Peeking into Brian's life

di _Macchan_
(/viewuser.php?uid=110741)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Giorno 1: Invito ***
Capitolo 2: *** Giorno 2: Nuvole ***
Capitolo 3: *** Giorno 3: Insonnia ***
Capitolo 4: *** Giorno 4: Segreti ***
Capitolo 5: *** Giorno 5: Futuro ***
Capitolo 6: *** Giorno 6: Colazione ***
Capitolo 7: *** Giorno 7: Vento ***
Capitolo 8: *** Giorno 8: Statua ***
Capitolo 9: *** Giorno 9: Lettere ***



Capitolo 1
*** Giorno 1: Invito ***


Sono con i miei fratelli, ma non riesco a rimanere concentrato sulla loro conversazione. La mia attenzione continua ad essere catturata dai gruppi di ragazze, molto più rumorose del solito.

Si respira aria di fine scuola, in queste ultime settimane. Non avevo mai notato, prima, quanto gli ultimi giorni potessero essere caotici.
Quest’anno l’atmosfera sta contagiando anche me. Incolpo il mio ragazzo, per questo. Louis non sta facendo altro che parlare del ballo, da talmente tanto tempo che ormai mi sembrano mesi.

Argomento che, sospetto, sia al centro di quasi tutte le conversazioni degli ultimi tempi. Quelle entusiaste delle ragazze e quelle dei ragazzi, ormai così evidentemente al limite del panico che hanno smesso di essere divertenti. Ammetto di non essere un’eccezione da queste ultime.

Ho trascorso tutto il giorno a riflettere sul modo migliore di invitarlo, senza arrivare a prendere una decisione. Dovrei chiederglielo durante la pausa pranzo? Scarto subito l’idea. La pausa inizia tra pochi minuti, non riuscirei a preparare cosa dire. Anche questa è un’altra paranoia che mi hanno messo in testa le amiche di Lia. La scorsa settimana le ho sentite dire di come avessero rifiutato inviti per “non essere abbastanza romantici” e non riesco ad impedirmi di pensare che potrebbe succedere lo stesso a me.

“Se non smetti di pensarci ti esploderà la testa!” Mi prende così alla sprovvista, sventolandomi una mano davanti alla faccia, che il mio primo istinto è quello di scattare all’indietro.
La risata di Lia mi dice che non sono riuscito a mascherare completamente la mia reazione. “Sai, vero, che Baby Lou accetterà anche se glielo dovessi chiedere nel peggior modo possibile?” “Esiste un modo peggiore per chiederlo?!” devo avere un’espressione davvero terrorizzata, se i loro sguardi divertiti sono da considerare un indizio. Scommetto che lo hanno fatto di proposito.

Non rimango molto a rimuginare sulla cosa perché in quel momento qualcuno mi dà un bacio sulla guancia “Non lo stavate tormentando troppo, vero?”
“Lo stavano facendo” mi volto verso il mio ragazzo, con un leggero broncio che sparisce subito di fronte al suo sorriso.
Lia ride soltanto. “Glielo stai dicendo come se ti aspettassi davvero che ci dica qualcosa al riguardo!”
“Beh, sperarci non mi ha mai fatto male” faccio spallucce, prendendo Lou per mano e dirigendomi verso il cortile interno, dove di solito mangiamo quando c’è bel tempo.

I due guastafeste ci seguono, continuando a ridere e bisbigliare tra loro fino a che non abbiamo preso posto come al solito, con LouLou accoccolato tra le mie gambe, la schiena contro il mio petto, mentre chiacchiera con mia sorella, seduta a gambe incrociate di fronte a noi.
Mangio svogliatamente, di nuovo perso nei miei pensieri su come invitarlo, quando un pizzicotto sul braccio mi riporta alla realtà “Mi stai ignorando. Perché?”

