Piccole perle di dolcezza

di Rinalamisteriosa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 2 ottobre: Cliché ***
Capitolo 2: *** 6 ottobre: Missing Moment ***
Capitolo 3: *** 10 ottobre: POV first person (Masaki) ***
Capitolo 4: *** Drabble aggiuntiva: Latte ***
Capitolo 5: *** 30 ottobre: Fluff ***
Capitolo 6: *** Flash aggiuntiva: Dichiararsi ***



Capitolo 1
*** 2 ottobre: Cliché ***


#Writober 2018 ~ Blue list ~ 2 ottobre: Cliché

(Qui le scan del manga)

 

 

 

 

 

Masaki aveva pensato di conservare quel libro di fiabe illustrate perché allora aveva presagito che un giorno gli sarebbe tornato utile, infatti suo figlio Hikari si stava alquanto divertendo a sfogliare le pagine fruscianti, a indicare le figure colorate, a rivolgergli domande di pura curiosità infantile. Masaki era ben lieto di servirsi della sua conoscenza per descrivere in modo semplice e comprensibile anche a un bambino di cinque anni il significato dei cliché fiabeschi. Hikari cresceva, era quasi in età scolare ed era giusto che desiderasse imparare qualcosa di nuovo, ma quando i suoi occhi vigili si posarono sul bacio del principe e della principessa il suo sorriso si ampliò ancora di più.

«Hikkun ha capito tutto, loro si amano come Maacha e Papa!» esclamò.

«Diventi sempre più intelligente, vero, Hikari? Se continui così non avrò più nulla da insegnarti», lo elogiò con tono dolce, per poi osservarlo mentre si divertiva nei suoi tentativi adorabilmente impacciati di ricopiare le figure del vecchio libro illustrato.

 

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Capitolo 2
*** 6 ottobre: Missing Moment ***


#Writober 2018 ~ Blue list ~ 6 ottobre: Missing Moment

 

 

 

 

 

Hiromu aveva avuto la precipitosa presunzione di riuscire a cambiare il pannolino al suo bimbo dai capelli setosi e neri, ereditati da lui.

Nel suo giorno libero, aveva concesso a Masaki un’uscita di qualche ora assicurandogli che sì, sarebbe stato un gioco da ragazzi badare al piccolo mentre la mamma non c’era.

Si era sbagliato.

Non aveva fatto i conti con la forma strana del pannolino.

E dopo aver gettato nel cestino della spazzatura quello sporco di pupù, tappandosi il naso per l’olezzo sgradevole, si era trovato preda di uno spiacevole stato di impotenza.

Hikari, ignaro di tutto e ancora troppo piccolo per capire, se la rideva, lui, emettendo i versetti inarticolati di chi ancora non sapeva parlare e dimenando le piccole braccia e le gambine.

Hiromu, con espressione torva, incrociò le braccia al petto.

Se non altro era riuscito a pulirlo con le salviettine e il borotalco.

Sbatté ripetutamente gli occhi, una specie di tic nervoso, per poi muoversi da destra verso sinistra, da sinistra verso destra, sperando di trovare la soluzione al problema.

Studiò di nuovo quel dannato pannolino e fece altre prove per metterlo a Hikari, ma niente, il risultato lasciava a desiderare, persino il piccolino iniziò a singhiozzare, forse intuendo che il genitore non sapeva che altro fare per cambiarlo e si stava spazientendo. O forse si era semplicemente stancato di stare con il culetto di fuori per causa sua. “Povero bambino, tesoro di papà!” Il suo errore era stato dare per scontato che Masaki sarebbe sempre stato lì a occuparsi di Hikari mentre lui lavorava, e quindi a queste faccende non doveva affatto pensarci, invece avrebbe dovuto, era una gran cosa! Ammirava al suo compagno le premure costanti e la pazienza infinita di aver imparato tutto da solo dal giorno della nascita di Hikari, dopo averlo amorevolmente custodito dentro di sé per dieci mesi.

Hiromu sgranò gli occhi: il suo istinto da alpha gli suggerì che Masaki stava per rincasare e infatti, andando verso la porta d’ingresso, la vide aprirsi e il suo sguardo accolse il ritorno dell’altro come una manna dal cielo.

