EPISODIO 0 - Ricominciare a Vivere di HikariMoon (/viewuser.php?uid=119941)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Capitolo 1
Il
cielo era velato dall’afa, l’aria pregna di
umidità e
grossi nuvoloni coprivano l’orizzonte. L’estate non
era ancora finita, ma i
primi segni dell’imminente autunno erano visibili nelle prime
stanche foglie
che, ingiallite prematuramente, si staccavano lentamente dai rami
ancora
carichi di fronde.
Quel
giorno, i sentierini di pietra ben curati del cimitero
erano pressoché deserti. Tutto pareva immobile
nell’atmosfera assonnata di quel mattino, con le pigre volute
dell’incenso che si alzavano
dalle lapidi e si disperdevano
nel cielo.
Solo
una ragazza, incurante del caldo, era inginocchiata
davanti a una delle lapidi, le mani giunte davanti al petto e gli occhi
chiusi.
Un mazzo di fiori di sei colori, un misto di rosso, viola, giallo, blu,
bianco
e verde, era posato accanto a una foto e a dei bastoncini
d’incenso. I suoi
capelli viola, lunghi fino alle spalle e trattenuti sulla tempia
sinistra da un
fermaglio rosa, erano delicatamente mossi dalla brezza.
Dopo
lunghi istanti, la ragazza abbassò le mani sulle
ginocchia e aprì gli occhi. Il suo sguardo si diresse subito
verso la foto,
dove un ragazzo con ribelli capelli rossi e un mazzo di carte in mano
ricambiava sorridente la sua malinconia. Con la punta delle dita, Mai
sfiorò la
fotografia e si ritrovò a strizzare le palpebre per impedire
alle lacrime di
uscire. Inspirando, la ragazza si alzò e si
strofinò il dorso della mano sugli
occhi.
“Ci
sarebbe ancora tanto bisogno di te, Dan”, sussurrò
voltandosi verso il mare che si intravedeva oltre le colline e la
città. Un
soffio di vento più forte sollevò alcune foglie
che danzarono caotiche
nell’aria.
Mai
tornò a voltarsi verso la lapida e con una mano
iniziò a
giocherellare con una ciocca di capelli.
“Io,
Hideto e Kenzo stiamo facendo del nostro meglio, ma-”,
sbuffò e portò il ciuffo dietro
all’orecchia. “- passo dopo passo, ci
riusciremo. Ne sono sicura. Così
Magisa…”
La
ragazza sorrise dolcemente e scosse la testa. Con la mano
strinse il ciondolo dorata con una piccola ametista che portava al
collo.
“Tu
sei stato un eroe. Io non sarò da meno, aspetta e
vedrai. Combatterò anche per te, Dan.”
Con
quella promessa donata al vento, quasi nella speranza
che l’interessato potesse in qualche modo sentirla, Mai si
voltò e iniziò a
percorrere i vialetti a ritroso, lasciandosi cullare dalla
serenità di quel
luogo. Serenità che spesso aveva faticato ad afferrare in
quegli anni, con Gran
RoRo, con il futuro, con quello che era successo lì.
Qualche
filare più in là, un anziano signore stava
accendendo dell’incenso su una lapide. Un altro che, come
lei, aveva preferito
venire a onorare qualcuno di amato piuttosto che acciuffare gli ultimi
momenti
dell’estate. Mai si fermò e si voltò
verso la lapide di Dan ormai lontana. Un
soffio di vento tornò a scuoterle i capelli, facendo cadere
un ciuffo davanti
al suo sguardo, e lei si ritrovò a pensare a quante stagioni
sarebbero passate,
anche ora che Dan se ne era andato. Finché forse la ferita
dentro di lei si
sarebbe rimarginata, finché forse sarebbero riusciti a far
sapere la verità a
tutti.
Riprese
a camminare, decisa a non voltarsi ancora indietro e
il suo sguardo fu attratto da una terza persona che si trovava tra i
vialetti. Era
una ragazza, forse poco più grande di lei, inginocchiata
come lei pochi metri
più avanti. Aveva i capelli castani raccolti in una treccia
e l’abito giallo
brillante quasi strideva con il torpore del luogo.
Mai
si fermò, decidendo di aspettare e lasciarle un
po’ di
privacy. Osservandola, si chiese chi potesse essere venuta a onorare.
Sussultò
quando l’altra si rialzò bruscamente e la sorpresa
di Mai aumentò quando la
vide allontanarsi frettolosamente, guardandosi più volte
attorno con
circospezione. Mai finse di concentrarsi sulla lapide più
vicina.
Quando
la ragazza si fu allontanata di qualche decina di
metri, non riuscì a reprimere la curiosità e si
avvicinò. Vicino alla lapide,
controllò un’ultima volta che l’altra
ragazza non si fosse accorta di lei.
Abbassò
lo sguardo e la prima cosa che notò fu un mazzo di
rose. Rose bianche avvolte in delicata carta verde. Una stretta
d’ansia
inaspettata le strinse lo stomaco. Si voltò verso la foto e
strinse il manico
della borsa: era il volto di una ragazzina, la carnagione pallida,
lunghi
capelli verde chiaro e un sorriso enigmatico. Mai si sentì
improvvisamente la
gola secca.
“Momose
Kajitsu.”
Si
mise a correre prima di rendersi conto di cosa stesse
facendo. Il busto della ragazza era ancora visibile, ma non poteva
lasciarsela
sfuggire: se quella ragazza aveva conosciuto i fratelli Momose, doveva
saperlo.
Dimezzata la distanza, Mai si accorse che anche l’altra aveva
accelerato il
passo. Sentì il cuore pulsare nelle tempie, il sudore che
scendeva lungo il
collo, ma sveltì la propria corsa: riuscì ad
afferrarle il braccio prima che la
sconosciuta iniziasse a correre.
“Aspetta!”
La
ragazza si voltò subito, la treccia che sbatté
sulla sua
schiena, e cercò di divincolarsi. “Lasciami
andare!”
Mai
inspirò ed espirò per riprendersi dallo scatto,
ma non
lasciò la presa anche quando l’altra
cercò di liberarsi usando anche l’altra
mano. La stava spaventando, ma non aveva ancora il fiato di parlare.
“Lasciami,
o chiamo qualcuno!”
“Per
favore”, chiese infine Mai abbozzando un sorriso.
“Voglio solo farti una domanda.”
La
sconosciuta interruppe i tentativi di liberarsi da lei e
i suoi occhi la scrutarono diffidenti, anche se ogni muscolo del suo
corpo
restava ancora pronto alla prima possibilità di fuga.
“Conoscevi
Momose Kajitsu? E suo fratello Yuuki? Li
conoscevi?”
Mai
vide la ragazza sgranare gli occhi. Stava per rassicurarla
ancora, quando liberò di scatto il braccio dalla sua presa,
ruotò e iniziò a
correre verso l’uscita. Alla Guerriera Viola ci volle qualche
istante per
riprendersi dalla sorpresa e correrle dietro, ripetendosi quanto fosse
stata stupida.
La sconosciuta stava decisamente nascondendo qualcosa: era evidente che
temeva
di venire collegata ai due fratelli Momose. Non che fosse difficile da
capire,
con tutto quello che era successo.
L’uscita
si stagliò non molto oltre a loro. Se uscivano da
lì, l’avrebbe persa.
“Ti
prego! Ero una loro amica. Voglio solo sapere!”
La
sconosciuta si fermò e si voltò con
un’espressione
sorpresa verso Mai, che rallentò fino a camminare.
“Conoscevi
i fratelli Momose?”
C’era
una vaga incertezza nelle parole della ragazza, quasi
avesse paura di tradirsi. Ma c’era anche una punta di
speranza. Mai si fermò a
pochi passi da lei e annuì lentamente, iniziando a
giocherellare con una ciocca
di capelli. La ragazza si avvicinò di un passo, scrutandone
il volto. Dopo
qualche istante, sussultò e sgranò gli occhi.
“Tu
sei Viole Mai? Parole
Violette?”
Quel
nome, quel blog tirarono una corda nel cuore di Mai
facendo riaffiorare ricordi. Deglutì e chiuse gli occhi: era
ovvio che le
persone la riconoscessero ancora per il suo alter ego del blog, la
ragazzina
impertinente che voleva diventare una star del web.
“Sì,
sono io. Anche se ora sono soltanto Shinomiya Mai.”
Un
enorme sorriso piegò le labbra della ragazza, dissipando
dal suo volto tutti i timori che erano stati lì palesi fino
a quell’istante. Afferrò
una mano di Mai, cogliendola di sorpresa.
“Sei
una Maestra della Luce! Oh, non sai quanto sia felice
di averti incontrato!”
Mai
sbatté le palpebre, insicura di come reagire al
repentino cambio d’umore e atteggiamento dell’ora
esuberante ragazza, la prima
da diverso tempo ormai che fosse così euforica di incontrare
uno di loro.
“Volevo
tanto venirvi a cercare. Ma avevo paura fosse troppo
pericoloso! Con tutti gli attacchi mediatici che avete
subito”, scosse la testa
ridacchiando. “Scusa, non volevo sembrare indelicata. Non
è carino che te lo
faccia ricordare. Ma sono davvero davvero felice di incontrare uno di
voi!”
“Davvero
volevi incontrarci?”, chiese Mai interrompendo il
fiume di parole dell’altra. “Chi sei?”
La
sconosciuta sussultò e rise, colpendosi delicatamente la
testa con il pugno.
“Che
scortese! Scusami, a volte mi lascio un po’ andare. Mi
chiamo Elizabeth.”
“Piacere
di conoscerti, Elizabeth.”
La
ragazza sorrise, quasi saltellava sulle punte dei piedi
dall’eccitazione. “Il piacere è tutto
mio!”
Riafferrò
di nuovo la mano di Mai e le schizzò l’occhio.
“Vieni con me. A casa risponderò a tutte le tue
domande!”
Iniziò
a camminare e tirarsi dietro Mai senza neppure darle
il tempo di rispondere qualcosa. La Guerriera Viola, pur spiazzata da
quei
comportamenti, era estremamente incuriosita della piega che
quell’inaspettato
incontro aveva preso. Elizabeth continuava a guardarsi attorno, la
treccia che
ondeggiava ogni volta che muoveva la testa. Che cosa c’era di
tanto segreto da
non poter parlare in un luogo deserto come quello?
“Riguarda
i Momose, vero?”
Elizabeth
le lanciò uno sguardo di scuse oltre la spalla.
“Davvero, Mai. È meglio che parliamo
altrove.”
Mai
infine annuì e decise di stare al suo gioco, almeno per
il momento. Arrivate al cancello, si voltò
un’ultima volta indietro, anche se
si era ripromessa di non farlo, e cercò con la mente
più che con gli occhi il
memoriale di Dan. Strinse il ciondolo al collo e inghiottì
il groppo che le si
era formato improvvisamente in gola.
“A
presto Dan”, sussurrò appena.
Le
due si fermarono poco oltre al cancello, immobili sul
ciglio della strada. Quando Mai si sporse per chiedere spiegazioni a
Elizabeth,
quest’ultima si illuminò in volto e
agitò il braccio in segno di saluto. Un’elegante
automobile grigio metallizzato si accostò al marciapiede e
si fermò davanti a loro.
Dal posto di guida scese quasi subito un uomo almeno sulla trentina che
fece un
veloce cenno verso le due ragazze.
“Scusa
il ritardo Elizabeth, la lista della signora Yoshida
non finiva più. La signorina viene con noi?”
“È
un’amica!”, replicò di slancio prendendo
Mai a braccetto.
“Una dei Maestri della Luce. Viole Mai!”
La
Guerriera Viola abbozzò un sorriso e salutò con
una mano.
L’uomo si limitò a lanciarle uno sguardo sorpreso
per poi risalire in macchina,
scuotendo leggermente la testa. Elizabeth, invece, non attese altro e
si
protese per spalancare la portiera, trascinandosi in tutto
ciò una sempre più
confusa Mai.
“Saliamo!
Arriveremo in pochi minuti a casa mia.”
L’interpellata
annuì meccanicamente, ben conscia di non aver
apparentemente alcuna voce in capitolo. Elizabeth salì
dietro di lei e chiuse
velocemente la porta, facendo subito cenno di partire
all’uomo.
Pochi
minuti dopo, il cimitero rimasto alle loro spalle, Elizabeth
iniziò a picchettare con un dito sul bordo del finestrino.
Mai, intuendo che i
discorsi sarebbero stati scarsi, si voltò verso il paesaggio
che sfilava a
lato, muri, piccole vie e giardini. Con un’unica domanda che
continuava a
riempire i suoi pensieri: chi era quella ragazza e cosa
c’entrava con i Momose?
“Mi
spiace per la reazione di prima. Penserai che sia un po’
lunatica!”
Mai
sussultò e tornò a voltarsi verso
l’interno, incontrando
l’enorme sorriso di Elizabeth.
“Ma
è tutta una precauzione, sai. Non si sa mai chi potrebbe
stare ad ascoltare. Kosuke continua a ripetermi che anche le piante
sentono
tutto!”, concluse ridendo e lanciando un’occhiata
divertita verso il guidatore
che alzò gli occhi al cielo.
“Comincio
a credere che, il tuo interesse per le aiuole,
fosse solo motivato dall’avere un’arma per poi
deridermi.”
“Lo
sai che ti vogliamo tutti bene!”, replicò
schizzando
l’occhio verso Mai, “senza di te sarebbe una terra
desolata!”
L’uomo
non replicò ed Elizabeth tornò a guardare la
Guerriera
Viola, allungando una mano e posandogliela sul braccio.
“Ci
sono ancora così tante persone a cui date fastidio, voi
Maestri della Luce. Meglio tenerle alla larga, no?”
Mai
si morse un labbro e annuì, la sola menzione di tutto
quello che aveva passato sufficiente a far riaffiorare i peggiori
ricordi, a
risentire sulla pelle gli sguardi di disprezzo e derisione, a farle
riprovare
quel desiderio recondito di scappare. Chiuse gli occhi per scacciare
quei
pensieri, per concentrarsi sul desiderio di tornare a combattere.
“E
adesso ti ho depressa, non me ne va bene una”, proruppe
Elizabeth
posandosi allo schienale e riuscendo a tutti gli effetti a distrarre
Mai che
sorrise.
“Non
ti preoccupare. Non è colpa tua.”
Elizabeth
le lanciò un’occhiata poco convinta, ma la sua
attenzione fu ben presto monopolizzata dal cancello che stavano
oltrepassando e
dal giardino che si stendeva oltre. In fondo alla breve stradina di
ghiaia, si
trovava una villa bianco-gialla.
“Siamo
arrivati!”
Mai
fissò le aiuole ordinate e ricche di fiori e i due piani
della casa, incerta su che cosa si fosse aspettata di trovare. Non
appena
l’automobile si fermò, Elizabeth quasi si
lanciò fuori, la treccia che
sbatacchiò contro il tettuccio. Mai la vide raggiungere un
uomo anziano,
appoggiato a un bastone.
“Qualche
novità?”
Mai
scese nel momento in cui l’anziano rispose alzando gli
occhi al cielo. “No, Reiko. Come ogni volta.”
Le
spalle della ragazza si abbassarono, rendendo evidente
che avesse sperato tutt’altra risposta. La Guerriera Viola,
che si stava
guardando attorno, corrugò la fronte a sentire un nome
diverso da quello con
cui si era presentata.
“Nonno,
lo sai che non voglio che mi chiami con quel nome.
Sei sicuro che sia tutto uguale?”
“Se
mi reputi così incapace, aspetta l’arrivo
dell’infermeria che farà i soliti
controlli”, borbottò bruscamente
l’anziano
per poi voltarsi nella direzione di Mai. “Hai intenzione di
stare lì impalato a
lungo?”
La
Guerriera Viola sussultò, per poi rendersi conto che
l’uomo stava guardando alle sue spalle. Dietro di lei, Kosuke
si era riempito le
braccia di sporte cariche di spesa.
“Porto
subito tutto dentro, anche i dolci con cui adora
accompagnare il suo tè.”
L’anziano
alzò il bastone puntandolo verso di lui. “Esigo
rispetto, giovanotto.”
Kosuke
annuì superando le due ragazze, fermandosi appena per
ricordare a Elizabeth che i fiori erano al solito posto.
Mai
approfittò di quell’occasione per inchinarsi in
segno di
saluto.
“Buongiorno,
sono Shinomiya Mai. Mi scuso di essere arrivata
così di sorpresa.”
L’anziano
la guardò un istante, per poi sbuffare e iniziare
a rientrare. “Come se non sapessi che la colpa è
di mia nipote. Vi farò
lasciare del tè.”
Con
quell’ultima affermazione, l’uomo scomparve a sua
volta
dentro la casa lasciando sole le due ragazze. Elizabeth fu la prima a
salire i
gradini, facendole cenno con una mano di seguirla.
“Non
restarle lì, che altrimenti sembro scortese a lasciarti
qua fuori.”
Mai
non se lo fece ripetere e, un istante dopo, fu avvolta
dalla fresca penombra dell’atrio. Sulle pareti erano appesi
alcuni pannelli di
carta che raffiguravano paesaggi delicatamente dipinti e diverse foto,
raffiguranti
la famiglia di Elizabeth. Una scalinata portava al piano superiore e
diverse
porte di aprivano ai lati. In fondo, contro il muro, c’era un
divanetto con
sopra posato un mazzo di rose bianche. Elizabeth porse un paio di
sandali a
Mai, andando poi a prendere il mazzo di fiori mentre lei si cambiava.
“Prima
di ogni domanda, devo mostrarti una cosa. Preparati
perché potrebbe essere alquanto scioccante per te.”
Mai
non ebbe il tempo di chiedere spiegazioni: Elizabeth
stava già salendo al piano superiore e a lei non
restò che seguirla. Arrivate
nel corridoio, le due proseguirono sulla sinistra fino a una porta,
davanti
alla quale Elizabeth si fermò, la mano stretta attorno alla
maniglia.
“Cerca
di non gridare, ok? È una cosa bella, te lo
prometto.”
La
Guerriera Viola non seppe cosa rispondere, perplessa
davanti a tanta preparazione per qualcosa che non poteva essere certo
così strabiliante.
Se avesse trovato i muri della stanza piene di foto dei Maestri della
Luce,
però, avrebbe effettivamente potuto essere alquanto
imbarazzante e piuttosto
inquietante. Mancava loro la fan psicopatica…
Elizabeth
spinse la maniglia e spalancò la porta,
spostandosi subito di lato e nascondendo il volto dietro al mazzo di
rose,
ripetendo sottovoce e velocemente una sequela di scusa.
Mai
avanzò perplessa, continuando a fissare la ragazza che
si stava comportando in modo sempre più strano. Quando si
voltò verso la
stanza, però, gelò e le si mozzò il
respiro in gola. Portò le mani alla bocca,
da cui neppure volendo sarebbe riuscita a far uscire un suono. Non
riusciva a
credere a ciò che aveva davanti e si posò al
muro, quasi a cercare sostegno o
forse a rendersi conto, grazie alla superficie fresca, che fosse tutto
vero.
“Yuuki…
non è possibile.”
Yuuki
Momose, come un fantasma di un passato che sembrava
ben più lontano di pochi mesi, era disteso sul letto, alcuni
cuscini che lo
sorreggevano e un respiratore attaccato al viso. Un costante e timido
bip riempiva
la stanza. C’erano
anche delle flebo
attaccate al suo braccio.
Yuuki
Momose era lì. Yuuki era vivo. Ma non poteva essere
possibile, Dan era stato lì quel giorno in cui lo avevano
ucciso.
Elizabeth
entrò lentamente, continuando a lanciarle veloci
occhiate, anche mentre cambiava le rose nel vaso accanto al letto. Poi
prese
quelle appassite e le posò su una sedia, voltandosi verso di
lei e iniziando a
dondolarsi sui piedi.
“Avrei dovuto dirtelo. Lo sapevo. Ma non
mi avresti
creduto.”
Mai abbassò le mani, senza riuscire a
distogliere lo
sguardo dal ragazzo disteso. Si avvicinò lentamente
fermandosi ai piedi del
letto. Incrociò lo sguardo di Elizabeth che annuì
incoraggiante. Così, la
Guerriera Viola proseguì fino a trovarsi a lato, dalla parte
opposta. Lì si
fermò ancora.
“Buongiorno, Yuuki”,
esordì Elizabeth con un sussurro,
appianando con una mano le pieghe sul lenzuolo.
“Hai visto chi ti è venuto a trovare?
Ti avevo promesso che prima o poi
li avrei trovati. Anche se per essere sincera, sono stati loro a
trovarmi.
Com’è piccolo il mondo, vero?”
Poi, alzò lo sguardo verso Mai.
“Prova a parlargli. Secondo il medico gli
fa bene
sentir parlare. Sono certa che ascoltare una voce conosciuta gli
sarà ben più
utile di sentire la mia. Si sarà chiesto chi cavolo
sono.”
Sorrise e indicò Yuuki con il capo.
“Forza!”
Mai alzò la mano e si ritrovò
a esitare a un soffio dalle
dita del ragazzo. Sentì gli occhi farsi improvvisamente
umidi, per la sorpresa
di ritrovarlo vivo, per l’ingiustizia che lui fosse in quello
stato a causa di
gente senza scrupoli, per l’impossibilità che
riaprisse gli occhi.
Alla fine, la ragazza strizzò gli occhi
e gli strinse
la mano. “Ciao, Yuuki.”
Qualcuno bussò alla porta e Mai
riaprì gli occhi di
scatto. Sull’uscio della porta c’era una giovane
donna, un sorriso mortificato
in volto.
“Mi spiace disturbare, ero venuta a fare
i controlli.
Ma posso aspettare qualche minuto se vuoi, Liz.”
Elizabeth scosse la testa e afferrò il
mazzo di fiori dalla
sedia, riempiendo di petali secchi il pavimento ai suoi piedi.
“No, fai pure. Prendere una boccata
d’aria ci farà
bene.”
Mai non si oppose, lasciandosi guidare fuori dalla
stanza dalla ragazza. Uscite in corridoio, lanciò
un’ultima occhiata verso
l’amico che tutti loro avevano creduto perso per sempre.
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SPAZIO
AUTRICE:
Salve
a tutti. Per questa volta e per un po’ di settimane da qui in
poi
non ci saranno davvero molte novità. Mi auguro comunque che
vorrete
ripercorrere come me questo episodio, magari andando a scovare i
piccoli
dettagli che sono cambiati.
La
prima versione di questo episodio, che rimarrà comunque
online, occuperà
sempre un posto nel mio cuore, come tutte le fantastiche recensioni che
voi
lettori mi avevate lasciato nel lontano 2013… mamma mia, mi
sembra ancora
assurdo che siano passati cinque anni! Un po’ un
anniversario, dato che proprio
il 1° ottobre del 2013 questo episodio ha visto la luce.
Il
motivo di questa mia “revisione” è
dovuto al fatto che il nuovo stile introdotto
dall’episodio 1 in poi (riscritto, se ricordate) mal si
combinava con quello in
cui era scritto questo episodio, per altro importante ai fini della
trama
(ancora più dei prequel). In più, penso di essere
riuscita a rendere meglio alcune
scene, alcuni personaggi, alcune emozioni.
Vi
voglio rassicurare, non diventerà un’abitudine.
Non mi metterò a
scrivere un paio di episodi per poi andare a riscrivere i
più vecchi. Anche se
i Prequel verranno prima o poi svecchiati anche loro, gli altri episodi
e storie
annesse (Moments, ecc.) rimarranno come sono.
Se
vi va, fatemi sapere cosa ve ne pare di questa versione che, spero,
leggerete almeno con piacere.
A
presto, HikariMoon
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Capitolo 2
Mai rimase muta a osservare Elisabeth servire in
modo
impeccabile il tè, come aveva visto solo alle cerimonie e
come a casa loro
facevano soltanto quando venivano i genitori di suo padre da Kyoto.
“Mia nonna è
un’appassionata di tè. Suo padre lo
coltivava e vendeva e, dopo la guerra, hanno viaggiato per tutto il
mondo per
cercare vari sapori. Poi, è tornata in Giappone e ha
conosciuto mio nonno. Mi
ha insegnato a servire il tè da quando avevo quattro
anni.”
La Guerriera Viola annuì meccanicamente,
lasciando che
lo sguardo vagasse sul giardino. Da un lato era il tipico giardino
giapponese,
con lo stagno e i cespugli curati alla perfezione. Ma
dall’altro lato, quello
in cui c’era il delicato bungalow di legno sotto cui erano
sedute, era un tripudio
di fiori colorati, tra cui spiccavano due roseti, uno bianco e uno
giallo.
“Tieni.”
Mai afferrò la tazzina, chinando
leggermente il capo.
Afferrò la tazza, ma non l’avvicinò
alla bocca. Elisabeth stava invece bevendo
e aveva già mangiato uno dei dolcetti che la cuoca, la
signora Yoshida, le aveva dato
in mano mentre uscivano.
Alla fine, bevve uno sorso, perlomeno per non
insultare la sua ospite, che si era impegnata per lei. Ma i dubbi e le
domande si
fecero fin troppo forti per ignorarli ancora e Mai posò la
tazza alzando lo
sguardo su Elisabeth.
“Come? Come fa Yuuki a essere qui? Era
morto. Dovrebbe
essere morto. E perché lo hai aiutato? Con tutto quello che
hanno detto di noi.
Perché?”
Elisabeth sospirò e posò a
sua volta la tazza. Le
sorrise, giocherellando con il tovagliolo.
“È stato un caso, un paio di
giorni dopo che avevano
dato la notizia. Ricordo che avevano dedicato molto spazio
all’omicidio del
Guerriero Bianco.”
Mai trasalì e abbassò lo
sguardo. Ricordava quei
giorni, il dolore e la paura di uscire di casa. La sua famiglia aveva
guardato
il telegiornale solo quando lei dormiva.
“Sono iscritta a
un’associazione di volontariato, come
lo era stata mia madre. Aiutiamo i senzatetto, diamo qualche coperta,
un piatto
di riso caldo, un po’ di conforto. I miei genitori avrebbero
aiutato tutti, se
solo ne avessero avuto la possibilità.”
Elisabeth zittì e strinse gli occhi,
inspirando ed
espirando un paio di volte. Riaprì gli occhi e
tornò a sorridere.
“Stavo per tornare a casa. Aveva
cominciato a piovere
e Kosuke era appena arrivato. Uno dei senzatetto era un ex-collega di
mio
padre, quando lavorava all’ospedale, finito in strada dopo
aver perso moglie e
figlio in un incidente stradale.”
“È terribile”,
sussurrò Mai.
Elisabeth annuì.
