Partita doppia per l'NCIS

di katyjolinar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


In un futuro non troppo lontano…
Era una calda mattina Settembre
Il sole avvolgeva la vecchia casa e faceva risplendere i vetri delle finestre. Sembrava un college privato come tutti gli altri, ma in realtà era qualcosa di molto diverso.
In una delle sale al pianterreno un gruppo di ragazzi attendeva impazientemente la nuova insegnante. Un uomo calvo seduto su una sedia a rotelle entrò seguito da una ragazza di circa 25 anni con i capelli rossi e una pesante mascherina sul viso. Teneva in mano quello che sembrava un bastone per non-vedenti, anche se non sembrava fatto di nessun materiale reale, ma era quasi una sorta di luminescenza immateriale. E in effetti era soltanto un concentrato di purissima energia.
Prof: “Ragazzi, questa è la vostra insegnante, Sara Warfury. Lei vi insegnerà a controllare l’energia che potete manipolare.” Lesse nel pensiero di uno dei ragazzi “Si, signor Fawcett... E’ cieca... Ma vi assicuro che ci vede molto meglio di qualunque vedente... O mi sbaglio?” continuò rivolto alla ragazza. Lei rispose con un sorriso
Sara: “Non si sbaglia Professore... E io pregherei il signor Fawcett di mettere via il cellulare...” il ragazzo sobbalzò e mise subito via il telefonino con cui armeggiava sotto al banco.
...: “Ma come ha fatto?!” disse una ragazza dietro di lui sottovoce. Ma non abbastanza, visto che l’insegnante la sentì.
Sara: “Ho sentito il rumore dei tasti.”
Prof: “Allora vi lascio alla vostra lezione...”
Sara: “Va bene... Allora, oggi per prima cosa vedremo cosa siete capaci di fare...”
A lezione finita Sara si diresse come tutti gli altri docenti e ragazzi al refettorio per il pranzo.
Sara: “Ciao Ororo!” disse sentendo dei passi alle sue spalle
Ororo: “Sei diventata più brava di Logan a distinguere le persone senza vederle!” rispose la donna dalla carnagione scura e dai capelli bianchi affiancandosi a lei.
Sara: “Sai stavo facendo il conto... sono più di 11 anni che ormai non ci vedo più... E poi hai una traccia energetica inconfondibile!”
Ororo: “ieri sera ha chiamato Kate... Ha parlato con Logan” disse tranquillamente
Sara: “Ma perché diavolo si spostano quando arrivo?!” sbuffò rivolta agli studenti cercando di cambiare discorso
Ororo: “Forse credono che non vedendoli potresti scontrarti con loro... Comunque... tua sorella voleva parlare con te, ma non siamo riusciti a trovarti...”
Sara: “ho fatto un giro ai confini della tenuta...”
Ororo: “Mmm... ha detto che oggi iniziava a lavorare... magari potresti chiamarla”
Sara: “Se davvero vuole mettersi nei guai non sono affari miei.”
Ororo: “Mettersi nei guai... Andiamo, ha solo trovato lavoro... E’ sempre tua sorella!”
Sara: “Ha trovato lavoro con degli sbirri. E non è mai positivo per chi è come noi. Comunque scusami ma ho da fare.” Concluse e sparì di corsa fra la folla di studenti. Ororo la guardò allontanarsi scuotendo la testa e andò a pranzo. Sara salì in camera sua. Così Kate aveva chiamato... magari voleva fare pace, ma comunque lei ancora era troppo arrabbiata. E poi ora aveva altro da fare... C’era qualcosa che non andava ai confini della tenuta. Quella sera sarebbe andata a fare un altro controllo.

Nello stesso momento, a Washington D.C., un'altra ragazza con i capelli rossi raccolti in una lunga treccia e gli occhi verdi attendeva l'ascensore all'interno della sede dell'NCIS.
Un bell'uomo sui 35 anni le si affiancò e premette anche lui l'interruttore di chiamata al piano.
Le porte si aprirono ed entrambi entrarono nella cabina; Tony sembrò voler attaccare bottone con la giovane.
Tony: "E' la prima volta che entra all'NCIS, signorina? Un bel visetto come il suo me lo sarei ricordato, se fosse già venuta qui."
Kate: "E lei è la prima volta che ci prova con qualcuna e riceve un due di picche?" chiese, sorridendo sotto i baffi.
Impacciato, Tony ritornò a guardare le porte scorrevoli, finchè non si aprirono al suo piano ed uscì, mentre la ragazza premeva il pulsante del piano successivo.
Arrivata al piano richiesto, si affrettò in direzione dell'ufficio del Direttore e si presentò alla segretaria.
Kate: "Il Direttore Shepard mi sta aspettando: sono Kate Warfury."
Shepard: "Sei in perfetto orario! Andiamo, ti presento alla squadra."
La donna si diresse nuovamente verso l'ascensore, seguita da Kate.
Scesero di nuovo e, quando l'ascensore si fermò, si trovarono in un laboratorio, nel quale le stavano attendendo un uomo sui 50 anni con i capelli brizzolati, due donne poco più anziane di Kate, entrambe con i capelli scuri, con la differenza che una li aveva mossi e non aveva un filo di trucco, mentre l'altra aveva i capelli lisci, raccolti in due codine laterali ed era pesantemente truccata in tonalità scure, poi c'era un uomo dall'aria timida e... l'uomo che aveva incontrato in ascensore. Una cosa che aveva capito immediatamente di quest'ultimo era che anche lui aveva un segreto come il suo, che entrambi erano diversi dal resto del gruppo, ma nessun altro era a conoscenza di questo segreto.
Shepard: "Vi presento Kate Wayfury." al sentire il nome, gli altri si guardarono, quasi stupiti "d'ora in avanti sarà l'assistente di Abby."
A questo punto, Abby si infervorò.
Abby: "NO! Mi dispiace, Direttore, ma le ho già detto che non voglio assistenti! Mi è bastata l'esperienza con Chip."
Shepard: "Questa volta sarà diverso. Warfury si è laureata in chimica con il massimo dei voti ad Harvard, dove è entrata grazie al suo curiculum scolastico: si è diplomata ad una scuola per giovani dotati."
Abby: "Il fatto che sia un genio è un motivo in più per non volerla!"
Kate: "Se posso... so che è difficile accettare un nuovo elemento, ma spero che vi ricrederete. Io non ho nessuna intenzione di sentirmi superiore a nessuno, se è questo che la signorina Abby intende. Sono qui soprattutto per imparare, e spero che tutti voi sarete degli ottimi insegnanti."
Inclinò la testa in segno di saluto e rispetto e attese la risposta del gruppo.
Gibbs: "Allora benvenuta all'NCIS, Kate."

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Capitolo 2
*** 2 ***


Kate lavorava all'NCIS da una settimana.
Nonostante non venisse trattata benissimo da Abby, si era ambientata; Gibbs e il resto della squadra la trattavano bene, e il Capo, come lo chiamavano Tony, Timothy e Ziva, l'aveva presa subito sotto la sua ala protettrice, perche la rossa gli ricordava molto la figlia, morta anni prima, di cui nessuno, a parte Ziva, era a conoscenza. Aveva anche legato con Timothy, con cui passava ore a parlare di computer e programmi informatici, mentre con Ziva, una volta, aveva parlato di armi, sorprendendola con la sua buona conoscenza di ogni tipo di arma bianca. D'altronde Kate maneggiava lame, coltelli e simili da quando aveva 15 anni, e aveva anche avuto un ottimo maestro in quella materia, Logan, a cui era affezionata come a un padre.
Tony, invece, nonostante l'avesse accettata, rimaneva sempre un po' sulle sue, mantenendo quella maschera di dongiovanni per paura di aprirsi troppo. Kate poteva capirlo: non era facile vivere come gente "normale", per loro che non erano affatto "normali", ma dotati di un dono che non sempre veniva accetato.
Una sera si era attardata in laboratorio. Approfittando dell'assenza di Abby, uscita prima per fare delle commissioni, decise di chiamare la "famiglia".
Mentre attendeva che rispondessero al cellulare, continuò le analisi sul campione che le era stato inviato dalla scena di un crimine, poi la voce dell'uomo che, a modo suo, aveva fatto da padre a lei e alla sorella negli ultimi dieci anni, rispose.
Logan: "Pronto?"
Kate: "Pronto? Ciao, Logan, sono Kate."
Logan: "Ciao, piccola! Come si sta nella Capitale?"
Kate: "Non c'è male, anche se le corse in moto come le facevamo prima, qui non si riescono a fare. Sara è lì?"
Logan: "No, mi dispiace, è in perlustrazione. Vuoi che le dica che hai chiamato?"
Kate: "Non importa. Chiamo un'altra volta." rispose, sconfortata, lasciando galleggiare a mezz'aria una provetta con il campione da analizzare. "Ora torno a lavorare. Dai un bacio a 'Ro da parte mia."
Logan: "Ciao, dolcezza! Ci sentiamo presto."
Chiuse la telefonata; Si accorse, però, che c'era qualcosa che non andava: non era più sola in quella stanza.
Kate: "Non ti hanno mai insegnato a bussare prima di entrare, Tony?" chiese, senza voltarsi verso l'uomo.
Tony: "Wow! Mi hai riconosciuto senza che io parlassi! Come hai fatto?" esclamò, avvicinandosi al banco e prendendo in mano la provetta col campione che, fino a poco prima, galleggiava nell'aria.
Kate: "Ho avuto ottimi maestri." disse, vaga.
Tony: "Cioè?"
Kate: "Sara, la mia gemella,ha perso la vista undici anni fa in un incidente. Quando ha imparato a vivere usando unicamente gli altri quattro sensi rimastole, ho imparato qualche cosa anche io da lei. E inoltre il nostro padre adottivo mi ha insegnato qualche piccolo trucchetto."
Tony: "Qualche piccolo trucchetto? Non è che sei tu ad usare certe doti che madre natura ti ha donato?" chiese, con fare allusivo.
Kate capì e, guardando eloquentemente l'uomo, gli rispose:
Kate: "Non sono l'unica persona che nasconde la propra vera natura, qui."
Tony: "Ma davvero? Perchè? Io sembro un mutante?"
Kate: "E io? Se non mi avessi visto muovere telecineticamente la provetta, non credo che l'avresti mai pensato." ci fu un attimo di silenzio, durante il quale Tony la fissò stupito; poi Kate si tolse il camice, infilandosi la giacca e i guanti da motociclista, e concluse "Non si può mentire a un telepate, Tony. Comunque stai tranquillo: io non dirò agli altri chi sei veramente... se tu non farai parola su di me a nessuno." e se ne andò.

Sara in realtà era in casa quando sua sorella aveva chiamato, ma appena aveva sentito Logan pronunciare il suo nome al telefono gli aveva fatto cenno di dire che non c’era. Se al posto di Logan ci fosse stato il Professore, a telefonata chiusa le avrebbe fatto una bella ramanzina, ma per fortuna Logan non era Rotelle, né aveva la sua passione per la psicoanalisi, passione che (a detta di Wolvie) il Prof era riuscito ad instillare per bene in sua sorella Kate. Il fresco della sera stava calando lentamente, così decise di fare un altro dei suoi giri di perlustrazione. Poteva sentire che Logan era appoggiato alla staccionata con un filo d’erba in bocca (stavano cercando di farlo smettere coi sigari) e la osservava attentamente mentre faceva surf su una specie di disco di energia a qualche metro da terra. Riuscì a sentire anche cosa si dissero lui e Ororo, quando lei gli si avvicinò. Kate aveva ragione, stavano proprio bene quei due insieme.
Ororo: “Che cosa fa?”
Logan: “Da un’occhiata ai confini della tenuta, credo.”
Ororo: “Da un’occhiata?!” lo guardò scettica
Logan: “Fa un controllo. Lo sai che non ha bisogno degli occhi per vedere.”
Ororo: “Ah... Ultimamente è sempre così... sfuggente...”
Logan: “Lo so... Da quando ha litigato con sua sorella... Poi la morte di Jean... Insomma non è un bel periodo per nessuno, no?”
Ororo: “E tu sei preoccupato. Lo so che per te sono come delle figlie tutte e due...”
Logan: “Già...”
Decise che aveva sentito abbastanza e si diresse verso il confine della tenuta. A metà strada incontrò Warren (alias Arcangelo) che preparava la sua prossima lezione di volo.
Warren: “Ciao!”
Sara: “Ehi...” –avevano ragione, doveva imparare ad essere più espansiva...-
Warren: “Come va?”
Sara: “Tutto bene, tu?”
Warren: “Tutto bene anch’io... Come va il lavoro?”
Sara: “Mmm... Bene!” –Se escludi il fatto che i ragazzini pensano che siccome sei giovane carina e cieca possono fare TUTTO quello che gli pare, compreso cercare di toccarti il sedere una decina di volte al giorno...- pensò, ma non lo disse.
Warren: “Come mai in giro a quest’ora...?”
Sara: “Giro di perlustrazione... Sai, i ragazzi usano sempre i confini della tenuta per...”
Ci fu un momento di imbarazzo.
Warren: “Già... Vuoi che ti accompagni?”
Sara: “No, grazie... Ce la faccio da sola...” rispose.
Warren: “Bhe allora ci vediamo più tardi!” concluse e tornò verso la scuola. Un momento dopo lei si stava dando della deficiente. Aveva sprecato un’ottima occasione...
Intanto era arrivata nel punto dell’altra volta. Aveva sempre rilevato una strana traccia lì... sempre presente ma troppo debole da seguire. Stasera però era forte e chiara e conduceva al boschetto di pini nell’angolo Sud-Ovest del parco, così la seguì. Capì troppo tardi che era una trappola. Mentre cercava di difendersi sentì una puntura sul collo. Riuscì soltanto a lanciare un segnale luminoso in aria e poi svenne.
Quando si risvegliò si ritrovò in un posto freddo e inospitale. Il pavimento era fatto di metallo e così pure le pareti, come si rese conto cercando di alzarsi. La testa le girava e le ronzava come se avesse bevuto troppo. Chiamò a raccolta tutta l’energia che riuscì a percepire, ma era molto poca e quando la sparò contro la parete cercando di aprirsi un varco per uscire le rimbalzò contro schiantandola sulla parete opposta. Bel casino. Quel posto sembrava fatto apposta per tenerla in gabbia.

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Capitolo 3
*** 3 ***


n

Kate si svegliò di colpo; aveva appena fatto uno strano sogno: aveva sognato di essere stata rinchiusa da qualche parte, in una stanza con le pareti di metallo, che schermava i telepati. Era stato un incubo buio, privo di immagini, ma colmo di odori, rumori e sensazioni tattili. Sentiva ancora l'angoscia dentro di sè, sembrava tutto molto reale.
Guardò l'ora: le sei e mezzo. Decise di alzarsi, tanto avrebbe dovuto essere all'NCIS alle otto; se la sarebbe presa comoda.
Aveva appena preso le chiavi della sua Harley Davidson Sportster 883L color argento, quando le squillò il cellulare.
Kate: "Warfury."rispose, senza guardare chi stesse chiamando.
Logan: "Da quando in qua rispondi con il cognome, Kate?"
Kate: "Scusa, Logan. Non avevo guardato chi chiamava. Che c'è?"
Logan: "Lo so che ti sembrerà una domanda stupida, ma per caso tua sorella è da te?"
Kate: "Certo che no. Lo sai bene che, quando abbiamo litigato, ha detto che non avrebbe mai messo piede in casa mia, finchè lavorerò assieme agli sbirri. Ma perchè me lo chiedi? Non dovrebbe essere alla scuola?"
Logan: "Hai detto bene: dovrebbe. Ma se ci fosse stata o sapessimo dove si trova non ti avrei chiesto se era da te." il tono dell'uomo era molto preoccupato.
Kate: "Come? Non sapete dove si trova?"
Logan: "Cosa ho detto io? Riesci a sentirla telepaticamente?"
Kate si concentrò, chiamando telepaticamente la sorella, ma non riuscì a trovarla neanche telepaticamente.
Kate: "Non la sento... Il Professore ha già provato con Cerebro?"
Logan: "Certo che Rotelle ha provato a cercarla con Cerebro, ma sembra che sia in un posto che scherma la telepatia."
Kate: "Oh, c***o!" esclamò.
Logan: "Hai detto bene, piccola!"
Kate: "Senti, più o meno da quanto tempo è scomparsa?"
Logan: "L'ultimo che l'ha vista è stato Warren, ieri sera verso le 10."
Kate: "Sono passate solo nove ore. Ne devono passare almeno 48 perchè la polizia possa cominciare a indagare ufficialmente, ma posso chiedere aiuto a qualcuno dei miei colleghi all'NCIS: non è normale che Sara sparisca in questo modo!"
Logan: "D'accordo. Fammi poi sapere, ok?"
Kate: "Anche tu. Ora vado in ufficio. Ci sentiamo."
Chiuse la telefonata e corse verso il garage e, montata in sella alla sua moto, sfrecciò verso il palazzo dell'NCIS.
Dieci minuti dopo era davanti all'ascensore del palazzo e, come il primo giorno, venne affiancata da Tony, arrivato proprio in quel momento.
Tony: "Buongiorno, Kate."
Kate: "Buongiorno, Tony."
Entrarono nell'ascensore. Subito Kate si sentì strana: venne assalita da un senso di claustrofobia non appena le porte metalliche della cabina si chiusero, e cominciò a sudare.
Tony: "Tutto bene?" chiese, preoccupato.
Kate: "Sì, nessun problema." - A parte il fatto che non so dove sia mia sorella.-
Tony: "Sei sicura? Perchè ti vedo strana. Se hai bisogno di parlare, puoi contare su di me."
Kate: "Grazie" rispose, mentre le porte si aprirono al piano degli uffici. Tony le sorrise ed uscì.
In laboratorio la giornata passò lenta. Non c'erano molte cose da fare, per fortuna, ma Kate non riusciva ad essere concentrata.
Era preoccupata per la sorella, ogni volta che poteva cercava di contattarla, ma continuava a non ottenere nessun risultato. E poi sentiva sempre un senso di claustrofobia, ma non ne capiva il perchè.
Qualche sera dopo, quando ebbe di nuovo sentito Wolverine, per sapere se aveva novità, e non avendo ricevuto altre notizie, prese una decisione. Prese la moto e si diresse a un indirizzo ben preciso di Washington.
Bussò alla porta, poi un Tony a torso nudo si affacciò, riconoscendola.
Kate: "Ho bisogno di parlare con qualcuno. La tua proposta è ancora valida?"
Tony sorrise, poi le fece cenno di entrare. La ragazza notò subito una cosa: L'uomo aveva, dietro la schiena, due grandi ali come quelle di Warren, ma di colore scuro. Di sicuro sarebbe piaciuto a Sara: lei ha un debole per gli uomini alati.
Tony: "Stavo uscendo a farmi un giro, ma posso rimandare. Dimmi tutto. Vuoi qualcosa? Un tè, una camomilla?"
Kate: "Se hai della birra, mi calma di più della camomilla."
Tony prese due bottiglie di birra dalla cucina, le stappò e ne porse una alla ragazza, che ne bevve un lungo sorso, prima di cominciare a parlare."
Kate: "Si tratta di mia sorella Sara..."
Tony: "Le è successo qualcosa?"
Kate: "No... cioè, sì. E' scomparsa qualche giorno fa dalla scuola. Il Professore e Logan l'hanno cercata ovunque..."
Tony: "Il Professore e Logan?"
Kate: "Il nostro tutore legale dall'età di 15 anni e nostro padre."
Tony: "Capisco. Ma tu non sei telepate? Non puoi cercarla con la telepatia?"
Kate: "Ci ho provato non sai quante volte, ma deve essere in un posto con un qualche tipo di schermatura. Neanche il Professore ci riesce. Purtroppo questo è il nostro punto debole."
Tony: "Capisco. Vuoi che ti aiuti nella ricerca?"
Sara: "Io volevo denunciarne la scomparsa già 48 ore dopo, ma Logan mi ha chiesto di aspettare ancora. Ha paura che si venga a sapere in giro che sono una mutante."
Tony: "Ti capisco: verrebbero anche fatte delle indagini interne, e pure io non ne uscirei illeso."
Kate: "Beh due fantastiche ali come quelle sono difficili da nascondere."
Tony: "Ma le posso far sparire quando mi pare: mi crescono a comando."
Kate: "Già, ma come spiegherai il fatto che un uomo alato sorvola ogni sera Washington?" sorrise.
Tony: "Ci penserò se mai ci sarà bisogno di inventare una scusa."
Kate: "Hai ragione, Dark Angel. Ah, io sono Silver."
Tony: "Beh, Silver, ultimamente ti ho visto un po' tesa, e io conosco un ottimo modo per rilassarsi." senza dire altro la prese in braccio, si diresse verso il balcone, spiegò le ali e spiccò in volo, mentre Kate si stringeva a lui.

Aspettò per ore che qualcuno venisse ad interrogarla, ma poi si addormentò. Dovevano aver messo qualcosa di davvero forte nell’acqua. Fu svegliata da una serie di forti colpi alla porta.
Sara: “Chi diavolo è che rompe?” borbottò prima di avere il tempo di ricordarsi dove si trovava.
...: “Brutto risveglio bambolina?” disse una voce fredda e tagliente che non conosceva e dal tono divertito. “Sono il Colonnello William Striker” continuò senza aspettare una risposta “Ed ho qui un dossier completo che ti riguarda. E’ un dossier molto strano a dire il vero. Accusata di tentato omicidio dai tuoi stessi genitori a quindici anni... Accidenti! Naturalmente hai sempre detto che era stato un incidente e ci hai perso pure la vista. Dimmi un po’, come si fa a far saltare in aria una casa per incidente? Poi, come per magia, arriva Charles Xavier, il caso viene chiuso in ventiquattr’ore e Xavier stesso prende la vostra custodia legale. Tua sorella sempre con te naturalmente. Cosa voglio io da te? Dimmi tutto quello che voglio sapere sulla scuola e il dossier sarà distrutto. Altrimenti a qualcuno potrebbe venire voglia di indagare, e sarebbe un brutto guaio, no?”
Sara: “Fo****i!” rispose senza mezzi termini.
Striker: “Suppongo che questo sia il risultato delle tecniche educative del caro vecchio James” – chi diavolo era James ora? – “Che tu probabilmente conoscerai col nome di Logan. Bene, se non vuoi collaborare aspetterò. E visto che se provassi con delle scariche elettriche probabilmente me le rivolgeresti contro, proverò con il digiuno. A stomaco vuoto si riflette meglio.”
Sara: “Ma vaff*****o!” gridò mentre sentiva la porta richiudersi.
Poi si accucciò in un angolo della stanza e cercò di riordinare le idee. Non avrebbe parlato. Prima o poi qualcuno sarebbe venuto a cercarla, solo che considerato che c’erano quelle mura di metallo, ci avrebbero messo parecchio. I segnali telepatici non passavano attraverso il metallo. Magari però un legame più forte come quello con sua sorella avrebbe funzionato... – Kate – pensò – mi senti? Accidenti, dai... – provò e riprovò diverse volte senza ottenere risposta e alla fine si rassegnò ad aspettare.
Un mese dopo nulla era cambiato. Nessuno era riuscito a trovarla, Kate non rispondeva ai suoi richiami telepatici, lei non aveva parlato. Aveva ormai iniziato a pensare che intendessero farla morire davvero di fame, senza contare che l’acqua che le davano conteneva sicuramente qualcosa di strano. Ma non poteva restare pure senza bere! Finalmente si presentò l’occasione che sperava. Una delle guardie entrò nella cella. Con uno scatto lei riuscì a metterlo KO e scappò fuori dalla porta rimasta aperta. In men che non si dica un allarme riempì l’aria e si ritrovò con tutti i soldati della base alle calcagna. Sparò alcune raffiche di energia dietro di se senza badare alla forza che ci metteva. Si concentrò per cercare di capire come si facesse ad uscire di lì e dopo aver incontrato qualche vicolo cieco e diversi colpi di proiettile che non riuscì del tutto a schivare e alla fine riuscì ad uscire. Aria. Energia. Era ora! Cercò di focalizzare la zona in cui si trovava e con sua sorpresa si accorse che era a pochi chilometri dalla scuola. Così si diresse nell’unico luogo che riteneva sicuro.
Erano circa le due di notte quando Logan fu svegliato di soprassalto da qualcuno che bussava insistentemente alla porta della sua stanza. A dire il vero, meglio così, perché stava giusto avendo un incubo. Non c’era bisogno di chiedere chi fosse perché aveva già riconosciuto la persona dall’odore... Finalmente dopo settimane era ricomparsa allora! Eppure in quello stesso odore c’era qualcosa di strano... Aprì la porta e lo spettacolo che si trovò di fronte lo lasciò senza parole.
Logan: “Ma cosa diavolo...”

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Capitolo 4
*** 4 ***


n

Per un momento Logan non riuscì più nemmeno a pensare. La prese in braccio senza fatica, era leggera come un fuscello ormai e scottava per la febbre. I vestiti erano a brandelli, i capelli così sporchi e arruffati che sembravano aver perso il loro colore naturale. Tremava. Le labbra secche cercarono di articolare qualche parola, inutilmente.
Logan: “Non preoccuparti piccola, ti porto in infermeria.” disse scendendo di corsa le scale.
L’odore del sangue che era dappertutto addosso a lei gli riempiva le narici.Una grossa ferita andava dalla fronte alla tempia sinistra e sanguinava copiosamente. Gli occhi annebbiati privi della loro mascherina lo fissavano senza vederlo.
Logan: -Chuck...- chiamò col pensiero.
Prof: -Ho sentito Logan. Ho già avvisato gli altri.-
Sara aveva freddo, tanto freddo. E si sentiva stanca, stanchissima. Quell’ultimo slancio verso la libertà aveva prosciugato definitivamente le sue forze e cercare di sottrarre energia all’ambiente circostante era stato perfettamente inutile. Quando Logan l’aveva presa in braccio si era sentita finalmente al sicuro. Percepiva la sua preoccupazione nella tensione dei suoi muscoli. Voleva rassicurarlo, dirgli che stava bene ora, di non preoccuparsi, ma aveva la gola troppo secca. Capì dal cambiamento di temperatura che erano scesi ed erano ormai quasi in infermeria.
Ororo: “Oh, sacra Dea!” mormorò quando la vide. Warren la prese dalle braccia di Logan e insieme ad Ororo e a Hank entrò nell’infermeria. Logan voleva seguirli, ma il Professore lo fermò. Col suo carattere irruento sarebbe stato più d’impiccio che altro. Warren curò col suo potere la ferita sulla fronte ed un’altra ferita da arma da fuoco che aveva nel fianco. Poi Ororo la aiutò a pulirsi e ad indossare il camice da ospedale. La febbre non scendeva. Logan rientrò nella stanza. In quel momento fu come se tutte le paure, la stanchezza, le sofferenze dei giorni passati le cadessero addosso. Pianse fino ad addormentarsi, mentre Logan le accarezzava i capelli.

Kate era appena arrivata in laboratorio, quando Logan chiamò, quella mattina.
Kate: "Dimmi, Logan."
Logan: "Sara è tornata a casa." riferì, con un tono tra il sollevato e il preoccupato, che non sfuggì alla ragazza.
Kate: "C'è qualcosa che non va? Sara sta bene?"
Logan: "Sì, va tutto bene." non volle dire come stavano realmente le cose, per non farla preoccupare ulteriormente.
Kate: "Capisco. Senti, se vuoi mi prendo un permesso e vengo a casa a trovarla... ma ora devo andare, ci sentiamo più tardi." chiuse la telefonata, poi vide arrivare Abby.
Abby: "Kate, preparati perchè oggi ci sarà da lavorare: hanno trovato due Marines morti vicino alla base militare di Westchester, e Gibbs, Tony, Ziva e McGee stanno andando a fare i rilievi."
Quando sentì il nome della città, Kate si allarmò: la base militare, da quanto ricordava, non era lontana dalla scuola.

Al suo risveglio lui era ancora lì.
Sara: “Ho sete...” disse flebilmente
Logan: “Piccola, sei sveglia! Ho avvisato tua sorella che sei tornata... Era preoccupata.”
Sara non rispose, pensando alla sorella e a come l’aveva accusata di metterli tutti nei guai, mentre poi l’aveva fatto lei. Logan sapeva che non le andava di ricordare, non ancora, così le raccontò tutto quello che era successo mentre lei non c’era, cercando di farla ridere. Ben presto anche gli altri vennero a salutarla. Poi si presentò anche il Professore.
Prof: “Logan, posso parlare con Sara?”
Logan annuì, ma non accennò ad andarsene.
Prof: “Da soli.”
Logan: “Non mi sembra il caso di...”
Il Professore gli lanciò uno sguardo eloquente e lui uscì sbuffando.
Prof: “ Logan ha ragione, in condizioni normali non sarebbe il caso, ma questa non è una situazione normale. Due uomini sono stati trovati assassinati stamattina in una base dei Marines fuori città.”
Sara: “Io non ho ucciso nessuno.”
Prof: “Non sto dicendo questo.”
Sara: - Ah, no? - rispose volutamente col pensiero, come se le fosse scappato.
Prof: - No – “Ma dobbiamo sapere cosa è successo. Cosa ricordi?”
Sara: “Nulla. Ero in quella cella di metallo. Mi interrogavano ogni giorno. Volevano sapere della scuola, ma io non ho parlato. Non so come ci sono arrivata, né perché proprio io. Non mi ricordo nient’altro.”
Prof: “Nemmeno un nome? Posso provare ad aiutarti. Se c’è un blocco ci lavoreremo sopra e...”
Sara: “NONONONONO nella mia testa NO! Per favore!” disse premendosi le mani sulla testa.
Logan si affacciò sulla porta.
Logan: “Tutto bene?” disse a metà fra l’arrabbiato e il preoccupato.
Sara: “Si, sono solo un po’ stanca...”
Prof: “Va bene, per ora basta. Cerca di riposare.” Concluse e lui e Logan uscirono chiudendo la porta dietro di se.

