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Nel regno di Wonder, da alcune settimane, non si faceva che parlare
d’altro. La notizia, giunta in modo inaspettato, aveva sconvolto il pianete e i
suoi abitanti, e messo in agitazione tutte le famiglie reali dei sette regni.
Era un avvenimento che non si verificava da oltre un centinaio d’anni, un’antica
tradizione che si riteneva perduta, almeno fino a qualche settimana fa. E la
colpa di tutto quel trambusto era venuto dal regno da cui meno ci si aspettava
uno scompiglio del genere: il regno della Luna. Tutti sapevano che la giovane
principessa Milky del regno della Luna aveva compiuto dieci anni da pochi
giorni. Tutti erano consci del fatto che una principessa reale, a quell’età,
avrebbe dovuto iniziare a prepararsi ad acquisire le conoscenze, la grazie e
l’eleganza degna di un membro di una famiglia reale. Tutti sapevano che
l’istruzione di una principessa era una priorità per qualsiasi famiglia reale,
e quindi, la scelta del precettore, o dei precettori, era ritenuta di
fondamentale importanza. Tutti aspettavano con ansia di conoscere il nome, o i
nomi, dei precettori che avrebbero accompagnato l’istruzione della principessa
negli anni a venire. Ma nessuno era preparato a ciò che la regina, Queen Maria,
aveva da dire. Il ritorno, appunto, ad una antica tradizione, una tradizione
che pochi conoscevano, ma che tutti avevo compreso, essere di una importanza
assoluta: la regina Maria aveva deciso che l’istruzione della principessa Milky
sarebbe stata affidata ad una sola persona, un membro di una delle famiglie
reali dei regni di Wonder, una principessa per la precisione, che doveva essere
eletta da un gruppo di sette saggi, colei era definita “principessa
istitutrice”. La principessa istitutrice avrebbe dovuto insegnare alla giovane
principessa tutto ciò che era considerato indispensabile per l’educazione di
una reale, etichetta, come comportarsi in società, la storia del proprio paese
e di quello di Wonder, ma anche il ballo, il canto, il ricamo, il modo corretto
di conversare e di organizzare un evento dell’alta società, insomma avrebbe dovuto insegnarle come diventare una principessa
reale degna di quel nome. Oltre a questo, la principessa istitutrice avrebbe
vissuto per tre anni nel regno della Luna, in modo tale da potere sempre essere
a contatto con la sua protetta, e in modo tale da poterle insegnare tutto
quanto ogni giorno. Ed era proprio questo che sconvolgeva il pianeta. Una
giovane principessa, in età da marito, avrebbe vissuto per tre anni nello
stesso palazzo dove un principe, uno dei principi più ambiti di tutta Wonder per la precisione, abitava, un principe, oltretutto,
non ancora legato da nessun fidanzamento reale. Ed era di questo, infondo, la
cosa di cui il pianeta non faceva che parlare: la presenza costante di una
principessa avrebbe fatto si che alla fine dei tre anni, si sarebbe celebrato
un matrimonio?
-Io proprio non vi capisco madre…-
La frase sembrò rimbombare nella grande sala del trono vuota
in quel momento. Moon Maria sorrise alla frase appena pronunciata da figlio.
Sapeva che la notizia lo avrebbe sconvolto, sapeva che tutto il mondo ne
sarebbe stato sconvolto, ma sapeva anche che quella sarebbe stata la scelta
migliore.
-È la scelta migliore, fidati di me Shade-
Il principe si fermò e fissò sua madre, leggermente sconvolto.
-Non capisco invece madre, e perdonatemi, ma faccio molta
fatica a fidarmi. Perché volete sottoporre Milky a tutto questo? Nel regno di Wonder non si fa che parlare d’altro. Siamo al centro dei
pettegolezzi di tutto il mondo e…-
-E lo saremo fino a quando non succederà qualcosa che
sconvolgerà le menti degli abitanti di questo posto, cosa che potrebbe accadere
anche domani, per quanto ne sappiamo-
Shade fissò sua madre, sempre più
sconvolto. La regina, vedendo il figlio in quello stato, non poté non trattenere
una risata. Con grazia si alzò dal trono su cui era seduta e si avvicinò al
figlio.
-Lo so che sembra una scelta assurda e azzardata ma è quello
che serve a tua sorella. Milky ha bisogno di avere accanto una figura femminile
che la possa guidare e che le possa insegnare come diventare una ottima
principessa-
-Potreste farlo voi, siete sua madre e…-
-E tutti e due sappiamo che la mia salute non me lo consente. Shade, non ho la forza per stare dietro ad una principessa
di dieci anni esuberante e che si distrae molto facilmente. E sai che tua
sorella è fatta così-
Shade distolse lo sguardo. Sapeva
che sua madre aveva ragione. La giovane principessa Milky, infatti, da dolce e
tenera bambina era cresciuta in una piccola e facilmente distraibile ragazza.
Non aveva molta voglia di studiare, e preferiva sfuggire alle guardie del
palazzo e passare le giornate all’aperto, invece che chiusa sui libri. E il
principe sapeva perfettamente che sua madre non poteva seguirla nel modo
migliore.
-Ma potreste sempre mandarla in accademia-
-Sappiamo tutti e due che troverebbe il modo di tornare a casa
in men che non si dica. Milky deve stare qui, dove la potremmo seguire meglio-
-Un precettore allora? Magari potrebbe…-
-Milky lo farebbe andare via in meno
di una settimana, e lo sai-
Il giovane principe fissò sua madre negli occhi, vinto.
-Come riuscite sempre a vincermi, madre? Non c’è stata ancora
una volta dove io sia riuscito a farvi cambiare idea-
Moon Maria sorrise.
-Ma è naturale, figlio mio. Sono tua madre, io ho sempre
ragione-
Shade alzò gli occhi al soffitto.
-Ma non sono più un bambino ormai-
La regina appoggiò una mano sulla guancia del figlio e attirò
su di se il suo sguardo.
-Per me lo sarai sempre, lo sai questo no?-
-Intendete dire che non mi lascerete mai vincere?-
Moon Maria si mise a ridere.
-Certo che non ti lascerò mai vincere. Sono pur sempre tua
madre. E ora che ne dici di prendere una tazza di thè insieme a me?-
L’unica risposta che la donna ottenne fu un sorriso da parte
del figlio. Shade porse il braccio a sua madre, e
insieme si avviarono verso la porta. Moon Maria sorrideva, alla fine, riusciva
sempre a spuntarla con suo figlio. Nonostante fosse un giovane uomo di ventitré
anni, lei sapeva ancora come convincerlo.
Nel palazzo del regno del sole regnava in caos. Dalla notizia
della ricerca di una principessa istitutrice per la giovane principessa Milky
del regno della Luna, Fine era praticamente impazzita.
-Ti rendi conto Rein? Ti rendi
conto? Tre anni! Si parla di tre, lunghi anni-
-Mmm-
-Tre anni, tre anni a contatto con lui, tutti i giorni, tre
anni con Shade. Rein
capisci di cosa parlo?-
-Mmm-
Fine si fermò di colpo e guardò sua sorella. Le due gemelle
non potevano essere più diverse. Da quando erano cresciute, le due sorella
avevano scoperto di avere due caratteri abbastanza diversi. L’esuberanza e la
vivacità di quando erano bambine era stata sostituita da una calma e una
maggior consapevolezza di essere principesse in tutte e due, ma mentre Fine
aveva mantenuto un carattere molto più vivace e chiacchierone, Rein era diventata molto più calma e riflessiva. Mentre la
rossa, infatti, preferiva ancora cercare di evitare il più possibile gli
impegni di corte, preferendo ancora i pomeriggi passati fuori all’aperto a
divertirsi con le sue amiche, la turchina aveva scoperto la lettura, e il
silenzio. Rein, infatti, preferiva passare molti
pomeriggi chiusa nella biblioteca reale, seduta su una comoda poltrona, a
leggere libri. E anche in quel momento, mentre sua sorella non riusciva a stare
calma, e camminava furiosamente su e giù per la camera da letto della turchina,
non riuscendo a trattenere l’emozione per il meraviglioso annuncio proveniente
dal regno della Luna, la turchina era comodamente seduta sul suo letto, schiena
appoggiata alla testata del letto, a leggere. Vedendo la sorella in quello
stato, posseduta praticamente dal piccolo libro che teneva in mano, Fine si
buttò sul letto della turchina, e le strappò dalle mani il libro
-Ehi, ridammelo-
-Non mi stavi ascoltando-
Rein sbuffò
-Si che ti stavo ascoltando!-
-Non è vero-
-Si che è vero-
-Allora se mi ascoltavi, perché non mi ripeti tutto quello che
ho detto?-
Rein fissò sua sorella, uno sguardo
poco amichevole sul viso.
-Non è difficile ricordarselo, sorellina. Non fai che parlare
d’altro da due settimane-
Poi Rein si mise una mano sul cuore
e l’altra se la portò alla fronte e assunse un’aria da svenevole
-“Tre anni con Shade,
la possibilità di passare ogni giorno con lui…”-
Vedendo la propria imitazione, Fine tirò un cuscino addosso
alla sorella
-Io non mi comporto così-
-Oh si che lo fai sorellina. Sei
leggermente disgustosa…-
-Che cosa?-
-Te ne vai in giro con gli occhi a forma di cuoricino e in
balia dei tuoi ormoni-
Fine divenne tutta rossa in viso
-IO non sono in balia dei miei ormoni-
-Oh, si che lo sei. Ma vorrei
ricordarti che prima di potere passare tre anni con il tuo principe devi essere
scelta come principessa istitutrice e vorrei anche ricordarti che se verrai
scelta dovrai occuparti di Milky, non di suo fratello
e…-
Ma Rein non riuscì a finire la frase
che sua sorelle le si buttò addosso, iniziando poi a farle il solletico, cosa
che procurò le risate della turchina.
-Fine… ti… prego… smettilaaaaa…-
Ben presto le risate delle due sorelle pervasero la stanza.
Dopo qualche minuto di tortura, però, la rossa si lasciò cadere sul letto
vicino alla sua sorella. Le due rimasero in silenzio qualche minuto.
-Rein…-
-Dimmi-
-Credi che io possa avere qualche possibilità? Di diventare
principessa istitutrice intendo-
Rein guardò sua sorella.
-Certo che ce l’hai Fine…-
La rossa si aprì in un sorriso enorme.
-…Dovrai solo metterti un po’ a studiare, sai per l’esame-
-Esame?-
-Certo, l’esame. I sette saggi ti interrogheranno su
etichetta, storia, cultura generale e cose del genere e dopo che avranno anche
esaminato le altre candidate voteranno e, una volta raggiunta l’unanimità,
perché ci vuole l’unanimità, faranno l’annuncio su chi è stata scelta come
Principessa Istitutrice-
Fine fissò a bocca aperta sua sorella.Poi, la rossa sprofondò il viso nel cuscino
del letto.
-Allora non ce la farò mai-
Rein ridacchiò, meritandosi
un’occhiataccia da parte della sorella
-Non mi guardare così. Ce la farai, tranquilla-
-E come pensi che ce la possa fare?-
-Semplice… prendi un libro e inizia a studiare-
Detto questo la turchina si alzò dal letto, prese il libro che
stava leggendo prima che sua sorella glielo strappasse dalle mani, e si avviò
verso la porta della stanza.
-Ehi Rein, aspetta…-
Rein si girò verso sua sorella
-Non è che potresti darmi una mano a ripassare?-
Le due sorelle di guardarono negli occhi. Rosso e blu si
specchiarono, sguardo implorante e sguardo stupito si fissarono per alcuni
secondi. Ma tutte e due sapevano chi avrebbe ceduto per primo.
-E va bene-
Fine urlò di gioia, prima di buttarsi addosso alla sorella,
stritolandola in un abbraccio.
-Rein, lo sai che sei la sorella
migliore del mondo?-
La turchina rispose solo con un gran sorriso.
La regina Elsa fissava preoccupata le sue due figlie. Le due
principesse avevano preso possesso della biblioteca di palazzo, occupando un
intero tavolo e prendendo in consultazione metà della collezione dei libri
della biblioteca. Era da una settimana che le due sorelle vivevano ormai lì
dentro, non che fosse una novità per quanto riguardava la principessa dai
capelli turchini, ma vedere lì anche la principessa Fine era stata una sorpresa
per tutto il palazzo.Elsa tuttavia si
era aspettata una situazione del genere. Appena era arrivata la notizia che il
regno della Luna sarebbe ricorso all’antica tradizione di scegliere una
principessa reale come insegnante per la giovane principessa, la regina aveva
capito che sua figlia Fine avrebbe fatto di tutto per cercare di ottenere quel
posto, come obbligare la sorella gemella a insegnarle tutto ciò che sapeva. Ed
era quello che stava succedendo. E questo terrorizzava immensamente la regina.
Non era, invece, dello stesse parere suo marito, re Toulouse, che sembrava
invece approvare questo “ripasso culturale”, come lo aveva definito, da parte
di Fine
-Le farà sicuramente bene, Elsa. Sappiamo tutti e due che
Fine, in confronto a sua sorella, ha ancora delle lacune per quanto riguarda
etichetta e storia e tradizioni del pianeta. Ci sono delle volte dove ancora
commette degli errori durante le cerimonie ufficiali di corte e…-
-Anche Rein non è esente da certi
errori, Toulouse-
-Lo so cara, lo so, ma sono anni ormai che Rein
si comporta da perfetta principessa, e nessuno riesce a trovarla manchevole in
qualcosa. Lo stesso non possiamo affermare di Fine, lo sai-
-Non sto negando questo infatti, ma anche tu devi ammettere
che, alla fine, Fine riesce sempre a conquistare tutti con la sua spontaneità e
il suo sorriso-
-Non lo nego. Ma, mia cara, non capisco dove vuoi arrivare con
un discorso del genere-
-Nemmeno io lo so, caro. Ho solo una brutta sensazione, ecco
tutto-
Il re si era avvicinato alla moglie, e le aveva preso una mano
-Cara, vedrai, andrà tutto bene-
-Ma…-
-Andrà tutto bene. Fine verrà scelta come principessa
istitutrice e questo ripasso con Rein non le servirà
ad altro che ad essere perfetta al momento della selezione. Vedrai, tutto alla
fine andrà nel modo giusto-
-E se non fosse scelta? Se a Fine venisse preferita
qualcun’altra?-
Suo marito l’aveva fissata stupito, poi era scoppiato a ridere
-Tesoro, nessuno è più adatto di Fine a quel ruolo, lo sai.
L’unica che potrebbe competere con lei è sua sorella, ma sappiamo tutte e due
che alla fine è sempre Fine è uscire vincitrice. Vedrai, tutto andrà per il
meglio-
Ma l’ottimismo del re non aveva convinto la regina. La donna
non riusciva a nascondere questo senso di ansia che la pervadeva. C’era
qualcosa di sbagliato nella scena che stava osservando in quel momento, anche
se non sapeva dire che cosa. Elsa rimase così tanto tempo assorta nei suoi
pensieri che non si rese conto neppure del fatto che le sue due figlie avevano
concluso, per quella giornata, il loro studio. Si riscosse solo quando Rein, scorta la madre ferma sulla porta, non le si avvicinò
chiamandola
-Madre-
La regina si riscosse dal suo stato meditativo e si aprì in un
sorriso alla figlia
-Rein… avete finito?-
-Si madre, per oggi si. Fine non riesce a mantenere la
concentrazione per troppo tempo, soprattutto quando inizia ad avere fame e a
sognarsi i dolci della cucina-
-Chi è che non riesce a mantenere la concentrazione, scusa?
Non sono io quella che si perde in contemplazione degli scaffali della
biblioteca e mi fa perdere minuti preziosi….-
-Io non mi fermo in contemplazione davanti agli scaffali, ma
rifletto-
-Ora si chiama riflettere?-
Rein guardò male sua sorella
-Si, rifletto, Fine, si dice così, perché cerco quale siano i
libri migliori per te al momento. Devo aiutarti, ma non posso darti cose troppo
specifiche. Quindi devo trovare libri che siano esaurienti, ma che al contempo
trattino molti argomenti. Non è facile e…-
Fine lanciò un’occhiata a sua madre, non celando un sorrisino
-Credo madre che dobbiate abbandonare qualsiasi progetto voi
abbiate in servo per mia sorella. Sembra che avremo la prima principessa
bibliotecaria della storia-
Rein diede un pizzicotto alla
sorella
-Ahia!-
-Così impari ad offendere la tua insegnate-
-TU non sei la mia insegnante. Mi stai solo dando una mano-
-Considerando il fatto che tu non sai praticamente niente e io
invece ne so più di te, e anche il fatto che io passo mezze giornate a
spiegarti fatti e genealogie e antiche tradizioni… si, direi che io sono
l’insegnate e tu l’allieva-
-Ma se oggi ti ho dovuto correggere io sulla genealogia del
regno di Tana Tana. Hai confuso re Urion III con re Urion XIII e…-
-Solo un caso-
Disse la turchina, anche se un leggero rossore le imporporò le
guance
-Un caso, eh?-
Fine lanciò un altro sguardo alla madre
-Mi sa che l’allieva sta superando la maestra. Comunque io ora
avrei fame… vado a vedere se riesco a sgraffignare qualcosa dalle cucine.
Madre, ci vediamo dopo a cena-
Detto questo, e dopo avere fatto un piccolo inchino in
direzione della donna, si allontanò, a passo spedito, lungo il corridoio del
palazzo. La regina non aveva ancora detto una parola e, anzi, ascoltando la conversazione
delle figlie, si era fatta ancora più cupa in volto, tanto da preoccupare Rein
-Madre, state bene?-
La regina fissò la figlia
-Si Rein, tranquilla sto bene-
-Ne siete sicura?-
-Si tesoro, ne sono sicura-
-Volete che vi accompagni a fare una passeggiata in giardino?
C’è ancora tempo prima del calare del sole e la temperatura sembra ideale
ancora. Che ne dite?-
-Mi sembra una buona idea-
Le due donne si avviarono verso il giardino. E mentre
camminavano a fianco l’una dell’altra, in perfetto silenzio, Elsa capì da dove
venisse il suo stato d’ansia. Per quanto le due principesse avessero la stessa
età, erano profondamente diverse. Fine, era ancora come se fosse una bambina,
mentre Rein sembrava decisamente molto più matura. E
improvvisamente, fu come se tutto combaciasse alla perfezione nella mente della
donna, e riascoltando la conversazione avuta con il marito, capì da dove veniva
la sua inquietudine. Fu per quello che la donna afferrò per le spalle la figlia
e la obbligò quasi con le spalle al muro
-Madre, che cosa…-
-Promettimelo Rein-
-Madre?-
-Devi promettermelo!-
-Di cosa state parlando?-
-Promettimi che non parteciperai alla selezione per ottenere
la carica di principessa istitutrice della principessa Milky-
-Madre, ma cosa…-
-PROMETTIMELO REIN!-
Rein fissò allarmata e stupita sua
madre. Era la prima volta che la sentiva alzare la voce e le vedeva quello
sguardo implorante negli occhi
-Ve lo prometto madre-
La prese sulle spalle della principessa si fece meno forte, e
anche il viso della regina sembrò rilassarsi di colpo
-Non avevo nessuna intenzione di parteciparvi comunque. Non
sono interessata e anche se lo fossi stata… non mi sarei sentita all’altezza
del compito-
Elsa fissò la figlia, stupita
-Cosa vuoi dire?-
Rein distolse lo sguardo e si liberò
dalla presa della madre
-Come potrei insegnare io ad una giovane principessa a
comportarsi in modo corretto, ad insegnarle l’etichetta e ad essere amabile e
affabile, quando io stessa non mi sento così? Quando la mia stessa famiglia non
mi ritiene all’altezza?-
Sentire dire quelle parole da sua figlia fu come ricevere una
pugnalata al cuore
-Rein… ma di cosa stai parlando?-
-Non è la verità questa madre? Non è sempre stata questa la
verità?-
-Rein? No, tesoro cosa dici. Come
puoi pensare ad una cosa del genere?-
-Perché qualsiasi cosa io faccia non vengo mai presa in
considerazione. È sempre e solo Fine. Io non sono mai la prima scelta. Vengo
sempre solo e dopo di lei e non mi venite a dire che non sia così. Lo dimostra
anche la promessa che mi avete fatto stringere. Non devo mettermi più in luce
di Fine, perché è lei la principessa designata del regno del sole, non è vero?
Credete che io sia così ingenua?-
-Rein cosa…-
-È Fine l’erede al trono, non è vero? Io sono solo la
secondogenita-
-No, ma cosa dici. Non esiste una primogenita o secondogenita.
Tu e tua sorella siete alla pari, sullo stesso piano-
-Ma non è così-
Elsa vide negli occhi di sua figlia una profonda disperazione,
e, soprattutto, un profondo dolore
-Rein, non stanno così le cose,
credimi. Ne io ne tuo padre pensiamo che voi due non
siate sullo stesso livello, e gli eredi al trono siete voi due, senza
preferenze. Perché non mi hai parlato di questi dubbi, tesoro mio? Te lo avrei
detto subito e…-
-Non voglio sentirmi dire altre bugie…-
-Rein-
-Dovete scusarmi madre, non penso di potervi accompagnare in
giardino al momento. Me ne vado nelle mie stanze. Credo non scenderò nemmeno
per cena. E non vi preoccupate, manterrò la vostra promessa. Non abbandonerò
questa mia prigione dorata-
E detto questo Rein si incamminò
lungo il corridoio. Fu solo quando sua figlia fu sparita dalla sua vista che la
regina si permise di lasciarsi andare alle lacrime.
-Da quanto tempo ti ho perso figlia mia?-
-Come sarebbe a dire sparita?-
La guardia reale tremò, nonostante avesse quasi il doppio
degli anni del principe che gli stava davanti.
-Altezza, proprio quello che temete. Vostra sorella, lei…
ecco, stamattina la sua cameriera non l’ha trovata in stanza e allora si è
messa a cercarla per il palazzo ma… non riusciva a trovarla e allora ha chiesto
aiuto a noi e… abbiamo cercato in tutto il palazzo e anche fuori, abbiamo
chiesto anche l’aiuto della guardia cittadina ma… ecco si, insomma noi non
siamo riusciti a trovarla, vostra altezza-
Shade si limitò a fissare la guardia,
scuro in volto
-Voi mi state dicendo che, nonostante l’esagerato numero di
guardie reali presenti a palazzo, e la presenza fuori dalle mura di una intera
compagnia della guardia cittadina, una bambina di dieci anni, bambina conosciuta
in tutto il regno e che di certo non passa inosservata, è riuscita a sparire lo
stesso?-
L’uomo si fece tutto rosso in viso, mentre uno stato sempre
maggiore di ansia gli cresceva dentro.
-Si principe, proprio così-
-Voi siete…-
-Stato terribilmente gentile ad informarci subito e sono
sicura che continuerete le ricerche e che troverete presto mia figlia-
L’uomo si volto stupito verso la regina Moon Maria, che era
entrata nello studio del figlio senza farsi sentire.
-Vostra maestà-
-Potete tornare subito al vostro lavoro-
L’uomo fece un rapido inchino e sorrise alla sua regina
-Certo vostra maestà, vado subito, maestà. Principe-
Detto questo l’uomo fuggì il più velocemente possibile dalla
stanza, lieto, di avere mantenuto non solo il suo posto, ma anche la sua testa
al suo posto. All’interno dello studio, invece, Shade
fissava allibito sua madre
-Come avete potuto lasciarlo andare via così?-
-Ambasciatore non porta penitenza, Shade-
-Ma…-
-Se proprio vuoi licenziare qualcuno, licenzia il capo della
guardia reale, che ha preferito mandare un suo sottoposto a parlare con te,
invece che presentarsi lui di persona-
-Si ma resta il fatto che Milky è
sparita-
Moon Maira si mise a ridere
-Milky non è sparita-
-Non avete sentito, madre? Non si trova da nessuna parte e
nemmeno in paese-
-Solo perché le guardie non hanno ancora guardato nel posto
giusto-
-Madre…-
La regina fissò divertita il figlio
-È elementare figliolo. Tu e tua sorella siete perfettamente
uguali. Quindi dovresti saperlo benissimo dove sia andata tua sorella-
Il figlio la fissò stupito.
-Shade, dove vai quando hai bisogno
di chiedere un consiglio importante?-
-Da voi! Milky è nelle vostre
stanze?-
-No, non è venuta da me, e tu non hai risposto correttamente
alla mia domanda-
Il figlio guardò la madre perplesso
-Madre, siete la sola a cui vado a chiedere consiglio, e lo
sapete. Non mi fido di altri se non voi e…-
-Questo lo so, figliolo, ma sappiamo tutti e due che ci sono
cose con cui tu non ti confidi con me, vero?-
Shade guardò sua madre, stupito. Poi
comprese
-Lo sapete, vero?-
Moon Maria si avvicinò al figlio e gli fece una piccola
carezza su una guancia
-Certo che lo so. Sei mio figlio, dopo tutto. Se vado io a
chiedere consiglio ancora a lui, perché non dovresti farlo anche tu, o tua
sorella?-
-Anche tu vai da lui?-
-Quasi ogni giorno-
-Ti manca, non è vero?-
Moon Maria distolse lo sguardo, e lo pose sul ritratto posto
dietro la scrivania del figlio. A prima vista qualcuno avrebbe potuto pensare
che si trattasse del ritratto del principe Shade, ma
dopo un’attenta osservazione si vedeva che gli uomini erano diversi. Si
assomigliavano molto, ma dopo un’attenta osservazione, si poteva capire che
erano due persone totalmente diverse. L’uomo del ritratto, infatti, non solo
era un uomo più maturo del principe, ma aveva anche i capelli leggermente più
scuri e gli occhi erano totalmente diversi da quelli blu notte di Shade. L’uomo del ritratto, infatti, aveva gli occhi
dorati, come la luna che brilla nel cielo la notte. Non era difficile capire
chi fosse l’uomo del ritratto.
-Si, mi manca terribilmente. Mi manca tutte le ore, i minuti e
i secondi di tutti i giorni-
-Anche a me manca-
La regina guardò suo figlio, uno sguardo triste negli occhi
-Lo so-
I due rimasero in silenzio alcuni minuti.
-Shade?-
-Si madre?-
-Vai da tua sorella. Ha bisogno di te ora-
-Ma madre forse…-
-Ha bisogno di te, fidati di me. Vai, tanto sai dove trovarla-
Shade non replicò. Fece solo un
piccolo inchino, prima di uscire veloce dalla stanza. La donna, rimasta sola,
si voltò di nuovo verso il ritratto del marito
-Quanto ti assomiglia Skyler… e
quanto saresti fiero del tuo bambino-
Shade là trovò là, proprio dove
aveva detto sua madre, nella cappella. Era inginocchiata, a testa bassa, le
mani giunte. Davanti a lei, un piccolo mazzo di fiori di campo appena colti che
stavano inondando la piccola cappella di profumo. Shade
si avvicinò in silenzio a sua sorella, e si inginocchiò accanto a lei.
-Immagino il palazzo sia nel caos…-
-E anche l’intera guardia cittadina-
Milky alzò lo sguardo verso il fratello,
occhi blu che si specchiarono in altri occhi blu cobalto.
-Mi dispiace…-
-Non fa niente-
Milky tornò a volgere lo sguardo
verso il muro davanti a lei, dove, inciso nel marmo, c’era il nome di loro
padre.
-Avrei tanto voluto conoscerlo…-
-Ti avrebbe viziata-
Milky sorrise
-Più di te?-
-Molto più di me. Avresti sicuramente potuto fare tutto quello
che volevi e avresti avuto tutto quello che
desideravi-
-È proprio quello che gli sto chiedendo…-
-Vorresti che ti facesse sparire?-
Milky scosse la testa.
-No, non vorrei sparire. Vorrei solo non essere una
principessa-
Shade mise una mano sulla spalla di
sua sorella.
-Milky…-
-Si, lo so. È un privilegio esserlo, e devo sentirmi onorata
del ruolo che ho e del prestigio che ne deriva e…-
-Risparmiami le parole della tata, ti prego. Me le sento ripetere da quando ho quattro anni-
MIlky guardò sorpresa il fratello.
-Che c’è?-
-Vuoi dire che anche tu…-
-Ogni tanto ho desiderato non essere un principe? Per di più
erede al trono? Certo che si-
Milky guardò il fratello stupita e
meravigliata.
-Milky… la nostra vita non è facile.
Abbiamo molti privilegi, ma anche un sacco di obblighi, e la nostra vita non
sarà mai totalmente nostra. Noi dovremo sempre convivere con il fatto che tutto
il popolo e il regno guarderà ciò che noi facciamo e come ci comportiamo, e
capiterà che a volte saremo costretti a prendere delle decisioni che ci faranno
mal volere dal popolo. Ma è il nostro compito, è il nostro ruolo, e non ci
possiamo tirare indietro. Siamo nati in questa famiglia, e come tale dobbiamo
imparare a sopportarne il peso e gli oneri-
-Come sei saggio fratello-
Shade sorrise.
-Sono le parole che mi disse nostro padre quando avevo
all’incirca la tua età-
Milky guardò stupita il fratello
-Sono parole di papà?-
Shade annuì.
-Si, sono sue, e non me le sono mai dimenticate-
-Vorrei tanto averlo conosciuto…-
Shade prese sua sorella e la
trascinò in un abbraccio. La piccola, dopo un primo momento di stupore, si
lasciò andare, e iniziò a piangere.
-Non voglio che un’estranea venga qua a insegnarmi. Non voglio
essere sottoposta ad una scelta pubblica. Non voglio una precettrice, voglio
solo una vita normale…-
Shade lasciò sua sorella piangere e
sfogarsi. Nemmeno lui voleva sottoporre sua sorella ad un’attenzione generale
da parte di tutto il pianeta, ma doveva avere fiducia in sua madre in quel
momento. L’unica cosa che sperava era che alla fine, la scelta fosse ricaduta
su una persona di cui ci si poteva fidare, e che avrebbe aiutato Milky nel migliore dei modi. Sperava che una principessa
del genere potesse esistere.
Moon Maria si presentò dai sette saggi una settimana prima
della cerimonia ufficiale della scelta. Era una tradizione che la regina che
invocava la scelta potesse conoscere in anticipo il nome delle candidate per il
tiolo di principessa istitutrice. In quell’occasione, poi, la regina poteva
esprimere una preferenza su un nome o più, anche se alla fine sarebbe stato il
consiglio a decidere. Il consiglio era formato da sette saggi provenienti ognuno
da un pianeta del regno di Wonder. Questo doveva
garantire la scelta imparziale delle candidate, e il non preferire un regno ad
un altro. Tuttavia, ad accogliere la regina nella sede del consiglio fu il
saggio scelto dal regno della Luna
-Vostra Maestà-
-Saggio Goldrim, vi vedo sempre in
splendida forma-
L’uomo sorrise, mentre si inchinava alla sua regina
-Non mi lamento, per l’età che ho-
Moon Maria sorrise. L’età dell’uomo era un mistero persino per
gli stessi abitanti del regno della Luna. Tutti conoscevano il saggio Goldrim, ma da dove venisse di preciso, non si sapeva. Già
ai tempi dell’incoronazione di Moon Maria era un saggio, e ormai da
quell’incoronazione erano passato molti anni.
-Vostra maestà, se volete seguirmi, vi accompagno nella sala
dove i saggi aspettano-
I due si avviarono.
-Sapete altezza, non credevo che avreste invocato una così
antica tradizione-
-Non lo credevo nemmeno io, saggio Goldrim-
Il vecchio le lanciò uno sguardo perplesso
-Allora, cosa vi ha spinto a questa decisione, se lo volete
dire, si intende…-
-Sapete che non ho segreti per voi-
-Voi mi onorate, maestà-
-Non so come spiegarvelo di preciso. Sento solo che questa è
la scelta migliore, sia per MIlky che per il mio
regno-
-Per il regno?-
Moon Maria annuì.
-Si, anche per il regno. So che può sembrare una follia ma…
sento che colei che verrà scelta potrà aiutare tutti noi-
L’uomo la guardò, ma non aggiunse niente altro. Una volta
arrivati davanti alla porta che conduceva alla stanza dove era riunito il
concilio, il saggio Goldrim si girò verso la donna
-Spero che la vostra sensazione sia corretta maestà e che non
dobbiate mai pentirvi della vostra scelta-
-Lo spero anche io, Goldrim-
-Vogliamo entrare?-
L’uomo non attese la risposta della regina. Aprì la porta e si
avviò all’interno della sala. Dopo qualche secondo anche Moon Maria entrò,
tuttavia, non poté impedirsi di prendere un bel respiro. Da quel momento in
poi, non si poteva più tirare indietro. Il destino di sua figlia e di una
principessa dei sette regni si sarebbe deciso in quel momento. Sperava
veramente che tutto andasse, alla fine, nel modo migliore.
Eccomi qua, con una storia un po’ particolare, lo ammetto, ma
è una storia che mi gira in testa da molti anni ormai, e ora sento che è
arrivato il momento di buttarla giù sul serio. Quindi eccomi qua, a sottoporvi
questa mia idea, sperando che vi piaccia come piace a me.
Devo precisare una cosa: io non ho letto ne
il manga, ne visto la seconda serie dell’anime. Quindi in questa storia vedrete
solo i personaggi della prima, gli altri proprio non li conosco, e molti nuovi
personaggi di mia creazione. Anche i caratteri dei personaggi forse non saranno
fedeli a quelli originali, ma ammetto subito che non posso affermare di
conoscerli sufficientemente bene per fare una storia fedele in quello. Quindi
mi scuso in anticipo per eventuali OOC.
Seconda cosa: ho reso diverse caratterialmente le due
principesse gemelle. Mi prendo questa piccola licenza poetica, almeno per ora.
E si, qui, Rein, si sente non parte della famiglia
del regno del sole. Tutto verrà poi spiegato meglio nei prossimi capitoli, e
non è detto che non ci possa essere una evoluzione del personaggio (anzi, ci
sarà, fidatevi di me). Quindi, vi prego, non mi uccidete subito per avere
stravolto il personaggio di Rein, abbiate un pizzico
di fiducia in questa umile scrittrice.
E questo, per ora, è tutto.Spero che la storia vi abbia incuriositi, e che non ne rimaniate delusi.
Grazie a tutti quelli che hanno letto questo primo capitolo, e chi vuole
lasciare una recensione per dirmi cosa ne pensa, giudizi o critiche che siano,
fatelo pure, io accetto tutto, e se posso migliorare la storia ben venga.
Ci vediamo al prossimo capito, un bacione dalla vostra
Da quando Moon Maria era ritornata dalla riunione con
i sette saggi dei regni di Wonder, qualcosa era cambiato. Shade aveva percepito
che qualcosa di spiacevole doveva essere successo, e la cosa lo stava preoccupando.
Tuttavia aveva paura ad affrontare l’argomento con sua madre, soprattutto quando
la donna gli aveva chiesto di fidarsi di lui, e Shade si fidava di lei. Ma
vederla così agitata e nervosa lo stava veramente preoccupando. Sperava solo
che la preoccupazione fosse dettata unicamente dalla preparazione della
cerimonia, e non per qualche altro, oscuro, motivo. Per ora, l’unico compito
che Shade si era prefissato di mantenere, era quello di tenere alto il morale
della sorella, e cercare di distrarla il più possibile. Per quello quel giorno
il principe aveva deciso di cancellare tutti i suoi impegni reali, cosa che
aveva provocato un profondo turbamento nel cancelliere di corte.
-Vostra maestà… come sarebbe a dire cancellare ogni
impegno?-
Aveva domandato l’uomo. Shade aveva alzato gli occhi
al cielo
-Vuol dire, cancelliere, che oggi non parteciperò a
nessun impegno di corte-
-Ma… c’è il consiglio con i ministri, e poi ci sono le
udienze personali… ci sono molti nobili che desiderano parlare con voi oggi e…-
-E tu, sono sicuro, riuscirai a scusarti con loro per
la mia assenza di oggi, come con i ministri-
-Ma, vostra altezza… cosa dovrei dire?-
Shade aveva fissato l’uomo, provando un po’ di pietà
per lui. Sapeva che i ministri e i nobili lo avrebbe tempestato di domande per
colpa della sua decisione.
-Dica loro che mia sorella oggi reclama la mia
presenza. Le ho promesso di passare del tempo con lei. Sono certo che i
ministri capiranno che non potevo ignorare una richiesta di aiuto di una
principessa reale, le pare?-
Detto questo Shade era uscito dal suo studio,
lasciando l’uomo a bocca aperta. Sapeva che il cancelliere gliel’avrebbe fatta
pagare, ma ormai aveva preso la sua decisione. Oggi lui avrebbe passato tutta
la giornata con sua sorella. Nessuno glielo poteva impedire.
Milky era nervosa, agitata, ma anche contenta. Era da
molto tempo che lei e suo fratello non facevano un giro nella città che si
trovava fuori dal palazzo. Milky sapeva che lo scopo di quella visita era di
farla distrarre e non farle pensare all’imminente scelta della principessa che
avrebbe avuto il compito di insegnarle tutto quello che c’era da sapere,
tuttavia voleva godersi appieno quella giornata. Non capitava spesso che suo
fratello rinunciasse ai suoi impegni per lei, e Milky aveva tutta l’intenzione
di sfruttare quel pomeriggio. Appena la carrozza arrivò nella piazza
principale, tutti gli abitanti si fermarono ad osservare. Non capitava spesso
che la carrozza reale scendesse al villaggio, e tutti erano in attesa di sapere
chi sarebbe sceso. Il primo a scendere fu Shade e quando gli abitanti videro il
loro principe rimasero sbalorditi. Era da molto tempo che il principe non
scendeva nel paese, ma la sua visita li riempiva di gioia. Poi, quando Shade
porse la mano per aiutare un’altra persona a scendere dalla carrozza, gli
abitanti rimasero ancora più sbalorditi nel vedere scendere la loro
principessa. La principessa Milky veniva spesso nel villaggio, al contrario del
fratello, ma vederli lì, insieme, provocò dei mormorii e delle grida di
sorpresa. Quando Shade ebbe aiutato la sorella a scendere dalla carrozza, si
voltò verso le persone del villaggio
-Abitanti del regno della
Luna, scusate se abbiamo turbato la vostra giornata. Mia sorella ed io vogliamo
solo passare una giornata tranquilla qui nel vostro villaggio. Spero che la
cosa non vi disturbi-
Gli abitanti si aprirono
in un caldo sorriso e si inchinarono ai loro principi.
-Che bel principe che
abbiamo-
-Come siamo fortunati ad
avere delle altezze reali come loro-
-Ci hanno chiesto scusa,
loro, che sono i nostri principi! Come siamo fortunati-
Questi erano alcuni dei
commenti che vennero dagli abitanti del villaggio. Milky sorrise sentendo quelle
parole. Sapeva che il merito dell’amore che loro provavano per suo fratello era
dettato dai modi cordiali e sinceri che Shade aveva con loro, e in quel momento
si sentì orgogliosa del proprio fratello. Shade, vedendola così sorridente le
domandò se andasse tutto bene. Milky annuì
-Si, tutto perfetto-
-Vogliamo iniziare il
nostro pomeriggio?-
-Certo. Per prima cosa
voglio andare a vedere quella vetrina!-
Milky si avviò decisa e
sicura verso una vetrina, e Shade sorrise vedendo che si trattava di una
pasticceria. Sua sorella era terribilmente golosa sin da piccola. Sapeva che a
palazzo cercava sempre di contenersi e di non eccedere nel consumare i dolci,
ma quel giorno avrebbe concesso qualsiasi desiderio a sua sorella.
-E dolci siano-
E Shade si avviò di corsa
verso sua sorella. Non voleva certo rischiare che Milky prosciugasse le casse
del tesoro dello stato per mangiare tutti quei dolci.
Nessuno poteva immaginare
che dentro a quella buia e polverosa libreria, piena di volumi, alcuni anche
molto rari, e soprattutto piena di polvere, vi si potesse incontrare una
principessa di sangue reale. Il proprietario del negozio non aveva il minimo
sospetto che la giovane donna che era entrata circa una mezz’ora prima, e che
lui aveva scambiato per una studiosa o una accademica, fosse in realtà sua
altezza reale la principessa Rein del regno del Sole.
Se lo avesse saputo si sarebbe inchinato con rispetto, avrebbe offerto i suoi
servigi alla giovane dama, e le avrebbe detto che avrebbe cercato lui i libri
che le servivano, invitandola a tornare dopo nel negozio, perché passare una giornata
in mezzo alla polvere non era una occupazione degna di una principessa. Ed era
proprio per quello che Rein era andata là in incognito. Aveva messo addosso i
vestiti più semplici che aveva, niente di appariscente, e, soprattutto, aveva
lasciato a palazzo qualsiasi cosa che la potesse identificare come principessa.
Aveva dovuto lottare con la guardia reale che la scortava
-Una principessa non
dovrebbe andare in giro senza scorta-
-Non mi interessa
capitano. Vogli solo passare un pomeriggio tranquillo a cercare dei libri che
nella biblioteca del palazzo non ci sono-
-Comunque non potete
andare in giro da sola, altezza-
Rein aveva alzato gli
occhi al cielo, esasperata. Alla fine aveva raggiunto un compromesso con il
capitano delle guardie. Alcuni uomini della scorta l’avevano accompagnata quasi
al negozio, ma poi l’avevano lasciata andare da sola. Tuttavia si era deciso
che almeno due uomini sorvegliassero la porta della libreria, per assicurarsi
che nessun uomo sospetto vi entrasse e potesse aggredire o ferire la
principessa. Rein non aveva conquistato la libertà che tanto desiderava, ma
almeno poteva stare nel negozio in santa pace da sola, in mezzo ai suoi amati
libri. Era talmente concentrata nella sua ricerca di preziosi e antichi volumi,
che non si rese conto che la porta del negozio si era aperta, e che il
negoziante aveva fatto un salto dalla sedia non appena aveva visto chi era
l’uomo che era entrato nel negozio. Non si era resa conto di niente, talmente
era presa dalla lettura di un antico codice, si riscosse solo quando si sentì
afferrata bruscamente per un braccio.
-Ma cosa…-
-Signorina, dovete uscire
immediatamente-
Rein aveva fissato
l’uomo, non capendo cosa stesse succedendo.
-Per quale motivo, scusi?
Non sto facendo niente di male-
L’uomo l’afferrò più
strettamente e iniziò a spingerla verso la porta del negozio
-Signorina, sono
desolato, ma il negozio per lei ora è chiuso. Non può pensare di disturbare la
visita di…-
-Mi vuole lasciare? Mi
sta facendo male…-
Rein cercò di liberarsi
dalla stretta dell’uomo, quando una voce alla loro spalle li fece bloccare
-Non c’è bisogno che
mandi via questa ragazza. Io mi fermo solo per alcuni minuti-
Il librario si voltò verso
l’uomo che aveva appena parlato, e liberò Rein dalla stretta
-Vostra altezza, non
posso permettere che una persona come voi si mischi con umile gente senza
estrazione sociale-
Rein lo guardò in
cagnesco.
“Se solo sapessi chi
sono…”
Si ritrovò a pensare Rein,
spazientita.
-Vi ribadisco che non è
necessaria come cosa. Dopotutto sono certo che questa signori… ma principessa
Rein, siete voi?-
Rein sentendosi
riconosciuta, si voltò verso l’uomo che era entrato, pronta a trovarsi davanti
un nobilotto qualunque, invece si perse in due occhi blu penetranti che
riconobbe all’istante
-Shade…-
-Rein!-
I due si guardarono,
senza sapere cosa fare. Il libraio, sentendo il nome della ragazza, si inchinò
profondamente
-Avete detto… oh cielo,
non vi avevo riconosciuta. Vostra altezza, perdonatemi. Se solo avessi saputo…
E perdonatemi per avervi strattonato… sono imperdonabile-
L’uomo si prostrò quasi a
terra per la mortificazione.
-Non vi preoccupate,
avevo fatto in modo che nessuno mi potesse riconoscere-
Il sorriso di Rein sembrò
calmare l’uomo. Intanto Shade non aveva staccato gli occhi di dosso dalla
ragazza
-Rein,,, che cosa ci fai
qua? E perché sei in incognito?-
Rein arrossì leggermente
-Scusa, so che una
principessa che va in un altro regno dovrebbe presentarsi a corte ma… io
cercavo solo alcuni libri e… il regno della Luna è il più fornito se si tratta
di libri rari. Io non stavo facendo niente di male…-
Shade la fissò, e solo
allora si accorse che Rein stava stringendo tra le mani alcuni volumi. Il
principe si avvicinò a lei e le prese i libri
-Permettimi…-
Poi si voltò verso il
proprietario del negozio
-Pagherò io per questi
libri-
-No Shade, ti prego…-
Ma Shade alzò una mano
fermando qualsiasi protesta da parte di Rein
-È un mio dovere Rein. Ho
disturbato la tua ricerca, e questo è il minimo che io possa fare-
Rein non protestò più,
perché sapeva che quando Shade metteva in mezzo l’onore, non c’era niente che
potesse fargli cambiare idea. Il libraio intanto prese i libri che il principe
gli porgeva e li incartò diligentemente. Poi li passò alla principessa Rein,
che lo ringraziò con un sorriso. I tre poi rimasero fermi l’uno davanti
all’altro, indecisi sul da farsi. Sentendo che le guance le stavano diventando
rosse, Rein fece un piccolo inchino a Shade
-Grazie infinite per i
libri. Non saprò mai come sdebitarmi-
-Piacere mio,
principessa-
-Buona giornata principe
Shade-
Detto questo, si girò
velocemente, e uscì alla luce del sole. Non appena la videro uscire, gli uomini
della guardia reale scattarono subito pronti. Rein si stava avvicinando veloce
ai suoi uomini, con l’unico pensiero di allontanarsi il più velocemente
possibile dal regno della Luna, quando si sentì chiamare
-Principessa Rein-
Rein si fermò di colpo.
Intanto, qualche passante che stava camminando, si fermò curioso ad osservare.
-Principe Shade-
Rein si voltò verso il
ragazzo.
-Mi stavo chiedendo… non
gradireste una tazza di thè?-
Rein guardò un attimo
dietro le sue spalle, e scorse gli uomini della sua scorta che subito si
avvicinarono alla loro principessa, facendole da scudo. Il capitano della
guardie si avvicinò immediatamente e si parò di fronte a lei
-Mi dispiace signore, ma
devo riportare subito la principessa nel regno del Sole-
Shade fissò l’uomo e poi
fissò Rein.
-Certo, capisco.
Perdonatemi principessa, non volevo importunarvi-
Rein si fece avanti, e
passò il pacco che conteneva i libri al capitano della guardia
-Capitano, reggetemi
questi per favore. E vi prego, cercate di mostrare un po’ più di rispetto verso
sua altezza il principe Shade del regno della Luna-
L’uomo, preso alla
sprovvista, afferrò i libri. Poi fissò sbalordito l’uomo che gli stava di
fronte, e alla fine si inchinò. Vedendo il loro capitano inchinarsi, anche le altre
guardie lo fecero. Nel frattempo Rein si era
avvicinata a Shade. Ora, attorno a loro, si era formato un gruppo di curiosi
che stava guardando la scena senza perdersi niente. Già era un fatto eccezionale
vedere i principi della Luna scendere nel loro villaggio, ma vedere anche una
principessa straniera nello stesso giorno, era un evento da non perdere. Rein, vincendo la propria timidezza e il senso di imbarazzo
che provava in quel momento, e cercando di non sentirsi addosso tutti gli
sguardi degli abitanti del villaggio che erano attorno a lei, si inchinò a Shade
-Vi ringrazio per
l’invito, principe Shade, ma con enorme rammarico sono costretta a rinunciare.
Ho degli impegni che mi attendono nel mio regno e non posso fare tardi-
Anche Shade si inchinò a
Rein
-Non vi preoccupate
principessa, comprendo e accetto il vostro rifiuto. Spero però che tornerete
presto a farci visita-
-Sarà un immenso piacere
tronare da voi-
Dopo un ultimo inchino, Rein
si voltò e si avviò verso gli uomini della sua scorta.
-Possiamo andare ora-
Il capitano annuì e fece
cenno alle guardie di muoversi. Il gruppo si mise in marcia e dopo poco tempo
scomparve alla vista. Shade era rimasto fermo impalato ad osservarli andare
via. Non si sarebbe mai aspettato di vedere Rein lì quel giorno, in incognito
per giunta. L’aveva riconosciuta subito anche se era da molto tempo che non la
vedeva, e di certo non se la sarebbe mai aspettata di incontrare in una delle librerie
di libri antichi più polverose che ci fossero in tutta Wonder.
Eppure, stranamente, vederla lì era come se fosse stata la cosa più naturale.
-È veramente bellissima…-
Shade si voltò bruscamente.
Era talmente preso dai suoi pensieri che non aveva sentito arrivare sua
sorella.
-Di chi stai parlando?-
Milky lo guardò con un
sorriso sarcastico sul volto, un sorriso che Shade non era abituato a vedere
sul volto della sorella.
-Sai perfettamente di chi
sto parlando. Della principessa Rein-
-L’hai riconosciuta anche
tu?-
Milky scosse il capo
-No, ma la voce si è
sparsa in un attimo. Stavo guardando una vetrina di tessuti quando ho sentito
una signora dire che la principessa Rein era qua e stava parlando con te. Così
sono corsa subito a vedere e vi ho visti. Certo non assomigliava molto all’idea
che mi ero fatta di lei-
Shade la guardò con uno
sguardo scettico sul volto
-Che cosa intendi?-
-Non so, ho sempre
sentito parlare di lei e della sorella come le “principesse meno principesche
che ci siano in tutta Wonder” eppure…-
-Eppure?-
-Anche se era vestita con
degli abiti semplici, si capiva che era una principessa. Il modo con cui ha zittito
la sua guardia, come gli ho teso i libri, la sicurezza con cui ha fatto valere
il suo ruolo e come ti ha parlato… lei si che è una vera principessa. Chissà se
io sarò mai come lei-
Shade guardò sua sorella
e scoppiò a ridere. Vedendo il fratello così, Milky divenne tutta rossa in viso
-Che c’è? Che cosa ho detto?-
Shade si avvicinò alla
sorella e le passò una mano tra i capelli rosa, scompigliandoglieli un pochino.
-Shade!-
Urlò la sorella,
indispettita. Shade le sorrise
-Principessa Milky, mi
fate l’onore di prendere un thè in mia compagnia?-
Milky fissò il fratello
come se fosse impazzito
-Shade… ma che ti
succede?-
Ma suo fratello si
incamminò lentamente, senza aggiungere niente altro. La rosa rimase ferma ad
osservarlo, poi si decise a seguirlo
-Aspettami Shade, vengo
con te-
E mentre lo raggiungeva
di corsa, e gli afferrava la mano, si ripeté mentalmente che nonostante fossero
fratelli certe volte proprio Shade non lo capiva. Ma alla fine, se suo fratello
era di buon umore, lo era anche lei.
-Possiamo prendere anche
dei dolcetti con il thè?-
Quando Rein arrivò a
palazzo corse immediatamente nella sua stanza. Aveva il cuore a mille e si
sentiva terribilmente scossa.Era stata
vista, era stata riconosciuta, era stata colta in flagrante. Poteva essere considerato
una grave mancanza di rispetto per una principessa entrare di nascosto in un
altro paese senza annunciare la sua presenza. Rischiava di compromettere i rapporti
tra il suo paese e il regno della Luna. Certo, sapeva che niente di tutto
questo sarebbe successo, ma se suo padre l’avesse scoperto… Rein non ci voleva
nemmeno pensare. E poi, dopo che sua madre le aveva fatto promettere quella
cosa… Rein voleva solo sprofondare e scomparire.
Presa dalla frustrazione, prese il pacco di libri che aveva ancora in mano e lo
scaraventò contro l’altra parte della stanza. In quel momento non le importava
che quelli fossero libri rari e anche molto preziosi, per non parlare poi che
si trattava di un regalo che le aveva fatto il principe Shade… ma come aveva
potuto succederle una cosa simile? Non era la prima volta che Rein si recava di
nascosto negli altri regni per acquistare dei libri rari. Ricordava ancora la
prima volta che lo aveva fatto. Era stato difficile convincere le guardie reali
a mantenere i segreto, soprattutto il capitano che era stato assegnato alla sua
scorta personale, ma alla fine ci era riuscita, anche se aveva dovuto sfoderare
una dose massiccia di sorrisi e la promessa di due vacanze di riposo. Tuttavia,
alla fine, si era meritata la fiducia delle sua scorta, e fino ad ora avevano
mantenuto il silenzio su tutte le sue uscite clandestine. Ma questa volta era
diverso. Sapeva cosa sarebbe successo, il capitano glielo aveva detto.
-Devo avvisare i vostri
genitori altezza. Questa volta non posso fare altrimenti-
E Rein stava aspettando
la chiamata. L’attesa, tuttavia, fu lunga e angosciante. Trascorse più di ora
prima che un leggere colpo alla porta la destasse dal suo torpore.
-Avanti…-
Disse con la voce
incerta. Ad entrare fu sua madre. Rein non si aspettava di vedere lei ferma
sulla sua soglia. Di solito la regina non entrava mai nella sua stanza, e
vederla lì, fece uno strano effetto a Rein. Tuttavia, sebbene fosse scossa, si
ricordò le sue buone maniere e agì
-Madre-
Disse la principessa inchinandosi.
La regina Elsa rimase ferma sulla porta ad osservare la figlia. In quel momento
Rein poteva apparire tutto tranne che una principessa. Aveva addosso un vestito
molto semplice di colore blu, con qualche piccolo dettaglio bianco lungo i bordi
delle maniche e sull’orlo della gonna. Una semplice fascia di tessuto sempre
bianco le cingeva la vita sottile e i capelli erano raccolti in una semplice
treccia che le ricadeva su una spalla. Tuttavia, anche se non indossava niente
che potesse indicare chi lei fosse la sua presenza, il suo portamento, la
sicurezza con cui aveva eseguito l’inchino la identificavano subito come
principessa. Elsa si sentì tremendamente orgogliosa di sua figlia, ma anche terribilmente
angosciata.
-Rein devo parlarti-
Le disse semplicemente.
Elsa chiuse la porta e si avviò verso il centro della stanza. Rein le indicò
che poteva sedersi su l’unica poltrona presente nella stanza.
-Immagino siate qui per
un motivo ben preciso-
-Un motivo che tu
sicuramente avrai già immaginato-
Rein annuì.
-Sei fortunata che il
capitano Hayden abbia trovato me e non tuo padre. Ti rendi conto di quello che
hai fatto? Sei uscita dal regno di nascosto, ti sei introdotta in un altro
regno del pianeta, senza essere annunciata, senza una scorta adeguata e per che
cosa… dei libri? Rein, ma cosa stavi pensando?-
-Tanto non capireste comunque.
Perciò ditemi semplicemente la mia punizione-
-Punizione?-
-Non siete venuta qui per
questo? Cosa devo fare, rimanere confinata nei miei appartamenti? Non
presenziare agli eventi di corte?-
Elsa la fissò a bocca
aperta.
-Pensi veramente che
potrei mai metterti in punizione? Rein sono venuta qui per cercare di farti
capire il tuo errore, non per punirti e basta-
-Allora madre potete
risparmiarvelo. Non lo farò più e rimarrò per sempre confinata nelle mura di
questo castello. Siete soddisfatta?-
-Figlia mia… mi odi così
tanto?-
La domanda della regina
portò con se un lungo momento di silenzio. Gli occhi di Rein fissarono quelli
della madre.
-Odiarvi? Io non vi odio-
-E allora cosa ti sta
succedendo figlia mia? Ti prego, tesoro mio, parla con me-
Per Rein quella fu la
goccia che le fece rovesciare il vaso.
-Parlare? Voi volete parlare
con me?-
Elsa si alzò e si
avvicinò alla figlia
-Si voglio parlare e
ascoltarti e capirti. Da quando ci siamo affrontate l’altro giorno… io voglio
capire cosa ti sta succedendo Rein. Cosa ti fa credere che noi preferiamo tua
sorella a te, cosa non ti fa sentire una principessa all’altezza, cosa…-
-Volete veramente sapere
cosa penso? Ne siete sicura?-
-Rein…-
-Vi siete mai sentita
indesiderata madre? Io mi sento così tutti i giorni. Vengo chiamata solo se
proprio non si può fare altrimenti, o se Fine non è disponibile. Ho passato
intere giornate chiusa in biblioteca senza che nessuno di voi si accorgesse
della mia mancanza agli eventi di corte o a pranzo. Durante le cerimonie
ufficiali io vengo relegata ad un ruolo inferiore ogni singola volta. Mai una volta
sono stata invitata a partecipare ad un consiglio di stato, al contrario di mia
sorella, nonostante io conosca ogni singolo membro del consiglio, ogni ruolo e
carica e conosca abbastanza bene come viene governato questo regno. Io sono la
principessa inferiore, colei che fa presenza e basta. Aspetterete di fidanzarmi
con qualcuno che riterrete degno e possa essere adatto a me e mi spedirete da qualche
parte nel regno. Non è così?-
-Rein
non dire questo…-
-NON E’ COSI’?-
Elsa distolse un attimo
lo sguardo da quello di sua figlia.
-Sapete perché vado di
nascosto negli altri regni? Certo, la ragione principale è quella di potere
trovare volumi antichi o rari, o semplicemente libri che volevo leggere da
molto tempo ma… la verità è che le volte in cui vado via io mi sento libera. Mi
sento finalmente me stessa, senza costrizioni o impedimenti. Non sono più una
principessa, sono soltanto Rein. È l’unico momento in
cui mi sento una persona vera-
Elsa guardò sua figlia e
fu sconvolta nel vedere delle lacrime scendere copiose dai suoi grandi occhi
azzurri. Ma la cosa che più la sconvolse, fu rivedere quel dolore così profondo
che attanagliava sua figlia. La regina fece per avvicinarsi a lei, una mano
protesa verso la sua guancia, ma Rein fece un passo
indietro veloce. Tra di loro rimase solo la mano protesa di Elsa.
-Scusatemi madre. Ho
bisogno di andare fuori-
E Rein fuggì via dalla
sua camera e da sua madre. E Elsa rimase là, ferma, con la mano protesa verso
il vuoto.
La giornata con Milky
passò fin troppo velocemente. La notte calò presto sul regno, e il pomeriggio
di svago che le altezze reali si erano prese finì.
-Non è giusto… avrei
voluto stare ancora fuori a divertirmi con te Shade-
-Ci aspettano al
castello. E poi dobbiamo cenare con nostra madre, lo sai-
Milky annuì.
-Lo so, certo. Tuttavia è
un peccato che la giornata sia già finita. Dovremmo rifarlo più spesso Shade.
Ormai passiamo sempre meno tempo insieme-
Shade fissò sua sorella
seduta di fronte a lui nella carrozza. Purtroppo doveva ammettere che Milky
aveva ragione. Una volta gli era più facile liberarsi degli impegni di corte e
sgattaiolare nella camera della sorella per giocare con lei, o semplicemente
per leggerle una storia. Ma una volta non aveva così tanti impegni, sua madre si
occupava principalmente lei delle questioni del regno. Ma ora era compito di
Shade occuparsene, dopotutto era lui il principe ereditario, e un giorno
sarebbe stato incoronato re. Doveva prendere coscienza appieno del suo ruolo e
dei suoi compiti e soprattutto dei suoi doveri. Ma doveva ammettere che una
giornata di svago con Milky gli aveva fatto bene
-Vedrò di organizzare
qualcosa ancora da fare insieme-
Gli occhi blu di Milky si
illuminarono
-Davvero?-
-Certo!-
-Me lo prometti?-
Shade sorrise
-Te lo prometto-
Non appena la carrozza si
fu fermata davanti all’ingresso del palazzo, un paggio corse ad aprirne lo sportello.
Non appena Shade scese, fu stupito di vedere ferma sulla porta del castello sua
madre. Aiutata anche Milky a scendere, Shade si diresse veloce verso Moon Maria
-Madre che cosa è
successo?-
Moon Maria lanciò uno sguardo
strano al figlio, uno sguardo che Shade non seppe decifrare.
-Madre, ci avete
aspettato? Non abbiamo fatto troppo tardi, vero?-
Milky aveva raggiunto i
suoi familiare, e ora tutti e tre si trovavano fermi nell’ingresso del palazzo.
Moon Maria sorrise alla figlia
-No Milky, non siete in
ritardo. Sono solo venuta ad accogliervi sulla porta. È tanto strano che una
madre voglia dare il bentornato ai propri figli?-
Milky ridacchiò mentre si
avvicinava a sua madre e l’abbracciava
-No, non è strano, solo
insolito direi-
Moon Maira passò una mano
tra i capelli della figlia
-È andata bene la
giornata?-
-Si mamma, è stata
perfetta. Abbiamo fatto un sacco di cose, e ho anche mangiato un sacco di dolci
buonissimi, poi Shade mi ha portato a vedere un immenso campo pieno di fiori
e…-
Moon Maria alzò una mano
per placare il fiume di parole di sua figlia
-Mi racconterai tutto
quanto a cena, va bene? Ora sarà meglio che tu ti vada a fare un bagno caldo.
Credo che sia il finale perfetto per la tua giornata perfetta, non trovi?-
Milky annuì,
-Certo mamma, è un’idea
meravigliosa! Ci vediamo dopo a cena-
Poi rapida, si precipitò
dentro al palazzo, diretta verso le sue stanze. Una volta rimasti soli, Moon
Maria si girò verso il figlio, di nuovo con quello sguardo negli occhi che
Shade non sapeva decifrare.
-Madre cosa…-
-È vero che hai visto la
principessa Rein oggi?-
La domanda stupì il
ragazzo. Possibile che la voce fosse già arrivata a palazzo?
-Come fate voi già a…-
-Shade, rispondimi, ti
prego!-
Shade rimase fermo a
fissare sua madre.
-Si, è vero. L’ho
incontrata per caso e…-
-Aspetta, non dirmi più
niente. Andiamo nel tuo studio a parlare-
Detto questo Moon Maria
si girò e si incamminò veloce verso lo studio privato del figlio. Shade rimase
fermo qualche secondo, prima di affrettarsi dietro di lei. Non appena
raggiunsero la stanza, Moon Maria volle sapere tutto dell’incontro, e Shade lo
fece. Le raccontò di come fosse entrato per caso in quel negozio
-Sapevo che lì avrei
potuto trovare un libro che cercavo da tempo. Volevo saperne di più sul regno
di Urion III e sulla sua politica economica e lì speravo di trovare quello che
cercavo, e lei era là-
Poi le raccontò di quello
che era successo dentro al negozio e subito dopo, quando l’aveva seguita fuori
e l’aveva chiamata
-So che non avrei dovuto.
Una principessa reale che viene non annunciata può essere una cosa grave ma…
conosco Rein dam molti anni ormai e… non so nemmeno
io perché l’ho seguita-
Moon Maria rimase ferma
ad osservare il figlio
-Non hai fatto niente di
male, Shade. Non ti sto biasimando per questo-
Shade fissò sua madre,
sorpreso
-Allora cosa…-
-So che la principessa Rein
doveva avere dei validi motivi per venire qui in incognito, forse voleva solo
passare un pomeriggio lontana da tutto questo-
Disse la regina, indicando
con una mano il palazzo attorno a se
-Allora perché la notizia
vi ha sconvolto tanto?-
-Prima di dirtelo, c’è
altro che devo sapere? È successo niente altro che riguardi te o la
principessa?-
Shade scosse la testa.
-No, non è successo
niente. Ci saremmo parlati neanche per cinque minuti. È andata via subito,
credo fosse imbarazzata per il nostro incontro. E la capisco, dopotutto lo ero
anche io-
-Bene, questo è
importante e…-
-Anche se una cosa dopo è
successa!-
Moon Maria si bloccò di
colpo.
-Ma non è rilevante
madre, è solo una cosa che mi ha detto Milky, non credo vi possa interessare-
-Shade… cosa ti ha detto
tua sorella?-
-Una cosa riguardo a
Rein. Mi ha detto che anche se era vestita con abiti semplici aveva capito
subito che era una principessa. Per come si muoveva, per come si comportava,
per la sua sicurezza… era indubbiamente una principessa, e Milky spera un
giorno di assomigliare a lei, nel portamento intendo-
Moon Maria sbiancò sentendo
quelle parole. Afferrò con decisione il braccio del figlio
-Shade, Milky e Rein si
sono parlate? Hanno avuto modo di interagire?-
Shade scosse il capo
-No madre, non hanno
parlato. Milky era arrivata ma non si è avvicinata e penso che Rein non l’abbia
riconosciuta. Dopotutto sono anni che non si vedono, e Milky è molto cambiata-
Moon Maria sospirò di sollievo
-Meglio così. Ora mi
sento molto più tranquilla-
Shade, tuttavia, rimase
fermo a fissare sua madre, perplesso. Perché sua madre si stava comportando in
quel modo?
-Madre, cosa sta
succedendo? Perché tutte queste domande?-
La regina distolse lo
sguardo dal figlio, e lo posò sul ritratto del padre.
-Non posso dirtelo
Shade…-
-Ma madre!-
-Mi dispiace figliolo, ma
non posso. Il giuramento del silenzio che ho fatto al consiglio dei sette saggi
mi impone di non rivelarti niente di quello che è accaduto e di quello che so.
Ti prego di rispettare questo vincolo-
Shade si inchinò, in
segno di sottomissione alla madre
-Perdonatemi madre, non
sapevo che un giuramento vi impedisse di poterne parlare-
La donna si avvicinò al
figlio
-Lo sai, assomigli ogni
giorno di più a tuo padre. Anche lui era sempre così cerimonioso con me, nonostante
fossimo innamorati e sposati-
Shade fu stupito di
sentire quelle parole. Non era da lei parlare di re Skyler, il ricordo della
sua morte ancora le faceva male.
-Madre…-
Moon Maira sorrise al
figlio
-Non ti preoccupare Shade.
Sono solo una madre preoccupata per i propri figli-
-Ma…-
-Shade, credo che anche a
te convenga andare a fare un bagno prima di cena. Vedrai che ti farà stare
meglio-
Shade capì che sua madre
lo stava congedando. Fece un rapido inchino e poi si avviò verso la porta.
Tuttavia, prima di uscire si voltò, preoccupato. Cosa gli stava nascondendo sua
madre?
Dopo che Shade se ne fu
andato la donna si sedette su una delle sedie dello studio.Era sconvolta. Da quando aveva saputo i nomi
delle principesse che avrebbero gareggiato per il ruolo di principessa
istitutrice, sapeva che i problemi erano solo all’inizio. E l’incontro tra
Shade e la principessa Rein di quel giorno le aveva provocato un profondo
turbamento. Una principessa di sangue reale che fuggiva di nascosto dal suo
paese e si introduceva in un altro regno per andare a cercare dei libri rari.
Una principessa che anche se camuffata per non farsi riconoscere sprigionava comunque
un’aura di autorevolezza e di sicurezza degno di una principessa. Una principessa
che sua figlia aveva preso a modello, desiderando di diventare un giorno come
lei, una principessa che non avrebbe partecipato alla selezione. Come poteva
tutto essersi complicato così all’improvviso?
Eccomi tornata e devo
dirvi una cosa: grazie mille di cuore!! Non credevo che questa storia potesse
piacervi, ma avete letto il primo capitolo così in tanti e anche le recensioni…
grazie mille di cuore!
Questo capitolo è
incentrato principalmente su i diversi rapporti familiari tra genitori e figli.
Volevo far vedere la differenza tra Elsa e Moon Maria, e su come trattano i
figli e il diverso rapporto che hanno. Spero di esserci riuscita.
Dal prossimo capitolo la
storia entrerà più nel vivo. La tanto attesa cerimonia di selezione avverrà, e
chi può dire che cosa capiterà? L’unico modo per saperlo, ovviamente, è
continuare a seguirla. Vi aspetto, e, come sempre, grazie a chi legge, a chi ha
inserito questa storia tra le preferite/seguite/ricordate, e se vi va, lasciate
una recensione!
Alla fine il grande giorno era arrivato. Tutta l’alta società
del regno di wonder e le famiglie reali di tutti i regni si riunirono nella
grande sala del consiglio del pianeta, il luogo dove i sette saggi si riunivano
per prendere decisioni importanti, o, come in questo caso, per procedere con la
selezione della Principessa Istitutrice. Tutte le principesse avevano
partecipato alla selezione, anche se molte lo avevano fatto solo per pura
formalità. Infatti coloro che erano stata già designate come future regine
sapevano di non potere essere scelte per quel ruolo, dato che il conseguimento
del titolo prevedeva di vivere per tre anni nel regno della luna. Quindi coloro
che desideravano aspirare a quel ruolo erano veramente poche. Alla fine, i nomi
su cui più si concentravano le aspettative di tutti, erano principalmente tre:
la principessa Sophie del regno del Mulino a vento, la principessa Altezza del
regno del gioiello e la principessa Fine del regno del Sole. Una di queste tre
sarebbe stata scelta come colei che avrebbe dovuto guidare la giovane
principessa Milky nel lungo e delicato percorso per diventare una perfetta
principessa. Tutto il mondo quel giorno si era fermato a guardare quello che
sarebbe successo nella sala del consiglio. Tutti si aspettavano di sapere chi
fosse la fortunata prescelta per quell’arduo compito, e tutti cercarono di non
farsi vedere mentre commentavano la clamorosa assenza del nome di una certa
principessa dai capelli turchini che quel giorno sarebbe rimasta ferma a guardare
ciò che sarebbe successo.
Rein quel giorno si era nascosta. Anche se tutti la chiamavano
sala del consiglio, in realtà si trattava di un palazzo vero e proprio, pieno
di stanze, corridoi e luoghi perfetti dove nascondersi. Rein ne aveva appena
trovato uno e si era messa lì, ferma, ad aspettare. Quel giorno si chiedeva
come aveva fatto ad alzarsi, prepararsi, e indossare il suo migliore sorriso e
comportarsi in modo perfetto come aveva fatto fino a cinque minuti fa. Aveva
salutato tutti i sovrani presenti, presentato i suoi omaggi alla regina Moon
Maria e a Milky e aveva evitato il più possibile Shade. Ancora di sentiva
troppo imbarazzata per il loro incontro inaspettato di qualche giorno fa.
Tuttavia era rimasta al suo posto, aveva compiuto i suoi doveri, aveva
conversato, ascoltato, sorriso, salutato, si era inchinata, aveva sentito i
soliti commenti, si era comportata da perfetta principessa come le era stato
insegnato. Ma poi, la pressione che sentiva addosso e il peso sul cuore che
avvertiva le aveva fatto mancare il respiro e allora aveva fatto la sola cosa
che potesse fare, aveva compiuto il solo gesto che nessuna principessa dovrebbe
mai compiere, anche se tutte, almeno una volta, lo avevano desiderato: aveva deciso
di scappare. Certo, non intendeva fuggire per tutta la vita, non intendeva
scomparire senza lasciare traccia, ma era comunque fuggita. Era una fuga vera e
propria, una fuga da quel mondo che ora le pareva insulso, era fuggita da quei
sorrisi forzati, e da quelle chiacchiere vuote. Era uscita dalla sala di rappresentanza,
cercando di non farsi notare, ed era scappata lungo un corridoio, e aveva
camminato, fino a quando non si era ritrovata lì, in quella stanza, sola. Si
trovava in una stanza molto particolare, non molto grande, quadrata, con una
piccola vasca piena d’acqua inquadrata da quattro colonne poste nei quattro
angoli della vasca. Rein si avviò verso il centro della stanza, verso quella
piccola vasca e si ritrovò a fissare la sua stessa immagine riflessa. Vide il
volto di una bella donna che la guardava, una principessa, con tanto di tiara
di diamanti in testa. Ma quella donna non stava sorridendo, anzi. Aveva un
volto triste e malinconico. Rein era una principessa infelice. Si portò una
mano sulla bocca e chiuse gli occhi. Non poteva permettersi di piangere quel
giorno. Nonostante tutto doveva essere forte e cercare di aiutare in tutti i
modi e di sostenere sua sorella. Rein prese un respiro profondo poi aprì gli
occhi. E in quel momento si rese conto che c’era un’altra persona nella stanza,
una persona di cui lei non si era accorta. Due occhi blu la stavano fissando,
di nuovo. E lei, nel giro di pochi
giorni, si ritrovò a ripetere quello stesso nome
-Shade…-
Shade quel giorno si sentiva un peso addosso incredibile, e
provava anche molta ansia. Lui e la sua famiglia erano arrivati per primi, il
consiglio aveva voluto parlare con sua sorella Milky prima che la selezione
avesse luogo, per cercare di capire quale fosse la più indicata per quel ruolo.
Shade aveva visto sua sorella tremare dall’ansia mentre veniva scortata verso
il luogo dove i saggi l’avrebbero intervistata, e si era sentito per la prima
volta da tanto tempo, impotente. Voleva aiutare sua sorella, proteggerla, ma in
quella situazione non poteva fare niente. Sua madre doveva avere notato il suo
stato d’animo perché gli si era avvicinata e gli aveva posto una mano sopra una
spalla.
-Fidati di me Shade, ti prego-
Lui aveva annuito, rassicurandola. Ma non ci riusciva. Era
terrorizzato da quella giornata, perché sapeva che qualsiasi decisione presa
quel giorno gli avrebbe sconvolto la vita per sempre. E a mano a mano che le
persone iniziarono ad arrivare si era reso sempre più conto di quello. Lo
vedeva negli sguardi che gli lanciavano, dai discorsi detti a bassa voce, dalle
occhiate che le persone si scambiavano. E lui detestava essere così al centro
dell’attenzione. Per questo era fuggito via, lasciando sua madre da sola,
mancando, probabilmente, ai suoi doveri di principe, ma se fosse rimasto ancora
in quella sala forse avrebbe preso a pugni qualcuno. E così aveva iniziato a
camminare per quello sterminato palazzo, e aveva percorso lunghi corridoi, e
attraversato sale deserte, fino a quando non aveva trovato quella piccola
stanza quadrata. Di quella stanza lo aveva colpito la piccola fontana e le
quattro colonne che la incorniciavano. Si era avvicinato ad una di esse, e vi
si era appoggiato contro, la sua fronte a contatto con il freddo marmo della
colonna. Era rimasto lì, non sapeva nemmeno lui fino a quando, in silenzio nel
silenzio, quando aveva sentito il rumore di passi affrettati. Si era nascosto
dietro la colonna, in modo da non farsi vedere. E così aveva visto arrivare
lei. Era bellissima quel giorno e lui si era perso a contemplarla. Rein
indossava un abito da cerimonia perfetto per l’occasione, era un abito regale
ma allo stesso tempo, modesto. Era un semplice abito verde acqua, con dei
ricami in oro lungo il corsetto. I lunghi capelli blu erano stato acconciati in
modo consono per una principessa. L’acconciatura prevedeva uno chignon semplice
a cui ruotava attorno una treccia. Infine, posta sul suo capo, una semplice
tiara di diamanti la identificava appieno come principessa. Shade rimase
incantato da tanta bellezza e dal suo portamento, ora capiva cosa sua sorella gli
aveva voluto dire l’altro giorno. In effetti tutto in Rein la identificava come
reale, dal suo modo di muoversi, di camminare, la sua naturale grazia. Eppure,
a turbare quell’immagine, era lo sguardo di profonda tristezza che era dipinto
sul suo volto. Shade la vide chiudere gli occhi e portarsi una mano davanti
alla bocca, come per impedire a dei singhiozzi di venire fuori. Fu allora che
decise di uscire dal suo nascondiglio e di farsi avanti. E fu per quello che
quando Rein aprì gli occhi si ritrovò a fissare il suo sguardo. E di nuovo,
Shade si specchiò in quei grandi occhi turchini.
-Shade…-
Quel nome sembrò rimanere sospeso tra loro due per molti
secondi. Nessuno dei due parlava o si muoveva, erano semplicemente fermi uno di
fronte all’altro, ognuno perso negli occhi dell’altro. Shade vedeva che Rein
era imbarazzata e lui sapeva di averla vista in un momento intimo, dove non
voleva essere vista da nessuno. Nessuno dei due sapeva cosa fare, o come
muoversi. Alla fine, però, fu Shade a trovare il modo migliore per spezzare
quella situazione. Semplicemente si inchinò
-Principessa Rein. Chiedo scusa se ti ho disturbato-
Rein lo guardò, e anche se si sentiva ancora le guance in
fiamme, ridacchiò leggermente
-Sono io che irrompo in una stanza già occupata e sei tu a
chiedere scusa a me?-
Shade si portò una mano sul cuore, assumendo un’espressione di
finto dolore
-Ma come, un principe si lancia in vostro soccorso così e voi
lo volete ridicolizzare? Che razza di principessa siete?-
Rein questa volta non resistette, e una genuina risata le uscì
dalla gola. Anche Shade la seguì poco dopo. Una volta calmatasi, Rein gli si
avvicinò e fece, a sua volta, un piccolo inchino
-Grazie Shade-
Shade semplicemente chinò il capo. Rein a quel punto si
avvicinò alla vasca della fontana e con grazia si sedette sul bordo.
-Allora principe… che ci fate qui?-
-Potrei farti la stessa domanda…-
-Giusto. Ma per prima io ho posto la domanda, quindi è
corretto che mi risponda tu per primo-
Shade ridacchiò. Poi si avvicinò a Rein, ma invece di sedersi
vicino a lei, si appoggiò ad una colonna
-Vuoi la versione da principe o la verità?-
Rein non dovette nemmeno pensarci
-Verità-
Shade le sorrise
-Cercavo un posto dove poter prendere una boccata d’aria. Detesto
stare al centro dell’attenzione, e detesto porvi mia sorella. Oggi avremo gli
occhi di tutto il mondo puntati contro e io non ce la facevo più. Avevo bisogno
di cinque minuti di pace e di silenzio. E ho trovato questa stanza-
-Forse è questa stanza che ha trovato noi. Anche io ho sentito
il tuo stesso bisogno, anche se credo per motivi diversi-
Shade rimase fermo a guardarla, in silenzio, aspettando.
Poteva quasi vedere la lotta interiore che stava avvenendo dentro la mente
della giovane donna seduta di fronte a lui. Era come se una parte di Rein,
quella impostata ed educata come principessa cercasse di trattenere una parte
di Rein che invece sentiva il bisogno di parlare a cuore sincero con qualcuno.
Fu vedendo ciò che stava accadendo dentro di lei, che Shade si avvicinò a Rein
e le si inginocchiò davanti, prendendole una mano.
-Shade… cosa…-
Rein lo guardò stupita e anche imbarazzata.
-Rein, qualsiasi cosa ti turbi, puoi parlarne con me. Se hai
bisogno di sfogarti, io sono qui. Sono al vostro servizio principessa-
Ascoltando il suo discorso, Rein aveva sgranato i suoi occhi
turchesi ancora di più. Lo aveva guardato e, alla fine, quegli occhi si erano
riempiti di lacrime. Ma erano lacrime silenziose quella di Rein, che scesero
inesorabili dai suoi occhi, rigando le sue guance e scivolando fino al mento,
per poi cadere sulle mani intrecciate dei due ragazzi. Un sorriso triste si
aprì sul volto della ragazza
-Shade, queste sono le prime parole sincere che mi vengono
rivolte da molto tempo, ma non posso accettare, non ora almeno. Non sarebbe
giusto parlarti di cose che, alla fine, non ti riguardano. Oggi devi pensare
solo a tua sorella. È giusto che lei abbia tutta la tua attenzione, non una
semplice principessa qualunque, come me-
Shade stava per replicare, quando dal corridoio si iniziarono
a sentire dei rumori di passi e una voce, chiaramente maschile, che stava
chiamando a gran voce un solo nome
-Shade! Principe Shade! Dove sei? Shade!-
Shade, veloce, si alzò dal pavimento, e si frappose fra la
porta e Rein, in modo da dare alla ragazza il tempo per asciugarsi gli occhi e
ricomporsi. Dopo pochi secondi, nel piccolo ambiente quadrato piombò quella che
sembrava essere una semplice guardia del palazzo della Luna, ma non appena
l’uomo vide il suo principe, gli si precipitò addosso, furioso
-Shade, ecco dove ti nascondi. Ti rendi conto da quanto tempo
ti cerco? Una vita. Sei conscio del fatto che di là ci sono circa cinquecento
persone che aspettano solo te per potere iniziare? O nel tuo immane
egocentrismo, pensavi di potertela svignare? Forza, hai del lavoro da fare e…-
L’uomo si fermò di colpo non appena si rese conto che con il
principe Shade, c’era anche Rein. L’uomo aprì la bocca e la richiuse una decina
di volte, senza emettere un suono. Intanto SHade aveva incrociato le braccia la
petto, e aveva mantenuto uno sguardo sarcastico sul nuovo venuto. Vedendolo poi
comportarsi come se fosse un pesce, ridacchiò, prima di spostare lo sguardo su
Rein, che fissava curiosa i due uomini
-Principessa Rein, permettimi di presentarti uno dei più
maleducati e sconsiderati conti che il regno della Luna abbia, non che un mio
caro amico, e capo, non si sa per quale merito oltretutto, della mia scorta
personale, quindi anche se mi vergogno profondamente a macchiare la mia guardia
reale così, ti presento il capitano Thomas d’Orvail, quattordicesimo conte a
portare quel titolo. Thomas, inchinati di fronte a sua altezza reale la
principessa Rein del regno del Sole-
Thomas lanciò un’occhiataccia al suo principe, prima di
inchinarsi alla principessa
-Principessa, volgiate perdonare la lingua lunga di quest’uomo
che, purtroppo, ci tocca avere come principe. E lasciate che mi ripresenti, per
bene questa volta. Conte Thomas d’Orvail, quattordicesimo del mio nome,
capitano delle guardie del regno della Luna, titolo conferitomi da sua maestà
la regina Moon Maria, capitano della scorta di sua maestà il principe borioso
Shade E migliore spadaccino di tutto il regno-
Rein ridacchiò divertita
-Piacere di conoscervi, conte d’Orvail. Ma perdonatemi…
credevo che il miglior spadaccino del regno fosse il principe Shade. Almeno
questo è ciò che si dice nel mio regno-
-Perché è la verità! Rein non ascoltare questo sbruffone-
-Sbruffone? Io?-
-Ricordami l’ultima volta che mi hai battuto… forse quando
avevamo quattordici anni?-
-È perché ti lascio vincere ogni volta, principe. Se no che
figura ci faresti?-
I due si guardarono in cagnesco, prima di aprirsi in dei
sorrisi sinceri. Rein, nel frattempo, era rimasta assorta nel contemplare i
due.
-Così è questa la famosa amicizia maschile di cui sento tanto
parlare. Insulti e schermaglie per dimostrare affetto-
I due si voltarono meravigliati verso la principessa. Vedendo
le loro facce Rein scoppiò a ridere. Una volta riacquistata la padronanza di
se, Rein si avviò verso la porta del suo piccolo rifugio
-Signori, io mi avvio. Non credo sia il caso che noi tre
facciamo la nostra comparsa insieme-
Shade annuì
-Shade… grazie, per tutto-
Shade la fissò sorpresa
-Non ho fatto nulla…-
Rein scosse la testa
-Mi hai fatto ridere. Ed era ciò di cui avevo bisogno, grazie-
-Lieto di avere reso un servizio ad una altezza reale. E Rein…
tu non sei una principessa qualunque-
Rein lo fissò e gli sorrise, grata. Dopo un breve inchino di
commiato, la principessa lasciò la stanza e i due uomini, che rimasero fermi ad
osservare il vuoto che si era creato con la sua lontananza
-Una principessa bellissima-
Disse Thomas come rapito. Vedendo il suo sguardo, Shade gli
appoggiò una mano su una spalla
-Se sei fortunato Thomas, potresti vederla tutti i giorni per
tre anni-
Thomas lo fissò scettico.
-Mi stai licenziando per caso?-
Fu il turno di shade di quadrarlo in modo strano
-Certo che no. Ma Rein potrebbe vincere il ruolo di
principessa istitutrice, no? Ha le stesse possibilità che hanno le altre e se
siamo fortunati, potremmo veramente averla e…
-Allora non lo sai?-
Gli chiese stupito Thomas. Shade fissò il suo amico, confuso
-Sapere cosa?-
-La principessa Rein non partecipa alla selezione. Lei è
l’unica principessa che non ha presentato la richiesta di candidatura. Per il
regno del Sole solo la principessa Fine si è presentata-
Sentendo quelle parole, il cuore di Shade si fermò per un
attimo. Improvvisamente, la conversazione avuta con la madre qualche sera prima
nel suo studio gli fu subito chiara. Ma perché Rein non partecipava? Cosa le
stava nascondendo la principessa dai capelli turchini?
La cerimonia si sarebbe svolta seguendo un antico rituale. I
sette saggi sarebbero entrati nella stanza del consiglio e si sarebbero seduti
su sette troni disposti a semicerchio e rialzati su una pedana, in modo da
essere visti da tutti i presenti. Il trono centrale sarebbe stato occupato dal
saggio del regno della Luna, il saggio Goldrim, che avrebbe poi dato il via
alla cerimonia. Quando il saggio Goldrim, entrato per ultimo, si sarebbe seduto
sul suo trono, la cerimonia sarebbe ufficialmente iniziata. Per prima cosa
sarebbe stata chiamata Moon Maria, regina del regno della Luna e madre della
giovane principessa Milky. Alla presenza dei sette saggi le sarebbe stata posta
la domanda di rito in cui le veniva chiesto di spiegare il perché quel giorno
tutti si trovavano lì riuniti. Dette poi le motivazioni che avevano portato la
regina a quella scelta, si sarebbe chiesto di potere interrogare tutte le
candidate al titolo di Principessa Istitutrice. La cerimonia sarebbe stata
lunga e forse anche noiosa, ma doveva essere rispettata fin nei minimi
particolari. Era proprio durante la cerimonia che i sette saggi avrebbero
scelto la candidata ideale, avrebbero esaminato ogni movimento compiuto dalle
principesse, il loro modo di inchinarsi, il loro modo di conversare e,
ovviamente, la loro conoscenza sulla storia del pianeta, sull’etichetta, e
sulle cerimonie di corte. Era un vero e proprio esame reale. La cerimonia
iniziò in modo impeccabile. Ognuno dei saggi prese posto e la regina Moon Maria
fu molto breve nel portare le sue motivazioni
-Saggi del pianete Wonder, mi rivolgo a voi per chiedere
aiuto. Ho bisogno della vostra infinita saggezza per potere scegliere colei che
si rivelerà degna di essere una saggia maestra per la mia giovane figlia.
Purtroppo io, regina Moon Maria, non mi sento in grado di potere supportare in
questo lungo cammino mia figlia. La mia salute, come tutti voi sapete, è
cagionevole, e questo spesso mi costringe a rimanere nelle mie stanze per molti
giorni. È quindi prima di tutto come madre, poi come regina, che ritengo sia
una scelta migliore affidare l’educazione ad una giovane fanciulla di sangue
reale, che possa dedicare ogni minuto del suo tempo all’educazione di mia
figlia, in modo da poterle insegnare tutto ciò che una principessa debba
sapere. Io offrirò sempre il mio aiuto e il mio supporto, ma vi prego, onorevoli
saggi, acconsentite alla mia richiesta di trovare una Principessa Istitutrice per
mia figlia-
Ovviamente si trattava di un discorso puramente formale, ma il
cerimoniale prevedeva che i saggi si confrontassero per vedere se accettare o
meno, la proposta della regina. Dopo un generale assenso da parte di tutti i
saggi, il vecchio Goldrim si alzò in piedi
-Regina Moon Maria, i sette saggi accolgono la vostra
richiesta. Noi provvederemo a trovare una principessa degna della vostra
fiducia e che si prenda l’incarico di educare vostra figlia per tre lunghi
anni, periodo indicato come adeguato per l’educazione di una giovane
principessa-
-Onorevoli saggi, il mio regno, il mio popolo, e la mia
famiglia vi ringrazia-
Con queste parole dette da Moon Maria, la fase iniziale della
cerimonia si era conclusa. Moon Maria, infatti, si inchinò ai sette e si avviò
verso una poltrona che era stata appositamente collocata nella stanza per lei.
Avrebbe assistito direttamente alle interrogazioni delle principesse, e avrebbe
avuto modo di ascoltare e vedere come esse si sarebbero comportate, ma non
avrebbe avuto alcun peso nella decisione. A Moon Maria sarebbe stato richiesto,
a fine della cerimonia, chi secondo lei era la più adatta, ma il suo poteva
essere solo un parere. Sarebbero stati i saggi che, all’unanimità, avrebbero
poi deciso.
Un volta che Moon Maria fu seduta, un valletto avrebbe
chiamato il nome della principessa che avrebbe dovuto incontrare i saggi. Si
sarebbe proceduto in ordine alfabetico, in modo da non privilegiare nessuna
casata. La prima ad entrare sarebbe stata la principessa Altezza, del regno del
Gioiello, una delle tre favorite al titolo. Le altre principesse avrebbero
dovuto aspettare fuori dalla stanza del consiglio, in un’apposita sala, in modo
da non vedere gli incontri delle altre principesse e in modo da non sapere che
domande le sarebbero state poste. Tuttavia le principesse non erano isolate totalmente,
ma chiunque volesse poteva entrare nella stanza dove si trovavano. Ed era lì
che Rein si trovava in quel momento, stava cercando di calmare sua sorella
gemella Fine, che era entrata in uno stato di iperventilazione e di agitazione
totale.
-Fine… calmati andrà tutto bene-
-No, me lo sento, non andrà bene. Daranno il compito ad
un'altra, sicuramente ad Altezza, e io… io verrò rispedita a casa e i miei
piani saranno totalmente rovinati-
Rein alzò gli occhi al soffitto della stanza. Detestava quando
Fine si rivelava così melodrammatica
-Non esagerare. Sei preparata, sai tutto quello che c’è da
sapere su re e regine e genealogie varie, d’accordo sei un po’ carente per
quanto riguarda la gestione reale di un regno, ma sei pronta Fine. Nessuno può
dirti che non sei una principessa perfettamente educata e conscia del proprio
ruolo, credimi-
-Dovresti ascoltare tua sorella Fine, dice il vero-
Tutte e due le sorelle si voltarono verso lo conosciuto che
aveva rivolto loro la parola, e si ritrovarono di fronte un sorridente principe
Bright, perfetto nel suo mantello rosso bordato di bianco e il suo solito
sorriso affabile.
-Bright, lo sappiamo entrambi che tua sorella farà di tutto
per superarmi e battermi. E credimi, ci riuscirà-
Bright ridacchiò e si avvicinò con fare circospetto a Fine e a
Rein
-Principesse, lo sapete mantenere un segreto?-
Le due si guardarono negli occhi, prima di annuire a Bright
-Mia sorella non vuole assolutamente vincere. Partecipa perché
nostra madre glielo ha imposto, non per altro. Mi ha detto che nei prossimi tre
anni l’unica cosa che vuole fare è preparare un matrimonio, non educare una
principessa-
Fine lo fissò a bocca aperta
-Un matrimonio? E di chi? Bright, ti sposi?-
Bright le sorrise, scuotendo la testa in segno negativo
-Davvero non lo sai principessa Fine?-
Fine lo guardò, scuotendo la testa, e allora fu Rein a
decidere di intervenire
-Allora è vero quello che si mormora a palazzo. Auler ha
intenzioni serie con tua sorella-
Bright rivolse tutta la sua attenzione a Rein
-Come sempre, vedo che non vi sfugge niente Rein. In effetti,
potrei dirvi che il principe Auler ha voluto un incontro privato con mio padre
per una questione privata e che, forse, un nuovo gioiello è stato commissionato
per il dito di mia sorella ma… io ovviamente non vi ho detto niente-
E Bright fece l’occhiolino alla turchina. Rein dovette
sforzarsi con tutta se stessa per non tirare un pugno al principe. Detestava
quando Bright la trattava come una ragazzina e si fingeva un finto spettegolatole.
Tutti nei sette regni sapevano che se c’era qualcuno a cui non bisognava
affidare un segreto, quello era Bright.
-Non vi preoccupate, altezza, non una parola uscirà dalla mia
bocca-
-Sapevo di contare sulla vostra discrezione, principessa Rein-
Rein gli rivolse un finto sorriso, mentre spostava lo sguardo
intorno alla sala. Il suo sguardo fu catturato ben presto dal principe Shade.
Erano agli estremi della sala, e lui era in compagnia di sua sorella e anche
del suo capitano e amico Thomas. Quando Shade si rese conto che la principessa
lo stava fissando le rivolse un piccolo cenno con la testa, a cui Rein rispose
subito. Poi, Shade spostò lo sguardo sulle persone che erano con Rein, poi si
chinò all’orecchio di Thomas. Rein era curiosa di sapere cosa gli stava
dicendo, quando si sentì chiamare da sua sorella
-Rein, hai sentito cosa ha appena detto Bright?-
Rein si voltò, sorpresa, mentre sentiva un leggero rossore
imporporarle le guance. Sperava nessuno l’avesse vista fissare Shade
-Come Fine?-
-Hai sentito quello che ha detto Bright?-
-Scusami no. Mi ero un attimo assorta…-
-Principessa Rein, non è da perfetta principessa un comportamento
simile. Ma sarò lieta di ripetervi ciò che stavo dicendo e di sorvolare sul
fatto che mi stavate ignorando-
Rein, di nuovo, gli sorrise freddamente
-Sareste un vero cavaliere-
-E si dia il caso che lo sia. Comunque stavo dicendo che vostra
sorella è la favorita al titolo. Tutti non fanno che ripeterlo. Fine sarà
sicuramente la scelta finale dei saggi, e poi tutti conoscono la simpatia che
Fine prova per Shade, e sono sicuro che dopo tre anni in cui potrà conoscerti
meglio, magari ci sarà una proposta di matrimonio-
Fine divenne tutta rossa in viso
-Sarebbe un sogno che si realizz…-
-Scusate l’interruzione-
I tre si voltarono stupiti. Davanti a loro si era avvicinato
proprio il capitano Thomas
-Desiderate?-
Chiese con tono leggermente stizzito Bright.
-Desolato di interrompervi principe Bright, ma devo portare un
messaggio per la principessa Rein-
Rein lo fissò stupita.
-Per me?-
Thomas le si inchinò
-Si principessa, per voi. Visto che voi siete l’unica delle
principesse che non partecipa alla scelta, la principessa Milky si chiedeva se
non sareste stata disposta a prendere una tazza di thè in sua compagnia-
Rein spostò rapida lo sguardo su Shade e Milky, e si rese
conto che la giovane principessa le stava sorridendo e anche Shade, che in più le
fece un occhiolino. Rein si voltò verso sua sorella e Bright, per un secondo
indecisa. Ma poi prese subito una decisione
-Sarà un onore accettare l’invito della principessa Milky.
Fine, so di lasciarti in mani sicure qui con Bright e so che Bright sarà più
che contento di farti ancora compagnia, non è vero?-
I due ragazzi la fissarono, e prima che Bright o Fine
potessero dirle qualcosa, Rein si voltò verso Thomas
-Se volete indicarmi la strada-
Thomas le sorrise, prima di offrirle il braccio come sostegno
durante la camminata. Quando si furono allontanati un po’, Thomas ridacchiò
divertito, seguito da Rein
-Vi ringrazio, conted’Orvail. Mi avete salvato…-
-Non dovete ringraziare me, principessa, ma, e questo mi costa
molto ammetterlo, dovete ringraziare Shade. È stato lui a mandarmi in vostro
soccorso. E per favore, chiamatemi semplicemente Thomas. Conte d’Orvail è come
chiamano mio padre…-
Rein gli sorrise
-E voi chiamatemi semplicemente Rein, allora-
-Ma voi siete una principessa!-
Rein rise
-Vero, ma questo non impedisce di chiamarmi con il mio nome,
soprattutto se sono io a chiederlo-
Thomas la fissò, poi scosse la testa
-Principesse, creature strane-
-Volevi dire meravigliose, vero Thomas?-
I due erano arrivati davanti a Shade e Milky, ed era stata la
principessina a rivolgersi così al capo delle guardie di suo fratello. Thomas
la fissò, poi le fece un inchino
-Come sempre, principessina, voi mi sapete leggere dentro la
mente. Certo, intendevo dire meravigliose, nessuna esclusa-
Milky ridacchiò, mentre Shade alzò gli occhi al cielo. Rein e
Milky si guardarono prima di ridacchiare. Poi, Milky si inchinò a Rein
-Sono contenta che abbiate accettato il mio invito
principessa. Per me è un onore-
Anche Rein si inchinò alla piccola Milky
-L’onore è tutto mio, principessa. E vi ringrazio per avere
pensato proprio a me-
Milky lanciò uno sguardo a suo fratello
-Veramente è stata un’idea di mio fratello. Poi mi ha detto
che vi serviva aiuto, anche se non ho capito bene il perché-
Rein guardò Shade e i due si sorrisero
-Vostro fratello deve avere notato che mi sentivo un po’ a
disagio con le persone con cui mi trovavo prima, e di nuovo è venuto in mio
soccorso. Anche se pensavo di essere stata più discreta nel dissimulare il mio
stato d’animo-
-Basta conoscerti un minimo Rein per rendersi conto che stavi
quasi per prendere a pugni Bright. Credimi, niente mi avrebbe reso più felice
di vedere quella scena e di vedere Bright mandato a gambe all’aria da una
principessa, ma non credo che questo sia il luogo più adatto-
Rein gli sorrise
-Convengo con voi, principe Shade, che questo non era
assolutamente il luogo adatto, e anzi vi ringrazio per avere pensato a
difendere la mia reputazione-
-Dovere di principe!-
I due si guardarono, prima di scoppiare a ridere. Milky spostò
lo sguardo da suo fratello a Rein, e sorrise. Poi, afferrò la mano di Rein
-Allora, lo vogliamo prendere questo thè?-
Rein annuì
-Con molto piacere-
-Allora seguitemi-
E Milky iniziò a trascinare verso la porta Rein. Shade guardò
sua sorella e la turchina sparire, ancora un accenno di sorriso sulle labbra.
-Sei sicuro di lasciarla andare con lei? Non vuoi passare un
po’ di tempo tu con tua sorella?-
Shade scosse la testa
-No, credo che per Milky sia meglio passare un po’ di tempo
con Rein. Tutte e due oggi vorrebbero trovarsi ovunque tranne che qui, e poi,
sono sicuro che Rein saprà tirare su di morale mia sorella-
In quel momento, un valletto entrò nella sala
-Principessa Mirlo del regno della Goccia-
Mirlo si avviò lentamente verso la porta, pronta a seguire il
valletto che l’avrebbe portata a colloquio con i sette saggi. Shade si fece
serio in volto, poi si rivolse a Thomas
-Thomas, andiamo da mia madre. Ora è lei che ha bisogno del
mio aiuto-
Thomas si inchinò al suo principe, e gli fece strada verso la
porta. Prima di uscire, però, Shade ebbe l’impressione che un paio di occhi
rossi lo stessero fissando. Decise di non farci caso.
Milky condusse Rein in una piccola saletta, dove si trovava un
tavolo rotondo perfettamente apparecchiato per il thè. Da una delle finestre di
poteva ammirare il panorama circostante
-Mia madre ha voluto farmi preparare questa stanza. Mi ha
detto che se durante la giornata avessi avuto bisogno di un luogo dove
riposarmi o rifocillarmi, sarei potuta venire qui-
Rein si avvicinò alla tavola. Sopra di esse c’erano una serie
infinita di dolci, ma anche dei piatti salati, e tutto l’occorrente per il thè.
Milky le si avvicinò sorridente
-Volete sedervi?-
Rein annuì. Quando la turchina si fu seduta, Milky corse a
chiamare una cameriera, che si presentò dopo pochi minuti
-Acqua calda per il thè, grazie-
-Si principessa-
Milky si sedette di fronte a Rein e le sorrise. Le due
rimasero in silenzio per alcuni minuti. Improvvisamente, Rein si sentiva
terribilmente a disagio, e vedeva che anche Milky si sentiva così. Allora
decise di dire la prima cosa che le venne in mente
-Principessa Milky… sapete che una volta sono riuscita a
rovesciare un intero servizio da thè compresi una montagna di dolci che erano
appena stati sfornati dalle cucine del palazzo?-
Milky la guardò con gli occhi sgranati
-Dico sul serio. Un intero servizio da thè, formato da tazzine,
teiere, zuccheriere, piatti… sono stata messa in punizione per un mese intero.
E ovviamente non ho preso più il thè per molto tempo-
Milky continuava a guardarla, ma poi scoppiò a ridere. Anche
Rein scoppiò a ridere.
-Anche a me una volta capitò una cosa simile… ero inciampata e
mi sono aggrappata alla tovaglia. Sarebbe caduto tutto se mio fratello non mi
avesse presa in tempo…-
-Purtroppo io non ho fratelli che vengono in mio soccorso. Ho
solo una sorella che in quell’occasione se la stava ridendo da morire… fino a
quando non ha visto i suoi dolci preferiti sparsi su tutto il pavimento della
sala…-
Le due principesse riscoppiarono a ridere contemporaneamente.
In quel momento la cameriera entrò con la teiera piena di acqua calda. Si
avvicinò al tavolo dove le due principesse erano sedute, e stava per iniziare a
versare lei il thè, quando Rein alzò una mano, fermandola.
-Ci penso io al thè se non le dispiace-
La cameriera fece un piccolo inchino, appoggiò la teiera sul
tavolo e lasciò la stanza. Rein aprì la teiera, vi immerse il filtro e prese
una miscela di erbe profumate alla vaniglia
-Vaniglia va bene, Milky?-
Milky annuì
-È una delle mie preferite-
Rein le sorrise mentre versava le foglie di thè alla vaniglia
dentro l’acqua calda. Dopo qualche minuto, la turchina prese una tazza bianca
di porcellana e vi versò il thè, sia per Milky che per lei. Quando ebbe finito
poi Rein si portò alle labbra il suo thè, gustandolo con piacere. Mentre faceva
tutto questo, Milky non la perdeva con lo sguardo. Quando Rein si rese conto
dello sguardo persistente della principessina, posò la sua tazza di thè sul
tavolo e la fissò
-Cosa c’è principessa?-
Milky si fece improvvisamente triste. Appoggiò la sua tazza
sul tavolo e puntò il suo sguardo sulle sue mani.
-Ho paura principessa Rein-
Rein appoggiò anche lei la sua tazza e la fissò
-Di che cosa?-
-Di tutto. Quando vi ho vista preparare il thè, e per come
avete mandato via la cameriera… l’avete fatto con grazie e con autorità, voi
siete una principessa sotto tutti gli aspetti. Io invece… io non faccio che
combinare guai, non ho voglia di seguire le lezioni, l’etichetta mi annoia, le
attività di corte mi annoiano… non posso mai uscire dal castello da sola, devo
sempre avere la scorta, e quando vedono le guardie le persone mi tengono a distanza.
Non ho amici e… e ora dovrò anche stare agli ordini di una principessa che non
conosco per tre anni e la sola cosa che voglio è scappare e vivere una vita
normale-
Delle lacrime avevano iniziato a scorrere dagli occhi blu di
Milky e la piccola era scossa anche da profondi singhiozzi. Rein non perse
tempo, si alzò di scatto dalla sedia e andò vicino a Milky. La turchina si
inchinò e le afferrò le mani.
-Milky… io forse sono l’ultima persona che ti dovrebbe dire
queste cose ma, questo è ciò che siamo. Siamo nate in una famiglia reale e
abbiamo la fortuna di essere nate in mezzo agli agi e le comodità, non ci manca
niente e ogni nostro desiderio è soddisfatto. Ma per quanto possiamo vivere una
vita agiata, anche noi abbiamo degli obblighi, e li dobbiamo rispettare. Ci
viene chiesto di avere una educazione impeccabile, di essere aggraziate e raffinate,
di parlare con il giusto tono di voce e di essere sempre sorridenti e lo so,
certe volte è insopportabile. Vorresti prendere la prima cosa che trovi e
cagliarla contro il muro e urlare e anche scappare ma… non possiamo scappare da
ciò che siamo Milky. E non devi pensare che avere una principessa come guida
sia così terribile-
-Ma io non voglio un’altra principessa che mi faccia vedere
quanto sono manchevole in qualcosa o che mi rimprovera per ogni cosa e…-
-Milky, conosco personalmente tutte le principesse di questo
regno, e nessuna di esse farebbe mai una cosa simile. Tranne forse Altezza ma…
a lei non pensiamo ora. Senti Milky, con molte probabilità, sarà mia sorella Fine
la tua istruttrice, e credimi, Fine ha mille difetti, tra cui una golosità
incontrollata e anche una leggera fissazione per tuo fratello, ma non ti
farebbe mai notare quanto tu sia manchevole, perché lo siamo state tutte. Io
sono anni che mi applico per diventare una principessa, e forse lo farò per
tutta la vita. Ma se ti impegni, vedrai che tutto passerà presto, e le cose che
prima non ti piacevano, ti risulteranno meno pesanti e gli obblighi diverranno
un pochino più leggeri-
Milky tirò su con il naso, le lacrime stavano lentamente
fermandosi.
-Ma ci sarà mai un periodo in cui affronterò tutto quanto con
il sorriso? In cui sarò veramente felice?-
Rein la guardò, seria. Con una mano, le sistemò una ciocca di
capelli rosa dietro l’orecchio, in modo da poterla guardare negli occhi.
-Milky, non ti mentirò. Io non sono la persona adatta per
parlare di felicità, ma posso dirti che imparerai a convivere con i tuoi
doveri. Imparerai ad apprezzare alcune attività, ti divertirai durante i balli,
e troverai un modo per non sbadigliare durante alcune udienze pubbliche, ma
essere felice… credo sia una cosa che capiti molto raramente per persone come
noi. Ma tu hai una famiglia che ti vuole bene, un fratello che ti ama e ti
vuole proteggere e che farà di tutto per farlo, e una madre che, credimi quando
lo dico, molte di noi invidiano-
-Invidiate mia madre?-
Rein sorrise vedendo l’espressione scettica sul volto di Milky
-Certo! Tua madre è una donna incredibile, e una regina
favolosa. Il suo popola la ama, è così piena di grazie e di dolcezza. Ogni
volta che sono venuta in visita mi ha sempre rivolto la parole ed era
interessata a ciò che dicevo. Sei fortunata ad avere un modello del genere. E
poi, visto che madre hai, tu non sarai certo da meno-
-Ma io sono…-
-Solo una principessa che deve ancora imparare. Fidati di me
Milky, tu sei una vera principessa, e tirerai fuori tutto quello che serve per
essere all’altezza. Sono sicura che anche se non ne sarai entusiasta, se ti
applicherai con costanza e seguirai quello che ti viene detto, in tre anni
sarai la principessa migliore di tutte noi messe insieme-
Milky si illuminò di un sorriso sincero
-Lo pensi davvero?-
-Parola di principessa-
Milky, a quel punto, si buttò tra le braccia di Rein. La
turchina, dopo un attimo di smarrimento, si ritrovò a ricambiare
quell’abbraccio.
-Grazie Rein-
-Di niente principessa-
-Quanto vorrei che fossi tu la mia principessa istruttrice!-
Rein si sentì congelare sul posto. Staccò da se Milky e la
guardò negli occhi
-Milky…-
-Lo so che non hai partecipato ma…-
-Milky, mi sento onorata per ciò che hai detto, ma non posso.
Non sono sufficientemente all’altezza per questo compito. Ma perché ora non ci
gustiamo il nostro thè?-
Milky annuì. Rein allora si alzò e tornò a sedersi al suo
posto. Le due poi presero a sorseggiare il loro thè e a mangiare dei deliziosi
dolcetti, parlando del più e del meno, ignare che nell’ombra, una figura aveva
osservato tutta la scena e aveva ascoltato ogni cosa che le due si erano dette.
La selezione andò avanti per tutto il giorno. A tardo
pomeriggio, i saggi finirono di parlare con le principesse. Quando anche la
principessa Fine ebbe finito, il saggio Goldrim si alzò dal suo scanno
-La selezione è finita. Le domande sono state poste. Ora noi
saggi ci ritireremo per giudicare-
Detto questo, le sette figure si avviarono verso un’altra
stanza, dove avrebbero discusso e scelto. Anche Moon Maria sarebbe andata con
loro. Aveva assistito a quasi tutta la cerimonia, tranne quando si era alzata
un attimo, lasciando il compito al figlio di rimanere.
-Voglio vedere come sta Milky-
Aveva detto a suo figlio, e si era avviata verso la sala dove
aveva fatto preparare il thè per la figlia. Era rimasta sorpresa di vedere con
sua figlia anche la principessa Rein, ma più di tutte, era rimasta stupita per
ciò che Rein aveva detto per consolare sua figlia. Non le aveva mentito, non
l’aveva calmata e basta, le aveva dato una lezione importante. Moon Maria era
andata via senza essere notata, e quando era tornata aveva fatto molta fatica a
concentrarsi. Più il tempo passava, e più le principesse le sfilavano davanti,
più Moon Maria aveva capito chi voleva come insegnate per sua figlia. Quando i
saggi si erano ritirati nella sala della decisione, lei sapeva assolutamente
cosa fare. Aveva aspettato che i sette si sedessero e iniziassero la loro
discussione. I nomi possibili erano solo tre, la principessa Altezza, la
principessa Sophie e la principessa Fine. E il nome su cui tutti sembravano
d’accordo era quello della principessa Fine. Quando la decisione ormai sembrava
presa, il saggio Goldrim, si rivolse alla sua regina
-Vostra maestà, qual è la vostra opinione in merito alla
scelta?-
Moon Maria sapeva che quella era la sua occasione.
-Onorevoli saggi, sono d’accordo con voi sulla scelta del
regno della principessa-
I saggi fecero dei segni di assenso
-Ma non sul nome-
Nella sala calò il silenzio. Il saggio Goldrim la guardò,
meravigliato
-Cosa volete dire, vostra maestà?-
-So che quello che sto per dire non vi piacerà. Ma io ritengo
che ci sia solo una persona degna di questo titolo: la principessa Rein del
regno del sole-
A quelle parole si scatenò il putiferio. I saggi parlarono
contemporaneamente, uno sopra l’altro. Alla fine fu Goldrim a ristabilire la
calma
-Signori, vi prego. Fate parlare sua maestà. Ascoltiamo le sue
motivazioni e poi decideremo-
E Moon Maria iniziò a raccontare ciò che aveva visto. La
decisione avrebbe richiesto molto più tempo del previsto.
-Ci stanno mettendo una vita…-
-Calmati Fine-
-Andiamo, saranno tre ore che sono là dentro. Ormai si è fatto
buio… e io ho fame-
-Fine!-
Fine guardò male sua sorella
-Oh andiamo, ora non posso nemmeno essere agitata? Deve essere
facile per te, tu non partecipi-
-E mi sento anche la sola persona normale dentro questa
stanza…-
Fine lanciò uno sguardo esasperato a sua sorella. Erano
appoggiate ad una parete, sotto una finestra. Rein era seduta sul davanzale
della finestra, mentre Fine aveva preferito scivolare lentamente a terra. Non
era un comportamento molto da principesse, ma quella giornata le aveva
distrutte. E ora tutti volevano una sola cosa, sapere il nome della fortunata.
-Vedrai che non aspetteremo ancora molto…-
-Lo spero proprio-
Sembrò che quelle fossero parole magiche, perché poco dopo che
Fine le ebbe pronunciate, le porte laterali della sala si aprirono, e i saggi
iniziarono ad entrare. Come il rituale lo richiedeva, le principesse che
avevano partecipato alla selezione si presentarono davanti ai saggi. Rein seguì
la sorella e le rimase dietro, a supporto. Dopo l’ingresso dei saggi entrò
anche la regina Moon Maria e la principessa Milky. Milky si andò a posizionare
al lato dei saggi in attesa. Il suo compito era quello di accogliere con un
inchino la fortunata principessa. Quando Goldrim si fece avanti, il silenzio
calò sulla sala e su tutti i presenti. Alcuni notarono che forse un leggero
imbarazzo pervadeva il saggio, ma forse era solo stanchezza.
-Il consiglio dei sette saggi, dopo avere ascoltato tutte le
principesse e dopo una lunga e accorata discussione, è arrivata ad una
conclusione. Il consiglio ha scelto, la principessa è stata designata, la
decisione è stata presa. Colei che verrà scelta come Principessa Istitutrice è
la principessa del regno del Sole…-
Nella sala salirono dei mormorii di gioia e anche qualche
applauso. Goldrim richiamò il silenzio con una mano
-Stavo dicendo, la scelta è ricaduta sulla principessa del
regno del Sole… la principessa Rein-
Nella sala piombò il silenzio. Tutti si voltarono verso la
principessa appena nominata. E Rein, in quel momento, sentì il suo mondo
crollare per sempre.
Si, lo so, sorpresa! Sono tornata con un nuovo capitolo, ma
sapete, l’ispirazione mi ha preso e ho iniziato a scrivere e non mi sono più
fermata.
Ma ci siamo: scelta fatta, nome svelato e… è Rein!!! La
fortunata vincitrice è la nostra principessa, e ora che cosa accadrà?
Continuate a seguire e lo scoprirete!
Avevo pensato inizialmente di dividere il capitolo in due, ma
mi sono resa conto che doveva stare tutto insieme. So che forse è un po’ più
lungo degli altri, ma spero che comunque sia piacevole da leggere e non
pesante.
Spero che la lettura vi sia piaciuta, che la storia vi stia
prendendo sempre di più, e, come sempre, grazie a chi legge, grazie a chi ha
messo questa storia tra le preferite, le ricordate e le seguite, e se volete,
lasciate una recensione!
Dopo le parole pronunciate dal saggio Goldrim, la sala era
piombata nel silenzio. Tutti i presenti non sapevano cosa fare, o cosa dire,
erano tutti in attesa. E tutti fissavano la principessa Rein. Non c’era nessuno
nella sala che non avesse portato lo sguardo sulla principessa dai capelli
turchini, e Rein sentiva su di se ogni singolo sguardo. Rein era come
pietrificata. Da quando aveva sentito pronunciare il suo nome, la mente della
principessa aveva come smesso di funzionare. Come era possibile che il saggio
Goldrim avesse pronunciato il suo nome? Lei non aveva nemmeno partecipato alla
selezione, lei non era degna di quel ruolo. Come poteva lei essere proprio la
scelta? E ora tutti i presenti si aspettavano che lei facesse o dicesse
qualcosa, ma Rein in quel momento era impossibilitata a fare qualsiasi cosa. La
sua bocca era diventata asciutta ed era come se avesse perso l’uso della
parola, le sue mani stavano stritolando la stoffa del suo abito, e la mente di
Rein si rifiutava ancora di tornare a pensare. E il suo cuore non faceva che
battere all’impazzata. Probabilmente sarebbe rimasta ferma lì all’infinito se
non avesse visto qualcosa muoversi all’interno del suo campo visivo. Le ci
vollero qualche paio di secondi prima di mettere a fuoco la scena che si stava
svolgendo. Il principe Shade si stava facendo avanti tra la folla, che si
apriva ai suoi lati senza emettere alcun suono, e stava venendo verso di lei. E
in quel momento fu come se qualcuno avesse spalancato una porta dentro la mente
di Rein e lei seppe immediatamente cosa stava avvenendo. Shade stava portando
avanti il cerimoniale. Rein aveva letto tutto sulla cerimonia della scelta,
aveva passato un pomeriggio intero a studiare minuziosamente il polveroso manuale
della biblioteca, per imparare tutto alla perfezione e potere spiegare a sua
sorella cosa sarebbe successo al momento della scelta. Quando lei e Fine
l’avevano recitato, a palazzo, Rein aveva compiuto la
stessa cosa che stava facendo Shade in quel momento,
cioè andare incontro alla principessa designata per scortarla alla presenza dei
saggi e di sua madre. Ma mai, nelle prove fatte a palazzo lei si era ritrovata
a simulare la parte della prescelta, mai Rein si
sarebbe immaginata di ritrovarsi a ricoprire il ruolo di principessa designata.
Ma ora eccola lì, pronta a sapere cosa fare. E il suo corpo si mosse da solo,
quando il principe Shade, arrivato di fronte a lei, le si inchinò, come da
regola, e le porse la mano affinché lei l’afferrasse. Rein sapeva che non
poteva rifiutarsi. In quel momento lei e Shade stavano recitando in un rituale,
un rituale antico che milioni di principe e principesse avevano già recitato
prima di loro, e Rein sapeva che una volta iniziato non si poteva fermare. In
quel momento, anche se ogni fibra del suo corpo le stava urlando di non farlo, Rein vide la propria mano alzarsi dal suo fianco e posarsi
sul palmo aperto del principe che era in attesa. E quando le due mani si
toccarono, Shade l’afferrò saldamente, come a volerle infondere coraggio,
perché Shade sapeva che a Rein,
in quel momento, doveva servire solo del coraggio. E in quel preciso momento la
turchina si rese conto che l’unico all’interno di quella stanza che era
veramente preoccupato per lei doveva proprio essere Shade. Shade l’aveva vista
prima della cerimonia, sapeva che qualcosa non andava in lei, sapeva che il suo
animo era ferito, e doveva immaginare cosa lei stesse provando in quel momento.
Stordimento, stupore, incomprensibilità di ciò che stava succedendo. E in
quella stretta salda Rein percepì tutto il suo appoggio e la sua forza. Ma Rein
sentì anche i bisbigli scioccati dei nobili attorno a lei, sentì su di se gli
sguardi meravigliati e anche indignati di chi stava veramente capendo che tutto
quello era diventato reale, e soprattutto Rein vide gli occhi rossi di sua
sorella fissarla con un dolore immenso. In quel momento Rein aveva distrutto i
sogni della sorella, le aveva recato dolore, e probabilmente l’aveva anche
persa per sempre. Ma la principessa non poteva nemmeno negare che, nell’esatto
momento in cui Shade aveva afferrato la sua mano, era come se il suo corpo si
fosse risvegliato, era come se i suoi polmoni avessero ripreso a funzionare e
lei fosse tornata a respirare dopo molto tempo. E in quell’esatto momento,
sapeva cosa avrebbe fatto, una consapevolezza era scesa su di lei, una
consapevolezza che le aveva fatto capire quali dovevano essere le sue mosse
future. Era pronta ad affrontare tutto questo, era pronta ad affrontare i
saggi. Perché lei non poteva essere la scelta, e l’avrebbe dimostrato, avrebbe
dimostrato quanto poco adatta era per diventare una istitutrice. Avrebbe fatto
di tutto per far sì che sua sorella ottenesse il titolo, per vedere di nuovo
gli occhi sorridenti della sua gemella. Lei, infondo, non voleva quel ruolo,
non lo poteva avere, come poteva ottenerlo, quando non se ne sentiva degna?
Come poteva insegnare lei quando ancora lei stessa aveva molto ancora da
imparare? Ed era questo che avrebbe detto ai saggi, e lei avrebbe fatto capire
loro il loro sbaglio. Doveva per forza essere così. Era uno sbaglio, e lei lo
sapeva, tutti in quella sala lo dovevano sapere, perché mai nessuno l’aveva
ritenuta degna, quindi doveva solo dimostrarlo. E non sarebbe stata una cosa
troppo difficile da fare, di questo ne era sicura.
Moon Maria non aveva distolto lo sguardo da Rein nemmeno per
un secondo dalla fine dell’annuncio del saggio Goldrim. La regina l’aveva vista
impallidire e pietrificarsi sul posto. L’aveva vista quasi smettere di
respirare. Per un attimo Moon Maria aveva pensato che la principessa potesse
addirittura svenire per lo shock. Ma Rein non era svenuta, non aveva ceduto
alla pressione, anche se la regina era certa della lotta interna che Rein stava
vivendo. Ma Moon Maria aveva fiducia in quella ragazza, sapeva che lei era
all’altezza del compito, sapeva che lei sarebbe stata la scelta perfetta.
Infondo, era proprio per lei che aveva tirato in ballo l’antica tradizione. Era
stato all’incirca un anno fa quando l’idea le aveva sfiorato la mente per la
prima volta. Era successo in occasione di una cerimonia al palazzo reale del
regno del Sole. Ogni anno, infatti, in occasione del solstizio d’estate, il
regno del Sole dava un ballo per celebrare la corsa infinita del sole e per
ringraziare l’astro luminoso per la prosperità che portava ogni anno all’intero
pianeta. Era un’occasione formale e con una valenza anche rituale, dato che
ogni famiglia reale veniva a ringraziare il sole per la sua prosperità, ma con
il passare degli anni, l’evento si era trasformato più in una festa danzante,
che non in un rito sacro. E come tutti gli anni da quando era diventata regina,
Moon Maria vi partecipava. Ed era stata durante la festa del solstizio
dell’anno precedente che Moon Maria aveva visto quando la principessa Rein
fosse diventata una donna matura e raffinata. All’epoca aveva diciannove anni,
e la giovane donna si stava rivelando un fiore di bellezza. Non la ostentava,
come se non ne fosse nemmeno conscia lei, ma le persone attorno non potevano
non accorgersene, e Moon Maria l’aveva visto. E soprattutto, aveva visto in lei
una principessa. Anche se quella sera aveva avuto un ruolo marginale
all’interno della cerimonia e anche durante la serata, Moon Maria aveva visto
che Rein non era mai venuta meno al suo impegno, aveva sempre sorriso, aveva
trovato una parola gentile per ogni persona che aveva incontrato e che aveva
voluto parlare con lei. Mai aveva fatto trasparire noia o insofferenza sul suo
volto, e ogni persona che parlava con lei ne rimaneva estasiato. Verso la metà
della serata la regina si era decisa ad approcciare la giovane, e aveva
scambiato con lei qualche parola. Ed era stato allora che era rimasta veramente
sbalordita. Rein aveva dimostrato una conoscenza eccezionale dell’etichetta,
ogni gesto, ogni parola si era dimostrata corretta e appropriata per il
momento. Alla fine della serata, mentre ritornava nel suo regno, si era
ritrovata a pensare quanto avrebbe voluto un giorno vedere sua figlia Milky
comportarsi come la giovane principessa Rein. E quando si era imbattuta per
caso in antichi documenti del regno che accennavano alla pratica della
principessa istitutrice, allora Moon Maria aveva capito. Era corsa subito dal
saggio Goldrim a chiedere informazioni sull’antico rituale, e più apprendeva di
cosa si trattasse, più le sue speranze aumentavano. Rein sarebbe stata la
perfetta istitutrice di sua figlia, e sapeva, nel suo cuore, che sua figlia
avrebbe apprezzato molto l’insegnamento che la principessa del regno del Sole
le avrebbe dato. Nemmeno la regina sapeva dire da dove tante certezze le
venissero, ma più si era ritrovata a fissare la principessa Rein, più ne era
sicura. Quando tuttavia aveva appreso dai saggi che il nome della principessa
Rein non figurava tra le partecipanti per il titolo, si era sentita come
morire. Ma Moon Maria sapeva che non poteva fare niente per imporre a Rein di
partecipare. Persino il potere di una regina era limitato quando vi erano in
ballo antiche regole, e lei si era dovuta piegare. Aveva assistito a quasi tutti
i colloqui delle principesse quel giorno, aveva persino assistito a quello
della principessa Fine, la favorita, ma non aveva trovato nessuna sostituta
degna. Moon Maria era consapevole di avere condannato sua figlia a tre anni
molto duri. Ma quando pensava che le sue speranze fossero finite, aveva visto
sua figlia e la principessa Rein parlare e aveva ascoltato. Rein aveva saputo
consolare la sua bambina dicendole la verità, non mentendole, ma raccontandole
ciò che la vita reale realmente era. Il discorso di Rein le era entrato nella
pelle e le aveva fatto capire che non si era sbagliata. Rein era la persona
adatta per la sua bambina. Ed era per quello che aveva deciso di sfidare i
saggi. E alla fine aveva vinto. E mentre in quel momento osservava Rein e suo
figlio avanzare verso i sette saggi per il completamento del rituale, Moon
Maria osservò fiera la donna che avrebbe assunto il ruolo di guida per la sua
bambina. Perché nessuno era più degno di lei, e sapeva che il tempo le avrebbe
dato ragione. Alla fine la sua scelta si sarebbe rivelata la migliore che
avesse mai potuto prendere. O almeno era quello che si augurava dal profondo
del suo cuore.
I pochi passi che la separavano dai sette saggi parvero a
Rein un percorso infinito. Se non avesse avuto la mano di Shade come sostegno,
forse non ci sarebbe mai arrivata, anche se dentro si sentiva battagliera.
Shade seguì il rituale alla perfezione, accompagnandola di fronte al portavoce
dei saggi, in questo caso il saggio del regno della Luna. Una volta raggiunto
il saggio, i due si inchinarono al cospetto dell’anziano, poi fu Shade a
parlare
-In quanto membro della famiglia reale del regno della Luna,
io principe Shade, erede al trono e futuro re, porto al vostro cospetto la
principessa che voi, onorevoli saggi, avete designato come degna di fiducia e
meritevole di essere insignita del titolo di “principessa istitutrice” per mia
sorella, la principessa Milky del regno della Luna-
Dopo di che, Shade si rinchinò di
nuovo, una volta al saggio e un’altra alla principessa, poi si allontanò, per
prendere posto al fianco della madre. Dopo che Shade si fu allontanato da lei,
fu il saggio Goldrim a prendere la parola
-Principessa Rein del regno del Sole, siete qui al mio
cospetto e a quello dei miei pari per ricevere il titolo di “principessa
istitutrice”, ruolo che vi legherà per tre lunghi anni alla giovane principessa
Milky, che diventerà la vostra “principessa tirocinante”. Sarete responsabile
della sua istruzione e della sua crescita, il vostro compito sarà quello di
farla diventare una principessa degna e rispettabile, ma sono certo che ne
sarete in grado. E ora, principessa, se volete, potete dire qualche parola-
Era quello il momento della cerimonia che Rein stava
aspettando. Di solito, quell’invito era colto dalle prescelte per esprimere la
loro riconoscenza per essere state scelte e per rinnovare le loro buone
intenzioni per il lavoro che erano chiamate a svolgere. Da quando il rituale
era stato istituito mai nessuna principessa si era mai sottratta al compito. Rein
sarebbe stata la prima a farlo. Perciò, dopo avere preso un respiro profondo
per infondersi coraggio, la principessa turchina si inchinò ai sette saggi e
parlò per la prima volta da quando era stato pronunciato il suo nome
all’interno della sala
-Onorevoli saggi, mi sento onorata per essere stata scelta
per questo compito così importante e pieno di responsabilità che volete
affidarmi. La mia stima e la mia gratitudine nei vostri confronti sono immensi
e il mio animo si sente lusingato per la scelta fatta riguardo alla mia umile
persona…-
I sette saggi si ritrovarono ad annuire compiaciuti nel
sentire quelle parole. Anche se avevano infranto le regole scegliendo l’unica
principessa che non si era candidata, molti saggi si erano dimostrati reticenti
riguardo la principessa, ma la convincente motivazione della regina Moon Maria
e le parole di Rein in quel momento, non avevano fatto altro che esalare un
respiro di sollievo ai saggi. Avevano preso la decisione giusta come sempre. O
almeno credevano
-… tuttavia è con profondo rammarico che sono costretta a
rinunciare al titolo-
Tutti i presenti nella sala si lasciarono sfuggire dei
mormorii, chi di sorpresa e meraviglia, chi, invece, di sollievo. I sorrisi
compiaciuti dei saggi si trasformarono in smorfie incredule e la regina Moon
Maria si alzò di scatto dal trono su cui era seduta. Tutti i presenti erano
fermi immobili ad osservare la scena. Mai una principessa si era rifiutata,
perché la cerimonia non prevedeva il rifiuto della prescelta. Il saggio
Goldrim, visibilmente imbarazzato per la situazione, si ritrovò a volgere lo
sguardo verso i suoi colleghi, in cerca di aiuto. L’aiuto venne dal saggio del
regno del Sole
-Mia principessa… quali sono le motivazioni che vi spingono
a rifiutare un tale incarico? So che forse la paura per il difficile compito
possa avervi per un attimo spaventata, ma sono certo che dopo qualche attimo di
riflessione…-
-Perdonatemi, saggio Malachia, non è per paura che mi
ritrovo a rifiutare l’incarico-
-Allora per quale motivo, altezza, volete prendere questa
avventata decisione? State per caso minacciando il potere di questo onorevole concilio?-
A parlare era stato il saggio del regno del Mulino a Vento,
la saggia Dania. E fu a lei che Rein si rivolse
-Saggia Dania, mai è stata mia intenzione quella di
disonorare o mancare di rispetto a questo rispettabile concilio. La mia
decisione si basa unicamente su un’unica e semplice motivazione: non ritengo di
essere la persona adatta allo svolgimento di questo compito. Colei che deve
guidare la giovane principessa Milky verso un percorso di apprendimento e di
conoscenza deve possedere una conoscenza quasi perfetta di tutto ciò che
riguarda la storia e lo sviluppo del nostro pianete, per non parlare
dell’etichetta, della danza, del disegno e del canto, dote fondamentali per una
principessa, e anche possedere grazia, eleganza dei gesti e dei modi e un
raffinato e forbito linguaggio. Perdonatemi onorevoli saggi, ma io mi sento
manchevole in molte delle suddette materie, per questo come posso essere io una
buona insegnate per la principessa quando io stessa avrei ancora bisogno di
prendere delle lezioni? Colei che deve guidare deve essere consapevole delle
sue doti e delle sue capacità, mentre io non posseggo alcuna consapevolezza. So
di essere sufficientemente preparata per la vita di corte, ma essere pronta ad
insegnare ad una giovane principessa che dovrebbe guardare a me come ad un
modello d’esempio… perdonatemi, ma non mi sento pronta per una tale mansione. E
poi non sono nemmeno stata esaminata. Come potete ritenere che io sia la
persona giusta?-
Mentre la principessa esprimeva i suoi timori e le sua
ansie, molti saggi si trovarono piacevolmente stupiti dalla giovane
principessa. Mai avevano assistito ad una prova così grande di umiltà da parte
di un membro di una famiglia reale, e molti saggi che nutrivano seri dubbi su
di lei, ne furono immediatamente conquistati. Tuttavia, la principessa Rein aveva sollevato una giusta domanda
-Su questo, principessa avete ragione. Voi non siete stata
esaminata, ma rimedieremo subito a quello, che riteniamo, essere solo una pura
formalità, data la decisione che è stata presa. Ma, se i miei colleghi sono
concordi, procederemo al vostro esame-
Disse la saggia Dania.
-Ma, onorevoli saggi io…-
-Principessa Rein-
Esordì il saggio Doifrus, il saggio del regno del Gioiello
-Osate mettere in discussione una decisione presa da noi, i
sette saggi del regno di Wonder, scelti appositamente per la nostra saggezza e
il nostro sapere con il fine di prendere decisioni imparziali per il bene del
pianeta, noi che i regnanti vengono a consultare quando si devono prendere
decisioni difficili e le cui scelte difficilmente non vengono rispettate?-
Rein inchinò umilmente il capo
-Non oserei, saggio Doifrus. Vogliate perdonare la mia impudenza,
non volevo offendere nessuno dei saggi, tanto meno le vostre decisioni-
Il saggio Doifrus annuì compiaciuto della risposta. Stava
per riprendere la parola, quando fu preceduto dal saggio Goldrim
-Principessa voi avete chiamato tre dei miei colleghi per il
loro nome, tutte e tre le volte in modo corretto. Volete dirmi che conoscete
tutti i nomi dei sette saggi?-
Rein annuì
-Si saggio Goldrim, conosco i vostri nomi-
-Conoscere i nostri nomi, principessa è un bene. Ma come
avete fatto a identificare correttamente i volti ai nomi?-
-Dai vostri pendenti, saggio Goldrim-
Istintivamente il saggio si guardò il petto, dove sopra la
tunica blu che lo identificava come saggio, risplendeva un medaglione
rappresentante la luna, simbolo del suo paese.
-Molto intuitivo principessa. Se non vi dispiace, vorreste
per favore indicare i nomi dei sette saggi e il loro relativo simbolo,
spiegando anche il loro significato? Se non vi dispiace iniziate dalla vostra
sinistra a elencare-
-Come desiderate-
Rein si volse verso i saggi. I sette erano disposti su sette
sedie disposte una di fianco all’altra, e Rein iniziò ad elencare
-La saggia Dania, saggio del regno del Mulino a Vento, il
suo ciondolo raffigura una pala di un mulino-
La saggia Dania annuì sorridendo
-Il saggio Doifrus, saggio del
regno del Gioiello, il cui simbolo raffigura un diamante, la saggia Nimeria, saggio del regno di Tanatana,
il cui simbolo è una foglia verde, il saggio Mindros,
saggio del regno della Goccia il cui simbolo è una goccia azzurra, la saggia Faria, saggio del regno di Meramera,
il cui simbolo è una fiamma rossa, poi il saggio Malachia,
saggio del regno del Sole il cui simbolo è un sole arancione e infine ci siete
voi, saggio Goldrim, saggio del pianeta della Luna, il cui simbolo è una luna
gialla-
I sette saggi annuirono compiaciuti.
-Molto bene vostra altezza, molto bene. Certo questa era una
domanda facile…
Disse il saggio Doifrus,
prendendosi la parola che prima Goldrim gli aveva
soffiato.
-Passiamo a qualcosa di un po’ più difficile. In che modo
deve inchinarsi una perfetta principessa? E verso chi deve farlo?-
-Con una riverenza, saggio Doifrus.
Bisogna piegare lievemente le gambe tenendo il busto eretto e inchinare
leggermente il capo. Inoltre si deve sempre ricordare di sorridere. L’inchino
va rivolto a una persona pari al proprio rango o superiore. Una principessa si
inchina di fronte ad un regnate, ad un’altra sua pari titolo, ad un membro di
una famiglia reale e, ovviamente, a voi saggi-
-E se le viene presentato uno di rango inferiore? Un conte o
un barone, per esempio?-
-Allora si deve allungare la mano per permettere un
baciamano e bisogna sempre rivolgere un sorriso-
-E se invece è un suo pari maschile?-
-È l’uomo il primo a dovere salutare, la principessa deve
aspettare paziente. Dopo che l’uomo le si sarà inchinato e le avrà fatto il
baciamano, la principessa risponderà con un sorriso e una leggere inclinazione
del capo-
-E se invece voi foste un principe? E vi venisse presentato
una persona di rango inferiore?-
Quella domanda provocò un leggero mormorio di sorpresa tra
il pubblico della sala e tra alcuni saggi. Non era una domanda pertinente
all’esame in corso. Ma il saggio Doifrus del regno
del gioiello, non era stato a favore della principessa Rein.
E stava cercando di dimostrare quanto indegna fosse la principessa dai capelli
turchini per ricoprire il ruolo di principessa istitutrice. Ma Rein non era impreparata su quell’argomento. Aveva passato
troppo tempo in biblioteca, a leggere e studiare, e sapeva come rispondere
-In quel caso, eccellenza, colui che ha un rango inferiore
ad un principe deve aspettare di essere presentato al principe, poi deve
inchinarsi rispettosamente e aspettare che sia il principe a rivolgergli la
parola. Solo allora potrà parlare al principe-
Il saggio Doifrus si meravigliò
della conoscenza della principessa, e anche della chiarezza della sua
spiegazione. Rispettosamente, chinò il capo alla giovane, piacevolmente
soddisfatto. Rein aveva risposto correttamente a
tutte le domande, senza omettere niente. E senza sbagliare.
-Molto bene principessa. Non vi chiederemo di eseguire un
inchino perché prima lo avete fatto perfettamente. Ora, però, se mi permettete,
vorrei porvi delle domandi riguardanti la storia del nostro pianeta-
Le disse il saggio Malachia. Rein annuì. Il suo esame era appena all’inizio, e, ne era
certa, sarebbe stato molto lungo. E anche molto difficile.
Rein rispose per un’ora intera
alle domande dei sette saggi, e ogni volta rispondeva in modo impeccabile, e senza
ostentare alcuna esitazione. Tutti i presenti in sala rimasero sbalorditi
sentendo rispondere la giovane principessa. Sembrava che la giovane avesse una
perfetta padronanza di quasi tutte le materie, e la sua conoscenza sembrava
infinita. Più l’esame andava avanti, più la stessa Rein
si sorprendeva delle risposte che dava. Non poteva essere un caso che i saggi
le chiedessero solo cose che già sapeva, ma Rein si
rese conto che il ripasso fatto con la sorella era stato utile anche per lei. E
quindi, anche se era decisa a dimostrare con tutta se stessa di non essere
all’altezza, non ci riusciva. Perché lei in quel momento era all’altezza del
compito, e più l’esame procedeva, più un senso di consapevolezza pervadeva la
principessa dai capelli turchini. Forse era il vedere i volti sorridenti dei
saggi ogni volta che lei rispondeva correttamente ad una loro domanda, forse
era il senso di gioia che la pervadeva ogni volta che sapeva la risposta,
oppure semplicemente il fatto di vedere riconosciuti i suoi meriti per la prima
volta in vita sua che la consapevolezza di essere una principessa degna di tale
titolo la pervase dentro. E quando il saggio Goldrin
dichiarò finito il suo esame, quella consapevolezza rimase dentro la giovane,
che si ritrovò a sorridere ai saggi per la prima volta in quella giornata. Lei
era una principessa, una principessa del regno del Sole, e per la prima volta
aveva avuto modo di poterlo dimostrare.
-Principessa Rein, dopo la nostra
attenta esaminazione io e i miei colleghi non possiamo fare altro che
confermare ciò che già in precedenza avevamo deciso. Lei ha saputo rispondere
correttamente a tutte le domande che le abbiamo poste, dimostrando una
conoscenza vasta di molte materie di studio, oltre ad un impeccabile conoscenza
dell’etichetta e delle regole che gestiscono una casa reale. Ciò è stato fatto
in presenza di testimoni che non potranno trovare alcuna obiezione ormai, nella
nostra decisione. Per questi motivi, noi sette saggi dei sette regni, le
conferiamo senza esitazione e all’unanimità e con il pieno appoggio della
regina del regno della Luna, Moon Maria, il titolo di “principessa istitutrice”-
Il saggio Goldrim le sorrise alla
fine del suo discorso. A quel punto il saggio si voltò verso la regina Moon
Maria e alla principessa Milky, che era rimasta per
tutto il tempo a fianco della madre ad assistere all’esame. Rein
notò subito il sorriso smagliante della giovane principessina in quel momento,
e anche quello della regina. Sembrava che tutte e due fossero contente di
quella scelta, e vedere lo sguardo pieno di fiducia di madre e figlia ebbe un
effetto devastante su Rein. Rein
si era lasciata contagiare da uno stato di euforia e forse di fiducia in se
stessa, ma vedendo quei volti sorridenti e le aspettative che venivano risposte
in lei, si sentì mancare. Perché alla fine, l’insicurezza che per molti anni
aveva accompagnato la principessa ogni giorno era tornata, più forte che mai.
Perché per quanto il suo esame fosse stato brillante, per quanto tutti non
avessero fatto altro che lodare le sue doti, Rein non
si vedeva in quel modo. Lei non era degna di quel compito e di quella fiducia,
la sua stessa famiglia non gliele riconosceva, come poteva essersene
dimenticata? Rein non poteva essere la scelta ideale.
-Onorevoli saggi…-
La voce di Rein uscì flebile dalla
sua bocca. Tutti posarono lo sguardo sulla principessa, in attesa.
-Perdonatemi… ma non posso. Sono lusingata per le vostre
parole, ma io semplicemente non posso. Non sono all’altezza, scusatemi. Sono
risultata preparata solo perché ho aiutato mia sorella in questi mesi a
prepararsi per l’esame. Mia sorella è molto più degna di me per questo compito,
ve lo assicuro-
Mentre parlava, Rein si voltò
verso la regina Moon Maria e la principessa Milky.
-Perdonatemi, ma non posso. Non farei un buon lavoro, io…-
Calde lacrime iniziarono a scorrere dagli occhi della
principessa
-…Io non posso-
Senza dare tempo ad alcuno di poterla fermare, Rein eseguì un perfetto inchino e si voltò, decisa ad
avviarsi fuori da quella stanza e da quell’incubo il più velocemente possibile.
Soprattutto, non voleva che altri la vedessero piangere. La folla si aprì
velocemente al suo passare, ma Rein non prestò
attenzione a niente e nessuno. Il quel momento il suo obbiettivo era solo la
grande porta di quercia che la separava dalla libertà. Ma prima di potere
raggiungere la sua salvezza una voce ferma e autoritaria, ma allo stesso tempo
dolce la fermò, obbligandola ad arrestare la sua fuga
-Vostra altezza, vi prego, fermatevi-
Rein si arrestò di colpo.
-Vi prego, voltatevi un secondo-
Non sapendo nemmeno lei perché obbediva a quella voce, Rein si voltò verso la persona che l’aveva fermata,
incurante delle lacrime che ancora sgorgavano dai suo occhi, e non si
meravigliò nel vedere la regina Moon Maria che lentamente e con una grazia
infinita, le stava venendo incontro. Si fermò a pochi passi di distanza da Rein, e le rivolse un caldo sorriso.
-Desidero porvi un’ultima domanda-
Le disse, mentre lentamente porgeva alla principessa un
candido fazzoletto bianco che aveva estratto da una manica del suo abito. Rein fece un piccolo inchino prima di afferrare il
fazzoletto, che usò per asciugare le lacrime che andavano via via arrestandosi.
Tuttavia, Rein non voleva ancora mollare
-Per quale scopo, vostra maestà? Non sono degna della
fiducia che volete ripormi. Sono lusingata per il fatto che abbiate voluto
concedere un tale onore ad una semplice principessa come me, ma ritengo che sia
un’altra persona a meritare il titolo-
Moon Maria la fissò con uno sguardo dolce e amorevole. Rein ebbe come l’impressione che si fosse aspettata una
risposta del genere. Ma furono le parole che pronunciò subito dopo a scioccarla
di più
-Principessa, avete ragione, voi siete una semplice
principessa, e possedete la conoscenza e la grazia e il portamento di tutte le
principesse presenti in questa sala. Oggi abbiamo potuto ammirare quanto la
futura generazione di regnanti farà brillare il nostro pianeta ancora per molto
tempo. Nessuno mette in dubbio che le vostre colleghe non siano pari di grazia a
voi, o che siano meno preparate di voi. Ma c’è una cosa che credo vi distingua
dalle altre, principessa, e sono convinta che questa diversità sia la
caratteristica indispensabile per prendere questo arduo compito e svolgerlo nel
migliore dei modi. È per questo che desidero porvi una domanda che ritengo
fondamentale per il ruolo di istruttrice per mia figlia, una domanda che a suo
tempo fu rivolta anche a me, e che so voi risponderete come feci io a quel
tempo. Principessa Rein, mi farete l’onore di rispondere?-
Rein si inchinò umilmente
-Sarà un onore rispondere ad una domanda direttamente
postami da voi, vostra maestà-
-Bene-
Moon Maria le sorrise,
-Principessa, alla mia domanda non esiste una risposta
giusta o una sbagliata, perché ogni risposta che ricevo è sempre diversa. È una
domanda che può lasciare perplessi, o stupefatti, ma io la ritengo
indispensabile per capire l’animo della persona che ho davanti. E’ una domanda
terribilmente complessa pur essendo sorprendentemente semplice. Principessa Rein, voi volete essere felice?-
Shade sapeva che sua madre era una
donna imprevedibile e sempre piena di sorprese. Glielo aveva dimostrato mille
volte nel corso della sua vita, sorprendendolo con domande argute, con consigli
perfetti, stupendolo con aneddoti o con azioni che mai il principe avrebbe
pensato sua madre potesse fare. Spesso nel corso degli anni Shade
era rimasto a bocca aperta per come sua madre aveva saputo risolvere certe
situazioni, o per il modo in cui aveva condotto alcuni affari del regno. Shade era sempre rimasto sbalordito di fronte a sua madre e
al suo modo sempre tempistico di porgli le domande giuste che lo facessero
riflettere nel momento in cui più ne aveva bisogno. Il principe era abituato
alle sue improvvise domande, ma tutte le volte ne aveva sempre capito il senso.
Shade sapeva che sua madre preferiva porgli certe
domande difficili per farlo ragionare e per fargli pensare alle sue azioni e al
suo modo di comportarsi o di porsi rispetto alla vita, era il modo che usava
con lui per tramandargli i suoi insegnamenti. Ma ora, per la prima volta, Shade si ritrovava a non capire. Cosa volete dimostrare sua
madre con quella domanda?
-Principessa Rein, voi volete
essere felice?-
Come si poteva chiedere ad una persona se voleva essere felice,
quando ci poteva essere solo una risposta a quella domanda? Certo che Rein voleva essere felice, tutti nella vita aspiravano alla
felicità, non era quello che ogni regnante doveva aspirare per il suo popolo?
Cosa voleva dimostrare sua madre? Shade spostò lo
sguardo verso sua sorella, che era in piedi di fianco a lui. Milky aveva dimostrato molto nervosismo quel giorno, ma
anche tanto coraggio. Si era sottoposta ad una attenzione eccezionale per una
ragazza di soli dieci anni, ma ne era uscita vincitrice. Anche la giovane
principessa aveva riposto tutta la sua fiducia nei confronti della madre, e
anche se non aveva compreso fino in fondo le motivazioni della regina di
sottoporla a quell’antico rituale, non aveva sollevato obiezioni, aveva
inclinato il capo e mormorato un
-Se ritenete che sia la scelta migliore per me madre, allora
vi ringrazio-
Ma in quel momento Shade poté
vedere quella fiducia vacillare negli occhi della sorella. E forse, anche nei
suoi occhi doveva essere passato quel lampo di incredulità e sgomento. Ma era
un principe, e doveva dimostrarsi fiducioso e appoggiare sua madre in tutto. Fu
per quel motivo che afferrò la mano della sorella, stringendola con forza. Milky gli rivolse uno sguardo indagatore, ma rispose con la
stessa forza alla stretta.
-Fidati di lei, Milky. Anche se
non lo comprendiamo, quella domanda ha un valore importante. Fidati di nostra
madre-
Milky semplicemente annuì, e tornò
ad osservare sua madre e la principessa Rein ferme
immobili nel centro della stanza. E fu così che ascoltarono la risposta della
principessa dai capelli turchini, mano nella mano, dandosi forza a vicenda. E
entrambi si meravigliarono per ciò che udirono. Perché la risposta che diede Rein era ciò che nessuno dei presenti si sarebbe mai
aspettato. E più Rein rispondeva, più il sorriso di
Moon Maria cresceva e più i bisbigli all’interno della sala si facevano
rumorosi. Alla fine, quando Rein smise di parlare, Shade capì cosa sua madre aveva voluto dimostrare porgendo
quella domanda a Rein, e si meravigliò per ciò che la
principessa del regno del Sole aveva risposto. Rein
aveva dimostrato una maturità insolita per la usa età, aveva dimostrato di
possedere una sensibilità molto forte, e soprattutto, aveva dimostrato quanto
fosse diversa da tutti i presenti in sala, di quanto fosse reale. Perché Shade non trovò aggettivo migliore per descriverla in quel
momento, se non reale. Rein era una vera principessa,
ed era perfetta per sua sorella.
-È la migliore Milky. Devi essere
molto onorata per avere una donna così a guidarti nel tuo percorso-
Milky gli rivolse uno smagliante
sorriso
-Si Shade, lo sono-
Rein forse al contrario di tutti i
presenti in sala, non era rimasta sbalordita per la domanda della regina Moon
Maria. Forse era per il fatto che lei stessa si era posta molte volte quel
quesito, o forse era solo per il fatto che spesso aveva affrontato, nei suoi
pensieri il tema della felicità. O forse, era per il fatto che tutti, prima o
poi, erano una domanda che semplicemente si ponevano. Moon Maria aveva ragione,
era una domanda terribilmente difficile pur nella sua semplicità. E lei non
sapeva se aveva la risposta giusta, ma aveva una sua risposta. E non esitò
neanche un secondo a dirla a quella donna che non faceva altro che infonderle
fiducia. Perché Rein sapeva che Moon Maria l’avrebbe
capita, e, soprattutto, sapeva che quella regina così forte, aveva fiducia in
lei.
-Vostra maestà, fin da piccoli ognuno di noi aspira alla
felicità, ogni bambino vuole essere felice e vuole vedere le persone attorno a
lui felici. Come principessa, il mio pensiero è sempre rivolto al mio popolo, e
alla loro felicità, perché in quanto membro della famiglia reale, il mio
compito è quello di portare gioia e allegria per primo al popolo, di sollevarlo
di fronte a problemi troppo grandi per lui, e di saperlo governare nel migliore
dei modi per portargli felicità. La felicità di tutti è il nostro fine e il
nostro compito. Ma no, vostra maestà, io non aspiro ad essere felice nella
vita-
Un mormorio crescente aveva pervaso la sala dopo la
dichiarazione della principessa, mormorio che fu messo a tacere dalla regina
con una semplice alzata di mano. Una volta calato di nuovo il silenzio, Rein poté proseguire
-Non aspiro alla felicità perché la ritengo un traguardo
irraggiungibile per me, per ciò che sono e che rappresento. Io sono un
personaggio pubblico, sono una principessa, sono sotto gli occhi di tutto il
mio popolo ogni giorno, lo sono dalla mia nascita e lo sarò fino alla mia
morte. Io non sarò mai totalmente padrona della mia vita, non potrò mai
decidere in base solo ai miei desideri o alle mie inclinazioni, non posso
nemmeno permettermi di innamorarmi. La mia felicità sarà sempre e comunque
sottomessa al mio ruolo di principessa. E’ per questo che non desidero aspirare
alla felicità, perché so già che non la potrò mai avere. Potrebbe arrivarmi per
caso, ma non sarei mai stata io l’autrice di una tale situazione. Io più che
alla felicità aspiro… aspiro alla serenità. Credo che questa sia la cosa più
importante per me, per la mia vita, essere serena, affrontare ogni giorno la
vita con il cuore e l’animo sereno, calmo, in pace. Credo di potere affermare
che se possederò un girono quella serenità nel cuore, essa mi permetterà di
compiere il mio dovere nel modo giusto, senza mai venire meno alle mie promesse
o ai miei giuramenti. Quindi no, vostra maestà, io non cerco una vita felice,
io cerco una vita serena-
Per tutto il tempo in cui Rein
aveva parlato, la ragazza aveva sentito su di se lo sguardo di sua madre. Rein sapeva che la regina del regno del Sole era lì, in
quella sala, assieme a suo padre, e c’era anche sua sorella gemella, eppure,
tra tutti i membri della sua famiglia lei sentiva solo lo sguardo fisso di sua
madre che le bruciava sulla nuca. E la turchina sapeva che le sue parole
l’avevano sconvolta, perché anche se Elsa aveva capito che sua figlia era
infelice, forse non lo aveva mai capito fino in fondo. Ma sicuramente, sentendo
quelle parole, lei doveva avere finalmente compreso. E l’aveva compresa anche
la regina Moon Maria. Ma mentre Rein sentiva solo del
dolore provenire da sua madre, dalla regina del regno della Luna proveniva solo
amore, e rispetto. Rein non aveva mai visto nessuno
fissarla come stava facendo in quel momento la regina del regno della Luna.
Moon Maria le stava dando uno sguardo che stava come sanando il cuore
martoriato della giovane principessa. Le stava rivolgendo uno sguardo pieno di
ammirazione, rispetto e di calore. E Rein si ritrovò
a sorridere fiera, fiera della sua risposta e del ruolo che stava ricoprendo in
quel momento. Sapeva che aveva deluso tutta la sua famiglia, sapeva che sua
sorella non l’avrebbe mai perdonata, ma ormai Rein
aveva capito, e aveva accettato. Quando Moon Maria colmò la distanza che le
separava e le strinse a se in un abbraccio materno, Rein
si lasciò andare e ricambiò con lo stesso entusiasmo della regina. E mentre
erano così abbracciate, all’orecchio della giovane dai capelli turchini, Moon
Maria le bisbigliò poche, ma bellissime parole
-Sono così orgogliosa di te-
-Spero solo di non deluderla-
Disse di rimando Rein. Moon Maria
la allontanò un poco da se, in modo da poterla guardare negli occhi
-Non lo farai, ne sono certa. E ogni volta che avrai dei
dubbi o bisogno di consigli, io ci sarà. Mi dispiace solo di una cosa-
Rein la guardò stupita
-Milky… lei è una bambina
dolcissima solo che… diciamo che a volte è molto esuberante. Per non parlare di
Shade, mia cara. Milky è
capace di farsi promettere qualsiasi cosa dal fratello, ed è capace di portarlo
dalla sua parte ogni volta con un solo semplice sguardo. Spero solo che non ci
debba rimettere tu. Ti aspettano tre anni molto movimentati, temo-
Rein la fissò a bocca aperta, poi,
vedendo lo sguardo divertito della regina e il suo sorriso divertito, Rein si lasciò andare ad una risata liberatoria. Risata a
cui si unì quella della regina. Risata che sembrò ancora più forte all’interno
della sala del consiglio, che era sprofondata nel silenzio più totale.
Una volta che sua maestà riguadagnò la sua compostezza, si
voltò verso i saggi
-Onorevoli saggi, sono lieta che abbiate nominato la
principessa Rein del regno del Sole per questo duro
compito. Pongo molta fiducia in lei e so che sarà la guida perfetta per la mia
bambina-
Il saggio Goldrim si inchinò alla
sua regina, sorridendo felice.
-Noi saggi abbiamo assolto al nostro compito. Auguriamo che
il compito della principessa Rein sia il più
piacevole possibile e ci auguriamo che nei tre anni che passerà come educatrice
della giovane principessa Milky il suo sapere, la sua
eleganza e le sue doti vengano assimilate dalla giovane in modo da renderla una
perfetta principessa reale-
Rein si inchinò rispettosa
-Farò in modo di non mettere mai in imbarazzo questo
consiglio e far si che la sua saggia decisione mostri i suoi frutti. Dedicherò
tre anni della mia vita in questo compito, confidando che la giovane che mi
avete affidato ascolti i miei insegnamenti e li faccia propri, in modo da
vederla sbocciare in un bellissimo esempio di virtù, grazie, eleganza e
conoscenza che sono consoni ad un membro di una famiglia reale-
Nonostante Rein stesse recitando
le parole ufficiali del cerimoniale, Rein si ritrovò
a prenderle molto a cuore. Ormai era quello il suo destino, i suoi prossimi tre
anni sarebbero stati improntati all’educazione di una giovane principessa, ma
lei non si sarebbe tirata indietro. E sperava, con tutto il cuore, che Milky si trovasse bene con lei. L’aveva vista spaventata e
impaurita da quella scelta, e la poteva capire. Avrebbe fatto di tutto per non
deluderla. E vedendo il sorriso felice che Milky le
stava rivolgendo, mentre le veniva incontro assieme al fratello, che stava
sorridendo felice anche lui, si ripromise che avrebbe fatto qualsiasi cosa per
non deludere nessuno di quella famiglia che la stava accogliendo a braccia
aperte.
Ormai il rituale era concluso, la scelta era stata fatta, e
la principessa designata aveva accettato il suo compito. Anche se con qualche
perplessità, tutti i presenti della sala, iniziarono ad accettare la cosa. Certo,
la selezione non era andata proprio come si erano aspettati, ma alla fine il
pronostico vincente era che una principessa del regno del Sole sarebbe
diventata istitutrice della giovane principessa Milky,
poco importava se al posto della principessa Fine fosse stata scelta la
principessa Rein, sempre principessa del regno del
Sole era. Fu per questo che qualcuno, impavido, si lanciò in un piccolo
appaluso, che ben presto fu accompagnato da altre mani, fino a che tutti i
presenti in sala si ritrovarono ad applaudire. Tutti, tranne tre persone, il re
Toulouse, che era ancora troppo sbalordito per lo sviluppo della scena a cui
aveva assistito per rendersi appieno a conto delle implicazioni, la regina
Elsa, che provava uno strano senso di perdita e di sconfitta e la principessa
Fine, che fissava sconvolta la sorella. Perché Fine proprio non capiva, non
capiva cosa fosse successo, non capiva cosa fosse andato storto, e soprattutto
non capiva come Rein le avesse potuto fare un torto
simile. Soprattutto si chiedeva, meravigliata e stupita, chi fosse in realtà la
giovane che stava conversando amabilmente con la regine Moon Maria e con Milky, a qualche metro di distanza da lei. Perché Rein, sua sorella, la Rein che
ricordava, non era la giovane che vedeva in quel momento. Sua sorella era una
ragazza che molte volte passava inosservata, una lettrice compulsiva, che
preferiva il silenzio della biblioteca e tomi polverosi alle chiacchere e alle
divagazioni. Sua sorella era una spalla, era sempre lì pronta ad aiutarla nel
momento del bisogno, pronta a suggerirle una risposta, ma non era mai una
protagonista, non era mai al centro dell’attenzione, non ci sapeva stare.
Quello era il suo compito, era il suo ruolo quello di stare al centro, era lei
quella che avrebbe dovuto trovarsi a parlare con la regina Moon Maria e con Milky, era lei, non sua sorella, perché sua sorella non ne
era capace. Ma con profondo sgomento, Fine si rese conto che sua sorella nel
ruolo di protagonista, ci stava bene. L’aveva osservata durante il suo esame,
aveva visto il suo acquistare sicurezza nel rispondere correttamente, l’aveva
vista ferma immobile, fiera, con la schiena perfettamente dritta, come una
perfetta principessa, l’aveva vista risplendere. Anche quando l’aveva vista in
lacrime, Rein non era sembrata altro che reale, e
delicata, e, forse per la prima volta da molto tempo, Fine l’aveva vista
bellissima. E con profondo sgomento, la principessa dai capelli rossi provò un
sentimento nuovo, che mai aveva provato nei confronti della sorella: invidia.
Perché Fine vide chiaramente quanto, in realtà, Rein
le fosse superiore in quel momento, in quella situazione, e soprattutto vide
quando fosse perfetta per quel ruolo. E Fine si sentì ingannata, e presa in
giro. Quella non era sua sorella, era un’altra persona, una falsa amica, una
falsa sorella, che non aveva fatto altro che prenderla in giro per vent’anni. E
Fine questo non lo poteva sopportare. Senza rispettare alcuna etichetta, e
mancando di rispetto a tutti i presenti, Fine si avviò decisa verso la porta
della sala. Al suo passaggio, molti le lanciarono sguardi sconvolti e
perplessi. Era ormai arrivata alla porta quando la voce della traditrice la
chiamò
-Fine…-
La rossa di voltò, e vide sua sorella in quel semplice abito
verde acqua che le risaltava gli occhi, e quella semplice acconciatura che
metteva in mostra il suo bel viso, e quegli occhi, che ora la guardavano
implorante, ma che ormai non incantavano più la rossa
-Sei una traditrice! Io mi sono fidata di te, e tu mi hai
pugnalato alle spalle. Da questo momento non sei più mia sorella-
Fine vide gli occhi della sorella riempirsi di lacrime, ma
anche gli occhi rossi di Fine si riempirono di lacrime.
-Fine io…-
Ma Fine non permise a sua sorella di parlare. Senza
esitazione si precipitò fuori dalla sala, fuori da quel luogo, il più lontano
possibile dalla voce di sua sorella. Perché un istinto fortissimo la spingeva a
buttarsi tra le braccia della sua amata sorella, per cercare conforto, ma Fine
non poteva. Era troppo delusa, troppo ferita, e anche se l’unica persona che
avrebbe potuto consolarla era sua sorella, Fine non poteva permettersi di
dimenticare che era stata proprio lei a ferirla così. Così, senza ulteriori
ripensamenti, Fine si voltò, decisa e corse via dalla sala, via dal suo incubo.
E lasciò Rein lì, così, con una mano protesa verso il
vuoto, l’altra premuta contro la bocca per soffocare i singhiozzi. E Rein sapeva che quello era un punto di non ritorno. Tra lei
e sua sorella si era creata una frattura, che al momento sembrava irrecuperabile.
E mentre la turchina prendeva consapevolezza di ciò, e un enorme dolore le si
irradiò dal petto, le sue gambe le cedettero, e lei si ritrovò per terra, con
il vestito aperto a corolla tuto intorno a lei. E a quel punto, lasciò che
lacrime e singhiozzi prendessero il sopravvento, e si lasciò andare ad un
pianto disperato.
Nel vedere la rottura tra le sue due figlie, Elsa, di nuovo,
non sapeva cosa fare. Una figlia era fuggita, l’altra era in lacrime nel mezzo
della stanza. In quel momento avrebbe voluto dividersi per potere accorrere da
entrambe le sue figlie contemporaneamente, ma non poteva farlo. Doveva
scegliere, e questo spezzava il suo cuore di madre, perché nessuna madre può
scegliere tra i propri figli. Elsa sapeva che aveva commesso troppi errori con Rein, sapeva di avere sottovalutato una depressione che
aveva preso possesso di sua figlia lentamente, e che la teneva schiava da
troppo tempo. E lei non aveva fatto niente per fermarla, aveva preferito non
vedere, fingere che le sue due figlie fossero felici. Ci aveva così tanto
creduto che aveva finito per non vedere seriamente la reale situazione di sua
figlia. Ma ora, quel giorno, aveva dovuto aprire gli occhi e vedere. Vedere la
bellissima donna che era diventata, e riconoscere, purtroppo, quanto quelle
bellissima donna dai capelli blu come il mare le fosse estranea. Per questo
voleva correre da lei, prenderla tra le braccia e sussurrarle che lei era la
sua bambina, che sarebbe andato tutto a posto, che mai avrebbe ricommesso gli
stessi errori, ora, che le dispiaceva, che aveva fallito come madre, ma che ora
era lì, ed era così fiera di lei, e di ciò che era diventata. Ma c’era anche la
sua altra bambina, Fine, che era corsa via in lacrime, il cuore distrutto,
ferita e umiliata da colei che non si sarebbe mai aspettata. Era compito suo
correrle dietro e dirle che sua sorella non aveva colpa, che l’unica
responsabile era solo lei, era colpa sua per non avere visto, non avere capito,
nell’avere sottovalutato la situazione della sua bambina, nell’avere dato false
speranze ad un'altra, nel non avere saputo vedere. Ma chi doveva scegliere in
quel momento? Quale figlia a discapito dell’altra? Chi era quella che aveva più
bisogno di lei in quel momento? La regina Elsa sapeva che non poteva decidere,
perché le amava in egual misura. Tuttavia doveva agire, e così prese la
decisione che riteneva corretta in quel momento. Le avrebbe consolate entrambe,
avrebbe fatto in modo che si parlassero e chiarissero, avrebbe fatto vedere
loro che erano una famiglia e che tutto si sarebbe risolto. Ma prima doveva
farsi perdonare anni di assenteismo con Rein, che in
quel momento era la persona che più aveva bisogno di sua madre. Lei, sulle cui
spalle era stato riposto un enorme fardello, l’educazione di una giovane principessa,
lei che per troppo tempo era stata ignorata da Elsa. Ma proprio mentre stava
per compiere i passi verso la figlia dai capelli turchini, Elsa vide ciò che
nessuna madre vorrebbe mai vedere: la sua bambina, la sua dolce e bella
meravigliosa giovane donna, che si aggrappava con forza e cercava conforto in
un’altra donna, nella regina Moon Maria. La regina, infatti, si era
inginocchiata accanto a lei sul pavimento, e l’aveva accolta tra le sue
braccia, come una madre fa con il proprio figlio e la stava consolando,
accarezzandole piano i capelli. E Rein era lì, scossa
dai singhiozzi, il corpo tremante per il pianto, ma che andava piano piano
calmandosi, sentendo il conforto emanato da quel corpo femminile che la stava
abbracciando. E Rein si era affidata completamente
alle braccia di Moon Maria, Elsa lo vedeva dal modo in cui lei si era
appoggiata alla regina, da come le sue mani fossero corse ad abbracciare la
donna, nel modo in cui il suo viso aveva trovato rifugio nell’incavo del collo
della donna. Ed Elsa vide chiaramente che il suo posto era stato preso da
un’altra donna, una donna che l’avrebbe capita molto meglio di quanto lei non
avrebbe mai potuto fare, e si sentì persa, e ferita, e con la consapevolezza
che come madre aveva fallito. Come se fosse in uno stato di trance, la regina
del regno del Sole si avviò verso sua figlia, ma non rivolse a lei le sue
parole, ma decise di parlare con Moon Maria
-Maestà… prendetevi cura di lei, vi prego. Sarete più degna
di me in quel compito-
Poi Elsa si inchinò, e si avviò verso la porta, in cerca
della sola figlia che le fosse rimasta in quel momento. Elsa credeva di avere
ormai il cuore distrutto definitivamente, ma niente la preparò al grido
disperato di sua figlia Rein
-Madre…-
Elsa fu tentata di fermarsi e voltarsi e volare da lei, ma
non lo fece. Non si voltò, e nel silenzio di piombo che era sceso in sala, se
ne andò. E l’ultimo suono che Elsa sentì, fu il suono del cuore di sua figlia
che si spezzava per sempre, e il suo grido di dolore, che echeggiò tra le
pareti della palazzo dei saggi.
Moon Maria sentiva il freddo del pavimento su cui era
appoggiata propagarsi piano piano nel suo corpo, ma non ci faceva caso. Come
non stava facendo molto caso alle lacrime che la giovane stava riversando sul
suo vestito. Non vi prestava attenzione, perché Moon Maria era sconvolta,
meravigliata e indignata. E tutto questo lo provava nei confronti della regina
Elsa. Come aveva potuto comportarsi così? Come poteva una madre abbandonare
così la propria figlia? Come si poteva fare questo ad una figlia così bisognosa
di affetto come era in quel momento Rein? Perché era
quello che Rein era, Moon Maria lo aveva capito dalla
risposta che le aveva dato alla sua domanda. Rein
aveva bisogno di qualcuno che le desse amore, che le desse sicurezza, che le
facesse capire quale splendida donna era diventata, che la facesse sentire non
importante, ma presa in considerazione. Ed era la madre che avrebbe dovuto
occuparsi di quello, soprattutto in un momento difficile come la crescita, il delicato
passaggio da bambina a donna. Ma questo a Rein era
stato privato, era stata lasciata sola, e il suo animo delicato era sprofondato
come in uno stato di torpore e isolamento. Ma Elsa lo doveva avere capito,
doveva avere visto oggi chi era sua figlia, avrebbe dovuto sapere cosa fare. E
invece l’aveva lasciata lì, abbandonandola, lasciando a lei il compito di
raccogliere i pezzi del cuore di quella giovane donna. Non che Moon Maria non
si sentisse pronta, non si sarebbe mai tirata indietro, ma non doveva esserci
lei a consolare la turchina. Rein aveva bisogno di
sua madre in quel momento, e invece, la donna, le aveva irrimediabilmente
distrutto il cuore.
-Prendetevi cura di lei-
Le aveva detto Elsa. E lei, allora, lo avrebbe fatto.
-Shade-
Disse la regina, ma suo figlio era già entrato in azione.
Assieme al suo amico e capo delle guardie, il conte Thomas d’Orvail, avevano iniziato a far sgomberare la stanza. Moon
Maria non ne era stupita, Shade era un uomo sensibile
e aveva compreso che una ressa di curiosi era l’ultima cosa che serviva per
consolare la giovane. Tuttavia, la regine rimase sorpresa quando vide la sua
giovane bambina, Milky, avvicinarsi a lei e a Rein e buttare le braccia al collo di tutte e due le donne.
Rein, con il volto ancora coperto di lacrime, si
voltò meravigliata verso la giovane principessina, e Milky
la guardò dritta negli occhi e con una voce bassa, ma risoluta le disse
-Vi prego, principessa, smettete di piangere. Io, anzi, noi,
da oggi saremo la vostra famiglia. Io vi voglio già bene, e sono sicura che ve
ne vorrò ancora di più, vi amerò come una sorella. E so che anche mia madre e
mio fratello vi vogliono bene, e ve ne vorranno anche tutti gli abitanti del
regno non appena vi conosceranno un poco. Non siete sola, ci siamo noi con voi
ora, principessa. Vi prego smettetela di piangere. Non siete sola. Non siete
sola, e non lo sarete mai-
Moon Maria sorrise dolcemente a sua figlia. Era così fiera
di lei, e per le bellissime parole che aveva detto alla giovane principessa dai
capelli turchini.
-Mia figlia ha ragione, Rein. Non
siete sola, io ci sarò sempre per voi-
La sala, nel frattempo, si era vuotata. Shade
e Thomas avevano chiuso i portoni, e all’interno ormai erano rimasti solo loro,
loro e i due saggi Goldrim e Malachia,
i saggi del regno della Luna e del Sole. Rein,
rincuorata dalle parole della regina e da quelle di Milky,
piano piano, si calmò, fino a che le sue lacrime non cessarono del tutto. Moon
Maria le sorrise
-Credetemi. Andrà tutto bene, ora ci siamo noi con voi. Benvenuta,
cara principessa Rein. Benvenuta nella mia famiglia-
E Moon Maria in quel momento lesse negli occhi della
turchina, occhi che erano ancora più luminosi dopo tutte quelle lacrime
versate, qualcosa di nuovo. Era debole, un piccolo bagliore, era come se un
piccolo spiraglio si fosse averto nel cuore della giovane che per troppo tempo
era stato avvolto dall’oscurità. Era debole, ma c’era. E non ci si poteva
sbagliare su quello che fosse. Poteva essere solo quella. Speranza.
Eccomi, di nuovo, dopo tanto tempo di silenzio, ma eccomi
qua. Sono tornata! Con un nuovo capitolo, una nuova serenità e una voglia
sempre grande di scrivere. Perché amo questa storia, e per tutto il tempo che
sono stata lontana, avevo sempre i miei personaggi che mi chiedevano “quando
torni a parlare di noi?” e quindi, ora eccomi di nuovo qua.
Intanto permettetemi di dire quanto io vi sia riconoscente e
grata per tutto il sostegno che mi avete dato in questo brutto periodo della
mia vita. In particolare vorrei ringraziare Cate_Bluemoon, Shoujo, Angelo
di Luna e Lady_Diamond per tutto il sostegno e
l’appoggio che mi avete dato con le vostre parole, grazie di cuore.
Naturalmente grazie anche a tutti coloro che leggono questa
storia e che l’hanno aggiunta tra le preferite, ricordate o seguite. Grazie, vi
adoro tutti uno per uno. E adoro anche chi si ferma solo a leggere, grazie!!!
Infine voglio dirvi che non so di preciso quando uscirà il
nuovo capitolo, non vi dico date o niente, ma vi dico, presto. Perché sono
tornata, come ho già detto, con una voglia assoluta di andare avanti e
continuare questa storia che mi sta molto a cuore, e che dopo anni di
pensamenti e ragionamenti, finalmente ha preso letteralmente vita. Quindi ci
sono, non vi abbandonerò per un bel po’ di tempo. E spero sempre di riuscire a
convincervi, di appassionarvi e di tenervi compagnia.
Un bacio grande, ci vediamo presto
Juls
P.S. nel caso qualcuno avesse notato degli errori di
battitura o di ortografia (anche se spero di no) non esitate, ditemelo. Provvederò
subito a correggere.
Quando Rein si svegliò, all’inizio non capì dove si trovava.
Non era nella sua camera da letto, nel palazzo del Sole. La sua stanza non era
mai così buia, Rein lasciava sempre le tende aperte per permettere alla luce
della luna di invadere la sua stanza, per farle compagnia la notte. Lì, invece,
il buoi la circondava con un silenzio penetrante. Gli occhi non vedevano altro
che una cortina fitta di buoi. Era come se i suoi occhi fossero diventati
ciechi, e allo stesso tempo come se gli altri sensi si fossero come affinati.
Sentiva il suo corpo appoggiato su di un morbido materasso, che la avvolgeva in
un caldo abbraccio, sentì il frusciare delle lenzuola sul suo corpo quando si
mosse e il caratteristico peso di una coperta appoggiata sopra le lenzuola, in
modo da tenerla al caldo. Era in un letto, su questo ormai non aveva dubbi, ma
tutto attorno a se vide solo buoi, e silenzio.
-Dove mi trovo…-
Domandò al silenzio, anche se non si aspettava una risposta.
Era come se fosse sospesa nel vuoto, senza riferimenti, senza luce che la
potesse guidare. Una parte di lei era terrorizzata, non sapeva dove si trovava,
non sapeva cosa fare. Forse stava solo sognando eppure era tutto troppo reale
per essere solo finzione. Aveva paura, non voleva muoversi, ma una parte di se,
voleva muoversi, voleva capire dove si trovava e come ci fosse arrivata lì, su quel
letto. Doveva spostarsi e alla fine prevalse il suo desiderio di muoversi.
Lentamente, si alzò a sedere. Con l’aiuto di una mano riuscì ad identificare la
fine del materasso, e spostando le coperte, si ritrovò con i piedi appoggiati
su un pavimento, un pavimento strano per la verità. Era soffice e morbido. Ci
volle qualche secondo prima che Rein comprendesse
-Un tappeto-
Disse sempre ad alta voce, per cercare di infrangere quel
pesante silenzio che le premeva addosso. Muovendo la mano destra lungo il bordo
del materasso, si ritrovò a toccare un freddo muro. Una volta trovato il muro,
che le avrebbe permesso di muoversi al buoi, Rein si alzò. Proseguì dritta, una
mano appoggiata al muro alla sua destra, l’altra protesa davanti. Dopo quello
che le parve una eternità, la mano protesa davanti a lei, toccò una superficie
liscia. Un altro muro. Era arrivata ad una estremità di quella che doveva
essere una stanza da letto, e ora la principessa doveva solo trovare una porta.
Perché ci doveva essere per forza una porta, da qualche parte. Se era entrata
in quella stanza, doveva avere usato una porta. Ma ora che ci pensava, Rein non
si ricordava di essere entrata in nessuna stanza. Non era a casa sua, non
sapeva dove si trovasse. L’ultima cosa che ricordava era la sala del consiglio.
Era lì, c’era stata la selezione, lei era stata scelta, e aveva accettato.
Aveva accettato l’incarico. E poi…
-Fine… madre…-
I ricordi improvvisamente tornarono alla mente delle
principessa, prorompenti come un uragano, e calde e salate lacrime iniziarono a
sgorgare dai suoi occhi. Come aveva potuto. Come aveva potuto distruggere così
la felicità della sua amatissima sorella? E sua madre… non aveva nemmeno
tentato di parlare con lei. Doveva essere indignata con lei, arrabbiata. La sua
famiglia le aveva voltato le spalle, e lei ne era la sola responsabile. Rein
lentamente si accasciò a terra, e permise alla disperazione di invaderla. Non
seppe per quanto tempo stette lì a piangere, ma ad un tratto, davanti a lei,
qualcosa di mosse. All’inizio pensò che fosse solo il frutto della sua
immaginazione, il buoi era così fitto, ma per un attimo le era sembrato che
tremolasse. Poi ci fu un suono, il suono di una maniglia che veniva piegata
piano, ma doveva essere una vecchia maniglia, perché piegandola piano fece un
rumore che apparve assordante in quella stanza silenziosa. Ma se Rein aveva
sentito il suono di una maniglia, allora doveva esserci anche una porta che si
doveva trovare a pochi passi da lei. E infatti, non si era sbagliata. Una porta
lentamente si spalancò, e un raggio di luce accecante irruppe da essa.
Rein si fece silenziosa, presa improvvisamente dal panico.
Anche le sue lacrime si fermarono, come impaurite anch’esse. Il silenzio
risuonò ancora per qualche secondo, prima di essere interrotto da una voce
sconosciuta per la principessa.
-Principessa… principessa state bene? Scusate se irrompo
così ma… Mi è sembrato di sentirvi piangere e… principessa? Principessa! Dove
siete? Oddio… o no, non è possibile, non ci credo. Ho perso sua altezza reale!
Ma come… non mi sono mai mossa da qui neanche per un secondo. Come ho fatto… mi
sono addormentata. Accidenti a me, stupida di una ragazza che non sei altro. Accidenti… e ora che faccio? Oddio, ora il
principe mi uccide, o peggio, mi licenzia. E poi chi la sente mia madre. Ma
come ho fatto a perdere una principessa reale? Come?-
Rein non poteva vedere la persona che stava parlando a
macchinetta e che pensava di averla persa. Si trattava sicuramente di una
donna, una cameriera suppose Rein, una cameriera decisamente molto agitata.
Rein non poteva permettersi di lasciarla in quello stato, doveva andarle in
soccorso, dopotutto, lei non era persa, era solo nascosta dietro la porta. Era
per quello che la donna non la poteva vedere. Perché Rein era proprio lì,
appoggiata al muro, dietro una porta scura, invisibile agli occhi di chiunque
in quel momento.
-Veramente non mi avete persa… sono qui-
La voce si bloccò di colpo. Poi, lentamente, da dietro la
porta Rein vide sbucare la sagoma di una donna, ma visto che la donna aveva la
luce proprio dietro di lei, Rein non riuscì a vedere altro che una sagoma scura
-Principessa… Rein?-
Chiese piano la sconosciuta cameriera. Rein annuì
-Ma che cosa ci fate lì, siete… oddio come mai siete per
terra? Vi ammalerete se restate seduta lì al freddo… ma come ci siete finita
vicino al muro e… perché siete per terra?-
Per un attimo Rein tentò di dare una spiegazione razionale,
ma si rese conto che non c’era. Perciò disse la prima cosa che le passò per la
testa
-Stavo cercando la porta-
La donna rimase immobile, ferma, interdetta su come
comportarsi.Poi, scoppiò a ridere. Rein
rimase interdetta per qualche secondo, dopotutto una sconosciuta stava ridendo
di lei, una principessa reale, ma poi, lentamente, si rese conto che quella
situazione doveva veramente sembrare assurda agli occhi di qualcun altro. E
così, anche la turchina scoppiò a ridere
-Oddio, principessa, scusatemi. È solo che…-
E continuò a ridere di gusto. Rein fece un cenno svogliato
con la mano, a indicare che non c’era problema. Dopo tutto vedere una
principessa, per terra, in camicia da notte doveva essere uno spettacolo
abbastanza divertente.
-Nessun problema, anzi. Mi sarei offesa se non aveste riso-
-Aspettate, vi aiuto ad alzarvi-
Disse la donna, quando vide che Rein stava tentando di
alzarsi. Rein accettò volentieri la mano di quella sconosciuta, e si ritrovò
presto dritta, e in piedi
-Se volevate alzarvi, bastava che mi chiamaste. C’era il
campanello accanto al letto-
Le disse la donna, con ancora la traccia di divertimento
negli occhi, mentre le indicava il suo letto, dove doveva esserci il
campanello, ma che a causa del buio non si vedeva.
-Era così buoi… non vedevo niente. Veramente non so nemmeno
dove mi trovo-
La donna la fissò sorpresa, prima di accompagnare la
principessa di nuovo al letto, facendola sedere. Di colpo si era fatta molto
seria, e Rein si rese conto che era una giovane donna, doveva avere all’incirca
la sua età. Era una bella ragazza, con dei capelli castani raccolti in una
treccia, e gli occhi anch’essi castani, ma molto grandi e belli.
-Avete ragione, anzi perdonatemi altezza. Quando siete
arrivata qui eravate incosciente. È stata sua altezza a portarvi qui, e mi ha
raccomandato di non lasciarvi sola nemmeno per un momento. Dopo tutto quello
che avete passato, sa, le chiacchere purtroppo corrono veloci, non mi stupisce
che siate crollata così. Deve essere stato uno shock tremendo, principessa. Perdonatemi,
sono stata maledettamente indelicata e…-
Ma Rein la fermò con una mano.
-Io… sua altezza mi ha portato qui? Ma chi? Dove sono
esattamente?-
La giovane la guardò, poi sfoderò un bellissimo sorriso
-Pensavo che ormai aveste capito. Scusatemi principessa,
immagino che troppe emozioni giochino brutti scherzi ogni tanto, anche alle
altezze reali. Siete nelle vostre stanze private, madame, non vi preoccupate-
-Stanze private?-
La giovane annuì.
-Certo, sua maestà la regina ha deciso che dovevate avere
delle stanze appropriate, dopotutto siete una altezza reale, altezza, e così ha
deciso che voi foste stabilita nell’appartamento del Giglio. Siete fortunata,
da qui avete una delle viste più belle sul giardino del palazzo, ma sono anche
stanze molto silenziose, lontane da qualsiasi trambusto di corte, state
tranquilla. Qui potrete avere tutta la discrezione che desiderate-
La giovane la guardò sorridente, ma Rein ancora non capiva.
-La regina ha deciso… ma di chi state parlando?-
-Della sola e unica splendida regina Moon Maria del regno
della Luna, principessa-
-Moon Maria…-
Disse meravigliata Rein, mentre finalmente iniziava a capire
la situazione. La giovane le sorrise, poi, facendole un inchino le disse
-Benvenuta al palazzo reale del regno della Luna,
principessa Rein-
Rein la fissò, stupita, e poi iniziò a guardarsi attorno
meravigliata. Aveva veramente capito bene? Aveva detto palazzo reale del regno
della Luna? E anche appartamento privato? Mai aveva avuto un appartamento
privato a palazzo, nemmeno a casa sua.
-Siamo nel palazzo della Luna-
-Si principessa-
Rein fu pervasa dallo stupore e dalla meraviglia. Ora che la
luce entrava dalla porta, e che gli occhi si erano abituati, Rein poteva vedere
meglio la sua stanza. Il letto, a baldacchino, era enorme, ci potevano stare
comode due persone senza nemmeno sfiorarsi lì dentro, e vi erano anche due
comodini identici a lato del letto, era un miracolo che Rein alzandosi non ci
fosse inciampata, poi di fronte a lei, un enorme camino, con davanti una
bellissima poltrona e un tavolino, dove già Rein ci si immaginava seduta con un
libro in mano e il calore del fuoco a riscaldarla. Continuando ad osservare,
vide sopra il camino una mensola, vuota al momento, ma dove alle due estremità
erano stati appoggiati due vasi di fiori, vasi riempiti di quelle che
sembravano
-Rose…-
-Si altezza, colte per voi dai giardini reali. Un piccolo
regalo di benvenuto da parte dei giardinieri di corte-
Ma ciò che meravigliò Rein, oltre ai fiori e al camino, e
alla poltrona, era l’enorme specchio posto sopra di esso, uno specchio dove ci
si poteva ammirare riflessa quasi tutta la stanza. E ancora ai due lati del
camino, due enorme vetrate, erano chiuse da pesanti tende scure. Ecco perché
non aveva visto niente al suo risveglio. Quelle tende non facevano che celare
la luce, la luce che tanto lei amava
-Scusatemi ma non è che potreste tirare le tende?-
La giovane la guardò meravigliata
-Ma è notte, principessa. Il sole sorgerà tra molte ora, non
credo sia il caso che…-
-Amo la luce della luna, a dire il vero, e non riesco a
dormire con troppo buoi. Preferirei avere un po’ di luce nella stanza. E poi, non
vorrei proprio ritrovarmi a girovagare di notte in cerca di nuovo della porta -
La cameriera fece un sorriso, prima di inchinarsi e andare
spedita verso le tende. Appena furono tirate, e le vetrate furono libere da
quelle pesanti tende scure, la luce della luna irruppe prontamente nella
stanza, come a salutarla, e Rein si sentì subito meglio
-Perfetto, grazie…-
La giovane si bloccò di colpo, e si girò
-Vi bastano solo queste principessa? O volete che apra anche
le altre?-
Rein rimase un attimo perplessa
-Altre?-
La cameriera annuì, prima di indicare alla sua destra
-Volete aperte anche quelle tende?-
Rein seguì con lo sguardo ciò che la mano della cameriera le
indicava, e si ritrovò ad osservare una parete, coperta per quasi tutta la sua
interezza, da tende.
-Principessa? Le devo tirare?-
Rein annuì, e vide la giovane arrivare al centro del muro e
con mano sicura, la vide afferrare la tenda, e, con un colpo secco, tirarla
verso di se. E Rein, a quel punto, fu inondata dalla luce. Lì non c’erano delle
semplici finestre, ma una vera e propria porta finestra che dava su quello che
Rein immaginò fosse un terrazzo. E proprio di fronte, quasi all’altezza dei
suoi occhi, c’era lei, la luna, enorme e vicinissima. Rein si alzò dal letto,
girò attorno ad esso, e poi si avviò verso la luna. Nel frattempo, la cameriera
aveva aperto anche l’altro lembo della tenda, e Rein fissò meravigliata
l’enorme vetrata che prendeva quasi interamente una parete della sua stanza.
Non c’era un semplice terrazzino davanti, ma un enorme balcone, chiuso da un
loggiato sorretto da quattro colonne. Nel loggiato era stato posto un tavolino
con quattro sedie attorno, e nei due angoli esterni del balcone, erano posti
due vasi con dentro dell’edera, che lentamente aveva invaso la balconata. Era
un posto meraviglioso, l’ideale per rilassarsi la sera o per gustare una buona
tazza di the, ma la parte più sorprendente era ciò che si vedeva dal terrazzo.
Rein aprì la porta finestra, e subito l’aria fredda della notta invase la
stanza. Rein rabbrividì leggermente, essendo coperta solo da una leggera
camicia da notte.
-Principessa, vi congelerete. È meglio chiudere la
finestra…-
Ma Rein non la stava nemmeno ascoltando, e scalza, appoggiò
un piede sul pavimento esterno del balcone, che doveva essere di marmo, data la
sua lucentezza e il suo freddo al contatto con la pelle. Ma nonostante il
freddo, Rein continuò ad avanzare. Si fermò solo quando fu arrivata alla
balaustra, e lì vi appoggiò entrambe le mani, e guardò. Sotto di se, si apriva
in tutto il suo splendore il giardino del palazzo della Luna. Un meraviglioso
arabesco di piante, fiori, siepi verdissime si poteva vedere fino a perdita
d’occhio. Grazie alla luce proveniente dalla luna, il giardino sembrava come
risplendere. Un leggere strato di rugiada doveva coprire la vegetazione, perché
esso sembrava scintillare come una pietra preziosa. Rein seguì con lo sguardo
un sentiero di ghiaia che conduceva a quello che sembrava essere un piccolo
gazebo, che doveva essere totalmente ricoperto di rose, poi, proprio sotto il
suo balcone, Rein poté ammirare una bellissima fontana ornamentale, al cui
c’entro era posta una statua di una donna con in mano un lunghissimo bastone, e
aveva in un’altra mano quello che sembrava un globo. Sul capo della statua era
posta una corona e da sotto i suoi piedi sgorgava l’acqua, che ricadeva poi in
un bacino posto al di sotto.
-Quella è la fontana della Luna-
Le disse la cameriera, che era uscita anche lei sul balcone,
dopo essere corsa a prendere una vestaglia azzurra e un paio di pantofole
coordinate. Rein accettò con gratitudine il gesto della ragazza, e si infilò
prontamente le pantofole, e anche la graziosa vestaglia.
-Fontana della Luna?-
Le chiese poi, incerta.
-Si principessa. Quella che vedete è la personificazione
della Luna, infatti tiene in mano un globo simbolo dell’astro che rappresenta,
ma anche lo scettro del comando e la tiara. La leggenda dice che i primi
regnanti del regno erano…-
-gli dei protettori della Luna, che scesero sul nostro
pianeta per potere ammirare da lontano il loro astro. Gli dei si innamorarono
dell’astro visto dal cielo e decisero di fermarsi qui, nel regno di Wonder,
dove fondarono un paese che avesse il compito di celebrare e proteggere la loro
amata luna-
La ragazza si aprì in un bellissimo sorriso
-Conoscete la leggenda?-
Rein annuì semplicemente.
Entrambe poi tornarono a guardare il giardino, in silenzio.
-È veramente bellissimo. Vi invidio un giardino così. Il
regno del Sole non può nemmeno competere-
-Siete gentile, principessa. Ma è tutto merito di sua maestà
la regina. Da quanto il principe Shade ha iniziato ad occuparsi degli affari di
stato, sua maestà ha avuto molto più tempo libero per potervisi dedicare. E da
allora, questo è il risultato. Ma so che ci sono altri interventi previsti. Sua
maestà vorrebbe piantare più fiori, dice che ce ne sono troppo pochi e che un
giardino senza fiori è come un corpo senza un’anima. Naturalmente il capo dei
giardinieri se ne è un po’ risentito, ma sta obbedendo diligentemente. La
verità è che ha sempre avuto poca voglia di lavorare, nel palazzo lo dicono
tutti, ma la regina l’ha rimesso in riga e allora…-
Rein non riuscì a trattenere una leggera risatina. La
ragazza si bloccò di colpo, e arrossì un poco
-Perdonatemi altezza io… non volevo essere così pettegola,
scusatemi. È che facendo questo lavoro sono a conoscenza di tutto sa. In cucina
sanno sempre tutto e io… scusatemi-
-Nessun bisogno di scusarsi, anzi. Mi sarei stupita del
contrario se certe chiacchere non vi fossero state-
La ragazza si lasciò andare ad un sorriso tirato, ancora
leggermente preoccupata. Non era bello per
-Principessa, sul serio io… io non sono una pettegola, ve lo
giuro. È solo che questa cosa è così di dominio pubblico ormai e io…-
Rein le appoggiò una mano su un braccio, per
tranquillizzarla
-Non ci sono problemi, sul serio. So che a palazzo si parla,
e so che le cucine sono il posto dove tutti sanno i fatti di tutti. Veramente,
non ti devi preoccupare…-
Rein si bloccò di colpo, improvvisamente conscia di un grave
problema.
-Principessa…-
Le chiese preoccupata la ragazza.
-Veramente un problema ci sarebbe-
La ragazza sbiancò
-Quale problema, altezza?-
-Non conosco il tuo nome-
Disse semplicemente la turchina. La ragazza la guardò
basita, poi, si aprì nel suo sorriso che Rein aveva già iniziato ad apprezzare.
-Perdonatemi principessa, non mi sono presentata, avete
ragione, ma rimedierò subito. Sono la vostra cameriera personale, Dreamy,
responsabile di tutto quello che riguarda la gestione e la tenuta del vostro
appartamento. Naturalmente ci sono altre cameriere a vostra disposizione,
principessa, ma io sono proprio stata designata a voi. Per qualsiasi cosa, io
ci sono-
Rein sorrise, grata
-Bene, Dreamy, spero ci troveremo sempre d’accordo, e da quello
che ho potuto vedere, penso proprio di si. Anche se devo ammettere che non ho
mai avuto una cameriera personale perciò…-
-Davvero? Non l’avete? Ma siete una principessa!-
Le disse sconvolta Dreamy. Rein le fece un sorriso
-No, mai. Sono sempre stata abituata a fare le cose da sola.
Certo, quando avevo bisogno di una mano con acconciature e vestizione, avevo
sempre chi mi dava una mano, ma mai una cameriera tutta mia. A dire la verità
non ho mai avuto nemmeno delle stanze per me, figuriamoci un intero
appartamento-
L’espressione di Dreamy era sempre più stupita.
-MA voi siete una principessa reale. Dovete avere un appartamento
vostro-
Rein si limitò a rispostare lo sguardo verso il giardino
-No, ho sempre avuto solo a disposizione la mia camera da
letto, e ovviamente la biblioteca del palazzo. È stato il mio rifugio per molti
anni-
Dreamy non disse niente, si limitò a stare lì, ferma e
silenziosa, accanto alla principessa. Ad un tratto però si accorse che la principessa
stava tremando
-Altezza, credo che sia il caso che rientriate. Le notti qui
sono fredde, e voi siete coperta solo con quella vestaglia. Vi prego, non
vorrei che vi ammalaste. Dopotutto avete un compito da svolgere qui-
Rein annuì, e si fece condurre da Dreamy dentro la sua
stanza, che la accompagnò direttamente al letto. Poi, con movimenti rapidi, si
avvicinò al camino, e in due secondi, dopo aver preso dei ceppi di legno che
erano posti in una cesta al fianco del camino, accese un bel fuoco
-Questo dovrebbe aiutarvi a riscaldarvi. Ora pensate solo a
riposare, altezza. Penserò a tutto io-
Rein annuì, mentre non riusciva a nascondere uno sbadiglio.
-Buonanotte altezza-
Mormorò la cameriera, e dopo aver fatto un inchino, si avviò
alla porta. Ma Rein non si rese nemmeno conto che la porta fu chiusa, perché si
era già addormentata.
Shade era irrequieto. Non riusciva a stare concentrato
quella mattina. Era nel suo studio, assieme ad alcuni ministri, che stavano
discutendo di risorse economiche e riforme da attuare per il regno. Shade
avrebbe dovuto ascoltare e prestare attenzione, doveva farlo, era lui il futuro
re dopotutto, ma quel giorno il suo pensiero era altrove. Precisamente si
trovava al secondo piano del suo palazzo, nella ala riservata agli appartamenti
privati, dove una giovane e distrutta principessa dai capelli turchini si
trovava al momento. Shade non riusciva a togliersi dalla mente quell’immagine,
l’immagine di sua madre, seduta per terra, intenta a consolare Rein. Si
ricordava il corpo della giovane principessa scosso dai singhiozzi, il suo
pianto disperato, la forza con cui si era aggrappata al vestito di sua madre. Non
si era accorto, poi, quando Rein aveva perso i sensi. Sapeva solo che si era
ritrovato a portare la principessa svenuta tra le sue braccia. Sentiva ancora
il peso del suo corpo abbandonato tra le sue braccia, il volto di Rein
appoggiato nell’incavo del suo collo. Nonostante fosse disperata in quel
momento, Shade aveva pensato che era bellissima. Anche se aveva tutti i capelli
scompigliati, i segni delle lacrime sulle guance, il vestito stropicciato e in
alcuni punti macchiato, dato che si era accasciata per terra, era comunque
bellissima. Era così vulnerabile ma al tempo stesso anche incredibilmente
forte, questo Shade se lo sentiva, e lui ne era rimasto abbagliato. Ed ora non
poteva fare a meno di pensare a lei, e di stare in pensiero. Rein era chiusa
nella sua stanza da ieri sera, nessuna notizia era uscita da quando la porta
dell’appartamento si era chiusa. Shade l’aveva lasciata nella mani capaci di
Dreamy, una capace ed affidabile cameriera, gli aveva detto sua madre, e lui
poteva stare tranquillo. E poi, a quest’ora, sua madre doveva essere andata a
trovarla, per vedere come stava, se aveva bisogno di niente. E se ci fossero
stati dei problemi lui ormai sarebbe già stato avvertito. Quindi tutto andava
bene, e Rein doveva stare bene. La principessa infatti oramai si sarebbe dovuta
essere calmata e tranquillizzata. Tutto andava bene, insomma, e Shade poteva
concentrarsi con l’animo sereno su ciò che il ministro stava dicendo. Eppure
non riusciva a stare calmo. Se invece fosse successo qualcosa e nessuno era
venuto a chiamarlo per paura di disturbarlo? Tutti nel palazzo sapevano che se
il principe era in riunione con i ministri non doveva essere disturbato. E se fuori
dalla sua porta, in quel momento, ci fosse stato un servitore indeciso se bussare
o meno? Shade detestava restare nell’ignoranza. Non sapere niente lo stava
letteralmente facendo impazzire. Forse avrebbe dovuto mandare qualcuno a
chiedere se Rein stava bene. Ma se lo avesse fatto… tutti nel palazzo
l’avrebbero saputo nel giro di pochi istanti, e l’ultima cosa che voleva era
che dei pettegolezzi venissero messi in giro sotto il suo tetto. Anche se,
dopotutto, non c’era niente di sospetto nel chiedere notizie. Rein era una sua
ospite, era sotto la sua custodia, era una sua responsabilità e in quanto tale
doveva sapere se stava bene o se invece avesse avuto bisogno di qualcosa.
Doveva trovare una soluzione a tutti i costi e…
-Vostra altezza?-
Shade alzò di scatto la testa. Nello studio il silenzio era
tombale. Tutti i presenti lo stavano guardando, aspettando che lui dicesse
qualcosa. Evidentemente il ministro doveva avere finito il suo discorso e si
aspettava domande o chiarimenti o una usa opinione. Peccato che lui non avesse
ascoltato nemmeno una parola. Non si ricordava nemmeno per cosa fossero riuniti
lì.
-Vostra altezza…-
Ritentò cauto il ministro del tesoro, che ora lo fissava
anche con un leggero imbarazzo. Doveva fare qualcosa, e subito. Si alzò dalla
sedia, cosa che fece scattare sull’attenti anche i ministri
-Signori, sono desolato. Temo di non sentirmi troppo bene
quest’oggi, non mi sento in grado di potere prendere alcuna decisione. Non
potremmo aggiornare la seduta?-
I ministri presenti nello studio lo guardavano sconcertati.
Mai prima di allora il principe aveva rimandato una seduta del consiglio, non
era mai capitato. Il ministro del tesoro, preso in contropiede per quello
strano sviluppo, non seppe cosa rispondere
-Ma maestà, voi avete chiesto l’incontro e… c’è da approvare
la legge e subito se no potremmo rischiare di…-
Shade alzò una mano e l’uomo si bloccò di colpo
-Sono desolato, davvero. Ma credo che la decisione possa
essere presa domani senza creare alcun danno al regno. Ministri, la seduta è
aggiornata a domani-
E con quello Shade eliminò qualsiasi altro tentativo di discussione.
La seduta era stata aggiornata, e gli uomini, dopo essersi inchinati, uscirono
dallo studio. Shade sapeva che appena la porta si fosse rischiusa alle loro
spalle avrebbero iniziato a commentare sgomenti l’accaduto. Ma dato il suo
stato mentale al momento, non c’era stata altra scelta. Shade si lasciò cadere
lentamente sulla sua sedia, abbandonandosi contro lo schienale e si portò poi
un braccio sopra gli occhi.
-Certo questa è una cosa che non si vede tutti i giorni!-
Shade non accennò a muoversi e nemmeno ad assumere una posa
più consona ad un principe, non con colui che aveva parlato almeno.
-Thomas, non è giornata per le tue battutine-
Thomas d’Orvail si spostò lentamente da dietro la sedia del
principe, posto che doveva occupare in quanto capo della sua guardia privata, e
si andò a sedere su una delle due sedie poste dall’altro lato della scrivania,
sedia che era stata occupata poco prima dal ministro del tesoro. Una volta che
si fu accomodato sulla sedia, Thomas non esitò ad alzare i piedi e ad
appoggiarli sulla scrivania del principe, per poi abbandonarsi ad un sospiro
liberatorio. Shade non dovette nemmeno guardarlo per sapere cosa aveva appena
fatto
-Giù i piedi dalla mia scrivania-
Thomas non gli prestò molta attenzione, anzi lo liquidò con
un semplice gesto di una mano
-Sono costretto a passare le mie giornate fermo immobile, in
piedi, dietro quella tua sedia ad ascoltarmi discorsi interminabili di pomposi
ministri del governo senza potere dire niente e non mi vuoi concedere nemmeno
un attimo di pace? Che razza di principe sei-
-Thomas… giù i piedi dalla mia
scrivania-
-Quanto la fai lunga! Mi sto solo
riposando un attimo-
A quel punto Shade si alzò, e con
un gesto veloce della mano afferrò le gambe del suo amico e le buttò giù dalla
scrivania
-Quando ti dico di fare una cosa
tu la devi fare!-
Thomas lo guardò con uno sguardo
scettico sul volto
-Shade, se sei frustrato perché
non sai come sta una certa principessa dai capelli azzurri non te la puoi
prendere come me, il tuo solo e unico, meraviglioso e bellissimo permettimi di
aggiungere, migliore amico-
Shade alzò gli occhi al cielo
esasperato
-Hai dimenticato di dire modesto
e terribilmente imparziale-
-Direi che queste qualità ormai
sono scontate per chi mi conosce-
Shade si lasciò sfuggire un
sorriso. Adorava Thomas, erano amici da tutta la vita e, anche se ogni tanto
l’avrebbe voluto strozzare con le sue mani, sapeva che era il solo con cui
potesse veramente essere se stesso. Ma questo non lo avrebbe mai ammesso davanti
a Thomas. Shade si sedette nell’altra sedia che era posta davanti alla sua
scrivania e si lasciò scappare un altro sospiro. Thomas aveva centrato in pieno
il suo problema.
-Secondo te dovrei andare a
vedere come sta?-
-Si dovresti-
-Ma se lo faccio tutti a palazzo
lo sapranno nel giro di cinque secondi-
-E questo sarebbe un problema?-
-L’ultima cosa che voglio è
metterla al centro dei pettegolezzi di palazzo…-
-Come se non lo fosse già-
Shade guardò sconvolto il suo
amico, poi sospirò sconvolto
-Non mi vorrai dire…-
-Che il principe Shade è stato
visto portare tra le sua braccia la giovane e sventurata principessa del regno
del Sole, e che il principe aveva la preoccupazione stampata sul suo volto che
mai aveva mostrato per qualcuno al di fuori della sua famiglia?-
-Non ci posso credere-
-Credeteci altezza. Il palazzo
del regno della Luna vanta in assoluto il ruolo di maggior luogo di
spettegolamento dell’intero pianeta di Wonder-
-Spettegolamento non è nemmeno
una parola…-
-Ma rende perfettamente l’idea. E
non cambiare discorso. A palazzo parlano già di te e di Rein quindi tanto vale
che tu vada a vedere come sta. Anche perché non ci vorrà molto prima che si sappia
che hai mandato via i ministri, prima volta in assoluto che capita, e tutti
hanno visto che oggi hai la testa da un’altra parte. Quindi, per favore, te lo
chiedo come amico, vai a vedere come sta e mettiti così l’animo in pace-
Shade rimase fermo immobile sulla
sedia, a pensare. Doveva trovare la soluzione migliore per potere sapere se
Rein stava bene, senza metterla ancora di più al centro dell’attenzione. E ad
un tratto l’illuminazione. Si alzò di scatto e si avviò veloce verso la porta.
Thomas rimase per un attimo spiazzato.
-Shade ma cosa…-
-Seguimi Thomas. Andiamo a fare
quattro passi-
Thomas seguì il principe fuori
dallo studio. Dovette accelerare il passo per stargli dietro.
-Si può sapere dove stiamo andando?-
Shade scese una rampa di scale e
si avviò veloce verso un lungo corridoio. Thomas capì subito dove si stavano
dirigendo
-Il giardino? Vuoi sul serio
andare a fare una passeggiata… in giardino?-
Quando i due raggiunsero la porta
a vetri che conduceva al patio da cui poi era possibile accedere al giardino
privato del palazzo, una guardia si affrettò ad aprire la porta e i due uomini
uscirono. Fu solo a quel punto che Shade si decise a parlare
-Esatto Thomas, il giardino. Devo
schiarirmi le idee e l’aria fresca è la soluzione ideale-
Thomas rimase fermo immobile per
qualche secondo. Non gli era sfuggita quella luce negli occhi del principe.
Sapeva che Shade doveva avere escogitato un modo per vedere la principessa. E
ad un tratto capì anche lui
-Shade, sei un maledetto genio-
Il principe si voltò verso di
lui, un ghigno sul volto
-Era ora che te ne accorgessi. E
ora muoviti capitano-
Thomas non se lo fece ripetere
due volte.
Rein si svegliò quella mattina a
causa della luce. Il sole irrompeva prepotente dalle enormi vetrate della sua
stanza, inondandola di luce. Nonostante tutto, Rein aveva dormito bene, un sonno
profondo e riposante, senza incubi. Si sentiva riposata e con l’animo sereno
quella mattina. Si alzò a sedere e lentamente si stiracchiò. Con la luce del
sole poteva ammirare ancora meglio la sua stanza. Era grande, di questo Rein se
ne era resa conto anche di notte, ma di giorno… lo sembrava ancora di più. E,
soprattutto, con la luce poteva vedere i dettagli. Le pareti lisce di un
leggero colore rosato, quasi pesca, le rifiniture di stucco sul bordo del
camino, di un colore giallo oro quasi zafferano, le rose di un colore rosso
vibrante poste dentro due vasi identici di porcellana decorati a mano, la
toilette in legno bianco posta nell’angolo della stanza, con sopra un
bellissimo specchio ovale in cui era possibile pettinarsi e truccarsi
comodamente stando seduta su una comoda poltroncina anch’essa bordata di bianco
e con le coperture dell’imbottitura di un colore rosa pesca che riprendeva il
colore delle pareti. Il letto, enorme, bianco, su cui era posta una
meravigliosa trapunta azzurra fiordaliso con ricamato sopra un enorme mazzo di fiori
misti, gigli, rose, campanule, margherite… Rein vi passo sopra la mano e sentì
sotto di essa il tessuto finissimo di cui era fatta. Il baldacchino in legno
bianco, sorreggeva delle delicatissime tende di seta dello stesso colore delle pareti,
forse leggermente più scuro, che erano state lasciate aperte completavano la
stanza. Ma ciò che più di tutto catturò l’attenzione di Rein fu il famoso
campanello che Dreamy le aveva detto esserci la sera prima. Rein non aveva mai
visto un campanello così, anche se sapeva che esistevano fatti di quel genere.
Alla prima vista poteva sembrare una semplice corda attaccata alla parete. In
realtà, se si tirava verso il basso, la corda azionava un campanello, che
avvisava la servitù che l’occupante della stanza aveva bisogno. E Rein, senza
esitazione, tirò il campanello. E mentre aspettava l’arrivo di Dreamy, si
infilò la vestaglia e senza esitazione, si avviò veloce verso il suo terrazzo.
Rein voleva vedere il giardino alla luce del giorno. L’aria della mattina era
piacevole, e Rein si sentì completamente rigenerata sentendosi toccata dalla
luce del sole. Arrivo alla balaustra in pochi passi e si appoggiò ad essa per
osservare il panorama. Il giardino era meraviglioso. A vista d’occhio si
estendeva una mare di verde. C’erano file di alberi ordinati che delimitavano
dei sentieri di ghiaia bianchi. Le aiuole erano piene di fiori di tutti i
colori, Rein vide cespugli di rose, gigli, tulipani e un sacco di altre specie
che facevano di quel giardino un luogo d’incanto. Sembrava di osservare uno
scrigno di pietre preziose, e Rein ne rimase abbagliata. L’unico rumore che si
sentiva era il suono dell’acqua prodotto dalla fontana della Luna. Rein chiuse
gli occhi e si lasciò cullare da quel silenzio e da quella pace. La principessa
sapeva che quello era un nuovo inizio. Dove l’avrebbe portata, Rein non lo
sapeva. Per ora, per tre anni, sarebbe rimasta lì, con un compito preciso, un
compito bellissimo e tremendo al tempo stesso. Certo, i suoi problemi
restavano. Come si sarebbe comportata quando avrebbe rivisto la sua famiglia?
Cosa avrebbe detto? Come avrebbero reagito? Ma per ora non ci voleva pensare.
Per ora si voleva godere solo quella luce e quella sensazione di pace.
-Buongiorno principessa-
Rein si voltò sorridendo
-Dreamy, buongiorno a voi-
La ragazza si inchinò, poi con
una mano indicò l’interno della stanza
-Vi ho portato la colazione,
principessa-
Rein si portò una mano allo
stomaco. In effetti, ora che ci pensava, era dal giorno prima che non toccava
cibo
-In effetti avrei un po’ fame-
Dreamy le sorrise contenta
-Ottimo allora. Seguitemi. E dopo
avere mangiato, principessa, penseremo a vestirvi, pettinarvi e poi vi farò
vedere il vostro appartamento in tutto il suo splendore-
Detto questo Dreamy tornò dentro
e Rein si apprestò a seguirla. Se quello era il primo giorno della sua nuova
vita, non le dispiaceva per niente.
Nascosti da un albero del
palazzo, Shade e Thomas avevano osservato il balcone della principessa Rein per
diversi minuti. Non era raro che il principe e il suo capitano delle guardie
passassero del tempo fuori a discutere o parlare, quindi chiunque fosse passato
per caso dal giardino non avrebbe visto niente di insolito. Forse qualcuno
avrebbe potuto notare la vicinanza del principe al balcone dell’appartamento
privato della principessa Rein, ma ancora in pochi sapevano a che stanza sua
altezza fosse stata assegnata. Era stato un modo per concedere a Rein alcuni giorni
di tranquillità e quindi Shade non aveva impiegato molto tempo per scoprire la
soluzione migliore per potere vedere se la turchina stava bene, anche se, come
espediente, non poteva garantire alcun risultato. Rein avrebbe potuto non
uscire, come avrebbe anche potuto farlo.
-Non vorrai passare qui tutta la
giornata… vero?-
-Thomas…-
-Lo so, lo so, ma è solo che sai
questa mattina non ho fatto colazione e visto che le cucine del palazzo
sfornano sempre dei magnifici piatti per pranzo mi chiedevo se…-
-Thomas…-
-Non mi vorrai mica far morire di
fame?-
Shade lo squadrò con
un’occhiataccia
-Non sarebbe una cattiva idea-
Thomas si portò una mano al
petto, sul cuore e assunse una espressione ferita
-Vale così poco la nostra
amicizia per te? Mi vuoi vedere mort…-
Thomas non finì quella frase perché
in quel momento lei apparve, e le parole gli morirono in gola. Anche Shade
l’aveva vista arrivare, e anche lui non aveva parole. Perché quella mattina,
Rein, era una vera e propria visione. Il sole la illuminava inondandola di luce
che si rifletteva sulla vestaglia azzurra, e il riflesso dei suoi capelli blu
sul marmo bianco del loggiato era meraviglioso. Perché Rein aveva i capelli
sciolti, dato che si era appena alzata, e Shade non avrebbe mai pensato che
potessero essere così lunghi. Rein li aveva raccolti tutti da una parte, in
modo che ricadessero solo su una spalla, e quella massa di capelli sembrava
come una distesa di cielo azzurro. Ma era il sorriso di Rein a renderla
veramente abbagliante. E Shade, vedendola così, sorridente e baciata dal sole,
si sentì terribilmente sollevato. Quello non era un sorriso finto o forzato,
era un vero sorriso. E questo, per ora, tanto gli bastava. Fu per quello che
senza dire niente altro, si incamminò verso l’ingresso del palazzo.
-Direi che sta bene-
Gli disse Thomas, una volta che gli
si era avvicinato. Shade annuì, senza aggiungere altro.
-E i tuoi problemi sono appena
cominciati principino mio…-
Shade si bloccò di colpo e fissò
sorpreso il suo amico. Thomas continuò a camminare
-Che vuoi dire?-
Thomas si fermò e si voltò, un
sorriso divertito sul volto. Poi, si portò entrambe le mani dietro la teste e
le intrecciò tra di loro. E continuò a sorridere sarcasticamente al suo
principe, ma non disse niente.
-Thomas… che cosa vuoi dire?-
Ma Thomas scosse la testa,
divertito
-Mi dispiace Shade, non te lo
dirò. Ci devi arrivare da solo. E credimi, io nel frattempo, mi divertirò un
sacco-
Shade lo guardò sconvolto.
-Ti sei completamente rimbambito?-
Thomas si mise a ridere
-No Shade, credimi, mai stato più
serio in tutta la mia vita-
-Io ho i miei dubbi…-
-Fidati amico, vedrai che alla
fine mi darai ragione!-
-Tu sei matto-
-Vedremo… ma tanto alla fine,
avrò ragione io. Dopotutto si sa, tra te e me, mio caro principe, il migliore
sono io-
Shade fissò il suo amico indeciso
su cosa fare, o dire. Cosa voleva dire che i suoi problemi erano appena
iniziati? Rein stava bene, quindi ora poteva smettere di preoccuparsi. Aveva
altro a cui pensare, un regno da mandare avanti, per esempio. Non aveva certo
il tempo per tenere ancora la sua mente occupata dal pensiero di Rein… anche
se, lo ammetteva, l’immagine di lei quella mattina l’avrebbe l’accompagnato ancora
per molto tempo. Ma a dire che i suoi problemi erano appena iniziati… quella
era proprio follia. E poi si sapeva, se Thomas aveva lo stomaco vuoto iniziava
a delirare, e questo doveva essere proprio il caso. Problemi, che assurdità,
Rein non sarebbe stata assolutamente un problema… vero?
-Cos’è poi questa storia che tu
saresti meglio di me?-
-Cos’è principe, la verità fa male?-
Shade sospirò, di nuovo, quel giorno
-Thomas… giuro che un giorno ti
uccido sul serio-
Rein non ci poteva credere.
Doveva sognare in quel momento, non c’erano altre spiegazioni. Lei non poteva
avere tutto quello a disposizione, solo per lei.
-Non può essere vero…-
Dreamy accanto a lei sospirò, di
nuovo, sentendola dire così.
-Altezza, ve lo posso assicurare.
Queste stanze sono tutte per voi-
-Non può essere…-
-E’ così vi dico-
-C’è sicuramente un errore…-
-Nessun errore-
-Ma…-
Dreamy questa volta non ce la
fece proprio più.
-Altezza, ora basta. Avete a
disposizione tutto l’appartamento, è vostro e solo vostro. Nessun errore,
nessuno sbaglio. Siete la principessa istitutrice della nostra principessa,
siete una principessa reale del regno del Sole, a corte avrete un ruolo
preciso, queste stanze sono adeguate al vostro titolo, compito, e ruolo. Quindi
nessuna altra obiezione, per favore-
Rein fissò senza sapere bene cosa
dire la sua cameriera personale. Dreamy aveva ragione. Lei aveva tutti i titoli
per avere quelle stanze eppure…
-Ma non vorrei abituarmici e poi
scoprire che…-
-Altezza, per l’ultima volta, nessun
errore. L’appartamento del Giglio è vostro, tutto a vostra disposizione. Quindi
come vi ho già detto, l’appartamento composto dall’anticamera, il salotto, la
vostra camera da letto privata, il bagno, l’armadio e la biblioteca personale
sono tutti vostri-
Rein si guardò ancora una volta
intorno. Era in quello che Dreamy aveva definito il suo salotto privato, e di
salotto vero e proprio si trattava. Era una stanza enorme, grande quasi quanto
la camera da letto, se non di più e con tutto quello che si poteva desiderare.
Le pareti erano verde chiaro, quasi acquamarina, e metà altezza della parte
erano stati affrescati delle ghirlande di foglie e di fiori, precisamente di
gigli. I gigli erano di due colori per la maggior parte, bianco e giallo, ma
ogni tanto si potevano vedere anche dei gigli rosa. Due divani gialli posti al
centro della stanza potevano accogliere comodamente sei persone, sotto di essi,
un meraviglioso tappeto dai colori vivaci consentiva un leggero isolamento dal
pavimento, in legno. Di fronte ai divani, un grande camino avrebbe consentito alla
stanza di riscaldarsi durante i freddi mesi invernali. Un meraviglioso
parafiamma di ottone giallo decorato con dei meravigliosi gigli, era posto
davanti all’apertura del camino. Nella parete di sinistra rispetto al camino vi
era la porta che conduceva alla sua camera privata, e di fianco ad essa, vi era
una scrivania di legno intarsiato, dove ci si poteva appoggiare per scrivere
lettere o altro. Sulla parete destra, invece, un’altra porta conduceva all’anticamera,
il luogo di accesso all’appartamento e nell’angolo delle due pareti un tavolo
rotondo, con quattro sedie, era a disposizione per la colazione e i pasti che
volendo potevano essere consumati nella stanza. Sopra la tavola vi era un
enorme vaso di cristallo, con dentro dei meravigliosi fiori bianchi, ovviamente
dei gigli. Rein si voltò verso Dreamy e non poté fare a meno di chiedere
-Dreamy... so che siamo
nell’appartamento del Giglio, e credo di avere capito da dove viene il nome
dell’appartamento ma… si potrebbero avere anche degli altri fiori ogni tanto?-
Dreamy la guardò sorridendo,
prima di annuire
-Ma certamente, vostra altezza.
Come avete notato, in camera vostra sono state messe delle rose, ma per il
salotto, avevamo pensato che il giglio fosse più, come dire, indicato. Ma se
sua maestà non li gradisce li posso subito cambiare-
-No, nessun problema, puoi
lasciarli. Sono bellissimi. Solo che, i gigli sono sulle pareti, sono sul parafiamma
del camino e… anche sull’intarsio del tavolo. Vediamo di non esagerare troppo
con loro, va bene?-
Dreamy semplicemente annuì. Rein
stava per aggiungere altro quando una voce la bloccò
-I gigli sono simbolo di maestà e
nobiltà, oltre che un simbolo di purezza, non lo sapevate?-
Rein si voltò di scatto e si
ritrovò a fissare un paio di occhi scuri divertiti. La principessa non riuscì a
trattenere un sorriso, mentre si inchinava di fronte alla donna che l’aveva
portata in quel regno
-Vostra maestà-
-Principessa Rein, buongiorno-
-Buongiorno a voi, maestà-
Moon Maria sorrise alla giovane,
prima di soffermare il suo sguardo sulla cameriera Dreamy, che non appena aveva
visto entrare in stanza la sua regina si era prontamente inchinata
-Dreamy, potresti portarci del
thè caldo per favore? Io e la principessa abbiamo molte cose di cui parlare e
le conversazioni funzionano meglio se un buon thè le accompagna-
La cameriera si inchinò
prontamente
-Come ordinate maestà. Gradite
prendere il thè qui o…-
-Qui andrà benissimo. Grazie
Dreamy-
La ragazza si inchinò di nuovo e
poi uscì veloce dalla stanza. A quel punto Moon Maria si concentrò totalmente
su Rein
-Allora principessa, come mai non
amate i gigli?-
-Non è che non amo i gigli,
vostra maestà, anzi al contrario, mi piacciono molto. Solo che… sono ovunque in
questa stanza!-
Moon Maria guardò la stanza,
guardò il parafiamma, le parteti, la tavola e si ritrovò a sorridere
-Questa stanza fu personalmente
voluta e decorata dalla madre del re Skyler, cioè mio marito, quindi l’ha
arredata mia suocera. Lei adorava i gigli, e desiderava metterli ovunque.
