L'ombra dei Grey

di lmpaoli94
(/viewuser.php?uid=975081)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'ombra di un fratello migliore di sua sorella ***
Capitolo 2: *** Andare contro la famiglia ***
Capitolo 3: *** Collera e paura ***
Capitolo 4: *** Una serata particolare ***
Capitolo 5: *** Rapporti incrinati ***
Capitolo 6: *** Perdono ***



Capitolo 1
*** L'ombra di un fratello migliore di sua sorella ***


Phoebe se ne stava gran parte dei pomeriggi rinchiusa nella biblioteca di famiglia.
Quel giorno la neve stava cadendo fitta ricoprendo tutto il giardino di una bianco candido.
Si stava avvicinando il natale, ma nel cuore di Phoebe era come se la tristezza non l’avesse mai abbandonata.
«Tesoro, che ci fai rinchiusa in questa stanza fredda?»
Sua madre, vestita di un maglione e di pantaloni pesanti, si avvicinò a lei stringendola e per fargli sentire tutto il suo calore.
«Stavo leggendo, mamma.»
«Ma non potresti leggere in camera tua? Li farebbe molto più caldo che qui.»
«Non ho bisogno di più caldo. Qui sto bene. Essere circondata da libri di ogni genere mi fanno sentire una persona diversa.»
Sua madre la fissava con sguardo orgoglioso e pieno di felicità.
«Sei proprio come me, sai? Anch’io preferirei passare le mie giornate immergendomi in una biblioteca e leggere una moltitudine di libri… Che libro stai leggendo in questo momento?»
Ma prima che Phoebe potesse rispondere, suo padre entrò nella biblioteca interrompendo madre e figlia.
«Ecco qui le mie due ragazze preferite» fece il padre baciandogli calorosamente le guance «Che state facendo tutte sole qua dentro?»
«Adesso non posso avere un momento d’intimità con mia figlia?» domandò la donna prendendolo in giro.
«Oh, ma certo… Le mie ragazze possono avere tutti i momenti d’intimità che vogliono… Ma cosa succederà se il loro uomo non li trovasse?»
«Farebbe qualsiasi cosa per trovarci, spero.»
«Certo che sì… E a quel punto la mia collera nel prendervi per punirvi sarà incontrollabile.»
Phoebe capiva benissimo che sua madre e suo padre stavano scherzando.
Più che essere persone mature, si comportavano come due adolescenti.
«Forse è meglio se vi lascio da soli» replicò la ragazza con sguardo serio e triste.
«Aspetta un momento, tesoro. Perché hai tutta questa furia di andartene?»
«Ho un mucchio di cose da fare, papà.»
«Del tipo?»
«Studiare alcuni saggi per domani.»
«Ma domani la scuola è chiusa, tesoro. Sono iniziate le vacanze di natale.»
«Ah, giusto… Comunque voglio farmi per tempo e fare tutti i miei compiti che mi hanno dato i professori durante queste settimane. Ci vediamo più tardi.»
Senza attendere la risposta dei genitori, Phoebe lasciò la biblioteca.
«Non riesco a capire cosa succede a nostra figlia in queste ultime settimane…»
Nel sentire che suo padre stava parlando di lei, Phoebe si nascose nelle vicinanze origliando la loro conversazione.
«Secondo me è molto stressata. In molti dicono che il terzo anno di liceo è il più difficile di tutti.»
«Ma questo non vuol dire niente, Ana… Nostra figlia eccelle in qualsiasi cosa che fa’. Perché dovrebbe essere così stressata?»
«Non lo so. Magari è solo stanca… Ha bisogno di noi, Christian.»
«Io cerco sempre di rimanergli accanto… Ma quando mi avvicino a lei, quella bambina non fa altro che respingermi. Come ora, d’altronde. Hai visto con quale sguardo ci ha detto che ci avrebbe lasciato da soli?»
«Vedrai che è tutto apposto, Christian. E poi tra qualche giorno tornerà Theodore. Vedrai che nostra figlia sarà molto più contenta quando lo rivedrà.»
«È dalle vacanze estive che non si rivedono… Il suo lavoro a New York lo sta molto impegnando.»
«A proposito di New York, Theodore mi ha dato una splendida notizia qualche giorno fa’.»
«E sarebbe?»
«Prima però mi devi promettere una cosa…»
«Dipende… È qualcosa che mi farà arrabbiare?»
«No… ma potrebbe farti inquietare… Nostro figlio mi ha pregato che nei giorni che tornerà da noi, porterà con sé una sua “amica”.»
«Come? Una ragazza?»
«Non è una semplice ragazza…»
«Per caso è la sua nuova fidanzata?»
«Questo non so dirtelo con precisione… Anche perché non ha voluto dirmi niente.»
«Perché dovrebbe portare una sconosciuta nei giorni in cui si dovrebbe riunire la famiglia?»
«Christian, non dirmi che non accetti il suo invito…»
«Sai che preferivo che questi giorni da passare assieme fossimo completamente soli… Però va bene. Me ne farò una ragione.»
«Bravo. Però promettimi che ti comporterai bene e che non farai stupide domande private come hai fatto qualche tempo prima quando Theodore ha portato la sua fidanzatina del liceo.»
«Quella ragazza non mi è mai piaciuta… Infatti si è poi rivelata una poco di buono. Addirittura spacciava droga.»
«Lo so. Però comportati bene lo stesso.»
Nel sentire la loro conversazione, Phoebe si era immaginata che avrebbe passato le vacanze di natale in completa solitudine.
Suo fratello sarebbe stato impegnato tutto il giorno con la sua ospite, mentre i suoi genitori erano sempre pronti a farsi effusioni in privato, lasciando completamente sola la povera ragazza.
 
 
Nel cuore della piccola Phoebe mancava qualcosa.
Forse l’amore di due genitori normali.
L’amore di un uomo che avrebbe fatto parte della sua vita.
L’amore di un fratello che non gli è mai rimasto accanto come lui voleva.
La giovane ragazza aveva sempre visto negli occhi dei genitori che Theodore era sempre stato il prescelto della famiglia.
Questa cosa non gli era mai andata giù alla secondogenita dei Grey.
Doveva fare qualcosa per non rimanere per sempre nella solitudine.
«Sei rimasta a contemplare la neve che cade giù dalla finestra per quasi mezz’ora, sai?»
L’arrivo di suo padre nella sua camera fece sobbalzare la povera ragazza.
«E tu sei rimasto lì per tutto questo tempo?»
«No. Sono riuscito a fare ben altre cose.»
«Del tipo?»
«Quando verrà il momento opportuno, te ne parlerò.»
«Papà, ho sedici anni. Non credi che sono abbastanza grande per sapere cosa fai con mia madre?»
«Phoebe, io…»
La giovane ragazza capì subito che aveva colto nel segno.
«Io amo profondamente tua madre… E ogni tanto ho il desiderio di rimanere da solo con lei per…»
Ma Christian non riusciva a trovare le parole adatte.
«Tranquillo, papà. Puoi dirmelo che tu e mia madre non fate altro che fare sesso e che vi amate come il primo giorno che vi siete incontrati.»
«Giusto, Phoebe. Mi hai tolto le parole di bocca.»
«Ma tornando a noi due, tu non sei venuto fin qua per parlarmi di te e della mamma… Ma di me.»
«Tesoro, io e tua madre abbiamo notato che ti stai comportando in maniera molto ambigua… Per caso c’è qualche problema?»
«No, nessun problema.»
Ma Christian sapeva benissimo che stavo mentendo.
«Lo sai che se hai qualche problema…»
«Di dirtelo subito così tu me lo potrai risolvere… Certo che lo so. Me lo ripeti ogni volta che ne parliamo.»
«Certo… Sei contenta che torna tuo fratello per le vacanze di natale?»
Nel sentire che suo padre aveva cominciato a parlare di suo fratello, la giovane ragazza si rabbuiò all’istante.
«E tu sei contento del suo ritorno?»
«Certo che sì. Non lo vediamo da sei mesi quando eravamo in vacanza a Sant Lake.»
«Già… Ricordo ancora quando tu e lui avete preso quel pesce gigante… Io ero rinchiusa in camera mia perché avevo la febbre, ma mia madre mi ha raccontato tutta la scena.»
«Già. È stata una giornata memorabile… Ma mi dispiace che non lo sia stato per te…»
«Fa lo stesso. Sarà per una prossima volta.»
Phoebe non aveva più voglia di parlare con suo padre.
Per far sì che se ne andasse, Phoebe fece finta di essere stanca e di andare sonno.
«Hai ragione, tesoro. Si è fatto molto tardi.»
Dopo averla salutata e avergli dato la buonanotte, suo padre gli domandò se tra lui e suo fratello era tutto apposto.
«Certo. Perché mi fai questa domanda?»
«Perché voglio esserne sicuro… Buonanotte» disse infine Christian prima di richiudere la porta della camera di sua figlia e lasciarla pensare che da lì a qualche avrebbe rivisto colui che aveva infranto per sempre l’amore che li contraddistingueva.
“Mio fratello… una persona migliore di me…”

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Andare contro la famiglia ***