Qualche ora più tardi, Gibbs, Tony, Ziva e McGee tornarono alla sede dell'NCIS, portandosi dietro tutti i campioni e le prove prelevati nella scena del crimine.
McGee e Tony portarono tutto in laboratorio, per l'analisi.
Tony: "Ragazze, abbiamo un po' di lavoro per voi." disse, poggiando un paio di buste porta-campione sul bancone.
Abby: "Bene! Cominciamo subito! Che cosa abbiamo qui?"
McGee: "campioni di sangue, un foglio strappato con dei strani punti in rilievo..."
Kate: "E' scritto in Braille, Tim." Abby e McGee la fissarono, dubbiosi, e lei rispose "Mia sorella è non vedente, quindi conosco la scrittura Braille."
McGee: "Ah... poi abbiamo quello che resta di un bastone per non vedenti e..." porse una busta con all'interno quello che restava di una mascherina "questo."
Quando Kate la vide, ci mancò poco che le venisse un colpo: era la mascherina di Sara. Tremante prese in mano la pagina scritta in Braille e lesse, poggiando la mano sopra la plastica della busta in cui il foglio era riposto.
Kate: "E' la pagina di un libro."
Gibbs: "Quale libro?" chiese, entrando in quel momento, tenendo in mano un grosso bicchiere di caffè.
Kate: "Il Raccoglitore d'Anime, di Alan Campbell..." si portò una mano alla testa, sbiancando.
Gibbs: "Stai bene, Kate?" chiese, preoccupato.
Kate: "No... mi gira un po' la testa..."
Gibbs: "Allora torna a casa a riposarti. Se vuoi ti faccio accompagnare da qualcuno."
Kate: "D'accordo..."
Gibbs: "Ok, Tony, accompagnala a casa."
Senza dire nulla, sia Tony che Kate si prepararono ed uscirono. Quando furono fuori, lei disse:
Kate: "Tony, io devo andare a Westchester."
Tony: "Perchè?"
Kate: "Non hai notato nulla nelle prove che avete portato in laboratorio?"
Tony: "Il bastone per non vedenti, la pagina del libro e quella mascherina... no, non vedo nulla di strano."
Kate: "Il libro è quello preferito da Sara, la mascherina è quella che indossa sempre per nascondere la sua cecità, il bastone parla già da solo... e scommetto 100 dollari che il DNA del sangue trovato sulla scena è identico al mio, visto che siamo gemelle omozigote." restò in silenzio un attimo a pensare, poi concluse "Io voglio vederci chiaro su questa faccenda: mia sorella scompare per un mese e quando ricompare vengono trovati degli oggetti che la posizionano sulla scena di un crimine. Qui c'è qualcosa che non va."
Tony: "D'accordo, ma io vengo con te."
Kate: "Ok. Come te la cavi con le moto?"
Tony: "Non male, perchè?"
Kate: "Perchè andremo con la mia Harley."
Ormai era deciso, quindi presero la moto della giovane e partirono alla volta di Westchester.
Un paio d'ore dopo parcheggiarono nel giardino dell'istituto e si incamminarono verso l'entrata.
Quando vide Logan, che era uscito per accoglierli appena li aveva sentiti arrivare, Kate affrettò il passo ed andò ad abbracciarlo, sorridente.
Ma la felicità durò poco, perchè la ragazza si staccò, guardandolo duramente dall'alto dei suoi 170 cm (Logan è alto 160 cm) e gli tirò un sonoro ceffone.
Kate: "perchè non me l'hai detto?!"
Logan: "Di come era Sara quando è arrivata. Ero preoccupata, papà! Avresti dovuto dirmelo!"
Logan si toccò la guancia, guardando stupito la giovane: non l'aveva mai chiamato papà, lo chiamava in quel modo solo quando era sola con la sorella.
Tony dovette interrompere il litigio famigliare, richiamando l'attenzione su di lui:
Tony: "Scusa, Kate, ma questo tappo sarebbe tuo padre?"
Logan: "Primo, non chiamarmi tappo! Secondo, e tu chi saresti?" chiese, aggressivo.
Prof: "E' un agente dell'NCIS, Logan" disse, uscendo nell'entrata e affiancando Wolverine con la sua sedia a rotelle "E' uno di noi."
Logan: "Davvero? E quale sarebbe la sua mutazione?" disse, avvicinandosi a Tony e guardandolo dal basso verso l'alto.
Kate: "Ha le ali. Ora la smetti di annusarlo e parliamo di mia sorella?"
Prof: "Hai ragione. E' per questo che siete qui. Venite, vi accompagno da Sara."
Si incamminarono, Xavier e Logan davanti e Tony e Kate dietro.
Tony: "Ma per caso tuo padre ce l'ha con me?" chiese, a bassa voce
Kate: "Non ha mai digerito gli sbirri."
Poco dopo arrivarono nell'infermeria e si fermarono davanti alla porta.
Kate: "Speriamo che voglia parlarmi..."
Prof: "Lo vorrà, mia cara. Il vostro è un legame molto forte, ti ha già perdonata, credimi. Ora, se vuoi, puoi entrare."

Sara sentì una macchina arrivare al portone e poi entrare. Kate. Era accompagnata da qualcuno. Un ANGELO?!? Un altro? Parlò un po’ col Professore, poi entrò nella stanza. Lei era girata sul lato e dava le spalle alla porta. Kate si avvicinò e si sedette sul letto. Sua sorella fece finta di nulla.
Kate: "Lo so che non stai dormendo"
Sara: "Scusa per tutte le cose che ti ho detto"
Kate: "Ti ho già perdonata"
Sara:: "Chi e' il tizio che e' arrivato con te?"
Kate: "Un mio amico, un agente dell'NCIS"
Sara: "Lo sbirro ha le ali vero?" Kate rimase un po’ perplessa.
Kate: "Sì. Ma come l'hai capito?"
Sara: "Si sente l'energia piu' concentrata sulla schiena tipo come con Warren. I tuoi capi lo sanno?!”
Kate: "No. Tony può far scomparire le ali quando vuole, anche se questo gli procura molto dolore, un po' come quando papà estrae gli artigli"
Sara: "Accidenti. quindi, devo fare finta di non saperlo? Perchè è venuto con te?
Kate: "Perchè vuole aiutarti"
Sara: "Aiutarmi... lo dice pure Rotelle, per questo stamattina ha cercato di psicoanalizzarmi."
Kate: "Sara, ascoltami... l'altro giorno Tony è stato sulla scena di un crimine..."
Sara: "Il prof me l'ha detto. Ti giuro che io non ho ucciso nessuno." -non volontariamente almeno-
Kate: "Ma tutte le prove sono contro di te. Abbiamo trovato la tua mascherina, le tue impronte, e persino il tuo sangue..."
Sara: "Se ti sembra che stia bene lo devi solo ai poteri di guarigione di Warren. Non sai come ero conciata quando sono arrivata qui."
Kate: "Lo so. Ho visto il ricordo nella mente di papà"
Sara: “Allora, sai perche' il mio sangue era lì.”
Kate: "E’ per questo che Tony è qui. Dobbiamo trovare il modo di scagionarti senza doverci esporre troppo. Sarebbe un disastro se i nostri capi sapessero che gli abbiamo nascosto la nostra vera natura"
Sara: "Kate... c'e' una cosa che mi ricordo, l'unica. Quelli hanno il mio dossier.”
Kate: "C***o!"
Sara: “Appunto. Se dovesse arrivare in mano ai tuoi capi...”
Kate: "...io perderei il lavoro e tu rischieresti di finire nel braccio della morte..."
Sara: “Non dovevi venire qui! Cosi' scopriranno tutto. E se ti hanno seguita...”
Kate: "Non mi hanno seguita"
Sara: “Sei sicura? C'è un furgone fuori dal cancello con tre persone a bordo.”
Kate si affacciò alla finestra e vide il furgone dell’NCIS. Intanto Tony era entrato nella stanza
Tony: "Kate, Gibbs e' arrivato"

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Capitolo 5
*** 5 ***


n

Kate imprecò in tutte le lingue che conosceva.
Kate: "Tony, dobbiamo inventarci qualcosa... e sperare che mio padre non uccida il Capo."
Si sentì risuonare nei corridoi la voce di Ororo.
Ororo: “Ragazzi, abbiamo visite. Non usate i vostri poteri. Chi ha mutazioni evidenti si rifugi nel bunker insieme al professor McCoy, ad Arcangelo e a Nightcrawler.”
Il Professore intanto era arrivato sulla porta.
Prof: "Buongiorno, sono il professor Charles Xavier, preside di questa scuola."
Gibbs: "Agente speciale Gibbs, NCIS. Sto cercando Sara Warfury, è qui?"
Kate e Tony li raggiunsero.
Tony: "ehm... ciao, Capo."
Gibbs: "DiNozzo, con te facciamo i conti dopo. Kate, dove si trova tua sorella?"
Kate: “Veramente non sta bene... E’ in infermeria.”
Gibbs: "Dove si trova l'infermeria?"
Nel frattempo era arrivato anche Logan.
Logan: “Kate, tua sorella ha la febbre alta, dovrebbe riposare.”
Gibbs: "E lei chi sarebbe?"
Logan: "Sono il padre adottivo delle ragazze." disse trattenendosi a stento dal rispondere male.
Gibbs: "Bene, allora mi porti da sua figlia."
Kate: "Capo, non so se è il caso..."
Logan: "Infatti, e' impossibile, dato che sta dormendo."
Gibbs: "Vorrà dire che la sveglierò" disse cercando di nuovo di passare.
Logan perse la pazienza e lo prese x il bavero della giacca. Ziva e McGee gli puntarono addosso le pistole.
Sara: - Lascia che venga. – comunicò mentalmente alla sorella.
Kate: "Ok. Logan, lasciali passare."
Logan: "Ma..."
Kate: "Non ti preoccupare, andrà tutto bene."
Logan li lasciò passare.
Gibbs: "Dove diavolo è l'infermeria?"
Accompagnato da Tony e Kate arrivò in infermeria, dove trovarono Sara seduta sul letto con una benda sugli occhi.
Sara: "Ehm, chi sono loro?" disse con aria ingenua.
Kate: "Sono dei miei colleghi. Vorrebbero farti qualche domanda."
Sara: "Su cosa?"
Gibbs: "Dove si trovava lei tra le 22.00 e mezzanotte del 26 ottobre?"
Sara: "Qui dentro. Ho la febbre da piu' di una settimana.”
Gibbs: "Che strano, e allora come mai sua sorella non riusciva a contattarla?" gli erano giunte infatti delle voci. Kate e Tony si scambiarono uno sguardo.
Sara: “Perchè quando non voglio farmi trovare so come fare. Per inciso, abbiamo litigato. Ma questi sono affari nostri.”
Gibbs: "Le conviene dire la verità, signorina Warfury!"
Poi Ziva porse un fascicolo a Gibbs, che lo aprì e lo passò a Kate.
Gibbs: "Potresti leggere a tua sorella cosa c'è scritto qui?"
Quel fascicolo non era altro che il dossier dell'incidente di 11 anni prima. Kate iniziò a leggere e prese un’espressione shockata. Non si aspettava che lo trovassero. Poi scambiò un veloce sguardo con il Professore e con Logan.
Kate: "Dove l'avete trovato?"
Gibbs: “Era in una busta anonima sulla mia scrivania questa mattina.”
Kate: "Me**a!"
Sara: "Quel fascicolo non prova nulla. Le accuse sono decadute. Andiamo, non crederà mica davvero che ho cercato di uccidere i miei genitori perché non volevano che uscissi col mio ragazzo?!”
Gibbs: "Come non credo che esistano ragazze in grado di passare attraverso le pareti..." disse con aria allusiva.
Sara: "Cosa le fa pensare che io passi attraverso le pareti?" rispose con una risatina.
Gibbs: "Nulla, ma penso che lei sia in grado di provocare esplosioni."
Sara: "Davvero? Veramente è mia sorella che ha una laurea in chimica. Io so parlare 7 lingue, ma non so costruire delle bombe."
Ziva: "Oh, andiamo! Per costruire una bomba basterebbe anche una bottiglia di alcol e degli stracci!”
Sara girò la testa verso Ziva.
Sara: “E lei sarebbe?”
Ziva: "Agente speciale Ziva David, Mossad."
Sara: -Che c'entra il Mossad con l'NCIS?- chiese telepaticamente a Kate
Kate: - E’ un agente di collegamento. E’ nell'NCIS da quando è morta l'agente Kate Todd. Poi ti spiego...-
Sara: -Ah, ok... - poi rivolta a Ziva: "Comunque io non ho costruito nessuna bomba.”
Ziva: "Dicono tutti così, finchè non vengono presi con le mani nel pacco!"
Tony: "Veramente si dice sacco..." intervenne.
Ziva: "E io che ho detto?"
Gibbs: "Piantatela!"
Sara trattenne a stento un sorriso.
Sara: “E cosa vi fareebbe pensare di avermi colta con le mani nel sacco?”
Gibbs: "Un bastone per non vedenti, una pagina di un libro scritto in braille, il suo DNA, tutti presenti nella scena del crimine.” disse elencando le prove.
Sara: “E le basta un bastone per non vedenti e una pagina in braille per accusarmi di omicidio? Il suo informatore anonimo potrebbe anche aver cercato di incastrarmi.”
Tony intervenne di nuovo: “E’ vero, vi ricordate quando e' successo a me?”
Gibbs: "Sentiamo, e per quale motivo dovrebbero incastrarti, Sara?" disse passando dal lei al tu.
Sara: “Questo io non lo so. Siete voi gli investigatori.”
Logan stava per perdere di nuovo la pazienza. Fece un passo verso Gibbs, ma Sara lo trattenne con dei lacci invisibili. La guardò perplesso, ma rimase dov’era.
Sara: “Posso parlarle a quattr’occhi, agente Gibbs?”
Ziva e McGee cercarono di trattenere una risata e Gibbs tirò loro uno scappellotto.
Sara: *Se non vedi con la ragione, anche due occhi sono perfettamente inutili.* disse in israeliano a Ziva, citando un proverbio.
Ziva: *Gli uomini possono mentire, le prove no* rispose
Sara: *Sarai israeliana, ma conosci le frasi dei telefilm americani*
Tony e McGee osservarono allibiti il ping-pong di battute. Kate rise sotto i baffi. Aveva capito cosa si erano dette, e tra l’altro aveva notato che Ziva aveva iniziato ad innervosirsi quando Tony aveva cominciato a difendere sua sorella. Ziva stava per rispondere malamente quando Gibbs la fermò.
Gibbs: “BASTA COSI’ ZIVA! Uscite per favore.”
Kate trascinò fuori con fatica Logan e Tony e Ziva uscirono bisticciando e mettendo in mezzo pure McGee. Gibbs si richiuse la porta alle spalle.
Sara: “Vuole la verità, Agente Gibbs? Le racconterò tutto, anche se temo che non le piacerà. La verità non rende certo onore ai gloriosissimi corpi militari americani. Un mese fa circa, stavo facendo una passeggiata nella tenuta. Ho sentito delle voci, pensavo fossero i ragazzi, cercano sempre di scappare dopo il coprifuoco, così le ho seguite. Mi sono risvegliata in una cella di metallo. Non ho mangiato per un mese. Mi davano da bere acqua con chissà cosa dentro. Mi hanno interrogata su questa scuola quasi tutti i giorni. Cos’altro vuole sapere? Questa è la verità. Appena ho potuto sono scappata, è una colpa? Non ho ucciso nessuno, glielo assicuro.”
Gibbs: “Perché non li hai denunciati?”
Sara scoppiò in una risata amara.
Sara: “Denunciati? Cosa avrei dovuto dire? Che ero stata rapita da degli uomini dell’esercito o della marina e rinchiusa per un mese? E chi mi avrebbe creduto? Io non ho fatto nulla. Lo dica alla sua agente, questa è una scuola per giovani dotati, non il covo di una cellula di Al-Quaeda.”
Gibbs si sentiva intenerito da quella ragazza che, come la sorella, gli ricordava tanto Kelly. Decise di darle una chance.
Gibbs: -Stai invecchiando Jethro.- pensò. Poi disse “Ti darò il beneficio del dubbio. Indagherò su questa cosa, ma tu non muoverti di qui, o sarai VERAMENTE nei guai.” E uscì dalla stanza.
Gibbs: “Andiamo, si torna in ufficio. Kate, resta con tua sorella, sta male. Tony, Sara è la nostra sospettata, un agente deve rimanere a sorvegliarla. Rimani tu.” Poi lui, Ziva e McGee montarono sul furgone.

Tony e Kate guardarono il furgone allontanarsi, poi rientrarono nella villa.
Tony: "Ma che razza di posto è questo?"
L'uomo, ormai, aveva capito che non era una scuola normale, quindi Kate decise di dargli delle spiegazioni.
Kate: "Ufficialmente, questa è una scuola per giovani dotati."
Tony: "Ufficialmente, ma per il resto?"
Kate: "Puoi immaginare tu stesso cosa sia."
Tony: "Una scuola per mutanti?"
Kate: "Già. E' stata fondata anni fa dal Professor Xavier, e ha lo scopo di insegnare a noi mutanti a controllare e convivere con i nostri poteri. Inoltre insegna anche a reinserirsi nella società, per quanto ci possa essere possibile."
Si incamminarono in direzione dei dormitori, perchè Kate voleva già mostrargli la camera che gli era stata assegnata per il periodo che avrebbe trascorso nell'istituto, poi a Tony venne in mente una cosa:
Tony: "Ora che ci penso, io non ho nessun bagaglio dietro, e se devo restare qui a controllare tua sorella non posso tornare a casa a prendere la mia roba..."
Kate: "In qualche modo ci aggiusteremo." lo squadrò da capo a piedi "Occhio e croce, dovresti avere la stessa taglia di Warren."
Tony: "Warren?"
Kate: "Stasera, a cena, conoscerai tutti quanti." si fermarono davanti alla porta di una camera "Eccoci, questa è la tua camera. Mettiti pure comodo, poi alle sette vengo a prenderti per accompagnarti in refetorio."
Si separarono. Tony entrò nella camera, ispezionandola. La luce dell'ampia finestra filtrava attraverso il vetro, illuminando il letto a due piazze sul lato opposto; aprì un cassetto comò che, ovviamente, era vuoto, poi aprì la porta del bagno personale. Si chiese se tutte le stanze avevano un bagno personale o gliene avevano assegnata apposta una perchè era un ospite. Si sedette sul letto; era piuttosto comodo... certo che si trattavano davvero bene!
Si alzò di nuovo e si diresse alla finestra; l'aprì. Una leggera brezza fresca gli sfiorò il volto; guardò verso il prato: un gruppo di ragazzi giocava a calcio, incitato da un gruppo di ragazze; Tony poteva sentire le loro voci allegre. Li osservò. Nessuno avrebbe mai detto che quei giovani non erano ragazzi normali: studiavano, giocavano e si divertivano esattamente come gli altri ragazzi... beh, non proprio come gli altri... sorrise, vedendo uno dei ragazzini sdoppiarsi e passare la palla al suo doppione.
Alle sette in punto Kate bussò alla porta di Tony.
Scesero in refetorio, avviandosi verso il tavolo dove si sarebbero seduti, quindi gli presentò il resto dei commensali.
Kate: "Il Professore e Logan li conosci già... poi c'è Ororo, alias Tempesta" indicò l'albina, seduta accanto al padre adottivo "Hank, alias Bestia" indicò un uomo peloso con la carnagione blu scuro "Gambit e Rogue" un uomo e una donna poco più grandi di Kate "Nightcrawler" un uomo magro con la pelle blu e solo tre dita per mano "Emma" una donna bionda, vestita con un abito aderente bianco e molto sexy "e Warren" era un ragazzo biondo, con due grandi ali bianche sulla schiena.
Tony: "Beh, salve..." li salutò, sedendosi accanto al prof, dove gli era stato indicato, mentre Kate si sedette tra lui e Logan.
Prof: "Spero, Agente Dinozzo, che si inserisca nel gruppo, visto che passerà le prossime settimane qui alla scuola."
Tony: "Io sono qui per lavorare, signor Xavier."
Kate: Professor Xavier" lo corresse.
Prof: "Sì, ho sentito il suo capo. Lei deve rimanere per tenere sotto sorveglianza Sara, per evitare che scappi."
Logan: "Andiamo! Nelle sue condizioni dove volete che vada?"
Kate: "Comunque puoi unire l'utile al dilettevole: è vero che sei qui per controllare mia sorella, però potresti approfittarne per migliorare il tuo stile... Warren potrebbe darti qualche suggerimento."
Warren: "Perchè? Sa volare?"
Kate: "Meglio: ha due grossi ali simili alle tue, ma scure. Le può far scomparire quando gli pare, solo che ha uno stile di volo un po' spericolato..."
Tony: "Dai, l'ultima volta ti sei anche divertita..." si zittì, quando Wolverine gli lanciò un'occhiataccia.
Kate: "Sì, ma per favore, da domani fatti dare qualche consiglio da Warren."
Tony: "Ok, come vuole lei signorina." rispose, sorridendo.

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Capitolo 6
*** 6 ***


11

Abby saltò su dalla sedia su cui era seduta, si sfregò gli occhi e poi guardò di nuovo lo schermo del pc. Non era possibile! Ne aveva sentito parlare, ma non riusciva proprio a crederci. Eppure era là, nel suo computer. DNA di quel genere non ne aveva mai visto. O meglio non aveva mai visto quello specifico gene, che sembrava in posizione utile ad influire sulle percezioni sensoriali. Avrebbe spiegato molte cose...
Abby: “Accidenti” disse, rivolta a se stessa. In quel momento Gibbs entrò nella stanza.
Gibbs: “Cosa abbiamo Abby?”
Abby: “Ciao Gibbs!” -meglio non dire nulla per ora...- “Stavo pensando...”
Gibbs: “Sentiamo.”
Abby: “Ecco... sembrerà assurdo... Ma ho troppi indizi! Nel senso... va bene il bastone, va bene il sangue... Ma che c’entra il libro?! Non ho mai sentito di qualcuno che va a commettere un omicidio col suo libro preferito in tasca... E i libri in braille pesano!”
Gibbs: “Hai ragione Abby...” -In effetti lei sosteneva di essere stata incastrata...- pensò “Controlleremo la storia che ha raccontato Sara... Tienimi aggiornato.” Ed uscì dalla stanza tanto in fretta quanto ci era entrato.
Abby ritornò a guardare il suo computer. Compose un numero sulla tastiera del telefono, poi lo cancellò. Infine lo compose di nuovo.
...: “Warfury” rispose la voce di Kate dall’altra parte del telefono.
Abby: “Ciao Kate, sono Abby...”
Kate: “Ciao Abby!” disse con voce un po’ sorpresa “dimmi tutto. Il Capo rivuole Tony? Me? Allora?”
Abby: “No, veramente Gibbs non c’entra nulla... E’ che ho trovato una cosa... Insomma, potresti venire qui? Ho urgente bisogno di parlarti.”

Kate richiuse il telefono; Abby aveva una voce strana...
Senza dire nulla, prese le chiavi della sua moto ed uscì in cortile, dove era parcheggiata la sua moto.
Appena uscita incrociò Tony.
Tony: "Che succede, Kate? Sembri agitata."
Kate: "Devo tornare a Washington, Abby mi ha chiamato."
Tony: "Devo tornare anche io?"
Kate: "No, Tony. Tu resta qui. Ho l'impressione che abbia scoperto qualcosa riguardo mia sorella." disse, saltando in sella alla Harley. Poi si mise il casco e sfrecciò via.

Poche ore dopo era arrivata a Washington, di fronte al quartiere generale dell'NCIS. Posteggiò la moto nel parcheggio riservato ed andò spedita al laboratorio.
Abby era ancora al lavoro, seduta al suo tavolo, e Kate, per attirare l'attenzione fece rumore poggiando il casco su uno degli altri banchi.
Kate: "Allora, Abby? Che cosa volevi dirmi di così urgente che non potevi dirmi al telefono?"
Abby: "Guarda..." digitò un codice e sul maxischermo apparve l'esito di un esame del DNA "Noti qualcosa di strano in questo esame?"
Kate: "Che cosa dovrei notare?" in realtà aveva già capito: quello era il DNA di Sara, e si vedeva chiaramente il gene X.
Abby: "Guarda qui." zummò proprio sul punto corrispondente al gene X.
Kate: "E allora? Che cosa c'è che non va?"
Abby: "Come cosa c'è che non va? Hai mai visto questo gene?"
Kate: "Abby, io sono una chimica, non una biologa, nè una genetista. E' già tanto se riesco a riconoscere alcune alterazioni del DNA che possono provocare alcune malattie, ma a me sembra che questo non abbia nulla di strano."
Abby: "Dici? Ho aspettato che arrivassi te per fare il confronto... questa è l'analisi del mio DNA." affiancò l'altro grafico: il gene X mancava "Vedi? Quel gene manca."
Kate: "E scommetto che hai anche una spiegazione a questo fatto." disse, incrociando le braccia e guardandola interessata.
Abby: "Hai mai sentito parlare di persone con particolari doti derivanti da un'anomalia genetica?"
Kate: "I Mutanti. E' una leggenda metropolitana... non dirmi che tu credi a queste cose?"
Abby: "Io sono una scienziata, credo solo se vedo con i miei occhi. E ciò che vedo è che tua sorella gemella ha il DNA mutato, quindi, dato che siete gemelle omozigote, anche tu dovresti avere un'anomalia del DNA."
Kate intuì che Abby aveva capito tutto, quindi disse.
Kate: "Ok, Abby, forse è meglio se ascolti."
Abby: "Sono tutt'orecchi."
Kate: "La storia dei Mutanti non è esattamente tutta un'invenzione... esistono davvero delle persone in grado di fare cose come volare senza l'uso di mezzi esterni, manipolare l'energia che ci circonda, muovere telecineticamente le cose e leggere nel pensiero."
Abby: "E tu come fai a sapere certe cose?"
Kate: "Io sono una di queste persone." poi fece volare telecineticamete verso Abby il suo bicchierone di caffè.
Abby: "Lo sapevo!" esclamò, prendendo il bicchiere e poggiandolo nervosamente sul banco.
Kate: "Hey, calma, Abby! Ascolta, ti chiedo solo un favore: non dire a nessuno quello che sai, nemmeno a Gibbs. Ok?"
Abby: "Perchè non vuoi che si sappia?"
Kate: "Ho conosciuto Mutanti che, anni fa, erano cavie di laboratorio, e ancora oggi ne portano i segni nei loro corpi e nell'anima. Non voglio finire come loro, e non voglio che mia sorella subisca lo stesso trattamento."
Abby: "Ho capito. Ma... non dovresti parlarne con Gibbs?"
Kate: "Gliene parlerò a tempo debito. Tu vedi di non fare parola a nessuno di questa cosa, Gibbs e gli altri compresi, altrimenti potrei vedermi costretta ad agire in un modo che non ti piacerà affatto, e puoi starne certa che i miei metodi possono essere peggiori di quelli usati da Ziva negli interrogatori."
Abby: "Ok, starò muta come un pesce."
Kate: "Bene. Io ora torno a Westchester, perchè ho lasciato Tony da solo, in balia di mio padre. Tu ricordati quello che ho detto."
Detto questo riprese il casco e tornò a Westchester.

Arrivata nei pressi della villa vide, seminascosta in una zona in cui si vedeva chiaramente la scalinata della scuola, una macchina parcheggiata con due persone dentro. Fece finta di non averla vista ed andò a parcheggiare la moto in cortile.
In quel momento uscì Tony.
Tony: "Che cosa voleva Abby?" chiese, avvicinandosi a Kate, sul terrazzino.
Kate: "Niente di grave: ha solo notato il gene mutante nel DNA di mia sorella."
Tony: "Allora spero che sia ancora viva, visto che tu hai praticamente lo stesso carattere di tuo padre."
Kate: "Beh, ho imparato molto da lui, e conosco tecniche di coercizione da far impallidire anche Ziva! Comunque puoi stare tranquillo: le ho detto di non far parola a nessuno di questo, e non sa ancora di te."
Tony: "Meno male... altrimenti sai che casino scoppierebbe?"
Kate: "Lo so, è anche per questo che le ho chiesto di non dire nulla al Capo."
L'uomo sorrise, poi decise di cambiare argomento.
Tony: "Posso chiederti una cosa? Come siete arrivate in questa scuola, 11 anni fa?"
Kate: "Dopo l'incidente di mia sorella, quando lei ha mostrato finalmente i suoi poteri, fummo trasportate in ospedale, perchè, in seguito all'esplosione, Sara aveva subito dei danni al nervo ottico, mentre io ero rimasta ferita, anche se non gravemente come lei."
Tony: "Che tipo di ferite?"
Kate gli diede le spalle e si tolse la giacca, poi si tirò su la maglietta, mostrandogli delle evidenti cicatrici sulla schiena.
Kate: "Classiche ferite da esplosione: scheggie di vetro, metallo e legno conficcate nella schiena, la zona che, in quel momento, era più esposta. Ci hanno messo due ore ad estrarmi tutti i frammenti dalle ferite. Comunque il Professore era venuto a sapere di noi, così aveva parlato con l'assistente sociale ed era riuscito ad ottenere la nostra custodia, così un giorno è venuto a prenderci."
Tony: "E poi?" chiese, curioso.
Kate: "Potrei farti vedere il mio ricordo, così puoi capire tutto."
Tony: "Sei in grado di far vedere i tuoi ricordi agli altri?"
Kate: "Sì, anche se non ho ancora imparato la tecnica usata dal Professore per lo stesso scopo, per cui ho bisogno di un contatto fisico con la persona a cui faccio vedere il mio ricordo."
Tony: "Contatto fisico? Di che tipo?"
Kate: "Lo scoprirai tra poco, ma non farti venire strane idee. Prima di tutto, l'uomo con gli occhiali da sole, che vedrai accompagnare Xavier, si chiama Scott Summers, alias Ciclope. E' il compagno di Emma, e non l'hai ancora conosciuto perchè è fuori in missione."
Tony: "Ok. Cosa devo fare, ora?"
Kate: "Devi rilassarti, chiudere gli occhi e, come ho già detto, non farti venire strane idee, perchè questo è il modo migliore che conosco per trasmettere ricordi completi."
La ragazza, allora, gli prese la testa tra le mani, mentre Tony chiudeva gli occhi e si rilassava, e lo baciò sulle labbra, facendo in modo che lui ricambiasse (non che ci volesse molto...).
A poche decine di metri di distanza, Ziva e McGee, che osservavano la scena dalla macchina appostata all'esterno, sputarono i loro caffè, sgranando gli occhi dalla sorpresa.
McGee: "Ma cosa...?"
Ziva: "Io lo uccido!"
Anche dall'interno della scuola, qualcuno aveva osservato la scena. Si trattava di Tempesta, che fu sorpresa quanto i due agenti federali nel vedere il comportamento di Tony e Kate.
Dopo la sorpresa iniziale, Tony si rilassò ulteriormente, e cominciò a vedere, nella sua mente, i ricordi di Kate, attraverso gli occhi della ragazza.

