Our Words

di Zomi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 ***
Capitolo 2: *** #2 ***
Capitolo 3: *** #3 ***
Capitolo 4: *** #4 ***
Capitolo 5: *** #5 ***
Capitolo 6: *** #6 ***



Capitolo 1
*** #1 ***


OUR WORDS
 
 

 
MI'KMAQ, lingua di una popolazione nativa del Canada
Wenjimpat: dormire nudi.


 

-Voglio dormire con te. Non intendo fare sesso!- puntualizzò Kidd, infossando lo sguardo –Intendo dormire insieme. Sotto le lenzuola, nel tuo letto, accoccolati- abbassò lo sguardo storcendo un ghigno in un sorriso –La mia mano sul tuo petto, il tuo braccio intorno al collo e la mano che mi accarezza la schiena. Magari con la finestra un po’ aperta, così fa freddo e dobbiamo abbracciarci più forte, senza parlare-
Dannazione, non avrebbe ripetuto quelle parole in pubblico nemmeno sotto tortura ma per lei…
 -Solo dormire. Abbracciati- ribadì sicuro e testardo.
-Io e Te- si indicò a vicenda.
Reiju  soppesò le sue parole, schioccando in fine la lingua sul palato prima di parlare.
-Vuoi che dormiamo assieme… nudi- lo squadrò –Nudi- ribadì –Senza fare l’amore?- sgranò gli occhi al suo annuire.
-Chi sei tu e dov’è Kidd? Quello vero e maniaco-
-Donna non esagerare ora!-
Per Diana, solo perché non riusciva a trattenersi con lei, non voleva dire che aveva in mente solo quella cosa. Reiju rise cristallina e al rosso sfuggì un sorriso sbuffato.
Dannata, ecco come l’aveva fregato: con quella sua risata serena e a scalare, che gli scaldava il cuore.
-Quindi?- infossò le mani nelle tasche dei jeans.
-Quindi- sospirò Reiju, sfilandosi la maglia – Wenjimpat-

 

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Capitolo 2
*** #2 ***


TAMIL, lingua parlata in India, Sri Lanka e Singapore
Oodal: quella finta rabbia che gli innamorati ostentano dopo un banale litigio,
un grande amore mascherato da rabbia che può servire a ritrovarsi con più gioia quando si fa la pace.

 



Era stupido.
Stupido, stupido, stupido.
Se ne rendeva conto, ammetteva la stupidità della cosa ma restava comune offesa e irritata dal suo comportamento.
Di lui, fosse chiaro!
Sapeva benissimo che Lamy era una sua conoscenza di vecchia data, ma vederlo abbracciarla a quel modo… no, non riusciva nemmeno a pensarci!
Con calze di lana e maglione, Reiju si aggirava per la casa in preda alla sua futile rabbia, ammonendosi per la poca educazione con cui aveva sbroccato contro Kidd, e alimentando la sua ragione con la gelosia.
In fin dei conti ora Kidd era suo!
Quindi non poteva abbracciare altre donne a quel modo, con trasporto e giravolta annessa.
D’altra parte Lamy era fidanzata, e vecchia amica del suo Kidd… nonché vecchia fiamma!
Ma erano amici!
Ed ex.
Amici.
Ex!
-Off!- si gettò sul divano accanto alla finestra, il capo immerso tra i cuscini, la disputa interiore zittita per stanchezza.
Forse doveva chiamarlo, chiedergli scusa.
Forse doveva tenergli il broncio ancora un po’.
Forse…
-Meow!-
-Double Six- sollevò il capo a regalare un grattino al suo gatto.
-Cosa mi suggerisci?- gli agitò il cellulare davanti al musetto, facendolo giocattolaie con il piccolo pendente che l’ornava.
-Meow-.
-Si forse hai ragione- sospirò gardandolo voltarsi a pancia in su, agitando le zampette contro il pendente -È un litigio così stupido-
-Meow… prrr-
Si sollevò appena con il busto, il cellulare puntata contro la finestra su cui si infrangevano le gocce di pioggia di quel buio e tardo pomeriggio.
Mi dispiace digitò in fretta, cancellando.
Mi manchi  non finì nemmeno la frase.
Un sospirò le sfuggì.
-Kidd- scivolò con le dita sulla tastiera qwerty, abbassando li occhi –Oodal-
Il messaggio venne inviato.
 

 

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Capitolo 3
*** #3 ***


RUMENO
Dor: attendere con trepidazione lo squillo del telefono,
guardare continuamente l’orologio in attesa di un appuntamento,
avere l’impressione che il tempo che ci separa dalla persona che amiamo non passi mai.
È il desiderio misto a gioia e malinconia di rivedere al più presto le persone di cui sentiamo la mancanza.
 