Era passata appena la mezzanotte e Phoebe non riusciva a dormire.
Ripensava al giorno che avrebbe dovuto incontrare suo fratello dopo sei lunghi mesi.
“Due giorni… Mancano solo due giorni…” continuava a pensare.
Se solo non avesse trovato qualcos’altro che l’avrebbe distratta, sarebbe sicuramente impazzita.
Mentre stava cercando di riprendere sonno, il suo cellulare vibrò improvvisamente.
Si era scordata di spegnerlo, ma presa dalla curiosità diede un occhiata al messaggio ricevuto.
Era il suo migliore amico Erik che gli aveva chiesto se stava dormendo.
“Visto che sei ancora sveglia, potrei chiamarti per dirti una cosa?”
Il cuore della secondogenita dei Grey mancò un battito.
“Va bene” disse semplicemente attendendo la sua chiamata.
Phoebe non dovette aspettare molto.
Il suo cellulare stava squillando incessantemente.
«Pronto?»
«Ciao, Phoebe. Ti ho per caso svegliato?»
«No. Certo che no.»
La voce dolce e soave che proveniva da quel ragazzo mandarono in estasi la giovane Grey.
«So che non è il momento giusto per dirtelo ma tra due giorni ci sarebbe una festa in città ed io avrei pensato di invitarti… Sempre se vuoi venire.»
In quel momento, nella mente della giovane ragazza circolarono un sacco di pensieri.
Erik, uno dei più bei ragazzi del liceo stava per dirgli se volevano uscire insieme.
Ma il suo stupore si bloccò all’istante dopo che gli venne in mente che tra due giorni suo fratello sarebbe tornato a casa con la sua nuova fidanzata.
Il pensiero di lui e di quella sconosciuta gli faceva ribollire il sangue.
«Phoebe? Ci sei?»
«Sì, scusami… È solo che mi prendi alla sprovvista…»
«MI dispiace avertelo solo detto ora, ma ci stavo ripensando prima di chiamarti…»
«Certo. Nessun problema… Vuoi che te lo dica subito?»
«No, non è necessario. Puoi dirmelo anche domani.»
«Va bene.»
«Cambiando argomento, com’è stato il primo giorno di vacanze di natale?»
«Molto produttivo. Non ho fatto altro che leggere tutto il giorno.»
Subito dopo aver detto quella frase, Phoebe si pentì subito.
“Oh mio Dio! Ma cosa sto dicendo? Ad Erik non interessano queste cose!”
«Lo sai? Non riesco a capire dove tu possa trovare tutta questa voglia di leggere romanzi vecchi più di cent’anni.»
«Dev’essere grazie a mia madre se ho questo hobby. Anche lei adora molto i libri.»
«Capisco… Magari un giorno di questi potresti farmi leggere uno dei tuoi libri preferiti. Sono molto curioso di sapere quale tipologia preferisci.»
“Oh cielo. Erik che mi dice che vuole leggere insieme a me… Mi sembra un sogno.”
Dopo essere stata alcuni secondi lontano dalla realtà, Phoebe si ricompose per invitarlo nella sua casa.
«Domani? Sul serio?»
«Sempre che tu non sia impegnato… In questi giorni mi sento molto sola in casa… Magari potresti venirmi a fare un po’ di compagnia…»
“Non so perché ma mi è venuto spontaneo di fare quel tono malizioso che non mi piace per niente… Spero che non faccia pensare ad Erik quello che tutti gli uomini di quella età vogliono.”
«Va bene, affare fatto. I compiti possono aspettare.»
«Benissimo. Ti aspetto qui alle tre in punto. Sai dove abito?»
«Certo. È la casa più grande di tutto la città.»
«Ahahah è vero» replicò Phoebe ritrovando il sorriso.
«Buonanotte Phoebe e grazie dell’invito.»
«Grazie a te per avermi chiamato. Buonanotte» disse infine Phoebe prima di riagganciare.
In quel momento, gli avrebbe voluto confessare che non vedeva l’ora che sia domani e che era l’uomo della sua vita.
Ma non poteva correre troppo.
Sarebbe stato controproducente anche per lei.
 
 
Le tre del pomeriggio erano arrivate e con una puntualità fulminante, Erik si ritrovò dinanzi al cancello della villa dei Grey.
«Ciao, Phoebe. Questo è per te.»
“Un regalo? Per me?” pensò la ragazza una volta che lo ebbe in mano.
«Non dovevi disturbarti» replicò Phoebe diventando rossa in volto.
«Non è educato presentarsi in casa altrui senza aver fatto un pensierino. E poi non è niente di che.»
«Grazie comunque, Erik» replicò Phoebe baciando sulla guancia un imbarazzantissimo Erik.
Dopo averlo fatto entrare nell’immensa villa dei Grey, Phoebe fece accomodare il suo ospite in biblioteca.
«Non fare caso al disordine della biblioteca. Quando avrò voglia rimetterò tutto apposto.»
«Certo… L’unica cosa che mi è balzata agli occhi, oltre a vedere che hai una casa splendida, sono le guardie del corpo che non mi perdevano di vista.»
«Mio padre. Al contrario di me, è un maniaco dell’ordine. Vuole avere tutti della famiglia sotto il suo più totale controllo.»
«Quindi sarà molto difficile che tra due giorni ti lasci andare alla festa in cui ti ho invitata, non è vero?»
“Oh, Erik. Mi piacerebbe davvero tanto… Ma questo andrebbe contro i voleri della mia famiglia.”
«Purtroppo tra due giorni rientra mio fratello da New York e la mia famiglia ha espresso il volere che ci riunissimo tutti qui. Purtroppo sono sei mesi che non lo vediamo e se io non farò parte di quella cena, mio padre la prenderà molto a male.»
«Capisco.»
Negli occhi di Erik, Phoebe aveva intravisto che ci era rimasto molto male.
«Erik, mi dispiace.»
«Non ti preoccupare. Sarà per un’altra volta… Ho pensato subito a te per quella festa perché sei una mia cara amica… Ma purtroppo c’è un problema: a quella festa sono accettate solo le coppie. Quindi mi toccherà dirlo ad un’altra ragazza… Chissà se Amber è sempre libera…»
“Amber? Quell’odiosa ragazzina senza cervello?!”
«Aspetta un attimo, Erik.»
«Che cosa c’è?»
«Ecco, sinceramente… non ho ancora preso la mia decisione appieno sulla festa…»
«Ma mi hai appena detto che non puoi venire assolutamente.»
«Lo so! Ma questa è una cosa più unica che rara… e io non voglio mancare.»
«Ma la tua famiglia? La cena con tuo fratello?»
«Troverò un modo, stai tranquillo. Tu non chiamare quella sciocca di Amber, va bene?»
Nel sentire come l’avevo chiamata, Erik cominciò a ridere.
«Allora è vero… non l’hai mai sopportata.»
«Perché tu? Quella ragazzina non fa altro che darsi un sacco di arie come se fosse una Dea in terra… quanto non la sopporto!»
«Va bene. Ma adesso calmati e torniamo a noi… Che libro vorresti farmi leggere?»
«Ah giusto… il libro…»
Mentre Phoebe stava rovistando tra i suoi libri preferiti, improvvisamente vide sua madre che aveva aperto la porta della biblioteca.
«Ciao, Phoebe.»
«Mamma. Che cosa ci fai già qui? Non dovevi essere al lavoro?»
«Sono uscita prima.»
Dopo aver risposto alla domanda della figlia, lo sguardo di Anastasia si spostò sull’ospite.
«Buonasera.»
«Buonasera a lei, signora. Piacere, il mio nome è Erik» fece il ragazzo con un po’ di timore che lo stava pervadendo.
«Piacere mio… È un tuo compagno di scuola, Phoebe?»
«Non è solo un mio compagno di scuola… È anche il mio migliore amico.»
“No! Non dovevo dirlo a mia madre! Adesso chissà a cosa penserà.”
«Davvero? Non avrei mai creduto che tu ne avessi uno… Sono davvero contenta per te.»
«Ti ringrazio, mamma» replicò Phoebe distogliendo lo sguardo da lei.
«Prima di lasciarvi ai vostri affari, c’è una notizia che devo dirti» fece la donna senza riuscire a contenere la sua felicità.
«E sarebbe?»
«Tuo fratello rientrerà questa sera stessa!»
«Con due giorni d’anticipo?»
«Esatto! Non sei contenta? Io sono felicissima! È da un sacco di mesi che non vedevo l’ora di passare queste serate tutti assieme come una famiglia unita… Ma se vuoi, puoi invitare anche il tuo amico Erik. A me e a tuo padre non può far altro che piacere.»
«Anche a mio padre?»
«Certo… Però tu non ti spaventare, Erik.»
«Spaventarmi di cosa?» domandò il ragazzo con tono confuso.
«Mio marito ha il bisogno di tempestare di domande ogni individuo che entra in contatto con la sua famiglia… Spero che se tu rimarrai questa sera, tu non ti faccia delle strane idee.»
«No. Certo che no…»
«Bravissima, mamma. Hai messo Erik in uno stato d’imbarazzo.»
«Cosa? Ma non ho fatto niente. L’ho solo avvertito.»
«Ascoltami bene: noi due dobbiamo studiare per i compiti delle vacanze. Potresti uscire di qui e non disturbarci?»
«Certo. Scusate... Erik, fammi sapere e stasera sarai dei nostri.»
«Le posso dire che ci sarò.»
«Davvero?! Sono veramente contenta» replicò Anastasia abbracciando il ragazzo «Sarà una serata indimenticabile. A più tardi.»
Phoebe non riusciva a credere che Erik avesse acconsentito all’invito di sua madre.
«Non avrei mai creduto… questo è impossibile…»
«Spero che non sia un problema per te se ho accettato l’invito di tua madre.»
«Cosa? Oh, no. Anzi, mi fa davvero piacere» replicò la ragazza smorzando un sorriso.
«Meno male. In quel momento ho pensato che accettare la richiesta di tua madre poteva mettere in discussione il nostro rapporto.»
“Spero soltanto che mio padre non faccia come ha detto mia madre.”
«Phoebe? Mi hai sentito?»
«Sì, certo… Ma adesso basta pensare alla cena di stasera. Dobbiamo studiare.»
«Agli ordini, professoressa.»
“Adoro quando mi fa ridere.”
 
 
«Spero che per te non sia un problema che rimanga a cena con i tuoi genitori, questa sera.»
Le sue parole sembravano avere un'intonazione diversa.
Appena la madre di Phoebe li lasciò soli, la secondogenita dei Grey sentì che il suo cuore aveva accellerato.
«No. Certo che no» rispose la ragazza tenendo un sorriso tirato.
«E spero anche che questo non pregiudichi la nostra amicizia... In fondo non vorrei che tu pensassi male...»
«Lo so bene che io e te siamo solo amici.»
Nel sentire ciò, Phoebe assunse un’espressione di dispiacere.
Ma non lo diede a vedere al suo amico Erik, concentrandosi su come si sarebbe comportata quando avrebbe rivisto suo fratello.
«Quando arriverà tuo fratello Theodore?»
«Non lo so. Credo che sia sempre in viaggio.»
«Sei felice di rivederlo?»
Ma Phoebe non rispose subito alla domanda, riconcentrandosi sui libri che avrebbe voluto leggere insieme ad Erik.
«Possiamo parlare di mio fratello quando sarà qui?»
«Certo... Come vuoi tu.»
Una volta che Erik si posizionò accanto a Phoebe, intravide che nel suo sguardo albergava rabbia e rancore.
«Secondo me questa cena non ti farà stare tranquilla.»
«È perchè ritorna mio fratello... E perchè ci sei tu come ospite.»
«Ahahah e dovresti essere così preoccupata?»
«No. Però non siamo abituati ad avere ospiti nella nostra casa» replicò la ragazza evitando di guardarlo negli occhi.
«Capisco. Vuoi riconcentrarti sui libri?»
«Sì. Assolutamente.»
 
 
Erano le sette di sera e Theodore con la sua nuova ragazza non erano ancora arrivati nell'immensa casa dei Grey.
«Ok. Per oggi abbiamo studiato abbastanza» fece la ragazza richiudendo il libro "Orgoglio e pregiudizio."
«Accidenti. È già molto tardi.»
«Sì. Adesso devo prepararmi psicologicamente per l'arrivo di mio fratello.»
«Allora vai pure. Se vuoi ti aspetterò qui.»
«Che cosa farai durante la mia assenza? Continuerai a leggere altri libri?»
«No, grazie. Per oggi ho dato... Ma se per te non è un problema, vorresti dirmi cosa ti preoccupa davvero tanto?»
«Non credo che sia una buona idea, Erik.»
«Va bene. Non voglio insistere ulteriormente.»
«Comunque non ti lascerò attendermi nella biblioteca. Vieni con me.»
 
