Come Quando Piove col Sole

di NicoleInWonderland
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Più che una camera da letto, la stanza di Soraya pareva un museo. Un museo abbandonato a sè stesso,visto com'era disordinata. Le pareti erano dipinte di un verde smeraldo molto pallido e coperte da teli egiziani, persiani e turchi con diversi motivi e colori. La libreria di fianco al grande letto traboccava di cimeli e libri  provenienti da tutti i viaggi e i posti dove aveva vissuto prima di stabilirsi a Beaumont a sei anni per via del lavoro di David,suo padre. Essere chiamato per lavorare alla NASA era stato all'inizio fonte di grande vanto per David e Luz, la madre di Soraya; ma con il passare dei mesi il lavoro lo assorbì tanto da passare sempre meno tempo con la figlia e la moglie. Quando Soraya iniziò le elementari ci mise tempo ad abituarsi. I bambini la prendevano in giro per il modo in cui parlava. Dicevano che aveva un accento strano e che i suoi genitori erano vagabondi perchè erano stati in tantissimi posti. Il fatto che fosse nata in Egitto, avesse vissuto in Francia, Italia, Sud America e Asia e che sapesse parlare spagnolo,italiano e un pò di giapponese era fonte di beffa per i compagni. Poi il suo nome. Dio, odiava il suo nome. Lo storpiavano sempre: Soria, Sorala, Soriria,  nessuno che lo azzeccasse al primo colpo. Aveva un bruttissimo ricordo dei primi anni di scuola. In più i genitori iniziarono a litigare, poi a lanciarsi oggetti, poi a non parlarsi più. Poi. Poi. Poi. Poi rimase sola con suo padre. E da lì la sua vita iniziò a declinare. O così pareva a lei.

 « Scusami tu sei Sorascia?»  chiese una voce femminile mentre Soraya frugava nel suo armadietto in cerca di un assorbente. Merda erano finiti,e ora cosa faceva? Avrebbe dovuto spendere 2 dollari al distributore in bagno. Che palle.
 « Oi ci sei? Parlo con te»  chiuse l'anta dell'armadietto e davanti a Soraya apparve una ragazzetta bionda con scintillanti occhi verdi e l'apparecchio. 
 « Sono Soraya,non Sorascia»  rispose a denti stretti.
 « Giusto, si, scusa. Mi spiace se ti disturbo, avrei un pò di domande da farti. Oddio aspetta detto così sembro una stalker.-la ragazza arrossì visibilmente- Allora, io sono Audrey e sono al secondo anno non so se ci siamo mai viste in ogni caso io faccio parte del giornalino della scuola e dovrei trattare del tema del viaggio nel giornale di fine anno e visto che si dice in giro che sei una che ha girato il mondo ho pensato di venire a parlare con te»  parlò in modo tanto veloce che quando finì aveva il fiatone.
Audrey non le fece una buonissima impressione all'inizio. Sembrava una tipa svampita e lunatica, però da quando aveva iniziato le medie l'anno prima, non aveva fatto amicizia con nessuno quindi non vedeva perchè rifiutare un tentativo di socializzazione.
 « Mmmh, si va bene.» 
 « Davvero? Cioè, bene! Ci troviamo in caffetteria in fondo alla strada?» 
 « Se vuoi puoi venire a casa mia dopo scuola. Non c'è nessuno in casa» 
 « Grande! Allora ci becchiamo a fine lezione,Ciao!» .
E se ne andò così com'era venuta,saltellando come un coniglio.

Soraya era un pò ansiosa di avere ospiti. Le volte in cui aveva invitato qualcuno nella sua dimora si potevano contare sulle dita di una mano. Audrey rimase esterrefatta dalla casa. Era nuovissima e maestosa, in stile vittoriano. L'interno era luminoso con ambienti grandi,ma la parte che preferì fu camera di Soraya. Era grande ma non troppo e ovunque piena di oggetti. 
 « Hai una casa meravigliosa! Questo letto è grosso quanto camera mia!»  disse Audrey mentre rimbalzava sul materasso. Soraya non gradiva molto il suo letto. Era troppo grande per una ragazzina di 13 anni ed in inverno moriva di freddo.
 « Allora. Cosa mi vuoi chiedere?» 
 « Oh giusto. Scusa mi sono distratta.» 
Si misero comode nel lettone ed Audrey tirò fuori dal nulla un taccuino e una matita. 
 « Dunque Sora...ya» 
 « Chiamami Sora»  le disse sorridendo.
 « Sora! Mi piace!» 
Le fece domande su domande: quanti posti aveva visitato, quante lingue parlava,cosa ricordava e altro ancora. Soraya si stupì di quanto potesse essere bello e liberatorio parlare con qualcuno. Nonostante le due fossero così diverse divennero grandi amiche, tanto da decidere di iscriversi allo stesso liceo e magari di andare allo stesso college.
 

