EPISODIO 0 - Ricominciare a Vivere

di HikariMoon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Il cielo era velato dall’afa, l’aria pregna di umidità e grossi nuvoloni coprivano l’orizzonte. L’estate non era ancora finita, ma i primi segni dell’imminente autunno erano visibili nelle prime stanche foglie che, ingiallite prematuramente, si staccavano lentamente dai rami ancora carichi di fronde.

Quel giorno, i sentierini di pietra ben curati del cimitero erano pressoché deserti. Tutto pareva immobile nell’atmosfera assonnata di quel mattino, con le pigre volute dell’incenso che si alzavano dalle lapidi e si disperdevano nel cielo.

Solo una ragazza, incurante del caldo, era inginocchiata davanti a una delle lapidi, le mani giunte davanti al petto e gli occhi chiusi. Un mazzo di fiori di sei colori, un misto di rosso, viola, giallo, blu, bianco e verde, era posato accanto a una foto e a dei bastoncini d’incenso. I suoi capelli viola, lunghi fino alle spalle e trattenuti sulla tempia sinistra da un fermaglio rosa, erano delicatamente mossi dalla brezza.

Dopo lunghi istanti, la ragazza abbassò le mani sulle ginocchia e aprì gli occhi. Il suo sguardo si diresse subito verso la foto, dove un ragazzo con ribelli capelli rossi e un mazzo di carte in mano ricambiava sorridente la sua malinconia. Con la punta delle dita, Mai sfiorò la fotografia e si ritrovò a strizzare le palpebre per impedire alle lacrime di uscire. Inspirando, la ragazza si alzò e si strofinò il dorso della mano sugli occhi.

“Ci sarebbe ancora tanto bisogno di te, Dan”, sussurrò voltandosi verso il mare che si intravedeva oltre le colline e la città. Un soffio di vento più forte sollevò alcune foglie che danzarono caotiche nell’aria.

Mai tornò a voltarsi verso la lapida e con una mano iniziò a giocherellare con una ciocca di capelli.

“Io, Hideto e Kenzo stiamo facendo del nostro meglio, ma-”, sbuffò e portò il ciuffo dietro all’orecchia. “- passo dopo passo, ci riusciremo. Ne sono sicura. Così Magisa…”

La ragazza sorrise dolcemente e scosse la testa. Con la mano strinse il ciondolo dorata con una piccola ametista che portava al collo.

“Tu sei stato un eroe. Io non sarò da meno, aspetta e vedrai. Combatterò anche per te, Dan.”

Con quella promessa donata al vento, quasi nella speranza che l’interessato potesse in qualche modo sentirla, Mai si voltò e iniziò a percorrere i vialetti a ritroso, lasciandosi cullare dalla serenità di quel luogo. Serenità che spesso aveva faticato ad afferrare in quegli anni, con Gran RoRo, con il futuro, con quello che era successo lì.

Qualche filare più in là, un anziano signore stava accendendo dell’incenso su una lapide. Un altro che, come lei, aveva preferito venire a onorare qualcuno di amato piuttosto che acciuffare gli ultimi momenti dell’estate. Mai si fermò e si voltò verso la lapide di Dan ormai lontana. Un soffio di vento tornò a scuoterle i capelli, facendo cadere un ciuffo davanti al suo sguardo, e lei si ritrovò a pensare a quante stagioni sarebbero passate, anche ora che Dan se ne era andato. Finché forse la ferita dentro di lei si sarebbe rimarginata, finché forse sarebbero riusciti a far sapere la verità a tutti.

Riprese a camminare, decisa a non voltarsi ancora indietro e il suo sguardo fu attratto da una terza persona che si trovava tra i vialetti. Era una ragazza, forse poco più grande di lei, inginocchiata come lei pochi metri più avanti. Aveva i capelli castani raccolti in una treccia e l’abito giallo brillante quasi strideva con il torpore del luogo.

Mai si fermò, decidendo di aspettare e lasciarle un po’ di privacy. Osservandola, si chiese chi potesse essere venuta a onorare. Sussultò quando l’altra si rialzò bruscamente e la sorpresa di Mai aumentò quando la vide allontanarsi frettolosamente, guardandosi più volte attorno con circospezione. Mai finse di concentrarsi sulla lapide più vicina.

Quando la ragazza si fu allontanata di qualche decina di metri, non riuscì a reprimere la curiosità e si avvicinò. Vicino alla lapide, controllò un’ultima volta che l’altra ragazza non si fosse accorta di lei.

Abbassò lo sguardo e la prima cosa che notò fu un mazzo di rose. Rose bianche avvolte in delicata carta verde. Una stretta d’ansia inaspettata le strinse lo stomaco. Si voltò verso la foto e strinse il manico della borsa: era il volto di una ragazzina, la carnagione pallida, lunghi capelli verde chiaro e un sorriso enigmatico. Mai si sentì improvvisamente la gola secca.

“Momose Kajitsu.”

Si mise a correre prima di rendersi conto di cosa stesse facendo. Il busto della ragazza era ancora visibile, ma non poteva lasciarsela sfuggire: se quella ragazza aveva conosciuto i fratelli Momose, doveva saperlo. Dimezzata la distanza, Mai si accorse che anche l’altra aveva accelerato il passo. Sentì il cuore pulsare nelle tempie, il sudore che scendeva lungo il collo, ma sveltì la propria corsa: riuscì ad afferrarle il braccio prima che la sconosciuta iniziasse a correre.

“Aspetta!”

La ragazza si voltò subito, la treccia che sbatté sulla sua schiena, e cercò di divincolarsi. “Lasciami andare!”

Mai inspirò ed espirò per riprendersi dallo scatto, ma non lasciò la presa anche quando l’altra cercò di liberarsi usando anche l’altra mano. La stava spaventando, ma non aveva ancora il fiato di parlare.

“Lasciami, o chiamo qualcuno!”

“Per favore”, chiese infine Mai abbozzando un sorriso. “Voglio solo farti una domanda.”

La sconosciuta interruppe i tentativi di liberarsi da lei e i suoi occhi la scrutarono diffidenti, anche se ogni muscolo del suo corpo restava ancora pronto alla prima possibilità di fuga.

“Conoscevi Momose Kajitsu? E suo fratello Yuuki? Li conoscevi?”

Mai vide la ragazza sgranare gli occhi. Stava per rassicurarla ancora, quando liberò di scatto il braccio dalla sua presa, ruotò e iniziò a correre verso l’uscita. Alla Guerriera Viola ci volle qualche istante per riprendersi dalla sorpresa e correrle dietro, ripetendosi quanto fosse stata stupida. La sconosciuta stava decisamente nascondendo qualcosa: era evidente che temeva di venire collegata ai due fratelli Momose. Non che fosse difficile da capire, con tutto quello che era successo.

L’uscita si stagliò non molto oltre a loro. Se uscivano da lì, l’avrebbe persa.

“Ti prego! Ero una loro amica. Voglio solo sapere!”

La sconosciuta si fermò e si voltò con un’espressione sorpresa verso Mai, che rallentò fino a camminare.

“Conoscevi i fratelli Momose?”

C’era una vaga incertezza nelle parole della ragazza, quasi avesse paura di tradirsi. Ma c’era anche una punta di speranza. Mai si fermò a pochi passi da lei e annuì lentamente, iniziando a giocherellare con una ciocca di capelli. La ragazza si avvicinò di un passo, scrutandone il volto. Dopo qualche istante, sussultò e sgranò gli occhi.

“Tu sei Viole Mai? Parole Violette?”

Quel nome, quel blog tirarono una corda nel cuore di Mai facendo riaffiorare ricordi. Deglutì e chiuse gli occhi: era ovvio che le persone la riconoscessero ancora per il suo alter ego del blog, la ragazzina impertinente che voleva diventare una star del web.

“Sì, sono io. Anche se ora sono soltanto Shinomiya Mai.”

Un enorme sorriso piegò le labbra della ragazza, dissipando dal suo volto tutti i timori che erano stati lì palesi fino a quell’istante. Afferrò una mano di Mai, cogliendola di sorpresa.

“Sei una Maestra della Luce! Oh, non sai quanto sia felice di averti incontrato!”

Mai sbatté le palpebre, insicura di come reagire al repentino cambio d’umore e atteggiamento dell’ora esuberante ragazza, la prima da diverso tempo ormai che fosse così euforica di incontrare uno di loro.

“Volevo tanto venirvi a cercare. Ma avevo paura fosse troppo pericoloso! Con tutti gli attacchi mediatici che avete subito”, scosse la testa ridacchiando. “Scusa, non volevo sembrare indelicata. Non è carino che te lo faccia ricordare. Ma sono davvero davvero felice di incontrare uno di voi!”

“Davvero volevi incontrarci?”, chiese Mai interrompendo il fiume di parole dell’altra. “Chi sei?”

La sconosciuta sussultò e rise, colpendosi delicatamente la testa con il pugno.

“Che scortese! Scusami, a volte mi lascio un po’ andare. Mi chiamo Elizabeth.”

“Piacere di conoscerti, Elizabeth.”

La ragazza sorrise, quasi saltellava sulle punte dei piedi dall’eccitazione. “Il piacere è tutto mio!”

Riafferrò di nuovo la mano di Mai e le schizzò l’occhio. “Vieni con me. A casa risponderò a tutte le tue domande!”

Iniziò a camminare e tirarsi dietro Mai senza neppure darle il tempo di rispondere qualcosa. La Guerriera Viola, pur spiazzata da quei comportamenti, era estremamente incuriosita della piega che quell’inaspettato incontro aveva preso. Elizabeth continuava a guardarsi attorno, la treccia che ondeggiava ogni volta che muoveva la testa. Che cosa c’era di tanto segreto da non poter parlare in un luogo deserto come quello?

“Riguarda i Momose, vero?”

Elizabeth le lanciò uno sguardo di scuse oltre la spalla. “Davvero, Mai. È meglio che parliamo altrove.”

Mai infine annuì e decise di stare al suo gioco, almeno per il momento. Arrivate al cancello, si voltò un’ultima volta indietro, anche se si era ripromessa di non farlo, e cercò con la mente più che con gli occhi il memoriale di Dan. Strinse il ciondolo al collo e inghiottì il groppo che le si era formato improvvisamente in gola.

“A presto Dan”, sussurrò appena.

Le due si fermarono poco oltre al cancello, immobili sul ciglio della strada. Quando Mai si sporse per chiedere spiegazioni a Elizabeth, quest’ultima si illuminò in volto e agitò il braccio in segno di saluto. Un’elegante automobile grigio metallizzato si accostò al marciapiede e si fermò davanti a loro. Dal posto di guida scese quasi subito un uomo almeno sulla trentina che fece un veloce cenno verso le due ragazze.

“Scusa il ritardo Elizabeth, la lista della signora Yoshida non finiva più. La signorina viene con noi?”

“È un’amica!”, replicò di slancio prendendo Mai a braccetto. “Una dei Maestri della Luce. Viole Mai!”

La Guerriera Viola abbozzò un sorriso e salutò con una mano. L’uomo si limitò a lanciarle uno sguardo sorpreso per poi risalire in macchina, scuotendo leggermente la testa. Elizabeth, invece, non attese altro e si protese per spalancare la portiera, trascinandosi in tutto ciò una sempre più confusa Mai.

“Saliamo! Arriveremo in pochi minuti a casa mia.”

L’interpellata annuì meccanicamente, ben conscia di non aver apparentemente alcuna voce in capitolo. Elizabeth salì dietro di lei e chiuse velocemente la porta, facendo subito cenno di partire all’uomo.

Pochi minuti dopo, il cimitero rimasto alle loro spalle, Elizabeth iniziò a picchettare con un dito sul bordo del finestrino. Mai, intuendo che i discorsi sarebbero stati scarsi, si voltò verso il paesaggio che sfilava a lato, muri, piccole vie e giardini. Con un’unica domanda che continuava a riempire i suoi pensieri: chi era quella ragazza e cosa c’entrava con i Momose?

“Mi spiace per la reazione di prima. Penserai che sia un po’ lunatica!”

Mai sussultò e tornò a voltarsi verso l’interno, incontrando l’enorme sorriso di Elizabeth.

“Ma è tutta una precauzione, sai. Non si sa mai chi potrebbe stare ad ascoltare. Kosuke continua a ripetermi che anche le piante sentono tutto!”, concluse ridendo e lanciando un’occhiata divertita verso il guidatore che alzò gli occhi al cielo.

“Comincio a credere che, il tuo interesse per le aiuole, fosse solo motivato dall’avere un’arma per poi deridermi.”

“Lo sai che ti vogliamo tutti bene!”, replicò schizzando l’occhio verso Mai, “senza di te sarebbe una terra desolata!”

L’uomo non replicò ed Elizabeth tornò a guardare la Guerriera Viola, allungando una mano e posandogliela sul braccio.

“Ci sono ancora così tante persone a cui date fastidio, voi Maestri della Luce. Meglio tenerle alla larga, no?”

Mai si morse un labbro e annuì, la sola menzione di tutto quello che aveva passato sufficiente a far riaffiorare i peggiori ricordi, a risentire sulla pelle gli sguardi di disprezzo e derisione, a farle riprovare quel desiderio recondito di scappare. Chiuse gli occhi per scacciare quei pensieri, per concentrarsi sul desiderio di tornare a combattere.

“E adesso ti ho depressa, non me ne va bene una”, proruppe Elizabeth posandosi allo schienale e riuscendo a tutti gli effetti a distrarre Mai che sorrise.

“Non ti preoccupare. Non è colpa tua.”

Elizabeth le lanciò un’occhiata poco convinta, ma la sua attenzione fu ben presto monopolizzata dal cancello che stavano oltrepassando e dal giardino che si stendeva oltre. In fondo alla breve stradina di ghiaia, si trovava una villa bianco-gialla.

“Siamo arrivati!”

Mai fissò le aiuole ordinate e ricche di fiori e i due piani della casa, incerta su che cosa si fosse aspettata di trovare. Non appena l’automobile si fermò, Elizabeth quasi si lanciò fuori, la treccia che sbatacchiò contro il tettuccio. Mai la vide raggiungere un uomo anziano, appoggiato a un bastone.

“Qualche novità?”

Mai scese nel momento in cui l’anziano rispose alzando gli occhi al cielo. “No, Reiko. Come ogni volta.”

Le spalle della ragazza si abbassarono, rendendo evidente che avesse sperato tutt’altra risposta. La Guerriera Viola, che si stava guardando attorno, corrugò la fronte a sentire un nome diverso da quello con cui si era presentata.

“Nonno, lo sai che non voglio che mi chiami con quel nome. Sei sicuro che sia tutto uguale?”

“Se mi reputi così incapace, aspetta l’arrivo dell’infermeria che farà i soliti controlli”, borbottò bruscamente l’anziano per poi voltarsi nella direzione di Mai. “Hai intenzione di stare lì impalato a lungo?”

La Guerriera Viola sussultò, per poi rendersi conto che l’uomo stava guardando alle sue spalle. Dietro di lei, Kosuke si era riempito le braccia di sporte cariche di spesa.

“Porto subito tutto dentro, anche i dolci con cui adora accompagnare il suo tè.”

L’anziano alzò il bastone puntandolo verso di lui. “Esigo rispetto, giovanotto.”

Kosuke annuì superando le due ragazze, fermandosi appena per ricordare a Elizabeth che i fiori erano al solito posto.

Mai approfittò di quell’occasione per inchinarsi in segno di saluto.

“Buongiorno, sono Shinomiya Mai. Mi scuso di essere arrivata così di sorpresa.”

L’anziano la guardò un istante, per poi sbuffare e iniziare a rientrare. “Come se non sapessi che la colpa è di mia nipote. Vi farò lasciare del tè.”

Con quell’ultima affermazione, l’uomo scomparve a sua volta dentro la casa lasciando sole le due ragazze. Elizabeth fu la prima a salire i gradini, facendole cenno con una mano di seguirla.

“Non restarle lì, che altrimenti sembro scortese a lasciarti qua fuori.”

Mai non se lo fece ripetere e, un istante dopo, fu avvolta dalla fresca penombra dell’atrio. Sulle pareti erano appesi alcuni pannelli di carta che raffiguravano paesaggi delicatamente dipinti e diverse foto, raffiguranti la famiglia di Elizabeth. Una scalinata portava al piano superiore e diverse porte di aprivano ai lati. In fondo, contro il muro, c’era un divanetto con sopra posato un mazzo di rose bianche. Elizabeth porse un paio di sandali a Mai, andando poi a prendere il mazzo di fiori mentre lei si cambiava.

“Prima di ogni domanda, devo mostrarti una cosa. Preparati perché potrebbe essere alquanto scioccante per te.”

Mai non ebbe il tempo di chiedere spiegazioni: Elizabeth stava già salendo al piano superiore e a lei non restò che seguirla. Arrivate nel corridoio, le due proseguirono sulla sinistra fino a una porta, davanti alla quale Elizabeth si fermò, la mano stretta attorno alla maniglia.

“Cerca di non gridare, ok? È una cosa bella, te lo prometto.”

La Guerriera Viola non seppe cosa rispondere, perplessa davanti a tanta preparazione per qualcosa che non poteva essere certo così strabiliante. Se avesse trovato i muri della stanza piene di foto dei Maestri della Luce, però, avrebbe effettivamente potuto essere alquanto imbarazzante e piuttosto inquietante. Mancava loro la fan psicopatica…

Elizabeth spinse la maniglia e spalancò la porta, spostandosi subito di lato e nascondendo il volto dietro al mazzo di rose, ripetendo sottovoce e velocemente una sequela di scusa.

Mai avanzò perplessa, continuando a fissare la ragazza che si stava comportando in modo sempre più strano. Quando si voltò verso la stanza, però, gelò e le si mozzò il respiro in gola. Portò le mani alla bocca, da cui neppure volendo sarebbe riuscita a far uscire un suono. Non riusciva a credere a ciò che aveva davanti e si posò al muro, quasi a cercare sostegno o forse a rendersi conto, grazie alla superficie fresca, che fosse tutto vero.

“Yuuki… non è possibile.”

Yuuki Momose, come un fantasma di un passato che sembrava ben più lontano di pochi mesi, era disteso sul letto, alcuni cuscini che lo sorreggevano e un respiratore attaccato al viso. Un costante e timido bip riempiva la stanza. C’erano anche delle flebo attaccate al suo braccio.

Yuuki Momose era lì. Yuuki era vivo. Ma non poteva essere possibile, Dan era stato lì quel giorno in cui lo avevano ucciso.

Elizabeth entrò lentamente, continuando a lanciarle veloci occhiate, anche mentre cambiava le rose nel vaso accanto al letto. Poi prese quelle appassite e le posò su una sedia, voltandosi verso di lei e iniziando a dondolarsi sui piedi.

“Avrei dovuto dirtelo. Lo sapevo. Ma non mi avresti creduto.”

Mai abbassò le mani, senza riuscire a distogliere lo sguardo dal ragazzo disteso. Si avvicinò lentamente fermandosi ai piedi del letto. Incrociò lo sguardo di Elizabeth che annuì incoraggiante. Così, la Guerriera Viola proseguì fino a trovarsi a lato, dalla parte opposta. Lì si fermò ancora.

“Buongiorno, Yuuki”, esordì Elizabeth con un sussurro, appianando con una mano le pieghe sul lenzuolo. “Hai visto chi ti è venuto a trovare? Ti avevo promesso che prima o poi li avrei trovati. Anche se per essere sincera, sono stati loro a trovarmi. Com’è piccolo il mondo, vero?”

Poi, alzò lo sguardo verso Mai.

“Prova a parlargli. Secondo il medico gli fa bene sentir parlare. Sono certa che ascoltare una voce conosciuta gli sarà ben più utile di sentire la mia. Si sarà chiesto chi cavolo sono.”

Sorrise e indicò Yuuki con il capo. “Forza!”

Mai alzò la mano e si ritrovò a esitare a un soffio dalle dita del ragazzo. Sentì gli occhi farsi improvvisamente umidi, per la sorpresa di ritrovarlo vivo, per l’ingiustizia che lui fosse in quello stato a causa di gente senza scrupoli, per l’impossibilità che riaprisse gli occhi.

Alla fine, la ragazza strizzò gli occhi e gli strinse la mano. “Ciao, Yuuki.”

Qualcuno bussò alla porta e Mai riaprì gli occhi di scatto. Sull’uscio della porta c’era una giovane donna, un sorriso mortificato in volto.

“Mi spiace disturbare, ero venuta a fare i controlli. Ma posso aspettare qualche minuto se vuoi, Liz.”

Elizabeth scosse la testa e afferrò il mazzo di fiori dalla sedia, riempiendo di petali secchi il pavimento ai suoi piedi.

“No, fai pure. Prendere una boccata d’aria ci farà bene.”

Mai non si oppose, lasciandosi guidare fuori dalla stanza dalla ragazza. Uscite in corridoio, lanciò un’ultima occhiata verso l’amico che tutti loro avevano creduto perso per sempre.

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SPAZIO AUTRICE:

Salve a tutti. Per questa volta e per un po’ di settimane da qui in poi non ci saranno davvero molte novità. Mi auguro comunque che vorrete ripercorrere come me questo episodio, magari andando a scovare i piccoli dettagli che sono cambiati.

La prima versione di questo episodio, che rimarrà comunque online, occuperà sempre un posto nel mio cuore, come tutte le fantastiche recensioni che voi lettori mi avevate lasciato nel lontano 2013… mamma mia, mi sembra ancora assurdo che siano passati cinque anni! Un po’ un anniversario, dato che proprio il 1° ottobre del 2013 questo episodio ha visto la luce.

Il motivo di questa mia “revisione” è dovuto al fatto che il nuovo stile introdotto dall’episodio 1 in poi (riscritto, se ricordate) mal si combinava con quello in cui era scritto questo episodio, per altro importante ai fini della trama (ancora più dei prequel). In più, penso di essere riuscita a rendere meglio alcune scene, alcuni personaggi, alcune emozioni.

Vi voglio rassicurare, non diventerà un’abitudine. Non mi metterò a scrivere un paio di episodi per poi andare a riscrivere i più vecchi. Anche se i Prequel verranno prima o poi svecchiati anche loro, gli altri episodi e storie annesse (Moments, ecc.) rimarranno come sono.

Se vi va, fatemi sapere cosa ve ne pare di questa versione che, spero, leggerete almeno con piacere.

A presto, HikariMoon

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Mai rimase muta a osservare Elisabeth servire in modo impeccabile il tè, come aveva visto solo alle cerimonie e come a casa loro facevano soltanto quando venivano i genitori di suo padre da Kyoto.

“Mia nonna è un’appassionata di tè. Suo padre lo coltivava e vendeva e, dopo la guerra, hanno viaggiato per tutto il mondo per cercare vari sapori. Poi, è tornata in Giappone e ha conosciuto mio nonno. Mi ha insegnato a servire il tè da quando avevo quattro anni.”

La Guerriera Viola annuì meccanicamente, lasciando che lo sguardo vagasse sul giardino. Da un lato era il tipico giardino giapponese, con lo stagno e i cespugli curati alla perfezione. Ma dall’altro lato, quello in cui c’era il delicato bungalow di legno sotto cui erano sedute, era un tripudio di fiori colorati, tra cui spiccavano due roseti, uno bianco e uno giallo.

“Tieni.”

Mai afferrò la tazzina, chinando leggermente il capo. Afferrò la tazza, ma non l’avvicinò alla bocca. Elisabeth stava invece bevendo e aveva già mangiato uno dei dolcetti che la cuoca, la signora Yoshida, le aveva dato in mano mentre uscivano.

Alla fine, bevve uno sorso, perlomeno per non insultare la sua ospite, che si era impegnata per lei. Ma i dubbi e le domande si fecero fin troppo forti per ignorarli ancora e Mai posò la tazza alzando lo sguardo su Elisabeth.

“Come? Come fa Yuuki a essere qui? Era morto. Dovrebbe essere morto. E perché lo hai aiutato? Con tutto quello che hanno detto di noi. Perché?”

Elisabeth sospirò e posò a sua volta la tazza. Le sorrise, giocherellando con il tovagliolo.

“È stato un caso, un paio di giorni dopo che avevano dato la notizia. Ricordo che avevano dedicato molto spazio all’omicidio del Guerriero Bianco.”

Mai trasalì e abbassò lo sguardo. Ricordava quei giorni, il dolore e la paura di uscire di casa. La sua famiglia aveva guardato il telegiornale solo quando lei dormiva.

“Sono iscritta a un’associazione di volontariato, come lo era stata mia madre. Aiutiamo i senzatetto, diamo qualche coperta, un piatto di riso caldo, un po’ di conforto. I miei genitori avrebbero aiutato tutti, se solo ne avessero avuto la possibilità.”

Elisabeth zittì e strinse gli occhi, inspirando ed espirando un paio di volte. Riaprì gli occhi e tornò a sorridere.

“Stavo per tornare a casa. Aveva cominciato a piovere e Kosuke era appena arrivato. Uno dei senzatetto era un ex-collega di mio padre, quando lavorava all’ospedale, finito in strada dopo aver perso moglie e figlio in un incidente stradale.”

“È terribile”, sussurrò Mai.

