Cleo e Cariclo, Marsiglia 1780-1785

di DreamFyre
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La noblesse francese ***
Capitolo 2: *** Maschere ***
Capitolo 3: *** Contessa di Nointel ***



Capitolo 1
*** La noblesse francese ***


« Cleo aveva una sorellastra maggiore, Cariclo. In comune avevano il padre, un bellissimo tritone dai capelli d'oro e gli occhi azzurri come il cielo estivo, che tuttavia peccava d'irresponsabilità e non aveva mai veramente badato a nessuna delle sue figlie. Cleo aveva perso la madre da piccola, e da allora la sorellastra aveva accettato ben volentieri di accudirla ed essere per lei quel genitore che la sirenetta non aveva mai avuto. Ma Cariclo aveva una passione che non aveva rivelato a nessuno: spesso usciva dal mare per avventurarsi nel mondo dei terrestri e in particolare nella nobiltà francese. Quando Cleo compì sessant'anni, quindi pur essendo ancora una bambina, la sorellastra la portò con sé in superficie. Assunsero identità fittizie, con nomi e titoli nobiliari falsi, e riuscirono ad ottenere una villa a poca distanza dal mare. Cariclo riuscì a stregare una cinquantina di persone tra servitù, cuochi, stallieri e camerieri, e assieme alla sorellina si mescolò nella nobiltà dell'epoca. Era il decennio precedente alla Rivoluzione francese e già si respiravano le prime sgradevoli sensazioni di quello che sarebbe accaduto di lì a pochi anni più avanti, molte famiglie nobili tra le più accorte si erano rifiugiate nel sud della Francia per venir meno all'ira della popolazione povera che non aveva quasi più nulla di che vivere. Cariclo si presentò come la madre di Cleo e non la sorellastra, sapendo che sarebbero state viste con sospetto se avessero dichiarato di essere sorelle. Disse di essere una giovane vedova che da poco aveva perso il marito di setticemia, che Cleo era la loro unica figlia e che era cagionevole di salute proprio come lei, e che per questo motivo avevano deciso di trasferirsi vicino al mare, dal momento che i medici avevano detto loro che l'aria mediterranea le avrebbe fatte stare meglio. La loro villa distava di poche miglia da altre ville, proprietà di vere famiglie nobili. La più vicina era quella del vecchio e ricchissimo barone Denon, un signore allegro e solare, circondato da una famiglia numerosa e una moglie molto più giovane di lei. Una delle loro figlie aveva fatto subito amicizia con Cleo, sin dal primo giorno in cui si erano conosciute. Poi c'era il conte de Breteuil con la sorella, una donna arcigna, dispotica, che non vedeva di buon occhio né Cariclo né la "figlia" Cleo. Era una donna estremamente colta e sapiente, ma la sua conoscenza andava di pari passo con un curioso ed incomprensibile bigottismo. Il marchese de Roucy era un giovanotto celibe che godeva della vita di rendita assicuratagli dai suoi genitori, e passava gran parte del suo tempo facendo scommesse sulle corse di cavalli e andando a caccia, piuttosto che cercare una buona moglie come il buonsenso avrebbe suggerito. Cariclo adorava vivere in mezzo a queste ed altre famiglie della noblesse francese, ma non dimenticava mai chi e cosa fosse veramente. Cleo la guardava e vedeva in lei l'astuzia dei felini, la vedeva giocare con gli umani come un gatto con dei topi. Di tanto in tanto, al ritmo di una o due persone ogni tre o quattro mesi, non era raro che una cameriera o uno stalliere sparissero nel nulla. Sia nella propria villa che in quella delle altre famiglie. Dal momento che non si trovava mai alcun corpo si pensava che fossero semplicemente scappati, ma Cleo conosceva la verità. Cariclo li attirava di notte con una scusa, li incantava col proprio sguardo e se li mangiava. Piano piano, pezzo dopo pezzo, li divorava. »