Skyler mi diceva sempre che il povero pittore di corte fu costretto a
ridipingere quei fiori sulle pareti sette volte prima che la regina fosse
soddisfatta. Il risultato finale era… tremendo, credimi. Io l’ho visto
l’appartamento com’era all’origine. Ho passato qui la mia prima notte in questo
castello, sai? All’epoca non ero nemmeno fidanzata con Skyler, ero solo
un’ospite del palazzo. E fui assegnata a questo appartamento. Dopo la morte
della regina madre, mio marito mi chiese di riarredare
questo appartamento, lui lo odiava, tutti quei gigli, proprio non gli
piacevano, e io l’ho fatto, da buona moglie, ma questa stanza, non ce l’ho
fatta a cambiarla. Dopotutto, e qui che mi sono innamorata, è qui che ho
desiderato di potere stare in questo palazzo per sempre, ed è qui dove io e
Skyler ci siamo baciati per la prima volta. Non ho avuto la forza di cancellare
tutto questo…-
Rein rimase in silenzio, senza
sapere cosa fare. Era la prima volta che sentiva la regina parlare di suo
marito, o della suocera, o del suo primo bacio, e non sapeva come comportarsi.
Nessuno le aveva mai insegnato come comportarsi in una situazione del genere e
pensò che, alla fine, la scelta migliore fosse quella di rimanere in silenzio.
Intanto la regina si era avvicinata al tavolo, e con una mano accarezzò un
fiore bianco, delicatamente. Poi si voltò verso la principessa, e solo allora
si accorse dell’imbarazzo della giovane. E solo in quel momento Moon Maria si
rese conto di ciò che le aveva confidato
-Perdonami Rein, non mi ero resa
conto, ma i ricordi sono affiorati e… scusami, non volevo imbarazzarti con
storie del mio passato o del mio primo bacio-
Rein scosse la testa
-Nessun problema vostra maestà. Anzi,
è un onore per me essere stata assegnata ad un appartamento che vuol dire così
tanto per voi, mi onora-
Moon Maria le sorrise
-Grazie Rein, e devo dire, ottimo
modo per risolvere una situazione imbarazzante senza offendere nessuno. Degno
di un ottima principessa-
-Grazie mille vostra maestà-
-Ti prego, niente maestà quando
siamo sole. Moon Maria andrà benissimo e spero di potere vantare lo stesso
privilegio nel poterti chiamare semplicemente Rein-
-Certamente maestà-
-Rein…-
-Intendevo, Moon Maria. Chiedo
scusa, credo che ci vorrà un po’ di tempo prima di potermi abituare-
La donna le sorrise caldamente.
Rein si era scordata cosa volesse dire avere qualcuno sorriderle così
caldamente. E tanto bastò per far si che tutto il dolore le tornasse all’improvviso,
come un’onda inarrestabile. I suoi occhi si fecero lucidi e anche se lottava
contro tutta se stessa, non poté impedire a due lacrime di scivolare dai suoi
occhi. Moon Maria fu veloce a correre incontro alla ragazza e ad abbracciarla,
forte
-Rein, perdonami se io…-
Rein scrollò il capo, decisa
-Non è colpa vostra maestà. Credo
ci vorrà del tempo prima di superare tutto questo, e forse non ce la farò mai-
Moon Maria pose una mano sotto il
mento della principessa e gentilmente le fece alzare il volto, in modo da poterla
guardare negli occhi
-Il doloro può essere sia un
nemico che un amico, fidati di me io lo so bene. Ciò che oggi provi, quel
dolore che sembra impossibile da vincere, sarà ciò che ti renderà più forte.
Perché il dolore, prima o poi, scemerà, fino a quando non lo sentirai più, e
ciò che sarà arrivato al suo posto ti avrà resa migliore, più forte, più
preparata. E come credo, una persona ancora più stupenda di quanto tu non sia
già. Ma ci vorrà tempo, e ogni volta che avrai bisogno di un abbraccio, io sarò
qui. Le mie stanze per te sono sempre aperte, in ogni momento-
Rein guardò la regina e le
sorrise sinceramente. Mai nessuno le aveva parlato così, mai nessuno l’aveva
abbracciata in quel modo da quando non era più una bambina. E gliene fu immensamente
grata. Ma c’era qualcosa che doveva chiederle
-Perché io? Perché avete così
tanta fiducia in me?-
-Io…-
Ma Moon Maria non riuscì a finire
la frase, perché un improvviso rumore si sentì provenire da dietro la porta.
-Cosa…-
Rein cercò di capire cosa potesse
provocare così tanto baccano, Ma Moon Maria non sembrava affatto stupita, anzi,
sembrava sapere esattamente cosa stesse succedendo.
-Questo sarà sicuramente uno dei
compiti più difficili della tua vita Rein… ma so che ne sarai all’altezza-
Rein non fece in tempo a chiedere
cosa intendesse dire, che la porta del salotto si spalancò e la giovane
principessa Milky entrò nella stanza, quasi correndo, precipitandosi verso la
principessa dai capelli turchini
-Sapevo che ormai dovevate essere
alzata! Buongiorno principessa Rein, dormito bene? Avete visto che giornata
meravigliosa è oggi? Che ne dite di andare a fare un giro per il palazzo o per
il giardino? O addirittura un picnic? Non sarebbe bello? Chissà, magari mio
fratello potrebbe unirsi a noi e pranzare con noi! Se glielo vado a chiedere
sono sicura che dirà di sì, non mi dice quasi mai di no… oppure preferite fare
un giro per il villaggio? Forse converrebbe il villaggio ora che ci penso
meglio, sicuramente avrete bisogno di comprare un sacco di cose, giuso?
Dopotutto non siete venuta con nessun bagaglio, e dubito fortemente che dal
palazzo del Sole vi mandino qualcosa dopo tutto quello che è successo ieri
quindi…-
-Milky! -
Fu il rimproverò della regina
Moon Maria, che guardò la figlia con uno sguardo misto di esasperazione e
rimprovero. Milky solo in quel momento si rese conto della presenza della madre
nella stanza e anche di ciò che aveva appena detto a Rein. Si staccò
velocemente dalla turchina, e si affrettò ad abbassare il capo
-Perdonatemi madre io… spero di
non avervi offeso principessa Rein, scusatemi-
-Milky, quante volte ti ho detto
che prima di parlare bisogna pensare a quello che si vuole dire?-
Milky sembrò sul punto di
replicare, ma richiuse la bocca e spostò lo sguardo verso il pavimento. Moon
Maria si avvicinò alla figlia e le pose una mano sulla spalla e si voltò a
parlare con Rein
-Come dicevo, non sarà un compito
facile. Spero che la vivacità di mia figlia non vi abbia offesa e che le sue
parole non vi abbiano causato altro dolore, di cui, ammetto, sono responsabile
dopotutto-
Rein si affrettò a scuotere la
testa, mentre si apriva in un sorriso
-Vostra maestà, mai in nessun
modo mi potrei ritenere offesa. Rivedo molto della mia irruenza nella giovane
principessa, anche io sono stata molto indelicata, se così posso dire, quando
ero un po’ più giovane-
Sentendo quelle parole, Milky si
sentì come se un enorme macigno le fosse stato tolto dalle spalle e il suo viso
fu illuminato da un sorriso sincero
-Bene, visto che Milky non ha
fatto nessun danno, che ne dite di prendere tutte insieme una tazza di thè?
Ormai Dreamy dovrebbe arrivare-
Come la regina aveva detto, in
quel momento dalla porta rimasta aperta, si vide entrare un carrello su cui
sopra erano poste sopra una teiera di ceramica bianca con tre tazzine
coordinate, e un enorme piatto con pasticcini e biscotti
-Maestà, il thè come richiesto-
-Molto bene Dreamy-
-Maestà, mi sono presa la libertà
di aggiungere una tazzina anche per la principessina. Avevo immaginato si
sarebbe aggiunta, e ho anche portato qualcosa da mangiare, i cuochi si sono
premurati di assicurare alla principessa Rein un assaggio delle loro doti-
E con questo le tre donne si
misero sedute al tavolo rotondo, mentre Dreamy preparava il tavolo e le
serviva. Mentre Rein si gustava quella seconda colazione con coloro che
l’avevano accolta a braccia aperte, per la prima volta da tanto tempo sentì
qualcosa riscaldarle il cuore. Non era solo per il fatto che fosse parte attiva
della conversazione, non era solo l’affetto che sentiva provenire dalla regina
e dalla giovane Milky, era più che altro una sensazione di appartenenza. Rein,
per la prima volta da molti anni, si sentiva parte di una famiglia. E avrebbe
fatto di tutto per continuare a meritarsi quel posto e non deludere le persone
che così fortemente l’avevano voluta.
Il thè proseguì alla fine per più
di un’ora. Sarebbe continuato molto di più se ad un certo punto la regina non
fosse stata costretta ad assentarsi. Un paggio era infatti venuto a cercarla
per alcuni impegni a cui doveva attendere
-Scusatemi principessa, ma il
dovere di regina mi reclama-
-Maestà, grazie per avermi
dedicato così tanto del vostro tempo-
Moon Maria sorrise, prima di
avvicinarsi alla giovane e darle un bacio su una guancia.
-Se vorrai poi continuare la conversazione
che stavamo avendo prima che Milky irrompesse nella stanza, puoi venire da me
ogni volta che vorrai. Le mie stanze sono sempre aperte per te-
-Grazie mille maestà-
Rein aveva tutta l’intenzione di
sfruttare quell’invito. Dopotutto, voleva capire come mai la regina avesse così
tanta fiducia in lei, voleva capire cosa avesse visto in lei che molti altri
non avevano mai notato. Doveva capirlo, perché una parte di lei, mentre
osservava la giovane che gli era stata affidata, ancora temeva di fallire
miseramente. Rimaste sole le due principesse, Rein si guardò in giro per la
stanza. Solo in quel momento si rese conto che ancora non aveva varcato tutte
le porte dei suoi appartamenti. Ne rimaneva solo una, quella che più la stava
chiamando. La porta che conduceva alla sua biblioteca personale, come le aveva
detto Dreamy quella mattina. Così si avvicinò alla porta e si fermò lì, una
mano sulla maniglia, mentre con lo sguardo si portò verso Milky che la
osservava con ancora la tazza di thè in mano, indecisa se finire di bere o di
posarla sul tavolo
-Principessa Milky, volete venire
con me in esplorazione?-
Milky guardò perplessa la turchina.
-Esplorazione?-
Rein annuì
-Esatto, esplorazione. A quanto
pare dietro questa porta si nasconde un luogo pieno di conoscenza, di misteri
da svelare, di avventure pronte da vivere, di persone meravigliose che
aspettano solo di fare la nostra conoscenza, ma anche di uomini malvagi,
intrighi, complotti e tanto altro… allora volete venire con me principessa? Siete
abbastanza coraggiosa?-
Milky si alzò veloce dalla sedie
e si avvicinò in un attimo a Rein
-Certo che sono coraggiosa per
farlo! Non ho mai saputo che ci fosse un posto del genere nel mio palazzo…
certo che vengo con voi-
Rein si lasciò sfuggire una
risatina
-Benissimo allora, anche perché
qui dentro passeremo molto del nostro tempo insieme-
Milky alzò un sopracciglio
perplessa
-Molto del nostro tempo?-
Rein annuì, poi lentamente girò
la maniglia che scricchiolò sotto il peso della mano, e lentamente la porta si
aprì. Rein passo per prima dalla porta e si guardò attorno, meravigliata. Era
la stanza più bella che avesse mai visto. Era enorme e ovunque lei posasse lo
sguardo vedeva solo loro, i suoi fedeli compagni di una vita.
-Libri?-
Chiese scettica la giovane
principessa. Rein annuì, mentre si portava al centro della stanza e scrutava a
bocca aperta. Tre lati su quattro erano ricoperti da scaffali in legno pieni di
libri. Gli scaffali andavano dal pavimento al soffitto, e i libri erano
ovunque. Al centro, un tavolo rettangolare con due sedie era pronto per l’uso,
era il posto ideale dove insegnare e istruire Milky. La luce proveniva dalla
stanza da due enormi vetrate poste di fronte la porta della sala che andavano
dal pavimento al soffitto e che offrivano una vista meravigliosa sul giardino
del palazzo. Da lì poi era anche possibile vedere una parte del palazzo stesso.
Poi, immancabilmente, un enorme camino si frapponeva fra le due vetrate. Un
tappeto enorme copriva quasi interamente la superficie del pavimento, al centro
era rappresentata la luna, simbolo del palazzo, contornata da tutto un
intreccio di gigli stilizzati dei colori del bianco e del giallo. Lo sfondo blu
non faceva che risaltarli. Ma oltre ai libri, oltre al tappeto, alle vetrate, e
al camino, ciò che più di tutti lasciava senza fiato era il soffitto affrescato
a imitazione di una notte stellata e per rappresentare la luna che brillava nel
cielo, un enorme lampadario di cristallo con sopra quelle che dovevano essere
cento candele svettava imponente. Rein riusciva già ad immaginarselo accesso,
di sera, mentre si gustava un libro seduta davanti al camino acceso. Ma mentre
Rein guardava affascinata la stanza, Milky non ne sembrava così entusiasta.
-Quindi qui noi due dovremmo…
studiare, giusto?-
Rein spostò lo sguardo verso la
principessa e si lasciò sfuggire una risata.
-Credo proprio di si altezza.
Questo sarà il nostro luogo di studio. E per quanto me ne sarà possibile,
cercherò di renderlo il più piacevole possibile-
Milky la guardò scuotendo la
testa.
-Principessa… studio e piacevole
sono due parole che non possono stare nella stessa frase. Ma farò finta di
crederci-
A quel punto Rein si lasciò
andare ad una sincera risata, a cui si lasciò andare anche Milky. Poi la
giovane si buttò di nuovo tra le braccia della turchina e si fece molto seria.
Rein rispose all’abbraccio ma la guardò preoccupata
-Milky, cosa…-
-Sono contenta che voi siate con
me. Vedrete, sarete fiera di me, non vi deluderò-
Rein a quel punto la strinse
forte a se
-Nemmeno io vi deluderò. Farò di
tutto per starvi accanto, lo prometto-
-Prima di iniziare tuttavia…
potrei fare una richiesta?-
Rein fissò Milky negli occhi e
annuì
-Possiamo smetterla di chiamarci
principessa e darci del lei? Non potremmo semplicemente darci…-
-Del tu? E chiamarci per nome?-
Milky annuì, sorridendo
speranzosa. Rein fece finta di pensarci per qualche secondo prima di rispondere
-Si può fare direi. Ma ad una
sola condizione?-
-Quale?-
-Quando ci sarà da impegnarsi e
studiare lo farai senza lamentarti, va bene?-
-Affare fatto!-
Milky a quel punto si staccò da
Rein e si avvicinò alla vetrata che dava sul guardino. Poi si voltò verso la
turchina con uno sguardo birichino sul volto
-Visto che oggi è il tuo primo
giorno qui… non faremo subito lezione, giusto? Allora che ne dici di un giro
per il giardino?-
Rein non ebbe nemmeno il tempo di
rispondere che si ritrovò afferrata per una mano e trascinata fuori dalla
stanza.
-Ma solo per oggi, va bene?-
-Certo principessa!-
Ma chissà come mai Rein non ci
credette fino in fondo.
Shade e Thomas erano tornati
nello studio. L’attività di Shade era ripresa senza più intoppi, e la giornata
stava passando come tutte le altre. Shade prendeva molto sul serio il suo ruolo
di principe e futuro re, e la gestione del regno rientrava sempre tra le sue
priorità. Aveva già perso tutta una mattina, e ora non voleva distrarsi con
altro. Rein stava bene, l’aveva vista, e sicuramente avrebbe avuto poi modo di
vederla presto, se non quel giorno nei prossimi. Quindi ora la sua attenzione
poteva essere tutta concentrata sui documenti che imperversavano sulla sua
scrivania. Avrebbe anche già fatto molto di più, se solo Thomas quel giorno avesse
trovato pace
-Te lo ripeto per l’ultima volta,
mi stai distraendo-
-Perdonatemi, principino, ma
guardarti seduto alla tua sedia a leggere documenti presumo di una noia mortale
non rientra nel mio concetto di divertimento-
-Nemmeno io mi sto divertendo,
sto solo facendo il mio lavoro di gestire questo regno. E tu mi stai impedendo
di svolgerlo al meglio-
Thomas si sedette nella sedia
posta di fronte la scrivania e fissò il suo amico negli occhi
-Non darmi colpe che non possiedo
Shade. Se sei distratto non è colpa mia…-
-Non stai fermo un attimo-
-Mi annoio-
-Mi distrai-
-Ho fame-
-Devo lavorare-
-Ma io rimango sempre con la
fame…-
-Possibile che pensi solo al cibo?-
-Io non penso solo al cibo… penso
al fatto che mi sono svegliato alle cinque di questa mattina e da allora non ho
messo niente dentro lo stomaco-
-Dovevi pensarci prima-
-Dovevo organizzare i turni delle
guardie non ho avuto tempo-
-Se tu non ti riducessi
all’ultimo minuto per farlo…-
-Perdonami principe, ma ieri ero
più impegnato ad organizzare un palazzo che era precipitato nel caos…-
-Quindi sarebbe colpa mia?-
-Chi ha portato una principessa
priva di sensi a palazzo?-
-Avrei dovuto lasciarla per terra
al palazzo del concilio?-
-Certo che no, non dico questo,
ma presentarti a corte con in braccio la principessa svenuta pretendendo un
alloggio immediato e sorveglianza non mi ha semplificato le cose-
-Sei il capo della guardia reale,
oltre che della mia scorta privata! Gestire situazioni di questo genere è un
tuo compito…-
-E l’ho fatto! E anche bene! Ma
c’è anche il lavoro normale come tu ben sai-
-Che è quello che starei cercando
di fare io se tu mi lasciassi in pace-
-Ma sei stato tu per primo a non farlo!-
-Quindi sarebbe colpa mia, conte?-
-Certo che si principe!-
-Veramente credo che la colpa sia tutta mia da
quello che ho capito-
I due si voltarono verso la porta
dello studio stupiti. Lì, davanti a loro, c’era Rein, leggermente imbarazzata.
Sia Shade che Thomas scattarono subito in piedi non appena la videro, e
entrambi fecero un leggero inchino con la testa
-Principessa Rein-
Disse i due in coro sorpresi. Fu
però poi Shade a continuare a parlare
-Non vi abbiamo sentita entrare…-
-Veramente è colpa mia. Mi era
stato detto che ti avrei potuto trovare qui e ho bussato ma non ho aspettato la
risposta e sono semplicemente entrata. Quindi è colpa mia in primo luogo-
-No, non è colpa vostra. Casomai
è colpa di Thomas che mi tiene impegnato in discussioni ridicole…-
-Discussione che hai iniziato tu,
principe, vorrei precisare-
Shade e Thomas si guardarono un
attimo in cagnesco, mentre Rein non poté non trattenere una risatina. Shade
spostò presto l’attenzione verso la turchina e la guardò preoccupato
-Non fare caso a Thomas, parla
sempre a sproposito-
Thomas fulminò con lo sguardo il
principe, prima di voltarsi verso la turchina
-E vogliate perdonare il mio
principe, anche lui ogni tanto parla a sproposito-
Rein ridacchiò leggermente
-Direi che siete perdonati
entrambi, ma solo se anche io posso essere perdonata. Non credevo di avere
recato così tanto disturbo, mi dispiace-
Shade scosse la testa deciso e si
avvicinò veloce a Rein
-Non avete niente di cui farvi
perdonare. Ciò di cui io e Thomas stavamo parlando… non fateci caso, ve ne
prego. È solo…-
-L’amicizia maschile tanto
misteriosa per noi donne?-
Shade la guardò perplesso, prima
però di riacquistare la sua compostezza
-Direi proprio di si principessa.
Ma tornando a voi, mi stavi cercando e mi chiedevo… tutto a posto? Ti serve
qualcosa? Non è che per caso qualcuno ti ha dato problemi o noia o…-
-No tranquillo, niente di tutto
questo. Sono stati tutti molto gentili con me-
-Mi fa piacere-
Rein e Shade si guardarono
sorridendosi a vicenda, anche se un leggero imbarazzo si impossessò
contemporaneamente dei due. Era da molto tempo che non si trovavano l’uno così
vicino all’altro e che si parlavano così tranquillamente, se si escludeva la conversazione
avuta il giorno prima nel palazzo del concilio. In loro soccorso venne Thomas
-Principessa, prego accomodatevi.
Immagino dobbiate parlare di questioni private. Altezza, sono subito fuori la
porta se avrete bisogno-
Detto questo si inchinò e se ne
andò. Mentre Shade faceva accomodare Rein sulla
sedia, si voltò verso la porta dove vide Thomas fargli un sorriso sarcastico e
fargli l’occhiolino. Shade gli rispose solo con un’occhiataccia.
-Shade-
Il suono del suo nome fece
spostare l’attenzione di nuovo su Rein. Ora lei era seduta sulla sedia e lui in
piedi di fronte. Così si affrettò a sedersi anche lui di fianco a lei
nell’altra sedia e a sorridere
-Dimmi-
Rein esitò un attimo, aprì la
bocca un paio di volte ma non sapeva come iniziare. A quel punto lui le venne
in soccorso
-Qualsiasi cosa tu mi debba dire
o chiedere, non farti problemi. Puoi dirmi tutto…-
Rein accennò un sorriso
-Io stavo solo cercando le parole
giuste per ringraziarti ma… non riesco a trovare niente che sia adatto. Ogni
volta che provo mi suona ridondante e quindi… posso dirti solo grazie, grazie
per tutto-
-Rein io…-
Ma la turchina alzò la mano
pregandolo di tacere
-Ti prego Shade, fammi dire
quello che devo. Grazie non è abbastanza per tutto quello che hai fatto. So che
pensi di non avere fatto niente, ma per me… tu mi hai ascoltata ieri, mi hai
consolata, mi hai fatto ridere. Mi hai salvata dalle chiacchiere di Bright e di mia sorella e, mi hai dato forza quando più ne
avevo bisogno. Quando mi hai preso la mano e mi hai scortata davanti ai saggi,
tu mi hai dato coraggio e la forza di fare quello che ho fatto. E poi mi hai
accolta in casa tua, mi hai letteralmente portato qui e mi hai dato ciò che non
ho mai avuto in vita mia. Un appartamento tutto per me, una cameriera personale
e la biblioteca! È meraviglia, grazie. Per cui, per tutto questo e per quello
che farai ancora, grazie-
Shade guardò quella donna che
conosceva da sempre, fin da quando erano bambini, ma che al contempo era un’estranea.
Non si rese nemmeno conto di averle afferrato la mano, si ritrovò come
meravigliato lui stesso nel vedere la sua mano circondare quella di lei. Rein
era arrossita pesantemente in quel momento, ma si sforzò di mantenere il
contatto visivo con lui
-Rein… ti prego, non merito un
ringraziamento. Ho fatto tutto quello che mi sentivo, e mi sento onorato che tu
abbia una così alta opinione di me. Sono lieto di esserti venuto in soccorso
nel momento del bisogno e voglio che tu sappia che verrò ogni volta che tu
vorrai. Quella porta è sempre aperta per te. Se vorrai parlare sono qui. E per
quanto riguarda il palazzo, consideralo casa tua. Starai qui per tre anni e ti
prenderai cura di mia sorella, lo so che lo farai, perciò, il palazzo del regno
della Luna, il suo principe, il suo sconsiderato ma fidato capitano della
guardia e tutta la corte sono a vostra disposizione principessa-
-Grazie infinite principe Shade.
È un onore essere qui-
Shade le sorrise. Rimasero così
per quello che a loro parve un secondo, quando all’improvviso bussarono alla porta
e senza aspettare risposta, Thomas rifece il suo ingresso
-Desolato disturbare ma Shade ci
sarebbe il ministro del tesoro che vorrebbe… parlarti-
L’esitazione di Thomas era dovuta
al fatto che guardando il suo amico seduto non aveva potuto fare a meno di
vedere la mano del principe intrecciata con quella della principessa e non
aveva potuto impedire ad un sorriso di uscire sul suo volto. Shade vide subito
cosa Thomas aveva visto e si affrettò ad alzarsi in piedi e al asciare la mano
di Rein, mentre un leggero rossore gli imporporava le guance. Anche Rein era
arrossita, ma si affrettò a celare il suo imbarazzo sorridendo e facendo un piccolo
cenno con il capo
-Allora principe Shade vi lascio
ai vostri impegni. Grazie per avermi ricevuta-
Rein si inchinò questa volta e si
affrettò ad avvicinarsi alla porta. Shade rimase un attimo interdetto da quel
repentino susseguirsi di eventi, ma ritrovò la voce prima che Rein uscisse
dalla stanza
-Rein-
La turchina si voltò veloce verso
di lui
-Si?-
-Per qualsiasi cosa sono qui. Tu
non disturbi mai-
Rein non replicò, semplicemente
sorrise e se ne andò. Thomas rischiuse un attimo la porta dietro di lei
-Chi l’avrebbe mia detto…-
-Thomas…-
-Già facciamo una prima mossa
verso di lei! Bel colpo quello della mano, mi congratulo-
-Thomas…-
-No sul serio, approvo. Sarebbe
una bellissima regina lo sai? Si, ce la vedo proprio come…-
-THOMAS!-
Thomas si voltò verso il suo
amico, sempre sorridendo sarcasticamente
-Oh, te lo avevo detto che i tuoi
problemi erano appena cominciati! Sai, mi divertirò molto in questi anni…-
Poi Thomas si affrettò ad uscire
per dire al consigliere che Shade lo poteva ricevere. E nel frattempo Shade si
prendere la testa con le mani e mormorava fra se
-Ma come posso considerarlo il
mio migliore amico?-
Milky aveva aspettato nel corridoio
mentre Rein parlava con suo fratello. Era rimasta stupita quando Rein le aveva
chiesto se poteva parlare con lui, ma l’aveva accompagnata davanti allo studio
del fratello e aveva aspettato. Aveva visto Thomas uscire con un sorriso
sarcastico sul volto, e quando l’uomo l’aveva vista, si era affrettato a
riprendere la sua compostezza e si era avvicinato rapido alla principessina.
Arrivato davanti a lei si era inchinato poggiando un ginocchio per terra
-Principessa Milky del regno
della Luna, questo misero uomo è a vostra disposizione per qualsiasi richiesta-
Milky aveva riso divertita prima
di inchinarsi anche lei
-Conte Thomas d’Orvail l’onore è
mio-
Poi i due scoppiarono a ridere
-Principessa, avete accompagnato
voi qui…-
-Si, ho accompagnato io Rein.
Voleva parlare con mio fratello prima di fare una passeggiata per il giardino-
-Ottima attività principessa,
oggi la giornata è troppo bella per stare richiusa a palazzo-
-Lo so! E poi vogli fare vedere a
Rein quanto è bello il nostro giardino! Dato che starà qui per molto tempo,
voglio farle vedere tutti gli angoli più belli-
-Perfetto dire-
In quel momento un uomo dall’aria
preoccupata si era avvicinato alla porta dello studio e vedendo Milky e Thomas
si era affrettato a inchinarsi
-Principessa Milky, buongiorno!-
-Buongiorno a lei ministro. È qui
per parlare con mio fratello?-
-Si principessa, ho bisogno di
parlare immediatamente con sua altezza. È una questione importate…-
-Come qualsiasi cosa che riguarda
il tesoro, dico bene ministro? Al momento sua altezza è impegnato, ma vado ad
annunciarvi subito. Sono certo vi riceverà immediatamente-
La leggera ironia di Thomas era
sfuggita all’uomo che si era limitato ad un cenno del capo come ringraziamento.
Poco dopo, Rein uscì dalla stanza, e quando vide l’uomo in attesa facendo un
piccolo cenno con il capo. L’uomo, totalmente impreparato a quell’incontro rimase
così sorpreso che non ebbe il tempo di inchinarsi a Rein come prevedeva l’etichetta,
gesto che comunque sarebbe risultato inutile visto che la turchina si era già
avviata verso Milky che la stava aspettando
-Spero di non averci messo
troppo-
Milky scosse la testa
-Thomas mi ha tenuto compagnia, e
comunque sei stata dentro pochissimo-
-Meglio così allora. Vogliamo
andare? Hai promesso di farmi vedere tutto-
Milky annuì contenta.
-Si certo, andiamo-
Ma mentre si stavano per
incamminare furono fermate dalla voce di Thomas
-Altezze, un secondo-
Milky sospirò mentre si voltata
verso il capo delle guardie
-Cosa volete Thomas?-
-Sapete quali sono le regole per
uscire in giardino principessa, non è vero?-
-Ma non sono sola! Rein è con me-
-Certo principessa, ragion per
cui dovreste capire la massima importanza delle regole-
-Ma Thomas!-
-Mi dispiace principessa-
A quel punto intervenne Rein
-Posso sapere di cosa state parlando?-
-Del fatto di come mio fratello
abbia deciso di rovinarmi la vita…-
Disse sconsolata Milky. Thomas
fece un sorriso tenero, prima di accovacciarsi verso la principessa per fare in
modo che i loro occhi si guardassero
-Sapete che avete parte di
responsabilità per queste regole. Se non aveste preso la brutta abitudine di
sparire senza lasciare traccia, ora non ci sarebbe-
-Rimane comunque una regola
ingiusta-
-Regola che io però devo
assicurarmi di farvi rispettare-
-Chiedo scusa di nuovo ma… di
cosa si tratta precisamente?-
Thomas si rialzò e si rivolse a
Rein
-La principessa non può uscire da
palazzo senza che una guardia la scorti. Deve sapere che è successo più di una
volta che la principessa sia uscita di nascosto e sparita per molte ore prima
che riuscissimo a ritrovarla. Per questo Shade vuole che ci sia sempre qualcuno
con lei-
-Ed è una cosa stupida! Conosco
bene sia il palazzo che il villaggio, non mi perdo mica-
-In realtà posso capire come mai
abbiano imposto questa regola Milky!-
Milky guardò sconvolta Rein
-Sei dalla loro parte ora?-
Rein ridacchiò
-Si, sono dalla loro parte. Sono
certa che tu conosca bene il palazzo e i dintorni, ma potresti finire in una
brutta situazione, o incontrare persone che potrebbero farti del male. Credimi,
tuo fratello lo fa per proteggerti, non per rovinarti la vita-
-Esatto principessa!-
-Ma qui non sarei da sola! Rein
verrebbe con me, non conta?-
Thomas guardò Milky poi Rein, non
sapendo bene cosa dire. Fu Rein ad intervenire
-Avrei io la soluzione. Conte
Thomas, vorrebbe fare l’onore di accompagnarci lei? Così, io e Milky non
saremmo fuori con una guardia ma con un… amico?-
Thomas guardò meravigliato la
principessa, prima di accennare un sorriso
-Sarebbe un onore se la
principessa mi vorrebbe considerare un amico. E se la principessa Milky
gradisce, l’onore sarebbe tutto mio nello scortare le due principesse più belle
del palazzo in giardino-
Milky trattenne a stento un
sorriso, adorava ricevere i complimenti, ma fece finta di accettare di buon
grado
-E sia, ma non azzardarti a
mettermi in ridicolo Thomas o lo dirò a mio fratello-
-Parola di gentiluomo!-
E così il gruppo si avviò verso i
giardini. Milky camminava veloce davanti a loro, mentre Rein e Thomas presero
la strada con un po’ più di calma
-Sicuro di potere venire con noi?
Non è che poi Shade si potrebbe arrabbiare?-
Thomas scosse la testa sorridendo
-Non vi preoccupate altezza.
Conosco bene Shade e so che mi preferisce sapere fare la guardia alla sua amatissima
sorella che non a lui. E poi, direi che come capo delle guardie, sia mio
preciso dovere difendere e scortare due altezze reali. Sono sicuro che Shade approverà-
-Mi fa piacere. Ma vi prego,
avrei una richiesta-
Thomas guardò la turchina
-Sono ai vostri ordini-
-Smettiamola con i titoli e il
lei, non mi fanno sentire a mio agio, soprattutto con qualcuno con cui spererei
di instaurare un’amicizia, visto che dovrò stare qui per un bel po’ di tempo-
Thomas le sorrise
-Solo a patto che anche voi non
mi chiamiate più conte-
-Andata-
-Allora all’inizio di una
splendida amicizia, Rein-
-All’inizio di una splendida
amicizia, conte Thomas-
Disse Rein ridacchiando
-Ma così non vale!-
-Allora non dovevate dirmi subito
il tuo punto debole, non trovi, conte?-
Thomas fissò allibito la
principessa che si stava ovviamente divertendo
-Questa poi… e io che pensavo che
le principesse fossero tutte dolci e gentili!-
-Ah, allora deduco che tu ne
abbia conosciute ben poche!.
I due scoppiarono a ridere, ma
furono interrotti dalla piccola Milky
-Ehi voi due vi volete muovere?
Non posso mica perdere tutto il tempo ad aspettarvi! E Thomas, smettila di
infastidirla-
Urlò loro Milky dal fondo del
corridoio. Thomas sentendo quelle parole alzò gli occhi al cielo sconsolato
-Quando fa così è terribilmente
uguale al fratello. M perché devo sempre essere io la causa di tutti i mali?-
Rein scoppiò a ridere divertita,
seguita da Thomas. Quella poteva veramente essere l’inizio di una bella
amicizia.
Orami stava calando la sera a
palazzo. La giornata della regina era stata più intesa di quanto non si fosse
aspettata. Aveva avuto udienze su udienza, e ormai erano diverse ore che era
seduta sul trono della sala del trono. Quando anche l’ultima persona fu
sentita, e nella sala non rimase più nessuno, Moon Maria si lasciò andare ad un
sospiro di sollievo mentre si accasciava sulla sedia. La parte peggiore delle
udienze era infatti, rimanere ferma immobile e bella dritta sul trono, senza
mai potere appoggiare la schiena al comodo schienale imbottito. Ed era sempre
una gioia immensa poterlo fare alla fine di tutto. Per colpa delle udienze poi
non aveva neanche avuto il tempo di pranzare, cosa che invece sperava di potere
fare, per potere pranzare con la figlia e Rein. Le dispiaceva averla lasciata
sola in quel primo giorno, ma sperava che Milky le avesse riempito la giornata,
cosa di cui, anzi, era certa. Tuttavia, anche se era rimasta chiusa nella sala
del trono per ore, aveva già saputo del grande pettegolezzo che ormai girava
per il palazzo. Rein e Shade avevano parlato nello studio privato del principe,
e, come ogni pettegolezzo, questo aveva scatenato la fantasia di tutta la
corte. Come mai la principessa aveva parlato con il principe? Cosa si erano
detti? Tutti volevano sapere, e anche se una certa curiosità pervadeva anche la
regina, Moon Maria pensava di sapere cosa Rein avesse detto a suo figlio.
L’aveva sicuramente voluto ringraziare per tutto quello che aveva fatto per
lei. Sicuramente doveva essere stato per quello, e l’occasione per sapere
subito la verità si presento a lei poco dopo, quando le porte della sala del
trono si aprirono e suo figlio entrò in sala.
-Madre-
Disse facendo un piccolo inchino
con la testa. Moon Maria indicò al figlio il trono vuoto posto accanto a lei, e
Shade fece i pochi gradini e si sedette di fianco alla madre
-Giornata pesante?-
Shade scosse la testa
-Il solito. Ministri che chiedono
cose assurde, resoconti da leggere, nuove leggi da promulgare… il solito. E voi
madre? Vi vedo stanca, state bene?-
Moon Maria sorrise al figlio,
prima di appoggiare una mano su quella di Shade
-Solo stanca, ma sto bene. Da
quando ti sei preso la maggio parte degli obblighi del regno, la mia salute ha
trovato un notevole giovamento. Ma le udienze oggi erano infinite, non ho
nemmeno avuto il tempo di pranzare-
-Nemmeno io ho avuto il tempo…-
Rimasero in silenzio per qualche
secondo, prima che la regina si decidesse a chiedere
-Rein è venuta a parlarti, vero?-
Shade guardò meravigliato la
madre, poi sospirò
-I pettegolezzi volano in questo
palazzo…-
Moon Maria sorrise
-Ti ci abituerai. Allora è vero?-
-Si, è vero. È venuta a
ringraziarmi per tutto quello che ho fatto per lei. Eppure io non sento di
avere fatto niente di speciale…-
-Sono le piccole cose a volte a
rimanere impresse nella mente delle persone, più che i gesti eclatanti-
-Così pare…-
-Niente altro poi? Ti ha voluto
solo ringraziare?-
Shade annuì
-Solo questo. Poi siamo stati
interrotti. Il ministro del tesoro voleva parlarmi urgentemente. Per lui tutto
è urgente-
-È il tesoro, è sempre una
questione urgente quando si parla di denaro. Ma se tu sei stato tutto il giorno
chiuso nello studio e io qui vuol dire che Rein e Milky sono state da sole
tutt’oggi-
Disse preoccupata Moon Maria, ma
Shade scosse la testa
-Non vi preoccupate madre, Thomas
era con loro-
-Thomas? Intendi Thomas D’Orvail,
l’uomo posto a capo delle guardie di palazzo e della tua guardia personale?-
Shade annuì accennando un piccolo
sorriso.
-Si, proprio lui. Le ha
accompagnate in giardino, Milky ha voluto fare vedere a Rein tutto il giardino cosa
che è durata ore da quanto mi ha detto Thomas-
Moon Maria ridacchiò
-Milky adora proprio Rein, ne
sono contenta-
Shade guardò la madre indeciso.
Moon Maria si era appoggiata alla spalliera del trono e aveva chiuso gli occhi,
ma sapeva cosa passava nella mente del figlio
-Avanti Shade, chiedimelo-
-Tu volevi Rein fin dall’inizio,
giusto? Hai fatto tutto questo per lei, non è vero?-
-Si, è vero. C’è qualcosa in
quella giovane principessa, un potenziale che è stato, non so se volutamente,
celato a tutti, compreso a Rein stessa. Ma sono riuscita a vederlo-
-Di cosa state parlando?-
Moon Maria aprì gli occhi e si
mise a fissare il figlio seria
-Rein è una vera altezza reale
Shade. Non so come poterlo spiegare a parole solo… è stata come nascosta in
tutti questi anni. Ma sono sicura che se posta nel ruolo in cui è destinata a
stare, se posta in un ambiente dove le viene riconosciuto ciò che le spetta di
diritto allora… lei inizierà a brillare e lascerà tutti senza fiato-
-Quindi hai fatto tutto questo
per… per metterla in luce?-
-So che può sembrare strano
Shade, ma credimi, ciò di cui tua sorella ha bisogno, non è solo una principessa
che le insegni come comportarsi e il resto, ma vedere una vera principessa
all’opera. Milky apprenderà di più da lei osservandola che non da tutto quello che Rein le potrà mai insegnare-
-Imparare osservando i migliori…-
-Esatto. Proprio come hai fatto
tu-
Shade fissò sua madre perplesso
-Io?-
-Si Shade, tu. Forse non te lo
ricordi, ma tu seguivi sempre tuo padre, e lui si faceva seguire da te. Passavi
così tanto tempo in quello studio con lui, che anche se non te ne sei accorto,
hai imparato il tuo ruolo da tuo padre. Gli assomigli così tanto-
Shade distolse lo sguardo da sua
madre e lo puntò contro la porta della sala.
-Eppure ho ancora così tanto da
imparate…-
-Nella vita non si smette mai di
imparare, ma tu di cose ne sai già abbastanza, abbastanza per mandare avanti questo
regno senza problemi, fidati di me-
Moon Maria si alzò dal trono e si
avviò verso le porte della sala. Quando fu arrivata a circa metà della stanza
si voltò verso il figlio. Shade era rimasto seduto immobile e fissava sua madre
perplesso, come ogni volta che parlava con lei
-Shade?-
-Si madre?-
-Mi sono dimenticata di chiederti
una cosa, un favore per l’esattezza-
Shade si alzò ed
andò in contro a sua madre
-Voi che mi chiedete un favore?-
-Si esatto, e un grosso favore
aggiungerei-
Shade alzò un sopracciglio e
guardò interrogativo sua madre. La regina prese il braccio che il figlio le
porgeva e insieme si avviarono verso la porta
-Ditemi-
-Come ben sai, Rein è arrivata
qui con solo ciò che portava addosso, e per una principessa si tratta di
praticamente niente-
Shade annuì
-Ci avevo pensato anche io, ma
non so come devo comportarmi. Non mi sembra il caso di scrivere una lettera al
re Toulouse per chiedere che mandi gli oggetti della figlia qui, e non credo
che Rein abbia voglia di tornare a casa-
-No, credo che Rein non debba
assolutamente tornare nel regno del Sole, almeno per i prossimi giorni-
Shade annuì
-Allora cosa suggerisci di fare?-
-Per questo ho detto che mi serve
un favore da te…-
-Non vorrai che vada io nel regno
del Sole, vero?-
Moon Maria rise
-Certo che no. Sarebbe quanto mai
sconveniente, e poi, non posso mica permettere che mio figlio si occupi degli
effetti personali di una principessa nostra ospite. La metteremmo solo in
imbarazzo a meno che non sia lei a chiederlo direttamente-
-Concordo-
-Bene, perciò valuterai che la
richiesta che ti farò, è la soluzione migliore-
Shade si fermò e guardò sua
madre, un campanello dall’allarme nei suoi occhi
-No…-
-Si Shade, credo che sia la sola
soluzione possibile, e poi ti avevo detto che sarebbe stato un enorme favore-
-Enorme non è abbastanza…-
-Convocherò a corte il sarto
reale. E dovrò commissionare tutto un intero guardaroba per Rein, compresi
abiti da tutti i giorni, da cerimonia, da gran gala, per non parlare di
indumenti intimi, vestaglie e le scarpe…-
-Madre…-
-Un intero guardaroba reale
nuovo-
-Madre…-
-Credo che dovrai convocare a
palazzo di nuovo in ministro del tesoro e trovare una soluzione-
-Madre…-
-Ah, e poi, ovviamente, bisognerà
anche commissionare accessori, e anche qualche gioiello presumo… certo, potrei
donarle qualche pezzo della collezione di famiglia, ma non vorrei dopo che
certe persone a corte pensino cose che non sono vere, non sei d’accordo anche
tu? Quindi gioielli, si servono gioielli-
-Madre… stiamo parlando di una
considerevole somma di denaro madre-
-Si, esatto-
-Rein non accetterà mai tutto
questo…-
-Non le lascerò scelta Shade. Il
sarto viene domani mattina, perciò, bisognerà correre tesoro-
-Mi stai mettendo di fronte ad un
dato di fatto che non alla richiesta di un favore-
Moon Maria si staccò dal figlio e
gli sorrise
-Si, direi proprio di si. Ma
dopotutto sono tua madre, e tu farai come ti dico, non è vero? E poi, sono
ancora la regina, o sbaglio? Ci vediamo a cena Shade, e in orario. Non vorremo
fare aspettare la nostra ospite…-
E Moon Maria si avviò veloce
verso le sue stanza, seguita a distanze dalla sua fedele cameriera personale
che non l’abbandonava mai. Shade rimase così solo in corridoio, o almeno era
quello che credeva fino a che una voce fin troppo familiare non lo distrasse
dai suoi pensieri
-Direi che questa volta tua madre
ti ha proprio fregato Shade-
Thomas sbucò dall’ombra di una
colonna
-Lei mi frega sempre Thomas, è
questa la realtà-
Thomas mise una mano sulla spalla
del suo amico, in un gesto di consolazione
-Shade, non c’è niente da fare.
Contro le madri non ci si può mettere, perché ci fregano sempre-
Shade guardò sorpreso il suo
amico
-Thomas, per la prima volta nella
mia vita ti sento dire qualcosa di intelligente…-
Thomas lo guardò in cagnesco,
anche se un accenno di sorriso gli increspò le labbra
-Sapessi quante cose senso dici
tu amico… se solo sapessi-
Shade per tutta risposta, gli
diede un amichevole pugno sul
braccio.
-Ehi, potevi farmi male, lo sai?-
Shade nel frattempo si era
avviato lungo il corridoio, prestando poca attenzione all’amico
-Siamo così poco resistenti
capitano della guardia reale? Comunque corri ad avvisare qualcuno di chiamare
il ministro del tesoro per domani mattina. Avremo da discutere parecchio temo…-
Thomas ridacchiò prima di rispondere
-Le gioie e gli oneri di essere un
principe Shade… ma pensa all’immensa gratitudine della principessa! Potrebbe
valerne la pena pur di vederla sorridere, non trovi?-
Shade non si voltò a rispondere,
perché non voleva iniziare una nuova ennesima discussione con Thomas, ma
dovette concordare che forse non aveva tutti i torti. Se c’era una cosa che
aveva imparato ad apprezzare ormai, era il bellissimo sorriso di Rein e si, si
disse, se doveva discutere con il ministro per vederla sorridere, allora ne
sarebbe di certo valso la pena.
Ciao a tutti e anche se con
qualche giorno di ritardo, Buon Natale!! 🎅
Spero abbiate passato delle buone
giornate e che tutto sia andato per il meglio! Io sono sincera, speravo di
pubblicare il capitolo entro natale per farvi un piccolo regalo, ma non ce l’ho
fatta, e mi ritrovo con qualche giorno di ritardo… perdonatemi.
Purtroppo so che non anche un bel
po’ di mesi che non aggiorno, per cui spero che questo capitolo molto lungo,
possa un pochino farmi perdonare. E spero anche che non risulti troppo noioso e
ridondante, ma ne avevo bisogno. Avevo bisogno di descrivere un po’ di rapporti
tra i vari personaggi e anche di descrivere un po’ le stanze di Rein, perché
tutto a tempo debito, vi sarà chiaro.
Per la descrizione del giardino,
non vi preoccupate, a tempo debito ne parlerò ampiamente!!!
Che dire, spero che i miei personaggi vi piacciano tanto
quanto piace a me di scrivere su di loro… e poi lo ammetto, adoro il mio
Thomas, per ciò spero che piaccia tanto anche a voi XD
Lo so che questo capitolo lascia molti punti oscuri e so che
non ho mai accennato ai genitori di Rein e a Fine o a qualsiasi cosa che
riguardi il regno del Sole direttamente, ma volevo almeno concedere una
giornata di riposo a Rein dai suoi problemi, e quindi se volete un po’ di
dramma, dovrete aspettare il prossimo capitolo.
Che dire, infine come sempre, se trovare errori che mi sono
sfuggiti nella fase di revisione, fatemelo sapere. Ormai lo sapete, ci tengo a
fare le cose per bene e a farvi avere una lettura piacevole e scorrevole senza
errori quindi se c’è qualcosa, anche se spero di no, segnalate pure, non mi
affondo anzi.
Per ultimo anche se per me è importantissimo, GRAZIE di cuore a tutti quelli che sostengono me e questa
storia. Grazie a tutti quelli che hanno il tempo di lasciare una recensione, ma
anche ai miei lettori silenziosi, grazie veramente dal profondo del mio cuore.
Vedere quanto la storia sia seguita, e siete tanti, fidatevi, almeno rispetto
alle altro storie che ho scritto, mi fa veramente scaldare il cuore e venire la
voglia di andare avanti. Perciò grazie.
Ora ho finito veramente, ci vediamo nell’anno nuovo e io vi
auguro ancora un Buon Natale e Felice Anno Nuovo.
Rein non era mai stata una donna vanitosa. Non le era mai
importato troppo di come sarebbe apparsa in pubblico, non adorava gli abiti
sfarzosi e ingombranti, tanto amati dalla sua amica Altezza, non era
interessata ad abbagliare tutti con la sua apparenza o con i suoi vestiti
costosi da principessa. Rein amava gli abiti sobri, non troppo ampi, con
decorazioni semplici e fini, e lo stesso valeva per acconciature e gioielli.
Era il suo stile, ed era sempre stata una lotta con il sarto di corte del regno
del Sole quando si trattava di confezionare gli abiti da cerimonia per le
occasioni ufficiali. Ma soprattutto, se c’era una cosa che detestava con tutto
il suo cuore, era fare la “prova abito”. Non sopportava il fatto che qualcuno
la misurasse, la sfiorasse o la toccasse mentre indossava niente altro che una
semplice sottoveste, che scribacchiasse le sue misure su un foglio di carta,
scuotendo la testa mentre annotava il suo giro vita, sempre troppo per il sarto
di corte, come se fosse lei la principessa che si intrufolava nelle cucine per
scroccare qualche dolce di nascosto. E non sopportava per niente il fatto di
dovere trattenere il fiato, provare diversi tipi di bustino che le impedivano
di respirare, odiava i bustini più di qualsiasi altra cosa, e anche il fatto di
dovere alzare le braccia, abbassarla, alzarle di nuovo… la prova degli abiti
era una tortura per lei, insomma. Ma la cosa che più detestava era il fatto di
non avere mai voce in capitolo sui suoi abiti. Nemmeno la scelta dei colori le
era concessa, o la scelta del modello del vestito. Era sempre stata sua madre a
decidere per lei, o il sarto, o sua sorella. Quindi, quando quella mattina la
cameriera personale della regina era venuta a chiamarla in stanza, per dirle
che la regina e il sarto di corte la stavano aspettando, Rein non aveva potuto
impedire alla tazza di the che teneva in mano di caderle dalle mani, macchiando
la tovaglia di lino bianco. Dreamy era corsa subito da lei, preoccupata
-Altezza, vi siete brucaita per caso? Il the non vi ha
scottata, vero?-
Rein si era affrettata a scuotere la testa, mormorando una
scusa imprecisata. La cameriera personale della regina, una donna alta e
austera, con uno sguardo impassibile sul volto, le aveva rivolto uno sguardo
misto di disapprovazione e curiosità per quello strano comportamento.
-Io, non saprei… questa mattina avrei dovuto iniziare…
insomma, la principessa Milky di certo…-
Rein stava farfugliando e si stava maledicendo da sola.
Aveva letto mille libri, sapeva fare discorsi complessi e complicati, si
vantava di avere un ampio e variegato vocabolario, e ora non riusciva nemmeno a
mettere insieme una frase di senso compiuto. Tuttavia la donna, impassibile,
sibilò quella che per Rein equivalse come ad una dichiarazione di arresto.
-Ordine della regina, principessa. La principessa Milky è
già stata avvertita di questo cambio di programma, la vostra prima lezione è
stata rimandata a domani-
Rein non poté controbattere.
-Se sua maestà ha ordinato così…-
Mormorò a voce bassa, facendo un piccolo inchino con la
testa. La risposta sembrò piacere alla donna, che per la prima volta da quando
era entrata, si lasciò sfuggire un minuscolo e impercettibile movimento della
bocca, come un accenno di sorriso.
-Molto bene principessa. Dreamy l’accompagnerà
all’appartamento di sua maestà la regina, tra un’ora esatta-
Detto questo la donna le fece un inchino e sparì dalla porta
del salotto. Rein si lasciò crollare contro lo schienale della sedia.
-Tutto bene principessa?-
Le chiese esitante Dreamy, uno sguardo preoccupato nel
volto, mentre le portava un’altra tazza di the caldo. Rein fissò la ragazza e
la tazza di the, e alzò una mano per fermarla.
-Basta the, e porta via anche il resto della colazione, mi è
passato l’appetito-
-Ma non avete praticamente mangiato niente e…-
-È meglio così, fidati-
Dreamy non fece altri commenti, ma si mise a sparecchiare la
tavola in silenzio. Rein si alzò dalla tavola, e si avviò veloce verso la porta
della sua biblioteca privata.
-Principessa, ma che…-
-Devo rilassarmi un attimo. Chiamami quando sarà ora di
andare-
Rein non aspettò nemmeno la risposta, e chiuse la porta con
un movimento secco e deciso. Dreamy rimase a fissare la porta chiusa, mentre
scuoteva la testa incredula
-Sarà una lunga giornata…-
La regina Moon Maria stava facendo avanti e indietro per la
sua camera ormai da cinque minuti. Da quando aveva mandato Elinor, la sua
cameriera personale, ad avvisare Rein della sua decisione, era in ansia, e una
parte di lei si sentiva anche in colpa. Aveva dato un ordine diretto ad una
altezza reale sua ospite, non propriamente un comportamento degno di rispetto
verso una principessa, e l’avrebbe obbligata ad accettare un guardaroba nuovo
senza possibilità di controbattere. Moon Maria sperava solo che Rein non si
sarebbe sentita in colpa o in imbarazzo o, peggio ancora, in debito con lei.
Non lo faceva certo per farla sentire in debito, o metterla a disagio, si stava
comportando come una donna assennata e come una madre. Non poteva certo lasciarla
con un solo abito, sarebbe stato sconvenitene. E non poteva nemmeno scrivere al
regno del Sole, era troppo presto, e per un po’ Moon Maria non voleva avere
niente a che fare con loro. Certo, una parte di lei aveva sperato che Elsa
avrebbe pensato a mandare qualche effetto personale della figlia lì a palazzo,
ma non era ancora arrivato niente, nemmeno una lettera per sapere come stava.
La regina si chiedeva come una madre potesse ignorare così totalmente una
figlia. La donna era talmente presa dai suoi pensieri che non sentì il rumore
della porta aprirsi e non si rese conto della presenza di Elinor se non quando
la donna si schiarì la voce per farsi notare. Moon Maria si portò una mano sul
cuore, spaventata.
-Vostra maestà-
Disse la donna
-Elinor… mi avete spaventata-
La cameriera abbassò ancora di più il capo
-Sono desolata maestà, non era mia intenzione… ma vi ho già
detto che non è molto regale farsi trovare immersa nei propri pensieri e a
mormorare a mezza voce… qualcuno potrebbe approfittarne-
Un leggero rossore imporporò le guance della regina
-Mi trovo nelle mie stanze private, e… ma perché perdo tempo
a litigare con te?-
Elinor sorrise, mentre guardava la sua regina sedersi sulla
sua poltrona preferita e scuoteva la testa, sconsolata.
-Se non fossi una mia amica, Elinor, ti avrei già mandato
via da tempo-
-Ma sapete che ho ragione…-
-Tu sei l’unica che osa dirmi ancora cosa devo fare, lo
sai?-
Elinor alzò le spalle, cosa che provocò uno sguardo meravigliato
nella regina, per poi esplodere in una risata.
-Elinor, Elinor, ma come avrei fatto tutti questi anni senza
di te?-
La donna si avvicinò alla regina, e si inchinò
-Allo stesso modo con cui avete affrontato tutto quanto in
passato-
-Farò finta di crederti. Comunque, ora dimmi, come ha preso
la notizia Rein?-
Elinor fu per un attimo indecisa sul da farsi, ma se c’era
una qualità che la regina aveva sempre ammirato ed elogiato nella donna, era
l’onestà con cui diceva le cose.
-Meglio di quanto mi aspettassi, maestà-
Un sorriso comparve sul volto della regina, assieme ad un
sospiro di sollievo
-Ha solo fatto cadere la tazza di the che teneva tra le mani
macchiando la tovaglia di lino bianca della defunta regina madre, pace
all’anima sua, e poi ha farfugliato qualcosa ma alla fine ha ceduto. Sarà sicuramente
una mattinata interessante, vostra maestà-
Il sorriso sulle labbra di Moon Maria si raggelò
all’istante. Poi si lasciò andare contro lo schienale della poltrona, con gli
occhi chiusi
-Mi odierà ora, non è vero?-
-Odiare è una brutta parola maestà… ma penso proprio di si-
Moon Maria si lasciò sfuggire un gemito di dolore
-Elinor, i sali, presto-
Elinor non se lo fece ripetere due volte. E mentre si
avviava verso la camera da letto della regina non poté non lasciarsi sfuggire
un commento
-Sarà una lunga giornata…-
Milky quella mattina non poteva credere alle parole che suo
fratello le stava dicendo. Quando lo aveva visto entrare in camera sua, si era
precipitata verso di lui, abbracciandolo forte
-Shade! Sei venuto per fare colazione insieme a me?-
Suo fratello le aveva sorriso, mentre con una mano le
carezzava i capelli, scompigliandoglieli un po’.
-Veramente io ho già fatto colazione, un paio di ore fa. Ma
una tazza di the la prenderei volentieri-
I due fratelli si accomodarono nella tavola, e mentre una
cameriera serviva loro il the, i due si misero a parlare
-Ho saputo che hai fatto vedere il castello intero a Rein-
Milky annuì
-Si, le ho fatto vedere i posti più belli, a iniziare dal
giardino. Ma tanto lo so che lo sai già, Thomas è stato con noi per tutto il
tempo…-
Shade percepii il tono di rimprovero di sua sorella, e un
piccolo sentimento di colpa di insinuò in lui.
-Lo sai perché vi ha accompagnato-
-Ma io…-
-Milky… l’intero gruppo di guardie del palazzo e la guardia
cittadina ti hanno cercato senza trovarti. Mi hai fatto mobilitare una intera
guarnigione-
-Ma io…-
-Ne abbiamo già parlato. Fino a quando avrò la certezza che
non ti avventurerai da sola fuori dai confini del castello per andare chissà
dove, avrai sempre qualcuno che ti accompagnerà. E il tuo cercare di seminarli
tutte le volte non aiuta a migliorare la tua situazione-
Milky imbronciò lo sguardo, mentre beveva un lungo sorso del
suo the.
-Va bene, farò la brava. E non mi lamenterò più-
Shade sorrise, ben sapendo che alla prima occasione, sua
sorella avrebbe di nuovo, cercato di sfuggire dalla sua scorta. Ma dopo tutto
anche lui usciva dal castello di nascosto quando era più piccolo… ma almeno lui
non si era mai fatto beccare dalle guardie di palazzo.
-Comunque, non sarai venuto qui solo per farmi la predica, di
nuovo, vero?-
Shade scosse il capo, mentre appoggiava la sua tazza, orami
vuota, sul tavolo.
-No, veramente, sono venuto a dirti una cosa-
Milky si fece attenta subito. Era raro che suo fratello si comportasse
così, di solito le mandava i messaggi per conto di Thomas, o qualcun altro del
palazzo
-Di cosa si tratta?-
-So che questa mattina avresti dovuto iniziare le tue
lezioni con Rein, giusto?-
Milky annuì
-Si, esatto. Perché?-
-Il programma è rimandato, niente lezione questa mattina-
Milky fu presa da una paura incontrollabile. Si sporse dalla
sua sedia, e afferrò il polso di uso fratello, stringendolo forte
-Perché? Rein ha cambiato idea? O sta male? Le è successo qualcosa?-
Shade prese la mano di sua sorella, e gliela strinse.
-No, Rein non ha cambiato idea, e tanto meno le è successo
qualcosa. Da quello che so, gode di un’ottima salute-
-E allora?-
-Nostra madre-
Milky guardò suo fratello, spaesata e incredula
-Nostra… madre?-
Shade annuì.
-Esatto-
-Ma cosa vuol dire?-
Shade intanto, si alzò dalla sedia, diretto verso la porta
della stanza.
-Shade? Cosa vuol dire?-
Shade aprì la porta, e Milky poté vedere Thomas, appoggiato
al muro del corridoio, in attesa del suo principe.
-Vuol dire, cara la mia sorellina, che tu hai la mattinata
libera. Anzi, credo tutto il giorno, di nuovo. Puoi fare quello che vuoi, pur
rimanendo a palazzo-
Un grido di gioia uscì dalle labbra della piccola, che corse
dietro a suo fratello. Lo fermò, e si mise di fronte a lui, con lo sguardo
illuminato dalla gioia.
-Dici sul serio? Niente libri questa mattina? Niente
lezioni? E per volere della mamma?-
Thomas sorrise divertito vedendo la gioia sul volta della
sua principessa, e anche Shade sorrise
-Esatto. Niente lezioni-
Milky urlò ancora, prima di abbracciare suo fratello, entusiasta.
-Sul serio! Ma è un miracolo! Cioè, non è che non mi piaccia
l’idea di studiare con Rein, ma… mattinata libera? Giornata libera? E posso
fare quello che voglio? Shade, tu resti con me allora, va bene? Possiamo andare
a fare un giro a cavallo! Dai, scendiamo in paese, dai, ti prego, ti prego, ti
prego!!!-
Una parte di Shade fu tentata di accettare. Una mattinata
libera non era male come idea, e un giro a cavallo… ormai non si ricordava
nemmeno più l’ultima volta che aveva fatto una bella cavalcata. E con la coda
dell’occhio vide che anche Thomas sembrava attratto da quella prospettiva di
passare mezza giornata all’aperto. I due amici si fissarono, e fu come se si
leggessero nel pensiero. E entrambi, si fissarono sconsolati
-Scusa Milky, ma non posso-
La delusione si dipinse sul volto della piccola, e Shade si
ritrovò a maledirsi.
-Ma, perché?-
Shade si inginocchiò davanti a sua sorella, in modo da
poterla guardare negli occhi.
-Te lo prometto, la faremo la gita a cavallo. Ma oggi, non è
possibile. Perché se a te la mamma ha dato la mattinata libera, a me l’ha
complicata-
Milky guardò incerta suo fratello
-La mamma non ti farebbe mai una cosa simile…-
Thomas si lasciò sfuggire un leggero accenno di risata, cosa
che gli fece guadagnare un’occhiataccia da parte del principe. Lui si limitò a
scusarsi, alzando entrambe le mani in segno di resa
-Invece questa volta lo ha fatto. E ora devo andare a
contrattare con il ministro del tesoro… e non sarà facile-
Ma poi, all’improvviso, un’idea passò per la testa di Shade,
una sorta di piccola vendetta nei confronti di sua madre. Certo, la donna
gliel’avrebbe potuta far pagare, ma ne sarebbe valsa la pena. Se lui doveva
lottare con il ministro del tesoro, tanto valeva che anche lei avesse un
piccolo problemino da sistemare.
-Milky, come ben sai, Rein è arrivata qui senza niente-
Milky annuì
-Per questo nostra madre ha deciso di convocare il sarto
questa mattina per Rein. Perciò hai la giornata libera, Rein e nostra madre
saranno impegnate a scegliere vestiti e cose così…-
Shade poté vedere lo sguardo di sua sorella cambiare, e poté
quasi vedere il desiderio di sua sorella di partecipare a quella mattinata con
le due donne. E fu qui che decise di portare avanti la piccola “vendetta” nei
confronti di sua madre
-Milky, visto che devo andare a contrattare con il ministro,
tante vale che ne approfitti anche tu-
Milky si era fatta attentissima, e pendeva dalle labbra di
suo fratello. Non poteva credere di stare per sentire davvero quelle parole
-Vai anche tu dalla mamma, e fatti fare un vestito nuovo. È
un mio regalo per farmi perdonare di non potere passare la mattina con te, va
bene?-
Milky si buttò al collo di suo fratello, urlando di gioia.
-Davvero? Grazie Shade! Sei il fratello migliore del mondo,
lo sai! Vado subito dalla mamma!-
E detto questo, abbracciò ancora il fratello, e gli stampò
anche un bacio sulla guancia, e poi si mise a correre veloce verso le stanze
della loro madre, seguita di corsa dalla guardia che doveva farle da scorta.
Quando sua sorella fu sparita dalla sua vista, Shade si lasciò andare ad un
sorriso divertito.
-Tua madre te la farà pagare…-
-Siamo pari invece-
Thomas scosse la testa, anche se non poté impedire di
sorridere assieme a Shade
-Ammetto però che è stato un colpo di genio-
-Ovvio, è una mia idea-
Thomas alzò gli occhi al cielo.
-Modestia, principe, modestia-
-Da che pulpito…-
-Almeno io non dovrò combattere con un cocciuto ministro che
piange miseria-
A quello Shade non seppe cosa rispondere. Era vero, era lui
che avrebbe dovuto dire al ministro che l’appannaggio mensile della famiglia
reale sarebbe stato molto più alto del previsto, il che avrebbe significato un ristringimento
temporaneo delle casse dello stato… e sarebbe stato lui a doverlo convincere
della necessità di quella spesa, e di tutto quello che sua madre avrebbe
ritenuto responsabile per una principessa reale… sarebbe stata una giornata
incredibilmente lunga.
-Muoviamoci capitano, prima iniziamo prima finiremo-
Thomas lo guardò, prima di sospirare
-E allora, mio principe, andiamo. E che in questa lotta
vinca il migliore….-
Shade osservò il suo amico incamminarsi, e lo seguì anche
lui poco dopo.
-Perché ho come l’impressione che tu non abbia molta fiducia
in me?-
Thomas non si voltò nemmeno, ma continuò a camminare
-Principe, allora è vero che non siete così stupido come
credevo…-
Shade alzò gli occhi al cielo
-Thomas, giuro che…-
-Si, lo so, prima o poi mi uccidi, lo so, lo so-
Shade si lasciò sfuggire un sorriso, mentre guardava la schiena
del suo amico e lasciava perdere la discussione. Per fortuna che c’era lui a
rendere migliori le sue giornate, e a farlo sorridere. E sapere che anche lui
sarebbe stato presente durante lo scontro con il ministro, lo rendeva più
sicuro. “Se devi affrontare una battaglia, Shade, circondati sempre di persone
fidate… non affrontarle mai da solo” gli aveva detto una volta suo padre. E
come aveva ragione.
Rein aveva avuto meno di mezz’ora per prepararsi psicologicamente
a ciò a cui stava andando incontro. Infatti Dreamy l’era venuta a chiamare prima
per renderla presentabile per la regina
-Principessa, visto che con l’abito non possiamo fare molto,
almeno permettetemi di sistemarvi i capelli-
Così Rein aveva dovuto separarsi dal libro che stava leggendo,
un libro sui miti e le leggende del paese della luna che aveva trovato in
biblioteca, e aveva seguito la ragazza nella sua camera. Si era poi seduta
davanti allo specchio della sua toletta, e aveva lasciato alla giovane
cameriera il compito di sistemare i suoi capelli. Mentre Dreamy le spazzolava i
capelli, un senso di calma si impossessò della principessa.
-Avete dei capelli splendidi principessa… hanno il colore
del cielo durante l’estate-
Rein le sorrise
-È la prima volta che qualcuno me lo dice-
-Davvero?-
Rein annuì
-Beh, avrebbero dovuto dirvelo molto più spesso. Sono una
delle cose che vi rendono bellissima, quindi dovremmo valorizzarli un po’ che
ne dite?-
E senza nemmeno aspettare una risposta la ragazza iniziò ad
armeggiare con i suoi capelli, dividendoli, unendoli, provando mille modi diversi
per acconciarli.
-Dreamy, ma cosa…-
-Non vi preoccupate altezza, quando avrò finito sarete splendida-
-Addirittura splendida?-
Le chiese la turchina, mal celando un sorriso ironico.
Dreamy si fermò di colpo, lasciando cadere le ciocche di capelli azzurri che
teneva in mano, e fissò lo sguardo della principessa riflesso nello specchio,
serissima
-Principessa, voi siete splendida. Siete elegante, bella,
raffinata, gentile e buona. Non avete avuto ancora modo di sentire i discorsi
di palazzo, ma non c’è nessun uomo a corte che dopo avervi vista, abbia detto
che non siete bella. Ci sono le guardie che fanno a gara per avere il turno di
perlustrazione nei giardini per avere la possibilità di vedervi anche solo per
un istante dal balcone, e anche le guardie che perlustrano i corridoi del
palazzo cercano sempre di passare davanti alla porta delle vostre stanze per
potervi vedere anche solo di sfuggita-
-Ma lo faranno più per curiosità che per altro. Non penso
che…-
-No principessa, credetemi. Persino il capo delle guardie
del principe l’ha detto-
Rein spalancò gli occhi, meravigliata
-Thomas?-
Dreamy annuì
-Oh sì. Ha detto che era da tempo che non vedeva una donna
così bella e gentile e simpatica come voi. Ha detto di avere passato una
piacevolissima giornata con voi ieri-
Rein sentì un sorriso sbucargli dalle labbra
-E poi ha anche aggiunto che…-
Ma a quel punto Dreamy si fece silenziosa, improvvisamente
restia a parlare.
-Che succede Dreamy?-
Le due donne si fissarono
-Non è che voglia sembrarvi pettegola principessa, sono solo
voci che circolano, e tutti sanno che il conte D’Orvail è un gran chiacchierone
e che spesso si diverte a dire certe cose quindi…-
-Dreamy, cosa si dice?-
La ragazza la guardò, poi senza esitazione si chinò verso di
lei, in modo da sussurrale all’orecchio
-Il conte d’Orvail avrebbe detto che anche un certo principe
non è rimasto immune al vostro fascino. Infatti sembra che il motivo dello
scioglimento della seduta di ieri del concilio sia perché il principe era
troppo preoccupato per voi da non potere riuscire a concentrarsi. E poi…-
-Poi?-
Chiese trepidante la principessa
-Sembra che solo dopo avervi vista lui si sia calmato. E il
conte dice che dopo sua altezza ha sempre avuto il sorriso sulle labbra. Altro
non so-
Rein sentì il suo cuore battere all’impazzata, e un rossore
imporporarle le guance.
-Ma no, che sciocchezze. Era preoccupato per me per via del
fatto che siamo amici, e sicuramente non sono stata io la causa del rimando della
riunione. Shade non farebbe mai una cosa così, per me poi… figuriamoci. E poi,
come avrebbe fatto Thomas a saperlo? Insomma, dopo che ho parlato con Shade,
Thomas ha accompagnato me e Milky in giro per il palazzo quindi… assolutamente
impossibile, fidati di me-
Dreamy guardò la principessa, e chinò il capo mormorando un
incerto
-Come dite voi altezza-
Ma chissà per quale motivo nessuna delle due sembrava
credere troppo alle parole dette dalla turchina. E mentre Dreamy riprendeva a
sistemarle i capelli, Rein non poté fare a meno di continuare a pensare alle
parole dette dalla ragazza poco prima, e più ci pensava, più le guance le si
imporporavano di rosso. E Dreamy si lasciò sfuggire un sorriso vedendo la sua
principessa arrossire, e all’improvviso un’idea le balzò in testa. E mentre quell’idea
diventava sempre più concreta nella sua testa, già pensava a come avrebbe fatto
e chi le avrebbe potuto dare una mano.
Alla fine Rein si presentò puntuale all’appartamento della
regina Moon Maria, con i capelli raccolti in quella che Dreamy definiva l’acconciatura
perfetta per lei. Dreamy aveva raccolto la parte più alta dei suoi capelli in
una coda, formando una specie di mezza coda, che poi aveva arrotolato su se
stessa a formare una chignon. Lo chignon era stato fermato con delle spille che
per poi erano state coperte da una treccia che Dreamy aveva creato con due
ciocche di capelli laterali che la cameriera non aveva inserito nella coda. In
realtà si trattava di due trecce, che partivano dal lato e si congiungevano al
centro, sotto lo chignon. Le due trecce poi erano state unite in un’unica
treccia che la cameriera aveva fatto girare attorno allo chignon un paio di
volte, e poi l’aveva fatta cadere sotto lo chignon. Il resto dei capelli era rimasto
libero, a formare quella che dreamy aveva ribattezzato
-Una cascata di capelli che va ammirata, non nascosta,
quindi lasciamola libera-
Rein quando si era ammirata l’aveva trovata un’acconciatura
bellissima, semplice e perfetta per lei. E sembrava che anche altri la
pensassero così. Rein si fece guidare da Dreamy per raggiungere le stanze
private della regina, che si trovavano abbastanza lontane dalle sue.
-La famiglia reale alloggia tutta in una stessa ala del
palazzo, in uno dei due lati del palazzo. Voi siete nell’ala nord, loro
nell’ala est. In realtà non occupano tutta l’ala con gli appartamenti privati,
sono solo i due piani superiori ad essere occupati dagli appartamenti destinati
alla famiglia reale. Il primo piano è interamente dedicato agli appartamenti
della famiglia reale vera e propria, ci sono quelli della regina, del principe
e della principessa. Vi sono anche degli appartamenti vuoti, come quello del re
che al momento è vuoto, e anche quello della defunta regina madre. Al secondo
piano invece sono destinati gli appartamenti per i membri della famiglia reale
della cerchia più esterna diciamo, cucini, lontani parenti, o per i famigliari
della regina. Ogni tanto la vengono trovare a palazzo, li vedrà anche lei, sono
tutte persone molto simpatiche. E ovviamente è lì che la principessa Milky si
dovrà trasferire non appena il principe si sposerà-
-Perché dovrebbe spostarsi?-
Chiese sorpresa Rein.
-Beh principessa, perché quando il principe si sposerà, la
sua consorte sarà destinata all’appartamento della defunta regina madre, che
diventerà il nuovo appartamento della regina, mentre la regina rimarrà dov’è, è
un’usanza del palazzo e della corte. Il principe lascerà il suo appartamento e
si sposterà in quello che una volta era di suo padre, nell’appartamento del re-
Rein annuì. Non era una cosa insolita quello. Di solito con
il nuovo stato sociale, il cambio di appartamento era più che altro simbolico.
Si lasciava il vecchio per il nuovo per segnare il punto di passaggio.
-Ovviamente, l’appartamento del principe sarà poi
predisposto per il futuro erede al trono-
-Certo, è una cosa ragionevole. Ma perché Milky dovrebbe
spostarsi proprio mi sfugge…-
-Perché, principessa, nel caso la futura regina dia alla
luce un secondo erede, quell’appartamento spetterebbe all’erede, non alla
sorella del re. È una questione di gerarchia. E allora la principessa sarà
costretta a spostarsi di sopra. Per evitare ciò, di solito è uso che non appena
la sorella o il fratello del re, a seconda dei casi, raggiunta l’età adulta o
la prima volta che venga ufficialmente presentato a corte, vi sia anche il
cambio di appartamento. Sono le tradizione del palazzo-
Rein annuì con la testa. Ogni palazzo alla fine aveva le sue
regole e le sue tradizioni. Nel mentre che Dreamy le raccontava tutto,
arrivarono davanti alla porta che conduceva all’ala est, l’ala degli
appartamenti reali. Non appena entrarono, Rein poté come percepire il cambio di
ambiente. Il luogo era insolitamente più silenzioso del resto del palazzo. Davanti
a Rein si apriva un lungo corridoio con le pareti ricoperte dalla parte
superiore fino a metà di tessuto damascato color avorio e l’altra metà aveva
una copertura di legno lavorato. Il pavimento, di legno, era ricoperto da un
immenso tappeto color rosso cardinale, con sopra disegnate linee, curve che si
intrecciavano in un arabesco color oro. Il corridoio era illuminato da immense
finestre che davano sul giardino del palazzo, e che permettevano alla luce del
sole di rendere il corridoio molto luminoso. Davanti ad ogni finestra, poi, era
posta una colonna bianca, alta circa un metro e mezzo, su cui sopra era posto
un vaso colmo di fiori, alternato da un vaso pieno solo di foglie verdi. Nello
spazio di muro che vi era tra le finestre, erano posti degli specchi, che
servivano per creare l’illusione che il corridoio fosse più ampio di quello che
in realtà era. Le due donne si incamminarono, il suono dei loro passi attutito
dal tappeto. Lo percorsero tutto, fino a quando incontrarono una porta bianca.
Una volta aperta, Rein si ritrovò su un ballatoio, che era il punto di arrivo
di una monumentale scala di marmo bianco. Anche se Rein non si era mai ritrovata
direttamente lì, sapeva dove si trovava
-Al piano inferiore si trova la sala del trono, giusto?-
Dreamy la guardò meravigliata ma entusiasta.
-Esatto principessa. La sala del trono si trova al piano
terra del palazzo, proprio sotto gli appartamenti reali. Come la sala da ballo
del palazzo-
Rein guardò stupita la cameriera
-Sala da ballo?-
Dreamy annuì
-Ma io credevo che la sala del trono fungesse anche da sala
da ballo…-
Disse la principessa. Era stata molte volte a dei balli nel
palazzo della Luna, e mai si ricordava di essere stata in una stanza diversa.
-Non vi sbagliate, altezza. La sala del trono, viste le sue
dimensioni, è ormai usata ufficialmente anche come sala da ballo. Ma in realtà la
sala da ballo vera e propria è un’altra ma… dalla morte di re Skyler, non è
stata più usata-
E detto questo Dreamy non aggiunge niente altro. La ragazza
si incamminò verso la parte opposta della balaustra, dove Rein immaginò che la
porta di legno custodita da due guardie reali conducesse agli appartamenti
reali veri e propri. Non appena le guardie le videro arrivare si affrettarono
subito ad aprire. Rein sorrise agli uomini, e mormorò anche un
-Grazie-
Cosa che fece sì che quegli uomini si inchinarono ancora di
più e le sorrisero a loro volta. Quando la porta si richiuse dietro le sue
spalle, Rein si ritrovò all’estremità di un lungo corridoio, decorato allo stesso
modo dell’altro, solo che, pur essendo molto simile, era possibile notare delle
differenze. Era come se le due donne fossero entrate in uno spazio privato e
isolato della corte. Era lì che la famiglia reale aveva le sue stanze, dove re
e regine avevano dormito. Era un luogo quasi sacro. Lungo il corridoio Rein poté
vedere tutta una serie di porte, chiuse. E dreamy si mise ad indicarla ad una
ad una al loro passaggio, spiegandole.
-La porta che vedete qui davanti a noi, subito di fronte
alla porta che abbiamo appena passata principessa, conduce agli appartamenti
della defunta regina madre. Questo appartamento è destinato alla futura regina-
Dreamy iniziò ad incamminarsi, e Rein la seguì. Dreamy poi
indicò una porta alla sua destra
-Questa è la porta delle stanze della principessa Milky, da
qui si accede al suo appartamento privato-
Rein se lo appuntò mentalmente. Doveva ricordarsi quale era
la porta che conduceva alla camera della sua allieva. Sull’altro lato, spostato
di qualche metro, dreamy le indicò un’altra porta
-Questa è la porta che conduce all’appartamento del re.
Quando il principe diventerà sovrano a tutti gli effetti, si trasferirà qui. Ma
per ora, il principe Shade risiede in questo appartamento-
Ormai le donne erano arrivate alla fine del corridoio, e
Rein si ritrovò a vedere quattro porte nella parte finale del corridoio, una
proprio di fronte, due sulla sua sinistra, e una sulla destra. Dreamy si fermò
e si voltò verso di lei. Queste sue porte che vedete, una vicino all’altra, non
conducono a nessun appartamento. La prima, conduce ad una scala, che consente
ai reali di raggiungere la sala del trono direttamente. Di fianco ad essa,
invece, vi è una stanza per le guardie reali-
Dreamy poi indicò la porta posta sul lato destro.
-Questa è la porta dell’appartamento del principe Shade.
Come vede, è dallo stesso lato delle stanze della principessa, e da sempre
questi due appartamenti sono destinati ai principi. Sono gli appartamenti più
piccoli, e sono comunicanti, è possibile, infatti, passare da un appartamento
all’altro da una stanza comunicante. Ovviamente ora gli appartamenti sono separati,
la porta che conduce all’appartamento del principe è stata chiusa a chiave, e
l’unica a possedere quella chiave è la regina Moon Maria-
Rein annuì, cercando di assimilare e mandare a mente tutte
le informazioni che Dreamy le aveva dato. Dopo avere fatto un piccolo ripasso,
Rein non aveva dubbi, ormai, su quale appartamento si celasse l’ultima porta,
quella posta proprio alla fine del corridoio.
-E questa porta, principessa, conduce all’appartamento della
regina Moon Maria. E se siete pronta, io busserei-
Rein fece un respiro, passò le mani sulla gonna, cercando di
lisciarla, e annuì alla donna di fronte a lei.
-Sono pronta. Bussa Dreamy-
Dreamy le fece un piccolo inchino e poi si voltò e bussò. La
porta venne aperta pochi secondi dopo, da una guardia del palazzo.
-La principessa Rein. Sua maestà la sta aspettando-
La guardia non rispose, si limitò a fare un piccolo inchino
alla turchina e si spostò per farle passare. Rein si ritrovò in una sorta di
anticamera, piccolina ma decorata con un gusto impeccabile. Dreamy senza
esitazione si diresse verso una porta posta sulla destra e ribussò. Questa
volta ad aprire la porta fu Elinor, la cameriera personale della regina.
-Principessa, vi stavamo aspettando. Prego accomodatevi-
Dreamy e la donna si fecero da parte, e Rein entrò nella
stanza. La turchina non sapeva bene cosa aspettarsi, di certo, comunque, non si
aspettava di vedere ciò che stava vedendo. La porta dava su un muro, totalmente
ricoperto da un immenso quadro. Il quadro, grande quanto una parete, raffigurava
un paesaggio celestiale. Delle colline, ricoperte da una lussureggiante
vegetazione, al cui centro splendeva uno specchio di acqua, quasi perfettamente
circolare. Ma la cosa sorprendente di quel quadro, non era il paesaggio,
perfettamente riprodotto da sembrare reale, nemmeno il fatto che l’acqua era
talmente realistica che veniva voglia di provare ad immergerci la mano per
sentire quanto fosse fresca. Non era niente di tutto ciò. La cosa più
sorprendente era la luce. Perché il paesaggio era un paesaggio notturno. A dare
luce al quadro era un’immensa luna, perfettamente circolare, perfetta e
bellissima, che irradiava il cielo e si rifletteva nell’acqua, creando un gioco
di colori e di riflessi assolutamente meraviglioso.
-Bello non è vero?-
Rein annuì semplicemente, mentre la regina le si avvicinava.
-Anche io la prima volta che l’ho visto non riuscivo a
staccargli gli occhi di dosso, proprio come te-
-È meraviglioso…-
-Si, meraviglioso. Skyler sapeva fare degli ottimi regali
quando doveva scusarsi con me-
Rein si voltò verso la regina sorpresa. Moon Maria le
rispose con un sorrisetto ironico.
-Oh, non guardarmi così. Quando avevo più o meno la tua età,
avevo un bel caratterino. Non accettavo volentieri di passare dalla parte del
torto, ero terribilmente permalosa. E la gravidanza mi rendeva ancora più
combattiva. E questo provocava qualche litigata con Skyler. Anche lui aveva un
bel caratterino, lo sai? Quando litigavamo potevano anche passare giorni prima
senza che ci parlassimo, ma poi alla fine qualcuno cedeva sempre. E mi piace
dire, che a cedere era quasi sempre lui. E questo quadro è il risultato di un
litigio-
-Se questo è stato il regalo di perdono… non oso immaginare
il motivo della vostra discussione-
Moon Maria ridacchiò, poi appoggiò una mano su un braccio
della principessa, e le fece una piccola carezza.
-A mia discolpa, posso solo dire che ero incinta, di sette
mesi, ed ero stata confinata in queste stanza per non affaticarmi. Praticamente
ero agli arresti domiciliari. Skyler pensava di fare il meglio certo ma… io una
sera esplosi. Gli dissi che non avrei tollerato di essere rinchiusa come una
belva in una gabbia dorata. Lo ferii profondamente, lui stava solo cercando di
pensare al meglio per me, e di permettermi di passare dei mesi tranquilli e
sicuri, sia per me che per il bambino ma…Insomma, io presi la bella
decisione di andarmene… sul serio. Sai i reali del regno della Luna, oltre al
palazzo, hanno anche un piccolo palazzo estivo, diciamo, un luogo isolato dove
trascorrere del tempo lontano dalla vita di corte. Ovviamente non viene usato
molto spesso, ma è un posto incantevole. E lì, in una piccola radura circondata
da colline, c’è un meraviglioso specchio d’acqua, quasi un cerchio perfetto. Lo
chiamano “Moon Mirror”, tanto che anche il palazzo è nominato così. Sono stata
lì per cinque lunghi giorni, prima che il mio re mi venisse a riprendere. Ti
avverto mia cara, i reali del regno della Luna sono veramente bravi a prendere
le donne, soprattutto a convincerle a tornare al loro fianco-
Moon Maria le lanciò uno sguardo divertito e ammiccante, che
fece arrossire Rein.
-Ma per tornare al racconto, dopo essere tornata a palazzo,
una mattina Skyler mi chiamò con una scusa, e mi fece allontanare dalla mia
stanza. Poi mi riaccompagnò, e mi ricordo che pensai che era strano che
lasciasse gli impegni di corte per me ma poi… aprì quella porta e davanti a me
c’era questa meraviglia-
Moon Maria guardò ancora per qualche secondo il quadro,
prima di voltarsi verso la principessa.
-Bene, dopo questo tuffo nei miei ricordi, che sicuramente
ti avranno annoiato a morte, direi che possiamo incominciare-
Moon Maria indicò alla giovane una poltrona su cui si
sarebbe dovuta sedere. E fu così che la turchina si mise ad osservare il
salotto privato di sua maestà la regina. Rein si voltò, e si ritrovò ad avere
la porta da cui era entrata sulla sua sinistra. Davanti a lei la stanza si
allargava. Infatti, la stanza della regina era a forma di L, e la porta da cui
Rein era entrata si trovava nel lato lungo della stanza. La forma a L della
stanza era data dal fatto che da un lato lungo era stata ricavata una stanza,
che la principessa immaginò fosse lo studio privato della regina. I colori
delle pareti erano un giallo chiaro, lisce, senza disegni particolari, l’unica
decorazione era data da una cornice bianca, posta ad un metro di altezza dal
pavimento, che correva lungo tutto il muro. IL colore chiaro e la cornice
anch’essa chiara facevano sembrare la stanza molto luminosa, nonostante la
rientranza dello studio. Il pavimento era di un legno chiaro, ed era ricoperto,
ogni tanto, da qualche tappeto. La stanza non era eccessivamente piena di
mobili, anzi, era molto sobria ed essenziale. Grande risalto era dato alla
parete di vetrate posta nel lato corto, vetrate che permettevano di accedere ad
un piccolo terrazzo, molto simile a quello che Rein aveva nella sua camera da
letto. Nell’angolo destro, vi erano poi due semplici poltrone, di un rosa
chiaro, e davanti ad esse era posto un tavolino da caffè, dove al centro, era
posto un vaso di cristallo con dentro delle rose rosa. Visto che la regina
aveva indicato a Rein le poltrone, la principessa si avviò verso di esse e si
sedette sopra una delle due. Fu seguita poco dopo dalla regina, che le sorrise.
Da seduta, Rein poteva avere una visione globale del locale, e solo allora si
rese conto che il lato di parete che formava un lato dello studio, era interamente
ricoperto da una libreria piena di libri. Vedendo il suo sguardo, Moon Maria
sorrise
-Condividiamo una stessa passione-
-Anche voi amate leggere?-
-Certo. Credo che i libri, a volte, siano la cura migliore
per certe giornate negative-
Gli occhi di Rein brillarono sentendo quel commento.
-Perfettamente d’accordo con voi, maestà-
-Rein, cosa ti ho detto riguardo al “maestà”?-
Rein arrossii
-Avete ragione perdonatemi. Ma ancora non riesco a chiamarvi
per nome-
Moon Maira le prese la mano
-Con il tempo allora…-
Le due donne si guardarono, rimanendo in silenzio. Rein
stava per ribattere, quando un sonoro colpo alla porta la fece sobbalzare per
lo spavento. Moon Maria si rivolse alla sua cameriera, che con un cenno del
capo aveva capito subito il messaggio della regina.
-Principessa Rein, come la mia fidata Elinor vi ha già
comunicato, il motivo per cui vi ho convocata qui è molto semplice. Rein,
permettetemi di presentarvi Chandra, il nostro sarto di corte-
Rein non era minimamente preparata a quella vista. Infatti
nella stanza era entrata una donna, sui trent’anni, piccolina, dai folti
capelli rossi e con alcune lentiggini sulle guance. La donna fece un profondo
inchino
-Maestà, è sempre un onore per me essere convocata a corte
da voi. Ed è un onore conoscere anche la famosa principessa Rein del regno del
Sole. Principessa, è un onore avervi nel nostro regno-
Moon Maria si alzò e si avvicinò alla donna.
-Rein, permettimi di presentarti la donna più talentuosa che
io abbia mai conosciuto quando si tratta di tessuti, ago e filo. Non ho mai
avuto abiti così belli da quando questa piccola donna se ne occupa-
Il sorriso di Chandra si allargò ancora di più
-Vostra maestà, le vostre parole mi lusingano-
-È la semplice verità. E Rein, visto che abbiamo un così grande
talento a corte, sarebbe un peccato assoluto non poterne usufruire. Rein oggi
Chandra si occuperà interamente di crearti un nuovo guardaroba, con gli omaggi
della famiglia reale-
Rein a quel punto si alzò dalla poltrona e si avvicinò a sua
maestà, con uno sguardo implorante sul volto.
-Vostra maestà io… io, vi prego, non posso accettare una
cosa simile e poi…-
Moon Maria alzò una mano, fermando il discorso della
turchina.
-Nessuna obiezione sarà tollerata Rein. Sei una principessa
reale, ospite di un palazzo reale dove risiede una corte, e dovrai occuparti di
mia figlia. Io esigo e ordino che tu abbia un guardaroba adeguato per tutto
ciò. Non saremo certo un paese noto per le sue magnifiche feste sfarzose come
il regno del Gioiello ma, anche qui a palazzo abbiamo ricevimenti, balli e feste.
E non posso permettermi che tu non sia adeguata per le situazioni. Non posso certo
lasciarti con solo quel vestito e, visto come sono andate le cose con i tuoi
genitori, credo che questa sia la soluzione migliore di tutte. Quindi poche
storie, e lascia che le mani di Chandra ti trasformino-
Rein si ritrovò così al centro della stanza. Chandra la fece
mettere al centro e le girò intorno un paio di volte.
-Siete stupenda principessa, e vedrete che vi realizzerò dei
vestiti che vi faranno splendere ancora di più. Ma per prima cosa, principessa,
dovete spogliarvi. Elinor, mi scusi, può chiamare le mie aiutanti? Ho bisogno
dei miei strumenti, e soprattutto del mio metro. Misuriamo la principessa per
prima cosa-
Rein si ritrovò a sospirare. Quella mattinata sarebbe stata
sicuramente molto lunga.
Dopo tre ore, Rein non ce la faceva più. Era stata costretta
a spogliarsi, rimanendo solo in sottoveste, per di più davanti alla regina,
mentre Chandra la misurava. La stanza, si era riempita presto di altre tre
donne, che avevano portato tutto il necessario, compresi rotoli su rotoli di
stoffe di tutti i tipi, colori e disegni. Tuttavia, anche se era stanca e ormai
disperata in mezzo a tutti quei chiffon, tulle e sete, Rein doveva ammettere
che Chandra sapeva sul serio il fatto suo, ma che soprattutto, l’aveva
ascoltata. Rein aveva potuto dire la sua su tutto, su ogni singolo capo a cui
la donna avrebbe lavorato. Rein era rimasta impressionata dal numero esagerato di
capi che la regina aveva richiesto per lei, ma se Chandra si sentisse sotto pressione
per la mole di lavoro, non lo diede mai a vedere. Dopo tre ore, erano stato
commissionati quattro camicie da notte, due vestaglie, un numero imprecisato di
indumenti intimi tra cui sottovesti, corsetti e calze, venti abiti da giorno,
sei abiti da thè o per le piccole cerimonie pomeridiane, e infine quindici
vestiti da sera, per le occasioni ufficiali come cene o piccole feste e due
abiti da ballo. Questo era stato stabilito essere il numero minimo di indumenti
per iniziare. Con il tempo, poi, ne avrebbero commissionati altri.
-Poi ci sarà sempre tempo per ordinarne di nuovi per
cerimonie particolari per qualche evento, dico bene?-
Era stato il semplice commento di Moon Maria. E Rein non
aveva potuto dire assolutamente niente per fermare la donna. Ad un tratto,
comunque, a movimentare ulteriormente la giornata, era entrata nella stanza
Milky, che aveva iniziato ad osservare tutto con curiosità. Alla fine aveva
anche spuntato la confezione di un nuovo abito
-Shade ha detto che me lo regala lui-
Era stato il suo commento, e Rein le aveva sorriso. Si
vedeva quanto Milky amasse suo fratello, e anche quanto il bel principe tenesse
alla sua sorellina, anche se, Rein dovette ammetterlo, la viziava abbastanza.
Tuttavia l’entusiasmo di Milky si era presto raffreddato dopo che la sua
richiesta era stata esaudita. Aveva resistito per un’altra ora, prima di
trovare una scusa per assentarsi e tornare nelle sue stanze.
-È ancora una bambina, non posso certo prendermela-
Era stato il laconico commento di Moon Maria, anche se Rein
aveva visto un sorriso sulle sue labbra. Alla fine, quando Chandra aveva
decretato di avere tutte le informazioni necessarie per confezionare gli abiti,
a Rein era stata data la facoltà di tornare a vestirsi. Quando la principessa
ritornò nella stanza, la sarta e le sue aiutanti erano già andate via, e la
regina era seduta su una poltrona, una tazza di the in mano, e un’altra
poggiata sul tavolino
-Immagino sarai assetata e anche stanca. Ho fatto preparare
il the, ne vuoi prendere una tazza insieme a me?-
-Ne sarei onorata-
Rein si risedette sulla poltrona e si lasciò andare ad un
piacevole sospiro di gioia per stare finalmente seduta.
-È stato così terribile?-
Rein si ricompose subito, mentre un leggero rossore le
imporporava le guance
-Scusatemi io… non volevo mancarvi di rispetto-
-Rein non potrei mai pensarlo e ti prego, smetti di scusarti
per qualsiasi cosa tu faccia-
-Perdonatemi ma è una abitudine e…-
-E l’hai appena fatto di nuovo-
Rein rimase un attimo zitta, prima poi di scoppiare a
ridere.
-Temo voi abbiate proprio ragione-
-Ovvio che ho ragione Rein, sono una regina dopotutto-
Le due donne si misero a ridere di gusto. Moon Maria, finita
la risata, appoggiò la tazza sul tavolo, e poi si fece improvvisamente seria.
-Rein, quello di oggi… io l’ho fatto per te. Sei una
principessa, e come tale è ora che tu inizi ad essere trattata. Perciò il
guardaroba, non è un mio capriccio, ma è un’esigenza. Devi iniziare a capire
che devi pretendere un certo atteggiamento da te stessa per il rango che hai. E
questo, è solo l’inizio temo-
Rein la fissò, serissima in volto
-Cosa volete che faccia?-
-Io non voglio che tu faccia niente, mia cara. Voglio che
sia tu a sapere cosa devi fare. Io ho solo dato la spinta iniziale, ora tocca a
te muoverti in questo mondo. Credimi, la corte del regno della Luna sa essere
molto spietata, soprattutto con i reali. Tu non fai parte della mia famiglia
Rein, questo so che lo sai benissimo, ma devi capire che per la corte tu ora ne
sei parte integrante. Ti chiameranno altezza reale, e può darsi che qualche
volta dovrai svolgere il mio ruolo in certe cerimonie se le mie condizioni di
salute non me lo dovessero permettere. Non ti preoccupare, solo piccole cose
ovviamente, ma può darsi che tu ti possa trovare impegnata molto spesso con mio
figlio… spero che questo non sia un problema-
Rein si ritrovò a negare con la testa.
-Se questo è ciò che mi potrà permettere di sdebitarmi anche
solo un poco con voi e la vostra famiglia, sarà un onore-
-Ottima risposta principessa-
In quel momento però, un piccolo bussare distolse l’attenzione
della regina da Rein. Elinor entrò silenziosamente, e si avvicinò a Moon Maria
e le bisbigliò qualcosa all’orecchio. Moon Maria si fece seria di nuovo e poi
si voltò verso la turchina
-Principessa, so che ti ho detto che d’ora in poi dovrai decidere
da sola ma, permettimi di darti una spinta finale-
-Ma certo maestà-
Disse titubante Rein. Moon Maria sorrise
-Perfetto. Perché non ti ho detto tutto. Non ho convocato
solo il sarto di corte ma anche il gioielliere di corte. Ed è qui per te.
Elinor fallo entrare-
Elinor fece entrare un uomo distinto, che portava con se una
borsa che sembrava molto pesante, che custodiva gelosamente.
-Principessa Rein, permettetevi di presentarvi mastro Rube-
-Principessa, è un onore conoscervi-
-Piacere mio ma…-
-Rein, non potrai certo pensare che possa bastare solo un
abito per renderti un’altezza reale, giusto? Mastro Rube è qui per confezionare
dei gioielli apposta per te-
-Gioielli?-
Chiese sbalordita la turchina. Moon Maria le sorrise
-Gioielli, certo. Mastro Rube, prego-
L’uomo si inchinò, prima di appoggiare la sua borsa sul
tavolo e iniziare ad aprirla.
-Maestà, come mi avete chiesto, ho portato un campionario di
tutte le gemme in mio possesso. Vogliamo cominciare?-
-Non aspettavamo altro. Fateci vedere le vostre gemme
maestro Rube-
Era tardo pomeriggio ormai. Shade non aveva avuto un solo
momento libero quella mattina. La discussione con il ministro del tesoro era
stata lunga, terribilmente noiosa, e priva di qualsiasi argomentazione
ragionevole, almeno per lui. Ma alla fine era riuscito a vincere sul vecchio consigliere,
anche se gli era costata pazienza, una dosa incredibile di sangue freddo per
non saltare al collo di quel vecchio bacucco, e un pezzo della sua sanità
mentale, perduta nello scontro. Ma almeno aveva vinto, aveva ottenuto
l’appannaggio necessario, forse addirittura eccessivo, ma almeno aveva
mantenuto la promessa fatta alla madre, e risolto la situazione al meglio. Anche
se aveva dovuto saltare il pranzo. Nel silenzio del suo studio, dato che Thomas
aveva dovuto occuparsi di certe questioni di sicurezza del palazzo, una scusa
bella e buona per non sorbirsi ore e ore di discussione, Shade poteva
concedersi un po’ di tranquillità e pace. Il suo studio, infatti, era sì il
luogo del suo lavoro, ma era anche il suo rifugio. In pochi sapevano, infatti,
che la libreria posta nella stanza, non conteneva solo libri inerenti al suo
compito di altezza reale, ma lì erano conservati anche i suoi libri preferiti,
le sue letture che lo avevano accompagnato da ragazzo, distraendolo dai mille
compiti e doveri che come principe doveva attendere. E ogni tanto, si rileggeva
qualche brano, qualche capitolo, a volte libri interi. Era come avere dei
vecchi amici silenziosi, ma sempre pronti per lui. E in quel momento, si era
detto, ne aveva decisamente bisogno. Così si era alzato, e a colpo sicuro aveva
afferrato un libro dalla copertina rossa, leggermente consumata lungo i bordi.
Shade conosceva quel libro a memoria ormai, e con un colpo preciso, aprì
proprio sul suo capitolo preferito, e, risedendosi sulla sua poltrona, e appoggiando
i piedi sulla scrivania, perché lui era principe, e lo poteva fare, visto che
era la SUA scrivania, si mise a leggere. Non sapeva di preciso da quanto tempo
stava leggendo, un po’ considerando il numero di pagine che aveva già
sfogliato, quando ad un tratto dei colpi secchi alla porta lo disturbarono. Istintivamente
mise giù i piedi dalla scrivania, e chiuse il libro, nascondendolo nel primo
cassetto a portata di mano. Poi, sparpagliati un paio di foglio sul piano si
affrettò a rispondere
-Avanti-
Ad entrare fu Thomas. Shade lo guardò con uno strano sguardo
-Da quando in qua bussi per…-
-Vostra altezza, c’è una visita per voi-
Shade guardò attentamente il volto del suo amico e subito
capì che c’era qualcosa che non andava. Gli occhi del suo amico, di solito
molto allegri e luminosi, erano insolitamente freddi e duri. Shade fece un
cenno al suo amico di chiudere la porta rimasta aperta. Non appena fu chiusa, Thomas
non si trattenne
-Ma con che coraggio osano fare un oltraggio simile!-
Shade si alzò, e corse dal suo amico, poggiandoli entrambe
le mani sulle spalle
-Thomas, che succede?-
Thomas alzò lo sguardo verso il suo
-Non hai sentito il trambusto?-
Shade scosse la testa
-Per forza, rinchiuso qui dentro non te ne puoi essere
accorto…-
-Thomas, che cosa succede?-
Thomas si scostò dal suo amico, facendo un paio di passi
indietro. Il capo delle guardie strinse con forza i pugni delle mani, prima di prendere
un bel respiro e parlare
-Una delegazione dal regno del Sole, principe è appena
arrivata a palazzo. La regina Elsa è di sotto, nella sala del trono, e vuole
parlare con sua figlia-
Sul cuore di Shade scese subito un terribile senso di gelo.
Non era possibile… dopo tutto quello che avevano fatto, dopo il modo in cui si
erano comportati, come si era comportata lei, la regina Elsa aveva avuto il
coraggio di venire nel suo palazzo per parlare con sua figlia? Improvvisamente
Shade seppe cosa fare
-Andrò di sotto a parlare con lei-
-Vengo con te-
-No Thomas, tu non verrai-
Thomas lo guardò meravigliato.
-Come sarebbe a dire non vengo? Certo che vengo con te, e se
solo uno degli uomini della scorta del regno del Sole prova a fare qualcosa
giuro che…-
-Thomas, tu dovrai fare una cosa più importante-
Shade mentre parlava, si era avvicinato alla scrivania, e
preso un foglio di carta bianco aveva iniziato a scriversi sopra.
-Dimmi cosa devo fare-
Disse semplicemente Thomas. Shade gli consegnò il foglio di
carta, piegato in modo che il messaggio al suo interno non si potesse leggere.
-Porta questo a mia madre, non mi interessa se ti diranno
che non vuole essere disturbata. Anche se dovesse riposare, svegliala-
-Ricevuto-
-E poi fa tutto quello che ti dirà. Segui i suoi ordini-
Thomas si portò la mano destra sul cuore, facendo un leggero
inchino
-Ai vostri ordini, maestà-
Shade si avviò deciso verso la porta e uscì, Thomas subito
dietro di lui. Subito usciti dallo studio, Shade si ritrovò in quella che era
chiamata la “sala di attesa delle udienze” dove coloro che aspettavano di avere
udienza con il principe aspettavano. La sala era grande, ma non era chiusa,
infatti un’enorme apertura, di un paio di metri, permetteva di accedere ad
un’altra stanza, molto più grande della precedente, di solito usata per delle
piccole cerimonie o eventi di corte. Qualcuno la chiamava la “piccola sala
delle feste”. Dal di lì, era possibile accedere, attraverso una porta posta
sulla sinistra, ad una monumentale scala di marmo, che conduceva al piano
inferiore, o a quello superiore del palazzo. Ma Shade non si avviò verso quella
porta, ma andò invece, dritto per dritto, verso il muro. Infatti, nascosta
dalla tappezzeria del muro, e a conoscenza solo di alcuni membri della corte e
del personale, si trovava una porta nascosta. Shade la aprì, facendo scattare
il meccanismo segreto, che consisteva nello spingere su un particolare
dettaglio della tappezzeria, e la porta si scostò leggermente dal muro. Shade
la spalancò e si ritrovò in un corridoio, lo stesso corridoio che la mattina
Rein aveva percorso per raggiungere la camera della regina Moon Maria. Shade svoltò
a destra, e percorse il breve tratto che lo condusse alla porta che dava sul
ballatoio dell’altra scala monumentale. Non appena le guardie poste a
sorveglianza delle porta lo videro, spalancarono subito i battenti per il
principe e il suo Capo delle guardie. Una volta sul ballatoio, i due finalmente
interruppero il silenzio
-Che succede se la principessa Rein è ancora con tua madre?-
Shade si fermò, aveva già messo un piede sul gradino della
scala, pronto a scendere verso la sala del trono.
-Consegna la lettera a mia madre e non fare trapelare
niente. Non dirle niente, non farle sapere che sua madre è qui-
-Non potrai tenerglielo nascosto-
-Lo so. Ma per adesso, se posso preservarla per altri
cinque, dieci o quindici minuti lo farò. E ora va da mia madre, di corsa-
I due si separarono. Shade fece le scale quasi di corsa, e
si ritrovò immediatamente al piano terra. La scala conduceva direttamente nelle
vicinanze della sala del trono, infatti Shade dovette fare solo pochi passi
prima di arrivare davanti alla doppia porta imponente della sala. Non gli
sfuggì lo sguardo preoccupato delle guardie, e la leggera tensione che avevano
i loro corpi. Persino loro dovevano avere immaginato la delicata situazione che
si stava creando.
-Signori, non fate entrare nessuno qui dentro. Solo mia
madre se dovesse arrivare-
Le guardie fecero un piccolo cenno con il capo
-Agli ordini vostra maestà-
Shade si impose la calma. Fece un respiro, raddrizzò le
spalle e si fece serio come non mai
-Aprite-
La guardia alla sua destra si avvicinò alla maniglia, la
girò e con un colpo deciso spalancò uno dei battenti. E sua altezza il principe
Shade, erede della corona del regno della Luna, entrò nella sua sala del trono.
E dentro ad essa calò il silenzio.
Moon Maria si trovava da sola nel suo salotto. La confusione
della giornata ormai era alle spalle, e ogni traccia di stoffe, o gioielli era
scomparsa, restituendo solo il caldo ed accogliente salotto a cui era abituata.
Il sole stava tramontando ormai, e anche se non lo poteva vedere direttamente,
infatti le sue stanze erano orientate verso sud-est, vedeva comunque la luce
aranciata risplendere sul suo giardino. Era seduta sulla sua poltrona, posta al
centro della stanza, di fronte al camino, in modo da riscaldarsi più facilmente
durante le lunghe giornate invernali, ma in modo anche che potesse vedere
fuori, e godersi la luce del sole. Moon Maria adorava quei piccoli momenti di
solitudine che poteva gustarsi nelle sue stanze. Sapeva bene, infatti, quanto
poco discreta fosse la vita a corte, ma lì, nel suo salotto, poteva essere
lasciata in pace. Anche se ammetteva che la compagnia della principessa Rein
non la disturbava affatto. Rein era una compagnia piacevole, una grande
conversatrice, e soprattutto, era una donna molto colta, dato che aveva passato
così tanto tempo a leggere. Avevano trascorso il pomeriggio a conversare di
libri, passando da un argomento all’altro. Solo quando erano scoccate le
quattro, Rein si era scusata con lei, chiedendo il permesso di potersi
congedare. Moon Maria aveva visto un accenno di stanchezza sul suo volto,
dovuto forse all’intensa giornata passata a provare abiti e a scegliere
gioielli, e forse, doveva ammettere, una giovane ragazza di vent’anni non
doveva trovare poi così amabile la compagnia di una vecchia regina come lei.
Così era rimasta sola, preda dei suoi pensieri e ricordi, ma serena. Aveva una
meravigliosa sensazione di calma dentro di se. Ogni cosa era andata per il
meglio quella mattina, e Moon Maria rivolse una piccola preghiera di
ringraziamento per la Luna, per averla aiutata in quel giorno a far sì che
tutto andasse per il meglio. E ora, quella pausa di silenzio ci voleva anche
per lei. Moon Maria era in uno stato di rilassamento molto profondo, tale che
quando sentì degli insistenti colpi alla porta, fece finta di niente. Non aveva
voglia di scocciatori in quel momento, e potevano essere solo scocciatori a
quell’ora. La regina pensava che ignorando quei suoni insistenti, presto
sarebbero svaniti. Invece, più il tempo passava, più forti e insistenti
diventavano. Ad un tratto, sentì un suono di voci concitate che parlavano
nell’anticamera. Moon Maria tese l’orecchio, e le sembrò di riconoscere la voce
di Thomas D’Orvail, il capo delle guardie di suo figlio. Incuriosita decise di
alzarsi. Come mai l’uomo era venuto nelle sue stanze? Non erano molte le
occasioni in cui il conte veniva da lei, lui era praticamente l’ombra di Shade.
Quindi se si trovava lì, doveva essere un motivo serio. E doveva averlo mandato
suo figlio. Velocemente si avviò verso la porta, e la spalancò. Nell’anticamera
c’era effettivamente il capitano delle guardie, che stava litigando con la
guardia che sorvegliava la sua porta. Alla vista della regina, i due uomini
smisero di colpo di parlare, e si affrettarono a inchinarsi. Moon Maria passò
lo sguardo dall’uno all’altro, prima di parlare
-Si può sapere il motivo di così tanto trambusto nelle mie
stanze?-
Fu Thomas, a parlare per primo
-Vi chiedo perdono, vostra maestà, non oserei mai
interrompere il vostro riposo, se non fosse una questione importante-
-È successo qualcosa?-
Chiese subito preoccupata la donna, avanzando verso il
conte. Thomas semplicemente fece un cenno di assenso col capo, e poi allungò la
mano, porgendole un sottile foglio di carta, ripiegato. La donna lo afferrò, e
la aprì. Riconobbe all’istante la calligrafia del figlio. Non c’era scritto
molto, ma ciò che lesse la fece impallidire, e se non fosse stato per la
velocità di Thomas nell’afferrarla, sarebbe sicuramente scivolata a terra. Moon
Maria si ritrovò così tra le braccia dell’uomo, che la portarono veloce verso
la poltrona nella sua stanza. L’altra guardia, con lo sguardo preoccupato, si
avvicinò alla regina. Ma Moon Maria, dopo l’iniziale mancamento, aveva già
capito cosa fare.
-Guardia, chiama la mia cameriera Elinor, e dille di venire
subito da me-
L’uomo si inchinò, prima di svanire dalla porta. Una volta
che rimasero soli, Moon Maria afferrò la mano di Thomas
-Conte, ora dovete ascoltarmi bene e fare come vi dico.
Voglio che andiate nelle stanze della principessa Rein, e voglio che la
portiate nella sala del trono-
Thomas spalancò gli occhi stupefatto
-Ne siete sicura vostra maestà?-
Moon Maria alzò una mano per farlo tacere.
-Fatemi finire conte. Per nessuna ragione vorrei che Rein e
sua madre si vedessero e affrontassero, ma se la teniamo all’oscuro, potrebbe
essere anche peggio. Ma voglio che sia Rein a prendere la decisione di parlare
con sua madre, oppure no. Per questo dovrai portarla nella sala del trono, ma
non dovrai passare per la porta principale. Fai in modo che nessuno si accorga
del vostra arrivo, passa per l’altra via. Mi sono spiegata?-
Thomas capì all’istante ciò che sua maestà gli stava
chiedendo. Annuì
-Come ordinate maestà-
In quel momento, Elinor comparve nella stanza
-Vostra maestà-
-Elinor, preparare il mio abito da ricevimento. Dobbiamo
andare a salutare una regina-
La cameriera la guardò, poi annuì e sparì nella camera da
letto della regina. Moon Maria si alzò dalla poltrona, e fece cenno a Thomas di
avviarsi. Ma Thomas rimaneva fermo, indeciso
-Conte, non abbiamo tempo da perdere-
-Come dovrei dire alla principessa che sua madre è qui a
palazzo? Come posso dirle una cosa del genere senza ferirla troppo?-
Moon Maria addolcì lo sguardo, prima di poggiare una mano
sotto il mento del ragazzo, in modo da far sì che i loro sguardi si guardassero
-Non esiste un modo migliore o peggiore nel dare certe
notizie. Sono certa che troverete il modo più delicato possibile. Non vi
sottovalutate, soprattutto, non sottovalutate il vostro buon cuore. Sarà questo
ad aiutarvi-
Un leggero rossore imporporò le guance dell’uomo
-Grazie vostra maestà-
La regina sorrise, ma poi si rifece seria
-Muovetevi ora conte. Andate-
L’uomo si inchinò, e poi si avviò veloce verso la porta.
Moon Maria era sicura che non appena avesse raggiunto il corridoio, si sarebbe
messo a correre. E correre era anche quello che doveva fare lei.
-Elinor, dobbiamo muoverci, non c’è tempo da perdere. Devo
andare ad aiutare mio figlio-
E mentre la donna spariva dentro la porta della sua camera
da letto, il biglietto di carta scritto da suo figlio giaceva sul pavimento.
Chi fosse passato da lì per caso, avrebbe letto solo poche frasi, ma
terribilmente chiare e precise.
“La regina Elsa è a
palazzo, vuole vedere Rein. Non so come comportarmi… ti prego, ho bisogno della
regina della Luna al mio fianco. Mamma ho bisogno di te”
E Moon Maria sarebbe corsa per aiutare suo figlio.
Rein si era accasciata sul letto non appena era arrivata
nella sua stanza. Era stanca, sfinita, distrutta… aveva dovuto ammettere che si,
la giornata non era stata poi così male, ma essere stata in piedi per così
tanto tempo, sotto osservazione, e cercando di mantenere uno stato di calma
l’avevano provata. E soprattutto, l’aveva distrutta lo scegliere dei gioielli.
Rein non era il tipo da gioielli… non le piaceva sfoggiare parure di orecchini,
collane e braccialetti come amavano fare alcune donne di corte. Lei si sentiva
a suo agio con poco luccichio addosso, un semplice braccialetto magari, o una
collana con un piccolo ciondolo le bastavano. Era famosa ormai per indossare
all’orecchio solo dei semplici punti di luce, di diamante ovviamente, era pur
sempre una principessa. L’unica cosa a cui non rinunciava era la sua tiara, un
gioiello che i suoi genitori le avevano regalato per i suoi sedici anni, e che
lei adorava. Era una tiara molto semplice in realtà, poco vistosa, ma
d’effetto. Era di diamanti, diamanti bianchi luminosi, che con i suoi capelli
azzurri formava un contrasto bellissimo e sembrava risplendere ancora di più.
La tiara aveva un diamante a forma di goccia al centro, e sotto di esso vi era
un ricamo di diamanti a tema floreale. Il tutto poi era sorretto da un semplice
cerchietto d’argento. Ed era l’unico gioiello che aveva portato con se dalla
sua casa. Ma su insistenza di Moon Maria, era stata costretta a scegliere tutto
ciò che era necessario per una altezza reale.
-Sei l’istitutrice reale di mia figlia, sei una principessa.
Il tuo status si deve vedere anche dai gioielli che indossi. So che non sei una
persona che ama mettersi in mostra, Rein, ma sarai al centro di molti
pettegolezzi e in molte occasioni sarai al fianco mio e di mio figlio per le
cerimonie di corte. Devi essere ciò che sei, una principessa-
E così Rein aveva ordinato e scelto. Braccialetti, collane,
tiare, orecchini persino qualche anello. Tutti di pietre preziose, diamanti,
zaffiri, qualche smeraldo anche, oltre ad oro e argento. Solo la regina poteva
sapere quanto tutto era venuto a costare… sperava solo che le finanze dello
stato non fossero state messe a dura prova per causa sua. Dopo poi era rimasta
a parlare con la regina. Avevano fatto un pranzo leggero, e avevano parlato,
molto. Rein e la regina condividevano la passione dei libri, avevano letto gli
stessi libri, almeno parecchi anche se non tutti, e poi avevano parlato di
molti argomenti, dalla storia, al paese, ad antiche leggende e miti. Rein aveva
passato un bel pomeriggio e per la prima volta si era sentita apprezzata per le
sue conoscenze. Le era piaciuto, e Moon Maria le trasmetteva una sensazione di
calma e di serenità che le mancava da tempo. Si sentiva veramente amata con lei
era come… era come una madre. Era quella la sensazione che provava Rein stando
con la regina, una sensazione di calore, come quella che una madre dovrebbe
trasmettere ad una figlia.
-Mamma…-
Si ritrovò a mormorare Rein, senza nemmeno rendersene conto.
Sua madre, la regina Elsa, le mancava. Sarebbe stata bugiarda a dire che non
sentiva la lontananza di casa, come sentiva la mancanza di sua sorella. Fine,
la sua energica, terribilmente rumorosa sorella, che ora la odiava. Rein si
raggomitolò sul letto, rannicchiando le gambe contro il suo petto. Sentì delle
lacrime scenderle dagli occhi.
-Fine, potrai mia perdonarmi?-
In quel momento un lieve bussare alla porta della stanza le
fece fare un sobbalzo per lo spavento. Si voltò verso la porta
-Fine?-
Chiese. La porta si aprì, ma al posto della sorella, entrò
Dreamy, la sua cameriera.
-Principessa, scusatemi se vi disturbo-
Rein si passò veloce una mano sotto gli occhi, per cancellare
la traccia delle sue lacrime, e sorrise alla ragazza.
-Non ti preoccupare, che succede?-
Dreamy entrò, seria.
-Il conte Thomas d’Orvail chiede di voi. Sembra una
questione seria, principessa-
Rein si alzò di scatto, e senza dire niente, corse nel
salotto, dove Thomas l’attendeva. Non appena lo vide, e vide lo sguardo serio
del ragazzo, il cuore di Rein iniziò a battere all’impazzata per l’agitazione
-Che cosa succede?-
Thomas le si avvicinò, si inchinò leggermente, e poi le
afferrò entrambe le mani. Rein non ci fece nemmeno caso a quel gesto, aveva
capito che le notizie che stavano per arrivare non dovevano essere buone per
niente. Thomas infatti fece un sospiro e poi le parlò
-Principessa, non so come fare a dirvi ciò che devo, perciò
spero vogliate perdonarmi per le parole che sono costretto a riferirvi-
-Mi state preoccupando Thomas…-
Rein non si era nemmeno resa conto di stare usando un
linguaggio così formale con lui. Lo considerava già un amico, e aveva iniziato
a dargli del tu, come faceva anche il conte stesso, ma in quel momento, lui non
era lì in veste di amico, e lei era tornata ad essere una principessa reale.
-Principessa… la regina Elsa del regno del Sole è a palazzo-
Rein sentì le parole come ovattate. Aveva capito ciò che il
conte le stava dicendo, ma era come se il suo cervello non riuscisse a
elaborare il discorso
-Cosa?-
-Vostra madre è qui. Vostra madre Elsa è a palazzo, nella
sala del trono-
-Mia madre… ma cosa…-
-Vuole vedervi. Vostra madre chiede di voi, principessa-
Rein non sentì altro. Iniziò a tremare e la paura si
impossessò di lei. Era venuta a prenderla, sua madre era venuta a portarla a
casa.
-È tutto finito-
Si ritrovò a mormorare Rein, mentre le lacrime iniziavano a
scorrere copiose dai suoi occhi.
-Sono perduta-
Elsa era ferma immobile al centro della stanza. La sua
scorta personale era subito dietro di lei, pronta a proteggerla. Ed Elsa non
poteva fare a meno di pensare quanto fosse ridicola quella situazione. Era come
se fosse entrata in territorio nemico, come se la sua vita fosse in pericolo,
come se dovesse combattere una terribile battaglia. Invece, era solo andata in
visita al palazzo della Luna, una cosa che aveva già fatto nella sua vita,
anche molte volte. Dopotutto lei e Moon Maria si conoscevano da anni, non aveva
certo motivo di sentirsi così nervosa in quel palazzo, in quella sala. Quante
volte aveva partecipato a dei balli organizzati dai reali della Luna, quante
volte aveva ballato proprio in quella sala. Eppure, eppure Elsa sapeva che era
tutto diverso in quel momento. Non poteva non ignorare il fatto che sua figlia
fosse lì, in quel castello, e che non la volesse vedere. Perché Elsa temeva,
più di ogni altra cosa, di avere fatto un viaggio inutile. Non sapeva nemmeno
lei cosa l’aveva spinta a farlo. Era semplicemente partita, salita sulla
carrozza senza ripensarci. E più si avvicinava alla meta, più la consapevolezza
che sua figlia non la volesse vedere aumentava, costante, fino a diventare
quasi una certezza. Dopotutto, sua figlia si sentiva tradita, ferita, dimenticata
da lei. Come poteva lei pretendere che Rein le volesse parlare… eppure sperava,
sperava con tutto il cuore, che Rein comparisse dalla porta con il suo sorriso
e l’abbracciasse forte. Ma al posto di sua figlia, fu il principe Shade ad
entrare. Elsa si ritrovò a pensare che era davvero un bellissimo giovane.
Capelli dai riflessi violacei, profondi occhi di un blu intenso, una camminata
fiera e decisa, un portamento impeccabile… decisamente Shade era diventato uno
splendido uomo, un bellissimo principe. Elsa si ritrovò ad inchinarsi
-Principe Shade-
Shade si fermò, e si inchinò a sua volta
-Regina Elsa-
Ad Elsa non sfuggì il tono freddo e distaccato con cui Shade
le aveva parlato. Non poteva certo biasimarlo, capiva perfettamente. Ma non
avrebbe mollato così presto, dopotutto era pur sempre una regina
-Principe, chiedo scusa per questa visita inaspettata. Ma
non ho avuto modo di potermi fare annunciare prima-
Shade la fissò, indeciso. Elsa poteva quasi vedere le
domande che stavano passando per la sua mente. Così decise, senza troppi giri
di parole, di arrivare subito al punto della sua visita
-So principe, che non sono gradita. So che non mi vorreste
qui, ma ho una semplice richiesta da farvi. Desidero vedere mia figlia-
-Perché?-
-Una madre non può…-
-Vostra altezza, non mi prendete per stupido, perché non lo
sono. Perché volete vedere Rein? Che cosa sperate di ottenere? Siete venuta per
portarla via dal castello?-
-No, certo che no principe io…-
-Perché sappiate, che per nessun motivo al mondo, farò sì
che Rein ritorni con voi, soprattutto adesso-
Elsa rimase stupefatta. Negli occhi di Shade c’era una
durezza che mai gli aveva visto. Il principe aveva le mani contratte, chiuse a
pugno, e lei, istintivamente, fece un passo indietro.
-Credetemi io…-
-Spero Elsa che tu voglia perdonare le parole dure e poco
cordiali di mio figlio-
Elsa e Shade si voltarono verso la porta dove Moon Maria
aveva fatto la sua apparizione. Moon Maria indossava il suo abito da regina, e
la corona. Tutto in lei sottolineava il fatto che lei era una regina in quel
momento, e non un’amica. Ed Elsa lo percepì chiaramente. Elsa fece un inchino
alla donna, prima di parlare
-Nessun perdono è necessario, vostra maestà. Posso capire la
durezza delle parole di vostro figlio, e sinceramente, credo anche di
meritarmelo-
Moon Maria la guardò sorpresa e stupita. Aveva pensato che
Elsa fosse più combattiva o aggressiva, che volesse fare confusione e
riprendersi la figlia con la forza. Invece Moon Maria vide una donna
profondamente sola, fragile e sconfitta. Moon Maria si avvicinò alla donna, in
modo da poterla guardare negli occhi, e vedere. Era lì, sotto i suoi occhi,
aleggiava sulla regina del Sole come una nube che la oscurava. Era la
tristezza, o meglio, la consapevolezza di avere perso una figlia, di averla
persa, forse, in modo permanente. Era la stessa tristezza che albergava in
Rein, si rese conto la regina. Madre e figlia erano terribilmente simili,
l’oscurità che albergava nei loro cuori, pur causata per due motivi diversi,
era esattamente speculare. E guardando quegli enormi occhi rossi, Moon Maria si
sentì cedere. Forse aveva giudicato troppo aspramente Elsa, forse,
semplicemente, la donna non si era resa conto di ciò che stava avvenendo dentro
l’animo della sua bambina, forse non era stata in grado di vedere i segni del
dolore portati da Rein. In quel momento Moon Maria aveva davanti una donna, una
madre, consapevole di avere sbagliato, consapevole di avere ferito sua figlia, e
che forse stava cercando di rimediare.
-Ho mandato a chiamare Rein, regina Elsa, ma non so se vorrà
parlarvi, o venire addirittura. La scelta spetterà a lei, e solo a lei-
Elsa annuì, rivolgendo un triste sorriso a Moon Maria.
-Temo proprio questo, che Rein non mi voglia nemmeno vedere.
Ma dovevo tentare, dovevo venire. Ho bisogno di parlarle, ho bisogno che lei mi
ascolti, anche se temo di avere perso questo diritto molto tempo fa ormai.
Credevo che diventare regina fosse il compito più difficile che potesse mai
capitarmi nella vita, ma essere madre… niente poteva mai prepararmi ad un tale
compito, meraviglioso, certo, ma al tempo stesso terribilmente difficile…-
Moon Maria si ritrovò ad annuire, concordando con le parole
di Elsa. Il silenzio scese poi sui tre presenti in sala. Shade non sapeva cosa
fare, o come comportarsi in quella situazione, e le parole e il cambio di
atteggiamento di sua madre nei confronti della regina del regno del Sole
l’avevano spiazzato. Certo, Elsa non era arrivata pretendendo e ordinando,
aveva semplicemente chiesto di potere vedere la figlia, eppure era qualcosa che
lo metteva a disagio. Fu solo allora, però, mentre passava con lo sguardo sulla
scorta reale del regno del Sole, che si rese conto di un dettaglio che prima
gli era sfuggito.
-Posso chiedervi, regina Elsa, cosa stanno proteggendo le
vostre guardie?-
Elsa fu come riscossa dai suoi pensieri e guardò per un
attimo confusa il principe.
-Come, scusate?-
Shade a qual punto, alzò un dito, e lo puntò contro una
guardia, che teneva tra le mani quello che sembrava una specie di forziere. Elsa
puntò gli occhi su ciò che il principe indicava, e si ritrovò a sorridere.
-Oh, certo, me ne stavo quasi dimenticando. In realtà,
quello è un oggetto molto speciale per Rein. Quello è…-
-Il mio scrigno del tesoro-
Disse una voce proveniente da dietro di loro. Elsa, sentendo
quella voce si gelò sul posto, e il suo respiro si fece affannoso. La donna si
voltò lentamente, incredula, terrorizzata e felice allo stesso tempo. Sotto lo
sguardo di Elsa, comparve la sua bellissima bambina, alta, fiera, coraggiosa e
bellissima, come lei non la vedeva da molto. Erano passati solo due giorni
dall’ultima volta che Elsa aveva visto Rein, eppure sembrava passato molto di
più, e sua figlia, non le sembrava più nemmeno la stessa donna. Davanti a lei
si stagliava una bellissima elegante e fiera principessa, come lei non l’aveva
mai vista prima.
-Rein, bambina mia-
Disse Elsa, facendo dei passi in avanti, andandole in
contro. Elsa avrebbe voluto abbracciarla, e stringerla a se, ma Rein non appena
vide la madre farsi avanti, fece un passo indietro. Elsa si fermò,
pietrificata, mentre una calma rassegnazione entrava in lei. Certo, come poteva
pensare che Rein fosse felice di vederla? Era lì, l’aveva almeno voluto vedere,
ma non voleva certo dire che l’aveva perdonata. La regina sentì scendere dai
suoi occhi delle calde lacrime, mentre un sorriso di rassegnazione le si
dipingeva sulle labbra.
-Sei bellissima tesoro mio-
Rein ascoltò sua madre, ma rimase ferma e muta. Non sapeva
cosa fare, o cosa dirle. Rein aveva seguito Thomas senza parlare, confusa,
preda di mille pensieri diversi e contrastanti. Non aveva nemmeno badato alla
strada, tranne quando si era ritrovata in un luogo che non conosceva.
-Dove siamo?-
Aveva chiesto allora al capitano delle guardie. Lui si era
fermato e l’aveva guardata.
-Siamo nella scala privata della famiglia reale, Rein. Dagli
appartamenti reali, infatti, è possibile accedere direttamente alla sala del
trono, da una scala interna che porta qui. Questa porta che vedi qui davanti, è
una porta nascosta in realtà, dall’altra parte c’è la sala del trono. Permette
di accedervi senza essere visti-
-Vuoi dire che mia madre non mi vedrà entrare in sala?-
Thomas aveva annuito.
-È una porta laterale questa, per cui direi che, a meno che
la regina Elsa non guardi proprio in questa direzione, non dovrebbe vederti-
Rein aveva annuito, prima di prendere un bel respiro e fare
un cenno a Thomas. Era entrata silenziosamente, e l’aveva vista lì, sua madre,
bella come sempre, luminosa come il Sole, che parlava con la regina Moon Maria
e con Shade. L’aveva osservata per qualche secondo, accostata alla parete, non
vista. Una parte di lei le urlava di andare via il più lontano possibile da lì,
di non ascoltare, di non vedere. Ma un’altra parte voleva buttarsi tra le
braccia della sua mamma, e chiedere quelle carezze e quell’affetto che tanto le
erano mancate. Poi, però, aveva notato ciò che teneva tra le mani una delle
guardie della scorta di sua madre, e aveva sentito il sangue gelarsi nelle sue
vene. Come faceva sua madre a saperlo? Come aveva fatto a trovarlo,
soprattutto? Era stata sicura di averlo nascosto bene, in modo che nessuno lo
trovasse a meno che… a meno che qualcuno, sua madre in quel caso, non avesse
cercato ovunque, fino a trovarla. Nella sala del trono il silenzio era assoluto
e palpabile. Nessuno osava muoversi o dire niente. La prima a muoversi fu la
regina Elsa. Fece un cenno alla guardia che teneva tra le mani lo scrigno e gli
ordinò di avvicinarsi. La guardia obbedì.
-Ti ho portato questo. È tuo, e credo sia giusto che ce
l’abbia tu-
-Come avete fatto a trovarlo?-
Chiese con un filo di voce Rein.
-Perdonami Rein, ho dovuto farlo…-
-Cosa, frugare in camera mia? Perlustrarne ogni angolo in
cerca di cosa? Una spiegazione forse?-
Rein provava sentimenti contrastanti dentro di se. C’era
rabbia, frustrazione, incredulità, una sensazione di essere stata violata nel
suo intimo. Per trovare quella scatola, Elsa doveva avere spostato il suo letto
e doveva avere visto l’asse leggermente scostata del pavimento. La doveva aver
sollevata, e così doveva avere visto che sotto di essa c’era una specie di
cavità, e che le altre assi del pavimento non erano incollate come sembravano,
ma si potevano sollevare. E lì dentro doveva avere trovato il suo scrigno, e lo
doveva anche avere aperto.Rein sentì le
lacrime scenderle dagli occhi
-Come avete potuto? So che ormai rispetto nei miei confronti
non ne avete più, ma addirittura violare la mia intimità e la mia camera in
quel modo? Come potete definirvi una madre?-
-Rein no, non è così. Io avevo bisogno di capire, di sapere
dove avevo sbagliato e…-
-Basta, andate via, vi prego. Non sareste dovuta venire qui,
non sarei mai dovuta venire qui a vedervi. Andatevene, e portate via tutto
quanto. Non voglio niente che mi possa ricordare quella prigione dorata in cui
ho vissuto e che voi chiamate casa-
Senza aggiungere altro, o permettere che sua madre potesse
dire niente, Rein si voltò, e sparì dentro la porta nascosta.
-Rein, ti prego-
Fu il disperato tentativo di sua madre di fermarla, ma
quando la voce di Elsa risuonò nella sala del trono, ormai sua figlia era già
sparita. Elsa si affrettò verso la porta, ma fu fermata da Thomas, che si parò
davanti a lei, bloccandola. Subito dopo, anche Shade si mise a fianco del suo
amico, bloccando ogni tentativo di passaggio.
-Mi dispiace, vostra maestà, ma mi pare chiaro che la
principessa Rein abbia fatto la sua scelta, e che non desideri più vedervi al
momento. Vi prego quindi di lasciare il palazzo assieme alla vostra scorta il
più presto possibile-
Elsa fissò gli occhi scuri di Shade, e si ritrovò a
bloccarsi sotto quello sguardo così freddo e glaciale. Era chiaro che Shade non
avrebbe mai cambiato idea e le avrebbe permesso di vedere ancora sua figlia.
Aveva avuto un’occasione, ma aveva fallito.
-Come desiderate, principe. Me ne vado, perdonate se ho
disturbato la quiete del vostro palazzo-
Shade si pentì di avere usato delle parole così dure nei
suoi confronti, ma non aveva potuto fare altrimenti. Si sentiva in dovere di
proteggere Rein, e lo avrebbe fatto, anche a costo di offendere una altezza
reale. Tuttavia, Elsa non aveva finito di parlare ancora con lui
-Vi chiedo solo un favore, altezza. Date questo a Rein, vi
prego. So che non lo vuole ora, ma le serve. Qui dentro c’è qualcosa di molto
importante per Rein e io vi prego, vi supplico, consegnateglielo-
Detto questo Elsa prese dalle mani della guardia lo scrigno,
e lo consegnò a Shade, che si ritrovò a prenderlo senza esitazione. Fece solo
un piccolo cenno di assenso con la testa alla regina, e Elsa lo ringraziò con
un sorriso. Poi si voltò, e guardò Moon Maria, che era rimasta ferma e
silenziosa per tutto il tempo. Elsa le sorrise mestamente
-Vostra maestà, un tempo potevo permettermi di chiamarvi
amica. Vi affido la mia bambina, e vi rinnovo la mia richiesta. Prendetevi cura
di lei, come io non sono stata in grado di fare-
Senza aggiungere altro, e senza aspettare che altre parole
fossero dette, la regina Elsa si diresse verso la porta, seguita dalle sue
guardie della scorta, e si allontanò dalla stanza. Al suo passaggio, alcune
persone, cameriere o nobili presenti al palazzo della Luna, si scansarono,
meravigliati di vederla passare davanti a loro. Non capitava certo di vedere
tutti i giorni una regina straniera nel loro castello, e ancora meno una regina
in lacrime che si allontanava dal palazzo. Presto, le persone che l’avevano
vista, iniziarono a fare congetture e ipotesi sul perché fosse lì a palazzo e
fosse in lacrime. Non si sa come successe così rapidamente, ma ben presto, la
notizia lasciò il palazzo e si diffuse per il villaggio, e ben presto in tutto
il regno della Luna, e da lì, passarono pochi giorni prima che ne parlasse tutto
il pianeta di Wonder. Elsa, regina del regno del Sole, usciva in lacrime dal
palazzo del regno della Luna. Cosa era realmente successo? Tutti gli occhi
erano puntati sul palazzo del regno della Luna, e sulla loro ospite reale. Cosa
sarebbe successo d’ora in poi?
Rein si era rifiutata di uscire dalle sue stanze quella
sera. Aveva impedito a chiunque di entrare, persino a Dreamy. Non aveva voluto
cenare, non aveva voluto parlare, non aveva voluto vedere nessuno. Voleva solo
essere lasciata in pace, sola, in silenzio. Si era buttata sul letto, e si era
lasciata andare alle lacrime, al dolore, alla rabbia, e aveva pianto, aveva pianto
così tanto che il suo corpo alla fine non aveva retto, ed era sprofondata nel
sonno. Quando aveva riaperto gli occhi, non avrebbe saputo dire da quanto tempo
dormiva, se da un paio d’ore, o molte di più. Ma ormai la notte era calata, e
nella sua stanza regnava il buio. Rein fu sorpresa di non vedere nemmeno la
luce della luna rischiarare la stanza, ma forse la luna non era ancora sorta,
oppure, era già calata. La principessa si alzò dal letto, la testa pesante e
martellante a causa del pianto di qualche ora fa. Quando le capitava, Rein
sapeva che l’unico modo per farle passare il dolore era alzarsi, camminare un poco,
magari all’aria fresca. Fu per quello che si diresse verso il terrazzo, sicura
e decisa. Nel giardino e anche nel palazzo regnava il silenzio più assoluto.
L’unico rumore che si sentiva era quello delle guardie che pattugliavano il
giardino per la ronda notturna, ma era un soffocato rumore di ghiaia calpestata
da stivali, e la luce delle lanterne che accompagnava gli uomini nel loro
compito. Per il resto, tuttavia, il castello era nel silenzio più assoluto.
Solo in quel momento Rein si rese conto che mai le era capitato di vedere il
palazzo di notte. Non era molto illuminato, ora che guardava bene dal suo
terrazzo. I piani superiori erano tutti bui, le uniche finestre illuminate erano
quelle del piano terreno, e Rein immaginò che quelle luci fossero in corrispondenza
dei corridoi o delle porte di accesso al giardino. Per il resto, però, solo le
stelle mandavano il loro bagliore. Rein si avvicinò al lato del suo balcone, e
si sedette sulla ringhiera di marmo. Si trovò così a poggiare la schiena contro
il muro della sua camera, e tirò su i piedi, in modo da essere completamente
appoggiata alla balaustra. E lì, all’aria aperta della notte, si lasciò andare
ai suoi pensieri. Pensava alla sua casa, alla sua famiglia, a ciò che si era
lasciata alle spalle, a quello che le sarebbe successo da ora in poi… ma soprattutto,
pensava a sua madre. Rein voleva bene a sua madre, era questo il suo problema.
Non era mai riuscita ad odiare i suoi genitori per il modo in cui la trattavano
o la facevano sentire, non poteva provare altro sentimento se non affetto per
loro. Eppure, proprio loro, le persone che più amava, l’avevano ferita più
profondamente. Perché non le avevano mai riservato lo stesso trattamento che riservavano
a Fine. Fine era la loro unica gioia, non lei. Era lei su cui riversavano i
loro consigli, le loro indicazioni, e Rein restava sempre in disparte, a
guardare la sorella venirle preferita sempre, in qualsiasi circostanza. E alla
fine Rein si era ritrovata a pensare di non valere quanto la sorella, di non
essere all’altezza della famiglia reale, di non essere degna di essere
considerata una buona principessa. Fino a quando non era arrivata Moon Maria, e
con le sue parole le aveva fatto mettere in discussione tutto ciò che fino a
prima aveva creduto. Ma vedere sua madre lì, nel castello, le aveva fatto
ritornare tutti i suoi dubbi e le sue preoccupazioni. Perché più di ogni altra
cosa avrebbe voluto avere l’appoggio di sua madre, e invece… invece sua madre
aveva profanato la sua stanza, frugando in ogni angolo e scoprendo ciò che non
avrebbe mai voluto che la donna vedesse. I suoi più intimi segreti, custoditi
nel suo scrigno.
-Come ha potuto…-
Si ritrovò a chiedere, di nuovo, la principessa. Ciò che
successe dopo, però, la colse totalmente di sorpresa. Una voce, una voce di un
uomo, che non aveva mai sentito, le rispose
-Credimi, non ne ho idea. Ma è successo, quindi a cosa serve
stare a pensarci ancora?-
Rein spostò lo sguardo sul balcone, cercando la persona che
aveva parlato. Ma non c’era nessuno con lei. E poi, all’improvviso, un’altra
voce parlò
-Non ce la faccio a non pensarci. Insomma, è una cosa grave!
Non puoi pensare che non ci faccia caso-
Rein si affrettò a scendere dalla balaustra e a guardarsi in
torno. Due voci, aveva sentito due voci di uomini nel suo terrazzo, anche se
non c’era nessuno.
-Sto impazzendo…-
Si ritrovò a mormorare la ragazza. Poi, Rein sentì una
risata, che la fece sobbalzare. E poi, ancora la voce di prima
-Zitto, ma che fai! Non puoi scoppiare a ridere così! Vuoi
svegliare tutto il palazzo?-
Rein si girò verso il punto in cui le sembrava provenisse la
voce. Si portò veloce verso il limite del terrazzo, e guardò verso il giardino.
E fu allora che li vide. Due uomini, due guardie reali, erano di ronda nel giardino,
e si trovavano proprio sotto il suo terrazzo. Rein si diede della stupida per
essersi spaventata così tanto. In fondo, nel silenzio generale, era normale che
delle voci pronunciate nel giardino le sembrassero così tanto vicino a lei. Si
ritrovò a ridacchiare di se stessa. I due uomini, intanto, ignari che la principessa
li stesse guardando e ascoltando, continuavano a parlare
-Ma hai presente che ore sono? Secondo te, i grandi signori
e nobili del palazzo si fanno svegliare da un’umile guardia come me? Sicuramente
sono sprofondati nei loro bei materassi morbidi, persi nei loro sogni-
-Non è un buon motivo per ridere come se fossi al mercato-
-La fai troppo lunga, novellino. Fidati, faccio questo
lavoro da sei anni, i nobili non si svegliano per così poco. E a quest’ora, di
sveglio da farti la ramanzina, non c’è nessuno-
-Ah sì? E che mi dici di quello allora? A quanto pare il
principe è ancora sveglio… se ti sente vedi dove ti ritrovi, caro il mio
veterano. Ti sbatteranno lungo il confine, altro che palazzo-
Ci fu un attimo di silenzio, poi l’uomo che era il
“veterano” sembrò ricomporsi. Si sentì un rumore sordo, come se un uomo avesse
dato uno spintone ad un altro. Poi il veterano si trovò a dire
-Basta scherzare ora novellino, o ti faccio vedere io dove
ti mando per i prossimi turni di ronda. Su continuiamo, il giardino è grande, e
non voglio certo stare tutta la notte qui fuori. Muoviamoci-
Rein sentì il rumore di passi che si allontanavano, e quando
fu sicuro che gli uomini ormai erano abbastanza lontani, si lasciò andare ad
una risatina. Poi però, le parole dell’uomo più anziano la fecero pensare, e
subito si portò lungo il lato del terrazzo, e si sporse a guardare il castello.
Era vero, lo studio di Shade, che era visibile dal suo terrazzo, era
illuminato, segno che il principe doveva essere ancora lì, sveglio. Rein non
seppe cosa la spinse in quel momento a prendere quella decisione, ma si ritrovò
a percorrere a passo veloce il terrazzo, poi la sua camera, e il suo salotto,
fino a ritrovarsi nel corridoio, e poi via dietro ad una porta e poi ad
un'altra, fino a che non si ritrovò di fronte alla porta dello studio di Shade.
Non seppe mai come fece a non incontrare nessuno nel suo lungo percorso, né una
guardia, o un cameriere, o qualsiasi persona poteva ancora girare per il
castello a quell’ora. Forse fu perché quando Rein si incamminò era un momento
di cambio della guardia, oppure, semplicemente, fu solo fortunata a eludere il
giro di ronda. Ma nessuno la vide camminare, nessuno la vide e le corse incontro
chiedendole se le servisse aiuto. E così, quando si ritrovò a bussare alla
porta dello studio, non ci fu nessuno che la vide, e questo incontro, rimase
solo un ricordo di Rein e Shade.
Shade sapeva che era tardi e che sarebbe già dovuto essere
nelle sue stanze. Sapeva che il giorno successivo sarebbe stato un giorno
lungo, impegnativo e pieno, e che una notte di sonno gli sarebbe stata utile,
ma c’era qualcosa che lo spingeva a stare alzato. Non che fosse insolito. Di
notte poteva concentrarsi su questioni particolarmente complicate che
richiedevano tutta la sua concentrazione, e sicuramente, a quell’ora, nessuno
l’avrebbe disturbato. Ma non era quello il caso di quella sera. Shade si era
chiuso nel suo studio, da solo, portandosi dietro solo lo scrigno che la regina
Elsa le aveva dato. Era lì, appoggiato alla sua scrivania, e lui non sapeva
cosa fare. Non sapeva dove metterlo, se portarlo semplicemente a Rein e
lasciarglielo, se tenerlo lì, in attesa che fosse la donna a chiedere di
averlo, se guardare cosa contenesse prima di darglielo… era preda di mille
pensieri, e, nonostante le ore passate a pensarci sopra, non aveva trovato ancora
una soluzione.
-Cosa dovrei fare ora io?-
Aveva chiesto, più volte, alla stanza vuota, ma non aveva
mai ricevuto risposta. Così aveva deciso di lasciare lo scrigno lì, sulla sua scrivania,
e di passare ad altro. Si era occupato dello stato, del suo regno, aveva letto
tutto quello che i ministri gli avevano lasciato, aveva svolto tutto i suoi
compiti, non c’era più niente che lo tenesse ancora lì, tra quelle quattro
mura, eppure… Shade si alzò dalla sedia, e si sgranchì gambe e braccia. Si
affacciò poi ad una delle finestre che davano sul giardino, e si mise a
guardare il panorama. Stranamente, quella notte, ancora la luna non era sorta.
Oppure lo aveva già fatto e Shade non se ne era nemmeno reso conto. Infatti,
ora che ci pensava, non sapeva nemmeno che ore fossero. Stava per voltarsi per
guardare l’ora, quando sentì dei colpi alla porta. Il principe guardò
meravigliato la porta del suo studio. Aveva sentito bene? Qualcuno aveva
bussato alla sua porta, a quell’ora? Chi mai poteva essere? Di certo non Thomas,
che sicuramente era già a dormire, e non poteva essere nemmeno sua madre, o sua
sorella. Che fosse successo qualcosa? Shade si avvicinò veloce alla porta, e la
aprì. Si aspettava qualsiasi cosa, chiunque, tranne ciò che vide. Lei era lì,
la causa dei suoi mille pensieri, era lì, di fronte a lui, bellissima come non
mai. Shade non si era mai accorto di quanto fossero grandi e luminosi i suoi
occhi fino a quel momento.
-Rein…-
Lei gli sorrise, timidamente
-Posso entrare?-
Shade semplicemente annuì, prima di spostarsi e lasciarla
passare. Una volta che fu entrata, richiuse prontamente la porta dello studio,
e si voltò a guardarla. Lei era in piedi, e si era voltata verso di lui
-Scusami per l’ora…-
-Non ti preoccupare-
-Non dovrei essere qui…-
-Non è vero-
-Non so nemmeno perché sono qui…-
Shade la guardò, poi spostò lo sguardo sullo scrigno posto
sulla sua scrivania. Rein seguì il suo sguardo, e si ritrovò a fissare il suo
scrigno, stupita.
-Cosa ci fa qui?-
-Me lo ha affidato tua madre-
Disse Shade. Rein si voltò stupita verso di lui
-Lo hai aperto?-
-NO! Non lo farei mai-
-Si scusami, lo so è solo che…-
Shade vide un leggero rossore sulle guance di Rein, e si
affrettò ad avvicinarsi a lei
-Stai bene Rein?-
Rein lo guardò, e in quel momento, si rese perfettamente
conto del perché era corsa da lui. Sapeva cosa sarebbe successo, e si lasciò
andare. Sentì le lacrime scenderle dagli occhi e non cercò di fermarle, anzi,
le lasciò scorrere. Senza dire niente, si buttò tra le braccia dell’uomo, e
pianse. Shade si mosse da solo, istintivamente. Le sue braccia circondarono il
corpo della principessa, e lui la strinse a se, forte. Non le disse niente, non
cercò di consolarla o confortarla. Semplicemente la lasciò piangere, facendola
sfogare e buttare fuori tutta la tristezza che la invadeva. E mentre Rein singhiozzava
contro il suo petto, Shade si ritrovò a farle una promessa
-Prometto che non permetterò mai a niente e nessuno di farti
ancora del male. Ci sarò io a proteggerti da ora in poi-
Rein, in riposta, si strinse ancora di più contro di lui, e
si lasciò andare. Era al sicuro tra quelle braccia, e lei sapeva, che lui
avrebbe fatto di tutto per prestare fede a quella promessa. E lei si sentì al
sicuro, come non le capitava da molto, troppo tempo.
Si, lo so, questo capitolo doveva essere aggiornato per la
fine di gennaio, e invece siamo a maggio… sono imperdonabile, non ho scuse, e
non ve ne voglio dare. Se c’è ancora qualcuno che ha voglia e tempo di leggere
questa storia, vi dico solo grazie, e portate pazienza, tanta pazienza. Purtroppo
sono fatta così, ci provo, ma gli impegni mi tengono molto spesso troppo
lontana dal computer, e anche se vorrei aggiornare con più frequenza, purtroppo
al momento non ce la faccio. Se la storia vi piace anche solo un pochino, vi
chiedo di portare pazienza. La continuo, sono solo un po’ lenta, perdonatemi.
Parlando del capitolo, sinceramente non so come lo possiate
prendere. Succede tutto e niente, ma, mi serviva un capitolo così. E non ho
resistito all’idea di mettere Rein al centro di una stanza, con mille donne che
le ruotano attorno con stoffe, metri, merletti e cose simili…
La scena finale, l’ho scritta e riscritta mille volte, e non
ne sono soddisfatta al cento per cento, ma alla fine ho trovato un modo, e
credo si capisca bene, anche se nella mia testa la scena è mille volte meglio
ma, purtroppo renderla non è stato così facile, come mi capita altre volte.
Domanda finale, cosa conterrà lo scrigno? Vi lascio con la suspence, ma sono certa che ci arriverete presto,
dopotutto, siamo state tutte adolescenti, e sono certa che non sono stata l’unica
a tenere delle cose nascoste in camera per non farle trovare dai miei… niente
di illegale si intende, ma qualche segreto bisogna pur averlo, no? Ok, spero di
non esservi sembrata una pazza, anche se ammetto che vista l’ora, l’una di
notte, e avendo un bel po’ di sonno, non so bene quello che dico XD
Ora vi saluto veramente, e come sempre, vi ringrazio con
tutto il mio cuore. Grazie a chi legge, commenta, aggiunge la storia tra le
seguite, ricordate o preferite. Grazie, grazie mille, e ci vediamo alla
prossima. Un bacio dalla vostra
Il respiro di Rein piano piano si andò calmando, così come i
battiti del suo cuore. Mentre il principe della Luna la cullava tra le sue
braccia, le lacrime, che erano scese copiose dagli occhi azzurri della
principessa, si erano arrestate ormai del tutto. Tutto ciò che ormai era
rimasto, erano solo due ragazzi, avvinti in un caldo abbraccio, di cui nessuno
dei due sembrava volersi separare. Se in quel momento qualcuno fosse entrato
nello studio, tutto ciò che avrebbe visto sarebbe stato l’immagine di due
giovani avvinti in un abbraccio che, dall’esterno, sembrava tutt’altro che
platonico. E si sa, all’interno di una corte reale, i pettegolezzi, soprattutto
quelli che riguardano persone importanti, possono essere molto pericolosi, se
non addirittura fatali per la reputazione di qualcuno. Inutile dire le
terribili conseguenze che quella scena, se vista dagli occhi di qualcuno,
avrebbe potuto arrecare ai due giovani. Per fortuna, certe volte, il destino, o
fato se preferite, decide di intromettersi, e di salvare coloro che ritiene
abbiano ancora molto da dire. Ed è proprio ciò che avvenne quella notte. Il
principe Shade, infatti, si era totalmente dimenticato che nel suo palazzo
tutti conoscevano il fatto che era solito lavorare la notte, nel suo studio. E
dalle cucine, il personale, faceva sempre arrivare, poco dopo la mezzanotte,
una meravigliosa teiera piena di the nero appena fatto, il preferito di sua
altezza, accompagnato da una considerevole dose di tramezzini farciti e
biscotti ancora caldi. Naturalmente, le cameriere del palazzo facevano sempre a
gara per avere un’opportunità di portare di sopra il prezioso carrello per
avere la possibilità di ammirare il principe e di parlare, se pur per poco, con
lui. Nel momento in cui i due giovani principi erano ancora avvinti, nel
palazzo la solita vita stava continuando, e la solita routine notturna stava
avvenendo senza differenze dalle altre sere. Nelle cucine, il cuoco reale aveva appena
finito di riscaldare l’acqua, e vi aveva immerso le foglie del the per
l’infusione. Aiutato da un assistente, aveva preparato su un carrello tutto il
necessario per lo spuntino, tramezzini, biscotti e due tazze di porcellana
bianca, pronte per l’uso. Allo sguardo scettico del suo aiutante, il cuoco
aveva semplicemente scrollato le spalle
-Per il conte d’Orvail, spesso è assieme al principe-
Così due tazze furono poste sul carrello. Una giovane e
trepidante cameriera era entrata in cucina e con un sorriso enorme aveva preso
il carrello e si era diretta, veloce, verso il piccolo montacarichi che
permetteva dalle cucine di portare le pietanze alle stanze superiori. Il turno
notturno del palazzo era sempre visto con odio dal personale del palazzo,
perché per le cameriere e i camerieri voleva dire solo una cosa: pulizie. La notte,
infatti, era il momento dove le immense sale usate durante il giorno dalla corte,
potevano essere pulite senza disturbare nessuno dei nobili. Ma per la giovane
donna che spingeva il carrello quella notte, la possibilità di vedere il
principe rendeva sopportabile le lunghe ore che a seguire l’avrebbero tenuta
impegnata nello spazzolare e lucidare i pavimenti dei saloni. Il percorso dalle
cucine allo studio privato non era lungo, poiché i corridoi erano, in pratica,
vuoti. Ci sarebbero voluti solo cinque minuti per la giovane donna per arrivare
al piano e bussare alla porta. Ma, come abbiamo detto, il destino, quella notte
si mise di mezzo. La ruota anteriore del carrello, infatti, misteriosamente,
decise di impigliarsi in un tappeto. Per poco, tutto il contenuto del carrello
non finì sparso lungo il pavimento. La donna si lasciò sfuggire a un piccolo
grido, per la sorpresa dell’improvviso arresto del mezzo, e questo fece
allarmare una giovane sentinella, posta a guardia della porta che conduceva
alla stanza da cui si poteva accedere allo studio privato del principe. Quando
la guardia vide cosa era successo, si apprestò subito ad aiutare la donna a
liberare la ruota, ma sembrava proprio che quel pezzo di tappeto non si volesse
staccare dalla ruota. I due impiegarono molto tempo per liberarlo, e nel
frattempo la mezzanotte era passata da quasi dieci minuti. Quando la donna
bussò alla porta dello studio e la aprì, si meravigliò molto nel vedere che il
principe non era solo nello studio, o assieme al conte, ma era in compagnia di
qualcuno che non si sarebbe mai aspettata di vedere lì, a quell’ora di notte.
Ma la scena davanti ai suoi occhi non mostrava niente di piccante, o
sconveniente, solo era insolita vista l’ora. La scena che si presentava alla
giovane cameriera era quella del principe seduto al suo posto, mentre la
principessa Rein era seduta di fronte, intenta a leggere alcuni fogli che
portavano il sigillo del regno. Niente faceva intuire il momento d’intimità che
era avvenuto tra i due appena pochi minuti prima. Ma ovviamente, non poteva
essere stato solo il carrello ad aiutare i due giovani, anche un altro piccolo
oggetto quasi dimenticato nello studio si era messo in aiuto della giovane
coppia. Tornando indietro di pochi minuti, infatti, i due principi erano ancora
avvinghiati in quel caldo abbraccio, quando, poco dopo l’arrivò della
mezzanotte, che sarebbe sicuramente passata inosservata ai due giovani, un
orologio, un orologio fermo ormai da molti anni, scelse quella notte e quel
momento, per tornare a far sentire la sua voce. Il primo rintocco spezzò per
sempre quel momento d’intimità. Fu come una scossa elettrica, e sia Shade sia
Rein si allontanarono l’uno dall’altra, sul viso un misto di sorpresa,
incredulità e imbarazzo. Il secondo e terzo rintocco li sorprese ancora così,
intenti a fissarsi incapaci di capire cosa stesse succedendo. Al quarto
rintocco, Shade si voltò verso l’orologio, ormai totalmente incredulo.
-Non è possibile-
Disse, mentre si avvicinava all’orologio, posto su un
tavolino vicino alla finestra, dietro la sua scrivania. Rein rimase fermo ad
osservarlo, indecisa su cosa fare, ancora imbarazzata per essersi lasciata
andare alle emozioni così con lui.
-Non è possibile-
Tornò a dire il principe, osservando meravigliato
l’orologio, mentre risuonavano gli ultimi rintocchi della mezzanotte. Appena smise
Shade si voltò verso Rein, totalmente meravigliato
-E’ totalmente incredibile…-
-Cosa?-
Riuscì a dire Rein, con un tono di voce molto basso, ultima
traccia del suo imbarazzo, imbarazzo che Shade non colse, preso dallo shock di
quello a cui aveva appena assistito
-L’orologio, ha suonato-
-E’ quello che dovrebbero fare, no?-
Shade scosse la testa.
-Ma non questo. Quest’orologio non suonava più già dai tempi
di mio padre. L’unico motivo per cui si trova ancora qui è che ormai è un pezzo
antico e il suo valore supera di gran lunga quello della sua utilità. Per
questo è sempre rimasto qui, una antiva vestigia di un tempo passato. Ma sono
quasi trent’anni che non suonava eppure stasera…-
Shade si lasciò cadere sulla sua sedia, ancora perplesso.
Rein rimase un attimo in piedi, indecisa se andarsene o rimanere, ma visto lo
sguardo assente del principe, decise di sedersi e aspettare. Sarebbe stato
terribilmente maleducato andarsene. La principessa spostò lo sguardo sulla
scrivania, e intravide, mezzo sepolto da altre carte, un foglio, su cui era
scritto un nome che attirò la sua attenzione.
-Quello per caso è il programma giornaliero della
principessa Milky?-
Sentendo la voce della principessa, Shade si riscosse di
colpo. Osservò Rein, e quando il significato della domanda gli fu chiaro, e
osservando il punto che la principessa le stava indicando con la mano,
intravide il foglio.
-Si, esatto. Volevo consegnartelo oggi, ma tra una cosa e
un’altra…-
-La visita di mia madre ha sicuramente sconvolto la
giornata-
Disse Rein, un sorriso triste sul suo volto. Shade si limitò
ad annuire, mentre prendeva il foglio e lo porgeva alla principessa.
-Questo è il programma che era stato pensato potesse essere
il migliore. Ci sono lezioni a cui Milky non si potrà sottrarre, e abbiamo
cercato di trovare un modo per accontentare tutti-
-Abbiamo?-
Shade si fece leggermente rosso in viso
-Avrei dovuto consultarti, lo so. Ma ho chiesto aiuto a mia
madre e…-
Rein sorrise, un sorriso vero e divertito.
-Se tua madre ha deciso non ho nulla da ridire. Ma vorrei
comunque leggerlo attentamente, se posso-
-Prego-
E così Rein si mise a leggere il programma. Di per se non
era molto complicato, o troppo pieno. Le ore di lezione si dividevano tra la
mattina, dove Rein e Milky avrebbero passato quasi tutto il tempo insieme, e il
pomeriggio, dove invece, oltre a Rein, Milky avrebbe diviso le lezioni con
altri tre insegnati, uno di danza, uno di equitazione e uno di scherma, che si
sarebbero alternati durante la settimana. nel momento in cui Rein stava per
porre una domanda, un leggero bussare alla porta, seguito dalla sua apertura,
spezzò il silenzio dello studio. E fu così, che la sorridente cameriera entrò
nello studio, ma nel vedere la principessa il suo sorriso si fece meno ampio.
-Il vostro the, maestà-
Disse, mentre trascinava dentro il carrello con la bevanda
fumante. Shade fece solo un piccolo cenno con il capo, mentre rivolgeva la sua
attenzione alla principessa.
-Qualcosa non va? Credi che il programma sia troppo
difficile da seguire?-
Rein scosse la testa.
-No, assolutamente. Cercherò di concentrare le materie più
pesanti per la mattina e magari, al pomeriggio concentrarmi più su etichetta o
cose simili ma, c’è una cosa non capisco…-
-Cosa?-
-Scherma?-
Shade si limitò ad alzare gli occhi alcielo, sospirando
-Ha insistito. Ha detto che voleva imparare. Non c’è stato
modo di farle cambiare idea. Così io e mia madre abbiamo acconsentito, pensando
che vedendo la difficoltàe l’impegno
che avrebbe richiesto si sarebbe decisa a cambiare idea, invece…-
-Preferisce la scherma alle lezioni di danza-
Shade si limitò ad annuire, sconsolato. Poi la fissò,
perplessa
-Come fai a saperlo?-
Rein ridacchiò
-Tu non sei costretto a ballare con ampie gonne vaporose e
scarpe dotate di tacco, e non sai quanto sia difficile cercare di non
calpestare la gonna, mentre tenti di eseguire una giravolta o un passo di danza
sembrando distaccata, fluida e “regale”allo stesso tempo-
Shade si limitò a fissarla non sapendo bene cosa dire. Si
limitò ad alzare le mani, lasciando cadere il discorso, cosa che provocò una
leggera risatina da parte di Rein. Nel frattempo la cameriera, dopo avere
capito che non avrebbe ricevuto altre attenzioni dal principe, dato che era
concentrato a parlare con la principessa, si era limitata a preparare le due
tazze per i reali, e le aveva appoggiate vicino ai due, senza proferire parola.
Nell’accorgersi che la donna era ancora dentro la stanza, Shade si decise a
concentrarsi su di lei
-Grazie, non mi occorre altro. Potete ringraziare per me la
cucina, sempre accorta a non lasciarmi mai morire di fame?-
La cameriera si limitò ad annuire, sorridendo
-Sarà un onore per me riferire le vostre parole, maestà-
Shade le fece un sorriso, cosa che sembrò riempire la
giovane di gioia e le fece illuminare gli occhi
-Buona notte vostra maestà. Principessa-
Disse, prima di fare un inchino e lasciare i due giovani
alle spalle. Certamente, la giovane cameriera avrebbe riferito le parole al
cuoco, ma avrebbe accuratamente riferito ogni particolare a chiunque avrebbe
voluto ascoltarla, e ovviamente avrebbe raccontato che a mezzanotte passata, la
principessa Rein era insieme al principe Shade nello studio, e che si,
effettivamente era un’ora molto tarda della notte e quasi sconveniente per
farsi trovare insieme ad un uomo, ma non avrebbe potuto far altro che riferire
che i due avevano parlato solo della principessa Milky e del programma delle
sue giornate. Ma ovviamente, nessuno a palazzo avrebbe potuto avere nulla da
ridire sulla principessa in quella giornata. La visita della regina del regno
del sole aveva sconvolto la principessa, questo lo sapevano tutti, il distacco
tra la principessa Rein e la sua famiglia era ormai cosa di dominio pubblico, e
tutti a palazzo sapevano che la principessa era stata chiusa nella sua camera
tutto il pomeriggio e la sera, e che non si era nemmeno fatta vedere durante la
cena. Alcuni poi sapevano che non si era sentita bene, Dreamy aveva, infatti,
richiesto di non disturbarla e di lasciarla riposare, e per un attimo sembrava
avesse quasi chiesto di chiamare il medico di corte, ma poi era stata dissuasa
dal farlo. Quindi non stupiva poi più di tanto che fosse così tardi a parlare
con il principe del motivo per cui, infondo, si trovava nel palazzo. Anzi,
qualcuno avrebbe anche potuto osservare che la dedizione con cui la principessa
stava prendendo il suo compito, dedizione che la spingeva anche a tarda notte
ad informarsi sulla sua giovane nuova protetta. Certo, se la cosa si fosse ripetuta, allora
sarebbe certo parsa una cosa strana, degna di attenzione e di pettegolezzo, ma
per quanto riguardava il personale della corte, un solo incontro, giustificato
da fatti eccezionali avvenuti durante la giornata, non era sufficiente per
creare uno scandalo. Anzi, altri incontri ad orari strani dai due non furono
riportati molto presto, quindi ben presto l’episodio fu dimenticato. Certo è che
non sempre si conosce tutto quello che accade sotto un tetto, e non sempre chi
si crede aggiornato su tutto quello che succede nel palazzo, poi, si rivela
essere veramente a conoscenza di tutto. Certi
segreti sono fatti veramente per restare tali, e a volte, inaspettatamente,
possono venire in aiuto oggetti impensabili, come un carrello birichino e un
orologio che aveva ritrovato la sua voce.
Nello studio, il the caldo e gli ottimi tramezzini,
aiutarono a creare un ambiente ancora più accogliente, e i due giovani principi
si trovarono a chiacchierare per oltre un’ora nello studio. Quando però, uno sbadiglio
colse la principessa, Shade si voltò verso l’orologio, e rimase allibito nel
vedere l’ora.
-Principessa, è l’una e un quarto di notte. A questo punto
non ve lo chiedo, ma vi ordino di andare a dormire. Non voglio che si dica che
tengo la gente alzata e non la faccio riposare nel mio castello-
Rein si limitò ad annuire e a sorridere.
-Vi ricordo, principe, che sono un Altezza Reale, e che non
potete ordinarmi cosa fare e soprattutto a che ora andare a dormire. Tuttavia,
solo per questa volta, decido di accontentarvi. Anche perché, sono costretta ad
ammettere, il letto che mi avete offerto è terribilmente comodo, e non vedo
l’ora di raggiungerlo-
Shade ridacchiò
-Lieto di avere fatto una cosa giusta per una volta-
-Direi che per quanto mi riguarda, ne hai fatte fin troppe-
Il genuino sorriso sincero di Rein trattenne shade dal
pronunciare qualsiasi altra cosa. Rein si alzò dalla sedia, e si diresse verso
la porta. Sentiva su di se lo sguardo del principe, e non appena si ritrovò
alla porta, si fermò, perché il suo sguardo fu attratto da un oggetto che per
tutto quel tempo era rimasto lì, nascosto, ma sempre presente. Nel voltarsi, il
suo sguardo si fermò sullo scrigno che sua madre le aveva portato. Aveva
cercato di dimenticarlo, e mentre parlava con il principe, ci era riuscita ma
ora lo vedeva, di nuovo, il suo piccolo grande scrigno dei ricordi.
-Puoi fare in modo di portarlo nella mia stanza?-
-Certamente-
Non c’era bisogno di sapere a cosa la principessa si
riferiva.
-Grazie… buonanotte principe-
-Buonanotte principessa-
La luce improvvisa del sole colse di sorpresa il sonno della
principessa, che si rannicchiò ancora di più sotto le coperte, cercando disperatamente
di ritornare nel mondo dei sogni. Una voce continuava a chiamarla, ma lei, imperterrita,
faceva di tutto per restare aggrappata a quel piccolo sogno che ancora le
danzava davanti agli occhi. Ma la luce improvvisa, la colse di sorpresa,
obbligandola ad aprire gli occhi e a svegliarsi.
-Che cosa c’è?-
Chiese, in un misto di esasperazione e tristezza. Una donna
di mezza età, con uno sguardo arcigno, la stava guardando, mentre teneva tra le
mani la coperta della principessa.
-Principessa è giorno, e siete in ritardo. Avete meno di
dieci minuti per alzarvi, lavarvi, vestirvi e presentarvi a colazione. O volete
incorrere nelle ire di vostra madre, o peggio, nelle mie?-
Un brivido corse lungo la schiena della principessa Milky.
Erano poche, infatti, le persone in grado di farle paura, e una di quelle era,
senza ombra di dubbio, la sua capo cameriera, una donna che le era stata
mandata direttamente da sua madre, l’unica in grado di farla rigare dritto e di
farla arrivare in orario a qualsiasi cosa, miss Donaira. Milky non osò ribadire
niente, ma subito sveglia, si alzò dal letto e si precipitò verso il suo bagno
privato.
-Sarò pronta e in orario miss Donaria-
La donna fece un piccolo cenno del capo
-Ben detto principessa-
Milky riuscì a farsi vestire e pettinare in meno di cinque
minuti e si ritrovò di fronte alla porta della sala da pranzo della famiglia
reale in tempo per la colazione. Quella era stata una novità. Quando ieri sera
miss Donaria le aveva detto che la colazione sarebbe stata consumata nella
sala, assieme alla sua famiglia, per poco non era caduta dalla sedia su cui si
trovava
-E per quale motivo?-
Miss Donaria non le aveva saputo dare una risposta precisa.
Si era limitata solo a dire
-Ordine di sua Altezza Reale-
E questo aveva chiuso la conversazione. Così quella mattina,
mentre un servitore apriva la porta della sala, non sapeva bene cosa
aspettarsi. Tuttavia, niente di tutto quelle che l’era passato per la testa
poteva essere simile a quello che stava vedendo.
-Non ci posso credere!-
L’improvviso urlo della principessa aveva quasi fatto
soffocare il principe della luna, che preso alla sprovvista, aveva rischiato di
morire per colpa di un the. Per tutta risposta, l’altro uomo seduto al tavolo,
si lasciò andare ad una risata divertita, vedendo il suo amico perdere
totalmente il suo fascino, almeno per una volta. Una volte che Shade si fu
ripreso, e dopo avere tossito parecchio, si voltò verso la sorella
-Milky…-
-Scusa-
Si limitò a dire la piccola, mentre si avvicinava alla
tavola e occupava posto al lato del fratello e di fronte a Thomas, che le
rivolse un veloce saluto con il capo, mentre si metteva in bocca una fetta di
pane con sopra un abbondante strato di marmellata.
-Perché siamo qui?-
-Non guardate me, principessa. Dovete chiedere al vostro
regale fratello-
-Tu non dovresti nemmeno essere qui con noi-
-Stamattina non ho fatto in tempo a fare colazione…-
-Non è un mio problema-
-La tavola è abbastanza fornita per una persona in più-
-Con te non si può mai sapere… hai la capacità di divorare
ciò che un uomo mangia nell’arco di un anno-
-Mi stai dando del mangione?-
-Perspicace capitano-
Thomas non rispose, si limitò a prendere un pezzo di pane e
a lanciarlo contro la testa di Shade. Il principe osservò il pezzo volare dalla
mano del suo amico fino alla sua testa, e poi rimbalzare sulla tavola.
-Molto maturo signor conte-
-Puoi giurarci. Potevo lanciartene uno con della marmellata
sopra-
-Non oseresti..-
-E’ una sfida, principe?-
-Una costatazione più che altro…-
-Mi stai dando del vigliacco? Mangione e vigliacco nella
stessa mattina e in meno di cinque minuti… Vedo che sei di buon umore oggi-
-Ma perché devi sempre parlare tu? Non puoi essere come un
qualsiasi membro della guardia e fare il tuo dovere senza assillare me?-
-E togliermi tutto il divertimento?-
-Thomas giuro che…-
-Un giorno mi ucciderai, si lo so-
Shade stava per ribattere, quando una voce s’intromise
-Lo sapete che sembrate una vecchia coppia sposata?-
Entrambi si voltarono e si trovarono davanti alla
principessa Rein. D’istinto entrambi gli uomini si alzarono dalla sedia e le
fecero un piccolo inchino
-Non vale! Per me non vi siete mica alzati-
Si ritrovò a dire Milky, che era stata talmente silenziosa
mentre i due uomini parlavano che quasi si erano dimenticati di lei.
-Milky…-
Fu il calmo richiamo di Shade, mentre rivolgeva uno sguardo
di ammonimento a sua sorella
-Ma è vero. Siete rimasti seduti e mi avete praticamente
ignorata-
Rein si avvicinò al tavolo, e prese posto vicino alla
piccola.
-Non ci fate caso, principessa Milky-
Le disse Rein, mentre le appoggiava una mano sul braccio, a
tranquillizzarla
-Gli uomini sono animali imprevedibili, e come prima lezione
impara questo. Gli uomini sono animali, imprevedibili e soprattutto,
inaffidabili. Ti dicono che ti aiuteranno in qualsiasi cosa tu gli chieda, e
potrai stare certa che o se ne dimenticheranno o ti diranno la solita, vecchia
scusa “perdonami, ma avevo da fare qualcosa di più importante”. Quindi, come
prima lezione impartita, da principessa a principessa, ricorda sempre: le donne
valgono dieci volte un uomo, sia esso un principe, un conte o un semplice uomo-
Milky si mise a ridere mentre annuiva convinta. Thomas e
Shade si scambiarono uno sguardo, ma fu il conte a parlare
-Milady chiedo scusa ma… ci avete appena insultati?-
Rein tirò fuori un sorriso di cortesia, mentre rispondeva
-No, non oserei mai. Stavo solo esponendo una verità
universalmente conosciuta. Le donne valgono più degli uomini, tutto qui-
Thomas la fissò, poi si voltò verso Shade
-Si, ci ha appena insultati-
-Ma con grande cortesia, aggiungerei-
-Si, un insulto velato dacortesia… tremendamente scortese-
-Queste principesse moderne…-
-Che ci vuoi fare-
Nel vedere le facce mezze divertite di Thomas e Shade, sia
Rein sia Milky scoppiarono a ridere, e furono presto seguiti dagli altri due. Quando
la risata si andò affievolendosi, Shade si rivolse a Rein
-E’ un piacere vedere che stai meglio-
-E’ un piacere anche per me-
Si guardarono, e per Shade fu come se il mondo sparisse,
mentre si tuffava negli immensi occhi azzurri della principessa. Si ritrovò a
sorriderle, seguita a ruota dalla turchina.
-Devo già avvertire il cappellano reale per la cerimonia, o
avete già fatto voi?-
Chiese con uno sguardo malizioso Thomas, tutto rivolto al
suo principe. Shade si fece bordeaux per l’imbarazzo, e questa volta si voltò
verso il suo amico con uno sguardo che la diceva lunga su cosa pensava in quel momento
di lui. Thomas scoppiò ancora più a ridere, mentre alzava le mani in segno di
resa
-Tranquillo lo so… prima o poi mi uccidi-
Shade lo fissò, poi scoppiò a ridere. Anche Rein si ritrovò
a ridere, cosa che le fece dimenticare il suo imbarazzo. L’unica che fissava
perplessa la scena era Milky
-Si può sapere cosa avete da ridere così tanto?-
Shade le si avvicinò e le passò la mano tra i capelli,
spettinandoli leggermente e provocando una reazione di protesta da parte della
sorella.
-Non crescere mai, mi raccomando-
Le disse suo fratello. Milky non fece altro che alzare un
sopracciglio ancora più meravigliata e la risata di Shade riprese da dove si
era interrotta.
Moon Maria era ferma sulla porta della sala, e osservava.
Guardava quei quattro ragazzi che stavano chiacchierando e ridendo, intenti a
fare colazione. Non l’avevano sentita arrivare, e così si era messa a fissarli.
Adorava vedere Shade e Thomas battibeccare e prendersi in giro. Erano rare le
vere amicizie nel loro mondo, e la regina non sapeva veramente quale dio
ringraziare per avere concesso un tale dono a suo figlio. E vedere la sua
giovane piccola donna cercare di stare al passo con i grandi, mentre si
sforzava di comportarsi in modo impeccabile, le fece sorridere il cuore. Ma la
vera gioia era vedere la meravigliosa donna che si stava rivelando quella
mattina Rein. Era serena, con il volto disteso, e sorrideva, un sorriso che le
arrivava anche agli occhi. Era incantevole quella mattina, non le serviva un
abito pomposo o gioielli imponenti per spiccare in bellezza. Aveva un semplice
vestito bianco con sopra ricamati dei piccoli fiori azzurri e rosa, un suo
vecchio abito, che aveva prestato alla giovane in attesa del suo nuovo
guardaroba, ma nonostante l’abito vecchio, la conciatura semplice e nessun
gioiello addosso, sembrava una vera e propria regina. E non l’era sfuggito di
certo il modo in cui suo figlio la osservava, discreto ma insistente. Sembrava
che non riuscisse a distogliere gli occhi da lei. Anche se l’idea non le
dispiaceva, dopotutto adorava Rein, l’idea di un possibile interessa amoroso da
parte del figlio, invece di renderla felice, le fece improvvisamente provare un
brivido di terrore. Se suo figlio avesse veramente voluto stare con lei, la
situazione, già di per se tesa con il regno del sole, poteva benissimo
diventare ancora più complicata. E qualcosa le diceva che Shade avrebbe potuto
certo amare una principessa del regno del sole, ma se avesse voluto veramente
la turchina, avrebbe dovuto lottare con tutto se stesso per averla. E
sinceramente, la regina non sapeva se la turchina avrebbe, nel caso, lottato.
Se fosse stata costretta a scegliere tra riavere l’amore della famiglia o suo
figlio, cosa avrebbe fatto? Tuttavia, mentre si trovava persa in quei pensieri,
si diede della folle. Dopotutto, non era detto che suo figlio provasse qualcosa
per la principessa, poteva anche essere un semplice sentimento di amicizia. E
poi non era neanche detto che, nell’eventualità che suo figlio provasse realmente
dei sentimenti per lei, lei ricambiasse.
-E’ qui da appena tre giorni e penso già a disastri
imminenti o matrimoni… Moon Maria riprenditi-
Dandosi della sciocca, si decise ad entrare nella sala. Al
suo ingresso, i quattro si fecero silenziosi e si alzarono tutti dalle sedie. La
regina sorrise ad ognuno dei presenti e prese posto a capotavola, in modo da
avere di fronte suo figlio.
-Buongiorno ragazzi. Vedo che non avete avuto problemi ad
iniziare senza di me…-
Tutti e quattro si trovarono ad osservare ognuno il proprio
piatto, dove i resti della colazione giacevano, indicando la loro colpa.
-Credo che tutti quanti dovreste fare un piccolo ripasso di
buone maniere… sono ancora la regina di questo palazzo e di questo regno, o
sbaglio?-
-No madre-
Disse flebile Shade.
-Da domani vedete di trattenere la fame e di aspettare tutti
i membri della famiglia-
-Si madre-
-E conte…-
Thomas sobbalzò dalla sedia, mentre alzava lo sguardo,
implorando perdono
-La mia tavola è sempre disposta ad accogliervi, spero lo
sappiate. Ma gradirei che riferiste in cucina che farete colazione con noi,
d’ora in poi, così non prepareranno due volte la colazione per voi… sapete quanto detesti l’idea che in questo palazzo del
cibo vada sprecato-
-Lo riferirò subito, maestà. Grazie maestà-
-Bene-
Moon Maria prese il tovagliolo dal tavolo e se lo portò
delicatamente sulle gambe, mentre con un cenno della mano, chiamava un
cameriere per riempirle la tazza di the.
-Allora, quale sarà l’argomento della lezione di oggi,
Principessa Rein? Che cosa avete in serbo per mia figlia come prima lezione?-
Rein si ritrovò un attimo spaesata, aprì la bocca un paio di
volte, prima di ricomporsi e trovare finalmente la voce
-Un argomento che sono certo piacerà moltissimo alla
principessa. Inizieremo dalla storia maestà-
-No, ti prego. Storia proprio no…-
Si ritrovò a supplicare Milky, mentre addentava triste un
biscotto al cioccolato.
-Sarà divertente, fidati-
Le disse sorridente Rein. Ma Milky, per tutta risposta,
afferrò un altro biscotto e lo divorò.
-Sono certa, principessa, che farete un ottimo lavoro con
mia figlia-
-Me lo auguro tanto maestà… me lo
auguro con tutto il cuore-
-Basta, non ce la faccio più-
-Ma non siamo neanche a metà della lezione, e il pezzo
migliore deve ancora venire-
-Lo hai detto anche cinque minuti fa-
Rein si portò una mano sugli occhi mentre cercava di
mantenere la calma. Era un’ora ormai che lei e Milky stavano facendo lezione.
Erano nella piccola biblioteca di Rein, posto che la turchina aveva pensato
fosse perfetto per le loro lezioni. Lì potevano avere la privacy e la
discrezione per le loro lezioni e in quel momento Rein non si poteva immaginare
di quanto ne avrebbero avuto bisogno. Milky era una studentessa, come dire… svogliata. Le importava poco di imparare qualcosa di
teorico, e il compito di Rein si era fatto da complicato a… terribilmente
difficile.
-Milky, so che storia non rientra forse tra le tue materie
preferite, ma è il tuo compito sapere queste cose-
-Come può essere il mio compito? Come possono fatti avvenuti
quasi mille anni fa avere un rapporto con me?-
-Perché riguardano la storia del tuo paese! Tu non sei solo
la principessa, tu sei l’incarnazione di ciò che è stato e sarà. Tu rappresenti
la corona Milky. Forse ancora non hai la totale percezione di questo, ma più
passerà il tempo, più sarà importante. E non puoi non sapere la storia della
tua famiglia-
-Ma chi mai potrà mai interrogare me? Sono una principessa,
la secondogenita, mica l’erede al trono! E poi chi vuoi che osi contraddirmi o mettersi
a interrogare me?-
-Io-
Disse risoluta Rein. Milky la guardò a bocca aperta
-Tu non puoi-
-Posso e lo farò. Sono la tua insegnante e sono un’altezza
reale, quindi una tua pari grado con la differenza che sono più grande di te,
quindi ho tutto il diritto e il dovere
di poterlo fare e, fidati, lo farò-
Milky la fissò senza sapere bene cosa dire. Le due si
fissarono per alcuni minuti, in silenzio. Alla fine Milky prese in mano la
penna, si sedette dritta sulla schiena e, come una condannata a morte proferì
la sua sentenza
-E allora facciamolo come si deve-
Rein sfoderò un sorriso soddisfatto.
-Bene. Come ti stavo dicendo, re Rudiar II si trovava
davanti ad un dilemma: se sposava la contessa di Vignon, avrebbe realizzato una
stabile alleanza con i territori del nord, mentre se avesse sposato la contessa
d’Arvent avrebbe annesso i territori a sud e a est e avrebbe così potuto avere
abbastanza terra e uomini, per potere essere preso in considerazione dalle
altre nazioni come un vero sovrano. Quindi, principessa, cosa fece il re?-
-Sposò la contessa d’Arvent ovvio. Territori in più batte
alleanza con il nord-
Rein scosse la testa
-Sbagliato. Sposò la contessa di Vignon-
-Ma non ha senso! Con i nuovi territori e con gli uomini
avrebbe di certo poi potuto conquistare i territori del nord e assicurarsi
tutto il territorio-
-E avrebbe così sottratto delle terre che legittimamente
erano state affidate ai conti cento anni prima dai suoi antenati, e non avrebbe
fatto altro che acquisire malcontento e la terribile possibilità di una
rivolta, considerando che gli abitanti del nord sarebbero stati fedeli ai loro
signori e non a quel re che in tanti non consideravano legittimo. Sposare,
invece, una donna stimata e apprezzata come la contessa di Vignon, che aveva
alleati potenti tra i conti del nord, gli permetteva in modo legittimo e senza
un solo spargimento di sangue, di acquistare la fiducia dei territori del nord.
E i signori del nord avrebbero avuto un canale diretto con il re, nella figura
della futura regina, per avere una certezza che le loro richieste sarebbero
state esaudite. Cosa che, nei fatti, avvenne. I conti del nord ottennero ciò
che chiedevano, maggiore autorità sul territorio, un controllo più diretto
delle loro risorse e un maggiore e stabile controllo del territorio, e nel
frattempo il re acquistava la fiducia e soprattutto la lealtà dei signori del
nord, che si sarebbero impegnati e avrebbero difeso il regno in caso di
pericolo e bisogno. E la potenza dell’alleanza con il nord si rivelò maggiore
di quanto re Rudiar poteva immaginare-
-Perché?-
-Perché ciò che erano destinati a diventare i futuri regni
della Goccia e del Mulino a Vento, iniziarono una trattativa con re Rudiar per stabilire
una alleanza. Il regno della Luna così, anche se non si chiamava ancora così,
ottenne una alleanza con le altre due nazioni che gli permise di acquisire peso
a livello internazionale. Questo voleva dire sedersi al tavolo con gli altri re
e decidere di quello che era meglio per il pianeta-
-Ok, geniale. Ma come la metti con la famiglia d’Arvent?
Aveva offeso loro, e così i territori del sud e dell’est-
-Giusta osservazione, ma il re trovò la soluzione ideale-
-E quale?-
-Fece sposare suo figlio con la figlia dei conti d’Arvent.
Diciamo che il matrimonio tra le due casate fu solo rimandato di una
generazione-
-Geniale-
-Già, considerando che il contratto di matrimonio fu firmato
quando ancora non era nato nessuno dei due eredi, da entrambi le parti-
-E se fossero nati due maschi? O due femmine?-
Rein alzò le spalle
-Chi lo sa… sta di fatto però che il giovane figlio di re
Rudiar, Marton I, sposò la figlia della contessa d’Arvent, Eleisa d’Arvent, e
il loro fu uno degli eventi del secolo-
-Perché li fecero sposare quando avevano dodici anni?-
-No, certo che no. La contessa aveva solo sette anni quando
fu data in sposa e il principe nove-
-CHE COSA?-
-Te lo avevo detto che la parte migliore doveva ancora
arrivare-
-Li hanno fatti sposare da bambini?-
-Esatto. E fu anche un matrimonio molto ben riuscito-
-E come mai?-
Rein, in quel momento, si alluminò all’improvviso.
-Che c’è ora?-
Chiese Milky
-Lo vedrai. Principessa, seguimi-
La guardia non sapeva cosa fare. Aveva degli ordini precisi,
lui. Ed erano ordini facili, che aveva eseguito per più di cinque anni.
Qualcuno lo avrebbe potuto trovare noioso come lavoro, ma per lui, con una
famiglia e un bambino piccolo da mantenere, si era trovato bene. Era un lavoro
semplice, ma di responsabilità, e mai, in cinque anni, aveva dovuto vivere
situazioni in cui i suoi ordini erano stati messi in discussione. La porta
doveva rimanere chiusa, e lui l’aveva tenuta chiusa, per cinque anni. Era
quello il suo compito. Nessuno doveva entrare da quella porta, quella parte del
palazzo era chiusa. Era il suo dovere, sorvegliare quella porta, e lui lo aveva
fatto. Ma ora, si trovava preso da un dilemma e una contraddizione
-Tenente, glielo ripeto. Apra questa porta, è un ordine-
-Ma io... gli ordini, principessa non..-
-Tenente, sono la principessa del regno della Luna, sono la
seconda nella linea di successione. Sono nel mio palazzo e lei è un tenente
della guardia del palazzo reale che protegge la famiglia reale, e quindi me.
Quindi, io sono un suo diretto superiore e le sto chiedendo di aprire quella
porta-
Lo sguardo risoluto della giovane principessa lo stava
mettendo in soggezione. Dietro di lei, la principessa Rein era indecisa se
scoppiare a ridere o portare via la principessa.
-Principessa, mi dispiace ma, gli ordini-
Milky si lanciò in un urlo di frustrazione
-Lei lo sa cosa sta facendo, vero?-
-Eseguendo gli ordini che il mio comandante mi ha dato?-
Tentò debolmente la guardia
-No, assolutamente no. Lei sta impedendo la mia istruzione.
la vede la principessa Rein qui?-
La guardia annuì
-Ecco, la principessa, che è qui per la mia istruzione, ha
bisogno di accedere alla sala che si trova dietro questa porta. Quindi lei ora
la aprirà, subito-
La guardia la guardò, sconsolato.
-Mi dispiace Principessa, ma gli ordini sono ordini e…-
Milky, per tutta risposta, urlò di nuovo, e si precipitò
verso le scale da cui lei e Rein erano arrivate
-Lo vedremo, lei e i suoi ordini. Lo vedremo proprio-
-Milky, ma dove vai?-
-A risolvere la cosa-
E sparì, in tutta fretta giù dalla scala. Rein rimase lì
ferma, assieme alla guardia, a vedere la scala ormai vuota. Imbarazzata, Rein
si voltò verso la guardia, che sembrava più abbattuta di lei
-Allora, tenente… lei ha famiglia?-
-… e questo spiega come mai l’aumento di tasse sia
necessario, maestà-
-Ma se aumentiamo ancora le tasse, le persone non sapranno
come andare avanti-
Il cancelliere del tesoro lo fissò
-Solo una piccola parte, maestà. Il resto della popolazione
non se ne accorgerà quasi-
Shade strinse i pugni, mentre la tentazione di tirare un
pugno al ministro si faceva sempre più forte
-E questa piccola parte sarebbe quantificata nel…-
-Dieci per cento della popolazione-
-Il dieci?-
-Si sire, lo so, ma se lo guarda in prospettiva…-
Le parole del ministro e l’insulto che il principe stava per
rivolgergli furono bruscamente interrotti dallo spalancarsi della porta, e una
furia dai capelli rosa si precipitò dentro
-Milky, ma cosa-
-TU, con me, subito. O giuro che ti odierò per il resto
della mia vita-
E detto questo, Milky riuscì, veloce com’era entrata. Il
principe fissò prima la porta, poi il ministro
-Ministro, credo che la nostra seduta sia appena terminata-
-Lo capisco maestà-
-E no. Le tasse in più non ci saranno. Quindi trovi una
soluzione alternativa-
-Ma maestà…-
-E’ un ordine, ministro-
Non lasciò neanche il tempo all’uomo di rispondere, che si
allontanò veloce dal suo studio, intento ad inseguire la furia che era in quel
momento sua sorella. Appena si allontanò dallo studio, sentì alle sue spalle la
presenza del suo amico
-Che cosa hai combinato questa volta?-
-Niente-
-Eppure qualcosa devi avere fatto-
-Non ho fatto niente-
-Sarà-
I due si diressero veloci verso le scale. Una guardia, posta
a guardia della sala che dava accesso allo studio del principe, vedendoli
arrivare indicò con una mano la direzione della principessa
-E’ andata di sopra?-
Chiese Shade alla guardia. L’uomo si limitò ad annuire
-Che ci fa di sopra?-
Chiese Shade a Thomas
-E io che ne so…-
-A quest’ora dovrebbe essere con Rein a fare lezione. Che ci
fa al secondo piano del palazzo?-
-Non ne ho idea-
Arrivati al secondo piano, i due si trovarono davanti ad una
scena strana. Milky, arrabbiata e impaziente, stava litigando con una guardia,
che non sapeva più dove guardare per non incontrare lo sguardo della
principessa, e Rein, sorridente, se ne strava seduta su una sedia, ad aspettare
-Che cosa sta succedendo qui?-
Chiese Shade, con un’improvvisa voce bassa e seria. Milky si
voltò verso suo fratello e indicando la guardia disse
-Questo’uomo non mi fa entrare.
Non mi fa entrare in una stanza del mio palazzo!-
-Sono gli ordini principessa. Non posso fare entrare
nessuno-
-Ma questo è il mio palazzo-
-E da quando sarebbe il tuo?-
Le chiese Shade
-Lo sai cosa voglio dire. Sono una principessa reale, e
questa è casa mia. Posso andare dove voglio, a casa mia-
-Veramente no-
Milky alzò gli occhi al cielo
-Ma io ci devo entrare!-
-E perché mai?-
-Storia-
Shade la fissò a bocca aperta. Thomas si lasciò andare ad
una risata.
-Storia?-
Milky annuì, decisa. Shade passò lo sguardo da lei, alla
guardia e infine a Rein.
-Posso sapere di cosa sta parlando?-
Rein si alzò dalla sedia, e dopo essersi lisciata il davanti
della gonna già perfettamente liscio, guardò Shade e disse semplicemente
-Marton II-
Shade la fissò, a bocca aperta. Poi, capì.
-Tenente apra la porta. Vorrei anche che riferisse un
messaggio a tutte le guardie del palazzo: le principesse possono avere ampio
accesso a tutte le sale del piano-
-Si vostra maestà-
Disse l’uomo, mentre apriva la porta. Milky sfoderò un
sorriso smagliante e trionfante, mentre entrava dentro la stanza. Rein sorrise
a Shade, un sorriso però misto tra malizia e autocompiacimento.
-Vuoi unirti a noi, principe?-
Chiese Rein, mentre si apprestava ad entrare nella sala.
-E essere testimone mentre illustri uno dei più celebri casi
d’imbarazzo della famiglia reale di questo paese? No grazie, preferisco andare
a tartassare qualche ministro-
Rein ridacchiò, poi si voltò verso di lui.
-Come vuoi, principe. A più tardi. Conte-
-Principessa-
-Buona lezione-
Si limitò a dire il principe, prima di voltarsi e iniziare a
scendere le scale. Tuttavia si ritrovò di fronte al suo amico che lo guardava,
allibito
-Cosa?-
-“Preferisco tartassare qualche ministro”. Ma ti sei bevuto
il cervello?-
Shade non gli badò, e si apprestò a scendere
-No sul serio, una bella ragazza ti chiede di stare con lei
in una parte isolata del palazzo… e tu preferisci vecchi bacucchi impagliati?-
-Sono un po’ cresciuto per le lezioni di storia, Thomas. E
poi non sarei rimasto solo con lei. Mia sorella era già dentro-
-Quindi se non ci fosse stata Milky saresti rimasto?-
Shade si voltò verso il suo amico, puntando un dito contro
il conte
-Non ti azzardare…-
-Cosa, ha pensare che come un vero uomo, avresti accettato
l’invito di una bella donna a rimanere da solo con lei? Ma figuriamoci,
principe, voi siete un vero gentil’uomo, non è così?-
-Esatto!-
Thomas mise una mano sulla spalla al suo amico, sconsolato
-Sei senza speranze, amico mio-
Shade decise di non rispondergli. Ma ovviamente gliela
avrebbe fatta pagare. A quanto pare il giovane conte si era vinto una guardia
notturna straordinaria. Dopotutto, chi mai poteva dire che un palazzo era realmente
al sicuro, di notte?
-Thomas, non hai impegni per le prossime sere, vero?-
-Allora, perché siamo in questa stanza, buia e coperta di
polvere?-
Chiese Milky a Rein, incerta su cosa fare o dove andare.
Rein non fece caso a lei, ma si avvicinò ad una finestra, e con un colpo
deciso, tirò la pesante tenda che la copriva. L’improvviso ingresso della luce
del sole accecò per un attimo la giovane principessa, che si coprì gli occhi
con una mano.
-Questa, giovane e impaziente principessa, è la galleria dei
ritratti della famiglia reale del regno della Luna-
Milky si guardò attorno, a bocca aperta. Si trovava in un
lungo corridoio e su tutte le pareti erano appesi quadri, ritratti di sovrani,
regine e membri della famiglia reale.
-Come facevo a non saperlo?-
-Credo perché queste stanze sono chiuse-
-E tu come facevi a saperlo?-
-In ogni palazzo c’è una galleria dei ritratti-
-Davvero?-
Rein ridacchiò, mentre annuiva.
-Ovviamente. Sono una testimonianza, Milky. I ritratti sono
ciò che rimane delle nostre famiglie, sono la rappresentazione di ciò che
siamo-
Rein si avvicinò a Milky, e le prese una mano, guidandola
verso una serie di ritratti posti verso la fine della galleria.
-Eri già stata qui e sapevi perfettamente dove andare,
vero?-
-Esatto-
Le due si fermarono alla fine del corridoio. Rein tirò
un’altra delle tende che coprivano le grandi finestre, e la luce illuminò un
dipinto molto grande, raffigurante più persone
-Principessa Milky, è un grande piacere presentarti re
Marton I, sua moglie Eleisa d’Arvent e i loro quattro figli, il principe Marton
II, le principesse Annite e Meritie
e il principe Mason-
Milky rimase ferma ad osservare il ritratto dei sei reali.
C’era qualcosa che non le tornava mentre osservava il quadro.
-Ma come mai il principe Mason sembra…-
-Diverso dal resto dei suoi fratelli e sorelle?-
Milky annuì. Rein le sorrise
-Perché è proprio qui che la storia diventa terribilmente
interessante-
-Cioè?-
-O niente di particolare, a parte un attentato ad una
regina, due sventurati amanti, e il mistero di un erede…-
-Rein, storia sta per diventare la
mia materia preferita-
La turchina scoppiò a ridere.
-Non ne avevo dubbi-
Le ore, all’interno del palazzo della Luna, erano scandite
da un grande orologio, vecchio e ingombrante, ma che non perdeva nemmeno un
secondo. Non era un oggetto molto prezioso, anzi, la sua anima in legno era
piena di fessure, in alcuni punti il legno si era addirittura imbarcato, ma la
sua precisione era indispensabile per la vita del palazzo. Infatti, il grande
orologio non era posto in vista, in un luogo di passaggio o dove la corte lo
poteva vedere, anzi, era quasi nascosto, nei piani interrati del palazzo,
quelli destinati alla numerosa servitù indispensabile per il funzionamento del
grande castello, e più precisamente, nelle cucine. Il cuoco, il supremo comandante
della cucina, ogni giorno, si affidava all’ora segnata sul gigante di legno per
sapere quando era il momento di iniziare la preparazione dei vari pasti. Ed era
sempre il gigante di legno che indicava l’ora in cui il pranzo, o la cena,
doveva essere posta sui carrelli e affidata ai camerieri, per essere consegnata
ai piani superiori, dove la famiglia reale e i membri della corte, aspettavano
il pranzo. E ogni giorno, il pranzo era servito allo stesso orario: alle 13
precise. E come ogni giorno, alle 12.50, il cuoco aveva posizionato ogni
singola pietanza sui carrelli, si era assicurato che tutto fosse impeccabile e
perfetto, e aveva autorizzato i camerieri a portare di sopra il suo lavoro.
Anche per quel giorno, la famiglia reale avrebbe mangiato, in perfetto orario e
senza nessun problema. O almeno così credeva.
La regina aveva stabilito una nuova regola con l’arrivo
della principessa Rein a palazzo. Prima, le uniche a mangiare insieme erano
Moon Maria e Milky. Shade era sempre troppo occupato per raggiungerle per un
pranzo intero. Perciò, di solito, il principe pranzava nel suo studio, un
piccolo pasto veloce, per poi tornare ai suoi impegni. A volte le due donne
erano raggiunte da alcuni membri della corte, le dame di compagnia di sua
maestà o qualche conte, o marchese, venuto in visita alla famiglia reale. Ma
con l’arrivo di una principessa, Moon Maria aveva imposto una nuova regola a
suo figlio, e non aveva permesso a nessuno, suo figlio compreso, di dirle un no
come risposta.
-Mangeremo tutti insieme, allo stesso tavolo, sia a
colazione, che a pranzo che a cena-
-Ma, madre, io…-
-Non lascerai una principessa reale alla sola compagnia mia
o di tua sorella o di qualche noioso o vecchio membro della corte. Tu pranzerai
con lei, e le terrai compagnia, e avrai con lei delle conversazioni consone,
sono stata chiara?-
-Ma…-
-Sono stata chiara?-
Shade aveva dovuto cedere
-Si, madre-
-Molto bene. E di anche al conte d’Orvail che l’ordine vale
anche per lui-
E così, nella sala da pranzo del castello della Luna, la
tavola era stata apparecchiata per i due principi del regno della Luna,
ovviamente per la regina, per la principessa Rein, per il conte d’Orvail, e per
una dama di compagnia della regina. I sei posti erano perfettamente
apparecchiati, la disposizione non era stata difficile. Moon Maria sedeva ad un
capotavola, la sua dama di compagnia alla sua destra e alla sua sinistra il
conte d’Orvail. All’altro capotavola sedeva Shade, con alla sua sinistra Milky
e alla sua destra, ovviamente, Rein. Moon Maria entrò nella sala, alle tredici
in punto, seguita dalla sua dama, ma trovò ad aspettarla solo due dei quattro
commensali previsti. Shade e Thomas si erano alzati, e avevano salutato la
regina. Moon Maria si avvicinò veloce al tavolo e prese posto. Le uniche
mancanti erano Milky e Rein
-Probabilmente la lezione si è allungata di qualche minuto e
sono leggermente in ritardo-
Provò ad azzardare la dama, cercando di spiegare il ritardo
delle due principesse. Moon Maria si trovò d’accordo
-Sono passati solo due minuti dalle tredici, sono certa che
arriveranno-
Disse la regina, sorridendo.
-Shade, la tua giornata?-
-Il solito madre. Ministri, consigli di stato… solita
amministrazione-
-Bene-
Il silenzio calò sui quattro. I camerieri in sala si
fissarono indecisi. Dovevano aspettare l’arrivo delle due principesse prima di
servire il pranzo, ma se avessero aspettato troppo, il cibo si sarebbe raffreddato.
Mentre l’agitazione tra i commensali stava crescendo, e proprio nel momento in
cui Thomas stava per alzarsi e offrirsi di andare a cercare le due donne, la
porta si aprì, e le due sorridenti principesse arrivarono
-Scusate per il nostro ritardo. Stavo spiegando una cosa e
ci siamo totalmente dimenticate di controllare l’orologio. Maestà perdonatemi-
Moon Maria fece solo un piccolo cenno con il capo, mentre
invitata le due giovani a sedersi e ordinava ai camerieri di iniziare a
servire.
-Allora Milky, piaciuta la lezione?-
Milky annuì
-Mamma, tu lo sapevi della storia della regina Eleisa e del
conte Mason di Avensaut?-
Moon Maria guardò la principessa Rein, uno sguardo un po’
stupito sul volto
-Hai scelto come primo argomento di lezione uno dei peggiori
scandali che questa corte abbia mai affrontato?-
Rein si sentì pervadere da un imbarazzo improvviso, e
abbassò lo sguardo sul suo piatto, incapace di dire guardare la regina
-Ovvio che non ho iniziato con quello ma… parlando della
storia antica del regno, non potevo non dirlo… cioè, dopo tutto…-
-Un figlio bastardo riconosciuto dal re e i cui discendenti
sono poi saliti al trono? Tradimenti, attentati, un amore travolgente…
perché non mi avevate mai detto che i nostri antenati potevano essere così
interessanti?-
Moon Maria guardò allibita sua figlia, poi spostò lo sguardo
da Rein a Shade incredula. Alla fine si girò verso il cameriere, che ad un suo
cenno si avvicinò
-Maestà?-
-Vino, per favore. A quanto pare dobbiamo festeggiare-
Il cameriere non batté ciglio
-Subito altezza-
-Madre, ne sei sicura? E festeggiare cosa, di preciso?-
-Un miracolo Shade, un miracolo. Rein è riuscita là dove
chiunque altro aveva fallito. Ha fatto apprezzare a tua sorella una materia
nozionistica come la storia…direi che non esiste occasione migliore per
brindare-
Il primo a rompere il silenzio che era sceso dopo le parole
di Moon Maria fu Thomas, che scoppiò a ridere, e ben presto, tutti gli altri
commensali si lasciarono andare alla risata, anche Milky, anche se, fino in
fondo, non aveva ben capito se sua madre avesse voluto fare un sincero
complimento a Rein, o un malcelato rimprovero a lei. Fatto sta, che quel
giorno, le fu concesso avere una doppia porzione di dolce. E questo valeva,
alla fine, più di qualsiasi altra cosa.
Il pomeriggio, Milky si doveva dividere tra le lezioni con
la principessa Rein e quelle con gli altri insegnati. Questo voleva dire che
dopo un paio d’ore passate insieme, Rein si trovava con il pomeriggio libero. Aveva
passato un paio d’ore con la giovane principessa, e avevano iniziato a parlare
di regole che come principessa doveva seguire, ma poi erano state interrotte
dall’arrivo della cameriera personale della principessina che l’era venuta a
prendere per la sua lezione di danza. E così Rein, libera, aveva deciso di
dedicarsi ad un passatempo che adorava, la lettura. Aveva preso un libro dalla
biblioteca e si era seduta sul divano del suo salotto privato, e nel silenzio,
aveva iniziato a sfogliare uno dei primi libri che aveva trovato. Era una
raccolta di vecchie ballate, e senza rendersene conto, aveva passato un’ora,
intenta a leggere e probabilmente ne avrebbe passata un’altra, se Dreamy non l’avesse interrotta, portando il the.
-Vi ho sistemato tutto il necessario sulla balconata,
principessa. È una così bella giornata che è un peccato restare chiusi
all’interno di quattro mura, non le pare?-
Rein si era trovata d’accordo, e si era così accomodata sul
grande balcone della sua camera da letto. I raggi del sole pomeridiano illuminavano
di giallo il marmo bianco, rendendo l’atmosfera calda e accogliente. Rein si
gustò uno dei migliori the della sua vita, mentre continuava a leggere. Nel
palazzo del Sole una cosa del genere le sarebbe stata impossibile da
realizzare. Nel palazzo della Luna, invece, sembrava la cosa più semplice e
naturale per lei godersi del tempo così, in ozio. Probabilmente sarebbe rimasta
sul balcone fino a notte se Dreamy, visibilmente
eccitata, non fosse tornata ad informarla che era arrivato qualcosa, o meglio,
qualcuno, per lei. Rein si apprestò veloce a dirigersi nel suo salotto, dove
trovò ad aspettarla la sarta reale, Chandra, e due
sue assistenti, che tenevano qualcosa di abbastanza voluminoso in mano,
coperto. Quando entrò in sala, le tre donne le fecero un piccolo inchino
-Principessa-
-Miss Chandra… cosa posso fare per
voi? Dovete prendere ancora qualche misura?-
La donna scosse la testa, sorridendole.
-No principessa, niente di tutto ciò. Sono solo venuta
personalmente a portarvi il vostro abito per stasera-
-Abito? Per questa sera?-
La donna annuì
-La regina Moon Maria mi ha chiesto il favore di farvelo
commissionare al più presto, dato l’evento previsto. Così ci siamo messe subito
al lavoro. Ovviamente se avessimo avuto più tempo avremmo potuto realizzare
qualcosa di più complesso, ma, sono certa che con la vostra bellezza anche un
semplice abito vi farà brillare-
Rein le sorrise, visibilmente commossa
-Vi ringrazio per le vostre gentili parole ma ancora non
capisco a cosa…-
Ma la turchina fu costretta a fermarsi, perché le due
assistenti avevano rivelato ciò che stavano trasportando. Davanti agli occhi di
Rein si materializzò uno dei più begli abiti che avesse mai visto. Era di base
di un tenue colore azzurro pastello, di taglio impero, la cui gonna era
composta da strati di tulle che scendevano morbidi. Ma era il corpetto la vera
meraviglia. Sul busto, infatti, erano state applicate delle rose, ricamate con
un tono di colore leggermente più scuro dell’abito. Era semplicemente
meraviglioso
-Vi piace principessa?-
-E’ meraviglioso-
-Volete provarlo?-
Rein annuì, incapace di togliere lo sguardo dal vestito. Le
due assistenti, guidate da Dremy, portarono l’abito
nella camera da letto, e furono presto seguite dalla principessa e da Chandra. L’abito era stato cucito alla perfezione, e non
era necessario fare nessun piccolo ritocco. Rein fissava l’immagine allo
specchio della donna riflessa e quasi stentava a riconoscersi
-Siete veramente meravigliosa, principessa-
Le avevano detto, più di una volta, le donne presenti. Rein
non faceva che passare la mano sul morbido tessuto della gonna
-E’ incredibile pensare che sia tulle e che sia così morbido…-
Aveva detto alla sarta, che si era limitata a sorriderle
-Segreti di una sarta, maestà. Ma provate a camminare. Come
ve lo sentite-
Rein fece qualche piccolo passo, sentendo l’inconfondibile
fruscio della stoffa suonare attorno a lei. Presa da una gioia che non provava
da molto tempo, si lasciò andare ad una piccola giravolta, che fece ruotare la
gonna, allargandola come se fosse una ruota.
-E’ un vestito meraviglioso Chandra.
Credo di non averne mai visto uno così bello-
-E ancora dovete vedere gli altri che vi stiamo confezionando… una settimana e avrete di sicuro uno dei più
belli guardaroba del regno-
-Non ho dubbi su questo-
-Principessa, visto che l’abito è perfetto e non necessita
di modifiche, noi vi lasciamo. Vi auguriamo una buona serata e buon
divertimento per stasera-
-Grazie.. ma a proposito, buon divertimento per cosa?-
Ma Rein non ottenne risposta, perché le tre donne, velocissime,
se ne andarono dalla stanza e presto dai suoi appartamenti. Rein continuò a
fissare l’immagine che lo specchio le stava restituendo, non capacitandosi che
la donna che vedeva fosse proprio lei.
-Siete veramente un incanto principessa. Sono certa che stasera
spezzerete molti cuori-
-Ti ringrazio ma… si può sapere di
cosa state tutti parlando? Cosa c’è questa sera?-
-Non siete stata informata?-
-Direi di no-
Dreamy la fissò, incredula.
-Lo sapevo che quell’idiota di Dwight se ne sarebbe
dimenticato, non ci posso credere. Aveva un semplice, unico compito, e credevo,
illusa, che come guardia se ne ricordasse. È il loro compito ricordarsi degli
ordini, vero? Insomma, doveva avervelo consegnato questa mattina il biglietto,
non ci posso credere. Ma appena lo vedo mi sente e…-
-Dreamy, di cosa stai parlando?
Chi è Dwight ora?-
-Una stupida, pasticciona e smemorata guardia reale che
doveva consegnarvi un invito-
-Quale invito?-
-Alla cena di questa sera-
-Cena?-
-Nulla per cui dobbiate preoccuparvi, altezza. Era una cosa
che era stata programmata già da tempo. Dato che la principessa che doveva
venire qui in qualità di istitutrice avrebbe dovuto passare tre anni nel
palazzo, la regina aveva deciso di organizzare una cena con alcuni giovani
membri della nobiltà per presentarvi-
Rein per poco non si accasciò sul pavimento sentendo quelle
parole.
-Principessa-
Dreamy corse subito da lei,
afferrandola al volo
-Andrà tutto bene altezza. Siete bellissima, questo abito è
meraviglioso e vedrete, dopo che vi avrò sistemato i capelli, nessuno vi potrà
distogliere gli occhi di dosso. E come avete conquistato chiunque ha potuto
ammirarvi in questi giorni, stasera vedrete che sarà lo stesso. Dopotutto cosa
volete che sia affrontare solo una manciata di nobili per cena?-
Rein fissò Dreamy, preoccupata
-E’ proprio questo il problema Dreamy..
sono io che verrò mangiata a cena-
-E allora faremo in modo che quando vi assaggeranno
rimarranno a bocca aperta, perché cosa più buona i loro nobili palati non
avranno mai assaggiato prima-
Rein fissò a bocca aperta la giovane. Mai nessuno, prima
d’ora, le aveva parlato in modo così schietto, soprattutto, mai nessuno della
servitù di un palazzo. Ma la turchina, si ritrovò a sorriderle, immensamente
grata
-Dreamy… sono veramente contenta
di averti al mio fianco, lo sai?-
Shade camminava avanti e indietro nella sua stanza. Si era
totalmente dimenticato di quella stupida cena, e soprattutto, si era
dimenticato quanto fosse scomoda la sua uniforme. Non solo detestava in modo
particolare gli eventi pubblici, aveva un regno da mandare avanti, non aveva
certo tempo da perdere a sopportare le inutili avance delle numerose giovani in
età da marito che speravano di attirare la sua attenzione e di conquistare,
così, il titolo di regina, ma più di ogni altra cosa, odiava dovere indossare
la pomposa uniforme di gala da alto ufficiale. Quanto gli mancava la sua
vecchia divisa gialla… ora si doveva accontentare di
quei stretti, pantaloni blu scuro con la banda gialla di lato, la stretta
camicia bianca e la strettissima giacca, in doppio petto, blu con i polsini
gialli e le mostrine. Ma la cosa che più detestava era la fascia gialla che
dalla spalla destra gli attraversava il petto. Quella fascia, infatti, non ne
voleva sapere di stare ferma al suo posto, e aveva la capacità di arrotolarsi
su se stessa in modi che il principe non si sapeva spiegare. C’erano voluti due
sarti per riuscirefissarla, ma in
questo modo Shade si sentiva terribilmente legato nei movimenti. Odiava quella
divisa. Odiava doverla indossare, e odiava l’idea di perdere una serata in quel
modo. era in quello stato d’animo, quando un leggero bussare alla porta lo fece
voltare
-Che volete?-
Un cameriere fece capolino dalla porta, lo sguardo basso.
-Scusate il disturbo altezza ma, c’è il signor Rube che
chiede di voi-
-Chi?-
-Il gioielliere maestà-
-Cosa vuole da me?-
-Non me lo ha detto, maestà. Ha solo chiesto di potervi
vedere-
Shade sbuffò, e si precipitò fuori dalla sua stanza, nel suo
salotto privato. Mastro Rube era in piedi, che aspettava, una scatola in mano.
Quando vide Shade si inchinò
-Altezza reale-
-Cosa posso fare per voi?-
Mastro Rube alzò leggermente la scatola che teneva in mano
-Sono certo di non avere ordinato dei gioielli-
-Non sono per voi, maestà. Sono per la principessa-
-Allora avete sbagliato porta. Milky sarà sicuramente
entusiasta all’idea di riceverli direttamente da voi-
Mastro Rube si schiarì leggermente la voce, un po’
imbarazzato
-Sono per l’altra principessa, maestà-
Shade si bloccò sul posto, interdetto.
-Per Rein?-
-Precisamente-
-Avete comunque sbagliato stanza io…-
-Ho tentato, maestà. Ma la principessa non poteva ricevermi,
almeno così mi è stato riferito. Si sta preparando per la serata. Ma temo
proprio che la principessa avrà bisogno di ciò che ho qui in questa scatola per
la serata-
-Vi chiamo subito la sua cameriera personale allora e…-
-Lei è con la principessa-
-Se è con lei allora..-
-La principessa non può essere disturbata, e la sua
cameriera nemmeno dato che si sta occupando della principessa-
-Mia madre allora…-
-Mi è stato detto che non si era sentita molto bene nel
pomeriggio, e dato che stasera dovrà comunque presenziare all’evento, mi hanno
chiesto di non disturbarla. Quindi, sono desolato ma…-
-Rimanevo solo io-
L’uomo si limitò ad annuire.
-Datemi allora ciò che portate, provvederò a farlo
consegnare alla principessa-
-Veramente maestà…-
-Che cosa c’è?-
-Dovreste essere voi a consegnarlo di persona alla
principessa-
-Che cosa?-
-Vogliate perdonarmi principe ma…
sono gioielli che non affiderei alla prima guardia che passa-
-Sta per caso insinuando che nel mio castello le guardie
rubano?-
-No maestà, assolutamente no, ma… il
protocollo-
-Protocollo?-
-La principessa è un membro di una famiglia reale e quando
vengono portati dei gioielli per lei o…-
-…O li porta il mastro gioiellerie
o un membro della famiglia reale-
Si ricordò improvvisamente Shade, risvegliando alla memoria
il cerimoniale di corte e le sue mille regole.
-Precisamente altezza-
Shade sospirò, di nuovo, poi si avvicinò all’uomo e gli
prese il pacco dalle mani
-Me ne occuperò io subito personalmente-
-Vi ringrazio altezza-
L’uomo sembrò sul punto di andarsene, ma poi rimase fermo.
Shade alzò un sopracciglio e lo osservò
-C’è dell’altro che posso fare per voi?-
-Veramente maestà… sono stato
convocato solo ieri a palazzo, e vostra madre ha chiesto che compissi
praticamente un miracolo per la giovane principessa. Non che non ne fossi
all’altezza, ma come potrete immaginare ho dovuto lavorare tutta la notte e
utilizzare pietre che mi erano state commissionate da altri-
Shade osservò, in silenzio, aspettando delle parole che già
immaginava
-Temo, maestà, che per questa occasione speciale, il prezzo
pattuito sarà leggermente più caro-
Shade fissò l’uomo e già si immaginò la faccia del pomposo
ministro del tesoro e le sue urla nell’apprendere la notizia. Non solo doveva
sorbirsi una cena di gala, ma avrebbe anche avuto da ridire con il ministro
-Almeno ne varrà la pena?-
-Come mi scusi?-
Shade indicò la scatola contenente i preziosi
-L’enorme dispendio delle casse del tesoro varrà la spesa?-
Mastro Rube raddrizzò la sua schiena, serio in volto
-Mai qualcuno ha avuto da ridire sul mio lavoro. Sono
assolutamente certo che il risultato finale soddisferà chiunque poserà gli
occhi sulla principessa-
Shade, si ritrovò ad annuire
-Perfetto. Almeno avrò questa carta da giocarmi con il
ministro. Me lo assicurate, vero?-
L’uomo annuì, convinto
-Ve lo assicuro, maestà. Anche se, se posso permettermi…-
Shade fece cenno di potere continuare
-La principessa non ha bisogno di troppo per brillare. La
sua bellezza va solo incorniciata per farla esaltare. Vedrete che questa sera,
la gemma più bella, sarà lei stessa-
E detto questo, l’uomo si inchinò e se ne andò, senza
lasciare al principe il modo di contro ribattere.
Rein, quel pomeriggio, era stata sottoposta a un bagno caldo
e ad un trattamento di bellezza per il corpo e per il viso
-Non che ne abbiate bisogno, altezza, ma dato gli eventi
passati, il vostro viso ha un po’ bisogno di distendersi-
Le erano stati lavati i capelli, che poi erano stati
asciugati e acconciati, le avevano leggermente truccato il viso e infine era
stata rivestita di nuovo, con il meraviglioso abito azzurro. Mentre si fissava
allo specchio, la turchina vide per la prima volta una vera principessa.
-Siete incantevole… peccato che
non abbiate dei gioielli, altezza. Così sareste perfetta-
-Anche se li avessi portati con me, non credo avrei avuto
qualcosa da potere abbinare con questo meraviglioso vestito. La mia tiara non
può certo essere all’altezza di un abito da sera come questo-
-Rimane comunque un peccato…-
Disse la sua cameriera, mentre osservava con aria triste la
semplice coroncina di Rein, appoggiata alla mensola del camino. Persino Rein si
ritrovò ad annuire, ma prima di potere ribattere, un bussare alla porta,
insistente, fece voltare le due giovani
-Ero stata chiara! Ho detto che nessuno doveva disturbarla
prima dell’ora stabilita. Una principessa ha bisogno di tempo…
Chi mai può essere?-
Dreamy si avviò veloce verso la
porta dell’appartamento, pronta per dirne quattro a chiunque fosse ad
attenderla dall’altro lato. Aprì la porta velocemente, e si ritrovò a guardare
una giovane guardia, mortificata, che la osservava.
-Dwight, cosa ci fai qui?-
Il giovane la fissò indeciso
-Io…-
-Non importa, non ho tempo da perdere con te ora. Si può
sapere cos’era tutto quel bussare alla porta? Mi sembrava di essere stata
chiara, con chiunque nel palazzo, ma evidentemente con te devo essere più
specifica. Cosa vuol dire, secondo te, non disturbare? So che non eri una cime
alle lezioni di Miss Dendy quando eravamo bambini, ma
questo non è difficile, vero? Allora si può sapere perché hai bussato?-
-Perché sono stato io ad ordinarglielo-
Dreamy rimase immediatamente
immobile, pietrificata, riconoscendo all’istante quella voce. Si voltò
leggermente e si ritrovò a fissare, niente meno, che il suo principe
-Altezza-
-Perdonami l’interruzione, e perdonami se sono stato
costretto a disubbidire ai tuoi ordini e a far sorbire a questo giovane una
ramanzina degna di nota, lo devo ammettere. Ma temo di non avere avuto altra scelta-
Dreamy rimase ferma immobile,
sempre pietrificata.