 
Nel mentre Phoebe si stava cambiando per farsi un po' elegante, la domestica di casa Grey, Gail, portò il ragazzo nella stanza degli ospiti per fargli indossare un vestito adatto per questa cena.
Erik, inizialmente contrariato, alla fine accettò la richiesta della famiglia Grey, mettendosi in camicia, giacca, pantaloni e scarpe eleganti.
"Non sembro nemmeno io" pensò mentre si stava guardando allo specchio.
«Devo dire che il blu scuro le dona molto, signor Erik.»
«La ringrazio, Gail. È la prima che me lo dice.»
«Prego. I signori Grey la stanno aspettando in cucina.»
«Se non è un problema, preferirei attendere Phoebe e andare dai suoi genitori insieme.»
«Non faccia il timido, signor Erik. Il signor Grey non vede l'ora di conoscerla.»
«Va bene, Allora mi faccia strada.»
Appena Gail condusse Erik nel salone dove avrebbero consumato la loro cena, il giovane ragazzo vide Christian intento a parlare con suo figlio.
«Ciao, Erik» fece Anastasia spuntando da dietro di lui e facendolo sobbalzare dallo spavento «Vieni. Mio marito ti vuole conoscere.»
Erik non era mai stato così intimidito e spaventato.
Trovarsi davanti ad uno degli uomini più ricchi del pianeta lo faceva sentire più nervoso.
«Christian, ti presento Erik. Il nuovo amico di nostra figlia.»
Nel sentire ciò, Christian assunse un’espressione mista a serietà e rabbia.
«Piacere di conoscerla, Erik» fece l'uomo stringendo più forte che poté.
«Il Piacere è tutto mio, Mr Grey. Ha davvero una casa magnifica.»
«La ringrazio.»
«Erik, invece lui è mio figlio Theodore.»
«Piacere di conoscerla.»
«Piacere mio» replicò il primogenito dei Grey con sguardo sincero «Ma ti prego di darmi del tu. IL lei mi fa sentire più vecchio. Senza offesa, papà.»
«Nessuna offesa, figliolo... È solo che il lei riesce capire quali devono essere le posizioni di due persone che si sono appena conosciute.»
Da quando si erano conosciuti, Christian non aveva smesso di squadrare Erik.
Sembrava che per lui fosse un nemico.
Un nemico da abbattere.
Ma fortunatamente per Erik, Phoebe aveva fatto il suo ingresso nel salone con il suo vestito verde smeraldo e le sue scarpe abbinate con il vestito.
«Ciao, papà» fece la ragazza baciandolo sulla guancia.
«Ciao, Phoebe. Sei davvero bellissima.»
«Ti ringrazio.»
Dopo aver accolto con indifferenza il complimento di suo padre, l'attenzione di Phoebe si spostò verso Erik.
«Sembri quasi una persona irriconoscibile» gli sussurrò la ragazza.
«Non mi avevi detto che era una cena di gala...»
«Però potevi immaginartelo, no?»
«Scusa, ma non avevo il tempo. Ero troppo impegnato ad ammirare i romanzi classici che mi hai fatto leggere» replicò sghignazzando.
«Spiritoso.»
«Mia cara famiglia, prima di accomodarci a sedere per la cena, vorrei presentarvi la mia fidanzata Karen.»
La giovane fidanzata di Theodore era una bellissima ragazza dai capelli lungi castani completamente lisci e degli occhi verdi penetranti.
«Piacere di conoscerla, signorina Karen» fece Christian mentre gli stringeva la mano.
Subito dopo, fu il turno di Anastasia e di Erik.
Ma quando arrivò a Phoebe, lo sguardo della secondogenita dei Grey si rabbuiò all'istante.
In quel momento era come se qualcosa la stava trattenendo per non toglierla di mezzo.
«Piacere di conoscerti... Karen» fece Phoebe con sguardo rancoroso «Benvenuta nella nostra famiglia.»
«Grazie, Phoebe.»
Phoebe non aveva smesso di levargli gli occhi di dosso.
Anche dopo quando si era allontanata con sua madre e suo padre per parlarci in privato.
«Phoebe, tutto bene?» fece Erik stringendogli la mano.
«Credo di sì. Andiamo.»
 
 
La cena si svolse raccontando prevalentemente del lavoro di Theodore nel suo ufficio di avvocato e di quando lui e Karen si erano conosciuti.
«È davvero un bell'incontro a Central Park durante il tramonto» fece Anastasia con tono entusiasta.
«Da quel momento abbiamo capito che eravamo fatti per stare l'uno con l'altra.»
"Certo... il cosiddetto colpo di fulmine."
Phoebe non aveva smesso di essere seria e indifferente.
La presenza di suo fratello con quella donna misteriosa non la faceva stare tranquilla.
«Phoebe, perchè non ci racconti come hai conosciuto il tuo "amico" Erik?»
Nel sentire la domanda di suo padre, un brivido percorse la schiena della ragazza.
«Perchè non c'è niente da dire, papà.»
«Davvero?»
«Siamo solo compagni di scuola» replicò la ragazza con voce dura e indifferente «Siamo solo amici.»
«Non vorrei insistere ulteriormente, ma io e te sappiamo come la pensiamo sul fatto dei ragazzi... Infatti non ti saresti mai permessa di portarne uno in questa casa. Questo vuol dire che tra te ed Erik...»
«Ho voluto fare una cosa gentile» disse la ragazza fissando con odio su padre.
«A quale scopo? Che cosa provi davvero per lui?»
«Christian, non credo che queste domande siano consone in questo momento» intervenne Anastasia stringendo la mano del suo uomo.
«Eppure mia figlia è una donna che non ha fatto altro che dirci che pensiamo solo a nostro figlio e che certe volte è come se lei non esistesse... Non è vero, Phoebe?»
«Questo è stato solo tanto tempo fa'.»
«Sono passati solo sei mesi.»
«Mi dici dove vuoi andare a parare?»
«Mi sto solo interessando a mia figlia. Tutto qui.»
«Christian, per favore...»
«Silenzio, Anastasia. Sto parlando con nostra figlia.»
«Sapevo che invitare Erik questa sera non era una buona idea... Avrei preferito che fossimo solo noi quattro della famiglia... Ma invece no. Ci mancava pure la sua dolce metà.»
«Adesso cos'hai contro di lei?» domandò Theodore con tono furente.
Lo sguardo di Phoebe si spostò verso suo fratello.
«Davvero pensavi che non l'avessi riconosciuta? Credevi che non avessi riconosciuto la ragazza che sei mesi fa aveva abusato di te?»
«Phoebe, cosa...»
«Eppure dovresti ringraziarmi per averti salvato dalle grinfie di quella donna...»
«Salvato? Non farmi ridere, Phoebe. Ti stai mostrando davvero ridicola.»
«Certo... L'hai già dimenticato, non è vero?»
«Non so di cosa tu stia parlando.»
«Molto bene... Se è così che consideri quel fatto, io non rimarrò un secondo di più in presenza della tua "Nuova fidanzatina."»
Contro il volere dei suoi genitori, Phoebe lasciò la stanza con le lacrime che gli stavano inondando gli occhi.
In quel momento, Karen non si era azzardata a dire una parola, godendosi la scena con sorrisetto tirato e ghigno malefico.
Intanto Phoebe cercò di ritirarsi nella sua stanza, ma fu afferrata al braccio da Erik che l'aveva raggiunta.
«Lasciami andare, Erik!»
«Non finchè non ti sarai fatta aiutare spiegandomi che cosa significa tutta questa storia.»
Gli occhi di Phoebe incrociarono quelle di Erik.
Anche se i due si consideravano grandi amici, in quel momento dentro di loro si scatenò qualcosa.
Un qualcosa che avrebbe sancito il rafforzamento del loro rapporto.
«Va bene... Però non rimaniamo qui all'ingresso. Vieni con me.»

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Collera e paura ***


Erik non riusciva a capire cosa stesse succedendo a Phoebe.
Durante le loro ore di studio, era una ragazza gentile e sorridente.
Ma una volta che aveva visto suo fratello e la sua compagna, si era rabbuiata improvvisamente.
«Allora? Mi dici cosa ti succede?»
«Quella vipera maledetta... e poi hai visto mio fratello? Non ha mosso un muscolo nemmeno quando gli ho ricordato di quando quella donna gli ha rovinato la vita... È inaudito. Ancora non riesco a capire come possa esserci tornata insieme.»
«Che cos'ha quella donna che ti fa difendere in quella maniera tuo fratello?»
Prima di rispondere alla domanda, Phoebe prese un respiro profondo.
«Ha cercato di gettarlo nel circolo della droga...»
«È davvero orribile.»
«E come se non bastasse, ha fatto in modo di far lasciare la sua storica fidanzata Isabel intrappolandolo per bene.»
«E cioè?»
«Mio fratello ha perso completamente la testa per lei. Senza che se ne accorgesse, quella donna ha piazzato una telecamera nascosta nella stanza in cui avevano fatto sesso e gli ha passato il filmato alla povera Isabel.
Presa dallo sconforto e dalla rabbia, per poco Isabel non andò da mio fratello minacciandolo di morte.
Lui ha cercato di scusarsi e di giustificarsi con lei, ma in fondo in fondo non gli interessava più avere una relazione con lei.
Amava troppo quella donna.
E fu in quel momento che sono entrata in gioco io.
Ho fatto qualsiasi cosa per farli ritornare insieme.
Ho pregato Isabel dicendogli di perdonarlo e che era solo uno sciocco succube di quella donna.
Però, durante una festa, io e Isabel ci siamo presentati dinanzi a mio fratello per parlarci in privato... ma non avrei mai creduto che tutta la credibilità e l'onestà che avevo per lui sarebbe svanita in pochi secondi...»
«Che cosa vi ha detto?»
«Ci ha rivelato che eravamo due donne che non contavano niente per lui e che gli abbiamo rovinato gli ultimi anni della sua esistenza.
Non potendo sopportare tutto questo, Isabel scappò dalla vergogna chissà dove, e da quel giorno non l'ho più vista.
In quel momento ho cercato di far ragionare mio fratello nonostante tutte le cattiverie che mi aveva detto, ma è stato tutto inutile.
Solo più tardi avevo capito che era sotto l'effetto di droga proprio a causa di quella donna... E in questo momento non posso capire che mio fratello sta ancora commettendo lo stesso identico sbaglio.»
«E cosa credi di fare adesso? Hai intenzione di salvarlo una seconda volta?»
«Non lo so... È un momento molto difficile per noi due...»
«Ma i tuoi genitori? Non dicono niente a proposito?»
«Loro non sanno niente. Ed è meglio così, fidati. Non vorrei vedere mio padre che sbatte mio fratello in mezzo alla strada togliendogli tutti i suoi averi e il suo lavoro a New York.»
In quel momento, Erik aveva capito quanto Phoebe poteva voler bene profondamente a suo fratello.
«Cercherò di aiutarlo una seconda volta tastando delicatamente il terreno... Ma credo che finirà male come la prima volta...»
«Invece non devi pensare così... Devi credere che ce la farai e rigetterai quella donna lontano da tuo fratello.»
«Fidati... è peggio di una spina nel fianco.»
Nel mentre Erik e Phoebe stavano discutendo tra di loro, lo sguardo della ragazza si andò a concentrare sulla passeggiata di Theodore e di Karen.
«Eccoli lì... mano nella mano che fanno gli innamorati... Mi dispiace tantissimo per Isabel. Lei sarebbe stata la fidanzata perfetta» disse infine la ragazza prima di gettarsi fuori dalla sua camera e lasciare Erik da solo.
 
