Serpents' Love

di lachicamuyseriosa
(/viewuser.php?uid=1086149)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** New day, new life ***
Capitolo 2: *** Demons and doubts ***
Capitolo 3: *** Party and Serpents ***
Capitolo 4: *** Princess ***



Capitolo 1
*** New day, new life ***


Misi piede nella scuola, quella mattina, piena di speranze. Sì, avevo fatto una scelta, e ne avrei pagato le conseguenze, ma avevo bisogno di supporto. Avevo bisogno della mia famiglia.
In quanto figlia dello sceriffo Keller sapevo già cosa gli spietati, pettegoli cittadini di Riverdale avrebbero avuto da dire su di me. E avevo ragione. Li avevo sentiti. “Ecco cosa succede a crescere dei figli senza madre” “Non avrei mai immaginato che Keller permettesse ad una ragazzina pazza di venire qui, siamo già alle strette con gli psicopatici”.
Se la mia pazzia consiste in autodifesa allora sì, sono pazza. Meglio pazza che morta del resto, no?
Ma quelle voci non sarebbero state le mie uniche croci. Oh no, ne avrei avute tante altre.
 
***
“Betty, Veronica. Vi presento Jessica, mia sorella. Jess, loro sono Betty e Veronica” disse Kevin, con il suo solito fare rilassato. Tesi la mano verso le ragazze, sorridendo.
“Molto piacere, Kevin mi ha parlato di voi!”. Vidi le ragazze scambiarsi uno sguardo incerto, tuttavia prima la bionda e poi la mora, mi strinsero la mano con un sorriso.
“Kevin non sapevo avessi una sorella..” fece Veronica.
“Lo so, è complicato ma è la mia gemellina ed è arrivata qui dal Vermont. Frequenterà la Riverdale High per cui spero possiate aiutarla ad ambientarsi bene.” Rispose Kevin con un sorriso, al quale Betty rispose con un entusiasmante “Ma certo!”.
Che grandioso, fantastico, meraviglioso inizio di merda.
“Betty vuoi.. accompagnarla a fare un tour?” propose Kev. Lo guardai in modo eloquente cercando di utilizzare la telepatia gemellare per fargli capire che gli avrei staccato la testa se la sua orribile proposta fosse andata in porto.
“Assolutamente sì. Vieni, Jess” fece Betty con un sorriso a trentadue denti. Kevin continuava ad avere un’insopportabile faccia da ebete. Maledetta telepatia, scommetto che è per via dell’eterozigosi che non funziona.
 