“Già. Si avvicinò bussando al
finestrino e chiedendomi di potermi parlare. Continuava a guardarsi
attorno,
come se avesse paura di essere seguito. Scambiai uno sguardo con Kosuke
e lo
feci salire in macchina.”
“Signor
Matsumoto, che sta succedendo? Non lo
racconterò a nessuno, ma deve dirmi qual è il
problema.”
L’uomo
sospirò, strofinandosi il viso. “Sei una cara
ragazza, assomigli tanto a tuo padre. Se non mi aiuti tu, non ho idea
di cosa
poter fare.”
Elisabeth gli fece
cenno di proseguire, sempre più
perplessa e incuriosita.
“C’è
un ragazzo, dove vivo. Ha urgente bisogno di cure
mediche.”
“Vuoi che lo
portiamo in ospedale?”
L’anziano
sgranò gli occhi e scosse la testa,
afferrandole convulsamente un braccio. Kosuke si mosse sul sedile
anteriore.
“Lo
ammazzano. Non puoi portarlo lì. Lo scoprono e
finiscono il lavoro. Lo fanno fuori in quattro e
quattr’otto.”
La ragazza
scambiò uno sguardo allarmato con Kosuke,
che sembrava più che pronto a chiamare la polizia. Con un
gesto, gli fece
capire di aspettare e poi tornò a prestare attenzione
all’anziano. Sperava
veramente veramente che non c’entrasse la Yakuza.
“Di chi state
parlando? Chi sono loro? Chi è questo
ragazzo? Se è qualcosa di criminale, io-”
“Ti prego.
Non ho potuto salvare mio figlio, aiutami
almeno a salvare questo ragazzo.”
Sua nonna diceva sempre
che aveva il cuore fin troppo
grande: durante l’infanzia aveva tentato di adottare quattro
cani, sei gatti,
un pappagallo, due macachi, una volpe e una bambina con cui aveva fatto
amicizia al parco. A posteriori, sua nonna aveva un sacco ragione.
“D’accordo.
Io e Kosuke ti seguiamo, ma al primo
sentore di pericolo ce ne andiamo.”
L’uomo
annuì e scese. Lei e Kosuke lo imitarono,
sollevando i cappucci per ripararsi dalla pioggia e iniziando a
seguirlo.
Facendo slalom tra pozzanghere e spazzatura, con Elisabeth che sperava
che
Kosuke avesse un senso dell’orientamento migliore del suo,
raggiunsero
finalmente la loro metà. Era una casa semidiroccata, una di
quelle che rimanevano
lì senza venir mai abbattute. Forse un tempo era stato un
magazzino.
Entrarono e i due si
abbassarono il cappuccio. La
ragazza notò che la pioggia sgocciolava da più
punti e si augurò che il
soffitto non crollasse loro sulla testa. Il senzatetto
avanzò verso una piccola
costruzione di legno, addossata contro un muro. A terra
c’erano vecchi giornali
e un paio di scarpe rovinate. Le fece cenno di seguirlo e scomparve
all’interno.
Elisabeth
inspirò e, confortata dalla presenza di
Kosuke alle sue spalle, si infilò dentro la struttura. Un
odore pungente saliva
da alcuni piatti incrostati, impilati disordinatamente vicino alcuni
barattoli
di conserve. In un angolo c’era una pila di abiti piuttosto
logori e altri
giornali.
L’anziano si
era accucciato vicino a un vecchio
materasso su cui, riparato da una coperta consunta e sbiadita,
c’era qualcuno.
“È
lui il ragazzo di cui ti parlavo.”
Elisabeth si
avvicinò di alcuni passi, cercando di non
cedere all’istinto che le diceva di correre dalla parte
opposta. Il ragazzo era
sofferente, il respiro laborioso e il volto contratto in una smorfia di
dolore.
L’anziano sospirò e abbassò leggermente
la coperta. La ragazza emise un verso
strozzato e serrò le mani attorno al braccio di Kosuke,
sentendosi girare la
testa. La maglietta bianca del ragazzo era pregna e rosso cupo, proprio
all’altezza
dell’addome. Una benda improvvisata bastava a malapena a
fermare l’uscita del
sangue. Sangue. Se finiva nelle mire della Yakuza, i suoi nonni non
glielo
avrebbero mai perdonato.
“Che cosa
è successo?”, domandò infine Kosuke.
La ragazza gli fu
grata: non era sicura di poter
trovare la voce. Non ancora, almeno.
“Arma da
fuoco. Ero lì vicino, quando gli hanno
sparato. Gli assalitori sono scappati sentendo la sirena della polizia.
Poi è
arrivato un ragazzino. Si è avvicinato qualche istante ed
è corso via
sconvolto. Poi mi sono avvicinato io. Era ancora vivo. L’ho
portato qui e ho
cercato di fermare il sangue. Ha bisogno di aiuto.”
Ma come aiutarlo, se
non potevano portarlo
all’ospedale?
“Elisabeth,
è il Maestro della Luce! Quello del
telegiornale.”
Lei trasalì
e lo osservò meglio: Yuuki Momose, il
Maestro della Luce dato per morto due giorni prima. Strinse gli occhi e
inspirò: forse sarebbe stata meglio la Yakuza.
Preso coraggio,
raggiunse il letto e vi si inginocchiò
accanto. Delicatamente, gli sfiorò la fronte con la punta
delle dita. Era
bollente. Quando le allontanò, Yuuki gemette e
mormorò qualcosa con un filo di
voce.
“Ka…
jistu…”
“Kajitsu?”,
ripeté Elisabeth ad alta voce, la fronte
aggrottata. “Chi è?”
“Sta
delirando. È così da quando l’ho
portato qui.
Continua a ripetere frasi sconclusionate. Nomina questa Kajitsu, i
Maestri
della Luce e parla di una rosa sotto il temporale. Non
resisterà a lungo in
questo stato.”
Elisabeth rimase a
fissarlo, sforzandosi di ricordare
tutti i servizi sui Maestri della Luce. Dopo qualche istante le
tornò in mente:
il mostro fermato
dal Re del Mondo Altrove. Momose Kajitsu era sua sorella.
“Cosa
facciamo? Vuoi davvero aiutarlo?”
Si voltò
verso Kosuke, l’espressione incerta,
rimettendosi in piedi. “Non lo so. Ma è una
persona. Non possiamo lasciarlo qui
così. E non possiamo portarlo in ospedale.”
“L’amico
di suo nonno”, propose l’uomo. “Quello
della
clinica privata. Il signor Nakano non parla sempre di come gli debba un
favore?”
“Il dottor
Aosawa!”, esclamò con entusiasmo la
ragazza. “Certo. Sono sicura che mio nonno può
convincerlo ad aiutarci.”
Perché
neppure suo nonno, nonostante la sua severità,
avrebbe lasciato lì il Guerriero Bianco, indipendentemente
da quello che tutti
potevano pensare dei Maestri della Luce. Una vita umana era una vita
umana.
Kosuke e il senzatetto
sollevarono il ragazzo e
Elisabeth raggiunse l’uscita per controllare che non ci fosse
nessuno. In
silenzio e con la tensione a mille, raggiunsero l’automobile
e posarono il
ragazzo sul sedile posteriore. L’uomo raggiunse velocemente
il posto di guida.
Elisabeth venne fermata dall’anziano un attimo prima di
salire.
“Stai
attenta. Nessuno, nessuno deve sapere di lui.
Non fidarti alla leggera. Per il suo bene e il tuo.”
La ragazza
annuì e salì in macchina. Kosuke partì
subito.
Una volta lontani,
Elisabeth prese un fazzoletto e
delicatamente iniziò ad asciugare la pioggia dal viso di
Yuuki.
“Andrà
tutto bene.”
Yuuki gemette e i suoi
muscoli si contrassero in uno
spasmo. Elisabeth faticò a trattenere le lacrime. Era come
con suo fratello, di
nuovo. E quella volta era stata davvero la Yakuza, con lui che si era
trovato
al momento sbagliato nel posto sbagliato.
Come potevano esistere
persone così senza cuore?
“Devi
resistere”, sussurrò stringendogli una mano.
“Non
puoi arrenderti proprio ora.”
“Chiamai mio nonno e riuscii a
convincerlo. Ci
raggiunse alla clinica e persuase il suo collega, che fece in modo di
mantenere
la più totale segretezza. Lo registrarono negli schedari con
un nome falso.
Restammo lì ad aspettare e penso di essermi addormentata,
perché la cosa
successiva che ricordo è mio nonno che mi sveglia e
l’infermiera che conferma
la fine dell’operazione.”
Il dottor Aosawa
finì di indossare il camice e li
condusse nel suo ufficio. L’aria era carica di tensione e suo
nonno non
sembrava averle ancora perdonato l’aver preso una decisione
così avventata. Si
sedettero davanti alla scrivania.
“L’operazione
è andata a buon fine, ma le sue
condizioni sono critiche. Dovremo tenerlo sotto osservazione per le
prossime
ventiquattro, quarantott’ore. Fortunatamente, il gruppo
sanguigno è tra i più
diffusi.”
“E la
prognosi?”, interruppe bruscamente il nonno di
Elisabeth.
Il medico
sospirò e passò stancamente una mano tra i
capelli. “Non abbiamo riscontrato danni cerebrali, ma
è entrato in coma.”
Elisabeth
trasalì e si coprì la bocca con una mano.
“Nelle
condizioni in cui l’avete portato, non nutrirei
grandi speranze. Sarà già una benedizione che
superi la notte. Inoltre, una
volta che si sia stabilizzato, non potrò fare altro. Vi ho
aiutato per
amicizia, ma pur tenendo fede alla mia dignità di medico,
non posso mettere a
repentaglio questa clinica.”
Elisabeth si interruppe e sorseggiò per
alcuni istanti
il tè che cominciava a raffreddarsi. Mai fece lo stesso,
sconcertata dal
racconto. Inconsciamente, si voltò verso la casa e
sentì il cuore sprofondarle.
Yuuki era in coma da febbraio.
Erano a
settembre.
“Yuuki superò i primi giorni e
convinsi mio nonno a
portarlo qui, anche grazie a mia nonna. Le ferite sono guarite, ma non
si è mai
risvegliato.”
“Quali sono le possibilità che
lo faccia?”, sussurrò
Mai, afferrandosi con più forza alla tazza ancora stretta
tra le dita.
“Forse nessuna”,
replicò Elisabeth abbassando lo
sguardo. “Forse la cosa più compassionevole
sarebbe lasciarlo andare. Ma non
posso farlo, non se c’è ancora la più
piccola speranza che lui viva.”
Perché era quello che avrebbe voluto
fosse stato fatto
con suo fratello, pensò Elisabeth iniziando a spostare le
briciole del dolce
con la punta del dito. Se i soccorsi fossero stati chiamati prima, lui
avrebbe
potuto essere ancora lì.
Mai, invece, tornò a voltarsi verso il
tavolo,
osservando con più attenzione la ragazza che, di fatto,
aveva salvato Yuuki.
C’era altro che non le diceva, un vago rancore che si
insinuava nella sua voce.
Ma non spettava a lei chiederle di parlare: a conti fatti erano due
sconosciute. Anche se, rifletté la Guerriera Viola
abbozzando un debole
sorriso, c’era qualcosa di affine a parlare con lei.
“Parli come una di noi.”
Elisabeth sussultò a quelle parole,
fissandola per un
istante, prima di scoppiare a ridere e scuotere la testa.
“Non credo basti una atto di
pietà e gentilezza a
rendermi un Maestro della Luce, ma lo prendo come un complimento. Non
mi
dispiacerebbe pensare di essere una riserva.”
Le due ragazze addentarono un altro dei piccoli
dolcetti. Anche se Elisabeth sminuiva il suo gesto, Mai non riusciva a
non
confrontarlo con le reazioni dei loro amici, delle loro famiglie, dove
neppure
il legame affettivo era bastato a non farli cedere alla paura. Era
ironico come
una delle poche persone a non voltare le spalle, in un gesto di totale
altruismo, fosse stata una perfetta sconosciuta.
“E Kajitsu?”, riprese la
Guerriero Viola. “Cosa sai di
lei?”
“Quello che ho trovato sul web e negli
articoli di
giornale. Era una di voi e ha cercato di distruggere Tokyo. E che solo
il Re
del Mondo Altrove ha fermato la vostro incoscienza, anche se poi voi
gli avete
impedito di portare benessere
all’umanità.”
Mai scattò in piedi prima di poterselo
impedire, una
furia cocente che montava dentro di lei, che le inumidì gli
occhi. Si allontanò
dal tavolo, fermandosi accanto una delle colonne del bungalow. Non si
sarebbe
mai abituata e, dopo il futuro, era dieci volte peggio.
“Solo schifose menzogne. Il potere del
Nucleo
Progenitore non è una bacchetta magica che cambia le
persone, che ferma l’odio
e le guerre. Avrebbe cambiato il mondo, non
l’umanità.”
Elisabeth si alzò in silenzio,
avvicinandosi a Mai ma
tenendosi ad alcuni passi di distanza.
“E il Re del Mondo Altrove non voleva
niente di tutto questo.
Voleva illuderli, per poi distruggerci tutti, perché eravamo
inferiori secondo
lui. Sacrificabili in nome di non so quale evoluzione.”
La Guerriera Viola strinse la mano attorno alla
colonna di legno, la superficie ruvida che graffiava la pelle e le
unghie.
Elisabeth le posò una mano sulla spalla e lei
sussultò.
“Io vi credo.”
Gli sguardi delle due ragazze si incrociarono e
Mai,
allibita, riconobbe la sincerità dell’altra
ragazza.
“Quello che ci fa paura, ci rende
più cattivi”,
sussurrò la ragazza stringendole una mano. “E ci
fa cercare un capro
espiatorio, perché non vogliamo guardare lo sporco che
è dentro di noi, perché
poi non avremmo più scuse. Mio padre mi ha sempre insegnato
a guardare oltre le
apparenze, a pensare con la mia testa. Io non credo che chi sia nel
giusto,
cerci di uccidere chi gli si oppone. Voi Maestri della Luce non avete
mai fatto
male a nessuno.”
“Sei veramente una ragazza
speciale”, replicò la
Guerriera Viola ricambiando la stretta.
Elisabeth rise un’altra volta.
“Non esagerare. Ma
spero che potremmo diventare amiche.”
“Mi piacerebbe molto.”
Scambiatesi un sorriso, le due tornarono al
tavolino e
raccolsero tazze, teiera e dolci restanti per riportarli in cucina.
Entrate
nella penombra della stanza, vennero accolte da
un’indaffarata cuoca.
“Care, grazie per aver portato dentro la
roba.”
“Figurati”, replicò
Elisabeth affiancandola e
sporgendosi oltre per vedere che cosa stesse preparando. “Che
fai di buono?”
“Hiyashi Chuka, ma ci vorrà
ancor un po’ che sia
pronto.”
La ragazza emise un verso di approvazione e
tornò da
Mai, prendendola a braccetto.
“Andiamo a vedere se Izumi ha
finito.”
Le due uscirono in corridoio e raggiunsero la
scalinata.
“Perché vai al
cimitero?”, chiese la Guerriera Viola
una volta arrivate al piano superiore.
Elisabeth arrossì di botto e
borbottò qualcosa,
lisciandosi il vestito. “Io, cioè…
Sì, pensavo potesse essere una cosa carina.
Visto che lui non può. Pensi che abbia sbagliato?”
Mai sorrise davanti all’espressione
preoccupata della
ragazza e scosse la testa. “Sono
sicura
che avrebbe fatto loro piacere.”
Elisabeth si rasserenò e fece cenno a
Mai di seguirla.
Superarono una stanza socchiusa, dove il nonno di Elisabeth stava
parlando al
telefono con qualcuno. Elisabeth si voltò verso di lei
sorridendo.
“Mia nonna. Ha una salute un
po’ debole, d’estate va
spesso su a Hokkaido.”
Arrivarono davanti alla porta ed Elisabeth
allungò la
mano per aprirla, ma venne fermata da Mai che le afferrò il
polso facendola
voltare verso di lei.
“Perché non hai mai cercato di
contattarci?”
“Non avrei saputo da dove cominciare. Tu
avevi chiuso
il blog e anche gli altri avevano cercato di far perdere le tracce.
Avevo paura
a fare troppe domande, ad attirare l’attenzione. Una perfetta
sconosciuta che
cerca di punto in bianco i Maestri della Luce: sarei stata sospetta. E,
poi, mi
avreste mai creduto?”
Mai aprì la bocca per rispondere, ma si
fermò e scosse
desolatamente la testa. No, non le avrebbero creduto. Non dopo quella
notizia,
non con la paura che fosse solo una trappola per farli uscire allo
scoperto. E
ora non aveva più importanza. Yuuki era ancora vivo. Era
quello che contava.
Elisabeth aprì la porta, lasciando a Mai
la
possibilità di entrare per prima. La Guerriera Viola
sentì una nuova stretta al
cuore a vedere, l’un tempo orgoglioso Guerriero Bianco,
inerme e debole in quel
letto, i bip dei macchinari a sottolineare la sua condizione. Si
avvicinò al
letto e strinse gli occhi, faticando a trattenere le lacrime. Elisabeth
le fu
di nuovo accanto.
“Sai perché mi ostino a
volerlo aiutare? Perché è
quello che avrei voluto facessero con mio fratello. Si è
ritrovato in mezzo una
sparatoria della Yakuza. È morto prima di arrivare in
ospedale, i soccorsi
erano stati chiamati troppo tardi. È morto solo, in una
pozza del suo stesso
sangue. Non augurerei mai la stessa fine a nessuno.”
Mai sentì il tremore nella voce
dell’altra e,
istintivamente, si voltò e la strinse tra le braccia. Dopo
qualche istante,
Elisabeth si staccò da lei e afferrò un mazzo di
carte dal tavolino, mazzo
della cui presenza la Guerriera Viola non si era neppure accorta.
Elisabeth glielo porse. “Aveva questo con
sé, il
giorno in cui l’ho trovato. Era suo?”
Quasi tremando, Mai afferrò le carte e
iniziò a
scorrerle. Carte bianche e carte verdi, quelle di Kajitsu.
“Ammetto di aver preso qualche spunto,
per il mio
mazzo. Spero non si offenda.”
Mai sorrise e scosse la testa, sfogliando avanti le
carte. Bufera
Impenetrabile, Supremo
Gugnir, Yggdrasill,
Cavaliere d’Acciaio, Woden, il Grande Cavaliere
Alato e Walhalance
dalla Corazza
Indistruttibile. Sentì di nuovo le lacrime
minacciare di cadere: avevano
sempre creduto che quelle carte fosse andate perse, insieme al corpo di
Yuuki.
Posò il mazzo e trattenne tra le dita
solo due carte,
sfiorandole delicatamente con i polpastrelli. Elisabeth la
affiancò,
guardandole incuriosita.
“Hououga,
Fenice
Implacabile e Ragna-Rock, Cavaliere Signore del Fato.
Perché hai
preso queste carte?”
“Hououga
era lo
spirit di Kajitsu”, replicò Mai con una voce
carica di tristezza. “Ragna-Rock era
il simbolo del loro legame.”
Posò le carta in cima al mazzo,
allontanando di scatto
la mano.
“Vuoi tenerle tu, Mai?”
“No”, rispose senza esitazione
la Guerriera Viola.
“Penso che sia giusto che gli rimangano vicino.”
Elisabeth annuì e si
allontanò verso la porta.
Sull’uscio, strinse tra le dita la maniglia e
tornò a voltarsi verso Mai.
“Ti lascio un po’ da sola con
lui.”
Non aspettò risposta e chiuse
delicatamente la porta
alle proprie spalle. Mai rimase a fissare la porta, sopraffatta dal
silenzio di
quella stanza. Lasciò vagare lo sguardo su quelle quattro
mura, sulle pareti
bianche, i delicati paesaggi appesi al muro, il cassettone di legno in
un
angolo. E le macchine che tenevano Yuuki in vita.
Mai tornò a guardare il comodino e si
accorse della
presenza di una cornice. La prese e riconobbe la foto di Kajitsu,
identica a
quella lasciata vicino al suo memoriale. Elisabeth doveva essere
riuscita a
ottenerne una copia. Se Kajitsu fosse stata là, ne era
sicura, sarebbe bastata
la sua voce per risvegliarlo. Ma Kajitsu non c’era
più. La ragazza sospirò e,
spolverata la sedia dai petali secchi, la spostò accanto al
letto.
Si sedette e rimase a fissare il suo volto pallido,
ancora più pallido del solito, più scavato. Tutte
le ingiustizie subite dai
Maestri della Luce le crollarono addosso, un senso di impotenza, di
sconforto
che non aveva più provato da quando aveva parlato con Kenzo.
Erano stati solo
dei ragazzini, poco più che bambini, e il mondo aveva
vomitato contro di loro il
peggio. Quali colpa dovevano ancora scontare? Dopo aver quasi perso le
famiglie, dopo aver perso amicizie, dopo essere stati alienati, odiati,
dopo
aver visto amici morire, dopo quello che era successo a Dan.
Mai allungò la mano e strinse le dita
attorno a quelle
di Yuuki, chiudendo gli occhi e cercando di rallentare il respiro
accelerato.
Si concentrò sul regolare bip dei macchinari, il battito
debole e stabile del
cuore di Yuuki. E, nonostante tutto, quel suono riuscì a
calmarla.
“Sarei venuta prima, saremmo venuti
tutti. Oh, Yuuki,
ti credevamo morto. Dan se n’è addossata la
colpa.”
Caldi rivoli di lacrime cominciarono a rigarle le
guance, ma la ragazza non fece nulla per asciugarle e anzi si
sforzò di
abbozzare un sorriso.
“Avremmo dovuto esserci. Non sarebbe
cambiato niente,
perché eravate entrambi troppo testardi e determinati per il
vostro bene. Ma avremmo
dovuto esserci.”
“Avremmo dovuto esser lì con
voi”, ripeté scuotendo la
testa. “Ma ho avuto paura. Se fossi andata avanti anche solo
un altro giorno…
avrei voluto essere più forte.”
Ma non lo era stata. Era scappata, aveva tagliato i
ponti. Ed era tornata a respirare, anche se la paura non se
n’era davvero
andata, ma almeno non aveva più avuto l’istinto di
rannicchiarsi in un angolo e
nascondersi da tutto. E poi era scappata nel futuro.
“Ti sei perso un sacco di
cose”, proseguì con un nuovo
sorriso, usando l’altra mano per strofinare via le lacrime.
“Kazan ci ha
chiamato dal futuro. Dovevamo solo impedire la totale riconfigurazione
della
Terra, normale routine. Clarky, Kenzo, Hideto… ci siamo
andati tutti. Io sono
tornata a prendere Dan.”
Deglutì e sbatté le palpebre.
Era ancora così
difficile pensare a quel giorno, così vicino secondo il
calendario, eppure
lontano una vita.
“Era così cresciuto, quasi non
lo riconoscevo. Ma
amava Battle Spirits come allora, anche se i soliti duelli lo
demoralizzavano. Dopo
Gran RoRo, dopo aver messo in gioco la vita, come si può
biasimarlo?”
Liberò la mano da quella di Yuuki e le
strinse
entrambe sulle braccia.
“Nel futuro abbiamo iniziato a guarire,
abbiamo
ritrovato noi stessi e la forza di combattere.” Grazie a Dan. “Abbiamo vinto.
Siamo riusciti a portare la pace tra
umani e Mazoku. Sì, proprio le creature di Gran RoRo. Erano
rimasti sulla
Terra. Magisa aveva deciso di non riportarli a Gran RoRo.”
Sospirò ancora e alzò una
mano per intrecciare le dita
su una ciocca di capelli.
“Forse sperava che ci avrebbe aiutato a
superare le
differenze. Ci sono voluti sei secoli, però, dai:
l’idea ha funzionato”,
abbozzò una risata. “E abbiamo anche scoperto che
abbiamo tutti lo stesso DNA.
I granroriani sono esseri umani che si sono evoluti in modo diverso. Lo
sapevi,
Yuuki?”
Mai si morse un labbro e alzò lo sguardo
verso la
finestra. Si perse lunghi istanti a fissare il leggero ondeggiare della
tenda
sottile. Il cinguettare degli uccellini riempiva l’aria di
serenità.
“C’eravate anche voi. Zolder
Grave e Flora Perfume”,
riprese tornando a sorridere. “Ma ti prego, Yuuki, tramandate
anche un libretto
d’istruzioni nelle vostre reincarnazioni. Quei due si
azzuffano per ogni cosa,
si prendono in giro… mi auguro davvero che non sia il loro
modo di flirtare!”
Tornò a stringergli la mano.
“Avete dei caratteri così
estroversi. Ma sono sicura vi
ricorderete.”
Mai s’interruppe di nuovo, trovando
difficile proseguire.
Nel futuro, aveva trascorso giorni chiusa nella sua stanza, rifiutando
di
accettare che fosse successo davvero. Poi, dopo l’ennesimo
tentativo di Clarky
di portarla fuori, gli aveva urlato contro di tutto. E non si era
fermata,
aveva urlato e odiato tutti, da Barone, a Plym, a Zolder. Poi, quando
aveva
trovato il mazzo di Dan, l’aveva gettato a terra e aveva
gridato e gridato,
finché la voce era diventata roca e la gola aveva iniziato a
bruciarle. Perché
era colpa di Dan, del suo maledetto spirito di sacrificio, del suo
voler
proteggere tutto e tutti. Era crollata a terra e Clarky
l’aveva stretta mentre
piangeva.
Da quel momento, si era messa anima e corpo ad
aiutare
con la ricostruzione, almeno fino alla loro partenza, per non fermarsi
a
pensare. Per non farsi sopraffare da tutti i se,
da tutto quello che loro
avrebbero potuto fare di diverso. Non riusciva ancora a mettere a
tacere la
vocina, quella che le ricordava tutto quello che non aveva fatto.
“Clarky è rimasto nel futuro.
Ha trovato una casa. Si
è innamorato di una ragazza che abbiamo trovato ibernata in
una stazione
spaziale, Angers Lochè. Spero ne apprezzi anche tu
l’ironia”, aggiunse alla
fine ridendo nonostante gli occhi lucidi.
“Io, Kenzo e Hideto siamo tornati. Forse
riprenderemo
la nostra battaglia, passo dopo passo. Finiremo quello che tu e Dan
avete
iniziato. Dan-”, un singhiozzò le
impedì di proseguire e Mai si portò le mani
al viso, prendendo lenti respiri.
“Dan, non se n’è
andato. Si è sacrificato per salvare
la Terra, per salvarci tutti. Perché ovviamente, doveva
farlo lui, sempre in
prima linea. Se solo fossimo stati capaci di trovare un’altra
soluzione, Dan
sarebbe ancora qui.”
