Sorry

di Ilariarobbecchi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Era una giornata insolitamente assolata e calda, considerando che era ormai il mese di novembre; il sole era parecchio alto e luminoso nel cielo, che era quasi sempre annuvolato e grigio. Questo pensava Lola, una giovane di diciotto anni, mentre sbirciava fuori dalla finestra della sua classe, cercando di sfuggire alla noiosa lezione di chimica che per fortuna sarebbe finita di lí a pochi minuti, dando spazio all'intervallo, momento atteso da tutti gli studenti del suo liceo.

Anche lei aspettava il suono della campanella, e si augurava che qualcuna delle sue amiche rimanesse in classe con lei a farle compagnia, non voleva sembrare associale, come aveva sentito che molti la definivano.

Si lisciò i lunghi capelli rossi con la mano, e inumidì le labbra rinsecchite dalla sete; con quella maledetta felpa nera che aveva messo quella mattina stava letteralmente morendo di caldo, in classe c'erano i termosifoni accesi, e i suoi compagni non volevano spalancare le finestre, cosa che lei avrebbe fatto volentieri.

Si distrasse a guardare il suo compagno di banco tirare furtivamente fuori il cellulare dall'astuccio e accenderlo sotto il banco, mentre la prof era voltata verso la lavagna a scrivere una complicata formula che Lola non si preoccupò di ricopiare. Avrebbe chiesto a qualche sua amica alla fine della lezione gli appunti, così non rimaneva indietro con il programma.

Osservò i posti davanti della sua classe, occupati metà dai soliti secchioni e dall'altra metà da coloro che non stavano mai attenti alla lezione, e potè vedere due sue compagne intente a truccarsi mentre la prof era girata.

Ecco il suono assordante della campanella, tutti quanti chiudono i loro quaderni in fretta senza aspettare il permesso della professoressa, e tutti corrono puntualmente fuori. La sua migliore amica, Rebecca Clark, si avvicina al suo banco con in mano la merenda che si portava da casa, quella che sua madre le infilava ogni mattina nella cartella

- andiamo fuori? - domandó Rebecca addentando la sua merendina

- uhm - mugugnò Lola chiudendo quaderno e libro - si sta così bene qui Becky -

- eddai per favore - la pregò la sua migliore amica con aria teatrale

- e va bene... - quella era la stessa scena che si ripeteva da un paio di giorni, ma Lola si alzava sempre dal banco e faceva quello che voleva la sua migliore amica, più per paura di rimanere sola che per altro

Non era ancora successo nulla, e Lola ne era immensamente felice, nessuno le aveva ancora fatto nulla

- vado un attimo in bagno - disse Becky con aria innocua

- va bene, ti accompagno - Lola sorrise e le andò dietro, tirandosi su i jeans neri che indossava quel giorno

Aspettò fuori dal bagno un paio di minuti, ma in quel momento vide in mezzo alla folla di ragazzi una faccia che conosceva anche troppo bene: Theo Mcdonald, il bullo che da settembre le dava costantemente fastidio.

E non le dava fastidio in modo normale, no, quel ragazzo era un vero e proprio criminale, le spillava soldi in continuazione, e non solo. Il cuore di Lola prese a battere forte all'impazzata. Aveva paura. Sentiva dentro di sé una folle paura verso quel ragazzo di soli due anni più grande di lei, ma che le faceva passare le pene dell'inferno. Lo vedeva avvicinarsi, guardarla con un sorriso sghembo ed inquietante.

Lola si chiese che cosa stava facendo Becky in bagno tutto quel tempo. Ma ormai era troppo tardi per andarsene; Theo era dentro il bagno con lei. Dentro il bagno delle ragazze

- ma guarda un po chi è uscito dalla classe oggi - Theo sorrise e la spintonò leggermente - dammi dei soldi. Voglio comprarmi da mangiare, muoio di fame -

- n-non li ho dietro - farfugliò Lola spaventata e facendosi piccola piccola

- ah no? - Theo, sempre sorridendo, la spinse contro il muro del bagno delle ragazze. Non c'era più nessuna li dentro, l'intervallo era finito, e Becky non usciva dal suo bagno - allora dovrò fartela pagare... - sussurrò Theo - ma non qui. Ci vediamo fuori da scuola -

Theo sbattè una mano sul muro a pochi centimetri dal viso di Lola. Lei stava per piangere; era sul punto di scoppiare in lacrime, ma non lo fece. Se ne tornò in classe, passando sotto le braccia di Theo e lasciando Becky da sola.