RICORDO:
Kate era sdraiata su un lettino d'ospedale, sdraiata sulla pancia, con la schiena fasciata e dolorante a causa delle ferite e le ustioni riportate durante l'esplosione di pochi giorni prima; guardava la brandina accanto alla sua, su cui era distesa la sorella, ancora con delle bende sugli occhi e degli strani guanti alle mani, che le erano stati messi il giorno prima. Sembrava dormisse, ma Kate sapeva che non era così.
Sentì la porta della stanza aprirsi e si girò per vedere chi fosse: entrarono un signore pelato su una sedia a rotelle elettrica e un uomo piuttosto alto, che indossava un paio di occhiali da sole con le lenti rosse.
Sara: "Chi è?"
Prof: "Sono il Professor Charles Xavier, il vostro nuovo tutore, signorine. Sono venuto qui per portarvi dove sarete al sicuro."
Sara: "Al sicuro da cosa? E poi chi ce lo dice che non farete esperimenti su di noi?" era molto agitata, ma anche diffidente nei confronti dei nuovi arrivati.
Kate: "Sara, calmati! Loro sembrano amici."
Sara: "Amici? E allora perchè mi hanno bloccato le mani?"
Prof: "Non ti abbiamo bloccato le mani. Quelli sono guanti contenitivi, ti aiuteranno a controllare il tuo potere finchè non sarai in grado di farlo da sola. Lo so, sono un po' pesanti, ma ti ci abituerai presto.
Sara: "Il mio potere? Che ne sai tu del mio potere?"
Kate: "Perchè loro sono come noi, sorellina."
Prof: "Hai un buon senso dell'osservazione... Kate, giusto? O dovrei dire che riesci a trovare le informazioni giuste nella zona giusta della mente?" fece una pausa "Ora vi porteremo via da questo ospedale. Continuerete la convalescenza alla mia scuola per giovani dotati, dove penso che vi troverete bene."
Scott: "Sempre se Logan non le spaventa appena si presenterà."
Il Professore lanciò un'occhiataccia a Scott, poi l'uomo aiutò le due ragazze a vestirsi e, tutti e quattro, uscirono dall'ospedale.
Salto temporale.
Siamo nel cortile della villa. Scott ha parcheggiato l'auto davanti alla scalinata e sta aiutando a scendere dalla vettura. Sara e Kate si tenevano per mano, e la seconda descriveva l'ambiente alla sorella non vedente.
Alcune persone scesero dalla scalinata: Tempesta e una donna con i capelli rossi, Jean Grey, in testa, e dietro Logan e un giovanissimo Warren.
Il Professore presentò tutti quanti alle gemelle, entrambe un po' diffidenti, perchè intimorite soprattutto dall'aspetto di Logan, e poi le fece accompagnare da Tempesta e Jean alla loro camera.
Altro salto temporale.
Le gemelle sono nella loro stanza, sdraiate sui loro letti.
Qualcuno bussò alla porta. Senza attendere la risposta, Logan entrò nella stanza.
Sara: "Non ti hanno insegnato che bisogna aspettare il permesso per entrare, quando si bussa?"
Logan: -Accidenti che caratterino!- pensò.
Kate: -E non hai ancora visto niente... ti conviene non farla arrabbiare- gli disse, telepaticamente.
Logan: -Perchè? altrimenti che cosa succede?-
Sara: "Di che cosa state parlando, voi due?" chiese, rendendosi conto della discussione telepatica degli altri due.
Kate: "Gli sto insegnando le buone maniere."
Sara: "Ah, beh, divertitevi. Io ho sonno." si girò dall'altra parte e fece finta di dormire.
Logan: -Viva l'allegria!-
Kate: -Che cosa vuoi? Ha involontariamente tentato di uccidere i nostri genitori, poco tempo fa.- poi, ad alta voce, chiese: "Comunque che vuoi?"
Logan: "Sono il vostro tutor."
Kate: "Tutor? Per che cosa?"
Sara: "Volete stare zitti? Non riesco a dormire!" sbottò. Attorno a lei si formarono alcune scintille.
Logan: "Ecco perchè. Credo di essere l'unico, qui dentro a poter sopravvivere a tua sorella."
Sara iniziò a incuriosirsi.
Sara: "Davvero? Puoi sopportare una scarica di 20000 Watt?"
Logan: "Mi ci vorrebbe un attimo per riprendermi, ma la risposta è sì."
Sara: "Facciamo una prova?" fece un sorrisino maligno.
Kate: "Hey! calmati sorellina! Lui non ti ha fatto niente!"
Sara: "Stavo scherzando... ma hai gli artigli... e lo scheletro di metallo!" esclamò.
Logan: "Così pare. Ma come fai a saperlo?"
Sara: "Si sente... tra quanto si cena in questo posto? Ho una fame..."
Logan: "Sapete una cosa? Voi due cominciate a piacermi. Avete entrambe un bel caratterino... comunque si cena tra poco, se volete scendere."
Sara girò la testa verso la sorella, con aria interrogativa.
Kate: "Ho come l'impressione che tu non piaccia a mia sorella... mh... Logan."
Sara: "Non è vero! Allora che facciamo? Scendiamo?" si alzò dal letto, andando quasi a sbattere contro la finestra.
Logan fu accanto a lei con un balzo e la condusse verso la porta.
Logan: "La porta è dall'altra parte, cocca!"
Sara: "Grazie." rispose, con aria imbronciata.
Logan: "Prego."
Kate: -Tanto continuerai a non piacerle ancora per parecchio!- gli disse, telepaticamente.
FINE RICORDO

Tony e Kate si staccarono, riprendendo il fiato.
Tony: "Wow!" disse "Se i tuoi baci sono così, non oso immaginare quando fai altro..."
Kate: "Infatti il mio ragazzo dice sempre che fare sesso con me è spettacolare!" esclamò, poi si portò una mano alla testa e quasi perse i sensi.
Tony la sorresse, preoccupato.
Tony: "Tutto a posto?"
Kate: "Sì. Mi succede spesso, da un mese a questa parte."
Tony: "E' non ti sei fatta controllare?"
Kate: "No."
Tony: "Come no? Allora ti porto subito in infermeria!" e senza dire altro la trascinò dentro, verso l'infermeria.
Kate: "No, Tony, aspetta!" tentò di obiettare "Io lo so cosa ho!"
Tony: "Sentiamo... che cosa avresti?" chiese, continuando a trascinarla.
Kate: -Sono incinta, Tony!- gli rivelò, col pensiero.
Tony si fermò di colpo, a pochi metri dall'infermeria, le mollò il braccio e la guardò, sorpreso.
Tony: "Cosa?"
Kate: -Per favore, non parlare ad alta voce: non lo sa ancora nessuno, neanche mia sorella e il mio ragazzo... beh, forse lo sa il Professore, ma lui non conta.-
Tony: -E quando pensi di dirglielo?-
Kate non rispose. Tempesta, che era in infermeria e li aveva visti arrivare, si avvicinò.
Tempesta: "Tutto bene?"
Tony: "Sì, ma credo che Kate abbia bisogno di un controllo medico: poco fa non si è sentita molto bene. Magari, se possibile, falle anche l'esame del sangue, non si sa mai." disse, calmo. Kate lo guardò con un misto di odio e disprezzo, ma non obiettò, e si lasciò prendere il sangue per l'analisi.
Quando uscirono, decisero di andare in camera di Sara. Nel frattempo parlavano telepaticamente.
Kate: -Cosa ti è saltato in mente? Tempesta lo verrà a sapere dalle analisi del sangue!-
Tony: -E allora?-
Kate: -Qui dentro non sanno neanche ancora che io ho il ragazzo, come pensi che la prendano quando sapranno che sono incinta, soprattutto mio padre?-
Tony: -E come mai non sanno del tuo ragazzo?-
Kate: -Perchè è una relazione imbarazzante: io lavoro per un corpo di polizia, mentre lui è un avvocato difensore.-
Tony: -JAG?-
Kate: -No, civile.-
Erano arrivati davanti alla porta della camera di Sara. Kate l'aprì di scatto, entrò e si rese conto che la sorella non era sola. Insieme a lei c'era un uomo sulla trentina, piuttosto bello, muscoloso, capelli castani e un paio di occhiali da sole che gli coprivano gli occhi. Aveva con sè anche un bastone per non vedenti; si trattava di Mattew Murdock, alias Daredevil, un avvocato che aveva collaborato più di una volta con gli X-Men.
Kate: "Matt? E tu che ci fai qui?" chiese, bruscamente.

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Capitolo 7
*** 7 ***


9

Sara alzò la testa verso i due nuovi arrivati
Sara: -Non pensavo ti stesse antipatico...- comunicò mentalmente alla sorella. Poi ad alta voce aggiunse “Ho pensato fosse il caso di procurarmi un avvocato.”
Tony: “Un avvocato? Lui? Ma è...” non riuscì a pronunciare la parola ‘cieco’ che Kate lo fulminò con lo sguardo.
Sara: “Tony, ti presento Matt Murdock, meglio noto come ‘Daredevil’, avvocato. Matt, Tony DiNozzo, NCIS”
I due ragazzi si strinsero la mano.
Tony: “Certo che hai fatto in fretta a trovarti un avvocato, eh?”
Sara: “Ci tengo a non finire al fresco!”
Tony: “Giusto! Beh, allora, di che stavate parlando?” chiese con aria di nonchalance
Matt: “Credo che quello di cui stavamo parlando io e la mia cliente sia personale, agente DiNozzo. Segreto professionale!” rispose con un sorriso.
Tony: “Ah, si, giusto.” Borbottò.
Kate: “Allora noi andiamo. Ci incontriamo poi a cena.” Esclamò, evitando di guardare Matt, cosa che naturalmente Sara e Matt stesso non poterono notare, ma che a Tony non sfuggì. Prese a tirarlo per un braccio e insieme uscirono dalla stanza.

Kate trascinò Tony lungo il corridoio, allontanandosi in fretta dalla camera della sorella. Quando furono abbastanza lontani, Tony riuscì a liberarsi dalla presa della ragazza e la fermò.
Tony: "Hey, Kate! Che ti prende?"
Kate: "Niente." rispose, poco convinta.
Tony: "No, c'è qualcosa, e non dirmi che sono gli ormoni impazziti, perchè non credo sia questo il motivo del tuo comportamento. Riguarda l'avvocato di tua sorella, vero?"
Kate accennò un sì, con la testa.
Tony: "Lui è quello che penso io?"
Di nuovo la ragazza fece sì con la testa.
Tony: "E lui non sa che tu...?"
La testa di Kate accennò un no.
Tony: "Accidenti! Sei proprio nei casini!"
Stava per rispondere, quando sentirono del fracasso all'entrata. Tony impugnò istintivamente la pistola, seguendo di corsa Kate, che era partita come un razzo.
Arrivarono all'entrata, dove videro Logan e Peter che tenevano ferme due persone che subito Tony riconobbe.
Tony: "Ziva? McGee? Che diavolo ci fate qui?"
Logan: "Li abbiamo trovati che spiavano appena fuori dal recinto."
Kate: "Sì, li ho visti quando sono tornata da Washington."
Ziva: "Lasciami, razza di mr. muscolo poco cresciuto!" urlò, rivolta a Logan, che la teneva ferma.
Logan: "Senti un po', ragazzina, chiudi il becco, o io..." cominciò, contraendo i muscoli dell'avambraccio, pronto ad estrarre gli artigli.
Kate: "Fermo, Logan!" esclamò, poi si rivolse sia al padre che a Colosso "Lasciateli liberi, non scapperanno."
I due li lasciarono liberi, anche se Wolverine non era del tutto d'accordo.
Logan: "Questa tizia mi ha dato del tappo!" si lamentò.
Tony: "Vi consiglierei di fare attenzione a cosa dite: Logan è piuttosto permaloso per quanto riguarda l'altezza."
In quel momento, richiamati dal fracasso, accorsero anche il professore, Ciclope, Matt e Warren. Alla vista di quest'ultimo i due agenti rimasero pietrificati.
Logan: "Beh? Non avete mai visto dei Mutanti?"
McGee: "Mutanti? Pensavo che fosse solo una leggenda..."
Tony: "E invece è tutto vero: anzi, in questa scuola sono tutti Mutanti."
Kate: "Me compresa." confermò "Ora lasciateli andare: non credo che andranno da nessuna parte. Anzi, se il Professore è d'accordo, potrebbero essere nostri ospiti a cena."
Prof: "Penso che sia un'ottima idea, Kate. Li affido a te. Dopo cena li accompagnerai alle loro stanze."
Kate: "Grazie, Professore. Tony, ti unisci a noi?"
Tony: "Certo!"
Matt: "Posso unirmi al gruppo pure io?"
Kate ci pensò su un attimo, indecisa, poi rispose di sì, così tutti e cinque si diressero verso il refetorio.

Poco prima, Sara stava raccontando a Matt ciò che era successo nei particolari e stavano mettendo a punto la strategia di difesa, quando in corridoio esplose un tumulto di voci.
Matt: “Ma cosa diavolo...”
Sara: “Credo che Logan si sia deciso ad acchiappare gli sbirri che stavano spiando fuori dal cancello da giorni. Andiamo, voglio proprio sentire come si giustificheranno!” esclamò alzandosi.
Matt: “Uscire in corridoio quando Hank non ti ha ancora ufficialmente dimessa e in pigiama? Tuo padre mi ucciderà!”
Sara. “Hai ragione! Allora tu vai, io mi vesto e ti raggiungo.”
Matt: “Ok, a dopo.” Concluse e uscì dalla stanza.
Sara si rivestì, indossò un jeans scuro, un maglione a collo alto nero e degli stivali fino al ginocchio. Raccolse i capelli rossi in una lunga coda e rendendosi conto che era ormai ora di cena, scese in refettorio. Attraversò il corridoio per la prima volta da anni senza la sua fedele mascherina sugli occhi, sentendosi terribilmente nuda così. Il refettorio era una grande sala praticamente priva di muri o soffitto, era tutto di vetro e sembrava quasi una gigantesca cella. Si fece strada a fatica tra gli studenti, poi percepì la traccia di Logan e gli si sedette a fianco.
Logan: “Ciao piccola! Non sapevo che Hank ti avesse dimessa.” Disse piacevolmente sorpreso.
Sara: “Infatti NON l’ha fatto. Sto bene.” Rispose anticipando la sua domanda “Che cosa è successo prima? Abbiamo sentito confusione...”
Logan: “Ho beccato gli sbirri a spiare fuori dal cancello. Ora sono con tua sorella, l’altro sbirro e il tuo avvocato. Cenano insieme.”
Sara: “Poco male. Sono allergica agli sbirri. Anche se mi sarebbe piaciuto scambiare ancora quattro chiacchiere con Tony. Ciao Warren! Remy!” esclamò rivolta ai due ragazzi che si erano appena seduti di fronte a lei. Uno era Warren, l’altro, un ragazzo dall’aria affascinante con gli occhi rossi, Remy Lebeau, ladro e dongiovanni.
Remy: “Di nuovo in forma vedo, mon chere!”
Warren: “Ci sei mancata!” disse attirandosi uno sguardo perplesso di Remy.
Remy: -Ci?!- pensò
Warren: “Di cosa stavate parlando?” continuò rivolto alla ragazza.
Sara: “Stavo dicendo a Logan che è interessante parlare con Tony. Sapevate che ha dovuto imparare a gestire le proprie ali da solo?”
Warren: “Davvero?” disse con aria seccata “Infatti, si nota.”
Remy e Logan si scambiarono uno sguardo divertito, trattenendosi a stanto dal ridere.
Sara: “A proposito, volevo chiederti una cosa. Pensavo, magari potresti aiutalo a migliorare lo stile! Kate dice che ne ha bisogno.”
Warren: “Ne sarei... felicissimo.” Rispose a denti stretti.
Sara: “Magari potreste iniziare domani mattina. Stanza del Pericolo, ovviamente, con quei due spioni in giro per la scuola non c’è da fidarsi.” Continuò con entusiasmo.
Warren: “Si, va benissimo.” Bofonchiò con un’espressione infelice sul volto.
Sara: “Grazie, sei un tesoro! Vado ad avvertire Tony!” gli schioccò un sonoro bacio sulla guancia e sparì fra la folla di studenti in cerca della sorella e di Tony.
Warren: “Tony, Tony, Tony! Possibile che non sappia dire altro in questi giorni?” borbottò giocherellando con quello che aveva nel piatto. Logan lo guardò compassionevole: neppure a lui piaceva lo sbirro.
Warren: “Sostieni una persona per anni, poi arriva il primo belloccio di turno e ‘Au revoir, Warren!’” sbuffò cupo gettando la forchetta nel piatto. “E così mi è anche passato l’appetito. Buona cena ragazzi.” Disse alzandosi e uscendo dalla mensa.
Remy e Logan si guardarono un attimo.
Remy: “Due adolescenti si sarebbero comportati alla stessa maniera.” Disse divertito.
Logan: “Possibile che mia figlia sia così tonta in questo genere di cose?”
Remy: “Beh, ha preso da te.”
Logan: “Che cosa vuoi dire?”
Remy: “Nulla, nulla” concluse con un sorriso sornione. E ripresero a mangiare.

Per quella notte il Professore mise due stanze a disposizione di Ziva e McGee.
Il mattino dopo, quando Kate si svegliò dovette correre in bagno a causa delle nausee matutine; quando passarono si guardò qualche secondo allo specchio, toccandosi la pancia: certo la cosa non era stata programmata, ma era felice, e sapeva che anche Matt lo sarebbe stato, appena si fosse decisa a dirglielo. L'unico problema era che non sapeva quale reazione avrebbero avuto sua sorella e suo padre... certo Logan avrebbe cominciato a lamentarsi di essere troppo giovane per diventare nonno.
Kate sorrise, pensando alle parole che avrebbe potuto dire il padre adottivo, ma poi tornò a pensare a Sara: cosa avrebbe detto lei? Fin da piccole erano sempre restate unite, e dopo l'incidente si era sempre presa cura di lei, ma non avrebbe mai pensato che l'avrebbe fatta diventare zia così presto. Di certo non avrebbe preso bene anche il fatto che, senza dirle niente, aveva cominciato una relazione con Matt, il suo attuale avvocato.
Si vestì ed uscì dalla stanza, diretta in refetorio per la colazione. Si sedette al tavolo con Tony e McGee e stava bevendo il suo cappuccino, quando Tempesta si avvicinò.
Tempesta: "Kate, posso parlarti? E' urgente."
Kate: "Ok, arrivo subito." Tempesta uscì dalla sala, e Kate la seguì.
Si diressero verso l'infermeria, e Kate aveva già capito di cosa voleva parlare Ororo.
Tempesta: "Ho i risultati dell'esame del sangue." disse, prendendo dei fogli poggiati sul tavolo.
Nel frattempo, qualcuno si era avvicinato ed origliava da fuori: era Ziva, ma Kate non si accorse della sua presenza, perchè, da quando aveva scoperto che si trattava di una scuola piena di mutanti, l'israeliana aveva deciso di mettere in pratica ciò che aveva imparato al Mossad e portare al minimo la sua energia, isolando anche i pensieri.
Kate: "Non c'è bisogno che dici altro, so già cosa hai trovato: Gonadotropina Corionica Umana, l'ormone della gravidanza."
Tempesta: "Quindi lo sai già. Quando lo hai scoperto?"
Kate: "Praticamente pochi giorni dopo che è successo, circa un mese fa."
Tempesta: "Un mese fa? Ma è quando hai cominciato a lavorare all'NCIS..."
Kate: "Sì. Ma non è come pensi tu." rispose, percependo i pensieri della donna "Il padre non è Tony."
Tempesta: "Però voi due siete diventati molto intimi, in questo periodo. Vi ho visti ieri, quando sei tornata a casa."
Kate: "Ororo, ti assicuro che tra noi non è successo nulla, quel bacio non significava niente, l'ho fatto solo per..."

Stava ancora origliando la conversazione quando sentì un rumore di passi nel corridoio. Si allontanò dalla porta e fece finta di essere in cerca della sua stanza. In direzione opposta alla sua, dall’altro lato del corridoio sbucò Tony. Ziva si irrigidì e lo fissò con sguardo tagliente.
Tony: “Ciao Ziva!” disse tranquillamente, senza però fermarsi. Era già in ritardo per la lezione di volo che Sara gli aveva procurato. Non che ritenesse di averne bisogno, ma lei era stata gentile e non aveva potuto rifiutare. Si diresse all’ascensore. Ziva lo seguì.
Ziva: “Da quant’è che ti fai Kate, Tony?” chiese a bruciapelo sulla porta dell’ascensore. Poi entrò e la porta si richiuse alle sue spalle.
Tony: “Ma che diavolo vai blaterando?” disse dopo un attimo di sbalordimento.
Ziva: “Guarda che vi ho visti ieri in cortile! E non dirmi che ho frainteso!”
Tony:” Ma... Tra noi non c’è un bel nulla! E comunque non era un vero e proprio bacio. Lei stava solo...”
Ziva: “Stava solo ficcandoti due metri di lingua in bocca!” replicò rabbiosamente
Tony: “Non è come pensi tu!”
Ziva: “No, è anche peggio visto che flirti anche con sua sorella!”
Tony: “Non è vero! Io e Kate siamo solo amici, e non sono neanche il mio tipo di ragazza loro due!” rispose impaziente e premette il pulsante per il sotterraneo.
Ziva: “E da quando in qua tu e una ragazza sareste solo amici? Non sapevo che flirtassi con le amiche!” continuò. Le porte metalliche dell’ascensore si aprirono con un ‘ding’ e lei si mise davanti per non farlo passare. Poche porte più in la Warren aspettava Tony fuori dalla Stanza del Pericolo, ma Tony, preso com’era dalla lite, non lo notò.
Tony: “Punto uno: spostati, ho da fare.” Disse scostandola per passare “Punto due: Sara e Kate non hanno avuto una bella adolescenza, hanno sofferto molto e io cerco di aiutarle per questo.”
Ziva: “E’ proprio vero, più ti fanno pena, più sono dei bocconcini prelibati per te. Per te basta che respirino e non fai neppure attenzione, visto che Kate è incinta da un mese! Mi fai schifo Tony!” urlò disgustata da quello che lui aveva appena detto.
Tony: “Ma cosa... C***o Ziva! Lo capisci o no che non mi sono portato a letto né Kate né Sara? Il bambino di Kate non è mio!” Continuò camminando all’indietro, cosicché non notò Warren che si ritirò in fretta nella Stanza del Pericolo.
Ziva: “E di chi è allora? Immacolata Concezione?”
Tony: “Se lei non te lo ha detto, non vedo perché dovrei farlo io. E poi non so come tu l’abbia saputo, ma sicuramente non te l’ha detto lei, e questo vuol dire che l’hai spiata, e non dovresti. Non siamo qui per spiare Kate, ma casomai sua sorella.” Concluse irato e si voltò.
Ziva scappò al piano superiore nella sua stanza e Tony entrò nella Stanza del Pericolo. Ad aspettarlo c’era Warren, in apparenza calmissimo, ma in realtà furioso per quello che aveva sentito prima. Tuttavia non disse nulla. Solo quando furono a mezz’aria scoppiò.
Warren: “Che intenzioni hai con le ragazze?” chiese all’improvviso con aria inquisitoria.
Tony: “Che cosa intendi dire?”
Warren: “E’ da quando sei arrivato che ci provi con Sara e ora Kate è incinta. Da un mese, cioè praticamente da quando ha iniziato a lavorare all’NCIS!”
Tony: “Ancora con questa storia? Ma fatemi il favore...” disse con aria seccata. Non aveva ancora sbollito la lite con Ziva e sentiva di stare diventando sempre più arrabbiato ogni momento che passava.
Warren: “Neghi ancora di esserti portato a letto la mia amica?”
Tony: “Non ho mai nemmeno sfiorato Kate, come posso essermela portata a letto?”
Warren: “Allora come ha fatto a rimanere incinta? Per opera dello Spirito Santo? A quanto ne so io quando è partita di qui ancora non lo era.”
Tony: “Ma tu che fai, il guardiano delle gemelle?”
Warren: “Le conosco da più di 10 anni, le ho praticamente viste crescere, so tutto di loro.”
Tony: “Beh, non credo che diano conto a te della loro vita privata.”
Warren: “Quindi ammetti di esserti portato a letto Kate!”
Tony: “Mamma mia che rottura. No che non l’ho fatto!”
Warren: “Però ci stai provando con la mia Sara.”
Tony: “Tua? Non mi risulta che sia la tua ragazza.”
Warren: “E tu che ne sai?”
Tony: “Le capisco queste cose. E comunque, lei non me lo ha detto. Anzi, a dire il vero, non mi ha parlato quasi per nulla di te.” Disse. Poi si accorse di aver tirato troppo la corda, Warren infatti gli diede uno spintone da farlo quasi cadere.
Tony: “ehi, calmati! Stavo scherzando!” esclamò riprendendo l’equilibrio.
Warren: “Kate e Sara mi hanno chiesto di insegnarti a volare. Bene, devi imparare anche a combattere a mezz’aria.” Disse tirandogli un pugno che Tony schivò per un pelo.
Tony: “Comunque hai frainteso... L’ho detto pure a Ziva prima...” continuò cercando di difendersi come poteva, cosa non facile, visto che per aria sapeva solo volare discretamente.
Warren: “Si, ho sentito... Che cosa pensi di fare, arrivare qui e fare il comprensivo perchè ti fanno pena?! Non c'eri certo tu qui quando sono arrivate, le crisi di nervi di entrambe non le hai viste, e ora pretendi di fare l'amico!”
Tony non ebbe il tempo di replicare. Si rotolavano letteralmente a mez’aria in una zuffa tremenda che avrebbe procurato non pochi guai ad entrambi. In sala comandi, Remy, Logan e Colosso li stavano osservando. Volevano vedere come se la cavava lo sbirro in volo. Quando videro che la situazione degenerava cercarono di entrare nella stanza. Warren sembrava parecchio arrabbiato e anche se non avevano potuto sentire cosa si dicevano i due, intuirono di che si trattasse. La porta della stanza, però, era in modalità blocco e poteva essere disattivata solo dall’interno, cosicché cercarono di forzarla dall’esterno. Proprio in quel momento sopraggiunsero nel corridoio Kate e Sara, che chiacchieravano tranquille.
Kate: “Sara, dovrei dirti una cosa...” iniziò senza sapere da dove prendere il discorso. Non solo doveva dirle che stava col suo avvocato, ma anche che era incinta!
Sara: “Che cosa? Anche io devo dirtene una...” voleva chiederle se per caso sapeva perché Warren si comportasse così stranamente in quei giorni.
Kate: “Riguarda il motivo per cui Tony e Ziva litigavano prima...”
Sara: " Non li ho sentiti litigare.. quando è successo?"
Kate: “Subito dopo colazione. Il fatto è che Ziva e McGee hanno visto me e Tony fare una cosa e Ziva ha frainteso.”
Sara: “Che tipo di cosa?” Ma non aspettò una risposta perchè percepì la presenza degli altri tre davanti alla porta della stanza del pericolo. “Che succede qui? Perché state forzando la porta?” fece un rapido scan della stanza e capì cosa non andava. Sul viso le si dipinse un espressione dura. “SPOSTATEVI.” Disse col tono di qualcuno che non aspetta una risposta. Poi fece saltare in aria la porta. “Adesso basta!” urlò entrando nella stanza e separando i due litiganti con un getto di energia. Tony perse l’equilibrio e iniziò a cadere sul pavimento, rallentato da Kate. Sara lo ignorò, creò uno dei suoi dischi di energia e si innalzò fino a trovarsi di fronte a Warren “Che cosa diavolo stavate facendo?” sibilò con rabbia.
Warren: “Ehm... Io... Ti posso assicurare che ha iniziato lui!”
Sara: “Che... Ha iniziato lui?! NON SEI UN ADOLESCENTE CHE E’ QUI DA DUE SETTIMANE, WARREN, SEI UN INSEGNANTE! NON PUOI DIRMI ‘HA INIZIATO LUI’!” esclamò ancora più infuriata di prima.
Warren: “GUARDA CHE L’HO FATTO PER TE, SE PROPRIO VUOI SAPERLO... NON HAI IDEA DI...”
Sara: “E NON MI INTERESSA. TI AVEVO CHIESTO SOLO DI FARMI UN FAVORE E NON NE SEI STATO CAPACE! MA CHE TI PRENDE IN QUESTI GIORNI?!”
Warren: “Senti, a me non andava proprio di dargli lezioni, OK? L’ho fatto solo per te e tu non hai idea di quello che ha detto, non lo puoi immaginare. Non mi va di sentirgli dire che fa l’amico perché hai avuto un’adolescenza difficile. Io ci tengo a te e mi da fastidio.”
Sara: “Te ne dovevi fregare di quello che pensa o non pensa lui, chiaro? Sono adulta e vaccinata, non ho bisogno di un difensore. E per quanto riguarda te, Tony, non ho bisogno della pietà di nessuno.” Disse voltandosi verso quest’ultimo, anche se non poteva vederlo. “E poi” continuò girandosi ancora verso Warren “pensavo fossi in grado di comportarti più da adulto, sai?!”
Warren: “Ma allora non hai proprio capito...”
Sara: “No. E non c’è nulla da capire.”
Warren: “Ah, si? Allora sai che ti dico...”
Kate: “Non vedo l’ora che la smettano e si decidano a mettersi insieme.” Mormorò osservandoli litigare dal basso. Purtroppo per lei, sua sorella la sentì.
Sara: “E’ più facile che Logan si metta con Colosso, piuttosto che io con UNO COME LUI!” esclamò infuriata “E poi che sarebbe questa storia del bambino Kate?”
Tutti si girarono verso Kate e rimasero a fissarla a bocca aperta. In quella stanza, solo Warren e Tony, oltre alle due sorelle, sapevano di cosa stesse parlando. Kate si guardò intorno e si accorse che, forse attirati dalle grida, erano arrivati anche Ziva, McGee (per fortuna Tony aveva ritirato le ali), Hank, Ororo, Rogue. Praticamente tutto il corpo insegnante. Mancava solo Emma Frost, e ringraziò il cielo per questo. Gli sguardi passarono lentamente da lei a Tony e Logan lo fissò con aria omicida.
Kate: “Il bambino...?” disse con aria ingenua
Sara: “Si, il bambino. E da ieri che il tuo cervello non fa che urlarmi nella testa quanto tu sia felice!"
Kate: “Ma cosa...” poi si rese conto di aver lasciato i suoi pensieri vagare un po’ troppo liberamente ultimamente. “Oh, c***o! Forse devo riprendere ad allenarmi a tenere isolati i pensieri...”
Sara: “Si, forse devi. E forse devi anche avvisarmi quando ti fai il mio avvocato.” Conculse con rabbia e scappò fuori dalla porta. Warren la seguì.
Warren: “Sara! Aspettami un attimo! Per favore...”
Logan: “Cosa sarebbe questa storia del bambino?” chiese, gli occhi ridotti a due fessure.
Kate si sentì tutti gli occhi puntati addosso. In quel momento tutto lo stress accumulato in quei giorni, tra la gravidanza, le tensioni con la sorella, le indagini dell'NCIS, esplose.
La ragazza scoppiò a piangere, senza sapere il vero motivo, sapeva solo che aveva voglia di piangere, anche se non lo faceva praticamente da quando i suoi genitori avevano abbandonato lei e la sorella in quell'ospedale, dopo l'incidente.
Logan: "Kate, stiamo tutti aspettando una spiegazione. Cos'è questa storia?"
Kate: "Io... io e Matt stiamo insieme, Logan, da un paio di mesi. Lo abbiamo tenuto nascosto perchè la nostra relazione avrebbe potuto compromettere il mio lavoro, sai, una forense dei Federali con un avvocato difensore, non è proprio una coppia che possa piacere."
Logan: "E con... con questo qui" puntò il dito contro Tony "che rapporti hai?"
Kate: "Siamo solo amici, non è successo nulla." intercettò un pensiero di Ziva, così le rispose "Sì, Ziva, l'ho baciato, ma solo perchè era il modo migliore per fargli vedere per intero un ricordo, non ho mai avuto nessuna intenzione di provarci con lui. Il bambino è di Matt, anche se non lo avevamo programmato... è stato un incidente di percorso..."
Appena Kate ebbe finito di spiegare tutto, un boato invase i corridoi e le mura della scuola tremarono leggermente. Ziva e McGee tirarono fuori le pistole, ma Logan li fermò subito.
Logan: “Credo che sia solo Sara che si sfoga. Quando fa così, sono orgoglioso che sia figlia mia!”
I due lo guardarono come se fosse pazzo.
Kate: “Ha solo buttato fuori dalla sua stanza Warren...” tentò di spiegare.
Tony: “Se continua così, si ritroverà vedova ancor prima di sposarsi!” esclamò con una battuta.
Logan: “Io lo faccio a fettine sottili sottili.” Disse piano con uno sguardo furioso dipinto in faccia.
Kate: “Logan, tu non fai un bel niente, se no Gibbs ti pianta una pallottola in testa. E ti assicuro che lo farà o morirà tentando. Tony, chiudi la bocca, hai già fatto abbastanza guai per oggi.”

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Capitolo 8
*** 8 ***


8

Seduta sul suo letto Sara rifletteva su quanto era appena accaduto. Tutta la faccenda le appariva assurda e irreale: Warren che picchiava Tony perchè era convinto che lui le prendesse in giro. Le sfuggiva totalmente la ragione di questo suo comportamento ed era estremamente delusa dall’accaduto. E poi c’era Kate, che era incinta e che le aveva tenuto nascosto il fatto che stava con Matt, con il suo avvocato. Con lei era stata esagerata: certo, avrebbe dovuto dirglielo, ma in fondo forse ci aveva anche provato. Forse ci sarebbe riuscita se lei non l’avesse evitata da quando era partita per Washington. Esagerata ed egoista, quando aveva avuto bisogno di lei Kate c’era sempre stata. Non poteva pretendere che trascorresse tutta la vita con lei, anche se era sua sorella, la sua famiglia. C’erano tante persone che vivevano sole e lei, lì alla scuola, non poteva certo dire di esserlo. Quasi quasi quella storia poteva definirsi positiva, se non altro aveva fatto in modo che si rendesse conto di quanto tante volte non si accorgesse di quello che sua sorella faceva per lei. Recuperò dal fondo del comodino i suoi guanti di contenimento, che aveva tolto solo pochi mesi prima, e li infilò allacciandoli sopra il gomito come sempre. Si accorse con stupore che erano pesanti, ci si era abituata a tal punto che ormai non se ne rendeva più conto. Li odiava, ma dopo che aveva schiantato Warren sul muro di fronte alla porta della sua stanza si era resa conto che era inutile mentire a se stessa e dire che poteva fare senza. Senza di quelli il suo potere era totalmente fuori controllo. Raggiunse la camera di sua sorella e bussò alla porta.