Non so se sia stato il suo broncio, che trovo adorabile, lo stress accumulato o che altro ma mi ritrovo a parlare prima ancora di averlo realizzato coscientemente “Vieni al ballo con me?”
Faccio una smorfia al suono delle mie stesse parole. Se il mio obiettivo era un invito romantico, ho appena toppato alla grande.
Resta in silenzio abbastanza per farmi iniziare sul serio a temere una pessima reazione ma, per fortuna, scoppia a ridere facendomi rilassare all’istante. “Era questo che ti preoccupava tanto? Certo che vengo al ballo con te, scemo”

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Giorno 2: Nuvole ***


Oggi il cielo è particolarmente nuvoloso. Quasi normale, per una giornata di fine Aprile, ma posso comunque vedere quanto le persone che incontro andando a scuola siano deluse dall’improvviso cambio di tempo.
Non so come possano aver pensato che il caldo della scorsa settimana potesse significare che l’estate stesse arrivando in anticipo. È decisamente troppo presto, ancora, ma le espressioni che vedo ovunque non lasciano dubbi che ci avessero davvero sperato. In Aprile. Non credo riuscirò mai a vedere un senso in questa cosa.

Mi muovo automaticamente lungo la strada, cercando di non fermarmi con il naso per aria a fissare lo spettacolo che le nuvole offrono spostandosi l’una sull’altra con le loro diverse gradazioni di grigio. Nessuno sembra notarne la bellezza, però, attribuendo il grigio soltanto al presagio di pioggia, che sicuramente cadrà prima della fine delle lezioni. Non hanno completamente torto, ma è una visione così negativa di qualcosa che potrebbero trovare rilassante se solo riuscissero a vedere oltre gli impegni che dovranno posticipare, il weekend di vacanza che saranno costretti di nuovo a passare al chiuso.

Mi sento tirare appena per un braccio “Hai appena evitato un palo per un paio di centimetri.” Mi volto verso mia sorella. Lo ha detto in un tono così tranquillo, come se avessi dovuto farci caso..
Quando mi giro per controllare eccolo là, qualche metro dietro di noi, il lampione di cui stava parlando. “Ah...” Questo è decisamente imbarazzante. Lia sospira, riuscendo a sembrare allo stesso tempo esasperata e divertita. “E nemmeno te ne eri accorto, a quanto pare.” Mi prende a braccetto. “Sembra che andremo a scuola così. Papà non sarebbe contento se lasciassi che un’auto ti investisse”
Riesce a strapparmi una risata “Sono felice di sapere che ti preoccupi per me, eh!” Scuote soltanto la testa, senza rispondermi oltre. Non che ce ne fosse bisogno, so che questo è il suo modo di volermi bene anche senza averne una conferma.

Arriviamo a scuola pochi minuti dopo. Minuti che posso trascorrere guardando per aria, come avrei voluto fare fin da subito, fidandomi di Lia per non rompermi il naso contro qualcosa. O qualcuno.
Ci separiamo all’ingresso, non condividendo la prima lezione della giornata, ed io cerco di prepararmi agli infiniti lamenti sulle nuvole che sentirò durante tutte le lezioni. Sospiro mentalmente al solo pensiero, si prospetta una lunga giornata..

Il cielo ha continuato a farsi sempre più grigio nel corso della mattinata, ormai non deve mancare molto prima che cominci davvero a piovere. È quasi l’ora di pranzo adesso, manca soltanto una lezione, e le lamentele si sono estese anche all’impossibilità di mangiare all’aperto. Come se questo fosse il problema più importante che dovranno affrontare oggi, non il test di biologia che ci aspetta tra pochi minuti.

Entro in classe e, nonostante avessi creduto che tutta la classe si fosse radunata nel corridoio esterno, non è vuota come mi aspettavo. Seduto su un banco in fondo, il naso schiacciato contro la finestra, trovo Louis.

Mi avvicino e, quando è evidente che non si è ancora accorto di me, gli appoggio una mano sulla spalla per richiamare la sua attenzione. Il gesto lo fa voltare di colpo e posso vederlo sospirare di sollievo quando si accorge che non si tratta del professore. “Ah, B.. sei soltanto tu”

“Soltanto io, neh? È così che tratti il tuo migliore amico, adesso?” gli scompiglio i capelli, ridendo della sua espressione scioccata. Lo lascio andare un attimo dopo e, mentre lui cerca di rimettersi in ordine, do un’occhiata al suo banco, notandolo libero da libri. “Quindi, anche tu ti sei scordato del test?”
Alza lo sguardo, per tornare a guardare fuori dalla finestra un attimo dopo “No, è che le nuvole sono così belle che mi hanno distratto..”

