Ark: The Island

di MayaPatch
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'approdo ***
Capitolo 2: *** I Teschi Rossi ***
Capitolo 3: *** L'ologramma ***
Capitolo 4: *** Una visita indesiderata ***
Capitolo 5: *** Indizi ***
Capitolo 6: *** Un fallimento scottante ***
Capitolo 7: *** HLN-A ***
Capitolo 8: *** Non c'è più tempo ***
Capitolo 9: *** L'isola artificiale ***
Capitolo 10: *** Terra Bruciata ***
Capitolo 11: *** I quattro esploratori ***



Capitolo 1
*** L'approdo ***


Questa è una fan fiction su un videogioco survival/sci-fi chiamato Ark: Survival Evolved, ideato da Studio Wildcard. Di solito non mi appassiono così tanto ad un gioco da scriverci su, ma Ark ha una Lore degna di rispetto. La story line può essere ricostruita leggendo le Note dell'Esploratore che ci aiutano a capire cosa sia Ark, il suo scopo e i personaggi che sono vissuti prima dei nostri.
Anche chi non ha mai giocato ad Ark può seguire le vicende senza problemi. infatti il tutto è visto attraverso gli occhi di chi ha appena iniziato la sua avventura sull'Isola. Verrà spiegato tutto e, spero, nel modo giusto.
Userò questa storia anche come esercitazione, voglio migliorare!
Che dire? Buona lettura! Come al solito, se riscontrate errori o refusi, segnalatemeli. Siate gentili nelle critiche, non mi arrabbio se criticate in modo costruttivo ed educato.

Ark-cap by MayaPatch

Non riusciva a respirare perché ad ogni tentativo l'acqua minacciava di affogarla. Mosse gambe e braccia per raggiungere la superficie. Era buio e non vedeva nulla ad eccezione del cielo trapunto di stelle. Dov'era la spiaggia? Si guardò attorno e, prima che il panico la assalisse, scorse una colonna di luce verde in lontananza. Istintivamente iniziò a nuotare in quella direzione. Sperava con tutta se stessa di arrivare a destinazione prima di stancarsi.
Dopo un centinaio di metri, i suoi piedi toccarono qualcosa. O fu qualcosa a toccarglieli perché l'acqua attorno si mosse. La ragazza sobbalzò. Scattò in avanti per allontanarsi temendo che qualcosa avrebbe potuto attaccarla. Continuò a nuotare verso la luce. Il cielo si stava tingendo di rosa e la terra di fronte a lei prendeva forma. La costa bassa e sabbiosa non era lontana.
La ragazza continuò a nuotare quando qualcosa le toccò di nuovo il piede, poi la pancia e la gamba. Questa volta sentì chiaramente gracchiare. Si fermò e si voltò. Dietro di lei c'era un gruppo di creature dal lungo muso che la fissavano con quei loro occhi grandi, sembravano dei delfini. La pelle era prevalentemente grigia ma il fianco aveva sfumature di colore diverso da esemplare ad esemplare. Non sapeva quanti fossero, ma stavano seguendo lei. Ormai il sole stava sorgendo e c'era abbastanza luce da vedere tutto. Come pensava, la costa era vicina e si affrettò a raggiungerla. Inaspettatamente ricevette aiuto da uno di quei pinnipedi che le offrì il dorso.

Una volta al sicuro sulla terra ferma, la ragazza si rese conto che i problemi non sarebbero finiti lì. I ricci rossi le si erano incollati alle pallide guance lentigginose. Il corpo era scosso da brividi di freddo perché addosso non aveva altro che della biancheria. Non aveva nulla da mangiare e nemmeno un riparo. Si guardò attorno sconsolata.
La spiaggia pullulava di vita. Rettili bipedi dalla testa allungata si spostavano in gruppo, ogni tanto si guardavano attorno e annusavano l'aria. Tartarughe giganti zampettavano lentamente verso l'acqua. Uccelli grandi e piccoli volavano a pelo d'acqua e pescavano col becco.

Aurora alzò lo sguardo verso l'entroterra e scorse l'origine del fascio di luce, che le aveva permesso di trovare la strada: era una torre metallica che fluttuava a mezz'aria. Ai due lati c'era un rombo circondato da luce verde, che arrivava fino al suolo e attraversava l'immensa costruzione.
Rimase a fissarla per un po', incantata, poi sentì un pizzicore al polso sinistro. Toccò il punto che prudeva ma, al posto della pelle, c'era un oggetto a forma di rombo. Sembrava essere stato impiantato da qualcuno e brillava di luce azzurra. Aurora fece scorrere il dito su di esso e, di fronte a lei, come un ologramma, apparve una scheda. Vide se stessa nel riquadro a destra, a sinistra della sua testa c'erano dei quadrati nominati con parti del corpo. Il riquadro più grande, a sinistra, aveva degli spazi vuoti ed era indicato col nome di “Inventario”. Al suo interno era rappresentata l'immagine di quello stesso oggetto che proiettava la schermata. Aurora passò il dito sull'immagine e questa reagì mostrando le informazioni relative proprio alla sua persona: Campione #2445096883, Nome: Aurora. Genere: Femmina. Specie: Homo Sapiens. Epoca 74. Attributi: Intelligenza, Destrezza e Adattabilità.

«Che cosa...»
si lasciò sfuggire a bassa voce. Tutto ciò la sconcertava e incuriosiva. Dov'era finita esattamente? Cos'era quella struttura metallica che sembrava emanare un immenso potere? A cosa serviva l'impianto sul suo polso? C'erano altre persone come lei? Quasi dimenticò di aver freddo, ma il suo corpo glielo ricordò con violenti tremolii.
Intelligenza, destrezza e adattabilità.” pensò Aurora mentre si guardava attorno in cerca di qualcosa che potesse esserle utile. Trovò rami, foglie gigantesche cadute dalle palme del luogo, steli di piante da usare come corda. Inoltre scoprì a cosa serviva l'impianto, o almeno credeva: quando avvicinava il polso a ciò che voleva raccogliere, l'impianto scannerizzava l'oggetto e lo inglobava. La prima volta accadde per caso, ma Aurora apprese rapidamente. Capì anche che più cose raccoglieva e più si sentiva pesante. L'impianto le permetteva di portarsi dietro ciò che voleva, diminuendone considerevolmente il peso reale, ma aveva dei limiti.

La raccolta fu interrotta da schiamazzi acuti. Aurora volse lo sguardo alle sue spalle e il suo sangue gelò. Cinque creature bipedi della stessa specie la fissavano con interesse. Avevano delle piume lungo la spina dorsale, agli avambracci e sulla punta della coda. Ciascuna zampa posteriore era munita di un minaccioso artiglio a mezzaluna proteso verso l'alto, segno distintivo di quelli che Aurora sapeva essere Raptor. La fissavano, la studiavano con sguardo vispo e intelligente, poi si guardarono e scattarono in avanti.
La malcapitata fece lo stesso, ma dalla parte opposta, verso la foce del fiume. Corse più che poteva e si tuffò non appena raggiunse l'acqua. La profondità mise in difficoltà gli inseguitori che però non mollarono. https://steamuserimages-a.akamaihd.net/ugc/1711905846773592161/18683574D6FB3F75D65BF62F749FFAA2712F8E8F/?imw=268&imh=268&ima=fit&impolicy=Letterbox&imcolor=%23000000&letterbox=true
La fuga di Aurora continuò fino alla sponda opposta. Ogni tanto si guardava alle spalle ma i Raptor, che avevano raggiunto la riva, fecero dietro front. Sembravano terrorizzati.

Aurora si fermò a guardarli e sospirò sollevata. Ma cosa aveva spaventato quei predatori? La risposta non si fece attendere. Il terreno sotto i suoi piedi tremò, l'ombra della ragazza sparì, assorbita da una gigantesca. Il rantolio che seguì non presagiva nulla di buono.
Passò qualche silenzioso secondo e Aurora scattò in avanti evitando che la bestia potesse prenderla con le sue fauci. Ma la distanza era ancora molto breve e bastava poco per diventare il suo pranzo. La ragazza continuò a correre, consapevole che solo un nascondiglio angusto avrebbe potuto salvarla. Si era lanciata verso la foce, di nuovo.
Aurora continuò a nuotare e si voltò solo per qualche secondo prima di riprendere la fuga. La bestia era così grande che avrebbe potuto divorarla in un boccone solo. Aveva il capo un po' allungato, occhi piccoli e rossi con cipiglio maligno. I denti ricurvi all'indietro dovevano essere lunghi almeno quaranta centimetri. La pelle squamosa era di colore ocra con sfumature nere sul capo.
Finalmente Aurora raggiunse la sponda, ma la stanchezza e la rapidità della creatura non le permisero di fare un altro passo. Le fauci possenti la afferrarono dall'alto fino a metà busto.
La ragazza urlò e dimenò le gambe, invano. Dopo il dolore sopraggiunse il buio.

Mini-HLNA Skin (Genesis Part 1) by MayaPatch

Le mani strinsero la sabbia in un pugno, l'acqua le lambiva le gambe e gli occhi verdi si aprirono di scatto. Aurora alzò il capo e si guardò attorno. Si mise a sedere e si massaggiò la testa. Cosa era successo? Ricordava di essere stata catturata da una creatura enorme e poi nient'altro. Adesso sedeva su una spiaggia diversa. Era una baia che divideva due basse scogliere. La presenza di cavalli striati, che pascolavano tranquilli, segnalava assenza di predatori. Insieme ad essi, brucavano anche creature munite di tre corna, altre dotate di piastre romboidali lungo tutta la spina dorsale.
Questa volta Aurora poté davvero sospirare e rilassarsi. Alzò lo sguardo al cielo. Non riusciva davvero a capire come fosse possibile, era ancora viva e l'impianto era ancora al suo posto. Si alzò e si incamminò in cerca di materiali con cui costruire un riparo. Per qualche strana ragione, il suo inventario non aveva più il materiale che aveva raccolto prima dell'inseguimento e le toccava recuperare tutto.

Sapeva già cosa fare, era come se per lei fosse stato del tutto naturale. Prese le foglie secche, i filamenti di erba e tronchi sottili. Diede un'occhiata all'impianto che le mostrò ciò che poteva fare con quello che aveva raccolto: fondamenta, mura e tetto in paglia. Fu una sorpresa scoprire che l'impianto materializzava ciò che la ragazza desiderava e lo posizionava dove lei voleva mostrando prima un ologramma tridimensionale. Aurora, così, scelse come luogo per la sua casetta la riva del laghetto che si trovava nella zona più interna.
Il resto della giornata passò tra la costruzione del falò, lance e il controllo del perimetro. Durante la sua passeggiata, Aurora posava il suo sguardo sugli erbivori che brulicavano tranquilli. I cavalli attirarono la sua attenzione in modo particolare. Questi ultimi la osservavano, sembravano volersi avvicinare e poi fuggivano senza allontanarsi troppo.

La ragazza dai capelli rossi rifletté. Qualcosa le diceva che avrebbe potuto avvicinare una di quelle creature. Così iniziò a cercare qualcosa che avrebbe potuto attirare la sua attenzione, come bacche o piante di qualche tipo. Trovò delle bacche tonde color viola che il suo impianto catalogava come Mejo. Le raccolse e si guardò attorno alla ricerca dell'esemplare che le sembrava meno timido e pauroso. E si maledì per questa scelta. Scovare il cavallo che cercava si rivelò un'impresa titanica. Le bestie si muovevano tutte insieme e si allontanavano quando Aurora di avvicinava. Quest'ultima provò diversi metodi per incuriosirli e spingerli ad avvicinarsi. Provò ad appoggiare le bacche sul terreno o fingeva di mangiarle o camminava con nonchalance. Quando i cavalli capirono che non era una minaccia, si tranquillizzarono ma mantenevano ancora le distanze. Allora Aurora si sedette sul terreno a gambe incrociate, le bacche davanti a lei, e attese. Questa volta qualche cavallo si avvicinò ma non toccò nulla.
Ormai era il crepuscolo e la ragazza tornò nella sua capanna. Pescò un pesce di discrete dimensioni usando la lancia e lo cucinò sul falò. Prima di andarsene a dormire, lasciò delle bacche su una foglia di palma proprio di fronte la capanna.

Il mattino seguente, Aurora si svegliò all'alba “Bene, iniziamo un'altra giornata!” pensò con determinazione mentre legava i capelli in una coda alta. Aprì la porta e sobbalzò rischiando di cadere all'indietro. La testa di un Equus apparve all'improvviso e fissava Aurora con grandi occhi castano scuro. Le orecchie erano rivolte verso di lei e la stava in piedi di fronte alla capanna. Aveva il pelo castano e le strisce nere.
La ragazza allungò una mano verso il muso dell'animale che arretrò lentamente. A quanto pareva non si fidava ancora.
Approfittando dello spazio creatosi, Aurora uscì dalla capanna. Guardò il punto dove aveva lasciato le bacche e vide che non c'erano più, probabilmente il cavallo le aveva mangiate. Tirò un lungo sospiro e finse di ignorare il quadrupede per fargli capire di non essere una minaccia. Prese la lancia e si concentrò su un celacanto non troppo grande che nuotava tranquillo nel laghetto dietro la capanna.

La pesca fu un successo e la colazione con carne di pesce arrostito sul falò era pronta. Aurora usò una foglia di palma come piatto e vi appoggiò anche delle bacche. Le Mejo erano davvero buone e capiva perché gli erbivori facevano a gara per accaparrarsene quante più potevano. Il cavallo si avvicinò di nuovo, forse attirato dalle bacche, e la ragazza notò che zoppicava un po'. La zampa posteriore destra era ferita. Probabilmente i suoi simili lo avevano isolato per non dover badare a lui in caso di attacco. Così la povera bestia doveva cercarsi da mangiare, ma non ce la faceva in tempo perché gli erbivori erano tanti e mangiavano in continuazione.
Aurora aveva notato una cosa molto curiosa, qualcosa che normalmente avrebbe richiesto tempo: le risorse ricrescevano durante la notte. Le piante da cui aveva raccolto la fibra per la capanna erano riapparse, quasi come per magia. Lo stesso poteva dire delle rocce che aveva spaccato per comporre il falò. C'era qualcosa di strano in quel posto, ma non riusciva a capire cosa.

Fu il muso dell' Equus a distoglierla dai dubbi «Le vuoi?» chiese lei dopo aver ricevuto una seconda piccola spintaArk-Survival Evolved: Aurora and her Equus by MayaPatch all'altezza della spalla.
La creatura gradì l'offerta e Aurora colse l'occasione per allungare la mano sul muso e accarezzarlo. Questa volta, l'Equus non si ritrasse e si godette le coccole dopo aver finito le bacche «Sei proprio un bravo cavallo.» disse la ragazza con dolcezza. «Resta qui e riposati finché vuoi. Io ti porterò da mangiare quando ne avrai bisogno.».
In realtà le cose da fare erano tante: prima di tutto era necessario rinforzare la capanna e poi costruire una recinzione e una mangiatoia, nel caso in cui il cavallo avesse deciso di restare. Per il momento, la preoccupazione maggiore era proprio quest'ultimo e, tra la raccolta di materiali e la sostituzione delle pareti in paglia con quelle in legno, Aurora si procurava le bacche.

«Sta venendo proprio bene!» esclamò soddisfatta. Le piaceva quel sistema: non doveva lavorare duramente perché l'Impianto faceva tutto al posto suo, le bastava solo piazzare le strutture dove le era possibile. Nella sua mente, già immaginava la posizione della zona letto, della cucina, del bagno e probabilmente della zona lavoro. L'Impianto le aveva mostrato dei banchi da lavoro che le avrebbero permesso di fabbricare nuovi oggetti ed armi. Per di più quel posto le sembrava tranquillo, adatto per una casa permanente.

Continuò la raccolta di altri materiali usando anche l'accetta e il piccone in pietra che aveva costruito poco prima. Nonostante non dovesse costruire con le sue mani ciò che le serviva, il processo era faticoso. Ogni volta che otteneva il necessario, tornava indietro e poi si spostava di nuovo; in questo modo non sentiva il peso di ciò che il suo Impianto costruiva e immagazzinava.

Fu durante la strada di ritorno che Aurora vide un Raptor aggirarsi tra gli erbivori e il panico serpeggiò dentro di lei con sgradevole rapidità. Il cavallo ferito fu il suo primo pensiero. Liberò l'inventario dei materiali per essere più veloce e impugnò la lancia che si materializzò nelle sue mani. Corse verso il Raptor, ma un secondo esemplare balzò da dietro un cespuglio e atterrò la ragazza. Quest'ultima bloccava le zampe anteriori della creatura usando la lancia con entrambe le mani. I denti affilati erano a pochi centimetri dalla sua faccia e il grosso artiglio a mezzaluna della zampa posteriore sinistra penetrò nella coscia corrispondente. Il dolore fu indicibile e gli occhi le lacrimarono. Subito altri Raptor provennero da Est. Fecero scappare tutti i cavalli e ignorarono i Triceratopi e gli Stegosauri, prede troppo grosse e forti per loro.

I membri di quel branco erano molto numerosi e straordinariamente aggressivi, voraci e veloci, molto più dei Raptor che Aurora aveva incontrato il giorno prima. Gli Equus venivano aggrediti uno ad uno da gruppi di cinque o sei Raptor, che passavano poi alla vittima successiva.
Intanto, la sfida di resistenza tra Aurora e il Raptor continuava. Seppur ferita, la ragazza non voleva mollare nonostante paura e dolore non giocassero a suo favore. Contava sull'adrenalina e l'istinto di sopravvivenza che in quel momento le stavano permettendo di resistere. Piegò rapidamente la gamba sana sotto il ventre del predatore e spinse in avanti col piede con tutta la forza che poteva. Si stupì. Non immaginava di avere così tanta forza. L'animale fu sbalzato a qualche metro di distanza, ma era già pronto per saltare di nuovo. Anche Aurora era pronta e posizionò la lancia con la punta in avanti. Il Raptor saltò e atterrò di nuovo la sua vittima. Questa volta qualcosa andò storto per il predatore. Durante l'assalto, la punta della lancia fece il suo dovere conficcandosi nell'addome della creatura.

Aurora strisciò lontano dal corpo dell'animale e si rialzò, sembrò che il dolore alla coscia si fosse moltiplicato. Doveva resistere, anche se aveva perso le speranze per il cavallo con cui aveva stretto amicizia. I Raptor erano tanti, qualcuno probabilmente lo aveva già raggiunto.
Lanciò un rapido sguardo alla casupola e, con enorme sorpresa, scorse l'Equus.  Si faceva piccolo piccolo nell'erba alta per mimetizzarsi, grazie al colore del suo pelo. Solo la testa e le orecchie erano visibili. Nella foga dell'attacco, i Raptor non badavano a lui. Aurora corse verso la casa ancora incompleta, ma un altro Raptor la raggiunse. Questi era molto diverso dagli altri, il doppio della stazza. Il corpo era bianco e le piume rosse. Forse era un'allucinazione, ma la bestia era circondata da un'aura rossa.

La creatura bloccò la ragazza, come il Raptor precedente, ma non ci fu modo per respingerla. Era troppo forte e troppo pesante. La gamba ferita bruciava e la perdita di sangue si faceva sentire. La lancia si ruppe sotto il peso e la pressione esercitata dalle zampe artigliate. L’unica difesa disponibile erano gli avambracci posizionati su petto e volto. Il Raptor bianco e rosso usò le zampe anteriori per dilaniare la pelle e la carne provocando ferite molto profonde. Il sangue colò lungo le braccia e sul volto di lei, sfiancata sempre di più dalla fatica. Ormai non percepiva più alcun dolore e la speranza stava morendo con lei.
Un ruggito terrificante fece tremare l'aria e il terreno. Qualcosa correva a passi pesanti e irregolari. Si fermava, correva e rallentava, si fermava di nuovo. Poco dopo i passi divennero più frequenti. Più creature della stessa stazza erano entrate in battaglia, forse per cacciare. Aurora vedeva solo immagini confuse e appannate. Qualcosa aveva allontanato il Raptor da lei sollevandolo in aria e scaraventandolo da qualche parte. Una grande creatura alata volò nel suo campo visivo, ma passò oltre seguita da tante altre.

Prima di svenire, la rossa poté sentire delle voci concitate che davano ordini. Qualcuno le si era avvicinato e le aveva poggiato una mano calda sul volto ormai pallido «Se non ci sbrighiamo non ce la farà. Guarda le braccia...» davanti a lei si muovevano ombre dall'aspetto umano, dei volti probabilmente.
Tirò un lungo respiro e aprì la bocca «Cavallo... il mio cavallo...» mormorò prima di precipitare di nuovo nel buio.
Mini-HLNA Skin (Genesis Part 1) by MayaPatch

«Le sue ferite sono già parzialmente guarite.» disse una voce femminile dal suono delicato.

«Bene, significa che si riprenderà presto, ci ha fatti preoccupare molto. Questo è stato uno degli attacchi peggiori oltre che inaspettato. Un Raptor Alfa...» aggiunse un'altra voce femminile dal timbro più squillante.

«Cosa è successo? Ho sentito qualcosa sul malfunzionamento delle Torrette.»

«Beh,» iniziò la seconda voce con tono imbarazzato « Non c'erano munizioni. L'addetto a questo compito è in perlustrazione con Nick. Oh... ecco che si sveglia!»

«Non starle così vicino, Jenny! Potrebbe spaventarsi!»

«Oh, Sophie! Non sono così brutta!»

Aurora aveva ascoltato la discussione tra le due donne, ma si era concessa il lusso di sonnecchiare un po' di più. Ormai si sentiva meglio, era debole ma fuori pericolo. L'accaduto al laghetto le sembrava un incubo lontano, ma le ferite che pulsavano dolorosamente sotto le bende le ricordarono il rischio che aveva corso. L'angoscia la colpì come un masso e  la obbligò ad aprire gli occhi verdi « AH!» esclamò e indietreggiò contro la parete. Si era spaventata per l’improvvisa apparizione di un volto di una ragazza dalla carnagione olivastra, gli occhi blu scuro e i capelli neri rasati da un lato.

«Visto?» cantilenò la ragazza chiamata Sophie.

L'estranea dai capelli neri ghignò divertita «Buongiorno, Bella Addormentata tra i Raptor! Mi chiamo Jenny, sono la vice leader della Tribù dei Difensori.» le porse una mano «Sei rimasta incosciente per tre giorni!»

Aurora corrugò la fronte, era confusa. Fissava la mano tesa come ipnotizzata e poi la strinse con gesto automatico.
Al che il volto di Jenny si rilassò e si fece apprensivo «Se non fossimo intervenuti saresti morta, e anche il tuo Equus.»

Quella parola le riportò alla mente il motivo per cui aveva lottato così disperatamente invece di fuggire «È ancora vivo?» voleva essere rassicurata, sapere che quella creatura aveva un'altra opportunità di vivere.

«È alle stalle. Non ha la tua stessa capacità rigenerativa. Gli ci vorrà un po' di più ma starà benone. Risponde bene alle cure.» rispose l'altra ragazza dai capelli castani legati in una lunga treccia laterale. Il volto ovale era dotato di grandi occhi castani dallo sguardo vispo e dolce.

Aurora si rilassò e appoggiò la schiena alla parete dietro di lei, era tutto finito.

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Capitolo 2
*** I Teschi Rossi ***


Ark-cap2 by MayaPatch

«Denominiamo col termine Alfa tutte le creature dominanti. Sono riconoscibili non solo per la stazza, ma anche per l'aura rossa che le circonda. Non hai avuto le allucinazioni.» spiegò Jenny mentre si incamminava con Aurora per il villaggio della Tribù «Tutti i predatori nelle vicinanze subiscono l'influenza dell'Alfa, diventano più aggressivi e forti. Per questo quei Raptor sembravano inarrestabili.»

Erano passati altri tre giorni, e la ragazza dai capelli rossi si stava riprendendo molto bene, le ferite ormai erano solo dei graffi quasi completamente cicatrizzati. Durante quel periodo, aveva chiesto informazioni e Jenny sembrò felicissima di dirle tutto ciò che la nuova arrivata voleva sapere. Prima di tutto, le spiegò che il villaggio era costruito in un cratere, all'interno di una collina, ed era dotato di tre entrate chiuse da imponenti portoni in metallo; ai bordi del cratere e lungo il pendio della collina erano situate delle torrette, che avevano il compito di sparare a determinati bersagli come i carnivori e potenziali nemici della tribù. Sempre sul pendio, c'erano delle torri di vedetta e delle piante che sparavano una sostanza collosa che intralciava i movimenti di qualsiasi intruso.

«Come vi siete accorti dei Raptor?» chiese Aurora.

Jenny indicò le torrette con un gesto del capo «Le piante più all'esterno hanno reagito, ma non le torrette. Ci siamo insospettiti e siamo intervenuti quando la sentinella ha confermato la presenza di predatori nel nostro territorio.» si fermò e si voltò verso la rossa «Trovare te è stata una sorpresa. La tua presenza ci ha confermato che le torrette non funzionavano a dovere. Eri in difficoltà e abbiamo agito di conseguenza. Non ci sei sembrata una minaccia.»

Fino a quel momento Aurora non aveva pensato alla possibilità che ci fossero dei nemici veri, umani, anche se avrebbe dovuto sospettarlo «Proteggete il vostro territorio, quindi?»

La ragazza dai capelli neri si guardò attorno e allargò le braccia «Questo è il risultato di anni di lavoro.» asserì «Il villaggio, la gente che ci vive, le creature che abbiamo addomesticato e allevato. Nostro compito è proteggere tutto questo.»

Aurora osservava i membri della tribù svolgere i propri compiti: alcuni usavano triceratopi o parasauri come muli da soma. Immaginò l'impegno di quelle persone mentre costruivano le stalle, le serre e le case in cui avrebbero vissuto «Immagino, quindi, che ci siano altre tribù oltre la vostra.»

«Immagini bene.» intervenne una voce maschile profonda.

«Buongiorno, Nick.» disse Jenny con un gran sorriso.

Nick era un uomo alto due metri, aveva le spalle larghe e un fisico muscoloso. Aveva delle cicatrici sul bicipite delNicksheethh by MayaPatch braccio destro e altre due sulla guancia sinistra. La sua mandibola era squadrata e i lunghi capelli castani cadevano liberi sulle spalle. La pelle era scura, come perennemente abbronzata. Indossava una collana da cui pendevano denti di dimensioni diverse.

La ragazza dai capelli neri si approcciò a lui con un piccolo balzo «Nick, ti presento Aurora. Aurora, Nick, il nostro saggio leader!»

Nick allungò la mano «Benvenuta nei Difensori, Aurora.» esordì con un sorriso affabile.

La ragazza gli strinse mano, la stretta di lui era salda, ma non faceva male «Grazie.» notò che il suo impianto era rosso.

«Da qui penso di poterle fare da guida, credo.» disse il capo tribù «Ho un compito per te, Jenny. Siamo a corto di metallo e c'è un Giganotosauro in zona. Puoi occupartene insieme alla squadra di Sam? Mi risulta che quel pelandrone sia ancora in infermeria o sbaglio?»

Jenny balbettò «Ormai lo conosci. Se può prendersi del tempo lo fa e i Giganotosauri non sono un problema di tutti i giorni. Comunque, sì, posso sostituirlo.»

La presenza di un Giganotosauro ricordò ad Aurora quello che la aveva aggredita al suo arrivo, si chiese se fosse lo stesso esemplare. Nick diede istruzioni a Jenny. Le indicò il Dente Gelato, un monte situato a poca distanza dal Lago Nascosto, chiamato così per la presenza di un laghetto al centro del cratere, sede del villaggio dei Difensori. Il monte era una preziosa fonte di metallo e ossidiana, ma, ogni tanto, un Giganotosauro si faceva una passeggiata rendendone impossibile il recupero.

«Dove eravamo? Ah, sì, cosa vuoi vedere?» le chiese Nick dopo aver congedato Jenny.

Aurora rifletté «Prima di tutto le stalle, il mio Equus è lì.»

Durante il percorso Nick le mostrò le serre ricche di vegetali e il laboratorio, dove era possibile costruire ciò che serviva usufruendo delle risorse della tribù. All'interno della struttura, c'era una forgia metallica enorme, diversi tavoli da lavoro, forge piccole in pietra, un banco chimico per produrre sostanze narcotizzanti, polvere da sparo ed altri curiosi oggetti che Aurora avrebbe studiato nei giorni seguenti.

Nelle stalle lavoravano cinque persone che accolsero Nick con un enorme sorriso e un abbraccio «Com'è andata la caccia?»

«Bene, avremo di che mangiare per giorni. Unh, questa è Aurora, è qui per vedere come sta il suo Equus.»

La stalla era un posto confortevole, c'era paglia ovunque e gli Equus erano a loro agio. Mentre Nick parlava con uno dei cinque ragazzi, Aurora si aggirava tra i box. Osservava le selle, le briglie e i ferri di cavallo appesi alle pareti. Alla vista di un grifone accucciato in uno dei box si fermò «Unh, Nick, c'è una persona qui.».

Adagiato pigramente sul collo del grifone dal piumaggio castano c'era un ragazzo dalla corporatura muscolosa ma meno massiccia di Nick. Il suo volto era coperto da un cappello da cowboy ma i capelli biondi erano ben visibili sulle sue spalle. Dormiva. Una chitarra classica era poggiata al divisorio laterale del box.

«Oh, Lex.» commentò Nick con poca enfasi. Scambiò un'occhiata con Aurora «Si occupa delle Torrette. Ha lavorato duramente da quando è tornato, sono stati due giorni insonni. Ha dovuto ricaricarle tutte dopo aver fabbricato le munizioni. Merita di riposare. Questo è il tuo Equus?»

«Nick?» chiamò un ragazzo arrivato alla stalla con il fiatone « C'è un gruppo di persone all'esterno che chiede di te.»

Il diretto interessato si voltò «Hanno fatto nomi?»

La sentinella ansimava ancora «Sì, Kilani.»

Aurora ascoltava con attenzione mentre accarezzava il muso dell'Equus. Vide preoccupazione sul volto del leader dei Guardiani e decise di seguirlo quando si allontanò. Lo stesso fecero i ragazzi che lavoravano nella stalla.

«Quanti sono?» chiese Nick.

«Cinque. E sono feriti. Hanno portato anche alcune loro creature.»

Nick accelerò il passo e, quando giunse all'entrata, accolse i nuovi arrivati a braccia aperte «Kilani!»

Kilani era un ragazzo dalla carnagione bronzea, il volto tondeggiante e gli occhi leggermente a mandorla, i capelli erano ricci e neri, legati in una coda «Nicholas!» esclamò ricambiando l’abbraccio. Aveva un aspetto stanco e trasandato. Con lui c'erano tre uomini e una donna. Li seguivano uno Yutyrannus dal protopiumaggio azzurro e bianco, due Thylacoleo e due Iguanodonti.

Il leader dei Guardiani lo guardò con apprensione «Cosa è successo?»

«I Teschi Rossi. Ci hanno attaccato poco prima dell'alba.»

Nick lo interruppe e si rivolse ai ragazzi della stalla « Accompagnateli all'infermeria. Aurora, chiama Lex. Digli di raggiungerci alla birreria.»

La ragazza dai capelli rossi obbedì e corse alla stalla. Trovò Lex ancora addormentato. Il Grifone alzò il capo e la scrutò. Aurora alzò una mano per accarezzargli il becco «Tranquillo, sono dei vostri. Devo svegliare il tuo padrone. Vuoi aiutarmi?»

Il Grifone scrollò il capo e gonfiò le piume, emise un grido flebile e si alzò facendo cadere il suo padrone con la schiena sulla paglia.
Aurora inarcò le sopracciglia e si coprì la bocca con una mano «Non in un modo così estremo, però!» ridacchiò divertita.

Lexxx by MayaPatch«Grif! Che ti è preso?» esclamò Lex massaggiandosi la schiena. Si alzò barcollando e lasciò che il cappello pendesse sulla sua schiena grazie ai lacci che lo legavano al collo. Quando notò Aurora la scrutò con curiosità «Tu saresti la nuova arrivata?»

«Sì, e il tuo Grifone mi ha solo aiutata a svegliarti.» rispose lei un po' imbarazzata.

Lex aveva ancora il volto assonnato e scrutava il Grifone con espressione corrucciata «Bell'amico che sei.» esclamò con tono sardonico «Allora, perché avresti dovuto svegliarmi? Immagino sia per qualcosa di importante.»

«Nick ti aspetta alla birreria con, credo, un amico, Kila-qualcosa. La sua tribù è stata attaccata prima dell'alba dai Teschi Rossi.»

«Cosa?» esclamò e si affrettò a raggiungere il luogo stabilito. Aurora lo seguì.


Stacco by MayaPatch
La birreria era situata di fronte ai dormitori e affacciava sul laghetto centrale del cratere. Lex entrò a passo svelto e raggiunse Nick e Kilani, entrambi seduti ad un tavolo rotondo e tenevano in mano una pinta di birra.
Lex andò a prendersi una birra, ne avrebbe avuto bisogno. Sapeva quanto fossero pericolosi i Teschi Rossi e probabilmente Nick gli avrebbe chiesto qualcosa. Anche Aurora si aggiunse al gruppo ma rifiutò la birra.

«Allora. Aggiornatemi.» incitò il biondo dopo essersi seduto al fianco di Nick.

Kilani sospirò «I Teschi Rossi ci hanno attaccati un po' prima dell'alba. Hanno distrutto le torrette e poi le mura.»

Lex aggrottò le sopracciglia «Come? Hanno usato dei cannoni? Delle C4?»