Kate: "Che vuoi?" chiese, brusca. Era nel bel mezzo di una crisi isterica.
Sara: "Senti... mi dispiace, ok?" disse, entrando nella stanza.
Kate: "Lo so che sei gelosa. Credi che non l'abbia capito?"
Sara: "Gelosa di cosa?
Kate: "Che io sono rimasta incinta..."
Sara si sedette sul letto, accanto alla sorella.
Sara: "Non vedo perchè dovrei. Comunque ero solo venuta a chiederti scusa per come mi sono comportata, non sono stata molto... sensibile, diciamo. Ho pensato solo ai miei problemi."
Kate stava di nuovo per mettersi a piangere.
Kate: "Io... mi dispiace, avrei dovuto dirtelo, ma non sapevo come avresti reagito..."
Sara: "Come dovrei reagire, Kate? E' una cosa normale... più o meno."
Kate: "Più o meno?"
Sara: "Nel senso che non è che capiti tutti i giorni, ma fa parte della vita, no?" spiegò.
Kate: "Sì, e a volte arriva quando meno te l'aspetti... ma mi sento comunque in colpa..."
Sara: "Perchè?"
Kate: "Perchè io sono rimasta incinta nel modo naturale, mentre tu non puoi, a meno che non ricorri a una donatrice esterna."
Sara: "Ah, ti riferivi a questo. Io... non ci pensavo proprio..." ma in realtà era da quando aveva avuto la notizia che non faceva altro che pensarci: la sua sterilità le pesava parecchio "E poi la cosa ha i suoi lati positivi: posso divertirmi quanto mi pare!" sorrise.
Kate: "Sì: Bobby, Johnny, Peter prima che si mettesse con Kitty..." li elencò, contandoli sulle dita.
Sara: "E' una lista lunga..." rise "Sai una cosa? Ho fame. Che ne diresti di andare a mettere qualcosa sotto i denti?"
Kate: "Effettivamente ho fame anche io."
Sara: "Tu devi mangiare per due, sorellina!" disse, poggiandole una mano sulla pancia "Però ricordati: niente caffè e birra, e stai tranquilla finchè non avrai terminato l'allattamento."
Kate: "Uff... così mi togli le cose che mi piacciono di più..." si lamentò.
Sara: "E' la regola: potrebbero far male al bambino." concluse. Poi, a braccetto, scesero in mensa.

In un’altra ala della scuola, McGee e Ziva erano incerti su come comportarsi.
Ziva: “Non mi sembra che sia necessario, McGee! Continuiamo il nostro lavoro in questa maniera, no?” disse con fervore.
McGee: “Ma se non lo facciamo, il Capo ci ucciderà!”
Ziva: “Se gli telefoniamo e gli diciamo che ci hanno scoperti ci ucciderà comunque.”
McGee: “Allora spiegami come facciamo a continuare il lavoro se ormai ci hanno scoperti.”
Ziva: “Va bene, se insisti così tanto allora telefona!”
McGee prese in mano il proprio cellulare e lo fissò con aria infelice. Spostò lo sguardo su Ziva che gli rispose con un’alzata di spalle. Finalmente si decise e compose il numero sulla tastiera.
..: “Gibbs”
McGee: “Capo, sono McGee.”
Gibbs: “McGee cosa succede? Spero per te che sia qualcosa di importante.”
McGee: “Si, ecco noi..” Ziva gli strappò il telefono dalle mani.
Ziva: “Ci hanno scoperti.”
Gibbs: “Che cosa?!”
Ziva: “Si, e sembra che lo avessero già fatto da tempo.. Hanno solo aspettato il momento giusto per prenderci.”
Gibbs: “Questo ci complicherà parecchio il lavoro. Comunque verrò li, così lavoreremo meglio e porterò con me anche Abby; da alcuni file che sono riuscito ad ottenere dal Direttore sembra che ci sia qualcosa di strano in quella scuola.”
Ziva: “Così strano da avere bisogno di Abby?!”
Gibbs: “Voci di sentina affermano che il figlio di un certo colonnello Striker fosse un mutante e che sia stato in quella scuola. Se questo è vero...”
Ziva: “Questa scuola è piena di mutanti.” Concluse restituendo il telefono a McGee.
Gibbs: “Non ne siamo sicuri, ma potrebbe esserlo.”
McGee: “No, Capo, Ziva voleva dire che effettivamente lo è.”
Gibbs: “Non abbiamo neanche prove che questi cosiddetti mutanti esistano McGee, come fate a dirlo?”
McGee: “Perché li abbiamo visti Capo.. E anche Kate è una di loro. Così come sua sorella.”
Gibbs: “lo sapevo, dannazione! E DiNozzo che dice?”
McGee: “Tony sembra tranquillo.”
Ziva: “Anche troppo.” Borbottò.
McGee la ignorò e continuò a parlare al telefono con Gibbs.
Gibbs: “Il tempo di prepararci e domani saremo lì. Cercate di non mettervi nei guai.”
McGee: “ok Capo.” Concluse, ma Gibbs aveva già riattaccato il telefono.
Ziva e McGee scesero in mensa, visto che era ormai ora di cena. Superarono il tavolo a cui Kate e Sara stavano cenando e Ziva le salutò con un sorrisino sarcastico sulle labbra. Sara fece un salto sulla sedia.
Sara: “Non la sopporto quando fa così!”
Kate: “Blocca persino la telepatia. Sembra avere paura di noi.”
Tony: “Di che state parlando mie belle signore dai capelli di fuoco?” disse sedendosi al loro tavolo.
Sara: “Ziva.” disse borbottando.
Tony fece un sorrisino, poi si accorse che il volto di entrambe era atteggiato nella stessa identica espressione preoccupata.
Tony: “Che ha fatto stavolta?”
Kate: “Sa rendersi invisibile ai nostri poteri.”
Tony: “Ma come fa? Lei non è una mutante.”
Kate: “Deve aver ricevuto un addestramento speciale al Mossad.”
Sara: “E sai qual è la cosa che mi fa più rabbia?”
Tony: “Quale?”
Sara: “Che finchè esisterà gente come lei disposta a vivere ‘difendendosi’ da noi, noi dovremo nasconderci.”
Tony: “Ma lei non si difende da noi!”
Kate: “E come lo definiresti il suo modo di fare? Anche a me sta dando fastidio questo suo comportamento.”
Tony: “Secondo me state esagerando...”
Sara: “Beh sai quando i tuoi ti abbandonano perché sei mutante impari a renderti conto di quello che la gente pensa di te.”
Tony assunse un’espressione pensierosa.
Kate: “Tu dovresti saperlo bene quanto noi, visto quello che ti è successo con tuo padre.”
Tony: “Proverò a parlarle.”
Sara: “Lascia perdere tanto è più dura di un muro.”
Tony: “La conosco da parecchio tempo, so come prenderla.”
Kate: -Prepariamo i popcorn, secondo me sarà uno spettacolo indimenticabile!- disse telepaticamente alla sorella.
Sara: -Preparerò un balletto da cheerleader con le ragazze!- “Allora buona fortuna.”
Ziva: “Buona fortuna per cosa?” chiese avvicinandosi al tavolo.
Sara fece un altro salto sulla propria sedia e si innervosì. Già non la poteva vedere, non sentirla arrivare poi era ancora peggio.
Sara: “Affari nostri Dàvid” disse sbagliando volutamente la pronuncia.
Ziva: “Davìd” disse correggendola, poi “Tony quel professor Sawyer...”
Tony: “Xavier, non Sawyer come il personaggio di Lost.”
Ziva: “Si, quello li, ci ha messo a disposizione una stanza in disuso per lavorare.”
Tony: “Ok, vengo con te. Ci vediamo più tardi ragazze.” E la seguì fuori dalla stanza lasciando le gemelle sedute al loro tavolo.

Tony, Ziva e McGee lavoravano in silenzio. McGee si era collegato alla rete wireless della scuola e stava cercando dei file nel database dell’NCIS. Ziva stendeva un rapporto e Tony... beh Tony giocava a tetris sul proprio telefonino. Ziva alzò gli occhi dal foglio su cui scriveva e lo osservò con aria indagatrice. Tony sembrò quasi avvertire lo sguardo di Ziva su di sè, si raddrizzò sulla sedia, ma tuttavia non staccò gli occhi dal proprio cellulare.
Ziva: “Come diavolo fai?” chiese improvvisamente.
Tony: “A fare cosa?” chiese guardandola perplesso.
Ziva: “Ad essere così tranquillo.”
Tony: “Perché non dovrei esserlo?”
Ziva: “Sono tutti mutanti!”
Tony: “Sono persone come noi.”
Ziva: “Ma sono pericolosi! Hai visto il padre di Kate?”
Tony: “Tu sapresti essere più pericolosa di loro, e non sei una mutante.”
Ziva: “Ma io so controllarmi.”
Tony: “Senti Ziva, smettila! Tanto sai pure renderti invisibile a loro, quindi non fare storie!”
Ziva: “E tu come fai a saperlo?”
Tony: “Me l’ha detto Sara... E anche Kate.”
Ziva: “A beh, scusa se non voglio far sapere alla tua amichetta dove mi trovo in ogni momento!”
Tony stava per ribattere ferocemente quando McGee li interruppe.
McGee: “Ragazzi, dobbiamo lavorare.”
Ziva: “Giusto, lavorate.” Esclamò lanciando la penna sul tavolo ed uscendo di corsa dalla stanza.

Corse a testa bassa per il corridoio senza curarsi di dove stesse andando. Era furiosa con Tony: non faceva altro che difendere le gemelle, anche se una di loro era probabilmente la loro colpevole, e sembrava quasi nasconderle qualcosa. Di questo era quasi certa: c’era qualcosa che Tony non le diceva. Svoltò un angolo e sbattè pesantemente contro qualcuno.
..: “Attenta!”
Ziva: “Scusa, io non..” alzò la testa e si ritrovò davanti Warren che la guardava con un’espressione accigliata. Si rese conto che se avesse aspettato un secondo di più sarebbe scoppiata a piangere.
Warren: “Tutto ok?” chiese, notando la sua espressione.
Ziva: “Io... si. Cioè, no.”
Warren: “C’entra qualcosa il tuo collega?”
Ziva: “Tony è un cretino!”
Warren: “Sono d’accordo.”
Ziva: “Non fa altro che difendere Sara. Non lo sopporto!”
Warren: “Beh, lei fa lo stesso con lui, ma a sentire loro sono solo amici.”
Ziva: “Non mi stupirebbe se un giorno li trovassimo a letto insieme.”
Warren: “Tipico di Sara!”
Ziva: “Tipico di Tony!” Si accorse che avevano parlato all’unisono e sorrise.
Warren: “Va meglio?”
Ziva: “Si, direi di si.” rispose, mentre raggiungevano l’uscita della scuola.
Warren: “Ti piace volare Ziva?” chiese cambiando improvvisamente argomento.
Ziva: “Volare... intendi con l’aereo, o...?” e indicò le sue ali.
Warren: “Intendo VOLARE sul serio.”
Ziva: “Non lo so, non ho mai provato.”
Warren: “Ti piacerebbe provare?” chiese con un sorriso. Poi senza aspettare una risposta la prese in braccio e si innalzò in volo sopra il tetto...

Abby era nel suo laboratorio. In attesa dell'arrivo di Gibbs stava facendo alcune prove, esami del DNA e confronti tra questi. Per divertirsi aveva preso i campioni dei suoi colleghi e li aveva confrontati con quello di Sara Warfury.
Tutto normale, finchè non riscontrò un'anomalia: uno degli altri campioni risultava essere di un mutante. Fece la prova per quattro volte, ed ebbe sempre lo stesso risultato.
Abby: "Oh mio Dio..." disse, guardando la foto sullo schermo, che ritraeva il proprietario del DNA: Tony DiNozzo.
Spense di fretta il monitor non appena sentì la porta del laboratorio aprirsi.
Gibbs: "Sei pronta, Abby?" chiese, entrando di fretta "Dobbiamo arrivare a Westchester prima possibile."
Abby: "Sono pronta! Possiamo partire!" rispose, mettendosi la giacca e raggiungendo l'uomo.

Era quasi ora di pranzo, quando Kate sentì il rumore di un'auto che entrava in cortile. Curiosa, andò subito a controllare, trovandosi di fronte Gibbs ed Abby.
Kate: "Gibbs! Abby! Cosa ci fate qui?"
Gibbs: "Siamo qui per fare altre indagini. Abbiamo delle novità, e Ducky sta facendo altri controlli sui corpi; appena avrà dei risultati ci chiamerà. Intanto Abby è qui per fare dei test a tua sorella."
Intanto erano stati raggiunti anche da Tony, McGee e Ziva.
Tony: "Già di ritorno, Capo?" chiese, affiancando gli altri.
Gibbs: "Sì. Kate, puoi chiedere al vostro professore se ci sono delle stanze in più per me e per Abby? Dovremo restare qui qualche giorno."
Kate: "Già fatto, ha detto che non ci sono problemi. Vi accompagno subito alle vostre stanze."
Detto questo, li scortò alle loro camere, seguiti dagli altri tre, e poi li lasciò soli.
Mentre tornava di sotto, incrociò Logan.
Logan: "Che ci fa di nuovo qui il tuo Capo?" chiese, nervoso.
Kate: "Ha fatto altre indagini e deve verificare alcune cose... papà." disse, indugiano un po' sull'ultima parola.
L'uomo sorrise, poi insieme tornarono al piano inferiore.
Nel frattempo il gruppo aveva aggiornato Gibbs, e il Capo aveva dato nuove disposizioni.
Gibbs: "Per ora è tutto. Ci aggiorniamo a dopo che mi sarò fatto una doccia." e andò verso la sua stanza.
Anche gli altri andarono nelle loro stanze, ma Abby prima di entrare bloccò Tony, assicurandosi che gli altri non li vedessero.
Abby: "Tony, stamattina ho fatto delle analisi, e ho scoperto una cosa..."
Tony: "Che cosa?"
Abby: "Tu hai il gene mutante."
Tony: "Lo so. Sono uno di loro. L'hai detto al Capo?"
Abby: "No. Se non gliel'hai detto tu non vedo perchè devo dirglielo io. Comunque puoi starne certo che il tuo segreto è al sicuro con me."
Tony: "Grazie, Abby" rispose. Poi ognuno entrò nella propria camera.

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Capitolo 9
*** 9 ***


11

Aveva appena finito di mangiare, quando Kate decise di andare a cercare Gibbs per parlargli a quattr'occhi. Lo trovò che girava per il piano terra, curiosando.
Gibbs: "Ciao, Kate." la salutò, avvicinandosi a lei.
Kate: "Ciao, Capo. Posso chiederti una cosa? Perché è venuta anche Abby?"
Gibbs: "Perché voglio verificare alcuni miei sospetti." rispose.
Kate: "Che tipo di sospetti?"
Gibbs: "Credo che tua sorella sia innocente."
Gli occhi di Kate si illuminarono, guardandolo negli occhi.
Kate: "Davvero?"
Gibbs sorrise.
Gibbs: "Sì, ma non la pensa così il JAG."
Kate: "Che cosa c'entra il JAG?"
Gibbs: "È stata aperta un'indagine sulla faccenda da parte loro. Tua sorella farà meglio a trovarsi un buon avvocato."
Kate: "Sara ha già un buon avvocato. Tony non te l'ha detto?"
Gibbs: "No. Non abbiamo ancora avuto modo di parlarne. Chi è?"
Kate: "Mattew Murdock. All'università mi ha tirato fuori dai guai parecchie volte, ed ha una specie di contratto con noi della scuola."
Gibbs: "Ho sentito parlare di lui. Un avvocato non vedente non passa certo inosservato."
Kate: "È cieco, ma ciò non significa che non sia un ottimo avvocato!" esclamò, scaldandosi.
Gibbs: "Non l'ho mai detto. Non c'è bisogno di alzare la voce, sono sicuro che il tuo ragazzo riuscirà a tirare fuori dai guai tua sorella. E io vedrò di aiutarlo per quanto possibile. Ho già detto a McGee di fare altre ricerche."
Kate lo guardò di nuovo negli occhi, poi non ce la fece più, ebbe un crollo emotivo e scoppiò a piangere.
Gibbs la abbracciò, cercando di farla calmare, finché non arrivò Logan che, vedendo la ragazza piangere, si avvicinò e guardò male Gibbs.
Logan: "Che cosa le hai fatto, Sbirro?"
Gibbs: "Niente. Ha solo avuto un crollo emotivo. È normale nelle donne incinte."
Kate si calmò, e guardò Gibbs.
Kate: "Come l'hai capito?"
Gibbs: "Ho riconosciuto i sintomi. Comunque può stare tranquillo, Logan. Non ho fatto nulla a sua figlia."
Logan non rispose, si limitò a scrutarlo di traverso, mentre Kate si allontanava, asciugandosi le lacrime.

La ragazza si era calmata; aveva chiamato Matt per sapere se c'erano novità su Sara, ma non aveva ancora avuto il coraggio di dirgli che era incinta. Lui era a Washington per riuscire ad avere nuove informazioni, e certo non era proprio il massimo del tatto dirglielo al telefono.
Si diresse verso l'aula di musica; aveva voglia di suonare. Stare davanti al pianoforte la rilassava.
Entrò nella stanza e vide Gambit, seduto su una delle panche con un'espressione concentrata, che lanciava una per volta le sue carte verso il cestino, cercando di fare canestro. Nonostante si fosse accorto dell'arrivo della ragazza, non alzò lo sguardo e non la considerò, continuando a lanciare le carte nel cestino.
Kate si sedette sullo sgabellino di fronte al pianoforte, poi si girò verso il ragazzo.
Kate: "Tutto bene, Remy?" chiese, scrutandolo.
Remy rispose con un grugnito nervoso.
Kate: "C'è qualcosa che non va?" continuò.
Gambit, finalmente, si decise a rispondere:
Remy: "Kate, io sono il tuo migliore amico, giusto?"
Kate: "Sì."
Remy: "Quindi di me puoi fidarti..."
Kate: "Sì, è così."
Remy: "Allora perché non me l'hai detto?"
Kate: "Che cosa?"
Remy: "Che stai con Murdock e aspetti un bambino da lui."
La ragazza ci pensò su un attimo, poi rispose:
Kate: "Volevo dirtelo, ma non ho fatto in tempo. È scoppiato tutto questo casino e..."
Il giovane sorrise, alzando gli occhi su di lei.
Remy: "Va bene, non ti preoccupare, sei perdonata."
La ragazza rispose al sorriso, e i due si guardarono un attimo in silenzio.
Remy: "Da quanto tempo state insieme?" chiese, alzandosi e andandosi a sedere anche lui sulla panchetta davanti al pianoforte, accanto a lei.
Kate: "Da fine luglio."
Remy: "E di quanto sei?"
Kate: "Se non ho fatto male i calcoli, è stato concepito il 30 agosto. Dovrebbe nascere attorno al 20 di maggio. Ma cos'è questo terzo grado?"
Remy: "Semplice curiosità. Quindi stavate insieme da circa un mese... Come mai questa improvvisa voglia di avere un figlio?"
Kate: "In realtà non era programmato. È stato un errore di calcolo."
Remy sorrise di nuovo.
Remy: "Già, come quella volta 10 anni fa..."
Kate: "Quella volta era un falso allarme, e se tu fossi stato più attento la nostra prima volta, avresti risparmiato lo spavento che ci siamo presi!"
Remy: "Hey, ragazza, certe cose si fanno in due! Non era colpa mia se era la tua prima volta e non sapevi neanche da che parte cominciare!"
Kate: "Certo, ma proprio perché era la mia prima volta, eri tu quello che doveva stare più attento! Certo, però, posso dire che sei stato un ottimo maestro."
Remy: "Davvero?"
Kate: "Davvero. I tuoi insegnamenti mi sono serviti in seguito."
Remy: "Con Matt, scommetto."
Kate: "No, per cose che ho fatto e di cui non vado molto fiera." disse, abbassando gli occhi sui tasti del pianoforte.
Remy: "Quali cose?"
Kate: "Cose che ho fatto all'università. Anche se sei il mio migliore amico, ci sono alcune cose che è meglio che non sai di me."
Remy: "Lo stesso vale per me." rispose, enigmatico, poi guardò il pianoforte "Che dici, mi suoni qualcosa?"
Kate: "Che cosa vuoi che ti suoni?"
Remy: "Lo sai." rispose enigmatico.
Kate: "Quale, la melodia che suonavo quando siamo diventati amici?"
Remy: "Beh, amici non direi proprio, visto che quel giorno stesso siamo andati a letto insieme, però intendevo proprio quella." Kate lo guardò di traverso "Tranquilla, non ti salterò addosso. Non lo farei mai con la mia migliore amica!"
Kate: "L'hai fatto, però."
Remy: "In quel periodo non eri la mia migliore amica, ma la mia ragazza."
La giovane si addolcì e cominciò a suonare la "Sonata al chiaro di Luna" di Beethoven. Quando ebbe finito, Remy la guardò dolcemente.
Remy: "Sei sempre molto brava, sai?"
Kate: "Grazie."
Remy: "Comunque, prima o poi dovrò fare quattro chiacchiere con questo ragazzo!" scherzò, abbassando la testa al livello della pancia di lei.
Kate: "Perché?"
Remy: "Perché lo zio Remy dovrà insegnargli come comportarsi con le ragazze, chérie!"
Kate: "Oh, per carità! Non voglio un figlio che sia una tua copia! E poi non so ancora di che sesso è."
Remy: "Beh, se sarà una femmina, allora lo zio Remy dovrà fare l'esame a tutti i ragazzi che vorranno uscire con lei!"
Kate: "Idiota!" esclamò, scherzosa, poi continuò "Ho fame. Mi accompagni in cucina?"
Il ragazzo l'aiutò ad alzarsi e le porse galantemente il braccio, accompagnandola in cucina.

Sara era in biblioteca e tentava di leggere qualcosa senza prestare in realtà la benché minima attenzione a quello che aveva davanti, mentre Tony, seduto accanto a lei, giocherellava col suo cellulare. A quanto pareva aveva preso molto sul serio il compito di sorvegliarla, o forse semplicemente aveva dei buoni motivi per evitare il resto della sua squadra, fatto sta che in quei giorni non l’aveva mollata un attimo, cosa che le dava un certo nervosismo. Riempire le giornate era già un problema di per sé, ora che non poteva neppure tornare ad insegnare, perlomeno non finché aveva un’accusa di triplice omicidio a penderle sulle spalle. E ora, con Tony sempre dietro, non poteva neppure tentare di divertirsi in qualche altra maniera. La percezione di una macchina che si fermava davanti al cancello la risvegliò dallo stato di semi-torpore in cui era sprofondata. Alzò la testa e restò in attesa di riuscire a sentire delle voci per capire chi fosse. Magari era soltanto Matt che era tornato da Washington oppure… no, quella voce decisamente non la conosceva. Senza dire una parola si alzò e iniziò a camminare in direzione dell’ingresso. Tony si accorse che si stava alzando solo dopo che lo ebbe superato e con un balzo, rischiando anche una bella caduta dalla sedia, si alzò anche lui e la seguì. Mano a mano che si avvicinavano all’ingresso, si facevano sempre più distinte due voci che discutevano animatamente. Uno era certamente Logan e l’altro… a differenza della ragazza, Tony conosceva benissimo quella voce.
Logan: “…e invece io le dico che se si presenta così e finché l’avvocato di mia figlia non sarà presente, può anche scordarsi di parlare con lei!”
Sara: “Papà, cosa succede?” chiese avvicinandosi.
Logan: “Sara, per favore torna di là. Me la sbrigo io con questo ‘signore’”
Tony si avvicinò e osservò attentamente il nuovo arrivato, una loro vecchia conoscenza, che una volta erano quasi riusciti a buttare dentro con l’accusa di omicidio. Poi era risultato che si erano sbagliati, ma intanto un po’ di rivalità fra le due parti era rimasta.
Tony: “Avvocato Rabb…” disse portandosi una mano alla fronte in quella che era la buffa imitazione di un saluto militare “a cosa dobbiamo la sua visita?”
Rabb: “Agente DiNozzo… Mi occupo del caso per conto del JAG. Sono qui per parlare con la signorina…” e indicò Sara con un cenno della testa.
Sara: “Con me? Cosa c’entra il JAG?!”
Rabb: “Lei è accusata dell’omicidio di tre marines, quindi…”
Sara: “Ma io non ho ucciso proprio nessuno!” ribatté in tono nervoso.
Rabb: “Quello che mi interessa è soltanto parlare un momento con lei, in maniera del tutto non ufficiale…”
Logan: “Lo sappiamo tutti a cosa portano le vostre ‘chiacchierate amichevoli’, quindi, come le ho già detto, mia figlia non parlerà proprio con nessuno se non in presenza del suo avvocato.”
Sara: “Per quanto mi riguarda posso anche parlarci, non ho fatto nulla e non ho niente da nascondere, io!” disse in tono irritato. Vedere tutti così preoccupati per lei la rendeva ancora più nervosa di quanto già non fosse.
Tony: “Sara, sul serio, non ti conviene parlare con lui senza il tuo avocato presente.”
Sara: “Ma io… Bene allora, tanto Matt dovrebbe tornare tra poco!”
Rabb: “Matt…? Modo piuttosto informale per rivolgersi al proprio avvocato. Ma d’altra parte avere lo stesso handicap deve avvicinare molto. Certo che è strano, un avvocato cieco che difende una non vedente.”
Sara: “E allora? Cosa c’è di tanto strano?” ringhiò. Quel tipo iniziava proprio a starle sulle scatole.
Kate: -lo fa soltanto per farti innervosire, non stare al suo gioco.- le comunicò telepaticamente arrivando alle sue spalle. Poi si rivolse a Rabb “Avvocato, se non ha nient’altro da fare qui può anche andarsene. Mia sorella non parlerà con lei. E questa è proprietà privata”
Rabb: “Subito in soccorso delle propria gemellina... come ha fatto a sapere che ero qui, gliel’ha comunicato sua sorella col pensiero?” la sua provocazione non incontrò nessuna risposta, per cui l’avvocato si rimise il cappello in testa “Sappiate che comunque questo non depone a vostro favore. Ci rivedremo in tribunale.” E con un cenno del capo uscì.

Quando Rabb se ne fu andato la tensione tra i presenti non si dissipò affatto. Anzi, se possibile, Sara sembrava ancora più nervosa di prima e prese a camminare nervosamente su e giù per il corridoio.
Sara: “Il JAG… Il JAG! Mi metteranno dentro! Mi metteranno dentro e butteranno via la chiave! Buttare via la chiave…? Ma che dico, mi daranno direttamente la pena di morte! Accidenti!”
Kate: “Ti assicuro che non lo permetteremo, sorellina.” Disse cercando di calmarla.
Sara: “Non gli serve il nostro permesso! Lo faranno e basta! Accidenti, non può essere! Io non devo morire così, né adesso!”
Kate: “Adesso cerca di calmarti. Vedrai che Matt troverà una soluzione.”
Sara: “Il tuo ragazzo sarà anche un buon avvocato, ma non mi sembra ci sia molto da fare! E’ tutto contro di me!” continuò con aria esasperata.
Kate: “Ma vedrai che… Dio, mi gira la testa.”
A sentire che sua sorella non stava bene, Sara si fermò di botto, le si avvicinò e la prese sottobraccio.
Sara: “Certo che ti gira la testa! Non devi innervosirti così, sei incinta!” disse in tono improvvisamente dolce. “Andiamo di là a sederci.” E la trascinò su uno dei divani del grande salone della scuola. E fu proprio lì, intente a chiacchierare, che le trovò Matt quando tornò finalmente da Washington.
Si avvicinò alle due ragazze, poi si rivolse subito a Sara:
Matt: “Ho saputo che è venuto qui l’avvocato Rabb del JAG per parlare con te…” iniziò. La ragazza rimase perplessa. Sua sorella era incinta e lui si rivolgeva prima a lei?!
Sara: -gliel’hai detto, vero Kate?- rivolse il proprio pensiero alla sorella, sapendo che l’avrebbe sentita.
Kate: -ancora no… Non mi sembrava il massimo farlo per telefono.- “si ma gli abbiamo detto che non poteva parlarci finché tu non fossi arrivato, e che probabilmente non ci avrebbe parlato comunque.” Rispose al posto della sorella.
Matt: “Bene. Adesso però sarebbe ora che io e te ci facessimo due chiacchiere in maniera più seria che l’altra volta, Sara.”
Sara: -Ma.. Dio, dovresti dirglielo!- continuò rivolta alla sorella, poi rispose a Matt “si, certo, va bene.”
Matt: “Bene. C’è una stanza libera che possiamo usare?”
Kate: “Ci sono delle aule vuote, o la biblioteca, oppure possiamo adattare la stanza del pericolo…”
Matt: “Un’aula in disuso andrà benissimo.”
Sara: “Allora potremmo usare la vecchia aula di scienze.”
Matt: “Andiamo allora.”
Lui e Sara si allontanarono per il corridoio lasciando lì Kate, e raggiunsero un’aula vuota. Entrarono e Matt occupò la poltrona dietro la cattedra, mentre Sara chiuse la porta e poi si sedette su uno dei banchi di fronte a lui.
Sara: “Allora, cosa devi chiedermi?”
Matt: “Ho bisogno dei dettagli. Di tutti i dettagli.”
Sara: “Ok.” E iniziò a raccontare. Quando ebbe finito ci furono due minuti di silenzio, poi Matt si decise a parlare.
Matt: “Devo ammettere che la soluzione non è per nulla buona. Sembra tutto puntare su di te.”
Sara: “Ma non sono stata io… Mica giro con i miei libri preferiti in tasca! Pesano! E poi se proprio volessi compiere un omicidio cercherei di non lasciare tutte quelle tracce!”
Matt: “Non ho detto che sei stata tu. Ti credo quando dici che sei innocente. Dico solo che l’accusa saprà come girare certi indizi a proprio favore.”
Sara: “E quindi…”
Matt: “E quindi dovremo mettere a punto una strategia di difesa.”
Sara: “Certo che… ci mancava solo questo! Con Kate incinta poi… Non dovrebbe innervosirsi…”
Matt: “Come hai detto? Kate è cosa?!”
Sara: “Oh, no… Mi ero dimenticata che ancora non te l’ha detto. Beh, sono sicura che l’avrebbe fatto presto e… Comunque siete una bella coppia” concluse saltando giù dal tavolo e avviandosi verso la porta. L’aprì e si ritrovò davanti Kate.
Kate: “Ero… Ero venuta a vedere come andava.”
Sara: “Oh… Tutto bene, abbiamo appena finito.” Disse con aria di nonchalance. Poi aggiunse a mezza voce “Forse mi sono lasciata scappare qualcosa… Tipo che sei incinta… Ma fa nulla!” e si allontanò per il corridoio di corsa prima che lei potesse seguirla.

Dopo che Sara fu uscita, tra Kate e Matt ci fu qualche minuto di silenzio. Lei era rimasta in piedi, tenendo gli occhi bassi, mentre lui si rigirava nervosamente tra le mani i suoi occhiali con lenti scure.
Alla fine, Matt prese la mano di Kate e la fece avvicinare a sé.
Matt: "È vero quello che ha detto tua sorella? Aspetti un bambino?"
Kate: "Sì, è tutto vero."
Matt: "E il padre sei sicura che sono io?"
Kate: "Certo che ne sono sicura!"
Matt: "È che, visto quello che facevi all'università, magari non..."
Kate si sedette in braccio all'uomo, passandogli una mano tra i capelli.
Kate: "Quelle cose ho smesso di farle quando mi hai trovato casa a Washington, era la condizione per poter usufruire dell'appartamento. Il bambino è tuo, ne sono certa al 100 %."
Matt: "Perché non me l'hai detto che eri incinta?"
Kate: "Perché non volevo dirtelo al telefono, e volevo trovare il momento giusto per farlo."
Matt: "Beh, a quanto pare tua sorella ti ha battuto sul tempo." sorrise "Comunque sia, suppongo che tu abbia già deciso di tenerlo..."
Kate: "Non abortirei mai, per principio. Solo il pensiero che una nuova vita stia crescendo dentro di me mi impedisce di farlo. E poi è figlio dell'uomo che amo, come potrei...?"
Matt non rispose, le passò una mano sul viso, poi la poggiò sulla pancia di lei e la baciò dolcemente.