Elisabeth annuì. “Già. Si avvicinò bussando al finestrino e chiedendomi di potermi parlare. Continuava a guardarsi attorno, come se avesse paura di essere seguito. Scambiai uno sguardo con Kosuke e lo feci salire in macchina.”

“Signor Matsumoto, che sta succedendo? Non lo racconterò a nessuno, ma deve dirmi qual è il problema.”

L’uomo sospirò, strofinandosi il viso. “Sei una cara ragazza, assomigli tanto a tuo padre. Se non mi aiuti tu, non ho idea di cosa poter fare.”

Elisabeth gli fece cenno di proseguire, sempre più perplessa e incuriosita.

“C’è un ragazzo, dove vivo. Ha urgente bisogno di cure mediche.”

“Vuoi che lo portiamo in ospedale?”

L’anziano sgranò gli occhi e scosse la testa, afferrandole convulsamente un braccio. Kosuke si mosse sul sedile anteriore.

“Lo ammazzano. Non puoi portarlo lì. Lo scoprono e finiscono il lavoro. Lo fanno fuori in quattro e quattr’otto.”

La ragazza scambiò uno sguardo allarmato con Kosuke, che sembrava più che pronto a chiamare la polizia. Con un gesto, gli fece capire di aspettare e poi tornò a prestare attenzione all’anziano. Sperava veramente veramente che non c’entrasse la Yakuza.

“Di chi state parlando? Chi sono loro? Chi è questo ragazzo? Se è qualcosa di criminale, io-”

“Ti prego. Non ho potuto salvare mio figlio, aiutami almeno a salvare questo ragazzo.”

Sua nonna diceva sempre che aveva il cuore fin troppo grande: durante l’infanzia aveva tentato di adottare quattro cani, sei gatti, un pappagallo, due macachi, una volpe e una bambina con cui aveva fatto amicizia al parco. A posteriori, sua nonna aveva un sacco ragione.

“D’accordo. Io e Kosuke ti seguiamo, ma al primo sentore di pericolo ce ne andiamo.”

L’uomo annuì e scese. Lei e Kosuke lo imitarono, sollevando i cappucci per ripararsi dalla pioggia e iniziando a seguirlo. Facendo slalom tra pozzanghere e spazzatura, con Elisabeth che sperava che Kosuke avesse un senso dell’orientamento migliore del suo, raggiunsero finalmente la loro metà. Era una casa semidiroccata, una di quelle che rimanevano lì senza venir mai abbattute. Forse un tempo era stato un magazzino.

Entrarono e i due si abbassarono il cappuccio. La ragazza notò che la pioggia sgocciolava da più punti e si augurò che il soffitto non crollasse loro sulla testa. Il senzatetto avanzò verso una piccola costruzione di legno, addossata contro un muro. A terra c’erano vecchi giornali e un paio di scarpe rovinate. Le fece cenno di seguirlo e scomparve all’interno.

Elisabeth inspirò e, confortata dalla presenza di Kosuke alle sue spalle, si infilò dentro la struttura. Un odore pungente saliva da alcuni piatti incrostati, impilati disordinatamente vicino alcuni barattoli di conserve. In un angolo c’era una pila di abiti piuttosto logori e altri giornali.

L’anziano si era accucciato vicino a un vecchio materasso su cui, riparato da una coperta consunta e sbiadita, c’era qualcuno.

“È lui il ragazzo di cui ti parlavo.”

Elisabeth si avvicinò di alcuni passi, cercando di non cedere all’istinto che le diceva di correre dalla parte opposta. Il ragazzo era sofferente, il respiro laborioso e il volto contratto in una smorfia di dolore. L’anziano sospirò e abbassò leggermente la coperta. La ragazza emise un verso strozzato e serrò le mani attorno al braccio di Kosuke, sentendosi girare la testa. La maglietta bianca del ragazzo era pregna e rosso cupo, proprio all’altezza dell’addome. Una benda improvvisata bastava a malapena a fermare l’uscita del sangue. Sangue. Se finiva nelle mire della Yakuza, i suoi nonni non glielo avrebbero mai perdonato.

“Che cosa è successo?”, domandò infine Kosuke.

La ragazza gli fu grata: non era sicura di poter trovare la voce. Non ancora, almeno.

“Arma da fuoco. Ero lì vicino, quando gli hanno sparato. Gli assalitori sono scappati sentendo la sirena della polizia. Poi è arrivato un ragazzino. Si è avvicinato qualche istante ed è corso via sconvolto. Poi mi sono avvicinato io. Era ancora vivo. L’ho portato qui e ho cercato di fermare il sangue. Ha bisogno di aiuto.”

Ma come aiutarlo, se non potevano portarlo all’ospedale?

“Elisabeth, è il Maestro della Luce! Quello del telegiornale.”

Lei trasalì e lo osservò meglio: Yuuki Momose, il Maestro della Luce dato per morto due giorni prima. Strinse gli occhi e inspirò: forse sarebbe stata meglio la Yakuza.

Preso coraggio, raggiunse il letto e vi si inginocchiò accanto. Delicatamente, gli sfiorò la fronte con la punta delle dita. Era bollente. Quando le allontanò, Yuuki gemette e mormorò qualcosa con un filo di voce.

“Ka… jistu…”

“Kajitsu?”, ripeté Elisabeth ad alta voce, la fronte aggrottata. “Chi è?”

“Sta delirando. È così da quando l’ho portato qui. Continua a ripetere frasi sconclusionate. Nomina questa Kajitsu, i Maestri della Luce e parla di una rosa sotto il temporale. Non resisterà a lungo in questo stato.”

Elisabeth rimase a fissarlo, sforzandosi di ricordare tutti i servizi sui Maestri della Luce. Dopo qualche istante le tornò in mente: il mostro fermato dal Re del Mondo Altrove. Momose Kajitsu era sua sorella.

“Cosa facciamo? Vuoi davvero aiutarlo?”

Si voltò verso Kosuke, l’espressione incerta, rimettendosi in piedi. “Non lo so. Ma è una persona. Non possiamo lasciarlo qui così. E non possiamo portarlo in ospedale.”

“L’amico di suo nonno”, propose l’uomo. “Quello della clinica privata. Il signor Nakano non parla sempre di come gli debba un favore?”

“Il dottor Aosawa!”, esclamò con entusiasmo la ragazza. “Certo. Sono sicura che mio nonno può convincerlo ad aiutarci.”

Perché neppure suo nonno, nonostante la sua severità, avrebbe lasciato lì il Guerriero Bianco, indipendentemente da quello che tutti potevano pensare dei Maestri della Luce. Una vita umana era una vita umana.

Kosuke e il senzatetto sollevarono il ragazzo e Elisabeth raggiunse l’uscita per controllare che non ci fosse nessuno. In silenzio e con la tensione a mille, raggiunsero l’automobile e posarono il ragazzo sul sedile posteriore. L’uomo raggiunse velocemente il posto di guida. Elisabeth venne fermata dall’anziano un attimo prima di salire.

“Stai attenta. Nessuno, nessuno deve sapere di lui. Non fidarti alla leggera. Per il suo bene e il tuo.”

La ragazza annuì e salì in macchina. Kosuke partì subito.

Una volta lontani, Elisabeth prese un fazzoletto e delicatamente iniziò ad asciugare la pioggia dal viso di Yuuki.

“Andrà tutto bene.”

Yuuki gemette e i suoi muscoli si contrassero in uno spasmo. Elisabeth faticò a trattenere le lacrime. Era come con suo fratello, di nuovo. E quella volta era stata davvero la Yakuza, con lui che si era trovato al momento sbagliato nel posto sbagliato.

Come potevano esistere persone così senza cuore?

“Devi resistere”, sussurrò stringendogli una mano. “Non puoi arrenderti proprio ora.”

“Chiamai mio nonno e riuscii a convincerlo. Ci raggiunse alla clinica e persuase il suo collega, che fece in modo di mantenere la più totale segretezza. Lo registrarono negli schedari con un nome falso. Restammo lì ad aspettare e penso di essermi addormentata, perché la cosa successiva che ricordo è mio nonno che mi sveglia e l’infermiera che conferma la fine dell’operazione.”

Il dottor Aosawa finì di indossare il camice e li condusse nel suo ufficio. L’aria era carica di tensione e suo nonno non sembrava averle ancora perdonato l’aver preso una decisione così avventata. Si sedettero davanti alla scrivania.

“L’operazione è andata a buon fine, ma le sue condizioni sono critiche. Dovremo tenerlo sotto osservazione per le prossime ventiquattro, quarantott’ore. Fortunatamente, il gruppo sanguigno è tra i più diffusi.”

“E la prognosi?”, interruppe bruscamente il nonno di Elisabeth.

Il medico sospirò e passò stancamente una mano tra i capelli. “Non abbiamo riscontrato danni cerebrali, ma è entrato in coma.”

Elisabeth trasalì e si coprì la bocca con una mano.

“Nelle condizioni in cui l’avete portato, non nutrirei grandi speranze. Sarà già una benedizione che superi la notte. Inoltre, una volta che si sia stabilizzato, non potrò fare altro. Vi ho aiutato per amicizia, ma pur tenendo fede alla mia dignità di medico, non posso mettere a repentaglio questa clinica.”

Elisabeth si interruppe e sorseggiò per alcuni istanti il tè che cominciava a raffreddarsi. Mai fece lo stesso, sconcertata dal racconto. Inconsciamente, si voltò verso la casa e sentì il cuore sprofondarle. Yuuki era in coma da febbraio. Erano a settembre.

“Yuuki superò i primi giorni e convinsi mio nonno a portarlo qui, anche grazie a mia nonna. Le ferite sono guarite, ma non si è mai risvegliato.”

“Quali sono le possibilità che lo faccia?”, sussurrò Mai, afferrandosi con più forza alla tazza ancora stretta tra le dita.

“Forse nessuna”, replicò Elisabeth abbassando lo sguardo. “Forse la cosa più compassionevole sarebbe lasciarlo andare. Ma non posso farlo, non se c’è ancora la più piccola speranza che lui viva.”

Perché era quello che avrebbe voluto fosse stato fatto con suo fratello, pensò Elisabeth iniziando a spostare le briciole del dolce con la punta del dito. Se i soccorsi fossero stati chiamati prima, lui avrebbe potuto essere ancora lì.

Mai, invece, tornò a voltarsi verso il tavolo, osservando con più attenzione la ragazza che, di fatto, aveva salvato Yuuki. C’era altro che non le diceva, un vago rancore che si insinuava nella sua voce. Ma non spettava a lei chiederle di parlare: a conti fatti erano due sconosciute. Anche se, rifletté la Guerriera Viola abbozzando un debole sorriso, c’era qualcosa di affine a parlare con lei.

“Parli come una di noi.”

Elisabeth sussultò a quelle parole, fissandola per un istante, prima di scoppiare a ridere e scuotere la testa.

“Non credo basti una atto di pietà e gentilezza a rendermi un Maestro della Luce, ma lo prendo come un complimento. Non mi dispiacerebbe pensare di essere una riserva.”

Le due ragazze addentarono un altro dei piccoli dolcetti. Anche se Elisabeth sminuiva il suo gesto, Mai non riusciva a non confrontarlo con le reazioni dei loro amici, delle loro famiglie, dove neppure il legame affettivo era bastato a non farli cedere alla paura. Era ironico come una delle poche persone a non voltare le spalle, in un gesto di totale altruismo, fosse stata una perfetta sconosciuta.

“E Kajitsu?”, riprese la Guerriero Viola. “Cosa sai di lei?”

“Quello che ho trovato sul web e negli articoli di giornale. Era una di voi e ha cercato di distruggere Tokyo. E che solo il Re del Mondo Altrove ha fermato la vostro incoscienza, anche se poi voi gli avete impedito di portare benessere all’umanità.”

Mai scattò in piedi prima di poterselo impedire, una furia cocente che montava dentro di lei, che le inumidì gli occhi. Si allontanò dal tavolo, fermandosi accanto una delle colonne del bungalow. Non si sarebbe mai abituata e, dopo il futuro, era dieci volte peggio.

“Solo schifose menzogne. Il potere del Nucleo Progenitore non è una bacchetta magica che cambia le persone, che ferma l’odio e le guerre. Avrebbe cambiato il mondo, non l’umanità.”

Elisabeth si alzò in silenzio, avvicinandosi a Mai ma tenendosi ad alcuni passi di distanza.

“E il Re del Mondo Altrove non voleva niente di tutto questo. Voleva illuderli, per poi distruggerci tutti, perché eravamo inferiori secondo lui. Sacrificabili in nome di non so quale evoluzione.”

La Guerriera Viola strinse la mano attorno alla colonna di legno, la superficie ruvida che graffiava la pelle e le unghie. Elisabeth le posò una mano sulla spalla e lei sussultò.

“Io vi credo.”

Gli sguardi delle due ragazze si incrociarono e Mai, allibita, riconobbe la sincerità dell’altra ragazza.

“Quello che ci fa paura, ci rende più cattivi”, sussurrò la ragazza stringendole una mano. “E ci fa cercare un capro espiatorio, perché non vogliamo guardare lo sporco che è dentro di noi, perché poi non avremmo più scuse. Mio padre mi ha sempre insegnato a guardare oltre le apparenze, a pensare con la mia testa. Io non credo che chi sia nel giusto, cerci di uccidere chi gli si oppone. Voi Maestri della Luce non avete mai fatto male a nessuno.”

“Sei veramente una ragazza speciale”, replicò la Guerriera Viola ricambiando la stretta.

Elisabeth rise un’altra volta. “Non esagerare. Ma spero che potremmo diventare amiche.”

“Mi piacerebbe molto.”

Scambiatesi un sorriso, le due tornarono al tavolino e raccolsero tazze, teiera e dolci restanti per riportarli in cucina. Entrate nella penombra della stanza, vennero accolte da un’indaffarata cuoca.

“Care, grazie per aver portato dentro la roba.”

“Figurati”, replicò Elisabeth affiancandola e sporgendosi oltre per vedere che cosa stesse preparando. “Che fai di buono?”

“Hiyashi Chuka, ma ci vorrà ancor un po’ che sia pronto.”

La ragazza emise un verso di approvazione e tornò da Mai, prendendola a braccetto.

“Andiamo a vedere se Izumi ha finito.”

Le due uscirono in corridoio e raggiunsero la scalinata.

“Perché vai al cimitero?”, chiese la Guerriera Viola una volta arrivate al piano superiore.

Elisabeth arrossì di botto e borbottò qualcosa, lisciandosi il vestito. “Io, cioè… Sì, pensavo potesse essere una cosa carina. Visto che lui non può. Pensi che abbia sbagliato?”

Mai sorrise davanti all’espressione preoccupata della ragazza e scosse la testa.  “Sono sicura che avrebbe fatto loro piacere.”

Elisabeth si rasserenò e fece cenno a Mai di seguirla. Superarono una stanza socchiusa, dove il nonno di Elisabeth stava parlando al telefono con qualcuno. Elisabeth si voltò verso di lei sorridendo.

“Mia nonna. Ha una salute un po’ debole, d’estate va spesso su a Hokkaido.”

Arrivarono davanti alla porta ed Elisabeth allungò la mano per aprirla, ma venne fermata da Mai che le afferrò il polso facendola voltare verso di lei.

“Perché non hai mai cercato di contattarci?”

“Non avrei saputo da dove cominciare. Tu avevi chiuso il blog e anche gli altri avevano cercato di far perdere le tracce. Avevo paura a fare troppe domande, ad attirare l’attenzione. Una perfetta sconosciuta che cerca di punto in bianco i Maestri della Luce: sarei stata sospetta. E, poi, mi avreste mai creduto?”

Mai aprì la bocca per rispondere, ma si fermò e scosse desolatamente la testa. No, non le avrebbero creduto. Non dopo quella notizia, non con la paura che fosse solo una trappola per farli uscire allo scoperto. E ora non aveva più importanza. Yuuki era ancora vivo. Era quello che contava.

Elisabeth aprì la porta, lasciando a Mai la possibilità di entrare per prima. La Guerriera Viola sentì una nuova stretta al cuore a vedere, l’un tempo orgoglioso Guerriero Bianco, inerme e debole in quel letto, i bip dei macchinari a sottolineare la sua condizione. Si avvicinò al letto e strinse gli occhi, faticando a trattenere le lacrime. Elisabeth le fu di nuovo accanto.

“Sai perché mi ostino a volerlo aiutare? Perché è quello che avrei voluto facessero con mio fratello. Si è ritrovato in mezzo una sparatoria della Yakuza. È morto prima di arrivare in ospedale, i soccorsi erano stati chiamati troppo tardi. È morto solo, in una pozza del suo stesso sangue. Non augurerei mai la stessa fine a nessuno.”

Mai sentì il tremore nella voce dell’altra e, istintivamente, si voltò e la strinse tra le braccia. Dopo qualche istante, Elisabeth si staccò da lei e afferrò un mazzo di carte dal tavolino, mazzo della cui presenza la Guerriera Viola non si era neppure accorta.

Elisabeth glielo porse. “Aveva questo con sé, il giorno in cui l’ho trovato. Era suo?”

Quasi tremando, Mai afferrò le carte e iniziò a scorrerle. Carte bianche e carte verdi, quelle di Kajitsu.

“Ammetto di aver preso qualche spunto, per il mio mazzo. Spero non si offenda.”

Mai sorrise e scosse la testa, sfogliando avanti le carte. Bufera Impenetrabile, Supremo Gugnir, Yggdrasill, Cavaliere d’Acciaio, Woden, il Grande Cavaliere Alato e Walhalance dalla Corazza Indistruttibile. Sentì di nuovo le lacrime minacciare di cadere: avevano sempre creduto che quelle carte fosse andate perse, insieme al corpo di Yuuki.

Posò il mazzo e trattenne tra le dita solo due carte, sfiorandole delicatamente con i polpastrelli. Elisabeth la affiancò, guardandole incuriosita.

Hououga, Fenice Implacabile e Ragna-Rock, Cavaliere Signore del Fato. Perché hai preso queste carte?”

Hououga era lo spirit di Kajitsu”, replicò Mai con una voce carica di tristezza. “Ragna-Rock era il simbolo del loro legame.”

Posò le carta in cima al mazzo, allontanando di scatto la mano.

“Vuoi tenerle tu, Mai?”

“No”, rispose senza esitazione la Guerriera Viola. “Penso che sia giusto che gli rimangano vicino.”

Elisabeth annuì e si allontanò verso la porta. Sull’uscio, strinse tra le dita la maniglia e tornò a voltarsi verso Mai.

“Ti lascio un po’ da sola con lui.”

Non aspettò risposta e chiuse delicatamente la porta alle proprie spalle. Mai rimase a fissare la porta, sopraffatta dal silenzio di quella stanza. Lasciò vagare lo sguardo su quelle quattro mura, sulle pareti bianche, i delicati paesaggi appesi al muro, il cassettone di legno in un angolo. E le macchine che tenevano Yuuki in vita.

Mai tornò a guardare il comodino e si accorse della presenza di una cornice. La prese e riconobbe la foto di Kajitsu, identica a quella lasciata vicino al suo memoriale. Elisabeth doveva essere riuscita a ottenerne una copia. Se Kajitsu fosse stata là, ne era sicura, sarebbe bastata la sua voce per risvegliarlo. Ma Kajitsu non c’era più. La ragazza sospirò e, spolverata la sedia dai petali secchi, la spostò accanto al letto.

Si sedette e rimase a fissare il suo volto pallido, ancora più pallido del solito, più scavato. Tutte le ingiustizie subite dai Maestri della Luce le crollarono addosso, un senso di impotenza, di sconforto che non aveva più provato da quando aveva parlato con Kenzo. Erano stati solo dei ragazzini, poco più che bambini, e il mondo aveva vomitato contro di loro il peggio. Quali colpa dovevano ancora scontare? Dopo aver quasi perso le famiglie, dopo aver perso amicizie, dopo essere stati alienati, odiati, dopo aver visto amici morire, dopo quello che era successo a Dan.

Mai allungò la mano e strinse le dita attorno a quelle di Yuuki, chiudendo gli occhi e cercando di rallentare il respiro accelerato. Si concentrò sul regolare bip dei macchinari, il battito debole e stabile del cuore di Yuuki. E, nonostante tutto, quel suono riuscì a calmarla.

“Sarei venuta prima, saremmo venuti tutti. Oh, Yuuki, ti credevamo morto. Dan se n’è addossata la colpa.”

Caldi rivoli di lacrime cominciarono a rigarle le guance, ma la ragazza non fece nulla per asciugarle e anzi si sforzò di abbozzare un sorriso.

“Avremmo dovuto esserci. Non sarebbe cambiato niente, perché eravate entrambi troppo testardi e determinati per il vostro bene. Ma avremmo dovuto esserci.”

“Avremmo dovuto esser lì con voi”, ripeté scuotendo la testa. “Ma ho avuto paura. Se fossi andata avanti anche solo un altro giorno… avrei voluto essere più forte.”

Ma non lo era stata. Era scappata, aveva tagliato i ponti. Ed era tornata a respirare, anche se la paura non se n’era davvero andata, ma almeno non aveva più avuto l’istinto di rannicchiarsi in un angolo e nascondersi da tutto. E poi era scappata nel futuro.

“Ti sei perso un sacco di cose”, proseguì con un nuovo sorriso, usando l’altra mano per strofinare via le lacrime. “Kazan ci ha chiamato dal futuro. Dovevamo solo impedire la totale riconfigurazione della Terra, normale routine. Clarky, Kenzo, Hideto… ci siamo andati tutti. Io sono tornata a prendere Dan.”

Deglutì e sbatté le palpebre. Era ancora così difficile pensare a quel giorno, così vicino secondo il calendario, eppure lontano una vita.

“Era così cresciuto, quasi non lo riconoscevo. Ma amava Battle Spirits come allora, anche se i soliti duelli lo demoralizzavano. Dopo Gran RoRo, dopo aver messo in gioco la vita, come si può biasimarlo?”

Liberò la mano da quella di Yuuki e le strinse entrambe sulle braccia.

“Nel futuro abbiamo iniziato a guarire, abbiamo ritrovato noi stessi e la forza di combattere.” Grazie a Dan. “Abbiamo vinto. Siamo riusciti a portare la pace tra umani e Mazoku. Sì, proprio le creature di Gran RoRo. Erano rimasti sulla Terra. Magisa aveva deciso di non riportarli a Gran RoRo.”

Sospirò ancora e alzò una mano per intrecciare le dita su una ciocca di capelli.

“Forse sperava che ci avrebbe aiutato a superare le differenze. Ci sono voluti sei secoli, però, dai: l’idea ha funzionato”, abbozzò una risata. “E abbiamo anche scoperto che abbiamo tutti lo stesso DNA. I granroriani sono esseri umani che si sono evoluti in modo diverso. Lo sapevi, Yuuki?”

Mai si morse un labbro e alzò lo sguardo verso la finestra. Si perse lunghi istanti a fissare il leggero ondeggiare della tenda sottile. Il cinguettare degli uccellini riempiva l’aria di serenità.

“C’eravate anche voi. Zolder Grave e Flora Perfume”, riprese tornando a sorridere. “Ma ti prego, Yuuki, tramandate anche un libretto d’istruzioni nelle vostre reincarnazioni. Quei due si azzuffano per ogni cosa, si prendono in giro… mi auguro davvero che non sia il loro modo di flirtare!”

Tornò a stringergli la mano. “Avete dei caratteri così estroversi. Ma sono sicura vi ricorderete.”

Mai s’interruppe di nuovo, trovando difficile proseguire. Nel futuro, aveva trascorso giorni chiusa nella sua stanza, rifiutando di accettare che fosse successo davvero. Poi, dopo l’ennesimo tentativo di Clarky di portarla fuori, gli aveva urlato contro di tutto. E non si era fermata, aveva urlato e odiato tutti, da Barone, a Plym, a Zolder. Poi, quando aveva trovato il mazzo di Dan, l’aveva gettato a terra e aveva gridato e gridato, finché la voce era diventata roca e la gola aveva iniziato a bruciarle. Perché era colpa di Dan, del suo maledetto spirito di sacrificio, del suo voler proteggere tutto e tutti. Era crollata a terra e Clarky l’aveva stretta mentre piangeva.

Da quel momento, si era messa anima e corpo ad aiutare con la ricostruzione, almeno fino alla loro partenza, per non fermarsi a pensare. Per non farsi sopraffare da tutti i se, da tutto quello che loro avrebbero potuto fare di diverso. Non riusciva ancora a mettere a tacere la vocina, quella che le ricordava tutto quello che non aveva fatto.

“Clarky è rimasto nel futuro. Ha trovato una casa. Si è innamorato di una ragazza che abbiamo trovato ibernata in una stazione spaziale, Angers Lochè. Spero ne apprezzi anche tu l’ironia”, aggiunse alla fine ridendo nonostante gli occhi lucidi.

“Io, Kenzo e Hideto siamo tornati. Forse riprenderemo la nostra battaglia, passo dopo passo. Finiremo quello che tu e Dan avete iniziato. Dan-”, un singhiozzò le impedì di proseguire e Mai si portò le mani al viso, prendendo lenti respiri.

