Partita doppia per l'NCIS di katyjolinar (/viewuser.php?uid=3135)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 1 *** 1 ***
In un futuro non troppo lontano… Era una calda
mattina Settembre Il sole avvolgeva la vecchia casa e faceva
risplendere i vetri delle finestre. Sembrava un college privato come tutti gli
altri, ma in realtà era qualcosa di molto diverso. In una delle sale al
pianterreno un gruppo di ragazzi attendeva impazientemente la nuova
insegnante. Un uomo calvo seduto su una sedia a rotelle entrò seguito da una
ragazza di circa 25 anni con i capelli rossi e una pesante mascherina sul viso.
Teneva in mano quello che sembrava un bastone per non-vedenti, anche se non
sembrava fatto di nessun materiale reale, ma era quasi una sorta di luminescenza
immateriale. E in effetti era soltanto un concentrato di purissima
energia. Prof: “Ragazzi, questa è la vostra insegnante, Sara Warfury. Lei vi
insegnerà a controllare l’energia che potete manipolare.” Lesse nel pensiero di
uno dei ragazzi “Si, signor Fawcett... E’ cieca... Ma vi assicuro che ci vede
molto meglio di qualunque vedente... O mi sbaglio?” continuò rivolto alla
ragazza. Lei rispose con un sorriso Sara: “Non si sbaglia Professore... E io
pregherei il signor Fawcett di mettere via il cellulare...” il ragazzo sobbalzò
e mise subito via il telefonino con cui armeggiava sotto al banco. ...: “Ma
come ha fatto?!” disse una ragazza dietro di lui sottovoce. Ma non abbastanza,
visto che l’insegnante la sentì. Sara: “Ho sentito il rumore dei
tasti.” Prof: “Allora vi lascio alla vostra lezione...” Sara: “Va bene...
Allora, oggi per prima cosa vedremo cosa siete capaci di fare...” A lezione
finita Sara si diresse come tutti gli altri docenti e ragazzi al refettorio per
il pranzo. Sara: “Ciao Ororo!” disse sentendo dei passi alle sue
spalle Ororo: “Sei diventata più brava di Logan a distinguere le persone
senza vederle!” rispose la donna dalla carnagione scura e dai capelli bianchi
affiancandosi a lei. Sara: “Sai stavo facendo il conto... sono più di 11 anni
che ormai non ci vedo più... E poi hai una traccia energetica
inconfondibile!” Ororo: “ieri sera ha chiamato Kate... Ha parlato con Logan”
disse tranquillamente Sara: “Ma perché diavolo si spostano quando arrivo?!”
sbuffò rivolta agli studenti cercando di cambiare discorso Ororo: “Forse
credono che non vedendoli potresti scontrarti con loro... Comunque... tua
sorella voleva parlare con te, ma non siamo riusciti a trovarti...” Sara: “ho
fatto un giro ai confini della tenuta...” Ororo: “Mmm... ha detto che oggi
iniziava a lavorare... magari potresti chiamarla” Sara: “Se davvero vuole
mettersi nei guai non sono affari miei.” Ororo: “Mettersi nei guai...
Andiamo, ha solo trovato lavoro... E’ sempre tua sorella!” Sara: “Ha trovato
lavoro con degli sbirri. E non è mai positivo per chi è come noi. Comunque
scusami ma ho da fare.” Concluse e sparì di corsa fra la folla di studenti.
Ororo la guardò allontanarsi scuotendo la testa e andò a pranzo. Sara salì in
camera sua. Così Kate aveva chiamato... magari voleva fare pace, ma comunque lei
ancora era troppo arrabbiata. E poi ora aveva altro da fare... C’era qualcosa
che non andava ai confini della tenuta. Quella sera sarebbe andata a fare un
altro controllo.
Nello stesso momento, a Washington D.C., un'altra
ragazza con i capelli rossi raccolti in una lunga treccia e gli occhi verdi
attendeva l'ascensore all'interno della sede dell'NCIS. Un bell'uomo sui 35
anni le si affiancò e premette anche lui l'interruttore di chiamata al
piano. Le porte si aprirono ed entrambi entrarono nella cabina; Tony sembrò
voler attaccare bottone con la giovane. Tony: "E' la prima volta che entra
all'NCIS, signorina? Un bel visetto come il suo me lo sarei ricordato, se fosse
già venuta qui." Kate: "E lei è la prima volta che ci prova con qualcuna e
riceve un due di picche?" chiese, sorridendo sotto i baffi. Impacciato, Tony
ritornò a guardare le porte scorrevoli, finchè non si aprirono al suo piano ed
uscì, mentre la ragazza premeva il pulsante del piano successivo. Arrivata al
piano richiesto, si affrettò in direzione dell'ufficio del Direttore e si
presentò alla segretaria. Kate: "Il Direttore Shepard mi sta aspettando: sono
Kate Warfury." Shepard: "Sei in perfetto orario! Andiamo, ti presento alla
squadra." La donna si diresse nuovamente verso l'ascensore, seguita da
Kate. Scesero di nuovo e, quando l'ascensore si fermò, si trovarono in un
laboratorio, nel quale le stavano attendendo un uomo sui 50 anni con i capelli
brizzolati, due donne poco più anziane di Kate, entrambe con i capelli scuri,
con la differenza che una li aveva mossi e non aveva un filo di trucco, mentre
l'altra aveva i capelli lisci, raccolti in due codine laterali ed era
pesantemente truccata in tonalità scure, poi c'era un uomo dall'aria timida e...
l'uomo che aveva incontrato in ascensore. Una cosa che aveva capito
immediatamente di quest'ultimo era che anche lui aveva un segreto come il suo,
che entrambi erano diversi dal resto del gruppo, ma nessun altro era a
conoscenza di questo segreto. Shepard: "Vi presento Kate Wayfury." al sentire
il nome, gli altri si guardarono, quasi stupiti "d'ora in avanti sarà
l'assistente di Abby." A questo punto, Abby si infervorò. Abby: "NO! Mi
dispiace, Direttore, ma le ho già detto che non voglio assistenti! Mi è bastata
l'esperienza con Chip." Shepard: "Questa volta sarà diverso. Warfury si è
laureata in chimica con il massimo dei voti ad Harvard, dove è entrata grazie al
suo curiculum scolastico: si è diplomata ad una scuola per giovani
dotati." Abby: "Il fatto che sia un genio è un motivo in più per non
volerla!" Kate: "Se posso... so che è difficile accettare un nuovo elemento,
ma spero che vi ricrederete. Io non ho nessuna intenzione di sentirmi superiore
a nessuno, se è questo che la signorina Abby intende. Sono qui soprattutto per
imparare, e spero che tutti voi sarete degli ottimi insegnanti." Inclinò la
testa in segno di saluto e rispetto e attese la risposta del gruppo. Gibbs:
"Allora benvenuta all'NCIS, Kate."
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Capitolo 2 *** 2 ***
Kate lavorava all'NCIS da una settimana. Nonostante non venisse trattata
benissimo da Abby, si era ambientata; Gibbs e il resto della squadra la
trattavano bene, e il Capo, come lo chiamavano Tony, Timothy e Ziva, l'aveva
presa subito sotto la sua ala protettrice, perche la rossa gli ricordava molto
la figlia, morta anni prima, di cui nessuno, a parte Ziva, era a conoscenza.
Aveva anche legato con Timothy, con cui passava ore a parlare di computer e
programmi informatici, mentre con Ziva, una volta, aveva parlato di armi,
sorprendendola con la sua buona conoscenza di ogni tipo di arma bianca.
D'altronde Kate maneggiava lame, coltelli e simili da quando aveva 15 anni, e
aveva anche avuto un ottimo maestro in quella materia, Logan, a cui era
affezionata come a un padre. Tony, invece, nonostante l'avesse accettata,
rimaneva sempre un po' sulle sue, mantenendo quella maschera di dongiovanni per
paura di aprirsi troppo. Kate poteva capirlo: non era facile vivere come gente
"normale", per loro che non erano affatto "normali", ma dotati di un dono che
non sempre veniva accetato. Una sera si era attardata in laboratorio.
Approfittando dell'assenza di Abby, uscita prima per fare delle commissioni,
decise di chiamare la "famiglia". Mentre attendeva che rispondessero al
cellulare, continuò le analisi sul campione che le era stato inviato dalla scena
di un crimine, poi la voce dell'uomo che, a modo suo, aveva fatto da padre a lei
e alla sorella negli ultimi dieci anni, rispose. Logan: "Pronto?" Kate:
"Pronto? Ciao, Logan, sono Kate." Logan: "Ciao, piccola! Come si sta nella
Capitale?" Kate: "Non c'è male, anche se le corse in moto come le facevamo
prima, qui non si riescono a fare. Sara è lì?" Logan: "No, mi dispiace, è in
perlustrazione. Vuoi che le dica che hai chiamato?" Kate: "Non importa.
Chiamo un'altra volta." rispose, sconfortata, lasciando galleggiare a mezz'aria
una provetta con il campione da analizzare. "Ora torno a lavorare. Dai un bacio
a 'Ro da parte mia." Logan: "Ciao, dolcezza! Ci sentiamo presto." Chiuse
la telefonata; Si accorse, però, che c'era qualcosa che non andava: non era più
sola in quella stanza. Kate: "Non ti hanno mai insegnato a bussare prima di
entrare, Tony?" chiese, senza voltarsi verso l'uomo. Tony: "Wow! Mi hai
riconosciuto senza che io parlassi! Come hai fatto?" esclamò, avvicinandosi al
banco e prendendo in mano la provetta col campione che, fino a poco prima,
galleggiava nell'aria. Kate: "Ho avuto ottimi maestri." disse, vaga. Tony:
"Cioè?" Kate: "Sara, la mia gemella,ha perso la vista undici anni fa in un
incidente. Quando ha imparato a vivere usando unicamente gli altri quattro sensi
rimastole, ho imparato qualche cosa anche io da lei. E inoltre il nostro padre
adottivo mi ha insegnato qualche piccolo trucchetto." Tony: "Qualche piccolo
trucchetto? Non è che sei tu ad usare certe doti che madre natura ti ha donato?"
chiese, con fare allusivo. Kate capì e, guardando eloquentemente l'uomo, gli
rispose: Kate: "Non sono l'unica persona che nasconde la propra vera natura,
qui." Tony: "Ma davvero? Perchè? Io sembro un mutante?" Kate: "E io? Se
non mi avessi visto muovere telecineticamente la provetta, non credo che
l'avresti mai pensato." ci fu un attimo di silenzio, durante il quale Tony la
fissò stupito; poi Kate si tolse il camice, infilandosi la giacca e i guanti da
motociclista, e concluse "Non si può mentire a un telepate, Tony. Comunque stai
tranquillo: io non dirò agli altri chi sei veramente... se tu non farai parola
su di me a nessuno." e se ne andò.
Sara in realtà era in casa quando sua
sorella aveva chiamato, ma appena aveva sentito Logan pronunciare il suo nome al
telefono gli aveva fatto cenno di dire che non c’era. Se al posto di Logan ci
fosse stato il Professore, a telefonata chiusa le avrebbe fatto una bella
ramanzina, ma per fortuna Logan non era Rotelle, né aveva la sua passione per la
psicoanalisi, passione che (a detta di Wolvie) il Prof era riuscito ad
instillare per bene in sua sorella Kate. Il fresco della sera stava calando
lentamente, così decise di fare un altro dei suoi giri di perlustrazione. Poteva
sentire che Logan era appoggiato alla staccionata con un filo d’erba in bocca
(stavano cercando di farlo smettere coi sigari) e la osservava attentamente
mentre faceva surf su una specie di disco di energia a qualche metro da terra.
Riuscì a sentire anche cosa si dissero lui e Ororo, quando lei gli si avvicinò.
Kate aveva ragione, stavano proprio bene quei due insieme. Ororo: “Che cosa
fa?” Logan: “Da un’occhiata ai confini della tenuta, credo.” Ororo: “Da
un’occhiata?!” lo guardò scettica Logan: “Fa un controllo. Lo sai che non ha
bisogno degli occhi per vedere.” Ororo: “Ah... Ultimamente è sempre così...
sfuggente...” Logan: “Lo so... Da quando ha litigato con sua sorella... Poi
la morte di Jean... Insomma non è un bel periodo per nessuno, no?” Ororo: “E
tu sei preoccupato. Lo so che per te sono come delle figlie tutte e
due...” Logan: “Già...” Decise che aveva sentito abbastanza e si diresse
verso il confine della tenuta. A metà strada incontrò Warren (alias Arcangelo)
che preparava la sua prossima lezione di volo. Warren: “Ciao!” Sara:
“Ehi...” –avevano ragione, doveva imparare ad essere più
espansiva...- Warren: “Come va?” Sara: “Tutto bene, tu?” Warren: “Tutto
bene anch’io... Come va il lavoro?” Sara: “Mmm... Bene!” –Se escludi il fatto
che i ragazzini pensano che siccome sei giovane carina e cieca possono fare
TUTTO quello che gli pare, compreso cercare di toccarti il sedere una decina di
volte al giorno...- pensò, ma non lo disse. Warren: “Come mai in giro a
quest’ora...?” Sara: “Giro di perlustrazione... Sai, i ragazzi usano sempre i
confini della tenuta per...” Ci fu un momento di imbarazzo. Warren:
“Già... Vuoi che ti accompagni?” Sara: “No, grazie... Ce la faccio da
sola...” rispose. Warren: “Bhe allora ci vediamo più tardi!” concluse e tornò
verso la scuola. Un momento dopo lei si stava dando della deficiente. Aveva
sprecato un’ottima occasione... Intanto era arrivata nel punto dell’altra
volta. Aveva sempre rilevato una strana traccia lì... sempre presente ma troppo
debole da seguire. Stasera però era forte e chiara e conduceva al boschetto di
pini nell’angolo Sud-Ovest del parco, così la seguì. Capì troppo tardi che era
una trappola. Mentre cercava di difendersi sentì una puntura sul collo. Riuscì
soltanto a lanciare un segnale luminoso in aria e poi svenne. Quando si
risvegliò si ritrovò in un posto freddo e inospitale. Il pavimento era fatto di
metallo e così pure le pareti, come si rese conto cercando di alzarsi. La testa
le girava e le ronzava come se avesse bevuto troppo. Chiamò a raccolta tutta
l’energia che riuscì a percepire, ma era molto poca e quando la sparò contro la
parete cercando di aprirsi un varco per uscire le rimbalzò contro schiantandola
sulla parete opposta. Bel casino. Quel posto sembrava fatto apposta per tenerla
in gabbia.
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Capitolo 3 *** 3 ***
n
Kate si svegliò di colpo; aveva appena fatto uno strano sogno:
aveva sognato di essere stata rinchiusa da qualche parte, in una stanza con le
pareti di metallo, che schermava i telepati. Era stato un incubo buio, privo di
immagini, ma colmo di odori, rumori e sensazioni tattili. Sentiva ancora
l'angoscia dentro di sè, sembrava tutto molto reale. Guardò l'ora: le sei e
mezzo. Decise di alzarsi, tanto avrebbe dovuto essere all'NCIS alle otto; se la
sarebbe presa comoda. Aveva appena preso le chiavi della sua Harley Davidson
Sportster 883L color argento, quando le squillò il cellulare. Kate:
"Warfury."rispose, senza guardare chi stesse chiamando. Logan: "Da quando in
qua rispondi con il cognome, Kate?" Kate: "Scusa, Logan. Non avevo guardato
chi chiamava. Che c'è?" Logan: "Lo so che ti sembrerà una domanda stupida, ma
per caso tua sorella è da te?" Kate: "Certo che no. Lo sai bene che, quando
abbiamo litigato, ha detto che non avrebbe mai messo piede in casa mia, finchè
lavorerò assieme agli sbirri. Ma perchè me lo chiedi? Non dovrebbe essere alla
scuola?" Logan: "Hai detto bene: dovrebbe. Ma se ci fosse stata o sapessimo
dove si trova non ti avrei chiesto se era da te." il tono dell'uomo era molto
preoccupato. Kate: "Come? Non sapete dove si trova?" Logan: "Cosa ho detto
io? Riesci a sentirla telepaticamente?" Kate si concentrò, chiamando
telepaticamente la sorella, ma non riuscì a trovarla neanche
telepaticamente. Kate: "Non la sento... Il Professore ha già provato con
Cerebro?" Logan: "Certo che Rotelle ha provato a cercarla con Cerebro, ma
sembra che sia in un posto che scherma la telepatia." Kate: "Oh, c***o!"
esclamò. Logan: "Hai detto bene, piccola!" Kate: "Senti, più o meno da
quanto tempo è scomparsa?" Logan: "L'ultimo che l'ha vista è stato Warren,
ieri sera verso le 10." Kate: "Sono passate solo nove ore. Ne devono passare
almeno 48 perchè la polizia possa cominciare a indagare ufficialmente, ma posso
chiedere aiuto a qualcuno dei miei colleghi all'NCIS: non è normale che Sara
sparisca in questo modo!" Logan: "D'accordo. Fammi poi sapere, ok?" Kate:
"Anche tu. Ora vado in ufficio. Ci sentiamo." Chiuse la telefonata e corse
verso il garage e, montata in sella alla sua moto, sfrecciò verso il palazzo
dell'NCIS. Dieci minuti dopo era davanti all'ascensore del palazzo e, come il
primo giorno, venne affiancata da Tony, arrivato proprio in quel
momento. Tony: "Buongiorno, Kate." Kate: "Buongiorno, Tony." Entrarono
nell'ascensore. Subito Kate si sentì strana: venne assalita da un senso di
claustrofobia non appena le porte metalliche della cabina si chiusero, e
cominciò a sudare. Tony: "Tutto bene?" chiese, preoccupato. Kate: "Sì,
nessun problema." - A parte il fatto che non so dove sia mia
sorella.- Tony: "Sei sicura? Perchè ti vedo strana. Se hai bisogno di
parlare, puoi contare su di me." Kate: "Grazie" rispose, mentre le porte si
aprirono al piano degli uffici. Tony le sorrise ed uscì. In laboratorio la
giornata passò lenta. Non c'erano molte cose da fare, per fortuna, ma Kate non
riusciva ad essere concentrata. Era preoccupata per la sorella, ogni volta
che poteva cercava di contattarla, ma continuava a non ottenere nessun
risultato. E poi sentiva sempre un senso di claustrofobia, ma non ne capiva il
perchè. Qualche sera dopo, quando ebbe di nuovo sentito Wolverine, per sapere
se aveva novità, e non avendo ricevuto altre notizie, prese una decisione. Prese
la moto e si diresse a un indirizzo ben preciso di Washington. Bussò alla
porta, poi un Tony a torso nudo si affacciò, riconoscendola. Kate: "Ho
bisogno di parlare con qualcuno. La tua proposta è ancora valida?" Tony
sorrise, poi le fece cenno di entrare. La ragazza notò subito una cosa: L'uomo
aveva, dietro la schiena, due grandi ali come quelle di Warren, ma di colore
scuro. Di sicuro sarebbe piaciuto a Sara: lei ha un debole per gli uomini
alati. Tony: "Stavo uscendo a farmi un giro, ma posso rimandare. Dimmi tutto.
Vuoi qualcosa? Un tè, una camomilla?" Kate: "Se hai della birra, mi calma di
più della camomilla." Tony prese due bottiglie di birra dalla cucina, le
stappò e ne porse una alla ragazza, che ne bevve un lungo sorso, prima di
cominciare a parlare." Kate: "Si tratta di mia sorella Sara..." Tony: "Le
è successo qualcosa?" Kate: "No... cioè, sì. E' scomparsa qualche giorno fa
dalla scuola. Il Professore e Logan l'hanno cercata ovunque..." Tony: "Il
Professore e Logan?" Kate: "Il nostro tutore legale dall'età di 15 anni e
nostro padre." Tony: "Capisco. Ma tu non sei telepate? Non puoi cercarla con
la telepatia?" Kate: "Ci ho provato non sai quante volte, ma deve essere in
un posto con un qualche tipo di schermatura. Neanche il Professore ci riesce.
Purtroppo questo è il nostro punto debole." Tony: "Capisco. Vuoi che ti aiuti
nella ricerca?" Sara: "Io volevo denunciarne la scomparsa già 48 ore dopo, ma
Logan mi ha chiesto di aspettare ancora. Ha paura che si venga a sapere in giro
che sono una mutante." Tony: "Ti capisco: verrebbero anche fatte delle
indagini interne, e pure io non ne uscirei illeso." Kate: "Beh due
fantastiche ali come quelle sono difficili da nascondere." Tony: "Ma le posso
far sparire quando mi pare: mi crescono a comando." Kate: "Già, ma come
spiegherai il fatto che un uomo alato sorvola ogni sera Washington?"
sorrise. Tony: "Ci penserò se mai ci sarà bisogno di inventare una
scusa." Kate: "Hai ragione, Dark Angel. Ah, io sono Silver." Tony: "Beh,
Silver, ultimamente ti ho visto un po' tesa, e io conosco un ottimo modo per
rilassarsi." senza dire altro la prese in braccio, si diresse verso il balcone,
spiegò le ali e spiccò in volo, mentre Kate si stringeva a lui.
Aspettò per ore che qualcuno venisse ad interrogarla, ma poi si
addormentò. Dovevano aver messo qualcosa di davvero forte nell’acqua. Fu
svegliata da una serie di forti colpi alla porta. Sara: “Chi diavolo è che
rompe?” borbottò prima di avere il tempo di ricordarsi dove si trovava. ...:
“Brutto risveglio bambolina?” disse una voce fredda e tagliente che non
conosceva e dal tono divertito. “Sono il Colonnello William Striker” continuò
senza aspettare una risposta “Ed ho qui un dossier completo che ti
riguarda. E’ un dossier molto strano a dire il vero. Accusata di tentato
omicidio dai tuoi stessi genitori a quindici anni... Accidenti! Naturalmente hai
sempre detto che era stato un incidente e ci hai perso pure la vista. Dimmi un
po’, come si fa a far saltare in aria una casa per incidente? Poi, come per
magia, arriva Charles Xavier, il caso viene chiuso in ventiquattr’ore e Xavier
stesso prende la vostra custodia legale. Tua sorella sempre con te naturalmente.
Cosa voglio io da te? Dimmi tutto quello che voglio sapere sulla scuola e il
dossier sarà distrutto. Altrimenti a qualcuno potrebbe venire voglia di
indagare, e sarebbe un brutto guaio, no?” Sara: “Fo****i!” rispose senza
mezzi termini. Striker: “Suppongo che questo sia il risultato delle tecniche
educative del caro vecchio James” – chi diavolo era James ora? – “Che tu
probabilmente conoscerai col nome di Logan. Bene, se non vuoi collaborare
aspetterò. E visto che se provassi con delle scariche elettriche probabilmente
me le rivolgeresti contro, proverò con il digiuno. A stomaco vuoto si riflette
meglio.” Sara: “Ma vaff*****o!” gridò mentre sentiva la porta
richiudersi. Poi si accucciò in un angolo della stanza e cercò di riordinare
le idee. Non avrebbe parlato. Prima o poi qualcuno sarebbe venuto a cercarla,
solo che considerato che c’erano quelle mura di metallo, ci avrebbero messo
parecchio. I segnali telepatici non passavano attraverso il metallo. Magari però
un legame più forte come quello con sua sorella avrebbe funzionato... – Kate –
pensò – mi senti? Accidenti, dai... – provò e riprovò diverse volte senza
ottenere risposta e alla fine si rassegnò ad aspettare. Un mese dopo nulla
era cambiato. Nessuno era riuscito a trovarla, Kate non rispondeva ai suoi
richiami telepatici, lei non aveva parlato. Aveva ormai iniziato a pensare che
intendessero farla morire davvero di fame, senza contare che l’acqua che le
davano conteneva sicuramente qualcosa di strano. Ma non poteva restare pure
senza bere! Finalmente si presentò l’occasione che sperava. Una delle guardie
entrò nella cella. Con uno scatto lei riuscì a metterlo KO e scappò fuori dalla
porta rimasta aperta. In men che non si dica un allarme riempì l’aria e si
ritrovò con tutti i soldati della base alle calcagna. Sparò alcune raffiche di
energia dietro di se senza badare alla forza che ci metteva. Si concentrò per
cercare di capire come si facesse ad uscire di lì e dopo aver incontrato qualche
vicolo cieco e diversi colpi di proiettile che non riuscì del tutto a schivare e
alla fine riuscì ad uscire. Aria. Energia. Era ora! Cercò di focalizzare la zona
in cui si trovava e con sua sorpresa si accorse che era a pochi chilometri dalla
scuola. Così si diresse nell’unico luogo che riteneva sicuro. Erano circa le
due di notte quando Logan fu svegliato di soprassalto da qualcuno che bussava
insistentemente alla porta della sua stanza. A dire il vero, meglio così, perché
stava giusto avendo un incubo. Non c’era bisogno di chiedere chi fosse perché
aveva già riconosciuto la persona dall’odore... Finalmente dopo settimane era
ricomparsa allora! Eppure in quello stesso odore c’era qualcosa di strano...
Aprì la porta e lo spettacolo che si trovò di fronte lo lasciò senza
parole. Logan: “Ma cosa diavolo...”
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Capitolo 4 *** 4 ***
n
Per un momento Logan non riuscì più nemmeno a pensare. La prese in braccio
senza fatica, era leggera come un fuscello ormai e scottava per la febbre. I
vestiti erano a brandelli, i capelli così sporchi e arruffati che sembravano
aver perso il loro colore naturale. Tremava. Le labbra secche cercarono di
articolare qualche parola, inutilmente. Logan: “Non preoccuparti piccola, ti
porto in infermeria.” disse scendendo di corsa le scale. L’odore del sangue
che era dappertutto addosso a lei gli riempiva le narici.Una grossa ferita
andava dalla fronte alla tempia sinistra e sanguinava copiosamente. Gli occhi
annebbiati privi della loro mascherina lo fissavano senza vederlo. Logan:
-Chuck...- chiamò col pensiero. Prof: -Ho sentito Logan. Ho già avvisato gli
altri.- Sara aveva freddo, tanto freddo. E si sentiva stanca, stanchissima.
Quell’ultimo slancio verso la libertà aveva prosciugato definitivamente le sue
forze e cercare di sottrarre energia all’ambiente circostante era stato
perfettamente inutile. Quando Logan l’aveva presa in braccio si era sentita
finalmente al sicuro. Percepiva la sua preoccupazione nella tensione dei suoi
muscoli. Voleva rassicurarlo, dirgli che stava bene ora, di non preoccuparsi, ma
aveva la gola troppo secca. Capì dal cambiamento di temperatura che erano scesi
ed erano ormai quasi in infermeria. Ororo: “Oh, sacra Dea!” mormorò quando la
vide. Warren la prese dalle braccia di Logan e insieme ad Ororo e a Hank entrò
nell’infermeria. Logan voleva seguirli, ma il Professore lo fermò. Col suo
carattere irruento sarebbe stato più d’impiccio che altro. Warren curò col suo
potere la ferita sulla fronte ed un’altra ferita da arma da fuoco che aveva nel
fianco. Poi Ororo la aiutò a pulirsi e ad indossare il camice da ospedale. La
febbre non scendeva. Logan rientrò nella stanza. In quel momento fu come se
tutte le paure, la stanchezza, le sofferenze dei giorni passati le cadessero
addosso. Pianse fino ad addormentarsi, mentre Logan le accarezzava i
capelli.
Kate era appena arrivata in laboratorio, quando Logan chiamò,
quella mattina. Kate: "Dimmi, Logan." Logan: "Sara è tornata a casa."
riferì, con un tono tra il sollevato e il preoccupato, che non sfuggì alla
ragazza. Kate: "C'è qualcosa che non va? Sara sta bene?" Logan: "Sì, va
tutto bene." non volle dire come stavano realmente le cose, per non farla
preoccupare ulteriormente. Kate: "Capisco. Senti, se vuoi mi prendo un
permesso e vengo a casa a trovarla... ma ora devo andare, ci sentiamo più
tardi." chiuse la telefonata, poi vide arrivare Abby. Abby: "Kate, preparati
perchè oggi ci sarà da lavorare: hanno trovato due Marines morti vicino alla
base militare di Westchester, e Gibbs, Tony, Ziva e McGee stanno andando a fare i
rilievi." Quando sentì il nome della città, Kate si allarmò: la base
militare, da quanto ricordava, non era lontana dalla scuola.
Al suo
risveglio lui era ancora lì. Sara: “Ho sete...” disse flebilmente Logan:
“Piccola, sei sveglia! Ho avvisato tua sorella che sei tornata... Era
preoccupata.” Sara non rispose, pensando alla sorella e a come l’aveva
accusata di metterli tutti nei guai, mentre poi l’aveva fatto lei. Logan sapeva
che non le andava di ricordare, non ancora, così le raccontò tutto quello che
era successo mentre lei non c’era, cercando di farla ridere. Ben presto anche
gli altri vennero a salutarla. Poi si presentò anche il Professore. Prof:
“Logan, posso parlare con Sara?” Logan annuì, ma non accennò ad
andarsene. Prof: “Da soli.” Logan: “Non mi sembra il caso di...” Il
Professore gli lanciò uno sguardo eloquente e lui uscì sbuffando. Prof: “
Logan ha ragione, in condizioni normali non sarebbe il caso, ma questa non è una
situazione normale. Due uomini sono stati trovati assassinati stamattina in una
base dei Marines fuori città.” Sara: “Io non ho ucciso nessuno.” Prof:
“Non sto dicendo questo.” Sara: - Ah, no? - rispose volutamente col pensiero,
come se le fosse scappato. Prof: - No – “Ma dobbiamo sapere cosa è successo.
Cosa ricordi?” Sara: “Nulla. Ero in quella cella di metallo. Mi interrogavano
ogni giorno. Volevano sapere della scuola, ma io non ho parlato. Non so come ci
sono arrivata, né perché proprio io. Non mi ricordo nient’altro.” Prof:
“Nemmeno un nome? Posso provare ad aiutarti. Se c’è un blocco ci lavoreremo
sopra e...” Sara: “NONONONONO nella mia testa NO! Per favore!” disse
premendosi le mani sulla testa. Logan si affacciò sulla porta. Logan:
“Tutto bene?” disse a metà fra l’arrabbiato e il preoccupato. Sara: “Si, sono
solo un po’ stanca...” Prof: “Va bene, per ora basta. Cerca di riposare.”
Concluse e lui e Logan uscirono chiudendo la porta dietro di se.
Qualche
ora più tardi, Gibbs, Tony, Ziva e McGee tornarono alla sede dell'NCIS,
portandosi dietro tutti i campioni e le prove prelevati nella scena del
crimine. McGee e Tony portarono tutto in laboratorio, per l'analisi. Tony:
"Ragazze, abbiamo un po' di lavoro per voi." disse, poggiando un paio di buste
porta-campione sul bancone. Abby: "Bene! Cominciamo subito! Che cosa abbiamo
qui?" McGee: "campioni di sangue, un foglio strappato con dei strani punti in
rilievo..." Kate: "E' scritto in Braille, Tim." Abby e McGee la fissarono,
dubbiosi, e lei rispose "Mia sorella è non vedente, quindi conosco la scrittura
Braille." McGee: "Ah... poi abbiamo quello che resta di un bastone per non
vedenti e..." porse una busta con all'interno quello che restava di una
mascherina "questo." Quando Kate la vide, ci mancò poco che le venisse un
colpo: era la mascherina di Sara. Tremante prese in mano la pagina scritta in
Braille e lesse, poggiando la mano sopra la plastica della busta in cui il
foglio era riposto. Kate: "E' la pagina di un libro." Gibbs: "Quale
libro?" chiese, entrando in quel momento, tenendo in mano un grosso bicchiere di
caffè. Kate: "Il Raccoglitore d'Anime, di Alan Campbell..." si portò una mano
alla testa, sbiancando. Gibbs: "Stai bene, Kate?" chiese,
preoccupato. Kate: "No... mi gira un po' la testa..." Gibbs: "Allora torna
a casa a riposarti. Se vuoi ti faccio accompagnare da qualcuno." Kate:
"D'accordo..." Gibbs: "Ok, Tony, accompagnala a casa." Senza dire nulla,
sia Tony che Kate si prepararono ed uscirono. Quando furono fuori, lei
disse: Kate: "Tony, io devo andare a Westchester." Tony:
"Perchè?" Kate: "Non hai notato nulla nelle prove che avete portato in
laboratorio?" Tony: "Il bastone per non vedenti, la pagina del libro e quella
mascherina... no, non vedo nulla di strano." Kate: "Il libro è quello
preferito da Sara, la mascherina è quella che indossa sempre per nascondere la
sua cecità, il bastone parla già da solo... e scommetto 100 dollari che il DNA
del sangue trovato sulla scena è identico al mio, visto che siamo gemelle
omozigote." restò in silenzio un attimo a pensare, poi concluse "Io voglio
vederci chiaro su questa faccenda: mia sorella scompare per un mese e quando
ricompare vengono trovati degli oggetti che la posizionano sulla scena di un
crimine. Qui c'è qualcosa che non va." Tony: "D'accordo, ma io vengo con
te." Kate: "Ok. Come te la cavi con le moto?" Tony: "Non male,
perchè?" Kate: "Perchè andremo con la mia Harley." Ormai era deciso,
quindi presero la moto della giovane e partirono alla volta di
Westchester. Un paio d'ore dopo parcheggiarono nel giardino dell'istituto e
si incamminarono verso l'entrata. Quando vide Logan, che era uscito per
accoglierli appena li aveva sentiti arrivare, Kate affrettò il passo ed andò ad
abbracciarlo, sorridente. Ma la felicità durò poco, perchè la ragazza si
staccò, guardandolo duramente dall'alto dei suoi 170 cm (Logan è alto 160 cm) e
gli tirò un sonoro ceffone. Kate: "perchè non me l'hai detto?!" Logan: "Di
come era Sara quando è arrivata. Ero preoccupata, papà! Avresti dovuto
dirmelo!" Logan si toccò la guancia, guardando stupito la giovane: non
l'aveva mai chiamato papà, lo chiamava in quel modo solo quando era sola con la
sorella. Tony dovette interrompere il litigio famigliare, richiamando
l'attenzione su di lui: Tony: "Scusa, Kate, ma questo tappo sarebbe tuo
padre?" Logan: "Primo, non chiamarmi tappo! Secondo, e tu chi saresti?"
chiese, aggressivo. Prof: "E' un agente dell'NCIS, Logan" disse, uscendo
nell'entrata e affiancando Wolverine con la sua sedia a rotelle "E' uno di
noi." Logan: "Davvero? E quale sarebbe la sua mutazione?" disse,
avvicinandosi a Tony e guardandolo dal basso verso l'alto. Kate: "Ha le ali.