Matt se ne andò poco prima di cena, aveva del lavoro da fare e non poteva trattenersi troppo alla scuola.
Kate aveva appena finito di mangiare e stava tornando alla sua camera, quando incrociò Emma Frost.
La donna la guardava con un sorriso perfido; Kate odiava Emma, più di quanto odiasse la Fenice, e il sentimento pareva reciproco.
Kate: "Che cosa è quel sorriso che hai stampato in faccia, Frost?" chiese, guardandola con odio.
Emma: "Nulla, Kate, solo pensavo... come hai fatto a convincere Matt che il bastardino che porti in grembo è suo? Io, fossi in lui, avrei preteso l'esame del DNA."
Kate: "Non provare mai più a chiamare mio figlio in quel modo!"
Emma: "Ora non farai la santarellina? Non mi dirai che non ti sei portata a letto nessun altro, a parte Matt?"
Kate: "Certo che no!"
Emma rise.
Emma: "Questa è la bugia più grossa che ho mai sentito! Ma per favore!"
Kate non ce la fece più, e si scagliò contro di lei a pugni serrati. Emma si trasformò immediatamente in diamante, e la respinse, facendola cadere a terra, con un labbro sanguinante e qualche escoriazione. Si stava per rialzare per tentare di nuovo, quando Remy, che passando di lì aveva assistito alla scena, la bloccò.
Remy: "Andiamo, Kate! Non ne vale la pena!" e la trascinò via.
Kate: "Lasciami! Volevo darle quel che si merita!"
Remy: "No, Kate, è meglio se non ti agiti nelle tue condizioni! Ora ti porto in infermeria a medicarti le ferite."
Kate: "Sto bene!" obiettò.
Remy: "No, hai un taglio sul labbro che continua a sanguinar..." si bloccò di colpo vedendo che non c'era più nessun taglio sul labbro. L'unica evidenza del fatto che poco prima, lì, c'era una ferita era un po' di sangue che già cominciava ad asciugarsi, ma non c'era neanche l'ombra di un taglio o una piccola cicatrice "ma come è possibile?"
Kate si passò una mano sul labbro, asciugandosi il sangue.
Kate: "Ah, mi ero dimenticata di controllarmi..."
Remy: "Che cos'è questa storia? Eri ferita, fino a poco fa."
Kate: "E ora non lo sono più. Capita, sai?"
Remy: "Sì, ma solo a Wolverine o a X-23. Tu non hai la rigenerazione."
Kate: "E invece sì, l'ho ereditato da mio padre."
Remy: "Tuo padre? Ma i tuoi genitori non sono mutanti."
Kate: "Quelli che ci hanno abbandonato a 15 anni non sono i nostri veri genitori, Remy, anche se ho sempre detto il contrario. Sara non se lo ricorda, ma noi siamo figlie di un mutante."
Remy: "Un mutante? Qualcuno che conosco?"
La ragazza lo guardò eloquentemente.
Remy: "Ah, capisco. E lui lo sa?"
Kate: "Non se lo ricorda."
Mentre camminavano nei corridoi, incrociarono Gibbs, che li fermò.
Gibbs: "Kate, posso parlarti?"

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Capitolo 10
*** 10 ***


Kate: "Dimmi, Capo..."
Gibbs: "Vorrei parlarti in privato, se è possibile." Rispose, indicando Remy.
Kate: "Non ti preoccupare di Gambit, dimmi tutto."
Gibbs: "Avevo chiesto a McGee di fare delle ricerche, ho qui i risultati." mostrò alla ragazza il fascicolo che aveva in mano "Che cosa sai dirmi di Logan?"
Kate: "Che cosa vuoi sapere?"
Gibbs: "Ad esempio lo sapevi che ha due figlie biologiche?"
Kate: "In realtà sono tre, se si conta anche il suo clone, Laura Kinney."
Gibbs: "Quindi lo sapevi..."
Kate: "Certo! peccato che papà non se lo ricordi!"
Logan: "Ricordarmi cosa?" chiese, avvicinandosi; passava di lì per caso e aveva sentito parte del discorso.
Gibbs: "Che hai due figlie biologiche, Logan."
Logan: "Che cosa? No, è impossibile, me lo ricorderei."
Kate: "Visti i tuoi precedenti, non credo proprio."
Logan: "Ah... e sai chi potrebbero essere?"
Kate fece un cenno a Remy, che caricò una delle sue carte, rendendola tagliente, lei prese la carta e la passò sul suo braccio sinistro, procurandosi un taglio lungo e profondo.
Logan: "Kate! Ma che diavolo fai?! Vuoi morire dissanguata?" ma spalancò gli occhi, stupito, quando vide la ferita richiudersi.
Kate: "Scusa, papà. Non sai quante volte avrei voluto dirti tutto... Ma neanche mia sorella si ricorda di te, non si ricorda neanche dell'orfanotrofio..."
Gibbs: "Orfanotrofio? Ecco perché mi sembrava di averti già visto! Tu e tua sorella siete le due gemelle di quattro anni che mia moglie seguiva all'orfanotrofio di Salt Lake City! Una volta ero venuto anche io a trovarvi."
Kate: "Sì, sono proprio io. E ricorderai anche il ragazzo di 14 anni che stava sempre con noi..."
Gibbs: "Alexander qualcosa..."
Kate: "Alexander Summers, fratello minore di Scott. Era all'orfanotrofio con noi, e lo abbiamo ritrovato qui, solo che non ci ha riconosciute."
Remy: "Tu eri in orfanotrofio con Havok?"
Kate: "E' così."
Logan: "Mi dispiace di avervi abbandonato, Rose..." e le fece una carezza affettuosa. Lei sorrise.
Gibbs: "Quindi tua sorella deve essere Elizabeth."
Logan: "Io la chiamavo Beth."
Gibbs: "Come sua madre." aprì il fascicolo e lesse "Elizabeth Howlett, moglie di James Howlett, tu." indicò Logan "Morta di parto all'età di 16 anni, dando alla luce Rose ed Elizabeth. Pare che avesse una sorella gemella."
Kate: "Non so nulla di mia madre. Davvero ho una zia? Come si chiama?"
Gibbs: "Si chiama Jean Grey." Notò gli sguardi stupiti degli altri tre "Qualcosa non va? La conoscete?"
Kate: "Certo che la conosciamo! Mio padre anche in senso biblico!"
Il Capo guardò di traverso Wolverine, con un sorrisino.
Logan: "Ehm... è stata la moglie di Ciclope, ed è, nelle realtà alternative da cui provengono, la madre di Rachel e Nathan Summers."
Gibbs: "Nelle realtà alternative da cui provengono?" chiese, scettico.
Kate: "Gibbs, siamo mutanti, e hai visto di che tecnologie disponiamo, quindi tutto è possibile!"
Logan: "Comunque Jean ha fatto cornuto Ciclope, con me."
Kate: "Ed io non la potevo soffrire..." fece una pausa, poi si voltò verso Remy "Ho fame, mi accompagni in cucina?"
Remy le porse il braccio ed entrambi si allontanarono.
Logan: "Così io mi chiamo James Howlett... hai scoperto altro, Gibbs?"
Gibbs: "Chiamami Jethro. No, al momento non so nient'altro. Comunque mi ricordo che mia moglie diceva sempre che le bambine dovevano aver avuto dei pessimi genitori: avevano le braccia piene di segni di iniezioni, ed avevano una grave dipendenza da eroina."
Logan: "Io ho tentato in ogni modo di farle disintossicare. Anche la madre era dipendente da eroina, ma il mio capo... Striker..."
Gibbs: "Ecco perché sapeva il tuo nome, quando ha rapito Sara..."
Logan: "Già. Lui non voleva disintossicarle, voleva fare degli esperimenti, come ha fatto con me." e si guardò le mani, le cui ossa erano foderate di quel metallo indistruttibile chiamato adamantio.
Gibbs: "Si farebbe di tutto per la propria famiglia."
Logan: "Sì."
Gibbs: "Mia moglie voleva adottarle."
Logan: "Perché non l'avete fatto?"
Gibbs: "Lei era l'assistente sociale dell'orfanotrofio. Se non avesse già superato l'età adottabile, avrebbe anche voluto chiedere l'adozione di Summers. Per le bambine, non abbiamo potuto farlo perché davanti a noi, nella lista c'erano i Warfury. Loro non avevano figli, e noi ne avevamo già una di due anni. Ma forse è meglio che sia andata così."
Logan: "Perché?"
Gibbs: "Shannon e Kelly, mia moglie e mia figlia, sono morte 15 anni fa."
Logan: "Capisco."

Nel frattempo, in un’altra ala della scuola, Abby diventava sempre più impaziente. Aveva un appuntamento con Sara per fare dei rilievi e delle analisi sulle sue capacità e metterli a confronto con le prove trovate sulla scena del delitto, ma la ragazza tardava a presentarsi. L’appuntamento era quasi tre quarti d’ora prima e di Sara neppure l’ombra. Tra l’altro non si fidava neppure a lasciare il laboratorio che le avevano messo a disposizione, per paura che lei potesse arrivare e non trovarla, e anche perché non aveva la minima idea di come muoversi lì dentro. Finalmente qualcuno si affacciò alla porta della stanza.
Abby: “Era ora, è più di mezz’ora che asp-” iniziò la frase con un certo fervore ma si bloccò a metà “scusa Kate, pensavo fosse tua sorella… Sai che fine ha fatto?” concluse accorgendosi dell’errore.
Kate: “Non si è presentata?” il suo tono di voce era a metà tra l’incredulo e lo spazientito.
Abby: “No, non si è presentata!”
Kate: “Mi farà perdere la pazienza prima o poi! Mi tocca sempre fare la sorella maggiore! Ma dico io, se siamo gemelle non dovrebbe essercene bisogno!” Abby la guardò senza sapere che dire e fece spallucce. “Posso pure capirla se non le piace essere analizzata come una cavia, ma è per il suo bene! Ah, ma se la prendo…!” Kate continuò il suo sfogo, poi si accorse che stava divagando e si fermò.
Abby: “Come facciamo a trovarla?”
Kate: “Aspetta un momento…” si concentrò fino a localizzare la sorella –Si può sapere cosa stai facendo?! Devi venire da Abby per le analisi, te lo ricordi o no?!-
Sara: -Me n’ero dimenticata...- rispose con noncuranza dall’altro capo della scuola.
Kate: -Sei una pessima bugiarda.-
Sara: -Ok, non mi andava di farle. E allora?-
Kate: -E allora?! E allora?! Ma Cristo Santo, ti rendi conto che possono darti la pena di morte?!-
Sara: -Ok, ok, ho capito, non agitarti. Arrivo.- concluse. Si presentò al laboratorio cinque minuti dopo, con un paio di scarpe da ginnastica slacciate e una tuta da basket.
Kate: “Ma che ci fai conciata così?” esclamò spalancando gli occhi.
Sara: “Stavo facendo una partita con Tony… sbrighiamoci, così torno di là.” Rispose in tono scocciato.
Abby: “Andiamo, vedrai che non sarà una cosa lunga. Siediti.” Disse alludendo ad una poltrona che somigliava a quella di uno studio dentistico.
Sara: “Cosa devo fare?” disse sedendosi con aria nervosa.
Abby: “Stai tranquilla e quando te lo dirò io, scarica l’energia verso il tavolo davanti a te. Sopra ci sono dei polli che ho fatto venire dalla cucina, in questo modo avremmo una traccia dei segni che lasciano i tuoi poteri e potrò misurare la potenza delle scariche che puoi creare!” rispose con il suo solito tono entusiastico saltellandole intorno mentre le sistemava degli elettrodi.
Sara: “Ma io non so di preciso quanta forza ci ho messo alla base, e poi lì non portavo i guanti, la potenza era diversa…” obiettò.
Abby: “I guanti te li farò levare se ci sarà bisogno. Tu, non preoccuparti, mettici tutta la potenza che puoi per ora. Poi casomai faremo un’altra prova con minore potenza.”
Sara annuì nervosamente e poi scaricò tutta l’energia che poteva. Subito il caratteristico odore della carne bruciata riempì l’aria e le luci presero ad abbassarsi ad intermittenza. Infine gli strumenti a cui Abby aveva attaccato gli elettrodi iniziarono a produrre scintille per poi bruciarsi del tutto.
Abby: “Accidenti, impressionante…” mormorò esaminando i suoi poveri strumenti “sono del tutto fusi…”
Sara: “Devo fare qualcos’altro?” chiese.
Abby: “No… No, non credo che sia necessario… E poi anche volendo…”
Sara: “Allora torno giù da Tony.” Disse alzandosi il più in fretta possibile con aria sollevata. Non le piaceva proprio fare la cavia “ci vediamo a cena!” e scappò fuori dalla stanza.
Kate la osservò allontanarsi e poi quando fu abbastanza lontana si rivolse ad Abby.
Kate: “La situazione non è buona vero? Gli strumenti sono saltati tutti…”
Abby: “No, non è affatto buona.” Confermò “Possiamo solo sperare che le tracce di bruciature sui cadaveri siano diverse da queste.” Disse prendendo in mano i due polli ormai completamente carbonizzati. “Ah, eccoti McGee!”
Tim era appena entrato nella stanza e osservava i due polli in mano alla Dark Lady con aria perplessa.
McGee: “Come sono andate le analisi?”
Abby: “Mi ha fuso gli strumenti.” Rispose mettendogli in mano i polli carbonizzati. Il ragazzo li osservò con aria perplessa e semidisgustata.
McGee: “Che significa che ti ha fuso gli strumenti?!? E poi che devo farci con questi?”
Abby: “Significa che se la fai arrabbiare può incenerirti in meno di mezzo secondo. Quelli vanno portati a Ducky in modo che possa confrontarli con le bruciature sui marines.”
Kate: “Speriamo che dimostrino che mia sorella non c’entra nulla…” disse “E speriamo che Ducky riesca ad analizzare tutto abbastanza in fretta. Domani comincia il processo, il JAG ha fretta a quanto pare.”
McGee: “Già… Se sotto c’è il sospetto che qualcuno di loro non si sia comportato come avrebbe dovuto cercano sempre di insabbiare tutto in fretta. Sapete dov’è Ziva? Mi faccio accompagnare da lei a Washington…”
Abby: “Credo sia uscita in volo con Arcangelo.”
McGee: “Quei due passano molto tempo insieme ultimamente…”
Kate: “E lo stesso fanno mia sorella e Dark Angel.”
Abby: “Guarda caso…”
McGee: "Dark Angel?"
Abby: "Tony. Non l'hai capito che anche lui è un mutante?"
McGee: "Ecco perchè si comporta in questo modo. Che poteri ha?" disse, per nulla sorpreso.
Kate: “Gli stessi di Arcangelo. Comunque speriamo si sveglino in fretta, tutti e quattro.”
McGee: “Ziva ucciderebbe pur di non ammettere che è innamorata di Tony. Comunque ora vado a cercarla.” e detto questo uscì dalla stanza.
Abby: “Tim ha ragione…”
Kate: “Si, e lo stesso vale per mia sorella nei confronti di Warren. In quanto a quei due… Non hanno capito nulla sul serio secondo me.”
Abby: “I soliti uomini.”
Kate sorrise, poi insieme uscirono dalla stanza.

Ziva e Warren rientrarono verso le sei di sera.
Erano stati fuori tutto il pomeriggio, Warren voleva mostrarle il mondo dal suo punto di vista, portandola in volo dove poteva arrivare.
Ziva: "Wow! che spasso! E' davvero divertente volare in questo modo!"
Warren: "Te l'avevo detto che è molto meglio che volare sull'aereo." Rispose mentre si incamminavano nel piano terra della scuola.
Warren: "Chissà dov'è finita Sara..." si chiese, guardandosi intorno.
Ziva: "Sarà insieme a Tony. Quei due non si mollano un attimo, sono insopportabili!"
Warren: "Invece tu sei stupenda..."
Ziva si bloccò e lo guardò, stupita, ma Warren non le diede il tempo di replicare e la baciò.

Sara cercava Warren da più di un’ora. Inizialmente non aveva la più pallida idea di dove si trovasse, poi era riuscita finalmente a localizzarlo: era giù, nella palestra coperta. Aveva così deciso di raggiungerlo. A metà strada verso la palestra incrociò Tony. Strano che non fosse con Warren: di solito preparavano le lezioni di educazione fisica insieme e probabilmente era proprio quello che stava facendo Warren in palestra, quale altro motivo avrebbe avuto per stare li sotto da solo?
Tony: “Ciao!” disse con una nota calda nella voce.
Sara: “Ciao Tony! Cambiato profumo?”
Tony: “Si! Ti piace?”
Sara: “E’ più legnoso. Io amo i profumi tipo il sandalo.”
Tony: “Ce ne dovrebbe essere un po’ dentro.”
Sara: “Lo so. Che fai di bello?”
Tony: “Cercavo Ziva. Non riesco a trovarla.”
Sara: “Io sto cercando Warren. O meglio, sto andando da lui ora. Magari posso darti una mano poi con Ziva, anche se sarà difficile che ci riesca. Ziva è un’incognita per me.”
Tony: “Beh, per ora ti accompagno, poi vediamo.”
Sara: “ok, allora scendiamo in palestra.”
Percorsero diversi corridoi in silenzio, ognuno assorbito nei propri pensieri. Quelle poche settimane avevano cambiato molte, troppe cose nella vita di entrambi. Nella vita di tutti. E tutti erano più o meno coscienti di questo. Ma se per un Timothy McGee questo significava solo aver visto macchinari che non aveva mai visto prima se non nei suoi sogni, per gli abitanti della scuola significava che molto probabilmente alla fine di tutta quella storia tutto il mondo avrebbe saputo della loro esistenza. Per Tony significava che aveva un novanta per cento di possibilità di venire scoperto e sbattuto fuori dall’NCIS. E gli altri, come l’avrebbero presa? E Sara si chiedeva se alla fine sarebbe rimasta libera. Perché, si l’NCIS le credeva, ma il JAG, i giudici, il mondo l’avrebbe fatto? Avrebbero creduto ad una persona che poteva far saltare la corrente con uno schiocco di dita? Chi avrebbe mai immaginato che poche settimane potessero cambiare così la vita?
Furono riscossi dalle proprie riflessioni nel corridoio della palestra, quando si accorsero che li le luci erano spente. Fuori pioveva e, a detta di Tony, nel corridoio non si vedeva un accidenti. Secondo quanto Sara poteva sentire anche le luci della palestra erano spente. Che accidenti stava succedendo? Perché Warren era li sotto da solo con le luci spente? Possibile che si fosse sbagliata? Aprì la porta senza bussare. Prima che potesse realizzare cosa stava succedendo, Tony esclamò:
Tony: “Ziva?! Che diavolo...”
Era cieca, non stupida, e se le persone mentivano, gli odori non lo facevano mai. Ziva era in quella stanza e lei e Warren si stavano baciando.
Sara: “Io.. cioè, noi.. scusate!” disse.
Iniziò a percorrere il corridoio di corsa a ritroso. Se non fosse stato vuoto, avrebbe di certo travolto qualcuno. Senza saperne il motivo, si sentiva furiosa. Pur tenendo i guanti, iniziò ad emettere scintille.
Warren: “Sara!” la chiamò mentre la raggiungeva.
Lei non si voltò finche lui non la prese per un braccio.
Warren: “Cosa ti prende?”
Sara: “Warren, fai silenzio o ti levo le piume ad una ad una!” disse in un crescendo di voce.
Warren: “Ma per cosa?!”
Sara: “Proprio non ci arrivi? Pensavo te ne importasse di più.”
Warren: “Di cosa?”
Sara: “Lascia perdere.”
Ziva: “Non credi di stare esagerando? Non è mica il tuo uomo.” Disse raggiungendoli.
Sara: “Non osare parlarmi Davìd! Te lo insegnano al Mossad a fare la rovinafamiglie o sei autodidatta? Sono curiosa...” Sibilò.
Ziva: “Se non riesci a tenerti stretto un uomo non è colpa mia.” rispose.
Sara: “MA COME TI PERMETTI? IO TI..” alzò la mano per tirarle un pugno, ma qualcuno la fermò.
Tony la teneva stretta e le bloccava il braccio, impedendole quasi di muoversi.
Sara: “Lasciami Tony!” urlò cercando di divincolarsi.
Tony: “No, non ti lascio. Faresti del male a qualcuno, ma soprattutto a te stessa.”
Sara: “Ti prego lasciami! Lasciami!” Senza accorgersene stava piangendo.
Tony la lasciò andare e lei scappò in camera sua. Warren fece un passo in avanti per raggiungerla, ma Tony lo fermò.
Tony: “Faresti più danni di quelli che non hai già fatto Arcangelo!” esclamò con aria dura.
Poi la seguì per il corridoio, lasciando Ziva e Warren a guardarsi perplessi. Una volta raggiunta la sua camera bussò alla porta, poi entrò pur non avendo ricevuto una risposta. Il fatto che lei non lo avesse disintegrato come aveva aperto la porta gli diede la percezione di come stesse. Era seduta sul letto con le spalle poggiate al muro e un cuscino stretto al petto. Senza una parola Tony si sedette di fianco a lei.
Sara: “E’ incredibile, non è vero?” disse. Le tremava la voce “Ziva ha paura di tutti i mutanti, però..”
Tony: “E Warren odia gli sbirri peggio di Logan”
Sara: “E’ assurdo”
Tony: “Davvero.”
Sara si alzò, si levò i guanti e li poggiò sul comodino. Poi prese a rovistarci dentro. Da dove si trovava Tony potè notare che non era molto ordinata. Dentro c’era ammassato di tutto, vecchi nastri e cd (in effetti le fotografie non dovevano avere molto senso per lei), magliette, collane, bracciali, mascherine rotte e alcuni libri dall’aspetto molto pesante. Tirò fuori una bottiglia.
Sara: “Alla loro salute!” disse con aria sarcastica.
Tony: “Per caso sei telepate come tua sorella? Anche io stavo pensando di farmi un whisky.” Esclamò.
Sara: “Questo non è whisky, ma se vuoi ho anche quello.” Rispose con un sorriso.
Due ore dopo erano ancora li, piuttosto ubriachi entrambi, con una bottiglia semivuota per uno in mano.
Tony: “E’ proprio vero che l’alcol fa vedere il lato buono della vita!” disse, intervallando la frase con i classici ‘hic’ da ubriaco.
Sara: “Fossi in te non ne berrei troppo. Dicono che riduca un altro tipo di qualità.” Disse con la voce impastata dall’alcol.
Tony: “Ahh, non è vero.”
Sara: “Mai fatto una prova?”
Tony: “E chi lo sa?” fece un sorriso sornione
Sara: “Mmmm, non ci credo, il grande Tony DiNozzo, che ha avuto centinaia di ragazze, non è mai andato a letto con una da ubriaco?”
Tony: “Beh, c’è sempre una prima volta, no?”
Sara: “Va beh, questo è il mio letto, io sono stanca, quindi o te ne vai o credo che dovremo dividerlo.”
Tony: “Ok” disse alzandosi, ma perse subito l’equilibrio e le cadde addosso sul letto.
Sara: “Ouch! Lo sai che pesi?” disse cercando di levarselo di dosso.
Tony: “Me l’hanno detto pure Abby e Ziva”
Sara: “Sei caduto anche addosso a loro da ubriaco?”
Tony: “No, Abby la stavo proteggendo da un terrorista e Ziva… Beh, con lei dovevo farci sesso.” Disse senza accennare a muoversi.
Sara: “Pure tu?” fece un aria offesa “Dio, devo essere ubriaca fradicia... se mi vedesse papà così conciata…”
Tony: “Beh, veramente non dovevamo fare sul serio sesso. Era una missione sotto copertura.” Rispose ignorando la sua ultima frase.
Sara: “Tony, davvero pesi troppo. Se non te ne sei accorto, sei ancora mezzo sopra di me.”
Tony: “Però, lo sai che non sei male da questa prospettiva?” disse mentre continuava a guardarle nella scollatura della maglietta.
Sara: “non sei il primo a dirlo.”
Tony: “Che misura porti, la quarta?”
Sara: “Lo sai che se entrasse mio padre ora ti ucciderebbe?”
Tony: “Tuo padre è impegnato a impedire a tua sorella di bere birra.”
Sara: “ E inoltre la porta è bloccata. Cosa intendi fare adesso?”
Tony: “Una mezza idea ce l’avrei...” rispose, poi abbassò il viso e prese a baciarle il collo.
Con uno scatto lei si girò e fece in modo di ritrovarsi seduta sopra di lui.
Tony: “Che fai, scappi via?” disse con aria quasi delusa.
Sara: “No, mi metto comoda. Iniziavano ad incrinarmisi le costole” rispose con un sorriso.
Tony: “Ah, non peso così tanto!” le osservò attentamente il viso “Perché non levi la mascherina?”
Sara: “Perché non so che effetto ti farebbe. Non so come sono i miei occhi”
Tony: “Kate dice che sono come i suoi.”
Sara ci riflettè un momento, poi se la levò, la poggiò sul comodino e sciolse i lunghi capelli rossi. Abbassò la testa vicino alla sua, perché lui potesse vedere meglio i suoi occhi verde smeraldo.
Sara: “Non lo faccio mai però.” Disse, a disagio.
Tony: “Tua sorella ha ragione. Hai dei begli occhi.”
Sara: “Grazie, sei gentile.” Rispose dolcemente.
In quel momento Tony annullò le distanze tra di loro, baciandola. Poi le sue mani si allungarono a spegnere la luce sul comodino.

Nel frattempo erano scesi tutti in refetorio per la cena.
Kate mangiava già da parecchio, quando Gibbs, McGee, Abby e Ziva si sedettero a tavola, assieme a Logan, Tempesta e Warren.
Gibbs: "Per caso avete visto DiNozzo?" chiese, riempiendosi il piatto.
Tempesta: "Non è ancora scesa neanche Sara..."
Logan: "Allora dobbiamo avvertirli che è pronta la cena." disse, afferrando al volo il bicchiere di birra che Kate si stava portando alla bocca per bere.
Kate: "Lo faccio io." disse, guardando male il padre, poi si concentrò per localizzarli.
Solo che, una volta che li ebbe trovati, invece di chiamarli telepaticamente, si alzò dal tavolo e si diresse a passo spedito verso i dormitori.
Poco dopo spalancò con un movimento della mano la porta della camera di Sara, e si bloccò ad osservare la scena: Sara e Tony stavano facendo sesso, e non si erano accorti di lei. Con un altro gesto della mano li divise e scaraventò Tony contro il muro, poi gli lanciò addosso i boxer e si rivolse a Sara:
kate: "vai a dormire, domani c'è la prima udienza del processo." poi, con voce severa, a Tony "Vai in camera tua, DiNozzo." poi se ne andò, quando anche lui fu uscito.
Il mattino dopo, prima di partire per il tribunale, entrambi si beccarono una predica, Sara da Kate e Tony da Gibbs.

TRASCRIZIONE ATTI PROCESSUALI PROCESSO PENALE #765-11-2007: LO STATO DELLA VIRGINIA VS SARA WARFURY PER L’ACCUSA DI TRIPLICE OMICIDIO

Accusa: Col. Harmon Rabb, JAG
Difesa: Matthew Murdock

Prima giornata: 16 Novembre 2007. Inizio ore 10.00.

Accusa: “L’accusa chiama a testimoniare l’Agente dell’NCIS Leroy Jethro Gibbs”
Leroy Jethro Gibbs al banco dei testimoni. Giura di dire la verità.
Accusa: “Agente Gibbs, secondo il vostro rapporto, lei e la sua squadra siete accorsi subito sul luogo del delitto. Ci può descrivere cosa avete trovato?”
Gibbs: “Tre marines morti con evidenti segni di bruciature. Inoltre tra i campioni raccolti abbiamo trovato un bastone per non vedenti, una pagina di un libro in braille e una mascherina.”
Accusa: “Oltre a questi indizi avete trovato anche delle tracce ematiche che vi hanno ricondotto all’imputata qui presente, è corretto?”
Gibbs: “Si, signore.”
Accusa: “E qual è stata la reazione della sorella dell’imputata quando ha riconosciuto la pagina in braille e questa?” (solleva la prova #3: mascherina)
Gibbs: “Era sorpresa. Le ha riconosciute subito come appartenenti alla sorella.”
Accusa: “E ve lo ha comunicato?”
Difesa: “Obiezione Vostro Onore! L’avvocato Rabb cerca di influenzare la giuria.”
Accusa: “Vostro Onore, cerco solo di capire la dinamica degli eventi e il rapporto tra le due sorelle.”
Giudice: “Avvocato Rabb, riformuli la domanda.”
Accusa: “Cosa ha fatto la sorella dell’imputata dopo aver riconosciuto gli oggetti?”
Gibbs: “Sembrava si sentisse male, perciò l’ho rimandata a casa e l’ho fatta accompagnare dall’Agente DiNozzo.”
Accusa: “E la signorina Warfury è tornata a casa?”
Gibbs: “L’Agente DiNozzo l’ha accompagnata a Westchester dove attualmente risiedono la sorella ed il padre adottivo.”
Accusa: “Quindi la signorina Warfury è andata subito da sua sorella senza dirle di aver riconosciuto gli oggetti?”
Gibbs: “Si, signore.”
Accusa: “E lei come giudicherebbe questo comportamento?”
Difesa: “Obiezione!”
Giudice: “Accolta. Avvocato Rabb, faccia attenzione.”
Accusa: “Ritiro la domanda. Cosa avete fatto quando avete scoperto a chi apparteneva il materiale ematico ritrovato sulla scena?”
Gibbs: “Abbiamo raggiunto Westchester per avere la sua versione dei fatti.”
Accusa: “E l’imputata sembrava incline a collaborare?”
Gibbs: “Mi ha detto tutto quello che sapeva, Avvocato.”
Accusa: “E quale sarebbe la sua versione dei fatti?”
Gibbs: “Che è stata rapita da un gruppo di militari e tenuta prigioniera per un mese, ma non ha ucciso nessuno.”
Accusa: “E questo collima con le prove che avete trovato sulla scena del delitto?”
Gibbs: “No.”
Accusa: “Cosa si può dedurre invece dalle prove che avete trovato?”
Gibbs: “Abbiamo verificato che alcune prove sono state messe sulla scena del delitto di proposito.”
Accusa: “E per quanto riguarda le cause della morte delle vittime?”
Gibbs: “Secondo il medico legale sono morte per le ustioni.”
Accusa: “Siete riusciti a ricollegare queste ustioni all’imputata?”
Gibbs: “Come avremmo potuto ricollegare quelle ustioni a Sara?”
Accusa: “Alla signorina Warfury, intende. Non ha avuto modo di leggere questo rapporto?” (mostra la prova#5: Rapporto del Dipartimento di Polizia di Washington riguardo ad un precedente incidente)
Difesa: “Obiezione Vostro Onore! La difesa non ha potuto prendere atto del rapporto in questione.”
Accusa: “Vostro Onore, il rapporto era a disposizione di tutti negli archivi della polizia di Washington.”
Difesa: “Ma non ne esiste una copia in braille, per cui non ho potuto visionarlo di persona.”
Giudice: “Respinta. Avvocato, è sua discrezione procurarsi un assistente in modo da poter visionare tutti gli elementi di prova. Agente Gibbs, risponda alla domanda.”
Gibbs: “Ho letto il rapporto, Avvocato Rabb.”
Accusa: “E cosa pensa di quello che c’è scritto?”
Difesa: “Obiezione! Chiede un parere personale.”
Giudice: “Avvocato, riformuli la domanda.”
Accusa: “Che cosa si deduce da questo rapporto?”
Gibbs: “Che la signorina Warfury ha provocato un’esplosione, rischiando di uccidere i genitori.”
Accusa: “E cosa è emerso dalla comparazione delle tracce di bruciature dei due casi?”
Gibbs: “Che sono molto simili.”
Accusa: “Quindi le ha fatte la stessa persona?”
Difesa: “Obiezione! Trae conclusioni affrettate!”
Giudice: “Accolta. Avvocato Rabb…”
Accusa: “In che maniera si può dedurre siano state fatte le bruciature?”
Gibbs: “Non ne ho idea avvocato.”
Accusa: “Non è forse vero che nel vostro periodo di permanenza alla scuola avete potuto osservare che chi vi abita possiede particolari capacità?”
Gibbs: “E’ una scuola per ragazzi dotati.”
Accusa: “Cosa intende per ‘dotati’?”
Gibbs: “I ragazzi e gli insegnanti della scuola hanno particolari doti.”
Accusa: “E non è forse vero che la particolare dote della signorina Warfury è quella di produrre scariche elettriche?”
Gibbs: “Si.”
–Brusio in aula-
Giudice: “Silenzio in aula!”
Accusa: “E lei ha ritenuto di lasciare l’indiziata libera?”
Gibbs: “Nella scuola ci sono persone in grado di aiutarla a controllarsi.”
Accusa: “Ma lei ha ritenuto comunque di lasciare un’indiziata quasi certamente colpevole e pericolosa per la società libera. Su quali basi?”
Gibbs: “Era sotto la custodia di uno dei miei agenti.”
Accusa: “Ho concluso.”
Giudice: “Avvocato Murdock, vuole controinterrogare il teste?”
Difesa: “Si. Agente Gibbs, cosa mi può dire riguardo la mia cliente?”
Accusa: “Obiezione! Si chiede un parere personale!”
Difesa: “Voglio solo fornire un quadro completo del carattere della mia cliente ai fini dell’imputazione.”
Giudice: “Riformuli la domanda Avvocato.”
Difesa: “La mia cliente durante il suo periodo di permanenza alla scuola ha mai messo in pericolo la vita di se stessa o degli altri usando le proprie capacità?”
Gibbs: “Non che io sappia avvocato.”
Difesa: “Secondo lei la mia cliente è capace di provocare intenzionalmente danno a qualcuno?”
Gibbs: “Credo di no, a meno che non si trovi in pericolo di vita.”
Difesa: “Agente Gibbs, può sintetizzarmi il contenuto del rapporto di cui ha parlato l’accusa?”
Gibbs: “Il rapporto afferma che la signorina Warfury ha provocato un’esplosione all’età di quindici anni durante una lite familiare.”
Difesa: “Quindi si può dire che abbia provocato l’esplosione non intenzionalmente, giusto?”
Accusa: “Obiezione Vostro Onore! Chiede un parere personale e trae conclusioni affrettate!”
Difesa: “Sto cercando di dimostrare che la mia cliente non è pericolosa a meno che non si senta minacciata.”
Giudice: “Respinta. Agente Gibbs, risponda alla domanda.”
Gibbs: “Si, credo si possa definire non intenzionale”
Difesa: “Quindi la mia cliente usa le sue capacità per legittima difesa?”
Gibbs: “Si, credo di si.”
Difesa: “Ho terminato vostro onore.”
Giudice: “Facciamo una pausa. Si riprende alle quindici.”