“Dan, non se n’è andato. Si è sacrificato per salvare la Terra, per salvarci tutti. Perché ovviamente, doveva farlo lui, sempre in prima linea. Se solo fossimo stati capaci di trovare un’altra soluzione, Dan sarebbe ancora qui.”

Tirò su con il naso e allungò entrambe le mani a stringere quella di Yuuki, nuovi rivoli di lacrime che le bagnavano le guance e un sorriso appena abbozzato, colmo di rimpianto e malinconia.

“Era tornato quello di un tempo. Entusiasta, determinato. Ma ci ha lasciato. E io lo sapevo già. Avevo trovato una targa, in un museo distrutto. 30 agosto 2010, il giorno in cui se ne persero le tracce. Il giorno in cui io l’ho portato nel futuro. Ci ho provato, Yuuki. Ma non sono riuscita a fermarlo, anche sfidandolo a Battle Spirits. Forse tu ci saresti riuscito a fermarlo. Sei l’unico di noi che sia mai riuscito a sconfiggerlo in duello.”

Chiuse gli occhi, trattenendo a stento un ulteriore singhiozzo. “Era venuto per duellare, per vincere. Ed è quello che ha continuato a fare. Io sono stata in grado solo di stargli vicino, mi sono illusa che non sarebbe successo nulla, non con la sua determinazione. Non anche Dan. Dopotutto, non avevamo pagato già abbastanza?”

Si morse un labbro. “Non gli ho neppure detto quello che provavo. È stato lui a prendere l’iniziativa, prima di quel maledetto duello. Ti rendi conto, Dan!”, si passò le dita sugli occhi e scosse la testa. “Mi ha promesso che avremmo affrontato il passato insieme. E io gli ho creduto. Mi ero anche esercitata con il riso al curry.”

Portò di scatto le mani al volto, i singhiozzi che non riuscivano più a essere controllati. “No-non è tornato.”

Pianse con i palmi premuti contro il viso, il petto squassato dai singhiozzi e il respiro affannato. Non ne aveva mai parlato così apertamente, né nel futuro, né con Kenzo o Hideto, neppure con sua sorella. Ma lì, in quella stanza, con Yuuki che non poteva risponderle, con Yuuki che, fosse stato sveglio, sarebbe stato l’unico a capirla davvero, era tutto così facile.

“Io non ho fatto nulla. Non gli ho detto che l’amavo, non sono riuscita a impedire che scomparisse. Se solo ci avessi provato, ma non ci ho neppure tentato. Ho sentito un dolore così forte, così lacerante. Credevo non sarei riuscita a sopportarlo, che non sarei più riuscita a muovervi. Come avrei potuto, se mi sentivo il respiro strappato dal petto, se mi sentivo vuota, se mi sentivo il cuore infrangersi. E lo rivedevo, all’infinito, svanire, svanire, svanire. E io non ho fatto nulla.”

Mai abbassò la testa, i capelli che le oscurarono il volto coperto dalle mani. Pianse in silenzio, per minuti che parvero ore, lacrime calde che cercavano di lenire le ferite. Ma che non le avrebbero riportato Dan.









SPAZIO AUTRICE:

Salve a tutti! Secondo appuntamento con la versione rinnovata dell’episodio 0. Anche questo capitolo è rimasto a grandi linee lo stesso, ma sento di aver migliorato e reso più forti alcune parti. Credo di aver sviluppato meglio anche il personaggio di Elisabeth e la sua backstory. Il nome completo di Elisabeth è quindi Reiko Elisabeth Nakano. Ovviamente, spetta a voi decidere se vi piace di più questa versione della storia oppure no.

Non credo di aver molto altro da aggiungere, se non ringraziare chi ha legge e chi troverà magari il tempo di lasciarmi due parole per dirmi cosa ne pensa.

Alla prossima settimana, HikariMoon

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Le lacrime smisero di scendere e respirare tornò a essere più semplice. Mai tirò su con il naso, strofinando i dorsi della mano per tentare di asciugarsi occhi e guance. Rimase ancora qualche istante con la testa bassa, inspirando ed espirando lentamente. Si sentiva sfinita e, stranamente, più leggera. Da quando era tornata dal futuro, aveva cercato di mostrarsi forte, di non fare preoccupare nessuno.

Era bello poterlo non essere, almeno per qualche minuto.

E, forse, anche ricordare Dan sarebbe stato più semplice, più dolce. Non più intaccato da rabbia e dolore. Non poteva cambiare il passato; doveva solo imparare ad accettarlo, imparare a convivere con la sua mancanza. Sorrise appena e con un dito sfiorò il medaglione che aveva al collo. Doveva ricordare che Dan era stato felice, che era tornato a essere il ragazzo di cui si era innamorata. Il suo sacrificio non cambiava tutto quello.

Sospirando, si alzò lentamente dalla sedia, le gambe indolenzite dal tempo in cui era rimasta seduta. Raggiunse la finestra e, posate le mani sul davanzale, si sporse a respirare l’aria fresca del mattino, a godere della carezza della brezza sul viso e nei capelli.

Era come quel giorno, quando era crollata tra le braccia di Kaoru. La sua vita ricominciava da lì.

Mai sgranò gli occhi e si staccò di scatto dalla finestra, correndo alla borsa e rovistandovi all’interno in modo frenetico. Avrebbe dovuto incontrarsi con Kenzo, fuori dal cimitero; se n’era dimenticata.

Afferrò il cellulare e vide l’ora. Si sentì sbiancare. C’erano un messaggio e tre chiamate. Kenzo doveva averla data per dispersa. O peggio. Sbloccò lo schermo e scrisse velocemente un messaggio sul loro gruppo. C’erano messaggi preoccupati anche di Hideto! Lui che era chissà dove, in giro per il mondo. Il senso di colpa iniziò a dilaniarla.

“Sono viva. Tranquilli. Kenzo, ho avuto un contrattempo. Ci vediamo alle due in centro. Solito posto.”

Mai sospirò e mise la borsa in spalla. Tornò vicino al letto e istintivamente strinse la mano di Yuuki.

“Che devo fare?”

Fino a quel momento, non si era posto il dubbio, ma ora non riusciva a non pensarci. Yuuki era in coma, ma vivo. Doveva dirlo agli altri? Doveva fare finta di niente? Se lui non si fosse risvegliato, saperlo non sarebbe servito altro che a farli soffrire ancora. E correvano il rischio che qualcuno li scoprisse. Sarebbero stati in pericolo loro, Yuuki, Elisabeth e tutta la sua famiglia.

Sbuffò e intrecciò un dito nei capelli. Ma aveva lei il diritto di decidere per loro? Forse no, ma aveva il diritto di proteggerli. Ora cominciava a capire, quello che doveva aver provato Dan. Era sicura che anche lui avrebbe preso la stessa decisione.

“Parlare con te mi ha fatto bene, Yuuki. Spero aiuti anche te. Non dirò nulla a Hideto e Kenzo, quindi vedi di riprenderti in fretta. Ti lascio in buone mani. Elisabeth, ne sono certa, si prenderà cura di te. Aspetto buone notizie.”

Strinse un’ultima volta la mano e poi si allontanò. Aperta la porta, si fermò all’uscio e regalò un enorme sorriso a Yuuki.

“Buona fortuna, Momose Yuuki. A presto.”

Preso un respiro profondo, uscì e si chiuse la porta alle spalle. Rimase posata alla superficie di legno per qualche istante, poi si spinse via e si diresse verso le scale.

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Elisabeth voltò la pagina, allungando la gamba per far rifluire il sangue nell’arto. Si era seduta sul divanetto, decisa ad aspettare Mai proseguendo nella lettura del libro iniziato la sera prima. Ci era voluto poco per togliere i sandali e distendersi comodamente sul fianco. Cominciava ad avere un certo languorino: forse avrebbe potuto invitarla a restare a pranzo con loro.

“Grazie.”

La ragazza trasalì, facendosi sfuggire il libro dalle mani che finì a terra con un tonfo. La Guerriera Viola lo raccolse un secondo dopo, porgendoglielo con un sorriso imbarazzato.

“Scusa, non volevo spaventarti.”

“No”, replicò fin troppo velocemente Elisabeth. “Mio nonno dice sempre che quando leggo vado in un altro mondo.”

Mai porse ancora il libro e la ragazza arrossì, afferrandolo in fretta e piegandosi a infilare i sandali.

“Com’è andata?”

“È stato interessante”, replicò Mai sorridendo. “Spero che si risvegli.”

“Lo spero anche io. Vuoi restare a pranzo?”

La Guerriera Viola scosse la testa. “Un’altra volta. Dovevo incontrarmi con un amico e ho già saltato il primo appuntamento. Ma possiamo tenerci in contatto. È stato bello conoscerti.”

“Mi farebbe piacere. Ti do il mio numero, così possiamo sentirci. Ti terrò aggiornata su Yuuki.”

Mai segnò il numero nella sua rubrica e incrociò lo sguardo di Elisabeth, pensierosa. “Abbiamo bisogno di una parola chiave.”

Elisabeth la guardò senza capire.

“Nel caso intercettassero le nostre comunicazioni. Quando mi parlerai di Yuuki, dovrai dirmi come sta la rosa bianca.”

Che?”

“Fidati”, rassicurò Mai infilando il cellulare nella borsa. “Non c’è codice migliore.”

Elisabeth, pur non troppo convinta, scrollò le spalle iniziando a guidare Mai verso la porta. Una volta fuori, le due ragazze si fermarono.

“Se avessi saputo che non ti fermavi, avrei chiesto a Kosuke di aspettarti.”

“Tranquilla, faccio due passi e prendo l’autobus.”

Le due ragazze si salutarono e Mai si avviò verso il cancello. Pochi istanti dopo, sentì il debole clic della porta chiusa da Elisabeth. Una volta in strada, la ragazza si ritrovò a voltarsi verso la villetta. Lasciare quel posto, provocò una strana sensazione dentro di lei. Era successo così in fretta, solo un paio d’ore prima non avrebbe mai immaginato di ritrovare Yuuki vivo. Era diventato una costante, da quando era diventata una Maestra della Luce: tutto cambiava troppo in fretta.

Nessuno di loro avrebbe mai riavuto una vita normale.

Seguì distrattamente il marciapiede, diretta verso la fermata poco distante, grata della tranquillità del luogo che le permetteva di metabolizzare le ultime ore. Un mezzo la superò: era il suo autobus. Scattò a correre senza neanche pensarci, raggiungendolo un attimo prima che chiudesse le porte. Si sedette vicino al finestrino, posando stancamente la testa contro di esso.

Mentre il paesaggio scorreva davanti a lei, Mai si ritrovò a pensare a Dan, a chiedersi se anche lui fosse ancora vivo, da qualche parte. Se lo vedeva, tutto preso da un duello. Così da lui. Chiuse gli occhi e sospirò.

“Dan, mi manchi.”

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Kenzo, seduto sul bordo della fontana, tirò fuori il cellulare dallo zaino per l’ennesima volta, sicuro di non trovare nessun segno di Mai. Hideto, inizialmente contattato proprio dal Guerriero Verde, era anche lui in attesa di notizie. Più il tempo passava e più un gelido terrore si insinuava nei loro pensieri. Essere andati nel futuro, faceva sembrare molto più lontani eventi che di fatto erano distanti solo pochi mesi.

Mai poteva essere in pericolo.

Mai poteva rischiare di finire come Yuuki.

Mai gli aveva appena risposto.

Kenzo rilasciò un profondo respiro, liberandosi da tutta la tensione montata in quelle poche ore. Alzò lo sguardo e vide sull’orologio che era già l’ora indicata da Mai. Si guardò attorno e la vide, ferma a uno degli attraversamenti pedonali. Quando si accorse di lui, la ragazza sorrise e alzò la mano per salutarlo.

Il Guerriero Verde infilò il cellulare in zaino, lo mise in spalla e accelerò per raggiungerla a metà strada. Voleva gridarle di tutto, tenerle il muso e farle capire che non potevano essere così rilassati. Loro erano là fuori.

Ma quando arrivò davanti a lei, tutta sorridente, il sollievo di averla davanti, sana e salva, fece evaporare ogni risentimento.

“Stai bene?”

Mai gli passò un braccio attorno alle spalle. “Scusami. Non lo farò più, promesso.”

“Mai, pensavamo ti fosse successo qualcosa. Eravamo preoccupati da morire!”

“Non volevo. Ma mi è proprio uscito fuori dalla testa.”

“Quel è stato il contrattempo?”

La Guerriera Viola si fermò, obbligando anche Kenzo a interrompersi dal camminare. Il suo sguardo si perse per alcuni secondi. Quando il ragazzino fece per richiamarla, Mai si voltò e si staccò da lui, incrociando le mani dietro alla schiena, un sorriso furbo che piegava le sue labbra.

“Te lo racconto un’altra volta.”

E riprese a camminare. Kenzo, allibito, si spinse gli occhiali sul naso e la raggiunse abbozzando una mezza corsa.

“Non puoi fare così. Mai! Con tutto quello che mi hai fatto aspettare!”

Mai rallentò e tornò a cingergli le spalle, tirandolo delicatamente a sé.  “Un giorno te lo dirò. Ma non oggi.”

Il Guerriero Verde si arrese: non sarebbe mai riuscito a farle cambiare idea. Quando Mai decideva di fare la misteriosa, non restava che stare al suo gioco.

“Andiamo a mangiare qualcosa? Così mi racconti come va con i tuoi esami.”

Chiacchierando del più e del meno, i due si diressero verso uno dei piccoli locali che avevano scoperto durante le pause dallo studio. Il cibo era buono, il prezzo contenuto e l’ambiente tranquillo, spesso frequentato da altri ragazzi come loro, soprattutto ora che la pausa estiva era finita.

Oltre gli edifici, il sole risplendeva e la baia di Tokyo era lambita dalle onde del mare.

Una nuova avventura aspettava i Maestri della Luce, dopo Gran RoRo, dopo il futuro. Bambini che si erano ritrovati a dover salvare il mondo, era arrivato finalmente il momento di crescere, di provare a costruire un futuro nel mondo reale. Senza le battaglie di Battle Spirits, ma senza far spegnere la verità e la determinazione di farla un giorno trionfare.

Per la prima volta, dopo la chiusura dei varchi di Gran RoRo, il futuro li aspettava con tutta la sua mutabilità e a esso potevano guardare con un po’ di coraggio e ottimismo in più. E, ciò che sarebbe stato, era ancora tutto da scrivere.

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… MAGGIO 2011 …

Elisabeth attraversò in fretta il corridoio, la borsa in precario equilibrio sulla spalla, l’elastico per capelli stretto tra i denti e le dita che finivano di completare la treccia.

Arrivata davanti alla stanza di Yuuki si fermò bruscamente. Bloccata la treccia, aprì la porta ed entrò. E niente era cambiato. Yuuki dormiva ancora, come aveva fatto da più di un anno a quella parte, come il giorno in cui aveva conosciuto Mai. Si avvicinò al letto e gli strinse una mano.

Suo nonno stava perdendo la pazienza, convinto ad aspettare solo grazie alla moglie.

Ma anche lei stava perdendo le speranze.

“Yuuki”, esordì incerta. “Non so se mi senti, ma se ci riesci, cerca di tornare dai tuoi amici. Ti prego. Ho davvero bisogno di vedere che l’odio non riesca a vincere sempre.”

Chiuse li occhi e sospirò. Liberò la mano e raggiunse la finestra, che aprì lasciando che l’aria fresca della primavera riempisse la stanza. Uscì in silenzio.

Al piano di sotto, trovò i nonni seduti in salotto, il televisore acceso a mostrare le prime immagini dei festeggiamenti, preludio alla parata.

“Io vado. Ho lasciato la finestra di Yuuki aperta. Quando arriva Izumi, chiedetele di controllare che non faccia troppo freddo.”

La nonna si voltò verso di lei, rivolgendole un sorriso carico di calore. “Non preoccuparti cara. Vai e divertiti con le tue amiche.”

Elisabeth aprì la bocca per aggiungere altro, ma venne interrotta da suo nonno, che sbuffò voltando la pagina del giornale.

“Sì, se succede qualcosa ti chiameremo immediatamente.”

La ragazza sorrise, si chinò a sfiorare con un veloce bacio le guance dei due anziani e corse fuori. Se non si muoveva, rischiava di arrivare in ritardo.

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Kosuke, in giardino, stava sistemando le aiuole, controllando che i nuovi innesti attecchissero bene. I primi boccioli di rosa stavano cominciando ad aprirsi, preludio dell’imminente fioritura. Api e farfalle ronzavano tra i cespugli e le aiuole. Tra di esse, ignorata completamente dal giardiniere, svolazzava una piccola farfalla verde e luminosa.

L’insetto volteggiò sempre più in alto, sempre più lontano dai fiori, verso una finestra nascosta da leggere tende color del sole. Superò le tende ed entrò nella stanza, completamente avvolta nel silenzio, rotto soltanto dal ronzio dei macchinari.

Ogni volta che sbatteva le ali, una scintillante polvere verde si dissolveva nell’aria. La farfalla volò delicatamente, prima verso il mazzo di carte posato sul comodino, poi verso il ragazzo disteso sul letto. Sfiorò il suo volto, le palpebre che si mossero in modo impercettibile, e scese a posarsi sulla sua mano sinistra.

“Yuuki.”

Il ragazzo aggrottò la fronte, ma non aprì gli occhi. Non si mosse. Era stanco. E, quel niente che lo avvolgeva, era pace. Se apriva gli occhi, non era sicuro sarebbe potuto tornare lì.

Ma quella voce era terribilmente familiare.

Era troppo importante.

“Yuuki.”

Aprì gli occhi di scatto, faticando a riconoscere quello che lo circondava. Era una distesa innevata, che tanto gli ricordava i momenti più belli nel suo regno. Ma non avevo un contorno, era tutto confuso.

Forse stava sognando. Forse era quello a dargli quella sensazione di serenità.

Si guardò attorno, in cerca della voce che lo chiamava. Ma era solo. Stava per richiudere gli occhi, quando con la coda dell’occhio vide un chiarore verde. Era una farfalla.

L’insetto gli passò davanti al viso, volteggiò attorno a lui. Rimase immobile, esitando a lungo prima di allungare la mano per cercare di sfiorarla. La farfalla si allontanò da lui, rifuggendo il suo tocco, lasciandosi dietro una scia luminosa.

La seguì. Passo dopo passo, il paesaggio attorno a lui mutò.

Non più neve. Erba cominciava a colorare il candore, cespugli di rose bianche e verdi che riempivano tutto ciò che lo circondava e che facevano sembrare sempre più vuoto il luogo che si lasciava alle spalle.

E lei era lì: finalmente l’aveva ritrovata.

Lei lo chiamava.

Era a pochi passi da lui e si fermò a lasciar proseguire la farfalla. Come l’ultimo giorno in cui l’aveva vista, eterea e diafana proprio come la farfalla che si posò sul suo dito dissolvendosi in scintille verdi; il lungo vestito scuro mosso da un’impercettibile brezza, ali verdi e impalpabili alle sue spalle.

Lei era lì, ma lui era troppo stanco.

Sentiva le palpebre farsi pesanti, muovere i muscoli sembrava essere un’impresa impossibile.

La ragazza si voltò e i loro sguardi si incrociarono. Yuuki vide nelle sue iridi malinconia e dolcezza. Voleva riabbracciarla, voleva stringerla a sé e non farla andare via mai più, ma non riusciva a muoversi. Era come se una barriera trasparente li tenesse divisi. Si sforzò di allungare una mano, le dita che sfiorarono il cristallo invisibile e freddo.

“Kajitsu.”

La ragazza sorrise e, leggera come la farfalla, avanzò tra le rose, si avvicinò a lui. Si fermò oltre la barriera.

“Sono qui, fratello mio.”

“Sono così felice di rivederti”, sussurrò. “Ora che ti ho ritrovata, non ti lascerò più.”

Kajitsu scosse la testa e lui non capiva. Lì potevano restare assieme. Lì nessuno avrebbe potuto separarli.

“Non puoi restare, Yuuki. Devi svegliarti. Il tuo compito di Guerriero Bianco non è ancora finito.”

Yuuki sentì una stretta al cuore. Non poteva chiederglielo. Non erano già stati abbastanza lontani? Non avevano pagato abbastanza? Era stanco. Non poteva andarsene, non voleva andarsene.

“Non posso. Non credo di volerlo. Voglio restare qui, con te.”

Kajitsu allungò la mano verso di lui, gli occhi carichi di tristezza, delusione. “Devi svegliarti, fratello mio.”

Il Guerriero Bianco scosse la testa. “Non ci riesco, sorellina. Non voglio perderti ancora.”

“Avevi promesso. La rosa bianca non sarebbe mai caduta. Avevi promesso che non ti saresti mai arreso. Se non combatti, non ci sarà più nessuna speranza per noi. Per i nostri sogni.”

Yuuki trasalì: aveva ragione. Non poteva arrendersi, non poteva cedere. Cercò le forze dentro di lui, stringendo i denti, e allungando la mano sinistra in avanti.

Un luminoso sorriso apparve sul volto di Kajitsu.

Le loro mani si intrecciarono.

Un’aura iridescente l’avvolse e davanti i loro petti apparvero il simbolo di smeraldo e di diamante. I loro sguardi si persero l’uno nell’altro per istanti infiniti. Le rose attorno a loro ondeggiarono e la penombra cominciò ad avvolgerle, un unico punto sempre più luminoso aumentò alle spalle della ragazza.

“Stai per andartene.”

Kajitsu annuì. Alzò una mano e la posò sul volto di Yuuki, sfiorandogli delicatamente la guancia. Lui gliela strinse nella sua. La ragazza sorrise e lacrime di cristallo le rigarono il volto.

Il suo corpo si dissolse in uno sciame di verdi farfalle. Il Guerriero Bianco abbassò la mano, voltandosi verso la luce sempre più intensa. Le farfalle gli volarono attorno.

“Noi supereremo il tempo e ci rincontreremo sicuramente. Un giorno, verrà il tempo per noi di incontrarci ancora Yuuki, fratello mio.”

Yuuki sorrise e chiuse gli occhi. La luce lo avvolse e le farfalle si dissolsero in verdi scintille.

“Ti aspetterò, Kajitsu.”

La porta della stanza si aprì e la farfalla si dissolse.

Izumi, l’infermiera che si era occupata di Yuuki da quando un anno prima Elisabeth le aveva chiesto di aiutarla, entrò e posò la propria borsa sulla sedia. Cercando di sgranchirsi la schiena, aveva appena finito il turno all’ospedale ed era distrutta, tirò fuori dal cassetto del comò la cartella che conteneva i dati medici.

Si avvicinò ai macchinari e iniziò a segnare i valori. Quel giorno era solo il controllo di routine, più leggero di quando il suo fidanzato, fisioterapista ed ex migliore amico dello scomparso fratello di Elisabeth, veniva ad aiutarla. Se riusciva a non crollare, riusciva anche a raggiungere Elisabeth e le altre alla parata.

Finita la trascrizione, controllò i livelli delle flebo e, con una siringa, aggiunse parte del contenuto mancante. Rimesso tutto a posto, afferrò la borsa e accostò la finestra. Voltandosi, il suo sguardo passò distrattamente sui macchinari. E si bloccò di colpo.

I valori erano diversi.

Freneticamente, spalancò il cassetto e ritrovò la pagina di quel giorno. Erano diversi. Stavano risalendo. Se Yuuki moriva, Elisabeth non glielo avrebbe perdonato.

I valori si stabilizzarono su valori normali. Izumi lanciò la cartella sulla sedia e si avvicinò al letto, il cuore a mille.

“Momose, mi senti?”

Sotto il suo sguardo sbalordito, il Guerriero Bianco mosse le palpebre e, lentamente, le aprì. Il suo sguardo impiegò qualche secondo a mettere a fuoco quello che aveva davanti, ma alla fine mosse impercettibilmente la testa verso di lei. La giovane donna, frenando appena l’entusiasmo, gli posò una mano sulla spalla. Il muscolo si irrigidì al contatto.

“Non aver paura. Sei al sicuro. Hai capito?”

Yuuki la fissò per lunghi istanti, forse cercando di capire chi fosse, dove fosse. Poi, con enorme fatica, riuscì a muovere la testa, un inconfondibile cenno di conferma. Poi, richiuse gli occhi e il respiro tornò regolare.

Izumi si rizzò, lo sguardo subito diretto ai macchinari. Stava dormendo. Dopo più di un anno, si era risvegliato.

Lasciò cadere la borsa a terra e si fiondò fuori dalla porta.

“Signor Nakano! Signora Nakano! Dobbiamo chiamare Liz! È successa una cosa straordinaria!”

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La parata stava raggiungendo il suo culmine. Attorno a loro, c’era così tanta gente che sarebbe stato difficile muoversi di un passo. Si erano ritrovate vicino a un gruppo di turisti, americani o europei, difficile da dire, che ridevano e indicavano tutto con sguardi entusiasti.

Una delle sue amiche si voltò verso Elisabeth, dicendole qualcosa a cui si ritrovò ad annuire anche se metà delle parole si persero nel frastuono. Quella giornata si stava rivelando più piacevole di quanto si sarebbe aspettata.