Io e Betty cominciammo a camminare tra i corridoi della Riverdale High, e ad ogni aula che incrociavamo seguivano indicazioni sulle lezioni. Ad ogni quadro appeso seguivano spiegazioni sui personaggi illustri nati nelle zone adiacenti alla minuscola cittadina di Riverdale, e ad ogni vetrina contenente trofei seguivano eterni e massacranti racconti sulle numerose attività extracurricolari in cui gli studenti eccellevano.
La cosa che mi preoccupava di più però non era questo. Erano i momenti vuoti che sarebbero seguiti, in cui Betty avrebbe sicuramente visto l’occasione per farmi qualche domanda da ficcanaso.
“Allora.. Jess. Come mai hai deciso di venire a Riverdale così all’improvviso?” chiese Betty con aria innocente. Eccola qui. Cercai di mantenere un profilo indifferente.
“Ehm, ho pensato fosse il momento di tornare a casa. Immagino che tu sapessi di me, so che conosci Kevin da molti anni, per cui ti avrà sicuramente raccontato della mia fuga da casa all’età di quattordici anni. Zia Rachel è stata molto generosa ad ospitarmi ma ho capito di aver bisogno di Kev e di mio padre. Sai, dicono che infine non vi sia posto migliore di casa.”
“Condivido” rispose con un sorriso sincero.
In quel momento capii che non ero più a Dark Lake Valley, e che non c’era alcun bisogno di chiudersi a riccio e respingere le persone. Non più. Betty era da molti anni amica di Kevin e sapevo di potermi fidare di lei.
Entrammo nella sala studenti, e la mia attenzione fu catturata da un gruppo di ragazzi vestiti da gangster. “E quelli chi diavolo sono?” chiesi facendo cenno a Betty.
“I South Side Serpents. Oh non devi preoccuparti di loro, sono ragazzi simpatici. Più o meno”.
“Rassicurante..”
“E’ una lunga storia” si scusò lei, prendendomi per una mano e tirandomi verso di loro sui divanetti. Arrivati lì si sporse in avanti e diede un bacio a uno di loro con un buffo berretto grigio. Ora è chiaro, Betty. Mi hai portato dal tuo ragazzo, fantastico.
Feci per alzare gli occhi al cielo davanti a quel bacio che stava durando un po’ troppo tempo.
“Sei nuova?”. Una voce proveniente da un divanetto alla mia sinistra catturò la mia attenzione. Si alzò in piedi un ragazzo decisamente alto, con un tatuaggio sul lato sinistro del collo.
Sexy.
“Sì, diciamo di sì. Tu chi sei?”
“Sweet Pea” e tese la mano verso di me.
“Ehm, piacere Sweet Pea? Io sono Jess Keller”
“Ma quanti Keller esistono a questo mondo?” si fece avanti un’altra voce maschile, e da dietro le spalle dello stallone che avevo davanti si fece largo un giovanotto vestito pressappoco come lui, ma dallo sguardo meno duro. “Io sono Fangs” concluse.
“E questa è Toni” fece Fangs indicando lo schianto di ragazza seduta sul divanetto che mi fece un cenno con la mano.
“Ok sono l’unica con un nome noioso qui?” chiesi sul punto di scoppiare in una risata.
Betty decise finalmente di tornare tra di noi e mi presentò quello che evidentemente era il suo ragazzo. “Jess, lui è Jughead.”
“Piacere” sorrise lui. Sorrisi di ricambio.
Diamine andrò a casa con le guance dolenti se continuo a sorridere come un criceto scemo.
“Ehm ragazzi è stato un piacere, ora devo andare a biologia.. spero di rivedervi presto!” cercai di svignarmela.
“Aspetta. Ho biologia anch’io, vengo con te” fece lo stallone dallo sguardo duro.
Scommetto che non è l’unica cosa dura che ha.. AAH. Jess smettila. Sei una pervertita. Piantala di fare pensieri osceni.
Si avvicinò a me e ci incamminammo attraverso il corridoio.
 
“Sai per fortuna sei venuto anche tu. Non credo sarei stata in grado di ritrovare da sola l’aula giusta. Betty non deve saperlo però, mette tutta sé stessa nel tour di presentazione” dissi ridendo.
“Sì non ti preoccupare”.
“Ok.” Ooook qualcuno ha avuto il ciclo stamattina? Appunto personale: Sweet Pea dolce non è per niente. Scrivilo sull’agenda Jess. Ok capo.
“Allora, da dove vieni Jess?”
“Dal Vermont”
“Non ci sono mai stato”
“Già, nemmeno io”. Mi guardò aggrottando le folte sopracciglia scure.
“Scherzavo.” Mi affrettai a precisare.
Accennò un sorriso e rilassò il viso.
“Mi piaci” disse. Lo guardai con sguardo truce.
“Menomale..” dissi sorridendo “..altrimenti chissà che fine avrei fatto. Giusto, Serpent?”.
Entrai nell’aula di biologia a passo convinto, e mi andai a sedere.
 
***
Quel giorno a pranzo conobbi anche il famoso Archie Andrews, colui che era quasi morto a costo di prendere Black Hood, il killer sociopatico di Riverdale, che altri non era che il padre di Betty Cooper. E niente di meno che il fidanzato di Veronica Lodge. Ah, e arcinemico di Hiram Lodge, ossia suo suocero. Insomma, c’era chi se la passava peggio di me.
Imparai presto a riconoscere l’incredibile affinità tra quel gruppo di ragazzi apparentemente normali. Dico questo perché stiamo parlando delle figlie di un serial killer e di un mafioso. E dei figli di un ormai ex capo dei Serpents e di un… beh nulla. Il padre di Archie era un uomo normalissimo, con il problema di avere un figlio incredibilmente impulsivo.
Ero certa di aver fatto la scelta giusta. Dark Lake Valley sarebbe stata solo un lontano brutto ricordo.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Demons and doubts ***