Il nuovo arrivato lanciò uno sguardo fugace a Nick «No. E proprio di questo stavo parlando.» asserì con tono sommesso «Le selle dei loro Rex. Erano metalliche e sparavano! Alcuni Teschi poi volavano e usavano fucili insoliti.»

Nick sorseggiava la sua birra, la fronte poggiata sulla mano. Sembrava pensieroso e preoccupato. Lex corrugò la fronte, non aveva mai sentito parlare di una cosa del genere «Non avete potuto fare nulla?»

Kilani guardò la pinta di birra mentre ci giocherellava spostandola da una mano all'altra «Il metallo non ci ha permesso di scalfire nemmeno uno dei loro Rex. Inoltre, il raggio d'azione di quei proiettili è molto lungo e preciso. E i Teschi, non solo volavano ma correvano ad una velocità smisurata. E anche i loro fucili erano potenti. Ci hanno schiacciati dopo ore di resistenza.»

Lex scrutò il ragazzo dai capelli neri e poi si soffermò su Nick: il suo volto non nascondeva preoccupazione, i suoi occhi erano fissi sulla pinta e pollice e indice strofinavano ripetutamente il suo mento, tipico gesto che eseguiva quando stava pensando.

«Siete riusciti a fuggire solo in cinque.» commentò quest'ultimo «Sai che non ricorreremo alla vendetta, giusto?»

Kilani sollevò le spalle «Non mi interessa la vendetta, chiedo solo ospitalità.»

Nick ammiccò un mesto sorriso «E la avrete.»

L'ospite sembrò titubante ma poi parlò di nuovo «So che la vendetta non è nel vostro codice. Ed io mai ti chiederei di sacrificare i tuoi uomini. Quello che ho visto oggi mi ha lasciato senza parole. Quella gente è in possesso di tecnologie che noi non abbiamo. Poco importa se circondiamo il villaggio con torrette quando le selle dei loro Rex le distruggono a distanza di sicurezza.»

Il leader dei Difensori strinse il ponte del naso tra pollice e indice e sospirò profondamente «Per ora sentitevi liberi di restare quanto volete. Siete al sicuro qui. Lex, dobbiamo migliorare le difese e addomesticare gli altri due Titanosauri.»

Il biondo rischiò di strozzarsi con la birra «Tutti e due? Non ne basta uno? Quella bestia mangia uno sproposito!» esclamò fissando Nick con gli occhi spalancati.

«Non userei mai i miei Giganotosauri contro quelle armi. Per ora il Titanosauro mi sembra la scelta giusta. Ha la pelle spessa e una potenza incontrastabile. Sella metallica o meno, quei Rex hanno poche possibilità di farcela. Avere un Titanosauro è gran cosa, ma appropriarci degli altri due impedirà ai Teschi Rossi di addomesticarli e usarli contro di noi.» spiegò il leader. ll suo bicchiere era ormai vuoto «Vieni con me, Lex. Devo mostrarti un paio di cose.» e sì alzò «Kilani, va' a trovare i tuoi ragazzi, sarai preoccupato per loro. Io devo parlare con Lex e organizzare tutto il necessario.»

Anche Aurora si alzò «Posso fare anche io qualcosa? Vorrei ricambiare la vostra accoglienza e l'aiuto che mi avete dato.»

«Beh, sicuramente non possiamo coinvolgerti in attività pericolose. Ti consiglio di chiedere in giro, magari a Jenny. Potrebbe darti qualche suggerimento. È brava in queste cose.» rispose Nick con un sorriso cordiale «Per ora accompagna Kilani in infermeria. Ci vediamo dopo. Lex, andiamo.»

Lex fu incuriosito da tanta fretta ma lo seguì. Non disse nulla lungo tutto il tragitto attraverso il villaggio fino all'entrata Nord, che era collegata da un altro portone di metallo ad una gola scavata nel terreno. Il ragazzo rimaneva sempre stupito dalla quantità di Giganotosauri che Nick aveva allevato, e il suo stupore aumentò quando due cuccioli li accolsero di corsa e poggiarono i loro musi sulla pancia del capo tribù in segno di affetto. Uno aveva la pelle verde scuro sulla schiena e verde chiaro sul ventre, l'altro aveva la schiena color indaco e il ventre color lavanda «Una mutazione?» azzardò.

Nick annuì sorridente e accarezzò i due cuccioli lungo tutto il muso «C'è voluto un po' ma alla fine ce l'ho fatta. Sarà meraviglioso da adulto.»

«Non ho dubbi.» commentò Lex. Provava un po' di invidia. Nessuno era mai riuscito ad addomesticare una bestia simile perché era tra le più potenti, ma anche tra quelle più irascibili. Non era un caso che il castano li tenesse tutti in un unico posto, separati dal villaggio «Allora, perché siamo qui?» chiese. Alzò lo sguardo verso il lato opposto della gola e osservò il Titanosauro in tutta la sua grandezza. Addomesticarne uno era stata una faticaccia ma, da quando quella creatura era con loro, nessuno osò disturbarli. Così il gigantesco erbivoro dal collo lungo passava le sue giornate standosene pigramente in piedi e menando calci quando un predatore si avvicinava alla gola.

«Come ben sai, dobbiamo migliorare le difese.» iniziò Nick mentre guidava il biondo verso una casetta costruita con pareti di metallo «E le torrette che abbiamo sono inutili. Perciò, credo che sia giunto il momento di cacciare un po' le unghie.» entrò nell'edificio e ne uscì dopo qualche minuto, sotto il braccio sinistro portava un contenitore di legno con coperchio che poggiò tra i suoi piedi. Attivò il suo impianto e, davanti a lui, in una luce screziata, si materializzò una torretta molto diversa da quelle che usavano di solito: era in metallo splendente e poggiava su quattro piedi a base larga, forse per avere maggiore stabilità. Non aveva una sola bocca da fuoco ma ben due.
Lex osservò meravigliato l'arma e poi la toccò. Sentiva che quel metallo era diverso, ma non sapeva spiegarsi la sensazione tattile che ne riceveva. Era un metallo visibilmente resistente, ma c'era qualcosa di più e in quel momento gli sfuggiva «Da dove la hai presa?» spostò lo sguardo sul suo leader. Aveva sempre sospettato che sapesse più di quello che mostrava e questa ne era la conferma.

Nick si passò la mano tra i capelli, sembrava restio a parlare «Apparteneva alla mia vecchia tribù.»

Raramente l'uomo parlava della sua esperienza con la tribù precedente e Lex aveva imparato a non fare domande «Avresti potuto posizionarle tanto tempo fa.»

«Sono molto costose da mantenere e il materiale non è semplice da trovare, ma questa è un'emergenza.»

«Con cosa sono fatte?» chiese Lex.

Nick prese la scatola e la aprì, al suo interno c'erano degli oggetti simili a microchip, avevano la forma quadrata e sembravano composti da tanti piccoli esagoni grigiastri. Guardandoli con attenzione, si poteva notare una livrea che li attraversava se colpiti dalla luce.
Il biondo ne prese uno e lo analizzò con curiosità. Gli esagoni che componevano l'oggetto erano piccoli e in rilievo Elemento by MayaPatch«Che cos'è?»

Nick ghignò «I proiettili per le torrette. Le attiverò da qui con un generatore apposito. Vieni.» e gli fece cenno di entrare con lui nella casetta.

Lex si guardò attorno e si stupì dell'ordine che c'era all'interno di un locale così piccolo. C'erano una scrivania, un letto, un armadio e un oggetto metallico dalle forme tondeggianti. Sulle mensole c'erano piccoli vasi vuoti, libri, probabilmente formati da fogli e appunti, e, poi, delle foto. Facendo più attenzione, ne notò una in particolare. Era sulla scrivania e ritraeva un gruppo di dieci persone, sorridevano tutte e indossavano delle tute metalliche con led azzurri. Nick era al centro, il suo braccio avvolgeva le spalle dell'unica ragazza del gruppo. Aveva il volto rotondo e gli occhi azzurri, la pelle chiara e i capelli neri legati in una treccia laterale «La tua vecchia tribù?» si lasciò sfuggire.

Probabilmente Nick lo aveva lasciato curiosare, lo guardava con le mani conserte e il volto spazientito, lo avrebbe rimproverato? «Sì.» si limitò a dire «Ma concentriamoci su quello che conta. Questo è il generatore Tek, alimenterà le torrette Tek.» prese uno quei piccoli oggetti quadrati e lo tenne tra pollice e indice «Questo è l'Elemento, è una fonte di energia molto potente ma rara. Quei fucili e le armature dei Teschi sono composti da questo stesso materiale. Per distruggerli abbiamo bisogno delle stesse munizioni. I proiettili comuni non li scalfiscono quasi. Un debole campo di forza li respinge. Il plasma elementale di quei fucili e delle torrette invece ne è immune.»

Lex era sempre più curioso di sapere tutto. Aveva così tante domande da fargli ma si trattenne, avrebbe trovato l'occasione adatta e, allora, Nick avrebbe parlato «Quindi, devo piazzare e configurare queste torrette?»

Nick annuì «Solo creature addomesticate e persone. Non voglio sprecare munizioni per minacce di poco conto.»

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Beh, capitolo terminato! Purtroppo in ritardo perché gli esami hanno la priorità XD

Vorrei fare una piccola precisazione su questa roba Tek. Mi sono discostata un po' dalle meccaniche del gioco che renderebbero il Tek Tier non così fenomenale anche perché nelle note di Helena e Diana da Aberration il set compare per la prima volta ed è descritto come qualcosa di molto particolare.
Inoltre in questa storia cercherò di dare più realismo rimanendo comunque nei limiti dell'universo del gioco.



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Capitolo 3
*** L'ologramma ***


Prima di iniziare voglio lasciarvi un appunto: le note sono tutte tradotte da me. Non gioco in lingua italiana causa pessima traduzione ed erroracci davvero brutti. Vi basti sapere che ho provato a leggere la nota seguente per confrontare le due traduzioni e, niente, ok che i traduttori sono dei volontari ma il loro modo di lavorare è pessimo.
La mappa di The island può essere trovata tranquillamente su Google :D

Ark-cap3 by MayaPatchQuel mattino Aurora si svegliò con un gran vociare nelle orecchie, si alzò dal letto e diede un'occhiata dalla finestra. Nick dava ordini e gli altri eseguivano. Due enormi Quetzalcoatlus erano stati muniti di piattaforma metallica sul dorso e su di esse erano stati posizionati letteralmente sei cannoni. La ragazza era basita, era vero: i Titanosauri si addomesticavano a cannonate. Inizialmente non aveva creduto alla spiegazione di Jenny, pensava che la stesse prendendo in giro con quel suo «Un paio di palle di cannone ben assestate e sono nostri!» ma si ricredette. Nick non era così pazzo o stupido da provare qualcosa che non poteva fare.
Mentre guardava la scena sentì uno squittio e poi grattare sul legno. Si voltò e aprì la porta. Il suo vicino di stanza aveva dimenticato la porta chiusa e all'esterno c'era forse la creaturina più adorabile che Aurora avesse mai visto in vita sua. «Ciao, piccolino.» disse inginocchiandosi e allungando le braccia per attirare l'animale a sé. Il suo impianto le diceva che era un Jerboa, creatura bipede simile ad una volpe del deserto dagli occhi grandi, le parabole delle orecchie erano larghe e lunghe e lunghe erano anche le zampe posteriori a tre dita e la coda che terminava con un ciuffo di peli. La pelliccia era color sabbia. In tutto la creatura doveva essere alta almeno quaranta centimetri «Sei rimasto chiuso fuori?» chiese la ragazza con dolcezza mentre lo prendeva in braccio.
Girò la maniglia e la porta si aprì, non era chiusa a chiave. In compenso una folata di vento investì entrambi obbligando Aurora ad entrare rapidamente. Infatti un numero indeterminato di fogli faceva a gara per uscire saltando giù dalla scrivania su cui erano stati ordinati con cura «Oh, cavolo!». Il Jerboa le si arrampicò sulla spalla così che la ragazza potesse raccogliere i fogli per rimetterli al loro posto. Con sua grande sorpresa i fogli non solo erano numerati ma addirittura contrassegnati da nomi. Ordinarli sarebbe stato facile anche per lei. Chiunque avesse scritto tutto ciò si era impegnato molto.
Per curiosità ne lesse uno che portava il nome di John Dahkeya, il numero trenta e la dicitura “Luogo: Terra Bruciata”. Aurora corrugò la fronte e proseguì:

“Le Viverne non sono andate via. Si sono fissate su di noi. Beh, se mi vogliono così tanto, mi avranno. Non sono così avventato da combatterle da solo, ma posso almeno insistere affinché Raia prenda la nostra cavalcatura. Se quelle cose andranno a sud, allora lei avrà una possibilità di fuggire.
Raia, se ciò accadrà e leggerai questo, non piangere per me. Il tempo che abbiamo passato insieme è stato più di quello che avrei sperato. Tuttavia, sarebbe assolutamente egoista da parte mia tenerti per me quando hai così tanto da offrire al mondo.
Per quanto mi riguarda, io ho un solo e unico talento, e quelle brutte lucertole troppo cresciute scopriranno cosa è quando le trascinerò all'inferno.
John Dahkeya”

La porta si aprì all'improvviso «Cosa ci fai qui?» era Lex «Non si entra in camera altrui senza permesso.»
Per lo spavento Aurora rischiò di far cadere i fogli «Oh, scusa. Ho trovato questo piccolino in corridoio, voleva entrare. La porta non era chiusa a chiave e l'ho aperta ma il vento...» mostrò i fogli sparpagliati sul tavolo e quelli che aveva tra le mani «Mi dispiace. Volevo rimetterli a posto.» si sentiva mortificata.
Il biondo tirò un sospiro «Non fa niente. Devo ricordarmi di chiudere la finestra quando esco. E la porta.» allungò la mano per prendere i fogli «Li metto io in ordine, dopo. Non ho molto tempo, Nick mi aspetta.» il suo volto era impassibile.
«Il Titanosauro?» chiese lei consegnandogli i fogli.
«Sì. Vuole che diriga l'azione della seconda squadra. Ma ora dovresti davvero andare. Nick si arrabbierà se dovesse vederti qui.»
«Va bene. Ma posso sapere dove hai trovato quel Jerboa?» avrebbe tanto voluto averne uno tutto suo.
Lex indugiò «In un posto che non posso dirti, mi dispiace, ma se ne vuoi uno posso procurartelo.»
Aurora fu un po' delusa per quella risposta, avrebbe voluto addomesticarlo da sola ma non le sembrò opportuno insistere. Poi le tornò in mente quello che aveva appena letto e impellente fu il bisogno di chiedere «Hai scritto tu questi fogli?»
«Unh, sì. Li ho trascritti io.» rispose con tono vago.
«Quindi non è roba tua. Chi è Dahkeya? Che gli è successo? E Raia?»
«Non posso dirtelo.» rispose lui, la sua fermezza sembrò vacillare «Sono cose che a Nick non fanno piacere. Non parliamone più. Potrei finire nei guai.»
La rossa sentiva che la voglia di parlare era tanta, se prima lo sguardo di lui era impassibile, in quel momento lasciava trasparire una certa impazienza, qualcosa si era innescato «Non gli dirò nulla. Voglio solo sapere com'è andata a finire. E che cos'è Terra Bruciata?»
«Ascolta...» esordì Lex con calma «Non ho tempo, davvero. Ma ti dico solo che, beh, John è morto. Ora però va', devo preparare le mie cose.»
«Morto?» il suo timore fu confermato, si fermò sulla soglia della porta «Non è tornato?»
«Beh, quando muori non torni. Per questo si dice che sei morto. Che ti aspettavi?» rispose Lex sardonico, prese la radio che aveva dimenticato ai piedi del letto.
Aurora guardò prima la porta e poi il biondo, non riusciva a darsi una spiegazione «Io sono tornata.» sussurrò in modo a mala pena percettibile.
«Come scusa?»
«Io sono tornata.» rispose lei a voce più alta «Un Giganoto-qualcosa mi ha uccisa e dalla foce mi sono ritrovata alla baia.»
«Questo non è possibile...» commentò il ragazzo con incredulità. Ma il suo atteggiamento cambiò, divenne pensieroso «O forse sì... forse hanno deciso così...»
Aurora strinse gli occhi, non capiva «Chi?»
«È difficile...» la sua radio lo interruppe, era Nick che lo incitava a sbrigarsi. Lex sospirò «Mi dispiace ma devo andare. Se vuoi, portati dietro Jerry, non ama stare da solo.» lasciò che il Jerboa rimanesse sulla spalla di Aurora «Se permetti, devo chiudere la porta a chiave.» sottolineò l'ultima parola.
«Buona fortuna.»
«Ne avremo bisogno, grazie.» rispose lui «E ricorda...» le poggiò un dito sulle labbra e la guardò con intensità «Non parlarne con nessuno.» detto ciò si incamminò per il corridoio.
Aurora fissò per un po' il punto in cui il giovane aveva svoltato per uscire. I suoi pensieri erano in subbuglio. Fin dall'inizio aveva sospettato che ci fosse qualcosa di strano ma ora ne aveva la conferma. Voleva sapere. Perché lei era tornata e Dahkeya no? E la tribù di Kilani? Il Jerboa sulla sua spalla emise un suono vibratorio e strofinò il muso sulla guancia di lei che lo accarezzò.
All'esterno i due gruppi si erano organizzati, Aurora li raggiunse appena in tempo per assistere alla loro partenza e poi andò a fare colazione alla mensa comune. Fu lì che vide una donna vestita in modo curioso, l'aveva già scorta da qualche parte, al portone di metallo insieme a Kilani. Anche lei era ferita e il suo braccio destro era bendato e appeso al petto. Aveva la pelle bronzea e gli occhi azzurri, i zigomi erano alti e le labbra carnose. I capelli neri e ondulati incorniciavano il volto a forma di cuore. Ma l'abito era ciò che attirò l'attenzione di Aurora, un abito da pirata: un cappello nero rettangolare ornato con piume colorate copriva i capelli, la camicia era bianca con le maniche a sbuffo. Il busto era stretto in un corpetto marrone, probabilmente in cuoio. Indossava dei pantaloni neri e degli stivali in cuoio marrone scuro. I fianchi erano avvolti in ben due cinture e ad una di esse era fissata una fondina che conteneva una pistola. Sulla sua spalla era appollaiato un Ichtyornis, un uccello alto almeno quaranta centimetri.
La donna portava un vassoio con la mano sana e il suo volto non era esattamente lo specchio della felicità. Aurora le andò incontro «Posso darti una mano?» si rese conto subito dopo del pessimo gioco di parole che aveva fatto e borbottò un imbarazzato «Scusami». Si aspettava una risposta acida o almeno un rifiuto.
Con sua sorpresa, l'ospite sorrise divertita «Se proprio ci tieni.» le consegnò il vassoio «Ti ho vista l'altro giorno. Bei capelli.»
«Oh, grazie. Anche i tuoi lo sono!»
«Mi chiamo Giselle, tu?»
«Aurora.»

Giselleee by MayaPatchDopo un'abbondante colazione, le due ragazze si recarono alla baia. La zona era stata resa sicura da una lunga muraglia che ora circondava tutta l'area. Nulla sarebbe più entrato. Aurora aveva sentito che era per evitare ulteriore spreco di munizioni e per permettere alla tribù di espandersi al di fuori del cratere.
Da lontano si sentì l'eco di un colpo di cannone «Hanno iniziato.» commentò la piratessa girando il capo verso la montagna innevata situata ad Ovest «Credo che abbiano organizzato un attacco simultaneo. Tipico di Nick.»
«Da quanto lo conosci?» chiese Aurora.
Giselle guardò le nuvole bianche con fare pensieroso «Da una decina di anni. Mi ha salvato la vita ben due volte.» rispose «No, con questa facciamo tre. Mi chiedo cosa ci facesse tra i Teschi Rossi, non è mai stato uno sbruffone come loro.»
«Era nei Teschi Rossi?» esclamò l'altra, stupita «Se non è come loro li ha lasciati per questo. Inoltre è probabile che avesse accettato il loro invito perché forse era da solo.»
«Credo tu abbia ragione.» la mora lasciò passare qualche minuto di silenzio e poi guardò Aurora con sorrisetto furbo «Ti va di vedere un po' i dintorni? Mi risulta che tu non abbia mai lasciato il villaggio.»
La rossa non era troppo sicura «Non è pericoloso? Insomma, i Teschi Rossi potrebbero essere ovunque e...»
Giselle la interruppe con un gesto della mano «Se Nick si è allontanato significa che non c'è pericolo. Dai, non ci allontaneremo troppo.»
Fu proprio per l'insistenza della ragazza che Aurora accettò di andare con lei. Giselle chiese in prestito un Tapejara, creatura volante dai colori sgargianti e una enorme cresta sul capo. La sua sella poteva ospitare tre passeggeri.
Una volta in cielo, Giselle non nascondeva il suo entusiasmo «Guardati attorno!» estese il braccio sinistro come per misurare la vastità che si estendeva davanti a loro. Il suo Ichtyornis prese il volo e le seguiva stridendo.
Agli occhi di Aurora l'isola non sembrò tanto grande, poteva vederne l'inizio e la fine nonostante il cielo fosse coperto da nuvole bianche.
Giselle nominò tutti i monti. Quello dove Aurora era stata uccisa si chiamava Picco Lontano, subito dopo era situato l' obelisco che emetteva luce verde. A sud del villaggio c'erano due monti, il Picco Gelato e il Ventre della Bestia, un vulcano dal cui cratere usciva del fumo nero. La parte centrale dell'isola era occupata da alti alberi dal legno rosso, non a caso si chiamava Foresta di Sequoie «Ci vive la tribù di mia madre, le Valkyrje» spiegò Giselle «Sai, lasciò la sua gente per mio padre, il capitano dei Corsari. Oh, quello è il Picco Rosso.» Indicò poi il Nord, dove si ergeva un altro monte, sulla sua sommità c'era un obelisco che emetteva bagliori blu, era chiamato Picco del Cielo Bianco «Ogni area poi ha un nome ma per ora ti basti questo. Ti darò una mappa!»
Il Tapejara volava rasente le pendici del Picco Lontano, Aurora guardava i ricchi giacimenti di metallo e Ossidiana. Non si stupì della scelta del luogo. Il cratere del Lago Nascosto era a pochi minuti di volo e ciò rendeva più semplice rifornirsi delle risorse necessarie «Quello cos'è?» chiese la ragazza socchiudendo gli occhi. Un bagliore bluastro aveva catturato la sua attenzione, era troppo piccolo per essere un giacimento e il sole era sparito da un po', coperto dalle nuvole.
Giselle fece atterrare il Tapejara su una rovina in pietra abbarbicata sul pendio. Al centro era situata una specie di pedana circolare dai pattern esagonali. Il suo aspetto pulito e metallico contrastava l'antichità della pietra su cui poggiava.
Aurora si avvicinò alla struttura azzurra che emetteva il bagliore «Di che si tratta?» la osservava con curiosità.
Giselle sollevò le spalle «Non ne ho idea ma temo che sia quel genere di cose che Nick non apprezza.» c'era una nota di rimprovero nella sua voce.
«Anche Lex mi ha detto qualcosa a riguardo. Ma è solo una storia.»
La piratessa sospirò «Si tratta di diari di persone che sono state qui prima di noi. Nick non ha piacere a parlarne. Perciò... evitiamo qualsiasi contatto con robe di quel tipo. Questa in particolare è diversa. Non l'ho mai vista prima.» i suoi occhi guardavano la struttura con diffidenza.
«Ciò significa che è apparsa dopo.» ipotizzò la rossa «Credi che significhi qualcosa?» osservava con interesse il bagliore azzurrino, era lo stesso che emetteva il suo Impianto. Se ne sentiva attratta, doveva avvicinarsi, interagire con esso.
«Aurora, non avvicinarti troppo e non toccarla. A maggior ragione se è apparsa ora. Non mi piace.»
«Non credo che sia pericoloso.» Aurora alzò la mano sinistra, il suo Impianto reagiva emettendo luce azzurra.
«Aurora. Non...»
In quel momento accadde qualcosa. Dall'impianto di Aurora fu proiettato un ologramma che circondò le due come in una bolla.
«Wow. Che hai fatto?» perfino la mora era rimasta senza parole.
«Non lo so.»
L'ologramma era un messaggio. Aurora poteva farlo scorrere interagendo con esso con la mano e lesse:

Non posso essere certa quando troverete questo frammento di pensieri. Forse sarà il primo che toccherà le vostre menti, o l'ultimo. Posso seguire causa ed effetto attraverso la ragione, ma il tempo? Richiede concentrazione.
Secondi, Secoli, decadi, ore, minuti... tutti confluiranno in un vorticoso torrente. Non è sempre stato così, lo so. Una volta che il tempo è passato per me, lo è anche per voi, ma ora non sono sicura di quanto sto aspettando, so solo che mi sembra infinito.
Il passato, il presente e il futuro hanno importanza quanto il loro effetto su ogni altra cosa, ma per me? Concetti. Variabili. Non illusori, ma nemmeno tangibili.”

Giselle trattenne il respiro anche quando l'ologramma sparì. Aurora guardava il suo Impianto con stupore e lo sfiorava con le dita come se sperasse in qualche altro strano avvenimento.
«Non farne menzione con nessuno.» disse improvvisamente Giselle con tono piatto.
«Sì lo so, Nick potrebbe arrabbiarsi.» ripeté Aurora meccanicamente.
Giselle sembrò esitare, spostò una ciocca dietro le orecchie e assunse un'espressione più rilassata «Che ne pensi se andiamo a vedere se hanno finito?»
«Cosa? Ah, il Titanosauro. Giusto!» se ne era quasi dimenticata. Prima di salire sul Tapejara, diede un ultimo sguardo al piedistallo e si chiese chi avesse lasciato quel messaggio. Probabilmente ne avrebbe parlato con Lex, sembrava l'unico ad interessarsi alla faccenda e forse anche lui ne aveva trovato un altro. Ma al momento quel messaggio le sembrò privo di senso.
«Dovrebbero essere Tra il Dente Gelato e la Foce d'Inverno.» disse Giselle.
Si recarono dunque a nord, sorvolarono il villaggio dei Difensori e gli spari dei cannoni divennero più forti.
«Più a sinistra! Ci viene addosso!» esclamò uno dei Difensori che si teneva stretto alle ringhiere fissate alla piattaforma metallica situata sul dorso del Quetzal.
Il Tapejara si fermò a mezz'aria mentre il Quetzal accelerava e prendeva quota per evitare il contatto con l'enorme dinosauro che lo stava inseguendo inferocito. Il capo troppo piccolo per una creatura così grande era ricoperto di graffi.
Aurora scorse Lex, era in piedi e caricava i cannoni «Torna giù! Si è calmato!»
Il pilota eseguì e obbedì alle indicazioni del biondo in modo che potesse allineare le bocche dei due cannoni posti sul retro. Il Titanosauro camminava placidamente, come se si fosse dimenticato di quello che stava facendo. Fu allora che Lex approfittò. Ordinò di spostare il Quetzal al lato del colosso. Lo seguì e di tanto in tanto accelerava così da trovarsi sempre all'altezza del capo. Quando il Titanosauro svoltò, il Quetzal accelerò ulteriormente e le bocche dei cannoni furono perfettamente allineate col bersaglio. Lex prese la mira e sparò centrando in pieno la fronte del bestione.
«È nostro!» esclamò il pilota quando vide il collo del gigante afflosciarsi verso il basso.
Il Titanosauro rimaneva in piedi con il capo abbassato, stordito.
«A te l'onore! Com'era la scommessa? La sella a chi lo accoppa!»
Lex accennò un ghigno furbo e saltò sulla schiena del Titanosauro quando il Quetzal fu abbastanza vicino. Attivò il suo Impianto e sul corpo del colosso si materializzò una sella-piattaforma. Il Titanosauro si svegliò all'istante emettendo un verso vibrante e fu pronto per ricevere ordini.
«Congratulazioni!» esclamò Giselle, il Tapejara atterrò sulla piattaforma e le due ragazze poterono smontare.
Aurora si guardò attorno, erano molto in alto e la piattaforma era immensa. Barcollò un po' quando il Titanosauro iniziò a camminare verso la sua nuova casa ma reggersi in equilibrio non fu difficile. Il ritmo era lento e stabile.
«Credi che Nick ci abbia visto giusto?» chiese Giselle.
«Per quanto possano essere resistenti quelle armature, dubito altamente che possano reggere il peso e la forza di una pedata da parte di una creatura del genere. Gravità e forza faranno il loro lavoro.» rispose Lex, prese la radio «Abbiamo finito il nostro lavoro. Torniamo a casa.»

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Capitolo finito! Scusate il tempo impiegato ma ho dovuto preparare due esami a poca distanza tra loro. Inoltre la release di Extinction mi ha tenuta incollata al gioco xD
Credo che i capitoli di “presentazione” siano finiti, dal prossimo finalmente entreremo un po' nel vivo! Ricordate che commenti e feedback sono ben accetti!


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Capitolo finito! Scusate il tempo impiegato ma ho dovuto preparare due esami a poca distanza tra loro. Inoltre la release di Extinction mi ha tenuta incollata al gioco xD
Credo che i capitoli di “presentazione” siano finiti, dal prossimo finalmente entreremo un po' nel vivo! Ricordate che commenti e feedback sono ben accetti!


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Capitolo 4
*** Una visita indesiderata ***


Vorrei solo annotarvi un paio di cose: Il metodo di addomesticamento qui proposto non è presente nel gioco vanilla, dove narcotizzi la bestia e gli dai da mangiare. Ho scelto “l'immersive taming” che è un metodo molto più logico e realistico. È anche una mod sponsorizzata e personalmente spero che Wildcard accetti di renderla ufficiale e la implementi nel gioco vanilla.
Seconda cosa. i disegni sono in fase di Remake, mi è arrivata la Cintiq e disegnare con quella è stupendo *__
Mi scuso per la lentezza degli aggiornamenti, il tempo è tiranno!

Ark-cap4 by MayaPatch

Andare in spiaggia e vedere quella mastodontica creatura era sempre motivo di stupore per Aurora. Ogni volta che alzava lo sguardo e si avvicinava al Titanosauro. Quest'ultimo voltava il collo e abbassava la piccola testa per guardarla con curiosità. Non smetteva mai di mangiare. Aurora gli dava una pacca affettuosa sulla zampa e proseguiva la sua passeggiata mattutina. In quei giorni aveva tentato di avvicinarsi a Lex ma questi sembrava irraggiungibile e mai da solo. Infatti un gruppo di cinque o sei ragazze lo seguiva dappertutto e lo osservava da lontano. Inoltre Nick lo chiamava spesso per calibrare le torrette o per controllare le Piante X. Quel giorno però fu fortunata. Mentre camminava, scorse il biondo in piedi nell'acqua bassa, ed era solo. Indossava solo i pantaloni della tenuta da sub e allungava e mani verso un Ittiosauro. Aurora lo riconobbe come il pinnipede che la aiutò a raggiungere la riva, o comunque come la specie a cui apparteneva.
Si avvicinò a passo spedito ma Lex la notò e alzò la mano intimandole di fermarsi «Ci sto lavorando da un po'. Non muoverti rapidamente o lo spaventi.» le disse senza distogliere lo sguardo dall'animale.
La ragazza tirò un lungo respiro e camminò con cautela «Cosa gli stai dando?»
«Crocchette di uova di Dodo. Ne va pazzo.» rispose lui mostrandole delle palline abbastanza grandi. Provò ad allungare la mano sul muso della creatura che si spostò con fare giocoso e gli spruzzò dell'acqua in faccia. Lex si passò una mano sul viso mentre Aurora rideva.
«Hai rinunciato?» chiese quando il ragazzo si allontanò dall’Ittiosauro per avvicinarsi a lei.
«No. Aspetto che sia lui a venire da me. È molto tenace, credo che sarà un ottimo esploratore.»
«Comunque sia, ho cercato di entrare in contatto con te in questi giorni ma mi è stato impossibile.» disse Aurora, le braccia incrociate al petto.
«Ah sì? Non credo di averti notata.» Lex la guardò con curiosità, si avvicinò di nuovo all'Ittiosauro dandogli un altro po' di crocchette e sfiorandone la punta del muso. Accennò un ghigno «Oh, adesso non te ne vai più?»
La ragazza dai capelli rossi osservò il resto dell'addomesticamento «Devo dirti una cosa importante e credo che tu sia l'unico a capirne qualcosa.»
Lex faceva giocare l'Ittiosauro che nuotava via e poi tornava per prendersi una manciata di crocchette «Ti ho già detto che non ho intenzione di parlare di quei diari.»
Si aspettava quella risposta «Ma tu vuoi parlarne. Lo so!» affermò «E comunque riguarda un piedistallo che abbiamo trovato io e Giselle. Mi ha detto che prima non c'era.»
L'Ittiosauro si allontanò di nuovo e saltò fuori dall'acqua, tornò da Lex e gli permise di accarezzarlo sul dorso. Ma l'attenzione del ragazzo era già rivolta altrove «Un piedistallo?»
«Vedo che ho la tua atte-»
«Bella mattinata per farsi un bagno, eh?» era Nick, si avvicinava a passo sciolto «A che ti serve? Questi cosi sono delicatissimi.»
Lex attivò il suo Impianto e una sella si materializzò attorno al corpo dell'Ittiosauro «Non sottovalutarli. Sono i Gallilimus del mare. Nessuno può prenderli.» rispose con un ghigno «La mia prima cavalcatura è stata proprio un Gallilimus, sfrecciavamo dappertutto. Perfino i Raptor rinunciavano ad inseguirci.»
«E adesso dove sarebbe?» chiese Nick quasi aspettandosi un certo tipo di risposta.
«Ragnarok. L'ho portato lì. Mi è stato molto utile. Quel posto è immenso, ho percorso l'intera isola in poche ore sulla sua groppa. Ora riposa ovviamente, ho scelto un posto sicuro.»
Il leader inarcò le sopracciglia «Gallilimus fortunato allora!» poi si rivolse ad Aurora, o finse di notarla solo in quel momento «Oh, ciao! Anche tu qui per un Ittiosauro?»
La ragazza aprì la bocca, indecisa su cosa rispondere e balbettava. Fu Lex ad intervenire quasi immediatamente «No. Lei vorrebbe addomesticare un Megalodonte.» le diede un'occhiata come per cercare sostegno.
Aurora annuì e balbettò «S-sì. Non sapevo a chi rivolgermi e ho visto Lex a mollo. Ho pensato che avrebbe potuto aiutarmi.»
Nick spostava lo sguardo indagatore dall'uno all'altro, come un padre che cerca di capire cosa stiano macchinando i propri figli «E hai già una sella?»
«No. Al momento non ho pensato di doverne fare una.» ammise lei quasi con vergogna. In effetti non doveva vergognarsene, era stato Lex a tirare in ballo la bugia.
Il leader sorrise bonariamente «Abbiamo delle selle di qualità al laboratori . Sono più resistenti di quella proposta dal nostro Impianto.»
«Oh, grazie! Vado a cercarne una!»
«Ti accompagno. Devo comunque tornare ai miei doveri.» disse Nick.
Quando giunsero al laboratorio, il leader indicò ad Aurora i posti in cui avrebbe dovuto cercare. La ragazza si mise subito all'opera anche se non aveva idea dei requisiti necessari per una buona sella. Quindi spese qualche minuto a guardare le caratteristiche di quelle che le sembravano migliori.
«Indecisa?» chiese Giselle «Io ti consiglio questa. Fidati di un pirata.» poi aggiunse «Deduco che tu voglia addomesticare un Megalodonte, o vuoi solo cambiargli la sella? So che solo Lex ha creature acquatiche qui.»
Aurora titubò, sospettava che Nick avesse mandato la mora di proposito « Mi aiuterà ad addomesticarne uno.»
Giselle sorrise «Vengo con voi. Voglio proprio vedere che tecnica usa quel biondo ossigenato!»
La ragazza dai capelli rossi rispose con un sorriso tirato ma cercò di essere più spontanea che poteva.
«Oh, ci serve anche la muta da sub!»