PAUSA

Accusa: “L’accusa chiama a testimoniare Kate Warfury”
Kate Warfury al banco dei testimoni. Giura di dire la verità.
Accusa: “Signorina Warfury, da quanto lavora all’NCIS?”
Warfury K.: “Da circa un mese e mezzo.”
Accusa: “E in che reparto lavora?”
Warfury K.: “Nel laboratorio delle indagini scientifiche, con la signorina Sciuto.”
Accusa: “Che cosa ha fatto quando ha riconosciuto le prove che vi avevano portato da analizzare come appartenenti a sua sorella?”
Warfury K.: “Nel momento in cui le ho riconosciute mi sono sentita male.”
Accusa: "E a quel punto l'Agente Gibbs le ha ordinato di tornare a casa, ma lei si è recata a Westchester. Perché?"
Warfury K.: "Ero preoccupata per mia sorella. Non avevo sue notizie da un mese."
Accusa: "Come mai non aveva notizie di sua sorella da così tanto tempo?"
Warfury K.: "Mi avevano riferito che era scomparsa."
Accusa: "E non avete ritenuto opportuno segnalare la sua scomparsa alla polizia?"
Warfury K.: "No."
Accusa: "Quindi, pur essendo preoccupata, non ha voluto far cercare sua sorella alle autorità competenti, e non sa in effetti cosa abbia fatto per un lungo periodo di tempo."
Warfury K.: "No, ma mia sorella sa cavarsela da sola e ha imparato a pensarci cinque volte prima di agire."
Accusa: "Quindi ritiene sua sorella capace di cavarsela in una situazione simile ad un rapimento pur essendo cieca?"
Warfury K.: "Si, ma..."
Accusa: "Quindi si può dire che la cecità non costituisca un handicap per sua sorella?"
Difesa: "Obiezione Vostro Onore! L'accusa sottovaluta l'handicap dell'imputata!"
Accusa: "Ritiro la domanda. Signorina Warfury, come definirebbe il carattere di sua sorella?"
Warfury K.: "Non molto diverso dal mio, testarda e impulsiva a volte."
Accusa: "Quindi a volte sua sorella si lascia prendere la mano..."
Warfury K.: "Come ho già detto, ha imparato a pensarci cinque volte prima di agire, e poi adesso ormai sa controllare il suo dono."
Accusa: "Ma in passato il suo comportamento ha avuto conseguenze negative."
Warfury K.: "Mia sorella ha accidentalmente fatto esplodere la casa dei nostri genitori con tutta la famiglia dentro."
Accusa: "E lei non ne è uscita indenne." (mostra alla giuria le prove #6-7-8-9-10-11: foto del precedente incidente)
Warfury K.: "No, ho ancora le cicatrici, ma anche mia sorella non ne è uscita illesa. Solo i nostri genitori sono stati abbastanza fortunati da uscirne indenni."
Accusa: "Quindi si può ragionevolmente ritenere che sua sorella costituisca un pericolo per la società, a causa del suo 'dono', o, come viene chiamato, della sua mutazione."
Difesa: "Obiezione! In quel periodo la mia cliente non era ancora in grado di controllarsi! Era la prima volta che le sue capacità si mostravano! Quello di dieci anni fa è stato un incidente isolato."
Accusa: "La vicenda passata serve a dare una proporzione delle potenzialità dell'imputata."
Warfury K.: "Mia sorella non è pericolosa."
Accusa: "I suoi genitori non la pensarono in questo modo."
Difesa: "Non siamo qui per discutere i fatti di dieci anni fa."
Giudice: "Avvocati ora basta. Avvicinatevi."
Difesa: "L'accusa sta traendo conclusioni affrettate Vostro Onore."
Accusa: "Cerco solo di fare il quadro della situazione Vostro Onore."
Giudice: "Giunga al punto e in fretta avvocato Rabb."
Difesa: "Vostro Onore la teste non può agitarsi."
Accusa: "Ho concluso Vostro Onore."
Giudice: "Controinterroga la teste avvocato Murdock?"
Difesa: "Si Vostro Onore, ma chiedo dieci minuti di pausa per permettere alla teste di calmarsi."
Giudice: "Avvocato Murdock, cosa impedisce alla teste di continuare la deposizione in queste condizioni?"
Difesa: "La teste è incinta vostro onore. Se si agita ci potrebbero essere conseguenze spiacevoli per lei o per il bambino."
Giudice: "La pausa è concessa. Riprendiamo tra dieci minuti."

PAUSA

Difesa: "Signorina Warfury, quanti anni ha trascorso alla scuola per giovani dotati del professor Xavier?"
Warfury K.: "Siamo state alla scuola dall'Ottobre del 1997, due settimane dopo l'incidente."
Difesa: "Ci può descrivere di preciso cosa si impara all'interno della scuola?"
Warfury K.: "Oltre alle materie tradizionali che si imparano in tutte le scuole superiori, si impara anche a convivere con le proprie capacità e a controllarle."
Difesa: "E quindi lei e sua sorella siete state sottoposte per dieci anni a questo speciale 'addestramento'?"
Warfury K.: "Si e anche nel periodo in cui ero al college ho continuato ad allenare le mie capacità."
Difesa: "Ritiene possibile che una persona che ha ricevuto questo addestramento perda il controllo delle proprie capacità?"
Warfury K.: "Non tutti sono in grado di controllare le proprie capacità, nonostante l'addestramento. Esistono però degli oggetti che aiutano l'autocontrollo."
Difesa: "E sua sorella ha bisogno di qualcuno di questi oggetti per controllarsi?"
Warfury K.: "Ha bisogno dei suoi guanti contenitivi."
Difesa: "E a quanto le risulta sua sorella li indossava quando è scomparsa?"
Warfury K.: "Che io sappia no. Aveva smesso di indossarli a Giugno poco prima che io cominciassi a cercare casa a Washington."
Difesa: "A suo parere era in grado di controllarsi in una situazione di stress, senza di quelli?"
Warfury K.: "L' 'addestramento', come lo chiama lei, in certi casi si svolge su diversi livelli. Sara stava imparando a controllare il suo dono senza dover dipendere dai guanti."
Difesa: "Quindi se in una situazione di stress non fosse riuscita a controllarsi sarebbe stato del tutto accidentale oltre ogni ragionevole dubbio?"
Warfury K.: "Si." (rivolgendosi al giudice) "E' possibile fare una pausa? Non mi sento molto bene."
Difesa: "Ho concluso Vostro Onore."
Giudice: "La seduta è tolta. La Corte si aggiorna a domani 17 Novembre."

Seconda giornata: 17 Novembre 2007

Difesa: "La difesa chiama a testimoniare Sara Warfury."
L'imputata sale al banco degli imputati e giura di dire la verità.
Difesa: "Sara, mi puoi dire precisamente in cosa consiste il tuo dono?"
Warfury S.: "Io... posso sentire qualsiasi tipo di energia e caricarla. In particolare carico energia elettrica."
Difesa: "Riesci a controllare il tuo potere?"
Warfury S.: "Dipende per lo più dalle mie condizioni emotive. Comunque in linea generale no, non ci riesco senza i miei guanti."
Difesa: "Capisco. Puoi raccontare alla Corte cosa è successo tre mesi fa?"
Warfury S.: "Stavo effettuando un giro di ispezione dopo l'orario del coprifuoco quando sono stata aggredita. Mi sono risvegliata in una cella di metallo."
Difesa: "Hai tentato di liberarti?"
Warfury S.: "Ci ho provato ma era impossibile. Il metallo mi impediva di caricarmi abbastanza."
Difesa: "E poi dopo come hai fatto a scappare?"
Warfury S.: "La porta della cella era rimasta aperta e la guardia era entrata e si era avvicinata credendo che mi sentissi male. L'ho neutralizzata e ho cercato di orientarmi per quanto fosse possibile."
Difesa: "Hai incontrato altre guardie mentre scappavi?"
Warfury S.: "Parecchie."
Difesa: "E ti sei fatta strada usando il tuo potere, giusto?"
Warfury S.: "Si, perché mi stavano sparando addosso, ma non ho messo abbastanza energia da uccidere qualcuno."
Difesa: "Ma se qualcuno dei tuoi carcerieri è rimasto ucciso a causa delle scosse è stato in maniera del tutto accidentale, giusto?"
Warfury S.: "Se è accaduto, ma non credo sia così, è stato del tutto accidentale. Mi avevano drogata, e questo non migliorava il mio autocontrollo."
Difesa: "Ho concluso Vostro Onore. Grazie Sara."
Giudice: "Avvocato Rabb, può procedere al controinterrogatorio."
Accusa: "Signorina, mi può dire quante persone 'speciali' come lei esistono nel mondo?"
Warfury S.: "Di preciso non lo so, ma siamo parecchi."
Accusa: "E come mai fino a questo momento la vostra esistenza è stata tenuta nascosta?"
Warfury S.: "Io... Non so rispondere a questa domanda"
Accusa: "Non sa rispondere? Vi nascondete e non ne conosce il motivo?"
Difesa: "Obiezione! Sta intimorendo la teste!"
Accusa: "Sto solo cercando di capire il modo di ragionare dell'imputata Vostro Onore."
Giudice: "Avvocato Murdock, per caso anche la sua cliente è incinta?"
Difesa: "No, ma..."
Giudice: "Allora l'imputata risponda alla domanda."
Warfury S.: "Io credo che... che ci nascondiamo perché la gente ha paura di noi."
Accusa: "Paura? Si spieghi meglio, come fa la gente ad avere paura se non sa neppure che esistete?"
Warfury S.: "Può capitare che persone normali abbiano familiari come noi e non abbiano una buona esperienza."
Accusa: "E come mai?"
Warfury S.: "Perché... perché non vengono trattati bene dai loro familiari Mutanti."
Accusa: "E perché non vengono trattati bene?"
Warfury S.: "Può... può capitare che vengano trattati male perché ritenuti inferiori."
Accusa: "Quindi sta dicendo che considerate la gente normale inferiore."
Warfury S.: "No, solo che alcuni di noi hanno questa tendenza, ma la Comunità generalmente non è d'accordo con questi."
Accusa: "La Comunità? Quale Comunità?"
Warfury S.: "La Comunità Mutante, Avvocato Rabb."
Accusa: "E lei sa di quante persone è composta questa Comunità?"
Warfury S.: "No, non lo so, ma non capisco dove voglia arrivare Avvocato."
Accusa: "Quindi non può sapere cosa pensano tutti i membri della Comunità."
Warfury S.: "No, ma cosa c'entra questo col mio processo?"
Accusa: "Ma se ha appena detto di non sapere di quante persone è composta nè cosa pensa ognuna di esse, come fa a garantire che non tutti ritengono la gente normale inferiore?"
Warfury S..: "Le ho anche appena detto che non lo facciamo! Io vivo in una di queste Comunità e la maggior parte di noi..."
Accusa: "Signorina Warfury, lei odia i non mutanti?"
Warfury S.: "No che non lo faccio!"
Accusa: "Neanche dopo quello che è successo e che ha raccontato alla corte con l'aiuto del suo avvocato?"
Warfury S.: "No! Non... non si può giudicare tutto il mondo in base alle azioni di quattro pazzi!"
Accusa: "Neanche dopo che i suoi genitori l'hanno abbandonata dieci anni fa dopo aver scoperto cosa era?"
Warfury S.: "Come le ho già detto, non si può giudicare tutto il mondo in base alle azioni di poche persone. Conosco persone che hanno subito cose peggiori e non provano risentimento."
Accusa: "Cosa intende con 'cose peggiori’?"
Warfury S.: "Esperimenti di ingegneria genetica."
Accusa: "Però lei odia le persone che l'hanno rapita."
Warfury S.: "No, io non..."
Accusa: "Quindi lei è stata rapita, drogata e tenuta prigioniera per un mese da delle persone e non prova nessun risentimento? Piuttosto strano. C'è chi si vendica per molto meno."
-La teste resta in silenzio.-
Accusa: "Ho concluso Vostro Onore."
Giudice: "La seduta è tolta. La corte si aggiorna."

Avevano sperato di trovare almeno a casa un po’ di riposo, ma quella giornata sembrava non finire mai. Appena furono tornati infatti trovarono Emma Frost ad attenderli nel salone con la tv accesa e un sorriso beffardo sulle labbra.
Emma: “Ma guarda un po’… Vi piace proprio farvi notare, vero Warfury?”
Sara: “Che cosa vuoi Emma?” sbottò con aria irritata. L’ultima cosa che ci voleva dopo la tensione del tribunale era QUELLA che le rompeva le scatole.
Emma: “Nulla, stavo solo notando quanto vi piaccia essere sotto i riflettori… Tutte le televisioni ora parlano di voi.”
Sara: “Di certo non l’abbiamo fatto di proposito, non ti pare?”
Emma: “No, certo… come ci si sente a sapere che per colpa tua ora tutti sanno dell’esistenza dei mutanti? Pensaci Blind, migliaia di persone braccate e tutto per colpa tua.”
Sara ringhiò ma non rispose. Emma pensò bene di aumentare il carico.
Emma: “Spero proprio che la prossima volta ci penserai due volte prima di fare fuori delle persone… Sempre se sarai ancora viva per farlo.”
A questo punto la ragazza non riuscì più a trattenersi e la prese per il bavero della divisa, sbattendola contro il muro e caricando il proprio pugno. Emma si tramutò subito in diamante.
Emma: “Ho colto nel segno a quanto pare.” Disse con un ghigno.
Sara: “Voglio proprio vedere se conduci l’elettricità!” ringhiò avvicinando il pugno alla faccia di Emma.
Kate: “Sara calmati per favore! Non vale la pena di perdere il proprio tempo con gente del genere!” Sapeva che la sorella si sarebbe soltanto fatta male se continuava. Tra l’altro il diamante non conduceva neppure l’elettricità.
Sara: “NO CHE NON MI CALMO! Prima ti da della p* e adesso questo! Le voglio dare una lezione!” e detto questo la fulminò. O almeno ci provò, ma senza ottenere (ovviamente) nessun risultato. Intanto anche Logan si era avvicinato e neanche lui sembrava molto contento dell’ultima frase che aveva sentito.
Logan: “Che cosa ha detto di Kate...?” il suo tono non lasciava intendere nulla di buono.
Sara: “Hai capito benissimo!”
Emma: “Io ho soltanto detto la verità!”
Matt: “La verità…? Insultare una donna incinta per te è dire la verità?”
Emma: “Andiamo, non dirmi che le credi? Deve averti rigirato proprio per bene. Tu davvero credi che con tutto quello che hanno sempre fatto le gemelle, il bambino possa essere davvero tuo? Fossi in te farei il test della paternità il prima possibile!”
Matt: “Io mi fido di Kate!”
Emma: “Allora lasciati fregare se proprio sei così tonto da non capire qual è la verità!”
Kate: “Ma la verità non è quella che dici tu! Il bambino è tuo Matt, te lo giuro!” e detto questo scoppiò a piangere senza freni. Matt le si avvicinò e la abbracciò.
Matt: “Kate, non darle retta. Io ti credo, mi fido di te.” Disse cercando di consolarla.
Sara: “TU MI HAI STUFATA! GUARDA CHE COSA HAI FATTO!” urlò in direzione di Emma, e poi, senza pensarci due volte, le tirò un pugno. Ma prendere a pugni il diamante è come farlo con un muro. Subito la mollò e si resse la mano con l’altra, cercando di nascondere una smorfia di dolore. Emma fece un sorrisino soddisfatto.
Emma: “Sei davvero stupida Blind. Non lo sai che il diamante fa male?” poi si allontanò ancheggiando vistosamente.
Logan: “Quella un giorno o l’altro me la paga.” Disse guardandola allontanarsi e avvicinandosi alle figlie.
Sara: “Io gliel’avrei fatta pagare anche subito.” Rispose con una smorfia. Nel frattempo Kate non aveva smesso di piangere e all’improvviso si accasciò nelle braccia di Matt priva di sensi.
Matt: “Credo… Kate è svenuta, dobbiamo portarla subito in infermeria.” Tony gli si avvicinò per dargli una mano e Sara si girò verso di loro con aria preoccupata.
Sara: “E’ svenuta? Vi do una mano…”
Logan: “Tu non fai proprio nulla! Anzi, ti fai dare un’occhiata a quel polso!”
Sara: “Ma non ho nulla!” Logan la guardò con aria scettica e Tony intervenne
Tony: “Ce la facciamo anche in due, non preoccuparti.” Poi si diressero verso l’infermeria. Kate fu stesa subito su uno dei letti dove Hank la visitò. Non appena la ragazza ebbe ripreso i sensi, Matt si dedicò a lei, mentre Logan cercava di convincere inutilmente l’altra figlia a sedersi anche lei su uno dei letti e a farsi dare un’occhiata alla mano. Alla fine Hank riuscì a visitare anche lei e decretò che il polso e l’intera mano andavano ingessati, a meno che lei non si facesse curare da Arcangelo, proposta alla quale Sara oppose un fiero rifiuto. Mentre Matt continuava a parlare con Kate e a rassicurarla che le credeva e Hank ingessava la mano di Sara, si sentì un rumore di passi frettolosi in corridoio. Due minuti dopo due persone facevano capolino sulla porta dell’infermeria. Una di loro era una brunetta minuta che rimase a bocca aperta ad osservare la scena.
…: “Ma cosa caspita succede?” sbottò
Kate: “Laura! Non dovevi tornare tra una settimana da Harvard?”
Lei si avvicinò al suo letto.
Laura: “Dovevo, ma sta succedendo un casino lì, la comunità mutante si è ritrovata all’improvviso allo scoperto e così ho deciso che era meglio tornare e cercare di capire meglio cos’era successo. Ne ho parlato con Alex e lui ha detto che in effetti stava pensando la stessa cosa e così mi ha accompagnata.”
Sara: “Alex…?”
L’altro nuovo arrivato si fece avanti dalla porta. Era un uomo circa dell’età di Tony, biondo e con gli occhi azzurri.
Alex: “Come stai?” chiese avvicinandosi al letto. La ragazza prese un’espressione indifferente.
Sara: “Bene.” Rispose in tono freddo. Tony li guardò con aria perplessa.
Tony: “Perché qualcosa mi dice che c’era qualcosa fra di loro ma è finito male?” sussurrò all’orecchio di Kate.
Kate: “Forse perché è così…” rispose a voce bassissima. Poi si rivolse ad Alex “com’è fare l’insegnante universitario?”
Alex: “Non male… Allora si può sapere cosa è successo?”
Sara: “In parole povere: ho probabilmente ammazzato tre marines dopo essere stata rapita e torturata per un mese e probabilmente finirò al fresco per questo per colpa mia l’esistenza dei mutanti è di dominio pubblico Emma ha dato della p* a Kate che è incinta di Matt che è il mio avvocato ho tirato un pugno a Emma e mi sono fratturata la mano. Ah e mi sono messa con Tony che in teoria sarebbe il mio agente di custodia ma che in realtà...” aveva pronunciato le ultime parole tutte di un fiato in tono isterico, ma Laura la interruppe.
Laura: “Mi sono persa quando hai detto che finirai al fresco…” poi si girò verso Kate “sei incinta?”
Kate: “Si…”
Laura: “Beh allora complimenti sorellina!” disse sorridendo e la abbracciò.
Tony: “Sorellina…?” disse in tono perplesso.
Kate: “Laura in realtà è un clone di papà, ma per noi è nostra sorella a tutti gli effetti!” rispose
Tony: “Clone?” ci capiva sempre di meno in quella storia.
Logan: “Si, ma è una storia lunga.”
Alex: “Cos’è questa storia degli omicidi?” disse rivolto a Sara.
Sara: “Ho ucciso tre marines.” Rispose semplicemente.
Matt: “DICONO che tu l’abbia fatto.” La corresse.
Sara: “Beh, non possiamo saperlo con certezza no? Non ero lucida.”
Alex: “Che vuol dire che non eri lucida?” sbottò bruscamente.
Kate: “L’hanno drogata.” Rispose al posto della sorella.
Sara: “Per colpa mia adesso sanno tutti della nostra esistenza…”
Tony: “Non è colpa tua.” Disse sedendosi sul letto accanto a lei.
Sara: “Si invece! E’ tutta colpa mia!” insistette.
Laura: “No, non lo è. Sarebbe successo lo stesso prima o poi.”
Sara: “Magari invece non sarebbe mai successo! E’ tutta colpa mia se già sono iniziati gli attacchi a danno dei mutanti!” sembrava paranoica. Alex scambiò un’occhiata con Kate.
Alex: -Di nuovo la paranoia? Significa…-
Kate: -Non lo so… Teniamola d’occhio.- poi si rivolse alla sorella in tono ragionevole “Non è colpa tua. Adesso non pensarci e vedrai che andrà tutto bene.”
Sara: “Mi daranno la pena di morte!” il tono era talmente isterico che suonava in falsetto.
Gibbs: “Non credo.” Disse facendosi sulla porta. “Quelle bruciature non le hai fatte tu.” La ragazza si bloccò di colpo.
Sara: “Cosa..?”
Gibbs: “E’ così. Le vittime sono state prima soffocate e poi sono state fatte le bruciature. Non sei stata tu.”
Matt: “A quanto pare dovrò fare una telefonata all’avvocato Rabb.” Disse alzandosi. Poi uscì dalla stanza. Nell’infermeria l’aria si rilassò all’improvviso.
Kate: “Ho fame…” si lamentò cercando di alzarsi.
Hank: “Rimani giù. Hai avuto uno svenimento, non puoi rialzarti subito.”
Kate: “Ma io sto bene…” tentò di protestare.
Hank: “Ti porteranno da mangiare qua se proprio hai fame.” Era inflessibile. Kate fece una smorfia ma non replicò.
Sara: “Vado io.” E uscì dalla stanza ignorando le proteste del medico.
Kate: “Mi raccomando portami il variegato alla nutella!” le gridò dietro. La sorella annuì con un cenno della testa e Tony la seguì. Gli altri li guardarono allontanarsi.
Laura: “Sembrano affiatati…” commentò.
Logan borbottò qualcosa e uscì dalla stanza seguito da Gibbs, con la scusa di vedere che fine aveva fatto Matt. Alex restò in silenzio, o almeno così pareva.
Alex: -Tony sa che…?- chiese a Kate.
Kate: -No, e per adesso non mi sembra necessario dirglielo.-
Lui annuì e poi uscì anche lui dall’infermeria mentre Laura e Kate rimanevano sole a chiacchierare del più e del meno.

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Capitolo 11
*** 11 ***


Il giorno dopo il Professor Xavier radunò gli X-Men e la squadra di Gibbs nel suo ufficio.
Prof: "Ora che sappiamo con certezza che Sara è innocente dobbiamo organizzare un piano." cominciò.
Gibbs: "Un piano?"
Prof: "Pensavo che potremmo recarci nella base di Striker."
Gibbs: "per fare cosa?"
Prof: "Così noi possiamo avere un quadro più preciso dei suoi piani e voi potete arrestarlo."
Gibbs: "Sì, ma... voi che c'entrate?"
Kate: "L'aiuto di qualche mutante potrebbe farvi comodo. Lì saranno un sacco di soldati e voi quattro da soli non potete farcela. Noi X-Men siamo molti di più, con i poteri più vari, quindi si può dire che valiamo come un esercito."
Logan: "Noi? No, Kate, ci siamo capiti male! Tu non vieni!"
Kate: "E chi me lo impedisce? Tu?" chiese, con fare di sfida.
Prof: "Ho contattato anche Daredevil e i Fantastici Quattro, non si sa mai"
Kate: "Verrà anche Matt?" chiese "Che barba... non mi farete fare nulla allora..."
Tony: "I Fantastici Quattro?"
Sara: "Johnny storm, Ben Grimm, Susan e Reed Richards" elencò.
McGee: "Reed Richards? Quel Reed Richards?" chiese, eccitato.
Kate: "Proprio lui, l'uomo più noioso e più rompipalle del mondo"
McGee: "Ma... è un genio! La mente più geniale del mondo!" esclamò, ancora più eccitato.
Prof: "Bene. Ora parliamo di cose serie... Tempesta..."
Ororo si fece avanti, premette un pulsante nascosto sul bordo della scrivania e, al centro della stanza, comparve una ricostruzione in 3D della base di Striker.
Abby "Strepitoso!" esclamò, con gli occhi spalancati.
Ororo "Questa è una ricostruzione della base..." spiegò "questa dovrebbe essere l'entrata..." e continuò la descrizione della proiezione, finchè il professore la interruppe.
Prof: "Pensavo di fissare la missione per fine mese..."
Gibbs: "Per fine mese? Ma così il colonnelllo avrà il tempo di insabbiare tutto quanto."
Prof: "Non si preoccupi, non lo farà."
Gibbs: "Se lo dice lei..." sospirò.
Sara: "Sì, ma... nel frattempo che cosa facciamo?"
Professore: "Vi preparate e cercate di mandare avanti la scuola come se niente fosse." rispose.
Sara: "Ma..." tentò di replicare.
Kate, sopra pensiero, la interruppe e, sognante, disse:
Kate: "La prossima settimana è il Giorno del Ringraziamento..."
Sara: "E con ciò?"
Kate: "E se facessimo una piccola festa tra noi? Tanto per rilassare gli animi prima della battaglia."
Gli altri stavano per replicare ma Xavier fu più veloce.
Prof: "Mi sembra un'ottima idea, mia cara. Magari potresti occupartene tu."
Kate: "Lo faccio con piacere." sorrise, poi salutò e uscì, parlando da sola dei preparativi per la festa.
Logan: "Che hai in mente, Rotelle?"
Prof: "Solo di non dare ulteriori preoccupazioni a una donna che non dovrebbe agitarsi. E poi rilassarsi prima di una missione fa bene a tutti."
Nessuno replicò, quindi decise di congedare il gruppo.
I giorni che seguirono, Kate riuscì a coinvolgere tutti nei preparativi per la festa, chiamando anche Matt e invitando i Fantastici Quattro. Si fece aiutare persino da Logan, nonostante quest'ultimo non fosse del tutto entusiasta e sbuffasse in continuazione.
La mattina prima della festa lei si portò via Sara, Laura e Ororo, senza dare spiegazioni e lasciando ad Abby il compito di completare gli ultimi preparativi.

Qualche ora dopo erano ormai tutti pronti, il dottor Mallard li aveva raggiunti e Laura e Sara erano tornate in salone, ma ancora non si vedeva traccia di Kate e Ororo.
Logan: "Ma dove diavolo sono finite Kate e Tempesta?" chiese, curioso e anche un po' spazientito.
Laura: "Ora arrivano, non ti preoccupare." rispose, tranquilla.
Poco dopo scese anche Kate, che andò subito a baciare Matt. Gibbs e Logan si avvicinarono.
Logan: "Dove è finita 'Ro?"
Kate: "Adesso arriva, non preoccuparti." rispose, continuando a stare stretta addosso a Matt.
In quel momento Tempesta comparve sulle scale, indossando un vestito da sera molto elegante che metteva in risalto le sue forme e il colore scuro della pelle. Logan e Jethro la osservarono, e quest'ultimo si avvicinò porgendole il braccio.
Ororo: "Grazie mille." disse, sorridendo e guardandosi intorno.
Gibbs: "Questo abito ti sta molto bene, Tempesta."
Ororo: "Mi ha aiutato Kate a sceglierlo."
Lui sorrise e poi la condusse in mezzo al salone, dove cominciarono a ballare un lento, sotto gli occhi di tutti.
Anche Logan li osservava, ma nel suo sguardo c'era un'ombra di gelosia, che però lui riusciva a mascherare. Ma se gli occhi possono mentire il cuore non può farlo, infatti Matt percepì immediatamente un aumento nel battito.
Matt: -Tuo padre è rimasto coplpito da Ororo.- disse, alla sua ragazza.
Kate: -Era questo il mio intento- poi si avvicinò al padre "Perchè non la inviti a ballare?"
Logan "Non so ballare." si affrettò a rispondere.
Kate: "E allora?"
Logan borbottò qualcosa di incomprensibile e la guardò storto.
Kate: "Dai, papà... che ti costa? E' solo un ballo..." insistette.
Lui borbottò di nuovo ma si avvicinò alla coppia che ballava in mezzo al salone.
Logan "Ehm... che ne dite di un cambio di cavaliere?"
Ororo e Gibbs si scambiarono uno sguardo e poi quest'ultimo passò la mano della donna a Logan che, impacciato, terminò il lento con lei, e, dopo qualche minuto:
Logan: "Usciamo?"
Ororo: "Ehm... sì, va bene." lo prese sotto braccio ed uscirono.
Kate stava per seguirli ma Gibbs la fermò, sorridendo e facendole l'occhiolino.
Nel frattempo Timothy si stava intrattenendo con Mr Fantastic, che che stava facendo uno dei suoi interminabili discorsi scientifici che capiva solo lui... e che pochi altri esseri in tutto l'universo; mentre loro parlavano, Abby chiacchierava con Laura e Johnny, i quali non facevano altro che litigare, mentre Warren e Ziva amoreggiavano sul divano e Sara e Tony restavano in un angolo a baciarsi. Proprio questi ultimi due ebbero l'idea di uscire in cortile una decina di minuti dopo Logan e Ororo.
Tony condusse la giovane all'entrata ma si fermò sulla porta.
Sara: "Perchè ti sei fermato?" chiese
Tony: "Fuori ci sono Wolverine e Tempesta." rispose.
Sara: "E allora?"
Tony: "E' meglio lasciarli soli, credimi."
Sara: "Ma..." tentò di replicare. Le sarebbe davvero piaciuto mettersi in mezzo, a lei quella coppia non piaceva tanto quanto a sua sorella, forse per i suoi screzi passati con Tempesta. Sta di fatto che preferiva di gran lunga Jean; tuttavia a Tony questo non interessava: aveva notato benissimo lo sguardo di intesa tra Kate e Gibbs, e non intendeva per nessun motivo fare qualcosa che il suo capo avrebbe di sicuro disapprovato, tanto più che Gibbs già gli stava col fiato sul collo per via della loro relazione. Perciò la trascinò via senza darle il tempo di terminare la frase, raggiungendo Kate, Matt, Ducky e la Bestia, che parlavano in un angolo. Mentre Matt cercava di far stare lontana dagli alcolici la sua ragazza,
Ducky si rivolse subito a Sara, nel suo perfetto accento inglese.
Ducky: "Stavo dicendo a tua sorella che siete davvero identiche, mia giovane amica."
Sara: "Amica? Prima mi fare incriminare per degli omicidi che non ho commesso e poi mi chiamate amica?" chiese, acida.
Kate: "Su, sorellina... ora ti abbiamo scagionato, no?" la rassicurò, addentando uno stuzzichino. Sara grugnì, facendo l'aria offesa.
Ducky sorrise e riprese a chiacchierare con McCoy.
Matt: "Allora non c'è più bisogno della mia consulenza?" chiese, togliendo dalla mano di Kate un calice di spumante.
Kate: "Hey, quello è mio!" protestò.
Matt: "Lo sai che non puoi bere alcolici, tesoro."
Kate: "Che palle... sei peggio di mio padre..."
Tony: "A proposito di tuo padre, l'ho visto fuori con Tempesta."
Kate: "Davvero? Che cosa facevano?" chiese, sorridendo.
Tony: "Nulla, solo che non volevo rovinare l'atmosfera che si stava creando." rispose.
Il sorriso di Kate si allargò ulteriormente.
Kate: "Forse ce l'ho fatta!"
Sua sorella borbottò qualcosa di incomprensibile e lei le lanciò un'occhiataccia, ma non disse nulla. Sara lo sapeva benissimo che a lei Fenice non piaceva, nè le sarebbe mai piaciuta, e non riusciva a capire lo stretto rapporto, quasi di simbiosi, tra loro due.