Gli anni passarono, qualche volta velocemente, altre decisamente meno. Al liceo Audrey divenne Cheerleader ed iniziò ad uscire con i "popolari". Rispecchiava a pieno le tipiche Barbie nelle serie tv:bionda, bel fisico, labbra provocatorie e denti bianchissimi. Soraya, invece, per il suo aspetto un pò 'disfatto' per via di un delicato dread sotto i capelli mori,la frangia corta,qualche orecchino di troppo e i vestiti larghi entrò nel gruppo dei frichettoni. Non che volesse essere alternativa, era finita lì e basta. La cosa non la disturbava più di tanto, e ad ogni modo immaginava che sarebbe successo visto che gli adolescenti avevano un bisogno impulsivo di etichettare qualsiasi cosa. Nonostante la differenza tra le due ragazze che sembravano provenire da due mondi diversi, erano vincolate da un'amicizia pura ed imperitura che avrebbe impedito a qualsiasi etichetta di separarle.

Era un venerdì pomeriggio e le lezioni erano finite d'un pezzo. Soraya era seduta sugli spalti mentre aspettava che Audrey finisse gli allenamenti. Era autunno inoltrato ma nonostante il freddo, il cielo era limpido e il sole regnava sovrano. Soraya attendeva fumando una "sigaretta speciale" in compagnia del libro 'orgoglio e pregiudizio' mentre si stringeva nel felpone di lana. Fumava in modo aggressivo, più per riscaldarsi che sballarsi.
 « Dovresti darti una calmata,ragazzina.» 
Era un ragazzo alto e magro a parlare. Si sedette di fianco a Soraya con fare sicuro. Lei si guardò attorno poi lo fissò e gli sorrise cercando di nascondere la "sigaretta".
 « Come scusa?» 
Lui indicò ciò che lei tentava di eclissare.
 « La canna. Se fumi cosi velocemente te ne pentirai tra non molto. Ti inizierà a girare tutto, vedrai un pò a rallentatore e probabilmente vomiterai» .
Soraya si fece seria e con fare brusco buttò la canna per terra,la pestò con lo stivale e raccolse le sue cose.
 « Non so cosa pensi che stessi facendo,ma se lo dici a qualcuno giuro che..giuro che ti faccio diventare pelato. Ragazzina poi??? avremmo si e no la stessa età!» .
Iniziò ad incamminarsi verso il campo di gioco dove si trovava Audrey quando un braccio la bloccò.
 « Ehi,aspetta! Non volevo inportunarti. E  cos'è sta storia del pelato? »  chiese lui sghignazzando.
 « Sono sicuro che potevano venirti in mente minacce migliori» .
Soraya sfilò il braccio dalla sua presa.
 « Si può sapere che vuoi?» 
 « In verità niente. Giravo da queste parti e ho sentito un odorino famigliare,così mi sono avvicinato pensando di trovare dei miei amici. Ma eccoti qui. Sinceramente all'inizio pensavo fossi una teppistella delle medie» .
Soraya lo fissò arrossendo leggermente, le capitava spesso che le persone dicessero che appariva più piccola della sua età. Il ragazzo era affascinante con quei capelli ramati lunghi quasi fino alle spalle e il naso leggermente all'insù. Soraya avrebbe dato qualsiasi cosa per un naso come il suo,anche se non si poteva lamentare.
 « Ho sedici anni comunque.Ora, visto che abbiamo chiarito il malinteso..Ciao» 
 « Aspetta...ti va?> disse lui mostrando una sigaretta fatta a mano che sigaretta non era.
 « Mi dispiace di averti fatto buttare l'altra,quindi ho pensato di farmi perdonare così» 
 « Non so nemmeno chi sei nè cosa ci hai messo lì dentro,quindi no. Grazie» 
E si rimise sui suoi passi.
 « Mi chiamo River- gridò lui-sono al secondo anno qui alla Beaumont United High School e vorrei diventare veterinario. Mi piace la pizza e ho un cane che si chiama God» 
Ancora oggi a pensarci Soraya non sa dire perchè si fermò per poi tornare da lui. Insomma, quello che aveva detto non aveva molto senso. 
 « Che cane?» 
 « Cosa?» 
 « Il cane. Di che razza è?» 
 « Oh,è un meticcio. Però assomiglia molto ad un pastore tedesco» 
 « Ho sempre voluto un animale,ma mio padre non me l'ha mai permesso» 
Soraya non sapeva spiegare come si sentisse, ma era certa che ciò che stata vivendo sarebbe stato un inizio. 
 « Spero per te che sia buona»  Disse lei mentre il ragazzo le porgeva la 'sigaretta'.
Quando i due si sedettero negli spalti una pioggia improvvisa iniziò a precipitare.
In perfetta sincronia sollevarono la testa verso il cielo perfettamente limpido e poi si guardarono sorridendo per la magia del momento.
 « Piove col sole!» .