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Giorno 3: Insonnia ***


Sto fissando il soffitto della nostra stanza da ore, senza riuscire ad addormentarmi nonostante mi senta stanco e affaticato come se avessi corso per giorni. E non so perché stia succedendo, oggi non ho avuto una giornata tanto piena da poter giustificare come mi sto sentendo.
Ho capito che è meglio se mi muovo il meno possibile, ogni volta che provo anche soltanto a rigirarmi tra le lenzuola inizio a sentirmi le gambe doloranti, ma questo non mi ferma dall’alzarmi dal letto quando sento le voci dei miei genitori dalla stanza a fianco.
Non so perché siano ancora svegli nel cuore della notte o perché siano nella stanza di Mel ma in questo momento non mi interessa molto. Ho soltanto bisogno di parlare con loro. E magari sapere cosa mi sta succedendo, già che ci sono.

Riesco ad uscire dalla stanza senza sbattere contro nulla, da quando ci vedo così bene al buio?, nonostante la nausea e la debolezza che mi rallentano più di quanto credessi possibile, e raggiungere la stanza a fianco. Daddy alza subito gli occhi appena la porta si apre e, dal suo sguardo, posso capire che appaio almeno tanto male quanto mi sento. Se non peggio. Mi raggiunge in un attimo, aiutandomi a sedermi sul letto. “Dov’è Mel?” Spalanco gli occhi al suono della mia voce, non credevo potesse essere così debole.
Non rispondono alla mia domanda, guardandosi invece con espressione preoccupata. “Tra quanto tempo?” “Domani”.

Oh. Questo breve scambio di battute basta perché la mia domanda originale non mi importi più di tanto. Se mia sorella non è qui sarà da qualche parte nella casa. Senza dubbio è al sicuro. Adesso, sembra che io abbia problemi peggiori. Ci hanno già spiegato un paio di anni fa che Daddy è.. diverso e, per questo, avremmo potuto esserlo anche io, Rob e Lia. Trovo solo strano che stia accadendo soltanto a me e non anche ai miei fratelli. “Sarà domani?” nonostante la pessima voce e la paura, riesco comunque a suonare abbastanza calmo. Non che questo possa servire ad ingannarli, mi conoscono troppo bene, infatti pochi secondi dopo sono già stretto in un abbraccio. “Andrà tutto bene, ci sarà Jo con te per tutto il tempo” Questo mi tranquillizza un po’, ma ricambio comunque l’abbraccio. Daddy si siede vicino a noi, sento il letto abbassarsi sotto il suo peso, “Così andrà meglio, potrò tenervi più al sicuro se non siete tutti insieme”
Non riesco a fare a meno di irrigidirmi al pensiero che potrebbe non andare bene e posso sentire papà sospirare “Jo, non stai aiutando. Proprio per niente” Quando non riceve risposta per un po’, papà continua a parlare “Starai davvero bene. Jo penserà a te e ritornerai a casa prestissimo.” “Non puoi venire anche tu?” non riesco ad impedirmi di chiederlo, senza lasciarlo andare, anche se già so che non gli è possibile. “No, piccolo. Ci sarei, se potessi, ma i nuovi lupi non reagiscono bene all’odore di uno Shadowhunters, ve lo abbiamo spiegato” annuisco contro la sua spalla. Lo sapevo già, ma la certezza che vorrebbe esserci, nonostante tutto, mi aiuta a sentirmi più calmo.

Continuiamo a restare abbracciati e, ad un certo punto, Daddy ci stringe entrambi imprigionandomi completamente tra di loro. Mi sfugge una risatina che, però, muore subito nella pesantezza della situazione. “La prossima trasformazione sarà più facile. Non ti sentirai così male. È soltanto la novità della cosa a farti questo effetto”
Restiamo fermi nella stessa posizione così a lungo che avrei iniziato a credere che si fossero addormentati se non li avessi sentiti bisbigliare tra di loro per tutto il tempo, sopra la mia testa. Finalmente mi decido a parlare di nuovo “Possiamo scendere? Non riesco a dormire, ma non voglio svegliare Rob e Lia..” “Certo. Possiamo preparare della cioccolata calda e staremo svegli con te tutta la notte. Vedilo un po’ come un’Insonnia Party!” Quando vuole papà sa essere tanto divertente da strapparmi una risata anche nei momenti peggiori, proprio come è successo adesso.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Giorno 4: Segreti ***


È passato qualche giorno dalla prima volta in cui ho sentito la moto lasciare il garage, nel cuore della notte. Da allora sto cercando di rimanere sveglio per scoprire chi l’aveva presa. Sempre ammesso che succederà di nuovo.
Probabilmente daddy si era stancato di usarla così di rado, è l’unica spiegazione che mi sembra avere senso. In qualsiasi altro caso Lui e papà avrebbero sicuramente parlato della cosa. L’ipotesi inizia a sembrarmi così convincente che sto per tornare a dormire, quando sento dei rumori in fondo al corridoio.