Tirò su con il naso e allungò
entrambe le mani a
stringere quella di Yuuki, nuovi rivoli di lacrime che le bagnavano le
guance e
un sorriso appena abbozzato, colmo di rimpianto e malinconia.
“Era tornato quello di un tempo.
Entusiasta,
determinato. Ma ci ha lasciato. E io lo sapevo già. Avevo
trovato una targa, in
un museo distrutto. 30 agosto 2010, il giorno in cui se ne persero le
tracce.
Il giorno in cui io l’ho
portato nel
futuro. Ci ho provato, Yuuki. Ma non sono riuscita a fermarlo, anche
sfidandolo
a Battle Spirits. Forse tu ci saresti riuscito a fermarlo. Sei
l’unico di noi
che sia mai riuscito a sconfiggerlo in duello.”
Chiuse gli occhi, trattenendo a stento un ulteriore
singhiozzo. “Era venuto per duellare, per vincere. Ed
è quello che ha
continuato a fare. Io sono stata in grado solo di stargli vicino, mi
sono
illusa che non sarebbe successo nulla, non con la sua determinazione.
Non anche
Dan. Dopotutto, non avevamo pagato già abbastanza?”
Si morse un labbro. “Non gli ho neppure
detto quello
che provavo. È stato lui a prendere l’iniziativa,
prima di quel maledetto
duello. Ti rendi conto, Dan!”, si passò le dita
sugli occhi e scosse la testa.
“Mi ha promesso che avremmo affrontato il passato insieme. E
io gli ho creduto.
Mi ero anche esercitata con il riso al curry.”
Portò di scatto le mani al volto, i
singhiozzi che non
riuscivano più a essere controllati. “No-non
è tornato.”
Pianse con i palmi premuti contro il viso, il petto
squassato dai singhiozzi e il respiro affannato. Non ne aveva mai
parlato così
apertamente, né nel futuro, né con Kenzo o
Hideto, neppure con sua sorella. Ma
lì, in quella stanza, con Yuuki che non poteva risponderle,
con Yuuki che,
fosse stato sveglio, sarebbe stato l’unico a capirla davvero,
era tutto così
facile.
“Io non ho fatto nulla. Non gli ho detto
che l’amavo,
non sono riuscita a impedire che scomparisse. Se solo ci avessi
provato, ma non
ci ho neppure tentato. Ho sentito un dolore così forte,
così lacerante. Credevo
non sarei riuscita a sopportarlo, che non sarei più riuscita
a muovervi. Come
avrei potuto, se mi sentivo il respiro strappato dal petto, se mi
sentivo
vuota, se mi sentivo il cuore infrangersi. E lo rivedevo,
all’infinito,
svanire, svanire, svanire. E io non ho fatto nulla.”
Mai abbassò la testa, i capelli che le
oscurarono il
volto coperto dalle mani. Pianse in silenzio, per minuti che parvero
ore,
lacrime calde che cercavano di lenire le ferite. Ma che non le
avrebbero
riportato Dan.
SPAZIO
AUTRICE:
Salve
a tutti! Secondo appuntamento con la versione rinnovata
dell’episodio
0. Anche questo capitolo è rimasto a grandi linee lo stesso,
ma sento di aver
migliorato e reso più forti alcune parti. Credo di aver
sviluppato meglio anche
il personaggio di Elisabeth e la sua backstory. Il nome completo di
Elisabeth è
quindi Reiko Elisabeth Nakano. Ovviamente, spetta a voi decidere se vi
piace di
più questa versione della storia oppure no.
Non
credo di aver molto altro da aggiungere, se non ringraziare chi ha
legge
e chi troverà magari il tempo di lasciarmi due parole per
dirmi cosa ne pensa.
Alla
prossima settimana, HikariMoon
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Capitolo 3
Le lacrime smisero di scendere e respirare
tornò a
essere più semplice. Mai tirò su con il naso,
strofinando i dorsi della mano
per tentare di asciugarsi occhi e guance. Rimase ancora qualche istante
con la
testa bassa, inspirando ed espirando lentamente. Si sentiva sfinita e,
stranamente, più leggera. Da quando era tornata dal futuro,
aveva cercato di
mostrarsi forte, di non fare preoccupare nessuno.
Era bello poterlo non essere, almeno per qualche
minuto.
E, forse, anche ricordare Dan sarebbe stato
più
semplice, più dolce. Non più intaccato da rabbia
e dolore. Non poteva cambiare
il passato; doveva solo imparare ad accettarlo, imparare a convivere
con la sua
mancanza. Sorrise appena e con un dito sfiorò il medaglione
che aveva al collo.
Doveva ricordare che Dan era stato felice, che era tornato a essere il
ragazzo
di cui si era innamorata. Il suo sacrificio non cambiava tutto quello.
Sospirando, si alzò lentamente dalla
sedia, le gambe indolenzite
dal tempo in cui era rimasta seduta. Raggiunse la finestra e, posate le
mani
sul davanzale, si sporse a respirare l’aria fresca del
mattino, a godere della
carezza della brezza sul viso e nei capelli.
Era come quel giorno, quando era crollata tra le
braccia di Kaoru. La sua vita ricominciava da lì.
Mai sgranò gli occhi e si
staccò di scatto dalla
finestra, correndo alla borsa e rovistandovi all’interno in
modo frenetico. Avrebbe
dovuto incontrarsi con Kenzo, fuori dal cimitero; se n’era
dimenticata.
Afferrò il cellulare e vide
l’ora. Si sentì sbiancare.
C’erano un messaggio e tre chiamate. Kenzo doveva averla data
per dispersa. O
peggio. Sbloccò lo schermo e scrisse velocemente un
messaggio sul loro gruppo.
C’erano messaggi preoccupati anche di Hideto! Lui che era
chissà dove, in giro
per il mondo. Il senso di colpa iniziò a dilaniarla.
“Sono viva.
Tranquilli. Kenzo, ho avuto un
contrattempo. Ci vediamo alle due in centro. Solito posto.”
Mai sospirò e mise la borsa in spalla.
Tornò vicino al
letto e istintivamente strinse la mano di Yuuki.
“Che devo fare?”
Fino a quel momento, non si era posto il dubbio, ma
ora non riusciva a non pensarci. Yuuki era in coma, ma vivo. Doveva
dirlo agli
altri? Doveva fare finta di niente? Se lui non si fosse risvegliato,
saperlo
non sarebbe servito altro che a farli soffrire ancora. E correvano il
rischio
che qualcuno li scoprisse. Sarebbero stati in pericolo loro, Yuuki,
Elisabeth e
tutta la sua famiglia.
Sbuffò e intrecciò un dito
nei capelli. Ma aveva lei
il diritto di decidere per loro? Forse no, ma aveva il diritto di
proteggerli.
Ora cominciava a capire, quello che doveva aver provato Dan. Era sicura
che
anche lui avrebbe preso la stessa decisione.
“Parlare con te mi ha fatto bene, Yuuki.
Spero aiuti
anche te. Non dirò nulla a Hideto e Kenzo, quindi vedi di
riprenderti in
fretta. Ti lascio in buone mani. Elisabeth, ne sono certa, si
prenderà cura di
te. Aspetto buone notizie.”
Strinse un’ultima volta la mano e poi si
allontanò.
Aperta la porta, si fermò all’uscio e
regalò un enorme sorriso a Yuuki.
“Buona fortuna, Momose Yuuki. A
presto.”
Preso un respiro profondo, uscì e si
chiuse la porta
alle spalle. Rimase posata alla superficie di legno per qualche
istante, poi si
spinse via e si diresse verso le scale.
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Elisabeth voltò la pagina, allungando la
gamba per far
rifluire il sangue nell’arto. Si era seduta sul divanetto,
decisa ad aspettare
Mai proseguendo nella lettura del libro iniziato la sera prima. Ci era
voluto
poco per togliere i sandali e distendersi comodamente sul fianco.
Cominciava ad
avere un certo languorino: forse avrebbe potuto invitarla a restare a
pranzo
con loro.
“Grazie.”
La ragazza trasalì, facendosi sfuggire
il libro dalle
mani che finì a terra con un tonfo. La Guerriera Viola lo
raccolse un secondo
dopo, porgendoglielo con un sorriso imbarazzato.
“Scusa, non volevo spaventarti.”
“No”, replicò fin
troppo velocemente Elisabeth. “Mio
nonno dice sempre che quando leggo vado in un altro mondo.”
Mai porse ancora il libro e la ragazza
arrossì,
afferrandolo in fretta e piegandosi a infilare i sandali.
“Com’è
andata?”
“È stato
interessante”, replicò Mai sorridendo.
“Spero
che si risvegli.”
“Lo spero anche io. Vuoi restare a
pranzo?”
La Guerriera Viola scosse la testa.
“Un’altra volta.
Dovevo incontrarmi con un amico e ho già saltato il primo
appuntamento. Ma
possiamo tenerci in contatto. È stato bello
conoscerti.”
“Mi farebbe piacere. Ti do il mio numero,
così
possiamo sentirci. Ti terrò aggiornata su Yuuki.”
Mai segnò il numero nella sua rubrica e
incrociò lo
sguardo di Elisabeth, pensierosa. “Abbiamo bisogno di una
parola chiave.”
Elisabeth la guardò senza capire.
“Nel caso intercettassero le nostre
comunicazioni.
Quando mi parlerai di Yuuki, dovrai dirmi come sta la rosa
bianca.”
“Che?”
“Fidati”, rassicurò
Mai infilando il cellulare nella
borsa. “Non c’è codice
migliore.”
Elisabeth, pur non troppo convinta,
scrollò le spalle
iniziando a guidare Mai verso la porta. Una volta fuori, le due ragazze
si
fermarono.
“Se avessi saputo che non ti fermavi,
avrei chiesto a
Kosuke di aspettarti.”
“Tranquilla, faccio due passi e prendo
l’autobus.”
Le due ragazze si salutarono e Mai si
avviò verso il
cancello. Pochi istanti dopo, sentì il debole clic della
porta chiusa da
Elisabeth. Una volta in strada, la ragazza si ritrovò a
voltarsi verso la
villetta. Lasciare quel posto, provocò una strana sensazione
dentro di lei. Era
successo così in fretta, solo un paio d’ore prima
non avrebbe mai immaginato di
ritrovare Yuuki vivo. Era diventato una costante, da quando era
diventata una
Maestra della Luce: tutto cambiava troppo in fretta.
Nessuno di loro avrebbe mai riavuto una vita
normale.
Seguì distrattamente il marciapiede,
diretta verso la
fermata poco distante, grata della tranquillità del luogo
che le permetteva di
metabolizzare le ultime ore. Un mezzo la superò: era il suo
autobus. Scattò a
correre senza neanche pensarci, raggiungendolo un attimo prima che
chiudesse le
porte. Si sedette vicino al finestrino, posando stancamente la testa
contro di
esso.
Mentre il paesaggio scorreva davanti a lei, Mai si
ritrovò a pensare a Dan, a chiedersi se anche lui fosse
ancora vivo, da qualche
parte. Se lo vedeva, tutto preso da un duello. Così da lui.
Chiuse gli occhi e
sospirò.
“Dan, mi manchi.”
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Kenzo, seduto sul bordo della fontana,
tirò fuori il
cellulare dallo zaino per l’ennesima volta, sicuro di non
trovare nessun segno
di Mai. Hideto, inizialmente contattato proprio dal Guerriero Verde,
era anche
lui in attesa di notizie. Più il tempo passava e
più un gelido terrore si
insinuava nei loro pensieri. Essere andati nel futuro, faceva sembrare
molto
più lontani eventi che di fatto erano distanti solo pochi
mesi.
Mai poteva essere in pericolo.
Mai poteva rischiare di finire come Yuuki.
Mai gli aveva appena risposto.
Kenzo rilasciò un profondo respiro,
liberandosi da
tutta la tensione montata in quelle poche ore. Alzò lo
sguardo e vide
sull’orologio che era già l’ora indicata
da Mai. Si guardò attorno e la vide,
ferma a uno degli attraversamenti pedonali. Quando si accorse di lui,
la ragazza
sorrise e alzò la mano per salutarlo.
Il Guerriero Verde infilò il cellulare
in zaino, lo
mise in spalla e accelerò per raggiungerla a metà
strada. Voleva gridarle di
tutto, tenerle il muso e farle capire che non potevano essere
così rilassati. Loro
erano là fuori.
Ma quando arrivò davanti a lei, tutta
sorridente, il
sollievo di averla davanti, sana e salva, fece evaporare ogni
risentimento.
“Stai bene?”
Mai gli passò un braccio attorno alle
spalle.
“Scusami. Non lo farò più,
promesso.”
“Mai, pensavamo ti fosse successo
qualcosa. Eravamo preoccupati
da morire!”
“Non volevo. Ma mi è proprio
uscito fuori dalla
testa.”
“Quel è stato il
contrattempo?”
La Guerriera Viola si fermò, obbligando
anche Kenzo a
interrompersi dal camminare. Il suo sguardo si perse per alcuni
secondi. Quando
il ragazzino fece per richiamarla, Mai si voltò e si
staccò da lui, incrociando
le mani dietro alla schiena, un sorriso furbo che piegava le sue labbra.
“Te lo racconto un’altra
volta.”
E riprese a camminare. Kenzo, allibito, si spinse
gli
occhiali sul naso e la raggiunse abbozzando una mezza corsa.
“Non puoi fare così. Mai! Con
tutto quello che mi hai
fatto aspettare!”
Mai rallentò e tornò a
cingergli le spalle, tirandolo
delicatamente a sé. “Un
giorno te lo
dirò. Ma non oggi.”
Il Guerriero Verde si arrese: non sarebbe mai
riuscito
a farle cambiare idea. Quando Mai decideva di fare la misteriosa, non
restava
che stare al suo gioco.
“Andiamo a mangiare qualcosa?
Così mi racconti come va
con i tuoi esami.”
Chiacchierando del più e del meno, i due
si diressero
verso uno dei piccoli locali che avevano scoperto durante le pause
dallo
studio. Il cibo era buono, il prezzo contenuto e l’ambiente
tranquillo, spesso
frequentato da altri ragazzi come loro, soprattutto ora che la pausa
estiva era
finita.
Oltre gli edifici, il sole risplendeva e la baia di
Tokyo era lambita dalle onde del mare.
Una nuova avventura aspettava i Maestri della Luce,
dopo Gran RoRo, dopo il futuro. Bambini che si erano ritrovati a dover
salvare
il mondo, era arrivato finalmente il momento di crescere, di provare a
costruire un futuro nel mondo reale. Senza le battaglie di Battle
Spirits, ma
senza far spegnere la verità e la determinazione di farla un
giorno trionfare.
Per la prima volta, dopo la chiusura dei varchi di
Gran RoRo, il futuro li aspettava con tutta la sua
mutabilità e a esso potevano
guardare con un po’ di coraggio e ottimismo in
più. E, ciò che sarebbe stato,
era ancora tutto da scrivere.
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… MAGGIO
2011 …
Elisabeth attraversò in fretta il
corridoio, la borsa
in precario equilibrio sulla spalla, l’elastico per capelli
stretto tra i denti
e le dita che finivano di completare la treccia.
Arrivata davanti alla stanza di Yuuki si
fermò
bruscamente. Bloccata la treccia, aprì la porta ed
entrò. E niente era
cambiato. Yuuki dormiva ancora, come aveva fatto da più di
un anno a quella
parte, come il giorno in cui aveva conosciuto Mai. Si
avvicinò al letto e gli
strinse una mano.
Suo nonno stava perdendo la pazienza, convinto ad
aspettare solo grazie alla moglie.
Ma anche lei stava perdendo le speranze.
“Yuuki”, esordì
incerta. “Non so se mi senti, ma se ci
riesci, cerca di tornare dai tuoi amici. Ti prego. Ho davvero bisogno
di vedere
che l’odio non riesca a vincere sempre.”
Chiuse li occhi e sospirò.
Liberò la mano e raggiunse
la finestra, che aprì lasciando che l’aria fresca
della primavera riempisse la
stanza. Uscì in silenzio.
Al piano di sotto, trovò i nonni seduti
in salotto, il
televisore acceso a mostrare le prime immagini dei festeggiamenti,
preludio
alla parata.
“Io vado. Ho lasciato la finestra di
Yuuki aperta. Quando
arriva Izumi, chiedetele di controllare che non faccia troppo
freddo.”
La nonna si voltò verso di lei,
rivolgendole un
sorriso carico di calore. “Non preoccuparti cara. Vai e
divertiti con le tue
amiche.”
Elisabeth aprì la bocca per aggiungere
altro, ma venne
interrotta da suo nonno, che sbuffò voltando la pagina del
giornale.
“Sì, se succede qualcosa ti
chiameremo
immediatamente.”
La ragazza sorrise, si chinò a sfiorare
con un veloce
bacio le guance dei due anziani e corse fuori. Se non si muoveva,
rischiava di
arrivare in ritardo.
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Kosuke, in giardino, stava sistemando le aiuole,
controllando che i nuovi innesti attecchissero bene. I primi boccioli
di rosa
stavano cominciando ad aprirsi, preludio dell’imminente
fioritura. Api e
farfalle ronzavano tra i cespugli e le aiuole. Tra di esse, ignorata
completamente dal giardiniere, svolazzava una piccola farfalla verde e
luminosa.
L’insetto volteggiò sempre
più in alto, sempre più
lontano dai fiori, verso una finestra nascosta da leggere tende color
del sole.
Superò le tende ed entrò nella stanza,
completamente avvolta nel silenzio, rotto
soltanto dal ronzio dei macchinari.
Ogni volta che sbatteva le ali, una scintillante
polvere verde si dissolveva nell’aria. La farfalla
volò delicatamente, prima
verso il mazzo di carte posato sul comodino, poi verso il ragazzo
disteso sul
letto. Sfiorò il suo volto, le palpebre che si mossero in
modo impercettibile,
e scese a posarsi sulla sua mano sinistra.
“Yuuki.”
Il ragazzo
aggrottò la fronte, ma non aprì gli occhi.
Non si mosse. Era stanco. E, quel niente che lo avvolgeva, era pace. Se
apriva
gli occhi, non era sicuro sarebbe potuto tornare lì.
Ma quella voce era
terribilmente familiare.
Era troppo importante.
“Yuuki.”
Aprì gli
occhi di scatto, faticando a riconoscere
quello che lo circondava. Era una distesa innevata, che tanto gli
ricordava i
momenti più belli nel suo regno. Ma non avevo un contorno,
era tutto confuso.
Forse stava sognando.
Forse era quello a dargli quella
sensazione di serenità.
Si guardò
attorno, in cerca della voce che lo
chiamava. Ma era solo. Stava per richiudere gli occhi, quando con la
coda
dell’occhio vide un chiarore verde. Era una farfalla.
L’insetto gli
passò davanti al viso, volteggiò attorno
a lui. Rimase immobile, esitando a lungo prima di allungare la mano per
cercare
di sfiorarla. La farfalla si allontanò da lui, rifuggendo il
suo tocco,
lasciandosi dietro una scia luminosa.
La seguì.
Passo dopo passo, il paesaggio attorno a lui
mutò.
Non più
neve. Erba cominciava a colorare il candore,
cespugli di rose bianche e verdi che riempivano tutto ciò
che lo circondava e
che facevano sembrare sempre più vuoto il luogo che si
lasciava alle spalle.
E lei era
lì: finalmente l’aveva ritrovata.
Lei lo chiamava.
Era a pochi passi da
lui e si fermò a lasciar
proseguire la farfalla. Come l’ultimo giorno in cui
l’aveva vista, eterea e
diafana proprio come la farfalla che si posò sul suo dito
dissolvendosi in
scintille verdi; il lungo vestito scuro mosso da
un’impercettibile brezza, ali
verdi e impalpabili alle sue spalle.
Lei era lì,
ma lui era troppo stanco.
Sentiva le palpebre
farsi pesanti, muovere i muscoli
sembrava essere un’impresa impossibile.
La ragazza si
voltò e i loro sguardi si incrociarono.
Yuuki vide nelle sue iridi malinconia e dolcezza. Voleva
riabbracciarla, voleva
stringerla a sé e non farla andare via mai più,
ma non riusciva a muoversi. Era
come se una barriera trasparente li tenesse divisi. Si
sforzò di allungare una
mano, le dita che sfiorarono il cristallo invisibile e freddo.
“Kajitsu.”
La ragazza sorrise e,
leggera come la farfalla, avanzò
tra le rose, si avvicinò a lui. Si fermò oltre la
barriera.
“Sono qui,
fratello mio.”
“Sono
così felice di rivederti”, sussurrò.
“Ora che ti
ho ritrovata, non ti lascerò più.”
Kajitsu scosse la testa
e lui non capiva. Lì potevano
restare assieme. Lì nessuno avrebbe potuto separarli.
“Non puoi
restare, Yuuki. Devi svegliarti. Il tuo
compito di Guerriero Bianco non è ancora finito.”
Yuuki sentì
una stretta al cuore. Non poteva
chiederglielo. Non erano già stati abbastanza lontani? Non
avevano pagato
abbastanza? Era stanco. Non poteva andarsene, non voleva andarsene.
“Non posso.
Non credo di volerlo. Voglio restare qui,
con te.”
Kajitsu
allungò la mano verso di lui, gli occhi
carichi di tristezza, delusione. “Devi svegliarti, fratello
mio.”
Il Guerriero Bianco
scosse la testa. “Non ci riesco,
sorellina. Non voglio perderti ancora.”
“Avevi
promesso. La rosa bianca non sarebbe mai
caduta. Avevi promesso che non ti saresti mai arreso. Se non combatti,
non ci
sarà più nessuna speranza per noi. Per i nostri
sogni.”
Yuuki
trasalì: aveva ragione. Non poteva arrendersi,
non poteva cedere. Cercò le forze dentro di lui, stringendo
i denti, e
allungando la mano sinistra in avanti.
Un luminoso sorriso
apparve sul volto di Kajitsu.
Le loro mani si
intrecciarono.
Un’aura
iridescente l’avvolse e davanti i loro petti
apparvero il simbolo di smeraldo e di diamante. I loro sguardi si
persero l’uno
nell’altro per istanti infiniti. Le rose attorno a loro
ondeggiarono e la
penombra cominciò ad avvolgerle, un unico punto sempre
più luminoso aumentò
alle spalle della ragazza.
“Stai per
andartene.”
Kajitsu
annuì. Alzò una mano e la posò sul
volto di
Yuuki, sfiorandogli delicatamente la guancia. Lui gliela strinse nella
sua. La
ragazza sorrise e lacrime di cristallo le rigarono il volto.
Il suo corpo si
dissolse in uno sciame di verdi
farfalle. Il Guerriero Bianco abbassò la mano, voltandosi
verso la luce sempre
più intensa. Le farfalle gli volarono attorno.
“Noi
supereremo il tempo e ci rincontreremo
sicuramente. Un giorno, verrà il tempo per noi di
incontrarci ancora Yuuki,
fratello mio.”
Yuuki sorrise e chiuse
gli occhi. La luce lo avvolse e
le farfalle si dissolsero in verdi scintille.
“Ti
aspetterò, Kajitsu.”
La porta della stanza si aprì e la
farfalla si
dissolse.
Izumi, l’infermiera che si era occupata
di Yuuki da
quando un anno prima Elisabeth le aveva chiesto di aiutarla,
entrò e posò la
propria borsa sulla sedia. Cercando di sgranchirsi la schiena, aveva
appena
finito il turno all’ospedale ed era distrutta,
tirò fuori dal cassetto del comò
la cartella che conteneva i dati medici.
Si avvicinò ai macchinari e
iniziò a segnare i valori.
Quel giorno era solo il controllo di routine, più leggero di
quando il suo
fidanzato, fisioterapista ed ex migliore amico dello scomparso fratello
di Elisabeth,
veniva ad aiutarla. Se riusciva a non crollare, riusciva anche a
raggiungere
Elisabeth e le altre alla parata.
Finita la trascrizione, controllò i
livelli delle
flebo e, con una siringa, aggiunse parte del contenuto mancante.
Rimesso tutto
a posto, afferrò la borsa e accostò la finestra.
Voltandosi, il suo sguardo
passò distrattamente sui macchinari. E si bloccò
di colpo.
I valori erano diversi.
Freneticamente, spalancò il cassetto e
ritrovò la
pagina di quel giorno. Erano diversi. Stavano risalendo. Se Yuuki
moriva,
Elisabeth non glielo avrebbe perdonato.
I valori si stabilizzarono su valori normali. Izumi
lanciò la cartella sulla sedia e si avvicinò al
letto, il cuore a mille.
“Momose, mi senti?”
Sotto il suo sguardo sbalordito, il Guerriero
Bianco
mosse le palpebre e, lentamente, le aprì. Il suo sguardo
impiegò qualche
secondo a mettere a fuoco quello che aveva davanti, ma alla fine mosse
impercettibilmente la testa verso di lei. La giovane donna, frenando
appena
l’entusiasmo, gli posò una mano sulla spalla. Il
muscolo si irrigidì al
contatto.
“Non aver paura. Sei al sicuro. Hai
capito?”
Yuuki la fissò per lunghi istanti, forse
cercando di
capire chi fosse, dove fosse. Poi, con enorme fatica, riuscì
a muovere la
testa, un inconfondibile cenno di conferma. Poi, richiuse gli occhi e
il
respiro tornò regolare.
Izumi si rizzò, lo sguardo subito
diretto ai macchinari.
Stava dormendo. Dopo più di un anno, si era risvegliato.
Lasciò cadere la borsa a terra e si
fiondò fuori dalla
porta.
“Signor Nakano! Signora Nakano! Dobbiamo
chiamare Liz!
È successa una cosa straordinaria!”
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La parata stava raggiungendo il suo culmine.
Attorno a
loro, c’era così tanta gente che sarebbe stato
difficile muoversi di un passo.
Si erano ritrovate vicino a un gruppo di turisti, americani o europei,
difficile da dire, che ridevano e indicavano tutto con sguardi
entusiasti.
Una delle sue amiche si voltò verso
Elisabeth,
dicendole qualcosa a cui si ritrovò ad annuire anche se
metà delle parole si
persero nel frastuono. Quella giornata si stava rivelando
più piacevole di
quanto si sarebbe aspettata.
Infilò la mano nella borsa e
afferrò il cellulare.
Sbloccò lo schermo ridendo quando una delle sue amiche si
afferrò al suo
braccio. E le si gelò il sangue.
Aveva quattro chiamate perse. Una di Izumi, due dei
nonni e una di Kosuke.