“Allora, cosa ne pensi di Riverdale? È come te la ricordavi?” chiese Kevin, per poi tornare a sorseggiare il suo milkshake alla fragola.
“Mi era mancato il Chock’ Lit Shoppe. Ricordo quando papà ci portava qui la domenica mattina e prendevamo i pancakes..” sorrisi. “..E comunque sì, è più o meno come la ricordavo.” Non ammisi che ci avevo provato, a scordarmela. A scordarmi tutti loro. Lui e papà compresi.
“A parte le persone. Mi sembrano tutti usciti da chissà dove. Tecnicamente avrei almeno dovuto conoscere Archie e Betty. Insomma, sono di Riverdale anche loro. Ma sappiamo come sono andate le cose” dissi.
“Già. Non condividevamo gli stessi amici” sorrise Kevin. Mi feci improvvisamente triste. Riuscivo a capire la delusione nei suoi occhi, il fatto che lo avessi lasciato solo quando aveva bisogno di me.
Kevin evidentemente notò il mio sguardo e sorrise in modo sincero. “Jess? A cosa pensi?” chiese.
Non risposi, tentando di scacciare indietro le lacrime. “Hey..” si sporse in avanti sul tavolo, tentando di raggiungere la mia mano con la sua. La strinse forte.
“Kevin mi.. mi dispiace” dissi tentando con più fatica di correggere la voce strozzata.
“Jess. Sei mia sorella. Non importa. Io sarò sempre dalla tua parte. Quando vorrai dirmi tutto, sai che mi troverai qui pronto ad ascoltarti e sostenerti. Ascoltami. Sono felicissimo che tu sia tornata. Smettila di tormentarti, ora sei qui, sei al sicuro, e sei tra persone che ti amano. Papà stava per impazzire dopo il casino che c’è stato con Black Hood e l’omicidio di Jason Blossom e tutto il resto. Siamo felicissimi di averti di nuovo qui.”
Feci un respiro profondo. “Ok.” E sorrisi a quello che mi era più mancato quando avevo visto la morte in faccia: il sostegno di una persona cara.
 
***
 
Entrai nella sala studenti e vidi gli amici di mio fratello seduti sui divanetti. Mi feci coraggio e mi avvicinai. “Hey, ragazzi” li salutai.
“Jess! Accomodati” mi fece spazio Betty.
“Di che si parla?” chiesi, notando in fondo alla stanza il ragazzone conosciuto qualche giorno prima, Sweet Pea. Parlava animatamente con quelli che, se non mi sbagliavo, dovevano essere Toni e Fangs.
“Oh del prossimo articolo che Jug vuole pubblicare sul Blue & Gold, sai.. il giornale del liceo. Crede ci sia qualcosa che bolle in pentola a Pembrooke” fece Betty.
“Betty, io so che il signor Lodge ha in mente qualcosa. Devo solo capire cosa. Se vedi Veronica chiedile se più tardi può concedermi qualche minuto per delle domande.” Rispose Jughead, e accorgendosi poi della discussione in fondo alla stanza tra i suoi amichetti aggiunse “Scusatemi. A più tardi” e si allontanò da noi.
Betty rise e poi si sporse verso l’altro divanetto, dando una pacca sulla gamba ad Archie che stava… dormendo?!
“Arch! Svegliati.” Gli fece Betty. Questo grugnì e si portò una mano sulla faccia. “Che c’è Betty?”
“C’è che non puoi dormire a scuola! Dove sei stato ieri notte?”
“Da Reggie. Nottata videogames e scuola non si combinano come credevo.”
Spostai in quel momento l’attenzione sul gruppetto di Serpents in fondo alla stanza. Jughead stava discutendo con Sweet Pea ora, e Toni notò il mio sguardo rivolto a loro. Disse qualcosa e poi li spinse fuori dalla stanza. Prima di uscire, Sweet Pea rivolse lo sguardo nella mia direzione e poi lo distolse immediatamente.
“Jess?.. sei ancora tra noi?” mi sentii chiamare. Mi voltai di scatto verso Betty.
“Sì? Scusami. Ero.. sovrappensiero.”
Betty rise, poi guardò Archie e di nuovo me. “Ci stavamo chiedendo se Cheryl ti avesse già invitata alla sua festa di inizio anno scolastico post ballo. Sai ci farebbe piacere venissi, ti divertirai e avrai modo di conoscere molte più persone” disse lei.
“Ehm certo, va bene voglio dire. Verrò a quella festa..” dissi, poi mi alzai dal divanetto “..ora vogliate scusarmi ma devo cercare Kevin”. Li salutai con un rapido cenno della mano, e corsi fuori dal salottino.
 