È la prima storia che pubblico. Amo leggere cosi come amo creare storie dal nulla.  Spero che il mio racconto vi piaccia anche se in sostanza non è nemmeno cominciato!

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Soraya odiava le vacanze estive. Anzi, non è che le odiasse: staccare dalla monotonia dei giorni di scuola e concedersi svago e riposo era assolutamente gradito e necessario, ma dopo una o due settimane iniziava ad annoiarsi ed attendeva con ansia il ritorno delle lezioni. Per di più quell'estate suo padre era stato promosso come direttore del suo reparto nella NASA e ciò lo rese quasi del tutto assente da casa. Se i suoi coetanei si fossero trovati nella sua stessa situazione, con tutta probabilità non avrebbero fatto altro che organizzare feste su feste per ubriacarsi a destra e manca e dare sfogo ai propri ormoni,però Soraya non era quel tipo di persona. 
Quella mattina fu svegliata da un forte tuono che fece tremare i vetri. Non aveva ancora aperto gli occhi che avvertiva il cuore in gola per il rimbombo.
"Che palle,allora è l'universo che non vuole farmi fare attività fisica" pensò.
Il suo programma della mattinata era infatti: sveglia alle 8:30, corsa per il quartiere residenziale, doccia, colazione e stravaccarsi sul divano. Ora i suoi piani erano andati a monte. Un mugulio provenì dalla sua destra. Soraya si era quasi dimenticata che Audrey fosse andata a dormire da lei la sera prima. Lei però non sembrò accorgersi minimamente del tuono che qualche istante fa aveva quasi ucciso d'infarto Soraya.
Guardò il telefono. Erano le 8:15 del 7 settembre. Con grande rammarico da parte di Audrey ma felicità da parte di Soraya tra una settimana sarebbe iniziato l'ultimo anno del liceo.
Soraya si alzò e cominciò a preparare colazione.

« Peuquè non mi hai sueiata?»  sbadigliò Audrey entrando in cucina.
« Perchè anche se ci avessi provato sarebbe stato come tentare di risvegliare un morto,Audrey.» 
L'amica ridacchiò sottovoce per fermarsi subito dopo ed iniziare a piagnucolare.
« Eddai basta Au,pensavo ti fossi sfogata abbastanza ieri sera..» 
cominciò a piangere a dirotto. Due giorni fa Audrey aveva scoperto che il ragazzo con la quale stava da 5 mesi si sentiva con un altra a sua insaputa e lei ne era uscita distrutta. Giustamente, visto che aveva avuto la sua prima volta con lui.
« So-Sora- diceva tra un singhiozzo e l'altro-c-cosa ho fatto per meritarmi questo? I-Io gli ho dato tutto. T-UTTO! E st-st-stavamo così bene insieme» .
« Tieni,mangia i pancake,ti sentirai subito meglio»  le disse accarezzandole i capelli biondissimi.
« Non voglio mangiare!» 
Soraya sospirò rumorosamente. Invidiava e nel contempo odiava l'emotività dell'amica.
« Au.. Mi dispiace per ciò che è successo ma non serve abbattersi così. Ti rendi conto, vero, che non abbiamo nemmeno 18 anni,no? La vità è ancora piena di possibilità» .
« H-hai ragione Sora,ma ho dedicato 5 mesi della mia vita ad uno stronzo! Mi piaceva così tanto... e poi è facile parlare per te. Stai insieme da quasi un anno con Mr-sono-strano-e-fantastico-River che ha occhi per nessuno se non te. Vorrei anche io una relazione così.» 
Soraya odiava quando Audrey tirava in ballo River. Si, in quel momento l'amica si sentiva ferita per via di una relazione andata a male, però lei almeno quando tornava a casa aveva genitori pronti ad aspettarla, con la quale poteva parlare senza doverci litigare ogni volta. Anche la famiglia di Soraya un tempo era così: affiatata, piena d'amore e felice. Era. Da quando la madre gli aveva lasciati, suo padre non vece che caricarsi di lavoro per non dover vedere la figlia. Lui non lo aveva mai detto chiaramente ma Soraya sapeva che era così.
In tutto questo River fu la cosa più bella che le fosse capitata. A parte lui Soraya non aveva nessuno e Audrey questo lo sapeva.
« Troverai anche tu una persona così, Au. Non essere impaziente ok? Poi sei bella, popolare e hai diversi spasimanti. Sh. Non prendermi in giro dicendo che non è vero, lo sappiamo entrambe» .
Audrey le sorrise e l'abbracciò forte senza staccarsi.
« Grazie» 
« Ma di che?!» 
« Ehi,senti..Posso dirti una cosa Sora?» 
« Dimmi tutto» 
« Lo so che l'anno scorso ero pazza dei tuoi capelli,ma senza rasta e frangia stai molto meglio>. Ridacchiarono. Almeno Audrey aveva smesso di piangere.
« Devi ringraziare mio padre per quello. Abbiamo litigato per un mese per colpa dei miei cazzo di capelli!» 
« Si, a volte la testardaggine di tuo padre mi stupisce ancora..» 
« Lo so. Sorprende anche me. E se ha fatto tante storie per dei capelli, immaginati cosa potrebbe fare se sapesse che mi farò un tatuaggio per i miei 18!» 
« Spero per te che non lo scopra» .
Si guardarono e risero di nuovo. Nonostante tutto Audrey era facile da consolare.