“Liz, va tutto bene?”
La ragazza trasalì e si voltò
di scatto verso le
amiche, espressioni preoccupate e perplesse ben visibili sui loro
volti. Poi il
cellulare ricominciò a suonare.
“Devo rispondere”,
replicò con urgenza attivando la
chiamata.
“Elisabeth,
per fortuna hai risposto. Sto venendo a
prenderti. Riesci a raggiungere-”
Il sangue cominciò a martellarle nelle
tempie. Esalò
un appena udibile sì e chiuse la chiamata. No,
no, no. Non poteva essere successo nulla, non doveva. Fa che non sia la nonna, pregò
nella sua testa, fa che non sia Yuuki.
“Nozomi, ragazze, devo andare. Mi faccio
viva io.”
Aspettò appena un cenno di assenso prima
di cominciare
a farsi largo tra la folla, l’ansia che cresceva a ogni
passo. Avrebbe dovuto
trovare una spiegazione per loro, ma non ne aveva la forza in quel
momento.
Quando la folla cominciò a diradarsi, Elisabeth
iniziò a correre, l’unico
pensiero fisso raggiungere Kosuke.
Pochi minuti dopo lo vide, in piedi accanto
all’automobile, a guardarsi impazientemente attorno.
Elisabeth accelerò, il
fiato corto e i muscoli che protestavano, prima che lui sia accorgesse
di lei.
“Kosuke!”
“Elisabeth!”,
esclamò l’uomo ruotando nella sua
direzione. Sorrideva. E la ragazza sentì una piccola,
piccola speranza
insinuarsi nella sua paura. “Sali in macchina.”
Lo afferrò per il braccio, prima che
riuscisse a
salire al posto di guida. “Che sta succedendo?”
Voleva sperare, con tutto il cuore, ma aveva
bisogno
di sentirselo dire. L’uomo annuì, sorridendo
ancora. E gli occhi di Elisabeth
si inumidirono, il cuore che riprendeva a battere.
Salirono in macchina subito dopo e la ragazza si
posò
contro lo schienale, le mani davanti alla bocca che nascondevano un
sorriso, e
le prime lacrime che imperlavano le sue ciglia.
“Yuuki si è
svegliato…”, sussurrò.
Il tragitto verso casa le parve volare. Prima di
rendersene conto, si ritrovò a fiondarsi oltre la porta
d’entrata, ritrovandosi
stretta tra le braccia di sua nonna.
“Oh, Reiko. È assolutamente
incredibile. Dopo tutto
questo tempo, cara. Tutto questo tempo.”
Si staccò da lei e l’anziana
le fece cenno di salire.
Elisabeth non se lo fece ripetere due volte. Salì la rampa
di scale a rotta di
collo, rischiando di inciampare almeno due volte. Spalancò
la porta della
camera di Yuuki, appoggiandosi ansimante all’uscio.
“Sono qui.”
Accanto al letto c’erano Izumi e suo
nonno, seduto
sulla sedia con la sua solita espressione burbera. Poco oltre,
c’era anche il
dottor Aosawa. Suo nonno doveva averlo chiamato. Fu il suo sguardo che
incrociò
per primo. L’uomo annuì.
“I valori stanno tornando nei parametri.
E stando alle
parole della signorina Kinomoto, sta riprendendo coscienza. Nei
prossimi
giorni, potremo provare a capire quale possa essere la
prognosi.”
Elisabeth emise un gridolino di gioia e
gettò le
braccia al collo dell’uomo. Si staccò subito e si
gettò ad abbracciare il
nonno, per poi stringere l’amica Izumi. Le due scoppiarono a
ridere, quasi
saltellando dall’entusiasmo.
I due uomini nella stanza si scambiarono uno
sguardo e
il nonno scosse la testa, rassegnato.
“Ovviamente, è ancora presto
per capire quale potrà
essere il suo recupero. Dopo un anno in coma, la riabilitazione
sarà lunga.
Anche le cose più banali, potrebbero risultargli difficili
per molto tempo.”
Elisabeth annuì: i prossimi mesi non
sarebbero stati
semplici. Ma Yuuki, il passo più difficile,
l’aveva fatto.
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Yuuki sentì qualcosa sfiorargli il viso,
una brezza leggera
e fresca. Stranamente, non sentiva alcun dolore, solo una grande
fatica. Era
quasi sicuro che, a morire su un pezzo d’asfalto, non ci si
potesse sentire
così. Quegli uomini erano tornati? Lo avevano portato da
qualche parte? Sperò
con tutto sé stesso che Dan fosse riuscito a mettersi in
salvo.
Provò a muovere le dita della mano e
sentì stoffa
sotto i polpastrelli. Rinunciò a provare ad alzarsi e rimase
in ascolto, gli
occhi ancora chiusi.
Ricordava le rose, ricordava Kajitsu. Ma quello
doveva
essere stato un sogno.
Ricordava anche due uomini, una ragazza in
un’automobile.
Si domandò se anche quello fosse frutto della sua
immaginazione.
Si obbligò ad aprire gli occhi. Fu
un’impresa
titanica. Sbatté le palpebre lentamente, mettendo piano
piano a fuoco una
stanza che non riconosceva. Non sembrava un ospedale, ma neppure dove
tenere un
prigioniero. Dove l’avevano portato?
Inspirando, cercò di sollevare il busto
ma riuscì
appena a muovere la testa. C’erano macchinari medici e flebo,
accanto a lui. E
un vaso di rose. Si sentiva abbastanza sicuro nello scommettere che i
suoi quasi
assassini non gli avrebbero concesso tutto quello. Forse Dan aveva
trovato
aiuto ed era tornato a salvarlo. Forse erano quelle persone che
ricordava.
Sentì la porta aprirsi e un verso di
sorpresa appena
accennato. Con fatica, riuscì a voltare la testa e vide una
ragazza venirgli
incontro sorridendo, gli occhi lucidi.
“Ciao, Yuuki. So che avrai un sacco di
domande, ma qui
sei al sicuro.”
Il Guerriero Bianco provò ad alzarsi una
seconda
volta, ma venne interrotto dalla ragazza che gli posò una
mano sul braccio e
scosse la testa.
“È ancora troppo presto. Devi
dare tempo ai tuoi
muscoli. Ti sei risvegliato soltanto ieri.”
Yuuki corrugò la fronte, confuso da
quell’affermazione. Il giorno prima era stato con Dan;
avevano duellato. Cosa
voleva dire che si era risvegliato soltanto
ieri?
“Mi chiamo Elisabeth”,
proseguì la ragazza prendendo un
mazzo di carte dal comodino accanto al letto e porgendogli le prime due.
“Una persona mi ha detto che sono
importanti per te.”
Il Guerriero Bianco strinse le dita attorno alle
carte
e, dopo un paio di tentativi, riuscì a sollevare il braccio
e a portare le
carte nel suo campo visivo. Hououga,
Fenice
Implacabile e Ragna-Rock, Cavaliere Signore del Fato. Sorrise e
lasciò
scivolare la mano contro il petto.
“Ka-”, tossì e la
voce gli uscì poco più alta di un
rauco sussurro. “Kajitsu.”
SPAZIO
AUTRICE:
Ben
ritrovati a tutti! Siamo quasi al giro di boa di questa versione
revisionata e credo che anche in questo capitolo le cose che sono
maggiormente cambiate
sono i dettagli attorno al personaggio di Elisabeth. Questa versione mi
piace
molto di più e spero sia lo stesso per voi.
Per
quanto riguarda la parte di Yuuki, non è cambiata molto ma
vorrei precisare
alcune cose che la scorsa volta non avevo detto. Non sono un medico e,
per quanto
abbia fatto qualche ricerca su internet, temo che una vera condizione
di coma
(e conseguenze di un risveglio) sia molto più complessa di
quanto abbia
mostrato qui (e come spesso mostrano in serie tv e film). La condizione
di
Yuuki è in questo diversa, perché non
è un vero “coma”, anche se è
l’unica
interpretazione che il dottor Aosawa può dare. In un certo
senso è lo stesso
Yuuki che dopo che gli hanno sparato decide di “lasciarsi
andare”. Per questo
motivo, l’arrivo di Kajitsu e il suo sprone solo quello che
basta a Yuuki per
risvegliarsi. Spesso, inoltre, un lungo coma porta a una riabilitazione
molto
lunga e a volte non definitiva. Questo non succederà al
nostro Guerriero Bianco,
lasciando così stupiti i personaggi che gli stanno accanto.
Spero quindi di non
offendere in alcun modo chiunque abbia affrontato la tragedia del coma
con i
propri cari.
Detto
ciò, ringrazio tutti coloro che leggono e spero che la
sonnolenza
sul fandom sia dovuta ai tanti impegni e non alla noia per le mie
storie! ;)
Alla
prossima, HikariMoon
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Capitolo 4
Mai stiracchiò le braccia dietro alla
schiena, le dita
che sfioravano la siepe che si trovava a ridosso della panchina su cui
era
seduta. Spostò da davanti gli occhi una ciocca di capelli,
il vento l’aveva
fatta sfuggire dal fermaglio, e riprese a battere sui tasti del
computer in
equilibrio sulle sue gambe.
Quando non doveva studiare, le piaceva passare i
pomeriggi su quella terrazza. Anche se quel luogo era pieno di ricordi,
alcuni
che riuscivano ancora a stringerle il cuore, aveva il vantaggio di
essere poco
frequentato; soprattutto quando al piano inferiore stava venendo
organizzato un
torneo di Battle Spirits. I volantini tappezzavano anche la scalinata
che
portava lassù.
Controllato quanto scritto un’ultima
volta, Mai chiuse
il computer e lo infilò dentro alla borsa. Le sue dita
sfiorarono il suo portacarte
e un velo di malinconia passò sul suo sguardo. La ragazza
scosse la testa e lo
tirò fuori. Per lunghi istanti rimase a fissare il
contenitore viola,
sopraffatta da tutte le emozioni che solo guardarlo le provocava.
Lentamente,
estrasse le carte e cominciò a sfogliarle, reliquie di un
passato che non
riusciva ancora a sopportare.
“Non mi dirai che hai intenzione di
iscriverti al
torneo?”
Mai sussultò e si voltò nella
direzione da cui era
giunta la voce. Immersa com’era nei suoi pensieri, non si era
accorta
dell’arrivo dei due ragazzi che ora sorridevano davanti a lei.
“Lo sai che non gioco
più”, sussurrò la ragazza
riponendo le carte velocemente.
Hideto e Kenzo si scambiarono uno sguardo
rassegnato,
approfittando della distrazione di Mai che si voltò per
prendere la borsa e per
mettersi in piedi.
“Mai, amavi giocare a Battle Spirits. Eri
una
campionessa! Iscriviamoci tutti assieme al torneo. Avrei anche
più gusto ad
arrivare primo.”
La Guerriera Viola gli lanciò
un’occhiata oltraggiata.
“Chi ti fa credere che vinceresti?”
“La mia profonda conoscenza delle carte,
ovviamente!”
Kenzo sbuffò alzando gli occhi al cielo.
“La tua
ossessione, vorrai dire.”
“Il nostro piccolo genietto è
invidioso. Dura
accettare che qualcuno ne sappia più di te?”
L’espressione indignata sul volto del
Guerriero Verde
fece scoppiare gli altri due dal ridere. Non ci volle molto che anche
lui si
unisse all’ilarità. Hideto passò le
braccia attorno alle spalle dei due amici.
“E vuoi mettere se ci vedono partecipare
tutti
assieme? Magari a qualcuno viene un rigurgito di bile.”
Mai si staccò e si allontanò
dai due, che bruscamente
interruppero le risate. La ragazza raggiunse il muretto e
posò le mani sulla
superficie ruvida, inspirando. Non per la prima volta, da quel giorno
di settembre,
in momenti in cui erano spensierati, insieme, che si chiedeva se avesse
fatto
la scelta giusta. Afferrò il ciondolo che portava al collo e
lo aprì. Il volto
di Dan la accolse, come sempre, con il suo inconfondibile sorriso.
Avevano
perso Dan. Credevano di aver perso Yuuki.
Richiuse il ciondolo e tornò a voltarsi
verso i due
ragazzi, un sorriso ben saldo in volto.
“Battle Spirits non mi diverte
più, troppi ricordi. Ma
sarò la vostra prima fan al torneo!”
Hideto e Kenzo non riuscivano a crederci, per
questo
avevano provato a convincerla in tutti i modi da quando erano tornati
dal
futuro. Mai era stata inamovibile. Ma vedevano la nostalgia nel suo
sguardo,
quando pensava che non la vedessero. Mai amava Battle Spirits, era una
parte di
lei, era qualcosa che li aveva uniti anche quando i Maestri della Luce
erano
stati divisi: speravano solo che un giorno se ne ricordasse.
“Scendiamo? Altrimenti rischiamo di
arrivare a
sorteggi finiti”, esordì infine Kenzo.
Gli altri due annuirono e si avviarono. Scendendo
le
scale, Hideto affiancò la Guerriera Viola.
“E il blog? Ci hai pensato? Parlavi di
volerne
riaprire un altro.”
La ragazza emise un mormorio di assenso.
“Non ho
ancora deciso. Sarebbe carino, sarebbe come tornare a Gran RoRo. Ma
potrebbe
essere pericoloso se comincia ad avere troppi contatti. Preferirei non
ripetere
certe esperienze passate.”
“Su questo ci trovi perfettamente
d’accordo.”
La sala d’ingresso era affollata di
ragazzi e ragazze,
e bambini di tutte le età. Oltre le fila delle iscrizioni,
si erano formati
gruppetti in cui si discuteva animatamente di strategia e carte o si
chiedevano
chiarimenti sulle regole. I tre Maestri della Luce fissarono quella
folla di
duellanti pieni di speranze: erano così simili a come erano
stati loro, in quel
torneo in cui per la prima volta si erano incontrati.
Si accodarono in silenzio, ognuno perso nei propri
pensieri. Mai osservò con malinconia l’entusiasmo
di tutti quei ragazzi. Lo
aveva provato anche lei, fino a poco tempo prima. Ma ora non le bastava
più e,
forse, capiva che cosa doveva aver provato Dan. Dopo i sacrifici, il
dolore e i
successi, quei duelli erano troppo poco: sembravano quasi deriderli.
“Siamo quasi arrivati.”
La voce di Kenzo la fece trasalire e si accorse che
mancavano solo un paio di persone.
“Vi aspetto più in
là. Inutile che allunghi la fila.”
I due ragazzi rimasero a guardarla impotenti,
incapaci
di trovare una ragione che la spingesse a provare nuova passione per
Battle
Spirits. Anche per loro era stato difficile, soprattutto i primi tempi;
ma se permettevano
che anche quello venisse loro tolto, sarebbe stato come arrendersi.
“Cognome, nome e colore del
mazzo”, intonò con
annoiata professionalità la giovane donna seduta dietro al
bancone, un sorriso
neutrale ben stampata in volto.
“Suzuri Hideto. Blu-rosso.”
La donna avvicinò automaticamente la
penna al foglio,
per poi esitare e rialzare lo sguardo su di lui. Un lampo di
riconoscimento e
di ansia attraversò i suoi occhi, ma non disse nulla e si
limitò a trascrivere
i dati frettolosamente. Era evidente che non si fosse aspettata di
trovarsi davanti
uno dei Maestri della Luce.
“Il prossimo.”
“Hyoudo Kenzo. Verde.”
Poco lontano, Mai si era appoggiata a una delle
colonne, lo sguardo fisso e la mente che vagava lontano, che ripensava
ai loro
progetti. Una risata più sguaiata delle precedenti
interruppe bruscamente il
suo flusso di pensieri.
“Ma chi, quel Bashin Dan?”
La Guerriera Viola si spinse via dalla colonna di
scatto, lo sguardo a cercare il proprietario di quella voce. Lo vide in
uno dei
gruppetti più vicino, composto da ragazzi di una
età abbastanza simile alla
sua. Il ragazzo aveva le braccia conserte e un ghigno arrogante
stampato in
volto, rivolto a un suo coetaneo che gesticolava con le mani.
“Te lo assicuro. Quel Bashin Dan era
fortissimo! Prima
della sua scomparsa, non c’era nessuno che riuscisse a
batterlo.”
“Nessuno chi?”,
sbottò l’altro guardandolo dall’alto
in basso. “I ragazzetti delle elementari? Figurarsi, che
avversari temuti
dovevano essere. Peccato mi sia trasferito da così poco, vi
avrei fatto vedere
chi era il vero duellante imbattibile!”
“Nessuno lo batte dall’inizio
dell’anno”, sussurrò
eccitata una ragazzina quasi a fianco di Mai. L’amica
sgranò gli occhi
dall’ammirazione.
“Ma Bashin era chiamato il Re
dell’Impatto
Devastante!”, aggiunse con foga un’altra delle
ragazzine.
“Bashin Dan aveva un record da paura.
All’ultimo
torneo a cui stava partecipando, stava sbaragliando tutti. Secondo
alcuni, era
in corsa per essere il rappresentante del Giappone al
Campionato!”, replicò con
vigore il primo.
L’altro scoppiò a ridere.
“Certo. E avrebbero mandato
un Maestro della Luce a
rappresentarci.”
Più di qualcuno, tra i ragazzi che lo
affiancavano,
scoppiò a ridere. Mai sentì lo stomaco contrarsi
in una morsa, il gelo familiare
si insinuò dentro di lei. Paura, vergogna: tutte sensazioni
con cui aveva avuto
familiarità fino a meno di due anni prima. Ma vennero presto
soppiantate da
altro: rabbia. Una furia cocente che la resero lucida come mai si fosse
sentita
da diverso tempo.
“Era solo un pazzo esaltato, lui e
quell’altro, il
Guerriero Bianco. Non ha abbandonato di punto in bianco il torneo di
cui parli?
Bashin avrà finalmente fatto la sua stessa fine. O magari si
è finalmente
cominciato a vergognare.”
La Guerriera Viola strinse le mani a pugno,
conficcando le unghie nei palmi. Come osava parlare in quel modo di
loro, pensò
con collera. Come osava parlare in quel modo di Yuuki, di Dan. Era solo un altro di quelli che
credevano di sapere tutto,
dall’alto del loro perfetto piedistallo, pronti a sputare
sentenze e a
pavoneggiarsi.
Fino a un anno prima, Mai sarebbe scappata, con la
testa bassa e sperando che nessuno la riconoscesse.
Forse, tornata a casa, avrebbe pianto lacrime di
frustrazione e vergogna.
Ma era andata nel futuro.
Aveva ritrovato Yuuki, vivo nonostante tutto.
Dan si era sacrificato, anche per persone come lui.
Fino a un anno prima, sarebbe scappata. Ma era
passato
un anno. E lei si rese conto di essere stufa di scappare.
“Mai, va tutto bene?”
Lo sguardo della ragazza incrociò quelli
sorpresi di
Kenzo e Hideto. Sorrise.
“Benissimo, va tutto
benissimo”, replicò con una voce
determinata che le ricordava Mai Viole, che le ricordava la Guerriera
Viola che
era stata. A Gran RoRo e nel futuro. Era arrivato il momento che anche
il
presente conoscesse finalmente la vera Shinomiya Mai.
Superò i due amici, senza dar loro
possibilità di
chiedere altre spiegazioni, sicura che alla fine avrebbero capito, e si
diresse
verso il banco delle iscrizioni. Le poche persone che
incrociò sul suo cammino,
si spostarono rapidamente di lato.
Un ragazzo si stava spostando in quel momento dalla
fila. La ragazza prese il suo posto, senza dar tempo al ragazzino
dietro di lei
di protestare. Sbatté la mano sul tavolo, indifferente al
rimprovero nello
sguardo della donna dietro di esso.
“È la blogger, quella di Parole Violette”,
mormorò una voce femminile mentre molti nella
fila si sporgevano per capire cosa stesse succedendo. Hideto e Kenzo
arrivarono
un attimo dopo.
“Shinomiya. Mai. Viola-rosso.”
Gli altri due Maestri della Luce rimasero a bocca
aperta dalla sorpresa. Non riuscivano neppure a essere contenti,
più
preoccupati di capire che cosa avesse fatto reagire la ragazza in quel
modo.
“Iscritta”,
dichiarò un istante dopo la donna, visibilmente seccata.
“Puoi aspettare i
sorteggi.”
Mai ruotò e riprese a marciare nella
direzione da cui
era provenuta. Hideto alzò gli occhi al cielo, certo che non
avrebbero avuto
ancora delle risposte, mentre Kenzo era già sprintato per
non farsi lasciare
indietro dalla ragazza. Il Guerriero Blu accelerò il passo,
riuscendo per primo
a raggiungere l’amica e ad afferrarle il braccio, arrestando
per un attimo la
sua corsa.
“Mai, che diamine sta
succedendo?”
“Dopo”, replicò
gelidamente la ragazza. “Ora devo fare
una cosa.”
La Guerriera Viola si liberò dalla prese
e proseguì. I
due ragazzi, rassegnati, si limitarono a seguirla. La ragazza raggiunse
il
gruppo che stava ancora ridendo, infilandosi all’interno e
fermandosi di fronte
a quello che li aveva derisi. Tutti zittirono e il silenzio si
propagò per
buona parte della sala, come un’onda, e molti si accalcarono
per vedere che
cosa stesse succedendo. Hideto e Kenzo faticarono a non farsi spingere
dietro. Non
ci volle molto che tutti scoprissero, nella poca sorpresa generale, che
a
provocare la scenata ci fosse una dei Maestri della Luce.
Mai incrociò con espressione glaciale il
ragazzo, che
la squadrò dall’alto in basso. Non che potesse
bastare per intimorirla.
“Hai qualcosa da dirmi? O preferisci
continuare a
farlo alle nostre spalle?”
“Perché, i salvatori
del mondo non leggono i giornali?”, controbatte con un
ghigno. “Eravate sulla
bocca di tutti. O vi nascondevate per la vergogna?”
“Tu dovresti nascondere le tonsille, ogni
tanto. Non
credo abbiano bisogno di tutta quell’aria.”
Più di qualcuno abbozzò una
mezza risata, anche tra
gli amici del ragazzo, il quale si voltò verso di loro,
rivolgendo
un’occhiataccia che li zittì.
“Viole,
non
so perché tu ci abbia onorato di questa visita, ma fai la
brava e torna a
giocare con i tuoi amichetti lì dietro.”
“Shinomiya”, sibilò
incrociando le braccia e frenandosi
dal tiragli uno schiaffo. “E sono qui per sentire cosa tu hai da dire su di noi.”
Il ragazzo alzò un sopracciglio e poi
ghignò.
“Come vuoi. Penso che siate soltanto dei
duellanti
mediocri in cerca della fama. Non eri in lizza per il titolo di blogger
dell’anno? Non ti bastava? Ovviamente no. E avete ben pensato
di costruirvi il
successo alla spalle del mondo. La scelta sarebbe dovuta cadere su
altro tipo
di duellanti.”
“Duellanti come te?”,
chiese Mai con tono derisorio, posando una mano sul fianco.
“Sì!”,
ribatté il ragazzo astiosamente. “Io sarei
stato cento volte meglio di voi. Avrei fatto piangere il Re del Mondo
Altrove,
lo avrei obbligato a fare quello che volevo io. Voi siete stati troppo
deboli e
ora paghiamo noi le
conseguenze.”
La Guerriera Viola avanzò ancora, ormai
a un passo dal
ragazzo, e gli rivolse uno sguardo carico di disprezzo.
“Il mondo dovrebbe ringraziare che tu non
sia stato
scelto.”
Il ragazzo ridusse le distanze tra di loro, la
furia
che brillava nel suo sguardo. Mai rimase impassibile. I loro sguardi si
incrociarono, nessuno dei due intenzionato a cedere.
“Viole, se sei qui per cercare
guai-”
“No.”, lo interruppe la
Guerriera Viola con voce
inflessibile. “Sono qui per avvisarti. Immagino che tu e le
tue arie siate
iscritti a questo torneo. Mi auguro che tu sia veramente
così forte come dici e
che non venga eliminato prima che sia io
ad incontrati. E, quando mi affronterai, ti farò rimangiare
ogni singola parola
detta su di noi, su Yuuki e su Dan.”
Si voltò e fece un passo. Poi
tornò a lanciarli
un’occhiata glaciale. “E io sono Shinomiya
Mai.”
E marciò verso l’uscita, senza
più degnarlo di uno
sguardo. Alcuni degli amici del ragazzo dovettero afferrarlo per le
braccia per
impedirgli di inseguirla.
“È una sfida, Maestra della
Luce?”, urlò alle sue
spalle. “Non vedo l’ora di poterti spazzare via.
Vedremo poi se avrai ancora
voglia di fare la voce grossa!”
Mai sbatté la porta dietro di
sé, evitata per un pelo
da Hideto e Kenzo che si erano subito messi alle sue calcagna. Il
brusio tornò
a riempire la stanza. I due ragazzi quasi riconcorsero
l’amica, che procedeva imperterrita
verso la terrazza lasciata poco tempo prima.
Hideto e Kenzo raggiunsero la ragazza nel momento
in
cui lei lanciò con poca grazia la borsa sulla panchina e
ruotava per incrociare
i loro sguardi, gli occhi che brillavano furiosi e i capelli che
sbattevano
contro le guance.
“Come osa!
Non abbiamo già ricevuto abbastanza fango? Non ci hanno
abbastanza derisi!
Mancava solo lui, quello schifoso, borioso, presuntuoso, arrogante
pallone
gonfiato!”, quasi ringhiò pronunciando le ultime
parole. Si voltò verso il
muretto e posò le mani contro il muro, piegando le dita.
“Gli farò vedere io.”
Hideto la affiancò e le posò
una mano sulla spalla.
“Mai, non è niente che non ci abbiano detto. Cosa
c’è di diverso?”
La ragazza chiuse gli occhi e scosse la testa.
Erano
diverse così tante cose per lei. Dan era morto. Yuuki era in
coma. Non riusciva
più a incassare in silenzio.
“È diverso”,
sussurrò.
Kenzo si avvicinò a sua volta.
“Però sei stata
fantastica. Ci hai veramente tolto le parole di bocca. Se avesse un
po’ di sale
in zucca, dovrebbe sperare di non duellare con te.”
“È stato uno spasso
osservarti”, aggiunse trattenendo
una risata il Guerriero Blu. “Mi hai ricordato i bei tempi di
Viole Mai.
Mancava solo un bel calcio rotante ben piazzato.”
Mai non riuscì a trattenere un sorriso
imbarazzato e
sentì le guance accalorarsi. Se era sincera, doveva
ammettere che quello sfogo
era stato soddisfacente e stranamente liberatorio.