Infilò la mano nella borsa e afferrò il cellulare. Sbloccò lo schermo ridendo quando una delle sue amiche si afferrò al suo braccio. E le si gelò il sangue.

Aveva quattro chiamate perse. Una di Izumi, due dei nonni e una di Kosuke.

“Liz, va tutto bene?”

La ragazza trasalì e si voltò di scatto verso le amiche, espressioni preoccupate e perplesse ben visibili sui loro volti. Poi il cellulare ricominciò a suonare.

“Devo rispondere”, replicò con urgenza attivando la chiamata.

“Elisabeth, per fortuna hai risposto. Sto venendo a prenderti. Riesci a raggiungere-”

Il sangue cominciò a martellarle nelle tempie. Esalò un appena udibile sì e chiuse la chiamata. No, no, no. Non poteva essere successo nulla, non doveva. Fa che non sia la nonna, pregò nella sua testa, fa che non sia Yuuki.

“Nozomi, ragazze, devo andare. Mi faccio viva io.”

Aspettò appena un cenno di assenso prima di cominciare a farsi largo tra la folla, l’ansia che cresceva a ogni passo. Avrebbe dovuto trovare una spiegazione per loro, ma non ne aveva la forza in quel momento. Quando la folla cominciò a diradarsi, Elisabeth iniziò a correre, l’unico pensiero fisso raggiungere Kosuke.

Pochi minuti dopo lo vide, in piedi accanto all’automobile, a guardarsi impazientemente attorno. Elisabeth accelerò, il fiato corto e i muscoli che protestavano, prima che lui sia accorgesse di lei.

“Kosuke!”

“Elisabeth!”, esclamò l’uomo ruotando nella sua direzione. Sorrideva. E la ragazza sentì una piccola, piccola speranza insinuarsi nella sua paura. “Sali in macchina.”

Lo afferrò per il braccio, prima che riuscisse a salire al posto di guida. “Che sta succedendo?”

Voleva sperare, con tutto il cuore, ma aveva bisogno di sentirselo dire. L’uomo annuì, sorridendo ancora. E gli occhi di Elisabeth si inumidirono, il cuore che riprendeva a battere.

Salirono in macchina subito dopo e la ragazza si posò contro lo schienale, le mani davanti alla bocca che nascondevano un sorriso, e le prime lacrime che imperlavano le sue ciglia.

“Yuuki si è svegliato…”, sussurrò.

Il tragitto verso casa le parve volare. Prima di rendersene conto, si ritrovò a fiondarsi oltre la porta d’entrata, ritrovandosi stretta tra le braccia di sua nonna.

“Oh, Reiko. È assolutamente incredibile. Dopo tutto questo tempo, cara. Tutto questo tempo.”

Si staccò da lei e l’anziana le fece cenno di salire. Elisabeth non se lo fece ripetere due volte. Salì la rampa di scale a rotta di collo, rischiando di inciampare almeno due volte. Spalancò la porta della camera di Yuuki, appoggiandosi ansimante all’uscio.

“Sono qui.”

Accanto al letto c’erano Izumi e suo nonno, seduto sulla sedia con la sua solita espressione burbera. Poco oltre, c’era anche il dottor Aosawa. Suo nonno doveva averlo chiamato. Fu il suo sguardo che incrociò per primo. L’uomo annuì.

“I valori stanno tornando nei parametri. E stando alle parole della signorina Kinomoto, sta riprendendo coscienza. Nei prossimi giorni, potremo provare a capire quale possa essere la prognosi.”

Elisabeth emise un gridolino di gioia e gettò le braccia al collo dell’uomo. Si staccò subito e si gettò ad abbracciare il nonno, per poi stringere l’amica Izumi. Le due scoppiarono a ridere, quasi saltellando dall’entusiasmo.

I due uomini nella stanza si scambiarono uno sguardo e il nonno scosse la testa, rassegnato.

“Ovviamente, è ancora presto per capire quale potrà essere il suo recupero. Dopo un anno in coma, la riabilitazione sarà lunga. Anche le cose più banali, potrebbero risultargli difficili per molto tempo.”

Elisabeth annuì: i prossimi mesi non sarebbero stati semplici. Ma Yuuki, il passo più difficile, l’aveva fatto.

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Yuuki sentì qualcosa sfiorargli il viso, una brezza leggera e fresca. Stranamente, non sentiva alcun dolore, solo una grande fatica. Era quasi sicuro che, a morire su un pezzo d’asfalto, non ci si potesse sentire così. Quegli uomini erano tornati? Lo avevano portato da qualche parte? Sperò con tutto sé stesso che Dan fosse riuscito a mettersi in salvo.

Provò a muovere le dita della mano e sentì stoffa sotto i polpastrelli. Rinunciò a provare ad alzarsi e rimase in ascolto, gli occhi ancora chiusi.

Ricordava le rose, ricordava Kajitsu. Ma quello doveva essere stato un sogno.

Ricordava anche due uomini, una ragazza in un’automobile. Si domandò se anche quello fosse frutto della sua immaginazione.

Si obbligò ad aprire gli occhi. Fu un’impresa titanica. Sbatté le palpebre lentamente, mettendo piano piano a fuoco una stanza che non riconosceva. Non sembrava un ospedale, ma neppure dove tenere un prigioniero. Dove l’avevano portato?

Inspirando, cercò di sollevare il busto ma riuscì appena a muovere la testa. C’erano macchinari medici e flebo, accanto a lui. E un vaso di rose. Si sentiva abbastanza sicuro nello scommettere che i suoi quasi assassini non gli avrebbero concesso tutto quello. Forse Dan aveva trovato aiuto ed era tornato a salvarlo. Forse erano quelle persone che ricordava.

Sentì la porta aprirsi e un verso di sorpresa appena accennato. Con fatica, riuscì a voltare la testa e vide una ragazza venirgli incontro sorridendo, gli occhi lucidi.

“Ciao, Yuuki. So che avrai un sacco di domande, ma qui sei al sicuro.”

Il Guerriero Bianco provò ad alzarsi una seconda volta, ma venne interrotto dalla ragazza che gli posò una mano sul braccio e scosse la testa.

“È ancora troppo presto. Devi dare tempo ai tuoi muscoli. Ti sei risvegliato soltanto ieri.”

Yuuki corrugò la fronte, confuso da quell’affermazione. Il giorno prima era stato con Dan; avevano duellato. Cosa voleva dire che si era risvegliato soltanto ieri?

“Mi chiamo Elisabeth”, proseguì la ragazza prendendo un mazzo di carte dal comodino accanto al letto e porgendogli le prime due.

“Una persona mi ha detto che sono importanti per te.”

Il Guerriero Bianco strinse le dita attorno alle carte e, dopo un paio di tentativi, riuscì a sollevare il braccio e a portare le carte nel suo campo visivo. Hououga, Fenice Implacabile e Ragna-Rock, Cavaliere Signore del Fato. Sorrise e lasciò scivolare la mano contro il petto.

“Ka-”, tossì e la voce gli uscì poco più alta di un rauco sussurro. “Kajitsu.”








SPAZIO AUTRICE:

Ben ritrovati a tutti! Siamo quasi al giro di boa di questa versione revisionata e credo che anche in questo capitolo le cose che sono maggiormente cambiate sono i dettagli attorno al personaggio di Elisabeth. Questa versione mi piace molto di più e spero sia lo stesso per voi.

Per quanto riguarda la parte di Yuuki, non è cambiata molto ma vorrei precisare alcune cose che la scorsa volta non avevo detto. Non sono un medico e, per quanto abbia fatto qualche ricerca su internet, temo che una vera condizione di coma (e conseguenze di un risveglio) sia molto più complessa di quanto abbia mostrato qui (e come spesso mostrano in serie tv e film). La condizione di Yuuki è in questo diversa, perché non è un vero “coma”, anche se è l’unica interpretazione che il dottor Aosawa può dare. In un certo senso è lo stesso Yuuki che dopo che gli hanno sparato decide di “lasciarsi andare”. Per questo motivo, l’arrivo di Kajitsu e il suo sprone solo quello che basta a Yuuki per risvegliarsi. Spesso, inoltre, un lungo coma porta a una riabilitazione molto lunga e a volte non definitiva. Questo non succederà al nostro Guerriero Bianco, lasciando così stupiti i personaggi che gli stanno accanto. Spero quindi di non offendere in alcun modo chiunque abbia affrontato la tragedia del coma con i propri cari.

Detto ciò, ringrazio tutti coloro che leggono e spero che la sonnolenza sul fandom sia dovuta ai tanti impegni e non alla noia per le mie storie! ;)

Alla prossima, HikariMoon

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Mai stiracchiò le braccia dietro alla schiena, le dita che sfioravano la siepe che si trovava a ridosso della panchina su cui era seduta. Spostò da davanti gli occhi una ciocca di capelli, il vento l’aveva fatta sfuggire dal fermaglio, e riprese a battere sui tasti del computer in equilibrio sulle sue gambe.

Quando non doveva studiare, le piaceva passare i pomeriggi su quella terrazza. Anche se quel luogo era pieno di ricordi, alcuni che riuscivano ancora a stringerle il cuore, aveva il vantaggio di essere poco frequentato; soprattutto quando al piano inferiore stava venendo organizzato un torneo di Battle Spirits. I volantini tappezzavano anche la scalinata che portava lassù.

Controllato quanto scritto un’ultima volta, Mai chiuse il computer e lo infilò dentro alla borsa. Le sue dita sfiorarono il suo portacarte e un velo di malinconia passò sul suo sguardo. La ragazza scosse la testa e lo tirò fuori. Per lunghi istanti rimase a fissare il contenitore viola, sopraffatta da tutte le emozioni che solo guardarlo le provocava. Lentamente, estrasse le carte e cominciò a sfogliarle, reliquie di un passato che non riusciva ancora a sopportare.

“Non mi dirai che hai intenzione di iscriverti al torneo?”

Mai sussultò e si voltò nella direzione da cui era giunta la voce. Immersa com’era nei suoi pensieri, non si era accorta dell’arrivo dei due ragazzi che ora sorridevano davanti a lei.

“Lo sai che non gioco più”, sussurrò la ragazza riponendo le carte velocemente.

Hideto e Kenzo si scambiarono uno sguardo rassegnato, approfittando della distrazione di Mai che si voltò per prendere la borsa e per mettersi in piedi.

“Mai, amavi giocare a Battle Spirits. Eri una campionessa! Iscriviamoci tutti assieme al torneo. Avrei anche più gusto ad arrivare primo.”

La Guerriera Viola gli lanciò un’occhiata oltraggiata. “Chi ti fa credere che vinceresti?”

“La mia profonda conoscenza delle carte, ovviamente!”

Kenzo sbuffò alzando gli occhi al cielo. “La tua ossessione, vorrai dire.”

“Il nostro piccolo genietto è invidioso. Dura accettare che qualcuno ne sappia più di te?”

L’espressione indignata sul volto del Guerriero Verde fece scoppiare gli altri due dal ridere. Non ci volle molto che anche lui si unisse all’ilarità. Hideto passò le braccia attorno alle spalle dei due amici.

“E vuoi mettere se ci vedono partecipare tutti assieme? Magari a qualcuno viene un rigurgito di bile.”

Mai si staccò e si allontanò dai due, che bruscamente interruppero le risate. La ragazza raggiunse il muretto e posò le mani sulla superficie ruvida, inspirando. Non per la prima volta, da quel giorno di settembre, in momenti in cui erano spensierati, insieme, che si chiedeva se avesse fatto la scelta giusta. Afferrò il ciondolo che portava al collo e lo aprì. Il volto di Dan la accolse, come sempre, con il suo inconfondibile sorriso. Avevano perso Dan. Credevano di aver perso Yuuki.

Richiuse il ciondolo e tornò a voltarsi verso i due ragazzi, un sorriso ben saldo in volto.

“Battle Spirits non mi diverte più, troppi ricordi. Ma sarò la vostra prima fan al torneo!”

Hideto e Kenzo non riuscivano a crederci, per questo avevano provato a convincerla in tutti i modi da quando erano tornati dal futuro. Mai era stata inamovibile. Ma vedevano la nostalgia nel suo sguardo, quando pensava che non la vedessero. Mai amava Battle Spirits, era una parte di lei, era qualcosa che li aveva uniti anche quando i Maestri della Luce erano stati divisi: speravano solo che un giorno se ne ricordasse.

“Scendiamo? Altrimenti rischiamo di arrivare a sorteggi finiti”, esordì infine Kenzo.

Gli altri due annuirono e si avviarono. Scendendo le scale, Hideto affiancò la Guerriera Viola.

“E il blog? Ci hai pensato? Parlavi di volerne riaprire un altro.”

La ragazza emise un mormorio di assenso. “Non ho ancora deciso. Sarebbe carino, sarebbe come tornare a Gran RoRo. Ma potrebbe essere pericoloso se comincia ad avere troppi contatti. Preferirei non ripetere certe esperienze passate.”

“Su questo ci trovi perfettamente d’accordo.”

La sala d’ingresso era affollata di ragazzi e ragazze, e bambini di tutte le età. Oltre le fila delle iscrizioni, si erano formati gruppetti in cui si discuteva animatamente di strategia e carte o si chiedevano chiarimenti sulle regole. I tre Maestri della Luce fissarono quella folla di duellanti pieni di speranze: erano così simili a come erano stati loro, in quel torneo in cui per la prima volta si erano incontrati.

Si accodarono in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Mai osservò con malinconia l’entusiasmo di tutti quei ragazzi. Lo aveva provato anche lei, fino a poco tempo prima. Ma ora non le bastava più e, forse, capiva che cosa doveva aver provato Dan. Dopo i sacrifici, il dolore e i successi, quei duelli erano troppo poco: sembravano quasi deriderli.

“Siamo quasi arrivati.”

La voce di Kenzo la fece trasalire e si accorse che mancavano solo un paio di persone.

“Vi aspetto più in là. Inutile che allunghi la fila.”

I due ragazzi rimasero a guardarla impotenti, incapaci di trovare una ragione che la spingesse a provare nuova passione per Battle Spirits. Anche per loro era stato difficile, soprattutto i primi tempi; ma se permettevano che anche quello venisse loro tolto, sarebbe stato come arrendersi.

“Cognome, nome e colore del mazzo”, intonò con annoiata professionalità la giovane donna seduta dietro al bancone, un sorriso neutrale ben stampata in volto.

“Suzuri Hideto. Blu-rosso.”

La donna avvicinò automaticamente la penna al foglio, per poi esitare e rialzare lo sguardo su di lui. Un lampo di riconoscimento e di ansia attraversò i suoi occhi, ma non disse nulla e si limitò a trascrivere i dati frettolosamente. Era evidente che non si fosse aspettata di trovarsi davanti uno dei Maestri della Luce.

“Il prossimo.”

“Hyoudo Kenzo. Verde.”

Poco lontano, Mai si era appoggiata a una delle colonne, lo sguardo fisso e la mente che vagava lontano, che ripensava ai loro progetti. Una risata più sguaiata delle precedenti interruppe bruscamente il suo flusso di pensieri.

“Ma chi, quel Bashin Dan?”

La Guerriera Viola si spinse via dalla colonna di scatto, lo sguardo a cercare il proprietario di quella voce. Lo vide in uno dei gruppetti più vicino, composto da ragazzi di una età abbastanza simile alla sua. Il ragazzo aveva le braccia conserte e un ghigno arrogante stampato in volto, rivolto a un suo coetaneo che gesticolava con le mani.

“Te lo assicuro. Quel Bashin Dan era fortissimo! Prima della sua scomparsa, non c’era nessuno che riuscisse a batterlo.”

“Nessuno chi?”, sbottò l’altro guardandolo dall’alto in basso. “I ragazzetti delle elementari? Figurarsi, che avversari temuti dovevano essere. Peccato mi sia trasferito da così poco, vi avrei fatto vedere chi era il vero duellante imbattibile!”

“Nessuno lo batte dall’inizio dell’anno”, sussurrò eccitata una ragazzina quasi a fianco di Mai. L’amica sgranò gli occhi dall’ammirazione.

“Ma Bashin era chiamato il Re dell’Impatto Devastante!”, aggiunse con foga un’altra delle ragazzine.

“Bashin Dan aveva un record da paura. All’ultimo torneo a cui stava partecipando, stava sbaragliando tutti. Secondo alcuni, era in corsa per essere il rappresentante del Giappone al Campionato!”, replicò con vigore il primo.

L’altro scoppiò a ridere. “Certo. E avrebbero mandato un Maestro della Luce a rappresentarci.”

Più di qualcuno, tra i ragazzi che lo affiancavano, scoppiò a ridere. Mai sentì lo stomaco contrarsi in una morsa, il gelo familiare si insinuò dentro di lei. Paura, vergogna: tutte sensazioni con cui aveva avuto familiarità fino a meno di due anni prima. Ma vennero presto soppiantate da altro: rabbia. Una furia cocente che la resero lucida come mai si fosse sentita da diverso tempo.

“Era solo un pazzo esaltato, lui e quell’altro, il Guerriero Bianco. Non ha abbandonato di punto in bianco il torneo di cui parli? Bashin avrà finalmente fatto la sua stessa fine. O magari si è finalmente cominciato a vergognare.”

La Guerriera Viola strinse le mani a pugno, conficcando le unghie nei palmi. Come osava parlare in quel modo di loro, pensò con collera. Come osava parlare in quel modo di Yuuki, di Dan. Era solo un altro di quelli che credevano di sapere tutto, dall’alto del loro perfetto piedistallo, pronti a sputare sentenze e a pavoneggiarsi.

Fino a un anno prima, Mai sarebbe scappata, con la testa bassa e sperando che nessuno la riconoscesse.

Forse, tornata a casa, avrebbe pianto lacrime di frustrazione e vergogna.

Ma era andata nel futuro.

Aveva ritrovato Yuuki, vivo nonostante tutto.

Dan si era sacrificato, anche per persone come lui.

Fino a un anno prima, sarebbe scappata. Ma era passato un anno. E lei si rese conto di essere stufa di scappare.

“Mai, va tutto bene?”

Lo sguardo della ragazza incrociò quelli sorpresi di Kenzo e Hideto. Sorrise.

“Benissimo, va tutto benissimo”, replicò con una voce determinata che le ricordava Mai Viole, che le ricordava la Guerriera Viola che era stata. A Gran RoRo e nel futuro. Era arrivato il momento che anche il presente conoscesse finalmente la vera Shinomiya Mai.

Superò i due amici, senza dar loro possibilità di chiedere altre spiegazioni, sicura che alla fine avrebbero capito, e si diresse verso il banco delle iscrizioni. Le poche persone che incrociò sul suo cammino, si spostarono rapidamente di lato.

Un ragazzo si stava spostando in quel momento dalla fila. La ragazza prese il suo posto, senza dar tempo al ragazzino dietro di lei di protestare. Sbatté la mano sul tavolo, indifferente al rimprovero nello sguardo della donna dietro di esso.

“È la blogger, quella di Parole Violette”, mormorò una voce femminile mentre molti nella fila si sporgevano per capire cosa stesse succedendo. Hideto e Kenzo arrivarono un attimo dopo.

“Shinomiya. Mai. Viola-rosso.”

Gli altri due Maestri della Luce rimasero a bocca aperta dalla sorpresa. Non riuscivano neppure a essere contenti, più preoccupati di capire che cosa avesse fatto reagire la ragazza in quel modo.

Iscritta”, dichiarò un istante dopo la donna, visibilmente seccata. “Puoi aspettare i sorteggi.”

Mai ruotò e riprese a marciare nella direzione da cui era provenuta. Hideto alzò gli occhi al cielo, certo che non avrebbero avuto ancora delle risposte, mentre Kenzo era già sprintato per non farsi lasciare indietro dalla ragazza. Il Guerriero Blu accelerò il passo, riuscendo per primo a raggiungere l’amica e ad afferrarle il braccio, arrestando per un attimo la sua corsa.

“Mai, che diamine sta succedendo?”

“Dopo”, replicò gelidamente la ragazza. “Ora devo fare una cosa.”

La Guerriera Viola si liberò dalla prese e proseguì. I due ragazzi, rassegnati, si limitarono a seguirla. La ragazza raggiunse il gruppo che stava ancora ridendo, infilandosi all’interno e fermandosi di fronte a quello che li aveva derisi. Tutti zittirono e il silenzio si propagò per buona parte della sala, come un’onda, e molti si accalcarono per vedere che cosa stesse succedendo. Hideto e Kenzo faticarono a non farsi spingere dietro. Non ci volle molto che tutti scoprissero, nella poca sorpresa generale, che a provocare la scenata ci fosse una dei Maestri della Luce.

Mai incrociò con espressione glaciale il ragazzo, che la squadrò dall’alto in basso. Non che potesse bastare per intimorirla.

“Hai qualcosa da dirmi? O preferisci continuare a farlo alle nostre spalle?”

“Perché, i salvatori del mondo non leggono i giornali?”, controbatte con un ghigno. “Eravate sulla bocca di tutti. O vi nascondevate per la vergogna?”

“Tu dovresti nascondere le tonsille, ogni tanto. Non credo abbiano bisogno di tutta quell’aria.”

Più di qualcuno abbozzò una mezza risata, anche tra gli amici del ragazzo, il quale si voltò verso di loro, rivolgendo un’occhiataccia che li zittì.

Viole, non so perché tu ci abbia onorato di questa visita, ma fai la brava e torna a giocare con i tuoi amichetti lì dietro.”

“Shinomiya”, sibilò incrociando le braccia e frenandosi dal tiragli uno schiaffo. “E sono qui per sentire cosa tu hai da dire su di noi.”

Il ragazzo alzò un sopracciglio e poi ghignò.

“Come vuoi. Penso che siate soltanto dei duellanti mediocri in cerca della fama. Non eri in lizza per il titolo di blogger dell’anno? Non ti bastava? Ovviamente no. E avete ben pensato di costruirvi il successo alla spalle del mondo. La scelta sarebbe dovuta cadere su altro tipo di duellanti.”

“Duellanti come te?”, chiese Mai con tono derisorio, posando una mano sul fianco.

“Sì!”, ribatté il ragazzo astiosamente. “Io sarei stato cento volte meglio di voi. Avrei fatto piangere il Re del Mondo Altrove, lo avrei obbligato a fare quello che volevo io. Voi siete stati troppo deboli e ora paghiamo noi le conseguenze.”

La Guerriera Viola avanzò ancora, ormai a un passo dal ragazzo, e gli rivolse uno sguardo carico di disprezzo.

“Il mondo dovrebbe ringraziare che tu non sia stato scelto.”

Il ragazzo ridusse le distanze tra di loro, la furia che brillava nel suo sguardo. Mai rimase impassibile. I loro sguardi si incrociarono, nessuno dei due intenzionato a cedere.

“Viole, se sei qui per cercare guai-”

“No.”, lo interruppe la Guerriera Viola con voce inflessibile. “Sono qui per avvisarti. Immagino che tu e le tue arie siate iscritti a questo torneo. Mi auguro che tu sia veramente così forte come dici e che non venga eliminato prima che sia io ad incontrati. E, quando mi affronterai, ti farò rimangiare ogni singola parola detta su di noi, su Yuuki e su Dan.”

Si voltò e fece un passo. Poi tornò a lanciarli un’occhiata glaciale. “E io sono Shinomiya Mai.”

E marciò verso l’uscita, senza più degnarlo di uno sguardo. Alcuni degli amici del ragazzo dovettero afferrarlo per le braccia per impedirgli di inseguirla.

“È una sfida, Maestra della Luce?”, urlò alle sue spalle. “Non vedo l’ora di poterti spazzare via. Vedremo poi se avrai ancora voglia di fare la voce grossa!”

Mai sbatté la porta dietro di sé, evitata per un pelo da Hideto e Kenzo che si erano subito messi alle sue calcagna. Il brusio tornò a riempire la stanza. I due ragazzi quasi riconcorsero l’amica, che procedeva imperterrita verso la terrazza lasciata poco tempo prima.

Hideto e Kenzo raggiunsero la ragazza nel momento in cui lei lanciò con poca grazia la borsa sulla panchina e ruotava per incrociare i loro sguardi, gli occhi che brillavano furiosi e i capelli che sbattevano contro le guance.

“Come osa! Non abbiamo già ricevuto abbastanza fango? Non ci hanno abbastanza derisi! Mancava solo lui, quello schifoso, borioso, presuntuoso, arrogante pallone gonfiato!”, quasi ringhiò pronunciando le ultime parole. Si voltò verso il muretto e posò le mani contro il muro, piegando le dita. “Gli farò vedere io.”

Hideto la affiancò e le posò una mano sulla spalla. “Mai, non è niente che non ci abbiano detto. Cosa c’è di diverso?”

La ragazza chiuse gli occhi e scosse la testa. Erano diverse così tante cose per lei. Dan era morto. Yuuki era in coma. Non riusciva più a incassare in silenzio.

“È diverso”, sussurrò.

Kenzo si avvicinò a sua volta. “Però sei stata fantastica. Ci hai veramente tolto le parole di bocca. Se avesse un po’ di sale in zucca, dovrebbe sperare di non duellare con te.”