Quel pomeriggio Soraya doveva andare a prendere River a lavoro. Era commesso in un negozio di animali. L'ambiente del lavoro gli piaceva da morire ed in più la paga era buona. Ci lavorava da quasi 2 mesi. Da quando sua madre aveva scoperto di aspettare il quarto figlio. La situazione finanziaria della sua famiglia non era proprio rosea.
Soraya parcheggiò il suo Suv proprio di fronte al negozio, così River l'avrebbe vista subito. Lui adorava quella macchina perchè era spaziosa tanto da poterci dormire senza problemi. Per non parlare del sesso. Era comodo tanto quanto farlo in un letto, così diceva lui. Soraya trovava la sua macchina eccessiva, invece. Era stato il regalo dei 16 anni da parte di suo padre. Tipico regalo costoso di un padre assente,se non inesistente. Patetico.

River uscì poco dopo. Indossava i soliti mocassini neri, con i soliti jeans neri e solita maglietta nera, tanto per cambiare. Lui si vestiva come se dovesse andare ad un funerale sempre. Soraya aveva provato a fargli indossare anche un semplice grigio, però lui non ne voleva sapere. E comunque il nero gli donava moltissimo.
« Ehi scimmietta» la salutò lui salendo in macchina.
« Ehi»  gli fece eco lei dandogli un bacio sulle labbra. Poi iniziò a guidare.
« Com'è andata a lavoro?» 
« Bene, sono un pò stanco perchè ho fatto il doppio turno. Clair è in malattia» 
« Mh, se lei per malata intende andare a Disneyland allora mi voglio ammalare anche io» 
« Già, lascia stare..Hai da fumare?» 
« Guarda nella borsa,nel sedile dietro» .
Una suoneria telefonica fece sobbalzare Soraya proprio mentre si immetteva in una rotonda.
« Scusa Scimmietta, suoneria troppo alta. Pronto? Èh. Si cinque minuti fa. Si. Ma perchè non mi hai chiamato prima?» .
Soraya lo guardò incuriosita. Era sicuramente sua madre.
« Ok a dopo. Sora t..» 
« Chi dobbiamo andare a prendere questa volta?» . Chiese sorridendo. Capitava spesso che per un motivo o l'altro, Rachelle e Cristian (i genitori di River) non potessero andare a prendere le figlie. A volte era persino capitato che si fossero dimenticati di andarle a prendere a scuola. Ormai Aria era abbastanza grande da riuscire a tornarsene da sola a casa, visto che aveva quasi 14 anni. Ma Inga era troppo piccola per ricordarsi la strada.
«  Dobbiamo andare da Inga a danza. Mio padre è a lavoro e ne avrà ancora per molto e mia madre sta facendo la spesa in questo momento. » 
« Roger. Immagino niente spinello allora» 
« Mi tocca passare»  disse lui con rammarico.
La famiglia di River era inusuale. Appena Soraya lo conobbe non avrebbe mai immaginato che avesse genitori totalmente devoti alla chiesa e alla sua causa. River non era come loro, comunque. E se i suoi sapessero che lei e River facevano sesso e fumano spinelli, anche se non frequentemente, probabilmente si sarebbero messi a gridare che Soraya era l'incarnazione di Satana e aveva posseduto l'amato figlio. Però quando River la presentò alla famiglia, l'accolsero a braccia aperte e la riempirono fin da subito di attenzioni come se fosse stata loro figlia. Fu allora che si accorse di quanto quel tipo di attenzione le mancassero.