-Bastardo maledetto!-
Il cellulare si schiantò contro la parete, mentre altri imprecazioni gli correvano dietro.
Stronzo!
Perché cazzo non suonava?
Eh, era una congiura?
Non vibrava, né suonava, figuriamoci dare segni di vita di un suo possibile contatto.
-Maledetto schifoso: io ti ammazzo!- si avventò sull’arnese, scuotendolo.
-Kidd- sospirò Killer –Ti ho già dimostrato che funziona- glielo sfilò dalle mani, guadagnandoci un’occhiataccia da parte dell’amico.
-Se non ricevi messaggi da Reiju è perché lei non te li ha inviati- ci pensò bene prima di continuare, ma decise di parlare comunque, sprezzante del pericolo.
-Potresti scriverle tu per primo-
-E ammettere di aver fatto qualcosa di sbagliato?!- ringhiò –Mai!- si riprese l’apparecchio –Ho solo abbracciato Lamy, cazzo!-
-Magari avresti potuto farlo con minor… enfasi?- suggerì.
-Magari potresti farti una riga di cazzi tuoi?- gli regalò l’ennesimo dito medio.
Killer sospirò e lo lasciò ai suoi dilemmi, amorosi.
Dilemmi che non sembravano voler aver termine così presto.
Erano ore che Reiju non si faceva sentire e, cazzo, iniziava a perdere la pazienza.
Gli mancava, ed era inutile che quel fottuto orologio gli mentisse dicendo che non erano passate poi così tante ore dalla loro sfuriata.
Per lui erano passati secoli!
-E andiamo!- incenerì l’orologio a muro –Non prendermi per il culo anche tu!-
Le lancette scattarono di un secondo, non alleviando la sua malinconia.
Sbuffando si buttò sul letto, lasciando il cellulare a terra, lui e la sua dannata omertà.
Dannazione, non aveva fatto nulla di male!
Era solo un abbraccio, una cosa da niente!
Storse il naso e, con braccia piegate sotto il capo, chiuse gli occhi sperando di rilassarsi.
Il torpore della rabbia subito scivolò in una leggera sonnolenza, che sulle note della pioggia accompagnò Kidd in un sonno rilassante in cui Reiju lo abbracciava e lo baciava serena e non più arrabbiata.
-… Dor…- sbuffò prima di cadere tra le braccia di Morfeo, coprendo il vibrare timido e speranzoso del suo cellulare.
Lesse il messaggio di scuse di Reiju due ore e tredici imprecazioni dopo.
Ma lo lesse.

 

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Capitolo 4
*** #4 ***


SVEDESE
Knullrufs: risvegliarsi con i capelli in disordine dopo una notte di passione.
 

Fare pace con Kidd voleva dire una sola e semplice cosa: sesso, sesso, sesso.
E ancora sesso.
Il che non era certo un problema per Reiju.
Ma mentre ammirava il suo riflesso scomposto e spettinato, tremendamente spettinato, nello specchio da toilette del bagno del suo ragazzo, ecco in quell’esatto momento, si, si rese conto di avere un problema.
-Knullrufs- sbuffò cercando di sistemarsi la chioma color fragola con le mani –Non posso andare in ufficio così!-
Provò ad abbassare qualche ciuffo ribelle, ma quelli sembravano ispirarsi alla chioma rossa e scompigliata del suo amante nel tendersi verso il cielo a disubbidire alle pieghe che tentava di dar loro con le dita.
Tutto inutile, sempre spettinata.
-Ehi- la fece sussultare Kidd, prendendole i fianchi da dietro –Che fai?- le mordicchiò il collo nudo dalla maglia che indossava.
-Cerco di domare i capelli- lo bacio su una tempia a portata di labbra –Tu?-
-Cerco di riportarti a letto- le infilò una mano tra le gambe.
-Ma io dovrei andare a lavoro- emise una flebile protesta, le gambe già tremanti.
-Rinunciaci- se la caricò in spalla –E rinuncia anche coi capelli: saranno spettinati per molte altre mattine-
 

 

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Capitolo 5
*** #5 ***


TEDESCO
Backpfeifengesicht: una persona la cui faccia
sembra aver bisogno di essere presa a pugni o a schiaffi.
 