«Tadaima! Hiro-san, perché sei così accigliato? È successo qualcosa?» chiese, una busta per mano.

«Okaeri… potrei aver perso la mia battaglia contro il pannolino», soffocò il suo orgoglio dietro una frase a effetto, o almeno così sperava che sembrasse. Si sentiva patetico, ma questo non l’avrebbe ammesso. Masaki si mostrò comprensivo come al solito e prese rapidamente in mano la situazione, placando il pianto del loro bambino e prendendolo in braccio, cambiato e profumato di talco.

Lo cullò sotto lo sguardo di Hiromu, decisamente più rilassato rispetto a prima.

«Al konbini vendevano dei prodotti per bambini in offerta speciale: sono entrato prima che le altre mamme li finissero tutti», gli riferì con un sorriso spontaneo, mentre cullava il piccolo Hikari, quieto. A lui venne naturale avvicinarsi alla sua gioia personificata.

«Masaki, sei perfetto. Sono fortunato ad averti sposato prima che lo facesse qualcun altro».

«Sai che non avrei voluto nessun altro, Hiro-san».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Qui una nota è d’obbligo. Io avevo trovato quest’opera per caso, in realtà stavo cercando altro, inerente sempre al campo dei bambini. Ho iniziato a leggere così, per curiosità, anche se le scan sono in inglese e a parte che il bimbo è un amore, l’ho trovata una storia dolcissima e molto più profonda di quello che può sembrare <3

Poi aggiungeteci il fatto che a me non spaventa di scrivere in uno sfigafandom ed eccomi qui ^^
Il suddetto missing moment nasce perché mi pare di non aver visto scene inerenti al cambio di pannolini e l’idea mi è parsa naturale xD è una flashfic pre-manga, Hikari ancora non parla quindi la immagino ambientata prima del capitolo 1.

 

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Capitolo 3
*** 10 ottobre: POV first person (Masaki) ***


#Writober 2018 ~ Blue list ~ 10 ottobre: POV first person

 

 

 

 

 

 

Hikari è veramente un bimbo speciale.

Non lo dico solo perché è nostro figlio e quindi il mio giudizio a riguardo non è obiettivo, ma condizionato dallo smisurato affetto che provo per lui.

Non lo affermo per mero orgoglio o per una sciocca presunzione che non ho mai avuto.

La mia vita non è stata sempre facile e non mi ha regalato gioie eccessive: sono stato un bambino scostante e solitario, ho risentito della mia condizione di omega covando complessi d’inferiorità, non ho più i genitori e sono stato costretto a cambiare città.

La prima persona a costituire una fonte di felicità nella grigia monotonia della mia esistenza è stato Hiro-san, senza il quale non avrei mai immaginato neanche lontanamente di meritare una famiglia tutta mia nonostante i pregiudizi altrui e di concepire insieme un bambino bellissimo che dipende totalmente da noi, che siamo i suoi pilastri e sempre lo saremo.

Hikari è la nostra luce, non avremmo potuto pensare a un nome più adatto: risplende come il sole e rasserena l’anima, spazza via tutti i miei complessi e sconfigge la tristezza determinato come quell’eroe della televisione che lui tanto ammira.

Hikari è una coperta di lana che mi protegge dal freddo, è il dolce zuccherato che non può mancare mai, è una sorpresa continua: ogni giorno io imparo a essere la madre di cui lui ha bisogno e una persona migliore. Grazie a lui mi sento meno solo quando Hiro-san va al lavoro, grazie a lui che riempie le mie giornate e mi fa conoscere i vari vicini che si fermano per parlargli, dirgli quanto sia carino e adorabile e tante altre frasi per lui incomprensibili, fargli le facce buffe che lo divertono tanto.

Hikari è tanto allegro quanto sensibile: sa sempre riconoscere la serenità o il turbamento che provo, mi legge dentro e reagisce di conseguenza: ride se io sono felice, piange se c’è qualcosa che mi turba. E allora tocca a me consolarlo e riportare quel prezioso sorriso sul suo visino amabile, scompigliargli affettuosamente i capelli dello stesso colore di Hiro-san, baciarlo sulle guance soffici, abbracciarlo e cullarlo con l’amore tipico di una madre, che poi è quello che realmente sono per lui. La sua mamma.