In meno di quindici minuti raggiunsero il palazzo dove Inga praticava danza. Era una palazzina piuttosto vecchio e leggermente fuori città, non troppo lontano da casa di River,in verità. Ed eccola lì, una bambinetta con due codini biondi e due occhi grandi e tristi che indossava ancora il tutù rosa seduta sulle scale con il broncio.
Quando vide il fratello maggiore si alzò come se fosse stata punta nel di dietro.
« River! Sora! Il papà si è dimenticato di nuovo di venirmi a prendere!»  diceva con la sua vocina stridula.
« Non si è dimenticato di venirti a prendere,sta lavorando» 
« Uffa, ma perchè lavora tanto? Poi quando torna a casa non vuole più giocare con me come faceva prima»  disse incrociando le braccia.
« Lavora tanto perchè una certa personcina di mia conoscenza qualche settimana fa voleva 'tantissimo ma proprio tanto' e cito ancora 'tantissimissimo' fare danza, e fare danza costa soldi. Dai sali in macchina.» 

Quella sera Soraya rimase a casa di River a cenare. Dopo mangiato guardarono accoccolati sul divano 'The Conjuring' sotto grande richiesta di Aria la quale definiva il film come "adatto a tutta la famiglia" e per niente pauroso, così anche Inga volle guardarlo poichè si reputava abbastanza grande per farlo.
Nel mezzo del film il telefono di Sora squillò, ma non era una chiamata, bensì un messaggio.
"Probabilmente è Audrey", pensò lei.
Quando fissò lo schermo rimase immobile più tempo di quanto immaginasse. Fu un fulmine a ciel sereno.
« Scimmietta? Tutto bene?» 
« Si,ecco. Io ..- lo fissò un pò persa nel vuoto.- River.. ho appena ricevuto una mail da mia madre»

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Erano passati diversi giorni dall'arrivo di quella mail e con grande disappunto da parte di River, Soraya aveva deciso di non leggerla. 
«Ma non sei curiosa nemmeno un pochino?» le chiese Audrey mentre sorseggiava del tè freddo. Si travava in un grande magazzino con l'amica e River quel pomeriggio. Audrey aveva ricevuto visita dai suoi zii dalla Svezia che le avevano portato un bel malloppetto che aveva deciso di spendere in un nuovo guardaroba in vista dell'inizio dell'ultimo anno di scuola. E un libro di Dostoevskij, tanto per fare l'intellettuale.
«Perchè mi dovrebbe incuriosire Au? Mi ha scaricata come se fossi stata un sacco di patate. Cosa potrebbe importarmi di una persona del genere?»
«Lo so che sei arrabbiata, scimmietta, ma devi pensare che di mamma ce n'è una sola. Magari è successo qualcosa e vuole contattarti..» disse River.
«O magari si è pentita delle scelte che ha fatto e vuole ricongiungersi con te»
«Oppure è solo stronza.-rispose in cagnesco Soraya. Erano fuori da dicerse ore e non avevano smesso un attimo di tartassarla con quella storia-io torno a casa. Non era una buona idea uscire» iniziò a raccogliere le sue cose quando anche River si alzò.
«Aspetta,vengo con te»
«A a a a, non così in fretta piccioncini. Prima aiutatemi a caricare tutte queste borse sulla mia macchina» disse Audrey indicando le 10 buste di cose che aveva comprato. Soraya avrebbe scommesso che metà delle cose che Audrey aveva acquistato non le avrebbe mami indossate. Le amiche si salutarono promettendosi che si sarebbero sentite l'indomani.

Il viaggio in macchina fu silenzioso. River guidava, distogliendo ogni tanto lo sguardo dalla strada per guardare Soraya. Era totalmente persa in sè stessa. Odiava sua madre, per quello che aveva fatto a lei e a suo padre. Era stata lei e il suo lavoro, la causa dei numerosi e ripetuti viaggi che Soraya aveva affrontato da piccola. Quando era bambina voleva diventare  paleontologa come sua madre. Le piacevano i posti antichi, le sembrava come tornare indietro nel tempo. Durante gli anni in giro per il mondo David aveva sacrificato molto il suo lavoro da astrofisico, eppure quando lui ottenne un impiego così prestigioso che avrebbe permesso alla famiglia di stabilirsi, Luz non volle sacrificare il suo lavoro per la famiglia. Perchè Soraya avrebbe mai dovuto voler ricontattare una donna che preferiva gli scheletri e le rovine a sua figlia, il sangue del suo sangue?
«A cosa pensi?» Le chiese River quando si sdraiarono sul letto, riportandola alla realtà.
«Penso a quanto starebbe bene God con il tutù di Inga.»
River rise, mentre Soraya si stiracchiò e aprì un cassetto del comodino di fianco al letto. Prese accendino e canna e iniziò a fumare.
«Non mi va di parlare in ogni caso- espirò il fumo denso lentamente-Tieni» porse lo spinello a River.