Intanto, all'esterno, Logan e Ororo erano poggiati alla ringhiera della terrazza, in silenzio. Tempesta, dopo un po', si strinse le braccia attorno al corpo, strofinandosi per scaldarsi. Logan si tolse la giacca e gliela mise sulle spalle.
Logan: "Va meglio?"
Ororo: "Sì, grazie."rispose, stringendosi nella giacca "Sei silenzioso..."
Logan: "Lo sai che non sono mai stato un tipo di molte parole... e poi che cosa dovrei dire?"
Ororo: "Non lo so. Però prima mi è parso che volessi uccidere Jethro con lo sguardo..."
Logan: "Perchè avrei dovuto volerlo uccidere?"
Ororo: "Non lo so..."
Logan: "Non mi piacciono gli sbirri, lo sai."
Ororo: "Però avete legato molto voi due." sorrise.
Logan: "Solo perchè abbiamo molte cose in comune."
Ororo: "Come, ad esempio, il fatto di voler molto bene ai propri figli."
Logan: "Lui non ha figli, almeno non più."
Ororo: "I ragazzi della sua squadra per lui sono dei figli. Comunque, tanto per cronaca, io preferisco di gran lunga te."
Logan: "Davvero? E cosa avrebbe un tappo musone ed egoista come me più di lui?" chiese, con imbarazzo.
Ororo: "Tu non sei musone." rise.
Logna: "Ok, che cosa avrebbe un tappo egoista come me più di lui?" si corresse.
Ororo: "Tu non sei egoista, altrimenti non ti saresti affezionato così tanto alle ragazze, e, per la faccenda del tappo... nella botte piccola c'è il vino buono."
Logan non sapeva che dire; c'era parecchio imbarazzo tra loro, doveva fare qualcosa per sbloccare la situazione.
Ci mise pochi secondi per capire cosa fare, e ancora meno per farlo... con una mossa veloce la prese per i fianchi e la fece abbassare in una specie di caschè, poi la baciò con passione, ricambiato quasi subito.
Quando si staccarono, si guardarono senza parlare, non c'era bisogno di farlo, e infine Tempesta lo baciò nuovamente, con altrettanta passione.

All'interno del salone, Kate sorrise con aria felice e sognante, ma venne riportata alla realtà da uno scappellotto di Gibbs.
Kate: "Hey!"
Gibbs: "Non dovresti spiare tuo padre." la ammonì.
Kate: "Mi dici come faccio a spiare mio padre se sono qui con voi?"
Gibbs non rispose e le lanciò un altro sguardo ammonitore, poi andò a parlare con Hank e Ducky.
Ducky: "Quella ragazza ha il cuore di un detective, non di un analista di laboratorio." disse, indicando Kate, che aveva ripreso a discutere con il resto del gruppo per avere un sorso di vino.
Gibbs: "Tu dici?"
Ducky: "Certo, secondo me non dovrebbe stare chiusa in un laboratorio."
Hank: "In effetti è da quando è qui che dice di voler diventare un agente dell'NCIS" confermò.
Gibbs sorrise e guardò affettuosamente il gruppo di giovani, che ridevano e chiacchieravano animatamente.
Kate: "Amore, andiamo di sopra?" chiese, dopo un po'.
Matt: "Perchè? La festa non è ancora finita."
Kate: "Lo so, ma ho voglia di stare un po' sola con te... è da parecchio che non passiamo un po' di tempo insieme." e gli diede un bacio leggero sulle labbra. Matt sorrise e la abbracciò.
Matt: "Sia chiaro, però, che io non ho sonno." puntualizzò.
Kate: "E chi ha detto che dobbiamo dormire?" rispose, poi lo trascinò su per le scale.
Sara: "Che dici se saliamo anche noi?" chiese, a Tony, che senza farselo ripetere due volte la trascinò via, mentre Alex li fissava con aria preoccupata.
Laura si avvicinò a lui:
Laura: "Tutto ok Havoc?"
Alex: "Sì. stavo solo riflettendo."
Laura: "Su cosa?"
Alex: "Niente, lascia stare... è tardi, dovremmo cominciare a mettere in ordine."
Laura: "Già, soprattutto il macello che ha fatto il Fiammifero quando ha tentato di cuocere flambè il tacchino..." sospirò, guardando Johnny storm che scherzava assieme a McGee e Abby.
Alex: "Perchè non glielo dici?"
Laura: "Che cosa?" Alex gli rispose con uno sguardo, e lei si affrettò a rispondere "Ma perchè vi siete messi in testa tutti una cosa del genere? Posso capire mia sorella, con gli ormoni impazziti, che vede romanticismo dappertutto, ma non è vero quello che pensate!"
Alex: "Ne sei proprio sicura?"
Laura restò in silenzio, lanciò un ultimo sguardo a Johnny e poi cominciò a sparecchiare le tavole e, dopo un po' tutti andarono a dormire.

La mattina seguente Logan e Tempesta arrivarono tardi a colazione.
Kate: "Alla buon'ora! Ve la siete presa comoda..."
Ororo: "Non abbiamo sentito la sveglia..." si giustificò.
Sara: "Certo, come no. Ricordati che la mia stanza è confinante con la tua, e i muri sono sottili."
Ororo: "E questo cosa vorrebbe dire?"
Sara: "Che non ci avete fatto dormire! Non pensavo che tu e papà insieme potevate essere così rumorosi..." disse in tono acido.
Logan: "E io cosa c'entro?"
Sara: "Mi è parso di sentire la tua voce... se così si può dire."
Logan stava per ribattere, ma Kate lo fermò:
Kate: "Avanti, potete ammetterlo che state insieme!"
Logan: "Non ti si può nascondere nulla, vero?"
Kate fece un sorriso furbo e non rispose.
Ororo: "Comunque tanto vale dirvelo: io e vostro padre stiamo insieme.
Kate: "Che avevo detto? Mi passate il caffè?" Matt le passò una tazza di decaffeinato "Io ho detto il caffè, non questa schifezza!"
Matt: "Questo passa in convento..."
Kate: "Il tuo è caffè normale..."
Ororo: "Kate, lo sai che non puoi berlo..."
La ragazza mise il broncio e non rispose.

Qualche giorno dopo si ritrovarono tutti nell'hangar, con addosso le uniformi.
Gibbs: "Ma andate sul serio in giro vestiti così?"
Logan: "Se vuoi ho un'uniforme di riserva per te."
Gibbs: "Non credo che mi starebbe."
Logan stava per ribattere, ma Ororo si mise in mezzo.
Ororo: "Andiamo! Non litigate..."
Logan: "Va bene. Ma chi è che guiderà il team?"
Prof: "Tempesta, ovviamente." rispose, entrando seguito dalle gemelle, Kate vestita con una tuta aderente bianca e argento e Sara con una tuta simile, ma bianca e oro e una mascherina dello stesso colore sugli occhi, entrambe con un'espressione concentratissima e anche mezza arrabbiata: era evidente che si stavano scambiando insulti per via telepatica.
Logan: "Tempesta? Ma... e poi che ci fai qui, Kate?"
Kate: "Vengo anche io, ovviamente." rispose, aggiustandosi l'uniforme "non ricordavo che la mia uniforme fosse così aderente... devo dimagrire un po'." si lamento.
Sara: "Forse dovresti soltanto restartene a casa!" le rispose con aria furiosa
Kate: "E perchè dovrei?"
Sara: "Forse perchè sei incinta?!"
Kate: "Questo non mi impedisce di fare l'X-Men!" replicò con foga. Stava veramente perdendo la pazienza.
Sara: "Ah no? E' pericoloso! Mi stupisce che Matt ti lasci venire!"
Kate non rispose, almeno non ad alta voce.
Kate: -Infatti gli ho promesso che non sarei venuta...- pensò. Purtroppo per lei, non si controllò abbastanza e sua sorella la sentì.
Sara: "Che cosa?!? Lo sapevo! Allora, tu starai in gruppo con me, così potrò farti da guardia del corpo."
Kate: "Non ho bisogno di guardie del corpo!"
Sara: "E in base a cosa non ti servirebbe? Sei incinta!"
Kate: "Si, ma..." iniziò, poi si bloccò. Non era certo il momento migliore per dire a sua sorella della rigenerazione. Quella frase lasciata in sospeso diede a sua sorella l'illusione di aver vinto la battaglia verbale, e così fece finalmente un sorriso soddisfatto. Tempesta decise di intervenire e placare gli animi.
Ororo: "Allora Kate starà in gruppo con Sara." Concluse "Ma adesso saliamo sul jet, e in fretta!"
Logan: "Sì, signora." e salì sul Blackbird con lei, sedendosi al posto del copilota.
Scott: "Quello sarebbe il mio posto, Logan."
Logan: "Tu ti metti dietro, Scooter."
Scott: "Ma..."
Ororo: "Lascia stare, Scott, lo sai come è fatto" poi accese i motori e partirono.

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Capitolo 12
*** 12 ***


Arrivati a poche centinaia di metri dalla base, decisero di atterrare in una radura riparata da una folta schiera di abeti per prepararsi all'attacco. La base era situata in una posizione scomoda e difficile da assaltare. Il lato sud dava sulla foresta ed era coperto dagli abeti, il lato ovest si affacciava su uno strapiombo di diverse centinaia di metri. Solo il lato nord e quello est erano liberi e, per loro fortuna, privi di finestre. Mentre Tempesta faceva scendere su di loro un fitto banco di nebbia, Warren si alzò in volo per un sopralluogo.
Warren: -E' tutto libero.- comunicò a Kate.
Kate: -Perfetto. Grazie Warren.- poi si rivolse agli altri -Possiamo andare.-
Avanzarono con circospezione. L'atmosfera era calma, fin troppo. Si divisero in gruppetti. Logan, Gibbs, Ziva e Laura si diressero verso il lato nord, su cui si affacciava il pesante portone di acciaio, seguiti a pochi passi da Scott e Kurt. Matt, Kate e Sara si disposero ad est; Tony, McGee e Havok gli coprivano le spalle. I Fantastici Quattro ancora non si vedevano, ma non potevano aspettare. Sara 'scannerizzò' l'edificio per capire quante persone ci fossero, ma il risultato che ne ricavò la confuse soltanto.
Logan: -Allora, quanti sono?- le chiese per mezzo di Kate.
Sara: -N... Non lo so con certezza... Ora sembrano tanti, ora pochi...-
Logan: -Come fanno ad essere ora tanti ora po...- si bloccò all'improvviso. Un uomo sulla trentina era appena comparso sulla porta, alto con capelli e occhi scuri e una tuta verde. Il suo sguardo era vacuo. Kate si accorse di essere leggermente più scoperta degli altri tre dietro al cespuglio che li nascondeva e arretrò leggermente all'indietro. La figura si fece subito più circospetta: la nebbia gli impediva di vedere, ma nel muoversi la ragazza aveva schiacciato un rametto, che aveva scricchiolato, e il suono si era amplificato nel silenzio circostante. L'uomo si voltò nella loro direzione e subito dalla base ne uscì un altro, identico al primo, poi un altro e un altro ancora. In tutto alla fine erano cinque, del tutto identici. Uno dei cinque tornò dentro e uscì di nuovo, seguito da un uomo alto quasi il doppio del normale e con un elmo metallico in testa, e da un ragazzo con gli aculei da porcospino. Poi, senza alcun preavviso, Logan scattò in avanti, lanciandosi addosso al primo degli uomini in tuta verde, che però gli scomparve improvvisamente fra le mani. Laura lo seguì di volata e Kurt e Scott si teleportarono nella mischia. Nell'aria iniziarono a risuonare i colpi di pistola di Gibbs e Ziva. La nebbia si diradò in men che non si dica e sulle loro teste si addensarono grosse nuvole nere temporalesche, segno che Tempesta era al lavoro. Dal portone della base iniziarono quindi ad uscire una ventina di soldati pesantemente armati, che presero a rispondere colpo su colpo ai proiettili di Ziva e Gibbs, e a quel punto anche McGee e Tony lasciarono il loro riparo e si avvicinarono ai loro colleghi per unirsi a loro nella sparatoria. Alex e Matt scattarono in avanti e Kate tentò di fare lo stesso, ma la sorella la trattenne per un braccio.
Sara: “Cosa diavolo pensi di fare?!?” la rimproverò.
Kate: “Il mio lavoro!”
Sara: “Tu non fai proprio niente! Quelli hanno degli M16, non ci mettono nulla a distruggerti!”
Kate: “Ma io...”
Sara: “Tu cosa?”
Kate: “Tanto manca poco che trovino anche noi, e allora non sarà meglio essere già in battaglia che farci trovare come topi in trappola?”
…: “Non credo vi troveranno poi così facilmente” disse una voce alle loro spalle.
Sara: “Sue!” esclamò riconoscendo la proprietaria della voce “Finalmente... Così ora siamo sotto uno dei tuoi campi di invisibilità?”
Sue: “Si, tutte e tre.”
Sara tirò un respiro di sollievo e Kate si voltò verso i combattenti e notò subito la Torcia Umana e la Cosa dare man forte agli X-Men, aiutati da Mister Fantastic. Tuttavia la situazione non era poi del tutto a loro vantaggio: Striker li conosceva bene, li aveva studiati per anni, ed era stato lui a 'creare' Logan e, con molta probabilità, anche X-23; aveva addestrato i suoi uomini alla perfezione e stavano avendo il sopravvento. In qualche modo riuscivano a resistere ai fulmini e ai piccoli tornado di Tempesta, l'Uomo Multiplo confondeva Laura e Logan e la Cosa e il Fenomeno si scontravano in un testa a testa senza precedenti. Nessuno riusciva ad avere la meglio su quei soldati e, anzi, ognuno aveva il suo bel da fare a cercare di salvare la propria pelle. Dietro lo schermo di Sue le ragazze diventavano sempre più nervose. Sara era preoccupata per... Beh, a dire il vero, per più di una persona. Kate lo era per il padre di suo figlio, ma anche per tutti gli altri, e odiava stare con le mani in mano. Appena l'attenzione della sorella fu distratta dallo schianto di un grosso masso che il Fenomeno aveva sollevato in aria e lanciato dritto alla testa di Havok, scappò fuori da dietro lo schermo, raggiungendo Daredevil. Come se ne accorse, Blind la seguì cercando di raggiungerla: si ritrovarono ben presto nel bel mezzo della lotta. Silver alzò una mano verso l'Uomo Multiplo: se c'era una cosa di cui era fiera, quella cosa erano i suoi poteri, e doveva riconoscere che per quanto odiosa fosse stata Jean come insegnante, l'aveva però allenata al massimo delle sue possibilità. Alzò così la mano, pronta a farlo volare contro un muro, ma... nulla accadde. Come pietrificata, si fissò le mani per qualche secondo, poi provò ancora, e ancora una volta i suoi poteri fallirono. Com'era possibile? Avevano sempre funzionato... Non ebbe il tempo di rifletterci su ulteriormente, perché Sara la spinse a terra, mentre diversi proiettili fischiavano sulle loro teste.
Sara: “Per un pelo... Ma che ti prende?”
Kate: “Non lo so, non funzionano...”
Sara: “Lo sapevo io che dovevamo restare sotto quello schermo... Ora, grazie alla tua geniale idea, è troppo tardi! Susan sta aiutando Reed e non può più tornare da noi!”
Kate: “Ma...”
Laura: “Vi sembra il momento di litigare?!?” intervenne passando loro accanto mentre infilzava un militare al suolo, poi passò oltre, troppo presa dalla lotta. Sara sospirò: in effetti aveva ragione, non c'era tempo. Arretrarono leggermente e Kate riprese il pieno controllo della sua telecinesi, poi si lanciarono anche loro all'attacco, in quell'aria satura di elettricità e dell'odore metallico del sangue. Riuscirono in un paio di interventi piuttosto fortunati, ma non bastava: dalla base uscivano altri uomini armati e loro si trovavano con lo strapiombo ormai alle spalle.
Sara: -Non ce la possiamo fare...- disse alla sorella -a meno che... te la senti?- c'era in effetti una tecnica che forse avrebbe potuto funzionare, ma l'avevano provata una sola volta, nella Stanza del Pericolo e con Kate al pieno delle forze.
Kate: -Credo di si... Non farmi scherzi, stavolta, piccoletto!- disse rivolta al suo bambino. La sorella sorrise, le prese la mano, poi si concentrò iniziando a catalizzare tutta l'energia che i fulmini di Tempesta avevano disperso nell'aria.
Sara: -Al mio tre... uno... due... TRE!- Rilasciò tutta l'energia accumulata nei guanti alla massima potenza, mentre Kate allo stesso tempo proteggeva i loro compagni e spingeva avanti l'onda di energia. Lo spostamento d'aria sbalzò lontano Arcangelo, Tempesta e la Torcia, mentre buona parte degli uomini di Striker e il colonnello stesso, uscito in ultima battuta, si disintegravano in minuscole particelle disperse dal vento. Ziva, ormai troppo sul bordo, perse l'equilibrio e Tony, lasciata ogni prudenza, disintegrò la camicia nello spalancare le ali che gli erano cresciute a comando, e si lanciò per riprenderla. Anche quando ormai avevano vinto, il flusso di energia non smetteva di scorrere e Kate dovette tirare uno strattone alla sorella per farla smettere, girandosi giusto in tempo per vedere nei suoi occhi, ormai privi di mascherina, un bagliore sinistro scomparire. Non ebbe il tempo di chiedersi cosa fosse, Sara le afferrò la mano e la spinse di lato, poi si bloccò e iniziò a tremare portandosi una mano al petto, dove sull'argento dell'uniforme si allargava una grossa macchia di sangue, infine, boccheggiando, cadde.
Kate: “NO!” urlò, abbassandosi al suo fianco. La sorella allungò una mano davanti a se, come per cercarla, e lei la prese e gliela strinse “vedrai che andrà tutto bene...” disse cercando di mantenere ferma la voce, ma fallendo nell'intento. Poi si guardò intorno, cercando con lo sguardo qualcosa per tamponare la ferita e così facendo notò che erano rimaste completamente sole: tutti cercavano i dispersi e qualche eventuale superstite ma nessuno si interessava a loro. Lanciò quindi un urlo di disperazione e di frustrazione, e poi scoppiò a piangere: se solo le avesse detto della rigenerazione... Sentì la mano di Sara poggiarsi sulla sua pancia e il piccolo rispondere con un calcio, il primo che tirava, quasi stesse incoraggiando sua zia a tenere duro. Richiamati dal suo urlo finalmente anche gli altri tornarono indietro; il primo ad arrivare fu Alex, che la guardò in una maniera che spiegava molte cose non dette, poi si guardò anche lui intorno alla ricerca di qualcosa per fermare l'emorragia, e vedendo sul bordo dello strapiombo ciò che restava della giacca di Tony, si lanciò a recuperarla, infine cercò di tamponare meglio che poteva il flusso di sangue. Nel frattempo Tony era atterrato di nuovo e Ziva lo fissava con aria disgustata, puntandogli addosso la pistola.
Tony: “Ziva, io...” tentò di giustificarsi, alzando le mani in segno di resa.
Ziva: “Tu sei un... un...”
Tony: “Si, sono un mutante! Il tuo ragazzo è come me, perché lui puoi accettarlo, mentre io...”
Ziva: “Tu ci hai mentito per tutto il tempo!”
Tony non ebbe il tempo di replicare, fu interrotto da un altro urlo di Kate e si voltò dalla loro parte. Ormai si era formato un capannello di persone.
Reed: “Lasciatela respirare!” stava dicendo cercando di spostare la gente indietro con le sue braccia allungabili. Kate, Havok e Arcangelo erano però irremovibili. La prima continuava a tenere la mano della sorella, piangendo istericamente, il secondo teneva ferma la giacca di Tony e il terzo stava cercando di approntare lì per lì una trasfusione: l'unico modo che aveva per cercare di salvarle la vita. Tony si avvicinò a passo veloce e si inginocchiò accanto a loro,come se sapesse già cosa fare, poi tese una mano verso la sua ragazza e dal palmo irradiò un bagliore azzurrino,la ferita pulsò un momento e il flusso di sangue rallentò, per poi riprendere quasi subito.
Logan: “Tu puoi...” iniziò con aria ansiosa.
Tony: “Io non sapevo di...” rispose, guardandosi la mano.
Arcangelo: “Non ce la può fare!” Intervenne in tono rabbioso “Non lo sa controllare!”
Kate si era estraniata dalla discussione altrui e aveva avvicinato il viso a quello della sorella, che muoveva le labbra nel tentativo di parlare. Aveva colto una frase, ma la lasciò perplessa: 'E' troppo presto'; non aveva alcun senso per lei, doveva essere la risposta a qualcosa che solo la mente di Sara comprendeva e alla quale lei ora non riusciva ad avere accesso: trovava davanti a se solo una voragine nera che le dava quasi un senso di nausea, e la cosa le dispiaceva, aveva sperato di poterle dare un po' di luce, aveva sentito dire tante volte che chi stava morendo desiderava la luce più di ogni altra cosa. Sua sorella stava morendo! Proruppe in singhiozzi e Matt la abbracciò allontanandola dal corpo della sorella e cercando di calmarla. Lei lo lasciò fare, inerme, continuando a piangere.
Ororo: “Non ce la faremo mai qui. Dobbiamo portarla da Hank.” intervenne nella discussione tra Tony e Warren che aveva ormai preso i toni di una lite, il che era più che ovvio visto che ognuno dei due era innamorato della ragazza dall'altro.
Reed: “Non bisogna spostarla troppo o il sangue scorrerà più velocemente!” esclamò.
Logan: “vado a prendere una barella dal jet.” disse e corse via tornando poco dopo con una barella rigida, su cui i ragazzi spostarono il corpo di sua figlia e che Kurt teleportò al Blackbird, mentre Havok continuava a tenere la stoffa premuta sulla ferita e Tony cercava di rallentare il flusso di sangue. Poi Ororo si mise ai comandi e il jet si sollevò nell'aria e partì, pronto ancora una volta ad infrangere la barriera del suono.

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Capitolo 13
*** 13 ***


Erano finalmente a casa. Come erano arrivati Hank e Warren avevano portato Sara in sala operatoria e ci si erano chiusi dentro. Logan passeggiava nervosamente in corridoio, mentre Kate, seduta su una panca lì vicino, non riusciva a smettere di piangere. Sembrava tutto così assurdo! Un momento prima stavano tutti bene e poi... nessuno ancora aveva capito che cosa era successo, cosa l'aveva colpita, come, perché. Soprattutto quello: perché, quando ormai sembrava tutto finito.
Logan: “Perché non ci danno notizie?” sbottò alla fine con aria irritata.
Matt: “Stanno facendo un intervento, ci vuole tempo...”
Kate: “No, vuol dire che sta andando male! Ci stanno mettendo troppo! Di solito ci vuole molto meno!” disse in tono isterico.
Matt: “Non è detto tesoro...” suonava poco convinto alle sue stesse orecchie, figuriamoci a quelle degli altri.
Kate: “Tu riesci a sentire, vero Matt? Con gli ipersensi... Cosa dicono?”
Matt: “Non riesco a capirlo... Troppa confusione, fra le voci e le macchine...” non era vero, ma non gli andava di riferirle quello che riusciva a sentire: lì dentro le cose non andavano per nulla bene, e lui non voleva farla agitare. Per sua sfortuna, la sua ragazza era telepate, e ora che era incinta non aveva più alcun freno nell'entrare nella testa degli altri, perciò sentì benissimo cosa lui pensava e scoppiò a piangere ancora più istericamente di prima. Mentre Matt cercava di calmarla e Logan la guardava con aria di shock senza sapere come comportarsi, la porta si aprì e la Bestia si affacciò finalmente in corridoio.
Logan: “Come sta?” chiese con aria ansiosa.
Hank: “E' stabile.” Classica risposta da medico che non voleva dire nulla.
Kate: “Che significa?” chiese ancora col pianto nella voce.
Hank: “L'abbiamo ripresa in tempo, è in coma farmacologico...”
Kate: “Ma si riprenderà, vero?”
Hank: “E' troppo presto per fare previsioni, dobbiamo aspettare.” altra classica risposta da medico.
Logan: “Ma cosa è successo? Non siamo riusciti a capire...”
Hank: “E' stata colpita da un proiettile che è' entrato sotto la terza vertebra toracica ed è uscito rompendo una costola. Il polmone destro si è bucato ed è collassato. E' un miracolo che sia arrivata ancora viva qui.”
Logan annuì, ma Kate non ascoltava, sembrava immersa in chissà quali pensieri, poi all'improvviso esclamò con aria decisa:
Kate: “Faremo una trasfusione con il mio sangue.”
Logan: “Che cosa?!? Sei impazzita Kate? Potrebbe fare male al bambino!”
Kate: “Al bambino non farà proprio niente e con il mio fattore rigenerante il sangue si riformerà in pochissimo tempo.”
Logan: “Ma...”
Kate: “E' tutta colpa mia, le avrei dovuto dire del fattore rigenerante, quindi ora devo fare qualcosa!” disse con fermezza.
Logan non replicò, sapeva benissimo che sua figlia era testarda almeno quanto lui e che una discussione non sarebbe servita a nulla, perciò rivolse lo sguardo ad Hank in cerca di sostegno, ma con sua sorpresa notò lo sguardo dello scienziato immerso in riflessione, e dalla sua espressione era evidente che l'idea di Kate gli sembrava ottima.
Hank: “In effetti il fattore rigenerante è più forte del fattore di guarigione di Warren” disse, infatti, dopo pochi secondi di silenzio.
Logan: “Ma anche io ce l'ho!” esclamò impaziente.
Hank: “Si, ma nel tuo sangue c'è anche dell'adamantio, e quando il fattore rigenerante si sarà esaurito nel sangue di tua figlia, il metallo l'avvelenerà.” rispose “Possiamo provare, però tu devi restare stesa Kate, e non devi alzarti finché non te lo dirò io, chiaro?”
La ragazza acconsentì e Hank la fece stendere su un lettino in una stanza adiacente a quella in cui si trovava la sorella, poi le prelevò il sangue necessario e tornò da Blind.
Pochi minuti dopo l'aria fu squarciata da un grido di dolore: il fattore rigenerante stava facendo effetto. Kate tentò di alzarsi ma Matt la bloccò e dopo qualche altro minuto Warren entrò nella stanza portando con se una sedia a rotelle.
Warren: “Se volete vederla... Però Hank si è raccomandato che Kate usi questa.” disse.
Kate: “Ma io sto benissimo...” tentò di protestare.
Matt: “O la sedia a rotelle o resti qui.” Questa volta era lui ad essere irremovibile.
Kate sospirò ma acconsentì, e così passarono nell'altra stanza, dove Sara continuava a lamentarsi per il dolore ad alta voce.
Sara: “Ma che diavolo mi avete dato?!?” stava protestando con Hank.
Kate: “Un po' del mio sangue.”
Sara: “Del tuo sangue? Ma che...”
Kate: “Devo spiegarti una cosa sorellina..” iniziò, poi le raccontò tutto, riuscendo anche nell'intento del distrarla dal dolore.
Quando ebbe finito sua sorella rimase alcuni minuti in silenzio, e Kate temette che ce l'avesse con lei perché non le aveva detto tutto subito.
Sara: “...secondo me quella trasfusione ti ha fatto male.” disse infine.
Kate: “Che vuoi dire?”
Sara: “Logan nostro padre naturale e i Warfury genitori adottivi... andiamo, che ti sei presa per sognarti una cosa del genere?”
Kate: “Non ho mai preso nessun allucinogeno in tutta la mia vita, e dovresti saperlo bene.” rispose in tono pungente. “E' la verità.”
Sara: “Si, certo... e com'è che io non mi ricordo niente?”
Kate: “E' una prova in più: hai preso la sua pessima memoria!” sbottò.
Logan: “Ehi, la mia memoria non è pessima...” tentò di protestare, ma lo sguardo di Kate lo bloccò subito.
Kate: “ E poi se non mi credi come ti spieghi il fatto che il mio sangue ti ha guarita?”
Sara: “Avrà fatto effetto il sangue di Warren con un po' di ritardo...”
Kate sospirò: aveva la testa veramente dura. Improvvisamente prese un bisturi da un mobiletto lì vicino e si procurò una profonda incisione sul braccio, poi prese la mano della sorella e ce la mise sopra, osservando con crescente soddisfazione l'espressione di stupore di Sara nel sentire la ferita richiudersi sotto le sue dita.
Sara: “Oh mio Dio...” mormorò quando il taglio si era ormai definitivamente richiuso, continuando a tastarle il braccio incredula.
Kate: “Visto?”
Sara: “E perché non mi hai detto nulla prima?!?”
Kate: “Perchè, insomma, non te lo ricordavi...”
La sorella prese un'espressione offesa e incrociò le braccia.
Kate: “Oh, andiamo, non fare l'offesa ora...” disse in tono impaziente.
Sara tentò di replicare, ma proprio in quel momento Tony entro nella stanza e le si lanciò al collo.
Sara: “Ehi, fai piano, fa ancora male...” protestò. Kate li guardò e fece un mezzo sorriso, mentre Warren gli lanciava un'occhiata indescrivibile e usciva di scatto dalla stanza.
Poco dopo decisero di lasciarli soli, così Matt e Logan portarono Kate nell'altra stanza. Mentre Matt restava con lei, Logan decise salì in salone, dove tutti gli altri attendevano notizie. Si avvicinò a Tempesta e la abbracciò.
Logan: "Ora sta bene, grazie al Cielo."
Ororo: "Ho sentito urlare... che cosa è successo?"
Lui la guardò, poi guardò il resto degli X-Men, quindi si decise a parlare, raccontando tutto.
Laura: "Stanno tutti bene adesso?" chiese, staccandosi da Johnny, da cui non si era allontanata dal momento in cui erano tornati alla scuola.
Logan annuì, mentre Gibbs e il suo gruppo si avvicinavano.
Gibbs: "Avrei bisogno di parlare con Kate..."
Logan: "Va bene, ma non farla agitare..."
Gibbs: "D'accordo, Logan."
Logan: "James..." lo corresse.
Gibbs sorrise ed insieme ai suoi scese in infermeria. Appena fuori dalla porta incrociarono Tony. Ziva lo guardò con odio, ma Gibbs gli fece cenno di seguirli, quindi entrarono tutti in camera di Kate.
Lei era sdraiata sul lettino e si carezzava la pancia, mentre Matt, seduto sul letto, accanto a lei, le passava una mano sui capelli.
Kate: "Capo..." cominciò, cercando di alzarsi.
Gibbs: "Stai pure comoda. Volevo solo comunicare un po' di cose alla squadra riunita..." la giovane si distese meglio e lui cominciò "Prima di tutto... Kate e Tony, per un po' di tempo dovrete restare alla scuola."
Tony: "Ma. Capo..." cercò di obiettare.
Gibbs: "E' solo una precauzione, DiNozzo, il tempo di persuadere il Direttore a tenere due mutanti in squadra." precisò, indicando le ali di Tony "Quindi usufruite delle vostre ferie arretrate."
Kate: "Sì, signore."
Gibbs restò un attimo in silenzio e poi, guardando Kate, le chiese:
Gibbs: "Ti va di spostarti dal laboratorio al lavoro sul campo?"
Kate: "Sarebbe fantastico, Signore!" esclamò, sorridendo.
Gibbs: "Perfetto, allora chiederò anche questo a Jen."
Kate annuì, poi si fece seria.
Kate: "Capo, posso chiederti un favore?"
Gibbs: "Tutto quello che vuoi."
Kate: "Ecco... mi chiedevo se era possibile non riportare sulla mia scheda personale una cosa..." cominciò.
Matt: "Sei sicura di volerglielo dire?"
Kate: "Tanto lo sarebbero venuti a sapere lo stesso." rispose al compagno, poi tornò a parlare agli altri "Si tratta di un episodio della mia vita di cui non vado fiera... e che potrebbe compromettere la mia carriera."
Gibbs: "Di cosa si tratta?"
La ragazza fece un respiro profondo, poi, tutto d'un fiato:
Kate: "All'università mi prostituivo."
Ci fu qualche minuto di silenzio. Kate poteva sentire la mente di Gibbs lavorare, in cerca di una soluzione, finché non lo sentì esclamare.
Gibbs: "Non c'è problema, sarà come se non fosse mai accaduto."
Lei lo fissò incredula, Gibbs le fece un sorriso, poi si avvicinò per carezzarle la pancia.
Gibbs: "Ora riposati, pensiamo a tutto noi." infine uscì, con il resto della sua squadra.
Il giorno dopo Kate poté alzarsi, mentre a Sara le ci volle almeno una settimana, prima che Hank le desse il permesso di uscire dall'infermeria.