Hikari è il frutto del sincero amore che io sento per Hiro-san e che Hiro-san prova per me: è nostro figlio e prende tutto da noi, siamo le persone di cui si fida maggiormente e che lo crescono giorno dopo giorno. Mi si scalda il cuore quando li vedo vicini, quando Hiro-san tornando a casa gli fa dei regali inaspettati e Hikari ride, quando Hiro-san parla e Hikari si sforza di ripetere quello che il suo papà afferma, quando giocherellano insieme. Li guardo e spontaneamente mi ritrovo a pensare che sì, questa è la vera felicità.

Sono loro due la mia felicità: il mio compagno per la vita e il mio ometto speciale.

 

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Capitolo 4
*** Drabble aggiuntiva: Latte ***


Prompt: 24. Latte

Numero parole: 110

Nota: Un capitolo aggiuntivo (non era previsto nel progetto iniziale, ma riguarda sempre loro tre quindi mi sembra giusto includerlo nella raccolta fluffosa **) contenente una drabble. Ovviamente non partecipa al Writober, ma solo all’iniziativa riportata sotto.

 

 

 

 

 

«Fargli bere il latte dal biberon è più semplice che cambiargli il pannolino», commenta intenerito il papà del bimbo che sta assumendo serenamente la bevanda essenziale per la sua crescita.

«Sono felice che la pensi così: è bellissimo vedervi insieme», replica velatamente la mamma, mentre rimane seduto a contemplare emozionato quel tenero momento. Hikari ha solo otto mesi di vita, ma ha conquistato subito e completamente i loro cuori già devoti l’uno all’altro. Sempre reggendolo delicatamente fra le braccia, Hiromu s’accomoda sul divano mentre Masaki prende il biberon ormai vuoto per posarlo sul tavolino e poi sfregare amorevolmente il naso su quello del suo piccolo, sazio di latte e felice.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

{Partecipa alla «Corsa delle 24 ore – V Edizione» indetta dal forum Torre di Carta}

 

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Capitolo 5
*** 30 ottobre: Fluff ***


#Writober 2018 ~ Blue list ~ 30 ottobre: Fluff

 

 

 

 

 

Prompt: 1. Barattolo di cioccolata

Numero parole: 500

Nota: In ritardo per il writober, giunge finalmente l’ultimo capitolo, che partecipa alla «4 DAYS - tema: comico&romantico -  III Edizione» indetta dal forum Torre di Carta.

Se tutto va bene, per Natale ho un’idea su questa famigliola adorabile che vorrei scrivere, quindi grazie a chi mi ha seguita e rimanete in fiduciosa attesa =D

 

 

 

 

 

«No, Hikari, adesso basta», scuote pazientemente il capo Masaki, chiudendo il barattolo di cioccolata davanti agli occhioni sgranati del bimbo e alla sua boccuccia socchiusa. Poi Hikari lo indica con il ditino e l’adulto nega nuovamente, riponendo l’oggetto sul tavolo di legno, lontano dalla sua portata.

«Sei ancora molto piccolo per capire, ma troppa cioccolata ti fa male al pancino. Mi dispiace, tesoro», decide dispiaciuto, voltandosi per cercare qualcos’altro che possa attirare l’attenzione del figlioletto di un anno. Allora Hikari emette un suono a metà  fra un lamento acuto e un tentativo di comunicare il suo desiderio, poiché nella sua mente ancora semplice e ristretta non vuole che la mamma lo ignori, interpretando quel momentaneo allontanamento come qualcosa che lo disorienta. Comprime forte le labbra piccine, le riapre e finalmente articola le sillabe che tante volte il genitore ha cercato con dolcezza di insegnargli. L’uso della parola, per la prima volta in modo corretto, fa ritornare Masaki indietro, che a stento riesce a trattenere l’emozione inspiegabile di sentire il suo piccolo chiamarlo mamma. A questo punto vorrebbe premiarlo con il barattolo di cioccolata che gli ha negato poco prima, ma il suo istinto lo porta immediatamente a prenderlo in braccio, a coccolarlo e a riempirlo di bacini, perché lo adora immensamente, perché lo rende felice davvero e perché sarebbe bello convincerlo a dire anche papà, in modo da poter fare una gradita sorpresa a Hiromu appena torna dalla sua giornata lavorativa.