“Credete che abbia esagerato?”,
domandò alzando la
testa, un sorriso angelico in volto. I due ragazzi scoppiarono a ridere.
“Forse sei stata troppo buona! Ma se ne
accorgerà. Ci
saranno tre Maestri della Luce in questo torneo: capirà cosa
vuole dire
combattere contro di noi.”
La risata si spense sulle labbra di Mai, sostituita
da
una linea grave. Il suo sguardo si diresse verso gli edifici oltre la
strada e,
dietro, il cielo.
“Se vi incontrerò sulla mia
strada, sarò costretta a
battervi. Sarò io a
fargliela
pagare.”
“Non saremo da meno”,
replicò giovialmente il
Guerriero Verde, ma con profonda determinazione.
Erano duellanti: sul terreno di gioco, non
c’era
amicizia che teneva. Si era avversari e fare del proprio meglio era
l’unico
modo per onorare quell’amicizia. E, come Hideto e Kenzo
avevano intuito, per
superare quell’ultimo scoglio a Mai era servita soltanto una
motivazione.
===============================================================================================
“Kenzo!”
Il ragazzino ignorò la voce di Mai,
sempre più vicina.
Sentiva ancora la risata di quell’individuo nella testa. Era
da tanto tempo che
non provava una tale delusione per un duello.
La terrazza si stagliava davanti a lui, ma
riuscì a
fare pochi passi prima che la ragazza lo raggiungesse e lo stringesse
tra le
braccia.
“Mi dispiace.”
Il Guerriero Verde non alzò le braccia,
rimanendo
immobile e faticando a trattenere lacrime di frustrazione.
“Non è giusto! Non meritavo di
uscire ai quarti. Non
doveva essere lui a
sconfiggermi.”
“Lo so”, sussurrò
Mai separandosi delicatamente da
lui.
Hideto li raggiunse in quel momento e
passò un braccio
attorno alle spalle dell’amico. “Hai avuto una mano
sfortunata. Sono cose che
capitano.”
Kenzo sospirò. “Forse, ma quel
tipo è anche bravo. Non
solo arie. Dovrete stare attenti.”
“Ti vendicheremo, Kenzo. Puoi starne
certo”, aggiunse
Mai sorridendo.
“Sarà sicuro uno di noi a
farlo”, proseguì il
Guerriero Blu tornando serio. “Anche se sarà solo
in finale.”
La Guerriera Viola trasalì e si
voltò repentinamente
verso di lui. “No.”
“Invece sì. Siamo io e te
nella seconda semifinale.”
Nessuno dei tre disse più nulla per
lunghi istanti. Hideto
allungò la mano. “Vinca il migliore.”
“Vinca il migliore”,
ripeté la ragazza annuendo con
determinazione.
===============================================================================================
Hideto fissava le persone che camminavano sulla
strada
sottostante, immaginando quali potessero essere le loro storie e il
motivo che
li avesse portati lì quel giorno.
La sconfitta gli bruciava e tanto; anche se
l’avversaria era stata Mai.
Lo sbruffone doveva star finendo il duello in quel
momento, sotto l’attento sguardo di Kenzo. Sarebbe stato
ironico, pensò trattenendo
una risata, se avesse perso, sfuggendo così alla furia della
Guerriera Viola.
Il ragazzo infilò le mani in tasca,
rendendosi conto
che forse era stato quello il motivo per cui aveva perso. Mai era stata
fin dal
primo momento più motivata, l’affronto preso
più a cuore. Era difficile
fermarla quando si metteva in testa un obbiettivo.
“Spero tu non te la sia presa.”
Sorrise sentendo la ragazza affiancarlo, entrambi i
loro sguardi diretti oltre il parapetto.
“Una sconfitta è una
sconfitta. Sopravvivrò”, replicò
con una scrollata di spalle. “Almeno mi consolo di aver perso
contro di te. Sei
stata favolosa. Un duello spettacolare.”
“Anche tu non sei stato da
meno.”
“Ma stavolta non è
bastato.”
I due ragazzi tacquero, lasciando che i rumori
della
città riempissero il silenzio al loro posto. Hideto si
voltò verso di lei.
“Sei la nostra rappresentate, ora. Duella
anche per
noi.”
“Contaci”, replicò
Mai con forza, annuendo
vigorosamente. Questo duello sarà
per
tutti voi. Mi batterò a nome vostro, a nome di Yuuki. E per
te, Dan. Vincerò.
Questa è una promessa.
===============================================================================================
Il salone era pervaso da un brusio carico di
tensione.
Tutti, partecipanti e spettatori, si erano ammassati attorno al tavolo
su cui si
sarebbe tenuto il duello finale. L’arbitro aveva fatto
lasciare uno spazio
attorno a esso e più volte si ritrovò a sgridare
o allontanare qualcuno del
pubblico che si era avvicinato troppo.
L’uomo controllò velocemente
l’ora ed estrasse dalla
tasca il foglio su cui poco prima aveva trascritto i dati dei due
finalisti.
Gli organizzatori del torneo avevano sperato avesse successo, ma non si
erano
certo aspettati di ritrovarsi inscritti ben tre
Maestri della Luce. Si sarebbe parlato di quel torneo.
“Sta per iniziare la fase conclusiva del
torneo che
decreterà il vincitore”, iniziò a
ripetere le solite frasi di rito, le stesse
che aveva ripetuto per tutto il pomeriggio. “Non sono ammesse
scorrettezze, i
mazzi dei duellanti devono rispettare l’attuale lista di
carte bannate e il
regolamento deve essere seguito in tutti i suoi punti. Si facciano
avanti i due
finalisti.”
Mai e il ragazzo si fermarono accanto alle sedie.
“Alla mia destra, Tanaka Shiro. Alla mia
sinistra,
Shinomiya Mai. Preparate il terreno di gioco.”
La Guerriera Viola scambiò un veloce
sguardo e un sorriso
con Hideto e Kenzo, riusciti ad accaparrarsi un buon posto per
assistere al
duello. Senza distogliere lo sguardo dall’avversario, prese
il proprio mazzo e
lo posò sul tavolo. Shiro, dalla parte opposta,
ricambiò in modo sprezzante. Appoggiando
il mazzo, si voltò verso i suoi amici che applaudivano e
fischiavano per fargli
da tifo, infastidendo e non poco gli spettatori al loro fianco.
“Pronti ad ammirare il futuro vincitore?
Vedrete che
sono io il più forte! Non Bashin”,
tornò a voltarsi e sorrise derisorio, “e non
certo tu, Shinomiya.”
“Vedremo”,
ribatté gelidamente Mai.
L’arbitro tirò fuori una
moneta e, messi d’accordo i
due ragazzi, la lanciò in aria. Il primo turno sarebbe
spettato a Mai.
“Duellanti, pronti a iniziare.”
'
'
'
'
'
'
Salve
a tutti! E ben ritrovati!
Come
ormai mi sto ritrovando a
ripetere dal primo capitolo, anche in questo caso tutto è
rimasto a grandi
linee lo stesso. Sento però di essere riuscita ancora meglio
a rendere
giustizia ai vari personaggi, rendendoli in un certo senso
più “vivi”, più loro
stessi… o almeno spero! Fatemi sapere se anche voi avete
questa impressione e
se sia riuscita effettivamente a migliorare le varie scene! Credo di
aver reso
anche meglio la situazione complicata che si è venuta a
creare dopo Gran RoRo
(eventi trattati nel mio Prequel) e che effetto possa aver avuto sui
Maestri
della Luce una volta ritornati dal futuro. E credo di aver reso ancora
più
odioso Shiro! XD
Comunque,
qualunque sia la vostra opinione, vi ringrazio per leggere
questi capitoli e se vi va passate a lasciarmi una recensione,
così da dirmi
cosa ne pensate!
A
presto, HikariMoon
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Capitolo 5
Yuuki si obbligò ad avanzare ancora,
anche se aveva la
fronte imperlata di sudore e i muscoli delle gambe che tremavano dallo
sforzo.
Fece ancora due passi, ma alla fine dovette appoggiarsi alla colonna
del
bungalow. Inspirò ed espirò, prima di spingersi e
afferrarsi alla sedia a un
passo da lui.
Era ancora così debole. Troppo
debole, recriminò lasciandosi scivolare sulla
sedia. Anche
se Reiko, o Elisabeth come preferiva farsi chiamare, i signori Nakano e
il
fisioterapista continuavano a ripetergli che il suo recupero aveva del prodigioso. Lui, che dopo neanche un
mese dal suo risveglio, non avrebbe dovuto essere stato in grado di
camminare
così a lungo, di fare le scale, di essere così
lucido.
Per lui non era abbastanza.
Era stato un anno
in coma. Un anno in cui aveva lasciato soli i suoi amici. Elisabeth era
stata
solo in grado di dirgli che Mai stava bene, che era in contatto con
lei, e che
tutti gli altri, anche Dan, si erano tenuti il più lontano
possibile dai
riflettori.
Strinse le mani a pugno, un lampo di furia
attraversò
i suoi occhi.
Kajitsu gli aveva chiesto di essere ancora il
Guerriero Bianco, ma come poteva essere di qualche utilità
in quello stato?
Come poteva credere ancora in lui, dopo non essere stato in grado di
salvarla?
Non era neppure riuscito a proteggere il suo ricordo.
Forse, il Re del Mondo Altrove aveva avuto ragione.
Sarebbe sprofondato nella disperazione e nel rancore, abbandonandosi
alla
solitudine e allo sconforto.
Afferrò il bordo del tavolo e
provò ad alzarsi,
interrotto a metà da una voce alle sue spalle.
“Yuuki, ancora. Lo sai che non ti devi
sforzare.”
Il ragazzo sospirò e tornò a
sedersi, mentre Elisabeth
occupò la sedia di fronte alla sua, il rimprovero evidente
nel suo sguardo. Lei
e la sua famiglia lo avevano accolto, senza chiedergli nulla: la loro
generosità non faceva che rendere ancora più
evidente la sua inutilità.
“Conosco i miei limiti. Non devi
preoccuparti.”
La ragazza strinse le labbra, per nulla convinta,
ma
perfettamente consapevole che su quel fronte non sarebbe mai riuscita
ad avere
la meglio su di lui. Non quando, dopo neanche due settimane, se lo era
ritrovato ai piedi delle scale sul punto di perdere i sensi dallo
sforzo: solo
per non dipendere dal loro aiuto o adoperare il montascale che usavano
i suoi
nonni.
“E chiamare i tuoi amici è
oltre questi limiti?
Sarebbero così contenti di sapere che stai bene!”
Yuuki sospirò e distolse lo sguardo,
osservando i
cespugli di rose in fiore. “Per cosa? Farmi vedere in questo
stato? È meglio
così.”
Elisabeth socchiuse le palpebre, sconcertata dalla
sua
testardaggine: gli ricordava terribilmente suo nonno e le sue storie di
samurai. L’onore davanti a tutto,
l’impossibilità di mostrarsi deboli.
Portò sopra
il tavolo la mano tenuta nascosta tutto quel tempo, posando con enfasi
il
proprio mazzo di carte.
“Allora ti sfido. Se vinco, si fa come
dico io.”
Yuuki alzò un sopracciglio, sorpreso e
non poco
divertito da quella nuova tattica. “Non dicevi di avere poca
esperienza? Sicura
di poter affrontare un Maestro della Luce?”
La ragazza spinse verso di lui il mazzo.
“Quanta
premura, Yuuki. O forse devo credere che il Guerriero Bianco abbia
paura di
perdere?”
I loro sguardi si incrociarono. Poi, il ragazzo
prese
il proprio mazzo, da cui non si separava mai, tenuto in una delle
tasche dei
pantaloni, e lo porse alla ragazza dopo aver tirato fuori due carte.
“Accetto la sfida, ma poi non dire che
non ti avevo
avvisata.”
===============================================================================================
Anche mentre mescolavano le carte, Mai e Shiro si
scrutavano, in cerca di punti deboli da poter sfruttare. La Guerriera
Viola si
sforzava di trattenere la rabbia che veniva alimentata dagli
atteggiamenti del
ragazzo. La sua non era sicurezza, era arroganza, era la convinzione di
poter
guardare tutti dall’alto in basso perché era in
grado di duellare a Battle
Spirits.
Provava quasi ribrezzo, a confrontarlo a Dan. I due
non avrebbero potuto essere più diversi. Il suo Dan amava
confrontarsi con gli
altri e nessuno avversario valeva meno, neppure il più
debole. Ogni duello
aveva per lui qualcosa di speciale.
“Allora, Viole”,
esordì con un ghigno. “Emozionata? Non tutti i
giorni si ha la possibilità di
affrontare il duellante più forte di tutti.”
Mai posò il mazzo di carte di Shiro.
Quel ragazzo
aveva la stessa presunzione del Re del Mondo Altrove: niente che
aiutasse a
renderlo meno odioso ai suoi occhi.
“Hai perfettamente ragione”,
replicò intrecciando le
mani appoggiate sul tavolo e sorridendo dolcemente. “Il
duello contro Dan avrà
sempre un posto speciale nel
mio cuore.”
Shiro sbatté il mazzo sul tavolo.
“Velenosi,
Shinomiya? Sei troppo carina per usare certi toni, anche se sei una
Maestra
della Luce.”
“Ma allora lo ricordi il nome”,
cinguettò allegramente
la ragazza riprendendo il proprio mazzo. “E io che credevo
fossi sordo
d’orecchi. Ascolta bene, allora”,
proseguì con tono gelido, “le apparenze
ingannano e lo scoprirai presto. Non pensare di potermi addolcire con i
tuoi
insulsi complimenti.”
“Carina, nessuno ti ha insegnato che non
si rifiuta
mai un complimento?”
“Non sono solita accettarli da chi li
unisce alle
offese”, fu l’immediata risposta della ragazza,
intenta a mescolare le proprie
carte.
“Offese?”, Shiro
scoppiò a ridere, mescolando a sua
volta il proprio mazzo. “Che brutta opinione che hai di me.
Sono certo che
conoscendomi, mi apprezzeresti di più.”
“Ne dubito. Conoscendoti, la mia opinione
potrebbe
solo che peggiorare. Come del resto la tua su noi Maestri della
Luce.”
Mai posizionò sul terreno il mazzo di
carte e iniziò a
sistemare i nuclei, cinque vite e quattro nella riserva. Il ragazzo le
lanciò
un’occhiata furiosa, sbattendo il mazzo sul terreno e facendo
tremare i nuclei.
“Mi sono stufato, Shinomiya. Volevo
essere gentile, ma
vedo che con te è inutile. Non sperare di ricevere alcuna
pietà.”
“Ottimo, perché tu non ne
avrai da parte mia. Ho
tenuto in serbo proprio per questo duello una carta molto
speciale.”
“Che paura!”,
sbottò Shiro sistemando l’ultimo nucleo.
“L’amichetta di Bashin alza la cresta
e pensa che essere stata una Maestra della Luce la renda più
forte.”
“Scoprirai a tue spese quanto io sia
forte”, sibilò
Mai estraendo dal mazzo le sue prime quattro carte.
Shiro aprì la bocca per controbattere,
ma venne
interrotto dall’arbitro che tossì per attirare la
loro attenzione. L’uomo
incrociò i loro sguardi con un sopracciglio alzato. Tutto
attorno, il brusio
non accennava a diminuire e più di qualcuno sembrava pronto
a scommettere su
chi dei due sarebbe uscito vincitore. Il ragazzo sbuffò e
prese le proprie
quattro carte.
“Duellanti, se permette, dovrebbe
iniziare un duello.
Risolvete i vostri dissapori alla fine del torneo.”
(TURNO 1)
“Saranno le mie carte a parlare. Fase
Inziale. Fasi
d’Acquisizione.”
Mai acquisì la quinta carta e la
aggiunse con gesto
rapido alla mano. Per un fugace istante, si ritrovò a
chiudere gli occhi. Era
da quasi un anno che non duellava a Battle Spirits, ma sembrava che il
tempo
non fosse passato. L’emozione, l’energia che aveva
sentito allora, era di nuovo
dentro di lei: come a Gran RoRo, come nel futuro.
Le sembrava quasi di essere sul terreno di gioco.
Sentiva quasi la stoffa dell’uniforme, il duro metallo sotto
ai piedi e l’aria
carica di tensione del terreno di gioco.
Mai sorrise impercettibilmente e aprì di
scatto gli
occhi. Non poteva perdere.
“Fase
Principale: evoco Balam,
Guerriero delle Tenebre di livello 1.”
Posizionò la carta sul terreno,
spostando l’unico
rimastole dopo aver pagato il costo. Balam era
davanti a lei, pronto a combattere. Mai alzò lo sguardo e
lanciò la propria
sfida.
“Prego, a te la mossa.”
(TURNO
2)
Shiro sorrise con sufficienza. “Mi sarei
aspettato
qualcosa di più da te, Maestra della Luce. Fase Inziale,
Fase dei Nuclei.”
Aggiunse il quinto nucleo, sicuro della propria
strategia, sicuro di poter avere la meglio su di lei, come
c’era riuscito con
l’altro Maestro della Luce.
“Ti faccio vedere io di
cos’è capace un grande
duellante. Fase d’Acquisizione.”
Mai rimase impassibile e il ragazzo
pescò bruscamente
la quinta carta.
“Fase Principale: evoco Automa
di Pietra di livello 2. Fase di Attacco: Automa
di Pietra attacca.”
Shiro ruotò la carta in orizzontale. Mai
non esitò ad
allungare la mano verso i nuclei delle vite: si era aspettata una
strategia
aggressiva.
“Rispondo con la vita.”
Il ragazzo
sogghignò. “Effetto Sgretola
di Automa di Pietra:
perdi un numero di carte pari al
livello del mio spirit. Dì addio a due carte del tuo
mazzo.”
La ragazza non fece una piega. Spostato il nucleo
nella riserva, prese le prime due carte dal mazzo e le mise negli
scarti: Energia Big Bang
e Strega
Malefica. Sorrise, nonostante tutto, immaginandosi il
guscio blu che
l’avrebbe avvolta sul vero campo di gioco e
l’impatto della vita che veniva
distrutta. Era solo un piccolo sacrificio che l’avvicinava di
più alla
vittoria.
“Il mio turno
termina qui. Voglio proprio vedere cosa farai ora, Shinomiya.”
(TURNO 3)
“Fase Inziale”,
esordì con tono deciso Mai, “Fase dei
Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di Recupero.”
La ragazza eseguì un’azione
dopo l’altra,
istintivamente. Una nuova carta venne aggiunta alla sua mano e nella
riserva
erano pronti cinque nuclei.
“Fase Principale: evoco Rotosauro
di primo livello ed elevo Balam al
livello 3. E ora, Fase di Attacco: Balam, Guerriero
delle Tenebre attacca!”
Ruotò la carta senza abbassare lo
sguardo, incrociato
con quello dell’avversario. Quest’ultimo
scrutò per un secondo il proprio
terreno e la propria mano. Poi, spostò un nucleo delle vite.
“Rispondo al tuo attacco con la vita.
Soddisfatta?”
Mai si posò allo schienale, sorridendo
freddamente. “È
solo l’inizio. Termino il mio turno.”
(TURNO 4)
Shiro, la mano già sopra il contenitore
dei nuclei, la
guardò derisorio. “Paura.
Fase
Iniziale. Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”
Guardò la carta appena pescata, una
magia. Non di
subito utilizzo, ma era certo che gli sarebbe stata utile a
fronteggiare le
mosse di Mai.
“Fase di Recupero: Automa
di Pietra torna pronto alla battaglia. Fase Principale:
evoco Muro Vivente
di livello 1 ed elevo Automa di Pietra al
livello 3. Fase d’Attacco: uso
entrambi i miei due spirit!”
Shiro ruotò le due carta. “Che
fai ora, Shinomiya? E
non dimenticare l’effetto Sgretola di Automa di
Pietra: perdi altre tre carte!”
La ragazza non lasciò trapelare
alcun’emozione, determinata
a non lasciargli alcun vantaggio. Ciclone
Fiammeggiante,
Ashtal
e Sarcofago
Trafitto si aggiunsero alle altre nei suoi scarti. Poi,
rispose ai due
attacchi.
“Blocco l’attacco di Muro
Vivente con Rotosauro
e rispondo
all’altro con la vita.”
Il piccolo
drago aveva punti battaglia inferiori e Mai lo spostò,
subito dopo aver
bloccato, negli scarti. Poi spostò un secondo nucleo dalle
vite. Shiro,
intanto, stava visibilmente gongolando.
“Termino il turno. In
difficoltà, eh? Sorpresa dalla mia
bravura?”
(TURNO 5)
Mai trattenne a fatica una risata. “Se
è tutto quello
di cui sei capace, ne hai di strada da fare per raggiungere il livello
di Dan.”
Soprattutto come persona, concluse
nella sua mente.
Non aspettò che lui replicasse.
“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di
Acquisizione
e Fase di Recupero: il mio Balam
torna
pronto all’attacco.”
Subito dopo, la ragazza posizionò sul
terreno l’ultima
carta pescata.
“Fase Principale: evoco Drago
della Pioggia di livello 1 e abbasso Balam
al primo livello. Quindi, attivo il nexus Tempio
a
Piramide.”
Avrebbe voluto che quell’arrogante la
vedesse, che la
sentisse: la piramide che emergeva dalla roccia, che si stagliava in
tutta la
sua bellezza contro il cielo, irradiando di luce rossa, la luce di Dan.
Alla
fine, era stato lui a tingerla dei suoi colori.
Mai abbassò il braccio, posandolo sul
tavolo. “Con
questo concludo. Prego, continua a
sorprendermi.”
“Paura di rischiare? Solo tre vite, ti
capisco.”
La ragazza si sistemò una ciocca di
capelli dietro
all’orecchio. “Non è ancora arrivato il
momento.”
(TURNO 6)
Shiro non ascoltò neppure la sottile
minaccia della
sua avversaria. Un turno dopo l’altro sarebbe riuscito ad
avere lui la meglio.
“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di
Acquisizione
e Fase di Recupero: entrambi i miei spirit si disimpegnano.”
Ruotò i due spirits e poi, con un
sorrisetto perfido,
prese la carta appena pescata e la dondolò davanti al suo
volto.
“Ora iniziamo a fare sul
serio”, esordì posando la
carta sul terreno. “Fase Principale: attivo il nexus Duello
ad Armi Pari e lo porto al secondo livello, abbassando al
secondo
livello Automa di
Pietra. Quindi Fase di
Attacco: sferro un attacco multiplo con entrambi i miei
spirit.”
Mai scrutò le possibilità
davanti a lei, rassicurata
di aver interpretato correttamente l’avversario: era uno
stile irruente, che
puntava ad annullare le carte dell’avversario senza prestar
attenzione a
nient’altro.
“Blocco l’attacco di Automa
di Pietra con Balam,
Guerriero delle Tenebre
e rispondo all’altro con la vita.”
“Non dimenticarti dell’effetto
dei miei spirit”,
proseguì il ragazzo con malcelata soddisfazione, euforico
nel vedere le due
sole vite di Mai e l’ennesimo spirit negli scarti. “Sgretola ti toglie due carte,
più altre tre carte per effetto del
nexus e grazie a Duello
ad Armi Pari posso
attivare l’effetto di Muro Vivente e
toglierti così altre due carte.”
Mai assecondò l’effetto senza
dire una parola e senza
abbassare lo sguardo neppure una volta. Ankillersauro,
Tempio Diroccato,
Drago
della Pioggia, Balam,
Guerriero delle
Tenebre, un altro Tempio Diroccato,
Schelevipera
e Balmung,
Dragone Rigenerato finirono negli scarti, riducendo
ulteriormente le
carte della ragazza.
“Concludo il turno”,
sbottò alla fine Shiro,
indispettito dal non aver ottenuto alcuna reazione dalla Maestra della
Luce
neppure in quel frangente. Voleva vederla tremare. “Attivo
l’effetto di Duello
ad Armi Pari: il mio Automa di Pietra
recupera. Voglio proprio vedere
che cosa farai per impedire di perdere al mio prossimo turno,
Shinomiya.”
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Yuuki finì di mescolare il proprio mazzo
e lo
posizionò sul tavolo. Elisabeth aveva già
sistemato anche il contenitore dei
nuclei.
L’attesa dell’inizio era
mescolata a una sensazione
strana. L’ultimo suo duello, prima di aver rischiato di
morire, prima del coma,
gli sembrava così recente. Gli sembravano passati solo pochi
giorni da quando
aveva giocato contro Dan, ma era passato più di un anno. Non
riusciva neppure a
pensare a che cosa dovevano aver provato i suoi amici, soprattutto se
come diceva
Elisabeth, lo avevano creduto morto per mesi.
Elisabeth posò a sua volta il proprio
mazzo e incrociò
il suo sguardo.
“Perché hai tolto delle carte,
prima?”
“Sono Hououga, Fenice
Implacabile e Ragna-Rock, Cavaliere Signore del Fato.”
La ragazza sgranò gli occhi.
“Non le vuoi usare?”
Yuuki distolse lo sguardo, prendendo le prime
quattro
carte del mazzo. “Non le userò più in
alcun duello.”
Erano troppi i ricordi legati a quelle carte,
troppo
legate alla sua amata sorella: usarle ne avrebbero sbiadito la memoria.
La ragazza abbassò a sua volta lo
sguardo, non
trovando nulla da poter dire. Ricordava ancora le parole di Mai.
“Chi inizia?”
La voce del ragazzo la fece trasalire e rialzare di
scatto la testa. “Cosa? Chi inizia? Beh, ti ho sfidato io.
Inizio io. Va
bene?”, domandò tutto in un fiato e con un vago
rossore che le tinse le guance.
Yuuki si limitò ad annuire. Elisabeth,
preso un
respiro nel tentativo di calmare l’eccitazione,
afferrò le prime quattro carte.
Non aveva mai affrontato un duellante forte come doveva essere un
Maestro della
Luce, che quasi sicuramente l’avrebbe sconfitta senza troppa
fatica. Non aveva
fatto molti duelli e basta. Ma doveva almeno provarci, fino alla fine.
(TURNO 1)
“Benissimo. Fase Iniziale e Fase di
Acquisizione.”
Aggiunse alla mano la carta appena pescata, la
prima
mossa già decisa.
“Fase Principale: attivo il nexus Frutti dell’Albero
della Saggezza al primo livello
e concludo il mio turno.”
(TURNO 2)
Yuuki rimase immobile, lo sguardo fisso sulla carta
appena evocata da Elisabeth. Dovette sforzarsi per non far tremare le
mani. L’ultima
volta che aveva visto quella carta era stato nel duello contro
Chlothar, quando
Kajitsu era ancora accanto a lui. E, davanti al suo sguardo, la rivide
al posto
di Elisabeth, stranamente non come allora, ma come bambina quando lui
le stava
appena insegnando a duellare.