Theo si sistemò la giacca in pelle nera sulle spalle e pulì con la mano gli stivali sempre neri e pieni di borchie.

Era bello sfogarsi su qualcuno di più debole di lui. Il ragazzo si passò una mano sul profondo taglio fresco che aveva sul collo. Probabilmente era la stessa cosa che pensava suo padre.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Lola decise che sarebbe uscita in ritardo quel giorno. Aveva paura di incontrare Theo, chissà che cosa le avrebbe fatto, l'avrebbe presa a pugni,  l'avrebbe picchiata. Non l'aveva mai fatto, l'aveva solo aggredita verbalmente, chiamandola 'sfigata', o con altre parole bel più pesanti.

A volte Lola avrebbe preferito essere picchiata che essere insultata davanti a tutti. È proprio vero che gli insulti feriscono più delle pietre, pensò la ragazza.

Lola sentì le lacrime salire agli occhi. Perché se la prendeva con lei? Era solo una ragazza, debole di carattere. Non era forse sbagliato prendersela con una donna? Questo forse Theo non lo sapeva, lo ignorava, un principio morale inviolabile per certi, ma non per lui. Lui se ne sbatteva di principi morali, e per questo insultava una povera ragazza indifesa.

Una lacrima le scese lungo una guancia, e la pulì immediatamente con il dorso della mano, fredda e imperlata di sudore. Questa volta l'avrebbe davvero picchiata come aveva detto?

Le parole di Theo le risuonavano nella testa: allora dovrò fartela pagare... aveva sussurrato con la sua voce profonda che faceva impazzire chiunque; ma non qui. Ci vediamo fuori da scuola. Quelle ultime parole le avevano fatto gelare il sangue.

Sentiva già di avvertire il dolore di un suo pugno in pieno volto; no, non poteva sopportare una cosa simile, aveva una paura troppo grande.

Segretamente dentro di sé se la prese anche con Becky. Perché non era uscita ad aiutarla? Lola valeva così poco da non dover essere aiutata da nessuno?

Di certo nessuno si metterebbe mai contro uno come Theo. Circolavano strane voci su di lui, sul fatto che fosse stato in riformatorio all'età di sedici anni, e che poi suo padre aveva pagato la cauzione per farlo uscire.

Era accusato di aver picchiato un uomo fino quasi ad averlo ucciso; una rapina finita male dicevano in tanti nella scuola, ma Lola cominciava a pensare che Theo avesse picchiato quell'uomo per il suo gusto e per il suo sanguinario e pazzo istinto animale.

Non voleva più pensarci. E non ci pensò più, o almeno così ci provava, perdendosi nelle parole dell'insegnante di storia, che stava spiegando un lungo capitolo sul rinascimento.

****

- dammi i miei soldi, stronza - sputó Theo

Accanto a lui c'era uno dei suoi fidati amici, o scagnozzi, era Marco Luxes, un altro ragazzo di diciannove anni, puttaniere e piantagrane proprio come Theo.

Lola tirò fuori il portafoglio e gli porse tremante i pochi dollari che aveva in tasca

- con questi andiamo a pranzare insieme - aveva sussurrato Theo all'orecchio dell'amico

Becky era andata a casa, e nessun altro avrebbe difeso Lola. Non che Becky lo facesse, Becky era più che altro una compagna con cui parlare nei momenti di noia, una scusa per non sembrare associale.

Lola pensava a questo, mentre vedeva la sua misera paghetta settimanale finire nelle mani di quel bastardo di Theo e del suo amico.

Un colpo di clacson sulla strada al di fuori del viale del liceo fece voltare tutti e tre nello stesso  momento. Proveniva da uno scassato furgoncino bianco sporco, con alla guida un inquietante omaccione di circa quarant'anni, che continuava a suonare il clacson del furgone.

Sul volto di Theo si dipinse un'espressione di paura. Lola potè giurare di aver visto ciò. Theo mollò i dollari all'amico e corse verso il furgone, dove l'uomo sembrava parecchio impaziente.

Lola rimase lì a terra, senza poter far nulla, ma senza nemmeno il coraggio di tirarsi su da terra.