Passarono la sera così. Senza parlarsi ma amandosi e basta. Fecero l'amore diverse volte e fu la consolazione più grande che Soraya potesse desiderare e ricevere. Il corpo di River era sempre così caldo e confortevole, mentre il suo sempre freddo. Soraya si era concessa a River non poco dopo il loro primo incontro. Potreste pensare che sia stato sciocco aspettare così poco per perdere la verginità con qualcuno che si aveva appena conosciuto. Ma lei già sentiva che come River non ci sarebbe stato nessun'altro. Ed effettivamente non aveva torto. Lui era il suo primo: primo bacio, primo fidanzato, primo rapporto. Primo amore. Soraya  sapeva che lui provava le stesse cose. Lo vedeva tutte le volte che si guardavano.
Erano ancora nudi quando la porta di casa si aprì e sbattè violentemente.
«Cazzo, mio padre» Soraya sobbalzò. Cercarono di vestirsi alla velocità della luce.
«Sora, non trovo i miei boxer!»
«Cerca sotto le coperte,muoviti!» e si misero a frugare tra le lenzuola.

«Soraya sei a casa?» strillava David dal piano di sotto.
«Merda, River tu continua a cercare e raggiungimi dopo quando hai finito qui. SI SONO A CASA».
Quando scese in salotto vide suo padre sul divano con la testa tra le mani.
«È..tutto ok?» era raro vedere David in una posizione così 'sottomessa'. Era raro vederlo e basta, a pensarci meglio.
«Sei sola o c'è anche il contadinello tuttofare?» chiese lui senza muoversi.
«River. Si chiama River, papà. La puoi smettere di ..»
«Ho parlato con tua madre» il disagio era tanto da essere palpabile. Soraya restò zitta.
«Mi ha detto che ti aveva scritto ma non rispondevi ed era preoccupata» si alzò ed andò di fronte alla figlia guardandola con occhi rabbiosi.
«Da quanto va avanti questa cosa tra voi,mh?»
«Ma di che parli?»
«Non cadermi giù dal pero,Sora. Questa.. corrispondenza. Pensavo che almeno su questo fossimo d'accordo» iniziò a strillare. «Perchè non mi hai detto che ti senti con tua madre? Perchè mi fai questo? Ti ho cresciuto da solo e mi sono sforzato di accontentarti in tutto. Ti ho preso una cazzo di Jeep da 40mila dollari per i tuoi 16 anni! Lei invece quanti bigliettini di auguri ti ha mandato,eh? 0.La senti per infastidirmi? Parlami porca puttana! E non piangere».
Soraya piangeva, si. Ma non per tristezza o rabbia. Piangeva perchè suo padre, nonostante l'avesse 'cresciuta' e 'seguita' era un irreparabile testa di minchia, egoista e probabilmente più bambino di lei. Non la conosceva affatto.
«Ah quindi è questo che pensi? È questo che intendi per 'cresciuta'? Ci vedremo si e no 10 minuti al giorno e non ci parliamo mai, papà. Le poche volte che lo facciamo è per litigare. Non mi chiedi mai come sto o com'è andata a scuola però discutiamo per settimane se mi faccio un dread. Davvero sono queste le tue priorità?  E poi..io manco la volevo la Jeep! Mi bastava un 'Buon compleanno' detto sinceramente!.. Mi dispiace se le assomiglio ok? Ma non è colpa mia se ho la sua stessa faccia, superalo.» probabilmente le urla erano udibili fino ad Antartide. I petti dei due si alzavano ed abbassavano velocemente.
«Non ti permettere di parlarmi in questo modo, ragazzina. Tutto quello che sei lo devi a me, ma se preferisci le attenzioni di quella stronza che ti ha abbandonato, vai pure. Non ti voglio più vedere»
Soraya perse un battito. Erano parole troppo dure, troppo pesanti le sue. Fuggì verso le scale e si scontrò con River.
«Ehi, stai bene? Ho sentit..»
«No Riv,non sto bene. Andiamo da te, non ci voglio stare qui»

