'una all'altra in quella versione, come coppia.

Avreste fatto svolgere l'incontro in maniera diversa? Ci sono punti che sentite che ho saltato?

Per finire, vi interesserebbe leggere di altri personaggi della mia saga coinvolti in una situazione simile?

Fatemi sapere!

 

Elle




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Capitolo 2
*** Rei manga VS Yuichiro anime ***


Al posto di noi altri

Al posto di noi altri

Autore: ellephedre

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.

 


 

Rei manga VS Yuichiro anime

Rei si era svegliata di buona lena quella mattina. Il sole era alto, l'aria era fresca... una splendida giornata per dedicarsi al tempio. Sbadigliò, incamminandosi per il corridoio di casa. Era il fine settimana e non si aspettava di trovare la colazione a tavola. Suo nonno si destava all'alba e lei, quando non andava a scuola, si alzava tardi. Perciò le toccava prepararsi la colazione da sola: la preferiva bella calda.

Udì dei passi, in direzione della cucina. «Buongiorno!» salutò.

«Ciao!»

Non era stato suo nonno a risponderle. Rigida, si affrettò a superare l'angolo del corridoio. Appena video l'estraneo - un uomo giovane - si preparò a combattere. «Chi sei?!»

«Eh?»

«Ti ha fatto entrare mio nonno?!» Squadrò i vestiti dal ragazzo e brontolò internamente. Lui indossava un hakama azzurro, un capo di vestiario del tempio. Era stato proprio suo nonno a permettergli di entrare in casa. Che roba!

Il ragazzo era perplesso. Si era fermato davanti alla cucina, mezzo girato verso di lei. «Rei... Stai bene?»

«Come fai a conoscere il mio nome?!»

«Come faccio a...? Sono io. Non mi riconosci?»

Perché avrebbe dovuto conoscerlo? «Smettila di chiamarmi con tanta familiarità. Ti prego, vai subito da mio nonno. Non so chi sei e voglio sapere da lui perché ti ha fatto entrare in casa nostra.»

Il ragazzo boccheggiava. Si avvicinò di due passi, costringendola ad indietreggiare nell'angolo d'ombra del corridoio. Lui stava stringendo gli occhi. «Non sei Rei.»

Questa poi! «Saprò bene chi sono, no? Non avvicinarti oltre!»

Lui alzò in aria le mani, cercando di dimostrare che era inoffensivo. Il suo sguardo vagò nella direzione da cui lei era venuta. Divenne tormentato. «Cos'hai fatto a Rei?»

Eh?

Occhieggiandola con sospetto, il ragazzo balzò in avanti. Rei si scostò, veloce come un'anguilla, cercando con la mano uno strumento per difendersi. Non fu necessario: il ragazzo la superò e corse verso la sua stanza. «REIII!» gridò.

Stranita, Rei si gettò al suo inseguimento.  «Chi diavolo stai chiamando?! Dove pensi di andare?!» Quando vide che lui entrava nella sua stanza, accelerò il passo. «Fuori da lì, quella è la mia camera!»

Il ragazzo si era già introdotto all'interno. Ne uscì trafelato. «Non c'è Rei! Cosa le hai fatto?»

Quel tizio era fuori di testa! «Sono io Rei, questa è casa mia! Chi sei e chi stai cercando?!»

Il ragazzo la guardava in volto, spaventato. «Somigli a Rei ma non sei lei. Non sai dove sia andata? In che senso questa è casa tua?»

«Nel senso che è casa mia! Questa è casa Hino e io sono la unica e sola Rei Hino che l'abbia mai abitata!»

Il ragazzo respirava affannosamente, incredulo. Uscì in corridoio e con una manata spalancò una tavola del corridoio, aprendolo. Si precipitò in cortile. «Reiiiii!»

Santi numi, eri pazzo! Almeno se ne stava andando.

Lo vide attraversare il cortile, poi lui tentò un balzo verso l'esterno, oltre il recinto di legno alto un metro. Rei assistette coi propri occhi al momento in cui l'intruso venne sbalzato all'indietro, come se avesse sbattuto contro un'invisibile barriera.

Ma cosa-?

Sempre più allerta, uscì a sua volta dalla casa. Tutta quella storia aveva il sapore di un attacco nemico. Forse doveva tornare all'interno a prendere la penna di trasformazione.