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Capitolo 2
*** Maschere ***


« Il barone Denon aveva un cuore gentile e compassionevole, ma amava mostrare con un certo orgoglio tutte le sue finanze economiche con ricevimenti, balli e cene alle quali più volte erano state invitate anche Cariclo e Cleo. Quella settimana non si parlò d'altro che della fiera che il barone stava organizzando in città, un evento che avrebbe sicuramente attirato molte persone. Si diceva, infatti, che il barone avesse fatto portare numerose bestie esotiche da esibire agli occhi della gente. A molti la cosa non piacque e venne vista come una turpe e volgare manifestazione di potere, perché il vecchio godeva della simpatia di Sua Maestà. Se ne parlò così tanto che perfino la vicenda del marchese di Roucy, che ormai era noto per il suo buttare all'aria il patrimonio di famiglia in corse di cavalli e acquisto di quadri, venne momentaneamente dimenticato. Era un bel pomeriggio di primavera quando Cleo rientrò in casa dal giardino, lasciando i figli del barone da soli a giocare. Strusciò le scarpe contro l'erba, per ripulirsi almeno un pò dal fango e dalla terra su cui aveva camminato, e infine trotterellò su nel salone in cui, lo sapeva, avrebbe trovato la sua "mamma" intenta a conversare. E infatti Cariclo era là, affascinante come sempre nei suoi abiti color malva, seduta sulla comoda poltrona di velluto. Cleo aveva saputo di questo evento dalla figlia minore del barone, e dimenticandosi completamente di salutare gli ospiti nel salotto si rivolse direttamente alla sorellastra. » Mamma, posso andare a quell'evento giù in città? « Cariclo girò lentamente la testa verso di lei, guardandola con espressione indecifrabile. La sorella del conte de Breteuil fece una faccia sconvolta, scandalizzata dalla maleducazione di quella bambina che sembrava essere completamente priva della più piccola briciola di buona educazione, e il conte stesso tornò a guardare alla finestra solo per nascondere il sorrisino che stava facendo sotto i baffi. Lo divertiva molto l'atteggiamento di quella bella bambina dai capelli d'oro. » "Marie, quante volte ti ho detto che devi salutare gli ospiti?" « Finalmente Cariclo aveva parlato, mantenendo una voce tranquilla e pacata. Cleo (o Marie, il nome che usava tra gli umani) si ricordò di questa sua dimenticanza e rivolse un inchino di saluto ai due nobili. Il conte sorrise, ma la sorella non smise di guardarla con fare scandalizzato. Ma alla sirenetta non importava, contava solo quello che le diceva Cariclo, che lì si faceva chiamare contessa Josephine Pineau de Nointel. » "Va bene, puoi andare. Il barone ti ha proposto di viaggiare con lui e i suoi figli nelle loro carrozze?" Sì, ma lui non verrà. Ci accompagnerà la moglie e il precettore, così ha detto. "Allora dovrò dire al maggiordomo di mandare qui il conte, più tardi. Devo mettermi d'accordo. Ora vai e non dimenticarti più di salutare, vuoi fare la figura della selvaggia con i miei ospiti?" No, mamma! « Ma Cleo era già corsa via dalla stanza ridendo con l'ilarità dei bambini, ed era tornata fuori a giocare. Una volta uscita, la sorella di Breteuil poté scatenare tutto l'ardore interiore che quella bimba le aveva suscitato. » "Contessa, non offendetevi, ma vostra figlia ha un carattere troppo vivace, dovete ammetterlo." "Suvvia, cara" soggiunse il fratello ad alleggerire quella conversazione, pur non allontanandosi dalla finestra e senza nemmeno spostare il suo sguardo "Marie è una bambina intelligente, carina e simpatica. È solo piena di energia, ma chi di noi non lo è mai stato da piccolo?" "No, vostra sorella ha ragione" disse Cariclo mostrando un sorriso cordiale. "La mia bambina ha lo stesso carattere vivace del padre, ha preso da lui. Era un uomo instancabile, sapete. Pur essendo nobile, più volte l'ho visto scendere nel giardino per aiutare la servitù a portar via i rami morti degli alberi quando venivano potati." « La sirena guardò fuori dalla finestra assieme al conte, osservando la piccola sorellastra che era tornata a giocare con i figli del barone. Quel comportamento troppo vivace andava corretto, almeno finché avrebbero continuato ad indossare le maschere di due esseri umani. »