Nonostante il disappunto e la sorpresa di vedere Giselle, Lex salutò con disinvoltura «Qual buon vento ti porta qui?»
«Quello della curiosità!» rispose la pirata «Aurora mi ha detto che la aiuti con un Megalodonte, e un pirata come me non può esimersi dall'assistere a tale evento!»
Lex lanciò un'occhiata ad Aurora, la quale sollevò le spalle con espressione rassegnata. Sospirò «Andiamo allora. L'isola degli Erbivori è territorio neutrale, nessuno ci darà fastidio lì.»
«Dove stai andando?» chiese Giselle vedendolo tuffarsi. L'ittiosauro lo seguì.
«Seguitemi.» disse lui prima di usare l'erogatore. La presenza di Giselle lo aveva innervosito, ma non poteva mandarla via. Quello che poteva fare era rimandare la discussione con Aurora e concentrarsi sul Megalodonte.
Attese che le ragazze fossero dietro di lui e le guidò nelle profondità.
Lì, a guardia di una enorme costruzione in metallo, c'erano delle anguille elettriche che accolsero il loro addomesticatore nuotandogli attorno, quasi come per avvolgerlo con i loro lunghi corpi. Lex le accarezzò sul capo e si accertò che fossero in salute, poi si avvicinò alla costruzione: un semplice cubo in metallo il cui ingresso era reso invisibile dalle gigantesche alghe del luogo.
Il portone si aprì e svelò due Megalodonti. Il ragazzo si voltò e attese di nuovo e poi, con gesti, indicò chi avrebbe cavalcato i due squali.
Durante il viaggio a Sud-Est, si tennero a media profondità in modo da non essere visti in superficie e i predatori degli abissi non potevano raggiungerli.
Emersero all'interno di una baia circondata dai lembi di terra. Lex guidò le ragazze verso l'interno e si volse ad Aurora «Per prima cosa dobbiamo preparare il terreno. Circonderemo l'area con dei portoni piccoli e uno grande all'imboccatura. Lo squalo potrà passare da quello grande e, ovviamente, non attraverso quelli piccoli.» spiegò «Andrò io con l'Ittiosauro, sarà un buon test per lui e poi è veloce.»
Giselle guardava in silenzio, le braccia conserte e un dito sulle labbra.
«Giselle, tu chiuderai il portone così lo squalo sarà in trappola.» poi si rivolse ad Aurora «Tu lo aspetterai dalla parte opposta, lontano dalla sua portata. Per questo abbiamo bisogno dei cancelli piccoli. Ora vado a cercarne uno, ti dirò il resto non appena la prima fase sarà conclusa.» detto ciò andò a sistemare i portoni.
Trovare uno squalo e farsi seguire non fu difficile: l'Ittiosauro era veloce e il Megalodonte non riusciva a raggiungerlo. Lex faceva in modo da provocarlo e lo squalo continuava ad inseguirlo. Giselle piazzò il portone e lo chiuse.
«Ottimo!» esclamò Lex ormai al sicuro «Ora non ti resta che dargli da mangiare. Ti consiglio di aspettare un po' prima di farlo. Deve avere fame.» ci sarebbe voluta qualche ora ma ormai erano in barca e non restava che remare «Trattandosi di un predatore, non entrare subito in acqua o comunque sta' fuori dalla sua portata. Quando sarà lui a cercarti con atteggiamento più tranquillo potrai rischiare un po'. Se gli tocchi il naso dovrebbe apprezzare ancora di più la tua compagnia. Ma abitualo prima alla tua presenza.» consegnò delle crocchette di uovo di Spinosauro ad Aurora e affiancò Giselle «Dagli questi.»
Ci volle un po' prima che Aurora potesse nutrire il Megalodonte e, mentre lei era occupata, i due spettatori ingannarono il tempo chiacchierando «Quindi era solo una piccola lussazione alla spalla. Mi sembrava strano che potessi nuotare.» commentò Lex seduto sul suo Ittiosauro, si rivolse ad Aurora «Non avvicinarti troppo per ora. Ecco. Limitati a lanciarli in acqua.» poi parlò a Giselle «Ma, con o senza lussazione, saresti comunque caduta dallo squalo se ci fosse stato Nick nei paraggi. Oh, e balbetti anche!» ghignò. Ora che il capo non c'era, poteva prenderla amichevolmente in giro.
Giselle alzò gli occhi al cielo «Io non cado.»
«Ah no?» esclamò il ragazzo con sarcasmo e iniziò a contare sulle dita «Vediamo. Dunque... parli con gli altri, arriva Nick e balbetti. Stai maneggiando qualcosa e lo fai cadere. Cammini e inciampi nei tuoi stessi pied-»
«Ok, ok. Smettila. Ho capito. Ma perché mettere in mezzo questa storia?»
Lex continuava a ghignare divertito, non ce la faceva a vedere la sua vecchia amica diventare l'esatto opposto di ciò che era. Voleva darle una spinta, scrollarla dal suo tepore «Fatti avanti e basta. Prima che qualcun'altra te lo rubi.» rispose con semplicità.
«Cosa?» Giselle lo scrutava torva.
«Ma andiamo! Ormai lo sanno tutti! E poi Nick è molto stressato, gli farebbe bene distrarsi un po'. Sai cosa intendo.»
«Lex, tu...» mormorò la pirata con voce minacciosa.
La trasmittente interruppe ciò che Giselle avrebbe detto, era Nick «Lex, abbiamo bisogno di te al villaggio! I Teschi Rossi stanno arrivando! Sbrigati!»
«Subito!» Lex consegnò la trasmittente alla mora «Restate qui. Finite l'addomesticamento. Vi avverto quando sarà tutto finito. No, Giselle. Anche se la tua lussazione è guarita, potresti avere una ricaduta. Rimanete qui. Intesi?» non voleva che rischiassero la vita. Giselle ormai non aveva più la sua gente e Aurora non aveva mai maneggiato un'arma più pericolosa di una lancia.
L'ittiosauro si dimostrò un'ottima cavalcatura. Senza nessuno al seguito, sfrecciava come una scheggia, era instancabile. Lasciò la creatura a media profondità dove sarebbe stata al sicuro e lui poteva raggiungere la riva in poche bracciate.
I Teschi Rossi erano già arrivati alle mura esterne, quelle ultimate qualche giorno prima. Lex intravedeva dieci Tapej by MayaPatchTapejara che indossavano l'armatura descritta da Kilani, intanto i Difensori avevano già schierato le loro forze nello spazio esterno. Lex corse al villaggio ma non vedeva Nick. Dove si era cacciato? Sospirò paziente e si affrettò a prendere Grif, con la sua velocità avrebbe creato non pochi problemi ai nemici.
Un rumore assordante segnò la rottura delle mura e l'inizio dello scontro. Il Grifone sfrecciò nel cielo per studiare la situazione. Il ragazzo spalancò gli occhi davanti a ciò che vedeva: una decina di Teschi era dotata di armature Tek complete e perfettamente funzionanti, altri invece indossavano solo delle parti. Lo stesso si poteva dire di una decina di Rex e Tapejara, ricoperti dalle loro scintillanti armature che sparavano elemento al plasma. Tenergli testa non sarebbe stato un gioco. Lo sapeva. Non si erano portati dietro molte creature, contavano molto su quella tecnologia.
Dall'alto, Lex poteva osservare i movimenti di tutti. Le due tribù attaccarono simultaneamente. L'avanguardia dei Difensori era composta da Rinoceronti Lanosi e Triceratopi, protetti da selle resistenti. Attaccarono con la loro carica capace di spezzare le ossa anche della creatura più coriacea..
I Teschi non sembravano intimoriti e lanciarono all'attacco Rex e Tapejara. I proiettili al plasma trapassavano facilmente lo spesso strato di cuoio delle selle e abbattevano rapidamente le creature alla carica. Il fuoco era continuo e preciso. Furono pochi ad avvicinarsi ai Rex senza nemmeno riuscire a toccarli. Questi afferravano gli avversari con le loro fauci e li sbatacchiavano con violenza fino a quando i loro corpi non penzolavano inerti. Allora li lasciavano andare e continuavano a sparare.
Intanto i Tapejara distraevano i due Titanosauri che erano intervenuti. Nonostante la pelle coriacea, il loro corpo era già pieno di ferite e le loro energie scemavano. Infatti i Tapejara volavano a distanza di sicurezza evitando così di essere abbattuti e rispondevano col fuoco.
Lex osservava ancora e notò che chi indossava l'armatura parziale cavalcava un Rex o un Tapejara, forse per compensare una mancanza. Chi aveva l'armatura completa combatteva a piedi o in volo, facendo affidamento su quello che sembrava un Jetpack. Sospirò e si concentrò. Doveva agire e sapeva bene cosa fare.
Volò rapido verso i Rex. I cavalieri indossavano solo dei Guanti Tek , il resto della protezione consisteva in armatura Antisommossa che attutiva l'impatto dei proiettili. Il Grifone afferrò uno dei cavalieri e lo portò in alto, questi si divincolava ma la presa degli artigli era troppo salda. Lex ghignò «Se non apprezzi la gita, immagina l'atterraggio!» e si apprestava a lasciarlo cadere. Il Teschio Rosso però estrasse un'arma che il biondo non aveva mai visto, il design era molto simile al set Tek, forse un Fucile Tek.
Se quell'arma avesse sparato, Grif non sarebbe sopravvissuto, doveva lasciarlo cadere subito. L'esitazione e la sorpresa di Lex poteva essere fatale ma un Icthyornis rubò l'arma usando il suo becco robusto «Cosa..?». Questa volta non tentennò e lasciò cadere il Techio Rosso «Avresti dovuto portarti altre armi!» esclamò e poi si guardò attorno. Del proprietario del pennuto non c'era traccia ma tre bolle azzurre dai pattern esagonali si erano erte all'interno del cratere, barriere?
Tornò a concentrarsi sulla battaglia, sollevò altri cavalieri e puntualmente il pennuto tornò e rubò loro le armi. Volò verso un altro ma questi era più attento. Aveva già l'arma carica e sparava mirando al Grifone. Come previsto, i proiettili erano plasma. Il Rex lasciò cadere il Rinoceronte Lanoso ormai inerte e si concentrò sul nuovo avversario, la sella speciale si attivò e sparò. Grif era rapido ma il fuoco era interminabile e gli provocò una grave ferita all'ala facendolo atterrare malamente. Lex stava bene, sospirò a fondo e accarezzò le piume per tranquillizzarlo.
Il Rex tornò alla carica, questa volta senza sparare. Probabilmente il suo cavaliere voleva finirla alla classica maniera e il rettile spalancò le fauci pronto ad assaltare il Grifone.
Ormai la bestia era a poca distanza e quello che accadde in seguito fu molto rapido. Mentre Lex aveva estratto il miglior fucile a pompa che aveva, il Rex aveva abbassato il capo con le fauci spalancate quando cadde di lato con innaturale rapidità. Un corpo azzurro sfrecciò via e si fermò a mezz'aria. Era un uomo in armatura Tek. Questi piombò sul Rex una seconda volta e lo colpì con un poderoso pugno che ruppe i laser della sella Tek e probabilmente gli provocò una grave frattura al cranio. Il cavaliere si era trovato suo malgrado a terra ed estrasse nuovamente il fucile Tek per attaccare. L'uomo misterioso si protesse usando uno scudo apparso sul suo avambraccio sinistro. I proiettili rimbalzarono sullo scudo e tornarono al mittente che scattò di lato per evitarli ma la sua armatura antisommossa fu tranciata in due da una spada luminosa: l'uomo in Tek era scattato in avanti, aveva sguainato una spada e attaccato il Teschio Rosso.
Per tutta la durata dell'azione Lex era rimasto sul Grifone, pronto a sparare. Ma era indubbio che l'uomo in Tek era arrivato per aiutare. Uno Yutiranno bianco e azzurro accorse per confondere i Tapejara con le sue grida permettendo ai Titanosauri di caricarli, intanto l’uomo inTek fece segno a Lex di recarsi dal Rinoceronte Lanoso abbattuto poc'anzi. Se il Rinoceronte era perito, il suo cavaliere era a terra, rannicchiato con le braccia conserte attorno al corpo.
Lex sospirò, capì che doveva lasciare tutto nelle mani dell'uomo e soccorse il ferito. Con suo enorme dispiacere riconobbe il Rinoceronte di Jenny e l’identità del cavaliere, piegato in due dal dolore. Il giovane le somministrò del narcotico così da farla calmare e osservò la situazione di fronte a lui: l'erba ormai era tinta di rosso, i cavalieri sollevati da Grif erano feriti e zoppicavano, un paio non si erano più rialzati; I Teschi muniti di Tek completo si erano concentrati sull'uomo arrivato poco prima. Lo attaccavano ma lo scudo rifletteva tutto e sbalzava via chi si avvicinava troppo; la spada, maneggiata con maestria, menava fendenti che distruggevano parti dell'armatura dei nemici come fossero burro. I Tapejara fuori controllo erano stati abbattuti dai Titanosauri , un terzo Titano era giunto a dare man forte e assaltava i Rex rimasti senza cavaliere e incapaci di usare i laser da soli. Lo Yutiranno smise di ruggire ed ora era al fianco di Lex e Grif. Il suo cavaliere era Kilani «Hei! Mi spiace che la cavalleria pesante sia intervenuta così tardi ma abbiamo avuto un po' di... problemi con la strategia, ecco.»
«Cavalleria pesante?» definire un Titano solo come cavalleria lo lasciava interdetto.
Il terreno tremò e un ruggito corale provenne dalle spalle del Titanosauro appena arrivato: una squadra di dieci Giganotosauri correva a grandi passi, sorpassò i Titanosauri e si dispose in fila davanti ad essi formando una barriera.
«Nick...» mormorò Lex e posò lo sguardo sull'uomo in Tek.
Quest'ultimo era rimasto a mezz'aria e scrutava i Teschi rimanenti, spada e scudo ancora visibili e pronti all'uso. I Giganotosauri ruggirono minacciosi e sul campo calò il silenzio.
Sospesi a mezz'aria c'erano solo Nick e tre Teschi Rossi a cui non era stato distrutto il jetpack.
«Bel modo di accogliere un amico.» disse tronfio il Teschio Rosso al centro del gruppo «Eh, Nick?» l'uomo si tolse l'elmo scoprendo il volto allungato dalla carnagione olivastra e uno sguardo di sfida. I capelli biondo sporco erano rasati ai lati e raccolti in una coda.
Nick non si scompose «Gli amici non si attaccano a vicenda, Gregor.» rispose con tono pacato «Per questo ti invito a raccogliere i tuoi compari e ad andartene. Non credo che siate in condizione di continuare.» il Giganotosauro più vicino grugnì con impazienza.
Gregor si guardò attorno come per valutare la situazione e atterrò lentamente, i due compari lo seguirono, Nick fece lo stesso «Hai ragione. Ci ritiriamo.» asserì con leggerezza e ordinò agli altri di recuperare tutto ciò che gli apparteneva «Ma diventeremo più forti. E allora dovrai guardarti le spalle. Non manca molto ormai.»
Lex e Kilani si scambiarono uno sguardo carico di apprensione.
«Hey.» esclamò Giselle seguita da Aurora, l'Icthyornis le seguiva in volo.
Lex ammiccò un ghigno «Immaginavo fossi tu.» abbassò lo sguardo sul fucile che la pirata aveva ancora in mano «E quello?»
«Oh, beh, volevo usarlo ma a quanto pare non ha proiettili.» rispose Giselle studiando l'arma.
«No, chi sottrae tiene. Regola d'oro.» disse Nick frapponendosi tra Giselle e uno dei compari di Gregor «Potete fabbricarne altri immagino.»
Il Teschio in Tek si soffermò sul gruppetto alle spalle di Nick e poi andò ad aiutare i compagni.
«Cos'è questa calma?» mormorò Giselle.
«Dovrei essere io a fare domande. Cosa ci fate qui?» disse Lex indispettito «Vi ho detto di restare al sicuro. E lo squalo?»
La pirata gli diede un colpetto sulla spalla «Prego, Lex, non c'è bisogno che mi ringrazi. E comunque lo abbiamo liberato. Era più importante tornare qui.»
Lex sospirò, sapeva che insistere era inutile «Comunque grazie, davvero.»
Giselle sollevò le spalle «Tanto è scarica.»
«Non esattamente.» intervenne Nick «Occupatevi dei feriti e, beh, di chi non ce l'ha fatta.» ordinò agli altri e con gentilezza prese il fucile tek dalle mani della ragazza «Questo...» con un movimento del polso l'arma si attivò illuminandosi «...è un fucile Tek. Funziona solo nelle mani di chi ha il suo progetto.» volse un sorriso alla mora «Non mi aspettavo che quel pollo fosse buono al di fuori del forno.»
Giselle si fece sfuggire un risolino un po' troppo acuto «G-grazie.»
Lex inarcò un sopracciglio e scosse il capo, perplesso. L'atteggiamento di quella donna lo sorprendeva ed esasperava allo stesso tempo.
Nick intanto si avvicinò al Rinoceronte Lanoso di Jenny e lo esaminò «Ha passato momenti migliori...» commentò mesto. Usò la spada per rimuovere il corno e gli diede un'occhiata «Vedrò cosa posso farne.»

Ormai i Teschi erano andati via ma avevano lasciato una tribù colpita nel profondo. Se le Testuggini di Kilani erano state cancellate dall'isola, I Difensori erano sopravvissuti, ma avevano perso quelli che non solo erano stati degli ottimi membri della tribù ma anche degli amici e compagni. La fortuna stava nel loro numero, ma sarebbe servito a poco se Gregor avesse davvero raggiunto il suo obiettivo. Quale fosse, Lex se lo stava chiedendo e sempre più erano le domande sul rapporto che c'era stato tra Gregor e Nick.
Diede una sistemata alla maglia nera appositamente indossata per l'occasione e si recò al luogo dell'incontro. Erano presenti tutti ad eccezione dei feriti gravi. Nick era in piedi di fronte alla pira, ancora vestito in Tek, e parlava sottovoce con Kilani che mormorò un “Grazie” e si riunì con quello che restava della sua tribù. Aurora era vicino a loro, forse per tenere compagnia a Giselle. Lex si dispiacque. Giselle si era ritrovata a vivere per l'ennesima volta un assalto dei Teschi mentre Aurora, di indole testarda ma molto dolce, aveva dovuto assistere ad un massacro. Ma la realtà era quella: le tribù non erano tutte pacifiche e buona parte di essere si alleava o assaltava le altre per prendere il controllo dei giacimenti più ricchi.
Lex salutò Nick appoggiandogli la mano sulla spalla e poi si unì agli altri mentre una torcia accesa veniva portata da Sophie. Sulla pira erano stati sistemati i corpi dei Difensori deceduti, puliti e vestiti. Ognuno di essi aveva le mani poggiate sull'addome e sotto di esse c'era un oggetto a loro caro. Lex notò la presenza di alcuni oggetti posti ai bordi della pira: erano bracciali, collane e perfino un binocolo con su lo stemma delle Testuggini. Allora Lex capì il “Grazie” di Kilani.

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Capitolo finito! Finalmente i capitoli introduttivi sono finiti, solitamente sono quelli più noiosi e complicati da scrivere. Ma ce l’ho fatta!



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Capitolo 5
*** Indizi ***


Sì, chiedo immensamente perdono per il tempo che ho fatto passare, ma sono agli sgoccioli con gli esami e la tesi! Davvero, non ho avuto modo per ritagliarmi un po' di tempo per scrivere! Però, sappiate che mi sono divertita molto con questo capitolo! Immagino la faccia di chi sa già tutto e di chi invece sta scoprendo queste cose man mano!
NOTA: so che il busto va indossato solo i primi giorni per dare più stabilità alle costole rotte. Va poi rimosso così che la frattura posso guarire senza rischi.

Ark-cap5 by MayaPatch

I giorni successivi all'attacco passarono letargici. Anche il clima sembrava accompagnare questo stato d'animo con nuvole grigie. Il Jerboa di Lex strofinava le zampette sulle orecchie, guardava verso l'alto e annusava l'aria, ma la pioggia non arrivava. Lex gli accarezzava il capo scompigliandogli il pelo. Al di fuori di Terra Bruciata e Ragnarok, la percezione del Jerboa non era molto precisa e passavano giorni prima che la sua previsione si avverasse. Lex camminava per il villaggio, si stava dirigendo in infermeria per aggiornarsi sulle condizioni di Jenny. La ragazza era stata ricoverata con tre costole rotte e una frattura scomposta alla tibia destra. Aurora e Giselle andavano a trovarla spesso per chiacchierare e tenerla su di morale. E un'altra persona da tirare su di morale era Nick. Lex lo aveva visto più volte gironzolare per il villaggio, fermarsi e poi riprendere la passeggiata, come un fantasma. Era molto taciturno e passava ore seduto sulla rupe che dava sulla spiaggia, cosa insolita per una persona attiva come lui.

«Ehi, bionda!» esclamò Lex non appena fu nella stanza di Jenny.

«Ehi, moro...» Mormorò lei con l'entusiasmo di un Titanosauro colpito alla testa. Era distesa sul letto, laSenza titolo-1 by MayaPatch gamba era  immobilizzata e le costole erano tenute ferme da un busto rigido. I capelli, non più regolarmente tinti, stavano recuperando il naturale colore biondo.

«Dove sono quelle due?» chiese il ragazzo non vedendo nessuno.
Solitamente a quell'ora Aurora e Giselle si trattenevano lì.

Jenny si passò una mano tra i capelli «Credo siano andate da Nick. Ma scommetto che Giselle se ne starà nascosta ad osservarlo più che parlargli. Quei due hanno bisogno di un bel calcio spronatore. Se non facciamo qualcosa, lei continuerà a sognarlo e lui non si accorgerà mai di niente!»

Lex ghignò «Prima o poi si presenterà l'occasione.»

Jenny lo guardò con perplessità «È questa l'occasione, genio! Giselle potrebbe consolarlo un po'.» esclamò facendo un gesto volgare molto eloquente con le mani.

Il ragazzo si portò una mano sul volto, perplesso. Jenny non perdeva mai la sua malizia «Oh, ti prego...»

«Ascoltami, invece!» ghignò lei «Prima di tutto, deve perdere il suo imbarazzo. Superato questo scoglio, il resto verrà da sé! Una bella spinta credo basterà. E intendo letteralmente.»

Lex la fissava con perplessità «Dovrei davvero spingerla?»

Jenny gli fece un occhiolino «Questo mi ricorda perché andiamo d'accordo, io e te. Come e quando, non conta. Deve riuscire a parlargli anche in questi momenti.»

Lex sospirò, rassegnato «Va bene... ma se poi mi uccide mi avrai sulla coscienza.»

In risposta, la bionda ghignò « Anche io ti voglio tanto bene! Su, ora va' e fa' il tuo dovere! Io rimango qui a riposare. Queste maledette costole non mi lasciano dormire. Ma ne è valsa la pena. Oohhh, sì.» si strofinava le mani mentre ridacchiava con perfidia.

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«E se poi cado?» si lamentò Giselle davanti ad una perplessa Aurora. Rimanevano a debita distanza dal capo tribù così da non essere notate.

«Perché dovresti cadere?»

«Perché Lex ha ragione. Sono un disastro! Balbetto e cado... per la miseria chi... Lex!» esclamò la pirata dopo aver ricevuto una pacca sulla spalla.

«Andrà benone. Ma, se permetti, sarebbe prima il mio turno. Devo chiedergli delle informazioni.» disse Lex. Si alzò e incamminò verso il grande albero sotto cui era seduto Nick. In quei giorni, aveva riflettuto tanto mentre andava alla ricerca di altri piedistalli. Aurora non gli aveva riferito molto, ma aveva capito che qualcosa in quel posto stava cambiando. Altro su cui riflettere era la pericolosità dei Teschi Rossi. E, a riguardo, solo Nick poteva fare chiarezza. Quello era il momento giusto per chiedergli qualche informazione.

Lex fu alle spalle del castano, inspirò profondamente e si sedette al suo fianco mentre mormorava un “Ciao”, ricambiato «Per ora sembra tutto tranquillo. Dovresti toglierti quella roba di dosso.»

Nick accennò un sorriso tirato «Forse non sembra, ma la tuta Tek isola molto bene. Ed è comoda.»

«Già, non so molto su questa... roba. Ecco...» iniziò Lex con incertezza «Senti, mi hai detto che è difficile tenere testa ai Teschi. Inoltre le Torrette Tek non hanno sparato perché quei furboni si sono tenuti a distanza. Hai almeno qualche altra idea su come difenderci?»

Nick guardava la superficie calma del mare, come sovrappensiero «No. Ma per il momento non attaccheranno. Prima di tutto, i Campi di Forza che ho installato funzionano come il mio scudo. Poi si stanno preparando per qualcosa di grosso e non so di cosa si tratti. Ho qualche sospetto, ma devo verificare. Se così sarà, non so cosa potrebbe accadere.»

«Capisco...» mormorò Lex con una punta di delusione nella voce «Beh, però sarebbe opportuno pensare a qualcosa. Insomma… queste tute, che debolezze hanno? Avete un casco, immagino che il gas non vi nuoccia.»

«Infatti. Ci permette anche di respirare sott'acqua.»

«Quindi bisogna pensare a qualcos'altro, che so, l'elettricità? Il fuoco? Dubito che, se ti colpisce un fulmine, la tuta non subisca danni. Essendo poi di metallo, probabilmente il fuoco potrebbe almeno danneggiarla.»

Non si rese conto che Nick lo osservava sospettoso «Che cosa stai macchinando?»

Lex asserì rapidamente «Nulla, sono solo curioso. Magari possiamo inventarci nuovi modi per contrastarli. Quindi non solo torrette, ma anche qualcosa di più maneggevole, non so.»

Il capo tribù non sembrava per nulla convinto «Beh, il fuoco potrebbe essere una buona opzione. Non so come reagisca la tuta a diretto contatto con esso. Sinceramente, non ho mai dovuto affrontare situazioni del genere. I Teschi non avevano accesso a questa tecnologia prima. Ma mai avrei pensato che anche loro se ne sarebbero interessati, vista la difficoltà nell'ottenerla.»

Come Lex aveva intuito, il Tek era qualcosa di esclusivo. Solo i migliori potevano ottenerlo e non di rado Nick aveva mostrato le sue capacità. Si alzò e si stiracchiò «Allora credo che sia giunto il momento di riflettere sul da farsi. Se il fuoco è una buona opzione, vedremo quanto varrà al momento opportuno.» portò le mani ai fianchi e guardò il mare lasciando che il vento gli scompigliasse un po' i capelli.

«Non vuoi dirmi che stai architettando, vero?» Nick era ancora seduto,  ma non guardava il suo interlocutore.

«No. Non so nemmeno da dove iniziare.» ed era vero. Aveva un piano ma non sapeva se avrebbe funzionato. In passato, gli era già balenato per la testa, voleva un loro Uovo ed allevarne il piccolo. Sapeva che era possibile. I Nomadi di Terra Bruciata avevano imitato Raia, la prima persona ad aver mai allevato e cavalcato una Viverna. Ora ne possedevano uno stormo numeroso e lo usavano per proteggersi dai predoni. Lex sospirò al pensiero di ciò che gli aspettava «Beh, ti saluto. Non restare troppo a lungo qui o farai la muffa. O dovremo staccarti con una pala!»

«Non c'è rischio, tranquillo. Non amo stare fermo troppo a lungo.»

«Beh, mi assenterò un po' allora. Se mi assicuri che sarà tutto calmo, credo che una settimana mi basterà.»

«Ragnarok?»

«Sì, quel posto è pieno di risorse senza le problematiche di Terra Bruciata. Controllerò le torrette prima di andare.»
salutò Nick e tornò dalle ragazze. Giselle era ancora lì che borbottava. Lex passò oltre, ma si fermò dietro di lei «Ricordati che il vino è un ottimo mezzo per socializzare. So che ne hai sempre un po' con te. Usalo.» le consigliò maledicendosi di aver dato retta a Jenny. Le poggiò le mani sulle spalle.

«Che cosa stai facendo? No... Lex.. no... Fermo!» protestava lei a bassa voce.

Il ragazzo la spingeva per le spalle verso il capo tribù fino a quando non la spintonò più forte e la lasciò «Mi ringrazierai.» disse e corse agilmente da Aurora.

Giselle barcollò. Non cadde, ma ormai era troppo vicina a Nick che si voltò e la salutò.

Prima che il capo tribù potesse notarli, Lex prese la mano di una confusa Aurora e la portò via «Sbrighiamoci prima che si rovini tutto!» esclamò. Si nascose dietro un albero e si accucciò tra i cespugli «Mi accerto che vada tutto liscio e poi me ne vado. E tu comunica a Jenny l'esito del piano. È una cosa che avrebbe dovuto fare lei: darle una spinta. Cioè... lasciamo stare.» notò l'espressione confusa della giovane dai capelli rossi e si sentì stupido.

Aurora guardò prima lui e poi Giselle, che si sforzava di essere naturale «Almeno non è caduta di sotto.» commentò mentre l’amica si sedeva finalmente al fianco del capo tribù.

«Te la immagini?» commentò Lex sghignazzando insieme alla rossa «Sarebbe stato epico e disastroso insieme. E Jenny mi avrebbe ucciso.»

«Direi più Giselle, visto che l'hai spinta tu. Jenny sarebbe la sua seconda vittima.» fece notare Aurora.

«Sì ma io sono stato manipolato. Sono innocente.»

Aurora lo guardava con sufficienza «Certo...» poi si illuminò in volto e afferrò il polso del ragazzo «Visto che Nick è occupato, posso parlarti dell'ologramma.»

Lex non si aspettava che se ne sarebbe ancora ricordata e che avrebbe voluto parlargliene «Beh...»

«So che Nick non vuole, ma vorrei capire.» aggiunse lei con serietà.

Il biondo diede un rapido sguardo ai due seduti sotto l'albero. Giselle aveva carpito il senso del suo suggerimento e aveva offerto a Nick un bicchiere riempito della miscela speciale dei Corsari. Sospirò «Ok, anche io ho qualcosa da dirti. Ma facciamo in fretta, prima che il capo torni ai suoi doveri. Andiamo.»

Uscirono dal loro nascondiglio. Mentre.Lex controllava le torrette, Aurora gli raccontava del messaggio «Cosa credi voglia dire? A me non è sembrato molto sensato. Insomma, parla del tempo che passa?»

Il biondo ascoltava, sapeva già tutto. Era andato appositamente in giro alla ricerca di quell'ologramma con la scusa di pattugliare la zona «Posso farti una domanda, prima che io risponda?»

«Certo.»

Era il momento di capire. Non era mai riuscito ad inquadrare quella ragazza. Lo incuriosiva questo suo interesse per i diari, non sapeva nemmeno se fidarsi «Perché ti interessano queste cose? Insomma, sei stata avvertita, ma hai continuato a seguirmi per discuterne con me. Perché?»