Il ragazzo era rimasto seduto a terra. Gettò la testa all'indietro. «Oh, no!»

Rei si avvicinò a lui, cauta.

Il tipo si rimise in piedi e tentò di toccare l'aria nel punto in cui era stato respinto. La sua mano impattò contro qualcosa di solido, impossibile da vedere con gli occhi. «Cavolo!»

La reazione non era spaventata come richiedevano le circostanze.

L'estraneo emise un sospiro di rassegnazione. «Siamo bloccati.»

Tenendosi a debita distanza, Rei testò a sua volta la resistenza dell'aria in un punto diverso del recinto. Vedeva il boschetto del tempio davanti a sé ma non riusciva ad andare oltre il piano delle assi in legno che proteggevano il cortile. «Che diavolo sta succedendo?» mormorò.

Il ragazzo osservava i loro dintorni con un broncio. «Secondo me siamo in un sogno.» Si rilassò visibilmente. «Questo significa che Rei sta bene.»

Perché lui non la piantava con quella storia?! «Sono io Rei, dimmi che sta succedendo! Di che sogno parli, io sono sveglissima.»

Il ragazzo sollevò di nuovo le mani a mezz'aria, alzando bandiera bianca. Poiché sembrava più calmo e non appariva intenzionato ad attaccarla, Rei si concesse di guardarlo bene, per la prima volta: il tipo aveva un aspetto gradevole. I suoi tratti presi singolarmente erano abbastanza comuni, ma piacevolmente combinati nel suo volto. La sua principale qualità era la corporatura: era piuttosto alto e ben proporzionato, con una buona muscolatura.

Non che ciò la spaventasse: lei era una guerriera Sailor e in grado di tenergli testa se lui diventava minaccioso. «Spiega cos'hai capito» gli intimò. Chi aveva deciso di rinchiuderla nella sua stessa casa con lui?

«Io mi chiamo Yuichiro Kumada» si presentò il ragazzo, parlando in maniera cadenzata, con cautela. «Mi trovo qui perché mi sono svegliato nella mia stanza. Si trova nel corridoio opposto, dall'altra parte della cucina.»

«È la stanza che ti ha assegnato mio nonno? Non metterti troppo comodo.»

Il ragazzo accumulò pazienza. «Non ti preoccupa di più il fatto che non possiamo andare oltre questo punto del cortile? Io non so chi sei, ma somigli a Rei, che è una guerriera Sailor. Dovresti saperne qualcosa di fenomeni sovrannaturali.»

Rei tremò, in allerta. «Come fai a sapere che sono una guerriera Sailor?»

Lui era oberato e lievemente spaventato dal suo tono di voce. «Hai mai avuto a che fare con dimensioni parallele?»

Cosa?

«Secondo me ci troviamo in una di quelle in questo momento. Non penso che sia una condizione permanente. Per questo dicevo che siamo in una specie di sogno.»

Rei rilassò le braccia, riflettendo. «Questa non sarebbe casa mia?»

«Forse non è nemmeno casa mia. Tu non sei la Rei che conosco. Hai una faccia un po' diversa dalla sua.»

Rei si alterò. «Smettila di fare discorsi strani! Di me ce n'è una sola!»

«Anche in un universo parallelo?»

Per logica no. Ma perché doveva essere finita in una situazione del genere? Decise di concedere al tipo il beneficio del dubbio. «Come mai sai tanto di queste questioni? Hai anche tu dei poteri?»

In lui comparve un briciolo di disagio. «Qualcuno. Ma ne so tanto soprattutto perché io e te... cioè, l'altra te... nell'altro universo io e lei stiamo insieme.»

Rei sbatté le palpebre.

Quel tizio veniva decisamente da una realtà alternativa. Lei in una relazione? Impossibile.

Guardò in direzione della propria stanza e decise di fare una prova che l'avrebbe convinta dell'assurdità della situazione. «Sta' fermo qui. Non rientrare in casa.»

In camera sua recuperò la penna di trasformazione e tentò di chiamare a sé il potere stellare di Marte.

Al suo corpo non successe nulla, non venne travolta dal proprio potere.

Capì: si trovava davvero in una specie di sogno.

Inquieta, tornò in cortile. «Ti è già successa una cosa del genere?»