 
«Dove vai così di fretta, signorinella?» domandò il padre della ragazza fermandola sulla soglia dell'ingresso.
«A prendere una boccata d'aria lontano da tutto e da tutti.»
«Io invece credo che tu volessi andare da tuo fratello per fermare la sua relazione.»
«IL giardino è abbastanza grande per tutti e tre, non trovi?»
«Ancora non capisco il perchè tuo fratello ce l'abbia con te... Che cosa gli hai fatto sei mesi fa?»
«Niente che ti possa riguardare, papà» replicò Phoebe senza mezzi termini e scatenando la rabbia di suo padre.
«Phoebe, che cosa mi state nascondendo tu e tuo fratello?! Non te lo chiederò una seconda volta!»
«Niente di grave... Così va bene?»
«Se non mi racconti subito la verità, ti punirò così tanto che ti pentirai amaramente di esserti messa contro di me.»
«E cosa vorresti farmi? Sculacciarmi come fai con mia madre?»
Nel sentire quelle parole, Christian rimase di sasso.
«E tu come...»
«Tu e la mamma dovreste assicurarvi che la porta della stanza rossa sia chiusa a dovere» replicò la ragazza sussurrandoglielo nell'orecchio.
«Che cosa sta succedendo qui?» domandò Anastasia andando incontro a Christian e Phoebe.
«Niente di preoccupante, mamma. Volevo chiedere scusa a mio padre per come mi sono comportata stasera. Scusa anche a te, mamma. Non so cosa mi sia successo» replicò Phoebe mentendo spudoratamente.
«Sentendo i toni che avete usato dalla cucina della casa non credo che vi stavate scusando...»
«Ana, Phoebe ha ragione» la rassicurò Christian.
«Ok... Phoebe, dove hai lasciato Erik?»
«Sono qua, signora» replicò il ragazzo raggiungendo la famiglia.
«Oh, bene. Che ne dite se andiamo in giardino per goderci della notte stellata?»
«Mamma, è un alquanto freddo fuori.»
«Nemmeno tanto. E poi potremmo usufruire dei cappotti.»
«Grazie per l'invito Signora Grey ma devo tornare a casa. È molto tardi.»
«Ma sono solo le dieci.»
«Devo ancora ripassare per i compiti di domani... Grazie per l'invito e per avermi prestato l'abito da sera. Una volta che mi sarò cambiato, ve lo restituirò.»
«Lasci perdere, Erik. Lo tenga pure.»
«Ma Signor Grey...»
«Insisto. È un regalo che voglio fargli per averci degnato della sua presenza.»
Erik fu molto colpito dalle parole di Christian, pensando di averlo colpito in qualcosa.
«Grazie di tutto allora. Grazie anche a lei Signora Grey. È stato un piacere conoscervi.»
«Grazie a te.»
«Ci vediamo domani, Phoebe» fece il ragazzo baciandola sulla guancia e scatenando in lei un emozione forte.
«A... a domani» replicò Phoebe divenuta rossa in volto.
Dopo aver salutato padre, madre e figlia, Erik s'imbatté in Theodore e in Karen.
«Te ne vai già, Erik?»
«Non prima di averti parlato in privato. Posso?»
«Certo. Fate pure» replicò Karen con sorriso finto.
S'eppur non comprendendo la volontà di Erik di parlargli da solo, Theodore acconsentì alla sua richiesta, mentre Phoebe continuò a fissare Karen con disprezzo.
«Phoebe, non devi dire una cosa a Karen?»
Ma Phoebe non ne voleva sapere, limitandosi a guardare suo padre con indifferenza.
< No, papà… non devo dire niente… >
< Smettila di fare la testarda e chiedi subito scusa alla nostra ospite > ribadì Christian con tono perentorio.
Alla fine, la giovane Phoebe dovette arrendersi al volere del padre.
< Ti chiedo scusa, Karen. Non so davvero cosa mi sia preso prima a cena. >
< Non ti preoccupare. Ormai è acqua passata > rispose Karen con sorriso finto.
< Molto bene. Nell’attesa che Theodore scambi due parole con Erik, che ne dite se ce ne andiamo in salotto per rimanere tutti assieme? >
< Mi sembra una bellissima idea, Signor Grey > replicò Karen passando vicino a Phoebe.
Infatti, mentre le due ragazze erano rimaste sole per alcuni secondi, Karen ostacolò Phoebe per dirgli tutto quello che provava nei suoi confronti.
< So che mi odi profondamente per tutto quello che ho fatto a tua fratello… Infatti non te ne faccio una colpa… Ma ricordati una cosa: non riuscirai a togliermi di mezzo come hai fatto sei mesi fa’. Questa volta entrerò nella tua famiglia e presto io e tuo fratello ci sposeremo. Che ti piaccia o no. >
A quel punto, lo sguardo di Phoebe si fece più serio e rabbioso.
< Non credere di riuscirci, Karen. Solo perché l’hai ammaliato dalla tua bellezza e dalla droga che continui a spacciare, non riuscirai ad entrare definitivamente nelle sue grazie. >
< Ah davvero? Questo lo vedremo… E poi ho finito di fare quelle cose. Ci ho messo ben sei mesi per tornare pulita. >
< Ahahah ma chi vuoi darla a bere? Una che spaccia droga da quando è adolescente, non riesce a ripulirsi così in fretta. >
< Mi stai forse dicendo che non ti fidi? >
< Puoi ben dirlo > replicò Phoebe senza la minima paura.
< Phoebe? Karen? Cosa state facendo? > domandò Anastasia interrompendo la disputa delle due ragazze.
< Niente, mamma. >
< Arriviamo subito, Signora Grey… La nostra discussione si chiude qui, ragazzina. >
< Attenta che questa ragazzina non ti molli un ceffone nel momento in cui non te l’aspetti… Potrebbe farti molto male .>
< E tu stai attenta alle tue minacce. >
< Hai iniziato tu nel provocarmi. >
< Adesso basta! Mi hai stancato… >
Spazientita dalle parole di Phoebe, Karen stava per prenderla a schiaffi.
Ma l’arrivo fulmineo di Theodore evitò che la serata peggiorasse ulteriormente.
< Karen, che diavolo stavi facendo? >
< Non ne posso più di tua sorella! Non la sopporto! >
Subito dopo lo sfogo della ragazzo, lo sguardo di Theodore si andò a posare su quello di sua sorella.
< Phoebe, credevo di essere stato abbastanza chiaro sei mesi fa’: non ti intromettere nella mia vita. Quando diavolo lo capirai? >
< Quando riuscirai ad aprire gli occhi una volta per tutte. Non vedi che ti sta usando e ti sta rovinando la vita?! >
< Theodore, ti prego. Andiamo dai tuoi genitori. Ne ho abbastanza di stare qui all’ingresso con lei. >
< La questione finisce qui, Phoebe. Non ti intromettere nella mia vita > disse infine Theodore lasciando ancora una volta sua sorella ribollire di rabbia.
 
Phoebe non ce la faceva più.
Aveva assolutamente bisogno di sapere cosa si erano detti suo fratello e Erik.
< Phoebe, che cosa fai? > domandò sua madre appena la vide che stava prendendo il suo cappotto.
< Me ne vado un attimo fuori. >
< Ma come? Proprio ora che stavamo facendo un gioco interessante? >
< MI dispiace mamma, ma devo fare una cosa urgente. >
< E sarebbe? > domandò Christian intromettendosi nella conversazione.
< Devo chiamare una mia amica per farmi dire degli appunti scolastici che non sono riuscita a prendere quando l’altra settimana ero rimasta a casa per malattia… Ma non ti preoccupare, papà. Non ci metterò molto. >
< Puoi benissimo fare la telefonata qui in salotto. Noi non ti disturberemo. >
< Devo anche parlargli di fatti privati… >
< Quelle non possono aspettare domattina? >
< Avanti Christian, smettila. Se deve assentarsi un attimo per parlare con la sua amica, non vedo perché non glielo possiamo acconsentire. >
< Anastasia, quante volte ti ho detto che quando io e mia figlia discutiamo… >
< Hai intenzione di litigare nel giorno in cui nostro figlio è ritornato a casa? Non mi sembra il caso, no? >
< Mamma ha ragione, papà. Lasciamo andare Phoebe… In fondo mica è prigioniera di questa casa > replicò Theodore con tono da presa in giro.
< Grazie fratello, ma non ho bisogno del tuo aiuto > rispose Phoebe con tono risaputo uscendo prima dal salotto e correndo verso il giardino della villa.
< Quella ragazza non la capirò mai > fece Christian baciando sulla fronte sua moglie cercando un po’ di conforto.
 
 
Phoebe provava incontrastata a chiamare Erik da ben dieci minuti.
Alla fine, il giovane ragazzo riuscì a rispondere alla sua chiamata.
< Pronto? >
< Ma dove diavolo eri finito?! È da più di dieci minuti che provo a contattarti. >
< Scusami. Avevo la suoneria bassa… Ma che succede? >
< Voglio sapere cosa vi siete detti tu e mio fratello. >
Ma Erik non rispose, limitandosi a fare un respiro profondo.
< Allora? Perché non mi rispondi? >
< Purtroppo non posso dirtelo, Phoebe. >
< E perché no? >
< Perché è una questione che riguarda solo me e lui. >
< Da quando in qua tu hai questa confidenza con mio fratello? >
< Da questa sera… Ho voluto metterlo alla prova per una faccenda che la imbestialito ulteriormente… Ma adesso non posso dirti altro. >
< Quale prova? Di cosa stai parlando? >
< Scusami Phoebe, ma la mia ragazza mi sta aspettando. A domani > disse infine Erik riagganciando la chiamata.
La secondogenita dei Grey era profondamente scossa.
Prima il segreto misterioso che accomunava Theodore e Erik.
E poi…
“Una ragazza? Non è possibile… Erik non me ne ha mai parlato…”
Da quel momento, Phoebe si gettò in un vortice di pensieri costituiti da mille domande e da nessuna risposta.
“Non può finire così… Devo arrivare in fondo a questa storia. In un modo o nell’altro.”