Aurora sembrò indecisa, ma la sua risposta aveva un tono di voce così sicuro che lo sorprese «Voglio sapere.» gli disse «Perché sono qui? Perché so delle cose per le quali non ho memoria? Cosa facevo prima? Che cos'è questo impianto? E gli obelischi? Sospetto che questi ologrammi celino una risposta. Tu sei l'unico che sa qualcosa, o di più. Non so a chi rivolgermi. Gli altri mi sembrano completamente disinteressati mentre Nick ha solo cercato di intralciarmi.»

«Beh...» iniziò Lex « Gli altri vogliono solo vivere tranquilli e questo gli basta. In un contesto simile, non è cosa da poco. Nei Difensori, i membri sono quasi tutte persone soccorse. Per quanto riguarda Nick, credo che sappia molto più di quanto non dica, forse anche più di me. Ma credo che qualcosa lo turbi e allora preferisce zittire ogni iniziativa a riguardo. Dal canto mio, non so più dove cercare. Ho passato dieci anni della mia permanenza a cercare, ma sento che mi manca qualcosa. E credo che proprio Nick abbia quello che cerco o almeno che sappia dove si trova.»

«Dieci anni?» esclamò Aurora con stupore «Ed io che pensavo che questo pensiero mi ossessionasse. Ma comunque sia, cosa devi dirmi? Magari riusciamo a mettere insieme i pezzi.»

Lex si guardò attorno e mostrò alla ragazza due fogli «Sono andato in giro e ho trovato queste due. Sono segnate dal mio Impianto come dieci e tredici. Ciò significa che ce ne sono altre. Quella che hai trovato tu è la quattro.»

Aurora guardava i fogli con grande interesse «Perché scrivere se puoi leggerle dall'Impianto?»

«Mi è più comodo ordinare le idee. Dall'Impianto devi selezionarle tutte manualmente, così invece ho sempre tutto sotto occhio e posso rifletterci più a lungo. Poi, sinceramente, gli ologrammi sono luminosi e attirano troppa attenzione. Ma leggi quello che è scritto in queste due note. Alcune cose che dice mi fanno riflettere. E ormai sono sicuro che mi manca davvero qualche diario. Ma non so dove trovarli.»

«Forse non hai cercato a dovere.» suggerì Aurora.

Lex inarcò un sopracciglio, pensieroso «No. Devono essere in un posto che non posso raggiungere, non normalmente almeno. Credimi se ti dico che ho cercato ovunque. Ormai conosco questo posto. Ho fatto anche i dovuti conti. Sull'Isola mi mancano una nota ciascuno. Se le cose funzionano come credo, su Terra bruciata ce ne sono Trenta e le ho tutte. Qui me ne manca una per ciascuna. Inoltre, mi manca la pagina in cui Helena parla della scelta di un Deserto...»

«Aspetta un secondo.» lo interruppe Aurora «Di che parli? Raia e Dahkenya?»

Lex si rese conto che stava correndo, troppe informazioni tutte in una volta. Riordinò i pensieri. Non confonderle le idee era la cosa migliore da fare «Allora. Ci sono quattro diari, scritti da quattro persone. Attraverso le loro parole, ho ricostruito le loro vite qui sull'Isola. Per qualche arcano motivo, due di queste sono finite su Terra Bruciata. Helena, una di queste, parla di una stazione spaziale o qualcosa del genere. Inizialmente, non davo peso ai diari, ma, quando mi capitò tra le mani quella nota, iniziai ad indagare. Le note di questo posto non mi dicono molto sulla sua natura, ma quelle di Terra Bruciata hanno davvero molte informazioni. Alcune mi spaventano, a dirla tutta. Non penso sia saggio dirti tutto adesso, non c'è tempo e devo andare su Ragnarok per sbrigare una faccenda. Ma prima finisco con queste torrette. Mentre le controllo, leggi cosa c'è scritto sui fogli che ti ho dato.»

Aurora annuì e leggeva le note a voce non troppo alta «Allora, la decima Dice:

Il Sistema esiste da eoni. Considerando tutte le variabili, si è adattato bene. Proprio come te, ha arrancato per raggiungere questo obiettivo, e ha incontrato molti ostacoli. Tuttavia la scala è più larga. Lo sforzo è maggiore.
In una creatura organica, l'invecchiamento può rallentare i riflessi e intorpidire il pensiero. Ma non con il Sistema. La velocità e l'efficienza dei suoi calcoli non sono un dubbio. Qualcuno potrebbe discutere che siano loro il problema.

Se una funzione ha una possibilità dello 0,0001% di provocare un errore, ma ciò accade solo una decina di volte, è più un'aberrazione. Ma un trilione di volte? Allora è inevitabile. Più tempo, più errori. Una goccia diventa un rivolo. Un rivolo diventa un'inondazione.

Come ho detto, Tutto ha una fine. Il Sistema non fa eccezione.”

Lex si spostò alla torretta successiva «Cosa hai capito da questo messaggio e dall'informazione che ti ho dato prima?»

Aurora guardava ancora il foglio «Io...»

«Rifletti.» le consigliò lui.

«Parla di qualcosa che esiste da tanto tempo, ma che non funziona più a dovere?»

Lex sorrise «Ci stai arrivando. Continua. Cosa ti ho detto sul diario di Helena?»

Aurora guardò di nuovo il foglio «Intendi dire la cosa della Stazione spaziale?» ricevette un cenno di assenso e per qualche secondo calò il silenzio. Poi, all'improvviso, il volto della ragazza si illuminò e gli occhi si spalancarono «Lex, questo posto è gestito da un'intelligenza artificiale?»

«Bingo!» rispose Lex «Alberi che riappaiono al loro posto dopo un giorno. Tu che sei ritornata invece di morire. Questi Obelischi che, a parte portarti in bocca a creature pericolose, non so a cosa servano. Addirittura, pare fungano da armi. C'è qualcosa di molto grosso dietro e gli Impianti che abbiamo ne fanno parte. No, noi ne facciamo parte.»

«E scoprire cosa potrebbe aiutarci a capire tutto quanto.» continuò Aurora per lui con la voce che tremava.

In quel momento, Lex sentì di aver trovato qualcosa che gli mancava: qualcuno con cui parlare e scambiare pareri. Si lasciò sfuggire un sorriso soddisfatto, non riusciva a crederci «Leggi anche l'altro messaggio. Ecco, in quello non ho capito niente, o quasi. Parla di un altro posto. E non è questo.»

Aurora annuì e passò al foglio successivo e lo lesse:

Una volta che la tua caduta è completa, stai vicino ai santuari. Al loro interno, piccoli nuclei di vita fioriscono ancora in un altrimenti sterile giardino. Al di fuori delle loro sfere di influenza, troverai un infinito mare di decadenza, governato da ombre e morte.

Il primo di questi santuari è la Grande Città. Sebbene non sia più una grande metropoli, al suo posto cresce una giungla, e potresti trovare un modico riparo tra le sue mura.

Gli altri ti saranno più familiari, solo per le torri che troverai al loro centro. Queste sono la fonte del loro potere- gli Obelischi. Non sono gli stessi che conosci, non così avanzati, ma è prevedibile. Sono un modello più vecchio. Precursori, o più giustamente: prototipi.”

Lex controllò l'ultima torretta e si volse ad una Aurora, che lo fissava in attesa di risposte «Io credo che, con questi ologrammi, stiamo raccogliendo informazioni che Nick non ha ancora. E di ciò te ne ringrazio. Mi hai messo tu questa pulce nell'orecchio e andare di persona è stato il mio primo pensiero.»

«Ma, se Nick è stato su Terra Bruciata, sa quello che sai tu.» puntualizzò Aurora.

«Sicuramente. Semplicemente, credo che se abbia teorizzato qualcosa in passato. Questi ologrammi potrebbero arricchire ciò che sa. Ma credo anche che abbia visto o scoperto altro. Questi ologrammi vanno avanti per indovinelli, diciamo. Ci parlano di cose che dobbiamo capire e, per farlo, bisogna scavare a fondo, leggere i diari. Qualcosa mi dice che c'è un collegamento, ma devo capire di cosa si tratta. Per ora, ho solo il sentore che anche il Tek sia collegato in qualche modo.»

Aurora sembrò esitare, guardava i fogli e poi il terreno sottostante «Po- potremmo lavorarci insieme.» disse in fine.

Lex rifletté «Non so se sia una buona idea. Cioè, mi fa piacere, non fraintendermi. Ma Nick è già abbastanza sospettoso. Non vorrei che finissi nei guai. Tra me e Nick il rapporto non è così teso, ma lui si aspetta sempre che io faccia qualche mossa sbagliata per rimproverarmi. Non vorrei che lo facesse con te. Io sono al sicuro perché aiuto con le difese e posso essere utile. Non credo possa cacciarti, ma nel dubbio… »

Aurora sembrò non accettare scuse  «Ormai mi hai detto delle cose importanti, non mi tiro indietro. Inizierò le ricerche da sola se necessario.»

«Non te lo consiglio. Alcuni di questi diari sono nascosti in luoghi molto pericolosi. Io stesso ho avuto grandi difficoltà a reperirli. Un paio mi sono stati dati dai vecchi membri della ciurma di Giselle. Per loro visitare le grotte sottomarine era quasi un divertimento. Ma io non sarei mai stato capace di farlo. »

La ragazza esibì un sorrisetto «Quindi, mi darai tu le trascrizioni. Non avrò corso alcun pericolo e le mie lacune saranno colmate. Facile!»

Lex tirò un lungo sospiro per raccogliere tutta la pazienza che aveva «Sei piccolina, ma la tua testardaggine è enorme.»

Aurora gli rispose con un altro sorriso, un misto tra l'innocente e il sarcastico «Lo prendo come un sì?»

Il biondo si appoggiò alla torretta e valutò i pro e i contro, Aurora era intelligente e sveglia, su questo era sicuro, ma temeva una reazione di Nick. Quindi prese una decisione «Facciamo così, quando torno da Ragnarok ne discutiamo con più calma. C'è molta roba da sapere e non ho davvero tempo. Credo che tu possa aspettare fino ad allora, no?»

«Penso di sì. Al massimo entro di soppiatto in camera tua e ti rubo gli appunti!» esclamò lei scherzosamente.

Lex ghignò nervosamente. Non gli piaceva l'idea che qualcuno entrasse in camera sua. Doveva chiuderla a chiave prima di partire «Allora è fatta. Starò via una settimana, e non entrare in camera mia. Ti lascio Jerry prima di chiudere.»

**********
Capitolo finito! È venuto bello lunghetto! Sono davvero contenta del risultato! Ovviamente non so quanto dovrete aspettare per il prossimo, ma conto sulla vostra pazienza.

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Capitolo 6
*** Un fallimento scottante ***


Ed eccomi col nuovo capitolo! Ogni volta che ne termino uno, non so mai quanto tempo impiegherò per il successivo. Ma spero che non sia un problema. Tranquilli, la storia verrà finita!

Ark-cap6 by MayaPatch

Le informazioni che le aveva fornito Lex, ormai, le ronzavano in testa da quando si erano separati.
Se l'isola era gestita da un'Intelligenza Artificiale, fino a che punto questa agiva e influenzava la vita? Il suo stesso ritorno era stato programmato? A giudicare dalla reazione di Lex, chi moriva non tornava ma lei sì.

Stava tornando al suo alloggio e qualcuno le avvolse un braccio attorno alla spalla destra tirandola a sé «Se non stai attenta, rischi di cadere in acqua, carotina!» era Kilani, quel giorno aveva un Microraptor dal bel piumaggio screziato sulla spalla.

Aurora tornò alla realtà e alzò lo sguardo «Uh, grazie mille.» guardò dinanzi a lei e constatò che, in effetti, mancavano pochi passi al lago della radura nascosta.

«Vai da qualche parte?» le chiese Kilani «Dopo l'attacco dei Teschi, sono preoccupato. Nick dice che non si faranno vedere per un bel po', ma non mi fido di quelli. E tu non temere, ti proteggerò con il mio Yutiranno!»

«Sì, capisco bene. Credo che tutti quanti pensino la stessa cosa.» rispose imbarazzata Aurora, le orecchie ribollivano.

Kilani sembrò concedersi qualche secondo  prima di balbettare qualcosa, o almeno ci provò «Senti, è da un po' che ho pensato di chiederti se-»

«Kilani!» esclamò Giselle, appena arrivata alle loro spalle «Lascia stare la mia pupilla. È ancora pura e innocente!» poggiò l'indice sul petto di lui «Ha tanto da imparare e per queste cose ci vuole tempo. Un Don Giovanni non è proprio il tipo più adatto.»

Kilani tirò un lungo sospiro, alzò entrambe le braccia con fare rassegnato «Lo sai che non sono un Don Giovanni.»

La piratessa ghignò «Lo so. Ma ciò non cambia che Aurora è ancora una perla! Ah, comunque...» si volte verso Aurora «Nick ti sta cercando. Ti aspetta all'officina. Io vi raggiungo non appena finisco la ramanzina.»

«Oh andiamo, Gisy!» esclamò Kilani, esasperato.

«E non chiamarmi Gisy quando ti sto rimproverando!» rispose Giselle roteando l'indice.

«Sì, mamma.» ridacchiò il ragazzo.

Aurora pensò di filarsela, prima di essere coinvolta in una ennesima discussione tra i due, e raggiunse Nick all'officina «Ciao!» salutò «Giselle mi ha detto che mi stai cercando.»

Nick si voltò con fare distratto «Oh, sì.» non gli ci volle molto per riprendere il suo portamento affabile «Giselle mi ha ricordato del Megalodonte che volevi addomesticare. Quando Lex è tornato alla base, avete deciso di seguirlo e avete liberato l'animale. Ho pensato di aiutarti a prenderne un altro, che ne pensi?»

Aurora rimase senza parole, non si sarebbe aspettata una cosa del genere perché quella del Megalodonte era una bugia di Lex. Lei stessa se ne era quasi totalmente dimenticata «Oh, ti ringrazio! Ma non dovresti occuparti di cose più importanti?»

Nick sollevò le spalle «Nell'attesa che accada qualcosa e che Lex torni non ho molto da fare. I campi di forza Tek faranno il loro lavoro, e Lex ha cambiato il raggio d'azione delle Torrette. Credo di potermi concedere un po' di riposo. E aiutare qualcuno è un ottimo pretesto per distrarmi.»

«Siete pronti?» intervenne Giselle « Kilani non ti darà più fastidio, vedrai.» si volse ad Aurora.

«Spero tu non lo abbia redarguito troppo duramente. A volte dare consigli e fiducia può rivelare sorprese.» disse Nick.

«Sì. Questa volta ho deciso di dargli dei suggerimenti. Spero li segua. Vediamo un po' quale set prendere...»

«Io ho scelto questo.» disse Aurora «Inizio ad andare? Nick tu non prendi nulla?»

«La tuta Tek mi permette di respirare sott'acqua.» le rispose il diretto interessato.

«Oooh, guardalo come si vanta della tuta!» esclamò Giselle con tono canzonatorio.

Aurora era arrivata in spiaggia e attendeva i due amici, Kilani la raggiunse e salutò con evidente imbarazzo «Hey. Scusami per prima.»

«Non fa niente.» rispose la ragazza con sincerità.

«Oh no, devo scusarmi. Ho dimenticato che sei arrivata da poco e sono stato davvero troppo invadente.»

Aurora gli sorrise «Vedila così: non sono caduta nel laghetto.»

Kilani sembrò sorpreso e rispose a sua volta con un sorriso sollevato «Beh, non c'è di che. Se non altro, questa situazione ha un lato positivo anche se adesso ti dovrai per forza bagnare.»

«È stato Nick a proporre. Sinceramente, non mi sarei mai aspettata che se ne sarebbe ricordato. Tu invece? Hai qualche progetto in mente?» chiese Aurora.

Kilani si guardò attorno, pensieroso «Credo farò una passeggiata sulla spiaggia e, poi, non saprei. Camminando, mi verrà in mente qualcosa. Beh, divertitevi, allora.» salutò con il braccio anche Nick e Giselle, che erano appena arrivati con il Tapejara, e si avviò dalla parte opposta dirigendosi ad Est.
Stacco by MayaPatch
Mentre il trio si allontanava a cavallo del Tapejara, Kilani passeggiava con i piedi nell'acqua,  e sollevava di tanto in tanto la sabbia. «Che cosa...» sussurrò quando il suo piede toccò qualcosa di duro. Il giovane usò le mani per scavare nella sabbia fino a sollevare un oggetto metallico rotondo coperto di alghe. Kilani lo osservò e lo girava tra le mani: sembrava una ciambella troppo cresciuta con un paio di protuberanze che si estendevano, forse, su quella che sembrava la parte superiore. Il suo design, il colore e la qualità del metallo gli sembrarono familiari «Quasi quasi ti aggiusto.» mormorò mentre ritornava al villaggio.
Stacco by MayaPatch
Intanto, il trio era arrivato all'isola neutrale popolata da erbivori. La trappola per lo squalo era ancora lì e Nick si affrettò per cercarne uno. Si tuffò in mare dal Tapejara e le due ragazze atterrarono sulla terra ferma.

«Credi che troverà qualcosa?» chiese Aurora, poco convinta.

Giselle piegò l'angolo della bocca in un ghigno « Quel casco funge anche da scanner, se ricordo bene. Se il Megalodonte si nasconde, lo troverà.»

Passarono i minuti e Aurora guardava la superficie calma del mare. Sapeva che Nick se la cavava da solo, ma era comunque preoccupata «E se lo ha aggredito qualcosa di grosso?»

La piratessa inarcò un sopracciglio «La cosa più grossa che c'è a questa profondità è il Leedsycthis, ma attacca solo barche e zattere. È delle profondità che devi temere. Mosasauri, Plesiosauri e calamari giant-»

«Calamari giganti?» esclamò Aurora, preoccupata.

«Sì, ma non devi preoccuparti. Non nuotano mai in prossimità della superficie.»

«Ehi, signorine. Ho trovato qualcosa di interessante! Ma ho dovuto sbarazzarmi delle Mante» annunciò Nick dopo essere uscito dall'acqua a grande velocità grazie al jetpack della tuta. In mano reggeva un fucile Tek. Si avvicinò alle due senza nascondere l'entusiasmo «È una creatura abbastanza rara e più utile di un Megalodonte. Oh, ed è facile da addomesticare perché è innocuo.»

«Di che si tratta?» chiese Giselle.

«Un Basilosauro!»

Stacco by MayaPatch

Il cuore batteva a mille, sembrava voler schizzare via dal petto. Si era preparato a dovere, o almeno sperava. Il https://i.pinimg.com/474x/7e/28/4e/7e284e11cbde28756fd4155f2abb6bb7.jpgcompleto mimetico rosso e nero gli avrebbe permesso di confondersi con la lava solidificata e i cespugli bruciacchiati. Aveva, inoltre, preso il grifone più veloce che aveva. Non era fisicamente resistente ma era una scheggia. Salvo intoppi o sorprese, avrebbe potuto recuperare un uovo senza essere notato. Ma, in quel momento, il problema non era la fuga quanto accedere ai nidi.

Le Viverne erano protettive e territoriali, volavano in circolo all'interno della lunga crepa attraversata dal magma. I nidi si trovavano lungo le pareti di basalto. Lex le aveva osservate a lungo. Le più pericolose erano quelle del Fulmine a causa della loro millimetrica precisione nel colpire le prede con scariche elettriche a lungo raggio. Il Grifone doveva essere più veloce di loro.

Ma Lex aveva una carta da giocare, sperando che avrebbe funzionato: distrarle. Guidò il Grifone sui prati dove le pecore pascolavano placide. Il mezzo rapace ne afferrò una con gli artigli e volò sulla gigantesca crepa, abbastanza in alto da non attirare l'attenzione.
Il ragazzo osservò la situazione, la tensione lo faceva respirare quasi affannosamente e a nulla serviva cercare di calmarsi. Quella sarebbe stata la prima prova.

Il Grifone volò all'estremità della crepa e lasciò andare la pecora. Subito, alcune Viverne le si avventarono contro prima ancora che toccasse il suolo. Litigavano tra loro per rubarla alla Viverna di Veleno.

Lex provò di nuovo: fece cadere altre tre pecore riuscendo ad attirare tutti gli esemplari. Come dei Piranha affamati, gli enormi rettili si concentrarono sugli esemplari che erano riusciti ad afferrare le malcapitate bestiole iniziando una specie di rissa aerea.


Il ragazzo sospirò ancora e il Grifone partì in picchiata verso la crepa. Sapeva dove andare. I Nidi erano situati tutti in nicchie, ma tre di essi erano su una terrazza a poca distanza dalla cresta della crepa. Era facile. Atterrare, prendere almeno un uovo e poi volare via il più rapidamente possibile, non doveva essere avaro. Una volta ottenuta una sola Viverna, prendere quelle successive sarebbe stato uno scherzo. I Nomadi gli avevano spiegato che le Viverne allevate erano più veloci di quelle selvatiche grazie alla buona alimentazione e alle cure. Osservò i tre nidi che si avvicinavano e sapeva già che avrebbe afferrato l'uovo azzurro di una Viverna del Fulmine.


Il Grifone atterrò con grazia e Lex smontò più rapidamente che poté. Si avvicinò al nido e l'uovo  era più grande di quanto avesse pensato. Era alto esattamente quanto lui, o forse un po' di più. La superficie era piena di bitorzoli allungati che sembravano circondare l'uovo e formavano un disegno simile ad un fiore. Il ragazzo sorrise e avvicinò l'Impianto affinché inglobasse l'uovo.
Improvvisamente iniziò a tossire a ripetizione perché una nuvola di gas lo aveva circondato come una nebbia tossica. Lasciò stare l'uovo e balzò sul Grifone. Erano stati scoperti.

Senza titolo-1 by MayaPatchIl Grifone corse sull'orlo del precipizio per tuffarsi in picchiata, ma qualcosa lo afferrò per le ali e poi per la testa. Le zampe erano verdi e gli artigli lunghi e neri. Trattenevano il Grifone con forza tale da spezzargli le ossa e lo strattonava con violenza. Intanto, Lex era caduto dalla sella e precipitava a causa dello sbalzo.

Quello che vide non gli piacque: una Viverna del Veleno aveva catturato il Grifone e lo stava portando con sé altrove. Colmo di rabbia e vergogna e gli occhi in lacrime, Lex non riuscì ad aggrapparsi a nulla. Scivolò per un lungo tratto sul magma solidificato e si ustionò la parte superiore della spalla destra e della coscia. Quando finalmente si fermò, rimase bocconi sulla schiena guardando verso l'alto. Era tornato l'ordine e le Viverne avevano ripreso a volare come loro solito.

Lex chiuse gli occhi per qualche momento, conscio del fatto che, prima o poi, le Viverne lo avrebbero percepito. La mimetica non nascondeva il suo odore. Se una di loro si fosse avvicinata abbastanza lo avrebbe intercettato. Per di più, il caldo non aiutava, il sudore avrebbe segnalato la sua presenza in un tempo abbastanza breve. Provò ad alzarsi, la pelle bruciata tirava e doleva a contatto con il tessuto della mimetica e gli rendeva i movimenti molto difficili. Dopo essersi messo finalmente in piedi, si accovacciò lentamente sulle gambe e si guardò attorno. In alto c'erano dei ponti di pietra che attraversavano il crepaccio e collegavano le estremità. Lex sapeva che c'erano delle grotte interne che avrebbe potuto utilizzare per uscire da lì. Si incamminò verso la parete più vicina e guardò in alto. Doveva arrampicarsi sui pilastri di basalto per arrivare al ponte e, per questo, prese una balestra a cui era attaccato un rampino. Prese la mira e sparò. Il Rampino giunse abbastanza in alto, sulla cima di uno dei pilastri e Lex iniziò una lenta e dolorosa scalata. Ogni tanto si fermava per evitare di essere scoperto. La mimetica funzionava ancora e, man mano che il giovane si allontanava dal fondo del crepaccio, il caldo diminuiva.

Il ponte collegava proprio la terrazza su cui il Grifone era atterrato poc'anzi ma Lex non fu tentato nel prendere l’uovo. Si diresse dalla parte opposta che si inoltrava in una caverna laterale. Zoppicava e il percorso gli sembrò infinito. Quando si ritrovò al sicuro all'ombra, si concesse un po' di riposo. Si appoggiò alla parete e bevve dalla borraccia. Si sentì uno stupido ad aver anche solo pensato di farcela da solo, ma i Nomadi non gli avevano detto nulla su come fare. Gli avevano solo consegnato la ricetta del cibo per il piccolo di Viverna e il progetto per la sella. Per il resto, sembrava che avessero preferito non svelare il loro metodo.

Lex inspirò profondamente e diede un'occhiata al tunnel,. Si incamminò seguendo il percorso coperto di zolfo e ossidiana e giunse all'uscita che conduceva ad un altro ponte sospeso collegato all'esterno della crepa. Il ragazzo doveva fare attenzione o le Viverne lo avrebbero scoperto. Prima di avviarsi, attese il momento giusto. Fece capolino dalla grotta e osservò il movimento di quei rettili volanti. Quando fu sicuro che non sarebbero tornati, si avviò arrancando.

Una volta giunto alla fine del ponte, Lex si nascose dietro un pilastro di basalto e si concesse qualche secondo di riposo. Sapeva di non essere al sicuro neanche lì e doveva sbrigarsi. Quando guardò in direzione del mare, vide qualcosa che gli riempì il cuore di speranza: un Faro di Rifornimento era appena atterrato e la sua colonna di luce, che si alzava al cielo, ne segnava la posizione. Era molto vicino.

Respirò a fondo, raccolse tutte le sue forze, strinse i denti e corse giù per il pendio del vulcano ignorando il dolore alla coscia. Doveva raggiungere il Faro e lasciare quel posto. Con sua immensa fortuna, Mantidi, Titanoboa e Arthropleura non si erano accorti di lui perché troppo lontani. Ma non fu così fortunato quando giunse alle colonne laviche sulla spiaggia, dove il Faro lo stava aspettando. Quando rallentò il passo, qualcosa gli afferrò la gamba e lo trascinò indietro con uno rapido scatto.

«Merda! Ci mancava solo questa!» esclamò Lex, mentre veniva trascinato da un varanide di grosse dimensioni: una Megalania. La sua bocca era serrata alla gamba del ragazzo in un dolorosissimo morso, la bruciatura non era nulla in confronto.

Gli girava la testa e non riusciva a focalizzare bene cosa aveva davanti agli occhi ma aveva riconosciuto la bestia. Quella spiaggia ne era piena. Attivò l'impianto, per fortuna aveva portato con sé una pistola già carica. La puntò contro l'animale, che continuava a trascinarlo, e sparò senza badare troppo alla mira. Sapeva che quella era la testa e sapeva che un colpo sarebbe bastato. Le Megalania non erano molto resistenti.
Non appena si fu liberato, balzò in piedi e scattò verso il Faro. Accedé alla console e attivò il trasferimento. Era salvo, almeno sperava.

Stacco by MayaPatch

Chiusa nella sua stanza, Aurora guardava e riguardava l'Ologramma che si espandeva dal suo Impianto. Ripensava alla beve chiacchierata con Lex e la curiosità la stava divorando. Jerry dormiva tranquillo al suo fianco quando scattò in piedi all'improvviso e rizzò le orecchie quasi allarmato.

«Che succede?» esclamò Aurora, preoccupata.

Jerry annusava l'aria e scese dal letto.

Dalla camera accanto provenne un tonfo preoccupante seguito da un lamento e un colpo di tosse. Aurora scattò in piedi e aprì la porta al Jerboa.

«Lex? Sei tu?» bussò alla porta che sembrava sigillata. Sentiva qualcuno che si trascinava sul pavimento e poi la chiave girare nella toppa, ma la porta non si aprì quando la ragazza premette la maniglia «Non si apre.» disse.

Lex le rispose con voce roca e affaticata «Non devi entrare! chiama Nick immediatamente.», un violento colpo di tosse gli mozzò il fiato.

Aurora annuì, stava per uscire, ma ricordò di avere una radio. Contattò Nick direttamente con quella e descrisse tutto quello che stava sentendo. Nick sarebbe arrivato il prima possibile.
E così fece. In pochi minuti, era nel corridoio comune insieme ad Aurora, indossava la solita tuta in Tek che lo avrebbe isolato da qualsiasi cosa avesse contratto Lex. E, mentre entrava in camera col permesso di quest'ultimo, era arrivata anche Sophie.

Nick la fece attendere all'esterno prima di riaprire la porta. Consegnò alla ragazza dai capelli neri una boccetta con un intruglio verde all'interno «Durerà un paio di ore e ti isolerà dalla Megarabbia.» disse «Nessun'altro deve entrare, a parte me. Una volta finito l'effetto, uscirai, intesi? Dobbiamo fare in fretta, ha brutte bruciature e un bel morso alla gamba, immagino una Megalania.»

Aurora ascoltava ma non capiva. Nick le consegnò un foglio e le disse «Va' con Giselle e raccogli gli ingredienti in elenco. Mi servono urgentemente. Mi sono rimaste solo due boccette e non sono sufficienti, se vogliamo che quell'incosciente sopravviva.»

Aurora annuì, ancora confusa, ma sapeva che Giselle le avrebbe spiegato tutto. Non c'era tempo per fare domande e corse all'esterno alla ricerca dell'amica.

Trovò Giselle da Jenny e la trascinò letteralmente via. Come si aspettava, gli ingredienti erano difficili da trovare e i Terizinosauri erano le cavalcature migliori: selezionavano con cura i Fiori Rari e i Funghi Rari. Più difficile sarebbe stato reperire il Sangue di Sanguisuga, ma dovevano tentare tutto il possibile, e così si fecero accompagnare da altre cinque persone. Avrebbero coperto un'area più vasta e si sarebbero guardati le spalle a vicenda in un luogo pericoloso qual era la palude.

Strada facendo, la piratessa aveva anche spiegato quanto pericolosa potesse essere la Megarabbia. Per fortuna, Aurora era stata abbastanza veloce da avvertire Nick in tempo. Con un po' di fortuna Lex se la sarebbe cavata ma il percorso di guarigione era lungo e difficile.

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Finalmente ho finito! Non ci credo! Come al solito, le mie raccomandazioni: la Megarabbia non è difficile da curare ma, ovviamente, in un contesto più “realistico”, reperire gli ingredienti può essere un problema perché si trovano in posti abbastanza pericolosi. La palude è popolata da creature che rompono davvero le scatole. I Kaprosuchus saltano fuori dall'acqua disarcionando chi è su una cavalcatura più piccola di un Tirannosauro, i Sarcosuchus fanno esattamente la stessa cosa. Inoltre, ci sono Sanguisughe che trasmettono la Febbre della Palude, molto simile alla Megarabbia e parimenti contagiosa.
In entrambi i casi, il vostro personaggio è condannato a morire lentamente. Il passaggio tra le Arche, solitamente, annulla tutti gli effetti delle malattie ma io non ho voluto introdurre questa cosa perché fa parte del gameplay e non di un contesto più “realistico”.
Come al solito i feedback e i commenti sono ben graditi! Alla prossima!


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Capitolo 7
*** HLN-A ***


Ark-cap7 by MayaPatch


Era una fortuna che la Tuta Tek non fosse scomoda. Nick ormai la indossava da un paio di giorni, casco compreso. Grazie all’isolamento, gli era permesso di rimanere in quella stanza senza rischiare alcun contagio, e di intervenire tempestivamente quando Lex era colto da crisi respiratorie.
Il castano se ne stava seduto sulla sedia a cavalcioni, rivolto verso lo schienale, così le braccia e il mento erano poggiati su di esso. Il sonno lo tormentava e la stanchezza mentale non aiutava. Per di più, era preoccupato non solo per le condizioni di Lex quanto per il suo modo di agire. Metteva a dura prova la sua autorità e, spesso, faceva di testa sua. Non era la prima volta che non avvertiva o prendeva decisioni senza consultarsi con lui. La situazione in cui si era cacciato era, ovviamente, una conseguenza di questa condotta.

Si guardò attorno e, come al solito, indugiò sulla scrivania. Non aveva avuto il coraggio di dare un'occhiata ai fogli e al libricino poggiati su di esso, fino a quel momento. Nick non si impicciava mai negli affari dei membri della tribù, ma Lex tendeva ad agire da solo e non parlava con nessuno. Forse, quelle scartoffie avrebbero rivelato qualcosa, ad esempio, il motivo per cui il biondo si era recato su Ragnarok.

Nick diede una rapida occhiata a Lex, si sentì quasi in colpa per quello che stava per fare. Si alzò con lentezza e si avvicinò alla scrivania. Prese il primo foglio che gli capitò sotto mano, era semplicemente una ricetta di Edmund Rockwell sulla Bistecca saltata. Anche gli altri fogli si rivelarono essere delle ricette, alcune personalizzate, e gli ingredienti promettevano pietanze saporite. Nick sorrise divertito, non si sarebbe mai aspettato che Lex fosse appassionato di cucina. Per qualche strana ragione, fu invaso da una spiacevole sensazione, non sapeva cosa fosse. Dispiacere? Di Lex non sapeva quasi nulla. In due anni non aveva parlato molto con lui, se non per dargli istruzioni su cosa fare. Sopirò e ripose le ricette. Spostò lo sguardo sul libricino e lo aprì.
D'un tratto, si ricordò il motivo di tanto distacco. Lex stava cercando i diari dei quattro esploratori e quel libricino che aveva tra le mani era una raccolta.  