«Sì. Non ricordo bene cos'era accaduto negli altri sogni, ma so di averli avuti. Sono sempre tornato alla mia realtà sano e salvo.»

«Chi crea queste situazioni?»

«Vorrei saperlo anche io.»

Rei iniziò a rifletterci su. «Potrebbe trattarsi di un nemico molto pericoloso...»

«Non credo. Ma hai dei poteri anche tu, no? Prova a percepirlo. Potresti andare nella stanza del fuoco sacro a... ah, no, siamo bloccati in quest'area.»

Lei non aveva bisogno del fuoco per divinare. Aprì il proprio spirito all'essenza di ciò che la circondava e vide i loro dintorni con gli occhi della mente. Le sembrava di trovarsi in una specie di bolla - una bolla di luce chiara e benefica.

Aprì gli occhi e tornò a guardare la faccia perplessa del ragazzo.

«Allora?» le domandò lui.

«Come dicevi tu, si tratta di uno spaccato dimensionale. Non sembra creato per farci del male. Mi chiedo quale sia il suo scopo.»

«Non ne ho idea.» Il ragazzo la scrutava in volto, con curiosità. «Allora anche tu sei... Rei.»

Gliel'aveva detto fin dall'inizio.

«In questa tua realtà io non esisto?»

«Non ho mai incontrato nessuno che ti somigli. Vivo in questa casa da sola con mio nonno, da sempre.»

Lui era un poco deluso. Aveva parlato di una loro possibile relazione e Rei volle saperne di più. «E tu? Da quanto tempo vivresti qui?»

«Cinque anni.»

Cinque...? Era un mucchio di tempo. «E da quanto stareste insieme tu e l'altra me?» Dando per buono che lui dicesse la verità.

Il ragazzo la osservava con una sorta di tenerezza malinconica.

Fu uno sguardo che a Rei non piacque. Era troppo intimo, troppo... familiare. «Che c'è?»

«Mi ricordi la mia Rei, quando l'ho conosciuta all'inizio. Anche lei sarebbe stata scettica sentendo una storia del genere.»

Per forza. «Non so come sia la tua ragazza, ma io e lei siamo decisamente diverse. Io sto bene da sola.»

«Oh. Non hai nessun ragazzo?»

«Non ne ho bisogno.» Indicò il tempio in lontananza. «Tutto ciò che desidero dalla vita è succedere a mio nonno nella gestione del tempio. Non ho tempo per altre sciocchezze.»

«Una relazione non è una sciocchezza.»

Rei stava valutando il vestiario di lui. «Mio nonno ti ha assunto come apprendista al tempio? È questo che fai nella tua realtà?»

«Sì, mi occupo anche del tempio. Adoro stare in questo posto.»

Be', supponeva che se c'era una qualità che poteva attrarla in un ragazzo, era proprio la devozione al santuario in cui era cresciuta. Scuotendo la testa, tornò in casa.

«Dove vai?»

«Dentro. Saremo in un sogno, ma io ho fame.»

Il ragazzo cominciò a seguirla. «Ah... ti ho preparato la colazione. Se non si è smaterializzata.»

Eh?

Lui spiegò. «Siamo sabato, no? La mia Rei si sveglia più o meno a quest'ora e io le faccio sempre trovare la colazione pronta in tavola.»

Ma va'. Che cosa comoda.

Dandogli le spalle, Rei si diresse verso la cucina.

Ricordava ancora cosa le aveva detto Minako una volta.

"Dovresti sposarti! Trovandoti un uomo avrai qualcuno che lavorerà gratuitamente per te! Quella persona si occuperebbe del santuario e di tuo nonno e tu potresti fare quello che ti pare! Consideralo una sorta di servitore!"

Era troppo faticoso darsi da fare per trovare un ragazzo decente che non le desse troppo fastidio, ma se il suo alter ego in un'altra realtà aveva effettivamente accalappiato un tipo che rispondeva ai requisiti di Minako... be', in quel caso aveva senso che non fosse rimasta da sola.

Il ragazzo - Kumada - la seguiva una certa distanza, con circospezione. Arrivando in cucina Rei trovò la colazione servita in tavola, come promesso. «Grazie.» Si accomodò.

Lui rimase sulla soglia della porta, incerto.

Rei aveva inforcato le bacchette. «Non ti siedi? È maleducato fissarmi mentre mangio.»