Ora la smetti di annusarlo e parliamo di mia sorella?" Prof: "Hai ragione. E'
per questo che siete qui. Venite, vi accompagno da Sara." Si incamminarono,
Xavier e Logan davanti e Tony e Kate dietro. Tony: "Ma per caso tuo padre ce
l'ha con me?" chiese, a bassa voce Kate: "Non ha mai digerito gli
sbirri." Poco dopo arrivarono nell'infermeria e si fermarono davanti alla
porta. Kate: "Speriamo che voglia parlarmi..." Prof: "Lo vorrà, mia cara.
Il vostro è un legame molto forte, ti ha già perdonata, credimi. Ora, se vuoi,
puoi entrare."
Sara sentì una macchina arrivare al portone e poi entrare.
Kate. Era accompagnata da qualcuno. Un ANGELO?!? Un altro? Parlò un po’ col
Professore, poi entrò nella stanza. Lei era girata sul lato e dava le spalle
alla porta. Kate si avvicinò e si sedette sul letto. Sua sorella fece finta di
nulla. Kate: "Lo so che non stai dormendo" Sara: "Scusa per tutte le cose
che ti ho detto" Kate: "Ti ho già perdonata" Sara:: "Chi e' il tizio che
e' arrivato con te?" Kate: "Un mio amico, un agente dell'NCIS" Sara: "Lo
sbirro ha le ali vero?" Kate rimase un po’ perplessa. Kate: "Sì. Ma come
l'hai capito?" Sara: "Si sente l'energia piu' concentrata sulla schiena tipo
come con Warren. I tuoi capi lo sanno?!” Kate: "No. Tony può far scomparire
le ali quando vuole, anche se questo gli procura molto dolore, un po' come
quando papà estrae gli artigli" Sara: "Accidenti. quindi, devo fare finta di
non saperlo? Perchè è venuto con te? Kate: "Perchè vuole aiutarti" Sara:
"Aiutarmi... lo dice pure Rotelle, per questo stamattina ha cercato di
psicoanalizzarmi." Kate: "Sara, ascoltami... l'altro giorno Tony è stato
sulla scena di un crimine..." Sara: "Il prof me l'ha detto. Ti giuro che io
non ho ucciso nessuno." -non volontariamente almeno- Kate: "Ma tutte le prove
sono contro di te. Abbiamo trovato la tua mascherina, le tue impronte, e persino
il tuo sangue..." Sara: "Se ti sembra che stia bene lo devi solo ai poteri di
guarigione di Warren. Non sai come ero conciata quando sono arrivata
qui." Kate: "Lo so. Ho visto il ricordo nella mente di papà" Sara:
“Allora, sai perche' il mio sangue era lì.” Kate: "E’ per questo che Tony è
qui. Dobbiamo trovare il modo di scagionarti senza doverci esporre troppo.
Sarebbe un disastro se i nostri capi sapessero che gli abbiamo nascosto la
nostra vera natura" Sara: "Kate... c'e' una cosa che mi ricordo, l'unica.
Quelli hanno il mio dossier.” Kate: "C***o!" Sara: “Appunto. Se dovesse
arrivare in mano ai tuoi capi...” Kate: "...io perderei il lavoro e tu
rischieresti di finire nel braccio della morte..." Sara: “Non dovevi venire
qui! Cosi' scopriranno tutto. E se ti hanno seguita...” Kate: "Non mi hanno
seguita" Sara: “Sei sicura? C'è un furgone fuori dal cancello con tre persone
a bordo.” Kate si affacciò alla finestra e vide il furgone dell’NCIS. Intanto
Tony era entrato nella stanza Tony: "Kate, Gibbs e'
arrivato" |
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Capitolo 5 *** 5 ***
n
Kate imprecò in tutte le lingue che conosceva.
Kate: "Tony, dobbiamo inventarci qualcosa... e sperare che mio padre non
uccida il Capo." Si sentì risuonare nei corridoi la voce di Ororo.
Ororo: “Ragazzi, abbiamo visite. Non usate i vostri poteri. Chi ha mutazioni
evidenti si rifugi nel bunker insieme al professor McCoy, ad Arcangelo e a
Nightcrawler.” Il Professore intanto era arrivato sulla porta. Prof:
"Buongiorno, sono il professor Charles Xavier, preside di questa scuola."
Gibbs: "Agente speciale Gibbs, NCIS. Sto cercando Sara Warfury, è qui?"
Kate e Tony li raggiunsero. Tony: "ehm... ciao, Capo." Gibbs:
"DiNozzo, con te facciamo i conti dopo. Kate, dove si trova tua sorella?"
Kate: “Veramente non sta bene... E’ in infermeria.” Gibbs: "Dove si
trova l'infermeria?" Nel frattempo era arrivato anche Logan. Logan:
“Kate, tua sorella ha la febbre alta, dovrebbe riposare.” Gibbs: "E lei chi
sarebbe?" Logan: "Sono il padre adottivo delle ragazze." disse trattenendosi
a stento dal rispondere male. Gibbs: "Bene, allora mi porti da sua figlia."
Kate: "Capo, non so se è il caso..." Logan: "Infatti, e'
impossibile, dato che sta dormendo." Gibbs: "Vorrà dire che la sveglierò"
disse cercando di nuovo di passare. Logan perse la pazienza e lo prese x il
bavero della giacca. Ziva e McGee gli puntarono addosso le pistole. Sara: -
Lascia che venga. – comunicò mentalmente alla sorella. Kate: "Ok. Logan,
lasciali passare." Logan: "Ma..." Kate: "Non ti preoccupare, andrà tutto
bene." Logan li lasciò passare. Gibbs: "Dove diavolo è l'infermeria?"
Accompagnato da Tony e Kate arrivò in infermeria, dove trovarono Sara seduta
sul letto con una benda sugli occhi. Sara: "Ehm, chi sono loro?" disse con
aria ingenua. Kate: "Sono dei miei colleghi. Vorrebbero farti qualche
domanda." Sara: "Su cosa?" Gibbs: "Dove si trovava lei tra le 22.00 e
mezzanotte del 26 ottobre?" Sara: "Qui dentro. Ho la febbre da piu' di una
settimana.” Gibbs: "Che strano, e allora come mai sua sorella non riusciva a
contattarla?" gli erano giunte infatti delle voci. Kate e Tony si
scambiarono uno sguardo. Sara: “Perchè quando non voglio farmi trovare so
come fare. Per inciso, abbiamo litigato. Ma questi sono affari nostri.”
Gibbs: "Le conviene dire la verità, signorina Warfury!" Poi Ziva porse
un fascicolo a Gibbs, che lo aprì e lo passò a Kate. Gibbs: "Potresti
leggere a tua sorella cosa c'è scritto qui?" Quel fascicolo non era altro
che il dossier dell'incidente di 11 anni prima. Kate iniziò a leggere e prese
un’espressione shockata. Non si aspettava che lo trovassero. Poi scambiò un
veloce sguardo con il Professore e con Logan. Kate: "Dove l'avete trovato?"
Gibbs: “Era in una busta anonima sulla mia scrivania questa mattina.”
Kate: "Me**a!" Sara: "Quel fascicolo non prova nulla. Le accuse sono
decadute. Andiamo, non crederà mica davvero che ho cercato di uccidere i miei
genitori perché non volevano che uscissi col mio ragazzo?!” Gibbs: "Come non
credo che esistano ragazze in grado di passare attraverso le pareti..." disse
con aria allusiva. Sara: "Cosa le fa pensare che io passi attraverso le
pareti?" rispose con una risatina. Gibbs: "Nulla, ma penso che lei sia in
grado di provocare esplosioni." Sara: "Davvero? Veramente è mia sorella che
ha una laurea in chimica. Io so parlare 7 lingue, ma non so costruire delle
bombe." Ziva: "Oh, andiamo! Per costruire una bomba basterebbe anche una
bottiglia di alcol e degli stracci!” Sara girò la testa verso Ziva.
Sara: “E lei sarebbe?” Ziva: "Agente speciale Ziva David, Mossad."
Sara: -Che c'entra il Mossad con l'NCIS?- chiese telepaticamente a Kate
Kate: - E’ un agente di collegamento. E’ nell'NCIS da quando è morta
l'agente Kate Todd. Poi ti spiego...- Sara: -Ah, ok... - poi rivolta a Ziva:
"Comunque io non ho costruito nessuna bomba.” Ziva: "Dicono tutti così,
finchè non vengono presi con le mani nel pacco!" Tony: "Veramente si dice
sacco..." intervenne. Ziva: "E io che ho detto?" Gibbs: "Piantatela!"
Sara trattenne a stento un sorriso. Sara: “E cosa vi fareebbe pensare di
avermi colta con le mani nel sacco?” Gibbs: "Un bastone per non vedenti, una
pagina di un libro scritto in braille, il suo DNA, tutti presenti nella scena
del crimine.” disse elencando le prove. Sara: “E le basta un bastone per non
vedenti e una pagina in braille per accusarmi di omicidio? Il suo informatore
anonimo potrebbe anche aver cercato di incastrarmi.” Tony intervenne
di nuovo: “E’ vero, vi ricordate quando e' successo a me?” Gibbs: "Sentiamo,
e per quale motivo dovrebbero incastrarti, Sara?" disse passando dal lei al tu.
Sara: “Questo io non lo so. Siete voi gli investigatori.” Logan stava
per perdere di nuovo la pazienza. Fece un passo verso Gibbs, ma Sara lo
trattenne con dei lacci invisibili. La guardò perplesso, ma rimase dov’era.
Sara: “Posso parlarle a quattr’occhi, agente Gibbs?” Ziva e McGee
cercarono di trattenere una risata e Gibbs tirò loro uno scappellotto. Sara:
*Se non vedi con la ragione, anche due occhi sono perfettamente inutili.* disse
in israeliano a Ziva, citando un proverbio. Ziva: *Gli uomini possono
mentire, le prove no* rispose Sara: *Sarai israeliana, ma conosci le frasi
dei telefilm americani* Tony e McGee osservarono allibiti il ping-pong di
battute. Kate rise sotto i baffi. Aveva capito cosa si erano dette, e tra
l’altro aveva notato che Ziva aveva iniziato ad innervosirsi quando Tony aveva
cominciato a difendere sua sorella. Ziva stava per rispondere malamente quando
Gibbs la fermò. Gibbs: “BASTA COSI’ ZIVA! Uscite per favore.” Kate
trascinò fuori con fatica Logan e Tony e Ziva uscirono bisticciando e mettendo
in mezzo pure McGee. Gibbs si richiuse la porta alle spalle. Sara: “Vuole la
verità, Agente Gibbs? Le racconterò tutto, anche se temo che non le piacerà. La
verità non rende certo onore ai gloriosissimi corpi militari americani. Un mese
fa circa, stavo facendo una passeggiata nella tenuta. Ho sentito delle voci,
pensavo fossero i ragazzi, cercano sempre di scappare dopo il coprifuoco, così
le ho seguite. Mi sono risvegliata in una cella di metallo. Non ho mangiato per
un mese. Mi davano da bere acqua con chissà cosa dentro. Mi hanno interrogata su
questa scuola quasi tutti i giorni. Cos’altro vuole sapere? Questa è la verità.
Appena ho potuto sono scappata, è una colpa? Non ho ucciso nessuno, glielo
assicuro.” Gibbs: “Perché non li hai denunciati?” Sara scoppiò in una
risata amara. Sara: “Denunciati? Cosa avrei dovuto dire? Che ero stata
rapita da degli uomini dell’esercito o della marina e rinchiusa per un mese? E
chi mi avrebbe creduto? Io non ho fatto nulla. Lo dica alla sua agente, questa è
una scuola per giovani dotati, non il covo di una cellula di Al-Quaeda.”
Gibbs si sentiva intenerito da quella ragazza che, come la sorella, gli
ricordava tanto Kelly. Decise di darle una chance. Gibbs: -Stai invecchiando
Jethro.- pensò. Poi disse “Ti darò il beneficio del dubbio. Indagherò su questa
cosa, ma tu non muoverti di qui, o sarai VERAMENTE nei guai.” E uscì dalla
stanza. Gibbs: “Andiamo, si torna in ufficio. Kate, resta con tua sorella,
sta male. Tony, Sara è la nostra sospettata, un agente deve rimanere a
sorvegliarla. Rimani tu.” Poi lui, Ziva e McGee montarono sul furgone.
Tony e Kate guardarono il furgone
allontanarsi, poi rientrarono nella villa. Tony: "Ma che razza di posto è
questo?" L'uomo, ormai, aveva capito che non era una scuola normale, quindi
Kate decise di dargli delle spiegazioni. Kate: "Ufficialmente, questa è una
scuola per giovani dotati." Tony: "Ufficialmente, ma per il resto?" Kate:
"Puoi immaginare tu stesso cosa sia." Tony: "Una scuola per
mutanti?" Kate: "Già. E' stata fondata anni fa dal Professor Xavier, e ha lo
scopo di insegnare a noi mutanti a controllare e convivere con i nostri poteri.
Inoltre insegna anche a reinserirsi nella società, per quanto ci possa essere
possibile." Si incamminarono in direzione dei dormitori, perchè Kate voleva
già mostrargli la camera che gli era stata assegnata per il periodo che avrebbe
trascorso nell'istituto, poi a Tony venne in mente una cosa: Tony: "Ora che
ci penso, io non ho nessun bagaglio dietro, e se devo restare qui a controllare
tua sorella non posso tornare a casa a prendere la mia roba..." Kate: "In
qualche modo ci aggiusteremo." lo squadrò da capo a piedi "Occhio e croce,
dovresti avere la stessa taglia di Warren." Tony: "Warren?" Kate:
"Stasera, a cena, conoscerai tutti quanti." si fermarono davanti alla porta di
una camera "Eccoci, questa è la tua camera. Mettiti pure comodo, poi alle sette
vengo a prenderti per accompagnarti in refetorio." Si separarono. Tony entrò
nella camera, ispezionandola. La luce dell'ampia finestra filtrava attraverso il
vetro, illuminando il letto a due piazze sul lato opposto; aprì un cassetto comò
che, ovviamente, era vuoto, poi aprì la porta del bagno personale. Si chiese se
tutte le stanze avevano un bagno personale o gliene avevano assegnata apposta
una perchè era un ospite. Si sedette sul letto; era piuttosto comodo... certo
che si trattavano davvero bene! Si alzò di nuovo e si diresse alla finestra;
l'aprì. Una leggera brezza fresca gli sfiorò il volto; guardò verso il prato: un
gruppo di ragazzi giocava a calcio, incitato da un gruppo di ragazze; Tony
poteva sentire le loro voci allegre. Li osservò. Nessuno avrebbe mai detto che
quei giovani non erano ragazzi normali: studiavano, giocavano e si divertivano
esattamente come gli altri ragazzi... beh, non proprio come gli altri...
sorrise, vedendo uno dei ragazzini sdoppiarsi e passare la palla al suo
doppione. Alle sette in punto Kate bussò alla porta di Tony. Scesero in
refetorio, avviandosi verso il tavolo dove si sarebbero seduti, quindi gli
presentò il resto dei commensali. Kate: "Il Professore e Logan li conosci
già... poi c'è Ororo, alias Tempesta" indicò l'albina, seduta accanto al padre
adottivo "Hank, alias Bestia" indicò un uomo peloso con la carnagione blu scuro
"Gambit e Rogue" un uomo e una donna poco più grandi di Kate "Nightcrawler" un
uomo magro con la pelle blu e solo tre dita per mano "Emma" una donna bionda,
vestita con un abito aderente bianco e molto sexy "e Warren" era un ragazzo
biondo, con due grandi ali bianche sulla schiena. Tony: "Beh, salve..." li
salutò, sedendosi accanto al prof, dove gli era stato indicato, mentre Kate si
sedette tra lui e Logan. Prof: "Spero, Agente Dinozzo, che si inserisca nel
gruppo, visto che passerà le prossime settimane qui alla scuola." Tony: "Io
sono qui per lavorare, signor Xavier." Kate: Professor Xavier" lo
corresse. Prof: "Sì, ho sentito il suo capo. Lei deve rimanere per tenere
sotto sorveglianza Sara, per evitare che scappi." Logan: "Andiamo! Nelle sue
condizioni dove volete che vada?" Kate: "Comunque puoi unire l'utile al
dilettevole: è vero che sei qui per controllare mia sorella, però potresti
approfittarne per migliorare il tuo stile... Warren potrebbe darti qualche
suggerimento." Warren: "Perchè? Sa volare?" Kate: "Meglio: ha due grossi
ali simili alle tue, ma scure. Le può far scomparire quando gli pare, solo che
ha uno stile di volo un po' spericolato..." Tony: "Dai, l'ultima volta ti sei
anche divertita..." si zittì, quando Wolverine gli lanciò
un'occhiataccia. Kate: "Sì, ma per favore, da domani fatti dare qualche
consiglio da Warren." Tony: "Ok, come vuole lei signorina." rispose,
sorridendo. |
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Capitolo 6 *** 6 ***
11
Abby saltò su dalla sedia su cui era seduta, si sfregò gli occhi e poi guardò
di nuovo lo schermo del pc. Non era possibile! Ne aveva sentito parlare, ma non
riusciva proprio a crederci. Eppure era là, nel suo computer. DNA di quel genere
non ne aveva mai visto. O meglio non aveva mai visto quello specifico gene, che
sembrava in posizione utile ad influire sulle percezioni sensoriali. Avrebbe
spiegato molte cose... Abby: “Accidenti” disse, rivolta a se stessa. In quel
momento Gibbs entrò nella stanza. Gibbs: “Cosa abbiamo Abby?” Abby:
“Ciao Gibbs!” -meglio non dire nulla per ora...- “Stavo pensando...” Gibbs:
“Sentiamo.” Abby: “Ecco... sembrerà assurdo... Ma ho troppi indizi! Nel
senso... va bene il bastone, va bene il sangue... Ma che c’entra il libro?! Non
ho mai sentito di qualcuno che va a commettere un omicidio col suo libro
preferito in tasca... E i libri in braille pesano!” Gibbs: “Hai ragione
Abby...” -In effetti lei sosteneva di essere stata incastrata...- pensò
“Controlleremo la storia che ha raccontato Sara... Tienimi aggiornato.” Ed uscì
dalla stanza tanto in fretta quanto ci era entrato. Abby ritornò a guardare
il suo computer. Compose un numero sulla tastiera del telefono, poi lo cancellò.
Infine lo compose di nuovo. ...: “Warfury” rispose la voce di Kate
dall’altra parte del telefono. Abby: “Ciao Kate, sono Abby...” Kate:
“Ciao Abby!” disse con voce un po’ sorpresa “dimmi tutto. Il Capo rivuole Tony?
Me? Allora?” Abby: “No, veramente Gibbs non c’entra nulla... E’ che ho
trovato una cosa... Insomma, potresti venire qui? Ho urgente bisogno di
parlarti.”
Kate richiuse il telefono; Abby aveva una voce strana... Senza dire nulla,
prese le chiavi della sua moto ed uscì in cortile, dove era parcheggiata la sua
moto. Appena uscita incrociò Tony. Tony: "Che succede, Kate? Sembri
agitata." Kate: "Devo tornare a Washington, Abby mi ha chiamato." Tony:
"Devo tornare anche io?" Kate: "No, Tony. Tu resta qui. Ho l'impressione che
abbia scoperto qualcosa riguardo mia sorella." disse, saltando in sella alla
Harley. Poi si mise il casco e sfrecciò via.
Poche ore dopo era arrivata a Washington, di fronte al quartiere generale
dell'NCIS. Posteggiò la moto nel parcheggio riservato ed andò spedita al
laboratorio. Abby era ancora al lavoro, seduta al suo tavolo, e Kate, per
attirare l'attenzione fece rumore poggiando il casco su uno degli altri
banchi. Kate: "Allora, Abby? Che cosa volevi dirmi di così urgente che non
potevi dirmi al telefono?" Abby: "Guarda..." digitò un codice e sul
maxischermo apparve l'esito di un esame del DNA "Noti qualcosa di strano in
questo esame?" Kate: "Che cosa dovrei notare?" in realtà aveva già capito:
quello era il DNA di Sara, e si vedeva chiaramente il gene X. Abby: "Guarda
qui." zummò proprio sul punto corrispondente al gene X. Kate: "E allora? Che
cosa c'è che non va?" Abby: "Come cosa c'è che non va? Hai mai visto questo
gene?" Kate: "Abby, io sono una chimica, non una biologa, nè una genetista.
E' già tanto se riesco a riconoscere alcune alterazioni del DNA che possono
provocare alcune malattie, ma a me sembra che questo non abbia nulla di
strano." Abby: "Dici? Ho aspettato che arrivassi te per fare il confronto...
questa è l'analisi del mio DNA." affiancò l'altro grafico: il gene X mancava
"Vedi? Quel gene manca." Kate: "E scommetto che hai anche una spiegazione a
questo fatto." disse, incrociando le braccia e guardandola interessata. Abby:
"Hai mai sentito parlare di persone con particolari doti derivanti da
un'anomalia genetica?" Kate: "I Mutanti. E' una leggenda metropolitana... non
dirmi che tu credi a queste cose?" Abby: "Io sono una scienziata, credo solo
se vedo con i miei occhi. E ciò che vedo è che tua sorella gemella ha il DNA
mutato, quindi, dato che siete gemelle omozigote, anche tu dovresti avere
un'anomalia del DNA." Kate intuì che Abby aveva capito tutto, quindi
disse. Kate: "Ok, Abby, forse è meglio se ascolti." Abby: "Sono
tutt'orecchi." Kate: "La storia dei Mutanti non è esattamente tutta
un'invenzione... esistono davvero delle persone in grado di fare cose come
volare senza l'uso di mezzi esterni, manipolare l'energia che ci circonda,
muovere telecineticamente le cose e leggere nel pensiero." Abby: "E tu come
fai a sapere certe cose?" Kate: "Io sono una di queste persone." poi fece
volare telecineticamete verso Abby il suo bicchierone di caffè. Abby: "Lo
sapevo!" esclamò, prendendo il bicchiere e poggiandolo nervosamente sul
banco. Kate: "Hey, calma, Abby! Ascolta, ti chiedo solo un favore: non dire a
nessuno quello che sai, nemmeno a Gibbs. Ok?" Abby: "Perchè non vuoi che si
sappia?" Kate: "Ho conosciuto Mutanti che, anni fa, erano cavie di
laboratorio, e ancora oggi ne portano i segni nei loro corpi e nell'anima. Non
voglio finire come loro, e non voglio che mia sorella subisca lo stesso
trattamento." Abby: "Ho capito. Ma... non dovresti parlarne con
Gibbs?" Kate: "Gliene parlerò a tempo debito. Tu vedi di non fare parola a
nessuno di questa cosa, Gibbs e gli altri compresi, altrimenti potrei vedermi
costretta ad agire in un modo che non ti piacerà affatto, e puoi starne certa
che i miei metodi possono essere peggiori di quelli usati da Ziva negli
interrogatori." Abby: "Ok, starò muta come un pesce." Kate: "Bene. Io ora
torno a Westchester, perchè ho lasciato Tony da solo, in balia di mio padre. Tu
ricordati quello che ho detto." Detto questo riprese il casco e tornò a
Westchester.
Arrivata nei pressi della villa vide, seminascosta in una zona in cui si
vedeva chiaramente la scalinata della scuola, una macchina parcheggiata con due
persone dentro. Fece finta di non averla vista ed andò a parcheggiare la moto in
cortile. In quel momento uscì Tony. Tony: "Che cosa voleva Abby?" chiese,
avvicinandosi a Kate, sul terrazzino. Kate: "Niente di grave: ha solo notato
il gene mutante nel DNA di mia sorella." Tony: "Allora spero che sia ancora
viva, visto che tu hai praticamente lo stesso carattere di tuo padre." Kate:
"Beh, ho imparato molto da lui, e conosco tecniche di coercizione da far
impallidire anche Ziva! Comunque puoi stare tranquillo: le ho detto di non far
parola a nessuno di questo, e non sa ancora di te." Tony: "Meno male...
altrimenti sai che casino scoppierebbe?" Kate: "Lo so, è anche per questo che
le ho chiesto di non dire nulla al Capo." L'uomo sorrise, poi decise di
cambiare argomento. Tony: "Posso chiederti una cosa? Come siete arrivate in
questa scuola, 11 anni fa?" Kate: "Dopo l'incidente di mia sorella, quando
lei ha mostrato finalmente i suoi poteri, fummo trasportate in ospedale, perchè,
in seguito all'esplosione, Sara aveva subito dei danni al nervo ottico, mentre
io ero rimasta ferita, anche se non gravemente come lei." Tony: "Che tipo di
ferite?" Kate gli diede le spalle e si tolse la giacca, poi si tirò su la
maglietta, mostrandogli delle evidenti cicatrici sulla schiena. Kate:
"Classiche ferite da esplosione: scheggie di vetro, metallo e legno conficcate
nella schiena, la zona che, in quel momento, era più esposta. Ci hanno messo due
ore ad estrarmi tutti i frammenti dalle ferite. Comunque il Professore era
venuto a sapere di noi, così aveva parlato con l'assistente sociale ed era
riuscito ad ottenere la nostra custodia, così un giorno è venuto a
prenderci." Tony: "E poi?" chiese, curioso. Kate: "Potrei farti vedere il
mio ricordo, così puoi capire tutto." Tony: "Sei in grado di far vedere i
tuoi ricordi agli altri?" Kate: "Sì, anche se non ho ancora imparato la
tecnica usata dal Professore per lo stesso scopo, per cui ho bisogno di un
contatto fisico con la persona a cui faccio vedere il mio ricordo." Tony:
"Contatto fisico? Di che tipo?" Kate: "Lo scoprirai tra poco, ma non farti
venire strane idee. Prima di tutto, l'uomo con gli occhiali da sole, che vedrai
accompagnare Xavier, si chiama Scott Summers, alias Ciclope. E' il compagno di
Emma, e non l'hai ancora conosciuto perchè è fuori in missione." Tony: "Ok.
Cosa devo fare, ora?" Kate: "Devi rilassarti, chiudere gli occhi e, come ho
già detto, non farti venire strane idee, perchè questo è il modo migliore che
conosco per trasmettere ricordi completi." La ragazza, allora, gli prese la
testa tra le mani, mentre Tony chiudeva gli occhi e si rilassava, e lo baciò
sulle labbra, facendo in modo che lui ricambiasse (non che ci volesse
molto...). A poche decine di metri di distanza, Ziva e McGee, che osservavano
la scena dalla macchina appostata all'esterno, sputarono i loro caffè, sgranando
gli occhi dalla sorpresa. McGee: "Ma cosa...?" Ziva: "Io lo
uccido!" Anche dall'interno della scuola, qualcuno aveva osservato la scena.
Si trattava di Tempesta, che fu sorpresa quanto i due agenti federali nel vedere
il comportamento di Tony e Kate. Dopo la sorpresa iniziale, Tony si rilassò
ulteriormente, e cominciò a vedere, nella sua mente, i ricordi di Kate,
attraverso gli occhi della ragazza.
RICORDO: Kate era sdraiata su un lettino d'ospedale, sdraiata sulla
pancia, con la schiena fasciata e dolorante a causa delle ferite e le ustioni
riportate durante l'esplosione di pochi giorni prima; guardava la brandina
accanto alla sua, su cui era distesa la sorella, ancora con delle bende sugli
occhi e degli strani guanti alle mani, che le erano stati messi il giorno prima.
Sembrava dormisse, ma Kate sapeva che non era così. Sentì la porta della
stanza aprirsi e si girò per vedere chi fosse: entrarono un signore pelato su
una sedia a rotelle elettrica e un uomo piuttosto alto, che indossava un paio di
occhiali da sole con le lenti rosse. Sara: "Chi è?" Prof: "Sono il
Professor Charles Xavier, il vostro nuovo tutore, signorine. Sono venuto qui per
portarvi dove sarete al sicuro." Sara: "Al sicuro da cosa? E poi chi ce lo
dice che non farete esperimenti su di noi?" era molto agitata, ma anche
diffidente nei confronti dei nuovi arrivati. Kate: "Sara, calmati! Loro
sembrano amici." Sara: "Amici? E allora perchè mi hanno bloccato le
mani?" Prof: "Non ti abbiamo bloccato le mani. Quelli sono guanti
contenitivi, ti aiuteranno a controllare il tuo potere finchè non sarai in grado
di farlo da sola. Lo so, sono un po' pesanti, ma ti ci abituerai
presto. Sara: "Il mio potere? Che ne sai tu del mio potere?" Kate: "Perchè
loro sono come noi, sorellina." Prof: "Hai un buon senso dell'osservazione...
Kate, giusto? O dovrei dire che riesci a trovare le informazioni giuste nella
zona giusta della mente?" fece una pausa "Ora vi porteremo via da questo
ospedale. Continuerete la convalescenza alla mia scuola per giovani dotati, dove
penso che vi troverete bene." Scott: "Sempre se Logan non le spaventa appena
si presenterà." Il Professore lanciò un'occhiataccia a Scott, poi l'uomo
aiutò le due ragazze a vestirsi e, tutti e quattro, uscirono
dall'ospedale. Salto temporale. Siamo nel cortile della villa. Scott ha
parcheggiato l'auto davanti alla scalinata e sta aiutando a scendere dalla
vettura. Sara e Kate si tenevano per mano, e la seconda descriveva l'ambiente
alla sorella non vedente. Alcune persone scesero dalla scalinata: Tempesta e
una donna con i capelli rossi, Jean Grey, in testa, e dietro Logan e un
giovanissimo Warren. Il Professore presentò tutti quanti alle gemelle,
entrambe un po' diffidenti, perchè intimorite soprattutto dall'aspetto di Logan,
e poi le fece accompagnare da Tempesta e Jean alla loro camera. Altro salto
temporale. Le gemelle sono nella loro stanza, sdraiate sui loro
letti. Qualcuno bussò alla porta. Senza attendere la risposta, Logan entrò
nella stanza. Sara: "Non ti hanno insegnato che bisogna aspettare il permesso
per entrare, quando si bussa?" Logan: -Accidenti che caratterino!-
pensò. Kate: -E non hai ancora visto niente... ti conviene non farla
arrabbiare- gli disse, telepaticamente. Logan: -Perchè? altrimenti che cosa
succede?- Sara: "Di che cosa state parlando, voi due?" chiese, rendendosi
conto della discussione telepatica degli altri due. Kate: "Gli sto insegnando
le buone maniere." Sara: "Ah, beh, divertitevi. Io ho sonno." si girò
dall'altra parte e fece finta di dormire. Logan: -Viva l'allegria!- Kate:
-Che cosa vuoi? Ha involontariamente tentato di uccidere i nostri genitori, poco
tempo fa.- poi, ad alta voce, chiese: "Comunque che vuoi?" Logan: "Sono il
vostro tutor." Kate: "Tutor? Per che cosa?" Sara: "Volete stare zitti? Non
riesco a dormire!" sbottò. Attorno a lei si formarono alcune
scintille. Logan: "Ecco perchè. Credo di essere l'unico, qui dentro a poter
sopravvivere a tua sorella." Sara iniziò a incuriosirsi. Sara: "Davvero?