Mentre lo sfogliava, Nick capì che riguardava l'Isola, ma non c'erano tutti i diari. Mancavano il numero trenta di Helena, il ventinove di Rockwell, il trentuno di Mei Yin e le ultime due di Nerva. La cosa che più lo interessò fu la presenza di tre fogli non rilegati. Forse, Lex doveva sistemarli. Al momento, li aveva solo numerati. Il testo, invece, presentava sottolineature, punti interrogativi e parole cerchiate in rosso. Nick ammise che l'impegno del ragazzo era ammirevole, ma, al tempo stesso, riconobbe lo stile di quei messaggi e fu assalito dallo sconforto. Giselle aveva ragione: sull'Isola erano apparsi altri pilastri.

Chiuse il libretto, lo adagiò sulla scrivania e si appoggiò su di essa con i palmi delle mani. Non riusciva a capire. L'ordine instaurato sembrava essersi spezzato. Quel luogo era stato tranquillo per anni, l'apparizione di quei messaggi lo preoccupava. Si guardò il polso sinistro, il suo Impianto rosso brillò leggermente a contatto con il pollice, che lo strofinava lentamente. Una sfera azzurra inglobò il castano rivelando parole e immagini.
Era il primo messaggio, quello che sperava Lex non avrebbe mai trovato, soprattutto, per il luogo in cui si trovava:


"Ciao!
Sono così lieta di poter parlare con te! Ho aspettato e aspettato, sempre aspettato per qualcosa, ma ora posso aspettare per una cosa in meno. Per dire, tu- tu sei la cosa.

Sì, intendo tu, tu nello specifico e non in senso generale. Questi pensieri non sono una supposizione, non li ho solo lasciati fluttuare all'esterno sperando che potessero trovare qualcuno. Sono calcolati. Esatti.

Non sei l'unico che li ascolterà, ma tutti quelli che sono destinati. Queste parole sono per te e tutta la tua specie, quelli che si sono svegliati su un'isola nel cielo. Che tu ne abbia bisogno o no, questo è più difficile da sapere."


E non era l'unico messaggio che Nick aveva trovato durante la sua ricerca. Prima che potesse leggere anche il secondo, qualcuno bussò alla porta facendolo sussultare « Sì?».

Passò qualche secondo prima che la voce di Giselle rispondesse «Puoi uscire? H- ho una cosa per te.»

Il ragazzo si stiracchiò e si avviò alla porta. In un certo senso, era contento di allontanarsi qualche minuto, ma sarebbe stato meglio se avesse avuto la possibilità di dormire anche solo un paio di ore. «Allora, di che si tratta?Oh...» rimase senza parole «Grazie, non dovevi. È anche tardi!»

Giselle sorrise mentre gli porgeva il vassoio con la cena «È una sciocchezza, tranquillo.»

Si sedettero sulla panca situata in corridoio. Il castano si avventò sul petto di Dodo cotto al forno con patate e carote. Lo mangiò con gusto e ammise a se stesso che ne aveva bisogno.

«Lex sta un po' meglio?» chiese Giselle quando Nick aveva ormai finito.

Quest'ultimo inspirò profondamente «Ti ringrazio, davvero. E Lex per ora è tranquillo. Ho temuto un po' per lui, l'ultimo attacco è stato pesante, ma è passato.» accettò il bicchiere di birra che la ragazza gli aveva offerto «Per caso...» iniziò con incertezza «Aurora ti ha riferito qualcosa?»

«A dire il vero, pensavo che sapessi tu qualcosa. So che Lex ti ha parlato.»

Nick guardò il bicchiere e sorseggiò «Mi ha solo chiesto informazioni sulla tuta Tek e nient'altro. Vuole trovare qualcosa di efficace contro il campo di forza che la protegge. Mi ha chiesto di gas, fuoco ed elettricità... ho una spiacevole sensazione, ma non so spiegarmi il motivo. Non mi dice mai nulla...»

«Se sei sempre così distaccato, è normale che non si apra più di tanto. Conosco bene il vostro rapporto.» disse Giselle.

Il castano si voltò verso di lei e corrugò la fronte «Come, scusa?»

Giselle sospirò «Beh. Dici a me di dare fiducia a Kilani, ma tu stesso la neghi a Lex.»

«Io... cosa?» era sorpreso. Non immaginava che quella ragazza fosse così schietta.

«Parla con lui. Io ho cercato di tenere lontana Aurora dalla faccenda dei diari, ma la sua curiosità è molto forte. Sinceramente, non me la sento di impedirle di cercare le risposte alle domande che si pone.» zittì per qualche secondo «Tu puoi dare queste risposte ad entrambi e dare una svolta al rapporto che c'è tra Lex e te. Purtroppo, per quanto lui ti stimi, dubito che ti ritenga davvero meritevole di fiducia. Ciò, a lungo andare, potrebbe comportare una rottura.»

Il fatto che la ragazza dicesse quelle cose era la prova che Lex le parlava molto e che lei lo conosceva abbastanza .«Cosa dovrei dirgli?» chiese Nick. Giselle non aveva tutti i torti, ma quel discorso non gli piaceva «Non posso raccontargli quello che è successo. Fargli sapere che è solo colpa mia per quello che è successo ai ragazzi.»

«Ricordo quanto eravate entusiasti per ciò che facevate. Lo eravate tutti, non solo tu. Non devi ritenerti responsabile.»

Nick chiuse gli occhi, alzò il capo «Certo che è colpa mia. Li ho trascinati io in quella storia. E temo che Lex possa fare la stessa mia sciocchezza e che trascini con sé altre persone.» ammetterlo fu quasi una liberazione. In quel poco tempo successivo all'attacco dei Teschi, aveva parlato molto con Giselle. Aveva scoperto in lei un' ascoltatrice attenta e molto intuitiva. Ma non le aveva mai rivelato come si sentiva, almeno non completamente. Ma, a volte, ammetteva a se stesso che la situazione lo opprimeva.

Questa volta, la ragazza sorrise con dolcezza «Lex non si è mai spinto troppo oltre. I diari, che erano nelle grotte sottomarine, furono recuperati dalla ciurma di mio padre. Lex si limitò a chiederne la trascrizione. Sapeva bene che era un posto molto rischioso. Solo persone come i Corsari avevano l'esperienza necessaria per avventurarvisi.» quasi con esitazione, poggiò la sua mano su quella del castano e la strinse « Lex non è stupido. Dagli la trascrizione dei diari in tuo possesso e gli basterà.»

Nick ricambiò la stretta, guardava il pavimento «Ed io che pensavo che questa storia si sarebbe chiusa una volta per tutte.»

«Non lo sarà mai se sei proprio tu quello che continua a pensarci attraverso la negazione. Passi che il resto della tribù non sappia nulla e che non se ne interessi, ma Lex e Aurora potrebbero continuare il resto delle ricerche da soli e cacciarsi nei guai. Parlandone, ti permetterà di chiarire la situazione e probabilmente tutto questo finirà. E non sarai più obbligato a tenere d'occhio quei due.»

Il castano si morse il labbro inferiore, pensava e non nascose ciò che sentiva «Perché parli di entrambi?» gli bastò  lo sguardo di Giselle per rispondersi da solo. Lex avrebbe sicuramente riferito tutto ad Aurora. Sospirò. Era difficile. Non aveva voglia di rileggere tutto, di mettere mano alla sua raccolta di foto scattate; non voleva ricordarsi delle battaglie che avevano dovuto affrontare, compresa quella che aveva posto fine a tutto «Credo che ci penserò su.»

Giselle ghignò con cipiglio furbo «Se ti aiuta, sappi che puoi scambiare le conoscenze che hai: i diari per sapere cosa ha combinato Lex.»

Nick squadrò il volto della piratessa con sguardo sorpreso «Sei terribile.» esclamò «Non ho pensato a questa evenienza.»

Giselle sollevò le spalle, il ghigno ancora stampato sulle labbra «Sono abituata a contrattare. Sono pur sempre un pirata e mio padre mi ha insegnato bene.»

Il castano lo aveva appena constatato e rispose al ghigno con un debole sorriso. Inoltre, si era reso conto della sua abilità di persuasione. E poi quel ghigno e quello sguardo ammiccante rendevano estremamente attraente il suo volto. Non sapeva spiegarsi il motivo, forse la stanchezza, ma rimase a fissare quegli occhi azzurri per qualche secondo, come se il suo cervello si fosse completamente svuotato e avesse dimenticato cosa fare. Giselle ricambiava e il suo ghigno era scemato fino a scomparire. Le mani erano ancora unite in quella stretta, poi Nick distolse lo sguardo con un lungo sospiro e si alzò nel modo meno brusco possibile. Non sapeva da dove proveniva tutto quel caldo, si schiarì la voce «Unh, ti ringrazio, allora.» disse simulando sicurezza «Credo che rifletterò su quello che posso fare.»

Giselle lo imitò «Spero che farai la scelta giusta.» era sul punto di andarsene ma si fermò. Si voltò verso il castano e disse con titubanza «Sei un grande leader. Hai a cuore la salute e la sicurezza della tua gente, ma non permettere che il tuo compito diventi un'ossessione. Hai solo un ostacolo davanti. Ricorda.» detto ciò, augurò la buona notte e andò via.

Nick la guardò fino a quando svoltò l'angolo. Rifletteva su quanto gli aveva riferito e non poteva darle torto. Col tempo, si era chiuso sempre di più, arrotolandosi su se stesso come un Dedicuro. Aveva creduto che quell'atteggiamento gli avrebbe permesso di evitare ogni dialogo scomodo, ma in realtà rischiava di fargli perdere un membro importante della tribù. Una persona che, in un momento di difficoltà, aveva accettato aiuto e non era andato più via. Si sgranchì braccia e gambe per l'ennesima volta e tornò alla sua mansione. Parlare del passato sarebbe stato più difficile di quelle notti insonni, o si sarebbe mostrata l'occasione per liberarsi di un peso enorme.

Stacco by MayaPatch

Con la mano poggiata sotto al mento e lo sguardo rassegnato, Kilani sbuffò «Aaahh! Non capisco cosa non vada!» incrociò le braccia e fissò l'oggetto circolar, che che giaceva immobile sul tavolo da lavoro. Lo aveva asciugato e pulito dalle alghe, ma lo stato del metallo suggeriva che quell'aggeggio poteva funzionare ancora. Tuttavia, Kilani non era riuscito nemmeno ad aprirlo e controllarne l'interno. Non aveva viti e nemmeno una fessura che suggeriva la presenza di un incastro da poter aprire. Da quando lo aveva trovato, aveva passato più tempo in officina che altrove.

Hlna2 by MayaPatch«Ehi! A quest'ora sei ancora in piedi? Uh, cos'è?» esclamò Giselle mentre appoggiava una mano sulla spalla dell'amico.

«Non ho idea di cosa sia. Sto cercando di capirlo. E, comunque, dovrei chiederti la stessa cosa. Non sei con Aurora? So che è venuta a stare un po' da te.»

«Ho portato la cena a Nick. Sono due giorni che non riposa, quindi ho pensato di preparargli qualcosa di buono per migliorargli la serata.»

Kilani ghignò «Ti è passata la sbadataggine selettiva?» e ricevette in risposta uno sbuffo.

«Comunque sia, non riesci a farlo funzionare?» sviò la pirata.

Il ragazzo tornò a guardare l'oggetto e sospirò «Era in acqua. Ma qualcosa mi dice che funziona ancora. Devo solo capire cosa ha che non va. Ehi!»

Giselle lo prese tra le mani e lo osservò «Ho già visto da qualche parte questo tipo di metallo. E queste striature blu. Ha un design familiare. Al tatto, invece, è strano. Sembra morbido... ma non lo è!»

«Fico, eh?» esclamò l'hawaiano con un sorriso «Assomiglia un po' alla tuta che indossa Nick, ora che ci penso.»

Giselle gli batté la mano sulla spalla «Ma sei un genio! Ecco cosa mi ricorda!»

Kilani si massaggiò la spalla, probabilmente, in quel momento, si era formata la sagoma di una bella manata «Saperlo però non aiuta.»

«E invece sì!»

«In che modo? Non so nulla di questa roba.» non capiva l'entusiasmo dell'amica.

Giselle continuava a sorridere «Possiamo provare una cosa.» il sorriso si fece furbo «Ma devi essere disposto... a violare la proprietà privata di una persona. Ci stai?»

Kilani non capiva «Cosa?»

Mesopithecus | Dododex | ARK: Survival EvolvedLa pirata roteò gli occhi, prese l'aggeggio circolare e trascinò Kilani «Se ho ragione io, faremo funzionare questo coso! Ma, prima, mi serve una scimmietta.»

Il ragazzo era sempre più confuso, ma non se la sentì di contraddirla. Dopo aver recuperato un Mesopiteco, Giselle trascinò l’amico  al portone grande, che conduceva alla gola in cui Nick aveva il suo allevamento di Giganotosauri. Disse alle sentinelle che avevano un compito da svolgere per conto del leader e oltrepassarono il portone.
Una volta all'interno della gola, Giselle condusse Kilani all'abitazione di Nick, la casetta in metallo da cui proveniva una lieve luce azzurrina che illuminava l'esterno.

«Che cosa...» mormorò la ragazza.

«Qualcosa non va?» chiese Kilani.

Giselle lo guardò e gli mostrò l'oggetto «L'ho sentito muoversi!»

L'hawaiiano corrugò la fronte e lo osservò attentamente dopo averlo ripreso.

«Ehi. Che state facendo qui?» li riprese una voce femminile.

Giselle abbassò la voce e mormorò «Lascia parlare me.»

Una ragazza dai capelli neri ondulati fino alle spalle li stava guardando con curiosità «Non è ancora finito il mio turno, giusto?» chiese.

Giselle prese la parola «Oh, Acceber! Non sapevo fossi stata incaricata di occuparti dei cuccioli!» prese di nuovo l'oggetto rotondo «Non siamo qui per sostituirti, Nick ci ha dato un compito. Quest'oggetto è uno scanner che usa per monitorare le condizioni di Lex. Siamo qui per ricaricarlo.»

Kilani era stupito, quella pirata sapeva mentire bene. La bugia era molto credibile e, a corroborare il tutto, erano la gestualità, il tono e il modo di parlare. La lasciò fare.

Acceber fissò l'oggetto con visibile curiosità «Uno scanner? È davvero strano. Oh beh, se serve, meglio che vi sbrighiate. Intanto, è arrivato il mio sostituto, vado a salutarlo. Notte!»

Giselle salutò con entusiasmo mentre Kilani si avvicinava alla porta, era chiusa a chiave «Come spiegherai che non riusciamo ad aprire la porta nonostante Nick ci abbia “dato un compito”?» chiese tutto d'un fiato.

Giselle lo stupì ancora una volta. Sorrise, di nuovo, con malizia e ordinò alla scimmietta di scassinare la porta «Il Mesopiteco è un mago. Apre qualsiasi porta.»

Quando la porta fu aperta, i due entrarono.

«Cosa dobbiamo trovare?» chiese Kilani. Si sentiva un ladro nonostante non stessero davvero cercando qualcosa da rubare. Entrare nell'alloggio di colui che lo aveva accolto nella sua tribù gli sembrò quasi un tradimento. Però, si stupì di quanto illuminata fosse quella casupola.

Împuternici Nesatisfăcător gri tek generator - modernpapi.comLa luce proveniva da un oggetto metallico. Dall'aspetto, sembrava proprio un generatore di energia. Era in metallo chiaro e sulla sua base ruotava una specie di anello il cui centro emanava luce azzurra. Era straordinariamente silenzioso. Kilani ricordò che Nick lo aveva attivato per alimentare i campi di forza prima di entrare in battaglia contro i Teschi Rossi.

«Eh sì, questo è quello che ci interessa.» disse Giselle, la mano destra sul fianco e lo sguardo compiaciuto. Avvicinò l'oggetto al Generatore «Ha avuto una reazione quando ci siamo avvicinati alla casetta. Quando siamo entrati, ha vibrato di nuovo. Immagino che, avvicinandolo di più, possa addirittura caricarsi completamente.»

Kilani sospirò, era nervoso. Il timore che si trattasse di un oggetto pericoloso lo assalì. Forse era una bomba che sarebbe potuta esplodere all'improvviso, oppure avrebbe potuto sparare proiettili simili a quelli delle selle dei Teschi Rossi «Forse non dovremmo farlo...»

«Hai passato giorni rinchiuso nell'Officina, ora ti arrendi? Guarda!» esclamò Giselle.

L'oggetto fu avvolto da piccoli lampi azzurri che lo attraversarono, sì illuminò e galleggiò in aria. Assomigliava sempre di più ad un oggetto tek, e la presenza di led azzurri lo confermò. Al centro dell'anello apparve un ologramma tondeggiante. «Ehi! Il mio nome è HNL-A! » l'ologramma reagiva, si chiudeva come se fosse stato una pupilla, e probabilmente lo era. Un raggio azzurrino provenne dall'oggetto e scannerizzò gli stupiti Kilani e Giselle «Grazie per avermi ricaricata... Kilani... Giselle. Non ricordo cosa stessi facendo, forse ho avuto un calo energetico oppure... oppure... la mia memoria è totalmente fuori uso! Spero vivamente che non fosse importante! Avete bisogno di qualcosa?»

Kilani fissava l'oggetto animarsi e parlare come una persona. L'ologramma a forma di pupilla cambiava ad ogni reazione: era stato sostituito da due cuoricini rosa quando i due ragazzi erano stati ringraziati e poi da un punto interrogativo giallo. Almeno non sembrava un'arma e Kilani sospirò rincuorato.

«Che cosa sei?» chiese Giselle.

L'ologramma al centro cambiò di nuovo in quello che sembrava un occhio sorridente «HLN-A, una interfaccia frattale, ma non ricordo altro. A dire il vero, non so neanche dove sono. Forse, appartenevo a qualcuno. Ho fatto una rapida analisi al mio database e ho scoperto che non posso accedervi. Magari, con il tempo, scoprirò se ci sono informazioni importanti. Nel frattempo, potremmo fare amicizia. Potrei rivelarmi utile! Inoltre, vorrei ringraziarvi per il favore.» disse e il suo occhio mostrò l'immagine azzurra di una stretta di mano.

Kilani e Giselle si scambiarono uno sguardo misto tra il perplesso e lo stupito.

Poiché era stato lui a trovare quell'oggetto, Kilani prese parola «Immagino sia okay. Però, ti prego, parla un po' di meno e con voce più bassa. È tardi e stanno dormendo al villaggio.»

HLN-A si illuminò di rosa «Ricevuto! Sarò silenziosa come uno smilodonte in agguato! Oppure come un Gufo delle Nevi in volo? Oppure...»
«Okay, okay, abbiamo capito!»


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Capitolo finitooo! Oddio, ha richiesto mesi! Diciamo che tra tesi, sessione di laurea prima e uscita di Genesis, adesso... ho avuto con cosa distrarmi.

Ora, un appunto: Acceber è un cameo. È un personaggio di Roberto Turati che ha scritto qui su EFP una FF su Ark, un Universo Alternativo, diverso quindi dal canone. Fateci un giro! Io volevo ringraziarlo perché sta scrivendo un crossover anche con i miei due personaggi "Persi su Ark" , e mi sembra il minimo inserire un cameo.


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Capitolo 8
*** Non c'è più tempo ***


Cap 8 Ark by MayaPatch

«Non c'è più tempo.»

Sentiva il corpo leggero e il suono ovattato. Ma quella voce era limpida, calda e avvolgente, come se la sentisse dentro di sé.

«Non c'è più tempo

L’acqua in cui si era ritrovato era limpida. Si guardò le mani e poi le gambe, stava nuotando. Indossava la tuta Tek, ma non il casco. Emerse dalla pozza e riconobbe immediatamente il luogo. Guardò a destra e vide la grande barriera bluastra che divideva quella sezione da quella vulcanica. Alla sua sinistra, c'era una lunga rampa composta da filamenti metallici che conduceva ad una piattaforma rotonda.

Mentre si guardava attorno, Nick intravide qualcosa con la coda dell'occhio. Forse se lo era immaginato, ma una luce bianca era appena sparita dalla piattaforma.

« Non c'è più tempo

Nick capì che doveva dirigersi lì e, con un sospiro rassegnato, così fece. Il terminale posto al centro lo avrebbe teletrasportato in un altro luogo, un luogo che sperava di non vedere più. Ma quello era un sogno, giusto? Si rendeva conto di essere cosciente. Sentiva che tutto ciò non era reale eppure poteva fare quello che voleva. Premette il tasto rosso del terminale e attese che la bolla rossa semitrasparente si richiudesse su se stessa e lo trasportasse al livello successivo: Il ponte di Osservazione.

Era come se la ricordava: la stanza era rotonda. Ai suoi lati c'erano delle enormi finestre da dove si potevano intravedere una grotta piena di ragnatele, una montagna innevata e un vulcano. Alla parte opposta, c'era un corridoio che conduceva ad un'altra stanza. Nick non badò a quello che c'era, sapeva dove andare. Passò accanto ad una sfera ologramma che ricordava un pianeta e proseguì.

Giunse ad un ponte da cui scendevano i Fari di rifornimento. Guardò in basso e, attraverso il vetro, intravide l'Isola. Era notte e le scie dei Fari brillavano nell'oscurità.
Di fronte a lui c'era un altro ingresso. Ancora una volta, dopo aver posato lo sguardo sui fari, gli parve di aver visto una luce varcare l'ultima porta ed entrare nell'enorme stanza. Iniziò a credere di avere le allucinazioni o che qualcosa lo stesse prendendo in giro. Ma, essendo un sogno, farsi tutti quei problemi era inutile. Nei sogni poteva accadere di tutto, anche tornare in quel luogo maledetto.

Una volta attraversata la soglia, la porta dietro le sue spalle si chiuse e Nick rimase all'erta. In fondo alla stanza c'era un oggetto metallico romboidale. Dietro di esso, si estendeva una enorme vetrata che mostrava l'esterno, lo spazio e un pianeta brullo. Il ragazzo fissò l'oggetto aspettandosi che fluttuasse in aria e iniziasse a sparare raggi paralizzanti, ma non accadde nulla. Il rombo metallico rimase lì, immobile. Nick gli si avvicinò per osservarlo bene. Era stupefatto. Quello era un sogno ma, vedeva le cose in modo nitido, perfino quell'oggetto, anzi, quella creatura.
Tornò sui suoi passi e intravide nuovamente la luce, che sparì subito dopo.

«Non c'è più tempo.»

Ancora quella voce femminile. Nick sospirò, spazientito «Si può sapere chi sei? Fatti vedere! Se hai qualcosa da dire, dimmela!» esclamò, la sua voce rimbombò nella stanza.

Questa volta, la luce apparve, ma era all'esterno della vetrata. L'uomo si avvicinò e la osservò. Non era pura luce, era un Impianto bianco e azzurro, fatto dello stesso metallo del Tek, o almeno così sembrava.
Nick corrugò la fronte «Cosa sei?» chiese. Doveva rimanere calmo e arrivare al punto «Perché non c'è più tempo?»

La luce dell'Impianto pulsò, diventava sempre più grande e intensa e il castano dovette coprirsi gli occhi. Quando li scoprì, si ritrovò in un luogo totalmente diverso.
Si guardò attorno. Il sole splendeva con insolita intensità, faceva caldo. Subito, attirò l'attenzione la presenza di quella che probabilmente era la luna, ma era a pezzi.

Nick fece due più due. Collegò ciò che aveva visto dalla vetrata di quella stanza a quello che stava vedendo in quel luogo. Anche nello spazio, la luna era distrutta. Si passò una mano sul collo e venne colto da una strana ansia. Era sul pianeta brullo.

«Non c'è più tempo.» disse di nuovo l'Impianto. Fluttuava all'altezza del volto di Nick «Dietro di te.»

Kingtitan by MayaPatchNon capiva come mai non se ne fosse reso conto ma, quando si voltò, vide una mastodontica creatura bipede. La sua ombra era proiettata dalla parte opposta, per questo non l'aveva vista?
Le placche metalliche che le ricoprivano il corpo non permettevano di identificarne la specie, ma, probabilmente, era un rettile, a giudicare dalle zampe e dalla coda.

Tra una placca ed un'altra, c'era una sostanza violacea bioluminescente. Il volto era irriconoscibile, circondato com'era dal metallo e la sostanza luminosa.

«Oh, merda.» mormorò Nick. Non aveva mai visto una creatura così grande. Nemmeno il Titanosauro la eguagliava.
La creatura lo guardava con i suoi occhi viola e aprì le fauci. Ruggì con tale potenza da paralizzare il corpo del castano. Vide la zampa posteriore sollevarsi e dirigersi verso di lui.

«HLN-A è la chiave

Mini-HLNA Skin (Genesis Part 1) by MayaPatch

Sì svegliò di scatto e alzò le mani davanti al volto, in posizione di difesa. Quando aprì gli occhi, era nella stanza di Lex, seduto sulla sedia che si era spostata un po' e fece rumore. Si voltò a sinistra, verso il letto su cui il malato era rimasto a dormire per settimane. Nick sentì un terribile dolore al collo e non vide Lex.

«Tutto bene?» chiese il biondo appena uscito dal bagno con espressione preoccupata «Avevo bisogno di liberarmi di quella orrenda barbetta. Non c'è motivo di fare tutto questo baccano. Non sarei uscito dalla stanza.» la sua voce suonò roca.

Nick ringraziò che il casco Tek non rendesse visibile il volto, probabilmente aveva due crateri sotto gli occhi e l'espressione sconvolta. Si portò la mano sinistra al lato del collo, si era reso conto che era bloccato «Non avevo dubbi, non sei così incosciente, almeno non nei riguardi degli altri. Ma...» quel nome era rimasto impresso nella sua mente. Forse, Lex lo avrebbe preso per pazzo se glielo avesse chiesto, ma tentò ugualmente «Sai cosa è HLN-A?».

Il biondo inarcò un sopracciglio «Un ammasso di lettere a caso?».

Nick ci pensò su, in effetti non aveva mai sentito una parola simile. Forse, era lui ad aver capito male. Ad ogni modo, non doveva preoccuparsene troppo. Era stato un sogno, lucido, ma pur sempre un sogno. Forse, discutere di quelle cose con Giselle lo stava influenzando a tal punto da sognare non solo ciò che aveva vissuto ma anche qualcosa in più, come quel bestione.

«Ti sei incantato?» chiese Lex. Lo stava fissando con curiosità «Credo tu abbia bisogno di riposare.»

Il castano fece per scuotere il capo, ma la fitta al collo lo obbligò a fermarsi «Più che altro, ho bisogno che mi passi questo torcicollo.»

Lex sorrise «Beh, hai dormito nella posizione meno comoda in assoluto. Non me ne stupisco. Comunque, visto che sto molto meglio, ti consiglio davvero di andare a riposarti come si deve. E per quel torcicollo, ti consiglio Giselle, è molto brava con queste cose. Mi fece andar via un tremendo mal di schiena in tre giorni.»

«Cosa non sa fare quella donna?» scherzò Nick.

Lex diede una scrollata di spalle «Non sa suonare la chitarra.» la risata fu interrotta da una lieve tosse «E... non sa modificare le ricette del vecchio Edmy.» prese in mano uno dei fogli sul tavolo «Devo rimetterli in ordine, mi sa.»

Il castano si rese conto che Lex aveva capito che qualcuno aveva toccato quelle carte «Già. Aprendo e chiudendo la porta si sono un po' mossi. Li ho spostati per evitare che cadessero. Non sapevo ti piacesse cucinare.» se doveva lavorare sulla fiducia, doveva iniziare da subito. Lex avrebbe parlato più volentieri se avesse concentrato i discorsi su altri argomenti. Arrivare dritti al punto sarebbe stato controproducente.

Lex piegò le labbra in quello che sembrò un lieve sorriso amareggiato «Già. Non abbiamo parlato molto di queste cose. Beh, sei sempre impegnato.»

Nick non seppe interpretare il tono del giovane, ma non gli sembrò particolarmente allegro. Tirò un impercettibile sospiro «Quando starai meglio potremmo, unh, parlarne? Mi rendo conto che so davvero poco sul tuo conto e che forse è anche colpa mia.»

Il biondo lo guardò con sospetto «Dovresti decisamente riposarti. La stanchezza ti sta facendo dire cose strane, sai?»

«Non dire sciocchezze.» disse Nick «Mi rendo conto di essere stato troppo duro da quando sei qui. Sai, parlare solo di difese o controllo torrette non aiuta. Sono sempre stato in ottimi rapporti con tutti, con te non deve essere diverso. Magari, scopriamo che possiamo effettivamente andare d'accordo. Che c'è?»

Lex lo stava guardando con gli occhi sbarrati, forse per lo stupore o la perplessità, e le braccia incrociate al petto «Okay, è un tuo modo per dire che ti sei preoccupato. Ho capito. Hem...»

Calò un silenzio imbarazzante in cui i due bofonchiavano dei “Grazie” “Prego” “Figurati” fino a quando Nick non decise di uscire «Credo che seguirò il tuo consiglio per questo torcicollo. E poi, beh, penso proprio che andrò a riposare. Unh, non penso di doverti raccomandare di prendere la medicina e di non uscire dalla stanza.»

«Puoi stare tranquillo. Mi sono messo in quarantena da solo, ricorda.» Lex si era già seduto sul letto con la chitarra sulle gambe e un foglio «Se questo mal di testa va via, magari riuscirò a lavorare a questo testo.»

«Buon lavoro, allora.»

«Grazie. Buon riposo, immagino.»

Quando Nick fu fuori, si sentì sollevato, e non solo perché si era tolto da quella imbarazzante situazione. La prima cosa che fece fu indossare i suoi soliti vestiti. Fu un sollievo sentire nuovamente il vento sulla pelle e guardare il mondo con i propri occhi e non attraverso una visiera.

Camminando come un impedito, perché impossibilitato a guardarsi attorno come suo solito, attraversò il villaggio e si recò dove Giselle aveva costruito casa: sulla spiaggia, per onorare la sua passione per il mare.

Nick fu incuriosito dal design dell'abitazione: era in legno e la sua forma ricordava quella di una nave. Giselle aveva addirittura appeso delle stoffe a quelli che sembravano gli alberi per le vele. Ricordando una nave, ovviamente, anche la sua struttura generale la rispecchiava. All'esterno, c'era un terrazzo molto spazioso, collegato alla spiaggia con una rampa che Nick attraversò. Le stanze erano probabilmente al piano inferiore e si entrava da quella che sembrava la cabina del capitano.

«Nick?»

Il castano si voltò, era Aurora. Non la vedeva da circa un mese. Giselle gli aveva riferito che la rossa si era trasferita da lei perché il Jerboa di Lex era perennemente agitato. Allontanarsi era stata la scelta migliore da fare. In quel momento gli sembrò più carina del solito, con le guance rosee e i capelli rossi tirati su in uno chignon abbellito da perline colorate.

«Ehi, Aurora! Vai da qualche parte?» chiese Nick.

La ragazza arrossì leggermente «Sì, devo vedermi con Yannis. Mi sta insegnando a prendermi cura dei cavalli.»

«Oh, Yannis, lo stalliere? Amate entrambi i cavalli, in effetti, mi sembra giusto. Le passioni in comune avvicinano.» commentò Nick con un sorriso affabile.

«Sì. Senti... unh... come sta Lex? Giselle mi ha detto che è migliorato.»

La titubanza in cui gli fu volta quella domanda lo intenerì «Sì. Sta molto meglio. Quando mi sono svegliato, mi è venuto un colpo perché non l'ho trovato sul suo letto. Ovviamente è ancora contagioso. Ci vorrà ancora un po' per rivederlo in giro. La Mega Rabbia non è una cosa semplice e ha dei postumi.» spiegò l'uomo «Ad ogni modo, divertiti.»

Aurora arrossì di nuovo, ma con più intensità. Fece per andarsene, ma poi tornò in casa e uscì poco dopo con un foglio «Puoi consegnarglielo? È una lettera.»

Nick prese il foglio e lo fece sparire nel suo inventario e poi, sorridendo divertito, bussò alla porta della presunta cabina del capitano. Gli fu detto di entrare e fu colto dallo stupore. La cabina era semplicemente una saletta di ingresso. A sinistra, scendeva una scala che conduceva al piano sottostante. Era lì che si espandeva l'abitazione vera e propria. Ogni mobile e soprammobile richiamava il tema marino e piratesco. Un'ancora era appesa sul camino, una rete in corda copriva un muro e ad essa erano state fissate stelle marine e conchiglie. Su un tavolino, era esposto un insieme di coralli. Giselle aveva perfino incollato alcune conchiglie agli stipiti delle porte. Nel complesso non era una visione fastidiosa, tutto era in perfetta armonia. Il leader dei Difensori si fece sfuggire un “Wow” a bassa voce.

Stacco by MayaPatch


«Aurora mi ha avvertita del tuo arrivo. A cosa devo l'onore di questa tua visita?» chiese Giselle mentre usciva da quello che aveva designato come studio «Uh, che faccia.» la mancanza di riposo era evidente.

Nick allargò le braccia e sollevò le spalle «Sorpresa! E, oltre questa faccia, ho anche un terribile torcicollo.»

Non gli fece aggiungere altro perché gli intimò di sedersi su una sedia vicina «Lascia fare a me! Togliti la maglia e aspetta che prenda qualche crema adatta.»

Nick obbedì e disse «Lex mi ha consigliato di venire qui.»

«Sicuramente ti ha parlato del suo mal di schiena. Come sta?» domandò lei mentre frugava tra gli intrugli che sua madre le aveva insegnato a preparare. Ringraziava le tradizioni delle Valchirie, spesso le erano tornate utili.

«Direi decisamente meglio. Ormai può stare in piedi.»