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Capitolo 3
*** Contessa di Nointel ***


« Cariclo aveva sognato per tanto tempo Versailles, ma l'essere una sirena non le permetteva di spingersi così tanto nell'entroterra. Avrebbe rischiato di morire per la mancanza d'acqua o peggio ancora avrebbe potuto essere scoperta per ciò che era veramente. E se non poteva andare a Versailles, allora Versailles sarebbe venuta da lei. Per un nobile dell'epoca non era svago, bensì un dovere, esibire il proprio prestigio attraverso banchetti, ricevimenti e balli. Un altro dovere era saper giocare a dadi e a carte con una certa abilità, per questo quella sera il tavolo da gioco troneggiava quasi al centro del salone più grande della villa. Quel ricevimento si era rivelato un successo assoluto; gli invitati erano solo un centinaio ma l'atmosfera era sublime. Piramidi di champagne, calici di Pinot, torte di frutta, carne d'ogni genere arrostita o cotta in ogni modo possibile ed immaginabile, perfino un maialino da latte cotto intero e un fagiano con tutte le piume. Ma la cosa che Cariclo adorava di più erano le risate, i chiacchericci, le conversazioni su argomenti che per lei erano solo sciocchezze ma in cui riusciva ad infilarsi alla perfezione. Non era Versailles, ma vagamente ci somigliava. "Visconte Ventadour, le mie felicitazioni per l'imminente matrimonio di vostro figlio" oppure "Marchesa Châtellerault, lieta di vedere che vi state riprendendo dalla gotta" e ancora "Duca di Brissac, auguri per il vostro viaggio verso le Americhe!" Queste erano le sue frasi tipiche. Ma in realtà si parlava di tante altre cose, la sirena sentiva il mormorìo lontano delle dame e i loro spettegolezzi più frivoli e sciocchi. Gli argomenti sicuramente più gettonati erano l'adulterio e lo scialacquamento del patrimonio di questa o quell'altra famiglia nobile. Ma a lei non interessava, dopo la cena si era messa a giocare a dadi assieme ad altre dame e stava vincendo da più di un quarto d'ora, ininterrottamente. Ogni volta rideva, e diceva di essere baciata dalla fortuna. Così era la vita della noblesse francese. Sfarzo, cibo e abiti costosi, mentre la stragrande maggioranza della popolazione moriva di fame. Cariclo stava appunto continuando a giocare, quando uno dei suoi valletti le venne a dire che sua figlia la chiamava. Si alzò dal tavolo da gioco, si scusò con tutti e salì le scale. Giunse alla fine del corridoio ed entrò nella camera di Cleo, chiudendo subito la porta. » "Cosa c'è?" Voglio fare il bagno, Cariclo. "L'hai fatto un'ora fa, non ne hai bisogno." Sì che ne ho bisogno! Lo sento, dentro di me, capisci? È un'esigenza a cui non posso resistere. « Cleo sembrava solo una bambina, ma da sola con la sorellastra parlava e si muoveva come un'adulta, una donna in miniatura. E questo la rendeva assai inquietante. La sirenetta si alzò dal suo letto e camminò fino alla finestra, guardando il giardino. » Giochi a fare la contessa e mi fai passare per tua figlia, ti confondi con loro e non capisco perché... cos'hanno di tanto interessante? I loro discorsi sono stupidi e lo sai anche tu. « Cariclo camminò lentamente alle sue spalle e la cinse da dietro in un abbraccio intimo, profondo, facendole sprofondare la nuca nei suoi seni. Cleo non si mosse, facendosi abbracciare e basta. » "Piace anche a te stare qui, no? I figli del barone... non li guardi come fossero cibo. Li guardi come tuoi amici. A fine estate andremo via, te lo prometto. E non ci faremo più vedere per i prossimi cinquant'anni. Ora però fai la brava, d'accordo?" « La baciò sulla fronte