In quei pochi secondi anche Marco sparì dalla sua vista, con i suoi  dollari.

Lola rimase sola, e raccolse con garbo la sua cartella rosa, se la rimise in spalla e si avviò a casa a piedi, con la paura che ancora faceva novanta.

Se l'era scampata. Ma la domanda era: chi era quell'uomo che aveva apparentemente fatto spaventare Theo?

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


- scusa il ritardo - si scusò Theo sedendosi sul sedile del furgone di suo padre

- la prossima volta raggiungimi dietro la scuola, come ti avevo detto di fare ieri. Mi hai capito? - tuonó l'uomo con voce profonda - non me ne frega un cazzo se vuoi rubare i soldi di una ragazzina, ma l'importante è che non fai perdere tempo a me, chiaro? -

- sì, è chiaro - Theo abbassò la testa e tolse il suo cappellino nero, appoggiandolo sul cruscotto

- e quando fai nel mio furgone le tue porcate, sei pregato di portarti via i resti - e così  dicendo l'uomo gli tirò un reggiseno color blu acceso, che apparteneva alla ragazza che Theo si  era scopato... quando?

Se ne scopava così tante... Non ricordava nemmeno di chi fosse quel reggiseno

- scusa. Non succederà più - si scusò ancora il ragazzo con gli occhi bassi

- sarà meglio - il padre di Theo sputò sul volante e continuò a guidare indisturbato

Theo sentiva l'odore di alcool invadere l'aria del furgone, era molto forte. Suo padre era ubriaco. Come sempre.

Il ragazzo scoprì anche una siringa per terra. Suo padre si era anche fatto di droga.

Il cuore di Theo prese a battere forte di paura. Paura per quello che il padre poteva fargli, da ubriaco e drogato.

Succedeva da un paio di anni ormai, da quando l'aveva tirato fuori dal riformatorio.

Non l'avrebbe mai ringraziato abbastanza per averlo fatto uscire, aveva passato momenti terribili là dentro. Certo, fuori ne passava anche di peggiori

- oggi ho guadagnato ben cinquecento dollari. Grazie a te - disse ad un certo punto il padre di Theo

- a me? - si stupí il ragazzo

Poi cominciò a capire

- no, ti prego, no... - gemette Theo

Le lacrime minacciavano di uscire. Ma perché non se ne andava da quel mostro di suo padre? Sarebbe partito, e non sarebbe tornato mai più

- se non ti rendi utile ti sbatto di nuovo dentro il riformatorio - aveva ringhiato l'uomo incazzato nero

Erano arrivati in una stradina, c'era un altra macchina parcheggiata lì. Uscì un altro uomo, era più vecchio del padre, forse sulla cinquantina

- eccolo - disse Lorens, così si chiamava il mostro che Theo aveva come padre - te l'avevo detto che era bello, e che valeva i cinquecento dollari -

Il vecchio di fronte a loro sorrise scandalosamente guardando il corpo alto e imponente di Theo, il corpo che aveva stregato tanti occhi. Theo era bellissimo, era moro, con gli occhi verdi e profondi, vestiva sempre di scuro, con giacche in pelle e canotte, jeans strappati e larghi, e perennemente portava gli stivali invece delle solite scarpe da ginnastica che di solito portavano i ragazzi della sua età

- li vale eccome, te lo riporto io a casa - disse il vecchio leccandosi le labbra rugose e rovinate dal tempo

Il padre di Theo, che non stava in piedi per la troppa droga che aveva assunto, spedì la sua creatura tra le morbose braccia di quel vecchio, che lo portò nella sua auto, e lì Theo dovette subire.

Ciò che troppo spesso subiva, ma senza suo padre, dove sarebbe andato a vivere?

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


I giorni passavano. E quello era uno dei tanti. Lola odiava a morte Theo per quello che le stava facendo; la ridicolizzava di continuo davanti a tutti, ormai non c'era nemmeno più una persona che non la chiamasse sfigata o che non la insultasse in continuazione.

Theo se la prendeva un po con tutti, ma in particolare con lei, lei era la sua vittima preferita. Lola credeva davvero che in fondo Theo provasse piacere nel vederla piangere dopo che lui l'aveva presa pesantemente in giro.