Probabilmente Rachelle percepì il malessere di Solaya, perchè per la prima volta in assoluto le concesse di dormire con River. Non che prima non lo facessero, dormivano insieme eccome..di nascosto però.
Si fece piccola piccola nel letto, e quanfo River si sistemò vicino a lei, Soraya le si spalmò addosso come se fosse la sua ancora di salvezza.
«Ehi Riv. Puoi raccontarmi la storia del tuo nome ancora una volta?» mentre lui giocherellava con i  capelli mori di Soraya, sospirò.
«Va bene ma sarà meglio per te che ascolti attentamente perchè non la ripeterò più. Dunque: i miei genitori a 3 anni dal loro matrimonio non se la passavano benissimo. Si erano sposati giovani e la vita coniugale pesava molto ad entrambi ed in più nonostante ci provassero non riuscivano ad avere un figlio. Grazie ad una promozione, mio padre decise di regalare a mia madre un viaggio in Argentina, così partirono verso le Ande. I paesaggi che videro laggiù erano belli da mozzare il fiato. Ciò che li colpì di più,però,fu un luogo particolare alla quale era legata una leggenda che diceva: "In un tempo molto lontano, Inti, il Sole, concedeva la grazia del suo splendore e la signoria dell'Impero solo ai suoi figli prediletti.
Nella capitale dell'Impero di Quosquo regnava un Inca figlio del Sole, la cui rettitudine, generosità e coraggio, gli avevano assicurato l'amore e il rispetto della sua gente. Il suo popolo lo amava incondizionatamente, al punto di dimenticare persino le sue origini divine. Un brutto giorno questo nobile Cacique si ammalò di una grave quanto misteriosa malattia. A nulla valsero le preghiere della sua gente. Gli stregoni chiamati al suo capezzale improvvisarono danze, fecero ogni sorta di esorcismi, provarono tutti i rimedi conosciuti, ma nulla poterono contro il male che inevitabilmente stava conducendo il nobile Cacique verso la fine dei suoi giorni. Il suo popolo era disperato, ormai avevano perso ogni speranza di poter vedere il viso del loro amato capo ritrovare lo splendore del Sole, quando capitò da quelle parti un viandante. Fu trattato subito come ospite di riguardo e giunto il momento di riprendere il suo viaggio, chiese il perchè della tristezza che leggeva nei loro occhi. Saputo il motivo, assicurò che da qualche parte dell'Impero esisteva un rimedio per la malattia dell'Inca. Si trattava di una sorgente dalle acque miracolose, ma per trovarla era necessario attraversare tutta la Cordillera.Non c'era tempo per inviare qualcuno a prelevare l'acqua dalla sorgente miracolosa.Allora alcuni tra i più valorosi guerrieri dell'Impero, organizzarono una spedizione attraverso le montagne. A turno portavano in spalla il Cacique, quasi senza concedersi sosta, la vita del loro amato Signore era in pericolo e non c'era tempo da perdere. Qosquo la città Imperiale era ormai lontana, quando videro un fiume che correva impetuoso sotto le cime della montagna. Decisero di segurlo finchè correva nella loro stessa direzione, ma arrivati ad un certo punto, il fiume deviava il suo percorso e si dirigeva verso Est sbarrando loro la strada. Cercarono un passo che permettesse loro di poterlo attraversare, ma invano. Guadare il fiume era impossibile a causa della violenza della corrente che li avrebbero inevitabilmente trascinati via. Il povero Cacique era sempre più debole, ormai non aveva più neanche la forza per aprire gli occhi. I suoi guerrieri con profonda tristezza compresero che ormai nulla potevano per salvare il loro Signore, che l'indomani non avrebbe aperto più gli occhi al Sole. Decisero di accamparsi li e aspettare l'alba. Inti, il Sole, che dal giorno della loro partenza, non aveva mai smesso di segurli durante il loro viaggio, commosso dall'amore, dall'abnegazione e da quella prova di lealtà dimostrata da quei valenti guerrieri nei confronti di quel suo figlio prediletto decise di aiutarli. All'alba quando si svegliarono, furono testimoni di un'autentico prodigio, sul fiume era comparso all'improvviso un grandissimo ponte di pietra dove sotto scorreva l'impetuoso fiume. Attraversarono il ponte, rendendo grazie al magnanimo Sole e dall'altra parte del ponte c'era la sorgente miracolosa. Il Cacique bevve di quell'acqua e guarì all'istante."  I miei rimasero colpiti da quel racconto e dal fiume,perchè rispecchiava a pieno il senso della vita: talvolta tranquillo ed innocuo, ma le condizioni ambientali e naturali lo possono far increspare, può entrare in piena, distruggere e devastare. Quando tornarono a Beaumont mia madre scoprì di essere in dolce attesa e lei continua ad affermare che è grazie quel posto che sono nato. Così mi chiamarono River, come il fiume della vita».

River continuava ad accarezzarla con lo sguardo rivolto al soffitto.
«Riv» disse Soraya con voce assonnata.
«Mmh?»
«Non voglio diventare come i miei genitori»
«Tu non sei come i tuoi,scimmietta. E non lo sarai mai» le baciò la fronte.
«Ti amo»
«Ti amo anch'io» e il sonno gli assopì.