Controllo la sveglia sul comodino, scoprendo che è già mezzanotte passata. Se resto alzato ancora per molto domani a scuola sarò peggio di uno zombie, ne sono consapevole, ma sono troppo curioso. I miei genitori dormono al piano di sotto, non riuscirei a sentirli uscire nemmeno concentrandomi. Figuriamoci poi sentirli muovere per la stanza. Ma i rumori hanno continuato a ripetersi. Sono sicuro provengano dalla stanza di Adrian, ma sono così leggeri che è evidente che stia cercando di non farsi sentire, pur senza ricorrere ad una runa, e la cosa è più che un po’ sospetta.

Mi risulta difficile conciliare l’immagine della responsabilità e della diligenza che è mio fratello maggiore con queste uscite notturne ma, quando lo sento passare di fronte alla mia porta e imboccare le scale, mi rendo conto che è l’unica spiegazione possibile. Non credo che si sarebbe messo le scarpe per andarsi a prendere un bicchiere d’acqua in cucina.

Vorrei seguirlo, per scoprire cosa ha intenzione di fare, ma so che sarebbe una battaglia persa dal principio. Ci metterei troppo tempo ad uscire. Però questo non mi impedisce di spostarmi alla finestra, per vedere se prenderà nuovamente la moto. Non devo aspettare molto prima di veder spuntare i suoi capelli biondi, inconfondibili anche da questa distanza, dalla porta laterale del garage portando fuori con attenzione la moto. Passa a fatica attraverso la soglia, lo sappiamo tutti molto bene. Da bambini abbiamo passato un sacco di tempo a fantasticare sul momento in cui ci sarebbe stato permesso usarla. Sappiamo bene quanto è grande. Era diventato quasi un gioco, per noi, misurare la nostra altezza rispetto a quella moto. Ma sappiamo anche che la saracinesca fa un rumore terribile, aprendosi, e non avrebbe possibilità di mantenere questo segreto se l’aprisse ogni volta.
Nonostante il mistero sia già stato risolto, tutta questa sua segretezza mi mantiene bloccato di fronte alla scena per cercare di scoprirne di più. Mentre riflettevo sulla cosa, Addy è ritornato in garage uscendo con due caschi sotto braccio. Qualunque sia questo suo segreto, non lo sta certamente tenendo da solo.

Mi guardo intorno, aspettandomi di veder arrivare uno dei miei cugini a reclamare il casco che non si è già calcato in testa. Il rombo del motore richiama la mia attenzione e il mio sguardo smette di vagare tra gli alberi intorno al giardino per concentrarsi di nuovo sulla scena, proprio nel momento in cui mio fratello rialza il cavalletto e parte. Diretto dove, non ne ho la minima idea.
Quando finalmente mi riscuoto dai miei pensieri, i miei occhi cadono nuovamente sul mio comodino. Sui luminosi numeri digitali impressi sullo schermo della sveglia. 1.08.

Sono rimasto per un’ora a fissare una strada quasi completamente deserta. Mi metto a letto, incapace di zittire i pensieri. Di qualunque cosa si tratti, non sono sicuro che questo segreto sia un affare che mi riguarda. Probabilmente non avrei nemmeno dovuto cercare di scoprirlo, se è così determinato a cercare di tenerlo nascosto avrà sicuramente le sue buone ragioni.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Giorno 5: Futuro ***


Siamo appena stati a casa dello zio Matt e abbiamo scoperto che i nostri cugini stanno vivendo lì ormai da giorni. L’unica spiegazione che mi hanno dato a riguardo è che sono scappati di casa, mi chiedo come mai siano arrivati a tanto. Hanno sempre litigato parecchio con lo zio Andrew, ma non credevo che le cose potessero degenerare in questo modo “Ehi, Addy, tu sai perché sono andati dagli zii?”