Lola desiderava con tutta se stessa di potersene fregare di ciò che le dicevano gli altri. Ma non era così facile come tutti credevano, non era così facile fregarsene quando anche i tuoi amici più cari ti insultano e ti abbandonano, ti trattano come un cane che non conoscono nemmeno.

Lola non riusciva a capire perché da settembre Theo se la prendeva con lei, che cosa aveva che non andava?

Si vestiva alla moda come meglio poteva, si truccava come meglio poteva, si rendeva accettabile dalla massa. Ma era lo stesso presa in giro

- a chi frega qualcosa di me? - si domandò  quella sera, una volta a casa. In cucina sentiva sua madre e suo padre litigare pesantemente, come ormai facevano da mesi

Prese il mano il coltello e si incise il polso. Il sangue sgorgò gocciolante quasi subito, a Lola piaceva vedere il sangue sgorgare. Lo fece ancora e ancora, finché non vide diventare il suo braccio una maschera di sangue. Ora andava molto meglio.

****

- come osi lurido bastardo? Mi devi ancora rispettare, io che ti nutro di continuo, e tu mi ringrazi così? Bastardo ingrato! - Lorens si slacció velocemente la cintura e tirò una violenta frustata al figlio

- mi dispiace, non lo farò più! - gridò in lacrime Theo, mentre dalla sua schiena sgorgava sangue a fiotti

- non ti rivolgere mai più a me in quel modo! Muoviti, lucidami gli stivali. E fallo con la tua lurida e sporca lingua -  l'uomo tirò un altra cinghiata sulla schiena del ragazzo. Altro sangue schizzó ovunque nello squallido monolocale in cui i due vivevano da tre anni

Theo si piegò a carponi e leccò gli stivali del padre, orribilmente sporchi di fango

- ecco, così, bravo - Lorens sorrise sadico, mentre buttava giù una generosa sorsara di gin, spingendo con il piede la testa di Theo a terra

Theo sentiva le lacrime scendere ininterrottamente dal volto, sentiva gli occhi bruciare più della schiena, che gli doleva sempre meno del cuore.

Era solo, era sempre solo come un cane. Il padre lo trattava peggio di un animale da mandare a morire, ma lui doveva accettare tutto questo. Dove sarebbe andato altrimenti?

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


- buongiorno sfigata del cazzo - Theo si appoggiò a fatica contro il muro della scuola. La schiena gli faceva  ancora tremendamente male dal giorno prima, quando il padre l'aveva selvaggiamente frustrato con la sua cintura, ciò nonostante si voleva comunque mostrare forte

Lola non rispose nemmeno, tirò dritto davanti a sè

- ho detto buongiorno, brutta stronza -  si infuriò Theo

Lola premette la mano sui suoi tagli per auto punirsi. Auto punirsi per essere così schifosamente debole. Il sangue sgorgò lento e caldo sul suo polso, aveva rotto le croste che si erano formate la sera prima, quando aveva finito di infliggersi profondi tagli sui polsi.

Alla vista del sangue Theo si bloccò. Un flashback balenò nella sua mente, ieri sera aveva visto il suo stesso sangue a terra nel monolocale in cui vivevano. Lorens era crollato addormentato per terra, talmente era ubriaco e drogato, e Theo aveva pulito con una spugna il suo sangue, mentre le lacrime non cessavano di scendere dai suoi occhi arrossati e lucidi.

Ma la causa del sangue e dei tagli di Lola era lui. Lui.

Era un mostro?

Lui non era come suo padre...

Ma le cose che faceva lui erano analoghe a quelle del padre, solo meno violente.


****


- Sei davvero un bellissimo ragazzo, sai? - la guardia del riformatorio fece roteare la mazza che si portava sempre dietro per punire i ragazzini che combinavano qualcosa - che cosa ci fa uno bello come te in un postaccio simile? - aveva quasi cantilenato l'uomo, che poteva avere poco più di trent'anni

Theo non rispondeva alle provocazioni, la guardia sapeva perché era lì, lo voleva solo sfottere

- mettiti contro il muro - aveva ordinato l'uomo severo al ragazzino, allora Theo aveva poco più di sedici anni

Theo aveva sentito il cuore fare una giravolta su se stesso dalla paura e dalla strizza che provava. La guardia sbattè la mazza contro il muro, il rumore prodotto terrorrizzò il ragazzo, che si mise subito contro il muro

- sei proprio bellissimo, lo sai? - aveva sussurrato la guardia al suo giovane e innocente orecchio, con voce severa, ma che voleva essere suadente

Theo aveva sentito l'uomo armeggiare con la cerniera e la cintura dei suoi pantaloni dietro di lui, e la zip abbassarsi. I pantaloni dell'uomo erano finiti a terra, così come il suo intimo. Poi era venuto il suo turno. Fu denudano, la guardia l'aveva afferrato per le natiche e lo teneva saldamente fermo contro il muro.