Puoi sopportare una scarica di 20000 Watt?" Logan: "Mi ci vorrebbe un attimo
per riprendermi, ma la risposta è sì." Sara: "Facciamo una prova?" fece un
sorrisino maligno. Kate: "Hey! calmati sorellina! Lui non ti ha fatto
niente!" Sara: "Stavo scherzando... ma hai gli artigli... e lo scheletro di
metallo!" esclamò. Logan: "Così pare. Ma come fai a saperlo?" Sara: "Si
sente... tra quanto si cena in questo posto? Ho una fame..." Logan: "Sapete
una cosa? Voi due cominciate a piacermi. Avete entrambe un bel caratterino...
comunque si cena tra poco, se volete scendere." Sara girò la testa verso la
sorella, con aria interrogativa. Kate: "Ho come l'impressione che tu non
piaccia a mia sorella... mh... Logan." Sara: "Non è vero! Allora che
facciamo? Scendiamo?" si alzò dal letto, andando quasi a sbattere contro la
finestra. Logan fu accanto a lei con un balzo e la condusse verso la
porta. Logan: "La porta è dall'altra parte, cocca!" Sara: "Grazie."
rispose, con aria imbronciata. Logan: "Prego." Kate: -Tanto continuerai a
non piacerle ancora per parecchio!- gli disse, telepaticamente. FINE
RICORDO
Tony e Kate si staccarono, riprendendo il fiato. Tony: "Wow!" disse "Se i
tuoi baci sono così, non oso immaginare quando fai altro..." Kate: "Infatti
il mio ragazzo dice sempre che fare sesso con me è spettacolare!" esclamò, poi
si portò una mano alla testa e quasi perse i sensi. Tony la sorresse,
preoccupato. Tony: "Tutto a posto?" Kate: "Sì. Mi succede spesso, da un
mese a questa parte." Tony: "E' non ti sei fatta controllare?" Kate:
"No." Tony: "Come no? Allora ti porto subito in infermeria!" e senza dire
altro la trascinò dentro, verso l'infermeria. Kate: "No, Tony, aspetta!"
tentò di obiettare "Io lo so cosa ho!" Tony: "Sentiamo... che cosa avresti?"
chiese, continuando a trascinarla. Kate: -Sono incinta, Tony!- gli rivelò,
col pensiero. Tony si fermò di colpo, a pochi metri dall'infermeria, le mollò
il braccio e la guardò, sorpreso. Tony: "Cosa?" Kate: -Per favore, non
parlare ad alta voce: non lo sa ancora nessuno, neanche mia sorella e il mio
ragazzo... beh, forse lo sa il Professore, ma lui non conta.- Tony: -E quando
pensi di dirglielo?- Kate non rispose. Tempesta, che era in infermeria e li
aveva visti arrivare, si avvicinò. Tempesta: "Tutto bene?" Tony: "Sì, ma
credo che Kate abbia bisogno di un controllo medico: poco fa non si è sentita
molto bene. Magari, se possibile, falle anche l'esame del sangue, non si sa
mai." disse, calmo. Kate lo guardò con un misto di odio e disprezzo, ma non
obiettò, e si lasciò prendere il sangue per l'analisi. Quando uscirono,
decisero di andare in camera di Sara. Nel frattempo parlavano
telepaticamente. Kate: -Cosa ti è saltato in mente? Tempesta lo verrà a
sapere dalle analisi del sangue!- Tony: -E allora?- Kate: -Qui dentro non
sanno neanche ancora che io ho il ragazzo, come pensi che la prendano quando
sapranno che sono incinta, soprattutto mio padre?- Tony: -E come mai non
sanno del tuo ragazzo?- Kate: -Perchè è una relazione imbarazzante: io lavoro
per un corpo di polizia, mentre lui è un avvocato difensore.- Tony:
-JAG?- Kate: -No, civile.- Erano arrivati davanti alla porta della camera
di Sara. Kate l'aprì di scatto, entrò e si rese conto che la sorella non era
sola. Insieme a lei c'era un uomo sulla trentina, piuttosto bello, muscoloso,
capelli castani e un paio di occhiali da sole che gli coprivano gli occhi. Aveva
con sè anche un bastone per non vedenti; si trattava di Mattew Murdock, alias
Daredevil, un avvocato che aveva collaborato più di una volta con gli
X-Men. Kate: "Matt? E tu che ci fai qui?" chiese,
bruscamente. |
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Capitolo 7 *** 7 ***
9
Sara alzò la testa verso i due nuovi arrivati
Sara: -Non pensavo ti stesse antipatico...- comunicò mentalmente alla
sorella. Poi ad alta voce aggiunse “Ho pensato fosse il caso di procurarmi un
avvocato.” Tony: “Un avvocato? Lui? Ma è...” non riuscì a pronunciare la
parola ‘cieco’ che Kate lo fulminò con lo sguardo. Sara: “Tony, ti presento
Matt Murdock, meglio noto come ‘Daredevil’, avvocato. Matt, Tony DiNozzo, NCIS”
I due ragazzi si strinsero la mano. Tony: “Certo che hai fatto in fretta
a trovarti un avvocato, eh?” Sara: “Ci tengo a non finire al fresco!”
Tony: “Giusto! Beh, allora, di che stavate parlando?” chiese con aria di
nonchalance Matt: “Credo che quello di cui stavamo parlando io e la mia
cliente sia personale, agente DiNozzo. Segreto professionale!” rispose con un
sorriso. Tony: “Ah, si, giusto.” Borbottò. Kate: “Allora noi andiamo. Ci
incontriamo poi a cena.” Esclamò, evitando di guardare Matt, cosa che
naturalmente Sara e Matt stesso non poterono notare, ma che a Tony non sfuggì.
Prese a tirarlo per un braccio e insieme uscirono dalla stanza.
Kate trascinò Tony lungo il corridoio, allontanandosi in fretta
dalla camera della sorella. Quando furono abbastanza lontani, Tony riuscì a
liberarsi dalla presa della ragazza e la fermò. Tony: "Hey, Kate! Che ti
prende?" Kate: "Niente." rispose, poco convinta. Tony: "No, c'è qualcosa,
e non dirmi che sono gli ormoni impazziti, perchè non credo sia questo il motivo
del tuo comportamento. Riguarda l'avvocato di tua sorella, vero?" Kate
accennò un sì, con la testa. Tony: "Lui è quello che penso io?" Di nuovo
la ragazza fece sì con la testa. Tony: "E lui non sa che tu...?" La testa
di Kate accennò un no. Tony: "Accidenti! Sei proprio nei casini!" Stava
per rispondere, quando sentirono del fracasso all'entrata. Tony impugnò
istintivamente la pistola, seguendo di corsa Kate, che era partita come un
razzo. Arrivarono all'entrata, dove videro Logan e Peter che tenevano ferme
due persone che subito Tony riconobbe. Tony: "Ziva? McGee? Che diavolo ci
fate qui?" Logan: "Li abbiamo trovati che spiavano appena fuori dal
recinto." Kate: "Sì, li ho visti quando sono tornata da Washington." Ziva:
"Lasciami, razza di mr. muscolo poco cresciuto!" urlò, rivolta a Logan, che la
teneva ferma. Logan: "Senti un po', ragazzina, chiudi il becco, o io..."
cominciò, contraendo i muscoli dell'avambraccio, pronto ad estrarre gli
artigli. Kate: "Fermo, Logan!" esclamò, poi si rivolse sia al padre che a
Colosso "Lasciateli liberi, non scapperanno." I due li lasciarono liberi,
anche se Wolverine non era del tutto d'accordo. Logan: "Questa tizia mi ha
dato del tappo!" si lamentò. Tony: "Vi consiglierei di fare attenzione a cosa
dite: Logan è piuttosto permaloso per quanto riguarda l'altezza." In quel
momento, richiamati dal fracasso, accorsero anche il professore, Ciclope, Matt e
Warren. Alla vista di quest'ultimo i due agenti rimasero pietrificati. Logan:
"Beh? Non avete mai visto dei Mutanti?" McGee: "Mutanti? Pensavo che fosse
solo una leggenda..." Tony: "E invece è tutto vero: anzi, in questa scuola
sono tutti Mutanti." Kate: "Me compresa." confermò "Ora lasciateli andare:
non credo che andranno da nessuna parte. Anzi, se il Professore è d'accordo,
potrebbero essere nostri ospiti a cena." Prof: "Penso che sia un'ottima idea,
Kate. Li affido a te. Dopo cena li accompagnerai alle loro stanze." Kate:
"Grazie, Professore. Tony, ti unisci a noi?" Tony: "Certo!" Matt: "Posso
unirmi al gruppo pure io?" Kate ci pensò su un attimo, indecisa, poi rispose
di sì, così tutti e cinque si diressero verso il refetorio.
Poco prima, Sara stava raccontando a Matt ciò che era successo nei
particolari e stavano mettendo a punto la strategia di difesa, quando in
corridoio esplose un tumulto di voci. Matt: “Ma cosa diavolo...” Sara:
“Credo che Logan si sia deciso ad acchiappare gli sbirri che stavano spiando
fuori dal cancello da giorni. Andiamo, voglio proprio sentire come si
giustificheranno!” esclamò alzandosi. Matt: “Uscire in corridoio quando Hank
non ti ha ancora ufficialmente dimessa e in pigiama? Tuo padre mi ucciderà!”
Sara. “Hai ragione! Allora tu vai, io mi vesto e ti raggiungo.” Matt:
“Ok, a dopo.” Concluse e uscì dalla stanza. Sara si rivestì, indossò un
jeans scuro, un maglione a collo alto nero e degli stivali fino al ginocchio.
Raccolse i capelli rossi in una lunga coda e rendendosi conto che era ormai ora
di cena, scese in refettorio. Attraversò il corridoio per la prima volta da anni
senza la sua fedele mascherina sugli occhi, sentendosi terribilmente nuda così.
Il refettorio era una grande sala praticamente priva di muri o soffitto, era
tutto di vetro e sembrava quasi una gigantesca cella. Si fece strada a fatica
tra gli studenti, poi percepì la traccia di Logan e gli si sedette a fianco.
Logan: “Ciao piccola! Non sapevo che Hank ti avesse dimessa.” Disse
piacevolmente sorpreso. Sara: “Infatti NON l’ha fatto. Sto bene.” Rispose
anticipando la sua domanda “Che cosa è successo prima? Abbiamo sentito
confusione...” Logan: “Ho beccato gli sbirri a spiare fuori dal cancello.
Ora sono con tua sorella, l’altro sbirro e il tuo avvocato. Cenano insieme.”
Sara: “Poco male. Sono allergica agli sbirri. Anche se mi sarebbe piaciuto
scambiare ancora quattro chiacchiere con Tony. Ciao Warren! Remy!” esclamò
rivolta ai due ragazzi che si erano appena seduti di fronte a lei. Uno era
Warren, l’altro, un ragazzo dall’aria affascinante con gli occhi rossi, Remy
Lebeau, ladro e dongiovanni. Remy: “Di nuovo in forma vedo, mon chere!”
Warren: “Ci sei mancata!” disse attirandosi uno sguardo perplesso di Remy.
Remy: -Ci?!- pensò Warren: “Di cosa stavate parlando?” continuò rivolto
alla ragazza. Sara: “Stavo dicendo a Logan che è interessante parlare con
Tony. Sapevate che ha dovuto imparare a gestire le proprie ali da solo?”
Warren: “Davvero?” disse con aria seccata “Infatti, si nota.” Remy e
Logan si scambiarono uno sguardo divertito, trattenendosi a stanto dal ridere.
Sara: “A proposito, volevo chiederti una cosa. Pensavo, magari potresti
aiutalo a migliorare lo stile! Kate dice che ne ha bisogno.” Warren: “Ne
sarei... felicissimo.” Rispose a denti stretti. Sara: “Magari potreste
iniziare domani mattina. Stanza del Pericolo, ovviamente, con quei due spioni in
giro per la scuola non c’è da fidarsi.” Continuò con entusiasmo. Warren:
“Si, va benissimo.” Bofonchiò con un’espressione infelice sul volto. Sara:
“Grazie, sei un tesoro! Vado ad avvertire Tony!” gli schioccò un sonoro bacio
sulla guancia e sparì fra la folla di studenti in cerca della sorella e di Tony.
Warren: “Tony, Tony, Tony! Possibile che non sappia dire altro in questi
giorni?” borbottò giocherellando con quello che aveva nel piatto. Logan lo
guardò compassionevole: neppure a lui piaceva lo sbirro. Warren: “Sostieni
una persona per anni, poi arriva il primo belloccio di turno e ‘Au revoir,
Warren!’” sbuffò cupo gettando la forchetta nel piatto. “E così mi è anche
passato l’appetito. Buona cena ragazzi.” Disse alzandosi e uscendo dalla mensa.
Remy e Logan si guardarono un attimo. Remy: “Due adolescenti si
sarebbero comportati alla stessa maniera.” Disse divertito. Logan:
“Possibile che mia figlia sia così tonta in questo genere di cose?” Remy:
“Beh, ha preso da te.” Logan: “Che cosa vuoi dire?” Remy: “Nulla, nulla”
concluse con un sorriso sornione. E ripresero a mangiare.
Per quella notte il Professore mise due stanze a disposizione di
Ziva e McGee. Il mattino dopo, quando Kate si svegliò dovette correre in
bagno a causa delle nausee matutine; quando passarono si guardò qualche secondo
allo specchio, toccandosi la pancia: certo la cosa non era stata programmata, ma
era felice, e sapeva che anche Matt lo sarebbe stato, appena si fosse decisa a
dirglielo. L'unico problema era che non sapeva quale reazione avrebbero avuto
sua sorella e suo padre... certo Logan avrebbe cominciato a lamentarsi di essere
troppo giovane per diventare nonno. Kate sorrise, pensando alle parole che
avrebbe potuto dire il padre adottivo, ma poi tornò a pensare a Sara: cosa
avrebbe detto lei? Fin da piccole erano sempre restate unite, e dopo l'incidente
si era sempre presa cura di lei, ma non avrebbe mai pensato che l'avrebbe fatta
diventare zia così presto. Di certo non avrebbe preso bene anche il fatto che,
senza dirle niente, aveva cominciato una relazione con Matt, il suo attuale
avvocato. Si vestì ed uscì dalla stanza, diretta in refetorio per la
colazione. Si sedette al tavolo con Tony e McGee e stava bevendo il suo
cappuccino, quando Tempesta si avvicinò. Tempesta: "Kate, posso parlarti? E'
urgente." Kate: "Ok, arrivo subito." Tempesta uscì dalla sala, e Kate la
seguì. Si diressero verso l'infermeria, e Kate aveva già capito di cosa
voleva parlare Ororo. Tempesta: "Ho i risultati dell'esame del sangue."
disse, prendendo dei fogli poggiati sul tavolo. Nel frattempo, qualcuno si
era avvicinato ed origliava da fuori: era Ziva, ma Kate non si accorse della sua
presenza, perchè, da quando aveva scoperto che si trattava di una scuola piena
di mutanti, l'israeliana aveva deciso di mettere in pratica ciò che aveva
imparato al Mossad e portare al minimo la sua energia, isolando anche i
pensieri. Kate: "Non c'è bisogno che dici altro, so già cosa hai trovato:
Gonadotropina Corionica Umana, l'ormone della gravidanza." Tempesta: "Quindi
lo sai già. Quando lo hai scoperto?" Kate: "Praticamente pochi giorni dopo
che è successo, circa un mese fa." Tempesta: "Un mese fa? Ma è quando hai
cominciato a lavorare all'NCIS..." Kate: "Sì. Ma non è come pensi tu."
rispose, percependo i pensieri della donna "Il padre non è Tony." Tempesta:
"Però voi due siete diventati molto intimi, in questo periodo. Vi ho visti ieri,
quando sei tornata a casa." Kate: "Ororo, ti assicuro che tra noi non è
successo nulla, quel bacio non significava niente, l'ho fatto solo per..."
Stava ancora origliando la conversazione quando sentì un rumore di
passi nel corridoio. Si allontanò dalla porta e fece finta di essere in cerca
della sua stanza. In direzione opposta alla sua, dall’altro lato del corridoio
sbucò Tony. Ziva si irrigidì e lo fissò con sguardo tagliente. Tony: “Ciao
Ziva!” disse tranquillamente, senza però fermarsi. Era già in ritardo per la
lezione di volo che Sara gli aveva procurato. Non che ritenesse di averne
bisogno, ma lei era stata gentile e non aveva potuto rifiutare. Si diresse
all’ascensore. Ziva lo seguì. Ziva: “Da quant’è che ti fai Kate, Tony?”
chiese a bruciapelo sulla porta dell’ascensore. Poi entrò e la porta si richiuse
alle sue spalle. Tony: “Ma che diavolo vai blaterando?” disse dopo un attimo
di sbalordimento. Ziva: “Guarda che vi ho visti ieri in cortile! E non dirmi
che ho frainteso!” Tony:” Ma... Tra noi non c’è un bel nulla! E comunque non
era un vero e proprio bacio. Lei stava solo...” Ziva: “Stava solo ficcandoti
due metri di lingua in bocca!” replicò rabbiosamente Tony: “Non è come pensi
tu!” Ziva: “No, è anche peggio visto che flirti anche con sua sorella!”
Tony: “Non è vero! Io e Kate siamo solo amici, e non sono neanche il mio
tipo di ragazza loro due!” rispose impaziente e premette il pulsante per il
sotterraneo. Ziva: “E da quando in qua tu e una ragazza sareste solo amici?
Non sapevo che flirtassi con le amiche!” continuò. Le porte metalliche
dell’ascensore si aprirono con un ‘ding’ e lei si mise davanti per non farlo
passare. Poche porte più in la Warren aspettava Tony fuori dalla Stanza del
Pericolo, ma Tony, preso com’era dalla lite, non lo notò. Tony: “Punto uno:
spostati, ho da fare.” Disse scostandola per passare “Punto due: Sara e Kate non
hanno avuto una bella adolescenza, hanno sofferto molto e io cerco di aiutarle
per questo.” Ziva: “E’ proprio vero, più ti fanno pena, più sono dei
bocconcini prelibati per te. Per te basta che respirino e non fai neppure
attenzione, visto che Kate è incinta da un mese! Mi fai schifo Tony!” urlò
disgustata da quello che lui aveva appena detto. Tony: “Ma cosa... C***o
Ziva! Lo capisci o no che non mi sono portato a letto né Kate né Sara? Il
bambino di Kate non è mio!” Continuò camminando all’indietro, cosicché non notò
Warren che si ritirò in fretta nella Stanza del Pericolo. Ziva: “E di chi è
allora? Immacolata Concezione?” Tony: “Se lei non te lo ha detto, non vedo
perché dovrei farlo io. E poi non so come tu l’abbia saputo, ma sicuramente non
te l’ha detto lei, e questo vuol dire che l’hai spiata, e non dovresti. Non
siamo qui per spiare Kate, ma casomai sua sorella.” Concluse irato e si voltò.
Ziva scappò al piano superiore nella sua stanza e Tony entrò nella Stanza
del Pericolo. Ad aspettarlo c’era Warren, in apparenza calmissimo, ma in realtà
furioso per quello che aveva sentito prima. Tuttavia non disse nulla. Solo
quando furono a mezz’aria scoppiò. Warren: “Che intenzioni hai con le
ragazze?” chiese all’improvviso con aria inquisitoria. Tony: “Che cosa
intendi dire?” Warren: “E’ da quando sei arrivato che ci provi con Sara e
ora Kate è incinta. Da un mese, cioè praticamente da quando ha iniziato a
lavorare all’NCIS!” Tony: “Ancora con questa storia? Ma fatemi il favore...”
disse con aria seccata. Non aveva ancora sbollito la lite con Ziva e sentiva di
stare diventando sempre più arrabbiato ogni momento che passava. Warren:
“Neghi ancora di esserti portato a letto la mia amica?” Tony: “Non ho mai
nemmeno sfiorato Kate, come posso essermela portata a letto?” Warren:
“Allora come ha fatto a rimanere incinta? Per opera dello Spirito Santo? A
quanto ne so io quando è partita di qui ancora non lo era.” Tony: “Ma tu che
fai, il guardiano delle gemelle?” Warren: “Le conosco da più di 10 anni, le
ho praticamente viste crescere, so tutto di loro.” Tony: “Beh, non credo che
diano conto a te della loro vita privata.” Warren: “Quindi ammetti di
esserti portato a letto Kate!” Tony: “Mamma mia che rottura. No che non l’ho
fatto!” Warren: “Però ci stai provando con la mia Sara.” Tony: “Tua? Non
mi risulta che sia la tua ragazza.” Warren: “E tu che ne sai?” Tony: “Le
capisco queste cose. E comunque, lei non me lo ha detto. Anzi, a dire il vero,
non mi ha parlato quasi per nulla di te.” Disse. Poi si accorse di aver tirato
troppo la corda, Warren infatti gli diede uno spintone da farlo quasi cadere.
Tony: “ehi, calmati! Stavo scherzando!” esclamò riprendendo l’equilibrio.
Warren: “Kate e Sara mi hanno chiesto di insegnarti a volare. Bene, devi
imparare anche a combattere a mezz’aria.” Disse tirandogli un pugno che Tony
schivò per un pelo. Tony: “Comunque hai frainteso... L’ho detto pure a Ziva
prima...” continuò cercando di difendersi come poteva, cosa non facile, visto
che per aria sapeva solo volare discretamente. Warren: “Si, ho sentito...
Che cosa pensi di fare, arrivare qui e fare il comprensivo perchè ti fanno
pena?! Non c'eri certo tu qui quando sono arrivate, le crisi di nervi di
entrambe non le hai viste, e ora pretendi di fare l'amico!” Tony non ebbe il
tempo di replicare. Si rotolavano letteralmente a mez’aria in una zuffa tremenda
che avrebbe procurato non pochi guai ad entrambi. In sala comandi, Remy, Logan e
Colosso li stavano osservando. Volevano vedere come se la cavava lo sbirro in
volo. Quando videro che la situazione degenerava cercarono di entrare nella
stanza. Warren sembrava parecchio arrabbiato e anche se non avevano potuto
sentire cosa si dicevano i due, intuirono di che si trattasse. La porta della
stanza, però, era in modalità blocco e poteva essere disattivata solo
dall’interno, cosicché cercarono di forzarla dall’esterno. Proprio in quel
momento sopraggiunsero nel corridoio Kate e Sara, che chiacchieravano
tranquille. Kate: “Sara, dovrei dirti una cosa...” iniziò senza sapere da
dove prendere il discorso. Non solo doveva dirle che stava col suo avvocato, ma
anche che era incinta! Sara: “Che cosa? Anche io devo dirtene una...” voleva
chiederle se per caso sapeva perché Warren si comportasse così stranamente in
quei giorni. Kate: “Riguarda il motivo per cui Tony e Ziva litigavano
prima...” Sara: " Non li ho sentiti litigare.. quando è successo?" Kate:
“Subito dopo colazione. Il fatto è che Ziva e McGee hanno visto me e Tony fare
una cosa e Ziva ha frainteso.” Sara: “Che tipo di cosa?” Ma non aspettò una
risposta perchè percepì la presenza degli altri tre davanti alla porta della
stanza del pericolo. “Che succede qui? Perché state forzando la porta?” fece un
rapido scan della stanza e capì cosa non andava. Sul viso le si dipinse un
espressione dura. “SPOSTATEVI.” Disse col tono di qualcuno che non aspetta una
risposta. Poi fece saltare in aria la porta. “Adesso basta!” urlò entrando nella
stanza e separando i due litiganti con un getto di energia. Tony perse
l’equilibrio e iniziò a cadere sul pavimento, rallentato da Kate. Sara lo
ignorò, creò uno dei suoi dischi di energia e si innalzò fino a trovarsi di
fronte a Warren “Che cosa diavolo stavate facendo?” sibilò con rabbia.
Warren: “Ehm... Io... Ti posso assicurare che ha iniziato lui!” Sara:
“Che... Ha iniziato lui?! NON SEI UN ADOLESCENTE CHE E’ QUI DA DUE SETTIMANE,
WARREN, SEI UN INSEGNANTE! NON PUOI DIRMI ‘HA INIZIATO LUI’!” esclamò ancora più
infuriata di prima. Warren: “GUARDA CHE L’HO FATTO PER TE, SE PROPRIO VUOI
SAPERLO... NON HAI IDEA DI...” Sara: “E NON MI INTERESSA. TI AVEVO CHIESTO
SOLO DI FARMI UN FAVORE E NON NE SEI STATO CAPACE! MA CHE TI PRENDE IN QUESTI
GIORNI?!” Warren: “Senti, a me non andava proprio di dargli lezioni, OK?
L’ho fatto solo per te e tu non hai idea di quello che ha detto, non lo puoi
immaginare. Non mi va di sentirgli dire che fa l’amico perché hai avuto
un’adolescenza difficile. Io ci tengo a te e mi da fastidio.” Sara: “Te ne
dovevi fregare di quello che pensa o non pensa lui, chiaro? Sono adulta e
vaccinata, non ho bisogno di un difensore. E per quanto riguarda te, Tony, non
ho bisogno della pietà di nessuno.” Disse voltandosi verso quest’ultimo, anche
se non poteva vederlo. “E poi” continuò girandosi ancora verso Warren “pensavo
fossi in grado di comportarti più da adulto, sai?!” Warren: “Ma allora non
hai proprio capito...” Sara: “No. E non c’è nulla da capire.” Warren:
“Ah, si? Allora sai che ti dico...” Kate: “Non vedo l’ora che la smettano e
si decidano a mettersi insieme.” Mormorò osservandoli litigare dal basso.
Purtroppo per lei, sua sorella la sentì. Sara: “E’ più facile che Logan si
metta con Colosso, piuttosto che io con UNO COME LUI!” esclamò infuriata “E poi
che sarebbe questa storia del bambino Kate?” Tutti si girarono verso Kate e
rimasero a fissarla a bocca aperta. In quella stanza, solo Warren e Tony, oltre
alle due sorelle, sapevano di cosa stesse parlando. Kate si guardò intorno e si
accorse che, forse attirati dalle grida, erano arrivati anche Ziva, McGee (per
fortuna Tony aveva ritirato le ali), Hank, Ororo, Rogue. Praticamente tutto il
corpo insegnante. Mancava solo Emma Frost, e ringraziò il cielo per questo. Gli
sguardi passarono lentamente da lei a Tony e Logan lo fissò con aria omicida.
Kate: “Il bambino...?” disse con aria ingenua Sara: “Si, il bambino. E
da ieri che il tuo cervello non fa che urlarmi nella testa quanto tu sia
felice!" Kate: “Ma cosa...” poi si rese conto di aver lasciato i suoi
pensieri vagare un po’ troppo liberamente ultimamente. “Oh, c***o! Forse devo
riprendere ad allenarmi a tenere isolati i pensieri...” Sara: “Si, forse
devi. E forse devi anche avvisarmi quando ti fai il mio avvocato.” Conculse con
rabbia e scappò fuori dalla porta. Warren la seguì. Warren: “Sara! Aspettami
un attimo! Per favore...” Logan: “Cosa sarebbe questa storia del bambino?”
chiese, gli occhi ridotti a due fessure. Kate si sentì tutti gli occhi
puntati addosso. In quel momento tutto lo stress accumulato in quei giorni, tra
la gravidanza, le tensioni con la sorella, le indagini dell'NCIS, esplose. La
ragazza scoppiò a piangere, senza sapere il vero motivo, sapeva solo che aveva
voglia di piangere, anche se non lo faceva praticamente da quando i suoi
genitori avevano abbandonato lei e la sorella in quell'ospedale, dopo
l'incidente. Logan: "Kate, stiamo tutti aspettando una spiegazione. Cos'è
questa storia?" Kate: "Io... io e Matt stiamo insieme, Logan, da un paio di
mesi. Lo abbiamo tenuto nascosto perchè la nostra relazione avrebbe potuto
compromettere il mio lavoro, sai, una forense dei Federali con un avvocato
difensore, non è proprio una coppia che possa piacere." Logan: "E con... con
questo qui" puntò il dito contro Tony "che rapporti hai?" Kate: "Siamo solo
amici, non è successo nulla." intercettò un pensiero di Ziva, così le rispose
"Sì, Ziva, l'ho baciato, ma solo perchè era il modo migliore per fargli vedere
per intero un ricordo, non ho mai avuto nessuna intenzione di provarci con lui.
Il bambino è di Matt, anche se non lo avevamo programmato... è stato un
incidente di percorso..." Appena Kate ebbe finito di spiegare tutto, un boato
invase i corridoi e le mura della scuola tremarono leggermente. Ziva e McGee
tirarono fuori le pistole, ma Logan li fermò subito. Logan: “Credo che sia
solo Sara che si sfoga. Quando fa così, sono orgoglioso che sia figlia mia!”
I due lo guardarono come se fosse pazzo. Kate: “Ha solo buttato fuori
dalla sua stanza Warren...” tentò di spiegare. Tony: “Se continua così, si
ritroverà vedova ancor prima di sposarsi!” esclamò con una battuta. Logan:
“Io lo faccio a fettine sottili sottili.” Disse piano con uno sguardo furioso
dipinto in faccia. Kate: “Logan, tu non fai un bel niente, se no Gibbs ti
pianta una pallottola in testa. E ti assicuro che lo farà o morirà tentando.
Tony, chiudi la bocca, hai già fatto abbastanza guai per
oggi.” |
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Capitolo 8 *** 8 ***
8
Seduta sul suo letto Sara rifletteva su
quanto era appena accaduto. Tutta la faccenda le appariva assurda e irreale:
Warren che picchiava Tony perchè era convinto che lui le prendesse in giro. Le
sfuggiva totalmente la ragione di questo suo comportamento ed era estremamente
delusa dall’accaduto. E poi c’era Kate, che era incinta e che le aveva tenuto
nascosto il fatto che stava con Matt, con il suo avvocato. Con lei era stata
esagerata: certo, avrebbe dovuto dirglielo, ma in fondo forse ci aveva anche
provato. Forse ci sarebbe riuscita se lei non l’avesse evitata da quando era
partita per Washington. Esagerata ed egoista, quando aveva avuto bisogno di lei
Kate c’era sempre stata. Non poteva pretendere che trascorresse tutta la vita
con lei, anche se era sua sorella, la sua famiglia. C’erano tante persone che
vivevano sole e lei, lì alla scuola, non poteva certo dire di esserlo. Quasi
quasi quella storia poteva definirsi positiva, se non altro aveva fatto in modo
che si rendesse conto di quanto tante volte non si accorgesse di quello che sua
sorella faceva per lei. Recuperò dal fondo del comodino i suoi guanti di
contenimento, che aveva tolto solo pochi mesi prima, e li infilò allacciandoli
sopra il gomito come sempre. Si accorse con stupore che erano pesanti, ci si era
abituata a tal punto che ormai non se ne rendeva più conto. Li odiava, ma dopo
che aveva schiantato Warren sul muro di fronte alla porta della sua stanza si
era resa conto che era inutile mentire a se stessa e dire che poteva fare senza.
Senza di quelli il suo potere era totalmente fuori controllo. Raggiunse la
camera di sua sorella e bussò alla porta.
Kate: "Che vuoi?" chiese, brusca. Era nel bel
mezzo di una crisi isterica. Sara: "Senti... mi dispiace, ok?" disse,
entrando nella stanza. Kate: "Lo so che sei gelosa. Credi che non l'abbia
capito?" Sara: "Gelosa di cosa? Kate: "Che io sono rimasta
incinta..." Sara si sedette sul letto, accanto alla sorella. Sara: "Non
vedo perchè dovrei. Comunque ero solo venuta a chiederti scusa per come mi sono
comportata, non sono stata molto... sensibile, diciamo. Ho pensato solo ai miei
problemi." Kate stava di nuovo per mettersi a piangere. Kate: "Io... mi
dispiace, avrei dovuto dirtelo, ma non sapevo come avresti reagito..." Sara:
"Come dovrei reagire, Kate? E' una cosa normale... più o meno." Kate: "Più o
meno?" Sara: "Nel senso che non è che capiti tutti i giorni, ma fa parte
della vita, no?" spiegò. Kate: "Sì, e a volte arriva quando meno te
l'aspetti... ma mi sento comunque in colpa..." Sara: "Perchè?" Kate:
"Perchè io sono rimasta incinta nel modo naturale, mentre tu non puoi, a meno
che non ricorri a una donatrice esterna." Sara: "Ah, ti riferivi a questo.