“È stato uno spasso osservarti”, aggiunse trattenendo una risata il Guerriero Blu. “Mi hai ricordato i bei tempi di Viole Mai. Mancava solo un bel calcio rotante ben piazzato.”

Mai non riuscì a trattenere un sorriso imbarazzato e sentì le guance accalorarsi. Se era sincera, doveva ammettere che quello sfogo era stato soddisfacente e stranamente liberatorio.

“Credete che abbia esagerato?”, domandò alzando la testa, un sorriso angelico in volto. I due ragazzi scoppiarono a ridere.

“Forse sei stata troppo buona! Ma se ne accorgerà. Ci saranno tre Maestri della Luce in questo torneo: capirà cosa vuole dire combattere contro di noi.”

La risata si spense sulle labbra di Mai, sostituita da una linea grave. Il suo sguardo si diresse verso gli edifici oltre la strada e, dietro, il cielo.

“Se vi incontrerò sulla mia strada, sarò costretta a battervi. Sarò io a fargliela pagare.”

“Non saremo da meno”, replicò giovialmente il Guerriero Verde, ma con profonda determinazione.

Erano duellanti: sul terreno di gioco, non c’era amicizia che teneva. Si era avversari e fare del proprio meglio era l’unico modo per onorare quell’amicizia. E, come Hideto e Kenzo avevano intuito, per superare quell’ultimo scoglio a Mai era servita soltanto una motivazione.

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“Kenzo!”

Il ragazzino ignorò la voce di Mai, sempre più vicina. Sentiva ancora la risata di quell’individuo nella testa. Era da tanto tempo che non provava una tale delusione per un duello.

La terrazza si stagliava davanti a lui, ma riuscì a fare pochi passi prima che la ragazza lo raggiungesse e lo stringesse tra le braccia.

“Mi dispiace.”

Il Guerriero Verde non alzò le braccia, rimanendo immobile e faticando a trattenere lacrime di frustrazione.

“Non è giusto! Non meritavo di uscire ai quarti. Non doveva essere lui a sconfiggermi.”

“Lo so”, sussurrò Mai separandosi delicatamente da lui.

Hideto li raggiunse in quel momento e passò un braccio attorno alle spalle dell’amico. “Hai avuto una mano sfortunata. Sono cose che capitano.”

Kenzo sospirò. “Forse, ma quel tipo è anche bravo. Non solo arie. Dovrete stare attenti.”

“Ti vendicheremo, Kenzo. Puoi starne certo”, aggiunse Mai sorridendo.

“Sarà sicuro uno di noi a farlo”, proseguì il Guerriero Blu tornando serio. “Anche se sarà solo in finale.”

La Guerriera Viola trasalì e si voltò repentinamente verso di lui. “No.”

“Invece sì. Siamo io e te nella seconda semifinale.”

Nessuno dei tre disse più nulla per lunghi istanti. Hideto allungò la mano. “Vinca il migliore.”

“Vinca il migliore”, ripeté la ragazza annuendo con determinazione.

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Hideto fissava le persone che camminavano sulla strada sottostante, immaginando quali potessero essere le loro storie e il motivo che li avesse portati lì quel giorno.

La sconfitta gli bruciava e tanto; anche se l’avversaria era stata Mai.

Lo sbruffone doveva star finendo il duello in quel momento, sotto l’attento sguardo di Kenzo. Sarebbe stato ironico, pensò trattenendo una risata, se avesse perso, sfuggendo così alla furia della Guerriera Viola.

Il ragazzo infilò le mani in tasca, rendendosi conto che forse era stato quello il motivo per cui aveva perso. Mai era stata fin dal primo momento più motivata, l’affronto preso più a cuore. Era difficile fermarla quando si metteva in testa un obbiettivo.

“Spero tu non te la sia presa.”

Sorrise sentendo la ragazza affiancarlo, entrambi i loro sguardi diretti oltre il parapetto.

“Una sconfitta è una sconfitta. Sopravvivrò”, replicò con una scrollata di spalle. “Almeno mi consolo di aver perso contro di te. Sei stata favolosa. Un duello spettacolare.”

“Anche tu non sei stato da meno.”

“Ma stavolta non è bastato.”

I due ragazzi tacquero, lasciando che i rumori della città riempissero il silenzio al loro posto. Hideto si voltò verso di lei.

“Sei la nostra rappresentate, ora. Duella anche per noi.”

“Contaci”, replicò Mai con forza, annuendo vigorosamente. Questo duello sarà per tutti voi. Mi batterò a nome vostro, a nome di Yuuki. E per te, Dan. Vincerò. Questa è una promessa.

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Il salone era pervaso da un brusio carico di tensione. Tutti, partecipanti e spettatori, si erano ammassati attorno al tavolo su cui si sarebbe tenuto il duello finale. L’arbitro aveva fatto lasciare uno spazio attorno a esso e più volte si ritrovò a sgridare o allontanare qualcuno del pubblico che si era avvicinato troppo.

L’uomo controllò velocemente l’ora ed estrasse dalla tasca il foglio su cui poco prima aveva trascritto i dati dei due finalisti. Gli organizzatori del torneo avevano sperato avesse successo, ma non si erano certo aspettati di ritrovarsi inscritti ben tre Maestri della Luce. Si sarebbe parlato di quel torneo.

“Sta per iniziare la fase conclusiva del torneo che decreterà il vincitore”, iniziò a ripetere le solite frasi di rito, le stesse che aveva ripetuto per tutto il pomeriggio. “Non sono ammesse scorrettezze, i mazzi dei duellanti devono rispettare l’attuale lista di carte bannate e il regolamento deve essere seguito in tutti i suoi punti. Si facciano avanti i due finalisti.”

Mai e il ragazzo si fermarono accanto alle sedie.

“Alla mia destra, Tanaka Shiro. Alla mia sinistra, Shinomiya Mai. Preparate il terreno di gioco.”

La Guerriera Viola scambiò un veloce sguardo e un sorriso con Hideto e Kenzo, riusciti ad accaparrarsi un buon posto per assistere al duello. Senza distogliere lo sguardo dall’avversario, prese il proprio mazzo e lo posò sul tavolo. Shiro, dalla parte opposta, ricambiò in modo sprezzante. Appoggiando il mazzo, si voltò verso i suoi amici che applaudivano e fischiavano per fargli da tifo, infastidendo e non poco gli spettatori al loro fianco.

“Pronti ad ammirare il futuro vincitore? Vedrete che sono io il più forte! Non Bashin”, tornò a voltarsi e sorrise derisorio, “e non certo tu, Shinomiya.”

 “Vedremo”, ribatté gelidamente Mai.

L’arbitro tirò fuori una moneta e, messi d’accordo i due ragazzi, la lanciò in aria. Il primo turno sarebbe spettato a Mai.

“Duellanti, pronti a iniziare.”

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Salve a tutti! E ben ritrovati!

Come ormai mi sto ritrovando a ripetere dal primo capitolo, anche in questo caso tutto è rimasto a grandi linee lo stesso. Sento però di essere riuscita ancora meglio a rendere giustizia ai vari personaggi, rendendoli in un certo senso più “vivi”, più loro stessi… o almeno spero! Fatemi sapere se anche voi avete questa impressione e se sia riuscita effettivamente a migliorare le varie scene! Credo di aver reso anche meglio la situazione complicata che si è venuta a creare dopo Gran RoRo (eventi trattati nel mio Prequel) e che effetto possa aver avuto sui Maestri della Luce una volta ritornati dal futuro. E credo di aver reso ancora più odioso Shiro! XD

Comunque, qualunque sia la vostra opinione, vi ringrazio per leggere questi capitoli e se vi va passate a lasciarmi una recensione, così da dirmi cosa ne pensate!

A presto, HikariMoon

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Yuuki si obbligò ad avanzare ancora, anche se aveva la fronte imperlata di sudore e i muscoli delle gambe che tremavano dallo sforzo. Fece ancora due passi, ma alla fine dovette appoggiarsi alla colonna del bungalow. Inspirò ed espirò, prima di spingersi e afferrarsi alla sedia a un passo da lui.

Era ancora così debole. Troppo debole, recriminò lasciandosi scivolare sulla sedia. Anche se Reiko, o Elisabeth come preferiva farsi chiamare, i signori Nakano e il fisioterapista continuavano a ripetergli che il suo recupero aveva del prodigioso. Lui, che dopo neanche un mese dal suo risveglio, non avrebbe dovuto essere stato in grado di camminare così a lungo, di fare le scale, di essere così lucido.

Per lui non era abbastanza.

Era stato un anno in coma. Un anno in cui aveva lasciato soli i suoi amici. Elisabeth era stata solo in grado di dirgli che Mai stava bene, che era in contatto con lei, e che tutti gli altri, anche Dan, si erano tenuti il più lontano possibile dai riflettori.

Strinse le mani a pugno, un lampo di furia attraversò i suoi occhi.

Kajitsu gli aveva chiesto di essere ancora il Guerriero Bianco, ma come poteva essere di qualche utilità in quello stato? Come poteva credere ancora in lui, dopo non essere stato in grado di salvarla? Non era neppure riuscito a proteggere il suo ricordo.

Forse, il Re del Mondo Altrove aveva avuto ragione. Sarebbe sprofondato nella disperazione e nel rancore, abbandonandosi alla solitudine e allo sconforto.

Afferrò il bordo del tavolo e provò ad alzarsi, interrotto a metà da una voce alle sue spalle.

“Yuuki, ancora. Lo sai che non ti devi sforzare.”

Il ragazzo sospirò e tornò a sedersi, mentre Elisabeth occupò la sedia di fronte alla sua, il rimprovero evidente nel suo sguardo. Lei e la sua famiglia lo avevano accolto, senza chiedergli nulla: la loro generosità non faceva che rendere ancora più evidente la sua inutilità.

“Conosco i miei limiti. Non devi preoccuparti.”

La ragazza strinse le labbra, per nulla convinta, ma perfettamente consapevole che su quel fronte non sarebbe mai riuscita ad avere la meglio su di lui. Non quando, dopo neanche due settimane, se lo era ritrovato ai piedi delle scale sul punto di perdere i sensi dallo sforzo: solo per non dipendere dal loro aiuto o adoperare il montascale che usavano i suoi nonni.

“E chiamare i tuoi amici è oltre questi limiti? Sarebbero così contenti di sapere che stai bene!”

Yuuki sospirò e distolse lo sguardo, osservando i cespugli di rose in fiore. “Per cosa? Farmi vedere in questo stato? È meglio così.”

Elisabeth socchiuse le palpebre, sconcertata dalla sua testardaggine: gli ricordava terribilmente suo nonno e le sue storie di samurai. L’onore davanti a tutto, l’impossibilità di mostrarsi deboli. Portò sopra il tavolo la mano tenuta nascosta tutto quel tempo, posando con enfasi il proprio mazzo di carte.

“Allora ti sfido. Se vinco, si fa come dico io.”

Yuuki alzò un sopracciglio, sorpreso e non poco divertito da quella nuova tattica. “Non dicevi di avere poca esperienza? Sicura di poter affrontare un Maestro della Luce?”

La ragazza spinse verso di lui il mazzo. “Quanta premura, Yuuki. O forse devo credere che il Guerriero Bianco abbia paura di perdere?”

I loro sguardi si incrociarono. Poi, il ragazzo prese il proprio mazzo, da cui non si separava mai, tenuto in una delle tasche dei pantaloni, e lo porse alla ragazza dopo aver tirato fuori due carte.

“Accetto la sfida, ma poi non dire che non ti avevo avvisata.”

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Anche mentre mescolavano le carte, Mai e Shiro si scrutavano, in cerca di punti deboli da poter sfruttare. La Guerriera Viola si sforzava di trattenere la rabbia che veniva alimentata dagli atteggiamenti del ragazzo. La sua non era sicurezza, era arroganza, era la convinzione di poter guardare tutti dall’alto in basso perché era in grado di duellare a Battle Spirits.

Provava quasi ribrezzo, a confrontarlo a Dan. I due non avrebbero potuto essere più diversi. Il suo Dan amava confrontarsi con gli altri e nessuno avversario valeva meno, neppure il più debole. Ogni duello aveva per lui qualcosa di speciale.

“Allora, Viole”, esordì con un ghigno. “Emozionata? Non tutti i giorni si ha la possibilità di affrontare il duellante più forte di tutti.”

Mai posò il mazzo di carte di Shiro. Quel ragazzo aveva la stessa presunzione del Re del Mondo Altrove: niente che aiutasse a renderlo meno odioso ai suoi occhi.

“Hai perfettamente ragione”, replicò intrecciando le mani appoggiate sul tavolo e sorridendo dolcemente. “Il duello contro Dan avrà sempre un posto speciale nel mio cuore.”

Shiro sbatté il mazzo sul tavolo. “Velenosi, Shinomiya? Sei troppo carina per usare certi toni, anche se sei una Maestra della Luce.”

“Ma allora lo ricordi il nome”, cinguettò allegramente la ragazza riprendendo il proprio mazzo. “E io che credevo fossi sordo d’orecchi. Ascolta bene, allora”, proseguì con tono gelido, “le apparenze ingannano e lo scoprirai presto. Non pensare di potermi addolcire con i tuoi insulsi complimenti.”

“Carina, nessuno ti ha insegnato che non si rifiuta mai un complimento?”

“Non sono solita accettarli da chi li unisce alle offese”, fu l’immediata risposta della ragazza, intenta a mescolare le proprie carte.

“Offese?”, Shiro scoppiò a ridere, mescolando a sua volta il proprio mazzo. “Che brutta opinione che hai di me. Sono certo che conoscendomi, mi apprezzeresti di più.”

“Ne dubito. Conoscendoti, la mia opinione potrebbe solo che peggiorare. Come del resto la tua su noi Maestri della Luce.”

Mai posizionò sul terreno il mazzo di carte e iniziò a sistemare i nuclei, cinque vite e quattro nella riserva. Il ragazzo le lanciò un’occhiata furiosa, sbattendo il mazzo sul terreno e facendo tremare i nuclei.

“Mi sono stufato, Shinomiya. Volevo essere gentile, ma vedo che con te è inutile. Non sperare di ricevere alcuna pietà.”

“Ottimo, perché tu non ne avrai da parte mia. Ho tenuto in serbo proprio per questo duello una carta molto speciale.”

“Che paura!”, sbottò Shiro sistemando l’ultimo nucleo. “L’amichetta di Bashin alza la cresta e pensa che essere stata una Maestra della Luce la renda più forte.”

“Scoprirai a tue spese quanto io sia forte”, sibilò Mai estraendo dal mazzo le sue prime quattro carte.

Shiro aprì la bocca per controbattere, ma venne interrotto dall’arbitro che tossì per attirare la loro attenzione. L’uomo incrociò i loro sguardi con un sopracciglio alzato. Tutto attorno, il brusio non accennava a diminuire e più di qualcuno sembrava pronto a scommettere su chi dei due sarebbe uscito vincitore. Il ragazzo sbuffò e prese le proprie quattro carte.

“Duellanti, se permette, dovrebbe iniziare un duello. Risolvete i vostri dissapori alla fine del torneo.”

(TURNO 1)

“Saranno le mie carte a parlare. Fase Inziale. Fasi d’Acquisizione.”

Mai acquisì la quinta carta e la aggiunse con gesto rapido alla mano. Per un fugace istante, si ritrovò a chiudere gli occhi. Era da quasi un anno che non duellava a Battle Spirits, ma sembrava che il tempo non fosse passato. L’emozione, l’energia che aveva sentito allora, era di nuovo dentro di lei: come a Gran RoRo, come nel futuro.

Le sembrava quasi di essere sul terreno di gioco. Sentiva quasi la stoffa dell’uniforme, il duro metallo sotto ai piedi e l’aria carica di tensione del terreno di gioco.

Mai sorrise impercettibilmente e aprì di scatto gli occhi. Non poteva perdere.

“Fase Principale: evoco Balam, Guerriero delle Tenebre di livello 1.”

Posizionò la carta sul terreno, spostando l’unico rimastole dopo aver pagato il costo. Balam era davanti a lei, pronto a combattere. Mai alzò lo sguardo e lanciò la propria sfida.

“Prego, a te la mossa.”

 (TURNO 2)

Shiro sorrise con sufficienza. “Mi sarei aspettato qualcosa di più da te, Maestra della Luce. Fase Inziale, Fase dei Nuclei.”

Aggiunse il quinto nucleo, sicuro della propria strategia, sicuro di poter avere la meglio su di lei, come c’era riuscito con l’altro Maestro della Luce.

“Ti faccio vedere io di cos’è capace un grande duellante. Fase d’Acquisizione.”

Mai rimase impassibile e il ragazzo pescò bruscamente la quinta carta.

“Fase Principale: evoco Automa di Pietra di livello 2. Fase di Attacco: Automa di Pietra attacca.”

Shiro ruotò la carta in orizzontale. Mai non esitò ad allungare la mano verso i nuclei delle vite: si era aspettata una strategia aggressiva.

“Rispondo con la vita.”

Il ragazzo sogghignò. “Effetto Sgretola di Automa di Pietra: perdi un numero di carte pari al livello del mio spirit. Dì addio a due carte del tuo mazzo.”

La ragazza non fece una piega. Spostato il nucleo nella riserva, prese le prime due carte dal mazzo e le mise negli scarti: Energia Big Bang e Strega Malefica. Sorrise, nonostante tutto, immaginandosi il guscio blu che l’avrebbe avvolta sul vero campo di gioco e l’impatto della vita che veniva distrutta. Era solo un piccolo sacrificio che l’avvicinava di più alla vittoria.

“Il mio turno termina qui. Voglio proprio vedere cosa farai ora, Shinomiya.”

(TURNO 3)

“Fase Inziale”, esordì con tono deciso Mai, “Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di Recupero.”

La ragazza eseguì un’azione dopo l’altra, istintivamente. Una nuova carta venne aggiunta alla sua mano e nella riserva erano pronti cinque nuclei.

“Fase Principale: evoco Rotosauro di primo livello ed elevo Balam al livello 3. E ora, Fase di Attacco: Balam, Guerriero delle Tenebre attacca!”

Ruotò la carta senza abbassare lo sguardo, incrociato con quello dell’avversario. Quest’ultimo scrutò per un secondo il proprio terreno e la propria mano. Poi, spostò un nucleo delle vite.

“Rispondo al tuo attacco con la vita. Soddisfatta?”

Mai si posò allo schienale, sorridendo freddamente. “È solo l’inizio. Termino il mio turno.”

(TURNO 4)

Shiro, la mano già sopra il contenitore dei nuclei, la guardò derisorio. “Paura. Fase Iniziale. Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Guardò la carta appena pescata, una magia. Non di subito utilizzo, ma era certo che gli sarebbe stata utile a fronteggiare le mosse di Mai.

“Fase di Recupero: Automa di Pietra torna pronto alla battaglia. Fase Principale: evoco Muro Vivente di livello 1 ed elevo Automa di Pietra al livello 3. Fase d’Attacco: uso entrambi i miei due spirit!”

Shiro ruotò le due carta. “Che fai ora, Shinomiya? E non dimenticare l’effetto Sgretola di Automa di Pietra: perdi altre tre carte!”

La ragazza non lasciò trapelare alcun’emozione, determinata a non lasciargli alcun vantaggio. Ciclone Fiammeggiante, Ashtal e Sarcofago Trafitto si aggiunsero alle altre nei suoi scarti. Poi, rispose ai due attacchi.

“Blocco l’attacco di Muro Vivente con Rotosauro e rispondo all’altro con la vita.”

Il piccolo drago aveva punti battaglia inferiori e Mai lo spostò, subito dopo aver bloccato, negli scarti. Poi spostò un secondo nucleo dalle vite. Shiro, intanto, stava visibilmente gongolando.

“Termino il turno. In difficoltà, eh? Sorpresa dalla mia bravura?”

(TURNO 5)

Mai trattenne a fatica una risata. “Se è tutto quello di cui sei capace, ne hai di strada da fare per raggiungere il livello di Dan.” Soprattutto come persona, concluse nella sua mente.

Non aspettò che lui replicasse.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di Recupero: il mio Balam torna pronto all’attacco.”

Subito dopo, la ragazza posizionò sul terreno l’ultima carta pescata.

“Fase Principale: evoco Drago della Pioggia di livello 1 e abbasso Balam al primo livello. Quindi, attivo il nexus Tempio a Piramide.”

Avrebbe voluto che quell’arrogante la vedesse, che la sentisse: la piramide che emergeva dalla roccia, che si stagliava in tutta la sua bellezza contro il cielo, irradiando di luce rossa, la luce di Dan. Alla fine, era stato lui a tingerla dei suoi colori.

Mai abbassò il braccio, posandolo sul tavolo. “Con questo concludo. Prego, continua a sorprendermi.”

“Paura di rischiare? Solo tre vite, ti capisco.”

La ragazza si sistemò una ciocca di capelli dietro all’orecchio. “Non è ancora arrivato il momento.”

(TURNO 6)

Shiro non ascoltò neppure la sottile minaccia della sua avversaria. Un turno dopo l’altro sarebbe riuscito ad avere lui la meglio.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di Recupero: entrambi i miei spirit si disimpegnano.”

Ruotò i due spirits e poi, con un sorrisetto perfido, prese la carta appena pescata e la dondolò davanti al suo volto.

“Ora iniziamo a fare sul serio”, esordì posando la carta sul terreno. “Fase Principale: attivo il nexus Duello ad Armi Pari e lo porto al secondo livello, abbassando al secondo livello Automa di Pietra. Quindi Fase di Attacco: sferro un attacco multiplo con entrambi i miei spirit.”

Mai scrutò le possibilità davanti a lei, rassicurata di aver interpretato correttamente l’avversario: era uno stile irruente, che puntava ad annullare le carte dell’avversario senza prestar attenzione a nient’altro.

“Blocco l’attacco di Automa di Pietra con Balam, Guerriero delle Tenebre e rispondo all’altro con la vita.”

“Non dimenticarti dell’effetto dei miei spirit”, proseguì il ragazzo con malcelata soddisfazione, euforico nel vedere le due sole vite di Mai e l’ennesimo spirit negli scarti. “Sgretola ti toglie due carte, più altre tre carte per effetto del nexus e grazie a Duello ad Armi Pari posso attivare l’effetto di Muro Vivente e toglierti così altre due carte.”

Mai assecondò l’effetto senza dire una parola e senza abbassare lo sguardo neppure una volta. Ankillersauro, Tempio Diroccato, Drago della Pioggia, Balam, Guerriero delle Tenebre, un altro Tempio Diroccato, Schelevipera e Balmung, Dragone Rigenerato finirono negli scarti, riducendo ulteriormente le carte della ragazza.

“Concludo il turno”, sbottò alla fine Shiro, indispettito dal non aver ottenuto alcuna reazione dalla Maestra della Luce neppure in quel frangente. Voleva vederla tremare. “Attivo l’effetto di Duello ad Armi Pari: il mio Automa di Pietra recupera. Voglio proprio vedere che cosa farai per impedire di perdere al mio prossimo turno, Shinomiya.”

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Yuuki finì di mescolare il proprio mazzo e lo posizionò sul tavolo. Elisabeth aveva già sistemato anche il contenitore dei nuclei.

L’attesa dell’inizio era mescolata a una sensazione strana. L’ultimo suo duello, prima di aver rischiato di morire, prima del coma, gli sembrava così recente. Gli sembravano passati solo pochi giorni da quando aveva giocato contro Dan, ma era passato più di un anno. Non riusciva neppure a pensare a che cosa dovevano aver provato i suoi amici, soprattutto se come diceva Elisabeth, lo avevano creduto morto per mesi.

Elisabeth posò a sua volta il proprio mazzo e incrociò il suo sguardo.

“Perché hai tolto delle carte, prima?”

“Sono Hououga, Fenice Implacabile e Ragna-Rock, Cavaliere Signore del Fato.”

La ragazza sgranò gli occhi. “Non le vuoi usare?”

Yuuki distolse lo sguardo, prendendo le prime quattro carte del mazzo. “Non le userò più in alcun duello.”

Erano troppi i ricordi legati a quelle carte, troppo legate alla sua amata sorella: usarle ne avrebbero sbiadito la memoria.

La ragazza abbassò a sua volta lo sguardo, non trovando nulla da poter dire. Ricordava ancora le parole di Mai.

“Chi inizia?”

La voce del ragazzo la fece trasalire e rialzare di scatto la testa. “Cosa? Chi inizia? Beh, ti ho sfidato io. Inizio io. Va bene?”, domandò tutto in un fiato e con un vago rossore che le tinse le guance.

Yuuki si limitò ad annuire. Elisabeth, preso un respiro nel tentativo di calmare l’eccitazione, afferrò le prime quattro carte. Non aveva mai affrontato un duellante forte come doveva essere un Maestro della Luce, che quasi sicuramente l’avrebbe sconfitta senza troppa fatica. Non aveva fatto molti duelli e basta. Ma doveva almeno provarci, fino alla fine.

(TURNO 1)

“Benissimo. Fase Iniziale e Fase di Acquisizione.”

Aggiunse alla mano la carta appena pescata, la prima mossa già decisa.

“Fase Principale: attivo il nexus Frutti dell’Albero della Saggezza al primo livello e concludo il mio turno.”