Kajitsu
fissò attentamente le carte che aveva in mano,
con un’espressione così concentrata da sembrare
buffa. Poi l’espressione del
suo volto si distese; sorridendo soddisfatta posò
delicatamente una carta sul
campo da gioco e, nel farlo, il suo sguardo cercò quello del
fratello.
“Attivo…
Frutti dell’Albero della Saggezza.”
La bambina aveva messo
tutto il suo impegno per
pronunciare correttamente il lungo nome del nexus. Il ragazzino di
fronte a lei
sorrise.
“Ottima
mossa, brava sorellina.”
Il volto della bambina
venne illuminato da un sorriso
felice. “Grazie!”
“Yuuki?”
Il ragazzo trasalì, sbattendo le
palpebre, e il
ricordo si dissolse da davanti ai suoi occhi. Elisabeth lo guardava
preoccupata, già mezza alzata dalla sedia.
“Va tutto bene?”
Il Guerriero Bianco chiuse per un veloce istante
gli
occhi, la mano posata alla gamba che strinse a pugno. Un respiro dopo
aveva
ripreso il controllo di sé e, riaprendo gli occhi,
abbozzò un sorriso.
“Sto bene, non devi preoccuparti. Solo
quella carta”,
sospirò, “la usava sempre Kajitsu.”
Elisabeth tornò a sedersi, annuendo
senza saper cosa
rispondere. Per un attimo, aveva veramente avuto paura, lo sguardo di
Yuuki era
parso così lontano. Non aveva mai veramente pensato che
alcune sue carte
avrebbero potuto essere state usate da Kajitsu. Si sentiva
così stupida per non
averci pensato e aveva pure visto Hououga.
Aveva ammesso di essersi ispirata dal suo mazzo! Aveva voluto tirarlo
su di
morale, ma stava ottenendo il risultato opposto.
“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di
Acquisizione.”
Inserita la carta appena pescata tra quelle nella
mano, ne estrasse due e le posizionò sul terreno.
“Fase Principale: evoco Guerriero
Calibro e Supremo
Gugnir entrambi al
livello 1. Quindi, Fase di Attacco: attacco con entrambi i miei
spirit.”
Il ragazzo spostò orizzontalmente le due
carte.
Elisabeth sobbalzò, colta alla sprovvista dalla
velocità con cui Yuuki avesse
ritrovato la sua concentrazione e le avesse già sferrato un
attacco non
indifferente. Esitò per qualche istante di più,
prima di spostare la mano sulle
proprie vite.
“Rispondo ad entrambi gli attacchi con la
Vita. Grazie
all’effetto del mio nexus, ottengo altri due nuclei nella mia
riserva.”
Yuuki si posò sullo schienale della
sedia. “Termino il
mio turno.”
(TURNO 3)
Nonostante avesse sentito le sue parole, Elisabeth
rimase immobile, confusa. Era così evidente chi dei due
fosse quello con
l’esperienza, anche se lui non duellava da più di
un anno: lei era ancora
turbata dalla scoperta di star usando carte che erano legate a Kajitsu.
Per un
istante, si era pure illusa che non avrebbe infierito fin
dall’inizio, con lei
così alle prime armi.
Se voleva vincere, doveva impegnarsi di
più.
“Tocca a me: Fase Principale, Fase dei
Nuclei e Fase
di Acquisizione”, recitò tutto d’un
fiato. “Fase di Recupero e Fase
Principale.”
Elisabeth esitò sulla carta appena
pescata, indecisa
se evocare subito lo spirit. Alla fine, optò per due delle
carte che aveva già
in mano.
“Evoco Spirit Tanya al
primo livello e Gremly
al terzo. Quindi
elevo Frutti
dell’Albero della Saggezza al
livello 2.”
Cosa sarebbe successo se usando quelle carte avesse
peggiorato la situazione? La mente di Yuuki era ancora così
fragile, anche se
lui si era opposto a ulteriori aiuti. La mano le tremò e
chiuse gli occhi.
Doveva rimanere concentrata.
“Fase d’Attacco”,
riprese con gli occhi di nuovo
aperti. “Attacco con Gremly.”
Yuuki non esitò a spostare uno dei
nuclei delle sue
vite nella riserva. “Rispondo all’attacco con la
vita.”
La ragazza non riuscì a non sorridere:
il suo primo
attacco era andato a buon fine. Per l’euforia, fu quasi
tentata di attaccare di
nuovo ma viste le carte in gioco, preferì non rischiare.
“Termino il mio turno. Per
l’effetto di secondo
livello di Frutti
dell’Albero della Saggezza,
Gremly recupera.”
(TURNO 4)
Yuuki posò sul tavolo la mano con cui
teneva le carte
e la scrutò.
“Come mai hai deciso di non attaccare
anche con Spirit
Tanya? Io non avevo spirit con cui bloccare
e alla fine il tuo spirit avrebbe recuperato.”
La ragazza rise e alzò le spalle.
“Potevi usare una
magia e mettermi subito in svantaggio.”
“Pensi sia così
cattivo?”, replicò il Guerriero Bianco
senza riuscire a trattenere un sorriso divertito.
“Come se avessi cominciato piano, nel
primo turno”, lo
accusò puntandogli un dito contro.
“Avrò tempo i prossimi turni per
attaccare!”
Yuuki risollevò la mano: Elisabeth era
inesperta, ma
determinata, questo doveva concederglielo.
“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di
Acquisizione.”
Aggiunse la carta alla mano e si voltò
verso
l’avversaria. “Non hai iniziato male, per essere
una principiante. Ma ricorda
bene una cosa: ogni turno conta, anche il primo, e può
portarti alla vittoria
come alla sconfitta.”
La ragazza annuì.
“Fase di Recupero e Fase Principale:
elevo entrambi i
miei spirit al secondo livello. A te la mossa.”
(TURNO 5)
Elisabeth ripeté le parole di Yuuki
nella sua testa,
colpita che anche durante il duello le offrisse consigli per
migliorare.
Dimostrargli di essere all’altezza era solo uno stimolo per
impegnarsi ancora
di più. Gli avrebbe mostrato di essere una brava duellante.
“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di
Acquisizione.”
Aggiunse la nuova carta alla mano e, spostati i
nuclei
dagli scarti alla riserva, prese lo spirit che giù voleva
evocare il turno
precedente.
“Fase di Recupero e Fase Principale:
evoco uno dei
miei spirits preferiti, Angelia
della Luce
di livello 2. Per effetto dell’evocazione di Angelia
della Luce scopro un numero di carte pari al numero di
simboli gialli
presenti sul mio Terreno. Se tra esse c’è una
magia, potrò tenerla in mano. In
tutto sono tre.”
Una dopo l’altra, voltò le tre
carte: Pozione
Reale, Puntale
Lamato e Affaticamento.
Dopo averle
osservate per un istante, aggiunse la terza carta e
risistemò in cima al mazzo
le altre due. Elisabeth lanciò un’occhiata a
Yuuki, consapevole che quella
mossa aveva dato un vantaggio in più anche a lui. Per due
turni sarebbe dovuta
stare più attenta: il suo avversario avrebbe potuto
progettare una strategia
che tenesse in conto quelle carte.
Allungò una mano verso gli spirti
schierati, ma poi
esitò. Anche se in vantaggio di numero, i suoi spirit
esclusa Angelia
della Luce erano più deboli. Se voleva
attaccare, era quello lo spirit su cui avrebbe dovuto puntare.
Elisabeth si
preparò a dichiarare la Fase d’Attacco, quando
ricordò l’effetto di Supremo Gugnir:
se attaccava e bloccava con lui,
si sarebbe trovata con uno spirit in meno, rispedito nella sua mano. E
se lei
se n’era resa conto, dubitava che Yuuki non
l’avesse messo in preavviso.
“Termino il mio turno.”
(TURNO 6)
Yuuki si era quasi aspettato che la ragazza
attaccasse: era rimasto piacevolmente colpito da come avesse tenuto a
mente il
consiglio del turno precedente.
“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di
Acquisizione.”
Non perse tempo e, completate le operazioni
preliminari, avvicinò la mano agli spirit sul terreno.
“Passo direttamente alla Fase di Attacco
con Supremo Gugnir.”
Questa volta Elisabeth non esitò, decisa
a sfruttare
finché era possibile l’effetto di Frutti
dell’Albero della Saggezza per accumulare
nuclei utili per le sue mosse
future.
“Rispondo all’attacco con la
vita. Grazie al nexus,
ottengo un ulteriore nucleo nella riserva.”
Yuuki posò il braccio sul tavolo,
curioso di scoprire
quanto si sarebbe dimostrata abile.
“Termino il turno. Tocca a te,
Elisabeth.”
(TURNO 7)
La ragazza prese un profondo respiro e
guardò
determinata le carte nella propria mano. Era arrivato il momento di
agire,
prima che Yuuki pescasse ulteriori carte che lo avrebbero
avvantaggiato: aveva
tutte le carte necessarie per farlo.
“Molto bene. Fase Iniziale, Fase dei
Nuclei, Fase di
Acquisizione.”
Aggiunse la carta appena pescata senza neanche
guardarla, ben sapendo quale fosse. Era un’altra la carta con
cui dare inizio
ai giochi.
“Evoco Amenborg di
livello 2. Quindi, utilizzo la carta magia Astro
della Velocità, abbassando Amenborg al
primo livello e Gremly
al secondo. Durante
questo turno, ogni volta che infliggerò danno alle tue vite,
otterrò due nuclei
nella mia riserva.”
Yuuki alzò un sopracciglio e sorrise.
Elisabeth spostò
la mano su Angelia
della Luce.
“Comincio la mia Fase di Attacco con Angelia della Luce.”
La risposta del Guerriero Bianco fu immediata.
“Rispondo all’attacco con la vita.”
Elisabeth esultò interiormente,
sforzandosi di
mantenere un’espressione neutrale: dopotutto, la fase era
appena iniziata.
Passò subito al secondo spirit.
“Attacco con Amenborg.
E utilizzo l’Azione Lampo: carta magia Affaticamento.
Grazie al suo effetto, devi avere un numero di spirit impegnati pari a
quelli
presenti sul mio terreno. Guerriero
Calibro viene
impegnato.”
Yuuki spostò in orizzontale
l’unico spirit che avrebbe
potuto usare nella fase di blocco senza battere ciglio.
“Rispondo all’attacco con la
vita.”
La mano di Elisabeth era già sul suo
terzo spirit.
Esitò solo un istante, alternando lo sguardo tra le proprie
carte e il terreno
di Yuuki. Aveva in mano Pozione
Reale:
poteva vincere, ne era convinta
“Attacco con Gremly!”
Il Guerriero Bianco prese tranquillamente una carta
dalla propria mano e la voltò verso l’avversaria.
“Azione Lampo: utilizzo la carta magia Cortina Nebulosa.
Durante questo turno Gremly
non potrà infliggere danni alle mie
vite.”
La ragazza sbuffò prima di poterlo
evitare: c’era
andata così vicino. Si sarebbe dovuta aspettare che non si
sarebbe fatto
battere facilmente.
“Come vuoi. Allora attacco con Spirit Tanya e
utilizzo l’Azione Lampo.”
Rivolse un sorriso trionfante verso il ragazzo e
rivelò
la carta tenuta in serbo dall’inizio di quel turno.
“Carta magia Pozione Reale:
Amenborg e
Gremly
vengono disimpegnati.”
“Rispondo all’attacco con la
vita.”
Elisabeth posò la mano su Amenborg:
era la mossa decisiva. Poteva vincere. Il suo sorriso si
allargò ancora. Stava
per vincere.
“Attacco un’altra volta con Amenborg
che colpisce la tua ultima vita!”
Yuuki sorrise e, con gesto sicuro, prese una carta
tra
le dita. Il sorriso della ragazza si spense.
“Azione Lampo: utilizzo la carta magia Potente Elisir e
uso nuclei anche da Supremo
Gugnir per pagarne il costo. Grazie al suo
effetto, sposto due nuclei dalla riserva alle mie vite.”
Elisabeth rimase a bocca aperta, la mano ancora
ferma
sullo spirit. Aveva sottovalutato le carte che il ragazzo aveva in mano.
“Rispondo all’attacco con la
vita”, proseguì agilmente
rispostando uno delle vite appena ottenute.
La ragazza sbuffò e incrociò
le braccia. “Fortuna che non
duellavi da tanto tempo.”
Yuuki scosse la testa. “Non essere
negativa. È stato
un ottimo turno e mi hai messo in difficoltà.
Un’altra regola di Battle Spirits
è non cantare mai vittoria troppo presto.”
“Grazie della dimostrazione
pratica”, ribatté alzando
gli occhi al cielo, anche se un timido sorriso tornò di
nuovo a piegare le sue
labbra. “Termino il mio turno. Per effetto di Frutti
dell’Albero della Saggezza i miei spirits
recuperano.”
*
*
*
*
*
*
*
Salve
a tutti!
I
duelli sono iniziati e voglio credere di essere riuscita a rendere
ancora meglio le personalità dei duellanti coinvolti. Sono
riuscita a rendervi
ancora più odioso Shiro?
Non
voglio dilungarmi molto, andrei a ripetere quanto già detto
nelle
scorse note, quindi mi limito a ringraziare chi legge ed esortarvi come
sempre
a lasciarmi una recensione per dirmi cosa vi sembra di questo capitolo
e questa
storia, soprattutto in confronto alle vecchie versioni.
A
presto, HikariMoon
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Capitolo 6
Finale del torneo di
Battle Spirits: si affrontano
Mai, che usa carte rosse e viola, e Shiro, che ha impiegato carte blu.
Nel
corso dei primi sei turni, Mai ha perso tre vite mentre Shiro soltanto
una.
Dopo l’ultimo attacco del ragazzo, che ha portato le carte
scartate dal mazzo
di Mai a dodici, sul terreno della ragazza sono rimasti solo Drago
della
Pioggia e il nexus Tempio a Piramide. Ha ora inizio il settimo turno.
(TURNO 7)
Mai ignorò completamente la provocazione
dell’avversario: ci voleva ben altro per farla arrendere. In
Battle Spirits
bisognava anche aspettare, prima si sferrare un contrattacco.
“Fase
Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”
Mai vide la carta appena pescata e un sorriso
sicuro
inarcò le sue labbra, grata delle carte scartate.
“Ora, Fase Principale.”
Riusciva quasi a vederla, l’aura viola
percorsa da
fulmini dorata che l’avrebbe avvolta se fosse stata
lì, sul campo di battaglia.
Poteva quasi immaginare di ruotare su sé stessa, di spingere
la mano verso il
cielo, i fulmini che si sprigionavano dalla carta stretta tra le sue
dita.
Terra trema, squarciati
cielo.
“Evoco Siegwurm,
Possente Dragone Imperatore del Tuono al livello
1.”
Se chiudeva gli occhi, se si isolava dalla folla
che
la circondava, udiva distintamente il fragore dei fulmini e il potente
ruggito
del drago che aveva evocato. Per un fugace istante, ebbe
l’impressione che le
ciocche dei suoi capelli si muovessero, sferzate dalle ali squamate del
drago
che si sarebbe posizionato davanti a lei.
Avrebbe voluto che Dan la vedesse.
Il suo show stava per iniziare.
“Quindi elevo Drago
della Pioggia al terzo livello.”
Mai spostò un nucleo sullo spirit e
subito le sue dita
tornarono a sfiorare le carte che aveva in mano.
“A
questo punto, elevo al secondo livello Tempio a Piramide e
utilizzo la carta magia Carta
in Più. Acquisisco
due carta dal mazzo e ne scopro una terza: se è uno spirit
rosso posso
aggiungerlo alla mia mano.”
Eseguì ogni mossa senza esitazione,
spostando
rapidamente carte e nuclei. Shiro la fissò intensamente,
quasi sperando che ciò
bastasse per scoprire quali carte avrebbe pescato. Era ovvio a tutti
che lo
spirit appena giocato avesse un ruolo fondamentale nella sua strategia,
ma il
ragazzo era più attento a quelle che sarebbero state le sue
mosse successive e
quanto impattò avrebbe potuto avere la distruzione di Siegwurm.
Dalla sua aveva il vantaggio delle vite.
Mai girò la terza carta, Rotosauro,
e Shiro borbottò qualcosa sulla fortuna sfacciata di quella
ragazza.
“Con questo termino il mio
turno.”
(TURNO 8)
Shiro ghignò divertito, ritrovandosi a
essere deluso
dal turno dell’avversaria. Con tutto quello che aveva
decantato, si era
aspettato molto di più. La mossa della ragazza non aveva
senso: perché evocare
spirit chiave se poi non li si usava?
“Mi aspettavo di più. Fase
Iniziale, Fase dei
Nuclei e Fase di Acquisizione.”
Se quella era la strategia della Maestra della
Luce, non
avrebbe fatto altro che semplificargli la vittoria. Avrebbe dimostrato
a tutti
la propria superiorità. Aggiunse la carta spirit appena
pescata alla mano,
tenendola in disparte per l’occasione giusta.
“Bene, Fase Principale:
elevo Automa di
Pietra al terzo livello e Muro Vivente al
secondo grazie ai nuclei di Duello
ad Armi Pari che abbasso al livello 1.
Passo alla Fase di Attacco: Automa
di Pietra colpisce
con l’effetto Sgretola.”
Mai spostò orizzontalmente Drago
della Pioggia senza la più minima esitazione.
“Blocco
con Drago della Pioggia.”
Shiro la guardò trionfante mentre
spostava lo spirit
negli scarti e iniziava a scartare le carte del mazzo. Cattedrale Purpurea,
Balmung, Dragone Rigenerato, Danza
Macabra e infine
Berit, Artigli Micidiali furono
le vittime di quel turno. Un mormorio di sorpresa serpeggiò
tra la folla di
ragazzi assiepata ad assistere.
“Maestra
della Luce, se non fai qualcosa, perderai il tuo
mazzo prima di poter reagire.”
(TURNO 9)
“Preoccupati
per te, a me ci penso da sola”, ribatté Mai per
nulla intimorita dalle sue parole. Aveva fiducia nelle proprie carte e
nella
propria strategia.
“Fase
Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”
E
lui la stava aiutando, dandole la possibilità di mettere
al suo posto tutti i tasselli. Avrebbe sferrato l’attacco
definitivo, ma solo
al momento giusto: sapeva esattamente come voleva sconfiggerlo. Mai
aggiunse
una nuova carta alla mano e l’osservò soddisfatta.
“Fase
Principale: evoco Rotosauro di
livello 1 ed elevo Siegwurm al
secondo. Attivo
quindi il nexus Cattedrale
Purpurea.”
Il
nexus andò ad affiancare quello già attivato in
precedenza. Non era sicura di poter usare il suo effetto, ma era la sua
gemma
che più le interessava.
“Utilizzo
la carta magia Carta in
Più”, proseguì sorridente.
“Ricordi, vero, l’effetto?”
Shiro
rimase in silenzio, rivolgendole uno sguardo rabbioso.
Mai pescò le prime due carte e rivelò la terza.
“Ankillersauro, uno spirit
rosso che posso tenere.”
La
Guerriera Viola spostò la mano sugli spirit disposti sul
suo terreno: era arrivato il momento di farsi un’idea delle
carte che il suo
avversario aveva nella mano.
“Fase
d’Attacco: Siegwurm,
Possente
Dragone Imperatore del Tuono colpisci con Impatto
Devastante.”
L’obbiettivo
era ovvio, per Shiro: eliminare uno degli spirit
che le stavano assottigliando il mazzo. Sperava solo che la ragazza non
pensasse bastasse così poco per metterlo alle strette.
“Blocco
con Muro Vivente e
Azione Lampo: utilizzo la carta magia Martello
Magico pagando il costo anche da Automa di
Pietra. Grazie a essa il mio spirit ottiene 3000 punti
battaglia per un
totale di 8000 battaglia!”, esordì per poi
ghignare. “Oh, guarda: il tuo Siegwurm
ne ha solo 6000. Peccato ci saluti così
presto.”
Mai
alzò gli occhi verso l’alto, stanca di stare ad
ascoltarlo mentre si vantava.
“Lieta
che la pensi così. Attivo l’effetto di secondo
livello di Tempio a Piramide:
rinunciando ad una
delle mie vite-”, ribatté spostando il nucleo nel
contenitore al centro del
tavolo, “-posso far tornare disimpegnato sul campo da gioco
un mio spirit con Impatto Devastante distrutto
durante
questo turno. Siegwurm,
Possente Dragone Imperatore del
Tuono torna quindi sul mio terreno.”
Shiro
strinse i denti e sbatté il pugno sul tavolo, facendo
sussultare il pubblico e l’arbitro che gli lanciò
un’occhiataccia: si era
completamente dimenticato del nexus e, così facendo, la
ragazza era riuscita a
fargli sprecare la carta magia. Per un brevissimo istante, si vide come
un topo
braccato da un gatto che si divertiva a stuzzicarlo.
Doveva
concludere quel duello, prima che la Maestra della
Luce riuscisse a innervosirlo.
“Non
ti basteranno simili trucchetti per vincere. Sono
ancora io in vantaggio, Shinomiya: ti resta solo una vita. Non mi
sarà
difficile eliminarla.”
Mai
posò il mento sulla mano. “Come credi. Termino il
mio
turno.”
(TURNO 10)
Shiro
odiava il
tono sicuro che la ragazza usava ogni volta, anche se lui aveva molte
più
possibilità di vincere di lei: non aveva alcun diritto di
essere così calma.
Era lui ad avere le redini del gioco, sarebbe stato lui il gatto,
avrebbe vinto
lui.
“Fase
Inziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”
La
nuova carta rinvigorì la convinzione di trionfare, ma una
diversa strategia prese forma nella sua mente. Se Mai voleva
distruggere gli
spirit che le assottigliavano il mazzo, le avrebbe dato quello che
voleva.
“Fase
di Recupero e Fase Principale: abbasso Muro Vivente al
livello 1. Evoco quindi Segugio
Preistorico al livello due ed elevo Automa di Pietra al
secondo.”
Ghignò;
sarebbe caduta nella sua trappola. “Fase di Attacco:
Automa di Pietra colpisci
con l’effetto Sgretola.”
Come
si era aspettato, Mai spostò le carte negli scarti, Strega Malefica e
Telescopio
Killer, e poi portò subito la mano sul terreno.
“Blocco
con Siegwurm, Possente
Dragone Imperatore del Tuono.”
Shiro
trattenne la risata di scherno che gli salì dalla
gola.
“Azione
Lampo: utilizzo la carta magia Fuoco
della Vittoria. Distruggo Rotosauro
e il nexus Tempio
a
Piramide. Hai avuto troppa premura di eliminare il mio
spirit!”,
proseguì gongolante. “La tua mossa ti si
è ritorta contro. Ora sei completamente
scoperta.”
Ma
la ragazza non tradì alcun’emozione e
portò negli scarti le
due carte distrutte.
“È
arrivata la tua fine, Shinomiya. Segugio
Preistorico attacca!”
Shiro
incrociò lo sguardo della ragazza, desideroso di
godere della sconfitta che vi si sarebbe fatta largo, spazzando via la
maschera
di tranquillità che aveva avuto fino a quel momento. Invece,
Mai tornò a posare
il mento sulla mano e i suoi occhi brillarono di divertimento.
“Oh,
Shiro, nessuno ti ha mai detto che ci si brucia a
giocare con il fuoco? Azione Lampo.”
E
ruotò la carta stretta tra le dita. Il ragazzo
gelò e
sbiancò vedendola, consapevole di aver una seconda volta
sottovalutato la
strategia della Guerriera Viola: era inevitabile che lei avesse magie
con cui
contrastare le sue mosse.
“Carta
magia Fuoco della Vittoria:
pagando il costo necessario anche da Siegwurm,
che abbasso al livello 1, Muro
Vivente e Segugio
Preistorico vengono distrutti.”
Shiro
strinse le labbra e spostò furiosamente i due spirit,
le mani che fremevano dalla rabbia. Capiva, ora, il gioco della sua
avversaria:
deriderlo, metterlo in ridicolo. Strinse
la mano a pugno e la posò sul tavolo, lanciando
un’occhiata carica d’odio verso
di lei.
“Termino
il mio turno.”
(TURNO 11)
Mai
vide l’istante in cui la convinzione del suo avversario
cominciò a cedere. Le avrebbe anche fatto pena, non fosse
che per uno come lui
non aveva una briciola di commiserazione da sprecare: che provasse la
vergogna
di non essere il migliore.
“Fase
Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”
Dopo
aver pescato la carta, Mai fu pronta a chiamare in
scena un altro degli attori principali, in attesa dei veri protagonisti.
“Fase
di Recupero e Fase Principale”, proseguì puntando
il
suo sguardo su quello dell’avversario. Sorrise e
immaginò la luce bianca e
viola che l’avrebbe avvolta.
“Evoco”,
l’oscurità
purpurea, il campione dell’Attacco tenebra: mostrati a noi,
“Belzebeat
dei Sette Shogun al livello 2.”
Posizionò
la carta accanto a Siegwurm,
godendo della sorpresa dell’avversario che doveva aver
creduto che il dragone
fosse il suo spirit chiave. Avrebbe scoperto presto quanto si fosse
sbagliato.
“Attivo
l’effetto di Belzebeat:
quando evocato, posso riportare senza costo sul mio terreno dai miei
scarti un
numero di spirit con Attacco Tenebra il
cui costo totale non sia superiore a 13.”
Mai
sfogliò con studiata lentezza le carte negli scarti,
estraendone infine una che posizionò sul terreno con un
nucleo sopra: Balam,
Guerriero delle Tenebre, richiamato dal suo
condottiero. Con una mossa aveva annullato il tanto decantato vantaggio
di
Shiro.
“Rievoco
uno dei mie Balam
al
primo livello.”
Avrebbe
potuto vincere, era certa che non sarebbe riuscita a
contrastarla. Shiro stava appena registrando che lei non avesse evocato
anche
il secondo Balam negli
scarti e lo vide
stringere le mani a pugno. Avrebbe potuto vincere, ma non era
così che doveva
succedere.
“Molto
bene. Con questo termino il mio turno.”
(TURNO 12)
Il
silenzio, in cui la folla era scivolata da diversi turni,
svanì in un battito di ciglia. Il brusio riempì
la stanza, un misto di sorpresa
e confusione, che si rifletteva sui volti di tutti,
dall’arbitro agli stessi Hideto
e Kenzo. Quest’ultimi, nonostante si fidassero ciecamente di
lei, non potevano
non sorprendersi: Mai aveva avuto una chiara possibilità di
vittoria.