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Una serata particolare ***


Da quelle due rivelazione di Erik, Phoebe non era riuscita a dormire durante la notte.
Non faceva altro che pensare alle sue parole e a come non avrebbe potuto mai conquistare quel giovane ragazzo così enigmatico.
I suoi pensieri furono interrotti appena vide la sveglia sul suo comodino.
“Le sette del mattino… finalmente.”
Con i vestiti sgualciti della sera prima e con sguardo cadaverico, Phoebe si recò in salotto per fare colazione.
Aveva sperato di non incontrare i suoi familiari, ma quella mattina i suoi genitori erano già in piedi.
«Phoebe. Buongiorno.»
«Buongiorno, mamma» replicò la ragazza con un filo di voce.
«Perché dopo la tua misteriosa chiamata non ci hai raggiunti? Ti stavamo aspettando.»
«Scusami. Ero molto stanca» si giustificò la ragazza senza riuscire a trovare altre parole.
«Non è stato carino da parte tua lasciarci senza le dovute spiegazioni» intervenne Theodore mentre stava leggendo il giornale.
«Adesso ti ci metti pure tu? Chi sei? Mio padre?»
«No, sono tuo fratello nonché maggiore… E quindi esigo assoluto rispetto. Per me e per la mia compagna.»
«Oh, scusami tanto Theodore. La prossima volta chiederò il permesso a te e alla tua compagna per andare in bagno.»
«Che cosa hai detto?! Adesso sfotti?!»
«Finchè rimarrai legato con quella ragazza, ti puoi pure scordare il rispetto nei tuoi confronti.»
Theodore non ci vedeva più dalla rabbia.
Avrebbe preso sua sorella a schiaffi se non fosse stato per l’intervento dei genitori.
«Adesso finitela! Tutti e due!» tuonò Christian «Ma cosa vi sta succedendo? È da alcuni mesi a questa parte che non vi riconosco più.»
«Io non ho fatto niente! È colpa di mia sorella che si comporta in modo alquanto stupido e singolare!»
«Se solo tu riuscissi ad avere un briciolo di cervello…»
«Phoebe, tuo fratello ha ragione. O mi dici cosa ti sta succedendo, o sarò costretto a prendere seri provvedimenti.»
«Del tipo? Mi rinchiuderai in camera mia per tutto il resto della mia vita?»
«Occhio, signorinella… perché potrei davvero farlo.»
«Adesso basta discutere» intervenne Anastasia con tono rude «Non possiamo iniziare la giornata in questo modo… E tu Phoebe, dopo aver fatto colazione, vatti immediatamente a sistemare. Non penserai di andare a scuola conciata in questo stato, spero.»
«E anche se fosse? Tanto non m’importa più niente.»
Spazientito dalle parole della figlia, Christian stava per fargli capire che la doveva finire di comportarsi come una sciocca ragazzina senza cervello.
«Christian, siediti immediatamente> gli ordinò Anastasia.
«Non finché nostra figlia…»
«Siediti e taci. Ci penso io a lei, va bene?»
«E che cosa credi di risolvere?»
«Tu lascia fare a me.»
Alla fine, Christian si convinse della parole di Anastasia.
«Va bene. E’ meglio che me ne vado al lavoro» replicò il capofamiglia.
«Aspettami, papà. Vengo con te.»
Una volta che madre e figlia rimasero da soli, la povera Phoebe iniziò a scoppiare a piangere inspiegabilmente.
«Tesoro, che cos’è che ti preoccupa davvero?»
«Questa dannata vita! Ho un fratello che non vuole darmi retta su niente e che mi odia profondamente… E come se non bastasse, il ragazzo di ieri sera è fidanzato.»
«Stai parlando di Erik?»
«E chi sennò?»
«E come fai a sapere che lui è fidanzato?»
«Me l’ha detto ieri sera… Ed è per questo se dopo la conversazione avuta con lui mi sono rifugiata in camera mia… Avevo bisogno di starmene un po’ da sola.»
«Non ti preoccupare, tesoro. Non mi devi nessuna spiegazione» cercò di rassicurarla la madre «Se c’è qualcosa che posso fare per te, non esitare a chiedermelo.»
«Non lo so nemmeno io cosa dovrei fare, mamma… So soltanto che dovrò combattere contro fatti e persone che rischiano di distruggere la mia esistenza.»
Anastasia fissava sua figlia con sguardo confuso e triste.
Non riusciva a capire il vero motivo del perché sua figlia si comportava in questo modo.
Era davvero solo l’amore non corrisposto di Erik? Oppure la maggior parte del suo cambiamento era legato al rapporto con suo fratello?
«Phoebe, tu sei una ragazza forte… ed in questo so bene da chi hai preso… Ma realmente, per cosa devi combattere? Per tuo fratello e per Erik?»
«Sì, mamma.»
«E credi davvero di riuscirci da sola?»
«Lo devo fare, mamma… Per il mio bene e per il bene della mia famiglia…»
«Non voglio obbligarti a dirti cosa c’è che non va con tuo fratello… Ma stai pur certa che non sarai mai da sola. Questa è una promessa.»
«Ti ringrazio, mamma» disse infine Phoebe gettandosi nella braccia di sua madre per sentire tutto il suo calore e affetto di quando lei era sempre una bambina.
 
 
Il momento tanto giunto da ieri sera era arrivato.
Phoebe si sarebbe confrontata con Erik per riuscire a farsi dire a che gioco stava giocando.
«Mi stavi chiamando sul cellulare?» domandò il ragazzo piombando alle spalle della secondogenita dei Grey.
«Sì. Avevo un assoluto bisogno di parlarti.»
«Tra di noi non c’è niente da dire… So come mi guardavi ieri mentre stavamo studiano… Mi dispiace, Phoebe. Ma io e te non possiamo stare insieme.»
«Molto bene… Hai intenzione di farmi soffrire in maniera spietata… Ok, te lo concedo. Ma non ti lascerò andare finché non mi dirai cosa stai nascondendo su mio fratello.»
Ma Erik non ne voleva sapere di rispondere, rimanendo muto di fonte al suo sguardo indagatore.
«Rimanere in silenzio non ti servirà a nulla. Andrò in fondo a questa storia… che ti piaccia o no…»
«Vuoi davvero sapere cosa lega me a tuo fratello? Allora raggiungimi questa sera in discoteca e lo vedrai.»
Phoebe fu molto scioccata dalla risposta di Erik.
«Ma che diavolo stai dicendo? Che centra mio fratello con il venire in discoteca.»
«Lo scoprirai stasera stessa.»
«Tu sei completamente pazzo, Erik. Theodore non ci è mai entrato una discoteca.»
«E tu questo che cosa ne sai?»
«Lo so e basta> insistette la ragazza.
«Sai anche delle sue nottate a New York?»
«Nottate?»
«Sì… le sue notti proibite a New York…»
«Erik, smettila di fare il misterioso e dimmi tutto quello che sai su mio fratello.»
«Mi dispiace Phoebe, ma dovrai attendere stasera. Solo così vedrai con i tuoi occhi cosa succede realmente a tuo fratello…»
Phoebe non voleva insistere oltre.
Aveva capito che continuare a parlare con Erik sarebbe stato tutto inutile.
«Va bene… spero che questa serata in discoteca riveli tutto quello che voglio sapere.»
«Fidati. Lo farà. Ci vediamo questa sera dopo la mezzanotte.»
«D’accordo» disse infine la ragazza prima di entrare nella sua classe.
 
 
Erano quasi le undici e mezzo.
Il cuore di Phoebe martellava all’impazzata.
Il momento stava per giungere.
Ma prima di recarsi in discoteca, doveva rifilare una bugia ai suoi genitori che gli avrebbero permesso di uscire di casa.
«Mamma, papà. Ho bisogno di parlarvi un attimo.»
Gli occhi indiscreti di Christian si andarono a posare sul trucco pesante che Phoebe si era messa in faccia.
«Per caso stai uscendo?»
«Volevo chiedervi il permesso se stanotte potevo dormire a casa della mia amica Sara.»
Ma i suoi genitori rimasero alcuni secondi in silenzio prima di rispondere alla richiesta della loro figlia.
«Perché ti sei truccata in quel modo?»
«Perché mi andava di farlo, papà. Ho voluto cominciare i trucchi che mi avevate regalato per il mio compleanno.»
Ma Christian non riusciva a credere alle parole di sua figlia.
Sapeva benissimo che c’era qualcosa sotto.
«Tesoro, perché non ci hai avvertito di questa cosa?»
«Perché me ne sono dimenticata. Ultimamente ho molti compiti da sbrigare e mi scordo delle altre faccende.»
«Perché riesco così difficile a crederti?» domandò suo padre con tono indifferente.
«Papà, ti prego. È solo per questa notte… Ho studiato tutto il giorno e ho una voglia pazzesca di uscire con le mie amiche.»
«E devi farlo proprio questa sera?»
«Io me ne vado a casa di un conoscente di Karen» intervenne Theodore «Non aspettatemi alzato.»
«Va bene, figliolo. Ci vediamo domani» rispose Christian salutandolo.
Appena Theodore uscì di casa, Phoebe fu colta da un senso di gelosia.
«Perché Theodore può uscire come se nulla fosse mentre io devo chiedere ancora il permesso?»
«Perché riesce difficile fidarci di te, Phoebe.»
«Christian, ma cosa dici?»
«Silenzio, Anastasia. Deve capire che non può fare sempre quello che vuole. È una questione di rispetto ed educazione.»
«Ma adesso cosa ho fatto?»
«Niente, Phoebe… Ma per stasera non voglio che tu esca. Mi dispiace.»
Phoebe non riuscì a controbattere alle parole del padre.
Era affranta e dispiaciuta delle sue parole.
«Papà, ti prego…»
«La prossima volta cerca di inventarti una bugia più credibile… La questione è chiusa. Adesso vai a dormire» disse infine Christain mentre Anastasia era rimasta silenziosa e sua figlia era corsa in camera sua piangendo dalla rabbia.
«Christian, trattare nostra figlia in questo modo non porterà a niente di buono.»
«Questo lo dici tu… E poi quando dico una cosa, è quella. Senza discussioni.»
«Ma…»
«Fine del discorso. Non voglio tornare sull’argomento» replicò l’uomo zittendo ancora una volta sua moglie alquanto contrariata.
 