E poi?

La mente di Theo aveva rimosso tutto, forse per autodifesa, ma non voleva più pensarci. Aveva passato un anno terribile in quel riformatorio, e il suo inferno non era finito nemmeno ora che per la grazia di Dio era uscito.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Theo si era perso nei suoi ricordi, e ciò diede tempo a Lola di sgattaiolare lontano da quel bastardo senza cuore.

Si girò a guardare Theo e lo scoprì circondato dalle solite troiette che gli sbavavano dietro; ma perché gli andavano dietro?

Theo era bellissimo. Così alto, i suoi occhi erano la fine del mondo. Erano la fine del mondo anche quando Lola si sentiva scrutata come una bestia da uccidere, da mandare al macello. Erano comunque bellissimi e magnetici.

Theo scacciò in malo modo ognuna di loro, tranne una, che trascinò con se dentro il bagno dei maschi; non uscirono per un po, nonostante le lezioni erano già cominciate.

Lola sapeva che cosa stavano facendo, ma non ci pensava. Non riusciva a immaginare Theo mentre faceva sesso con dolcezza con una ragazza; Lola se lo immaginava peggio di un animale, peggio di un mostro.

E così Theo voleva apparire agli occhi di tutti, voleva nascondere ogni brandello di debolezza che poteva trapelare dai suoi modi di fare.

La ragazza con cui stava facendo sesso chiuso in uno dei bagni dei maschi gli mise una mano sulla schiena per aggrapparsi meglio a lui. Fu come se mille schegge lo travolgessero, il dolore lo attraversò, bloccando il piacere. Lasciò cadere la ragazza sul pavimento sporco del bagno e uscii, dopo essersi rivestito

- ma si può sapere che cazzo fai?? - la ragazza, di cui non conosceva nemmeno il nome, cercava di coprirsi con la mano le forme del corpo

- vaffanculo - sibiló a labbra strette Theo, andando in classe. Era stufo di andare a scuola, non ci voleva più andare. Ma se avesse smesso... Non voleva passare l'intera giornata con il padre, che non faceva un cazzo dalla mattina alla sera, per quanto ne sapeva Theo si arricchiva spacciando droga... e sfruttando in ogni maniera possibile il suo unico figlio

Spesso Theo se lo chiedeva. Quale padre farebbe una cosa del genere al proprio figlio?

Un mostro. Era l'unica risposta possibile.

Suo padre era un autentico mostro.

Theo sentì dei sensi di colpa; verso Lola. Per colpa sua si era tagliata i polsi, per colpa sua... Non voleva essere come suo padre.

****

- Lola - mormorò a voce bassa sedendosi accanto a lei a pranzo

- lasciami stare - disse lei scostandosi lontano dal suo bullo

- scusa - sussurrò Theo

Lola si bloccò sul posto. Il panino le cadde di mano

- non prendermi in giro - le lacrime sgorgavano dalle guance di Lola

- scusami davvero Lola... - Theo prese la mano di quella che di solito era la sua vittima preferita da insultare - mi dispiace per quello che ti ho fatto -

- non capisco - si incaponí Lola - perché ti scusi con me così di punto in bianco? - le lacrime di Lola continuavano a scendere ininterrottamente

Theo tirò su la manica della sua felpa

- per colpa mia... - alludeva ai tagli sui polsi di Lola - scusa - questa volta anche dagli occhi di Theo scendevano lacrime sincere di dolore e di scuse

Lola si ammorbidì di colpo. Theo si era scusato con lei; ma perché così di punto in bianco? Ancora non capiva...