«Certo. Scusa.»

Il tipo era diventato d'improvviso meno sicuro di sé. Si sistemò davanti a lei con le spalle leggermente incurvate, gli occhi concentrati sul ripiano del tavolo. «Mi chiedo se a Rei stia succedendo qualcosa di simile...»

Rei inforcò la bacchetta. «Che intendi?»

«Magari anche lei si trova in una realtà alternativa in cui io sono una persona diversa. O forse è finita in una realtà in cui io non esisto proprio...»

«Sarebbe un buon test per sapere se le importa davvero di te, no?»

Al ragazzo uscì una smorfia.

Ma guarda: allora non era tutto rosa e fiori dall'altra parte. «Temi che lei possa lasciarti?»

«No...»

L'esitazione diceva il contrario. Rei non aggiunse che lo credeva a sua volta. Il tizio aveva detto di possedere qualche potere sovrannaturale, ma se mai lei avesse avuto un compagno accanto, si sarebbe dovuto trattare di una persona eccezionale oltre ogni misura. Il tipo che si trovava davanti era passabile, abbastanza carino, ma non rispondeva certo a tutti i requisiti da lei richiesti.

Probabilmente la Rei dell'altro mondo lo aveva scelto come fidanzato temporaneo, per trascorrere in spensieratezza gli anni prima dell'avvento del nuovo Silver Millennium.

Il ragazzo sorrideva tra sé. «Sono certo che le mancherò se non le sarò accanto.»

Finché ne era sicuro lui... «Prima hai detto che io e la tua... ehm, Rei, siamo diverse. In che modo?»

«Oh, per esempio la forma dei vostri occhi è differente. Anche i tuoi sono molto particolari, ma Rei ha un taglio degli occhi unico. Poi la frangia: tu la porti di lato, a lei cade su tutta la fronte.»

A sentire il tono del tizio, l'altra Rei era più bella di lei. Bah, lui non era attendibile: era chiaramente innamorato e quindi annebbiato nelle sue considerazioni. «Da quanto tempo state insieme?»

«Un anno e qualcosa.»

Un anno appena? «Non vivi in questa casa da cinque anni? Lei ci ha messo quattro anni ad accorgersi di te?»

Il ragazzo tentò di farla passare per una storia divertente. «Ha capito tardi quello che provava per me.»

Infatti, parecchio tardi. Ciò confermava la sua teoria.

Il ragazzo la scrutava. «Pensi che ci saremmo dovuti mettere insieme subito? Anche tu sei una persona da amore a prima vista?»

Lei aveva avuto solo una cotta da adolescente per il segretario personale di suo padre, Kaido. Era stato sufficiente. «Non penso di essermi mai innamorata seriamente, comunque sono una ragazza che sa quello che vuole. Se incontrassi qualcuno che può andarmi bene, me ne accorgerei subito.»

Il ragazzo aveva spostato gli occhi sulla parete. «Anche Rei è così...»

Nessuna sorpresa per lei. Forse solo l'aspetto la differenziava dal suo alter ego. «Anche per questa Rei è molto importante il tempio?»

«Oh, sì.»

«Tiene moltissimo a proteggere Usagi?»

«Certo.»

«È profondamente legata a Marte?»

«Ovvio.»

«Allora siamo uguali dove conta.»

Il ragazzo - Yuichiro - si scoraggiò. Passò molto tempo in silenzio mentre lei continuava a mangiare.

Infine riprese la parola. «Tu non ti senti mai sola?»

Rei non ebbe nemmeno bisogno di pensarci. «No.»

«Non vorresti aver incontrato qualcuno che sappia prima di te cosa può farti stare bene?»

Che modo curioso di buttare giù la questione. «Non ho mai avuto questo tipo di necessità. Se so cosa può farmi stare bene la faccio, non ho bisogno di un terzo che ci pensi per me.»

«Mi sono sempre chiesto se Rei un giorno sarebbe diventata così.»

Com'era possibile? «Lei quindi sarebbe come dici tu? Che tipo di vita ha avuto?»

Il ragazzo glielo raccontò brevemente. Rei non capì. «Sembra la mia vita.» Entrambe avevano perso la madre da piccole, avevano un padre assente, avevano vissuto da sole col nonno... «Sei sicuro di non esserti immaginato troppe cose sui bisogni di lei?»