Io... non ci pensavo proprio..." ma in realtà era da quando aveva avuto la
notizia che non faceva altro che pensarci: la sua sterilità le pesava parecchio
"E poi la cosa ha i suoi lati positivi: posso divertirmi quanto mi pare!"
sorrise. Kate: "Sì: Bobby, Johnny, Peter prima che si mettesse con Kitty..."
li elencò, contandoli sulle dita. Sara: "E' una lista lunga..." rise "Sai una
cosa? Ho fame. Che ne diresti di andare a mettere qualcosa sotto i
denti?" Kate: "Effettivamente ho fame anche io." Sara: "Tu devi mangiare
per due, sorellina!" disse, poggiandole una mano sulla pancia "Però ricordati:
niente caffè e birra, e stai tranquilla finchè non avrai terminato
l'allattamento." Kate: "Uff... così mi togli le cose che mi piacciono di
più..." si lamentò. Sara: "E' la regola: potrebbero far male al bambino."
concluse. Poi, a braccetto, scesero in mensa.
In un’altra ala della scuola, McGee e Ziva
erano incerti su come comportarsi. Ziva: “Non mi sembra che sia necessario,
McGee! Continuiamo il nostro lavoro in questa maniera, no?” disse con
fervore. McGee: “Ma se non lo facciamo, il Capo ci ucciderà!” Ziva: “Se
gli telefoniamo e gli diciamo che ci hanno scoperti ci ucciderà
comunque.” McGee: “Allora spiegami come facciamo a continuare il lavoro se
ormai ci hanno scoperti.” Ziva: “Va bene, se insisti così tanto allora
telefona!” McGee prese in mano il proprio cellulare e lo fissò con aria
infelice. Spostò lo sguardo su Ziva che gli rispose con un’alzata di spalle.
Finalmente si decise e compose il numero sulla tastiera. ..:
“Gibbs” McGee: “Capo, sono McGee.” Gibbs: “McGee cosa succede? Spero per
te che sia qualcosa di importante.” McGee: “Si, ecco noi..” Ziva gli strappò
il telefono dalle mani. Ziva: “Ci hanno scoperti.” Gibbs: “Che
cosa?!” Ziva: “Si, e sembra che lo avessero già fatto da tempo.. Hanno solo
aspettato il momento giusto per prenderci.” Gibbs: “Questo ci complicherà
parecchio il lavoro. Comunque verrò li, così lavoreremo meglio e porterò con me
anche Abby; da alcuni file che sono riuscito ad ottenere dal Direttore sembra
che ci sia qualcosa di strano in quella scuola.” Ziva: “Così strano da avere
bisogno di Abby?!” Gibbs: “Voci di sentina affermano che il figlio di un
certo colonnello Striker fosse un mutante e che sia stato in quella scuola. Se
questo è vero...” Ziva: “Questa scuola è piena di mutanti.” Concluse
restituendo il telefono a McGee. Gibbs: “Non ne siamo sicuri, ma potrebbe
esserlo.” McGee: “No, Capo, Ziva voleva dire che effettivamente lo
è.” Gibbs: “Non abbiamo neanche prove che questi cosiddetti mutanti esistano
McGee, come fate a dirlo?” McGee: “Perché li abbiamo visti Capo.. E anche
Kate è una di loro. Così come sua sorella.” Gibbs: “lo sapevo, dannazione! E
DiNozzo che dice?” McGee: “Tony sembra tranquillo.” Ziva: “Anche troppo.”
Borbottò. McGee la ignorò e continuò a parlare al telefono con
Gibbs. Gibbs: “Il tempo di prepararci e domani saremo lì. Cercate di non
mettervi nei guai.” McGee: “ok Capo.” Concluse, ma Gibbs aveva già
riattaccato il telefono. Ziva e McGee scesero in mensa, visto che era ormai
ora di cena. Superarono il tavolo a cui Kate e Sara stavano cenando e Ziva le
salutò con un sorrisino sarcastico sulle labbra. Sara fece un salto sulla
sedia. Sara: “Non la sopporto quando fa così!” Kate: “Blocca persino la
telepatia. Sembra avere paura di noi.” Tony: “Di che state parlando mie belle
signore dai capelli di fuoco?” disse sedendosi al loro tavolo. Sara: “Ziva.”
disse borbottando. Tony fece un sorrisino, poi si accorse che il volto di
entrambe era atteggiato nella stessa identica espressione preoccupata. Tony:
“Che ha fatto stavolta?” Kate: “Sa rendersi invisibile ai nostri
poteri.” Tony: “Ma come fa? Lei non è una mutante.” Kate: “Deve aver
ricevuto un addestramento speciale al Mossad.” Sara: “E sai qual è la cosa
che mi fa più rabbia?” Tony: “Quale?” Sara: “Che finchè esisterà gente
come lei disposta a vivere ‘difendendosi’ da noi, noi dovremo
nasconderci.” Tony: “Ma lei non si difende da noi!” Kate: “E come lo
definiresti il suo modo di fare? Anche a me sta dando fastidio questo suo
comportamento.” Tony: “Secondo me state esagerando...” Sara: “Beh sai
quando i tuoi ti abbandonano perché sei mutante impari a renderti conto di
quello che la gente pensa di te.” Tony assunse un’espressione
pensierosa. Kate: “Tu dovresti saperlo bene quanto noi, visto quello che ti è
successo con tuo padre.” Tony: “Proverò a parlarle.” Sara: “Lascia perdere
tanto è più dura di un muro.” Tony: “La conosco da parecchio tempo, so come
prenderla.” Kate: -Prepariamo i popcorn, secondo me sarà uno spettacolo
indimenticabile!- disse telepaticamente alla sorella. Sara: -Preparerò un
balletto da cheerleader con le ragazze!- “Allora buona fortuna.” Ziva: “Buona
fortuna per cosa?” chiese avvicinandosi al tavolo. Sara fece un altro salto
sulla propria sedia e si innervosì. Già non la poteva vedere, non sentirla
arrivare poi era ancora peggio. Sara: “Affari nostri Dàvid” disse sbagliando
volutamente la pronuncia. Ziva: “Davìd” disse correggendola, poi “Tony quel
professor Sawyer...” Tony: “Xavier, non Sawyer come il personaggio di
Lost.” Ziva: “Si, quello li, ci ha messo a disposizione una stanza in disuso
per lavorare.” Tony: “Ok, vengo con te. Ci vediamo più tardi ragazze.” E la
seguì fuori dalla stanza lasciando le gemelle sedute al loro tavolo.
Tony, Ziva e McGee lavoravano in silenzio.
McGee si era collegato alla rete wireless della scuola e stava cercando dei file
nel database dell’NCIS. Ziva stendeva un rapporto e Tony... beh Tony giocava a
tetris sul proprio telefonino. Ziva alzò gli occhi dal foglio su cui scriveva e
lo osservò con aria indagatrice. Tony sembrò quasi avvertire lo sguardo di Ziva
su di sè, si raddrizzò sulla sedia, ma tuttavia non staccò gli occhi dal proprio
cellulare. Ziva: “Come diavolo fai?” chiese improvvisamente. Tony: “A fare
cosa?” chiese guardandola perplesso. Ziva: “Ad essere così
tranquillo.” Tony: “Perché non dovrei esserlo?” Ziva: “Sono tutti
mutanti!” Tony: “Sono persone come noi.” Ziva: “Ma sono pericolosi! Hai
visto il padre di Kate?” Tony: “Tu sapresti essere più pericolosa di loro, e
non sei una mutante.” Ziva: “Ma io so controllarmi.” Tony: “Senti Ziva,
smettila! Tanto sai pure renderti invisibile a loro, quindi non fare
storie!” Ziva: “E tu come fai a saperlo?” Tony: “Me l’ha detto Sara... E
anche Kate.” Ziva: “A beh, scusa se non voglio far sapere alla tua amichetta
dove mi trovo in ogni momento!” Tony stava per ribattere ferocemente quando
McGee li interruppe. McGee: “Ragazzi, dobbiamo lavorare.” Ziva: “Giusto,
lavorate.” Esclamò lanciando la penna sul tavolo ed uscendo di corsa dalla stanza.
Corse a testa bassa per il corridoio senza
curarsi di dove stesse andando. Era furiosa con Tony: non faceva altro che
difendere le gemelle, anche se una di loro era probabilmente la loro colpevole,
e sembrava quasi nasconderle qualcosa. Di questo era quasi certa: c’era qualcosa
che Tony non le diceva. Svoltò un angolo e sbattè pesantemente contro
qualcuno. ..: “Attenta!” Ziva: “Scusa, io non..” alzò la testa e si
ritrovò davanti Warren che la guardava con un’espressione accigliata. Si rese
conto che se avesse aspettato un secondo di più sarebbe scoppiata a
piangere. Warren: “Tutto ok?” chiese, notando la sua espressione. Ziva:
“Io... si. Cioè, no.” Warren: “C’entra qualcosa il tuo collega?” Ziva:
“Tony è un cretino!” Warren: “Sono d’accordo.” Ziva: “Non fa altro che
difendere Sara. Non lo sopporto!” Warren: “Beh, lei fa lo stesso con lui, ma
a sentire loro sono solo amici.” Ziva: “Non mi stupirebbe se un giorno li
trovassimo a letto insieme.” Warren: “Tipico di Sara!” Ziva: “Tipico di
Tony!” Si accorse che avevano parlato all’unisono e sorrise. Warren: “Va
meglio?” Ziva: “Si, direi di si.” rispose, mentre raggiungevano l’uscita
della scuola. Warren: “Ti piace volare Ziva?” chiese cambiando
improvvisamente argomento. Ziva: “Volare... intendi con l’aereo, o...?” e
indicò le sue ali. Warren: “Intendo VOLARE sul serio.” Ziva: “Non lo so,
non ho mai provato.” Warren: “Ti piacerebbe provare?” chiese con un sorriso.
Poi senza aspettare una risposta la prese in braccio e si innalzò in volo sopra il tetto...
Abby era nel suo laboratorio. In attesa
dell'arrivo di Gibbs stava facendo alcune prove, esami del DNA e confronti tra
questi. Per divertirsi aveva preso i campioni dei suoi colleghi e li aveva
confrontati con quello di Sara Warfury. Tutto normale, finchè non riscontrò
un'anomalia: uno degli altri campioni risultava essere di un mutante. Fece la
prova per quattro volte, ed ebbe sempre lo stesso risultato. Abby: "Oh mio
Dio..." disse, guardando la foto sullo schermo, che ritraeva il proprietario del
DNA: Tony DiNozzo. Spense di fretta il monitor non appena sentì la porta del
laboratorio aprirsi. Gibbs: "Sei pronta, Abby?" chiese, entrando di fretta
"Dobbiamo arrivare a Westchester prima possibile." Abby: "Sono pronta!
Possiamo partire!" rispose, mettendosi la giacca e raggiungendo l'uomo.
Era quasi ora di pranzo, quando Kate sentì il
rumore di un'auto che entrava in cortile. Curiosa, andò subito a controllare,
trovandosi di fronte Gibbs ed Abby. Kate: "Gibbs! Abby! Cosa ci fate
qui?" Gibbs: "Siamo qui per fare altre indagini. Abbiamo delle novità, e
Ducky sta facendo altri controlli sui corpi; appena avrà dei risultati ci
chiamerà. Intanto Abby è qui per fare dei test a tua sorella." Intanto erano
stati raggiunti anche da Tony, McGee e Ziva. Tony: "Già di ritorno, Capo?"
chiese, affiancando gli altri. Gibbs: "Sì. Kate, puoi chiedere al vostro
professore se ci sono delle stanze in più per me e per Abby? Dovremo restare qui
qualche giorno." Kate: "Già fatto, ha detto che non ci sono problemi. Vi
accompagno subito alle vostre stanze." Detto questo, li scortò alle loro
camere, seguiti dagli altri tre, e poi li lasciò soli. Mentre tornava di
sotto, incrociò Logan. Logan: "Che ci fa di nuovo qui il tuo Capo?" chiese,
nervoso. Kate: "Ha fatto altre indagini e deve verificare alcune cose...
papà." disse, indugiano un po' sull'ultima parola. L'uomo sorrise, poi
insieme tornarono al piano inferiore. Nel frattempo il gruppo aveva
aggiornato Gibbs, e il Capo aveva dato nuove disposizioni. Gibbs: "Per ora è
tutto. Ci aggiorniamo a dopo che mi sarò fatto una doccia." e andò verso la sua
stanza. Anche gli altri andarono nelle loro stanze, ma Abby prima di entrare
bloccò Tony, assicurandosi che gli altri non li vedessero. Abby: "Tony,
stamattina ho fatto delle analisi, e ho scoperto una cosa..." Tony: "Che
cosa?" Abby: "Tu hai il gene mutante." Tony: "Lo so. Sono uno di loro.
L'hai detto al Capo?" Abby: "No. Se non gliel'hai detto tu non vedo perchè
devo dirglielo io. Comunque puoi starne certo che il tuo segreto è al sicuro con
me." Tony: "Grazie, Abby" rispose. Poi ognuno entrò nella propria camera.
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Capitolo 9 *** 9 ***
11
Aveva appena finito di mangiare, quando Kate decise di andare a
cercare Gibbs per parlargli a quattr'occhi. Lo trovò che girava per il piano
terra, curiosando. Gibbs: "Ciao, Kate." la salutò, avvicinandosi a
lei. Kate: "Ciao, Capo. Posso chiederti una cosa? Perché è venuta anche
Abby?" Gibbs: "Perché voglio verificare alcuni miei sospetti."
rispose. Kate: "Che tipo di sospetti?" Gibbs: "Credo che tua sorella sia
innocente." Gli occhi di Kate si illuminarono, guardandolo negli
occhi. Kate: "Davvero?" Gibbs sorrise. Gibbs: "Sì, ma non la pensa così
il JAG." Kate: "Che cosa c'entra il JAG?" Gibbs: "È stata aperta
un'indagine sulla faccenda da parte loro. Tua sorella farà meglio a trovarsi un
buon avvocato." Kate: "Sara ha già un buon avvocato. Tony non te l'ha
detto?" Gibbs: "No. Non abbiamo ancora avuto modo di parlarne. Chi
è?" Kate: "Mattew Murdock. All'università mi ha tirato fuori dai guai
parecchie volte, ed ha una specie di contratto con noi della scuola." Gibbs:
"Ho sentito parlare di lui. Un avvocato non vedente non passa certo
inosservato." Kate: "È cieco, ma ciò non significa che non sia un ottimo
avvocato!" esclamò, scaldandosi. Gibbs: "Non l'ho mai detto. Non c'è bisogno
di alzare la voce, sono sicuro che il tuo ragazzo riuscirà a tirare fuori dai
guai tua sorella. E io vedrò di aiutarlo per quanto possibile. Ho già detto a
McGee di fare altre ricerche." Kate lo guardò di nuovo negli occhi, poi non
ce la fece più, ebbe un crollo emotivo e scoppiò a piangere. Gibbs la
abbracciò, cercando di farla calmare, finché non arrivò Logan che, vedendo la
ragazza piangere, si avvicinò e guardò male Gibbs. Logan: "Che cosa le hai
fatto, Sbirro?" Gibbs: "Niente. Ha solo avuto un crollo emotivo. È normale
nelle donne incinte." Kate si calmò, e guardò Gibbs. Kate: "Come l'hai
capito?" Gibbs: "Ho riconosciuto i sintomi. Comunque può stare tranquillo,
Logan. Non ho fatto nulla a sua figlia." Logan non rispose, si limitò a
scrutarlo di traverso, mentre Kate si allontanava, asciugandosi le lacrime.
La ragazza si era calmata; aveva chiamato Matt per sapere se
c'erano novità su Sara, ma non aveva ancora avuto il coraggio di dirgli che era
incinta. Lui era a Washington per riuscire ad avere nuove informazioni, e certo
non era proprio il massimo del tatto dirglielo al telefono. Si diresse verso
l'aula di musica; aveva voglia di suonare. Stare davanti al pianoforte la
rilassava. Entrò nella stanza e vide Gambit, seduto su una delle panche con
un'espressione concentrata, che lanciava una per volta le sue carte verso il
cestino, cercando di fare canestro. Nonostante si fosse accorto dell'arrivo
della ragazza, non alzò lo sguardo e non la considerò, continuando a lanciare le
carte nel cestino. Kate si sedette sullo sgabellino di fronte al pianoforte,
poi si girò verso il ragazzo. Kate: "Tutto bene, Remy?" chiese,
scrutandolo. Remy rispose con un grugnito nervoso. Kate: "C'è qualcosa che
non va?" continuò. Gambit, finalmente, si decise a rispondere: Remy:
"Kate, io sono il tuo migliore amico, giusto?" Kate: "Sì." Remy: "Quindi
di me puoi fidarti..." Kate: "Sì, è così." Remy: "Allora perché non me
l'hai detto?" Kate: "Che cosa?" Remy: "Che stai con Murdock e aspetti un
bambino da lui." La ragazza ci pensò su un attimo, poi rispose: Kate:
"Volevo dirtelo, ma non ho fatto in tempo. È scoppiato tutto questo casino
e..." Il giovane sorrise, alzando gli occhi su di lei. Remy: "Va bene, non
ti preoccupare, sei perdonata." La ragazza rispose al sorriso, e i due si
guardarono un attimo in silenzio. Remy: "Da quanto tempo state insieme?"
chiese, alzandosi e andandosi a sedere anche lui sulla panchetta davanti al
pianoforte, accanto a lei. Kate: "Da fine luglio." Remy: "E di quanto
sei?" Kate: "Se non ho fatto male i calcoli, è stato concepito il 30 agosto.
Dovrebbe nascere attorno al 20 di maggio. Ma cos'è questo terzo grado?" Remy:
"Semplice curiosità. Quindi stavate insieme da circa un mese... Come mai questa
improvvisa voglia di avere un figlio?" Kate: "In realtà non era programmato.
È stato un errore di calcolo." Remy sorrise di nuovo. Remy: "Già, come
quella volta 10 anni fa..." Kate: "Quella volta era un falso allarme, e se tu
fossi stato più attento la nostra prima volta, avresti risparmiato lo spavento
che ci siamo presi!" Remy: "Hey, ragazza, certe cose si fanno in due! Non era
colpa mia se era la tua prima volta e non sapevi neanche da che parte
cominciare!" Kate: "Certo, ma proprio perché era la mia prima volta, eri tu
quello che doveva stare più attento! Certo, però, posso dire che sei stato un
ottimo maestro." Remy: "Davvero?" Kate: "Davvero. I tuoi insegnamenti mi
sono serviti in seguito." Remy: "Con Matt, scommetto." Kate: "No, per cose
che ho fatto e di cui non vado molto fiera." disse, abbassando gli occhi sui
tasti del pianoforte. Remy: "Quali cose?" Kate: "Cose che ho fatto
all'università. Anche se sei il mio migliore amico, ci sono alcune cose che è
meglio che non sai di me." Remy: "Lo stesso vale per me." rispose,
enigmatico, poi guardò il pianoforte "Che dici, mi suoni qualcosa?" Kate:
"Che cosa vuoi che ti suoni?" Remy: "Lo sai." rispose enigmatico. Kate:
"Quale, la melodia che suonavo quando siamo diventati amici?" Remy: "Beh,
amici non direi proprio, visto che quel giorno stesso siamo andati a letto
insieme, però intendevo proprio quella." Kate lo guardò di traverso "Tranquilla,
non ti salterò addosso. Non lo farei mai con la mia migliore amica!" Kate:
"L'hai fatto, però." Remy: "In quel periodo non eri la mia migliore amica, ma
la mia ragazza." La giovane si addolcì e cominciò a suonare la "Sonata al
chiaro di Luna" di Beethoven. Quando ebbe finito, Remy la guardò
dolcemente. Remy: "Sei sempre molto brava, sai?" Kate: "Grazie." Remy:
"Comunque, prima o poi dovrò fare quattro chiacchiere con questo ragazzo!"
scherzò, abbassando la testa al livello della pancia di lei. Kate:
"Perché?" Remy: "Perché lo zio Remy dovrà insegnargli come comportarsi con le
ragazze, chérie!" Kate: "Oh, per carità! Non voglio un figlio che sia una tua
copia! E poi non so ancora di che sesso è." Remy: "Beh, se sarà una femmina,
allora lo zio Remy dovrà fare l'esame a tutti i ragazzi che vorranno uscire con
lei!" Kate: "Idiota!" esclamò, scherzosa, poi continuò "Ho fame. Mi
accompagni in cucina?" Il ragazzo l'aiutò ad alzarsi e le porse galantemente
il braccio, accompagnandola in cucina.
Sara era in biblioteca e tentava di leggere qualcosa senza
prestare in realtà la benché minima attenzione a quello che aveva davanti,
mentre Tony, seduto accanto a lei, giocherellava col suo cellulare. A quanto
pareva aveva preso molto sul serio il compito di sorvegliarla, o forse
semplicemente aveva dei buoni motivi per evitare il resto della sua squadra,
fatto sta che in quei giorni non l’aveva mollata un attimo, cosa che le dava un
certo nervosismo. Riempire le giornate era già un problema di per sé, ora che
non poteva neppure tornare ad insegnare, perlomeno non finché aveva un’accusa di
triplice omicidio a penderle sulle spalle. E ora, con Tony sempre dietro, non
poteva neppure tentare di divertirsi in qualche altra maniera. La percezione di
una macchina che si fermava davanti al cancello la risvegliò dallo stato di
semi-torpore in cui era sprofondata. Alzò la testa e restò in attesa di riuscire
a sentire delle voci per capire chi fosse. Magari era soltanto Matt che era
tornato da Washington oppure… no, quella voce decisamente non la conosceva.
Senza dire una parola si alzò e iniziò a camminare in direzione dell’ingresso.
Tony si accorse che si stava alzando solo dopo che lo ebbe superato e con un
balzo, rischiando anche una bella caduta dalla sedia, si alzò anche lui e la
seguì. Mano a mano che si avvicinavano all’ingresso, si facevano sempre più
distinte due voci che discutevano animatamente. Uno era certamente Logan e
l’altro… a differenza della ragazza, Tony conosceva benissimo quella
voce. Logan: “…e invece io le dico che se si presenta così e finché
l’avvocato di mia figlia non sarà presente, può anche scordarsi di parlare con
lei!” Sara: “Papà, cosa succede?” chiese avvicinandosi. Logan: “Sara, per
favore torna di là. Me la sbrigo io con questo ‘signore’” Tony si avvicinò e
osservò attentamente il nuovo arrivato, una loro vecchia conoscenza, che una
volta erano quasi riusciti a buttare dentro con l’accusa di omicidio. Poi era
risultato che si erano sbagliati, ma intanto un po’ di rivalità fra le due parti
era rimasta. Tony: “Avvocato Rabb…” disse portandosi una mano alla fronte in
quella che era la buffa imitazione di un saluto militare “a cosa dobbiamo la sua
visita?” Rabb: “Agente DiNozzo… Mi occupo del caso per conto del JAG. Sono
qui per parlare con la signorina…” e indicò Sara con un cenno della
testa. Sara: “Con me? Cosa c’entra il JAG?!” Rabb: “Lei è accusata
dell’omicidio di tre marines, quindi…” Sara: “Ma io non ho ucciso proprio
nessuno!” ribatté in tono nervoso. Rabb: “Quello che mi interessa è soltanto
parlare un momento con lei, in maniera del tutto non ufficiale…” Logan: “Lo
sappiamo tutti a cosa portano le vostre ‘chiacchierate amichevoli’, quindi, come
le ho già detto, mia figlia non parlerà proprio con nessuno se non in presenza
del suo avvocato.” Sara: “Per quanto mi riguarda posso anche parlarci, non ho
fatto nulla e non ho niente da nascondere, io!” disse in tono irritato. Vedere
tutti così preoccupati per lei la rendeva ancora più nervosa di quanto già non
fosse. Tony: “Sara, sul serio, non ti conviene parlare con lui senza il tuo
avocato presente.” Sara: “Ma io… Bene allora, tanto Matt dovrebbe tornare tra
poco!” Rabb: “Matt…? Modo piuttosto informale per rivolgersi al proprio
avvocato. Ma d’altra parte avere lo stesso handicap deve avvicinare molto. Certo
che è strano, un avvocato cieco che difende una non vedente.” Sara: “E
allora? Cosa c’è di tanto strano?” ringhiò. Quel tipo iniziava proprio a starle
sulle scatole. Kate: -lo fa soltanto per farti innervosire, non stare al suo
gioco.- le comunicò telepaticamente arrivando alle sue spalle. Poi si rivolse a
Rabb “Avvocato, se non ha nient’altro da fare qui può anche andarsene. Mia
sorella non parlerà con lei. E questa è proprietà privata” Rabb: “Subito in
soccorso delle propria gemellina... come ha fatto a sapere che ero qui, gliel’ha
comunicato sua sorella col pensiero?” la sua provocazione non incontrò nessuna
risposta, per cui l’avvocato si rimise il cappello in testa “Sappiate che
comunque questo non depone a vostro favore. Ci rivedremo in tribunale.” E con un
cenno del capo uscì.
Quando Rabb se ne fu andato la tensione tra i presenti non si
dissipò affatto. Anzi, se possibile, Sara sembrava ancora più nervosa di prima e
prese a camminare nervosamente su e giù per il corridoio. Sara: “Il JAG… Il
JAG! Mi metteranno dentro! Mi metteranno dentro e butteranno via la chiave!
Buttare via la chiave…? Ma che dico, mi daranno direttamente la pena di morte!
Accidenti!” Kate: “Ti assicuro che non lo permetteremo, sorellina.” Disse
cercando di calmarla. Sara: “Non gli serve il nostro permesso! Lo faranno e
basta! Accidenti, non può essere! Io non devo morire così, né adesso!” Kate:
“Adesso cerca di calmarti. Vedrai che Matt troverà una soluzione.” Sara: “Il
tuo ragazzo sarà anche un buon avvocato, ma non mi sembra ci sia molto da fare!
E’ tutto contro di me!” continuò con aria esasperata. Kate: “Ma vedrai che…
Dio, mi gira la testa.” A sentire che sua sorella non stava bene, Sara si
fermò di botto, le si avvicinò e la prese sottobraccio. Sara: “Certo che ti
gira la testa! Non devi innervosirti così, sei incinta!” disse in tono
improvvisamente dolce. “Andiamo di là a sederci.” E la trascinò su uno dei
divani del grande salone della scuola. E fu proprio lì, intente a chiacchierare,
che le trovò Matt quando tornò finalmente da Washington. Si avvicinò alle due
ragazze, poi si rivolse subito a Sara: Matt: “Ho saputo che è venuto qui
l’avvocato Rabb del JAG per parlare con te…” iniziò. La ragazza rimase
perplessa. Sua sorella era incinta e lui si rivolgeva prima a lei?! Sara:
-gliel’hai detto, vero Kate?- rivolse il proprio pensiero alla sorella, sapendo
che l’avrebbe sentita. Kate: -ancora no… Non mi sembrava il massimo farlo per
telefono.- “si ma gli abbiamo detto che non poteva parlarci finché tu non fossi
arrivato, e che probabilmente non ci avrebbe parlato comunque.” Rispose al posto
della sorella. Matt: “Bene. Adesso però sarebbe ora che io e te ci facessimo
due chiacchiere in maniera più seria che l’altra volta, Sara.” Sara: -Ma..
Dio, dovresti dirglielo!- continuò rivolta alla sorella, poi rispose a Matt “si,
certo, va bene.” Matt: “Bene. C’è una stanza libera che possiamo
usare?” Kate: “Ci sono delle aule vuote, o la biblioteca, oppure possiamo
adattare la stanza del pericolo…” Matt: “Un’aula in disuso andrà
benissimo.” Sara: “Allora potremmo usare la vecchia aula di
scienze.” Matt: “Andiamo allora.” Lui e Sara si allontanarono per il
corridoio lasciando lì Kate, e raggiunsero un’aula vuota. Entrarono e Matt
occupò la poltrona dietro la cattedra, mentre Sara chiuse la porta e poi si
sedette su uno dei banchi di fronte a lui. Sara: “Allora, cosa devi
chiedermi?” Matt: “Ho bisogno dei dettagli. Di tutti i dettagli.” Sara:
“Ok.” E iniziò a raccontare. Quando ebbe finito ci furono due minuti di
silenzio, poi Matt si decise a parlare. Matt: “Devo ammettere che la
soluzione non è per nulla buona. Sembra tutto puntare su di te.” Sara: “Ma
non sono stata io… Mica giro con i miei libri preferiti in tasca! Pesano! E poi
se proprio volessi compiere un omicidio cercherei di non lasciare tutte quelle
tracce!” Matt: “Non ho detto che sei stata tu. Ti credo quando dici che sei
innocente. Dico solo che l’accusa saprà come girare certi indizi a proprio
favore.” Sara: “E quindi…” Matt: “E quindi dovremo mettere a punto una
strategia di difesa.” Sara: “Certo che… ci mancava solo questo! Con Kate
incinta poi… Non dovrebbe innervosirsi…” Matt: “Come hai detto? Kate è
cosa?!” Sara: “Oh, no… Mi ero dimenticata che ancora non te l’ha detto. Beh,
sono sicura che l’avrebbe fatto presto e… Comunque siete una bella coppia”
concluse saltando giù dal tavolo e avviandosi verso la porta. L’aprì e si
ritrovò davanti Kate. Kate: “Ero… Ero venuta a vedere come andava.” Sara:
“Oh… Tutto bene, abbiamo appena finito.” Disse con aria di nonchalance. Poi
aggiunse a mezza voce “Forse mi sono lasciata scappare qualcosa… Tipo che sei
incinta… Ma fa nulla!” e si allontanò per il corridoio di corsa prima che lei
potesse seguirla.
Dopo che Sara fu uscita, tra Kate e Matt ci fu qualche minuto di
silenzio. Lei era rimasta in piedi, tenendo gli occhi bassi, mentre lui si
rigirava nervosamente tra le mani i suoi occhiali con lenti scure. Alla fine,
Matt prese la mano di Kate e la fece avvicinare a sé. Matt: "È vero quello
che ha detto tua sorella? Aspetti un bambino?" Kate: "Sì, è tutto
vero." Matt: "E il padre sei sicura che sono io?" Kate: "Certo che ne sono
sicura!" Matt: "È che, visto quello che facevi all'università, magari
non..." Kate si sedette in braccio all'uomo, passandogli una mano tra i
capelli. Kate: "Quelle cose ho smesso di farle quando mi hai trovato casa a
Washington, era la condizione per poter usufruire dell'appartamento. Il bambino
è tuo, ne sono certa al 100 %." Matt: "Perché non me l'hai detto che eri
incinta?" Kate: "Perché non volevo dirtelo al telefono, e volevo trovare il
momento giusto per farlo." Matt: "Beh, a quanto pare tua sorella ti ha
battuto sul tempo." sorrise "Comunque sia, suppongo che tu abbia già deciso di
tenerlo..." Kate: "Non abortirei mai, per principio. Solo il pensiero che una
nuova vita stia crescendo dentro di me mi impedisce di farlo. E poi è figlio
dell'uomo che amo, come potrei...?" Matt non rispose, le passò una mano sul
viso, poi la poggiò sulla pancia di lei e la baciò dolcemente.
Matt se ne andò poco prima di cena, aveva del lavoro da fare e non
poteva trattenersi troppo alla scuola. Kate aveva appena finito di mangiare e
stava tornando alla sua camera, quando incrociò Emma Frost. La donna la
guardava con un sorriso perfido; Kate odiava Emma, più di quanto odiasse la
Fenice, e il sentimento pareva reciproco. Kate: "Che cosa è quel sorriso che
hai stampato in faccia, Frost?" chiese, guardandola con odio. Emma: "Nulla,
Kate, solo pensavo... come hai fatto a convincere Matt che il bastardino che
porti in grembo è suo? Io, fossi in lui, avrei preteso l'esame del
DNA." Kate: "Non provare mai più a chiamare mio figlio in quel
modo!" Emma: "Ora non farai la santarellina? Non mi dirai che non ti sei
portata a letto nessun altro, a parte Matt?" Kate: "Certo che no!" Emma
rise. Emma: "Questa è la bugia più grossa che ho mai sentito! Ma per
favore!" Kate non ce la fece più, e si scagliò contro di lei a pugni serrati.