«Mi fa molto piacer... unh...» Giselle rischiò di far cadere il vassoio con tutto l'occorrente. Pensava di aver superato il suo blocco, ma in quel momento sembrò ritornare con prepotenza. Non riusciva più a parlare. Le guance bollivano e gli occhi erano sbarrati. Aveva già visto altri ragazzi senza maglia, soprattutto Kilani che non la indossava praticamente mai. Ma la vista di quel fisico temprato e, soprattutto, quelle cicatrici la immobilizzarono.

Respirava lentamente per riprendere il controllo. Come avrebbe osato anche solo toccare con mano tutto quello?
Fu Nick a scuoterla un po' chiedendole il motivo di quel silenzio e se avesse bisogno di una mano.
Giselle deglutì silenziosamente e tirò un lungo sospiro «Tu-tutto bene. Non trovavo la- la- sì, questa qui.» sperava che il tremolio della sua voce non fosse evidente. Provò con tutta se stessa di ricordarsi che stava aiutando una persona della tribù e non Nick.

«Comunque, ho fatto uno strano sogno.» disse lui improvvisamente mentre Giselle adagiava goffamente il vassoio sul tavolo vicino.

La piratessa ringraziò l'introduzione di un nuovo argomento e, mentre si accingeva a controllare lo stato muscolare del collo, chiese «Di che si tratta? E, unh, potresti spostare i capelli? Anzi, te li lego.»

Mentre Nick raccontava quello che aveva sognato, Giselle si impegnava con tutta se stessa ad ascoltare quanto veniva detto così da distrarsi dalle vampate allo stomaco, e concentrarsi più facilmente sul suo compito. Al tatto e alla pressione, i muscoli si mostravano rigidi «Non c'è che dire. Hai dormito male o cosa?» interruppe il racconto.

«Ho dormito sulla sedia.»

Giselle si fece scappare una risata «Ora si spiega tutto. Credo che un massaggio rilassante con qualche unguento emolliente delle Valkirje sarà d'aiuto. Poi ti darò una lontra.»

«Cos... cosa?»

«Le lontre hanno una pelliccia morbida e calda, quindi te ne do una da tenere attorno al collo. Sì, potresti usare anche una sciarpa con lana di Ovis. ma non è così efficace.»

Nick sollevò le spalle «Okay. Sei tu l'esperta qui.»

«Comunque, continua. Hai visto questa bestia enorme e poi?» lo incalzò per aiutarla a concentrarsi anche se il racconto non andò avanti a lungo. Nick iniziò a farsi domande e a parlare senza freni.

«Insomma, ci sono così tante coincidenze. Sono in questo posto da quindici anni ormai, non mi è mai capitata una cosa simile. Per di più, è stato un sogno lucido. Quella specie di rombo volante che mi dice che non c'è più tempo. Per cosa? E la parola HLN-A, che non ho mai sentito? Vogliamo parlarne? Aia...»

Giselle gli aveva raddrizzato la testa che lui aveva girato di scatto ed era rimasta immobile «HLN-A?» non era possibile che avesse fatto un sogno in cui appariva il nome del robottino trovato da Kilani.

«Sì. Non so cosa significhi. Unh, tutto a posto?»

La ragazza annuì anche se sapeva di non poter essere vista «È successo qualcosa quando hai sentito questa parola?» chiese.

«No. Ho sentito dire che è la chiave.»

Giselle riprese a massaggiare e pensò. Nick probabilmente aveva ragione. Inizialmente non aveva compreso l'importanza di tenere sotto osservazione Lex e Aurora. Capiva la curiosità e la voglia di scoprire, ma Nick aveva i suoi motivi per preoccuparsi, soprattutto dopo quello che era successo alla sua precedente tribù. Per questo lei aveva scelto di appoggiarlo. Ma ora qualcosa stava effettivamente cambiando. Prima i pilastri, poi Kilani trova HLN-A e Nick fa un sogno che la nomina «Credo di sapere qualcosa su questa HLN-A.» disse improvvisamente. Doveva metterlo al corrente del ritrovamento. «Solo che... solo che ti dirò tutto, no, ti mostrerò tutto a patto che ti riposi. Non penso tu possa reggere tanto. Insomma, bisogna essere lucidi.»

Nick tentò di girare la testa ma Giselle lo bloccò non appena intuì le sue intenzioni «Dopo che ti sarai riposato. Non voglio scuse.»

Nick sospirò rumorosamente «A quanto pare usi la stessa tattica anche con me.»

Giselle ghignò «È un ricatto a fin di bene. Davvero, per una cosa del genere conviene che ti riposi. Forse sei l'unico che potrebbe capirci qualcosa.»

Per il resto della seduta, i due parlarono di Lex. Giselle apprezzò il goffo tentativo di Nick, era pur sempre un modo per avvicinarsi . Tergiversare faceva sì che il biondo non si insospettisse. Scoprire cosa aveva combinato per ridursi in quello stato era importante, ma lo era altrettanto porre le basi per un rapporto di fiducia.

«Ok, finito. Hem... vado a prenderti una lontra. Sai, è stata addestrata appositamente.» disse Giselle mentre si allontanava «Tu, unh, puoi ricoprirti. Dopo una bella dormita, ti sentirai meglio, Gli unguenti che ho utilizzato hanno un profumo rilassante. Credo che un paio di giorni siano più che sufficienti.». Sapeva che quel paio di giorni le sarebbe costato tutto il suo autocontrollo, ma Nick non poteva rimanere in quelle condizioni troppo a lungo. Se i Teschi Rossi avessero attaccato, non sarebbe stato in grado di intervenire. Si recò nella piccola piscina, che aveva dedicato alle lontre, e ne prese una dal morbido pelo marrone chiaro.

Una volta da Nick, la lontra salì sulla sua spalla e si accoccolò. Lui le accarezzò la testa. Giselle sorrise, soddisfatta «Non ti resta che riposare e rimetterti in sesto. Ehi, dove credi di andare?» esclamò nel vedere Nick congedarsi per uscire «Conoscendoti, non lo faresti.». Lo guidò in quella che era la stanza degli ospiti. Non era molto grande, ma aveva un letto confortevole, una scrivania e un armadio, oltre che il bagno in camera «Dormirai qui.»

Nick sembrò voler ribattere, ma l'espressione della ragazza era decisa «Unh, grazie. Immagino di non avere scelta.» ridacchiò, visibilmente imbarazzato.

Una volta che fu in camera, Giselle chiuse la porta dopo aver augurato buon riposo. Vi si appoggiò di schiena e mormorò «Ho bisogno di una doccia fredda, no, ghiacciata.» e, intanto, sventolava la mano sulla faccia per farsi aria.

Stacco by MayaPatch

Da quando era arrivata in quel posto, Aurora aveva sentito una certa affinità con i cavalli, animali placidi e tranquilli. La gentilezza dimostrata nei loro riguardi era ricambiata con altrettanta fiducia e affetto. Ormai, l'Equus che aveva salvato era guarito e la ragazza passava molto tempo in sua compagnia cavalcando per il prato esterno al villaggio.
Durante quel mese, i Difensori avevano espanso le mura e distribuito più torrette. Così Aurora poteva portare i cavalli al pascolo all'esterno senza rischiare di incappare in brutte situazioni. D'altro canto, i Teschi Rossi sembravano spariti. Aurora non riusciva a capire il grado di pericolosità di quella tribù. Nick non ne sembrava preoccupato, piuttosto, si direbbe infastidito. Dopo l'attacco, le difese erano state migliorate e, ormai, i campi di forza tek proteggevano il villaggio stabilmente. Ma nient'altro era stato fatto. Anche Jenny si era quasi ripresa, ma avrebbe dovuto fare un po’ di fisioterapia. Sophie era stata categorica: doveva riposare ancora e pazientare.

Quanto a lei, Aurora si stava prendendo cura delle creature di Lex, acquatiche incluse, e passava molto tempo con gli equus della tribù. Ad occuparsi di questi ultimi era Yannis, ragazzo dai capelli neri e gli occhi castani. Aurora lo aveva intravisto quando era andata a chiamare Lex su richiesta di Nick. Passando molto tempo lì, era inevitabile per Aurora incontrarlo, stringere amicizia e farsi insegnare come accudire i cavalli. Lo riteneva un ragazzo paziente e amorevole e sapeva sempre come reagire a seconda della situazione. A volte, faceva battute stupide, ma lei apprezzava questa capacità di saper scherzare e quindi sorrideva. Vedendosi ormai tutti i giorni, i due si erano avvicinati e Aurora poteva dire di provare una certa simpatia per lui.

Quel giorno, si sarebbero incontrati in spiaggia ma Yannis le aveva detto di avere una sorpresa. Su suggerimento di Giselle, Aurora si era preparata come poteva. La piratessa le aveva detto che per Yannis era un appuntamento e, infatti, il ragazzo non aveva menzionato i cavalli. Quello era il suo giorno libero e aveva invitato la rossa a fare una passeggiata al lato opposto della spiaggia.

Aurora era un po' agitata, non aveva mai incontrato nessuno per un appuntamento. Ma le sue preoccupazioni svanirono quando vide Yannis ad aspettarla con un braccio dietro la schiena e la mano destra che la salutava. Le veniva incontro con un grande sorriso.

La ragazza salutò con un timido “Ciao” e Yannis le mostrò quello che aveva nascosto dietro la schiena «Un mazzo di fiori per il fiore più bello.»

«Oh, hem, grazie.» rispose Aurora arrossendo e annusò il profumo delicato dei fiori.

«E non è tutto.» le disse Yannis con un sorriso e prendendola per mano. La accompagnò poco lontano sulla spiaggia, in un punto dove era adagiato un lenzuolo sulla sabbia e un cesto per il cibo «Spero che non ti dispiaccia mangiare qualcosa di buono, accompagnata dal rilassante suono delle onde.» aiutò la ragazza a sedersi e frugò nel cestino «Anche se... il piatto forte sono io!» esclamò facendole l'occhiolino con espressione sorniona.

Aurora sorrise divertita, sarebbe stata una giornata piacevole.

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Oh! Capitolo finito! Sì, ci ho messo praticamente un anno, vi chiedo scusa! Ma, ormai, quando sono sotto stress da esami, non riesco a fare più niente! Spero vivamente che il prossimo capitolo venga fuori molto prima. In realtà, ne sono quasi sicura visto che so cosa scrivere heheheh
Beh, alla prossima allora!


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Capitolo 9
*** L'isola artificiale ***


Questa volta, l'aggiornamento arriva prima del previsto :D chi non si è mai cimentato nella storia del gioco avrà l'occasione di scoprire qualcosa sull'Isola ^^ Buona lettura!

Ark-cap9 by MayaPatch

Lex non riusciva a credere di poter finalmente uscire. Nick gli aveva raccomandato di non fare sciocchezze, di non sforzarsi o fare immersione per andare dalle sue creature acquatiche. Infatti la pressione dell'acqua avrebbe potuto creargli problemi. La lettera, che Aurora gli aveva fatto consegnare, lo aveva informato che la ragazza si era occupata non solo di Jerry ma anche di Grif e, con l'aiuto di Giselle, degli elettrofori e i megalodonti. Aurora aveva addomesticato un Basilosauro, quindi approfittava delle immersioni per occuparsi anche degli altri animali acquatici; insomma, immergersi al momento non era nel suo interesse, era tranquillo. Avrebbe dovuto ringraziare la ragazza, piuttosto, non le aveva chiesto nulla eppure lei aveva pensato ai suoi animali. Avrebbe trovato un modo per sdebitarsi e, in un certo senso, sapeva quale.

Quando fu fuori dalla costruzione, quel pomeriggio, Lex si stiracchiò. Sapeva già cosa fare: andare a pesca. La prima cosa che voleva assolutamente riprendere era la cucina. La maggior parte delle attività gli erano precluse a causa dei postumi della megarabbia, cucinare o suonare era ciò che poteva fare. Aveva delle ricette da provare e gli serviva del salmone.

Si diresse in spiaggia con la canna da pesca in spalla e le esche al miele in un contenitore, nel suo inventario, invece, aveva riposto una sedia. Nulla avrebbe rovinato la sua prima giornata di libertà dopo oltre un mese e mezzo di isolamento. Il cielo era sereno e il sole era alto.

Arrivato in loco, Lex cercò il suo solito posto, si sedette sulla sedia e lanciò l'esca.
Non erano passati troppi minuti, quando una dolce risata femminile arrivò al suo orecchio. Il biondo si voltò, incuriosito, alla sua destra. Avrebbe riconosciuto ovunque quella chioma rossa. Aurora era apparsa nella sua visuale e camminava con atteggiamento divertito verso il promontorio, al lato opposto.

Lex alzò il braccio per salutarla, ma il suo sorriso scemò improvvisamente quando vide che Yannis le aveva preso la mano per accompagnarla. Il biondo abbassò il braccio, temendo di essere visto, e si voltò verso il mare fingendo di non aver notato i due. Provò un certo fastidio.
Sfortuna volle che Yannis guidasse Aurora proprio all'estremità più vicina del promontorio dove c'era un tronco caduto. Lex sbuffò e tentò di ignorare i due, che prendevano posto sul tronco e parlavano a distanza molto ravvicinata. O meglio, Yannis era terribilmente vicino al volto di Aurora e aveva il braccio avvolto attorno alle sue spalle.

Lex cercava di concentrarsi sull'esca, ma i suoi occhi erano come attirati verso i due come da una calamita. Ciò lo innervosiva e frustrava. Sospirò profondamente per ritrovare la concentrazione, non voleva davvero rovinarsi la giornata. Tuttavia, non poteva fare a meno di pensare che c'era qualcosa che lo infastidiva.

«Ehi, peschi la cena?» la voce di Giselle era una manna dal cielo.

Il biondo si voltò, grato di poter parlare con qualcuno ed evitare di assistere allo sgradevole spettacolo «Mi serve del salmone fresco.»

Giselle ghignò e incrociò le braccia al petto «Se vuoi, posso accompagnarti al fiume tra la Foresta di Sequoie e il vulcano. C'è quella pozza profonda dove potresti pescare salmoni davvero grandi. Ma, prima, dovresti andare da Nick, vorrebbe scambiare quattro chiacchiere con te.»

Lex guardò il galleggiante dell'esca e di nuovo i suoi occhi si posarono sulla coppietta. Il fastidio tornò, e si trasformò in stizza quando Yannis avvicinò ulteriormente il suo volto a quello di Aurora dopo averle spostato una ciocca di capelli dietro le orecchie.

Si alzò di scatto e si rivolse a Giselle «Andiamo da Nick, allora.» sperava di suonare calmo anche se l'espressione della piratessa gli fece capire di no. Quest'ultima aveva chiaramente visto i due e poi era tornata a guardare lui.
«Okay. Ha delle cose da dirti e, beh, non crederai ai tuoi occhi quando vedrai cosa ha trovato Kilani!» disse Giselle, forse, con troppo entusiasmo.

Mini-HLNA Skin (Genesis Part 1) by MayaPatch

Lex si rese conto dei danni della megarabbia dopo aver salito la leggera discesa, che conduceva all'entrata del villaggio. Normalmente, non avrebbe accusato alcuna fatica, ma, in quel momento, aveva il fiato corto e sentiva i polmoni pesanti. Giselle si voltò e attese. Quando lui le fu vicino, lo prese sotto braccio con un sorriso disse «E comunque... non l'ha baciata. Si è spostata prima.»

Il biondo fu colto alla sprovvista e non seppe cosa rispondere se non con un «Chi? Cosa?» e ricevette in risposta una strana occhiata.

Il loro arrivo fu accolto da un paio di cuccioli di Giganotosauro, questa volta uno era giallo e l'altro totalmente nero. Entrambi dovevano essere nati da poco, viste le dimensioni. Lex poggiò entrambe e mani sul muso dei cuccioli e li accarezzò.

Dopo averli viziati un po', il biondo raggiunse Giselle, i piccoli Giganotosauri li seguirono zampettandogli attorno.
Nick li attendeva all'esterno della sua abitazione in metallo. Lex notò che era più grande, segno che il castano aveva fatto dei lavori, forse, per stare più comodo. E, in effetti, l'interno della struttura era più spazioso e meglio organizzato. Se prima letto e mobili erano più vicini, in quel momento, sembrava che ci fosse stata anche una divisione di ambienti. Le pareti erano in metallo, ma avevano dei punti luce alle estremità. Che fosse anche quello metallo speciale? Lo stesso metallo di cui erano costituite le torrette Tek?

«Sì, ho fatto una bella lavata di faccia.» commentò Nick «Le strutture che ho usato facevano parte della vecchia struttura che smantellai anni fa. Non butto mai nulla se può tornarmi utile. E posso dire che il risultato mi piace molto. È tutto così pulito.»

Lex non poteva non concordare. Era tutto in ordine, ma poteva scorgere un tocco “ alla Giselle” nella disposizione del mobilio. «Notevole.» commentò mentre si guardava attorno con un leggero sorriso. Nick aveva aggiunto anche un piano superiore, le scale che aveva utilizzato gli piacevano molto.

Con un battito delle mani, Nick attirò l’attenzione del biondo «Allora, andiamo nel mio studio. Giselle, non vieni anche tu?»

La piratessa scosse il capo e accarezzò il giganotosauro nero «Sto un po' con questi piccolini.»

Così, i due ragazzi salirono al piano superiore. Nick entrò nello studio, ma Lex indietreggiò, spaventato, da un oggetto tondeggiante che fluttuava a mezz'aria. Una luce bluastra passò sul corpo del giovane, sembrava uno scanner.

«Lex Gutenberg. Piacere! Io sono HLN-A! Sono lieta di assicurarti che ormai sei guarito dalla megarabbia. Ci vorrà un po' per riprenderti completamente, ma...»

Nick interruppe con un colpo di tosse «Ti prego, HLN-A, non spaventarlo più di quanto non lo sia. L'ho fatto chiamare per parlare di alcune questioni e non vorrei che gli venga un collasso.»

Intanto Kilani era seduto comodamente sul divano, gambe incrociate e braccia allargate e poggiate sullo schienale, sbadigliò vistosamente «Bentornato tra i vivi, Lex. Non aver paura di HLN-A, è solo una chiacchierona. Anche se ammetto che la tua reazione sia stata meno esagerata di quella Nick. Pensa che le ha puntato contro un fucile per distruggerla.»

«HLN-A?» mormorò Lex. Era il nome che Nick gli aveva riferito un paio di settimane prima. Dunque, era un coso fluttuante che parlava «Unh, ok...» la guardò con sospetto e si spostò cautamente. Prima di sedersi, volle togliersi la curiosità e con un dito toccò HLN-A, che ondeggiò all'indietro.

«Allora.» iniziò Nick, dopo aver poggiato un contenitore di legno sul tavolo «Penso che sia ora di parlare di cose serie.» disse incrociando le dita delle mani tra loro e guardò Lex.

Il biondo fece scorrere lo sguardo tra Nick e Kilani, che fece spallucce «Cose serie?»

Nick annuì «Vedi, come ti ho già detto, ho commesso degli errori, ma ce n'è uno enorme a cui devo rimediare. E ritengo giusto che anche Kilani sia presente, visto quello che è successo alla sua tribù.»

A Lex vennero in mente solo i Teschi Rossi. Sapeva che Nick ne aveva fatto parte, ma non sapeva cosa avesse fatto con loro, eccezion fatta per lo sterminio dei Corsari. Capì che quella tribù non utilizzava regolarmente il Tek perché Nick non vi aveva fatto ricorso, fino a quel momento.

«Non ti chiederò di dirmi che cosa hai combinato per beccarti la megarabbia. Inizialmente, volevo proporti uno scambio di informazioni, ma credo che non sia necessario.» il castano poggiò una mano sul cofanetto «Pronto a sapere cosa è questo posto?»

Lex lo fissò, confuso. Rimase qualche secondo in silenzio «Cosa altro c'è da sapere, esattamente?» chiese. Ma ritenne opportuno essere più specifico «Cioè, so che siamo su stazioni spaziali gestite, probabilmente, da un'intelligenza artificiale. Dubito che Helena abbia mentito nei suoi diari su Terra Bruciata.»

Kilani si alzò improvvisamente «Stazione spaziale?»

Nick fece segno anche a lui di sedersi sulla sedia, di fronte la scrivania «Sì. Siamo in un ambiente artificiale.» disse mentre apriva il cofanetto. Il suo interno era pieno di fotografie «Queste le scattò tutte Bianca, la mia… compagna di tribù. Adorava la fotografia. Dopo esserci separati dai Teschi Rossi, volle tenere una specie di diario, proprio come i quattro di nostra conoscenza, solo che voleva farlo con le fotografie. Le sembravano più immediate.» prese delle foto dal cofanetto e le mostrò ai ragazzi «Qui stavamo costruendo la nostra nuova base. Qui stavo sistemando le creature che ci eravamo portati dietro. In realtà, erano le mie. Sapete com'è, non potevo lasciarle ai Teschi Rossi. Voi le avete viste a riposo insieme agli altri, ma vi assicuro che fanno molto male. Ci ho lavorato tanto.»

Kilani ascoltava in silenzio mentre guardava le foto che Lex sfogliava.

Nick ne mostrò altre, alcune ritraevano le grotte in cui anche il biondo era stato per recuperare i diari. Ricordava Bandicam 2021-10-06 10-33-55-107 by MayaPatchbene quando si era ritrovato davanti al suo primo Artefatto: un oggetto luminoso composto da un materiale che, a questo punto, sospettò essere anch'esso elemento. In una delle foto c'era un artefatto, quello del Branco, a forma di corona che brillava di luce verde «Quindi questi oggetti servono davvero ad interagire con gli Obelischi? Cioè, non che dubiti della veridicità dei diari, ma ho sempre avuto... timore.»

«Beh, hai fatto bene. Senza cavalcature potenti, saresti morto in poco. Sì, gli Obelischi non portano solo su altre Arche ma anche nelle arene.»

Lex rifletté «Quindi davvero si ottiene la testa di questi Guardiani. E a che cosa servono?»

Nick unì di nuovo le mani e vi poggiò il mento, sembrava che stesse pensando a cosa dire «A te mancano alcuni diari. Lì ci sono le informazioni che cerchi. O meglio, sai bene che il Vulcano era la destinazione finale di quelle persone. E lì c'è una grotta nascosta. Non so perché, ma, attualmente, quella grotta rimane sommersa dalla lava fino a quando tutti e tre i Guardiani non vengono uccisi. Le teste servono ad aprire quella grotta. Al suo interno ci sono i diari che ti mancano. Per questo, non li trovavi. Sì, so che avevi il sospetto che ci fosse qualche tassello mancante.»

«Hai letto le mie annotazioni.» era una constatazione.

Nick aprì la bocca per parlare, ma si concesse qualche secondo «Non volontariamente. Te l'ho detto che la corrente ha mosso i fogli. Ma, ad ogni modo, quei diari non raccontano molto, se non svelare l'identità dell'Intelligenza Artificiale e il luogo in cui la si affronta.»

Lex sbarrò gli occhi «Cosa!?»

Kilani non proferiva parola. Se ne stava seduto sulla poltrona ad ascoltare con espressione meravigliata.

Bandicam 2021-10-06 10-40-17-883 by MayaPatchNick mostrò altre foto «Questo corridoio porta al ponte di osservazione, che è collegato all'arena del Supervisore. Dal nome, immagino abbia quel ruolo.» disse e poi mostrò la foto con la creatura romboidale «Ed ecco il Supervisore. A giudicare dal modo i cui combatte, sembra essere costituito da piccoli pezzi che si assemblano tra loro. E, infatti, cambia forma.»

Lex prese in mano la foto e la guardò con attenzione mentre Nick gli mostrò anche degli altri Guardiani: La Lysrix, un ragno gigante; il Megapiteco, un gorilla dal pelo bianco e delle cicatrici da bruciatura sul corpo; e un Drago. Tutti e tre erano giganteschi, a giudicare dalle foto dei loro corpi privi di vita.

«Riguardo i pilastri e quei messaggi anonimi...» continuò Nick «Io ne ho due, i primi due.»

Lex osservava ancora le foto e stentava a credere che Nick sapeva, effettivamente, più di quanto avesse immaginato. Comprese anche il motivo per cui aveva taciuto, anche se non condivideva l'averlo ostacolato e osteggiato per tutto quel tempo «Immagino che mi mostrerai anche quelli?»

Nick sollevò le spalle «Ormai ho deciso di dirti tutto. Almeno, eviterò che tu faccia sciocchezze senza sapere a cosa vai incontro.»

Lex pensò « Hai già capito che, difficilmente, mi cimenterei in cose pericolose. Ma, perdonami... quando avresti perso questi ragazzi?»

Nick guardò la foto del gruppo che aveva riposto sul tavolo, il suo volto si rattristò «La foto del Supervisore è l'ultima. Bianca me la consegnò proprio prima che quel coso prendesse vita e ci attaccasse. Confesso che avrei voluto bruciarla, ma ho preferito tenerla come monito.» sorrise amaramente «Una persona mi ha detto che sono... così ossessionato dal passato a tal punto da essermi dimenticato cosa conta davvero.»

Lex abbassò lo sguardo, si sentì a disagio «Avresti potuto parlarmene molto tempo fa. A me dispiace davvero cosa è successo, perdere così tanti amici... ed io che mi lamento di aver perso un Grifone...» poi all'improvviso, per quanto gli fosse possibile, prese fiato «Volevo prendere delle uova di Viverna. Dopo aver perso il Grifone, ho lasciato quel posto. Ho raggiunto la spiaggia limitrofa per andare via con il Faro, che era appena atterrato, ma una Megalania mi ha morso il polpaccio.» così aveva confessato tutto. Non riteneva giusto nascondere una sua iniziativa presa per contrastare i Teschi Rossi.

Nick lo fissava con un sopracciglio inarcato «Viverne? Uova? Oh...» sembrò essersi ricordato di qualcosa «Raia e, se non erro, il clan di Timur. Ricordo che aveva utilizzato delle Viverne per uccidere la Manticora.»

Lex annuì «Pensavo che la loro abilità potesse creare almeno qualche problema alle armature Tek. Se non quella di Veleno, almeno le altre due.»

Boss by MayaPatchNick chiuse gli occhi e scosse il capo lentamente «Se me ne avessi parlato, probabilmente avremmo trovato un modo meno rischioso. In fondo, non si parlava di diari, ma di aiutare la tribù.» si passò le mani tra i capelli «Ecco cosa succede a voler tacere. Abbiamo davvero sbagliato tutto.»

Kilani si intromise «Scusate, mi fa davvero piacere che vi siate chiariti, ma potremmo proseguire?»

«Giusto.» rispose il leader «Avremo tempo per discuterne. I due messaggi. Quelli che sto per mostrarvi li trovai già anni fa. Paradossalmente, il numero due fu il primo, era su Terra Bruciata, nell'arena del suo Guardiano; il numero uno era in quella del Supervisore.» detto ciò, attivò il suo Impianto, che proiettò il messaggio numero uno:

“Ciao!
Sono così lieta di poter parlare con te! Ho aspettato e aspettato, sempre aspettato per qualcosa, ma ora posso aspettare per una cosa in meno. Per dire, tu- tu sei la cosa.

Sì, intendo tu, tu nello specifico e non in senso generale. Questi pensieri non sono una supposizione, non li ho solo lasciati fluttuare all'esterno sperando che potessero trovare qualcuno. Sono calcolati. Esatti.

Non sei l'unico che li ascolterà, ma tutti quelli che sono destinati. Queste parole sono per te e tutta la tua specie, quelli che si sono svegliati su un'isola nel cielo. Che tu ne abbia bisogno o no, questo è più difficile da sapere.”

Nick fece scorrere il secondo ologramma:

Tutto è finito, se la tua visione è abbastanza lunga. Pianeti, specie, perfino questo universo che occupiamo. Tutto ciò ha un limite. Una fine. Stai per raggiungerne una a breve.

Non pensarla come la sabbia che scorre verso il fondo di una clessidra, ma la clessidra che sta completamente scomparendo. Non può essere capovolta o ricostruita. È irreversibile. Permanente. Se vuoi fermarla, devi sbrigarti. Non è per sminuirti. Stai andando alla grande, davvero! Tutti voi. Buona parte di voi. Quelli che stanno morendo mangiati vivi potrebbero essere migliori, oggettivamente parlando. Il resto però? Alla grande! Avete progredito così tanto. Alcuni con la gentilezza, altri con la crudeltà, ma entrambi sono un aspetto dell'umanità. Entrambi sono necessari qui al limite, sotto l'ombra dell'estinzione.

Più che altro, avrete bisogno l'un l'altro. Avrete bisogno di aiuto.”

Lex lesse con estrema attenzione. Trattenne il fiato a lungo, salvo poi pentirsene poco dopo. Dopo aver recuperato la regolare capacità respiratoria, rifletté «Suppongo che ci siano altri messaggi in giro.»

Nick sollevò le spalle «Sì. Diciamo che, in questi giorni, sono andato a cercarne altri. Beh, li trovati. Basandomi su quelli che hai segnato tu, ti manca il sette.» così dicendo, riattivò l'Impianto e mostrò anche quel messaggio:

Questo può sembrare sospetto. La mia esistenza, intendo. Sei in una posizione di svantaggio, lo ammetto. Sto operando da una posizione di quasi perfetta informazione, mentre tu... no. Per metterla in mezzi termini. Non che tu non sia intelligente! Sei chiaramente sveglio, da trovare così tanti usi per la paglia.

Sto di nuovo divagando. Il punto è: non hai motivo per fidarti di me. La maggior parte di ciò che hai incontrato ha tentato di ucciderti, quindi, dal tuo punto di vista, ne consegue che io possa fare lo stesso. Voi umani amate la vostra routine.
Non posso forzarti a credere in me. Infatti, non posso obbligare nessuno a fare qualcosa. Anche se proviene dal sistema digitale, il mio controllo è limitato. Trasmetto semplicemente suggerimenti, non comandamenti.

Quindi, quello che posso chiederti è credere in me, come io credo in tutti voi.”

Lex si passava l'indice sulle labbra mentre Nick riprese a parlare «Immagino sia un messaggio per stabilire, diciamo, un rapporto di fiducia con, unh, noi. Il punto è che non ne ho trovati altri. Ho portato con me HLN-A per puro caso e ho scoperto che è capace di scannerizzare la zona e trovare questi messaggi. È così che li ho trovati. Ma, per quanto mi spostassi in giro per l'Isola, lo scanner non ha più dato segni.»

Kilani guardava HLN-A e il biondo continuò a riflettere mentre guardava la foto del Supervisore e del panorama che aveva alle spalle «Gli altri potrebbero essere anche su Terra Bruciata. Se ne hai trovata una lì, non ho dubbi che sia così.» poi gli tornò in mente qualcosa e, con stupore, domandò «Stai dicendo che ti sei messo a cercare i messaggi? Oh, non me lo sarei mai aspettato!»

Nick ghignò «L'ho fatto solo perché ho deciso di vuotare il sacco e volevo vederci meglio. Tutto qui.»

Bandicam 2021-10-06 15-51-43-260 by MayaPatch«C'è anche un'altra cosa strana.» continuò il biondo mentre studiava la foto «Queste qui sono chiaramente delle arche. Riconosco questa che assomiglia molto a Terra Bruciata...» si interruppe e corrugò la fronte per guardare meglio «Questa qui invece... è rotta. Guarda, il pilastro laterale è distrutto.»

Anche Nick e Kilani si sporsero per guardare la foto.

«Sembra quello in cui c'è quell'enorme rombo. Basta fare un paragone con le altre arche attorno.» commentò Kilani.

Nick mormorò «Penso sia proprio il ponte di comando. Quel posto potrebbe essere ormai inagibile. Chissà cosa è successo.»

«Potrebbe essere l'Arca a cui non posso accedere.» commentò Lex con semplicità «Quando sono riuscito ad accedere alla lista delle Arche presenti nel sistema, ho notato un nome strano. Era un ammasso di lettere e numeri e non potevo selezionarlo in alcun modo.»

Nick si strofinava il mento «Ammetto che non ho mai notato quell'Arca, ma forse perché non avevo nemmeno più voglia di pensare a quello che è successo. Oh beh, si scopre qualcosa di diverso ogni giorno.»

Lex tirò un lungo sospiro «Allora, credo che andrò a cercare quei messaggi.» voleva sapere cosa dicevano «Diciamocelo, uno di questi parla palesemente di un posto in cui ci sono dei prototipi di Obelischi. Magari, scopriamo qualcosa di più.»

Nick lo guardò, accigliato «Tu non vai da nessuna parte. Prima di tutto, devi riprenderti e, poi, dobbiamo discutere delle Viverne.»

«Come?» Lex era basito, non voleva credere alle sue orecchie «Ma ho già detto quello che dovevo.»

«Certo. Ma credo che delle Viverne possano servirci, non si sa mai.» rispose il leader con semplicità «Prenditi il tuo tempo per riprenderti e poi ne discutiamo. Intanto, potresti raccontare a Kilani un po' di cose. Lo vedo confuso.»

Il volto del diretto interessato vagava da Nick a Lex «In effetti, mi piacerebbe sapere qualcosa di più. Ho solo capito che hai trovato roba importante grazie a HLN-A e che siamo su un posto artificiale e cose così. Se c'è altro da sapere, beh, sparate.»

Nick si strofinò gli occhi con pollice e indice «Bene, allora, credo che sia tutto. Se mi ricorderò di qualcos'altro, ve lo dirò.» si alzò e si rivolse a Kilani «Lex sarà sicuramente contento di spiegarti ogni cosa. Forse, anche meglio di me. Non c'è, in effetti, roba nuova. Però farti conoscere i quattro esploratori può essere utile. Anche la storia di Terra Bruciata è interessante, ma se ne parlerà un'altra volta. Ho il cervello in panne adesso.»