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


- non voglio che tu ti faccia del male da sola Lola - continuò Theo

- è colpa tua - sputó Lola arrabbiata

- lo so... ti prego... io sono realmente dispiaciuto per questo... - Theo prese la mano di Lola e la bació - non voglio che qualcuno si faccia del male per colpa mia... io non sono come mio padre... - sussurrava frasi quasi sconnesse Theo, le sue scuse erano sincere e venivano dritte dal suo cuore

- che cosa intendi? - Lola voleva capire

La campanella di fine pausa pranzo era suonata, ma nessuno dei due accennava a voler tornare in classe

- non puoi capire... -

Sembrava che i due ragazzi si conoscevano da sempre. Erano così diversi, ma in fondo così simili, erano simili.

Entrambi soffrivano, entrambi erano solo e abbandonati da coloro che amavano.

Theo era trattato come una bestia dal padre.

Lola non era minimamente guardata dai genitori, troppo impegnati a litigare tra loro.

Erano uguali in fondo.

Theo non avrebbe più permesso che qualcun'altro si ferisse per colpa sua, lui veniva ferito da quel mostro di suo padre, ma Lola si feriva da sola.


****


- ho tanta fame... - sussurrava Theo, rifugiato contro un freddo muro di un vicolo

Sentiva delle voci, una sembrava che era la voce di una donna che urlava. Il ragazzino si alzò in piedi, nei suoi sedici anni di vita aveva imparato il valore del coraggio.

C'era una ragazza contro un vicolo, un vecchio le bloccava la via di fuga, stava cercando di strapparle di dosso la camicetta immacolata

- fa silenzio, non vorrai attirare gente qui... - mormorava l'uomo leccandosi le labbra

- lasciala! - aveva gridato Theo, con tutto il suo coraggio

- e tu chi saresti? Smamma ragazzino!  - aveva odiosamente detto  l'uomo, prima di tornare a dedicarsi alla povera ragazza sotto di lui

Theo non ci aveva visto più. Gli era piombato addosso e gli aveva dato tante di quelle botte da averlo quasi ucciso. Poi ricordava solo l'arrivo della polizia, la ragazza era scappata, nessuno gli aveva creduto sulla storia dell'uomo che tentava di stuprare una donna, e l'avevano sbattuto in riformatorio. Solo perché lui aveva tentato di fare giustizia in un mondo che faceva pena e schifo.


****


La pioggia fredda di dicembre batteva su Theo e Lola. Theo guardava la ragazza negli occhi, e le aveva appena asciugato una lacrima, che si stava mescolando con la pioggia.

Lola aveva capito tutto dallo sguardo di Theo, tutto quello che c'era da sapere

- tuo padre è un violento, non è vero? - aveva domandato la ragazza gentile

Ormai non aveva più timore del fatto che tutto potesse essere uno scherzo. Se era un sogno, era un bel sogno, ma era tutto così reale che Lola non riusciva a respirare e non riusciva a crederci

- sì... - aveva semplicemente detto Theo, mostrando alcuni dei suoi tagli e delle sue bruciature

- mi dispiace Theo - quella era la prima volta che Lola pronunciava il nome del ragazzo in un contesto dolce e non arrabbiato come sempre - ti posso aiutare se vuoi -

- non mi conosci nemmeno... - aveva mormorato ancora Theo, con le lacrime agli occhi

- lo so. Possiamo imparare a conoscerci - Lola sorrideva, come non sorrideva da tempo. La pioggia fredda penetrava nelle ossa di entrambi - ti aiuterò a sistemare tutto -

- Lola... io sono sinceramente dispiaciuto per tutto quanto... - Theo ormai piangeva come un bambino - non potevo incontrare persona migliore di te -

- vieni a casa con me. Ti aiuterò io a risolvere tutto, non devi più preoccuparti - Lola stava osservando i graffi dietro la schiena di Theo, i graffi delle frustate

Lei aveva capito. Quel ragazzo aveva sul serio bisogno di aiuto, lei era un'anima buona, l'avrebbe aiutato impiegando tutto il suo tempo e le sue energie. Non lo conosceva, ma aveva subito troppe ingiustizie.

Un po come lei.

Erano uguali in fondo.

Due anime perse.

Che si erano trovate.

E che si sarebbero aiutate a vivenda.

Per continuare a vivere.       




                                             FINE.



****


Ciaoo :). Sono l'autrice, questa è una delle prime storie che pubblico, quindi siate clementi! Spero che vi sia piaciuta, e spero che lascerete una buona recensione; buona serata a tutti ;) .

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