Appena svoltai in corridoio andai a sbattere contro Veronica.
“Oh! Jess! Come stai? Ti sei ambientata un po’?” chiese con un sorriso.
“Più o meno, grazie” dissi, cercando con lo sguardo in mezzo a tutti gli studenti il gruppetto di Serpents.
“Mi fa davvero piacere, tra l’altro volevo giusto parlarti. L’altro giorno non ho avuto modo di farti sentire a tuo agio. Ti dirò, mi ha un po’ sorpresa in effetti che Kevin avesse una sorella, ma voglio rimediare. Ti va di venire da me questo pomeriggio? Prendiamo un tè e parliamo di ragazzi.” Disse lei in modo entusiasta. “Ehm.. Jess? Cerchi qualcuno?”
“No, no certo. Alle quattro va bene?” chiesi cercando di simulare un sorriso amichevole.
“Alle quattro è perfetto.”
“Allora messaggiami il posto, ok? Scusami, devo proprio scappare.” Conclusi, e ripresi la mia ricerca nel corridoio a passo spedito.
Uscii dalle porte del Riverdale High giusto in tempo per vedere delle moto sfrecciare via.
Ma dove diavolo..?
 
***
 
“Dunque..” iniziò Veronica posando la tazza di tè sul piattino “..parlami del Vermont. È quel tipo di posto in cui quando nevica puoi metterti un parka di cashmere e degli Uggs senza che nessuno ti scambi per una ricca viziata di città?”
“Più o meno” ammisi ridendo.
“Adorabile. E i ragazzi?”
Trasalii. “Degli stronzi.” Risposi secca. Veronica mi guardò con uno sguardo stranito, e si affrettò a cambiare discorso.
“Allora, hai qualche curiosità su Riverdale? Tra l’altro, chi stavi cercando oggi a scuola? Sembravi molto preoccupata” fece lei, riprendendo in mano la tazza di tè.
“Sai dirmi qualcosa sui Serpents?” chiesi, sorprendendola considerando la faccia che fece.
“I South Side Serpents intendi?”. Annuii.
“Bene. I South Side Serpents sono un gruppetto di bulli del South Side. I miei genitori se ne stavano occupando, stavano cercando di togliere loro il possesso del South Side in modo tale da fermare lo spaccio di droga e tutto il resto delle attività criminali portate avanti da loro e dai loro nemici, i Ghoulies. Mi sono discostata dai piani dei miei negli ultimi tempi. Non mi trovavo d’accordo su certe loro.. scelte. Ma posso assicurarti che su questo avevano ragione, Jess. Jughead può anche essere mio amico e il ragazzo della mia migliore amica, ma sono pur sempre Serpents. Sono dei criminali, Jess.”
Rimasi a guardarla in silenzio. Dopodiché sospirai e annuii. Non le avrei raccontato ciò che avevo visto quel giorno a scuola. Dovevo capire cosa stava succedendo. Da sola.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Party and Serpents ***


Bussai diverse volte alla porta della roulotte di Jughead.
Dai non può essere in giro a quest’ora se domani c’è scuola.
Bussai nuovamente. Infine sentii dei passi e la porta si aprì. Un uomo sulla quarantina mi si presentò davanti, con una bottiglia di alcol in mano e uno sguardo vacuo.
“Ehm salve, stavo cercando Jughead Jones, scusi. Pensavo vivesse qui.”
“Vive qui” rispose lui.
“Oh. Ehm..”
“Sono FP, suo padre. Jughead non è in casa” tagliò corto lui.
“Sa dove posso trovarlo?” insistetti.
“E’ da Sweet Pea, in fondo al campo a sinistra”.
“D’accordo. La ringrazio” mi affrettai a dire, prima che la porta si chiudesse.
Scesi i gradini in fretta e girovagai tra le roulotte.
Ad un certo punto mi bloccai.
Ma che diavolo sto facendo? Cosa penso di fare? Andare lì, bussare, controllare che non stiano facendo nulla di illegale e poi andarmene? Non sono miei amici e non sono affari miei. Stupida Jess, ti caccerai nei casini se continui a bussare alla roulotte di gente ubriaca nel bel mezzo della notte.
Trassi un profondo respiro e mi girai su me stessa. Col senno di poi, mi incamminai verso casa.
 