(TURNO 2)

Yuuki rimase immobile, lo sguardo fisso sulla carta appena evocata da Elisabeth. Dovette sforzarsi per non far tremare le mani. L’ultima volta che aveva visto quella carta era stato nel duello contro Chlothar, quando Kajitsu era ancora accanto a lui. E, davanti al suo sguardo, la rivide al posto di Elisabeth, stranamente non come allora, ma come bambina quando lui le stava appena insegnando a duellare.

Kajitsu fissò attentamente le carte che aveva in mano, con un’espressione così concentrata da sembrare buffa. Poi l’espressione del suo volto si distese; sorridendo soddisfatta posò delicatamente una carta sul campo da gioco e, nel farlo, il suo sguardo cercò quello del fratello.

“Attivo… Frutti dell’Albero della Saggezza.”

La bambina aveva messo tutto il suo impegno per pronunciare correttamente il lungo nome del nexus. Il ragazzino di fronte a lei sorrise.

“Ottima mossa, brava sorellina.”

Il volto della bambina venne illuminato da un sorriso felice. “Grazie!”

“Yuuki?”

Il ragazzo trasalì, sbattendo le palpebre, e il ricordo si dissolse da davanti ai suoi occhi. Elisabeth lo guardava preoccupata, già mezza alzata dalla sedia.

“Va tutto bene?”

Il Guerriero Bianco chiuse per un veloce istante gli occhi, la mano posata alla gamba che strinse a pugno. Un respiro dopo aveva ripreso il controllo di sé e, riaprendo gli occhi, abbozzò un sorriso.

“Sto bene, non devi preoccuparti. Solo quella carta”, sospirò, “la usava sempre Kajitsu.”

Elisabeth tornò a sedersi, annuendo senza saper cosa rispondere. Per un attimo, aveva veramente avuto paura, lo sguardo di Yuuki era parso così lontano. Non aveva mai veramente pensato che alcune sue carte avrebbero potuto essere state usate da Kajitsu. Si sentiva così stupida per non averci pensato e aveva pure visto Hououga. Aveva ammesso di essersi ispirata dal suo mazzo! Aveva voluto tirarlo su di morale, ma stava ottenendo il risultato opposto.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Inserita la carta appena pescata tra quelle nella mano, ne estrasse due e le posizionò sul terreno.

“Fase Principale: evoco Guerriero Calibro e Supremo Gugnir entrambi al livello 1. Quindi, Fase di Attacco: attacco con entrambi i miei spirit.”

Il ragazzo spostò orizzontalmente le due carte. Elisabeth sobbalzò, colta alla sprovvista dalla velocità con cui Yuuki avesse ritrovato la sua concentrazione e le avesse già sferrato un attacco non indifferente. Esitò per qualche istante di più, prima di spostare la mano sulle proprie vite.

“Rispondo ad entrambi gli attacchi con la Vita. Grazie all’effetto del mio nexus, ottengo altri due nuclei nella mia riserva.”

Yuuki si posò sullo schienale della sedia. “Termino il mio turno.”

(TURNO 3)

Nonostante avesse sentito le sue parole, Elisabeth rimase immobile, confusa. Era così evidente chi dei due fosse quello con l’esperienza, anche se lui non duellava da più di un anno: lei era ancora turbata dalla scoperta di star usando carte che erano legate a Kajitsu. Per un istante, si era pure illusa che non avrebbe infierito fin dall’inizio, con lei così alle prime armi.

Se voleva vincere, doveva impegnarsi di più.

“Tocca a me: Fase Principale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione”, recitò tutto d’un fiato. “Fase di Recupero e Fase Principale.”

Elisabeth esitò sulla carta appena pescata, indecisa se evocare subito lo spirit. Alla fine, optò per due delle carte che aveva già in mano.

“Evoco Spirit Tanya al primo livello e Gremly al terzo. Quindi elevo Frutti dell’Albero della Saggezza al livello 2.”

Cosa sarebbe successo se usando quelle carte avesse peggiorato la situazione? La mente di Yuuki era ancora così fragile, anche se lui si era opposto a ulteriori aiuti. La mano le tremò e chiuse gli occhi. Doveva rimanere concentrata.

“Fase d’Attacco”, riprese con gli occhi di nuovo aperti. “Attacco con Gremly.”

Yuuki non esitò a spostare uno dei nuclei delle sue vite nella riserva. “Rispondo all’attacco con la vita.”

La ragazza non riuscì a non sorridere: il suo primo attacco era andato a buon fine. Per l’euforia, fu quasi tentata di attaccare di nuovo ma viste le carte in gioco, preferì non rischiare.

“Termino il mio turno. Per l’effetto di secondo livello di Frutti dell’Albero della Saggezza, Gremly recupera.”

(TURNO 4)

Yuuki posò sul tavolo la mano con cui teneva le carte e la scrutò.

“Come mai hai deciso di non attaccare anche con Spirit Tanya? Io non avevo spirit con cui bloccare e alla fine il tuo spirit avrebbe recuperato.”

La ragazza rise e alzò le spalle. “Potevi usare una magia e mettermi subito in svantaggio.”

“Pensi sia così cattivo?”, replicò il Guerriero Bianco senza riuscire a trattenere un sorriso divertito.

“Come se avessi cominciato piano, nel primo turno”, lo accusò puntandogli un dito contro. “Avrò tempo i prossimi turni per attaccare!”

Yuuki risollevò la mano: Elisabeth era inesperta, ma determinata, questo doveva concederglielo.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Aggiunse la carta alla mano e si voltò verso l’avversaria. “Non hai iniziato male, per essere una principiante. Ma ricorda bene una cosa: ogni turno conta, anche il primo, e può portarti alla vittoria come alla sconfitta.”

La ragazza annuì.

“Fase di Recupero e Fase Principale: elevo entrambi i miei spirit al secondo livello. A te la mossa.”

(TURNO 5)

Elisabeth ripeté le parole di Yuuki nella sua testa, colpita che anche durante il duello le offrisse consigli per migliorare. Dimostrargli di essere all’altezza era solo uno stimolo per impegnarsi ancora di più. Gli avrebbe mostrato di essere una brava duellante.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Aggiunse la nuova carta alla mano e, spostati i nuclei dagli scarti alla riserva, prese lo spirit che giù voleva evocare il turno precedente.

“Fase di Recupero e Fase Principale: evoco uno dei miei spirits preferiti, Angelia della Luce di livello 2. Per effetto dell’evocazione di Angelia della Luce scopro un numero di carte pari al numero di simboli gialli presenti sul mio Terreno. Se tra esse c’è una magia, potrò tenerla in mano. In tutto sono tre.”

Una dopo l’altra, voltò le tre carte: Pozione Reale, Puntale Lamato e Affaticamento. Dopo averle osservate per un istante, aggiunse la terza carta e risistemò in cima al mazzo le altre due. Elisabeth lanciò un’occhiata a Yuuki, consapevole che quella mossa aveva dato un vantaggio in più anche a lui. Per due turni sarebbe dovuta stare più attenta: il suo avversario avrebbe potuto progettare una strategia che tenesse in conto quelle carte.

Allungò una mano verso gli spirti schierati, ma poi esitò. Anche se in vantaggio di numero, i suoi spirit esclusa Angelia della Luce erano più deboli. Se voleva attaccare, era quello lo spirit su cui avrebbe dovuto puntare. Elisabeth si preparò a dichiarare la Fase d’Attacco, quando ricordò l’effetto di Supremo Gugnir: se attaccava e bloccava con lui, si sarebbe trovata con uno spirit in meno, rispedito nella sua mano. E se lei se n’era resa conto, dubitava che Yuuki non l’avesse messo in preavviso.

“Termino il mio turno.”

(TURNO 6)

Yuuki si era quasi aspettato che la ragazza attaccasse: era rimasto piacevolmente colpito da come avesse tenuto a mente il consiglio del turno precedente.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Non perse tempo e, completate le operazioni preliminari, avvicinò la mano agli spirit sul terreno.

“Passo direttamente alla Fase di Attacco con Supremo Gugnir.”

Questa volta Elisabeth non esitò, decisa a sfruttare finché era possibile l’effetto di Frutti dell’Albero della Saggezza per accumulare nuclei utili per le sue mosse future.

“Rispondo all’attacco con la vita. Grazie al nexus, ottengo un ulteriore nucleo nella riserva.”

Yuuki posò il braccio sul tavolo, curioso di scoprire quanto si sarebbe dimostrata abile.

“Termino il turno. Tocca a te, Elisabeth.”

(TURNO 7)

La ragazza prese un profondo respiro e guardò determinata le carte nella propria mano. Era arrivato il momento di agire, prima che Yuuki pescasse ulteriori carte che lo avrebbero avvantaggiato: aveva tutte le carte necessarie per farlo.

“Molto bene. Fase Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione.”

Aggiunse la carta appena pescata senza neanche guardarla, ben sapendo quale fosse. Era un’altra la carta con cui dare inizio ai giochi.

“Evoco Amenborg di livello 2. Quindi, utilizzo la carta magia Astro della Velocità, abbassando Amenborg al primo livello e Gremly al secondo. Durante questo turno, ogni volta che infliggerò danno alle tue vite, otterrò due nuclei nella mia riserva.”

Yuuki alzò un sopracciglio e sorrise. Elisabeth spostò la mano su Angelia della Luce.

“Comincio la mia Fase di Attacco con Angelia della Luce.”

La risposta del Guerriero Bianco fu immediata. “Rispondo all’attacco con la vita.”

Elisabeth esultò interiormente, sforzandosi di mantenere un’espressione neutrale: dopotutto, la fase era appena iniziata. Passò subito al secondo spirit.

“Attacco con Amenborg. E utilizzo l’Azione Lampo: carta magia Affaticamento. Grazie al suo effetto, devi avere un numero di spirit impegnati pari a quelli presenti sul mio terreno. Guerriero Calibro viene impegnato.”

Yuuki spostò in orizzontale l’unico spirit che avrebbe potuto usare nella fase di blocco senza battere ciglio.

“Rispondo all’attacco con la vita.”

La mano di Elisabeth era già sul suo terzo spirit. Esitò solo un istante, alternando lo sguardo tra le proprie carte e il terreno di Yuuki. Aveva in mano Pozione Reale: poteva vincere, ne era convinta

“Attacco con Gremly!”

Il Guerriero Bianco prese tranquillamente una carta dalla propria mano e la voltò verso l’avversaria.

“Azione Lampo: utilizzo la carta magia Cortina Nebulosa. Durante questo turno Gremly non potrà infliggere danni alle mie vite.”

La ragazza sbuffò prima di poterlo evitare: c’era andata così vicino. Si sarebbe dovuta aspettare che non si sarebbe fatto battere facilmente.

“Come vuoi. Allora attacco con Spirit Tanya e utilizzo l’Azione Lampo.”

Rivolse un sorriso trionfante verso il ragazzo e rivelò la carta tenuta in serbo dall’inizio di quel turno.

“Carta magia Pozione Reale: Amenborg e Gremly vengono disimpegnati.”

“Rispondo all’attacco con la vita.”

Elisabeth posò la mano su Amenborg: era la mossa decisiva. Poteva vincere. Il suo sorriso si allargò ancora. Stava per vincere.

“Attacco un’altra volta con Amenborg che colpisce la tua ultima vita!”

Yuuki sorrise e, con gesto sicuro, prese una carta tra le dita. Il sorriso della ragazza si spense.

“Azione Lampo: utilizzo la carta magia Potente Elisir e uso nuclei anche da Supremo Gugnir per pagarne il costo. Grazie al suo effetto, sposto due nuclei dalla riserva alle mie vite.”

Elisabeth rimase a bocca aperta, la mano ancora ferma sullo spirit. Aveva sottovalutato le carte che il ragazzo aveva in mano.

“Rispondo all’attacco con la vita”, proseguì agilmente rispostando uno delle vite appena ottenute.

La ragazza sbuffò e incrociò le braccia. “Fortuna che non duellavi da tanto tempo.”

Yuuki scosse la testa. “Non essere negativa. È stato un ottimo turno e mi hai messo in difficoltà. Un’altra regola di Battle Spirits è non cantare mai vittoria troppo presto.”

“Grazie della dimostrazione pratica”, ribatté alzando gli occhi al cielo, anche se un timido sorriso tornò di nuovo a piegare le sue labbra. “Termino il mio turno. Per effetto di Frutti dell’Albero della Saggezza i miei spirits recuperano.”

*

*

*

*

*

*

*

Salve a tutti!

I duelli sono iniziati e voglio credere di essere riuscita a rendere ancora meglio le personalità dei duellanti coinvolti. Sono riuscita a rendervi ancora più odioso Shiro?

Non voglio dilungarmi molto, andrei a ripetere quanto già detto nelle scorse note, quindi mi limito a ringraziare chi legge ed esortarvi come sempre a lasciarmi una recensione per dirmi cosa vi sembra di questo capitolo e questa storia, soprattutto in confronto alle vecchie versioni.

A presto, HikariMoon

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Finale del torneo di Battle Spirits: si affrontano Mai, che usa carte rosse e viola, e Shiro, che ha impiegato carte blu. Nel corso dei primi sei turni, Mai ha perso tre vite mentre Shiro soltanto una. Dopo l’ultimo attacco del ragazzo, che ha portato le carte scartate dal mazzo di Mai a dodici, sul terreno della ragazza sono rimasti solo Drago della Pioggia e il nexus Tempio a Piramide. Ha ora inizio il settimo turno.

(TURNO 7)

Mai ignorò completamente la provocazione dell’avversario: ci voleva ben altro per farla arrendere. In Battle Spirits bisognava anche aspettare, prima si sferrare un contrattacco.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Mai vide la carta appena pescata e un sorriso sicuro inarcò le sue labbra, grata delle carte scartate.

“Ora, Fase Principale.”

Riusciva quasi a vederla, l’aura viola percorsa da fulmini dorata che l’avrebbe avvolta se fosse stata lì, sul campo di battaglia. Poteva quasi immaginare di ruotare su sé stessa, di spingere la mano verso il cielo, i fulmini che si sprigionavano dalla carta stretta tra le sue dita.

Terra trema, squarciati cielo.

“Evoco Siegwurm, Possente Dragone Imperatore del Tuono al livello 1.”

Se chiudeva gli occhi, se si isolava dalla folla che la circondava, udiva distintamente il fragore dei fulmini e il potente ruggito del drago che aveva evocato. Per un fugace istante, ebbe l’impressione che le ciocche dei suoi capelli si muovessero, sferzate dalle ali squamate del drago che si sarebbe posizionato davanti a lei.

Avrebbe voluto che Dan la vedesse.

Il suo show stava per iniziare.

Quindi elevo Drago della Pioggia al terzo livello.”

Mai spostò un nucleo sullo spirit e subito le sue dita tornarono a sfiorare le carte che aveva in mano.

“A questo punto, elevo al secondo livello Tempio a Piramide e utilizzo la carta magia Carta in Più. Acquisisco due carta dal mazzo e ne scopro una terza: se è uno spirit rosso posso aggiungerlo alla mia mano.”

Eseguì ogni mossa senza esitazione, spostando rapidamente carte e nuclei. Shiro la fissò intensamente, quasi sperando che ciò bastasse per scoprire quali carte avrebbe pescato. Era ovvio a tutti che lo spirit appena giocato avesse un ruolo fondamentale nella sua strategia, ma il ragazzo era più attento a quelle che sarebbero state le sue mosse successive e quanto impattò avrebbe potuto avere la distruzione di Siegwurm. Dalla sua aveva il vantaggio delle vite.

Mai girò la terza carta, Rotosauro, e Shiro borbottò qualcosa sulla fortuna sfacciata di quella ragazza.

“Con questo termino il mio turno.”

(TURNO 8)

Shiro ghignò divertito, ritrovandosi a essere deluso dal turno dell’avversaria. Con tutto quello che aveva decantato, si era aspettato molto di più. La mossa della ragazza non aveva senso: perché evocare spirit chiave se poi non li si usava?

“Mi aspettavo di più. Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Se quella era la strategia della Maestra della Luce, non avrebbe fatto altro che semplificargli la vittoria. Avrebbe dimostrato a tutti la propria superiorità. Aggiunse la carta spirit appena pescata alla mano, tenendola in disparte per l’occasione giusta.

Bene, Fase Principale: elevo Automa di Pietra al terzo livello e Muro Vivente al secondo grazie ai nuclei di Duello ad Armi Pari che abbasso al livello 1. Passo alla Fase di Attacco: Automa di Pietra colpisce con l’effetto Sgretola.”

Mai spostò orizzontalmente Drago della Pioggia senza la più minima esitazione.

“Blocco con Drago della Pioggia.”

Shiro la guardò trionfante mentre spostava lo spirit negli scarti e iniziava a scartare le carte del mazzo. Cattedrale Purpurea, Balmung, Dragone Rigenerato, Danza Macabra e infine Berit, Artigli Micidiali furono le vittime di quel turno. Un mormorio di sorpresa serpeggiò tra la folla di ragazzi assiepata ad assistere.

“Maestra della Luce, se non fai qualcosa, perderai il tuo mazzo prima di poter reagire.”

(TURNO 9)

“Preoccupati per te, a me ci penso da sola”, ribatté Mai per nulla intimorita dalle sue parole. Aveva fiducia nelle proprie carte e nella propria strategia.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

E lui la stava aiutando, dandole la possibilità di mettere al suo posto tutti i tasselli. Avrebbe sferrato l’attacco definitivo, ma solo al momento giusto: sapeva esattamente come voleva sconfiggerlo. Mai aggiunse una nuova carta alla mano e l’osservò soddisfatta.

“Fase Principale: evoco Rotosauro di livello 1 ed elevo Siegwurm al secondo. Attivo quindi il nexus Cattedrale Purpurea.”

Il nexus andò ad affiancare quello già attivato in precedenza. Non era sicura di poter usare il suo effetto, ma era la sua gemma che più le interessava.

“Utilizzo la carta magia Carta in Più”, proseguì sorridente. “Ricordi, vero, l’effetto?”

Shiro rimase in silenzio, rivolgendole uno sguardo rabbioso. Mai pescò le prime due carte e rivelò la terza.

Ankillersauro, uno spirit rosso che posso tenere.”

La Guerriera Viola spostò la mano sugli spirit disposti sul suo terreno: era arrivato il momento di farsi un’idea delle carte che il suo avversario aveva nella mano.

“Fase d’Attacco: Siegwurm, Possente Dragone Imperatore del Tuono colpisci con Impatto Devastante.”

L’obbiettivo era ovvio, per Shiro: eliminare uno degli spirit che le stavano assottigliando il mazzo. Sperava solo che la ragazza non pensasse bastasse così poco per metterlo alle strette.

“Blocco con Muro Vivente e Azione Lampo: utilizzo la carta magia Martello Magico pagando il costo anche da Automa di Pietra. Grazie a essa il mio spirit ottiene 3000 punti battaglia per un totale di 8000 battaglia!”, esordì per poi ghignare. “Oh, guarda: il tuo Siegwurm ne ha solo 6000. Peccato ci saluti così presto.”

Mai alzò gli occhi verso l’alto, stanca di stare ad ascoltarlo mentre si vantava.

“Lieta che la pensi così. Attivo l’effetto di secondo livello di Tempio a Piramide: rinunciando ad una delle mie vite-”, ribatté spostando il nucleo nel contenitore al centro del tavolo, “-posso far tornare disimpegnato sul campo da gioco un mio spirit con Impatto Devastante distrutto durante questo turno. Siegwurm, Possente Dragone Imperatore del Tuono torna quindi sul mio terreno.”

Shiro strinse i denti e sbatté il pugno sul tavolo, facendo sussultare il pubblico e l’arbitro che gli lanciò un’occhiataccia: si era completamente dimenticato del nexus e, così facendo, la ragazza era riuscita a fargli sprecare la carta magia. Per un brevissimo istante, si vide come un topo braccato da un gatto che si divertiva a stuzzicarlo.

Doveva concludere quel duello, prima che la Maestra della Luce riuscisse a innervosirlo.

“Non ti basteranno simili trucchetti per vincere. Sono ancora io in vantaggio, Shinomiya: ti resta solo una vita. Non mi sarà difficile eliminarla.”

Mai posò il mento sulla mano. “Come credi. Termino il mio turno.”

(TURNO 10)

Shiro odiava il tono sicuro che la ragazza usava ogni volta, anche se lui aveva molte più possibilità di vincere di lei: non aveva alcun diritto di essere così calma. Era lui ad avere le redini del gioco, sarebbe stato lui il gatto, avrebbe vinto lui.

“Fase Inziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

La nuova carta rinvigorì la convinzione di trionfare, ma una diversa strategia prese forma nella sua mente. Se Mai voleva distruggere gli spirit che le assottigliavano il mazzo, le avrebbe dato quello che voleva.

“Fase di Recupero e Fase Principale: abbasso Muro Vivente al livello 1. Evoco quindi Segugio Preistorico al livello due ed elevo Automa di Pietra al secondo.”

Ghignò; sarebbe caduta nella sua trappola. “Fase di Attacco: Automa di Pietra colpisci con l’effetto Sgretola.”

Come si era aspettato, Mai spostò le carte negli scarti, Strega Malefica e Telescopio Killer, e poi portò subito la mano sul terreno.

“Blocco con Siegwurm, Possente Dragone Imperatore del Tuono.”

Shiro trattenne la risata di scherno che gli salì dalla gola.

“Azione Lampo: utilizzo la carta magia Fuoco della Vittoria. Distruggo Rotosauro e il nexus Tempio a Piramide. Hai avuto troppa premura di eliminare il mio spirit!”, proseguì gongolante. “La tua mossa ti si è ritorta contro. Ora sei completamente scoperta.”

Ma la ragazza non tradì alcun’emozione e portò negli scarti le due carte distrutte.

“È arrivata la tua fine, Shinomiya. Segugio Preistorico attacca!”

Shiro incrociò lo sguardo della ragazza, desideroso di godere della sconfitta che vi si sarebbe fatta largo, spazzando via la maschera di tranquillità che aveva avuto fino a quel momento. Invece, Mai tornò a posare il mento sulla mano e i suoi occhi brillarono di divertimento.

“Oh, Shiro, nessuno ti ha mai detto che ci si brucia a giocare con il fuoco? Azione Lampo.”

E ruotò la carta stretta tra le dita. Il ragazzo gelò e sbiancò vedendola, consapevole di aver una seconda volta sottovalutato la strategia della Guerriera Viola: era inevitabile che lei avesse magie con cui contrastare le sue mosse.

“Carta magia Fuoco della Vittoria: pagando il costo necessario anche da Siegwurm, che abbasso al livello 1, Muro Vivente e Segugio Preistorico vengono distrutti.”

Shiro strinse le labbra e spostò furiosamente i due spirit, le mani che fremevano dalla rabbia. Capiva, ora, il gioco della sua avversaria: deriderlo, metterlo in ridicolo.  Strinse la mano a pugno e la posò sul tavolo, lanciando un’occhiata carica d’odio verso di lei.

“Termino il mio turno.”

(TURNO 11)

Mai vide l’istante in cui la convinzione del suo avversario cominciò a cedere. Le avrebbe anche fatto pena, non fosse che per uno come lui non aveva una briciola di commiserazione da sprecare: che provasse la vergogna di non essere il migliore.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Dopo aver pescato la carta, Mai fu pronta a chiamare in scena un altro degli attori principali, in attesa dei veri protagonisti.

“Fase di Recupero e Fase Principale”, proseguì puntando il suo sguardo su quello dell’avversario. Sorrise e immaginò la luce bianca e viola che l’avrebbe avvolta.

“Evoco”, l’oscurità purpurea, il campione dell’Attacco tenebra: mostrati a noi, “Belzebeat dei Sette Shogun al livello 2.”

Posizionò la carta accanto a Siegwurm, godendo della sorpresa dell’avversario che doveva aver creduto che il dragone fosse il suo spirit chiave. Avrebbe scoperto presto quanto si fosse sbagliato.

“Attivo l’effetto di Belzebeat: quando evocato, posso riportare senza costo sul mio terreno dai miei scarti un numero di spirit con Attacco Tenebra il cui costo totale non sia superiore a 13.”

Mai sfogliò con studiata lentezza le carte negli scarti, estraendone infine una che posizionò sul terreno con un nucleo sopra: Balam, Guerriero delle Tenebre, richiamato dal suo condottiero. Con una mossa aveva annullato il tanto decantato vantaggio di Shiro.

“Rievoco uno dei mie Balam al primo livello.”

Avrebbe potuto vincere, era certa che non sarebbe riuscita a contrastarla. Shiro stava appena registrando che lei non avesse evocato anche il secondo Balam negli scarti e lo vide stringere le mani a pugno. Avrebbe potuto vincere, ma non era così che doveva succedere.

“Molto bene. Con questo termino il mio turno.”

(TURNO 12)

Il silenzio, in cui la folla era scivolata da diversi turni, svanì in un battito di ciglia. Il brusio riempì la stanza, un misto di sorpresa e confusione, che si rifletteva sui volti di tutti, dall’arbitro agli stessi Hideto e Kenzo. Quest’ultimi, nonostante si fidassero ciecamente di lei, non potevano non sorprendersi: Mai aveva avuto una chiara possibilità di vittoria.