-Devo consegnare una cosa a Rein-
La giovane continuava a non rispondere e a rimanere immobile
-Le serve per questa sera-
Continuò il principe.
-Come?-
Fu tutto quello che riuscì a dire la giovane.
Shade sollevò il pacco che teneva in mano e lo mise
direttamente nelle mani della giovane
-Dai questo a Rein, lei capirà e saprà cosa fare. E dille
che tra mezz’ora ripasserò, va bene?-
Dreamy passò lo sguardo dal pacco
che teneva in mano, al principe a Dwight e di nuovo al pacco.
-Dreamy, hai capito cosa ti ho
detto?-
Sentendo il suo nome, la ragazza fu come riscossa
-Mezz’ora, certo, ho capito
altezza. Riferirò-
-Bene-
Senza dire altro, Shade si voltò e si riavviò verso le sue
stanze. Quando l’uomo fu fuori dalla vista, Dreamy si
voltò verso Dwight, incredula
-Era veramente il principe?-
Dwight annuì
-Ho appena fatto una figuraccia davanti a lui, vero?-
Secondo assenso
Dreamy alzò gli occhi al cielo, e sbattè un piede contro il pavimento, frustrata.
-Me la pagherai Dwight-
E detto questo, sparì nell’appartamento. Il giovane si
ritrovò a guardare la porta chiusa, prima di portarsi una mano alla testa,
confuso
-Cosa ho fatto di male io ora?-
Quando Dreamy tornò dentro
l’appartamento, si ritrovò a fissare la principessa. Subito Rein si rece conto
che qualcosa non andava
-Cosa è successo?-
-Ho appena fatto una figuraccia con sua altezza reale il
principe-
-Shade era qui?-
Dreamy annuì
-Cosa voleva?-
Chiese con troppa velocità Rein, ma Dreamy,
ancora sotto shock non se ne accorse
-Ha portato questo per voi-
Disse semplicemente, mostrando il pacco che teneva ancora in
mano. Senza esitare Rein prese il pacco e lo posò sul tavolo. Rimase un secondo
ferma ad osservarlo, poi lentamente lo aprì. Le due rimasero entrambe meravigliate
da quello che videro all’interno.
-Sono splendidi…-
Rein si ritrovò ad annuire.
-Sembra quasi che il principe abbia ascoltato quello che ci
siamo dette prima-
Rein annuì ancora
-Ora si che sarete veramente stupenda-
La turchina annuì ancora
-Così tutti capiranno che siete una vera principessa-
Allo scoccare delle venti, Shade era fermo davanti alla
porta dell’appartamento di Rein. Alle sue spalle Thomas, anche lui in alta
uniforme, attendeva.
-Nervoso?-
-Perché dovrei?-
-Stai solo per scortare una bellissima donna nella fossa dei
leoni…-
-Thomas…-
-E’ la verità. Al piano di sotto si sono concentrate le
peggiori belve che io abbia mai visto. I Dunnel, fratello e sorella, ci sono
entrambi, per non parlare della meravigliosa e adorabile Mitriel Santair, Nova
Dunagain, Bronn Gurganaish e, dulcis in fundo, la pettegola per eccellenza, la
dolce e affabile lady Matanaia-
A sentire quei nomi Shade fu pervaso da un brivido di freddo
-La crème de la crème del tuo regno, principe-
-Non è certo la prima volta che affronta una cosa del
genere-
-Ma è di sicuro la prima con lei come piatto principale
della serata-
-Fidati, lo è già stata altre volte. Siamo abituati a
situazioni del genere-
-Ma non così. Non doveva nemmeno esserci lei, qui, ora, con
te-
-Thomas…-
-Oh, andiamo, lo sai che ho ragione. E quelle belve fiutano
il sangue a tre regni di distanza-
-Thomas-
-Se la mangeranno viva. A pezzetti e in modo lento. La
faranno fuori come un tenero pezzo di carne-
-Volete smetterla tutti quanti di paragonarmi a un piatto di
portata?-
I due uomini, mentre erano intenti a parlare non avevano
sentito la porta alle loro spalle aprirsi e non avevano visto la principessa
uscire. Quando si voltarono, entrambi rimasero senza parole. Il vestito
scendeva morbido, un meraviglioso tono di azzurro che esaltava il colore
naturale degli occhi della principessa, e le fasciava il corpo mettendo in
evidenza la sua figura, ma senza renderla volgare. Ma quello che risplendeva
era il volto di Rein. i capelli erano stati raccolti attorno ad un meraviglioso
diadema di diamanti, che formavano un motivo floreale che si abbinava al
vestito, e al cui centro spiccava un meraviglioso diamante a forma di goccia.
Il diadema era accompagnato da due orecchini, anch’essi di diamante, a forma di
rosa e infine, un semplice braccialetto d’argento, da cui pendeva un ciondolo,
anch’esso di diamante, a forma di luna.
-Sei bellissima-
Le disse piano, Shade. Thomas rimase a fissarla a bocca
aperta, mentre faceva un impercettibile cenno di assenso con il capo alle
parole del principe. Rein sorrise, mentre un leggero rossore le imporporava le
guance al complimento di Shade
-Grazie… anche tu non sei male-
Shade le sorrise, divertito. Thomas, a quel punto si
riprese, e si ritrovò a incrociare le braccia al petto, alzare gli occhi al
cielo ed esalare un finto sospiro di rassegnazione
-Sempre i complimenti si prende. Quello che serve per fare
aumentare il suo piccolo ego…-
Rein ridacchiò, mentre Shade si voltava verso l’amico
-Non è colpa mia se con me non puoi competere…-
-Mi dispiace deluderti… ma se non fossi principe, mica si
girerebbero le donne a guardarti…-
-E se tu non fossi il mio capo delle guardie, nemmeno
noterebbero la tua esistenza-
-Se tu non fossi principe, non saresti per niente ritenuto
il migliore spadaccino del regno-
-Se tu non fossi il capo delle mie guardie, saresti un
misero conte dimenticato nelle tue sperdute tenute-
-Se tu non fossi un principe…-
-Se tu non fossi il capo delle mie guardie…-
-Se voi due non la smettete subito di comportarvi come due
bambini di cinque anni arriveremo in ritardo… ed io detesto arrivare in
ritardo-
Shade e Thomas si voltarono imbarazzati verso Rein. La
principessa, divertita dalle loro espressioni imbarazzate, si avvicinò e porse
la mano a entrambi
-Volete fare l’onore di scortarmi nella fossa dei leoni?-
I due le sorrisero. Shade le afferrò la mano, mentre Thomas,
dopo un breve baciamano, s’inchinò
-Vostre altezze, gli ospiti vi attendono-
-E non facciamoli aspettare oltre-
I tre s’incamminarono al piano di sotto, in silenzio. Una
volta arrivati davanti all’enorme portone della sala del trono, la trovarono
chiusa, guardata da due guardie reali, che alla vista del loro capitano, e dei due
principi, si misero sull’attenti e fecero il saluto. Poi, con un movimento
rapido, una guardia si avvicinò alla maniglia, e aprì la porta. Thomas fu il
primo a entrare. Dall’interno della sala, l’improvviso brusio s’interruppe.
Rein sentì la voce di un uomo, il banditore probabilmente, esclamare
-Il conte Thomas d’Orvail, quattordicesimo a portarne il
nome, capitano delle guardie reali del regno della Luna, colonnello
dell’esercito del regno della Luna, tenente colonnello del secondo battaglione
a cavallo-
Rein sentì all’improvviso la tensione salirle in corpo, e
prese a tremare leggermente. Shade, che le teneva ancora la mano, gliela
strinse ancora più forte, poi, avvicinandosi piano al suo volto, le sussurrò
all’orecchio
-Non temere. Lo so, ti guarderanno, giudicheranno, e sono
sicuramente pronti a farti a pezzi. Ma si aspettano una donna indifesa e che si
trova qui per uno stupido scherzo del destino. Invece troveranno una bellissima
principessa, perfettamente a suo agio nel mondo che le appartiene e che, sono
certo, conquisterà tutti i presenti-
-Come fai ad avere così tanta fiducia in me? Hai visto in
che stato ieri…-
-Ti ho visto affrontare una situazione simile. Ti ho vista
affrontare un esame, a cospetto dei saggi del regno, mentre eri sotto shock,
mentre mille occhi ti guardavano sconvolti. E non sei crollata. Ti ho visto con
tua madre, mentre volevi scappare ti ho vista affrontarla e tenerle testa. E ti
ho vista oggi con mia sorella, e a pranzo, sicura di te, sorridente. Cosa vuoi
che sia tutto questo stasera? Solo nobili-
Rein sprofondò negli occhi scuri del principe, rassicurata
dalle sue parole.
-Sarai al mio fianco?-
-Sempre-
La principessa annuì, mentre tornava a volgere la sua
attenzione alla porta.
-E andiamo allora. Te l’ho detto che odio arrivare in
ritardo, vero?-
Shade ridacchiò
-Sai qual è il bello di essere un reale? Che sono sempre gli
altri ad essere in anticipo-
Rein scoppiò a ridere, seguita dal principe. Approfittando
di quel momento di distensione, Shade s’incamminò verso la sala, la mano di Rein
ben salda nella sua. Fu così che ancora sorridenti e ridacchianti, i due fecero
il loro ingresso, mentre la voce potente del banditore li annunciava
-Il principe Shade del regno della Luna, erede al trono,
primo del suo nome, capo del gabinetto reale e generale dell’esercito del regno
assieme alla principessa Rein del regno del Sole, principessa istitutrice della
giovane altezza reale, la principessa Milky del regno della Luna-
Tutti i presenti osservarono la coppia, che era rimasta
ferma, sulla porta. il suono all’interno della sala era stato come azzerato.
Solo il banditore sembrava dotato, ancora, della facoltà di emettere suoni.
-Altezze reali, in nome dei nobili qui presenti e di tutto
il palazzo della Luna, vi diamo il nostro benvenuto-
A quelle parole, tutti i presenti s’inchinarono, tranne la
regina Moon Maria, che era rimasta in piedi, davanti al trono, in attesa della
coppia. E in quel mare di teste chinate, la giovane coppia reale s’incamminò
verso il trono, verso la regina, per renderle omaggio.
Si, non è un miraggio, non è una apparizione, ma forse è un
vero miracolo! Sono riuscita ad aggiornare!!! Ho fatto solo passare quasi un
anno… ma meglio tardi che mai, no?
E mentre spero che non siate pronti a linciarmi, vorrei
ringraziare “mamma mia”, “_Insane_”, “Altramentum”, “Kajika”,
“Cate_bluemoon” e “Lilmoon” per avermi lasciato un
messaggio di incoraggiamento, e tutti colori che hanno pazientemente aspettato!
Non potete capire quanto io sia meravigliata, tutte le volte, nel vedere quanti
sono passati a leggere questa storia, e quanto affetto mi sia arrivato da tutti
voi. Grazie, come sempre, per avere avuto fiducia nella storia e anche in me.
Io come sempre vi aspetto al prossimo capitolo, anche
perché, fidatevi, non solo entreranno in scena dei nuovi personaggi che non
vedo l’ora di farvi conoscere, ma ci saranno tante cose che succederanno… forse
anche la scena di un ballo, ma di più non posso proprio dirvi.
Alla prossima, e questa volta non farò passare un anno,
giuro.
L’unico rumore all’interno della grande sala era il
tacchettio dei tacchi della principessa e il frusciare della sua gonna. Tutto
sembrava fermo e immobile, tranne la coppia reale, che procedeva lentamente
verso il trono. Moon Maria poteva sembrare, all’apparenza, la solita, calma e
tranquilla regina che era sempre stata, ma dentro di lei tremava di angoscia.
Odiava quelle occasioni formali, ma soprattutto, odiava dare in pasto una
giovane a quelle bocce fameliche che erano i suoi nobili sudditi. Non le erano
sfuggite le occhiate nervose alla porta prima dell’arrivo dei due giovani
principi, né i bisbigli di certi individui. Sapeva che alla fine questo momento
sarebbe giunto, dopotutto era da più di un mese che gli inviti per quella sera erano
stati spediti, ma quando aveva pensato a quella serata, non si era certo
immaginata di vivere i drammi dei giorni precedenti. Rein aveva appena
riacquistato il sorriso, e lei la metteva in una situazione di stress. Si
detestava per ciò che aveva fatto, ma sapeva che non avrebbe potuto impedirlo.
Aveva pensato di annullare tutto, ma sapeva che sarebbe stato peggio. Sapeva
che l’intero regno, o per meglio dire, l’intero mondo di Wonder parlava di ciò
che era successo, se avesse cancellato la presentazione ufficiale a corte,
sarebbero girate ancora più voci, e in quanto sovrana, non se lo poteva
permettere. Quando le porte si erano aperte, i suoi dubbi furono per un attimo
cancellati dai sorrisi radiosi che si sprigionavano dal volto della giovane e
di suo figlio. Ma dopo un fugace attimo, si era accorta che la mano di Shade
era stretta saldamente a quella di Rein, e che, nonostante il sorriso, la
camminata della principessa mostrava, a tratti, tutta la sua agitazione. Tuttavia,
quando la coppia si ritrovò di fronte a lei, e eseguì l’inchino per renderle
omaggio, Moon Maria vide negli occhi turchesi che la fissavano una luce di
determinazione che le fecero svanire tutti i dubbi. Quella serata sarebbe stata
un successo. E senza esitare, diede il via alle danze
-Principessa Rein, benvenuta in casa mia-
-E’ un onore maestà-
La contessa
Trudy Gaumont guardava con aria scettica la giovane principessa. Aveva
accettato l’invito a corte solo perché sapeva di non potere rifiutare, anche se
si era ritrovata stranamente curiosa verso quella giovane donna che aveva fatto
così tanto parlare di se in quella settimana. Una principessa del regno del
sole, la “turchina” spesso definita per distinguerla dalla sorella gemella, la
“rossa”, molto misteriosa quanto affascinante. Trudy doveva ammettere che la
giovane quella sera era veramente incantevole. Quell’abito le donava alla
perfezione, un azzurro che le faceva risaltare la carnagione e non infastidiva
assolutamente con i suoi capelli, meravigliosamente raccolti in un’acconciatura,
per quanto semplice, terribilmente regale. E per finire quella parure di
diamanti, che invece di ingoffarla, la illuminavano, rendendola il centro
dell’attenzione. Tuttavia, quella semplicità osteggiata, la insospettiva. Si
era aspettata una persona pomposa e con l’aria di superiorità, dopotutto era
una principessa, e le principesse lo erano per principio, invece ostentava
semplicità e affabilità e, soprattutto, calore. Qualcosa le diceva che potevano
diventare molto amiche. E questo la insospettiva ancora di più
-Contessa
di Gaumont, non mi aspettavo di vedervi stasera-
-Come potevo resistere alla tentazione di non vedervi,
conte Gurganaish?Non
me lo sarei mai perdonato-
-Vi ho detto che siete una terribile adulatrice?-
-E io ho detto voi che so quanto adorate essere adulato?-
Il conte, un uomo sulla quarantina, con indosso un
pesante strato di belletto che lo faceva sembrava cadaverico, le sorrise
-Solo da voi-
Il conte le prese la mano, e le diede un bacio. Trudy
faticò a trattenere un brivido di disgusto, ma si trattenne. Per quanto il
conte di Gurganaish fosse disgustoso, e non solo per i suoi centoventi chili,
era un uomo terribilmente potente, e che conosceva i segreti peggiori di ogni
membro della nobiltà. Era meglio tenerselo amico, che contrariarlo
-Allora, contessa, cosa mi dite della principessa
dello scandalo?-
-Stupenda oserei dire-
-Concordo… anche se ha troppo un’aria di candore
attorno a se, non trovate-
-E’ un Altezza Reale, sarebbe grave se non l’avesse,
non vi pare?-
Il conte ridacchiò.
-Concordo. Ma troppa purezza nasconde sempre
dell’oscurità-
Trudy sentì che quella frase, più che alla
principessa, era rivolta a lei. Si voltò verso l’uomo, guardandolo dritto negli
occhi
-Se avete qualcosa da chiedere, fatelo senza problemi,
conte. Lo sapete che per voi non ho segreti-
-Arguta come sempre. Si dice che siate sparita negli
ultimi tempi-
-E invece sono proprio qui, di fronte a voi. Ho solo
passato molto tempo nella mia tenuta, signor conte-
-Ma avete totalmente abbandonato la vita di società, si
dice, e si parla anche di uno strano incidente…-
-Mia madre non è stata molto bene, nell’ultimo
periodo. Ecco il motivo della mia sparizione. Non me la sono sentita di
abbandonarla in un momento così delicato-
-Non ne sapevo niente-
-Non sempre ci sono cose di cui si ha piacere parlare,
signor conte. E ora, se mi volete scusare, ci sono alcuni amici che desiderei salutare-
Detto questo se ne andò, veloce. Il cuore le batteva
forte. “Si parla di uno strano incidente…” Come era possibile? Come aveva fatto
quell’uomo a sapere dell’incidente? E se lo sapeva lui… in quello stato, non si
accorse di quell’uomo che le si era parato di fronte, e a cui andò a sbattere
contro
-Oh, perdonate io…-
-Trudy?-
La giovane alzò gli occhi e si ritrovò a osservare due
occhi nocciola che conosceva fin troppo bene
-Thomas-
Il conte
Philip di Hoteval si sentiva fuoriluogo in quelle occasioni. Troppe persone lo
innervosivano, il rumore delle chiacchiere lo infastidiva, e le occhiate delle
giovani lo mettevano sempre a disagio. Ma quando l’invito della corona era
arrivato non aveva potuto rifiutare, anche se ne avrebbe avuto ogni diritto,
visto il periodo che stava passando. Ma il conte era un fedele suddito della
corona, e quando la regina lo convocava a palazzo, lui aveva sempre onorato
quell’invito e l’onore che gli veniva concesso. Non che fosse un membro di
spicco della società ma ogni volta che era andato ad un evento di corte, la
regina o il principe avevano sempre trovato qualche secondo da dedicargli e
questo era tutto ciò che un uomo come lui poteva desiderare. Quella sera, poi,
aveva un altro motivo per trovarsi lì, ed era la sua accompagnatrice.La giovane donna al suo fianco, che stava
fissando estasiata la sala, le persone che erano presenti, e da quando erano
entrati, la giovane coppia reale
-Se
continui a fissarli così penseranno che non tu abbia mai visto un reale in vita
tua, Charlotte-
-Ma è la
verità Philip. Non sono mai stata a corte-
-Si che
sei venuta a corte-
-Avevo sei
mesi quando sono stata presentata a sua maestà! Non vale-
-Per noi
conta lo stesso-
Charlotte
guardò suo cugino con un finto broncio, ma non essendone capace, si ritrovò a
sorriderli. Più che cugini, sembravano fratello e sorella. Da quando Charlotte
era rimasta orfana, dieci anni prima, erano stati gli zii a crescerla e a
prendersi cura di lei e nonostante la differenza di età tra i due, l’affetto e
la complicità che li legava erano indissolubili. Charlotte aveva compiuto i
diciotto anni sei mesi prima, e quella era la prima occasione formale cui
presenziava. Quando era andata a chiedere a Philip di portarla con sé, sapeva
che il cugino non glielo avrebbe negato come favore, e infatti il suo desiderio
era stato esaudito. Era una ragazza timida e un po’ impacciata, ma aveva deciso
di lasciare da parte la timidezza per una sera e andare a corte.
-Credi che
riusciremo a parlare con la principessa?-
-Non siate
sciocca, giovane contessa. Noi comuni mortali non abbiamo accesso alla cerchia
ristretta dei reali-
Charlotte
sentì Philip irrigidirsi e lei, si spaventò
-Non
sapevo aveste una così giovane e deliziosa cugina, Conte di Hoteval. Volevate
tenercela nascosta?-
La coppia
che si era avvicinata ai due era quanto di più sgraziata si potesse vedere
insieme. Lui, era decisamente troppo basso e tarchiato, lei troppo alta e
scheletrica. Per nascondere i loro difetti si erano camuffati dietro pesanti
stradi di tulle, lei, e dietro un tessuto cucito troppo stretto, lui.
-Charlotte,
permettimi di presentarti i visconti Dunnel. Teodore, Patricia, vi presento mia
cugina, la contessa Charlotte di Amondgnac-
I due si
inchinarono in una specie di inchino, e Charlotte fece lo stesso.
-E’ un
piacere conoscervi-
Disse con
un filo di voce, mentre chinava la testa al suolo.
-Oh, un vero incanto di fiorellino, signor conte-
Disse il visconte Dunnel. L’uomo stava guardando sua
cugina come se fosse un dolce. Disgustato, l’uomo sapeva che doveva
allontanarsi prontamente da quei due discutibili esemplari di nobiltà. E l’occasione
si presentò proprio in quel momento, come giunta dal fato. Un giovane valletto,
si avvicinò al conte, e gli bisbigliò qualcosa all’orecchio
-Volgiate perdonarci, signori visconti. Ma siamo
richiesti-
-Chi osa portarvi via alla nostra piacevole compagnia?-
Chiese Patricia, mentre si sventolava con un ventaglio
grande quanto il suo busto
-Sua maestà la regina, che ha espressamente richiesto
di potere conoscere mia cugina. Se ci volete scusare-
Philip prese saldamente la mano della cugina e la
trascinò via. Dietro di loro, si sentì, non troppo malcelato, lo sconcerto dei
due giovani visconti
-La regina vuole parlare con quella mocciosetta e non
con noi? È uno scandalo!-
-Dove sono i miei sali? Credo di stare per svenire-
Philip si concesse un sorriso soddisfatto sul volto. Non
era un uomo vendicativo, e si riteneva uno capace di non provare sentimenti di
cattiveria verso nessuno. Ma sapere di avere sconvolto la vita dei alquanto
discutibili visconti Dunnel, gli concesse un sorriso
pieno di soddisfazione.
Rein non era abituata ad essere al centro dell’attenzione,
di solito era la principessa ignorata nelle occasioni formali, mentre
l’attenzione era concentrata tutta su sua sorella Fine. In quella occasione,
invece, sentiva gli occhi di tutti i presenti su di lei, che la scrutavano e la
guardavano, in cerca di qualche segno di debolezza o cedimento, o solo per una
non celata curiosità. Era l’attrazione principale della serata, dopotutto, e
anche se cercava di non farlo vedere, era molto nervosa. Soprattutto, era molto
nervosa alla vista dei nobili in fila, pronti per fare la sua conoscenza e per
parlare, anche seppur brevemente, con lei. Dalla sua posizione sopraelevata
riusciva a vedere tutto. Il trono della luna, infatti, era posto su una specie
di piattaforma appoggiata al muro di fondo della sala. L’avere un trono in
posizione elevata rispetto al normale livello della sala era una cosa piuttosto
comune in ogni castello. Essere in alto, infatti, permetteva a chiunque fosse
presente in sala, e, soprattutto, in qualsiasi punto della sala, di potere
vedere il re, o in questo caso la regina e la sua famiglia. Ma la cosa valeva
anche al contrario. Dal luogo del trono, infatti, si aveva una perfetta visuale
della sala e Rein, appunto, stava ammirando il numero
di presenti con cui avrebbe dovuto parlare. E la cosa la stava facendo agitare
leggermente. D’un tratto, sentì la presenza, ormai confortevole, di Shade al
suo fianco. Il principe le si era avvicinato, e osservava fisso la folla dei
suoi sudditi davanti.
-So che non è la prima volta che ti trovi in questa situazione
ma, mi raccomando, sta attenta. La mia corte sa essere… terrificante-
Rein ridacchiò
-Posso farti una confessione, principe?-
-Tutto quello che vuoi-
-Ogni corte è terrificante-
Shade rimase in silenzio per qualche secondo, poi si
lasciò andare ad una leggera risata, che coinvolse anche la turchina. I due si
guardarono di sottecchi, cosa che provocò ancora una risata.
-Bene, visto che sei preparata, direi che prima
iniziamo, prima finiamo. Sei pronta?-
La turchina annuì
-Principessa, posso avere l’onore?-
Shade le si era inchinato, e allungò una mano verso di
lei. Rein si inchinò a sua volta e afferrò la mano del principe
-L’onore è tutto mio-
I due scesero la piccola scalinata che li portò al
normale livello della sala, e si fermarono lì, in attesa. I primi ammessi a
conoscere personalmente la principessa erano già pronti, così come il
ciambellano di corte, che aveva il compito di presentare alle altezze reali chi
stava per porgergli gli omaggi. Il principe e la principessa erano fermi al
loro posto, mentre sopra di loro, seduta sul trono, Moon Maria li osservava. Ad
un cenno di Shade, la cerimonia cominciò
-Il conte e la contessa di Fosmore-
Una coppia anziana si avvicinò ai due reali. Arrivati
ad una distanza di un metro, si inchinarono.
-Principessa Rein, lasciate che vi presenti uno dei
migliori consiglieri che abbia mai avuto, era a suo tempo consigliere di mio
padre, ed è stato una delle mie guide e mentore durante i miei primi passi nel
mondo della gestione di uno stato. E ovviamente, la sua incantevole come
sempre, moglie, la contessa di Fosmore-
La coppia, decisamente lusingata dalle parole di
Shade, si inchinò di nuovo, sorridendogli grati.
-E’ un onore fare la vostra conoscenza-
Disse semplicemente Rein, sorridendo.
-Il giovane principe esagera elogiando il mio operato,
ma ammetto che da vecchio cortigiano, le lusinghe di un giovane principe fanno
sempre piacere. Principessa, è un onore fare la vostra conoscenza e permettemi
di dirvi che siete ancora più bella di quel che dicono-
-Vi ringrazio-
I conti presero congedo, e subito un’altra coppia era
pronta per le presentazioni.
-Se continua così credo di potercela fare-
Shade
si volse verso la turchina
-Temo di deluderti, Rein.
Credo tu abbia conosciuto le prime e ultime persone gentili in fila-
Rein
gli rivolse un sorriso sarcastico
-Stai cercando di spaventarmi per caso? Perché servirà
di più-
Shade
rise mentre rifece un cenno al ciambellano
Dalla sua posizione elevata, Moon Maria osservava
tutta la sala e tutti i presenti. Era impressionante il numero di conti, baroni
e visconti che avevano accettato l’invito a corte. Addirittura, persone che non
si facevano vedere a corte da più di dieci anni, erano venuti, tutti per
scrutare la giovane “principessa dello scandalo” come qualcuno aveva
ribattezzato Rein. Tuttavia, tra la marea di curiosi e pettegoli, vi erano
alcuni elementi che valeva la pena di fare conoscere alla giovane nuova principessa.
E non appena aveva avuto la conferma del conte di Hoteval e aveva saputo che
anche la giovane contessina, sua cugina, sarebbe venuta, aveva dato precise
istruzioni. Gli Hoteval erano da sempre stati una famiglia leale alla casata
reale, e l’integrità del giovane conte era stata sempre elogiata. La cugina,
invece, appena diciottenne, era un giovane e fresco viso nel mondo della corte.
La ragazza, infatti, aveva debuttato in società solo cinque mesi prima, e
ancora non era stata corrotta dalle dinamiche di corte, e, soprattutto, non
aveva avuto modo di essere coinvolta o irretita dai peggiori soggetti che la
sua corte, purtroppo, offriva. Per questo aveva dato precise istruzioni di fare
in modo che i conti fossero presentati a Rein. E la regina sperava, con tutto
il suo cuore, che il buon cuore di Rein li potesse conquistare e, soprattutto,
che la coppia potesse diventare una sostenitrice della principessa. In questo
modo, almeno, Rein avrebbe potuto contare su degli alleati, se la situazione lo
avesse richiesto, anche se la donna sperava, con tutto il suo cuore, che una
situazione del genere non si verificasse mai.
Una giovane coppia si stava avvicinando alla coppia
reale, scortata da un valletto. Shade li fissò, incuriosito. Il volto dell’uomo
lo conosceva, solo che non riusciva a ricordarne il nome. Mentre la giovane,
non sapeva assolutamente chi fosse. L’unica certezza era che lei era
decisamente giovane, forse una nuova debuttante, e stava guardando
assolutamente meravigliata ogni cosa, ma soprattutto lui e Rein.
Lui era alto, quasi quanto il principe. Aveva dei capelli castani scuro
tagliati corti e una barba perfettamente curata che gli incorniciava i delicati
lineamenti del volto, ma che grazie a quello strato di peluria, gli dava
un’aria di autorità e rispetto. La stessa aria che trapelava dagli occhi
grandi, di un castano scuro molto intenso. Camminava dritto, sicuro e aveva
degli abiti assolutamente impeccabili e ordinati. Era un uomo che faceva
prevalere due sentimenti, rispetto e consapevolezza, che erano due
caratteristiche che a Shadepiacevano molto in
un uomo. La ragazza al suo fianco, invece, mostrava una radiosità contagiosa e
assolutamente giustificata dalla sua età. Aveva dei lunghi capelli castano
scuri, raccolti in una semplice acconciatura fermati da dei fermagli a forma di
fiori. Il suo viso, leggermente a cuore, era totalmente oscurato dagli occhi
grandi, anch’essi castani ma più chiari rispetto all’uomo, e con una luce
dentro che li facevano brillare ancora di più. Indossava un abito di un
delicato colore verde, forse un po’ troppo ampio per la sua piccola figura, ma
nonostante questo la giovane si muoveva con grazia e delicatezza, cosa che
colpì Rein. vedendoli arrivare, sia Shade che Rein furono pervasi dal desiderio di sapere chi fossero
-Il conte Philippe di Hoteval
e la contessa Charlotte di Amoundgnac-
Disse il ciambellano, e la giovane coppia si fece
avanti. Con una grazia infinita, i due si inchinarono all’unisono
-Grazie per essere venuti questa sera a palazzo-
Disse semplicemente Shade alla coppia
-L’onore è nostro, altezza. Ed è un onore potere
presentare i nostri omaggi alla principessa del regno del sole-
Rein gli sorrise, riconoscendo un genuino benvenuto
-Grazie per le vostre parole, signor conte-
Il conte osò solo in quel momento posare lo sguardo
sulla principessa. Alla vista del suo sorriso e dei suoi occhi luminosi, si
bloccò, estasiato. Mai aveva visto una donna così bella. Il conte rimase
immobile per qualche secondo di troppo. Sentì sua cugina dargli una piccola
stretta alla mano, e si riscosse. Balbettando, continuò a parlare
-Principessa, vorrei avere l’onore, se mi permettete…
vi presento mia cugina, la contessa di Amoundgnac-
-Molto lieta, contessa-
-E’ un onore altezza-
Rispose la giovane con una voce leggermente tremante.
Rein riconobbe in quel momento una esitazione e una emozione che aveva visto
capitare alle giovani che erano presentate a corte per la prima volta. Anche
Shade dovette riconoscerlo
- Contessa, è la prima volta che venite alla mia corte?-
La ragazza annuì, sorridendo al principe
-Esatto maestà, o almeno, è la prima volta che posso
ricordare-
Shade sollevò un sopracciglio
-Avevo appena sei mesi quando venni qua la prima
volta, ma come potete immaginare, ero troppo piccola per potermene ricordare-
Shade si ritrovò ad annuire. Era di certo una ragazza
molto giovane, emozionata e forse, anche leggermente stordita dalla serata, ma
dopo una prima esitazione, aveva parlato con voce chiara e sicura, per niente
intimorita di parlare con il suo principe.
-Allora spero che il castello e la serata sia di
vostro piacimento, contessa -
La giovane annuì
-E’ tutto meraviglioso altezza. Anche se devo
ammettere che nessuno può competere con la principessa. Siete in assoluto la
donna più bella qui stasera-
-Charlotte!-
Le disse suo cugino, leggermente imbarazzato per ciò
che la ragazza aveva appena detto. Non si poteva essere così diretti con un
colloquio con i reali, soprattutto, Charlotte non avrebbe mai dovuto continuare
a parlare così liberamente. Avrebbe dovuto sorridere, ringraziare il principe e
poi si sarebbero dovuti congedare. Tuttavia Rein si ritrovò a sorridere,
lusingata dalle parole della giovane, e si affrettò a prestare soccorso alla
giovane
-Conte di Hoteval, per favore, non siate così duro con
vostra cugina. Dopotutto, non ha fatto assolutamente nulla di male-
Rein si avvicinò alla giovane, che resasi conto di ciò
che aveva detto, era arrossita e aveva abbassato lo sguardo. La principessa si
dovette leggermente chinare per potere vedere gli occhi della ragazza
-Non nascondete il volto, contessa. Un complimento,
quando sgorga dal cuore, non è mai fuori luogo. E poi, è piacevole conoscere
qualcuno che, come me, trova tutto nuovo per la prima volta. Possiamo
condividere la stessa emozione, e saperla di condividerla con voi è una cosa
che mi riempie di felicità-
Philip osservò meravigliato Rein. Non solo aveva
perdonato Charlotte, ma era anche riuscita a rimetterla a suo agio e a farla
sentire in quel momento, una delle donne più importanti di tutta la sala, dato
che la principessa l’aveva accomunata a lei. E sapeva che quello, per
Charlotte, sarebbe stato il ricordo più bello di quell’evento. Charlotte aveva
gli occhi che le brillavano per la gioia. Si inchinò alla principessa, e le
sorrise.
-Grazie altezza-
Rein le sorrise ancora e le fece un occhiolino, poi si
voltò e si ridiresse al fianco di Shade.
-Conte, contessa, sia io che la principessa saremmo
lieti di continuare a parlare con voi, ma temo che degli impegni richiedano la
nostra presenza ancora per un po’-
Philippe e Charlotte si inchinarono e si congedarono.
Prima di andare via, però, Philip, spinto da un impulso improvviso, si ritrovò
a parlare direttamente con la principessa
-Altezza, perdonatemi la sfacciataggine ma… posso
sperare di avere l’onore di un ballo più tardi? Per me sarebbe un onore-
Rein lo fissò un attimo meravigliata. Shade, al suo
fianco, si irrigidì. La turchina lo guardò di sottecchi, ma Shade non incrociò
il suo sguardo. Così, si ritrovò a prendere una decisine
-Sarà un onore per me-
Philip le regalò un suo raro sorriso, si inchinò e si
allontano con Charlotte, che meravigliata del suo comportamento, di solito così
chiuso e privo di qualsiasi iniziativa, lo fissò con la bocca leggermente
aperta, lo stupore più sincero dipinto sul suo volto. Quando la coppia si fu
allontanata, Rein si ritrovò a bofonchiare
-Mi ha preso alla sprovvista. Io… credi che abbia…-
-Non hai fatto nulla di male, anzi. Di sicuro avrai
altri nobili che ti chiederanno di ballare con te. Poi il conte d’Horval sembra
un brav’uomo-
Rein annuì. Aveva percepito una leggera tensione nella
voce di Shade.
-Volevo solo accertarmi di non avere contravvenuto a
nessuna regola di palazzo-
-Alcuna-
-Bene-
-Dopotutto è l’uomo che chiede ad una signora di
ballare, qui nella mia corte si fa così-
-Una donna non può chiederlo?-
-No, almeno che non siano casi eccezionali. Fa parte
del cerimoniale di corte. Solo gli uomini possono fare inviti-
-Oh, non lo sapevo-
Rimasero in silenzio per alcuni secondi, una tensione
sempre più crescente tra loro. Per cercare di spezzarla, Rein provò a
riprendere il discorso
-Peccato però. Immagino quante giovani vogliano
ballare con il proprio principe e quanto debbano soffrire, nella speranza di un
tuo invito-
-Saranno perennemente deluse allora temo-
-Come mai?-
-Io non ballo mai agli eventi di corte… nessuna
eccezione esclusa-
Il tono duro di Shade chiuse definitivamente la
conversazione. Il principe fece un cenno al ciambellano, e le presentazioni ripresero,
in un clima molto teso.
Trudy fissava quel sorriso sornione di Thomas e si
ritrovò a sorridere
-Come fai ad essere sempre così dannatamente sorridente?-
-Devo contrastare contro il tuo perenne cattivo umore
dopotutto-
Trudy gli scoccò un’occhiataccia, prima di
sorridergli. Conosceva Thomas fin da quando erano bambini. Le loro madri erano amiche
e spesso aveva trascorso serate e pomeriggi a giocare. Si volevano bene come fossero
fratelli, avendo creato quell’amicizia che raramente si trovava, ma quando
succedeva, era destinata a durare fino alla fine.
-Allora, è un miracolo vederti a corte. Sei sparita
per un bel pezzo, lo sai?-
-Ho avuto da fare-
-Qualcosa di interessante spero-
-Sono stata con mia madre-
-Sta bene?-
-Ora si-
-Mi fa piacere. Sempre fissata con l’idea di combinare
un matrimonio tra noi due?-
Trudy roteò gli occhi, in segno di esasperazione
-Ovviamente. Parla in continuazione di te, solo di te
e del tuo ruolo prestigioso a corte, della posizione che copri, delle immense
ricchezze che sicuramente stai accumulando e, cito testualmente “le
innumerevoli occasioni di potersi mettere in gloria agli occhi del principe e
di guadagnare i suoi favori”-
Thomas ridacchiò.
-C’è solo un altro uomo di cui parla così tanto, ma
almeno con lui non mi stressa con la storia del matrimonio-
-Chi è questo villano che osa avere usurpato il posto
nel cuore di tua madre che prima era tutto ed esclusivamente mio?-
-Il tuo datore di lavoro, non che tuo migliore amico,
almeno da quello che dicono le voci-
Thomas alzò gli occhi al cielo, esasperato
-Shade, sempre e solo lui!-
Trudy ridacchiò. Sapeva che Thomas non lo diceva mai
seriamente, ma adorava stuzzicarlo con la sua proverbiale rivalità con il
principe.
-Almeno per te, nel tuo cuore, ci sono solo io, vero?-
Gli domandò Thomas, sfoderando il suo sguardo da
cucciolone e fissando la ragazza dritto nei suoi occhi verdi. Trudy era un vero
incanto. I capelli biondi lunghi, erano raccolti in una splendida treccia molto
vaporosa, che la contessa portava adagiata su una spalla. Lungo tutto la
treccia, come a formare una cascata, erano state poste delle perle, che
formavano una parure con gli orecchini e con la collana. Quella sera indossava
un vestito di un lilla pastello, molto delicato, che le lasciava scoperte le
spalle, dato che aveva una profonda scollatura a barchetta. I suoi grandi occhi
verdi, in quel momento, lo stavano guardando con uno sguardo languido
-Ovvio che sei sempre nel mio cuore, chi vuoi mai che
te lo porti via?-
Il ragazzo le sorrise, anche se qualcosa, nel volto di
Trudy, lo fece improvvisamente tornare serio
-Tutto a posto Trudy?-
-Certo-
Trudy spostò lo sguardo verso la sala, distogliendo lo
sguardo da Thomas. Trudy era brava a mentire, aveva affinato la tecnica ormai,
dopo gli ultimi anni. Ma sapeva che con Thomas certi trucchi non potevano
funzionare. La conosceva troppo bene per sapere quando qualcosa non andava.
Sperava solo che non insistesse con le domande, perché se c’era qualcuno in
grado di farla parlare, quello era proprio lui.
-Sai, non sembri tranquilla. È successo per cas…-
-Perché non usi il tuo potere e mi presenti alla
famosa principessa dello scandalo?-
La domanda colse di sorpresa Thomas, che fissò la sua
amica incerto
-Principessa dello scandalo?-
Trudy alzò gli occhi al cielo
-Thomas, la principessa Rein. Non dirmi che non hai
mai sentito le voci dell’ultima settimana. Dannazione, ci sei in mezzo a tutta
questa faccenda!-
-Sinceramente, non sono mai stato qualcuno che
prestava attenzione ai pettegolezzi, e dovresti saperlo, e soprattutto, nessuno
conosce veramente Rein. Non sanno che ragazza incredibile sia. È buona, dolce,
gentile… l’ultima cosa che si merita è che ci siano delle voci contro di lei-
-Rein? da quando in qua puoi chiamare un’altezza reale
per nome?-
-Da quando ho avuto l’onore di avere l’amicizia della
principessa-
-Ne parli come se fossi un uomo innamorato-
Thomas ridacchiò, scuotendo la testa
-Non dire cavolate Trudy. Ma devi credermi, Rein
è veramente una bellissima persona. Se la conoscessi te ne accorgeresti-
-A me sembra solo una opportunista-
-Trudy!-
-E’ la verità. Avrebbe potuto rifiutare l’incarico,
non aveva nemmeno partecipato alla selezione. Invece si ritrova ad accettare
scatenando il putiferio che è successo. E per cosa poi, se non avere
l’opportunità di allontanarsi dal regno del sole e di allontanarsi dall’ombra
della sorella, e, in questo modo, avvicinarsi a Shade? E se mirasse al trono?
Ci hai pensato?-
Thomas la fissò a bocca aperta, poi scoppiò a ridere.
-Trudy, Trudy, Trudy… mi sei veramente mancata, lo
sai? Se solo sapessi quante cavolate hai detto una dietro l’altra, in una volta
sola… Rein, mirare al trono? Questa è bella-
Trudy incrociò le braccia al petto, indispettita.
-Le donne sono capaci di qualsiasi cosa, ricordatelo-
-Non Rein. Fidati di me su questo, Rein non è qui per
il trono. Anche se, lascia che te lo dica in confidenza, se Shade riuscisse a
conquistare il cuore della principessa, farebbe il colpo del secolo. Sarebbe
una regina meravigliosa-
-Thomas! Come puoi dirlo?-
-Dopo che l’avrai conosciuta, te ne renderai conto-
-Non sono così importante da potere avere questo
onore-
Disse leggermente sarcastica la contessa. Thomas la
fissò e improvvisamente un sorriso che non prometteva niente di buono, fece
capolino sul volto del conte, un sorriso che lei conosceva fin troppo bene, e
che in quel momento voleva dire solo una cosa: guai, per lei.
-Thomas, cosa hai in mente?-
-Sono o non sono il capo delle guardie di sua maestà
il principe? Tua madre su una cosa ha ragione, ho un certo potere qui, sai?
Vieni con me-
Thomas afferrò la mano di Trudy, e iniziò a
trascinarla con sé
-Thomas, ma cosa fai!-
Parecchi in sala si voltarono a vedere cosa stesse
succedendo, e trudy sentì il rossore salirgli sulle
gote.
-Thomas, lasciami ti prego. Ci stanno guardando tutti-
-Ignorali. Io lo faccio sempre-
Fu la semplice risposta del conte. Intanto Thomas si
era avvicinato veloce al ciambellano, e prima che potesse annunciare qualcuno,
lo aveva zittito con un colpo della mano.
-Ora procedo io, se non vi dispiace. e’ una richiesta ufficiale dai piani alti, se capisce cosa
intendo-
Thomas sorrise all’uomo, che lo fissò incapace di dire
qualsiasi cosa, poi procedette veloce e in pochi secondi, si trovò davanti a Shade e a Rein, con la mano di trudy sempre stretta tra le sue
-Perdonate l’intromissione, altezze, ma dovevo farlo.
Per una volta, faccio valere il mio ruolo qui a palazzo-
Shade
lo fissò torvo
-Thomas… che stai combinando?-
-Sto facendo un favore ad un’amica, e, cosa più
importante, presentando a Rein una delle persone più sincere, schiette che io
conosca, nonché una sorella per me. Rein, è un onore presentarti la contessa
Trudy Gaumont, amica intima di famiglia nonché, una mia probabile fidanzata che
con molto garbo e tatto, alla sola età di dieci anni, mi disse che piuttosto
che sposare me si sarebbe fatta rinchiudere in una torre-
-Thomas!-
Trudy diede uno schiaffo sul braccio del conte, cosa
che lo fece scoppiare a ridere. Rein e Shade fissarono i due perplessi, poi Rein
si lasciò andare ad una risata, e anche Shade. Trudy, mortificata, si imporporò
tutta
-Perdonatemi contessa, non sto ridendo di voi, lo
giuro-
Disse Rein, cercando di contenere le risate e di darsi
un contegno. Trudy si limitò a farle un cenno con la testa, ancora rossa in
viso. La contessa, poi si spostò da Thomas, finalmente libera dalla sua
stretta, ed eseguì un inchino perfetto
-Chiedo scusa per questa testa vuota, altezza, ma
permettetemi di presentarmi, come si deve. Sono la contessa Trudy di Gaumont
delle terre dell’ovest. È un onore fare la vostra conoscenza-
-Un viaggio decisamente lungo, contessa, per essere
qui stasera. Grazie per avere accettato il nostro invito-
-E’ stato un onore essere omaggiata con il vostro
invito, altezza, non potevo assolutamente rifiutare-
-In più ha avuto l’occasione di rivedere me, che
ovviamente basta a giustificare il viaggio, non è vero Trudy?-
-Sarei stata meglio senza averti incontrata, credimi-
-Conosco perfettamente la sensazione, contessa,
credetemi-
Le disse Shade, provando
subito una forte empatia con la giovane contessa. Dopotutto, se entrambi
avevano avuto la disgrazia di avere come amico Thomas, il minimo che lui potesse
fare era darle tutto il suo appoggio e sostegno. Tuttavia Thomas, per niente
poco colpito dal gesto di Shade, incrociò le braccia
al petto e fissò minaccioso il suo principe
-Ehi… ricordati che quello che ti guarda le spalle
sono sempre io-
-Per fortuna che nel mio castello di pericoli seri non
ce ne sono-
-Mi stai per caso insultando, principe da strapazzo?-
-Come potrei mai permettermi, conte da due soldi-
Rein fissò sconsolata Trudy
-Ecco a cosa partecipo quasi tutti i giorni. Ma è un piacere
fare la vostra conoscenza. Spero potremmo diventare buone amiche-
Trudy fissò gli occhi sorridenti di Rein. Chinò la
testa in avanti
-Grazie per le vostre parole, principessa-
Detto questo, fece un inchino più profondo inchino a
lei e a Shade e si congedò
-Ehi Trudy, aspetta…-
Le disse Thomas, ma la donna si era già allontanata.
Il conte la fissò, perplesso
-Giuro che di solito non è così-
-Forse l’hai messa in imbarazzo, non credi?-
-Non dire cavolate Shade. Io e Trudy ci siamo fatti di
peggio… non lo so, mi sembrava… ma lasciamo perdere, probabilmente il viaggio
l’avrà stancata. Bene, altezze, perdonatemi, vado a cercare qualcosa da
mangiare, sto morendo di fame. Ci vediamo dopo-
E veloce come era arrivato, Thomas sparì. Shade si
portò una mano sul volto
-Giuro che se non gli volessi bene, lo avrei già fatto
allontanare dalla corte-
-Dovrai concordare con me però che Thomas ha un
grandissimo pregio -
-E quale sarebbe? Sul serio, sono curioso-
-E’ vero-
Shade la fissò, gli occhi spalancati per la sorpresa. Ma
si ritrovò ad annuire alle parole di Rein
-Non potrei essere più d’accordo. Ma rimane sempre un
idiota, un uomo vero, ma… idiota-
Rein si lasciò sfuggire una risata, e sul volto di
Shade comparve, anche se per pochi secondi, un bellissimo sorriso.
Le presentazioni ufficiali erano ormai terminate. Chi
aveva avuto l’onore di parlare con la giovane coppia reale, stava riferendo a
chi non ne aveva avuto la possibilità e in tutta la sala si erano formati dei
gruppi di persone che stavano chiacchierando. I commenti, in generale, erano
tutti positivi nei confronti di Rein. la principessa era riuscita là dove la regina Moon Maria
aveva sperato: per un modo o per un altro, aveva abbagliato la sua corte. E
tutti stavano riferendo proprio questo: il suo sorriso, il suo calore sincero,
avevano fatto colpo, conquistando i conti, duchi, marchesi e baroni che avevo
avuto il piacere di poterle parlare. E dopo quell’impresa la turchina si era
accomodata vicino alla regina, in un’apposita poltrona che era stata messa
vicino al trono. Al centro si trovava la regina, alla sua destra il trono del
principe e alla sua sinistra si trovava Rein. Di
solito quello era il posto occupato da Milky, nelle
poche cerimonie a cui aveva partecipato, ma quella sera le era stato categoricamente
proibito di potere partecipare, e il posto della principessa, era andato alla
principessa. In quel momento Rein stava prendendo fiato, godendosi quell’attimo di
tregua che gli era stata concessa. Shade, al
contrario, dopo avere riaccompagnato Rein vicino alla
madre, si era affrettato a scendere di nuovo, e stava parlando con alcuni
uomini, alcuni dei ministri del suo gabinetto
-Spero sia andato tutto bene-
Disse Moon Maria alla giovane, strappandola dai suoi
pensieri
-Tutto perfetto. Solo non credevo fosse così…-
-Stancante?-
Rein annuì. La regina le sorrise, materna
-Sei stata bravissima. E da quello che ho potuto
vedere da quassù, tutti sono stati entusiasti di te-
-Ho solo sorriso e ringraziato-
-Un sorriso può smuovere gli animi, ricordalo sempre-
Un valletto si avvicinò alla regina, e le bisbigliò
qualcosa all’orecchio. Quando si fu allontanato, si voltò verso Rein
-Temo mia cara, che la tua pausa sia giunta al
termine. È ora di tornare al nostro lavoro-
La regina si alzò, e come un magnete, tutti i presenti
si zittirono e si voltarono ad osservare la loro regina
-Signori, signore, che le danze abbiano inizio-
Un fremito di eccitazione si propagò in tutta la sala.
Da una porta nascosta, fecero il loro ingresso dei musicista e per ultimo,
anche se non per importanza, comparve il maestro d’orchestra. I musici si
inchinarono alla famiglia reale, poi presero i propri posti, in una zona ben
precisa della sala, e quando ogni strumento fu accordato e tutti furono pronti,
seduti ai loro posti, il maestro si mise loro di fronte e si voltò verso la
regina. Moon Maria fece un gesto con la mano, e il maestro diede il via ai suoi
musici, che iniziarono a suonare. La dolci note di una ballata si levarono e la
sala ne fu piano piano investita. Le coppie presero posto al centro e
iniziarono a ballare. La regola avrebbe imposto che il primo ballo fosse fatto
da una coppia reale, ma al palazzo, tutti sapevano che il principe non ballava
mai durante le occasioni formali e la regina, anche a causa della sua salute,
aveva rinunciato a questa abitudine ormai da tanto tempo. Rein stava osservando
le coppie seduta al fianco della regina, e si gustava lo spettacolo, in
silenzio. La regina, invece, aveva spostato lo sguardo su suo figlio. Shade era vicino a Thomas, i due stavano parlando, e
sembravano non curarsi di ciò che stava avvenendo loro attorno. Il volto di
Moon Maria si offuscò per un attimo
-Credevo che questa volta Shade avrebbe fatto
un’eccezione-
-Come maestà?-
-Il primo ballo… speravo che Shade avrebbe danzato con
te, per aprire le danze. L’etichetta lo avrebbe imposto. Ti sta facendo un
torto, lo sai? Sei una principessa ospite nel nostro castello, avrebbe dovuto
ballare con te. Anche se spero, che magari, in un altro momento della serata…-
-Mi dispiace deludervi maestà ma… mi ha detto che non
ballerà-
Disse Rein, il tono di voce
leggermente malinconico. Moon Maria si voltò a guardarla, leggermente stupita
per il tono usato della turchina. Rein non la stava
guardando, stava guardando in direzione di Shade, lo
sguardo velato come dalla tristezza
-Tutto a posto tra voi due?-
Rein
si voltò a guardare la regina. Arrossì leggermente, prima di annuire
-Assolutamente si-
-Cosa mai…-
-Chiedo perdono maestà, scusate l’intrusione-
Il lord ciambellano si era avvicinato alla regina,
cogliendola totalmente di sorpresa
-Lord Kentor, volete farmi prendere un colpo al cuore?-
-Vi chiedo perdono maestà, non vi volevo spaventare-
-Cosa desiderate?-
-La principessa Rein è richiesta-
-Rein?-
La regina si voltò verso la turchina, che si era
alzata dalla sua sedia
-Immagino ci sia qualcuno che voglia danzare con me-
-Esatto principessa. Il principe ha detto che non ci
sono problemi, anzi, ha detto che così la principessa potrà divertirsi-
Rein fece un sorriso di circostanza e si affrettò a
scendere la scalinata, seguita dal lord ciambellano. La regina fissò sbalordita
Rein, e si affrettò a cercare con lo sguardo suo figlio. Non trovandolo, chiamò
un valletto
-Chiamatemi subito mio figlio-
-Certo maestà-
Mentre la regina aspettava Shade, vide Rein raggiungere
il conte Philip di Hoteval, parlare un poco con lui, e non appena la musica
finì, li vide prendere il posto in sala per il prossimo ballo.
-Ma cosa sta succedendo?-
Rein si trovava al centro della pista da ballo, pronta
per danzare con il conte. Sembrava più nervoso lui di lei, e anche se
all’inizio avevano chiacchierato un poco, ora lui era molto silenzioso. La
turchina sperava che il conte spezzasse quel silenzio che stava, a poco a poco,
diventando imbarazzante, dato anche che quasi tutti i presenti in sala si erano
voltati per vedere lei e il conte che avrebbero ballato, e molti già stavano
parlando di quell’accaduto. Fu la musica,
tuttavia, a salvarla in quel momento, perché fece capolino nel loro silenzio, e
il conte, come svegliatosi all’improvviso, si riscosse
-Volete farmi questo onore, principessa?-
Rein non rispose, si limitò ad alzare la mano,
affinché il conte la prendesse e iniziassero così a danzare. Philip non perse tempo, afferrò la mano
saldamente nella sua, e passò il suo braccio attorno alla vita di Rein,
avvicinandola a se. Rein si lasciò guidare dal conte, e iniziarono a ballare.
-Vogliate perdonarmi, altezza. Temo di essere un
compagno decisamente poco adatto-
-Non direi conte. Stiamo ballando e anche molto bene,
direi-
Il conte le sorrise, grato per quelle parole
-Non sono, però, un ottimo comunicatore. Temo di non
sapere intrattenere un’altezza reale con la mia misera conversazione-
-Perché, di cosa credete parliamo noi altezze reali?-
-Sicuramente di… sono certo che…-
Rein ridacchiò, guardando il conte balbettare
-Vi assicuro, conte, che non abbiamo argomenti
esclusivi di conversazione. Di solito ci lamentiamo di quanto sia noioso
passare intere giornate a provare abiti o a studiare lunghe cerimonie che
probabilmente non affronteremo mai nelle nostre vite-
Philip la guardò con gli occhi granati, prima di
sorridere
-Dovrete pensare in questo momento che sono uno
sciocco-
-Niente affatto. Siete stato onesto, e questa è una
cosa rara in questo mondo-
-Vi ringrazio… in effetti, la mia Lucille, dice sempre
che mi faccio problemi molto più grandi di quanto in realtà non siano, e del
tutto infondati a volte-
-Le donne vanno sempre ascoltate, conte, siamo divulgatrici
di verità-
I due scoppiarono a ridere, mentre continuavano a
ballare.
-Non sapevo aveste una donna nel vostro cuore. Come
mai siete venuto senza di lei stasera?-
Il conte si fece un attimo scuro in volto e restò in
silenzio. Rein percependo la tensione, si diede della stupida per avere fatto una
domanda così personale
-Vi chiedo scusa, non sono affari miei, non volevo…-
-La mia Lucille è venuta a mancare un anno fa, ormai.
Sono un uomo vedono, maestà-
Rein sentì il suo cuore fermarsi per un attimo
-Sono desolata, non volevo farvi ricordare una cosa
così dolorosa-
-In realtà, è un ricordo che porto sempre con me, non
avete fatto assolutamente niente di sbagliato, altezza. Sono stato io a
nominarla, voi non avete colpe. Dopotutto non avreste potuto saperlo-
Fecero alcuni passi in silenzio. Fu il conte a
spezzarlo
-Grazie per essere stata così gentile con mia cugina.
È la prima volta che viene a corte e si è lasciata andare con voi prima. Grazie
per averle perdonato la sfacciataggine-
Rein scosse la testa
-Non dovete ringraziarmi. Ha una spontaneità tale, che
credo le si possa perdonare qualsiasi cosa. Siete fortunato ad avere una cugina
così solare al fianco-
-Avete ragione. Sapete, da quando sono rimasto vedovo,
si è sempre presa cura di me. Si è sempre assicurata che non passassi troppo
tempo immerso in ricordi o nella tristezza, e ha sempre cercato di farmi avere
un buon’umore. A messo a soqquadro una casa, ha rivoluzionato ogni cosa, ma ha
portato gioia e allegria, e devo ammettere, ci voleva proprio-
Rein gli sorrise
-Quando qualcuno ci vuole così bene, dobbiamo
ringraziare gli dei-
-Assolutamente d’accordo con voi, maestà-
I due si sorrisero, poi rimasero in silenzio.
Tuttavia, non fu un silenzio carico di tensione o di agitazione. Fu un silenzio
piacevole, tra due persone che avevano condiviso qualcosa, e che si lasciavano
cullare dalla musica.
Shade era accorso subito al fianco di sua madre.
-Madre, che succede? Non vi sentite bene-
-Sto benissimo..-
-Allora cosa...-
-Cosa hai detto a Rein?-
Shade la guardò perplesso
-Come?-
-Rein, la principessa che vive nel nostro castello,
con cui hai passato un’ora prima a parlare. Che le hai detto?-
-Niente!-
-Allora spiegami questo-
Moon Maria indicò la sala e precisamente la coppia al
centro che stava ballando. Shade fissò i due, poi
distolse lo sguardo, tornando a guardare sua mamma
-Non le ho fatto niente-
-E allora come mai era così strana prima e,
soprattutto, cos’è questa storia del “così la principessa può divertirsi”?-
Shade
fissò sua madre negli occhi, poi abbassò lo sguardo, colpevole
-Sai che io non ballo-
-Avresti potuto fare un’eccezione, anzi, avresti dovuto-
Shade
tenne sempre lo sguardo abbassato, ma la regina non aveva finito
-Avresti dovuto ballare con lei. È una altezza reale,
nostra ospite. Il cerimoniale per cui ti batti tanto e che obblighi chiunque a
rispettare prevedeva che tu ballassi con lei, per primo-
-Se lo avessi fatto domani tutti avrebbero parlato di
questa cosa e avrebbero continuato anche per le prossime settimane inventando
chissà quali storie e ricamandoci sopra chissà cosa. Ecco perché non ho ballato
con lei. Non si merita altre chiacchiere-
Moon Maria guardò suo figlio, e un sorriso dolce le si
dipinse sul volto
-Non puoi proteggerla da queste cose. Fa parte nel
nostro mondo, lo sai-
-Ma ora è una mia responsabilità. Non farei mai niente
per metterla a disagio-
-E costringerla a ballare con degli estranei non lo è?-
-E’ stata lei ad accettare un invito per prima-
-Come?-
-Il conte d’Hoteval. L’ha presa di sorpresa,
invitandola, e lei ha accettato. Mica potevo impedirglielo, dopo tutto-
-Almeno questo spiega quello che sto vedendo-
Shade si voltò, e puntò lo sguardo nello stesso punto
di sua madre. Rein stava volteggiando leggiadra tra le braccia del conte nel
centro della pista. Era incredibile come anche da così lontano, Shade vedesse
il sorriso sul volto della turchina, un sorriso che in quel momento era rivolto
a un altro uomo. Anche il conte stava sorridendo, e nel vederli così, Shade
sentì qualcosa insinuarsi dentro di lui, in modo forte e prepotente. Moon Maria
si accorse subito del cambiamento del figlio e in quel momento, decise di agire,
decise di fare una cosa, che mai si sarebbe immaginata di fare a suo figlio.
-Dopo tutto devo darti ragione. Sembra che si stia
divertendo-
-Così sembra-
-Mi sembra anche normale, dopotutto-
-Che cosa vorresti dire?-
-Oh, niente di speciale…-
Shade continuò a guardare i due, che stavano
continuando a ballare, allegri.
-Che cosa volevi dire, mamma?-
-Immagino che a Rein non
dispiaccia ballare con il conte d’Horval. E’
sicuramente uno degli uomipiù rispettosi del
regno, è educato e da quello che vedo un ottimo ballerino. E poi…-
-Poi?-
-E’ un bellissimo uomo, non trovi, per di più così
irreprensibile, dalla reputazione immacolata, un uomo di sani principi e ideali.
E’ senza ombra di dubbio una delle scelte migliori, in fatto di uomini questa
sera con cui ballare. L’unico che conosco che gli possa rivalere come rispetto
e reputazione siete tu e Thomas. Ma tu non balli e Thomas deve fare il suo
dovere quindi… Ma da quello che vedo non ci dobbiamo preoccupare con simili
discorsi.A Rein
sta piacendo ballare con lui non vedi? Guarda come sta sorridendo-
Shade,
lo sguardo sempre fisso su Rein, si fece sempre più
cupo man mano che sua mamma parlava. Si era trovato d’accordo con lei, e la
cosa lo stava facendo arrabbiare, invece che calmare. Reinera decisamente bella quella sera. Il
vestito, i gioielli, il sorriso… era difficile staccarle gli occhi di dosso.
Senza rendersene conto, Shade si trovò a scendere le scale, veloce. Non badò a
nessuno, si diresse veloce verso la pista da ballo. La folla si aprì
automaticamente al suo passaggio, e tutti osservavano curiosi il principe.
Shade non badò a nessuno di loro e continuò la sua marcia. Anche quella volta,
sembrò che il destino si mettesse di mezzo. Nell’esatto momento in cui Shade
aveva messo piede sulla pista da ballo, la musica era cessata, le coppie si
erano fermate, e alcune si stavano dirigendo al di fuori della pista, mentre
altre erano pronte a prendere il loro posto. Ma alla vista del principe, tutti si
erano fermati, immobili. Le coppie presenti ancora sulla pista, si affrettarono
ad inchinarsi e ad allontanarsi. Rein e il conte di Hoteval erano fermi,
immobili. Shade non disse niente. Si mise al fianco della turchina e allungò
una mano verso di lei. Non le chiese niente, perché non c’era bisogno di
chiederle niente. Il principe sentì lo sguardo di Rein
addosso, ma non la guardò. Era fermo, immobile, solo la mano tesa tra di loro
tremava impercettibilmente, in una implicita richiesta, quasi una
preghiera
“Vuoi ballare con me?”
La mano protesa davanti a lei aspettava.Non la stava guardando, ma sapeva che era
impaziente di sapere la sua risposta. Piano piano sentiva che tutti gli sguardi
della sala si stavano posando su di lei, e sapeva che, in un modo o in un
altro, tutti avrebbero parlato di ciò che sarebbe successo. Per questo motivo,
forse, o forse proprio per la voglia di ballare con lui che le era nata dentro,
senza pensarci, afferrò quella mano, e si lasciò andare. Il silenzio ora si era
fatto assoluto. L’unico rumore era il suono dei loro passi, dato che si stavano
apprestando a raggiungere il centro della sala e a mettersi in posizione. Non
ci fu bisogno di parole tra loro. Shade si fermò e la
fece volteggiare, fino a trovarsela davanti a se. Senza esitare le afferrò la
vita con una mano, portandola vicino a lui, mentre l’altra mano, già impegnata
con quella della turchina, strinse ancora di più la presa. Rein
si limitò a farsi trasportare, e poggiò la sua mano sulla spalla del principe. Ora
erano perfettamente l’uno di fronte all’altro e si guardarono negli occhi. Rein cercò di afferrare i pensieri che potevano passare
dentro la testa del principe, ma si trovò incapace di riuscirci, e si perse
nello sguardo intenso di Shade. Le sembrava che lui
la stesse guardando con una intensità che non le aveva mai visto prima. Sentì il
suo cuore aumentare in modo esponenziale i battiti del suo cuore e un leggero
rossore imporporarle le guance. Sarebbe rimasta ferma solo ad osservarlo, ma Shade ruppe quel momento di perfetta immobilità. Il
principe, infatti, distolse lo sguardo da Rein, e
fece un piccolo cenno con il capo al direttore d’orchestra. Fu tutto quello di
cui ci fu bisogno. Un piccolo, semplice, cenno del capo, e la macchina si mise
in moto. Il direttore si girò verso i suoi musicisti e con un leggero, ma
deciso colpo di bacchetta, diede il via alla musica. Le note di un valzer
presero vita dagli strumenti e in perfetto tempo con la musica, Shade fece un passo, iniziando così la loro danza. Per Rein fu tutto, assolutamente, perfettamente straordinario.
Non badò ai suoi piedi, non badò ai passi da fare, si lasciò guidare da lui.
Tutto ciò che fece fu guardarlo negli occhi, e vi si perse dentro. La stanza,
la folla che li stava osservando, tutto svanì. Fu come se si trovasse sospesa a
metà tra un sogno e la realtà, l’unica certezza era data dalle note della
melodia e dalle forti braccia di Shade, che la
sostenevano e la circondavano. Era come una magia. Ad un tratto, Shade le sorrise e senza preavviso, la mano che la teneva
per la vita lasciò la presa, e Rein si ritrovò a
volteggiare, in una piroetta. Il vestito della turchina si aprì, in una
meravigliosa ruota di tulle azzurro e Rein ebbe la
sensazione di trovarsi in un mare morbido azzurro che la accoglieva, avvolgendola.
Quando ritornò tra le braccia di Shade, si lasciò
andare ad una risata spontanea, sincera e quasi liberatoria, mentre Shade si limitò a sorriderle. Era un sorriso che si vedeva
poco sul volto del principe, era un sorriso rilassato e che veniva dal cuore,
un sorriso che Rein faticava a ricordare di avergli
veramente mai visto sul volto. Sarebbero potuti andare avanti così, a ballare,
ancora per molto tempo, forse per tutta la notte, ma all’improvviso, lo sguardo
di Shade fu catturato da qualcosa, e quando spostò lo
sguardo su ciò che lo aveva distratto, in un punto dietro le spalle della
principessa, il suo sorriso si spense. E in quel preciso momento, l’incanto
finì. Per Rein fu come tornare improvvisamente
sveglia e consapevole su dove si trovava, sul chi era, con chi era, e cosa
stava facendo. Anche Shade sembrava esserne pienamente
cosciente, e qualcosa tra di loro si era come spento. Ben presto le note del
valzer si avviarono alla loro conclusione, e dopo poco, si spensero e il ballo
tra i due, finì. Shade lasciò la presa sulla
principessa e si allontanò da lei, veloce, di qualche passo. Le fece un piccolo
inchinò, a cui Rein rispose prontamente, poi lui si
voltò e se ne andò, lasciandola lì, al centro della pista, sola. La folla si
riaprì al suo passaggio e il principe si fece strada tra le facce sconvolte,
perplesse e basite dei suoi sudditi. Li ignorò tutti, e si diresse veloce verso
la scalinata, che fece in pochi passi e poi si sedette al fianco di sua madre.
Moon Maria era impassibile, il volto una perfetta maschera che non mostrava
nessuna emozione. Non disse niente al figlio, e lui non si rivolse a lei.
L’unico movimento fu un gesto, la regina appoggiò la propria mano su quella del
figlio, protettiva. Tutto sembrò immobile ancora per qualche secondo e Rein, ancora ferma al centro della sala, non sapeva che
fare. Fu Thomas a salvarla. Le si avvicinò, si inchinò e allungò una mano verso
di lei
-Principessa, posso avere l’onore del prossimo ballo?-
Non la lasciò neanche rispondere, le afferrò la mano e
si mise in posizione. La musica tornò a risuonare nella sala, e Thomas diede il
via al loro ballo. E come per magia, tutta la sala sembrò riprendere vita,
anche se ora nessuno non faceva che parlare di una cosa sola: il ballo tra i
due giovani principi.
Charlotte stava fissando a bocca aperta sua cugino,
poi la principessa e infine il principe, in un moto perpetuo. Non riusciva a
credere a quello che aveva appena visto
-Non avevi detto che il principe non ballava mai?-
-Infatti-
-Eppure lui… con la principessa…-
-Sembrava arrabbiato quando è venuto a prenderla nella
pista da ballo?-
-Davvero?-
-Si… non ha rivolto uno sguardo alla principessa, ma
ha fissato me come…-
-Come?-
-Come se foste di troppo, non è vero?-
Philip si voltò di scatto e si ritrovò a fissare la
contessa Trudy di Gaumont.
-Contessa di Gaumont se non
sbaglio…-
Trudy fece un piccolo accenno di assenso con il capo
-Sono onorata che conosciate il mio nome-
-Conosce praticamente ogni albero genealogico del
regno-
Disse Charlotte, alzando gli occhi al cielo, in segno
di esasperazione
-Obbligava anche me a farlo ma troppi nomi e poi-
-Charlotte-
Philip non aveva alzato la voce ma era stato diretto e
fermo nel pronunciare il nome della cugina. Lei arrossì e voltò lo sguardo
-Chiedo scusa-
Trudy si affrettò a sorridere alla giovane, poi spostò
lo sguardo sul conte
-Se c’era una certezza nelle occasioni di corte, era
che il principe non ballava mai. Eppure questa sera abbiamo visto una sorta di
miracolo. E tutto per merito della principessa appena arrivata. Ditemi conte,
dato che avete ballato con la giovane principessa, che impressione avete avuto
di lei?-
-Con tutto il rispetto, contessa, non credo sia una
cosa che vi riguardi-
Trudy spalancò gli occhi, leggermente offesa. Non era
abituata a uomini che non le raccontavano qualcosa, di solito aveva il potere
di farsi dire ogni cosa volesse.
-Perdonatemi la mia era solo semplice curiosità non
intendevo…-
-Non sembrava. Per quanto vi possa riguardare,
sappiate che la principessa è stata molto cortese e gentile durante il nostro
ballo e anche con mia cugina Charlotte, sorvolando su una sua buona dose di
mancanza di buon senso. Non trovo niente di strano nel fatto che il principe
abbia voluto ballare con lei. Dopotutto si tratta di un evento ufficiale della
corte, e come da cerimoniale, quando un’altezza reale è in visita o ospite del
palazzo, il principe ha l’obbligo di ballare con lei. E ritengo abbia scelto il
valzer perché è assolutamente un ballo regale. Non trovo nulla di sospetto in
questo. E se sua altezza reale il nostro principe era arrabbiato con me, è
perché io stesso ho contravvenuto alle regole, chiedendo un ballo alla
principessa, e lei, molto generosamente mi ha concesso questo onore. Questo è
ciò che vi spetta di sapere, contessa. Se volete tramare o mettere in giro
pettegolezzi strani, andate a cercare altrove. Io non mi presto a queste
macchinazioni. Charlotte, andiamo-
Detto questo il conte fece un inchino a Trudy, e poi,
veloce, i due si avviarono. Trudy sentì le guance diventare sempre più rosse, e
sentì anche qualche bisbiglio dietro di lei, di qualcuno che aveva visto e
sentito tutto. Tuttavia non si fece sorprendere troppo dall’imbarazzo e a testa
alta, si avviò vicino alla pista da ballo. Tuttavia, mentre camminava, non riuscita
a non pensare a ciò che quell’uomo le aveva detto. Lei non era una pettegola,
era solo in guardia. C’era qualcosa in Rein che non
la convinceva, e dallo sguardo che aveva visto su Shade,
si era decisamente allarmata. Trudy aveva già visto quello sguardo prima.
Sapeva cosa voleva dire quando un uomo guardava così una donna quando era tra
le braccia di un altro. Forse era stata l’unica ad osservare Shade durante il ballo della principessa e del conte. E
aveva visto, quella gelosia che era esplosa prepotente. E lei lo sapeva bene…
la gelosia voleva dire che c’era un sentimento dietro. E quello che preoccupava
Trudy era proprio quello, il sentimento nascosto. Perché se era ciò che lei
temeva avrebbe potuto portare terribili guai al regno. Soprattutto se dietro
c’era la manovra di una donna che aveva un desiderio ben preciso: il trono.
Philip aveva lasciato la sorella alle cure di una
anziana coppia amica di famiglia e si era allontanato dalla sala. Aveva bisogno
di allontanarsi dal rumore, dalla confusione e dalla folla. Aveva bisogno di
riflettere. Non si incolpava per avere parlato in modo così duro a quella
donna. Dopotutto aveva fatto ciò che ogni fedele suddito avrebbe fatto: aveva
difeso il suo principe e la corona. Anche se nel suo cuore sapeva che più che
il principe, aveva voluto difendere la principessa. Aveva capito cosa voleva
insinuare la contessa, che Rein avesse fatto come una
sorta di incantesimo sul principe, ammaliandolo. E non poteva permettere che
qualcuno pensasse male di quella meravigliosa creatura che era Rein. tuttavia si domandava come
potesse, dopo una sola serata, avere già preso le parti della principessa, in
una fazione che sapeva si era creata quella sera stessa. Era entrato subito tra
i suoi sostenitori, ne era rimasto abbagliato, stupito, conquistato dal primo
sorriso che lei gli aveva rivolto. Solo un’altra volta gli era successa una
cosa del genere, e alla fine quella donna l’aveva sposata. Senza rendersene
conto aveva stretto i pugni talmente tanto che sentiva le unghie infilarsi
nelle carne della mano. Che cosa gli stava succedendo?
Rein
e Thomas stavano volteggiando tranquilli nella sala, ignorando gli sguardi
della gente e godendosi quell’attimo di pace
-Grazie-
Disse ad un tratto la turchina a Thomas, rivolgendoli
un sorriso
-Dovere… e poi scoprirete, cara la mia principessa,
che sono un ballerino migliore dello scorbutico lassù-
Rein
gli sorrise, e lui le fece l’occhiolino. Lentamente anche altre coppie presero
posto sulla pista tornando ad animare la serata.
-Mi dispiace avere rovinato l’atmosfera-
Rein
fissò Thomas, perplessa
-Come scusa?-
-Il repentino cambio di umore di Shade.
Perdonami, ma lo dovevo avvertire. Stavate decisamente attirando gli sguardi di
tutti quanti, in modo poco piacevole se me lo consenti-
Rein sentì
le guance imporporarsi
-Non stavamo facendo niente…-
-Solo ballando come se il mondo attorno a voi non
esistesse. Credimi, eravate assolutamente incantevoli da vedere. Non ho mai
visto Shade così rilassato e felice… credo di non
averlo mai visto ballare, lo sai? Ma stavate attirando un genere di chiacchiere,
come ti ho già detto, per niente gradevole, te lo assicuro. Sono dovuto
intervenire e avvertirvi. Meno male che Shade mi ha
visto… ma temo di doverti delle scuse. Non volevo rovinarti il ballo-
-Non l’hai fatto-
Fecero qualche altro passo in silenzio. Alla fine, Rein arrivò ad una conclusione
-Vi invidio, lo sai?-
Thomas alzò un sopracciglio, non capendo il senso di
quella frase.
-La vostra amicizia-
-Oh, non esagerare Rein.
Insomma, chiunque nella mia posizione avrebbe…-
Rein
scosse la testa, decisa
-Shade è fortunato ad avere
un amico come te. Avete un’amicizia speciale, ve la invidio tanto-
Thomas la fissò un po’ stupito e perplesso. Poi si
lasciò andare ad un sorriso.
-Grazie per le tue parole-
Non dissero più niente, e continuarono a ballare. Quando
la musica finì fecero ancora un ballo insieme, poi Thomas la accompagnò verso
la scalinata, dove doveva lasciarla. Quando fece per salutarla, Thomas le fece
un inchino
-È stato un onore ballare con voi stasera,
principessa-
-Grazie per avermi fatto compagnia-
-È stato un dolce dovere-
Rein
lo guardò perplessa e questa volta fu il turno di Thomas di ridacchiare.
-Non avrai pensato sul serio che io non avessi degli
ordini precisi per la serata, vero? Diciamo solo che un principe iper protettivo mi ha chiesto, se la situazione si fosse
fatta critica, di occuparmi di te, e di fare in modo di farti sempre avere un
sorriso sul volto-
Rein,
con gli occhi sgranati, spostò lo sguardo verso Shade,
che stava parlando con sua madre, e non aveva mai posato lo sguardo su di lei
dopo il loro ballo. Una parte di lei si sentì tradita dal principe, non voleva
essere considerata una bambina che non sapeva comportarsi in società, ma subito
quella sensazione se ne andò, lasciando crescere un sentimento di gratitudine
nei confronti del principe. Non la stava ignorando, stava facendo in modo che
non si divulgassero troppe chiacchiere inopportune.
-Puoi farmi un favore, Thomas?-
-Certo Rein, dimmi tutto-
-Riferisci al tuo principe che sono stata benissimo
questa sera. Hai portato brillantemente a termine la tua missione, signor
conte-
Thomas le sorrise e si inchinò
-Ovvio che ho eseguito bene il mio compito. Dopotutto
sono il miglior uomo, conte e capo della guardia reale di tutto il regno, anzi,
di tutti e sette i regni-
Rein
scoppiò a ridere assieme a Thomas.
-Oh Thomas, se non ci fossi la vita sarebbe
decisamente molto più triste qui-
La risata improvvisa e forte di Rein
fece voltare Shade. Rein e
Thomas stavano ridendo e scherzando, e il principe si lasciò andare ad un
sorriso. Thomas aveva mantenuto il suo impegno, far si che la serata passasse
in modo sereno e tranquillo per la turchina. E Thomas lo aveva fatto, fin
troppo bene, salvando così non solo lei, ma soprattutto, salvando lui. Cosa gli
era passato per la testa di ballare di ballare con Rein.
Quando l’aveva vista ballare con il conte di Hoteval,
così rilassata e sorridente qualcosa gli era scattato dentro. E agendo
d’impulso, l’aveva messa in pericolo. Eppure ballare con lei era stato come…
come perdersi in un sogno. La musica era partita, e lui non aveva più pensato a
niente, se non agli occhi della ragazza. Ci si era perduto nell’azzurro intenso
del suo sguardo, e non aveva prestato attenzione alle persone intorno a loro.
Era un miracolo che avesse incrociato lo sguardo di Thomas. Lui lo aveva
fissato, e lo aveva avvertito. Tutti i presenti avevano visto come stava
ballando e c’erano molti che bisbigliavano e indicavano. Si era lasciato andare,
troppo, e così facendo si era scoperto, ma ciò che più era pericoloso, era che
aveva fatto si che Rein diventasse un bersaglio e
questo era una fatto gravissimo. Per questo, non appena si era fermata la
musica, lui si era allontanato, arginando il più possibile le voci. Aveva
raggiunto sua madre e si era seduto, cercando di mantenere un’aria tranquilla e
impassibile. Eppure dentro di se era un fuoco, di rabbia e frustrazione, tutta
rivolta contro se stesso. Come aveva potuto abbassare così tanto la guardia non
lo sapeva. Sperava solo che non avesse combinato un danno irreparabile. Anche
se con la sua corte non si poteva mai sapere con esattezza. Sentiva gli sguardi
e udiva i bisbigli della sala, ma sapeva anche come ignorarli. E, soprattutto,
sapeva di avere sua madre come alleata. Non aveva fatto altro dopo il ballo,
era rimasto seduto, a chiacchierare con la madre, che non gli aveva chiesto o
detto nulla di quanto accaduto. E per fortuna, ormai, la serata stava per volgere alla sua
naturale conclusione. Come se fosse stato tutto programmato al secondo, quando
la musica finì, la regina Moon Maria si alzò dal suo trono, e quello fu il
segnale. Il direttore d’orchestra si inchinò ai reali e con un gesto veloce
congedò i suoi musicisti e se stesso. Tutti i presenti in sala si voltarono verso
il trono e attesero. Quando Moon Maria fu certa di avere l’attenzione su di se,
parlò
-Miei cari sudditi, a nome mio e dei miei figli, vi
ringraziamo per essere venuti qui stasera a averci deliziato della vostra
compagnia. Come tutti ben sapete, il motivo di questa serata è uno solo, ed un motivo ben
preciso. Sono lieta, a nome mio e della mia famiglia, di dare il benvenuto alla
principessa Rein del regno del Sole, nonché la nuova
Principessa Istitutrice di mia figlia, la principessa Milky.
Sono certa che accoglierete la principessa nei vostri cuori come un membro
della mia famiglia, e che la farete sentire bene accetta nel nostro bellissimo
regno.
A quelle parole seguì un applauso. Quando il rumore si
spense, la regina riprese a parlare
-Ora, dopo questa piacevoli ore di divertimento, è il
momento di tornare ai nostri doveri. Che la Dea della Luna accompagni il vostro
sogno e vi protegga-
E con quelle parole, la serata era finita. La famiglia
reale si alzò, e si avviò verso la porta. Rein, che
si era avviata con loro, si ritrovò di fianco a Shade.
Il principe, infatti, si era fermato ai piedi della scalinata e l’aveva
aspettata. Senza dire una parola le aveva afferrato la mano e così come erano
entrati insieme, uscirono insieme dalla sala. Era un semplice gesto di
cortesia, essendo Shade il solo principe presente in
sala, nonché uno dei padroni di casa, era suo dovere scortare un’altezza reale,
nonché sua ospite, fuori dalla stanza. Tutti lo sapevano, sia i presenti, che
la stessa Rein. Eppure, vedendoli andare via così,
qualcuno aveva già in mente cosa dire o fare. Dopotutto, una corte non è tale,
senza qualche pettegolezzo e con quella serata, di pettegolezzi, ne sarebbero
di sicuro stati messi in circolazione molti.
Arrivati al primo piano, Rein
prese congedo dalla famiglia reale e si diresse verso le sue stanze. Nonostante
tutto quello era successo, si sentiva bene, felice e rilassata. Era da tanto
che non rideva e ballava così, era da molto che una serata di corte non la
faceva stare così bene. E il ballo con Shade… era
stato un momento strano, ma bellissimo. Mai le era capitato di provare una
sensazione del genere ballando con qualcuno. Sapeva che Shade
era un ballerino eccezionale, ma quella sensazione, ciò che aveva provato… ma
non ebbe tempo di riflettere più di tanto perché Dreamy
la stava aspettando, impaziente. La tempestò di domandesulla serata, i vestiti, le persone
presenti, se aveva sentito qualche pettegolezzo… Invece che esserne
infastidita, Rein si trovò a ridere e a scherzare,
mentre la sua cameriera l’aiutava a svestirsi e a scioglierle i capelli.
-Sono contenta che sia stata una bella serata per voi,
principessa-
-Lo sono anche io-
-Sono lieta che vi troviate così bene qui al castello-
Dreamy
le sorrise e Rein si trovò a ricambiare
-Lo sono tanto anche io-
Rein
vide che uno strano sorriso era comparso sul volto di Dreamy.
-Dreamy, cosa succede?-
La giovane sembrava indecisa. Era come se volesse
chiederle qualcosa ma fosse trattenuta dal farlo. Seduta nella poltrona del suo
salotto personale, Rein osservava il dibattito
interiore della giovane, a metà tra il divertito e il preoccupato
-Andiamo Dreamy, se devi
chiedermi qualcosa, fallo e basta-
-Come è stato il ballo con il principe?-
Rein
fissò a bocca aperta la sua cameriera
-Come fai a…-
-Tutto il castello ne parla. Un valletto della sala lo
ha riferito ad una guardia che è subito scesa nelle cucine per dirlo ai
presenti e poi… il passaparola è stato rapido. Ma non voglio sentire dei
pettegolezzi quando posso chiederlo direttamente a voi… allora? Come è stato?
Bellissimo immagino-
-Si…-
Fu tutto quello che disse Rein,
sbalordita e frastornata
-Lo immaginavo. Tutte noi cameriere ci siamo sempre
dette che il principe doveva essere un ballerino eccezionale ma, sa, non
avendolo mai visto ballare… neanche con Milky, cioè
con la principessina, si lascia andare. E invece… con voi! Due altezze reali,
chissà quanto eravate belli insieme. Sono così contenta per voi. Deve essere
stato bellissimo, come un sogno, dopotutto parliamo di ballare con un principe
vero e… principessa state bene?-
Rein,
investita dal fiume in piena delle parole di Dreamy,
si ritrovò frastornata.
-Si certo, perdonami, sono solo un po’ stanca, credo-
-Ovviamente siete stanca, e io sono imperdonabile. Il
mio compito è prendermi cura di voi, e invece, vi tengo sveglia con le mie
domande. Non eravate nemmeno tenuta a rispondermi e invece… siete veramente
buona con me principessa, lo sapete? Ma ora sarà meglio che vi lasci riposare. Buonanotte
principessa-
-Buonanotte Dreamy-
Disse Rein, senza avere bene
capito cosa fosse successo. Dreamy aveva detto e
fatto tutto lei, lasciandola lì, senza parole. Così il castello sapeva già.
Dopotutto doveva immaginarselo, sapeva che certe cosa viaggiavano veloci in una
corte, solo che lei non ci si era mai ritrovata nel mezzo. Tuttavia era inutile
preoccuparsi ora di quello, la cosa migliore era dormirci sopra, così si alzò e
si diresse nella sua camera, dove si buttò sul letto. Si sentiva stanca e
desiderosa di riposare, ma il sonno tardava ad arrivare. Dopo essersi girata un
paio divolte
decise di alzarsi, sbuffando. Decise di provare a prendere una boccata d’aria
fresca, così si diresse verso la balconata, indossando, come protezione dal
freddo, la vestaglia. L’aria era particolarmente piacevole quella sera, e la
luna splendeva nel cielo stellato, illuminando il giardino. Rein
si sedette sulla balaustra, appoggiando la schiena contro una colonna. Il
contatto con il marmo freddo le procurò un brivido lungo tutto il corpo, ma
l’aria tiepida la riscaldò subito. Si stava piacevolmente rilassando, quando
qualcosa di inaspettato la sorprese. In un modo molto poco principesco, lo
stomaco della turchina brontolò. Rein si accorse solo
in quel momento di avere fame. Non aveva toccato cibo dal pranzo,dopotutto,
presa da tutto il resto. Il problema era che era notte ormai, e di sicuro tutti
stavano sicuramente già dormendo. Tuttavia, era certa che se fosse scesa in
cucina, avrebbe trovato. Doveva solo riuscire a sgattaiolare di nascosto di
sotto, senza farsi vedere, in camicia da notte e vestaglia. Era un piano folle,
e si ritrovò a scuotere la testa, come a scacciare via quell’idea, ma la fame
era decisamente troppa. Così, si affrettò a rientrare e si diresse veloce verso
la porta, la decisione già presa. Aprì piano e sbirciò il lungo corridoio. Era
vuoto, così, si affrettò a percorrerlo, veloce. Invece di aprire la porta che
l’avrebbe condotta verso il salone principale e alle scale principali del
palazzo, si fermò all’incirca a metà del corridoio e iniziò a cercare. Aveva
saputo da Dreamy che all’incirca in quel punto c’era
una porta che conduceva ad una scala di servizio che portava direttamente in
cucina. Infatti, essendo il castello una struttura grande e complessa, erano
state create queste scale e percorsi in modo da facilitare il percorso di
cameriere e valletti. E ora, quelle strade, sarebbero state di enorme aiuto
alla principessa. Non dovette cercare molto, perché ad un tratto Rein vide una scanalatura nella tappezzeria del corridoio.
Vi passò sopra la mano, fino a quando non sentì una rientranza nel muro. Infilò
la mano dentro e tirò decisa verso di se. La porta si aprì facilmente, senza
emettere un suono, ed eccola apparire lì, una scala. Veloce si affrettò ad
entrare, richiuse la porta dietro di se, e si affrettò a scendere. Il cibo la
stava aspettando, e il suo stomaco lo richiedeva con urgenza.
Shade
non dormiva. Era nel suo appartamento alla sua scrivania e controllava dei
documenti del regno. Appena tornato dal ballo si era liberato del pesante e
scomodo abito da cerimonia e aveva indossato qualcosa di comodo, e si era messo
al lavoro. Ormai era più forte di lui, il lavoro era diventato talmente tanto
parte della sua giornata, che non riusciva a staccarsene per troppo tempo. Sentiva
troppo su di sé il peso del suo ruolo per lasciarlo andare anche per una sola
serata. Eppure qualcosa gli impediva di concentrarsi a dovere. Si alzò e prese
a camminare, avanti e dietro, un foglio tra le mani, cercando di leggere
qualcosa del misterioso mondo dei trattati della politica. Tuttavia non
riusciva. Aveva bisogno di qualcosa per concentrarsi. Si avviò veloce verso la
porta che conduceva al corridoio e la aprì. Sapeva che le guardie di turno
quella notte si trovavano nella stanza proprio di fronte alla sua, dall’altra
parte del corridoio. Tutto quello che doveva fare era chiamarle, ma qualcosa lo
trattenne. Per una strana sensazione, decise di non chiamare nessuno. Chiuse la
porta dietro di se, e percorse veloce il corridoio degli appartamenti reali. Arrivò
in un lampo alle scale e con passo veloce le fece, arrivando al piano terreno
dopo pochi secondi. Ormai il palazzo era in penombra, e la sala del trono era
chiusa. Le tracce del ballo erano ormai state cancellate, ogni traccia della
festa sparita, e la tranquillità della notte regnava nel castello. Conoscendo
perfettamente il suo palazzo, Shade trovò con
facilità la strada che lo avrebbe condotto ad una piccola scala di servizio.
Non era una scala molto usata, non portava ai piani superiori, era solo un
piccolo collegamento tra le cucine e il piano terreno, una scala che usava solo
la servitù. In quel momento Shade aveva bisogno di un
bel the caldo, e forse qualcosa da sgranocchiare, e sapeva che le sue cucine
gli avrebbero regalato tutte e due le cose che desiderava. Aveva bisogno
proprio di una bella tazza di the per potere poi tornare e concentrarsi sul suo
lavoro.
Thomas non poteva permettersi il lusso di dormire.
Aveva ancora dei compiti da portare a termine prima del cambio della guardia,
che sarebbe avvenuto tra sette ore. Almeno, come capo delle guardie, aveva il
diritto ad un appartamento privato e anche se non era comodissimo o con delle
rifiniture particolari, era caldo e accogliente, e soprattutto si trovava al
piano terra del palazzo e in più era vicino ad una grande sala di allenamento
dove la mattina poteva riunire le guardie e dare loro le istruzioni della
giornata, o, più semplicemente, poteva dedicarsi ad una cosa che amava con
tutto se stesso: allenarsi con la spada. E per finire, aveva anche un
collegamento diretto con la cucina, cosa che in quel momento stava ringraziando
infinitamente. Infatti, dovendo ancora lavorare per altre due ore, aveva un
disperato bisogno di caffè e sapeva dove il cuoco lo teneva. Così si avviò veloce.
Quando fece per aprire la porta che conduceva al piano dei sotterranei, e
quindi alla cucina, la vide socchiusa. Quello era strano, perché sapeva che
dopo la mezzanotte ogni accesso al piano principale veniva chiuso, e a farlo
era il custode notturno del palazzo, che si assicurava di chiudere tutte le
porte. Il suo addestramento da soldato entrò in azione e si fece guardingo.
Qualcuno era nella scala. Thomas aprì piano la porta, e vide l’ombra di un uomo
che scendeva. Gli andò dietro, piano, cercando di non farsi udire. La figura
arrivò al pianerottolo e si sentì il rumore di una porta che si stava aprendo.
Prima che gli sfuggisse, Thomas gli arrivò alle spalle, e gli puntò contro la
spada.
-Spero tu abbia una valida motivazione per non farmi
usare questa spada. Chi sei e cosa vuoi?-
La figura, che si era irrigidita sentendo la punta
della spada contro la sua schiena, si rilassò e si girò verso di lui
-Idiota, sono io-
-Shade?-
-No, l’idiota che ti ha dato fiducia e ti considera un
buon amico. Certo che sono io-
-Cosa ci fai qua giù?-
-Sono nel mio palazzo, posso andare dove voglio-
-Cosa ci fai qui a quest’ora di notte?-
-Voglio solo una tazza di the-
-Perché non te la sei fatta portare?-
-Volevo fare due passi…-
Thomas lo fissò, leggermente perplesso
-Volevi fare due passi?-
-Cosa ci fai tu qui invece?-
-Caffè-
I due si guardarono. Thomas si affrettò a riporre la
spada, dato il cessato pericolo e si avvicinò al principe
-Dovresti dormire ogni tanto sai?-
-Anche tu-
-Io ho del lavoro da fare…-
-E io devo solo mandare avanti un paese-
Thomas fece per rispondergli, ma un rumore di pentole
cadute a terra li fece voltare. I due si guardarono e pensarono la stessa cosa.
Nessuno doveva esserci a quell’ora in cucina. Thomas riestrasse la spada e si
fece avanti. Shade si mise dietro di lui. Non avevano
bisogno di parlare per agire, sapevano perfettamente che strategia usare e come
comportarsi. Thomas aprì la porta ed entrò con il principe subito dietro di
lui. La cucina era al buio. L’unica fonte di luce proveniva dai fuochi delle
caldaie che servivano per portare l’acqua calda in tutto il castello ed erano
sempre accese. Qualcuno si muoveva piano tra i vari ripiani, e sembrava
sollevare qualcosa da terra e appoggiarlo sui lunghi banconi della cucina. I
due si mossero in silenzio. Ad un certo punto si divisero. Thomas, armato della
spada, sarebbe arrivato alle spalle dell’intruso, mentre Shade
si sarebbe messo di fronte, facendo da esca e da diversivo. Si misero in
posizione e poi Shade parlò
-Non muoverti e non pensare di scappare se non vuoi
che una lama ti perfori il torace. Chi sei e cosa vuoi?-
La figura, presa di sorpresa, lanciò un grido impaurito
e lasciò cadere ciò che teneva in mano, un coperchio che, cadendo sul
pavimento, provocò un forte rumore. Ma se la sorpresa della figura misteriosa
fu tanta, niente poteva essere paragonato alla sorpresa dipinta sul volto di Shade
Come avevo promesso, eccomi qua, tornata! Ed eccoci al
famoso ballo. Spero di non avere disilluso con questo capitolo, ma una cosa ve
la posso dire: non sarà l’ultimo. Quindi, preparatevi, ne avete ancora da
vedere e da scoprire.
Poi, spero che le prime impressioni dei nuovi
personaggi vi piacciano. Si, avete immaginato bene, non ho perso tempo ha
parlare di qualcuno che poi avrei fatto sparire, e posso assicurarvi che diventeranno
presto molto importanti per la storia. Ammetto che la parte che preferisco è
parlare dei nuovi arrivati, anche perché hanno delle storie bellissime, almeno
per me, e spero veramente che vi possano conquistare come hanno fatto con me.
Infine, non per importanza, voglio dirvi che la parte
più bella è stata scrivere dell’incontro tra le scale tra Shade
e Thomas. Giuro, avevo il sorriso sulle labbra immaginandoli lì nel buoi, in
quella situazione, e alla fine quando trovano Rein…
volevo terribilmente continuare il capitolo con il dopo, ma mi sono resa conto
che il finale era meglio così. Forse voi mi vorrete uccidere, ma, dovrete
aspettare… anche se ormai lo sapete.
Come sempre, io sono lusingata, emozionata, commossa
dai vostri messaggi e dalle recensioni. Grazie, grazie come sempre, non solo perché
amata questa storia, che è la cosa importante, ma perché avete ancora la
pazienza di aspettare me, che credetemi, è il regalo più bello che possa
ricevere. Ormai lo sapete, lasciate un commento se mi volete fare sapere
opinioni, pareri, critiche, ogni cosa è bene accetta, e grazie anche solo chi
legge la storia e trova il tempo di dedicarmi un po’ del suo tempo.
Un bacione a tutti dalla vostra
Juls
P.S :dato
che sono una scrittrice pazza, io mi sono disegnata una piantina del castello
della luna… tutti i piani più il giardino… perché avevo bisogno di vedere come
fare muovere i miei personaggi in modo realistico. Lo so che sembra follia, ma
avevo bisogno di creare un luogo reale nella mia testa per scrivere questa
storia, quindi ho queste piantine… che vorrei condividere con voi ovviamente. Sapete
come fare ad inserire delle immagini nel capitolo? Io tutte le volte che ho
provato ho fallito… se potete aiutarmi ve ne sarei terribilmente grata, perché credo
possa essere di aiuto anche a voi per vedere o sapere come nella mia testa si
svolge l’azione, e quindi avere un’idea più chiara anche voi. Ovviamente se non
vi interessa, fa niente. Ma se comunque sapete come fare a mettere una immagine
ditemelo, ve ne sarà eternamente grata.
Rein
guardò Shade, mentre sentiva le gote arrossarsi.
-Io…io…-
Shade
la fissò, poi spostò lo sguardo dietro la turchina, incontrando quello di
Thomas. Il conte era a bocca aperta, stupito e sorpreso tanto quanto il
principe, e quando incrociò lo sguardo del suo amico, scoppiò a ridere. Il
principe iniziò a ridere a sua volta, contagiato dal suo compagno. Le risate
fecero arrossire ancora di più Rein che, in preda
all’imbarazzo più totale, incrociò le braccia al petto e spostò lo sguardo
verso un punto imprecisato della cucina.
-Avete finito?-
Chiese ad un certo punto la turchina, che era
finalmente riuscita a superare l’iniziale stato di imbarazzo per essersi fatta
sorprendere in quel modo dai due, e, anzi, ora, iniziava pure a provare un po’
di rabbia contro la totale mancanza di tatto dimostrata dai due ragazzi.
-Perdonaci principessa, ma a tutto eravamo preparati
tranne che a trovare te qui sotto in questo momento. Pensavamo ci fosse un
intruso-
Thomas si era portato vicino a Shade
e per la seconda volta nel giro di dieci minuti, si ritrovò a rinfoderare la
spada. Rein li fissò
-E voi cosa ci fate esattamente a quest’ora in
questo posto?-
Shade
le puntò un dito contro e la fissò con uno sguardo fin troppo deciso
-Non ci provare. Devi rispondere prima tu alla
domanda. Cosa ci fai qua sotto a quest’ora della notte? E soprattutto, come sai
come arrivare alle cucine?-
Rein
fissò con lo sguardo di Shade, indecisa se parlare
oppure no. Alla fine però, decise che non aveva senso non raccontare la verità,
anche perché non aveva commesso niente di grave, o almeno lo sperava.
-Dreamy
mi aveva detto che c’era un collegamento tra la cucina e il corridoio che serve
per raggiungere la mia stanza. Ho vissuto in un castello da quando sono nata,
so come fare a trovare una porta nascosta, non è stato affatto difficile. Una
volta aperta, è bastato scendere la scala e mi sono trovata qui-
-Non male per essere una principessa-
Disse Thomas, visibilmente colpito. Shade la fissò, e si ritrovò da un lato leggermente stupito
da quel comportamento, ma dall’altro sentì un pizzico di orgoglio e
soddisfazione per l’impresa compiuta dalla principessa. Dopotutto, non era comune
per qualcuno del loro rango girovagare la notte per un palazzo. Le buone
maniere imponevano di non farsi mai sorprendere al di fuori delle proprie
stanze dopo una certa ora, soprattutto quando si parlava di fanciulle
appartenenti alla nobiltà o ad una famiglia reale. Potevano scaturire i
peggiori pettegolezzi da dei fatti del genere. Eppure il principe era colpito e
in positivo. Ma ora che rifletteva un attimo, Rein
aveva risposto solo ad una parte della sua domanda e cioè come aveva fatto ad
arrivare lì, ma non perché si trovasse lì.
-E come mai hai sentito il bisogno di scendere in
cucina a quest’ora?-
Rein
lo fissò. Anche se erano in penombra Shade vide lo
strato di rosso imporporare le sue guance. Con uno sguardo decisamente
mortificato, alla fine la principessa si ritrovò a rispondere
-Ho fame-
Disse semplicemente quelle due parole. Anche se sia Shade che Thomas potevano immaginare che il motivo per cui
si trovasse lì fosse qualcosa del genere, i due furono totalmente spiazzati
dall’onesta e sincera risposta della turchina. Shade si
ritrovò a sgranare gli occhi e aprì la bocca meravigliato. Thomas, invece,
ridacchiò ma non disse niente. Il principe si ritrovò a guardarsi attorno,
cercando qualcosa da dire.
-Bhè…
credo che qualcosa si possa trovare se…-
Shade
si voltò e si ritrovò a fissare meravigliato Thomas.
-Cosa stai combinando?-
Il conte, bloccato a metà dalla frase del principe,
si bloccò di colpo e si voltò verso Shade
-Secondo te? Esaudisco il desiderio della
principessa e sto cercando del cibo-
Thomas si era chinato sulle ginocchia e stava
aprendo ogni sportello che gli stava capitando sotto mano. Ovviamente, dato che
la stanza era buia per potere vedere cosa c’era dentro gli scaffali, Thomas si
era chinato in avanti e aveva la testa praticamente dentro i pensili. Vedendolo
così Shade si ritrovò a domandare come potesse essere
sul serio lui il responsabile della sua sicurezza e di quella del suo palazzo
-Tu quello lo chiami cercare del cibo? Cosa speri di
trovare?-
-Se qualcuno collaborasse forse la ricerca sarebbe
più semplice. Perché non fai un favore sia a me che alla principessa e accendi la
luce?-
Shade
lo fissò allibito
-Stai sul serio dando degli ordini a me?-
Thomas gli sorrise sarcastico
-Non oserei mai. Il mio è più una richiesta di aiuto… accendi la luce a aiutami in questa impresa. E già
che ci sei dopo cerca anche il modo di fare un buon caffè-
Shade
fissò Thomas, poi si girò e borbottando qualcosa che assomigliava molto ad un
‘stupido conte questa te la farò pagare’ si mise a cercare una fonte di luce
sufficiente a rischiare la stanza, o almeno, una gran parte di essa. Rein, nel frattempo, era rimasta ferma senza sapere cosa
fare, o dire. Ad un tratto, una luce irruppe da una lampada posta sul soffitto
della stanza, e la turchina si ritrovò a sbattere le palpebre un paio di volte,
accecata da quell’improvviso bagliore. Una volta che la vista si fu abituata, Rein si ritrovò ad osservare una stanza ben pulita e
ordinata. I lati delle pareti erano ricoperti di ripiani e mensole colmi di
pentole, utensili, ciotole e tutto ciò che poteva servire in una cucina. Al
centro della stanza c’era un’immensa isola, dove al centro erano disposti i
fuochi su cui i cuochi del palazzo cucinavano le pietanze. Rein
si affrettò a raggiungere Thomas, e si mise anche lei alla ricerca di cibo. Non
dovettero cercare molto, perché ad un tratto Thomas lanciò un grido di gioia
-Rein,
credo di avere trovato qualcosa-
E euforico, il conte tirò fuori da uno scaffale una
forma di pane e un vasetto di vetro, al cui interno sembrava essere custodita
dell’ottima marmellata di fragole.
-Anche io ho trovato qualcosa-
Disse Shade, mentre si
avvicinava ai due, tenendo un prosciutto tra le mani. Rein
si illuminò alla vista di ciò che il principe stava portando. Erano sicuramente
dei materiali semplici e poco elaborati, ma era esattamente ciò che la turchina
stava desiderando
-Possiamo fare dei panini. Sia dolci che salati, è
perfetto-
Thomas annuì e Shade
sorrise. Il principe appoggiò il suo bottino sul ripiano e rimase a fissarlo,
soddisfatto della sua scoperta. Thomas appoggiò anche lui il cibo trovato lì
vicino e i tre si fermarono qualche secondo a fissare il loro bottino. Ad un
tratto, Rein si voltò e fissò i due, sorridendo
-Lascio a voi l’onore di tagliare questo splendido
prosciutto. Io mi occuperò di fare un bel the, che ne dite?-
Thomas fissò Shade, e il
principe fissò il conte. Il primo a parlare però fu proprio Thomas
-Principe ti lascio tutto l’onore-
-No no Thomas… lo lascio a
te questo compito-
-Oh andiamo… non potrei
mai fare questo al mio principe-
-Insisto Thomas. Io l’ho trovato, quindi ora tocca a
te tagliarlo-
-Ma non dire questo! Chi inizia un compito lo deve
portare a termine. Me lo hai ripetuto all’infinito non so quante volte quindi
il compito spetta solo e unicamente a te-
-Thomas,
non fare il testardo-
-E tu non fare il principe borioso-
-Perché non puoi fare mai ciò che ti chiedo di
fare?-
-E tu perché non ti puoi mai comportare come si
dovrebbe?-
-Thomas,
sul serio…-
-Oh sentiamo, quale altre insulto hai in serbo per
me ora?-
-Thomas,
giuro che…-
-Shade
veramente, se non fossi un principe io…-
-Non sapete come tagliare questo prosciutto, vero?-
I due, che si erano totalmente dimenticati della
presenza di Rein, si voltarono di colpo verso di lei
e si ritrovarono a fissare gli occhi divertiti della principessa
-Certo che lo so fare-
-Non dire fesserie principessa-
Dissero in coro i due. Rein
scoppiò a ridere, poi si girò e si diresse decisa verso il ceppo dove erano
custoditi i coltelli. Dopo qualche secondo, in cui prese ad esaminare le lame
dei singoli coltelli, alla fine sembrò trovarne uno che la soddisfacesse
abbastanza e si ridiresse verso i due uomini. Poi, senza pensaci, prese il
prosciutto, lo posizionò sul piano da lavoro, si sollevò leggermente le maniche
della vestaglia per avere, così, un movimento più semplice e si preparò ad
affettare il prosciutto.
-Rein,
che cosa stai facendo?-
Le chiese Shade, guardando
lei, il coltello e il prosciutto in sequenza.
-Io affetto. Tu prendi quel bollitori di rame, lo
riempi con l’acqua presa da quel rubinetto e poi la posizioni su quei fuochi.
Nel frattempo tu Thomas vai a prendere un po’ di quei legnetti che sono
accatastati in quell’angolo, apri lo sportello che c’è sotto i fuochi e butta i
legnetti. La brace dovrebbe essere ancora calda quindi, non dovresti avere
problema ad accendere il fuoco. Poi dopo che hai fatto quello, la sai usare una
caffettiera?-
Thomas, esterrefatto da quell’improvviso tono
autoritario di Rein, si ritrovò ad annuire, incapace
di rispondere a parole.
-Bene, dopo avere acceso il fuoco fai il caffè-
I due la fissarono, pietrificati per lo stupore, poi
si fissarono, incapaci di parlare o fare niente. Rein
spostò lo sguardo da uno all’altro poi si portò una mano al fianco e quella che
stringeva il coltello la puntò in direzione dei due
-Avete capito cosa vi ho chiesto di fare, vero?-
I due annuirono, osservando perplessi la punta del
coltello
-Allora vi volete dare una mossa, per favore? Non
vorrei impiegare l’intera notte solo per fare uno spuntino-
I due annuirono ancora e si diedero da fare per
eseguire al meglio gli ordini ricevuti dalla turchina. Rein
si ritrovò a scuotere la testa
-Uomini…-
Dopo dieci minuti, sulla penisola erano comparse tre
tazze, una teiera, una caffettiera, un piatto pieno di panini, uno di biscotti
e qualche fetta di torta, trovati da Shade mentre
cercava le foglie di the da mettere in infusione. Thomas e Shade
stavano bevendo appoggiati ai mobili posti sui lati della stanza, Rein, invece, si era seduta sulla penisola, con le gambe a
penzoloni. I tre stavano in silenzio, intenti a bere e a gustarsi quello spuntino
improvvisato ma decisamente saporito e gustoso.
-Allora, principessa… come
mai sai usare un coltello da cucina, ma soprattutto, e cosa decisamente più
importante, sai affettare un prosciutto come una cuoca provetta?-
-Io e Fine abbiamo rischiato di dare fuoco alla
cucina del palazzo, una volta, cercando di farci un the. Il cuoco del palazzo
allora ci impose di non mettere mai più piede nelle cucine a meno che non
fossimo diventate delle cuoche esperte. Quindi sono stata costretta ad imparare
qualcosa…-
-Stavate per… dare fuoco
alle cucine?-
Chiese sconcertato Thomas
-Non mi stupisce… tu non
le hai mai conosciute da bambine. Io si-
Disse Shade, che
stranamente riusciva perfettamente ad immaginarsi l’accaduto e a ritenerlo,
soprattutto, una cosa plausibile
-Ehi-
Gli rispose la turchina, mezza arrabbiata e mezza
imbarazzata. Sapeva che Shade aveva ragione, ma dirlo
ad alta voce lo faceva sembrare terribilmente offensivo.
-E' la verità-
Si scusò Shade, alzando
leggermente le spalle
-Lo so ma… non è carino
farlo notare, dovresti saperlo-
-Quindi la cosa delle principesse meno principesche
di tutta Wonder è vera… io
avevo sempre pensato fosse una esagerazione, mi devo ricredere-
Rein
lo fissò e si ritrovò ad arrossire visibilmente per quella definizione e rimase
in silenzio, incapace di rispondere e terribilmente mortificata. Shade diede a Thomas un pugno sul braccio
-Thomas!-
Il ragazzo fissò Shade,
meravigliato di quel gesto
-Che c’è? Che ho detto di male ora? Dopotutto è una
cosa che dicevano tutti…-
Shade
alzò gli occhi al cielo, esasperato
-Sei un caso disperato-
Thomas fissò sia Shade che
Rein. Vedendo la turchina, però, visibilmente
mortificata per le sue parole, si ritrovò a darsi dell’idiota da solo e a
concordare, per una volta, con Shade
-Perdonami Rein. Non avevo
nessuna intenzione di offenderti o di mancarti in alcun modo di rispetto-
-Non ti preoccupare-
Gli rispose Rein,
sorridendogli, anche se si poteva vedere che il sorriso non era il suo solito
sorriso spontaneo. Shade guardò torvo il suo amico
che, mortificato, non sapeva cosa fare o cosa dire per rimediare al suo poco
tatto. Tuttavia, fu salvato da ciò che disse Rein
-So che quella definizione era assolutamente
perfetta per me e mia sorella quando eravamo piccole, ed è tutta colpa nostra
per quello. Non avevamo mai avuto voglia di andare a lezione o ascoltare
minimamente quello che ci veniva detto. Se volevamo fare una cosa la facevamo,
e finivamo rigorosamente nei guai tutte le volte. Come se non bastasse, abbiamo
messo così tante volte in imbarazzo noi, la nostra famiglia e il regno che è un
miracolo che siamo ancora chiamate principesse tuttavia…
è una cosa terribilmente imbarazzante. Per quanto ci abbiamo provato, credo che
non ce lo toglieremo mai come soprannome-
Rein
sorrise imbarazzata ai due uomini, e si limitò a bere un sorso del suo the. I
due rimasero in silenzio, senza sapere cosa dire. Shade
stava per parlare quando in modo del tutto imprevedibile e assurdo, fu la
stessa Rein a mettere fine a quel momento. La
turchina, infatti, presa dai suoi pensieri e persa nei suoi ricordi di quando
era bambina, senza riflettere, sollevò le gambe e le incrociò, in modo da stare
in una posizione un po’ più comoda. Non che ci fosse qualcosa di disdicevole in
quella posizione, certo non era una posa molto principesca, ma data
l’informalità della serata era una cosa su cui si sarebbe tranquillamente
potuti passare inosservati. Come ho detto, non vi sarebbe stato nessun problema
su quella posizione, se non fosse stato per l’abbigliamento che la principessa
indossava in quel momento. Infatti, la vestaglia che era stretta alla vita
della giovane da una cintura, data quella posizione, si era naturalmente aperta
ai lati e, così facendo, aveva rivelato la bianca e candida camicia da notte
indossata della principessa. Ma non era solo la camicia da notte ad essere
state esposta, in quel momento. Infatti la camicia si era sollevata leggermente
e data la posizione delle gambe, era salita decisamente troppo e aveva rivelato
una parte decisamente abbondante delle gambe della principessa, una porzione di
gamba che andava dal ginocchio alla caviglia. E il tutto era stato messo in
bella mostra davanti ai due ragazzi che, a quella vista improvvisa, indugiarono
decisamente qualche secondo di troppo ad osservare le gambe della principessa, facendositutti rossi in viso per giunta, per avere
visto qualcosa che decisamente non avrebbero dovuto vedere. Infatti Rein era una principessa e in alcun modo, mai un uomo
avrebbe dovuto vedere così tanta pelle regale senza essere, ovviamente, il
marito di essa. E, naturalmente, mai una principessa avrebbe mai dovuto
mostrare volontariamente la sua pelle ad un occhio maschile, a meno che non
fosse in cerca di uno scandalo o stesse facendo qualcosa che contravveniva in
modo assoluto alla rigida etichetta di corte. Naturalmente Rein
si era mantenuta fedele a quella regola, e mai si era fatta trovare in una
situazione così scandalosa, tuttavia, in quel momento, presa dai suoi pensieri,
l’ultima cosa a cui avrebbe potuto pensare, era ciò che stava indossando e la
posizione che aveva assunto. Anzi, era talmente assorta, che senza pensarci, si
ritrovò a voltarsi di nuovo verso i ragazzi e a continuare a parlare
-So che dovrei darmi tutta la colpa per ciò che
abbiamo fatto da bambine ma… eravamo, per l’appunto,
bambine. Le uniche all’interno di un palazzo, pieno di quelli che ai nostri
occhi sembravano vecchi adulti noiosi e decrepiti che non conoscevano affatto
la parola ‘divertimento’. E poi come si può pensare che due bambine a cinque
anni, d’estate, sotto al sole e al caldo con addosso quegli odiosi vestiti e la
crinolina… voi non sapete che tortura sia, veramente,
siete fortunati come uomini a non doverla mai indossare. Comunque, stavo
dicendo, a cinque anni, sotto il sole, due bambine e una fontana…
è normale che ci siamo buttate dentro per giocarci. Ma sapete poi qual è la
parte peggiore di tutta questa storia? Siamo cresciute, e abbiamo studiato. Ho
passato tre anni della mia vita a studiare, leggere, approfondire ogni singolo
aspetto del galateo, delle buone maniere, del ricamo, e delle infinite
cerimonie di corte. So praticamente tutto, sono una enciclopedia vivente per
queste cose. Non mi sono mai più comportata male, non ho mai più dato scandalo,
a parte alla sala del consiglio la settimana scorsa, ma se escludiamo quello,
non mi si può dire niente. Sempre a posto, sempre perfetta, sempre impeccabile
in ogni cosa. E ancora devo sentire quella frase. Insomma è imbarazzante e
umiliante e… ragazzi?-
Fu solo dopo quel lungo discorso, che si accorse che
i due non la stavano guardando ed erano tutti rossi in viso, decisamente
imbarazzati. Shade fissava ostinatamente il fondo
della sua tazza di the, mentre Thomas stava fissando con particolare interesse
l’intonaco del soffitto della stanza.
-Ragazzi…
io starei parlando con voi-
I due annuirono, ma senza guardarla e continuando a
stare in silenzio
-Si può sapere che vi prende all’improvviso? Perché
siete così? Ho detto per caso qualcosa di imbarazzante? Insomma, so che la
parola crinolina vi può dare fastidio a voi uomini ma così mi sembra esagerato-
Thomas fissò Shade e lo
invitò con lo sguardo a farsi avanti e risolvere la situazione in cui si erano
ritrovati. Il principe lo fulminò con lo sguardo, ma poi si schiarì la voce e
posò il suo sguardo negli occhi della turchina, fissandola intensamente.
-Rein…
le tue gambe-
Disse semplicemente il principe con una intensità
tale che lasciò perplessa la turchina. Infatti Rein
non capì subito a cosa il principe si stesse riferendo. Per prima cosa fissò perplessa
Shade, senza sapere cosa rispondere. Piegò da un lato
la testa, pensierosa
-Le mie… gambe? Cosa c’entrano…-
Fu solo in quel momento che Rein
posò lo sguardo al suo ventre, e si osservò. Alzò la testa meravigliata, agitò
le palpebre velocemente un paio di volte, poi si imporporò le guance per
l’ennesima volta quella sera e si affrettò a scendere, veloce. Una volta che i
suoi piedi ebbero toccato il pavimento, si girò e diede le spalle ai due. Si
accovacciò per terra e imbarazzata come poche volte nella sua vita, si ritrovò
a mormorare
-Oddio…-
I due rimasero immobili, senza sapere cosa fare, di
nuovo. Thomas ad un certo punto fece un gesto con le spalle come a dire ‘sei tu
il principe, risolvila tu’ e Shade lo fissò come per
dire ‘perché sempre io?’ Tuttavia, prima che il principe ebbe modo di dire
qualcosa, Rein, che nel frattempo aveva appoggiato le
mani sul bancone come per cercare le forze per rialzarsi, voltò la testa. I
suoi occhi blu fissarono quelli scuri del principe. E fu un attimo. La turchina
iniziò a ridere, talmente imbarazzata per la situazione che si era venuta a
creare. Shade, a sua volta, fu trascinato dalla
risata della turchina, e iniziò a ridere di gusto. Thomas era rimasto l’unico a
non venire contagiato da quel momento. Alzò gli occhi al cielo e mormorò
-Altro che principesse poco principesche. Voi due
siete dei matti di reali, ve lo dico io-
Detto questo, si portò la tazza di caffè alla bocca
e riprese a bere, come se niente fosse. E a quella vista, sia Rein che Shade scoppiarono a
ridere ancora di più.
Dopo l’abbondante spuntino di mezzanotte, condito
anche da quelle risate extra e del tutto inaspettate, i tre decisero che era
ora di tornare ognuno nelle proprie stanze. Ciò che aveva decretato la fine di
quel momento così tranquillo e di assoluto piacere, erano stati gli insistenti
sbadigli della principessa, che senza potere fare niente, nel giro di pochi
minuti ne aveva avuti cinque o sei. Shade e Thomas si
scambiarono un’occhiata, e ad un cenno di Shade, il
conte pose fine a quel momento
-Altezze, scusatemi, ma io devo tornare ai miei
doveri. Qualcuno qui deve faticare per vivere-
-Se ti riferisci alle guardie che sono ai tuoi
ordini, per una volta ti do ragione. Loro si che lavorano, nonostante quel
lavativo del loro capitano-
Disse Shade, sarcastico.
Thomas gli lanciò uno sguardo di disappunto, ma non disse niente. Invece si
voltò vero Rein
-Principessa, grazie per la compagnia. È stato uno
dei migliori spuntini di mezzanotte che abbia mai fatto-
-Grazie a te-
E detto ciò, i tre presero ad avviarsi verso i piani
superiori. Shade insistette, però, per scortare Rein fino alla sua stanza, così i tre presero la stessa
strada. Quando arrivarono al piano terreno, Thomas si staccò dal gruppo e si
avviò verso una porta chiusa
-I miei appartamenti. Spero non ti dispiaccia Rein se ti faccio accompagnare da Shade
nelle sue stanze. Sembra pericoloso, ma in realtà è innocuo-
Shade
alzò gli occhi al cielo, ma decise di lasciare a Thomas l’ultima frecciata
della serata. Dopotutto si sentiva ancora in debito con il conte per ciò che
aveva fatto per Rein alla festa, quindi aveva deciso
che per una volta poteva averla vinta. Ma solo per una volta.
-Non ti preoccupare Thomas, so difendermi nel caso-
-Ehi!-
Disse Shade, totalmente
preso di sorpresa dalla risposta della turchina. La principessa ridacchiò e
Thomas si lasciò andare ad un leggero colpo di tosse che sembrava una piccola
risata.
-Rein,
lasciatelo dire. Mi piaci sempre di più. E tu Shade…
dovresti sul serio pensare di fare una mossa con lei. Sarebbe una meravigliosa,
splendida e perfetta regina. Sarei onorato di poterti chiamare “mia regina”-
Rein
arrossì e non disse niente, troppo meravigliata da quelle parole. Senza che
potesse impedirlo, un sorriso le spuntò sul volto, e chinò leggermente la
testa, in un piccolo cenno di assenso, che in quel momento voleva dire solo una
cosa “grazie per ciò che hai detto”. Shade, invece
ebbe una reazione leggermente diversa. Si fece tutto rosso in viso, poi fu come
se fosse colto contemporaneamente sia da rabbia che da un senso di
compiacimento. Quello che venne fuori fu solo e semplicemente un nome
-Thomas…-
Il conte, più meravigliato dalla reazione del suo
principe che non da quella della principessa, lanciò a Shade
un sorriso compiaciuto, ma non disse niente altro. Si avviò alla sua porta e
con un colpo deciso la aprì. Si affrettò ad entrare, ma prima che la porta
fosse chiusa del tutto si potè sentire chiaro e
distinto un
-Buonanotte-
Poi la porta fece il classico rumore di una
serratura che veniva chiusa, e tutto ciò che rimase furono i due principi, al
silenzio, e entrambi preda di un leggero imbarazzo. Shade
guardò di sottecchi la ragazza, ma tutto ciò che vide furono i capelli della
ragazza, che le coprivano in quel momento il volto. Credendo che Rein fosse in preda del più profondo imbarazzo, Shade si affrettò a scusarsi in nome del suo amico
-Rein,
scusa. Ti prego, non dare peso alle parole di quell’idiota. Thomas è…-
Ma il principe fu sorpreso dalla risata della
principessa. La ragazza gli poggiò la mano sul braccio e gli rivolse un
bellissimo sorriso
-Non ti devi ne scusare ne preoccupare. Anzi,
permettimi di dirtelo: adoro la vostra amicizia, sai? Mi piace il modo in cui
vi prendete in giro, adoro vedervi così affiatati, vi capite al volo, senza
bisogno di parole. È bello vedere cosa può fare un’amicizia vera e sincera come
la vostra-
Shade
rimase basito dalle parole della principessa. Tutto si sarebbe aspettato,
tranne che sentire quelle parole uscire dalla bocca di Rein.
Si ritrovò a sorridere e a scuotere la testa
-Hai il potere di lasciarmi sempre senza sapere cosa
dire. Sei una sorpresa continua, lo sai?-
Rein
sorrise, e si avviò verso la scalinata. Aveva appena appoggiato il piede sul
primo gradino, che si fermò e si voltò verso di lui, che era rimasto fermo ad
osservarla.
-Ovvio che ti lascio senza parole. Sono una
principessa dopo tutto, no?-
Shade
rise, annuendo con la testa. Poi si affrettò a raggiungerla. Quando si poterono
guardare negli occhi, Shade vide una luce diversa
negli occhi della ragazza, qualcosa che non credeva mai di avere visto
-Allora principe, vuoi deciderti ad accompagnarmi
alla mia stanza si o no?-
Shade
la osservò e forse sarà stata la penombra della sala, la combinazione della
vestaglia turchese della principessa assieme ai suoi capelli sciolti, ma Shade ebbe l’impressione che non potesse esistere una donna
più bella di lei in tutto in regno. Stava per dirle qualcosa, ma si trattenne e
non le disse niente. In silenzio le fece un inchino, poi si mise esattamente di
fianco a lei e le porse il suo braccio. Rein non ci
pensò neanche un secondo, e prontamente lo afferrò. Non si dissero niente
altro, ma presero a salire in silenzio la scala, sorridendo entrambi. Arrivarono
così al pianerottolo del primo piano, e Shade si diresse
verso la porta che conduceva al corridoio dove la camera della principessa era
situata. Prima di aprire la porta, però, si staccò dalla turchina, si accostò
piano alla porta e, cercando di non fare nessun rumore, la aprì piano piano e sbirciò nel corridoio. Dopo il controllo, si voltò
verso la principessa annuendo. Rein, che era rimasta
un attimo perplessa da quel comportamento, doveva avere sul viso un’espressione
di stupore, perché Shade, vedendola così, si affrettò
a dare una spiegazione
-Volevo solo controllare che il corridoio fosse
vuoto. Non vorrei che qualcuno, vedendoci a quest’ora insieme, soprattutto dato
il tuo abbigliamento, potesse fraintendere e dare così vita a delle voci strane
nei tuoi confronti-
Rein
si ritrovò ad annuire. Shade aveva ragione. Dopotutto
lei era in vestaglia e pantofole, era l’una passata di notte, e di sicuro lei
avrebbe già dovuto essere nel mondo dei sogni, non girare per il castello in
compagnia di un uomo. Shade le aprì la porta, e lei
si affrettò ad entrare. Era come aveva detto il principe, il corridoio era
deserto. I due proseguirono in silenzio, a passo svelto, verso la porta della
stanza di Rein.
-Grazie-
-Un dovere ma un piacere. Non potevo lasciarti
andare da sola, dovevo assicurarmi che arrivassi sana e salva-
-Mi riferivo alla serata, al ballo. Grazie per
avermi fatto aiutare e soccorrere da Thomas-
Shade
la guardò senza dire niente.
-Sei fortunato ad avere un amico così leale-
-Lo so-
-E grazie anche per il ballo. È il ricordo più bello
che ho della serata-
Rein
era leggermente arrossita, e un leggero color porpora le si diffuse sulle gote.
Per la prima vera volta, Shade sentì il forte impulso
di chinarsi verso di lei e di baciarla. Tutto quello che riusciva a pensare era
che era bellissima. Mai aveva provato una sensazione così forte come gli stava
succedendo in quel momento. Stava combattendo con questo sentimento, quando fu
preso in contropiede proprio dalla turchina. Rein
infatti, veloce e rapida, si avvicinò a Shade, gli
mise una mano sulla spalla, si alzò in punta di piedi e gli diede un bacio
sulla guancia. Non si staccò subito, accostò la sua bocca all’orecchio del
principe e gli bisbigliò piano
-Grazie per essere al mio fianco. Non ce l’avrei mai
potuta fare se fossi stata da sola, non sarei riuscita a tornare a sorridere
così tanto senza di te. Grazie-
Detto questo, si allontanò da lui, aprì la porta
della sua stanza e la chiuse, senza lasciare a Shade
il tempo di reagire o di dire niente. Shade si
ritrovò così ad osservare la porta bianca chiusa. Appoggiò una mano contro il
legno, e per un attimo, ebbe come l’impressione di sentire la presenza della
turchina dietro quella porta. Aveva come la sensazione di riuscire a percepire
ancora il calore del corpo della turchina, anche attraverso la spessa porta di
legno. Appoggiò la fronte anche contro la porta e mormorò
-Buonanotte Rein-
Rimase ancora qualche secondo fermo lì, poi se ne
andò. Durante il tragitto si portò una mano sulla guancia dove le labbra della
principessa l’avevano sfiorato e si ritrovò a sorridere. Con passo spedito si
diresse verso i suoi appartamenti, improvvisamente stanco per tutta la serata.
Preso com’era dai suoi pensieri, tuttavia, non si accorse di essere passato
davanti ad una porta socchiusa. Quella notte, infatti, alcuni membri della
nobiltà, avevano avuto l’onore di essere ospiti del palazzo, e le camere poste
vicino agli appartamenti della principessa Rein erano
tutti occupati da membri dell’alta società. E qualcuno, in silenzio aveva visto
tutto quanto. Aveva visto quello scambio di effusioni. Qualcuno, nell’oscurità,
aveva visto quel bacio.
La mattina era stata colta dai dolci raggi del sole
che avevano rischiarato il cielo, donandogli un meraviglioso colore azzurro
tenue. La luce penetrava in ogni angolo che le era disponibile, come dalle
grandi finestre della stanza, le cui tende, che non erano state tirate la sera
precedente, non potevano fare niente per impedire a quel fiume di luce di
illuminare la stanza. Nonostante la luce abbondante che le colpiva direttamente
il viso, l’occupante del grande letto bianco, continuava a dormire
indisturbata. Sembrava che niente potesse interrompere quel placido, lento e
profondo sonno. Ad un tratto si sentì un forte e deciso bussare alla porta. La
figura distesa nel letto si mosse leggermente, per un attimo disturbata da quel
rumore, ma non bastò per destarla dal sonno. Il bussare, tuttavia, si faceva
sempre più insistente, e, dato che non era ancora stata ricevuta una risposta,
alla fine, la porta fu aperta, rivelando una furiosa figura femminile sulla
soglia.
-Principessa!-
Urlò la donna, entrando a grandi passi nella stanza
e avvicinandosi al letto. La principessa, ancora profondamente addormentata,
non si era mossa, ancora sprofondata nel suo sonno.
-Principessa! Vi dovete alzare, siete già in
ritardo-
La principessa aprì leggermente un occhio, ma tutto
ciò che fece fu girarsi dall’altra parte e rannicchiarsi ancora di più sotto le
coperte
-Ma insomma… principessa-
Esasperata per quella routine quotidiana, la donna
si avvicinò al letto e iniziò a scuotere vigorosamente la ragazza. Dato che
neanche quello sembrava funzionare e niente sembrava capace di destare la
figura ancora beatamente addormentata, l’unica cosa da fare era solo una
-Mi dispiace altezza, ma l’avete voluta voi-
Con una mano decisa la donna afferrò la coperta del
letto e con un movimento veloce e deciso, tirò forte verso di se. L’improvviso
spostamento della coperta, unito all’improvvisa perdita di calore, provocò
nella principessa un movimento istintivo, e si ritrovò subito seduta sul letto,
gli occhi aperti e spalancati e una espressione mista di paura e sorpresa sul
volto. Dopo qualche secondo di smarrimento la giovane, osservando la figura che
la stava guardando con una espressione esasperata sul volto e la coperta che
teneva in mano, si ritrovò ad abbassare la testa, in un silenzioso gesto di
scuse
-Sono sveglia, sono sveglia. Che cosa succede?-
-Siete in ritardo principessa. Vostra madre vuole
vedervi, anzi, vi voleva avere già visto, ben dieci minuti fa-
La ragazza sgranò gli occhi per la sorpresa e anche
per un po’ di paura. Si alzò di scatto dal letto, precipitandosi verso il suo
armadio alla ricerca di qualcosa da mettersi
-Perché non mi hai svegliato prima Marianne? Sai
quanto mia madre odia vedermi arrivare in ritardo-
-Ci ho provato, altezza. Ma sapete meglio di me
quanto siete impossibile la mattina-
La principessa si vestì in un lampo e dopo pochi
minuti, era già fuori dalla sua stanza, diretta a passo veloce verso gli
appartamenti di sua madre. Tuttavia la principessa non sapeva che Marianne
ormai conosceva bene la routine mattutina della principessa, e per precauzione,
aveva mentito alla giovane per farla arrivare in orario. Anzi, Marianne era
stata così brava che la principessa era addirittura in anticipo rispetto
all’orario previsto. E fu così che la giovane, arrivò davanti alla porta della
stanza dell’appartamento di sua madre, leggermente ansante, ma in perfetto
orario. Si fermò un secondo per riprendere fiato e per sistemarsi una ciocca di
capelli dietro l’orecchio, che data la corsa era sfuggito dall’acconciatura di
fortuna che si era fatta e fu grazie a quel secondo di tempo che si era
concessa, che la giovane si rese conto che la porta della stanza era socchiusa,
e grazie a quello spiraglio, si sentivano delle voci parlare in modo concitato
all’interno. Senza esitare la ragazza si avvicinò alla porta, e si mise in
ascolto. C’erano due persone che stavano parlando, una era la regina e l’altra
era la voce di un uomo, e la principessa e non ci mise molto a capire chi era
colui che stava parlando
-Sei sicura di questo?-
-Si. Lady Anne era a palazzo ieri sera. Mi ha
riferito tutto ciò che ha visto questa mattina-
-Ma è una cosa che non ha senso!-
-So che può sembrare folle, lo so. Ma è proprio ciò
che ha detto. Intimi è la parola che ha usato-
-Questo l’ho capito… ma
cosa intendeva con intimi?-
-Che il livello di intesa era molto forte, quasi
palpabile. Mi ha detto che avevano una complicità tale da non potere non essere
notata o scambiata per altro-
-Ma era solo un ballo-
-Un ballo può essere molte cose-
-Ma si conoscono da quando sono bambini! Cosa altro
si potevano aspettare. Era ovvio che avessero un certo grado di affinità-
-Non essere così ingenuo. È vero, si conoscono da
quando sono bambini, ma vi è molta differenza tra una complicità di vecchia
data e un rapporto di intimità. Dovresti saperlo-
-Sono solo chiacchiere da cortigiani. Sai come si
divertono ad ingigantire le cose e a vedere possibili scandali ovunque-
-Ma hai visto anche tu cosa è successo al palazzo
dei saggi, giusto? Non solo l’ha aiutata, l’ha difesa!-
-Si, ammetto di essere rimasto sorpreso con quel suo
gesto nei suoi confronti, ma…-
-E non hai visto lo sguardo che mi ha lanciato ieri,
a palazzo. Non era solo amicizia, c’era… c’era
qualcos’altro. Non era solo protettivo era… avrebbe
ucciso per lei-
-Non fare la melodrammatica ora-
-E mi fido di Lady Anne. Se lei dice di avere visto
qualcosa di anormale nel loro grado di complicità, io le credo-
-Stai veramente affermando che possono provare
qualcosa l’uno per l’altro? Stai veramente insinuando che si possano.. amare?-
-No, questo no. Ma sto solo dicendo ciò che è
sembrato a tutti quelli che li hanno visti. Hanno una complicità innegabile e,
non dimentichiamo, lui è noto per non ballare mai, con nessuno-
-E ha ballato con Rein…-
Seguì un attimo di silenzio, prima che l’uomo
riprendesse a parlare.
-Sul pian piano politico non cambia niente-
-Ma cambia tutto sul piano personale-
-In realtà no-
-Come puoi essere così insensibile Tolouse!-
-Sono solo realistico, come dovresti essere anche
tu. Se pensi come regina…-
-Ma sono anche una madre!-
-Ma sei soprattutto una regina-
-Stai insinuando che dovrei pensare solo alla
stabilità del regno e non a quella delle mie figlie?-
-Si, in questo momento si. Dal regno della Luna non
era mai arrivata nessuna proposta di matrimonio, e lo sai-
-Ma Fine, lei…-
-Lei ha sempre pensato che un giorno avrebbe sposato
il principe Shade, lo so. Eppure non abbiamo mai
avuto conferma di questa cosa. Una alleanza sarebbe formidabile per il regno
attraverso un loro matrimonio, ma alla fine, cosa importa quale principessa Shade sposerà? Finchè la scelta
ricade tra una delle nostre figlie io mi riterrò soddisfatto-
-Come puoi dire questo!-
-Non provare a farmi passare per ciò che non sono
Elsa. Sai meglio di me ciò che in questi anni abbiamo cercato di fare-
-Di cosa stai parlando?-
-Fine è l’erede al trono-
-Assieme a Rein. sono
entrambe eredi…-
-Ma sai meglio di me che Rein
non è mai stata la prima in linea di successione. Fine lo è. Fine è destinata ad
essere regina del regno del Sole. Solo nel caso in cui Shade
chiedesse la mano di Fine allora Rein avrebbe preso
il suo posto, ma questo sembra non essere il caso, anzi sembra non essere stato
mai il caso. Quindi non vedo la tua preoccupazione quale sia-
-Avevamo sempre detto che entrambe avrebbero avuto
lo stesso diritto…-
-Non sei una donna così ingenua Elsa e non cercare
di esserlo adesso. Hai visto anche tu il ruolo maggiore che assegnavamo a Fine
ogni volta, credevo avessi capito la mia decisione ormai e dato il tuo non
opporti credevo avessi appoggiato questa decisione. Persino Rein
lo aveva capito, prima ancora che io glielo dicessi-
Seguì un lungo secondo di silenzio, prima che la
voce di Elsa si fece risentire, bassa e quasi in un sussurro, ma terribilmente
chiara
-Cosa hai fatto?-
-Le ho detto la verità-
Seguì un altro lungo silenzio. Fine, ascoltando la
conversazione, probabilmente stava provando lo stesso senso di sbalordimento di
sua madre
-Tu hai detto a nostra figlia che l’avevi messa su
un altro piano rispetto a sua sorella?-
-Era una decisione che andava presa e l’ho fatto.
Pensavo avrei dovuto chiedere ad un membro della nostra corte di prendere in
moglie Rein, ma se è vero che il principe Shade prova qualcosa per lei, e addirittura la volesse
prendere in sposa, sarà una vittoria per tutti. Avremo entrambe le nostre
figlie regine e formeremo una alleanza con uno dei regni più importanti di Wonder. Un giorno potremmo anche avere un’unione dei regni,
ci pensi? È una vittoria per tutti-
-A discapito del rapporto tra le nostre figlie? Come
pensi si sentirà Fine quando saprà che l’uomo che ama potrebbe amare sua
sorella? E come pensi che mai Rein possa anche solo
pensare un giorno di sposare un uomo che sa essere amato dalla sua sorella
gemella?-
-Fine crede di amare Shade?
Andiamo Elsa, è solo una cotta giovanile che abbiamo lasciato crescere troppo.
Non appena incontrerà l’uomo giusto, si dimenticherà di Shade
in un istante. Non si può certo pensare veramente di sposare un uomo di cui ci
si è innamorati a otto anni, sono assolutamente certo che Fine lo sappia da
sola. Abbiamo due figlie intelligenti, vedrai che capiranno. Dopotutto sanno
perfettamente quale sia il loro ruolo e sapranno mettere da parte i loro
sentimenti personali per il regno. L’amore dopotutto non è indispensabile…-
-E il nostro matrimonio allora? È basato sull’amore!
Tu hai scelto me perché mi amavi e io amavo te!-
-Siamo stati un caso fortunato, non lo nego, ma non
ho mai pensato potesse essere qualcosa che potesse capitare alle nostre figlie,
anzi, mi meraviglio che lo possa avere pensato tu-
-Esci subito dalla mia stanza-
Re Toulouse fece un sospiro
e si avviò verso la porta. Fine, prontamente, si nascose dietro di essa, in
modo da non essere vista
-Non essere sciocca, mia adorata. Sai che quello che
dico è la realtà dei fatti, e so che ne converrai con me-
Il re uscì dalla stanza, e se ne andò, diretto verso
la sala del trono, molto probabilmente. Non si accorse, passando, della figura
nascosta dietro la porta e forse fu un bene. Il viso di Fine in quel momento
esprimeva tutto ciò che provava. Sgomento, rabbia e dolore. Non cercò nemmeno
di ricomporsi mentre usciva dal suo nascondiglio ed entrava nella stanza di sua
madre. Non appena Elsa la vide, non ci fu bisogno di dire niente. La regina
corse incontro alla propria figlia e la abbracciò forte a se.
-Non ti preoccupare, vedrai che ogni cosa si sistemerà-
-Ma papà ha detto…-
-Deciderai tu il tuo destino, non tuo padre-
-Ma Rein… è vero? Quello
che ho sentito è tutto vero?-
Elsa guardò sua figlia.
-Si, è la verità. Ieri sera c’è stato un ballo al
castello della Luna, una presentazione ufficiale di Rein
nella sua nuova veste alla corte della Luna. Era prevedibile che Moon Maria facesse
una cosa del genere, su questo non devi pensare che Rein
abbia avuto un trattamento di preferenza, l’etichetta lo imponeva-
-E da etichetta Rein e Shade dovevano ballare, giusto?-
Elsa annuì
-Esatto ma…-
-Ma Shade non balla mai…-
Elsa annuì ancora
-Ma ha ballato con mia sorella-
-Si, ha ballato con lei-
-Saranno stati una bellissima coppia immagino-
-Fine…-
Fine sorrise alla madre, cercando di rassicurarla
-Shade
è un nostro caro amico fin da quando siamo bambine. E ci ha sempre aiutato
quando ne avevamo bisogno. Sono sicura che sarà stata una occasione del genere… dopotutto sai meglio di me quanto io e Rein ci troviamo a disagio nelle occasioni formali-
Elsa riusciva a vedere il debole tentativo di sua
figlia di calmare lei, ma soprattutto di calmare se stessa.
-Probabilmente hai ragione. Sto diventando una madre
decisamente troppo preoccupata-
Fine le sorrise, ma era un sorriso di circostanza e
anche se il suo volto sorrideva, gli occhi mostravano tutt’altro. Elsa decise
ancora una volta di ignorare quella sensazione e fare finta di niente. L’unica
cosa che aveva sempre voluto era avere una famiglia piena di amore e calore, in
cui le sue figlie crescessero spensierate, felici e soprattutto unite. Ora le
sembrava che tutto quanto fosse stato un sogno o una allucinazione. Mai aveva
sentito una lacerazione così profonda e mai aveva visto le sue due adorate
figlie così lontane l’una dall’altra. Possibile che non se fosse resa conto
prima? Come aveva fatto ad essere così cieca? Come aveva fatto a perdere di
vista il cuore delle sue bambine in modo così clamoroso? Doveva fare qualcosa a
riguardo.
-Mi avevi fatto chiamare per qualcosa, madre?-
La voce di Fine la riscosse dai suoi pensieri.
-Si in realtà si. Ma credo che la cosa possa
aspettare. Che ne dici se questa mattina la passiamo insieme io e te? Niente
impegni di corte, niente udienze, niente occasioni ufficiali?-
Gli occhi di Fine si allargarono per la sorpresa e
la meraviglia di quella proposta così inaspettata da parte di sua madre.
-Certo-
Rispose subito. Elsa le sorrise.
-Benissimo, allora concedi a tua madre qualche
minuto per sistemarsi e rendere presentabile, va bene? Tu intanto va a fare colazione.
Ti raggiungo io dopo-
Fine annuì e salutando la madre con un sorriso, si
avviò verso la porta. Una volta scomparsa dalla sua vista, Elsa si diresse
veloce verso la sua scrivania. Prese prontamente un foglio, intinse la penna
nel calamaio e si affrettò a scrivere veloce una lettera. Dopo aver fatto
asciugare l’inchiostro, la sigillò e scrisse chiaramente il destinatario della sua
missiva. Fatto questo chiamò la cameriera.
-Chiamatami subito Lady Anne-
Una volta che la donna fu arrivata, la regina le
consegnò la lettera chiusa.
-Portala personalmente. Aspetta e assicurati che la
legga, ti prego-
La donna annuì e senza aggiungere una parola fece un
inchino e se ne andò.
-Ti prego, fa che questo possa aiutare-
Fu la preghiera della regina, che si perse nel vuoto
della sua camera da letto.
La contessa Trudy
passeggiava da sola per l’ampio giardino del palazzo. Aveva mille pensieri per
la testa e non riusciva a trovare pace. Aveva sperato che la camminata
mattutina la potesse aiutare a
schiarirsi le idee ma era stato tutto vano. Continuava a vedere e rivedere la
scena a cui aveva assistito ieri sera e sentiva montare dentro di se una rabbia
ceca. Possibile che fosse stata l’unica a vedere oltre la coltre di apparenza
che si era creata? Possibile che fosse l’unica a vedere le cose per quello che
erano? Dopotutto lei sapeva bene che sorrisi, parole dolci e visi angelici
nascondevano in realtà tutt’altro. Aveva imparato a sue spese cosa si poteva
celare sotto strati di crinolina e organza. E ciò che aveva visto confermava
tutti i suoi più temibili dubbi. La bontà nel loro mondo non esisteva,
apparenza e falsi caratteri erano dominanti in un mondo dove la scalata sociale
era tutto. Lei lo sapeva, lei aveva visto cosa si poteva celare nel cuore di
una persona disposta ad ogni cosa per avere un briciolo di potere. E persa
nella sua solitaria camminata mattutina, si lasciò andare a ricordi, ricordi a
cui non si voleva abbandonare, ma che inesorabili, tornavano sempre a
tormentarla. E così si ritrovò esattamente ad un anno fa, a casa sua. Ricordava
ancora perfettamente quel giorno, ricordava ogni singolo attimo di quel momento
della sua vita. E quella voce, quella maledetta voce che la chiamava a gran
voce. E lei che piangeva, sfogando quel dolore che le lacerava il petto…
-…Trudy!-
Trudy
si riscosse di colpo, sobbalzando per lo spavento. Dritto dietro di lei vide un
uomo, qualcuno che conosceva fin troppo bene e a cui continuava a volere fin
troppo bene
-Thomas-
-Alla buon ora. È un sacco che ti chiamo-
-Scusami, ero sovrappensiero-
-Ho notato…-
Thomas le si affiancò e la fissò preoccupato . Aveva notato che era terribilmente pallida e
tremava leggermente.
-Stai bene? Stai tremando-
La donna annuì
-E’ solo l’aria fresca della mattina. Sto bene-
-Lo sai che ti conosco da sempre, vero? Lo so quando
menti, non mi inganni contessina-
-E tu sai altrettanto bene, che se una cosa non te
la voglio dire non te la dico. Puoi minacciarmi in tutti i modi, ma sai che è
così-
Thomas si ritrovò ad annuire, convenendo con lei.
-Sei sempre stata fin troppo brava a tenerti i tuoi
segreti. Va bene, non vuoi confidarti con il tuo amico fai come desideri. Ma
sappi che sono sempre a tua disposizione, quando vorrai-
Trudy
non gli rispose, ma gli mise una mano sul braccio, sorridendogli. Era grata di
essere amica di Thomas. Non era mai stato troppo invadente, aveva sempre
rispettato i suoi tempi e spazi. Nel mondo dovevano esserci più persona come
lui.
-Almeno posso chiederti di farmi compagnia per la
colazione?-
-Io e te? Da soli? Credi che sia una donna di così
facili costumi?-
Thomas ridacchiò, prima di darle il braccio, offerta
che lei accettò senza esitazione.
-Puoi stare tranquilla per la tua reputazione, con
me rimarrà intatta. Dopotutto sono la persona più integerrima e dedita al
dovere che troverai in tutto il palazzo, ma che dico, in tutto il regno. Ma
dovresti saperlo, dopotutto siamo amici fin da quando siamo bambini-
Trudy
sorride, ma il suo sorriso non raggiunse i suoi occhi.
-Tante cose possono cambiare, Thomas. Sono passati
anni da quando eravamo bambini-
-Io ti conosco e conosco il tuo cuore Trudy. Che cosa ti attanaglia?-
Trudy
non rispose, si limitò a camminare in silenzio.
-Vorrei avere la tua cieca convinzione Thomas-
-Che vuoi dire?-
Prima che Trudy potesse
rispondergli, una guardia si avvicinò veloce ai due
-Comandante, vi stavo cercando-
-Cosa succede?-
-Un messaggio da parte della regina-
L’uomo consegnò un foglietto a Thomas che non perse
tempo e lo lesse subito. Leggendo quelle poche righe, si aprì in un sorriso e
si voltò verso Trudy
-Puoi stare tranquilla per la tua reputazione-
Trudy
alzò un sopracciglio perplessa
-A quanto pare alla nostra colazione romantica si
sono aggiunte più persone di quanto potessi immaginare-
Rein
quella mattina era di buon umore. Anche se non aveva dormito molto quella
notte, era felice e sollevata. Quando Dreamy l’aveva
svegliata le due avevano chiacchierato allegramente. Ovviamente l’argomento era
sempre il ballo della sera precedente con riflessioni sulla serata in generale,
dalle persone presenti ai fatti più eccitanti. Tuttavia le loro chiacchiere
erano state interrotte dall’arrivo di una guardia reale, guardia reale che Dreamy conosceva fin troppo bene
-Dwight,
cosa ci fai qui? Come osi interrompere sua altezza così presto? Che cosa sei
venuto a fare?-
Rein
vide in povero Dwight diventare tutto rosso in faccia, mentre spostava lo
sguardo tra lei e la sua cameriera. Alla fine mormorò qualcosa, che tuttavia
risultò incomprensibile per le due donne
-Che cosa hai detto?-
Lo attaccò Dreamy, sempre
più spazientita dal suo comportamento
-Principessa…colazione…-
-Cavaliere Dwight, guardia reale per miracolo, vuoi
parlare chiaro in modo che sua altezza possa capire?-
Prima che Dwight potesse parlare, Rein decise di intervenire
-Dreamy,
per piacere, mi potresti portare lo scialle? Credo di averlo lasciato in camera
da letto. Quello verde-
Dreamy
la guardò sorpresa, come se si fosse accorta solo ora della presenza della
principessa
-Lo scialle?-
Rein
annuì
-Certo principessa, ve lo porto subito-
Una volta che la ragazza fu sparita dalla vista, Rein si rivolse alla guardia
-Posso avere il messaggio adesso?-
Dwight annuì, e regalò un sorriso grato alla
principessa
-Sua maestà la regina vi aspetta per la colazione,
altezza. Vi sta aspettando e se vorrete, sarà mia premura accompagnarvi-
Rein
rimase sbalordito da quella novità. Di solito la colazione era sempre lasciata
libera, se lo si desiderava si poteva raggiungere la sala da pranzo del
palazzo, oppure fare colazione nei propri alloggi, che era la soluzione che Rein aveva sempre preferito. Le piaceva godersi la
mattinata in pace, sorseggiando una tazza di the prima di iniziare con gli
impegni della giornata. Moon Maria sembrava avere capito quel bisogno e l’aveva
sempre rispettata nelle sue scelte, quindi quel messaggio era decisamente
strano. Doveva trattarsi di qualcosa di particolare per avere una richiesta del
genere. Sul suo viso si doveva essere disegnata una espressione di stupore,
dato che Dwight, osservandola, si affrettò a spiegare ciò che stava succedendo.
-Sua maestà ha pensato fosse una buona occasione per
voi, altezza, per conoscere meglio alcuni membri della corte, ovviamente
selezionati da sua maestà in modo che la colazione possa essere il più
piacevole per tutti quanti-
Rein
si ritrovò ancora più perplessa, ma capiva ciò che era stato sottinteso. Moon
Maria voleva che passasse ancora del tempo con alcuni membri della corte, e il
fatto che li avesse selezionati lei personalmente la faceva stare tranquilla.
Però c’era qualcosa che non la rendeva calma e quella sensazione era ciò che la
turbava di più. Non era la prima volta che si trovava in una occasione simile e
dopotutto aveva già avuto modo di conoscere alcuni membri della corte la sera
precedente, tuttavia una colazione garantiva del tempo per fare conversazioni
decisamente più approfonditi che non una presentazione ufficiale dove venivano
scambiati solo dei convenevoli. E lei sapeva perfettamente che, nonostante il
caldo benvenuto della famiglia reale, lei restava sempre e comunque una
principessa straniera. Sperava, almeno, che avrebbe avuto un valido aiuto al
suo fianco
-Il principe sarà presente?-
Dwight sembrò sorpreso dalla domanda
-Ovviamente maestà.È stato lui a mandarmi qui per avvisarvi-
Rein
non potè evitare di lasciarsi andare ad un sorriso
spontaneo
-Altezza, ho trovato il vostro scialle-
Rein
si voltò sorridente verso Dreamy
-Perfetto, grazie Dreamy.
Cavaliere Dwight, fatemi pure strada-
Dwight le fece un piccolo inchino e si incamminò
seguito dalla principessa e da Dreamy, che per la
prima volta non aveva avuto niente da ridire contro il povero Dwight e che
anzi, presa alla sprovvista per quello sviluppo così repentino, si avviò veloce
dietro la principessa.
Shade
camminava avanti e indietro davanti alla porta della sala dove sua madre aveva
deciso di tenere quella colazione. Come luogo, infatti, era stata scelta una sala
al piano terreno del palazzo, una sala che si affacciava direttamente sul
giardino reale e da cui era possibile ammirare la fioritura di esso in tutto il
suo splendore grazie alle grandi vetrate che coprivano un’intera parete della
sala. In origine, la sala era stata creata per essere una piccolo giardino
invernale, dove piante e fiori, protetti dal freddo dell’inverno, potessero
continuare a crescere al caldo. Le grandi vetrate, infatti, all’origine
servivano per permettere ai caldi raggi del sole di inondare la sala e di
riscaldarne la temperatura, e adesso consentivano a chi stava dentro di godere
di una vista meravigliosa sul giardino. Ma anche la sala non aveva nulla di
meno della vista che offriva. I colori delle pareti erano di un giallo
avvolgente, e il pavimento, un meraviglioso marmo bianco, non faceva che
ampliare l’effetto della luce del sole. La prima volta che qualcuno entrava in
quella sala, aveva come l’impressione di entrare in un piccolo raggio di sole.
Tuttavia, la funzione originaria della sala, non era stata del tutto
abbandonata. Anche se al centro di essa si ergeva un imponente tavolo di legno
di ciliegio che poteva ospitare fino a quindici persone, le pareti e gli angoli
della sala ospitavano alcune delle piante più rare del castello, con fiori
variopinti e alberi le cui voglie avevano un verde brillante come mai si poteva
vedere. L’effetto d’insieme era un luogo caldo, accogliente e rigoglioso,
l’ideale per ospitare delle piccole occasioni di corte, o piccoli momenti di
svago per la famiglia reale. Si diceva che quello fosse uno dei luoghi
preferiti della regina Moon Maria, un luogo che amava così tanto che durante le
giornate d’inverno, una poltrona veniva portata in quella sala dove la regina
poteva sedersi e leggere un buon libro, oppure prendere il the con alcune delle
sue dame di corte o, quello che preferiva in assoluto, con i suoi figli. In
quel luogo, di pace e tranquillità, la regina conservava i suoi ricordi più
teneri e lo stesso valeva per i principi. Tuttavia, Shade,
in quel momento, tutto stata pensando tranne che ai suoi ricordi spensierati e
allegri legati a quel luogo. Il principe, infatti, era davanti alla porta e
stava passeggiando avanti e indietro, attendendo. Si era assicurato che le
persona che sapeva si trovavano all’interno della stanza e che sua madre aveva
selezionato, fossero tutti presenti, in modo da essere l’ultimo ad entrare. In
teoria persino Rein doveva entrare prima di lui ma
aveva deciso che la cosa migliore fosse entrare assieme a Rein.
Infatti Shade stava proprio aspettando la turchina, e
si trovava, inaspettatamente per lui, in ansia. Aveva ancora in mente il bacio
che si erano scambiati la sera precedente, quel piccolo bacio sulla guancia che
però aveva scatenato in lui un fiume di sensazioni. Ancora poteva percepire il
calore delle labbra di Rein su di lui. Aveva faticato
a dormire quella notte, perché aveva avuto come l’impressione di percepire
qualcosa di nuovo da Rein. Per la prima volta aveva
visto in lei una donna, una bellissima donna, come mai ne avesse visto prima.
Era ovvio che sapesse perfettamente che fosse una donna, e sapeva anche che era
bella, ma mai aveva percepito entrambe le cose in modo così forte e prepotente
come ieri sera. Ed era rimasto interdetto e, soprattutto, spaventato.
Spaventato perché ora aveva capito bene cosa lo aveva spinto ad andare da lei e
a ballare con lei la sera precedente. Averla vista volteggiare con un altro
uomo l’aveva irritato, irritato da morire. Ed era anche per quello che la stava
aspettando, quella mattina, davanti alla porta. Voleva essere lui personalmente
a scortarla e a proteggerla, non avrebbe permesso che entrasse da sola o
scortata da qualcun altro, forse nemmeno da Thomas. Ad un tratto sentì dei
rumori dei passi provenire dalla scalinata, e voltandosi la vide. Camminava
tranquilla, seguita da Dwight, un cavaliere della sua guardia reale, un bravo
soldato, discreto e preciso, e da Dreamy, la sua
cameriera personale. Non appena lei lo vide, Shade
vide il sorriso dipingersi sul suo volto e sentì lo stesso sorriso aprirsi sul
suo viso.
-Shade,
buongiorno-
-Buongiorno Rein-
I due si fissarono negli occhi, in silenzio, forse
per una frazione di secondo in più del necessario. Anche quella mattina lei era
splendida. Indossava un morbido abito bianco, interamente ricamato con fiori
dai mille colori. Una fascia verde salvia le cingeva la vita, mettendo in
risalto la sua figura, e con lo stesso colore della fascia, era bordato ogni
orlo del vestito, dalla gonna, al giro delle maniche e della scollatura. A completare
l’insieme, un morbido scialle, sempre verde salvia, le adornava le braccia, in
una perfetta rappresentazione di quella che doveva essere una perfetta dama di
corte. Quel vestito non faceva che renderla luminosa, tuttavia era il sorriso
che aveva in volto che la faceva risplendere più di ogni altra cosa.
-Spero di non essere in ritardo-
Disse a Shade, guardandosi
in torno e osservando che gli unici presenti erano solo lei, la sua scorta e Shade.
-Certo che no. E poi, se anche fosse, sono i nobili
a dovere aspettare, mai i reali-
-Non ti facevo così presuntuoso, principe-
Shade
ridacchiò
-Non sono presuntuoso, sono solo un principe,
educato per essere tale, e perfettamente conscio dei miei doveri, dei miei
diritti, e, anche se non ne faccio ricorso spesso, dei miei privilegi-
Rein
sorrise, scuotendo la testa
-Parli come Bright, lo
sai?-
Shade
la fissò, finto offeso
-Così mi ferite, principessa-
Rein
ridacchiò, scuotendo di nuovo la testa.
-Principi…
tutti uguali-
-Potrei dire lo stesso delle principesse-
-Ora mi offendo io però-
Shade
scoppiò a ridere, seguita da Rein. Persino Dreamy e Dwight, che erano rimasti tutto il tempo ad
osservarli, si lasciarono andare ad una risatina. Riguadagnata un minimo di
autocontrollo, Rein si rivolse alla sua cameriera
-Al mio ritorno vorrei che la principessa Milky fosse pronta. Abbiamo saltato fin troppe mattinate di
studio da quando sono arrivata-
Dreamy
fece un piccolo inchino
-Avviserò personalmente la principessa. Studierete
nella biblioteca?-
-Si, prepara tutto il necessario-
-Sarà fatto-
Detto questo Dreamy fece
per congedarsi, ma si fermò sentendo la voce del principe
-Dwight
scortate la cameriera della principessa da mia sorella. E se Milky dovesse iniziare a fare dei capricci sentendo il
messaggio, fatele capire che la porterete anche con la forza all’appuntamento
con la principessa Rein se necessario e che avete l’autorizzazione
non solo mia, ma anche di nostra madre-
Dwight si inchinò ai due, fece un cenno a Dreamy e i due si avviarono. Quando si furono allontanati Shade si rivolse a Rein
-Pronta?-
Rein
annuì
-Si, andiamo. Poi ho anche leggermente fame-
Shade
aprì la porta e offrì il braccio alla principessa. All’interno della sala il
vocio dei presenti si spense quasi subito alla vista dei due reali. Come in un
déjà vu della sera precedente, tutti si inchinarono al loro arrivo e
aspettarono. Fu Shade, come da protocollo, a
sciogliere quel momento di silenzio
-Buongiorno a tutti. Perdonateci per il nostro
ritardo-
Mentre tutti si rialzavano e osservavano i due
appena entrati, un uomo si pose davanti a Shade,
puntandogli un dito contro
-Nostro…
vorrai dire solo tuo. Non credo proprio sia stata la principessa a farci
aspettare, e a proposito, siete incantevole questa mattina Rein-
-Thomas…-
Il conte, sorridendo a Shade
si avvicinò a Rein e le fece un piccolo baciamano
-Principessa, buongiorno. Come sempre la vostra
vista rallegra la giornata di chi vi sta attorno-
-Buongiorno-
Disse semplicemente Rein,
indecisa. Aveva avuto voglia di scherzare con Thomas come le era già capitato
di fare, ma la presenza dei nobili l’aveva resa cauta. Ancora non sapeva bene
come comportarsi, ma qualcosa le diceva che mostrarsi troppo in confidenza sia
con il principe che con il suo migliore amico, si sarebbe potuto rivelare
controproducente per lei. Aveva già dato spettacolo la sera precedente, meglio
evitare anche la mattinata.
-Vedo che nonostante l’età, il tuo cervello è sempre
lo stesso di quando avevi sei anni. Non vedi che hai messo in imbarazzo la
principessa?-
-In imbarazzo?-
Disse meravigliato Thomas, spostando lo sguardoda Rein a chi gli
aveva parlato così, ovvero la contessa di Gaumont, Trudy.
-Finalmente qualcuno che mi capisce. Contessa, è un
piacere averla con noi stamattina-
-Altezza-
Trudy
fece un piccolo inchino e poi si affrettò ad avvicinarsi a Rein
-Altezza, ieri sera non abbiamo avuto modo di
parlare come si deve e di conoscerci meglio. Volete fare compagnia a me e alle
altre signore per instaurare, spero, un’amicizia?-
-Volentieri contessa-
Rein
si avviò con Trudy verso un gruppo di ragazze tra cui
Shade riconobbe la giovanissima baronessa di Amoundgrac. Thomas, nel frattempo si era avvicinato al
principe e si ritrovò a bisbigliargli
-Sarà al sicuro, c’è Trudy
al suo fianco-
-Ti fidi della contessa?-
-La conosco da quando siamo bambini. Le affiderei la
mia vita. È una suddita fedele del regno della Luna e della famiglia reale-
Shade
annuì. Spostò poi lo sguardo verso la sala, dove vide alcuni uomini intenti a
conversare e tra essi il principe vide anche il conte di Hoteval.
-Andiamo Thomas, abbiamo del lavoro da fare-
E detto questo si avviò deciso verso il gruppo, anche
se puntava decisamente verso il conte di Hoteval.Thomas sospirando, lo seguì
-E io che speravo di fare colazione in compagnia di
belle donne e non di parlare di affari di stato e questioni politiche-
-Non ti lamentare sempre. E poi dovresti essermi
grato, ,ti ho pure fatto preparare il caffé-
Rein
riconobbe subito la giovane baronessa Charlotte tra le ragazze presenti.
-Baronessa, buongiorno-
La giovane, che non si aspettava minimamente che la
principessa si ricordasse di lei o la salutasse, si illuminò subito grata per
quell’attenzione, e sul suo viso si aprì un sorriso carico di felicità
-Altezza, buongiorno a voi-
-Vedo che ricordate la baronessa, altezza-
Rein
annuì a Trudy
-Si, abbiamo avuto modo di scambiare qualche parola
in più ieri sera durante le presentazioni ufficiali-
-Sua altezza sta minimizzando il tutto con le sue
parole. Ieri sera la principessa è stata così gentile da tranquillizzarmi, era
il mio primo evento ufficiale dopo il mio debutto, ed il primo a corte. Ero così
nervosa che mi meraviglio non avere combinato qualche guaio o di essermi messa
in imbarazzo, ad essere onesta. E questa mattina, quando ho ricevuto l’invito
della regina per partecipare a questa colazione, quasi non mi sembrava vero. È
un motivo di molto orgoglio per me essere in vostra compagnia-
-Siamo onorate per così tanta considerazione,
baronessa. Ma altezza, permettetemi di rifare le presentazioni. Penso che
nessuna delle presenti possa avercela con voi se non vi ricordate i nomi di
tutte le presenti, dico bene signore?-
La frase di Trudy scatenò
dei sorrisi e dei cenni di assenso da parte di tutte. Rein
fu grata per il ruolo che stava assumendo la contessa, stava portando avanti la
conversazione e stava anche guidando il giro delle presentazioni. Tuttavia,
c’era qualcosa nel tono della donna e anche nei suoi modi di fare che non la
convincevano. Per qualche motivo, l’istinto di Rein
le diceva di restare vigile e all’erta e di non abbassare mai la guardia. Rein decise, tuttavia, che per il momento era meglio non
lasciare trapelare nulla di quello che stava percependo, e di lasciare passare
la situazione senza creare problemi. In effetti poteva anche essere solo una
sua sensazione, dettata da una errata analisi del momento.
-Vi ringrazio contessa. Procedete pure-
-Bene. Principessa, lasciate che vi ripresenti la
baronessa Catherine di Ugival, la contessa Alexandre
Marie Alembert e la viscontessa DaphneMarimbon-
Le dame, quando si sentivano chiamate, fecero un
piccolo inchino a Rein e lei rispose ad ognuna di
esse con un sorriso. Cercò di memorizzare ogni nome in modo da non commettere
errori durante la mattinata.
-Onorata di fare la vostra conoscenza-
-Altezza, come vi trovate a palazzo?-
Chiese la contessa Alembert
-Molto bene, grazie-
-Immagino sia diverso da casa vostra-
-In realtà è sorprendente quanto un palazzo reale
assomigli ad un altro per la scansione della giornata e degli eventi di corte-
-Ma qui vi dovete prendere cura della nostra giovane
principessa, immagino quello sia un compito completamente nuovo persino per
voi-
Disse la viscontessa Marimbon.
Rein stava per ribattere, quando qualcuna la
precedette
-A quanto pare non si prendere cura solo della
giovane principessa, ma anche del nostra principe. Almeno è quello che sembra-
Intervenne Trudy,
guardando intensamente Rein. La turchina si voltò
verso di lei, sorpresa e meravigliata per quell’affermazione
.Come scusi?-
Chiese, cercando di prendere tempo e di riordinare
le idee. Quello che stava insinuando la contessa Trudy
era grave, e non sembrava una semplice battuta detta per scherzo. Trudy sembrava terribilmente seria e di fronte
all’espressione sconvolta di Rein sembrò un attimo
vacillare, ma fu solo un’impressione, perché tornò di nuovo all’attacco
-Insomma, al palazzo del Sole non vi è un principe-
-Questo lo so perfettamente-
-Non devo certo essere io, allora, a dirvi che la
vicinanza che avete nei confronti di sua altezza può sembrare…-
Trudy
non finì la frase, ma ciò che sottintendeva era una cosa ben precisa. Ma Rein non le avrebbe lasciato l’ultima parola. Sapeva riconoscere
quando qualcuno voleva cercare di creare uno scandalo, dopotutto era cresciuta
in un palazzo reale e sapeva condurre una conversazione del genere. Non era
certo la prima volta che le capitava e non si sarebbe fatta sorprendere dalla
contessa. Se Trudy voleva giocare alle trame di
corte, avrebbe trovato presto una degna avversaria. La contessa, infatti, la
stava sottovalutando, e lei ne avrebbe approfittato. Rein
si dipinse sul volto la sua espressione più confusa che poteva fare e guardando
la contessa con gli occhi sorpresi rispose
-Contessa, mi perdoni, ma non capisco. In che modo
le interazione tra me il principe posso apparire agli occhi della corte?-
Trudy
fu presa in contropiede. Non si aspettava una reazione del genere e, anche se
un attimo interdetta, non si lasciò sorpendere più di
tanto. La principessa era brava, più di quando si aspettasse, ma lei non era da
meno
-Se non ne siete a conoscenza, altezza, sarò più
chiara. Ovviamente non sto cercando di insinuare nulla ma la vostra vicinanza
risulta sospetta, altezza, molto sospetta. Dopotutto il principe è noto per
prestare poca attenzione alla corte in generale e, soprattutto, ai membri
femminili di essa. E ad un tratto arrivate
voi e all’improvviso è sempre al vostro fianco, parla con voi amabilmente,
pranzate insieme e ballate persino insieme. La cosa è alquanto, singolare
direi, non credete anche voi signore?-
Rein
e Trudy si fissarono, questa volta ormai senza celare
le loro vere intenzioni. La sensazione di Rein si era
rivelata, purtroppo, vera. Trudy non le era amica in
quel momento, tutt’altro. Stava cercando con ogni mezzo di metterla in cattiva
luce e la domanda che ora attraversava la mente della turchina era solo una:
perché. La situazione sembrava in stallo, persino le altre donne fissavano le
due perplesse e senza sapere cosa fare, o dire. Ma Rein sapeva che
non poteva non controbattere
-Le posso assicurare, contessa, che tra me e il
principe Shade non vi è nulla di sospetto. Siamo
amici sin da quando siamo bambini e ogni azione o gesto che il vostro principe
può avere avuto nei miei confronti, glielo posso assicurare, è stato fatto solo
spinto da questa nostra amicizia reciproca e dalla bizzarra situazione in cui
ci siamo ritrovati. Non vi è niente altro-
-E ieri sera, allora? Anche quello lo chiamate
semplice “amicizia”?-
-Ieri sera? A cosa vi state riferendo con precisione?-
-Credo che la contessa si stia riferendo al vostro
ballo, altezza. Ammetto che vedervi danzare, sia voi che il principe sembravate
appartenere ad un altro mondo rispetto al nostro, in quel momento. Ma dopotutto
siete entrambi dei reali, principi educati un giorno per salire al trono, è
ovvio che persino il vostro modo di ballare sia diverso da quello di nobili
come noi-
A parlare era stata la giovane baronessa Charlotte,
che le si era posta al fianco e fissava Trudy con
espressione di sfida. Pur essendo così giovane, appena diciottenne, non aveva
esitato a schierarsi con la principessa, e aiutarla in quella situazione. Rein gliene fu immensamente grata per quel gesto così
spontaneo e solidale.
-Non credo dobbiate soffermarvi troppo su quel
ballo, era solo un valzer dopotutto-
Si affrettò a dire Rein, sfruttando
l’aiuto e l’opportunità che le aveva regalato la giovane. Doveva cercare di
mettere un argine a quelle chiacchiere e il modo migliore era dimostrarsi calma
e serena, e leggermente sbalordita perché qualcuno potesse avere frainteso una
situazione che doveva essere delle più chiare e cristalline. Se si fosse
dimostrata preoccupata o titubante, avrebbe potuto confermare quei rumori e lo
doveva assolutamente evitare, non per lei, ma non avrebbe mai trascinato Shade in quelle discussioni, non dopo tutto quello che
aveva fatto per lei. Evidentemente il ballo della sera precedente aveva
generato discussioni tra tutti i membri della corte in un modo che Rein non aveva previsto. La viscontessa Marimbon,
tuttavia, si fece avanti
-Dovete però concederci, altezza, questo nostro stupore,
anzi, spero vorrete perdonare le nostre chiacchiere. Sono sicura che la
contessa di Gaumont non voleva intendere niente di
sconveniente, anzi, permettetemi di spiegare le ragioni delle sue conclusioni,
evidentemente affrettate. Il principe Shade non balla
mai nelle occasioni ufficiali, talvolta con la regina, ma altrimenti con
nessuna. Non eravamo assolutamente preparati a vedervi danzare e alcune chiacchiere
possono essere nate da questo e…-
-Allora vedrò di fare ripassare il protocollo reale
ad ogni membro della corte presente agli eventi ufficiali da ora in poi. Non devo
certo ricordare ai presenti che la principessa Rein
non è una semplice ospite del mio palazzo, viscontessa, ma è la Principessa
Istitutrice di mia sorella, il suo ruolo qui a corte ha una importanza
fondamentale, perché si è assunta volontariamente il compito di educare mia
sorella e di insegnarle ad essere una principessa degna non solo per la corte,
ma per una nazione intera. Era mio preciso compito, ieri sera, omaggiare la
principessa Rein con un ballo, anzi, avrei fatto bene
a danzare di più con lei, ma era giusto che anche altri uomini della corte
avessero l’onore, non potevo certo tenerla con me per tutta la sera. Vorrei
anche ricordare a tutti quanti, che se non avessi compiuto il mio dovere avrei
potuto incrinare i rapporti con il regno del Sole, in quanto avrebbero potuto
prendere il mio atto di non chiedere alla principessa l’onore di un ballo come
un affronto personale al loro regno e alla loro principessa e questo avrebbe
potuto comportare conseguenze disastrose per tutto il regno della Luna. So che alcuni
membri della corte pensano che noi reali non abbiamo compiti e doveri, che
possiamo fare ciò che desideriamo, ma vi ricordo che in determinate occasioni
dobbiamo assumere determinati comportamenti ed eseguire certe azioni. Anche se,
devo ammettere, avere l’opportunità di danzare con la principessa, è stato un
onore per me e non è stato fatto solo per spirito di dovere-
Tutti i presenti in sala erano ammutoliti alle
parole del loro principe. Rein si ritrovò a
sorridergli grata per quel nuovo suo gesto di aiuto, Shade
gli rispose con un gesto del capo. Non avevano avuto bisogno di parlare per
capirsi. Soprattutto Shade non aveva avuto bisogno di
parole per capire ciò che le parole delle due donne stavano insinuando. Sia Trudy che la viscontessa si trovarono ad abbassare in capo,
mortificate e fecero un inchino al principe
-Vi chiedo perdono, altezza, se le mie parole vi
hanno recato offesa-
Disse la viscontessa, visibilmente imbarazzata. Rein le si avvicinò e le prese una mano, gesto che fece
alzare il volto alla giovane, sorpresa
-Nessuna offesa, viscontessa. Immagino il vostro
stupore e anzi, mi trovo a dovermi scusare con voi e con tutti i presenti.
Avrei dovuto capire subito l’origine del vostro stupore, e sarebbe stato mio
compito spiegarvi prima la situazione, invece ho obbligato il principe Shade a farlo. Spero vogliate perdonare anche voi me per la
mia confusione-
La donna le sorrise e le annuì, sinceramente colpita
per quelle parole.
-Come vedete, non vi è nulla su cui chiacchierare. E
spero vivamente che l’amicizia tra me e la principessa non venga più messa in
discussione da ora in poi, e spero anche, vivamente, che ogni mia azione nei
suoi confronti ora non sia la causa di chiacchiere inutili e di pettegolezzi,
spero di essere stato chiaro-
-Ovviamente altezza-
Disse la viscontessa, imbarazzata per essere stata
richiamata così all’ordine da Shade. Nella sala calò
ancora il silenzio, e nessuno sembrava preparato sul da farsi. Fu la
spontaneità innata del carattere di Thomas, a ribaltare l’umore generale della
sala
-Io capisco il bisogno sociale di interagire e di chiacchierare,
ma se non sbaglio, sua maestà la regina ha organizzato per noi una colazione e,
spero di non essere l’unico tra tutti i presenti, ma io avrei un leggero languorino. Quindi spero di non essere sgarbato se proponessi
di sederci a tavola e gustarci le prelibatezze uscite dalle nostre cucine. Non vorremmo
certo offendere i nostri abili cuochi, dico bene?-
Detto questo si avvicinò al tavolo, afferrò una
sedia e si mise a sedere, sorridendo ai presenti. Shade
lo fissò, poi si avvicinò anche lui al tavolo e fece come l’amico, sedendosi a
tavola
-Lo sai, vero, conte da strapazzo, che nessuno
dovrebbe sedersi a tavola prima di un reale?-
-Non farla lunga, pignolo di un principe. Io ho fame
e ricordo, che se mi succede questo, la colpa è solo tua-
-Cosa c’entro io?-
-Mi hai fatto capitano delle guardie reale-
-Non me lo ricordare-
-Inizio a lavorare presto, io-
-Più che a lavorare, vuoi dire a dare fastidio-
-Principe…-
-Direi che ci conviene sederci anche noi. E se non li
fermiamo, credo che potrebbero andare avanti all’infinito. Signore avete fame?-
Tutti presero posto al tavolo e iniziarono a
gustarsi ciò che era stato preparato e a fare delle chiacchiere. Prima di
sedersi, però, Trudy passò dietro a Rein e le bisbigliò poche, semplici, parole
-State attenta, altezza. Io non ci casco davanti al
vostro viso angelico, e il principe non sarà sempre presente a salvarvi-
Rein
sentì un brivido correrle lungo la schiena. Non sapeva il perché, ma aveva
capito di essersi creata una nemica decisa e pronta a darle battaglia. E Rein non riusciva a
capacitarsi su cosa avesse mai potuto fare per scatenare contro di se un odio
del genere.
No, non state sognando, no non è un miraggio, ma
forse un miracolo si! Finalmente ho aggiornato!!!
Ok, lo sapete tanto ormai, non mi scuso nemmeno più
per l’immane ritardo… con me ormai avete una pazienza
infinita e me la dimostrate ogni volta tornando a leggere questa storia, e io
non so proprio come fare a ringraziarvi. Mi scaldare sempre il cuore nel sapere
che la storia vi piace sempre e siete disposti ad attendere questa lenta e
pigrona di scrittrice. Grazie di cuore, come sempre e come ogni volta, vi adoro
e sapendo che amate la storia me la fate amare ancora di più anche a me.
Come sempre spero che questo capitolo abbia
rispecchiato le vostre aspettative, lasciate un commento se vi va, e noi ci
vediamo al prossimo capitolo che vi assicuro è già in lavorazione e arriverà a
breve (non sto scherzando, è veramente così questa volta).
Un bacio a tutti, alla prossima, la vostra come
sempre
Juls
P.S.
Piccola
nota dell’autrice. Nella scena in cui Thomas saluta i due
principi dandogli la buonanotte, e quando sparisce nella sua camera, la
conclusione è solo una. Ovviamente Thomas, da buon amico quale è, ha spiato i
due rimasti davanti alla sua porta. Immaginatevelo proprio così, piegato a
spiare dallo spioncino della chiave, un sorriso stampato sul volto e pronto ad
annotare tutto quanto avverrà per usarlo, poi, al momento opportuno, contro il
suo amato principe.
So che questo non è un dettaglio importante, ma io
me lo sono immaginato così e volevo condividerlo con voi. Adoro Thomas, sono
terribilmente felice ogni volta che scrivo di lui, è un personaggio che vorrei
avere veramente nella vita vera vicino, un amico che mi fa ridere ogni volta. E
dato che so che ci sono molti a cui piace, volevo condividerlo con voi. Un
bacione
Rein si ritrovò a sospirare mentre si abbandonava sul
suo letto. Era stata una mattinata terribilmente lunga e faticosa. La colazione
aveva portato via, tra una chiacchera e un’altra, un paio d’ore e la turchina
si era ritrovata più stanca di quello che pensava. Non era poi così abituata ad
essere al centro delle attenzioni e quella esposizione l’aveva provata più del
dovuto, soprattutto perché Rein aveva avuto
l’impressione che Moon Maria avesse organizzato quella mattinata con uno scopo
ben preciso. La principessa temeva, infatti, che la regina avesse scelto di
organizzare quell’incontro con quelle persone e con quelle dame specifiche, con
l’obbiettivo di farle scegliere una dama di compagnia, o più dame di compagnia.
Dopotutto era una principessa e, come tale, avrebbe avuto ogni diritto ad avere
delle dame al suo fianco sia per passare del tempo al di fuori di eventi
sociali o eventi di corte, sia, soprattutto, per avere delle alleate durante
gli aventi ufficiali. La scelta non doveva assolutamente essere presa alla
leggera o senza le giuste valutazioni, poiché le donne avrebbero dovuto passare
molto tempo insieme, per questo era preferibile scegliere delle dame con cui si
poteva andare d’accordo e con cui si poteva pensare di instaurare un rapporto
che non fosse propriamente formale, ma che potesse sfociare in una sincera
amicizia basata su rispetto e fiducia. E avere un’amicizia a corte voleva dire,
avere degli alleati e avere alleati significata, molto spesso, avere una vita
abbastanza tranquilla e serena sapendo di poter contare sull’appoggio di
persone fidate in momenti o situazioni difficili o complicate. Inoltre per Rein
poteva essere un’ottima occasione per fare amicizia e passare del tempo con
persone della sua età per potersi godere dei momenti di tranquillità e
spensieratezza senza dovere per forza seguire una rigida etichetta di corte. E
la principessa doveva ammettere che aveva avuto subito un incredibile feeling
con la giovane baronessa Charlotte di Amoundgnac. Aveva solo diciotto anni la
baronessa, ed era appena entrata in società, ma la sua allegria e freschezza
avevano conquistato subito la turchina, e già Rein sapeva che con lei poteva
mostrare il suo vero carattere senza preoccupazioni. La viscontessa Daphne Marimbon
era una donna modesta, un po’ schiva, ma terribilmente sincera. Non iniziava
mai una conversazione ma ogni volta che era stata interpellata aveva sempre
espresso con chiarezza le sue opinioni senza esitare. Poteva essere una buona
dama di compagnia, una che non si sarebbe fatta problemi a dare un parere
sincero anche discordante dal suo se necessario, il che poteva rivelarsi un
dono prezioso a corte. Ma la donna si era sposata da poco più di due mesi con
il visconte Marimbon, e sapeva che una giovane sposa doveva avere già molte
preoccupazioni e pensieri, e Rein non se la sentiva di caricarla di un altro
peso se si fosse trovata nella situazione di dovere scegliere veramente una
dama di compagnia. La contessa Alexandre, al contrario, si era dimostrata fin
troppo contenta di passare del tempo con la principessa. Aveva un carattere
molto solare e allegro, ma si vedeva tutta la tremenda voglia della donna di
emergere a corte. Era la secondogenita dei conti di Alembert, l’unica femmina
dei tre figli avuti dal conte. L’unico modo per lei di uscire dalla famiglia
era fare un buon matrimonio e avere delle buone connessioni a corte le avrebbe
permesso di farsi conoscere da giovani eredi delle altre famiglie nobiliari. E
a Rein quest’atteggiamento, se pur capendolo, l’aveva un attimo infastidita. Tuttavia,
la persona che cui era certa non sarebbe mai riuscita ad avere un rapporto di
nessun tipo e che anzi, le aveva fatto venire persino i brividi quando l’aveva
guardata negli occhi, era la contessa Trudy. Rein si era sentita subito a
disagio quella mattina sotto il suo sguardo e quella frase bisbigliata le
aveva, purtroppo, confermato tutti i suoi dubbi. Trudy era una sua nemica a
corte, una nemica che non sapeva nemmeno come avesse fatto a farsi in tutta
sincerità, ma soprattutto una nemica che Rein aveva capito potesse essere molto
pericolosa e con cui, se si fosse presentata l’occasione, non era affatto certa
sarebbe stata in grado di affrontare alla pari. Il fatto poi che fosse una cara
amica d’infanzia di Thomas la faceva stare ancora più in apprensione e a
disagio. Non capiva da dove venisse tutto quel risentimento e odio verso di
lei, anche perché l’unica occasione in cui l’aveva conosciuta era stata durante
la presentazione al ballo di corte. Sì, sapeva che il valzer che aveva ballato
con Shade poteva avere creato molti fraintendimenti, onestamente nemmeno lei
sapeva bene cosa fosse successo in quel momento. Si era lasciata andare
totalmente e si era sentita bene tra le braccia del principe, non lo negava.
Però doveva ammettere con se stessa, che non aveva fatto qualcosa di così
sconveniente o d’allarmante. Persino Shade aveva messo in chiaro la situazione,
spiegando che la loro amicizia e il loro legame risalivano a molti anni ormai e
che quindi era innegabile la loro sintonia. Era anche vero, però, che in poco
tempo loro due avevano creato un legame, un feeling, che era si era rafforzato velocemente,
forse anche fin troppo, qualcosa che sì, poteva sembrare strano agli occhi di
molti, persino per lei lo era in certi momenti, ma era stato tutto dettato
dalla situazione in cui si erano ritrovati. Erano successe più cose in quelle
settimane che non in anni della sua vita e Shade era
stato il suo punto fermo in tutto quel vortice di eventi in cui era stata
catapultata. Era qualcuno con cui si era sentita libera di potere essere se
stessa, perché si conoscevano fin da bambini, e lei sapeva di potere mostrarsi
senza quella maschera di perfezione che doveva sempre indossare essendo una
principessa, perché lui aveva conosciuto prima Rein che
la principessa Rein. Così aveva potuto mostrare le
sue emozioni senza avere paura delle conseguenze, perché sapeva che mai Shade
avrebbe sfruttato le sue emozioni o debolezze per farle del male, ma sapeva in
cuor suo, forse anche inconsciamente, ma lo sapeva, che lui l’avrebbe capita. E
infatti così era stato. Non le aveva mai chiesto una vera e propria
spiegazione, aveva aspettato che fosse lei a parlare, le aveva saputo dare i
suoi tempi e i suoi modi per farsi capire. Per questo, inconsciamente e inaspettatamente,
lui era diventato il suo punto fermo, il suo punto sicuro, perché l’aveva
capita senza che lei si spiegasse. Era qualcosa di così travolgente e
inaspettato ma così naturale, che Rein sapeva di
potere contare su Shade e sulla famiglia reale della Luna, senza dubbio o
esitazione. Era stata accolta nella famiglia, era come se ne facesse parte da
anni e non solo da poche settimane e se per lei quella evoluzione era parsa
strana ma naturale, era stata ingenua a pensare che la corte avrebbe capito e
accettato il tutto con naturalezza e senza porsi domande o fare speculazioni.
Si sarebbe dovuta immaginare che ci sarebbero state delle fazioni che si
sarebbero opposte a lei e che non l’avrebbero accettata qualsiasi cosa lei
facesse o dicesse, ma non si era aspettata di essersi inimicata qualcuno in
così poco tempo e con così tanto rancore. E ora non poteva non domandarsi quali
fossero le motivazioni di tale rancore da parte della contessa. Che Trudy avesse
delle aspirazioni verso Shade? Che fosse una donna
desiderosa di indossare una corona per ottenere potere e prestigio? Che temesse
che anche Rein avesse lo stesso obbiettivo e che quindi fosse una sua rivale?
Onestamente, Trudy non le aveva fatto quell’impressione, non era sembrata una
donna così ambiziosa e desiderosa della corona e del titolo di reale, tuttavia lei
non la conosceva, quindi poteva essere plausibile. Il fatto poi che Trudy e
Thomas fossero ottimi amici la metteva ancora più in difficoltà. Che fosse il caso di
parlare di questi sospetti con Thomas? E se parlando con lui avesse fatto peggiorare
la situazione, invece che migliorarla? Ma lasciare perdere poteva essere
persino peggio che non intervenire per niente. Si ritrovò a sospirare.
-Tutte a me devono succedere... Una settimana senza crisi, è
possibile? Universo cosa ti ho fatto di così male?-
Si ritrovò a mormorare contro il cuscino. Un improvviso bussare
alla porta la fece sollevare dai suoi pensieri
-Ora che altro c’è. Avanti-
La porta della stanza si aprì e Dreamy entrò
-Scusate principessa. So che avevate chiesto di essere lasciata in
pace a riposare, ma qualcuno richiede la vostra presenza-
-Chi?-
Dreamy non le rispose, e onestamente Rein
non le diede neanche il tempo di farlo, perché si avviò veloce verso l’ingresso
dei suoi appartamenti. Sulla soglia, fermo immobile, l’attendeva una guardia
reale.
-Altezza-
Disse l’uomo, inchinandosi non appena l’ebbe vista.
-Cosa posso fare per voi…-
-Conte Andrew Nicholanos, altezza, secondogenito del conte
Nicholanos, membro della guardia reale e tenente della guardia personale di sua
altezza il principe Shade-
Rein si ritrovò un attimo perplessa di fronte all’uomo. Non era
insolito che i membri secondogeniti delle famiglie nobiliari scegliessero una
vita militare, e dato il suo lignaggio, aveva perfettamente senso che fosse un
membro delle guardie poste alla sicurezza di Shade, ma era terribilmente raro
che una guardia si presentasse in modo così ufficiale.
-Cosa posso fare per voi, conte Nicholanos?-
Il conte allungò verso di lei una mano che teneva salda una busta
-Per voi altezza-
Rein esitò solo un attimo, poi afferrò la busta. Era una semplice
busta bianca, senza sigillo né nome del mittente. Rein la aprì perplessa,
tuttavia, non appena vide il contenuto della lettera e chi gliela aveva mandata,
sul suo volto si aprì un sorriso. Lesse con attenzione il contenuto e alla fine
si ritrovò a sorridere
-Riferite al mittente che mi farò trovare pronta-
Il conte la fissò perplessa, tuttavia fece un inchino, si scusò e
si avviò lungo il corridoio. Dreamy, che era rimasta nella stanza con la
principessa per tutto il tempo, fissò Rein con uno
sguardo strano sul volto, sicuramente curiosa di sapere il contenuto della lettera
e di chi l’aveva mandata, ma conscia del fatto di non potere esprimere la sua curiosità
apertamente per non sembrare un’impicciona. Non poteva esserci niente di peggio
che essere una cameriera, per di più una cameriera personale, che non sapeva
trattenersi dal farsi gli affari della sua signora. Rein sventolò con
noncuranza la lettera che aveva in mano
-Niente di cui tu ti debba preoccupare Dreamy.
Semplice vita di corte, niente di che-
Dreamy non sembrò convinta del tutto della risposta, ma non aveva
mai avuto modo di non fidarsi della principessa, quindi si accontentò della
risposta. Si stava avviando per riprendere i suoi soliti servizi, quando la
voce di Rein la trattenne
-Una cosa, non mi preparare il the per oggi pomeriggio-
-Niente the?-
Chiese quasi basita la giovane. Rein annuì
-Si, niente the grazie. Molto probabilmente lo prenderò con sua
maestà. Sono certa vorrà sapere com’è andato l’incontro di stamattina-
-Ma non ho ricevuto notizia alcuna di questo…-
-Nemmeno io, ancora, ma conosco abbastanza ormai Moon Maria da
immaginare che voglia sapere se sia andato tutto bene e se mi sono sentita a
mio agio. Fidati, sarà sicuramente così-
Dreamy aveva la netta sensazione
che qualcosa non fosse giusto in quel momento, che le parole della principessa
fosse in qualche modo sbagliate. Ma si diede della stupida da sola. Rein era
perfettamente calma e tranquilla, come tutti gli altri giorni, anzi si era
addirittura seduta sulla sua poltrona, aveva afferrato il libro che in quel
momento stava leggendo e ci si era immersa dentro, come faceva ogni volta che
si voleva rilassare. Dreamy fissò la turchina, e si ridiede della stupida.
Forse le ore di sonno arretrato dell’ultimo periodo la stavano facendo
diventare paranoica. Non era raro che i nobili ricevessero lettere, e poi a Rein era stata consegnata da una guardia reale, per di più
di sua altezza il principe. Forse il principe voleva sincerarsi che stesse
bene, o addirittura poteva essere stata la giovane principessa Milky a scriverla. Tante potevano essere le spiegazioni.
Decise quindi di non pensarci oltre, e di tornare a fare il suo lavoro. A un
tratto vide la principessa contrarsi per un brivido
-Sentite freddo altezza?-
-Leggermente…-
-Volete che vi accenda il camino?-
Rein scosse la testa
-No, il camino mi sembra eccessivo… però una cosa per me la puoi
fare-
-Ditemi altezza-
-Da qualche parte, in camera, ci dovrebbe essere il mio scialle-
-Scialle?-
-Si, quello blu-
-Non ricordo uno scialle blu-
-E’ uno di quelli nuovi. Deve essere ancora imballato dentro una
delle confezioni con cui sono arrivati gli abiti che mi sono fatta confezionare-
Dreamy sbiancò un attimo. Nel guardaroba della principessa erano
presenti ancora molti pacchi da aprire, la ricerca di questo scialle poteva
rivelarsi lunga e complicata.
-Siete sicura di non volerne un altro?-
Rein scosse la testa
-No gradirei quello. Si intona al vestito che indosso-
-Siete certa di avere ordinato lo scialle? Non ricordo, quando vi
hanno consegnato il vostro guardaroba, alcun accenno ad esso-
-Sono certa di averlo ordinato, Dreamy, e
sono certa sia già stato consegnato. Potresti per favore cercarmelo? So che ci
vorrà molto ma, ne sento proprio il bisogno ora-
Dreamy sospirò, ma annuì.
-Certo altezza, farò il più velocemente possibile-
-Grazie Dreamy, come sempre. Io ti
aspetto qui-
Una volta che Dreamy fu sparita nella sua
stanza da letto e la sentì tirare la porta del guardaroba, Rein si alzò piano
dalla poltrona, appoggiò il libro su di essa e si avviò veloce verso la porta
dei suoi appartamenti. Cercando di non fare rumore, girò piano la maniglia e
una volta aperta la porta, aprì quel tanto che bastava per permetterle di
uscire. Una volta fuori, la accostò piano e veloce si avviò lungo il corridoio.
Aveva portato con sé la lettera ricevuta, non voleva fare sapere a tutti quello
che stava, o per meglio dire, stavano per fare. Certo, si sentiva in colpa per
quello che aveva fatto alla sua Dreamy. Le aveva mentito, e le stava facendo
cercare qualcosa che sapeva, non avrebbe mai trovato. Infatti Rein aveva sì ordinato uno scialle blu, ma lo scialle
faceva parte di un abito che ancora il sarto di corte le doveva consegnare.
Sapeva che Dreamy gliel’avrebbe fatta pagare, ne era
certa, ma doveva assicurarsi di potere guadagnare più tempo possibile e quella
era la sola scusa a cui era riuscita a pensare in così poco tempo. Tuttavia,
mentre correva veloce lungo le scale, il senso di colpa che provava per la sua
cameriera personale si affievoliva sempre di più, mentre sentiva dentro di se rinascere
una sensazione che per troppo tempo aveva cercato di dimenticare e di relegare
negli spiragli più bui della sua anima. Non solo si sentiva viva in quel
momento, stava iniziando a sentirsi felice.
Thomas era nel suo studio, intento a rivedere alcuni rapporti delle
sue guardie. Essere il capitano delle guardie reali era un compito notevolmente
impegnativo e Thomas rimpiangeva certe volte la scelta fatta. Non s’immaginava
all’epoca, quando aveva accettato l’incarico, l’immane volume di scartoffie cui
si sarebbe dovuto sottoporre. Almeno con la scusa del lavoro, si poteva
allontanare dal principe e non essere costretto a passare intere ore immobile
ad ascoltare tediosi discorsi di ministri e uomini del regno. Aveva passato
quel compito a una giovane guardia reale quel pomeriggio, e lui si era preso la
libertà di passare del tempo seduto alla sua scrivania, a sbrigare i suoi
compiti con calma. Anche se doveva lavorare, almeno era seduto e con a
disposizione una caraffa di caffè tutta per lui. Erano ore in cui nessuno lo doveva
disturbare e, soprattutto, dove non doveva essere sempre sull’attenti. Era vero
che il suo compito era quello di difendere la famiglia reale, ma aveva bisogno
anche del suo riposo. Infatti c’era una regola non scritta tra lui e i suoi
sottoposti: se era nello studio, non andava disturbato per nessun motivo. Solo
in caso di attentato doveva essere disturbato, altrimenti nessuno doveva farlo,
pena ore interminabili di turni notturni ed esercitazioni massacranti. Perciò,
quando un bussare forte e deciso si sentì sulla porta, Thomas alzò lo sguardo,
sbalordito. Chi mai poteva essere, ma soprattutto, cosa poteva esserci di così
importante da osare disturbarlo? Quando sentì bussare di nuovo, Thomas reagì
-Avanti-
Era già pronto a fare una sfuriata al mal capitato di turno per
essere stato disturbato senza una giusta causa, quando vide chi era chi aveva
bussato alla sua porta e si zittì immediatamente. Di fronte a lui, infatti,
c’era il conte Philip di Hoteval.
-Conte-
Disse semplicemente Thomas alzandosi. L’uomo fece un leggero cenno
con il capo, mentre entrava nell’ufficio
-Mi dispiace disturbarla, comandante-
-No, non si preoccupi-
Disse Thomas, mentre si sforzava di riordinare il disordine che
imperversava sulla sua scrivania, in un vano tentativo di rendere il tutto più
presentabile.
-A proposito è capitano, non comandante-
-Come?-
Philip lo fissò interdetto.
-Quando sono qui sono solo capitano delle guardie reali. Spero di
non dovere mai comportarmi come comandante delle forze reali. Vorrebbe dire…-
-Che siamo in guerra-
Thomas annuì.
-Diciamo che è più una forma di scaramanzia. Ognuno qui mi chiama
solo capitano-
- Capitano, allora-
I due rimasero in silenzio, a fissarsi, il conte ancora in piedi
sulla porta e Thomas dietro la sua scrivania.
-Conte mi perdoni. Prego si accomodi-
-Grazie-
Il conte si sedette su una delle sedie poste di fronte alla
scrivania e non appena l’uomo si era seduto, anche Thomas aveva fatto lo stesso
-Posso fare qualcosa per voi?-
-In realtà si-
Thomas fissò l’uomo, perplesso. Non conosceva personalmente il
conte, ma da quello che aveva sentito su di lui era un uomo tranquillo, molto
discreto e poco propenso a chiedere dei favori. Quindi quella frase lo aveva
lasciato esitante e, soprattutto, sbalordito e anche incuriosito
-So che voi, oltre ad essere il capitano delle guardie reali e
della scorta personale del principe, siete anche un suo ottimo amico. E oggi,
alla colazione, ne ho avuto la conferma-
-Ci conosciamo ormai da molti anni io e il principe ma non…-
-Quindi immagino siate la persona migliore per chiedervi quello che
devo sapere-
Thomas lo fissò interdetto. Guardava il conte, che lo stava
fissando intensamente negli occhi e mostrava un volto molto serio e sicuro di
se, ma che, tuttavia, con le mani, stava tormentando il bordo della sua giacca,
segno che ciò che stava facendo lo stava mettendo a dura prova.
-Chiedete pure e se potrò aiutarvi sarà un piacere-
-Voi credete che sua altezza il principe mi detesti?-
La domanda lasciò talmente sbalordito Thomas che rimase a fissarlo
con gli occhi sgranati e la bocca aperta.
-Come?-
Thomas doveva avere capito male. O molto più probabilmente si era
addormentato sulle scartoffie e ora stava sognando. Perché solo la sua fervida
immaginazione poteva avere creato quella situazione, non poteva in alcun modo essere
reale. Tuttavia il conte era fin troppo reale davanti a lui e lo stato di
tensione che emanava l’uomo non poteva essere solo un sogno.
-Mi riferisco a quello che è successo ieri sera-
Proseguì il conte, come se quelle parole avessero il potere di
spiegare tutto quanto
-Ieri sera?-
Ripeté Thomas, sempre più perplesso e confuso. Vedendo il suo
sguardo, il conte alzò gli occhi al cielo e si affrettò a spiegare
-Quando ho chiesto alla principessa di ballare-
-La principessa…-
-E al momento che è successo subito dopo…-
In quel momento, il cervello di Thomas riemerse dalle nebbie della
confusione e capì. Riebbe davanti agli occhi la scena. Rein e il conte al
centro della sala e Shade, scuro in volto e terribilmente determinato che
avanzava a grandi passi verso di loro. E comprese
-Vi riferite al modo in cui il principe ha occupato il vostro posto
al fianco della principessa-
-Esattamente-
Thomas si lasciò andare contro lo schienale della sedia e si
ritrovò a sospirare. Come poteva spiegare cosa fosse successo dentro la testa
di quello stupido principe senza dire troppo e allo stesso tempo
tranquillizzare il conte?
-Conte, posso permettermi di pensare che ciò che verrà detto tra
queste mura rimarrà tra di esse?-
-Sul mio onore di Hoteval, questa conversazione rimarrà tra noi-
Thomas sospirò, poi fissò il conte negli occhi e con l’espressione
più seria che riuscì a fare proferì la sua spiegazione
-Shade è un idiota-
Il conte di Hoteval fece un piccolo salto sulla sedia in cui era
seduto. Fissò con gli occhi sgranati Thomas interdetto
-Credo di non avere capito bene…-
-Shade è un idiota. Passa la metà del suo tempo a vantarsi di
seguire un comportamento impeccabile che non si rende conto dei suoi stessi
errori e, quando capita, raramente tuttavia mi tocca specificare, reagisce nel
modo più diplomatico, semplice e terribilmente principesco che io abbia mai
visto: diventa come un bambino di tre anni, mette su il broncio e si arrabbia-
-Io credo di non seguirla, capitano-
-Quella sera non era arrabbiato con voi ma con se stesso-
-In che senso?-
-Era suo dovere ballare con la principessa Rein ieri sera. Il
cerimoniale lo imponeva, ma oltre al cerimoniale lo avrebbe dovuto fare per l’amicizia
che lo lega alla principessa. Invece, da idiota quale è, era convinto che
ballare insieme avrebbe aumentato le già numerose chiacchiere che girano per il
palazzo sul loro conto-
-Credevo che il principe non badasse a queste cose-
-Quando si tratta di se stesso non vi bada, ma detesta quando
riguardano persone a cui tiene e crede siano sotto la sua responsabilità-
-E la principessa è ovviamente già al centro delle chiacchiere per
tutto quello che è successo-
-Esattamente-
Philip si adagiò sulla sedia, improvvisamente più tranquillo.
-Temevo di avere recato danno alla famiglia reale-
-Assolutamente no. Avete solo ricordato al principe i suoi doveri. Ma
Shade non ama essere preso in contropiede così, in casa sua, davanti alla sua
corte e, soprattutto, quando è in torto marcio-
-Non volevo fare niente di tutto ciò-
-Lo so, e lo sa anche quel
cocciuto di un principe, fidatevi-
-Stamattina si è scusato con me, ma siccome poi ha quasi ignorato
la mia presenza, pensavo fosse solo un…-
Philip non terminò la frase ma il senso era chiaro. Il conte aveva
creduto si trattassero di scuse fittizie, cose dette per ristabilire una pace
solo apparente. Una tecnica fin troppo comune tra i nobili, purtroppo.
-Conte d’Hoteval, mi ascolti. Il principe, il nostro principe è un
so tutto io, presuntuoso e testardo. Ma è un bravo principe, onesto, corretto e
affidabile. Pensa sempre al bene del suo popolo e poi al suo. Passa metà della
notte sui rapporti, dorme sei ore al massimo e poi torna al lavoro e so queste cose
perché sono spesso con lui. E vi posso giurare, sul mio nome, che ogni cosa che
Shade dice lo pensa sul serio. Se si è scusato con voi, le sue erano e sono
scuse sincere. Sul fatto di avervi ignorato, lasciate passare un po’ di tempo.
Fategli passare l’imbarazzo e vedrete che la vostra sensazione sparirà-
-Quindi non devo fare nulla?-
-Siate voi stesso, conte. Non forzate la mano e fate ciò che
credete sia la cosa migliore. Vedrete che ogni cosa si sistemerà-
-Vi ringrazio-
Thomas fece un solo cenno con il capo, ma il conte gli tese la
mano. Thomas esitò solo un istante, ma poi allungò anche la sua e i due si
scambiarono una stretta veloce. Il conte Philip era un uomo certamente con una
rigidità nei modi eccessiva per la sua giovane età. Aveva solo qualche anno più
di lui, eppure sembrava un uomo già di mezza età, un vecchio nobile cresciuto
con dei principi che molto spesso i giovani tendevano a dimenticare o a tralasciare.
Istintivamente Thomas ebbe la sensazione che il conte Philip non solo fosse una
persona meritevole di fiducia, qualcuno che si sarebbe potuto rivelare un
valido sostegno in futuro, ma percepiva anche che c’era qualcosa di non detto,
una malinconia di fondo che non si sapeva spiegare. Avrebbe dovuto dire a Shade
di stringere subito un rapporto, se non proprio di amicizia, di pacifica
convivenza. Ne avrebbero guadagnato tutti. E a proposito di guadagnarci
qualcosa, il suo dannato principe era in un enorme debito nei suoi confronti.
Avrebbe dovuto chiedergli come minimo due mesi di ferie, lontano dalla corte e
da lui. Sì, era la giusta ricompensa per quello che aveva appena fatto. E
proprio mentre stava pensando che aveva già risolto in quella mattina fin
troppi problemi legati a quella testa coronata, un forte bussare si fece
sentire alla porta.
-Ma cosa sta succedendo oggi pomeriggio? Avanti-
Chiese esasperato Thomas, alzando gli occhi al cielo. Dalla porta
entrò, quasi timidamente, una giovane guardia, una matricola a giudicare dai
suoi modi impacciati. Tuttavia, oltre all’imbarazzo, Thomas vide negli occhi
della guardia anche una certa preoccupazione
-Che cosa succede?-
Chiese senza perdere tempo in convenevoli
-Mi scusi per averla disturbata capitano, ma c’è una… piccola
emergenza-
-A meno che qualcuno non sia morto o non stia per farlo non vedo quale
possa essere l’emergenza in questione tale per venirmi a disturbare. Oltretutto
quando non sono nemmeno solo nello studio…-
La guardia esitò prima di parlare, guardando il capitano e poi
spostando lo sguardo sul conte, che era rimasto fermo e osservava.
-Guardia, quale sarebbe questa emergenza-
-Capitano, non credo sia il caso…-
-Qual è l’emergenza!-
Disse con autorità Thomas, facendo trasalire la guardia, che senza
più alcuna esitazione, si affrettò a parlare
-Si tratta del principe, capitano-
-Cosa ha combinato quell’incompetente ora? Ha cercato di fare fuori
uno dei ministri per caso?-
-No capitano-
-C’è riuscito veramente? Chi ha eliminato? Commercio, finanza, tasse?-
-No capitano-
-E allora cosa?-
-E' sparito capitano-
-Si certo ovvio, dovevo immaginarmelo che se la sarebbe data…
aspetta cosa?-
Thomas si alzò di scatto dalla sedia e come lui si alzò anche il
conte di Hoteval.
-Il principe non si trova da nessuna parte all’interno del palazzo,
capitano-
-Dov’è Nicholanos? Gli avevo affidato il compito di sorvegliare il
principe-
-Sua maestà gli ha chiesto di occuparsi di una faccenda, capitano.
E quando è tornato nello studio…-
-Se l’era già svignata-
La guardia annuì
-Dannato di un principe! Chiama la guardia reale, tra cinque minuti
tutti nella sala d’addestramento-
-Si capitano-
-E portami subito qui Nicholanos-
-Agli ordini capitano-
Quando la guardia sparì, Thomas si rivolse al conte
-Vi chiedo scusa conte ma credo sarebbe più opportuno terminare il
nostro incontro. A quanto pare mi devo occupare di una testa coronata decisa a
mandarmi a miglior vita prematuramente-
-Certo, capisco la situazione-
-E conte… vi pregherei di non dire niente a nessuno di questo,
diciamo… inconveniente-
-Certo, potete contare sulla mia discrezione-
Thomas gli fece un piccolo cenno di riconoscenza con il capo. Il
conte Philip non perse tempo e si affrettò a congedarsi, ma una volta arrivato
alla porta, questa, si aprì di scatto e l’uomo fece appena in tempo a spostarsi
ed evitare così di prendere la porta in pieno volto. Come una furia, entrò
dentro la stanza Dreamy, con al seguito una guardia che aveva cercato, invano,
di trattenerla
-E' un’emergenza-
Disse la giovane, che nel frattempo era sgusciata dietro la
scrivania e aveva efferato Thomas per la giacca.
-Si può sapere cosa sta succedendo?-
-Si tratta di una emergenza, la più grave che ci possa essere-
Thomas alzò gli occhi al cielo
-Dreamy, non ti preoccupare, vedrai che quell’idiota di un principe
salterà fuori e…-
-La principessa Rein è fuggita!-
Thomas fissò la ragazza ad occhi sgranati e a bocca aperta. Mentre
il suo cervello processava la notizia, una idea si stava lentamente formando
dentro la sua testa. Prima Shade, e ora Rein, spariti, nello stesso pomeriggio,
in pratica alla stessa ora.
-Vuoi vedere che…-
Thomas afferrò per le mani Dreamy e la fece sedere sulla sua sedia.
-Calmati ragazza. Credo di sapere dove si trova Rein-
Tuttavia Dreamy scosse velocemente la testa
-No conte, non capite. Lei mi ha distratto, con una scusa. Mi ha
volutamente fatto cercare qualcosa che non c’era e quando sono tornata nella
stanza… non c’era più. La principessa Rein è fuggita,
vi dico, fuggita! Da me, da noi, dal palazzo. Ho cercato ovunque, non si trova.
Lei...-
-Tranquilla Dreamy. A quanto pare è una
caratteristica reale quella di fuggire via dai palazzi in pieno giorno, senza
essere visti, e senza lasciare tracce a quanto pare-
-Che cosa?-
Chiese Dreamy confusa
-Anche quel cocciuto del principe Shade è
sparito cara Dreamy e qualcosa mi dice che quando è
voluto scappare da palazzo si sia voluto portare con se anche la bella
principessa-
Dreamy sbiancò all’improvviso
-La lettera… era da parte del principe?-
-Quale lettera?-
-Una guardia reale ha portato una lettera alla principessa-
-Ed ecco spiegato come ha distratto Nicholanos-
Dreamy fissò Thomas non capendo
-Il principe e la principessa sono fuggiti… insieme?-
Dreamy spalancò gli occhi per lo
spavento
-Non faranno mica qualcosa di sconveniente, non è vero? Il nostro
principe non è certo quel tipo di uomo, conte. Deve essere per forza successo
qualcosa. Capitano voi dovete fare qualcosa!-
Thomas afferrò la mano di Dreamy e la
guardò dritta negli occhi, calmandola
-Non ti preoccupare, ti riporterò la tua principessa sana e salva.
Sono assolutamente certo che ci sia una validissima spiegazione a tutto ciò e
non temere, credo che Shade non sappia nemmeno come
fare ad attentare alla virtù di una donna-
Dreamy che era scossa dai singhiozzi,
si accasciò sulla sedia e cercò di calmarsi, anche se lanciò un’occhiataccia
poco cortese nei confronti del capitano al velato insulto al suo principe.
Thomas non vi badò molto, si voltò verso la porta, dove fermi c’erano il conte
d’Hoteval e la guardia, ancora in attesa.
-Conte d’Hoteval?-
-Si capitano?-
-Vi chiedo scusa per il trambusto e mi auguro…-
-Non trapelerà nulla da me riguardo questa… situazione-
-Grazie-
Disse sinceramente Thomas.
-E vi prego anche, conte, di non travisare-
Il conte alzò un sopracciglio, interdetto
-Sia il principe che la principessa hanno vissuto momenti
decisamente intensi nelle ultime settimane, ne siete stato testimone anche voi
dopotutto. Considerando che solo loro possono capirsi su determinati aspetti
della vita reale, penso che il nostro principe abbia voluto concedere alla
principessa un pomeriggio di spensieratezza lontana da impegni, ma soprattutto
dal loro ruolo. So che può sembrare infantile e irresponsabile ma… vi prego,
cercate di capire e di non fraintendere-
Il conte lo fissò, e alla fine si ritrovò ad annuire
-Non capisco perfettamente la situazione ma ve lo prometto, non
traviserò. Anche se non sembra, nutro estrema fiducia e rispetto nel nostro
principe, non oserei mai pensare che sia in atto qualcosa di sconveniente-
-Vi ringrazio-
-E conte…-
-Non temete capitano. Massima discrezione, lo so-
Detto questo il conte fece un piccolo inchino e se ne andò. Quando
rimasero soli Thomas si rivolse a Dreamy
-Asciugati quelle lacrime ragazza. Rein
non è sparita e tantomeno non è in pericolo e come ho detto, te la riporterò a
casa sana e salva. Una volta che ti sarai calmata torna al tuo lavoro e fai
finta di niente. Se ti chiedono della principessa di che non l’hai più vista da
quando è andata alla colazione, mi hai capito? L’ultima cosa che ci manca ora è
fare sapere che quei due sono fuggiti via, insieme-
-Ma io…-
-Ti prometto che entro la sera la tua principessa sarà tornata a
casa e stanotte dormirà nel suo letto-
-Ma tutto questo non è…-
Thomas non le badò più e puntò un dito contro la guardia che era
rimasta dentro la stanza
-Tu non ti muovere da qui finché questa cameriera non si sarà
calmata, sono stato chiaro? E assicurati che non dica o faccia qualcosa di
spropositato durante il pomeriggio intesi? Dovrai essere la sua ombra, dovrai
seguire ogni sua mossa e non perderla mai di vista, sono stato chiaro?-
La guardia annuì senza ribattere niente. Detto questo Thomas si
avviò verso la porta, diretto verso la sala di addestramento. Una volta fuori,
vide il conte Nicholanos venirgli incontro, profondamente sconsolato per avere
fallito nel suo compito
-Nicholanos, levati quell’espressione da cane bastonato. Non è
colpa tua, è solo colpa di quel dannato principe. Forza, seguimi-
-Ma era sotto la mia responsabilità e…-
-No Nicholanos, è tutta colpa di quella
testa calda di un principe. Hai fatto ciò che ti è stato chiesto, hai eseguito
gli ordini e hai fatto il tuo dovere. Non è colpa tua se dobbiamo fare la
guardia ad uno stupido di un principe che ci ritroviamo-
Detto questo si avviarono insieme verso la sala di addestramento
delle guardi reali e per tutto il tragitto le uniche parole che uscirono dalla
bocca di Thomas furono “dannato principe” “chi me lo ha fatto fare” e “mi
merito una maledetta vacanza”.
Rein sentiva il cuore batterle all’impazzata. Era da tanto, troppo
tempo che non si sentiva così libera e spensierata. Non sapeva da quanto tempo
non era montata su un cavallo per una cavalcata, e sentire il vento sulla pelle
e il calore del sole sul viso l’aveva fatta sentire veramente libera dalle
catene di buoi e solitudine che negli ultimi anni l’avevano imprigionata e
avevano cercato di spegnerla a poco a poco.. Ed ora
era lì, seduta all’ombra di una grande quercia, a contemplare lo scenario delle
colline verdi davanti a se, godendosi quell’inatteso e liberatorio memento di
serenità.
-Lo fai spesso?-
La turchina si voltò e guardò il ragazzo che era disteso al suo
fianco. Shade aveva gli occhi chiusi e le braccia incrociate dietro la testa.
La brezza del pomeriggio muoveva leggermente i suoi capelli scuri e la luce del
sole che filtrava dai rami della quercia rendeva il suo volto sereno e
tranquillo come mai lo aveva visto a palazzo. Anche se aveva gli occhi chiusi,
sapeva che il ragazzo era sveglio, infatti le rispose senza problemi
-Qualche volta…-
-Tipo?-
Shade aprì un solo occhio e la guardò, con uno sguardo sornione e
ironico
-Ogni volta che voglio fare dannare Thomas-
-Ah capisco-
-E ogni volta che mi sento sopraffatto dalla corte-
-Questo ha notevolmente più senso-
Shade ora aveva entrambi gli occhi aperti e la fissava
-Credi che sia una cosa sbagliata?-
-Fare dannare il povero Thomas?-
Shade la guardò torvo, ma poi le sorrise.
-No, mi riferivo alla seconda spiegazione-
Rein ricambiò il sorriso
-No, niente affatto. Anzi, la considero una cosa molto umana. Anzi,
ti dirò, è piacevole sapere che anche tu sei un comune mortale, come tutti noi-
-Credevi che non lo fossi?-
-“Dedito al lavoro, sempre in consiglio con
qualche ministro, preoccupato continuamente per il suo popolo, intento a non
fare mai nulla di sbagliato, instancabile lavoratore, impassibile di fronte a
qualsiasi situazione….”-
-Questo cosa sarebbe?-
-Il modo in cui parlano di te nelle altre corti-
Ora Shade si era alzato con il busto e guardava direttamente Rein
negli occhi
-Parlano di me?-
-Oh sì. Sei un argomento di conversazione molto popolare. So che
molti nobili ti prendono come modello per i loro figli. E, ovviamente, sei
decisamente l’argomento principale delle chiacchiere femminili di ogni corte-
Shade sgranò gli occhi per la sorpresa e Rein vedendolo, si lasciò
andare ad una risata
-Dai, non dirmi che non lo sapevi-
Shade scosse la testa, incredulo.
-Parlano di me le donne… perché?-
Rein roteò leggermente gli occhi con una finta espressione stizzita
-E poi dicono che sei un principe intelligente. Veramente non lo immagini?-
Shade scosse la testa
-Erede al trono e senza una fidanzata in vista, dovresti sapere che
sono una combinazione molto potente se messe insieme-
-Che cosa?-
Rein annuì, convinta di ciò che aveva detto
-Non esserne così sconvolto, se ci pensi, ha senso-
-Non sono sconvolto…-
-Lo sembri però-
Disse Rein ridacchiando. Shade le lanciò un’occhiataccia
-Sono semplicemente sorpreso. Non sapevo di essere così al centro
delle vostre chiacchiere. E… cosa si dice di me?-
-Curioso principe?-
-Solo vagamente interessato-
-Ammetto, non ti facevo un tipo vanitoso-
-Non sono vanitoso-
I due si guardarono, poi alla fine fu Shade a distogliere lo
sguardo. Rein vide le guance del ragazzo tingersi di un leggero rossore
-E va bene, sono curioso-
Rein sorrise, compiaciuta. Stava conoscendo un lato di Shade che
non credeva avrebbe mai avuto la possibilità di vedere, e vederlo così onesto
e, in un certo senso, vulnerabile, le fece scaldare un attimo il cuore. Sapeva
che Shade non si mostrava mai se non con persone di cui si fidava, e sapere di
avere quella fiducia la faceva stare bene.
-Va bene, se insisti così tanto, ti svelerò quello che so, anche se
per farlo verrò meno al sacro vincolo di segretezza femminile. Allora, oltre a
quello che ho detto prima, c’è una cosa su cui tutte noi principesse o dame di
corte abbiamo sempre concordato riguardo a te-
-E sarebbe?-
-Che sei bello-
Shade la tornò a fissare in volto, letteralmente sorpreso da ciò
che aveva sentito uscire dalla bocca della turchina. Poi si fece tutto rosso in
viso e aprì la bocca un paio di volte, come a volere dire qualcosa, ma poi la richiuse
e rimase in silenzio sconvolto
-Non mi dirai sul serio che ti ho messo in imbarazzo-
-Ovvio… ovvio che no-
Rein gli scoppiò a ridere in faccia, terribilmente divertita da
quella situazione. Shade si fece ancora più rosso d’imbarazzo e le mugugnò
contro
-E smettila…-
-Scusami, ma è troppo divertente. Dovresti vedere la tua
espressione-
-Mi piacerebbe vedere la tua se io ti avessi detto una cosa del
genere-
-Onestamente credevo lo sapessi…-
-No, non lo sapevo. Cioè, notavo che potevo avere attirato
l’attenzione di qualcuna ma non sapevo… cioè non mi immaginavo che tu mi
dicessi una cosa del genere-
Shade la fissò, ancora con le gote arrossate.