 Entrai in cucina e trovai mio padre seduto al tavolo. “Jess. Che ci facevi fuori a quest’ora? Non hai lezione domani? Dovresti andare a dormire”.
“Stavo facendo una passeggiata nei dintorni. Non avevo sonno, ma ora sto andando a letto” dissi prendendo una bottiglietta d’acqua dal frigo. Feci per uscire dalla cucina quando la sua voce richiamò la mia attenzione nuovamente.
“Aspetta. Dato che io sono qui e tu sei qui.. volevo parlarti di alcune cose.”
Mi avvicinai al tavolo.
“Ho detto a tua madre di te. Insomma, che sei tornata e ne è molto felice. Dice che le farebbe piacere se la chiamassi.”
La rabbia stava iniziando a crescermi dentro. “Lo hai detto alla mamma?!”
“Jess, era giusto che lo sapesse. Mi dispiace che tu ora sia arrabbiata con me, spero di poterne parlare nuovamente. Magari domenica davanti a dei pancakes?”
Non dissi niente e mi incamminai verso le scale.
“Jess.. non voglio che tu vada in giro da sola di notte. Questo posto non è mai stato sicuro. Sii prudente.”
 
***
 
“Eccola qua, la piccola Keller scomparsa.” Esordì Cheryl, con uno sguardo fiero e la solita chioma rossa che esibiva anche da bambina. Insieme alla sfacciataggine.  “Tuo padre è riuscito a trovarti? Strano, solitamente non è un gran maestro quando si tratta del suo lavoro”.
“Mio padre non ha ancora ucciso uno dei suoi figli però” risposi a tono mentre sistemavo i libri nell’armadietto.
Mi lanciò uno sguardo assassino e poi riprese: “Io sono misericordiosa, piccola Keller. Mi hanno detto che verrai alla mia festa il prossimo fine settimana. Questo mi rende impaziente, siamo tutti curiosi di sapere perché sei tornata in città. Bacini.” E se ne andò agitando i capelli rosso fuoco.
Piccola bestia di Satana.
“Jess, eccoti!” mi chiamò Betty avvicinandosi di corsa a me. “Sto andando all’allenamento delle Vixens, sei sicura di non voler provare ad entrare nella squadra?” chiese.
“No grazie, per il momento rifiuto. Magari più avanti.”
“D’accordo. Ah, potresti consegnare a Jug questi da parte mia? Lo trovi nell’ufficio del Blue & Gold.” E mi porse dei fogli.
“Certo tranquilla” la rassicurai, e la salutai con un sorriso.
 
Entrai nell’aula del Blue & Gold e scovai Jughead al pc.
“Jug, scusami. Ti ho portato questi, me li ha lasciati Betty, immagino siano per te.”
Appoggiai i fogli sulla scrivania di fianco a lui mentre mi osservava con uno sguardo severo.
“Cosa ci facevi al campo roulotte ieri notte?”
“Come scusa?” chiesi facendo finta di nulla.
“Jess sai bene a cosa mi riferisco. Hai bussato alla mia roulotte. Hai parlato con mio padre. Cosa ci facevi lì?”
“Io.. volevo solo chiederti delle informazioni sul Blue & Gold. E su Hiram Lodge” dissi.
“E non riuscivi ad aspettare oggi?” incalzò.
“No, tutto qui. Mi dispiace per aver disturbato tuo padre, buona giornata Jug” e feci per andarmene.
“Non lo hai disturbato. Lo hai fatto preoccupare. Si chiedeva perché, giustamente, una mia compagna di scuola mi cercasse a quell’ora con quell’aria sperduta che avevi. Ha detto che ti ha indicato la roulotte di Sweet Pea, ma tu non ci sei mai arrivata. Nessuno è venuto a bussare da lui. Dove sei andata?”
Dato che non mi convincevo a rispondere, Jughead riprese: “Senti, Jess. Mi stai simpatica, ma non ti conosco. Per quanto ne so non avevi motivo di venire a cercarmi a casa mia. Né di aggirarti di notte per Riverdale da sola. Non farlo più. Non è sicuro per te.”
Mi limitai ad annuire e lasciai l’aula.
Stupidi Serpents. Veronica aveva proprio ragione.
 