Emma si trasformò immediatamente in diamante, e la respinse, facendola cadere a
terra, con un labbro sanguinante e qualche escoriazione. Si stava per rialzare
per tentare di nuovo, quando Remy, che passando di lì aveva assistito alla
scena, la bloccò. Remy: "Andiamo, Kate! Non ne vale la pena!" e la trascinò
via. Kate: "Lasciami! Volevo darle quel che si merita!" Remy: "No, Kate, è
meglio se non ti agiti nelle tue condizioni! Ora ti porto in infermeria a
medicarti le ferite." Kate: "Sto bene!" obiettò. Remy: "No, hai un taglio
sul labbro che continua a sanguinar..." si bloccò di colpo vedendo che non c'era
più nessun taglio sul labbro. L'unica evidenza del fatto che poco prima, lì,
c'era una ferita era un po' di sangue che già cominciava ad asciugarsi, ma non
c'era neanche l'ombra di un taglio o una piccola cicatrice "ma come è
possibile?" Kate si passò una mano sul labbro, asciugandosi il
sangue. Kate: "Ah, mi ero dimenticata di controllarmi..." Remy: "Che cos'è
questa storia? Eri ferita, fino a poco fa." Kate: "E ora non lo sono più.
Capita, sai?" Remy: "Sì, ma solo a Wolverine o a X-23. Tu non hai la
rigenerazione." Kate: "E invece sì, l'ho ereditato da mio padre." Remy:
"Tuo padre? Ma i tuoi genitori non sono mutanti." Kate: "Quelli che ci hanno
abbandonato a 15 anni non sono i nostri veri genitori, Remy, anche se ho sempre
detto il contrario. Sara non se lo ricorda, ma noi siamo figlie di un
mutante." Remy: "Un mutante? Qualcuno che conosco?" La ragazza lo guardò
eloquentemente. Remy: "Ah, capisco. E lui lo sa?" Kate: "Non se lo
ricorda." Mentre camminavano nei corridoi, incrociarono Gibbs, che li
fermò. Gibbs: "Kate, posso parlarti?"
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Capitolo 10 *** 10 ***
Kate: "Dimmi, Capo..." Gibbs:
"Vorrei parlarti in privato, se è possibile." Rispose, indicando Remy. Kate:
"Non ti preoccupare di Gambit, dimmi tutto." Gibbs: "Avevo chiesto a McGee di
fare delle ricerche, ho qui i risultati." mostrò alla ragazza il fascicolo che
aveva in mano "Che cosa sai dirmi di Logan?" Kate: "Che cosa vuoi
sapere?" Gibbs: "Ad esempio lo sapevi che ha due figlie biologiche?" Kate:
"In realtà sono tre, se si conta anche il suo clone, Laura Kinney." Gibbs:
"Quindi lo sapevi..." Kate: "Certo! peccato che papà non se lo
ricordi!" Logan: "Ricordarmi cosa?" chiese, avvicinandosi; passava di lì per
caso e aveva sentito parte del discorso. Gibbs: "Che hai due figlie
biologiche, Logan." Logan: "Che cosa? No, è impossibile, me lo
ricorderei." Kate: "Visti i tuoi precedenti, non credo proprio." Logan:
"Ah... e sai chi potrebbero essere?" Kate fece un cenno a Remy, che caricò
una delle sue carte, rendendola tagliente, lei prese la carta e la passò sul suo
braccio sinistro, procurandosi un taglio lungo e profondo. Logan: "Kate! Ma
che diavolo fai?! Vuoi morire dissanguata?" ma spalancò gli occhi, stupito,
quando vide la ferita richiudersi. Kate: "Scusa, papà. Non sai quante volte
avrei voluto dirti tutto... Ma neanche mia sorella si ricorda di te, non si
ricorda neanche dell'orfanotrofio..." Gibbs: "Orfanotrofio? Ecco perché mi
sembrava di averti già visto! Tu e tua sorella siete le due gemelle di quattro
anni che mia moglie seguiva all'orfanotrofio di Salt Lake City! Una volta ero
venuto anche io a trovarvi." Kate: "Sì, sono proprio io. E ricorderai anche
il ragazzo di 14 anni che stava sempre con noi..." Gibbs: "Alexander
qualcosa..." Kate: "Alexander Summers, fratello minore di Scott. Era
all'orfanotrofio con noi, e lo abbiamo ritrovato qui, solo che non ci ha
riconosciute." Remy: "Tu eri in orfanotrofio con Havok?" Kate: "E'
così." Logan: "Mi dispiace di avervi abbandonato, Rose..." e le fece una
carezza affettuosa. Lei sorrise. Gibbs: "Quindi tua sorella deve essere
Elizabeth." Logan: "Io la chiamavo Beth." Gibbs: "Come sua madre." aprì il
fascicolo e lesse "Elizabeth Howlett, moglie di James Howlett, tu." indicò Logan
"Morta di parto all'età di 16 anni, dando alla luce Rose ed Elizabeth. Pare che
avesse una sorella gemella." Kate: "Non so nulla di mia madre. Davvero ho una
zia? Come si chiama?" Gibbs: "Si chiama Jean Grey." Notò gli sguardi stupiti
degli altri tre "Qualcosa non va? La conoscete?" Kate: "Certo che la
conosciamo! Mio padre anche in senso biblico!" Il Capo guardò di traverso
Wolverine, con un sorrisino. Logan: "Ehm... è stata la moglie di Ciclope, ed
è, nelle realtà alternative da cui provengono, la madre di Rachel e Nathan
Summers." Gibbs: "Nelle realtà alternative da cui provengono?" chiese,
scettico. Kate: "Gibbs, siamo mutanti, e hai visto di che tecnologie
disponiamo, quindi tutto è possibile!" Logan: "Comunque Jean ha fatto cornuto
Ciclope, con me." Kate: "Ed io non la potevo soffrire..." fece una pausa, poi
si voltò verso Remy "Ho fame, mi accompagni in cucina?" Remy le porse il
braccio ed entrambi si allontanarono. Logan: "Così io mi chiamo James
Howlett... hai scoperto altro, Gibbs?" Gibbs: "Chiamami Jethro. No, al
momento non so nient'altro. Comunque mi ricordo che mia moglie diceva sempre che
le bambine dovevano aver avuto dei pessimi genitori: avevano le braccia piene di
segni di iniezioni, ed avevano una grave dipendenza da eroina." Logan: "Io ho
tentato in ogni modo di farle disintossicare. Anche la madre era dipendente da
eroina, ma il mio capo... Striker..." Gibbs: "Ecco perché sapeva il tuo nome,
quando ha rapito Sara..." Logan: "Già. Lui non voleva disintossicarle, voleva
fare degli esperimenti, come ha fatto con me." e si guardò le mani, le cui ossa
erano foderate di quel metallo indistruttibile chiamato adamantio. Gibbs: "Si
farebbe di tutto per la propria famiglia." Logan: "Sì." Gibbs: "Mia moglie
voleva adottarle." Logan: "Perché non l'avete fatto?" Gibbs: "Lei era
l'assistente sociale dell'orfanotrofio. Se non avesse già superato l'età
adottabile, avrebbe anche voluto chiedere l'adozione di Summers. Per le bambine,
non abbiamo potuto farlo perché davanti a noi, nella lista c'erano i Warfury.
Loro non avevano figli, e noi ne avevamo già una di due anni. Ma forse è meglio
che sia andata così." Logan: "Perché?" Gibbs: "Shannon e Kelly, mia moglie
e mia figlia, sono morte 15 anni fa."
Logan: "Capisco."
Nel frattempo, in un’altra ala della scuola, Abby
diventava sempre più impaziente. Aveva un appuntamento con Sara per fare dei
rilievi e delle analisi sulle sue capacità e metterli a confronto con le prove
trovate sulla scena del delitto, ma la ragazza tardava a presentarsi.
L’appuntamento era quasi tre quarti d’ora prima e di Sara neppure l’ombra. Tra
l’altro non si fidava neppure a lasciare il laboratorio che le avevano messo a
disposizione, per paura che lei potesse arrivare e non trovarla, e anche perché
non aveva la minima idea di come muoversi lì dentro. Finalmente qualcuno si
affacciò alla porta della stanza. Abby: “Era ora, è più di mezz’ora che asp-”
iniziò la frase con un certo fervore ma si bloccò a metà “scusa Kate, pensavo
fosse tua sorella… Sai che fine ha fatto?” concluse accorgendosi
dell’errore. Kate: “Non si è presentata?” il suo tono di voce era a metà tra
l’incredulo e lo spazientito. Abby: “No, non si è presentata!” Kate: “Mi
farà perdere la pazienza prima o poi! Mi tocca sempre fare la sorella maggiore!
Ma dico io, se siamo gemelle non dovrebbe essercene bisogno!” Abby la guardò
senza sapere che dire e fece spallucce. “Posso pure capirla se non le piace
essere analizzata come una cavia, ma è per il suo bene! Ah, ma se la prendo…!”
Kate continuò il suo sfogo, poi si accorse che stava divagando e si
fermò. Abby: “Come facciamo a trovarla?” Kate: “Aspetta un momento…” si
concentrò fino a localizzare la sorella –Si può sapere cosa stai facendo?! Devi
venire da Abby per le analisi, te lo ricordi o no?!- Sara: -Me n’ero
dimenticata...- rispose con noncuranza dall’altro capo della scuola. Kate:
-Sei una pessima bugiarda.- Sara: -Ok, non mi andava di farle. E
allora?- Kate: -E allora?! E allora?! Ma Cristo Santo, ti rendi conto che
possono darti la pena di morte?!- Sara: -Ok, ok, ho capito, non agitarti.
Arrivo.- concluse. Si presentò al laboratorio cinque minuti dopo, con un paio di
scarpe da ginnastica slacciate e una tuta da basket. Kate: “Ma che ci fai
conciata così?” esclamò spalancando gli occhi. Sara: “Stavo facendo una
partita con Tony… sbrighiamoci, così torno di là.” Rispose in tono
scocciato. Abby: “Andiamo, vedrai che non sarà una cosa lunga. Siediti.”
Disse alludendo ad una poltrona che somigliava a quella di uno studio
dentistico. Sara: “Cosa devo fare?” disse sedendosi con aria
nervosa. Abby: “Stai tranquilla e quando te lo dirò io, scarica l’energia
verso il tavolo davanti a te. Sopra ci sono dei polli che ho fatto venire dalla
cucina, in questo modo avremmo una traccia dei segni che lasciano i tuoi poteri
e potrò misurare la potenza delle scariche che puoi creare!” rispose con il suo
solito tono entusiastico saltellandole intorno mentre le sistemava degli
elettrodi. Sara: “Ma io non so di preciso quanta forza ci ho messo alla base,
e poi lì non portavo i guanti, la potenza era diversa…” obiettò. Abby: “I
guanti te li farò levare se ci sarà bisogno. Tu, non preoccuparti, mettici tutta
la potenza che puoi per ora. Poi casomai faremo un’altra prova con minore
potenza.” Sara annuì nervosamente e poi scaricò tutta l’energia che poteva.
Subito il caratteristico odore della carne bruciata riempì l’aria e le luci
presero ad abbassarsi ad intermittenza. Infine gli strumenti a cui Abby aveva
attaccato gli elettrodi iniziarono a produrre scintille per poi bruciarsi del
tutto. Abby: “Accidenti, impressionante…” mormorò esaminando i suoi poveri
strumenti “sono del tutto fusi…” Sara: “Devo fare qualcos’altro?”
chiese. Abby: “No… No, non credo che sia necessario… E poi anche
volendo…” Sara: “Allora torno giù da Tony.” Disse alzandosi il più in fretta
possibile con aria sollevata. Non le piaceva proprio fare la cavia “ci vediamo a
cena!” e scappò fuori dalla stanza. Kate la osservò allontanarsi e poi quando
fu abbastanza lontana si rivolse ad Abby. Kate: “La situazione non è buona
vero? Gli strumenti sono saltati tutti…” Abby: “No, non è affatto buona.”
Confermò “Possiamo solo sperare che le tracce di bruciature sui cadaveri siano
diverse da queste.” Disse prendendo in mano i due polli ormai completamente
carbonizzati. “Ah, eccoti McGee!” Tim era appena entrato nella stanza e
osservava i due polli in mano alla Dark Lady con aria perplessa. McGee: “Come
sono andate le analisi?” Abby: “Mi ha fuso gli strumenti.” Rispose
mettendogli in mano i polli carbonizzati. Il ragazzo li osservò con aria
perplessa e semidisgustata. McGee: “Che significa che ti ha fuso gli
strumenti?!? E poi che devo farci con questi?” Abby: “Significa che se la fai
arrabbiare può incenerirti in meno di mezzo secondo. Quelli vanno portati a
Ducky in modo che possa confrontarli con le bruciature sui marines.” Kate:
“Speriamo che dimostrino che mia sorella non c’entra nulla…” disse “E speriamo
che Ducky riesca ad analizzare tutto abbastanza in fretta. Domani comincia il
processo, il JAG ha fretta a quanto pare.” McGee: “Già… Se sotto c’è il
sospetto che qualcuno di loro non si sia comportato come avrebbe dovuto cercano
sempre di insabbiare tutto in fretta. Sapete dov’è Ziva? Mi faccio accompagnare
da lei a Washington…” Abby: “Credo sia uscita in volo con
Arcangelo.” McGee: “Quei due passano molto tempo insieme
ultimamente…” Kate: “E lo stesso fanno mia sorella e Dark Angel.” Abby:
“Guarda caso…” McGee: "Dark Angel?" Abby: "Tony. Non l'hai capito che
anche lui è un mutante?" McGee: "Ecco perchè si comporta in questo modo. Che
poteri ha?" disse, per nulla sorpreso. Kate: “Gli stessi di Arcangelo.
Comunque speriamo si sveglino in fretta, tutti e quattro.” McGee: “Ziva
ucciderebbe pur di non ammettere che è innamorata di Tony. Comunque ora vado a
cercarla.” e detto questo uscì dalla stanza. Abby: “Tim ha ragione…” Kate:
“Si, e lo stesso vale per mia sorella nei confronti di Warren. In quanto a quei
due… Non hanno capito nulla sul serio secondo me.” Abby: “I soliti
uomini.” Kate sorrise, poi insieme uscirono dalla stanza.
Ziva e Warren rientrarono verso le sei di sera. Erano
stati fuori tutto il pomeriggio, Warren voleva mostrarle il mondo dal suo punto
di vista, portandola in volo dove poteva arrivare. Ziva: "Wow! che spasso! E'
davvero divertente volare in questo modo!" Warren: "Te l'avevo detto che è
molto meglio che volare sull'aereo." Rispose mentre si incamminavano nel piano
terra della scuola. Warren: "Chissà dov'è finita Sara..." si chiese,
guardandosi intorno. Ziva: "Sarà insieme a Tony. Quei due non si mollano un
attimo, sono insopportabili!" Warren: "Invece tu sei stupenda..." Ziva si
bloccò e lo guardò, stupita, ma Warren non le diede il tempo di replicare e la
baciò.
Sara cercava Warren da più di un’ora. Inizialmente non
aveva la più pallida idea di dove si trovasse, poi era riuscita finalmente a
localizzarlo: era giù, nella palestra coperta. Aveva così deciso di
raggiungerlo. A metà strada verso la palestra incrociò Tony. Strano che non
fosse con Warren: di solito preparavano le lezioni di educazione fisica insieme
e probabilmente era proprio quello che stava facendo Warren in palestra, quale
altro motivo avrebbe avuto per stare li sotto da solo? Tony: “Ciao!” disse
con una nota calda nella voce. Sara: “Ciao Tony! Cambiato profumo?” Tony:
“Si! Ti piace?” Sara: “E’ più legnoso. Io amo i profumi tipo il
sandalo.” Tony: “Ce ne dovrebbe essere un po’ dentro.” Sara: “Lo so. Che
fai di bello?” Tony: “Cercavo Ziva. Non riesco a trovarla.” Sara: “Io sto
cercando Warren. O meglio, sto andando da lui ora. Magari posso darti una mano
poi con Ziva, anche se sarà difficile che ci riesca. Ziva è un’incognita per
me.” Tony: “Beh, per ora ti accompagno, poi vediamo.” Sara: “ok, allora
scendiamo in palestra.” Percorsero diversi corridoi in silenzio, ognuno
assorbito nei propri pensieri. Quelle poche settimane avevano cambiato molte,
troppe cose nella vita di entrambi. Nella vita di tutti. E tutti erano più o
meno coscienti di questo. Ma se per un Timothy McGee questo significava solo
aver visto macchinari che non aveva mai visto prima se non nei suoi sogni, per
gli abitanti della scuola significava che molto probabilmente alla fine di tutta
quella storia tutto il mondo avrebbe saputo della loro esistenza. Per Tony
significava che aveva un novanta per cento di possibilità di venire scoperto e
sbattuto fuori dall’NCIS. E gli altri, come l’avrebbero presa? E Sara si
chiedeva se alla fine sarebbe rimasta libera. Perché, si l’NCIS le credeva, ma
il JAG, i giudici, il mondo l’avrebbe fatto? Avrebbero creduto ad una persona
che poteva far saltare la corrente con uno schiocco di dita? Chi avrebbe mai
immaginato che poche settimane potessero cambiare così la vita? Furono
riscossi dalle proprie riflessioni nel corridoio della palestra, quando si
accorsero che li le luci erano spente. Fuori pioveva e, a detta di Tony, nel
corridoio non si vedeva un accidenti. Secondo quanto Sara poteva sentire anche
le luci della palestra erano spente. Che accidenti stava succedendo? Perché
Warren era li sotto da solo con le luci spente? Possibile che si fosse
sbagliata? Aprì la porta senza bussare. Prima che potesse realizzare cosa stava
succedendo, Tony esclamò: Tony: “Ziva?! Che diavolo...” Era cieca, non
stupida, e se le persone mentivano, gli odori non lo facevano mai. Ziva era in
quella stanza e lei e Warren si stavano baciando. Sara: “Io.. cioè, noi..
scusate!” disse. Iniziò a percorrere il corridoio di corsa a ritroso. Se non
fosse stato vuoto, avrebbe di certo travolto qualcuno. Senza saperne il motivo,
si sentiva furiosa. Pur tenendo i guanti, iniziò ad emettere
scintille. Warren: “Sara!” la chiamò mentre la raggiungeva. Lei non si
voltò finche lui non la prese per un braccio. Warren: “Cosa ti
prende?” Sara: “Warren, fai silenzio o ti levo le piume ad una ad una!” disse
in un crescendo di voce. Warren: “Ma per cosa?!” Sara: “Proprio non ci
arrivi? Pensavo te ne importasse di più.” Warren: “Di cosa?” Sara: “Lascia
perdere.” Ziva: “Non credi di stare esagerando? Non è mica il tuo uomo.”
Disse raggiungendoli. Sara: “Non osare parlarmi Davìd! Te lo insegnano al
Mossad a fare la rovinafamiglie o sei autodidatta? Sono curiosa...”
Sibilò. Ziva: “Se non riesci a tenerti stretto un uomo non è colpa mia.”
rispose. Sara: “MA COME TI PERMETTI? IO TI..” alzò la mano per tirarle un
pugno, ma qualcuno la fermò. Tony la teneva stretta e le bloccava il braccio,
impedendole quasi di muoversi. Sara: “Lasciami Tony!” urlò cercando di
divincolarsi. Tony: “No, non ti lascio. Faresti del male a qualcuno, ma
soprattutto a te stessa.” Sara: “Ti prego lasciami! Lasciami!” Senza
accorgersene stava piangendo. Tony la lasciò andare e lei scappò in camera
sua. Warren fece un passo in avanti per raggiungerla, ma Tony lo fermò. Tony:
“Faresti più danni di quelli che non hai già fatto Arcangelo!” esclamò con aria
dura. Poi la seguì per il corridoio, lasciando Ziva e Warren a guardarsi
perplessi. Una volta raggiunta la sua camera bussò alla porta, poi entrò pur non
avendo ricevuto una risposta. Il fatto che lei non lo avesse disintegrato come
aveva aperto la porta gli diede la percezione di come stesse. Era seduta sul
letto con le spalle poggiate al muro e un cuscino stretto al petto. Senza una
parola Tony si sedette di fianco a lei. Sara: “E’ incredibile, non è vero?”
disse. Le tremava la voce “Ziva ha paura di tutti i mutanti, però..” Tony: “E
Warren odia gli sbirri peggio di Logan” Sara: “E’ assurdo” Tony:
“Davvero.” Sara si alzò, si levò i guanti e li poggiò sul comodino. Poi prese
a rovistarci dentro. Da dove si trovava Tony potè notare che non era molto
ordinata. Dentro c’era ammassato di tutto, vecchi nastri e cd (in effetti le
fotografie non dovevano avere molto senso per lei), magliette, collane,
bracciali, mascherine rotte e alcuni libri dall’aspetto molto pesante. Tirò
fuori una bottiglia. Sara: “Alla loro salute!” disse con aria
sarcastica. Tony: “Per caso sei telepate come tua sorella? Anche io stavo
pensando di farmi un whisky.” Esclamò. Sara: “Questo non è whisky, ma se vuoi
ho anche quello.” Rispose con un sorriso. Due ore dopo erano ancora li,
piuttosto ubriachi entrambi, con una bottiglia semivuota per uno in
mano. Tony: “E’ proprio vero che l’alcol fa vedere il lato buono della vita!”
disse, intervallando la frase con i classici ‘hic’ da ubriaco. Sara: “Fossi
in te non ne berrei troppo. Dicono che riduca un altro tipo di qualità.” Disse
con la voce impastata dall’alcol. Tony: “Ahh, non è vero.” Sara: “Mai
fatto una prova?” Tony: “E chi lo sa?” fece un sorriso sornione Sara:
“Mmmm, non ci credo, il grande Tony DiNozzo, che ha avuto centinaia di ragazze,
non è mai andato a letto con una da ubriaco?” Tony: “Beh, c’è sempre una
prima volta, no?” Sara: “Va beh, questo è il mio letto, io sono stanca,
quindi o te ne vai o credo che dovremo dividerlo.” Tony: “Ok” disse
alzandosi, ma perse subito l’equilibrio e le cadde addosso sul letto. Sara:
“Ouch! Lo sai che pesi?” disse cercando di levarselo di dosso. Tony: “Me
l’hanno detto pure Abby e Ziva” Sara: “Sei caduto anche addosso a loro da
ubriaco?” Tony: “No, Abby la stavo proteggendo da un terrorista e Ziva… Beh,
con lei dovevo farci sesso.” Disse senza accennare a muoversi. Sara: “Pure
tu?” fece un aria offesa “Dio, devo essere ubriaca fradicia... se mi vedesse
papà così conciata…” Tony: “Beh, veramente non dovevamo fare sul serio sesso.
Era una missione sotto copertura.” Rispose ignorando la sua ultima
frase. Sara: “Tony, davvero pesi troppo. Se non te ne sei accorto, sei ancora
mezzo sopra di me.” Tony: “Però, lo sai che non sei male da questa
prospettiva?” disse mentre continuava a guardarle nella scollatura della
maglietta. Sara: “non sei il primo a dirlo.” Tony: “Che misura porti, la
quarta?” Sara: “Lo sai che se entrasse mio padre ora ti
ucciderebbe?” Tony: “Tuo padre è impegnato a impedire a tua sorella di bere
birra.” Sara: “ E inoltre la porta è bloccata. Cosa intendi fare
adesso?” Tony: “Una mezza idea ce l’avrei...” rispose, poi abbassò il viso e
prese a baciarle il collo. Con uno scatto lei si girò e fece in modo di
ritrovarsi seduta sopra di lui. Tony: “Che fai, scappi via?” disse con aria
quasi delusa. Sara: “No, mi metto comoda. Iniziavano ad incrinarmisi le
costole” rispose con un sorriso. Tony: “Ah, non peso così tanto!” le osservò
attentamente il viso “Perché non levi la mascherina?” Sara: “Perché non so
che effetto ti farebbe. Non so come sono i miei occhi” Tony: “Kate dice che
sono come i suoi.” Sara ci riflettè un momento, poi se la levò, la poggiò sul
comodino e sciolse i lunghi capelli rossi. Abbassò la testa vicino alla sua,
perché lui potesse vedere meglio i suoi occhi verde smeraldo. Sara: “Non lo
faccio mai però.” Disse, a disagio. Tony: “Tua sorella ha ragione. Hai dei
begli occhi.” Sara: “Grazie, sei gentile.” Rispose dolcemente. In quel
momento Tony annullò le distanze tra di loro, baciandola. Poi le sue mani si
allungarono a spegnere la luce sul comodino.
Nel frattempo erano scesi tutti in refetorio per la
cena. Kate mangiava già da parecchio, quando Gibbs, McGee, Abby e Ziva si
sedettero a tavola, assieme a Logan, Tempesta e Warren. Gibbs: "Per caso
avete visto DiNozzo?" chiese, riempiendosi il piatto. Tempesta: "Non è ancora
scesa neanche Sara..." Logan: "Allora dobbiamo avvertirli che è pronta la
cena." disse, afferrando al volo il bicchiere di birra che Kate si stava
portando alla bocca per bere. Kate: "Lo faccio io." disse, guardando male il
padre, poi si concentrò per localizzarli. Solo che, una volta che li ebbe
trovati, invece di chiamarli telepaticamente, si alzò dal tavolo e si diresse a
passo spedito verso i dormitori. Poco dopo spalancò con un movimento della
mano la porta della camera di Sara, e si bloccò ad osservare la scena: Sara e
Tony stavano facendo sesso, e non si erano accorti di lei. Con un altro gesto
della mano li divise e scaraventò Tony contro il muro, poi gli lanciò addosso i
boxer e si rivolse a Sara: kate: "vai a dormire, domani c'è la prima udienza
del processo." poi, con voce severa, a Tony "Vai in camera tua, DiNozzo." poi se
ne andò, quando anche lui fu uscito. Il mattino dopo, prima di partire per il
tribunale, entrambi si beccarono una predica, Sara da Kate e Tony da Gibbs.
TRASCRIZIONE ATTI PROCESSUALI PROCESSO PENALE
#765-11-2007: LO STATO DELLA VIRGINIA VS SARA WARFURY PER L’ACCUSA DI TRIPLICE
OMICIDIO
Accusa: Col. Harmon Rabb, JAG Difesa: Matthew
Murdock
Prima giornata: 16 Novembre 2007. Inizio ore
10.00.
Accusa: “L’accusa chiama a testimoniare l’Agente
dell’NCIS Leroy Jethro Gibbs” Leroy Jethro Gibbs al banco dei testimoni.
Giura di dire la verità. Accusa: “Agente Gibbs, secondo il vostro rapporto,
lei e la sua squadra siete accorsi subito sul luogo del delitto. Ci può
descrivere cosa avete trovato?” Gibbs: “Tre marines morti con evidenti segni
di bruciature. Inoltre tra i campioni raccolti abbiamo trovato un bastone per
non vedenti, una pagina di un libro in braille e una mascherina.” Accusa:
“Oltre a questi indizi avete trovato anche delle tracce ematiche che vi hanno
ricondotto all’imputata qui presente, è corretto?” Gibbs: “Si,
signore.” Accusa: “E qual è stata la reazione della sorella dell’imputata
quando ha riconosciuto la pagina in braille e questa?” (solleva la prova #3:
mascherina) Gibbs: “Era sorpresa. Le ha riconosciute subito come appartenenti
alla sorella.” Accusa: “E ve lo ha comunicato?” Difesa: “Obiezione Vostro
Onore! L’avvocato Rabb cerca di influenzare la giuria.” Accusa: “Vostro
Onore, cerco solo di capire la dinamica degli eventi e il rapporto tra le due
sorelle.” Giudice: “Avvocato Rabb, riformuli la domanda.” Accusa: “Cosa ha
fatto la sorella dell’imputata dopo aver riconosciuto gli oggetti?” Gibbs:
“Sembrava si sentisse male, perciò l’ho rimandata a casa e l’ho fatta
accompagnare dall’Agente DiNozzo.” Accusa: “E la signorina Warfury è tornata
a casa?” Gibbs: “L’Agente DiNozzo l’ha accompagnata a Westchester dove
attualmente risiedono la sorella ed il padre adottivo.” Accusa: “Quindi la
signorina Warfury è andata subito da sua sorella senza dirle di aver
riconosciuto gli oggetti?” Gibbs: “Si, signore.” Accusa: “E lei come
giudicherebbe questo comportamento?” Difesa: “Obiezione!” Giudice:
“Accolta. Avvocato Rabb, faccia attenzione.” Accusa: “Ritiro la domanda. Cosa
avete fatto quando avete scoperto a chi apparteneva il materiale ematico
ritrovato sulla scena?” Gibbs: “Abbiamo raggiunto Westchester per avere la
sua versione dei fatti.” Accusa: “E l’imputata sembrava incline a
collaborare?” Gibbs: “Mi ha detto tutto quello che sapeva,
Avvocato.” Accusa: “E quale sarebbe la sua versione dei fatti?” Gibbs:
“Che è stata rapita da un gruppo di militari e tenuta prigioniera per un mese,
ma non ha ucciso nessuno.” Accusa: “E questo collima con le prove che avete
trovato sulla scena del delitto?” Gibbs: “No.” Accusa: “Cosa si può
dedurre invece dalle prove che avete trovato?” Gibbs: “Abbiamo verificato che
alcune prove sono state messe sulla scena del delitto di proposito.” Accusa:
“E per quanto riguarda le cause della morte delle vittime?” Gibbs: “Secondo
il medico legale sono morte per le ustioni.” Accusa: “Siete riusciti a
ricollegare queste ustioni all’imputata?” Gibbs: “Come avremmo potuto
ricollegare quelle ustioni a Sara?” Accusa: “Alla signorina Warfury, intende.
Non ha avuto modo di leggere questo rapporto?” (mostra la prova#5: Rapporto del
Dipartimento di Polizia di Washington riguardo ad un precedente
incidente) Difesa: “Obiezione Vostro Onore! La difesa non ha potuto prendere
atto del rapporto in questione.” Accusa: “Vostro Onore, il rapporto era a
disposizione di tutti negli archivi della polizia di Washington.” Difesa: “Ma
non ne esiste una copia in braille, per cui non ho potuto visionarlo di
persona.” Giudice: “Respinta. Avvocato, è sua discrezione procurarsi un
assistente in modo da poter visionare tutti gli elementi di prova. Agente Gibbs,
risponda alla domanda.” Gibbs: “Ho letto il rapporto, Avvocato
Rabb.” Accusa: “E cosa pensa di quello che c’è scritto?” Difesa:
“Obiezione! Chiede un parere personale.” Giudice: “Avvocato, riformuli la
domanda.” Accusa: “Che cosa si deduce da questo rapporto?” Gibbs: “Che la
signorina Warfury ha provocato un’esplosione, rischiando di uccidere i
genitori.” Accusa: “E cosa è emerso dalla comparazione delle tracce di
bruciature dei due casi?” Gibbs: “Che sono molto simili.” Accusa: “Quindi
le ha fatte la stessa persona?” Difesa: “Obiezione! Trae conclusioni
affrettate!” Giudice: “Accolta. Avvocato Rabb…” Accusa: “In che maniera si
può dedurre siano state fatte le bruciature?” Gibbs: “Non ne ho idea
avvocato.” Accusa: “Non è forse vero che nel vostro periodo di permanenza
alla scuola avete potuto osservare che chi vi abita possiede particolari
capacità?” Gibbs: “E’ una scuola per ragazzi dotati.” Accusa: “Cosa
intende per ‘dotati’?” Gibbs: “I ragazzi e gli insegnanti della scuola hanno
particolari doti.” Accusa: “E non è forse vero che la particolare dote della
signorina Warfury è quella di produrre scariche elettriche?” Gibbs:
“Si.” –Brusio in aula- Giudice: “Silenzio in aula!” Accusa: “E lei ha
ritenuto di lasciare l’indiziata libera?” Gibbs: “Nella scuola ci sono
persone in grado di aiutarla a controllarsi.” Accusa: “Ma lei ha ritenuto
comunque di lasciare un’indiziata quasi certamente colpevole e pericolosa per la
società libera. Su quali basi?” Gibbs: “Era sotto la custodia di uno dei miei
agenti.” Accusa: “Ho concluso.” Giudice: “Avvocato Murdock, vuole
controinterrogare il teste?” Difesa: “Si. Agente Gibbs, cosa mi può dire
riguardo la mia cliente?” Accusa: “Obiezione! Si chiede un parere
personale!” Difesa: “Voglio solo fornire un quadro completo del carattere
della mia cliente ai fini dell’imputazione.” Giudice: “Riformuli la domanda
Avvocato.” Difesa: “La mia cliente durante il suo periodo di permanenza alla
scuola ha mai messo in pericolo la vita di se stessa o degli altri usando le
proprie capacità?” Gibbs: “Non che io sappia avvocato.” Difesa: “Secondo
lei la mia cliente è capace di provocare intenzionalmente danno a
qualcuno?” Gibbs: “Credo di no, a meno che non si trovi in pericolo di
vita.” Difesa: “Agente Gibbs, può sintetizzarmi il contenuto del rapporto di
cui ha parlato l’accusa?” Gibbs: “Il rapporto afferma che la signorina
Warfury ha provocato un’esplosione all’età di quindici anni durante una lite
familiare.” Difesa: “Quindi si può dire che abbia provocato l’esplosione non
intenzionalmente, giusto?” Accusa: “Obiezione Vostro Onore! Chiede un parere
personale e trae conclusioni affrettate!” Difesa: “Sto cercando di dimostrare
che la mia cliente non è pericolosa a meno che non si senta
minacciata.” Giudice: “Respinta. Agente Gibbs, risponda alla
domanda.” Gibbs: “Si, credo si possa definire non intenzionale” Difesa:
“Quindi la mia cliente usa le sue capacità per legittima difesa?” Gibbs: “Si,
credo di si.” Difesa: “Ho terminato vostro onore.” Giudice: “Facciamo una
pausa. Si riprende alle quindici.”