-Anche tu lo pensi, allora?-
Rein lo fissò un attimo interdetta. Sentì le sue guance
imporporarsi, e anche se una parte di lei desiderava ardentemente distogliere
lo sguardo da lui, qualcosa le impediva di farlo. Era come una vibrazione
nell’aria, qualcosa di così forte che era impossibile combattere. Senza
rendersene conto, si ritrovò a mormorare poche parole
-Si, lo penso anche io-
Shade la guardò sempre negli occhi. Per un attimo le
sembrò che lui fece un piccolo movimento verso di lei, come se si volesse
avvicinare ancora di più alla turchina, ma alla fine rimase immobile. Un
silenzio intenso era sceso su di loro. Non si dissero niente, si guardarono
solo negli occhi. Alla fine fu Shade a sciogliere
quel momento, distogliendo lo sguardo da lei. Rein si
sentì come ridestata all’improvviso, e si voltò, tutta rossa in volto e in
imbarazzo. E spinta da quell’emozione, si ritrovò a parlare, veloce,
imbarazzata
-E' la verità, comunque. Lo sei dopotutto, sarei una folle a non
dire ciò che è ovvio. Sei un bel ragazzo Shade, lo sei sempre stato. Mi
meraviglia che nessuno te lo abbia mai detto esplicitamente così, ma ti
assicuro è ciò che pensano in molte… veramente credevo lo sapessi. Cioè,
chiunque me lo chiedeva io confermavo sempre che ti consideravo il più bello
tra tutti i principi, sia di aspetto che come modo di fare e…-
Shade la guardò. Ormai l’imbarazzo sembrava essere sparito dal suo
volto, sostituito dal suo solito volto impassibile
-Nessuno me lo aveva mai detto, te lo giuro-
Rein cercava di ricomporsi. Sentiva lo sguardo di Shade su di se, ma ancora sapeva di non potere ricambiare.
Le sue guance erano ancora rosse, lo percepiva perché sentiva il calore
propagarsi da esse sulla sua cute. Così cercò di spostare la conversazione su
un altro argomento, per ricomporsi e tornare normale
-Questo si che è strano… nemmeno da Bright?-
Shade la guardò perplesso
-Cosa c’entra ora Bright?-
-Non facevo che ripetere, soprattutto davanti a lui, quanto tu
fossi decisamente più bello e regale di lui-
-Che cosa facevi?-
Chiese Shade sconvolto. Rein, per tutta risposta, non fece che un
gesto stizzito con la mano, come a cercare di minimizzare la cosa
-Non hai mai notato come Bright cercasse di farsi pomposo davanti
ai miei occhi negli ultimi anni?-
Shade scosse la testa
-No, non ci ho mai fatto caso. Ma ammetto che evitavo certi eventi
molto volentieri-
-Fortunato. Quando Fine non voleva andare da qualche parte i miei
mandavano me. Soprattutto se sapevano che c’era Bright nei paraggi-
-Speravano in un vostro fidanzamento?-
-Credo di si… anche se avevo già espresso il mio parere contrario-
-Ti credevo innamorata di lui-
Rein sospirò, rassegnata
-Avevo dieci anni-
-Lo so, ma…-
-Una persona può anche cambiare idea, no? E io avevo solo dieci
anni. Ma la cosa peggiore è che credo che Bright pensi veramente che quello che
potevo provare per lui allora io lo possa provare ancora adesso. Per questo
molte volte ti usavo… insomma, affermavo con molta insistenza quanto ti
trovassi decisamente più bello e affascinante di lui e di come certamente
saresti stato un meraviglioso re-
Shade sollevò un sopracciglio
-Non mi guardare così. Sai che Bright prova una certa gelosia verso
di te, no? Per un periodo non faceva che elencare tutti i tuoi difetti per
mettere in luce i suoi pregi. Così io non perdevo tempo a dire che tu eri
decisamente più bello di lui e migliore in decisamente molti più aspetti-
-Usavi me per colpire il suo ego?-
-Esattamente. Ogni volta che dicevo così si irrigidiva e poi mi
lasciava in pace. Ama sentirsi lodato, non apprezza affatto quando qualcuno
brilla più di lui-
-Mi usavi come scudo, diciamo-
-In un certo senso. Ti lodavo e lui mi lasciava in pace. Poi ha
smesso di tirarti in ballo ogni volta, almeno quando parlava con me-
Shade scosse la testa, incredulo
-Bright è un brav’uomo e un buon principe-
-Non ho mai detto il contrario. Solo un po’ troppo… pesante.
Soprattutto con noi donne-
-Ma è un buon partito-
Rein lo fissò
-Che cosa intendi?-
-Non ti sentivi lusingata per il fatto che cercasse le tue
attenzioni? Dopotutto è l’erede al trono del regno del gioiello. Potevi essere
regina un giorno, potevi diventare la padrona del castello del gioiello. Non ci
hai mai pensato?-
Rein rimase in silenzio per alcuni minuti mentre fissava il
panorama. Shade, che non aveva smesso un secondo di
osservarla, vide nei suoi occhi tornare quella tristezza che aveva, per troppo
tempo, solcato il bel volto della turchina.
-Onestamente, certo che ho pensato molte volte a quella
possibilità. Andarmene, allontanarmi da tutto e tutti e provare ad essere di
nuovo felice. Ma più ci pensavo, più ben presto ho capito che non sarei mai
stata veramente felice al fianco di Bright. Per quanto Bright possa essere un
brav’uomo, lui ha bisogno di avere al fianco una donna che lo faccia
risplendere, una bambola da acconciare e sistemare a suo piacimento, qualcuno
che non vada mai contro di lui o al suo modo di agire. Io invece voglio essere
me stessa, libera, libera di parlare liberamente e esprimere la mia opinione ma,
soprattutto, vorrei essere amata per ciò che sono, non per chi sono. Non voglio
che qualcuno mi corteggi perché sono la principessa Rein del regno del Sole,
voglio che qualcuno mi corteggi perché sono Rein che è anche la principessa del
regno del Sole. Non sarei mai potuta stare al fianco di Bright,
non sono la donna ideale per lui. Certo è innegabile che provi un sincero
sentimento di affetto nei suoi confronti per tutto quello che abbiamo passato
da piccoli, anche se è pomposo ed egocentrico so che è buono e so quanto possa
essere altruista e mosso da un sincero sentimento di altruismo. Ci conosciamo
da tanto e conservo con molta cura quei ricordi, ma non basta solo questo, non
basta questo sentimento per potere passare tutta una vita insieme, o peggio,
per formare una famiglia insieme. So che non posso parlare di amore, so
perfettamente che non farò mai un matrimonio d’amore, ma vorrei almeno avere un
sincero sentimento di affetto e rispetto con la persona che andrò a sposare, un
sentimento che possa cementare la nostra unione anche senza un sentimento di
amore. Non sono fatta per Bright, non sono la donna
giusta per lui, ci saremmo solo fatti del male a vicenda alla fine e avremmo
sofferto per una situazione che sarebbe diventata insostenibile. Non posso
dargli ciò che lui vuole e sono certa che un giorno lo capirà, o almeno lo
spero-
Shade non disse niente. Aveva lasciato parlare la turchina senza
dire niente, capendo che l’unica cosa che doveva fare era ascoltare, in
silenzio.
-Se fossi diventata regina al fianco di Bright avrei finito per
vivere esattamente come vivevo nel palazzo del sole. Prigioniera dentro una
gabbia dorata. Almeno, se dovevo scegliere una prigione, preferivo la prigione di
casa mia e anche se avevo la sensazione di morire ogni giorno, era meglio che
non l’idea di essere sposata con qualcuno che sapevo non avrebbe mai capito ciò
che ero e che, in fondo, non amavo. Lo trovi un discorso troppo egoistico?-
Shade scosse la testa
-No, affatto. Non sei egoista. Solo…-
-Solo cosa?-
-Perché non hai chiesto aiuto?-
Rein scoppiò a ridere, una risata sarcastica, non allegra
-A chi? Chi poteva aiutarmi? O meglio, chi avrebbe rischiato tutto
per aiutarmi?-
-Io lo avrei fatto-
Rein sgranò gli occhi e fissò gli occhi scuri di Shade. Shade era terribilmente serio in quel momento, e lei,
fissando quello sguardo scuro e intenso che la guardava, sapeva che ciò che gli
aveva appena detto corrispondeva alla verità.Una sensazione di calore si diffuse dentro il petto di Rein e si ritrovò
costretta, di nuovo, a distogliere lo sguardo da quello di lui. Le sue guance
si tinsero di un rosso acceso e i battiti del suo cuore aumentarono in modo
esponenziale. Nessuno dei due disse niente per molto tempo. Shade non sapeva
cosa fare. Non aveva voluto imbarazzare Rein ma si era ritrovato a rispondere
prima ancora di avere il tempo di realizzare quello che stava dicendo. Tuttavia
era la verità. Se avesse saputo prima che cosa stava passando la turchina la
sarebbe andata a salvare già da molto tempo. Rein rannicchiò le gambe contro il
suo petto, appoggiò sopra le ginocchia le sue braccia incrociandole e sopra di
esse vi appoggiò il volto, girato nella direzione di Shade
-Grazie-
Rein aveva parlato con un tono di voce così basso che Shade pensò di esserselo quasi sognato.
-Lo avrei fatto sul serio-
-Lo so. E in un certo senso lo hai fatto veramente-
Shade scosse la testo
-No, io non ho fatto niente-
-Ti sei dimenticato cosa è successo dai sette saggi?-
-E' stata mia madre a fare tutto. Io non ho fatto niente quel
giorno, ho solo fatto il mio dovere-
Rein ridacchiò e lo guardò. Era incredibile come fosse capace di
sminuirsi nelle situazioni. Credeva sempre di avere fatto solo il suo dovere,
invece faceva sempre più di quello che diceva. E la sua non era finta modestia,
lo pensava veramente
-Mi hai sostenuto, davanti a tutti, in un momento in cui nessun
altro lo avrebbe fatto. È stata la tua mano a darmi coraggio-
Shade non disse niente. Fissò prima Rein, poi la sua mano, poi
tornò a fissare Rein
-Sei un brav’uomo Shade. Sono fortunata ad averti al mio fianco-
Non c’era malizia negli occhi di Rein, le sue parole erano oneste e
sincere, Shade non ebbe dubbi su questo. Non le disse niente, le fece solo un
cenno con il capo. Poi, come se fosse la cosa più normale del mondo, afferrò la
mano di Rein.
-Potrai sempre contare su di me. Ovunque sarai, se sarai in
pericolo, se avrai bisogno del mio aiuto, io ci sarò-
Rein strinse la mano nella sua, senza dire niente
altro, e al tempo stesso dicendo tutto. Erano lì, solo loro due, ancora intenti
a fissarsi, quando all’improvviso un rumore di zoccoli si fece sentire, e Shade lasciò andare veloce la sua mano. Quando il rumore si
fece più intenso, anche una voce arrivò forte e chiara ai due, una voce che
entrambi conoscevano, la voce del capitano delle guardie reali del regno della
Luna, ed era una voce decisamente alterata dalla rabbia
-Dannato di un principe-
Shade alzò gli occhi al cielo
-Thomas-
-No, non osare dire il mio nome, tu… tu… tu… dannato di un
principe-
Thomas era fermo davanti a loro, in sella al suo cavallo. Li stava
fissando dall’alto in basso, con uno sguardo torvo e abbastanza arrabbiato.
-Thomas…-
-No Shade, dannazione, no. Lo sai cosa hai creato questa volta, eh?
Un intero palazzo nel caos. Te lo ripeto nel caso ti fosse sfuggito: un intero
palazzo nel CAOS! Ho le mie guardie in preda ad un attacco isterico. Per non
parlare di un nutrito gruppo di domestici e domestiche in preda alla confusione
e il povero conte Nicholanos… Crede di avere mancato
ai suoi doveri e parla di dimettersi dalle guardie reali. Dannazione Shade sarà
arrivato anche da poco ma si sta dimostrando un bravo soldato, uno dei miei
uomini migliori. E tu cosa fai? Decidi di traumatizzarmelo praticamente a vita?
Dovrei essere io quello che si dimette dato tutti i problemi che mi stai
causando-
Shade lo fissò perplesso
-Non è la prima volta che sparisco. Tutti sanno che ogni tanto vado
fuori dal palazzo-
-Oh certo, dato che tutti lo sanno, pensi che sia una cosa normale,
no? Lo sai qual è il compito delle guardie? Sorvegliare! E se chi devono
sorvegliare sparisce, all’improvviso, in pieno giorno, sotto il loro naso, cosa
pensi che possano pensare? Che non sanno fare il loro lavoro, ecco cosa si
ritrovano a pensare!-
-Andiamo Thomas, ora stai esagerando-
-No, non sto esagerando. E questa volta l’hai fatta veramente grossa!-
-Thomas, stai avendo una crisi isterica, lo sai?-
-No, non ho una crisi isterica! Sto cercando di evitare una crisi
isterica e la colpa è tua! E anche sua-
Thomas puntò il dito contro Rein, che si ritrovò ad indietreggiare
lentamente e a farsi rossa per l’imbarazzo. A quel punto Shade si alzò, e si
frappose fra i due
-Thomas, ora stai esagerando. Rein…-
-Esagernado? ESAGERANDO? C’è un intero palazzo nel caos, per LEI!-
Rein si alzò in piedi di scatto e si mise di fianco a Shade,
meravigliata. Anche Shade aveva la stessa espressione sul volto. Addirittura,
si ritrovarono a parlare insieme
-Per lei?-
-Per me?-
Thomas scese da cavallo e si avvicinò alla coppia, ma fissò Rein
negli occhi
-No no no, non userai i tuoi begli occhioni blu su di me
principessa, non questa volta. Tu sei in assoluto la peggiore di tutti in
questo momento. Ogni briciolo di simpatia nei tuoi confronti, sparita. Ma io
dico, credevo fossi una mia alleata, non una sua… complice. E quella tua
cameriera… è arrivata da me, in lacrime!-
-Cosa è successo a Dreamy?-
Chiese Rein, preoccupata per lei
-Cosa è successo a Dreamy? Oh, niente. Ha solo avuto una crisi di
nervi perché, ah sì, sei sparita! Sparita così, all’improvviso, non solo da
camera tua, ma da un palazzo intero!-
Rein sentì le gote arrossarsi ancora di più, e abbassò lo sguardo.
Shade, a quel punto, si fece avanti
-E' colpa mia-
-Questo lo so. So che la principessa da sola non farebbe mai niente
di simile-
Disse Thomas, fissando in cagnesco Shade
-Thomas, ora basta-
Thomas si avvicinò ancora di più a Shade, e i due si ritrovarono a
fissarsi a pochi centimetri l’uno dall’altro. Rein, preoccupata, cercò di
frapporsi tra loro
-Ragazzi, vi prego, sono certa che…-
Ma non fece in tempo a finire la frase che Thomas si lasciò andare
ad un sospiro, prima di sorridere al suo principe
-Dannazione Shade, ma come fai? Tutte le volte così, ti metto sotto
stretta sorveglianza e tu… sparito. In pieno giorno! Si può sapere da dove
diamone te ne esci ogni volta?-
Shade sorrise sarcasticamente all’amico
-Segreto reale, non sei autorizzato a saperlo-
-Si come no… segreto reale un accidente. Va bene, tieniti i tuoi
segreti. Ma la principessa sono certa…-
-Non te lo dirà. Me l’ha giurato-
-Rein, ma come hai potuto?-
I due si voltarono verso di lei, e vedendo la sua espressione
incredula, ridacchiarono. Rein era senza parole. Aveva veramente creduto che
per poco quei due non facessero a botte, o peggio, e ora ridacchiavano, come se
niente fosse. La rabbia di Thomas, totalmente sparita. Vedendo il suo sguardo,
Thomas si affrettò ad inchinarsi e a scusarsi
-Perdonatemi principessa, non era mia intenzione spaventarti…
almeno non troppo-
-Io non…-
-Io e Thomas abbiamo una specie di gioco in corso-
-Un gioco che hai inventato tu e che decidi tu di giocare solo
quando vuoi tu-
-Non vorrei mai renderti le cose troppo facili, altrimenti come
potresti poi sfoggiare le tue doti di capitano delle guardie reali?-
-E' fin troppo facile sfoggiare le mie doti quando tu ti nascondi
praticamente ogni volta nello stesso posto-
-Almeno quando ho intenzione di farmi trovare-
Thomas rifilò un’occhiataccia al suo principe, prima di sedersi
anche lui sul prato, vicino ai due. Rein era rimasta interdetta da quello
scambio di parole, e fissava quei due sbalordita.
-Voi due siete strani-
Mormorò scuotendo la testa. Shade e Thomas la fissarono, si
guardarono e si sorrisero
-In realtà diciamo che questo è un nostro piccolo compromesso-
Spiegò Shade. La turchina lo fissò
-Compromesso?-
-Esatto. Ogni tanto devo uscire da palazzo, devo allontanarmi da
quello studio o dai miei ministri, o finirei per ucciderne qualcuno,
seriamente. E anche Thomas ha diritto allo stesso. È la nostra boccata d’aria
fuori lavoro. So che può sembrare una cosa infantile ma… non possiamo solo
lavorare. E diciamo che adesso possiamo ancora permetterci di farlo, le nostre
responsabilità, le mie soprattutto, sono ancora limitate. Quando diventerò re…
sarà decisamente tutto diverso. Ma per adesso ogni volta che ho la possibilità,
sparisco-
-E con il fatto che il principe sparisce, io ho il compito di
“riprenderlo e portarlo a casa”. È una scocciatura, ma qualcuno deve pur farlo-
-Certo. Così hai una scusa ufficiale per uscire senza destare
sospetti-
-Esatto. Anche se, dato che sparisce all’improvviso, mi ritrovo
veramente a dovere affrontare una crisi isterica di palazzo. Ma almeno così sua
maestà non può rimproverami-
-Come scusa?-
-Mia madre non ama troppo queste mie… uscite. E sa perfettamente
che con la scusa di cercarmi Thomas si fa anche lui un po’ di libera uscita. E
la cosa la infastidisce, perché Thomas non lo può riprendere perché sta facendo
il suo lavoro che è, appunto, quello di cercarmi, e io non ho il divieto di
uscire da palazzo, tecnicamente. Quindi non può dirci ufficialmente niente-
-Anche se ogni tanto ci fa una bella lavata di capo a tutti e due-
-Come quella volta che ce ne siamo andati durante la visita della
delegazione del regno della goccia-
-Vero, non mi ha praticamente rivolto la parola per due settimane-
I due scoppiarono a ridere al ricordo. Rein li fissò, trovandosi a
sorridere anche lei, contagiata dalla loro risata.
-In pratica siete due bambini dispettosi che si divertono a fare
infuriare la mamma. Chissà cosa darebbero le persone della corte della luna per
conoscere veramente la vostra natura-
-Non ci crederebbe nessuno… sono troppo ben voluto alla mia corte,
nessuno dubiterebbe di me…-
-Ma io sono una principessa. Principe contro principessa, a chi
credi che darebbero retta?-
-Non oseresti…-
-Non mi conosci così bene allora-
Thomas scoppiò a ridere, poi si avvicinò a Rein, le prese la mano e
le fece un inchino
-Principessa, siete in assoluto la cosa più bella che sia capitata
nella mia vita. Finalmente un alleato contro quella testa calda di un principe.
Siete una benedizione-
-Lieta di essere d’aiuto-
Shade li guardò, si portò una mano sugli occhi e bofonchiò qualcosa
che nessuno dei due riuscì a capire. Tuttavia, quel breve periodo di
tranquillità fu presto interrotto dalla voce dello stesso principe
-Tuttavia c’è una cosa che non mi torna. Di solito ci metti
decisamente più tempo a trovarmi Thomas-
-Perché questa volta, mio caro principe, pur capendo le tue
intenzioni, hai decisamente esagerato-
Shade alzò un sopracciglio perplesso
-Non capisco cosa intendi dire-
-Su questo non avevo dubbi. Mio caro principe hai, per caso,
pensato come sarebbe stato possibile per te e la principessa rientrare a
palazzo nello stesso momento senza destare sospetti o dare adito a chiacchiere
di natura discutibile?-
-Di certo non sarei entrato dalla porta principale insieme, questo
mi pare ovvio…-
-Oh certo, perché l’unico problema sarebbe solo essere visti
tornare insieme. Ovvio, come potevo pensare che la tua mente potesse pensare
più a fondo di quello che in realtà fa? Non ti sei minimamente posto il
problema, invece, che la sparizione, in contemporanea ci tengo a precisare, tua
e della principessa non sarebbe stata decisamente notata? E non hai minimamente
pensato al fatto che non ci sarebbe voluto molto prima che un certo tipo di
chiacchiere, di certo non di natura lusinghiera, iniziasse a circolare tra le
mura del palazzo?-
Il volto di Shade diventò improvvisamente pallido. Vedendolo Thomas
rimase leggermente stupito
-Non ci posso credere, non ci avevi veramente pensato?-
Il principe scosse il capo. Come aveva potuto non pensare a quell’evenienza?
Tutto quello cui aveva pensato era stato semplicemente portare Rein fuori dal palazzo per un pomeriggio di totale relax. E
pensando solo alla sua serenità non aveva minimamente considerato il resto
-Dovete andare, subito-
Si affrettò a dire. Thomas tuttavia scosse il capo
-Non posso tornare io con Rein. Cosa potrei dire? Stavo cercando il
principe e la principessa è spuntata all’improvviso dal terreno e l’ho riportata
a casa?-
-Allora torno prima io e poi voi…-
-La situazione non cambierebbe-
I due ragazzi si guardarono senza sapere cosa fare. Rein,
timidamente, provò a dire la sua
-Potete accompagnarmi, farmi entrare in giardino e potrei dire che
ero semplicemente uscita per una passeggiata solitaria…-
Thomas scosse il capo
-Non è plausibile. Non appena un membro della famiglia reale
sparisce, la prima cosa che viene fatta è perlustrare tutto il palazzo, giardini
compresi. Non sarebbe credibile dire che eri lì. Qualcuno delle guardie ti
avrebbe vista di sicuro nel caso-
Rein abbassò lo sguardo, non sapendo cosa fare, o cosa dire.
All’improvviso, una folata di vento portò con sé un leggero suono di campane.
Il suono, trasportato dal vento, si era fatto debole, ma nel silenzio, fu
possibile per i tre ragazzi percepirlo con precisione. E Shade, sentendo quel
rumore, si illuminò
-Mia madre-
Thomas e Rein lo fissarono, perplessi
-Mia madre si dovrebbe trovare ancora al tempio-
Thomas capì subito cosa volesse dire Shade, e si affrettò ad
annuire con il capo
-Potrebbe funzionare-
Shade si alzò e si avvicinò a Rein, offrendole la mano per farla
alzare
-Ci dobbiamo sbrigare. Se la manchiamo, perdiamo la soluzione al
nostro problema-
-Non capisco cosa…-
-Non c’è tempo per le spiegazioni ora, principessa. Shade, devi
galoppare come non mai-
Il principe annuì. Si affrettò ad avvicinarsi al suo cavallo,
liberò le briglie dall’albero cui lo aveva legato e salì sopra la sella con un
movimento veloce e preciso. Si avvicinò a Rein e la aiuto a salire sulla sella,
davanti a lui, in modo da tenerla salda durante la cavalcata.
-Io mi avvio verso il luogo d’incontro con le altre guardie. Dirò
che non ti ho trovato e continueremo la ricerca. Vedi di farti trovare sotto
gli alberi di frassino al vecchio crocevia-
-Il vecchio crocevia? È esattamente dall’altra parte del tempio!-
-Per questo è il luogo migliore. Ti lasciò un’ora di tempo, pensi
di farcela?-
Shade annuì. I due non si dissero niente altro e Shade fece partire
al galoppo il suo cavallo. Thomas rimase a fissare i due galoppare via veloci,
e solo quando furono abbastanza lontani, si decise a mettersi in sella anche
lui. Si voltò dalla parte opposta e si avviò veloce. Tuttavia, mentre
cavalcava, Thomas si ritrovò a domandarsi quale fosse stata l’ultima volta che Shade avesse fatto qualcosa senza pensare a tutte le
possibili conseguenze. Non era da lui comportarsi così. Sembrava avere agito
semplicemente d’istinto, guidato da un impulso improvviso. Possibile che
l’arrivo di una donna nella sua vita potesse avere avuto il potere di fare
stravolgere completamente tutto quanto?
Tra tutti i vari impegni di corte cui Moon Maria doveva attendere e
presiedere poiché regina, era praticamente impossibile per lei uscire da
palazzo. Non si era mai sottratta ai suoi doveri, non aveva mai rinunciato a
niente per capriccio o per noia, tuttavia solo su una cosa era stata irremovibile
nel corso degli anni: ogni pomeriggio e ogni volta che la sua salute glielo
consentiva, la regina andava a pregare al tempio della Luna e decideva di
fermarsi tutto il tempo che riteneva necessario. Certi giorni potevano bastare
anche poche decine di minuti, in altri si prendeva tutto il tempo che
desiderava. Era un’abitudine che aveva preso dopo la morte del marito. Non
andava al tempio spinta solo dal desiderio di pregare, ma lì sentiva di potersi
confidare e sfogare le sue preoccupazioni al suo defunto marito in cerca di
consiglio. Sapeva, a livello razionale, che ciò era impossibile, Skyler non le
aveva mai comunicato dall’aldilà, ma andare lì, e rivolgere a lui le sue
preoccupazioni la faceva sentire meglio. Era il solo momento in cui si lasciava
andare alle preoccupazioni, e ogni volta che tornava a palazzo, anche se non
aveva trovato conforto o soluzioni a determinate situazioni, si sentiva meglio
e sapeva che in poco tempo tutto si sarebbe sistemato. E lei credeva fermamente
che ovunque il suo Skyler fosse, lui vegliasse ancora su di lei e i loro figli
e quella vicinanza, anche se non più fisica ma solo spirituale, l’avevano
aiutata in tutti quegli anni senza di lui. Era per quel motivo che ogni volta
che andava al tempio non aveva bisogno di un folto gruppo di accompagnatori,
anzi desiderava l’esatto opposto. Gli unici ad accompagnarla erano due guardie
reali, il suo fidato cocchiere e la sua dama di compagnia. Tendenzialmente il
tempio non era mai molto frequentato quando lei andava in visita, e Moon Maria apprezzava
quel silenzio rispettoso così diverso dal trambusto della corte reale. Era
forse l’unico momento in cui poteva stare completamente sola. Le guardie che la
accompagnavano, infatti, aspettavano il suo ritorno fuori dal tempio poiché dentro
di esso non era ammesso portare nessun tipo di arma, dopotutto il tempio era un
luogo sacro, e chiunque avesse deciso di deturpare tale luogo spargendo sangue
o uccidendo delle vite sarebbe stato certamente condannato alla dannazione. Per
questo la regina entrava solo accompagnata dalla sua dama e quel pomeriggio non
era stato diverso dal solito. Aveva trascorso forse qualche momento in più al
tempio rispetto a ciò che aveva previsto, per questo si stava apprestando a
tornare a palazzo con una certa fretta. Dopotutto sapeva che la stavano
aspettando, quindi desiderava tornare a casa, soprattutto perché desiderava
parlare con il figlio prima della cena. Sperava di essere ancora in tempo per
poterlo fare. Non appena le guardie la videro arrivare, si affrettarono a
mettersi sull’attenti
-Siete pronta per tornare a casa, altezza?-
-Si tenente-
-Chiamo il cocchiere con la vostra carrozza allora, maestà-
Moon Maria si limitò a fare un cenno di assenso all’uomo e si voltò
verso la sua dama di compagnia
-Impegni per la serata?-
-Nulla al momento, maestà. Cenerete con i principi come ogni sera e
al momento dopo, non avete altri impegni-
-Perfetto. Desidererei che le cose restassero così, vorrei
coricarmi presto-
La donna le fece un cenno di assenso con il capo. Nel frattempo la
carrozza si era avvicinata e Moon Maria sorrise al vecchio uomo che la portava.
Era stata la regina stessa a richiedere lui per quel compito specifico, un
ormai anziano cocchiere di corte, Davion. Moon Maria
era particolarmente legata al vecchio uomo, era stato un servo fedele e leale
di suo marito e si era sempre occupato lui dei suoi spostamenti, fin da quando
era stata incoronata regina. Quando fu abbastanza vicino, Davion
fece un piccolo inchino alla donna
-Pronta per essere portata a casa, altezza?-
-Come sempre, Davion. Posso contare sul
fatto di tornare a casa sana e salva?-
-Non lo dovete neanche chiedere, maestà-
Moon Maria sorrise all’uomo. Una guardia aprì lo sportello della
carrozza e offrì la sua mano come aiuto per farla salire. La regina aveva
appena messo un piede sul predellino, quando un rumore di un cavallo al galoppo
la fece fermare. Era insolito che qualcuno si avvicinasse ad un luogo sacro con
una cavalca così veloce, e la sua sorpresa fu doppia quando vide chi stava
spronando al galoppo quell’animale.
-Shade?-
Chiese sbalordita. Si affrettò a scendere velocemente. La sua
meraviglia crebbe ancora non appena vide che tra le braccia di Shade c’era anche Rein. La regina
non fece nemmeno in tempo a processare mentalmente ciò che stava accadendo che Shade era arrivato vicino a lei e Rein
stava già smontando da cavallo.
-Mamma…-
-Shade, Rein!
Cosa ci fate qui?-
Rein e Shade si
guardarono, ma fu il principe a rispondere a sua madre
-E' una lunga storia, mamma, ti spiegherò tutto quando torneremo a
palazzo. Ho bisogno però che tu e Rein torniate a
palazzo insieme-
Moon Maria fissò suo figlio, perplessa. Poi, ad un tratto, sembrò
capire esattamente cosa fosse successo
-Non mi dirai che sei di nuovo sgattaiolato fuori da palazzo, vero?
Per di più hai trascinato con te Rein?-
Rein si limitò a fissare il suolo, incapace di
guardare la regina negli occhi. Shade invece fece un
mezzo cenno di assenso a sua madre.
-Shade! Ti rendi conto di cosa…-
-Mamma, non c’è tempo adesso per questo. Devo avviarmi verso il
luogo d’incontro con Thomas. Tu e Rein invece
tornerete a palazzo e, ti prego so che cosa può sembrare ma…-
Moon Maria alzò la mano, bloccando le parole del figlio.
-Ne riparleremo a palazzo. Tutti e quattro ne parleremo, tu, io, Rein e anche Thomas. Ma almeno ti rendi conto di quello che
hai fatto? Hai trascinato Rein con te… Spero che la
tua spiegazione sia abbastanza convincente quando me la dirai. Mio dio, non oso
nemmeno immaginare cosa stia succedendo a casa-
-Per questo ho bisogno del tuo aiuto. Mamma, per favore-
Moon Maria sospirò, sconfitta.
- Va’ ora. Al resto penso io-
Shade sorride a sua madre, poi si soffermò a fissare
per un attimo Rein. La turchina ricambiò il suo
sguardo, poi, rapido, fece voltare il cavallo e si avviò veloce. Tutti i
presenti rimasero interdetti sul da farsi per qualche secondo. Poi la regina si
voltò verso Rein
-In carrozza, subito-
Rein annuì e si affrettò a salire, in silenzio.
Moon Maria si voltò verso i suoi accompagnatori.
-Vorrei sperare che ciò che è appena accaduto rimanga tra i soli
presenti-
Le guardie, il cocchiere e Lady Vivian annuirono quasi all’unisono.
-Chiunque vi chieda informazioni riguardo ad oggi, la principessa Rein è venuta al tempio della Luna su mia richiesta ed è
sempre stata in mia compagnia. E per quanto riguarda mio figlio, nessuno di noi
lo ha mai visto. Sono stata sufficientemente chiara?-
-Si maestà-
Dissero in coro i presenti. Per fortuna di Moon Maria e dei due
principi, le persone che erano con lei in quel momento erano persone fidate, e
lei sapeva che avrebbero mantenuto la parola, preservando quello che era
accaduto.
-Davion, torniamo a casa. Ora sono
veramente stanca-
Il vecchio uomo annuì. Sia la regina che lady Vivian salirono in
carrozza, e una volta che furono sistemate il cocchiere diede un leggero sprone
alle redini e i cavalli si misero in cammino. Dentro l’abitacolo nessuno
parlava. Rein si limitava a fissare il suo vestito,
incapace di alzare lo sguardo. Moon Maria, che si era seduta vicino a lei, non
sapeva bene cosa fare. Si scambiò uno sguardo con la sua dama di compagnia, la
quale le fece un cenno con il capo indicando la ragazza. Si, sapeva che doveva
dirle qualcosa, il problema era che non sapeva bene come formulare le parole
per tutte le cose che voleva dirle. Tuttavia, alla fine decise di comportarsi
nell’unico modo che riteneva avrebbe potuto veramente funzionare: comportarsi come
una madre
-Rein, so che il tuo vestito è di tuo
piacimento, ma saresti così gentile da alzare lo sguardo, per favore? Detesto
parlare a qualcuno che non ha il coraggio di guardarmi in volto-
La giovane sussultò leggermente sentendosi chiamare. Alla fine si
fece coraggio, e alzò lo sguardo. Si voltò a fissare la regina e Moon Maria
vide le gote rosse della ragazza.
-Non sentirti in imbarazzo cara…-
-Come posso non esserlo?-
-Prima di tutto, so che questa situazione non è colpa tua, almeno
non del tutto. So riconoscere la mano di mio figlio dietro tutto questo-
-Non è successo niente, maestà, ve lo giuro-
-Intendi a parte il fatto che siete usciti di nascosto dal mio palazzo?
Due principi di sangue reale, non legati tra loro da nessuna parentela, men che
meno due fidanzati, di cui già si parla fin troppo a corte per il loro legame
particolare, che sgattaiolano fuori senza scorta e senza avvisare nessuno?
Credo, mia cara, che abbiamo due concezioni molto diverse sul significato della
frase “non è successo niente”-
Rein aprì la bocca per replicare, ma non seppe cosa
rispondere. Si fece ancora più rossa in volto, e tornò a fissare abbattuta il
suo abito, completamente sconfitta dalla brutalità delle parole della regina,
parole fin troppo vere per potere essere contraddette. Si era comportata come
una incosciente bambina di dieci anni, senza pensare né alla situazione né
tanto meno alla sua reputazione. Era stata incosciente e sconsiderata, e per di
più, si era comportata in modo tremendo contro la donna che l’aveva accolta in
casa sua come fosse una figlia. Vedendo lo stato d’animo di Rein,
e ,forse, accorgendosi di avere esagerato con le sue
parole, Moon Maria prese la mano della ragazza tra le sue. La principessa
sussultò a quel tocco e si affrettò a fissare la regina
-Rein voglio che tu sappia che conosco
mio figlio, so che non ha fatto assolutamente niente di sconveniente nei tuoi
confronti e so che non c’era malizia nelle vostre intenzioni. Tuttavia spero vi
siate resi conto delle vostre azioni e…-
-E' proprio questo il punto, maestà. Non abbiamo pensato, non ho
pensato. Quando mi ha proposto di uscire, io non ho riflettuto e ho sbagliato. Ho
agito e basta, senza pensare alle conseguenze. Il fatto è che volevo solo… solo
respirare un po’ d’aria all’aperto-
Rein abbassò di nuovo lo sguardo. Moon Maria le
strinse la mano
-Credi non capisca questo tuo bisogno? Credi che non possa capire,
soprattutto dopo anni che hai passato rinchiusa in un palazzo ignorata da chi
avrebbe dovuto ascoltarti, il desiderio di potere essere libera anche solo per
un paio d’ore? Rein una parte di me è terribilmente
contenta di sapere che vi siete potuti godere un pomeriggio da semplici
ragazzi, sono una madre, lo capisco, ma il fatto è che voi non siete semplici
ragazzi. Siete due reali, mio figlio è destinato a diventare re un giorno e non
hai certamente bisogno che sia io a ricordarti cosa sarebbe potuto succedere se
qualcuno vi avesse visti. Lui se la sarebbe cavata con poco ma tu… Rein capisci quanto sia importante preservare la tua
reputazione in modo immacolato?-
Rein annuì
-Mi dispiace maestà. Non volevo tradire la vostra fiducia o peggio-
La donna le sorrise
-Non mi sento tradita. Solo dovete sempre pensare alle conseguenze
delle vostre azioni. E se una cosa del genere dovesse ricapitare, almeno
progettate anche il ritorno. Potrei non essere al tempio la prossima volta-
Rein la fissò, sbalordita
-Prossima volta?-
La regina ridacchiò
-Oh, fidati di me Rein, ci sarà
sicuramente una prossima volta. Conosco molto meglio mio figlio di quanto lui
stesso pensi. Ho l’assoluta certezza, sia da regina che da madre, che ve la
svignerete ancora e ancora. Solo che non sono ancora mai riuscita a capire cosa
fa ad uscire dal palazzo-
Rein fissò la regina. Aveva capito cosa volesse
sottintendere la donna, ma si ritrovò a dovere disattendere la sua velata richiesta
-Mi ha fatto andare in un punto preciso del giardino e siamo usciti
da un cancello laterale. Sapeva bene quando le guardie sarebbero passate e
siamo passati senza problemi. Ma non so come abbia fatto a procurarsi il suo
cavallo senza essere visto, o come sia uscito da palazzo. E, ne sono certa,
conosce altre vie di uscita, sicuramente molto più…-
-Nascoste-
Finì la regina per lei. Rein annuì.
-Ma come hai fatto ad uscire dal palazzo e andare in giardino senza
essere vista?-
-In realtà non ho fatto nessuna fatica. Sono semplicemente stata
attenta a passare quando nessuno era nei paraggi. Mi sono tenuta nascosta
dietro alcune colonne e sono uscita nel giardino dalle vetrate principali-
La donna la fissò meravigliata
-Non hai veramente incontrato nessuno?-
-No maestà. Ma era primo pomeriggio, credo che molti dei nobili
fossero tutti nelle loro stanze dopo il pranzo e…-
-E di giorni le guardie che perlustrano il palazzo sono decisamente
in numero inferiore rispetto alla notte-
-Dovete riconoscere, maestà, che vostro figlio è veramente abile
quando vuole-
Sia la regina che la principessa si voltarono verso lady Vivian.
-Abile nel farmi preoccupare e spaventare di sicuro-
Lady Vivian sorrise alla sua regina.
-Credo che dovrò impegnarmi a scoprire le vie di fuga che usa mio
figlio, di nuovo. Sono anni che provo a capire come fa, ma sembra sparire nel
nulla. È come se conoscesse dei passaggi segreti di cui io sono all’oscuro-
Le tre donne rimasero in silenzio per alcuni minuti. Poi la regina
sospirò, si voltò di nuovo verso Rein e le sorrise
-Molto bene, ormai non serve a niente rimuginare su questa
situazione ancora per molto. Quello che dobbiamo fare è prepararti alle
possibili domande che ti faranno non appena torneremo a palazzo-
-Domande?-
-Non penserai sul serio che se è veramente trapelato il fatto che
tu e mio figlio siete spariti da palazzo, alla corte basterà vederti tornare
con me per sedare le chiacchere, vero? So di essere la regina, ma tutti sanno
che per i miei figli farei qualsiasi cosa, forse persino coprire uno scandalo-
-Quindi cosa devo fare?-
-Semplicemente dovrai imparare a memoria tutto ciò che oggi io e
lady Vivian abbiamo fatto, compresa la struttura stessa del tempio. Lady
Vivian, vi dispiace aiutarmi? Vi dovrete occupare dei capelli della
principessa. Quella cavalcata li ha decisamente spettinati e sono decisamente
sospetti per una semplice visita al tempio. Forza, manca meno di una decina di
minuti prima di tornare a palazzo, non abbiamo molto tempo. Rein
ora ascoltami attentamente e non farmi perdere tempo-
-Farò del mio meglio, maestà-
Disse la principessa. Moon Maria le sorrise
-Me lo auguro proprio. Perché so essere una temibile insegnante,
quindi mi aspetto la massima attenzione, sono stata chiara?-
Rein annuì.
-Bene. Iniziamo allora da quando ti ho fatto chiamare oggi
pomeriggio…-
La comparsa di Rein con la regina aveva
suscitato un certo scalpore tra la corte del palazzo della Luna. Era
praticamente impossibile per qualsiasi membro della corte infatti, tranne che
per Lady Vivian, accompagnare sua maestà alle visite pomeridiane al tempio.
Eppure, come se fosse la cosa più normale e naturale del mondo, le tre donne
erano scese e avevano fatto ritorno come se niente fosse. Anche il ritorno del
principe, accompagnato dal capitano delle guardie e da un manipolo di esse,
aveva fatto alzare quante nobile sopracciglio. Tuttavia, tutti si stavano
comportando come se non fosse successo niente, come se il pomeriggio si fosse
svolto esattamente come si doveva svolgere infatti non c’era stato nessun
comportamento strano da parte della famiglia reale, anzi il programma della
giornata era andato avanti senza cambiamenti. La cena si era svolta come
sempre, e il tono a tavola era sembrato cordiale tra tutti i presenti. Eppure,
qualcuno aveva bisbigliato che la cosa sembrava decisamente troppo strana,
tutto sembrava decisamente troppo normale e tranquillo, e questo, per una
corte, risultava essere ancora più sospetto. Anche perché, ad un certo punto,
era trapelato qualcosa di totalmente inaspettato: si vociferava, infatti, che
il principe Shade e la principessa Rein fossero scappati insieme da palazzo quel giorno. Tutto
era nato quando le guardie erano entrare in subbuglio, e qualcuno aveva visto
il capitano Thomas uscire di corsa da palazzo con una decine di guardie al
seguito. E poi, tra le cameriere era circolata la voce che Dreamy,
la cameriera personale della principessa, fosse sconvolta per l’improvvisa
sparizione della turchina. Certo, erano semplici chiacchiere, nessuno aveva
materialmente visto il principe e la principessa andare via insieme, ma era
anche vero che nessuno a corte aveva visto sia l’uno che l’atro quel pomeriggio.
In poco tempo, quindi, la notizia era già sulla bocca di tutti, e lo scandalo
stava già prendendo forma ed era pronto ad esplodere, quando l’improvviso
ritorno della principessa con la regina sembrava avere ucciso all’istante
quella malignità. Ma si sa come funzionano le chiacchiere, anche quando
sembrano morte, in realtà sono sempre pronte a riprendere vita. Sarebbe bastato
poco, infatti, per far sì che la notizia della possibile fuga dei due giovani facesse
il giro di quasi tutte le corti di Wonder. E se la
voce fosse arrivata alle orecchie di una determinata persona, il corso delle
vite di varie persone avrebbe preso una piega decisamente imprevista. Infatti,
se qualcuno gli avesse riferito quello che era successo, la sua reazione non sarebbe
stata quella di incredulità, ma sarebbe stata una reazione di pura rabbia. Infatti,
se lo scandalo si fosse rivelato vero, tutto ciò che lui avrebbe provato
sarebbe stato un sentimento di rabbia così travolgente e forte perché avrebbe
voluto dire che quei due, consciamente, fuggendo così insieme, si erano voluti
fare beffa di lui, senza alcun ritegno o considerazione per la sua persona. E a
quel punto, l’unico modo che avrebbe avuto per porre rimedio a tutto ciò, prima
di perdere per sempre il suo status o la considerazione che il mondo aveva di
lui, e per punirli di una tale avventatezza, sarebbe stato quello di correre ai
ripari il più presto possibile e di fare qualcosa di così plateale che avrebbe
fatto capire a chiunque come stavano realmente le cose. E il modo migliore per
farlo sarebbe stato quello di organizzare un ballo, un ballo a cui Rein sarebbe stata obbligatoriamente presente, un ballo in
cui la realtà dei fatti sarebbe stata finalmente messa in evidenza, a tutti, in
tutto il regno e anche e soprattutto, a Shade. Perché
se qualcuno decideva di sfidarlo, doveva poi essere pronto al suo contrattacco.
Presto tutta Wonder avrebbe assistito al più grande,
sfarzoso e impareggiabile ballo reale come non se ne vedevano da molti decenni
ormai e per farlo, lui avrebbe avuto bisogno del supporto e del sostegno di una
persona così vicina alla turchina che tutto sarebbe andato obbligatoriamente
per il meglio. Questo ovviamente sarebbe successo solo se il pettegolezzo fosse
uscito dalla corte della Luna, avesse fatto il giro delle corti reali di Wonder e fosse arrivato a lui. Ma come abbiamo già detto i pettegolezzi
non muoiono mai, e il destino, che aveva già iniziato a far muovere i fili dei
suoi personaggi, quel giorno, li aveva mossi in modo così forte, che qualcuno
avrebbe potuto dire che tutto, in realtà, era partito proprio da lì, da quella
fuga apparentemente innocente e che proprio da sotto quei rami di una quercia
secolare, dove due giovani, un uomo e una donna, si erano parlati senza titoli
o nomi altisonanti, senza filtri, proprio da quel momento la vera storia era
iniziata. E anche se nemmeno loro potevano immaginare realmente la portata reale
dei loro discorsi, qualcosa si era mosso dentro di loro e presto tutto sarebbe
esploso al momento opportuno con la differenze che questa volta sarebbe stato
tutto sotto la luce del sole e in presenza di più spettatori. E il destino
stava lavorando proprio per creare quel momento, e per farlo continuava a
tessere la sua trama, incrociando vite e storie di persone che ancora andavano
raccontate e vissute.
Come state? So che veniamo da un periodo decisamente traumatico per
tutti quanti, e spero che sia voi che le vostre famiglie stiano tutti bene.
Non vi sto a dire più niente su di me, lo so, avevo promesso il
capitolo decisamente molto tempo prima di oggi, e invece, come mio solito,
eccomi qua, in ritardo, ma spero mi vogliate bene lo stesso.
È un capitolo un po’ strano, me ne rendo conto, come penso che
nessuno di voi caschi sul mio fintissimo alone di mistero che ho voluto dare
nell’ultimo paragrafo. Penso perfettamente che sappiate chi sia che parla e
forse addirittura qualcuno mi indovinerà perfettamente anche come si svolgerà
tutto quanto, ma vi prego lasciatemi l’illusione di essere stata brava e non
avervi fatto capire niente. Ovviamente sto scherzando, lasciatemi commenti e
pareri e idee, leggo sempre tutti, anche se non sembra, e mi fa sempre piacere
vedere cosa ne pensate della storia.
Vi saluto, vi mando un bacio grande, anzi ancora più grande dato
quello che stiamo vivendo e noi ci vediamo al prossimo capitolo.
La principessa Milky passeggiava
avanti e indietro davanti alla porta della camera da letto di sua madre. Una
guardia reale la osservava, senza osare disturbarla, ma pronto ad entrare in
azione se fosse stato necessario. Gli era stato specificamente ordinato,
infatti, che se la giovane altezza avesse osato aprire anche solo di un
millimetro la porta della stanza di sua madre, aveva l’ordine di prelevarla con
la forza e relegarla in camera sua, senza lasciarle la possibilità di uscire,
almeno fino a nuovo ordine. Anche la giovane principessa era stata avvertita,
quando si era vista chiudere la porta in faccia, dopo avere visto entrare
dentro la stanza suo fratello, Thomas e Rein. Sapeva
che doveva essere successo qualcosa di importante se tutti e tre erano a
ricevimento da sua madre, e questo aveva scatenato dentro di lei il desiderio
di sapere cosa stesse succedendo. Perché qualcosa stava succedendo di sicuro, e
molto probabilmente riguardava quello che era successo il giorno prima, ovvero
il fatto che suo fratello e Rein se l’erano svignata
da palazzo, lasciandola lì, da sola, ad annoiarsi. Molto probabilmente sua
madre li stava riprendendo per avere lasciato il palazzo senza portarsi dietro
la povera, piccola, annoiata principessa. Di sicuro stava succedendo proprio
quello. La cosa strana, tuttavia, era la presenza di Thomas. Perché era stato
convocato anche lui assieme agli altri due? Forse sua madre voleva assicurarsi
che la prossima volta che ci fosse stata una fuga reale si ricordassero di lei
e la venissero a prendere. Poteva essere anche quello. La curiosità la stava
uccidendo. Doveva assolutamente sentire cosa stava succedendo in quella stanza.
Si avvicinò piano piano alla porta e accostò l’orecchio alla porta di legno,
tuttavia pur con l’assoluto silenzio del corridoio, non si sentiva
assolutamente niente provenire dall’interno. Senza pensarci, la piccola afferrò
la maniglia, ma fu prontamente fermata dalla voce della guardia reale
-Principessa...-
Le disse solo. Milky si voltò
verso di lui, imbronciata
-Per favore, non potete fare finta di non vedermi? Solo per
qualche secondo, giratevi e lasciatemi fare-
L’uomo scosse la testa, impassibile
-Ho ricevuto un ordine, altezza. Mi dispiace, ma non posso
assolutamente permettervi di farlo-
-Neanche se imploro?-
-Neanche in quel caso, altezza-
Milky sospirò. Sapeva che le
guardie reali potevano essere incorruttibili, soprattutto quando gli ordini
venivano da sua madre, da suo fratello, da Thomas o da qualsiasi altra persona
che non fosse lei. La giovane si limitò ad osservare la porta, sconsolata, poi
si voltò e si mise al fianco della guardia.
-Vuol dire che aspetterò qui-
L’uomo la guardò perplesso
-Non preferireste andare da qualche altra parte piuttosto
che aspettare proprio qui?-
Milky scosse la testa, decisa
-Ho deciso che voglio aspettare qui e lo farò-
-Non credo sarà un incontro breve…-
-Ce la farò. Mai sottovalutare la determinazione di una
principessa, soprattutto della principessa Milky del
regno della Luna-
L’uomo non insistette più del dovuto, tutti sapevano che in
quanto a testardaggine la loro principessina era imbattibile. Così rimasero in
silenzio, nel corridoio vuoto per alcuni buoni minuti. Milky,
nel frattempo, stava diventando sempre più impaziente. La guardia reale
sembrava avere ragione, l’incontro segreto non proprio segreto tra i quattro
sembrava destinato a durare molto più di quello che lei aveva pensato, ossia un
lasso di tempo decisamente interminabile. Tuttavia lei voleva farsi trovare lì
quando tutto fosse finito per cercare di scoprire cosa fosse accaduto. Tuttavia
stava veramente iniziando a perdere le speranze ed era ormai pronta a cedere e
rintanarsi in camera sua, indispettita e sconfitta, quando la porta si aprì e
da essa uscì Thomas. Quando l’uomo la vide si fermò di colpo
-Altezza, cosa ci fate qui?-
Milky si avvicinò veloce verso di
lui, sorridendogli
-Thomas, meno male che sei uscito tu-
Il capitano delle guardie la guardò meravigliato
-Posso fare qualcosa per voi altezza?-
-Direi proprio di si…-
-In cosa…-
-Cosa sta succedendo là dentro?-
Thomas la guardò, poi si voltò verso la porta chiusa e tornò
a fissare la principessa
-Niente di importante-
Tentò banalmente di dire Thomas
-Non sei molto convincente-
-Lasciatemi specificare. Niente di molto importante per voi,
altezza-
-Su questo non ti credo-
Thomas incrociò le braccia al petto e la fissò
-State mettendo in dubbio la mia parola di d’Orvail e di capitano delle guardie reali del regno della Luna?-
Milky lo fissò, per niente
impressionata o spaventata, o qualsiasi cosa sperasse di fare Thomas.
-Di cosa state parlando? Riguarda me o mia madre o Rein? E cosa c’entra Shade in
tutto questo? E tu perché sei già fuori? Stavate decidendo qualcosa che mi
riguarda, giusto?-
Thomas fu travolto da quel fiume di parole, tuttavia era
assolutamente deciso a levarsi di torno la principessa il prima possibile
-Non abbiamo parlato di voi, altezza, ve lo giuro-
-Ma allora di cosa si tratta? Di quello che è successo ieri?-
-Ieri non è successo niente principessa e…-
-Insomma che cosa vi dovevate dire di così importante? E
perché mio fratello e Rein sono ancora da mia madre?-
-Principessa, per l’ultima volta, non è una cosa che vi
riguarda, in tutti i sensi-
-Ma di qualcosa si tratta giusto?-
Thomas alzò gli occhi al cielo, esasperato
-Veramente principessa, non si tratta di niente di speciale,
ve lo assicuro-
Milky lo guardò guardinga, per
niente convinta.
-Cosa state tramando?-
-Non stavamo tramando niente, ve lo assicuro, ciò di cui
abbiamo parlato non vi riguarda e sono veramente desolato per voi, principessa,
ma temo che dovrò tenere il segreto su ciò che mi è stato detto questa mattina
da vostra madre. Se proprio continuate ad insistere, spero lo facciate
direttamente a vostra madre, io non posso assolutamente venire meno al giuramento
fatto di non rivelare ciò che mi è stato detto. E ora, se mi volete perdonare,
devo tornare al mio umile lavoro-
Thomas le fece un piccolo inchino e si incamminò nel
corridoio. Milky si voltò ad osservarlo, esterrefatta
per quella risposta così tanto formale e priva di qualsiasi indizio. Ma Milky era una principessa testarda, e non avrebbe mai
accettato un silenzio come risposta. Così si incamminò veloce dietro di lui
-Thomas aspetta-
Thomas non si fermò ne diminuì la sua andatura per
aspettarla. Milky si mise a correre per arrivargli
vicino e una volta fatto, afferrò il suo braccio
-Tanto lo sai che scoprirò cosa è successo, vero? E che
sarai proprio tu a dirmelo, vero?-
Thomas la fissò, alzando un sopracciglio perplesso.
-Mi credi così facile da corrompere?-
Milky sorrise con un sorriso
sarcastico, un sorriso che Thomas riconobbe immediatamente perché lo aveva già
visto mille volte, identico, sul volto di Shade. E
istintivamente rabbrividì
-Thomas, so che non sei facile da corrompere, ma tu sai, vero,
che alla fine se voglio sapere qualcosa, la scopro in ogni caso?-
Thomas la fissò, con gli occhi sgranati per la sorpresa. Milky scoppiò a ridere nel vedere la sua espressione e
contemporaneamente fece passare il suo braccio sotto quello del ragazzo
-Allora, capitano, cosa abbiamo in programma oggi?-
-Voi non lo so, io ho da lavorare-
-E io ti accompagnerò, tutto il giorno, fino a quando non mi
dirai cosa vi siete detti-
Thomas alzò gli occhi al cielo, rassegnato e visibilmente
provato
-Ma possibile che uno normale in questa famiglia non ci sia?-
Moon Maria osservava i due giovani seduti davanti a lei.
Quando li aveva fatti convocare, tutti e tre quella mattina, in camera sua,
sapeva perfettamente che cosa avrebbe detto a ciascuno di loro. Aveva iniziato
subito con Thomas, perché sapeva che questa volta, e solo questa volta, il suo
coinvolgimento nella fuga del giorno prima era minimo. Nonostante questo, si
era comunque dovuto prendere un severo, secco e perentorio rimprovero da parte
della regina, e lei detestava con tutta se stessa doverlo fare. Ormai quelli
davanti a lei erano persone adulte che avrebbero dovuto sapere come
comportarsi, o almeno pensare prima di prendere delle stupide decisioni. La
regina, infatti, era anche ben propensa, sotto sotto, alle fughe del figlio, ma
il fatto che avesse agito senza pensare all’incolumità di Rein
l’aveva fatta infuriare più di quello che pensava. Ed era per questo che doveva
parlarne seriamente con il figlio, ma doveva anche fare la ramanzina alla
principessa. Ed era meglio incominciare subito
-Principessa Rein…-
La turchina sussultò sul posto sentendosi chiamare e fissò
la regina, con uno sguardo leggermente terrorizzato
-Già ieri ho avuto modo di dirti come la penso sulla vostra…
fuga. Anche se ritengo mio figlio principalmente responsabile, tu non sei
esente da essa-
-Lo so, maestà ed è per questo che…-
-Le scuse ormai non mi interessano e non servono a niente.
So quanto tu ti senta mortificata, e fai bene a sentirti così. Ma devo ricordarti,
anzi, ricordarvi, che la prossima volta potrei non esserci per salvarvi da
queste situazioni o meglio, potrei anche non avere voglia di farlo-
I due la guardarono, in silenzio, entrambi visibilmente
pallidi
-Mamma non ti sembra…-
-Con te parlerò dopo. Prima però devo ricordarvi una cosa
che dovrete entrambi tenere a mente sempre e in qualsiasi momento: la verginità
di Rein-
Sia Rein che Shade
divennero immediatamente rossi in viso
-Mamma!-
Gridò Shade, guardando sua madre
esterrefatto
-Siamo tutti adulti dentro questa stanza, non credo ci sia
bisogno di scandalizzarsi tanto per una parola o per un qualcosa che dovrebbe
essere ovvia, come ho già detto, a entrambi. Rein,
sei sotto la mia tutela e responsabilità e desidero trattarti come una figlia
quindi devo proteggerti il più possibile e per farlo sono costretta a
ricordarti, come farebbe una madre, ciò che è veramente importante per una
principessa reale, cioè la sua reputazione. So di averti messo in una posizione
difficile, so che sei già al centro di molti pettegolezzi, ma finché sono
legati alla mia corte, tutto è gestibile o meglio, posso gestirli senza
problemi. Ma se uno scandalo di tali proporzioni, perché lo sarebbe fidatevi di
ciò che dico, se uno scandalo di tali proporzioni esplodesse tra i nobili non
sarei in grado di fermarlo nemmeno io nella mia stessa corte. Questo lo dovete
capire. Sarò anche la regina, ma ho i miei limiti-
I due continuarono a rimanere in silenzio, ma ascoltavano
attentamente, ogni traccia di imbarazzo scomparsa dai loro volti, sostituita da
una dose di consapevolezza.
-Voglio essere chiara, con entrambi. Non sono contraria al
fatto che voi due vogliate ricavarvi dei momenti di svago anche al di fuori del
palazzo, ma non potete farlo di nascosto. Non siete prigionieri qua dentro, e
ogni volta che vorrete, organizzate in modo ufficiale una scampagnata, da soli
o con altri membri della corte, non mi interessa, ma portate con voi una buona
dose di guardie reali. Solo così potete proteggervi da certe voci e anche in
quel caso ci saranno comunque dei pettegolezzi, ma almeno non sarete usciti da
soli, senza accompagnatori. Rein se la tua
reputazione venisse messa in discussione, se anche solo si osasse accennare ad
un comportamento deplorevole tra voi due… sarei costretta a cacciarti per
cercare di contenere lo scandalo, dovresti tornare a casa e anche lì quello
scandalo ti perseguiterebbe per il resto della tua vita, perché nessuno ti
crederebbe più pura. Capite ciò che vi sto dicendo?-
I due principi annuirono.
-Perdonatemi vostra maestà, non accadrà più-
Rein sembrava terribilmente
mortificata e al tempo stesso profondamente decisa nella sua affermazione. Moon
Maria, vedendola, si alzò dalla sedia e si avvicinò alla turchina. La fece
alzare dalla sedia, le mise le mani sulle spalle e la avvicinò a se, in un
abbraccio
-Finché sarai qui, fai parte della mia famiglia e io ti
proteggerò sempre. Potrai sempre contare su di me, sul mio appoggio e la mia
porta sarà sempre aperta in qualsiasi momento. Ti prego però, si prudente-
Le due donne si staccarono e la regina fissò lo sguardo
negli occhi azzurri di Rein.
-Ora va cara, devo parlare in privato con mio figlio e credo
tu abbia un appuntamento con mia figlia. La sua istruzione da ora in poi dovrà
diventare la tua priorità, mi aspetto che vi mettiate al lavoro con dedizione e
con non più alcuna distrazione-
Rein si inchinò alla donna
-Certamente altezza. Buona giornata-
Rein si congedò dai due, ma prima
di uscire, scambiò un lungo sguardo con Shade.
Nessuno dei due sapeva bene cosa si volessero dire in quel momento, ma si erano
istintivamente cercati con gli occhi. Shade tornò ad
osservare sua madre solo quando sentì la porta della stanza chiudersi, e nel
voltarsi, vide sua madre che lo fissava con uno sguardo che non riuscì a
decifrare
-Era proprio necessario metterla così in imbarazzo?-
-Si, lo era-
Shade osservò sua madre, poi
sospirò
-Almeno potevi farlo senza che io fossi presente!-
-No, dovevi sentire-
-Non capisco cosa…-
-Credi che non veda?-
-Vedere cosa?-
-Come la guardi-
Shade osservò meravigliato sua
madre
-Non capisco affatto…-
Moon Maria prese la mano del figlio e lo guardò
-Sono tua madre Shade, per certe
cose mi basta guardarti per capire cosa stai provando-
-Veramente io non…-
-Puoi fare finta di non capirmi se vuoi, puoi negare quanto
vuoi davanti a me o in pubblico, ma ti prego, non mentire a te stesso-
Shade la fissò e si lasciò andare
ad un sospiro
-Io… io non so cosa provo di preciso, mamma. Mi sento responsabile
per lei, io non voglio che soffra ancora-
Shade liberò la sua mano da quella
della madre e si avviò verso la grande vetrata della stanza che dava sul
giardino.
-Non voglio più vederla piangere, non voglio più che non si
senta considerata o degna di attenzione. Lei è meravigliosa e radiosa quando
sorride e io… voglio solo preservare quel sorriso mamma. È così tanto
sconveniente? È così tanto disdicevole o sbagliato?-
-Certo che non lo è. Solo che devi ricordati che noi non
siamo persone comuni e che…-
-Vuol dire che non posso prendermi cura delle persone a cui
tengo? È questo che mi vuoi dire? Vuol dire che come principe devo diventare
una statua di ghiaccio e non provare niente per nessuno?-
-Non sto dicendo affatto questo. Dico solo che se vuoi
proteggere le persone a cui tieni e vuoi bene puoi farlo senza però
danneggiarle nel provarci. Non puoi prenderti cura di loro se facendolo rischi
di comprometterle!-
-Eravamo al sicuro, ieri. Non potrei mai metterla in
pericolo e…-
-Hai rischiato di provocare uno scandalo incontrollabile!
Hai rischiato di compromettere la sua reputazione, lo capisci? Capisci cosa si
poteva pensare sul fatto che voi due eravate fuori, da soli? Lo capisci?-
Shade si voltò verso sua madre,
con uno sguardo arrabbiato negli occhi
-Mi consideri così poco, mamma? Credi che sarei stato capace
di approfittarmi di lei in quel modo? Credi le abbia chiesto di uscire da
palazzo per… quello?-
Moon Maria scosse la testa e si avvicinò a lui.
-Certo che no, figlio mio. So che tipo di uomo sei, so che
non lo faresti mai-
-Allora io non capisco…-
-La corte non avrebbe mai capito! Loro avrebbero solo visto
due persone, un uomo e una donna, soli e con la possibilità. Basta quello per
creare lo scandalo e al contrario tuo, lei ne sarebbe uscita distrutta perché
lei è una donna e tutta l’infamia sarebbe ricaduta su di lei e non su di te,
perché in quanto uomo è accettabile che tu possa avere certi comportamenti,
mentre una donna no-
-Lo so perfettamente questo!-
-Allora dovresti capire, senza problemi. So che non avresti
mai agito in modo… sconveniente, ma è innegabile il legame tra voi-
-Ci conosciamo fin da quando eravamo dei bambini…-
-E ora siete adulti, e questo cambia tutto. Sapevo che
questo sarebbe potuto succedere solo…-
Moon Maria diede le spalle al figlio e sospirò. Shade guardava le spalle di sua madre, arrabbiato, senza
proferire parola. Non capiva cosa stesse cercando di dirle la regina, e provava
solo una rabbia incontrollabile al momento, contro la corte, contro i nobili,
contro la corona e contro tutta quella situazione in cui si era cacciato. Stava
per ribattere quando la voce di sua madre lo fermò
-Shade, ascoltami bene-
Moon Maria tornò a voltarsi verso il figlio, lo afferrò per
le spalle e lo fissò, occhi scuri riflessi in altri occhi scuri
-Shade ora ascoltami e lasciami
parlare. Credi che abbia voluto Rein qui solo per il
bene di Milky? Credi veramente che l’unico motivo per
cui abbia espressamente forzato la mano al consiglio dei saggi fosse solo per
l’istruzione di tua sorella? Io ho voluto lei, ho voluto espressamente Rein qui per te-
Shade sgranò gli occhi, allibito
-Cosa intendi?-
-Shade forse non te ne rendi conto
ma tu con lei sei te stesso, lo sei sempre stato, fin da piccolo. È una delle
poche persone al di fuori di me o di tua sorella con cui ti relazioni senza
essere il principe ereditario Shade della Luna ma
solo… Shade-
-Mamma io continuo a non capire cosa stai dicendo. L’hai
portata qui, l’hai sottoposta a tutto questo per me?-
Moon Maria addolcì lo sguardo, sostituendo la determinazione
con la sua dolcezza di madre
-Hai molto più da imparare tu da lei che non tua sorella-
Shade fissò sua madre senza
parole. Moon Maria sospirò, lasciò la presa sulle spalle del figlio e si andò a
sedere sulla sua poltrona. Shade rimase fermo a
fissarla. Cosa voleva dire che era lui quello che doveva imparare da lei? In
cosa stava mancando?
-Ho sempre fatto tutto nel migliore dei modi-
-Lo so-
-Mi sono sempre dedicato alla corona-
-Lo so-
-Sono sempre stato impeccabile in tutto o almeno cerco di
esserlo sempre-
-Lo so-
-Allora cosa? Cosa dovrei imparare da lei?-
-Ti sei dimenticato di vivere-
Shade guardò sua madre sconvolto.
Sua madre lo guardò con uno sguardo colmo di dolcezza misto a tristezza
-Ti ho caricato troppo presto di responsabilità, ti ho fatto
carico di una fatica che ancora non doveva essere posta sulle tue spalle e…-
-Hai fatto ciò che andava fatto, mamma. Mi hai reso
responsabile e mi hai insegnato il mio ruolo, ora come puoi dire che hai sbagliato?-
-Shade, io non ti ho fatto vivere
la spensieratezza che ti meritavi. Avrei dovuto farti desistere, perché sei
come tuo padre Shade, una volta che hai preso
l’impegno non lo lasci e questo modo di fare è costato la vita a tuo padre-
Dagli occhi della regina iniziarono a rotolare giù delle
lacrime. Vedendo sua madre così si avvicinò veloce a lei
-Mamma…-
La donna alzò una mano, bloccando il figlio
-È la verità Shade. Tuo padre è
morto sotto il peso della corona, lo ha consumato giorno dopo giorno e io non
ho potuto fare nulla per salvarlo. L’uomo allegro, solare e gentile che ho
conosciuto, l’uomo che voleva solo passare del tempo con la sua famiglia, è
morto perché il suo ruolo e il suo titolo lo hanno privato delle gioie della
vita e lui non ha fatto molto per sottrarsi a quell’impegno, perché era fatto
così. Aveva giurato che si sarebbe preso cura del regno, che il popolo sarebbe
stata la sua priorità e così è stato. E anche se il mio cuore si riempie di
orgoglio nel vederti così risoluto, determinato e così dedito al tuo paese, non
posso permetterti di fare la sua stessa fine-
-Non andrà così mamma-
La donna scosse la testa, in modo violento
-Dormi sei ore a notte, anche meno a volte, passi tutto il
tempo nel tuo ufficio, incontro su incontro. Non partecipi a quasi nessun
evento di corte a meno che la tua presenza non sia fondamentale, e ti concedi
una fuga da palazzo ogni quanto, sei mesi?-
-Io sono giovane, mamma. Posso dormire poco e avere lo
stesso le forze per continuare a lavorare, quindi non cercare…-
-Quando è stata l’ultima volta che hai fatto qualcosa solo
per te stesso? Quando è stata l’ultima volta che hai agito senza pensare?-
-A giudicare dalla ramanzina che ci hai fatto poco fa, ti
rispondo ieri, così puoi smetterla di…-
-Ieri lo hai fatto per Rein, non
per te-
Shade si bloccò e guardò sua
madre.La donna non aggiunse niente
altro, si limitò ad osservarlo. Purtroppo per quello che aveva pensato il
principe, le parole di sua madre corrispondevano alla verità. Ieri aveva solo
pensato ad un’unica cosa, portare via Rein da palazzo
per farle passare un pomeriggio senza responsabilità o preoccupazioni. E,
onestamente, si era goduto molto anche lui quell’uscita ed era vero, aveva
semplicemente agito senza pensare, ma lo aveva fatto per lei.
-Non sono innamorato di Rein-
Disse il principe, guardando sua madre. Moon Maria sospirò,
ma si alzò dalla poltrona e si avvicinò al figlio. Gli sfiorò una guancia con
la mano, delicatamente come solo una madre sapeva fare
-Certo che non sei innamorato di lei e non ho mai detto che
lo fossi. Anzi, sentirtelo dire, in un certo senso, mi solleva, perché vuol
dire che non ho un figlio sciocco che al primo sbattere di ciglia di una donna
crolla innamorato perdendo la ragione. So che non puoi esserne innamorato
perché è passato troppo poco tempo e voi ancora non vi conoscete abbastanza per
sapere se potete provare un sentimento così forte come è l’amore. Ma di certo
non ti è indifferente-
Shade aspettò qualche secondo
prima di risponderle. Sospirò e annuì
-No, non mi è indifferente, e il mio non è solo
interessamento perché ci conosciamo fin da piccoli. In lei c’è qualcosa che mi
attira, lo confesso. È come se fossi costantemente attratto verso di lei, ha il
potere di entrare nei miei pensieri nei momenti più impensabili. Credi che…-
-Ciò che pensi di provare o provi non sono io a potertelo
dire Shade. Dovrai capire se questo sentimento sia
solo legato all’amicizia o a qualcos’altro, ma potrai farlo solo tu-
-Però una cosa non la capisco. Perché hai detto che Rein è più qui per me che non per Milky?
Vuoi dirmi che hai fatto tutto questo perché speravi che ci innamorassimo e ci sposassimo?-
Moon Maria ridacchiò sentendo le parole del figlio
-Non essere sciocco, o melodrammatico, non ti si addice.
Soprattutto ricordati che se avessi voluto organizzare un matrimonio reale lo
avrei fatto senza il tuo consenso e senza problemi. Non è certo questo il
motivo perché ho detto quelle parole-
-Allora spiegamelo bene mamma, perché veramente, non sto
capendo a cosa questa nostra lunga conversazione stia servendo. Cosa devo capire?-
-Il dolore profondo di Rein e il
tuo si assomigliano molto più di quanto tu possa pensare. Sono dolori nati da
situazioni diverse, avete vissuto circostante totalmente opposte, questo è vero,
ma avete provato la stessa sensazione di vuoto dentro di voi. Rein è l’unica che ti potrà capire su questo, soprattutto è
l’unica che affronta il tuo stesso dibattito ogni giorno e che fa vincere la
stessa cosa che fai vincere anche tu: il dovere-
La regina si avvicinò alla finestra e la aprì, facendo
arrivare nella stanza i rumori del giardino sottostante, trasportati da una leggera
brezza.
-Rein stava sacrificando tutta se
stessa per il dovere alla sua famiglia e al regno, era sprofondata in una
oscurità che l’avrebbe uccisa e nessuno se ne stava accorgendo, nemmeno i suoi
stessi genitori. Io l’ho visto, perché avevo già visto quegli occhi, erano gli
stessi di tuo padre quando era alla fine dei suoi giorni e li ho visti anche in
te. So che sei forte Shade, non penso il contrario, ma
come madre non posso permettere che tu ti sacrifichi. Non posso, non per una
stupida corona-
-Quindi speri che la sua presenza possa fare qualcosa?-
Moon Maria annuì
-Si, anzi, vi potete aiutare a vicenda in un modo che solo
voi potete fare. Potete combattere quella oscurità insieme, affrontarla e
sconfiggerla contando l’uno sull’altro, e per farlo vi basterà poco, vi basterà
tirare fuori quella spensieratezza, quella allegria che avete dentro il cuore.
E inconsciamente lo state già facendo. Vi state aiutando e vi state curando. Ci
vorrà tempo, ma alla fine, vi farete solo del bene a vicenda, o almeno è quello
che spero con tutto il mio cuore. Shade, non voglio
perdere un altro membro della mia famiglia, non voglio perderti come ho perso
tuo padre. Quel dolore, alla fine, l’ho potuto affrontare e contenere, se
perdessi te, mio figlio… io non ce la farei-
Shade fissò sua madre e senza
rendersene conto, la avvolse in un abbraccio. Moon Maria lo abbracciò a sua
volta e si lasciò cullare dalle braccia di suo figlio
-Non mi perderai madre, te lo prometto-
La donna sorrise contro il petto del figlio
-Skyler mi ha detto le stesse
parole. Sei terribilmente uguale a tuo padre-
-Orgogliosamente uguale a mio padre-
Questa volta la regina scoppiò a ridere e anche Shade. I due si sciolsero dall’abbraccio e si guardarono
negli occhi
-Promettimi solo una cosa, Shade: pensa
un po’ di più a te stesso. Non passare tutte le sere a lavorare e dormi un po’
di più-
-Posso provare-
La donna sospirò, rassegnata
-E io posso accontentarmi della risposta-
Shade sorrise alla madre, poi
ritornò subito serio
-Per Rein invece? Cosa dovrei fare
a questo punto? Come dovrei comportarmi?-
-Fai ciò che senti sia giusto fare-
-Tutto qua?-
-Certo. Solo non fare più una follia come quella di ieri, te
ne prego. Sai quanto detesto doverti fare la ramanzina, sia a te che a Thomas e
ora anche a Rein-
-Lo so mamma-
-Bene-
Moon Maria guardò con orgoglio suo figlio. Si ricordava
perfettamente il momento in cui lo aveva preso per la prima volta tra le sue
braccia e faceva fatica a credere che quel piccolo bambino fosse già diventato
un uomo. Eppure, per lei sarebbe rimasto sempre il suo bambino e avrebbe fatto
di tutto per proteggerlo, sempre.
-Che ne diresti di fare compagnia alla tua vecchia madre e bere
una tazza di the insieme?-
Shade sorrise
-Molto volentieri, anzi, molto onorato di potere passare
ancora del tempo con una madre così straordinaria come lo sei tu-
Moon Maria ridacchiò, poi gli scoccò un’occhiataccia, molto
simile a quelle che pure Shade ogni tanto lanciava a
Thomas
-Non sperare che lusingandomi io ti perdoni qualsiasi cosa-
Shade sorrise
-L’importante è provarci-
Moon Maria scosse la testa
-Terribilmente uguale a tuo padre-
Rein stava vagando per i corridoi
del palazzo, disperata. Appena uscita dalla camera della regina, era andata
subito verso le stanze della principessa Milky. Rein si sentiva terribilmente in imbarazzo per la
conversazione avuta con Moon Maria, sia per il fatto di essere stata una
irresponsabile ed essere fuggita con Shade senza
pensare, sia perché aveva dovuto sentire di nuovo parlare della sua purezza,
per di più di fronte al bel principe. Quindi, il modo migliore per farle
passare l’imbarazzo, era concentrarsi il più possibile su un lavoro, e
insegnare alla principessina era di sicuro il modo più efficace. L’unico
inconveniente nel suo piano, era quello che una volta bussato alla porta non
aveva ricevuto risposta. Aveva riprovato, questa volta un po’ più
energicamente, ma ancora niente. Stava per provare una terza volta, quando una
voce l’aveva fatta sobbalzare per lo spavento. Una guardia reale, posta a sorveglianza
della stanza della regina, e che Rein non aveva
minimamente visto uscendo, le si era avvicinato
-Scusate principessa, se cercate la principessa Milky, è andata via con il capitano delle guardie-
-È con Thomas?-
L’uomo annuì
-Oh, grazie. Andrò a cercarli allora-
Sembrò che l’uomo volesse dirle qualcos’altro, quindi si
trattenne di fronte a lui
-Posso fare qualcosa per lei?-
L’uomo scosse la testa, le fece un inchino e fece per
avviarsi verso la sua postazione. Rein lo rimase a
guardare per un secondo, poi fece per voltarsi e dirigersi verso la scalinata,
quando la voce della guardia la fermò di nuovo
-Altezza?-
Rein si voltò.
-Si?-
-È bello avervi qui a palazzo, altezza-
Rein fu così stupita e
meravigliata di quella frase che si ritrovò a sorridere, sinceramente grata per
quelle parole
-Grazie-
Fu tutto ciò che riuscì a dire. L’uomo le fece un cenno con
la testa, poi ritornò veloce a prendere la sua posizione di guardia agli
appartamenti della regina. Anche Rein, a quel punto,
si voltò nuovamente verso le scale. Era talmente contenta per le parole della
guardia reale, che istintivamente era tornata verso la sua stanza,
completamente dimentica di quel che doveva fare, ovvero cercare Thomas e Milky. I due le tornarono in mente quando era arrivata
praticamente alla porta della sua stanza. Si voltò nel mezzo del corridoio,
maledicendo se stessa
-Un complimento e perdi subito la testa Rein.
Che razza di principessa sei?-
Si voltò per tornare sui suoi passi e iniziò ad incamminarsi
verso il piano terra del palazzo. Sapeva più o meno dove fosse l’ufficio di
Thomas, e sperava che i due fossero lì. Fermò una cameriera per chiedere
indicazioni, e una volta raggiunta la stanza indicatele, fu fermata da una
guardia che le disse che né il capitano né la principessa erano stati lì.
Chiese se per caso sapeva dove i due fossero, ma le fu risposto di no. Le
suggerirono di provare a vedere nel giardino, magari erano usciti, così si
avviò verso di essi. C’era solo un piccolo problema con il giardino reale: era
immenso. Avrebbe potuto camminare per tre ore senza incontrarli o incrociarli.
Così fermò quante più persone possibili ma ottenne sempre la stessa risposta.
Nessuno sapeva dove fossero i due, erano come spariti. La principessa alla fine
si lasciò cadere su una panchina del giardino, senza sapere cosa fare. Fu in
quello stato che fece un incontro che non si sarebbe mai immaginata
-Principessa?-
Sentendosi chiamare, Rein alzò lo
sguardo e si ritrovò a fissare la contessa Trudy Gaumont
-Contessa-
Le due si guardarono, in silenzio. Tra tutte le persone che
poteva incontrare, la contessa Trudy era proprio l’ultima che desiderava
vedere. Non aveva voglia di fingere e di essere cortese con qualcuno che sapeva
non provava simpatia per lei
-Principessa sembrate… sconsolata-
-Più che sconsolata direi senza più risorse-
-Come, una brillante principessa come voi senza risorse?
Siete poco credibile-
-Grazie per credermi così tanto piena di risorse, contessa,
ma temo di non esserlo affatto, come potete vedere-
-Non esagerate, altezza. Dopotutto, come potete dirlo, dopo
la vostra fuga romantica di ieri direi che siete assolutamente una donna piena
di risorse. Sono poche le dame che sono riuscite ad evitare uno scandalo di
tali proporzioni, ma forse, dato che siete una principessa, avete risorse che
noi comuni donne della corte non possediamo-
Rein la guardò, impassibile
-Fuga romantica? Questa mi giunge nuova-
-Oh principessa, mi riferisco al fatto che ieri, voi e il
principe…-
Rein si alzò dalla panchina e
fissò la contessa, impassibile
-Io ieri ero con la regina-
-Certo, la conosciamo tutti la versione ufficiale,
tuttavia…-
-Temo proprio non ci sia un tuttavia, contessa. Soprattutto
posso smentirvi in modo categorico che ci sia stata una, come l’avete chiamata?
“Fuga romantica”-
Trudy le sorrise, in modo sarcastico
-Altezza, altezza… via, siamo tra donne, a me potete dirlo
e…-
Rein la guardò e sentendo quella
nota di derisione nella voce della contessa, perse totalmente la sua voglia di
fingere e parlò in modo chiaro e diretto
-Sentite, contessa, non so cosa posso avere fatto per
inimicarvi voi così ma vorrei ricordarvi che state parlando con un membro della
famiglia reale del regno del Sole, che sono qui un’ospite della vostra famiglia
reale e nella scala gerarchica sono più in alto di voi. Posso sopportare il
fatto che mi odiate, anche se, ripeto, non so cosa ho fatto per meritarlo, ma
non permetterò a nessuno, soprattutto a voi di parlarmi così, né in pubblico né
tantomeno in privato-
Trudy la guardò, visibilmente meravigliata per quell’improvvisa
piega della conversazione. Era vero, aveva voluto stuzzicare la principessa, ma
non aveva pensato che la turchina potesse tirare fuori così tanta…
determinazione
-Altezza io…-
-No ora voi mi ascolterete. Non vi piaccio, pazienza. Mi
odiate, pazienza. So di non avere fatto nulla contro di voi quindi state certa
che dormirò sonni tranquilli per il resto della mia vita. Non ho alcuna
intenzione di intrattenere un rapporto di amicizia con voi se dalla vostra
parte non vi è questo desiderio, e soprattutto non ho alcuna voglia di portare
avanti una battaglia di ostilità. Se voi volete, fate pure, ma sappiate che da
me avrete solo indifferenza. E ora, se mi volete scusare, devo tornare alla
ricerca della principessa Milky, che sembra sparita
da queste mura, perché dovrei portare avanti il mio compito di principessa
istitutrice e insegnarle quanto più possibile. Quindi, buona giornata,
contessa, e buona permanenza a palazzo, che spero, a questo punto, sia il più
breve possibile-
Detto questo, Rein si avviò verso
il palazzo. Aveva perso la pazienza con lei, si era lasciata andare in modo
molto poco principesco, ma almeno si era sfogata. Detestava le persone come
Trudy con tutta se stessa. E anche se sapeva che era vero che era andata via
con Shade, tutto la si poteva definire tranne che
fuga romantica. Era così arrabbiata, che non si era minimamente accorta che
qualcuno la stava chiamando e rincorrendo. Solo quando si sentì afferrare per
un braccio e fu costretta a voltarsi, vide, di nuovo, la contessa Trudy che
l’aveva seguita.
-Cosa volete ancora?-
-È vero, voi non mi piacete. Ma ho esagerato e per questo vi
chiedo scusa-
Rein la fissò interdetta, tuttavia
guardando quegli occhi verdi così determinati della contessa, si rese conto che
le parole dette erano vere.
-Grazie-
Disse solo Rein. La donna le
lasciò il braccio e le due si fissarono alcuni secondi. Fu Trudy, alla fine, a
cedere
-Se cercate la principessa Milky
io so dove si trova. Posso accompagnarvi se volete-
-Perché dovrei fidarmi di voi?-
-Non dovete farlo per forza. Ma se mi seguiste, potreste
evitare di girare ancora senza meta per il palazzo-
L’offerta di Trudy era allettante e al massimo, avrebbe
fatto un giro in più
-Vi seguo-
Disse solo. Trudy annuì e si fece avanti incamminandosi
verso il palazzo. Il silenzio tra le due era pesante ma Rein
non aveva la minima intenzione di parlare. Tutto era nato per un problema della
contessa, di certo non ci avrebbe pensato lei a risolverlo. Tuttavia, una parte
di lei era terribilmente curiosa di sapere perché. E non si trattenne
-Perché? Perché non vi piaccio? Ho per caso mancato in
qualcosa? Vi ho offesa in qualche modo?-
Trudy la guardò e scosse la testa facendo segno di no
-Allora cosa….-
-Siete semplicemente… perfetta-
-Che cosa?-
Gridò quasi Rein, sconvolta. Trudy
annuì, decisa
-Non fingete con me, altezza. Conosco fin troppo bene le persone
come voi. Vi nascondete dietro questo candore così abbagliante, che non si fa
in tempo ad accorgersi della vostra vera natura fin quando non colpite-
Rein, basita, la fissò a bocca
aperta.
-Io non… posso giurarvi che non sono perfetta-
-Lo so bene, ma è la vostra finzione che…-
-Io non sto fingendo!-
-Ne siete certa, altezza? E la vostra sceneggiata davanti ai
sette saggi? Ammetto che lo svenimento è stato un vero e proprio colpo da
maestro-
Rein si fermò in mezzo al vialetto
del giardino. Non sentendo più i passi Trudy si voltò e si ritrovò ad osservare
la principessa. Rein era sconvolta in un modo così
evidente, che la donna per un attimo pensò di essersi sbagliata sul suo conto.
Ma durò solo un istante, perché sapeva fin troppo bene che le persone come la
turchina erano capaci di recitare in modo eccellente. Tuttavia Rein era veramente sconvolta per quelle parole
-Credete veramente che la mia sia solo una sceneggiata?
Credete che io abbia voluto tutto questo diproposito?-
-Forse non di proposito, ma si, credo voi sappiate
perfettamente quello che state facendo, o almeno, credo di sapere quale sia il
vostro obbiettivo-
-Allora illuminatemi contessa perché temo di non saperlo io
stessa-
-Volete la corona-
Rein la guardò e poi, totalmente
sconvolta, scoppiò a ridere.
-Cosa? Credete che io sia qui per la corona? Credete io
voglia diventare regina?-
-Sappiamo tutti che non avrete mai quella del regno del
Sole. Quindi è plausibile che vogliate quella della Luna. Dopotutto tutti sanno
che il nostro principe va sempre in aiuto di chi ha bisogno, e voi avete
interpretato quella parte in modo sublime-
Rein si bloccò di colpo. In una
frazione di secondo, tutta la tristezza e il freddo degli anni passati al
palazzo del Sole le tornarono di colpo nel cuore. Trudy vide il cambiamento, e
seppe immediatamente, che ciò che la principessa le stava per dire, era vero,
perché un sentimento così di sconforto e disperazione non potevano essere finti
-Credete ciò che volete, contessa. Di certo, non spetta a voi
sapere come sono andate realmente le cose e tanto meno, tengo io a dirvelo. Vi
lascio con le vostre convinzioni, mettete pure in giro tutti i pettegolezzi che
volete, ma vi assicuro, sul mio nome e sul mio onore, che non sono
assolutamente venuta qui per cercare di ottenere una stupida corona. Anzi, vi
dico di più, ne ho già rifiutata una, forse anche molto più prestigiosa di
quella della Luna, quindi potete stare certa che il mio obbiettivo non sia
assolutamente sedere sul trono. Credete che io dai saggi abbia finto? Siete
libera di pensarlo, ma sappiate che realmente io non volevo partecipare, che
tutto quello che è successo… io non ho finto. E perdonatemi, ma non siete stata
presente al palazzo del Sole negli ultimi anni quindi vi prego di non parlare
di cose che non sapete e, a questo punto, di non parlare di situazioni che non
conoscete affatto e non potrete mai conoscere-
Trudy istintivamente fece un passo indietro alla turchina e
senza rendersene conto, si inchinò. Quando si rialzò, tutte e due erano
meravigliate e stupite. Ma quel loro dialogo non poté proseguire, perché Rein si sentì abbracciare da dietro e meravigliata si
voltò. Avvinghiata alla sua vita vide la principessa che tanto disperatamente
aveva cercato
-Milky!-
-Rein aiutami! Thomas non mi vuole
dire niente, ho bisogno che tu gli ordini di dirmi cosa è successo con mia
madre-
-Cosa?-
-La principessa ficcanaso Milky
vuole sapere qual è stato l’argomento di conversazione che abbiamo avuto con la
regina. Le ho spiegato che non era niente che la riguardava, ma è stato tutto
inutile. Insiste nel volere sapere cosa sia successo-
-Mio fratello, Rein e tu convocati
di prima mattina da mia madre è una cosa che mi riguarda. Deve essere successo
qualcosa se mia mamma ha sentito il bisogno di parlarvi. Rein
ti prego… che cosa vi siete detti? Riguarda a quando ieri…-
Milky non poté finire la frase
perché Rein le mise una mano sulla bocca. Milky la guardò perplessa ma la turchina non ci fece caso
perché aveva spostato lo sguardo su Thomas che a sua volta la guardava
meravigliato. Fu solo quando Rein fece un piccolo
movimento con la testa che il capitano si accorse della sua amica Trudy
-Trudy! Che bella sorpresa-
-Lieta di vedere che mi hai notata solo grazie al cenno
della principessa Thomas-
Rein si maledisse mentalmente e
provò per un istante, anche se breve, ma molto intenso, il forte desiderio di
strangolare Milky. Infatti l’ultima cosa di cui aveva
avuto bisogno in quel momento era l’arrivo della rosa tra le sue braccia, con
la sua innocenza e la sua capacità di parlare senza rendersi conto del luogo o
delle persone presenti. Improvvisamente la turchina conosceva con precisone
l’argomento della loro prossima lezione.
-Contessa Trudy, prima che un nuovo pettegolezzo possa
prendere forma nel palazzo…-
Iniziò a dire Rein mentre si
volgeva verso la contessa
-…Vorrei spiegarvi, a tutte e due a questo punto, il motivo
della nostra convocazione mattutina da parte della regina-
Trudy la guardava con un sorriso sarcastico sul volto.
Incrociò le braccia al petto mentre aspettava il discorso della principessa,
già pronta a non credere ad una sola parola uscita dalla bocca della turchina. Rein lasciò andare la povera Milky
la quale si mise vicino alla contessa, in attesa. Thomas, che non aveva capito
assolutamente niente di cosa stesse succedendo tra le due donne, ma a sua
discolpa non lo poteva proprio sapere, senza pensarci, ma leggendo la tensione
nell’aria, si mise vicino a Rein, pronto a difenderla
se si fosse presentata l’occasione
-Allora prima di tutto è vero, questa mattina tutti e tre siamo
stati convocati dalla regina-
-Questo lo sappiamo già-
Disse Milky, impaziente di
scoprire il segreto. Thomas guardò Rein e le sussurrò
-Sicura di volere raccontare cosa è successo?-
Rein annuì
-Siamo stati convocati perché… perché la regina… insomma
noi… siamo stati ripresi da sua maestà-
Le reazioni furono le più diverse possibili. Thomas la fissò
meravigliato, colpito dall’onestà di Rein. Pensava che
la turchina si sarebbe inventata qualcosa per nascondere i fatti, o almeno
avesse cercato di camuffare un minimo il motivo della loro convocazione, di
certo non si aspettava tutta quella sincerità. Milky
invece si mise a ridere, totalmente impreparata ad una risposta del genere. Si
era immaginata chissà quale segreto, invece sua madre li aveva chiamati per
dirgliene quattro. Trudy invece, sembrò impassibile a quelle parole, ma i suoi
occhi facevano trasparire un’unica emozione: ammirazione. La bionda, infatti,
sapeva che la turchina non poteva avere mentito, dovevano per forza essere vere
le sue parole dato il suo lieve imbarazzo nella voce e, per di più, la faccia
di meraviglia di Thomas confermava la sua supposizione. Era stata onesta perché
voleva dimostrarle che prima le aveva detto la verità. Trudy non poté non
provare ammirazione per una mossa così coraggiosa, la principessa aveva fatto
veramente un’ottima giocata. E questo non fece che confermare ancora di più i
suoi sospetti: Rein era un’abile giocatrice. Peccato
che lei non era facile da ingannare come la turchina doveva pensare
-E perché siete stati ripresi?-
Chiese Milky che voleva saperne
decisamente di più di quella storia. Rein la guardò,
accennando ad un piccolo sorriso
-Perché, cara la mia principessa, per un motivo o per un
altro, negli ultimi giorni tutti e tre abbiamo mancato ai nostri doveri. Per
quanto riguarda me, sono stata fin troppo negligente nei tuoi confronti. Ed era
per questo che ti stavo cercando. Dobbiamo fare lezione e tu, mia cara, devi
studiare, seriamente da adesso in poi-
Tutto l’entusiasmo di Milky si
polverizzò nell’istante stesso in cui Rein aveva
smesso di parlare. Abbassò lo sguardo, triste
-Dobbiamo proprio farlo?-
-Direi proprio di si-
-Però anche tu stavi perdendo tempo stamattina. Passeggiavi
nel parco con la contessa-
Trudy, sentendosi chiamata in causa, e ancora una volta,
agendo prima di pensare, si trovò a difendere la turchina
-Veramente, altezza, la principessa vi stava cercando e io
la stavo aiutando nel compito. Vi avevo visto passeggiare con Thomas vicino al
gazebo delle rose e stavo conducendo lì la principessa quando ci avete sorprese-
Rein fissò meravigliata la
contessa, di nuovo, ma si trovò a ringraziarla mentalmente per l’aiuto
-Esattamente. E ora che ti ho trovato, direi che dobbiamo
andare a metterci al lavoro. Vogliamo andare?-
Milky provò a ribattere in qualche
modo, ma vedendo lo sguardo sul volto di Rein,
sospirò sconfitta
-Andiamo-
Rein le sorrise. Poi si voltò
verso Trudy
-Contessa, grazie per il vostro… aiuto-
-Sempre lieta di essere utile alla famiglia reale-
Rein e Trudy si guardarono.
Entrambe sapevano che quella frase aveva molti significati e Rein aveva capito che era un altro avvertimento per lei. Qualsiasi
fosse il motivo di tutto quel risentimento di Trudy, Rein
non lo capiva. Eppure sapeva che il loro discorso non era concluso, era solo
rimandato. E Rein non lo attendeva certo con ansia.
-Thomas, a presto. Contessa, buona giornata-
I due si inchinarono mentre le due principesse si avviavano
verso il palazzo, senza voltarsi indietro. Thomas e Trudy erano rimasti fermi
nel vialetto del giardino del palazzo reale e ognuno era perso nei propri
pensieri. Ad un tratto Trudy si voltò verso Thomas
-Per cosa sei stato ripreso da sua maestà questa mattina?-
Thomas alzò gli occhi al cielo, e un leggero rossore
imporporò le sue guance
-Non sono fatti tuoi…-
Bofonchiò a Trudy. La contessa, che conosceva fin troppo
bene Thomas, mise un braccio sotto a quello del capitano e lo costrinse a
camminare con lei
-Andiamo, ci conosciamo fin da piccoli. Conosco ogni tuo più
piccolo segreto, conosco ogni cosa che hai fatto: non vorrai mica iniziare
adesso ad avere dei segreti con me?-
Thomas guardò la sua amica e si ritrovò a parlare prima
ancora di essersene accorto. Era questo il potere che Trudy aveva su di lui,
sapeva sempre come farlo parlare
-Sono stato chiamato per fare un ripasso dei miei doveri
come capitano delle guardie reali-
-Grave come cosa-
Thomas alzò gli occhi al cielo
-Tutta colpa di quello stramaledetto di un principe-
-Ah si?-
Chiese fintamente Trudy. Il segreto per far continuare a
parlare Thomas, era quello di non interromperlo e di assecondare il suo
discorso. Facendo così lui diceva tutto, senza filtri. Ed era proprio quello
che Trudy voleva: sapere cosa fosse successo esattamente il giorno prima. Non
era difficile capire che le voci di ieri e la convocazione dei tre di quella
mattina erano correlate. E questo voleva dire che le voci dovevano essere vere.
E lei sapeva che Thomas le avrebbe confidato qualsiasi cosa, contando sulla sua
discrezione e sul loro legame di amicizia. E sembrava non essersi sbagliata
nemmeno quella volta
-Sai cosa ha fatto il nostro bel principe?-
-Cosa?-
-Lui… se ci penso, veramente mi meraviglio del fatto che
ancora non lo abbia ucciso-
Trudy ridacchiò, civettuola
-Cosa avrà mai commesso di così scandaloso il nostro
principe per far sì che tu ci sia andato di mezzo?-
-Veramente Trudy, non puoi capire cosa abbia fatto-
-Se tu me lo dicessi potrei capire-
Thomas si fermò, si voltò a guardarla e con l’espressione
più seria parlò
-Prometti di non dirlo in giro? Ne potrebbe andare della mia
reputazione-
Trudy lo guardò con i suoi occhi verdi in modo molto intenso
-Lo prometto-
-Quell’idiota di un principe lui… lui ha modificato i turni
delle guardie reali-
Trudy spalancò la bocca, meravigliata e stupita di quello
che aveva sentito. Esterrefatta esclamò
-Ha fatto che cosa?-
Thomas la guardò arrabbiato.
-Quello che ti ho detto. Ha messo mano ai turni delle
guardie che io avevo preparato, facendo venire meno guardie al palazzo durante
il giorno. E io non me ne sono accorto. Per due settimane siamo stati sotto
numero, capisci le implicazioni? Se fosse successo qualcosa a palazzo avrei
potuto non avere guardie a sufficienza per proteggere la famiglia reale!-
Trudy la fissò con una espressione così sorpresa e
stupefatta che non seppe cosa rispondere. Così Thomas continuò a parlare
-Vedi anche tu sei sconvolta come me. Ma la cosa assurda è
che io non me ne sono accorto. Si avevo visto che alcuni volti li vedevo meno
di quello che pensavo, ma potevo io credere che Shade
sostituisse le mie istruzioni con altre? Insomma, io mica vado nel suo ufficio
e cambio i piani delle finanze del regno perché mi piace così. Dannato di un
principe, per di più mi tocca sorbirmi i rimproveri della regina, che
giustamente si domanda come svolga il mio lavoro, dato che il numero di guardie
a protezione del palazzo è evidentemente insufficiente. Non è che io non
controllo le cose, è che se decido una cosa non ho bisogno di ricontrollare
perché so già cosa ho deciso e mi aspetto che i miei sottoposti seguano il mio
ordine. Ma sta pur sicura che Shade questa volta non
se la caverà, e ora la ramanzina toccherà pure a lui e sono certo che sua
maestà ci andrà giù pesante. Si tratta della sicurezza della famiglia reale e
di tutti noi della corte. Ha veramente fatto un bel casino questa volta-
-Ma perché lo avrebbe fatto?-
Chiese perplessa Trudy che tutto si aspettava da quella
conversazione tranne che quella piega degli eventi
-Perché, secondo lui, troppe guardie potevano mettere a
disagio la corte e farla sembrare poco… sicura-
Trudy lo fissò basita. Thomas, guardandola si preoccupò
-Trudy, tutto a posto?-
La donna si riprese quasi immediatamente
-Si scusa Thomas. È che, lo ammetto, sono veramente
sorpresa. Credevo che in realtà le voci di ieri potessero essere vere dato che
tutti e tre eravate stati chiamati dalla regina-
-Voci? Quali voci?-
Chiese Thomas, meravigliato
-Quelle della fuga dei principi-
-C’è una voce del genere in giro?-
Trudy lo guardò stupita
-Non dirmi che non ne hai sentito nemmeno accennare. Ieri
pomeriggio sia il principe Shade che la principessa Rein sembravano spariti e presto si è diffusa la voce che i
due fossero andati via insieme-
Thomas scoppiò a ridere
-Shade e Rein
in fuga? Certo che i nobili sono veramente fantasiosi quando devono inventare
una storia-
-Andiamo Thomas è comprensibile. Hai visto l’intimità dei
due e…-
-Se sento ancora qualcuno parlare della loro intimità ‘particolare’
giuro che lo uccido-
-Thomas!-
-Noi due non abbiamo lo steso grado di intimità che hanno
quei due? Siamo nelle stesse condizioni: amici di infanzia, proprio come me e
te. Eppure nessuno parla di noi due in questi termini e solo perché non siamo
di famiglia reale-
Trudy non seppe cosa ribattere. Effettivamente era vero, lei
e Thomas erano amici da sempre, e la loro intimità era legata da una autentica
amicizia, di certo non c’era niente di romantico tra loro. Però il modo in cui
sia Shade che Rein si guardavano
non era come lei e Thomas si guardavano. Era, diverso. Lei lo sapeva bene,
conosceva quegli sguardi
-Ma loro due…-
-Poi non capisco, Rein ieri era
con sua maestà la regina ieri. Moon Maria ci teneva a far vedere il tempio
della Luna alla principessa, senza che ci fosse una cerimonia ufficiale. Tutti
sanno che quando va la regina il tempio è quasi sempre vuoto, e così ha potuto
far apprezzare a Rein il luogo. Sono persino uscite
dalla stessa carrozza, come fa la gente a pensare che Rein
fosse con Shade, lo trovo assurdo-
-Quindi mi giuri che non erano insieme?-
Thomas guardò la sua amica
-Posso confidarmi con te senza che ciò che sto per dirti
finisca sulla bocca di tutti?-
Trudy annuì
-Shade è veramente andato via ieri
dal palazzo senza scorta e di nascosto. Per questo credo abbia allentato i
turni delle guardie, per avere più possibilità di movimento. E sì, sono andato
a cercarlo con le guardie. Ma ti posso assicurare che quando io e le guardie
abbiamo trovato Shade era solo, e prima che tu me lo
chieda, era molto lontano dal tempio della Luna. Era solo, a parte il suo
cavallo, nessun cenno di una principessa nei paraggi. È la verità-
Trudy guardò Thomas negli occhi e non lesse nessuna menzogna
in essi. Questo voleva dire che si era sbagliata ed effettivamente quella voce
era falsa. Che la principessa le avesse veramente detto la verità? Possibile
che si fosse veramente sbagliata? No, non poteva crederlo, non poteva essersi
confusa. Sapeva cosa aveva visto, sapeva cosa stava succedendo. Sapeva che il
modo in cui i due reali si guardavano era molto di più che una semplice
amicizia. Poi c’era una cosa che Thomas non sapeva. Lei li aveva visti, quella
notte, nel buoi del corridoio del palazzo reale, dopo il ballo, Rein e Shade scambiarsi quel
bacio davanti alla porta della principessa. E se anche avesse potuto pensare
che fosse stato un bacio innocente, non si poteva negare che un uomo e una
donna in giro di notte, insieme, senza scorta o accompagnatori non poteva non
nascondere qualcosa di… immorale. Tuttavia aveva bisogno di altre prove prima
di potere rivelare i suoi sospetti. Quindi si limitò, per ora, a fare finta di
niente. E doveva ammettere che non sempre le voci erano fondate, e che quindi
effettivamente il giorno prima non c’era stata nessuna fuga.
-Ti credo Thomas, non ti preoccupare. Sarò lieta di smentire
quelle voci se mi capitasse l’occasione-
Thomas le sorrise. I due si erano incamminati verso il
palazzo, chiacchierando del più e del meno. Una volta raggiunto, Thomas la
salutò
-Perdonami cara, ma per quanto io adori passare del tempo
con te, e sai che è vero, devo tornare al mio lavoro-
-Non sarò certo io a trattenerti. Anzi, temo di avere
accettato un invito per un the assieme alla viscontessa Dunnel-
A sentire quel nome Thomas rabbrividì
-Cosa hai fatto di male per meritarti un simile castigo?-
Trudy gli diede un leggero colpo al braccio, fintamente
offesa
-I Dunnel sono un’antica e nobile
famiglia di questo regno-
-Non lo nego, ma i fratelli Dunnel
sono noti per essere i peggiori pettegoli di questo regno!-
-E proprio per questo non potevo rifiutare. Non vorrei che
dei pettegolezzi su di me iniziassero ad uscire per il solo fatto di avere
rifiutato un invito-
-Allora ti auguro buona fortuna. Ne avrai bisogno-
Trudy gli sorrise e poi si incamminò verso il luogo del suo
appuntamento. Quando fu sparita dalla sua vista, Thomas perse il sorriso che
aveva e si fece scuro in volto. Aveva fatto molta fatica a mentire a Trudy, ma
sapeva di averlo fatto per una buona causa. Se Thomas non si fosse inventato
quella storia dei turni della guardia, sarebbe stato veramente nei guai. Sapeva
che Trudy era capace di fargli dire qualsiasi cosa, ma su una cosa la donna non
aveva fatto i conti e cioè che nel periodo in cui i due non si erano visti e
frequentati, lui aveva capito quando era meglio tenersi i suoi segreti e
quando, invece, era il caso di essere sincero. Era un’arte che aveva affinato
stando a corte e al seguito di Shade e aveva capito
che oggi a Trudy non poteva dire la verità. Per la prima volta da quando si
conoscevano, Thomas non si era fidato di lei, o meglio, non si era potuto
fidare di lei perché aveva capito che Trudy, in quel momento, non voleva sapere
quelle informazioni per sé, ma stava cercando di fomentare i pettegolezzi su Shade e Rein ottenendo delle
certezze da lui e di certo, non lo avrebbe fatto in modo benevolo verso i due
principi. Trudy era diventata una cortigiana alla ricerca di informazioni da
usare, non era più solo la sua migliore amica e questo lo aveva sconvolto. Era
vero che non si vedevano da più di un anno e le persone cambiano, ma quello era
un cambiamento radicale per la bionda. Cosa le poteva essere accaduto per far
sì che la sua amica sparisse e fosse sostituita da una abile cortigiana in
cerca di pettegolezzi per chissà quale motivo? Tuttavia non era il fatto che la
donna fosse cambiata così tanto che lo aveva lasciato sbalordito, quanto il
fatto di non essersi potuto fidare della sua migliore amica, quasi una sorella
per lui. E questo gli stava facendo più male che non se qualcuno lo avesse
colpito con un pugnale alle spalle.
-Trudy… che cosa ti è successo?-
Il conte Philip stava sorseggiando una tazza di thè assieme
a sua cugina Charlotte. Il loro protrarsi a palazzo si stava facendo pesante
per il conte, che desiderava tornare al più presto alla sua dimora, ma Philip
provava troppo affetto verso sua cugina, e sapeva che la giovane diciottenne
desiderava ancora fermarsi e ammirare lo splendore della corte e la sua vita di
società, che alla fine aveva deciso di fermarsi più a lungo a palazzo per farle
vivere al meglio la vita di corte. Tuttavia non tutto il giorno era pieno di
programmi e impegni, così, quando avevano del tempo libero i due preferivano
passarlo assieme, gustando un buon the e parlando proprio come facevano a casa.
-Ho saputo che domani sera la dama di compagnia di sua
maestà la regina, Lady Vivian, terrà una cena con alcuni membri della nobiltà e
dicono che persino sua maestà sarà presente-
-Non è una cosa insolita-
-Si, lo so, ma si dice che i visconti Dunnel
non siano stati invitati-
-Non mi stupisce nemmeno questo-
-Sono così tanto tremendi?-
-Meglio starne alla larga. Sono i peggiori pettegoli del
regno e sono capaci di disintegrare la reputazione di una persona in poco
tempo-
Charlotte inorridì
-Come si può pensare di fare una cosa tanto orribile a
qualcuno?-
Philip sorrise teneramente a sua cugina
-Perché tu sei una bellissima e ingenua ragazzina-
-Ho diciotto anni, non sono più una ragazzina-
Philip ridacchiò, poi, però, si fece subito serio
-Devi stare attenta Charlotte. So che qui tutto ti sembra
meraviglioso e so che non faresti mai del male a qualcuno, ma non siamo tutte
belle persone come te, anzi, è estremamente raro trovare a corte delle brave
persone. I più sono qui per un proprio tornaconto personale, gli altri sono
pronti a uccidere pur di avere prestigio. E i peggiori, i veri cortigiani, sono
coloro che ti sorridono davanti e contemporaneamente di accoltellano senza che
tu te ne accorga. E i Dunnel fanno parte di questa
categoria. Non ti fidare mai delle loro parole, perché non dicono o fanno
niente che non torni a loro favore-
-Ma se sono persone così deplorevoli, perché non sono stati
privati del titolo e del rango e cacciati da palazzo?-
-Te l’ho detto, perché, sono bravi nel distruggere qualcuno
senza che si arrivi veramente a loro. Hanno sempre qualcuno da sacrificare al
posto loro-
Charlotte rabbrividì sulla sedia.
-Che persone orribili…-
-Non ti preoccupare, finché ci sono io, stai pur certa che
nessuno ti farà del male-
Charlotte gli sorrise, grata. Philip era tutto ciò che le
restava della sua famiglia. Quando i suoi genitori erano venuti a mancare a
causa di una terribile malattia, era stata accolta in casa del cugino senza
nessuna esitazione. All’epoca lei aveva solo dodici anni e Philip diciannove.
Nonostante la differenza di età lui si era dimostrato così premuroso nei suoi
confronti che più che un cugino si era comportato con lei come un fratello maggiore
ed era così che lei lo considerava a tutti gli effetti. Era suo fratello e lei
sua sorella e niente avrebbe mai potuto distruggere il sentimento di affetto e
la fiducia che li legava. Anche quello che Philip aveva passato qualche anno
fa, non aveva fatto altro che tenerli più uniti che mai. Per questo lei sapeva
che le parole dette dal cugino sarebbero stato sempre vero e che Philip per lei
ci sarebbe sempre stato, in qualsiasi momento. Stava per ringraziarlo per
quella frase quando un bussare alla porta li bloccò. Era decisamente insolito e
raro che qualcuno bussasse alla porta del loro appartamento, specialmente a
quell’ora del pomeriggio. Philip non si fece trovare impreparato e si alzò per
andare a vedere chi fosse. Alla porta trovò un cameriere del palazzo, che
teneva in mano una vassoio con sopra appoggiate due lettere chiuse.
-Conte Philip d’Hoteval, chiedo
scusa per l’interruzione. Sono Andrew, cameriere personale di sua maestà il
principe Shade. Ho un messaggio per voi da parte di
sua altezza reale il principe e un messaggio per la Baronessa Charlotte di Amondgnac da parte di Lady Vivian Stomper,
dama di compagnia di sua maestà la regina Moon Maria-
-Una lettera per me?-
Chiese meravigliata Charlotte, che si affrettò ad avvicinarsi
alla porta, meravigliata. L’uomo fece un piccolo inchino alla baronessa e tese
ai due il vassoio. Fu Philip a prendere entrambe le missive. Ringraziò l’uomo e
si affrettò a chiudere la porta. Una volta soli, diede a Charlotte la sua
lettera e si affrettò ad aprire la sua. Il grido di gioia di sua cugina gli
fece alzare un sopracciglio
-Cosa ci potrà mai essere scritto da meritare un grido così
di gioia?-
-Sono stata invitata domani sera alla cena di lady Vivian.
Guarda-
Charlotte tese la lettera a Philip il quale si affrettò a
leggere. L’invito era chiaro e preciso, senza troppi paroloni altisonanti o
formule grottesche che a volte accompagnavano tali inviti. Una volta terminata
la lettura, la ripassò a sua cugina
-Posso andarci?-
Gli chiese esitante.
-Perché non dovresti? Dopotutto è come se sua maestà la
regina ti avesse invitato, non puoi rifiutare senza una giusta causa, a meno
che tu non voglia non andarci-
-Certo che voglio andarci!-
Philip sorrise davanti alla gioia incontenibile di sua
cugina. Ammirava quel lato di lei, avrebbe tanto voluto anche lui avere di
nuovo quella meraviglia e spensieratezza nell’anima.
-Allora ti consiglio di scrivere un biglietto di
ringraziamento a Lady Vivian per l’invito-
-Vado subito-
Charlotte si era affrettata a raggiungere lo scrittoio per
scrivere il biglietto, quando si bloccò e si voltò verso di lui
-Il principe cosa vuole da te?-
-A quanto pare ho ricevuto una convocazione dal principe-
-Una convocazione?-
Philip annuì
-Devo andare alle quattro nell’ufficio di sua altezza. Vuole
parlarmi di una questione importante, o almeno è quello che dice qui-
Charlotte lo fissò meravigliata
-Cosa pensi che sia?-
-Non lo so, ma so di non avere fatto nulla di male, quindi
mi auguro sia un incontro più che altro formale-
-Magari vuole affidarti un ruolo qui a corte-
Philip scosse la testa
-Non ti mettere in testa strane idee. Niente mi farà
trattenere a corte più del necessario, quindi smetti di sperare di fermarti di
più. Ti ho già concesso molto più tempo di quello che avrei voluto io-
Charlotte abbassò la testa, avvilita.
-Almeno potrò passare un’ultima cena in società-
-Esatto. Pensare sempre al lato migliore delle situazioni,
non è ciò che dici sempre tu a me?-
Questa volta il conte non ricevette risposta, ma Philip
sapeva che sua cugina lo stava mentalmente odiando per avere usato una sua
frase contro di lei. Ma ora non aveva tempo da perdere per cercare di
risollevare il morale a Charlotte. Non si era minimamente aspettato che il
principe lo convocasse, era un qualcosa di totalmente inatteso che lo lasciava
perplesso. Poteva immaginare quale sarebbe stato il tenore del loro confronto,
di certo il conte Thomas doveva avere riferito al principe il fatto che lui
sapeva della fuga, e probabilmente Shade voleva
assicurarsi che nulla trapelasse da lui. Un certo senso di inquietudine lo
colse all’improvviso, detestava non farsi trovare pronto agli eventi e il non
essersi aspettato una convocazione dal principe lo aveva lasciato con un
leggero senso di inadeguatezza. Tuttavia sarebbe andato senza esitazione,
pronto ad affrontare qualsiasi cosa il suo principe avesse da dirgli. Non era
un uomo che si tirava indietro di fronte alle situazioni e non avrebbe certo
iniziato quel giorno.
-Sarà meglio che vada a cambiarti Philip. Non puoi certo
presentarti al principe con ancora gli abiti del mattino-
Philip si guardò e si trovò concorde con la cugina
-Hai ragione. Sarà meglio che vada-
Charlotte annuì senza guardarlo, ancora intenta a scrivere
la risposta all’invito. Philip era quasi arrivato alla porta della sua camera
quando la cugina la richiamò
-Philip?-
L’uomo si voltò
-Credi sia meglio che porti io la risposta o la faccia
mandare?-
-Mandala con una cameriera è la cosa migliore-
Charlotte annuì, poi però sbiancò in volto. Vedendola Philip
si spaventò
-Charlotte non ti senti bene?-
-Non so cosa mettere domani sera! Ho praticamente finito gli
abiti-
Philip la guardò meravigliato
-L’abito che avevi ieri sera è perfetto non vedo tutta
questa preoccupazione…-
-Philip non capisci. Non posso certo presentarmi ad un
evento di corte con un abito che ho già indossato ad un altro evento ieri sera.
Cosa direbbero di me?-
-Chi vuoi mai che…-
Charlotte volò veloce verso la sua stanza, lasciando Philip
ad osservare la scena perplesso. Charlotte iniziò a tirare fuori tutti i suoi
abiti, alla rinfusa. Vedendo quella confusione, e immaginandosi che sua cugina
sarebbe stata impegnata per molto tempo, si ritirò in camera sua. E mentre
sentiva la ragazza sospirare e quasi urlare contro i suoi vestiti si trovò a
pensare quanto fossero strane le donne
-Tutta questa confusione per dei vestiti… che assurdità-
Rein vide Milky
sospirare per la quarantesima volta nel giro di cinque minuti. Erano sedute a
quel tavolo del suo appartamento ormai da tutto il giorno. Avevano pranzato
insieme e appena finito avevano subito ripreso a studiare. Rein
aveva capito che tenere concentrata la principessa per un periodo di tempo
abbastanza lungo non era affatto facile, dato che non era un’amante dello
studio e della concentrazione. Tenerla attenta per più di mezz’ora sullo stesso
argomento era praticamente impossibile, ma la turchina non era facile da
abbattere, e cercava sempre di coinvolgerla e tenerla attenta. Tuttavia c’erano
dei momenti dove solo Milky doveva lavorare, e
occuparsi di esercizi di matematica era un compito solo della povera
principessina.
-Mi spieghi perché devo imparare a fare degli stupidi
esercizi di matematica?-
-Perché la matematica è importante-
-Per cosa?-
-Molte cose-
-Ad esempio?-
Rein la guardò, severa
-Nella gestione della vita di tutti i giorni serve sapere la
matematica-
-E per che cosa? Per sapere tagliare perfettamente in parti
uguali una torta?-
Rein fulminò con lo sguardo Milky, che abbassò gli occhi
-Sei una principessa reale, e un giorno sarai chiamata a
gestire le tue finanze personali-
-Avrò delle finanze personali?-
-Tu hai già delle finanze personali-
Milky la fissò, meravigliata
-No che non le ho, altrimenti lo saprei-
-Le hai, fidati di me, solo che non te ne occupi direttamente
tu, almeno non ancora-
-E chi osa gestirle al posto mio?-
-Non ne ho la certezza, ma si dovrebbe trattare di tua
madre-
-Perché mia madre dovrebbe gestire le mie finanze? E poi scusa,
non usiamo direttamente i soldi delle casse dello stato ogni volta che ne
abbiamo bisogno?-
Milky ridacchiò
-Certo che no. Non puoi certo entrare nelle stanze del
tesoro e spendere tutto quello che vuoi così per capriccio-
-Ma sono soldi nostri, no?-
Rein scosse la testa
-In teoria sì, ma in pratica sono soldi del regno e vanno
accuratamente amministrati e gestiti. Per questo si destina una parte di essi
alla famiglia reale e il resto resta a disposizione del regno-
-Vuoi dire che è come se fossimo… stipendiati?-
-No, non proprio. I soldi che entrano nelle casse dello
stato attraverso le tasse, l’affitto di alcune terre appartenenti alla vostra
famiglia o per altre questioni riguardanti il regno, sono soldi vostri, ma dato
che lo stato e il mantenimento del regno hanno bisogno di molto denaro, di
quella somma si prende ciò che è ritenuto bastare a mandare avanti il palazzo e
la vostra vita di tutti i giorni e il resto viene lasciato per le spese di
stato-
-Quindi è come se fatto cento noi prendessimo la metà?-
-Di solito basta molto meno, fidati-
-Ma se prendiamo i soldi dallo stato, perché dovrei imparare
ad amministrare le mie finanze un giorno scusa? E perché mi serve la matematica
per fare questo?-
-Perché, cara la mia principessa, voglio augurarmi che tu
non diventerai una di quelle donne capaci di spendere tutto il budget di un
mese in un giorno e per evitare questo, devi essere capace di leggere un
bilancio, sapere sommare e sottrarre le cifre per capire come stai spendendo il
tuo patrimonio e, soprattutto, cercare di capire come non esaurirlo e mettere
via abbastanza denaro per stare sempre al sicuro e non dipendere, così, del
tutto, dalle entrare dello stato-
Milky la guardò perplessa
-Credo di non avere capito molto bene-
-Quando arriverà il momento lo capirai-
-Io voglio capirlo adesso-
Rein era pronta a ribattere quando
le venne un’idea
-Va bene, facciamo una prova pratica allora. Dammi quel
foglio-
Rein prese il foglio che la
principessa le passava e iniziò a scrivere alcune cifre. Scrisse sul foglio per
alcuni minuti, poi lo passò a Milky
-Ecco, questo è un esempio molto, molto semplice di un
piccolo bilancio personale. Questa è la cifra a disposizione che hai in questo
momento e che ti dovrà durare, diciamo, per 30 giorni. Quelle cifre che ti ho
segnato sono spese già previste che dovrai scorporare dalla cifra iniziale e…-
-Che spese sono?-
-Principalmente le spese per la tua cucina, per le tue
cameriere personali, alcune spese di beneficenza, vestiti, piccoli regali… cose
così-
-Ci sono tutte queste spese nella vita di una principessa?-
Rein fece segno di sì con la testa
-E queste sono solo alcune, quelle, appunto, diciamo fisse o
prevedibili di mese in mese. Ora, sottrai quelle somme alla cifra iniziale che
avevi-
Milky si mise a fare velocemente
le sue sottrazioni. Rein stava seguendo attentamente
quei calcoli che il bussare alla porta la colse così di sorpresa che per poco
non gridò per lo spavento. La porta si aprì senza aspettare una sua risposta ed
entrò Dreamy
-Altezza, una lettera per voi da parte di Lady Susan-
-La dama di compagnia di mia madre?-
Chiese Milky a Dreamy,
osservando curiosa la busta che la ragazza stava tendendo alla principessa Rein. La turchina la prese e ruppe il sigillo senza esitare
e si mise subito a leggere il contenuto.
-È un invito a cena per domani sera negli appartamenti di
Lady Susan-
Disse Rein alle due che la
guardavano.
-Lady Susan che organizza una cena? È strano-
-È molto insolito?-
Chiese Rein più a Dreamy che non a Milky. La
cameriera fece cenno di no con la testa
-No altezza, più o meno una volta al mese lady Susan
organizza qualche evento a cui a volte partecipa anche sua maestà la regina. È
un grande onore essere invitati ad una di queste serate, perché vuol dire
potere passare del tempo con persone della cerchia ristretta della regina-
-Sarà meglio che risponda subito allora e ringrazi per
l’invito-
Disse la turchina, voltandosi verso il tavolo alla ricerca
di un foglio bianco. Rein non scrisse molto, fece un
piccolo biglietto e si affrettò a chiuderlo e a darlo nelle mani di Dreamy
-Potresti per favore consegnarlo tu a lady Susan?-
Dreamy fece un inchino
-Certo principessa-
Detto questo la cameriera si avviò veloce per eseguire il
suo compito. Una volta che se ne fu andata, Rein
sospirò tristemente
-Qualche problema?-
Le chiese Milky guardandola
-Niente che ti debba preoccupare-
-Ma hai sospirato-
-Credo di avere offeso gravemente Dreamy
ieri e… non so come fare per farmi perdonare-
Milky assunse una espressione
pensierosa. Ad un tratto il suo volto si illuminò con un enorme sorriso
-Ma è molto semplice!-
Disse contenta la principessina. Rein
la guardò sorridendo a sua volta
-Tu dici?-
Milky annuì sicura con il capo
-Sentiamo allora principessa, cosa dovrei fare?-
-Chiedile semplicemente scusa. Se funziona con me quando ne
combino di tutti i colori per il palazzo vuoi che non funzioni per te?-
Rein si ritrovò a ridere e senza
accorgersene abbracciò stretta la rosa
-Milky, lo sai, sei incredibile
quando vuoi!-
Milky sorrise a sua volta,
rispondendo con lo stesso calore all’abbraccio della turchina
-Questo vuol dire che, dato che ti ho dato una mano, mi
posso evitare la matematica per oggi?-
Rein scosse la testa
-Mi dispiace principessa, quella ti tocca lo stesso. Anzi,
sarà meglio che tu torni al lavoro, quelle cifre non si sottrarranno di certo
da sole-
Alle quattro precise il conte Philip di Hoteval
fu fatto accomodare nello studio privato di Shade. Il
principe aveva rimuginato molto prima di parlare con l’uomo, ma dopo avere
saputo alcune cose riguardanti il conte, era arrivato alla conclusione che
effettivamente avrebbe dovuto parlargli a quattr’occhi. Il conte sembrava calmo
e rilassato, entrando gli aveva fatto un inchino e poi si era accomodato sulla
sedia che gli aveva indicato il principe e ora lo fissava, in attesa. Sapeva
che toccava a lui parlare per primo, dopotutto era lui che lo aveva fatto
convocare
-Conte, grazie per essere venuto-
-È un onore essere convocato da voi altezza-
Shade annuì
-So che potete essere rimasto sorpreso di questa
convocazione, ma avevo bisogno di parlarvi, lontano da orecchie indiscrete-
Philip annuì
-Certo, ammetto il mio stupore iniziale, ma penso di sapere
il perché di questo colloquio-
Shade lo fissò meravigliato
-Lo sapete?-
Il conte annuì
-Certamente vorrete avere da me una rassicurazione per quanto
riguarda gli avvenimenti di ieri pomeriggio. Posso giurarvi maestà che da me
non trapelerà niente di quanto accaduto, avete la mia parola-
Shade era sempre più sbalordito e
meravigliato
-Cosa sarebbe successo ieri di preciso?-
Philip lo guardò un attimo perplesso prima di parlare
-Maestà, vi prego, non sono così sciocco da pensare che il
capitano, il conte Thomas d’Orvail non vi abbia
riferito del fatto che io sia a conoscenza delle circostanze avvenute ieri
pomeriggio, dato che mi trovavo proprio con il capitano quando è giunta la
notizia della vostra fu… della vostra uscita pomeridiana con la principessa-
Shade lo guardò oltre modo basito.
Il conte sapeva cosa era successo ieri pomeriggio? Vedendo la sua espressione,
Philip si fece bianco in volto e terribilmente preoccupato
-Deduco che il capitano non vi abbia riferito questo fatto-
-No, non l’ha fatto-
Philip, sempre preoccupato, abbassò lo sguardo, incapace di
sostenere lo sguardo del principe. Shade stava
provando un terribile istinto omicida nei confronto di Thomas, immaginando i
mille modi in cui avrebbe potuto togliergli la vita per averlo messo in una
situazione del genere. Come aveva potuto quello stupido del suo capitano delle
guardie non riferirgli quel piccolo particolare?
-Quindi voi sapete-
Disse solo Shade, guardando il
conte. Philip fece un piccolo cenno di assenso con la testa
-Si altezza. Ero a colloquio con il capitano quando… quando
è arrivata la notizia che né voi né la principessa eravate a palazzo-
Shade sospirò rassegnato.
Sentendolo Philip tornò ad alzare lo sguardo e a fissarlo
-Altezza vi posso garantire sul mio nome che mai io…-
-Conte, vi prego. So perfettamente che posso contare sulla
vostra discrezione-
Philip fu oltremodo colpito dalla risposta del principe. A
quanto pare le parole che il giorno prima gli aveva detto Thomas
corrispondevano alla verità, e il principe non era affatto arrabbiato con lui o
maldisposto nei suoi confronti.
-Altezza, grazie per la fiducia che riponete in me-
-Sono io a dovere ringraziarvi, invece-
-E per quale motivo?-
-Sapete che mi sono avventurato fuori da palazzo in
compagnia della principessa Rein, senza scorta e del
tutto inaspettatamente e non avete alcun dubbio sulle mie azioni? Sono molti i
membri di questa corte che avrebbero approfittato di questa informazione per
screditarmi al contrario vostro, che avete mantenuto il più stretto riserbo-
Philip lo fissò molto serio
-Altezza, vi prego. Conosco abbastanza la vostra reputazione
e il vostro operato per sapere che siete un uomo corretto e rispettabile. Non
potrei mai pensare che ieri fra voi e la principessa possa esserci stato in
alcun modo un comportamento deplorevole o sconveniente. Sicuramente avrete
avuto le vostre buone ragioni per farlo e non sarò certo io a discutere delle
vostre motivazioni-
Shade era sempre più colpito dal
conte. Non si era certo aspettato una risposta del genere, anzi. Non si era
affatto immaginato di sostenere quella conversazione, dopotutto lui lo aveva
fatto convocare per altro, non per parlare ancora dei fatti avvenuti ieri.
Eppure, quello scambio di parole aveva confermato i suoi pensieri sull’uomo.
-Bene, direi che per ora, però, sarebbe meglio dimenticare i
fatti accaduti e passare alla questione per cui vi ho fatto chiamare-
Philip si fece inconsciamente più dritto sulla poltrona e
assunse una posizione di allerta. Era vero, se il principe non lo aveva fatto
convocare per parlare del suo coinvolgimento negli avvenimenti di ieri, doveva
esserci qualcos’altro. Dopotutto il biglietto diceva che si trattava di una
questione importante.
-Spero non vi dispiaccia sapere che ho fatto condurre una
piccola ‘ricerca’ su di voi-
Il conte lo fissò meravigliato ma non si scompose più di
tanto
-Ho fatto qualcosa per meritare un tale esame da parte
vostra?-
Un leggero rossore imporporò le guance di Shade.
-No conte, voi non avete fatto niente. Diciamo che la mia
era più che altro… curiosità-
Philip lo guardò leggermente stupito, ma il conte non lasciò
che quello stupore prendesse il sopravvento sul suo autocontrollo. Shade apprezzò ancora di più quel comportamento, anche
perché si sentiva terribilmente imbarazzato per avere fatto fare delle ricerche
su di lui, ma aveva dato l’ordine prima ancora di rendersene veramente conto.
Era successo tutto dopo il ballo, quando tornato al suo studio non era riuscito
a togliersi da davanti agli occhi l’immagine di Philip e di Rein
che ballavano, e a quel punto aveva voluto sapere di più sul conto di
quell’uomo che aveva danzato con la turchina. Dato che il silenzio si stava
protraendo più del dovuto, Philip azzardò a porre una domanda
-Se sua altezza voleva sapere qualcosa sulla mia persona
poteva chiedere direttamente, sarei stato lieto di rispondere a qualsiasi
domanda. Ma posso azzardare a chiedere cosa avete potuto trovare di così
importante da volerne parlare direttamente con me?-
Shade si riscosse all’improvviso e
tornò a fissare il conte.
-Si conte, avete ragione. Vi ho chiamato qui perché vorrei
farvi una proposta-
-Una proposta?-
-Esatto. Come sapete, i membri del consiglio del regno sono
persone di cui mi fido e che stimo, tuttavia, alcuni di loro erano già membri
del consiglio al tempo di mio padre-
Philip non poté notare una certa nota di sarcasmo nella voce
del principe sentendolo parlare dei suoi ministri, tuttavia fece finta di
niente e continuò ad ascoltarlo
-Sono uomini di grande esperienza, ma alcuni di essi hanno
già praticamente sacrificato la loro vita per il benessere del regno che io,
come membro della famiglia reale e futuro re, non mi sento più in dovere di
chiedergli di compiere ancora un tale sacrificio. Sto pensando, anche se
estremamente a malincuore, di dispensare dal lavoro alcuni di essi, anche se ci
tengo a precisare, non per incapacità o ottusità o altro, ma solo per il fatto
che l’enorme dose di lavoro rischia di risultare tremendamente pesante per
alcuni di loro data ormai l’età avanzata-
-Immagino vi saranno molto grati-
Azzardò Philip intuendo il significato nascosto delle parole
del principe. Era noto che il principe mal sopportasse alcuni membri del
consiglio e che alcuni ministri erano apertamente contrari alle decisioni che
prendeva, ma nessuno ancora era stato sostituito. E ora Philip temeva cosa volesse
chiedergli il principe e lo scopo di quella convocazione
-So che alcuni saranno grati del pensionamento anche se
lasciare il proprio lavoro svolto in più di quarant’anni per alcuni sarà dura,
ma una volta che sapranno che vengono sostituiti con uomini capaci non avranno
niente da obbiettare-
-Capisco-
-So che quanto vi sto dicendo vi stia cogliendo alla
sprovvista, ma spero che un uomo della vostra intelligenza e levatura possa
capire le implicazioni di questo mio discorso-
Il conte annuì, ma non disse niente. Dopotutto Shade doveva ancora formulare la domanda che doveva fargli
-Bene. Conte Philip di Hoteval vorreste
considerare l’ipotesi di assumere il ruolo di ministro delle finanze del regno
e del tesoro?-
Philip per poco non sobbalzò sulla sedia. Osservò Shade meravigliato e stupito. Il principe gli stava
affidando uno dei posto, nel consiglio, più prestigiosi e influenti.
Praticamente dopo il sovrano, il ministro delle finanze occupava il posto più
importante all’interno del consiglio. E il principe lo stava affidando a lui,
senza esitazione.
-Altezza io sono onorato per questa offerta. Tuttavia temo
di non essere all’altezza del compito che volete affidarmi. Sono certo che nel
regno ci siano uomini decisamente più meritevoli e all’altezza di me-
-Invece conte non ci sono. Credetemi sto cercando da molti
mesi ormai e ancora non avevo trovato nessuno con le competenze adatte. Finché
non siete apparso a corte voi-
-Ma altezza, io mi sono occupato solo delle mie terre e non
credo…-
-Invece, permettetemi di interrompervi e spiegarvi, conte.
Quando ho chiesto informazioni su di voi, mi sono pervenute anche le
informazioni riguardanti le vostre terre e, spero vogliate perdonami, anche
sulla vostra situazione economica. E, devo ammettere, sono rimasto sbalordito-
Philip lo guardò
-Maestà io non capisco cosa…-
-Avete ereditato da vostro padre una tenuta e una proprietà
in perdita, praticamente in rovina. Vostro padre non aveva amministrato nel
migliore dei modi il vostro patrimonio, permettetemi di dirvi-
Philip si irrigidì
-Si, mio padre non era certo un uomo attento molto alla
spesa, altezza, tuttavia…-
-Rischiavate di perdere tutto, le terre e il palazzo di
vostra proprietà. So che i creditori di vostro padre erano decisamente numerosi.
Eppure voi, in appena due anni avete ripagato i debiti e non solo, avete
lavorato sulle vostre terre, avete messo a reddito ciò che avevate e ora
signore, siete sicuramente un uomo facoltoso-
-Non posso lamentarmi altezza, lo ammetto, ma questo non
vedo come mi possa qualificare…-
-Avete avuto la prontezza di affidarvi a persone con più
esperienza di voi e avete evidentemente ascoltato i consigli giusti, quindi
questo fa di voi un uomo che riesce a capire le situazioni e riesce anche ad
intravedere la soluzione migliore. Vi siete risollevato in fretta e non solo,
essendo il tutore di vostra cugina, state amministrando anche i suoi beni e le
state mettendo da parte una notevole fortuna-
-Non voglio che si trovi costretta a sposare qualcuno solo
per sopravvivere. Deve avere la possibilità di scegliere chi amare, come ho
potuto fare io-
Shade annuì
-Ho saputo del vostro lutto e ne sono profondamente
addolorato-
-Grazie altezza-
I due rimasero in silenzio alcuni minuti. Alla fine,
sentendo il rintocco delle campane che segnavano le cinque, Shade
si accorse di avere occupato molto più tempo di quello che pensava avrebbe
impiegato quella conversazione.
-Conte, non voglio obbligarvi ad accettare un compito che
non volete. Potrei, ma non voglio. Se in futuro dovessimo lavorare insieme,
spero sia per scelta vostra e non per un mio obbligo, perché ritengo che un
impegno preso con il proprio pensieri sia svolto decisamente meglio da chi,
invece, viene obbligato a farlo. Pensateci, vi chiedo solo questo e nel caso
non voleste accettare sappiate che non ve ne farò mai una colpa o serberò
rancore nei vostri confronti. So perfettamente che il lavoro da ministro è
impegnativo e complicato, non lo negherò, ma vi prego di considerare anche gli
aspetti positivi che questo ruolo potrebbe portarvi, a voi e alla vostra
famiglia-
-Ci rifletterò su altezza. Vi farò sapere al più presto-
Shade si alzò e offrì la sua mano
al conte. Philip si alzò a sua volta e afferrò la mano.
-Se permettete altezza, io mi congederei-
-Prego, arrivederci conte Philip-
-Arrivederci altezza-
Philip gli fece un inchino e poi sparì dall’ufficio. Una
volta che la porta fu richiusa, Shade si lasciò
cadere sulla poltrona. Un bussare alla porta si fece sentire poco dopo
-Avanti-
Il cameriere del principe entrò
-Altezza, volete una tazza di the?-
Shade annuì. Prima che l’uomo se
ne andò lo chiamò
-Andrew?-
-Si altezza?-
-Convocate il ministro delle finanze, ho urgenza di
parlargli-
L’uomo lo fissò, leggermente agitato
-C’è qualche problema con la mia richiesta?-
-No altezza solo… il ministro, a quanto pare, non si è
sentito molto bene negli ultimi giorni e…-
-Temo gli dovrete ricordare che l’amministrazione dello
stato non si ferma per una indisposizione dei suoi ministri-
Andrew si inchinò
-Certo altezza, lo vado a convocare immediatamente-
Quando la porta fu chiusa, Shade
si ritrovò a rivolgere una preghiera silenziosa alla luna, implorandola di far
sì che il conte Philip accettasse la sua offerta, così si sarebbe potuto
liberare di quel vecchio rompiscatole di ministro con cui doveva lottare ogni
giorno.
Trudy osservò l’invito che le era giunto nel pomeriggio e
che ancora non aveva aperto. Immaginava cosa fosse, ormai quasi tutti sapevano
a corte che Lady Vivian stava organizzando una serata per la regina, e sapeva
anche che dietro quell’invito più che la mano di lady Vivian, c’era quello
della regina stessa. E a quanto pare lei era una delle fortunate ad essere
stata invitata. Era indecisa se andare oppure no. Intuiva che molto probabilmente
la principessa Rein sarebbe stata invitata, e la
prospettiva di poterla osservare ancora non le dispiaceva, solo che era stanca.
Era stanca della corte e del suo sistema. Il the con i Dunnel
l’aveva provata più del previsto. Era sempre dovuta stare in guardia per non
tradirsi con loro e fare finta che non avesse assolutamente niente da
nascondere. Senza accorgersene si portò una mano al ciondolo che portava al
collo, nascosto sotto il vestito. Era da sciocchi il fatto che lo portasse
ancora nonostante tutto quello che era successo, eppure non riusciva a
staccarsene anche se sapeva perfettamente che ogni cosa che poteva collegarla a
tutto quello che era successo l’anno scorso era terribilmente pericolo per lei
e per la sua reputazione. Eppure non poteva ancora liberarsene, nonostante il
dolore, nonostante l’odio, ancora non poteva chiudere quel capitolo della sua
vita o meglio, non voleva ancora farlo. Si avvicinò alla finestra del suo
appartamento, e si mise a fissare il cielo, persa nei suoi pensieri. Fu solo
molto tempo dopo, quando qualcuno bussò alla sua porta, che si accorse che il
cielo da azzurro si era fatto scuro, e il sole era già tramontato. Si voltò e
si trovò in una stanza buia.
-Avanti-
Una cameriera del palazzo entrò e vedendo il buoi si bloccò
alla porta
-Cosa vuoi?-
La donna la vide contro la finestra e si riscosse
-Vi chiedo scusa, contessa, ma ho una lettera per voi-
Trudy si avvicinò alla donna e prese la busta. Poi guardò la
donna
-C’è altro?-
-Volete per caso che vi accenda delle candele o il fuoco…-
-No. Vai ora-
La donna fece un inchino e si chiuse la porta. Trudy si
avvicinò allo scrittoio e con movimenti veloci accese una piccola candela.
Quando la luce fu sufficiente per permetterle di leggere il contenuto della
missiva, vide che la busta era senza mittente. Incuriosita la aprì. Dentro
c’erano solo poche parole, ma bastarono a farle gelare il sangue
-Un po’ da sciocchi portare ancora quel ciondolo, non credi?-
Non era firmato, ma lei sapeva perfettamente chi lo aveva
scritto e a cosa si riferivano realmente quelle parole. Senza pensarci avvicinò
la lettera alla fiamma e le diede fuoco. Osservò il foglio bruciare alcuni
istanti, prima di buttarlo nel camino. Era qui. Se le aveva fatto arrivare quel
biglietto voleva dire che era a palazzo. Era l’ultimo posto dove si sarebbe aspettata
di ricevere sue notizie, pensava che non avesse il coraggio di farsi vedere lì,
ma se lo sarebbe dovuta immaginare, dopotutto nessuno, a parte loro, sapeva
cosa era successo. Non aveva affatto previsto che una eventualità del genere si
potesse verificare. Si era informata, prima di venire a corte, per sapere chi
sarebbe stato presente al ballo, e quando non aveva sentito fare accenno a
quella persona, aveva sospirato di gioia. Ma si era sbagliata, aveva commesso
un errore banale, non aveva considerato la mente contornata e malata contro cui
si stava scontrando. Era stata ingenua e ora doveva agire, doveva farlo subito,
prima che fosse di nuovo troppo tardi. Si riavvicinò allo scrittoio e iniziò a
scrivere un biglietto, veloce. Una volta terminato, aprì la porta della stanza
e si precipitò fuori. Il corridoio era deserto, i nobili dovevano essere a cena
ormai. Trudy si incamminò verso la fine del corridoio e ad un tratto vide
uscire da una porta nascosta nella parete una donna, una cameriera.
-Tu-
La donna, sentendosi chiamare, si voltò meravigliata. Quando
vide che era una nobile ad averla chiamata fece un inchino
-Signora, come posso aiutarvi?-
-Porta questa a lady Vivian, immediatamente. Scusati per il
ritardo, riferisci che ero stata impegnata e non ho potuto farlo prima. Sono
stata chiara-
-Certo, contessa, vado subito-
Trudy osservò la donna andare via veloce per eseguire il
compito, poi si voltò verso la sua stanza e una volta dentro, si affrettò a
dirigersi verso il suo guardaroba. Sapeva di avere portato un abito adatto per
una situazione del genere. Sapeva anche perfettamente quale era stata l’ultima
volta che aveva indossato quel vestito. Era più di un anno che non lo metteva,
non sapeva nemmeno lei perché aveva deciso di portarlo con se a corte, ma aveva
fatto bene. Lo avrebbe indossato domani sera.
Lo so, lo so cosa state pensando: due capitoli nello stesso
mese quando prima faceva passare un anno tra uno e l’altro? Ebbene sì, sono
stupita persino io di me stessa, ma lo sapete ormai, amo talmente tanto questa
storia che veramente non posso fare a meno di continuarla, nonostante la mia
età avanzata ormai e gli impegni quotidiani. Il fatto è che ora sto vivendo un
momento stranamente più tranquillo nella mia vita, quindi posso dedicarmi con
più calma alla scrittura e darle la giusta attenzione e dedizione, quindi sto
scrivendo molto di più di prima, come potete vedere da questa uscita, e sono
abbastanza convinta di potere tenere un buon ritmo e avere una uscita
abbastanza regolare dei prossimi capitoli. Non vi prometto miracoli però, siamo
chiari, spero però di aggiornare al più tardi a fine gennaio o febbraio, prima
non credo, anche perché vorrei portarmi avanti in questo periodo e scrivere più
capitoli in modo da dovermi poi occupare solo della revisione e della
pubblicazione, mentre adesso scrivo un capitolo per volta, lo correggo e lo
pubblico e riinizio. Ora vorrei proprio scriverne già quattro o cinque e poi
con calma pubblicarveli, in modo da avere voi una uscita più regolare, diciamo
uno al mese sarebbe l’ideale, così io avrei più tempo per correggerli poi e
evitare errori e ripetizioni, e voi potreste seguire anche in modo più lineare
la storia. So che forse questo mio sproloquio non vi interessava, ma ci tenevo
a farvi sapere che le mie intenzioni sono delle migliori e spero di mantenerle.
Seconda cosa: io sono abbagliata dall’affetto che provate
per questa storia e per i personaggi. Veramente, nel pubblicare il precedente
capitolo, pensavo che non sarebbe più importato niente a nessuno e invece ci
siete ancora e ancora con lo stesso affetto che so di non meritare fino in
fondo. Quindi veramente, veramente, grazie, grazie di cuore, grazie per
sostenermi, grazie per volere bene alla storia e per aspettare ancora il
continuo è la gioia più grande che potete regalarmi. Grazie veramente dal
profondo del mio cuore.
Terzo, non meno importante, so che sto buttando molta carne
sul fuoco senza dire ancora di preciso niente. Ma lo ammetto, non volevo
incentrare la fine di questo capitolo su Trudy, anzi, non ce la volevo proprio
infilare affatto in questo capitolo, avrei voluto aspettare ancora un po’, ma
lei, con il suo bel caratterino, non me lo ha permesso. So che può sembrare
folle, forse ve l’ho già detto ancora, ma certe volte parto con un calendario
preciso in cui far accadere certe cose, e poi mentre scrivo i personaggi e la
storia vogliono fare di testa loro, e quindi così sia. Nei prossimi capitoli,
quindi, vedremo meglio intrecciarsi le vite dei nostri protagonisti con gli
altri personaggi e la trama si farà un po’ più chiara ma non meno incasinata.
Lo so, amo le storie complicate, mi danno a scriverla così, ma la amo solo in
questo modo, quindi sopportatemi, di nuovo.
Ultima cosa, non per questo meno importante delle altre,
come sempre grazie, grazie a tutti
voi che sono arrivati fino a qui, che amate questa storia e che la continuate
ad aspettare e seguire.
Se volete lasciate pure un commento per farmi sapere le
vostre opinioni e pareri, anche se volete criticare qualcosa siete sempre i
benvenuti e a me fa sempre piacere. Io vi saluto, vi auguro di passare un sereno Natale e un buon inizio di anno nuovo che
quest’anno ce lo meritiamo proprio tutti e ci vediamo al prossimo capitolo. Un
bacione dalla vostra
Lady Vivian era andata di buon mattino dalla regina. Era sua
abitudine andare a parlare con la sovrana prima della colazione per organizzare
gli impegni della giornata e assicurarsi che tutto fosse sempre in ordine. Non
era insolito per la regina accogliere la sua dama ancora in veste da notte, e
quella mattina non faceva eccezione. Moon Maria stava sorseggiando una tazza di
the nel suo soggiorno quando la donna arrivò
-Vivian, cara. Buongiorno-
-Buongiorno vostra maestà-
-Passato una buona nottata?-
-Come sempre altezza-
-Mi fa piacere. Allora, cosa abbiamo in programma quest’oggi?-
-Niente di particolare, altezza. Ci sono alcuni nobili che
desiderano salutarvi, avete una visita all’ospedale della città, il pranzo con
i vostri figli e la principessa Rein e al momento il pomeriggio è libero-
-Preferirei che rimanesse tale. Data la cena di stasera,
vorrei riposare un poco oggi pomeriggio. Anche se non assicuro la mia
partecipazione alla serata-
-Come desiderate maestà-
-Tutto pronto per stasera?-
La donna annuì
-Si maestà, hanno accettato tutte coloro a cui ho mandato
l’invito-
-Notizie dai Dunnel?-
La donna fece un gesto di impazienza con la testa
-Come al solito si lamentano del fatto che è uno scandalo
che non siano stati invitati, loro dall’alto della loro casata e delle loro
illustri persone-
-Mi dispiace avervi messo in questa situazione-
-Non vi preoccupate, maestà. Piuttosto che averli come miei
ospiti preferirei essere strappata del mio titolo e ruolo qui a corte-
Moon Maria ridacchiò
-Credo lo preferirei anche io fossi al vostro posto.
Tuttavia è colpa mia se sei sotto attacco di quei due perfidi pettegoli.
Bisognerà come al solito dargli un contentino per farli sentire speciali-
Lady Vivian rifletté un poco, prima di parlare
-Potreste invitarli alla rappresentazione teatrale del mese
prossimo-
La regina si meravigliò di quella proposta
-È risaputo che i Dunnel odiano il teatro-
-Ma non potrebbero rifiutare un invito reale, altezza-
Moon Maria scoppiò a ridere
-Così sia allora. Sarà decisamente divertente-
Lady Vivian sorrise alla sua regina. Le donne si conoscevano
ormai da quasi trent’anni. Vivian era stata una debuttante assieme alla regina,
che allora era ancora una duchessa. Aveva assistito a tutta la fase di
corteggiamento dell’allora principe Skyler e del loro innamoramento. Era stata
presente al matrimonio e da quando Moon Maria era diventata regina era
diventata la sua dama di compagnia. Lady Vivian aveva scelto di non sposarsi e
di dedicare tutta la sua vita alla sua amata regina e di quella scelta non si
era mai pentita. Con la regina avevano quasi un rapporto di sorellanza più che
di amicizia e non esisteva suddito più fedele di lei. Era il braccio armato a
corte della regina, era attraverso lei che Moon Maria esprimeva pareri su persone
o situazioni senza mettere in discussione il suo ruolo imparziale di sovrana.
Tutti sapevano che ciò che diceva lady Vivina era molto spesso diretta
espressione della regina, quindi si poteva dire che la dama di compagnia fosse
la donna più potente all’interno della corte. E le sue famose cene erano quanto
di più atteso da parte della nobiltà, che speravano sempre di ricevere un
invito. Questa volta, però, le persone invitate erano decisamente diverse da
chi di solito era abituata ad invitare. La regina, infatti, aveva chiesto alla
sua dama di organizzare una serata di svago per la principessa e altre ragazza
più o meno della sua età, perché desiderava che Rein facesse amicizia con
alcuni membri della nobiltà e iniziasse ad avere un circolo tutto suo. Per
questo aveva anche organizzato quella colazione, per cercare di capire con chi
la principessa potesse avere più feeling e con chi no
-Maestà volevo dirvi una cosa-
-Ditemi cara-
-Ieri sera sono arrivati a corte i marchesi Eldelberry-
-Ma non dovevano essere ancora in viaggio di nozze?-
-Lo erano maestà. A quanto pare hanno deciso di concluderlo
prima-
-E sono passati per caso dalla corte?-
-No maestà, hanno avuto il buon gusto di dire che sono
venuti apposta. Sono mortificati per essere mancati al ballo, ma la loro
carrozza, a quanto pare, ha subito un guasto durante il viaggio e si sono
dovuti trattenere in una locanda per quasi una settimana prima che la carrozza
fosse sistemata-
-Cose che possono succedere, temo, quando si viaggia-
-Maestà, se posso, mi sono presa la libertà di invitare la
marchesa alla cena di questa sera-
-La nuova marchesa di Eldelberry… cosa sapete di lei?-
-Molto poco, onestamente. Si dice sia una donna graziosa e
molto gentile-
-Con la gentilezza quindi avrebbe conquistato il cuore di
uno degli scapoli più ambiti del regno?-
-E anche con il suo atteggiamento discreto e timido. Pare
che il marchese ne sia rimasto folgorato all’istante-
-Sono contenta per loro. Ma prima di diventare marchesa chi
era?-
-Viscontessa Fanny du Navalen, maestà-
Moon Maria sgranò gli occhi, meravigliata
-Da viscontessa a marchesa, un notevole salto nella
gerarchia nobiliare. I suoi genitori saranno entusiasti di questa unione-
-A quanto pare anche la vecchia marchesa Eldelberry ama la
sua nuova nuora-
-È riuscita a conquistare anche quella vecchia arpia? Quella
giovane deve essere piena di talenti nascosti-
-Così pare-
Moon Maria rifletté un attimo.
-Avete fatto bene ad invitarla. Dopotutto lo scopo di questa
sera è far si che la principessa Rein conosca quante più gentildonne possibili
e il marchesato di Eldelberry è uno dei più potenti e influenti del regno, e
averli amici è sicuramente meglio che averli come nemici. Avete agito bene,
Vivian-
-Grazie maestà-
Moon Maria appoggiò la tazza vuota sul tavolino e si alzò
dalla poltrona
-Bene, direi che come convenevoli questa mattina abbiamo
fatto anche più del dovuto. Sarà meglio che mi prepari per le udienze.
Organizzate intanto l’ordine di apparizione, la sala del trono andrà più che
bene-
-Certo maestà. Vado ad avvisare il ciambellano-
Lady Vivian si inchinò e uscì dalla stanza, pronta ad
iniziare la giornata eseguendo gli ordini della sua regina.
Thomas si stava maledicendo. Erano passate quasi due ore da
quando erano lì, lui e il suo stramaledetto principe. Quella mattina Shade lo
aveva letteralmente tirato giù dal letto. Era entrato nella sua stanza, aveva
spalancato le finestre facendo entrare la brezza mattutina, gelata dato che il
sole non era ancora sorto, e gli aveva tolto le coperte di dosso. Se non si
fosse trattato di Shade probabilmente il pavimento della sua camera ora sarebbe
ricoperto del sangue del malcapitato. Invece si trattava di Shade è l’ultima
cosa di cui voleva essere accusato era di avere assassinato l’erede al trono.
Perciò aveva provato ad essere civile, ma quando aveva chiesto spiegazioni per
quel comportamento disumano e illegale, Shade non gli aveva risposto, gli aveva
solo ordinato di vestirsi e di raggiungerlo nella sala di allenamento delle
guardie reali
-Che ci dobbiamo andare a fare a quest’ora del mattino
laggiù?-
Shade si era voltato e aveva sfoderato uno dei suoi sorrisi
più accecanti, e per chi lo conosceva bene come lo conosceva lui, quel sorriso
era simbolo di morte, perché era il sorriso finto che usava con i membri della
corte
-Ci alleniamo naturalmente-
Aveva semplicemente detto Shade. E Thomas era sbiancato.
Allenamento voleva dire solo una cosa: ore interminabili di scherma solo lui e
il principe, senza esclusioni di colpi
-Allenamento? Adesso? Perché?-
Shade non aveva risposto, era uscito dalla stanza
lasciandolo così. Thomas si era vestito il più velocemente possibile e aveva
raggiunto la sala dopo solo dieci minuti. Shade era già lì, senza camicia e con
la spada in mano. Lo stava aspettando. Thomas si fece avanti, e controvoglia,
si trovò a sfoderare la sua arma e andare incontro all’amico.
-Spero tu sia pronto Thomas. Ho molta rabbia da sfogare
questa mattina-
Prima che Thomas potesse rispondergli, Shade scattò in
avanti, attaccandolo. I pronti riflessi di Thomas gli consentirono di parare e
neutralizzare l’attacco di Shade. Il principe non ci stava andando piano con la
spada, notò allarmato Thomas. Shade, infatti, era terribilmente serio e
arrabbiato, e Thomas temette di essere proprio lui la causa di tutto
-Si può sapere cosa ti ho fatto?-
Gli chiese, mentre i due continuavano ad attaccarsi e a
parare a vicenda. Shade non rispose per i primi minuti, concentrato solo sugli
affondi e le parate. Thomas sapeva che con quel lunatico di un principe
bisognava solo aspettare quando era in quello stato. Gli avrebbe risposto,
quando avrebbe avuto voglia di farlo. Dopo molti attacchi a quanto pare.
-Ti ricordi quando l’altro giorno mi sei venuto a cercare?-
-Parli della tua fuga? Ovvio che mi ricordo-
I due parlavano e attaccavano, in una danza che sembrava infinita
-Ebbene, non credi di avere tralasciato qualcosa di
importante da dirmi su quella giornata?-
Thomas parò un colpo di Shade e ripartì all’attacco. La
mossa prese in contropiede il principe, che si ritrovò costretto a parare in
fretta e nel farlo, perse l’equilibrio, finendo a terra. Thomas si affrettò a
dargli la mano per aiutarlo ad alzarsi, ma Shade lo allontanò
-Si può sapere cosa avrei dimenticato di dirti? E perché
tutta questa rabbia nei miei confronti?-
Shade si alzò, si diede una spolverata ai calzoni e ritornò
in posizione di attacco. Thomas si preparò e seguì un'altra decina di minuti di
attacchi e parate in silenzio. Ad un tratto Shade fece una mossa, Thomas si
preparò a difendere, ma all’ultimo Shade cambiò la traiettoria di attacco,
facendo perdere il controllo al capitano che finì per fare un brusco movimento
con la mano per parare il colpo e fu la sua volta di finire per terra. Shade
gli puntò la lama alla gola.
-Va bene, hai vinto. Ora posso sapere qual è il motivo di
tutto questo risentimento nei miei confronti?-
Shade ritirò la spada ma continuò a fissare arrabbiato il
suo capitano delle guardie. Thomas, per paura, non si mosse, ma rimase fermo
immobile, sdraiato sul pavimento
-Solo un nome: Philip di Hoteval-
Thomas lo fissò un attimo perplesso, poi gli ritornò in
mente la conversazione avuta con il conte e tutto quello che era successo dopo
-Oh si, già è vero. Lui sa come sono andati i fatti
dell’altro giorno, già. Sicuro che non ti avevo avvertito?-
-No-
Thomas si concesse un secondo per riordinare i suoi pensieri
-Ok, va bene, ma a mia discolpa, ero assieme al conte quando
mi è arrivata la notizia che sia tu che Rein eravate spariti. Ma non ti
preoccupare, il conte è un uomo discreto e di certo non diffonderà alcun
pettegolezzo e…-
-Oh lo so che non diffonderà alcun pettegolezzo. Me lo ha
detto chiaro e tondo-
Thomas granò ancora di più gli occhi
-È venuto a dirti che lo sapeva?-
-No, pensava che io già lo sapessi e volessi una conferma
sulla sua discrezione-
-E perché è venuto a cercarti?-
-Perché l’ho convocato io-
-L’hai convocato tu? E per cosa?-
-Per offrirgli un posto nel consiglio-
-Gli vuoi offrire un posto nel consiglio? E quale posto?-
-Ministro delle finanze-
-Che cosa?-
-Ora vuoi anche criticare le mie scelte?-
Thomas scosse il capo e si mise seduto, avendo scampato il
pericolo avendo sviato il discorso con Shade.
-No anzi. Sono stupito nel senso giusto. Credo sia un’ottima
idea, forse la migliore che tu abbia mai avuto-
Shade non gli rispose, si limitò a lanciargli la solita
occhiataccia
-Andiamo non mi guardare così. Quindi abbiamo un nuovo
ministro?-
-Ancora no, mi ha chiesto del tempo per rifletterci-
-Un altro punto a suo favore, non è uno che vuole la
poltrona-
-No infatti-
Thomas si rialzò e si rimise in posizione. Shade fece
altrettanto e i due riprese ad allenarsi.
-Credi accetterà?-
Chiese poco dopo Thomas
-Lo spero. Ho bisogno di uomini come lui-
-Meno male che ti ho fermato dall’ucciderlo l’altra sera-
-Non lo volevo uccidere-
-Ha osato ballare con la tua bella principessa-
Shade si fece per un secondo rosso in volto
-Rein non è la mia principessa-
-Certo, continua a crederlo-
Shade era così concentrato nel trovare un modo per
rispondere a Thomas, che perse totalmente di vista il colpo in arrivo
dell’amico e si trovò con un colpo al fianco, per fortuna dato con la parte
piatta della lama. Shade lasciò andare un grido di dolore e si ritrovò a terra,
la mano premuta contro il fianco. Thomas si precipitò al fianco dell’amico,
terrorizzato. Aveva veramente ferito il principe? Già si immaginava la sua
testa appesa ad una picca sulla cima del palazzo.
-Shade scusa io…-
Ma Thomas non poté finire la frase perché si ritrovò con il
braccio del principe attorno al collo e si trovò trascinato per terra. I due
iniziarono a lottare come bambini piccoli, tirandosi qualche pugno e calcio ma
principalmente cercando di strangolarsi a vicenda. Non avevano veramente
l’intenzione di uccidersi, o almeno era quello che Thomas sperava in cuor suo,
solo era un modo per sfogare la rabbia repressa e forse farsi un po’ di sano male
reciproco. I due continuarono per un pezzo così, fino a quando Shade prese il
sopravvento e immobilizzò sotto di se il povero Thomas. Il capitano delle guardie
alzò le mani, sconfitto
-Va bene, va bene, mi arrendo. Hai vinto tu-
Shade sorrise soddisfatto, senza dire niente. Thomas fece un
sospiro
-Allora, possiamo considerare conclusa la mia punizione? Ti
ritieni soddisfatto?-
-Direi di sì. Te le ho suonate abbastanza per oggi-
-Solo perché io ti ho lasciato vincere-
-Io non direi proprio. Sono superiore a te, dovresti ammetterlo
una volta per tutte e smetterla di farti battere, ogni volta-
-Piano piano piano, principe da strapazzo. Siamo a 44 tue
vittorie e 42 mie vittorie, non sei poi così tanto migliore di me, ti ho sempre
battuto 42 volte-
-Ma io 44, anzi, con oggi saliamo a 45-
Shade si lasciò andare ad un sorriso soddisfatto e
vittorioso. Thomas stava per rispondere a tono, quando dall’ingresso della
stanza si sentì il suono di qualcuno che si schiariva la voce. I due si
voltarono, stupiti verso la porta. Era insolito trovare qualcuno lì a
quell’ora, ma quando videro chi era comparso sulla porta, entrambi rimasero
pietrificati. Infatti l’ultima persona che si sarebbero aspettati di vedere
aveva fatto la sua comparsa ed altri non era che la principessa Rein.
-Rein?-
Chiese meravigliato Shade. La turchina non parlò, ma i due
videro le guance della donna imporporarsi. Parlò con un filo di voce,
evidentemente imbarazzata
-Non pensavo di disturbarvi…io non credevo di… posso passare dopo-
Rein abbassò lo sguardo. I due videro che sembrava indecisa
se andarsene o restare lì. Shade e Thomas si guardarono, all’inizio non capendo
quale fosse il motivo dell’imbarazzo di Rein. Poi, all’improvviso, i due
capirono da dove poteva arrivare l’imbarazzo della principessa. Shade era
seduto a cavalcioni sopra Thomas, ed era anche senza camicia. I due stavano
ansimando per lo sforzo dell’allenamento prima e della lotta dopo, e in
effetti, la situazione poteva sembrare terribilmente ambigua a qualcuno che non
aveva assistito alla scena di lotta precedente. Senza perdere tempo, Thomas
diede una spintone a Shade, il quale si ritrovò per terra a sua volta
-Altezza, no non disturbate. E non è come sembra-
Rein continuò a non guardarli e rispose con un filo di voce
-No cioè, io non penso niente di male, insomma, non che ci
sarebbe nulla di strano o sbagliato nel caso ma…-
-No no no no no niente ma, principessa, te lo posso
assicurare. Ci stavamo solo allenando-
Shade che si era ripreso e si era alzato, era corso verso la
sua camicia e si stava rivestendo
-Rein, per favore. Stavamo lottando e io ho vinto, ecco
quello che hai visto-
-Si esatto Rein. Era solo il risultato della lotta se
eravamo in quella… posizione. A me piacciono le donne-
-E anche a me-
Disse Shade. Rein si voltò verso i due e alla fine, sempre
imbarazzata, scoppiò a ridere in faccia ai due. I due si imbarazzarono più per
la sua risata della turchina che non per il fatto di essere stati presi in un
momento decisamente… fraintendibile
-Adesso siamo pari-
Disse Rein sempre ridacchiando
-Pari?-
Chiese Thomas, guardando Shade in cerca di aiuto, il quale
si limitò a sollevare le spalle
-Per quello che è successo in cucina…-
Aggiunse Rein, spiegando. I due avevano ancora lo sguardo
perso
-Quando mi avete visto le gambe-
Disse Rein, rinfrescando loro la memoria. I due
improvvisamente ricordarono
-Giusto-
-È vero, me ne ero dimenticato-
Disse Shade
-Anche io-
Fece eco Thomas. I due si voltarono verso Rein che li
fissava leggermente arrabbiata
-Come ve ne eravate dimenticati?-
Chiese, allibita. I due si limitarono a scambiarsi
un’occhiata, perplessi. Entrambi sapevano che stavano per entrare in un campo
minato, ma incuranti del pericolo, fecero un passo, che si rivelò essere
decisamente un passo fatale.
-Non è stato poi qualcosa di così eccezionale direi-
Disse Shade guardando Thomas che fece un cenno affermativo
con la testa. Rein spalancò la bocca, stupita e decisamente arrabbiata
-Oh, niente di eccezionale quindi-
Shade la guardò. Sapeva di avere detto qualcosa di tremendamente
sbagliato da come aveva risposto la turchina, solo non capiva come lei potesse
essersela presa così.
-Quindi mi volete dire, cari i miei uomini alpha, che le mie
gambe sono qualcosa di assolutamente dimenticabile?-
Shade provò un senso di terrore così forte che si paralizzò,
capendo immediatamente l’errore che aveva commesso. Cercò di rimediare, in
qualche modo
-No certo che no, insomma, erano belle gambe, sono belle
gambe solo….-
-Solo?-
Domandò la turchina, incrociando le braccia al petto.
-Solo…-
Shade guardò Thomas che gli fece chiaramente capire che era
lui quello che si era messo in quel pasticcio e toccava a lui risolverlo
-Solo che.. non è che io ti pensi ogni singolo istante della
giornata e quell’incidente mi era totalmente passato di mente-
Thomas si diede una manata sul volto. Come poteva essere
così stupido quel dannato di un principe? Prima che Rein potesse replicare si
intromise
-Quello che il principe qui vuole dire, e ti chiedo di
perdonarlo perché evidentemente questa mattina ha il cervello totalmente
scollegato, è che siamo gentiluomini, mia principessa. Abbiamo volutamente
evitato di pensare a quell’incidente perché non volevamo ricreare motivo di
imbarazzo tra noi e voi, vero Shade?-
Thomas diede una manata alla schiena di Shade, che si trovò
ad annuire alle parole di Thomas
-Esatto, quello che ha detto lui, si, parola per parola-
-E ovvio che il nostro principe qui sia terribilmente
impegnato durante il giorno da avere la mente occupata da altri pensieri e di
certo se pensa a voi, cara la mia bellissima principessa, non può certo
permettersi di pensarti in quel modo, così sconveniente. Giusto Shade?-
Shade riannuì
-Esatto-
Shade era profondamente imbarazzato. Voleva dire qualcosa,
ma aveva paura di fare peggio. Alla fine disse, forse, la sola cosa capace di
smorzare la rabbia di una donna
-Mi dispiace Rein. Non volevo offenderti in alcun modo o
mancarti di rispetto. Perdonami per favore-
Rein lo guardò, poi si addolcì nello sguardo
-Perdonato. Ma solo perché Thomas ti ha salvato, ha
recuperato lui la situazione, devi esserne cosciente-
Thomas gonfiò il petto sorridendo, orgoglioso di essere
stato più bravo del principe in quel momento. E ora le sue vittorie erano 43.
Quarantatré a quarantacinque, era ancora tutta recuperabile la sfida
-Sentito principe? Tienilo bene a mente. Ti ho salvato-
-Non tirare troppo la corda, capitano-
I due si guardarono un attimo in cagnesco e stavano
probabilmente per riiniziare a lottare quando Rein attirò di nuovo la loro
attenzione, schiarendosi ancora la gola. Shade la guardò, poi realizzando che
era ancora mattino presto e che la sala di allenamento delle guardie reali era
l’ultimo posto dove si sarebbe immaginato di vedere comparire la principessa
che non poteva essere arrivata lì per caso, capì che Rein doveva essere lì per
un motivo ben preciso
-Cosa ti porta qui Rein? Hai bisogno del mio aiuto?-
Rein, ricordandosi del motivo per cui aveva cercato sia
Shade che Thomas, annuì
-Si, ho bisogno di tutte e due-
-Per cosa?-
-Mi serve la tua autorizzazione per potere uscire dal
palazzo questa mattina-
Shade si meravigliò per quella richiesta
-Non hai bisogno del mio permesso Rein. Non sei prigioniera
qui-
-Lo so, ma non volevo creare ancora panico come… l’altro
giorno-
Intuendo l’allusione alla loro fuga, Shade si trovò
d’accordo con lei
-Capisco. Dove desideri andare, se posso chiederlo?-
-Al villaggio. Ci sono alcune spese che devo fare, e qui
viene la mia seconda richiesta. Avrei bisogno di un piccolo prestito se
possibile-
Shade la fissò perplesso. Effettivamente Rein era lì senza
praticamente un soldo. Era vero che essendo loro ospite non doveva preoccuparsi
dei costi della sua permanenza, ma se desiderava qualcosa non poteva permettersela
non avendo accesso ad alcun tipo di fondo personale.
-Perdonami Rein, non ho affatto pensato a questo. Farò in
modo di ricavare una piccola rendita mensile per te dalle casse del tesoro-
Rein sbiancò sentendo quelle parole
-Shade no, per favore, non potrei mai… -
Sahde alzò una mano, fermandola
-No, non si tratta di una questione negoziabile. Sei una
principessa e in questo momento fai parte a tutti gli effetti della famiglia
reale, quindi è un tuo diritto. Per questo mese ancora non posso fare molto, ma
dal prossimo avrai una tua rendita. Per le spese di oggi o di questo mese,
rivolgiti pure al mio maggiordomo. Puoi usare la mia rendita personale come
fosse tua-
-Shade… grazie-
Disse Rein, visibilmente commossa dalla generosità di Shade.
Non era da tutti offrirsi di fare una cosa del genere. Avrebbe potuto dirle di
rivolgersi ai suoi genitori per avere del denaro, invece avrebbe fatto in modo
che una parte del tesoro del regno andasse a lei come piccola rendita. Era una
offerta veramente generosa. I due si fissarono in silenzio, non sapendo cosa
dire. Thomas, che era rimasto fermo e in silenzio durante quello scambio, dato
che i due sembravano persi nel guardarsi negli occhi reciprocamente, decise di
intromettersi
-E per quale motivo avevi bisogno di me, principessa?-
Rein lo guardò
-Come?-
-Hai detto prima che aveva bisogno di tutti e due. Risolta
la parte principe, in cosa posso esserti utile io?-
-Oh sì, giusto, me ne stavo dimenticando. Potrei avere una
piccola scorta per la mia uscita?-
-Direi di sì, anzi, sicuramente. Sono certo che avrò la fila
di guardie che si proporranno per farti da scorta-
Rein gli sorrise
-Grazie-
-Bene, dato che ogni cosa è risolta, spero Rein mi vorrai
scusare, ma grazie a questo allenamento imprevisto, ho bisogno di farmi una
bella doccia-
-Si certo-
Disse Rein, non sapendo di preciso quale fosse la formula
adatta da dire in quel momento. Thomas fece un piccolo inchino
-Bene, allora io mi congedo. Quando vorrai andare al
villaggio fammi avvisare dalla tua cameriera. Ti farò trovare carrozza e scorta
alla scalinata principale del palazzo-
-Grazie Thomas-
-Dovere, principessa, e per te è sempre un piacere. Shade,
ci vediamo dopo-
Shade fece un cenno a Thomas e il capitano si ritirò dalla
sala. I due principi rimasero fermi ad osservare la porta vuota per alcuni
secondi.
-Andiamo anche noi Rein? La sala di allenamento non è un
posto molto consigliabile per una principessa-
Rein annuì e i due si incamminarono, in silenzio. Un leggero
imbarazzo calò su Shade. Non voleva certo farsi vedere in un momento del genere
da Rein, comportandosi in un modo che nemmeno un bambino di dieci anni avrebbe
avuto.
-Io…-
Rein lo guardò
-Io non mi comporto sempre così. Cioè, è stato solo… insomma
Thomas ha la capacità di farmi innervosire in un modo unico e… diciamo che
avevo bisogno di sfogarmi-
Lo scoppio della risata di Rein lo bloccò e lo fece
imbarazzare ancora di più. Rein gli appoggiò distrattamente una mano sul
braccio
-Perdonami Shade, è che vederti così imbarazzato è
un’esperienza decisamente unica. È bello vederti sempre più umano-
Shade fu talmente tanto colpito da quelle parole che gli
tornarono subito in mente le cose dette da sua madre. Rein aveva il potere di
farlo essere se stesso, ed era vero
-Io sono terribilmente umano e… timido-
Rein lo guardò meravigliata
-Davvero? Tu timido?-
Shade annuì.
-Non ti credo, ti conosco bene ormai. Sei fiero, elegante,
sempre perfettamente, e lasciatelo dire, quasi allucinatamente impeccabile.
Timido proprio non ti si addice-
-Lo sono, è che, mascherandomi dietro il titolo di principe
riesco a contenerla e a combatterla. Ma quando non devo essere il principe, la
mia timidezza viene fuori. Come adesso con te-
Rein gli sorrise.
-Più che timidezza il tuo sembrava imbarazzo per esserti
fatto beccare in un modo molto poco principesco-
Disse Rein con una leggera nota di divertimento nella voce. Shade
la fissò allibito. Per caso la turchina lo stava prendendo in giro?
-Ti stai prendendo gioco di me?-
-Precisamente-
-Che comportamento poco principesco-
Rein ridacchiò
-E ti meravigli? Stai parlando con una delle gemelle del
regno di Wonder, nota per essere una delle principesse meno principesche di
tutti i sette regni-
-Direi che allora siamo proprio una bella coppia noi due-
-Direi proprio di si-
Shade rise e anche la turchina. I due rimasero in silenzio,
mentre salivano la scalinata che conduceva agli appartamenti del primo piano
-Ho sempre odiato quando vi chiamavano così. Eravate
decisamente fuori dagli schemi tradizionali, questo è vero, ma siete sempre
state impavide e orgogliose di voi stesse. Eravate un duo decisamente
esplosivo, tuttavia era impossibile starvi lontano-
-Un tornado che ti ha trascinato in molte imprese di
salvataggio se non sbaglio. Quante volte mi hai salvato la vita?-
-Decisamente troppe. In effetti, ora che ci penso, dovrei
chiederti un pagamento per i miei servigi-
-Cosa? Ma tu sei un principe, salvare le povere principesse
in difficoltà è tuo dovere, anzi, il tuo solo e principale dovere-
Shade ridacchiò
-Direi che tu hai decisamente abusato di questo mio dovere-
-Direi che hai proprio ragione-
Shade le sorrise e Rein ricambiò. Erano arrivati davanti
alla porta che conduceva all’ala dove si trovava l’appartamento della turchina.
Shade stava per entrare nel corridoio quando la mano della principessa lo
fermò. Shade la guardò perplesso. Questa volta fu il turno di Rein di arrossire
-Non c’è bisogno che mi accompagni proprio fino alla mia
porta. Qui può bastare-
Shade non disse niente, ma la fissò
-Non ti offendere, ti prego, è solo che… insomma, se ci
vedessero insieme vicino alla mia stanza così presto, potrebbero girare altre
voci e direi che per il momento sarebbe meglio evitare-
Shade si trovò a concordare con Rein
-Certo, hai ragione-
I due si guardarono, un po’ imbarazzati. Shade alla fine
sospirò
-Mi dispiace tanto Rein. Non vorrei mettermi al centro
sempre dei pettegolezzi e…-
-Shade, non ti preoccupare. So come sono le corti, ci sono
cresciuta anche io, ricordi? È solo che vorrei evitare almeno per un po’ di
alimentare le voci che tra noi ci sia un legame particolare-
Shade si trovò ad annuire
-Certo, hai ragione, di nuovo. Bene allora, ci vediamo a
colazione-
Rein gli sorrise
-Certo, a dopo-
Rein fece un passo, poi si fermò e si voltò verso di lui.
Shade la guardò perplesso, Rein infatti, aveva un leggero rossore sulle guance.
-Posso fare qualcosa…-
Chiese lui preoccupato. Rein scosse la testa, aprì la bocca
per parlare ma sembrò ripensarci.
-Rein? Mi stai spaventando…-
Alla fine la turchina si fece coraggio
-Solo una cosa e spero non ti offenderai-
-Perché mai dovrei farlo?-
Rein gli puntò una mano sul torace, ma lo guardò sempre
negli occhi
-La tua camicia. Credo ti convenga allacciarla… meglio. Cioè
credimi non è affatto spiacevole vederti così però credo potresti dare adito a
qualche chiacchera si ti vedessero passeggiare per il castello vestito in
questo modo. E non penso penserebbero che vuoi lanciare una nuova moda, non
sarebbe affatto appropriata-
Shade la fissò perplesso, poi abbassò lo sguardo su se
stesso e si vide. Nella fretta prima di mettere la camicia quando era comparsa
Rein, aveva creduto di essersi allacciato per bene, invece solo due bottoni
erano allacciati, per il resto il suo petto era totalmente visibile agli occhi
di chiunque. Shade si fece rosso in volto
-Perché non me lo hai detto prima?-
Urlò quasi, mentre si affrettava a riallacciarsi la camicia,
questa volta per bene. Quando riguardò Rein lei gli fece le spallucce
-Non lo so, infondo era un bello spettacolo-
Shade la guardò allibito, ma poi si lasciò andare ad un
piccolo sorriso
-È per ripagarmi della brutta figura di prima, vero?-
Rein annuì
-Potrebbe. Avevo intenzione di farti tornare nella tua
stanza così però… insomma, ho una coscienza anche io, alla fine-
Shade scosse la testa, ma non era arrabbiato, anzi,
l’imbarazzo era anche praticamente svanito all’istante.
-Me lo merito, ma solo questa volta-
Rein gli regalò un sorriso
-Almeno ora siamo veramente pari. Tu mi hai visto le gambe
io il petto-
Shade annuì
-Pari, va bene-
-Allora a dopo-
-A dopo-
Questa volta Rein aprì la porta e sparì dietro ad essa.
Shade rimase un attimo a fissare la porta chiusa poi si girò e proseguì verso
il suo appartamento. Tra tutte le situazioni in cui si era immaginato con la
turchina, farsi sorprendere a lottare con Thomas, senza camicia e dopo
riaccompagnarla con il petto praticamente scoperto, proprio non rientrava tra
di esse.
-Complimenti principe, davvero un bel comportamento
cavalleresco e regale. Sempre colpa di quel dannato di Thomas. Dovrei
degradarlo veramente questa volta-
Philip era appena uscito dal suo appartamento e si stava
dirigendo verso il giardino del palazzo reale. Tra le sue abitudini giornaliere,
quello di camminare almeno una mezz’ora ogni giorno, la mattina presto, era
quella che preferiva di più. Certo, a casa passeggiava tra i boschi che
circondavano la sua abitazione, ma doveva ammettere che, in quanto a
tranquillità, anche il giardino del castello era assolutamente imbattibile.
Infatti nei giorni che aveva passato a corte, aveva scoperto che non erano
molti i nobili che amavano passeggiare presto, e quindi lui si trovava
praticamente con il giardino tutto a sua disposizione. E camminare nel silenzio
lo aiutava a prendere decisioni importanti come quella che doveva prendere.
L’offerta del principe del giorno prima era decisamente allettante. Un ruolo
così importante nel consiglio del regno gli avrebbe aperto innumerevoli porte e
avrebbe guadagnato in status e importanza. Inoltre, cosa non disprezzabile,
avrebbe reso sua cugina un partito decisamente più allettante per molti nobili
di alto rango, perché avere in famiglia un membro del consiglio reale poteva
voler dire prestigio e potere. Tuttavia, tra gli inconvenienti, c’era il fatto
di dovere vivere a corte e imbarcarsi in un lavoro impegnativo e quasi
logorante. Philip amava la sua vita tranquilla, nel suo palazzo. Gli piaceva
amministrare le sue terre, amava occuparsi dei raccolti e ci teneva ad avere un
buon rapporto con i suoi fittavoli e gli piaceva la tranquillità e serenità che
quella vita gli offriva. Tuttavia doveva pensare anche al bene di sua cugina.
Era giusto privare una giovane della possibilità di vivere a corte? Poteva
veramente permettersi di farla vivere quasi in segretezza, precludendole la
possibilità di incontrare dei buoni partiti e farle fare un buon matrimonio?
Era concentrato in questi pensieri, quando vide di non essere solo a camminare
quella mattina per i giardini reali.Davanti a lui, infatti, passeggiava, solitaria, una donna. Quando il
conte si avvicinò a lei, si meravigliò di riconoscerla. La donna, sentendo i
passi, si era fermata e si era voltata verso di lui, anche lei, evidentemente,
meravigliata di non essere sola.
-Buongiorno contessa-
Disse Philip, facendole anche un piccolo inchino.
-Conte, vedo che siete un uomo mattiniero-
-Se c’è un’ora piacevole dove passeggiare in tranquillità
quella è la mattina, mi aiuta a pensare e a schiarirmi le idee-
-Un’ottima abitudine, direi-
-E cosa porta voi qui di prima mattina, contessa Gaumont?-
Trudy lo fissò per qualche attimo.
-Anche io pensieri, temo. E la disperata necessità di
trovare una risposta ad un dilemma-
-Spero abbiate trovato ciò che stavate cercando allora-
Trudy si lasciò andare ad un piccolo sospiro
-Temo di no purtroppo, ma almeno la vista mi ha risollevato
lo spirito-
Philip la fissò, meravigliato. Trudy era una donna
decisamente incantevole. Era una donna alta, bionda con dei bellissimi occhi
verdi penetranti e ammalianti. Ci si poteva perdere dentro quel verde.
-Si, effettivamente la natura ha un potere calmante sullo
spirito-
Disse Philip. Trudy gli fece un sorriso e annuì
-Concordo con voi. Anche se i problemi restano, camminare
nel silenzio della natura regala una pausa rigenerante-
Philip gli si avvicinò e offrì il braccio alla contessa. La
donna lo fissò perplessa per un attimo, poi però, accettò e i due si trovarono
a camminare
-So di non conoscervi, ma dicono che sono bravo a risolvere
problemi. Se posso aiutarvi in qualcosa, sentitevi libera di parlarne con me-
Trudy lo guardò perplessa
-Grazie per l’offerta, ma temo di potere essere la sola a
dovere trovare una soluzione a ciò che mi affligge-
-Siete una donna risoluta-
-Più che altro discreta-
Philip la guardò sospettoso
-Non penserete che io vi abbia offerto il mio aiuto per
scoprire i vostri segreti, spero-
-No assolutamente no, conte. Conosco la vostra reputazione e
la vostra integrità. Non mi riferivo a quello è solo che ho fatto l’errore di
essermi fidata una volta e non è finita bene-
-Una volta sola non fa la regola e non può farvi diventare così
risoluta su un argomento-
-Vi assicuro che una volta sola è valsa come cento nel mio
caso-
Philip la guardò meravigliato, ma si trattenne dal
commentare. C’era una certa determinazione assoluta nella voce e nello sguardo
della donna e lui non si sentì in dovere di replicare. I due passeggiarono in
silenzio per alcuni minuti, godendosi i suoni della natura che li circondava
-Comunque conte, posso non avere accettato il vostro aiuto e
spero non me ne vogliate, ma se volete posso offrirvi la stessa cosa che voi
avete offerto a me. Non sarò così brava nel risolvere i problemi, ma sono
un’ottima confidente-
Philip si trovò a sospirare
-Sono tormentato da una decisione che devo prendere-
-Che tipo di decisione?-
-Qualcosa che mi potrebbe stravolgere totalmente la vita-
-Un cambiamento radicale quindi-
-Si, sia per me che per mia cugina-
-Quindi anche lei ne sarebbe coinvolta-
-Si. Per lei sarebbe l’ideale temo-
Trudy ridacchiò
-Non vi vedo molto propenso verso questa possibilità-
Philip sospirò
-No, non sono molto propenso, lo ammetto, ma vedo i lati
positivi tuttavia… dovrei rinunciare alla mia vita quotidiana, alla mia
tranquillità. Mi chiedo se ne valga la pena-
-Un bel dilemma in effetti-
Philip annuì.
-Certo un impegno a corte è impegnativo, tuttavia io vi
consiglio di pensarci bene. È vero che la tranquillità diminuirà
considerevolmente, ma questo giardino vi può venire in aiuto, non convenite?-
Philip la fissò a bocca aperta
-Come fate a sapere che si tratterebbe di un impegno a
corte?-
Trudy lo fissò, poi scoppiò a ridere.
-Perdonatemi conte, ma poteva trattarsi solo di questo-
-Non capisco come abbiate fatto ad indovinare-
-Tutti sanno che non siete un uomo che ama venire a corte
quindi quando avete detto che si trattava di un impegno che vi avrebbe potuto
cambiare la vita le possibilità potevano essere solo due: o un matrimonio o un
impegno proprio qui a corte. O almeno queste erano le possibilità più probabili-
-E dato che sono vedovo avete escluso a priori l’ipotesi di
un matrimonio?-
Trudy scosse la testa
-No, anzi. Conosco la vostra reputazione, come ho detto, se
aveste corteggiato una donna e foste intenzionato a risposarvi, lo avremmo
saputo. Avreste certamente reso pubblica la vostra intenzione-
Philip si meravigliò sempre più. Era decisamente meravigliato
dall’intuito della donna
-Non mi aspettavo che voi poteste conoscermi così bene-
-Oh, non vi conosco affatto, invece. È che tutto quello che
so di voi è che siete un uomo corretto, onesto e ligio all’etichetta. La mia è
stata una semplice deduzione in base a ciò che sapevo di voi, il resto direi
che è stata fortuna-
-Vorrei avere io la vostra fortuna allora. Mi aiuterebbe di
più a capire le intenzioni delle persone-
Trudy si fece scura in volto e abbassò lo sguardo
-Fidatevi, non sono brava a capire le persone. Lo so fin
troppo bene. Le persone non sono mai come appaiono, tranne in rari casi, come
voi-
-Io non credo di essere così…-
-No conte, ve lo garantisco. Voi siete una di quelle poche
persone corrette e integre che ormai abitano in questo regno. Il resto… tutti
si nascondono dietro titoli e nomi altisonanti, sorrisi candidi e belle parole
poi, appena possibile, ti buttano nella fossa dei leoni e ti guardano mentre
vieni sbranato. Non ci sono persone corrette purtroppo, fate parte di una razza
in estinzione signor conte-
Philip la fissò meravigliato per quello sfogo. Trudy aveva
una tale rabbia nello sguardo che Philip ne fu atterrito. Eppure, dietro
quell’odio così feroce, gli parve di cogliere un lampo di dolore
-Contessa, chi vi ha fatto così del male da vedere tutto
così nero?-
Trudy alzò lo sguardò basita, sorpresa e spaventata. Lasciò
andare in braccio di Philip e fece un passo indietro. Si portò una mano alla
bocca e scosse la testa
-Io… io non … non avrei dovuto… perdonatemi-
Trudy si voltò e corse via. Philip rimase così meravigliato
che quando si riscosse ormai la donna era già lontana. Philip era incredulo e
meravigliato che una semplice domanda avesse avuto il potere di sconvolgerla
così tanto. Qualsiasi cosa fosse successa alla donna era qualcosa che aveva il
potere di spaventarla in un modo ancora molto profondo. Inconsciamente si
ritrovò a sperare che qualsiasi cosa fosse, la donna fosse in grado di
superarlo, perché quegli occhi verdi erano fatti per sorridere, non per
esprimere dolore. E pensando alla donna, Philip riprese a passeggiare,
dimenticandosi totalmente del suo dilemma e pensando solo a quell’incontro e a
quella donna così piena di misteri. E si trovò a domandarsi cosa fosse successo
e come avrebbe potuto fare per scoprirlo.
Trudy corse fino a quando non si chiuse la porta del suo
appartamento alle spalle. Una volta arrivata, si accasciò al suolo e senza
volerlo, si lasciò andare a dei profondi singhiozzi. Si portò una mano al
collo, tirò la catena del medaglione che portava e lo strinse forte tra le
mani. Non lo aveva mai tolto da quando gli era stato regalato. Fece per tirare
con forza la catena, ma, come sempre, si trovò incapace di farlo. Piangendo
lasciò andare il medaglione e si portò le mani sul volto, disperata. Come aveva
potuto essersi ritrovata in quella situazione? Come aveva potuto permettersi di
ritrovarsi così, con il cuore colmo di dolore, odio, risentimento e
disillusione, sulle persone, sul mondo, su tutto. Come poteva essersi permessa
di cadere in quel turbine senza fine, in quella spirale di cui aveva visto
tutti i segni, ma data l’ingenuità e la sua fiducia ci si era buttata lo
stesso, credendo di uscirne vincitrice e intatta. E ora era lì, sola,
accasciata sul pavimento, in lacrime, di nuovo. E tutto perché, ancora una
volta, aveva parlato senza pensare, si era lasciata andare a quel commento, e
per di più con il conte Philip di Hoteval, un uomo. Cosa gli era saltato in
mente? Come aveva potuto abbassare così la guardia? Forse era stata l’aria
calma dell’uomo, la sua pacatezza o il fatto che sapeva che era un uomo onesto
che si era lasciata andare. Ed erano errori che doveva evitare, anzi, sapeva di
dovere evitare. Per fortuna non si era lasciata sfuggire niente, ma l’uomo era
riuscito a sconvolgerla con una sola, semplice domanda. Le lacrime continuarono
a scendere dai suoi occhi ancora per molto, prima che lei fosse in grado di
calmarsi e riprendere il controllo su se stessa. Quando fu in grado di
rialzarsi, si affrettò a raggiungere il piccolo bagno e si diede una sciacquata
al volto. Quando si guardò allo specchio, gli occhi erano leggermente arrossati,
così come le sue gote. Cercò di darsi una sistemata, si diede un po’ di cipria
sul volto per mascherare il rossore e si sdraiò sul letto, con gli occhi
chiusi, per cercare di attenuare il rossore degli occhi. Passò così una ventina
di minuti e quando si alzò e si guardò allo specchio, il rossore era più lieve.
Quando si considerò abbastanza presentabile si avviò verso la porta
dell’appartamento e uscì. Appena fuori, si meravigliò di vedere anche la
turchina uscire dal suo appartamento. Quando gli sguardi delle donne si
incrociarono negli occhi di entrambe passò un attimo l’incertezza sul da farsi.
Trudy si affrettò a fare un inchino alla principessa e attese. Non sarebbe
stata certo lei a iniziare una conversazione. Era certa che la principessa
passasse oltre e non le rivolgesse la parola, invece si meravigliò quando si
sentì chiamare
-Contessa Gaumont, buongiorno-
-Buongiorno altezza-
-Non sapevo alloggiaste così vicina al mio appartamento-
-Non sapevo voleste saperlo, principessa, e come argomento
di conversazione non è mai venuto fuori-
Rein, anche se un po’ scocciata, si trovò ad annuire.
-Avete ragione. Chissà perché davo per scontato che se una
situazione del genere fosse capitata me lo avreste fatto notare quando abbiamo
parlato-
Trudy la fissò
-Diciamo che non era indispensabile fornirvi questa
informazione-
Rein non commentò, tuttavia si limitò ad un sorriso di
circostanza. Le due donne si osservarono, e Trudy osservò attentamente
l’abbigliamento della principessa. Quella mattina Rein era principesca come
sempre, indossava un abito bianco con sopra ricamati dei fiori di mille colori.
Sopra di esso, Rein indossava una mantella, anch’essa bianca, che le copriva il
busto. La principessa indossava anche dei guanti, bianchi anche quelli e sulla
testa era stato fermato un cappello, in perfetto abbinamento con l’abito. I
capelli azzurri erano stati raccolti e fermati sotto al cappello in una
perfetta acconciatura. Quello, purché impeccabile, non era certamente un
abbigliamento da palazzo
-State uscendo altezza?-
Chiese Trudy. Rein annuì
-Si, devo fare alcune compere in paese-
-Viaggiate sola?-
-Si, mi accompagna la mia cameriera e…-
-Che coincidenza allora. Pure io desideravo andare in paese
e fare alcuni acquisti. Posso farvi io da compagnia dato che anche io andrei
sola-
La turchina la guardò meravigliata e Trudy vide che si
metteva sulla difensiva
-Io… certo, nessun problema contessa-
Trudy le sorrise, compiaciuta
-Grazie altezza. Prendo subito il mio soprabito se non vi
dispiace-
Prima che Rein potesse rispondere Trudy sparì nella sua
stanza. Corse veloce per prendere una mantellina e un cappello, afferrò il
primo paio di guanti che trovò e fu subito fuori dalla stanza. Rein la guardava
perplessa ma le fece un sorriso di circostanza
-Siete pronta contessa?-
Trudy annuì, mentre si allacciava la mantella. Rein si
incamminò, uno sguardo perplesso, ma non disse niente. Le due donne si
avviarono in silenzio lungo il corridoio e le scale e arrivarono nella grande
sala d’ingresso del castello. Fermo in fondo allo scalone c’era Thomas che non
appena vide Rein assieme a Trudy fissò perplesso sia l’una che l’altra
-Rein, Trudy, che bello vedervi insieme-
-La contessa si è offerta di accompagnarmi in paese dato che
anche lei deve fare acquisti-
Thomas fissò Trudy, perplesso
-Ma che piacevole coincidenza-
Trudy guardò Thomas e sfoderò il suo sorriso migliore e più
innocente possibile
-Pienamente d’accordo con te Thomas, è stata una pura
coincidenza. Io uscivo dalla mia stanza, la principessa pure e dato che anche
io dovevo andare mi sono offerta di accompagnarla-
L’uomo fissò sia l’una che l’altra donna
-Se vi fa piacere posso unirmi a voi-
Azzardò timidamente, neanche lui ben consapevole del perché
si era proposto, ma solo un cieco non si sarebbe accorto dell’evidente tensione
tra le due donne. Tuttavia Rein scosse violentemente la testa
-No Thomas, non potrei mai permettertelo. Tu hai talmente
tanti impegni qui che scortare due donne a fare compere di certo non rientra
tra le tue priorità. Sono certa che la scorta che mi hai assegnato basterà-
-Sicura? Perché preferirei venire con voi piuttosto che
sorbirmi quel principe e…-
Rein ridacchiò ma scosse la testa
-Anche se apprezzo molto la tua offerta, non vorrai di certo
che la regina ci faccia un’altra ramanzina, vero?-
Thomas scosse la testa
-No ti prego, per questo mese mi sono già preso abbastanza
rimproveri. Allora signore, se i miei servigi non vi sono richiesti, andrei a
fare il mio lavoro. Ma prima lasciate che vi presenti il conte Nicholanos che
oggi sarà a capo della vostra scorta-
Un uomo in uniforme si avvicinò alle due donne e si inchinò
-Conte Nicholanos, è un piacere rivedervi-
Disse Rein sorridendo all’uomo. Il conte fece un altro
piccolo inchino
-Bene, Nicholanos è il capo della vostra scorta. Ci sono
altre quattro guardie con voi per oggi-
-Non credi di avere esagerato Thomas? Cinque guardie per
scortare me?-
Disse Rein, visibilmente a disagio in quella situazione.
Trudy guardò anche lei perplessa Thomas, in effetti era una scorta molto grande
per una semplice uscita, tre guardie sarebbero bastate. Tuttavia Thomas assunse
un’espressione determinata e irremovibile sul volto
-Mi dispiace principessa, ma siete sotto la mia tutela,
quindi cinque guardie è il minimo che vi posso assegnare come scorta. In più
sono anche sollevato del fatto che non andiate da sola in giro, Trudy ti affido
la principessa per oggi-
-Non credo che la principessa abbia bisogno di essere affidata
a nessuno, ma non ti preoccupare, farò del mio meglio-
Thomas sorrise alle due, poi scoccò un’occhiata molto seria
alle sue guardie, un’occhiata che disse tutto quello che dovevano sapere e si
avviò per le scale, diretto, presumibilmente, verso lo studio del principe. La
principessa si avviò verso la porta d’ingresso e Trudy si affrettò dietro di
lei. Ad attenderle fuori c’era una carrozza, a cui erano attaccati una coppia
di cavalli marroni. Non appena il cocchiere le vide uscire, si affrettò a scendere
e ad aprire la porta della carrozza. Per prima entrò Rein, subito dopo la
contessa. Le due donne si misero una di fronte all’altra, in silenzio. Trudy
osservava la turchina, senza nemmeno lei ben sapere cosa fare. Rein faceva di tutto
per non guardarla, ma sentendosi osservata, alla fine, si voltò verso di lei
-Allora contessa, cosa dovete comprare al villaggio?-
-Devo andare a parlare con la modista per un abito-
-Dovete andare da lady Chandra?-
Trudy annuì
-Si è la migliore modista del paese-
Rein sospirò
-A quanto pare abbiamo la stessa destinazione-
Trudy la fissò perplessa
-Credevo che il vostro corredo di abiti fosse già stato
ordinato-
Rein si fece leggermente rossa in viso
-Si è così-
-Allora cosa vi porta da lady Chandra?-
-Devo chiederle un nuovo abito-
-Un altro?-
Rein si lasciò andare ad un leggero sospiro
-Si, so che può sembrare finta modestia per voi, contessa,
dato che mi credete una donna così falsa e priva di scrupoli, ma credetemi, non
sono abituata a portare abiti così… decorati-
Rein indicò il suo vestito. Trudy la fissò meravigliata
-Non mi vorrete dire che state andando a chiedere un abito…
semplice?-
Rein, imbarazzata, annuì
-Si è così. Credetemi sono terribilmente grata a sua maestà
per tutto ciò che ha fatto per me, ma ammetterete anche voi che per insegnare
alla principessina Milky o per una normale giornata a palazzo è tutto
decisamente eccessivo. Vorrei un abito semplice, monocolore, senza ricami tulle
o pizzo-
Trudy la fissò veramente stupita. Quale era quella donna che
desirava indossare un abito modesto quando avrebbe avuto la possibilità di
portare abiti decisamente più elaborati? Una parte di Trudy fu visibilmente
colpita, in senso buono, da quell’atteggiamento. In effetti da quando aveva
visto la principessa, aveva sempre notato che la principessa indossava abiti
riccamente decorati. Erano di taglio semplice ma la lavorazione non lo era.
-Vi piace camminare, principessa?-
Rein fissò perplessa la contessa.
-Si, ogni tanto-
-Allora chiedete un abito da passeggio. Di solito sono più
morbidi e più comodi e meno ricamati. E facendo questo, non offenderete lady
Chandra o la regina-
Rein la guardò, grata
-Grazie, non avevo pensato a questo. Grazie-
Trudy annuì e distolse lo sguardo. In quel momento non era
in grado di sostenere lo sguardo azzurro della principessa, perché sapeva che
quello era lo sguardo sincero di chi era veramente grato del suggerimento, e
lei si sentiva inadeguata. Si sentiva inadeguata perché iniziava veramente a
pensare di essersi sbagliata sul conto della turchina, dato che, fino a quel momento,
tutto ciò che le aveva detto si era rivelato vero.
-E voi cosa dovete chiedere alla modista?-
Disse ad un tratto Rein. Trudy la guardò, e questa volta fu
il suo turno di arrossire
-Temo di andare per l’esatto opposto vostro. Devo ordinare
un abito e lo vorrei elaborato-
-Non vi ho mai visto con abiti molto elaborati, ora che ci
penso-
-Diciamo che alcune circostanze lo richiedono-
-Quali?-
Trudy la guardò e per un attimo pensò di confidarsi con
Rein, di dirle tutto. Ma era meglio non farlo e lei lo sapeva bene
-Ho intenzione di fermarmi a corte, e il mio guardaroba
necessita di nuovi abiti-
-Vi volete fermare?-
Trudy annuì
-Le circostanze lo richiedono-
-Quali circostanze?-
Trudy non rispose e si limitò a fissare il paesaggio
esterno. Si sentiva lo sguardo della turchina addosso, ma preferì evitarlo.
Temeva di dire troppo. Alla fine Rein sospirò
-Va bene contessa, tenetevi i vostri segreti. Spero solo che
non vi vogliate fermare per me-
Trudy si lasciò andare ad un sorriso e ad un accenno di
risata
-No principessa, non siete ancora così tanto importante per
farmi fermare-
Rein sgranò gli occhi stupita della risposta
-Mi fa piacere saperlo, credo-
Trudy non si trattenne e si lasciò andare ad una risata.
Rein la guardò, poi alla fine si lasciò andare anche lei ad una piccola risata.
Quando le donne sentirono la carrozza fermarsi, stavano ancora ridacchiando. La
porta della carrozza si aprì e il conte Nicholanos apparve
-Altezza, siamo nella piazza del villaggio. Dove volete
andare?-
-Esattamente qui. Vorrei scendere-
L’uomo annuì poi si fece da parte in modo da far scendere le
due donne. Per prima, però, si avviò Trudy
-Meglio che scenda io per prima-
Rein annuì e Trudy si avviò. Una volta scesa, la contessa si
rese conto che molti occhi incuriositi la stavano fissando. Dopotutto era
appena arrivata una carrozza scortata dalla guardia reale, era logico pensare
di avere attirato l’attenzione. Trudy si voltò verso la carrozza
-Altezza, vi consiglio di tenere lo sguardo basso. Ci
guardano in molti-
Rein annuì, e fece per scendere. Trudy si avvicinò al conte
-Conte Nicholanos, giusto?-
-Per servirvi-
-Bene, mettetevi a protezione della principessa e ordinate
alle vostre guardie di fare da barriera ad occhi indiscreti. Non vogliamo certo
l’intero villaggio qui a rendere omaggio alla principessa, giusto?-
-Dire di no-
-Ottimo, vedo che ci intendiamo bene noi due. Io e la
principessa dobbiamo andare…-
Trudy diede uno sguardo alla piazza, fino a quando non
individuò la bottega che cercava.
-Proprio là, in quella bella bottega, la vede?-
L’uomo fece cenno di si con la testa. Nel frattempo Rein era
scesa, cercando di non farsi notare molto. Il viaggio a piedi era veramente
breve, quindi se avessero fatto in fretta, le due donne potevano evitare di
farsi troppo notare.
-Principessa, da questa parte-
Trudy guidò Rein per la piazza, con il passo spedito. Sapeva
che gli abitanti non avrebbero impiegato molto tempo a capire che la
principessa era lì, ma almeno sperava che quando la voce si fosse diffusa, non
si creasse una folla in attesa di vederla. Per fortuna arrivarono al negozio
senza intoppi e una volta che la porta si chiuse dietro di loro, Trudy si sentì
subito al sicuro. Lady Chandra, meravigliata dalla apparizione improvvisa delle
donne, osservava la coppia visibilmente divertita
-Principessa Rein, che piacere vedervi qui. Se avessi saputo
che avevate bisogno dei miei servigi vi avrei raggiunta io a palazzo-
-In verità ogni tanto, mi piace uscire da palazzo e venire a
fare acquisti di persona. Diciamo che oggi ho semplicemente colto un’occasione-
-Lieta di sentirlo. Cosa posso fare per voi, altezza?-
Rein si voltò e guardò Trudy. La contessa era rimasta in
silenzio e non aveva ancora aperto bocca da quando erano entrate.
-Veramente, lady Chandra, credo che la contessa abbia più
urgenza delle vostre abili mani che non io. Prego, iniziate pure da lei-
Trudy alzò un sopracciglio sorpresa, ma non osò ribattere.
La sarta, meravigliata, si rivolse a lei
-Cosa posso fare per voi contessa…-
-Gaumont, Trudy Gaumont-
Lady Chandra fece un piccolo inchino alla donna
-Avrei bisogno di un paio di vestiti a dire la verità. E non
bisognerà risparmiarsi su stoffe, voglio vedere quale di più bello avete-
Trudy sentì lo sguardo di Rein su di se, ma non ci diede
troppo peso. Era lì con uno scopo preciso, e niente e nessuno l’avrebbe
distolta da esso. Sarebbe stata meravigliosa negli abiti nuovi e lei aveva
tutta l’intenzione di brillare a corte, il più possibile. Questa era la sua
prima mossa in quella nuova partita che stavano giocando, e questa volta
avrebbe vinto, ne era sicura.
Shade guardava l’orologio del suo studio ogni cinque minuti.
Si meravigliava di come il tempo stesse passando così lentamente quella
mattina, di solito, infatti, quando iniziava a lavorare non faceva in tempo a
fare neanche la metà di quello che si era prefisso che subito era ora di
pranzo. Invece quella mattina era come se il tempo si fosse fermato, e non
passasse mai.
-Non è che continuando a guardare l’orologio il tempo passerà
più in fretta, sai?-
Shade si voltò verso Thomas
-Non capisco a cosa tu ti riferisca-
-Io invece credo che tu lo sappia perfettamente-
Shade guardò il suo “amico” e decise che era meglio non
ribattere. Si rigirò e tornò al suo rapporto, che stava leggendo,
infruttuosamente, da ormai mezz’ora.
-Non ci credo, nessuna risposta acida? Nessin “diavolo di un
capitano, perché ti tengo ancora qua” e le solite cose che mi dici sempre?
Direi che la cosa è grave-
-Thomas…-
Thomas ridacchiò prima di spostarsi dalla sua solita
posizione e sedersi nella sedia vuota posta davanti alla scrivania
-Non puoi sederti-
-Non c’è nessuno-
-Potrebbe arrivare qualcuno però-
-Vorrà dire che in quel caso mi alzerò-
Shade alzò gli occhi al cielo ma non rispose, di nuovo. Oggi
l’ultima cosa di cui aveva voglia era battibeccare con Thomas.
-Sta bene, è solo andata al villaggio-
-Lo so che sta bene, e non stavo pensando a lei-
-Come no-
Shade fulminò Thomas, ma l’amico gli rispose sfoderando il
suo sorriso
-Puoi fingere quanto vuoi, ma non puoi farlo con me, e lo
sai. Dillo che sei preoccupato e che non riesci a concentrarti, non c’è niente
di male sai?-
-Io non sono preoccupato-
-Si invece-
-No ti dico-
-E invece si-
-No-
-Si-
-La vuoi fare finita?-
-No perché so di avere ragione. Quindi ammettilo-
-Non devo ammettere niente, soprattutto a te-
-Dai dillo-
-No-
-Shade...-
-Smettila Thomas-
-Andiamo cosa ti costa? –
-Niente ma non lo dirò perché è la verità-
-E invece no-
-Ti dico di sì-
-E dai-
-Smettila-
-Forza Shade esprimi le tue emozioni-
-Giuro che ora penso solo all’omicidio…-
-Forza dillo che sei preoccupato per lei-
-Smettila o ti faccio…-
Il suono di una gola schiarita li fece voltare entrambi. Ed
già la seconda volta in un giorno che capitava. Shade stava veramente iniziando
a pensare che la soluzione a tutti i suoi problemi sarebbe stata l’eliminazione
fisica di Thomas. Tuttavia ora aveva cose più importanti a cui pensare perché sulla
porta, immobile, c’era il conte Philip di Hoteval. Shade lo guardò meravigliato
-Conte, che ci fate qui?-
-Ho bussato e mi è stato detto che eravate libero quindi
potevo entrare senza problemi. Ma dato che disturbo sarà meglio che mi congeda
e ripassi in un momento più opportuno-
-No conte, non vi preoccupate, mi stavo solo divertendo a
stuzzicare il nostro principe su una certa principessa e…
-Thomas guarda che ti faccio uccidere veramente-
Thomas gli regalò il suo più bel sorriso poi si alzò dalla
sedia e, ignorando bellamente le parole di Shade o Shade in generale, si
avvicinò al conte
-Sapete, oggi la principessa Rein è andata al villaggio per
alcune commissioni e a quanto pare il nostro principe non riesce a concentrarsi
sapendola sola fuori senza di lui-
-Thomas!-
Urlò quasi Shade, alzandosi di scatto dalla sedia e
sbattendo i pugni sul tavolo. Tuttavia quella reazione fece ridere ancora di
più Thomas, che si rivolse sempre al conte
-Visto? Questo è un lato di Shade che purtroppo vi toccherà
conoscere presto, dato che a quanto pare, vi fermerete a corte con noi. Quando
si arrabbia così per qualcosa che dico, vuol dire che ho ragione e lui lo sa-
-Thomas veramente io…-
Thomas alzò le mani e fece un piccolo inchino
-Va bene, va bene, la smetto. Ma non ci trovo niente di male
al fatto che tu ammetta di essere preoccupato. È comunque la prima uscita al
villaggio della principessa senza nessun membro della famiglia reale, ma ci
sono cinque guardie reali con lei e non è sola, Trudy è con lei. Non c’è
bisogno di temere niente-
-La principessa è con la contessa di Gaumont?-
Chiese Philip meravigliato. Thomas lo guardò perplesso
-Si, sono insieme. Conoscete Trudy?-
-L’ho vista qualche volta a corte negli anni, poi di nuovo
al ballo e stamattina ci siamo incontrati nel giardino e abbiamo… conversato-
Thomas lo guardò perplesso
-Voi e Trudy avete conversato stamattina? In giardino? Da
soli?-
- Ero uscito per una passeggiata mattutina, mi aiuta a
schiarirmi le idee e l’ho incontrata per caso, tutto qui. Però se mi permettete
capitano, credo di condividere la preoccupazione del principe. Penso che al suo
posto, avrei la stessa preoccupazione-
Thomas fissò Philip profondamente ferito
-Ma come, conte, e io che speravo foste dalla mia parte-
Philip si lasciò sfuggire un mezzo sorriso
-Dovete capire che la principessa è stata l’argomento di
conversazione sia del palazzo che fuori nel regno nelle ultime settimane, penso
sia logico pensare che quando la notizia si spargerà al villaggio che la
principessa ti trova lì una folla si formerà per vederla. Quindi capisco la
preoccupazione del principe e la trovo perfettamente logica-
-Io non sono affatto preoccupato-
Disse Shade arrabbiato. Sia Philip che Thomas gli rivolsero
un’occhiata poco convinta
-Si che lo sei-
-No Thomas-
-Si invece-
-Lo sembrate in effetti…-
Thomas sorrise fiero e appoggiò una mano sulla spalla del
conte
-Lo sapevo che sareste stato un valido alleato, conte. È un
piacere avervi a bordo-
-Grazie ma io…-
-Thomas il conte non ha ancora deciso, non prendere, come
tuo solito, decisioni per gli altri-
-Se il conte è qui direi che è per comunicarti la sua decisione,
giusto Philip?-
-Io, si infatti…-
-VISTO? Sentiamo conte, cosa avete deciso?-
Shade fulminò Thomas con lo sguardo, poi spostò la sua
attenzione su Philip
-Conte, vi chiedo di perdonare la cattiva educazione di
quest’uomo che infanga la mia rispettabile guardia reale. Prego, sedetevi e non
badate a lui-
Thomas scossò un occhiataccia a Shade, ma riprese il suo
posto dietro la sua sedia. D’un tratto l’atmosfera si era fatta formale e
pesante. Shade guardava Philip che sembrava parecchio nervoso e inconsciamente,
pensò che la risposta che sarebbe arrivata non sarebbe stata quella che
sperava.
-Altezza, sono veramente onorato per l’offerta che mi avete
fatto. Il posto da ministro è certamente notevole data la sua importanza ed è
per me un onore personale sapere che avete pensato a me. Tuttavia, devo prima
chiedervi alcune cose-
Shade fu sorpreso sentendo quelle parole, ma non si lasciò
scoraggiare
-Certo, chiedetemi tutto ciò che desiderate-
-Se accettassi, posso contare sul fatto di avere ampia manovra
di azione e di potere esercitare il mio ruolo anche se vado contro di voi?
Posso pensare che voi rispetterete il mio ruolo e non mi imporrete di fare ciò
che desiderate?-
-In pratica volete sapere se ho intenzione di mettere un
burattino o se desidero avere un vero ministro?-
Philip annuì con il capo
-No, non è questa la mia intenzione. Ho scelto voi perché vi
credo capace e adatto al ruolo, non perché ho intenzione di fare di voi un mio
burattino. Di questo avete la mia parola, avrete ampia manovra di azione e se
troverete una mia obiezione, ho l’abitudine di dibattere gli argomenti e
cercare di risolvere le situazioni con la logica, non con la forza del mio
titolo-
Philip annuì a quelle parole
-Bene, sapevo di non dovermi aspettare altro da voi, ma
preferivo mettere le cose in chiaro prima di prendere una decisione-
-Se non c’è altro, allora posso pensare che accetterete?-
-Veramente ci sarebbe un’altra questione-
Shade lo guardò e si ritrovò ad annuire di nuovo
-Prego, chiedete-
-Avrò libertà di manovra nel potere decidere chi avere come
assistenti o subordinati senza dovere per forza accettare qualcuno della
nobiltà solo perché è nobile e privo di competenze?-
-Avrete tutta la libertà di potervi muovere come meglio
riterrete opportuno, nessuno vi imporrà niente-
-Molto bene-
-Quindi posso…-
-Ci sarebbe solo un’ultima cosa, altezza-
-Ditemi-
Disse Shade che iniziava a spazientirsi leggermente da tutte
quelle domande.
-Come ben sapete, altezza, sono l’ultimo parente rimasto in
vita di mia cugina Charlotte-
-Certo, ne sono a conoscenza-
-Ovviamente mia cugina ha solo diciotto anni e sarebbe
impensabile per me pensare di lasciarla tornare da sola a casa. Non è
abbastanza grande per potere vivere senza l’appoggio di qualcuno o la
supervisione di qualcuno più grande quindi mi vedo costretto a porre
un’ulteriore condizione affinché io possa accettare l’incarico-
-Volete che vostra cugina viva qui con voi a palazzo?-
Philip annuì
-Si, la ritengo una condizione fondamentale per farmi
accettare l’incarico-
Shade fissò Philip negli occhi prima di fare un cenno affermativo
con il capo
-Non vedo il problema di avere anche vostra cugina qui con
noi a corte. Di certo non separerò due membri della stessa famiglia quando
posso evitarlo-
Philip si aprì in un sorriso grato. Shade si alzò, imitato
dal conte
-Quindi adesso posso pensare di considerarvi a tutti gli
effetti il mio nuovo ministro delle finanze e del tesoro?-
-Sarà un onore per me altezza. Accetto volentieri-
I due uomini si strinsero la mano. Shade era sollevato e contento.
Philip sarebbe stata un’aggiunta eccezionale al suo consiglio e, sperava, fosse
il suo primo vero passo da futuro re. Sarebbe stato il primo ministro scelto da
lui, voluto da lui, e il primo passo verso il suo futuro governo. Si sentiva
ottimista e fiducioso per il futuro. E anche Thomas lo sembrava
-Meraviglioso, conte Philip vi do il benvenuto ufficiale nel
nostro piccolo club. Shade, credo che dovremmo festeggiare questo evento-
-Thomas non credo che…-
Ma Thomas era già sparito fuori dalla porta e chiamava a
gran voce il cameriere personale di Shade. Il principe guardò Philip,
leggermente mortificato
-Credo dovrete fare l’abitudine a Thomas e al suo carattere…
esuberante-
Philip annuì, ma il conte sorrideva, per nulla turbato da
quello spettacolo. Shade lo guardò meravigliato
-Non vi turba l’idea di avere al fianco un uomo così?-
Philip scosse la testa
-Crescendo con una cugina di sette anni più piccola di me si
fa l’abitudine al caos. Credo che non faticherò a sentirmi a casa qui-
Shade si ritrovò concorde con lui
-Conte, credo che scelta migliore di voi non la potessi
fare. Benvenuto nel mio consiglio-
-È un piacere essere qui altezza-
Rein osservava Trudy, in piedi, sul piedistallo di lady Chandra
che si faceva prendere le misure per il suo abito nuovo. Ormai le donne erano
là dentro da più di un’ora, avevano passato il tempo a scegliere stoffe,
modelli e merletti e ora Rein si godeva la scena. Trudy era veramente una
bellissima donna, con quei capelli biondi così setosi e lucenti e i grandi occhi
verdi. Era sorprendente pensare che nessun gentiluomo si fosse ancora proposto,
o almeno, se fosse fidanzata, Rein lo ignorava
-Contessa, permettere una domanda personale?-
Trudy la fissò perplessa, ma annuì
-Siete fidanzata?-
Per poco la donna non perse l’equilibrio. Trudy fissò i suoi
occhi verdi sulla principessa e Rein si sentì terribilmente a disagio
-No principessa, non ho nessun pretendente al momento-
-Veramente?-
Trudy annuì, rossa in viso
-Ma siete bellissima! Possibile che nemmeno uno si sia mai
proposto?-
Trudy la guardò. Rein era sicura che non le avrebbe mai
risposto, invece si stupì quando la sentì parlare
-Ci sono state delle proposte solo… non andavano mai oltre
il mio aspetto. Non voglio un uomo che mi voglia sposare solo per i miei capelli
biondi-
Rein si trovò a capire la contessa. Non era insolito, nel
loro mondo, che alcuni matrimoni fossero decisi solo in base all’aspetto fisico
di una ragazza. Erano pochi gli uominiche corteggiavano seriamente delle donne per conoscerle davvero, molti
si fermavano solo all’apparenza.
-Capisco contessa, purtroppo il mondo è pieno di uomini
terribilmente superficiali-
-E noi, sia che abbiamo un cervello oppure no, dipendiamo da
loro-
Rein fissò Trudy e purtroppo si trovò d’accordo con lei. Nel
loro mondo, il loro sfarzoso, sfavillante e luccicante mondo, il potere era
quasi esclusivamente nelle mani degli uomini. Erano pochi, infatti, gli uomini
che condividevano le scelte di vita e di gestione del patrimonio con le loro
mogli, che molto spesso erano semplicemente relegate solo allo sfornare figli e
ad occuparsi di loro o ad organizzare cene o balli. Non c’erano molte donne che
gestivano la loro vita in completa autonomia e libertà, persino la regina, che
regnava sul regno della Luna fin dalla morte del marito, era semrpe circondata
da ministri e uomini che la consigliavano e le dicevano, il più delle volte,
cosa fare. Era un mondo ingiusto, ma era quello dove vivevano
-Purtroppo è terribilmente vero. La possibilità di
incontrare uomini intelligenti è decisamente bassa-
-Tuttavia credo che essere una principessa vi aiuti in
questo no?-
Rein scosse la testa, violentemente
-Vi sbagliate, contessa. In me vedono solo un titolo e la
possibilità di entrare in una famiglia reale. Sono veramente pochi gli uomini
interessati a me come persona-
-Meno male che il nostro principe non è così-
Disse Trudy sorridendole in modo provocatorio. Questa volta,
tuttavia, la turchina non era disposta ad accettare la provocazione, anzi
-Si, avete ragione. Siete fortunate, Shade è uno dei pochi
interessato al carattere di una persona prima che al suo titolo. È sempre stato
molto più interessato alle persone e premia chi lo merita invece di chi lo
pretende per il nome che porta. È ammirevole-
Rein guardò Trudy negli occhi e si accorse di avere
spiazzato la contessa. Si ritrovò a sorridere alla donna
-Non era la risposta che vi aspettavate?-
-In tutta onestà no. Credevo sviaste il discorso-
-E perché dovrei?-
-Per paura di tradirvi?-
Rein rise
-Non aspiro alla vostra corona, contessa, ma ammiro il
principe Shade e negare un’evidenza non fa parte del mio carattere-
-Lo ammirate?-
-Moltissimo. A dire il vero credo di averlo sempre ammirato,
fin da quando ero piccola e correva in aiuto mio e di mia sorella-
-Si dice che vostra sorella sia terribilmente innamorata del
principe Shade-
Rein fissò Trudy, senza sapere cosa rispondere. Vedendo la
sua espressione, Trudy rincarò la dose
-Sono anni che questa notizia gira tra al corte. La
principessa rossa del regno del sole è follemente innamorata del principe della
luna, un amore incrollabile, consolidato in anni. Non mi direte che sono solo…-
-I sentimenti di mia sorella sono chiari, è vero, ma dovete
sapere una cosa. Fine è innamorata forse molto più dell’idea di Shade come
principe che non del vero Shade-
-È quello che vi dite per tacitarvi la coscienza?-
Rein non rispose, colpita profondamente da quella frase. Da
quando era nel regno della Luna, non aveva mai pensato a sua sorella, non aveva
permesso a se stessa di lasciarsi andare a quei sentimenti. E ora, tra tutte le
persone con cui avrebbe potuto parlare di questo, proprio con Trudy doveva
tirare fuori quel discorso.