***
 
“Kev, sei sicuro di voler fare il tuo ingresso con me? Magari gli unici bei ragazzi gay ti scambiano per etero” scherzai mentre mi sistemavo il vestito per il ballo davanti allo specchio.
Lui alzò lo sguardo dal cellulare e fece un sorrisetto fiero: “In realtà mi sto dando appuntamento con Moose a casa sua dopo la festa, per cui diciamo che sono apposto così per stasera. Anzi. Ho delle indicazioni da darti per cui apri bene le orecchie sorellina.” Mi voltai verso di lui.
“Sono tutta orecchie.”
“Ho detto a papà che siamo a dormire da Veronica, cosa ovviamente assolutamente falsa. Ma ho bisogno che tu mi copra le spalle. Ad un certo punto tornerai dicendo semplicemente che non te la sentivi o qualsiasi cosa ti venga in mente per coprire la mia assenza. Ti prego. Fallo per me.”
Alzai gli occhi al cielo nonostante fossi decisamente divertita da quella situazione.
“D’accordo, ma comportati bene” e gli sorrisi. Corse ad abbracciarmi forte.
“Grazie sorellina. Tra l’altro sei uno schianto. Farai girare la testa a quel Serpent.”
Mi bloccai. “Come scusa?”
Lui scoppiò a ridere. “Andiamo, credevi davvero che Betty non mi avrebbe raccontato come vi siete mangiati con gli occhi il primo giorno in sala studenti?”
La credevo piuttosto impegnata per accorgersi di qualsiasi altra cosa che non fosse la lingua di Jughead.
Rimasi impietrita.
“Su, forza. Andiamo.” Mi strattonò lui mantenendo quel perfido sorrisino malizioso.
 
Il ballo era un semplice e mediocremente organizzato ballo scolastico in palestra. L’atmosfera tuttavia mi rilassò non appena ci misi piede dentro. Ero contenta di poter finalmente vivere la vita di una normale liceale, per una sera. Anzi, mi riempiva di gioia.
Salutai Kevin poco dopo, lasciando che ne approfittasse per fare le sue conquiste.
Mi guardai attorno e scorsi Veronica e Archie accanto ai tavoli dei drinks.
“Sono succhi di frutta diluiti?” scherzai mentre mi avvicinavo, accennando ai bicchieri dietro di loro. Veronica rise di gusto e strinse il braccio ad Archie, guardandolo con sguardo d’intesa.
“In realtà ho corrotto uno degli organizzatori e sono riuscita a fargli mettere un po’ di alcol, serve brio a questa festa.”
Sorrisi, quei due erano adorabili.
Notai Sweet Pea e un altro paio di Serpents poco distante, per cui decisi di sfidare la sorte e presi due bicchieri di quel che probabilmente era seriamente succo di frutta diluito, e mi indirizzai verso di loro con quanto più coraggio avessi in corpo.
“Hey, Sweet Pea” lo chiamai. Lui si voltò e sembrò rimanere sorpreso nel vedermi.
“Jess.. Ehm. Bel vestito, ti sta bene” fece lui. Rossa per l’imbarazzo cercai in fretta una risposta nella mia testa.
Veloce idiota, prima che si accorga che sei diventata un pomodoro.
“Noto che invece voi Serpents ci tenete all’originalità.” E feci un cenno alle loro giacche in pelle con lo stemma della gang sul retro.
“Non siamo convenzionali”
“Questo l’ho capito” dissi sorridendo. Gli allungai uno dei due bicchieri che tenevo in mano.
“Ti ho portato da bere..” aggiunsi “..oh, è succo di frutta diluito.”
Sembrò spiazzato, ma poi cominciò a sorridere. “A cosa devo questo favore?”
“Come mai qualche giorno fa discutevi con Fangs e Toni in sala studenti? Vi ho visti andare via da scuola con Jug” dissi con tutta la sicurezza di cui ero capace. Cioè poca.
Alzò un sopracciglio e sorrise. “Mi spii, Keller?”
“No. Non stavo spiando nessuno. Eravate lì davanti a tutti. Chiunque avrebbe potuto porti questa domanda” tentai di giustificarmi.
“A nessuno interessa la risposta.”
Alzai le sopracciglia, spiazzata. Ok la missione si sta rivelando più difficile di quanto pensassi. Ritirata.
“Ok” risposi e mi girai pronta ad andarmene.
Stupidi, stupidi Serpents. Non so neanche perché ci perdo tempo.
“Non sono cose che ti riguardano, ma concedimi almeno di bere questo succo di frutta in tua compagnia. No, Keller?”
Mi voltai nuovamente verso di lui. “Così ora sono Keller?” chiesi.
“Dipende. Quando non fai domande sei Jess” e fece un sorrisino ammiccante.
“D’accordo. Di che vuoi parlare?”
“Ti va se ci sediamo fuori?”
Impulsiva come sempre, annuii prima di prendere in considerazione tutte le eventualità.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Princess ***