 

 

Vedere i suoi cari con il viso impiastricciato di cioccolata non è qualcosa a cui Masaki ha assistito spesso, per cui gli viene spontaneo ridere, non per prenderli in giro, assolutamente, ma perché sono più buffi e carini del solito.

Certamente non sarà divertente smacchiare la camicia bianca di Hiromu, che Hikari ha inconsapevolmente sporcato con le sue manine, però a suo figlio perdonerebbe qualunque cosa pur di osservare quel sorriso puro e luminoso sul suo visino dalle guanciotte soffici.

«Mama!» esclama candidamente, tendendo le corte braccia verso di lui e sembra già essersi abituato a pronunciare quel nomignolo significativo, pur avendolo detto per la prima volta solo da un paio d’ore.

«Bravo, Hikari! Adesso dì Papa».

«Papa!» esulta subito il piccolino, mentre Masaki annuisce ripulendogli amorevolmente il musetto sporco di cioccolata con il bavaglino.

«Masaki, Hikari è davvero bravissimo! Sento che sta per scoppiarmi il cuore…» si commuove Hiromu, sempre tenendolo in braccio.

«Hiro-san, lui è tuo figlio ed è intelligente, veramente te ne sorprendi?».

«Dimentichi che è anche tuo figlio e ha la tua stessa dolcezza, che io amo» replica l’altro, non perdendo la ghiotta occasione di imbarazzare il suo compagno: con le guance imporporate per lui è il più dolce del mondo, persino più del cioccolato.

 

 

Hikari si è finalmente addormentato nella culla e il barattolo di cioccolata, quello che ne resta, viene spartito equamente fra i due coniugi.

«Alla fine mi sono sporcato anch’io», sospira piano Masaki, adocchiando la manica della maglia larga.

«Mi sembra giusto», ghigna Hiromu, avvolgendolo in un piacevole e caldo abbraccio.

 

 

 

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Capitolo 6
*** Flash aggiuntiva: Dichiararsi ***


Doc

Nota: Ho scritto questa flashfic da poco, per la “Mystery Box Challenge” del forum Torre di Carta, pensando che sarebbe stata la prima di una seconda raccolta dedicata al manga di Tadaima Okaeri, ma siccome ne ho già altre in corso e non vorrei rischiare di abbandonare l’ennesima nuova, ho trovato un’alternativa: aggiungerla proprio qui, alla fine di Piccole perle di dolcezza! **

 

 

Dichiararsi (182 parole)

Hiromu era stato sicuro fin dall’inizio sul fatto che Masaki lo mettesse decisamente a suo agio, anche solo semplicemente con uno sguardo.

Non lo sentiva perché era il suo soulmate, non era stato neanche il suo istinto di alpha a suggerirglielo.

Masaki era gentile, delicato e cortese, tuttavia manteneva il riserbo sul suo passato e temeva che, a causa dei suoi complessi d’inferiorità, sarebbe stato difficile farlo aprire.

Nonostante ciò, Hiromu era ancor più determinato a conoscerlo per davvero.

Non ebbe neanche bisogno di prepararsi in anticipo un discorso, come faceva nel suo lavoro, per dichiarare i suoi sentimenti.

Era bastato sorprenderlo con un bacio.

Ovviamente, questo era arrivato solo dopo averlo invitato a uscire e aver passato delle ore insieme, nella piacevole compagnia reciproca del primo appuntamento, ma entrambi si erano ben capiti.

Da allora, Hiromu non perdeva mai l’occasione di dichiarare a Masaki, non soltanto a parole ma anche e soprattutto con i gesti, che lui era l’unico che amava, l’unico che desiderava, l’unico con il quale avrebbe trascorso, nel bene e nel male, tutti i giorni della sua vita.

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