-Fine è decisamente incredibile come donna. E’ determinata,
passionale, impulsiva e spudorata, praticamente tutto il contrario di ciò che
sono io. Fine ha il potere di provare emozioni così forti per qualcosa e di
dimenticarsene l’istante dopo. Mia sorella è proprio come il sole, lei brucia,
vive e consuma ciò che ama. Credo provi veramente dei sentimenti per Shade, ma
non credo sia quell’amore che intendete voi. Credo si sia talmente tanto
cullata nell’illusione di sposare Shade, dell’idea del principe perfetto, che
lo abbia talmente tanto idealizzato, che se dovesse passare del tempo vero con
lui quell’illusione molto probabilmente svanirebbe all’istante-
-Oppure ne è veramente innamorata-
-Potrebbe essere contessa, avete ragione. Ma dovete sapere
che mia sorella ha smesso di confidarmi i suoi veri pensieri da molto tempo
ormai, quindi credo che dovremmo solo aspettare e vedere cosa gli eventi hanno
in serbo per noi-
-Volete dirmi che ignorate veramente i sentimenti di vostra
sorella?-
-Perché lei conosce i miei forse?-
Ribatté Rein, forse più bruscamente di quello che voleva.
Trudy si ammutolì, e distolse lo sguardo. Chandra, che durante tutta la loro
discussione era rimasta in silenzio, finì di prendere le misure della contessa
e si limitò poi a fare un cenno alla donna che aveva finito. Trudy scese dal
piedistallo e si avvicinò alla principessa.
-Altezza io…-
-Ogni famiglia ha i suoi lati nascosti, contessa. Voi avete
i vostri segreti, io ho i miei. Nessun rancore-
Rein si avvicinò a Chandra
-Bene se ora siete libera, avrei bisogno di voi-
-Ai vostri ordini, principessa-
Rein sentì su di se lo sguardo della contessa, ma non vi
diede peso. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era far capire alla donna che
ciò che le aveva detto l’aveva fortemente scossa. Sua sorella, chissà cosa
stava facendo in quel momento, chissà cosa pensava veramente di lei. Chissà, se
un giorno, sarebbero tornate a parlarsi veramente.
Appena Rein aveva finito di parlare con la modista e aveva
chiesto i vestiti che desiderava, le due donne avevano fatto per dirigersi
verso la porta del negozio, quando la sua improvvisa apertura le fermò. Sulla
porta, c’era il capitano Nicholanos
-Capitano, cosa succede?-
-Principessa, vi sconsiglio di uscire da questa porta-
Rein lo guardò meravigliata
-E perché mai?-
-Una folla si è radunata qui davanti, altezza. La situazione
potrebbe diventare pericolosa, sarebbe meglio…-
-Capitano, crede che gli abitanti siano qui per farmi del
male?-
-No altezza, tuttavia la folla potrebbe…-
-Non ho nessuna intenzione di uscire da una porta secondaria
a meno che non sia strettamente necessario. Credo che li guidi più la curiosità
che non altro. E poi, dopotutto, gli abitanti mi conoscono, non è certo la
prima volta che sono venuta qui-
-Altezza certo, tuttavia…-
-Principessa, permettetemi-
Rein si voltò verso Trudy
-È come se fosse la prima volta per gli abitanti-
-E perché mai?-
-Non penserete certo che le chiacchiere si diffondano solo a
corte. Anche qui nel villaggio si sarà parlato di voi, anzi, ve lo assicuro,
tutto il regno avrà parlato e parlerà ancora di voi-
-Sono perfettamente consapevole che l’intero pianeta parli
di me, ma non capisco…-
-Si sono diffuse molte voci dal vostro arrivo, ma una le
supera tutte, soprattutto dopo il ballo a corte-
Rein trasalì un attimo prima di porre la domanda
-Quale sarebbe?-
-Credo che tutti abbiano interpretato il ballo del principe
con voi come una specie di… fidanzamento-
-Che cosa?-
Chiese allibita Rein, che si voltò verso Nicholanos, il
quale fece un cenno con il capo, confermando le parole della contessa
-Io non sono fidanzata con Shade-
Urlò quasi Rein, in imbarazzo
-Si principessa, lo sappiamo, tuttavia le voci sono queste,
al momento. Quindi credo che molti siano qui per vedere chi, secondo loro,
diventerà la loro regina-
Rein divenne bordeaux in volto. Non sapeva cosa dire, o fare,
o chi guardare. Nicholanos provò a parlare, ma la mano di Rein fu più veloce e
lo fermò
-Scusatemi, non volevo… solo che proprio non ero preparata
ad una cosa del genere. Molto bene, se le persone sono qui per vedermi, non mi
tirerò indietro-
-Ma altezza-
-No capitano, nessun problema. Anzi, abbiamo sprecato anche
fin troppo tempo qui a discutere. Fate avvicinare la carrozza il più possibile,
aprite subito lo sportello e io e la contessa faremo il più in fretta possibile
ad entrare. Andate-
Nicholanos si inchinò e andò ad eseguire gli ordini. Rein si
voltò verso Trudy e sospirò
-Avrei preferito che mi aveste informata prima di questo-
-Credevo lo sapeste o lo immaginaste-
Rein scosse la testa
-No io… volevo solo comprare un vestito. Anzi, volevo anche
andare a prendere dei libri ma direi che è meglio evitare-
Trudy la guardò perplessa ma non disse niente. La carrozza
arrivò in poco tempo e Nicholanos riapparve
-Principessa, siamo pronti-
Rein annuì e poi si voltò verso Trudy
-Non vi dispiace se vado per prima, vero?-
La contessa fece cenno di no. Rein si affrettò ad uscire e
in effetti rimase sbalordita dal numero di persone presenti in piazza. La folla
era enorme, sembrava che tutti gli abitanti fossero lì, concentrati nella
piazza, per vedere lei. Rein non aveva mai visto così tanta folla riunita per
lei, solo per lei. Qualcuno urlò il suo nome quando la vide uscire, e presto la
folla iniziò a chiamarla. Tuttavia Rein non si fermò, salì veloce dentro la
carrozza e pochi secondi dopo arrivò anche la contessa. Non appena le due donne
furono dentro, una guardia chiuse lo sportello e la carrozza si mise in
movimento. L’andatura era lenta perché la folla impediva un rapido passaggio e
molte persone si accalcarono attorno. La folla la chiamava in modo ancora più
insistente, e la turchina, alla fine, si lasciò andare ad un sospiro. Guardò
Trudy
-Contessa, spero che quello che sto per fare non alimenti
ancora di più i vostri sospetti, ma credo di essere quasi obbligata-
-Principessa cosa intendete fare?-
Rein non le diede il tempo di una spiegazione. La turchina
si avvicinò al finestrino della carrozza e iniziò a salutare con la mano e a
sorridere. La folla, quando la vide salutare, si fece sentire ancora di più e
iniziò a salutarla a sua volta. Rein sorrise grata per tutto quell’ondata di
affetto così immeritata, secondo lei, che il popolo le stava dando. La carrozza
ci mise quasi dieci minuti per fare il giro della piazza e prendere la strada
pe il castello. Una volta presa, l’andatura si fece più veloce, ma Rein vide
dei bambini correre dietro di loro, e li salutò ancora più calorosamente,
ridendo vedendoli ridere. Quando anche i bambini furono persi di vista, Rein si
rimise seduta e guardò la contessa. Trudy la guardava con uno sguardo che Rein
non riuscì subito a decifrare, ma smise di sorridere.
-Andiamo contessa, dite quello che dovete-
Trudy si riscosse dai suoi pensieri
-No principessa, non ho nulla da dire. Siete stata
splendida-
Rein la guardò perplessa
-Grazie, anche se temo stia per arrivare il vostro pungente
commento-
Tudy sorrise
-Inizio a pensare che abbiate imparato fin troppo a
conoscermi, altezza-
-Onestamente, credo siate la persona con cui ho passato più
tempo a discutere negli ultimi giorni-
-Vero-
-E credetemi, faccio di tutto per evitarvi-
Rein si morse il labbro per essersi lasciata sfuggire quel commento
e Trudy, vedendola, scoppiò a ridere.
-Finalmente principessa, qualcosa di cui non faccio affatto
fatica a credervi-
Disse Trudy sempre sorridendo. Anche Rein sorrise
-Vedete contessa, io vi dico sempre la verità, forse vi dico
anche troppo a quanto pare-
-È un mio potere principessa, riesco a fare parlare le
persone, o almeno ci riesco con qualcuno-
Rein la guardò e si ritrovò a pensare che se magari si
fossero incontrare in circostanze più tranquille le due sarebbero anche potute
diventare amiche, anzi, buone amiche.
-Principessa, posso chiedervi una cosa e mi potete
promettere di rispondermi in modo sincero?-
Rein la guardò e si ritrovò ad annuire
-La notte del ballo…-
-Non torneremo ancora a quel maledetto valzer, vero?-
Trudy scosse la testa
-No, parlo dopo il ballo. Perché eravate insieme al principe
Shade di notte senza accompagnamento e per di più in abbigliamento da notte?-
Rein sbiancò. Come faceva lei a saperlo?
-Come lo sapete?-
-Vi ho visto-
-Mi avete visto…-
-Si principessa. Ho visto voi, il principe e il bacio-
Rein trasalì, sconvolta. L’aveva vista, li aveva visti.
Aveva visto il bacio che aveva dato a Shade sulla guancia, quel bacio che non
aveva nessuna intenzione di dare eppure il suo corpo si era mosso prima ancora
che se ne potesse accorgere. Come poteva convincere qualcuno dell’innocenza del
gesto, quando quel qualcuno non si fidava affatto di lei e delle sue parole?
Rein decise che la soluzione migliore era quella di essere onesta e di
raccontare i fatti come si erano svolti, con tranquillità e nel modo più
diretto possibile. O almeno ci avrebbe provato, sperando che la contessa le
credesse il minimo per non dare vita ad uno scandalo che avrebbe potuto
distruggere lei e la sua reputazione
-Posso spiegare contessa quello che è successo e ciò che
avete visto-
-Sono tutta orecchie, altezza-
Rein prese un respiro e poi fissò lo sguardo in quello della
contessa
-Quella sera, dopo essere tornata in stanza, e dopo che
l’adrenalina della serata era passata mi sono accorta di avere fame-
Trudy alzò un sopracciglio, ma Rein andò dritta
-Lo so che sembra assurdo, fidatevi lo è se lo racconto ad
alta voce, ma quella sera non avevo mangiato quasi niente per il nervoso e la
situazione e una volta tornata nella mia stanza avevo fame, molta fame. Così mi
sono diretta alle cucine del castello, di notte, da sola e in vestaglia-
-Siete andata in cucina, da sola, di notte senza nessuno?-
Ripetè Trudy più a se stessa forse che non per una ulteriore
conferma da parte della principessa
-Si è esatto-
-Come facevate a sapere dove andare?-
Rein guardò la donna con uno sguardo abbastanza incredulo
-Sono cresciuta in un palazzo reale, sembrano tutti diversi,
ma molte strutture sono le stesse. So trovare la strada di una cucina se
voglio-
-Ma come avete fatto?-
Chiese allibita Trudy, colpita da quel lato imprevisto della
principessa
-Nel corridoio che porta alle nostre stanze c’è una porta
nascosta. È una porta di servizio, la usano le cameriere. Mi è bastato trovarla
e scendere le rampa di scale di fronte a me, era logico pensare di trovare la
cucina sotto, nei sotterranei del palazzo, infatti una volta scesa era là dove
immaginavo che fosse-
-Siete una donna piena di sorprese, lo ammetto-
Rein sorrise
-No, solo una donna che da bambina si divertiva a giocare a nascondino
con la sorella in un castello. Conosco le logiche di palazzo, ero abbastanza
certa di sapere dove stavo andando-
-Si ma in tutto questo cosa c’entra il principe? Come avete
incontrato sua altezza? Non mi direte che anche lui…-
Rein annuì
-Si, era anche lui in cucina, anzi mi ha fatto prendere un
bello spavento, sia lui che Thomas mi hanno…-
-Thomas? Cosa c’entra Thomas? E aspettate, c’era anche lui
con voi?-
Rein annuì
-Si. A quanto pare se ricordo con esattezza, Thomas aveva
voglia di un caffè, Shade di un the. I due si erano trovati insieme ed erano
scesi in cucina quando mi hanno trovato lì. Mi hanno scambiato per un ladro,
anche se devo ancora capire come abbiano fatto a pensare che un intruso si
fosse intrufolato in cucina per rubare poi che cosa? Mi hanno anche puntato
addosso le lame delle loro spade è stato terrorizzante e comico allo stesso
tempo, credo-
-Che cosa hanno fatto?-
Chiese allibita Trudy che faticava seriamente a prendere sul
serio la principessa, ma che credeva ad ogni parola della donna, era tutto
troppo surreale per potere essere stato inventato in quel momento
-A loro discolpa posso dire che ero al buoi in cucina. Hanno
pensato fosse un intruso, invece ero solo io, una principessa in vestaglia e
pantofole che cercava da mangiare-
Trudy era sconvolta. Si stava immaginando la scena e tutto
era terribilmente plausibile. E poi lei sapeva perfettamente l’amore
incondizionato e la quasi dipendenza da caffeina di Thomas, quindi il dettaglio
della principessa doveva essere vero, non se l’era potuto inventare. Ed era da
escludere che in così poco tempo che si conoscevano, Rein sapesse già così
tante cose personali e dettagli di Thomas. Quindi doveva per forza essere tutto
vero, pur essendo assurdo e totalmente imprevedibile.
-Quindi eravate voi, in camicia da notte, in una cucina con
due uomini?-
Rein aprì la bocca per replicare, ma in effetti non sapeva
cosa dire. Si limitò ad annuire e ad abbassare lo sguardo.
-E cosa avete fatto poi in cucina?-
-Abbiamo mangiato. Panini, biscotti e bevuto una tazza di
the-
-Come se niente fosse? E nessuno vi ha visti?-
-No, non c’era nessuno in giro per il palazzo, almeno
nessuno in quella parte. Ora che ci penso è stato un caso decisamente insolito,
ma il tutto si è rivelato essere uno spuntino di mezzanotte piacevole-
Disse Rein sorridendo. Trudy la guardò e non poté trattenere
un sorriso anche lei
-E dopo?-
-Thomas è tornato al suo lavoro e Shade si è offerto di
accompagnarmi in stanza… cioè fino alla porta, si è offerto di accompagnarmi
alla porta della mia stanza, senza nessun doppio fine-
-E quel bacio?-
Rein la guardò e si sentì arrossire
-So che vi parrà assurdo, contessa, ma mi sono accorta di
avergli dato un bacio solo quando le mie labbra erano già sulla sua guancia.
Non so cosa mi sia preso, era stata una bella serata, mi ero divertita e poi
trovarsi noi tre nelle cucine è stato piacevole passare anche solo un’ora in
libertà, senza dovermi occupare di etichetta o se il vestito andava bene, o se
i capelli erano ancora in ordine. Eravamo solo tre ragazzi intenti a mangiare,
ridere e scherzare, in tranquillità. E quel bacio, io volevo solo ringraziarlo,
ringraziare Shade di tutto ciò che aveva fatto per me. In realtà non volevo
baciarlo, insomma non abbiamo quel tipo di relazione, ma è successo e basta. Il
mio voleva essere solo questo, un grazie, solo non mi aspettavo di dargli un
bacio, credetemi. È stato involontario, anche se non vi preoccupate, capirò se
non mi crediate su questo, faccio fatica persino io a credere a ciò che ho
fatto e che sia stato così spontaneo-
Trudy la guardò e invece di replicare o protestare, si trovò
stranamente a capirla
-No principessa, vi sbagliate. Vi credo, conosco quella
sensazione e so cosa intendete. Vi credo altezza-
Rein la guardò ma Trudy distolse lo sguardo
-Volete dire che è capitato anche a voi? E con chi?-
-Non credo vi riguardi, altezza-
-Io invece penso di si. Vi ho detto la verità, ora credo
spetti a voi-
Trudy si voltò e Rein vide dentro gli occhi della donna
rabbia, ma anche dolore
-So cosa vuol dire fare qualcosa prima ancora che il
cervello si renda conto di cosa sta facendo. So quando è il corpo a muoversi
senza la vostra intenzione, o almeno è quello che sembra. Solo permettetemi di
dirvi una cosa principessa: di solito quando il corpo agisce così, senza che la
mente se ne renda conto, vuol dire solo una cosa: che è il cuore che vi sta
comandando. E quando è il cuore a comandarvi è lì che si commettono errori o
peggio-
Rein rimase in silenzio, ma spostò lo sguardo. Si mise ad
osservare il paesaggio dal finestrino. Nessuna delle due parlò più fino a
quando la carrozza non si fermò davanti al portone principale del palazzo.
Prima di scendere, però, Trudy afferrò per il polso Rein
-Principessa, permettetemi solo un’ultima cosa: state
attenta e cercate di capire cosa vi sta dicendo il vostro cuore. Prima che sia
troppo tardi, per voi e per il principe-
Rein non rispose, si limitò a scendere dalla carrozza, in
silenzio. Non aspettò Trudy, si avviò veloce verso il palazzo senza guardarsi
indietro. Quasi fece di corsa i gradini che conducevano al portone e non si
fermò fino a quando non lo oltrepassò. Una volta entrata, si lasciò andare ad
un sospiro e chiuse gli occhi. Quando riaprì gli occhi Rein si ritrovò di
fronte ad alcuni membri della nobiltà che la guardarono perplessa. Rein arrossì
leggermente, ma vi diede poco peso. Poco dopo, entrò anche Trudy e subito dopo
il capitano Nicholanos. L’uomo si avvicinò alla principessa e si inchinò
-Altezza, se permettete, io andrei a fare rapporto e a informare
il capitano che siamo tornati e che voi siete sana e salva a palazzo-
-Andate pure capitano, e grazie per oggi-
L’uomo fece il saluto militare, poi si inchinò, fece un
piccolo cenno alla contessa e si avviò verso l’ufficio di Thomas. Rein si voltò
verso Trudy
-Contessa, grazie per la compagnia-
Trudy si inchinò ma non disse niente. Rein si allontanò
dalla donna prima ancora che rialzasse il capo ma fu fermata da una donna,
giovane che le veniva incontro e appena fu abbastanza vicina, le si inchinò
davanti. La donna era minuta, molto graziosa, con dei lineamenti molto delicati
e raffinati. I capelli, castano chiari, erano raccolti in una acconciatura
molto semplice ed elegante, ma la parte più magnetica della donna erano gli
occhi, azzurro chiari e quando la luce li colpiva, a volte, sembravano grigi.
Rein non ricordava di avere mai visto quella donna, tuttavia si fermò.
-Principessa, perdonatemi se vi fermo così, e mi azzardo a
parlare con voi senza nemmeno essere stata presentata, ma non ho avuto
l’occasione di farlo dato che non sono potuta venire prima a palazzo e non mi
sono potuta presentare a voi come si conviene-
Rein la guardò ma non disse niente. Era veramente contrario
alle regole dell’etichetta che una donna di rango inferiore parlasse per prima
a qualcuno più in alto di lei nella scala gerarchica, ma Rein non era mai stata
molto attenta a quella particolare regola. Così decise di passarci sopra
-Non vi preoccupate, non avete commesso nessun crimine. Sono
lieta di fare la vostra conoscenza, solo che temo di non conoscere il vostro
nome…-
La donna aveva rialzato il capo e stava per parlare quando
Trudy arrivò all’improvviso e si frappose quasi tra Rein e la donna
-Fanny-
La donna guardò Trudy con il sorriso più dolce possibile
-Trudy cara, che piacere. Non sapevo di trovarti qui a
palazzo. Da quanto tempo non ci vediamo, direi dal mio matrimonio circa un anno
fa. Ti trovo in splendida forma, come sempre-
-Come ti permetti di fermare una altezza reale così,
nell’atrio di un palazzo! Non conosci alcuna vergogna?-
Rein guardò meravigliata Trudy. Era stata molto dura con la
donna, Fanny aveva capito si chiamava, e ne era sorpresa, dato che sembrava che
le due si conoscessero e anche molto bene. Dopotutto chiamare qualcuno per nome
presupponeva un elevato grado di intimità ma la durezza della voce di Trudy
l’aveva scossa molto più di qualsiasi altra cosa. Così decise di intervenire
per cercare di calmare la contessa
-Contessa, vi prego, dovreste sapere ormai che non sono così
ligia sempre all’etichetta-
Rein appoggiò la mano sul braccio di Trudy e le fece fare un
passo indietro. Trudy sembrava svuotata, ma guardò la principessa in un modo
che fece preoccupare Rein. Era lo sguardo di una donna spaventata.
-Contessa vi sentite bene?-
Chiese Rein, preoccupata. Trudy fece cenno di sì con la
testa. Si voltò a guardare Fanny e le donna in risposta le sorrise nel modo più
cordiale possibile.
-Ti chiedo scusa, Fanny, non volevo esagerare. Come saprai
la principessa è ospite della famiglia reale, e tutti noi nobili ci stiamo
comportando in modo da non offendere la principessa in alcun modo, rispettando
al meglio le regole e l’etichetta. Sei fortunata che la principessa è di indole
magnanima e non farà molto caso a questo avvenimento e a questa circostanza. Ma
dopotutto è comprensibile che la tua esuberanza ogni tanto ti faccia commettere
questi errori anche se spero, dato anche il fatto che sei una donna sposata
ora, che ti impegnerai molto di più da ora in poi-
Fanny sorrise a Trudy, ma era un sorriso che non era arrivato
agli occhi, cosa che non sfuggì a Rein, come non le sfuggì il tono quasi
provocatorio di Trudy
-Principessa, lasciate che vi presenti la giovane Marchesa
Fanny Eldelberry, moglie del marchese Ethan Eldelberry-
Fanny fece un bellissimo inchino, impeccabile ed eseguito
alla perfezione. La giovane doveva avere passato molto tempo a provarlo e a
migliorare
-È un piacere marchesa. Se non sbaglio Eldelberry è…-
-Si principessa, la famiglia Eldelberry è una delle più
antiche e nobili famiglie di questo regno. E’ stata proprio una fortuna per la
giovane Fanny sposare il marchese, una fortuna e una unione veramente propizia.
Vogliate perdonarle quindi la sfacciataggine della marchesa, immagino che
imparare tutti i compiti di una marchesa abbia fatto sì che alcune regole
dell’etichetta siano state… dimenticate-
La frase avrebbe potuto uccidere sul posto, tanto era stata
detta in modo tagliente. Rein lanciò uno sguardo perplesso alla contessa ma non
replicò. Lei aveva sperimentato la sua diffidenza, ma quello che ora arrivava
da Trudy era solo risentimento. Tuttavia, la giovane marchesa parve non farci
caso, anzi, si trovò ad arrossire in un modo quasi perfetto data la
circostanza.
-Temo che la mia cara amica Trudy abbia detto la verità. Non
è ancora un anno dal mio matrimonio e ammetto di essermi forse dimenticata di
alcune regole, ma sapete, tra la luna di miele e il resto dei doveri che ora
occupano le mie giornate, temo di essere stata decisamente troppo impulsiva.
Spero vogliate perdonarmi principessa, perdonare la mia esuberanza e
sfacciataggine come ha giustamento detto la contessa di Gaumont-
Rein, nel mezzo di quella lotta tra le due donne, decise che
la cosa migliore era quella di lasciare morire quel discorso e di andarsene il
più in fretta possibile
-Non vi è nulla da perdonare marchesa. È un piacere fare la
vostra conoscenza-
Fanny le sorrise dolcemente
-Spero potremmo instaurare una bella amicizia, altezza, come
quella che vedo avete già con la contessa Trudy. Non sarebbe bello, cara Trudy,
se fossimo tutte e tre buona amiche? Dopotutto la principessa trascorrerà molto
tempo qui a palazzo-
-Sarebbe meraviglioso, certo, ma non dipende certo da noi
quali amicizie sua altezza reale la principessa deciderà di avere-
Era difficile dire chi tra le due donne avesse lo sguardo
più velenoso. Rein rimase lì, ferma, senza sapere cosa fare. Tuttavia, senza
rendersene conto, si mise al fianco di Trudy e fece passare il braccio sotto
quello della contessa.
-Marchesa, vi chiedo scusa, so che forse preferireste
fermarvi a parlare con la vostra amica Trudy, ma temo di avere bisogno ancora
della contessa. È stato un piacere avere fatto la vostra conoscenza, vi auguro
buona giornata e spero di rincontrarvi in circostanze più ottimali-
Prima che qualcuno avesse il tempo di reagire, Rein trascinò
via Trudy, sulla scalinata, diretta ai suoi appartamenti. Trudy la guardò
-Principessa cosa…-
Rein le bisbigliò all’orecchio
-Siete fortunata che non c’era praticamente nessuno a
vedervi, volevate dare spettacolo? Vi sto facendo un favore contessa, forse non
ve ne siete resa conto. Ora sorridete e fate finta di avere una piacevole
conversazione con me e che sia tutto perfettamente normale-
Trudy la guardò, ma fece un timido sorriso
-Principessa io… vorrei spiegarvi ma…-
-Oh voi lo farete, ora, nella mia stanza. Non vi lascerò
certo andare via senza sapere cosa è appena successo e in che guerra sono stata
catapultata e se non mi volete dire la verità vi suggerisco di inventarvi una
bella storia credibile, perché non ho alcuna intenzione di lasciarvi andare
senza avere avuto una spiegazione soddisfacente. Spero vi piaccia il the,
contessa, lo stiamo andando a prendere proprio adesso. E la cosa non è
negoziabile-
Chiunque avesse visto la scena in quel momento avrebbe visto
due donne, a braccetto che parlottavano e sorridevano, nella perfetta
rappresentazione bucolica dell’amicizia femminile all’interno di una corte
reale. Di certo avrebbero girato delle voci su quella nuova amicizia nata tra
la principessa straniera e la contessa di cui molti faticavano a ricordare il
nome, contessa sparita dalla vita sociale quasi per un anno per prendersi cura
della madre malata e una volta tornata a palazzo risorta agli onori della
cronaca per quel legame con la principessa. Molti si sarebbero chiesti come
avesse fatto quella contessa apparsa quasi dal nulla a farsi un’amicizia così
tanto importante e in così breve tempo o cosa una altezza reale avesse visto in
una semplice contessa, graziosa certo, ma senza agganci particolari all’interno
della corte. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare, in realtà, che in quel
momento, tra le due donne, vi era in atto una relazione che di amicizia aveva
ben poco. Eppure, per qualche strano motivo, sembrava che una forza misteriosa
avesse legato quelle due donne in un modo imprevedibile e inaspettato. E a
quanto pare, il destino avrebbe fatto sì che quel legame non si sarebbe sciolto
molto velocemente, ora bisognava solo vedere se si sarebbe evoluto in una
amicizia o in una diffidenza. E le uniche che avrebbero potuto deciderlo erano
proprio loro due.
Buon anno a tutti e bentornati in questo capitolo. Come
state? Spero tutto bene e che nonostante il periodo che stiamo tutti passando,
stiate tutti bene, sia voi che le vostre famiglie.
Allora, eccoci qui, come promesso, con l’aggiornamento! Sono
brava lo so (megalomania da scrittrice, perdonatemi XD) ma sono veramente fiera
di me stessa per essere stata nei programmi. Ammetto però che praticamente la
storia sta andando avanti da sola, lo giuro mi siedo convinta di andare verso
certe direzioni e invece lei prende vita sua e fa come le pare. Non volevo
dedicare così tanto tempo a Trudy in questo capitolo ma era arrivato il momento.
Allora, per chiarezza, vi dico che nella mia testa, ci sono in mente tre archi
narrativi principali di questa storia, e adesso ci stiamo avvicinando all’apice
del primo arco narrativo. Il problema si focalizza ora sul secondo, perché non
so bene come svilupparlo, ma so dove voglio arrivare, con la conclusione poi
della storia e dell’evoluzione dei personaggi, il tutto sta solo arrivarci ora
e sperare di essere abbastanza brava a fare quello che ho in mente, e lo spero
vivamente. Ma forse questi sono discorsi molto prematuri per voi, ma ci tengo
sempre a rendervi partecipi delle mie intenzioni, se poi volete che eviti,
ditemelo. Ovviamente, come penso si sia capito ormai, non ho intenzione di
focalizzarmi solo su Shade e Rein come personaggi. Si loro ovviamente sono i
protagonisti, ma mi piace creare storie dove ognuno ha la possibilità di avere
qualcosa da dire e non è semplicemente un contorno narrativo alla storia
principale. È ovvio che principalmente racconterò di Rein e Shade, ma mi piace
che ci siano anche altre sottotrame che si legano alla trama principale. So che
così facendo mi complico la vita, ma le storie troppo piatte non mi piacciono,
e scrivere di personaggi bidimensionali non mi piace. Quindi spero che
condividerete la mia visione e se non è così, vi prego, perdonatemi, ma
arriverà anche il bel momento di Rein e Shade, promesso e garantito.
Passando alla storia, ammetto che mi sono divertita pensando
alla scena di Shade e Thomas. Nella mia testa si svolge tutto in un modo spero
di essere riuscita a trasmettervi quello che avevo in testa. E il dettaglio del
principe a torso nudo, una piccola chicca per voi. Ammetto che volevo proprio
che lo vedeste così, perché ogni tanto ci vuole. Thomas che dire invece, Thomas
è uno di noi, è quell’amico che ti dice veramente quello che vuoi sentirti dire
anche se non lo ammetti. E ora lui e Philip insieme formeranno una bella gatta
da pelare al nostro Shade, anche se credo che lui non lo abbia ancora ben
capito. Ma vi posso dire che Philip regalerà molte soddisfazioni all’interno
della storia, quindi so che forse a non tutti piace come personaggio, ma
lasciategli il tempo necessario.
Lo stesso vale per Trudy. Lei è veramente particolare come
donna, la sua storia, di cui siamo solo all’inizio del racconto, sarà
particolare ma credo che alla fine regalerà delle sfaccettature molto
affascinanti. Almeno io quando l’ho pensata e perfezionata mi sono resa conto
di tante cose, spero di essere brava abbastanza da riuscire a trasmettere tutto
quello che è nella mia testa a voi che leggete e seguite. Me lo auguro
vivamente, ma sono certa che se non fosse così me lo farete sapere quindi conto
su di voi.
Penultima cosa, allora posso dirvi che il programma per
questo 2021 è di sicuro un capitolo al mese, verso la metà-fine mese. Se sono
brava, o in momenti dove scrivo in modo compulsivo perché devo farvi sapere,
penso di pubblicare due capitoli al mese, ma nel caso vi avviso. Aspettatevi
però un capitolo di sicuro, questo è quasi una certezza. Il prossimo per
intenderci è ormai finito e dopo vado subito avanti. Ammetto che con questo
modo, cioè dovermi solo occupare della revisione e correzione del capitolo e
non della stesura-correzione-pubblicazione di fila mi trovo meglio e cercherò
di andare avanti così.
Infine vi lascio, sono anche stata fin troppo prolissa
perdonatemi, ma ci tenevo a ringraziarvi ancora infinitamente. Non capite
veramente il supporto incredibile che mi avete dato e che continuate a darmi,
lo sapete questa storia è per voi e mi trovo a scrivere veramente con la gioia
di farlo ed è tutto merito vostro. Quindi GRAZIE di cuore, io vi lascio, ci
vediamo al prossimo capitolo e come sempre se avete voglia di farmi sapere cosa
ne pensate lasciate un commento e ditemi la vostra, ogni opinione o parere è
sempre ben accetto e chissà, magari mi potreste anche dare l’input per un
qualcosa a cui non avevo minimamente pensato, quindi commentate. Grazie anche
solo a chi legge, grazie per dedicarmi un po’ del vostro tempo e soprattutto
per dedicarlo a questa storia e ai loro personaggi. Io vi mando un bacio
grande, ancora auguri di buon anno, e noi ci vediamo al prossimo capitolo. Come
sempre la vostra
Trudy era seduta nella poltrona di Rein,
con in mano una tazza di the fumante e un vassoio di pasticcini davanti a lei.
La principessa si era tolta il cappello e i guanti e aveva sciolto i suoi
capelli e in quel momento stava camminando avanti e indietro per la stanza. Da
quando erano arrivate, non si erano dette assolutamente niente. Avevano
guardato in silenzio Dreamy portare il the e i
biscotti, e poi sparire. Era solo loro due e Trudy non aveva nessuna intenzione
di iniziare il discorso per prima. Se voleva sarebbe stata la principessa ad
iniziare, dato che era stata lei a trascinarla nella sua stanza. Rein, al contrario, in quel momento sembrava in preda ad
una lotta interna. Trudy poteva vedere quasi i pensieri che attraversavano la
mente della donna, ma non si azzardava affatto a fiatare. Avrebbe aspettato e
nel frattempo si sarebbe goduta il suo the. Appena Trudy portò la tazza vicino
alla bocca, Rein si fermò e la guardò, le braccia
appoggiate sui fianchi, in un modo ovvio di cercare di intimidire la donna, o
di darsi coraggio
-Ora voi mi dovete spiegare cosa è appena successo?-
-Vi ho semplicemente presentato…-
-No no no, non ci provate. So cosa è successo, quello che
voglio sapere è cosa vi è successo? Se aveste potuto l’avreste uccisa con lo
sguardo. Avete rischiato di creare uno scandalo se aveste continuato a parlarvi
in quel modo. Ve ne rendete conto?-
Trudy annuì. La principessa aveva ragione, aveva dato
spettacolo nell’atrio, ma aveva visto una possibilità e l’aveva colta.
-So che vi può sembrare strano ma…-
-Contessa, avete quasi rischiato di offendere una marchesa.
Ve ne rendete conto? Nella scala gerarchica lei è sopra di voi-
-Certo, la nuova marchesa, come potrei dimenticarlo-
Disse Trudy, a metà tra l’amarezza e il disprezzo. Rein la guardò con uno sguardo confuso negli occhi
-Cosa è successo?-
-Niente di strano, altezza. Conosco Fanny da sempre si può
dire, mia madre e la sua sono legate da una qualche parentela, e spesso
venivano da noi durante l’estate. Quando Fanny ha raggiunto l’età per il
debutto in società mia madre si è offerta di accoglierla in casa nostra per
darle una… visibilità maggiore. Il visconte DuNavalen non navigava in buone acque e sperava che facendo
fare un buon matrimonio alla figlia i suoi problemi venissero risolti e…-
-Il marchese era certamente l’uomo giusto e immagino senza
di voi non avrebbe mai avuto modo di incontrarlo-
Trudy annuì
-Si, lo ammetto, sono stata io a presentarli ma… niente
faceva pensare che il marchese fosse interessato a lei o viceversa. Poi un
giorno, all’improvviso, hanno annunciato il loro fidanzamento. È stato tutto
molto… veloce-
Rein si sedette sulla poltrona,
davanti alla contessa. Le due si guardarono negli occhi, Trudy non sapeva cosa
stesse pensando di preciso la principessa.
-Mi state dicendo che la marchesa è una arrampicatrice
sociale?-
Trudy scosse la testa
-Non credo sia la definizione esatta, altezza. Dopotutto non
è un crimine sposare un marchese e al suo posto chi avrebbe osato rifiutare una
simile proposta di matrimonio?-
-Allora non…-
-Fanny è scaltra. Si cela dietro al suo sorriso innocente,
al suo bel faccino, ma in lei… non credo ci sia niente di buono dentro la sua
anima-
Rein prese la tazza di the e si
appoggiò contro lo schienale della poltrona
-È lei la donna che vi ha pugnalato alle spalle? Il motivo
per cui non vi fidate di me?-
Trudy la fissò e si ritrovò ad annuire
-Siete fin troppo perspicace, altezza-
-Non ci voleva molto a fare il collegamento, contessa-
Trudy le sorrise
-Iniziate veramente a conoscermi fin troppo bene, altezza.
Mi sono confidata fin troppo con voi-
-Io direi troppo poco, invece. Non riesco a capire una cosa.
Per caso voi e il marchese eravate…-
-Tra me e il marchese non vi era e non vi sarà mai niente-
Trudy rispose in modo secco alla principessa e la turchina
le restituì uno sguardo poco convinto, ma non le disse niente.
-Io…-
Trudy fu fermata dall’improvviso bussare alla porta. Le due
donne si voltarono verso di essa, stupite da quel suono.
Dreamy, la cameriera personale
della principessa, apparve all’improvviso e si avviò verso la porta. Dopo qualche
secondo ritornò, perplessa
-Principessa, il principe Shade
chiede di essere ricevuto-
Rein e Trudy si alzarono di
scatto. Trudy guardò verso la principessa e vide tutto lo stupore della donna.
Nemmeno lei si aspettava quella visita. Shade entrò
nella stanza poco dopo e quando vide che la principessa non era sola si fermò
sulla porta.
-Rein, contessa, buongiorno-
Trudy si inchinò. Quello era certo un incontro alquanto
inaspettato.
-Shade, non mi aspettavo una
visita-
Disse Rein, in difficoltà. Il
principe stava per ribattere, quando la voce di Thomas si fece sentire. Nessuno
lo aveva visto entrare
-Era semplicemente preoccupato, credo volesse assicurarsi
che tu fossi tornata a casa sana e salva. Qualcuno evidentemente non si fida
dei suoi uomini-
Shade fulminò Thomas con lo
sguardo, ma il conte gli rispose con un semplice sorriso da sornione.
-Come puoi vedere, sto bene e…-
-Non sono venuto qui per vedere se stavi bene, lo sapevo che
stavi bene. Cioè, ovvio che sono contento di vederti sana e salva qui però… non
era questo il motivo della mia visita-
Trudy guardò perplessa il suo principe. Quella era la prima
volta che lo vedeva quasi in imbarazzo. Trudy spostò lo sguardo su Thomas, e il
conte le rispose facendole l’occhiolino. Lui era l’unico in quel momento che si
stava divertendo. Rein si avvicinò ai due
-Dato che siete qui, gradite una tazza di the?-
-Il caffè sarebbe meglio ma non rifiuto la tua offerta.
Trudy, sei incantevole questa mattina-
Trudy fissò Thomas, totalmente presa in contropiede
-Stai dicendo che le altre mattine non lo sono?-
-Non lo so, certi giorni sei solo…passabile direi-
-Passabile? Senti chi parla-
Thomas scoppiò a ridere e anche Trudy si lasciò andare ad
una piccola risata
-Contessa, ve lo volete portare via? Sarei disposto pure a
ricompensarvi-
Trudy si voltò vero Shade
-Perdonatemi altezza, ma preferirei evitare questo ingrato
compito-
-Almeno ci ho provato-
-Ehi, smettetela voi due. Se non capite la mia immensa
bellezza e intelligenza e il vantaggio di avermi nelle vostre vite è un
problema vostro, non date la colpa a me-
Shade sorrise a Trudy poi si voltò
verso Rein che fissava i tre in silenzio
-Non volevo disturbarti. Se avessi saputo che eri impegnata
non sarei passato-
-Nessun problema. La contessa e io stavamo solo facendo una
pausa, non è vero?-
Trudy annuì.
-Allora accetto volentieri la tazza di the-
Rein si voltò verso la sua
cameriera, ma la donna aveva già provveduto. Erano spuntati altre due tazze e
dei piatti pieni di biscotti e pasticcini. I quattro rimasero a chiacchierare
per una mezz’ora buona, prima che Shade venisse
all’argomento che lo aveva portato lì
-Ho saputo che avete avuto dei problemi al ritorno dal
villaggio-
-Problemi? Non direi-
Shade guardò sia la principessa
che Trudy.
-Mi è stato riferito che una folla si era formata davanti
alla carrozza e…-
-Si, ma non è successo niente. Hanno rallentato un po’ il
nostro passaggio ma non abbiamo mai avuto problemi o siamo stati sotto attacco,
giusto contessa?-
Shade si voltò verso la contessa,
in cerca della conferma delle parole della turchina
-È come dice la principessa. Non abbiamo subito nessun
attacco-
-Però non capisco, come mai erano quasi tutti riuniti lì per
vedervi?-
Rein guardò Trudy non sapendo cosa
rispondere. Vedendo quello sguardo, Shade si
preoccupò
-È successo qualcosa, lo immaginavo. Cosa non mi state
dicendo? Qualcuno per caso vi ha fatto qualcosa o vi ha mancato di rispetto?-
Le guance di Rein si fecero rosse
e non rispose. Fu Trudy a farlo
-Altezza, credo che giri una voce molto particolare per il
villaggio e temo ormai, per tutto il regno, che spiega in modo preciso quello
che è accaduto oggi-
-Di che voce state parlando?-
Rein guardò Thomas, ma sembrava
che anche lui non avesse idea di cosa stesse parlando. Trudy si meravigliò di
come una voce del genere non fosse arrivata alle orecchie di Thomas almeno. Perciò
si trovò di nuovo a spiegare la situazione quel giorno
-Altezza, come sapete l’arrivo della principessa qui a
palazzo ha prodotto molte chiacchere-
-Ne sono consapevole-
-Alcune di esse sono uscite da palazzo e si sa, quando vi è
un passaparola costante, alcune cose vengono alterate o distorte e…-
-Cosa volete dire contessa?-
Trudy guardò il principe e arrossì involontariamente. Alla
fine, tuttavia, parlò, anche se con un filo di voce
-Altezza, si è diffusa la voce che la principessa Rein diventerà vostra moglie. Quindi oggi erano tutti
venuti al villaggio per vedere la loro futura regina, o almeno, è quello che in
molti credono-
Trudy alzò lo sguardo e vide il principe totalmente rosso in
volto. Spostò lo sguardo verso la principessa, ma la turchina aveva il volto
abbassato. A quel punto fissò Thomas che la guardava, con un sorriso enorme
stampato sul volto. Trudy gli fece un cenno con le mani per aiutarla ad uscire
in quella tremenda situazione, e Thomas, decise di comportarsi come era solito
fare. Diede una gran manata sulla spalla del principe
-E bravi i tuoi sudditi. Per la prima volta, una voce che mi
piace-
Shade fulminò Thomas con lo
sguardo
-Andiamo, non esagerare. Dopotutto non sarebbe male come
idea. È da quando Rein è arrivata che ti dico che
faresti bene a sposartela prima che qualcun altro arrivi e te la porti via-
-Thomas!-
Intimò quasi Shade all’amico, che
per tutta risposta, scoppiò a ridere. Il problema con Thomas, era che la sua
risata era contagiosa, e alla fine, uno a uno, tutti gli altri tre scoppiarono
a ridere. Una volta che le risate furono placate, Shade
guardò Rein, e tirò un visibile sospiro di sollievo
-Sono lieto che sia andato tutto bene e che non ci siano
stati problemi-
Rein gli sorrise
-Ammetto che non ero preparata a tutta quella folla, e avrei
preferito passare anche dal libraio ma… sarà per la prossima volta credo-
-Volevi passare dal libraio?-
Rein annuì
-Si, sto cercando alcuni volumi rari e so che qui ci sono le
persone giuste a cui rivolgersi-
Shade la guardò perplesso
-Posso mandare qualcuno per questo. Dimmi di cosa hai
bisogno e farò in modo che te li cerchino. Non c’è bisogno che debba andare tu
in prima persona-
Rein scosse violentemente la testa
-Assolutamente no. Non ti permetterei mai di fare una cosa
simile quando si tratta di una cosa che amo fare-
Shade sgranò gli occhi per la sorpresa
sentendo la voce quasi rabbiosa della turchina. Era la prima volta che le
parlava in quel modo e la cosa lo lasciò profondamente scosso. Rein vedendolo si agitò un attimo
-Oddio scusa Shade io non volevo
essere così dura è che… amo fare questo tipo di ricerche. Mi piace andare in
giro per polverosi depositi di libri e frugare alla ricerca di tomi che si
credono perduti. Ho una discreta collezione a casa e…-
Rein si bloccò a metà sentenza e
smise di parlare. Trudy, che le era seduta vicino, si sporse leggermente verso
di lei, preoccupata
-Principessa?-
Rein si voltò verso di lei
sconvolta
-I miei libri! Come ho potuto non pensarci prima…-
Rein si alzò e iniziò a camminare
avanti e indietro.
-Ho lasciato i miei libri a casa. Mio padre mi rimproverava
spesso per questa mia strana passione, come la definiva lui, e non perdeva mai
occasione per cercare di sottrarmeli e aggiungere i volumi alla biblioteca di
palazzo e ora… saranno stati aggiunti lì o peggio, dati via-
-Quale sovrano darebbe via dei libri?-
Chiese Trudy leggermente stupita.
-Sono libri che lui non ritiene degni. Colleziono libri
sulle antiche leggende o storie e fiabe, mi piace vedere come nel corso del
tempo certe tradizioni sono cambiate o sono svanite o hanno perso totalmente il
loro valore. Mio padre lo considera stupido ma per me… sono importanti. Oltre
alla pittura, la lettura è ciò che mi ha aiutata durante…-
Rein si fermò e guardò Shade. Non c’era bisogno di continuare il discorso, il
principe aveva capito perfettamente a cosa si stava riferendo Rein.
-Rein, ti assicuro, li andremo a
prendere e te li porteremo-
Rein scosse la testa
-Shade non posso chiederti anche
questo dopo tutto quello che hai già fatto e alla fine parliamo di libri. Non
sarebbe corretto da parte mia-
Shade scosse la testa
-N principessa. Non lo faccio per te, lo faccio solo spinto
dalla curiosità. Sentirti parlare così mi ha fatto venire voglia di leggere
quei libri. Quindi non lo faccio per te o per i tuoi libri, ma lo faccio spinto
da una egoistica pretesa personale di pura curiosità. Thomas, pensi di potere
organizzare il recupero di questo tesoro letterario?-
Shade si voltò sorridendo e vide
Thomas sorridergli di rimando.
-Principe, credo si possa fare. E se permetti, ho intenzione
di occuparmene personalmente-
-Va bene-
Rein guardò i due, commossa
-Grazie-
Disse solo. Thomas fece un piccolo inchino mentre Shade si limitò a sorriderle.
-Bene, dato che anche questo è risolto, direi che sia il
caso di andare. Thomas, andiamo, abbiamo delle cose da fare-
-Ma non ho finito il the e i biscotti e i pasticcini. Sarebbe
un peccato lasciarli qui tutti soli-
-Thomas, andiamo-
Thomas alzò gli occhi al cielo, ma si alzò dalla poltrona e
si avviò verso la porta. Prima di uscire, si voltò verso le due donne
-Principessa, grazie per il the, Trudy è sempre un piacere
vederti-
-Rein, contessa, alla prossima-
Detto questo i due uscirono, senza aspettare una risposta
dalle due donne. Quando la porta fu chiusa, Trudy si lasciò andare contro lo
schienale del divano e guardò la principessa
-Non sapevo amaste leggere-
Rein la guardò
-Credo che siano tante le cose di me che non conoscete. Come
io non so molto di voi-
Trudy annuì
-Continuo a non fidarmi di voi, principessa-
Rein si limitò a scrollare le
spalle
-E io continuo a farmene una ragione, contessa-
Trudy si lasciò andare ad un piccolo sorriso
-Sapete principessa, credo che se ci fossimo incontrare in
altre circostanze, forse saremmo anche potute essere buone amiche-
Rein la guardò meravigliata ma poi
si lasciò andare anche lei ad un sorriso
-Credo anche io-
Le due finirono il loro the in silenzio, poi fu il turno di
Trudy di alzarsi
-Perdonatemi altezza, ma ora dovrei andare-
Rein si trovò ad annuire
-Grazie per avermi concesso di accompagnarvi oggi-
Rein guardò Trudy perplessa, poi
si trovò a sorriderle
-Nonostante tutto è stata uan
compagnia piacevole la vostra, quindi grazie a voi-
Trudy si inchinò, poi si avviò verso la porta. Tuttavia,
prima che potesse uscire la voce di Rein la bloccò
-Contessa?-
Trudy si voltò
-Non crediate che solo perché il principe è arrivato e ha
interrotto la nostra conversazione, per la questione sia finita. È solo
rimandata, ma mi dovete ancora una spiegazione-
Trudy scosse la testa e le rivolse uno sguardo quasi
rassegnato
-Siete terribilmente testarda, noto-
-Uno dei miei tanti pregi, contessa-
Trudy ridacchiò per la risposta, poi si fece seria
-A tempo debito altezza, forse, saprete tutto-
-Aspetterò allora-
Charlotte guardava suo cugino a bocca aperta, letteralmente
sconvolta. I due stavano facendo colazione quando Philip aveva sganciato la notizia
del secolo.
-Charlotte se tieni la bocca aperta ancora per molto ti
entreranno le mosche dentro-
Charlotte la chiuse ma continuò a guardare suo cugino
sconvolta.
-Andiamo, non è poi chissà cosa e…-
-Sei il nuovo ministro del tesoro!-
-Si, lo so, ma non è poi chissà-
-Sei un ministro del regno. Sai cosa vuol dire?-
-Di sicuro ne so più di te-
-Sei consapevole che dovrai vivere qui, a palazzo?-
-Ne sono consapevole-
-E la tenuta?-
-Berriton può occuparsene e se ci
fosse bisogno di me, sono solo tre giorni di viaggio da palazzo, due con un
cavallo veloce. La cosa è decisamente fattibile. Non sarà un problema-
-Ma dovrai vivere a palazzo, giusto?-
Philip annuì
-Si, vivrò a palazzo-
-E ti daranno un appartamento più grande o resterai qui?-
-Uno nuovo presumo, anche perché questo è piccolo per le
nuove esigenze e…-
-Dopo che io sarò tornata a casa potrai usare la mia stanza
come studio se è di questo che stai parlando. Dopotutto non sei mai stato uno
con tante esigenze di spazio-
-Quando tornerai a casa?-
Chiese Philip perplesso. Charlotte lo guardò
-Si, so che devo tornare a casa e…-
-Vuoi tornare a casa?-
-Cosa? No certo, vorrei restare qui ma so che tu non vuoi
che io resti a palazzo perciò immagino che dovrò tornare a casa-
Philip appoggiò la tazza sul tavolo e guardò sua cugina.
-Charlotte, credi veramente che ti farei tornare a casa, da
sola?-
La giovane si illuminò e iniziò a sperare in qualcosa che
non avrebbe mai creduto possibile
-Vuoi dire che posso restare?-
Philip annuì
-È la condizione che ho posto. Se accettavo anche tu eri
compresa-
Charlotte lanciò un grido di gioia e si alzò dalla sedia
fiondandosi tra le braccia del cugino
-Charlotte! Le buone maniere-
Ma la ragazza non lo ascoltava. Gli diede un sacco di baci
sulla guancia, estremamente felice
-Grazie, grazie, grazie, grazie-
Ripeté in continuazione, presa dalla gioia e dall’entusiasmo.
Philip sorrise e si ritrovò a stringerla in un abbraccio. Sapeva che tenere
Charlotte a palazzo, comunque sotto la sua supervisione, era la cosa migliore,
ma il fatto era che se c’era qualcuno che riusciva a farlo sorridere e a
risollevargli l’animo quello era lei.
-Va bene, ma ora ricomponiti. Sei comunque una nobildonna-
Charlotte si staccò dal cugino e tornò a sedersi sulla sua
sedia.
-Puoi restare, ma ci saranno delle condizioni-
-Tutto quello che vuoi-
-Dovrai comportarti sempre in modo impeccabile-
-Certamente-
-Non metterti in situazioni discutibili-
-Non lo farò, non l’ho mai fatto-
-Non mettere in imbarazzo te stessa o me-
-Non lo farei mai!-
-Bene. Stabilito questo, ho un compito per te-
Charlotte annuì
-Dimmi tutto-
-Dovrai tornare a casa per qualche tempo. Ti darò una lista
di cose da far portare qui. Ti aiuterà Berriton ad
organizzare tutto. Ti lascerò anche alcune cambiali, ci sono cose da comprare e
alcuni conti da saldare, lo farai tu a nome mio-
Charlotte annuì
-Puoi contare su di me-
-Bene. E infine, ti darò una cambiale personale-
Charlotte lo guardò perplessa
-Cosa ci dovrei fare?-
-Non posso mica permetterti di stare a palazzo senza un guardaroba
adeguato. Compra tutto ciò che serve-
Charlotte rimase in silenzio alcuni minuti, esterrefatta.
Suo cugino detestava in modo assoluto che lei spendesse soldi non necessari e
il guardaroba non rientrava certamente nelle spese che lui riteneva necessarie,
perciò sentirlo dire quella frase l’aveva sconvolta oltre ogni limite. Ma non
appena si riprese dallo choc, si ritrovò a sorridere e a lanciare un grido di
felicità
-Charlotte-
-Scusa, scusa. Solo che… ti adoro Philip-
Philip le sorrise. Come avrebbe mai potuto fare senza di
lei? i due continuarono la loro colazione in silenzio, e appena finito,
Charlotte si alzò
-Io andrei a fare una passeggiata-
-Da sola?-
Charlotte annuì
-Si, solo una piccola passeggiata nel giardino. È una bella
giornata-
-Non credo sia una buona idea. Se vuoi ti accompagno-
-No, avrai già da fare altre cose più importanti che non
occuparti di me adesso. E poi ci sono alcune cose a cui voglio pensare, da
sola, e lo sai che passeggiare mi aiuta, proprio come te-
-Tuttavia non credo che…-
-Philip, siamo a palazzo, di giorno. Non mi succederà
niente-
Philip guardò sua cugina, poi sospirò
-Va bene, vai. Ma non cacciarti nei guai-
-Non lo farò-
Prima che suo cugino potesse aggiungere altro, Charlotte
afferrò lo scialle che aveva abbandonato sullo schienale della sedia e uscì.
Era decisamente di buon umore e allegra e con quello stato d’animo non sarebbe
potuta affatto restare chiusa nella sua stanza. Dopotutto Charlotte adorava
camminare, alla tenuta degli Hoteval passava anche
intere mattinate a camminare nei boschi, tranquilla. Adorava stare all’aperto e
godersi l’aria fresca. Perciò si avviò veloce verso i giardini. Alcuni nobili
passeggiavano già all’aperto, chi in gruppi numerosi, chi invece da soli.
Charlotte rispose al saluto di alcuni nobili ma non si fermò con nessuno di
loro. Voleva stare da sola, non in compagnia. Si avviò in uno dei vialetti,
persa nei suoi pensieri. Poteva avere un nuovo guardaroba! Sarebbe stato
meraviglioso, avrebbe finalmente potuto farsi fare dei vestiti degni del
palazzo. Non che non fosse grata per tutto ciò che aveva avuto fino a quel
momento, ma la vita di campagna non richiedeva abiti sfarzosi o troppo eleganti,
dato anche che le occasioni mondane non erano frequenti o delle più ricercate.
Invece la corte, con le sue feste, i balli e gli avvenimenti mondani, avrebbe
richiesto decisamente molto di più rispetto a ciò a cui lei era abituata. Era
intenta a pensare a pizzi, merletti e stoffe, che non si rese conto della
persona che veniva verso di lei e senza accorgersene, gli andò a sbattere
contro.
-Mi perdoni, non stavo proprio vedendo e….-
-Vi siete fatta male?-
Una voce maschile la scosse e Charlotte si trovò a guardare
due occhi azzurri, visibilmente preoccupati. Charlotte arrossi, e balbettò
-No, grazie. Perdonatemi, sono stata io a venirvi addosso,
non prestavo attenzione e…-
L’uomo la fermò
-Come gentiluomo avrei dovuto accorgermi e spostarmi in
tempo. Sono io quello che deve scusarsi con voi-
Charlotte lo guardò meravigliata e stupita. Era la prima
volta che un uomo le parlava in quel modo e guardando quegli occhi si trovò ad arrossire
e sentì il cuore accelerare. L’uomo che le stava di fronte era giovane, doveva
avere al massimo ventisei anni. Era moro, alto e decisamente bello. Gli occhi
azzurri erano penetranti e ammalianti e lo rendevano, almeno per lei,
decisamente irresistibile. L’uomo le fece un inchino e le prese la mano,
facendole un perfetto baciamano
-Sono il marchese Ethan Eldelberry,
al vostro servizio-
Charlotte si mosse come in un sogno
-Baronessa Charlotte di Amoundgnac-
L’uomo le sorrise
-Onorato, baronessa. Mi meraviglio che una creatura
meravigliosa come voi mi sia rimasta nascosta fino ad oggi. Come è possibile
che una donna bella come voi sia rimasta nascosta anche agli occhi più attenti?
Non venite a corte molto spesso, vero?-
Charlotte arrossì per il complimento e si ritrovò a
balbettare
-No io… è la mia prima volta a corte-
-Spero avremmo altre occasioni di incontro allora e…-
-Ethan!-
Una voce femminile chiamò l’uomo e lui, istintivamente, si
irrigidì. Il suo sorriso sparì e si voltò verso la donna che lo aveva chiamato.
Una bellissima ragazza, si avvicinò ai due
-Ethan, ti stavo cercando. Non credevo il giardino fosse
così grande, devo avere sbagliato sentiero più di una volta-
La donna fece un piccolo sorriso all’uomo, poi si voltò
verso Charlotte
-Tesoro non mi presenti?-
Il marchese, che aveva perso totalmente il suo animo allegro
si ritrovò ad eseguire ciò che la donna aveva appena detto
-Cara, ti presento la baronessa di Amoundgnac.
Baronessa, mia moglie, Fanny Eldelberry-
-Moglie?-
Disse meravigliata Charlotte. Quell’uomo era sposato?
Charlotte si trovò a fissare meravigliata la donna e si ritrovò a fare un
piccolo inchino
-Marchesa, perdonatemi. Io non sapevo…-
-Oh non vi preoccupate. Il nostro è stato un matrimonio
recente, sono certa che ci siano ancora molti a corte a non saperlo. Sono molto
lieta di conoscervi, cara baronessa, non conosco molte persone qui a corte,
spero diventeremo amiche-
Charlotte si ritrovò a parlare prima ancora del tempo
-Certo, sarebbe un onore, per me, marchesa-
-Vi prego, chiamatemi Fanny. Marchesa mi sembra troppo…
distaccato. Non trovi tesoro?-
L’uomo annuì distrattamente. Charlotte fissò quella strana
coppia, ma si trovò a pensare che i due, insieme, erano veramente belli.
Tuttavia, c’era qualcosa di strano in quel quadro di apparente perfezione,
infatti, nonostante il sorriso della donna e il calore delle sue parole, tutto
quello che era arrivato a Charlotte era solo una sensazione bruciante di freddo
gelido. Si disse che doveva allontanarsi il prima possibile da quei due, e non
perse tempo
-Perdonatemi io… dovrei andare. È stato un onore-
Senza aspettare, Charlotte scavalcò la coppia e si avviò
verso il vialetto. Tuttavia, non riuscì a non pensare agli occhi azzurri del
marchese, e il suo cuore, ancora una volta, prese a battere più velocemente.
Sarebbe rimasta molto volentieri a guardarli ancora.
Il pomeriggio era ormai giunto al termine. Shade si lasciò andare contro lo schienale della sua
poltrona e, in modo molto poco principesco, portò in aria le braccia e si
stiracchiò, lasciando andare anche un verso di sollievo.
-Stanco principe?-
-Decisamente. Questi rapporto sono… interminabili-
-Potresti fare come faccio io-
Shade si voltò verso Thomas. Il
capitano era seduto per terra, sotto la finestra
-Da quanto sei lì per terra?-
-Più o meno da due ore. Ho anche dormito-
-Hai fatto cosa?-
Thomas roterò gli occhi, spazientito
-Non è mica che sei sotto pericolo di attacco. Posso concedermi
una pausa-
-Non quando sei in servizio-
Thomas si alzò ma non lo calcolò minimamente. Quando Shade entrava in modalità ramanzina la cosa migliore era
ignorarlo, funzionava sempre. Thomas si avvicinò alla teiera posta sulla
scrivania e la tocco
-Accidenti è fredda. Avrei gradito volentieri una tazza di
the ora-
-Vorresti anche dei pasticcini, già che ci siamo?-
-Non male come idea. Li vado a chiedere-
-Thomas aspetta cosa pensi di fare-
Ma Thomas era già uscito dalla porta. Shade
si trovò a scuotere la testa. Cosa doveva fare con quel pazzo di capitano che
non faceva mai quello che gli diceva? Decise che era meglio tornare ai suoi
rapporti e lasciarlo fare. Sotto sotto non avrebbe disdegnato neanche lui una
tazza di the caldo quindi tutto sommato poteva perdonargli quella grave
mancanza di rispetto nei suoi confronti. Dopo dieci minuti Thomas tornò, un
vassoio in mano, con sopra una teiera fumante e una spropositata dose di dolci
-Hai svaligiato la cucina, per caso?-
Thomas sorrise, sornione
-È bastato dire che il principe aveva fame e desiderava qualcosa
di dolce che subito tutti sono scattati in azione. Sai ci sono delle cameriere
decisamente carine di sotto e non ti farebbe male scaricare un po’ di tensione
con loro, ogni tanto, sai? Ne sarebbero più che entusiaste-
Shade guardò allibito Thomas.
-Andiamo, come se non lo sapessi che certe volte….-
-Non sono affari tuoi-
-Si che lo sono! Riguardano la tua sicurezza-
-Thomas!-
-So ogni volta che qualcuna sgattaiola fuori dalla tua
stanza, di notte. Anche se ammetto che è da decisamente un bel po’ che non
capita. Come mai principe? Facciamo cilecca o…-
Thomas non finì la frase perché una penna gli volò contro il
petto. Thomas ridacchiò e si mise seduto, servendosi il the e prendendo un bel
po’ di biscotti
-Andiamo, siamo io e te qui. Con me ne puoi parlare, lo sai-
-Non credo proprio-
-Non dirai che ti ho messo in imbarazzo. Dai, so
perfettamente quando è stata la tua prima volta e con chi. Peggio non può mai
essere-
-Era diverso allora-
-E perché? Perchè eravamo piccoli
e senza doveri?-
-Esatto-
-Shade andiamo. Siamo umani, è
normale avere certe… pulsioni. Non è che sia un qualcosa di sbagliato-
-Sono un principe, Thomas-
-E allora? Aspetterai di sposarti per farlo di nuovo?-
-Si-
Thomas guardò allibito Shade.
-Stai scherzando, vero?-
-No, sono serio-
-Non mi dirai che è per quello che è successo con…-
-Non parlare di quello-
Thomas si zittì e non rispose. Shade
tornò a leggere il suo rapporto, ma non riusciva a concentrarsi. Soprattutto
sentiva su di se lo sguardo preoccupato di Thomas
-Sto bene-
-Non direi se scatti ancora così-
Shade alzò lo sguardo
-È storia passata, Thomas. Solo non voglio rivangarla-
Thomas fissò l’amico
-Come vuoi, sei tu il capo qui dentro dopotutto. Ma sappi
che non va bene, come cosa. Prima o poi potrebbe tornare a galla almeno questo
devi saperlo-
-Perché dovrebbe? Sono passati anni ormai-
-Tre anni, si, me lo ricordo bene. Ma sai
meglio di me che certe cose difficilmente muoiono-
-Se lo decido io lo fanno-
Thomas ridacchiò
-Non ti credere così tanto potente, Shade.
Ora hai un mezzo di ricatto molto potente-
-E quale sarebbe?-
-Rein-
Shade fissò
Thomas ma non disse
niente.
-Andiamo Shade, ti conosco meglio
di chiunque altro, so come la guardi. Ti piace, ammettilo-
-Io non so di cosa stai parlando. Ci conosciamo da sempre
non puoi pensare che…-
-Non rifilare queste stronzate a me. Non è solo amicizia e
se non te ne sei reso conto hai un problema bello serio e qualcuno se ne può approfittare.
È una bellissima donna, Shade, intelligente, arguta,
riesce a tenerti testa, te ne rendi conto? È spontanea e quando sorride… hai
mai visto qualcuna di più bella quando sorride?-
-No…-
Shade rispose prima ancora di
rendersene conto
-Visto? Ti piace ammettilo-
-Non posso ammettere qualcosa che non è-
-Allora vuol dire che ci posso provare io, vero?-
Shade guardò Thomas. Il conte lo
guardava, terribilmente serio in volto
-Non dirai sul serio-
-Perché no? Dopotutto se tu non sei interessato non vedo perchè dovrei tirarmi indietro o non provarci. Andiamo
molto d’accordo io e lei. Saremmo una bella coppia non trovi?-
-Fai come ti pare-
Shade tornò a guardare il suo
foglio. Sentì su di se lo sguardo di Thomas, ancora, ma questa volta non alzò
lo sguardo. Sentì solo ad un certo punto Thomas sospirare
-Shade, sei proprio un idiota-
-Non vedo come possa essere così-
-Sei un idiota. Perché prima o poi qualcuno veramente vorrà
provare a conquistare Rein e se tu non farai niente,
te la potrebbero portare via. E la colpa sarebbe solo la tua-
-Lei non mi appartiene. Non è mia o cosa o…-
-Non ho mai detto questo. Ho solo detto che potrebbe essere
la donna perfetta per te. Ma non lo capisci? Lei è forse l’unica che ti possa
comprendere per davvero perché sa cosa stai passando-
-Thomas ora basta o-
-No Shade, ora mi ascolti. Non sto
dicendo che domani le devi chiedere di sposarti, ti sto solo dicendo che
potresti avere un’occasione di avere al fianco qualcuno che ti apprezza per ciò
che sei realmente. Ma se non ci provi, se per qualche tua strana fissazione tu
ti precludi questa possibilità, potrebbe arrivare qualcun altro, conquistarla e
portartela via. E tu non avresti nemmeno provato e ti maledirai da solo per la
tua stupidità. Questo ti sto dicendo e te lo dico da amico-
Shade guardò Thomas. Sapeva che
aveva ragione, sapeva che il suo ragionamento aveva un senso. Ma lui,
semplicemente, non poteva
-Thomas, lascia stare, ti prego-
Thomas sospirò ancora
-Shade, ti voglio bene amico ma…
sei veramente un idiota-
Shade sorrise, ma un sorriso per
niente allegro, quello era un sorriso triste
-Credo tu possa avere ragione, almeno questa volta-
Thomas non rispose, ma scosse la testa. Era veramente
preoccupato per lui e Shade gliene fu immediatamente
grato. Era raro avere amici così sinceri, ma Thomas era veramente l’eccezione
alla regola. Senza dirsi niente altro, Shade tornò al
suo lavoro. Passò un’altra ora senza che all’interno dello studio qualcuno
fiatasse. Quando l’orologio prese a battere i setti rintocchi, Shade alzò lo sguardo, meravigliato che un’altra ora fosse
passata. Thomas era ancora seduto sulla sedia, perso nei suoi pensieri. Shade appoggiò il fascicolo che aveva in mano e si alzò
dalla sedia. Lo spostamento improvviso riscosse Thomas, che lo guardò perplesso
-Successo qualcosa?-
-Sono le sette-
-Le sette? Veramente?-
Thomas si voltò verso l’orologio e guardò meravigliato le
lancette. Poi si voltò verso Shade
-Vuol dire che abbiamo finito per oggi?-
Shade annuì e si preparò ad uscire
dal suo studio, Thomas sempre alle sue spalle
-Non vedo l’ora di andare a cena. Cosa pensi ci aspetterà
questa sera?-
-A te non so, io cenerò nella mia stanza-
-Diserti la cena con tua madre? Sei impazzito?-
Shade scosse la testa e si voltò
verso Thomas
-Non ti ricordi che cosa c’è stasera?-
-Stasera?-
Thomas fissò un attimo spaesato Shade,
poi si ricordò
-La cena di lady Vivian! È vero, è questa sera-
Shade annuì e continuò a camminare
-Quindi serata libera, sul serio? Non è che salterà fuori
qualcosa all’ultimo momento, vero?-
Shade scosse la testa
-Niente di niente. Siamo liberi e io ho tutta l’intenzione
di godermi questa serata in santa pace e di…-
Thomas mise il proprio braccio attorno al collo del principe
-Thomas ma che fai!-
-Mi dispiace, caro il mio principino, ma stasera faremo una
serata di soli uomini!-
-Che cosa?-
-Esatto: cibo, alcool e qualche buon sigaro-
-Io non fumo…-
-Ma non disdegnerai una bottiglia di buon vino invecchiato
delle mie vigne, dico bene?-
Su questo Shade non ebbe nulla da
ribattere. Thomas sfoderò il suo più bel sorriso
-Allora è deciso! Stasera solo uomini e chiacchere da
uomini!-
-E quali sarebbero queste chiacchere da uomini?-
Thomas fissò Shade un attimo preso
in contropiede
-Non lo so, ma qualcosa ci inventeremo. Vado ad avvisare gli
altri!-
Thomas lasciò andare Shade e si
avviò quasi di corsa per le scale. Shade rimase fermo
immobile per alcuni attimi prima di affrettarsi dietro all’amico
-Quali altri? Thomas?-
Ma il castano era già sparito dalla vista. Shade si trovò a maledirsi mentalmente ma alla fine lasciò
perdere. Dopotutto una serata senza pretese poteva essere decisamente
piacevole, in più la prospettiva di lasciare senza alcune buone bottiglie di
vino il buon capitano era una prospettiva che non gli dispiaceva affatto.
Rein si guardò allo specchio per
la quarta volta. Si sentiva terribilmente agitata e nervosa. Aveva pensato
venti volte di cambiarsi d’abito, altre sei ci aveva provato veramente, aveva
cambiato pettinatura dieci volte prima di tornare alla prima che aveva scelto e
ora si domandava se non dovesse riiniziare da capo.
-Principessa, siete bellissima. Vi prego, non guardate più
quello specchio-
Disse Dreamy, disperata alla sola
idea di dovere risistemare i capelli della turchina. Rein
si voltò e la guardò
-Sto veramente bene?-
Rein indossava un abito di seta
blu scuro. La gonna scendeva semplice fino a terra ed era priva di qualsiasi
decorazione, in netto contrasto con il corpetto del vestito. Il corpetto, senza
maniche, era interamente ricamato in oro, che con sotto il blu scuro della
seta, risplendeva. I decori formavano dei movimenti circolari e catturavano lo
sguardo per la maestria indiscussa della sarta che lo aveva realizzato. Ogni
tanto, nel ricamo, erano incastonate delle pietre trasparenti, che riflettevano
la luce e illuminavano il corpetto in modo incredibile. I capelli erano stati
raccolti in uno chignon e fermati con un fermaglio a forma di farfalla,
anch’esso d’oro. Al collo la principessa indossava una semplice collana d’oro
con un ciondolo a forma di goccia al cui interno era incastonato uno zaffiro. A
completare il tutto, uno scialle di seta azzurro, uguale alla gonna e bordato
d’oro cingeva le spalle della principessa.
-Siete bellissima principessa, veramente-
Rein si guardò un ultima volta, ma
alla fine si trovò ad annuire
-Va bene, grazie Dreamy, come
sempre. Senza di te non so cosa avrei fatto-
La cameriera si trovò ad arrossire
-Ho fatto solo il mio dovere, principessa-
-E per me vuol dire tanto, lo sai-
Rein afferrò la mano della
cameriera e gliela strinse, grata. Dreamy le sorrise,
e si inchinò, grata di quella fiducia. La cameriera aveva provato a tenere il
broncio alla principessa per lo scherzo dell’altro giorno, ma alla fine, dopo
che la turchina si era scusata con lei, ogni suo tentativo di fare la dura era
fallito. Voleva già molto bene alla sua principessa per poterle tenere il
broncio ancora a lungo.
-Bene, Dreamy che ore sono?-
-Le otto altezza. Avete ancora mezz’ora prima di recarvi a
cena-
Rein fece qualche passo per la
stanza poi si voltò verso di lei
-Non posso stare qui da sola senza fare niente. Fai chiedere
se la contessa Trudy è pronta e se può raggiungermi-
Dreamy la guardò perplessa
-La contessa Trudy?-
-Si, la contessa di Goumont. Ha la
stanza di fianco alla mia-
Dreamy annuì e si avviò veloce
verso la porta. Dopo qualche minuto la cameriera tornò nella camera, in
compagnia della contessa
-La contessa di Gaumont, altezza-
Trudy si inchinò.
-Contessa, grazie di essere venuta-
-Non pensavo di potere avere molta scelta, principessa. Non
sono così pazza da ignorare un invito reale-
Rein le sorrise
-Temo di no, ma qualcosa mi diceva che sareste già stata pronta,
come me. Meglio essere in due ad aspettare piuttosto che essere da sole, ne
convenite?-
Trudy annuì
-Certo, principessa, solo che non pensavo voleste passare
del tempo con me-
Rein si avvicinò alla donna
-Contessa, siete voi ad avere un problema con me, non io.
Quindi non vedo perché avrei dovuto evitarvi. E poi conosco solo voi abbastanza
bene da potere invitare qui e tenermi compagnia-
Trudy le lanciò uno sguardo abbastanza sconvolto, ma alla fine
si trovò a sospirare
-Principessa, dovreste ampliare il vostro giro di amicizie-
-Lo so e temo che l’invito di stasera riguardi proprio
questo. Da quello che ho saputo, sono state invitate solo donne tra i diciotto
e i venticinque anni. Direi non proprio la compagnia adatta a lady Vivian-
-Sono d’accordo. Direi che qualcuno vuole spingervi proprio
ad incontrare giovani nobildonne-
Rein annuì.
-Certo una serata solo con giovani donne, senza nemmeno un
uomo… sarà terribilmente tediosa-
-Credo dipenderà molto dalle donne presenti… alcuni uomini
sanno essere tediosi tanto quanto certe dame-
Trudy le sorrise
-Concordo. Certi sono così…-
Trudy agitò una mano cercando l’espressione migliore. Arrivò
in suo soccorso Rein
-Arroganti? Pomposi? Terribilmente petulanti?-
-Esatto-
Le due si fecero una piccola risata.
-Non dovrei dire certe cose, soprattutto davanti a voi-
Disse Rein, quando si fu calmata
dalla risata. Trudy scosse la testa
-Non oserei mai ricattarvi per una verità. Non sono
meschina-
Rein non rispose, ma si fermò a
guardarla. Trudy era veramente una donna particolare ma terribilmente
affascinante. Quella sera era splendida. Indossava un semplice abito grigio
perla. La gonna, di morbido chiffon, creava un effetto impalpabile e
fluttuante, molto leggero ma allo stesso tempo molto elegante. Il corpetto,
invece, era interamente ricoperto di pizzo, anch’esso grigio perla. Il pizzo
del corpetto e lo chiffon della gonna rendevano l’insieme assolutamente
perfetto, creando un abito elegante e raffinato, perfettamente bilanciato. I
capelli biondi erano stato raccolti in una treccia che poi era stata fatta
scendere da un lato, sulla spalla, e ad ogni incrocio della treccia era stato
fissato un fermaglio, un piccolo fiorellino d’oro. Ai lobi, la contessa portava
dei semplici orecchini d’oro, dei fiori uguali a quelli che erano stati fissati
ai capelli, in modo da creare un insieme omogeneo. La cosa, tuttavia, che
rendeva la donna irresistibile, non era l’insieme del vestito e della
acconciatura, ma il portamento della donna. Aveva una eleganza innata, che si
percepiva ad un solo sguardo. Era quel qualcosa che molte nobildonne non
riuscivano ad ottenere in una vita, mentre lei ne era infusa. Rein si trovò ammaliata
-Siete veramente incantevole stasera, contessa-
Trudy sbatté le palpebre un paio di secondi, prima di
arrossire e fare un inchino
-Grazie altezza. Anche voi siete incantevole-
-Veramente? Perché io non so se il vestito sia adatto. Non è
troppo sfarzoso? Forse dovrei indossare qualcosa di più semplice o cambiare
colore o…-
Trudy si avvicinò alla principessa e le prese le mani.
-Principessa, siete incantevole e assolutamente perfetta.
Non dovete cambiare niente, ve lo assicuro-
Rein guardò Trudy e si trovò ad
annuire
-Grazie. Scusate, è che sono terribilmente nervosa. Non
capisco perché ma non riesco a calmarmi. Non è la mia prima serata in una
corte, e ormai sono abituata ad essere sotto l’attenzione di tutti tuttavia…
temo la portata di tutto quanto-
-Credete che ci sia un motivo preciso per cui siamo state tutte
invitate?-
Rein annuì. Si allontanò dalla
contessa e si sedette sulla poltrona. Trudy fece altrettanto, sedendosi nello
stesso posto dove si era seduta quella stessa mattina. Rimase a fissare la
principessa, aspettando
-Sapete cosa sono le dame di compagnia?-
Trudy la guardò un attimo contrariata
-Ovvio che lo so-
Rein si scusò con gli occhi
-Si, certo che lo sapete. Ma quello che vi volevo chiedere è
sapete perché sono importanti le dame di compagnia?-
Trudy annuì
-Sono le persone più fidate di una altezza reale. Sono
amiche, confidenti, gli occhi e le orecchie di una altezza reale-
-Esatto. E credo che la regina voglia farmi scegliere delle
dame di compagnie tra giovani donne selezionate della corte. Credo che siate in
lista contessa, complimenti-
Trudy sgranò gli occhi perplessa. Non aveva minimamente
pensato a quella possibilità.
-È una fortuna allora che io non vi abbia in simpatia e la
cosa sia reciproca, credo-
Rein la guardò
-Io non vi avrei avuta in antipatia se voi non pensaste che
sono qui solo per ottenere una corona-
-Non ho ancora avuto modo di potere smentire la mia
supposizione, altezza, e raramente sbaglio-
-Temo che io sarò l’eccezione, contessa, ma so che qualsiasi
cosa io possa fare o dire voi non mi crederete. Però posso dirvi che se dovessi
scegliere veramente, preferirei avermi al mio fianco che non avervi lontana-
Trudy granò gli occhi meravigliata
-Mi volete come vostra dama? Siete seria?-
Rein annuì
-Almeno so che potrei contare sulla vostra estrema
sincerità, contessa-
Trudy la guardò, ma non commentò. Rein
poteva vedere la perplessità della donna e qualcos’altro nello sguardo, ma non
riuscì a capire cosa fosse. Forse poteva quasi essere ammirazione, ma non ne
era certa, quindi preferì lasciare perdere. Ad un tratto Dreamy
si avvicinò alla turchina
-Altezza, è ora-
Rein si alzò e annuì
-Contessa, pensa di poter sopportare l’idea di andare
insieme a me da lady Vivian o preferirete arrivare da sola?-
Trudy si inchinò
-Sarà un onore arrivare insieme a voi altezza-
Rein si trovò a sorridere. Era un
vero peccato che la contessa fosse così tanto ostile a Rein,
perché la turchina ne era convinta, sarebbero state veramente buone amiche. La
turchina decise di non pensarci e si avviò, con Trudy dietro. Dreamy si affrettò ad aprire la porta e a farle passare.
Fuori, immobile, c’era una guardia reale, che non appena la vide si affrettò ad
inchinarsi. Rein lo fissò perplesso
-Altezza, sono stato mandato per scontarvi nella sala dove
si terrà la cena-
Rein fece cenno all’uomo
-Vi seguo-
La guardia si inchinò di nuovo e si avviò lungo il
corridoio. L’unico rumore che si sentiva era il suono dei passi della guardia e
il frusciare delle gonne degli abiti delle due donne. La guardia le portò alla
scalinata e si avviò lungo di essa, diretta al secondo piano. Rein si voltò meravigliata verso la contessa
-Andiamo di sopra?-
Trudy sembrava perplessa anche lei
-Non saprei altezza, non sono mai stata invitata a serate
come questa-
Rein si trovò a domandarsi il
perché di quella direzione e senza scrupoli lo chiese alla guardia
-Dove stiamo andando di preciso?-
L’uomo per un attimo si irrigidì poi si voltò leggermente
verso di lei
-Al secondo piano altezza, nelle sale dedicate agli eventi
privati di corte-
-Ci sono sale del genere?-
L’uomo annuì
-Si principessa. Non vengono usate spesso, di solito si
usano le sale da cerimonia al piano terreno ma per queste occasioni la regina
concede a Lady Vivian l’uso delle sale. Si tratta di una serie di salottini e
sale da pranzo e una sala giochi, principessa-
Rein si voltò verso Trudy
-Non sapevo dell’esistenza di queste sale-
-Nemmeno io, altezza-
-Non abbiamo niente del genere al palazzo del Sole…-
Si trovò a mormorare Rein
sovrappensiero
-Quando organizzavate delle serate simili a casa vostra
organizzavate tutto nei vostri appartamenti?-
Chiese Trudy, curiosa. Rein si
trovò a fare cenno di no con la testa
-No contessa, io non avevo un appartamento privato. Mia
sorella ogni tanto organizzava qualche pomeriggio ma sempre nel giardino del
palazzo. E mia madre… non ama molto questi ritrovi di nobili-
-Non avevate un appartamento privato?-
Chiese sconvolta Trudy. Rein si
voltò verso di lei e senza rendersene conto, rallentò il passo e si mise di
fianco alla donna
-Contessa, come avete detto bene l’altro giorno, io non ero
l’erede al trono. Non godevo di molti privilegi ed era stato ritenuto che una
semplice stanza fosse sufficiente per me-
-Ma siete una principessa!-
Disse scandalizzata Trudy. Rein
sorrise tristemente
-Ve l’ho detto che sono tante le cose di me che non sapete-
Trudy non rispose, anche perché le donne erano arrivate alla
loro destinazione. La guardia si fermò davanti ad una porta, da cui dietro
proveniva un rumore indistinto di voci, e dove ad attenderla trovò un uomo, un
maggiordomo a giudicare dalla sua livrea, l’uomo che era stato scelto per
annunciare le ospiti che stavano per entrare in sala. Quando l’uomo la vide,
fece un inchino e attese. Rein fece un sospiro e
chiuse gli occhi. Cercò di ritrovare la sua calma facendo parecchi sospiri, poi
quando si ritenne abbastanza sicura si mise addosso il sorriso che usava sempre
nelle situazioni ufficiali e riaprì gli occhi. Fece un cenno all’uomo e lui
eseguì senza esitare. Aprì la porta e all’interno le voci si spensero come per
magia
-La principessa Istitutrice, sua altezza reale Rein del regno del sole e la contessa Trudy Gaumont-
-Oh andiamo principe, non fare quella faccia e non
discutere. Devi bere quel bicchiere di vino, tutto di fila, senza esitare. Hai
perso e ora devi pagare-
Un decisamente troppo contento Thomas stava indicando il
bicchiere pieno di vino rosso che era posto proprio davanti a lui. Shade guardò il bicchiere, poi Thomas, poi spostò lo
sguardo su Philip di Hoteval. Il conte, tuttavia, lo
guardò scuotendo la testa
-Mi dispiace altezza, le regole sono regole. Avete perso,
dovete bere-
Thomas annuì e avvicinò il bicchiere all’amico
-Visto caro, ora bevi! Forza-
Shade prese il bicchiere,
controvoglia, e se lo portò alle labbra. Bevve tutto in un sorso e poi appoggiò
il bicchiere sul tavolo
-Contento adesso?-
Thomas annuì
-Questo è solo l’inizio caro principe. Andiamo Philip,
ridistribuisci le carte-
I tre uomini erano riuniti nell’appartamento privato di
Thomas. Si trovavano nel piccolo salottino del capo delle guardie. Shade era seduto sul divano, Philip aveva occupato la
poltrona e Thomas era comodamente seduto per terra sul tappeto, con le gambe
distese sotto il tavolo e si stava decisamente divertendo. I tre ormai erano là
dentro da un’ora a giocare ad uno stupido gioco di carte, e avevano deciso,
anche se Shade non si capacitava di come avesse
potuto accettare una cosa simile, che ogni qual volta uno di loro perdeva a
carte, doveva bere un intero bicchiere di vino in un unico sorso. Il problema
era che i round a carte erano molto veloci e i bicchieri di vino di penitenze
iniziavano ad essere decisamente tanti. Quello che stava perdendo più di tutti
era Thomas, ma sembrava che la cosa non lo stesse destabilizzando più di tanto.
Era solo più allegro del normale, ma per il resto, sembrava apposto. Il conte
Philip, invece, stava dando, ogni tanto, qualche piccolo segno di cedimento. Le
carte, infatti che stava distribuendo, non finivano sempre precise davanti a
lui, qualche volta il conte sbagliava leggermente la mira, ma per il resto,
sembrava stare bene. In quanto a lui, era decisamente normale. Non sarebbero
stati certamente quei quattro bicchieri di vino rosso a stomaco vuoto che aveva
bevuto a fargli perdere il controllo su se stesso. O almeno era quello che si
stava dicendo quando si accorse che il tavolo, improvvisamente, stava ruotando
su se stesso
-Thomas, smetti di muovere il tavolo-
Disse al capitano
-Io non sto facendo proprio niente-
-Ma se il tavolo si sta muovendo, gira… e gira…-
Thomas iniziò a ridere
-Qualcuno si è ubriacato con solo quattro bicchieri.
Principe non sei proprio tanto uomo direi. Tu cosa ne dici Philip?-
-Dico che hai perso. Bevi capitano-
Thomas guardò il tavolo e si accorse di essere stato
effettivamente sconfitto. Invece di prendersela, si mise a ridere e prese la
bottiglia di vino che era appoggiata di fianco a lui. La guardò e si accorse
che era praticamente finita
-Mi sa che ne dobbiamo aprire un’altra. Torno subito-
Thomas si alzò da terra e per un attimo si ritrovò a
barcollare, ma riuscì comunque a prendere una nuova bottiglia e a tornare al
suo posto, pronto a pagare la sua penitenza.
-Spero che le donne si stiano divertendo tanto quanto noi.
Alla salute signori-
Disse Thomas, prima di scolarsi in un sorso il bicchiere e
di mostrarlo, vuoto, trionfante ai due. Shade lo
guardò
-Spero che non stiano bevendo tanto quanto noi…-
Thomas lo guardò perplesso, ma poi si ritrovò a sorridere
-Stai scherzando? Se non bevono non si divertono! Io spero
stiano bevendo tanto quanto noi!-
Thomas iniziò a ridere. Philip ricambiò la risata, poi però
si fece serio
-Mia cugina è presente alla serata. Lei di sicuro non berrà-
-Io non ne sarei così sicuro…-
Disse Thomas puntandogli un dito contro
-E perché? È giudiziosa e brava, e pudica, e mi ha promesso
di…-
-Ha diciott’anni, è ad una serata organizzata dalla dama di
compagnia della regina, sicuramente starà bevendo-
Philip lo guardò poi si alzò in piedi dalla poltrona
-Devo andare a fermarla-
Philip fece un passo, ma inciampò nella gamba del tavolo e
si trovò per terra, disteso di fianco a Thomas. Vedendolo il conte scoppiò a
ridere
-Conte, direi che avete perso. Tocca a voi ora bere-
-Ma io dovrei…-
Shade scosse la testa e si sdraiò
sul divano
Charlotte guardava il bicchiere di cristallo riempito di
vino rosso che le era stato servito. Alzò lo sguardo e passò la tavolata con lo
sguardo. Lady Vivian, la padrona della serata, era seduta a capotavola, alla
sua destra, era seduta la principessa Rein. Davanti
alla principessa, la marchesa Eldelberry. La contessa
di Gaumont era seduta di fianco alla principessa, e
guardava con aperta ostilità la marchesa. Di fianco alla marchesa sedeva la
contessa Alembert, e via via erano state poste le dame in base al rango
sociale. Charlotte, essendo una baronessa, era lontana dalla principessa di tre
posti e davanti a lei era seduta la baronessa Ugival
e la viscontessa Marimbon, che Charlotte aveva
conosciuto alla colazione di qualche giorno fa.
-È in questi casi che ci si rende veramente conto di quanto
sia importante il titolo che si porta. Guardate la giovane marchesa come si
pavoneggia davanti alla principessa-
Disse la baronessa Ugival, con una
evidente nota di disprezzo nella voce. Charlotte si trovò ad annuire a sua
volta
-L’ho conosciuta questa mattina, sia lei che il marito-
-Avete visto il marchese?-
Chiese la viscontessa, visibilmente incuriosita. Charlotte
annuì e si ritrovò ad arrossire ripensando a quegli occhi azzurri. Le donne
sedute davanti a lei ridacchiarono
-Allora è bello come dicono-
Disse la viscontessa. Charlotte, suo malgrado, si trovò ad
annuire
-Si, lo è. Ed è molto… affascinante-
-Attenzione baronessa, è un uomo sposato-
Disse la viscontessa, che stava prendendo in giro la
giovane. Charlotte si fece subito bianca in volto e si trovò a scuotere la
testa
-Io non volevo dire… non farei mai una cosa del genere. Io…-
La viscontessa scoppiò a ridere e tranquillizzò la giovane
-Tranquilla baronessa, vi stavo solo prendendo in giro. Era
evidente, guardandovi, che il marchese vi avesse fatto una certa impressione-
Charlotte abbassò lo sguardo, mortificata, ma poi si trovò a
fissare la donna intensamente
-Posso confidarvi una cosa?-
La donna guardò la baronessa seduta al suo fianco, poi annuì
alla giovane Charlotte
-Questa mattina passeggiavo per il giardino e sovrappensiero
ho urtato il marchese. Lui non era arrabbiato, anzi, si è scusato lui per non
essersi spostato ma… ha fatto un apprezzamento non proprio consono ad un uomo
sposato-
-Cosa vi ha detto?-
Charlotte arrossì leggermente, poi con un filo di voce e
ripeté le parole che l’uomo le aveva detto quella mattina
-Mi ha detto “Mi meraviglio che una creatura meravigliosa
come voi mi sia rimasta nascosta fino ad oggi”-
Le due donne la guardarono un attimo perplesse, poi
scoppiarono a ridere. Charlotte si fece ancora più rossa in volto e se avesse
potuto sprofondare dentro la sedia su cui era seduta l’avrebbe fatto.
-Oh baronessa, come siete ingenua-
-Cosa vi dite di così divertente a quell’estremità del
tavolo?-
La voce angelica della marchesa di Eldelberry
colse le tre donne di sorpresa. Charlotte si voltò verso l’estremità del
tavolo, e si trovò ad arrossire ancora di più. Non provò nemmeno a parlare,
rimase in silenzio. Fu la viscontessa a parlare
-Niente di importante, marchesa. Ci stavamo solo prendendo
un attimo gioco dell’inesperienza della giovane baronessa, o meglio dire, della
sua inesperienza dovuta alla sua età-
La marchesa, incuriosita, si fece più attenta
-Volete mettere al corrente anche me e la principessa, se
non è troppo per la giovane baronessa?-
Charlotte si sentì le gote in fiamme, ma si trovò a guardare
Rein. La principessa la guardava turbata, quasi
preoccupata per lei. E guardando quegli occhi blu, Charlotte si fece coraggio
-Solo di un piccolo incidente che mi è capitato questa
mattina-
Fanny inchiodò Charlotte con lo sguardo.
-Incidente? Di che tipo, vi prego, sono curiosa e spero
vorrete perdonare la mia impudenza-
-Fanny non vedi che la baronessa è evidentemente in
imbarazzo? Non dovresti di certo insistere-
La voce di Trudy, dura e tagliente, fu accolta dalla marchesa
con uno dei suoi sorrisi angelici
-Ma Trudy cara, dato le risate provocate, sono certa sia
qualcosa di cui la baronessa alla fine non si possa sentire imbarazzata, dico
bene?-
Charlotte spostò lo sguardo dalla marchesa a Trudy, non
sapendo cosa fare. Ignorare una richiesta di una dama di rango superiore poteva
esserle letale nella sua vita a corte, ma svelare il complimento che il marito
le aveva fatto avrebbe potuto mettere lei poi in imbarazzo e comunque, mettere
Charlotte in cattiva luce per avere diffuso certe chiacchere. Era presa nei
suoi pensieri che non si rese conto che fu la viscontessa Marimbon
a salvarla
-Questa mattina io e mio marito, il visconte di Marimbon abbiamo incontrato la baronessa. Dato che noi ci
eravamo già conosciute alla colazione organizzata da sua maestà la regina
qualche giorno fa, mi sono fermata a parlare con lei. Ad un tratto sono stata
chiamata dalla mia cameriera personale e mi sono dovuta allontanare, lasciando
la baronessa e mio marito insieme da soli. Ovviamente non vi è stato nulla di sconveniente,
solo che mio marito si è lasciato andare ad un commento che, a quanto pare, ha
sconvolto la baronessa più di quanto pensassi, ma questo non può che indicare
l’animo nobile della baronessa-
-Quale commento? Divento sempre più curiosa-
Chiese la marchesa, interessata
-Che se avesse saputo che c’era una fanciulla bella come lei
nel regno avrebbe certamente aspettato a sposare me e avrebbe chiesto la mano
della baronessa. Ovviamente mio marito intendeva scherzare, ma la baronesse,
poco avvezza alle sfumature delle chiacchere di corte, si è sentita così
mortificata che si è rivolta a me preoccupata prima. Ecco perché sia io che la
baronessa Ugival siamo scoppiare a ridere. Abbiamo
riso della estrema purezza e ingenuità della baronessa, che non ha colto la
sottile ironia di mio marito. Tutto qui marchesa-
Fanny si lasciò andare ad un finto risolino
-Baronessa di Amoundgnac, credo
dovrete farci l’abitudine a commenti del genere se volete rimanere a corte-
Le altre dame al tavolo si lasciarono andare ad una risata
di circostanza, mentre Charlotte, ancora rossa in viso, si ricomponeva.
Charlotte guardò la marchesa e le sorrise
-Avete ragione, marchesa, temo che la protezione di mio
cugino mi abbia tenuto alla larga da simili situazioni o circostanze. Ma vi
assicuro, sono molto rapida nell’apprendere e non mi farò trovare ancora
impreparata-
-Al contrario io direi che il conte di Hoteval
ha fatto un ottimo lavoro nel crescervi e istruirvi, baronessa. Ho visto poche
giovani dame così raffinate, educate e discrete come voi, baronessa, ne dovete
andare fiera, soprattutto considerando che avete appena debuttato in società.
Siete una perla rara, lasciate che ve lo dica in tutta franchezza-
Il commento di lady Vivian strappò un sorriso a Charlotte.
La dama era rimasta in silenzio per tutto il tempo senza lasciarsi andare a
nessun commento durante tutto il discorso delle donne, ma con quella frase
aveva chiuso il discorso e nel farlo, l’aveva messa in una luce così favorevole
che Charlotte le fu immensamente grata
-Grazie, lady Vivian-
Disse sincera. La donna le fece un cenno con il capo, poi
sollevo il calice di vino che aveva davanti a se
-Signore, proporrei un brindisi. Ai nuovi incontri e alle
piacevoli serate-
Le dame alzarono i loro bicchieri e brindarono. Lady Vivian
sorrise contenta poi si trovò a fare un cenno al cameriere in attesa
-Direi che è il momento adatto per iniziare. Prego, portate
pure le pietanze-
L’uomo annuì e ad suo cenno dieci camerieri entrarono nella
stanza portando ogni leccornia immaginabile. Charlotte granò gli occhi davanti
a tutto quel cibo e si trovò a sorridere. I camerieri la servirono riempiendo
il piatto e una volta che ogni dama fu servita, come per magia, sparirono
veloci così come erano apparsi. Quando rimasero di nuovo sole lady Vivian alzò
di nuovo il calice
-Signore, gustiamoci questo pranzo che sembra prelibato-
-Io ho fame-
Bofonchiò Thomas mentre si versava l’ennesimo bicchiere di
vino. Shade era mollemente sdraiato sul divano, un
bicchiere in mano, perso nei suoi pensieri. Philip era rimasto sdraiato sul
tappeto e sembrava intento a contare le travi di legno che sostenevano il
soffitto della stanza. Nessuno sembrò badare molto a ciò che il capitano delle
guardie aveva detto, così Thomas lo ripeté a voce più alta
-Ragazzi io ho fame-
-Ti avevo sentito anche prima-
-Allora perché non mi hai risposto, razza di principe senza
morale?-
-Cosa dovevo risponderti, scusa?-
-Che facevi arrivare qualcosa, per esempio-
-Ma io non ho fame-
-Ma io si…-
Shade guardò Thomas. Il capitano,
che sembrava essere quello che reggeva meglio l’alcool dei tre, improvvisamente
era crollato. Era come se tutto l’alcool che aveva in circolo si fosse attivato
nello stesso momento, portando il capitano a sbronzarsi di colpo. E come la
sbronza era arrivata a Thomas, sembrava essere completamente scomparsa a Shade. Il principe, sobrio e lucido, si mise seduto e si
ritrovò a guardare l’amico
-Cosa dovrei fare secondo te?-
-Chiama qualcuno e fatti portare qualcosa da mangiare-
Shade sospirò, ma decise di non
protestare. Si alzò, però e si avvicinò all’amico
-Forza, vieni-
Shade fece alzare Thomas e poi lo
fece sdraiare sul divano.
-Ora stai buono qui mentre io vado a chiamare qualcuno-
Thomas annuì ma sembrava che non appena avesse toccato il
cuscino del divano, il suo corpo fosse crollato e si addormentò quasi subito. Shade si limitò a scuotere la testa
-È ancora vivo?-
Chiese un po’ biascicando Philip. Shade
annuì e si voltò verso di lui
-Volete una mano ad alzarvi?-
Philip fece cenno di no
-No grazie, altezza, credo che per ora sia meglio che io
resti seduto ancora un po’ qui-
Shade si trovò a sorridere, poi si
diresse verso la poltrona che era rimasta libera e si sedette
-Dobbiamo sembrarvi delle persone molto tristi, non è vero
conte? Due uomini, soli, che si ubriacano senza nessun motivo-
Philip sorrise a Shade, ma scosse
di nuovo la testa
-No anzi. Direi che una volta ogni tanto ubriacarsi fa bene
alla salute-
Shade lo guardò meravigliato
-Ma come? Un uomo integerrimo come voi pensa questo? Mi
stupite-
Philip si limitò a fissare sempre il soffitto
-Non sono così integerrimo come credete. Anzi, sono un uomo
terribilmente fallace-
-Io non direi-
Philip scoppiò a ridere
-Invece è così. Mi avreste dovuto conoscere un anno fa. Mi
avreste trovato decisamente più sbronzo che non sobrio-
Shade alzò un sopracciglio
meravigliato. Vedendolo Philip si lasciò andare ad un sorriso triste
-Dopo che è morta mia moglie, la bottiglia era diventata
l’unica mia consolazione. Ho passato due mesi chiuso nella mia stanza a ubriacarmi
per dimenticare. Questo è deprimente altezza-
-Non direi. Eravate preso dal dolore, siete… giustificato-
Philip scosse la testa deciso. Si mise seduto sui gomiti e
guardò Shade serio negli occhi
-Ero la negazione di un uomo, altezza. Mi sono dimenticato
dei miei doveri, delle persone che erano rimaste e a cui doveva pensare. Mi
sono lasciato andare alla sofferenza, volevo morire per raggiungerla…. Non vado
fiero di quel me stesso. Avrei potuto affrontare il dolore in altro modo che
non così-
Shade non disse niente, ma si
limitò a guardarlo. Philip continuò
-Lucille era la persona più straordinaria che io abbia mai
conosciuto. Allegra, spontanea, aveva la capacità di attirare l’attenzione di
chiunque in una sala quando parlava. Il mio esatto opposto. Mi sono innamorato
di lei dal primo momento che l’ho vista. Non avrei mai sperato che ricambiasse
il mio amore, ma quando è successo… non ero mai stato così felice. Le ho
chiesto di sposarmi prima ancora di rendermi conto di quello che stavo facendo,
e sapete lei cosa mi ha detto?-
Shade scosse la testa
-“Ci hai messo fin troppo tempo a chiedermelo, Philip. Se
non ti sbrigavi mi avresti obbligato ad essere io quella a chiederti di
sposarmi”-
Philip si lasciò andare ad un risata. Shade
sorrise
-Donna interessante-
-Veramente. Lei illuminava le mie giornate come nessun altro
riusciva a fare. Potevo avere passato la giornata peggiore ma non appena la
vedevo, tutta la stanchezza spariva. E quando mi disse di aspettare un figlio
sarei esploso dalla felicità se avessi potuto-
-Avete un figlio?-
Chiese meravigliato Shade. Philip
scosse la testa
-No, purtroppo. Li ho seppelliti entrambi, due bare bianche
calate nel tetro grigiore della tomba di famiglia-
-Mi dispiace-
Disse Shade, profondamente scosso.
-Non dispiacetevi altezza, non era destino che passassi la
vita con loro. La gravidanza l’aveva provata molto fisicamente e il parto è
stato lungo e complicato. Troppo lungo e troppo complicato. Non sono
sopravvissuti a quello, nessuno dei due-
Shade prese il suo bicchiere e
quello del conte. Versò il vino dentro di essi e diede il bicchiere a Philip
-Alla vostra Lucille, a vostro figlio e al loro ricordo-
Philip lo guardò, leggermente commosso, poi avvicinò il
bicchiere a quello del principe facendoli tintinnare e bevve.
-Sono contento che siate qui oggi, conte. Siete veramente un
uomo ammirevole-
Philip sorrise grato di quelle parole
-Grazie altezza, ma dovrete rivolgere il vostro
ringraziamento a mia cugina, Charlotte. È stata lei a tirarmi fuori dalla
spirale della mia sofferenza e a riportarmi alla vita. Ed è stata lei a
portarmi a palazzo per il ballo reale. Io non volevo venire-
-Come mai? Avreste disdegnato un invito reale?-
-Odio gli impegni di corte non per voi, ma per alcuni membri
della corte altamente… discutibili-
Shade si trovò d’accordo
-Credetemi, se potessi, li eviterei anche io-
-Ma già lo fate-
-Solo a quelli dove non sono espressamente richiesto-
-Ma per la principessa avete fatto un’eccezione direi-
Shade si irrigidì. Guardò Philip
che lo guardava a sua volta
-Cosa volete dire?-
-Niente, solo constatare un fatto-
-E quale sarebbe?-
-Che non solo avete partecipato ad un ballo reale, ma avete
persino ballato. Persino io so che sono rarità per voi-
Shade sempre irrigidito, guardò
Philip
-Sentite, conte, se non mi fossi presentato, avrei mancato
di rispetto a Rein e se non avessimo ballato insieme,
sarebbe stato anche peggio-
-Si questo lo capisco solo che…-
-Che cosa?-
Philip scosse la testa, pensieroso
-Non credo di potervelo dire-
-Ve lo potrei sempre ordinare, conte-
Philip sospirò poi si portò il bicchiere alla bocca e prese
un bel sorso di vino
-Dovete stare attento, altezza. Perché il modo in cui
guardate la principessa è decisamente discutibile-
-E che modo sarebbe?-
-Quello per cui molti regni sono caduti o molti nobili si
sono rovinati con le loro stesse mani-
-Ditelo conte. Come sarebbe questo modo?-
-Con gli occhi dell’amore-
-Amore? Io non direi-
Rein si voltò verso Trudy, in
cerca di aiuto. La contessa, tuttavia, si limitò ad osservare decisamente
troppo interessata i chicchi di uva che le erano stati posti nel piatto. Rein si voltò verso lady Vivian
-Lady Vivian, con tutto il rispetto, ma parlare di amore mi
sembra eccessivo. La mia è più una passione che non…-
-Principessa, permettetemi di contraddirvi e per farlo,
userò un semplice metodo. Rispondete a queste domande: pensate ai vostri libri
più volte al giorno?-
-Si certo, ma…-
-Cercate sempre un modo per implementare la vostra
collezione?-
-Si, tuttavia…-
-Giudicate le persone in base alle letture che hanno fatto?
O non fatto?-
-Può essere capitato ma non…-
-Soffrite quando vedete un vostro libro trattato con mani
indelicate o peggio, distratte?-
-Certo, alcuni di essi sono molto rari e pregiati e…-
Lady Vivian sorrise
-Visto principessa, questo è amore. Passione, predilezione,
non sono sufficienti a giustificare tali comportamenti. Nel vostro cuore batte
l’amore, fine del discorso-
Rein fece per ribattere, ma
preferì non farlo, sapendo che tanto lady Vivian avrebbe avuto il sopravvento.
-Continuo a pensare che amore non sia la parola giusta, ma
come volete voi, lady Vivian. Mi piego alla vostra deduzione-
Vivian le sorrise
-Grazie principessa, ma fidatevi, ho ragione io-
Rein scosse la testa ma sorrise.
La marchesa Fanny lasciò andare una risatina
-Siete stata totalmente sconfitta, altezza-
Rein le sorrise, un sorriso di
circostanza, ma non rispose. Fanny, tuttavia, non si diede per vinta
-Ma oltre ai vostri libri, altezza, posso essere indiscreta
e chiedere se, per caso, noi possiamo sperare in una futura unione vostra e del
nostro principe?-
Rein sgranò gli occhi per la
sorpresa e aprì la bocca, basita. Trudy, sconvolta la riprese
-Fanny, ti sembra una domanda da fare? Sarai anche una
marchesa, ora, ma ci sono limiti a ciò che puoi chiedere-
Fanny sgranò gli occhi totalmente sconvolta. Abbassò lo
sguardo e si fece triste
-Chiedo perdono. Non volevo essere maleducata o indiscreta
solo… è ciò che mormora la corte, io pensavo fosse lecito sapere. Altezza, vi
prego, perdonatemi-
Rein la guardò, per niente
convinta da quelle parole. L’atteggiamento di sottomissione della marchesa era
fin troppo finto, tuttavia, si rendeva conto, molto ben eseguito. Se non avesse
avuto fin da subito un leggero sospetto sulla donna, avrebbe creduto nella sua
sincerità, ma il modo in cui aveva chinato il capo e ora la guardava, di
sottecchi, sbattendo le ciglia in modo innocente le faceva capire che era tutto
troppo studiato e quindi, decisamente tutto troppo finto. Rein,
però, decise di non essere troppo scortese.
-Non vi preoccupate, marchesa, la vostra ingenuità per
questa volta vi salva-
Fanny accolse la velata critica molto stoicamente e fece
finta di niente. Con la coda dell’occhio, invece, vide Trudy fare un sorrisetto
compiaciuto.
-Una cosa però posso affermarla marchesa, e vi pregherei, se
possibile, di diffonderla tra la corte se la possibilità vi si presentasse le
mie parole-
Fanny alzò subito lo sguardo e si fece attenta
-Certo, altezza, ditemi tutto-
-Sono qui a palazzo con il solo scopo di educare la giovane
principessa Milky. Nessun altro pensiero sfiora la
mia mente se non quello dell’educazione della principessa, temo di non avere
tempo per pensare all’amore o come simili, avendo un compito così impegnativo.
Di certo non nutro questo sentimento verso il vostro principe. Gli sono molto
grata per l’ospitalità, il calore e la disponibilità che mi ha mostrato, sia
lui che l’intera famiglia reale ovviamente. Questi sono gli unici sentimenti
che albergano nel mio cuore al momento-
Fanny si trovò ad abbassare il capo
-Sarà un onore, per me, riferire le vostre parole-
Rein si ritenne soddisfatta. Prima
che la giovane potesse però tornare all’attacco, Rein
si rivolse a Trudy, al suo fianco
-E voi contessa? Quali sono i vostri passatempi del cuore?
Credo toccasse a voi rivelarceli, giusto lady Vivian?-
Lady Vivian annuì
-Si, era il turno della contessa. Ma che ne direste se ci
spostassimo nel salottino adiacente, in modo da stare più comode e avere la
possibilità di parlare con tutte le dame qui presenti?-
-Mi sembra un ottima idea-
Lady Vivian si alzò e come se fosse un segnale implicito,
tutte le dame, si alzarono a loro volta. Quello era il segnale di fine cena e
questo voleva dire che tutte si sarebbero spostate per continuare la serata e le
conversazioni in un ambiente più riservato. Rein si
avvicinò a Trudy e mise il suo braccio sotto quello della donna
-Andiamo contessa-
Trudy si avviò con la principessa. Le due donne poterono
sentire lo sguardo di Fanny seguirle, ma la donna aveva capito di essere stata
volutamente lasciata indietro. Quando Rein fu
abbastanza lontana dalla marchesa, si rivolse all’orecchio di Trudy
-Ditemi che non sono la sola ad avere capito che stava
recitando-
Trudy annuì
-Si principessa, la nuova marchesa è una attrice nata, ma
credetemi, questo è niente. Non fidatevi di lei-
-Non ne avevo la minima intenzione-
Quando le donne arrivarono nel salottino, si sedettero su un
divano. Rein si mise al centro, Trudy alla sua
destra. Non appena Rein vide Charlotte entrare si rivolse
alla giovane baronessa
-Baronessa di Amoundgnac, mi
fareste il piacere di sedervi vicino a me? Abbiamo avuto decisamente troppo
poco tempo per conversare questa sera-
Charlotte la guardò basita, ma si aprì in un largo sorriso e
si avvicinò veloce
-Altezza, è un onore-
Charlotte si sedette di fianco a Rein,
felicissima. Rein poi si rivolse alla baronessa Ugival e alla viscontessa Marimbon
-Signore, vi prego, accomodatevi-
Le due donne si inchinarono e presero posto nel divanetto di
fronte alla principessa. Quando lady Vivian entrò nella sala, Rein vide che aveva sotto braccio la giovane marchesa. Lady
Vivian si avviò verso alcune dame che avevano preso posto lontano dalla
principessa e trascinò con se la marchesa, poco contenta della piega della
serata. Rein si trovò a sorridere e a sospirare di
sollievo. Tuttavia non le sfuggì un leggero cenno da parte di lady Vivian, che
sembrava approvare le dame con cui si era seduta. Trudy al suo fianco, si trovò
a bisbigliarle
-Lady Vivian è una dama incredibile, non trovate?-
Rein annuì
-Sono perfettamente d’accordo con voi-
-La marchesa non sembra però del nostro stesso parere-
Le donne scoppiarono a ridere, mentre Rein
non perdeva di vista la marchesa
-Sapete una cosa contessa? Il fatto che la marchesa sia
scontenta mi rende troppo contenta. Dite che questo faccia di me la persona
terribile che credete io sia?-
Trudy scoppiò a ridere e a scuotere la testa
-Al contrario altezza, credo che questo vi renda decisamente
migliore ai miei occhi-
Rein ridacchiò.
-Concordiamo quindi che entrambe non ci fidiamo della
marchesa?-
-Concordiamo-
-È bello sapere che almeno su questo andiamo d’accordo-
-Non sono affatto d’accordo con te-
Philip ormai non si stupì affatto di quella risposta da
parte di Thomas
-Che novità-
Thomas, risvegliatosi poco prima, aveva iniziato a litigare
con il povero conte. L’argomento in discussione erano le caratteristiche
perfette per una degna regina
-Deve essere prima di tutto amata dal popolo-
Philip scosse la testa
-Deve per prima cosa essere adatta al ruolo, poi amata dal
popolo-
-No, no no. Prima bisogna entrare nel cuore della gente, se
no anche se è brava se nessuna la ama a cosa serve?-
-Se vedi che la persona al comando è capace la rispetti e
poi la ami. Se ami qualcuno che non è capace di fare niente e ti porta alla
rovina che senso ha?-
-È importante essere amati-
-Capaci-
-Amati-
-Capaci-
-Potete per favore darci un taglio? State diventando
terribilmente noiosi-
Shade, comodamente seduto sulla
poltrona, si era stufato di sentire quell’inutile discorso. Thomas, ancora
visibilmente alticcio, gli puntò un dito contro
-Oh scusa, grande principe, se con i nostri discorsi
importanti ti stiamo annoiando. Ma per la cronaca, stiamo parlando delle
caratteristiche della tua futura moglie, quindi direi che la cosa ti deve
interessare-
-Futura moglie? Non sapevo di essere fidanzato-
Thomas lo guardò infastidito
-Prima poi capiterà, anzi, avresti già la persona adatta se
solo non fossi un idiota-
-Thomas, ora basta. E non versarti ancora da bere, direi che
per stasera hai già bevuto abbastanza-
Shade si alzò e tolse di mano la
bottiglia a Thomas. Il capitano protestò leggermente, ma dato che fu incapace
di mettersi in piedi per contrastare Shade, lo lasciò
fare. Shade fece stendere di nuovo Thomas
-Dovresti dormire, e direi che anche noi ora dovremmo
andare. Conte Philip direi che è ora di tornare nelle nostre stanze-
Philip si trovò ad annuire.
-No aspettate. La serata è ancora lunga!-
Shade scosse la testa
-È mezzanotte passata, abbiamo bevuto come minimo quattro
ore, abbiamo giocato, abbiamo fatto le nostre chiacchiere da uomini come
volevi, ci siamo rilassati ed ora è il momento di andare a dormire-
-Dormire si… non è male come idea…-
Thomas bofonchiava già nel dormiveglia. Shade
gli sorrise, poi si voltò per la stanza, in cerca di una coperta per l’amico.
Non trovandola, aprì la porta della stanza da letto del capitano e prese quella
che era sul letto. Ritornò nella sala in tempo per sentire Thomas iniziare a
russare. Gli mise addosso la coperta, poi si voltò verso il camino e si
assicurò che il fuoco bruciasse ancora per un po’, in modo da non fare
raffreddare subito la stanza. Poi si voltò verso il conte, che era sempre
disteso sul tappeto.
-Credo di dovervi chiedere una mano per alzarmi altezza. Non
mi fido molto delle mie gambe-
Shade gli tese una mano e aiutò
l’uomo ad alzarsi. Philip dondolò un attimo in piedi, ma non appena ebbe
trovato l’equilibrio fece un cenno al principe
-Pensate di riuscire ad arrivare alla vostra stanza con i
vostri piedi? O devo chiamare qualcuno ad aiutarvi?-
Philip scosse il capo
-Ce la posso fare-
Shade annuì. Diede un’ultima
occhiata a Thomas che dormiva però già tranquillo e si avviò alla porta. Il
corridoio all’esterno era deserto, a parte le guardie poste a sorveglianza. Non
appena lo videro passare, le guardie si misero sull’attenti. Philip, dietro di
lui, lo seguiva tenendosi la testa con una mano
-Credo che la prossima volta che mi farò convincere dal
capitano a passare una serata insieme gli chiuderò la cantina-
Shade sorrise poi si voltò verso
di lui
-Impresa difficile, considerando che i vigneti di Thomas
producono il vino migliore di tutto il regno-
Philip non ebbe da obbiettare
-In effetti non ho nulla da eccepire sulla qualità del vino.
Solo sulla quantità di vino ingerita. Mia cugina mi ucciderà-
Shade ridacchiò. Anche sua madre
probabilmente gli avrebbe fatto storie la mattina dopo, ma era meglio non dirlo
al conte. I due si avviarono verso la scalinata
-Conte, in che ala del palazzo dormite?-
-Ala est al primo piano-
-Allora saliamo da qui-
-Ma altezza, voi allungherete la strada e…-
-Conte, siete un mio ministro ora e siete stato costretto a
bere dal capitano delle mie guardie. Permettetemi almeno di essere sicuro di
farvi arrivare alla vostra stanza senza problemi-
Philip non aveva la forza per ribattere, ma si limitò a
seguire il suo principe. I due iniziarono la salita, quando ad un tratto un
dettaglio dell’ultima conversazione gli tornò in mente
-A chi si riferiva il capitano quando vi ha detto che ci sarebbe
la persona ideale qui per voi da sposare?-
Shade non si voltò, ma rispose
secco
-Lasciate perdere le chiacchiere insensate di quell’uomo-
-Potrebbe essere che si riferisse alla principessa…-
-Lasciamo Rein fuori da questo
discorso, per favore. Anzi, evitiamo proprio il discorso-
Philip si zittì. I due salirono la rampa in silenzio, quando
ad un tratto, spinto più dall’alcool che non dalla saggezza, Philip proferì una
frase che sconvolse Shade molto più di quanto
pensasse
-Certo che donne belle, cortesi ed eleganti come la
principessa Rein non si trovano spesso. Se fossi un
uomo più coraggioso che accorto, avrei iniziato a corteggiarla dal primo
momento che l’ho vista-
Shade si bloccò a metà del gradino
e si voltò a guardare il conte. Philip lo fissò interdetto
-Altezza, cosa…-
-Provate dei sentimenti per la principessa?-
Philip arrossì
-Sentimenti è una parola molto grande ma… di certo, dal
primo momento che l’ho vista non ho potuto non pensare a lei. E’ entrata nella
mia testa senza che io potessi fare niente. Solo un’altra volta mi era
successo, e ho finito per sposare quella donna-
Shade lo guardò sconvolto
-Avete intenzioni serie con lei?-
Philip scoppiò a ridere
-Lei è una principessa, io un semplice conte. Non mi
prenderebbe nemmeno in considerazione, temo-
Philip si lasciò andare ad una risata di circostanza.
Tuttavia lo sguardo di Shade era terribilmente serio
e deciso. Si trovò a fare cenno negativo con il capo
-Vi sbagliate, Rein non bada a queste
cose, anzi. Siete un uomo onesto e corretto, vi prendete cura della vostra
famiglia e siete leale e fedele. Sono tutte caratteristiche che farebbero
certamente colpo su di lei. Rein valuta le persone
non i titoli-
Philip ebbe un attimo lo sguardo illuminato dalla speranza.
-Se dite così allora, potrei anche rendere molto serie le
mie intenzioni. Non ho mai pensato realmente di avere possibilità, ma non posso
negare che mi ha colpito molto più profondamente di quanto pensassi. Per non
parlare della sua bellezza e del suo meraviglioso sorriso. Sono cose difficili
da dimenticare, e dopo avere visto la principessa sorridere…-
-Ogni altro sorriso sembra pallido al confronto-
Philip annuì. Ottenebrato dall’alcool, Philip non si era
reso conto che quella che riteneva una semplice conversazione tra uomini per il
principe non lo era affatto. Shade, improvvisamente,
si era reso conto che il conte Philip poteva essere veramente un valido
candidato non solo per la mano della principessa, ma anche per il suo cuore. E Shade provò una fitta terribile di gelosia e sconfitta.
Sconfitta perché si rese conto che non aveva mai pensato che ci potesse essere
qualcuno veramente interessato a Rein o che potesse
essere un suo avversario. Invece ora, il conte Philip si era materializzato e Shade si rese conto che non era affatto scontato che tra i
due, Rein potesse scegliere lui. E Shade ebbe paura. Paura per un qualcosa che non era
successo, ma che sarebbe potuto succedere. E semplicemente si rese conto, in
quel momento, di provare seriamente qualcosa per lei, qualcosa che aveva in
tutti i modi cercato di negare a se stesso, qualcosa che non era solo semplice
amicizia. Era qualcosa ancora di piccolo, ma intenso. Era come una fiamma, una
fiamma che non era ancora vivida, ma che aveva iniziato a bruciare. Shade fissò Philip intensamente
-Siete veramente intenzionato a corteggiare la principessa?-
Philip sgranò gli occhi stupito
-Veramente io…-
Shade si mise di fronte a lui, e
Philip fece un passo indietro.
-Altezza…-
-Ve lo chiedo per l’ultima volta: avete intenzioni serie con
la principessa o il vostro era solo un parlare da ubriaco?-
Philip deglutì un paio di volte, poi però si fece serio.
Strinse i pugni e fronteggiò il principe
-Le mie sono sempre intenzioni serie una volta prese,
altezza. Ammetto che la principessa mi ha profondamente colpito, quindi non
escludo questa possibilità dopo che mi avete detto che potrei avere una
possibilità. Ma ora, altezza, ditemi voi, in tutta franchezza: avete intenzione
di corteggiare la principessa e di avere intenzioni serie con lei? Perché se voi
aveste questo pensiero, non esiterei a rinunciare al mio intento, riconoscendo
voi un candidato migliore di me-
Shade fissò Philip
-Io… veramente io… come potrei fare… Rein…
lei… lei è…-
-Io sono cosa?-
I due uomini, colti alla sprovvista, si voltarono verso il
pianerottolo della scalinata. Ferme sulla cima, c’erano tre donne e una guardia
reale. E una delle tre donne era proprio la principessa della loro discussione.
Shade impallidì
-Rein!-
Rein guardava perplessa la scena
che si era presentata davanti ai suoi occhi. La serata era finita da una decina
di minuti, ma Rein si era intrattenuta qualche minuto
in più a parlare con lady Vivian. Alcune dame si erano congedate, ma altre
avevano atteso l’uscita della principessa prima di concludere la serata. Rein aveva sorriso e ringraziato la padrona di casa, poi si
era accorta che la sia Trudy che Charlotte l’avevano aspettata, così come la
marchesa Fanny.
-Marchesa, ancora qui?-
La donna annuì
-Volevo porgervi il mio saluto personalmente, altezza. Dopo
la cena non abbiamo avuto modo di parlare e non volevo sembrare maleducata
andandomene via senza porgervi i miei omaggi-
Rein fece un sorriso di
circostanza alla donna
-Marchesa, siete molto gentile, e vi assicuro che non avrei
mai potuto pensare male di voi per una cosa simile. Ma vi ringrazio del
pensiero-
Fanny sorrise soddisfatta
-Prima di darvi la buonanotte altezza, posso sperare
nell’avere l’onore di avervi per un the uno di questi pomeriggi? Ne sarei molto
onorata-
Rein fu presa in contropiede, ma
non aveva un buon motivo per non accettare l’invito. Così si ritrovò costretta
ad accettare anche se di malavoglia
-Grazie per l’invito, marchesa. Sarà un onore-
Fanny sorrise, trionfante. Si inchinò profondamente
-Vi farò sapere l’orario e il giorno, altezza. Buonanotte-
-Marchesa, buonanotte-
Fanny sparì dalla vista, scortata da una cameriera che si
era materializzata all’improvviso dal nulla. Una volta sparita dalla vista,
Trudy le si avvicinò
-Non dovevate accettare-
-Non avevo motivo per non farlo-
Trudy non disse niente, ma bofonchiò qualcosa. Rein si voltò verso di lei,
-Per stasera ne ho avuto abbastanza. Vogliamo tornare alle
nostre stanze?-
Trudy annuì e si voltò verso Charlotte
-Scendete con noi, baronessa?-
Charlotte annuì e le tre, scortate dalla stessa guardia
reale che aveva portato Rein e Trudy a cena, presero
a scendere la scalinata. Le tre donne proseguirono in silenzio, stanche. Quando
giunsero al pianerottolo del loro piano, Rein si
accorse che c’erano delle voci provenire da qualche gradino più in basso, e Rein si accorse di riconoscere quella voce
-Shade?-
Domandò più a se stessa che non a qualcuno in particolare. Rein si avvicinò alla balaustra e guardò giù e con sua
grande sorpresa vide Shade e il conte di Hoteval fermi su un gradino, che parlavano. E ad un tratto,
Rein sentì proferire il suo nome dalla bocca di Shade
- Io… veramente io… come potrei fare… Rein…
lei… lei è…-
Rein non pensò nemmeno prima di
agire, e si trovò a rispondere sentendo il suo nome
-Io sono cosa?-
Shade, sentendo la sua voce, alzò
lo sguardo e Rein vide l’evidente stupore sul suo
volto
-Rein?-
Disse semplicemente il principe, guardandola. Rein lo guardò perplessa
-Si proprio io. Posso sapere di cosa stavate parlando nel
buoi di questa scalinata che evidentemente mi riguarda in prima persona?-
Rein giurò di vedere un po’ di
rossore sulle gote del principe, ma dato il buio non ne fu sicura. Shade, in risposta, si affrettò a salire le scale e a
raggiungerla. Rein si trovò a fissarlo, incuriosita,
ma il principe era muto, non accennava affatto a parlare, così Rein ripeté la domanda
-Allora, di cosa parlavate tu e il conte?-
Philip aveva percorso gli ultimi gradini e si era avvicinato
al principe. Non appena si accorse che sua cugina era presente assieme alla
principessa, e lo stava guardando in modo scettico, si trovò ad arrossire. E
parlò lui al posto del principe
-Principessa, perdonateci. Credetemi non stavamo affatto
parlando male di voi-
Rein si trovò ad incrociare le
braccia al petto e a guardare i due, perplessa
-Questo non mi aveva nemmeno sfiorata come idea. Ma ora sono
decisamente curiosa. Di cosa potevate parlare di così importante da far sì che
persino Shade si trovasse in evidente difficoltà? È
dato che avete voi stesso sollevato il problema, stavate parlando male di me
alle mie spalle?-
Questa volte Rein vide veramente
le guance di Shade diventare rosse per l’imbarazzo,
addirittura abbassò lo sguardo evitandola. Fu Philip, dunque, a parlare
-Parlavamo della vostra bellezza, altezza e di come il
vostro sorriso, una volta visto, facesse impallidire quello di qualsiasi altra
dama-
Rein sbiancò per la sorpresa e
sgranò gli occhi. Fissò lo sguardo su Shade,
imbarazzata. Charlotte, totalmente sbalordita dalle parole del cugino, urlò
quasi dall’indignazione
-Philip di Hoteval!-
Philip guardò la cugina, imbarazzato
-Perdonatemi altezza, sono solo chiacchiere tra uomini,
accompagnate, direi da troppo vino e…-
-Philip
Arthur Nathaniel di Hoteval! Sei ubriaco non è
vero?-
Charlotte, arrabbiata, fissò sul cugino uno sguardo
assassino. Appoggiò le sue mani sui fianchi e fissò minacciosa Philip, il quale
si trovò ad annuire, colto in flagrante
-Charlotte non è come…-
-Non osare parlare. Principessa, vi prego di perdonare
quello scostumato di mio cugino e spero che sarete indulgente dato l’evidente
stato di alterazione in cui si trova-
Charlotte si inchinò e obbligò il cugino a fare altrettanto.
Rein fissò la donna e la invitò ad alzarsi
-Charlotte vi prego, non devo perdonare niente, sono solo…
stupita e meravigliata e temo anche leggermente lusingata. Ma state tranquilla,
non sono offesa e non trovo ci sia nulla da perdonare e…-
-Siete fin troppo gentile, altezza. Ora se permettete, noi
ci congediamo. Philip farai meglio a ringraziare la principessa per
l’indulgenza e spero vivamente che tu sia pentito e amareggiato. Altezza,
buonanotte-
Charlotte prese il cugino per il braccio e lo trascinò
dentro il corridoio diretti alla loro stanza. Rein
non aveva mai visto la baronessa così arrabbiata e mortificata. Guardò Trudy
che aveva assistito alla scena senza proferire parola
-La baronessa quando vuole tira fuori un bel caratterino-
Rein si trovò ad annuire alle
parole di Trudy
-Decisamente-
Le due si guardarono e si fecero una piccola risata. Poi Rein si voltò verso Shade, che
era ancora profondamente imbarazzato
-Quindi il mio sorriso fa impallidire quello delle altre al
confronto?-
Rein si trovò a prendere un attimo
in giro Shade. Era un’occasione più unica che rara
vederlo così.
-Rein ti prego…-
Rein ridacchiò
-Vederti così imbarazzato ti perdona di ogni cosa. Certo,
non ti credevo un uomo che amasse passare le serata ad ubriacarsi con gli amici,
questo lo ammetto non rientra affatto nell’immaginario che ho di te-
-È stato Thomas io non volevo-
Vedendo l’espressione terribilmente seria e mortificata di Shade, sia Rein che Trudy
scoppiarono a ridere. E Shade si fece ancora più
rosso in volto. Una volta che si calmata, Rein si
avvicinò a Shade
-Perdonami, ma non potevo resistere-
Shade la guardò
-Ti perdono solo perché ho bevuto-
Rein ridacchiò ma annuì
-Va bene principe, allora direi che la cosa migliore da fare
per tutti è quella di andare a dormire. E direi che hai più bisogno tu della
guardia che non noi, vero contessa?-
Trudy annuì
-Si principessa, direi che possiamo arrivare sane e salve ai
nostri appartamenti-
-No, non posso permettermi di lasciarvi andare da sole e…-
Shade si era avvicinato a Rein, ma sia il buio che l’alcool bevuto fecero sì che il
principe inciampò sui suoi stessi piedi e in men che non si dica si ritrovò ad
afferrare la cosa a lui più vicina, ossia Rein che
istintivamente aveva allungato le braccia per afferrarlo. Tuttavia pure la
turchina, anche se aveva afferrato Shade, dato il
movimento improvviso, aveva perso l’equilibrio a sua volta e così si ritrovò
per terra, con il principe tra le sue braccia. Trudy lanciò un urlo per lo
spavento di vedere due principi cadere per terra in modo così imprevisto,
mentre la guardia, già abbastanza sconvolta per avere assistito a quell’incontro
e avere visto il suo principe leggermente alterato dall’alcool a quello
spettacolo, restò pietrificato, incapace di fare qualcosa. Shade,
umiliato e profondamente imbarazzato, si sollevò da Rein
sulle braccia e così facendo poté incrociare lo sguardo della turchina. Rein non appena lo vide, scoppiò a ridere. Trudy si
avvicinò ai due
-Altezza, sarebbe meglio se vi sollevaste dalla principessa-
Shade la guardò, poi, sempre rosso
in volto, si alzò e si rimise in piedi. Rein invece,
continuava a ridere, divertita. Trudy le offrì la mano e Rein
la accettò volentieri. Tuttavia la turchina si mise solo seduta, ancora scossa
dalle risate
-Accidenti Shade, oggi proprio non
è la tua giornata-
Shade evitò il suo sguardo e Rein ridacchiò ancora di più
-Oh andiamo, non essere imbarazzato-
-Rein, ti prego-
Mormorò Shade, umiliato e ferito. Rein si fece aiutare ad alzarsi e una volta rimessa in
piedi si avvicinò al principe. Gli mise una mano sul braccio e lo fece voltare.
-Non è successo niente, sto bene, visto?-
Per dimostrazione, Rein fece una
piroetta, e la gonna del suo vestito si aprì mostrando in tutta la sua bellezza
la principessa. Shade la fissò meravigliato e ancora
imbarazzato
-Visto, sana salva e tutta integra. Certo, ammetto che non
sei una piuma, ma non ho niente di rotto. E ti ricordo che stai parlando con
una principessa che ha fatto decisamente molte più figuracce di te ma che
nonostante tutto ha ancora la faccia tosta di presentarsi ad una corte. E
all’epoca non potevo certo dare la colpa delle mie performance poco regali
all’alcool-
-Eri una bambina però, io non avrei dovuto nemmeno ridurmi
così e..-
-Contessa, siamo perfettamente d’accordo che quello che è
successo è solo colpa del buio, vero?-
Rein si voltò verso Trudy, la
quale la stava guardando perplessa
-Il buio?-
Chiese poco convinta. Rein annuì e
indicò la tenue luce che proveniva dalle fiaccole accese poste ad illuminare le
scale
-Si, il buio. Se ci fosse stata più luce il principe non
avrebbe inciampato nel mio vestito provocando la scena che si è presentata, e
sono certa che questa cosa rimarrà tra di noi, vero?-
Trudy si trovò ad annuire capendo cosa stesse dicendo la
turchina. Rein si voltò verso la guardia e l’uomo
prontamente annuì
-Certo principessa, non una parola-
Rein gli sorrise poi si voltò
verso Shade
-Visto, è stato solo un incidente senza conseguenze-
Shade la guardò e si trovò a scuotere
la testa, sconvolto
-Sei incredibile, lo sai?-
Rein gli sorrise
-No non sono incredibile, sono solo una donna il che fa di
me un essere superiore-
Shade ridacchiò
-Si, questo oggi te lo posso concedere-
-Solo oggi?-
Shade le sorrise.
-Si, solo per oggi. Anche perché credo di averti dato
abbastanza materiale per potermi ricattare tutta una vita-
-Non sono così priva di scrupoli… diciamo che sono sei mesi
di prese in giro senza problemi-
Shade scosse la testa, poi si
avvicinò alla guardia
-Direi che è il caso di andare, prima che peggiori ancora di
più la mia posizione-
-La vedo difficile, ma direi che è la cosa migliore per
tutti-
Shade non replicò, si limitò a
fare un inchino sia a Rein che a Trudy
-Principessa, contessa, buonanotte-
-Buonanotte altezza-
-Buonanotte Shade-
Shade fissò ancora un attimo lo
sguardo su Rein, poi si voltò e si avviò verso i suoi
appartamenti, la guardia subito dietro di lui. Quando le due donne fecero per
avviarsi anche loro, la voce di Shade le raggiunse di
nuovo
-Rein?-
Rein si voltò sentendosi chiamare.
Shade era fermo e la guardava. Il suo volto era quasi
totalmente in ombra, ma Rein si trovò ad arrossire
sentendo quello sguardo su di se. La turchina non disse niente
-Quasi mi dimenticavo. Sei bellissima stasera-
Rein si trovò ad arrossire, ma non
abbassò lo sguardo. Si trovò a sorridere
-Grazie-
Shade non disse o fece niente altro,
si limitò a voltarsi e riprendere la sua strada.
Rein si voltò e aprì la porta del
corridoio che conduceva agli appartamenti privati della nobiltà. Fece cenno a
Trudy di passare e lei la seguì poco dopo. Il corridoio era deserto, e
istintivamente le due donne si trovarono a bisbigliare
-Direi che abbiamo assistito a qualcosa di veramente
incredibile, contessa-
Trudy si trovò ad annuire
-Il principe ubriaco era proprio uno spettacolo che non
pensavo avrei mai visto-
Rein ridacchiò divertita
-Ci credi che mi è caduto addosso?-
Trudy scosse la testa, ridendo involontariamente anche a lei
ricordando la scena
-Credo che domani andrò a fare una bella ramanzina a Thomas.
Quando beve lo conosco, è capace di fare fuori sei bottiglie di vino senza
colpo ferire-
-Sei bottiglie?-
Chiese allibita Rein. Trudy annuì
convinta
-Oh si. La nostra prima sbronza…
me la ricorderò a vita. Avevamo quindici anni, Thomas aveva rubato la chiave
della cantina a suo padre e siamo andati a prendere quante più bottiglie
potevamo. I conti d’Orvail sono noti per il buon vino
e lo ammetto, ci siamo proprio divertiti quel pomeriggio e molti altri ancora-
Trudy ridacchiò pensando ai ricordi della sua adolescenza
-Conosci Thomas da molto tempo?-
Trudy annuì
-Fin da piccoli. Le nostre famiglie vivono vicine e le
nostri madri sono sempre state buona amiche. Eravamo i soli bambini della zona,
quindi ci siamo trovati a passare del tempo insieme per forza di cose. È come
un fratello per me, gli voglio troppo bene, anche se il più delle volte lo
vorrei uccidere. Mi è veramente molto mancato quando ha deciso di entrare nella
guardia reale-
-Quanti anni aveva?-
-Sedici anni. Un giorno è venuto da me serio in volto. Mi ha
detto cosa aveva fatto, si era arruolato e sarebbe entrato nella guardia reale
per servire la famiglia reale. Facendo questo rinunciava al suo diritto di
successione alla famiglia, essendo il primogenito era logico pensare che si
sarebbe occupato della tenuta e delle attività di famiglia. Ma non è mai andato
molto d’accordo con suo padre e quando ha potuto è andato via da casa e io ho
sentito veramente molto la sua mancanza. Ma ammetto che ha fatto una carriera
impressionante e il fatto che sia così amico del principe la dice lunga sul suo
carattere-
Rein si fermò a guardare Trudy
-Thomas è stato il primo a trattarmi come se avessi sempre
fatto parte di questo posto, il primo a trattarmi come amica-
-Tipico di Thomas, totalmente incurante delle regole
dell’etichetta, ma è impossibile prendersela con lui quando fa così. È forse
troppo buono per questo mondo-
-Io non credo invece. Anzi, sono le persone come Thomas che
ti fanno apprezzare le piccole cose. È quel raggio di sole di cui ogni persona
ha bisogno-
Trudy annuì convinta
-Si, sono d’accordo con voi altezza-
Rein la guardò negli occhi, poi si
trovò a sospirare
-Rein-
La contessa sgranò gli occhi.
-Come?-
-È il mio nome-
-Questo lo so principessa solo…-
-Contessa, so che non vi fidate e tutto ma… qualcosa mi dice
che passeremo ancora molto tempo insieme in questi giorni, dato che sembra che
una forza invisibile ci spinga l’una verso l’altra-
Trudy si trovò suo malgrado costretta ad annuire
-So che non siamo amiche e forse non lo saremo mai, ma se
dobbiamo passare del tempo da sole, per favore, chiamami Rein
e dammi del tu, per favore, siamo coetanee-
Trudy la fissò. La turchina era pronta ad una risposta solita
sprezzante della donna, invece si trovò a vedere la contessa accennare ad un
mezzo sorriso.
-Allora vale anche per me. Trudy va bene-
-E Trudy sia allora-
-D’accordo, Rein-
Rein si trovò a sorridere alla
donna. Poi si voltò verso la porta del suo appartamento, lasciandosi andare ad
uno sbadiglio
-Bene Trudy, direi che è arrivata l’ora adatta per andare a
dormire. Domani mattina mi aspetta la principessa Milky,
direi che ho bisogno di dormire-
Trudy annuì
-Buonanotte Trudy-
-Buonanotte Rein-
Rein si affrettò ad entrare nella
sua stanza e non appena la porta si fu chiusa dietro di lei, si lasciò andare
ad un sospiro liberatorio. Era sopravvissuta a quella serata, era arrivata ad
una specie di tregua con Trudy e sembrava che le cose stessero piano piano
andando verso la direzione giusta. Eppure, un brivido di freddo la attraversò
all’improvviso. Rein si fermò in mezzo alla stanza,
preoccupata. Per qualche strano motivo quel brivido che le aveva fatto
accapponare la pelle le aveva fatto pensare che qualcosa di pericoloso fosse in
agguato. Mentre si trovava nella sua camera da letto, si avvicinò alle vetrate
e vide fuori la luna.
-Ti prego, fa che sia solo una brutta sensazione e nulla
più-
Shade guardava la luna dalla
finestra della sua stanza da letto. Da quando era arrivato si era seduto lì,
sul davanzale, e si era perso nei suoi pensieri. Il ricordo della sua caduta su
Rein lo stava perseguitando. Era tormentato dal
ricordo del profumo della turchina, dolce e avvolgente, dalla sensazione di
avere avuto il suo corpo sotto di lui, dalle braccia di Rein
che lo aveva avvolto e dal suono della sua risata. Quando l’aveva guardata
sorridente si era trattenuto a stento. L’avrebbe voluta baciare in quel
momento, davanti a tutti i presenti. Non sapeva cosa l’aveva trattenuto, forse
la sua coscienza, ma per un secondo aveva veramente rischiato di farlo.
-Devi cercare di darti una regolata Shade-
Si disse da solo, ad alta voce. Improvvisamente, un brivido
di freddo lo colse all’improvviso. Shade si guardò
spesato attorno alla stanza, improvvisamente preoccupato. Era una sensazione,
una strana sensazione di pericolo. Eppure la stanza era vuota e il silenzio era
assoluto. La sensazione non svanì subito, gli durò per qualche istante. Quando
finalmente la sensazione si placò, Shade si trovò a
fissare la luna
-Proteggici ti prego-
Senza saperlo, due principi, due altezze reali, avevano
avuto quasi nello stesso momento, lo stesso avvertimento. Qualcosa si stava
avvicinando, un qualcosa pronto a colpirli, o loro direttamente, o chi gli
stava attorno. Ed entrambi, si erano rivolti alla Luna in cerca di protezione. Eppure,
nemmeno la Luna avrebbe potuto impedire alla ruota del destino di continuare il
suo corso, tutto ciò che poteva fare era avvertire i suoi protetti di un qualcosa
che stava per arrivare e che li avrebbe travolti come un’onda che era già
pronta ad abbattersi su di loro. Quali sarebbero stati gli strascichi di questa
onda, ancora né la Luna né il destino lo sapeva, di certo, alcuni equilibri
sarebbero cambiati, alcuni legami sarebbero potuti scomparire e altri,
inaspettatamente, sarebbero potuti diventare indistruttibili. Ma solo seguendo
il corso degli eventi i diretti interessati lo avrebbero scoperto. Intanto, la
luna brillava nel cielo notturno, irradiando la sua protezione, sul palazzo
addormentato e sui suoi abitanti.
Eccomi qua con l’appuntamento di febbraio, e ammetto che
sono molto contenta per essere riuscita a portarvi il capitolo come mi ero
ripromessa. So che un capitolo al mese probabilmente è una cosa ridicola per
molti di voi, ma considerando la mia vita personale e lavorativa, vi assicuro
che questo al momento è il massimo che posso fare, quindi vi prego, cercate di
capirmi e di sopportarmi.
Allora, capitolo interessante, almeno per me e spero anche
per voi. Io non ve lo dico più, amo Thomas e quasi quasi scriverei una storia
solo con lui protagonista, e mi piace il fatto che sia la voce del cuore di Shade. Il principe è ancora troppo controllato dal suo
cervello, il perché poi ve lo dirò non vi preoccupate, e Thomas invece è il
cuore di Shade, lui sa cosa sta passando e da bravo
amico glielo dice in faccia perché sa che o lo fa lui o non lo fa nessuno. So
che la conversazione dei due nello studio non vi passerà inosservata, c’è molto
di non detto ma credo che si capisca il giusto, e vi prometto che a tempo
debito tutto sarà chiarito, per ora vi posso dire solo quello che ho già fatto
dire ai due, ma sono aperte consultazioni e teorie, se vi va fatemele sapere.
Rein e Trudy sono le altre
protagoniste del capitolo ovviamente e sono come due pezzi di uno stesso
oggetto. Funzionano bene da sole, ma insieme sono una combo micidiale, e non
sono amiche, perché non lo sono, almeno non al momento, ma non possono negare
di avere un’affinità e di essere una l’aiuto dell’altra. Ovviamente Fanny è al
momento, l’incognita non tanto incognita, se non vi piace, mi dispiace, se vi
piace, meglio così, la vedremo spesso da ora in poi, sia lei che il bel marito.
E la nostra Charlotte temo si sia presa una cotta per quei begli occhi azzurri.
Ma dovete immaginarvelo proprio bello, quasi quanto Shade
se non qualcosa di più. Nella mia testa è il bello moro dallo sguardo
penetrante, perdonatemi ma i mori con gli occhi azzurri sono il mio debole
personale, quindi lui è bello punto. Ovviamente che ruolo avrà, lo scoprirete,
ma se avete teorie come prima, fatemi sapere, magari mi date un’idea per un
qualcosa a cui io non avevo minimamente pensato, quindi fatevi sotto.
Infine, ma non meno importante anzi, grazie per essere
ancora qui a leggere la storia. Se vi va, lasciatemi una recensione per farmi
sapere cosa ne pensate, come vi sempre, critiche opinioni è sempre tutto bene
accetto. Grazie anche solo chi legge e grazie a tutti per dedicarmi ancora un
po’ di tempo, ma soprattutto per dedicarlo a questa storia. Grazie veramente di
cuore. Io vi auguro un buon tutto e ci vediamo al mese prossimo. Un bacione, la
vostra, come sempre,
Quando Thomas si era svegliato quella mattina, si era
accorto che il mondo doveva avercela con lui. Tutto era tremendamente
fastidioso quella mattina, dal sole che illuminava la giornata al semplice
rumore di una porta aperta. Si era meravigliato quando, svegliandosi, si era
trovato sul divano e non sul suo letto, poi, vaghi frammenti della sera
precedente e, soprattutto, delle bottiglie di vino bevute gli erano tornate
alla memoria. E con suo profondo orrore, Thomas aveva capito di essere in un
pieno dopo sbronza. E la cosa sarebbe pure potuta passare indolore, se non si
fosse verificata la situazione peggiore che lui potesse immaginare: qualcuno
aveva bussato alla sua porta, qualcuno era entrato in camera sua e, con suo
profondo sgomento e terrore, non era qualcuno che poteva mandare via senza
problemi.
-Trudy, per favore… possiamo parlare tra una settimana?-
Trudy, sorridendo fin troppo divertita da quella situazione,
lo aveva guardato con lo sguardo più maligno si potesse e aveva scosso la testa
-E perdermi così la possibilità di poterti torturare per la
tua stupidità? O no mio caro, ho tutta l’intenzione di starmene con te questa
mattina e di parlare, parlare e parlare-
Thomas si portò le mani alle tempie e sospirò. Se lo
meritava, lo sapeva, ma trovava il tutto troppo perfetto per Trudy e troppo
svantaggioso per lui
-Posso almeno cercare di darmi una rinfrescata? Sento il
terribile bisogno di buttarmi addosso dell’acqua gelata-
Trudy annuì e Thomas non perse l’occasione. Si avviò verso
il suo bagno personale e lasciò la porta aperta. Il conte si avvicinò al catino
pieno di acqua e ci si tuffò dentro. Lo shock dell’acqua fredda sul volto gli
diede quella sferzata di cui sentiva terribilmente bisogno, accompagnata però
subito dopo dalla tremenda sensazione di gelo e dolore. Si tirò fuori e,
gocciolando, cercò a tentoni un asciugamano che gli fu prontamente allungato da
Trudy
-Ti ho mai detto che un animale è più educato di te?-
-Solo un migliaio di volte-
Trudy ridacchiò e vedendo la totale incapacità di Thomas
quella mattina di fare anche solo un lavoro banale come asciugarsi il volto gli
strappò l’asciugamano dalle mani e gli si avvicinò
-Ma cosa fai?-
-Ti aiuto, dato che non sei in grado-
Trudy prese ad asciugarli il volto e poi passò ai suoi capelli.
Gli strofinò la testa forse più del dovuto, poi si fermò e lo guardò negli
occhi
-Ecco, ora almeno sei quasi presentabile…-
Thomas la guardò negli occhi e si trovò a sorriderle forse
in modo fin troppo dolce
-Grazie-
Trudy per un attimo si sentì imbarazzata, poi gli tirò uno
schiaffo
-Ehi!-
Urlò Thomas, portandosi la mano alla guancia, sconvolto.
Trudy incrociò le braccia al petto
-Te lo meriti-
-No! Cosa ho fatto?-
-Cosa hai fatto? Ti sei ubriacato-
-Non è un crimine-
-Hai fatto ubriacare il principe-
-E tu come fai a saperlo?-
-E il conte di Hoteval-
-E tu come lo sai?-
-E ora mi hai lanciato il tuo sguardo da cucciolo scalda
cuore per farti perdonare-
-Io non ho fatto… ok forse ci ho provato, ma come fai a
sapere degli altri due? Anzi, come facevi a sapere che ieri sera noi tre
abbiamo bevuto?-
Trudy alzò gli occhi al cielo e si riavviò verso il
salottino e si sedette. Indicò a Thomas il divano davanti a lei e il conte,
come un bambino sorpreso a fare qualcosa che non avrebbe dovuto fare, si avvicinò
a testa bassa e si sedette.
-Vuoi sapere come faccio a sapere della tua immane stupidità
e sconsideratezza?-
-Ehi…-
Trudy lo guardò poi si trovò suo malgrado, a sorridergli
-Perché non riesco a essere arrabbiata con te o almeno a provarci?-
-Il mio indiscutibile fascino, che ti posso dire-
Trudy gli lanciò il cuscino della poltrona che finì dritto
sulla faccia di Thomas. Thomas scoppiò a ridere ma non ribatté.
-Veramente, come facevi a saperlo?-
-Diciamo che ieri sera ho visto gli effetti collaterali
della vostra serata tra uomini-
Thomas la guardò perplesso
-In che senso?-
-Che tornando ai nostri appartamenti, ieri sera io la
principessa e la baronessa di Amoundgnac abbiamo
incontrato il principe Shade e il conte di Hoteval. E diciamo che non è stato propriamente l’incontro
che mi aspettavo fosse-
Gli occhi di Thomas brillarono di gioia sentendo quelle
parole. Shade si era fatto beccare ubriaco da Rein? Doveva sapere assolutamente quello che era successo
-E poi? Che è successo? Ti prego dimmi che Shade si è ricoperto di ridicolo, ti prego, ti prego…-
-Sei sicuro che tra te e il principe ci sia veramente un
legame di amicizia?-
Thomas le sorrise
-Ovvio e da buono amico quale sono, devo sapere che si è
ricoperto di ridicolo. Per poterglielo rinfacciare a vita. L’amicizia maschile
funziona così-
Trudy lo guardò perplessa, ma si trovò a lasciarsi andare ad
un sorriso, e Thomas capì che qualcosa era successo, perché anche gli occhi di
Trudy avevano sorriso. Thomas si lanciò verso Trudy, le prese le mani tra le sue
e si mise letteralmente ai suoi piedi
-Ti prego, mia bellissima e perfetta amica, luce della mia
vita, fidata compagna e confidente…-
-Thomas!-
- …farò qualsiasi cosa se mi dirai quello che è successo. Ti
prego, ti supplico, è importante che io sappia. Per favore, dimmi cosa è successo!-
-Farai veramente qualsiasi cosa?-
-Te ne concedo una. Potrai chiedermi qualsiasi cosa, una
volta sola, ma qualsiasi. E io ubbidirò, senza chiederti spiegazioni o il perchè-
Trudy finse di pensarci, ma poi annuì
-Andata. Allora, noi tre stavamo tornando dalla cena di lady
Vivian-
Thomas annuì attento, improvvisamente la sbornia gli era
totalmente passata.
-Eravamo sulle scale che stavamo chiacchierando tornando
dalla festa, quando abbiamo sentito delle voci provenire dalla scalinata
inferiore. E puoi immaginare la nostra sorpresa quando abbiamo visto che si
trattavano del principe e del conte. Parlavano di qualcosa di molto importante
a giudicare dai toni-
-Oh, interessante. Di cosa parlavano?-
-Della principessa a quanto pare-
-Di Rein?-
Trudy annuì
-E cosa dicevano?-
-Onestamente non ho capito di cosa parlavano ma una volta
sorpresi a parlare, il conte ce lo ha detto, anche perché l’unica cosa che
avevano capito con certezza era stato il nome della principessa. Quindi Rein ha chiesto spiegazioni e il conte ha ubbidito-
Gli occhi di Thomas brillavano
-Dimmi tutto, voglio sapere fino all’ultima parola-
-A quanto pare stavano discutendo, da ubriachi, sul sorriso
della principessa-
Tutto l’entusiasmo di Thomas sembrò sparire dalla sua
persona
-Il suo sorriso? Veramente? Tutto qui?-
Trudy annuì
-Come si può da ubriachi parlare di un sorriso? Shade è noioso persino quando è fuori controllo. Sarà
l’unico dotato di sbornia controllata… è un caso disperato-
Trudy lo fulminò con lo sguardo, poi si trovò a mormorare
-Onestamente non sembrava quello il discorso-
-Che vuoi dire?-
-Voglio dire che… sembrava stessero discutendo più che
parlando di una cosa così-
Thomas si alzò e si sedette sul bracciolo della poltrona.
-Questo è interessante-
-Ma dubito che un uomo ubriaco ci possa avere detto una
bugia. Fate già difficoltà quando siete sobri-
-Si in effetti… ehi, ci stai per caso offendendo?-
Trudy annuì
-Diciamo che il genere maschile non brilla per perspicacia
il più delle volte-
-Farò finta di niente solo perché siamo amici-
-Fai come vuoi. Però a giudicare anche dalla reazione della
baronessa, quello che il conte ha detto non era proprio da lui. Avresti dovuto
vedere la scena, non mi sarei mai aspettata che quella tenera e innocente baronessa
diventasse così autoritaria, soprattutto con il conte. Lo ha costretto quasi a
scusarsi e a inchinarsi e lui ha eseguito senza dire una parola, come un
bambino. Lo ha proprio bacchettato di fronte a noi-
Thomas sorrise alla scena, poi si voltò a guardare Trudy
-Ma chi è questa baronessa di cui parli? Amodrac…-
-Amoundgnac, la baronessa
Charlotte di Amoundgnac. L’hai conosciuta-
Thomas scosse la testa
-No me lo ricorderei-
-Thomas, credo che il vino ti abbia consumato anche quel
poco di cervello che avevi-
-Ti dico che non mi dice niente il nome-
-È la cugina del conte di Hoteval-
-La cugina?-
Trudy annuì
-Thomas, veramente, erano insieme al ballo e alla colazione
dell’altra mattina-
Thomas ripercorse nella sua testa i due eventi, e vaghi
frammenti della ragazza le tornarono in mente.
-Si ora che ci penso mi ricordo, anche se non è proprio una
immagine nitida nella mia testa-
-Strano… sarebbe anche il tuo tipo di donna-
Thomas la guardò meravigliato
-Io non ho un tipo di donna-
-Si che ce l’hai-
-No invece-
-Therese di Villanois-
-Cosa c’entra?-
-È stata la tua prima cotta, te lo ricordi?-
-Non ho bisogno di te per saperlo, certo ma…-
-Castana, piccolina e tenera. Come Giusy di Bertanet e poi Lanette di Vinar
o…-
-Va bene va bene, grazie per avere sottolineato quanto io
ami le donne con i capelli castani. Ma non capisco cosa stai sottintendendo tu
ora-
-Charlotte è carina, un cuccioletto di ragazza ma dopotutto
ha appena debuttato e la capisco. Arrossisce per qualsiasi cosa, non è abituata
ad essere al centro dell’attenzione e si vede, e ogni tanto si lascia andare
alla sua esuberanza, incurante di dove si trova o con chi. E poi è come piace a
te, castana occhi grandi e belli… veramente non te la ricordi?-
Thomas scosse la testa
-No, ma a quanto pare devo andare a conoscerla-
Trudy si portò una mano al volto, sconsolata. Adorava
Thomas, veramente, gli voleva molto bene, ma certe volte era veramente un
idiota. Come poteva non ricordarsi di Charlotte era un mistero per lei.
-Quindi Philip è stato rimproverato dalla cugina. E dopo che
è successo?-
-Come scusa?-
-Ieri sera, dopo cosa è successo-
-Ah sì, giusto. Dopo siamo rimasti noi tre, io la
principessa e il principe. E ammetto che non avevo mai visto il principe così
in imbarazzo-
-Ovvio, ogni volta che Shade non
controlla una situazione e non sa cosa fare si imbarazza. È timido il ragazzo
lo sai?-
-Timido?-
Thomas annuì.
-Oh sì, è un timidone. Non lo
ammetterà mai, con nessuno, ma si imbarazza se non sa cosa fare e il fatto di
essere un principe lo aiuta, perché le persone sono costrette ad andare da lui
e non deve essere lui a dovere fare sempre la prima mossa. Se no sarebbe un
incubo per lui-
Trudy lo guardò meravigliata.
-Di tutte le cose, che fosse timido non lo avrei mai detto…-
-Quindi che ha fatto? Ti prego, dimmi che si è coperto di
ridicolo-
-Non direi così ma…-
-Ma?-
Trudy guardò Thomas che sembrava un bambino pronto a
scartare un regalo il giorno di natale. Si sentiva l’impazienza di sapere dal
tono della voce
-È caduto addosso alla principessa che si è trovata sdraiata
per terra, con il principe sopra-
Thomas la guardò a bocca aperta, poi scoppiò a ridere, in
modo incontrollato.
-Shade è caduto addosso a Rein? Ti prego dimmi che è successo veramente-
Trudy annuì
-Davanti ai miei occhi-
Thomas rideva così forte che perse l’equilibrio dal
bracciolo e finì per terra. Trudy, preoccupata che si fosse fatto male, si
avvicinò allarmata
-Stai bene?-
Ma Thomas continuò a ridere, imperterrito. Trudy scosse la
testa, ma prima che potesse rendersene conto, le braccia di Thomas
l’afferrarono e la trascinarono contro di lui.
-Thomas!-
Ma il conte rideva e la strinse in un abbraccio. Trudy non
disse niente, e si lasciò andare contro il suo petto. Era bello stare così con
Thomas, senza pretese, senza imbarazzo. Sapeva che Thomas la stava abbracciando
per ringraziarla di averle dato un modo per ricattare Shade,
probabilmente a vita, e che dietro a quel gesto non c’era niente di diverso se
non amicizia, quindi si lasciò cullare da lui, senza allontanarsi o senza
rimproverarlo. Quando piano piano la risata di Thomas si andò calmando, Trudy
alzò la testa
-Contento?-
-Trudy io ti adoro. Credo che dovrei veramente prendere in
considerazione l’idea di sposarti solo per questo sai?-
Trudy ridacchiò poi scosse la testa
-Saremmo tremendi come coppia e lo sai-
-Non essere così catastrofica. Forse una settimana
riusciremmo a sopportarci-
-Io direi tre giorni, poi ti
ucciderei-
Thomas ridacchiò
-Siamo meglio come amici, concordo-
-No non come amici-
Thomas la guardò perplesso
-Siamo migliori amici e compagni d’avventura, ricordi?-
Thomas annuì
-E come potrei non farlo. Il tuo decimo compleanno, quando
ci siamo arrampicati sul tetto di casa tua-
-E per poco non siamo morti quando qualcuno mi ha fatto
perdere l’equilibrio-
-Io ti stavo solo spingendo in avanti-
-Abbiamo terrorizzato i nostri genitori quella volta-
-Non ci hanno fatto più uscire di casa per tre mesi-
-E abbiamo comunque trovato il modo per rompere sei vasi,
due candelabri e il lampadario di tua madre…-
-È vero, ti ricordi che botto che ha fatto quando è caduto?
Ci sono stati cristalli sparsi per la sala per anni-
-Io ricordo solo le urla di tua madre… come abbia fatto a
non capire che eravamo stati noi rimane ancora un mistero per me-
-Merito delle nostre fughe rocambolesche-
-Già…-
I due si lasciarono andare ai ricordi della loro infanzia.
Trudy appoggiò le braccia sul petto di Thomas e si stese sopra. Istintivamente
Thomas le prese ad accarezzare i capelli. I due rimasero così fino a quando,
improvvisamente, la porta della stanza si aprì e dentro comparve il conte di Hoteval
-Capitano scusate l’intrusione ma temo di… oh-
Trudy si alzò veloce dal petto di Thomas ma rimase ferma per
terra. Thomas invece, rimase sdraiato
-Philip che bella sorpresa. Buongiorno! Come va il dopo sbronza?-
Trudy si trovò ad arrossire e a fulminare Thomas con lo
sguardo. Vedendo lo sguardo omicida dell’amica la guardò perplessa
-Che c’è?-
-Sei senza speranze….-
Philip li guardò, profondamente imbarazzato
-Vi chiedo scusa, io non sapevo che voi due foste qui e… vi
lascio alla vostra… intimità. Parleremo dopo capitano, buon proseguimento-
-Quale intimità, di cosa stai parlando?-
Chiese Thomas che alla fine aveva deciso fosse meglio
alzarsi dal pavimento e stava aiutando Trudy ad alzarsi a sua volta. Mentre la
contessa si spolverava il vestito per combattere l’imbarazzo, si trovò a dovere
spiegare a Thomas quello che probabilmente stava pensando Philip, dopo averli
visti in quel modo
-Credo che il conte pensi che tra me e te ci sia una relazione
romantica dato il modo in cui ci ha trovati. Ed effettivamente, sarebbe strano
che non pensasse differentemente-
Thomas fissò ad occhi spalancati Trudy e si voltò sconvolto
verso Philip
-Relazione romantica? Tra chi, me e Trudy?-
Philip, leggermente in imbarazzo, annuì. Thomas, sempre con
lo sguardo sconvolto sul volto, si trovò a scuotere la testa
-No no, ma che razza di diavoleria di pensiero è mai. Tra me
e Trudy non c’è assolutamente niente di romantico-
Philip li guardava perplessi e poco convinto. Trudy si
intromise
-Conte, veramente, tra noi non c’è quel tipo di relazione.
Ci conosciamo da troppo tempo per potere avere una relazione del genere-
Thomas annuì. Si avvicinò a Trudy e le mise una mano su un
fianco, stringendola contro
-Visto? Non c’è niente di niente tra noi. Ci vogliamo bene,
certo, ma non in quel modo-
Philip li guardò perplesso, ma si trovò ad annuire. Trudy,
imbarazzata, si staccò da Thomas.
-Certo che se mi abbracci così non miglioriamo la nostra
situazione-
-E perché? Che c’è di male?-
Trudy avrebbe voluto strozzarlo in quel momento
-Non puoi abbracciare chiunque tu voglia, non si fa-
-Ma tu sei tu. È diverso, lo sai-
Trudy provò un misto di tenerezza e di odio profondi per il
capitano. Alla fine si trovò a sospirare e si voltò verso Philip
-Vi prego, perdonatelo-
Philip la guardò ma le sorrise.
-Contessa, non vi preoccupate. Credo, nonostante tutto, di
avere capito ciò che il capitano stava affermando-
-Sul serio?-
Thomas si illuminò e si avvicinò a Philip, mettendogli un
braccio attorno alle spalle
-Visto? Non criticarmi sempre Trudy-
Trudy li fissò entrambi perplessa, poi si trovò a scuotere
la testa. Thomas invece, si voltò verso Philip
-Philip cosa ti porta qui di buon mattino? Tra tutto quello
che è successo, mi sono dimenticato di chiedertelo-
Philip lo guardò, poi con molta educazione, staccò il
braccio di Thomas dalla sua spalla.
-Ero venuto a vedere come stavi questa mattina dopo la
serata di ieri-
Thomas sorrise all’amico
-Come vedi sto benissimo-
-Già, ho notato-
-E il merito è tutto di Trudy-
-Della contessa?-
Philip si voltò verso Trudy la quale si era limitata a
risedersi sulla poltrona e osservava i due.
-Si esatto, di Trudy. Mi ha raccontato cosa è successo ieri
sera tra Shade e Rein-
-Cosa è successo tra le altezze reali?-
Thomas, con un sorriso abbagliante, invitò il conte a
sedersi sul divano e nel frattempo si avviò alla porta
-Te lo dico appena ritorno. A proposito, hai fatto
colazione? Non importa, se anche l’hai fatta rimangerai di nuovo. Tanto siamo
uomini, abbiamo bisogno di cibo. Trudy non te lo chiedo nemmeno, tanto so che
non sai resistere al cioccolato. Aspettatemi qui, arrivo subito-
Detto questo sparì dalla porta lasciando i due interdetti e allo
stesso tempo, ormai abituati all’esuberanza di Thomas.
-Vi chiedo scusa-
Disse Trudy a Philip, mortificata
-Per cosa?-
-Per Thomas. Lui agisce e poi pensa, a volte, ma
principalmente agisce e basta e dice tutto quello che gli passa per la testa-
Philip ridacchiò e si appoggiò allo schienale del divano
-Non vi preoccupate contessa. Anzi, è piacevole come cosa-
-Dite? Aspettate di vedere cosa può combinare e poi mi
farete sapere. se vi ritroverete fuori alle due di
notte a piedi e a dieci leghe da casa vostra, ne riparleremo-
Philip ridacchiò e anche Trudy. Dopo un leggero imbarazzo
scese tra i due. Trudy si trovò ad osservare il conte, perplessa. Sentendosi lo
sguardo addosso, Philip si voltò verso di lei
-Ho qualcosa che non va?-
Trudy fece segno di no con la testa
-Siete un uomo decisamente particolare, sapete?-
Philip sollevò un sopracciglio
-Ed è un male?-
-No affatto-
-Allora grazie, credo-
Trudy sorrise
-Di voi invece non so ancora cosa pensare-
Trudy lo guardò ma non disse niente, così Philip continuò a
parlare
-Non riesco a capire bene alcuni aspetti di voi-
-Non mi conoscete, direi che è normale-
-Non è solo questo. Vi ho visto fare e comportarvi in modo
così diverso che non riesco a capire se…-
Philip si fermò. Trudy stava per replicare, quando Thomas
rientrò nella stanza, con un carrello pieno di cose da mangiare
-Hai svaligiato la cucina reale per caso?-
Chiese perplessa la donna, vedendo la quantità di cibo
-No, solo il carrello destinato a Shade-
-Thomas!-
Urlò sconvolta Trudy. L’uomo le regalò il suo solito sorriso
-Non ti preoccupare, non l’ho lasciato a morire di fame.
Anzi, credo che la colazione che gli ho fatto mandare gli piacerà ancora di
più-
-Thomas, cosa hai fatto?-
Thomas sorrise, ma non disse niente. Invece si rivolse ai
due
-Chi vuole una buona tazza di caffè? E Philip preparati, perché
ciò che sto per rivelarti ti farà morire dal ridere e avremo modo di ricattare
quel borioso di Shade per l’eternità-
Rein quella mattina si sentiva di
buon umore. La cena della sera prima era stata piacevole, era stato divertente
fare delle semplici chiacchere e ridere e scherzare. Tuttavia, non poteva non
pensare alla marchesa di Eldelberry. Quella donna non
riusciva bene ad inquadrarla. All’apparenza sembrava l’emblema della gentilezza
e della perfezione, ma osservandola Rein aveva notato
che sotto il sorriso della marchesa si nascondeva altro e non poteva non
dimenticare la reazione della contessa Trudy alla donna. Anche Trudy era un bel
mistero per la turchina. Sapeva che le due non erano amiche, se lo erano
ricordate fin troppe volte in quei pochi giorni, ma c’era qualcosa che la
portava istintivamente a fidarsi del giudizio della contessa, anche se non
sapeva bene il perché di questo. Tuttavia, aveva deciso quella mattina di non
pensarci più di tanto e di godersi quella mattinata di sole primaverile. Mentre
aspettava che si facesse l’ora di scendere per la colazione con la regina, e
dato il bel tempo, Rein decise di uscire sul terrazzo
della sua stanza. La luce del sole era piacevole e senza riflettere, Rein si sedette sulla balaustra del terrazzo e appoggiò la
schiena contro una colonna del balcone. Le gambe erano rannicchiate contro il suo
petto, e dopo essersi assicurata che la gonna del vestito la coprisse in modo
decoroso, voleva evitare, infatti, di farsi vedere in modo sconveniente dall’intera
corte, chiuse gli occhi e si lasciò coccolare da quel caldo sole mattutino.
Rimase così fino a quando una voce non la colse di sorpresa
-Attenta a non cadere. L’ultima cosa di cui ho bisogno
questa mattina è dovermi occupare di un palazzo in preda al panico-
Rein aprì gli occhi di scatto e
vide proprio sotto il suo balcone, Shade.
-Shade?-
Il principe le fece un inchino. I due rimasero a fissarsi
per qualche istante.
-Fai una passeggiata o sei in giro in modo ufficiale?-
Shade la guardò perplesso
-Ufficiale?-
Rein alzò gli occhi al cielo
-Meno male che dicono tu sia un uomo intelligente-
-Ehi-
Rein rise
-Intendevo dire se devi fare una visita ufficiale da
principe della Luna o è una passeggiata per svago-
-Svago. Avevo bisogno di camminare un po’ questa mattina-
Rein sorrise
-Colpa della serata di ieri?-
Shade scosse la testa e la
turchina vide un velo di rossore passare sul volto di Shade.
Vedendolo così Rein ridacchiò, poi tornò a parlare
con Shade
-Ti va un po’ di compagnia?-
-Solo se è la tua-
Rein si trovò a sorridere.
-Aspettami lì-
Shade incrociò le braccia al
petto, e la guardò in modo sornione
-Osi tu dare ordini a me in casa mia?-
-Non è un ordine il mio… solo una raccomandazione-
Shade rise e scosse la testa. Rein si affrettò a scendere dal balcone e rientrò veloce in
camera. Si affrettò ad uscire dal suo appartamento e fece la strada il più
veloce possibile. Appena uscita dal palazzo, si mise quasi a correre per
raggiungere Shade, tanto che quando il principe fu in
vista, si trovò ad ansimare per lo sforzo. Shade la
guardò preoccupato
-Non c’era bisogno di correre…-
Rein scosse la testa
-Non mi piace fare aspettare le persone-
-Io sarei le persone ora?-
Rein lo guardò male
-Hai capito cosa intendevo-
Shade ridacchiò poi offrì il suo
braccio alla turchina
-Allora principessa, le va di passeggiare con me?-
-Considerando che sono stata io a chiedertelo, direi proprio
di si-
Rein prese il braccio di Shade e i due si avviarono. Il giardino quella mattina era incredibilmente
bello, complice anche il bel sole primaverile che scaldava la giornata. Senza
volerlo, i due si trovarono a passeggiare in silenzio, godendosi quella
tranquillità.
-Sei mai stata al giardino delle rose?-
Rein si voltò verso Shade, riportata alla realtà dei suoi pensieri dalla voce
di Shade
-Come scusa?-
-Il giardino delle rose che si trova qui-
Rein scosse la testa
-Ti va di andarci? Non dista molto da dove siamo adesso-
Rein annuì e Shade
si affrettò a prendere il sentiero giusto.
-Certo, non è la stagione adatta per vedere delle rose-
Disse Shade riflettendo un poco.
Vedendo lo sguardo serio del principe, Rein
ridacchiò. Sentendola ridere, Shade si voltò verso la
turchina
-Cosa ho detto di così divertente?-
-Non starai per caso cercando di fare colpo su di me, vero?-
Shade si bloccò e la guardò
sconvolto, poi si trovò ad arrossire in modo evidente
-Che cosa? Come puoi pensare… cosa?-
Rein vedendolo non si trattenne e
scoppiò di nuovo a ridergli in faccia. Shade la
guardò, imbarazzato. Rein si trovò a scusarsi per il
suo comportamento
-Perdonami ti prego…-
-Stai ridendo decisamente troppo di me in questi giorni-
Rein lo guardò divertita ma poi s ritrovò
ad inchinarsi a lui.
-Chiedo umilmente perdono, vostra altezza, non era mia
intenzione burlarmi di voi… almeno non troppo-
Shade si avvicinò a Rein e le prese la mano. Rein lo
fissò perplesso, ma da perfetto principe, Shade le
fece il baciamano e dopo la guardò negli occhi, molto serio
-Non potrei definirmi un vero principe, se non vi
perdonassi. Tuttavia, credo che mi spetti una piccola rivincita nei vostri
confronti, altezza-
-Che sfacciato-
Shade le sorrise
-Me lo dovete-
Rein si trovò a fare un finto
sospiro, ma alla fine sorrise anche lei
-Direi che ve lo posso concedere, altezza. Ma solo questa
volta-
-Vi ringrazio per la vostra magnanimità-
I due si guardarono ancora un po’ negli occhi, poi entrambi
scoppiarono a ridere. Stavano ancora ridendo, quando in lontananza risuonò il
rintocco di un orologio. Voltandosi meravigliati verso quel suono, i due si
fecero seri
-Direi che è suonata l’ora della colazione-
Rein annuì e si voltò a guardare Shade
-Credo mi dovrai fare vedere il giardino un’altra volta-
Shade annuì
-La prossima volta-
Rein guardandolo, si sentì
improvvisamente imbarazzata, e distolse veloce lo sguardo. Un leggero rossore
le imporporò le guance e la principessa sperò con tutta se stessa che Shade non se ne fosse accorto. Se il principe lo fece o
meno non disse niente a Rein, anzi, si limitò solo ad
offrire ancora il braccio alla turchina e riprese camminare in direzione del
castello. Il silenzio, questa volta, rispetto a quello piacevole di prima, era
pieno di imbarazzo. La turchina tenne lo sguardo basso, evitando qualsiasi
forma di contatto con Shade.
-Tutto bene?-
Chiese lui ad un tratto. Rein
annuì con la testa, incapace di guardarlo. Non sapeva nemmeno lei perché si
sentisse così imbarazzata. Dopotutto non era successo niente di eclatante o
sconvolgente, stavano solo parlando, e all’improvviso, quella promessa l’aveva
imbarazzata. Forse era stato lo sguardo di Shade,
così intenso e penetrante a farle battere il cuore più velocemente.
Improvvisamente, la voce di Trudy le risuonò in testa “state attenta e cercate
di capire cosa vi sta dicendo il vostro cuore. Prima che sia troppo tardi, per
voi e per il principe”. Cosa doveva capire dal suo cuore? Ad un tratto si trovò
a scuotere forte la testa, come a volere cancellare i brutti pensieri dal
cervello. Quando finì si sentì lo sguardo di Shade
addosso e si voltò verso di lui. Il principe la guardava perplesso, ma non aveva
detto niente. Rein sorrise imbarazzata
-Cacciavo via pensieri strani dalla mia mente-
-Cosa?-
-Tu non lo fai mai?-
Shade la guardò ma non disse
niente.
-Non ti capita mai di pensare a cose strane che arrivano nel
tuo cervello non si sa per quale motivo o ragione?-
-Si ma…-
-Ecco, quando arrivano io faccio così. Scuoto la testa per
farli uscire-
-E funziona?-
Rein ci pensò un attimo poi si
trovò ad arrossire
-No…-
Shade la guardò poi le sorrise,
divertito
-Sentiamo allora, tu conosci un modo più efficace?-
Shade la guardò e annuì
-Quale?-
-Punisco Thomas-
Rein lo guardò a bocca aperta,
sconvolta
-Principe Shade! Ti sembra un
comportamento regale questo?-
-Regale non lo so, appagante decisamente-
Rein lo guardò sconvolta per
quella rivelazione e Shade vedendola, scoppiò a
ridere e trascinò anche la turchina nella sua risata. Ormai i due erano
arrivati al castello e sempre ridendo varcarono le porte che conducevano
all’interno. Senza preoccuparsi di chi li poteva vedere, i due, continuando a
ridere e scherzare, arrivarono alla sala della colazione dove Moon Maria e Milky li stavano già aspettando. Vedendoli così allegri, la
regina sorrise ai due
-Siamo in ritardo ragazzi-
-Scusa mamma-
-Chiedo scusa-
Disse Rein. Moon Maria non
commentò, si affrettò a fare cenno ad un cameriere di iniziare a portare in
tavola l’occorrente per iniziare a mangiare. Una volte che i due si furono
accomodati, Shade guardò in giro per la sala,
perplesso
-Thomas? Non è qui?-
-Ho saputo che ha preferito fare colazione nel suo alloggio
stamattina-
Shade non commentò. Rein lo guardò e i due si scambiarono un’occhiata un po’
complice, come di chi poteva immaginare cosa stesse passando quella mattina il
conte nel suo dopo sbronza. Vedendo lo sguardo tra i due, la regina
improvvisamente si fece attenta
-Allora… cosa è successo ieri sera? Ho saputo che qualcuno
ha fatto festa-
I due si guardarono, ma prima che Rein
potesse rispondere, Shade la batté in velocità
-È vero Rein. Come è andata la
serata di ieri sera? È stata piacevole? Le feste di lady Vivian sono
leggendarie ormai, qui a corte-
Rein lo guardò sconvolta. La
turchina aveva capito che Shade non voleva fare
sapere a sua madre che tipo di serata avevano passato lui Thomas e Philip la
sera prima. Ma, questa volta, non gliela avrebbe lasciata passare liscia
-Oh, è stata molto piacevole. Tanto cibo e chiacchere tra
donne. Ma anche tu Shade ieri sera ti sei divertito,
non è vero? Quando ci siamo incrociati sulle scale, sembravi molto… allegro-
Shade si maledisse mentalmente,
fulminò leggermente Rein con lo sguardo, che lo
guardava divertita e si trovò a fissare sua madre che lo guardava, curiosa e
con uno sguardo strano. E all’improvviso, Shade si
rese conto che sua madre doveva sapere cosa era successo, perché il sorriso di
sua madre era tutto tranne che rassicurante. E il principe pensò subito di
sapere chi la poteva avere avvisata
-Mamma, cosa ti ha detto Thomas?-
Moon Maria scoppiò a ridere
-A quanto pare Shade dovrò farti
preparare una stanza al piano terra quando deciderai di fare un’altra serata
così con Thomas-
Rein vide lo sguardo del principe
sbiancare e poi farsi rosso. Moon Maria scoppiò a ridere e si voltò a guardare Rein che trattenne a fatica un sorriso. L’unica che non
stava capendo niente era la povera Milky che, ignara
di tutto quello che era successo tra le scale la notte prima tra Rein e Shade, non capiva di cosa
stesse parlando sua madre, o suo fratello o Rein.
-Si può sapere di cosa state parlando? È maleducazione
escludere una persona dalla conversazione, sapete?-
Rein guardò la giovane principessa
intenerita. Ma fu Shade a rispondere per tutti
-Non è niente di importante. Ti basti sapere che questa
volta Thomas lo uccido veramente-
Dalla sala della colazione tutto quello che si sentì fu la
risata incondizionata della regina seguita da quella di Rein.
Thomas stava guardando implorante Shade
-Andiamo Shade-
Il principe finse di non sentirlo e continuò nel suo lavoro.
-Per quanto intendi andare avanti così?-
Shade non distolse lo sguardo dai
suoi fogli. Thomas sospirò ancora, questa volta volutamente facendosi sentire,
ma ancora niente
-Andiamo… cosa posso avere fatto di così male da meritarmi
questo? Tanto lo avrebbe saputo lo stesso e…-
-Hai scritto una lettera a mia madre dicendo che sono caduto
addosso a Rein, mentre ero ubriaco-
Thomas ridacchiò ancora al pensiero ma vedendo lo sguardo
torvo del principe si ricompose subito
-Dai, ammetti che è divertente-
-Non è affatto divertente. È stato imbarazzante-
-E io non c’ero a godermi la scena-
Thomas schivò a malapena il portapenne di ottone che Shade gli aveva lanciato. Il povero oggetto andò a sbattere
contro la parete e rimase poi abbandonato per terra
-Molto maturo come atteggiamento, principe-
-Da che pulpito-
-Ehi, come capitano delle guardie reali è mio compito informare
la regina di ciò che accade nel suo castello-
-Ora citi i tuoi compiti? Seriamente? Pensi di cavartela così?-
-L’importante nella vita è provarci-
Shade per una frazione di secondo
si lasciò andare ad un sorriso e la cosa non sfuggì al capitano
-Ah, hai sorriso, vuol dire che sai che ho ragione. Hai
perso-
-Da quando in qua questa è una gara? E cosa vuol dire che
hai ragione? Tu non hai mai ragione, ricordatelo bene, capitano-
-Oh, caro il mio principe, io ho sempre ragione solo che tu,
da mente inferiore quale sei, non lo vedi-
-Mente inferiore? Io? Devo averti colpito seriamente al
cervello durante l’allenamento di ieri. Certo, se tu avessi mai avuto un
cervello-
Thomas scoccò un’occhiataccia a Shade
ma non rispose. Anche lui sapeva fino a che punto poteva tirare la corda con Shade e aveva capito che quello era il limite. Così rimase
in silenzio e il principe tornò al suo lavoro. Passarono così, in silenzio, una
mezz’ora, prima che Shade si voltasse verso di lui
-Ma come hai fatto a saperlo?-
-Trudy-
-La contessa? Te lo ha detto lei?-
Thomas annuì
-Prima che tu la faccia cacciare da palazzo per oltraggio
alla famiglia reale, sappi che non era venuta per quello. Da brava amica era
passata a trovarmi per prendermi in giro e per vedere se stavo bene. Ma dato
che ci conosciamo piuttosto bene, so quando mi nasconde qualcosa e so
convincerla a dirmi cosa nasconde, almeno il più delle volte. Non voleva dirmi
cosa era successo, l’ho costretta-
Shade non disse niente, ma si
limitò a sospirare
-Ho veramente perso l’equilibrio ieri sera-
-Non ho mai pensato che tu l’abbia fatto apposta-
Disse Thomas perplesso. Poi il capitano fissò allibito Shade
-Aspetta, vuoi dirmi che lo avresti fatto intenzionalmente
se no?-
-Sei scemo?-
Disse Shade, anche se un lieve
rossore gli imporporò le guance. Thomas lo guardò allibito, poi si trovò a
prendere una sedia della scrivania e la posizionò di fianco a quella di Shade.
-Aspetta aspettaaspetta. Dobbiamo parlare di questa cosa-
-Non c’è nessuna cosa di cui parlare e rimetti subito quella
sedia dove era-
-No, assolutamente no. Ora amico io e te parliamo
seriamente, da uomo a uomo. Cosa è successo, realmente, ieri sera? Perché ho
come la sensazione di avere perso un passaggio-
Shade alzò gli occhi al cielo, ma
poi si trovò a parlare. Thomas lo esasperava, era un idiota e un burlone, ma
era anche, e soprattutto, un bravo amico e l’unico a cui avrebbe veramente
potuto raccontare cosa fosse successo, senza segreti
-Prima di incontrare Rein, io e
Philip stavamo parlando-
-Si, sul sorriso di Rein giusto? È
quello che mi ha detto Trudy-
Shade scosse la testa
-Non è proprio andata così. Diciamo che forse Philip mi ha
detto che potrebbe essere intenzionato seriamente a corteggiare Rein-
Thomas lo guardò allibito
-Ha detto cosa?-
-Hai sentito bene. Le piace e potrei avere detto che Rein non è il tipo di donna che guarda allo status o al
titolo di una persona ma più al suo valore come uomo-
Thomas scosse la testa, allibito
-Andiamo Shade, ieri sera abbiamo
bevuto decisamente troppo e lo sai che quando non si è in se si dicono cose che
non si pensano-
-O si dice veramente ciò che si pensa-
Thomas rimase un attimo in silenzio, poi suo malgrado, si
trovò ad annuire
-Hai ragiona ma, andiamo. Philip avere reali intenzioni con Rein? Non si conoscono nemmeno-
-Ma ora si conosceranno, dato che Philip si trasferirà qui
in modo permanente, per mano mia-
-Vero, ma non vuol dire niente, andiamo, sono sicuro che era
solo una chiacchiera da ubriaco, non conta realmente-
-Non è questo il punto Thomas. Potrebbero essere solo
chiacchere da ubriachi è vero ma…-
-Ma cosa?-
-E se succedesse davvero? Se arrivasse qualcuno e…-
Shade non finì la frase, così la
finì per lui Thomas
-Iniziasse a corteggiare seriamente Rein
e lei ricambiasse?-
Shade non fece niente, non un
muscolo del suo corpo si mosse. Tuttavia i suoi occhi parlarono chiaro e tondo
all’amico. Shade era spaventato
-Provi qualcosa per lei-
Non era una domanda o una provocazione. Thomas aveva fatto
una semplice affermazione e Shade questa volta si
trovò ad annuire
-Credo di si-
Thomas lo guardò sconvolto. Shade
aveva veramente ammesso di avere un qualche tipo di sentimento per la turchina?
-Stamattina ho fatto una cosa stupida Thomas. Sono andato da
lei-
-Hai fatto cosa?-
-Mi sono svegliato presto, avevo la testa pesante e ho
deciso di fare una passeggiata. E io sono andato verso il suo appartamento,
senza rendermene conto, prima di capire cosa stavo facendo lei era là, davanti
a me. Era seduta sulla balaustra del terrazzo, ad occhi chiusi, inondata dalla
luce del sole. Sembrava una apparizione Thomas, era… bellissima-
Shade si prese la testa tra le
mani.
-Cosa devo fare Thomas?-
Il capitano mise una mano sulla spalla di Shade
-Devi capire questo sentimento cosa sia. Sia per te che per
lei. Devi capire se è solo una infatuazione, se la pensi così tanto solo perché
sei preoccupato per lei come amico o se è qualcosa di più-
-È passata solo una settimana da quando è qui e io…-
-Non c’è niente di male Shade-
-È una mia amica-
-Non è mica successo niente di male alla fine. Non è che le
sei saltato addosso o altro, non hai mica attentato alla sua virtù-
-Thomas ieri sera io… avrei voluto…-
Shade si alzò dalla sedia e si
andò a posizionare di fronte alla finestra. Thomas non lo seguì, rimase seduto
sulla sedia, ma si voltò a guardarlo
-Avresti voluto cosa?-
-Baciarla-
Thomas si trovò a scuotere la testa. Shade
si era proprio infilato in una bella situazione
-Ma non lo hai fatto, giusto?-
-Non avrei mai potuto farlo e poi c’era Trudy, la guardia e…-
-Vuoi dirmi che se foste stati da soli lo avresti fatto?-
Shade si voltò a guardare Thomas
-Non lo so! Forse, non saprei. E ora non so cosa fare. Che
cosa dovrei fare?-
Thomas scosse di nuovo la testa
-Sono l’ultimo a cui dovresti chiedere consigli in fatto di
amore, e lo sai. Non ci capisco niente, come te-
-Molto di aiuto-
-Sono onesto. Senti, Rein è una
donna fantastica, simpatica, gentile e bella. Su questo non si discute. Quindi
non ci sarebbe niente di male se tu provassi a conquistarla-
-Cosa dovrei fare?-
Chiese quasi sconvolto Shade
-Non dirmi che il tuo piano geniale è quello di lasciare le
cose come stanno senza fare niente, giusto?-
Shade scosse la testa
-No, ma sarebbe la soluzione migliore. Dovrei lasciare
passare tutto e fare finta di niente-
-Vive sotto il tuo stesso tetto, Shade-
-Potrei evitare le occasioni di incontrarla e…-
-Vive e mangia sotto il tuo stesso tetto, Shade-
-Lo so Thomas, sto solo cercando una soluzione e…-
-Hai paura-
Shade fissò Thomas, senza dire
niente.
-Rein non è lei-
Disse Thomas, serio
-Lo so-
-È questo solo quello che ti frena?-
-No-
-E cosa allora?-
-Il fatto che è mia ospite, che è qui per pensare
all’istruzione di mia sorella, che ci conosciamo da quando siamo bambini e il
fatto che probabilmente ogni persona si metterebbe contro questa cosa e…-
-Chi lo farebbe? Tua madre che adora Rein?
Tua sorella? Il regno? Andiamo queste sono solo scuse e lo sai-
-C’è molto più in ballo di quello che pensi, Thomas-
-No invece, anzi, sarebbe una cosa estremamente vantaggiosa.
Pensaci, unire due regni, un matrimonio tra reali, chi oserebbe opporsi?-
Shade scosse la testa. Era
veramente abbattuto e in conflitto.
-Senti al momento c’è solo una cosa a cui pensare,
seriamente-
-E quale sarebbe?-
Chiese Shade perplesso e affranto
-Se tu piaci a lei. Mi sembra la cosa più importante al
momento-
Shade lo guardò esterrefatto.
Thomas guardandolo si mise a ridere
-Andiamo, devi avere pensato a questa possibilità-
-No, perché io non farò niente. La eviterò il più possibile
e una volta che tutta la situazione si sarà calmata un po’, con mente fredda e
razionale, vedrai che mi renderò conto che la mia è solo…-
-Stupidità reale ecco cosa, con il rischio che qualcuno, nel
frattempo, abbia già fatto una mossa e te la porti via da sotto il naso, a casa
tua-
Shade non rispose. Sapeva che da
un lato Thomas aveva ragione, ma non voleva ammetterlo
-Tu la fai troppo semplice-
-Perché è semplice, Shade. A te
piace lei, a lei piaci tu, il gioco è fatto-
-Io non le piaccio-
-Glielo hai chiesto, per caso?-
-Ovvio che no!-
-Allora non lo puoi sapere-
-Ti dico che è così-
-Quanto sei testardo-
-E tu non vuoi proprio capire-
-Va bene, hai ragione tu come sempre, cocciuto di un
principe, ma se veramente poi la perderai, non venire a piangere da me dopo-
I due rimasero in silenzio ed evitarono di guardarsi.
Entrambi sapevano che sia l’uno che l’altro aveva ragione, Thomas capiva la
titubanza di Shade di mettere a rischio praticamente
tutto il rapporto con Rein per un sentimento che non
sapeva nemmeno lui cosa fosse, dall’altra Shade capiva
il consiglio di Thomas nel provarci e non perdere una occasione. Alla fine Shade sospirò e si voltò verso Thomas
-Ci proverò, ma lo farò a modo mio, con i miei tempi e i
miei modi-
Thomas lo guardò perplesso ma si trovò ad annuire
-Direi che si può fare. E io prometto che non creerò danni.
O almeno ci proverò-
Shade sorrise a Thomas e lo
ringraziò con il capo.
-Ti sei proprio cacciato in un bella situazione, principe-
-Peggiore della volta scorsa-
Thomas annuì
-Già, chi lo avrebbe mai detto-
Shade sorrise, mai il sorriso non
raggiunse mai gli occhi. Era vero, aveva paura, molta paura. Paura di fare
qualcosa di cui poi si sarebbe potuto pentire, paura di rimanere deluso, paura
di essere ferito, di nuovo, forse più profondamente della volta scorsa.
-Sai, mi è sempre piaciuta Rein in
un certo senso-
-Cosa?-
Shade annuì.
-La prima volta che l’ho vista, si era cacciata nei guai,
come sempre. Aveva dieci anni più o meno e aveva già un bel caratterino. Non si
fidava di me, ma non potevo darle torto, ma era anche leggermente antipatica se
devo essere sincero. Sembrava una piccola so tutto io che preferiva farsi male
piuttosto che accettare il mio aiuto. Eppure, non so per quale motivo, mi
trovavo sempre a proteggerla, riusciva sempre ad attrarmi. Se era in pericolo o
poteva esserlo, io correvo in suo aiuto, senza pensarci-
-Non mi dirai che hai una cotta per lei da quando sei un
bambino, vero?-
-Ovvio che no. Ti sto solo dicendo che c’è sempre stato
qualcosa in lei che mi ha sempre colpito, ecco tutto-
Thomas lo guardò e si trovò a scuotere la testa
-Cioè hai una cotta per lei da sempre. Un po’ patetico se mi
posso permettere-
Shade diede un pugno a Thomas sul
braccio prima ancora che il capitano se ne potesse accorgere.
-Ehi, mi fai male, lo sai?-
Disse Thomas, massaggiandosi il braccio dolorante.
-Te lo sei meritato-
-No invece, questa è violenza gratuita-
Shade roterò gli occhi in segno di
impazienza, ma non replicò. Alla fine Thomas si trovò a sospirare e a guardare
sconsolato il suo principe, nonché amico
-Va bene te lo prometto, non farò più commenti sarcastici o
altro su tutta questa situazione. Almeno, cercherò di contenermi e di fare il
buon amico, in tua presenza-
-Sul serio?-
Thomas annuì
-Lo giuro, ci proverò. E qualsiasi cosa succeda, sappi che
potrai contare sul mio appoggio-
Shade guardò Thomas e annuì
-Grazie-
I due si guardarono un po’ in silenzio e un leggero
imbarazzo calò su di loro.
-Possiamo smettere di guardarci in modo così discutibile e
andare avanti come se niente fosse?-
Shade annuì
-Una buona idea uscita dal tuo cervello, finalmente.
Comunque si-
Thomas si alzò dalla sedia e fece per tornare al suo posto
ma fu fermato dalla voce di Shade
-Thomas, la sedia-
-Cosa la sedia?-
-Rimettila a posto-
-Non sono mica un tuo cameriere-
-Ma l’hai spostata tu-
-Per darti una mano, amico-
-Thomas, rimetti a posto la sedia-
Thomas sbuffò ma fece come gli era stato detto.
-Soddisfatto?-
Shade annuì e tornò al suo lavoro,
tuttavia un piccolo sorriso comparve sul volto del principe, e la cosa non
sfuggi a Thomas
-Perché hai sorriso?-
-Niente di importante, constatavo solo che alla fine esegui
sempre i miei ordini. È bello essere in cima alla catena di comando-
Thomas lo guardò allibito.
-Vorrei ricordarti, caro il mio principe, che in cima alla
catena di comando c’è la regina, non tu-
-Ma io sono subito dopo-
-Si, ma ricordati che gli incidenti possono sempre capitare
e dopotutto se tu non ci fossi ci sarebbe sempre tua sorella-
Shade lo guardò meravigliato
-Mi hai appena minacciato?-
Thomas assunse l’espressione più sorpresa che riuscì a fare
-Chi io? No mai-
-Thomas-
Thomas sorrise
-Si, sì, lo so, prima o poi mi ucciderai, lo abbiamo capito.
Ora torna al tuo lavoro, principe e smettila di tormentarmi-
Shade scosse la testa, ma tornò al
suo lavoro. Thomas, riprendendo il suo posto dietro di lui, si trovò a
sorridere al suo amico. Shade era certamente un gran
rompiscatole, borioso e presuntuoso di un principe, ma era il suo migliore
amico. E Thomas sapeva che qualsiasi cosa fosse successa, lui lo avrebbe aiutato
al massimo delle sue forze. E senza volerlo, il capitano si trovò a fare una
preghiera alla luna e a sperare che il suo amico si rendesse conto
effettivamente di quello che provava e che Rein
potesse ricambiare il suo sentimento. E che il tutto si rivelasse una storia a
lieto fine, perché se c’era qualcuno che si meritava un lieto fine, quelli
erano, senza ombra di dubbio, Shade e Rein.
Milky guardava impaziente
l’orologio. Mancavano cinque minuti al suono della fine di quella tortura che
era la lezione di matematica, e dopo quei cinque minuti ci sarebbe stata la sua
libertà e la possibilità di andare a pranzare. La rosa guardò dalla parte di Rein, ma la turchina era intenta a leggere un libro e a
prendere degli appunti in un foglio lì di fianco. Probabilmente la turchina
stava pensando alla loro prossima lezione e Milky si
trovò a sospirare, delusa. Adorava stare con Rein,
aveva un buon feeling con la principessa, però proprio lo studio non faceva per
lei. Infatti, nonostante i suoi sforzi, la rosa non capiva come studiare
matematica o storia o qualsiasi altra materia la potesse aiutare a diventare
una principessa migliore. Milky sospirò e senza
volerlo, catturò l’attenzione di Rein
-C’è qualche cosa che non va? L’esercizio è troppo difficile?-
Milky scosse la testa
-No, anzi, ho finito-
-Bene allora. Passami il foglio che lo correggo-
Milky allungò il foglio e Rein prese a controllare. Rein
alzò lo sguardo meravigliato su Milky e la rosa era
già pronta
-Lo sai che non sono capace in matematica-
Rein invece si trovò a sorridere
-Ti sbagli. È tutto giusto, neanche un errore-
-Che cosa?-
Rein annuì. Milky
si alzò dalla sedia e si avvicinò a Rein sconvolta
-Non ho fatto neanche un errore?-
-Neanche uno-
La rosa lanciò un grido di gioia e si buttò tra le braccia
di Rein
-Ho sconfitto la matematica Rein-
La turchina ridacchiò
-Sconfitto non è la parola che userei io ma, diciamo che hai
imparato qualcosa-
-Devo andare a dirlo a mia mamma-
Milky si avviò verso la porta
della biblioteca privata di Rein, la stanza dove
facevano lezione, decisa a correre da sua madre per darle la bella notizia
-Milky aspetta-
Tentò invano la turchina, cercando di fermarla, ma la rosa
era decisa a correre da sua madre e non badò alla voce di Rein.
Milky iniziò a correre, incurante di etichetta e
regole e si avviò veloce per la stanza di Rein e poi
per il corridoio. Non badò a chi poteva incrociare nel suo passaggio, aveva un
solo obbiettivo: arrivare da sua madre il prima possibile. All’improvviso,
però, dalla sua sinistra, comparve una donna che si trovava proprio sulla sua
traiettoria. Fu un secondo e prima che qualcuna delle due potesse fare
qualcosa, Milky si trovò addosso alla donna e le due,
a causa dell’impatto, finirono per terra, sommerse dalle stoffe dei loro abiti
-Milky-
La voce preoccupata di Rein arrivò
loro. La rosa, perplessa, si trovò a sollevarsi e a fissare chi aveva travolto
-Mi dispiace-
Un paio di occhia divertite la guardarono.
-Milky stai bene, ti sei fatta male?-
Rein arrivò vicino e si mise in
ginocchio per essere alla stessa altezza di Milky e
vedere se stava bene
-Sto bene-
Disse la rosa che nel frattempo si era spostata da sopra la
donna che aveva investito e si era seduta per terra, triste. La rosa sapeva di
avere fatto qualcosa di tremendo. Era una principessa e stava correndo per i
corridoi del palazzo, cosa che sua mamma le aveva ordinato mille volte di non
fare, e aveva pure travolto una persona. Si sentiva mortificata.
-Mi dispiace-
Disse ancora, veramente dispiaciuta. Rein
la prese per le spalle e la obbligò a guardarla negli occhi
-Se ti devi scusare, almeno fallo guardando la persona negli
occhi-
Milky sospirò, poi si voltò verso
la povera malcapitata. Tuttavia si trovò a fissare ancora gli stessi occhi
divertiti.
-Io, mi dispiace, non volevo è che non vi ho proprio vista
e… mi dispiace di avervi travolta-
La donna le sorrise
-Non vi preoccupate, altezza. Grazie per le vostre scuse e
vi prometto che la prossima volta cercherò di evitarvi-
Milky sentì le sue guance
imporporarsi per l’imbarazzo. Poi però tornò a fissare la donna e si accorse
che un bel sorriso era spuntato sul suo volto e che non c’era nessuna derisione
nei suoi confronti. La donna si voltò verso Rein e le
fece un inchino
-Buongiorno principessa-
-Buongiorno baronessa-
-Voi due vi conoscete?-
Chiese Milky. Rein
annuì
-Si, direi proprio di si, giusto baronessa-
La donna annuì
-Milky, lei è la baronessa
Charlotte di Amoundgnac-
Charlotte si inchinò a Milky. La
rosa si alzò in piedi e si trovò anche lei ad inchinarsi
-Onorata di fare la vostra conoscenza, principessa-
Milky guardò la donna.
Istintivamente Charlotte le piacque. La baronessa aveva un sorriso coinvolgente
e Milky si trovò a sorridere a sua volta
-Mi dispiace veramente tanto per quello che è successo,
baronessa. Non l’ho fatto apposta-
-Non potrei mai pensare una cosa simile, altezza. E poi,
dopotutto, sono io quella che è spuntata all’improvviso dal corridoio. Diciamo
che è una colpa a metà, va bene principessa?-
Milky annuì contenta. Si, aveva
avuto ragione, Charlotte le piaceva.
-Tuttavia spero che questo ti serva da lezione. Non si corre
per il castello-
Milky guardò Rein
che la stava guardando proprio come sua madre la guardava quando combinava
qualcosa che non doveva. Milky si trovò ad abbassare
di nuovo lo sguardo, colpevole
-Si, non lo farò più-
-Bene-
Milky continuò ad osservare il
pavimento ancora per qualche secondo, prima di alzare lo sguardo. Tuttavia Rein non la stava fissando anzi stava guardando Charlotte.
-Baronessa cosa vi porta qui in questo momento?-
Charlotte si illuminò
-Oh è vero, forse voi ancora non lo avete saputo. Mi fermo a
palazzo, altezza, per un tempo indefinito-
-Indefinito?-
Chiese meravigliata Rein.
Charlotte annuì
-Si, lo so, sembra ancora impossibile persino a me. Ma è
proprio così, mi fermo. Cioè dovrò assentarmi per qualche tempo dal palazzo per
organizzare alcune cose a casa ma, poi sarò qui, a corte. E non solo, alloggerò
a palazzo, ci pensate? È un sogno che si avvera e sono così contenta di poterlo
fare-
-È una bellissima notizia. Tuttavia come fate a fermarvi?
Cioè avete avuto un ruolo a corte o…-
Charlotte scosse la testa
-No, non io altezza, ma mio cugino. È stato nominato
ministro del tesoro dal principe-
-Shade ha fatto cosa?-
Chiese perplessa Milky,
interrompendo le due e inserendosi nel discorso. Non le piaceva quando qualcuno
la tagliava fuori, con le chiacchiere da adulti. Charlotte si voltò verso di
lei
-A quanto pare il vecchio ministro ha deciso di ritirarsi e
vostro fratello ha deciso di affidare il ruolo a mio cugino, il conte Philip di
Hoteval. Tuttavia, come condizione mio cugino ha
chiesto al principe se potevo fermarmi pure io a palazzo e vostro fratello ha
acconsentito. Quindi mi trasferirò qui-
Charlotte era veramente radiosa e contenta.
-È una bellissima notizia, baronessa. Sono veramente contenta
che voi vi fermiate qui a palazzo-
Charlotte si inchinò a Rein
-Grazie principessa. Sapere di avere la possibilità di
continuare a frequentarvi mi rende molto felice. Ovviamente se lo desiderate,
cioè, quello che intendevo è che, so di essere solo una baronessa e di avere
appena fatto il mio debutto in società, solo che ecco, io speravo... Insomma
quello che volevo dire è che, se vorrete, sarà un onore per me passare del
tempo con voi, se lo vorrete e desidererete ovviamente. Naturalmente se così
non fosse starò lontana da voi, non mi imporrei mai e…-
Rein si trovò a ridacchiare alle
parole della baronessa
-Baronessa, sarà un onore passare del tempo insieme. Non
vedo l’ora-
Milky vide Charlotte illuminarsi
alle parole di Rein e si trovò a pensare che anche a
lei, un giorno, sarebbe piaciuto fare quell’effetto alle persone. Milky guardò Rein e si trovò a
pensare che Rein era veramente una perfetta
principessa e lei voleva diventare esattamente come lei. Ad un tratto, dal
fondo del corridoio, Milky vide spuntare Dreamy, la cameriera personale di Rein.
-Altezza siete qui-
Dreamy si incamminò veloce verso
il trio.
-Dreamy? È successo qualcosa?-
-La regina vi sta aspettando. Dato che sia voi che la
principessa Milky siete in ritardo per il pranzo, mi
ha mandando a cercarvi-
Rein sbiancò a quelle parole e si
voltò a guardare Milky
-Il pranzo! Milky dobbiamo andare.
Baronessa, scusateci, ma dobbiamo proprio andare-
Charlotte si trovò ad inchinarsi. Rein
afferrò per la mano Milky e prese a correre,
trascinandosi dietro la piccola. Milky la guardò
esterrefatta
-Mi hai appena detto di non correre e ora lo fai tu?-
-Nuova lezione, ogni tanto si può. Soprattutto quando sei in
ritardo e una regina ti aspetta-
Milky la guardò perplessa, poi però
si trovò a ridere. Rein era veramente la principessa
perfetta, almeno per lei.
-Rein, ti voglio bene-
Era difficile affermare quale fosse il momento più
tranquillo della giornata nella vita di un palazzo reale. Dalla mattina alla
sera, infatti, c’era sempre qualcosa da fare, qualche persona da incontrare o
qualche evento a cui partecipare. Tuttavia, non sempre si aveva delle ore
occupate con qualcosa da fare, e spesso quel momento erano le ore dopo il
pranzo. Sembrava come se il palazzo cadesse in una specie di letargo e che
nessuno facesse niente. Rein adorava quel momento di
placido letargo, in cui si abbandonava sul letto e si lasciava andare ad una
piacevole siesta. Certo non poteva permettersi del tutto di non pensare a
niente, ma per qualche minuto era piacevole solo sentire la morbidezza del
materasso sotto di lei e la piacevole sensazione di galleggiare nel morbido. Si
era appena abbandonata a quella piacevole sensazione, quando qualcuno bussò
alla porta.
-Dreamy, fa che sia una questione
di vita o di morte-
La cameriera entrò piano nella stanza
-Vi chiedo scusa, principessa, ma il conte di Hoteval è qui e desidera vedervi-
-Il conte di Hoteval?-
Chiese perplessa Rein. La
cameriera annuì e la turchina si trovò subito in piedi, intenta a lisciarsi il
vestito da delle pieghe invisibili.
-Sono in ordine?-
Chiese preoccupata a Dreamy. La
cameriera annuì con la testa e solo a quel punto lei uscì dalla stanza. Philip
era in piedi nel mezzo del salotto di Rein che si guardava
attorno. Non appena la vide, l’uomo si inchinò
-Conte, cosa vi porta qui nella mia stanza a quest’ora?-
Philip per un attimo fu attraversato da un velo di rossore,
ma subito tornò alla normalità
-Questioni burocratiche, temo, principessa-
Rein sgranò gli occhi preoccupata
-Questioni burocratiche? E dovete parlarne con me? Ne siete sicuro?-
Philip annuì convinto. Rein lo
guardò perplesso
-Allora forse conviene sedersi. Preferite il divano o…-
-Il tavolo andrà benissimo, dato che vi dovrò chiedere di
firmare dei documenti-
-Documenti?-
Solo allora Rein si rese conto che
Philip aveva con se una cartella, probabilmente contenete i documenti a cui
aveva accennato il conte. Rein gli indicò il tavolo e
il conte si sedette. Lei fece altrettanto, tuttavia la situazione era
terribilmente surreale. Forse si era addormentata e stava sognando tutto
quanto. Poteva essere, in effetti. Tuttavia, l’aria ufficiale di Philip la
riportò alla realtà
-Conte, io però non capisco che cosa stiamo facendo e…-
-Forse non ne siete a conoscenza, principessa, ma sono stato
nominato ministro delle finanze e del tesoro del regno-
-Si, l’ho saputo da vostra cugina questa mattina.
Congratulazioni a proposito-
Philip la ringraziò facendo un piccolo cenno con il capo
-Bene, dato che lo sapete, posso passare subito alla
questione. So che al momento non avete una rendita assegnata, è corretto giusto?-
Rein si trovò ad arrossire
leggermente.
-Si, è esatto-
Vedendo il suo imbarazzo, Philip si bloccò un attimo
-Perdonatemi principessa, so che non è un argomento
piacevole, tuttavia, sono qui proprio per risolvere questo problema-
Rein lo fissò meravigliata
-Come?-
-Sono qui per parlarvi della vostra rendita e per disporla
il prima possibile-
-Ma Shade aveva detto che dal
prossimo mese avrei avuto modo, non prima e…-
Philip le sorrise
-Non saprei altezza, so solo che dopo avere accettato il
posto, il principe mi ha dato un compito e io lo sto eseguendo. Mi è stato
chiesto come primo lavoro di trovarvi una rendita mensile dal tesoro e sono
lieto di dirle che sono riuscito nell’intento in modo anche egregio, mi
permetto di dire-
Rein si trovò a sorridere
involontariamente
-Volete dire che già da questo mese potrò disporre di una
cifra tutta mia?-
Philip annuì.
-Esatto. Certo, ci sono alcune questioni burocratiche prima
di cui dobbiamo parlare ma la sostanza è proprio quella-
Philip tirò fuori una serie di fogli e li porse alla
principessa
-Ecco altezza, la somma stabilita è questa. So che non sarà
quella a cui siete stata abituata, ma almeno per alcuni mesi vi chiedo di
accontentarvi. Purtroppo ci sono spese a cui dobbiamo fare fronte, ma in breve
tempo prevedo di potere aumentare la rendita fino a questa cifra che ho segnato
qui, almeno fino alla fine dell’anno. Dall’anno prossimo invece, prevedo senza
problemi di passare a quest’altra cifra mensile-
Rein guardò il foglio e la cifra
finale scioccata.
-Siete sicuro che la cifra sia esatta?-
Philip annuì
-Si, lo so, non è molto ma…-
-È tantissimo invece! Mi basta, anzi, è anche troppo-
Philip granò gli occhi perplesso.
-Troppo? Ne siete sicura? Dopotutto siete una principessa e
immagino le spese e il resto e…-
Rein scosse la testa
-No no no, è perfetta. Mi va bene così-
Philip si trovò ad annuire, poco convinto, ma assecondando
la turchina
-Perfetto allora, direi che questo è il quanto. Vi chiedo, a
questo punto, solo una firma per il tesoro-
-A cosa vi dovrebbe servire la mia firma?-
-Per quando firmerete le cambiali o manderete qualcuno a
chiedere la cifra che desiderate, altezza. È una nostra garanzia-
-Non ho mai sentito fare una cosa del genere-
-E questo spiega perché molti regni si trovano spesso con
più uscite che entrate-
Rein lo guardò perplessa
-Volete dire che qualcuno a volte se ne approfitta?-
Philip annuì
-Molto più di quello che si pensa. Sono molte le persone che
hanno diritto ad accedere alle casse dello stato. E sono molti coloro che
possono approfittarne, perciò ho suggerito al principe di effettuare questa
piccola operazione. Un archivio di firme da potere comparare quando qualcosa
sembra… sospetto-
Rein lo fissò ammirata
-È una soluzione geniale-
Philip fece un cenno con il capo
-Grazie principessa, ma è solo semplice buonsenso-
-Direi che dato che nessuno prima di voi ci aveva pensato, è
un ottima soluzione e un’ottima dimostrazione di ingegno-
Philip la fissò meravigliato. Si trovò ad arrossire e
abbassò lo sguardo
-Vi ringrazio altezza. Siete fin troppo gentile con me-
Rein gli sorrise, poi senza
esitare, firmò il foglio che Philip gli aveva dato
-Devo fare altro?-
Il conte scosse la testa
-Direi che è tutto, principessa-
Philip riordinò le sue cose e poi si alzò dalla sedia. Rein fece altrettanto.
-Allora conte, vi fermate a palazzo con vostra cugina ho
saputo-
Philip annuì
-Esatto principessa. Non avrei potuto fare il lavoro lontano
dal palazzo e non potevo permettermi di lasciare mia cugina sola. Quindi ci
trasferiamo qui-
-Charlotte era molto contenta della prospettiva, voi lo
sembrate meno-
Philip la guardò negli occhi e si lasciò andare ad un piccolo
sospiro
-Non amo molto la vita di società, lo ammetto, ma era una
offerta che non potevo rifiutare. È una occasione, sia per me che per mia
cugina, dovevo coglierla-
Rein si trovò ad annuire
-Mi trovate d’accordo. E poi, non ci conosciamo ancora bene,
lo ammetto, ma sono felice di sapervi qui e di avere modo di approfondire
questa conoscenza. Mi fa veramente piacere-
Philip si sorprese talmente tanto per le parole di Rein, che si trovò ad arrossire e ad abbassare lo sguardo
-Principessa, vi ringrazio per la considerazione che avete
di me-
Rein gli sorrise
-Ovviamente so perfettamente che sarete molto impegnato da
ora in poi, quindi non temete, non diventerò una disturbatrice assidua del
vostro lavoro-
-Voi principessa non disturberete mai e per voi il tempo lo
troverò sempre-
Philip disse la frase con così tanta convinzione, che Rein, sostenendo il suo sguardo, si sentì improvvisamente
imbarazzata e incapace di parlare. Distolse lo sguardo da Philip e iniziò a
passeggiare avanti e indietro. Il conte la guardò perplessa, ma non commentò.
Forse si era reso conto di avere detto più del dovuto, ma essendo un uomo
onesto, aveva semplicemente espresso il suo reale pensiero. Ad un tratto Rein si fermò e lo tornò a fissare
-Ovviamente ho intenzione di estendere i miei inviti anche a
vostra cugina, a meno che non sia un problema-
-Alcuno, altezza, anzi credo che Charlotte ne sarà
terribilmente entusiasta-
-Perfetto allora. Con le mie chiacchiere credo di avervi
anche fin troppo trattenuto dai vostri doveri. Immagino abbiate molto da fare
come ministro-
Philip annuì
-In effetti si. Dovere prendere possesso di un ufficio che
fino a ieri amministrava letteralmente un’altra persona non è propriamente
semplice come lavoro. E sarebbe meglio che tornassi ai miei doveri-
-Certo, capisco, e grazie anzi di esservi occupato di me per
prima cosa nonostante tutto-
-Dovere altezza, ma trattandosi di voi, è stato un onore e
un piacere-
Rein si trovò ad arrossire ancora
alle parole di Philip. L’uomo si inchinò e proprio in quel momento, qualcuno
bussò alla porta. Rein guardò perplessa sia Philip
che la porta, poi si voltò in cerca della sua cameriera, che prontamente si
avvicinò alla porta e andò ad aprire
-Rein perdonami se ti disturbo ma
dovrei parlarti di una faccenda e… Philip! Che ci fai qui?-
Ad entrare era stato Thomas, che non appena si era accorto
che Rein non era sola in stanza si era bloccato e
fissava ora l’uno ora l’altro perplesso
-Disturbo qualcosa?-
Rein scosse la testa, decisa
-Affatto, anzi il conte stava giusto per andare via-
Philip annuì
-Spero di non essere io la causa del tuo abbandono-
Disse Thomas osservando il conte, perplesso. Ma Philip
scosse la testa deciso
-No, devo tornare al mio lavoro. Sono passato dalla
principessa per una questione relativa al mio ufficio-
Disse Philip indicando la cartellina che teneva in mano.
Thomas lo fissò, poi sembrò ricordarsi improvvisamente di cosa stesse parlando
Philip
-Giusto, si tratta della rendita della principessa-
-A quanto pare il fatto che fossi senza soldi è di dominio
pubblico-
Disse Rein, cercando di sollevare
l’aria di tensione, che non si capacitava, era scesa nella stanza. Tuttavia i
due uomini la ignorarono. Philip si trovò ad annuire alle parole di Thomas
-Esatto. Il principe mi aveva chiesto di occuparmene per
prima cosa e così ho fatto-
Thomas lo guardò sorridendo
-Eccellente, Shade ne sarà
contento. Sappiamo entrambi quanto tenga alla principessa dopotutto-
Rein fissò Thomas perplesso.
Nonostante il capitano stesse sorridendo come sempre, il suo tono di voce
sembrava leggermente più duro del solito. Da dove si trovava non poteva vedere
l’espressione di Philip, dato che guardava Thomas, ma Rein
vide le spalle del conte contrarsi e irrigidirsi. Philip annuì semplicemente a
Thomas, poi si voltò verso di lei ancora una volta
-Principessa, vi auguro un buon pomeriggio. Se mi volete
scusare, torno ai miei doveri-
Philip si inchinò ancora, poi si voltò e si diresse verso la
porta. Una volta che fu uscito, Thomas si voltò verso Rein
-Era passato solo per parlarti della tua rendita?-
Rein annuì
-Certo. Per cosa doveva venire a parlarmi, scusa?-
Thomas scosse la testa con noncuranza
-Era solo per dire. Shade gli ha
dato il compito ieri di sistemare la questione, sono meravigliato che abbia già
provveduto così in fretta ecco tutto-
-È stato molto efficiente, è vero. Pensa si è persino
scusato perché secondo lui era troppo misera come rendita e mi aveva chiesto di
aspettare qualche mese prima di ricevere una somma più adatta-
Rein sorrise e scosse la testa.
Vide che Thomas la guardava in modo strano, ma non disse niente.
-A proposito, cosa porta il capitano delle guardie del
palazzo della Luna nella mia stanza a quest’ora del pomeriggio?-
Thomas la guardò e si trovò ad annuire e a unire le mani,
facendo rumore
-Giusto, anche io sono qui in veste ufficiale e anche io
vengo per un compito assegnatomi da Shade-
-Non sapevo di gravare così tanto nei pensieri di Shade. Cosa sarebbe questo compito?-
-Sbaglio o una certa principessa desidera rientrare in
possesso della sua collezione di libri?-
Il volto di Rein si illuminò di
gioia sentendo quelle parole
-Certo, si, giusto i miei libri-
Thomas ridacchiò vedendo la sua reazione
-Allora principessa, dato che prevedo di andare al palazzo
del sole oggi anche solo per una missione esplorativa, devo chiedere
qualcos’altro per voi o bastano i libri?-
Rein si
fece un attimo scura in volto, poi però si trovò ad annuire
-Si, una cosa ci sarebbe. Ma vorrei
che restasse tra me e te, se possibile-
Thomas la guardò perplesso, poi
però, Rein lo vide mettersi su un ginocchio con il
capo abbassato
-Giuro sul mio nome, principessa,
che qualsiasi sia la missione che mi affidate nel riserbo, nel riserbo la
manterrò-
-Thomas…-
Quello di Thomas era un giuramento
cavalleresco in piena regola e lei ne fu terribilmente grata e contenta.
-Grazie Thomas-
Il capitano le sorrise
-Di cosa si tratta però questo favore?-
-Consegnare una lettera-
-Una lettera?-
Rein
annuì
-Certo, lo posso fare senza
problemi. A chi la dovrei consegnare?-
Rein lo
guardò fisso negli occhi
-A mia madre-
Moon Maria osservava preoccupata
Thomas. Il capitano era passato da lei non appena aveva salutato la principessa
Rein e il motivo di quella visita era che, dato il
carattere ufficiale della missione che doveva svolgere Thomas, il capitano
aveva bisogno dell’autorizzazione della regina per procedere. Infatti, per
potere andare a ritirare gli effetti personali della principessa, Thomas doveva
andare in veste di capitano delle guardie del palazzo della Luna e per farlo
aveva bisogno di un lasciapassare reale firmato proprio dalla regina. Moon Maria
aveva già firmato il foglio che Thomas le aveva dato, senza troppi problemi o
esitazioni. Dopotutto la richiesta di Rein era
legittima, se desiderava avere i suoi libri non sarebbe certo stata certo lei
ad impedirglielo. Tuttavia, Thomas non era andato subito via, anzi era rimasto
fermo davanti a lei e Moon Maria aveva visto la preoccupazione negli occhi del
capitano
-Thomas, c’è qualcosa che non va?-
Thomas annuì, ma continuò a non
parlare.
-È difficile che io possa aiutarti
se non me ne parli-
Il capitano fece un respiro e poi
alzò gli occhi e li fissò in quelli della regina
-Si tratta di un dilemma personale
e al tempo stesso ufficiale-
-Ho bisogno di avere ancora più
informazioni, sono desolata-
-Vi è mai capitato di fare una
promessa, maestà?-
-Si-
-E le avete mai infrante, maestà?-
La regina lo guardò perplessa
-No, mai-
-E se infrangere la promessa
potesse essere nell’interesse stesso della persona a cui è stata fatta la promessa?-
-Un bel dilemma, ma credo che la
cosa migliore sia comunque rispettare il voto preso-
Thomas annuì
-Sapevo mi avreste risposto così.