e uscì dalla cameretta dal soffitto d'oro. In cuor suo però Cariclo sapeva che la sorellastra sarebbe andata comunque a fare quel bagno e non tornò alla festa, si nascose del buio dei corridoi. Dopo soli cinque minuti la seguì mentre usciva, passando per uscite conosciute solo a loro due, in punta di piedi nel giardino interno, praticamente deserto. Non intendeva fermarla perché capiva bene quell'impulso, quella necessità impellente; si sarebbe limitata a sorvegliarla non vista. La guardò mentre si toglieva la vestaglia bianca, restando completamente nuda sotto una luce lunare bianca come la sua pelle. L'osservò buttare il sale nell'acqua della fontana per poi tuffarcisi dentro, e in un battito di ciglia le sue gambine divennero una coda argentata di piccola sirenetta. Rimase a guardarla così, seminascosta da una parete, finché non accadde un imprevisto. Cariclo vide il valletto della marchesa Châtellerault passare di lì, e naturalmente il valletto vide Cleo. Vide la sua coda di pesce ed urlò, urlò inorridito e scappò correndo verso l'interno della villa per richiamare l'attenzione di tutti, ma non fece molta strada prima che Cariclo arrivasse alle sue spalle correndo molto più velocemente di un essere umano. Lo fermò, gli tappò la bocca e gli sbatté la testa contro il muro esterno. Una, due, tre, quattro volte, fracassando il suo cranio e schizzando fuori la materia cerebrale. Lasciò andare il suo cadavere e tornò dalla sorella, tirandola fuori dalla fontana a forza e prendendola in braccio. » "Lo vedi? Stava per farci scoprire a causa della tua leggerezza!" « La sgridò mentre la riportava dentro. Si guardò attentamente attorno, ma per loro fortuna nessuno sembrava aver avuto il tempo di sentire o vedere qualcosa. Appena tornò dentro casa la piccola coda della sirenetta era già tornata ad essere un paio di gambe, e Cariclo le rimise addosso la vestaglia da notte. » Volevo solo fare un bagno! "Era un bagno che non dovevi fare, Cleo." « Le disse mentre la riportava in fretta e furia della sua stanza, asciugandola come poté e rimettendola a letto. Le proibì severamente di uscire dalla sua cameretta dal soffitto d'oro per tutto il resto della serata, poi andò nelle sue stanze e si cambiò d'abito, nascondendo in fondo all'armadio quello sporco di sangue. Sapeva di dover fare in fretta, altrimenti i sospetti sarebbero potuti ricadere perfino su di lei che era la padrona di casa. Tornò giù di gran carriera e riprese ad indossare la sua maschera di cortesia e galanteria, facendo inchini a tutti e scusandosi per averci messo così tanto tempo. La serata continuò con lo stesso sfarzo di prima, senza che nessuno si accorgesse di quel macabro delitto fino a notte fonda. Fu la marchesa Châtellerault in persona, un donnone grasso e corpulento, a scoprire il cadavere del suo valletto, benché il volto fosse irriconoscibile a causa dei continui colpi contro il muro. Richiamata l'attenzione di tutti Cariclo finse orrore e sorpresa, finse perfino di avere un mancamento e qualcuno le mise dei sali da bagno sotto al naso per farla riprendere. Fu mandata di corsa una carrozza a chiamare ciò che all'epoca venivano definiti "le genti in armi", il corpo fu portato via e gli invitati rimandati a casa. A Cariclo vennero giustamente fatte numerose domande, ma si arrivò alla conclusione che solo un uomo di statura imponente avrebbe potuto compiere quell'omicidio, solo un uomo avrebbe avuto una forza tale da ridurre un cranio umano in quello stato. E così la Contessa di Nointel non fu sospettata. »

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