La prima volta che aveva visto Eustass Cornelius Kidd, Reiju era sicura che fosse un ragazzo di buona presenza fisica, prestanza muscolare e carattere bellicoso.
Osservandolo nel breve tragitto che condividevano sulla linea 1 della metro cittadina, aveva poi acquistato maggiori informazioni, arrivando a definirlo: borioso, arrogante, strafottente, maleducato, scurrile, cafone, troglodita e altri epiteti che una persona educata e posata come lei non avrebbe dovuto nemmeno conoscere.
Il perfetto Backpfeifengesicht.
Uno stronzo colossale che aveva scritto in fronte quanta poca educazione avesse e che la pedagogia con lui aveva ben poco da fare se non dei cari e caldi schiaffi.
Schiaffi a volontà.
Il suo viso dalla carnagione chiara e dagli occhi dorati, il ghigno sempre tirato e il naso storto da chissà qualche zuffa, chiamava a gran voce a sé migliaia e migliaia di sberle, pretendendoli con boriosità.
Reiju una gliel’aveva per fino data.
In metro.
Quando lui aveva osato farle la mano morta su una natica.
La cinquina a mano aperta era partita senza avvisaglie e aveva centrato in pieno il suo bersaglio, colorandogli di scarlatto una guancia.
 -Se ci riprovi- si era portata il ciuffo rosa dietro un orecchio, con calma e nonchalance –La prossima sarà a pungo chiuso-
Era scesa dalla metro e non aveva dato troppo peso al ghigno bastardo che si presentava sulla faccia da schiaffi con cui Kidd andava in giro.
Il giorno dopo la mano callosa e calda di Eustass si era ricollocata nuovamente lungo la curva invitante e morbida del sedere di Reiju.
Il giorno dopo Kidd era tornato a casa con un occhio nero.
E il giorno dopo ancora, e quello successivo ancor di più.
Fino a quando Reiju non l’aveva più visto sulla metro e si era autoproclamata vincitrice di quel malsano teatrino che si ripeteva tra la sua mano chiusa e il viso da schiaffi dell’Eustass.
Vincitrice ma con dei rimorsi, perché quando Kidd non si ripresentò né il giorno dopo né quello a seguire, l’idea che gli avesse provocato una qualche danno celebrale a forza di picchiarlo le era sorto.
Tre gironi.
Tre giorni aveva resistito prima di cercare compulsivamente il volto chiaro e dagli occhi d’ambra del Backpfeifengesicht, arrendendosi dopo altrettanti giorni di inutile ricerca.
Sparito.
Si era quasi arresa all’idea di averlo educato per bene, e che ciò che provava non era nostalgia per la sua perseveranza e per il suo bell’aspetto.
Tutt’altro!
Si, si era quasi abituata, quando una mano tornò ad accarezzarle una natica.
-Dove sei stato?- nessun schiaffo, nessun pugno.
-A cercare le parole per invitarti a bere un caffè… ma cazzo, non le ho trovate-
-E sei quindi tornato a palpeggiarmi?-
-Ha sempre funzionato fin ora-
-Funzionato a farti tornare a casa con un occhio nero?-
-Funzionato a entrarti come un tarlo nella tua mente-
Kidd, e la sua faccia da schiaffi, avevano ragione.
 

 

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Capitolo 6
*** #6 ***


GIAPPONESE
Yoisho: lasciarsi cadere sulla sedia con un sospiro o un grugnito,
solitamente dopo una giornata pesante.

 

Che giornata del cazzo.
Che grandissima giornata del cazzo!
L’auto che decideva all’ultimo di andarsene affanculo, lasciandolo nel bel mezzo del nulla proprio quando doveva recarsi dall’altra parte della fottutissima città per presentare un progetto, un nubifragio che se avesse avuto lì Noè gliene avrebbe dette quattro e date dodici, Killer che gli tirava pacco per la serata biliardo e per di più era serata “Verdure”.
Che grandissima giornata del…
-Yoisho- si buttò sul divano con un sospirante grugnito.
-Ehi!- la testolina rosata di Reiju fece capolino dalla cucina, con un dolce sorriso e il grembiule indosso –Sei a casa-
-Mmm- si limitò a mugugnare, non alzando nemmeno il capo ma allargando un braccio in un chiaro invito.
-Giornata dura?- gli accarezzò il capo Reiju, accoccolandosi contro il suo fianco
-Di merda- ringhiò Kidd –Fetida, fumante, lurida e schifosa merda-
Le strappò una risatina, e un piccolo lembo di quel lerciume che si sentiva addosso si staccò da lui.
Iniziava a sentirsi meglio.
-Allora è un bene che abbia preparato gli involtini di cavolo- si schiacciò contro il suo costato, cancellando un altro barlume di stanchezza.
-Mi prendi per il culo?- sbuffò.
Non poteva avergli preparato il suo piatto preferito. Era impossibile!
-È la serata verdure!- le ricordò duro.
-Il cavolo è una verdura- ridacchiò ancora, e altre piccole particelle –oh le sentiva!- di quell’orribile giornata si staccarono da lui.
-Se vuoi dopo c’è la partita- gli accarezzò il mento.
-Tu odi la partita-
-Odio la partita quando la tua squadra perde e ti mette di cattivo umore- precisò –Ma sono certa che stasera vinceranno quindi!- si diede un colpo di reni per alzarsi –Cena e partita?-
Kidd riaprì gli occhi, posandoli sulla mano offertogli dalla sua donna, perdendosi nel suo bel sorriso.
-Cena e partita- accettò prendendola per mano.
La giornata era stata una vera merda, ma la serata prometteva solo fiori.










ANGOLO DELL'AUTORE:
Un grazie sentito a quei pochi che hanno seguito la storia nella sua scarsa lunghezza.
Un grazie soprattutto a SolyDea e alla sua Challange che mi ha riportato a scrivere.
I commenti sono sempre gratidi.

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