Tuttavia se sapessi qualcosa che potrebbe aiutare un’altra persona a prendersi
cura di quella persona? Se io celassi questo segreto e rischiassi di mettere in
crisi tutto? Se nascondendo questa informazione io non preparassi un mio amico
ad un probabile scenario di dolore? Sarei un pessimo amico, giusto?-
-No, non direi. Perché comunque
avresti rispettato la promessa fatta-
-Ma e se…-
Moon Maria si avvicinò a Thomas e
lo prese per le spalle
-Thomas, non sempre fare la cosa
giusta è fare la scelta più facile, anzi, quasi mai. Se Rein
ti ha chiesto questo favore, anzi, ti ha fatto fare una promessa, vuol dire che
per lei la cosa è veramente importante e vuole che resti personale, cioè non
vuole fare preoccupare Shade o me. Soprattutto,
conosco un po’ Rein da immaginare che non ti abbia
chiesto di mantenere un segreto terribile, forse è solo una cosa molto
personale per lei e quando Shade lo saprà, se lo
saprà perché Rein glielo dirà, bada bene Rein non tu, allora mio figlio lo capirà, perché non è uno
stupido. Quindi stai tranquillo e compi la tua missione come ti è stato
chiesto-
Thomas la guardò a bocca aperta
-Come avete fatto a capire tutto?-
Moon Maria sorrise
-Thomas, non sono mica la regina
per puro caso. E poi era abbastanza facile intuire il tuo dilemma da cosa
provenisse-
Thomas la fissò senza sapere cosa
rispondere. Moon Maria lo lasciò andare e lo guardò, in modo materno
-Thomas, abbi fiducia in Rein così come l’hai in Shade-
-Io mi fido della principessa
solo…-
-Nessun solo, Thomas. La credi
capace di fare qualcosa di sconsiderato?-
Thomas scosse il capo
-Credi che ti metterebbe
consapevolmente in una situazione ambigua, di proposito?-
Thomas scosse di nuovo il capo
-Non preoccuparti allora. Andrà
tutto bene. Ti fidi della tua regina non è vero?-
Thomas si inginocchiò
-Sapete della mia fedeltà e della
mia fiducia per voi, per la famiglia reale e per il regno-
-E io non l’ho mai messa in dubbio.
Capitano, andate e fate il vostro lavoro senza indugio. Non deludete la
principessa-
-Non lo farò maestà-
Thomas si inchinò ancora e alla
fine si congedò. Guardandolo andare via, Moon Maria si ritrovò a pensare quanto
dovesse essere difficile per Thomas trovarsi in mezzo a quella situazione.
Certo, lui non sembrava mai preoccupato più del dovuto, aveva sempre il sorriso
sul volto e la battuta pronta, ma lei sapeva quanto volesse bene a suo figlio e
quanto la loro amicizia fosse vera e a quanto Thomas tenesse a lui. Non doveva
essere affatto facile per Thomas essere diviso tra il dovere e l’amicizia e lei
provò un’immensa tenerezza nel pensare che Thomas era disposto ad infrangere
una promessa pur di mettere in guardia Shade. Suo
figlio era veramente fortunato ad averlo al fianco, perché non era così facile
trovare persone così nella vita.
-Speriamo solo che anche questa
storia finisca bene-
Un leggero trambusto aveva
squassato la tranquilla vita del palazzo del Sole. L’improvvisa comparsa di un
emissario dalla corte della Luna aveva colto tutti alla sprovvista e Fine si
era vista costretta a correre nella sala del trono, chiamata con urgenza dai
suoi genitori. Una volta che fu arrivata, ad aspettarla c’era lo spettacolo più
insolito che avesse mai visto. La sala era pieni di cortigiani e nobili, accorsi
tutti non appena la notizia si era sparsa nel palazzo e al centro della sala
spiccavano dieci soldati nell’uniforme del regno della Luna, blu scuro con
polsini e rifiniture in oro e con il simbolo della luna ricamato sul petto. I
soldati non erano armati ma la loro posizione e lo sguardo serio li rendeva
intimidatori, ma quello che spiccava più di tutti era l’uomo al centro, un
passo davanti a loro. Era giovane, doveva avere tra i venti e i venticinque
anni, castano, alto, di bell’aspetto. Lo sguardo era fermo e immobile,
impassibile quasi. Era vestito anche lui con l’uniforme delle guardie, con la
differenza che sopra l’uniforme era appuntato un lungo mantello giallo e alla
vita pendeva una spada. Non appena Fine fu entrata, l’uomo la guardò, ma subito
dopo spostò lo sguardo sui suoi genitori. Toulouse e Elsa sedevano sul trono,
immobili.
-Fine, eccoti qui-
Disse suo padre vedendola
-Scusate, sono venuta appena ho
ricevuto il messaggio-
Suo padre sembrò non badarci
-Capitano, come potete vedere ora siamo
tutti qui riuniti. Potete se volete dirci ora il motivo della vostra visita inaspettata?-
Fine fissò l’uomo al centro della
sala
-Grazie altezza. Per prima cosa
lasciate che mi presenti. Sono il capitano Thomas d’Orvail,
generale delle guardie reali del regno della Luna, capitano della guardia
personale della famiglia reale-
Fine fissò l’uomo sbalordita e un
mormorio di sorpresa attraversò la sala. Quello era il famoso Thomas, il
migliore amico di Shade. Guardandolo bene, la rossa
lo riconobbe. Era l’uomo che aveva visto al palazzo dei sette saggi, di fianco
a Shade e che aveva coordinato tutto quello che era
successo dopo il trambusto con sua sorella.
-Capitano d’Orvail,
cosa possiamo fare per voi?-
-Sono qui in merito ad una
questione ufficiale, maestà. Se mi permettete, avrei una lettera firmata dalla
regina, sua altezza Moon Maria, per voi-
Re Toulouse fece un cenno con la
mano ad un servitore si avvicinò a Thomas e prese la lettera che il capitano
teneva in mano. Un lungo silenzio si protrasse mentre suo padre leggeva ciò che
il messaggio conteneva. Una volta finito, alzò sbalordito lo sguardo su Thomas
-È uno scherzo per caso?-
Thomas fece un cenno negativo con
il capo
-Temo di no, maestà-
Re Toulouse lasciò andare una
risatina nervosa
-Vi rendete conto di quanto sia
ridicolo tutto questo?-
-Io eseguo solo gli ordini, maestà.
E ho tutta l’intenzione di farlo-
Il re si alzò di scatto dal trono e
fissò Thomas
-State per caso minacciando una
altezza reale, capitano?-
-Non mi permetterei mai, maestà. Stavo
solo esprimendo la natura della mia missioni-
Prima che re Toulouse potesse dire qualcosa,
Elsa si alzò anche lei dal trono e prese dalle mani del marito la lettera. La
lesse velocemente, poi sussurrò qualcosa al re. L’uomo la guardò poi annuì e
tornò a sedersi sul suo trono. Fu lei a continuare a parlare
-Capitano, vogliate perdonarci, ma
spero capirete il nostro sbalordimento davanti a questa richiesta. Dopotutto,
immaginavamo che Rein richiedesse i suoi oggetti
personali, non ci aspettavamo che per prima cosa richiedesse la sua collezione
di libri-
Un leggero mormorio di stupore
passò fra i nobili presenti e anche Fine se ne meravigliò. Certo, lei ben
sapeva dell’amore di Rein per i suoi libri, ma
nonostante questo, anche lei riteneva la richiesta insolita.
-Capisco il vostro stupore, maestà,
ma quando la principessa ha espresso il desiderio di avere i suoi libri, il
principe Shade mi ha subito incaricato di questo
compito, con la massima urgenza-
Fine lo fissò sbalordita. Aveva
capito bene? Dietro tutto quello c’era Shade? Fine
fissò sua madre ma la regina la ignorò e continuò a fissare solo Thomas
-Capitano, spero capirete quanto
questo compito sia difficile, al momento. Dovete capire che mia figlia non
aveva una vera e propria collezione privata e temo che alcuni libri siano già
stati portati nella biblioteca reale e…-
-La principessa Rein
ci aveva avvertito di tale possibilità e, infatti, non sarei qui se la
decisione fosse dipesa da lei, ma come ho già detto, il principe ci tiene
particolarmente a far sì che la principessa torni in possesso dei suoi amati
libri. La sua felicità gli sta molto a cuore-
Fine sentendo quelle parole
impallidì e fece un piccolo passo indietro. Shade
teneva alla felicità di Rein? Dopo solo una settimana
che si trovava là? Cosa stava accadendo tra i due? Una cieca gelosia si
impadronì di lei e si ritrovò a stringere i pugni. Sua madre la guardò un
secondo, ma continuò facendo finta di non avere notato lo sua espressione
-Dato che si tratta di una
richiesta formale da parte anche della regina, e visti i nostri buoni rapporti,
capitano avete l’autorità di prendere ciò per cui siete stato mandato-
-Grazie vostra maestà-
Disse Thomas, inchinandosi. Fine si
avvicinò a sua madre
-Mamma non puoi farglielo fare e…-
Elsa la prese per il braccio
-Fine cara, spero mi sostituirai
per il resto del pomeriggio. Aiuterò personalmente il capitano nel suo compito.
Non hai obiezioni, vero tesoro?-
Elsa si voltò verso il marito, il
quale fece un cenno distratto con il capo.
-È deciso allora. Fine siediti pure
sul mio trono-
Prima che lei potesse ribattere,
sua madre la fece sedere
-Capitano, se mi volete seguire, vi
farò strada io personalmente-
Thomas si inchinò ancora. La regina
Elsa si avviò a passo lento verso di lui e poi prese la via per la stanza di Rein. Thomas, dopo un breve inchino sia al re che a Fine,
fece un cenno ai suoi e insieme si mossero tutti dietro la regina. Fine li
osservò andare via dalla stanza. Non appena furono spariti, si voltò verso sua
padre
-Papà questa è una cosa assurda.
Non capisco perché mamma abbia fatto così! Dobbiamo impedirle di portare via
quei libri-
-Purtroppo Fine, rifiutare una
richiesta ufficiale di un regno alleato sarebbe molto più dannoso che non
esaudire il capriccio di un principe o di tua sorella. Se il principe vuole che
tua sorella abbia i suoi libri li avrà. E poi sono per di più favolette, non è
una grave perdita per la nostra biblioteca reale-
-Papà non è questo il punto. Non
hai sentito cosa ha detto quell’uomo? Shade tiene
alla felicità di Rein-
Re Toulouse la guardò
-Meglio per noi-
-Cosa intendi? Come può essere
meglio per noi?-
Il re prese la mano di Fine e le
diede qualche colpetto sul dorso
-Tesoro, lascia che te lo dica. Se
tua sorella decidesse in futuro di stabilirsi in modo permanente nel regno
della Luna, ci guadagneremmo tutti, io, il regno e anche tu-
Fine lo guardò a bocca aperta
-Rein in
modo permanente nel regno della Luna?-
-Certo, se sposasse Shade e diventasse regina, sarei un padre molto fortunato.
Tutte e due le figlie regine e i nostri regni uniti più che mai in una duratura
e stabile alleanza. Sarebbe un gran bel colpo. Speriamo che tua sorella
continui a farsi voler bene così tanto dal giovane principe. Ci faccio molto
affidamento-
Fine guardò a bocca aperta suo
padre. Rein e Shade
insieme? Non aveva mai pensato a questa possibilità. Cioè, pensava che forse Rein potesse avere dei sentimenti per Shade
e quindi avesse fatto tutta quella sceneggiata per potergli stare accanto, ma
che Shade avesse dei sentimenti per lei, questo mai.
Cioè, forse si stava preoccupando per lei come una sorella. Certo, doveva
essere proprio quello il caso, perché non poteva esserci qualcosa di diverso
tra loro due. O almeno era quello che lei sperava ardentemente nel suo cuore.
Thomas fissava l’immane parete
coperta di libri che aveva di fronte. Si voltò verso la regina
-Sono tutti… sono tutti della principessa?-
Elsa annuì
-Si, o almeno più della metà di
sicuro. Qualcuno potrebbe essere della biblioteca reale però-
Thomas si trovò ad annuire poi si
voltò di nuovo verso la parete. Davanti a lui c’erano di sicuro più di trecento
libri che erano tutti da portare a casa. Thomas sospirò poi si voltò verso i
suoi uomini
-Nicholanos?-
L’uomo avanzò verso di lui
-Si capitano?-
-Iniziamo, perché voglio tornare a
casa il prima possibile. Iniziamo dall’alto, e procediamo con ordine.
Controllate tutti i libri, quelli della biblioteca reale li dobbiamo lasciare
qui, quindi mi raccomando. Se avete dei dubbi, chiedete. Non voglio essere
accusato di furto, intesi?-
-Si signore. Organizzo il lavoro e
iniziamo-
Thomas annuì poi si voltò verso la
regina
-Grazie altezza, faremmo il prima
possibile. Voglio tornare al castello il prima possibile-
Elsa annuì. Però rimase ferma
immobile.
-Capitano?-
-Si altezza?-
-Come sta Rein?-
Thomas la guardò e si trovò davanti
ad una donna stanca. Thomas vide proprio che la preoccupazione la stava consumando,
assieme, molto probabilmente, al rimorso. Thomas provò istintivamente un moto
di tenerezza nei confronti della regina, che forse non aveva capito affatto la
figlia e che però ora se ne stava pentendo. Thomas le si avvicinò e si trovò a
bisbigliare
-Altezza, possiamo parlare in privato?-
Elsa annuì e lo condusse in un
angolo della stanza lontana dal resto degli uomini. Thomas solo a quel punto
estrasse da una tasca una lettera. La lettera che Rein
gli aveva affidato.
-Questa ve la manda la principessa.
Mi ha personalmente incaricato di consegnarvela-
Thomas vide gli occhi della regina
scintillare di gioia e preoccupazione allo stesso tempo. Prese la lettera quasi
impaziente e se la portò al cuore.
-Grazie-
Thomas si trovò ad annuire. Poi si
voltò verso i suoi uomini e si slacciò il mantello, che lo stava torturando da
quando era stato costretto a metterselo. Si avvicinò ad una guardia
-Ehi tu, viene qui-
La guardai si avvicinò
-Agli ordini capitano-
-Bene tu sei?-
-Dwight, capitano, guardia scelta-
-Bene, Dwight. Ora vieni con me e
fai tutto quello che ti dico, intesi?-
Dwight annuì
-Bene è ora di inscatolare un po’
di coltura con una sana dose di forza bruta-
Elsa era seduta nella stanza di sua
figlia Rein mentre dieci guardie reali della Luna la
stavano privando di tutti i suoi libri, ma lei non ci stava facendo alcun caso.
L’unica cosa a cui pensava era quella busta. Con mano tremante la aprì e da
essa estrasse due fogli scritti con la calligrafia chiara, precisa e rotonda di
sua figlia. Senza indugio, vi ci si immerse dentro
“Cara mamma,
credo che
questa lettera serva più a me che non a voi. Serve a me per mettere ordine alla
confusione dei pensieri che mi stanno torturando e consumando da molto tempo.
Ho vissuto l’ultima settimana come fosse un sogno, eppure oggi,
improvvisamente, mi trovo riportata in modo brusco alla realtà. Tuttavia, non è
un brutto risveglio, perché forse, per la prima volta, dopo anni, posso
finalmente dire cosa provo davvero. E se c’è una persona che merita di sapere
cosa provo, quella sei tu mamma perché so, nel profondo del mio cuore, che mi
capirete. Forse non approverete, ma so che finalmente, sarò capita…”
Eccosi,
terzo apputamento dell’anno e terzo mese di fila dove
sono puntuale e precisa con la pubblicazione!! Scusate, mi faccio i complimenti
da sola, ma credetemi per me è un traguardo enorme, quindi sopportatemi.
Prima di tutto, prima di
ringraziare, spiegare e partire con i miei immensi giri di parole, c’è solo una
cosa da dire:
GRAZIE
Lo scrivo in grande, in evidenza,
perché è il modo migliore che ritengo sia per dirvi quando affetto ci sia nel
mio cuore per voi. Non so se vale anche per gli altri autori, ma io di solito
noto un leggero calo nelle letture dei capitoli rispetto al primo, credo sia
anche una cosa naturale, non posso pensare che chiunque capiti nella mia storia
ne sia convinto o che continui a leggerla solo perché l’ha iniziata,
soprattutto considerando la lunga pausa nelle mie pubblicazioni, lo capisco.
Invece, con mio enorme stupore, voi lettori siete aumentati! Credevo di avere
una diminuzione rispetto allo scorso capitolo, invece mi trovo con più letture
di quello che pensavo, anche se sono riletture del capitolo, grazie lo stesso!
Quindi grazie, grazie perché ci siete, grazie perché mi sostenete, grazie
perché ci siete, insomma, se ancora non si fosse capito, Grazie.
Ora, torniamo a noi. Ho adorato
scrivere questo capitolo, non solo perché la presenza di Thomas è maggiore,
scusate sapete che lo amo ormai quindi non ve ne stupite, ma adoro come con
Thomas io riesca a fare vedere i vari aspetti dei caratteri delle altre
persone. Lui è quell’amico con cui non ci si può nascondere, non per sempre. È
capace di tirare fuori le cose non per sapere i tuoi segreti, ma perché ti
porta proprio ad aprirti con lui. Ed è quello che fa Trudy, Philip ma
soprattutto Shade. perché ci
siamo gente, Shade lo ha ammesso: prova qualcosa per Rein!!! So che tutti voi, compresa me, lo sapevamo già, ma
ammetterlo ad alta voce è un passo importante per lui e anche per la storia,
fidatevi di me, anche perché non potete fare differentemente. Al momento Rein non è ancora in quello stato mentale, ovviamente non è
indifferente al bel principe, chi non lo sarebbe, ma ora ha cose più urgenti
che le occupano il cervello. E non sempre cuore e cervello riescono a
comunicare contemporaneamente, a volte ci vuole tempo. Quindi vedremo cosa
succederà e se sarà proprio il bel principe a condurre Rein
lungo questo percorso.
Charlotte è un altro personaggio
che vorrei darle il modo di brillare. Ora è comparsa ancora poco, non ha
interagito molto all’interno della storia, ma fidatevi, ha un carattere tutto
da scoprire e regalerà gioie, ve lo assicuro. Philip dall’altro lato, cosa
farà? Soprattutto, farà veramente qualcosa con Rein?
Chi lo sa, di certo è a palazzo quindi sicuramente si vedrà con la principessa.
Ogni scenario è aperto gente, anzi, se avete idee condividetele, magari sono
migliori delle mie.
E io, anche per questa volta, vi
saluto. Come sempre, grazie infinitamente a chi legge, chi lascia un commento e
una recensione, come sempre vi invito, se ne avete voglia ovviamente, a farmi
sapere cosa ne pensate. Apprezzo sempre sapere la vostra opinione, anche
ovviamente, se non siete d’accordo con le mie scelte.
Io vi saluto, vi mando un bacio
grandissimo, e come sempre, ci vediamo al mese prossimo. La vostra
Shade guardava Thomas, visibilmente divertito. Il capitano
era tornato a tarda notte dal palazzo del Sole, quindi i due non avevano avuto
modo di parlarsi subito, tuttavia di primo mattino, Thomas era comparso davanti
alla porta della sua stanza, visibilmente scocciato e stanco. Da quando si
erano visti, il capitano non faceva che lamentarsi
-Quindici casse di libri. Hai idea di quanto pesino quindici
casse di libri? Per non parlare dello spazio che occupano. Hai presente cosa
sono quindici casse di libri? Piene? Fino all’orlo?-
Shade non gli rispondeva nemmeno più. Quando era così la cosa
migliore era lasciarlo parlare e farlo sfogare. Nel frattempo il principe si
godeva la sua prima tazza di the della giornata, in pace, perso nei suoi
pensieri.
-Insomma, stiamo parlando di carta alla fine. Come può della
carta pesare così tanto? E occupare così tanto spazio? Certo la parete era piena
di libri, ma pensavo che ce la saremmo cavata con poco, dopotutto è carta.
Invece quindici casse! Quindici! Ho dovuto mandare i miei uomini a cercare
altre casse perché quelle che ci eravamo portate erano poche. Shade ti rendi
conto? Quindici casse-
-Mm-
Fu la sola risposta del principe, che lo ascoltava solo da
un orecchio. Thomas lo fissò
-Non mi stai ascoltando, vero?-
-Si invece. Stai parlando delle tue quindici casse di libri
e di quanto pesano-
-No no no, qui stiamo parlando di un sopruso-
Shade lo guardò perplesso.
-Sopruso? Non ti sembra di esagerare?-
-Affatto, è stato un vero e proprio sopruso. Chiederò i danni,
sappilo-
-E a chi vorresti chiedere i danni, scusa?-
-A te-
-A me? Che cosa c’entro io?-
-Sei stato tu ad inviarmi a recuperare i libri della tua
amata principessa-
-Se non sbaglio qualcuno era decisamente contento di andare
a prendere i suddetti libri-
-Ma non credevo fossero così tanti!-
-Problema tuo, non mio. Non vedo nessun sopruso qui, mi
dispiace-
-Ma stiamo parlando di…-
-Quindici casse, si, ho capito-
Thomas si zittì e lo guardò. I due rimasero in silenzio per
alcuni secondi
-E dove le hai messe queste quindici casse famose?-
Chiese Shade, indeciso se essere divertito dalla situazione
o preoccupato o arrabbiato.
-Sono rimaste al loro posto, sul carro-
-E dove è il carro?-
-Nel sotterraneo, nel deposito delle carrozze reali-
Shade annuì
-Qualcuno dovrà portarle di sopra, quelle casse-
Thomas scosse la testa
-Non io. Hai un esercito di domestici, fallo fare a loro-
-Sono certo che troveremo la soluzione. Il più sarà dove
metterli tutti quei libri…-
-Immagino che la principessa non abbia affatto voglia di
rinunciarvi e di portarli nella biblioteca reale-
Shade si trovò d’accordo
-Non glielo chiederei nemmeno. Tuttavia la biblioteca reale
sarebbe la soluzione ideale.Troverò un
modo di sistemare il tutto, ora andiamo-
Shade si alzò dalla sedia e si avviò verso la porta
-Andiamo dove?-
-A vedere queste quindici casse famose-
-E perché le vuoi vedere?-
Chiese perplesso Thomas, mentre lo seguiva. Il principe si
girò verso di lui e gli sorrise, nel suo sorriso più affabile
-Sono curioso, e secondo me stai esagerando con tutta questa
storia. Però, ammetto, che mi è venuta una piccola idea-
Un brivido corse lungo la schiena di Thomas e un brutto
presentimento si fece strada dentro di lui
-Cosa hai in mente? Ehi, principe, sto parlando con te-
Ma Shade non gli rispose, tutto quello che si sentì fu il
suono della risata di Shade alle parole terrorizzate di Thomas.
Rein si era svegliata presto quella mattina e stava facendo
colazione nella sua stanza, precisamente mentre era seduta alla toletta della
sua camera da letto. Si era fatta portare il suo the preferito, the verde aromatizzato
alla menta, e stava mangiando qualche biscotto al cioccolato. Dreamy, nel
frattempo, le stava sistemando i capelli, come da abitudine, e nel frattempo la
stava informando su tutto quello che era successo a palazzo e che potesse
essere interessante per lei.
-La marchesa Eldelberry si è lamentata con il ciambellano di
corte per la stanza che gli è stata assegnata-
Rein poggiò la tazza sul piattino e guardò Dreamy nello
specchio
-Perché mai? Ho saputo che ha ricevuto uno degli
appartamenti più grandi di tutto il palazzo-
-Infatti altezza, è stato quello che il ciambellano le ha
detto. Ma lei ha protestato lo stesso, chiedendo di essere spostata da un’altra
parte-
-Ancora non capisco perché però si sia lamentata. C’è un
problema con la stanza per caso?-
Dreamy scosse la testa
-Affatto altezza, ma è quello che ha chiesto il ciambellano,
visto la lamentela della marchesa. Se c’erano dei problemi avrebbe subito
provveduto alla loro risoluzione, ma la marchesa ha preteso un cambio di stanza
immediato, senza alcuna altra possibilità di accomodamento-
-Ma perché?-
Chiese ancora Rein, leggermente incuriosita, forse più di
quello che voleva ammettere.
-Oh, la motivazione è semplice, almeno secondo lei. Voleva
essere sullo stesso piano in cui dormite voi, altezza-
-Proprio così. Ha detto che siccome fa parte di una delle
famiglie più illustri e antiche del regno, era giusto che fosse lei più vicina
a voi, rispetto a qualche dama di rango inferiore-
Rein fissò sconvolta la sua cameriera, e poi scoppiò a
ridere
-È la motivazione più assurda che io abbia mai sentito-
Anche Dreamy ridacchiò
-Non è quello che ha detto il ciambellano, ma il senso delle
sue parole era più o meno quello. Alla fine è persino dovuto intervenire il
marchese in persona per calmare la moglie-
-Che cosa strana. Chissà perché voleva essere a tutti i
costi vicino a me-
Dreamy la guardò di sottecchi
-Credo sia abbastanza facile capirne il motivo, principessa-
-Capisco il fatto che io sia al centro dell’attenzione di
tutti, ma insistere così tanto, non vedo cosa possa portare di positivo per lei-
-Altezza, vi rendete conto che al momento siete la seconda
donna più potente all’interno della corte, vero?-
Rein alzò lo sguardò sulla donna, abbastanza sconvolta.
-Andiamo Dreamy, non esagerare-
-Non esagero altezza. Dopo la regina, ci siete voi-
-Mi sa che ti sei dimenticata della principessa Milky-
La rosa scosse la testa
-No altezza, non l’ho dimenticata. Solo che la principessa
non ha ancora debuttato ufficialmente, la sua influenza a corte è decisamente
inferiore rispetto persino a quella di lady Vivian, prima dama di corte della
regina-
-Si capisco, ma appunto, Lady Vivian è sicuramente più
importante di me e…-
Dreamy scosse la testa, decisa
-Altezza, siete una principessa. Questo vi porta decisamente
più in alto di lei nella scala gerarchica. Dopo la regina ci siete voi. Forse
non ve ne siete resa conto ancora, dato che siete qui solo da poco più di una
settimana, ma avete già molto potere e influenza. So che esiste una fazione già
a vostro supporto. Per non parlare del fatto non trascurabile, poi, che molti
credono fermamente che voi abbiate una certa influenza sul principe-
Rein sgranò gli occhi sorpresa
-Cosa? Io influenza su Shade?-
Dreamy annuì
-Si altezza. Tutto è nato da dopo il ballo, credo, anche se
qualche voce girava già dal primo momento in cui siete arrivata a palazzo. Ma
dopo il vostro valzer, molti hanno visto in quello un certo vostro ascendente
sul principe, dato appunto quanto sia noto il fatto che sua altezza non balli
mai a nessun evento di corte. Invece con voi l’ha fatto. Per cui, dato tutto
ciò, è logico e prevedibile pensare che molti vogliano cercare la vostra
amicizia per avere un certo tipo di vantaggio, sia sociale che politico-
Rein guardò basita la sua cameriera. Come era possibile che
lei non ci fosse arrivata prima a fare un ragionamento di tal tipo?
-Quindi vuoi dirmi che la marchesa, sperando di essere più
vicina a me…-
Rein non finì la frase, ma ciò che intendeva era abbastanza
chiaro per entrambe. La cameriera si trovò ad annuire
-Abbastanza probabile, altezza-
Rein lasciò andare un sospiro
-Fantastico, altro di cui mi debba preoccupare-
Dreamy le diede un sorriso di incoraggiamento. Rein finì la
sua tazza di the in perfetta sincronia con Dreamy. Non appena la principessa
aveva appoggiato la tazza vuota sul tavolo, la donna aveva finito con i suoi
capelli.
-Ho terminato altezza-
Rein le sorrise e si guardò allo specchio. Dreamy aveva il
potere di rendere anche le acconciature più semplici in piccole opere d’arte.
Quella mattina le aveva realizzato una semplice treccia, che poi aveva avvolto
su se stessa, formando uno chignon che era stato appuntato con delle spille.
L’insieme, molto semplice, era reso elegante e raffinato da un fermaglio che
era stato posto al centro dello chignon, sia per camuffare la chiusura
dell’acconciatura, sia per catturare l’attenzione di chi guardava. Infatti il
fermaglio era composto da un piccolo sole, affiancato dalla luna, un regalo
della regina per la principessa, una perfetta rappresentazione della
principessa lì a corte.
-Grazie Dreamy, è bellissimo come sempre-
La donna arrossì di gioia. Rein si era appena alzata ed era
uscita dalla sua stanza, pronta per affrontare una giornata di lezioni con la
principessa Milky, quando qualcuno bussò alla porta
del suo appartamento. Rein guardò perplessa la porta
-Non credo che Milky sia qui così presto, soprattutto senza
essere stata chiamata. Dreamy vedi chi è-
La donna annuì e si avviò veloce. Rein sentì la cameriera
parlare con qualcuno, poi ritornò poco dopo, con una busta in mano
-Per voi altezza-
Rein prese la lettera e si trovò a sospirare non appena vide
da parte di chi era
-Non ha perso tempo, direi-
La lettera era da parte della marchesa Eldelberry. Rein
stava per aprirla, quando la porta della sua stanza si aprì di colpo,
spaventandola. Sulla soglia, era comparsa Trudy
-Ho appena visto la cameriera dalla marchesa. Non ha perso
tempo direi-
Rein guardò la contessa un attimo perplessa. La donna si
avvicinò alla principessa e guardò la lettera ancora chiusa
-Avete saputo di quanto è accaduto ieri con il ciambellano,
e della piazzata che ha fatto per avere una stanza migliore?-
Rein guardò la donna e, trattenendo a stento un sorriso,
annuì
-Ho appena saputo. Una sfuriata decisamente poco adatta per
una marchesa, non trovate contessa?-
-Decisamente altezza-
Le due donne si sorrisero complici. Tuttavia, nonostante la
complicità di quel momento, Rein non poteva non permettersi di sollevare una
piccola questione
-Tuttavia posso ricordarvi che entrare così in una stanza
potrebbe essere considerato altamente scortese e passare per una totale
mancanza di rispetto?-
Trudy la guardò un attimo scocciata
-Posso chiamarti per nome e non posso entrare nella tua stanza
senza preavviso? Abbiamo allora veramente qualcosa da nascondere-
-Io non intendevo questo. E se fossi stata ancora in veste
da camera?-
Trudy incrociò le braccia al petto
-Altezza, siamo entrambe donne, penso di potere sopportare
la vista di vedervi in camicia da notte-
-Ma, la decenza e…-
-Se vuoi esco e busso così sarai contenta. Anche se lo trovo
ridicolo. Ripeto, posso chiamarti per nome, spettegoliamo su una marchesa, ma
non posso entrare qui senza farmi annunciare? È ridicolo, a meno che, come ho
detto, non ci sia qualcosa di cui tu mi voglia tenere all’oscuro, il che
confermerebbe i miei sospetti e…-
Rein alzò le mani in segno di resa
-Per carità, puoi entrare quando vuoi. Dreamy la contessa ha
libero accesso alla mia stanza-
La cameriera la guardò un attimo a bocca aperta
-Siete certa altezza?-
Rein annuì, poi guardò la contessa
-Contenta?-
-Potrei, anche se ammetto che quella busta nelle vostre mani
ha abbassato notevolmente il mio stato di allegria di questa mattina. Cosa dice
la marchesa?-
Rein la guardò poi aprì la lettera e si trovò a sospirare
-È l’invito per un the, come mi aveva detto l’altra sera-
-Quando?-
-Domani pomeriggio nella sua stanza-
-Non credo sia così pazza da invitare solo voi. Sono certa
che avrà invitato anche altre donne della corte-
-Saranno tutte donne che appoggiano o cercano il sostegno
della marchesa. Immagino tu sia stata esclusa-
Trudy annuì
-Non corre molto buon sangue tra di noi-
-Non lo avrei mai detto-
Disse fintamente stupita Rein. Trudy si lasciò andare ad un
sorriso
-Certo è un vero peccato-
Rein la guardò perplessa
-Peccato? Volevi venire? Se vuoi ti cedo il mio invito,
anche se temo che i tuoi capelli biondi non possano affatto essere scambiati
per i miei-
Trudy scosse violentemente la testa
-No principessa, non ci tengo ad un pomeriggio con Fanny e
altre donne come lei. Rabbrividisco solo al pensiero di tante piccole Fanny
riunite in una stanza. No il peccato è proprio per la marchesa-
-È perché? Mi ha invitata, io parteciperò. Che cosa potrebbe
renderle spiacevole il tutto?-
-Come perché principessa? Ti sei dimenticata che domani
pomeriggio abbiamo già un impegno preso? E a meno che le altezze reali non
siano dotate del dono dell’ubiquità, credo che dovrete rifiutare l’invito della
marchesa per impegni già presi in precedenza-
Rein la guardò perplessa
-Quale impegno?-
Trudy si avvicinò a lei
-Principessa, ma come, accettate un invito da parte del
capitano delle guardie di sua altezza e non ve ne ricordate. Meno male che ci
sono qui io a rispolverare la vostra memoria, se no immaginate il disastro a
cui potevate andare incontro. Domani pomeriggio voi, io, Thomas, presumo il
principe anche se non ne sono così sicura, la baronessa Ugival e i visconti
Marimbon saremo tutti riuniti per celebrare la nomina del conte d’Hotevail a
ministro del regno. Siete sicura di non ricordarvene?-
Rein la guardò perplessa
-Io sono certa di non…-
-Andiamo altezza, recuperate la memoria-
Trudy fissò Rein con uno sguardo
deciso e Rein capì immediatamente cosa voleva dire. Sapeva
di non avere nessun impegno per domani ma Trudy gliene stava fabbricando uno su
misura e uno anche molto plausibile
-Non ricordo questo impegno, ma se ho accettato, direi che
non posso esimermi dal partecipare. Deduco quindi di essere già occupata
domani-
Trudy le restituì un sorriso genuino
-Immagino non vogliate far tardare troppo la vostra risposta
alla marchesa, anche se non potete accettare, sarebbe scortese rispondere in
modo tardivo, anche perché potrebbe pensare che il tutto sia fatto decisamente
apposta per evitarlo-
-Contessa, mi avete letto nel pensiero. Le scrivo subito-
Rein si affrettò a sedersi al tavolo
-Dreamy potresti portarmi carta e penna per favore?-
-Certo altezza-
Quando la cameriera uscì dalla stanza Rein si voltò verso la
contessa
-Immagino che il capitano sia informato di questo piccolo
ritrovo-
Trudy fece un piccolo sorriso sarcastico
-Non ancora ma non sarà un problema-
Rein sollevò un sopracciglio interrogativa
-Ti basti sapere che mi deve un favore, e tra tutte le cose
che potevo scegliere di chiedergli, questa gli andrà fin troppo bene-
Rein la guardò sempre più perplessa, ma il ritorno di Dreamy
la interruppe dal fare altre domande. Si concentrò invece sul scrivere poche
righe di scuse alla marchesa, spiegando che aveva già preso accordi per il
pomeriggio seguente e che quindi, con molto rammarico, doveva declinare. Una
volta finito di scrivere, Rein si apprestò a firmare, ma si trovò un attimo
bloccata
-Come mi dovrei firmare?-
La turchina si voltò verso Trudy. La donna la guardò con una
espressione incerta sul volto
-Direi con il vostro nome-
Rein la guardò ma si trovò a scuotere la testa
-Sono la principessa del regno del Sole-
-Questo lo sappiamo-
-E principessa istitutrice della vostra principessa-
-So anche questo ma…-
-Direi che firmare principessa Rein del regno del Sole,
principessa istitutrice della principessa Milky del regno della Luna sia
leggermente eccessivo e alquanto ridondante-
Trudy fece per parlare, ma si trovò ad annuire
-Allora solo principessa Rein-
Rein scosse la testa.
-Non posso-
-Perché?-
-Troppo informale. Non ho così tanta amicizia con la
marchesa… ne ci tengo particolarmente ad essere onesta-
Trudy sorrise per un attimo, poi tornò seria
-Onestamente non credo che la marchesa baderà molto a come
firmerete, non appena vedrà il vostro declino all’invito-
-Non posso permettermi di commettere errori. Potrebbe usare
quel pretesto per screditarmi-
Trudy scosse la testa
-Vuole entrare nelle vostre grazie, la piazzata sulla camera
e l’entusiasmo a cena l’altra sera sono segnali abbastanza chiari sul suo
intento, mi pare-
-Peccato però che io non abbia alcuna intenzione di
frequentarla più del dovuto. E dato che sei stata abbastanza chiara sul fatto
di non dovermela fare amica e di non fidarmi, non voglio dare motivo poi alla
marchesa di avere qualcosa in mano che mi possa screditare-
-Sarebbe solo una firma però è…-
-“Una principessa che non sa
neanche concludere una lettera in modo degno, come può essere all’altezza di
educare la nostra principessa? Non è che è stata fatta una scelta sbagliata?”-
Trudy la guardò un attimo perplessa, poi capì cosa stava sottintendendo
la principessa
-A questo non avevo pensato. In effetti potrebbe essere una
cosa da Fanny. Una volta capito di non avere alcuna possibilità di entrare nel
giro delle vostre amicizie, è molto probabile che si preparerà a fare di tutto
per contrastarvi e mettere lei stessa al centro dei giochi. E capisco la vostra
preoccupazione. Se vi screditasse come principessa sarebbe un duro colpo per
voi e, soprattutto, per la corona-
-E io vorrei decisamente evitarlo, ci sono già troppe
speculazioni su come io abbia ottenuto il ruolo, non vorrei alimentare altre
voci-
-Concordo con te. Allora credo ci sia solo una soluzione a
questa spinosa questione-
-Quale?-
-Chiedere all’unica donna che possa sapere cosa fare e come
rispondere in modo corretto-
Gli occhi di Rein si illuminarono
-La regina! Ma certo-
Rein si alzò dalla sedia e si voltò verso Dreamy
-Dreamy, vai a chiedere se sua maestà mi può ricevere
subito-
La cameriera si inchinò ed uscì veloce per eseguire il
compito datole. Rimaste sole, Rein si avvicinò a Trudy
-Sarà meglio andare ad avvisare Thomas del tuo piano. Moon
Maria farà fatica a credere alla incredibile coincidenza di questi eventi e io
sono incapace di mentirle. Credo che la cosa migliore sia essere totalmente
sincera con lei e lo sarò. Quindi è meglio che Thomas e tutti gli altri vengano
informati il prima possibile-
Trudy annuì
-Si, il ragionamento non fa una piega. Vado subito, anche
perché qualcosa mi dice che la sua testa vuota avrà bisogno di qualche
spiegazione in più per quanto riguarda tutta la situazione-
-Mi raccomando, avvisate anche gli altri, il prima possibile.
Non credo che la marchesa farà molta difficoltà a trovarsi degli alleati che
l’aiutino a capire cosa stia realmente succedendo. Soprattutto potrebbe
chiedere l’aiuto della servitù, meglio agire il prima possibile ed evitare che
si possano creare storie contraddittorie-
Trudy annuì e guardò la principessa con una espressione
decisamente colpita. Rein vedendola, si portò le mani sui fianchi
-Non penserai sul serio che essendo una principessa io non
sappia come certe cose funzionino in un palazzo, vero?-
Trudy scosse la testa
-No altezza, affatto. Stavo pensando che siete piena di
qualità e soprese-
-E questo ti sorprende?-
-Decisamente, ma in senso buono. Hai una mente veloce e
analitica, analizzi le situazioni e sai quasi subito cosa fare o come comportarti.
Mi piace questo aspetto-
Rein si trovò ad arrossire, ma poi abbassò lo sguardo, un
attimo gli occhi velati di tristezza
-Grazie Trudy ma… non sono così. Cioè, queste cose sono
abbastanza facili da capire o gestire, sono abituata a queste dinamiche di corte,
purtroppo per me. Per il resto non sono così brava come credi. Se avessi saputo
cosa fare, probabilmente non mi sarei trovata intrappolata dentro il mio stesso
palazzo-
-Intrappolata?-
Rein alzò lo sguardo, e Trudy vi lesse dentro gli occhi
azzurri della turchina, un dolore profondo, provocato da una cicatrice ancora
aperta.
-Esistono tanti tipi di prigione, contessa. Non ci sono solo
quelle fatte di sbarre e ferro, ci sono anche quelle fatte di nomi, di titoli e
di responsabilità. E forse, queste, sono decisamente peggiori di quelle reali
di ferro-
Trudy rimase in silenzio, pietrificata. La voce di Rein si
era fatta dura e aspra, e piena di dolore. E un dolore così non si poteva
fingere.
-Cosa ti è successo?-
Chiese Trudy
-E a te cosa è capitato?-
Trudy fece un passo indietro, ma non disse niente. Abbassò
lo sguardo e fissò il pavimento. Rein fece un sospiro
-Tutte e due abbiamo le nostre cicatrici e non ci fidiamo,
nonostante tutto, abbastanza l’una dell’altra per parlarne. Spero solo che ci
sia qualcuno con cui tu ti possa confidare o almeno sfogare. Parlare con
qualcuno e non tenersi dentro tutto, è incredibilmente di sollievo-
Rein appoggiò una mano sul braccio di Trudy. Al contatto, la
donna alzò il voltò e per un secondo, una piccolissima frazione di secondo, fu
sul punto di parlare. Ma il momento si interruppe dal ritorno della cameriera
di Rein
-Sua maestà vi riceverà subito, principessa. Se mi volete
seguire, vi aspetta nel suo appartamento-
Rein si voltò verso Dreamy
-Perfetto, arrivo subito. Dreamy, aspettami fuori per
favore. Devo dire un’ultima cosa alla contessa-
Dreamy si inchinò ed uscì, lasciandole sole. Trudy era
pietrificata e non sapeva cosa dire o fare. Fu Rein a dare gli ordini
-Bene, direi che la cosa migliore ora sia procedere con il
piano. Ti senti bene Trudy?-
La donna annuì
-Si, sto bene. Vado subito da Thomas e poi dagli altri-
-Bene. Io vado dalla regina-
Trudy annuì e si avviò verso la porta. Prima di uscire si
voltò verso la turchina
-Rein?-
Rein la guardò senza dire niente
-Spero arriveremo veramente un giorno a fidarci l’una
dell’altra. Forse mi sono sbagliata su di te-
Rein non commentò, si limitò a sorridere e ad annuire. Dopo
che Trudy fu uscita, aspettò qualche istante prima di uscire anche lei. Quando
si ritenne pronta, si avviò. Fuori l’aspettava, come richiesto, Dreamy
-Andiamo-
Le due donne si avviarono in silenzio. Rein si augurò, in
quel momento, che quello che stava facendo, con la complicità di Trudy, non
desse poi il via ad un ciclo di botta e risposta con la marchesa. L’ultima cosa
che veramente voleva era avere una guerra intestina con un membro della
nobiltà. E mentre percorreva il corridoio che la portava alla stanza della
regina, si sentì tormentata da un senso di colpa, perché, nonostante stesse
tentando di rassicurarsi che sarebbe andato tutto bene, sentiva come se quella
mattina lei e Trudy avessero appena dato il via a quello che sembrava, a tutti
gli effetti, un casus belli con la marchesa. Si augurò vivamente di starsi
sbagliando.
Thomas stava mostrando, in tutta la loro gloria, le quindici
casse di legno che contenevano i libri della principessa. Si voltò sorridendo a
Shade, che guardava la pila con una espressione decisamente sorpresa
-Sono tante-
-Quindici-
-Si, quindici-
-E pesano, tanto-
Shade non commentò, ma Thomas lesse negli occhi del principe
qualcosa che sembrava muta comprensione.
-Non ci staranno mai tutti quei libri nella stanza di Rein-
Thomas lo guardò a bocca aperta
-Ti stai preoccupando di questo? Sul serio?-
Shade lo guardò perplesso
-Di cosa dovrei preoccuparmi, scusa?-
-Della mia povera schiena, tanto per dirne una, e della schiena
dei tuoi poveri uomini che hanno portato, a mano, queste casse da un palazzo ad
un altro-
-Non avete fisicamente portato le casse dal palazzo del Sole
a qui, quindi smettila-
-Non abbiamo… hai idea di quanti scalini ci siano dentro il
palazzo del Sole?-
-Non li ho mai contati-
Thomas fulminò Shade con lo sguardo
-Il tuo umorismo è veramente pessimo-
-Non è colpa mia se tu non sei all’altezza delle mie parole-
-Presuntuoso di un principe-
-Incompetente di un capitano-
Thomas stava per ribattere quando il rumore di passi
affrettati li fece voltare entrambi verso l’entrata. Una guardia entrò rapida
dalla porta e si fermò a qualche passo da loro.
-Altezza, capitano-
-Dwight! Cosa ti porta qui di corsa?-
-Capitano, mi dispiace disturbarla ma una persona richiede
la vostra presenza di sopra, immediatamente-
Thomas guardò stupito la guardia
-Chi mi cerca?-
-Una donna, capitano-
Shade guardò Thomas, inarcando un sopracciglio
-Che cosa hai combinato?-
-Non ho fatto niente!-
Thomas si voltò verso Dwight
-Chi mi sta cercando? E poi sono occupato al momento con il
principe, di che non posso-
Dwight si fece un attimo imbarazzato, guardò un secondo il
principe, poi fissò dritto lo sguardo negli occhi Thomas
-Mi dispiace capitano, ma mi è stato chiesto di riferirvi
che se non foste andato subito, lei avrebbe provveduto a diffondere per tutta la
corte, le informazioni riguardo al vostro diciassettesimo compleanno. Ha detto
che avreste capito, capitano-
Sentendo quelle parole, Thomas sbiancò di colpo, ma seppe
assolutamente chi lo stava cercando e minacciando
-Trudy! Dove mi sta aspettando Dwight?-
-Nel vostro studio capitano-
Thomas annuì.
-Bene. Shade, scusa, ma devo andare-
Detto questo Thomas si avviò verso la porta. Shade, tuttavia,
non aveva nessuna intenzione di lasciarlo andare via così, soprattutto quando
sentiva di potere conoscere qualcosa di compromettente sull’amico, che sarebbe
certamente potuto tornargli utile in futuro. Così lo seguì.
-Non devi seguirmi-
Disse Thomas, dato che aveva sentito i passi di Shade dietro di lui
-Non ti sto seguendo. Passeggio per il mio castello. E
vorrei ricordarti che, nel mio castello, posso fare quello che voglio-
-Non adesso. Sono sicuro che hai qualcosa di più importante
da fare-
-No sono assolutamente libero-
-Ma che coincidenza-
Replicò sarcastico Thomas, che allungò il passo per cercare
di allontanarsi da lui. Ma Shade non si diede per vinto e allungò il passo
tornando al fianco del capitano.
-E poi mi chiedevo… cosa è questa storia del tuo
diciassettesimo compleanno?-
Thomas fece un sospiro e proseguì diretto verso il suo
ufficio. Arrivarono dopo pochi minuti, e non appena Thomas aprì la porta della
stanza, trovò dentro Trudy, leggermente arrabbiata
-Thomas, finalmente! Non posso credere che per trovarti sono
costretta a ricorrere alle maniere forti-
-Io avrei leggermente da fare come capitano delle guardie e
poi avevi promesso che non avresti più tirato in ballo quella storia-
-E così è stato. Non ho detto a nessuno quello che è
successo, ho solo minacciato di farlo-
-Trudy veramente sei…-
-Assolutamente magnifica, lo so. Ma ora ho bisogno di te.
Oh, altezza, buongiorno-
-Lieto che vi siete accorti della mia presenza-
-Ma tu non stavi passeggiando per il palazzo? Va da un’altra
parte, su-
-Non credo proprio-
-Sono questioni personali, quindi smamma-
-In realtà, se sua altezza me lo concede, avrei bisogno di
chiedere un favore anche a lei. Se si ferma con noi, mi risparmierebbe tempo e
fatica-
I due uomini si voltarono meravigliati verso Trudy
-Hai bisogno anche di lui? Che hai fatto, hai per caso dichiarato
guerra?-
Trudy lo guardò leggermente imbarazzata, e Thomas sbiancò
-Trudy, non mi dirai che hai veramente scatenato una guerra?
So che sei pazza ma…-
La donna scosse il capo poi però fissò i due leggermente in
difficoltà.
-Non è successo niente, almeno niente di così grave. Tutto è
risolvibile, se voi due mi aiutate-
-E perché mai dovrei farlo? E perché dovrebbe farlo lui?-
Chiese Thomas, preoccupato
-Perché si tratta di aiutare una tua vecchia amica, per la
precisione una sorella come ci siamo detti più volte-
-Sai che io ti aiuterei sempre ma…-
-E per il principe si tratta di andare in soccorso della
principessa Rein-
-Cosa c’entra Rein in questo momento?-
Chiese preoccupato Shade. Trudy indicò lo studio di Thomas
-Se vi accomodate e mi concedete qualche minuto, sarei molto
lieta di spiegarvi tutto quanto-
Senza aspettare risposta, Trudy si sedette su una sedia. I
due si guardarono perplessi, poi Thomas alzò le mani in aria, sconfitto
-Meglio andare. Quando fa così vuol dire che la cosa è
veramente importante-
-Mi ha appena dato un ordine? A me?-
Thomas ridacchiò poi diede una pacca sulla spalla di Shade
-Credo di sì, ma non glielo farei pesare. È molto suscettibile
quando le dico che è autoritaria-
-Ma io sono un principe-
-E lei è una donna molto determinata. Svelto andiamo, sono
leggermente incuriosito di scoprire in che guaio le nostre belle si siano
cacciate. Tu no?-
Trudy, che li stava fissando a bocca aperta, si trovò a
tamburellare le mani sulla scrivania di Thomas, leggermente arrabbiata
-Vi ricordo che vi sento. Dopo questo vostro scambio di
battute, decisamente disdicevoli, volete accomodarvi e farmi parlare, in modo
da rendere il tutto più chiaro e non perdere altro tempo? Non ho tutta la
giornata a disposizione-
I due si scambiarono un’ultima occhiata poi fecero come gli
era stato chiesto. E una volte che si furono accomodati, Trudy prese a
raccontare.
-Allora, dovete sapere che una certa marchesa…-
Moon Maria fissò a bocca aperta, puramente sconvolta, ciò
che la principessa Rein le aveva appena detto. Non poteva avere capito
veramente quello che la Rein le aveva chiesto, così spostò lo sguardo su Lady
Vivian, anche lei presente al colloquio, ma tutto ciò che la dama le restituì
fu un sorriso divertito.
-Lo trovate divertente, lady Vivian?-
La dama di compagnia, per niente turbata dalla domanda,
annuì
-Assolutamente sì, maestà-
-Credo allora di avere male capito le parole della
principessa, perché io mi trovo decisamente nello stato opposto al vostro-
La dama scosse la testa, veramente divertita e si affrettò a
contraddire la regina
-Credo invece, maestà, che le parole della principessa siano
arrivate chiare e cristalline, uguali, ad entrambe. Solo, e perdonatemi per
questa mia libertà vostra altezza, credo che vi siate dimenticata cosa sia
essere giovani. Per questo stare reagendo in questo modo-
Moon Maria fissò fintamente offesa la contessa.
-State insinuando che sto diventando vecchia, contessa?-
-Non lo sto insinuando. Lo affermo decisamente, maestà-
Moon Maria fissò un secondo negli occhi Lady Vivian, poi
scoppiò a ridere. Anche lady Vivian ridacchiò. Nel frattempo Rein, silenziosa,
fissava le due donne senza sapere come comportarsi. La principessa sapeva che
ciò che aveva detto alla regina poteva essere decisamente insolito e lasciarla del
tutto perplessa, ma non si era affatto immaginata che al colloquio sarebbe
stata presente anche lady Vivian, e soprattutto che le due donne sarebbero
scoppiate a ridere, lasciandola lì, quasi dimenticata, sulla poltrona. Alla
fine lady Vivian, che era in piedi vicino la principessa, si avvicinò alla
regina
-Maestà, credo che se mi permetterete di darvi qualche
informazione in più, potrete meglio capire la situazione della principessa e
ciò cha la spinge a comportarsi in tal modo-
-Va bene, contessa, parlate pure-
-Dato che l’altra sera non vi siete sentita abbastanza bene
per potere partecipare alla serata che avevo organizzato, non avete avuto modo
di assistere direttamente al modo in cui la marchesa di Eldelberry si sia
comportata-
-È stata in qualche modo scortese?-
Chiese la regina. Lady Vivian si affrettò a negare con il
capo
-Al contrario, altezza. La marchesa è stata molto educata,
gentile, affabile, terribilmente perfetta, quasi fin troppo impeccabile-
Bastò uno sguardo tra le due donne e la frase della contessa
Vivian per fare capire la situazione a Moon Maria. La marchesa di Eldelberry
aveva cercato in ogni modo di entrare nelle grazie della principessa o di
presentarsi nel miglior modo possibile per brillare. A quel punto si voltò
verso Rein
-Sei consapevole, immagino, che non potrai rifiutare per
sempre gli inviti di una marchesa-
Rein annuì
-Certo maestà. Dopotutto sono stata io per prima a dire che
mi avrebbe fatto piacere prendere un the con lei-
Moon Maria la guardò sorpresa
-Davvero? Mi pareva di capire che non sia proprio questa la
realtà dei fatti, o altrimenti tu e la contessa Gaumont non avreste messo su
tutto questa messinscena-
La regina vide le gote di Rein arrossarsi, imbarazzata
-Non è una vera e propria messinscena. La contessa sta
veramente organizzando l’incontro per domani, con l’aiuto del capitano delle
guardie-
-E come fa la contessa ad avere tutto questo potere su Thomas?-
-Sono amici fin dall’infanzia altezza. Tru..
La contessa ha detto che Thomas aveva un favore da farle e non si sarebbe
sottratto-
Moon Maria si trovò a sorridere. Ciò a cui stava assistendo,
attraverso le parole di Rein, era un qualcosa a cui non era più abituata, ma
che le riportarono alla mente alcuni fatti della sua giovinezza e dei suoi
primi anni di regno. Anche lei, qualche volta, aveva evitato certi impegni,
organizzandone altri. Perciò capiva le motivazioni della principessa, ma in
quanto regina, non avrebbe potuto esimersi dal ricordare alla principessa
alcuni doveri, soprattutto nei confronti dei membri della sua nobiltà
-Rein, apprezzo in modo incalcolabile la tua onestà
nell’avermi raccontato come si stanno svolgendo realmente i fatti. Anche se
capisco, non posso non ricordarti che sei qui perché io ti ho voluta e mi
aspetto un comportamento da te degno di una principessa. Evitare gli impegni
con la nobiltà non è certo il modo migliore di comportarsi, anche se tu possa
avere tutte le motivazioni del caso. Sei una principessa, una reale, il tuo
dovere è essere super partes. Bisogna mostrare egual rispetto per ogni membro
della corte e, anche se nessuno si aspetta che tu non abbia amicizie o inimicizie,
ciò che ti viene richiesto è almeno di cercare di camuffare certe antipatie.
Sono stata abbastanza chiara?-
-Si vostra maestà-
Moon Maria posò lo sguardo più severo e autoritario che poté
su Rein, in modo da farle imprimere molto bene le sue parole nella mente della
principessa. Rein riuscì a sostenere per alcuni secondi lo sguardo della
regina, poi si trovò ad abbassare lo sguardo, sconfitta e imbarazzata. La donna
posò lo sguardo allora su lady Vivian, che la guardò annuendo.
-Bene, dato che ho interpretato la regina, ora Rein
permettimi di darti un consiglio da madre, se me lo concedi-
Rein alzò la testa di scatto, meravigliata da quelle parole
e si trovò a fissare il sorriso della regina, sorriso dolce e rassicurante.
-So che certi elementi possono risultare fin troppo appiccicosi,
o odiosi o semplicemente troppo lontani da te, dal tuo modo di pensare o di
fare. È perfettamente umano avere amicizie e inclinazioni verso alcuni e
rifiuto totale verso altri e anche se sarai sempre perfetta, cosa altamente
impossibile, te lo garantisco, presto si capiranno fin troppo bene chi sono le
persone che frequenti e il tuo circolo di amici e chi invece, non ne farà parte
e a cui rivolgerai le tue parole solo per dovere più che piacere. Il tuo
rifiuto al the di domani della marchesa non passerà inosservato. Anche se
riusciste a far credere che l’impegno creato dalla contessa per conto di Thomas
fosse già in piedi prima di oggi, dubito che la marchesa ci cascherà. Da quello
che ho capito, la marchesa punta ad essere tua amica Rein,
quindi avrà certamente fatto delle indagini sui tuoi impegni come minimo della
settimana per scegliere al meglio la giornata dove invitarti e non aspettarsi
un tuo rifiuto. Capirà che l’hai voluta evitare-
Rein sbiancò a quelle parole. Moon Maria ridacchiò
-A questo non avevate pensato ne tu ne la contessa, vero?-
Rein scosse la testa
-No affatto. Anche perché io non ho impegni programmati per
la settimana e…-
-Rein, non essere sciocca. Sei qui da abbastanza giorni,
ormai, credi che la servitù non abbia imparato le tue abitudini o non conosca,
per caso, le nostre? Non è difficile sapere come passi le tue giornate temo-
-Non avevo pensato affatto a questo-
-Certo che non ci avevi pensato, perché sei giovane, cara. E
come la contessa qui presente ha sottolineato prima, in modo poco elegante devo
dire, io sto diventando vecchia e i trucchi del mestiere di corte ormai li ho
imparati. Devi tenere in considerazione questi fattori prima di organizzare una
cosa simile in futuro. E ti consiglio di parlare con la tua cameriera
personale. So che di lei ti puoi fidare e che non ti tradirà mai, ma è meglio
farle dire in giro che l’invito di Thomas è arrivato ieri, in tarda serata,
dopo il rientro di Thomas a palazzo. E suggerirei di far dire lo stesso anche a
chiunque venga invitato-
Rein annuì
-Va bene, la avviserò e mi occuperò di far arrivare il
messaggio a tutti-
-Permettimi, adesso, di darti ancora un piccolo consiglio.
Invita tu la marchesa per un the, e scusati quando si presenterà, per il
piccolo incidente di questa volta. Fai in modo che non si senta messa da parte,
almeno pubblicamente-
-Non so sarà in grado di fingere così e…-
-Dovrai riuscirci. E poi ricorda un piccolo dettaglio. Sei
una reale, nessuno oserà mai mettere in dubbio le tue parole, almeno
pubblicamente, a meno che non sia tu stessa a tradirti. E quando ti scuserai
assicurati di non essere sole, tu e la marchesa, fai in modo che ci siano altre
ad ascoltare le tue parole, non solo nobili, ma anche membri della servitù. Le
cameriere sono le prime a far girare le voci ed è meglio averle come alleate
che come nemiche-
-Capisco. Ma quando inviterò la marchesa, dovrei invitare
solo persone a lei favorevoli? In modo da farla sentire a suo agio o…-
-Assolutamente no. Mai invitare solo una fazione per volta,
ricordatene. Fai degli inviti mirati ma da tutte le parti. Nessuno deve
capire…-
-Dove va il mio favoritismo-
Moon Maria si trovò a sorridere e ad annuire
-Vedo che impari in fretta-
-Merito di ottimi consigli, maestà-
Moon Maria si trovò a sorridere e un piccolo calore le si
diffuse nel cuore. Voleva veramente bene a Rein, non faceva solo finta di
trattarla come una figlia, nella sua mente, ormai, Rein era veramente diventata
un membro della sua famiglia. E questo pensiero la portò alla domanda che aveva
spinto Rein a presentarsi da lei quella mattina
-Per quanto riguarda la tua firma invece, la questione che
hai sollevato è assolutamente ragionevole. Come eri solita firmare prima, a casa?-
-Principessa Rein di solito. Non avevo molto scambio
epistolare a casa e quando capitava, erano sempre lettere per membri o della
corte o altre principesse e tra noi altezze ci firmavamo sempre così. Non mi è
mai capitata una situazione simile, soprattutto, ora che sono lontana da casa,
non so come fare-
-È indubbio che tu sia una principessa, è indubbio che tu
sia ancora la principessa del regno del Sole, ma è anche vero che ora fai parte
della mia famiglia. E anche che sei la principessa istitutrice di Milky. Ma non puoi firmarti con quaranta titoli, sarebbe
altisonante e pomposo e totalmente sconveniente. Quindi direi che le
possibilità effettive siano solo due-
-Due?-
Chiese meravigliata Rein. La regina annuì
-Si due. O ti firmi come “Principessa istitutrice Rein del
regno del Sole” o “Principessa Istitutrice Rein del regno della Luna”-
Rein fissò ad occhi sbarrati la regina. Anche lady Vivian sobbalzò
leggermente alle parole della sua regina.
-Posso firmarmi veramente come principessa della Luna?-
Moon Maria alzò un dito
-Attenta mia cara. La seconda proposta non vuol dire che fai
parte della famiglia, ma che sei la principessa istitutrice del regno della
Luna, che è, di fatto, la realtà della tua situazione. Se poi menti contorte
vogliono intendere altro, la colpa è la loro. Quindi le firme sono
assolutamente equiparabili, per quel che mi riguarda. Ora la scelta spetta solo
a te. Io sarà d’accordo con qualsiasi delle due firme tu sceglierai-
Rein annuì ma non disse niente. Tuttavia una leggera
emozione passò per gli occhi della turchina e la principessa sorrise
-Grazie vostra maestà, grazie per l’aiuto, in tutto, come
sempre-
Moon Maria annuì. Rein si alzò dalla poltrona, si inchinò e
fece per andarsene quando, arrivata alla porta, si voltò di nuovo verso di lei
-Maestà, posso chiedere un altro appuntamento con voi oggi?
Possibilmente privato?-
La donna guardò perplessa la turchina, ma annuì
-Dopo il mio ritorno dal tempio. Ti farò chiamare io-
-Grazie maestà-
Rein si inchinò di nuovo, poi uscì dalla porta. Rimaste
sole, Moon Maria si voltò verso Vivian
-Devo preoccuparmi dello scoppio di una guerra di corte?-
-Temo di si-
Moon Maria sospirò
-È così pericolosa la situazione?-
-Posso parlare in modo libero, maestà?-
-Sai che lo puoi sempre fare quando siamo sole. E sai che lo
pretendo da te come comportamento-
-Non mi piace la marchesa di Eldelberry. Ha sicuramente
delle mire verso la principessa Rein, credo aspiri a diventarne la dama di
compagnia o altro-
-Essere ambiziosi non è un crimine-
-Sono d’accordo, ma è il modo con cui lo persegue che mi fa
titubare-
-Cosa vuoi dire?-
-Non so se la giovane marchesa si comporta così proprio per
la sua giovane età e, quindi, per inesperienza, ma l’altra sera si è lasciata
andare a dei velati commenti di derisioni nei confronti di dame di rango
inferiore-
Moon Maria sospirò, ancora
-Credi si sia montata la testa per via del suo titolo?-
-Credo solo che il titolo abbia aiutato una naturale indole,
maestà-
-Non penserai mica…-
-Che il marchese sia stato incastrato da una giovane e
scaltra viscontessa? Lo credo-
-Ma anche questo non è un crimine e se il marchese è stato
così stupido da cascarci non sono problemi che mi debbano riguardare-
Vivian annuì alle parole della regina
-Lo so maestà. Non è un crimine migliorare la propria
posizione sociale, anche se non approvo il raggiro e l’imbroglio. Certo, se
fossi stata come lei e mi fosse capitato tra le mani un marchese facilmente
raggirabile, penso avrei fatto lo stesso. Anche se, ripeto, lo trovo un
comportamento orribile-
-Purtroppo non tutte le persone al mondo sono corrette e
oneste, e il matrimonio, ancora, non è un crimine-
-Ma il raggiro si, maestà-
-Puoi provare veramente che il marchese si sia fato raggirare?-
Vivian la guardò, ma si trovò a scuotere il capo
-No maestà-
-Esatto. E per il momento, le tue, sono solo congetture.
Magari la marchesa non nasconde niente di strano. A questo punto solo il
marchese stesso, se fosse veramente stato raggirato, potrebbe presentare
reclamo, portando le prove di tale raggiro e a denunciare pubblicamente la
moglie. E sappiamo entrambe quanto questo succeda poche volte. Quindi Vivian,
per ora, non possiamo fare niente, se non aspettare gli eventi-
-Lo so maestà-
-La marchesa ha fatto qualcosa di reale per ledere la principessa?-
-No maestà, anzi. Si è dimostrata fin troppo gentile,
cortese e candida-
-Ha offeso in modo grave qualche membro della nobiltà?-
-No maestà-
-Allora credo di non potere fare niente se non mettere in
guardia la principessa dalla marchesa, se ritieni veramente che la donna possa
rivelarsi pericolosa-
Vivian sospirò e si trovò a fissare la regina, leggermente
sconsolata
-In tutta onestà maestà, non so di preciso cosa pensare di
lei. Certo è una piccola arrivista e arrampicatrice sociale, ma è stata
perfetta durante la cena. Ha sempre avuto dei modi impeccabili, si può definire
elegante pure il suo modo di masticare le pietanze e dovevate vederla mentre
sbatteva innocentemente le ciglia, da perfetta dama di corte. E per di più è
una marchesa, giovane è vero, ma è entrata in una delle famiglie più
prestigiose del regno, quindi guadagnerà sicuramente prestigio qui a corte e
potrebbe essere un’ottima alleata della principessa. Tuttavia non mi fido di
lei maestà. Ho il sospetto che nasconda qualcosa e che sia in realtà una serpe
da tenere alla larga-
-Credo che Rein sia del tuo stesso avviso-
-E anche la contessa di Gaumont-
-Come fanno a conoscersi le due donne?-
-Un qualche legame di parentela, credo-
-E non corre buon sangue tra le due?-
-Affatto. Credo che se avessero potuto ferirsi solo con lo
sguardo avrebbero tappezzato la tovaglia di macchie di sangue l’altra sera-
-E Rein sembra gradire decisamente di più la compagnia della
contessa a quella della marchesa-
-Esatto-
-Quindi ci sarà veramente una guerra a corte-
-Decisamente probabile-
Moon Maria fissò lady Vivian e le puntò un dito contro
-Scopri tutto quello che puoi sulla marchesa e anche sulla
contessa. Se dovremo dare una mano alla principessa, dovremmo farci trovare
preparate anche noi e sapere a cosa potrebbero andare incontro. Ed è meglio se
scopriamo informazioni anche su chi ci sembra amico-
-Credi sia saggio, maestà?-
Moon Maria si accasciò contro lo schienale della poltrona,
visibilmente provata da tutta la situazione
-No, non credo sia affatto saggio che mi intrometta in
questa storia, ma Rein è sotto la mia responsabilità e l’ho promesso a sua
madre. Mi sarei presa cura di lei come una fosse mia figlia e se Milky si
trovasse al posto di Rein, farei la stessa cosa-
Vivian annuì
-Mi metto subito all’opera. Anche se ammetto che sono
passati decisamente degli anni da quando mi occupavo di queste cose, potrei
avere perso la mia abilità, maestà-
Moon Maria sorrise
-Non dire così. Dopotutto chi trovò quel meraviglioso
fazzoletto della contessa di Trenty nella camera da
letto del conte di Verrè, sotto il letto? Se non
sbaglio, fosti proprio tu-
-Solo perché all’epoca voi, maestà, avete distratto il conte
di Verrè abbastanza a lungo per permettermi di intrufolarmi e perquisire la
stanza-
-Il tutto mentre Skyler, il marchese Di Ferrantise e il
conte di Luvente cercavano il modo legale di liberarsi del contratto di matrimonio
di Denise-
-E nel frattempo il povero Cedric soffriva per il suo cuore
spezzato-
-Già. Alla fine però siamo riusciti a smascherare quel
presuntuoso di Verrè e il suo inganno e a liberare Denise dalle sue grinfie-
-Per farla ricongiungere al suo Cedric-
Le due donne si lasciarono cullare dai loro ricordi di
gioventù, quando la pendola suonò le dieci.
-Vivian, scommetto che le tue doti non sono cambiate.
Arrugginite forse, ma non perse. Scopri quello che puoi-
-Come desiderate maestà-
-Io, nel frattempo, cercherò di pensare a qualcosa per
limitare almeno i danni di una guerra di corte, o come preparare al meglio
Rein-
-Pensi voglia parlarti di questo oggi pomeriggio la principessa?-
Moon Maria scosse la testa
-No non credo. Penso si tratti di una questione più
personale, dato che mi ha chiesto un colloquio privato-
-Credi che sia una cosa che possa riguardare il principe?-
Moon Maria fissò lo sguardo su Vivian, un attimo interdetta
-Maestà, so che conoscete i pettegolezzi di corte. E c’ero
quando vostro figlio ha portato di corsa la principessa da voi al tempio-
La donna scosse il capo decisa
-No, non si tratta di mio figlio, su questo posso giurarci-
-Però potrebbe essere e…-
-Vivian, ti posso assicurare che a tutto la principessa sta
pensando, in questo momento, tranne che a mio figlio. Ora ha cose più
importanti di cui preoccuparsi che non pensare a mio figlio-
-Che il principe non ti senta, maestà, o penserà che sua
madre ha poca stima di lui-
Moon Maria scoppiò a ridere e anche Vivian.
-Vivian, Vivian, se non fossi la mia migliore amica, ti
avrei già fatta allontanare da tempo per la tua insolenza-
-Se è proprio per la mia insolenza che siamo migliori
amiche-
-Giusto-
Le due donne ridacchiarono ancora un po’, ma l’arrivo della cameriera
personale della regina Elinor, mise fine alle
chiacchiere e alle risate
-Torniamo ai nostri doveri Vivian. Cerca di scoprire
qualcosa-
-Sarà fatto maestà-
-E Vivian, mi raccomando, discrezione-
-Come ai vecchi tempi, maestà
-Come ai vecchi tempi-
Le due donne si scambiarono uno sguardo d’’intesa, e poi la
contessa uscì.
-Ti prego, oh Luna, proteggici tutti-
-Fammi capire bene ancora un’ultima volta…-
-Thomas, è la terza volta che te lo spiego!-
-Veramente, so che sei stupido, ma questo è troppo persino
per te!-
Thomas fulminò con lo sguardo sia Shade che Trudy.
-Tu principe stanne
fuori, non ti riguarda la cosa-
-Invece direi che mi riguarda eccome, dato che dovrò venire-
-Non siete obbligato altezza, anche se ammetto che la vostra
presenza sarebbe decisamente più utile che non una vostra assenza-
-Ma allora perché non lo fai organizzare a Shade
direttamente. Perché dovrei farlo io?-
-Zuccone di un conte che non sei. Te l’ho già spiegato il
perché: se sua altezza avesse organizzato una cosa simile si saprebbe già in
tutto il palazzo-
-Su questo la contessa ha ragione-
-Quindi volete dire che se io organizzo qualcosa non importa
niente a nessuno?-
Trudy alzò gli occhi al cielo e sospirò
-No Thomas, è solo che tu sei più famoso per organizzare le
cose all’ultimo momento e poi, se il principe organizzasse ora un piccolo
rinfresco proprio per domani, la marchese saprebbe immediatamente che dietro
tutto quanto c’è un preciso intento di evitarla-
-Ma è proprio per questo che mi stai obbligando ad aiutarti
o sbaglio?-
Trudy guardò in cerca di aiuto Shade
-La prego, altezza, può cercare di spiegarglielo lei? Evidentemente
io non ci riesco-
-Contessa, sarò anche un principe, ma non sono così bravo a
salvare casi disperati come il qui presente capitano delle guardie-
-Allora direi che siamo senza speranze-
-Direi proprio di si-
-Vi vorrei ricordare che state parlando di me e che io sono
qui davanti a voi-
Disse Thomas leggermente arrabbiato verso i due. Sia Trudy
che Shade lo guardarono fintamente innocenti. Poi Trudy, per l’ultima volta,
cercò di spiegare ancora a Thomas tutta la situazione
-Thomas, è chiaro che la marchesa saprà precisamente che
dietro il rifiuto di Rein per un impegno già preso per lo stesso giorno e ora,
ci sia il preciso intento di evitarla. Conosco bene Fanny da sapere che è tutto
tranne che una stupida. E proprio perché so che non è stupida, bisogna almeno
che l’inganno risulti credibile non agli occhi suoi, ma agli occhi della corte-
-Perché, simpatia o meno, Fanny è una marchesa, quindi una
dama di rango elevato e molto influente-
Disse Thomas. Trudy annuì
-Esatto. E se il principe venisse messo direttamente in
mezzo in questa situazione…-
-Sarebbe come far sembrare che i marchesi di Eldelberry
abbiano perso la fiducia della corte o peggio, che non siano persone degne
dell’amicizia reale-
-Il che sarebbe molto pericoloso, perché il marchese
Eldelberry è una persona potente oltre che influente e farselo nemico…-
-È una cosa di cui Rein o il qui presente principe non si
possono permettere-
Trudy annuì. Shade, visibilmente sorpreso dalla perspicacia
di Thomas, si trovò a guardarlo ammirato. Thomas, vedendolo, si trovò a
maledire che lui fosse lì, seduto nel suo ufficio in quel momento. Fino a
quando un pensiero non gli attraversò la testa, facendolo sorridere. Shade,
osservando quel sorriso, si trovò improvvisamente a disagio. Conosceva quel
sorriso e non prometteva niente di buono
-Thomas, cosa stai pensando?-
Thomas puntò un dito contro Shade
-In sostanza, tu sarai poi in debito con me-
Shade lo fissò perplesso
-In debito?-
Thomas annuì
-Dato che organizzerò l’evento, io salvo Rein da una
situazione difficile e le salvo la reputazione e integrità davanti a tutta la
corte-
-Thomas, non esagerare-
Cercò di minimizzare Trudy, che aveva capito fin troppo bene
cosa la mente di Thomas aveva pensato. Ma Thomas non la ascoltò o decise
semplicemente di ignorarla
-Come dicevo, dato che salvo Rein, che è sotto la tua responsabilità
come hai più volte detto, caro il mio principe, io salvo anche te, perché evito
di far si che Rein diventi vittima delle chiacchiere negative della tua corte.
Facendo questo faccio sì che la tua corte continui ad amarla, quindi a
continuare a farla stare al sicuro, contemporaneamente tu verrai elogiato
perché Rein qui è sana, salva, amata e protetta. In sintesi, io salvo lei, che
tu proteggi, quindi io salvo te-
Shade lo guardò perplesso
-La tua mente è contorta e malata-
-È così da quando ha sette anni. È caduto dal balcone del
primo piano di casa sua e dopo non è più stato lo stesso. Non che prima fosse
meglio-
-Non sono caduto, tu mi hai spinto-
-Io non ti ho spinto, non è colpa mia se ti sei spostato il
quel preciso momento e io ho accidentalmente preso te. Non miravo a te, miravo
a quella antipatica di Therese e…-
-Non rigirare la frittata, sei stata tu. Mi hai spinto di
sotto, con le tue mani-
-Sei caduto dal balcone?-
Thomas guardò Shade e annuì
-Si, e mi sono rotto anche il braccio. Ma non è questo il
punto. Il punto è che ti sto salvando il tuo reale fondoschiena-
-Io non credo proprio-
-Io invece direi di si-
-No-
-Si-
-No-
-Si-
-Thomas giuro…-
-Mi dispiace Shade ma è la realtà e te la farò pesare per il
resto dei miei giorni-
-Che saranno decisamente pochi se continui così, direi-
-Mi stai minacciando per caso?-
-Sono sorpreso che tu ci sia arrivato-
-Ti ricordo che io mi occupo della tua sicurezza-
-E io ti ricordo che sono il tuo principe-
-E questo dovrebbe per caso…-
-Volete finirla! Cosa avete cinque anni? Qui nessuno salva
nessuno, caso mai sono io quella che salva tutti quanti, dato che l’idea è mia.
Thomas, vedi di finirla e anche voi altezza. Che comportamento da gentiluomini
è mai questo?-
I due, ammutoliti, si voltarono verso Trudy. La donna aveva
incrociato le braccia al petto e li fissava, decisamente alterata. Shade
abbassò lo sguardo
-Grazie. Ora vogliamo tornare al punto importante della questione?-
Thomas e Shade annuirono
-Perfetto. Thomas, dammi un foglio e una penna-
-Perché?-
-Ti scrivo il nome delle persone da invitare-
-Credo di sapere chi invitare…-
Trudy sollevo un sopracciglio. Thomas, istintivamente, si
trovò a deglutire, a disagio
-Ma fai pure, anzi grazie per l’aiuto. Un tocco femminile
sarà sicuramente migliore del mio-
Trudy non rispose, ma si limitò a prendere il foglio e la
penna che il capitano le aveva passato e prese a scrivere in fretta una serie
di nomi. Nel frattempo Thomas e Shade si scambiarono uno sguardo di intesa.
Avevano entrambi capito che la cosa migliore, in quel momento, era lasciare
fare tutto a Trudy e stare in silenzio. E così fecero. Dopo qualche minuto, Trudy,
che aveva finito di scrivere, passò il foglio a Thomas
-Direi che le quattro è l’orario ideale per domani-
Azzardò timidamente Thomas. Trudy annuì
-Si direi che va bene-
-Se è una bella giornata che ne dici di prendere il the in giardino?-
Trudy sorrise
-Mi pare un’ottima idea-
-Molti occhi indiscreti ci osserveranno però-
Disse Shade. La contessa si voltò verso di lui e si trovò
d’accordo
-Avete ragione. Niente potrebbe impedire alla marchesa di
scendere in giardino e unirsi a noi, dopotutto-
-Sarebbe molto maleducata nel farlo però-
Disse Thomas
-No invece. È una dama di rango elevato, saremmo sgarbati
noi nel vederla e non invitarla ad unirsi-
Sentenziò Shade. Il principe aveva ragione, Thomas poteva
non conoscere la marchesa, ma Shade, in qualità di principe, non avrebbe potuto
non salutare la donna nel caso si fossero visti.
-Quindi niente giardino. Dovremmo farlo nella sala da the
del palazzo-
Disse tristemente Thomas, che già si era pregustato il
pomeriggio all’aria aperta e aveva visto naufragare la sua fantasia dopo appena
pochi secondi. Anche Trudy apparve leggermente abbattuta dall’idea.
-No invece, una soluzione perfetta c’è-
Thomas e Trudy si voltarono verso Shade. Il principe li
guardò sorridendo
-Il gazebo della regina-
Thomas, sentendo quelle parole si illuminò
-Shade, per quanto mi costi ammetterlo, sei un genio-
Shade gli sorrise in modo provocatorio, ma non replicò.
Trudy invece li guardava perplessi
-Posso sapere anche io per favore di cosa state parlando?-
-Il gazebo della regina è, come dice la parola stessa, un
gazebo, vero e proprio-
Disse Thomas
-Ancora non capisco però come si risolva il problema. Siamo
sempre nel giardino, quindi il problema rimane, no?-
Thomas fece cenno di no con la testa
-Il gazebo della regina si trova in un’area specifica del
giardino, circondato da un’alta siepe che forma un perimetro attorno al gazebo.
Ci sono quattro ingressi all’area, ma sono facilmente sorvegliabili e,
oltretutto, come suggerisce il nome, essendo un’area destinata principalmente
alla regina, è un’area privata all’interno del giardino reale, dove la famiglia
reale, di solito, può pranzare o fare piccoli ricevimenti durante la bella
stagione lontano da occhi troppo indiscreti. Si sta all’aperto, godendosi del
sole e allo stesso tempo è come stare al sicuro dentro le mura di un
appartamento privato-
Spiegò Thomas, raggiante. Shade continuò
-Possiamo usare quello spazio. La mia presenza giustificherà
la scelta del luogo e anche la presenza di guardie lungo il sentiero, così
nessuno potrà infilarsi di nascosto-
-Però se il passaggio è sorvegliato, nulla potrebbe impedire
alla marchesa di chiedere di essere presentata a voi, altezza-
-Basta solo dire che è stato dato loro ordine di non
disturbare, se non per gravi motivi. Perciò si scuseranno, ma saranno obbligati
a non ottemperare la richiesta della donna-
-E faremo in modo che gli invitati presentino l’invito
scritto, così non potrà mentire dicendo di essere stata invitata. Non potrà
entrare, per nessun motivo-
disse Thomas, soddisfatto della sua
idea. Trudy sorrise ai due
-Sapete, non siete male come coppia quando lavorate in
sinergia. Mi sembra tutto perfetto. Vado ad avvisare la principessa di questi
sviluppi allora-
Trudy si alzò dalla sedia e si avviò verso la porta. Prima
di uscire però, si girò verso Thomas e lo fulminò con lo sguardo
-Solo un piccolo avvertimento Thomas: commetti anche un
errore piccolissimo domani e giuro che racconto veramente cosa è successo al
tuo diciassettesimo compleanno-
Thomas deglutì, impallidì ma annuì. Shade stava per fare un
commento divertente, ma lo sguardo perentorio della contessa si era posato su
di lui
-Altezza?-
-Si contessa?-
-Per favore, non lo distraete. E comportatevi bene con la principessa
domani, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è dare a Fanny un pettegolezzo su
voi due da far girare per l’intera corte. Sono stata chiara?-
Shade annuì. Soddisfatta, la donna si inchinò, salutò Thomas
e poi uscì. Quando la porta si richiuse, i due tirarono un sospiro di sollievo.
Poi Shade si voltò verso Thomas
-Ora capisco perché niente ti incute timore. Quella donna
quando vuole sa essere terrificante-
Thomas annuì
-E non hai visto niente. Questa è la Trudy ancora buona, ma
se la fai arrabbiare, arrabbiare sul serio intendo, meglio non essere nelle
vicinanze, credi a me-
Shade rabbrividì involontariamente. Poi sentenziò una frase
che trovò d’accordo anche Thomas
-Le donne sono veramente le creature più belle e
terrificanti del mondo-
I due rimasero qualche secondo in silenzio, poi Thomas batté
le mani sul tavolo della scrivania, facendo sobbalzare dallo spavento Shade
-Thomas, ma che…-
-Dobbiamo darci da fare! Shade, tu scrivi meglio di me,
occupati, quindi, degli inviti. Io vado in cucina, parlo con il cuoco e
organizzo il menù per domani pomeriggio-
-Mi hai appena dato un ordine, capitano?-
Thomas, però, troppo concentrato nei suoi pensieri, non
sentì affatto la frase di Shade, o decise, bellamente, di ignorarlo
-Dopo la cucina, vado dal tuo cameriere personale e lo informo
di preparare tutto al gazebo della regina. Anzi, meglio che te ne occupi tu,
lui dà più retta a te che a me. No, meglio ancora, mi occupo io di tutto, non
chiamare o fare niente. In più mi occuperò delle guardie e del servizio di
sicurezza di domani. Sarà meglio che mi scelga qualche persona di fiducia,
almeno saprò di contare sulla loro lealtà. Perfetto, direi che abbiamo un bel
lavoro da fare-
Detto questo si avviò alla porta, ignorando totalmente Shade, che lo guardava. Arrivato sulla porta, si voltò
verso di lui
-Mi raccomando, aggiungi agli invitati anche il conte
Nicholanos. È simpatico e di compagnia, ci servirà. Ci vediamo tra un’ora nel
tuo studio, d’accordo? Anzi, facciamo due. Io vado-
-Thomas aspetta!-
Shade si alzò dalla sedia e tentò di fermare il capitano,
che però era già sparito. Stava per lanciargli una maledizione, quando la testa
di Thomas fece capolino dalla porta
-Shade una cosa…-
Shade, sorpreso, lo guardò
-Che c’è ancora?-
-Mi raccomando, scrivi bene gli inviti. L’ultima cosa che voglio
è che Trudy se la prenda con me. So che tu ci tieni, ma io non ho alcuna
intenzione di far sapere niente, e ribadisco, niente di quel dannato
compleanno. Quindi fai tutto per bene, mi raccomando-
Thomas guardò sorridente Shade, poi sparì di nuovo, veloce
come era ricomparso. Shade rimase qualche secondo fermo, immobile, paralizzato.
Due guardie che passavano davanti allo studio del loro capitano per il consueto
giro di ronda, furono terribilmente sorpresi quando videro uscire dalla porta
il loro principe, infuriato, che urlava contro l’aria
-Thomas! Giuro che ti faccio decapitare e appendo la tua
testa alle mura del castello! Mi hai sentito?-
E detto questo, se ne andò nel suo studio, a fare ciò che
Thomas gli aveva chiesto. I due uomini, che erano rimasti fermi immobili alla
vista del principe, aspettarono a parlare fino a quando Shade non fosse scomparso
dalla loro vista. Solo a quel punto, si mossero
-Credi che dovremmo avvisare il capitano della minaccia di
morte del principe?-
L’altra guardia, a più tempo a servizio della famiglia
reale, scosse la testa
-Se avessi dovuto avvisare il capitano ogni volta che il
principe lo minaccia di morte, rischierei di non svolgere mai il mio lavoro.
Forza, continuiamo la ronda, che è meglio-
Charlotte camminava senza meta per il giardino. Suo cugino
si era chiuso nello studio, a lavorare, lasciandola sola, di nuovo. Aveva
provato a passare un po’ il tempo a leggere o riordinare le sue cose in vista
della sua partenza, che sarebbe stata tra qualche giorno, ma riordinare e
rassettare non rientrava tra le cose che amava fare di più. Così aveva lasciato
tutto e si era diretta verso il giardino, per sgranchirsi un po’ le gambe e
godersi il caldo del sole primaverile sul viso. Aveva avuto, per un attimo,
l’idea di andare ad invitare la principessa e fare un giro insieme, ma si era
detta che sicuramente Rein doveva avere qualcosa di molto più importante da
fare che non perdere tempo con lei. Aveva pensato alla viscontessa Marimbon o alla baronessa di Ugival,
ma con sua enorme sorpresa, si era accorta di non sapere in che ala del palazzo
alloggiassero le due dame, e non aveva avuto voglia di chiamare una cameriera e
non sapere dove mandarla. Così si era trovata da sola, a camminare. Tuttavia la
vista del giardino, con i suoi sentieri immersi nel verde e le aiuole piene di
boccioli pronti a sbocciare, le avevano presto fatto dimenticare la solitudine.
Era intenta a camminare nel silenzio e nella tranquillità, quando
all’improvviso, un rumore di passi e alcune voci la fecero voltare. Verso di
lei stavano arrivando alcune guardie reali, con in testa il loro capitano, che
gesticolava e indicava alcune cose agli uomini. Quando il gruppo fu abbastanza
vicino, Charlotte si trovò a fare un cenno di saluto a Thomas
-Conte d’Orvail, buongiorno-
Thomas, totalmente sorpreso di sentirsi chiamare da una
donna, si fermò davanti a lei meravigliato e sorpreso.
-Buongiorno a voi-
Disse. Charlotte gli sorrise
-Devo per caso spaventarmi vista la presenza delle guardie
reali e di voi qui nel giardino questa mattina?-
Thomas la fissò interdetto
-Vi prego di non fare caso a noi, milady, e al nostro
passaggio. Il giardino è assolutamente tranquillo, non ve ne preoccupate-
Le parole di Thomas era dure e prive di tatto. Charlotte si
sentì mortificata
-Non intendevo insinuare che non lo fosse, io cercavo solo…-
Charlotte sentì le guance imporporarsi dall’imbarazzo e
abbassò lo sguardo, mortificata. Ma cosa le passava per la testa? Come aveva
potuto anche solo pensare di insinuare, con il capitano della guardia reale,
che il giardino non fosse un posto sicuro? Se avesse potuto fare aprire una
voragine nel terreno e sparirci dentro, lo avrebbe fatto.Ad un tratto, vide spuntare nel suo campo
visivo, una mano che stringeva un fazzoletto. Sorpresa, alzò di scatto il volto
e vide Thomas che le stava sorridendo tranquillo, forse un po’ imbarazzato e le
porgeva un fazzoletto
-Scusate, credevo poteste piangere e quindi ho pensato…-
Fu il turno di Thomas di non finire la frase a balbettare un
poco e Charlotte, presa dall’assurdità della situazione, scoppiò a ridere. Il
suono cristallino e vivace della sua risata contagiò anche Thomas.
-Scusatemi capitano, sono un disastro nella conversazione
temo-
Thomas scosse la testa
-Non vi scusate, sono stato troppo duro io con voi. Troppi
pensieri per la testa, vi chiedo perdono. Sapevo che la vostra frase non
alludeva a niente di preciso, è che mi avete colto un attimo alla sprovvista.
Vi chiedo di perdonarmi dal profondo del vostro cuore-
Charlotte si trovò a scuotere la testa
-Non dovete scusarvi voi, ma io. Sono desolata, veramente.
Vi ho offeso mettendo in dubbio il vostro lavoro, sono mortificata, non volevo
offendervi-
-E non lo avete fatto milady, ve lo assicuro-
Charlotte alzò lo sguardo su di lui, perplessa
-Ne siete sicuro?-
Thomas annuì
-Sicurissimo milady, parola di capitano-
-Però vi ho distratto dal vostro lavoro e…-
-Ma che dite! Non dovete nemmeno pensarlo, anzi è
decisamente piacevole prendere una pausa ogni tanto, soprattutto se nel farlo,
mi trovo a parlare con una bella fanciulla come voi-
Charlotte arrossì una seconda volta, ma invece di abbassare
lo sguardo, riuscì a sostenere lo sguardo in quello di Thomas
-A proposito, cosa porta voi qui tutta sola nel giardino reale?-
Le chiese all’improvviso
-Una passeggiata-
Thomas inarcò un sopracciglio, interdetto
-Senza compagnia? Mi rifiuto di pensare che ci possa essere
qualcuno a palazzo che vi possa ignorare così-
Charlotte si trovò a ridacchiare
-Non conosco molte persone qui a palazzo e, come
immaginerete, mio cugino è troppo impegnato ultimamente per passare del tempo
con me. E dato che è lui che conosce molte più persone di me, mi trovo sola. Ma
non è un dispiacere, il giardino è così bello che mi basta questa vista per
stare bene. Certo, mi rammarico che mio cugino non possa goderne con me, lui
ama la natura-
Charlotte vide Thomas aggrottare leggermente le sopracciglia
-Vostro cugino?-
Charlotte annuì
-Si certo. Come sapete lui ama passeggiare. O forse non ve
l’ha detto ancora. Scusate, davo per scontato che, visto che vi siete visti
spesso in questi giorni, avesse avuto la possibilità di parlarvene. Ma si lui
adora passeggiare nel verde, lo aiuta a schiarirsi le idee, o almeno è quello
che mi dice sempre-
Thomas la fissò sconvolto e a bocca aperta. Si trovò a
balbettare, più che a rispondere a Charlotte
-Conosco vostro cugino?-
La baronessa lo guardò un secondo, presa in contropiede, ma
alla vista degli occhi sbarrati Thomas, una consapevolezza scese su di lei
-Non mi avete riconosciuta-
Thomas scosse il capo. Charlotte si sentì morire di vergogna
e, presa dall’agitazione, iniziò a parlare in modo agitato
-Certo come potevo anche solo pensare che uno come voi si
potesse ricordare di me. sono veramente una stupida,
oddio, ma come ho anche potuto solo pensarlo?-
Mortificata, spostò lo sguardo da quello del capitano e lo
puntò a terra. Thomas, totalmente incapace di sapere cosa fare, si trovò a
sospirare e a preoccuparsi per la giovane davanti a lui che vedeva in quello
stato così desolato. Dopotutto era colpa sua se li aveva messi in quella
situazione
-Sono desolato io, milady, no sentitevi così, ve ne prego. Non
vi ho riconosciuta, e vi chiedo perdono-
Charlotte, nonostante l’imbarazzo, alzò lo sguardo e vide
gli occhi sinceramente dispiaciuto di Thomas. A quella vista, si diede ancora
della stupida, ma cercò di rimediare nel solo modo che le veniva in mente.
Afferrò un lembo del suo vestito ed eseguì un perfetto inchino al capitano
delle guardie, presentandosi
-Sono Charlotte di Amoundgnac, figlia del fu barone William
di Amoundgnac, cugina del conte Philip di Hoteval,
nuovo ministro del tesoro e delle finanze del regno della Luna-
Thomas la guardò allibito
-Siete la cugina di Philip!-
Charlotte annuì
-La sola e unica-
Thomas, colpito dalla rivelazione si inchinò a sua volta
alla donna
-Ma certo, ora ricordo. Ci siamo visti anche alla colazione
qualche mattina fa organizzata da sua maestà. Baronessa, perdonatemi, sono
terribilmente mortificato per non avervi riconosciuta all’istante. Scusatemi-
Charlotte scosse la testa
-Non vi preoccupate, anzi, sono io che ho dato per scontato
il fatto che qualcuno come voi potesse ricordarsi di qualcuno come me. Dopotutto
immagino siano talmente tanto le persone che incontriate ogni giorno, che una
semplice baronessa come me possa passare inosservata-
Thomas la guardò mortificato
-Non dite così. Vi posso assicurare, che di certo non
passate inosservata. È che le ultime due settimane sono state decisamente piene
di eventi e cose a cui pensare, quindi la mia attenzione è stata presa da così tante
cose che non riesco nemmeno a ricordarmi il viso di una bellissima fanciulla
come voi. Vi prego di accettare le mie più sincere scuse-
-Io non devo accettare nessuna scusa. Siete voi che lo
dovete fare-
-Vi ripeto che io vi domando scusa-
Charlotte lo guardò e si trovò a sorridere per tutta quella
strana situazione.
-Visto che entrambi ci sentiamo in colpa, che ne dite di
passarci sopra e dimenticare il tutto?-
Thomas si trovò a sorridere alla proposta e senza esitare,
afferrò la mano di Charlotte e le fece un perfetto baciamano
-Baronessa, mi trovare perfettamente d’accordo. E vi
assicuro, che da ora in poi, il vostro viso non mi passerà più di mente-
-Ci conto allora-
Thomas scoppiò a ridere, e Charlotte lo seguì poco dopo. Intanto,
il gruppo di guardie che era assieme a Thomas, che era rimasto poco distante
dalla coppia per tutto il tempo, attirò l’attenzione di Thomas e lo riportò ai
suoi doveri.
-Baronessa, perdonatemi, ma temo di essermi trattenuto fin
troppo con voi. La vostra compagnia è decisamente più piacevole di quella degli
uomini alle mie spalle, ma temo che il dovere mi chiami-
Charlotte annuì
-Ma certo, anzi, scusate per avervi trattenuto più del
dovuto-
Thomas le lanciò uno dei suoi sguardi divertiti
-Sbaglio o avevamo detto di smettere di scusarci a vicenda?-
Charlotte si trovò ad arrossire e ad annuire
-È vero. Sono stata proprio io a proporlo, non me ne
dimentico-
Thomas ridacchiò a quelle parole
-Baronessa, è stato un piacere. Vi auguro una buona
passeggiata-
-Grazie e buon lavoro capitano-
Thomas le fece un piccolo inchino, poi si voltò verso le
guardie che lo aspettavano e si avviò. Charlotte rimase a fissare il gruppo che
si allontanava, quando all’improvviso, Thomas si voltò e tornò di corsa verso
di lei.
-Baronessa, se ho capito bene siete libera al momento, giusto?-
Charlotte annuì
-Si, sono libera-
Thomas sfoderò il suo sorriso più smagliante
-Che ne dite, allora, di aiutare un povero capitano delle guardie?-
-Aiutarvi?-
Chiese meravigliata. Thomas annuì
-Sto organizzando un piccolo rinfresco per domani
pomeriggio-
-Un rinfresco?-
-Per celebrare la carica di vostro cugino a nuovo ministro-
-Volete organizzare un ricevimento per mio cugino?-
-Si. Anzi, perdonatemi, ma non ho ancora avuto modo di
mandare gli inviti, credo. Siete invitata, naturalmente, spero accetterete-
Charlotte lo guardò e scoppiò a ridere
-Sarebbe divertente se vi aiutassi ad organizzarlo e poi non
mi presentassi, non trovate?-
Thomas si lasciò andare ad un suo solito sorriso
-Avete ragione. Allora, come mia ospite, mi volete aiutare?
Di certo conoscete meglio di me vostro cugino-
Charlotte ridacchiò ma si trovò ad annuire
-Anche se ho una agenda fitta di impegni, credo di potere
trovare un piccolo spazio per potervi aiutare, capitano. Ma solo ad una condizione-
-Quale sarebbe?-
-Almeno metà del banchetto deve essere a base di cioccolato-
Thomas la fissò un attimo perplesso, poi scoppiò a ridere,
annuendo
-Direi che si può fare, baronessa-
Charlotte sorrise, contenta. La giornata aveva preso una
piega decisamente inaspettata, ma era una piega decisamente piacevole e
allegra. Thomas le porse il braccio e lei lo accettò volentieri.
-Allora, baronessa, cosa possiamo fare per far sì che vostro
cugino sia contento e soddisfatto del mio ricevimento in suo onore?-
-Non vi preoccupate, capitano, sarò giovane, ma se c’è una
cosa che so fare bene è fare star bene mio cugino e realizzare qualcosa di suo
gradimento. Fidatevi di me, sarà un successo-
-Ho un brutto presentimento su tutta questa storia-
Shade fissò perplesso il conte di Hoteval.
-Si tratta solo di un piccolo rinfresco, conte, non ci vedo
niente di allarmante-
Philip si trovò a scuotere la testa, poco convinto
-Non è per il rinfresco è che…-
-Se siete preoccupato per il fatto che sia Thomas ad organizzarlo,
state tranquillo. Non metterà niente di alcolico, questa volta-
Philip fece un piccolo sorriso, ma tornò subito serio
-Non si tratta nemmeno di questo, altezza-
-Allora posso sapere quale sia la fonte delle vostre preoccupazioni?-
Philip puntò lo sguardo su Shade. Era la prima volta che i
due parlavano, da soli, dopo la loro discussione sulla scalinata. Il principe
non poteva negare di provare ancora un certo senso di inquietudine nel trovarsi
di nuovo solo con lui, ma aveva deciso che la cosa migliore fosse ignorare ciò
che era successo. Non aveva minimamente voglia di riprendere la conversazione
di quella sera, se il conte era interessato, avrebbe potuto farlo lui.
-In realtà, altezza, sono un po’ imbarazzato a dirlo ad alta
voce-
Shade sgranò gli occhi per lo stupore.
-Conte, sappiate che tutto quello che mi direte rimarrà tra
noi, all’interno di questo ufficio. Se avete dei dubbi, vi prego, sono anche qui
per questo, non solo per comandare-
Philip abbassò lo sguardo ed evitò il contatto diretto con
Shade. E il principe capì subito cosa fosse il motivo di imbarazzo
-Si tratta della principessa, non è vero?-
Philip alzò lo sguardo di scatto e fissò il volto di Shade. Dopo
qualche secondo, il conte si trovò ad annuire
-Temo di si, altezza-
-Non desiderate la sua compagnia?-
-No, altezza, assolutamente no-
-Allora non vedo il problema-
-Non vorrei…-
Philip si bloccò e non terminò la frase. Shade lo fissò, in
attesa.
-Non vorrei creare un certo tipo di voci, altezza-
-Di che voci parlate, conte?-
Shade aveva capito perfettamente cosa stava insinuando
Philip, ma non lo avrebbe aiutato in quella circostanza. Un leggero senso di gelosia
lo pervase. L’idea che potessero girare delle voci su un presunto favoritismo
di Rein nei confronti di Philip lo faceva infuriare più di quanto volesse ammettere a se
stesso. Sapeva che era una cosa
irrazionale, probabilmente ci sarebbero stati voci del genere comunque su Rein, doveva aspettarsi, infatti, prima o poi, che qualcuno
sollevasse un certo interesse per il legame di amicizia che si stava formando
tra Rein e Thomas, per esempio, ma quel pensiero non lo disturbava. Invece,
pensare anche solo a Rein e Philip, e che qualcuno
potesse anche solo insinuare qualcosa… quello non lo accettava. Tuttavia
avrebbe fatto dire al conte quelle parole, se necessario, non le avrebbe
espresse lui ad alta voce. Era una piccola ripicca, lo sapeva, del tutto
ingiustificata tra l’altro, ma sperava che facendo ciò si sarebbe sentito
meglio, anche se una voce nella sua testa gli stava dicendo che si stava
comportando come un bambino.
-Altezza, sono preoccupato per le ripercussioni che la
principessa potrà avere nel partecipare a questo evento-
Shade fissò Philip e un piccolo sorriso di soddisfazione gli
attraversò il volto, cosa che non sfuggì al conte.
-Trovate divertente le mie preoccupazioni?-
Chiese Philip, perplesso. Shade si ricompose e guardò
attentamente il conte
-No affatto-
-Allora non capisco perché stavate…-
-Conte, chiariamo subito una cosa. Gli inviti verranno
spediti a nome del capitano delle guardie reali e dato, il legame di amicizia
tra lui e la principessa, non vedo perché Rein dovrebbe trovare un motivo per
non andarci. Se dovete proprio pensare, credo che potrebbero iniziare a girare
voci più su un legame profondo tra Rein e Thomas, che non tra lei e voi-
Philip rimase un attimo in silenzio prima di trovare le
parole per rispondere al principe
-Credo mi abbiate frainteso, altezza-
Shade guardò un attimo allibito il conte
-Come? Avete detto voi che…-
-Temo per le ripercussioni provocate dall’evitare un
incontro con la marchesa di Eldelberry, non che si possa parlare di un legame
tra me e lei. Tra l’altro, se mi preoccupassi di tali voci, non sarei andato a
trovare la principessa, da solo-
-Voi avete fatto che cosa?-
Urlò quasi Shade, sbattendo le
mani sulla scrivania. Questa volte fu il turno di Philip di sorridere un
attimo. Una piccola rivincita per lui
-Eseguivo i vostri ordini, altezza-
-Non mi pare proprio di avervi detto di andare a trovare la
principessa da sola-
-No, ma mi avete chiesto di occuparmi della sua rendita o
sbaglio, vostra altezza?-
Shade lo guardò e si trovò a maledirsi da solo. Si era
lasciato andare, rivelando troppo di se stesso.
-Avete provveduto di già?-
Chiese, cercando di ricomporsi. Philip annuì
-Mi avevate chiesto la massima urgenza e ho obbedito-
Shade annuì e si portò una mano sul volto, sconfitto e
imbarazzato
-Perdonatemi conte io non…-
-No altezza, volevate. Ma vi posso capire-
Shade lo guardò
-Mi capite?-
Philip annuì
-Rimarrà tra di noi, altezza, e non vi preoccupate, non
corteggerò la principessa. Tuttavia, non potete impedirmi di provare sentimenti
di ammirazione per lei-
-Ammirazione?-
Philip si trovò ad arrossire leggermente
-Spero che voi, come principe e come uomo d’onore, lascerete
che io serbi ciò che provo nel mio cuore e lasci solo trasparire una viva
ammirazione senza essere interrogato più del dovuto. Sarete anche il mio
principe e futuro re, ma ci sono limiti anche per voi, altezza. E non credo di
essere tenuto a rivelare i sentimenti che albergano nel mio cuore-
Shade si mise dritto sulla schiena e fissò Philip negli
occhi
-Avete ragione, conte, ci sono limiti anche per un principe.
Vi chiedo scusa è che, dalla nostra discussione dell’altra sera, non ho potuto
fare a meno di pensare che avreste veramente una chance con Rein. Siete un uomo
onesto, integro, di alta levatura morale. Mi sentieri fortunato se un giorno
mia sorella potesse provare sentimenti per un uomo simile a voi, perciò, sarei
un ipocrita se non pensassi che se poteste andare bene per mia sorella, a
livello ipotetico, che è una principessa, non potreste andare bene anche per
Rein-
Philip si trovò ad arrossire leggermente
-Grazie per la vostra considerazione, altezza, tuttavia, la
strada per il cuore di una donna è decisamente più complicata. Non bastano solo
le cose che avete detto voi-
-Sono però una buona partenza-
-Ma non bastano. Ci vuole affinità, ci vuole qualcosa che
unisca due persone a livello più profondo. Bisogna che siano le anime a riconoscersi
come simili. Si può avere caratteri diversi, si può pensare di volere una cosa
e poi, invece, ci si trova innamorati dell’esatto opposto. Se mi aveste
chiesto, quando ero più giovane, che tipo di donna volessi al mio fianco, vi
avrei detto una donna posata, educata, discreta e poco incline agli eventi
mondani, qualcuna che preferisse una vita riparata e modesta in campagna. La
mia Lucille era certamente educata e posata, ma era rumorosa, chiacchierona e piena
di vita. Organizzava più ricevimenti in uno stesso giorno e mi obbligava ad
andare ovunque. E la cosa assurda, è che io adoravo andare con lei, ovunque mi
portasse. Elinor non era certamente il tipo di donna che pensavo adatto a me,
eppure era l’unica donna perfetta per me-
Shade ascoltò il discorso in silenzio, senza sapere cosa
dire, perché sapeva che le parole di Philip erano vere. Si poteva essere
perfettamente compatibili con qualcuno sulla carta, ma poi dal vivo poteva non
essere affatto così.
-Siete un uomo saggio, conte, e io mi sento mortificato come
un bambino piccolo. Vi chiedo scusa, per tutto. Io non so cosa mi stia
accadendo in questo periodo e mi comporto da stupido. Perdonatemi, ve ne prego-
Philip scosse la testa
-Non dovete scusarvi, altezza. Credo che a parti inverse,
avrei fatto esattamente come voi. Credo concorderemo che una donna bella e
ammagliante come la principessa sia difficile da dimenticare una volta
conosciuta-
Shade sorrise e annuì
-Mi trovate d’accordo. E avete anche ragione, sul vostro
preoccuparvi della marchesa di Eldelberry-
-È una donna potente, il marchesato ha sempre avuto notevole
influenza qui a corte-
Shade annuì
-Lo so, ma mi fido del giudizio di Rein. Se ha acconsentito
a questo piccolo stratagemma per evitare un incontro, avrà avuto le sue ragioni
e sono certo che saprà trovare una soluzione al problema. Dopotutto, è vero
anche che voi ora siete un ministro di questo regno e un ministro importante,
aggiungerei. Se ci pensate, sarebbe stato scortese per la principessa non
presentarsi, dato che vive qui ormai, ad un ricevimento organizzato in vostro
onore. E poi, data la mia presenza domani, direi che è quasi scontato che
dovesse esserci anche lei. Così ci sarà un perfetto bilanciamento per le parti-
Philip annuì
-Allora spero vivamente che la marchesa non si metta contro di
me. Non ho così tanta influenza a corte, temo, anche se posso contare sul
vostro appoggio-
-Ma avrete influenza, conte, non vi sottovalutate. Gestite
il denaro del regno, fidatevi, tempo qualche giorno e inizierà ad arrivare una
impressionante pila di inviti per voi-
-Sono già iniziati ad arrivare, ad essere onesto-
Disse quasi sconsolato Philip. Shade si trovò a sorridere
-Sono contento di vedervi così poco incline ad essi. Il
vostro predecessore, al contrario, amava fin troppo andare a questi eventi, tralasciando
spesso il suo lavoro-
-Di questo non dovrete preoccuparvi, altezza-
-Ma ad alcuni dovrete andare. Non potete ignorarli tutti-
-Ma…-
-Niente ma, conte. Siete un ministro del mio regno, ci sono
eventi che non potrete evitare e incontri a cui dovrete andare, anche in mia
vece se fosse necessario-
Philip sospirò ma annuì
-Come desiderate, altezza-
-E poi questi incontri vi possono permettere di farvi
conoscere e anche di far conoscere vostra cugina. Immagino vogliate il meglio
per lei-
Philip annuì
-Certamente altezza-
Shade gli sorrise
-Ognuno la sua croce, conte. Io ho il peso della corona, voi
il peso di un ministero. Dovrete sopportare qualche chiacchiera vuota di tanto
in tanto, anche se penso sarete in grado di gestirlo-
Philip annuì
-Si posso farlo-
Shade annuì.
-Bene, conte, che ne dite ora di scendere su un campo più
neutrale e iniziare a parlare di conti? Dopotutto siete venuto qui per questo,
giusto? Sono stato io ad approfittare della vostra presenza per mettervi a
corrente degli ultimi sviluppi-
-Certo maestà, iniziamo allora. Temo, altezza, che ci siano
alcuni conti da tagliare e…-
Il rumore di un vaso che si infrangeva contro la parete face
alzare gli occhi dal libro al marchese di Eldelberry. Sua moglie, decisamente
arrabbiata, stava scagliando qualsiasi cosa trovasse contro il muro o contro il
pavimento e a quanto pare, dopo cuscini libri e piatti, era stato il turno del
vaso di fiori. Ethan guardò la pozza d’acqua allargarsi sul pavimento
-Ti sembra un comportamento degno di una marchesa?-
Fanny lo ignorò e continuò a camminare avanti e indietro,
arrabbiata. Ethan tornò al suo libro, incurante. Quando Fanny si trovava in
quello stato mentale, era meglio lasciarla stare, anzi era meglio lasciarla
stasera sempre. L’ultima cosa che voleva era essere lui al centro della sua ira
o delle sue attenzione o di qualsiasi cosa che stesse tramando.
-Mi ero informata. Evidentemente quella stupida di una
cameriera non ha saputo nemmeno fare il suo dovere. Dovrei mandarla a lavorare
in miniera-
-Al ritmo con cui cambi cameriere e domestici, finirai per
far sì che nessuno voglia più lavorare per te-
Fanny guardò suo marito, sprezzante
-Sono tutti un branco di incapaci-
-Oppure sei tu che non sei all’altezza-
Fanny andò vicino a suo marito e poggiò la mani sui braccioli
della sedia su cui era seduto
-Io sono all’altezza, non scordarlo mai-
-Allora spiegami come mai ti sei trovata con un rifiuto al
tuo evento dato che avevi “tutto sotto controllo” se non sbaglio-
Fanny fulminò suo marito con lo sguardo, poi si allontanò
-Perché ho delegato, quando dovevo occuparmene io di
persona. Un errore che non farò più. Dopotutto, sappiamo entrambi quanto io sia
abile in quello che faccio-
Questa volta fu il turno di Ethan di fulminare Fanny con lo
sguardo, ma per tutta risposta lei lo ignorò
-Non mi perderò d’animo. Organizzerò il miglior ricevimento
che si sia mai visto a palazzo negli ultimi anni. La principessa rimpiangerà di
non avere partecipato al mio the-
-Di certo la confidenza non ti manca-
-Se non sbaglio è stata la mia confidenza a farmi diventare
marchesa-
-Io direi più i tuoi giochetti, mia cara-
-Però con te hanno funzionato, o sbaglio, marchese?-
Ethan, che ne aveva abbastanza delle parole di sua moglie,
lasciò il libro che aveva in mano e si alzò, allontanandosi
-Dove vai?-
-Ho da fare-
-Cosa? Andare a corteggiare la prima donna che passa?-
-Sempre meglio che stare ad ascoltare le tue chiacchiere
vuote e inutili-
-Vai da lei per caso? Se non sbaglio non vi siete ancora
visti da quando siamo a palazzo. Chissà, magari evita accuratamente di
incrociare la tua strada, ci hai pensato?-
Ethan si voltò e si avvicinò velocemente a sua moglie. La
prese per un braccio e la spinse contro il muro
-Non ti azzardare a parlarmi così-
Fanny gli sorrise, sfacciata
-Che paura, marchese. Giuro non lo farò più-
Il tono canzonatorio di Fanny fecero infuriare ancora di più
Ethan che strinse il braccio di sua moglie più forte, torcendolo. Uno sguardo
di sofferenza passò sul volto di Fanny
-Mi lascerai il segno, lasciami-
-Io faccio quello che voglio. Ricordati il nostro accordo:
sei marchesa, puoi fare ciò che vuoi, puoi tramare quanto ti pare, ma non
permetterti di mettere in imbarazzo il nome che porti. Io farò la mia vita, tu
la tua, ma il marchesato e il nome degli Eldelberry
non devono essere infangato. E non fare mai più allusioni a lei, sono stato
chiaro? O giuro che finirai spedita molto lontano dalla corte e isolata. Sono
tuo marito, posso decidere di farti fare la vita che voglio e mi piacerebbe
molto farlo, ricordatelo bene. Sei qui solo per il patto che abbiamo stretto.
Non lo scordare-
Un velo di paura passò sul volto di Fanny, che annuì
-Scusami, non lo farò più-
-Sarà meglio-
Ethan le lasciò il braccio e si allontanò. In effetti un
segno rosso si stava formando sul braccio chiaro della moglie, ma poco gli
importava. Si avviò verso l’uscita
-Domani devi esserci però. Conto sulla tua presenza. Mi hai
capito Ethan?-
-So quali sono i miei doveri di marito e di marchese, Fanny.
Ci sarò-
Ciao a tutti! Sorpresa! Ci tenevo a portarvi un nuovo
capitolo per questa pasqua, ci tenevo a farvi un piccolo regalo, per
ringraziarvi di tutto il sostegno! Spero, quindi, che lo gradirete!
Che vi avevo detto? La mia Charlotte sta venendo fuori ed è
perfetta con Thomas, che dite? Quei due sono le anime pure di questa storia,
dolci, leali e spontanei. Mi è piaciuto un sacco farli incontrare così, per
caso, e al solo pensiero che siano loro due ad occuparsi di tutto i preparativi
mi fa immaginare solo che sarà tutto perfetto, allegro, festoso e felice.
Questo è il capitolo di Trudy alla riscossa. So che è
disdicevole tramare contro un personaggio, soprattutto quando sono io ad averlo
inventato, ma non provo molta simpatia per Fanny, volevo farle un piccolo
dispetto, e oltretutto, credo che la scena finale possa essere molto
rivelatoria del carattere della finta innocente marchesa. Si, ce ne saranno
delle belle tra le nostre eroine e lei, mi divertirò a scriverle e temo proprio
che scoppierà una lotta di corte.
Ora parte invece il toto firma: come credete che
abbia firmato Rein alla fine? Fatemi sapere cosa ne
pensate, anche se spero di prevedere con accuratezza le vostre rispose. Mi
piacerebbe fare un sondaggio, ma non so come fare, quindi spero di azzeccare la
maggioranza delle vostre decisioni.
Ovviamente la regina indiscussa è in assoluto lei, Moon
Maria, donna dalla saggezza infinita. Sapete, per un secondo ho seriamente
pensato di scrivere una serie spin off sulla giovinezza di Moon Maria e di Skyler, ma poi mi sono accorta dell’enorme mole di cose che
ci sono ancora da raccontare qui, ed è meglio che non mi faccia distrarre più
del dovuto. Magari in un futuro… Per ora, se devo parlare dei tre anni di Rein a corte e siamo solo alla prima settimana la vedo dura
XD anche se aspettatevi ogni tanto qualche salto temporale, non cose assurde,
ma qualche settimana si. Se no non andiamo più avanti e per quanto vi possa
piacere la storia, non posso raccontare ogni giorno descrivendo magari il
niente. Quindi si, tra poco la storia prenderà un po’ una accelerata almeno per
arrivare ai momenti succosi del racconto. Non vi preoccupate, farò le cose per
bene.
Philip mi piace come uomo. Mi piace come si compiaccia di
avere ottenuto una piccola rivincita su Shade. Ma
chissà cosa prova realmente per Rein, se è veramente
solo ammirazione o qualcosa di più. Per ora non si sa, ma so che nonostante
tutto, è un gran bel personaggio e spero che si faccia apprezzare per ciò che
è.
Bene, io chiudo qui questa parentesi, se no sarei capace di
andare avanti per ore a parlarvi e a spoleirare la
storia. So che forse voi sareste contenti, ma non me lo posso permettere XD.
Come sempre grazie infinite per leggere la storia,
veramente, stiamo aumentando io vi adoro. Grazie anche a chi commenta sempre, grazie
a chi legge solo, grazie per trovare del tempo per venire a leggere ciò che
scrivo, grazie di cuore e come ogni volta, se volete lasciarmi una recensione e
farmi sapere cosa ne pensate, a me fa sempre piacere.
Io vi saluto, non prima però di dirvi che dato che questa è
una uscita speciale, a fine mese
troverete un altro capitolo! Si, avete letto bene, due capitoli questo
mese quindi doppia gioia.
Ancora tanti auguri di buona pasqua. Spero, nonostante tutto
quello che sta succedendo e quello che stiamo vivendo, che stiate tutti bene e
che possiate passare dei giorni sereni e in tranquillità con le persone a cui
volete bene.
Io vi mando tutto il mio affetto, vi mando un bacio e un
abbraccio, ci vediamo a fine mese, la vostra, come sempre
Il sole si stava preparando a compiere la sua discesa per
quel giorno. La luce forte e vivace del giorno stava lasciando il posto per la
luce più soffusa e delicata del tramonto primaverile. Una leggera brezza si era
alzata e il rumore delle foglie accarezzate da essa creava la perfetta colonna
sonora per quel fine pomeriggio. Moon Maria sedeva sul suo terrazzo privato,
avvolta nel suo scialle di lana, che si godeva quell’attimo di calma. La regina
stava aspettando Rein. Era tornata da una decina di minuti dal tempio e aveva
subito fatto chiamare la principessa. Non sapeva di preciso di cosa la giovane
le avesse voluto parlare, anche se aveva qualche sospetto. Di certo, avrebbero
affrontato l’argomento casa. Moon Maria si immaginava che Rein avesse almeno
voluto sapere cosa fosse successo all’arrivo di Thomas alla corte del Sole, o
come avessero reagito i suoi genitori. E lei, in quanto regina, aveva l’obbligo
di svelarle una verità che aveva taciuto per molti giorni. Dopo il ballo reale,
infatti, le era arrivata una lettera, una lettera del tutto inaspettata, ma che
aveva, in qualche modo, fatto tornare un po’ di speranza per tutta quella
situazione. Elsa le aveva scritto, infatti, e da allora, le due regine avevano
intrapreso un piccolo scambio epistolare quasi quotidiano. Moon Maria si era
sentita leggermente in colpa nel rivelare piccoli dettagli della vita di Rein
senza che la turchina ne fosse a conoscenza, ma capiva il bisogno di una madre
di sapere se la propria figlia stesse bene, soprattutto dopo quello che era
successo tra le due, e la rivelazione, per la regina Elsa, di avere poco
compreso l’animo della propria figlia. Ovviamente Moon Maria non raccontava
tutto ad Elsa. L’episodio della fuga con Shade, per esempio, aveva preferito
non divulgarlo, perché per quanto si fidasse della Elsa madre, sapeva che le
lettere potevano essere trovate e lette anche da altri che non fossero i
diretti interessati, e l’ultima cosa che la regina desiderava era confermare
voci o alimentare speculazioni sul rapporto dei due giovani principi. Avrebbero
pensato i diretti interessati ad alimentare quelle voci, non c’era bisogno
anche del suo aiuto. Un leggero bussare al vetro della finestra la fece
voltare. La sua cameriera Elinor, si affacciò dal balcone
-Maestà, la principessa è arrivata-
-Bene. Falla entrare e dopo lasciaci sole-
Elinor si inchinò e dopo poco comparve Rein. Nella
semplicità del suo abito da pomeriggio, Rein era incantevole. Indossava un
abito celeste opaco, di seta. La gonna, lunga fino a terra, era liscia, priva
di decorazioni o ornamenti. La vita era cinta da una fascia spessa, dello
stesso colore e materiale della gonna, ed era fermata da un grande fiocco posto
sul fianco. Il corpetto era anch’esso celeste opaco e di seta, ma sopra era
ricoperto da un pizzo bianco finemente lavorato. Il pizzo lasciava intravedere
il colore celeste del corsetto, e l’insieme illuminava il volto della
principessa. I capelli erano stati lasciati sciolti, e i boccoli della
principessa scendevano all’apparenza liberi, in realtà, l’occhio allenato della
regina vide che quella capigliatura, all’apparenza molto semplice, era stata
creata ad arte. Infatti, non appena Rein si inchinò, moon Maria vide che dietro
la nuca, alcune ciocche erano state raccolte e fermate da un piccolo fermaglio
di diamanti e i boccoli che scendevano liberi erano stati disposti con cura.
-Rein, hai fatto presto-
-Non amo fare attendere le persone, maestà-
-Quanto vorrei che lo stesso si potesse dire di mia figlia.
Spero che assimili la tua puntualità prima o poi-
Rein sorrise
-Proverò con tutta me stessa, maestà-
Moon Maria fece un vago gesto con la mano
-Non credo che ci sia speranza per questo. Milky è come suo
padre. Skyler era un uomo meraviglioso, ma ogni tanto, in quanto a puntualità,
lasciava a desiderare. La loro fortuna è sempre stata quella di essere reali,
infatti, nessuno avrà mai il coraggio di dirgli che sono in ritardo. Tranne la
sottoscritta-
Rein ridacchiò e anche Moon Maria. La regina indicò la sedia
vuota davanti a lei e Rein vi si sedette.
-Allora, desideravi parlare con me in privato ed eccoci qui.
In cosa posso aiutarti?-
Rein si mise dritta sulla schiena e guardò fisso la regina.
Tuttavia le mani della turchina avevano preso a tormentare leggermente la gonna
dell’abito, e Moon Maria capì che quello di cui dovevano parlare, era un
argomento che metteva in imbarazzo Rein.
-Non so se avete saputo, ma Thomas è stato incaricato di
andare a prendere i miei libri, a casa, al palazzo del Sole-
-Lo so cara, sono io che ho firmato l’ordine, dopo tutto-
Rein si trovò ad annuire.
-Ecco, quando Thomas mi è venuto ad informare che sarebbe
andato a casa, dai miei genitori, gli ho chiesto un favore-
Moon Maria finse di essere sorpresa. Non voleva rivelare di
sapere quel dettaglio, non voleva rischiare di mettere nei guai Thomas, dato
che il ragazzo non aveva rivelato la natura del favore che aveva svolto per
Rein.
-Un favore?-
Disse semplicemente, per far continuare a parlare la
turchina. Rein annuì
-Si, in realtà non sapevo nemmeno io che glielo avrei
chiesto, tuttavia, grazie al tempo passato qui ho avuto modo di riflettere su
alcuni aspetti e anche su me stessa-
Moon Maria osservava Rein e si trovò a provare un immenso
affetto per quella ragazza. Ciò che aveva vissuto poteva essere definito un
vero e proprio trauma. Si era trovata al centro di eventi non per sua volontà,
ma per quella di altri. Era stata strappata da casa sua, dall’affetto di sua
sorella, era in una corte straniera, con abitudini nuove e con compiti nuovi e
aveva affrontato tutto questo con il sorriso sul volto, senza far pesare quella
situazione a lei o a nessun altro. E in quella confusione, aveva persino avuto
modo di pensare a se stessa e alle sue emozioni. Moon Maria ne fu colpita
-Spero tu non mi voglia dire che te ne vuoi andare-
Rein guardò allibita la regina
-No maestà, assolutamente. Anzi, per prima cosa vi vorrei
ringraziare. Forse, per la prima volta, posso dire di avere trovato un posto
dove amo veramente stare. Ed è tutto per merito vostro-
-Rein io non ho fatto niente. Ti ho solo portato a casa con
me, alla fine-
Rein sorrise
-Lo so, ma mi avete mostrato più affetto e comprensione voi
che non…-
Rein non finì la frase, ma non ce ne fu bisogno. Entrambe sapevano
a cosa si stava riferendo la turchina.
-Quello che vorrei dire, maestà, è che, ho sentito il
bisogno quasi improvviso, di scrivere una lettera-
-Immagino tua sorella ne sarà stata contenta-
Rein guardò perplessa la regina
-In realtà, non ho scritto a mia sorella-
Fu il turno di Moon Maria di rimanere sorpresa. Era convinta
che la prima persona che Rein avrebbe cercato di contattare sarebbe stata la
sorella. La sorpresa doveva essere evidente sul volto della regina, perché la
principessa si mise a spiegare
-Capisco perché abbiate pensato che avessi scritto a Fine,
siamo gemelle oltretutto, ma credo, al momento, che scrivere a mia sorella sia
del tutto inutile. La conosco, il modo migliore sarebbe parlarle io stessa con
lei, direttamente, ma ammetto, non me la sento. So di averla ferita
profondamente, so quanto desiderava essere al mio posto, l’ho aiutata io stessa
a prepararsi per l’esame. Le avevo detto che non ero interessata, deve avere
pensato che l’ho tradita volutamente. Dovrei parlarle ma, come ho detto, non me
la sento in questo momento. Forse perché credo lei abbia ragione a considerarmi
una traditrice, forse mi sento veramente in colpa nei suoi confronti-
-Rein non dire così-
La turchina scosse la testa
-No maestà. È vero, io l’ho tradita. Ma non per l’esame, non
per avere accettato questo incarico, non per essere qui ora. Io l’ho tradita
perché non sono stata onesta con lei. Ho sempre cercato di non darle troppi
problemi, tra le due, era lei quella che veniva da me quando aveva bisogno di un
consiglio. Io ero la sua roccia, come potevo dirle che ero io quella che aveva
bisogno quando lei stessa non se ne rendeva conto? Così ho sempre mentito,
facendo finta che fossi felice lì. Non le ho permesso di vedere veramente
dentro il mio animo e… penso che nemmeno lei lo abbia più fatto con me. Credo
di poter dire che abbiamo vissuto anni in cui abbiamo semplicemente fatto
finta. Le voglio bene, è mia sorella, gliene vorrò sempre, ma parlarle,
vorrebbe dire affrontare anni di silenzi e cose non dette e al momento non me
la sento-
Moon Maria guardò quella giovane ragazza e si sentì
stringere il cuore. Le afferrò una mano, e la strinse, forte. Per essere così
giovane, aveva affrontato una situazione che sarebbe stata pesante anche per
l’adulto più forte. E ne era uscita non indenne, ma con le sue ferite e
cicatrici.
-Rein, permettimi di dirti una
cosa, che è data dall’esperienza e dalla mia età non più giovane. Verrà il
momento in cui dovrai affrontare tutto quanto con Fine, se non per riappianare
con lei, ma per te stessa. Verrà il momento in cui sentirai il bisogno fisico
di prendere la situazione di petto e affrontarla. So che sarà così, perché
conosco il tuo spirito e so che prima o poi lo farai. E quando capiterà,
qualsiasi cosa succeda, vada come vada, ne uscirai vincitrice, perché avrai
affrontato un grande dolore e affrontando il dolore, se ne esce sempre da
vincitori, anche se noi non lo crediamo-
La regina vide gli occhi di Rein farsi lucidi, ma nessuna
lacrima uscì dagli occhi azzurri della principessa. Rein si stava dimostrando
ogni giorno più forte e risoluta e Moon Maria si sentì come una madre
orgogliosa.
-Lo spero tanto, maestà. Spero di essere forte come dite
voi-
-Lo sarai, io credo in te-
Rein questa volta, si lasciò andare, e delle lacrime caddero
dai suoi occhi. Moon Maria strinse più forte la mano della principessa, ma non
fece niente altro. L’avrebbe voluta abbracciare, ma sapeva che, a volte, quello
che bisognava fare era lasciare che le lacrime cadessero libere, senza
intervenire. Rein fu scossa dai singhiozzi per qualche minuto, tuttavia, il suo
non era un pianto di disperazione, era più un pianto di liberazione. Quando i
singhiozzi andarono a calmarsi, Moon Maria prese un fazzoletto e lo porse alla
turchina. Rein lo accetto grata, e si tamponò gli occhi, asciugando le ultime
lacrime. Una volta che si fu totalmente calmata, la regina chiamò la sua
cameriera.
-Elinor, per favore, puoi portarci un po’ d’acqua? Troppe
chiacchiere ci hanno asciugato la gola-
La cameriera tornò poco dopo con una brocca di acqua fresca
e due bicchieri. Dopo avere servito le due, così come era arrivata, sparì. La
regina indicò a Rein il bicchiere
-Bevi, dopo un pianto, bisogna reintegrare i liquidi persi-
Rein annuì e prese il bicchiere senza esitazione. Bevve un
bel sorso d’acqua, tutto d’un fiato. Quando appoggiò il bicchiere vuoto sul
tavolo, Moon Maria le sorrise.
-Ti senti meglio?-
-Si maestà, grazie-
La regina le sorrise e annuì.
-Dato che non hai scritto a tua sorella, per tornare
all’argomento che ti ha portato qui, deduco che tu abbia scritto a tua madre-
Rein annuì
-Si, non sapevo nemmeno io di avere questo desiderio. Eppure
è stato facile trovare le parole da dirle-
-Immagino tu le abbia aperto il tuo cuore-
-Esatto. Io, sono qui solo da poco più di una settimana, ma
è come se fossi qui da un anno. Mi sembra assurdo pensare che fino a poco tempo
fa ero con la mia famiglia, nel grigiore della mia vita e adesso sono qui, con
voi, a godermi tutto quanto, allegra e serena, o per meglio dire, più serena
rispetta a prima-
-I cambiamenti sono importanti proprio per questo. Ci
permettono di vedere le cose sotto una luce diversa e di capire tanti aspetti
che prima non vedevamo-
-Esatto. E il fatto di avere visto con chiarezza alcune cose
mi ha permesso di potere parlare a mia madre in modo onesto-
-Ne sono veramente contenta. Lei ti ha risposto?-
Rein scosse la testa
-No. Non me lo aspettavo, in tutta onestà, anzi, non so
nemmeno se ha avuto voglia di leggerla-
-Certo che ne avrà avuto voglia, anzi, l’avrà divorata-
-Non credo-
-Rein, ci sono aspetti che non conosci di tua madre. Non
sottovalutarla-
-Allora perché non mi ha risposto?-
-Perché, non è sempre facile trovare le parole adatte da
usare con i figli, credimi. È molto complicato ammettere di avere fatto
soffrire un pezzo del nostro cuore e di non averlo capito. È dura essere una
madre e non avere compreso lo stato d’animo di una figlia. Si sente in
imbarazzo, si sente colpevole-
-Come fate a saperlo?-
-Perché me lo ha detto lei-
Rein guardò sorpresa la regina
-Cosa?-
Moon Maria indicò un punto all’interno della stanza
-Dentro, sul tavolo vicino alla mia poltrona, troverai una
scatola. Prendila per favore-
Rein si mosse in silenzio. Si alzò dalla sedia e sparì dentro
la stanza, uscendone poco dopo, con la scatola tra le mani e tornò a sedersi
-Aprila-
Disse la regina, incoraggiando la turchina. Rein aprì il
coperchio e Moon Maria vide i suoi occhi meravigliarsi, nello scoprire
l’interno.
-Sono tre lettere, scritte tutte in questi giorni-
-Da quanto voi…-
-Da dopo il ballo. Il giorno dopo, una dama di compagnia di
tua madre, la contessa di Faltony, se non sbaglio, si è presentata qui a corte,
nel massimo riserbo, e mi ha consegnato personalmente la lettera. Ha atteso anche
una mia risposta-
-Lady Anne è stata qui?-
Mormorò Rein, sconvolta.
-Si, più volte anzi-
-Perché non me lo avete detto?-
-Perché non ero tenuta a farlo-
-Ma è una lettera di mia madre!-
-È una lettera non indirizzata a te, ma a me. Non sono tenuta
a riferire della mia corrispondenza privata con nessuno, soprattutto a casa
mia-
Moon Maria vide Rein impallidire leggermente e abbassare lo
sguardo. La regina si sentì in colpa per essere stata così dura, ma era
necessario.
-Allora perché me lo state dicendo? Perché me le state
facendo vedere?-
-Perché devi sapere che nonostante tutto, tua madre si è
sempre preoccupata di te. Sono tutte parole rivolte a te. Sono lettere piene di
amore materno e di rimorso. Non hai mai abbandonato i suoi pensieri e quelle
lettere ne sono la prova tangibile. Se vuoi, puoi leggerle, ora sei pronta per
farlo-
-E se non volessi, se…-
-Allora, chiudi quel coperchio e lasciale qui, con me.
Quando sarai pronta, potrai sempre venire qui a leggerle-
I grandi occhi azzurri della principessa guardarono quelle
lettere, indecisi. Poi, con mano tremante, Rein prese il coperchio e lo
richiuse.
-Non me la sento, non adesso-
Moon Maria annuì, comprensiva.
-Quando vorrai, sono qui-
Rein annuì. Si alzò dalla sedia e fece per prendere congedo
-Grazie per il tempo che mi avete dedicato e grazie per
tutto-
-Sono sempre qui, ogni volta che ne avrai bisogno-
Rein si inchinò e si avviò verso l’uscita. Moon Maria la
osservò avviarsi verso la porta finestra e la vide fermarsi.
-Maestà?-
-Si?-
-La prossima volta che lady Anne verrà a palazzo… vorrei
poterle parlare, se possibile-
Rein non si era voltata verso di lei per parlarle, e la
donna immaginò che dire quelle parole ad alta voce fosse costato molto alla
turchina, e che essa non volesse farsi vedere così vulnerabile in quel momento.
Moon Maria sospirò e si trovò ad annuire
-Certamente. Quando verrà la avviserò della tua richiesta-
Rein fece solo un gesto con il capo, poi si avviò. Moon
Maria appoggiò una mano sulla scatola chiusa
-Arriverà il tuo momento Elsa, e tua figlia sarà pronta a
conoscerti. Ogni cosa a suo tempo-
Shade passeggiava avanti e
indietro la porta della stanza di Rein. Era lì da un paio di minuti, eppure non
si era ancora deciso a bussare. Eppure, bussare, non era un compito così
complicato, bastava semplicemente appoggiare la mano sulla porta e battere due
o tre volte. Ciò nonostante, non aveva trovato il coraggio per eseguire un
compito così facile. E tutto perché si sentiva nervoso. Lui, un principe, erede
al trono, nervoso alla prospettiva di parlare con qualcuna che conosceva fin da
quando erano piccoli. Si diede dello stupido da solo e si trovò a scuotere la
testa.
-Andiamo Shade, che ci vuole a bussare. Forza, coraggio-
Shade alzò il braccio e accostò la mano alla porta, tuttavia
rimase immobile. Contemplò l’idea di andarsene, ma alla fine si decise a
bussare. Era una situazione ridicola, il suo comportamento era ridicolo e lui
non voleva essere ridicolo. Bussò deciso e rimase in attesa. Di certo non si
era immaginato che venissero subito ad aprire la porta, ma dopo qualche minuto
passato in attesa e non vedendo comparire nessuno, si domandò se forse fosse
necessaria più forza nel bussare. Così ribussò di nuovo, questa volta molto più
energicamente di prima. Convinto di essere stato sentito, si mise dritto e
rimase in attesa di vedere l’uscio aprirsi. Eppure, anche questa volta, nessuno
venne ad aprire. Fissando quel pezzo di legno interdetto, pensò di bussare
un’altra volta, quando una voce femminile lo fece voltare di sorpresa
-Se nessuno viene ad aprire, vuol dire che non c’è nessuno
dentro. Potete provare a ribussare, ma temo la principessa non sia nel suo
appartamento-
Trudy era in piedi dietro di lui, che lo guardava
trattenendo a stento un sorriso.
-Contessa! Da quanto…-
-Abbastanza-
Disse semplicemente la donna. Shade sentì il rossore salire
al volto. Non commentò, rimase lì fermo. Trudy sgranò gli occhi poi scoppiò a
ridere
-Non ci credo, Thomas aveva ragione! Siete timido-
Shade continuò a rimanere in silenzio, anche se rivolse una
maledizione al capitano delle sue guardie.
-Ammetto che timido non è un aggettivo che avrei usato per
descrivervi…-
Shade guardò la contessa e si
trovò a sospirare
-Eppure è la realtà dei fati, e spero che questa cosa possa
rimanere un segreto-
Trudy lo guardò, un angolo della bocca arricciato in un
mezzo sorriso, ma annuì
-Ovviamente altezza, non lo dirò a nessuno-
-Tanto ci penserà Thomas a urlarlo ai quattro venti a quanto
pare…-
Disse più a se stesso che non a Trudy. La contessa si trovò
ad annuire a quelle parole, sempre sorridendo divertita. Shade, ancora in
imbarazzo, cercò di spostare la conversazione su un argomento che gli sembrava,
al momento, meno compromettente
-Sapete per caso dove posso trovare la principessa?-
Trudy scosse la testa
-Desolata altezza, non saprei. Non ho visto la principessa
da questa tarda mattinata-
-Capisco-
-Sono stata occupata con i preparativi per domani-
Shade sollevò un sopracciglio
-Credevo Thomas se ne dovesse occupare-
-Oh sì, e, sorprendentemente, è stato anche bravo. Tutto è
assolutamente ineccepibile-
-Le parole
ineccepibile e Thomas stranamente coesistono nella stessa frase-
-Lo so, altezza, credetemi, sono stata la prima ad esserne
stupita. Ma è stato tutto organizzato in modo impeccabile: dalla scelta del
menù, i fiori, la disposizione dei tavoli, la decorazione del gazebo… tutto
perfetto. Ne sono rimasta veramente sbalordita-
Shade si trovò ad essere stupito egli stesso da quelle
parole. Che Thomas finalmente avesse iniziato ad imparare un po’ di bon ton?
-Meglio così allora. Dato che si tratta di un diversivo, che
sia ben studiato e realizzato aiuterà a convincere la corte che si tratta di
qualcosa di organizzato da tempo-
Trudy annuì
-Esattamente quello che ho pensato, altezza. E io mi sono
assicurata di far sì che ogni dubbio venisse fugato-
-Cosa avete fatto?-
-Mi sono incontrata con alcune dame della corte e ho diffuso
una buona dose di pettegoli-
Shade si trovò a fare una smorfia di soddisfazione alle parole
della contessa
-Immagino già il tenore delle voci-
Trudy annuì, sorridendo
-Diciamo che ci sarà di che parlare, si-
-Di cosa ci sarà da parlare? Spero non di me, ancora-
Shade spostò lo sguardo e ferma, in mezzo al corridoio,
c’era Rein. Un leggero sorriso le si era aperto sul volto, e Shade si trovò
immobile a contemplarla. Era veramente bella, con i lunghi capelli blu sciolti
e con quel vestito. Si trovò ad osservare quel volto, ammaliato e si perse
dentro quegli occhi azzurri per qualche secondo. Riconquistò il controllo di
se, quando vide che gli occhi della principessa erano leggermente arrossati,
come se avesse pianto
-Rein, stai bene?-
La turchina si voltò meravigliata verso di lui
-Certo, si sto benissimo. Perché lo chiedi?-
-I tuoi occhi. Sembra che tu abbia…-
Shade non finì la frase. Le mani di Rein corsero ai suoi
occhi, e sul suo volto comparve uno sguardo incerto. Poi Rein si trovò a
scuotere il capo, e si avvicinò a lui
-Niente di che, veramente. Sono passata vicino a una
finestra aperta e qualcosa mi è entrato nell’occhio, tutto qua-
Shade sapeva istintivamente che quella non era la realtà, ma
non disse niente per smentirla.
-Cose che succedono-
Disse. Rein annuì, grata
-A proposito, cosa ci fai qui? Voglio dire, parlare di
fronte alla mia porta non mi sembra il luogo migliore per intrattenere dei
membri della corte-
Disse Rein, passando lo sguardo da
Shade a Trudy.
-Cercavo te, veramente. Ho bussato ma non mi ha risposto
nessuno, ovviamente, dato che non eri in stanza ed è capitato che, voltandomi
per tornare indietro, abbia visto la contessa. Giusto, contessa?-
Trudy guardò un attimo incerta il principe, ma poi Shade la
vide annuire alle sue parole.
-Come dice il principe, altezza. Un incontro puramente
casuale-
-Cercavi me? Di persona?-
Shade annuì
-Si, avrei bisogno di portarti in un luogo, se me lo
concedi-
Rein guardò Shade, poi Trudy. La contessa fece un piccolo
cenno alla turchina
-Se proprio insisti, certo, verrò con te-
Shade annuì e poi si voltò verso la contessa
-Contessa, se volete, potete unirvi a noi. Anzi, credo che
il vostro aiuto potrebbe essere prezioso-
Trudy guardò perplessa la coppia, poi però si trovò ad
inchinarsi
-Sarà un onore per me, altezza-
Shade le sorrise, poi offrì il suo braccio a Rein. La turchina
lo afferrò prontamente, e i due si incamminarono. Dopo qualche passo, Trudy si
avviò dietro di loro. I tre percorsero il corridoio in silenzio. Shade condusse
le due donne giù per la scalinata e poi, una volta arrivato al piano terra, si
diresse verso la sala dove di solito pranzavano, ma la superò, superò anche la
sala dove di solito era servito il the al pomeriggio, e si fermò solo quando
arrivarono davanti ad un portone chiuso.
-Eccoci qua-
Disse Shade guardando Rein. La turchina lo fissò perplessa
-Dove siamo di preciso?-
-Ora lo scoprirai e qualcosa mi dice che questo luogo
potrebbe diventare il tuo luogo preferito di tutto il castello-
Shade liberò il suo braccio dalla presa della turchina e si
avvicinò alla porta. Con mano decisa, afferrò entrambi i battenti del portone e
li aprì, con un movimento deciso. Sorridendo, si voltò verso le donne
-Principessa, contessa, benvenute nella biblioteca reale-
Rein guardò oltre la spalla di Shade e il principe la vide
spalancare gli occhi per la sorpresa. Avanzò con lo sguardo perso all’interno,
rapita dalla vista. Shade la precedette e si incamminò dentro. Un uomo, vedendo
arrivare il principe, si avvicinò veloce
-Altezza, vi stavamo aspettando-
-Rein, contessa, lasciate che vi presenti il custode di questo
posto lord Brenno. Lord Brenno, la principessa Rein e la contessa di Gaumont-
L’uomo si inchinò.
-Lord Brenno sarà totalmente a tua disposizione per
qualsiasi richiesta Rein. Sentiti libera di venire qui ogni volta che vorrai-
Rein, assorta dal luogo, fece un vado accenno di assenso,
mentre si guardava intorno. Shade sorrise vedendola, sembrava una bambina
davanti ad un negozio di caramelle. Poi rispostò l’attenzione sul bibliotecario
-È tutto pronto?-
L’uomo annuì
-Si maestà, abbiamo cercato di fare il prima possibile.
Ovviamente c’è ancora molto da fare, bisogna sistemare e rispostare alcune
cose, ma in linea generale…-
-Bene, perfetto. Allora ci faccia strada, credo che la
principessa ci tenga a vedere i frutti del vostro lavoro-
Rein si voltò verso Shade e lo guardò
-Di cosa stai parlando?-
Shade le sorrise e le si avvicinò. Allungò una mano verso di
lei
-Non sarebbe una sorpresa se te lo dicessi. Temo dovrai
fidarti di me e seguirmi senza esitare-
Shade vide Rein osservare la mano tesa tra di loro, poi un
lampo di luce attraversò gli occhi azzurri della turchina e Rein allungò la sua
mano verso di lui, afferrandola. Shade continuò a sorriderle
-Andiamo allora. Lord Brenno, vi seguiamo-
I quattro si avviarono, lord Brenno in testa, Rein e Shade
dietro e a chiudere quello strano corteo, Trudy. La biblioteca era veramente
gigantesca. File di scaffali colmi di volumi sembravano susseguirsi quasi
all’infinito. Ad un tratto, lord Brenno svoltò a destra, quasi arrivato in
fondo alla sala e li condusse per un corridoio formato da delle scansie. Shade
vide gli occhi di Rein spostarsi verso ogni lato, curiosa. Ad un tratto, il
corridoio finì e si aprì in una piccola sala quadrata. Un lato era coperto da
grandi finestre che davano sul giardino reale, le altre tre erano piene di
scaffali, coperti di libri solo per la metà, il resto vuoti. Rein si voltò
verso Shade, perplessa
-Cosa ci facciamo qui?-
Shade, sorridendo, lasciò andare la mano della principessa e
si portò al centro di quella piccola stanzetta formata da scaffali, e allargò
le braccia
-Principessa, è un onore presentarle l’area designata per la
vostra collezione letteraria. I libri che vede sugli scaffali sono stati
prelevati dalla vostra stanza al regno del Sole e, dopo essere stati catalogati
e numerati, sono stati portati qui. Ovviamente i libri non fanno parte della
collezione del regno della Luna, sono tuoi e tali rimarranno. Quindi questa è
la tua collezione privata, a tuti gli effetti. Potrai decidere tu chi potrà
consultarla o prendere in prestito dei libri, farli restaurare se ce ne fosse
bisogno o darli via se non li desideri più. Ovviamente potrai implementare la
collezione o lasciarla così, come desideri. Potrai fare ciò che vorrai, in più,
lord Brenno è a tua completa disposizione, se vuoi si occuperà lui di trovarti
dei volumi particolari. Ovviamente, inutile ridire che il resto della
biblioteca è tutta a tua disposizione. Ma questo, questa sala, è il tuo regno
personale, a tutti gli effetti-
Shade vide Rein
avanzare qualche passo verso di lui e fermarsi. Era senza parole ed emozionata.
La turchina si avvicinò ad alcuni libri e passò sopra di essi la mano, che
tremava leggermente. Shade rimase a guardarla, perplesso. Era convinto di fare
una sorpresa gradita a Rein, invece la principessa non aveva detto una parola e
se ne stava lì, ferma. Shade stava per dire qualcosa, quando Rein si voltò
verso di lui e senza dargli il tempo, si gettò tra le sue braccia e lo strinse,
in un abbraccio.
-Rein cosa…-
-Grazie. Grazie, grazie, grazie. Io…-
La voce della turchina si spezzò per l’emozione. Shade dopo
qualche secondo di esitazione, si trovò a ricambiare l’abbraccio della
turchina.
-Non mi devi ringraziare, io non ho fatto niente di speciale
ho solo…-
Rein si staccò leggermente da lui, in modo da poterlo
guardare negli occhi. Le mani della turchina, dalla vita di Shade, si
spostarono sul suo petto e Shade, allentò solo il suo abbraccio, in modo da
abbracciarla ancora mentre si parlavano
-Ti sbagli Shade. Questo per me è il più bel regalo che mi potessi
fare. Non puoi capire. I miei libri, loro mi hanno aiutato in tutti questi anni
e averli qui, con me, adesso è molto importante. È come se mi avessi ridato una
parte del mio cuore. Quello che hai fatto è straordinario. Siete andati fino a
casa mia, avete convinto i miei, non so come, li avete portati qui e mi hai
dato una parte della biblioteca reale. È molto più di quello che mi merito-
-Qui ti sbagli. Ti meriti molto di più-
Shade aveva parlato prima ancora di rendersene conto. Il
principe vide gli occhi di Rein allargarsi per lo stupore e poi le guance
arrossire per via delle sue parole. Non gli ripose, ma si limitò a regalargli
uno dei suoi sorrisi più grandi. Shade fece, inavvertitamente un movimento
verso di lei, ma l’improvviso tossire di Trudy, lo fece bloccare e voltare
verso di lei. La contessa, profondamente imbarazzata per avere assistito a
quella dimostrazione d’affetto tra i due principi, aveva lo sguardo mezzo
rivolto verso di loro. A Shade bastò vederla così per allontanarsi da Rein di
qualche passo.
-Bene, io sono contento che tutto questo ti piaccia. Come ho
detto, Lord Brenno è a tua completa disposizione, per qualsiasi cosa. Ti lasciò
qui con lui così potrai decidere il da farsi. Io devo tornare al mio lavoro-
Shade fece un piccolo inchino alle due donne, poi si voltò
veloce e andò via. Mentre usciva dalla biblioteca e percorreva veloce i
corridoi del castello per tornare al suo ufficio, il suo cuore prese a battere
in modo furioso. Aveva abbracciato Rein, in modo molto poco principesco,
davanti a due membri della corte. E lo aveva fatto nella più completa
incoscienza, senza pensare alle conseguenze. Era stato un gesto così spontaneo
per lui, ricambiare l’abbraccio di Rein. Certo, era rimasto sorpreso quando
Rein era volata tra le sue braccia, ma allo stesso tempo, aveva pensato che
Rein lì, tra le sue braccia, fosse la cosa più naturale del mondo. Shade
strinse le mani a pugno e si trovò a scuotere la testa. Doveva ritrovare il suo
sangue freddo e la concentrazione. Si fermò un secondo davanti alla porta del
suo studio e fece qualche respiro.
-Sei un principe, comportati come tale-
Si trovò a mormorare, come fosse un piccolo mantra. Alla
fine, una volta che si ritenne abbastanza calmo, aprì la porta del suo studio e
si avvicinò alla scrivania, dove una pila di documenti era stata appoggiata
affinché lui li potesse esaminare. Il lavoro era quello che gli serviva. Così,
senza esitare si sedette sulla sedia e si mise a leggere il primo rapporto che
gli capitò sotto mano.
Rein si muoveva in modo frenetico
per la biblioteca. Aveva un registro in mano su cui erano segnati i libri della
sua collezione e ogni volta che leggeva un titolo, correva subito al volume.
Era bello averli lì con lei. Si trovò a sorridere e lanciare gridolini di gioia
ogni volta che ritrovava un libro che adorava, il che capitava praticamente ad
ogni volume.
-Possiamo andarcene, per favore? Non scapperanno mica,
domani mattina saranno esattamente dove li avete lasciati-
Trudy, per niente contagiata dalla felicità di Rein se ne
stava in disparte, e sfogliava, distrattamente, un libro che aveva preso a caso
da un ripiano.
-Lo so perfettamente che saranno qui anche domani mattina,
ma vorrei controllare solo una cosa e…-
-Per controllare solo una cosa intende verificare di persona
che ogni singolo libro che ricordi sia qui?-
-Precisamente-
-Mi sembra una cosa assurda e poco sensata, dato che tenete
in mano un catalogo redatto proprio su ogni volume presente qui in questo
momento-
-Si ma…-
-Niente ma, principessa. Non vorrete mettere in dubbio
l’efficienza dei bibliotecari di corte, vero?-
Rein si voltò verso Trudy.
-Certo che non sto mettendo in dubbio l’efficienza dei
bibliotecari. È che, questi libri sono una parte di me e voglio solo vedere se
ci sono tutti. Lo so che non ha senso, ma lo ha per me-
Rein vide Trudy guardarla perplessa, poi, alla fine, la
donna fece un sospiro rassegnato
-Come posso dare una mano, allora?-
Rein sorrise grata alla donna e le tese la lista che aveva
in mano
-Leggetemi i nomi dei titoli e dove sono posizionati-
Trudy afferrò il foglio e si mise a leggere. Le due donne
passarono così un’ora, con Rein che ad ogni titolo scattava in giro alla
ricerca dei suoi volumi. Quando finalmente arrivarono all’ultimo titolo, Trudy
lasciò andare un sospiro di piacere
-Finito. Finalmente. Sento il bisogno di bere qualcosa, ho
la gola secca-
Rein ridacchiò ma annuì
-Piacerebbe anche a me qualcosa da bere. Direi che per
ringraziarvi, il minimo che possa fare è invitarvi a bere qualcosa nel mio
appartamento. E vista l’ora, che ne dite di cenare anche?-
Gli occhi della contessa si spalancarono per lo stupore, ma
cercò di non darlo troppo a vedere.
-State per caso cercando di corteggiarmi altezza?-
-Corteggiarvi?-
-Bevande e cibo solo noi due. Sembra quasi un appuntamento
romantico-
Rein sentì la nota di divertimento nella voce della contessa
e si trovò a ridacchiare.
-Contessa, se una altezza reale, come me, vi volesse
corteggiare non si limiterebbe ad una cena-
-Ah no? E come corteggiate voi reali?-
-Offrendo titoli e terre. O un cavalierato-
La risposta della turchina fece scoppiare a ridere Trudy.
-Questo spiega perché molti titoli siano andati a persone…
discutibili-
Rein ridacchiò a sua volta. Poi, con il sorriso sul volto,
si trovò ad avviarsi verso l’uscita della biblioteca
-Allora, stabilito che non ho nessuna intenzione di
corteggiarvi, accettate il mio invito?-
-Direi che posso accettare. Scommetto che per voi i cuoci
cucineranno qualcosa di squisito-
-Sono i vantaggi di avere una corona sulla testa-
Disse Rein, stuzzicando Trudy. La contessa, che nel
frattempo si era incamminata con la turchina e ora passeggiavano fianco a
fianco, lanciò uno sguardo scettico a Rein
-Non avete una corona in testa al momento-
-Sono sempre una principessa. Ci sarà sempre una tiara sul
mio capo, privilegio reale-
Trudy sorrise. Era la prima volta che Rein
faceva vedere quel suo lato così giocoso alla contessa. In realtà era da tanto
che non si lasciava andare così con un membro della nobiltà, per di più con una
donna che aveva apertamente detto che non si fidava di lei. Però Rein sapeva
che scherzare così non sarebbe stato un problema. Infatti Trudy non replicò o
fece altro, anzi seguì Rein fino al suo appartamento senza esitare. Una volta
entrate, la cameriera di Rein, Dreamy, si materializzò quasi dal nulla.
-Dreamy, stasera io e la contessa ceneremo qui. Puoi fai
avvisare tu sua maestà e organizzare qualcosa per noi?-
-Certo principessa-
-E Dreamy?-
-Si?-
-Procuraci una bottiglia di vino. Sia io che la contessa
siamo assetate-
-Vino altezza?-
Rein annuì
-Rosso vi va bene contessa?-
-Certamente-
-E rosso sia-
Dreamy lanciò un’occhiata perplessa a Rein, ma alla fine si
inchinò e andò ad eseguire ciò che la sua principessa le aveva ordinato. Una volta
che Dreamy fu uscita, Rein si lasciò andare sulla poltrona e indicò a Trudy di
fare altrettanto. Le due donne presero a chiacchierare del più e del meno, fino
a quando non arrivarono a parlare dell’evento del giorno dopo
-Quindi è tutto pronto per domani?-
-Si altezza. Ho controllato personalmente ciò che Thomas ha
fatto e devo dire che, in tutta onestà, sono sbalordita. Ha fatto tutto in modo
impeccabile-
Rein ridacchiò
-Avete poca fiducia in lui, mi pare-
-Non è questione di poca fiducia è che lo conosco. Se c’è
qualcuno totalmente incapace di organizzare un the pomeridiano, fidatevi,
quello è Thomas d’Orvail-
-Eppure dire che questa volta ci è riuscito-
Trudy annuì
-Si e ha persino coordinato i fiori per i centrotavola con
le tovaglie. Incredibile-
Rein si trovò ad annuire
-In effetti, notevole come cosa. Ricordo la prima volta che
mia madre lasciò libere me e mia sorella di organizzare un piccolo the con
alcune ospiti. Fu un disastro totale. Avevamo scelto come fiori delle peonie
rosse, erano bellissime e crescevano rigogliose nei nostri giardini. E poi
avevamo puntato su delle tovaglie color carta da zucchero, perché avevano dei
ricami di filo argentato, che ricordavano le peonie e ci sembrava una
combinazione perfetta. Peccato che nella realtà l’insieme non fosse proprio…
l’ideale-
Trudy si trovò ad annuire
-E nessuno vi ha fermato?-
-Eravamo principesse, il che vuol dire terribilmente
testarde e all’epoca ci sembrava che solo noi capissimo la bellezza
dell’insieme e gli altri no. Fu un disastro. Ci ho messo anni per affinare la
tecnica e anche per armonizzare tutto l’insieme. Quindi che Thomas ci sia
riuscito… mi complimenterò sinceramente con lui domani-
-Toccherà pure a me farlo. Forse è questo che mi dà più
fastidio, il fatto che abbia fatto tutto bene e che io non possa rimproverarlo.
È quasi un affronto per la nostra amicizia-
Rein ridacchiò
-Vi invidio-
Trudy sgranò gli occhi e la fissò
-Sul serio. Vi invidio quella amicizia così sincera. Credo
sia bellissimo il fatto che fin da bambini abbiate questo legame così
indissolubile. Vorrei averne anche io uno così-
-Credevo che con il principe Shade ci fosse esattamente
questo-
Rein scosse la testa
-Certo, ci conosciamo fin da piccoli, ma… non abbiamo mai
avuto quella libertà di poterci conoscere o frequentare come voi. Io e mia
sorella dai dodici anni siamo state così impegnate nello studio e
nell’apprendere come comportarci per diventare principesse perfette che non
c’era molto tempo per vedersi e passare pomeriggi di svago in libertà. Certo,
ogni tanto organizzavamo eventi, piccole riunioni, ma ad un tratto è stato come
se ci fosse imposto quasi di ritrovarci solo con altre persone del nostro
stesso sesso. Invitare dei ragazzi anche se ci conoscevamo da sempre poteva
essere quasi sconveniente. Invece invitare una ragazza era più semplice-
-Immagino che nessuno volesse mettere a rischio la vostra
reputazione-
-Esatto. Anche se, onestamente, la trovo una cosa priva di
senso il modo in cui eravamo costrette ad agire-
-In che senso?-
Chiese Trudy curiosa
-Non potevamo organizzare the o ricevimenti pomeridiano con
gli uomini e parliamo di eventi piccoli, con al massimo una decina di persone e
quindi dove potevamo essere facilmente sorvegliate, ma allo stesso tempo
potevamo partecipare alle serate o ai balli persino nelle altre corti dove, se
ci si voleva nascondere con qualcuno o allontanarsi senza essere visti era
decisamente più facile. È un controsenso-
Trudy si ritrovò ad annuire a quelle parole
-È sempre così dopotutto. Siamo sorvegliate quando non serve
e quando invece ne avremmo più bisogno…-
Trudy non finì la frase e a Rein parve di vedere un lampo di
rabbia misto a tristezza attraversare gli occhi versi della donna.
-Cosa è successo tra te e Fanny?-
Le chiese a bruciapelo. Trudy alzò lo sguardo su Rein e il
suo volto era diventato come impassibile.
-Mi ha pugnalato alle spalle, ecco cosa è successo-
-Come?-
-Non credo vi riguardi-
-Io credo di sì invece. Mi sono fidata di voi stamattina, ho
rifiutato l’invito della marchesa, ho accettato di fare tutto quello che avete
detto voi. Credo di meritare una spiegazione-
-Tutto quello che dovete sapere è che Fanny non è veramente
chi dice di essere. È una arrivista, vuole tutto ciò che hanno gli altri e non
si fa scrupoli per ottenerlo. Vuole la vostra amicizia non perché sia veramente
intenzionata ad avere un rapporto onesto con voi, ma perché sa che avere voi
dalla sua parte vuol dire avere una grande influenza a corte-
-Ha già una grande influenza, è una marchesa-
-Ma non le basta, vorrà di più, e lo otterrà. Ottiene sempre
ciò che vuole-
-Come vi ha pugnalato alle spalle?-
Trudy scosse il capo
-Non vi riguarda-
-Trudy… cosa è successo? Cosa ti ha fatto?-
-Non sono affari vostri, né di nessun altro. È passato
ormai, e certe volte è meglio lasciare il passato dove sta-
-Io non credo sia così invece e…-
-Allora voi ditemi di vostra sorella, e poi io vi parlerò di
Fanny-
Rein si trovò ad incassare il colpo. Non rispose, ma il suo
volto fece capire tutto alla contessa
-Vedete? Neanche voi siete pronta a parlare di tutto.
Quindi, voi vi tenete il vostro segreto e io tengo il mio-
Rein a malincuore, si trovò costretta a sopportare la
sconfitta. Eppure sentiva che se avesse scoperto cosa fosse successo tra le due
donne, lei avrebbe capito veramente chi era la donna che era seduta davanti a
lei.
-Mi dispiace di avere insistito. È stato poco cortese,
scusate-
Trudy annuì, ma non disse niente. Tra le due scese un certo
imbarazzo e l’aria si fece pesante. L’ingresso di Dreamy portò un attimo
un’aria più leggera, anche perché la donna stava portando un vassoio su cui era
appoggiata una bottiglia di vino e due bicchieri di cristallo. Rein sorrise a
Dreamy
-Perfetto, direi che un bicchiere di vino ora mi serve
proprio-
Dreamy appoggiò il vassoio sul tavolino basso davanti alla
principessa.
-Volete che ve lo apra o…-
-CI posso pensare io-
Disse Trudy
-Ho passato anni con Thomas nelle cantine della sua
famiglia. Aprire una bottiglia è un gioco da ragazzi per me-
Rein annuì e indicò alla contessa la bottiglia lasciandola
fare. Dreamy osservò perplessa le due donne, ma da brava cameriera, non disse
niente
-Altezza, io nel frattempo preparerei la tavola-
-Certo Dreamy, fai pure-
La cameriera si inchinò e riuscì dalla stanza. Trudy, nel
frattempo, aveva aperto la bottiglia e stava versando il contenuto nei due
bicchieri. Quando ebbe finito, porse a Rein uno dei due e prese per se l’altro.
Rein osservò il bicchiere e poi allungò il braccio
-A noi donne e ai nostri segreti-
Trudy la fissò, poi avvicinò il bicchiere a quello della
principessa. Al contatto un leggero tintinnio si sentì per la stanza. Le due
donne bevvero un sorso
-Ci voleva proprio-
Disse Rein, mentre prendeva un altro sorso. Trudy annuì
-Si, non è male, ma esistono vini migliori-
-Non credo di essere così istruita in fatto di vino, temo-
-Male altezza. È importante sapere parlare di tutto-
-Le lezioni di vino non sono contemplate nelle lezioni
reali, temo-
Trudy sorrise
-Neanche in quelle di noi contesse, ma si può sempre
rimediare-
-Credo dovrei allora chiedere lezioni a Thomas, dato che la
sua famiglia ha, a quanto pare, le cantine migliori del regno-
Trudy annuì
-Si, i conti di Orvail sono tra i migliori in fatto di vino.
Ma ci sono anche altre famiglie che sono molto brave nel produrre vino. Vi farò
avere una lista di nomi, e anche di vini-
-Grazie-
Trudy annuì e finì il suo bicchiere. Nel frattempo Dreamy,
silenziosa, aveva apparecchiato la tavola e portato dentro le pietanze. Un
aroma delizioso si diffuse per la stanza e Rein si voltò verso la tavola
-Che ne dite contessa? Seppelliamo l’ascia di guerra per
stasera e ci dedichiamo al cibo?-
Trudy annuì
-Direi che si può fare-
-Allora contessa, diamo inizio a questa cena. Sarebbe
scortese fare raffreddare le pietanze-
-Non potrei sopportare di essere colpevole di una tale
crimine-
Shade aveva lavorato fino a tardi. Aveva saltato la cena con
sua madre, non solo perché aveva veramente da lavorare, ma perché aveva anche
voluto evitare di vedere Rein. Sapeva che si sarebbe sentito a disagio nel
vederla, e voleva evitare di sorbirsi l’occhiata preoccupata di sua madre e,
soprattutto, l’interrogatorio che le avrebbe potuto fare. Si era fatto portare
dei semplici tramezzini e aveva cenato lì, mentre finiva di leggere gli ultimi
resoconti. Era stato particolarmente stupito nel vedere che gli altri ministri
avevano raddoppiato la dose di lavoro. Il pensionamento del vecchio ministro
del tesoro li aveva tutti spinti ad aumentare il rendimento, perché avevano
capito che nessuno era insostituibile, anche coloro che avevano servito
fedelmente la corona per anni. E ovviamente non erano mancate le lamentele nei
confronti di Philip e del nuovo programma che aveva istituito. Il che aveva
fatto capire a Shade che la scelta fatta si era rivelata la migliore. Aveva
appena terminato di leggere l’ultimo resoconto della giornata, quando
l’orologio aveva segnato le dieci. Shade si stiracchiò le braccia e si lasciò
andare contro la sedia. Era sfinito, molto più del solito. Si alzò dalla sedia
e si avvicinò ad un tavolino che era appoggiato sotto una delle finestre dello
studio. Aprì l’anta del mobile, e da dentro, tirò fuori una bottiglia di
cristallo con dentro del liquido ambrato. Non era da lui bere dell’alcool dopo
il lavoro, ma quella sera aveva sentito il bisogno di bersi un bicchiere del
suo cognac preferito. Si versò un bicchiere e rimise a posto la bottiglia,
quasi con fare cerimoniale. Sapeva che se non fosse stato per quello che era
successo con Rein al pomeriggio, ora non sarebbe stato lì a bere quel
bicchiere. Si avvicinò alla finestra e guardò il cielo stellato, perso nei suoi
pensieri. Era talmente assorto che quasi non si accorse del fatto che qualcuno
era entrato nello studio. Si voltò e non fu sorpreso di trovarsi davanti Thomas
-Mi domandavo quando ti saresti fatto vivo-
-Ho avuto da fare e… quello è un bicchiere di cognac?-
Shade annuì. Non aveva voglia di dare spiegazioni, anche se
era grato di vedere il suo amico
-Ti ricordi quando è stata l’ultima volta che hai bevuto
quel cognac?-
-Thomas, non mi va di parlarne. Sto bene è solo che mi
andava di berne un bicchiere stasera, tutto qui-
-Quindi non dobbiamo parlare degli cocchi azzurri che si
celano nel fondo di quel liquore?-
Shade scosse la testa
-Non ce n’è bisogno-
-Ma?-
-Niente ma-
-Sicuro?-
-Thomas, sto bene. Non è niente-
-Con te non è mai niente-
Shade si voltò verso di lui e si trovò a sospirare
-Ti vuoi fidare di me, per una volta?-
-Io mi fido di te. È che sono preoccupato-
Shade allungò una mano e strinse la spalla di Thomas
-Grazie, ma non ti preoccupare. Non è niente-
-Quindi non c’entra un certo incidente tra te e Rein in
biblioteca oggi, vero?-
Shade sgranò gli occhi sorpreso
-Chi te lo ha detto?-
-Lord Brenno-
Shade sospirò ma non commentò
-Non sapevo fosse un pettegolo-
-Non lo è e lo sai bene-
-Però ne ha parlato con te-
-Volevo solo sapere come era andata la sorpresa a Rein,
perché conoscendoti non mi avresti detto niente. Quindi sono andato da lui a
sapere-
-E che ti ha detto?-
-Che la principessa era così commossa per il tuo gesto, che
ti ha abbracciato per ringraziarti. Niente di più. È che dato quello che siamo
detti ieri, credevo che per te fosse decisamente qualcosa di più. Ecco perché
te l’ho chiesto-
Shade fissò Thomas e vide veramente la preoccupazione negli
occhi dell’amico.
-Si, mi ha abbracciato-
-E?-
-E io ho abbracciato lei-
-Tutto qui?-
-Che ti aspettavi? Che l’avessi baciata o altro?-
-No, certo che no però… tu hai abbracciato lei e niente altro?-
-Niente altro. Solo che…-
-Allora c’era dell’altro-
-Siamo rimasti un attimo a parlare, sempre da abbracciati.
Ecco-
-Lo sai che non è un atteggiamento molto distaccato, vero?-
-Certo che lo so-
-E che non è molto principesco, vero?-
-Thomas, lo so. È stata una cosa spontanea però, normale. È
stato normale per me prenderla e non lasciarla-
Thomas lo guardò scuotendo la testa
-Sei proprio cotto a puntino di lei-
-Thomas!-
-È la verità Shade. Quando provi il naturale desiderio di
stare abbracciato ad una donna e di non volerla lasciare, di certo non è per
puro spirito di amicizia. E non dirmi che non è così-
-Forse… io non loso-
-Lo sai perfettamente, dato che non sei sceso a cena, te ne
sei stato rintanato qui e ora ti trovo a bere il cognac della disperazione-
-Questo non è il cognac della disperazione-
Thomas alzò gli occhi al cielo
-Però non sei sceso a cena-
-Avevo da fare-
-Qualcosa che avresti potuto recuperare benissimo dopo.
Lavori sempre fino a oltre mezzanotte, quindi non darmi questa scusa banale. Ti
sei nascosto qui per evitarla e hai fatto male, perché tanto Rein non è scesa a
cena con la regina-
-Che cosa?-
-È rimasta in camera sua, con Trudy-
-Cosa?-
-Non solo, si sono anche scolate una bottiglia di vino
rosso-
-Che cosa? E tu come fai a saperlo?-
-Dwight!-
-Chi?-
-La guardia scelta, Dwight-
-Non so di chi tu stia parlando-
Thomas alzò di nuovo gli occhi al cielo
-Dwight è la guardia scelta che ogni tanto staziona davanti alla
tua porta, ma non è questo il punto. Ho scoperto che Dwight è un ottimo amico
della cameriera personale di una certa principessa-
-Della cameriera di Rein, Dreamy?-
Thomas annuì
-Si anzi, qualcosa mi dice che Dwight spererebbe in qualcosa
di più da quella relazione con Dreamy. Sarebbero una bella coppia in effetti
ora che ci penso, forse dovrei fare in modo di…-
-Thomas! Torna all’argomento principale-
-Si, allora, ho parlato con Dwight che ha incrociato Dreamy
per le scale, ed è stata lei a dirgli della serata femminile della principessa.
Ecco come ho fatto a saperlo-
-E perché questo Dwight sarebbe venuto da te a dirtelo?-
-Perché da quando ho scoperto che è amico di Dreamy, gli ho chiedo di darmi qualche informazioni
indirette se Rein, se fosse stato necessario-
-Che cosa hai fatto?-
-Prima che tu reagisca male, sappi che lo faccio per te-
-Per me?-
-Si. Tengo un occhio in più su di lei senza che lei lo
sappia. Non sarà sempre accurato, ma è una precauzione in più. Quindi
ringraziami invece di farmi la ramanzina, ogni volta-
Shade non commentò. Anzi, segretamente era contento di
sapere che Thomas si prendeva cura di lei anche a distanza, ma sapeva che non
era corretto
-Non lo puoi fare, Thomas-
-Certo che posso. È mio compito prendermi cura dei tuoi ospiti
e Rein è una principessa, la sua incolumità va protetta più di ogni altra-
-Ma cosa succederebbe se sapesse che tu la tieni d’occhio
attraverso Dreamy?-
Thomas fece per ribattere, ma si trattenne.
-Va bene, non chiederò più a Dwight se sa qualcosa dalla
cameriera-
Shade annuì.
-Sai Thomas, credo che stasera mi ritirerò prima del solito.
Sono stanco-
-Questo non è proprio da te-
-Anche i principi hanno bisogno di riposo-
-Non tu. Tu vai avanti per ore, due ore di sonno e via una
nuova giornata come niente fosse. Tu non dormi praticamente mai-
-Ebbene, stasera ho voglia di dormire. Qualche problema?-
Thomas alzò le mani, sconfitto
-Nessuno, anche perché vuol dire che anche io posso riposare
di più stanotte. Non mi lamento, dico solo che è strano, tutto qui-
Shade non commentò, si limitò a finire il suo bicchiere di
cognac e appoggiarlo, vuoto, vicino al piatto della cena. Fece poi un cenno a
Thomas il quale si avviò verso la porta per primo. I due si incamminarono in
silenzio lungo il corridoio, diretti agli appartamenti di Shade
-Non c’è bisogno che mi scorti, sto andando veramente a
dormire-
-Vorrei evitare incidenti-
-Quali incidenti?-
-Tipo tu che rinciampi in un gradino. Dopotutto hai bevuto-
Thomas schifò il pugno di Shade e scoppiò a ridere.
-Ti dovrei veramente mandare a lavorare in una miniera-
-Ti prego, sarebbe una vacanza al posto di vederti ogni
giorno-
Thomas schivò l’ennesimo colpo
-Thomas, giuro che…-
-Mi ucciderai, si, lo sappiamo-
Ridendo, i due arrivarono alla stanza di Shade
-Bene principe, buonanotte. E mi raccomando: domani non fare
cavolate-
-Mi raccomando tu, capitano da strapazzo: non commettere
guai o sarà peggio per te-
Thomas sfoderò un sorriso luminoso
-Ho tutto sotto controllo e nessuno potrà dire assolutamente
niente. Non ci saranno imperfezioni domani, parola d’onore-
Shade lo vide troppo contento per i suoi gusti
-Che hai combinato?-
-Assolutamente niente. È tutto perfetto, ho pure avuto i
complimenti di Trudy che non ha trovato nulla fuori posto-
Shade sgranò gli occhi
-Come hai fatto?-
Thomas continuò a sorridere, contento e radioso
-Ho solo messo in pratica tutta la mia bravura e…-
-Chi ti ha aiutato?-
Thomas lo guardò offeso
-Aiutato? Ho fatto tutto io-
Shade incrociò le braccia al petto, poco convinto
-Non guardarmi così. Ti giuro, non ho sbagliato niente. Dai
centrotavola, alle tovaglie, al menù, tutto perfetto-
Lo sguardo poco convinto di Shade fece irritare Thomas
-Ma possibile che nessuno si fidi di me?-
-Non è questione di fiducia. Io ti conosco, non sai
distinguere un fiordaliso da un giglio, per non parlare di armonie cromatiche-
-Mi ritengo personalmente offeso-
Shade alzò un sopracciglio indagatore. Conosceva troppo bene
Thomas per sapere che non poteva avere fatto tutto alla perfezione da solo, ma
dopotutto i miracoli potevano anche capitare. E lui quella sera non aveva
voglia di litigare
-E va bene, scusa-
Thomas sgranò gli occhi per lo stupore e fece un passo
indietro, allontanandosi da lui. Shade lo fissò perplesso
-Che ti prende adesso?-
-Chi sei tu?-
-Ti sei rincretinito di colpo?-
-Io? Casomai tu: sbaglio o mi hai appena chiesto scusa?-
-Mica è la prima volta-
-Sono certo che sia la prima volta-
Shade alzò gli occhi al cielo
-Thomas, andiamo, non farne una tragedia…-
-Devo dire a Rein di abbracciarti più spesso. Evidentemente
gli ormoni ti rendono più umano, chi lo avrebbe mai detto-
Shade impiegò qualche secondo prima di afferrare le parole
ironiche di Thomas. E quando capì, sferrò il pugno contro Thomas, che, ancora
una volta, lo schivò ridendo
-Thomas, torna subito qui e fatti menare-
Thomas, per tutta risposta, si stava avviando verso il
corridoio
-Non sono mica così stupido. Ma è bello sapere che sei
sempre tu. Buonanotte stupido di un principe-
-Thomas! Giuro che ti uccido veramente-
-Lo hai detto talmente tante volte che ormai non ci crede
più nessuno-
-Thomas!-
La risata del conte si diffuse per il corridoio. Thomas si
voltò verso di lui, ma continuò a camminare in direzione dell’uscita
-Sogni d’oro, principe. E mi raccomando, se sogni una certa
fanciulla dagli occhi azzurri come il cielo estivo, non esagerare, c’è una
decenza anche quando si dorme sai?-
Shade non fece in tempo a rispondere, dato che Thomas era
sparito dalla vista ormai. Così lui si ritrovò a scuotere il capo, esasperato.
Lo avrebbe veramente ucciso un giorno o l’altro.
-Dannato di un capitano, come tu faccia ad essere il mio
migliore amico, rimane un mistero-
Shade entrò nella sua camera e così come era, si buttò sul letto.
Si lasciò sprofondare tra le coperte e chiuse gli occhi. Era da tanto che non
tornava in camera ad un orario decente, e la prospettiva di una notte di sonno
era decisamente allettante in quel momento, invece delle sue solite sei-cinque
ore di sonno a notte. Ad occhi chiusi la sua mente prese a vagare e
all’improvviso, le immagini di Rein gli vennero in mente. Rein che sorrideva,
Rein che si buttava tra le sue braccia, il suo sorriso divertito nel prenderlo
in giro, i suoi occhi divertiti. Quegli occhi così belli e profondi, così
ammalianti, dove lui faceva fatica a non perdercisi dentro e il suo profumo,
dolce, delicato e inebriante, proprio come lei. Shade si voltò e si mise su un
fianco
-Smetti di pensare a lei e dormi-
Per qualche secondo, la turchina sembrò uscire dai suoi
pensieri, ma ritornò poco dopo, facendo capolino nella sua mente a
accomodandosi. Shade fece di tutto per scacciarla dai suoi pensieri, e alla
fine, esasperato si alzò. Si avviò veloce verso il suo bagno privato, lasciando
i suoi vestiti sparsi sul pavimento. Improvvisamente, aveva bisogno di farsi
una doccia gelata
-Complimenti principe, l’unica notte che ti decidi a dormire
di più, il tuo cervello non te lo permette. Complimenti, sono un genio in piena
regola-
Il getto di acqua freddo gli piombò sul viso, facendolo
rabbrividire. Shade scosse la testa, combattendo il dolore del freddo intenso.
Dopo essere rabbrividito per un paio di minuti, Shade sembrò essere tornato in
se. Si lasciò cullare dall’acqua, anche se fredda, e appoggiò la testa contro
il muro della doccia. Fece un paio di respiri e ritornò padrone di se stesso.
Uscì poco dopo dalla doccia, e mentre si avvolgeva negli asciugamani, in cerca
di un po’ di calore, si trovò a fissarsi allo specchio. Shade vide l’immagine di
un ragazzo preoccupato e pensieroso, e tutto per colpa di un paio di occhi
azzurri, un sorriso contagioso e una ragazza che non voleva saperne di uscire
dai suoi pensieri. Shade sospirò
-Sono proprio in un guaio-
Il ragazzo nello specchio gli restituì una immagine
rassegnata. Dato che l’idea di dormire era inconcepibile, specialmente dopo una
doccia fredda, Shade si rivestì e si sedette alla scrivania della sua stanza.
Se non dormiva tanto valeva lavorare, e visto che era dell’umore adatto, decise
di redigere una lista di compiti per una persona a caso del palazzo. Era certo
che Thomas gliela avrebbe fatta pagare, ma dato che non dormiva, tanto valeva
risollevarsi il morale pensando alle cose assurde che quel capitano da
strapazzo avrebbe dovuto fare. Certo essere principe era un lavoro e un impegno
per la vita, ma aveva decisamente i suoi vantaggi e l’idea di sfogarsi su
Thomas era il balsamo toccasana ideale per lui in quel momento.
Trudy guardava la turchina che dormiva tranquilla sulla sua
poltrona. La principessa si era addormentata, dopo avere bevuto tre bicchieri
di vino.
-Non reggete molto l’alcool altezza a quanto pare-
Trudy si trovò a sorridere teneramente alla principessa. La
guardò qualche secondo, indecisa su cosa fare. Svegliarla o lasciarla dormire
lì, sulla poltrona, con il rischio che prendesse freddo. La contessa si guardò
intorno ma non vide niente di utile. Così si avvicinò alla porta della stanza e
la aprì, sperando, magari, di vedere la cameriera personale di Rein da qualche
parte. Ma il corridoio era deserto e della rosa neanche l’ombra, così Trudy
chiuse la porta e tornò dentro. Si avvicinò alla principessa, che continuava a
dormire, tranquilla, e decise il paino d’azione. Per prima cosa, andò ad aprire
quella che riteneva essere la porta della stanza da letto. La donna non si era
sbagliata, e dietro la porta, infatti, vide davanti agli occhi il letto della
principessa. La stanza era veramente impressionante per dimensioni e lusso
-Ecco ora non mi dispiacerebbe essere una principessa-
Commentò al vuoto. Tuttavia, non perse troppo tempo ad
osservarla, perché tornò presto dalla donna. Con delicatezza, senza svegliarla,
le mise un braccio attorno alla vita e cercò di sollevarla. Dopo qualche
tentativo, Trudy riuscì ad alzarla e il corpo della turchina cadde contro di
lei. Trudy tentò di fere un passo in direzione della stanza, ma muoversi con
qualcuno addormentato tra le braccia non era così semplice, anche se era
qualcuno leggero come Rein. Trudy provò qualche volta, ma non riuscì a muoversi.
Stava per riprovare, quando la porta dietro di loro si aprì. Dreamy era
tornata, preoccupata per non essere ancora stata chiamata data l’ora. La
cameriera, alla vista, si bloccò un secondo. Trudy ne approfittò per portarsi
un dito sulle labbra
-Sta dormendo, aiutami a portarla sul letto. Da sola non ce
la faccio-
La cameriera reagì prontamente, e si avviò ad aiutare la
donna. In due, prendendo Rein con delicatezza, riuscirono a trasportarla nella
camera e poi sul letto. Una volta lasciata lì, Trudy si allontanò, mentre
Dreamy si affrettava a togliere le scarpe a Rein e a coprirla con una coperta.
Trudy, che era tornata nel salotto, aspettò che la cameriera tornasse in
camera.
-La principessa sta continuando a dormire-
-Assicurati domani mattina di portarle una tisana al
biancospino. Aiuterà il suo mal di testa-
Dreamy annuì
-La principessa per caso si è…-
Dreamy non finì la frase, troppo imbarazzata per dire ad
alta voce quello che realmente pensava, di fronte ad un membro della nobiltà.
-No, sua altezza non si è ubriacata, ma temo che non sia
abituata a bere molti alcolici. Quindi presumo che domani avrà un leggero mal
di testa e il biancospino aiuta. È solo una precauzione-
Dreamy annuì
-Lascio la principessa nelle tue mani, allora. Domani
mattina dille che la ringrazio per la serata, è stata tutto sommato, piacevole-
La cameriera annuì
-Come volete contessa. Desiderate che vi scorti al vostro
appartamento o che vi aiuti in qualcosa?-
-No grazie, occupati di Rein, ne ha più bisogno di me.
Buonanotte-
-Buonanotte contessa-
Trudy uscì dalla stanza, e si diresse verso il suo
appartamento. Una volta entrata, si trovò a malincuore in una stanza buia. Il
fuoco si era spento da alcune ore, e nessuno era tornato a ravvivarlo. Così Trudy
si avvicinò al camino e con movimento rapidi, posizionò la legna nel fuoco e
con l’aiuto di un acciarino, diede fuoco. Nel giro di poco, un leggero
scoppiettio di ciocchi si diffuse nella stanza. Trudy si sedette davanti al
fuoco, per terra. Amava guardare le fiamme in movimento, avevano il potere di
calmarla e rilassarla. Era l’unica cosa che l’aveva aiutata a passare dei mesi
decisamente turbolenti. Ed era ironico che un potere distruttivo come il fuoco
avesse il potere di calmarla. Trudy si stese completamente per terra e si trovò
a fissare il soffitto. Rimase così in silenzio per molto tempo. Si doveva
essere appisolata, quando, ad un tratto, un rumore di passi nel corridoio la
svegliò. Qualcuno stava passeggiando nel corridoio. Era decisamente insolito,
data l’ora della notte. Trudy rimase in ascolto, attenta. Chiunque fosse, si
stava avvicinando alla sua porta. Erano passi che si facevano via via più
forti, e Trudy si trovò ad escludere si potesse trattare di una donna. Il
rumore era troppo pesante, doveva essere un uomo, forse una guardia di ronda.
Trudy decise di darci poco peso e vista l’ora tarda che si doveva essere fatta,
si decise ad andare a dormire. Quando era quasi arrivata alla porta della sua
camera da letto, un rumore improvviso la fece voltare. Era il suono di qualcosa
infilato sotto la sua porta. Si voltò di scatto, spaventata. All’esterno i
rumori erano cessati. Chiunque fosse si trovava proprio dietro la sua porta.
Trudy non mosse un muscolo, spaventata. Chi poteva portarle un messaggio a
quell’ora di notte? Dopo qualche attimo che le parve un secolo, si sentì il
rumore di passi che si allontanavano. Quando Trudy fu sicura di non sentire più
alcun rumore provenire dall’esterno, si avvicinò alla porta. Aveva avuto
ragione, una lettera era stata fatta passare sotto la porta. Con mano tremante
Trudy la afferrò. Si voltò verso la camera da letto e si diresse veloce verso
le candele poste sul comodino. Dopo qualche tentativo, dato dalla sua mano
tramante, riuscì ad accendere un fiammifero e ad accendere poi le candele. Dopo
che la luce si diffuse nella stanza, Trudy guardò la busta. Non era firmata,
c’era solo il suo nome sopra. Esitando, ruppe il sigillo di cera che teneva
chiusi i lembi di carta e riconobbe subito la calligrafia. Non c’era nome ne
firma, solo poche parole, ma Trudy sapeva perfettamente chi le mandava quel
biglietto
“Da domani notte ti aspetterò tutte le sere, in giardino,
vicino al labirinto di siepi. Ti prego, vieni”
Per un attimo, Trudy avvicinò il foglio alla candela, intenzionata
a dargli fuoco, ma si trovò a non esserne capace. Calde lacrime presero a
scenderle dagli occhi, e si trovò a stringere forte il medaglione che portava
al collo. Non poteva farle di nuovo questo, non poteva permetterlo. Sapeva che
non sarebbe mai andata a quell’incontro, ne era certa. Eppure c’era una parte
di lei che non avrebbe voluto fare altro che non correre e andare. Andare
incontro all’ignoto, alla notte e a tutto quello che avrebbe trovato vicino al
labirinto si siepi del giardino reale.
La mattina del giorno seguente aveva sorpreso tutti con un
cielo grigio, pieno di nuvole. Tutto lasciava presagire che presto, una pioggia
primaverile sarebbe scesa sul palazzo, trasformando l’evento pomeridiano
all’aperto del conte d’Orvail in un disastro. Eppure,
l’unico che non sembrava preoccupato era proprio Thomas. Il conte, ogni volta
che era stato interpellato sulla possibilità di spostare l’evento all’interno
del palazzo, aveva categoricamente rifiutato
-Spunterà il sole e non ci saranno problemi di nessun tipo.
Fidatevi, il sole mi ama, uscirà per me-
Chiunque aveva pensato che quella risposta fosse quanto di
più insensato si potesse sentire, e persino Shade aveva avuto da ridire su
tutto quanto. Ma Thomas era stato irremovibile
-Ho organizzato un the in giardino e un the in giardino sarà
quello che avrò con i miei ospiti. Un d’Orvail non si rimangia mai la parola
data-
Mano a mano che si avvicinava l’ora del pranzo, gli invitati
al pomeriggio si facevano sempre più preoccupati. Tuttavia, ad un tratto, come
se il cielo avesse ascoltato le parole di Thomas, o come se veramente il sole
fosse innamorato di lui, un raggio di sole si fece strada tra le nubi e
illuminò il palazzo della Luna. Poco dopo, una leggera brezza prese a soffiare,
spazzando via le nuvole nel cielo, rivelando un cielo azzurro sotto e un sole
caldo, pronto ad inondare il palazzo. Il sorriso smagliante di Thomas era la
rivincita verso chiunque avesse dubitato
-Che vi avevo detto? Il sole mi ama-
Così, come da programma, i servitori presero ad
apparecchiare e sistemare il necessario nel giardino per il ricevimento. Tutto
era decisamente perfetto. Un grande tavolo era stato disposto al centro, sotto
il gazebo e sarebbe stato il luogo dove tutto il cibo sarebbe stato appoggiato.
Thomas aveva ordinato sia del dolce che del salato, in modo da accontentare
tutti i presenti. Attorno al tavolo, erano stati posizionati quattro tavolini
più piccoli, in cui era possibile sedersi in piccoli gruppi e chiacchierare con
chi si desiderava. Non c’erano posti a sedere assegnati, dato che si trattava
di un ricevimento pomeridiano. Questa libertà permetteva, così, a tutti gli
ospiti di potere conversare con chiunque, e anche di evitare chi non si
desiderava intrattenere. Gli invitati di Thomas erano pochi, oltre, ovviamente
ai due principi, Rein e Shade e a Trudy, la vera organizzatrice di tutto, erano
stati invitati Philip, il festeggiato del giorno, la cugina la baronessa
Charlotte, la contessa Alambert, i baroni di Ugival Catherine e Anthoine, i
visconti Marimbon Daphne e Daniel e infine il conte Nicholanos. In totale erano
dodici gli invitati, in perfetto equilibrio tra loro, sei donne e sei uomini.
L’appuntamento era stato fissato per le quattro del pomeriggio e, in perfetto
orario, Philip con la cugina, si presentarono e furono accolti dal sorriso
avvolgente di Thomas.
-Philip, di solito l’ospite d’onore ha il privilegio di
arrivare tardi, invece sei il primo-
-Ho cercato di dirglielo, ma è stato irremovibile. Si è
voluto presentare in orario perfetto-
Thomas spostò lo sguardo su Charlotte e per qualche secondo
rimase abbagliato dalla bellezza naturale della baronessa. Charlotte indossava
un semplice abito color lavanda, di georgette, lungo. La vita era cinta da una
fascia dello stesso colore e materiale, e un fiocco, semplice, era posto di
lato, sul fianco. Il corpetto era totalmente privo di lavorazione, era solo
tessuto, tranne per le piccole maniche, corte, di pizzo tono su tono. L’insieme
era bello e raffinato, e perfettamente adatto per l’occasione. I capelli
marroni della baronessa era raccolti in un semplice chignon morbido basso, e,
come fermaglio, era stata applicata una semplice spilla a tema floreale.
L’unico altro ornamento della donna era un piccolo bracciale d’oro al polso,
semplice, privo di ciondoli. Infine, tuttavia, ciò che aveva catturato
l’attenzione di Thomas era il volto. La donna si era leggermente truccata e
aveva messo in risalto gli occhi, mettendosi un po’ di ombretto chiaro sulla
palpebra e un leggero strato di matita nera nella rima esterna dell’occhio.
Infine aveva completato il tutto con uno strato leggero di fard sulle guance.
-Charlotte, siete bellissima-
Charlotte regalò un sorriso a Thomas
-Grazie capitano. Anche voi non state male oggi-
Thomas si raddrizzò sulla schiena
-Come capitano della guardia reale, non potevo certo
sfigurare, anche se dubito ci sia un uomo più bello e affascinante di me-
Charlotte ridacchiò. Philip, invece, osservò perplesso il
capitano
-La vostra autostima deriva dalla convinzione o dall’incoscienza?-
Thomas si voltò meravigliato verso Philip
-Conte, sbaglio o avete per caso cercato di offendermi?-
-Non per caso, era proprio mia intenzione-
Thomas guardò Philip, e alla fine scoppiò a ridere. Philip
si concesse un sorriso
-Philip, io l’ho sempre pensato che saresti stata un’ottima
aggiunta al gruppo. Devi promettermi di usare lo stesso sarcasmo con Shade. In
due non gli lasceremo scampo-
Prima che il conte gli potesse rispondere, un valletto si
avvicinò al gruppo
-Conte di Hoteval? Un messaggio per voi, dal vostro ufficio-
L’uomo tese una busta al conte.
-Scusatemi un secondo-
Philip prese la busta e si allontanò dai due, per leggere in
tranquillità. Thomas tornò a rivolgere l’attenzione a Charlotte, che era rimasta
in silenzio per molto tempo, e Thomas vide che la donna stava dando un’occhiata
attorno, compiaciuta
-Vedo che tutto è stato fatto come richiesto-
Thomas si avvicinò a lei
-Si baronessa, e ricordate il nostro piccolo patto?-
Charlotte annuì
-Ho promesso, ricordate? Non dirò a nessuno che vi ho dato
una mano ad organizzare tutto-
-Lo sapevo che non potevi essere stato tu a fare tutto
quanto! Non ne sei mai stato in grado!-
Thomas si voltò di colpo e si trovò faccia a faccia con
Trudy
-Trudy tesoro! Sei splendida-
La donna incrociò le braccia al petto e lo fissò arrabbiata
-Quando penso che per una volta tu abbia dimostrato
finalmente di essere un uomo maturo, ecco che mi devo ricredere, e come sempre
sei un disastro-
-Ehi, non offendiamo per favore-
-Ti sei fatto aiutare e ti saresti preso tutto il merito da
solo! Thomas nemmeno i bambini si comportano così-
Charlotte tentò di intromettersi tra i due
-Contessa, vi prego, ho aiutato con piacere il capitano e…-
Trudy guardò in modo dolce la baronessa
-Baronessa, non dubito della vostra buona fede, incolpo
questo uomo qui davanti che ne se è approfittato-
-Io non mi sono approfittato di nessuno-
-Ti sei approfittato di mia cugina?-
Philip si era riavvicinato al gruppo, e ora osservava
Thomas, con uno sguardo decisamente poco amichevole.
-Non ho fatto niente, vero Charlotte? Non è successo niente
di che, niente di sconveniente o offensivo. Ieri è capitato per caso che io e
la baronessa ci siamo incrociati in giardino-
-E dato che il capitano stava organizzando questo evento per
te, ho deciso di aiutarlo. Conosco meglio di tutti i tuoi gusti, sapevo cosa ti
avrebbe fatto piacere. È stato divertente-
Charlotte si voltò e sorrise a Thomas, il quale ricambiò lo
sguardo e il sorriso
-Proprio come ha detto la baronessa. È stato un aiuto
reciproco…-
-Del quale ti sei preso il merito!-
-Ho insistito io perché lo facesse, dovete credermi
contessa-
Lo sguardò innocente di Charlotte fece vacillare un attimo
la contessa, che alla fine si lasciò convincere
-E va bene, avete vinto. Thomas, farò finta che sia tutto
merito tuo. Ma solo questa volta-
Thomas la guardò vittorioso. Poi si voltò verso Charlotte e
le offrì la mano
-Baronessa, data la nostra vittoria schiacciante, che ne
dite se vi accompagno a vedere gli ultimi dettagli? Philip non ti dispiace, giusto?-
Philip annuì e i due si allontanarono. Trudy guardò
preoccupata i due
-Non dovreste far passare troppo tempo a vostra cugina con
Thomas. Tende sempre ad essere infantile quando può-
Philip sorrise alla donna
-Credo invece che sia una compagnia piacevole per Charlotte.
È ancora così giovane, ignara dei molti pericoli della corte e Thomas è così
buono invece. Sono contento che possa passare del tempo con qualcuno così
genuino. Ovviamente sempre sotto la mia sorveglianza-
Trudy ridacchiò
-Geloso di vostra cugina, conte?-
-Non credo si tratti di gelosia… solo tenero amore fraterno
e istinto di protezione-
-Un modo galante per definire proprio la gelosia. Ma non
temete, Thomas è innocuo da quel punto di vista. Non farebbe mai niente di
sconveniente, soprattutto alla cugina di un amico-
Philip si trovò ad annuire
-Lo credo anche io-
I due li guardarono ancora un poco, poi Trudy diede un
rapido sguardo intorno a se. Il luogo era incantevole. Si trattava veramente di
una stanza all’aperto. I contorni erano limitati da una alta siepe di cipressi.
Attorno, numerose aiuole di fiori, ancora in bocciolo, regalavano una calma al
luogo quasi surreale
-Questo posto è bellissimo-
Philip annuì
-Considerando l’esorbitante prezzo con cui vengono pagati i
giardinieri reali, vedo che il risultato paga-
Trudy sorrise divertita a quelle parole
-Non vi facevo un uomo così conservatore per certi aspetti-
-Conservatore?-
Trudy annuì
-Sembra una frase che poteva dire mio padre. Riteneva sempre
eccessive e inutili le spese per il nostro giardino. Diceva sempre “sono
piante, ci sono da secoli e se la sanno cavare anche senza il nostro aiuto”.
Mia mamma lottava sempre per convincerlo a non licenziare tutti ogni singolo
mese-
-Io non le ritengo inutili solo… esagerate, ecco tutto-
Trudy vide il leggero imbarazzo di Philip e, senza esitare,
appoggiò la mano sul braccio del conte
-Non volevo offendervi o mettervi in imbarazzo. Mi avete
solo portato alla memoria un ricordo di infanzia, vi ringrazio anzi-
Philip osservò la mano di Trudy appoggiata al suo braccio e
si trovò a toglierla delicatamente
-Vi consiglio di stare un po’ più attenta contessa. Non
vorrei mai rischiare di mettere in giro voci strane sul nostro conto, non
sarebbe corretto nei vostri confronti-
Trudy fece un passo indietro rispetto a Philip e lo guardò
mortificata
-Perdonatemi, non intendevo toccarvi. È stato solo…
scusatemi-
Philip scosse la testa
-Contessa, come uomo, non posso non apprezzare un gesto simile,
soprattutto quando viene da una donna bella come voi. Ma non vorrei rischiare
di mettervi in una situazione imbarazzante. Se volete scusarmi ora, vado da mia
cugina-
Philip le fece un piccolo inchino e poi si voltò verso
Charlotte e Thomas, che chiacchieravano amabilmente vicino al tavolo centrale.
Trudy lo guardò e si sentì terribilmente in imbarazzo
-Un uomo decisamente strano… ma terribilmente galante-
Trudy fece un paio di respiri e poi tentò di avviarsi verso
i tre, quando una voce la fermò
-Contessa di Gaumont, buon pomeriggio. Che splendido abito
che indossate-
Trudy si voltò e vide avanzare verso di lei, i coniugi
Marimbon.
-Visconte, viscontessa, buon pomeriggio-
I due si avvicinarono e si inchinarono alla contessa.
-Sono stata terribilmente sorpresa nel vedere l’invito a
questo evento, ma ammetto che ne sono estremamente contenta-
Trudy sorrise alla donna
-Spero non vi dispiaccia, ho suggerito io qualche nome al
capitano delle guardie-
Daphne guardò divertita la contessa e poi si voltò verso il
marito
-Te lo avevo detto che era sicuramente mio il merito
dell’invito, invece del tuo. Come sempre sei inutile. Tuttavia, permettimi di
fare le presentazioni. Contessa, con mio immenso rammarico, vi presento mio
marito, il visconte Daniel di Marimbon-
L’uomo si inchinò alla donna e le fece un baciamano
-Contessa, è un onore conoscervi. Se il merito della nostra
presenza oggi è vostra, avete tutta la mia gratitudine. Ma se permettete, godo
della compagnia della mia sposa ogni giorno, quindi andrei a presentarmi agli
altri gentiluomini-
Il visconte si allontanò. Trudy fissò perplessa l’uomo poi
guardò la donna e si trovò a vedere lo sguardo divertito di Daphne
-Perdonateci, contessa. Ci vogliamo bene, ma amiamo
stuzzicarci-
-È bello vedere una coppia affiatata come voi, allora-
La viscontessa annuì
-Si, ci siamo sposati per amore. I miei erano contrari ma io
non ho resistito. Ho sposato un visconte squattrinato che prova a gestire una
rete di commercio e si trova il più delle volte a regalare ciò che dovrebbe
vendere. Ma lo amo, forse, soprattutto per quel suo buon cuore, anche se
ammetto che ogni tanto avrei piacere a vedere dei profitti e non sempre delle
perdite-
Trudy la guardò, sinceramente invidiosa
-Vorrei anche io un giorno trovare qualcuno da amare così-
Daphne la guardò
-Siete talmente bella, contessa, che gli uomini si
butteranno su di voi in poco tempo. Soprattutto dato l’alto livello di amicizia
con la principessa. Sarà sicuramente una cosa a vostro favore. Ma basterebbe
che vi vedessero adesso per innamorarsi di voi, credetemi. Avrei pagato oro io
per essere bella come voi alla vostra età-
Trudy si guardò il vestito. In realtà non aveva dato troppo
peso all’abito quel giorno, aveva scelto uno dei suoi preferiti, un semplice
abito da pomeriggio. Era un abito di organza. La gonna era formata da molti
strati di organza color cipria, e il corpetto, dello stesso colore della gonna,
era ricoperto interamente da un pizzo macramè bianco a tema floreale. I capelli
li aveva raccolti nella sua amata treccia laterale, che poggiava su una spalla.
Si era data un leggero velo di trucco, ma non aveva impiegato molto tempo per
prepararsi, né si era dedicata in modo particolare al tutto con l’intenzione di
colpire
-Grazie per il complimento, viscontessa, ma vi assicuro, tra
le due, siete più elegante e bella voi-
Daphne la ringraziò con un sorriso ma si trovò a scuotere la
testa
-Il mio? Un banale abito da donna sposata. Ma grazie-
Trudy dissentì. La donna, indossava un vestito verde smeraldo,
di dogaressa di seta. L’effetto del tessuto, a coste, conferiva preziosità ed
eleganza, ad un abito dalla forma molto semplice. La gonna, larga, ricadeva
morbida, mentre lo scollo a cuore metteva in risalto il decolté della donna in
modo molto elegante. I capelli, castano chiaro, erano stati lasciati sciolti, e
i boccoli naturali della donna le incorniciavano il viso.
-Viscontessa, vi assicuro che se non foste sposata, sareste
voi al centro degli sguardi maschili, non di certo io-
La donna scoppiò a ridere, e prese il braccio della contessa
-Vi ringrazio contessa. Ma direi che è il momento di
avvicinarsi agli altri, soprattutto a mio marito. Non vorrei si ricoprisse
troppo di ridicolo-
Le due donne si avvicinarono al resto degli invitati e
Charlotte, vedendole, si avvicinò loro, sorridendo
-Grazie per essere venute a salvarmi. I signori stanno
parlando di commercio, tasse e politica, argomenti che non sono proprio il mio
forte-
-Argomenti anche poco consoni all’occasione. Daniel spero tu
non stia importunando nessuno-
-Chi il visconte qui? Al contrario, mia signora, credo di
avere appena trovato un meraviglioso nuovo amico-
Disse sorridente Thomas. Il visconte sorrise alla moglie
-È sempre bello essere amato e supportato da una donna, ma
se volete perdere questo privilegio capitano, vi basta sposarvi. Signori
fidatevi di me, restate celibi è un toccasana, soprattutto per la salute-
Il commento dell’uomo fu accolto dalle risate di tutti,
mentre Daphne si avvicinò al marito e lo guardò sconfitta
-Io mi chiedo come possa amarti ancora-
-Il mio umorismo contagioso azzarderei, ma so che in realtà
è per la mia bellezza splendente-
Daphne scoppiò a ridere, insieme a tutti quanti. I presenti
iniziarono a chiacchierare, quando ad un tratto, lo sguardo di Thomas fu
catturato da un gruppo di tre persone che si stava avvicinando a loro
-Altri ospiti, che meraviglia-
Thomas si avvicinò ai tre e si produsse in un inchino
perfetto
-Signori, vi do il benvenuto in quello che si presuppone
essere un pomeriggio divertente e piacevole-
Il trio, che era formato da due donne e un uomo, rispose
all’inchino di Thomas con un inchino a loro volta. A parlare per primo fu
proprio l’uomo
-Capitano, vorrei ringraziarvi per il generoso invito. Sono
il barone Anthoine Ugival, e questa è mia moglie Catherine di Ugival-
-Baroni, è un piacere accogliervi qui. Deduco allora, che
l’altra splendida donna che vi accompagna sia…-
-Contessa
Alexandre Marie Alambert, piacere di conoscervi capitano-
Thomas sorrise ai tre nuovi arrivati
-Sono molto grato nel vedere che tutti avete accettato
l’invito. Mi rendete molto fiero. Ed ecco che arriva anche Nicholanos! Forza
Andrew, come guardia reale essere in ritardo è quasi un crimine-
Nicholanos, con molta calma si avvicinò al suo capitano
-Chiedo scusa, capitano, ma mi sono dovuto occupare di un
compito, credo destinato a voi-
Thomas si fece un attimo pensieroso, poi ricordò
-Giusto, i turni. Grazie per averci pensato tu, ma come
vedi, avevo il duro compito di ricevere i mie cari ospiti. E come vedo sei
arrivato giusto in tempo per fare da compagno alla Contessa Alambert. Così ogni
dama avrà un cavaliere per la giornata-
Nicholanos si voltò verso la donna e fece un piccolo
inchino.
-Capitano, posso fare un cambio di cavaliere? Cedo
volentieri mio marito alla contessa e io prendo volentieri il conte Nicholanos
se non vi dispiace-
La battuta, della viscontessa Marimbon, produsse altre
risate e il conte, colpito dalle parole della donna si inchinò a lei
-Madame, possiedo due braccia. Posso essere il compagno di
entrambe se lo desiderate-
Thomas, sorridente, diede una bella pacca sulla spalla a
Nicholanos
-Signori, ecco una degna guardia reale, oltre che un ottimo
gentiluomo. Ben detto conte-
-Grazie capitano-
Il gruppo si unì agli ospiti già presenti, e presto, le
cinque donne si riunirono tra loro, allontanandosi di qualche passo dagli
uomini. Alexandre e Catherine, le ultime donne arrivate, si guardarono attorno,
piacevolmente stupite
-Chi lo avrebbe mai detto che un uomo potesse organizzare
tutto in modo così impeccabile. Sono veramente stupita-
Disse ammirata Alexandre. Trudy lanciò uno sguardo a
Charlotte, che si limitò a sorridere soddisfatta
-Siete contenta baronessa?-
Chiese Alexandre, stupita del sorriso confidente di
Charlotte. La baronessa, sorpresa, alzò il volto di scatto verso la donna
-Si molto, cioè, come avete detto voi il posto è bellissimo
e ben decorato e…-
-Credo che le parole che la baronessa stia cercando siano
che essendo la festa in onore di suo cugino, il fatto che noi ospiti troviamo
incantevole e impeccabile tutto quanto sia un grande onore per lei-
Trudy, che era entrata in aiuto di Charlotte, si guadagnò
uno sguardo di gratitudine dalla piccola baronessa. La contessa Alexandre,
stupita dell’intervento di Trudy, si voltò verso di lei
-Come mai parlate voi per lei? Per caso la baronessa non è
in grado di rispondere da sola-
Trudy fulminò con lo sguardo un attimo la donna, ma prima
che potesse replicare, intervenne Daphne Marimbon
-Signore, vi prego, siamo riunite qui per divertirci, non
litigare. E perdonateci, contessa, se tenderemo un po’ tutte a difendere la
baronessa di Amoundgnac, ma dato che ha solo diciotto anni e ha appena
debuttato, credo ci sentiamo tutte responsabili nei suoi confronti. Come se
fosse una sorella piccola di cui prendersi cura, dico bene, contessa Gaumont?-
Trudy annuì alle parole di Daphne
-Pienamente d’accordo. Dopotutto ricordo ancora i miei primi
ricevimenti ufficiali dopo il mio debutto. Ero terribilmente in imbarazzo, meno
male che c’era mia madre con me-
Anche la viscontessa di Ugival si trovò d’accordo
-Io per poco non ho rischiato di dare fuoco alla tavola
durante il mio primo invito a cena. Ero così nervosa che mi tremavano le mani e
ho rovesciato il bicchiere di vino sulla tavola che ha urtato nella caduta il
candeliere. Meno male che un cameriere è intervenuto subito spegnendo le
fiamme. Sono stata così mortificata che non sono uscita di casa per un mese-
Le donne, piano piano, presero a raccontarsi storie dei loro
primi eventi sociali. L’atmosfera si andò piano piano rasserenando e tutte si
trovarono piacevolmente in armonia tra di loro. Ad un tratto, la viscontessa di
Marimbon, guardando l’abito della contessa Alexandre Alambert, fece una domanda
-Per caso, contessa, l’abito che indossate è di Chandra?-
La contessa si trovò ad annuire
-Esatto viscontessa. È una dei nuovi modelli della sarta
reale, così come il colore-
La contessa, orgogliosa, fece una piccola piroetta, in modo
che l’abito fosse visto in tutte le sue forme. Era un abito di chiffon color
verde menta, che creava un bellissimo connubio con i capelli ramati della
contessa, che erano lunghi e raccolti in una semplice coda bassa. La morbidezza
dei capelli e la morbidezza del tessuto leggero, che rendevano la gonna leggere
e fluttuante, rendevano l’aspetto della donna nell’insieme leggiadro. Tuttavia
la vera novità del modello era dato dalla vita in su. Infatti, invece di avere
un corpetto compatto, la stoffa era ad incrocio, in modo da formare uno scollo
a v che metteva in risalto il decolté della contessa. Tuttavia l’abito non
risultava volgare, ma raffinato. La donna ne andava molto fiera
-È una novità per la corte, so che qualcuno potrebbe
definirlo scandaloso, ma a me piace. Ogni tanto noi donne dobbiamo osare,
soprattutto con la moda. Non possiamo certo permettere agli uomini di dirci
cosa indossare-
Trudy si trovò d’accordo con le parole della donna e annuì.
Invece, la baronessa di Ugival, Catherine, non si trovò d’accordo
-Mi dispiace contessa, posso capire il vostro intento, ma non
condivido. Non mi sentirei a mio agio con uno scollo come il vostro. Preferisco
abiti più classici-
In effetti l’abito della baronessa era un tradizionale abito
di corte da pomeriggio, salvo fatto solo per la scelta del colore. Era un abito
color blu polvere, scuro, ma che, in contrasto con la carnagione chiara della
donna si intonava perfettamente. Era un abito di crepe di seta, elegante e
pulito, con una semplice scollo a barchetta. Era un abito perfetto, nella sua
semplicità, per una passeggiata o un the in giardino. Trudy, guardando l’abito
della donna si trovò a pensare che era un abito perfetto per la donna, così
come l’abito che indossava la contessa Alambert era perfetto per lei. E decise
di dirlo ad alta voce
-Credo che questo pomeriggio ognuna di noi indossi un abito
perfettamente idoneo al carattere di ognuna, non vi pare? La baronessa
Charlotte ha un abito semplice, elegante, ma con un dettaglio particolare che
rivela sicuramente un animo pieno di sorprese. La viscontessa Marimbon, con il
suo verde smeraldo e quel tessuto così magnificamente plissettato, credo ci
voglia far capire che è una donna che non ha paura di dire cosa pensa e,
soprattutto, ispira fiducia e armonia, tratti che credo la viscontessa ispiri a
tutte noi. Voi contessa, invece, con il vostro abito, credo vogliate esprimere
non solo gioia e allegria, ma anche una sana dose di coraggio e incuranza di
ciò che si potrebbe dire di voi, quindi siete audace. Infine la baronessa
Ugival, con il suo blu polvere, emana molta tranquillità e pace, nonché un
colore che infonde, almeno a me, una serenità emotiva e, anche se ho parlato
poche volte con voi, baronessa, credo che siate una donna che si possa
rispecchiare in queste mie parole-
Le donne guardarono compiaciute, commosse e grate Trudy per
le parole che aveva usato per ognuna di loro.
-E voi contessa? Cosa ci fate scoprire di voi dal vostro
abito? Cipria e bianco, signore qualcuna ha un’idea?-
Chiese Alexandre. Trudy stava per ribattere, quando
Charlotte la precedette
-Libertà e tenerezza. Secondo me siete una donna gentile e
sofisticata, ma anche riservata. Tuttavia, credo che sotto la corazza, ci sia
un cuore dolce, affettuoso e amorevole-
Trudy guardò Charlotte e senza rendersene conto, una lacrima
cadde dai suoi occhi verdi. Charlotte, vedendola piangere si preoccupò
-Ho per caso detto qualcosa... vi ho offeso? Perdonatemi,
io…-
Trudy scosse la testa e si asciugò la lacrima che era scesa
sul suo volto
-No baronessa, non sono offesa, anzi. Grazie, sono le parole
più gentile che qualcuno mi abbia detto in molto tempo. Grazie-
Charlotte, rincuorata sorrise alla donna. Nel frattempo, la
baronessa Ugival mise un braccio sulle spalle della ragazza
-Baronessa, siete veramente una donna gentile. La corte ci
guadagna ad avere un’anima nobile tra di essa-
-Grazie baronessa-
Trudy annuì alle parole di Catherine, e anche la contessa di
Alambert. Tuttavia, ad un tratto, per smorzare il clima quasi rattristato e
commosso che la conversazione aveva preso, la viscontessa Daphne espresse ad alta
voce un’opinione
-La marchesa Eldelberry dovrebbe chiedervi qualche lezione
privata, baronessa. Dopo l’incredibile recita dell’altra sera, dovrebbe
affinare un po’ la tecnica, non credete signore?-
L’improvviso accenno a Fanny e al suo carattere, portarono
Trudy a scoppiare a ridere, seguite anche dalla Ugival e da Charlotte. L’unica
che non era stata presente alla cena di lady Vivian, la contessa Alexandre, si
fece subito vicina a Daphne
-Vi prego viscontessa, ditemi tutto dell’altra sera. Sono
terribilmente curiosa-
La donna, sorridendo divertita fece un piccolo inchino
-Non temete mia cara, anzi farò di più. Vi mimerò
direttamente tutta la scena. Contessa Goumont, mi date una mano?-
-Sarà un onore per me-
Daphne sorrise
-Perfetto. Allora dovete sapere, cara contessa, che l’altra
sera la marchesa….-
Philip osservava compiaciuto sua cugina. Le donne erano
tutte in parte e stavano ridendo di qualcosa che la viscontessa Marimbon stava
raccontando. Vedendo il sorriso di Charlotte, Philip sorrise a sua volta
-Avete una cugina davvero incantevole, dovete esserne fiero-
Philip si voltò verso Anthoine Ugival
-Lo sono, infatti. È mia cugina, ma certe volte la considero
più una sorella. Sono contento di vederla ambientarsi così bene qui a corte-
Anthoine annuì
-Non temete, Catherine mi ha parlato di lei dopo l’altra
sera, dopo la cena di lady Vivian. Ha usato solo parole di elogio per vostra
cugina e conosco mia moglie, l’ha presa in simpatia quindi potete stare certo
che la aiuterà in ogni occasione se se ne presentasse l’occasione-
-Vi ringrazio-
-Non ringraziate me, ma Catherine dopo. Le farà piacere-
Philip annuì.
-Sa, sono sorpreso di come state gestendo il vostro nuovo
ufficio, conte-
-Mi credete inadatto?-
-Al contrario-
Disse l’uomo deciso
-Conoscevo il vecchio ministro, non c’è paragone rispetto a
voi, in meglio si intende. E so che molti dei vostri funzionari e sottoposti
parlano in modo egregio di voi, non ho sentito nessuno lamentarsi, a parte,
certo, la nuova dose di lavoro di cui alcuni si lamentano temo-
-Credo di non poterci fare niente. Il tesoro richiede
impegno e dedizione, non posso certo permettermi di fare passi falsi, e come me
i miei sottoposti. Ma se posso chiedere, come fate a…-
-Come so queste notizie? Lavoro per un altro membro del
consiglio reale, per il marchese Arnaud de la Paratiere, ministro degli esteri-
Philip granò gli occhi meravigliato. Il ministro Paratiere,
tra tutti i vecchi ministri, era uno di cui persino il principe non poteva
lamentare alcun che. Gran lavoratore, molto preparato nel suo compito, era noto
per circondarsi di uomini preparati in ogni aspetto. Philip si rese conto che
l’uomo che stava davanti a lui era sicuramente un uomo capace e in gamba.
Inconsciamente provò una certa simpatia per lui
-So che ultimamente il vostro ufficio è nel caos-
Anthoine annuì
-Dall’arrivo della principessa qui a corte, siamo stati
molto occupati con il ministro degli esteri del regno del Sole-
-Ci sono problemi?-
L’uomo scosse la testa
-Al contrario. Ma dato che una altezza reale straniera
soggiornerà per un considerevole lasso di tempo qui da noi, ci sono accordi da
prendere, persone da rassicurare… cose del genere-
-Rassicurare?-
-Stiamo redigendo rapporti dettagliati sulla sicurezza della
principessa. Ci è stato chiesto quante guardie sono a protezione della
principessa per esempio, o come comportarsi in caso di visite ufficiali. Questo
tipo di piccole questioni insomma, niente di straordinario, ma che ci stanno
facendo lavorare intensamente. Quindi potete immaginare con quanta gioia abbia
accolto questo invito. È piacevole uscire all’aria aperta e conversare
amabilmente senza doversi occupare di clausole di segretezza o protocolli di
visita-
Philip si trovò ad annuire. Non aveva minimamente pensato
che ci fossero così tante cose di cui occuparsi che riguardavano la
principessa. E Philip sapeva che se la principessa avesse saputo di tutto il
trambusto che stava causando il suo essere lì, si sarebbe sentita terribilmente
in colpa. Voleva avvisare il visconte sul fatto di evitare di tirare fuori
l’argomento, quando Thomas si materializzò al suo fianco e indicò un punto del
giardino
-Finalmente, si degna di arrivare. Sempre in ritardo quel
dannato di un principe. Signori, scommetto tre bottiglie della mia cantina che
avrà il coraggio di dire che è colpa della principessa se sono in ritardo. Ma
almeno sono arrivati-
Mentre il conte Nicholanos accettava la sfida di Thomas,
Philip si voltò e perse totalmente la cognizione di dove fosse o di chi gli
stesse attorno. I suoi occhi erano tutti concentrati su Rein che avanzava,
sorridente, verso di lui. Sembrava un angelo, tanto era bella. Era vestita di
bianco, un abito morbido e leggero, che la faceva fluttuare più che camminare.
L’unica nota di colore in quel mare di bianco era data da una fascia, blu
scura, che la cingeva sotto il petto, e che faceva risaltare tutta la sua
figura. I capelli erano sciolti, e cadevano sulle spalle, creando l’impressione
di un mare in movimento, un mare morbido e avvolgente. Sul capo, una tiara di
diamanti rifletteva la luce del sole pomeridiano, e una semplice collana, con
un diamante a goccia, le scendeva sul petto e si fermava poco sopra la
scollatura. Non appena arrivò davanti a lui, Philip si inchinò
-Scusate il ritardo, conte, spero ci perdonerete.
Congratulazioni per la vostra nomina a ministro del tesoro-
Philip, alzò piano il capo, in modo da guardare gli occhi
azzurri della principessa
-Vi ringrazio altezza-
Fu tutto ciò che riuscì a dire. E come unica risposta
ottenne il sorriso radiosi di Rein e Philip seppe, in quel momento, di essersi
perdutamente innamorato di lei.
Ebbene sì! L’ho scritto, nero su bianco! Era ora dopotutto,
che i giochi, quelli veri avessero inizio. E ora si inizia sul serio a giocare.
Ciao a tutti!