PAUSA
Accusa: “L’accusa chiama a testimoniare Kate
Warfury” Kate Warfury al banco dei testimoni. Giura di dire la
verità. Accusa: “Signorina Warfury, da quanto lavora all’NCIS?” Warfury
K.: “Da circa un mese e mezzo.” Accusa: “E in che reparto lavora?” Warfury
K.: “Nel laboratorio delle indagini scientifiche, con la signorina
Sciuto.” Accusa: “Che cosa ha fatto quando ha riconosciuto le prove che vi
avevano portato da analizzare come appartenenti a sua sorella?” Warfury K.:
“Nel momento in cui le ho riconosciute mi sono sentita male.” Accusa: "E a
quel punto l'Agente Gibbs le ha ordinato di tornare a casa, ma lei si è recata a
Westchester. Perché?" Warfury K.: "Ero preoccupata per mia sorella. Non avevo
sue notizie da un mese." Accusa: "Come mai non aveva notizie di sua sorella
da così tanto tempo?" Warfury K.: "Mi avevano riferito che era
scomparsa." Accusa: "E non avete ritenuto opportuno segnalare la sua
scomparsa alla polizia?" Warfury K.: "No." Accusa: "Quindi, pur essendo
preoccupata, non ha voluto far cercare sua sorella alle autorità competenti, e
non sa in effetti cosa abbia fatto per un lungo periodo di tempo." Warfury
K.: "No, ma mia sorella sa cavarsela da sola e ha imparato a pensarci cinque
volte prima di agire." Accusa: "Quindi ritiene sua sorella capace di
cavarsela in una situazione simile ad un rapimento pur essendo
cieca?" Warfury K.: "Si, ma..." Accusa: "Quindi si può dire che la cecità
non costituisca un handicap per sua sorella?" Difesa: "Obiezione Vostro
Onore! L'accusa sottovaluta l'handicap dell'imputata!" Accusa: "Ritiro la
domanda. Signorina Warfury, come definirebbe il carattere di sua
sorella?" Warfury K.: "Non molto diverso dal mio, testarda e impulsiva a
volte." Accusa: "Quindi a volte sua sorella si lascia prendere la
mano..." Warfury K.: "Come ho già detto, ha imparato a pensarci cinque volte
prima di agire, e poi adesso ormai sa controllare il suo dono." Accusa: "Ma
in passato il suo comportamento ha avuto conseguenze negative." Warfury K.:
"Mia sorella ha accidentalmente fatto esplodere la casa dei nostri genitori con
tutta la famiglia dentro." Accusa: "E lei non ne è uscita indenne." (mostra
alla giuria le prove #6-7-8-9-10-11: foto del precedente incidente) Warfury
K.: "No, ho ancora le cicatrici, ma anche mia sorella non ne è uscita illesa.
Solo i nostri genitori sono stati abbastanza fortunati da uscirne
indenni." Accusa: "Quindi si può ragionevolmente ritenere che sua sorella
costituisca un pericolo per la società, a causa del suo 'dono', o, come viene
chiamato, della sua mutazione." Difesa: "Obiezione! In quel periodo la mia
cliente non era ancora in grado di controllarsi! Era la prima volta che le sue
capacità si mostravano! Quello di dieci anni fa è stato un incidente
isolato." Accusa: "La vicenda passata serve a dare una proporzione delle
potenzialità dell'imputata." Warfury K.: "Mia sorella non è
pericolosa." Accusa: "I suoi genitori non la pensarono in questo
modo." Difesa: "Non siamo qui per discutere i fatti di dieci anni
fa." Giudice: "Avvocati ora basta. Avvicinatevi." Difesa: "L'accusa sta
traendo conclusioni affrettate Vostro Onore." Accusa: "Cerco solo di fare il
quadro della situazione Vostro Onore." Giudice: "Giunga al punto e in fretta
avvocato Rabb." Difesa: "Vostro Onore la teste non può agitarsi." Accusa:
"Ho concluso Vostro Onore." Giudice: "Controinterroga la teste avvocato
Murdock?" Difesa: "Si Vostro Onore, ma chiedo dieci minuti di pausa per
permettere alla teste di calmarsi." Giudice: "Avvocato Murdock, cosa
impedisce alla teste di continuare la deposizione in queste
condizioni?" Difesa: "La teste è incinta vostro onore. Se si agita ci
potrebbero essere conseguenze spiacevoli per lei o per il bambino." Giudice:
"La pausa è concessa. Riprendiamo tra dieci minuti."
PAUSA
Difesa: "Signorina Warfury, quanti anni ha
trascorso alla scuola per giovani dotati del professor Xavier?" Warfury K.:
"Siamo state alla scuola dall'Ottobre del 1997, due settimane dopo
l'incidente." Difesa: "Ci può descrivere di preciso cosa si impara
all'interno della scuola?" Warfury K.: "Oltre alle materie tradizionali che
si imparano in tutte le scuole superiori, si impara anche a convivere con le
proprie capacità e a controllarle." Difesa: "E quindi lei e sua sorella siete
state sottoposte per dieci anni a questo speciale 'addestramento'?" Warfury
K.: "Si e anche nel periodo in cui ero al college ho continuato ad allenare le
mie capacità." Difesa: "Ritiene possibile che una persona che ha ricevuto
questo addestramento perda il controllo delle proprie capacità?" Warfury K.:
"Non tutti sono in grado di controllare le proprie capacità, nonostante
l'addestramento. Esistono però degli oggetti che aiutano
l'autocontrollo." Difesa: "E sua sorella ha bisogno di qualcuno di questi
oggetti per controllarsi?" Warfury K.: "Ha bisogno dei suoi guanti
contenitivi." Difesa: "E a quanto le risulta sua sorella li indossava quando
è scomparsa?" Warfury K.: "Che io sappia no. Aveva smesso di indossarli a
Giugno poco prima che io cominciassi a cercare casa a Washington." Difesa: "A
suo parere era in grado di controllarsi in una situazione di stress, senza di
quelli?" Warfury K.: "L' 'addestramento', come lo chiama lei, in certi casi
si svolge su diversi livelli. Sara stava imparando a controllare il suo dono
senza dover dipendere dai guanti." Difesa: "Quindi se in una situazione di
stress non fosse riuscita a controllarsi sarebbe stato del tutto accidentale
oltre ogni ragionevole dubbio?" Warfury K.: "Si." (rivolgendosi al giudice)
"E' possibile fare una pausa? Non mi sento molto bene." Difesa: "Ho concluso
Vostro Onore." Giudice: "La seduta è tolta. La Corte si aggiorna a domani 17
Novembre."
Seconda giornata: 17 Novembre
2007
Difesa: "La difesa chiama a testimoniare Sara
Warfury." L'imputata sale al banco degli imputati e giura di dire la
verità. Difesa: "Sara, mi puoi dire precisamente in cosa consiste il tuo
dono?" Warfury S.: "Io... posso sentire qualsiasi tipo di energia e
caricarla. In particolare carico energia elettrica." Difesa: "Riesci a
controllare il tuo potere?" Warfury S.: "Dipende per lo più dalle mie
condizioni emotive. Comunque in linea generale no, non ci riesco senza i miei
guanti." Difesa: "Capisco. Puoi raccontare alla Corte cosa è successo tre
mesi fa?" Warfury S.: "Stavo effettuando un giro di ispezione dopo l'orario
del coprifuoco quando sono stata aggredita. Mi sono risvegliata in una cella di
metallo." Difesa: "Hai tentato di liberarti?" Warfury S.: "Ci ho provato
ma era impossibile. Il metallo mi impediva di caricarmi abbastanza." Difesa:
"E poi dopo come hai fatto a scappare?" Warfury S.: "La porta della cella era
rimasta aperta e la guardia era entrata e si era avvicinata credendo che mi
sentissi male. L'ho neutralizzata e ho cercato di orientarmi per quanto fosse
possibile." Difesa: "Hai incontrato altre guardie mentre
scappavi?" Warfury S.: "Parecchie." Difesa: "E ti sei fatta strada usando
il tuo potere, giusto?" Warfury S.: "Si, perché mi stavano sparando addosso,
ma non ho messo abbastanza energia da uccidere qualcuno." Difesa: "Ma se
qualcuno dei tuoi carcerieri è rimasto ucciso a causa delle scosse è stato in
maniera del tutto accidentale, giusto?" Warfury S.: "Se è accaduto, ma non
credo sia così, è stato del tutto accidentale. Mi avevano drogata, e questo non
migliorava il mio autocontrollo." Difesa: "Ho concluso Vostro Onore. Grazie
Sara." Giudice: "Avvocato Rabb, può procedere al
controinterrogatorio." Accusa: "Signorina, mi può dire quante persone
'speciali' come lei esistono nel mondo?" Warfury S.: "Di preciso non lo so,
ma siamo parecchi." Accusa: "E come mai fino a questo momento la vostra
esistenza è stata tenuta nascosta?" Warfury S.: "Io... Non so rispondere a
questa domanda" Accusa: "Non sa rispondere? Vi nascondete e non ne conosce il
motivo?" Difesa: "Obiezione! Sta intimorendo la teste!" Accusa: "Sto solo
cercando di capire il modo di ragionare dell'imputata Vostro Onore." Giudice:
"Avvocato Murdock, per caso anche la sua cliente è incinta?" Difesa: "No,
ma..." Giudice: "Allora l'imputata risponda alla domanda." Warfury S.: "Io
credo che... che ci nascondiamo perché la gente ha paura di noi." Accusa:
"Paura? Si spieghi meglio, come fa la gente ad avere paura se non sa neppure che
esistete?" Warfury S.: "Può capitare che persone normali abbiano familiari
come noi e non abbiano una buona esperienza." Accusa: "E come
mai?" Warfury S.: "Perché... perché non vengono trattati bene dai loro
familiari Mutanti." Accusa: "E perché non vengono trattati bene?" Warfury
S.: "Può... può capitare che vengano trattati male perché ritenuti
inferiori." Accusa: "Quindi sta dicendo che considerate la gente normale
inferiore." Warfury S.: "No, solo che alcuni di noi hanno questa tendenza, ma
la Comunità generalmente non è d'accordo con questi." Accusa: "La Comunità?
Quale Comunità?" Warfury S.: "La Comunità Mutante, Avvocato Rabb." Accusa:
"E lei sa di quante persone è composta questa Comunità?" Warfury S.: "No, non
lo so, ma non capisco dove voglia arrivare Avvocato." Accusa: "Quindi non può
sapere cosa pensano tutti i membri della Comunità." Warfury S.: "No, ma cosa
c'entra questo col mio processo?" Accusa: "Ma se ha appena detto di non
sapere di quante persone è composta nè cosa pensa ognuna di esse, come fa a
garantire che non tutti ritengono la gente normale inferiore?" Warfury S..:
"Le ho anche appena detto che non lo facciamo! Io vivo in una di queste Comunità
e la maggior parte di noi..." Accusa: "Signorina Warfury, lei odia i non
mutanti?" Warfury S.: "No che non lo faccio!" Accusa: "Neanche dopo quello
che è successo e che ha raccontato alla corte con l'aiuto del suo
avvocato?" Warfury S.: "No! Non... non si può giudicare tutto il mondo in
base alle azioni di quattro pazzi!" Accusa: "Neanche dopo che i suoi genitori
l'hanno abbandonata dieci anni fa dopo aver scoperto cosa era?" Warfury S.:
"Come le ho già detto, non si può giudicare tutto il mondo in base alle azioni
di poche persone. Conosco persone che hanno subito cose peggiori e non provano
risentimento." Accusa: "Cosa intende con 'cose peggiori’?" Warfury S.:
"Esperimenti di ingegneria genetica." Accusa: "Però lei odia le persone che
l'hanno rapita." Warfury S.: "No, io non..." Accusa: "Quindi lei è stata
rapita, drogata e tenuta prigioniera per un mese da delle persone e non prova
nessun risentimento? Piuttosto strano. C'è chi si vendica per molto
meno." -La teste resta in silenzio.- Accusa: "Ho concluso Vostro
Onore." Giudice: "La seduta è tolta. La corte si aggiorna."
Avevano sperato di trovare almeno a casa un po’ di
riposo, ma quella giornata sembrava non finire mai. Appena furono tornati
infatti trovarono Emma Frost ad attenderli nel salone con la tv accesa e un
sorriso beffardo sulle labbra. Emma: “Ma guarda un po’… Vi piace proprio
farvi notare, vero Warfury?” Sara: “Che cosa vuoi Emma?” sbottò con aria
irritata. L’ultima cosa che ci voleva dopo la tensione del tribunale era QUELLA
che le rompeva le scatole. Emma: “Nulla, stavo solo notando quanto vi piaccia
essere sotto i riflettori… Tutte le televisioni ora parlano di voi.” Sara:
“Di certo non l’abbiamo fatto di proposito, non ti pare?” Emma: “No, certo…
come ci si sente a sapere che per colpa tua ora tutti sanno dell’esistenza dei
mutanti? Pensaci Blind, migliaia di persone braccate e tutto per colpa
tua.” Sara ringhiò ma non rispose. Emma pensò bene di aumentare il
carico. Emma: “Spero proprio che la prossima volta ci penserai due volte
prima di fare fuori delle persone… Sempre se sarai ancora viva per farlo.” A
questo punto la ragazza non riuscì più a trattenersi e la prese per il bavero
della divisa, sbattendola contro il muro e caricando il proprio pugno. Emma si
tramutò subito in diamante. Emma: “Ho colto nel segno a quanto pare.” Disse
con un ghigno. Sara: “Voglio proprio vedere se conduci l’elettricità!”
ringhiò avvicinando il pugno alla faccia di Emma. Kate: “Sara calmati per
favore! Non vale la pena di perdere il proprio tempo con gente del genere!”
Sapeva che la sorella si sarebbe soltanto fatta male se continuava. Tra l’altro
il diamante non conduceva neppure l’elettricità. Sara: “NO CHE NON MI CALMO!
Prima ti da della p* e adesso questo! Le voglio dare una lezione!” e detto
questo la fulminò. O almeno ci provò, ma senza ottenere (ovviamente) nessun
risultato. Intanto anche Logan si era avvicinato e neanche lui sembrava molto
contento dell’ultima frase che aveva sentito. Logan: “Che cosa ha detto di
Kate...?” il suo tono non lasciava intendere nulla di buono. Sara: “Hai
capito benissimo!” Emma: “Io ho soltanto detto la verità!” Matt: “La
verità…? Insultare una donna incinta per te è dire la verità?” Emma:
“Andiamo, non dirmi che le credi? Deve averti rigirato proprio per bene. Tu
davvero credi che con tutto quello che hanno sempre fatto le gemelle, il bambino
possa essere davvero tuo? Fossi in te farei il test della paternità il prima
possibile!” Matt: “Io mi fido di Kate!” Emma: “Allora lasciati fregare se
proprio sei così tonto da non capire qual è la verità!” Kate: “Ma la verità
non è quella che dici tu! Il bambino è tuo Matt, te lo giuro!” e detto questo
scoppiò a piangere senza freni. Matt le si avvicinò e la abbracciò. Matt:
“Kate, non darle retta. Io ti credo, mi fido di te.” Disse cercando di
consolarla. Sara: “TU MI HAI STUFATA! GUARDA CHE COSA HAI FATTO!” urlò in
direzione di Emma, e poi, senza pensarci due volte, le tirò un pugno. Ma
prendere a pugni il diamante è come farlo con un muro. Subito la mollò e si
resse la mano con l’altra, cercando di nascondere una smorfia di dolore. Emma
fece un sorrisino soddisfatto. Emma: “Sei davvero stupida Blind. Non lo sai
che il diamante fa male?” poi si allontanò ancheggiando vistosamente. Logan:
“Quella un giorno o l’altro me la paga.” Disse guardandola allontanarsi e
avvicinandosi alle figlie. Sara: “Io gliel’avrei fatta pagare anche subito.”
Rispose con una smorfia. Nel frattempo Kate non aveva smesso di piangere e
all’improvviso si accasciò nelle braccia di Matt priva di sensi. Matt:
“Credo… Kate è svenuta, dobbiamo portarla subito in infermeria.” Tony gli si
avvicinò per dargli una mano e Sara si girò verso di loro con aria
preoccupata. Sara: “E’ svenuta? Vi do una mano…” Logan: “Tu non fai
proprio nulla! Anzi, ti fai dare un’occhiata a quel polso!” Sara: “Ma non ho
nulla!” Logan la guardò con aria scettica e Tony intervenne Tony: “Ce la
facciamo anche in due, non preoccuparti.” Poi si diressero verso l’infermeria.
Kate fu stesa subito su uno dei letti dove Hank la visitò. Non appena la ragazza
ebbe ripreso i sensi, Matt si dedicò a lei, mentre Logan cercava di convincere
inutilmente l’altra figlia a sedersi anche lei su uno dei letti e a farsi dare
un’occhiata alla mano. Alla fine Hank riuscì a visitare anche lei e decretò che
il polso e l’intera mano andavano ingessati, a meno che lei non si facesse
curare da Arcangelo, proposta alla quale Sara oppose un fiero rifiuto. Mentre
Matt continuava a parlare con Kate e a rassicurarla che le credeva e Hank
ingessava la mano di Sara, si sentì un rumore di passi frettolosi in corridoio.
Due minuti dopo due persone facevano capolino sulla porta dell’infermeria. Una
di loro era una brunetta minuta che rimase a bocca aperta ad osservare la
scena. …: “Ma cosa caspita succede?” sbottò Kate: “Laura! Non dovevi
tornare tra una settimana da Harvard?” Lei si avvicinò al suo
letto. Laura: “Dovevo, ma sta succedendo un casino lì, la comunità mutante si
è ritrovata all’improvviso allo scoperto e così ho deciso che era meglio tornare
e cercare di capire meglio cos’era successo. Ne ho parlato con Alex e lui ha
detto che in effetti stava pensando la stessa cosa e così mi ha
accompagnata.” Sara: “Alex…?” L’altro nuovo arrivato si fece avanti dalla
porta. Era un uomo circa dell’età di Tony, biondo e con gli occhi
azzurri. Alex: “Come stai?” chiese avvicinandosi al letto. La ragazza prese
un’espressione indifferente. Sara: “Bene.” Rispose in tono freddo. Tony li
guardò con aria perplessa. Tony: “Perché qualcosa mi dice che c’era qualcosa
fra di loro ma è finito male?” sussurrò all’orecchio di Kate. Kate: “Forse
perché è così…” rispose a voce bassissima. Poi si rivolse ad Alex “com’è fare
l’insegnante universitario?” Alex: “Non male… Allora si può sapere cosa è
successo?” Sara: “In parole povere: ho probabilmente ammazzato tre marines
dopo essere stata rapita e torturata per un mese e probabilmente finirò al
fresco per questo per colpa mia l’esistenza dei mutanti è di dominio pubblico
Emma ha dato della p* a Kate che è incinta di Matt che è il mio avvocato ho
tirato un pugno a Emma e mi sono fratturata la mano. Ah e mi sono messa con Tony
che in teoria sarebbe il mio agente di custodia ma che in realtà...” aveva
pronunciato le ultime parole tutte di un fiato in tono isterico, ma Laura la
interruppe. Laura: “Mi sono persa quando hai detto che finirai al fresco…”
poi si girò verso Kate “sei incinta?” Kate: “Si…” Laura: “Beh allora
complimenti sorellina!” disse sorridendo e la abbracciò. Tony: “Sorellina…?”
disse in tono perplesso. Kate: “Laura in realtà è un clone di papà, ma per
noi è nostra sorella a tutti gli effetti!” rispose Tony: “Clone?” ci capiva
sempre di meno in quella storia. Logan: “Si, ma è una storia lunga.” Alex:
“Cos’è questa storia degli omicidi?” disse rivolto a Sara. Sara: “Ho ucciso
tre marines.” Rispose semplicemente. Matt: “DICONO che tu l’abbia fatto.” La
corresse. Sara: “Beh, non possiamo saperlo con certezza no? Non ero
lucida.” Alex: “Che vuol dire che non eri lucida?” sbottò
bruscamente. Kate: “L’hanno drogata.” Rispose al posto della
sorella. Sara: “Per colpa mia adesso sanno tutti della nostra
esistenza…” Tony: “Non è colpa tua.” Disse sedendosi sul letto accanto a
lei. Sara: “Si invece! E’ tutta colpa mia!” insistette. Laura: “No, non lo
è. Sarebbe successo lo stesso prima o poi.” Sara: “Magari invece non sarebbe
mai successo! E’ tutta colpa mia se già sono iniziati gli attacchi a danno dei
mutanti!” sembrava paranoica. Alex scambiò un’occhiata con Kate. Alex: -Di
nuovo la paranoia? Significa…- Kate: -Non lo so… Teniamola d’occhio.- poi si
rivolse alla sorella in tono ragionevole “Non è colpa tua. Adesso non pensarci e
vedrai che andrà tutto bene.” Sara: “Mi daranno la pena di morte!” il tono
era talmente isterico che suonava in falsetto. Gibbs: “Non credo.” Disse
facendosi sulla porta. “Quelle bruciature non le hai fatte tu.” La ragazza si
bloccò di colpo. Sara: “Cosa..?” Gibbs: “E’ così. Le vittime sono state
prima soffocate e poi sono state fatte le bruciature. Non sei stata
tu.” Matt: “A quanto pare dovrò fare una telefonata all’avvocato Rabb.” Disse
alzandosi. Poi uscì dalla stanza. Nell’infermeria l’aria si rilassò
all’improvviso. Kate: “Ho fame…” si lamentò cercando di alzarsi. Hank:
“Rimani giù. Hai avuto uno svenimento, non puoi rialzarti subito.” Kate: “Ma
io sto bene…” tentò di protestare. Hank: “Ti porteranno da mangiare qua se
proprio hai fame.” Era inflessibile. Kate fece una smorfia ma non
replicò. Sara: “Vado io.” E uscì dalla stanza ignorando le proteste del
medico. Kate: “Mi raccomando portami il variegato alla nutella!” le gridò
dietro. La sorella annuì con un cenno della testa e Tony la seguì. Gli altri li
guardarono allontanarsi. Laura: “Sembrano affiatati…” commentò. Logan
borbottò qualcosa e uscì dalla stanza seguito da Gibbs, con la scusa di vedere
che fine aveva fatto Matt. Alex restò in silenzio, o almeno così
pareva. Alex: -Tony sa che…?- chiese a Kate. Kate: -No, e per adesso non
mi sembra necessario dirglielo.- Lui annuì e poi uscì anche lui
dall’infermeria mentre Laura e Kate rimanevano sole a chiacchierare del più e
del meno.
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Capitolo 11 *** 11 ***
Il giorno dopo il Professor Xavier radunò gli X-Men e la
squadra di Gibbs nel suo ufficio. Prof: "Ora che sappiamo con certezza che
Sara è innocente dobbiamo organizzare un piano." cominciò. Gibbs: "Un
piano?" Prof: "Pensavo che potremmo recarci nella base di Striker." Gibbs:
"per fare cosa?" Prof: "Così noi possiamo avere un quadro più preciso dei
suoi piani e voi potete arrestarlo." Gibbs: "Sì, ma... voi che
c'entrate?" Kate: "L'aiuto di qualche mutante potrebbe farvi comodo. Lì
saranno un sacco di soldati e voi quattro da soli non potete farcela. Noi X-Men
siamo molti di più, con i poteri più vari, quindi si può dire che valiamo come
un esercito." Logan: "Noi? No, Kate, ci siamo capiti male! Tu non
vieni!" Kate: "E chi me lo impedisce? Tu?" chiese, con fare di
sfida. Prof: "Ho contattato anche Daredevil e i Fantastici Quattro, non si sa
mai" Kate: "Verrà anche Matt?" chiese "Che barba... non mi farete fare nulla
allora..." Tony: "I Fantastici Quattro?" Sara: "Johnny storm, Ben Grimm,
Susan e Reed Richards" elencò. McGee: "Reed Richards? Quel Reed Richards?"
chiese, eccitato. Kate: "Proprio lui, l'uomo più noioso e più rompipalle del
mondo" McGee: "Ma... è un genio! La mente più geniale del mondo!" esclamò,
ancora più eccitato. Prof: "Bene. Ora parliamo di cose serie...
Tempesta..." Ororo si fece avanti, premette un pulsante nascosto sul bordo
della scrivania e, al centro della stanza, comparve una ricostruzione in 3D
della base di Striker. Abby "Strepitoso!" esclamò, con gli occhi
spalancati. Ororo "Questa è una ricostruzione della base..." spiegò "questa
dovrebbe essere l'entrata..." e continuò la descrizione della proiezione, finchè
il professore la interruppe. Prof: "Pensavo di fissare la missione per fine
mese..." Gibbs: "Per fine mese? Ma così il colonnelllo avrà il tempo di
insabbiare tutto quanto." Prof: "Non si preoccupi, non lo farà." Gibbs:
"Se lo dice lei..." sospirò. Sara: "Sì, ma... nel frattempo che cosa
facciamo?" Professore: "Vi preparate e cercate di mandare avanti la scuola
come se niente fosse." rispose. Sara: "Ma..." tentò di replicare. Kate,
sopra pensiero, la interruppe e, sognante, disse: Kate: "La prossima
settimana è il Giorno del Ringraziamento..." Sara: "E con ciò?" Kate: "E
se facessimo una piccola festa tra noi? Tanto per rilassare gli animi prima
della battaglia." Gli altri stavano per replicare ma Xavier fu più
veloce. Prof: "Mi sembra un'ottima idea, mia cara. Magari potresti
occupartene tu." Kate: "Lo faccio con piacere." sorrise, poi salutò e uscì,
parlando da sola dei preparativi per la festa. Logan: "Che hai in mente,
Rotelle?" Prof: "Solo di non dare ulteriori preoccupazioni a una donna che
non dovrebbe agitarsi. E poi rilassarsi prima di una missione fa bene a
tutti." Nessuno replicò, quindi decise di congedare il gruppo. I giorni
che seguirono, Kate riuscì a coinvolgere tutti nei preparativi per la festa,
chiamando anche Matt e invitando i Fantastici Quattro. Si fece aiutare persino
da Logan, nonostante quest'ultimo non fosse del tutto entusiasta e sbuffasse in
continuazione. La mattina prima della festa lei si portò via Sara, Laura e
Ororo, senza dare spiegazioni e lasciando ad Abby il compito di completare gli
ultimi preparativi.
Qualche ora dopo erano ormai tutti pronti, il dottor
Mallard li aveva raggiunti e Laura e Sara erano tornate in salone, ma ancora non
si vedeva traccia di Kate e Ororo. Logan: "Ma dove diavolo sono finite Kate e
Tempesta?" chiese, curioso e anche un po' spazientito. Laura: "Ora arrivano,
non ti preoccupare." rispose, tranquilla. Poco dopo scese anche Kate, che
andò subito a baciare Matt. Gibbs e Logan si avvicinarono. Logan: "Dove è
finita 'Ro?" Kate: "Adesso arriva, non preoccuparti." rispose, continuando a
stare stretta addosso a Matt. In quel momento Tempesta comparve sulle scale,
indossando un vestito da sera molto elegante che metteva in risalto le sue forme
e il colore scuro della pelle. Logan e Jethro la osservarono, e quest'ultimo si
avvicinò porgendole il braccio. Ororo: "Grazie mille." disse, sorridendo e
guardandosi intorno. Gibbs: "Questo abito ti sta molto bene,
Tempesta." Ororo: "Mi ha aiutato Kate a sceglierlo." Lui sorrise e poi la
condusse in mezzo al salone, dove cominciarono a ballare un lento, sotto gli
occhi di tutti. Anche Logan li osservava, ma nel suo sguardo c'era un'ombra
di gelosia, che però lui riusciva a mascherare. Ma se gli occhi possono mentire
il cuore non può farlo, infatti Matt percepì immediatamente un aumento nel
battito. Matt: -Tuo padre è rimasto coplpito da Ororo.- disse, alla sua
ragazza. Kate: -Era questo il mio intento- poi si avvicinò al padre "Perchè
non la inviti a ballare?" Logan "Non so ballare." si affrettò a
rispondere. Kate: "E allora?" Logan borbottò qualcosa di incomprensibile e
la guardò storto. Kate: "Dai, papà... che ti costa? E' solo un ballo..."
insistette. Lui borbottò di nuovo ma si avvicinò alla coppia che ballava in
mezzo al salone. Logan "Ehm... che ne dite di un cambio di
cavaliere?" Ororo e Gibbs si scambiarono uno sguardo e poi quest'ultimo passò
la mano della donna a Logan che, impacciato, terminò il lento con lei, e, dopo
qualche minuto: Logan: "Usciamo?" Ororo: "Ehm... sì, va bene." lo prese
sotto braccio ed uscirono. Kate stava per seguirli ma Gibbs la fermò,
sorridendo e facendole l'occhiolino. Nel frattempo Timothy si stava
intrattenendo con Mr Fantastic, che che stava facendo uno dei suoi interminabili
discorsi scientifici che capiva solo lui... e che pochi altri esseri in tutto
l'universo; mentre loro parlavano, Abby chiacchierava con Laura e Johnny, i
quali non facevano altro che litigare, mentre Warren e Ziva amoreggiavano sul
divano e Sara e Tony restavano in un angolo a baciarsi. Proprio questi ultimi
due ebbero l'idea di uscire in cortile una decina di minuti dopo Logan e
Ororo. Tony condusse la giovane all'entrata ma si fermò sulla porta. Sara:
"Perchè ti sei fermato?" chiese Tony: "Fuori ci sono Wolverine e Tempesta."
rispose. Sara: "E allora?" Tony: "E' meglio lasciarli soli,
credimi." Sara: "Ma..." tentò di replicare. Le sarebbe davvero piaciuto
mettersi in mezzo, a lei quella coppia non piaceva tanto quanto a sua sorella,
forse per i suoi screzi passati con Tempesta. Sta di fatto che preferiva di gran
lunga Jean; tuttavia a Tony questo non interessava: aveva notato benissimo lo
sguardo di intesa tra Kate e Gibbs, e non intendeva per nessun motivo fare
qualcosa che il suo capo avrebbe di sicuro disapprovato, tanto più che Gibbs già
gli stava col fiato sul collo per via della loro relazione. Perciò la trascinò
via senza darle il tempo di terminare la frase, raggiungendo Kate, Matt, Ducky e
la Bestia, che parlavano in un angolo. Mentre Matt cercava di far stare lontana
dagli alcolici la sua ragazza, Ducky si rivolse subito a Sara, nel suo
perfetto accento inglese. Ducky: "Stavo dicendo a tua sorella che siete
davvero identiche, mia giovane amica." Sara: "Amica? Prima mi fare
incriminare per degli omicidi che non ho commesso e poi mi chiamate amica?"
chiese, acida. Kate: "Su, sorellina... ora ti abbiamo scagionato, no?" la
rassicurò, addentando uno stuzzichino. Sara grugnì, facendo l'aria
offesa. Ducky sorrise e riprese a chiacchierare con McCoy. Matt: "Allora
non c'è più bisogno della mia consulenza?" chiese, togliendo dalla mano di Kate
un calice di spumante. Kate: "Hey, quello è mio!" protestò. Matt: "Lo sai
che non puoi bere alcolici, tesoro." Kate: "Che palle... sei peggio di mio
padre..." Tony: "A proposito di tuo padre, l'ho visto fuori con
Tempesta." Kate: "Davvero? Che cosa facevano?" chiese, sorridendo. Tony:
"Nulla, solo che non volevo rovinare l'atmosfera che si stava creando."
rispose. Il sorriso di Kate si allargò ulteriormente. Kate: "Forse ce l'ho
fatta!" Sua sorella borbottò qualcosa di incomprensibile e lei le lanciò
un'occhiataccia, ma non disse nulla. Sara lo sapeva benissimo che a lei Fenice
non piaceva, nè le sarebbe mai piaciuta, e non riusciva a capire lo stretto
rapporto, quasi di simbiosi, tra loro due.