Ma
nessuno più di Shiro era rimasto sconcertato dalle parole
della ragazza: lo aveva avuto in pugno, ma si era fermata. Una furia
cocente
ribollì dentro di lui; lo stava deliberatamente mettendo in
ridicolo, voleva
mostrare a tutti che lui non era una vera minaccia, che poteva batterlo
quando
e come voleva.
Non
avrebbe concesso alcuna pietà.
“Ora
basta, Maestra della Luce: con questo hai superato il
limite!”, sbraitò, “la pagherai cara.
Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di
Acquisizione.”
Prese
di scatto la prima carta del mazzo e, guardatela
appena, la sbatté contro il tavolo, subito seguita da una
seconda.
“Fase
Principale: evoco Iguanasauro di
secondo livello ed evoco Drago
Bicefalo di
livello 2!”
Doveva
distruggerla, umiliarla, a qualunque costo. Valutò i
costi necessari e i nuclei disponibili e si rese conto di non poter
evocare
anche l’altro spirit con cui le avrebbe dato il colpo di
grazia. Anche se avere
davanti l’espressione serena e quasi divertita di Mai lo
mandava su tutte le
furie, attaccare in quel momento sarebbe stata una mossa suicida.
Doveva
aspettare ancora un turno, tutto quello che gli serviva; e avrebbe
vinto, in un
modo o nell’altro.
Si
posò pesantemente contro lo schienale. “Termino il
mio
turno. Preferisco godermi lentamente la tua sconfitta.”
Perché
lei avrebbe perso: doveva essere così.
===============================================================================================
Casa Nakano: il duello
tra Elisabeth, con un mazzo verde e giallo, e Yuuki, con un mazzo
bianco,
prosegue. Nel corso dei turni, la ragazza ha tentato più
volte di sferrare
l’attacco definitivo, venendo però ogni volta
contrastata dalle magie bianche.
Sul terreno di Elisabeth ci sono quattro spirit, su quello di Yuuki
solo due.
Ha ora inizio l’ottavo turno.
(TURNO 8)
Yuuki
si stava divertendo, anche se lo nascondeva dietro una
maschera di impassibilità. Elisabeth si era dimostrata molto
meno sprovveduta
di quanto gli avesse fatto credere e con una determinazione che
sopperiva
all’inesperienza. Se si concentrava sul duello, riusciva
almeno per un attimo a
ignorare i propri pensieri: qualcosa che non si era aspettato potesse
succedere.
“Fase
Inziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase
di Recupero.”
Fissò
la nuova carta, un sorriso amaro che piegò le sue
labbra al pensiero di cosa avrebbe dovuto significare.
Il re dei ghiacciai
perenni.
Il simbolo dell’estinta
famiglia reale.
“Fase
Principale. Ora tocca a me evocare uno dei miei spirit
preferiti, Walhalance
dalla Corazza Indistruttibile
di livello 2.”
Riusciva
a vederli davanti a sé, i fulmini che sferzavano il
terreno e vi aprivano uno squarcio, la colossale piramide di ghiaccio
scintillante che ne sarebbe uscita. E, da essa, sarebbe emerso in tutta
la sua
maestosità lo spirit dall’armatura
d’argento e oro.
Ma
erano sulla Terra.
Elisabeth,
oltre al tavolo, strinse con più forza le dita
sulle carte, ben consapevole della potenza di quello spirit.
“Fase
di Attacco: Walhalance
attacca.”
“Rispondo
all’attacco con la vita”, fu la pronta risposta
della ragazza.
Yuuki
sorrise. Per quel turno non avrebbe azzardato altri
attacchi: il colore bianco era anche saper aspettare, in attesa che
l’avversario scoprisse il suo punto debole.
“Concludo
il mio turno. A te la mossa.”
(TURNO 9)
Elisabeth
si era sempre immaginata che si sarebbe sentita
intimorita, quando Yuuki avesse evocato i suoi spirit chiave. Invece,
turno
dopo turno, sentiva una carica di adrenalina sempre più
forte, un entusiasmo
che mai prima di quel giorno aveva provato durante un duello. Era una
sensazione bellissima.
“Fase
Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase
di Recupero.”
Avendo
già visto la prima carta del mazzo, la posò sul
terreno subito dopo averla pescata.
“Fase
Principale: evoco Puntale
Lamato al livello 2 ed elevo Angelia della
Luce al terzo livello, Amenborg e Gremly al
secondo.”
Strinse
una nuova carta tra le dita e inspirò profondamente.
Doveva crederci: poteva vincere.
“Utilizzo
la carta magia Inverti
Mano. Grazie a essa, scarto le carte in mio possesso e ne
acquisisco di
nuove, pari al numero delle carte nella tua mano.”
Sorrise
spostando la magia negli scarti, l’ultima carta che
avesse in mano. Subito pescò le prime tre carte del mazzo,
incrociando
mentalmente le dita. Il sollievo fu evidente sul suo volto e subito nel
suo
sguardo brillò nuova determinazione. Elisabeth
portò la mano su uno degli
spirit, ruotandolo in orizzontale.
“Fase
d’Attacco: Angelia
della
Luce attacca.”
Yuuki
impegnò uno dei suoi spirti. “Blocco
l’attacco con Guerriero
Calibro.”
Se
non fosse stato troppo imbarazzante, Elisabeth si sarebbe
messa a saltare sulla sedia. Invece, si limitò a estrarre
una delle carte della
mano, rivelandola con un sorriso soddisfatto.
“Proprio
quello che volevo. Azione Lampo: utilizzo la carta
magia Piedi Alati.
Grazie al suo effetto, il
mio spirit non può essere bloccato dai tuoi spirit con
livello uguale o
inferiore. Angelia
della Luce colpisce
perciò una delle tue vite!”
Il
Guerriero Bianco alzò un sopracciglio, positivamente
colpito da quella mossa. Spostò una delle vite nella riserva.
“Il
mio attacco non finisce qui”, proseguì con foga la
ragazza. “Non potrai bloccare tutti i miei spirit. Puntale
Lamato attacca!”
Ma
Yuuki sorrise e l’entusiasmo di Elisabeth scemò.
“Azione
Lampo: utilizzo la carta magia Bufera Impenetrabile.
Durante questo turno le mie
vite non possono subire più di un attacco.”
Elisabeth
scivolò contro lo schienale con gli occhi sgranati:
aveva completamente ribaltato la situazione, come se si fosse aspettato
una
mossa del genere dall’inizio del duello.
Era
la punizione per aver scordato che lui era stato un
Maestro della Luce. Sbuffò e incrociò le braccia.
“Attivo
l’effetto Raggio
di Luce di Angelia
della Luce e riprendo
dagli scarti Piedi
Alati. Concludo il mio
turno e utilizzo l’effetto di Frutti dell’Albero
della Saggezza di secondo livello: i miei spirits tornano
disimpegnati.”
(TURNO 10)
Yuuki
comprendeva la delusione di Elisabeth. Lo aveva
sfidato per distoglierlo dai suoi pensieri, per convincerlo a cercare
il
supporto degli amici. Ma era pur sempre un duello di Battle Spirits. Se
voleva
rispettare l’impegno con cui la ragazza stava combattendo,
lui non poteva
essere da meno.
“Fase
Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase
di Recupero.”
Per
quel turno, decise di non evocare nuovi spirit.
“Fase
Principale: elevo Supremo
Gugnir e Guerriero
Calibro al secondo
livello e Walhalance
al livello 3.”
Elisabeth
si rizzò sulla sedia, lanciando un rapido sguardo
sui propri spirit.
“Fase
di Attacco: attacco con Walhalance
dalla Corazza Indistruttibile e utilizzo il suo effetto di
livello 3.
Tutti i tuoi spirit con 4000 punti battaglia o meno vengono
distrutti.”
Nonostante
avesse già saputo l’effetto, la ragazza
esitò per
un istante prima di spostare meccanicamente negli scarti Spirit Tanya, Gremly e
Amenborg.
Mordendosi un labbro, portò la
mano su uno degli unici due spirit rimastole.
“Blocco
con Angelia della
Luce.”
“Attacco
con Supremo Gugnir.”
“Blocco
con Puntale Lamato”,
replicò con nuovo vigore la ragazza obbligando Yuuki a
spostare il proprio
spirit negli scarti.
Il
Guerriero Bianco proseguì senza esitazione.
“Attacco
con Guerriero
Calibro.”
“Non
ti lascerò battermi così facilmente,
Yuuki”, ribatté
estraendo bruscamente una nuova carta. “Azione Lampo:
utilizzo la carta magia Velocità
Divina. Durante questo turno il costo
degli spirit nella mia mano con Alta
Velocità che hanno costo uguale o superiore a sei
è ridotto a quattro. Evoco
quindi Hercules,
Cavaliere Selvaggio al livello 2 e blocco con esso Guerriero Calibro.”
Yuuki
rimase impassibile e spostò negli scarti lo spirit
appena distrutto, guadagnandosi un’occhiata vagamente offesa
da parte dell’avversaria.
In fin dei conti, era offesa a buon diritto: aveva distrutto due dei
suoi
spirit, aveva difeso la sua ultima vita e aveva evocato uno spirit di
tutto
rispetto. Sorrise e fece un veloce cenno con il capo.
“È
stata una buona mossa. Termino il mio turno.”
(TURNO 11)
Un
enorme sorriso illuminò il volto di Elisabeth. Forse,
Yuuki aveva il perfetto controllo del duello, ma aveva appena
complimentato la
sua strategia. Era certa che non avrebbe mentito su una cosa del genere.
La
ragazza si riscosse, distogliendosi da quei pensieri: lui
era scoperto. Se la fortuna era dalla sua parta, poteva vincere. Solo
quel
turno e poi avrebbero chiamato Mai.
“Fase
Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”
Chiuse
gli occhi e pescò la carta. Lentamente, sbirciò
con
l’occhio destro. Spalancò subito entrambi,
faticando a credere a quanto vedeva:
aveva pescato il suo spirit chiave. Lo spirit che suo padre le aveva
regalato
solo pochi anni prima, prima del tragico incidente in Africa. Forse era
un
segno, un portafortuna: lo avrebbe reso orgoglioso.
“Fase
di Recupero e Fase Principale: abbasso Hercules, Cavaliere
Selvaggio al primo livello e
lo utilizzo come tributo per evocare tramite transevocazione il mio
spirit
preferito, L’Imperatore
Kaiseratlas di
livello 2.”
Yuuki
trasalì, finalmente colto alla sprovvista dallo spirit
che non gli aveva mai rivelato di avere. Un vantaggio, seppur piccolo,
doveva
pur averlo.
“E
ora Yuuki, Fase d’Attacco: attacco con Puntale Lamato!”
Elisabeth
lo guardò trionfante. Il Guerriero Bianco si
limitò a prendere una carta dalla sua mano. Vedendolo, la
ragazza trattenne a
fatica un verso di disappunto.
“Azione
Lampo: utilizzo la carta magia Sacro Elisir,
che mi permette di spostare un
nucleo dalla mia riserva alle mie vite. Quindi, rispondo
all’attacco con la
vita.”
La
ragazza scosse la testa e posò con impeto le dita sul suo
spirit chiave. Non aveva alcuna intenzione di darsi per vinta.
“Ti
sei difeso, Yuuki. Ma non potrai proteggerti anche dal
mio Kaiseratlas!”
Yuuki
sorrise ed estrasse una seconda carta. Questa volta,
lo sbuffò di fastidio scappò dalle labbra di
Elisabeth.
“Temo
di doverti contraddire. Utilizzo ancora l’Azione
Lampo: carta magia Nobiltà
d’Animo. Grazie
ad essa tutti i miei spirits, e in questo caso Walhalance,
recuperano. Blocco con Walhalance.”
Elisabeth
spostò rassegnata lo spirit negli scarti. Aveva
perso, se lo sentiva, non avrebbe avuto un nuovo turno. E, anche se era
un po’
delusa, non riusciva a vederla come una vera sconfitta: era stato il
duello più
bello che avesse mai fatto nella sua vita. Non le restava che trovare
un nuovo
modo per convincerlo a chiamare Mai: magari una rivincita.
“Termino
il mio turno e, grazie a Frutti
dell’Albero della Saggezza, il mio spirit
recupera. A te la mossa,
Yuuki.”
(TURNO 12)
Yuuki
vide il momento in cui la ragazza abbandonò la
speranza di vincere, la determinazione di prima che svaniva dal suo
sguardo. Non
avrebbe preteso che chiamassero Mai, ne era certo.
In
quel momento, ricordò le parole che qualcuno tanto tempo
prima gli aveva detto: la cosa più importante di Battle
Spirits era divertirsi.
Ed era quello che avevano fatto entrambi. Sorrise.
“Fase
Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”
Il
ragazzo guardò appena la carta appena pescata,
preparandosi subito a evocarla.
“Fase
Principale: evoco Sacro
Laevateinn al terzo livello. Subito dopo, abbasso Walhalance al
primo livello e lo uso come tributo
per una transevocazione.”
Non
era a Gran RoRo, eppure era come essere lì. Vedeva lo
spirti venir avvolto da luce azzurra, un luminoso fiocco di neve che si
disegnava ai suoi piedi. Walhalance
si
sarebbe dissolto e dai suoi frammenti si sarebbe creato un nuovo
simbolo
bianco. E da esso sarebbe apparso un cavaliere bianco dalle grandi ali.
I
nuclei sul suo terreno brillarono per un istante
infinitesimo di luce bianca.
“Evoco
Woden, il Grande
Cavaliere
Alato al livello 3. Fase d’Attacco: vai, Sacro
Laevateinn.”
Elisabeth
portò la mano su Puntale
Lamato. “Blocco.”
“Attacco
con Woden.”
La
ragazza sfiorò con la punta delle dita il suo ultimo
nucleo. Alzò lo sguardo e incrociò quello di
Yuuki. Nelle sue iridi verdi era
evidente la speranza che quel duello fosse servito, che avesse riacceso
la
determinazione del Maestro della Luce che era stato, quella che aveva
sempre
usato nei duelli un tempo. Yuuki annuì impercettibilmente ed
Elisabeth abbozzò
un sorriso.
“Rispondo
con la vita.”
Elisabeth
sospirò e si alzò, iniziando a rimettere i nuclei
nel contenitore. Non era passato neppure un mese dal risveglio di
Yuuki, aveva
ancora tempo per convincerlo a non isolarsi e a rinsaldare
l’amicizia con gli
altri Maestri della Luce. Era sicura che dopo aver recuperato le forze,
avrebbe
accettato di chiamare gli altri.
“Grazie
Elisabeth. È stato un bel duello.”
La
ragazza alzò la testa e sorrise, felice di essere
riuscita almeno a tirarlo su di morale. “Grazie a te. Mi sono
allenata tanto,
ma sapevo di non avere grandi speranze.”
Yuuki
finì di raccogliere le proprie carte e posò il
mazzo
accanto a sé.
“Sai,
i duelli di Battle Spirits permettono ai due sfidanti
di capirsi meglio. Sono grato per tutto quello che tu e la tua famiglia
avete
fatto per me.”
Elisabeth
abbozzò un veloce inchino, un sorriso ancora più
grande stampato in volto e un vago rossore d’imbarazzo sulle
guance.
“Io
non ho fatto nulla”, borbottò. “Beviamo
il tè qui fuori,
che dici?”
Si
allontanò prima di aspettare la sua risposta.
“Ancora
una cosa.”
La
ragazza si fermò e ruotò su sé stessa,
inclinando la
testa. “Hai bisogno di qualcosa?”
“Se
vuoi, puoi avvertire Mai.”
Elisabeth
rimase a fissarlo per lunghi istanti, sbattendo
più e più volte le palpebre. Poi, le sue mani
saettarono davanti alla bocca,
smorzando un gridolino di pura gioia che sfuggì dalla sua
bocca.
“Volo!”,
esclamò quasi ridendo e fiondandosi verso la casa,
prima che lui potesse cambiare idea.
Yuuki
sorrise e scosse la testa, tornando a spostare lo
sguardo sulle siepi di rose. C’era qualcosa, in Elisabeth,
che gli ricordava
sua sorella.
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(TURNO 13)
“Non
sarò io a essere sconfitta.”
“Il
duello non è ancora finito, Shinomiya”,
ribatté furente
e a denti stretti il suo avversario; ben visibile nel suo sguardo tutto
l’odio
e la furia che provava nei suoi confronti.
“No,
ma lo sarà presto. Fase Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase
di Acquisizione e Fase di Recupero.”
Immaginava
le domande che si doveva star facendo in quel
momento. Cosa avrebbe fatto? Avrebbe attaccato? Avrebbe usato una
magia?
Avrebbe ancora aspettato? Dubitava che lui avesse intuito il motivo
della sua
scelta. Quel duello si stava protraendo solo perché lo
voleva lei, perché dopo
tutto quello che aveva detto, non meritava di essere sconfitto da un
semplice
spirit. Anche se fin dall’inizio lui non era mai stato una
minaccia.
Mai
sorrise: si sentiva la fiera che sa di avere la preda in
trappola, che aspetta solo di darle il colpo finale. E la tensione nei
muscoli
del ragazzo ne erano la prova.
“Fase
Principale: elevo Siegwurm al
terzo livello ed elevo Balam
al livello 2.”
Shiro
contrasse la mascella, le dita che si strinsero
impercettibilmente con più forza attorno alle carte. Il
pubblico attorno a loro
sembrò trattenere il fiato.
“Prego,
a te la mossa.”
(TURNO 14)
Un
istante di scioccato e totale silenzio riempì la stanza,
gli occhi di tutti sgranati dalla sorpresa. Ma non durò a
lungo, il silenzio
ben presto rotto da una marea di bisbigli concitati e sbalorditi.
“Non
ho mai visto un duello del genere.”
“Sì,
invece. Quando c’era ancora Bashin.”
Quell’innocente
commento fece esplodere la bolla di rabbia
che covava dentro a Shiro. Lo aveva trattato come fosse un burattino,
una
marionetta che eseguisse tutti i suoi comandi. Era riuscita a renderlo
ridicolo. Era riuscita a farsi paragonare a Bashin. Ma lui era
più forte,
doveva essere il più forte. Le avrebbe tolto quel sorrisetto
dalla faccia,
fosse l’ultima cosa che faceva.
“Avresti
dovuto concludere questo duello quando ne avevi
l’occasione. Questo sarà il principio della tua
fine, Maestra della Luce”,
proruppe quasi ringhiando. “Fase Iniziale,
Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di Recupero.”
Rabbiosamente
afferrò la prima carta del mazzo e non provò
neppure a trattenere il sorriso trionfante. Non gli serviva distruggere
i suoi
spirit, o eliminare la sua ultima patetica vita: aveva
un’altra arma per
sconfiggerla. Sbatté sul terreno la carta, subito seguita da
una seconda.
“Fase
Principale: attivo il nexus Fabbrica
di Automi. E, subito dopo, evoco Castello
Fortificato di livello 1.”
La
sua furia si scontrò con la calma indifferenza di Mai.
Shiro fremette d’ira.
“Effetto
dell’evocazione di Castello
Fortificato: per ogni nexus sul mio terreno, devi scartare
cinque carte.
Shinomiya, voglia di ridere ancora?”
Mai
non distolse lo sguardo e scartò una carta dopo
l’altra
fino ad arrivare a dieci: Carta
in Più, Energia
Big Bang, Bilancia
Letale, Globo
Artigliato, Tempio
a Piramide, Balam,
Guerriero delle Tenebre, Bilancia Letale,
Ciclone Fiammeggiante,
Scheletrox e infine Sarcofago Trafitto.
Il mazzo era diventato sottilissimo. Il duello, forse, si era deciso
proprio in
quella mossa. E la ragazza sorrise.
Shiro
sentì il controllo sfuggirgli dalle dita, spazzato via
dalla noncuranza con cui Mai accoglieva ogni sua mossa. Le aveva
eliminato
dieci carte, le aveva praticamente svuotato il mazzo, e lei non aveva
battuto
ciglio.
Se
non vinceva in quel turno, una vocina dentro di lui gli
ripeteva che avrebbe perso.
Ma
non poteva attaccare. Sarebbe stato inutile e si sarebbe
scoperto completamente.
Doveva
resistere, un turno solo ancora. Poi, avrebbe pescato
una nuova carta, le avrebbe spazzato via il mazzo. Solo un turno.
Non
poteva perdere contro di lei, non contro una Maestra
della Luce.
“Termino
il mio turno.”
(TURNO 15)
Mai
rimase immobile per un istante, la sua attenzione
rivolta a quel poco del suo mazzo che era sopravvissuto. La sua carta
era
ancora lì, risparmiata dalla distruzione blu e resa
accessibile. Lui credeva di
averla messa in difficoltà, invece le aveva dato una mano e
ora poteva aprire
il sipario sull’atto finale.
“Fase
Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”
Non
poteva essere rimasta più di una mezza dozzina di carte,
eppure ora era tra le sue mani. Il sorriso scomparve dal suo volto e il
suo
sguardo divenne glaciale: i tempi erano maturi, i protagonisti erano
arrivati.
“Fase
di Recupero. Fase Principale: abbasso Siegwurm,
Belzebeat e
Balam al
livello 1. Quindi evoco Teschiavolo
di livello 1 e uso Belzebeat dei Sette Shogun
come tributo.”
Shiro
sbiancò e la folla attorno a loro trattenne
rumorosamente il fiato.
Il
conquistatore dorato con doppio simbolo era pronto a
scendere in battaglia. Una luce livida, verde e viola, lugubre e carica
d’energia l’avrebbe avvolta, il cielo sarebbe stato
ricoperto da nubi. E si
sarebbero squarciate alla calata di un simbolo viola, lasciando spazi
all’oscuro centauro dall’armatura dorata.
E,
nonostante tutto, era davvero come essere lì.
“Evoco
Asmodeo dei Sette
Shogun.”
La
bocca di Shiro si spalancò, aprendosi e chiudendosi senza
che lui riuscisse a formulare parole. Solo Hideto e Kenzo non erano
sorpresi
dall’arrivo di uno spirit ancora più potente e
raro degli altri.
“Non
è possibile”, esalò infine il suo
avversario.
“Attivo
l’effetto di evocazione di Asmodeo:
due nuclei di ogni spirits avversario vengono mandati nella riserva.
Inoltre,
grazie all’eliminazione di Belzebeat,
scarti
dalla tua mano un numero di carte pari a quattro.”
Per
poco quelle carte non gli scivolarono dalla mano, i
muscoli della dita improvvisamente privi di forze. Spostò
ogni sua difesa, ogni
carta che avrebbe potuto aiutarlo il turno successivo negli scarti. Mai
ghignò.
“Utilizzo
quindi la carta magia Energia
Big Bang: durante questo turno posso portare tutti gli
spirit del genere
Drago Astrale nella mia mano a un
costo pari alle vite che possiedo. Quindi il costo è
uno.”
Mai
trasalì vedendo la carta illuminarsi di rosso, un vago
bagliore che si riverberò in riflessi viola su tutti i suoi
nuclei. Un battito
di ciglia dopo tutto era normale e nessuno diede
l’impressione di aver notato
qualcosa di strano.
“Elimino
Siegwurm, Possente Dragone
Imperatore del Tuono e lo uso come tributo.”
Lingue
di fuoco l’avrebbero avvolta, avrebbero creato
spirali attorno a lei e le fiamme sarebbero partite proprio dalla carta.
“Evoco
Siegwurm-Nova, Drago
Supernova al livello 1.”
Shiro
era immobile dallo shock, una statua con gli occhi
sgranati e il volto pallido, sopraffatto dalla realtà che
istante dopo istante
prendeva forma davanti a lui, incapace di accettarlo e incapace di fare
qualcosa per impedirlo.
“Attivo
l’effetto dell’evocazione di Siegwurm-Nova: grazie
all’eliminazione di Siegwurm,
Possente Dragone recupero tutte e cinque le
vite.”
Mentre
spostava i nuclei, Mai chiuse gli occhi, immaginò la
luce azzurra che l’avrebbe avvolta, il calore che avrebbe
fatto risplendere
ancora le cinque vite. Riaprì gli occhi.
“È
arrivato l’atto conclusivo. Fase d’Attacco: Asmodeo dei Sette Shogun attacca!”
Mai
ruotò la carta e Shiro, richiamato all’attenzione
dal
giudice, spostò come un robot i due nuclei delle vite.
“Vai,
Siegwurm-Nova, Drago Supernova
spazza via anche le sue ultime due vite!”
La
Guerriera Viola non ebbe bisogno di chiudere gli occhi.
Lo vide come se stesse succedendo davvero, il dragone alzarsi in volo e
dirigersi verso il suo avversario.
Aveva
vinto.
Per Dan.
*
*
*
*
*
*
*
Salve
a tutti!
E
con questo manca un ultimo appuntamento per completare questa revisione
dell’episodio 0! So che la conclusione dei duelli non vi
avrà sorpreso, ma
spero che i piccoli dettagli vi abbiano reso comunque la lettura un
po’ nuova.
Ringrazio
tutti i lettori e, come sempre, sarò lieta di leggere
qualunque
commento vorrete lasciarmi.
Alla
prossima settimana con il prossimo e ultimo capitolo, HikariMoon
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Capitolo 7
Shiro fissò il campo di gioco. Lo
fissò senza riuscire
a comprendere che fosse davvero finita: lui era il duellante
più forte di
tutti. Spostò i nuclei, lentamente; era stato sconfitto da
una Maestra della
Luce.
“Annuncio la conclusione del
torneo”, esordì l’arbitro
con voce neutra. “La vincitrice è Shinomiya
Mai.”
Il ragazzo balzò in piedi e
sbatté le mani sul tavolo.
La sedia si ribaltò con un tonfo sordo che zittì
tutti all’istante.
“Non posso aver perso!”,
sbraitò con gli occhi
spiritati, voltandosi accusatorio a destra e a sinistra.
“Sono il duellante più
forte! Ha evidentemente imbrogliato! Non può essere
considerato valido!”
Raggiunse l’arbitro, che
arretrò per non ritrovarselo
addosso. “Annulli questo duello!”
L’arbitro gli rivolse uno sguardo severo.
“Il duello è
valido. Sono state rispettate tutte le regole.”
Mai si alzò e infilò il
proprio mazzo nella borsa,
attirando su di sé l’ira
dell’avversario. “Sei solo un’infida
guastafeste,
Shinomiya, come tutti voi Maestri della Luce!”
La ragazza sospirò e si
voltò, incrociando gli sguardi
entusiasti di Hideto e Kenzo. Provava quasi pietà per quel
ragazzo,
intrappolato sul piedistallo che si era costruito.