Lo so cosa molti di voi, o tutti quanti, staranno pensando:
ma quante cose succedono in questo capitolo? Lo so, sono un sacco di cose ora
che rileggo, a mente fredda, tutto quello che ho scritto. Rein e Moon Maria, il
misterioso biglietto di Trudy, la scena della biblioteca, uno Shade decisamente
confuso e un Thomas preoccupato, uno Shade sotto la
doccia (lo so che mi state amando per quell’immagine, quindi prego 💖) l’inizio del pomeriggio anti-Fanny (scusate, nella
mia mentre l’ho chiamato così quando pensavo alla storia, quindi per me è così
il nome sugli inviti che scrive ShadeXD). So che succedono
veramente un sacco di cose, forse fin troppe, ma non sapevo mai dove tagliare,
perché ci tenevo tanto ad avere delle scene con i miei personaggi senza i
nostri protagonisti in giro. Mi piace sapere che anche loro hanno il momento di
gloria e di spazio che si meritano, perché me li sono costruiti con tanto amore
e ci tengo a farveli conoscere per bene, non solo facendoli agire o con Rein o
con Shade, ma anche tra di loro, per vedere le loro dinamiche senza un reale di
mezzo. E voglio anche dirvi, lo so, lo so, ci sono un sacco di nomi, di titoli
e di personaggi qui, e faccio confusione pure io quindi sentitevi
tranquillamente liberi di odiarmi per questo. Non credevo di avere così tanti
personaggi fino a quando non mi sono messa a cercare abiti per sei donne, abiti
diversi e con colori diversi, ognuno che rispecchiasse un po’ della personalità
del personaggio. Sono matta lo so, ma ci tenevo che ognuna di loro avesse il
suo momento di gloria e, soprattutto, spero di essere stata in grado di farvi
capire, dalle mie descrizioni, come si presenti la scena e come siano vestite
le nostre dame. So che ai fini della trama non è importante, ma è importante
per me, perché la moda femminile nelle corti europee ha sempre avuto un ruolo
comunque importante e nel mio piccolo sto cercando di fare lo stesso. Rein ha
uno stile ben specifico, almeno nella mia mente, così come Trudy e Charlotte, e
credetemi, mettermi a cercare tutte le volte abiti a cui ispirarmi è allo
stesso tempo snervante e divertente. Quindi sappiate che continueranno ad
esserci descrizioni di abiti (e non vedo l’ora di descrivere un abito di Rein
in una determinata situazione!!!! Non vedo l’ora di arrivare a quel punto della
storia, ne vedremo delle belle, ve lo assicuro) e voglio anche dirvi che tutti
i nomi dei tessuti sono nomi reali! Mi sto facendo una cultura di tessuti di
lusso che ormai potrei fare la giornalista di moda (ovviamente scherzo, ma
credetemi ho visto così tanti abiti nell’ultimo periodo che non ne posso più).
Per il resto, sapete ormai quanto ami Thomas, adoro il fatto
che si prenda il merito per il lavoro di Charlotte, ma capitelo, ogni occasione
per lui è buona per potersi vantare rispetto a Shade, concedetegliela. E poi
Charlotte, altra stella di questo capitolo. Ve lo avevo detto che veniva fuori,
piano piano, ma viene fuori. Tra tutte le dame della storia, lei è la più
piccola, ha diciotto anni, mentre le altre sono tutte tra i venti e i ventinove
anni, quindi è veramente piccolina, soprattutto in fatto di esperienze di vita
diretta di corte. Le ci vuole un po’ per capire bene, ma impara in fretta non
vi preoccupate, ma per ora voglio preservare al massimo il suo animo candido e
dolce.
Che dire, Moon Maria regina indiscussa della vita. Vorrei
ogni tanto che uscisse dalla mia mente e mi spronasse nella vita vera, e lo so
che sembra un controsenso dato che ciò che le faccio dire, in sostanza, sono
cose a cui credo io per prima, ma io sono la classica persona che predica bene,
anzi benissimo ma poi quando si tratta di me e del lato pratico, faccio schifo.
Spero mi capiate e anche di non essere la sola XD
Infine che dirvi, la bomba. Sapevate che sarebbe successo,
non mentite. Philip cotto a puntino di Rein e Shade ora dovrà temere. Non
avrete seriamente pensato che avrei lasciato il campo così facile al principe
solo perché lo amo come personaggio, vero? Bisogna che un po’ si senta sotto
pressione e credo, che una sana competizione per il cuore di Rein si possa
fare.
Bene, basta ora, vi ho assillato anche troppo questo mese.
Due aggiornamenti, tanta, tantissima carne sul fuoco e spero che siate
soddisfatti. Vi chiedo scusa, anzi, se ho messo molte cose in questo capitolo,
ho provato a spostare alcune cose nel capitolo successivo, ma rileggendolo, non
era così d’impatto e completo. E poi volevo a tutti i costi finire con la
notizia bomba, e so che mi odierete per questo, ma la narrativa è fatta anche
di questo dopotutto.
Ultima cosa: dato che ormai i personaggi iniziano ad essere
abbastanza, soprattutto i personaggi creati da me, che ne dite se a fine di
ogni capitolo vi faccio un mini riassunto di un personaggio? Una specie di
piccola enciclopedia informativa, come si fa nei manga (o si faceva, scusate è
da tanto tempo ormai che non compro un manga che potrei anche essere rimasta
indietro su certe cose). Comunque fatemi sapere che ne pensate di questa idea.
Bene, io vi saluto definitivamente per oggi, ormai lo
sapete, grazie a chi legge, a chi lascia un commento e chiunque mi voglia
scrivere anche in privato per annotazioni, suggerimenti o qualsiasi cosa, lo
sapete, è sempre ben accetto e soprattutto il benvenuto. Grazie per tutto
l’affetto come sempre e per il supporto costante, e ci vediamo al prossimo
mese. Vi mando un bacio grande, come sempre, dalla vostra, iper
affezionata
Rein si guardava attorno
meravigliata. Il gazebo della regina era splendido e la tavola, apparecchiata
con ogni tipo di leccornia sia dolce che salata, era decisamente il punto
focale di tutto. Rein si voltò meravigliata verso
Thomas, che la guardava con un sorriso smagliante sul volto
-Thomas! È tutto meraviglioso-
Il capitano fece un inchino alla donna
-Principessa, vi ringrazio dal profondo del cuore. È un
onore ricevere il vostro apprezzamento-
-Decisamente non è opera tua…-
Thomas, alzatosi, fulminò con lo sguardo Shade.
Il principe, gli scoccò un’occhiata poco convinta
-Grazie è sempre un piacere sapere quanto tu tenga a me,
principe-
-Dico solo che questa… delicatezza, non è da te-
Thomas si avvicinò piano a Shade,
sempre più seccato
-Stai dicendo, per caso, che non sono raffinato?-
-Precisamente-
-Principe giuro che…-
-Io direi che ho voglia di una tazza di the. Signore, voi
che ne dite?-
Rein, ormai abituata ai due, li
fulminò entrambi con lo sguardo e la turchina vide i due abbassare il capo,
imbarazzati. Seguì qualche risolino divertito alla scena, ma la voce di Trudy
la distrasse
-Principessa, volete accomodarvi con noi?-
Rein si voltò verso Trudy e si
trovò a sorridere, annuendo
-Molto volentieri-
Rein si avvicinò e salutò le donne
presenti. Rein si avvicinò ad un tavolino e si trovò
ad ammirare, colpita il tutto. I tavolini erano stati apparecchiati con una
delicata tovaglia di lino, bianca, ricamata, il cui bordo, che arrivava fino a
toccare il prato su cui erano posti i tavoli, era tutto orlato con dei ricami a
tema floreale. Rein vide ricamate rose, margherite,
peonie, calle e altri fiori che formavano un insieme colorato e omogeneo
perfetto per il luogo. Sul tavolo, poi, era stato posto un vaso con dentro
delle bellissime primule di colore giallo, delle margherite bianche e dei
crochi bianchi con delle sfumature lilla. Rein ammirò
meravigliata i fiori
-Che fiori splendidi-
-Sono tutti fiori del giardino reale, altezza-
Rein si voltò a guardare
Charlotte, sbalordita. Non si era resa conto che la donna le si era avvicinata
-Sono veramente splendidi-
Charlotte annuì
-Si, sono splendidi. Non è stato facile convincere il
giardiniere a farci dare quei crochi, ma alla fine ha ceduto. Sonlo le primule e le margherite non erano sufficienti,
anche se erano perfetti per mio cugino-
Rein fissava la baronessa
sbalordita.
-Non sapevo che al conte, vostro cugino, piacessero i fiori
così tanto-
-Oh no, altezza, mi riferivo ai colori. Il giallo e il
bianco sono i colori dello stemma di famiglia-
Rein guardò Charlotte, e annuì
-Ma certo, dato che il ricevimento è per vostro cugino,
scegliere dei fiori che ricordino il colore dello stemma di famiglia è un
dettaglio molto ricercato. Complimenti baronessa, avete decisamente un occhio
attento per queste cose-
Charlotte arrossi grata e si trovò ad inchinarsi
-Grazie altezza-
Rein la guardò divertita.
-Così Thomas si prende il merito per il vostro lavoro… molto
poco cavalleresco da parte sua-
Charlotte si trovò a sbiancare di colpo. Scosse velocemente
la testa e balbettò
-No principessa…cioè si ma… non è come sembra e… ecco si il
conte mi ha chiesto solo una mano e…-
Rein vedendola, scoppiò a ridere,
divertita. Charlotte, che si era fatta tutta rossa in viso, abbassò lo sguardo,
mortificata
-Vi prego, mantenete il segreto altezza, almeno con il
principe. Il conte ci teneva a non farglielo sapere e…-
-Non vi preoccupate baronessa, terrò il segreto-
Charlotte la guardò grata
-Grazie-
-Di quale segreto state parlando?-
Chiese Trudy che si era avvicinata alle due
-Niente di che, contessa-
-Riguarda l’aiuto anche poco nascosto di Charlotte
all’organizzazione di tutto quanto, per caso?-
-Lo sapevi?-
Chiese meravigliata Rein. Trudy la
guardò sconsolata
-Avevo creduto in un miracolo, ma conosco troppo bene
Thomas. Se fosse stato per lui, avrebbe messo due piatti, un paio di cose da
mangiare e niente altro-
Rein ridacchiò
-Molta poca fiducia nel tuo amico più caro direi…-
Trudy la guardò inarcando un sopracciglio
-Poca fiducia? Già il fatto che lo credo capace di mettere
insieme due piatti è un miracolo e dico così proprio perché lo conosco!-
Rein si lasciò andare ad una
risata limpida e cristallina, che contagiò anche Charlotte e la stessa Trudy.
Nel frattempo, le altre dame si erano avvicinate e ognuna
aveva fatto un piccolo inchino alla principessa.
-Signore, buon pomeriggio-
-Buon pomeriggio a voi altezza-
Dissero quasi in coro. Rein si
trovò a riconoscere tutte le dame presenti e si complimentò, silenziosamente,
con Trudy per la scelta. Erano tutte dame con cui si era trovata bene nelle
volte in cui aveva avuto occasione di parlare con loro, quindi era sollevata e
rasserenata. Si prospettava proprio un pomeriggio piacevole.
-Contessa Alambert è un piacere
rivedervi-
La donna fece un cenno con il capo a Rein
-Anche per me altezza è un piacere. Sono lieta di avere
avuto occasione di rivedervi prima del mio ritorno a casa-
-Andate via?-
Chiese leggermente sorpresa Rein.
La donna annuì
-Mio padre ha richiesto la mia presenza a casa. Teme che la
corte non sia un luogo molto adatto per una donna sola-
-Siete sola?-
Alexandre annuì
-Ero venuta al ballo con mio fratello maggiore, ma purtroppo
è stato richiamato a casa per affari urgenti nella tenuta di campagna della mia
famiglia-
-Capisco. È un peccato che non possiate fermarmi ancora un
po’ con noi-
Alexandre le sorrise, sinceramente grata per quelle parole
-Voi non ve ne volete andare, io invece mi sento costretta
qui a corte. La sorte a volte è ben strana-
Disse quasi sovrappensiero la baronessa di Ugival
-Non vi trovate bene a corte?-
Chiese Trudy, meravigliata per le parole della baronessa. La
donna scosse la testa
-Certo che no, anzi. Sono fortunata ad avere un marito che
lavori per un ministro del regno e dal fatto che io possa stare a corte molto
più di tanti altri nobili del regno. Tuttavia, ho un pezzo del mio cuore
lontano da qui e la cosa mi rende difficile, in certi momenti, abitare qui-
-Un pezzo del vostro cuore?-
Chiese Charlotte visibilmente stupita. Tuttavia la baronessa
le sorrise e annuì
-Si baronessa. Forse non lo sapete, ma ho un figlio-
-Avete un figlio? Ma siete così giovane!-
Charlotte, visibilmente sconvolta, si lasciò sfuggire
quell’esclamazione di totale stupore. Vedendola, la baronessa di Ugival la guardò e le sorrise
-Cara baronessa, voi siete giovane, dato che avete appena
fatto il vostro debutto in società. Dal mio debutto, ormai, sono passati molti
anni e sono già sposata da cinque anni con il barone di Ugival
e tre anni fa ho avuto la gioia di accogliere un bellissimo bambino-
Charlotte la fissò a bocca aperta
-Siete madre…-
La baronessa annuì
-Si. Mi dispiace avervi sconvolta così, baronessa, ma sono
madre-
In realtà, non era solo Charlotte ad essere sconvolta da
quelle parole. Anche Rein, che ignorava totalmente la
cosa, rimase abbastanza meravigliata. Ma dopotutto, la turchina sapeva bene che
non era insolito per donne della sua età essere già sposate, e la baronessa,
che doveva avere cinque anni più di lei, doveva immaginarselo che fosse già
diventata madre.
-E come si chiama vostro figlio?-
La baronessa si voltò verso Rein e
la turchina vide gli occhi della donna riempirsi di quella luce che solo le
madri possiedono quando parlano dei loro bambini
-James, vostra altezza. Lo volete vedere? Ho una sua
miniatura sempre con me-
Rein annuì e si avvicinò alla
donna. La baronessa prese il ciondolo che portava al collo e lo aprì, rivelando
al suo interno un ritratto del bambino. Il ritratto era stato fatto quando il
piccolo James doveva avere meno di un anno, ma Rein
vide un bellissimo bambino, con i capelli neri come la madre e gli occhi verdi
-Che occhi splendidi-
Disse la principessa. La baronessa annuì
-Ha gli stessi occhi di Anthoine.
Ne sono contenta, ho sempre amato quel colore dei suoi occhi e vederli nel
nostro bambino è semplicemente meraviglioso-
Rein osservò quella donna e si
accorse del tono dolce amaro con cui parlava, dolce perché traspariva tutto
l’amore per il piccolo James, amaro per via della lontananza
-Da quanto tempo non lo vedete?-
-Tre mesi ormai-
-Tre mesi?-
Chiese sconvolta Rein. La
baronessa annuì
-Purtroppo Anthoine non si è
potuto allontanare dalla corte, per via della selezione della principessa
istitutrice-
-Non vedete vostro figlio da così tanto tempo per causa mia?-
Chiese sconvolta Rein. La
baronessa, osservando il volto di Rein si affrettò a
scuotere la testa
-No altezza, certo che no. Voi non avete colpa. Anthoine lavora per il ministro degli esteri e il ministro
gli ha affidato la supervisione di tutto il processo di selezione. La regina
voleva che tutto fosse svolto al meglio, quindi si è dovuto comunicare la
notizia ai sette saggi, organizzare la cerimonia di selezione, preparare ogni
possibile scenario per via della scelta e cose così. È stato un onore per mio
marito occuparsi di tutto, anche se il lavoro è stato impegnativo. Io non me la
sono sentita di lasciarlo solo qui a corte durante tutto il periodo, è stata
una mia scelta. Sono madre, è vero, ma sono anche moglie e in quel frangente,
mio marito aveva più bisogno del mio supporto e della mia vicinanza. Infine non
vi preoccupate, mio figlio è in buone mani. Non vi sentite in colpa altezza, ve
ne prego, perché non ne avete motivo, ve lo assicuro-
Rein si trovò a prendere la mano
della donna e a stringerla.
-Mi dispiace, tuttavia, che una madre sia stata separata per
così tanto dal suo bambino. Almeno di questo permettetemi di dispiacermi-
La baronessa le sorrise ma annuì. Rein
le lasciò la mano, e si voltò verso le altre dame, che avevano assistito al
tutto in silenzio. Tuttavia, colei che aveva lo sguardo più sconvolto, tra
tutte, era Trudy. La contessa era diventata bianca in volto e stringeva le mani
a pugno, con forza. Rein la guardò perplessa
-Contessa, state bene?-
Trudy la guardò e per un secondo fu come se la donna stesse
per scoppiare a piangere, poi riconquistò la sua solita compostezza
-Si altezza, sto bene. Scusate, credo che le parole della
baronessa di Ugival mi abbiano colpito molto più di
quanto potessi pensare-
Rein la guardò poco convinta
-Siete sicura di…-
-Non posso certo capire il dolore di essere separato da un
figlio, anche se per scelta, ma deve essere molto doloroso per voi baronessa. Mi
dispiace sapervi lontana da lui-
La baronessa fece un piccolo cenno a Trudy
-Grazie contessa per le vostre parole. Ma vi prego signore,
non fate si che ciò che ho detto rattristi la giornata. Siamo qui per
festeggiare, o sbaglio?-
La baronessa prese sotto braccio Charlotte e si avviò con
lei al tavolo principale. Anche la viscontessa Marimbon
e la contessa di Alambert si avviarono, seguendo le
due e quando Trudy fece per seguirle, Rein la
intercettò, mettendole un braccio attorno al suo
-Posso venire con te, vero?-
Trudy annuì
-Certo-
-Stai bene? Sembri molto più sconvolta di quanto…-
-Sto bene, altezza-
Trudy aveva risposto in modo molto secco a Rein, chiudendo quel discorso. Rein
la guardò poco convinta, ma aveva capito che non avrebbe ottenuto niente dalla
donna in quel momento. Così, in silenzio, le due si avvicinarono al tavolo e
presero ad osservare il cibo che era lì sopra.
-Quanto cioccolato!-
Disse meravigliata Rein, vedendo
torte, biscotti e pasticcini tutti al cioccolato
-Infondo, chi osa resistere al cioccolato, altezza? Mi
sembrava il cibo più indicato per una festa. Mangiarlo mette sempre tutti di
buon umore-
La testa di Thomas fece capolino tra le due donne. Il conte
sorrideva compiaciuto. Rein e Trudy lo guardarono e
non resistettero al sorriso contagioso di Thomas. Sorrisero a loro volta.
-Questa volta devo darti ragione. Una cosa giusta l’hai
fatta, dopotutto-
Thomas guardò Trudy fintamente offeso
-Devi fidarti di me un po’ di più lo sai. Potrei stupirti-
Trudy alzò gli occhi al cielo, fintamente poco convinta. Poi
Thomas le mise un braccio attorno alle spalle
-Principessa, permettete di portarvela via per qualche
minuto? Ho bisogno dell’aiuto di Trudy in una piccola discussione che si è
venuta a creare con il conte Nicholanos-
Rein li guardò e si trovò ad
annuire
-Certo, ma Trudy è sempre libera di fare ciò che vuole, non
deve chiedere il mio permesso. Se non ti vuole seguire…-
Thomas sorrise a Rein e strinse
più forte a se Trudy
-Ovvio che Trudy verrà con me-
-Non esserne così sicuro e per favore lasciami, siamo in
pubblico e non puoi…-
Thomas ignorò totalmente Trudy e si voltò verso Nicholanos, che parlava con Shade
a pochi passi da loro
-Ehi Nicholanos, osa ripetere ciò
che hai detto a me prima. Chi sarebbero i migliori a produrre vino qui?-
Nicholanos si voltò verso il suo
capitano e rispose, senza esitazione
-I visconti di Truffonton
producono il migliore vino del regno-
Thomas si voltò verso Trudy
-Visto? Che ti ho detto, ho bisogno di rinforzi-
Trudy, guardò con sguardo sconvolto Nicholanos
-I Truffonton? Siete serio? Quello
non è neanche degno di essere chiamato vino! Thomas ma come scegli le tue
guardie! Queste sono le basi-
Senza esitare, Trudy si avviò verso Nicholanos
e prese a discutere con lui di vino. Thomas, sorridendo da trionfatore, si
voltò verso Rein
-Mai nominare i Truffonton a
Trudy, la fa innervosire come pochi. Perdonami Rein,
ma non voglio perdermi lo spettacolo di vedere Nicholanos
sconfitto da lei-
Detto questo si avviò, decisamente troppo contento, verso i
due che discutevano abbastanza animatamente. Shade,
che era stato lasciato solo si avvicinò a Rein
-Mi hanno appena tagliato fuori dalla conversazione temo-
-E senza neanche tante cerimonie-
Disse Rein, divertita. Shade la guardò
-Che dici, meritano una punizione?-
-Non saprei… cosa ha in mente principe?-
-Direi una consegna di dieci casse di vino dei Truffonton per la contessa-
Rein ridacchiò e guardò semi seria
Shade
-Molto maturo principe-
-Però sarebbe divertente. E glielo manderei a nome del conte
Nicholanos-
Rein gli diede un finto pugno sul
braccio
-Ma quanti anni hai, sei?-
Shade ridacchiò
-E per il conte… direi che lo obbligherei a bere il vino dei
Truffonton davanti alla contessa, e beccarsi
l’ennesima ramanzina-
Rein scosse la testa
-E tu saresti un principe saggio, maturo e magnanino?-
Shade la guardò sorridendo in modo
quasi ammiccante
-Certo che sono saggio e magnanimo. Avrei potuto obbligarli
a sentire i discorsi celebrativi di Thomas dopo questo pomeriggio. Credimi si
vanterà per mesi del successo del suo ricevimento. Sono molto magnanimo-
Rein questa volta guardò Shade con un misto di stupore e divertimento
-Shade! possibile che ogni cosa la
rivolti poi in una presa in giro nei confronti di Thomas!-
Shade guardandola, scoppiò a
ridere
-Che ci vuoi fare, è una dote naturale-
Rein scosse la testa, sconvolta e
divertita. Si voltò verso il tavolo e prese un piattino in mano su cui iniziò a
mettere dentro dei biscotti.
-Sei incredibile-
-Non hai idea di quanto!-
Rein si voltò e lo guardò. Shade la stava prendendo in giro e si stava anche
divertendo nel farlo. La turchina scosse la testa ma non replicò
-È la tua rivincita per l’altra sera, vero?-
-Vuoi dire quando tu, molto poco principescamente, ti sei
presa gioco di me?-
Rein annuì, sorridendo
-Potrebbe essere si…-
Rein lo guardò senza parole. Shade continuava a sorridere, divertito
-Chi è ora che è poco principesco?-
-Non so a cosa tu ti riferisca-
Disse Shade. Rein
fece per rispondergli, ma lui, prontamente la anticipò
-Non osare giocarti la carta del fatto che sei ospite qui.
Non puoi più dirlo, ti ho dedicato un’ala della biblioteca reale, ormai hai
superato lo stato di ospite-
Rein lo fissò e si trovò a chiudere
la bocca. Era vero, voleva giocarsi la carta dell’essere ospite, ma si trovò
presa in contropiede. Poi però, ad un tratto, si fece seria e guardò Shade
-Se non sono più ospite allora, cosa sono per te?-
Shade passò dal sorridere in modo
genuino ad una espressione delle sue più serie. Rein
vide quel cambio di espressione e si preoccupò per un secondo. Il suo intento
era quello di continuare a giocare con lui, ma dall’espressione di Shade capì che il momento era passato. Rein,
per combattere il leggero imbarazzo che le era sceso addosso, si voltò di nuovo
verso il tavolo e prese a guardare i dolci, fin troppo seriamente. Ad un
tratto, sentì Shade farsi vicino e il principe le
bisbigliò all’orecchio
-Non lo so, ma di certo sei diventata terribilmente
importante per me-
Rein, perse la presa sul piatto e
tutto il contenuto scivolò sul tavolo. Rein lasciò
andare un piccolo grido di sorpresa. Charlotte, sentendola gridare, si
precipitò da lei
-Principessa, vi siete fatta male?-
Rein scosse il capo e si trovò a
sorridere
-No, anzi scusatemi. Ho perso la presa sul piatto ed è tutto
caduto… sono un vero disastro-
Disse lei, ridacchiando forzatamente, cercando di distrarre
l’attenzione. Charlotte la guardò perplessa ma Rein
le sorrise. Nel frattempo, veloce, un cameriere si era avvicinato e si era
affrettato a ripulire e a raccogliere ciò che Rein aveva
fatto cadere. Cercando di risollevarsi da quel momento di imbarazzo, Rein prese il braccio di Charlotte
-Baronessa, che ne dite se andiamo a bere una tazza di the?
Contessa Alambert vi volete unire a noi?-
La contessa, sentendosi chiamare, si trovò ad annuire. Rein si avviò con Charlotte e la contessa verso uno dei
tavolini
-Allora baronessa, che mi dite di bello?-
Rein tuttavia, non prestò molta
attenzione alle parole di Charlotte. Si trovò a guardarsi in giro fino a quando
vide Shade, che gli dava le spalle e parlava con
Philip. Rein lo fissò e la voce del principe le
risuonò cristallina nella testa
-“Sei diventata terribilmente
importante per me”-
Rein si trovò ad arrossire, il
cuore prese a batterle furiosamente nel petto. Spostando lo sguardo, Rein vide che Trudy la osservava. Spostava lo sguardo da
lei a Shade e alla turchina le sembrò che tutto
quello che era successo tra i due fosse perfettamente a conoscenza della
contessa. E si sentì fremere dentro, anche se non capì se per paura o per
sollievo.
Thomas osservava soddisfatto la scena davanti a lui. Attorno
a lui si sentiva il vociare piacevole e armonioso di persone che chiacchieravano
in tranquillità. Lui era in piedi, vicino al tavolo principale, ormai quasi vuoto,
e guardava i tavoli. Rein, sempre e comunque al
centro della scena, stava conversando con Charlotte, la contessa di Alambert e la viscontessa Marimbon.
Trudy, al contrario stava ancora litigando con Nicholanos
e un attento Philip osservava i due, mentre si gustava una tazza di the,
visibilmente divertito da quella conversazione. Shade,
invece, conversava con il visconte Marimbon e con i
coniugi Ugival. Tutto era perfettamente armonioso e
in pace. Il sole, stava regalando una piacevole giornata primaverile e tutto
sembrava stare andando per il meglio. Thomas era contento e sollevato. Certo,
probabilmente senza l’aiuto di Charlotte non avrebbe organizzato tutto quanto
così perfettamente, ma si riteneva il diretto responsabile della buona riuscita
dell’evento. E di sicuro lo avrebbe fatto pesare al principe, a lungo. Si stava
già immaginando gli innumerevoli modi per poterglielo far pesare, quando dei
passi affrettati dietro di lui lo fecero voltare. Una guardia reale si stava
avvicinando veloce
-Che succede?-
Chiese quando l’uomo fu abbastanza vicino. La guardia si
fermò a qualche passo da lui, in modo da potere parlare a bassa voce per non
disturbare i presenti
-Chiedo scusa, capitano. Abbiamo un piccolo problema
all’entrata principale del gazebo reale-
-Che tipo di problema?-
-Un gruppo di donne chiede udienza, capitano, dato che sia
il principe che la principessa sono qui-
Thomas alzò un sopracciglio perplesso
-Credevo di avere dato ordini precisi in merito e…-
-Li abbiamo eseguiti, capitano. Abbiamo detto loro che le
loro altezze non potevano essere disturbate per nessun motivo. Hanno insistito
un po’, ma alla fine hanno ceduto-
-Allora non capisco il problema dove stia. Se avete risolto,
perché sei qui?-
La guardia guardò il capitano, fece un piccolo respiro, poi
si fece coraggio
-Il problema, capitano, è che il gruppo di dame sta aspettando
a qualche passo di distanza. Crediamo che stiano aspettando l’uscita delle loro
altezze per poterli intercettare, capitano-
Thomas sgranò gli occhi meravigliato
-Cosa? E perché non le allontanate?-
-Perché, altezza, per ordire reale, i membri della nobiltà
possono passeggiare liberamente nel giardino reale senza problemi. Non possiamo
scacciarle o allontanarle, capitano. Si sono sedute sul prato e stanno…
conversando-
Thomas fissò la guardia senza sapere cosa fare, o dire.
Quello era un problema, un problema a cui non aveva minimamente pensato.
-Trovate un pretesto per mandarle via, usate un po’ di
immaginazione-
La guardia lo guardò perplesso
-Immaginazione?-
-Ma si, inventatevi una manutenzione del giardino, o un
ordine di divieto di calpestare il prato reale, qualcosa del genere e…-
-E sei un caso senza speranze, come sempre-
Thomas si voltò di scatto e si trovò a fissare Shade.
-Che ci fi qui? Perché non sei seduto al tavolo?-
-Perché volevo sapere cosa stesse succedendo, mi pare logico.
La comparsa di una mia guardia reale non poteva presagire nulla di piacevole,
ecco perché sono qui-
-Ho tutto sotto controllo-
-Non direi affatto, invece. La tua guardia ha ragione, mia
madre ha dato assoluta libertà alla nobiltà di potere usare il giardino, a loro
piacimento. Non puoi inventarti una regola mai sentita prima solo per
allontanare quelle dame. A proposito, chi sono?-
-La marchesa di Eldelberry,
maestà-
-Come pensavo. Sei sicuro che siano ferme a poca distanza
dall’uscita principale del gazebo?-
La guardia annuì
-Le stiamo sorvegliando altezza, e sono sempre rimaste ferme
ad aspettare. Per questo sono venuto ad informare il capitano-
-E hai fatto bene. Ora ci penso io a dare ordini-
-Che cosa hai in mente Shade?-
Chiese Thomas. Il principe gli sembrava fin troppo calmo
data la situazione
-È semplice Thomas e mi pare strano che anche tu non ci sia
già arrivato alla soluzione. Ma dopotutto stiamo parlando di te-
Una leggera irritazione si propagò sul viso di Thomas, ma
riuscì a trattenersi e a non dire niente. Shade lo
guardò sorridendo
-Ci sono quattro uscite dal gazebo della regina, giusto?-
Thomas annuì e capì a cosa si riferiva Shade
-Certo, come ho fatto a non pensarci. Faremo credere alla
marchesa che uscirete da una parte e invece…-
-Usciremo proprio dalla porta principale-
-Che cosa?-
Shade lo guardò sorridendo
-Fai spostare il maggior numero di guardie verso l’uscita
ovest del gazebo, ma fai in modo che sembri qualcosa di imprevisto. Dovete dare
nell’occhio facendo sembrare però che stiate facendo qualcosa di segreto, mi
sono spiegato?-
La guardia guardò perplesso Shade,
ma annuì timidamente
-Ma per quale motivo, maestà, se posso chiedere?-
-Perché dobbiamo ingannare la marchesa. Fatele credere che
la scorta reale si stia spostando per scortare me e la principessa a palazzo. E
fate in modo che vi seguano. Mettetevi sull’attenti e aspettate all’uscita
ovest e non perdete di vista la marchesa e il suo gruppo. Da quella parte
faremo uscire la maggior parte dei presenti, creando un po’ di confusione. Nel
frattempo io e Rein usciremo dall’uscita principale e
ci avvieremo a palazzo. Quando la marchesa si renderà conto che c’è qualcosa di
strano…-
-Tu e Rein sarete già lontani e
ormai a palazzo. Shade non vorrei dirtelo, ma sei un
genio quando vuoi-
Shade gli scoccò un’occhiataccia
ma non disse niente. Thomas non si curò di lui e si voltò verso la guardia
-Fai come ha detto il principe. Date nell’occhio cercando di
non dare nell’occhio. E fai in modo che qualcuno dica che non sopporta il
cambio di idee delle altezze reali, con i loro cambi improvvisi di itinerario.
Convincerà ancora di più la marchesa-
La guardia annuì e dopo un inchino veloce, si avviò verso i
suoi compagni per eseguire gli ordini. Thomas si voltò verso Shade
-Bene, direi ora che è il momento di continuare a
divertirsi-
-Cosa intendi…-
Thomas si lasciò alle spalle Shade
e si avvicinò sorridendo ai presenti
-Signore, signori, che ne dite di giocare un po’?-
Dieci paia di occhi si puntarono su di lui
-Chi vuole giocare a Faraone*?-
Un vociare eccitato si diffuse per il gruppo. Thomas fece un
cenno ad uno dei camerieri che quel pomeriggio erano di servizio
-Forza, sgomberiamo i tavoli per il gioco e uniamoli-
Un via vai di camerieri prese a sparecchiare e ad avvicinare
i tavoli. Quando tutto fu pronto, Thomas si mise davanti ai suoi amici
-Signori, io sarò il banchiere. E, mi raccomando, non
preoccupatevi del danaro perso o vinto durante il gioco: abbiamo qui il nuovo
ministro del tesoro che si farà carico di ogni cosa, dico bene Philip?-
Philip lo guardò un attimo, poi sospirò e annuì
-Come dite voi, conte-
Thomas gli regalò il suo sorriso smagliante
-Perfetto! Allora, signori, diamo la precedenza alle dame. E
diamo il via alle scommesse. Principessa, iniziate pure voi, su cosa puntate?-
*Nota sul gioco del “Faraone”:
Gioco di carte con tavoliere per un numero di persone
da 4 a 10 contro un banchiere. Serve un mazzo di 52 carte e un tavoliere con 13
carte. I giocatori collocano una posta su una carta del tavoliere a scelta, poi
il banchiere scopre due carte dal mazzo: una è vincente per lui e perdente per
gli avversari, l’altra è vincente per gli avversari. Il banchiere tira dal
tavoliere le poste collocate su carta di valore uguale a quello della perdente
e paga alla pari chi ha scommesso sull’altra. Simile alla bassetta, la
differenza principale consiste nel fatto che qui è il giocatore a decidere la
posta da giocare e non il banchiere. È considerato il gioco d’azzardo principe
del secolo XVIII, citato da Casanova, vero e proprio costume sociale. Nel
secolo XIX è apparso nell’America del Far West col nome di faro.
Il pomeriggio stava ormai lasciando il posto alla sera. Il
sole stava tramontando, tingendo il cielo di tinte che andavano dall’arancione
al rosato. Shade guardò Thomas, che era intento a
mescolare il mazzo di carte e gli fece un cenno con il capo, a cui il capitano
rispose con un assenso. E con fare teatrale, il capitano delle guardie si
inchinò ai suoi ospiti
-Dame, signori, temo purtroppo che il tempo a nostra
disposizione sia terminato. È stato un piacere fare affari con voi e, non vi
preoccupate, aspetterò i soldi che alcuni di voi mi devono con fremente
trepidazione-
La frase di Thomas scatenò qualche risata divertita, mentre
il visconte di Marimbon scuoteva la testa, dato che
lui doveva una cifra considerevole al capitano delle guardie. Shade si mosse diretto verso Rein
-Posso parlarti un secondo?-
La turchina gli restituì uno sguardo incerto, ma annuì. Di
fianco a lei, la contessa Trudy, lo guardava
-Contessa, anche voi per favore, ascoltate-
La donna annuì. I tre si allontanarono di qualche passo dal
tavolo, non senza attirare lo sguardo dei presenti, ma Thomas si affrettò a
richiamare l’attenzione dei restanti, raccontando qualcosa di divertente.
-Rein, contessa, abbiamo un
piccolo incidente fuori dalla siepe che protegge il gazebo-
Trudy sembrò capirlo immediatamente
-La marchesa e il suo entourage, immagino-
Shade annuì. Si voltò verso Rein, che lo fissava in attesa
-Ho fatto in modo che la marchesa creda che usciremo da qui
dall’uscita ovest del gazebo-
E così dicendo indicò un punto alle loro spalle. Rein si voltò verso quella direzione e poi tornò a fissare
interdetta il principe, ma prima che potesse dire qualcosa, lui la precedette
-Tutti quanti usciranno da quella parte, in modo da far
credere che anche noi arriveremmo da quella parte. Invece, io e te usciremo
esattamente da dove siamo entrati, dall’ingresso principale. In questo modo
guadagneremo un po’ di vantaggio sulla marchesa che quando si accorgerà della
nostra assenza…-
-Sarà ormai tardi e noi saremo già arrivati presso il
castello o quasi-
Shade annuì. Si voltò poi verso
Trudy
-Contessa, confido in voi per ingannare al meglio la
marchesa-
Trudy annuì e sorrise
-Credo di poterlo fare, ma se mi permettete, altezza, vi sconsiglio
di tornare da soli a palazzo. Sarà meglio che qualcuno si unisca al vostro
gruppo-
Shade annuì
-Ci avevo già pensato. Ci faremo accompagnare dai barone di Ugival, con la scusa di dovere parlare di politica con il
barone faremo la strada più rapida per il castello, e la baronessa scorterà la
principessa fino alle sue stanze-
Trudy annuì a quelle parole e si avviò veloce verso Thomas. Shade sentì su di se lo sguardo di Rein
e si voltò a fissarla. La turchina lo fissava con uno sguardo strano, era come
fosse leggermente imbarazzata, o preoccupata
-Non ti preoccupare, risolveremo il tutto senza problemi-
Shade, credendo così di tranquillizzare
Rein, le sorrise, poi si voltò in cerca del barone.
Fu fermato, tuttavia, dalla mano di Rein, che lo
aveva afferrato per un braccio. Shade si voltò
sorpreso.
-Non dovresti farlo-
Disse Rein decisa. Shade la guardò perplessa
-Cosa non dovrei fare?-
-Evitare la marchesa, farmi evitare la marchesa. Uscirò
dall’uscita ovest, come detto. E farò il ritorno proprio con lei-
Shade sgranò gli occhi, sorpreso.
-Cosa?-
Disse solo, una volta che si fu ripreso dallo stupore. Non
aveva mai visto Rein con lo sguardo così deciso e
determinato. La principessa lo guardò
-Ho già rischiato troppo evitandola così. Non le farò anche
questo torto. Forse non se lo merita, e anche se quella donna non mi piace, non
posso permettermi di lasciare che un mio sentimento personale offuschi ancora
il mio giudizio. E poi chissà, forse mi sbaglio, magari la marchesa non ha
cattive intenzioni. Perciò uscirò fuori, farò un cenno alla marchesa e la
saluterò, e sarò educata e cortese e le chiederò di tornare a palazzo in mia compagnia.
Così si comporta una principessa-
Shade la fissò e si trovò a
guardarla ammirato. Si trovò a sorriderle e le fece un inchino. All’improvviso,
tutte le voci all’interno del gazebo si ammutolirono. Tutti osservavano i due
principi e tutti avevano visto il loro principe inchinarsi a Rein. La turchina, imbarazzata, guardò rossa in volto Shade
-Shade!-
Disse solo. Shade ridacchiò, poi
si voltò verso tutti i presenti
-Signori, signore, posso affermare, in totale e completa
sincerità, che una principessa migliore non poteva capitare in questo palazzo.
Mi ha appena dato prova di possedere una regalità d’animo che poche possono
vantare-
I presenti, incerti, non seppero bene cosa fare, ma Thomas
arrivò in loro soccorso, come sempre
-Grazie per avere sottolineato una ovvietà a cui tutti noi
eravamo già arrivati a pensare, caro principe. È piacevole vedere che tu stia
facendo funzionare quel cervello reale-
Qualche sorriso divertito apparve sul viso di qualcuno e
anche Rein sorrise alle parole di Thomas. Shade, innervosito, scossò un’occhiataccia a Thomas, che lo
fissava.
-Thomas giuro che…-
E all’unisono, tutti i presenti, compresa Rein, finirono la frase di Shade
-Prima o poi ti uccido-
Shade fissò allibito i presenti.
Thomas invece li guardò divertiti e poi, scoppiò a ridere. Anche tutti gli
altri lo fecero e alla fine, anche Shade si lasciò
andare ad una risata. A quel punto Thomas decretò la fine di tutto
-Direi che modo migliore non c’era per finire questo
piacevole pomeriggio. Una risata riassume perfettamente lo spirito che ci ha
accompagnati, dico bene Philip?-
Il conte annuì
-Assolutamente d’accordo con voi, capitano. Vi ringrazio
ancora per avere organizzato tutto questo in mio onore-
Thomas si inchinò, poi, come colto da un improvviso attacco
di consapevolezza, si trovò ad inchinarsi a Charlotte
-In realtà non avrei potuto realizzare tutto in modo così
impeccabile, senza l’aiuto di vostra cugina, la baronessa Charlotte, che è
stata così disponibile, da lasciarmi prendere tutto il merito. In realtà credo
che i compimenti più sinceri spettino, di diritto, a lei-
Charlotte, chiamata in causa così all’improvviso, arrossì,
in un misto di imbarazzo e gioia. La viscontessa di Marimbon
e la contessa Alambert si scambiarono uno sguardo di
intesa, come a sottolineare che già sapevano tutto e, che per quanto il
capitano potesse essere preparato, non poteva essere stata tutta opera sua. Le
due si si avvicinarono a Charlotte, facendole i sinceri complimenti. Anche Rein ne approfittò per ricongiungersi al gruppo delle dame
e Shade la vide parlare anche con Trudy. Shade si avvicinò a Thomas e gli mise una mano sulla spalla
-Ottimo lavoro, capitano-
-Era giusto così. Dopotutto sai che non amo prendermi meriti
che non sono miei-
Shade annuì.
-Cosa volevi dire, però, a proposito di Rein?
Hai colto tutti di sorpresa con quell’affermazione, anche me. Stai per caso
cercando di…-
Thomas non finì la frase ma il sottinteso era abbastanza
chiaro. Shade si trovò a negare con la testa
-No, non è quello-
-Allora cosa…-
-Rein uscirà dall’uscita ovest e
andrà incontro alla marchesa-
Thomas sgranò gli occhi per la sorpresa. Fissò Shade, allibito
-Cosa vuole fare? E perché?-
-Perché è così che si comporta una altezza reale. Anche se
qualcuno non ti piace, bisogna essere sempre cortesi-
-Che donna incredibile-
Shade si voltò di colpo sentendo
la voce di Philip. Non si era accorto che il conte si era avvicinato a loro due
-Una principessa eccellente direi di più-
Ma Philip parve non sentire le parole di Shade.
Il conte stava guardando Rein, rapito e assorto. Lo
sguardo del conte non piacque affatto al principe, perché sembrava lo sguardo
di un uomo innamorato. La mano di Thomas sulla sua spalla, tuttavia, lo
distolse dal conte
-Direi che è il momento di andare. Sta iniziando a farsi
tardi e non vorrai fare tardi per la cena con tua madre-
Shade annuì. Ignorò Philip e si
voltò verso la turchina. A passo rapido raggiunse il gruppo delle dame che, al
suo arrivo, si zittirono
-Signore, desolato di interrompere la vostra conversazione,
ma temo di dovere riportare la principessa alle sue stanze-
Le donne si inchinarono e si staccarono di un passo dalla
principessa, che rimase davanti a Shade. Il principe
allungò una mano e dopo qualche secondo, Rein la
afferrò. In silenzio, i due si avviarono verso l’uscita, ma presto Shade si accorse che dietro di loro si era formato un
gruppo che li seguiva. La contessa di Gaumont era
subito dietro di loro, con affianco Thomas. Subito dietro, Philip e la cugina
si erano avviati con accanto il conte Nicholanos e la
contessa Alambert. Chiudevano il corteo le due coppie
dei visconti Marimbon e dei baroni Ugival. Rein era silenziosa al
suo fianco e Shade percepì una certa tensione nella
turchina.
-Ti sei divertita?-
Rein si voltò appena verso di lui
e Shade la vide annuire
-Molto. È stato un pomeriggio piacevole-
-Anche per me-
Rein sorrise a Shade,
ma tornò silenziosa. Shade immaginò che la tensione
della turchina fosse dovuta all’incontro imminente con la marchesa Fanny
-Se vuoi possiamo ancora uscire dall’altra parte e…-
Rein scosse la testa, decisa
-No, è la cosa giusta da fare. E poi sono sopravvissuta a
situazioni peggiori. Direi che affrontare una marchesa non potrà essere peggio-
Shade si trovò a sorridere e ad
annuire. Era vero, i pericoli che Rein aveva corso da
bambina erano decisamente peggio di una marchesa, eppure Shade
immaginava che Rein preferisse, nel suo cuore,
riaffrontare tutto quanto, piuttosto che trovarsi in mezzo ad una lite di
corte. E dopotutto, non la biasimava
-Io resterò sempre al tuo fianco. Puoi contare su di me-
Rein lo fissò ad occhi sgranati ma
non disse niente. Un leggero rossore tinse le gote di Rein
tuttavia la principessa rimase in silenzio. Shade non
seppe bene come interpretare il tutto, ma l’arrivo presso l’uscita e la vista
delle guardie reali lo riportò ai suoi doveri. Non appena li videro, il gruppo
di quattro guardie si mise sull’attenti
-Altezza reale, principessa-
Disse una guardia, al loro passaggio. Shade
si rivolse alla guardia che aveva parlato
-Due guardie come scorta basteranno per me e la principessa-
L’uomo annuì e indicò due uomini
-Voi due, scortate le altezze reali-
Le guardie si inchinarono e poi si avviarono. Shade prese a seguirli, sempre portandosi al fianco Rein. Tuttavia il sentiero, davanti loro, era deserto, non
c’era nessuna presenza della marchesa o del suo entourage. Shade
chiamò una guardia
-Ho saputo che c’era un gruppo di dame poco distanti-
L’uomo annuì
-Si altezza. Hanno sostato nel prato, poi, circa una
mezz’ora fa, sono andate via-
Shade annuì e si voltò verso Rein, che vide fare un sospiro di sollievo. Shade la guardò divertita
-Sembri decisamente sollevata-
Rein gli scoccò un’occhiataccia,
poi gli diede una gomitata sul fianco. Shade
ridacchiò
-Si, lo sono. Non avevo voglia di parlare con la marchesa,
ad essere onesta, ma non l’avrei evitata-
Shade la guardò nuovamente
ammirato
-Sei veramente incredibile-
Rein lo guardò un attimo
spalancando gli occhi, ma si trovò a scuotere la testa
-Non è vero. Avrei solo fatto il mio dovere e…-
-Conosco molte persone che lo avrebbero evitato-
-Ma noi non ce lo possiamo permettere. Siamo reali
dopotutto, o sbaglio? Abbiamo obblighi superiori alle nostre preferenze
personali-
-Mi sembra di sentire parlare mia madre-
Disse Shade, sorridendole. Rein sorrise e le sue guance si imporporarono un pochino
-Forse potrei avere riutilizzato ciò che mi ha detto ieri
mattina-
Shade ridacchiò ma alla fine annuì
e tornò serio
-Possiamo fare ciò che vogliamo purché rimaniamo dentro le
regole della regalità-
Con la coda dell’occhio vide Rein
annuire. I due si erano fatti seri di colpo. I due continuarono in silenzio per
la strada, fino a quando, nei pressi del palazzo reale, Shade
vide un gruppo di persone radunate vicino la porta di ingresso all’interno del
palazzo.
-Abbiamo compagnia là davanti-
La turchina, riscossa dalle parole del principe, guardò
nella direzione e Shade la sentì sospirare
-La marchesa-
Disse solo. Shade guardò il gruppo
riunito e, mentre si avvicinavano, poté scorgere in modo migliore i volti delle
persone. Tra di essi spiccava quello di una donna, che aveva tutti gli occhi
dei presenti addosso.
-La marchesa è quella piccolina con i capelli castani?-
Rein annuì. Shade
le strinse la mano più forte, per incoraggiarla. Rein
gli regalò un sorriso, poi si fece seria. Si voltò leggermente dietro di lei e
fece un cenno, presumibilmente a Trudy. Quando furono abbastanza vicini, la
marchesa e il suo entourage si inchinarono. Nessuno osava parlare fino a quando
non fosse stato il principe, in quel momento il più alto di rango tra loro, a
parlare per primo. Era una regola dell’etichetta che spesso Shade
aveva usato a suo vantaggio, soprattutto quando voleva evitare di fare discorsi
vuoti e futili con alcuni membri della corte. Ma questa volta, sapendo le
intenzioni di Rein, si fermò davanti ai presenti e,
con il suo sorriso di corte, si affrettò a salutare i suoi nobili
-Signore, signori-
Bastarono quelle due parole, che i presenti si rivolsero a
loro salutandoli. Poi fu il turno di Rein di parlare
-Marchesa Eldelberry, che
piacevole sorpresa. Sono veramente contenta di avervi incontrato-
Shade vide un sorriso compiaciuto
spuntare sul volto della marchesa.
-Principessa, è un onore sentirvi dire queste parole-
Rein le sorrise, poi si voltò
verso Shade e gli lanciò uno sguardo, che il principe
interpretò come “che i giochi abbiano inizio”. Shade,
a quel punto di rivolse alla turchina
-Desideri che ti riaccompagni nei tuoi appartamenti?-
Rein fece cenno di no con la testa
-Mi trattengo un poco qui, se per la marchesa, ovviamente,
non è un problema-
La donna le fece un inchino e si trovò a scuotere il capo
-Assolutamente no, altezza. Anzi è un onore-
Shade a quel punto annuì alle due
-Bene, allora io torno al mio lavoro. Signori, perdonate, ma
il regno reclama la mia presenza-
I presenti si inchinarono. Shade
si volse verso Thomas e il capitano fece un cenno affermativo. Shade a quel punto si rivolse a Rein
e, senza pensarci, le prese la mano e gli fece un baciamano
-Ci vediamo a cena-
Disse solo. Rein lo guardò,
stupita e sorridente. Fece un semplice cenno con il capo. A quel punto Shade si voltò e si avviò verso il palazzo. Dietro di se,
sentì i passi di Thomas. Una volta entrati nel palazzo e lasciatisi alle spalle
il gruppo, Thomas gli si affiancò e lo guardò
-Cos’era quello?-
-Quello cosa?-
-Quel baciamano-
Shade non lo degnò neanche di uno
sguardo
-Un saluto-
-Ora si chiama così?-
-Cosa doveva essere?-
-Tutto tranne che un saluto-
-Stai esagerando-
-No invece. Quando mai tu fai il baciamano a qualcuna?-
-Lei non è qualcuna-
-Oh, scusami tanto, so che ti piace ma…-
-Come al solito non hai capito niente. Rein
è una principessa, come avrei dovuto salutarla per dimostrarle il mio rispetto?-
Thomas non disse niente. Nel frattempo i due erano arrivati
allo studio di Shade. Solo a quel punto, con la porta
chiusa, Shade lo guardò negli occhi. Thomas lo stava
guardando, preoccupato.
-È solo un gesto di rispetto-
-Ne sei sicuro?-
Shade annuì
-Ed è anche un avvertimento-
Thomas lo guardò perplesso
-Avvertimento? Di cosa?-
-Tu non ti preoccupare, chi doveva capire, lo ha capito,
credi a me-
Shade si sedette alla sua
scrivania e prese uno dei tanti fogli che erano stati impilati, durante la sua
assenza.
-Vuoi dirmi che lo hai fatto per avvertire la marchesa?-
Shade annuì
-Furbo di un principe-
Shade sorrise, compiaciuto.
-Dovresti saperlo ormai-
Thomas non gli rispose in modo provocatorio e Shade lo guardò, preoccupato. Il capitano stava guardando
fuori dalla finestra
-Thomas?-
-È stato un pomeriggio piacevole. Ti sei divertito anche tu-
Shade annuì
-Si, mi sono divertito-
Thomas lo guardò
-Ti rendi conto di cosa ha fatto Rein
da quando è qui? Ti ha resto umano, quasi simpatico, ma soprattutto, è riuscita
là dove nessun’altra e dico, nessun’altra, è mai riuscita prima-
-E sarebbe?-
Thomas lo guardò serio
-Che ci sono cose importanti tanto quanto il tuo lavoro, se
non di più. Da quanto tempo era che non lasciavi un intero pomeriggio questo
posto per partecipare ad un evento di corte? Ammettilo, di solito saresti stato
dieci minuti e poi ti saresti rintanato qui a lavorare. Invece oggi, non solo
sei rimasto, hai conversato, hai persino giocato. A proposito, mi devi dei
soldi-
Shade scosse la testa
-Io non ti devo un bel niente-
-Non fare il tirchio-
-Non sono tirchio. Vai da Philip a farti dare i soldi, se
vuoi-
Thomas ridacchiò
-Sai Shade, credevo che non avrei
più rivisto questo lato di te-
Shade lo guardò
-Quale lato?-
-Quello di un semplice ragazzo di ventiquattro anni, che si
gode un pomeriggio con gli amici. Non ti vedevo così da decisamente troppo
tempo-
Shade non disse niente, si voltò
verso il suo foglio e continuò a leggere. Thomas non replicò, ma Shade lo sentì riprendere il suo posto di guardia, alle sue
spalle. Dopo una decina di minuti, Shade, senza
alzare gli occhi dal foglio disse qualcosa, a Thomas, che forse non gli diceva
molto spesso
-Thomas? Sono contento che tu sia mio amico-
Shade non lo poté vedere, ma sentì
il sorriso di Thomas aprirsi sul volto. E anche lui si trovò a sorridere.
Charlotte fissava la marchesa, meravigliata e perplessa allo
stesso tempo. Era passato poco tempo da quando avevano incontrato il gruppo
della marchesa nei pressi del palazzo, e da qual momento, la marchesa era stata
capace di tenere il centro della conversazione tutto su di se. Lei era rimasta
in disparte, e si limitava a guardare. Non tutti si erano fermati. I baroni Ugival e i visconti Marimbon si
erano scusati, ma avevano preferito ritornare nei loro alloggi. Anche suo
cugino era andato via, tornando a svolgere il suo lavoro. Così erano rimaste
solo lei, ovviamente la principessa, la contessa Trudy e la contessa Alexandre.
E lei, che si sentiva intimidita da Fanny, era rimasta indietro e non
partecipava alla conversazione. Non che le dispiacesse, aveva avuto già fin
troppe attenzioni sgradevoli la sera a cena dalla marchesa, e avrebbe preferito
evitare. Tuttavia, quando sentì il suo nome uscire dalla bocca della marchesa,
si voltò a guardarla. La marchesa, infatti, la fissava meravigliata
-Baronessa, così giovane e piena di talenti-
Charlotte la guardò stupita
-Perdonatemi, marchesa, credo di non sapere a cosa vi riferiate-
La donna le sorrise
-La principessa ha appena finito ora di magnificare il
meraviglioso lavoro che avete fatto nell’organizzare tutti i preparativi di
oggi-
Charlotte, istintivamente, rabbrividì sotto quello sguardo,
ma si fece forza e sostenne lo sguardo della donna
-Sua altezza è fin troppo gentile nei miei confronti. Ho
semplicemente fatto ciò che ogni nobildonna sa fare, dato che è ciò che ci
viene insegnato fin da piccole-
La risposta, evidentemente molto più provocatoria di ciò che
pensava Fanny, lasciò la marchesa leggermente stupita. Charlotte, però, vide un
sorriso compiaciuto spuntare sul volto di Trudy. La marchesa, tuttavia, non
aveva finito di parlare con lei
-Certo baronessa, non sapevo della vostra amicizia con il
capitano delle guardie reali. Sbaglio o è stato lui a organizzare il tutto da
quello che ho sentito. Eppure voi vi siete occupata di ogni cosa. Deduco che la
vostra sia una amicizia molto… solida-
Charlotte la guardò ma non si fece cogliere impreparata.
Aveva capito cosa stata sottintendendo la marchesa, e non glielo avrebbe lasciato
fare, non avrebbe fatto sì che la sua reputazione venisse messa in dubbio per
quello
-Veramente, marchesa, conosco molto poco il capitano. È
stato tutto una incredibile serie di coincidenze il fatto che io e il capitano
ci siamo trovati a organizzare il ricevimento insieme-
-E sarebbero queste circostanze?-
Trudy, a quel punto, cercò di mettersi in mezzo
-Non credo che sia così importante sapere e…-
Charlotte, tuttavia, la interruppe
-Contessa, non vi preoccupate. Non è certo un segreto
dopotutto, non ho nulla da nascondere. Il tutto è successo che io e il capitano
ci siamo incrociati per caso nel giardino, ieri mattina. Il conte stava
organizzando il ricevimento, e, dato che ci eravamo conosciuti qualche giorno
prima alla colazione organizzata da sua maestà, ci siamo salutati e abbiamo
scambiato qualche convenevole di circostanza. Poi, dato che il conte è stato
così gentile da organizzare il tutto in onore di mio cugino, il nuovo ministro
del tesoro, mi ha chiesto se potevo dargli qualche consiglio per organizzare
tutto al meglio, dato che sono, al momento a corte, la persona che lo conosce
meglio. E tra una cosa e un’altra, sono finita per aiutare il conte nell’intera
organizzazione. Ecco come sono andati i fatti-
-E grazie a questo incontro fortunato, abbiamo passato un
pomeriggio splendido-
La frase di Rein chiuse
definitivamente il discorso. Fanny fu costretta a sorridere e ad annuire e
anche Charlotte si trovò a sorridere, compiaciuta di se stessa. Trudy le si
fece vicina e le bisbigliò all’orecchio
-Marchesa zero, baronessa uno-
Charlotte ridacchiò e anche Trudy.
-Non c’è niente di meglio della risata cristallina di due
bellissime donne. Baronessa è un piacere rivedervi così presto. Contessa, è da
tanto che non ci vediamo-
Tutte e due si voltarono verso l’uomo che le aveva rivolto
la parola. Charlotte, che aveva già riconosciuto la voce prima ancora di
vederlo, si sentì arrossire e sentì il cuore battere
-Marchese-
Disse solo, mentre si trovò a fare un piccolo inchino
all’uomo. A quel punto il marchese si avvicinò a lei
-Vi prego, baronessa, niente inchini. Sarei io a dovermi
inchinare di fronte alla vostra bellezza-
Charlotte arrossì visibilmente.
-Vedo che non sei affatto cambiato con il matrimonio, Ethan.
Sempre pronto a fare complimenti alle donne, anche di fronte a tua moglie-
Charlotte guardò sbalordita Trudy. Aveva chiamato il
marchese per nome. Tuttavia Ethan le sorrise
-Hai ragione, cara Trudy, mi dovrei trattenere da certi
commenti, ma quando un uomo esprime ciò che è sotto gli occhi di tutti, ovvero
la vostra indiscussa bellezza, non merita di essere criticato-
Charlotte vide i due guardarsi negli occhi e scambiarsi uno
sguardo strano. Era come se fosse in corso una lotta tra i due, una lotta che
però lei non seppe definire. E poi, per la prima volta da quando la conosceva,
Charlotte vide la contessa comportarsi in modo quasi dimesso
-Tenetevi i vostri complimenti per voi, per favore. Non mi
piace ricevere certi apprezzamenti da un uomo sposato. Impara a trattenere a
freno la lingua, l’ultima cosa che vorrei è che potessero girare voci strane su
di me e te. E anche nei confronti della baronessa-
Charlotte vide il marchese fremere leggermente, ma non di
rabbia. Sembrava terribilmente colpito dalla durezza delle parole di Trudy e
fece un piccolo passo indietro.
-Non oserei mai metterti in imbarazzo-
Trudy tremò leggermente sentendo quelle parole e distolse lo
sguardo. Prima che potesse succedere altro, la voce di Fanny si fece sentire
-Principessa voi non avete avuto modo di incontrare ancora
mio marito. Permettete che ve lo presenti?-
Prima di rendersene conto, Charlotte si trovò davanti a lei
sia Rein che Fanny. La marchesa, leggermente agitata,
presentò il marito a Rein. Il marchese si produsse in
un inchino profondo alla principessa e i tre presero a conversare tra loro.
Charlotte approfittò di quel momento per avvicinarsi a Trudy ma la contessa si
allontanò velocemente, avvicinandosi alla contessa Alambert,
con la quale prese a parlare. Così, ancora una volta, Charlotte rimase in
disparte. Tuttavia, dopo poco tempo, Rein si scusò
con la marchesa
-Temo di dovere lasciare la vostra compagnia adesso. Mi sono
attardata anche troppo temo, e anche se preferirei continuare a conversare con
voi, ho alcuni doveri da svolgere anche io prima della cena-
I presenti si inchinarono alla principessa e la marchesa le
sorrise compiaciuta
-Siamo noi a ringraziarvi, principessa, per esservi
trattenuta con noi. Se permettete, anzi, vi accompagnerei volentieri al vostro
appartamento e…-
Rein, tuttavia, scosse
violentemente la testa
-Non vi preoccupate, marchesa. E poi siete in compagnia di
vostro marito, non allontanerei mai una coppia così affiatata, anche se per
poco tempo-
Fanny non replicò, fece un altro inchino, ma Charlotte vide
un leggero disappunto spuntarle sul volto, anche se fu prontamente allontanato
da un sorriso solito della donna. Rein si rivolse
verso Charlotte
-Baronessa, tornate assieme a me?-
-Con piacere-
-Contessa Gaumont, contessa Alambert, vi unite a me e alla baronessa?-
Le due donne si inchinarono e annuirono
-Perfetto. Vi auguro un buon proseguimento-
I presenti si inchinarono di nuovo, poi Rein
prese la strada per il palazzo e Charlotte, assieme alle altre due, la
seguirono. Prima di allontanarsi troppo, tuttavia, Rein
si voltò di nuovo indietro,
-Marchesa?-
Fanny si affrettò a farsi vicina a lei
-Si altezza?-
-Vi fermerete a lungo a palazzo, voi e il marchese?-
-Si altezza, almeno per tutto il mese-
-Bene. Settimana prossima allora, vi aspetto per un the. Vi
manderò io un messaggio-
-Sarà un onore, altezza-
Charlotte vide un sorriso vittorioso spuntare sul volto di
Fanny. Tuttavia non perse troppo tempo ad osservarla e si affrettò ad
incamminarsi dietro Rein. Appena furono lontane delle
orecchie della donna, Trudy parlò liberamente con la turchina
-Siete sicura che sia una mossa intelligente?-
Charlotte vide Rein annuire
-Le sto dando solo ciò che vuole, ossia la mia attenzione. E
un the non ha mai ucciso nessuno-
-Ma questo le darà prestigio e…-
-Devo scusarmi per non essere andata al suo di ricevimento,
e preferisco essere io ad invitarla, almeno posso scegliere il campo di gioco e
le regole-
Trudy non rispose, e tornò a camminare, in silenzio. La
contessa Alexandre, a quel punto, si intromise
-Così è quella la famosa marchesa di Eldelberry!
Me la immaginavo…. Diversa-
-In che modo, contessa?-
Chiese Rein, curiosa
-Non saprei dirvelo con precisione, altezza. La notizia del
matrimonio improvviso del marchese, ovviamene, ha fatto il giro del regno. Tutti
sapevano dei tentativi vani di molte donne di accalappiarselo, quindi, quando
abbiamo saputo del matrimonio, mi sarei aspettata una donna più…-
-Adatta?-
Chiese Trudy nervosa. La contessa Alexandre annuì
-Si più adatta ma soprattutto più genuina. Non so spiegarlo,
ma dietro quei sorrisi è come se ci fosse un’altra persona, nascosta. Il modo
in cui ha cercato di mettere in dubbio la baronessa poi è stato così vile. Come
si può anche solo pensare di insinuare qualcosa di sgradevole sulla reputazione
della baronessa, è ingiusto-
Charlotte le sorrise grata
-Grazie, contessa, non so perché la marchesa mi abbia preso
di mira, se devo essere sincera-
Le donne ormai erano giunte davanti la porta della stanza di
Rein, ma si erano fermate a parlare
-Credo sia per colpa di Ethan-
Disse Trudy. Charlotte, solo sentendo il nome, si sentì
imporporare le guance. Vedendola, Trudy scambiò il suo rossore per paura
-Non vi preoccupate, farò in modo che il marchese non vi
metta più così in imbarazzo. È stato fin troppo scortese e…-
-No invece, mi ha solo fatto dei complimenti, non è stato
sgarbato affatto e…-
Charlotte si trovò a non finire la frase e abbassò il volto.
Sentiva gli sguardi delle altre tre su di se e si trovò ad arrossire ancora di
più.
-Basta così per oggi, direi che sono successe fin troppe
cose. Direi che è il momento, per tutte, per riposarci un poco. Signore, è
stato molto piacevole passare il pomeriggio con voi-
Le tre donne si inchinarono a Rein
e nessuna osò contraddire le sue parole. Rein sparì
poco dopo dietro la porta, e le tre rimasero fuori, in silenzio.
-Direi che è proprio ora di tornare in camera. Queste scarpe
mi stanno uccidendo-
Disse Alexandre, trattenendo a stento una smorfia di dolore.
Trudy le sorrise
-Scarpe nuove?-
La contessa annuì
-Si, nuovissime. Sono stupende, ma certe volte mi chiedo se
il dolore a cui ci sottoponiamo ne valga la pena-
Trudy ridacchiò
-Se mia madre fosse qui vi direbbe che è assolutamente
necessario questo dolore, se no come si può sperare di incontrare un uomo se
non lo abbagliamo con la nostra bellezza?-
-Come se un uomo guardasse che scarpe indossiamo-
Le due donne ridacchiarono, poi Alexandre le salutò
definitivamente, non prima, però di fare loro un invito
-So che abbiamo passato un pomeriggio insieme, ma, dato che
sono sola volete farmi compagnia, dopo la cena? Due chiacchiere e una partita a
carte? In tranquillità?-
Charlotte si trovò ad annuire
-Con piacere. Se volete possiamo ritrovarci nel mio
appartamento-
Alexandre le sorrise
-Sarà un piacere. E se vostro cugino vorrà unirsi a noi, io
non mi lamento. A questa sera-
Detto questo Alexandre si avviò lungo il corridoio.
Charlotte e Trudy rimasero sole e a quel punto anche Charlotte salutò Trudy
-Anche io andrei, contessa. Vi aspetto questa sera-
Charlotte fece un piccolo cenno con il capo e si avviò. Ad
un tratto, però, la voce di Trudy la richiamò
-Baronessa?-
Charlotte si voltò. Trudy la fissava, seria
-Posso permettermi di darti un consiglio?-
Charlotte si trovò ad annuire
-Ethan… il marchese… stagli lontana-
Charlotte arrossì
-Io non farei mai…-
-Lo so…. ma ricordati. È un uomo
sposato-
Charlotte si trovò ad incassare il colpo, in modo profondo.
Trudy la guardò e Charlotte vide molta tristezza nei suoi occhi
-Non rischiare di innamorarti di lui. Non ne vale la pena-
Charlotte sentì un improvviso senso di freddo pervaderle.
Scosse la testa decisa
-Io non sono…-
Trudy non disse niente, si limitò a fissarla. Senza dire
altro, Charlotte si voltò e corse veloce per il corridoio, fino ad arrivare
alla sua stanza. Una volta che si richiuse la porta alle spalle, si lasciò
scivolare a terra e, senza rendersene conto, si trovò a piangere.
La cena si svolse in modo calmo e tranquillo. Moon Maria si
era fatta raccontare tutto quello che era successo il pomeriggio e Rein era stata molto contenta di raccontarle tutto. Le
aveva persino riferito dell’incontro con la marchesa e dei fatti che si erano
svolti dopo. Si era guadagnata un brava da parte di Moon Maria e per Rein fu un momento molto toccante. Era da tanto che
qualcuno non le diceva brava in quel modo, sincero e fiero. Rein
sorrise felice. Invece, la povera Milky, aveva tenuto
il broncio per tutta la sera, dato che era stata esclusa, secondo lei, per
l’ennesima volta, dal divertimento. Moon Maria guardò la figlia e sospirò
-Lo sai, Milky che non puoi
partecipare a quegli eventi-
-Ma sono una principessa!-
-Di soli dieci anni-
-Quasi undici-
Shade ridacchiò
-Tra otto mesi, decisamente troppo per aggiungersi un anno-
Milky fece un’occhiataccia al
fratello, che scoppiò a ridere
-Voglio anche io organizzare un ricevimento-
Moon Maria sorrise alla figlia
-Va bene, ne puoi organizzare uno-
Gli occhi di Milky brillarono di
gioia
-Davvero?-
Moon Maria sorrise
-Certo, puoi organizzare un the con dei tuoi coetanei,
questo lo puoi sempre fare-
Il sorriso smagliante di Milky si
gelò nel sentire quelle parole.
-Ma… ma…-
-Niente ma, le conosci le regole-
Milky abbassò la testa e tornò a
mangiare, in silenzio. A Rein le si strinse il cuore
a quella vista. Poteva capire il desiderio di Milky
di partecipare ad eventi da adulta, e conosceva bene quella frustrazione e quel
sentimento di esclusione. C’era passata anche lei.
-Vedrai Milky, prima che tu te ne
renda conto, sarai talmente tanto stufa dei ricevimenti a cui dovrai andare che
rimpiangerai la tua posizione di adesso-
Milky guardò poco convinta Rein, e continuò il suo pasto in silenzio. Rein guardò la regina e le due si scambiarono un’occhiata.
-A proposito, Rein, ho saputo che
hai invitato la marchesa per un the la settimana prossima-
Rein la guardò ad occhi spalancati
-Come fate già a saperlo?-
La regina le sorrise
-Le voci arrivano veloci alle orecchie di una regina. Hai
fatto bene ad invitarla-
Rein annuì
-Grazie maestà-
Moon Maria le fece un cenno con il capo. Poi, la regina
spostò la sua attenzione su suo figlio e la conversazione prese altre
direzioni. Terminata la cena, la regina e Milky si
ritirarono subito, anche se la principessina avrebbe voluto fermarsi a parlare
con Rein, ma l’occhiataccia di sua madre la trattenne
dal farlo. Una volta che le due furono sparite, Rein
e Shade si fissarono, indecisi. Un senso di imbarazzo
scese su di loro, e Rein faticò a tenere lo sguardo
alzato verso il principe. Shade finì di bersi il suo
bicchiere di vino e poi si stiracchiò le braccia. Vedendolo Rein
gli sorrise
-Stanco?-
Il principe fece un cenno affermativo con il capo.
-Poco abituato agli eventi mondani?-
Il sorriso di Shade contagiò anche
Rein. Tuttavia il principe annuì
-Si, soprattutto agli eventi pomeridiani. Di solito li evito
tutti-
Rein ridacchiò. Erano ancora
entrambi seduti al tavolo della cena e Rein stava
giocando con il suo bicchiere di cristallo. Era la prima volta che entrambi si
fermavano dopo cena a chiacchierare in quel modo, molto intimo e familiare.
L’imbarazzo che era sceso poco prima stava svanendo, mentre i due parlavano del
pomeriggio trascorso insieme.
-Devo dire che la baronessa Charlotte ha fatto veramente un
bel lavoro oggi-
Shade annuì
-Si, in effetti per essere così giovane, è stato tutto
impeccabile. E di mezzo c’era Thomas, il che non era scontato-
Rein ridacchiò
-La vuoi smettere di tormentare quel povero conte?-
Shade la guardò sorridendo
-Rein, lo conosci da appena due
settimane, io sono anni che lo conosco. Fidati, tempo un mese e mi darai
ragione-
-Non credo-
Rein scoppiò a ridere e Shade la seguì. Stavano ancora ridendo, quando qualcuno
bussò alla porta della sala. Shade si voltò
meravigliato
-Avanti-
Un uomo entrò nella stanza e si inchinò
-Scusate il disturbo altezza, un messaggio per voi-
L’uomo tese un vassoio al principe su cui sopra era poggiata
una lettera. Shade la prese e la aprì. Rein lo vide sospirare
-Grazie, potete andare-
L’uomo si inchinò prima a lui, poi a Rein,
e poi uscì.
-Problemi?-
Chiese Rein guardandolo. Shade scosse il capo
-Problemi no, seccature si. Credo di dovere tornare al mio
studio-
Rein si trovò ad annuire
-Certo, anzi, scusami-
Shade si bloccò mentre si alzava
dalla sedia e la guardò perplesso
-Perché ti scusi?-
-Ti ho trattenuto a parlare-
Shade la guardò
-Non mi hai affatto trattenuto. Mi sono fermato io e l’ho
fatto anche volentieri-
Rein sentì le guance imporporarsi
e abbassò il capo. Sentì lo sguardo di Shade addosso,
ma non si mosse. Il rumore della sedia spostata e dei passi del principe erano
gli unici rumori che si sentivano in quel momento. Ma il mancato rumore della
porta che si apriva fece si che Rein
alzò lo sguardo e si trovò ad osservare Shade, molto
vicino a lei, che la osservava. Per poco non lanciò un grido di stupore
-Shade…-
Disse solo. Il principe era vicino a lei e le tese la mano. Rein guardò lui e la mano tesa e lo guardò in modo
interrogativo. Shade non disse niente, le tese solo
la mano. Rein senza pensare la afferrò e, non appena Shade strinse la sua, la tirò verso di se. Rein si trovò così in piedi. Shade
la avvicinò a se, in modo da poterla guardare negli occhi
-Shade cosa stai…-
-Non farlo mai più-
Rein lo guardò. Non sapeva cosa
dire o fare. Ma Shade non gli diede il tempo di
parlare
-Rein, devi capire una cosa: tu,
per me, non sei e non sarai mai né un peso né una distrazione dai miei doveri.
Parlare con te, chiacchierare del più e del meno, passare qualche minuto così,
è la parte migliore delle mie giornate. Non sminuirti così, sei il raggio di
sole delle mie giornate-
Rein lo fissava, immobile,
impietrita, senza parole. Si perse nei grandi occhi di Shade.
Il suo cuore stava battendo all’impazzata e sentiva il volto in fiamme, per
l’emozione scaturita dalle sue parole. Ad un tratto, la mano del principe le si
posò sul viso e Rein vide l’espressione dei suoi
occhi addolcirsi. Non le disse niente, durò un attimo, la sua mano aveva appena
sfiorato la sua guancia, che fu come se Shade si
svegliasse di colpo. Si allontanò bruscamente da lei e si avviò verso la porta.
La mano del principe era sulla maniglia, ma prima di aprirla, si voltò di nuovo
per guardarla. Non le disse niente, ma Rein ebbe come
l’impressione che lui volesse quasi scusarsi per averla toccata in quel modo
così intimo. Si guardarono negli occhi per quasi mezzo minuto, poi Shade aprì la porta e la lasciò lì, sola. Solo allora, Rein lasciò andare il respiro, non si era nemmeno accorta
di avere trattenuto. Le gambe le tremarono e si trovò accasciata sul pavimento.
Si portò una mano sul cuore, che batteva ancora all’impazzata. Rimase così, non
seppe nemmeno lei precisamente per quanto, ma ad un tratto sentì una voce che
conosceva fin troppo bene, chiamarla da fuori la porta. Rein
si fece forza e si alzò dal pavimento, si diede una spolverata al vestito e
cercò di ricomporsi. Fece appena in tempo, prima che Dreamy
entrò nella stanza
-Principessa? state bene?-
Rein le sorrise
-Certo, perché me lo chedi?-
La donna la guardò perplessa
-Siete qui tutta sola e mi stavo chiedendo se per caso fosse
tutto a posto-
Rein annuì
-Si certo. Mi sono trattenuta solo per finire di bere il mio
calice di vino-
La cameriera la guardò perplessa, poi spostò lo sguardo sul
tavolo. Il bicchiere di Rein era ancora mezzo pieno,
ma la donna non commentò. Rein si diede della stupida
da sola, poi si avviò veloce verso Dreamy
-Credo sia ora che torni nella mia stanza. Andiamo Dreamy?-
La cameriera annuì e Rein si avviò
veloce per i corridoi del palazzo. Tuttavia, il cuore di Rein
continuò a battere furiosamente nel suo petto ancora per molto tempo.
Philip osservò l’orologio per la decima volta nel giro di
cinque minuti. Sembrava che la lancetta dei secondi avesse rallentato il suo
corso solo per fargli un dispetto. Era seduto nel divano del suo soggiorno
privato, con affianco sua cugina e davanti a lui erano sedute le contesse Alambert e di Gaumont. Non sapeva
nemmeno lui come si era trovato seduto lì, con le tre donne, ma era stato
catturato da Charlotte e dai sorrisi della contessa Alexandre e ora stava maldicendo
se stesso. Aveva perso praticamente tutta la giornata lavorativa per via del
ricevimento in suo onore, aveva sperato di potere lavorare almeno la sera, dopo
cena. Invece, era lì, inchiodato su quel divano, ad ascoltare tediosi discorsi
sulle ultime mode in fatto di vestiti o alcuni pettegolezzi di corte, a cui lui
non era minimamente interessato. Guardò di nuovo l’orologio, ma non era ancora
nemmeno passato un minuto dall’ultima volta che lo aveva osservato.
-Vi stiamo annoiando, conte?-
Philip si voltò verso Trudy. La contessa lo stava guardando,
leggermente divertita.
-Affatto contessa-
-Eppure fissate più l’orologio che noi-
Philip sentì crescere dentro di se una leggera punta di
imbarazzo per essere stato colto in flagrante in quel modo. Si trovò a
sorridere suo malgrado
-Spero non lo abbiate interpretato come una mancanza di
rispetto nei vostri confronti-
Trudy gli sorrise, ma scosse la testa.
-Forse siamo noi a dovervi chiedere scusa. Immagino che
sentirci parlare di pizzi e merletti non sai il massimo del divertimento-
Philip si trovò a ridacchiare
-Ammetto di non essere molto ferrato sull’argomento,
infatti-
-Questo non è vero-
Disse Charlotte, intromettendosi nella conversazione. Philip
la guardò
-Si invece, lo sai bene dopotutto…-
-È vero che non sai distinguere un pizzo da un ricamo certe
volte, ma hai un ottimo senso estetico. Dovete sapere, signore, che per il mio
diciottesimo compleanno Philip mi ha regalato uno degli abiti più belli che io
abbia mai avuto, e lo ha scelto lui-
-Ho solo scelto il colore della stoffa, non esagerare
Charlotte-
Charlotte scosse la testa
-Ti sbagli. Non solo ha scelto la stoffa, ma hai saputo
abbinare ricami e accessori in modo impeccabile-
Philip le sorrise e scosse la testa
-Credo invece che la sarta sia stata più furba e mi abbia
mostrato le cose più care e costose del suo negozio e, sapendo che si trattava
di te, sapeva che non avrei badato a certe cose-
-Tanto meglio per me allora. Ci ho guadagnato un abito
stupendo-
La risata di Trudy e di Alexandre invase la stanza e presto
fu seguita anche da quella di Charlotte. Philip approfittò di quel momento per
alzarsi e inchinarsi
-Bene signore, dopo essermi fatto prendere in giro da voi,
io coglierei l’occasione per tornare al mio lavoro. La vostra compagnia è
certamente più piacevole delle scartoffie che mi aspettano, ma temo di dovere
proprio andare-
Philip si inchinò ma fu fermato dalla voce di Trudy
-Credo invece, conte, che dovremmo essere io e la contessa Alambert a scusarci. Contessa, avete visto che ore sono?
Credo ci siamo intrattenute più del previsto-
Infatti l’orologio segnò in quel momento le dieci di sera.
Alexandre guardò stupita anche lei l’orologio e annuì
-Contessa avete ragione. Ci siamo trattenute più del previsto.
Baronessa, conte, grazie per la vostra generosa ospitalità-
Charlotte si alzò in piedi e guardò, leggermente rattristata
le due donne
-Volete veramente già andare via?-
Trudy le sorrise
-Temo di si, baronessa. Fare troppo tardi non è mai una cosa
ben vista per delle donne non ancora sposate-
Alexandre annuì
-Temo che la contessa Gaumont
abbia ragione, soprattutto quando le due donne in questione sono a corte senza
un accompagnatore. È decisamente ora di ritornare ai nostri appartamenti-
Philip, a quel punto, si intromise
-Permettetemi allora di accompagnarvi alle vostre stanze-
Trudy scosse violentemente la testa
-No conte, abbiamo già abusato oggi di voi e…-
Philip fece segno di no con il capo
-Insisto. Permettetemi, vi prego-
Philip vide le due donne guardarsi, poi annuire.
-Perfetto, andiamo allora-
Charlotte salutò le due contesse e il trio poi prese la
strada per l’uscita. La prima ad essere accompagnata fu la contessa Alambert, anche perché era la più vicina agli appartamenti
di Charlotte e Philip. Salutata la contessa, Philip e Trudy continuarono in
silenzio. Philip, sentendo lo sguardo di Trudy su di se, si voltò a guardarla.
La contessa sembrava combattuta su qualcosa
-Avete qualcosa da dirmi?-
Trudy fece sia cenno di sì e di no con il capo. Philip
ridacchiò vedendola
-Perdonatemi, ma temo di non sapere interpretare bene il
linguaggio femminile. Sono un umile uomo, credo di avere bisogno di risposte
chiare e semplici-
La frase fece sorridere Trudy
-Avete ragione, conte. Il fatto è che non so se sia il caso
di dirvi ciò che penso-
Philip la guardò perplesso
-Spero non sia niente di grave-
-Potrebbe esserlo in realtà, ma dato che non ho certezze,
non saprei. Rischierei di allarmarvi inutilmente, dopotutto, per qualcosa che
potrebbe non succedere affatto-
-Contessa, ancora una volta vi pregherei di essere più
chiara, temo di non capirvi-
-Temo di non sapere nemmeno bene io come esprimermi, conte-
-Un bel problema allora-
Trudy annuì. I due stavano camminando quando, Philip si rese
conto della direzione che avevano preso
-Ma questa è la direzione per la stanza della principessa!-
Esclamò, non celando un leggero rossore sulviso. Trudy annuì
-Esatto. Il mio appartamento è affianco a quello della
principessa Rein-
Philip la guardò basito.
-Ora capisco…-
Si lasciò sfuggire.
-Capite cosa?-
-Come mai voi e la principessa siate così legate nonostante
i pochi giorni passati dalla vostra conoscenza. Immagino che questa vicinanza
vi abbia dato modo di vedervi spesso-
-In realtà, ho come la sensazione che sia stato tutto frutto
del caso. Non cerco l’amicizia della principessa, se devo essere onesta. Ancora
non mi sono fatta un’idea chiara su di lei-
Philip sgranò gli occhi sorpreso
-Come potete dire una cosa del genere! È una donna
bellissima, sempre impeccabile, con un candore immenso che…-
Philip si fermò di colpo. Trudy lo stava fissando con uno
sguardo meravigliato e Philip sentì l’imbarazzo scendere tra di loro. Trudy poi
si lasciò sfuggire un’esclamazione
-Conte! Vi siete invaghito della principessa!-
Philip arrossì e si trovò a scuotere il capo sia in senso
affermativo che negativo. Fu il turno di Trudy di sorridere
-Temo, conte, di non capire cosa vogliate dire. Temo di non
sapere interpretare bene il linguaggio maschile. Sono un’umile donna, credo di
avere bisogno di risposte chiare e semplici-
-State usando le mie stesse parole contro di me-
-Può darsi-
Philip si trovò a sospirare e alla fine annuì
-Vi prego, contessa, potete tenere per voi questa informazione?-
Philip la guardò e vide la contessa annuire. Poi la donna
incrociò le braccia al petto e lo guardò perplesso
-Ad una condizione, però. Spiegatemi come fa la principessa
a conquistare tutti quanti voi uomini. Prima Thomas, poi il principe e ora voi…
inizio a pensare che possa esercitare un qualche tipo di incantesimo o altro-
Philip la fissò. Fece per parlare, ma il suono di voci in
fondo al corridoio lo fece bloccare. Si voltò e vide la sagoma di due uomini
avvicinarsi per il corridoio. Prima che se ne potesse rendere conto, si sentì
afferrare per il braccio e trascinato all’interno di una stanza. Si voltò meravigliato
e si trovò schiacciato contro un muro mentre la contessa socchiudeva piano la
porta. Dal corridoio, una voce si fece sentire
-Hai visto anche tu?-
-Cosa? Il vuoto del corridoio? Si l’ho visto-
-Ho sentito un rumore-
-Stai diventando paranoico-
-Thomas!-
Philip e Trudy, nonostante la penombra, si scambiarono uno
sguardo. Le voci appartenevano a Thomas e a Shade e
si stavano sempre più avvicinando
-Non sono paranoico. Voglio solo evitare….-
-Che si dica che tu vada a trovare ad un orario indecente la
principessa? Perché è quello che sembra-
-Vuoi abbassare la voce, per favore?-
-Ma non c’è nessuno, il corridoio è vuoto-
-Thomas!-
Seguì un secondo di silenzio. Philip e Trudy rimasero in
ascolto. I passi si fecero vicinissimi e tutti e due sentirono un bussare ad
una porta. Presumibilmente i due avevano bussato alla porta della principessa.
Seguì un tempo che a Philip parve eterno, poi il rumore di una porta aperta si
sentì
-Shade!-
La voce di Rein si sentì chiara
nel silenzio del corridoio
-Scusa l’ora. Non dovresti aprire la porta in questo modo,
comunque, potrebbe essere pericoloso-
-Dreamy è andata via per la notte
e ho pensato potesse essere qualcosa di urgente-
Philip si accostò di più alla porta, in modo da non perdersi
nemmeno una parola. Così facendo si avvicinò a Trudy e la contessa gli fece
segno di non fare rumore. Philip annuì
-Comunque non dovresti aprire la porta così-
-Sei venuto qui per farmi una ramanzina?-
La risata di Thomas si fece sentire
-Rein, sei un angelo sceso su
questo palazzo, lo sai-
-Thomas!-
Dissero in coro sia Rein che Shade. La risata del capitano si fece ancora più forte
-Cielo, parlate già in coro come una coppia. Shade, dovresti sposarla solo per questo-
-Thomas giuro…-
-Va bene, chiedo scusa. Io mi allontano di qualche passo,
così da avvisare se dovesse arrivare qualcuno. Rein
buonanotte-
-Buonanotte-
Disse Rein. I passi di Thomas che
si allontanavano fu seguito da un silenzio quasi religioso. La curiosità di
Philip stava aumentando, così come i pensieri. Come mai il principe Shade si era avventurato fino alla porta di Rein così a tarda notte? Voleva sapere cosa stava
succedendo, e un senso di gelosia iniziò a impossessarsi di lui.
-Vuoi entrare?
-Rein senti…-
La voce di Shade si era fatta più
bassa, e Philip ebbe come l’impressione che fosse quasi tremolante, come se il
principe si sentisse in imbarazzo.
-Io volevo solo… quello che è successo a cena quando… io…-
Philip guardò Trudy ma la donna scosse la testa, anche lei
perplessa da quelle parole.
-Io non so cosa mi sia capitato e ti chiedo scusa. Non
capiterà più e…-
Seguì un lungo silenzio. Philip avrebbe voluto spalancare la
porta per vedere cosa stava succedendo, ma la mano di Trudy appoggiata sul suo
petto lo trattenne. La contessa scosse il capo e gli fece capire di stare fermo
e immobile. Sarebbe stato decisamente peggio, per tutti, se loro due fossero
comparsi in quel momento. Philip rimase fermo e ascoltò la tremante risposta
della principessa
-Shade, io… non devi scusarti, so
perfettamente che dietro quel gesto non c’era nulla di... Shade
so che ti sei preoccupato talmente tanto per me negli ultimi tempi che ormai
devo essere diventata un peso. So che sono piombata nella tua vita così
all’improvviso e nonostante tutto mi hai subito fatto sentire a casa, come
tutti qui del resto. So che il sentimento che ti spingi è quello di affetto, so
che devo essere come una sorella più piccola per te, quindi non ti preoccupare.
Non mi devi chiedere scusa…-
-Ti sbagli Rein. Tu per me non sei
affatto come una sorella-
Philip ebbe come l’impressione di sentire il rumore dei
battiti del cuore di Rein. Capì, dal silenzio che
seguì, che stava succedendo qualcosa tra i due. Eppure nessuno si era mosso,
tutto era immobile e fermo e silenzioso. All’improvviso, la voce di Thomas si
fece sentire dal corridoio
-Shade, la ronda tra poco sarà
qui-
-Devo andare-
Sussurrò quasi Shade. Non ci fu
risposta da parte di Rein, o almeno, non ci fu una
risposta che i due poterono udire. I due sentirono i passi di Shade avvicinarsi a loro e all’improvviso un altro paia di
passi. Doveva essere Rein.
-Shade-
Ora i due erano proprio di fronte alla porta di Trudy. Il
conte trattenne il respiro. Non si sentì altro suono se non quello del frusciare
del vestito di Rein. Philip, roso dalla gelosia
improvvisa, si chinò per vedere attraverso la fessura della chiave e davanti ai
suoi occhi, si aprì la scena di Rein e Shade, stretti in un abbraccio. Rein
era in punta di piedi e stringeva a se Shade, le
braccia avvolte intorno al busto di Shade mentre il
principe aveva stretto le sue braccia attorno alla vita di Rein
e aveva nascosto il suo viso nell’incavo del collo della principessa.
-Shade, dobbiamo andare-
Il suono della voce di Thomas riscosse i due che si separarono.
Philip li vide scambiarsi un lungo sguardo, poi Shade
prese una mano di Rein tra le sue e se la portò alle
labbra, dove gli diede un bacio. Pure da quella posizione vide le guance di Rein tingersi di rosso. Shade si
voltò e corse veloce via. Dallo spioncino della serratura Philip vide solo Rein. Era in vestaglia, con i capelli sciolti che le
ricadevano sulle spalle. Era senza trucco e gioielli, ma per Philip non era mai
stata più bella come in quel momento. La vide scuotere la testa e portarsi la
mano che Shade le aveva baciato vicino al cuore. Poi
la turchina si girò e sparì dalla vista di Philip. Il rumore di una porta che
si chiudeva fu per i due il segnale che tutto quello che avevano visto era
finito. Trudy lasciò andare un sospiro
-Accidenti!-
Philip la guardò e si trovò ad annuire
-Cosa è appena successo?-
Trudy scosse la testa
-Non lo so. Ma di certo era qualcosa di molto…-
-Intimo-
I due si guardarono. Erano ancora molto vicini, dietro la
porta. Trudy fece un passo indietro e si voltò. Corse ad accendere delle
candele in modo da illuminare la stanza
-Ho bisogno di bere qualcosa. Conte, vino?-
Philip scosse la testa
-Ci vorrebbe qualcosa di più forte-
Trudy ridacchiò
-Forse, ma ho solo del vino-
-Andrà bene-
Trudy prese due bicchieri da un vassoio e si avvicinò ad una
bottiglia di cristallo. Philip la osservò e quando la donna si voltò la vide
arrossire
-Non è come sembra…-
-Come dovrebbe sembrare?-
Trudy non rispose. Versò il vino dentro il bicchiere e lo
porse a Philip. Il conte lo bevve tutto d’un fiato. Appoggiò il bicchiere vuoto
sul tavolo e vide Trudy fare lo stesso
-Molto meglio-
Disse la donna.
-Credo che non dovremmo dire niente di ciò che abbiamo visto
questa sera-
-Non era mia intenzione-
Disse Trudy, secca.
-Intendevo dire, dovremmo dimenticare di…-
La donna scosse il capo
-No, non dobbiamo dimenticare. Dovremmo affrontare
l’argomento al momento migliore-
-No invece! Cosa credi ci faranno quando scopriranno che li
abbiamo sorpresi mentre…-
-Mentre facevano cosa? Hanno solo parlato-
-Si sono abbracciati-
Trudy scosse il capo
-Non è uno scandalo-
-Si invece-
Trudy scosse di nuovo il capo
-C’era Thomas con loro-
-E questo cosa vorrebbe dire?-
-Vorrebbe dire, che se fosse stato intenzionalmente un
incontro romantico, il principe non si sarebbe portato dietro Thomas-
-Un incontro romantico?-
Philip la guardò meravigliato. Non aveva nemmeno pensato che
il motivo della visita di Shade fosse di tipo
romantico. Trudy lo guardò leggermente divertita
-Conte, sono due i motivi per cui un uomo possa andare a
trovare una donna a notte tarda. O un incontro amoroso o un motivo di massima
urgenza-
Philip la fissò
-Non sembrava nessuno dei due-
-Già-
Disse Trudy. La contessa prese a camminare avanti e indietro
per la stanza. La luce delle candele si rifletteva sui capelli biondi della
donna e Philip, osservandola, si rese conto di essere da solo, in compagnia di
una donna, in una stanza, senza una valida motivazione.
-Contessa, io credo…-
-Penso sia successo qualcosa tra i due. Il principe sembrava
essere venuto per scusarsi di qualcosa. Ma non hanno detto cosa. Voi cosa
pensate possa essere? Credete che il principe possa avere fatto qualcosa di
sconveniente con la principessa?-
Philip non rispose, ma Trudy non vi badò nemmeno. La donna
era presa dai suoi pensieri
-Ora che ci penso, c’è anche quella storia della fuga…-
-Un’altra? Non ne sapevo niente-
Philip si rese conto, troppo tardi, di avere parlato troppo.
Trudy si bloccò all’improvviso e lo fissò. Philip, istintivamente, deglutì
-Come sarebbe a dire un’altra?-
Philip la guardò e provò a cercare di mentire, in qualche
modo
-Scusate, io, credo di essere troppo scosso per parlare
adesso. Sarà meglio che vada e…-
Trudy gli si avvicinò e lo afferrò per le spalle
-Conte, cosa vuol dire “un’altra?” Cosa sapete?-
-Io… non so niente… veramente io…-
Sotto lo sguardo interrogativo di Trudy, Philip si sentì
sconfiggere inesorabilmente.
-Ho fatto una promessa, contessa, vi prego, non mi costringete
ad infrangerla!-
Trudy sgranò gli occhi
-Quindi è vero che sono fuggiti insieme quel pomeriggio!
Questo vuol dire… Thomas mi ha mentito-
Trudy lasciò la presa su Philip e si allontanò. Aveva detto
le ultime parole con un profondo dolore. Philip si avvicinò a lei
-Contessa, non ve la prendete con il capitano. Stava solo…-
-Facendo il suo lavoro, certo. Ma mi ha mentito, a me! E
anche la principessa quando gliel’ho chiesto ha mentito-
Trudy si voltò verso di lui e Philip vide, dentro gli occhi
verdi della donna, un misto di dolore, rabbia e sfiducia.
-Contessa, se voi foste state al posto della principessa,
avrete rivelato a una persona che conoscete da poco un fatto del genere?-
Trudy si trovò, suo malgrado, a scuotere la testa.
-Avete ragione ma… Thomas! Mi ha guardato negli occhi e mi
ha mentito!-
Philip la osservò ma non disse niente. Il suo silenzio, però
fu sufficiente per la donna per sapere cosa pensava
-So che Thomas non avrebbe mai fatto niente per mettere in
discussione la reputazione di Rein o del principe-
Philip annuì
-Non prendetevela con lui-
Trudy annuì e sospirò
-Però sta evidentemente succedendo qualcosa tra quei due.
Qualcosa che trascende un semplice legame di amicizia-
-Ne siete sicura?-
-Onestamente? Non lo so. Non conosco bene la principessa e
nemmeno il principe però… ammetterete che è strano! E alla fine,
quell’abbraccio…-
Philip non rispose ma si trovò d’accordo con Trudy. Quello
non era un semplice abbraccio, su questo non si discuteva, ma era anche vero
che non conoscevano con esattezza ciò che era effettivamente successo tra i
due. E nonostante la gelosia, Philip cercò di restare lucido
-Contessa, so che quello a cui abbiamo assistito è molto
compromettente, ma non sappiamo con esattezza cosa sia successo. Credo che la
cosa migliore sia dimenticare. Dovremmo fare finta di niente-
-Come fate?-
Philip la guardò perplesso
-Come fate a reagire così? Insomma, per la principessa voi
non provate…-
-Contessa, vi prego, non finite quella frase-
Philip osservò serio la donna e lei distolse lo sguardo.
-Perdonatemi, non avrei dovuto-
-No, non avreste dovuto. Ma sono io che ho permesso di farvi
capire che nei confronti della principessa provo qualcosa che non è solo
ammirazione-
-Perché lei?-
Philip la fissò
-Perché proprio la principessa?-
-Intendete perché provare sentimenti per una donna che so
non sarà mai mia?-
Trudy annuì e Philip si lasciò andare ad una risata triste
-Se sapessi per quale motivo ci innamoriamo di qualcuno,
contessa, credetemi, sarei già diventato molto ricco-
Trudy ridacchiò. La donna versò dell’altro vino nei bicchieri
e ne porse uno a Philip. Il conte accetto volentieri
-L’amore è qualcosa da cui qualcuno sano di mente dovrebbe
rifuggire-
Philip la guardò meravigliato. La contessa aveva parlato con
un tono di voce così duro e tagliente che si chiese da dove potesse arrivare
così tanto risentimento.
-Contessa voi, per caso?-
Trudy annuì
-Una volta sola, e mi è bastata. Non farò mai più l’errore
di lasciarmi guidare dal cuore-
Philip scosse la testa
-Vi sbagliate, invece. Io ho vissuto i tre anni più belli
della mia vita con mia moglie e tutto grazie all’amore-
-Ma non vi ha anche fatto soffrire in modo assoluto?-
Philip fu costretto ad annuire. L’immagine delle due bare
bianche calate nel terreno nero gli tornò in mente.
-Visto? Si sta meglio senza amore-
Philip guardò il fondo del suo bicchiere di vino. Alla fine
lo appoggiò sul tavolo e si avviò alla porta. Trudy non disse o fece niente per
trattenerlo, era persa nei suoi pensieri. Philip aprì la porta
-Contessa, non so cosa abbiate passato o chi vi abbia fatto
soffrire. Avete ragione, io ho sofferto in modo incredibile per la perdita di
mia moglie e di mio figlio, ma se potessi, anche solo per un istante,
riaffronterei tutto il dolore solo per vedere ancora il sorriso di Lucille-
Non attese risposta, se ne andò, chiudendosi la porta alle
spalle. Fece la strada di ritorno perso nei suoi pensieri. Arrivato al suo
appartamento, aprì la porta e si trovò di fronte Charlotte
-Philip! Dove sei stato? Mi stavo preoccupando-
-Scusa-
Disse solo.
-Vai a dormire Charlotte, è tardi-
Si avviò veloce verso il suo studio. Sentì lo sguardo di
Charlotte che lo seguiva, ma non aveva la forza in quel momento di affrontare
anche lei. Si chiuse la porta dello studio alle spalle e si lasciò cadere sulla
sedia. Aprì un cassetto della sua scrivania e tirò fuori un medaglione. Lo aprì
e si ritrovò a fissare l’immagine sorridente e felice di Lucille
-Quanto mi manchi…-
Philip accarezzo il ritratto, poi chiese il medaglione e lo
strinse forte nella mano. Si lasciò andare ai ricordi di Lucille, da quando
l’aveva conosciuta, al giorno del matrimonio, ma piano piano, i suoi ricordi
furono soppiantati da altri, e soprattutto, al posto di Lucille, Philip si
trovò a pensare a una cascata di capelli blu e a degli occhi azzurri, profondi
e intensi.
-Rein...-
Il nome volteggiò per qualche istante nella stanza
silenziosa e Philip si trovò a sospirare. La vedeva ancora mentre stringeva Shade a se. Immaginò di essere al posto del principe, ma
non ci riuscì, come se anche la sua immaginazione sapesse che non sarebbe mai
stato possibile, per lui, trovarsi un giorno tra le braccia della turchina.
Philip si lasciò andare allo sconforto. Tuttavia, questa volta, una parte di
lui non voleva cedere, non voleva lasciarsi andare.
-Posso veramente pensare di corteggiare una principessa?-
Philip riaprì il medaglione e fissò ancora una volta il viso
di Lucille.
-Lucille, lo dovrei fare?-
Philip non ottenne risposta dal ritratto, ma per un secondo,
gli sembrò di vedere come un piccolo movimento da parte di Lucille. Philip
sgranò gli occhi, poi chiuse di nuovo il medaglione e lo ripose nel cassetto.
-Non dovevo bere tutto quel vino, ora ho pure le
allucinazioni-
Tuttavia, mentre si preparava per andare a dormire, si trovò
a domandarsi se quello che aveva visto non fosse un segno, un segno da parte di
Lucille, di non mollare e di sperare. E mentre appoggiava la testa sul cuscino
e chiudeva gli occhi, fu pervaso da un forte senso di coraggio e di
determinazione.
-Posso veramente corteggiare Rein?-
Il volto sorridente di Lucille gli apparve davanti agli
occhi e Philip lo prese come un segno. Li aprì di scatto e si trovò a sorridere
e annuire. Se Lucille era sorridente, allora lo avrebbe fatto veramente.
Dopotutto Rein non era fidanzata. Poteva avere veramente
una chance. E cullato da questi pensieri, Philip sprofondò nel sonno, un sonno
dove una sorridente Rein lo aspettava a braccia
aperte.
Fanny osservava la sua cameriera sorridendo.
-Sei sicura di ciò che mi hai detto?-
La donna annuì
-Si marchesa. Ho parlato personalmente con le cameriere che
hanno visto tutto. Erano insieme l’altra notte, non ci sono dubbi-
Un sorriso beffardo comparve sul volto della marchesa. Dalla
borsa che portava con se tirò fuori una moneta d’oro e la porse alla cameriera
-Per il tuo servizio. Continua così e ne avrai altre-
-Grazie signora-
La cameriera fece un inchino, guardò sorridente la moneta
che prontamente fece sparire tra le pieghe del vestito e si allontanò.
Nonostante la giornata di ieri fosse iniziata nel peggiore dei modi, tutto si
stava capovolgendo. Da quando aveva parlato con la principessa ieri pomeriggio,
sembrava come se, finalmente, fosse arrivato il suo momento di brillare a
corte. E ora, quella notizia, non faceva che far brillare quella luce ancora di
più. Quando Ethan entrò in stanza e la vide così felice la fissò meravigliata
-Hai per caso fatto uccidere qualcuno?-
Fanny ignorò la battuta del marito. Ethan si sedette davanti
a lei
-Buone notizie quindi-
Fanny annuì
-Finalmente si. È arrivato un invito questa mattina, da parte
della principessa. È stata di parola-
Fanny tese la lettera al marito che la lesse immediatamente
-È un invito per un ricevimento serale. Molto più del tuo
umile invito per un the-
Fanny annuì di nuovo
-Si, lo so. Evidentemente la principessa vuole farsi
perdonare per avermi snobbato ieri-
-Oppure è una mossa astuta per darti un contentino-
-La principessa non è così furba, Ethan-
Ethan la fissò ma non ribatté.
-Non sei d’accordo?-
-Sappiamo entrambi, mia cara, che la mia opinione per te
conta poco, quindi perché dovrei dirti come la penso?-
-Perché se facessimo un lavoro di squadra potremmo ottenere
molto di più-
Ethan non rispose, la ignorò. Fanny si alzò dalla sedia e si
avvicinò al marito. Si mise dietro di lui e gli passò le mani attorno al collo,
avvicinando le sue labbra all’orecchio di Ethan
-Marito mio, sai che ogni cosa che faccio la faccio per noi
e per il nostro futuro. Se entro nelle grazie della principessa e riesco a
diventare prima dama di compagnia, per noi si apre un futuro nuovo, pieno di
prospettive-
-Questo lo so-
-Io prima dama delle principessa e tu potresti diventare un
intimo del principe. Se ti impegni, sai che lo puoi fare-
-Non devi dirmi cosa fare-
-Io non ti dico cosa fare, lo sai. Ti sto solo dando un
suggerimento-
Ethan afferrò il braccio della moglie e si liberò della sua
prese. Si alzò dalla sedia e si voltò. Fanny lo guardò sorridendo. Ethan si
avvicinò a lei e la schiacciò contro il muro
-Sei troppo contenta per avere ricevuto solo un invito per
un ricevimento-
Fanny gli sorrise. Ethan si avvicinò sempre di più. Il suo
viso era sempre più vicino
-Hai ragione. Ho saputo un pettegolezzo molto interessante,
lo vuoi sapere?-
Fanny si avvicinò all’orecchio di Ethan e gli disse ciò che
la cameriera gli aveva detto. Quando finì si affrettò a vedere l’espressione
sul volto del marito. Ethan era allo stesso tempo allibito, schioccato e
infuriato
-Non lo avrebbe mai fatto…-
Disse solo. Fanny continuò a sorridere
-Eppure è ciò che hanno visto. Era inequivocabile, erano
insieme ieri sera, da soli. Lui è stato visto allontanarsi dalla sua stanza.
Chissà cosa…-
Fanny non finì la frase perché Ethan la baciò. Fu un bacio
veloce, irruento. Le mani di Ethan si avventurarono sul corpo di Fanny e la
donna si trovò a gemere per via delle carezze del marito. Ad un tratto Ethan si
fermò e Fanny lasciò andare un sospiro di rabbia
-Hai il potere di farmi perdere la ragione, Fanny-
Fanny si staccò da lui e gli sorrise. Gli passò una mano
sulle labbra. Lentamente, si avviò verso la camera da letto. Si voltò verso di
lui, sapeva che Ethan non aveva mai smesso di fissarla. Fanny non gli disse
niente, si limitò a sorridergli, quasi beffarda. Ethan allora si avviò a passi
veloci verso la stanza e poi si avvicinò a Fanny che nel frattempo si era
sdraiata sul letto. Ethan rimase in piedi a fissarla. Fanny gli tese la mano,
invitandolo
-Ti dovrei odiare-
Disse l’uomo, guardandola. Fanny ridacchiò. Ethan afferrò la
mano della moglie e si sdraiò sopra di lei
-Io ti dovrei odiare per tutto quanto-
Disse Ethan guardandola dritto negli occhi. Fanny, lo fissò
a sua volta e lo guardò beffarda
-Allora come mai non riesci ad allontanarti da me?-
-Tu mi porterai alla rovina-
-Io ti porterò alla grandezza-
Ethan si chinò su di lei e la baciò
-Farai meglio a mantenere quella promessa Fanny-
-Dovresti sapere che io ottengo sempre ciò che voglio-
Fanny fissò il marito negli occhi e seppe di averlo vinto
ancora una volta. Il marchese, infatti, smise di parlare e si avventò su di
lei. Fanny sorrise, compiaciuta. Avrebbe vinto, sempre, niente l’avrebbe mai
fermata, e se aveva vinto un marchese, sarebbe anche riuscita a vincere una
corte reale. Tuttavia i suoi pensieri razionali furono spazzati via, ben
presto, dalle carezze dell’uomo. Fanny solo allora si permise di lasciarsi andare
e di godersi quel momento e ben presto, tutto ciò che riuscì a fare, fu gemere
di piacere.
Per prima cosa, scusate il ritardo! È stato un mese di
maggio tremendo, veramente, tra gli impegni quotidiani, il lavoro e tutto, mi
sono ritrovata a fine mese che non me ne sono nemmeno accorta. E, come avete
visto, non sono riuscita a pubblicare in tempo. Vi chiedo scusa, ma ho
approfittato dei week-end per riposarmi un attimo. Non sono ancora tornata nel
pieno delle forze, e ammetto che sono un pochino indietro in generale, ma penso
di riuscire comunque a pubblicare il prossimo capitolo a fine mese. Ancora,
scusate il ritardo.
Ora, torniamo a noi: io lo so che segretamente mi state
amando. Ma che capitolo che vi ho pubblicato, eh? (perdonatemi,
sono i deliri da stress, sopportatemi vi prego)
Allora, so che è come se avessi messo l’acceleratore a
questo capitolo, ma era il momento per sganciare qualche bella bomba. E poi
volevo regalarvi più di un momento bluemoon e mi
piaceva l’idea che uno fosse raccontato proprio dal punto di vista di Philip.
Lui, che si è deciso, forse, chi lo sa, a pensare seriamente di corteggiare Rein, che vede quell’abbraccio così spontaneo e appassionato.
Avrei tanto voluto descrivervelo dal punto di vista di Shade,
soprattutto quando lui appoggia la testa nell’incavo del collo di Rein, ma non so perché, non funzionava così bene. La scena
era perfetta dal punto di vista di Trudy e Philip. Ma vi prometto che
arriveranno altri momenti bluemoon quindi non
disperate.
Che dirvi poi, mi sto divertendo un sacco a scrivere dei
marchesi sapete? non so perché, ma le loro parti escono praticamente perfette
fin dalla prima stesura. E mi diverto un sacco. Sto progettando tante piccole
cose che arriveranno tra poco e mi sto proprio divertendo nel farlo. So che non
sono personaggi proprio simpaticissimi, ma devo dire che sono molto intriganti.
E ora preparatevi però, perché da qui in poi iniziano i veri
guai, per tutti. Credo di non avere salvato nessuno dai problemi, ce ne sarà
per tutti, sono veramente una scrittrice tremenda per i miei personaggi XD
Bene, io ora vi saluto, scusate se non sono stata puntuale
come gli ultimi tempi, ma credetemi, cerco sempre di fare del mio meglio. Io vi
ringrazio, grazie per leggere la storia, grazie per continuare a seguirla, come
sempre, se volete farmi sapere cosa ne pensate lasciate una recensione, mi fa
sempre molto piacere sapere cosa ne pensate e sentire le vostre teorie. Io vi
mando un bacio e un abbraccio, ci vediamo al prossimo capitolo. A presto, la
vostra
Era ormai passata una settimana dall’evento organizzato da
Thomas. La vita, a palazzo, aveva preso ormai una sua routine e ormai, la
principessa Rein si era integrata perfettamente.
Finiti gli eventi di presentazione della turchina, Rein
aveva potuto dedicarsi a tempo pieno a Milky e ormai
le due avevano stabilito un buon ritmo di studio. Certo, erano solo all’inizio
del loro lungo percorso di apprendimento, ma la turchina si sentiva stranamente
fiduciosa. Il problema principale, se tale si poteva chiamare, era Shade. Dal loro incontro notturno qualcosa era decisamente
cambiato tuttavia Rein non sapeva in cosa. Shade aveva fatto finta di niente dopo quella notte e anche
lei, anche perché la turchina non sapeva affatto come potersi comportare. Così
le cose erano rimaste all’apparenza immutate e i due si erano ritrovati a
comportarsi esattamente come prima. L’unica eccezione era che in certi momenti,
aveva come l’impressione che lo sguardo di Shade si
fermasse più a lungo ad osservarla. Ma poteva anche essere tutto il frutto
della sua immaginazione. Tuttavia Rein aveva deciso
di lasciarsi alle spalle quelle preoccupazioni per il momento, perché si stava
avvicinando qualcosa che la metteva in uno certo stato di apprensione. Rein, infatti, non poteva non provare una certa preoccupazione
crescente mentre aspettava l’arrivo delle ore quattro di quel giorno. Era
quello, infatti, l’orario previsto per l’arrivo della marchesa Eldelberry per il the che lei stessa aveva organizzato. Rein osservò la stanza ancora un’ultima volta per controllare
che tutto fosse a posto e perfetto. Aveva organizzato quel piccolo ricevimento
nella sala da the del palazzo, sua maestà le aveva concesso l’utilizzo della
stanza per quel pomeriggio e Rein si era occupata
personalmente degli addobbi e del cibo. Si era fatta aiutare da Dreamy, che era riuscita a reclutare altre tre cameriere, e
in poco tempo le donne avevano allestito il tutto, esattamente come Rein aveva chiesto. Erano stati preparati due tavoli, e
invece di preparare un tavolo centrale con tutto il cibo sopra, Rein aveva scelto di allestire ogni tavolo con tramezzini e
dolci, in modo che i suoi invitati potessero sedersi e non doversi alzare per
prendere da mangiare. Aveva scelto delle semplici tovaglie bianche di fiandra,
con ricamato lo stemma della famiglia reale della Luna e l’unica nota di colore
era data dai centrotavola, che erano dei bouquet di fiori appositamente
raccolti dal giardino reale. Rein non aveva scelto un
colore particolare per i fiori, aveva fatto scegliere tutto ai giardinieri, che
le avevano composto due bouquet colorati, ma armoniosi, di fiori di stagione. Rein passò distrattamente una mano su un petalo di una camelia,
godendosi la sensazione setosa del petalo sulla mano, quando un improvviso
bussare alla porta la fece voltare. Mancava ancora un quarto d’ora all’inizio
dell’evento, possibile che la marchesa fosse già arrivata?
-Avanti-
Disse Rein, quasi timorosa. La
porta si aprì lentamente, ma la persona che vide la turchina la lasciò sorpresa
-Shade?-
Il principe avanzò di qualche passo e si avvicinò,
sorridendole
-Sei così sorpresa di vedermi nel mio palazzo?-
Rein ridacchiò e scosse la testa
-No, sono sorpresa di vederti qui in questo preciso momento.
Sai cosa accadrà tra, diciamo, mezz’ora proprio in questa stanza?-
Shade annuì
-È proprio per questo che sono qui-
Rein sgranò gli occhi sorpresa
-In che senso scusa?-
-Ho deciso di partecipare al tuo ricevimento-
Rein non disse niente, lo guardò
però con gli occhi sgranati. Shade, vedendola, ridacchiò
-Non essere così sorpresa…-
-Tu odi queste cose-
-Si ma…-
-E di certo hai qualcosa di più importante da fare-
-Vero anche questo-
-Allora cosa ci fai qui? E poi non credo di averti invitato-
Shade la guardò sorpreso e
leggermente offeso
-Non ti devo ricordare, vero, che sono libero di partecipare
a qualsiasi evento io voglia dentro il mio palazzo?-
Rein lo guardò scettico mentre sul
volto di Shade si aprì un sorriso. Poi però, tornò subito
serio
-Credi veramente che ti avrei lasciata sola oggi?-
Rein si trovò a guardarlo negli
occhi e sentì le guance imporporarsi. Non le aveva detto niente di
sconvolgente, anzi, non era la prima volta che Shade
la aiutava e una parte di lei doveva immaginarlo che non l’avrebbe lasciata
sola nemmeno in quella occasione, tuttavia non riuscì a trattenere i battiti
del suo cuore, che prese a martellarle nel petto. Si voltò cercando di nascondere il rossore e
per cercare di riconquistare un po’ di calma
-Grazie-
Gli disse. Sentì su di se lo sguardo del principe, ma se Shade fece un gesto o qualcosa verso di lei, non lo vide.
Lo sentì invece fare un sospiro. Rein si voltò
timidamente verso di lui e lo vide che si stava leggermente stiracchiando un
braccio
-In tutta onestà sono arrivato alla conclusione che mi fa
bene ogni tanto staccare un po’ dal lavoro. Quindi diciamo che oltre ad
aiutarti, aiuto anche me stesso-
Rein alzò lo sguardò meravigliata
sentendo quelle parole. Senza accorgersene, Rein si
avvicinò a Shade e gli mise una mano sulla fronte. Shade, totalmente preso in contropiede, la guardò
perplesso, leggermente imbarazzato
-Rein cosa stai facendo?-
-Controllo se hai la febbre-
-La febbre?-
Rein annuì
-Si, può essere la sola risposta razionale per ciò che hai
appena detto. Tu che vuoi volontariamente prenderti una pausa dal lavoro deve
essere un delirio prodotto dalla febbre alta-
Rein vide Shade
guardarla con gli occhi spalancati, poi vide un piccolo accenno di sorriso
spuntargli sul volto. Ma fu una risata potente, chiara e cristallina a farli
voltare di colpo. Thomas, comparso sulla porta della stanza, stava ridendo
divertito
-Rein, giuro, io ti amo-
Rein sorrise al capitano e
approfittò di quel momento per ritirare la mano che aveva ancora appoggiata
sulla fronte di Shade e si allontanò da lui. Nel
frattempo il principe aveva incrociato le braccia al petto e fissava il
capitano, per niente divertito
-Che ci fai qui?-
Thomas, ancora scosso dalle risate, ignorò Shade e si avvicinò a Rein dove
le fece un baciamano.
-Principessa, buon pomeriggio. Siete incantevole come sempre-
-Grazie-
Disse la turchina. Un raschiare di gola li fece voltare
verso Shade, che sempre con le braccia incrociate,
stava letteralmente fulminando Thomas con lo sguardo. Rein
vide il volto di Thomas illuminarsi in modo strano e, senza preavviso, si ritrovò
con un braccio del capitano avvolto attorno alle spalle. Thomas la avvicinò a
se ma continuò a guardare Shade, troppo divertito
-Sto semplicemente salutando una buona, favolosa e
fantastica amica. Problemi principe?-
Shade, che era impallidito un attimo
vedendo Thomas stringere Rein in quel modo, strinse
le mani a pugno
-Thomas, lasciala subito-
Thomas, in risposta, si abbassò a guardare Rein begli occhi
-Rein, lo spieghi tu a questo
blocco di ghiaccio che volere abbracciare un amico non è un peccato mortale,
anzi è un sintomo di affetto?-
Rein ridacchiò a quelle parole
-Thomas, hai appena definito il tuo principe un “blocco di
ghiaccio”?-
-Sono stato gentile. Potevo definirlo un inutile e
irrecuperabile pezzo di pietra totalmente privo di qualsiasi sentimento umano.
Se ci pensi blocco di ghiaccio è fin troppo poco per lui, quindi sono stato
cortese-
Rein si lasciò andare ad una
risata. Thomas le sorrise poi si voltò verso Shade,
che, si vedeva, stava trattenendo i suoi intenti omicidi contro di lui. Vedendolo
così il sorriso di Thomas si allargò ancora di più
-Shade, sul serio. Sposala adesso,
dove la troverai mai un'altra donna così che mi adora come non mai?-
Rein diede un leggero pugno sul
petto di Thomas e il capitano la lasciò andare dal suo abbraccio. Shade, nel frattempo, continuava a guardare i due,
scuotendo la testa
-Rein, ti prego, perdonalo. Non sa
quello che dice, un colpo alla testa quando era bambino lo ha reso così-
-Ehi-
Rein ridacchiò e si avvicinò a Shade. Si mise di fianco al principe, e gli mise una mano
su un braccio, ma guardò fisso Thomas
-Thomas, perdonalo, ma a quanto pare il principe qui si
diverte un po’ troppo a prendere in giro le persone a cui vuole bene. Forse ha
avuto un’infanzia difficile-
Rein sorridendo si voltò verso Shade e lo vide spalancare gli occhi meravigliato. Rein lo aveva appena preso in giro? Thomas, scoppiò di
nuovo a ridere, questa volta in modo molto più fragoroso di prima e si portò
una mano sulla pancia
-Rein, ti giuro, se Shade non ti sposa entro fine mese lo faccio io-
Rein ridacchiò
-Ci conto allora-
Shade, sconvolto, guardava ora
l’uno ora l’altra, interdetto. Alla fine alzò gli
occhi al cielo ed esclamò, sconfitto
-Sono circondato da nemici in casa mia-
A quelle parole sia Rein che
Thomas risero ancora più forte e alla fine, anche Shade
si lasciò andare ad un sorriso. Quando le risate si affievolirono, soprattutto
quelle di Thomas, Shade si rifece serio
-Thomas, sul serio, cosa ci fai qui?-
Thomas, calmatosi, anche se ancora con il sorriso sulle labbra,
tornò a vestire i panni del capitano delle guardie reali
-Ho fatto quello che mi hai chiesto-
-Di già?-
Thomas annuì
-Quindi?-
-Non ho trovato niente-
Rein vide Shade
bloccarsi di colpo e fissare interdetto Thomas
-Come non hai trovato niente?-
Thomas alzò le spalle
-Vuol dire esattamente quello che ti ho detto: non ho
trovato niente di quello che mi hai chiesto-
-Non è possibile-
-E invece è così-
-Ti ripeto che non può essere possibile perché…-
-È possibile perché a quanto pare, la qui presente principessa
ne ha già fatto incetta, svuotando i giardini reali a quanto detto dal capo
giardiniere-
Rein, sentendosi chiamata in causa
senza motivo, si voltò verso di loro
-Cosa avrei fatto io?-
Shade la fissò assolutamente
meravigliato e sorpreso
-Hai preso tutti i tulipani del giardino reale?-
Rein lo fissò perplesso
-Certo che no!-
-Mi dispiace essere dalla parte del principe, principessa, ma
non è forse vero che da una settimana, tutte le mattine, i giardinieri ti fanno
trovare un vaso nuovo pieno di tulipani freschi?-
Rein guardò perplessa Thomas, ma
si trovò ad annuire
-Esatto. Ho espresso ammirazione per i bei colori dei
tulipani del giardino reale e da una settimana, in effetti, li ho sempre
freschi in camera ora che ci penso-
Thomas annuì alle parole di Rein.
Poi si voltò verso Shade
-A quanto pare, qualche nobile di corte ha saputo che alla
principessa piacciono i tulipani e sembra sia partita una nuova moda a palazzo.
A quanto pare non è ammesso entrare in un appartamento privato e non avere dei
tulipani freschi in bella vista. È scoppiata la così detta “moda del tulipano”.
Ecco perché sono finiti principe-
Rein, sentendo quelle parole, si
meravigliò sorpresa. In effetti, ora che guardava bene, sui tavoli, nei
centrotavola, spiccavano in bella mostra i tulipani, assieme ai crochi, narcisi
e qualche stelo di lavanda. Rein si voltò verso Shade, allibita tanto quanto lui
-Giuro che non lo sapevo. Ho solo detto che mi piacevano e…-
Shade si trovò a scuotere il capo,
più divertito che seccato in realtà
-La colpa è la mia. Dovevo immaginarmelo che, da ora in poi,
ogni cosa che ti sarà gradita porterà ad una nuova moda di corte. Solo non
immaginavo di ritrovarmi senza tulipani. Thomas, qualcuno dovrà andare in paese
e procurarseli-
Thomas annuì
-Avviserò io qualcuno-
-Grazie. E Thomas, mi raccomando…-
-Ha la massima urgenza, lo so. Vado subito. Rein, come sempre, sei la luce delle mie giornate. Mi
raccomando, tartassa un po’ il qui presente principe in mia assenza, conto su
di te-
-Consideralo già fatto-
Rispose sorridendo Rein. Thomas le
sorrise, poi fece un cenno a Shade e si allontanò. Rein si accorse di avere lo sguardo di Shade
puntato addosso così si voltò a guardarlo
-Non mi piace affatto questa cosa-
Disse Shade scuotendo il capo. Rein si trovò a sospirare, sentendosi in colpa
-Mi dispiace, sul serio. Non sapevo di avere scatenato una
gara all’ultimo tulipano. Non sono nemmeno i miei fiori preferiti e…-
Shade scosse il capo
-Non parlavo dei fiori. Certo, è una seccatura improvvisa,
ma sono certo di poterla risolvere-
Rein allora lo fissò perplessa
-Allora cosa non ti piace?-
Rein giurò di avere visto un
accenno di rossore sulle guance di Shade, ma fu solo
per un attimo. Shade la fissò dritto negli occhi
-Tu e Thomas. Non mi piacete affatto insieme e, soprattutto,
così affiatati-
Rein lo fissò poi ridacchiò
-Desolata principe, ma devo dare ragione a Thomas-
-Su cosa?-
-Prenderti in giro è effettivamente molto divertente-
Shade la guardò più sconvolto che
altro. Il principe scosse il capo, sconfitto
-E io che sono pure venuto ad aiutarti oggi. Meglio che
torni al mio lavoro-
Rein ridacchiò divertita
-E ancora una volta devo ridare ragione a Thomas, sei
permaloso-
-Io non sono permaloso-
Disse, quasi ferito. Rein sorrise,
poi si avvicinò a lui. Si guardarono negli occhi
-Se prometto che per tutto il pomeriggio faccio la brava,
rimarrai ad aiutarmi?-
Shade si chinò leggermente verso
di lei, divertito. Rein vide dentro gli occhi di Shade accendersi una strana luce, a cui non seppe dare un
nome preciso.
-D’accordo principessa, accetto il patto. Ma ricordati una
cosa: sono un principe, è vero, ma mi vendicherò per oggi, puoi starne certa-
Rein sorrise e annuì a quelle
parole. Poi, veloce e improvviso, Shade infilò una
mano nella tasca dei suoi pantaloni ed estrasse da essa un piccolo sacchetto di
velluto nero. Senza dirle una parola, glielo porse. Rein,
con un po’ di esitazione, lo afferrò. Con un gesto della mano, Shade le fece capire che doveva aprirlo. Rein, con mano leggermente tremante, prese a sciogliere il
cordino che lo chiudeva e svuotò poi il contenuto sul palmo aperto della sua
mano. Quando vide il contenuto, Rein alzò lo sguardo
su Shade, meravigliata e stupita. Shade
le sorrise
-Non avevo ancora provveduto a farti un regalo di benvenuto,
temo. Scusa il ritardo-
Rein guardò lui e poi tornò a fissare
l’oggetto nella sua mano. Si trattava di una collana, una semplice collana
d’argento con un ciondolo formato da uno zaffiro lavorato a forma quadrata,
circondato da una fila sottile di diamanti. Rein alzò
di nuovo lo sguardo su Shade
-È stupendo-
-Sono contento ti piaccia. So che prediligi le cose
semplici, speravo proprio fosse di tuo gusto-
-Shade io non…-
-Posso permettermi di aiutarti a metterlo al collo?-
Rein non rispose, Shade afferrò il ciondolo dalla mano di Rein
e si portò dietro di lei. Con un movimento quasi impacciato, Shade le fece scivolare la collana attorno al collo. Al contatto
con la pietra fredda, Rein si chinò ad osservare il
ciondolo. Era veramente splendido nella sua semplicità, eppure era impossibile
togliere lo sguardo da esso. La pietra, finemente tagliata e cesellata,
raccoglieva la luce e la rifletteva in modo quasi perfetto. Rein
sentì la mano di Shade sfiorarle il collo e un
brivido le si propagò lungo il corpo. Fu come se il tempo si fosse fermato. Shade fece indugiare un secondo in più la mano e prolungò
quel contatto stranamente terribilmente piacevole. Sarebbero forse rimasti
fermi così per molto tempo se l’improvviso rintocco di un orologio, che segnava
le quattro, non li colse di sorpresa facendoli trasalire. Shade
si allontanò da lei. Rein sentì i passi di lui
allontanarsi, ma la turchina non aveva ancora la forza per girarsi ad osservarlo.
Lasciò passare qualche altro secondo, calmandosi, prima di voltarsi. Shade la stava guardando intensamente, poi lo vide
sorridere
-Sembra fatta apposta per te. Il ciondolo è quasi bello
quanto i tuoi occhi-
Rein sentì le guance imporporarsi
ancora di più e abbassò lo sguardo. Shade fece
qualche passo verso di lei
-A proposito. Credo di non avertelo ancora detto oggi-
Rein alzò timidamente il volto
fino a fissare i suoi occhi.
-Detto cosa?-
-Quanto tu sia bella, se possibile oggi anche più di ieri-
Rein trattenne il fiato e si trovò
a fissare Shade, imbarazzata e lusingata allo stesso
tempo. Il suo cervello stava cercando di elaborare una risposta adatta a tutta
quella situazione quasi surreale, quando Dreamy
comparve, quasi all’improvviso, sulla porta della stanza
-Principessa, i vostri ospiti stanno arrivando. Posso farli accomodare?-
Rein si voltò e guardò Dreamy come fosse un miraggio.
-Io… cosa…-
Fu Shade a prendere in mano la
situazione. Prese la mano di Rein e la accompagnò
vicina all’ingresso.
-Dreamy, siamo pronti-
La rosa si inchinò al principe. Rein
sentì la mano di Shade darle una stretta più forte
che la aiutò a riportarla alla realtà
-Pronta per andare in scena? Sbaglio o c’è una marchesa di
cui prendersi cura questo pomeriggio?-
Rein si trovò ad annuire. Era
vero, doveva concentrarsi e pensare al suo incontro con la marchesa, non aveva
tempo da perdere, al momento, con Shade e con le sue
frasi terribilmente ambigue che le facevano battere il cuore. Doveva essere ora
la principessa Rein, e comportarsi nel miglior modo.
Fece un bel respiro e annuì
-Sono pronta-
Shade annuì
-Che i giochi abbiano inizio allora-
Daphne Marimbon si inchinò
rispettosamente ai due principi.
-Viscontessa, è un piacere rivederla-
Daphne sorrise calorosamente alla principessa
-Il piacere è tutto mio, principessa. Vi ringrazio per
l’invito-
-Sono molto lieta abbiate potuto accettare. Siete sola?
Vostro marito non vi ha accompagnato?-
Daphne si trovò a scuotere il capo
-Purtroppo è stato trattenuto da alcuni impegni di lavoro.
Non potrà partecipare oggi, sono desolata-
Daphne vide Rein farle un sorriso
-Non vi preoccupate, viscontessa, capisco perfettamente.
Sono dispiaciuta per non potere godere ancora della sua compagnia, ma sono oltremodo
felice di rivedervi. A proposito, avete uno splendido vestito-
-Grazie principessa-
Disse Daphne inchinandosi. Quel giorno la viscontessa aveva
scelto di indossare uno dei suoi abiti più eleganti. Era un abito di seta
giallo, dove l’elemento focale era il corpetto, ricoperto di rose di stoffa
dello stesso colore. Daphne aveva voluto indossare quel vestito, non solo
perché era uno dei suoi più raffinati, ma anche perché non voleva sfigurare nei
confronti della marchesa Eldelberry. Quella donna non
le era particolarmente simpatica e voleva assolutamente evitare di farsi
canzonare per un abito troppo dimesso. Così aveva scelto quell’abito ed era
molto contenta che la principessa le avesse fatto i complimenti.
-Dato che siete sola oggi pomeriggio, permettete viscontessa
se vi affido un cavaliere?-
Daphne spalancò gli occhi per la sorpresa alle parole di Shade. Si voltò verso il principe e si trovò a fare un
piccolo cenno con il capo
-Vi ringrazio, altezza, ma non credo di avere bisogno…-
-In realtà credo sarete più un cavaliere voi per lui che non
il contrario-
Lo sguardo interdetto della viscontessa fece sorridere
divertito Shade. Anche Rein
osservava perplessa il principe. Daphne si trovò a fare un inchino al principe
-In questo caso, maestà, come posso tirarmi indietro? Chi
dovrei scortare, se posso chiedere?-
-Credo che sua altezza si stia riferendo a me, viscontessa-
Daphne si voltò e vide comparire al suo fianco il conte di Hoteval. Il conte si stava inchinando ai due reali
-Conte, che sorpresa! Non credevo vi avrei visto qui oggi
pomeriggio-
Esclamò sorpresa la principessa. Il conte Hoteval si aprì in un grande sorriso, mentre si inchinava
alla principessa.
-Non avrei mai osato evitare un evento organizzato da voi,
altezza. Lo considero sempre un grande onore sapere che mi tenete così in un’alta
considerazione da invitarmi-
-Non siate così severo con voi stesso. Apprezzo molto la
vostra compagnia, conte, è sempre un piacere passare del tempo in vostra
compagnia e scambiare due parole con voi-
Daphne vide Philip sorridere alla principessa e
contemporaneamente vide il principe irrigidirsi un attimo osservando quello
scambio di sorrisi tra i due. La viscontessa alzò un sopracciglio perplessa,
mentre un pensiero le passò per la testa. Possibile che il principe fosse
geloso? Senza esitare, Daphne, guidata dal suo istinto, agì. Afferrò il braccio
del conte e gli si mise vicina. L’improvviso contatto fisico fece voltare
Philip verso di lei, meravigliata, ma Daphne era già pronta con un sorriso
-Bene conte, dato che per oggi pomeriggio formeremo una
coppia, spero non vi dispiaccia se ne approfitto fin da subito-
Il conte le fece un cenno con il capo
-Lieto di essere a vostra disposizione-
Daphne gli sorrise poi si voltò verso la coppia reale
-Altezza, non vi tratteniamo oltre. Immagino ci siano altri
ospiti da salutare-
Un sorriso compiaciuto apparve sul volto di Shade e Daphne ebbe come la sensazione di essersi
guadagnata un favore dal principe. Sempre sorridendo si inchinò e trascinò con
se Philip. Il conte, tornato taciturno e serio, si lasciò guidare
-Spero mi vogliate scusare, conte-
Philip la guardò perplesso
-Perdonarvi di cosa?-
-Sembravate molto più contento di parlare con sua altezza
che non di stare in mia compagnia. So di non essere affascinante come la
principessa, per di più sono, ormai, una vecchia donna sposata, ma posso essere
molto simpatica se l’occasione lo richiede-
Philip si irrigidì un secondo
-Ma cosa dite, viscontessa? È un onore essere il vostro
cavaliere per oggi. E non è vero che apprezzo la vostra compagnia meno rispetto
a quella della principessa-
-Vi ringrazio per le parole. Però, permettetemi, ve ne
prego, se vi faccio una piccola osservazione-
Daphne lo fissò e vide Philip interdetto da quelle parole.
-Vi consiglio di fare più attenzione, da ora in poi. Non
sarò, infatti, la sola temo, se continuate coì, a notare che riservate a sua
altezza la principessa dei sorrisi e degli sguardi che nemmeno alla vostra
adorabile cugina vi ho mai visto riservare-
Un leggero velo di imbarazzo passò per le guance di Philip.
Daphne lo fissò, divertita
-Io non so di cosa stiate parlando-
Disse il conte, cercando di sembrare distaccato da quella
situazione. La viscontessa si ritrovò a scuotere la testa, divertita
-Uomini, siete tutti uguali. Non c’è niente di male, conte,
ad ammettere una sincera e genuina ammirazione per la principessa, sapete?
Dopotutto, sono poche le donne così genuinamente incantevoli come lei che
quando se ne incontra una, sarebbe da stupidi negarne la presenza. Tuttavia è
facile fraintendere a volte, non credete? Ammirazione o infatuazione sono
spesso separati da una sottile linea e ad occhi inesperti una cosa può apparire
un’altra-
Daphne fissò i suoi occhi in quelli del conte. Philip era
sempre rigido e ora la fissava con uno sguardo quasi ostile. Tuttavia, dopo
poco, l’uomo si trovò ad annuire
-Viscontessa, è difficile trovarsi in disaccordo con voi su
questo punto-
Daphne non capì bene cosa voleva dire quella frase, tuttavia
capì subito che il conte non desiderava avventurarsi ancora in quel discorso.
Per non rovinarsi un pomeriggio e, soprattutto, non volendosi inimicare Philip,
Daphne si trovò a sorridergli
-Sono lieta di trovare un uomo abbastanza intelligente da
sapere che noi donne siamo sempre nella ragione. Non vi dispiacerebbe insegnare
questa cosa anche a mio marito? Non sa quanti problemi questa cosa mi
risparmierebbe-
Philip sorrise a quelle parole e ridacchiò divertito
-Sarà mia premura riferire questa costa al visconte non
appena lo vedrò-
Daphne ridacchiò poi si guardò attorno per la sala,
guardandola per la prima volta con attenzione
-Devo ammettere che tutto è perfettamente impeccabile e
rispecchia molto lo stile della principessa, non trovate?-
Philip annuì e come attratto da una forza più forte di lui,
Daphne lo vide spostare di nuovo lo sguardo su Rein.
-Non trovare che anche oggi la principessa sia
incredibilmente bella?-
Daphne vide Philip guardare la principessa incantato. Quel
giorno la turchina era particolarmente bella, anche secondo Daphne. Era bella
perché, come la volta scorsa, indossava un abito molto semplice, tuttavia
quella semplicità la faceva risplendere in modo incredibile. Rein, infatti, indossava un abito da pomeriggio con il
corpetto bianco, molto semplice, privo di qualsiasi decorazione, mentre la
gonna, che si apriva morbida, era formata da strati di tulle color celeste.
L’unica decorazione dell’abito era composta da una fascia di fiori ricamati
bianchi posta a celare l’attaccatura della gonna al corpetto. I capelli della
principessa erano stati raccolti in uno chignon ed erano stati fermati da uno
spillone di diamanti. Eppure, il punto focale dell’abito, era la collana che indossava
la principessa, un bellissimo zaffiro blu circondato da diamanti. Daphne guardò
Rein e poi spostò la sua attenzione sul principe,
osservandolo bene. I due erano assolutamente perfetti insieme. Il principe
indossava un paio di pantaloni bianchi, una camicia altrettanto bianca e una
giacca grigia scura sopra, molto elegante, e, nel taschino della giacca, era
stato fissato un fazzoletto giallo, colore della famiglia reale. Era anche il
principe in abiti semplici, come d'altronde era sempre solito vestire, ma
proprio quella semplicità, priva di fronzoli inutili e di ricami particolari lo
rendevano ancora più affascinante e non facevano altro che far risplendere la
naturale bellezza di Shade
-Certo che insieme sono proprio una bella coppia, non
trovate conte?-
Daphne si voltò verso Philip e lo vide annuire, con uno
sguardo fin troppo serio.
-Conte state bene?-
Philip annuì
-Si certo-
La viscontessa stava per parlare quando un improvviso
silenzio avvolse la sala. Daphne si voltò verso l’ingresso e vide la causa di
quell’improvviso silenzio. Sulla porta, infatti, erano comparsi i coniugi Eldelberry. Era indiscusso il fatto che loro fossero gli
ospito d’onore di quel pomeriggio e la viscontessa si accorse che la marchesa
non solo ne era perfettamente consapevole, ma sembrava provare anche un certo
piacere nell’essere al centro della scena. I due coniugi avanzarono nella
stanza e si inchinarono perfettamente davanti ai due principi. La marchesa era
assolutamente perfetta e impeccabile quel pomeriggio. Indossava un abito di
chiffon bianco ricamato con dei fiori color turchesi, un evidente omaggio alla
principessa Rein. I capelli erano stati raccolti in
uno chignon in modo da far risaltare gli orecchini, due pendenti di diamanti
che catturavano la luce e la riflettevano illuminandole il volto. Il tutto era
completata dalla collana, anch’essa di diamanti, che ornava il collo della
donna. Il marchese, invece, indossava un abito grigio chiaro. I pantaloni erano
lisci, privi di decorazioni, come la camicia, anch’essa bianca. Sopra di essa
il marchese indossava una giacca, anch’essa grigia chiara, interamente ricamata
a disegno damasco. I ricami erano stati fatti con una totalità di grigio più
scuro rispetto alla base della giacca, in modo che fossero chiari e nitidi e
risaltassero, nonostante il tutto fosse un tono su tono. Tuttavia, l’elemento
distintivo del marchese era la grande spilla dorata di famiglia, quella con lo
stemma familiare dei marchesi di Eldelberry,
tramandata di generazione in generazione, appuntata al petto.
-Sono una coppia decisamente ben assortita devo dire-
Commentò Daphne.
-Come fate a dirlo?-
La viscontessa abbassò leggermente la voce in modo da farsi
sentire solo da Philip
-I vestiti-
Il conte la guardò non capendo
-Cosa hanno i loro abiti?-
-Di gran pregio, molto ricercati e incredibilmente costosi-
-E con questo? Sono marchesi dopotutto-
-Sono dei narcisisti-
-Viscontessa!-
Daphne sorrise divertita di fronte allo sguardo sconvolto
del conte.
-Conte, non vi scandalizzate, soprattutto per una verità.
Guardate i nostri principi: bellissimi ed eleganti senza esagerare. Riescono ad
essere al centro dell’attenzione senza troppi fronzoli o ricami. E non mi dite
che questo succede solo perché sono dei reali. Invece osservate i marchesi,
sono indubbiamente due bellissimi ragazzi anche loro, ma hanno voluto
sottolineare con l’eleganza eccessiva dell’abito non solo la loro bellezza, che
è innegabile devo ammettere, ma anche il loro status sociale. Con i diamanti al
collo della marchesa, conte, credo potreste mandare avanti il palazzo almeno
per un anno intero-
Philip si trovò, nonostante la disapprovazione di fare un
discorso simile in pubblico, ad annuire alla logica della viscontessa, che era,
indubbiamente, schiacciante. Ed effettivamente il conte avrebbe potuto mandare
avanti per molto tempo le finanze dello stato con il controvalore di quei
diamanti.
-Credo proprio che abbiate ragione-
-Certo che ho ragione, conte. Sono in società da troppo
tempo ormai per non vedere certi comportamenti. Ed è questo uno dei motivi per
cui quella coppia non mi piace-
-Solo perché sono narcisisti?-
Daphne scosse il capo
-No conte, non è solo per quello. È ciò che trasmettono con
il loro comportamento-
-Che sarebbe?-
-Che sono disposti a tutto pur di ottenere qualsiasi scopo-
-E questo lo avete capito solo dai loro vestiti? Mi sembrate
un po’ prevenuta verso di loro, viscontessa-
Daphne scosse il capo
-No, non si tratta di essere prevenuta. È più che altro una
sensazione. Perdonatemi conte, so di non esprimermi bene a parole solo… non so,
il solo guardarli mi fa venire una sensazione di pericolo. Come se dovessi
stare il più possibile lontana da loro-
Philip la guardò interdetto. Lui non era certo un tipo che
basava i suoi giudizi sulle sensazioni. Lui preferiva i fatti
-Però dovete ammettere che la reputazione che li circonda è
impeccabile-
Daphne annuì
-Si, non mi permetterei mai di dire il contrario, almeno per
il momento. Onestamente nessuno si è mai permesso di parlare male della coppia,
anche perché chi mai oserebbe mettersi contro la famiglia Eldelberry?
Solo che, non lo so conte, chiamatelo intuito femminile, ma se potessi
scegliere, lo ripeto, li eviterei il più possibile-
Philip la guardò
-Eppure siete qui oggi pomeriggio. Potevate anche evitare di
accettare l’invito della principessa se aveste voluto evitare i marchesi-
-Sappiamo entrambi che ci sono situazioni in cui non si è
liberi di scegliere. Ovviamente non posso dire che sono qui contro la mia
volontà. Provo una sincera ammirazione per la principessa e apprezzato
veramente la sua compagnia e l’onore che mi concede, ma conte, siete un uomo
pragmatico e intelligente, perciò con voi non mi nasconderò. Sono una
viscontessa e devo ammettere che non ho mai avuto molti agganci giusti nella
cerchia di nobili. Potete capire benissimo come un invito di una altezza reale
possa rappresentare per me la possibilità di stabilire dei contatti
interessanti e di acquisire una certa rilevanza presso i nobili-
Daphne vide Philip annuire alle sue parole
-Capisco perfettamente cosa intendete. Ma vi dico che riesco
a vedere chiaramente che non siete qui solo per puro scopo egoistico-
-Inoltre, mio marito si occupa di commercio e, da ministro
delle finanze, dovreste sapere meglio di me che i migliori compratori sono
proprio i nobili-
Philip annuì
-Si, e avere conoscenze altolocate può agevolare vostro
marito nel suo lavoro e aumentare enormemente anche le vostre finanze. E con
questo ottenere uno stile di vita decisamente migliore. Perdonate le mie
parole, ma data la vostra franchezza ho deciso di parlare liberamente-
Daphne sorrise al conte
-Nessun problema, conte, e poi avete ragione. Quindi sapete
e capite perché sono qui oggi, o almeno, una parte della mia motivazione per essere
qui-
-Una parte è chiara. Ma l’altra sarebbe?-
-Conte, guardatevi intorno. Chi vedete qui assieme a noi?-
Philip guardò in giro per la stanza e si soffermò solo in
quel momento ad osservare i volti dei presenti.
-Sbaglio o sono tutte persone che ruotano attorno alla marchesa?-
Daphne annuì
-Esatto. La principessa ha invitato principalmente membri
della nobiltà amici della marchesa, tranne qualche eccezione-
-Tipo noi due-
-Si. Poi immagino avrete saputo della grande esclusa di
questo pomeriggio-
-Parlate della contessa Gaumont?-
-Proprio di lei. Trudy è stata volutamente lasciata fuori
dalla principessa, non l’ha voluta qui questo pomeriggio-
-E voi come fate a saperlo?-
-Perché me lo ha detto proprio la contessa-
-E la contessa come faceva a saperlo?-
Daphne sorrise e indicò con il capo la principessa Rein
-Perché la principessa è stata molto astuta. Forse non lo
sapete, conte, ma tra la contessa Trudy e la marchesa non corre proprio quello
che potremmo chiamare buon sangue, tuttavia il motivo è un mistero. Trudy non
si è voluta confidare con me e nemmeno con la principessa da quello che so-
-E questo cosa c’entra con la principessa?-
-Conte, siete un uomo intelligente, direi che vi ho dato fin
troppe informazioni per farvi capire la situazione da solo-
Philip la guardò, non offeso dalle sue parole, ma sorpreso.
Daphne sorrise vedendolo così. Forse suo marito aveva ragione quando le diceva
che essere troppo dirette poteva essere controproducente per lei, ma qualcosa
le diceva che l’approccio sincero con Philip era il modo più giusto. Infatti,
le sue teorie furono confermate dal sorriso quasi divertito comparire sul volto
del conte
-Questo pomeriggio è tutto per la marchesa e la principessa
non ha voluto invitare Trudy perché voleva far capire che non concede preferenze
di nessun tipo e verso nessuno-
-Esattamente-
Philip le sorrise e tornò a guardare le due coppie al centro
dell’attenzione, che incuranti degli sguardi su di loro continuavano a parlare
tranquillamente. Anche Daphne si voltò a fissarli
-Tuttavia viscontessa, non mi avete ancora spiegato esattamente
perché siete qui per supporto morale-
-Perché, a quanto pare, ero la sola disponibile oggi-
-In che senso?-
-La contessa Trudy non è stata invitata per il motivo che
sappiamo, vostra cugina è tornata a casa e anche la contessa Alambert è tornata a casa, o meglio, è stata fortemente
richiamata dal padre a casa. Infine la baronessa di Ugival
è andata a trovare il figlio. A quanto pare, conte, ero la sola dama abbastanza
in amicizia con la principessa ad essere presente a corte questo pomeriggio-
-In tutta onesta, viscontessa, sono contento ci siate qui
voi quest’oggi-
Daphne sgranò un attimo gli occhi meravigliata. Philip la
guardò negli occhi e annuì, seriamente convinto delle sue parole
-Lo penso davvero, viscontessa. Se fossi stato qui con mia
cugina, non mi sentirei forse così tranquillo come lo sono con voi-
-Vi ringrazio conte-
Daphne si trovò a sorridergli grata
-Potete chiamarmi Philip, se preferite. Dopotutto sono il vostro
cavaliere per oggi, mi sembra il minimo che la dama che accompagno possa
chiamarmi con il mio nome-
-Se non fossi già sposata, potrei pensare che vogliate fare
colpo su di me, Philip-
Philip sgranò gli occhi un attimo per la sorpresa, poi però
si trovò a sorriderle
-Ripeto le mie parole. Sono lieto che siate con me oggi,
avete certamente il carattere per tenere testa alla marchesa se l’occasione si
presentasse-
-Su questo non abbiate dubbi. Potrei farlo anche con la
regina se la situazione lo richiedesse, di certo non mi farò fermare da una
ragazza di vent’anni che si è ritrovata marchesa da nemmeno un anno, se la
situazione lo dovesse richiedere. E Philip, se io posso chiamarvi per nome, anche
voi potete farlo. Quindi basta con viscontessa, vi prego-
Philip la guardò un attimo perplesso
-In realtà non dovrei… siete una donna sposata e vostro
marito non è presente e…-
-Philip, conosco mio marito abbastanza bene da sapere che
non verrà a sfidarvi a duello per avermi chiamato per nome. Anche perché impacciato
com’è finirebbe infilzato sulla sua stessa spada-
Philip ridacchiò a quelle parole e anche Daphne sorrise. Si suo
marito era un impacciato pasticcione e ingenuo visconte, ma era un uomo buono,
onesto, sincero che l’aveva conquistata con i suoi modi gentili e cortesi,
piuttosto che pararsi dietro un titolo nobiliare.
-Conte, so che le mie parole verso di lui sono sempre aspre
e di disapprovazione e so che Daniel fa lo stesso nei miei confronti, quindi
dall’esterno potrà non sembrare, ma siamo una coppia solida io e quello zuccone.
Non saranno certo due pettegolezzi sul fatto che vi permetto di chiamarmi con
il mio nome di battesimo a fare vacillare il nostro matrimonio-
Philip la fissò sempre poco convinto ma alla fine annuì. I
due rimasero in silenzio per qualche secondo. Daphne spostò lo sguardo proprio
nel momento in cui la coppia dei marchesi si allontanava dalla coppia reale. Daphne,
cogliendo in un lampo la situazione che si stava presentando, approfittò di
quel momento per prendere il braccio di Philip
-Philip è il momento di servire la corona-
-Cosa?-
Daphne alzò brevemente gli occhi al soffitto
-Uomini tutti uguali. Conte, sfoderate il vostro migliore
sorriso di circostanza e siate pronto a sopportare chiacchiere vuote e monotone
su quanto la vita sia difficile per noi poveri nobili. Si va in scena-
Philip sorrise, leggermente divertito e annuì
-Cercherò di fare del mio meglio-
Rein si voltò verso Shade, bisbigliando per non farsi sentire
-Sono una pessima principessa se dico che vorrei già
andarmene da qui?-
Shade le sorrise
-Direi di si-
-Ricordami esattamente, perché ho deciso di organizzare
questo evento?-
-Non ti sei confidata con me su questo quindi non lo so. Io
ho solo visto comparire una richiesta sulla mia scrivania per l’uso di questa
stanza per oggi pomeriggio scritta e firmata da te. Ma oserei dire che stai
facendo tutto questo per dovere, credo, dovendo azzardare una opinione-
Rein lo guardò fintamente
irritata, ma alla fine sospirò, annuendo
-Giusto il dovere. Quindi immagino non me ne possa andare-
-Se desiderate, altezza, posso creare un diversivo. Ma credo
che la vostra assenza sarebbe, come dire, leggermente notata-
Rein si voltò di soprassalto e
vide il volto sorridente di Daphne
-Viscontessa! Mi avete spaventata-
-Chiedo scusa, altezza, non volevo spaventarvi-
Rein scosse il capo
-No non vi preoccupate, sono io che mi sono distratta…-
Rein sentì un leggero imbarazzo
invaderla. Si era fatta sorprendere in un momento decisamente poco principesco.
Rein sentì Shade
ridacchiare e si voltò verso di lui, incenerendolo con lo sguardo mentre un
lieve rossore si diffondeva sulle sue guance. Per tutta risposta, Shade le fece l’occhiolino. Sconvolta per la presa in giro,
Rein si rivoltò verso Daphne ma lo sguardo divertito
della viscontessa le fece capire che stava per arrivare l’ennesima presa in
giro del pomeriggio.
-Come vi capisco principessa. Avendo a fianco il nostro bel
principe, anche io sarei distratta-
Daphne sorrise divertita. Shade,
sentendo quelle parole, si produsse in un inchino per la viscontessa
-Viscontessa, grazie per le vostre parole. Se non sapessi
che siete irrimediabilmente sposata, non esiterei qui e ora a farvi la proposta-
Daphne si inchinò, divertita ma anche lusingata per quelle parole.
-Prego, altezza. Anche se, e spero non me ne vogliate, credo
sarebbe stato più corretto rispondere che noi signore siamo decisamente più
affascinanti e che attiriamo gli sguardi di tutti. Ma capisco che abbiate
ancora da imparare su certi aspetti, vostra altezza-
Rein vide Shade
sorridere divertito alla donna e annuire, stando al gioco.
-Non vi preoccupate, vi perdoniamo, giusto principessa? Dopotutto,
anche se principe, siete pur sempre un uomo e da donna sposata posso affermare
che noi signore siamo decisamente superiori a voi, in tutto. Dico bene principessa?-
Rein, travolta dal fiume di parole
di Daphne, si trovò ad annuire, anche se poco convinta se la donna stesse effettivamente
scherzando o parlando seriamente. Tuttavia, i sorrisi di Shade
e Philip la fecero propendere di più per la prima possibilità e quindi si trovò
a sorridere anche lei, più convinta.
-Viscontessa, vi vedo in ottima compagnia del conte, ma
posso sperare di potere parlare con il mio ministro per un istante?-
-Certo altezza, io rimarrò qui con la principessa, se lei lo
desidera-
Rein fece un cenno affermativo con
il capo. A quel gesto, i due uomini si allontanarono di qualche passo,
iniziando a parlare in modo fitto.
-Direi che siamo state lasciate sole, viscontessa-
-Principessa-
Rein si voltò a guardarla,
distogliendo lo sguardo da Shade. Daphne si era fatta
seria in volto
-Principessa, so che non conta molto ma… oggi sono qui per
servirvi. Non siete sola contro quella donna-
Rein si trovò a sorridere
dolcemente alla donna. Non disse niente, fece solo un cenno con il capo, grata
e lieta di quel supporto. Si voltò verso Fanny, che sorrideva conversando con
alcune dame. Sembrava essere talmente padrone della situazione e così al centro
di essa, che quasi sembrava come se fosse lei la principessa e non Rein. La turchina prese un bel respiro e una strana
sensazione di irritazione le prese il sopravvento. Non si sarebbe certamente
fatta oscurare al suo ricevimento da una delle sue invitate, soprattutto se
quella donna era Fanny. Rein prese il braccio di
Daphne
-Venite con me viscontessa. E’ il momento di andare in
azione-
-Come desiderate-
Le due donne si avviarono verso Fanny. La marchesa,
vedendole arrivare, si fece silenziosa e aspettò. Rein
sfoderò il suo sorriso più abbagliante
-Signore, che ne dite di sederci ad un tavolo e continuare
la conversazione davanti ad una tazza di the?-
Le dame annuirono entusiaste. Fanny si inchinò leggermente
-Principessa, credo di potere parlare a nome di tutte
dicendo che ci state facendo un grande onore e che è un onore sederci con voi-
-Vi ringrazio marchesa. Accomodiamoci allora-
Rein si diresse ad un tavolo e
prese posto. Al suo fianco si sedettero, da un lato la marchesa, dall’altro, su
suo preciso ordine, si sedette Daphne. Le altre presero lentamente posto a
sedere
-Signore, spero non vi offendiate se faccio sedere al mio
fianco la viscontessa Marimbon, ma ho scoperto di
apprezzare molto la sua compagnia-
Fanny le sorrise, ma una leggera tensione si poteva vedere
serpeggiare nei suoi occhi
-Affatto principessa, dopotutto siete libera di fare ciò che
più preferite-
Rein ridacchiò alle parole di Fanny,
fintamente divertita e perfettamente consapevole che nessuna di loro si sarebbe
mai potuta opporre ad un suo desiderio diretto. Ogni tanto essere una
principessa poteva avere i suoi vantaggi.
-Grazie marchesa. Allora, signore, ci sono alcuni
pettegolezzi che meritano la mia attenzione? Credo ultimamente di avere passato
così tanto tempo con la principessa Milky da essere
rimasta totalmente lontana dalla vita sociale di palazzo-
A quelle parole, le dame furono come accese da un fuoco
improvviso. Presero a chiacchierare degli ultimi avvenimenti degni di nota del
palazzo e raccontarono i pettegolezzi più succosi e divertenti. I camerieri approfittarono
di quel momento per iniziare a servire il the ai presenti e con la coda
dell’occhio, Rein vide Shade
accomodarsi con gli uomini presenti al ricevimento. La turchina si lasciò
andare ad un sorriso compiaciuto. Tutto sembrava stare andando nel migliore dei
modi. Forse quel pomeriggio non sarebbe stato così difficile e pericoloso come
aveva pensato.
Era ormai trascorsa un’ora da quando tutte avevano preso
posto al tavolo e il ricevimento era ufficialmente iniziato. Dopo una considerevole
dose di pasticcini, tazze di the e di pettegolezzi di corte, Fanny si rese
conto che era arrivato il suo momento giusto per iniziare quello che doveva
essere il vero motivo di quell’incontro pomeridiano.
-Principessa posso permettermi di farvi una domanda che noi
dame ci stiamo ponendo da qualche tempo ormai?-
Rein si voltò sorridente verso Fanny
-Ma certo, marchesa. Chiedete pure-
-Spero perdoniate la domanda diretta e sfacciata ma è vero
che state per scegliere le vostre dame di compagnia?-
La turchina per poco non lasciò cadere la tazza di the che
teneva in mano. Guardò allibita Fanny
-Come? Dame di compagnia?-
Fanny annuì
-Esatto principessa. So che anche nell’eventualità non
potreste dirci molto, ma dato che vi abbiamo visto partecipare ad alcuni eventi
di corte e vi abbiamo visto conversare con parecchie dame e parlare spesso con
la regina e visto anche che avete deciso di organizzare un evento voi stessa io
e le altre signore qui presenti pensavamo che questo fosse tutto un modo per
conoscere meglio le dame della nobiltà in modo da potere presto sceglierne
qualcuna per diventare, appunto, vostra dama di compagnia-
Il sorriso dolce di Fanny provocò un brivido lungo il corpo
di Rein. Era vero, tuttavia, che la principessa aveva
parlato con la regina della possibilità di scegliere delle nobildonne come dame
di compagnia, ma ancora non ci aveva pensato seriamente ne sembrava che la
regina spingesse in tal direzione. Soprattutto, era abbastanza evidente a tutta
la corte che la principessa non conoscesse abbastanza bene nessuna da potere
pensare di scegliere come sua aiutante e confidente. Era un ruolo che non
poteva essere affidato così facilmente. L’atmosfera al tavolo si era fatta
leggermente tesa e le presenti osservavano le due donne con curiosità e
apprensione mischiate tra loro.
-In tutta onestà, marchesa, e spero di non creare del
disappunto in ognuna delle presenti, ammetto che in questo momento non ho
alcuna intenzione di prendere delle dame di compagnia-
Fanny, pur mantenendo uno sguardo gioviale e tranquillo, non
poté impedire alla sua voce di uscire con un tono leggero di disapprovazione in
esso
-Ma come principessa, non sentite la mancanza di avere qualcuno
al vostro fianco che vi aiuti nelle piccole questioni quotidiane?-
Rein guardò un secondo interdetta
la marchesa, come a sottolineare un leggero disappunto nei suoi confronti per
avere replicato ad una sua affermazione, poi scosse il capo
-Al momento, marchesa, la mia unica preoccupazione
quotidiana è l’insegnamento della principessa Milky
e, come ben sapete, sono la sola a doverlo fare. Dubito come avere delle dame
di compagnia mi possa aiutare in tal senso-
Un mormorio di assenso si diffuse tra le dame del tavolo.
Tuttavia una donna, una contessa amica di Fanny, si intromise
-Perdonate, principessa, ma come fate, allora, ad avere il
tempo di organizzare anche questo evento se vi interessate solo dell’istruzione
della principessa Milky?-
Rein la guardò, ma prima che
potesse rispondere, intervenne Daphne
-Perdonatemi, contessa Grafitel,
se rispondo io per la principessa, ma forse non siete al corrente che le
lezioni della principessa si svolgono solo la mattina, dato che la nostra
principessa Milky passa il pomeriggio ad esercitarsi
con la danza e con la scherma?-
-La scherma?-
Chiese allibita la contessa. Sia Daphne che Rein annuirono
-Ma è uno sport da uomini!-
Concluse la contessa, scandalizzata. Sia Rein
che Daphne alzarono un sopracciglio
-Da uomini? Che non vi senta mia madre, contessa. Lei adora
la caccia, e se non sbaglio un’ottima cacciatrice è la madre del marchese Eldelberry, dico bene marchesa? Sono in errore o non è
forse vero che vi ha organizzato una battuta di caccia di otto giorno per il
vostro matrimonio?-
Fanny annuì alle parole di Daphne
-Esatto viscontessa. La madre di mio marito ha organizzato
una battuta di caccia straordinaria, devo dire, nei boschi della tenuta. E
siete ancora nel giusto nell’affermare che sia un’ottima tiratrice. Ho avuto
l’onore di vederla in azione e non ha mai sbagliato un colpo. Ci siamo molto
divertite ed è stato un regalo di nozze splendido-
-Marchesa, anche voi avete cacciato?-
Chiese sconvolta la contessa Grafitel.
Fanny le regalò un sorriso glaciale
-Esatto contessa. Sono piuttosto abile con il fucile, ma
ammetto di essere migliorata molto grazie a mio marito. E concordo con la
viscontessa, credo sia superata, ormai, la distinzione tra uomini e donne per
quanto riguardi hobbies e discipline. Ma principessa, voi cosa ne pensate?-
-Concordo con voi, marchesa. D’altronde, vorrei ricordare
che ogni decisione presa a palazzo porta con se l’autorizzazione reale di sua
maestà la regina, quindi se sua maestà approva che la figlia faccia scherma chi
siamo noi per poterci opporre? Dopotutto sua maestà è nota per la sua saggezza,
dico bene?-
Il commento di Rein provocò
un’altra ondata di assenso. La contessa Grafitel si
ritrovò costretta ad annuire, tuttavia il suo volto faceva trasparire una certa
contrarietà. Rein si ritrovò a sorridere mentre
portava la tazza di the verso la sua bocca. Era piacevole zittire, ogni tanto,
qualcuno che se lo meritava.
-A proposito di scherma, ho sentito dire che alcune
cameriere sono state riprese per avere perso tempo a guardare gli allenamenti
mattutini del principe. Da quello che mi ha raccontato la mia cameriera, il
capitano delle guardie è stato costretto a imporre al principe un allenamento a
porte chiuse, dato le lamentele che aveva ricevuto per ritardi o il fatto che
le cameriere si attardassero troppo a guardarli-
Disse una dama seduta di fianco alla contessa di Grafitel. Rein si domandò se in
realtà Thomas non avesse chiuso gli allenamenti per non farsi ribeccare in una
posizione compromettente come li aveva sorpresi lei. Al ricordo si ritrovò a
sorridere, divertita
-Vi fa piacere questa notizia, principessa?-
Chiese Fanny, vedendola sorridere. Rein
si voltò verso di lei
-Perdonatemi, marchesa, credo di essermi un attimo persa nei
miei pensieri-
Fanny le sorrise. A quanto pareva, la marchesa non perdeva
un solo istante gli occhi da lei. Doveva ricordarsi di stare più attenta e
circospetta. L’ultima cosa che desiderava era dovere spiegare cosa ci facesse
lei una mattina nella palestra delle guardie reali con Shade
e Thomas. Anzi con uno Shade a petto nudo per essere
precisi.
-In realtà ammiro molto la principessa Milky.
Sarebbe piaciuto anche a me prendere lezioni di scherma, di sicuro sarebbe
stata una piacevole distrazione da altre lezioni piuttosto…noiose-
Disse Daphne, riportando l’attenzione generale su di lei.
Quasi tutte le dame ridacchiarono e anche la principessa si trovò ad annuire e
a sorridere a quelle parole. Vedendola annuire la marchesa non perse tempo
-Trovo difficile pensare a voi annoiata durante qualche
lezione, principessa-
Rein si voltò verso di lei e
questa volta una leggera nota di disappunto era chiaramente visibile sul suo
volto
-Non capisco bene cosa vogliate sottintendere marchesa-
Fanny, improvvisamente tesa e notando il tono ostile di Rein, cercò un attimo di rimediare la situazione
-Perdonatemi principessa, non intendevo mancarvi di rispetto
o altro. Dico solo che la vostra fama vi precede. Sappiamo tutti la vostra
sconfinata passione per la lettura e l’apprendimento, è difficile immaginarvi
annoiata-
Rein si trovò a sorridere cordiale
-Marchesa, vi assicuro che anche noi principesse ci annoiamo
e io non faccio eccezioni. Anzi, sono costretta ad ammettere che una delle
lezioni che odiavo di più quando avevo l’età di Milky
era quella di danza. Non mi piaceva proprio, avrei volentieri voluto fare altro
e ora che ci penso la scherma poteva essere una valida alternativa-
-Odiavate danzare?-
Chiese visibilmente sconvolta la marchesa. Rein annuì
-Assolutamente si. Non mi piaceva proprio, sbagliavo un
sacco di volte i passi e ho decisamente portato all’esaurimento nervoso il mio
maestro di danza assieme a mia sorella… tuttavia dopo molta fatica, ho imparato
e crescendo ho apprezzato sempre più il ballo. Ora adoro ballare-
Rein sorrise al ricordo. Si era
improvvisamente ricordata di una volta, dove lei e sua sorella avevano fatto
impazzire tutto il palazzo alla loro ricerca. Infatti le due erano riuscite a
scappare, eludendo le guardie, fino a trovarsi fuori dal palazzo, e si erano
godute un pomeriggio all’avventura e all’aria aperta, invece di stare in quella
stanza chiusa a riprovare all’infinito le figure del valzer. Ovviamente, quando
erano state riprese, perché le guardie le avevano riprese, sua madre le aveva
sgridate così tanto che quando aveva finito l’ora della cena era
abbondantemente passata. Ed erano state costrette a recuperare la lezione, fino
a notte fonda.
-Sembrate ricordare qualcosa di piacevole-
Le disse Daphne. Rein annuì
-Si è esatto. Perdonatemi, mi sono lasciata un attimo
trasportare all’infanzia e ai ricordi-
Le donne al tavolo sorrisero. Una di loro, la contessa Warterton, una donna che non aveva detto molte parole
dall’inizio dell’evento, con voce timida le parlò
-Come è stata la vostra infanzia nel regno del Sole,
principessa? Immagino sia tutto molto diverso rispetto al vostro regno-
Rein scosse la testa
-In realtà non così diverso, contessa. I palazzi reali alla
fine si assomigliano un po’ tutti, così come il tipo di educazione insegnato.
Parlando con altre principesse, mi sono resa conto che facevamo tutte più o
meno le stesse cose. Ovviamente parlo per quanto riguarda l’educazione
femminile, sulla maschile, ammetto, non ne so gran che-
-Volete dire che non ci sono molte differenze?-
-Ovviamente ce ne sono, non intendevo dire questo, solo che
certe dinamiche, certe situazioni, sono le stesse. Ovviamente abbiamo
tradizioni diverse o festività diverse, questo è ovvio, ma per quando riguarda
certi concetti educativi come etichetta, cerimoniale di corte, lezione di
ballo, materie insegnate, ricamo o equitazione… sono cose tutte piuttosto
simili. Per questo la cerimonia di selezione di una principessa istitutrice è
sempre stata possibile nel nostro pianeta, proprio per queste similitudini. Se
avessimo avuto educazioni troppo diverse come avrebbe potuto una principessa
straniera insegnare ad un'altra? È anche vero però che proprio questa pratica
ha anche permesso che certe cose fossero uguali in ogni regno-
-Cosa intendete dire?-
Chiese la contessa Warterton,
curiosa
-Una volta questa pratica era molto più diffusa.
Praticamente, ogni principessa era educata quasi sempre da un’altra altezza
reale, e molto spesso capitava che la principessa istitutrice rimanesse poi
sempre nel regno dove era stata selezionata. Questo scambio quasi continuo che
c’è stato a fatto si che molti aspetti diventassero gli stessi, dato che il
sapere di principesse si tramandava da una all’altra, quasi con costanza. Poi
piano piano la tradizione si è andata perdendo, e i regnanti non hanno più
scelto questo metodo di educazione. Si è preferito ricorrere a istitutori
privati o le stesse regine erano coloro che si occupavano dell’educazione delle
loro figlie-
-Fino a quando la nostra regina non ha scelto voi e ha
riportato in vita questa antica tradizione, scegliendo voi come principessa
istitutrice-
Rein si voltò verso Fanny. La
marchesa la guardava sorridente. Rein non capì bene
cosa volesse dire Fanny con quella frase, non sapeva se interpretarla come un
complimento o un attacco. Ma prontamente, la viscontessa Daphne intervenne
-Sono stati i sette saggi a scegliere la principessa,
marchesa, non sua maestà. Ma forse, dato che eravate occupata con il matrimonio
non avete avuto modo di seguire con attenzione il tutto. Permettetemi di farvi
un breve riassunto. Sua maestà non ha mai avuto voce nella scelta. La regola vuole
che il consiglio dei saggi decida in completa autonomia per evitare favoritismi
tra una corona e l’altra, quindi anche se sua maestà avesse voluto la
principessa Rein, se i saggi non l’avessero ritenuta
idonea non sarebbe stata scelta, al suo posto potremmo avere, per esempio, la
principessa Lione del regno di Meramera o la
principessa Sophie del regno del Mulino a Vento. Dico bene principessa?-
Rein annuì alle parole di Daphne
-Esattamente. Sono i saggi a condurre l’esame e loro a
scegliere la fortunata. E una volta presa la decisione nessuno può opporsi,
nemmeno i genitori della principessa selezionata-
-Ma sua maestà quel giorno è intervenuta, dico bene? Non è
ciò che si dice nel regno che lei ha richiesto espressamente la volontà di
avere voi qui nel regno?-
Rein si voltò verso la marchesa.
Questa volta non vi era nessun accenno di simpatia nel suo volto. Rein la fissò con il suo sguardo più severo e autoritario.
In quel momento parlava una altezza reale, una principessa
-Marchesa, spero vivamente che non stiate per caso
insinuando che sua maestà la regina possa in alcun modo avere influenzato i
saggi. Sarebbe un’accusa gravissima da avanzare e temo che un tale affronto
possa essere interpretato come un attacco personale alla corona-
Rein vide Fanny deglutire un paio
di volte. Era chiaro che la marchesa fosse in evidente difficoltà e sembrava
che nessuna delle dame sedute al tavolo sarebbe mai intervenuta in suo aiuto. Anche
se le parole di Fanny avevano riportato ciò che ogni nobile del regno affermava
a porte chiuse, ovvero che fosse stato espresso desiderio della regina avere Rein nel palazzo, avere il coraggio di affermarlo davanti
alla principessa Rein era una cosa che nemmeno la
nuova marchesa di Eldelberry si poteva permettere.
Offendere la famiglia reale era peggio che averla come nemica: essere nemici
poteva creare due fazioni opposte, offendere voleva invece mettersi in una
posizione talmente di svantaggio che nessun titolo avrebbe mai potuto ribaltare
la situazione. Così la marchesa fu costretta ad inchinare il capo e arrendersi.
-Certamente no, altezza, non mi permetterei mai. Riportavo
solo alcune voci di corridoio dette ovviamente da persone che non conoscono
bene i fatti. Spero nessuna delle presenti possa anche solo dubitare della
lealtà mia e della mia famiglia verso la corona-
-Ne ero certa marchesa-
Si limitò a dire Rein, chiudendo
la discussione. Un silenzio abbastanza pesante calò sul tavolo, mentre le
signore si affrettavano a bere il the dalle loro tazze. Rein
si godette per qualche istante il suo successo personale. Non aveva fatto
molto, ma essere riuscita non solo a zittire la marchesa, ma di essere stata
capace di avere evitato di portare il discoro dove voleva la donna le fece
provare un senso di orgoglio. Tuttavia, come padrona dell’evento, non poteva
permettersi di fare andare via le dame con quell’espressione contrita,
soprattutto non poteva permettersi che le voci di una sua aperta antipatia
verso la marchesa circolassero ancora più numerose. Così indossò di nuovo il
suo sorriso più affabile e si rivolse proprio verso Fanny
-Marchesa, perdonatemi ma è da quando siete entrata che
desidero chiedervelo. Dove avete acquistato un abito così meraviglioso? Se non
sbaglio è chiffon giusto? Ammetto di non averne mai visto uno così bello come
il vostro-
Gli occhi di Fanny si accesero di gioia per quella domanda e
per essere tornata al centro dell’attenzione
-Si vostra altezza è chiffon, e grazie per le vostre parole.
Ma il vostro abito è decisamente più bello e raffinato del mio-
-Sciocchezze, so riconoscere un ottimo capo quando ne vedo
uno e voi lo avete. Dovete assolutamente dirmi dove lo avete trovato-
Fanny sorrise e iniziò a parlare. Tutte le presenti al
tavolo si trovarono a fare un piccolo sospiro di sollievo per la tensione
allontanata. L’unica ad avere, forse, intuito i pensieri reali della
principessa era Daphne che osservando la turchina intraprendere una
conversazione su merletti, pizzi e stoffe, si lasciò andare ad un sorriso
ammirato e si ritrovò a pensare che con la principessa a corte, il divertimento,
finalmente, era iniziato.
Shade osservava sorridente Rein tenere banco al tavolo delle signore. Sembrava
totalmente padrona della situazione e perfettamente a suo agio. Era piacevole
vederla così, finalmente al centro dell’attenzione che si meritava. Ad un
tratto, Rein spostò lo sguardo su di lui e i due, per
una breve frazione di secondo, si scambiarono un sorriso. Shade
alzò la tazza di the, come a volerle fare un brindisi, e lei, per tutta
risposta, lo guardò scuotendo leggermente la testa, ma sorridendogli sempre.
Poi quel breve istante tra loro finì, quando Rein
spostò la sua attenzione su Daphne, per rispondere ad una domanda che le era
stata rivolta dalla donna. Anche Shade fu così
costretto a riportare l’attenzione alla meno piacevole conversazione del suo
tavolo. Il marchese e Philip si erano imbarcati in una conversazione su terre e
coltivazioni, passando poi al prezzo dei beni ricavati e sui possibili
miglioramenti e politiche che potevano essere attuate nel breve e lungo
periodo. Gli altri commensali intervenivano ogni tanto, con suggerimenti o
obiezioni e il tutto si stava rivelando, per lui, di una noia mortale. Era per
questo che odiava gli incontri con i nobili: gli uomini, infatti, finivano
sempre o comunque per parlare di patrimonio e di modi per poterlo aumentare.
Era come se tutti si lamentassero, sempre, delle incredibili fortune che avevano
accumulato che sembravano non bastare mai.
-Vi stiamo annoiando altezza?-
Si azzardò, ad un
tratto, a chiedere il marchese. Tutti si voltarono verso di lui e Shade li osservò, dal bordo della sua tazza di the.
-Affatto marchese. Ascoltavo con vivo interesse i vostri
discorsi-
-E cosa ne pensate, se possiamo permetterci di chiedere un
vostro parere?-
Shade appoggiò la tazza bianca sul
piattino, prendendosi tutto il suo tempo e poi spostò l’attenzione sul marchese
Ethan Eldelberry. Shade non
era una persona che amava dare giudizi sugli altri con leggerezza, preferiva
conoscere meglio le persone prima di dare un suo giudizio. Non si era mai
fermato alla prima sensazione, tuttavia, con Ethan, non riusciva a superare la
sensazione di irritazione che provava istintivamente nei suoi confronti.
-Marchese, credo che aumentare il numero di persone
impiegate nei lavori dei vostri campi, riducendo il loro salario, non sia una
politica attuabile-
Ethan sbiancò a quelle parole
-Non ho mai affermato di volere diminuire…-
-Avete affermato che ritenete necessario aumentare il numero
di persone che lavorano le vostre terre per ricavare più profitto e sfruttare
al meglio ogni ettaro che possedete-
-Esatto e credo che…-
-Però avete affermato che non potete farlo dato il budget di
cui al momento disponete. Ovviamente aumentando i campi lavorati e la
produzione avrete un considerevole aumento delle vostre entrate, ma di questo
si parla nel lungo termine, il che vuoi dire non prima di un paio d’anni,
facendo delle stime ottimistiche e sperando in raccolti sempre abbondanti e
costanti, quindi escludiamo penuria di acqua, tempo avverso e cose simili,
potremmo parlare di un aumento delle vostre entrate non prima dei cinque anni
per avere un aumento di budget, dico bene conte Hoteval?-
Philip lo osservò annuendo
-È una previsione corretta altezza-
-Bene. Quindi non prima di cinque anni, marchese, avrete
sufficiente denaro per potere assicurare uno stipendio equo a tutti i vostri
nuovi dipendenti. Ma nel frattempo, dovreste dividere ciò che avete destinato
per più uomini, il che significa mettere quasi alla fame molte più famiglie.
Cinque anni sono molti, marchese, da affrontare, per chi non ha la fortuna che
abbiamo noi di non doverci occupare troppo delle nostre spese-
-Ma avere un maggior numero di uomini, altezza, come avete
affermato anche voi, vuol dire un aumento delle materie prime e di capitale e
per la corona un aumento di tasse. Credo che come sudditi, cinque anni di tempi
un po’ difficili, in attesa di tempi più sereni per tutti, non sia una cosa
così azzardata da chiedere-
Shade provò una improvvisa
sensazione di irritazione e una irrefrenabile voglia di tirare un pugno in
faccia al marchese. Con tutta la sua regalità, si trattenne
-Marchese, ammiro il vostro giudizio così positivo nei
confronti dei miei sudditi, ma cercate di capire il mio punto di vista. In
quanto membro della famiglia reale e di futuro sovrano, devo pensare per prima
cosa al loro bene delle famiglie che conducono uno stile di vita molto più modesto
e vivono dei frutti del loro sudore e della loro fatica-
-Ma anche noi siamo vostri sudditi altezza, o sbaglio?
Capisco preoccuparsi per i plebei, ma anche noi nobili siamo da tutelare e da
tenere in considerazione-
Ora la tentazione di sfondare la faccia del marchese era
così acuta che Shade dovette stringere i pugni in
modo serrato per trattenersi. Con la coda dell’occhio vide la faccia di Philip
guardare il marchese in modo perplesso. Almeno non era il solo a trovare Ethan
decisamente poco simpatico
-Marchese, credo che la corona si sia presa abbastanza cura
di voi nobili da sempre-
-Negli ultimi anni abbiamo notato un incremento delle tasse
e…-
-E un notevole aumento di favori, agevolazioni e favoritismi
per quanto riguarda i commerci se non sbaglio. Credo di dire il giusto,
marchese, affermando che negli ultimi anni le entrate del marchesato siano
notevolmente aumentate grazie al vostro commercio di pellicce, o sono forse in errore?-
Ethan ebbe un attimo di fremito per essere stato colto in
difetto, ma si affrettò ad annuire e fare un piccolo sorriso tirato di
circostanza
-È esatto altezza-
-Quindi vedete, è vero che le tasse sono leggermente
aumentate, ma a favore di una politica più leggera nei confronti di altro, come
la tassazione sui beni di lusso che voi appunto commerciate e lacosa ha portato un
notevole aumento del proprio capitale per tutti i presenti se non sbaglio-
-Ma per quanto riguarda la terra, il problema rimane-
Un silenzio carico di tensione si diffuse tra i due. Ormai era
in corso una battaglia tra Ethan e Shade, tutti se ne
erano resi conto. Nessuno dei due voleva cedere, ognuno voleva avere ragione,
con una sola e semplice differenza. Shade non poteva
permettersi di farsi zittire da quel marchese arrogante e presuntuoso.
-Un modo ci sarebbe, marchese, ma credo che non vi
piacerebbe la mia proposta-
-Sarei lieto di ascoltarla, invece. Dopotutto, come regnate,
sono certo abbiate molte più competenze di me, che sono solo un umile marchese-
“Su questo puoi giurarci” pensò Shade
trattenendosi a stento dal dirglielo in faccia. Tuttavia Shade
sorrise calmo e si appoggiò contro lo schienale della sedia.
-Potreste affittare le vostre terre a dei contadini-
Gli occhi di Ethan si allargarono per lo stupore
-Dovrei fare… cosa?-
-Dividere le terre che non sfruttate al momento in piccoli
appezzamenti di terra e darli in affitto-
-Dovrei dividere la mia terra?-
Shade annuì
-Esattamente. Datela a delle famiglie che hanno bisogno,
potreste chiedere un prezzo equo, metà denaro e metà del ricavato dai prodotti
della terra-
-E l’altra metà?-
-Lasciarla al contadino, per farne ciò che vuole-
-E fargli così ricavare dal denaro da ciò che potrebbe
essere mio?-
-Precisamente. Con il fatto che così avreste due vantaggia
in uno-
-Sono curioso di sapere quali potrebbero essere questi due
vantaggi. Al momento vedo solo una perdita di profitto invece-
-Philip puoi spiegare tu al marchese i benefici di tale politica?-
Philip si affrettò ad annuire. Shade
sapeva che non avevano mai parlato di quell’argomento, ma era assolutamente
sicuro che uno con una mente analitica come Philip non avesse avuto problemi a
capire i pregi del suo suggerimento e sapere come rispondere al marchese in
modo chiaro.
-Come ha detto il principe i benefici sono due: usare la
terra che al momento risulta non sfruttata, il che porterebbe comunque ad un
aumento dei vostri introiti rispetto alla situazione attuale, per non parlare
poi della fedeltà che ne ricavereste-
-Fedeltà?-
Qui fu Shade ad annuire
-Esatto marchese, fedeltà dalle famiglie a cui avete dato
una occasione. Immaginate di essere un padre di famiglia che ha difficoltà a
mantenere moglie e figli. Arrivate voi e gli concedete un pezzo di terra, una
casa e una piccola entrata per se e la sua famiglia. Avreste la sua eterna
gratitudine, come quella dei suoi figli-
Shade vide Ethan pensare alle loro
parole. Poi fu costretto ad annuire
-In effetti spiegata così…-
Non ci fu bisogno di aggiungere altro. Gli uomini al tavolo
iniziarono ad elogiare il suggerimento di Shade,
dicendo che avrebbero applicato loro stessi quella splendida idea appena
possibile. Shade si limitò ad annuire e a sorridere.
Lasciò parlare Philip di tutto il resto, dettagli e questioni simili, tanto
sapeva che il conte non avrebbe avuto problemi a rispondere ad eventuali
quesiti. Così tornò a dedicarsi alla sua tazza di the, che anche se ormai si
era intiepidita, era decisamente più piacevole della conversazione al tavolo
con quegli uomini. Tutto sembrava andare con una certa tranquillità, quando un
bussare alla porta della sala da the fece bloccare tutte le conversazioni ai
due tavoli. Un cameriere si affrettò ad avvicinarsi alla porta. La aprì di uno
spiraglio, quel tanto che bastava per potere parlare con chi aveva osato
disturbare quell’incontro. Shade, così come nessuno
dei presenti, si stava perdendo quello che stava accadendo alla porta. Dopo
pochi secondi, il cameriere si affrettò a chiudere la porta, nelle mani aveva
un biglietto. L’uomo si voltò e si diresse a passo spedito verso Shade, ma lui fu più veloce. Il principe si era alzato
subito dalla sedia, scusandosi con i presenti al tavolo e si era diretto verso il
cameriere. L’uomo gli fece un breve inchino prima di consegnarli il foglio di
carta. Shade riconobbe immediatamente la calligrafia
di Thomas e la cosa lo fece preoccupare immediatamente. Sul biglietto c’erano
poche parole ma Shade sapeva che il solo fatto che
Thomas avesse perso tempo per scrivergli e farlo chiamare voleva dire solo una
cosa: la situazione è grave. Shade si allontanò
leggermente dal cameriere e lesse
“Biblioteca reale subito e da solo”
Shade si voltò e vide Rein guardarlo. Bastò un cenno e la turchina si alzò immediatamente,
andandogli incontro. Shade le fece un piccolo inchino
-Ti chiedo di perdonarmi, Rein. Il
regno chiama-
La turchina gli fece un piccolo sorriso
-Certo, lo capisco. Spero niente di grave-
Shade vide una certa
preoccupazione diffondersi negli occhi di Rein, ma
lui si affrettò subito a tranquillizzarla
-Niente di cui preoccuparsi, solo una piccola scocciatura.
Servono delle mie firme su alcuni documenti urgenti, purtroppo non posso
trattenermi oltre-
Rein gli sorrise sollevata
-Ma certo, lo capisco. Anzi, grazie per avere dedicato così
tanto tempo a me rispetto alle questioni del regno-
Shade le prese la mano e le fece
un baciamano. Le guance di Rein si imporporarono
leggermente
-Passerei ogni pomeriggio con te piuttosto che con quei
musoni dei miei consiglieri, lo sai-
Rein annuì e ridacchiò. Shade trattenne la mano di Rein
ancora qualche secondo poi la lasciò e si allontanò. Essendo un principe, non
doveva ne dare spiegazioni ne scusarsi con i presenti. Così, semplicemente, se
ne andò. Prima di uscire, tuttavia, si voltò verso la sala dove incrociò prima
lo sguardo di Philip poi quello di Daphne. Entrambi gli fecero un leggero cenno
con il capo. Rein era in buone mani, non era sola.
Poteva andarsene con il cuore leggermente più leggero. Non appena la porta si
chiuse alle sue spalle, però, il suo sorriso svanì lasciando il posto alla
preoccupazione. Si avviò veloce verso la biblioteca e non perse tempo. Aprì la
porta e non dovette cercare molto prima di trovare Thomas. Il capitano delle
guardie era seduto sul davanzale di una delle finestre della sala e si teneva
la testa tra le mani. Quando sentì dei passi, alzò la testa e Shade vide quando fosse turbato
-Che cosa è successo?-
Thomas non si alzò, non disse niente. Aspettò che Shade si sedesse sul davanzale a fianco a lui
-Abbiamo un problema Shade, un
enorme problema-
-Cosa è successo?-
-Sta girando una voce a palazzo…-
-Ne girano tante Thomas-
-Questa è grave principe-
Shade lo guardò e vide dallo
sguardo del capitano che era veramente seria come situazione
-Che cosa dice, questa voce?-
Thomas fece un sospiro e poi gli parlò
-Si parla di un incontro notturno…-
Shade lo guardò, improvvisamente
preoccupato
-Thomas, parla e basta. Sai quanto odi i giri di parole-
Thomas annuì
-Qualcuno afferma di avere visto un uomo e una donna, a
tarda notte, insieme in atteggiamenti decisamente intimi, nel corridoio al
primo piano-
Subito Shade si rivide, quella
sera, nel corridoio davanti la stanza di Rein, l’uno
tra le braccia dell’altro, il suo viso appoggiato sul collo di Rein.
-Si dice anche chi sono?-
Chiese con un filo di voce. Thomas annuì e Shade chiuse gli occhi. Aveva gettato Rein
in uno scandalo, tutto perché non aveva resistito al desiderio di parlarle
ancora quella sera e di vederla e di scusarsi con lei. Come aveva potuto essere
così incosciente?
-Dillo chiaramente Thomas. Si tratta di me e di Rein, giusto, dell’incontro dell’altra notte? Ci hanno visti?-
Thomas lo guardò sconvolto
-Perché pensi che ogni cosa riguardi te? Non sei al centro
del mondo-
Shade lo fissò ad occhi aperti
-Non si tratta di noi due? A palazzo non stanno parlando di
me e di Rein?-
-No, non parlano di voi, almeno non come intendi tu. Nessuno
vi ha visto quella notte, so fare il mio lavoro cosa credi?-
Shade lo fissò perplesso, confuso
e leggermente arrabbiato
-Allora si può sapere perché mi hai fatto chiamare qui e
così di corsa? Solo per riferirmi di un pettegolezzo? Sul serio?-
Thomas si alzò e lo fissò
-Senti razza di principe borioso e presuntuoso, non so come
sia possibile che io ti consideri il mio migliore amico, veramente è una cosa
assurda. Perdonami se ti hi chiamato qui perché ho un problema, perdonami se ho
pensato che come amico mi potessi essere di aiuto o peggio, conforto. Ti ho
chiamato qui non perché volevo parlare con il principe ma perché avevo bisogno
del mio migliore amico. Ma evidentemente, mi sono sbagliato, il dovere sempre e
in ogni situazione, giusto? Forse sarà meglio che vada a cercare Nicholanos e parlare con lui-
Shade lo guardò e si sentì in
colpa. Thomas era evidentemente sconvolto e si maledisse mentalmente per avere
pensato solo a se stesso.
-Lo sai che puoi contare su di me, sempre. È che da come lo
hai detto credevo che… credevo di avere buttato nella fossa dei leoni che è questa
corte Rein-
Thomas lo guardò e lo vide annuire lentamente
-Lo so che ci tieni a lei, ma non si tratta di voi,
tranquillo. Non avrei mai permesso che foste beccati quella sera-
-Allora non capisco Thomas, per chi sei così sconvolto? Se
non si tratta di me o di Rein chi mai…-
All’improvviso, Shade si bloccò e
guardò il suo amico. C’era solo un’altra persona a cui Thomas voleva così bene
da poterlo gettare in quello stato emotivo. Qualcuno che considerava più di una
amica, quasi una sorella.
-Trudy?-
Thomas lo guardò e lentamente annuì. Shade
lo fissò a bocca aperta. La contessa di Gaumont era
l’ultima che si sarebbe mai aspettato essere al centro di quel tipo di
pettegolezzi
-Trudy avrebbe avuto un incontro romantico di notte con qualcuno?-
Thomas annuì di nuovo
-E con chi?-
Il capitano alzò gli occhi su Shade
e lo guardò
-Con l’ultima persona a cui penseresti mai. E io non so più
cosa pensare-
Rein osservò la coppia dei
marchesi salutarla un’ultima volta e poi sparire dalla sala. Il sorriso
compiaciuto sul volto della marchesa non lasciava dubbi sull’esito positivo di
quel pomeriggio di chiacchiere. Un genuino sorriso di sollievo e esaltazione si
stampò sul volto della turchina.
-Sembrate contenta altezza-
-Lo sono. Direi che è stato un ottimo pomeriggio questo, non
trovate viscontessa?-
Daphne le fece un leggero cenno affermativo con la testa.
-Posso affermare con assoluta certezza che chiunque veda la
marchesa nei prossimi giorni affermerà che tra voi si è instaurata una
meravigliosa amicizia-
-E tutto per merito dello chiffon-
Le due donne risero divertite. Effettivamente le signore
avevano speso il resto del loro tempo a parlare principalmente e solo di
vestiti, tessuti, modelli e sarte.
-Qualcosa mi dice che lo chiffon subirà un’improvvisa
impennata di vendite nel regno e noi vedremo nobildonne adorne di questo
pregiato tessuto ovunque, da ora in poi-
Rein ridacchiò divertita alle
parole di Daphne.
-Vi chiedo perdono altezza, ma credo che ora io possa essere
libera di andare, se me lo permettete-
-Assolutamente si, viscontessa. Grazie per avere accettato
il mio invito questo pomeriggio-
Daphne si inchinò rispettosamente
-È stato un onore riceverlo, altezza e un piacere passare
ancora del tempo in vostra compagnia-
Daphne rialzò il capo e Rein le
sorrise. La viscontessa si guardò un attimo intorno e poi quando vide la
persona che cercava lo chiamò a gran voce
-Conte Hoteval?-
Sentendosi chiamato, Philip si voltò verso di lei sorpreso.
Daphne gli fece un cenno con la mano, chiamandolo vicino a lei e alla
principessa. Philip, vedendosi convocato così si scusò con l’uomo con cui stava
parlando e si avvicinò alle donne.
-Altezza, viscontessa-
-Vi siete divertito questo pomeriggio conte?-
Philip sorrise a Rein e annuì
-Molto, altezza-
-Mi fa piacere-
-Conte, sbaglio o il principe vi ha scelto come mio
cavaliere, questo pomeriggio?-
Philip si voltò verso Daphne e annuì
-Si viscontessa. Siete per caso scontenta del mio lavoro
come vostro accompagnatore?-
Daphne sorrise, divertita da quelle parole
-Affatto conte. Sono qui per chiedervi se secondo voi i
vostri servigi sono da ritenersi conclusi o se siete disposto ad allungarli per
qualche altro tempo-
Rein, che osservava incuriosita
quello scambio di battute, aspettava impaziente dove volesse arrivare la donna
con quelle parole. Philip un poco sorpreso da quell’improvvisa piega della
conversazione, diede una rapida occhiata a Rein poi
si voltò di nuovo verso la viscontessa
-Solo il principe potrebbe sollevarmi da questo incarico, o
voi. Quindi se ritenete di avere ancora bisogno…-
-Lo ritengo fermamente. Accidenti a me, se solo avessi
aspettato qualche altro anno prima di sposarmi con quel rimbambito di mio marito
farei seriamente un pensiero su di voi conte. Anche perché tra un visconte e un
conte credo che la scelta sia abbastanza semplice-
Rein ridacchiò e anche Philip. Il
conte si inchinò allora di fronte a Daphne
-Madame, sono ai vostri ordini. Cosa posso fare per lei?-
-Accompagnarmi, appunto, da quel rimbambito di mio marito-
Philip la guardò un attimo perplesso
-Desiderate essere accompagnata alla vostra stanza?-
Daphne scosse la testa
-No no, mio marito dovrebbe trovarsi a colloquio con il
ministro del commercio per non so quale nuova impresa voglia intraprendere-
-Vuole per caso aprire un commercio?-
Chiese la turchina incuriosita. Daphne fece un sospiro
rassegnato
-Sono anni che ci prova, con pochi risultati devo dire-
-In cosa posso essere utile io allora, viscontessa in questa
situazione?-
-Non dovrei dirlo così apertamente, ma dato che siamo tra
noi… in realtà spero sinceramente che vedendomi arrivare stasera con voi il
ministro possa avere un piccolo trattamento di riguardo nei nostri confronti.
Magari vedendo che abbiamo una sorta di connessione o, magari, di amicizia con
voi, il nuovo ministro delle finanze scelto personalmente da sua altezza il
principe, lui potrebbe…-
-Indirizzare vostro marito verso commerci più redditizi-
Concluse Philip. Daphne annuì
-So che non dovrei farlo ma…-
Philip si voltò verso la principessa
-Altezza, cosa credete io debba fare?-
Rein guardò Philip e non ebbe
dubbi sulla sua risposta
-Conte, provate un sentimento di amicizia nei confronti dei visconti?-
Philip annuì
-Anche se ci conosciamo da poco, avendo avuto modo di
parlare con entrambi i visconti posso dire di volere instaurare una sincera
amicizia tra noi-
-Allora, come amico, non dovreste avere dubbi nell’accettare
la richiesta della viscontessa. Dopotutto accompagnare una moglie sana e salva
dal marito sia il compito di un buon amico. Se poi il ministro del commercio
vorrà interpretare in altro modo questo vostro gesto di cortesia, credo sia un
problema del ministro di cui noi non ci dovremmo affatto preoccupare-
Daphne sorrise grata alla principessa. Philip invece la
guardò ammirata e Rein si sentì un attimo a disagio
sotto quello sguardo così rapito. Poi il conte tornò in se e dopo averle fatto
un piccolo cenno con il capo di assenso, si voltò verso Daphne
-Viscontessa, sarà un onore accompagnarvi ovunque voi
vogliate-
Daphne sorrise grata all’uomo. Philip offrì alla donna il
suo braccio e lei non perse tempo. Entrambi si inchinarono davanti a Rein
-Altezza, con permesso, io la viscontessa andremmo-
Rein gli sorrise e fece un piccolo
cenno con il capo
-Vi auguro una buona riuscita nel vostro piccolo piano
viscontessa e vi prego, portate i miei saluti a vostro marito. Magari uno di
questi pomeriggi potremmo vederci per una passeggiata nel parco tutti insieme-
-Sarà un onore per noi altezza-
Rein annuì, poi si voltò vero
Philip
- Conte, mi raccomando, non deludeteci-
-Sarà mia premura esaudire il vostro desiderio altezza-
Rein sorrise di nuovo alla coppia,
poi i due, dopo un nuovo inchino, si allontanarono. Poco dopo non mancò molto
prima che tutti i presenti nella sala prendessero congedo da lei e
all’improvviso, Rein si ritrovò sola. Gli unici
rimasti erano dei camerieri, fermi vicino ai muri, in attesa.
-Qualcuno potrebbe per favore chiamare la mia cameriera personale?-
Un uomo, il più anziano e probabilmente il capo di quel
gruppetto, fece un inchino e intimò ad un ragazzo di andare. Nel frattempo, Rein si guardò intorno e si sedette su una sedia. Sapeva di
dovere aspettare Dreamy per tornare nella sua stanza,
cosa che trovava ridicola, ma voleva evitare di creare dei pettegolezzi
inutili. Così era seduta, in attesa, e prese a tamburellare con una mano sul
tavolo quando, ad un tratto, un cameriere le si avvicinò
-Altezza, perdonatemi, ma qualcuno vorrebbe parlarvi-
Rein si voltò stupita a quelle
parole verso la porta dove effettivamente, fermo sulla soglia, c’era qualcuno
in attesa. Rein fece un cenno all’uomo di potersi
avvicinare.
-Posso fare qualcosa per voi?-
Chiese quando l’uomo era abbastanza vicino per sentirla. Era
un uomo sulla settantina, con i capelli bianchi e indossava una impeccabile
divisa da maggiordomo, perfettamente stirata e ordinata.
-Altezza, vi chiedo perdono per i miei modi, avrei preferito
presentarmi in un’altra circostanza, ma gli eventi lo hanno reso impossibile
quindi temo di essere costretto a farlo adesso e in questo modo molto poco
decoroso, di cui vi chiedo perdono-
Rein si alzò in piedi e guardò quell’uomo,
incuriosita.
-Certe volte non siamo affatto padroni delle situazioni. Se
affermate che non è stato possibile fare le presentazioni prima e in altro
modo, non avete motivo di scusarvi-
L’uomo le fece un inchino sentendo quelle parole
-Grazie altezza. Ma ora mi presento. Sono Albert Derender, maggiordomo di sua altezza reale il principe Skyler e ora del nostro principe Shade-
Rein sgranò gli occhi
meravigliata. Essere il maggiordomo di sua altezza reale voleva dire essere il
capo di tutto il personale del palazzo, oltre di godere del favore indiscusso
del sovrano. Infatti erano pochi i servitori ammessi nell’intimità della stanza
reale e, ovviamente, ricoprire quel ruolo voleva dire avere anche un certo
potere all’interno della corte. Rein prontamente si
affrettò a fare un piccolo inchinò a sua volta
-Principessa Rein del regno del
Sole-
-Altezza, mi sono preso questa libertà di presentarmi non
solo per porgervi il mio personale benvenuto a palazzo, ma anche per dirvi che
il principe mi ha incaricato di essere a vostra disposizione per qualsiasi
questione riguardo al palazzo e per qualsiasi commissione a cui la vostra
cameriera personale non possa ottemperare-
-Ve ne sono grata ma…-
-Inoltre sua altezza mi ha pregato di dirvi che ogni volta
desideriate organizzare un evento non avrete più bisogno di rivolgervi a sua
maestà. Potete parlarne con me, mi occuperò io di tutto il resto-
-Questo mi agevolerebbe un sacco di cose-
-Lo credo altezza. E non per vantarmi, ma sono preceduto da
una impeccabile reputazione per quanto riguarda il mio lavoro-
-E qualcosa mi dice anche che il giovane principe non sia un
uomo che vi richieda troppe commissioni da svolgere durante il giorno, dico
bene-
L’uomo fu un attimo interdetta da quelle parole, ma poi
sorrise brevemente alla turchina, prima di tornare serio
-Avete ragione, altezza. Il principe non ama troppo la vita
mondana, sempre stato così, fin da piccolo. Ma dopotutto, assomiglia molto al
padre. Avrei un sacco di storie da raccontare su tutti e due-
-Spero allora che qualche volta vogliate essere così gentile
da raccontarmene qualcuna-
L’uomo si inchinò
-Sarà un onore, altezza-
Nel frattempo Dreamy, fatta
chiamare, era arrivata nella stanza. Si inchinò a Rein
e non appena vide l’uomo, si inchinò anche al maggiordomo e si fece tesa e
nervosa. L’allegra ragazza che Rein conosceva
sembrava essere totalmente svanita
-Altezza, signor Derender-
-Dreamy, tempismo perfetto.
Gradirei tornare in camera e distendermi un poco prima della cena. Signor Derender, alla prossima occasione-
L’uomo si inchinò e fece un piccolo passo di lato, in modo
da farla passare. Rein si incamminò verso l’uscita,
dietro di lei la sua cameriera che non aveva aperto bocca e sembrava come
ammutolita e la seguì poco dopo, tuttavia non prima di avere fatto un altro
piccolo inchino al signor Derender. Non appena le due
furono abbastanza lontane Rein si voltò verso la rosa
-Non credevo potesse esistere qualcuno in grado di farti
tremare così di paura. Da quello che so non hai mai avuto problemi a urlare
ordini non solo al capitano delle guardie, ma anche al principe, quando è stato
necessario. E ora un anziano e gentile maggiordomo ti riduce in questo stato?-
Dreamy scosse il capo, sconsolata
-Il signor Derender non è solo un
anziano e gentile maggiordomo… è il capo di tutti quanti noi-
-E come mai ti fa così paura?-
-È stato lui ad assegnarmi a voi, altezza e mi ha avvisato:
un solo errore e verrò spedita in cucina a lavare pentole. Onestamente non è un
cambio che vorrei fare-
Rein ridacchiò, divertita
-Non credo dovrai preoccuparti allora. Non ho nulla da
lamentarmi nei tuoi confronti, sei sempre stata impeccabile-
Dreamy le rivolse un sorriso grata
per quell’apprezzamento, tuttavia rimase seria.
-Grazie altezza, ma temo che contro di lui persino voi
potreste fare poco se decidesse di sostituirmi-
Rein sgranò gli occhi attonita.
Possibile che quell’uomo avesse così tanto potere persino sui reali da,
eventualmente, disubbidire ad una richiesta reale?
-Dreamy, per quanto quell’uomo
possa incuterti timore, nella scala gerarchica…-
Dreamy scosse il capo
-Altezza, quell’uomo ha su di me un potere molto più grande.
Se mi ordinasse di andare in cucina, ubbidirei e se voi mi ordinaste di tornare
da voi, mi dispiace, ma rimarrei nelle cucine-
Rein si fermò e la guardò attonita
-Disubbidiresti ad un ordine diretto per seguire il suo?-
Dreamy annuì
-Che potere potrà mai avere su di te per averti ridotta in
questo stato? Dreamy, per caso c’è qualcosa di cui
dovrei essere messa al corrente? Non mi dirai che per caso…-
Dreamy scosse la testa,
violentemente
-No altezza, assolutamente no-
-Allora cosa ci potrà mai essere sotto?-
Dreamy sospirò, poi la guardò
dritta negli occhi
-È mio nonno-
Rein sgranò gli occhi,
meravigliata
-Che cosa?-
-Il signor Derender è mio nonno. È
stato lui ad insegnarmi tutto quello che so, è stato lui a procurarmi questo
lavoro e se lo deludessi non so cosa farei. Se mi ordinasse di allontanarmi da
voi vuol dire che me lo meriterei e sarebbe giusto allora che passassi tutta la
vita a pulire pentole nelle cucine-
Rein la fissò poi scoppiò a
ridere. Dreamy la fissò quasi allibita
-Altezza!-
Rein continuò imperterrita.
-Non è divertente, altezza…-
-Perdonami Dreamy solo che non me
lo ero proprio immaginata. Tuo nonno è?-
Dreamy annuì orgogliosa
-Si altezza. Non potete capire quanto siamo sempre stati
orgogliosi di lui. Maggiordomo personale di sua altezza reale il principe Skyler. Siamo stati invidiati come famiglia da tutte le
famiglie del villaggio-
Dreamy ridacchiò divertita e Rein con lei.
-Quindi anche tu sei una sorta di reale nel tuo paese-
Gli occhi della rosa si illuminarono per qualche secondo a
quelle parole, ma poi la ragazza si affrettò a scuotere il capo
-Altezza, non esageriamo. Siamo solo una famiglia di
lavoratori, come tanti altri-
Rein sorrise compiaciuta.
-Dreamy, sono proprio contenta di
averti come mia cameriera personale-
La rosa arrossì orgogliosa.
-Grazie altezza. Ma ora dobbiamo sbrigarci. Non potete certo
presentarvi così da sua maestà stasera per la cena. Devo sistemarvi abito e
capelli, muoviamoci principessa-
Rein si portò allarmata una mano
ai capelli, perplessa, mentre osservava Dreamy
allontanarsi
-Cos’hanno i miei capelli che non va?-
Ma Dreamy non poté rispondere,
perché una voce, dal fondo del corridoio, si affrettò a chiamare Rein
-Rein-
Il tono preoccupato e allarmato della voce fece voltare la
turchina. Rein non ebbe dubbi, riconobbe
immediatamente la voce
-Shade-
Il principe venne di corsa verso di lei e si fermò a un
passo dalla turchina, afferrandole una mano
-Devi venire con me, subito. È un’emergenza-
Detto questo, Shade, stringendole
la mano, prese a camminare, portandosi con se Rein
-Shade aspetta cosa…-
-Non ho tempo di spiegare. Dobbiamo andare, subito-
-Ma io…-
-Altezza, fermatevi!-
Sentendo la voce di Dreamy, Shade si fermò e si voltò di scatto
-Dreamy, avvisa mia madre. Dille
che io e Rein ci dobbiamo occupare di un’emergenza.
Andrò io a spiegarle di persona di cosa si tratta appena possibile-
La rosa, a bocca aperta, fissò Shade
poi spostò lo sguardo su Rein, trovando lo stesso
sguardo confuso
-Dreamy, da mia madre, subito-
La rosa si affrettò ad annuire
-Si subito, altezza. Vado immediatamente-
Dreamy si inchinò e incurante di
etichette e regole prese a correre lungo il corridoio, diretta verso le scale,
in direzione dell’appartamento di Moon Maria. Rein si
voltò verso Shade
-Shade, cosa sta succedendo?-
Shade scosse la testa
-Non c’è tempo ora, tanto non appena saremo arrivati ti
verrà detto tutto-
-Tutto cosa?-
Shade prese a camminare, a passo
spedito, trascinandola con se. Rein capì che era
inutile tentare di parlare con lui, tanto non le avrebbe risposto. Così lo
seguì, un passo dietro di lui, legati dalle loro mani intrecciate e dalla presa
salda di Shade sulla sua mano.
Shade la condusse verso la porta
della biblioteca reale dove fermo aspettava una guardia. Rein
guardò perplessa ora la guardia, ora Shade, ma il
principe parve non farci caso. Fece un cenno all’uomo che si inchinò e si avviò
nel corridoio. La guardia arrivò quasi a metà del corridoio e si mise
sull’attenti. Solo quando Shade vide l’uomo prendere
posizione si avviò verso la porta della biblioteca, e con un movimento deciso
la aprì. Dentro, subito visibile perché si trovava a pochi passi dalla porta, camminava
avanti e indietro Thomas, che appena li vide si fermò e li guardò preoccupato
-Rein, abbiamo un problema-
Disse solo il capitano. Rein
guardò ora Thomas ora Shade. Il volto del principe
era serio e scuro, quasi preoccupato. Rein capì immediatamente
che si trattava di qualcosa di preoccupante o peggio
-Che cosa è successo? Mi state spaventando, per favore
qualcuno mi vuole dire perché sono stata trascinata qui?-
Thomas la guardò e solo a quel punto fece un cenno verso un
angolo della stanza. Una giovane donna, una cameriera, che Rein
non aveva minimamente notato appena entrata si avvicinò e si inchinò
-Daisy, ripeti alla principessa ciò che hai riferito a me e
al principe poco fa-
La ragazza, che non doveva avere più di sedici anni e
sembrava intimorita, annuì
-Altezza, sono stata chiamata qui per riferire di un nuovo
pettegolezzo che si sta diffondendo per il palazzo. Io sono una aiuto cameriera,
e molto spesso vengo ignorata dai nobili che così parlano liberamente davanti a
me quando svolgo il mio lavoro. L’altro giorno stavo sistemando la stanza della
viscontessa Dunnel…-
-Ovvero la peggiore pettegola dell’intero palazzo-
Disse Shade, in un misto tra l’arrabbiato
e il rassegnato. Rein si voltò verso di lui, ma Shade evitò di incontrare il suo sguardo, così Rein si voltò verso Daisy
-Continua Daisy-
-Stavo sistemando la stanza, come ho detto, quando ho
sentito la viscontessa, che parlava con la marchesa Eldelberry.
La marchesa parlava di un avvistamento notturno avvenuto a palazzo la settimana
scorsa-
Rein sentì un attimo il cuore
fermarsi. Cercò di controllarsi e di contenere il terrore che si stava
sprigionando dentro di lei. Possibile che l’incontro di cui stavano parlando
fosse quello avvenuto tra lei e Shade? La turchina
spostò lo sguardo su Shade, ma il principe lo evitò.
Daisy continuò a parlare
-A quanto pare, due cameriere di ritorno negli alloggi della
servitù, hanno visto un uomo allontanarsi di corsa dal…-
La ragazza ebbe un attimo di esitazione e si fermò. Thomas allora
le mise una mano sulla spalla esortandola a continuare
-Tranquilla Daisy, non ti succederà niente. Tu riferisci
solo, non ti preoccupare-
La ragazza annuì e continuò
-Le cameriere hanno visto un uomo allontanarsi di corsa dal
corridoio del primo piano dove voi avete l’appartamento, principessa-
Rein sentì le gambe cederle e solo
con enorme sforzo mantenne la calma e la stabilità. Possibile che qualcuno
avesse veramente visto Shade allontanarsi dal suo
appartamento la settimana scorsa? E se avessero visto altro? Come l’abbraccio
che si erano scambiati?
-Solo questo? Dubito che mi abbiate fatto venire qui solo
per un uomo che si allontanava da un corridoio. Quindi affrettatevi a dirmi
cosa c’è perché c’è dell’altro, vero?-
La cameriera annuì
-Si altezza, c’è altro. A quanto pare le cameriere hanno
visto in faccia l’uomo che si allontanava e lo hanno anche riconosciuto e hanno
anche visto da quale appartamento si allontanava-
I battiti del cuore di Rein si
fecero sempre più forti e assordanti. Rein chiuse gli
occhi e si preparò, pronta a sentire la fine della sua reputazione
-Chi hanno visto Daisy?-
La voce di Daisy si fece un sussurro, ma nel silenzio della
stanza risultò chiara e precisa
-Hanno visto il conte di Hoteval,
principessa-
Rein aprì gli occhi di scatto
sconvolta. Non poteva avere sentito realmente ciò che le sue orecchie avevano
captato.
-Il conte di… Hoteval?-
Chiese per accertarsi di avere capito bene. Daisy annuì. Rein spalancò la bocca, sconvolta
-Philip? Philip di Hoteval usciva
di notte da un appartamento privato?-
La ragazza annuì
-Secondo quanto affermano le cameriere si, altezza.
Affermano di averlo visto bene in volto e non si sono confuse. Era parecchio
agitato, hanno detto, e si stava allontanando a passo veloce-
-Da quale appartamento di allontanava? Magari hanno solo
visto Philip camminare e hanno pensato…-
Rein non finì la frase perché
Daisy prese a scuotere il capo velocemente
-L’hanno proprio visto uscire dalla porta. È per questo che
hanno assistito al tutto. In piena notte hanno sentito il rumore di una porta aprirsi
ed è una cosa piuttosto insolita, altezza, soprattutto per il luogo in cui si
trovavano. Ed è così che hanno visto il conte e anche hanno potuto vedere con
chiarezza di chi era l’appartamento da cui usciva. E l’appartamento da cui si
stava allontanando era quello della contessa di Gaumont!-
A quelle parole seguì un lungo silenzio. Rein
fissò la cameriera, senza parole.
-Di Trudy?-
Rein guardò Thomas, in cerca di
una possibile spiegazione razionale, ma gli occhi del capitano erano sconvolti
tanto quanto i suoi.
-Daisy, perdonami se te lo chiedo ma sei sicura di ciò che
stai dicendo? Hai capito bene? I nomi li hai sentiti con precisione?-
Chiese Rein alla cameriera. Daisy
annuì convinta
-Si principessa, è la verità, non sto mentendo. Sapete cosa
succede ad una cameriera che si azzarda a raccontare il falso? È la verità, ve
lo assicuro, altezza. È il pettegolezzo di corte del momento, chiunque ormai
non fa che parlare di questo: parlano del conte di Hoteval
e della contessa di Gaumont, e della loro relazione
segreta-
Esatto, dispersa tra le pieghe del ritardo e della crisi
creativa, eccomi ritornata. Vi chiedo scusa, per prima cosa, per questa lunga
pausa dall’ultimo aggiornamento. Purtroppo sono stata colpita da un blocco creativo,
lo ammetto tranquillamente e senza problemi. Per due mesi non sono proprio
riuscita nemmeno a pensare di scrivere, poi avevo ripreso, ma non ero convinta
del tutto e per evitare qualsiasi cosa, ho preferito aspettare. E ora eccomi
qua, tornata. Ammetto che non sono al cento per cento soddisfatta del capitolo,
credo abbia qualche piccolo diffettuccio qua e là, e
forse è leggermente noioso, nel caso, vi prego, perdonatemi. Ho cercato di
renderlo il più scorrevole possibile ma dovevo introdurre un personaggio che
per troppo avevo rimandato e volevo che Daphne avesse un po’ più di spazio così
come la marchesa. Spero di essere riuscita a fare un buon lavoro e di non
avervi deluso dato il tanto tempo che avete aspettato.
Adesso però, permettetemi di ringraziarvi di cuore. Grazie
per l’affetto che mi avete dato in questo periodo. So che non ci conosciamo
direttamente, so che forse per voi sono ormai una figura mitologica che ogni
tanto torna a farvi visita, ma io ho percepito il vostro affetto e credetemi mi
ha scaldato il cuore e riempito di gioia. Grazie anche a chi mi ha scritto in
privato per sapere se stavo bene e avere notizie. Grazie
a tutti quanti <3
Bene, ora, passiamo alla parte succulenta e spero che
qualcuno sia rimasto a leggere fino a qui. Bene, ora il grande scandalo è
uscito allo scoperto: Trudy e Philip! Voi come me sapete bene cosa è successo
realmente, e sapete anche bene che le cose possono avere vari punti di vista.
Sarà interessante vedere cosa succede e quindi vi voglio dare un piccolo
anticipo: ci sarà una bella scena, o almeno mi auguro, tra un Thomas decisamente
deciso a rifare i connotati al conte e qualcuno che cercherà di calmarlo.
Ovviamente non vi dico chi è, ma forse ci potete arrivare da soli XD
Bene, ora come vi avevo promesso, la storia si fa succosa e
si entra appieno nel vivo, si capiranno meglio certi legami tra i vari
personaggi e spero di farvi appassionare ancora di più con le idee che mi sono
venute per questa storia. Ovviamente ci saranno anche molti altri teneri
momenti tra i nostri principi… credetemi non farei che scrivere solo di loro
due e di quanto sono carini.
Infine, poi vi lascio sul serio, il signor Derender è un chiaro omaggio ad uno dei personaggi di una
delle mie serie preferite, il caro Mr. Carson di Downton
Abbey. Ovviamente i personaggi non sono uguali, ma diciamo che come stile e
portamento pensate a lui. E se non sapete cosa sia Downton
Abbey (cosa che dubito altamente, ma non si sa mai) andatevi a recuperare
questa serie meravigliosa, è un ordine. Devo però dire che non ho copiato
l’idea dalla serie, avevo sempre avuto in mente questo personaggio per la
storia, anche perché avrà un ruolo per una certa cosa, ma ammetto che nel tempo
ho sempre più associato lo stile del signor Derender con
quello di Carson. Ovviamente spero di non avere copiato spudoratamente il
personaggio, e se l’ho fatto, è stato fatto inconsciamente, ma Downton Abbey è veramente una delle mie serie preferite
quindi se l’ho fatto è stato inconscio per una passione personale. Nel caso
abbiate pietà di me e della mia mente.
Ma ora basta, come promesso, vi lascio andare. Come sempre,
grazie per chi continua ad aspettarmi, grazie per chi continua a leggere questa
storia e grazie per chi lascia un commento. Sono cose che mi regalano una gioia
immensa e mi fanno ricordare il perché amo scrivere: condividere con più persone
quella che è una passione e soprattutto condividere con voi questo viaggio che
è la storia di Rein. Grazie come sempre, dal profondo
del mio cuore, io vi mando un bacio grande. Alla prossima, la vostra
So che molti
non si aspettavano questo tipo di aggiornamento, ma mi sembrava doveroso verso
tutti scrivere due parole data la mia, ancora, lunga assenza da questa storia.
Non starò qui a spiegarvi i motivi per cui mi sono fermata, credo che non sai
importante questo aspetto, ma credo che la cosa più importante sia farvi sapere
che, come ho detto un sacco di volte, non voglio abbandonare questa storia e
voglio assolutamente concluderla. Non solo per voi, che siete con me da
anni e ancora mi state aspettando, ma anche per me, perché voglio con tutta me
stessa scrivere questa storia e non lasciarla in sospeso. Quindi volevo solo
dirvi che io la continuerò, con i miei tempi, ma non la abbandono e soprattutto
non voglio abbandonare nemmeno voi. Non so chi vorrà ancora aspettarmi ma io
resto qui. Quindi il mio è un piccolo arrivederci, e spero entro la fine di
questo mese di pubblicare un nuovo capitolo.
Io come
sempre vi mando un bacio grandissimo, grazie a chi continua a sostenermi e per
chi continua a seguirmi nonostante io sia un’autrice discontinua.
Rein era nella sua stanza, che
passeggiava avanti e indietro. Era talmente tanto sconvolta per le cose che
aveva scoperto che nonostante la tarda ora, non riusciva a dormire. Trudy e
Philip insieme? Era la cosa più assurda che avesse mai sentito ma, dopotutto,
doveva ammettere che non conosceva bene nessuno dei due così approfonditamente
da potere affermare se fosse possibile o fosse tutta un’opera di pura fantasia.
Eppure credeva che l’animo integerrimo di Philip e la ferma determinazione di Trudy
fossero in netto contrasto con quello che affermava la corte. Non ce la vedeva
affatto Trudy mettere a repentaglio la sua reputazione per un flirt, per di più
con un uomo come Philip. Se una donna nubile fosse stata colta in intimità con
un uomo la sua vita sarebbe finita. Non solo nessun uomo l’avrebbe più voluta
sposare, ma anche la famiglia di lei sarebbe stata gettata nel disonore e
nell’infamia. Rein non condivideva molto quella
visione delle cose, anche perché la stessa regola non si applicava agli uomini
e la cosa l’aveva sempre infastidita. Ma la cosa più strana era che conosceva
quel poco che bastava Trudy per immaginare che la donna non avrebbe mai fatto
una cosa simile. Per non parlare poi di un fatto che la stava tormentando da un
po’: quel pomeriggio nessuna delle signore invitate al suo the aveva ripetuto
quel pettegolezzo su Trudy, anche se, stando alle parole di Daisy la cameriera,
era una voce che circolava già da una settimana e di cuila marchesa era perfettamente a conoscenza,
dato che era stata lei a parlarne per prima alla pettegola di corte, la
viscontessa Dunnel. Questo dettaglio era un’altra
cosa non la faceva stare serena. Perché, se tra Trudy e Fanny non correva molto
buon sangue, la marchesa non aveva approfittato di quell’occasione per
screditare la contessa davanti ai suoi occhi? Perché Daphne, che sapeva non
avere niente contro lei o Trudy non le
aveva riferito nulla su quel pettegolezzo? Possibile che nemmeno lei ne fosse a
conoscenza? Se fosse stato così, se nessun membro che le era abbastanza vicino
a corte ne era a conoscenza, era come se qualcuno li avesse volutamente tenuto
all’oscuro. E questo pensiero la tormentava ancora di più del pettegolezzo in
se e di tutto quello che comportava.