Intanto, all'esterno, Logan e
Ororo erano poggiati alla ringhiera della terrazza, in silenzio. Tempesta, dopo
un po', si strinse le braccia attorno al corpo, strofinandosi per scaldarsi.
Logan si tolse la giacca e gliela mise sulle spalle. Logan: "Va
meglio?" Ororo: "Sì, grazie."rispose, stringendosi nella giacca "Sei
silenzioso..." Logan: "Lo sai che non sono mai stato un tipo di molte
parole... e poi che cosa dovrei dire?" Ororo: "Non lo so. Però prima mi è
parso che volessi uccidere Jethro con lo sguardo..." Logan: "Perchè avrei
dovuto volerlo uccidere?" Ororo: "Non lo so..." Logan: "Non mi piacciono
gli sbirri, lo sai." Ororo: "Però avete legato molto voi due."
sorrise. Logan: "Solo perchè abbiamo molte cose in comune." Ororo: "Come,
ad esempio, il fatto di voler molto bene ai propri figli." Logan: "Lui non ha
figli, almeno non più." Ororo: "I ragazzi della sua squadra per lui sono dei
figli. Comunque, tanto per cronaca, io preferisco di gran lunga te." Logan:
"Davvero? E cosa avrebbe un tappo musone ed egoista come me più di lui?" chiese,
con imbarazzo. Ororo: "Tu non sei musone." rise. Logna: "Ok, che cosa
avrebbe un tappo egoista come me più di lui?" si corresse. Ororo: "Tu non sei
egoista, altrimenti non ti saresti affezionato così tanto alle ragazze, e, per
la faccenda del tappo... nella botte piccola c'è il vino buono." Logan non
sapeva che dire; c'era parecchio imbarazzo tra loro, doveva fare qualcosa per
sbloccare la situazione. Ci mise pochi secondi per capire cosa fare, e ancora
meno per farlo... con una mossa veloce la prese per i fianchi e la fece
abbassare in una specie di caschè, poi la baciò con passione, ricambiato quasi
subito. Quando si staccarono, si guardarono senza parlare, non c'era bisogno
di farlo, e infine Tempesta lo baciò nuovamente, con altrettanta
passione.
All'interno del salone, Kate sorrise con aria felice e
sognante, ma venne riportata alla realtà da uno scappellotto di Gibbs. Kate:
"Hey!" Gibbs: "Non dovresti spiare tuo padre." la ammonì. Kate: "Mi dici
come faccio a spiare mio padre se sono qui con voi?" Gibbs non rispose e le
lanciò un altro sguardo ammonitore, poi andò a parlare con Hank e
Ducky. Ducky: "Quella ragazza ha il cuore di un detective, non di un analista
di laboratorio." disse, indicando Kate, che aveva ripreso a discutere con il
resto del gruppo per avere un sorso di vino. Gibbs: "Tu dici?" Ducky:
"Certo, secondo me non dovrebbe stare chiusa in un laboratorio." Hank: "In
effetti è da quando è qui che dice di voler diventare un agente dell'NCIS"
confermò. Gibbs sorrise e guardò affettuosamente il gruppo di giovani, che
ridevano e chiacchieravano animatamente. Kate: "Amore, andiamo di sopra?"
chiese, dopo un po'. Matt: "Perchè? La festa non è ancora finita." Kate:
"Lo so, ma ho voglia di stare un po' sola con te... è da parecchio che non
passiamo un po' di tempo insieme." e gli diede un bacio leggero sulle labbra.
Matt sorrise e la abbracciò. Matt: "Sia chiaro, però, che io non ho sonno."
puntualizzò. Kate: "E chi ha detto che dobbiamo dormire?" rispose, poi lo
trascinò su per le scale. Sara: "Che dici se saliamo anche noi?" chiese, a
Tony, che senza farselo ripetere due volte la trascinò via, mentre Alex li
fissava con aria preoccupata. Laura si avvicinò a lui: Laura: "Tutto ok
Havoc?" Alex: "Sì. stavo solo riflettendo." Laura: "Su cosa?" Alex:
"Niente, lascia stare... è tardi, dovremmo cominciare a mettere in
ordine." Laura: "Già, soprattutto il macello che ha fatto il Fiammifero
quando ha tentato di cuocere flambè il tacchino..." sospirò, guardando Johnny
storm che scherzava assieme a McGee e Abby. Alex: "Perchè non glielo
dici?" Laura: "Che cosa?" Alex gli rispose con uno sguardo, e lei si affrettò
a rispondere "Ma perchè vi siete messi in testa tutti una cosa del genere? Posso
capire mia sorella, con gli ormoni impazziti, che vede romanticismo dappertutto,
ma non è vero quello che pensate!" Alex: "Ne sei proprio sicura?" Laura
restò in silenzio, lanciò un ultimo sguardo a Johnny e poi cominciò a
sparecchiare le tavole e, dopo un po' tutti andarono a dormire.
La
mattina seguente Logan e Tempesta arrivarono tardi a colazione. Kate: "Alla
buon'ora! Ve la siete presa comoda..." Ororo: "Non abbiamo sentito la
sveglia..." si giustificò. Sara: "Certo, come no. Ricordati che la mia stanza
è confinante con la tua, e i muri sono sottili." Ororo: "E questo cosa
vorrebbe dire?" Sara: "Che non ci avete fatto dormire! Non pensavo che tu e
papà insieme potevate essere così rumorosi..." disse in tono acido. Logan: "E
io cosa c'entro?" Sara: "Mi è parso di sentire la tua voce... se così si può
dire." Logan stava per ribattere, ma Kate lo fermò: Kate: "Avanti, potete
ammetterlo che state insieme!" Logan: "Non ti si può nascondere nulla,
vero?" Kate fece un sorriso furbo e non rispose. Ororo: "Comunque tanto
vale dirvelo: io e vostro padre stiamo insieme. Kate: "Che avevo detto? Mi
passate il caffè?" Matt le passò una tazza di decaffeinato "Io ho detto il
caffè, non questa schifezza!" Matt: "Questo passa in convento..." Kate:
"Il tuo è caffè normale..." Ororo: "Kate, lo sai che non puoi berlo..." La
ragazza mise il broncio e non rispose.
Qualche giorno dopo si ritrovarono
tutti nell'hangar, con addosso le uniformi. Gibbs: "Ma andate sul serio in
giro vestiti così?" Logan: "Se vuoi ho un'uniforme di riserva per
te." Gibbs: "Non credo che mi starebbe." Logan stava per ribattere, ma
Ororo si mise in mezzo. Ororo: "Andiamo! Non litigate..." Logan: "Va bene.
Ma chi è che guiderà il team?" Prof: "Tempesta, ovviamente." rispose,
entrando seguito dalle gemelle, Kate vestita con una tuta aderente bianca e
argento e Sara con una tuta simile, ma bianca e oro e una mascherina dello
stesso colore sugli occhi, entrambe con un'espressione concentratissima e anche
mezza arrabbiata: era evidente che si stavano scambiando insulti per via
telepatica. Logan: "Tempesta? Ma... e poi che ci fai qui, Kate?" Kate:
"Vengo anche io, ovviamente." rispose, aggiustandosi l'uniforme "non ricordavo
che la mia uniforme fosse così aderente... devo dimagrire un po'." si
lamento. Sara: "Forse dovresti soltanto restartene a casa!" le rispose con
aria furiosa Kate: "E perchè dovrei?" Sara: "Forse perchè sei
incinta?!" Kate: "Questo non mi impedisce di fare l'X-Men!" replicò con foga.
Stava veramente perdendo la pazienza. Sara: "Ah no? E' pericoloso! Mi
stupisce che Matt ti lasci venire!" Kate non rispose, almeno non ad alta
voce. Kate: -Infatti gli ho promesso che non sarei venuta...- pensò.
Purtroppo per lei, non si controllò abbastanza e sua sorella la sentì. Sara:
"Che cosa?!? Lo sapevo! Allora, tu starai in gruppo con me, così potrò farti da
guardia del corpo." Kate: "Non ho bisogno di guardie del corpo!" Sara: "E
in base a cosa non ti servirebbe? Sei incinta!" Kate: "Si, ma..." iniziò, poi
si bloccò. Non era certo il momento migliore per dire a sua sorella della
rigenerazione. Quella frase lasciata in sospeso diede a sua sorella l'illusione
di aver vinto la battaglia verbale, e così fece finalmente un sorriso
soddisfatto. Tempesta decise di intervenire e placare gli animi. Ororo:
"Allora Kate starà in gruppo con Sara." Concluse "Ma adesso saliamo sul jet, e
in fretta!" Logan: "Sì, signora." e salì sul Blackbird con lei, sedendosi al
posto del copilota. Scott: "Quello sarebbe il mio posto, Logan." Logan:
"Tu ti metti dietro, Scooter." Scott: "Ma..." Ororo: "Lascia stare, Scott,
lo sai come è fatto" poi accese i motori e partirono.
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Capitolo 12 *** 12 ***
Arrivati a poche centinaia di metri dalla base, decisero
di atterrare in una radura riparata da una folta schiera di abeti per prepararsi
all'attacco. La base era situata in una posizione scomoda e difficile da
assaltare. Il lato sud dava sulla foresta ed era coperto dagli abeti, il lato
ovest si affacciava su uno strapiombo di diverse centinaia di metri. Solo il
lato nord e quello est erano liberi e, per loro fortuna, privi di finestre.
Mentre Tempesta faceva scendere su di loro un fitto banco di nebbia, Warren si
alzò in volo per un sopralluogo. Warren: -E' tutto libero.- comunicò a
Kate. Kate: -Perfetto. Grazie Warren.- poi si rivolse agli altri -Possiamo
andare.- Avanzarono con circospezione. L'atmosfera era calma, fin troppo. Si
divisero in gruppetti. Logan, Gibbs, Ziva e Laura si diressero verso il lato
nord, su cui si affacciava il pesante portone di acciaio, seguiti a pochi passi
da Scott e Kurt. Matt, Kate e Sara si disposero ad est; Tony, McGee e Havok gli
coprivano le spalle. I Fantastici Quattro ancora non si vedevano, ma non
potevano aspettare. Sara 'scannerizzò' l'edificio per capire quante persone ci
fossero, ma il risultato che ne ricavò la confuse soltanto. Logan: -Allora,
quanti sono?- le chiese per mezzo di Kate. Sara: -N... Non lo so con
certezza... Ora sembrano tanti, ora pochi...- Logan: -Come fanno ad essere
ora tanti ora po...- si bloccò all'improvviso. Un uomo sulla trentina era appena
comparso sulla porta, alto con capelli e occhi scuri e una tuta verde. Il suo
sguardo era vacuo. Kate si accorse di essere leggermente più scoperta degli
altri tre dietro al cespuglio che li nascondeva e arretrò leggermente
all'indietro. La figura si fece subito più circospetta: la nebbia gli impediva
di vedere, ma nel muoversi la ragazza aveva schiacciato un rametto, che aveva
scricchiolato, e il suono si era amplificato nel silenzio circostante. L'uomo si
voltò nella loro direzione e subito dalla base ne uscì un altro, identico al
primo, poi un altro e un altro ancora. In tutto alla fine erano cinque, del
tutto identici. Uno dei cinque tornò dentro e uscì di nuovo, seguito da un uomo
alto quasi il doppio del normale e con un elmo metallico in testa, e da un
ragazzo con gli aculei da porcospino. Poi, senza alcun preavviso, Logan scattò
in avanti, lanciandosi addosso al primo degli uomini in tuta verde, che però gli
scomparve improvvisamente fra le mani. Laura lo seguì di volata e Kurt e Scott
si teleportarono nella mischia. Nell'aria iniziarono a risuonare i colpi di
pistola di Gibbs e Ziva. La nebbia si diradò in men che non si dica e sulle loro
teste si addensarono grosse nuvole nere temporalesche, segno che Tempesta era al
lavoro. Dal portone della base iniziarono quindi ad uscire una ventina di
soldati pesantemente armati, che presero a rispondere colpo su colpo ai
proiettili di Ziva e Gibbs, e a quel punto anche McGee e Tony lasciarono il loro
riparo e si avvicinarono ai loro colleghi per unirsi a loro nella sparatoria.
Alex e Matt scattarono in avanti e Kate tentò di fare lo stesso, ma la sorella
la trattenne per un braccio. Sara: “Cosa diavolo pensi di fare?!?” la
rimproverò. Kate: “Il mio lavoro!” Sara: “Tu non fai proprio niente!
Quelli hanno degli M16, non ci mettono nulla a distruggerti!” Kate: “Ma
io...” Sara: “Tu cosa?” Kate: “Tanto manca poco che trovino anche noi, e
allora non sarà meglio essere già in battaglia che farci trovare come topi in
trappola?” …: “Non credo vi troveranno poi così facilmente” disse una voce
alle loro spalle. Sara: “Sue!” esclamò riconoscendo la proprietaria della
voce “Finalmente... Così ora siamo sotto uno dei tuoi campi di
invisibilità?” Sue: “Si, tutte e tre.” Sara tirò un respiro di sollievo e
Kate si voltò verso i combattenti e notò subito la Torcia Umana e la Cosa dare
man forte agli X-Men, aiutati da Mister Fantastic. Tuttavia la situazione non
era poi del tutto a loro vantaggio: Striker li conosceva bene, li aveva studiati
per anni, ed era stato lui a 'creare' Logan e, con molta probabilità, anche
X-23; aveva addestrato i suoi uomini alla perfezione e stavano avendo il
sopravvento. In qualche modo riuscivano a resistere ai fulmini e ai piccoli
tornado di Tempesta, l'Uomo Multiplo confondeva Laura e Logan e la Cosa e il
Fenomeno si scontravano in un testa a testa senza precedenti. Nessuno riusciva
ad avere la meglio su quei soldati e, anzi, ognuno aveva il suo bel da fare a
cercare di salvare la propria pelle. Dietro lo schermo di Sue le ragazze
diventavano sempre più nervose. Sara era preoccupata per... Beh, a dire il vero,
per più di una persona. Kate lo era per il padre di suo figlio, ma anche per
tutti gli altri, e odiava stare con le mani in mano. Appena l'attenzione della
sorella fu distratta dallo schianto di un grosso masso che il Fenomeno aveva
sollevato in aria e lanciato dritto alla testa di Havok, scappò fuori da dietro
lo schermo, raggiungendo Daredevil. Come se ne accorse, Blind la seguì cercando
di raggiungerla: si ritrovarono ben presto nel bel mezzo della lotta. Silver
alzò una mano verso l'Uomo Multiplo: se c'era una cosa di cui era fiera, quella
cosa erano i suoi poteri, e doveva riconoscere che per quanto odiosa fosse stata
Jean come insegnante, l'aveva però allenata al massimo delle sue possibilità.
Alzò così la mano, pronta a farlo volare contro un muro, ma... nulla accadde.
Come pietrificata, si fissò le mani per qualche secondo, poi provò ancora, e
ancora una volta i suoi poteri fallirono. Com'era possibile? Avevano sempre
funzionato... Non ebbe il tempo di rifletterci su ulteriormente, perché Sara la
spinse a terra, mentre diversi proiettili fischiavano sulle loro teste. Sara:
“Per un pelo... Ma che ti prende?” Kate: “Non lo so, non
funzionano...” Sara: “Lo sapevo io che dovevamo restare sotto quello
schermo... Ora, grazie alla tua geniale idea, è troppo tardi! Susan sta aiutando
Reed e non può più tornare da noi!” Kate: “Ma...” Laura: “Vi sembra il
momento di litigare?!?” intervenne passando loro accanto mentre infilzava un
militare al suolo, poi passò oltre, troppo presa dalla lotta. Sara sospirò: in
effetti aveva ragione, non c'era tempo. Arretrarono leggermente e Kate riprese
il pieno controllo della sua telecinesi, poi si lanciarono anche loro
all'attacco, in quell'aria satura di elettricità e dell'odore metallico del
sangue. Riuscirono in un paio di interventi piuttosto fortunati, ma non bastava:
dalla base uscivano altri uomini armati e loro si trovavano con lo strapiombo
ormai alle spalle. Sara: -Non ce la possiamo fare...- disse alla sorella -a
meno che... te la senti?- c'era in effetti una tecnica che forse avrebbe potuto
funzionare, ma l'avevano provata una sola volta, nella Stanza del Pericolo e con
Kate al pieno delle forze. Kate: -Credo di si... Non farmi scherzi, stavolta,
piccoletto!- disse rivolta al suo bambino. La sorella sorrise, le prese la mano,
poi si concentrò iniziando a catalizzare tutta l'energia che i fulmini di
Tempesta avevano disperso nell'aria. Sara: -Al mio tre... uno... due... TRE!-
Rilasciò tutta l'energia accumulata nei guanti alla massima potenza, mentre Kate
allo stesso tempo proteggeva i loro compagni e spingeva avanti l'onda di
energia. Lo spostamento d'aria sbalzò lontano Arcangelo, Tempesta e la Torcia,
mentre buona parte degli uomini di Striker e il colonnello stesso, uscito in
ultima battuta, si disintegravano in minuscole particelle disperse dal vento.
Ziva, ormai troppo sul bordo, perse l'equilibrio e Tony, lasciata ogni prudenza,
disintegrò la camicia nello spalancare le ali che gli erano cresciute a comando,
e si lanciò per riprenderla. Anche quando ormai avevano vinto, il flusso di
energia non smetteva di scorrere e Kate dovette tirare uno strattone alla
sorella per farla smettere, girandosi giusto in tempo per vedere nei suoi occhi,
ormai privi di mascherina, un bagliore sinistro scomparire. Non ebbe il tempo di
chiedersi cosa fosse, Sara le afferrò la mano e la spinse di lato, poi si bloccò
e iniziò a tremare portandosi una mano al petto, dove sull'argento dell'uniforme
si allargava una grossa macchia di sangue, infine, boccheggiando,
cadde. Kate: “NO!” urlò, abbassandosi al suo fianco. La sorella allungò una
mano davanti a se, come per cercarla, e lei la prese e gliela strinse “vedrai
che andrà tutto bene...” disse cercando di mantenere ferma la voce, ma fallendo
nell'intento. Poi si guardò intorno, cercando con lo sguardo qualcosa per
tamponare la ferita e così facendo notò che erano rimaste completamente sole:
tutti cercavano i dispersi e qualche eventuale superstite ma nessuno si
interessava a loro. Lanciò quindi un urlo di disperazione e di frustrazione, e
poi scoppiò a piangere: se solo le avesse detto della rigenerazione... Sentì la
mano di Sara poggiarsi sulla sua pancia e il piccolo rispondere con un calcio,
il primo che tirava, quasi stesse incoraggiando sua zia a tenere duro.
Richiamati dal suo urlo finalmente anche gli altri tornarono indietro; il primo
ad arrivare fu Alex, che la guardò in una maniera che spiegava molte cose non
dette, poi si guardò anche lui intorno alla ricerca di qualcosa per fermare
l'emorragia, e vedendo sul bordo dello strapiombo ciò che restava della giacca
di Tony, si lanciò a recuperarla, infine cercò di tamponare meglio che poteva il
flusso di sangue. Nel frattempo Tony era atterrato di nuovo e Ziva lo fissava
con aria disgustata, puntandogli addosso la pistola. Tony: “Ziva, io...”
tentò di giustificarsi, alzando le mani in segno di resa. Ziva: “Tu sei un...
un...” Tony: “Si, sono un mutante! Il tuo ragazzo è come me, perché lui puoi
accettarlo, mentre io...” Ziva: “Tu ci hai mentito per tutto il
tempo!” Tony non ebbe il tempo di replicare, fu interrotto da un altro urlo
di Kate e si voltò dalla loro parte. Ormai si era formato un capannello di
persone. Reed: “Lasciatela respirare!” stava dicendo cercando di spostare la
gente indietro con le sue braccia allungabili. Kate, Havok e Arcangelo erano
però irremovibili. La prima continuava a tenere la mano della sorella, piangendo
istericamente, il secondo teneva ferma la giacca di Tony e il terzo stava
cercando di approntare lì per lì una trasfusione: l'unico modo che aveva per
cercare di salvarle la vita. Tony si avvicinò a passo veloce e si inginocchiò
accanto a loro,come se sapesse già cosa fare, poi tese una mano verso la sua
ragazza e dal palmo irradiò un bagliore azzurrino,la ferita pulsò un momento e
il flusso di sangue rallentò, per poi riprendere quasi subito. Logan: “Tu
puoi...” iniziò con aria ansiosa. Tony: “Io non sapevo di...” rispose,
guardandosi la mano. Arcangelo: “Non ce la può fare!” Intervenne in tono
rabbioso “Non lo sa controllare!” Kate si era estraniata dalla discussione
altrui e aveva avvicinato il viso a quello della sorella, che muoveva le labbra
nel tentativo di parlare. Aveva colto una frase, ma la lasciò perplessa: 'E'
troppo presto'; non aveva alcun senso per lei, doveva essere la risposta a
qualcosa che solo la mente di Sara comprendeva e alla quale lei ora non riusciva
ad avere accesso: trovava davanti a se solo una voragine nera che le dava quasi
un senso di nausea, e la cosa le dispiaceva, aveva sperato di poterle dare un
po' di luce, aveva sentito dire tante volte che chi stava morendo desiderava la
luce più di ogni altra cosa. Sua sorella stava morendo! Proruppe in singhiozzi e
Matt la abbracciò allontanandola dal corpo della sorella e cercando di calmarla.
Lei lo lasciò fare, inerme, continuando a piangere. Ororo: “Non ce la faremo
mai qui. Dobbiamo portarla da Hank.” intervenne nella discussione tra Tony e
Warren che aveva ormai preso i toni di una lite, il che era più che ovvio visto
che ognuno dei due era innamorato della ragazza dall'altro. Reed: “Non
bisogna spostarla troppo o il sangue scorrerà più velocemente!”
esclamò. Logan: “vado a prendere una barella dal jet.” disse e corse via
tornando poco dopo con una barella rigida, su cui i ragazzi spostarono il corpo
di sua figlia e che Kurt teleportò al Blackbird, mentre Havok continuava a
tenere la stoffa premuta sulla ferita e Tony cercava di rallentare il flusso di
sangue. Poi Ororo si mise ai comandi e il jet si sollevò nell'aria e partì,
pronto ancora una volta ad infrangere la barriera del suono.
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Capitolo 13 *** 13 ***
Erano finalmente a casa. Come erano arrivati Hank e
Warren avevano portato Sara in sala operatoria e ci si erano chiusi dentro.
Logan passeggiava nervosamente in corridoio, mentre Kate, seduta su una panca lì
vicino, non riusciva a smettere di piangere. Sembrava tutto così assurdo! Un
momento prima stavano tutti bene e poi... nessuno ancora aveva capito che cosa
era successo, cosa l'aveva colpita, come, perché. Soprattutto quello: perché,
quando ormai sembrava tutto finito. Logan: “Perché non ci danno notizie?”
sbottò alla fine con aria irritata. Matt: “Stanno facendo un intervento, ci
vuole tempo...” Kate: “No, vuol dire che sta andando male! Ci stanno mettendo
troppo! Di solito ci vuole molto meno!” disse in tono isterico. Matt: “Non è
detto tesoro...” suonava poco convinto alle sue stesse orecchie, figuriamoci a
quelle degli altri. Kate: “Tu riesci a sentire, vero Matt? Con gli
ipersensi... Cosa dicono?” Matt: “Non riesco a capirlo... Troppa confusione,
fra le voci e le macchine...” non era vero, ma non gli andava di riferirle
quello che riusciva a sentire: lì dentro le cose non andavano per nulla bene, e
lui non voleva farla agitare. Per sua sfortuna, la sua ragazza era telepate, e
ora che era incinta non aveva più alcun freno nell'entrare nella testa degli
altri, perciò sentì benissimo cosa lui pensava e scoppiò a piangere ancora più
istericamente di prima. Mentre Matt cercava di calmarla e Logan la guardava con
aria di shock senza sapere come comportarsi, la porta si aprì e la Bestia si
affacciò finalmente in corridoio. Logan: “Come sta?” chiese con aria
ansiosa. Hank: “E' stabile.” Classica risposta da medico che non voleva dire
nulla. Kate: “Che significa?” chiese ancora col pianto nella voce. Hank:
“L'abbiamo ripresa in tempo, è in coma farmacologico...” Kate: “Ma si
riprenderà, vero?” Hank: “E' troppo presto per fare previsioni, dobbiamo
aspettare.” altra classica risposta da medico. Logan: “Ma cosa è successo?
Non siamo riusciti a capire...” Hank: “E' stata colpita da un proiettile che
è' entrato sotto la terza vertebra toracica ed è uscito rompendo una costola. Il
polmone destro si è bucato ed è collassato. E' un miracolo che sia arrivata
ancora viva qui.” Logan annuì, ma Kate non ascoltava, sembrava immersa in
chissà quali pensieri, poi all'improvviso esclamò con aria decisa: Kate:
“Faremo una trasfusione con il mio sangue.” Logan: “Che cosa?!? Sei impazzita
Kate? Potrebbe fare male al bambino!” Kate: “Al bambino non farà proprio
niente e con il mio fattore rigenerante il sangue si riformerà in pochissimo
tempo.” Logan: “Ma...” Kate: “E' tutta colpa mia, le avrei dovuto dire del
fattore rigenerante, quindi ora devo fare qualcosa!” disse con
fermezza. Logan non replicò, sapeva benissimo che sua figlia era testarda
almeno quanto lui e che una discussione non sarebbe servita a nulla, perciò
rivolse lo sguardo ad Hank in cerca di sostegno, ma con sua sorpresa notò lo
sguardo dello scienziato immerso in riflessione, e dalla sua espressione era
evidente che l'idea di Kate gli sembrava ottima. Hank: “In effetti il fattore
rigenerante è più forte del fattore di guarigione di Warren” disse, infatti,
dopo pochi secondi di silenzio. Logan: “Ma anche io ce l'ho!” esclamò
impaziente. Hank: “Si, ma nel tuo sangue c'è anche dell'adamantio, e quando
il fattore rigenerante si sarà esaurito nel sangue di tua figlia, il metallo
l'avvelenerà.” rispose “Possiamo provare, però tu devi restare stesa Kate, e non
devi alzarti finché non te lo dirò io, chiaro?” La ragazza acconsentì e Hank
la fece stendere su un lettino in una stanza adiacente a quella in cui si
trovava la sorella, poi le prelevò il sangue necessario e tornò da
Blind. Pochi minuti dopo l'aria fu squarciata da un grido di dolore: il
fattore rigenerante stava facendo effetto. Kate tentò di alzarsi ma Matt la
bloccò e dopo qualche altro minuto Warren entrò nella stanza portando con se una
sedia a rotelle. Warren: “Se volete vederla... Però Hank si è raccomandato
che Kate usi questa.” disse. Kate: “Ma io sto benissimo...” tentò di
protestare. Matt: “O la sedia a rotelle o resti qui.” Questa volta era lui ad
essere irremovibile. Kate sospirò ma acconsentì, e così passarono nell'altra
stanza, dove Sara continuava a lamentarsi per il dolore ad alta voce. Sara:
“Ma che diavolo mi avete dato?!?” stava protestando con Hank. Kate: “Un po'
del mio sangue.” Sara: “Del tuo sangue? Ma che...” Kate: “Devo spiegarti
una cosa sorellina..” iniziò, poi le raccontò tutto, riuscendo anche
nell'intento del distrarla dal dolore. Quando ebbe finito sua sorella rimase
alcuni minuti in silenzio, e Kate temette che ce l'avesse con lei perché non le
aveva detto tutto subito. Sara: “...secondo me quella trasfusione ti ha fatto
male.” disse infine. Kate: “Che vuoi dire?” Sara: “Logan nostro padre
naturale e i Warfury genitori adottivi... andiamo, che ti sei presa per sognarti
una cosa del genere?” Kate: “Non ho mai preso nessun allucinogeno in tutta la
mia vita, e dovresti saperlo bene.” rispose in tono pungente. “E' la
verità.” Sara: “Si, certo... e com'è che io non mi ricordo niente?” Kate:
“E' una prova in più: hai preso la sua pessima memoria!” sbottò. Logan: “Ehi,
la mia memoria non è pessima...” tentò di protestare, ma lo sguardo di Kate lo
bloccò subito. Kate: “ E poi se non mi credi come ti spieghi il fatto che il
mio sangue ti ha guarita?” Sara: “Avrà fatto effetto il sangue di Warren con
un po' di ritardo...” Kate sospirò: aveva la testa veramente dura.
Improvvisamente prese un bisturi da un mobiletto lì vicino e si procurò una
profonda incisione sul braccio, poi prese la mano della sorella e ce la mise
sopra, osservando con crescente soddisfazione l'espressione di stupore di Sara
nel sentire la ferita richiudersi sotto le sue dita. Sara: “Oh mio Dio...”
mormorò quando il taglio si era ormai definitivamente richiuso, continuando a
tastarle il braccio incredula. Kate: “Visto?” Sara: “E perché non mi hai
detto nulla prima?!?” Kate: “Perchè, insomma, non te lo ricordavi...” La
sorella prese un'espressione offesa e incrociò le braccia. Kate: “Oh,
andiamo, non fare l'offesa ora...” disse in tono impaziente. Sara tentò di
replicare, ma proprio in quel momento Tony entro nella stanza e le si lanciò al
collo. Sara: “Ehi, fai piano, fa ancora male...” protestò. Kate li guardò e
fece un mezzo sorriso, mentre Warren gli lanciava un'occhiata indescrivibile e
usciva di scatto dalla stanza. Poco dopo decisero di lasciarli soli, così
Matt e Logan portarono Kate nell'altra stanza. Mentre Matt restava con lei,
Logan decise salì in salone, dove tutti gli altri attendevano notizie. Si
avvicinò a Tempesta e la abbracciò. Logan: "Ora sta bene, grazie al
Cielo." Ororo: "Ho sentito urlare... che cosa è successo?" Lui la guardò,
poi guardò il resto degli X-Men, quindi si decise a parlare, raccontando
tutto. Laura: "Stanno tutti bene adesso?" chiese, staccandosi da Johnny, da
cui non si era allontanata dal momento in cui erano tornati alla
scuola. Logan annuì, mentre Gibbs e il suo gruppo si avvicinavano. Gibbs:
"Avrei bisogno di parlare con Kate..." Logan: "Va bene, ma non farla
agitare..." Gibbs: "D'accordo, Logan." Logan: "James..." lo
corresse. Gibbs sorrise ed insieme ai suoi scese in infermeria. Appena fuori
dalla porta incrociarono Tony. Ziva lo guardò con odio, ma Gibbs gli fece cenno
di seguirli, quindi entrarono tutti in camera di Kate. Lei era sdraiata sul
lettino e si carezzava la pancia, mentre Matt, seduto sul letto, accanto a lei,
le passava una mano sui capelli. Kate: "Capo..." cominciò, cercando di
alzarsi. Gibbs: "Stai pure comoda. Volevo solo comunicare un po' di cose alla
squadra riunita..." la giovane si distese meglio e lui cominciò "Prima di
tutto... Kate e Tony, per un po' di tempo dovrete restare alla scuola." Tony:
"Ma. Capo..." cercò di obiettare. Gibbs: "E' solo una precauzione, DiNozzo,
il tempo di persuadere il Direttore a tenere due mutanti in squadra." precisò,
indicando le ali di Tony "Quindi usufruite delle vostre ferie
arretrate." Kate: "Sì, signore." Gibbs restò un attimo in silenzio e poi,
guardando Kate, le chiese: Gibbs: "Ti va di spostarti dal laboratorio al
lavoro sul campo?" Kate: "Sarebbe fantastico, Signore!" esclamò,
sorridendo. Gibbs: "Perfetto, allora chiederò anche questo a Jen." Kate
annuì, poi si fece seria. Kate: "Capo, posso chiederti un favore?" Gibbs:
"Tutto quello che vuoi." Kate: "Ecco... mi chiedevo se era possibile non
riportare sulla mia scheda personale una cosa..." cominciò. Matt: "Sei sicura
di volerglielo dire?" Kate: "Tanto lo sarebbero venuti a sapere lo stesso."
rispose al compagno, poi tornò a parlare agli altri "Si tratta di un episodio
della mia vita di cui non vado fiera... e che potrebbe compromettere la mia
carriera." Gibbs: "Di cosa si tratta?" La ragazza fece un respiro
profondo, poi, tutto d'un fiato: Kate: "All'università mi prostituivo." Ci
fu qualche minuto di silenzio. Kate poteva sentire la mente di Gibbs lavorare,
in cerca di una soluzione, finché non lo sentì esclamare. Gibbs: "Non c'è
problema, sarà come se non fosse mai accaduto." Lei lo fissò incredula, Gibbs
le fece un sorriso, poi si avvicinò per carezzarle la pancia. Gibbs: "Ora
riposati, pensiamo a tutto noi." infine uscì, con il resto della sua
squadra. Il giorno dopo Kate poté alzarsi, mentre a Sara le ci volle almeno
una settimana, prima che Hank le desse il permesso di uscire
dall'infermeria.