La musica cominciò a diventare sempre più alta, e la palestra della Riverdale High era letteralmente sommersa dalla folla.  Io e Sweet Pea ci sedemmo su una rampa di scale d’emergenza che dava sul parcheggio.
Lo guardai socchiudendo gli occhi, facendo volutamente uno sguardo cattivo.
«C’è qualche problema?» chiese.
«Non ti stai muovendo a bere quella sbobba» dissi
«Non pensavo avessi tanta fretta. Oh guarda!» e si interruppe per bere un sorso dal bicchiere «quella è vestita da principessa come te».
Sbuffai. «Pensavo avessimo accordato che fossi una principessa vampiro.»
«O un angelo della morte»
«Hai ragione. Mi si addice più di quanto tu possa immaginare» dissi, ritrovandomi improvvisamente immersa in ricordi che avrei fatto volentieri a meno di rievocare.
«Cosa ti fa pensare che io sia meglio di te?»
«Non lo penso infatti». Seguì un momento di silenzio.
«A volte si commettono cose molto brutte per buone ragioni» disse infine, e finì il contenuto del bicchiere. Qualcosa nel suo tono era cambiato ed ora sembrava essere tornato alla solita impenetrabile faccia da culo di sempre.
«L’ho finito, se vuoi puoi andare» disse seccato.
Mi sforzai di sorridere, e poi mi presi qualche secondo per riflettere. Il Gangster aveva ragione.
Poi scoppiai a ridere. «Sai forse non dovrei dirtelo ma qualche sera fa sono venuta al campo roulotte.»
«E perché me lo dici se non dovresti?»
«Perché Jughead mi ha scoperta.»
Sweet Pea mantenne un’espressione seria ma a giudicare dagli occhi era sicuramente divertito quanto me. «Lo vedi che allora mi spii, Keller.»
Improvvisamente fummo interrotti dal rumore di una decina di moto, o forse più. Iniziai a scorgerli quando uno ad uno entrarono nel parcheggio illuminato, formando una barriera tra l’esterno e l’interno.
Sweet Pea si irrigidì e si alzò in piedi di scatto, e io mi guardavo intorno confusa finché vidi comparire Fangs e altri Serpents.
«Resta qui» grugnì Sweet Pea, e corse a raggiungere gli altri.
Da una delle moto scese un ragazzo alto, conciato particolarmente male e con un inconfondibile sguardo assassino. Non sapevo circolassero ancora i Punk, per la miseria sono davvero rimasta indietro.
Jughead e il punk si scambiarono qualche battuta, poi quest’ultimo sganciò un pugno. In meno di mezzo secondo Sweet Pea si scagliò addosso al punk e si scatenò l’inferno.
Impietrita e con una crescente angoscia che saliva dentro, mi alzai di corsa e mi avvicinai.
«JESS! CHE CAZZO, VATTENE!» Urlò Jughead, ma il suo invito fu ben poco utile. Non ero in grado di tenermi fuori dai guai da sola, figuriamoci se lo era lui.
Corsi verso Jug, che si era seduto a terra qualche metro distante dalla vera e propria rissa che stava prendendo piega nel parcheggio. Sanguinava dal naso, e pensai di correre dentro e rubare qualche cubo di ghiaccio, quando si alzò e ignaro della sua situazione, si avvicinò a Sweet Pea e Fangs, e una manciata di altri ragazzi con la giacca dei Serpents, che stavano perlopiù spintonando e tirando pugni ai punk con le moto. Disse qualcosa e i Serpents, con atteggiamento pur sempre di sfida, indietreggiarono.
Non riuscii a staccare lo sguardo da Sweet Pea, il suo occhio destro era malconcio e aveva un labbro tumefatto. I motociclisti punk risposero all’ordine di uno di loro, che immaginavo fosse il capo, e partirono sgommando fuori dal parcheggio.
«Ma che diavolo è successo? Me lo volete spiegare? E poi dite a me di stare fuori dai guai?!» urlai in preda quasi all’isteria. In quel momento, lo sguardo di Sweet Pea si posò su di me, severo e freddo.
«Nulla che ti debba interessare. E nulla che debba interessare a tuo padre. È una faccenda tra clan, lasciacela sbrigare da soli senza intrometterti, ok?» mi disse Jughead.
«Andiamocene.. questa festa sta diventando troppo affollata..» commentò Toni, guardando con aria sprezzante alcuni studenti che si erano fermati nel parcheggio ad osservare la scena.
Vidi Sweet Pea voltarsi senza dire nulla e dirigersi verso una delle moto ancora parcheggiate in un angolo. Corsi per raggiungerlo. «Aspetta.. vuoi dirmi almeno come stai?» insistei.
«Benone, Keller. Vado a casa. Torna alla festa» fece lui.
«No. Aspetta. Posso venire con te?»
In tutta risposta ottenni uno sguardo eloquente da parte sua. Non mi voleva tra i piedi.
«Eddai» ritentai «non conosco nessuno e non so cosa fare lì dentro. E mio fratello ha detto a nostro padre che non saremmo tornati a dormire quindi capirebbe che è successo qualcosa se tornassi a casa adesso.»
Dovevo davvero capire cosa stava succedendo, e in più mi dispiaceva vederlo conciato così. Magari sarebbe potuto svenire per strada e aveva bisogno di qualcuno che chiamasse i soccorsi.
Si voltò verso di me, stette in silenzio e infine sbuffò. «D’accordo, ma piantala con le domande». Poi salì sulla moto e io lo imitai.
 