La scuola era ricominciata da diverse settimane e da diverse settimane Soraya non parlava con suo padre. Quella situazione la stressava più del solito. Si svegliava quasi tutte le mattine con la nausea e le veniva mal di testa con estrema facilità, in più mangiava sempre meno.
«Wow Sora, che brutta cera che hai stamattina. Vuoi un'aspirina?» chiese Audrey mentre si incamminavano verso l'aula della seconda ora.
«No grazie - rispose reggendosi la fronte con una mano- ne ho già vomitate due»
Audrey la guardò attentamente: aveva gli occhi scuri incavati ed era pallida da far paura. Sembrava un vampiro che non succhiava sangue da secoli.  Le posò una mano sulla spalla.
«Vieni, ti accompagno in infermeria.Non puoi andare in classe ridotta così».

L'infermiera le fece una flebo perchè era disidratata e la costrinse a bere dell'aranciata mentre le faceva mille domande sulla sua salute.
«Bene, tesoro io qui ho finito. Vado in ufficio qui di fianco, quando la flebo è finita chiamami, lascio la porta aperta. Starai meglio in un battibaleno, il tuo è un malessere psicologico. Vuoi parlarne con la consulente della scuola?»
«N-no grazie. Mi sento già meglio» si sforzò di sorridere.
«Grazie signora Jones-le fece eco Audrey- Ascolta, so come tirarti su di morale. Dopo scuola andiamo a quel cafè nuovo vicino al negozio nerd che ti piace tanto, ci stai?»
«Apprezzo quello che fai Au ma davvero, non mi va. Poi non ho fame»
«Quindi niente frullato all'oreo? Tra l'altro ho sentito che il tiramisù che fanno lo hanno migliorato ed ora è più buono di prima, volevo accertarmene.Vorrà dire che ci andrò da sola. Oh tranquilla ti mando le foto»
Soraya chiuse gli occhi in due fessure mentre guardava Audrey, lei invece le sorrideva con gli occhi, ma entrambe stavano zitte.
« Ok mi hai convinta. Hai vinto»
«SSSSI! Sono bravissima in questo»esclamò spolverandosi le spalle.

Quando entrarono in cafetteria un profumo dolcissimo di panna e caffè invase le narici delle ragazze. Dopo aver preso da bere si sedettero al solito tavolo in un angolo con i divanetti.
«Ti è cambiata completamente la faccia ora. Sei tornata nel mondo dei vivi» disse Audrey sorseggiando il caffè al caramello.
« In verità avverto ancora un senso di nausea assurdo» le rispose toccandosi l'addome.
«Nemmeno l'oreo ti aiuta? Cavolo ma non è che sei incinta?» sogghignò.
« È impossibile Au, prendo la pillola»
«Nah, improbabile semmai. Non impossibile»
Soraya la guardò male mentre l'amica le rispose con un'espressione angelica. Si misero a ridere.

Era quasi ora di cena e Soraya aveva appena salutato Audrey dopo un giro nel parco di fronte al cafè. Si stava dirigendo verso la Jeep, quando l'insegna di una farmacia le fece cambiare direzione. Non sa bene cosa la spinse a comprare il primo test a portata di mano, era sicura del risultato negativo, ma le parole di Audrey l'avevano messa sull'attenti comunque. Aveva deciso che lo avrebbe fatto l'indomani mattina per essere sicura al 100% del risultato.  
La serata passò tranquilla. Cenò da sola e parlò al telefono con River, ma non gli accennò di ciò che aveva preso. Sarebbe stato inutile preoccuparlo. Dopo aver studiato cadde in preda del sonno. Dormì come un sasso, senza sognare nulla.

La sveglia suonava sicuramente da diversi minuti ma Soraya rinvenì solo in quel momento. La spense e si lavò. Quando uscì dalla doccia tamponandosi i capelli posò lo sguardo sul test di gravidanza. 'Prima mi tolgo questo sasso meglio è' si disse.
Il risultato arrivò quasi istantaneamente.
«No..» due linee rossissime erano evidenziate. Soraya lo scosse come se fosse un termometro sperando che il risultato cambiasse. Girò e rigirò la scatola con le istruzioni.
«No....nonononono..no»
Eppure era scritto nero su bianco: una linea- non incinta. Due line- incinta. 
E quelle erano decisamente due linee. 




Konnichiwa minna! So che probabilmente non leggerete questo messaggio, ma gradirei moltissimo se mi diceste cosa pensate della storia! 
Lasciatemi un commento e seguitemi se sono riuscita ad attirare la vostra attenzione.
P.S questo è davvero solo l'inizio inizio della storia!

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