«No» rispose lui con decisione. «È stata Rei a parlarmene. Mi vuole nella sua vita perché io riesco a farla felice quando nemmeno lei sa cosa vuole.»

Rei supponeva che, in generale, fosse una qualità desiderabile in un fidanzato. «Tu non sembri molto sicuro del vostro rapporto.»

«Non so come cambieranno le cose tra noi nel tempo. Vivremo a lungo.»

Oh? Lui sapeva anche della vita millenaria, dunque. «Come avete risolto questo inconveniente con la tua ragazza? Sei disposto a invecchiare mentre lei rimarrà giovane?»

«Riuscirò a vivere a lungo quanto lei grazie ai miei poteri.»

«Quali poteri?»

«Non li senti?»

Doveva sentire qualcosa?

Il ragazzo era interdetto. «Forse i tuoi poteri non sono sviluppati come quelli della Rei del mio mondo.»

Così la offendeva! «Prima ho provato a trasformarmi e non ci sono riuscita. In questo mondo i poteri non funzionano, per questo non sento niente.»

«Ah, dev'essere come dici tu. Scusa.»

Lui tendeva a scusarsi spesso, ma era una buona qualità. «Quindi nelle tue speranze tu e la tua Rei vivrete insieme per secoli e secoli?»

«È quello che voglio. Anche lei.»

«Te l'ha detto?»

«Sì. Perché sei così scettica?»

Le sembrava che lui lo sapesse. «Perdonami la brutale sincerità, ma più che un fidanzato tu mi sembri un suo spasimante. Anche se state insieme, mi dai l'impressione di non essere così sicuro del vostro rapporto. Tra i due quello più innamorato sembri tu.»

Invece di offendersi il ragazzo la scrutò. Per lui non era una novità udire verità tanto crude.

«Anche lei ti fa discorsi così schietti?»

«Quando le va. Ed è assolutamente vero che quello più innamorato sono io. Mi sta bene.»

Rei capì immediatamente cosa il suo alter ego non sopportasse di lui. «Che discorsi sono? Dovresti pretendere che lei ti ami quanto e più di come la ami tu.»

«Non è da me pretendere.»

«Sono certa che lei lo trova esasperante.»

Il ragazzo emise una risata limpida - un'espressione che accese tutto il suo volto e fece intravedere a Rei cosa ci trovasse di interessante in lui l'altra versione di lei.

«Di me Rei detesta tutto quello che pensi tu.»

L'onestà - con gli altri e con se stesso - era un'altra sua qualità. «Allora cosa ti fa pensare che lei ti ami davvero? Come fai a sapere di non essere solo un capriccio temporaneo?»

Lui si incupì un poco. «Rei non starebbe mai per capriccio con qualcuno. È troppo buona per far male a una persona in questo modo.»

Rei emise uno sbuffo. Aveva volutamente esagerato. «Intendo, come fai a sapere che la sua non è solo un'infatuazione passeggera?»

Lui si perse in un ricordo. «Mi ha detto che non può vivere senza di me. Quando ha pensato di potermi perdere, ha urlato e pianto. Ogni volta che siamo insieme e io la pianto con tutte le mie idiozie, lei sta rannicchiata contro il mio petto. So che non c'è nessun altro posto al mondo in cui vorrebbe trovarsi.»

Rei provò un acuto senso di invidia. Non era mai stata travolta da emozioni simili. Non aveva mai desiderato un'altra persona tanto da non poter immaginare di vivere senza. Non aveva mai anelato di farsi stringere da nessuno e non le era mai passato per la testa che il contatto con un altro essere umano potesse farla sentire come se avesse trovato il proprio posto nell'universo.

Si era sempre sentita completa, ma rispetto all'altra Rei era monca, più o meno come lo era rispetto alle sue amiche. Lei era lei e aveva sempre saputo di essere differente dagli altri. Era meno passionale, più stoica, meno bisognosa della compagnia altrui per sentirsi a posto con se stessa. Guardava alle emozioni vivaci del prossimo con indifferenza, felice di essere estranea a sentimenti tanto ballerini.

Infatuarsi di Kaido l'aveva fatta solo soffrire e alla fine le era parso inutile.