Se qualcuno potrebbe saperne qualcosa, è mio fratello. E Charlie, ma in questo momento l’unica persona a portata di domande è lui. So che Robert e Lia stanno ascoltando, nonostante continuino a parlare tra di loro per sviare i sospetti.
“No, B, purtroppo non ne so nulla.” “Ma come, sei sempre con loro!” Resisto all’urgenza di alzare gli occhi al cielo. Lia, al contrario di me, non si trattiene. Posso sentire chiaramente il colpo che gli ha dato sulla nuca e non riesco a trattenere una smorfia in simpatia. Deve avergli fatto decisamente male.

“Che ne è stato del nostro ‘ascoltare di nascosto’? Sei veramente impossibile, Robert!” “Sei sempre così violenta..” Trattengo a stento una risatina, sapendo cosa sta per succedere. Poco dopo, infatti, entrambi ci superano di corsa. Facciamo appena in tempo a sentire le scuse di mio fratello prima che spariscano dietro l’angolo.
“Spero solo che abbiano il buon senso di star andando a casa..” Adrian sembra rassegnato. È superfluo persino rispondergli, sappiamo entrambi che non torneranno a casa prima di qualche ora, quando Lia prende una decisione non c’è modo che l’abbandoni fino a che non ha portato a termine il suo obiettivo. In questo caso, acchiappare nostro fratello.

“Sei sicuro che non ti abbiano proprio detto nulla? Passate un sacco di tempo assieme, voi tre..” ritorno al nostro precedente argomento di conversazione, ora che sono sicuro non avremo più interruzioni. Sembra rifletterci con attenzione, tanto che rimane in silenzio per alcuni minuti mentre continuiamo a camminare verso casa. “Detto non mi hanno detto nulla, ma era piuttosto evidente che stessero tenendo nascosto qualcosa. Cosa, non lo so, ma probabilmente gli zii lo hanno scoperto”

C’è una logica dietro questa spiegazione, ma.. “Cosa può essere tanto grave da portarli ad andare via di casa?” Non riesco ad impedirmi di chiederglielo, anche se so che ne sa quanto me. Ogni ipotesi che possiamo fare sarebbero soltanto questo, un’ipotesi. Fino a che Jay e Dom non decideranno di rivelarlo, sempre ammesso che decidano mai di volerlo fare, sarò costretto a convivere con la mia curiosità. Per quanto la cosa possa seccarmi.

“Non capisco perché ci debbano essere tutti questi misteri” Sono sicuro di aver messo il broncio, se il sorrisetto che gli increspa le labbra deve essermi di qualche indicazione. “Tutti hanno dei segreti, Brian. Anche tu, sicuramente. Non pensi che loro possano mantenere il proprio, ancora per un po’ almeno?”
“Non mi piace quando usi la logica contro di me” Gli sfugge una risata. “Qualcuno devo pur farlo, prima che tu riesca a farti esplodere la testa a forza di pensare”
Non posso dargli completamente torto. La mia curiosità tende a sfuggirmi di mano più spesso di quanto vorrei. “Ma credi che torneranno indietro, in futuro? Sarebbe strano se lasciassero Soph, no?”

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Giorno 6: Colazione ***


“Sveglia, voi tre! È il primo giorno di scuola!” Mi rigiro sulla schiena nel momento in cui papà mi scuote leggermente, aprendo gli occhi per guardarlo.
“Dobbiamo proprio? Non voglio andare a scuola..” questa è la voce di Rob, dal letto alla mia destra, e suona talmente ovattata che si è senza dubbio nascosto sotto alle coperte.

“Non è necessario che vi alziate ora, ma io resterò qui fino a che non sarete fuori dal letto” Nessun rumore di scoperte spostate. “Però scenderei in fretta, al vostro posto. Se io resto qui, la colazione sarà compito di qualcun altro..”
Mi alzo a sedere di scatto, il sonno completamente dimenticato. Sento papà cercare di trattenere le risate, mentre io e i miei fratelli ci guardiamo per un secondo prima che Lia corra fuori dalla stanza, fino alla balaustra che dà sul salotto al piano di sotto. “Daddy, non toccare i miei pancake!!” prima di lanciarsi quasi di corsa per le scale.