Erano passate alcune settimane dal termine della missione. ormai ci si avvicinava a Natale.
Kate, grazie alla sua gravidanza, veniva viziata da tutti, e a lei non dispiaceva, nonostante si lamentasse continuamente di queste attenzioni. Matt veniva spesso a trovarla, quando non lavorava, e aveva fatto in modo di esserci già alle ecografie; ancora non si conosceva il sesso, ma padre e nonno erano più che convinti che fosse un maschio.
Vedere Logan, o meglio, James, così preso dalla gravidanza della figlia risultava nuovo per tutti: lui era sempre passato per il rude, il solitario del gruppo, colui che non avrebbe mai messo su famiglia neanche sotto tortura. Ma evidentemente le persone cambiano, ed ora Logan aveva una compagna fissa, che amava, ricambiato, tre figlie grandi, due che lavoravano e una che andava all'università e, cosa per lui molto importante, una di queste lo stava per rendere nonno. Lui, il Lupo Solitario degli X-Men, sarebbe riuscito a sopravvivere a questa vita da nonno? Ne era certo, perché si trattava della sua famiglia, e Wolverine avrebbe fatto tutto per questa.

La mattina della vigilia, quando scese in mensa, la prima cosa che Laura percepì furono le voci allegre dei Fantastici Quattro. Si chiese che cosa stessero facendo alla scuola, quindi si avvicinò al tavolo curiosa: chiacchieravano allegramente con Kate, che mangiava e rideva, carezzandosi la pancia, ormai visibile.
La brunetta andò a prendere un vassoio con la colazione, poi si sedette allo stesso tavolo della sorella, che subito le fece un sorriso a 32 denti.
Kate: "Buon giorno, Laura!" la salutò.
Laura: "Ciao, Kate. Che ci fanno loro qui?"
Sue: "Siamo venuti ad aiutarvi con i preparativi per la festa di questa sera."
Laura: "Stasera?" chiese, confusa "Ah, già, la Vigilia di Natale."
Kate: "Tony ha detto che verranno anche Gibbs e gli altri, da Washington."disse, con la bocca piena di torta alle nocciole.
Laura: "Anche Timothy?"
Kate: "Anche lui, ovviamente." confermò, sorridendo. Loro avevano legato molto, diventando ottimi amici, e sapeva che si sentivano ogni volta che potevano su MSN. Certo, non c'era nulla più di una profonda amicizia, tra loro, entrambi erano innamorati di ben altre persone. Sorrise ancora quando Johnny, quasi per farle un dispetto, rubò la fetta di torta alle nocciole a Laura e la ingoiò in un solo boccone.
Laura: "Quella era mia, razza di Fiammifero Ambulante!" protestò.
Johnny: "Scusa..." rispose a bocca piena.
Kate: "Per favore, non litigate, è la vigilia di Natale."
Laura non disse nulla e le fece un debole sorriso, non voleva farla agitare troppo.

Un paio d'ore dopo stava facendo una breve pausa dai preparativi per la festa della sera, ed uscì in giardino, dirigendosi verso un angolo nascosto vicino ai muri della villa. Dopo essersi assicurata che non ci fosse nessuno nei paraggi, prese dalla tasca un pacchetto di sigarette e un accendino, poi ne estrasse una e fece per accenderla, ma sentì un rumore; si affrettò a nascondere tutto quanto, attenta, ma poi si rilassò quando vide avvicinarsi Johnny.
Laura: "Mi hai spaventato!" esclamò, cercando di accendersi di nuovo la sigaretta.
Johnny: "Ah, ciao, Kinney. Cosa ci fai qui?"
Laura: "Mi stavo rilassando un attimo. Non posso?" rispose, sulla difensiva, continuando ad armeggiare con l'accendino, che proprio non voleva funzionare.
Johnny: "Da quando hai iniziato a fumare?" chiese, poggiando un dito sulla punta della sigaretta, che si accese.
Laura: "Grazie... Da quando ho iniziato l'università. Non dirlo alle mie sorelle, però..."
Johnny: "D'accordo... se tu non lo dici a Susan..." rispose, prendendole la sigaretta dalle labbra e facendo un tiro, prima di restituirgliela.
Laura: "Ok. Però che ci fai qui?"
Johnny: "Stavo solo facendo una pausa." rispose "In realtà volevo farti una proposta..."
Laura: "Spara."
Johnny: "Ti va di seppellire l'ascia di guerra, almeno fino a capodanno?"
Laura: "Perché dovrei?"
Johnny: "Perché siamo a Natale..." rispose, con un sorriso "e perché così non facciamo innervosire ulteriormente le tue sorelle, specialmente Kate. Matt mi ha raccomandato di non farla agitare troppo."
La ragazza ci pensò su un minuto, in silenzio, poi annuì.
Laura: "D'accordo, vada per la tregua."
Il ragazzo sorrise e le prese di nuovo la sigaretta, ormai quasi alla fine, la terminò e la buttò via.
Ci fu qualche minuto di imbarazzante silenzio, poi il giovane si avvicinò a lei, guardandola dall'alto del suo metro e ottanta.
Gli arrivava appena al petto, era minuta e apparentemente fragile. A guardarla così nessuno avrebbe detto che fosse una perfetta macchina da guerra: sensi super sviluppati, agilità ferina, rigenerazione praticamente istantanea delle ferite e sei lunghe lame, due in ogni mano e una in ogni piede, la rendevano praticamente l'arma più pericolosa in circolazione, dopo suo padre Wolverine. Johnny la guardò ancora per qualche minuto, poi non riuscì a non punzecchiarla:
Johnny: "Certo che sei proprio tappa..."
Laura lo guardò storto, e stava per ribattere, ma sentì Kate da dentro che la chiamava e dovette rientrare, dopo essersi assicurata di non sapere troppo di fumo.

Quella sera alla festa c'erano tutti, come aveva detto Kate, e Laura passò molto tempo con Timothy, parlando e ridendo come due vecchi amici.
Poco prima di mezzanotte, Johnny le si avvicinò e, all'orecchio le chiese:
Johnny: "Ti va una sigaretta prima del brindisi di mezzanotte?"
Laura: "Volentieri." e lo seguì.
restarono per un po' fuori a chiacchierare, poi la mezzanotte suonò.
Johnny: "Auguri, piccoletta." si abbassò e le diede un bacio sulla guancia.
Lei lo guardò e sorrise, in silenzio. Poco dopo tornarono dentro, ma Kate li bloccò all'entrata.
Kate: "Siete sotto il vischio!" esclamò.
I due giovani si guardarono con l'aria di due che erano appena stati incastrati, ma non si mossero.
Kate: "Ora dovete baciarvi! E' la tradizione!" continuò.
Laura: "Ma dobbiamo proprio?" protestò.
Johnny: "E' la tradizione..." poi si abbassò su di lei e le diede un leggero bacio sulle labbra, che però si trasformò subito in un bacio appassionato, tra gli applausi e i fischi dei presenti.
Quando si staccarono, Laura era diventata rossa come la polpa di un cocomero maturo; si affrettò ad allontanarsi e, come per cercare un pretesto per cambiare argomento, levò dalle mani della sorella incinta un bicchiere di spumante che stava per bere, approfittando della distrazione degli altri.

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Capitolo 14
*** 14 ***


Erano ormai passati più di due mesi da quando avevano smantellato la base di Striker. Tony aveva lasciato l'NCIS, la rivelazione di essere un mutante si era sparsa più velocemente della luce al Quartier Generale e la situazione era diventata a dir poco bollente. Alcuni erano favorevoli a farlo restare e vedevano nei suoi poteri una marcia in più utile all'Agenzia. Per altri, invece, era solo un mostro e non doveva a nessun costo restare a lavorare lì. Lui, per non creare problemi a se stesso e al Direttore Shepard, si era dimesso e ora trascorreva le sue giornate allo Xavier Institute svolgendo il lavoro per cui si era laureato, quello di insegnante di educazione fisica. Ma anche questa 'impresa' non era priva di inconvenienti. Doveva integrare le proprie lezioni con quelle di Arcangelo, che gli era più ostile che mai. Ziva lo aveva lasciato e Sara era rimasta con Tony e lui si era ritrovato da solo. Di tutto questo incolpava Tony stesso, colpevole, ai suoi occhi, di avergli rubato la ragazza e di essere la causa della rottura con Ziva. A Tony tutto questo non importava più di tanto, gli bastava avere il suo lavoro, i suoi amici e... e la sua ragazza, ovviamente. Abbassò gli occhi sulla rossa che dormiva con la testa appoggiata al suo petto. Lo sapevano entrambi, non potevano continuare così. Si prendevano in giro a vicenda, e prendevano in giro se stessi, consapevoli di farlo. Prima o poi avrebbero dovuto chiudere quella storia.
Sara: “A cosa stai pensando?” chiese improvvisamente.
Tony: “Pensavo dormissi...” rispose lui, evitando la domanda.
Sara: “Sono sveglia da un po'... stavo pensando anche io.”
Tony: “A cosa?”
Sara: “Alla stessa cosa a cui stai pensando tu.”
Tony: “Ehi, credevo fosse Kate la telepate... Ho forse sbagliato gemella ieri sera?”disse in tono serio.
Sara: “Stupido...” rispose lei in tono scherzoso, poi tornò seria “credevo stessi pensando anche tu al fatto che forse dovremmo lasciarci.”
Tony restò in silenzio per qualche secondo, infine rispose.
Tony: “In effetti hai pensato giusto.”
Sara: “E quindi...”
Tony: “E quindi ci lasciamo.”
La ragazza non rispose e rimase in silenzio, pensierosa. Infine si alzò, raccolse la sua roba, sparsa per la stanza, ed uscì.

Poche ore più tardi Kate e Sara erano al Quartier Generale dell'NCIS. Kate era andata a presentare in via ufficiale la domanda di maternità e a salutare i suoi colleghi, e la sorella l'aveva accompagnata, più che felice di lasciare la scuola, che in quella giornata le sembrava avesse un'aria più pesante che mai. Si recarono prima nell'ufficio del Direttore Shepard e poi scesero a salutare Gibbs e la squadra. Trovarono ad accoglierle anche Abby, che le salutò entusiasticamente e volle a tutti i costi sentire il bambino muoversi. Gibbs rivolse loro un saluto quasi paterno e McGee insistette per cedere il suo posto a Kate. Infine salì anche Ducky e Kate e i suoi colleghi si persero in conversazione. Sara rimase in disparte, pensierosa. Ziva non l'aveva salutata e ora restava fuori dalla conversazione. Sapeva che Tony aveva provato a chiamarla quella mattina stessa, ma si era sentito sbattere il telefono in faccia. Questo non le piaceva. Accettava e capiva l'atteggiamento di Ziva nei suoi confronti, ma Tony non c'entrava nulla e non era giusto che pagasse. Perché in fondo, il fatto che fosse un mutante era solo un problema marginale. Il vero problema erano loro due.
Si avvicinò a lei e in tono tranquillo la salutò.
Sara: *Shalom* decise di rivolgerlesi nella sua lingua. Qualsiasi cosa si fossero dette poi, voleva che restasse tra loro.
Ziva non rispose né alzò la testa dal verbale che stava compilando.
Sara: *Shalom* ripeté ad un volume più alto.
Ziva non rispose di nuovo.
Sara: *A casa mia le persone si salutano.* disse infine in tono acido.
Ziva: *Shalom.* rispose senza alzare la testa dal foglio *Che cos'altro vuoi da me?*
Sara: *Parlarti. Di Tony.*
Ziva: *Di chi?*
Sara: *Hai capito benissimo di chi. So che stamattina ha provato a chiamarti...*
Ziva: *Ah, davvero?*
Sara: *Si. E so anche che gli hai chiuso il telefono in faccia.*
Ziva: *E giustamente sei venuta a difendere il tuo ragazzo.* disse in un tono che tradiva una punta di amarezza.
Sara: *No.*
Ziva: *E allora perché?*
Sara: *Credo volesse dirti che ci siamo lasciati e... Beh per il resto posso solo immaginare, ma suppongo avesse a che fare con il vostro rapporto.*
Ziva: *Rapporto? Io non ho nessun rapporto con quel mostro!*
Sara a questo punto perse la pazienza. Sbatté pesantemente le mani sul tavolo e avvicinò il viso a quello dell'altra donna, quasi trattenendo un ringhio.
Sara: *Senti un po' Davìd! Settant'anni fa' un pazzo si è svegliato la mattina e ha deciso che gli ebrei erano feccia e andavano eliminati e l'ha fatto! E ora tu chiami mostro ME? Voi con le vostre leggi, volete registrarci, rinchiuderci, limitarci... Pensavo che proprio qualcuno del tuo popolo potesse capire, ma evidentemente mi sbagliavo. Non avete imparato nulla. Avete dimenticato così in fretta... Non so quale sia la tua esperienza con gente come noi, ma ti dico che siamo persone normali che combattono per le proprie famiglie, per dare un futuro ai propri figli e ai propri nipoti, per poter vedere ancora il cielo la mattina. Per non disperderci anche noi nel vento. Medita su ciò che è stato, scolpiscilo nel tuo cuore, costruiscici sopra. Apriti agli altri e smettila di essere un automa costruito per uccidere! Hai un'anima, tutti l'abbiamo. Anche Tony ce l'ha. E ora sta male. E se tu hai un problema con me, non puoi far pagare lui. Pensa a quello che ti ho detto.* poi senza aggiungere una parola imboccò l'ascensore.
Ziva si guardò intorno. L'intero ufficio si era bloccato a guardarle, ma tutti tornarono alle proprie attività ad un'occhiataccia di Gibbs.
Kate: “Forse è ora che io e mia sorella torniamo a casa.” disse infine.
Gibbs annuì.
Abby: “Fatti sentire ogni tanto e facci sapere come cresce il piccoletto!” disse saltellandole intorno.
Kate la abbracciò, poi salutò gli altri e scese anche lei al parcheggio, dove, appoggiata all'auto con espressione cupa, sua sorella l'aspettava. Salirono in macchina e partirono alla volta della scuola, in silenzio.

Per tutto il tragitto non parlarono. Sara era immersa nei suoi pensieri e Kate fece di tutto per lasciarle un po' di privacy, per quanto la sua condizione glielo permettesse, perché da quando era incinta le riusciva difficile controllare i suoi poteri. Per evitare di entrare nella mente della sorella si costrinse a pensare ad altro: era San Valentino, e alla scuola la aspettava Matt; sapeva che aveva una sorpresa per lei, e non vedeva l'ora di passare il tempo con lui.
Arrivate alla scuola le due si separarono: mentre Silver andava in cucina a rimediare qualcosa da mangiare, Blind si diresse verso la sua camera, con aria depressa; nel tragitto incrociò Laura, anche lei piuttosto giù di morale.
Sara: "Che hai, Laura?" chiese, fermandosi a pochi metri da lei.
Laura: "Nulla, non ti preoccupare." rispose, poco convinta e continuando a camminare, depressa. Sara la fermò.
Sara: "Dai, vieni in camera mia, raccontami tutto."
La brunetta ci pensò un momento, poi decise di accettare l'invito. Non appena furono sole in camera disse:
Laura: "Johnny non è venuto..."
Sara: "Che c'entra Johnny?"
Laura: "E' da Capodanno che andiamo a letto insieme." confessò, tutto d'un fiato.
Sara: "Wow... beh, io invece ho lasciato Tony."
Laura: "Davvero? Perché?"
Sara: "Beh, è complicato. Diciamo che ci stavamo prendendo in giro."
Laura: "Siamo davvero sfortunate..." sospirò "Però almeno Kate è stata fortunata in questo campo, Matt è una brava persona."

Nello stesso momento Kate, in cucina, attendeva l'arrivo di Matt, mangiando patatine. L'uomo non si fece attendere, e comparve dopo dieci minuti sulla porta, sorridendo.
Matt: "Ciao, piccola. Buon San Valentino." poi si avvicinò alla fidanzata e la baciò.
Kate: "Grazie. Buon San Valentino anche a te."
Matt la tenne stretta per qualche minuto, sorridendo quando sentì un calcio del loro figlio.
Matt: "Sai, stavo pensando una cosa... perché non vieni a vivere con me a New York?" chiese, dopo una breve pausa.
Kate: "Ma io lavoro a Washington..." obiettò.
Matt: "Ecco, appunto... stavo pensando anche che forse, ora che stiamo per avere un bambino... sai, il tuo lavoro è molto pericoloso..." balbettò.
Kate si allontanò di qualche passo, guardandolo con gli occhi spalancati.
Kate: "Cosa vuoi dire? Vuoi che lascio il mio lavoro?"
Matt: "Il mio stipendio basta per mantenerci tutti e tre." precisò, poi attese una risposta.
La giovane strinse i pugni, tremando per il nervosismo.
Kate: "Vattene!" esclamò, con voce tremante.
Matt: "Ma..."
Kate: "Ho detto che te ne devi andare! Non voglio più vederti!" urlò mentre cominciavano a spuntarle delle lacrime. L'uomo provò ad abbracciarla, ma lei lo respinse "Ho detto che devi andartene!"
Matt non insistette. Una cosa che sapeva della madre di suo figlio era che era testarda come un mulo: se si metteva in testa una cosa non si sarebbe mai riusciti a farle cambiare idea, finché non avesse sbollito la rabbia, e la cosa era accentuata dal fatto che ora aspettava un bambino. Quindi volse le spalle alla cucina e se ne andò a testa bassa e con la coda fra le gambe.
All'entrata venne visto da Logan e Tony, che lo fermarono.
Logan: "Matt, che è successo? Hai una faccia..."
Matt: "Non ho voglia di parlarne ora. Chiamo un taxi e torno a New York."
Logan: "No, ti accompagno io." detto questo, prese le chiavi e lo condusse verso il garage, lanciando un'occhiata a Tony.
Kate, intanto, aveva guardato Matt mentre si allontanava. Non riusciva a smettere di piangere; guardò il pacchetto di patatine e poi lo lanciò via: era troppo triste e troppo nervosa per mangiare ancora... no, era solo nervosa, la tristezza proveniva da un'altra fonte. Si guardò attorno: era completamente sola.
No, non era sola. Abbassò lo sguardo verso la sua pancia e comprese: suo figlio era un telepate, e le stava trasmettendo tutta la sua tristezza per la separazione dal padre.
Kate: "Scusami tanto, piccolino... io non potevo..." sentì dei singhiozzi nella sua mente, poi sentì il bambino contorcersi; si carezzò la pancia, quindi percepì che si era un po' calmato, anche se era ancora molto triste.
Aveva bisogno d'aria, quindi andò a prendere le chiavi della macchina e scese in garage passando nell'atrio, dove c'era ancora Tony.
Kate: "Vado a Washington. Ho bisogno di cambiare aria." gli riferì, poi scese e partì.
L'uomo attese una decina di minuti, prima di decidere di seguirla.

Tony trovò la donna seduta su una panchina nei pressi del Lincoln Memorial; stava osservando un gruppo di bambini giocare, carezzandosi la pancia, con un'aria quasi assente e molto triste.
Kate non si accorse del collega, quando le si sedette accanto. L'uomo notò che la sua attenzione era catturata da un bambino di circa cinque anni che correva e rideva allegramente, giocando con gli altri coetanei, sotto l'attenzione dei genitori. Li osservò tutti e tre: il padre era un uomo sulla quarantina, con i capelli neri e gli occhi scuri. Indossava un'uniforme da Marine e abbracciava la moglie, bionda e con gli occhi grigi, e ogni tanto richiamava all'ordine il figlio, che rispondeva al nome di Martin.
Tony osservò attentamente il bambino: non somigliava a nessuno dei due genitori, quindi dedusse che potesse essere stato adottato. Aveva i capelli di un colore rosso acceso, leggermente ondulati, e sul suo volto, pieno di lentiggini, spiccavano due luminosi occhi azzurri.
Si voltò verso Kate; era ancora assorta nell'osservazione di quel bambino. Si stava carezzando la pancia. Tony suppose che quel Martin l'avesse colpita perché probabilmente era così che si immaginava suo figlio.
Stava per dire qualcosa, quando Martin rotolò giù dalle scale del monumento, fermandosi proprio davanti a loro, in lacrime e con la pelle scorticata. Sia Tony che Kate si alzarono per soccorrerlo, raggiunti quasi subito dai genitori. DiNozzo lo guardò attentamente, poi si rivolse ai genitori:
Tony: "Se volete posso guarirlo..."
...: "Non si preoccupi, non c'è bisogno." rispose il padre, cercando di calmare il piccolo.
Tony: "Ma..." replicò, ma si bloccò appena vide che il piccolo stava guarendo a vista d'occhio, e alle lacrime per il dolore si stavano sostituendo le lacrime per lo spavento. I genitori lo cullarono e lo rassicurarono, allontanandosi, mentre Tony guardò Kate, che sorrideva come se avesse appena avuto una rivelazione piacevole.
Kate: "Ha la rigenerazione..." sussurrò, quasi felice.
Tony: "Già..." rispose. Era davvero strana. Forse era un effetto collaterale della gravidanza.
La ragazza continuò a guardare la famiglia, senza curarsi di Tony.
Tony: "A cosa pensi?"
Kate: "Ha trovato una bella famiglia... e il padre è un marine."
Tony: "Sì, ma..." cominciò, poi collegò tutto: capelli rossi, il piccolo Martin era stato adottato, ed era un mutante, in particolare un mutante con potere rigenerante "Per caso sto pensando giusto?" Kate annuì, DiNozzo continuò "Quindi lui è..."
Kate: "L'ho dato in adozione quando è nato. Solo Matt lo sapeva. L'ho avuto a 19 anni, da uno dei miei clienti."
Tony annuì, poi si decise e, passandole una mano attorno alle spalle, la condusse alla macchina e la riportò a scuola.
Arrivati a destinazione, la giovane sembrava più rilassata.
Kate: "Ti va una birra?"
Tony: "Non pensavo che in una scuola come questa ci fossero delle birre... e comunque tu non puoi berne."
Kate: "Ho qualche cassa nascosta in camera mia, e comunque l'ho chiesto a te."
Tony: "Va bene."
La seguì fino in camera, dove lei fece uscire una bottiglia di birra da sotto il letto, poi la aprì e la passò al collega, non prima di averne bevuto un sorso.
Tony: "Hey! Tu non ne puoi bere!" esclamò, togliendole la birra di mano.
Kate: "Scusa... era solo un sorso."
Tony: "Un sorso che mi ha portato via mezza bottiglia!"
Kate non rispose e si carezzò la pancia, intenta ad ascoltare qualcosa che sentiva solo lei.
Tony: "Cosa c'è?"
Kate: "Sta ancora piangendo."
Tony: "Chi?"
Kate: "Logan Matthew Jr." rispose, senza togliere la mano dalla pancia.
Tony capì e avvicinò la mano; quando sentì il piccolo muoversi cominciò:
Tony: "Hey, piccoletto, sono lo zio Tony. Non preoccuparti, mamma e papà faranno presto pace."
Sentì un altro calcio e sorrise.
Kate: "Dice che prima dovresti pensare a metterti con la zia Ziva."
Tony: "Una cosa alla volta." le fece uno dei suoi famosi sorrisi e la abbracciò, poi le diede un bacio leggero sulle labbra.
Due minuti dopo, stavano facendo l'amore.

Sara stava male. Anzi, stava benissimo. Con Laura si erano scolate una bottiglia a testa di whisky, ma mentre la sorella aveva un fattore rigenerante che le consentiva di tollerare molto bene l'alcol, per lei la cosa era diversa. Tra l'altro il Fiammifero alla fine si era fatto vivo e Laura gli era schizzata al collo, lasciandola da sola in camera. Così aveva deciso di buttare giù anche il suo 'ricostituente' preferito, nascosto nella boccetta delle aspirine. Adesso era buttata in uno dei corridoi meno frequentati della scuola, seduta in un angolo con aria beata. Le sembrava di essere immersa nei colori, le consentiva di non pensare alle ultime cose accadute. Non tanto per la storia con Tony, no, quella aveva un'importanza minima. Quello che voleva evitare di pensare lo sapeva solo lei. E Jean. Ma Jean non c'era più, e lei aveva promesso di non dirlo a nessuno. Qualcuno la superò in tutta fretta, senza notarla, nascosta nell'ombra del suo angoletto. Poi i passi rallentarono e Alex tornò indietro.
Alex: “Sara...?”
Sara: “Ciao...” rispose con aria svanita.
L'altro si abbassò alla sua altezza e la scrutò con aria indagatrice, poi cercò di sollevarle una palpebra per controllarle la pupilla, ma la ragazza tirò indietro la testa bruscamente.
Sara: “Lasciami...” protestò debolmente.
Alex: “L'hai fatto di nuovo!” l'accusò in tono duro.
Sara: “No, non è vero...”
Alex: “Non mi prendere in giro. Non sono stupido. Che hai preso?”
Sara: “Niente...”
Alex: “Si, certo, come no. Vieni con me. Ti porto in infermeria.” Tentò di sollevarla, ma lei puntò i piedi a terra.
Sara: “Non ci voglio venire!” si lamentò cercando di alzare la voce.
Alex: “Tu adesso vieni con me e basta! Hai pure bevuto! Vuoi morire?”
Con suo stupore, Blind smise improvvisamente di opporre resistenza e scoppiò a ridere, cadendogli addosso. La sorresse e poi decise di prenderla in braccio, mentre lei non smetteva di ridere istericamente.
Alex: “Ma insomma, si può sapere che ti prende?” sbottò alla fine “Io non ci trovo niente di ridicolo!”
Sara: “Dici... Dici che posso morire!” esclamò fra le risate.
Alex: “Si. E' rischioso mischiare alcol e allucinogeni! E non fa ridere!”
Sara: “Tu non capisci...”
Alex: “Che cosa dovrei capire? Il fatto che continui a farti del male? Io sono stufo di starti dietro!”
Sara: “Nessuno ti chiede di farlo, Mr 'Devo-lasciarti-perché-non-voglio-perdere-il-mio-stipendio'” replicò tornando seria per un momento. Alex restò in silenzio.
Alex: “Senti, io...” iniziò, ma non fece in tempo a finire la frase che lei scoppiò di nuovo a ridere. “che altro c'è adesso?” esclamò bruscamente cambiando argomento.
Sara: “No, no, non è proprio il momento...”
Alex: “Ma di che parli?”
Sara: “Delle confessioni d'amore. Non è proprio il momento. Io non posso...”
Alex: “Che cosa non puoi?”
Sara: “Stare con te. Io devo stare con Warren.”
Alex: “Devi?”
Sara: “Oh si. Lui soffrirà di meno.”
Alex: “Ma di che parli?!” esclamò mettendola seduta sul suo letto, dove si era diretto automaticamente. Ci stava capendo sempre meno di quella storia, e non gli piaceva. Per nulla.
Sara: “Non posso dirtelo.”
Alex: “Lo sapevo. Mi stai prendendo in giro per non farti portare in infermeria. Mi chiedo perché ci casco sempre.”
Sara: “No no. Non ti sto prendendo in giro. Ho promesso di non dirlo a nessuno.”
Alex: “A chi l'hai promesso?”
Sara: “A Jean.”
Alex: “Cosa c'entra Jean?”
Sara: “Te l'ho detto, non posso dirtelo.”
Lui sospirò e rimase in silenzio. Quando si intestardiva così non c'era nulla da fare. Maledizione...! La odiava quando faceva la tossica.
Sara: “Non lo faccio.” disse improvvisamente.
Alex: “Cosa?”
Sara: “Non 'faccio' la tossica”
Alex: “Hai imparato a leggere nel pensiero adesso?”
Sara: “Nel tuo si.”
Alex: “Ah, si? E a cosa starei pensando adesso?”
Sara: “E' troppo osceno per dirlo.” rispose.
Alex: “Mi dispiace deluderti allora. Non è nulla di osceno.”
La ragazza alzò un sopracciglio e lui ringraziò il fatto che non potesse guardarlo in faccia.
Alex: “Mi spieghi perché desideri così tanto morire?”
Sara: “Io non lo desidero.”
Alex: “Allora devi smettere di prendere quella roba.”
Sara: “Perché? Perché me lo dici tu? Non sei più il mio ragazzo.”
Alex: “Possibile che tu non riesca proprio a passare sopra questa cosa?” esclamò impaziente.
Sara: “No, non ci riesco.”
Alex: “Io non potevo...”
Sara: “Perché?”
Alex: “Lo sai perché”
Sara: “No, non lo so. Devi dirmelo tu.”
Alex: “Ho dieci anni più di te.” disse sospirando.
Sara: “E quindi? Matt ne ha tredici più di Kate.” rispose con ostinazione.
Alex: “Nelle università non è molto ben visto un professore che ha una ragazza dell'età dei suoi studenti.”
Sara: “E giustamente meglio perdere me che lo stipendio. Non fa una piega.” la sua voce aveva un tono amaro.
Alex: “Non intendevo dire questo.”
Sara: “Ma l'hai detto.”
Alex: “Hai idea di cosa sarebbe successo se avessero scoperto che stavamo insieme?”
Sara: “Sono maggiorenne.”
Alex: “Non lo eri quando ci siamo messi insieme.”
Sara: “Questo lo sapevi anche prima.” esclamò alzando la voce. Non le piaceva quando lui si arrampicava sugli specchi.
Alex: “...io non ci posso credere che stiamo avendo questa conversazione.” disse infine dopo un paio di minuti di silenzio.
Sara: “Hai iniziato tu.” lo rimbeccò.
Alex: “No, io ti ho chiesto un'altra cosa. Perché ridevi?”
Lei non rispose e si lasciò cadere stesa sul letto.
Sara: “Il tuo letto ha un buon profumo.” disse, quasi sovrappensiero.
Alex: “Non cambiare argomento.”
La ragazza si alzò di scatto con aria irritata.
Sara: “Ma insomma vuoi lasciarmi in pace?!” esclamò. La droga stava ricominciando ad avere effetto.
Alex: “Io voglio solo aiutarti.”
Sara: “IO NON VOGLIO IL TUO AIUTO, VOGLIO SOLO CHE MI LASCI IN PACE! NON SEI NEMMENO VENUTO A TROVARMI IN INFERMERIA E ADESSO PRETENDI CHE TI DIA RETTA! SE PROPRIO LO VUOI SAPERE E' SOLO COLPA TUA SE HO RICOMINCIATO. IO AVEVO SMESSO PER TE!” sapeva che non era vero, che era stato solo quello che Jean le aveva detto e quello che le avevano dato quando era prigioniera a farla ricominciare, ma voleva ferirlo. Almeno un pochino, voleva fargli provare quello che aveva provato lei.
Alex: “Sara per favore...” tentò di rabbonirla.
Sara: “NO! Io non voglio più...” la sua voce scemò e si portò una mano alla testa.
Lui si avvicinò e la sorresse, poi la prese in braccio.
Alex: “Ti porto in infermeria. Non vorrai mica morire sul serio.”
Sara: “Io sono già morta.” mormorò.

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