L'altra Rei, a quanto pareva, era più normale. Anche se Rei non avrebbe desiderato essere un'altra persona, provava un po' di rimpianto al pensiero che forse mai in tutta la sua vita si sarebbe lasciata andare tanto quanto il suo alter ego. L'amicizia delle ragazze la rendeva già una creatura piena.

Forse non doveva invidiare tanto l'altra ragazza. Lei era innamorata di un uomo che le causava sicuramente diverse pene col suo modo di fare.

Invece di continuare a cercare di affossare quella relazione, decise di incentivarla. «Ti dico io cosa vuole la tua ragazza.»

Il tipo si mise sull'attenti.

«Anche se è carino che tu sia tanto onesto con lei, tieniti dentro le tue insicurezze. Lei è felice di ascoltarti e senza dubbio si sente utile quando lo fa, ma le piacerebbe tanto che tu la smettessi di arrovellarti. Ti ha scelto nonostante le tue fisime, ne sono certa. Le piaci quando sai quello che vuoi e lo mostri anche a lei. Vuole vederti diventare ciò che ha intuito che puoi essere. Sono scorci in cui sta riponendo grandi speranze. Ha iniziato a intravederli solo negli ultimi anni della vostra conoscenza. Prima i contro superavano di gran lunga i pro: perciò, anche se ti conosceva da tanto, ha accettato di accoglierti nella sua vita solo da poco.»

Il ragazzo era rimasto a bocca aperta.

«Cosa? Stupito che la conosca tanto? Sento che io e lei siamo due facce della stessa medaglia. Se l'avessi davanti la sentirei come uno spirito affine. Sarebbe come una sorta di sorella con cui ho molto in comune.»

Il tipo concordava sull'ultimo punto. «Le piaceresti molto se ti conoscesse.»

Rei non aveva dubbi. Avrebbe potuto essere per l'altra una sorta di àncora, separata da quella che rappresentava il suo ragazzo.

«Se fosse qui sarebbe molto utile anche a te, sai?»

Rei si risvegliò dai propri pensieri. «Lei a me?»

Il ragazzo era sicuro. «La mia Rei ti toglierebbe fuori da quest'apatia che dimostri. Non accetterebbe di vederti così calma e imperturbabile. Direbbe che c'è del fuoco anche dentro di te e ti girerebbe intorno cercando di tirarlo fuori in tutti i modi. Anche facendoti arrabbiare.»

Rei scoppiò a ridere. «Mi sta già simpatica!»

«Mi sento strano a dirlo, ma spero che anche tu un giorno possa trovare la persona capace di farti accendere. Non penso che per te andrebbe bene una persona col mio carattere...»

Senza dubbio no. «Io comunque non sono alla ricerca di nessuno. Sto bene per conto mio.»

Il ragazzo lo accettò e si alzò in piedi. «Vado. Grazie di tutto.»

Oh. Cos'era tutta quella sicurezza? «Pensi di poter mettere piede fuori di casa senza problemi ora?»

«Sì, sento che ora mi sarà possibile.»

A sentirlo parlare sembrava vero. Rei ebbe l'impressione che quello fosse un saluto e volle soddisfare un'ultima curiosità. «Senti... cos'è esattamente che l'altra Rei ha intravisto in te? Cosa potresti diventare? Dentro di te lo sai, vero? Dev'essere una specie di sogno segreto, inconfessabile.»

Lui rimase a guardarla, immobile.

«Dirlo ad alta voce sarà liberatorio» suggerì Rei.

«Un guida.»

La parola aleggiò nell'aria. Sorpreso di averla pronunciata, il ragazzo si aprì in un sorriso lento.

Rei gli offrì un cenno di assenso. Considerandolo un saluto, lui ricambiò il gesto con la testa e sparì in corridoio.

Contenta di aver fatto la sua conoscenza, per quanto strano fosse stato quell'incontro, Rei se ne rimase tranquilla in cucina, a terminare la sua colazione.

 

CONTINUA...


 

NdElle: nel prossimo capitolo di questa raccolta, Rei anime VS Jadeite manga (ovvero, la versione di questo generale che avrebbe dovuto essere il fidanzato di lei nelle intenzioni della Takeuchi).

Sarò molto felice di sapere cosa pensate di questo pezzo su Yuichiro e Rei manga, fatemi sapere!

 

Elle

 

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