“Spero per Jo che non avesse cominciato a fare i pancake. Nemmeno Addy riuscirebbe a calmare la principessa, in quel caso” è evidente che sta ancora ridendo tra sé, mentre va a prendere Melanie nella sua culla, nella stanza di fianco alla nostra. Io e Rob seguiamo nostra sorella scendendo però le scale più lentamente, ancora troppo addormentati per rischiare di ruzzolare giù nel tentativo di correre.

Sulla porta della cucina ci fermiamo un secondo, annusando l’aria. Non c’è ancora odore di fumo. Sospiriamo di sollievo, prima di entrare. “Lia, non è educato sedersi sul tavolo...” Nostro fratello maggiore sembra già essersi rassegnato alla cosa, nonostante il piccolo ammonimento.
“Buongiorno..” mi sfugge uno sbadiglio mentre mi siedo. Su uno degli sgabelli, non sono certo come mia sorella, io.
Dopo che tutti hanno risposto al mio saluto scende un silenzio piuttosto assonnato per qualche minuto, disturbato soltanto da Daddy che prepara l’omogenizzato per la piccola di casa. Credo che sia la cosa più vicina al cucinare che papà gli abbia mai permesso di fare. Gli ultimi due membri della famiglia arrivano al piano di sotto proprio in quel momento, e i nostri genitori si scambiano un bacio veloce prima che papà sistemi Melanie sul seggiolone.

“Cornelia, tesoro, il tavolo è fatto per i piatti non per te” commenta casualmente, mentre inizia a cucinarle i soliti pancake. A volte mi chiedo come non si sia ancora annoiata di mangiarli tutte le mattine. Senza sciroppo, per di più! Ma mia sorella è sempre stata strana, quindi non dovrei sorprendermi.

“Papà, papà, voglio i waffle stamattina! Puoi prepararli?” Rob si volta a guardare papà e, nel farlo, finisce per incrociare il mio sguardo. Ha persino la faccia tosta di ignorarmi, nonostante lui avesse già deciso la colazione ieri mattina e sa che oggi sarebbe dovuto essere il mio turno.
“Posso avere il cioccolato, sui miei?” mi limito a chiedere decidendo, per una volta, di non iniziare una discussione. Anche a me andava di mangiare waffle, in ogni caso.

Papà continua a cucinare, continuando a chiederci se abbiamo tutto pronto per la scuola. Veniamo salvati dall’ennesimo giro di domande dalla piccola Mel. Oggi l’omogenizzato di pera sembra non piacerle, e sicuramente non piace nemmeno alla maglia di Daddy.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Giorno 7: Vento ***


“Cosa accidenti è questo freddo?!” Stiamo uscendo da scuola e Lia si è inchiodata così di colpo di fronte all’uscita che sono stato costretto a trascinarla di lato per evitare che qualcuno la travolgesse, facendola finire lunga e distesa sui gradini. O peggio, in un cumulo di neve.
Nelle poche ora trascorse dal pranzo ha nevicato, e adesso fa un freddo terribile. Lia sta fissando fuori, imbronciata. “Adesso vorrei aver portato la sciarpa che papà ha cercato di rifilarci stamattina”, commenta Robert. Al contrario di nostra sorella, non sembra troppo preoccupato da questo vento freddo. Io, intanto, sto rovistando nel mio zaino.

“Dovremmo andare, sembra voler peggiorare.. Oddio, che stai facendo adesso? Non dirmi che hai scordato qualcosa, guarda che non ho intenzione di aspettarti!” Interrompo un attimo la mia ricerca per alzare gli occhi al cielo.
“Non iniziare a confondermi con Robert, adesso. Non ho dimenticato niente” Anche se devo ammettere che, visto il disastro qui dentro, potrei aver davvero lasciato qualcosa in classe. Riesco comunque a ripescare le nostre sciarpe senza far cadere nulla. Quella di Lia mi sparisce di mano nel giro di due secondi. “Ma come, neanche un grazie?” Lia mi fa una linguaccia, mentre si avvolge la sciarpa attorno al collo. Rob, che non mi ero neppure accorto ci stesse ignorando fino ad un momento prima, si volta verso di noi, notando finalmente che ho anche la sua sciarpa tra le mani. “E chi l’avrebbe detto che il tuo accontentare sempre papà ci sarebbe servito a qualcosa, ad un certo punto!” “Ascoltare papà ci è sempre servito..” borbotto, ma non sono sicuro che mi abbiano sentito. E se lo hanno fatto, hanno deciso di ignorarmi.