***
Non immaginavo che una roulotte potesse essere così spaziosa dall’interno, e al contempo così tenuta bene.. considerato che ci viveva un adolescente gangster.
Magari non viveva propriamente da solo? Magari sarebbe stato il caso di chiederlo, prima di incorrere in spiacevoli situazioni.
«Senti..io mi chiedevo..» iniziai, ma fui subito interrotta da lui.
«No, non hai capito. Non devi chiederti niente. Accomodati e non parlare, fammi un favore» disse lui brusco. Incerta, acconsentii.
Mi sistemai sul divano mentre lo osservavo aprire un’anta di un armadio a parete. Senza farsi troppi problemi, si sfilò la giacca in pelle e la lanciò accanto a me sul divano. Dopodiché si sfilò la maglietta macchiata di sangue e terra e la lanciò in un angolo accanto al letto.
Lo fissai sbalordita. Si era appena spogliato davanti a me?
«Ti piace quel che vedi?» domandò lui infilandosi una nuova maglietta scura.
«Ehm.. no. Cioè, sì. Cioè, non nel modo che-»
«Ho capito, non affannarti. Le principesse come te non guardano quelli come me, lo so, stai tranquilla» fece lui, spostandosi verso quello che immaginai fosse l’angolo cucina.
Principessa.. ce l’aveva ancora su con questa storia della principessa?!
«Vuoi qualcosa da bere?» chiese un attimo dopo.
«Ok grazie»
Venne a sedersi sul divano accanto a me con due lattine di Cherry Cola. Mentre lo osservavo aprire la sua lattina e portarsela alla bocca, mi lasciai sfuggire uno sbuffo.
«Siamo più simili di quanto tu possa immaginare» dissi a bassa voce, pur certa che riuscisse lo stesso a sentirmi. Posai lo sguardo sul suo occhio nero e vidi che cominciava a rigonfiarsi sempre di più. «Ah, cavoli.. aspetta, hai del ghiaccio? Si sta mettendo male quel livido» dissi alzandomi e muovendomi verso il frigo, sperando avesse qualcosa da metterci.
«No.. lascia, non mi serve» provò a fermarmi lui, inutilmente perché quasi subito trovai quel che serviva. Portai la busta di ghiaccio con me e mi sedetti più vicina a lui.
«Allora.. cosa ti fa pensare che io sia una principessa?» domandai, ancora con la busta in mano.
«Cosa ti fa pensare che te lo dirò?» rispose lui.
Stava iniziando a darmi sui nervi quel suo modo di parlare altezzoso. «D’accordo»
Rimase in silenzio mentre appoggiavo il ghiaccio sul suo occhio. Reagì con una smorfia, poi si rilassò. Aprì gli occhi e notai una strana luce nei suoi occhi.
Per un momento rimasi perplessa, poi mi guardai. Ero praticamente in braccio al gangster, probabilmente stava per staccarmi la testa a morsi per aver invaso il suo spazio vitale. Mi schiarii la voce e cercai di allontanarmi.
Accortosi del mio tentativo di mettere le distanze, prese in mano il sacchetto di ghiaccio liberandomene, e poi si stravaccò in divano riassumendo quella fastidiosa faccia piatta e inespressiva di sempre.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3797187