 
Per cercare una via d’uscita e non fermarsi alla richiesta di suo padre, Phoebe telefonò immediatamente a Erik per dirgli che non era riuscita a convincere i suoi genitori.
«Puoi scappare di casa?» gli domandò Erik a bruciapelo.
«Non lo so… Ho paura di finire in guai ancora più seri…»
«Lo so, Phoebe… Ma è una questione di vita o di morte… Allora? Cosa decidi?»
Alla fine, la ragazza si convinse delle parole di Erik.
«Ma non ho nessun modo di venire in discoteca.»
«Di questo non preoccuparti. Ti vengo io a prendere.»
 
 
Dopo essere riuscita a fuggire di casa dalla sua finestra di camera, Phoebe corse verso il cancello della villa senza mai voltarsi.
«Andiamocene immediatamente prima che qualcuno ci veda» fece la ragazza appena montò nell’auto di Erik.
Il ragazzo, con sguardo serio e silenzioso, acconsentì alla richiesta.
Durante il tragitto che avrebbe portato in discoteca, i due ragazzi non dissero quasi una parola.
«Sei molto tesa?» domandò Erik rompendo il ghiaccio.
«Sì, sono molto preoccupata…»
«Ti capisco, sai?»
«Ah davvero?»
«Anch’io sarei del tuo stesso umore se mi trovassi nei tuoi panni.»
«Ma se fossi io nei tuoi panni, ti avrei già detto quello che avresti dovuto sapere.»
«Phoebe, è questione di aspettare ancora un po’ e…»
«Va bene, basta. Non voglio più parlarne.»
Phoebe era nervosa come non mai.
Pensava a tutte quelle volte in cui aveva discusso con suo fratello, fissando l’asfalto della strada illuminato solo dai fari dell’auto.
«Eccoci. Siamo arrivati.»
La discoteca in questione a cui si riferiva Erik era un piccolo edificio malandato dove molti ragazzi si erano riuniti quella sera.
«Più che una discoteca mi sembra un rave party.»
A quel punto lo sguardo di Erik si fece più serio e cupo.
«Non vorrai dirmi che…»
Mentre Phoebe stava cercando una risposta, con la coda dell’occhio vide suo fratello in compagnia di Karen che stavano entrando in quella specie di capannone abbandonato.
«Vieni. Seguiamoli.»
Con il cuore che gli batteva all’impazzata, Phoebe pedinò suo fratello e la sua ragazza in compagnia di Erik.
Una volta arrivati non molto lontano dal capannone, i due ragazzi videro quello che non avrebbero mai voluto che succedesse.
In compagnia di altri coetanei, Theodore e Karen erano intenti a sniffare cocaina e a scambiarsi pasticche.
«No… non ci credo…» fece Phoebe con gli occhi lucidi «Mio fratello non può…»
La povera secondogenita dei Grey non poteva continuare a fissare quella scena.
Gli faceva troppo male vedere suo fratello che si stava rovinando una seconda volta.
Presa dal più totale sconforto, agguantò il braccio di Erik per strattonarlo fino alla sua auto.
«Basta, ho visto abbastanza. Voglio tornarmene a casa.»
Senza dire una parola, Erik acconsentì alla richiesta della ragazza, immergendosi nel buio della notte tra i singhiozzi e il pianto della povera Phoebe.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Rapporti incrinati ***


< Potevi dirmelo prima che mio fratello spacciava ancora > disse Phoebe mentre si asciugava le lacrime < Così mi sarei risparmiata quello spettacolo pietoso. >
< Lo so Phoebe… Però volevo fartelo vedere con i tuoi occhi per farti capire… >

Dopo avergliela consegnata, mi squadrò con sguardo rabbioso, correndo lontano da me come se fosse stato un volgare ladro. >
< Quindi tu gli hai consegnato la droga? >
< Gliel’ho solo rubata mentre lui non se ne accorgeva. >
< Perché mi sembra difficile crederti? >
< Phoebe, ti giuro che è la verità. >
La secondogenita dei Grey non sapeva cosa pensare.
Perché il suo amico Erik avrebbe fatto una cosa del genere?
Qual era davvero il suo scopo?
«Erik, forse è meglio se io e te non ci vediamo più.»
«Ma Phoebe…»
«Non riesco più a fidarmi di te… Non dopo quello che mi hai detto.»
«Va bene… In fondo ti capisco.»
«E poi la tua fidanzata sarà gelosa se passi la maggior parte del tuo tempo con me… Ah proposito, posso sapere chi è?»
«Nessuno, Phoebe.»
«Come?»
«Non ho nessuna fidanzata.»
Phoebe rimase visibilmente sorpresa nel sentire che il suo amico gli aveva mentito ancora una volta.
«Ma perché…»
«Non mi piace legarmi con nessuno, Phoebe. E visto il modo in cui mi guardavi…»
«Che cosa credevi?» domandò la ragazza con tono irritato.
«Non vorrei che tu…»
«Fammi il piacere, Erik: stai lontana da me.»
 
 
Il tragitto che separava il capannone in mezzo al nulla alla villa dei Grey sembrava interminabile.
La rabbia che quella notte stava imperversando nelle vene di Phoebe era inspiegabile.
«Phoebe» sussurrò Erik cercando di attirare la sua attenzione.
Ma la ragazza non rispose.
«Vattene immediatamente da qui prima che i miei genitori o le guardie ci scoprano.»
«Non voglio che il nostro rapporto si concluda in questa maniera.»
«L’ha voluto tu… No?»
«So di aver fatto un mucchio di cazzate, ma…»
«Adesso basta, Erik. Non ho più voglia di parlare» lo interruppe Phoebe scendendo dalla sua auto ed entrando di nascosto nella sua casa.
Erik, per quanto volesse cercare di fermarla, decise che era meglio lasciarla andare e far sbollentare la sua rabbia, lasciando la proprietà dei Grey con mille recriminazioni che gli albergavano la mente.
 
 
Nel mentre Phoebe aprì la porta della sua stanza, aveva la netta sensazione che qualcuno la stesse spiando.
Una volta richiusa la sua camera, la giovane ragazza si mise il pigiama per mettersi a dormire.
Ma non aveva notato che c’era suo padre che l’aveva attesa per tutto il tempo.
«Papà! Ma che cazzo…!»
«Dove diavolo sei stata?» gli domandò con voce cupa.
«Che cosa diavolo ci fai in camera mia al buio? Mi hai spaventata!»
«Rispondi alla mia domanda.»
«Papà, sono quasi le tre di notte.»
«Non te lo chiederò una seconda volta… Io e tua madre eravamo molto preoccupati, sai? Hai disubbidito ai miei ordini andandotene chissà dove con quel ragazzo che non mi piace nemmeno un po’… Secondo te cosa dovrei pensare?»
«Se ho fatto tutto questo è per una valida ragione…»
«Phoebe, non ci sono scusanti per quello che hai fatto.»
«Davvero?»
Suo padre la fissava con sguardo tetro come non aveva mai fatto prima.
Phoebe capiva la sua rabbia, ma aveva paura di confessargli il tutto.
“Se solo tu sapessi, papà…”
«Visto che domani ho una riunione importante e che è molto tardi, riprenderemo la nostra conversazione domani sera… Intanto puoi ritenerti in punizione a tempo indeterminato.»
«Papà, io…»
«Uscirai di casa solo per andare a scuola. Una volta conclusa la tua giornata scolastica, Taylor o Sawyer torneranno a riprenderti e ti riporteranno a casa.»
Non ci sarebbe stato nessun modo per far cambiare idea a suo padre.
«MI dispiace, Phoebe. Lo faccio solo per il tuo bene.»
«Sai qual è la cosa sensazionale di questa nostra conversazione? Che tu non hai sbraitato come tuo solito.»
«Sto imparando ad avere un po’ di autocontrollo, sai? Cosa che tu dovresti fare nelle tue scelte… Buonanotte» disse infine Christian richiudendo la porta della camera di sua figlia.
 
 
«È tornata?» domandò Anastasia nel rivedere suo marito entrare nella loro camera da letto.
«Sì. Si è messa a dormire proprio ora.»
«E cosa vi siete detti?»
«Niente di che… A parte che è in punizione per chissà quanto tempo.»
«Christian, non è più una bambina…»
«Bambina o no, è sempre nostra figlia, e deve imparare come si sta al mondo. In un modo o nell’altro.»
Ma Anastasia non voleva essere dello stesso parere di suo marito.
Credeva che crescere sua figlia con punizioni e divieti, avrebbe solo peggiorato la situazione.
< Christian, secondo me dobbiamo riuscire a capire cosa passa nella mente di nostra figlia. >
< E come? Non vuole dirci proprio niente! Secondo me è tutta colpa di quel suo amico Erik che la sta destabilizzando. >
< Invece io credo che la colpa non sia solo di quel ragazzo. >
Lo sguardo di Christian si fece più enigmatico e serio.
< Stai forse pensando a Theodore? >
< Ancora non sono riuscita a capire del perché non vanno d’accordo. >
< Loro non ci vogliono dire niente. >
< Ma perché! Io proprio non li capisco quei ragazzi… Fino a quando Theodore non era partito per New York andavano d’amore e d’accordo… Ma ora… >
< A proposito di Theodore, sai che cosa faceva questa notte? >
< Ha detto che aveva un appuntamento con Karen. Gli voleva fare una sorpresa. >
< Peccato che ci abbia mentito… >
La voce di Phoebe risuonò nella camera di Anastasia e Christian come se fosse un macigno.
< E tu cosa ci fai ancora in piedi? >
< Sono abbastanza grande per rimanere sveglia fino a tardi, papà. >
< Non dopo che ti ho proibito… >
< Farmi rimanere rinchiusa in questa gabbia d’oro non ti servirà a niente… Non riuscirai a fermare il volere di Theodore. >
< Il volere di Theodore? Ma cosa stai dicendo? >
 Phoebe fissava intensamente i suoi genitori come non aveva mai fatto.
Era arrivato il momento di raccontare tutto quello che sapeva su di lui.
< Non è affatto facile per me dirvelo… ma non posso più tacere… per il suo bene. >
< Adesso basta con i giri di parole, Phoebe > fece Christian con tono irruento < E’ notte fonda. Domani io e tua madre dobbiamo andare al lavoro. >
< Molto bene… Preparatevi per quello che state per sentire perché rimarrete molto scioccati. >
 