Ma nessuno più di Shiro era rimasto sconcertato dalle parole della ragazza: lo aveva avuto in pugno, ma si era fermata. Una furia cocente ribollì dentro di lui; lo stava deliberatamente mettendo in ridicolo, voleva mostrare a tutti che lui non era una vera minaccia, che poteva batterlo quando e come voleva.

Non avrebbe concesso alcuna pietà.

“Ora basta, Maestra della Luce: con questo hai superato il limite!”, sbraitò, “la pagherai cara. Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Prese di scatto la prima carta del mazzo e, guardatela appena, la sbatté contro il tavolo, subito seguita da una seconda.

“Fase Principale: evoco Iguanasauro di secondo livello ed evoco Drago Bicefalo di livello 2!”

Doveva distruggerla, umiliarla, a qualunque costo. Valutò i costi necessari e i nuclei disponibili e si rese conto di non poter evocare anche l’altro spirit con cui le avrebbe dato il colpo di grazia. Anche se avere davanti l’espressione serena e quasi divertita di Mai lo mandava su tutte le furie, attaccare in quel momento sarebbe stata una mossa suicida. Doveva aspettare ancora un turno, tutto quello che gli serviva; e avrebbe vinto, in un modo o nell’altro.

Si posò pesantemente contro lo schienale. “Termino il mio turno. Preferisco godermi lentamente la tua sconfitta.”

Perché lei avrebbe perso: doveva essere così.

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Casa Nakano: il duello tra Elisabeth, con un mazzo verde e giallo, e Yuuki, con un mazzo bianco, prosegue. Nel corso dei turni, la ragazza ha tentato più volte di sferrare l’attacco definitivo, venendo però ogni volta contrastata dalle magie bianche. Sul terreno di Elisabeth ci sono quattro spirit, su quello di Yuuki solo due. Ha ora inizio l’ottavo turno.

(TURNO 8)

Yuuki si stava divertendo, anche se lo nascondeva dietro una maschera di impassibilità. Elisabeth si era dimostrata molto meno sprovveduta di quanto gli avesse fatto credere e con una determinazione che sopperiva all’inesperienza. Se si concentrava sul duello, riusciva almeno per un attimo a ignorare i propri pensieri: qualcosa che non si era aspettato potesse succedere.

“Fase Inziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di Recupero.”

Fissò la nuova carta, un sorriso amaro che piegò le sue labbra al pensiero di cosa avrebbe dovuto significare.

Il re dei ghiacciai perenni.

Il simbolo dell’estinta famiglia reale.

“Fase Principale. Ora tocca a me evocare uno dei miei spirit preferiti, Walhalance dalla Corazza Indistruttibile di livello 2.”

Riusciva a vederli davanti a sé, i fulmini che sferzavano il terreno e vi aprivano uno squarcio, la colossale piramide di ghiaccio scintillante che ne sarebbe uscita. E, da essa, sarebbe emerso in tutta la sua maestosità lo spirit dall’armatura d’argento e oro.

Ma erano sulla Terra.

Elisabeth, oltre al tavolo, strinse con più forza le dita sulle carte, ben consapevole della potenza di quello spirit.

“Fase di Attacco: Walhalance attacca.”

“Rispondo all’attacco con la vita”, fu la pronta risposta della ragazza.

Yuuki sorrise. Per quel turno non avrebbe azzardato altri attacchi: il colore bianco era anche saper aspettare, in attesa che l’avversario scoprisse il suo punto debole.

“Concludo il mio turno. A te la mossa.”

(TURNO 9)

Elisabeth si era sempre immaginata che si sarebbe sentita intimorita, quando Yuuki avesse evocato i suoi spirit chiave. Invece, turno dopo turno, sentiva una carica di adrenalina sempre più forte, un entusiasmo che mai prima di quel giorno aveva provato durante un duello. Era una sensazione bellissima.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di Recupero.”

Avendo già visto la prima carta del mazzo, la posò sul terreno subito dopo averla pescata.

“Fase Principale: evoco Puntale Lamato al livello 2 ed elevo Angelia della Luce al terzo livello, Amenborg e Gremly al secondo.”

Strinse una nuova carta tra le dita e inspirò profondamente. Doveva crederci: poteva vincere.

“Utilizzo la carta magia Inverti Mano. Grazie a essa, scarto le carte in mio possesso e ne acquisisco di nuove, pari al numero delle carte nella tua mano.”

Sorrise spostando la magia negli scarti, l’ultima carta che avesse in mano. Subito pescò le prime tre carte del mazzo, incrociando mentalmente le dita. Il sollievo fu evidente sul suo volto e subito nel suo sguardo brillò nuova determinazione. Elisabeth portò la mano su uno degli spirit, ruotandolo in orizzontale.

“Fase d’Attacco: Angelia della Luce attacca.”

Yuuki impegnò uno dei suoi spirti. “Blocco l’attacco con Guerriero Calibro.”

Se non fosse stato troppo imbarazzante, Elisabeth si sarebbe messa a saltare sulla sedia. Invece, si limitò a estrarre una delle carte della mano, rivelandola con un sorriso soddisfatto.

“Proprio quello che volevo. Azione Lampo: utilizzo la carta magia Piedi Alati. Grazie al suo effetto, il mio spirit non può essere bloccato dai tuoi spirit con livello uguale o inferiore. Angelia della Luce colpisce perciò una delle tue vite!”

Il Guerriero Bianco alzò un sopracciglio, positivamente colpito da quella mossa. Spostò una delle vite nella riserva.

“Il mio attacco non finisce qui”, proseguì con foga la ragazza. “Non potrai bloccare tutti i miei spirit. Puntale Lamato attacca!”

Ma Yuuki sorrise e l’entusiasmo di Elisabeth scemò.

“Azione Lampo: utilizzo la carta magia Bufera Impenetrabile. Durante questo turno le mie vite non possono subire più di un attacco.”

Elisabeth scivolò contro lo schienale con gli occhi sgranati: aveva completamente ribaltato la situazione, come se si fosse aspettato una mossa del genere dall’inizio del duello.

Era la punizione per aver scordato che lui era stato un Maestro della Luce. Sbuffò e incrociò le braccia.

“Attivo l’effetto Raggio di Luce di Angelia della Luce e riprendo dagli scarti Piedi Alati. Concludo il mio turno e utilizzo l’effetto di Frutti dell’Albero della Saggezza di secondo livello: i miei spirits tornano disimpegnati.”

(TURNO 10)

Yuuki comprendeva la delusione di Elisabeth. Lo aveva sfidato per distoglierlo dai suoi pensieri, per convincerlo a cercare il supporto degli amici. Ma era pur sempre un duello di Battle Spirits. Se voleva rispettare l’impegno con cui la ragazza stava combattendo, lui non poteva essere da meno.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di Recupero.”

Per quel turno, decise di non evocare nuovi spirit.

“Fase Principale: elevo Supremo Gugnir e Guerriero Calibro al secondo livello e Walhalance al livello 3.”

Elisabeth si rizzò sulla sedia, lanciando un rapido sguardo sui propri spirit.

“Fase di Attacco: attacco con Walhalance dalla Corazza Indistruttibile e utilizzo il suo effetto di livello 3. Tutti i tuoi spirit con 4000 punti battaglia o meno vengono distrutti.”

Nonostante avesse già saputo l’effetto, la ragazza esitò per un istante prima di spostare meccanicamente negli scarti Spirit Tanya, Gremly e Amenborg. Mordendosi un labbro, portò la mano su uno degli unici due spirit rimastole.

“Blocco con Angelia della Luce.”

“Attacco con Supremo Gugnir.”

“Blocco con Puntale Lamato”, replicò con nuovo vigore la ragazza obbligando Yuuki a spostare il proprio spirit negli scarti.

Il Guerriero Bianco proseguì senza esitazione.

“Attacco con Guerriero Calibro.”

“Non ti lascerò battermi così facilmente, Yuuki”, ribatté estraendo bruscamente una nuova carta. “Azione Lampo: utilizzo la carta magia Velocità Divina. Durante questo turno il costo degli spirit nella mia mano con Alta Velocità che hanno costo uguale o superiore a sei è ridotto a quattro. Evoco quindi Hercules, Cavaliere Selvaggio al livello 2 e blocco con esso Guerriero Calibro.”

Yuuki rimase impassibile e spostò negli scarti lo spirit appena distrutto, guadagnandosi un’occhiata vagamente offesa da parte dell’avversaria. In fin dei conti, era offesa a buon diritto: aveva distrutto due dei suoi spirit, aveva difeso la sua ultima vita e aveva evocato uno spirit di tutto rispetto. Sorrise e fece un veloce cenno con il capo.

“È stata una buona mossa. Termino il mio turno.”

(TURNO 11)

Un enorme sorriso illuminò il volto di Elisabeth. Forse, Yuuki aveva il perfetto controllo del duello, ma aveva appena complimentato la sua strategia. Era certa che non avrebbe mentito su una cosa del genere.

La ragazza si riscosse, distogliendosi da quei pensieri: lui era scoperto. Se la fortuna era dalla sua parta, poteva vincere. Solo quel turno e poi avrebbero chiamato Mai.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Chiuse gli occhi e pescò la carta. Lentamente, sbirciò con l’occhio destro. Spalancò subito entrambi, faticando a credere a quanto vedeva: aveva pescato il suo spirit chiave. Lo spirit che suo padre le aveva regalato solo pochi anni prima, prima del tragico incidente in Africa. Forse era un segno, un portafortuna: lo avrebbe reso orgoglioso.

“Fase di Recupero e Fase Principale: abbasso Hercules, Cavaliere Selvaggio al primo livello e lo utilizzo come tributo per evocare tramite transevocazione il mio spirit preferito, L’Imperatore Kaiseratlas di livello 2.”

Yuuki trasalì, finalmente colto alla sprovvista dallo spirit che non gli aveva mai rivelato di avere. Un vantaggio, seppur piccolo, doveva pur averlo.

“E ora Yuuki, Fase d’Attacco: attacco con Puntale Lamato!”

Elisabeth lo guardò trionfante. Il Guerriero Bianco si limitò a prendere una carta dalla sua mano. Vedendolo, la ragazza trattenne a fatica un verso di disappunto.

“Azione Lampo: utilizzo la carta magia Sacro Elisir, che mi permette di spostare un nucleo dalla mia riserva alle mie vite. Quindi, rispondo all’attacco con la vita.”

La ragazza scosse la testa e posò con impeto le dita sul suo spirit chiave. Non aveva alcuna intenzione di darsi per vinta.

“Ti sei difeso, Yuuki. Ma non potrai proteggerti anche dal mio Kaiseratlas!”

Yuuki sorrise ed estrasse una seconda carta. Questa volta, lo sbuffò di fastidio scappò dalle labbra di Elisabeth.

“Temo di doverti contraddire. Utilizzo ancora l’Azione Lampo: carta magia Nobiltà d’Animo. Grazie ad essa tutti i miei spirits, e in questo caso Walhalance, recuperano. Blocco con Walhalance.”

Elisabeth spostò rassegnata lo spirit negli scarti. Aveva perso, se lo sentiva, non avrebbe avuto un nuovo turno. E, anche se era un po’ delusa, non riusciva a vederla come una vera sconfitta: era stato il duello più bello che avesse mai fatto nella sua vita. Non le restava che trovare un nuovo modo per convincerlo a chiamare Mai: magari una rivincita.

“Termino il mio turno e, grazie a Frutti dell’Albero della Saggezza, il mio spirit recupera. A te la mossa, Yuuki.”

(TURNO 12)

Yuuki vide il momento in cui la ragazza abbandonò la speranza di vincere, la determinazione di prima che svaniva dal suo sguardo. Non avrebbe preteso che chiamassero Mai, ne era certo.

In quel momento, ricordò le parole che qualcuno tanto tempo prima gli aveva detto: la cosa più importante di Battle Spirits era divertirsi. Ed era quello che avevano fatto entrambi. Sorrise.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Il ragazzo guardò appena la carta appena pescata, preparandosi subito a evocarla.

“Fase Principale: evoco Sacro Laevateinn al terzo livello. Subito dopo, abbasso Walhalance al primo livello e lo uso come tributo per una transevocazione.”

Non era a Gran RoRo, eppure era come essere lì. Vedeva lo spirti venir avvolto da luce azzurra, un luminoso fiocco di neve che si disegnava ai suoi piedi. Walhalance si sarebbe dissolto e dai suoi frammenti si sarebbe creato un nuovo simbolo bianco. E da esso sarebbe apparso un cavaliere bianco dalle grandi ali.

I nuclei sul suo terreno brillarono per un istante infinitesimo di luce bianca.

“Evoco Woden, il Grande Cavaliere Alato al livello 3. Fase d’Attacco: vai, Sacro Laevateinn.”

Elisabeth portò la mano su Puntale Lamato. “Blocco.”

“Attacco con Woden.”

La ragazza sfiorò con la punta delle dita il suo ultimo nucleo. Alzò lo sguardo e incrociò quello di Yuuki. Nelle sue iridi verdi era evidente la speranza che quel duello fosse servito, che avesse riacceso la determinazione del Maestro della Luce che era stato, quella che aveva sempre usato nei duelli un tempo. Yuuki annuì impercettibilmente ed Elisabeth abbozzò un sorriso.

“Rispondo con la vita.”

Elisabeth sospirò e si alzò, iniziando a rimettere i nuclei nel contenitore. Non era passato neppure un mese dal risveglio di Yuuki, aveva ancora tempo per convincerlo a non isolarsi e a rinsaldare l’amicizia con gli altri Maestri della Luce. Era sicura che dopo aver recuperato le forze, avrebbe accettato di chiamare gli altri.

“Grazie Elisabeth. È stato un bel duello.”

La ragazza alzò la testa e sorrise, felice di essere riuscita almeno a tirarlo su di morale. “Grazie a te. Mi sono allenata tanto, ma sapevo di non avere grandi speranze.”

Yuuki finì di raccogliere le proprie carte e posò il mazzo accanto a sé.

“Sai, i duelli di Battle Spirits permettono ai due sfidanti di capirsi meglio. Sono grato per tutto quello che tu e la tua famiglia avete fatto per me.”

Elisabeth abbozzò un veloce inchino, un sorriso ancora più grande stampato in volto e un vago rossore d’imbarazzo sulle guance.

“Io non ho fatto nulla”, borbottò. “Beviamo il tè qui fuori, che dici?”

Si allontanò prima di aspettare la sua risposta.

“Ancora una cosa.”

La ragazza si fermò e ruotò su sé stessa, inclinando la testa. “Hai bisogno di qualcosa?”

“Se vuoi, puoi avvertire Mai.”

Elisabeth rimase a fissarlo per lunghi istanti, sbattendo più e più volte le palpebre. Poi, le sue mani saettarono davanti alla bocca, smorzando un gridolino di pura gioia che sfuggì dalla sua bocca.

“Volo!”, esclamò quasi ridendo e fiondandosi verso la casa, prima che lui potesse cambiare idea.

Yuuki sorrise e scosse la testa, tornando a spostare lo sguardo sulle siepi di rose. C’era qualcosa, in Elisabeth, che gli ricordava sua sorella.

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(TURNO 13)

“Non sarò io a essere sconfitta.”

“Il duello non è ancora finito, Shinomiya”, ribatté furente e a denti stretti il suo avversario; ben visibile nel suo sguardo tutto l’odio e la furia che provava nei suoi confronti.

“No, ma lo sarà presto. Fase Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di Recupero.”

Immaginava le domande che si doveva star facendo in quel momento. Cosa avrebbe fatto? Avrebbe attaccato? Avrebbe usato una magia? Avrebbe ancora aspettato? Dubitava che lui avesse intuito il motivo della sua scelta. Quel duello si stava protraendo solo perché lo voleva lei, perché dopo tutto quello che aveva detto, non meritava di essere sconfitto da un semplice spirit. Anche se fin dall’inizio lui non era mai stato una minaccia.

Mai sorrise: si sentiva la fiera che sa di avere la preda in trappola, che aspetta solo di darle il colpo finale. E la tensione nei muscoli del ragazzo ne erano la prova.

“Fase Principale: elevo Siegwurm al terzo livello ed elevo Balam al livello 2.”

Shiro contrasse la mascella, le dita che si strinsero impercettibilmente con più forza attorno alle carte. Il pubblico attorno a loro sembrò trattenere il fiato.

“Prego, a te la mossa.”

(TURNO 14)

Un istante di scioccato e totale silenzio riempì la stanza, gli occhi di tutti sgranati dalla sorpresa. Ma non durò a lungo, il silenzio ben presto rotto da una marea di bisbigli concitati e sbalorditi.

“Non ho mai visto un duello del genere.”

“Sì, invece. Quando c’era ancora Bashin.”

Quell’innocente commento fece esplodere la bolla di rabbia che covava dentro a Shiro. Lo aveva trattato come fosse un burattino, una marionetta che eseguisse tutti i suoi comandi. Era riuscita a renderlo ridicolo. Era riuscita a farsi paragonare a Bashin. Ma lui era più forte, doveva essere il più forte. Le avrebbe tolto quel sorrisetto dalla faccia, fosse l’ultima cosa che faceva.

“Avresti dovuto concludere questo duello quando ne avevi l’occasione. Questo sarà il principio della tua fine, Maestra della Luce”, proruppe quasi ringhiando. “Fase Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di Recupero.”

Rabbiosamente afferrò la prima carta del mazzo e non provò neppure a trattenere il sorriso trionfante. Non gli serviva distruggere i suoi spirit, o eliminare la sua ultima patetica vita: aveva un’altra arma per sconfiggerla. Sbatté sul terreno la carta, subito seguita da una seconda.

“Fase Principale: attivo il nexus Fabbrica di Automi. E, subito dopo, evoco Castello Fortificato di livello 1.”

La sua furia si scontrò con la calma indifferenza di Mai. Shiro fremette d’ira.

“Effetto dell’evocazione di Castello Fortificato: per ogni nexus sul mio terreno, devi scartare cinque carte. Shinomiya, voglia di ridere ancora?”

Mai non distolse lo sguardo e scartò una carta dopo l’altra fino ad arrivare a dieci: Carta in Più, Energia Big Bang, Bilancia Letale, Globo Artigliato, Tempio a Piramide, Balam, Guerriero delle Tenebre, Bilancia Letale, Ciclone Fiammeggiante, Scheletrox e infine Sarcofago Trafitto. Il mazzo era diventato sottilissimo. Il duello, forse, si era deciso proprio in quella mossa. E la ragazza sorrise.

Shiro sentì il controllo sfuggirgli dalle dita, spazzato via dalla noncuranza con cui Mai accoglieva ogni sua mossa. Le aveva eliminato dieci carte, le aveva praticamente svuotato il mazzo, e lei non aveva battuto ciglio.

Se non vinceva in quel turno, una vocina dentro di lui gli ripeteva che avrebbe perso.

Ma non poteva attaccare. Sarebbe stato inutile e si sarebbe scoperto completamente.

Doveva resistere, un turno solo ancora. Poi, avrebbe pescato una nuova carta, le avrebbe spazzato via il mazzo. Solo un turno.

Non poteva perdere contro di lei, non contro una Maestra della Luce.

“Termino il mio turno.”

(TURNO 15)

Mai rimase immobile per un istante, la sua attenzione rivolta a quel poco del suo mazzo che era sopravvissuto. La sua carta era ancora lì, risparmiata dalla distruzione blu e resa accessibile. Lui credeva di averla messa in difficoltà, invece le aveva dato una mano e ora poteva aprire il sipario sull’atto finale.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Non poteva essere rimasta più di una mezza dozzina di carte, eppure ora era tra le sue mani. Il sorriso scomparve dal suo volto e il suo sguardo divenne glaciale: i tempi erano maturi, i protagonisti erano arrivati.

“Fase di Recupero. Fase Principale: abbasso Siegwurm, Belzebeat e Balam al livello 1. Quindi evoco Teschiavolo di livello 1 e uso Belzebeat dei Sette Shogun come tributo.”

Shiro sbiancò e la folla attorno a loro trattenne rumorosamente il fiato.

Il conquistatore dorato con doppio simbolo era pronto a scendere in battaglia. Una luce livida, verde e viola, lugubre e carica d’energia l’avrebbe avvolta, il cielo sarebbe stato ricoperto da nubi. E si sarebbero squarciate alla calata di un simbolo viola, lasciando spazi all’oscuro centauro dall’armatura dorata.

E, nonostante tutto, era davvero come essere lì.

“Evoco Asmodeo dei Sette Shogun.”

La bocca di Shiro si spalancò, aprendosi e chiudendosi senza che lui riuscisse a formulare parole. Solo Hideto e Kenzo non erano sorpresi dall’arrivo di uno spirit ancora più potente e raro degli altri.

“Non è possibile”, esalò infine il suo avversario.

“Attivo l’effetto di evocazione di Asmodeo: due nuclei di ogni spirits avversario vengono mandati nella riserva. Inoltre, grazie all’eliminazione di Belzebeat, scarti dalla tua mano un numero di carte pari a quattro.”

Per poco quelle carte non gli scivolarono dalla mano, i muscoli della dita improvvisamente privi di forze. Spostò ogni sua difesa, ogni carta che avrebbe potuto aiutarlo il turno successivo negli scarti. Mai ghignò.

“Utilizzo quindi la carta magia Energia Big Bang: durante questo turno posso portare tutti gli spirit del genere Drago Astrale nella mia mano a un costo pari alle vite che possiedo. Quindi il costo è uno.”

Mai trasalì vedendo la carta illuminarsi di rosso, un vago bagliore che si riverberò in riflessi viola su tutti i suoi nuclei. Un battito di ciglia dopo tutto era normale e nessuno diede l’impressione di aver notato qualcosa di strano.

“Elimino Siegwurm, Possente Dragone Imperatore del Tuono e lo uso come tributo.”

Lingue di fuoco l’avrebbero avvolta, avrebbero creato spirali attorno a lei e le fiamme sarebbero partite proprio dalla carta.

“Evoco Siegwurm-Nova, Drago Supernova al livello 1.”

Shiro era immobile dallo shock, una statua con gli occhi sgranati e il volto pallido, sopraffatto dalla realtà che istante dopo istante prendeva forma davanti a lui, incapace di accettarlo e incapace di fare qualcosa per impedirlo.

“Attivo l’effetto dell’evocazione di Siegwurm-Nova: grazie all’eliminazione di Siegwurm, Possente Dragone recupero tutte e cinque le vite.”

Mentre spostava i nuclei, Mai chiuse gli occhi, immaginò la luce azzurra che l’avrebbe avvolta, il calore che avrebbe fatto risplendere ancora le cinque vite. Riaprì gli occhi.

“È arrivato l’atto conclusivo. Fase d’Attacco: Asmodeo dei Sette Shogun attacca!”

Mai ruotò la carta e Shiro, richiamato all’attenzione dal giudice, spostò come un robot i due nuclei delle vite.

“Vai, Siegwurm-Nova, Drago Supernova spazza via anche le sue ultime due vite!”

La Guerriera Viola non ebbe bisogno di chiudere gli occhi. Lo vide come se stesse succedendo davvero, il dragone alzarsi in volo e dirigersi verso il suo avversario.

Aveva vinto.

Per Dan.

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Salve a tutti!

E con questo manca un ultimo appuntamento per completare questa revisione dell’episodio 0! So che la conclusione dei duelli non vi avrà sorpreso, ma spero che i piccoli dettagli vi abbiano reso comunque la lettura un po’ nuova.

Ringrazio tutti i lettori e, come sempre, sarò lieta di leggere qualunque commento vorrete lasciarmi.

Alla prossima settimana con il prossimo e ultimo capitolo, HikariMoon

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Shiro fissò il campo di gioco. Lo fissò senza riuscire a comprendere che fosse davvero finita: lui era il duellante più forte di tutti. Spostò i nuclei, lentamente; era stato sconfitto da una Maestra della Luce.

“Annuncio la conclusione del torneo”, esordì l’arbitro con voce neutra. “La vincitrice è Shinomiya Mai.”

Il ragazzo balzò in piedi e sbatté le mani sul tavolo. La sedia si ribaltò con un tonfo sordo che zittì tutti all’istante.

“Non posso aver perso!”, sbraitò con gli occhi spiritati, voltandosi accusatorio a destra e a sinistra. “Sono il duellante più forte! Ha evidentemente imbrogliato! Non può essere considerato valido!”

Raggiunse l’arbitro, che arretrò per non ritrovarselo addosso. “Annulli questo duello!”

L’arbitro gli rivolse uno sguardo severo. “Il duello è valido. Sono state rispettate tutte le regole.”

Mai si alzò e infilò il proprio mazzo nella borsa, attirando su di sé l’ira dell’avversario. “Sei solo un’infida guastafeste, Shinomiya, come tutti voi Maestri della Luce!”

La ragazza sospirò e si voltò, incrociando gli sguardi entusiasti di Hideto e Kenzo. Provava quasi pietà per quel ragazzo, intrappolato sul piedistallo che si era costruito.

“Bashin e Momose si sono meritati tutto ciò che gli è successo!”