Erano passate alcune settimane dal termine della missione. ormai ci si
avvicinava a Natale. Kate, grazie alla sua gravidanza, veniva viziata da
tutti, e a lei non dispiaceva, nonostante si lamentasse continuamente di queste
attenzioni. Matt veniva spesso a trovarla, quando non lavorava, e aveva fatto in
modo di esserci già alle ecografie; ancora non si conosceva il sesso, ma padre e
nonno erano più che convinti che fosse un maschio. Vedere Logan, o meglio,
James, così preso dalla gravidanza della figlia risultava nuovo per tutti: lui
era sempre passato per il rude, il solitario del gruppo, colui che non avrebbe
mai messo su famiglia neanche sotto tortura. Ma evidentemente le persone
cambiano, ed ora Logan aveva una compagna fissa, che amava, ricambiato, tre
figlie grandi, due che lavoravano e una che andava all'università e, cosa per
lui molto importante, una di queste lo stava per rendere nonno. Lui, il Lupo
Solitario degli X-Men, sarebbe riuscito a sopravvivere a questa vita da nonno?
Ne era certo, perché si trattava della sua famiglia, e Wolverine avrebbe fatto
tutto per questa.
La mattina della vigilia, quando scese in mensa, la prima cosa che Laura
percepì furono le voci allegre dei Fantastici Quattro. Si chiese che cosa
stessero facendo alla scuola, quindi si avvicinò al tavolo curiosa:
chiacchieravano allegramente con Kate, che mangiava e rideva, carezzandosi la
pancia, ormai visibile. La brunetta andò a prendere un vassoio con la
colazione, poi si sedette allo stesso tavolo della sorella, che subito le fece
un sorriso a 32 denti. Kate: "Buon giorno, Laura!" la salutò. Laura:
"Ciao, Kate. Che ci fanno loro qui?" Sue: "Siamo venuti ad aiutarvi con i
preparativi per la festa di questa sera." Laura: "Stasera?" chiese, confusa
"Ah, già, la Vigilia di Natale." Kate: "Tony ha detto che verranno anche
Gibbs e gli altri, da Washington."disse, con la bocca piena di torta alle
nocciole. Laura: "Anche Timothy?" Kate: "Anche lui, ovviamente." confermò,
sorridendo. Loro avevano legato molto, diventando ottimi amici, e sapeva che si
sentivano ogni volta che potevano su MSN. Certo, non c'era nulla più di una
profonda amicizia, tra loro, entrambi erano innamorati di ben altre persone.
Sorrise ancora quando Johnny, quasi per farle un dispetto, rubò la fetta di
torta alle nocciole a Laura e la ingoiò in un solo boccone. Laura: "Quella
era mia, razza di Fiammifero Ambulante!" protestò. Johnny: "Scusa..." rispose
a bocca piena. Kate: "Per favore, non litigate, è la vigilia di
Natale." Laura non disse nulla e le fece un debole sorriso, non voleva farla
agitare troppo.
Un paio d'ore dopo stava facendo una breve pausa dai preparativi per la festa
della sera, ed uscì in giardino, dirigendosi verso un angolo nascosto vicino ai
muri della villa. Dopo essersi assicurata che non ci fosse nessuno nei paraggi,
prese dalla tasca un pacchetto di sigarette e un accendino, poi ne estrasse una
e fece per accenderla, ma sentì un rumore; si affrettò a nascondere tutto
quanto, attenta, ma poi si rilassò quando vide avvicinarsi Johnny. Laura: "Mi
hai spaventato!" esclamò, cercando di accendersi di nuovo la
sigaretta. Johnny: "Ah, ciao, Kinney. Cosa ci fai qui?" Laura: "Mi stavo
rilassando un attimo. Non posso?" rispose, sulla difensiva, continuando ad
armeggiare con l'accendino, che proprio non voleva funzionare. Johnny: "Da
quando hai iniziato a fumare?" chiese, poggiando un dito sulla punta della
sigaretta, che si accese. Laura: "Grazie... Da quando ho iniziato
l'università. Non dirlo alle mie sorelle, però..." Johnny: "D'accordo... se
tu non lo dici a Susan..." rispose, prendendole la sigaretta dalle labbra e
facendo un tiro, prima di restituirgliela. Laura: "Ok. Però che ci fai
qui?" Johnny: "Stavo solo facendo una pausa." rispose "In realtà volevo farti
una proposta..." Laura: "Spara." Johnny: "Ti va di seppellire l'ascia di
guerra, almeno fino a capodanno?" Laura: "Perché dovrei?" Johnny: "Perché
siamo a Natale..." rispose, con un sorriso "e perché così non facciamo
innervosire ulteriormente le tue sorelle, specialmente Kate. Matt mi ha
raccomandato di non farla agitare troppo." La ragazza ci pensò su un minuto,
in silenzio, poi annuì. Laura: "D'accordo, vada per la tregua." Il ragazzo
sorrise e le prese di nuovo la sigaretta, ormai quasi alla fine, la terminò e la
buttò via. Ci fu qualche minuto di imbarazzante silenzio, poi il giovane si
avvicinò a lei, guardandola dall'alto del suo metro e ottanta. Gli arrivava
appena al petto, era minuta e apparentemente fragile. A guardarla così nessuno
avrebbe detto che fosse una perfetta macchina da guerra: sensi super sviluppati,
agilità ferina, rigenerazione praticamente istantanea delle ferite e sei lunghe
lame, due in ogni mano e una in ogni piede, la rendevano praticamente l'arma più
pericolosa in circolazione, dopo suo padre Wolverine. Johnny la guardò ancora
per qualche minuto, poi non riuscì a non punzecchiarla: Johnny: "Certo che
sei proprio tappa..." Laura lo guardò storto, e stava per ribattere, ma sentì
Kate da dentro che la chiamava e dovette rientrare, dopo essersi assicurata di
non sapere troppo di fumo.
Quella sera alla festa c'erano tutti, come aveva detto Kate, e Laura passò
molto tempo con Timothy, parlando e ridendo come due vecchi amici. Poco prima
di mezzanotte, Johnny le si avvicinò e, all'orecchio le chiese: Johnny: "Ti
va una sigaretta prima del brindisi di mezzanotte?" Laura: "Volentieri." e lo
seguì. restarono per un po' fuori a chiacchierare, poi la mezzanotte
suonò. Johnny: "Auguri, piccoletta." si abbassò e le diede un bacio sulla
guancia. Lei lo guardò e sorrise, in silenzio. Poco dopo tornarono dentro, ma
Kate li bloccò all'entrata. Kate: "Siete sotto il vischio!" esclamò. I due
giovani si guardarono con l'aria di due che erano appena stati incastrati, ma
non si mossero. Kate: "Ora dovete baciarvi! E' la tradizione!"
continuò. Laura: "Ma dobbiamo proprio?" protestò. Johnny: "E' la
tradizione..." poi si abbassò su di lei e le diede un leggero bacio sulle
labbra, che però si trasformò subito in un bacio appassionato, tra gli applausi
e i fischi dei presenti. Quando si staccarono, Laura era diventata rossa come
la polpa di un cocomero maturo; si affrettò ad allontanarsi e, come per cercare
un pretesto per cambiare argomento, levò dalle mani della sorella incinta un
bicchiere di spumante che stava per bere, approfittando della distrazione degli
altri.
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Capitolo 14 *** 14 ***
Erano ormai passati più di due mesi da quando avevano
smantellato la base di Striker. Tony aveva lasciato l'NCIS, la rivelazione di
essere un mutante si era sparsa più velocemente della luce al Quartier Generale
e la situazione era diventata a dir poco bollente. Alcuni erano favorevoli a
farlo restare e vedevano nei suoi poteri una marcia in più utile all'Agenzia.
Per altri, invece, era solo un mostro e non doveva a nessun costo restare a
lavorare lì. Lui, per non creare problemi a se stesso e al Direttore Shepard, si
era dimesso e ora trascorreva le sue giornate allo Xavier Institute svolgendo il
lavoro per cui si era laureato, quello di insegnante di educazione fisica. Ma
anche questa 'impresa' non era priva di inconvenienti. Doveva integrare le
proprie lezioni con quelle di Arcangelo, che gli era più ostile che mai. Ziva lo
aveva lasciato e Sara era rimasta con Tony e lui si era ritrovato da solo. Di
tutto questo incolpava Tony stesso, colpevole, ai suoi occhi, di avergli rubato
la ragazza e di essere la causa della rottura con Ziva. A Tony tutto questo non
importava più di tanto, gli bastava avere il suo lavoro, i suoi amici e... e la
sua ragazza, ovviamente. Abbassò gli occhi sulla rossa che dormiva con la testa
appoggiata al suo petto. Lo sapevano entrambi, non potevano continuare così. Si
prendevano in giro a vicenda, e prendevano in giro se stessi, consapevoli di
farlo. Prima o poi avrebbero dovuto chiudere quella storia. Sara: “A cosa
stai pensando?” chiese improvvisamente. Tony: “Pensavo dormissi...” rispose
lui, evitando la domanda. Sara: “Sono sveglia da un po'... stavo pensando
anche io.” Tony: “A cosa?” Sara: “Alla stessa cosa a cui stai pensando
tu.” Tony: “Ehi, credevo fosse Kate la telepate... Ho forse sbagliato gemella
ieri sera?”disse in tono serio. Sara: “Stupido...” rispose lei in tono
scherzoso, poi tornò seria “credevo stessi pensando anche tu al fatto che forse
dovremmo lasciarci.” Tony restò in silenzio per qualche secondo, infine
rispose. Tony: “In effetti hai pensato giusto.” Sara: “E
quindi...” Tony: “E quindi ci lasciamo.” La ragazza non rispose e rimase
in silenzio, pensierosa. Infine si alzò, raccolse la sua roba, sparsa per la
stanza, ed uscì.
Poche ore più tardi Kate e Sara erano al Quartier Generale dell'NCIS. Kate
era andata a presentare in via ufficiale la domanda di maternità e a salutare i
suoi colleghi, e la sorella l'aveva accompagnata, più che felice di lasciare la
scuola, che in quella giornata le sembrava avesse un'aria più pesante che mai.
Si recarono prima nell'ufficio del Direttore Shepard e poi scesero a salutare
Gibbs e la squadra. Trovarono ad accoglierle anche Abby, che le salutò
entusiasticamente e volle a tutti i costi sentire il bambino muoversi. Gibbs
rivolse loro un saluto quasi paterno e McGee insistette per cedere il suo posto
a Kate. Infine salì anche Ducky e Kate e i suoi colleghi si persero in
conversazione. Sara rimase in disparte, pensierosa. Ziva non l'aveva salutata e
ora restava fuori dalla conversazione. Sapeva che Tony aveva provato a chiamarla
quella mattina stessa, ma si era sentito sbattere il telefono in faccia. Questo
non le piaceva. Accettava e capiva l'atteggiamento di Ziva nei suoi confronti,
ma Tony non c'entrava nulla e non era giusto che pagasse. Perché in fondo, il
fatto che fosse un mutante era solo un problema marginale. Il vero problema
erano loro due. Si avvicinò a lei e in tono tranquillo la salutò. Sara:
*Shalom* decise di rivolgerlesi nella sua lingua. Qualsiasi cosa si fossero
dette poi, voleva che restasse tra loro. Ziva non rispose né alzò la testa
dal verbale che stava compilando. Sara: *Shalom* ripeté ad un volume più
alto. Ziva non rispose di nuovo. Sara: *A casa mia le persone si
salutano.* disse infine in tono acido. Ziva: *Shalom.* rispose senza alzare
la testa dal foglio *Che cos'altro vuoi da me?* Sara: *Parlarti. Di
Tony.* Ziva: *Di chi?* Sara: *Hai capito benissimo di chi. So che
stamattina ha provato a chiamarti...* Ziva: *Ah, davvero?* Sara: *Si. E so
anche che gli hai chiuso il telefono in faccia.* Ziva: *E giustamente sei
venuta a difendere il tuo ragazzo.* disse in un tono che tradiva una punta di
amarezza. Sara: *No.* Ziva: *E allora perché?* Sara: *Credo volesse
dirti che ci siamo lasciati e... Beh per il resto posso solo immaginare, ma
suppongo avesse a che fare con il vostro rapporto.* Ziva: *Rapporto? Io non
ho nessun rapporto con quel mostro!* Sara a questo punto perse la pazienza.
Sbatté pesantemente le mani sul tavolo e avvicinò il viso a quello dell'altra
donna, quasi trattenendo un ringhio. Sara: *Senti un po' Davìd! Settant'anni
fa' un pazzo si è svegliato la mattina e ha deciso che gli ebrei erano feccia e
andavano eliminati e l'ha fatto! E ora tu chiami mostro ME? Voi con le vostre
leggi, volete registrarci, rinchiuderci, limitarci... Pensavo che proprio
qualcuno del tuo popolo potesse capire, ma evidentemente mi sbagliavo. Non avete
imparato nulla. Avete dimenticato così in fretta... Non so quale sia la tua
esperienza con gente come noi, ma ti dico che siamo persone normali che
combattono per le proprie famiglie, per dare un futuro ai propri figli e ai
propri nipoti, per poter vedere ancora il cielo la mattina. Per non disperderci
anche noi nel vento. Medita su ciò che è stato, scolpiscilo nel tuo cuore,
costruiscici sopra. Apriti agli altri e smettila di essere un automa costruito
per uccidere! Hai un'anima, tutti l'abbiamo. Anche Tony ce l'ha. E ora sta male.
E se tu hai un problema con me, non puoi far pagare lui. Pensa a quello che ti
ho detto.* poi senza aggiungere una parola imboccò l'ascensore. Ziva si
guardò intorno. L'intero ufficio si era bloccato a guardarle, ma tutti tornarono
alle proprie attività ad un'occhiataccia di Gibbs. Kate: “Forse è ora che io
e mia sorella torniamo a casa.” disse infine. Gibbs annuì. Abby: “Fatti
sentire ogni tanto e facci sapere come cresce il piccoletto!” disse
saltellandole intorno. Kate la abbracciò, poi salutò gli altri e scese anche
lei al parcheggio, dove, appoggiata all'auto con espressione cupa, sua sorella
l'aspettava. Salirono in macchina e partirono alla volta della scuola, in
silenzio.
Per tutto il tragitto non parlarono. Sara era immersa nei suoi pensieri e
Kate fece di tutto per lasciarle un po' di privacy, per quanto la sua condizione
glielo permettesse, perché da quando era incinta le riusciva difficile
controllare i suoi poteri. Per evitare di entrare nella mente della sorella si
costrinse a pensare ad altro: era San Valentino, e alla scuola la aspettava
Matt; sapeva che aveva una sorpresa per lei, e non vedeva l'ora di passare il
tempo con lui. Arrivate alla scuola le due si separarono: mentre Silver
andava in cucina a rimediare qualcosa da mangiare, Blind si diresse verso la sua
camera, con aria depressa; nel tragitto incrociò Laura, anche lei piuttosto giù
di morale. Sara: "Che hai, Laura?" chiese, fermandosi a pochi metri da
lei. Laura: "Nulla, non ti preoccupare." rispose, poco convinta e continuando
a camminare, depressa. Sara la fermò. Sara: "Dai, vieni in camera mia,
raccontami tutto." La brunetta ci pensò un momento, poi decise di accettare
l'invito. Non appena furono sole in camera disse: Laura: "Johnny non è
venuto..." Sara: "Che c'entra Johnny?" Laura: "E' da Capodanno che andiamo
a letto insieme." confessò, tutto d'un fiato. Sara: "Wow... beh, io invece ho
lasciato Tony." Laura: "Davvero? Perché?" Sara: "Beh, è complicato.
Diciamo che ci stavamo prendendo in giro." Laura: "Siamo davvero
sfortunate..." sospirò "Però almeno Kate è stata fortunata in questo campo, Matt
è una brava persona."
Nello stesso momento Kate, in cucina, attendeva l'arrivo di Matt, mangiando
patatine. L'uomo non si fece attendere, e comparve dopo dieci minuti sulla
porta, sorridendo. Matt: "Ciao, piccola. Buon San Valentino." poi si avvicinò
alla fidanzata e la baciò. Kate: "Grazie. Buon San Valentino anche a
te." Matt la tenne stretta per qualche minuto, sorridendo quando sentì un
calcio del loro figlio. Matt: "Sai, stavo pensando una cosa... perché non
vieni a vivere con me a New York?" chiese, dopo una breve pausa. Kate: "Ma io
lavoro a Washington..." obiettò. Matt: "Ecco, appunto... stavo pensando anche
che forse, ora che stiamo per avere un bambino... sai, il tuo lavoro è molto
pericoloso..." balbettò. Kate si allontanò di qualche passo, guardandolo con
gli occhi spalancati. Kate: "Cosa vuoi dire? Vuoi che lascio il mio
lavoro?" Matt: "Il mio stipendio basta per mantenerci tutti e tre." precisò,
poi attese una risposta. La giovane strinse i pugni, tremando per il
nervosismo. Kate: "Vattene!" esclamò, con voce tremante. Matt:
"Ma..." Kate: "Ho detto che te ne devi andare! Non voglio più vederti!" urlò
mentre cominciavano a spuntarle delle lacrime. L'uomo provò ad abbracciarla, ma
lei lo respinse "Ho detto che devi andartene!" Matt non insistette. Una cosa
che sapeva della madre di suo figlio era che era testarda come un mulo: se si
metteva in testa una cosa non si sarebbe mai riusciti a farle cambiare idea,
finché non avesse sbollito la rabbia, e la cosa era accentuata dal fatto che ora
aspettava un bambino. Quindi volse le spalle alla cucina e se ne andò a testa
bassa e con la coda fra le gambe. All'entrata venne visto da Logan e Tony,
che lo fermarono. Logan: "Matt, che è successo? Hai una faccia..." Matt:
"Non ho voglia di parlarne ora. Chiamo un taxi e torno a New York." Logan:
"No, ti accompagno io." detto questo, prese le chiavi e lo condusse verso il
garage, lanciando un'occhiata a Tony. Kate, intanto, aveva guardato Matt
mentre si allontanava. Non riusciva a smettere di piangere; guardò il pacchetto
di patatine e poi lo lanciò via: era troppo triste e troppo nervosa per mangiare
ancora... no, era solo nervosa, la tristezza proveniva da un'altra fonte. Si
guardò attorno: era completamente sola. No, non era sola. Abbassò lo sguardo
verso la sua pancia e comprese: suo figlio era un telepate, e le stava
trasmettendo tutta la sua tristezza per la separazione dal padre. Kate:
"Scusami tanto, piccolino... io non potevo..." sentì dei singhiozzi nella sua
mente, poi sentì il bambino contorcersi; si carezzò la pancia, quindi percepì
che si era un po' calmato, anche se era ancora molto triste. Aveva bisogno
d'aria, quindi andò a prendere le chiavi della macchina e scese in garage
passando nell'atrio, dove c'era ancora Tony. Kate: "Vado a Washington. Ho
bisogno di cambiare aria." gli riferì, poi scese e partì. L'uomo attese una
decina di minuti, prima di decidere di seguirla.
Tony trovò la donna seduta su una panchina nei pressi del Lincoln Memorial;
stava osservando un gruppo di bambini giocare, carezzandosi la pancia, con
un'aria quasi assente e molto triste. Kate non si accorse del collega, quando
le si sedette accanto. L'uomo notò che la sua attenzione era catturata da un
bambino di circa cinque anni che correva e rideva allegramente, giocando con gli
altri coetanei, sotto l'attenzione dei genitori. Li osservò tutti e tre: il
padre era un uomo sulla quarantina, con i capelli neri e gli occhi scuri.
Indossava un'uniforme da Marine e abbracciava la moglie, bionda e con gli occhi
grigi, e ogni tanto richiamava all'ordine il figlio, che rispondeva al nome di
Martin. Tony osservò attentamente il bambino: non somigliava a nessuno dei
due genitori, quindi dedusse che potesse essere stato adottato. Aveva i capelli
di un colore rosso acceso, leggermente ondulati, e sul suo volto, pieno di
lentiggini, spiccavano due luminosi occhi azzurri. Si voltò verso Kate; era
ancora assorta nell'osservazione di quel bambino. Si stava carezzando la pancia.
Tony suppose che quel Martin l'avesse colpita perché probabilmente era così che
si immaginava suo figlio. Stava per dire qualcosa, quando Martin rotolò giù
dalle scale del monumento, fermandosi proprio davanti a loro, in lacrime e con
la pelle scorticata. Sia Tony che Kate si alzarono per soccorrerlo, raggiunti
quasi subito dai genitori. DiNozzo lo guardò attentamente, poi si rivolse ai
genitori: Tony: "Se volete posso guarirlo..." ...: "Non si preoccupi, non
c'è bisogno." rispose il padre, cercando di calmare il piccolo. Tony: "Ma..."
replicò, ma si bloccò appena vide che il piccolo stava guarendo a vista
d'occhio, e alle lacrime per il dolore si stavano sostituendo le lacrime per lo
spavento. I genitori lo cullarono e lo rassicurarono, allontanandosi, mentre
Tony guardò Kate, che sorrideva come se avesse appena avuto una rivelazione
piacevole. Kate: "Ha la rigenerazione..." sussurrò, quasi felice. Tony:
"Già..." rispose. Era davvero strana. Forse era un effetto collaterale della
gravidanza. La ragazza continuò a guardare la famiglia, senza curarsi di
Tony. Tony: "A cosa pensi?" Kate: "Ha trovato una bella famiglia... e il
padre è un marine." Tony: "Sì, ma..." cominciò, poi collegò tutto: capelli
rossi, il piccolo Martin era stato adottato, ed era un mutante, in particolare
un mutante con potere rigenerante "Per caso sto pensando giusto?" Kate annuì,
DiNozzo continuò "Quindi lui è..." Kate: "L'ho dato in adozione quando è
nato. Solo Matt lo sapeva. L'ho avuto a 19 anni, da uno dei miei
clienti." Tony annuì, poi si decise e, passandole una mano attorno alle
spalle, la condusse alla macchina e la riportò a scuola. Arrivati a
destinazione, la giovane sembrava più rilassata. Kate: "Ti va una
birra?" Tony: "Non pensavo che in una scuola come questa ci fossero delle
birre... e comunque tu non puoi berne." Kate: "Ho qualche cassa nascosta in
camera mia, e comunque l'ho chiesto a te." Tony: "Va bene." La seguì fino
in camera, dove lei fece uscire una bottiglia di birra da sotto il letto, poi la
aprì e la passò al collega, non prima di averne bevuto un sorso. Tony: "Hey!
Tu non ne puoi bere!" esclamò, togliendole la birra di mano. Kate: "Scusa...
era solo un sorso." Tony: "Un sorso che mi ha portato via mezza
bottiglia!" Kate non rispose e si carezzò la pancia, intenta ad ascoltare
qualcosa che sentiva solo lei. Tony: "Cosa c'è?" Kate: "Sta ancora
piangendo." Tony: "Chi?" Kate: "Logan Matthew Jr." rispose, senza togliere
la mano dalla pancia. Tony capì e avvicinò la mano; quando sentì il piccolo
muoversi cominciò: Tony: "Hey, piccoletto, sono lo zio Tony. Non
preoccuparti, mamma e papà faranno presto pace." Sentì un altro calcio e
sorrise. Kate: "Dice che prima dovresti pensare a metterti con la zia
Ziva." Tony: "Una cosa alla volta." le fece uno dei suoi famosi sorrisi e la
abbracciò, poi le diede un bacio leggero sulle labbra. Due minuti dopo,
stavano facendo l'amore.
Sara stava male. Anzi, stava benissimo. Con Laura si erano scolate una
bottiglia a testa di whisky, ma mentre la sorella aveva un fattore rigenerante
che le consentiva di tollerare molto bene l'alcol, per lei la cosa era diversa.
Tra l'altro il Fiammifero alla fine si era fatto vivo e Laura gli era schizzata
al collo, lasciandola da sola in camera. Così aveva deciso di buttare giù anche
il suo 'ricostituente' preferito, nascosto nella boccetta delle aspirine. Adesso
era buttata in uno dei corridoi meno frequentati della scuola, seduta in un
angolo con aria beata. Le sembrava di essere immersa nei colori, le consentiva
di non pensare alle ultime cose accadute. Non tanto per la storia con Tony, no,
quella aveva un'importanza minima. Quello che voleva evitare di pensare lo
sapeva solo lei. E Jean. Ma Jean non c'era più, e lei aveva promesso di non
dirlo a nessuno. Qualcuno la superò in tutta fretta, senza notarla, nascosta
nell'ombra del suo angoletto. Poi i passi rallentarono e Alex tornò
indietro. Alex: “Sara...?” Sara: “Ciao...” rispose con aria
svanita. L'altro si abbassò alla sua altezza e la scrutò con aria
indagatrice, poi cercò di sollevarle una palpebra per controllarle la pupilla,
ma la ragazza tirò indietro la testa bruscamente. Sara: “Lasciami...”
protestò debolmente. Alex: “L'hai fatto di nuovo!” l'accusò in tono
duro. Sara: “No, non è vero...” Alex: “Non mi prendere in giro. Non sono
stupido. Che hai preso?” Sara: “Niente...” Alex: “Si, certo, come no.
Vieni con me. Ti porto in infermeria.” Tentò di sollevarla, ma lei puntò i piedi
a terra. Sara: “Non ci voglio venire!” si lamentò cercando di alzare la
voce. Alex: “Tu adesso vieni con me e basta! Hai pure bevuto! Vuoi
morire?” Con suo stupore, Blind smise improvvisamente di opporre resistenza e
scoppiò a ridere, cadendogli addosso. La sorresse e poi decise di prenderla in
braccio, mentre lei non smetteva di ridere istericamente. Alex: “Ma insomma,
si può sapere che ti prende?” sbottò alla fine “Io non ci trovo niente di
ridicolo!” Sara: “Dici... Dici che posso morire!” esclamò fra le
risate. Alex: “Si. E' rischioso mischiare alcol e allucinogeni! E non fa
ridere!” Sara: “Tu non capisci...” Alex: “Che cosa dovrei capire? Il fatto
che continui a farti del male? Io sono stufo di starti dietro!” Sara:
“Nessuno ti chiede di farlo, Mr
'Devo-lasciarti-perché-non-voglio-perdere-il-mio-stipendio'” replicò tornando
seria per un momento. Alex restò in silenzio. Alex: “Senti, io...” iniziò, ma
non fece in tempo a finire la frase che lei scoppiò di nuovo a ridere. “che
altro c'è adesso?” esclamò bruscamente cambiando argomento. Sara: “No, no,
non è proprio il momento...” Alex: “Ma di che parli?” Sara: “Delle
confessioni d'amore. Non è proprio il momento. Io non posso...” Alex: “Che
cosa non puoi?” Sara: “Stare con te. Io devo stare con Warren.” Alex:
“Devi?” Sara: “Oh si. Lui soffrirà di meno.” Alex: “Ma di che parli?!”
esclamò mettendola seduta sul suo letto, dove si era diretto automaticamente. Ci
stava capendo sempre meno di quella storia, e non gli piaceva. Per
nulla. Sara: “Non posso dirtelo.” Alex: “Lo sapevo. Mi stai prendendo in
giro per non farti portare in infermeria. Mi chiedo perché ci casco
sempre.” Sara: “No no. Non ti sto prendendo in giro. Ho promesso di non dirlo
a nessuno.” Alex: “A chi l'hai promesso?” Sara: “A Jean.” Alex: “Cosa
c'entra Jean?” Sara: “Te l'ho detto, non posso dirtelo.” Lui sospirò e
rimase in silenzio. Quando si intestardiva così non c'era nulla da fare.
Maledizione...! La odiava quando faceva la tossica. Sara: “Non lo faccio.”
disse improvvisamente. Alex: “Cosa?” Sara: “Non 'faccio' la
tossica” Alex: “Hai imparato a leggere nel pensiero adesso?” Sara: “Nel
tuo si.” Alex: “Ah, si? E a cosa starei pensando adesso?” Sara: “E' troppo
osceno per dirlo.” rispose. Alex: “Mi dispiace deluderti allora. Non è nulla
di osceno.” La ragazza alzò un sopracciglio e lui ringraziò il fatto che non
potesse guardarlo in faccia. Alex: “Mi spieghi perché desideri così tanto
morire?” Sara: “Io non lo desidero.” Alex: “Allora devi smettere di
prendere quella roba.” Sara: “Perché? Perché me lo dici tu? Non sei più il
mio ragazzo.” Alex: “Possibile che tu non riesca proprio a passare sopra
questa cosa?” esclamò impaziente. Sara: “No, non ci riesco.” Alex: “Io non
potevo...” Sara: “Perché?” Alex: “Lo sai perché” Sara: “No, non lo so.
Devi dirmelo tu.” Alex: “Ho dieci anni più di te.” disse sospirando. Sara:
“E quindi? Matt ne ha tredici più di Kate.” rispose con ostinazione. Alex:
“Nelle università non è molto ben visto un professore che ha una ragazza
dell'età dei suoi studenti.” Sara: “E giustamente meglio perdere me che lo
stipendio. Non fa una piega.” la sua voce aveva un tono amaro. Alex: “Non
intendevo dire questo.” Sara: “Ma l'hai detto.” Alex: “Hai idea di cosa
sarebbe successo se avessero scoperto che stavamo insieme?” Sara: “Sono
maggiorenne.” Alex: “Non lo eri quando ci siamo messi insieme.” Sara:
“Questo lo sapevi anche prima.” esclamò alzando la voce. Non le piaceva quando
lui si arrampicava sugli specchi. Alex: “...io non ci posso credere che
stiamo avendo questa conversazione.” disse infine dopo un paio di minuti di
silenzio. Sara: “Hai iniziato tu.” lo rimbeccò. Alex: “No, io ti ho
chiesto un'altra cosa. Perché ridevi?” Lei non rispose e si lasciò cadere
stesa sul letto. Sara: “Il tuo letto ha un buon profumo.” disse, quasi
sovrappensiero. Alex: “Non cambiare argomento.” La ragazza si alzò di
scatto con aria irritata. Sara: “Ma insomma vuoi lasciarmi in pace?!”
esclamò. La droga stava ricominciando ad avere effetto. Alex: “Io voglio solo
aiutarti.” Sara: “IO NON VOGLIO IL TUO AIUTO, VOGLIO SOLO CHE MI LASCI IN
PACE! NON SEI NEMMENO VENUTO A TROVARMI IN INFERMERIA E ADESSO PRETENDI CHE TI
DIA RETTA! SE PROPRIO LO VUOI SAPERE E' SOLO COLPA TUA SE HO RICOMINCIATO. IO
AVEVO SMESSO PER TE!” sapeva che non era vero, che era stato solo quello che
Jean le aveva detto e quello che le avevano dato quando era prigioniera a farla
ricominciare, ma voleva ferirlo. Almeno un pochino, voleva fargli provare quello
che aveva provato lei. Alex: “Sara per favore...” tentò di
rabbonirla. Sara: “NO! Io non voglio più...” la sua voce scemò e si portò una
mano alla testa. Lui si avvicinò e la sorresse, poi la prese in
braccio. Alex: “Ti porto in infermeria. Non vorrai mica morire sul
serio.” Sara: “Io sono già morta.” mormorò. |
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