“Bashin e Momose si sono meritati tutto
ciò che gli è
successo!”
Mai gelò. Hideto e Kenzo sgranarono gli
occhi, il
primo sbattendo una mano sulla fronte e il secondo sistemandosi
incredulo gli
occhiali. La folla arretrò di un passo e l’arbitro
si guardò attorno, consapevole
che la situazione stava rischiando di degenerare. Alcuni amici di Shiro
lo
affiancarono per cercare di fermarlo.
“Brutto moccioso arrogante!”,
ribatté la Guerriera
Viola ruotando su sé stessa e puntandogli contro uno sguardo
furioso. “Non osare. Non osare parlare di cose di cui non hai la
minima idea.”
Avanzò di alcuni passi, fermandosi a un
paio di metri
da lui, ignorando l’arbitro che cercava di placarli.
“Ripeti a pappagallo quelli che altri
hanno detto,
senza neppure pensare a cosa significhi. Credi di sapere, ma non sai
nulla. Nulla. Ti credi meglio di
Dan, ma
combatti solo per te stesso e per metterti in mostra. Dan combatteva
per gli
altri. E lo ha fatto sempre, anche quando tutti gli hanno voltato le
spalle!”
Mai inspirò, stringendo le dita sul
manico della
borsa. Shiro distolse lo sguardo a denti stretti.
“Nessuno ha mai capito nulla di noi
Maestri della
Luce. Per questo uno come te, un patetico bulletto, egoista ed
egocentrico, non
sarebbe mai potuto diventare un
Maestro della Luce. Non avresti l’umiltà di
ammettere di aver sbagliato neppure
di fronte all’evidenza del contrario. E non avresti mai
combattuto per nessuno
se non pe te, mentre noi siamo sempre stati pronti a sacrificarci per
difendere
il mondo. Abbiamo pagato per farlo.
Ma questo tu non lo puoi capire, forse non lo capirai mai
perché la vera grandezza
è molto diversa da quella che tu
cerchi.”
La Guerriera Viola si voltò e raggiunse
Hideto e Kenzo,
ignara dei primi timidi sguardi ammirati che la seguivano. Anche il
presentatore e la sua collega, raggiuntolo poco prima nella speranza di
placare
gli animi, la fissavano con gli occhi spalancati. La passione e il
dolore di
Mai avevano lasciato un segno nei presenti.
Shiro, invece, si divincolò dai suoi
amici e avanzò
puntandole contro un dito.
“Parli tanto perché hai vinto.
Se ti avessi sconfitto,
avresti dimostrato ancora una volta la vostra pateticità. E
io sono un
duellante più forte di Dan! Mi hai sconfitto tu, non lui!”
Mai tornò a voltarsi, estraendo con un
gesto rapido
una carta dalla borsa e mostrandogliela. Era stufa di ascoltare quel
disco
rotto, che fin troppe volte era rimasta ad ascoltare.
“Siegwurm-Nova.
Era una
carta di Dan. Quella che gli ha permesso di sconfiggere la maggior
parte dei
suoi avversari, quella con cui ha annientato le ultime vite del Re del
Mondo
Altrove. Per tutto il resto, continua a pensarla come vuoi. Con i sordi
è
inutile parlare.”
Shiro trasalì e Mai tornò a
voltarsi. Fatto un passo,
però, si fermò.
“Un’ultima cosa. Ho usato un
mazzo molto simile a
questo, tempo fa. Ed ero riuscita a evocare Siegwurm-Nova.
Ho perso lo stesso. Sai chi era il mio sfidante? Dan. Se non hai avuto
speranze
con me, non ne avresti avute con lui.”
Il ragazzo arretrò, come se Mai gli
avesse inferto uno
schiaffo in pieno volto. Abbassò la testa, continuando a
scuoterla, e i suoi
amici lo tirarono indietro, scomparendo nella folla di pubblico
ammutolita.
Mai riprese a camminare nel silenzio totale, la
testa
alta e lo sguardo dritto. Raggiunse Hideto e Kenzo e sorrise loro.
“Missione compiuta.”
Hideto la prese a braccetto e i tre cominciarono ad
allontanarsi. Dietro di loro, gli spettatori continuarono a
bisbigliare,
dividendosi in gruppetti.
“Complimenti, Mai”,
esordì Hideto mentre uscivano
nell’atrio. “Fortuna che eri quella che non voleva
attirare l’attenzione. Mica
possiamo ripetere certe esperienze
passate.”
La ragazza afferrò una ciocca di capelli
e chinò la
testa, imbarazzata. “Ho esagerato, vero? Cercherò
di non farlo più.”
Kenzo sorrise sornione. “Quando ci vuole,
ci vuole.”
“Signorina Shinomiya!”
Il trio si fermò, voltandosi sorpreso, e
vedendo
venire loro incontro la donna che si era occupata delle iscrizioni
poche ore
prima.
“Questo è il
premio”, esordì in modo professionale,
porgendo alla Guerriera Viola una carta. “Ho immaginato che
non vi sarebbe
interessata una consegna formale.”
La ragazza scosse la testa, prendendo la carta con
un
leggero inchino del capo.
“Un’altra cosa”,
proseguì la donna. “C’è
qualcuno al
telefono che ha chiesto di parlare con lei. Una certa signorina Nakano?
Sembrava importante.”
Hideto e Kenzo aggrottarono la fronte, scambiandosi
uno sguardo veloce, incuriositi da quel nome sconosciuto. Mai, invece,
sgranò
gli occhi e impallidì.
“Dove?”
“Mi segua.”
Hideto afferrò il braccio di Mai prima
che potesse
allontanarsi, allarmato dall’espressione della ragazza.
“Che succede?”
“Dopo”, sussurrò la
ragazza divincolandosi e seguendo
la donna. Per ogni
passo che faceva, il
battito del suo cuore aumentava e una morsa le si serrava sullo
stomaco. Mandare
un messaggio a Elisabeth, per informarla dov’era quando era
costretta a
spegnere il cellulare, nel caso succedesse qualcosa. Doveva essere solo
una
precauzione, come tante altre volte in quei mesi.
Non era mai servito prima.
La donna la lasciò nel piccolo ufficio,
accostando la
porta dietro di lei. Mai rimase immobile, le mani che tremavano. Non
era certa
di voler sentire cosa le avrebbe detto. Temeva di saperlo
già. Era passato più
di un anno. Forse doveva andare in quel modo. Sentì le
lacrime imperlarle le
ciglia. Si obbligò a essere forte e avvicinò la
cornetta al viso.
“Elisabeth? Sono Mai.”
“Mai!
Finalmente! Ho già mandato Kosuke a prenderti”, trillò la voce dell’altra
ragazza. “Tu e i tuoi amici dovete
venire subito! È
la rosa bianca!”
===============================================================================================
Mai fu la prima a balzare giù
dall’automobile,
scambiando un sorriso con l’autista. Hideto e Kenzo la
seguirono, sempre più perplessi
e anche alquanto stizziti da tutto quel mistero. Mistero che Mai si era
rifiutata di schiarire, anche quando era tornata da quella telefonata
con un
sorriso a trentadue denti e gli occhi lucidi.
Dobbiamo andare subito
in un posto, era
stata l’unica risposta alle loro domande.
Solo sull’automobile, dove fu evidente
che Mai
conosceva già l’uomo venuto a prenderli, la
Guerriera Viola rivelò che aveva
conosciuto la ragazza il settembre prima. Kenzo fu rapido a collegare i
punti,
rendendosi conto che doveva essere legato al famoso contrattempo di
quel
giorno.
La porta d’entrata si spalancò
e ne uscì fuori una
ragazza con un allegro abito arancio e una treccia che ondeggiava sulla
spalla.
Si gettò nelle braccia di Mai ridendo.
“Sono così contenta siate
venuti!”
Si staccò dalla Guerriera Viola un
attimo dopo,
chinandosi sorridente verso i due ragazzi.
“Benvenuti, Maestri della Luce.”
Hideto e Kenzo, se fino a pochi istanti prima erano
stati perplessi e curiosi, rimasero completamente confusi.
“Grazie per averci chiamato”,
si intromise Mai. “Loro
sono Suzuri Hideto, il Guerriero Blu, e Hyoudo Kenzo, il Guerriero
Verde. Lei è
Nakano Elisabeth.”
La ragazza dondolò sui piedi, abbassando
leggermente
lo sguardo. “Mi sarei fatta viva prima, ma lui non voleva
sentire ragioni. Non
sapete la fatica che ho fatto a convincerlo.”
“Lui chi?”, sbottò
Hideto, ignorato da entrambe le
ragazze.
“È proprio da lui, cercare di
affrontare tutto da
solo”, replicò Mai con un sorriso.
Elisabeth annuì e tornò a
sprizzare gioia da tutti i
pori. “Vi accompagno da lui?”
Rientrò nella casa e la Guerriera Viola
la seguì
subito, facendo cenno agli altri due di venire. Hideto e Kenzo si
stavano
leggermente spazientendo dall’essere tenuti allo scuro, ma
era istintivo
fidarsi di Mai. Dopo aver attraversato un corridoio, uscirono in una
veranda a
vetri con annessa quella che sembrava una serra, dove
un’anziana signora stava
accudendo delle piantine. Da lì, uscirono nel giardino e
dopo un breve vialetto
che separava un classico giardino giapponese da quello che aveva un
aspetto più
occidentale, arrivarono in vista di un piccolo bungalow di legno.
Elisabeth si fermò e incrociò
il loro sguardo. “Io vi
lascio, penso avrete molte cose da dirvi. Prendetevi tutto il tempo che
vi
serve.”
Li superò, attardandosi appena per
stringere una mano
a Mai con cui scambiò un sorriso emozionato. Rimasti soli,
Hideto e Kenzo si
voltarono verso la ragazza, in attesa che fosse lei a fare la prima
mossa. La
Maestra della Luce inspirò ed espirò
più volte, prima di annuire con un sorriso
e riprendere a camminare, subito seguita dai due.
C’erano un tavolino e delle poltroncine
sotto il
bungalow.
E c’era un ragazzo, seduto a dar loro le
spalle, i
capelli di un pallido azzurro.
Hideto e Kenzo si fermarono di colpo, senza trovare
la
forza di emettere alcun suono. Mai aveva portato una mano sulla bocca e
i suoi
occhi brillavano di lacrime.
Il ragazzo, appoggiandosi ai braccioli, si
alzò con
leggera fatica e si voltò verso di loro, un sorriso appena
abbozzato sulle labbra.
“È un po’ che non ci
vediamo.”
“YUUKI?!?”
===============================================================================================
Il cielo si era tinto dei colori del tramonto, ma i
quattro ragazzi erano ancora lì, seduti a quel tavolino.
Dopo i primi minuti di
emozione, di sconcerto e di shock, si erano messi a raccontare tutti i
pezzi
mancanti del puzzle, rischiando a volte di accavallare le voci le une
sulle
altre. Avevano tante cose di cui parlare.
Il tè e i biscotti, portati tempo prima
da Elisabeth,
erano finiti. L’ultimo lo stava sgranocchiando svogliatamente
Kenzo.
E, nonostante tutte le ore già
trascorse, era
difficile per tutti loro capacitarsi di essere veramente lì.
Dopo l’incontro
contro Shiro, aver ritrovato Yuuki aveva un sapore completamente
diverso. Era
come una rivincita su tutti quelli che si erano accaniti su di loro.
“E sapevi già tutto da
settembre?”, domandò un po’
offeso il ragazzino.
“Perché non ce l’hai
detto prima?”, si accodò il
Guerriero Blu.
La ragazza sospirò e passò
una ciocca di capelli
dietro all’orecchia, iniziando ad attorcigliarla al dito.
“Scusate, ma non volevo mettere in
pericolo nessuno. E
soprattutto non volevo darvi false speranze. Avreste solo
sofferto.”
I due ragazzi annuirono, anche se non del tutto
d’accordo con la decisione che aveva preso Mai, ma
comprendendo perfettamente
le sue ragioni: il risveglio del Guerriero Bianco era stato
completamente
insperato e allora avevano perso Dan solo da poco tempo.
“Che si fa adesso?”,
domandò Hideto dopo lunghi
istanti di silenzio. “Yuuki non può certo tornare
come se niente fosse. Tutti
lo credono morto da quasi due anni.”
Mai e Kenzo si voltarono verso il Guerriero Bianco,
che non disse nulla per lungo tempo, lo sguardo perso sui fiori del
giardino.
“Non lo so. La riabilitazione non
è ancora finita e
non è che abbia qualcosa a cui tornare. Senza contare che,
farlo, potrebbe
essere un rischio troppo grande. Dovrò anche parlare con
Elisabeth e la sua
famiglia.”
“Sono certa che ti aiuteranno”,
si intromise
dolcemente Mai. “Elisabeth si è molto affezionata
a te.”
Yuuki non rispose. Tornò a voltarsi e
sospirò.
“Sono successe tante cose
finché io ero in coma.
Troppe. Non credo di aver ancora afferrato il fatto che sia passato
così tanto
tempo. Quando mi sono svegliato, ero convinto fossero passate solo
poche ore.
Da qui in avanti, dovrò cercare di fare ordine in
ciò che mi circonda e in me.”
Kenzo si pulì la bocca sul tovagliolo e
passò lo
sguardo sugli amici.
“L’importante è che
ora siamo tutti assieme. Sarà più
facile affrontare qualsiasi cosa.”
“Non penso che sia saggio”,
ribatté Yuuki
guadagnandosi le occhiate sorprese degli altri. “Almeno per
un po’, sarà meglio
non vedersi troppo. È più sicuro che voi
continuate per la vostra strada, come
avete fatto in questi mesi.”
Mai sospirò e strinse la ciocca di
capelli. “Ma
saresti solo. A parte noi e la famiglia di Elisabeth, nessuno sa che tu
sei
vivo. Vogliamo esserti vicino, aiutarti.”
“Vi ringrazio per questo, ma è
qualcosa che devo
superare da solo.”
Gli altri tre ragazzi si rassegnarono, consapevoli
che
il Guerriero Bianco avesse ragione. Più stavano insieme,
più correvano il rischio
di attirare l’attenzione. In più, in quegli ultimi
anni non erano riusciti
granché a occuparsi di loro stessi. A Gran RoRo erano stati
veramente poco più
che bambini, poi c’era stata la fama, gli attacchi, il
viaggio nel futuro.
C’era stata solo quella piccola pausa, tra la morte di Yuuki
e la chiamata di
Kenzo, pochi mesi che non erano stati certo sufficienti a capire chi
fossero
davvero.
Hideto si posò sullo schienale e
incrociò le mani
dietro alla testa.
“I miei genitori vorrebbero che mi
impegni per
riuscire a iscrivermi all’università. Ma non
voglio rinunciare ai miei viaggi:
ho imparato tante cose che altrimenti non avrei mai saputo. Ma potrei
diventare
un medico eccentrico, che dite?”
“Ti ci vediamo proprio”,
commentò Kenzo unendosi alla
risata del Guerriero Blu.
“Dovrò pur cercare di stare in
qualche modo al passo
con te, no?”
Il Guerriero Verde sorrise, gli occhi che
brillarono
di entusiasmo. “Diventerò un grande scienziato.
Troverò soluzioni che gli altri
neppure si immaginano e dimostrerò a tutti che possiamo
migliorare anche senza
il Nucleo Progenitore. Collaborare con una scienziata del futuro
dovrà pur
darmi un vantaggio!”
Il
Guerriero
Blu gli diede una pacca sulla spalla, le loro risate che si
confondevano. Mai
sorrise e alzò lo sguardo verso il cielo, pervaso da una
calda e avvolgente
tinta dorata, sfumata nell’arancio e nel rosso. Oltre, dalla
parte opposta, il
blu della notte si stava espandendo su tutta la volta.
Un enorme malinconia si infiltrò dentro
di lei: sembrava
un addio.
“Io credo che riaprirò un
blog”, sussurrò piano
attirando su di sé gli sguardi dei tre ragazzi.
“Ci sono così tante persone che
contano ancora su di noi. E sento di avere ancora tanto di cui
parlare.”
La stessa malinconia di Mai cominciò ad
apparire anche
sui volti degli altri Maestri della Luce. Si stavano separando
un’altra volta.
Anche se avevano un unico obbiettivo, dovevano provare a raggiungerlo
tracciando una loro strada. Il loro legame sarebbe stato messo
un’altra volta
alla prova, testato come era stato prima del futuro, quando avevano
rischiato
di perdersi a vicenda. E avrebbe dovuto contare sulle proprie forze,
proseguire
sui propri cammini paralleli. Dovevano crescere, e faceva paura,
soprattutto
senza sapere se alla fine ci sarebbero ancora stati gli altri ad
aspettarli.
Il cielo sopra di loro cominciò a
punteggiarsi di
timide stelle, offuscate dall’inquinamento e dalle luci di
Tokyo. Una di esse,
la prima che Mai vide, sembrò brillare di rosso. La ragazza
sbatté le palpebre
e poi sorrise.
“Non è un addio. Possiamo
continuare a tenerci in
contatto, qualsiasi ora del giorno e della notte. Non vi libererete
tanto
facilmente di me.”
Hideto fu il primo a sorridere, stupito ogni giorno
di
più dalle due metà che erano Mai: la furia che
non si faceva fermare da niente
e la dolcezza che cercava di tirare tutti su di morale.
E aveva ragione. Erano i Maestri della Luce. Non
sarebbe bastata la distanza a separarli e avrebbero continuato a
incrociarsi.
“Ti pentirai quando le nostre e-mail ti
sveglieranno
in mezzo alla notte. E io pretendo di essere tenuto informato su
qualsiasi
novità, mi raccomando. Così quando fra qualche
mese riusciremo a rincontrarci,
sarò come se non ci fossimo mai lasciati. E potremo anche
duellare!”
Kenzo si ritrovava spesso a essere il
più piccolo. A
casa, a scuola, anche tra i Maestri della Luce. Eppure, viaggiare con
loro lo
aveva reso migliore, più altruista e meno presuntuoso, e, in
qualche modo,
avevano annullato anche quella differenza. Era diventato più
sicuro di sé:
questo lo doveva a loro.
“Continuerò a
sopportarvi”, dichiarò sistemandosi gli
occhiali e sorridendo. “Ma non mi dispiacerò
farlo. E se c’è un duello, sono
pronto a qualunque sfida.”
Yuuki guardò i tre ragazzi, tre tra le
persone che per
la prima volta aveva potuto chiamare amici.
Da quando li aveva incontrati, aveva cambiato il modo di vedere il
mondo. Prima
di loro, la sua vita era stata solitaria e l’unica che ne
aveva fatto parte era
stata Kajitsu. Da Gran RoRo era tutto diverso. Non solo
perché la sua amata
sorella non c’era più, ma perché grazie
a Dan e a loro era riuscito a rialzarsi
e ad andare avanti.
Anche se i sensi di colpa restavano, anche se la
certezza di rivederla un giorno era ancora ciò che gli dava
forza. Ma quando
quel giorno fosse arrivato, avrebbe potuto dirle che avevano scelto
bene, che i
Maestri della Luce erano le persone migliori che avrebbero mai potuto
conoscere. Grazie a loro era cambiato o, forse, era diventato la
persona che avrebbe
dovuto essere fin dall’inizio. Anche se temeva che le parole
del Re del Mondo
Altrove potessero ancora avverarsi.
“Quando mi sarò ripreso,
potremo provare a rivederci.
Basterà stare attenti.”
Mai sorrise, certa che si sarebbero rivisti, che
non
si sarebbero persi di vista. Si sentì leggera e ottimista,
come non si era più
sentita più da molto tempo. Neanche sperare di rivedere Dan
o Gran RoRo
sembrava più tanto sciocco. Ed era sicura valesse anche per
gli altri.
In silenzio, senza aver più bisogno di
dirsi nulla, si
alzarono. Yuuki rifiutò la mano degli altri, che
però gli rimasero a fianco.
Lentamente, per non far sforzare il Guerriero Bianco, si avviarono
verso il
cancello facendo il giro della casa. Lì, si salutarono.
Elisabeth affiancò Yuuki mentre Mai,
Hideto e Kenzo si
stavano allontanando lungo la strada. I due si voltarono e si avviarono
di
nuovo verso l’abitazione.
Presto, anche loro tre si sarebbero salutati e
avrebbero iniziato il proprio cammino.
Era davvero l’inizio di una nuova vita,
una nuova avventura.
Anche se Battle Spirits non li avrebbe
più guidati,
sarebbero rimasti per sempre i Maestri della Luce.
E Magisa aveva promesso. Un giorno il varco per
Gran
RoRo si sarebbe riaperto. Si dovevano impegnare anche per quello.
Nel cielo, due stelle brillarono e la loro luce
sembrò
sfumare nel rosso e nel verde. Un’altra, più
sopra, più alta nel cielo blu
sopra al tramonto, brillava di una luce così splendente da
sembrare il Nucleo
Progenitore.
Gran RoRo e la Terra avrebbero avuto ancora bisogno
di
loro? Solo il futuro avrebbe avuto la risposta a tale domanda.
*
*
*
*
*
*
*
*
*
Salve
a tutti!
Siamo arrivati alla fine. Prima di salutarvi, voglio ritornare a quelle
parole
con cui vi avevo salutato l’ultima volta. Cinque anni fa,
quando questa avventura
è iniziata, avevo espresso la speranza di trovare altri che
amassero Battle
Spirits come me e mio fratello. E successo. Ed è continuato
a succedere fino a
oggi, cinque anni dopo. Sì, ci sono stati scossoni in questo
viaggio (ce ne
saranno sicuramente ancora) e non tutti sono ancora ad accompagnarci.
Però,
posso dire come allora, che la cosa più bella è
farvi emozionare, divertire,
immedesimarvi e arrabbiarvi con i personaggi. Perché non mi
stancherò mai di
ripeterlo, ma non è solo la passione per la storia che mi
sprona dopo tutto
questo tempo, ma è soprattutto il sapere che siete
lì: il merito è vostro e del
vostro calore, di tutto quelle parole che nei momenti in cui vorrei
fermarmi mi
ricordano perché amo questa storia.
Quindi,
un’altra volta, come cinque anni a questa parte, come in
futuro,
un grazie speciale, di tutto cuore a voi che leggete e che continuate a
seguirmi, a tutti voi che in questi anni avete recensito (grazie
HikariBashin12
per essere passata!).
Grazie
per esserci, grazie per il vostro entusiasmo. GRAZIE.
E,
con i mazzi di questo episodio, vi saluto e vi do appuntamento alla
prossima storia: occhio alla mia pagina autore per ogni aggiornamento!
(MAI) Asmodeo dei
Sette Shogun 1x, Siegwurm-Nova, Drago Supernova 1x, Belzebeat
dei Sette Shogun 1x, Siegwurm, Possente Dragone Imperatore
del Tuono 1x, Berit,
Artigli Micidiali 1x, Strega Malefica 2x, Balmung, Dragone Rigenerato2x, Balam,
Guerriero delle Tenebre 3x, Globo Artigliato 1x, Scheletrox 2x, Ankillersauro 2x, Scorpione Letale 1x, Teschiavolo 1x, Drago della Pioggia 2x, Rotosauro 2x, Ashtal 1x, Demonosso 1x, Fuoco della
Vittoria 2x, Ciclone
Fiammeggiante2x, Carta in
Più 3x, Telescopio
Killer 2x, Energia Big
Bang 3x, Danza
Macabra 2x, Sarcofago
Trafitto 2x, Bilancia
Letale 2x, Tempio
Diroccato 2x, Tempio a
Piramide 2x, Cattedrale
Purpurea 3x
(SHIRO) Castello
Fortificato 1x, Drago
Bicefalo 1x, Kujaraku,
Pavone Fiammeggiante 1x, Douglas il
Gladiatore 1x, Dracoltello 2x, Segugio
Preistorico 3x, Automa di
Pietra 3x, Muro
vivente 2x, Ankillersauro 1x, Rocciarex 2x, Babyrousa,
Bestia da Battaglia 3x, Pedone Gustav 2x, Lucertola Rasoio 2x, Iguanasauro 2x, Goradon 3x, Falange Infuocata 2x, Fuoco della Vittoria 2x, Martello
Magico 2x, Aura
Offensiva 1x, Aura
Luminosa 1x, Blitz 1x, Impatto
delle Armi 1x, Elevalivello 3x,Crollo
della Strategia 2x, Duello ad Armi
Pari 2x, Fabbrica di
Automi 2x
(YUUKI) Ragna-Rock, Cavaliere
Signore del
Fato 1x, Woden, il
Grande Cavaliere Alato 1x, Walhalance dalla Corazza
Indistruttibile 1x, Yggdrasill,
Cavaliere d’Acciaio 1x, Hildir la
Valchiria 1x, Cannone di
Ferro MK-II 2x, Balder,
Soldato Scudo2x, Gigandroide 2x, Artefatto
Fjalar 2x, Supremo
Gugnir 3x, Guerriero
Magnum 1x, Supremo
Laevateinn 3x, Farfalla
Arcobaleno 1x, Guerriero
Calibro 2x, Cigno
Kigna 2x, Potente
Elisir 3x, Purificazione
Testuggine 1x, Ricarica Nuclei 2x, Bufera
Impenetrabile 3x, Aura Fulminante 2x, Sacro Elisir (Pozione della
Salvezza) 1x, Nastro
Imprigionante 2x, Nobiltà
d’Animo 2x, Attacco Diamante 1x, Cortina Nebulosa 2x, Nave Madre
dell’Infinito 3x, Santuario
Inviolabile 3x
(ELISABETH) L’Imperatore
Kaiseratlas 1x, Hercules,
Cavaliere Selvaggio 1x, Iberix, Bestia
Intelligente 1x, Grande
Angelia Sophia 1x, Puntale Lamato 2x, Angelia della Luce 1x, Pungiglione Nero 1x, Libellula Fatale 1x, Fata Farfalla 2x, Angelia Kleio 3x, Amenborg 3x, Rana Balzante 1x, Gremly 2x, Spirit Tanya 3x, Pungiglione
Velenoso 1x, Scarabeo
Corazzato 2x, Recupero
del Branco 2x, Campo
Immaginario 2x, Affaticamento 1x, Inverti
Mano 2x, Astro della
Velocità 1x, Nebbia
Invalidante 1x, Pozione
Reale 3x, Prigione di
Spine 3x, Piedi
Alati 2x, Forza della
Natura 1x, Velocità
Divina 1x, Frutti
dell’Albero della Saggezza 3x, Collina Prodigiosa 2x
Grazie
ancora a tutti!
Varco
Apriti, Energia!
Alla
prossima, Hikari
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