Lex, intanto, era in brodo di giuggiole. Non riusciva ancora a credere di aver parlato di quel posto con Nick e di aver ricevuto nuove informazioni. La possibilità di raccontare tutto anche a Kilani lo entusiasmava, poi gli tornò in mente qualcun altro «Ma, Aurora?»

«Visto che era così curiosa, perché no. Eviteremo che si metta nei guai.»

Il biondo fece per alzarsi ma si ricordò di una cosa «Posso chiederti del tuo impianto? È rosso.»

Il leader si guardò il polso «In tutta onestà, non so perché è diventato rosso. Sono sicuro che, prima dello scontro con il Supervisore, fosse normale. Fuori dalla grotta, quando mi risvegliai con tutti i miei Rex attorno, notai il cambio, ma davvero non ne conosco il motivo.»

Lex si sentì un po' deluso, si aspettava qualcosa di importante. Tuttavia, se Nick non aveva notato nulla di particolare, a parte il colore, non aveva motivo di nascondergli altro, vista ormai la sua apertura al dialogo.

Stacco by MayaPatch

Giselle aveva preferito rimanere all'esterno per non essere di troppo, sapeva quanto era difficile per Nick quel momento. Tuttavia, sapeva come tirarlo su e aveva già pianificato tutto.
Mentre coccolava il muso del Giganotosauro giallo, la porta dell'abitazione si aprì e uscirono Lex e Kilani. Quest'ultimo, in particolar modo, discuteva animatamente con il biondo, il suo entusiasmo era palpabile.

Giselle li salutò mentre Nick si presentava alla porta, appoggiato con le braccia agli stipiti e la testa che faceva capolino, il suo sguardo era stanco «Ricorda...» disse mentre guardava Lex.

Quest’ultimo annuì con un ghigno «Farò il bravo. Tranquillo.»

«Ehi.» si intromise la ragazza «Sei ancora interessato alla battuta di pesca?»

Il biondo sembrò pensarci su «Non oggi, grazie.» le rispose indicando Kilani con un cenno del capo «Devo scambiare quattro chiacchiere con lui.» ed espose un sorriso soddisfatto.

Giselle non era per nulla delusa per la risposta, le faceva piacere vedere Lex più rilassato. La stizza sembrava averlo abbandonato, probabilmente il discorso con Nick lo aveva davvero reso felice. Sorrise «Benissimo. Spero vi divertiate... per quanto divertente possa essere Kila.»

«Ehi!» Kilani incrociò le braccia al petto, fingendo palesemente di essersi offeso.

«Oh, andiamo! Non puoi sempre fare battute idiote! Se Nick avesse sentito quella sul Tirannosauro, ti avrebbe cacciato dalla tribù seduta stante.»

«Tirannosauro?» chiese Nick aggrottando le sopracciglia.

«Roba brutta. Bruttissima.» constatò con finta solennità la ragazza «Non so nemmeno perché, dopo quella, rimasi in tribù.»

Kilani ghignò «Sotto sotto, le mie battute ti piacciono. Non mentire, donna!»

Giselle inarcò un sopracciglio, spostò i capelli con un ampio movimento della mano, ostentando spavalderia «No.»

«OK, prima che questa manfrina si dilunghi più del dovuto, andiamo a prenderci una birra e a parlare di quello che conta davvero.» si intromise Lex.

Intanto HLN-A fluttuava silenziosa. Giselle lo trovò molto strano perché, solitamente, quell'aggeggio parlava tantissimo.

Quando i due ragazzi si allontanarono ed HLN-A seguì Kilani, la piratessa non perse tempo ed esternò la sua preoccupazione a Nick. In risposta, ottenne una sollevata di spalle.

«Ma torniamo a te.» iniziò Giselle con un ghigno «Visto che mi sembri provato, ti propongo un brindisi per festeggiare il superamento di questo grande ostacolo!»

«Brindisi? Hai la mia totale attenzione.»

Giselle pensò all'orario ed ebbe un'altra idea «Visto che è quasi ora di cena, possiamo mangiare qualcosa da me. Alla fine, ci concediamo un bel bicchiere di quel vino. Sai che lo conservo con attenzione.»

Nick si strofinò il mento con pollice e indice «D'accordo. Dammi il tempo di darmi una rinfrescata e sono da te.»

La ragazza rispose con un ampio sorriso «Okay, così preparo la cena.» e, probabilmente, avrebbe fatto anche lei una doccia. Aveva giocato con quei cuccioli di Giganotosauro e sentiva il bisogno di darsi una pulita.

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La preparazione della cena non richiese molto. Forse, fu più difficile scegliere abiti adatti alla serata. Giselle, infatti, spese il tempo rimanente davanti al guardaroba fino a che Nick non chiamò dall'esterno, e fu obbligata ad indossare frettolosamente qualcosa: una camicetta bianca a maniche larghe che lasciava scoperte le spalle, e un paio di pantaloni neri dalla stoffa simile a quella del velluto. Si diede una rapida sistemata ai capelli e andò ad accogliere l'ospite.

A cena, Nick le raccontò com'era andato il discorso e Giselle fu ben lieta di sapere che era andato tutto per il meglio «Almeno, Lex avrà qualcosa da fare invece di pensare a quei due.»

«Come, scusa?»

«Oh! Giusto. A quanto pare, gli dà fastidio la faccenda di Yannis e Aurora. Oggi l'ho visto turbato, anzi, stizzito. Ho dovuto allontanarlo da lì anche se il caso ha voluto che tu volessi parlargli, è stato facile.» spiegò lei.

Nick annuì come se avesse capito «La battuta di pesca. Sai sempre trovare ottime scuse.»

«In tutta onestà, non so quanto dureranno quei due.» rifletté Giselle mentre prendeva una bottiglia di vino dalla dispensa «Insomma, capisco che Aurora voglia provare nuove esperienze ma, boh. Vedremo. Intanto, questa è la tua serata.» sorrise e versò del vino in entrambi i bicchieri e invitò Nick a sedersi sul divano della sala.

Il castano si mise comodo e accettò il bicchiere «A cosa brindiamo?»

Giselle pensò, in realtà non aveva alcuna idea, voleva solo alleggerire il peso della chiacchierata. Alzò il bicchiere «Ad una vita più rilassata.» azzardò fingendo sicurezza.

Nick rise e la imitò «Decisamente, ad una vita più rilassata, Buffoni Rossi permettendo.»

In realtà, Giselle non voleva riferirsi alla mancanza di seccature, ma a quella del peso della memoria, quella della sindrome del sopravvissuto. Era sicura che il senso di colpa era ciò che lo turbava. Non sapeva se averne parlato era stato positivo, ma almeno il rapporto tra lui e Lex si era appianato.

«Ad ogni modo...» iniziò Nick all'improvviso, mentre faceva roteare delicatamente il bicchiere e guardava il contenuto, che si muoveva in circolo «Devo ringraziarti.»

«Perché mai?» Giselle era sinceramente sorpresa. Le sembrò, tra l'altro, che avesse ridotto la distanza tra loro, o forse, si sbagliava.

Il castano spiegò, abbassando un po' lo sguardo sul bicchiere e un po' indugiando sul volto di lei «Da quando sei qui, sei sempre stata disponibile. Ammetto di non aver mai parlato così tanto con qualcuno. Ed è strano perché non sei qui da molto.»

Giselle corrugò la fronte, quel discorso le sembrava l'inizio di qualcosa. Decise di dargli corda, una parte di lei aveva una strana sensazione «Ci conosciamo da una decina di anni, però. Non è poco.»

Nick alzò un dito e aprì la bocca «In effetti. Ma quello che voglio dire è che non mi ero mai accorto della tua capacità di parlare con le persone. Insomma, hai capito qual era il mio problema. Certo, parlare non mi restituirà i ragazzi, ma non raccontare e lasciare tutto com'era avrebbe reso le cose più difficili. La sensazione di oppressione sarebbe peggiorata...»

«E saresti diventato molto più protettivo e chiuso.» continuò lei.

Il ragazzo accennò un sorriso, forse uno dei più dolci che Giselle gli avesse mai visto e ammise che, se fosse stata in piedi, le sue gambe non avrebbero retto «Ti ringrazio. Mi hai dato dei suggerimenti utili e mi sei stata di conforto quando era necessario.»

«Mi fa molto piacere. Col tempo, andrà sempre meglio. Non dimenticare i tuoi compagni, ricordali per tutto quanto, per il loro entusiasmo e l'affetto. Io ho fatto lo stesso con la ciurma e mio padre. Porto con me i suoi insegnamenti.» rispose Giselle.

«Mi spiace per quello che successe con i Teschi. Se avessi saputo quali erano i loro piani...» iniziò a dire Nick che fu interrotto.

«So che hai sempre cercato di evitare uccisioni. Ed è quello che hai fatto anche quel giorno. Tra l'altro... se i Teschi si fossero fermati, la ciurma non lo avrebbe fatto. Per i ragazzi, la Black Willow era intoccabile.» Nick si era sempre scusato per quell'episodio e Giselle lo aveva sempre lasciato fare. Quella sera, le sembrò molto più risentito. La distruzione dei Corsari aveva segnato il suo abbandono dei Teschi Rossi perché ormai lui aveva capito che, con le giuste armi e una guida, quei buffoni potevano creare seri problemi. «Ne abbiamo già discusso. Non c'è bisogno di approfondire la cosa. Sì, mio padre mi manca, ma ho mia madre dalle Valchirie. Va bene così.». Giselle aveva il sentore che Nick volesse effettivamente parlare anche con lei, forse per chiudere la questione. Magari, era un altro peso che si portava sulle spalle. Era goffo e sembrava volerlo dissimulare. Ad ogni modo, era sicura che non fosse il vino, sapeva che il ragazzo lo reggeva molto bene.

«Posso dire di aver fatto un'ottima scelta, allora. Oggi non avrei avuto una spalla come la tua.» disse lui posando il bicchiere sul tavolino vicino. Fece lo stesso anche col bicchiere di Giselle e le prese le mani tra le sue. Sorrise di nuovo, questa volta con evidente imbarazzo «Sono il più grande tergiversatore dell'isola, mi sa. E temporeggiatore. Ma, a questo punto, non credo di poter tornare indietro.»

Giselle era in evidente confusione. Ma non era quella confusione che non faceva capire nulla. Aveva sospettato qualcosa, ma non avrebbe mai immaginato un comportamento simile. Quando Nick le aveva preso le mani con gentilezza, il suo cuore aveva accelerato i battiti come se volesse esplodere. Sulle prime, era stata tentata nel ritrarle, ma aveva desiderato quel momento da così tanto tempo da non aver avuto il coraggio di farlo. Tutto il suo corpo le diceva di rimanere lì e aspettare, mentre quel secondo sembrava durare un'eternità.

Nick sembrava stentare a trovare le parole giuste e guardava le mani «Il tempo che ho trascorso con te mi ha fatto capire che chiedere aiuto non è sbagliato, soprattutto alle persone giuste.» alzò lo sguardo con più risoluzione e prese un profondo respiro «Mi sono reso conto che sei la persona che voglio al mio fianco. Hai sempre la soluzione giusta, la risposta più adatta. Sei...» indugiò un po' e sorrise con più imbarazzo «Sei dolce e gentile. Capisci le persone. Ed io... io sto bene quando ci sei e parlo con te. Sembra che ogni problema sparisca e che sia tutto possibile. E... e hai degli occhi meravigliosi.»

Giselle ascoltò e la sua faccia divenne più calda che mai. Era lusingata, felice e imbarazzata. Lo sforzo che Nick stava facendo per raccogliere le frasi era palpabile e lei non poteva fare a meno di sorridergli con dolcezza. Non sapeva cosa dire. Nick, forse, si aspettava una risposta o una reazione, ma non riusciva a pensare ad una frase sensata. Così fece ciò che le sembrò più naturale: lo abbracciò cercando di trasmettergli tutto quello che provava. Gli avvolse le braccia attorno al collo e lo strinse a sé.

Quel contatto le fece percepire la tensione che abbandonava il corpo di lui. I muscoli si erano rilassati, le braccia la avvolsero in una calda e dolce stretta e un sospiro, forse di sollievo, raggiunse il suo orecchio.
Rimasero così per qualche secondo e, dopo essersi allontanati di qualche centimetro, si baciarono.

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Yesss, vi lascio così! Tranquilli, arriverà anche il turno di Terra Bruciata. Spero di aggiornare quanto prima per il prossimo capitolo! Si va un po' avanti con la trama.

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Capitolo 10
*** Terra Bruciata ***


Cap 10 by MayaPatch

Non vedeva quel posto da una decina d'anni e non pensava che ci sarebbe tornato. Nick era in piedi all'Obelisco Rosso, che torreggiava su una rigogliosa oasi, e osservava il panorama. Intorno si estendeva una catena montuosa popolata da un gran numero di Argentavis che atterravano sui nidi, nutrivano i piccoli o volavano in tondo, forse in cerca di prede.
Eseguì l'accesso al terminale dell'Obelisco e richiamò la sua Argentavis, mentre HLNH-A lo osservava in silenzio.
Accarezzò l'Argentavis che arruffò le penne, compiaciuta «Contenta di essere tornata in questo arido ammasso di sassi e sabbia, Ophelia?» disse Nick con un ghigno. Ophelia rispose con un lieve e breve strido. «Okay, anche se non amo questo posto, abbiamo una cosa da verificare, HLN-A.»

«Vuoi che utilizzi lo scanner?» chiese lei.

«Esattamente. Se Lex ci ha visto giusto, beh, dovremmo trovare un altro pilastro. Sai, mi chiedo se questa cosa possa aiutare anche te. Potresti recuperare i tuoi dati.» rispose Nick mentre saliva in groppa al pennuto.

HLN-A lo seguì, il suo occhio olografico si spostava con vivacità all'interno del suo spazio, dopo essere diventato una stella «Oh, lo spero con tutta me stessa! Sarebbe bello ricordare chi mi ha creato e perché. So tante cose, ma sento che manca qualcosa. E se fosse importante? E se...»

Nick alzò gli occhi al cielo pentendosi di aver scatenato quella valanga di parole. HLN-A era inarrestabile e l'entusiasmo nella sua voce gli rombava nelle orecchie. Nonostante ciò, attivò il radar e si spostava in ogni direzione. Nick sapeva che ciò le serviva per captare anche il più lieve segnale.

«Ehi! Ho trovato qualcosa!» esclamò HLN-A.

Nick spronò Ophelia e si diresse a Nord-Ovest dall'Obelisco Rosso. Non gradiva particolarmente il punto in cui si trovava HLN-A, che fluttuava sempre più verso le montagne. Oltre c'era la Cicatrice del Mondo. Avrebbe voluto fermarla e tenerle presente che si stavano dirigendo verso il posto più pericoloso dell'Arca. Ma HLN-A si fermò prima. Gesticolò con le sue appendici metalliche vicino ad una piattaforma abbarbicata sul versante della montagna.

Nick sospirò, sollevato. Il pilastro c'era davvero ed in realtà era molto vicino all'Oasi dell'Obelisco Rosso. A questo punto, si chiese se trovare gli altri sarebbe stato così facile. Ma prima avrebbe letto quel messaggio e controllato che avesse un numero.
Avvicinò l'Impianto al pilastro e la reazione fu immediata. Una bolla olografica si espanse attorno a lui:

#8

Come ho detto, perfino le creazioni digitali sono oltre il mio diretto controllo. Così è col Sistema- queste isole nel cielo. Posso parlare con le menti artificiali che supervisionano le loro operazioni, ma hanno una volontà propria. Anche loro pensano, agiscono e vivono.

Così, per cambiare il Sistema, i miei suggerimenti devono essere minuscoli e il loro scopo mascherato. Frammenti incrementali di codice che da soli sono insignificanti, ma sostanziali nel loro insieme. Migliaia di pezzi di un puzzle, sparpagliati in queste isole- questi semi nel cielo- che si uniscono e prendono forma lentamente...

Fino a che non hanno formato te. Che cosa sei esattamente? Una volta che ti sarai liberato, che sarai caduto dal cielo, ti dirò il tuo nome. E allora ogni cosa avrà un senso per te.”

Nick corrugò la fronte. Come al solito, mancava la firma dell'autore, ma era il messaggio ad incuriosirlo. Le isole formavano un sistema ed erano gestite da un'intelligenza artificiale, forse proprio il Supervisore. Ma l'autore del messaggio voleva cambiare quel Sistema in modo da non farsi scoprire. Perché?
Lo incuriosì anche il fatto che quell'entità diceva di sapere il suo nome e cosa fosse. Ma Nick sapeva chi era, come si chiamava e cosa fosse. O almeno credeva di saperlo.
Tirò un lungo sospiro e si Bandicam 2021-10-06 20-05-51-661 by MayaPatchguardò attorno, nessun Argentavis si era accorto di loro. Prese la mappa del luogo e segnò il punto del ritrovamento.
«Ok, questo è strano.» mormorò mentre guardava l'Impianto. Era andato lì solo per verificare una teoria, non per trovare un messaggio del genere. Guardò HLN-A, che rispose con quello che poteva essere interpretato uno segno di diniego.
«Ok..» mormorò Nick con pazienza. Allargò le braccia «Scannerizzami e dimmi che informazioni ottieni.» forse, oltre allo stato di salute, lo scanner poteva rilevare altro.

L'occhio olografico divenne un punto interrogativo, ma HLN-A eseguì l'ordine e parlò « Campione #345609794, Nome: Nicholas Ryan. Genere: Maschio. Specie: Homo sapiens. Epoca 80. Attributi: Intelligenza, Comando e Difesa. Non rilevo altro. Ah, sei in perfetta salute, forse un po' accaldato ma è normale visto il clima.»

Nick abbassò le braccia, deluso. Quelle erano le stesse informazioni riportate dal suo Impianto. Portò le mani ai fianchi e guardò il panorama. Il vento gli scompigliò le ciocche che fuoriuscivano dal capello in seta. Era molto indeciso. Doveva cercare gli altri messaggi oppure tornare all'Isola e parlare con Lex? Una parte di lui lo spingeva ad approfondire l'indagine, magari avrebbe trovato qualcos'altro. Quei messaggi seguivano un vero e proprio dialogo. Sembrava che l'entità stesse cercando di dargli degli indizi.

«So che Lex si arrabbierà, ma voglio cercarne un altro. HLN-A, sai già cosa fare.» disse Nick dopo essere salito sull'Argentavis «Proviamo ad andare a Nord, verso l'Obelisco Blu.»

Così presero il volo e fiancheggiarono la catena montuosa, che li separava dalla Cicatrice del Mondo. Nick sapeva che, ogni tanto, qualche Viverna si allontanava da quel posto e pattugliava i dintorni. Per questo motivo, si guardava attorno con cautela, sperava vivamente di non incontrarne una. Aveva un fucile con sé ed anche un paracadute. Ma in aria era scontato chi fosse il più veloce e con la potenza di fuoco più letale. Al momento, però, era tutto tranquillo.
«Ho rilevato qualcosa!» esclamò HLN-A la cui luce iniziò a pulsare, dapprima lentamente, e, poi, sempre più velocemente man mano che si spostava.

Nick la seguì fino a quando non raggiunsero un altro pilatro. La sua piattaforma di pietra era incastrata anch'essa sul versante della montagna. L'impressione era che, in realtà, i pilastri fossero stati piazzati in modo da essere visibili. Al buio la loro luce azzurra avrebbe risaltato come un punto blu. Inoltre, erano molto vicini agli Obelischi, solitamente punti di riferimento per chiunque vivesse lì.
Ophelia atterrò e Nick ripeté l'azione in automatico. L'ologramma sferico li circondò, era il messaggio numero quattordici.

Causa ed effetto sono il cammino dell'Universo. Ogni cosa deve iniziare da qualche parte. Nel caso del Sistema, questo è dove è nato. Tu cadrai direttamente nella sua culla.

Insieme, i santuari e gli Obelischi che li alimentano sono gli antenati di ogni isola che fluttua nel cielo. Tutte possono risalire alla loro origine in questo singolo prototipo. Nonostante sia incapace di volare, i principi chiave e la tecnologia dietro di esso sono gli stessi.

In un modo, questo lo rende anche un tuo antenato. Voi tutti siete nati dal Sistema, dopo tutto. Anche se la vostra struttura è in qualche modo alterata, siete tutti suoi figli.

Si potrebbe dirlo quando cadrai, sarà come un ritorno a casa. In più di un modo.”

Nick inarcò le sopracciglia, mentre l'indice grattava la punta del naso. Guardò HLN-A e poi confrontò i numeri dei messaggi.
Il quattordici si collegava al tredici, e l'argomento era lo stesso: da qualche parte c'erano dei prototipi degli Obelischi e addirittura delle Arche. Quel messaggio gli stava dicendo che si poteva risalire al motivo dell'esistenza di quelle stazioni sospese attorno al pianeta brullo.

Nick constatò che il modo in cui i messaggi si susseguivano creavano effettivamente un discorso sensato. Aveva trovato il primo sull'Isola e il secondo su Terra Bruciata. Il terzo mancava, non aveva idea di dove si trovasse. Ancora, il quarto era sull'isola e quinto e sesto mancavano. Da lì sembrò ripetersi uno schema preciso: il settimo era sull'Isola e aveva trovato l'ottavo poco prima. Mancava il nono, ma il decimo era di nuovo sull'Isola. Se lo schema seguiva quell'ordine, Nick era sicuro di trovare su Terra Bruciata almeno il quinto e l'undicesimo. Prese di nuovo la mappa e segnò con il carboncino anche quel punto.

Era da tanto che non si sentiva così. Una sensazione vecchia di anni lo avvolse con il suo caldo e amichevole abbraccio. Era l'entusiasmo che lo aveva accompagnato ogni volta che scopriva qualcosa di nuovo. Aveva promesso a se stesso che non avrebbe più messo il naso in quella storia. Ma indagare su quei messaggi non significava necessariamente raggiungere il Supervisore e affrontarlo.

I messaggi erano semplici da recuperare, chiunque li avesse piazzati lì voleva che fossero trovati, dopo tutto.
Nick invitò HLN-A a scannerizzare ancora una volta. Si sarebbero diretti ad Est. Se la sua teoria era giusta, non solo i messaggi seguivano uno schema di successione, ma probabilmente erano stati posizionati con logica. Almeno, era quello che aveva pensato, guardando la posizione quasi in linea retta dei due messaggi che aveva appena trovato. Perché dunque non tentare?
Così seguì HLN-A, che non impiegò molto ad individuare un'altra traccia. Sorrise, soddisfatto.
Ophelia atterrò sulla piattaforma e Nick attivò l'Impianto. Era il messaggio numero undici.

Ogni azione che il Sistema svolge è in funzione del suo obiettivo definitivo. Le prove che non sono prove. I ripristini pesanti che attua quando crede che i suoi soggetti siano cresciuti stagnanti e indisciplinati. La novità, le creature sempre più fantastiche che introduce al suo ecosistema. Sì, anche quelle grassocce lucertole-cane luminose. Guarda, fanno del loro meglio, okay?

Il problema è che lo scopo del Sistema non è del tutto statico. Il traguardo si è allontanato. L'asticella si è alzata, e ora è del tutto al di fuori della portata del Sistema.

Non appena il suo scopo diventa più irraggiungibile e i suoi errori si accumulano, il Sistema diventa più disperato. Le sue azioni più irregolari. Nei suoi spasmi di morte, queste isole nel cielo diventeranno baratri di follia. Il caos che serpeggia in quelle profondità cavernose sarà la norma, non l'eccezione.

Devi sistemarlo prima che raggiunga quel punto. Per allora sarà troppo tardi.”

Questo messaggio non faceva presagire nulla di buono. Il Sistema stava collassando? Perché?
Anche questa volta, Nick inarcò le sopracciglia, ma era preoccupato. Nel suo sogno, gli era stato detto che non c'era più tempo. Era a questo che si riferiva?

Le prove che non sono prove.

Forse le prove erano i Guardiani da affrontare? Il Supervisore era incluso? Forse dovevano affrontare una prova per uscire da quel posto? Solitamente, quando se ne superava una, si passava al livello successivo se c'era una progressione. Ogni Guardiano, in effetti, aveva una propria difficoltà e richiedeva una tattica differente. Sconfiggendoli tutti, si poteva accedere al Ponte di Osservazione e al Supervisore. Se quel posto non fosse stato accessibile perché permetterlo?

Ma c'era una cosa che lo preoccupava di più: il ripristino pesante. Aveva letto qualcosa del genere proprio nelle note di Raia e John Dahkeya. Gli Obelischi avevano funto da armi, avevano cancellato buona parte della popolazione di quel tempo.

Nosti by MayaPatchLa distruzione di Nosti e di un'altra grande città fu una tragedia che John Dahkeya aveva percepito, osservando il comportamento delle torri. Esse avevano provocato terremoti e smottamenti, oltre ad aver aperto quella che fu chiamata Cicatrice del Mondo. Le creature fantastiche erano le Viverne. Quel messaggio confermava che il Sistema le aveva introdotte e, probabilmente, per uno scopo ben preciso.

Nick ricordò cosa aveva letto: Nosti fu presa di mira dalle Mantidi, come se qualcuno le avesse mandate lì. Dopo la loro sconfitta, iniziarono a sparire i gruppi di ricognizione. Le Viverne li facevano fuori uno ad uno. Sembrava proprio che l'Arca stesse cercando di eliminarli con ogni mezzo, fino a quando l'intervento non fu più decisivo. Le due città principali furono sommerse dalla sabbia e prese d'assalto dalle Viverne.

Nick rifletté. Forse la mancanza di tempo riguardava anche ciò? Ma cosa poteva spingere il Sistema ad effettuare un'azione così drastica? Secondo quali parametri si poteva parlare di stagnazione e indisciplinatezza?
Doveva riflettere sulla situazione, una volta tornato sull'Isola. Forse lasciare quel posto era la soluzione. C'erano tante Arche, ne avrebbero trovata una adatta a loro. Ma, soprattutto, quei pagliacci dei Teschi Rossi non gli avrebbero dato più noia. Erano come mosche, nulla di più.

Ma, prima di prendere una decisione del genere, doveva riflettere a lungo. Spostare una tribù così grande, o cercare di convincere Giselle a lasciare la sua casa non sarebbe stato semplice. Soprattutto se i suoi timori si fossero rivelati infondati.
Inoltre, non era sicuro che si potesse viaggiare regolarmente tra le Arche. Sapeva che Lex aveva imparato ad hackerare la lista per spingere il Sistema a mostrargli le altre possibili mete.
Nick si passò una mano sul volto e salì in groppa ad Ophelia «Andiamo a Sud. Ormai ne manca una. A questo punto completiamo la raccolta.»

Mentre HLN-A eseguiva lo scanner, il castano pensava. Forse doveva davvero parlare con Lex. Doveva raccontargli del sogno e di questi messaggi. Era un ragazzo intelligente e, probabilmente, aveva già un'opinione su quell'Isola nel cielo. Avendo viaggiato su diverse Arche, forse aveva un'idea di dove trovare i messaggi mancanti. Era evidente che si trovassero altrove.

«Ho trovato qualcosa!» esclamò HLN-A come una cantilena.

Come previsto, l'ultimo messaggio era il cinque.

Dovrei spiegarmi, giusto? Ho menzionato il futuro, ma avrei dovuto dire futuri.

Vedi, l'universo, nella sua interezza, è tutta matematica alla fine. Ogni cosa ha un valore che finisce in un'equazione. Tu, le stelle, gli alberi che hai assaltato per un po' di paglia- sì, l'ho visto. Molto rude.

Ma tornando alla matematica. Il futuro è formato anche da essa o, più nello specifico, le probabilità. Si intrecciano e si diramano in tutte le direzioni, così ingarbugliate che molti esseri non posso ordinarle. Nemmeno io posso vedere tutto, ma posso trovare i fili più probabili e seguirli.

Dopo tutto, è solo matematica.”

Questo messaggio si collegava al numero quattro che aveva letto sull'Isola, ma non diceva cose preoccupanti.
Nick non ci si soffermò troppo e disattivò l'Impianto. Non gli restava che parlare con Lex e chiedergli un parere. Doveva raccontargli del suo sogno, i collegamenti erano palesi.
«Beh, torniamo a casa. Abbiamo finito qui.»

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Una volta al villaggio, Nick riportò HLN-A da Kilani, ma ebbe problemi a trovare Lex. Era passato agli alloggi, era andato da Giselle e aveva chiesto in giro se qualcuno lo avesse visto. Gli fu risposto che era agli alloggi col suo grifone.
Il leader era perplesso. Ci era già stato. Ma, una volta sul posto, capì perché non aveva trovato il ragazzo. Lex aveva costruito una piccola stalla per Grif nel cortile sul retro.

«Non ha già un posto alle stalle?» chiese Nick.

Lex stava spazzolando Grif e rispose con poco entusiasmo «Ho preferito spostarlo qui. Sai, è più vicino.»

Nick sollevò le mani «Okay, se lo dici tu. Hai un po' di tempo? Sai, ho scoperto un paio di cose interessanti su Terra Bruciata che...»

«Sei andato lì e non me lo hai detto?» esclamò Lex, guardandolo corrucciato «Ti lamenti che non dico niente, ma tu non sei da meno.»

Nick portò le mani ai fianchi e scosse il capo «Prima di tutto, sono il capo tribù. Secondo, non sono andato a fare cose pericolose. È esplorazione. Non ti ho mai vietato di farlo. Ho sempre chiesto che mi avvertissi. E tu lo hai sempre fatto quando andavi in giro. E terzo, devi avvertire per cose pericolose. In caso avessi bisogno di aiuto. Ecco.»

Il volto di Lex si distese « È che avrei voluto fare qualche ricerca. Sono rimasto oltre un mese chiuso in una stanza.»

Nick piegò le labbra in un ghigno e incrociò le braccia al petto «Diciamo che potrebbe esserci qualcosa che puoi fare. Tutto dipende dalle conclusioni a cui arriviamo dopo la chiacchierata. Perché c'è davvero qualcosa di strano qua. E sono sicuro che non tarderai a farti un'idea... oh! Ciao, Aurora!»

La ragazza dai capelli rossi era appena arrivata e salutava con un grande sorriso «Ehi!»

«Stai tornando agli alloggi?» chiese il leader.

«Oh, no. Volevo salutare Lex. Sono stata occupata in questi giorni. Mi sono imposta di venire qui prima di prendere qualsiasi altro impegno.»

Lex la salutò con un piccolo sorriso. Nick notò il suo repentino cambio di espressione con l'arrivo di Yannis. Il sorriso di Lex si era trasformato in una maschera di impassibilità.

«Nick mi ha fatto avere la tua lettera.» disse il biondo «Ti ringrazio per esserti occupata delle mie creature.»

Alla parola “lettera”, lo guardo di Yannis era guizzato su Aurora, quasi con disappunto.

Aurora, dal canto suo, sembrò non badarci e rispose con entusiasmo «Figurati! È quello che fanno gli amici, no? » poi parve ricordarsi di qualcosa «Oh, scusa se non ti ho riportato Jerry. L'ho lasciato da Giselle.»

Nick percepiva una certa tensione da parte del biondo e l'atmosfera si era appesantita. Sapeva che Yannis non andava d'accordo con Lex. A sua volta, quest'ultimo non viveva bene la cosa ed evitava Yannis quando possibile. Se Giselle aveva ragione, questa volta era l'interesse verso Aurora ad aver acuito la rivalità.

Intanto, Lex scrollò le spalle «Non fa niente. Hai fatto già abbastanza. Io e Nick stiamo andando da Giselle proprio adesso. Sono sicuro che Jerry sarà contento di vedermi.»

Nick decise di appoggiarlo e gli mise una mano sulla spalla con disinvoltura «Beh. Che aspettiamo allora? »

«Ci vediamo la prossima volta.» disse Aurora.

Dopo aver salutato, Nick e Lex si allontanarono. Il leader sentì chiaramente Yannis domandare con disappunto «Gli hai scritto una lettera?» e Aurora rispondere qualcosa con determinazione.
Inarcò entrambe le sopracciglia. Gli affari di coppia non erano semplici, soprattutto se uno dei due non vedeva di buon occhio le amicizie dell'altro. Doveva essere sincero, se Yannis non avesse accettato la situazione, non sarebbe durata a lungo.

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Non parlarono molto lungo il tragitto. Ma l'arrivo a casa di Giselle fu accolto calorosamente.
La ragazza saltò al collo di Nick, domandandogli com'era andata la sua missione, poi lo baciò. Lex era visibilmente imbarazzato, ma Jerry gli si era già arrampicato sui pantaloni. Il ragazzo lo prese in braccio e il Jerboa gli strofinava il muso sul volto.

«È stato molto tranquillo. Però, quando avete bussato, ha capito subito chi era.» commentò Giselle «Che amore. Aurora lo adora.»

A quel nome, Lex perse un po' del suo entusiasmo «Di cosa dovevamo discutere?»

«Oh, giusto. Ti dispiace se rimaniamo un po' qui?» domandò Nick.

Il volto di Giselle si illuminò. Diede un rapido ma amorevole bacio sulle labbra del castano e indicò il salotto «Fate come se foste a casa vostra. Vi porto qualcosa da bere.»

I due andarono a sedersi dove indicato e Lex guardò Nick con un ghigno divertito «Che mi sono perso?»

Il castano non riusciva a rimanere serio «Unh, niente di che.». Non aveva voglia di raccontargli di quella notte. «Ad ogni modo, passiamo alle cose serie.»