Mai gelò. Hideto e Kenzo sgranarono gli occhi, il primo sbattendo una mano sulla fronte e il secondo sistemandosi incredulo gli occhiali. La folla arretrò di un passo e l’arbitro si guardò attorno, consapevole che la situazione stava rischiando di degenerare. Alcuni amici di Shiro lo affiancarono per cercare di fermarlo.

“Brutto moccioso arrogante!”, ribatté la Guerriera Viola ruotando su sé stessa e puntandogli contro uno sguardo furioso. “Non osare. Non osare parlare di cose di cui non hai la minima idea.”

Avanzò di alcuni passi, fermandosi a un paio di metri da lui, ignorando l’arbitro che cercava di placarli.

“Ripeti a pappagallo quelli che altri hanno detto, senza neppure pensare a cosa significhi. Credi di sapere, ma non sai nulla. Nulla. Ti credi meglio di Dan, ma combatti solo per te stesso e per metterti in mostra. Dan combatteva per gli altri. E lo ha fatto sempre, anche quando tutti gli hanno voltato le spalle!”

Mai inspirò, stringendo le dita sul manico della borsa. Shiro distolse lo sguardo a denti stretti.

“Nessuno ha mai capito nulla di noi Maestri della Luce. Per questo uno come te, un patetico bulletto, egoista ed egocentrico, non sarebbe mai potuto diventare un Maestro della Luce. Non avresti l’umiltà di ammettere di aver sbagliato neppure di fronte all’evidenza del contrario. E non avresti mai combattuto per nessuno se non pe te, mentre noi siamo sempre stati pronti a sacrificarci per difendere il mondo. Abbiamo pagato per farlo. Ma questo tu non lo puoi capire, forse non lo capirai mai perché la vera grandezza è molto diversa da quella che tu cerchi.”

La Guerriera Viola si voltò e raggiunse Hideto e Kenzo, ignara dei primi timidi sguardi ammirati che la seguivano. Anche il presentatore e la sua collega, raggiuntolo poco prima nella speranza di placare gli animi, la fissavano con gli occhi spalancati. La passione e il dolore di Mai avevano lasciato un segno nei presenti.

Shiro, invece, si divincolò dai suoi amici e avanzò puntandole contro un dito.

“Parli tanto perché hai vinto. Se ti avessi sconfitto, avresti dimostrato ancora una volta la vostra pateticità. E io sono un duellante più forte di Dan! Mi hai sconfitto tu, non lui!”

Mai tornò a voltarsi, estraendo con un gesto rapido una carta dalla borsa e mostrandogliela. Era stufa di ascoltare quel disco rotto, che fin troppe volte era rimasta ad ascoltare.

Siegwurm-Nova. Era una carta di Dan. Quella che gli ha permesso di sconfiggere la maggior parte dei suoi avversari, quella con cui ha annientato le ultime vite del Re del Mondo Altrove. Per tutto il resto, continua a pensarla come vuoi. Con i sordi è inutile parlare.”

Shiro trasalì e Mai tornò a voltarsi. Fatto un passo, però, si fermò.

“Un’ultima cosa. Ho usato un mazzo molto simile a questo, tempo fa. Ed ero riuscita a evocare Siegwurm-Nova. Ho perso lo stesso. Sai chi era il mio sfidante? Dan. Se non hai avuto speranze con me, non ne avresti avute con lui.”

Il ragazzo arretrò, come se Mai gli avesse inferto uno schiaffo in pieno volto. Abbassò la testa, continuando a scuoterla, e i suoi amici lo tirarono indietro, scomparendo nella folla di pubblico ammutolita.

Mai riprese a camminare nel silenzio totale, la testa alta e lo sguardo dritto. Raggiunse Hideto e Kenzo e sorrise loro.

“Missione compiuta.”

Hideto la prese a braccetto e i tre cominciarono ad allontanarsi. Dietro di loro, gli spettatori continuarono a bisbigliare, dividendosi in gruppetti.

“Complimenti, Mai”, esordì Hideto mentre uscivano nell’atrio. “Fortuna che eri quella che non voleva attirare l’attenzione. Mica possiamo ripetere certe esperienze passate.”

La ragazza afferrò una ciocca di capelli e chinò la testa, imbarazzata. “Ho esagerato, vero? Cercherò di non farlo più.”

Kenzo sorrise sornione. “Quando ci vuole, ci vuole.”

“Signorina Shinomiya!”

Il trio si fermò, voltandosi sorpreso, e vedendo venire loro incontro la donna che si era occupata delle iscrizioni poche ore prima.

“Questo è il premio”, esordì in modo professionale, porgendo alla Guerriera Viola una carta. “Ho immaginato che non vi sarebbe interessata una consegna formale.”

La ragazza scosse la testa, prendendo la carta con un leggero inchino del capo.

“Un’altra cosa”, proseguì la donna. “C’è qualcuno al telefono che ha chiesto di parlare con lei. Una certa signorina Nakano? Sembrava importante.”

Hideto e Kenzo aggrottarono la fronte, scambiandosi uno sguardo veloce, incuriositi da quel nome sconosciuto. Mai, invece, sgranò gli occhi e impallidì.

“Dove?”

“Mi segua.”

Hideto afferrò il braccio di Mai prima che potesse allontanarsi, allarmato dall’espressione della ragazza.

“Che succede?”

“Dopo”, sussurrò la ragazza divincolandosi e seguendo la donna.  Per ogni passo che faceva, il battito del suo cuore aumentava e una morsa le si serrava sullo stomaco. Mandare un messaggio a Elisabeth, per informarla dov’era quando era costretta a spegnere il cellulare, nel caso succedesse qualcosa. Doveva essere solo una precauzione, come tante altre volte in quei mesi.

Non era mai servito prima.

La donna la lasciò nel piccolo ufficio, accostando la porta dietro di lei. Mai rimase immobile, le mani che tremavano. Non era certa di voler sentire cosa le avrebbe detto. Temeva di saperlo già. Era passato più di un anno. Forse doveva andare in quel modo. Sentì le lacrime imperlarle le ciglia. Si obbligò a essere forte e avvicinò la cornetta al viso.

“Elisabeth? Sono Mai.”

“Mai! Finalmente! Ho già mandato Kosuke a prenderti”, trillò la voce dell’altra ragazza. “Tu e i tuoi amici dovete venire subito! È la rosa bianca!”

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Mai fu la prima a balzare giù dall’automobile, scambiando un sorriso con l’autista. Hideto e Kenzo la seguirono, sempre più perplessi e anche alquanto stizziti da tutto quel mistero. Mistero che Mai si era rifiutata di schiarire, anche quando era tornata da quella telefonata con un sorriso a trentadue denti e gli occhi lucidi.

Dobbiamo andare subito in un posto, era stata l’unica risposta alle loro domande.

Solo sull’automobile, dove fu evidente che Mai conosceva già l’uomo venuto a prenderli, la Guerriera Viola rivelò che aveva conosciuto la ragazza il settembre prima. Kenzo fu rapido a collegare i punti, rendendosi conto che doveva essere legato al famoso contrattempo di quel giorno.

La porta d’entrata si spalancò e ne uscì fuori una ragazza con un allegro abito arancio e una treccia che ondeggiava sulla spalla. Si gettò nelle braccia di Mai ridendo.

“Sono così contenta siate venuti!”

Si staccò dalla Guerriera Viola un attimo dopo, chinandosi sorridente verso i due ragazzi.

“Benvenuti, Maestri della Luce.”

Hideto e Kenzo, se fino a pochi istanti prima erano stati perplessi e curiosi, rimasero completamente confusi.

“Grazie per averci chiamato”, si intromise Mai. “Loro sono Suzuri Hideto, il Guerriero Blu, e Hyoudo Kenzo, il Guerriero Verde. Lei è Nakano Elisabeth.”

La ragazza dondolò sui piedi, abbassando leggermente lo sguardo. “Mi sarei fatta viva prima, ma lui non voleva sentire ragioni. Non sapete la fatica che ho fatto a convincerlo.”

“Lui chi?”, sbottò Hideto, ignorato da entrambe le ragazze.

“È proprio da lui, cercare di affrontare tutto da solo”, replicò Mai con un sorriso.

Elisabeth annuì e tornò a sprizzare gioia da tutti i pori. “Vi accompagno da lui?”

Rientrò nella casa e la Guerriera Viola la seguì subito, facendo cenno agli altri due di venire. Hideto e Kenzo si stavano leggermente spazientendo dall’essere tenuti allo scuro, ma era istintivo fidarsi di Mai. Dopo aver attraversato un corridoio, uscirono in una veranda a vetri con annessa quella che sembrava una serra, dove un’anziana signora stava accudendo delle piantine. Da lì, uscirono nel giardino e dopo un breve vialetto che separava un classico giardino giapponese da quello che aveva un aspetto più occidentale, arrivarono in vista di un piccolo bungalow di legno.

Elisabeth si fermò e incrociò il loro sguardo. “Io vi lascio, penso avrete molte cose da dirvi. Prendetevi tutto il tempo che vi serve.”

Li superò, attardandosi appena per stringere una mano a Mai con cui scambiò un sorriso emozionato. Rimasti soli, Hideto e Kenzo si voltarono verso la ragazza, in attesa che fosse lei a fare la prima mossa. La Maestra della Luce inspirò ed espirò più volte, prima di annuire con un sorriso e riprendere a camminare, subito seguita dai due.

C’erano un tavolino e delle poltroncine sotto il bungalow.

E c’era un ragazzo, seduto a dar loro le spalle, i capelli di un pallido azzurro.

Hideto e Kenzo si fermarono di colpo, senza trovare la forza di emettere alcun suono. Mai aveva portato una mano sulla bocca e i suoi occhi brillavano di lacrime.

Il ragazzo, appoggiandosi ai braccioli, si alzò con leggera fatica e si voltò verso di loro, un sorriso appena abbozzato sulle labbra.

“È un po’ che non ci vediamo.”

“YUUKI?!?”

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Il cielo si era tinto dei colori del tramonto, ma i quattro ragazzi erano ancora lì, seduti a quel tavolino. Dopo i primi minuti di emozione, di sconcerto e di shock, si erano messi a raccontare tutti i pezzi mancanti del puzzle, rischiando a volte di accavallare le voci le une sulle altre. Avevano tante cose di cui parlare.

Il tè e i biscotti, portati tempo prima da Elisabeth, erano finiti. L’ultimo lo stava sgranocchiando svogliatamente Kenzo.

E, nonostante tutte le ore già trascorse, era difficile per tutti loro capacitarsi di essere veramente lì. Dopo l’incontro contro Shiro, aver ritrovato Yuuki aveva un sapore completamente diverso. Era come una rivincita su tutti quelli che si erano accaniti su di loro.

“E sapevi già tutto da settembre?”, domandò un po’ offeso il ragazzino.

“Perché non ce l’hai detto prima?”, si accodò il Guerriero Blu.

La ragazza sospirò e passò una ciocca di capelli dietro all’orecchia, iniziando ad attorcigliarla al dito.

“Scusate, ma non volevo mettere in pericolo nessuno. E soprattutto non volevo darvi false speranze. Avreste solo sofferto.”

I due ragazzi annuirono, anche se non del tutto d’accordo con la decisione che aveva preso Mai, ma comprendendo perfettamente le sue ragioni: il risveglio del Guerriero Bianco era stato completamente insperato e allora avevano perso Dan solo da poco tempo.

“Che si fa adesso?”, domandò Hideto dopo lunghi istanti di silenzio. “Yuuki non può certo tornare come se niente fosse. Tutti lo credono morto da quasi due anni.”

Mai e Kenzo si voltarono verso il Guerriero Bianco, che non disse nulla per lungo tempo, lo sguardo perso sui fiori del giardino.

“Non lo so. La riabilitazione non è ancora finita e non è che abbia qualcosa a cui tornare. Senza contare che, farlo, potrebbe essere un rischio troppo grande. Dovrò anche parlare con Elisabeth e la sua famiglia.”

“Sono certa che ti aiuteranno”, si intromise dolcemente Mai. “Elisabeth si è molto affezionata a te.”

Yuuki non rispose. Tornò a voltarsi e sospirò.

“Sono successe tante cose finché io ero in coma. Troppe. Non credo di aver ancora afferrato il fatto che sia passato così tanto tempo. Quando mi sono svegliato, ero convinto fossero passate solo poche ore. Da qui in avanti, dovrò cercare di fare ordine in ciò che mi circonda e in me.”

Kenzo si pulì la bocca sul tovagliolo e passò lo sguardo sugli amici.

“L’importante è che ora siamo tutti assieme. Sarà più facile affrontare qualsiasi cosa.”

“Non penso che sia saggio”, ribatté Yuuki guadagnandosi le occhiate sorprese degli altri. “Almeno per un po’, sarà meglio non vedersi troppo. È più sicuro che voi continuate per la vostra strada, come avete fatto in questi mesi.”

Mai sospirò e strinse la ciocca di capelli. “Ma saresti solo. A parte noi e la famiglia di Elisabeth, nessuno sa che tu sei vivo. Vogliamo esserti vicino, aiutarti.”

“Vi ringrazio per questo, ma è qualcosa che devo superare da solo.”

Gli altri tre ragazzi si rassegnarono, consapevoli che il Guerriero Bianco avesse ragione. Più stavano insieme, più correvano il rischio di attirare l’attenzione. In più, in quegli ultimi anni non erano riusciti granché a occuparsi di loro stessi. A Gran RoRo erano stati veramente poco più che bambini, poi c’era stata la fama, gli attacchi, il viaggio nel futuro. C’era stata solo quella piccola pausa, tra la morte di Yuuki e la chiamata di Kenzo, pochi mesi che non erano stati certo sufficienti a capire chi fossero davvero.

Hideto si posò sullo schienale e incrociò le mani dietro alla testa.

“I miei genitori vorrebbero che mi impegni per riuscire a iscrivermi all’università. Ma non voglio rinunciare ai miei viaggi: ho imparato tante cose che altrimenti non avrei mai saputo. Ma potrei diventare un medico eccentrico, che dite?”

“Ti ci vediamo proprio”, commentò Kenzo unendosi alla risata del Guerriero Blu.

“Dovrò pur cercare di stare in qualche modo al passo con te, no?”

Il Guerriero Verde sorrise, gli occhi che brillarono di entusiasmo. “Diventerò un grande scienziato. Troverò soluzioni che gli altri neppure si immaginano e dimostrerò a tutti che possiamo migliorare anche senza il Nucleo Progenitore. Collaborare con una scienziata del futuro dovrà pur darmi un vantaggio!”

 Il Guerriero Blu gli diede una pacca sulla spalla, le loro risate che si confondevano. Mai sorrise e alzò lo sguardo verso il cielo, pervaso da una calda e avvolgente tinta dorata, sfumata nell’arancio e nel rosso. Oltre, dalla parte opposta, il blu della notte si stava espandendo su tutta la volta.

Un enorme malinconia si infiltrò dentro di lei: sembrava un addio.

“Io credo che riaprirò un blog”, sussurrò piano attirando su di sé gli sguardi dei tre ragazzi. “Ci sono così tante persone che contano ancora su di noi. E sento di avere ancora tanto di cui parlare.”

La stessa malinconia di Mai cominciò ad apparire anche sui volti degli altri Maestri della Luce. Si stavano separando un’altra volta. Anche se avevano un unico obbiettivo, dovevano provare a raggiungerlo tracciando una loro strada. Il loro legame sarebbe stato messo un’altra volta alla prova, testato come era stato prima del futuro, quando avevano rischiato di perdersi a vicenda. E avrebbe dovuto contare sulle proprie forze, proseguire sui propri cammini paralleli. Dovevano crescere, e faceva paura, soprattutto senza sapere se alla fine ci sarebbero ancora stati gli altri ad aspettarli.

Il cielo sopra di loro cominciò a punteggiarsi di timide stelle, offuscate dall’inquinamento e dalle luci di Tokyo. Una di esse, la prima che Mai vide, sembrò brillare di rosso. La ragazza sbatté le palpebre e poi sorrise.

“Non è un addio. Possiamo continuare a tenerci in contatto, qualsiasi ora del giorno e della notte. Non vi libererete tanto facilmente di me.”

Hideto fu il primo a sorridere, stupito ogni giorno di più dalle due metà che erano Mai: la furia che non si faceva fermare da niente e la dolcezza che cercava di tirare tutti su di morale.

E aveva ragione. Erano i Maestri della Luce. Non sarebbe bastata la distanza a separarli e avrebbero continuato a incrociarsi.

“Ti pentirai quando le nostre e-mail ti sveglieranno in mezzo alla notte. E io pretendo di essere tenuto informato su qualsiasi novità, mi raccomando. Così quando fra qualche mese riusciremo a rincontrarci, sarò come se non ci fossimo mai lasciati. E potremo anche duellare!”

Kenzo si ritrovava spesso a essere il più piccolo. A casa, a scuola, anche tra i Maestri della Luce. Eppure, viaggiare con loro lo aveva reso migliore, più altruista e meno presuntuoso, e, in qualche modo, avevano annullato anche quella differenza. Era diventato più sicuro di sé: questo lo doveva a loro.

“Continuerò a sopportarvi”, dichiarò sistemandosi gli occhiali e sorridendo. “Ma non mi dispiacerò farlo. E se c’è un duello, sono pronto a qualunque sfida.”

Yuuki guardò i tre ragazzi, tre tra le persone che per la prima volta aveva potuto chiamare amici. Da quando li aveva incontrati, aveva cambiato il modo di vedere il mondo. Prima di loro, la sua vita era stata solitaria e l’unica che ne aveva fatto parte era stata Kajitsu. Da Gran RoRo era tutto diverso. Non solo perché la sua amata sorella non c’era più, ma perché grazie a Dan e a loro era riuscito a rialzarsi e ad andare avanti.

Anche se i sensi di colpa restavano, anche se la certezza di rivederla un giorno era ancora ciò che gli dava forza. Ma quando quel giorno fosse arrivato, avrebbe potuto dirle che avevano scelto bene, che i Maestri della Luce erano le persone migliori che avrebbero mai potuto conoscere. Grazie a loro era cambiato o, forse, era diventato la persona che avrebbe dovuto essere fin dall’inizio. Anche se temeva che le parole del Re del Mondo Altrove potessero ancora avverarsi.

“Quando mi sarò ripreso, potremo provare a rivederci. Basterà stare attenti.”

Mai sorrise, certa che si sarebbero rivisti, che non si sarebbero persi di vista. Si sentì leggera e ottimista, come non si era più sentita più da molto tempo. Neanche sperare di rivedere Dan o Gran RoRo sembrava più tanto sciocco. Ed era sicura valesse anche per gli altri.

In silenzio, senza aver più bisogno di dirsi nulla, si alzarono. Yuuki rifiutò la mano degli altri, che però gli rimasero a fianco. Lentamente, per non far sforzare il Guerriero Bianco, si avviarono verso il cancello facendo il giro della casa. Lì, si salutarono.

Elisabeth affiancò Yuuki mentre Mai, Hideto e Kenzo si stavano allontanando lungo la strada. I due si voltarono e si avviarono di nuovo verso l’abitazione.

Presto, anche loro tre si sarebbero salutati e avrebbero iniziato il proprio cammino.

Era davvero l’inizio di una nuova vita, una nuova avventura.

Anche se Battle Spirits non li avrebbe più guidati, sarebbero rimasti per sempre i Maestri della Luce.

E Magisa aveva promesso. Un giorno il varco per Gran RoRo si sarebbe riaperto. Si dovevano impegnare anche per quello.

Nel cielo, due stelle brillarono e la loro luce sembrò sfumare nel rosso e nel verde. Un’altra, più sopra, più alta nel cielo blu sopra al tramonto, brillava di una luce così splendente da sembrare il Nucleo Progenitore.

Gran RoRo e la Terra avrebbero avuto ancora bisogno di loro? Solo il futuro avrebbe avuto la risposta a tale domanda.

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Salve a tutti!
Siamo arrivati alla fine. Prima di salutarvi, voglio ritornare a quelle parole con cui vi avevo salutato l’ultima volta. Cinque anni fa, quando questa avventura è iniziata, avevo espresso la speranza di trovare altri che amassero Battle Spirits come me e mio fratello. E successo. Ed è continuato a succedere fino a oggi, cinque anni dopo. Sì, ci sono stati scossoni in questo viaggio (ce ne saranno sicuramente ancora) e non tutti sono ancora ad accompagnarci. Però, posso dire come allora, che la cosa più bella è farvi emozionare, divertire, immedesimarvi e arrabbiarvi con i personaggi. Perché non mi stancherò mai di ripeterlo, ma non è solo la passione per la storia che mi sprona dopo tutto questo tempo, ma è soprattutto il sapere che siete lì: il merito è vostro e del vostro calore, di tutto quelle parole che nei momenti in cui vorrei fermarmi mi ricordano perché amo questa storia.

Quindi, un’altra volta, come cinque anni a questa parte, come in futuro, un grazie speciale, di tutto cuore a voi che leggete e che continuate a seguirmi, a tutti voi che in questi anni avete recensito (grazie HikariBashin12 per essere passata!).

Grazie per esserci, grazie per il vostro entusiasmo. GRAZIE.

E, con i mazzi di questo episodio, vi saluto e vi do appuntamento alla prossima storia: occhio alla mia pagina autore per ogni aggiornamento!

(MAI) Asmodeo dei Sette Shogun 1x, Siegwurm-Nova, Drago Supernova 1x, Belzebeat dei Sette Shogun 1x, Siegwurm, Possente Dragone Imperatore del Tuono 1x, Berit, Artigli Micidiali 1x, Strega Malefica 2x, Balmung, Dragone Rigenerato2x, Balam, Guerriero delle Tenebre 3x, Globo Artigliato 1x, Scheletrox 2x, Ankillersauro 2x, Scorpione Letale 1x, Teschiavolo 1x, Drago della Pioggia 2x, Rotosauro 2x, Ashtal 1x, Demonosso 1x, Fuoco della Vittoria 2x, Ciclone Fiammeggiante2x, Carta in Più 3x, Telescopio Killer 2x, Energia Big Bang 3x, Danza Macabra 2x, Sarcofago Trafitto 2x, Bilancia Letale 2x, Tempio Diroccato 2x, Tempio a Piramide 2x, Cattedrale Purpurea 3x

(SHIRO) Castello Fortificato 1x, Drago Bicefalo 1x, Kujaraku, Pavone Fiammeggiante 1x, Douglas il Gladiatore 1x, Dracoltello 2x, Segugio Preistorico 3x, Automa di Pietra 3x, Muro vivente 2x, Ankillersauro 1x, Rocciarex 2x, Babyrousa, Bestia da Battaglia 3x, Pedone Gustav 2x, Lucertola Rasoio 2x, Iguanasauro 2x, Goradon 3x, Falange Infuocata 2x, Fuoco della Vittoria 2x, Martello Magico 2x, Aura Offensiva 1x, Aura Luminosa 1x, Blitz 1x, Impatto delle Armi 1x, Elevalivello 3x,Crollo della Strategia 2x, Duello ad Armi Pari 2x, Fabbrica di Automi 2x

(YUUKI) Ragna-Rock, Cavaliere Signore del Fato 1x, Woden, il Grande Cavaliere Alato 1x, Walhalance dalla Corazza Indistruttibile 1x, Yggdrasill, Cavaliere d’Acciaio 1x, Hildir la Valchiria 1x, Cannone di Ferro MK-II 2x, Balder, Soldato Scudo2x, Gigandroide 2x, Artefatto Fjalar 2x, Supremo Gugnir 3x, Guerriero Magnum 1x, Supremo Laevateinn 3x, Farfalla Arcobaleno 1x, Guerriero Calibro 2x, Cigno Kigna 2x, Potente Elisir 3x, Purificazione Testuggine 1x, Ricarica Nuclei 2x, Bufera Impenetrabile 3x, Aura Fulminante 2x, Sacro Elisir (Pozione della Salvezza) 1x, Nastro Imprigionante 2x, Nobiltà d’Animo 2x, Attacco Diamante 1x, Cortina Nebulosa 2x, Nave Madre dell’Infinito 3x, Santuario Inviolabile 3x

(ELISABETH) L’Imperatore Kaiseratlas 1x, Hercules, Cavaliere Selvaggio 1x, Iberix, Bestia Intelligente 1x, Grande Angelia Sophia 1x, Puntale Lamato 2x, Angelia della Luce 1x, Pungiglione Nero 1x, Libellula Fatale 1x, Fata Farfalla 2x, Angelia Kleio 3x, Amenborg 3x, Rana Balzante 1x, Gremly 2x, Spirit Tanya 3x, Pungiglione Velenoso 1x, Scarabeo Corazzato 2x, Recupero del Branco 2x, Campo Immaginario 2x, Affaticamento 1x, Inverti Mano 2x, Astro della Velocità 1x, Nebbia Invalidante 1x, Pozione Reale 3x, Prigione di Spine 3x, Piedi Alati 2x, Forza della Natura 1x, Velocità Divina 1x, Frutti dell’Albero della Saggezza 3x, Collina Prodigiosa 2x

Grazie ancora a tutti!

Varco Apriti, Energia!

Alla prossima, Hikari

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