Una volta pronti, ci decidiamo ad uscire dall’edificio. Il vento ci assale immediatamente, molto più forte di quanto sembrasse visto dalla finestra. Talmente forte che Lia non fa in tempo ad afferrare la propria sciarpa prima che le venga strappata via, finendo tra le mani di qualcuno.
Mia sorella parte subito nella direzione del ragazzo, evidentemente arrabbiata. E non posso darle torto, quel tipo dovrebbe imparare ad accettare un rifiuto. Guardo Rob, che già mi sta guardando, e subito ci affrettiamo a raggiungerla. “Tyler, quella è la mia sciarpa. La rivoglio” Ah, si chiama Tyler? Mi sorprende che Lia si sia ricordata il suo nome. Il sorriso maligno del ragazzo non promette nulla di buono “E la riavrai. Se uscirai con me”

Se prima era arrabbiata, adesso mia sorella è veramente infuriata. Se le uscisse fumo dal naso non lo troverei nemmeno sorprendente. “Uh, forse dovresti renderle la sciarpa e lasciar perdere..” Cerco di salvare la situazione prima che prenda una brutta piega, soltanto per ritrovarmi Tyler a ridermi in faccia. “E tu chi saresti, il suo bodyguard? Lasciala accettare” Tutta la sua arroganza mi lascia senza parole e gli volto le spalle, sapendo già cosa sta per succedere. Nemmeno 30 secondi dopo, infatti, lo sento cadere a terra. “Beh, io ho cercato di aiutarlo” faccio spallucce mentre Rob scoppia a ridere, indubbiamente alla faccia stravolta del deficiente.
“Grazie” posso sentire Lia rivolgersi a lui prima che ci raggiunga, sciarpa di nuovo al collo, abbandonandolo a qualsiasi dolore gli abbia procurato.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Giorno 8: Statua ***


Charlie, Charlie!” corro verso mia cugina, aggrappandomi alla manica della sua maglietta non appena la raggiungo. “Quello chi è?” Le indico una delle panchine del parco, quella che sta sotto gli alberi vicino al laghetto, su cui si trova una figura circondata da piccioni. Non riesco a riconoscere molto altro, perché ci dà le spalle.
“Non lo so, ma sono già stata qui altre volte ed era sempre lì” La guardo e lei mi sorride in modo strano “Sai, credo che non si sia mai mossa.. Potrebbe essere una statua” “Davvero?!” Sembra una teoria fantastica. Inizio a saltellare sul posto “Ne sei sicura? Papà non me ne aveva mai parlato, e lui conosce tutto!” “È perché gli adulti non fanno caso a queste cose, B” devo ormai avere gli occhi luccicanti di curiosità, ma non sono ancora convinto che sia la verità.

“Come facciamo a scoprire se è vero?” Mi accorgo di non averle ancora lasciato la maglietta. Lei sembra divertita dalla cosa, piuttosto che irritata come temevo. È l’unica persona che mi asseconda fino a questo punto, nonostante sia molto più grande, e non vorrei scocciarla. “Potresti sempre andare a controllare” Il mio sguardo si sposta di nuovo sulla panchina, quasi in automatico. I piccioni si stanno arrampicando fin sulla testa di quella che, ormai, sono sempre più convinto essere davvero una statua. Non credo qualcuno potrebbe riuscire a restare così immobile con degli uccelli che gli zampettano sulle testa.
“Dovrei.. andare a toccarla?” Charlie ride. “Beh, se vuoi. Di certo non ti obbligo”

Rimango un attimo a pensare, sempre guardando verso la statua. Se non fosse per l’assenza di movimento, non avrei dubbi sul fatto che si tratti di una persona vera. Però ho visto quelle bambole di cera al museo, così realistiche da aver fatto tanta paura a Mel che siamo stati costretti ad andare via perché non smetteva di piangere, ed erano del tutto uguali a questa.
“Okay, vado” Mi faccio coraggio e mi avvicino piano, restando dietro la panchina per non dover vedere gli occhi della statua che, lo ammetto, al museo avevano terrorizzato anche me. Quando sono abbastanza vicino allungo una mano verso la spalla della donna, da così vicino riesco a riconoscere che la figura ha sembianze femminili, ma non ho il tempo di sfiorarla nemmeno con un dito che si volta di scatto, afferrandomi per il polso. Non riesco a non strillare per lo spavento e posso già sentire Charlie ridere alle mie spalle. Arrossisco dall’imbarazzo.

