Il canto degli Alim'asi

di Adragast
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alberi in fiamme ***
Capitolo 2: *** L'esodo dei Myiora ***



Capitolo 1
*** Alberi in fiamme ***


Le granate sparate dai mortai volavano alte nel cielo. Per un attimo sembrava che fossero sparite fra le nuvole. Per un attimo. Poi la realtà piombava sui villaggi e sui campi coltivati, in una serie di deflagrazioni che squartava indistintamente carne umana, bestiame, case o terra. Tutto bruciava.
Dall'alto della collina, il capitano Shirrast assisteva impassibile alla devastazione. Non poteva e non voleva fare altrimenti. Le avevano sempre insegnato, fin da bambina, che i Myiora erano dei selvaggi incivilizzabili, completamente estranei a termini come "resa" o "accettare la sconfitta". Tutto quello che stavano subendo se l'erano cercato in decenni di guerra di confine contro il glorioso popolo dei Nesser. 
Un'altra granata si abbatteva, questa volta sul boschetto che circondava il villaggio. Gli alberi che non erano stati sradicati trovavano la morte per mano del fuoco, in una silenziosa ed immobile agonia visibile anche dalla collina. Erano faggi, pini, abeti, betulle... tutti alberi che si trovavano anche nelle terre dei Nesser.    
Shirrast scosse il capo e ricacciò indietro quell'orribile pensiero. I Myiora dovevano bruciare, e così la loro terra e i suoi frutti. 

Il comandante Pylien era talmente anziano che sembrava non reggere al peso degli enormi spallacci, eppure impugnava le redini del suo cavallo con decisione e suonava ripetutamente il corno mentre galoppava in mezzo ai campi. 
Appena gli zoccoli dell'animale calcarono la stradina ghiaiosa che tagliava in due il piccolo villaggio di Dilioth, i paesani si affacciarono perplessi all'uscio delle loro case, trattenendo a stento i bambini entusiasti che volevano correre ad accarezzare il cavallo.
-Prendete con voi solo lo stretto indispensabile e andava verso sud!- gridò Pylien a pieni polmoni -E' un ordine del capotribù Zeris!-
-Come sarebbe a dire?- domandò un uomo, imbracciando il forcone -Perché il capotribù ci ordinerebbe di fare questo?-
-Pochi giorni fa Tarma'hid è caduta in mano ai Nesser...-
-Hanno preso la capitale?-
-Sì. I nostri uomini hanno combattuto al meglio delle loro possibilità. Molti sono morti per far fuggire indenne il capotribù... e per far arrivare il suo messaggio in tempo a tutti i comandanti delle province. Dobbiamo andarcene subito, o sarà la fine per il nostro popolo-
-Ma dove andremo?- domandò una donna, sfiorandosi con una mano il pancione -Prima o poi ci troveranno-
-Andremo a Kedom. Lì saremo al sicuro. Non voglio discussioni. Non voglio domande. Non voglio piagnistei. Chi vuole vivere vada verso sud e mi aspetti alla radura al confine con Kedom. Gli altri rimangano qui ad attendere la loro fine- detto questo il comandante Pylien ritornò in sella, e, con un vigoroso colpo di speroni nel ventre del cavallo, sfrecciò lungo la stradina ghiaiosa verso un altro villaggio da intimorire e salvare.
La situazione era disperata. Non c'era tempo per le buone maniere o le parole falsamente rassicuranti. Non poteva e non voleva fare altrimenti.

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Capitolo 2
*** L'esodo dei Myiora ***


Nezoo si stringeva forte alla madre. In molti lo deridevano per i suoi comportamenti infantili nonostante i quindici anni compiuti. Ma ormai, dopo quasi una settimana di marcia ininterrotta verso sud, anche i più maliziosi avevano perso la voglia di scherzare.
-Andrà tutto bene, Nezoo. Stai calmo- disse Neshla, accarezzando dolcemente i capelli lisci e corvini del figlio, raccolti in una treccia secondo la tradizione Myiora per i giovani non ancora sposati.
-Voglio tornare a Dilioth- piagniucolò sconsolato il ragazzo -Non ho nemmeno fatto in tempo a prendere mio padre-
Neshla sospirò. Già, suo marito. Era morto in guerra qualche anno prima, e, sempre secondo la tradizione Myiora, il suo spirito e la memoria di ciò che era adesso dimoravano in un sasso, depositato assieme a migliaia di altri sulla Collina del Ricordo. Ma adesso... adesso Nesser avevano violato quel luogo sacro usando i sassi come appoggi per le loro malefiche armi. Centinaia e centinaia di spiriti e memorie schiacciate sotto al peso del loro metallo. Altre vittime, questa volta involontarie, della cieca furia assassina di quei demoni. 
-Tuo padre sarà sempre con noi- Neshla abbracciò forte Nezoo -Un sasso è in grado di ricordare per sempre, ma anche noi, almeno per il tempo che ci è dato da viviere, possiamo ricordare. Gli spiriti questo lo sanno bene, figlio mio-

Il captribù Zeris si riconosceva benissimo in mezzo alle fronde della radura. Era un contrasto ambulante. La tunica arancione entrava in contrasto con la pelle ambrata, la quale, a sua volta, entrava in contrasto con la chioma candida come la neve. Le due guardie di Kedom impugnarono immediatamente le lancie, e si misero davanti all'entrata della città che erano incaricati di proteggere.
-Identificati!- tuonò uno dei due, cercando di nascondere una voce bianca e giovane sotto ad un tono autoritario.
-Zeris dei Myiora- rispose il capotribù, avanzando con noncuranza -Devo parlare con la regina Ankalim-
-Una visita ufficiale?- esclamò l'altra guardia, forse più giovane della prima -N-Non eravamo stati avvertiti di...-
-Maleauguratamente il mio ambasciatore è stato brutalmente ucciso... assieme ad altri settemila della mia gente, fra soldati e civili. Scortatemi immediatamente alla sala del trono-
Le due guardie rimasero un po' interdette. Evidentemente la celebre Accademia Regia di Kedom non li aveva minimamente preparati a situazioni del genere.
-Forza!- li spronò Zeris -La vostra titubanza non fa che avvantaggiare il nemico che ci da la caccia. Volete farvi complici dello sterminio del mio popolo?-
-Certo che no- una delle guardie chinò rispettosamente il capo -Seguimi, prego-

Ankalim si appoggiò di peso sul trono d'oro massiccio. L'ennesima visita all'ospedale cittadino di Kedom l'aveva sfinita. Aveva ancora stampata nella mente l'immagine di tutti quei derelitti e moribondi che le si accollavano, come se, solo, toccandola avessero potuto guarire. Lei aveva sorriso, naturalmente. La regina doveva sempre sorridere al suo popolo. La regina doveva sempre essere a stretto contatto con la plebe ed i suoi problemi. La regina...
-Maestà- annunciò il ciambellano -Ti è richiesta udienza da...-
-Zeris dei Myiora- annunciò l'omonimo capotribù, entrando nella sala del trono come un fulmine -Ti ricordi di me?-
Un mezzo sorriso comparì sul volto della regina -Vagamente-
-Spero però che tu ricordi molto chiaramente del debito che tuo padre aveva con me-
Il viso di Ankalim si rabbuiò -Che cosa vuoi?-
-Una sistemazione decente e un pasto caldo ogni giorno per ventimila persone. E tutti i soldati di cui disponete tu e i tuoi feudatari. Quando i Nesser saranno sradicati per sempre da questo mondo considererò il debito di tuo padre saldato-  

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