 
Phoebe raccontò tutto quello che sapeva su suo fratello senza mai fermarsi a riprendere fiato, mentre i suoi genitori si guardarono a vicenda strabuzzando gli occhi dall’incredulità.
< Dimmi una cosa, signorinella: quanto hai bevuto questa sera? >
< Cosa? >
< Forse ti hanno messo qualcosa nel tuo drink perché non ho mai sentito così tante bugie prima d’ora. >
Christian non aveva creduto ad una sola parola di sua figlia.
< Papà, credi davvero che ti mentirei su un fatto così grave? E poi stiamo parlando di mio fratello! >
< Già, colui che hai voluto ultimamente denigrare… Phoebe, cos’è che ti preoccupa realmente? Credi davvero che raccontando tutte queste cose lo farai solo per metterlo in cattiva luce? >
< Papà… ma ti senti quando parli? >
< Adesso basta. Ne ho abbastanza di questa storia. Riprenderemo il discorso quando saremo tutti presenti. >
Phoebe non avrebbe mai creduto che suo padre l’avesse dipinta come una bugia incallita.
< Mamma, ti prego. Di qualcosa. >
< Io… >
< Cercare l’appoggio di tua madre non ti servirà a niente… Noi amiamo molto tuo fratello. E saremo pronti a fare qualsiasi cosa per lui… Come per te, del resto… Ma a giudicare dagli ultimi avvenimenti, credo che sarebbe meglio se tu ti allontanassi da qui per un paio di mesi. >
< Cosa? mi stai cacciando di casa?
< No, figliola… Ma potresti rimanere da tua nonna a Savannah. Mi ricordo che ti piaceva molto quel posto. Credo che rimanere lì per tutto il tempo necessario, ti servirà per ritemprare la tua salute mentale. >
< Quindi mi stai forse dicendo che sono una pazza? >
< Phoebe, posso capire che stai passando un brutto momento… >
< Rispondi alla mia domanda, papà. Ho bisogno di saperlo. >
Christian fissava sua figlia con sguardo pietoso sotto la presenza della povera Anastasia che stava incominciando a piangere dalla disperazione.
< Adesso andiamo a dormire. È meglio per tutti. >
Oltre ad Anastasia, anche Phoebe stava per cominciare a piangere.
Il rapporto che legava lei ai suoi genitori si era profondamente incrinato dalle parole di suo padre e dall’indifferenza di sua madre.
La piccola Grey non poteva sopportare una cosa del genere.
Per lei rimanere in quella casa l’avrebbe solo portata alla distruzione.
< Mi dispiace… Ma non intendo rimanere sotto il tetto di coloro che mi scambiano per una pazza e una poco di buono. >
< Phoebe, non peggiorare una situazione già critica. >
< Ho già preso la mia decisione… >
Non riuscendo a trattenere le sue lacrime, Phoebe corse via dalla camera dei suoi genitori.
< Phoebe! Dove stai andando?! Fermati > gridò suo padre.
Nel mentre stava uscendo dalla sua villa, la giovane ragazza s’imbatté con suo fratello e con la sua odiosa ragazza.
< Phoebe, che cosa sta succedendo? Perché stai piangendo? >
< Un po’ tardi per preoccuparti di quello che ti sta succedendo intorno… Comunque congratulazioni. Tu e la tua troietta avete vinto. >
< Come mi hai chiamato? >
< Mi hai sentito benissimo, Karen… Sei una troietta che ha cambiato per sempre mio fratello… Ed io questo non te lo perdonerò mai. >
Karen rimase impassibile a fissare la sorella di Theodore, squadrandola con la sua aria altezzosa.
< Phoebe, basta. >
< E tu mi raccomando, fratello mio. Continua a rovinarti la tua vita… Ma ricordati una cosa. Non ci sarà posto abbastanza sicuro per poter nascondere i tuoi orribili segreti. >
Nel sentire ciò, Theodore rimase visibilmente allibito.
< Mi hai seguito in discoteca, non è vero? >
< Puoi ben dirlo… Peccato che dopo aver raccontato quello che è davvero successo tra di noi sei mesi fa e quello che ho visto questa sera, i nostri genitori non mi hanno creduto… ma fa lo stesso. Vorrà dire che io non sono la persona adatta per questa famiglia e non lo sarò mai… Ed è per questo che stasera sarà l’ultima volta che mi vedrai. >
< Phoebe, ti prego… Anche se negli ultimi tempi non siamo andati d’accordo per una serie di vicissitudini, sei sempre mia sorella. Sangue del mio sangue. >
< Preferisco essere diseredata e non considerarmi mai più tua sorella. >
Le parole di Phoebe furono dure e concise.
< Adesso devo andare. Non voglio più vedere nessuno di voi… Addio. >
Theodore e Karen non fecero niente per fermarla, lasciandola andare nel bosco che ricopriva la villa immensa della sua ormai famiglia diseredata.
 
 
Era notte fonda quando Erik sentì qualcuno bussare alla sua porta.
Intimorito da chi potesse essere, prese la prima arma che gli capitò a tiro.
< Chi è? > domandò con voce grave.
< Erik… sono io… > fece Phoebe tra i singhiozzi.
Con sguardo allibito, Erik aprì la porta del suo appartamento.
< Phoebe… Che cosa ci fai qui? >
< E’ finita, Erik. >
< Finita? A cosa ti stai riferendo? >
< La mia famiglia… non ha voluto credermi… su Theodore… >
< Capisco… Vieni dentro. Qui fuori si gela. >
La povera Phoebe stava tremando visibilmente dal freddo.
< Ma sei pazza ad uscire con quei vestiti leggeri con questo freddo? Rischi di prenderti una polmonite. >
< Vestirmi era l’ultimo dei miei problemi. >
< Vieni in salotto a riscaldarti. Accenderò un fuoco. >
< Lascia perdere. Mi basterà il calore di un lenzuolo. >
< Ma Phoebe… >
< Scusa l’ora e la mia maleducazione, Erik… Non avevo un posto dove andare… >
< Non ti preoccupare. Hai fatto bene a venire da me. Dormirai nel mio letto. >
< E tu cosa farai? >
< Il mio divano è abbastanza comodo e grande per una persona sola > replicò il ragazzo smorzando il sorriso.
Phoebe fissava Erik con sguardo dolce e pieno d’emozione.
< Phoebe… >
< Ti prego di non abbandonarmi… Non ho più voglia di rimanere sola… >
< Ma sei sicura che io e tu… >
< So che non mi vuoi. Però ho bisogno di te… Ti prego. >
< Non è che non ti voglio. È solo che non volevo incasinarti la vita più del dovuto… Volevo lasciarti nei tuoi spazi. Farti vivere la tua vita… Ma poi ho capito che ho sbagliato pienamente. >
Nel sentire quelle parole, il cuore di Phoebe batté all’impazzata.
< Adesso però basta parlare > fece la ragazza asciugandosi le lacrime con la mano di Erik e baciandolo sul collo contemporaneamente < Vieni con me. >

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Perdono ***


 
Dopo quella notte passata tra la rottura definitiva della sua famiglia e tra le braccia di Erik, Phoebe si svegliò con i raggi solari che gli si posarono sui suoi occhi celesti.
Era da molto tempo che non si risvegliava così felice e spensierata.
Soprattutto quando accanto a lei riposava il suo amore inconfessato Erik.
«Buongiorno, Phoebe» disse il ragazzo aprendo gli occhi.
«Buongiorno a te, Erik.»
I due ragazzi si guardavano con occhi pieni di piacere e d’amore.
«Hai dormito bene?»
«Benissimo» replicò la ragazza sorridente «Era da molti mesi che non dormivo così bene.»
«Sono molto contento» rispose Erik piombando addosso a lei.
«Che cosa vuoi fare?» domandò Phoebe con tono malizioso.
«Voglio ancora le tue coccole.»
«Avanti, Erik. Dobbiamo alzarci. Sono le dieci passate.»
«E quindi? Siamo all’inizio delle vacanze di Natale… Possiamo rimanere ancora a poltrire un po’.»
«Invece no» rispose Phoebe cercando di placare l’insistenza del ragazzo.
«E perché scusa?»
«Perché ho molta fame… che cos’ha in mente di fare il padrone di casa per la sua ospite?»
«Te l’ho detto… Voglio le coccole.»
«Ma quelle purtroppo non si possono mangiare» replicò Phoebe divertita.
«Devo vedere cosa ho in dispensa.»
«La faccenda non è molto rassicurante.»
«Tranquilla. Troverò qualcosa.»
S’eppur a malincuore, Erik si alzò dal suo letto completamente nudo mostrando il suo sesso agli occhi di una Phoebe inerme.
«Ma cosa fai?!»
«Sto andando in cucina a vedere cosa ho in dispensa.»
«Completamente nudo?»
«E quindi? Questa è casa mia.»
«Ma se dovesse venire qualcuno in casa tua?»
«Tu aspetti qualcuno?»
«No…»
In quel momento, Phoebe voleva più che mai che i suoi genitori si presentassero dinanzi alla porta della casa del suo nuovo ragazzo per dirgli che aveva ragione e che il loro rapporto si era ricostruito.
Ma le favole non sono sempre reali nella vita.
La povera ragazza doveva evitare di pensarci ulteriormente per evitare di essere triste.
«Phoebe?»
«Cosa…»
«Tutto bene?»
«Sì… va tutto bene…» rispose la ragazza mentendo a se stessa pensando a vestirsi.