«Giusto, Terra Bruciata.»

«No. Prima il mio sogno.» disse Nick. Incrociò le mani e guardò il ragazzo «Ci sono dei collegamenti inquietanti tra ciò che ho sognato, HLN-A e i messaggi. Ne ho già parlato con Kilani e, quella volta, ho preferito non ripetermi. Ora possiamo discuterne con più calma.»

Il leader quindi raccontò tutto. Lex ascoltava con evidente interesse, reagiva ad ogni elemento particolare. Rimase ad occhi spalancati quando sentì della mastodontica creatura. Rispose con un “Oh” quando si parlò di HLN-A e il suo ruolo di chiave. Allora Nick commentò «Non so di che chiave si tratti ma, attualmente, sappiamo che può trovare questi messaggi. Ne deduco che HLN-A e quella specie di Impianto fluttuante possano essere collegati.»

«E se quell'Impianto fosse proprio l'autore dei messaggi? No, l'autrice. Hai detto che ha una voce femminile.»

Nick sollevò le spalle «Ne ho solo un vago sospetto. Ma perché non rivelarsi qui, se le è possibile?»

«Come si collega questo sogno ai messaggi, comunque?» chiese Lex.

Nick non ebbe il tempo di rispondere perché fu interrotto da una porta spalancata con forza. Passi rapidi fecero scricchiolare gli scalini. Aurora entrò nel salotto e si affrettò in camera sua. Il leader fece a mala pena in tempo a notare l'espressione infastidita sul volto.
Giselle la seguì con lo sguardo e si volse ai due ragazzi.

«Va' da lei.» suggerì Nick «Credo che abbia bisogno del tuo appoggio.»

Lex lasciò andare Jerry «Portalo con te. È bravo a tirare su di morale.»

Così Giselle si allontanò e Nick respirò a fondo «È un sollievo che si sia allontanata. Questo posto è pericoloso, se ciò che ho letto è vero.»

Lex rispose con una singola risata «Tutto vuole ucciderci qui. Sai che novità.»

«In questo caso, il pericolo pare essere qualcosa di ben superiore.» rispose Nick con serietà «Ma è meglio che vada con calma. Leggiamo i messaggi in ordine, così mettiamo insieme i pezzi.» e attivò l'impianto.

La lettura delle note di Terra Bruciata doveva aver turbato Lex quanto Nick «Ci sono dei numeri mancanti.»

«Lo so. La successione è: Isola, Terra Bruciata e posto sconosciuto. Qui dovresti subentrare tu. Pensavo che avresti potuto viaggiare tra le altre Arche. Ma mi rendo conto che sono migliaia.»

Lex arricciò il naso «Io invece ho il sospetto che siano sull'Arca che non funziona.» commentò sovrappensiero. Il suo sguardo era fisso sull'ologramma. «So che non ci si può andare. Ma io mi chiedo... dove sono finiti Mei e Nerva?»

Nick inarcò un sopracciglio, non capiva.

Lex proseguì «In tutte le Arche che ho visitato non ho trovato un loro diario. Zero. Eppure, su Terra Bruciata, che è anche molto vicina all'Isola, abbiamo trovato quelle di Rockwell ed Helena. Quindi, mi chiedo, se fossero finiti in quel posto in qualche modo? Ma, soprattutto, e se questi diari non fossero reali?»

Nick era sempre più confuso. Aveva detto lui stesso che non dubitava di ciò che era scritto «In che senso?»

Il biondo si grattò il ponte del naso «Credo che i diari esistano, ma che la storia raccontata non sia reale. È come se qualcuno ci avesse lasciato qualcosa da cercare. I quattro personaggi erano tutti sull'Isola, se sono esistiti. Le loro ricerche hanno portato alla scoperta della barriera, agli artefatti, ai piedistalli sugli obelischi e ai Guardiani. Capisci cosa voglio dire? Ci stanno dicendo di seguire una strada.»

Nick spalancò gli occhi «Non ci ho mai pensato! Aspetta, tu hai sempre detto che hackeri la lista. Ma quali sono le Arche disponibili normalmente?»

«L'isola e Terra Bruciata.»

«Ciò che vedo io quando mi sposto. Quindi, ci sarebbe un terzo luogo. Oppure ciò che fanno Mei e Nerva non è effettivamente utile. Quindi, il posto dove sono andati non è stato, beh, aperto.» disse Nick.

«Oppure dobbiamo arrivarci in un altro modo. Per questo sospetto che il resto dei messaggi sia lì. L'unica Arca inaccessibile è quella danneggiata. Non è sospetto? E non abbiamo notizie di Mei e Nerva.»

Il leader sospirò. Il ragionamento gli sembrò forzato.

Lex parve capire il suo stato d'animo «Se qualcuno ci sta guidando da qualche parte, forse vuole che risolviamo anche un altro problema. Beh, per quanto sia risolvibile una roba del genere. Come si ripara un'Arca? Ma poi, se L'Isola e Terra Bruciata sono già collegate, perché mostrarti il Supervisore? Non è sfidandolo che fu aperto il collegamento con Terra Bruciata? Affrontandolo di nuovo, che altro collegamento apriremmo? Quello col pianeta o, perché no, con l'Arca rotta? Ad ogni modo, i messaggi mancanti potrebbero essere in uno di quei posti, ed anche i diari di Mei e Nerva.»

Nick rifletté. Non aveva tutti i torti. «Okay, potrebbe anche essere così. Però sarebbe opportuno basarci sui messaggi che abbiamo. Inoltre, il pensiero di tornare in quella grotta mi disturba.»

Lex si sistemò sui cuscini «Okay. Ecco il mio parere. Riassumiamo. Qualcuno ci sta contattando. Questa entità si presenta, in un certo senso. Cerca di instaurare un rapporto di fiducia. Ci dice che dobbiamo sbrigarci perché i Sistema è corrotto. Ci dice che può parlare con le intelligenze artificiali, ma preferisce di no. Quindi vuole affidarsi a noi. Perché noi possiamo cambiare alcune cose. Poi ci dice che dobbiamo liberarci e cadere dal cielo. Una volta giunti a questo Santuario, troveremo riparo in posti simili alle Arche, dei prototipi. Giusto?»

Nick annuì. Trovò quella sintesi esauriente.

«Bene. Dobbiamo raggiungere quel posto. Se ci sono dei prototipi delle Arche e noi dobbiamo, beh, cadere dal cielo... la risposta è una. Il tuo sogno ti ha mostrato una piccola panoramica: quel pianeta. Perché ci sono delle Arche che gli fluttuano attorno? Non sarebbe quello il cielo da dove dobbiamo cadere? E se quella creatura avesse a che fare con tutta questa situazione?»

Nick ascoltò. I pensieri di Lex non avevano freni e lui non aveva una risposta a quelle domande «Che mi dici dei ripristini, invece? »

Il biondo ghignò «Beh, l'unica cosa che mi viene in mente è la caduta di Nosti. John era sicuro che qualcosa volesse cacciarli. Non ho mai sentito di creature accanirsi su un villaggio. A meno che non gli rubi le uova, ovviamente. Se fossi padre, farei lo stesso.»

«Ed ora che ci penso...» rifletté il castano. Gli faceva piacere che Lex avesse pensato subito a quell'avvenimento. «Una delle due parole è “stagnanti”. La città di Nosti aveva raccolto un gran numero di persone. Va da sé che vivere in un posto simile non ti spinga fare quanto richiesto dal Sistema. Credo.»

Lex fece spallucce «Se Nosti è esistita davvero. Potrebbe essere un'altra storia inventata per metterci in guardia. E questo messaggio corroborerebbe questa tesi.»

Nick rispose con un mugugno «Ci sono delle rovine, però. E la mappa riporta proprio il nome di Nosti.»

Ancora una volta, Lex non parve dargli i giusto peso «Le rovine esistono, ma dobbiamo chiederci se siano state già messe lì. Le Arche sono un luogo artificiale. Qualcuno le ha costruite. Se Nosti non è stata mai abbattuta, quelle rovine sono state piazzate lì appositamente. Sai, per dare credibilità ai diari. Bada bene, non sto minimizzando la loro importanza. Per me è ancora fondamentale capirci qualcosa. Soprattutto se c'è qualcuno dietro. Quei diari possono essere un altro modo per comunicare.»

Nick si passò una mano tra i capelli «Possibile. Ti ho fatto questa domanda perché temo che sarà il turno dell'Isola. Non fare quella faccia. Il sogno mi dice che non c'è più tempo. E se ciò riguardasse sia questo posto che il Sistema?»

«Cosa vorresti fare?»

Nick non se lo fece ripetere «Stavo pensando di trasferirci. Hai visto tanti posti. Magari ne conosci uno adatto a noi, tranquillo, sai.»

Lex emise un fischio basso «Oooh, beh, ne avrei di posti da consigliare. Ma ne sei sicuro? Insomma, ci sono tante persone e creature. Inoltre può darsi che il Sistema possa agire anche su altre Arche.»

l castano quasi si vergognava, forse stava davvero prendendo il sogno troppo alla lettera. Ma che doveva fare? «Per questo sto soppesando questa decisione. Non c'è alcuna certezza a riguardo. Voglio aspettare. Anche se i diari non raccontassero una storia vera, ci dicono però come agiscono gli Obelischi.»

Lex annuì vistosamente «Sì, possiamo tenerli d'occhio. Al minimo segnale, spostiamo tutti. Consiglierei di non preoccuparci degli oggetti, onestamente. Si può sempre ricostruire.»

Nick sorrise, grato per quella risposta «Sono le vite che non si possono recuperare.». A questa frase, scorse un cambiamento nello sguardo del suo interlocutore.

Lex diede un'occhiata nella direzione dove era andata Aurora. Sembrò voler dire qualcosa ma si bloccò. Forse ci aveva ripensato «Giusto.»

«C'è qualcosa che vuoi dirmi?» provò Nick.

Il biondo era pensieroso «Non credo che sia corretto dirtelo se Aurora non mi ha dato il permesso. Tutto qui. Proverò a chiederglielo appena posso. Non direi che sia importante, comunque.»

Il castano non era del tutto sicuro, ma lasciò correre. Voleva fargli un'altra domanda.«Che ne pensi del fatto che questa entità sappia il nostro nome e chi siamo? Ho chiesto a HLN-A di scannerizzarmi, ma non ha rilevato cose che non sappia già.»

Lex sollevò le spalle «Non saprei, onestamente. Ciò che penso è che dovremmo solo aspettare e vedere cosa succede. Magari spuntano altri pilastri. Oppure questa entità potrebbe manifestarsi, prima o poi.» si stiracchiò. «Non abbiamo idea di dove siano i messaggi mancanti. Non ha senso buttarsi in una ricerca senza un indizio. Le mie sono solo teorie, dopo tutto.»

Nick sospirò. La discussione era andata bene. Lex gli aveva fornito altri spunti su cui riflettere «Beh, posso dire che abbiamo finito.»
«Se dovessi avere altri sogni, sai dove trovarmi. È stata una chiacchierata interessante.» raccomandò Lex «Credo che tornerò da Grif. Non ho finito di spazzolarlo.»

«Allora ti farò sapere in caso di, unh, novità. Non so quanto un sogno possa essere affidabile.» commentò Nick.

Il biondo si era già alzato dal divano «Vero. Ma, attualmentem le coincidenze sono parecchie. Aspettiamo e vediamo. Salutami le ragazze.»

«Lo farò.» rispose Nick salutando con la mano. Per quanto cercasse di non pensarci, un senso di inquietudine lo perseguitava da quando aveva saputo del Sistema. Sperava vivamente di sbagliarsi. Un conto era proteggere la sua gente da una tribù, un altro da qualcosa che non potevano fermare.

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Finalmente ho finito! Spero di passare all'11 appena mi è possibile :P

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Capitolo 11
*** I quattro esploratori ***


Eccoci con un nuovo capitolazzo! Vorrei fare una premessa. Per quanto corregga i capitoli, qualche refuso o errore ci sarà sempre. Vi giuro, i miei occhi non li notano proprio Dx. Quindi ringrazio di cuore chi me li sta segnalando man mano e, ovviamente, Roberto Turati per la traduzione in inglese. Andate a leggere le sue storie, su!
Inoltre, so che ci si è chiesti perché non è tutto dal punto di vista di Aurora. Il motivo è che i personaggi principali sono quattro, più i secondari. In più, ho strutturato la storia in modo da avere due gruppi. Uno che anticipa qualcosa: citazioni di ciò che è successo in passato (approfonditi in seguito), informazioni sulla natura del luogo e la strada che la trama prenderà; e un altro che posso usare per fornire altre informazioni, come la storia vera e propria. Mi piace far collegare i puntini a chi legge, in pratica. Ma al tempo stesso, odio gli spiegoni buttati così nella narrazione, alla Alberto Angela (rispetto per Albertone, ovviamente hahaha). Trovo più conveniente e dinamico far sì che i personaggi si scambino informazioni attivamente e che esprimano pareri e teorie, che non sempre sono giusti :D

Cap 11 by MayaPatch

La luce del sole mattutino le inondò il volto attraverso le tende della finestra. Aurora aprì gli occhi, assonnata. Sbadigliò e si stiracchiò dopo essersi messa a sedere. Il suo umore non era migliorato dal giorno precedente. La discussione con Yannis l'aveva innervosita, col risultato che la ragazza aveva deciso di non vederlo per un po'.
Abbassò lo sguardo sul Jerboa che la guardava, incuriosito. Sorrise con dolcezza e gli accarezzò la testa «Credo di doverti restituire a Lex.». Non nascondeva quanto adorava i Jerboa. Fino ad ora ne aveva visto uno solo, Jerry, ma immaginava che tutti gli altri fossero così adorabili. Decise che avrebbe chiesto al biondo dove si trovavano, cascasse il mondo. Ma le tornò in mente un'altra cosa, e fu quella a farla scattare in piedi. Non doveva perdere tempo.

Una volta in cucina per fare colazione, la rossa constatò che Giselle non c'era, forse Jerboa | Dododex | ARK: Survival Evolvedera andata da Nick. Dopo aver mangiato, uscì di casa. In realtà stava pensando di ritornare ai dormitori, dopotutto, Lex stava meglio e Jerry non era più agitato. Giselle era molto gentile, ma spesso Aurora credeva di approfittare troppo di questa gentilezza. Probabilmente le avrebbe parlato.
Quando fu fuori dall'abitazione, si guardò attorno. Sapeva che le stalle erano state trasferite alla parte esterna e probabilmente Yannis era lì. A momenti le sembrò ridicolo camminare quatta quatta per non farsi notare, ma non aveva voglia di intavolare una discussione.

Man mano che si spostava Aurora era sempre più nervosa. In effetti, vide Yannis affaccendato con i cavalli, ma era girato di spalle. Così prese la palla al balzo e velocizzò il passo per evitare di essere notata. Finalmente al villaggio, Aurora sospirò sollevata.
Si recò senza indugi ai dormitori, ma, prima di salire le scale, sentì chiaramente la voce di Giselle a cui seguì quella di Nick. I due erano sicuramente nello spazio sul retro.

Aurora non voleva disturbarli, ma la voce di Lex la fermò. Anche lui era con loro.

«Le torrette automatiche pesanti fanno parecchi danni. Come ho fatto a non pensarci? Le usiamo anche qui!»

Aurora si accostò dietro la struttura e origliò. Era curiosa, ma al tempo stesso non voleva interromperli. Solitamente cambiavano argomento quando lei era in giro. Si sporse appena per vedere cosa stessero facendo. Lex era seduto a terra con la testa di Griff appoggiata sulle sue gambe, lo accarezzava. Giselle era in piedi con le braccia incrociate al petto ed ogni tanto spostava il peso prima su una gamba e poi sull'altra. Nick era appoggiato con la schiena al muro e le mani in tasca.

«Ecco, per questo penso di poter venire. Servono più distrattori.» commentò la piratessa con decisione «E poi vorrei davvero vedere Ragnarok»

Ragnarok?” Aurora uscì allo scoperto con tutta la nonchalance che poteva «Ehi! Come va?»

I tre la guardarono senza scomporsi. La rossa non se lo aspettava, credeva che sarebbero diventati più allegri e avrebbero parlato d'altro. Invece, dopo averla salutata cordialmente, continuarono il discorso. Jerry scese dalla spalla di Aurora e corse da Lex, che iniziò a coccolarlo.

«È pericoloso.» disse Nick.

Giselle alzò gli occhi al cielo «Come se vivere in questo posto non lo sia.»

«Un conto è restare lontani dai guai, un altro è andare a cercarli.» puntualizzò il leader «Non voglio che rischi inutilmente.»

Aurora si avvicinò a Griff, si inginocchiò e lo accarezzò. Intanto Giselle strinse le sue mani attorno a quelle di Nick e tentava di rassicurarlo. Lex inarcò le sopracciglia, palesemente in imbarazzo, si voltò verso Aurora e scosse il capo.

La rossa ne approfittò e chiese «Perché vi servono delle torrette?»

Ancora una volta rimase stupita. Lex non provò a cambiare argomento e fu abbastanza tranquillo nel risponderle «Nick vuole darmi una mano su Ragnarok e ha suggerito di utilizzare le torrette pesanti. Dice che i proiettili sono più che sufficienti per tenere a bada le Viverne.»

«Viverne?» sapeva cosa erano, ma non immaginava che esistessero davvero.

Lex scrollò le spalle «Sì.»

«Quindi siamo d'accordo. Vengo con voi.» sentenziò Giselle come se la questione fosse chiusa. Intanto Nick si passò una mano sul volto.

Aurora sì alzò in piedi di istinto «Anche io!» esclamò con un sorriso «Posso venire? Vero?»

«È pericoloso.» sentenziò Lex «E non credo che Yannis approverebbe.» incrociò le braccia al petto e la guardava.

La rossa non seppe come interpretare quel tono, ma gli rispose con prontezza «Yannis non può dirmi cosa fare. Se voglio venire su Ragnarok, verrò con voi.»

Lex stava per ribattere, ma Nick lo interruppe «Se il mio piano iniziale fosse stato fattibile, effettivamente non ci sarebbe stato alcun pericolo.»

«Che piano? Ne avevi un altro?» domandò Lex.

Il castano sollevò le spalle con fare rassegnato «Sì. Volevo utilizzare un campo di forza tek, piazzato sulla piattaforma di un Quetzal. Ma mi sono ricordato che l'Elemento svanisce durante il teletrasporto tra un'Arca all'altra. Peccato. Sarebbe stato il recupero più facile della storia. Avremmo potuto far atterrare il Quetzal vicino ad un nido. Il campo di forza lo avrebbe semplicemente inglobato.»

«Quindi cosa si dovrebbe fare?» chiese Aurora con curiosità. Se poteva essere utile, non si sarebbe tirata indietro. Aveva ancora un debito enorme da saldare con quelle persone.

Lex volse lo sguardo su Grif e gli accarezzò il becco «Dovremo utilizzare i grifoni. Sono veloci, ma le Viverne sono tante.»

Giselle fece un passo avanti «Per questo due distrattori saranno più che sufficienti. Alla fine basta farsi inseguire fino alle torrette, giusto?»

«Questo sarebbe il piano.» rispose Nick.

«Allora sarò ben felice di aiutarvi.» disse Aurora con trasporto. Vide Lex spostare lo sguardo su Nick. A momenti le sembrò che i due stessero comunicando mentalmente.

«Okay.» iniziò Nick «Facciamo così: ne discutiamo con calma. Lex deve prima riprendersi completamente. Inoltre dobbiamo pianificare tutto nel dettaglio. Non possiamo permetterci di fallire. Per questo, per ora, diciamo che ci andremo in quattro.»

Giselle gli saltò al collo con un balzo e lo abbracciò «Non ve ne pentirete.»

Nick le diede un bacio sui capelli neri e si volse a Lex «Meglio che vada. Ho un paio di cose da fare. Ho sentito che c'è del movimento tra i Teschi. Voglio vedere se HLN-A se la cava come spia.»

Il biondo ridacchiò «Oh, sarà dura. Adora chiacchierare.»

«Sarà un buon test, allora.» rispose Nick «Ci sono delle cose che voglio provare. HLN-A potrebbe essere una risorsa più preziosa di quanto pensiamo. Ah, e ricorda...» disse prima di andarsene. Puntò il dito su Lex e lo guardò con un sopracciglio alzato.

Il diretto interessato alzò le mani «Starò buono, lo sai. Non potrei fare nulla anche se volessi.»

Così Nick salutò e, seguito da Giselle, si allontanò. Aurora non capiva ancora cosa fosse successo. Era contenta di andare su Ragnarok, ma le sembrò strano che i tre non avessero cambiato argomento. Inoltre Giselle non l'aveva chiamata per venire insieme a lei. Non tardò ad esprimere questa sua curiosità a Lex. «Solitamente cercano di non farci stare insieme troppo a lungo.»

Il biondo si alzò da terra, si stiracchiò e prese parola «Beh, sarai più che felice di sapere che posso raccontarti tutto.»

Aurora spalancò gli occhi «Co- come? Cosa? Sul serio? No, aspetta. Parli dei diari? Giusto?»

Lex annuì in silenzio, ma le sue labbra erano piegate in un piccolo sorriso. Giocherellò con la sua treccia laterale e spiegò «Nick ha deciso di raccontarmi tutto. Mi ha anche mostrato le note che mi mancavano. Inoltre, ieri ha scoperto delle cose interessanti sui pilastri. Diciamo che la situazione non è così chiara come sembra. E io ho un paio di teorie.»

La ragazza inspirò profondamente, quasi con veemenza «Quindi posso chiederti tutto? Cioè...»

Il biondo la interruppe «Seguimi. Ho qualcosa che potrebbe farti piacere.»

Non se lo fece ripetere due volte e obbedì. Capì anche il motivo delle raccomandazioni di Nick. Lex dovette fermarsi un paio di volte mentre saliva le scale. Si chiese quando si sarebbe ripreso del tutto. Ad un tratto si sentì contenta per aver badato alle sue creature.
Arrivati in camera, il ragazzo prese un libretto dalla copertina in pelle bianca. Era diverso da quello che Aurora aveva visto l'ultima volta «Ho copiato i diari appositamente qui dentro. Nelle prime pagine trovi il riassunto generale, l'ho scritto poco dopo aver parlato con Nick. Può esserti utile per un'infarinatura generale, che è quella che conta. Con i diari, invece, puoi avere qualche dettaglio in più, ma, onestamente, credo che il riassunto sia più che sufficiente.»

Aurora guardò il libretto quasi con riverenza, lo prese tra le mani con cautela e lo sfogliò rapidamente «Wow. Grazie. Quando posso restituirtelo?»

«È tuo.» rispose Lex con semplicità «Ci ho lavorato ben prima che Nick mi desse il permesso. Avrei fatto in modo da consegnartelo. Non capita tutti i giorni poter parlare di queste cose. Ma mi fa piacere che adesso se ne possa discutere con calma e alla luce del sole.»

La ragazza era felicissima. Non vedeva l'ora di iniziare la lettura. Finalmente tutte le sue domande avrebbero trovato una risposta, o, almeno, una parte di esse.

«Quando avrai finito, ti darò anche i diari di Terra Bruciata. Non sono ancora pronti, quindi ci vorrà un po'. Poi, diciamocelo, preferisco che assimili con calma tutto quanto. Dovremo parlare anche dei pilastri. È meglio non darti troppe informazioni insieme. Il riassunto dei diari ha già abbastanza materiale.»

«Va benissimo. Aspetterò!» esclamò lai. Non poteva fare a meno di sorridere.

Quando si salutarono, Aurora si recò direttamente nella sua stanza e non da Giselle. Si chiuse dentro e si sedette sul letto a gambe incrociate. Quando aprì il libricino rimase piacevolmente sorpresa dalla grafia pulita e ordinata di Lex. Quindi si accinse a leggere ciò che il ragazzo aveva scritto.

Mi auguro che questo riassunto possa esserti utile. Non è facile racchiudere in poco spazio tutta la storia dei quattro esploratori, ma ho fatto del mio meglio. Sappi che ho riscritto tutto almeno quattro volte prima di essere soddisfatto!

Come sai già, i diari sono stati scritti da quattro persone diverse: Helena Walker, biologa australiana, Mei-Yin Li, guerriera cinese, Gaius Marcellus Nerva, un centurione romano, e Sir Edmund Rockwell, un chimico inglese.
Vengono da un periodo storico e un luogo differente. E, sì, parlano diverse lingue. Ma, a quanto pare, l'Impianto sul nostro polso ci permette di comprenderci, funge da traduttore. Utile, vero?

Ad ogni modo, ognuno di loro scopre qualcosa di questo posto, che Rockwell chiama Arca. Helena inizialmente indaga sulle creature, ma poi si concentra sugli Obelischi e si consulta con Rockwell. Rockwell, a sua volta, parla con Nerva, il quale si interessa anch'esso agli Obelischi perché cerca più potere. Infatti Rockwell gli dice che potrebbero fungere da armi. Mei-Yin, invece, scopre che non si può fuggire da questo posto perché è circondato da una barriera, e crede che gli obelischi possano riportarla a casa.
Nick mi ha permesso di mostrarti alcune foto così capirai meglio, le trovi alla fine del libretto. Le ha scattate in un posto dove andranno anche questi quattro esploratori. Vedrai come sono le Arche dall'esterno! È una cosa pazzesca.

Ma è meglio non divagare. In seguito ad alcune indagini, Helena inizia a lavorare con Mei-Yin. Scopre che gli Obelischi portano alle arene dei Guardiani a cui si accede con degli oggetti chiamati Artefatti.
Rockwell ne trova alcuni e collabora con Nerva. C'è da dire che, qui, Rockwell se la prende perché crede che Helena voglia rubargli la scoperta. Insomma, inizia una rivalità a senso unico. Helena ovviamente non sospetta nulla.
Dopo aver sconfitto il Guardiano chiamato Megapiteco, Mei-Yin ed Helena vengono attaccate da Nerva ed Helena viene catturata (Mei-Yin è fuggita). Rockwell infatti ha suggerito a Nerva che, forse, lei sa qualcosa sugli Obelischi. In realtà l'obiettivo di Rockwell è quello di rubarle la scoperta e spacciarla per propria. Simpatico, eh?

Fatto sta che Rockwell ha ragione. Helena ha ipotizzato che la grotta nel cratere del Ventre della Bestia possa essere la risposta a tutto. Ma andrebbe sconfitto un ultimo Guardiano, il Drago.
Infatti le teste di questi Guardiani, insieme agli artefatti, consentono all'ingresso di aprirsi.
Nick mi ha detto che, attualmente, la lava del cratere copre la porta. La sconfitta di questi Guardiani fa sì che la lava si abbassi e che la grotta sia accessibile. Ah, non ti ho menzionato la Lysrix, un ragno gigante che è stato sconfitto da un'altra tribù. Quindi i Guardiani sono tre.

Ad ogni modo, Nerva sconfigge il Drago e poi si fa guidare al cratere.
Beh, lì non viene descritto il tipo di scontro, e Nick ha dovuto fornirmi le sue trascrizioni. Infatti noterai delle pagine bianche.
Nerva rimane deluso. Perde tutta la sua tribù dopo uno scontro con il Supervisore, sai... l'Intelligenza Artificiale di cui abbiamo parlato qualche settimana fa. Sì, ce n'è davvero una! Trovi anche la sua foto a fine libretto.
Comunque, Mei-Yin lo raggiunge, dopo aver liberato Helena, e combatte contro di lui. Sai, i due non vanno d'accordo perché Mei-Yin gli ha sempre messo i bastoni tra le ruote e lui la considera un'avversaria. Le uccide anche gran parte delle creature, tra cui il suo amico Raptor; da qui Mei-Yin medita vendetta.
Ad ogni modo, Nerva, ferito, sparisce non si sa dove e Mei-Yin lo insegue. Helena fa la stessa cosa e non trova nessuno dei due, una volta sul posto. Si capisce che tutti e tre hanno utilizzato il terminale che c'è lì. Rockwell arriva poco dopo e utilizza anche lui questo terminale.
In sintesi, questo è ciò che è successo. Il resto dei diari non aggiunge altri elementi fondamentali.
Ora, Helena e Rockwell finiscono sicuramente su Terra Bruciata, ma la mia perplessità riguarda Mei-Yin e Nerva. Non ho idea di dove siano finiti, e nessun'Arca attualmente raggiungibile presenta dei diari di questo tipo. Ho i miei sospetti ma, come ha detto Nick, si tratta di una ipotesi basata praticamente sul nulla. E non gli do torto.
Parleremo del resto quando ci vediamo di persona. Non credo che una lettera sia il mezzo più adatto. Ma, prima, dovrai leggere anche la storia di Terra Bruciata e poi ti aggiornerò sui messaggi dei pilastri. C'è davvero tanto di cui discutere. Un esempio? Per me i diari non raccontano fatti reali. Intendo dire che qualcuno li ha lasciati in giro per l'Isola e Terra Bruciata per darci degli indizi, un percorso da seguire. Insomma, questi esploratori non sono mai esistiti. Ma in qualche modo qualcuno voleva dirci qualcosa e lo ha fatto raccontandoci una storia. Sono sicuro che capirai da sola di cosa sto parlando.
Il dubbio mi è sorto in seguito alla scoperta di altri pilastri anche su Terra Bruciata. ne ho già parlato con Nick.
Ma, per ora, divertiti con il resto della lettura.”

Non sapeva come sentirsi. Le sue sensazioni erano confuse. Forse si aspettava qualcosa di più. Da un lato era contenta di sapere chi erano i quattro esploratori; dall'altro sperava in qualche evento particolare.
Decise di leggere anche i diari. Forse sperava di trovare qualche particolare, una frase, che le dicesse qualcosa di più interessante. Non che quegli eventi non lo fossero. Anzi, le parole di Lex erano più che giuste. Vera o meno, quella storia svelava dei dettagli che lei non si era saputa spiegare quando era arrivata in quel posto. E, forse, scoprire qualcosa da soli, senza alcun indizio, era quasi impossibile. A chi sarebbe mai venuto in mente di indagare? E, soprattutto, perché mai farlo? Da dove iniziare?
L'impressione che ebbe sull'Obelisco verde era esatta. Il suo Impianto aveva davvero reagito, forse c'era una connessione. Se non avesse letto quel riassunto, non avrebbe mai scoperto delle arene, o forse lo avrebbe fatto e se ne sarebbe pentita.
Quello che per lei era certo è che quegli Obelischi erano molto più che torri o teletrasporti. Forse il legame con l'Impianto era davvero importante. Che avesse determinato anche il suo ritorno dopo l'attacco del Giganotosauro? A questo punto Aurora sospettava di sì. Ma non aveva prove a riguardo. Mise da parte questo pensiero e voltò pagina. Così iniziò a leggere il viaggio di Helena Walker.

Mini-HLNA Skin (Genesis Part 1) by MayaPatch

Leggere tutti i diari le portò via un po' di tempo. Ma le scoperte dei personaggi le avevano confermato che tutto ruotava attorno agli Obelischi e alla grotta. Diede un'occhiata alle foto che Lex aveva allegato e ne rimase stupefatta. Le Arche erano delle cupole sospese nello spazio, erano davvero un luogo artificiale. Guardò con attenzione e notò che il loro numero era notevole. La foto non era grande, ma i puntini che si riflettevano al sole indicavano la posizione di altre cupole. Circondavano tutto il pianeta. Perché?
Aurora inspirò profondamente, doveva calmare il suo improvviso entusiasmo. Aveva molte domande. Più pensava e più il suo sorriso si allargava sulle labbra. C'era un motivo per cui le Arche erano lì. Qualcuno le aveva costruite. Concordava con Helena: nei suoi diari, la studiosa aveva ipotizzato che si trattassero di uno zoo, e che ci fosse qualcuno che le monitorava, il Supervisore. Ma perché dare l'opportunità di raggiungerlo? Forse era a questo percorso che Lex faceva riferimento?

Aurora si stese sul letto e guardò il soffitto. Forse, la sua stessa esistenza aveva uno scopo ben preciso. Lo sentiva.
Non aveva ricordi e, probabilmente, come lei, anche gli altri. Aveva delle nozioni ma non sapeva da chi le aveva apprese. Sapeva cosa era l'Australia, la Cina, L'Inghilterra, Roma. Sapeva leggere e scrivere.
Tutto le sembrava così insensato. Più scavava dentro di sé e meno ricordava. Non sapeva chi era prima di svegliarsi lì. Da dove veniva? Perché quegli esploratori ricordavano chi erano tanto da voler lasciare quel posto e tornare a casa? A questo punto, anche lei iniziò a dubitare della loro effettiva esistenza.
Si chiese se ad aver lasciato i diari fosse lo stesso autore dei messaggi degli ologrammi. Quello che aveva trovato lei parlava di una lunga attesa. Qualcuno sperava che quel messaggio fosse trovato. Gli altri messaggi riferivano di un Sistema che stava invecchiando male e di un luogo che potevano raggiungere. E lì c'erano degli Obelischi più piccoli. La Grande Città, almeno questo era il suo nome.

Si mise a sedere e sfogliò di nuovo il libretto. Leggere i diari l'aveva aiutata. Avrebbe discusso con Lex delle sue perplessità. A questo punto, era sicura che leggere di Terra Bruciata le avrebbe fornito altre informazioni. Voleva scoprire di più.

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Capitolo finito! Non è lunghissimo perché non ho ritenuto opportuno allungare il brodo. E parlare anche di Terra Bruciata significa aggiungere altre informazioni, forse troppe. Mi auguro che il riassunto sia abbastanza esaustivo.

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