“Cosa pensavi di fare, ragazzo?” Non so cosa risponderle. Apro e chiudo la bocca più volte prima che ne esca qualche suono. “Io.. mia cugina..” La signora continua a fissarmi con sguardo diffidente. “Mi dispiace!” mi volto di scatto, liberandomi il braccio con il brusco movimento, e corro di nuovo verso mia cugina. Si è seduta per terra e non sembra in grado di smettere di ridere. Mi fermo davanti a lei, imbronciato, e Charlie ride ancora di più. Ci vogliono alcuni minuti prima che riesca a calmarsi abbastanza da rialzarsi. Quando finalmente è di nuovo in piedi, mi scompiglia i capelli. “Scusa, scusa. Ma è stato divertente”

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Giorno 9: Lettere ***


Scendiamo per la colazione e, come sempre negli ultimi tempi, troviamo zia Lucy ad aiutare papà ai fornelli, mentre daddy se ne sta in disparte, un po’ imbronciato. Sicuramente lo hanno cacciato via appena ha cercato di cucinare qualcosa. Succede di continuo, non ho capito perché ancora insiste. Forse pensa che prima o poi cambieranno idea, ma dovrebbe sapere che è una cosa impossibile.
Noto soltanto in quel momento tutte le buste sul tavolo di fronte a lui e mi chiedo che cosa possano essere. Di solito non riceviamo così tanta posta in un giorno solo. Non si sono ancora accorti del nostro arrivo, è evidente dalla conversazione in corso.

“Sono sicura che stanno cercando di farle credere che ci siamo dimenticati di lei” Charlie è andata via da due mesi, ormai, e la zia Lucy è sempre triste. Ma oggi lo è ancora di più. Papà la sta consolando mentre lavorano, nonostante si vedo che anche lui è triste.
Io non ho ancora capito cosa sta succedendo. Non ho capito perché nostra cugina non torna. Non ho capito come delle buste possano far intristire tutti, persino Addy. Solo che gli adulti non vogliono darmi una spiegazione, dicono che sono ancora troppo piccino.
Mio fratello, perciò, rimane l’ultima possibilità per trovare delle risposte. Finita la colazione, invece di seguire i miei fratelli a giocare in cortile, raggiungo Addy nella sua camera.

“Addy..” appena si sente chiamare posa subito il libro che stava per iniziare a leggere. “Ehi, B. Cos’è quel faccino triste?” Mi fa segno di sedermi sul letto con lui ed io lo raggiungo con un salto, facendolo rimbalzare e ridere un po’. Si siede di fronte a me a gambe incrociate. “Ora, qual è il problema?”
Non so bene cosa dire e per un momento rimango in silenzio a giocherellare con le pieghe delle lenzuola, cercando di riordinare i pensieri. “È che i grandi sono sempre tristi.. e nessuno vuole dirmi perché. E poi, quando torna Charlie?” Lo vedo intristirsi di nuovo e abbassa lo sguardo, prima di iniziare a rispondermi.
“Vedi, nessuno sa quando Charlie tornerà a casa” si ferma per qualche attimo, continuando a fissare i propri jeans. “È per questo che sono tutti tristi”

“E questo ha a che fare con le buste?” inclino la testa di lato, ancora più confuso dalle sue risposte che dalla mia precedente ignoranza. “Si. Stanno cercando di scriverle ma.. qualcuno, sta rimandando indietro tutte le loro lettere.” Oh, questo inizia a chiarire un po’ la situazione, ma… “Perché dovrebbero farlo?” Non alza lo sguardo, mentre continua a rispondere alle mie domande. Vengo così a sapere che il papà di Charlie l’ha portata via con sé senza permesso, la zia Lucy ha saputo il loro indirizzo quasi per caso e adesso continua a scriverle lettere che ritornano puntualmente indietro senza nemmeno essere state aperte. I grandi sono certi che lo stiano facendo per convincerla che noi qui non le vogliamo bene, che stiamo meglio senza di lei, che l’abbiamo già dimenticata. Il pensiero mi fa venire voglia di piangere e solo quando Adrian mi abbraccia mi accorgo che sto piangendo davvero. E lui sta facendo lo stesso.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3796942