«Per stamattina ti dovrai accontentare di un succo d’arancia e di alcuni biscotti aperti da chissà quanto tempo.»
«Va bene. Me ne farò una ragione.»
«Purtroppo non sono abituato a fare colazione in casa.»
«Nessun problema.»
Erik intravedeva nella ragazza il problema che stava sussistendo in lei.
«Phoebe, non credi che dovresti ritornare dai tuoi genitori?»
Nel sentire quella richiesta, Phoebe si bloccò di colpo.
«Per quale motivo?»
«Non puoi continuare a vivere nell’ombra del rimorso…»
«Io non ho nessun rimorso, Erik» replicò Phoebe con tono duro « Quello che dovevo fare l’ho fatto. Ho la coscienza apposto.»
«LO so. Però se tu provassi a parlare con loro…»
«Non ci pensare nemmeno. Fine del discorso.»
Erik avrebbe volentieri continuato ad insistere.
Ma sapeva bene che avrebbe peggiorato solo la situazione.
«Odio quanto sei cinica.»
«Non è colpa mia se sono vissuta fino ad ora in una famiglia che non vuole guardare la realtà dei fatti…»
«Va bene. Mi hai convinto.»
«Bene… Cambiando discorso, non senti nemmeno freddo a rimanere solo con le mutande?»
«La casa è abbastanza riscaldata, non credi?»
«Se lo dici tu…» rispose Phoebe distogliendo lo sguardo e alzando gli occhi al cielo.
«Lo sai? Sei la prima ragazza che non vuole vedere il suo amato completamente nudo.»
Nel sentire quelle parole, Phoebe divenne pallida in viso.
«Amato? E da quando in qua?»
«Sarai pure cinica e testarda, ma non sei capace di mentire a te stessa.»
«Touchè, signor Erik.»
«Signore? Ahahah… E poi ho notato un’altra tua curiosa caratteristica.»
«E sarebbe?»
«Alzi molto spesso gli occhi al cielo… Hai paura di guardarmi?»
«Non so perché lo faccio... Ho imparato da mia madre quando ero ancora piccola. Anche lei lo fa spesso… E non so perché mio padre ne è sempre divertito.»
«Secondo me potrebbe farlo eccitare.»
«Mio padre scoperebbe mia madre in ogni singolo momento della giornata. È mia madre che gli impedisce tutto ciò.»
«E in questa cosa a chi somigli? A tua madre o a tuo padre?»
Phoebe rimase in silenzio alcuni secondi.
Non sapeva cosa dire di fronte ad una domanda del genere.
«Ti ho forse fatto una domanda troppo privata?»
«Più che altro dire una domanda pungente… In questo momento ho una voglia matta di scoparti. Ma allo stesso tempo vorrei fare la brava bambina.»
«Nessuna donna è brava come dice di essere… Nemmeno quando dorme.»
«Cosa?! e tu cosa ne vuoi sapere?» replicò Phoebe dandogli una pacca sulla spalla.
«Allora comincia a toccarmi… voglio capire che effetto ti faccio…»
La notte precedente sembrava ormai un lungo ricordo.
Quella mattina era come se tra di loro fosse nato un rapporto molto speciale.
Un rapporto che avrebbe cambiato per sempre la loro vita.
Phoebe acconsentì alla richiesta del ragazzo, cominciandogli a tastare il suo petto nudo.
«Allora? Che cosa senti?»
«Sento il tuo calore… un calore che mi è sempre stato familiare…»
«E poi?»
«IO… sento…»
«Vuoi fare ancora l’amore con me?»
IL cuore di Phoebe cominciò a martellargli all’impazzata.
Non si era mai sentita così prima d’ora.
«Erik… io…»
Ma mentre stava per confessargli tutto il suo amore, un rumore attirò la loro attenzione.
«Chi potrebbe essere?» domandò il ragazzo adirato.
«Vatti a vestire. Apro io.»
«Ma Phoebe…»
«Fai come ti ho detto. Non voglio che ti vedano nudo.»
Negli occhi di Phoebe s’intravedeva un pizzico di gelosia.
«Sei per caso…»
«Sì, potrei diventarlo… Adesso vai.»
Dopo avergli dato una sculacciata amichevole, Erik tornò in camera sua per obbedire alla richiesta di Phoebe.
Una volta che Phoebe aprì la porta, il suo sguardo si perse nel vuoto.
Non avrebbe mai creduto che quella mattina si sarebbe ritrovata dinanzi la sua famiglia al completo.
«Mamma… papà… Theodore…»
«Possiamo entrare?» domandò sua madre con voce flebile.
«Sì… venite…» rispose la ragazza dopo alcuni secondi.
«Grazie.»
Anastasia, dopo essere entrata con suo marito e suo figlio, fu l’unica ad aver salutato come si deve la sua secondogenita.
«Come stai?»
«Molto bene, mamma.»
«Spero che non abbiamo interrotto qualcosa» fece Christian con tono pungente.
«No, papà… non preoccuparti» replicò Phoebe con sguardo adirato.
Mentre padre e figlia si squadrarono con sguardo malevolo tra di loro, Erik fu molto sorpreso di vedere la famiglia della sua nuova fidanzata.
«Buongiorno a tutti» disse con sorriso tirato.
«Buongiorno a te, Erik» rispose Anastasia sorridente mentre Christian lo fissava con sguardo rabbioso.
«Posso offrirvi qualcosa?»
«No, grazie. Siamo venuti qui per parlare con Phoebe» rispose Christian.
«Ok… Volete che vi lasci soli?»
«Sarebbe gradito.»
«Assolutamente no» intervenne Anastasia «Christian, lo vuoi capire o no che questa non è casa tua?»
«Ho bisogno di parlare con nostra figlia per alcuni minuti per chiarire questa faccenda. Potrei desiderare che questa faccenda rimanga in famiglia?»
«Non c’è bisogno che Erik se ne vada… Sa tutto di questa faccenda.»
Lo sguardo di Christian si fece più cupo e tetro.
«Immaginavo… Hai avuto tutto il tempo per raccontarglielo stanotte, non è vero?»
«Stanotte ho riposato in pace, papà. Insieme con Erik.»
«Cosa?»
«Hai capito bene. Ho dormito con il mio nuovo fidanzato.»
Se fosse stato per Christian, sarebbe piombato addosso al malcapitato Erik e l’avrebbe ricoperto di pugni.
«Quindi tu…»
«Non sono più vergine, papà… Contento?»
Al contrario di Theodore e Anastasia che si godevano la scena completamente divertite, per poco Christian non ebbe un infarto.
Sapere che sua figlia aveva fatto sesso lo faceva impazzire.
«Non so cosa mi trattenga dal prendere a schiaffi tu e Erik…»
«Perché? Non abbiamo fatto niente di male» rispose Phoebe con tono canzonatorio.
«Ah sì?»
«Adesso basta, Christian» fece Anastasia con tono ferreo «Non siamo venuti qui per questo.»
«Anastasia, non so se…»
«Vuoi davvero voltare le spalle a tua figlia per sempre? È questo che vuoi?»
Ma Christian non rispose, spostando lo sguardo verso suo figlio.
«Theodore…»
«Sì, papà.»
Da quando l’aveva rivisto, Phoebe aveva intravisto negli occhi di suo fratello una luce diversa.
«Phoebe, non so da dove iniziare…»
La giovane ragazza rimase in completo silenzio fissando intensamente suo fratello.
«Ho lasciato per sempre Karen. Dopo quello che era successo, ho finalmente aperto gli occhi, capendo definitivamente che stavo sbagliando tutto della mia vita.
Non potevo sopportare di non rivederti più.
Non potevo credere che ti stavo mettendo contro la tua famiglia… la nostra famiglia…
E dopo aver parlato con mamma e papà, abbiamo deciso di chiederti scusa… tutti assieme.»
Phoebe fu molto colpita dalle parole di suo fratello, ma non era ancora del tutto convinta.
«C’hai messo tutto questo tempo per riaprire gli occhi?»
«Beh, ecco…»
«In questo caso potremmo dire meglio tardi che mai» intervenne Anastasia.
«Già… meglio tardi che mai…»
«E poi siamo vicini a Natale… Diveniamo tutti più buoni, no?»
«E chi te l’ha detto questo?»
Le domande pungenti e lo sguardo corrucciato di sua sorella stavano per mettere in imbarazzo sempre di più il povero Theodore.
Tutti i presenti aspettavano il perdono di quella ragazza che tardava ad arrivare.
Ma sapevano anche che il cuore dolce di Phoebe si sarebbe riscaldato da lì a poco.
«Phoebe?»
«Dimmi, Erik.»
«Cosa…»
IL giovane ragazzo non riusciva a trovare le parole giuste.
Non vedeva l’ora di rivedere Phoebe felice e completamente rilassata dagli ultimi avvenimenti.
«Sì, siamo vicini a Natale… Si diventa tutti più buoni… Sì passano le giornate in famiglia… Presto ci sarà il pranzo che racchiuderà tutto quello che ci lega… Ed io non vedo l’ora che ciò avvenga.»
Nel sentire quelle parole, Theodore cominciò a sorridere.
«Quindi vuoi dire…»
«Vieni qui, fratellone. Non vedevo l’ora di riabbracciarti.»
I presenti non riuscivano a credere ai loro occhi.
Finalmente Theodore e Phoebe si erano definitivamente riappacificati.
«Aspettavo questo momento da sei mesi, sai?»
«Mi dispiace, Phoebe… Per essermi comportato come uno stupido.»
«Adesso basta ripensarci» fece Phoebe accarezzandogli il viso «L’importante che tu abbia capito la lezione di vita.»
«Fidati… Non farò mai più un simile errore.»
Dopo aver rinsaldato il legame tra suo fratello, adesso toccava a sua madre.
«Tesoro. Sono contenta che tutta questa storia si sia conclusa definitivamente» fece Anastasia abbracciando sua figlia.
Ma adesso toccava al padre.
A colui che era stato il primo a rinnegarla.
Colui che era stato il primo a non credere in lei.
«Papà…»
«Phoebe…»
Dopo essersi guardati a vicenda con sguardo indifferente, fu Christian a fare la prima mossa e  a riabbracciare sua figlia.
«Mi sei mancata moltissimo, sai?» fece l’uomo cercando di nascondere i suoi occhi lucidi «Mi dispiace per tutto quello che è successo tra di noi.»
«Tranquillo. È tutto passato» lo rassicurò sua figlia.
«Bene.»
Dopo che Anastasia aveva fissato ogni singolo movimento di suo marito, fu alquanto sorpresa di vederlo esprimere un emozione a lui sconosciuta.
«Purtroppo dobbiamo andare… Io e tua madre dobbiamo andare al lavoro per una riunione importante… Spero di rivederti a casa uno di questi giorni…»
«Certo, papà.»
«Phoebe, non è che tu ed Erik potete venire…»
Ma Anastasia non riuscì a completare la frase.
Era troppo emozionata dopo essersi riappacificato con sua figlia.
Vedere la sua famiglia unita le scatenò in lei un’emozione fortissima.
«Sì, mamma. Saremo presenti al pranzo di Natale.»
«Splendido! Non vedo l’ora che arrivi quel giorno! A presto!» replicò Anastasia fiera come non mai.
«Ciao, sorellina.»
«Ciao, fratellone. Ci rivediamo a casa.»
«Non vedo l’ora» replicò Theodore con sorriso sincero.
Una volta che Anastasia e Theodore lasciarono l’appartamento del ragazzo, Christian rimase alcuni minuti in più in compagnia dei due ragazzi.
«Papà, c’è qualche problema?»
LO sguardo di Christian si spostò verso Erik.
«Ti avverto: non fare soffrire mia figlia. Altrimenti…»
«Papà!»
«Non ho detto niente di male» replicò l’uomo con tono innocente.
Una volta che si ritrovò sull’uscio della porta, lo sguardo di Christian si addolcì improvvisamente.
«Siete una bellissima coppia… Mi ricordate me e Anastasia quando eravamo più giovani… Spero che possiate essere felici come io lo sono con mia moglie.»
Le parole di Christian sembravano quasi una benedizione.
Parole che i due ragazzi non avrebbero mai dimenticato.
«Si fidi, Signor Grey. Non farò mancare niente a sua figlia.»
«Lo spero bene, Erik… Ci vediamo» disse infine Christian lasciando soli i due ragazzi.
«Phoebe…»
«Dimmi, Erik.»
«Come ti senti?»
La ragazza ci mise alcuni secondi prima di rispondere, fissando intensamente la sua nuova dolce metà.
«Come una persona rinata dalle sue ceneri… E tutto grazie a te, Erik.»
«Ti amo… Phoebe. Ti amerò sempre.»
«Anch’io, Erik. Più della mia stessa vita» replicò Phoebe immergendosi in uno dei loro tanti abbracci e baci indimenticabili che avrebbero sancito per sempre una relazione destinata a non finire mai.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3792885