-Cosa sta macchinando la marchesa?-
Domandò al suo riflesso nello specchio, ma tutto ciò che
ricevette come risposta fu il suo stesso sguardo perso. Con un sospiro si buttò
sul letto, sconsolata. Era così contenta che il pomeriggio fosse stato un
successo che faticava a pensare come tutto fosse cambiato così velocemente nel
giro di una decina di minuti. E il peggio era stato vedere Thomas, così
sconvolto per la notizia che non sapeva cosa fare. La cosa migliore sarebbe
stato parlare direttamente con Trudy e chiedere spiegazioni, ma con che diritto
avrebbe lei potuto farlo? Non erano amiche o confidenti e non aveva nessuna
certezza che Trudy ne volesse parlare o spiegarle cosa fosse successo.
Dopotutto se la notizia fosse stata vera e lei avesse avuto realmente una
relazione intima con Philip avrebbe ammesso la cosa proprio davanti a lei? Era
molto improbabile.
-Cosa dovrei fare?-
Chiese alla stanza vuota. Non ricevette risposta
Shade, seduto sul davanzale di una
finestra del suo studio, non sapeva cosa fare. Era stata dura convincere Thomas
a rimandare qualsiasi decisione avventata e sconsiderata, soprattutto quella di
correre da Philip a chiedere spiegazioni. Shade aveva
personalmente riportato Thomas nella sua stanza e lo aveva osservato scolarsi
due bottiglie di vino senza problema. Era rimasto con lui fino a quando non si
era addormentato e aveva ordinato al conte Nicholanos
e a due guardie di sorvegliare la porta e di impedire in qualsiasi modo a
Thomas di uscire. Se fosse stato necessario avrebbero avuto il permesso di sbatterlo
in prigione. Dopo l’ordine era tornato nello studio, intento a volere lavorare
per cercare di distrarsi, ma non ci era riuscito. Vedere Thomas in quello stato
lo aveva gettato nello sconforto più totale, perché anche se era un principe,
non aveva nessun potere per risolvere la situazione in modo semplice o efficace.
Parlare con sua madre si era rivelato anche quello un problema. Nemmeno la
regina poteva niente contro quelle voci e l’unico consiglio che era riuscita a
dargli era di indagare e verificare.
-Se volete smontare le voci di uno scandalo, la cosa
migliore è trovare informazioni talmente solide da confermare tutta un’altra
storia. E ovviamente dovete parlare con i diretti interessati-
E quello era un enorme problema. Non poteva certo avvicinare
Trudy per chiederle che tipo di rapporti avesse con Philip e altrettanto non
poteva chiedere apertamente a Philip. Non era con nessuno dei due così in
intimità per potere chiedere in che tipo di rapporto fossero i due. Potevano
mentirgli. Certo, poteva ordinargli di dire che tipo di relazione avessero, ma
non era comunque certo che gli avrebbero detto la verità. E se avessero
veramente avuto una relazione sentimentale in corso? Shade
sospirò e si versò un altro bicchiere di cognac. Mentre si portava il bicchiere
alla bocca, solo un’unica domanda gli rimbombava nella testa
-Come devo agire?-
L’orologio del castello battè
quattro rintocchi. Nel cuore della notte e nel silenzio del palazzo quel rumore
improvviso fece sobbalzare di colpo Rein. La turchina
si alzò dal letto e si guardò intorno. Era ancora sveglia, forse si era
appisolata per una mezzoretta, ma non di più. Eppure non era stanca. Il suo
cervello continuava a lavorare instancabile, in cerca di una soluzione, anche
se non ne aveva trovata nemmeno una che fosse vagamente realizzabile. Rein prese a rotolarsi nel letto varie volte, in cerca di
una posizione più comoda o dell’arrivo del sonno. Tuttavia, dopo un periodo che
le parve lungo un’infinità e il mancato sopravvento del sonno, Rein decise di alzarsi, spazientita. Si avvicinò alla
finestra e aprì la porta che accedeva al suo terrazzo privato. Il contatto con
l’aria fredda della notte fece rabbrividire Rein, che
si avvolse a se più stretta la vestaglia. Si avvicinò alla balaustra del
balcone e guardò il giardino sotto di se. Era buoi, ma la luce della luna
rischiarava quel poco che bastava per permetterle di distinguere i sentieri, le
siepi e la fontana della Luna che si trovava sotto la sua finestra. Rein rimase qualche minuto ferma a osservare il giardino vuoto
e silenzioso prima di voltarsi per tornare nella sua stanza, al caldo. Voltandosi
si accorse che una parte del giardino sembrava rischiarata come da una luce
intensa. Incuriosita, Rein si avvicinò alla balaustra
e si sporse, in direzione del corpo principale del castello. Non fu del tutto
meravigliata nel vedere da dove provenisse la luce: lo studio di Shade era, infatti, la fonte di quel bagliore nella notte.
Il principe doveva essere rimasto sveglio per lavorare, o forse, come lei, non
riusciva a dormire a causa di tutto quello che avevano scoperto quel
pomeriggio. Rein si fermò a guardare ancora qualche
istante le finestre dello studio, quando un’idea improvvisa la colse, di
sorpresa. Si meravigliò lei stessa per quel pensiero, ma si ritrovò a sorridere
all’idea. Corse veloce dentro la stanza e si mise alla ricerca di quello che le
serviva. Sapeva di avere tutto il necessario per realizzare ciò a cui aveva
pensato, doveva solo immaginare dove Dreamy avesse
collocato tutto quanto. Ci mise circa una decina di minuti a trovare tutto
quanto, e, quando fu pronta, tornò sul balcone. Si sedette sulla balaustra, la
schiena appoggiata contro una colonna e si mise al lavoro. Non badò troppo al
freddo della notte o del marmo sotto di lei, tanto era concentrata nel suo
intento. E senza accorgersene quasi, passò più di un’ora a lavorare. Quando
ebbe finito guardò il risultato del suo lavoro e si ritrovò a sorridere.
-Chissà se gli piacerà-
Shade aveva passato la notte in
bianco, chiuso nel suo ufficio. Era rimasto lì fino alle sei di mattina, quando
aveva deciso di tornare nella sua stanza per concedersi un bagno caldo e
cambiarsi i vestiti prima di colazione. Nonostante la stanchezza della notte
insonne, si sentiva bene. L’acqua calda aveva sempre il potere di levargli via
di dosso la stanchezza, o era quello che gli piaceva pensare. Lavorare lo aveva
aiutato a distrarsi dai pensieri e dalle preoccupazioni per Thomas, anche se
una parte della sua mente era stata incapace di dimenticare, anche per pochi
attimi, il volto sconvolto di Thomas. Tuttavia quella mattina si sentiva più
sicuro e fiducioso nel riuscire a trovare una soluzione. Forse era stata la
luce del sole a dargli fiducia, rispetto al buoi della notte, ma aveva come la
sensazione che tutto stava per prendere una piega positiva per tutti loro. Shade aveva appena fatto in tempo a rivestirsi quando
qualcuno bussò energicamente alla porta della sua stanza. Era insolito che
qualcuno lo facesse, soprattutto a quell’ora del mattino. Non erano ancora le
otto, infatti, ed erano molto pochi i nobili, o i ministri, già in piedi e
operativi. Di solito la vita di palazzo iniziava intorno alle dieci, orario in
cui la regina apriva le udienze mattutine. Era decisamente insolito, quindi,
che qualcuno lo cercasse così presto. A meno che non si trattasse di una
emergenza. Shade corse alla porta, allarmato e la
aprì. Una guardia si inchinò appena lo vide
-Altezza chiedo scusa per l’orario-
-È successo qualcosa?-
L’uomo annuì
-Si tratta del capitano delle guardie, altezza…-
Shade chiuse gli occhi
-Cosa ha combinato?-
-Il tenente Nicholanos ve lo
spiegherà lui stesso, altezza. Ha chiesto se lo potete raggiungere subito,
altezza-
-Dove?-
-Nelle segrete, altezza-
Shade chiuse gli occhi e si trovò
a sospirare. Così, alla fine, Thomas si era veramente fatto sbattere in
prigione dalle sue stesse guardie e per suo ordine.
-Fammi strada-
La guardia annuì e si incamminò, Shade
subito dietro di lui. Il palazzo si stava ancora svegliando, nel frattempo, e
un esercito di camerieri e cameriere invadeva i corridoi. Non appena lo vedevano
passare, tutti si affrettavano ad inchinarsi e a lasciarlo passare. Il principe
sentì un leggero brusio dietro di se, ma decise di non darci peso. Sapeva che
era insolito, per lui, camminare per il palazzo a quell’ora, ma la cosa
migliore era ignorare qualsiasi cosa attorno a se. Era abituato, ormai, ad
isolarsi dal resto del mondo, creandosi come una specie di bolla attorno a se ed
isolandosi da tutto. Fu per questo che non si accorse subito di essere chiamato.
Solo quando una mano lo afferrò per un braccio, costringendolo a voltarsi, che
si ritrovò ad uscire dalla sua bolla, riportato bruscamente alla realtà
circostante . E fu così che si ritrovò a guardare due occhi che riconobbe
subito
-Rein-
La turchina gli sorrise, divertita
-Guarda cosa mi costringi a fare. Ti ho chiamato ma non mi
hai minimamente sentito-
Shade scosse la testa
-Perdonami non stavo prestando attenzione-
Rein ridacchiò
-Ho notato. Meno male che sono brava a correre e sono
riuscita a raggiungerti-
-Cosa ci fai qui?-
Le chiese perplesso. Lo sguardo della principessa si spostò
sulla guardia dietro di lei
-Sono stata convocata, come te credo-
Shade non ebbe bisogno di
impiegare molto tempo per capire
-Nicholanos ti ha fatto chiamare?-
Rein annuì
-Perché? Cioè perché ha chiamato anche te?-
Rein scosse la testa
-Non lo so. Ma credo sarà meglio sbrigarci a scoprirlo,
prima di attirare troppa attenzione-
Shade annuì. Si voltò verso la
guardia, incitandola a proseguire. L’uomo si inchinò sia a lui che a Rein e procedette. La guardia chiamata per scortare Rein si mise dietro di loro. Shade
offrì il suo braccio alla turchina e lei lo prese senza esitazione
-Credi che sia successo qualcosa di molto grave?-
Shade scosse il capo
-Non lo so. Ma dato che lo hanno portato nelle segrete,
immagino abbia cercato di uccidere Philip-
-Le segrete? Hai fatto rinchiudere Thomas nelle segrete?-
Shade guardò Rein
e vide lo sguardo sconvolto e arrabbiato di Rein per
ciò che aveva detto
-Ti sconvolge di più il fatto che abbia acconsentito a
rinchiudere Thomas in una cella, piuttosto il fatto che Thomas abbia cercato di
uccidere Philip?-
Rein scosse la testa
-Sappiamo entrambi che non avrebbe mai fatto sul serio del
male a Philip. Come hai potuto sbatterlo in una cella?-
Rein lo guardò con uno sguardo
così sconvolto, che Shade provò un senso di
imbarazzo. E si ritrovò costretto a doversi giustificare
-Non guardarmi così, ti prego. Ho agito per il meglio,
credimi. Thomas era ubriaco, ieri sera e avevo avvisato le guardie di fare
tutto il possibile per non fargli commettere qualcosa di folle o sconsiderato.
L’ultima cosa che voglio è che un mio amico finisca sulla bocca di qualsiasi
persona qui a corte-
-E farlo rinchiudere nelle segrete era il solo modo che ti è
venuto in mente per fermarlo? Potevi restare con lui e fargli compagnia per la
notte-
Shade scosse il capo
-Thomas mi avrebbe odiato se lo avessi osservato una notte
intera come fosse un bambino. Lo conosco Rein,
purtroppo per me conosco quel pazzo sconsiderato fin troppo bene per sapere che
l’unica possibilità era lasciarlo sfogare, da solo. Con il vino. Avevo detto alle
guardie di intervenire in modo così drastico solo se fosse stato veramente
necessario usare le maniere forti . Se fosse stato assolutamente impossibile
farlo ragionare e ricondurlo nella sua stanza allora si, dovevano rinchiuderlo
in una cella-
Rein rimase in silenzio per
qualche attimo. Shade sentì la mano della principessa
stringere il suo braccio
-Vuol dire che era intenzionato sul serio ad uccidere
veramente Philip?-
Shade annuì
-Trudy è come una sorella per lui e, lo ammetto, non l’avevo
mai visto così sconvolto come ieri sera-
Rein non replicò e i due
proseguirono in silenzio. Ad un tratto il gruppo si fermò davanti ad una porta.
Shade sapeva perfettamente cosa aspettarsi, ma forse Rein no. Si voltò così verso di lei, preoccupato
-Rein senti, forse sarebbe meglio
se tu aspettassi qui di sopra. Insomma, non credo che le segrete sia il posto
migliore per... quello che vorrei dire è che…-
-Shade, so come sono fatte delle
segrete. Non è la prima volta che ne vedo una, sai? Non mi spaventa un po’ di
polvere e qualche ragnatela-
Shade la fissò e Rein lo guardò divertita
-Sei già stata in una segreta? Sul serio?-
Rein annuì
-E’ un miracolo che con tutto quello che abbiamo combinato
io e mia sorella nostro padre non ci abbia fatto rinchiudere per un paio di
mesi per impedirci di fare qualsiasi cosa, o per farci ragionare sul nostro
comportamento. Invece ci ha condotto lì, e anche molte volte, per farci vedere cosa
volesse dire realmente governare e che, a volte, era necessario agire anche con
un pugno di ferro-
Shade la guardò meravigliato. Non
si immaginava re Toulouse portare nelle segrete le sue figlie, ma evidentemente
conosceva molto poco il re del regno del sole. Guardando lo sguardo risoluto
della turchina, Shade si trovò ad annuire
-Va bene allora. Andiamo-
Rein annuì. Shade
fece un cenno alla guardia e l’uomo aprì la porta. Un corridoio poco illuminato
si aprì davanti ai loro occhi e un odore di cantina, un misto di polvere e
chiuso, arrivò alle loro narici. Shade si avviò ed
entrò con Rein. Camminarono per qualche metro in
silenzio, prima che il conte Nicholanos gli venisse
incontro
-Altezze reali-
-Conte-
Nicholanos si inchinò.
-Chiedo scusa per avervi fatto chiamare così presto, ma ho
ritenuto che prima fosse risolta questa situazione meglio fosse per tutti,
soprattutto per me-
Shade annuì
-Cosa ha fatto per meritarsi di essere chiuso qui dentro?-
Nicholanos fissò Shade e sospirò
-Ha cercato di andare nell’appartamento del conte di Hoteval, altezza, con la spada-
-Lo immaginavo-
-E nel cercare di trattenerlo ha… tirato un pugno a una
guardia, mandandola al tappeto e quasi ferito un’altra guardia con la spada-
Shade si portò una mano sul viso e
Rein ridacchiò. Il principe le scoccò un’occhiata
contrariata ma Rein gli sorrise
-Andiamo, è divertente se ci pensi… avrei voluto vedere la
scena-
Shade la guardò, allibita
-Vi assicuro altezza che non è stato affato
divertente-
Disse Nicholanos. Rein fece per ribattere ma si trattenne.Stava per intervenire e chiedere altro a Nicholanos, quando la voce inconfondibile di Thomas si
propagò per il corridoio, facendoli tutti voltare verso il suono
-La volete smettere di fare i convenevoli e volete tirarmi
fuori? La situazione sta diventando imbarazzante-
Shade fece qualche passo in avanti
fino ad arrivare davanti ad una cella. Dietro le sbarre Thomas, seduto per
terra e con la schiena appoggiata alla parete lo fissò esasperato.
-Fammi uscire da qui, subito-
Gli intimò. Shade incrociò le
braccia al petto
-Non saprei. C’è qualcosa di terribilmente piacevole nel
saperti chiuso dietro queste sbarre-
Thomas si alzò e si avvicinò alle sbarre
-Shade, non sono dell’umore, ne
per il tuo sarcasmo ne per niente altro. Fammi uscire. Subito-
-Solo se prometti di mantenere la calma-
-Io sono calmo-
-E che non correrai ad uccidere Philip-
Thomas lo guardò poi annuì
-Non uccido nessuno, non ne era mia intenzione-
-E che non andrai a prendere a pugni il mio ministro-
Thomas lo guardò fisso negli occhi, poi, molto lentamente,
annuì
-Bene-
Shade si voltò verso Nicholanos e gli fece un cenno. Il tenente si avvicinò alle
sbarre e, dopo avere inserito la chiave e fatto scattare il chiavistello, aprì
la porta al suo capitano. Non appena Thomas fu fuori si mise di fronte a Shade e il principe realizzò un secondo troppo tardi cosa
stava accadendo. Il pugno di Thomas si abbatté sulla sua guancia veloce, preciso
e doloroso. L’urlo di Rein fu l’unica cosa che si
sentì. Shade era finito per terra, disteso sul
pavimento. Senza pensare, Shade si affrettò a
rialzarsi e diede lo stesso pugno che aveva ricevuto a Thomas. I due presero a
fare a botte, tirandosi pugni, schiaffi o calci a vicenda. Rein
prese a urlargli contro, ma Shade non ci badò, così
come Thomas. I due si ritrovarono per terra, avvinghiati e intenti a tirarsi
pugni, quando una secchiata d’acqua gelida gli arrivò addosso. Shade si trovò a sbattere gli occhi, confuso. Si sdraiò
sulla schiena e guardò in alto e lo stesso fece Thomas, come paralizzato.
Davanti a loro stava, in piedi, Nicholanos, un
secchio vuoto tra le mani.
-Altezza, capitano, direi che ora può bastare. Avete
spaventato fin troppo la principessa-
Shade guardò Rein
che si trovava a qualche passo da loro, dietro una guardia reale. Aveva delle
lacrime che le scendevano dagli occhi e Shade si
maledisse. L’aveva spaventata. Si voltò verso Thomas per rimproverarlo ma il
capitano gli rivolse uno sguardo divertito. Bastò quello e anche lui sorrise, per
poi scoppiare a ridere. Thomas fece lo stesso e le loro risate si diffusero per
il corridoio. Ad un tratto Shade si voltò verso
Thomas
-Ti senti meglio?-
Thomas annuì
-Decisamente-
Shade annuì poi si mise a sedere. Rein aveva lo sguardo sconvolto
-Thomas aveva solo bisogno di prendersela con qualcuno per
sfogarsi-
La principessa fissò lui poi Thomas a occhi sgranati.
-Voi siete pazzi-
Disse solo. Thomas ridacchiò e si tirò su, poi offrì la mano
a Shade per farlo alzare
-Non pazzi, siamo solo uomini. È così che risolviamo le
cose, vero Nicholanos?-
Disse Thomas assestando una pacca sulla spalla al suo
tenente. Nicholanos non disse niente, si limito ad
annuire, ma forse più per abitudine che altro, il secchio vuoto ancora in mano.
Shade si scosse i capelli bagnati dal viso e tornò
padrone della situazione
-Nicholanos, accompagnate la
principessa nella stanza di Thomas e fate portare the caldo e qualcosa da mangiare.-
-Come volete altezza. Principessa, per favore, seguitemi-
Nicholanos si inchinò e prese a
camminare verso la principessa. Rein, tuttavia, non
sembrava intenzionata a spostarsi da quel corridoio. Anzi, si incamminò veloce
verso di lui, leggermente furiosa e fece qualcosa di totalmente inaspettato.
Quando fu abbastanza vicina a lui, infatti, gli diede un calcio in uno stinco, facendolo
trasalire dal dolore e poi fece lo stesso con Thomas.
-Ahia Rein, fa male-
Disse Thomas portandosi una mano sulla gamba, dolorante. Shade, troppo sconvolto da quell’atteggiamento, la fissò. Rein incrociò le braccia al petto e li guardò autoritaria
-Questo è per avermi fatto spaventare. Che modi sono di
prendersi a pugni? Così che risolvete le cose? Mi meraviglio che la società
civile possa essere andata avanti con voi uomini al comando. Siete due idioti,
lo sapete? Due immaturi, piccoli e stupidi bambini anzi. Non posso credere di
essermi anche preoccupata per voi-
Shade la fissò ma non disse
niente, anzi, sentendosi in colpa, abbassò lo sguardo, incapace di guardare i
suoi occhi. Rein non aggiunse altro, si voltò e si
incamminò per il corridoio. Nicholanos si fece da
parte ma scoccò un sorriso divertito ai due, prima di seguire la principessa. A
metà del corridoio, tuttavia, Rein si voltò di nuovo
verso di loro
-E vedete di darvi una sistemata! Non vorrete prendervi un
raffreddore. Asciugatevi, rendetevi presentabili e venite a fare colazione. O
giuro che vi darò qualcosa di molto più doloroso di un calcio in una gamba,
sono stata chiara?-
Sia Shade che Thomas annuirono. Poi
Rein si avviò per il corridoio, sparendo presto dalla
loro vista. Rimasti soli Thomas si voltò verso di lui
-Sposala, te ne prego. E giuro che non ti darò mai più un
problema al mondo-
Shade non gli rispose nemmeno ma
un sorriso gli affiorò sul volto. Mentre si massaggiava la gamba ancora
dolorante si trovò a pensare che effettivamente una donna come lei non l’aveva
mai conosciuta. E qualcosa gli diceva che c’erano ancora tanti aspetti di lei
inaspettati da conoscere.
Rein fissò quello che doveva
essere il salotto di Thomas e per poco non lanciò un urlo di disperazione. La
stanza era in uno stato di totale delirio. Il divano era privo dei suoi
cuscini, che erano sparsi in giro per la stanza, scaraventati, evidentemente,
da un furioso e ubriaco Thomas. Il tavolino era ricoperto di bottiglie di vino,
vuote, bicchieri e avanzi di cibo. Il fuoco era spento da un po’ e le due
finestre della stanza erano aperte, in modo che l’aria fredda del mattino
primaverile entrasse dentro, copioso. Rein si voltò
verso Nicholanos
-Chiamate subito qualcuno per sistemare questo disastro. E
voi-
Indicò due guardie che scattarono subito
-Chiudete immediatamente quelle finestre e accendete il
fuoco. Sapete accendere un fuoco, vero?-
Gli uomini annuirono e si misero all’opera. Intanto Nicholanos aveva fatto chiamare una cameriera e la ragazza,
appena vide lo sguardo torvo di Rein e le condizioni
della stanza si mise subito a sistemare, in silenzio. Il rumore del fuoco che
aveva preso vigore nel camino fece voltare Rein verso
di esso. Si avvicinò veloce e allungò le mani, per scaldarsi. Nicholanos le si avvicinò piano
-Altezza se posso…-
Rein si voltò
-Che cosa c’è adesso?-
L’uomo fece un passo indietro istintivamente
-Niente altezza solo, se avete freddo, potete accomodarvi
nello studio del capitano. Lì il fuoco arde già da un’ora e la stanza è più
calda rispetto a questa. Così mentre aspettate sua altezza e il capitano potete
stare al caldo-
Rein si guardò un attimo intorno.
Effettivamente la stanza era gelata dato che, molto probabilmente, le finestre
erano rimaste aperte per buona parte della notte e la cameriera aveva bisogno di
una buona mezz’ora per rendere la stanza almeno presentabile. La turchina si
ritrovò a fare un sospiro poi scosse la testa
-No-
Nicholanos granò gli occhi
-No altezza?-
-No. Io aspetterò quei due che chiamate rispettosamente principe
e capitano nella sala da pranzo del palazzo, dove ogni mattina faccio colazione
insieme alle sole persone che conoscono ancora buone maniere e educazione o che
abbiano un minimo di cervello e lo sanno usare. Se vorranno vedermi sarò lì.
Altrimenti, che stiano qui pure al freddo per quanto mi riguarda-
Detto questo Rein si voltò e si
avviò verso la porta. Poi però si bloccò di colpo e si voltò, dove Nicholanos la fissava perplesso
-A proposito, perché mi avete fatto chiamare? Cosa c’entravo
io questa mattina in questo siparietto?-
L’uomo la guardò poi fece un sospiro
-Principessa, conosco fin troppo bene il capitano, temo.
Sapevo che appena avrebbe visto il principe e ne avesse avuto l’occasione,
avrebbe fatto quello che ha fatto-
-E allora perché…-
-Credevo, in tutta onesta, che sapendovi lì con loro non
avrebbe osato fare quello che ha fatto-
-Cioè prendere a pugni Shade?-
La cameriera che stava sistemando la stanza si bloccò di
colpo e li fissò ad occhi sgranati. Rein la vide e
sospirò
-Uomini-
Disse solo. La donna si limitò a fare un cenno con il capo
incerta, poi tornò a sistemare. Rein si voltò verso Nicholanos
-Conte, è stato chiaro che la mia presenza non ha cambiato in
alcun modo i fatti. Ma non credo che voi mi abbiate chiamata a quest’ora del mattino
solo per evitare una scazzottata tra quei due. Qual è il vero motivo? O devo
credere che anche voi rientriate nella categoria degli uomini privi di
cervello?-
L’uomo si trovò a sorridere e ad annuire. Si avvicinò poi a
lei e le offrì il braccio
-Permettetemi di accompagnarvi nella sala della colazione,
altezza. Almeno saprò oggi di avere fatto qualcosa di utile-
Rein lo fissò e si lasciò sfuggire
un sorriso. Le piaceva Nicholanos, c’era qualcosa nel
suo modo di fare che era rassicurante e piacevole. Così accetto l’offerta e i due si allontanarono da quel delirio di
stanza e, soprattutto, da orecchie indiscrete.
-Altezza sappiamo perfettamente qual è stato il motivo per
cui il capitano è finito in quella cella questa mattina-
Rein annuì
-Dato il tenore delle preoccupazioni del capitano ho
ritenuto saggio chiamarvi perché, come è noto, tra uomini e donne, coloro che
sanno gestire meglio questo tipo di situazioni e trovare dei rimedi efficaci
siete voi donne, non di certo noi uomini-
Rein guardò leggermente
compiaciuta il tenente. Non si aspettava quel tipo di parole uscire dalla bocca
di un uomo serio come lui. Rein si trovò a sorridere
e ad annuire
-Mi fa piacere sapere che c’è ancora del buon senso nel
genere maschile. Ammetto che dopo questa mattina iniziavo a dubitarne-
Nicholanos le sorrise
-Sono cresciuto in una famiglia completamente al femminile.
Mio padre è morto quando avevo solo tre anni, quindi sono cresciuto con mia
madre e le mie due sorelle maggiori. Direi che conosco fin troppo bene il potere
femminile. Soprattutto, so riconoscere il buon senso quando lo vedo-
Rein ridacchiò
-Deve essere stata un’infanzia piacevole la vostra-
L’uomo sorrise
-Se credete che, essendo io l’unico uomo di casa e
successore del titolo di conte lasciato da mio padre che quindi io abbia
ricevuto un qualche tipo di trattamento di favore o sia stato viziato e
coccolato forse anche più del dovuto, ebbene si, vi posso confermare che è
assolutamente vero. Mia madre poi mi ha sempre fatto credere di essere io a
decidere ogni cosa, ogni mio desiderio era esaudito in quanto futuro conte Nicholanos, ma in realtà erano loro a comandare, mia madre
insieme alle mie sorelle, e riuscivano sempre a farmi fare quello che volevano
loro, facendola passare per una mia decisione-
Nicholanos ridacchiò a quei
ricordi
-Però si, altezza, ho avuto un’infanzia piacevole e piena di
bei ricordi. E ho anche imparato quanto sia grande la forza di volontà
femminile e quanto voi siate decisamente migliori di noi uomini nel risolvere
conflitti o sistemare situazioni all’apparenza impossibili da risolvere. Per
questo mi sono permesso di chiamarvi questa mattina. So che siete una leale
amica del capitano e lui tiene molto a conto la vostra opinione, credetemi. So
che vi ascolterà se crederete di avere un modo per sistemare le cose e so che
siete la sola che possa capire come stanno realmente le cose-
Rein lo guardò e si entrì terribilmente grata per quella piena fiducia.
Tuttavia, un senso di preoccupazione la invase, perché fino a quel momento, non
era stata assolutamente in grado di pensare a niente che potesse risolvere la
situazione in cui si era ritrovata.
-Voi cosa credete? Pensate che la voce sia vera?-
Nicholanos scosse il capo
-Onestamente, altezza, non conosco bene nessuno dei due per
potere dire con sicurezza se sia vero o meno. Però non credo, altezza-
-Cosa vi fa pensare questo?-
Il tenente si fermò e la guardò
-Ho avuto modo di osservare il conte di Hoteval
perché sono stato assegnato alla sua scorte spesso nell’ultimo periodo. E ho
avuto modo di parlare con lui durante il ricevimento organizzato dal capitano in
vostro onore. Da quello che ho visto mi sono fatto un’opinione su di lui e non
credo che sia la contessa di Gaumont ad avere attratto
l’attenzione del conte-
Rein lo guardò sorpresa
-Dalle vostre parole sembra quasi che il conte si sia
invaghito di un’altra donna-
-Invaghito non lo so, ma di sicuro credo sia particolarmente
interessato a qualcuna, altezza, questo si. E quella donna non è di certo la
contessa di Gaumont-
-E chi sarebbe allora?-
Nicholanos rimase in silenzio. I
due ormai erano arrivati da qualche minuto davanti alla porta della sala da pranzo.
Il tenente aprì la porta per Rein e si mise di lato,
in modo da farla entrare. Rein lo guardò
-Non volete dirmi il nome-
-No altezza, anche perché se mi sbaglio farei una brutta
figura nei confronti del conte. Se invece ho ragione, non credo spetti a me
rivelare le inclinazioni del conte senza il suo permesso-
Rein sorrise
-Siete un brav’uomo, tenente. E un buon amico-
Nicholanos la guardò negli occhi e
le sorrise
-Grazie altezza-
Rein rispose al sorriso di Nicholanos con un sorriso a sua volta, poi entrò nella sala
da pranzo. La tavola era stata già apparecchiata per la colazione. L’unica cosa
che mancava, ovviamente, erano le vivande, che sarebbero state portate solo
quando la regina fosse arrivata per la colazione, come da protocollo reale. Almeno,
però, il fuoco era stato accesso e la stanza era piacevolmente calda. Rein si fermò davanti al camino e prese ad osservare il
fuoco scoppiettante. Rimase così, ferma e immobile, presa ad osservare il
movimento ipnotico delle fiamme. Mentre osservava il dolce movimento del fuoco,
piano piano, un’idea prese a formarsi nella sua mente. Stava pensando ad un
piano, neanche troppo elaborato, per cercare di risolvere il problema. Un
sorriso le spuntò sul volto, quando l’idea prese sempre più definizione nella
sua mente. Fu richiamata bruscamente alla realtà quando qualcuno aprì la porta.
Nel voltarsi, Rein vide Shade
e Thomas, sorridenti e allegri, entrare. Appena la videro, tuttavia, si
bloccarono di colpo e la fissarono. Rein incrociò le
braccia al petto e li fissò. Si erano asciugati e cambiati d’abito, tutti e
due. La guancia di Shade presentava un leggero
rossore dove Thomas lo aveva colpito e il capitano aveva un labbro leggermente
arrossato.
-Posso sperare di potere avere una conversazione civile con
voi adesso o avete intenzione di fare di nuovo a pugni?-
Shade scosse il capo e anche
Thomas.
-Bene, almeno sembrate avere riacquistato il buon senso.
Ora, per favore, sedetevi e statemi a sentire. Forse so come riuscire a capire
cosa sia realmente successo quella notte-
Thomas fece un passo avanti e la guardò dritto negli occhi
-Cosa proponi?-
Rein li guardò negli occhi, prima
Thomas poi Shade.
-Vi fidate di me?-
Rein continuò a fissare Shade dritto negli occhi. Il principe non esitò un istante
nel risponderle
-Sai che è così-
-Allora promettetemi di lasciarmi fare ciò che devo fare,
senza interferire-
Shade annuì e anche Thomas, anche
se il capitano sembrava poco convinto. Rein però
scosse la testa
-No, non mi basta un assenso così. Giuratemelo. Giurate di
non interferire con i miei piani-
Thomas e Shade si guardarono,
parlandosi in un linguaggio silenzioso sviluppatosi in anni di amicizia. Rein attese, poi, per primo, fu il principe a parlare
-Te lo giuro, non interferirò-
Thomas la guardò, poi si avvicinò alla turchina e le prese
le mani, stringendole nelle sue
-So che farai la cosa giusta. Prometto di non interferire e
lasciarti fare, anzi, prometto di più, farò qualsiasi cosa mi ordinerai pur di
risolvere questa situazione-
Rein gli sorrise
-Bene, sapevo che potevo contare su di voi-
Detto questo si liberò dalla stretta delle mani di Thomas e
salutandoli, si avviò verso la porta. Fu bloccata prima di uscire, dalla mano
di Shade che la afferrò e la fece voltare
-Rein aspetta-
Rein guardò la sua mano bloccata
in quella del principe.
-Shade avrei da fare-
-Non vuoi nemmeno dirci cosa vuoi fare? Come possiamo
aiutarti se non sappiamo cosa hai in mente-
-Giusto Rein, il principino qui ha
ragione. Cosa vuoi fare con esattezza?-
Rein però scosse il capo
-Non posso dirvelo, perché se ve lo dicessi fareste di tutto
per dissuadermi dalla mia idea. La cosa migliore che potete fare per aiutarmi è
tornare a fare il vostro solito lavoro, come se niente fosse. Così non
spargeremo altri pettegolezzi-
-Ma…-
Shade la guardò, preoccupato. La
sua mano la strinse ancora di più. Rein fece un passo
verso di lui e lo guardò negli occhi
-Lo hai promesso, poco fa. Lasciami attuare il mio piano.
Sai che se dovessi avere bisogno di te, verrò subito a cercarti-
Rein vide gli occhi di Shade guardarla preoccupato, ma alla fine il principe annuì
e lasciò la presa della sua mano. Rein gli sorrise
-Grazie-
Gli disse. Poi si rivoltò e questa volta non ci fu nessuna
mano a fermarla. Uscì veloce e si incamminò su per le scale, diretta alla sua
stanza. A metà scalinata fu sorpresa di vedere venire verso di lei, la sua
cameriera.
-Altezza! Cosa ci fare fuori dalla vostra stanza a quest’ora
del mattino?-
-Dreamy, perfetto. Vieni con me.
Abbiamo del lavoro da fare, immediatamente-
Rein non si fermò, continuò la sua
corsa verso la sua stanza. Dreamy dietro di lei, la
seguì veloce
-Cosa dovremmo fare altezza? Ieri sera non mi avete avvisata
di niente-
-C’è stato un cambio di programma improvviso. Devi vestirmi,
pettinarmi e truccarmi come non hai mai fatto prima d’ora, Dreamy-
Rein arrivò alla porta della sua stanza
ed entrò velocissima e sentì Dreamy correrle dietro. Rein non perse tempo, si avviò al sua guardaroba e iniziò a
guardare i suoi vestiti, uno ad uno.
-Altezza, posso sapere cosa sta succedendo di preciso?
Perché ci troviamo nel vostro guardaroba? Se so cosa cercate posso aiutarvi
meglio…-
Rein si soffermò su un abito e lo
osservò. Era assolutamente perfetto per il suo piano
-Dreamy, oggi indosserò questo-
La rosa sgranò gli occhi, meravigliata
-Questo altezza? Ma non vi sembra esagerato per…-
-No, affatto. anzi direi che è perfetto per l’occasione-
Dreamy la guardò, esasperata
-Posso sapere di che occasione si tratta?-
Rein le sorrise
-Oggi, cara Dreamy, avrò un
appuntamento galante-
La cameriera sgranò gli occhi per la sorpresa
-Un appuntamento? Voi? E con chi?-
Rein le sorrise
-Con l’unica persona che può aiutarmi a mettere in atto
quello che devo fare-
-Parlate del principe per caso?-
Rein ridacchiò
-No, non parlo di Shade-
-Allora chi? Perdonate altezza, ma non ci sto capendo niente
della situazione. Chi dovete incontrare oggi e perché?-
Rein uscì dal suo guardaroba e si
sedette al tavolo della sua toletta. Poteva vedere lo sguardo perso di Dreamy attraverso il riflesso dello specchio
-Dreamy, oggi avrò un appuntamento
con il conte di Hoteval-
Dreamy spalancò la bocca, per la
sorpresa
-Cosa? Il conte e voi? Un appuntamento?-
Rein annuì. La rosa la fissò
sconvolta
-Voi e il conte?-
Richiese. Rein ridacchiò e annuì
-Esatto Dreamy, io e il conte. E
dovrà essere qualcosa di plateale, sotto gli occhi di tutti-
La rosa la fissò sempre più perplessa
-Perché altezza? Cioè voglio dire, cosa…-
Rein la guardò
-Dreamy, tu non ti preoccupare del
perché. Ho le mie ragioni e se sfrutto bene la situazione, so che avrò tutte le
risposte di cui ho bisogno-
-Risposte?-
Chiese Dreamy, sempre più confusa
e persa dalle sue parole. Rein si voltò e la fissò
-Dreamy, fidati di me. Il tuo
compito adesso è di rendermi ancora più affascinante e bella del solito. Pensi
di poterlo fare?-
La cameriera la guardò, poi si diede una scrollata al capo e
annuì
-Certo che lo posso fare. Sono la vostra cameriera personale,
dopotutto. Farò come dite, altezza-
Rein annuì e si rivoltò verso lo
specchio. Dreamy si avvicinò e la guardò solo
un’ultima volta dallo specchio
-Più bella che mai? Siete sicura?-
Rein annuì
-Più bella che mai-
Dreamy annuì, poi prese in mano la
spazzola e iniziò a pettinarle i capelli. Non si parlarono più, ma la mente di Rein continuava a lavorare. Soprattutto, sperava con tutta
se stessa che il suo piano funzionasse. Ma se aveva capito bene come si erano
svolti i fatti e chi aveva, per prima, diffuso la notizia, sapeva che quella
poteva essere la mossa giusta, o almeno, lo sperava. Ora doveva solo metterla
in pratica. Dopotutto, un appuntamento con Philip non poteva avere conseguenza
disastrose. Infondo, che male poteva fare passare un poi’ di tempo da sola con
Philip?
Shade era nel suo studio, intento
a lavorare, o, almeno, a provarci. Sapeva di aver promesso a Rein di lasciarle fare e non interferire, ma non poteva
impedire a se stesso di essere preoccupato. Eppure non doveva. Sapeva che,
essendo una principessa, Rein sapeva perfettamente
come destreggiarsi nelle dinamiche di corte, o almeno lo sperava, e sapeva
anche che se aveva chiesto di lasciarla lavorare senza interferire, aveva un
piano ben preciso in mente. Eppure era comunque preoccupato. Preoccupato per
non sapere cosa sarebbe successo. E l’ignoto lo angosciava. Però il suo senso
del dovere era superiore alla preoccupazione, quindi si era deciso a sedersi
alla sua scrivania e lavorare, come faceva ogni giorno. Però, quello non era un
giorno come tutti gli altri, e ad indicare che c’era qualcosa di diverso, era
la presenza anomala del tenente Nicholanos dietro di
lui, al posto che di solito occupava Thomas. Shade
aveva lasciato la “giornata libera” al suo amico, che era di qualsiasi umore tranne
che di quello adatto per lavorare. Come, pensandoci, non lo era nemmeno il suo.
Shade sospirò, poi lasciò perdere il resoconto
commerciale che aveva sotto gli occhi e si appoggiò allo schienale della sedia
-Tenente?-
-Si altezza?-
-Perché siete entrato nel corpo delle guardie reali?-
Seguì qualche attimo di silenzio. Shade
si voltò verso di lui e lo guardò. Nicholanos era
leggermente interdetto e sembrava indeciso sul da farsi
-Non credevo fosse una domanda così difficile-
-Non è la domanda, altezza il problema, ma la mia risposta-
Shade lo guardò perplesso
-Spero non mi vogliate dire che siete stato costretto a
farlo-
Nicholanos scosse il capo
-No, non è quello altezza-
-Allora parlate, conte. Siete libero di potere dire ciò che
volete, senza ripercussioni-
-Credo di essermi arruolato per fare un dispetto a mia
madre-
Shade lo guardò allibito, poi
scoppiò a ridere
-Non vi facevo un figlio ribelle, conte-
-Non lo sono mai stato, altezza. Ma compiuta la maggiore età
mia madre iniziava già a parlare di matrimonio e del futuro della nostra
casata. Stava già prendendo accordi in tal senso e io volevo fare tutto tranne
che sposarmi, almeno per il momento. Così, dopo averle detto che non avevo
intenzione di sposarmi così presto e, soprattutto, con qualcuno che non avevo
nemmeno scelto io, le ho dato quello che si potrebbe dire un ultimatum-
-Ultimatum?-
Nicholanos annuì
-Esatto.O lei
smetteva di parlarmi di matrimonio o io mi sarei arruolato-
-E dato che siete qui, deduco che vostra madre non vi abbia
ascoltato-
-Più che ascoltato, creduto. Credo ritenesse che non dicessi
sul serio. Dopotutto non avevo mai mostrato interesse per tutto ciò che
riguardava l’aspetto militare. Però, dopo l’ennesimo incontro con la figlia di
un conte orchestrato con la complicità anche delle mie sorelle, ho mantenuto la
parola data. Mi sono arruolato nelle guardie reali e, dopo l’addestramento,
sono stato mandato qui a palazzo. Il resto dovrebbe essere di vostra
conoscenza, altezza-
Shade si trovò a sorridere e
annuire
-Si, so che, in qualche modo, Thomas vi ha notato e scelto
poi per la scorta della famiglia reale. Inoltre siete un nobile, quindi la
vostra educazione e il vostro rango vi rendono perfettamente idoneo a
frequentare le stanze del palazzo reale senza creare imbarazzo. Anche se
ammetto che nessuna delle guardie reali ha mai creato imbarazzo-
Nicholanos annuì. Shade lo guardò, comunque divertito per ciò che aveva
scoperto
-Alla fine immagino vostra madre abbia ceduto sulla faccenda
del matrimonio-
Il tenente sospirò
-Al contrario. È più che intenzionata a farmi sposare. Con
chiunque parli si vanta del fatto che suo figlio è il secondo in comando sotto
il capitano delle guardie reali. Ma nonostante tutto, non ho ceduto sul mio
punto. Sceglierò io la donna che vorrò sposare e lo farò solo se mi dirà di si
senza condizionamento di rango o titolo-
-Un’impresa ardue, conte-
-Ma non impossibile-
Shade annuì e si trovò a capire
come mai a Thomas piacesse così tanto. Nicholanos
aveva qualcosa di rassicurante nei suoi modi di fare, dava un senso incredibili
di affidabilità e di sicurezza. Inoltre, la sua determinazione era facilmente
credibile, anzi, poteva quasi essere contagiosa.
-Conte, sono contento che abbiate scelto di arruolarvi,
anche se per scappare alle grinfie matrimoniali. Siete un buon soldato-
-Grazie altezza-
-E dato che siete un buon soldato, deduco che siate anche un
esperto spadaccino-
Nicholanos lo guardò incuriosito e
annuì
-Bene. Tenente, lei ora verrà con me. Ho bisogno di
sfogarmi. Andiamo ad allenarci un po’ con la spada-
Shade si alzò e si avviò verso la
porta
-Altezza aspettate. Non credo sia una decisione saggio-
-Una cosa, conte. Durante gli allenamenti io non sono sua altezza
reale il principe Shade. Sono solo Shade, quindi non risparmiatevi. E non mi chiamate sua
altezza nel campo di allenamento. Intesi?-
Nicholanos lo guardò
-Non credo di poterlo fare, altezza-
-Allora ve lo ordino-
Il tenente lo guardò poi annuì
-Come desiderate altezza-
-Bene-
Shade si incamminò per il
corridoio, diretto alla sala di allenamento delle guardie reali. Una volta
arrivati i due, dopo essersi preparati e avere preso le spade, si prepararono
all’allenamento
-Bene iniziamo. Tenente è pronto?-
Nicholanos annuì
-Prima di iniziare, però, altezza, due cose-
-Ditemi-
-Potete chiamarmi con il mio nome di battesimo altezza. Se
voi qui siete solo Shade, io sono Andrew. Non tenente
o conte-
Shade annuì
-E la seconda?-
Andrew si mise in posizione, guardia alta e chiusa, pronto a
scattare
-So che ho detto che non mi sono mai interessato alle cose
militari, ma ho seguito lezioni di scherma da quando ho quattro anni. Sono
decisamente bravo con la spada-
Shade sorrise, compiaciuto
-Era proprio quello che speravo. Un degno avversario.
Vediamo allora chi è il migliore-
-Sarà un piacere, Shade-
E detto questo i due iniziarono, senza esclusioni di colpi.
E la mente di Shade si concentrò solo sulle parate e
gli attacchi, dimenticandosi, almeno per un po’, della sua preoccupazione per
una certa principessa dai capelli blu.
Rein si guardò allo specchio
un’ultima volta. Dreamy era veramente la migliore
nell’acconciarle i capelli. Riusciva sempre a crearle delle acconciature che li
facevano all’apparenza lasciati allo stato naturale, tuttavia con una dose di
raffinatezza e ricercatezza. Rein adorava quello
stile, ordinato e semplice, come era lei dopotutto. Tuttavia, nonostante la
semplicità, la presenza di dettagli, come fermagli di diamanti o pietre
preziose, faceva ricordare a tutti quelli che la vedevano, che era, comunque,
una altezza reale.
-Altezza, siete splendida-
Le disse Dreamy, guardandola
ammirata
-Il merito è tutto tuo-
Dreamy scosse la testa, decisa
-Se non avessi una buona base da cui partire, non potrei
fare quello che faccio per voi-
Rein le sorrise, semplicemente.
Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto fare in modo che Dreamy
ricevesse la giusta ricompensa per tutto quello che faceva per lei, ma in quel
momento non aveva tempo da perdere. Doveva entrare in azione e se voleva che il
suo piano andasse a buon fine, dopo la prima fase della sua preparazione,
veniva il secondo punto: l’organizzazione perfetta.
-Dreamy, devo chiederti altri due
favori, per oggi-
La rosa la guardò e annuì. Rein le
diede le istruzioni e, la ragazza, sebbene ancora più confusa di quanto già non
fosse già, annuì e si avviò veloce a svolgere il compito datole. Rein, nel frattempo, si affrettò a scrivere due righe su un
foglio di carta. Era un breve messaggio per la regina, dove la avvertiva che
stava per scatenare un’ondata incredibile di pettegolezzi a corte. Era meglio
avvisarla prima e andare dopo a spiegarle il perché, che non fare tutto nello
stesso momento. Dopo circa una quindicina di minuti, Dreamy
tornò da lei, sorridente
-Ho fatto come mi avete chiesto-
-Cosa ha detto il conte?-
-Per poco non sveniva quando gli riferivo il vostro
messaggio. È parso confuso ma, oserei dire, quasi contento. Ha accettato
ovviamente la vostra richiesta. Sarà qui all’ora che avete detto voi, alle
undici precise-
Rein annuì. Sapeva che Philip
avrebbe agito in quel modo, era una sensazione ma si era rivelata corretta.
-E per quanto riguarda il resto?-
Chiese la turchina. Quella era la parte più complicata, ma Rein sperava di essere abbastanza esperta nella vita di
corte per potere avere indovinato quello che sarebbe successo.
-Ho fatto come avete detto. Ho parlato con alcune cameriere
e ho detto esattamente quello che mi avete detto di riferire-
-Ora speriamo solo che la voce si diffonda presto-
Dreamy annuì
-Fidatevi, altezza. Se c’è una cosa che conosco bene è che
noi ragazze parliamo e anche molto. E credo di avere parlato con le cameriere
più pettegole di tutte-
Rein ridacchiò
-Ottimo lavoro, Dreamy. Ora, c’è
solo un’ultima cosa da fare. Vai a chiamare Trudy per favore-
-La contessa Gaumont?-
Chiese perplessa la rosa. Rein
annuì
-Si, valla a chiamare. Ho bisogno che sia qui prima
dell’arrivo di Philip-
Dreamy la guardò perplessa, ma
annuì e uscì dalla stanza. Rein si trovò a fare un
bel respiro, mentre si accomodava sul divano del suo salotto. Il suo piano era
molto semplice in realtà: doveva solo farsi vedere in compagnia di Philip,
allegra e sorridente. Non sarebbe stato un problema, tutte le volte che aveva
parlato con il conte era sempre stata bene e aveva trovato sempre piacevole la
sua compagnia. Quella era decisamente la parte più facile del programma, il
resto, doveva dipendere dal fatto che tutti facessero ciò che aveva in mente.
Un leggero bussare la scosse dai suoi pensieri
-Altezza, la contessa di Gaumont-
Annunciò Dreamy, facendo entrare
Trudy.
-Altezza-
Trudy le fece un piccolo inchino e la guardò, perplessa. Rein le sorrise e le indicò di sedersi su una poltrona,
cosa che la donna fece subito. Rein poi fece un cenno
a Dreamy, e la rosa sparì, lasciandole sole
-Chiedo scusa per averti fatto chiamare così all’improvviso-
-Non vi preoccupate, altezza, ero solo intenta a ingannare
il tempo leggendo un libro-
Disse Trudy, che la stava guardando perplessa. Rein la guardò dritta negli occhi
-C’è una cosa che dovresti sapere-
-Dimmi-
-Non ti piacerà-
Trudy le sorrise
-Non mi conosci così bene per sapere cosa mi piace e cosa
no-
-Questo non ti piacerà perché è una cosa che non piacerebbe
a nessuna-
Trudy la guardò perplessa, ma rimase in silenzio.
-Ieri pomeriggio sono stata messa al corrente di un
pettegolezzo che riguarda te-
Rein vide Trudy impallidire
-Che tipo di pettegolezzo?-
Chiese quasi con un filo di voce
-Dei peggiori. Dicono di averti vista in atteggiamenti
intimi con un uomo-
Trudy, pallida in volto, si alzò di scatto dalla sedia e
prese a fare avanti e indietro per la sala. Rein la
guardò senza dirle niente. Sapeva che, prima di aggiungere altro, Trudy aveva
bisogno di digerire la notizia. Ad un tratto Trudy si bloccò e la guardò
-E' opera della marchesa, giusto?-
Rein annuì. La principessa vide i
pugni della contessa stringersi.
-Che cosa ha messo in giro su di me?-
Le chiese, quasi implorandola. Rein
la guardò dritto negli occhi
-Dicono che hanno visto un uomo uscire dalla tua stanza in
piena notte-
Trudy la guardò
-Che cosa?-
-Non solo questo. Si dice anche chi è uscito dalla tua
stanza-
Trudy la guardò e poi ridacchiò
-È ridicola come cosa. L’unico uomo che può mai essere
entrato nella mia stanza è Thomas e non lo ha mai fatto di notte. Persino la
marchesa conosce il mio rapporto con quell’idiota e saprebbe perfettamente che
potrei smontarle il pettegolezzo subito se dicesse una cosa del genere su di noi.
Che cosa ci guadagna ad avere inventato una cosa del genere?-
Rein la guardò e si trovò a scuotere
la testa
-Non si tratta di Thomas. Non te lo avrei nemmeno detto se
fosse stato così-
Trudy la fissò perplessa
-E allora con chi ha detto che ero?-
-È più complicato Trudy. E c’è di più. Non è stata
direttamente la marchesa ha dirmi questa cosa-
Trudy la guardò e sgranò gli occhi sconvolta
-Cosa? Non è stata la marchesa? Io credevo che dato che ieri
c’è stato il tuo ricevimento lei…-
Trudy non finì la frase. Rein si
alzò e le andò vicino
-È questo il problema. Ieri la marchesa non ha detto
assolutamente niente su di te. Ma quello che è peggio è che, a quanto pare, il
pettegolezzo sta già girando da una settimana a corte e nessuno di noi ne è
venuto a conoscenza. È questa la cosa che mi ha fatto capire che dovevo agire subito.
Per questo ho bisogno che tu sappia quello che ho in mente di fare-
-Io non capisco-
-Nemmeno io, non del tutto, anche perché non capisco il
nesso in questa storia, ma sembra un attacco personale e mirato a tutti noi-
-In che senso?-
Trudy la guardò confusa, poi, ad un tratto, fu come se ebbe
un’illuminazione.
-Oh no, ti prego dimmi che non è con lui che dicono di
avermi vista-
Rein, presa in contropiede, la
guardò confusa, ma Trudy si sedette sulla poltrona e si prese la testa tra le
mani.
-È Philip, vero? Dicono di averlo visto uscire dalla mia
stanza all’incirca una settimana fa, è così?-
Rein la guardò sconvolta
-Vuoi dire che il pettegolezzo è vero?-
Trudy la guardò poi annuì. Rein
per poco non cadde per terra, sconvolta da quella rivelazione.
-Tu e Philip?-
Le chiese sconvolta Rein,
totalmente senza parole. Si era aspettata di tutto, tranne che una confessione
da parte di Trudy. La contessa, però, scosse decisa la testa
- Non ho nessuna relazione sentimentale con Philip, o quello
che vuole far passare la marchesa. Ma è vero che è stato in camera mia l’altra
notte-
-Perché? Perché hai fatto entrare Philip, di notte, nella
tua stanza?-
Trudy la guardò e Rein vide della
rabbia montarle dentro
-Perché? Vuoi veramente saperlo principessa? È stato per colpa
tua-
-Io? Che cosa c’entro io con…-
Rein non finì la frase, perché non
ce n’era bisogno. Tutto ora aveva un senso logico. Una settimana fa, in piena
notte. Lei nel corridoio con Shade. Rein sbiancò guardandola
-Ci avete visto, quella notte-
Trudy la guardò e lentamente annuì
-Si-
Rein si lasciò cadere sul
pavimento, ai piedi di Trudy. La guardò, incapace di formulare una singola
parola. Tutto ciò che riuscì a pensare era una solo una cosa
-Perché?-
Le chiese. Trudy la guardò, e la principessa vide lo sguardo
di Trudy addolcirsi un attimo. Poi la contessa prese a raccontarle di quella
notte
-Quella sera Philip mi stava semplicemente riaccompagnando
in stanza. Avevo passato la serata nel loro appartamento assieme anche alla
cugina e alla contessa Alambert. Vista la tarda ora,
Philip si è offerto di riaccompagnarci alle nostre stanza, prima abbiamo accompagnato
Alexandre, poi me. Quando eravamo davanti alla porta della mia stanza io e
Philip ci siamo attardati a chiacchierare e ad un tratto abbiamo sentito delle
voci lungo il corridoio. So bene cosa succede se una donna viene vista in compagnia
di un uomo di notte così ho agito d’istinto. Ho afferrato Philip e l’ho
trascinato nella mia stanza. Credevo fosse una semplice ronda, una faccenda di pochi
secondi, invece non si trattava affatto di una ronda ma…-
-Di Shade e
Thomas-
Mormorò
Rein. Trudy annuì.
-Quindi voi avete assistito-
-All’abbraccio decisamente poco fraterno tra te e Shade? Si abbiamo visto tutto-
Rein si portò entrambe la mani sul
volto. Sentiva il rossore avvolgerla e l’imbarazzo invaderla fino alla punta
dei capelli
-Non è come sembra-
Disse Rein. Lentamente la turchina
guardò negli occhi Trudy. E inaspettatamente, entrambe scoppiarono a ridere.
Risero per qualche minuto, in modo incontrollabile e liberatorio. Alla fine Rein si alzò dal pavimento e sedette sul bracciolo della
poltrona su cui era seduta Trudy
-Siamo decisamente in una situazione surreale-
-Io ci sono finita per colpa vostra, altezza-
-Vero. Ma realmente, non c’era niente di…-
-Certo, come no altezza. Era decisamente un abbraccio
platonico il vostro-
Rein la guardò imbarazzata, ma non
obbiettò. Trudy sgranò gli occhi guardandola, poi ridacchiò
-Principessa, state per caso ammettendo che provate qualcosa
per il principe?-
-No certo che no. Cioè, voglio dire, provo molta gratitudine
nei suoi confronti e provo un sincero affetto di amicizia verso Shade-
-Quello non era un abbraccio amichevole. Io l’ho visto-
-E io l’ho vissuto-
Le due si guardarono. Alla fine Trudy alzò le mani, in segno
di resa
-D’accordo. Diciamo che la penombra del corridoio mi ha
ingannata. Ma comunque vi ho visto, anzi, vi abbiamo visti. E per colpa di voi
due ora io sono al centro dei pettegolezzi della corte intera-
-Ed è per questo che ho fatto chiamare Philip oggi-
-Che cosa hai fatto?-
Le chiese sbalordita Trudy
-Ho chiamato Philip. Dovrebbe arrivare tra una decina di
minuti ormai-
-Perché? Perché chiamarlo?-
-Perché voglio essere vista da tutta la corta con lui oggi-
Trudy sgranò gli occhi
-Per quale motivo?-
-Per fare in modo che una certa marchesa, responsabile di
avere diffuso il pettegolezzo, venga da me-
-E perché vuoi che quella vipera venga da te?-
-Per farmi mettermi in guardia su Philip. E su di te-
-Non c’è nessun Philip e me-
-Esattamente. Ma la marchesa non sa che io lo so. E quando
le riderò in faccia per quello che mi ha detto smonterò il suo pettegolezzo.
Perché se io affermo che non c’è niente tra voi due…-
-…Lo farà anche l’intera corte-
Finì Trudy,guardandola meravigliata e stupita e forse anche ammirata. Rein annuì. Era proprio quello, infatti, il suo piano. Semplice
ed efficace. Se lei si fosse dimostrata divertita alla scoperta di quel
pettegolezzo e lo avesse smontato subito, tutto si sarebbe tacitato
immediatamente
-Fanny però non è tipo da mollare la presa, soprattutto
quando ha qualcosa in mano che potrebbe distruggere la mia reputazione
definitivamente-
-Dimentica un piccolo dettaglio, però-
-Che sarebbe?-
-“Marchesa, non siate ridicola. Trudy alloggia nella stanza
accanto alla mia. Se avesse una relazione scandalosa con il conte lo saprei
immediatamente”-
-Se questa è la tua difesa, fa acqua da tutte le parti-
-Ovvio che non basta questo. Ma possiamo girare a nostro
vantaggio il fatto che voi ci abbiate visto-
Trudy sgranò gli occhi
-Come potrebbe essere a nostro vantaggio, scusa? Vuoi creare
un altro scandalo decisamente più grande del mio?-
-Certo che no. Alla fine non ci sarà nessuno scandalo.
Rigireremo leggermente i fatti. Basterà dire che la sera in questione ci siamo
tutti e cinque incontrati qui di fronte. Voi di ritorno dall’appartamento del
conte dove avete passato la serata in compagnia delle altre dame e io di
ritorno dalla sala da pranzo dove, con Shade e Thomas
ci siamo attardati a chiacchierare-
Trudy la fissò a bocca aperta
-Può funzionare-
-Lo so-
-E anche bene-
-Lo so-
Rein le sorrise compiaciuta. Trudy
sorrise a sua volta
-E non solo funzionerà, ma daremo anche un colpo tremendo a
quella odiosa vipera-
-E io mi faccio una nemica potente-
Disse Rein
-E io così ora sono in debito con te-
Le disse Trudy.
-Nessun debito. Che tu mi creda oppure no, non lo faccio per
la tua reputazione-
Rein guardò Trudy. La contessa non
le aveva staccato gli occhi di dosso
-Posso chiedere per cosa lo fai? La gloria? Avermi convinta
che sei una buona persona?-
La turchina scosse il capo
-Non decido cosa gli altri pensano di me, non l’ho mai fatto
e non lo farei mai. Potrai essere sempre libera di pensare di me quello che
vuoi-
-E allora perché lo fai?-
-Non perché, ma per chi. Lo faccio per qualcuno che tiene a
te talmente tanto che ha preferito farsi sbattere in cella una notte dai suoi
stessi uomini perché voleva correre ad uccidere l’uomo con cui eri accusata di
avere una relazione scandalosa-
Trudy la guardò prima sorpresa, poi commossa
-Thomas-
Rein annuì. La contessa si alzò e
riprese a camminare per la stanza
-Direi che devo una cassa di buon vino a quella testa calda-
Rein ridacchiò, ma annuì
-Grazie-
Le disse Trudy, sincera. Rein
scosse il capo e si alzò anche lei
-Non mi devi ringraziare. Sapevo che era una cosa
impossibile che tu e Philip aveste questo tipo di rapporto. Oddio, non ti
conosco così bene da averne avuto la certezza completa ma qualcosa mi diceva
che era giusto aiutare. Ed è quello che sto facendo. Tutto qua-
-Nessuno è così buono, Rein-
Rein si lasciò andare ad una
risata
-Non ho mai detto di essere così buona. È che se vedo
un’ingiustizia e posso fare qualcosa per rimediare ci provo con tutte le mie
forze-
Trudy la guardò negli occhi e la principessa vide lo stupore
e l’incredulità svanire per qualche secondo, soppiantate da una luce di
commozione. Tuttavia, la contessa si voltò verso la porta, distogliendo lo
sguardo da lei.
-Faccio veramente fatica nel credere nella buona fede delle
persone. Per esperienza personale è difficile incontrare qualcuno totalmente
disinteressato e voglioso di aiutare per il solo piacere di farlo-
Trudy si rivoltò verso di lei. Rein
stava per ribattere, ma Trudy la fermò con una mano. Non aveva ancora finito il
suo discorso
-Tuttavia, so che esistono persone buone ogni tanto. Thomas
è così, per esempio. Non l’ho mai visto fare qualcosa per ritorno personale e
quando capitava era il primo a rimanerne sbalordito. Quindi, solo per questa
volta, voglio fidarmi di te-
Rein le sorrise e annuì. Si
avvicinò a Trudy e le prese le mani tra le sue
-Grazie. Anche perché avrò bisogno del tuo aiuto in questo
piano-
Trudy annuì
-Lo immaginavo. Cosa devo fare?-
-Ho fatto in modo che Dreamy
diffondesse la voce tra le cameriere che oggi io e Philip ci saremmo
incontrati-
-In modo da avvisare la marchesa, furba principessa-
-Bisogna giocare d’astuzia, dopotutto. Tuttavia, dato che
dovrò affrontare l’argomento anche con Philip e spiegargli l’accaduto e dato
quello che mi hai raccontato anche tu, la cosa sarà più imbarazzante del
previsto-
Trudy annuì
-Si, anche perché il conte sembrava particolarmente sconvolto
a quella vista-
Rein sospirò
-Sarà molto imbarazzante-
-Più che altro, cercate di essere diretta con il conte. È un
uomo che non ama molto i giri di parole-
-Si, lo so. Ma non sarà lo stesso facile-
-Soprattutto dato che si tratta proprio di lui-
Rein alzò un sopracciglio
-In che senso?-
Trudy la guardò e sorrise
-Mi dispiace, principessa, lo dovrete scoprire da sola-
Rein la guardò perplessa. Ma in
quel momento non aveva tempo da perdere preoccupandosi delle frasi enigmatiche.
Aveva un piano da portare avanti
-Comunque, io parlerò con Philip. Tu dovrai andare da Shade e dirgli tutto-
Trudy la fissò sconvolta
-Vuoi che faccia cosa?-
-Devi dirgli esattamente quello che ci siamo dette. Il
motivo per cui Philip era con te quella sera e perché poi lo hanno visto uscire
dalla tua stanza-
Disse Rein decisa
-Principessa, vuoi farmi bandire dal regno? O peggio
uccidere?-
-Non esagerare…-
-No, non posso farlo. Tu vuoi che io vada dal mio principe e
che gli dica che l’ho visto abbracciato a te?-
-Shade capirà. E poi anche lui sa
che non c’era niente di… tanto prima o poi lo verrà a sapere. Quindi meglio
farlo subito-
-Allora vai tu, cara la mia principessa, a dirglielo-
-Io lo andrò a riferire alla regina. Preferisci fare a
cambio?-
Rein guardò Trudy e vide la
contessa bloccarsi e non ribattere. Dopo un secondo di silenzio, la contessa
sospirò
-Va bene, io andrò dal principe e lo avviserò-
-Bene. Poi un’ultima cosa-
-Che altro c’è adesso?-
-Trascina fuori Shade dal suo
studio e fai in modo che ci sia un incontro tra di noi oggi. Meglio se c’è
anche Thomas-
-Perché dovremmo incontrarci?-
-E dovremmo farlo quando molti nobili ci potranno vedere-
-Non hai risposto alla mia domanda-
Rein la guardò
-Se fossi una donna che ha una relazione segreta con un
uomo, come reagiresti vedendo il tuo uomo in compagnia di un’altra donna, per
di più una principessa?-
Trudy la guardò poi annuì
-Decisamente non mi farebbe piacere-
-Se invece non hai alcun tipo di relazione con quell’uomo
come reagiresti?-
-Come sempre, credo. La cosa mi lascerebbe indifferente-
-Esatto-
-Ma la corte potrebbe pensare che io stia recitando e che sono
molto brava a controllarmi-
-Certo, non lo discuto. Ma quando si spargerà la voce che
era tutto un malinteso la tua reazione di oggi di totale indifferenza confermerà
la nostra versione dei fatti-
-E il farci vedere tutti e cinque insieme non farà altro che
confermare la voce di una nostra amicizia sempre più stretta-
-Precisamente-
Concluse Rein, raggiante che il
suo piano avesse incontrato il favore di Trudy.
-E' geniale principessa. E quando la marchesa verrà da te
preoccupata per la tua reputazione, svelandoti la voce secondo cui io e Philip
abbiamo una relazione tu potrai liquidarla facilmente-
-Potrò dirle fatti, momenti e evidenze sotto gli occhi di
tutti che non è affatto così. E se dovesse tirare in ballo la famosa notte dove
Philip è stato visto uscire dalla tua stanza, mi affretterò a smentire dicendo
che tutto quello che ho visto è stato un atto di estrema cavalleria da parte
del conte nei tuoi confronti, perché c’ero quando vi ho visto arrivare dal
corridoi. Anzi, non solo io ho assistito, ma avremo anche la parola del
principe della Luna e del capitano delle guardie reali. Le cameriere avranno
così visto male o interpretato male ciò che hanno visto. Tutto qui-
-E la parola di due reali, e del migliore amico della donna
del pettegolezzo varranno decisamente di più di due cameriere pettegole-
-Esattamente-
Trudy la guardò ammirata
-E' veramente un buon piano-
-Lo so-
Disse sorridente Rein.
-Ora devo solo andare dal principe ha dirgli tutto-
-E io lo dirò a Philip-
Le due si guardarono e poi Trudy fece un piccolo inchino a Rein e si avviò verso la porta. Prima che uscisse Rein la bloccò
-Trudy-
La contessa si voltò
-Con Shade… dopo che gli avrai
detto di quello che hai visto, lascialo pensare. Starà in silenzio anche per
tanto, ma tu aspetta-
-Come fai a saperlo?-
Rein alzò le spalle
-Lo conosco. E so che sarà imbarazzato ma non vorrà darlo a
vedere. Non dire niente, aspetta solo-
-Preoccupata che mi bandisca dal regno?-
Chiese divertita Trudy. Rein, però
annuì
-In un certo senso… apprezzo la tua compagnia-
Trudy la guardò, poi fece un piccolo cenno di sorriso. Alla
fine annuì e aprì la porta. Dopo che fu uscita, Rein
lasciò andare un sospiro, sollevata. Era decisamente andata meglio di quanto
non avesse pensato, e anche se le cose non erano andate precisamente come si
era immaginata nonostante tutto, si sentiva decisamente molto più fiduciosa
della buona riuscita del suo piano.
-Andrà tutto bene Rein, ce la puoi
fare. Forza, dopotutto hai affrontato di peggio-
Dopo essersi data un po’ di carica, Rein
si sistemò il vestito un’ultima volta e attese. Allo scoccare preciso delle
undici, si sentì un bussare deciso alla porta.
-Andiamo in scena-
Trudy sospirò tre volte prima di trovare il coraggio
necessario per fare ciò che doveva fare. Tra tutte le cose assurde, dovere
andare a parlare con il suo principe di cosa aveva visto quella sera era
l’ultima cosa che desiderava fare. Eppure eccola là, costretta dagli eventi. E
dalla marchesa. E da una principessa dai capelli blu di cui non si fidava ma si
fidava per questa cosa.
-Devo essere completamente pazza-
Mormorò tra se Trudy, prima di decidersi e alzare la mano e
bussare. Bussò decisa un paio di volte, poi rimase in attesa.
-Avanti-
Trudy aprì la porta e si trovò dentro lo studio prima che
potesse cambiare idea. Non appena la vide, Shade si
bloccò, sorpreso
-Contessa-
Trudy si inchinò
-Altezza, perdonate il mio presentarmi qui all’improvviso-
Shade si alzò dalla sedia e la
guardò
-No affatto. La mia porta è sempre aperta per chiunque. Posso
fare qualcosa per voi?-
La contessa annuì
-Si altezza. Avrei bisogno di parlarvi-
-Contessa, perdonatemi allora, temo che oggi…-
-Mi ha mandato qui la principessa-
Trudy vide Shade guardarla
sbalordito
-Rein ti ha mandato qui?-
La donna annuì
-È successo qualcosa di grave?-
Chiese preoccupato il principe. Trudy scosse il capo
-No altezza. Ma ci sono cose di cui dovete essere messo al
corrente e, a quanto pare, a farlo devo essere proprio io-
Shade annuì poi indicò una sedia,
facendo cenno alla donna di sedersi. Trudy eseguì e si accomodò di fronte a Shade
-Non c’è un modo facile per dire quello che vi devo dire. E
temo non vi farà affatto piacere sentire quello che devo riferirvi. E vorrei
che sappiate che io non ci tenevo affatto a venire qui a parlarvi, ma che sono
stata obbligata dalla principessa stessa-
Shade la guardò leggermente
divertito
-Contessa, state cercando di dire che se la cosa non mi
piacerà mi dovrò lamentare con la principessa?-
-Precisamente, altezza. Spero vogliate ritenermi esente da
tutto quanto-
Shade sorrise ma annuì. Poi fece
cenno alla contessa di parlare liberamente
-Altezza, credo sappiate già della voce che gira nei miei
confronti-
Shade annuì
-Ovviamente non è affatto così. Non ho alcuna relazione segreta
o amorosa o quello che dicono che sia, con il conte di Hoteval-
-Lo immaginavo contessa-
-Tuttavia, un fondo di verità in quella voce c’è-
Trudy vide Shade guardarla un
attimo perplessa.
-Cosa intendete dire?-
-Proprio quello che ho detto. Una verità esiste su quel
pettegolezzo. Effettivamente il conte di Hoteval è
uscito di notte dalla mia stanza-
Shade la guardò allibito
-Mi volete dire che il conte Philip di Hoteval
è uscito a tarda notte dalla vostra stanza?-
Trudy annuì
-E come c’è entrato il conte nella vostra stanza, se posso
chiedere?-
Trudy deglutì un paio di volte prima di rispondere
-L’ho trascinato io dentro, altezza-
Shade granò gli occhi per la
sorpresa
-Cosa? E perché mai lo avreste fatto?-
Trudy lo fissò, poi parlò, veloce, ma diretta
-Lasciate prima che vi spieghi la situazione. La sera in
discussione, io ero stata invitata dalla baronessa di Amoundgnac…-
-La cugina di Philip?-
-Esatto, dalla cugina, a passare la serata in loro compagnia,
assieme anche alla contessa Alambert. Dato che si era
fatto tardi, il conte, da vero gentiluomo, ha insistito per accompagnarci alle
nostre stanze. Prima abbiamo accompagnato la contessa, infine me. Così mi sono
ritrovata con il conte di fronte alla mia stanza-
-Bene, ma questo non mi spiega come mai abbiate trascinato
il conte dentro la vostra stanza-
-Perché ho sentito dei rumori provenire dal corridoio e
spinta dalla paura di finire al centro di pettegolezzi spiacevoli ho agito
d’istinto, altezza, trascinando Philip con me in stanza-
Trudy sentì tutto il peso dello sguardo di Shade su di se. Tuttavia cercò di rimanere calma e
impassibile, in modo da far capire al principe la verità delle sue parole
-D’accordo, contessa, capisco la vostra paura in quel
momento, ma non ha pensato che chiunque fosse sarebbe stato meglio farvi vedere
fuori dalla stanza?-
-In realtà, altezza, è stato meglio così. Sarebbe stato
decisamente peggio se fossimo stati visti-
-Chi mai poteva essere da farvi correre così spaventati?-
-Eravate voi, altezza. Era da voi che ci stavamo
nascondendo-
Trudy vide Shade bloccarsi di
colpo. Il principe la guardò, prima impassibile, poi fu come se tutto il colore
del viso di Shade sparisse all’improvviso, lasciando
un bianco quasi cadaverico sul suo volto. Trudy rimase in silenzio. Sapeva che
la cosa migliore era attendere, proprio come le aveva detto la principessa. Passò
forse un minuto intero, prima che Shade tornasse
lucido. Trudy vide proprio il cambio di sguardo sul volto del principe, ma
continuò ad attendere che fosse lui a parlare.
-Capisco-
Fu tutto quello che disse. Trudy si trovò ad annuire
-Quindi voi quella sera eravate lì-
Trudy annuì
-Quindi immagino che voi abbiate assistito a…-
Trudy annuì di nuovo
-Si altezza. Abbiamo visto tutto -
Shade la guardò fisso, poi sospirò
-Anche il conte quindi ha assistito-
Trudy annuì. Shade fece un
ennesimo sospiro, poi la guardò. Trudy si sentì terribilmente in imbarazzo.
Sapeva di non avere fatto nulla di male, sapeva che quello che doveva sentirsi
in imbarazzo doveva essere solo il principe, eppure si trovò ad abbassare lo
sguardo, mortificata. Ad un tratto Trudy sentì il suono della sedia del
principe e poi il rumore di passi in avvicinamento. Trudy alzò lo sguardo e
vide Shade avvicinarsi a lei.
-Contessa, è inutile che tenti in alcun modo di cercare di
spiegare ciò che avete visto quella notte. Sappiate solo che non c’era niente
di…-
-Vi prego, altezza. Non dite cose di cui poi un giorno
potreste pentirvi-
Trudy vide Shade guardarla
sbalordito per essere stato fermato bruscamente e un lampo di collera balenò
negli occhi blu del principe. Tuttavia Trudy non si fece spaventare
-Le motivazioni che hanno spinto la principessa ad
abbracciarvi quella notte e ciò che abbia spinto voi a contraccambiare credo
debbano restare conosciute solo a voi due. Io mi limiterò a formulare una
teoria, ma sappiate che in alcun modo sarò io la responsabile di un
pettegolezzo su di voi. Credo che cercare di mettere in cattiva luce o sminuire
una persona in questo modo sia un modo vergognoso e meschino. Io non ricorro a
certi metodi-
-E a quali ricorrete, contessa?-
-Io affronto le persone, quando credo di avere tutti gli elementi
a mia disposizione per essermi fatta un’idea chiara di chi mi si pari davanti e
della situazione che sto vivendo-
-E cosa ne pensate, allora, di tutto quanto?-
Trudy guardò Shade e vide la
genuina curiosità nello sguardo dell’uomo. La rabbia di poco prima era
completamente sparita. Trudy vide che voleva realmente sapere cosa pensasse di
loro due, che idea si fosse fatta. O forse che idea si era fatta di lui.
-In tutta onesta, altezza, non lo so. Non so cosa pensare,
perché non riesco a capire la principessa-
-Capire Rein?-
Trudy annuì
-Esatto altezza. Non riesco a capire se sia onesta o se sia
una incredibile attrice. È troppo perfetta-
Shade arricciò il labbro in un
mezzo sorriso
-Vi sbagliate contessa. Rein non è
affatto perfetta e se le darete la possibilità, vedrete quanto sia testarda, impavida
e sconsiderata anche-
-Sconsiderata? Strano, considerando che da quando è qui a
palazzo non lo è mai stata. Anzi, è il prototipo della principessa perfetta.
Ogni gesto, ogni parola, in ogni occasione è sempre stata perfetta-
-Può sembrare così ma c’è stata un’occasione in cui ha fatto
vedere veramente chi fosse e questo ha scatenato una serie di eventi che
nemmeno lei è riuscita ancora a comprendere appieno-
-E sarebbe?-
-Avere accettato il ruolo di principessa istitutrice. Rein ha distrutto la sua vita per questo-
-Distrutto la sua vita? Altezza so che la principessa è un
vostro punto debole, ma non credete di stare esagerando?-
Shade la guardò e scosse la testa
-Contessa, ci sono cose della vita di Rein
che ignorate e che se sapeste, vi farebbero vedere la principessa per quella
che realmente è: una donna molto coraggiosa-
Trudy non ribatté. Si limitò a scuotere il capo, poco
convinta dalle parole del principe
-Datele tempo, contessa e vedrete che ho ragione-
-Vorrei tanto fidarmi delle vostre parole, altezza, ma credo
di sapere fin troppo bene che le donne possono essere le migliori a nascondere
le proprie vere intenzioni dietro sorrisi angelici e occhi dolci-
Qualcosa nelle sue parole fece irrigidire Shade in un modo che la contessa non si era minimamente
aspettata. Sembrava avere colpito il principe su un punto sensibile, anche se
non si spiegava il perché. Tuttavia Shade le restituì
un sorriso triste e la guardò dritto negli occhi
-Avete ragione, contessa. Esistono donne prive di scrupoli,
così come uomini privi di scrupoli, che farebbero di tutto per guadagnare
qualcosa a livello personale-
-Allora se lo sapete come potete…-
-Scommetterei la mia stessa corona su Rein
se fosse necessario-
Trudy sgranò gli occhi, allibita
-Vi fidate di lei fino a questo punto?-
Shade annuì
-Contessa, non so cosa abbiate vissuto o chi vi abbia
ferito, ma vi posso assicurare che Rein è come appare
e se le darete la possibilità, vi dimostrerà tutte le sfaccettature del suo
carattere. Io la conosco da quando aveva dieci anni e vi posso giurare che
sotto la maschera da principessa, sotto la figura ufficiale, si nasconde una
donna solare e allegra, dolce, temeraria, testarda e anche abbastanza
autoritaria. E nonostante quello che ha passato negli ultimi anni, ha ancora la
voglia di sorridere e di aprirsi alle persone-
Trudy guardò Shade, mentre
parlava, e vide il viso del principe addolcirsi mentre parlava della turchina.
Le parole del principe erano sincere e genuine e piene di dolcezza. Sembravano
quasi le parole di un uomo innamorato. Trudy stava quasi per chiederglielo, quando
gli occhi blu di Shade la fissarono
-Contessa, credo potremmo stare qui a discutere sulla buona
fede di Rein per tutto il giorno, ma non credo fosse
questo il motivo per cui la principessa vi ha mandato qui, o sbaglio-
Trudy annuì
-Avete ragione, altezza-
-Allora, ora che so che voi e Philip ci avete visto quella
sera, come dovremo procedere per salvare la vostra reputazione e impedire così
a Thomas di commettere un omicidio?-
-Il piano della principessa è semplice e quasi banale. Per
questo potrebbe realmente funzionare. Ma per farlo, c’è bisogno del vostro
aiuto e anche di quello di Thomas-
-Cosa dobbiamo fare?-
Trudy guardò l’orologio posto alle spalle del principe
-Dobbiamo andare a passeggiare, altezza-
Gli occhi blu di Shade la
guardarono perplessa
-Passeggiare?-
Trudy annuì
-Passeggiare, si. Pensate di poterlo fare?-
Shade la guardò
-Spero vogliate essere ironica, contessa-
-Scusate, altezza. È che sono abituata a confrontarmi con Thomas,
e non sempre quell’idiota che, considero un fratello, capisce-
Shade sorrise divertito
-Se passeggiare basterà a dissipare queste voci, camminerò
anche per dieci chilometri di fila-
-Non credo si debba arrivare a tanto. Inoltre dovrete anche
recitare, altezza-
-Recitare?-
-Si, dovrà sembrare tutta una grande coincidenza. Potete
farlo?-
-Penso di si. Ma temo di avere bisogno di più dettagli-
Trudy sorrise.
-Fate chiamare Thomas e vi spiegherò tutto-
Shade la guardò e poi annuì. Si
avviò veloce verso la porta e la aprì. Trudy lo vide puntare il dito contro una
guardia
-Chiamatemi Nicholanos, subito-
Prima che la guardia potesse rispondere, Shade
aveva già richiuso la porta
-Contessa, Thomas potrebbe avere bisogno di un po’ di tempo
prima di rendersi presentabile. Nel frattempo ditemi il piano di Rein-
Trudy annuì
-Va bene. Tutto quello che dovremmo fare sarà semplicemente
incontrarci nel giardino reale e dimostrare quanto siamo tutti quanti amici-
-Io non passeggio mai per il giardino-
-Diremo che Thomas e io vi abbiamo convinto-
-Con quale pretesto?-
-Non lo so, quale potrebbe essere un pretesto plausibile?-
Shade passeggiò per qualche
secondo nello studio, prima di voltarsi verso di lei, con un leggero accenno di
sorriso sul volto
-Un’ispezione-
-Un’ispezione?-
Shade annuì
-Un’ispezione ai cancelli del giardino reale. Per
assicurarmi che le guardie pattuglino come si deve il cancello-
-Un po’ banale…-
-E controllare che mia sorella non riesca più a scappare da
lì un’altra volta-
Trudy non replicò ma si trovò a sorridere. La notizia delle fughe
della principessina si erano sparse per tutte il regno, ormai.
-Può funzionare come scusa. E mentre voi andate a
controllare incontrate me, che approfitto della bella giornata per una delle
mie solite passeggiate-
-Ottimo. Ma per quanto riguarda Philip e Rein?-
-O loro sono già a passeggio, altezza-
Shade la guardò meravigliato
-Come?-
-E qui che entra in gioco la genialità di questo piano,
anche se mi costa ammetterlo. La principessa ha trovato il modo perfetto per
far si che la marchesa stessa vada allarmata da lei a riferirle tutto-
-E come avrebbe fatto di preciso-
-Organizzando un appuntamento-
Gli occhi di Shade la guardarono
allibita
-Un cosa? Cosa ha fatto Rein?-
Trudy si trovò a rimpicciolirsi nella sedia, improvvisamente
molto a disagio.
-La principessa… ha chiesto lei a Philip di accompagnarla a
passeggiare-
-Lei ha chiesto…-
-Farà sembrare come se fosse interessata a Philip, anche
solo in amicizia. Ma facendo così…-
-La marchesa correrà da lei per informarla che voi due avete
una relazione in modo da metterla in guardia. La marchesa penserà di
guadagnarci due volte con la principessa, invece sarà lei stessa a finire nella
sua trappola-
Trudy annuì
-Esatto. Rein farà in modo che
quando smentirà le voci della marchesa non siano sole, in modo che le voci si
diffondano velocemente-
-E' un piano geniale nella sua semplicità-
Trudy annuì
-Lo so. Ma per farlo deve sembrare un appuntamento in tutto
e per tutto-
-Un appuntamento. Questo vuol dire che…-
Trudy annuì
-Si altezza. Rein si è preparata
per l’occasione. Era veramente incantevole quando l’ho vista stamattina-
Shade si appoggiò contro lo
schienale della sedia e Trudy lo guardò sorridere
-State sorridendo, altezza-
Shade annuì
-Ha fregato anche me. Mi ha fatto promettere che non avrei
interferito con il suo piano-
Trudy si trovò a compiacersi della pensata della turchina
-Non avreste mai accettato che chiedesse un appuntamento a
Philip-
Shade scosse il capo
-Non è per il finto appuntamento. È per le chiacchiere che
ne deriveranno-
Trudy non disse niente e si limitò a guardarlo, perplessa.
Forse il principe non se ne rendeva conto, ma si comportava proprio come un
uomo terribilmente iperprotettivo. O come uno innamorato. Prima che potesse
dire niente, Shade si alzò e si avvicinò ad un mobile
dove tirò fuori una bottiglia
-Cognac contessa? Credo che ne avremo bisogno-
Trudy lo fissò un attimo perplessa, ma poi si limitò ad
annuire. Un cognac era proprio quello che ci voleva dopo tutte le cose successe
in quella singola ora.
************************************************
Ciao a tutti.
Eccomi qua. Di nuovo, come avevo detto. Non starò a ribadire
quello che vi ho già detto, fatemi solo dire, ancora una volta e come sempre, GRAZIE
per tutto l’affetto che mi avete dimostrato. GRAZIE INFINITE, non so
cosa ho fatto per meritarmi un seguito così, ma grazie per il supporto
nonostante io sia una pessima autrice. Grazie per i messaggi e il sostegno, per
me vogliono dire molto. Onestamente pensavo che ormai nessuno più stesse
aspettando questo capitolo, invece, come sempre, avete il potere di stupirmi.
Quindi grazie ancora, lo so che sono ripetitiva, ma grazie.
Io spero vi sia piaciuto questo nuovo capitolo, la storia si
sta infittendo e una piccola precisazione: quando Rein
e Shade si vedono la mattina chiamati da Nicholanos, è mattina presto, tipo le sei è mezza sette di
mattina. Quando Shade e Andrew vanno a duellare a
scherma, sono più o meno, le nove e mezza. Quindi Shade
ha tutto il tempo di allenarsi, cambiarsi, tornare nel suo studio, in perfetto
orario per l’arrivo di Trudy, intorno alle undici. Non so se questo mio spiegone serva, ma ci tenevo a precisarlo, in modo da
evitare confusione. Almeno, nella mia testa funziona, spero sia effettivamente
così.
Io non so se questo era un capitolo che vi aspettavate così,
so che in pratica non succede niente di che, sono solo loro che si preparano al
contrattacco. Ma mi serviva un capitolo spiegazione su quello che sarebbe
successo. Temo ne arriveranno altri, ma per ora questo, mi rendo conto, è molto
spiegazione e poca azione. Spero possiate apprezzarlo lo stesso, ci ho messo un
po’ per cercare di renderlo il più chiaro possibile e spero che apprezziate
l’idea di Rein per uscire da questo pettegolezzo. So
che può sembrare molto semplice, ma a volte, sono le cose semplici a risolvere tutto
quanto. Anche se, vi posso garantire, l’appuntamento finto di Rein e Philip potrebbe causare un certo tipo di nuove
dinamiche tra la turchina e il bel principe. Ma per questo, dovrete aspettare
ancora un po’.
Infine, ultime due cosa. La prima, sapete che adoro
l’amicizia tra Shade e Thomas, adoro farli
interagire, anche se si scazzottano su un pavimento sporco di una segreta.
Forse ad alcuni sembrerà esagerata come cosa, ma ci stava con i loro caratteri.
Thomas doveva sfogarsi e Shade lo sapeva. E il calcio
di Rein è per ricordare che anche lei ha un bel
caratterino se vuole.
Infine, non faccio pronostici certi per il prossimo
capitolo. Di sicuro arriverà a maggio, se riesco entro la metà. Vorrei tanto
recuperare un po’ di tempo aggiornando ogni quindici giorni ( lo so, sono
pazza, lo so e poco affidabile in questo, lo ammetto). Vorrei almeno pubblicare
i prossimi quattro capitoli entro giugno, progetto ambizioso, anche perché non
ho finito nemmeno il prossimo, ma sapendo quello che deve succedere con
abbastanza precisione, vorrei riuscire nel mio intento. Spero vivamente di
farlo. Comunque, un capitolo al mese è scontato, questo è l’obbiettivo base
diciamo. Ora proviamo con l’obbiettivo intermedio. Incrociate le dita per me.
Io come sempre, vi ringrazio, grazie a chi continua a
seguirmi nonostante tutto, grazie a chi legge e a chi perde anche tempo per
lasciare una recensione. Mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate, quindi vi
aspetto, anche per le critiche, come sapete.
Vi auguro un buon tutto, un bacione grande e a presto, la
vostra
Rein passeggiava sorridendo al fianco di Philip. Erano ormai
in giro per il giardino reale da una decina di minuti e la turchina si era
meravigliata di quanto le fosse stato naturale fingere davanti ai membri della
corte. Forse era dovuto dal fatto che Philip era una persona con cui si trovava
bene e a suo agio, quindi, in fondo, non stava veramente fingendo di trovare la
compagnia del conte così piacevole. Rein era rimasta incredibilmente colpita
dalla tranquillità con cui Philip aveva ascoltato le sue parole e il suo piano
per fermare le voci che riguardavano lui e Trudy. All’inizio aveva visto il
conte impallidire per quelle accuse, ma quando aveva capito che lei sapeva come
stavano realmente i fatti, si era tranquillizzato. E nessuno dei due aveva
voluto indugiare troppo su quello che era accaduto quella fatidica notte. Rein
non era stata obbligata a spiegare le motivazioni che l’avevano spinta ad
abbracciare Shade e Philip non aveva posto delle domande. Avevano semplicemente
evitato la questione. E Rein ne era segretamente sollevata. Per quanto
riguardava, invece, l’attuazione del piano pensato dalla turchina, il conte si
era dimostrato particolarmente colpito dalla semplicità ed efficacia della
risoluzione proposta, e aveva accettato subito di accompagnare Rein in
giardino. Anche se alla turchina era sembrato di vedere una certa dose di
delusione sul suo volto, una volta scoperto il vero motivo del suo invito,
finalizzato unicamente solo per risolvere il problema dello scandalo. Tuttavia,
in quel momento, non c’era traccia di delusione sul volto di Philip, sostituita
dal suo solito sguardo serio
-Se continuerete ad avere quell’espressione sul volto, gli
altri membri della corte penseranno che la mia compagnia sia terribilmente
noiosa-
Disse Rein, fintamente preoccupata. Philip fece un piccolo
cenno di sorriso, mentre scuoteva energicamente il capo
-Al contrario, altezza. Sono noto, a quanto pare, per avere
sempre un’espressione contrariata a corte-
-Contrariata?-
Philip annuì convinto
-Credo di essermi fatto qualche nemico tra i ministri del
regno. A quanto pare fulmino con lo sguardo chiunque venga a disturbarmi nel
mio ufficio e, sempre stando alle chiacchiere, mando via senza riguardi
chiunque intralci le mie giornate, sia esso un nobile o un semplice valletto-
Rein ridacchiò
-Ora che ci penso, forse qualcuna di queste voci è giunta
anche fino a me. È vero che il ministro degli esteri si rifiuta di venire a
parlare direttamente con voi? Ho sentito che manda sempre qualcun altro nel
vostro ufficio-
Philip annuì, ancora.
-Per mia fortuna, devo sempre trattare con il barone Ugival,
invece che con il ministro de la Paratiere. Ma credo che sia più una scelta
diplomatica del ministro che non una mossa attuata per evitarmi-
-Una mossa diplomatica? In che modo?-
Chiese incuriosita la turchina
-Il ministro sa che con il barone di Ugival è difficile che
io rifiuti qualsiasi proposta mi venga fatta-
Rein sgranò gli occhi meravigliata per quella rivelazione
-Volete dire che non potete rifiutare una proposta fatta dal
barone Ugival? Per caso vi ricatta con un qualche segreto di cui tutti noi
siamo all’oscuro?-
Philip si lasciò andare ad una risata
-Nessun ricatto, principessa, potete stare tranquilla. Semplicemente
è un uomo intelligente e le sue proposte sono sempre state ottime idee, lo devo
ammettere. E ogni qual volta io abbia sollevato una obiezione, si è subito
trovato un accordo. Il barone è un uomo piacevole con cui parlare di affari-
Rein lo guardò e si trovò a sorridere compiaciuta
-Sono contenta che abbiate trovato un valido amico nel
barone di Ugival-
-Amico? Siamo solo collaboratori del regno che si stimano
e…-
-Di solito la stima è un’ottima base su cui costruire
un’amicizia-
Concluse la principessa. Philip la guardò prima perplesso, poi,
però Rein lo vide annuire alle sue parole
-Non avevo mai pensato a quest’aspetto-
Rein scosse la testa, divertita
-Se non ci fossimo noi donne a farvi ragionare ogni tanto.
Mi domando come l’umanità sarebbe potuta andare avanti senza di noi-
Disse Rein guardando Philip divertita. Il conte la guardò
poi le sorrise dolcemente annuendo
-Concordo con voi altezza, ci saremmo già autodistrutti
secoli fa-
-Sarà meglio-
Disse sorridente Rein. Philip la guardò un attimo sbalordito,
ma poi si ritrovò a ridacchiare e anche Rein fece lo stesso.
-Grazie altezza-
Le disse ad un tratto Philip, tornato serio e composto
-Per cosa?-
-Da quando mia cugina è partita per tornare a casa credo sia
la prima volta che rido e chiacchiero così tranquillamente. Grazie per avermi
fatto allontanare dal lavoro e avermi permesso di accompagnarvi in questa
passeggiata-
Rein sorrise. Philip non disse nient’altro, ma continuò a
fissarla negli occhi e Rein, per qualche motivo, si trovò ad abbassare lo
sguardo, d’un tratto imbarazzata. Sentì le guance arrossarsi e si ritrovò senza
sapere cosa dire.
-Conte io…-
Rein rialzò lo sguardo e vide che Philip continuava ad
osservarla, intensamente. Le guance di Rein si fecero sempre più rosse e la
principessa si ritrovò a fare un piccolo passo indietro. Vedendola allontanarsi
da lui, Philip fu come riscosso dai suoi pensieri. Si ritrovò a guardare
meravigliato la turchina
-Principessa, scusatemi io non…-
Rein scosse solo il capo. Si voltò e si avvicinò veloce ad un’aiuola
fiorita, fingendosi molto interessata ai fiori. Non capiva perché stesse
reagendo in quel modo, ma lo sguardo insistente con cui Philip l’aveva fissata
l’aveva messa in imbarazza. O forse, e peggio, a disagio. Non era abituata ad essere
osservata così da un uomo, ed improvvisamente si era resa conto che Philip era
un uomo, un bell’uomo tra l’altro, e quello sguardo così intenso l’aveva
agitata. Rein fece un paio di respiri e cercò di ricomporsi. Aveva un compito
ben preciso da portare avanti quella mattina, tutto il resto doveva essere
messo in secondo piano. Avrebbe dovuto concentrarsi solo sul fare in modo che
la marchesa Eldelberry cadesse nella sua trappola.
Così, decise di rindossare la sua migliore maschera da reale sorridente, e si
voltò verso Philip, agitando la mano
-Conte, venite qua vicino-
Philip, a pochi passi da lei, si mosse veloce e la
raggiunse.
-Principessa se per caso vi ho offeso, vi prego, perdonatemi-
Rein scosse la testa, decisa, bloccando le parole di Philip.
Sorridendogli prese il suo braccio e vi appoggiò sopra la sua mano
-Godiamoci questa mattinata. Dopotutto è questo l’obbiettivo
di questa passeggiata, o mi sbaglio?-
Rein puntò il suo sguardo su Philip, sperando che il conte
capisse. E Philip lo fece.
-Ovviamente
principessa. Vogliamo continuare a passeggiare?-
-Volentieri-
Philip porse il suo braccio alla turchina e Rein si affrettò
ad accettarlo. Camminarono in silenzio per qualche minuto, momenti nei quali
Rein sorrideva serena e faceva piccoli cenni di saluto ai nobili che incontravano
nel loro passaggio. E subito dopo averli superati, Rein sentiva un fitto
mormorio di chiacchiere.
-Direi che il nostro compito sembra a buon punto-
Philip annuì
-Ora manca solo incontrare la contessa Trudy e il principe-
-Sperando che Thomas sia con loro-
Philip sospirò, preoccupato
-Non so se essere così felice d’incontrare il conte
d’Orvail. Se quello che mi avete detto è vero, stamattina ho sventato un serio
pericolo-
-Sono certa che una volta saputa la verità Thomas si sentirà
in imbarazzo con voi per avere pensato che poteste essere capace di compiere
una cosa simile-
-Vorrei tanto che la pensasse così… ma temo che subirò
comunque un qualche tipo di punizione da parte del conte-
-E perché mai?-
-Sono pur sempre stato solo con lei in camera in piena notte-
-Ma non avete fatto niente di male. E poi, non è stata
nemmeno una vostra decisione. Se non fosse stato per noi voi…-
Rein non finì la frase, colta da una punta d’imbarazzo.
Tuttavia non c’era bisogno per lei di continuarla, poiché entrambi sapevano
cosa volesse dire la turchina. Philip, al contrario, continuò tranquillo a
parlare, forse proprio per non imbarazzarla ancora di più
-Principessa, se io avessi saputo che un individuo fosse
stato anche solo un minuto da solo con mia cugina, credo che quell’uomo ora
sarebbe un uomo morto-
Rein alzò gli occhi al cielo, in un misto di esasperazione e
rammarico. Philip, vedendola, la guardò sorpreso
-So che l’idea vi deve sconvolgere ma, altezza, sa bene
che…-
-Se so che una donna colpita da uno scandalo del genere
abbia la reputazione rovinata? Si lo so bene. Quello che trovo ingiusto è il
diverso trattamento nei confronti degli uomini-
-Altezza non è vero, anch’io crescendo…-
-Conte, sappiamo entrambi che la reputazione rovinata è
quella della donna, non quella dell’uomo. Agli uomini viene data una
strigliata, sparisce per una stagione o due e dopo torna in società, come
niente fosse. È un’ingiustizia. Ci vogliono un uomo e una donna per fare uno
scandalo, e spesso, tutto inizia da un uomo-
Philip stava per ribattere, ma si trovò a rimanere in
silenzio. Rein sapeva di avere ragione, dopotutto erano lì proprio perché la
marchesa sapeva che per screditare Trudy, uno scandalo con un uomo era
un’occasione perfetta.
-Siete veramente convinta di quello che avete detto?-
Le chiese sinceramente incuriosito Philip. Rein annuì
-Cosa fareste se Charlotte fosse stata con un uomo?-
Philip si fermò di colpo
-Andrebbe in convento-
-Esatto. Non ci hai nemmeno pensato-
Philip la guardò un attimo senza sapere cosa fare. O dire.
-E' un dato di fatto. A nessuno importa mai se si tratta di
amore o meno. Se non è concordato già un matrimonio è scandalo. Reputazione
rovinata per lei e per la sua famiglia. È ingiusto. Il nostro problema è che viviamo
in un mondo dove siete voi uomini a comandare, e voi avete deciso che la nostra
reputazione è più importante di qualsiasi decisione possiamo prendere in
autonomia. Se ci innamoriamo e stiamo con un uomo al di fuori del matrimonio
siamo poi dopo da buttar via, come fossimo merce avariata. Al contrario, voi
potete avere tutte le donne che volete, anche all’interno di un matrimonio,
potete tradire e fare ciò che volete, il tutto senza subire conseguenze. È
ingiusto-
Mormorò alla fine quasi Rein, sconsolata per quella triste
verità. Philip continuò a guardarla senza sapere cosa dire.
-Inutile cercare di ribattere Philip. Contro le donne non
abbiamo alcuna possibilità di vittoria. Continuo a sostenere che quando un suo
antenato accettò che anche le donne avessero un’istruzione come noi uomini, il
nostro declino sia iniziato e prima o poi ci ritroveremo a subire una
dominazione femminile senza possibilità di poterci ribellare. Anzi, la
chiederemo a gran voce-
La voce squillante di Thomas li colse entrambi di sorpresa.
Rein si voltò meravigliata e, sorpresa, si trovò davanti Thomas, Trudy e Shade.
Il trio doveva essere arrivato in tempo per sentire ciò che avevano detto,
tuttavia né Rein né Philip si erano accorti del loro avvicinamento. Guardandoli
Rein fu contenta di vedere Thomas sorridente e allegro. Sembrava che la
situazione fosse tornata sotto controllo e Rein ne fu felice. Trudy, di fianco
a lui, prese a battibeccare con il capitano, mostrando una scena familiare e
piacevole. Rein gli sorrise e poi si voltò a guardare Shade. Quando i suoi
occhi incontrarono quelli del principe che la stavano già guardando, la
turchina smise di badare a quello che le succedeva intorno o di prestare
attenzione ai discorsi degli altri. Si trovò incapace a distogliere lo sguardo
dal principe, che la stava guardando intensamente. Rein non provò imbarazzo, al
contrario sentì un sorriso salirle sul volto e si ritrovò a mormorare un timido
saluto
-Ciao-
Gli disse. Lui le fece un piccolo accenno di sorriso, poi le
fece cenno con il capo, prima di risponderle a sua volta
-Ciao-
Shade guardava Rein e sembrava incapace di toglierle lo
sguardo di dosso. Si domandò come fosse possibile che ogni volta che la vedeva
perdeva la compostezza e si ritrovava a fissarla, ammaliato. Era come se Rein
gli avesse lanciato un incantesimo e fosse incapace di pensare ad altro che non
fosse lei. Per non parlare del fatto che quella mattina era semplicemente radiosa.
Indossava un morbido abito di tulle bianco, con un elegante scollo a barchetta
che le evidenziava la linea sinuosa del collo e delle spalle. Il bordo della scollatura,
così come la vita e i bordi delle maniche e della gonna erano ornati da una
striscia ricamata, formata da piccole rose di colore rosa. I suoi capelli, poi,
erano stati raccolti in una semplice treccia che le cadeva dolcemente su una
spalla, in un’acconciatura che evidentemente la turchina amava moto, perché
Shade gliela aveva vista portare spesso. Tuttavia ciò che faceva si che gli
occhi del principe facessero fatica a staccarsi da lei, erano i suoi occhi.
Quel giorno si era leggermente truccata e la semplice linea nera che le
incorniciava gli occhi faceva si che l’azzurro intenso fosse ancora più
luminoso e incantevole. Shade si rese conto che la stava guardando da troppo
tempo, eppure, continuò a fissarla, incurante. Distolse lo sguardo solo quando
sentì gli occhi di qualcuno su di se e, allontanando brevemente lo sguardo
dalla principessa, incontrò quello di Philip, severo, che lo fissava
-Conte Philip, buongiorno-
Gli disse, salutandolo. Shade osservò meglio Philip, dato
che ci stava mettendo un po’ troppo a salutarlo e notò uno strano sguardo negli
occhi del conte che non gli piacque affatto. Era come se Philip non fosse così
contento di vederlo, o meglio, non fosse contento di come lui stesse guardando
la principessa. Tuttavia Philip, nonostante lo sguardo secco che gli aveva
rivolto, si era inchinato, salutandolo
-Altezza, buongiorno a voi-
Shade lo guardò e quando Philip rialzò il capo e lo guardò,
il suo sguardo era decisamente più calmo e controllato, era tornato il solito
Philip. Forse Shade aveva male interpretato quello sguardo di poco prima o
forse, preferì pensare che fosse proprio così.
-Devo ammettere che non mi sarei mai aspettata di vedere voi
tre, insieme, qui oggi. Che piacevole coincidenza-
La voce squillante di Rein lo riportò a guardarla. Gli occhi
della principessa gli lanciarono come un messaggio silenzioso. Era vero, se
erano tutti e cinque lì c’era un motivo e lui doveva iniziare a recitare la sua
parte. Così Shade eliminò quei pensieri strani dalla sua mente, almeno per quel
momento, e prese a dire ciò che doveva
-Anche se vorrei tanto potere godere di questo piacevole
incontro e aggiungermi a voi per una piacevole passeggiata mattutina temo di
non poterlo fare. Sono qui in veste ufficiale-
Lo sguardo sconcertato di Rein lo fece sorridere. Chiunque
li stesse osservando e sentendo, e Shade sapeva che quasi tutti i nobili
presenti in quel momento in giardino si erano avvicinati il più possibile per
assistere in modo fintamente discreto a quell’incontro, nessuno avrebbe potuto
pensare che la reazione della turchina e
di Philip non fosse sincera. Shade si trovò così a guardare Thomas, aspettando
un suo pronto intervento, che non tardò ad arrivare
-Ahimè, mia adorata principessa, è vero ciò che il principe
qui sta dicendo. Non solo mi ha trascinato fuori dal castello mentre mi ero
preso una mattina di riposo, cosa indispensabile che mi serve per non
impazzire, ma mi vuole pure portare a fare una visita ai cancelli reali-
-I cancelli?-
Chiese meravigliata Rein. Shade annuì
-Esatto. Ogni tanto vado a controllare che tutto sia in
ordine, ma soprattutto che mia sorella non riesca più ad uscire di nascosto. O
almeno che non ci riesca così facilmente-
Rein lo guardò perplesso, poi un timido accenno di sorriso
le apparve sul volto, cosa che fece sorridere anche lui.
-Se Milky vuole uscire dal
castello credi che questo la fermerà?-
La voce divertita di Rein lo fece sorridere a sua volta.
-Almeno la farò lavorare e operare di fantasia. Come
fratello maggiore è mio compito darle degli stimoli o sbaglio?-
Rein ridacchiò e anche i presenti fecero lo stesso. Tuttavia
il sospiro esasperato di Thomas li fece voltare verso di lui
-Ti prego, principessa, non dargli ragione. Questo non farà
altro che confermare che ciò che fa è giusto e a renderlo ancora più
insopportabile. È solo un maniaco del controllo e deve vedere con i suoi occhi
e controllare, perché non si fida dei resoconti che gli mandano. E usa sua
sorella come scusa-
Shade scossò un’occhiataccia a Thomas
-Non è che non mi fido, ma farmi vedere ogni tanto, di sorpresa,
aiuta a mantenere tutto sotto controllo e fa in modo che tutto sai perfetto-
Thomas alzò gli occhi al cielo, ma non disse niente. Shade
gli sorrise. Almeno, da quando Trudy gli aveva spiegato cosa era realmente
successo era tornato quello di sempre, solare, allegro e sempre pronto a dirgli
la sua onesta, e non richiesta, opinione. O almeno così sembrava.
-Ma come mai avete portato la contessa Gaumont
con voi?-
La voce di Rein lo riportò a portare lo sguardo su di lei.
-In realtà, la presenza della contessa è stata una
coincidenza-
Gli disse Shade, recitando le parole che aveva concordato
con Trudy per spiegare quella bizzarra situazione.
-Esatto altezza-
Intervenne Trudy, parlando per la prima volta da quando si
erano incontrati
-Stavo uscendo per una passeggiata mattutina, come mio
solito, quando Thomas mi ha vista e ha insistito per accompagnarmi, anche se
per un breve tratto, in giardino-
-Che ci volete fare, sono un gentiluomo. Non potevo
permettermi di lasciare sola la mia più cara amica-
Disse Thomas, pavoneggiandosi. Shade lo guardò, esasperato.
Forse preferita l’abbattuto e attaccabrighe Thomas, ora che ci pensava meglio.
-Thomas, non credo che la contessa abbia bisogno del tuo
aiuto. Caso mai direi più il contrario-
La battuta di Shade fece ridacchiare tutti i presenti.
Thomas guardò fintamente arrabbiato Shade, ma un leggero sorriso gli comparve
sul volto
-Siete di buon umore, principe-
Disse, con finta semplicità, Philip. Shade lo guardò,
perplesso. Era un commento strano per lui da fare, come se quella semplice
frase avesse in realtà un significato segreto, che tuttavia Shade non riuscì a
cogliere. Ma non gli sfuggì la leggera nota di sfida nel suo tono, cosa che lo
irritò, per qualche strana ragione
-Sarà il sole, conte. Probabilmente mi ha reso di buon
umore-
Philip incassò, senza replicare. Il principe sentì lo
sguardo di Thomas fissarlo, in silenzio. Sembrava che gli volesse dire
qualcosa, o, peggio, accusarlo di qualcosa. E forse aveva ragione
-Thomas, so che preferiresti restare qui a non fare niente,
invece che fare il tuo lavoro, ma dobbiamo andare-
Thomas lo guardò un attimo accigliato, ma annuì. In quel
momento sapeva che lo sguardo accigliato di Thomas aveva un significato ben
preciso, avevano programmato infatti di passare più tempo insieme, in modo da
permettere al maggior numero di nobili di vederli, ma il sentimento di
irritazione che provava nei confronti di Philip in quel momento, lo aveva
spinto ad allontanarsi dal gruppo quanto prima. Sapeva che era meglio
andarsene, prima di dire o fare qualcosa di peggiore. Come creare un nuovo
scandalo. Shade si inchinò a Rein, salutandola. La turchina lo guardò e sembrò
volergli chiedere qualcosa con lo sguardo, ma la voce di Thomas la distrasse
-Principessa, come sempre è un piacere vederti e un
dispiacere lasciarti. Ma so che sei in buona compagnia, quindi vado via con il
cuore leggero, anche se devo seguire questo scorbutico di principe.-
Rein ridacchiò, anche se sembrò leggermente finta la sua
risata e fece un piccolo inchino a Thomas.
-Sopporterò questa separazione, anche se spero di vederti a
pranzo-
Thomas annuì
-Ovvio che ci vediamo a pranzo. Mi minacciasse anche di
buttarmi nelle segrete, niente mi separerà dal mio pranzo-
Rein ridacchiò e annuì. Shade alzò gli occhi al cielo, ma
non disse niente
-Allora andiamo. Contessa, conte, Rein-
Shade si congedò da tutti, senza aspettare risposta e si
incamminò, lasciando dietro gli altri. Dopo pochi secondi sentì i passi veloci
di Thomas seguirlo
-Che ti prende?-
Chiese senza giri di parole Thomas, non appena furono soli e
lontani da orecchie indiscrete
-Non so a cosa ti riferisci?-
-Ah no? E l’atteggiamento passivo aggressivo nei confronti
di Philip?-
-Non so a cosa tu ti stia riferendo-
-Credo tu lo sappia invece-
-Ti dico di no-
Thomas sospirò al suo fianco. Sentendolo Shade si voltò
verso di lui
-Cosa stai insinuando Thomas?-
Il capitano alzò le mani in segno di resa
-Assolutamente niente, lungi da me criticarti o farti notare
quanto tu sia palesemente geloso di una certa principessa che era al braccio
del tuo ministro. Uomo, tra l’altro, che hai scelto tu e tenuto tu a palazzo-
Shade si bloccò di colpo
-Io non sono geloso-
-Come no-
Gli disse Thomas, guardando
-E poi non c’è assolutamente niente di cui essere geloso. Ti
ricordo che tutto quello che abbiamo fatto oggi era già stato deciso-
Thomas lo guardò poi scosse la testa, sospirando
-Certo, lo ricordo fin troppo bene, purtroppo. Ma ti vorrei
ricordare che Philip è un uomo e Rein una donna-
-E con questo?-
-Dico solo che Philip è un uomo libero da qualsiasi impegno
e degno della massima stima-
-Thomas, l’ho scelto io come ministro, so quanto vale-
-Inoltre è indiscutibile il fatto che i due insieme siamo
una bella coppia. Rein sembrava decisamente a suo agio e divertita con Philip
al suo fianco-
Shade rimase un secondo in silenzio, incapace di dire
qualcosa. Il sorrisino compiaciuto sul volto di Thomas lo fece innervosire
ancora di più
-Thomas, se Rein è a suo agio con Philip la cosa non…-
Thomas lo fermò
-Non dire cose di cui un giorno potrei rinfacciarti. Senti,
so che non vuoi sentirtelo dire, ma è inutile negarlo, a me soprattutto. Ti
stai comportando esattamente come hai fatto con…-
Shade si avvicinò a Thomas, furioso. Vedendolo il conte fece
un piccolo passo indietro, in silenzio
-Thomas, per il bene della nostra amicizia, non osare andare
oltre. Sono due cose completamente diverse, te lo assicuro. Rein… lei è come
Trudy per te. E questo chiude la discussione-
Shade si voltò e si incamminò deciso verso le scuderie. E
questa volta non si premurò affatto di controllare che Thomas lo stesse
seguendo.
Rein passò lo sguardo da Trudy a Philip. Da quando erano
rimasti in tre, praticamente la conversazione si era spenta, lasciando un pesante
e imbarazzante silenzio, il tutto sotto gli occhi della corte
-Se vogliamo mettere a tacere le voci, per favore, dite
qualcosa-
Implorò la turchina, in un sussurro. Il suo sguardo si puntò
su Trudy. La contessa, in silenzio accanto a lei, le rivolse uno sguardo
perplesso
-Non so che cosa dire-
-Vanno bene anche le tue critiche nei miei confronti, ma ti
prego facciamo finta di conversare amabilmente. O qualcuno penserà veramente
che sto cercando di mettermi nel mezzo di una coppia-
Rein prese il braccio di Trudy e prese a passeggiare,
pregando Philip di seguirle.
-Perdonate altezza, forse io dovrei tornare al lavoro
adesso. Dopotutto il nostro compito direi ormai che lo abbiamo svolto-
Rein guardò il conte
-Conte, se ve ne andate ora, sarà peggio. Vi prego,
passeggiate ancora un poco con noi. Potete sopportare la nostra presenza ancora
per un po’, dico bene?-
-La principessa ha ragione. Se ve ne andate, non farete che
alimentare il pettegolezzo-
Philip guardò Rein e Trudy, poi annuì. Si mise al fianco di
Rein e i tre ripresero a passeggiare.
-Cosa ha detto Thomas quando ha saputo tutta la verità?-
Chiese la turchina a Trudy, cercando di portare la
conversazione su un terreno abbastanza neutro. Trudy la fissò un attimo poi
sospirò
-Niente, in realtà. Non ha parlato, mi ha solo ascoltato e
quando gli ho detto il motivo per cui Philip si trovava nella mia stanza quella
notte, ha semplicemente sogghignato verso il principe. Poi ha detto che avrebbe
accompagnato sia me che sua altezza qui in giardino per attuare il vostro
piano. Questo è tutto-
-Non ha aggiunto altro?-
Chiese meravigliata Rein. Si era immaginata che Thomas
avrebbe inondato di domande Trudy e Shade per capire meglio la situazione. Non
si era affatto immaginata che il capitano non facesse alcun tipo di domande
-Credo vorrà parlare con me in privato su quanto successo.
Non credo avesse voglia di parlarne davanti al principe-
-Credo contessa, che invece il conte non vi chiederà niente-
Sia Rein che Trudy si voltarono verso Philip. Il conte le
guardò
-Non conosco bene il capitano Thomas ma credo di sapere cosa
gli stia passando per la testa in questo momento. Soprattutto credo di sapere
cosa provi verso di voi, contessa-
-Cosa prova? Per me?-
Chiese perplessa Trudy. Philip annuì
-Contessa, credo che Thomas si senta in imbarazzo verso di voi-
Trudy sgranò gli occhi per la sorpresa e anche Rein guardò
Philip con una certa sorpresa.
-In imbarazzo?-
Chiesero in coro le due donne. Philip annuì
-Si, imbarazzo per avere dubitato di voi. Anche se non lo
ammetterà mai, credo che Thomas possa avere pensato veramente che ci potesse
essere qualcosa tra noi. E il solo fatto di avere dubitato della vostra
integrità, voi che considera come una sorella, anche solo per un istante, lo
deve fare sentire terribilmente in imbarazzo. E in colpa-
Rein guardò Philip, meravigliata. Non si era aspettata una
tale dimostrazione di sensibilità da parte dell’uomo e si trovò colpita. E come
lei anche Trudy doveva esserlo, dato che Trudy non disse niente, e si limitò a
passeggiare in silenzio.
-Credete davvero che possa essere così, conte? Non credete
di esagerare?-
Chiese la turchina. Philip scosse il capo
-Ho provato ad immaginare come mi sarei sentito io se
qualcuno mi fosse venuto a riferire un pettegolezzo simile che riguardasse mia
cugina. Pur conoscendola e sapendo che non farebbe mai niente di così
sconsiderato, il solo pensare, anche per un secondo che potesse essere tutto
vero, è ciò che mi farebbe sentire in colpa nel momento in cui la verità
venisse scoperta. Non riuscirei a guardare in viso mia cugina dopo avere
dubitato, anche solo per un istante, della sua persona-
Rein rimase in silenzio, ma si ritrovò a capire cosa
intendeva dire il conte. Non doveva essere facile per Thomas ammettere di avere
dubitato di Trudy anche solo per un secondo. Doveva essere difficile per lui,
ora, guardare la sua amica negli occhi e dire che aveva. Rein
si voltò a guardare Trudy e vide molta tristezza negli occhi della donna
-Non ti preoccupare. Sono certa che Thomas verrà presto da te
e chiarirete tutto quanto-
Trudy la guardò e le sorrise, ma Rein vide che i suoi occhi
erano rimasti tristi. Stava per chiederle qualcosa, quando la contessa la
precedette
-Conte, a proposito di vostra cugina, quando pensate
dovrebbe fare ritorno a palazzo?-
-Meno di due settimane-
-Quindi manca poco-
Disse Trudy. Rein la guardò perplessa. Perché parlare ora di
Charlotte?
-Prima la baronessa arriva prima potrà confermare la nostra
storia-
Disse Trudy guardandola. Rein si trovò ad annuire. Era vero,
Charlotte era con loro quella notte, avrebbe potuto confermare il fatto che
Trudy era a cena nel loro appartamento quella sera, assieme alla contessa
Alexandre.
-Anche la contessa Alambert
dovrebbe tornare a corte. Parlerò con la regina e cercherò di farla tornare a
corte-
Trudy annuì
-Ottima idea. Questo dovrebbe mettere a tacere qualsiasi
tipo di voce o chiacchiera-
-Prima queste voci saranno messe a tacere meglio sarà per
tutti. Non amo essere al centro di attenzioni indesiderate-
Rein si voltò verso Philip. L’uomo guardava in avanti, dove
un gruppo di donne stava parlando mentre li osservavano attentamente. Rein
sospirò poi appoggiò una mano sul braccio di Philip
-Si sistemerà ogni cosa, lo prometto-
Rein gli sorrise e gli occhi di Philip si illuminarono. A
quel punto Philip si inchinò a lei, poi le fece un perfetto baciamano. Senza
volerlo, il battito del cuore della turchina accelerò un secondo. Poi Philip
fece lo stesso con Trudy e Rein notò che anche la contessa era stupita.
-Sono grato di avere incontrato due splendide dame come voi
e di avere il privilegio della vostra compagnia-
Entrambe si ritrovarono a sorridere, leggermente
imbarazzate. Persino Trudy si lasciò andare ad un accenno di rossore sulle
guance. Rein la guardò divertita ma non appena Trudy vide
il sorriso della turchina le lanciò uno sguardo leggermente infastidito, cosa
che fece ridacchiare Rein. Nel frattempo Philip le
guardava, senza sapere cosa dire, o fare. I due ripresero a passeggiare e a
chiacchierare con naturalezza, e Rein si trovò a
godere di quel momento di relativa spensieratezza. Il tutto però fu interrotto
dall’arrivo di un valletto che si avvicinò veloce al trio
-Altezza, contessa, ministro-
Il valetto si inchinò a Rein poi porse un messaggio a Philip. Finito di leggere si
voltò verso le due donne
-Principessa, contessa, spero ora mi vogliate scusare. Anche
se preferisco lungamente la vostra compagnia, il lavoro mi attende e ho
questioni importanti da risolvere-
Rein si trovò ad annuire
-Direi che abbiamo abusato anche oltre del vostro tempo,
conte. Grazie per la compagnia e per le chiacchiere-
Philip si inchinò
-Vi auguro una buona mattinata-
Le due donne lo guardarono andare via con il valletto dietro
di lui, senza dire niente.
-Certo che tra tutti gli uomini presenti a corte, la
marchesa ha scelto uno dei pochi onesti con cui crearmi uno scandalo-
-Credo proprio di si-
Disse Rein. Le due si guardarono un attimo poi
ridacchiarono. Alzando lo sguardo, Rein vide lo sguardo allibito di alcune
donne che le fissavano. Vedendole, Rein sorrise ancora di più e afferrò più
saldamente la presa sotto il braccio di Trudy
-Allora, pronta a creare ancora più chiacchiericcio e
scandalo?-
-Cosa hai in mente, ora?-
-Avrei proprio voglia di una bella tazza di the e di qualche
pasticcino-
Trudy la guardò e annuì
-Anche io berrei volentieri una tazza di the. Ce lo vogliamo
fare servire sotto il portico?-
Rein si ritrovò ad annuire
-Splendida idea. Non ho ancora avuto modo di godermi il
portico reale. Poi già mi immagino i pettegolezzi che ne deriveranno. Credo che
la marchesa non sarà contenta di sapermi così a mio agio con te-
Trudy annuì
-No non lo sarà affatto. Ma sapere che eravamo insieme non
farà altro che farla agire velocemente. Si preparerà a sferrare un attacco
quanto prima, ne sono sicura-
Rein annuì
-Peccato che lei non sappia che la aspetto a braccia aperte-
Trudy la guardò e il suo sguardo si fece serio
-Principessa, potremo anche avere anticipato alcune sue mosse,
ma vi prego, state attenta. Fanny non è di certo una stupida, e credo possa
avere altro su cui puntare come piano di riserva-
-Vuol dire che ci prepareremo ad affrontare anche quello.
Non mi spaventa di certo-
-Dovrebbe invece, non sapete di cosa è capace-
La turchina si voltò verso la contessa
-Di cosa è capace?-
Trudy annuì
-Se Fanny si pone un obbiettivo, in un modo o in un altro lo
raggiunge. Lo so bene questo. E se per raggiungerlo deve distruggere tutto ciò
che si para nel mezzo, lo farà-
-E noi, allora, le daremo filo da torcere-
Trudy la guardò allarmata
-Tu non capisci. Lei è…-
-Solo una donna, Trudy. Ho affrontato di peggio e ho
sconfitto di peggio, credimi. Non sarà una semplice marchesa ha farmi cedere.
Sono molto più forte di quello che credi e lo sei anche tu-
-Non lo puoi sapere-
Trudy la guardò scoraggiata. Rein le prese le mani e la
guardò negli occhi, convinta
-Lo sento e mi fido del mio istinto. So che tu non ti fidi
di me, ma ti prego, su questo, credimi. Non ho dubbi con chi schierarmi tra voi
due. Non c’è niente che la marchesa potrà dirmi per farmi cambiare idea su di
te-
-Tu non mi conosci…-
-E' vero, non ti conosco. Ma so una cosa che ti rende
diversa dalla marchesa-
-E quale sarebbe?-
-Tu non hai mai cercato disperatamente di piacermi. Anzi,
sei stata fin da subito molto chiara sul fatto che io non ti piacessi affatto-
-Cosa dovrebbe dire questo?-
-Dice molto. Tu non vuoi entrare nelle mie grazie, anzi.
Stai cercando di capire se posso essere un qualche tipo di minaccia per il tuo
regno e, anche se non ho ancora capito come io, principessa squattrinata
praticamente rinnegata dalla sua famiglia, possa rappresentare una minaccia, lo
capisco. Non ti fidi di me, mi vuoi conoscere prima di giudicarmi. La marchesa
invece non ha fatto altro che cercare di entrare nelle mie grazie perché spera
proprio che io sia qui per quello che temi tu: la corona. E se io dovessi
diventare regina, che credimi, è l’ultima cosa che vorrei, e lei fosse mia
amica, lei sarebbe una delle donne più potenti del regno. Mentre a te, del
potere, non interessa niente-
-Questo mi renderebbe una persona migliore? Solo perché non
sono ambiziosa o con mire di potere?-
Rein le sorrise
-Non so se questo ti renda migliore o peggiore. Dopotutto
non conosciamo le motivazioni che stanno spingendo la marchesa a comportarsi
così, magari ha un motivo più che nobile…-
-Oppure è solo un’arrivista-
-Oppure è solo un’arrivista. Va bene. Ma quello che sto
dicendo è che io non cerco e non voglio qualcuno che stia al mio fianco per
interesse. Voglio che qualcuno stia al mio fianco perché io, Rein, gli piaccio
così. Titolo o meno. Sarò ingenua, non lo nego, ma preferisco scontrarmi con te
ma sapere sempre ciò che realmente pensi, piuttosto che avere qualcuno che mi
gratifica e lusinga solo per mero ritorno personale-
Trudy la guardò intensamente, senza sapere cosa replicare. Le
due donne rimasero in silenzio poi ripresero a camminare. Quando arrivarono
sotto il grande porticato che affacciava sul giardino, Rein fermò una cameriere
e le chiese di chiamare Dreamy. Non appena la rosa
arrivò, Rein si affrettò a farle preparare tutto il necessario per il the e
presto la turchina e la contessa si trovarono comodamente sedute, servite di
tutto punto, con in mano una tazza di the fumante. La consumarono parlando del
più e del meno, chiacchierando amabilmente sotto lo sguardo attento e vigile
della corte, che le osservava curiose.
-Come fai a sopportare tutto questo?-
Le chiese ad un tratto Trudy
-Intendi gli sguardi costanti e persistenti?-
Trudy annuì. Rein semplicemente alzò le spalle
-Abitudine, direi. Ci sono abituata fin da quando sono
piccola-
-E non ti da fastidio?-
-Se anche mi desse fastidio cosa potrei fare per evitarlo?
Sono pur sempre una principessa, rientra in uno degli aspetti negativi della
regalità-
-E gli aspetti positivi?-
Rein la guardò, poi un sorriso le spuntò sul volto
-Potere passare la mattina a bere the e fare chiacchiere,
senza doversi occupare di niente. Direi che è un aspetto positivo-
Trudy ridacchiò e alzò la tazza di the come fosse un calice,
brindando, simbolicamente per le sue parole. Rein ridacchiò e fece lo stesso.
Stava ancora bevendo, quando Rein vide Dreamy
correrle incontro, tutta trafelata
-Dreamy, che succede?-
Chiese allarmata Rein.
-Principessa, dovete andare nella vostra stanza,
immediatamente-
Rein la guardò perplessa
-Perché mai? Sto bevendo il mio the e vorrei finire la
conversazione con la contessa-
Dreamy la guardò negli occhi e,
tralasciando qualsiasi protocollo, le afferrò la mano e la tirò leggermente
verso di lei, obbligandola quasi ad alzarsi
-La principessa Milky-
Disse semplicemente la rosa. Rein la guardò perplessa,
sbattendo un paio di volte le palpebre. Poi la consapevolezza delle parole
della sua cameriera la scese addosso, facendola sbiancare
-La lezione!-
Dreamy annuì. Rein appoggiò la
tazza sul tavolo e si alzò veloce
-Contessa, io devo andare. Sono in ritardo, come ho fatto a
dimenticarmi totalmente di Milky? Mi starà odiando in
questo momento. Ci vediamo Trudy-
Senza lasciare il tempo alla contessa di risponderle Rein
prese quasi a correre in direzione della sua stanza. Tuttavia, prima di entrare
nel palazzo, le sembrò di sentire la risata divertita di Trudy risuonare
nell’aria.
Il pomeriggio era ormai giunto al termine. La luce aranciata
del tramonto illuminava il palazzo, come il sole volesse avvolgerlo in un caldo
abbraccio, prima di lasciarlo al buoi della sera. Thomas era steso sul suo
divano, in camera sua, intento a fissare il soffitto. Era perso nei suoi
pensieri e uno strano miscuglio di emozioni lo stava divorando. Il primo era il
sollievo, il sollievo per sapere che Trudy era fuori pericolo da qualsiasi
macchinazione di corte. L’altro era furia, furia cieca per non essere stato in
grado di fare niente di concreto per lei e di avere fatto in modo che fossero
altri a salvarla. Infine provava frustrazione e vergogna. Frustrazione per non
avere avuto la possibilità di confrontarsi tranquillamente con Philip e farsi
spiegare quello che realmente era successo e vergogna verso Trudy, per avere
dubitato di lei. Come aveva anche solo potuto pensare che Trudy potesse avere
un comportamento simile con un uomo, per di più con Philip? Doveva chiederle
scusa, eppure non riusciva nemmeno a pensare di guardarla negli occhi in quel
momento.
-Sono un pessimo amico…-
Mormorò al soffitto. Sapeva che doveva affrontarla, prima o
poi. E anche con Philip avrebbe dovuto parlare e fargli le sue scuse. Forse
sarebbe stato meglio partite proprio dal conte. E dato che non era da lui
rimanere a rimuginare in una stanza vuota, decise di andare ad affrontare
subito il problema Philip. Si alzò risoluto e si avviò a grandi passi verso la
porta. La aprì con forza solo per trovarsi davanti qualcuno fermo immobile,
davanti ad essa. E non era qualcuno qualsiasi, era proprio Trudy. I due
rimasero in silenzio, non sapendo cosa fare. Trudy era stata evidentemente
presa in contropiede dall’improvvisa apparizione di Thomas, e Thomas era
sconvolto dal vedere l’ultima persona che in quel momento desiderasse vedere.
Alla fine fu lei, come sempre, a superare per prima quell’impasse.
-Mi fai entrare o dobbiamo dire quello che dobbiamo dirci
qui sulla porta?-
Thomas non disse niente, si spostò solo di lato, per
permettere alla donna di entrare. Thomas la osservò sedersi sul suo divano,
dove si mise a fissarlo.
-Siediti Thomas-
-Sto bene qui-
-Thomas-
Il tono di Trudy lo fece muovere, come si trovasse sotto un
incantesimo. Ma era sempre così con lei, aveva sempre il potere di fargli fare
quello che voleva. Thomas si sedette sulla poltrona, di fronte a lei. Rimasero
in silenzio ancora un po’ fino a quando Trudy non ce la fece più
-Ti prego Thomas, dimmi qualsiasi cosa, ma parlami. È
inquietante stare qui in silenzio. Tu non stai mai in silenzio-
-Non so cosa dirti-
-Qualsiasi cosa va bene-
Thomas guardò gli occhi chiari di Trudy e si ritrovò a
sospirare
-Dannazione Trudy, tu non puoi fare così-
-Fare cosa?-
-Non puoi comparire davanti alla mia porta quando io sono
pronto a fare tutt’altro. Non si fa-
-Scusa?-
-No, sono serio. Io mi ero finalmente deciso ad andare a
parlare con Philip e tu appari così, dal nulla. Non si fa-
Trudy lo fissò a bocca aperta, sconcertata
-Sei ubriaco?-
Thomas la fulminò con lo sguardo
-No che non lo sono. Dico solo che io non volevo vederti
adesso-
Thomas evitò di guardarla negli occhi. Si risedette sulla
poltrona e si ritrovò ad appoggiare la schiena contro la spalliera e a chiudere
gli occhi. Stettero così, in silenzio, per quello che a lui parve un’eternità.
-Sei così disgustato da me?-
Il tono flebile della voce di Trudy fece quasi dubitare
Thomas di avere capito bene. Aprì gli occhi e la guardò, intensamente
-Che cosa?-
Trudy evitò il suo sguardo, ma ripeté la domanda
-Sei disgustato da me?-
Thomas sgranò gli occhi per la sorpresa
-No, certo che no-
-Non si direbbe. Dato che non mi vuoi nemmeno guardare o
vedermi al momento, cosa dovrei pensare?-
Thomas la guardò a bocca aperta
-Tu non mi disgusti e non lo potrai mai fare. Non osare mai
più dirmi una cosa del genere-
Trudy lo guardò e Thomas vide comparire un accenno di
lacrime nei suoi occhi. E qualcosa scattò dentro di lui. Si alzò velocemente,
raggiungendola e senza pensare, l’abbracciò. Trudy non resistette al suo
abbraccio, anzi, vi ci si abbandonò senza esitazione. Poco dopo, il corpo di
Trudy fu scosso dai singhiozzi e la contessa si lasciò andare ad un pianto
sconsolato. Thomas non fece niente, la abbracciò stretta e la cullò tra le sue
braccia, in silenzio. Si era ormai fatto buio quando Trudy smise di piangere. I
due rimasero però così, abbracciati, sdraiati insieme sul divano. Trudy aveva
il suo viso appoggiato contro il petto di Thomas e lui le accarezzava
dolcemente la schiena. Anche se erano così vicini, un uomo e una donna sdraiati
insieme, non vi era alcun tipo di imbarazzo tra di loro. Si conoscevano da
troppo tempo e si volevano troppo bene per sapere che non provavano l’uno per
l’altra quel tipo di attrazione. Erano fratelli, si volevano bene come una
famiglia. Non sarebbero mai andati oltre quel sentimento. Ed era per quel motivo
che Thomas si era arrabbiato con se stesso. Aveva dubitato di lei, di sua
sorella, praticamente. E se ne vergognava
-Mi dispiace Trudy-
Trudy alzò la testa, in modo da poterlo guardare
-Per cosa?-
-Per avere dubitato di te. Non avrei nemmeno dovuto pensare
che tu potessi…insomma… con Philip poi!-
Trudy lo fissò, e un leggero sorriso le comparve sul volto
-Perché no? Magari il parlare di numeri e bilanci può essere
eccitante per me.-
-Trudy ti prego!-
Urlò scandalizzato Thomas, cosa che fece scoppiare a ridere
la bionda.
-Non è divertente. Tu certe cose con un uomo… non ci voglio
nemmeno pensare-
Trudy lo fissò e un leggero velo di malinconia sembrò
coprirle gli occhi. Fu solo un attimo, ma presto il sorriso beffardo rispuntò
sul suo volto
-Chissà, invece. Magari ce l’ho un amante-
-Nessuno oserebbe-
-Perché mai?-
-Perché io ucciderò qualsiasi uomo cercherà anche solo di
avvicinarsi a te con intenti tutt’altro che galanti-
-E come farò così a trovare marito?-
Thomas scosse la testa, deciso
-Non ne avrai bisogno. Mi prenderò io cura di te. Ti
comprerò una villa magnifica e insieme gestiremo il migliore vitigno di tutta Wonder. Diventeremo così ricchi grazie al nostro vino che
nessuno, reale compresi, potrà rivaleggiare con noi-
Trudy ridacchiò e Thomas la guardò, serio
-Sai che potrei farlo sul serio-
-Lo so. Ti sento raccontare questa storia da quando abbiamo
dieci anni. Io, tu, la vigna… quasi quasi inizio a credere che lo farai
veramente-
-Sai che basta il tuo si e lo faccio sul serio-
-E lasceresti la guardia reale? Sul serio? Tu lasceresti
Shade, il tuo migliore amico, qui senza di te?-
Thomas la guardò e si ritrovò a concordare con lei
-Hai ragione, così non lo potrei lasciare. Ma dopo che si
sarà sposato, allora si-
Trudy lo fissò negli occhi sconvolta
-Il principe si sposa?-
Thomas alzò gli occhi al cielo
-Quando quel zuccone coronato capirà cosa prova per la bella
Rein, forse si deciderà e non se la lascerà sfuggire-
-TI piace così tanto quella donna?-
Thomas la guardò
-Certo. È una donna gentile e onesta-
-Non bastano onestà e gentilezza per governare un regno,
Thomas. Non puoi parlare così di lei, la conosci da neanche un mese-
-E non ho mai incontrato nessuno capace di tenere così tanto
testa a Shade. Sai che oggi ha tirato un calcio al principe?-
Trudy lo fissò meravigliata
-Ha fatto cosa?-
Thomas annuì
-Avresti dovuto vedere la faccia di Shade. Ha tirato un
colpo deciso alla gamba e ha fatto male. Me ne sono beccato uno anche io-
-Perché ti sei fatto dare un calcio da lei?-
Chiese perplessa e poco convinta, Trudy
-Diciamo che forse me lo potevo meritare un pochino-
-Cosa hai combinato Thomas?-
Trudy lo fissò, un leggero lampo di collera negli occhi.
Thomas conosceva bene quello sguardo, era lo sguardo che le lanciava ogni volta
che stava per fargli una ramanzina. Ma questa volta se lo meritava, davvero
-Ho, forse, tirato un pugno in faccia a Shade-
-Hai fatto cosa?-
Thomas alzò le mani in segno di resa
-A mia discolpa, mi ha fatto sbattere in cella dai miei
uomini-
-Thomas, hai tirato un pugno a sua maestà? Sul serio?-
Thomas si ritrovò ad annuire e ad abbassare lo sguardo,
incapace di sostenere quello di Trudy.
-Non era un pugno così forte però… e poi anche lui dopo me
ne ha tirato uno-
Trudy si alzò da Thomas e si mise seduta sul divano. Anche
lui si tirò su a sedere.
-Hai tirato un pugno al principe. Il principe ha tirato un
pugno a te e la principessa ha dato un calcio negli stinchi a tutte e due?-
Thomas annuì
-E Nicholanos, nel mezzo dei pugno
e calci ci ha lanciato un secchio di acqua fredda addosso. Ma lui non si è
beccato un calcio dalla principessa ora che ci penso-
-Per forza. A quanto pare Nicholanos
a solo cercato di riportarti alla ragione-
-Ehi…-
Disse solo Thomas. Trudy sembrava così sconvolta da quello
che gli aveva appena detto che Thomas stava già pensando cosa dirle per
calmarla, quando Trudy iniziò a ridere, così forte e di gusto, che qualche
lacrima le sgorgò dagli occhi.
-Rein ti ha dato un calcio… accidenti l’avrei voluta vedere.
Miss perfezione che tira un calcio, chi l’avrebbe mai detto-
Thomas sorrise anche lui
-Mi devo fare raccontare tutto dal conte Nicholanos-
-Non tirare troppo la corda-
Trudy diede una piccola gomitata a Thomas
-Andiamo. Ti ho preso in giro per molto meno-
Thomas si ritrovò ad ammettere che in effetti era vero. Thomas
la guardò e si ritrovò a considerarsi veramente fortunato ad avere Trudy come
amica
-Grazie Trudy-
-Di niente. Anche se non so per cosa mi ringrazi-
-Per essere te. Per essere mia amica dopo tutti questi anni.
Per avermi perdonato per avere dubitato di te-
Trudy non lo guardò, ma allungò la sua mano e afferrò quella
del capitano, stringendola forte
-Thomas, certe volte ho paura che tu di me abbia una
considerazione decisamente troppo alta-
-Che intendi?-
Trudy lo guardò
-Non sono perfetta, Thomas-
-Lo so. Conosco perfettamente i tuoi difetti e…-
-Non intendo questo. Non ci siamo visti per un po’. Non sai
quello che può essere successo, non sai se io nel frattempo mi sono comportata
in modo spregevole o da stupida o se ho fatto qualcosa di sbagliato. Non avere
una fede così ceca per me. Non me la merito-
Thomas la guardò. La mano di Trudy gli stava stringendo
molto forte la sua e lui ebbe all’improvviso una sensazione di paura. Paura che
Trudy non gli avesse detto qualcosa, qualcosa di importante.
-Trudy, cosa stai dicendo?-
-Non ti sei mai chiesto perché la marchesa Eldelberry ce l’abbia con me?-
Thomas la guardò. Gli occhi di Trudy erano in quel momento
colmi di una tristezza che lui non le aveva mai visto
-No, non ci ho pensato. Insomma cosa avrai mai fatto,
parlato male di lei in società? Come se non lo avessero fatto tutti quando si è
sparsa la notizia che il marchese si era sposato con una praticamente
sconosciuta viscontessa-
Trudy scosse la testa, decisa. Lasciò andare la mano di
Thomas e si alzò. Si avviò alla porta e la aprì. Thomas si alzò veloce e le andò
dietro.
-Trudy?-
Le chiese solo. Lei non si voltò
-Thomas, certe volte penso che il tuo essere così fiducioso
negli altri prima o poi ti porterà alla rovina. Ma sono grata di avere un amico
come te-
-Trudy, se c’è qualcosa che mi vuoi dire, lo sai che io sono
qui-
Trudy si voltò un attimo, un sorriso sul volto
-Lo so. E tu non farti ingannare da me, lo sai che sono
brava a prenderti in giro se voglio. Non pensare troppo a quello che ti ho
detto-
-Trudy ma…-
Trudy si lasciò andare ad una piccola risata
-Thomas, lascia stare. Volevo solo scherzare un po’ ma ho
esagerato. Perdonami. Sarà meglio che vada ora. Ci vediamo domani, va bene.
Buonanotte-
Trudy aprì la porta e se ne andò, lasciando Thomas senza
parole. C’era qualcosa di strano in Trudy. Non l’aveva mai vista così prima
d’ora.
-Che cosa mi nascondi Trudy-
Moon Maria osservava la luna
sorgere lentamente all’orizzonte. Era una fresca notte primaverile, ma
nonostante l’aria pungente della serata si era voluta sedere sul terrazzo,
avvolta nel suo scialle di lana ad osservare il sorgere dell’astro notturno.
Era un’abitudine che aveva preso sin da quando era diventata regina. Mentre
aspettava l’arrivo di Skyler lei si sedeva sul
balcone, e guardava la lenta risalita della luna.
-Avete freddo maestà, volete
rientrare in stanza?-
Lady Vivian, seduta di fianco a
lei, la guardò preoccupata
-Vivian, una volta non mi avresti
mai chiesto se avessi freddo-
-Una volta avevate anche
vent’anni di meno-
Moon Maria le sorrise, divertita
-Ti potrei fare cacciare per un
commento del genere-
-Sappiamo entrambe che non lo
farete, maestà. Sono ormai rimasta la sola a sopportarvi qui a palazzo. Poi
pensate solo al tempo che perdereste per insegnare ad una giovane dama di corte
tutte le cose che io, invece, so già-
La risata della regina accompagnò
la fine delle parole della dama di compagnia
-Vivian, le mie giornate
sarebbero veramente molto più solitarie e tristi senza di te-
-Lo so bene questo. Ma voi state
tremando, vi prego, rientrare. Non vorrete ammalarvi di nuovo-
La regina sospirò sconsolata, ma
si ritrovò ad alzarsi dalla sua sedia senza protestare
-Amo guardare la luna sorgere.
Detesto non poterla ammirare per più tempo ormai-
Lady Vivian le si mise vicino
-La luna non si offenderà,
maestà-
Moon Maria stava per replicare,
quando una cameriera comparve sulla porta del balcone
-Altezza perdonatemi. La
principessa Rein chiede udienza-
-Fatela accomodare. La attendevo-
La cameriera annuì. Quando si fu
allontanata, Moon Maria si voltò verso Vivian
-Vai anche tu. Vorrei parlare da
sola con Rein-
-Siete sicura?-
La regina annuì
-Si, ne sono sicura. Mi deve solo
aggiornare sulle voci di palazzo. A quanto pare non so cosa abbiano combinato
quei ragazzi, ma stanno cercando di salvare la reputazione della contessa di Gaumont scatenando una serie di pettegolezzi a loro volta-
Vivian guardò la regina,
divertita
-Le solite vecchie dinamiche di
corte. Quasi mi mancano quei tempi-
Le due donne si sorrisero a
vicenda, ricordando silenziosamente i tempi della loro giovinezza a corte. Quando
entrarono dentro la stanza, Rein era già lì che la aspettava. Appena la vide,
la turchina le fece un inchino
-Vostra maestà. Lady Vivian-
-Rein cara, siediti pure. Ho
fatto preparare un the caldo, spero non ti dispiaccia. Bevo sempre una tazza di
the caldo prima di andare a dormire-
-Va benissimo altezza, grazie-
Moon Maria si voltò verso Vivian
-Vivian, ci vediamo domani
mattina. Buonanotte-
-Buonanotte maestà. Altezza-
Lady Vivian lasciò la stanza
assieme alla cameriera che aveva preparato tutto il necessario per far bere
alle due donne il the. Rimaste sole, Moon Maria si accomodò sulla sua poltrona,
sospirando serena
-Dal biglietto che mi hai fatto
recapitare questa mattina, deduco tu abbia qualcosa da raccontarmi-
Rein annuì
-Si maestà. Sono qui per spiegarvi
il motivo delle mie azioni di oggi-
-Intendi la tua passeggiata con
il conte Hoteval di questa mattina?-
La turchina annuì
-Si maestà. Immaginavo la voce
fosse già giunta alle vostre orecchie-
Moon Maria ridacchiò
-Sono molte le voci che mi sono arrivate
oggi. Come quella del pettegolezzo sulla contessa di Gaumont
e sul fatto che la principessa mia ospite si sia intrattenuta con un uomo forse
impegnato già in una relazione clandestina-
-E' tutto un enorme malinteso,
maestà-
-Ne sono certa, ma a cosa ti
riferisci di preciso? Al tuo appuntamento o alla relazione segreta?-
-A tutti e due. Trudy e Philip
non hanno affatto una relazione. Ne ho ricevuto oggi la conferma, da entrambi.
Anzi, Philip sembrava molto adirato per quel tipo di pettegolezzo che lo
riguardava-
-Immagino che per un uomo dai
sani principi come il conte di Hoteval non sia stato
facile sapere di essere sulla bocca di un’intera corte per una faccenda non
vera-
Rein annuì
-Esatto maestà. Tuttavia, la
situazione si è rivelata più complessa del previsto. Siete a conoscenza, vero,
di ciò che dicevano su di loro, giusto?-
Moon Maria annuì
-Il conte era stato visto uscire
a tarda notte dalla stanza della contessa-
Disse Moon Maria, ricordando cosa
le aveva riferito lady Vivian. Era stata, infatti, come sempre, la sua dama di
corte a raccontarle tutto quanto ed entrambe avevano avuto la stessa reazione,
incredulità. Quindi una parte di lei fu sollevata nel sapere che la sua
deduzione si fosse rivelata corretta e che il suo ministro e la contessa non
avessero nessuna relazione. Tuttavia il racconto di Rein si preannunciava
interessante, quindi si apprestò ad ascoltare attentamente a ciò che la
turchina aveva da dirle.
-Esatto maestà. Ebbene, anche se
la relazione si è rivelata del tutto fasulla, mentre parlavo sia con il conte
che con la contessa è venuto fuori che un fondo di verità quel pettegolezzo lo
aveva-
La regina guardò sbalordita Rein.
Non si era minimamente aspettata quel tipo di risvolto
-Mi stai dicendo che il conte era
effettivamente nella stanza della contessa, a tarda notte?-
Rein annuì
-E cosa ci faceva lì se i due non
hanno una relazione? Voglio dire, che tipo di rapporto può mai giustificare una
cosa simile?-
Moon Maria vide un leggero
rossore imporporare le guance di Rein.
-Più che tipo di rapporto,
maestà, è stato uno strano gioco del destino, o meglio, un ritrovarsi nel posto
sbagliato al momento sbagliato-
Moon Maria guardò incuriosita
Rein.
-La cosa si fa interessante.
Spiegami come sono andati i fatti, sono curiosa di sapere cosa può avere
portato a tutto questo-
Rein iniziò, così, leggermente
imbarazzata, a raccontarle della fatidica notte. La principessa raccontò della
cena a cui Trudy aveva partecipato, assieme a Charlotte e alla contessa
Alexandre, nell’appartamento privato di Philip, e di come, vista la tarda ora,
il conte abbia insistito per accompagnare le due donne nelle loro stanze
personalmente
-Capisco le motivazioni del
conte, ma dovrebbe sapere che il palazzo è un luogo sicuro. Poteva chiedere ad
una cameriera di riaccompagnarle e non saremmo qui a parlare ora-
-Temo sia stata Charlotte ad
insistere, maestà-
Moon Maria sospirò
-Quella ragazza dovrà fare un
corso accelerato di educazione di corte. Temo che il suo buon cuore la renda
preda facile, per chi ama creare scandali-
Rein si trovò ad annuire alla sue
parole. Poi continuò il suo racconto
-Per prima hanno riaccompagnano
la contessa Alambert, infine Trudy. A quanto pare i
due stavano chiacchierando e si sono attardati davanti alla porta della stanza
della contessa. Ed è stato lì dove, Trudy ha sentito delle voci provenire dal
fondo del corridoio e si è allarmata. Senza pensare, ha afferrato il braccio di
Philip e lo ha trascinato nella sua stanza-
Moon Maria la guardò perplessa
-Ha sentito delle voci e si è
spaventata? Sarà stata semplicemente la ronda delle guardie-
-E' quello che ha pensato anche
lei, ma la contessa conosceva bene i rischi che poteva incorrere se qualcuno
l’avesse vista anche solo parlare a notte fonda con un uomo. Per questo si è
spaventata e si è comportata in quel modo-
-Quindi si è nascosta per evitare
di essere vista da una ronda ed ha finito poi per farsi vedere da una
cameriera? Che sfortuna-
Rein rimase in silenzio, ma c’era
qualcosa nel modo in cui la principessa evitava il suo sguardo che mise in
allarme la regina.
-C’è qualcos’altro che dovrei
sapere non è vero?-
La turchina strinse la gonna tra
le sue mani, accartocciando il tessuto.
-In realtà, maestà, non è stata
una ronda ad avere spaventato Trudy-
Moon Maria la guardò perplessa. Come
era possibile?
-Non era una ronda? Allora chi
era che girava per il mio palazzo di notte?-
-Il principe Shade
e il capitano Thomas, altezza-
Disse a bassa voce Rein. Moon
Maria la fissò un attimo perplessa, incerta sul fatto di avere capito bene
-Mio figlio e Thomas? Ho capito
bene Rein?-
La turchina annuì, ma sempre
evitando di guardarla negli occhi. La regina impallidì, improvvisamente molto
preoccupata per la piega della conversazione
-Cosa ci faceva mio figlio in
quel corridoio quella notte? Rein, guardami ti prego e rispondimi-
La principessa alzò lentamente il
capo, le sue guance totalmente rosse. Un pensiero improvviso la fece alzare di
scatto dalla poltrona
-Stava venendo da te? In piena
notte?-
Rein la guardò e annuì. Moon
Maria si voltò, e si portò una mano sul viso.
-Maestà, posso spiegarvi-
-Sarà meglio che tu lo faccia,
perché la sola ragione che mi spinge a pensare il motivo per cui mio figlio sia
venuta a cercartia tarda notte mi fa
dubitare sul tipo di educazione che io gli abbia impartito-
La regina si voltò a guardarla
con uno sguardo severo. Il volto di Rein si fece sempre più rosso
-Maestà, vi assicuro, non è
assolutamente quello il motivo per cui ci siamo incontrati. E per di più c’era
anche Thomas con lui-
-Allora spiegami Rein. Spiegami
perché in questo momento non capisco proprio cosa mio figlio possa avere voluto
da te a tarda notte-
Moon Maria si risedette sulla
poltrona, in attesa. Rein sostenne il suo sguardo, anche se il suo tono di voce
si abbassò leggermente, sintomo di imbarazzo
-Quella notte Shade è venuto a
cercarmi per scusarsi, maestà-
-Scusarsi? Per cosa?-
Rein non disse niente, ma il
rossore continuò a colorarle le guance.
-Rein, so che questa
conversazione non è piacevole, ne per te, ma nemmeno per me. Quindi ti prego,
prima mi spiegherai l’innocenza di questa azione da parte di Shade, prima
potremo andare avanti e fare finta che non sia successo niente-
Rein riprese a parlare,
raccontandole quello che era successo
-Maestà, vi assicuro, non c’è
niente di preoccupante da dire. Sapete come è fatto Shade. Credeva di avermi
offeso in qualche modo ed era solo venuto a scusarsi-
-In piena notte?-
Si lasciò sfuggire la regina,
incredula. Rein non disse niente e Moon Maria sospirò, rassegnata. Doveva far
ripassare le buone maniere a suo figlio, a quanto pareva, anche se il
comportamento descritto da Rein rispecchiava il carattere del suo primogenito.
Si immaginava Shade compiere quelle azioni per un estremo senso del dovere,
anche se la cosa comportava una sana dose di incoscienza. Tuttavia doveva
esserci ancora qualcosa, perché quello che le aveva raccontato la principessa
non combaciava con il colorito rosso delle guance della ragazza. Doveva sapere
esattamente cosa fosse successo quella notte
-Così, vi siete visti quella
notte, tu e Shade-
-Eravamo nel corridoio altezza.
Non l’ho certo fatto entrare nella mia stanza-
Cercò di dire Rein,
come giustificando le sue azione. La regina sospirò
-Quindi fammi capire con
esattezza. Trudy per evitare uno scandalo trascina Philip nella sua stanza ma
così facendo fa i modo che sia lei che il conte assistano a voi due che vi
vedete in piena notte, nel corridoio del palazzo-
Rein annuì
-In pratica si, maestà-
-Quindi tu e Shade eravate in
corridoio a parlare, in piena notte, con Thomas che vi faceva da palo, suppongo-
Rein annuì
-E tutto perché mio figlio si
doveva scusare con te-
Rein annuì ancora. Moon Maria
sospirò e si appoggiò allo schienale della poltrona, improvvisamente molto
stanca.
-Almeno le cameriere hanno visto
Philip e non voi due. Hai idea di quello che sarebbe successo se vi avessero
visto parlare? Rein, ti facevo più giudiziosa-
La principessa abbassò la testa
-Chiedo scusa maestà. Non
succederà più-
-Voglio sperarlo. Almeno non c’è
stato niente di troppo compromettente. Infondo sono state solo chiacchiere e…-
Qualcosa nello sguardo di Rein
bloccò il discorso della regina.
-Rein? C’è altro che devo
sapere?-
La turchina, terribilmente in
imbarazzo, annuì
-In realtà non abbiamo solo
parlato, quella notte. Io, cioè noi, ci siamo abbracciati, maestà. Molto
abbracciati-
Moon Maria guardò a bocca aperta
Rein e non disse niente. La turchina, allarmata, alzò gli occhi per guardarla.
Rein era imbarazzata e mortificata, questo lo poteva vedere, ma la regina in
quel momento stava provando tutte emozioni molto diverse. Non potendo stare
ferma si alzò e si avviò veloce verso la porta della sua stanza. La aprì e si
voltò verso la guardia che sapeva essere posizionata fuori dalla sua porta
-Tu, chiamami mio figlio, subito.
Digli di venire immediatamente e se solo osa dire di essere impegnato e di non
potere venire, riferiscigli che impiegherò tutto ciò che resta della mia vita
per impedirgli di diventare re di questo regno. Sono stata chiara?-
La guardia, terrorizzata, annuì e
corse via in cerca del principe. Moon Maria tornò dentro e tornò a sedersi
sulla sua poltrona. Rein, che nel frattempo si era come rimpicciolita sul
divano, la fissava, senza osare proferire parola.
-Sembra che dovrò impartire a te
e a mio figlio qualche lezione di vita oltre che di buona educazione. Spero tu
non avessi preso altri impegni Rein, perché non appena Shade sarà arrivato non
ve ne andrete da qui molto presto-
Per tutta risposta Rein abbassò
il capo, sconfitta.
La regina trattenne per due ore
sia Rein che Shade nella sua stanza, dove praticamente urlò loro contro quanto
fossero stati, nell’ordine, stupidi, ingenui e folli. Per Rein fu una delle esperienze
più imbarazzanti della sua vita. Perché Shade, seduto accanto a lui, non
proferì parole, troppo in imbarazzo per dire qualsiasi cosa a loro discolpa.
Come se si potessero discolpare in alcun modo, dopotutto. Alla fine, Moon
Maria, superata la rabbia, aveva ascoltato pazientemente ciò che era successo
quella mattina, dalla visita nelle segrete al loro finto incontro casuale nel
giardino. Sebbene fosse ancora arrabbiata, la regina aveva decretato che il
piano di Rein poteva funzionare e che, se fosse stato necessario, avrebbe
confermato tutta la loro storia. E dopo una ennesima ramanzina sul loro
comportamento sconsiderato, li aveva fatti promettere di non osare fare mai più
una cosa simile in un corridoio del palazzo dove qualcuno li avrebbe potuti vedere
e li aveva, infine, congedati. Una volta usciti dalla stanza, i due si
ritrovarono nel corridoio, da soli. Solo le guardie, in servizio, erano
presenti. I due principi non dissero una parola, si avviarono lentamente lungo
il corridoio, ognuno perso nei propri pensieri, o pieni di imbarazzo, o tutte e
due. Fecero tutto il lungo corridoio fianco a fianco, e giunsero alla grande
porta che delimitava gli appartamenti reali dal resto della reggia. Shade le
aprì la porta, e Rein uscì, improvvisamente molto sollevata dal sapere di
essere abbastanza lontana dalla regina e dalla sua rabbia. Appena fu fuori, fu
come se tutta la tensione si fosse sollevata da lei, lasciandola molto più
libera e spensierata. Shade la seguì, chiudendosi la porta alle spalle con un
suono sordo. Quando furono entrambi fuori si guardarono per la prima volta da
quando era iniziato tutto. E scoppiarono a ridere. Risero di gusto, liberi, risero
fino a farsi venire le lacrime agli occhi. Era una risata liberatoria,
piacevole, di quelle che quando si è finito ti fanno stare bene
-Era da tanto che non vedevo mia
madre così arrabbiata-
-Per un attimo ho temuto che mi
volesse spedire a casa, o peggio, che mi volesse mandare al tempio, in
reclusione-
Shade le sorrise, divertito
-Ne sarebbe capace-
-Non l’avevo mai vista così
arrabbiata. È spaventosa-
Shade annuì
-Fidati, questo non è niente. Io
l’ho vista decisamente più arrabbiata di così-
-Cosa hai fatto per farla
arrabbiare così tanto?-
Chiese Rein, un sorriso divertito
sulle labbra. Shade, tuttavia, smise all’improvviso di ridere e Rein vide come
un’ombra adombrargli lo sguardo. Non le rispose e la turchina lo guardò
preoccupata.
-Scusa, non volevo…-
Shade scosse la testa.
-Non ti preoccupare. Non è solo
una cosa che mi fa piacere ricordare, tutto qui-
Rein lo guardò poco convinta, ma
decise di non ribattere. C’era qualcosa nel tono di voce di Shade che l’aveva
lasciata perplessa. Aveva parlato con un tono di voce duro e secco, ma anche
con una nota di tristezza. Il principe la guardò e indicò le scale
-Si è fatto tardi, sarà meglio
che ti riaccompagni in stanza-
Rein scosse la testa, decisa
-Meglio evitare. Andrò da sola,
tanto è solo a pochi passi-
-Ma…-
Rein scosse di nuovo il capo
-Meglio evitare di fare
arrabbiare di nuovo tua madre-
Shade le sorrise e si ritrovò ad
annuire
-Te lo concedo allora, ma solo
per stasera-
La principessa sorrise. I due si
incamminarono, lungo il ballatoio delle scale e poi per il corridoio, ma si
fermarono poco dopo, dato che lo studio di Shade si trovava prima sul loro cammino,
rispetto alla camera di Rein.
-Io torno ai miei doveri-
Le disse Shade, indicando la
porta che conduceva al suo studio
-Non lavorare troppo. Devi anche
riposare-
Shade incrociò le braccia e la
guardò divertita
-Parli come mia madre-
Rein, per tutta risposta, gli
diede una spinta sul braccio, cosa che provocò una risatina nel principe
-E io che mi stavo anche
preoccupando per te. Che principe ingrato-
-Uno dei miei mille difetti, se
parli con Thomas-
-Inizio a pensare che quello che
dica Thomas su di te sia vero-
Shade le lanciò un’occhiataccia,
che si trasformò subito in un sorriso divertito. Rein ricambiò il sorriso e i
due si guardarono negli occhi, in silenzio. Un leggero rossore iniziò a
colorare le guance di Rein dato che iniziò a provare un leggero imbarazzo. Gli
occhi di Shade era belli, intensi e scuri, come la notte, era difficile non
cadere preda del loro fascino
-Ho per caso qualcosa di strano
addosso?-
La domanda vagamente sarcastica
di Shade la fece sobbalzare
-Come?-
Chiese, maledicendosi non appena
la frase le fu uscita dalle labbra. Un sorriso ironico apparve sul volto di
Shade
-Mi fissavi così intensamente che
per un attimo ho temuto avessi qualcosa di strano. Sembravi così presa-
Shade non finì la frase perché
Rein gli mise una mano sulla bocca, tutta rossa in viso per l’imbarazzo. La sua
reazione fece ridere Shade
-Sei tremendo-
Disse solo Rein, mentre ritirava
la mano dalla sua bocca e si lasciava andare ad un sorriso. Shade le fece un
piccolo inchino
-Ti chiedo scusa. Ma c’è qualcosa
di terribilmente piacevole nel prenderti in giro-
Rein sgranò gli occhi e spalancò
la bocca per la sorpresa.
-E tu saresti un principe? Un
contadino sarebbe più educato di te-
Shade ridacchiò divertito, poi
prese la mano di Rein e se la portò alla bocca, baciandola dolcemente
-Ti chiedo perdono. Ma è facile
scherzare con te-
Rein ritirò la mano da quella di
lui, ma al posto di essere arrabbiata sentì il suo cuore accelerare e per un
attimo, sperò che quel momento non finisse mai
-Non so se ti perdonerò così
facilmente sai-
-Ti prego, non ferire il mio
cuore così-
Disse ironico Shade, che si portò
una mano sul cuore fintamente ferito per le sue parole. Rein rise sbalordita.
Non aveva mai visto Shade così, ma si ritrovò a pensare che scherzare in quel
modo, soprattutto dopo tutto quello che era successo quel giorno e,
soprattutto, con la regina, era piacevole e liberatorio. In quel momento erano
solo due ragazzi che si rilassavano e divertivano. E a Rein piaceva stare così,
con lui.
-Dato che non ti voglio avere
sulla coscienza, e se vuoi veramente farti perdonare…-
-Con tutto il mio cuore-
-…Allora mi dovrai promettere che
un giorno mi regalerai una giornata fuori dal palazzo, senza guardie né niente.
Una giornata di libertà dall’essere una principessa. Forse così ti potrò
perdonare-
Shade la guardò meravigliata ma
un sorrisetto malandrino comparve sul suo volto
-Principessa, mi stai veramente
dicendo che vorresti scappare dal palazzo? Con me?-
Rein annuì
-Si. Dopotutto sono sempre una
delle due principesse “meno principesche di tutta Wonder”.
Devo difendere il mio titolo. O forse sbaglio…. Eclipse?-
Rein lo guardò, un attimo
incerta. Si era spinta forse troppo chiamandolo con il suo vecchio pseudonimo.
Shade non le rispose subito, ma lasciò passare qualche secondo. Poi, le
sorrise, quasi compiaciuto
-Non credevo avrei mai sentito
quel nome uscire di nuovo dalle tue labbra. Ma accetto. Sappi solo che quando
meno te lo aspetti, capiterà. Nessun preavviso o avvertimento, ti verrò a
prendere e basta, non potrai protestare o, tanto meno, lamentarti. Ci stai?-
Rein sorrise e annuì
-Non mi deludere allora-
-Non lo farei mai, lo sai-
-Lo so-
I due si guardarono, poi Shade
indicò la porta dietro di lui
-Sarà meglio che ora però torni
al mio lavoro. Il regno non dorme mai e io devo ancora controllare dei
documenti-
Rein annuì
-Io vado nella mia stanza allora.
Grazie per questo-
Disse Rein non sapendo come
chiamare quello scambio che avevano avuto. Shade le fece solo un piccolo cenno
con il capo
-Buonanotte Shade-
-Buonanotte Rein-
La principessa si incamminò per
il corridoio. Quando arrivò alla porta che conduceva al corridoio dell’ala dove
alloggiava, Rein si voltò e vide che Shade era ancora fermo dove lo aveva
lasciato. Rein alzò solo la mano, per salutarlo e lui fece lo stesso. Poi
entrambi, contemporaneamente, aprirono le rispettive porte e scomparvero nello
stesso momento.
Il singolo rintocco dell’orologio
del palazzo indicò a Shade quando fosse effettivamente tardi. Aveva lavorato
senza sosta per due ore e per quella sera si ritenne soddisfatto. Si sgranchì
le braccia, e si preparò ad alzarsi, con la sola voglia di dirigersi nel suo
letto e sprofondare nelle coperte. Era stanco, molto stanco. Dopotutto aveva
passato la notte precedente in bianco, e quella giornata si era rivelata più
pesante di quanto non avesse immaginato. Ma almeno sembrava rientrata la questione
Trudy-Philip, anche se non per merito suo. Thomas sembrava essersi calmato e
rassicurato e lui si fidava di Rein e del suo piano. Avrebbe funzionato. Anche
se il sapere che per farlo aveva dovuto fingere un appuntamento con Philip
continuava ad irritarlo. Non tanto per il finto appuntamento in se, ma per
l’intesa che, nonostante tutto, i due sembravano avere. Si era effettivamente
irrigidito nel vederli insieme quella mattina. Lei era così bella e solare che
si domandava come chiunque non si potesse invaghire di lei. E quel pensiero lo
mandava in confusione. Lui, che aveva giurato che mai più si sarebbe fatto
condizionare dalle donne, non riusciva a smettere di pensare ai sorrisi che
Rein aveva regalato a Philip, sorrisi che voleva solo per lui a quanto pareva.
-Ma cosa sto pensando. Devo
delirare-
Shade si alzò dalla sedia e si
stiracchiò, stanco. Doveva avere veramente bisogno di dormire dato il tenore
dei pensieri che aveva. Rein era uno sorella per lui, niente più. Una bellissima,
affascinante e sorridente sorella, mai poteva considerarla come qualcosa di
diverso, come una donna, per esempio. Non poteva farlo, perché se lo era
ripromesso. Non avrebbe mai pensato a chiunque con quell’intenzione, non dopo
quello che aveva passato.
-Ho proprio bisogno di dormire-
Si ricordò, come a volersi dare
un senso di risolutezza che sembrava mancargli in quel momento. Certo però, che
aveva dovuto controllarsi quando lo aveva chiamato Eclipse.
Al solo ripensarla così sfacciata in quel momento si ritrovò a pensare che
l’avrebbe baciata e che era stato solo il suo autocontrollo a non farlo cedere .
E se sua madre non lo avesse appena rimproverato. Shade scosse la testa,
deciso.
-Ma cosa sto pensando. Sonno,
devo andare a dormire-
Shade non perse tempo, si avviò
veloce verso la porta e quasi fece di corsa il percorso che lo condusse alla
sua camera da letto. Aprì la porta di scatto e sentì un suono strano. Guardò in
basso e vide che sul pavimento era adagiato una busta. Shade lo guardò
perplesso. Vide una guardia, di ronda nel corridoio che gli si avvicinò veloce.
-Altezza, quella busta ve l’ha
portata il signor Dereder-
-Il mio maggiordomo?-
Chiese sbalordito Shade. La
guardia annuì
-Perché non me l’ha consegnato in
ufficio?-
La guardia scosse il capo
-Non so altezza, non mi ha informato
di questo. L’ho solo visto appoggiarlo qui alla vostra porta e mi ha detto di
dirvi che era per voi. Non so altro-
Shade si chinò a raccogliere il
pacco e ringraziò la guardia. Entrò nella sua stanza e buttò distrattamente il
tutto sul letto. Prima aveva bisogno di farsi una doccia per cancellare il peso
della giornata. Avrebbe controllato dopo quello che Derender
gli aveva lascito. Forse si trattava di alcuni documenti riguardanti servitù o,
magari, il budget della cucina, insomma qualcosa che poteva tranquillamente
aspettare. Uscito dalla doccia e preparatosi per andare a dormire, riprese in
mano il pacchetto. La busta era anonima, niente faceva capire cosa ci potesse
essere dentro. Quasi distrattamente Shade la aprì, aspettandosi una serie di
fogli pieni di cifre scivolare fuori. Invece l’unica cosa che uscì fu un
piccolo foglietto di carta scritto a mano da una calligrafia delicata e
decisamente femminile. Shade lo guardò perplesso, poi si mise a leggere
“Cos’è più utile, il sole o la luna? La luna, naturalmente, essa
risplende quando è buio, mentre il sole splende solo quando c’è luce” (*)
Al mio compagno di notte insonne. Grazie per avere illuminato questa
notte buia fatta di preoccupazioni e per avermi aiutato a schiarirmi le idee.
Spero ti piaccia. E dormi ogni tanto.
Rein”
Shade rilesse parecchie volte il
contenuto del biglietto, poi, preso dalla curiosità, mise la mano dentro la
busta e rimase meravigliato da ciò che vide. Era un acquerello, un fine dipinto
del suo palazzo. Rein doveva avere dipinto la visuale che aveva del palazzo
dalla sua camera da letto. Era una scena notturna e la sola fonte luminosa
dell’acquerello era la luce che veniva proiettata dalle finestre del suo
studio. Rein doveva averlo dipinto di notte, quando tutte le luci del palazzo
erano spente, tranne, appunto, la sua. La turchina aveva un tratto molto
delicato e aveva disegnato in modo quasi impressionante la facciata della
reggia, con un meraviglioso uso del chiaroscuro. Era un dipinto apparentemente
semplice, perché a prima vista era solo un’immagine statica di un palazzo, ma i
dettagli e la particolarità data dalla scena notturna, lo rendevano bellissimo.
Tuttavia guardandolo si poteva percepire una nota di malinconia, perché la sola
luce del suo studio sembrava essere circondata da questa oscurità quasi
opprimente. Era veramente meraviglioso. Shade lo guardò a lungo e un sorriso
gli spuntò sul volto, alla fine. Appoggiò l’acquerello sulla sua scrivania e si
mise a cercare frettolosamente un foglietto di carta. Forse non era necessario,
ma gli sembrava doveroso risponderle. Le avrebbe fatto recapitare il biglietto
con calma, il giorno dopo. Non scrisse molto, era un bigliettino semplice e
telegrafico, come lui del resto, ma qualcosa gli diceva che a Rein sarebbe
piaciuta la risposta.
“La luna non potrebbe brillare così tanto la notte se il sole non la
illuminasse durante il giorno. Grazie e cercherò di dormire un po’ di più
Shade”
La voce dell’appuntamento tra
Rein e Philip si diffuse, ovviamente, subito all’interno del palazzo. Nel giro
di una settimana chiunque, membro della nobiltà o meno, non faceva che parlarne.
Soprattutto nessuno poteva evitare di mettere in correlazione la discutibile
condotta del conte di Hoteval, di cui si dicesse,
quasi con certezza assoluta, di avere una relazione intima con la contessa Gaumont. Ovviamente quindi, un’ondata di preoccupazione nei
confronti della principessa Rein si diffuse tra i membri della nobiltà, che
ritenevano la povera e ingenua principessa vittima delle mire opportunistiche
di un conte che, dopo essere stato nominato ministro del tesoro,
improvvisamene, ebbro di potere, ne desiderasse, ovviamente, ancora di più.
-Povera principessa, se solo
sapesse con che tipo di uomo si frequenta-
-Qualcuno dovrebbe avvisarla. Non
può certo permettersi di essere vittima di uno scandalo. Stiamo parlando di una
altezza reale-
-La principessa è così onesta e
ingenua che si sarà fatta abbindolare dalle lusinghe di quell’uomo. Se solo
qualcuno le parlasse, dicendole la verità-
-Mi meraviglio di come la regina
non osi intromettersi. Dovrebbe essere suo compito, dopotutto-
-Ma la regina è spesso malata,
probabilmente non sa che uomo sia in realtà il conte Hoteval,
e il principe pensa solo alla guida del regno. Dovrebbe essere qualcuno della
nobiltà ad avvisarla, qualcuno così irreprensibile e di alto rango a cui la
principessa dovrà dare ascolto-
-Ma chi si farà carico di questo
fardello? Chi oserebbe mai presentarsi dalla principessa rivelandole la verità?-
Questo era il genere di
chiacchiere che abbondavano nei salotti dell’alta società. Ognuno riteneva
doveroso avvisare la principessa sulla realtà dei fatti, ma nessuno osava
assumersene la responsabilità. O, per meglio dire, tutti avevano in mente chi
fosse la persona adatta, l’unica così in alto nella scala sociale presente a
corte che poteva osare parlare così apertamente con la principessa. La giovane
e nuova marchesa Eldelberry. Fu così che un gruppo di
dame dell’alta società, tra cui la pettegola viscontessa Dunnel,
si presentò nel salotto privato della marchesa, supplicandola di avvisare la
povera principessa
-Marchesa, solo voi potete
compiere questa impresa. Siete la donna più importante qui a corte, al di fuori
della famiglia reale-
Fanny, che aveva prima fatto
finta di non sentirsi all’altezza del compito e della fiducia che l’intera
corte, a quanto pareva, voleva affidarle, accettò alla fine di eseguire
quell’ingrato compito e di cercare l’occasione più consona e opportuna per
parlare apertamente alla principessa su ciò che le stava accadendo intorno.
Fanny aveva incarnato lo spirito della giovane, timida ma risoluta marchesa che
avrebbe, nonostante la sua giovane età, compiuto un gesto così forte solo per
il bene di una altezza reale come simbolo di una nobiltà che teneva alla buona
reputazione di una principessa straniera. E nel privato delle sue stanze, Fanny
iniziava già a gustarsi il nuovo ruolo che avrebbe assunto non appena la
principessa avesse saputo la verità sulle persone che le stavano attorno.
Sicuramente, per averla salvata da una simile situazione di pericolo, la
principessa l’avrebbe immediatamente considerata l’unica sua leale amica,
conferendole il titolo di damigella personale e questo le avrebbe permesso di
stabilirsi a corte, in modo quasi permanente e di diventare, a tutti gli
effetti, la donna più influente del palazzo della Luna.
-Non potevo sperare in niente di
meglio. La fortuna mi sta arridendo, finalmente-
Disse raggiante una sera, mentre
si pettinava i capelli alla sua toeletta. Suo marito, mollemente sdraiato nel
letto, fumava un sigaro
-Credevo che la tua fortuna fosse
stata sposare me-
Fanny lo incenerì con lo sguardo
-Quella non è stata fortuna, mio
caro. Sapevo perfettamente cosa stavo facendo. Anche se non credo di potere
dire lo stesso di te-
Ethan non raccolse la
provocazione, ma aspirò una boccata dal suo sigaro, e rilasciò il fumo, cosa
che sapeva dare molto fastidio alla sua tenera mogliettina.
-Devi proprio fumare sul mio
letto?-
Gli chiese esasperata.
-Vorrai dire sul letto di sua
maestà. Tutto qui a palazzo è suo-
-Si dia il caso che ci dorma io,
ora, non sua maestà. Il che rende mio quel letto. Ti prego, porta il tuo
disgustoso sigaro lontano. L’ultima cosa che voglio è dovere spiegare come
delle lenzuola nuove di seta siano cosparse di bruciature e cenere a tua madre-
-Vorrei ricordarti, mia cara, che
se dormi in questo letto lo devi a me e al mio titolo. Quindi io fumo dove voglio,
specialmente su ciò che mi appartiene. Dopotutto, come hai detto tu, queste
lenzuola di seta che ami tanto sono state pagate con i miei soldi, così come
ogni cosa in questa stanza. Tutto mi appartiene-
-Io non sono una tua proprietà-
Fanny, furiosa per ciò che suo
marito aveva appena detto, prese il vaso di fiori che era appoggiato sulla sua
toletta e lo lanciò contro suo marito. Il vaso si frantumò sul muro vicino al
letto, spargendo a terra l’acqua che conteneva assieme ai poveri fiori. Ethan
guardò con sufficienza il vaso, prima di guardare sua moglie. Non si era
minimamente scomposto per quel gesto, o spostato
-Credevo che la tua mira stesse
migliorando, dato tutte le partite di caccia a cui hai partecipato. Ma mi
sbagliavo. Quel vaso non mi ha nemmeno sfiorato-
-Perché ho voluto così io. Se
avessi voluto veramente colpirti lo avrei fatto-
Ethan ridacchiò divertito
-Marchesa cara, come sono
divertenti le tue finte minacce. Ti consiglio però di chiamare una cameriera,
non ho intenzione di pagare sua maestà per un pavimento nuovo-
Fanny non badò a suo marito, ma
fece come aveva detto. La cameriera arrivò poco dopo e si mise a sistemare
tutto, evitando con cura di fare qualsiasi domanda. Una volta che la donna ebbe
finito, Fanny la congedò senza nemmeno degnarla di una occhiata e solo quando
fu sicura che nessuno era rimasto nella stanza, si diresse verso il letto, dove
si sedette a cavalcioni su suo marito
-Potrei distruggerti nel giro di
poco, lo sai-
-Mia cara, hai troppo bisogno di
me per i tuoi piani. Senza di me non sei niente-
-Potrei sempre ucciderti.
Dopotutto ho già il tuo titolo-
-Ma nessun erede. Se mi uccidi
ora, passerà tutto a mio fratello e sai quanto lui poco ti ami. Ti sbatterà in
convento, con l’approvazione di mia madre. Dopotutto sbaglio o anche lei ti ha
detto che senza un erede sei inutile alla famiglia Eldelberry-
Fanny lo fulminò con lo sguardo
ma Ethan rise
-Ti servo, molto più di quello
che pensi-
-Allora dovresti renderti utile.
Invece non fai niente se non fumare il tuo sigaro e basta-
-Mi da piacere, lo sai. E poi è
una settimana che non fai che dire di avere tutto sotto controllo, o mi sbaglio
forse, mogliettina cara-
-Si, ho tutto sotto controllo. E
non certo per merito tuo-
-Credevo non avessi bisogno di
me-
-Stai zitto e ascoltami-
Fanny si piegò su di lui, il suo
viso a pochi centimetri dal suo volto
-Quella sciocca di Trudy, mi sta
regalando la chiave per la porta del successo. Il fatto che abbia quella
relazione con il conte di Hoteval è la cosa migliore
che potesse fare-
-Non sai se hanno veramente una
relazione-
Ribatté seccato il marchese.
Fanny alzò gli occhi al cielo, indispettita
-Non importa se l’hanno o no. Non
mi interessa se Trudy si rotola nel letto con un conte, un visconte o un servo.
L’importante è che il conte di Hoteval sia stato
visto uscire dalla sua stanza, a notte fonda. Difficile inventarsi una scusa
plausibile per questa situazione, non trovi? Ed ora la principessa ha uno cotta
proprio per il conte dello scandalo. Quando domani chiederò udienza da lei e le
racconterò, con le lacrime agli occhi, quanto so e quanto sia preoccupata per
la sua reputazione visto la relazione che sta instaurando con il conte, avrò
tutto ciò che voglio, in un colpo solo. Trudy sarà per sempre allontanata dalla
corte, la reputazione rovinata in modo eclatante e irreversibile ed io avrò la
fiducia cieca della principessa. E con la principessa al mio fianco, ho
l’intero regno a disposizione. Anche per te e per il grande casato degli Eldelberry-
-Solo per tre anni mia cara, poi
la cara principessa tornerà nel suo di regno. E tu resterai qui. Senza la tua
padrona-
Fanny si lasciò andare ad una
risata, divertita
-Ingenuo e povero marito mio.
Credi che starò per tre anni con le mani in mano? La principessa non lascerà
mai il regno, te lo posso assicurare. Con le mie cure, farò in modo che il
principe si innamori perdutamente della principessa e la sposi. Così avrò una
regina tra le mani-
Ethan la fissò, perplesso
-Stai delirando. Non crederai di
avere tutte queste doti, non è vero? Io sarò anche caduto preda delle tue
macchinazioni, ma un principe, il nostro principe, è tutta altra cosa. Non lo
fregherai-
-E' un uomo, Ethan, e ogni uomo è
inferiore a noi donne. Sarà un gioco da ragazzi. Anche perché dal modo in cui
si dice la guardi non credo faticherò molto a fare sbocciare questo amore reale-
-Farai meglio a non contarci
troppo-
Le disse freddamente il marchese.
Fanny lo guardò incerta
-Perché?-
-Sembra tutto troppo perfetto. Il
tuo pettegolezzo, la principessa invaghita del conte dello scandalo, i tuoi
piani… c’è qualcosa che non mi quadra in questa situazione-
La marchesa alzò gli occhi al
cielo, esasperata
-Mente maschile, come fai ad
essere così ottuso. Non c’è niente di strano nella vicenda. Abbiamo solo avuto
molta fortuna che tutto evolvesse così. Mi sarebbe bastato solo il pettegolezzo
in se, usato al momento giusto, per distruggere Trudy e guadagnarmi la fiducia
della principessa. Non potevo certo immaginare che sarebbe stata invece proprio
la principessa a presentarmi l’occasione su un piatto d’argento. Sarà anche
meglio così perché io sarà a tutti gli effetti la sua salvatrice, una
salvatrice di una situazione creata dalla principessa stessa, di cui nessuno
potrà mai incolparmi. È un occasione che va colta e non lasciata sprecata. Ed è
stato il destino a procurarmela-
-E' questo che non mi convince,
invece, cara mia. È tutto troppo perfetto. Come può la principessa non sapere
lei stessa delle voci che girano a palazzo. Ne parlano tutti. Persino la sua
cameriera ne avrà sentito parlare e glielo avrà già riferito. È tutto troppo
strano-
-E' nei dettagli che entra in
gioco tua moglie, minuziosi dettagli che solo io penso e che solo io posso
mettere in atto. Nessuno della cerchia della principessa sa nulla. Sono stati
tenuti tutti all’oscuro, per di più che la baronessa di Amoundgnac
è tornata a casa, mandata proprio dal conte, così come la contessa Alambert, ritornata nella dimora paterna, questo ha voluto
dire che le dame della cerchia della principessa si sono eliminate da sole. Via
loro due persone in meno di cui occuparsi con i pettegolezzi. E Trudy non è
stata di certo informata da tali voci chi mai avrebbe potuto dirglielo
dopotutto? E per quanto riguarda quei patetici dei baroni di Ugival e dei
visconti Marimbon, è stato facile lasciarli
all’oscuro. Come sempre sono più avanti di te. Ed ho già molta più influenza a
corte di quanto chiunque possa sospettare-
Ethan la guardò sempre più
perplesso
-Questa è la corte, Fanny, non è
quel ridicolo circolo di provincia dove ci siamo conosciuti. Non è così facile
tenere a bada i pettegolezzi o orchestrare tutto quanto come vuoi tu. Qualcosa
mi dice che ti stai infilando in una trappola bella e buona e io non sarà certo
lì pronto ad aiutarti quando succederà. Sappilo. Sarai tu la responsabile delle
tue ferite. Io me ne chiamo fuori-
-Ti assicuro che non avrò affatto
bisogno del tuo aiuto, perché non c’è nessuna trappola all’orizzonte. La
principessa sarà la mia marionetta e domani sera festeggeremo il nostro
definitivo stabilimento qui a corte. Nessuno conterà più di noi due qui a
palazzo. Avremo in mano il regno, con le sue ricchezze e con il suo potere.
Diventeremo il vero re e la vera regina del regno della Luna, nessuno oserà mai
intralciarci. Come ti ho promesso quando ci siamo fidanzati, seguimi e non te
ne pentirai. Ti porterò in alto, mio caro-
Fanny si chinò su di lui e lo
baciò. Ethan provò a resisterle, ma come ogni volta, si trovò prigioniero
dell’attrazione che provava verso di lei. C’era qualcosa di profondamente
sbagliato nel loro rapporto, lo sapevano entrambi, ma quella sete di potere che
condividevano era ciò che li univa più di tutto. Anche e, soprattutto, in
camera da letto. E quella notte, stabilirono ancora quanto fossero in sintonia
l’uno con l’atro. Si detestavano e si amavano contemporaneamente e ormai non
riuscivano più a fare a meno l’uno dell’altra.
*******************************************
Ciao a tutti!
Innanzitutto, lo so, sono stata
brava (per una volta almeno). Capitolo pubblicato in tempo, come mi ero prefissa.
Ora ne mancano solo altri tre entro la fine di Giugno e già mi sento in
ritardo. A parte gli scherzi, ci sto veramente provando e spero con tutto il
cuore di riuscire a pubblicare il prossimo capitolo entro fine mese. Ce la farò
( o almeno spero).
Comunque, per un mio supporto
logistico, diciamo così, ho tracciato una piccola linea temporale su quello che
deve ancora accadere nella storia. Non sono nemmeno a metà di quello di cui
voglio parlare e raccontare. E solo per il primo anno di Rein nel palazzo della
luna. Ci sono ancora, qualcosa, come 30 capitoli per arrivare alla fine
dell’anno. E solo per il primo anno. È vero che praticamente tutto succede
adesso, ma avevo in mente anche altre cose… non so. Come sempre, se mai
arriverò viva alla fine di questo anno, decideremo insieme cosa fare. Mi rendo
conto che sto pensando a questa storia come a più stagioni e la cosa mi sta
sfuggendo di mano XD Però c’è una cosa importante che vorrei raccontare prima
dell’epilogo, ma ancora c’è tempo per preoccuparsi già di questo. Comunque
sappiate che per ora il mio impegno è scrivere questi 30 prossimi capitoli.
Quindi ancora per un po’ mi dovrete sopportare.
Passiamo al capitolo e
permettetemi di parlare dei marchesi Eldelberry. Non
so perché, ma c’è qualcosa di così magnetico che me li fa amare moltissimo come
personaggi. Lo so sono i cattivi al momento, nessun dubbio su questo, ma vi
assicuro che è un piacere per me farli agire nella trama di questa storia. Però
vorrei precisare una cosa: allora chiunque vedrebbe che Ethan ha ragione,
quando tutto è troppo perfetto bisogna prestare doppia attenzione, cosa che
Fanny nega con insistenza. Ma c’è un motivo ben preciso per questo. Fanny è
convinta che ogni cosa stia andando come vuole lei ed è accecata da questo
fatto che non vede i campanelli dall’allarme che stanno suonando. In più è
giovane e la giovinezza spesso, fa essere troppo ingenui, anche quando si vuole
essere dei geni del crimine. Quindi ecco spiegato il motivo del suo discorso,
qualora ce ne fosse stato bisogno.
Ora, Moon Maria arrabbiata. So
che è forse inaspettata, ma ci stava. In realtà nella prima stesura era una
scena molto più calma e tranquilla, dove Moon Maria era la calma, accogliente e
generosa mamma che tutti vorremmo avere. Ma poi mi sono accorta che no, una
madre si sarebbe incavolata. Eccome se si sarebbe incavolata. Soprattutto
quando vi racconterò alcune cose, tutto avrà molto più senso, compresa la
sfuriata di Moon Maria.
Vogliamo parlare di Rein che
chiama Shade Eclipse? Spero come cosa vi sia
piaciuta. E si, forse non lo hanno capito bene nessuno dei due, ma è un
appuntamento. In piena regola. Sappiatelo. Io vi ho
avvisati. Sarà un appuntamento in tutto e per tutto. Anche se loro non lo
sapranno.
Infine Shade. So che in questo
capitolo si comporta in modo contraddittorio. Lui è contraddittorio, almeno in
questa parte di storia. Ve lo giuro, tutto avrà un senso, perché c’è un senso,
almeno nella mia testa c’è, ma ora è solo confuso. Confuso perché per Rein lui
ha sempre avuto un debole, fin da piccolo (lui nell’anime all’inizio Fine non
la calcolava proprio, salva sempre Rein e anche nel manga è così, quindi mi
attengo a questo e non prendo minimamente in considerazione i fatti della
seconda stagione) e qui è complicata la situazione, perché non vorrebbe ma
vorrebbe. Infatti accetta la proposta di Rein. È attratto da lei, lo sappiamo,
ma c’è qualcosa che lo frena. Per ora tutto qui.
Infine, io non so come fare a non
amarvi. Grazie per il supporto e l’affetto. È veramente tanto e mi da tanta
spinta per andare avanti, conta molto per me. Quindi grazie.
Grazie come sempre a chi legge
questa storia, grazie a chi mi dedica un po’ del suo tempo per commentare e io
come sempre vi saluto, vi mando un abbraccio e ci vediamo al prossimo capitolo.
Un bacione dalla vostra
Juls
(*) Mi piacerebbe affermare di
essere io l’autrice di quella frase, purtroppo non è farina del mio sacco. La
frase è diGeorg Lichtenberg fisico e
scrittore tedesco del settecento.
Il
cielo era sereno quella mattina, segno di una giornata primaverile che si
preannunciava piacevole e soleggiata. Moon Maria sorseggiò il suo the mattutino
godendosi quella calma di inizio giornata, nel silenzio della sua camera
privata. Era piacevole godere di quei brevi momenti di pace e tranquillità,
soprattutto considerando la vita caotica e frenetica di un palazzo reale. Erano
rari i momenti di quiete e Moon Maria aveva imparato da tempo a goderne più che
poteva, quando questi accadevano. Come la mattina, suo indiscusso attimo di
pace.
-Vostra
maestà-
La
voce improvvisa di una cameriera la colse di sorpresa quasi rischiando di farle
scivolare la tazza dalle mani. La regina si voltò verso la donna, leggermente
seccata
-Sono
poche le regole che ho imposto da quando sono regina, e una di queste è di non
essere disturbata la mattina presto, o mi sbaglio Florence?-
La
cameriera annuì, leggermente in ansia
-Vi
chiedo perdono, maestà, ma si tratta di una questione urgente. Vostro figlio vi
chiede udienza-
-Mio
figlio?-
Moon
Maria guardò la cameriera annuire e guardarla, in attesa di ordini. Moon Maria
sospirò, mentre appoggiava la sua tazza di the sul tavolino
-Fallo
entrare-
Era
notevolmente insolito per Shade presentarsi nella sua
stanza così presto la mattina, quindi se si trovava lì, doveva davvero
trattarsi di una questione urgente. Tuttavia, contrariamente a quanto si era
aspettata, suo figlio comparve poco dopo, sorridente e con il volto disteso
-Buongiorno
mamma-
Si
avvicinò a lei e le diede un bacio su una guancia. La regina guardò suo figlio,
improvvisamente guardinga. Non era da lui essere così affettuoso, soprattutto
di mattina presto
-Cosa
hai bisogno che faccia?-
Gli
chiese, perplessa. Shade la guardò fintamente offeso,
mentre si sedeva di fianco a lei
-Un
figlio non può semplicemente venire a trovare sua madre e dimostrarle affetto,
soprattutto dopo che suddetto figlio si è ricordato che è da un po’ di tempo che
non lo fa?-
La
regina ridacchiò. Quando Shade faceva così, era
esattamente uguale a suo padre, perfino il modo in cui cadenzava le parole era
decisamente troppo simile. E purtroppo per lei, quando sia Skyler
che Shade comparivano così all’improvviso o usavano
quel tono, lei sapeva bene cosa aspettarsi, o almeno, cosa prevedere suo figlio
le avrebbe potuto chiedere.
-E'
sempre un piacere vederti, lo sai, ma ribadisco la mia domanda. Di cosa hai
bisogno?-
Shade la guardò, improvvisamente serio
-Potresti
occuparti tu oggi delle udienze?-
Moon
Maria lo guardò sorpresa. Non era insolito che i due si scambiassero i ruoli,
era già successo, tuttavia la richiesta di suo figlio era decisamente singolare.
Comunemente era lei, infatti, a chiedere di sostituirla, mai il contrario
-Non
ti senti bene?-
Chiese
preoccupata. Shade scosse la testa
-No
non si tratta di questo. Sto benissimo. Sto addirittura dormendo e mangiando di
più, ultimamente-
-Lo
so. Il signor Derender me l’ha riferito-
-C’è
qualcosa che possa rimanere segreto in questo palazzo?-
Chiese
quasi esasperato Shade
-Non
per me. Dopotutto è pur sempre casa mia e comando io ancora qui. E poi non
dimenticare che nessuno potrà mai impedire ad una madre di sapere come stanno i
suoi figli, che a loro faccia piacere oppure no-
Moon
Maria allungò la mano e afferrò quella di Shade,
preoccupata
-C’è
qualcosa che devo sapere?-
Shade scosse la testa
-No
niente, veramente-
-Allora
come mai questa richiesta? Non è da te chiedermi di sostituirti. Non è un
problema, dopotutto, è anche quello un mio compito, ma vorrei solo sapere come
mai il mio stacanovista di un figlio non voglia lavorare oggi-
Shade le strinse la mano
-Non
c’è un vero e proprio motivo. Ho solo voglia di godermi una giornata lontano da
nobili piagnoni che vengono a lamentarsi di finti problemi, come le tasse-
-Sono
però quei nobili piagnoni che ti permettono di restare sul trono di reggente.
Ricorda che potrebbero sostituirti se lo volessero-
-Sappiamo
entrambi che non lo farebbero mai. Non hanno nulla nei miei confronti di cui
potersi lamentare. Tutti sanno che praticamente vivo esclusivamente per
governare ed è proprio questo oggi il problema, mamma. Sto facendo da troppo
tempo le stesse cose, senza mai fermarmi a respirare. Ho solo bisogno di un
giorno lontano da qui, fuori da palazzo, senza resoconti da leggere o clausole
commerciali da stipulare o ascoltare uno stupido nobile qualunque lamentarsi di
problemi trascurabili-
Moon
Maria guardò suo figlio, perplessa
-Mi
stai dicendo che vuoi un giorno libero?-
Shade annuì
-Precisamente,
solo per oggi-
-Fuori
da palazzo-
Shade annuì
-Con
Thomas? Volete girovagare a cavallo? O dedicarvi ai piacere tipici dei
ventenni?-
Shade scosse la testa, deciso
-No,
da solo. Niente Thomas, niente scorta, nessuno. Solo io e il mio cavallo, fuori-
-No-
-Mamma…-
Disse
al limite dello sconvolto il principe, mentre guardava sua madre stupito
-Non
puoi uscire da palazzo senza nessuno. Sei l’erede al trono, se ti succedesse
qualcosa…-
-So
difendermi. Sono un ottimo spadaccino. E poi non ho intenzione di andare
lontano. Vorrei solo fare un giro per il villaggio, mangiare qualcosa, trovare
un albero in mezzo alla campagna e leggere un libro. Tutto qui-
Moon
Maria guardò suo figlio, per niente convinta
-Da
solo? Vorresti passeggiare per il villaggio e mangiare qualcosa?-
-Esatto-
-No-
-Ma,
perché?-
-Shade, non sono una vecchia regina tonta, so quello che
stai tramando e non permetterò a te e a Rein di sgattaiolare fuori dal castello
per un appuntamento-
Shade la guardò a bocca aperta. Provò a dire qualcosa, ma le sue
guance si tinsero leggermente di rosso.
-Non
è un appuntamento, mamma-
Disse,
evitando di guardarla negli occhi
-Può
essere quello che vuole essere ma la mia risposta rimane no. Non ti farò uscire,
di nuovo, da palazzo con Rein-
-Mamma,
non c’è nessun secondo fine o altro. È solo una giornata di svago-
-Svago?
Come quell’abbraccio in corridoio che vi siete scambiati? Anche quello era
svago?-
Shade non ribatté, ma sospirò solo. Moon Maria lo guardò
-Senti
Shade, come madre e, soprattutto come regina, non
posso permettere che tu e lei ve ne andiate chissà dove da soli a fare chissà
cosa-
-Non
voglio fare niente di strano con lei, mamma!-
-Vorrei
anche vedere. Ma rimane il fatto che non m’interessa. Se si scoprisse che siete
usciti insieme senza scorta? Di nuovo? Cosa pensi che succederebbe?-
-Non
mi sono mai fatto scoprire, prima-
-Ma
non vuol dire che le persone non parlino. Shade non
te lo posso permettere-
Shade la guardò. Sembrò voler ribattere, tuttavia alla fine annuì
-Va
bene. Farò come vuoi, come sempre. Mi occuperò io delle udienze, come da
programma-
Shade la guardò con lo sguardo basso, sconfitto. Si riavvicinò a
lei e la guardò con lo sguardo affranto e Moon Maria sentì il suo cuore gemere.
Sapeva cosa Shade stava cercando di fare. Stava
interpretando la parte del principe triste e abbattuto, le stava lanciando
quello sguardo affranto che sapeva funzionare ogni volta con lei. E anche se
lei lo sapeva che la stava manipolando, non sopportava vederlo così. Alla fine,
il cuore di madre prevalse sopra quello di regina e lei sospirò, sconfitta
-E
va bene, andate pure-
Gli
occhi di Shade si illuminarono all’istante e un mal
celato sorriso gli comparve in volto
-Grazie
mamma-
-Ma
dovrai portare tua sorella con voi-
Moon
Maria guardò il figlio passare da contento a perplesso
-Cosa?
Milky? Assolutamente no. Non ho nessuna intenzione da
fare da babysitter a mia sorella. Dovrebbe essere un giorno di riposo questo-
Disse
Shade, provando un disperato e vano, lo sapeva,
tentativo di persuaderla a cambiare idea. Tuttavia Moon Maria non cedette
-E
invece lo farai, porterai Milky con voi. Anzi,
porterai tua sorella e Rein a vedere le antiche rovine sopra le colline per
quella che sarà ufficialmente un’uscita didattica. Thomas vi scorterà, assieme
ad altre guardie, un piccolo numero, ma sufficiente a garantire la vostra
sicurezza. E per fare compagnia a Rein, una dama di corte, la contessa di Gaumont andrà bene, dal momento che Rein si trova bene con
lei da quanto so-
Shade la guardò allibito
-Mamma,
così è una gita reale in grande stile più che una giornata di tranquillità
lontani dalla corte-
-Ed
è esattamente quella che sarà. Ma vedila dall’aspetto positivo, almeno tu non
starai nel tuo studio a lavorare o ascolterai i nobili lamentarsi, cosa che
farò io al tuo posto e tu passerai un po’ di tempo con tua sorella, sotto la
luce del sole. O così o niente-
Shade la fissò e si ritrovò ad ammettere la sconfitta.
-Va
bene, farò come vuoi-
La
regina vide la sconfitta disegnata sul volto del figlio. Shade
abbassò il capo, facendole un piccolo inchino, a sancire il loro accordo. Moon
Maria allungò la mano verso la sua e gli diede delle piccole pacche di
consolazione. Dopotutto era un principe, non poteva comportarsi in modo
irresponsabile e lei sapeva che lui lo comprendeva. Dopo qualche attimo Shade tornò a guardarla negli occhi
-Una
volta lo sguardo triste mi permetteva di convincerti a fare qualsiasi cosa-
Moon
Maria ridacchiò divertita
-Lo
so, perché una volta sapevo che mio figlio non avrebbe mai cercato di
manipolarmi. E, cosa da non dimenticare, avevi dieci anni ed eri terribilmente
adorabile-
-Ero?
Vuoi dire che non lo sono più?
Entrambi
risero e Shade si alzò per darle un bacio sulla
guancia. La regina gli sorrise e lo guardò, contenta
-Sono
sicura che sarà una giornata piacevole. Vedrai, vi divertirete moltissimo tutti
insieme. Pensa solo alla gioia di tua sorella. Sarà estasiata dalla notizia-
-Stai
scherzando, vero?-
Thomas
guardava Shade, allibito. Il capitano doveva essersi
svegliato improvvisamente in un universo parallelo, perché non era possibile
che avesse sentito esattamente quello che Shade gli
aveva appena detto. Doveva esserci un errore, anche se lo sguardo del principe
sembrava smentire quella sua teoria
-No
non è uno scherzo-
Thomas
lo fissò smarrito poi fece un verso di frustrazione. Guardò in cagnesco Shade
-Ti
rendi conto di quanto sia folle questa cosa? E improvvisa, per giunta? Perché
nessuno di voi reali si preoccupa mai del mio lavoro?-
-Ordine
di mia madre-
Si
giustificò il principe, alzando le mani. Thomas sospirò ma non disse niente.
Non poteva dire qualcosa di male contro la regina, ma contro il principe si che
poteva
-Cosa
hai fatto per farle ordinare una cosa simile? Perché è sicuramente tua la
responsabilità di tutto questo, dico bene?-
-Perché
pensi sia colpa mia?-
-E'
sicuramente colpa tua. Di certo sua maestà non si è svegliata questa mattina
con questa idea improvvisa. Non è affatto da lei e lo sai bene pure tu-
Replicò
Thomas. Shade lo guardò ma non replicò, cosa che
confermò definitivamente chi era il responsabile di quella situazione
-Che
cosa hai fatto?-
Gli
domandò di nuovo, questa volta in modo più incalzante
-In
realtà non ho fatto niente, sul serio. Sono solo andato da mia madre a
chiederle un favore e mi ritrovo con una gita programmata, per di più con mia
sorella-
Thomas
lo guardò perplesso
-Un
favore? Tu hai chiesto un favore alla regina?-
Shade annuì.
-Tu
sei andato da tua madre a chiederle un favore?-
Shade lo guardò torvo e non rispose. Thomas lo guardò ancora più
sconvolto
-Che
tipo di favore? Che richiesta può mai portare a tutto questo?-
-Volevo
solo che si occupasse lei oggi delle udienze ufficiali-
-E
perché mai? Da quando tu il principe dedito solo al lavoro, delega a sua madre
il suo da farsi?-
-Posso
semplicemente per un giorno non avere voglia di occuparmi delle udienze reali?-
Thomas
lo guardò sempre più sconvolto
-Aspetta
un attimo, fammi capire bene questa storia. Tu, il principe stacanovista per
eccellenza, quello che passa le nottate in ufficio a lavorare
ininterrottamente, che sveglia le persone alle cinque di mattina per chiedere
spiegazioni su rendiconti e editti, tu che mette consigli su consigli in
agenda, che non salti nemmeno il più piccolo appuntamento di corte… tu
stamattina ti sei alzato e hai semplicemente detto “sai che c’è oggi non ne ho
voglia?”-
Shade lo fissò in cagnesco, e sibilò a detti stretti la risposta
-Esatto-
Thomas
si avvicinò a lui e lo guardò scettico
-Chi
sei tu?-
Shade gli diede uno spintone, allontanandolo e Thomas ridacchiò
-I
tuoi pessimi modi mi confermano che sei realmente tu-
-Thomas…-
L’avvertimento
poco celato del principe fece sorridere ancora di più il capitano. Tuttavia,
dopo quel breve sorriso, tornò a farsi serio
-Comunque
non capisco. Perché oggi volevi saltare l’udienza? Che cosa avevi di più
importante da fare rispetto al tuo lavoro? Perché sappiamo entrambi che oziare
non rientra minimamente nella descrizione del tuo carattere, quindi dovevi
avere qualcosa di più importante da fare. Che cosa avevi in mente?-
-Non
potevo solo avere voglia di leggere un libro in santa pace?-
Thomas
lo guardò scettico. Incrociò le braccia al petto e lo guardò, per niente
convinto da quella spiegazione. Shade si ritrovò a
sospirare, demoralizzato
-Dovrei
farti sostituire sul serio da qualcun altro. Inizi a conoscermi troppo bene per
i miei gusti-
Thomas
sorrise compiaciuto di se. Poi lo guardò sornione
-Fammi
indovinare… volevi uscire da palazzo, di nuovo, senza avvisarmi, dico bene?-
Shade, suo malgrado annuì. Thomas lo fissò leggermente perplesso
-Ma
perché andare da tua madre allora? Che senso ha avuto dirglielo? Insomma, non
ti sei mai fatto problemi ad uscire da palazzo di nascosto gettandoci tutti nella
confusione più totale e regalando a me mille pensieri in più rispetto al
solito. Ti diverte vedermi impazzire, che senso ha avuto andare da tua madre
per dirglielo?-
-Era
proprio per evitare la confusione-
Thomas
lo guardò per niente convinto e Shade sospirò, di
nuovo
-E
va bene, dannato di un capitano. Avevo le mie buone ragioni per non mandare nel
panico l’intero palazzo reale, contento ora? Ma tanto adesso tutto questo non
serve più dato che sono stato incastrato in quest’uscita campestre, con mia sorella
e te in aggiunta-
Thomas
lo guardò e si sentì dispiaciuto per l’amico. Sapeva quanto Shade
fosse dedito al lavoro ma sapeva anche quanto lui avesse bisogno dei suoi
momenti di solitudine lontano da tutti. Così gli mise una mano sulla spalla, in
segno di consolazione e cercò di tirarlo su con la sola cosa che gli venne in
mente in quel momento
-Almeno
Milky ne sarà contenta. Un’intera giornata con suo
fratello, non starà nella pelle quando lo saprà. E sappiamo entrambi quanto sia
bello vederla sorridere, ti tira su il morale in un istante-
Shade si ritrovò a sorridere e ad annuire
-Sarà
sicuramente entusiasta, si, anche se credo sarà la sola-
Thomas
scosse la testa
-Andiamo,
poteva andare molto peggio. Dopotutto ti sei beccato un’uscita di palazzo,
ufficiale, per di più con Rein-
-Peccato
che non doveva essere una cosa ufficiale-
Si
lasciò sfuggire involontariamente Shade. Thomas si
bloccò di colpo e lo guardò, occhi sgranati per la sorpresa e il principe
impallidì quando si rese conto di quello che aveva appena detto
-Ripetilo-
Ordinò
a Shade. Il principe scosse la testa, deciso
-Scordatelo.
E poi tu non puoi darmi ordini-
-Posso
eccome razza di principe ingrato. Amicizia batte altezza reale-
-No
che non lo fa-
-Ti
assicuro di si. Ripeti quello che hai appena detto, principe da strapazzo, o
giuro che vado a raccontare cose molto disdicevoli su di te alla nostra bella
principessa dai capelli blu-
Shade lo fissò, una punta di rabbia nei suoi occhi. Tuttavia
Thomas non cedette
-Avevi
un appuntamento romantico clandestino con Rein? E non mi dici niente? Sul
serio? A me? Il tuo migliore amico?-
-Non
era un appuntamento romantico clandestino. Che poi cosa sarebbe scusa?-
Thomas
non ci badò ma afferrò entrambe le spalle di Shade e
lo guardò serio
-Tu
avevi un appuntamento con Rein? E lo scopro così? Per caso?-
-Punto
primo non era un appuntamento-
Thomas
lo guardò poco convinto. Shade sospirò, per la terza
volta
-E'
stata sua l’idea, non mia-
-Che
cosa?-
Chiese
allibito. Possibile che il mondo si fosse stravolto in una sola notte? Shade annuì
-Mi
ha chiesto un’uscita, in incognito. Un pomeriggio di tranquillità, un
pomeriggio per essere solo Rein e Shade,
senza titoli reali a incombere su di noi. Niente scorta, niente regole, solo
noi due, in pace-
Thomas
lo fissò ad occhi sgranati. Aveva veramente capito bene?
-Rein
ti ha chiesto di uscire di nascosto da palazzo?-
Shade annuì
-Rein?
La principessa arrivata qui dal regno del Sole? Quella Rein?-
Shade annuì
-Si
quella Rein-
Thomas
lo fissò e quasi scoppiò a ridere
-Mio
dio, siete fatti decisamente l’uno per l’altra-
Shade lo fulminò con lo sguardo, anche se poi si lasciò andare ad
un piccolo accenno di sorriso.
-Non
esagerare capitano. È normale volere scappare da tutto questo, ogni tanto-
Thomas
lo guardò e annuì
-Lo
capisco, credimi. So quanta pressione avete sulle spalle, quindi comprendo
questa esigenza. Quello che mi sorprende è che Rein volesse uscire di nascosto
da palazzo di sua spontanea volontà. Non si immaginava il caos che questa cosa
avrebbe comportato? Evidentemente non la conosco così bene-
Shade sorrise e guardò Thomas
-Ti
assicuro che invece è una cosa molto tipica di Rein. Non aveva a caso il
soprannome di principessa meno principesca di tutta Wonder per niente. Era la
prima a cacciarsi nei guai senza nemmeno pensarci, incurante di regole o
pericoli. Ho perso il conto delle volte che sono dovuto correre per salvarla.
Una volta sono arrivata appena in tempo-
Thomas
lo guardò e ridacchiò
-Avrei
voluto conoscervi allora. Di sicuro deve essere stato tutto molto divertente,
caotico e folle. Ma molto divertente-
Shade scosse il capo, smentendo le parole del capitano
-Non
è stato tutto così divertente come sembra. Certe cose avrei tanto voluto
evitarle, potendo scegliere. Non è stato un periodo molto facile o divertente-
-Intendi
il tradimento del primo ministro?-
Shade annuì
-Non
solo. Quando Bright fu corrotto dal cristallo nero le cose si sono fatte molto
complicate e pesanti. Non è stato un bel periodo a cui ripenso volentieri-
Thomas
annuì ma non disse niente. Shade non parlava spesso
di quel periodo e quando lo faceva Thomas sapeva che la cosa migliore era solo
lasciarlo parlare.
-Bright
non è più stato totalmente lo stesso dopo quel fatto-
-E'
per questo che ti sei allontanato da lui?-
Shade lo guardò poi annuì
-Non
solo. Non è che non mi piaccia la compagnia di Bright, ma non siamo più
bambini. Immagino che crescendo, semplicemente, abbiamo capito di avere
personalità diverse-
-Non
sempre gli amici d’infanzia restano amici per la vita-
Shade annuì
-Già.
Lo rispetto come principe, ma è diventato complicato parlare con lui-
-In
che senso?-
Shade alzò le spalle
-Credo
sia colpa del suo leggero senso di inferiorità-
-Inferiorità?
Quel principe?-
Chiese
sbalordito il capitano. Shade annuì
-Fu
per colpa di quel senso di inferiorità che il cristallo nero riuscì a
soggiogarlo. Credo che il peso delle aspettative che molti avevano e hanno
tuttora su di lui gli pesi molto. Credo che l’ansia ogni tanto prenda il
sopravvento su di lui, per eccellere ed essere brillante in tutto quello che
fa, e per compensare questa asia diventa sbruffone, saccente e pesante. Credo
odi e ami allo stesso tempo essere al centro dell’attenzione-
Thomas
scosse la testa, incredulo
-Non
credevo che un principe come lui potesse essere insicuro. Insomma, l’ho visto
poche volte, ma sembra sempre molto a suo agio nel suo titolo e ruolo-
-Non
siamo tutti come appariamo, Thomas. E dovresti sapere meglio di me quanto
questo titolo porti tutti noi a mentire e celare i nostri veri pensieri-
-Già-
I
due rimasero in silenzio qualche secondo, ognuno perso nei propri pensieri. Poi
però Thomas tornò alla carica sul discorso interrotto poco prima
-Quindi
Rein ti ha chiesto un appuntamento-
Gli
disse sorridendo subdolamente. Shade lo fulminò
-Non
era un appuntamento Thomas-
-Chiamalo
come vuoi, ma il concetto non cambia. Tu e lei fuori, da soli, senza scorta. È
un appuntamento-
-La
tua testa ragiona in modo strano, sai?-
-Però
non mi hai contraddetto-
Il
sorriso compiaciuto di Thomas incontrò lo sguardo torvo di Shade
-Chiamalo
come ti pare, ci rinuncio a ragionare con te-
-Il
che vuol dire che sotto sotto mi dai ragione-
-Tanto
non c’è niente che io possa dire per farti cambiare idea. Non c’era in ballo
niente di romantico, te lo posso garantire. Come se poi sia io che lei
volessimo qualcosa di romantico tra noi-
Disse
Shade, poco convinto anche lui, sotto sotto, delle
sue parole
-Se
lo dici tu-
-E'
quello che sto facendo-
Shade scoccò l’ultima occhiataccia a Thomas, poi sospirò
-Perché
vuoi disperatamente che tra me e Rein scatti qualcosa?-
La
domanda colse il capitano così di sorpresa che sgranò gli occhi stupito
-Non
me lo stai chiedendo sul serio. Devo spiegartelo, veramente?-
-Thomas…-
-Perché
penso che insieme siate una bella coppia-
-Tutto
qui?-
-E
lei ti capisce meglio di chiunque altro-
Lo
sguardo di Shade si fece attento e serio. Non ribatté,
lo lasciò continuare
-Forse
non sarà una motivazione sufficiente, lo riconosco, ma Rein è forse veramente
la sola persona che potrà capire fino in fondo quello che vivi e provi e per di
più ed è la sola che sa cosa dirti per farti tirare fuori un sorriso, un
sorriso vero. Ma guardati: lei ti chiede un’uscita fuori all’aria aperta, senza
dire niente a nessuno, una fuga in piena regola e tu lo fai. Non lo hai mai
fatto nemmeno per tua sorella o per tu sai chi-
Shade non ribatté, si limitò a guardare un punto fisso davanti a se.
Thomas immaginava che il suo amico in quel momento stava processando ciò che
gli aveva detto e lui si ritrovò a sorridere, intenerito. Era strano vedere Shade così spiazzato e insicuro, ma era anche piacevole.
Stava tornando ad essere un po’ più spensierato, un po’ più impulsivo e poco
controllato, come non era da molto tempo. E questo, che al principe piacesse o
meno, era per lui era una grande soddisfazione e un grande merito di Rein.
Tuttavia Thomas sapeva meglio di chiunque che qualsiasi cosa stesse accadendo
tra Rein e lui, doveva essere Shade a rendersene
conto. Non avrebbe ascoltato nessuno se lui stesso non fosse stato convinto
della cosa. E lui, per quella mattina, aveva già detto abbastanza. Così ne
approfittò per sgranchirsi le braccia e decidere il da farsi per la giornata
-Sarà
meglio che vada a preparare tutto quanto per oggi. Ci sono molte cose da tenere
in considerazione e gente da coordinare. Vuoi che mi occupi io di avvisare
Trudy? Sarà più semplice per me spiegarle la situazione-
Shade annuì
-Io
mi occuperò di avvertire Rein e mia sorella-
Thomas
gli sorrise, poi guardò l’orologio
-Sei
fortunato, manca poco alla colazione. Le potrai avvisare contemporaneamente,
anche se credo sarà tua madre a dare la bella notizia-
Thomas
sorrise e anche Shade si lasciò andare ad un sorriso
-Sarà
meglio che avverti il palazzo. Qualcosa mi dice che le urla di gioia di mia
sorella si sentiranno ovunque. Meglio non scatenare una ennesima crisi-
Thomas
ridacchiò e annuì
-Lascia
fare a me, avrò tutto sotto controllo-
Milky fissava assolutamente senza parola sia sua madre che suo
fratello che Rein.
-Volete
dire che oggi non dovrò fare nessuna lezione?-
-Non
è proprio così…-
Disse
sua madre, guardandola
-Ma
usciremo fuori da palazzo per una gita!-
-Culturale,
gita culturale, Milky, alle antiche rovine qui
vicino-
-Ma
saremo comunque fuori da palazzo-
Ripeté
Milky con gli occhi scintillanti. Sua madre annuì.
-Io
e Rein andremo fuori per una gita!-
Urlò
quasi Milky, non riuscendo a contenere la gioia. Sua
madre le sorrise
-Anche
con tuo fratello. E le guardie-
Aggiunse
sua madre. Tuttavia niente poté impedire al sorriso radioso di Milky di illuminarle il viso. Un’intera giornata all’aria
aperta con Rein e suo fratello. La principessina si
voltò verso Rein, radiosa
-Rein
sei contenta?-
La
turchina annuì
-Molto.
Solo avrei preferito averlo saputo con un po’ più di preavviso-
Milky non capì lo sguardo che Rein lanciò a suo fratello, ma era decisamente
troppo emozionata all’idea di uscire finalmente da palazzo che non ci prestò
molta attenzione.
-Quindi
vuol dire che oggi posso evitare di studiare matematica?-
Chiese
entusiasta. Moon Maria le sorrise
-Si
oggi niente matematica. Ma mi aspetto che tu approfitti di questa uscita per
imparare la storia del nostro paese-
Milky annuì
-Certo
mamma, te lo prometto-
-Anche
perché mi aspetto poi un tuo saggio sulle cose che avrai imparato e visto oggi.
Un saggio dettagliato-
Il
sorriso sul volto della principessina si smorzò e guardò sua madre sconvolta
-Ma
mamma!-
Tuttavia
la regina sembrò insensibile a quella supplica molto poco celata
-Milky oggi non è una giornata di vacanza. So che pensi che
lo studio sia strettamente legato ai libri ma imparerai che ci sono cose da studiare
anche da ciò che ti circonda. E oggi voglio che tu apprenda un sacco di cose. E
mi aspetto che tu le assimili e possa essere in grado poi di metterle per
iscritto. In una grafia adeguata anche, come si conviene ad una principessa
reale-
Il
tono e lo sguardo di sua madre fecero capire alla rosa che qualsiasi tentativo
di persuasione sarebbero stati vani. Così la principessa annuì
-Va
bene mamma-
Milky guardò sconsolata il suo piatto con la fetta di torta mezza
mangiata. Si era aspettata una giornata all’insegna del divertimento e invece
era solo una scusa per farla studiare, ancora. Guardò sua madre, sconsolata.
Tuttavia un luccichio negli occhi della regina la fece per un attimo sperare
-Dato
che oggi sarai fuori e non potrai seguire le tue solite lezioni, credo che
convenga approfittare di questa situazione al meglio. Farai pratica di scherma
con tuo fratello, così non resterai indietro-
Milky guardò sua madre estasiata
-Davvero?-
-Che
cosa?-
Dissero
contemporaneamente fratello e sorella. Milky si voltò
verso il fratello, emozionata. Tuttavia il principe guardava sua madre, a bocca
aperta
-Mi
hai sentito Shade. Dopotutto tua sorella sta
imparando e sbaglio o tu sostieni di essere il migliore spadaccino del regno? Quale
occasione migliore per Milky per imparare dal miglior
maestro, dico bene tesoro?-
Milky annuì entusiasta e si ritrovò a sorridere in modo
incontenibile. Sembrava tutto un sogno: una giornata all’aria aperta, niente
lezioni e in più avrebbe fatto scherma con suo fratello. Era tutto estremamente
favoloso, un sogno che si realizzava
-Devo
andare a prepararmi allora-
Milky si alzò dal tavolo ma fu fermata prontamente dalla voce di
sua madre
-Milky, siediti immediatamente-
-Ma…-
-Solo
perché oggi potrai uscire da palazzo non vuol dire che tu debba dimenticare le
buone maniere. Non ci si alza da tavola senza permesso e senza che io ti dica
di poterlo fare. Te lo sei dimenticata forse?-
Milky abbassò il capo e si risedette sulla sedia
-No
mamma-
Sulla
tavola scese il silenzio. La rosa sentì la mano di suo fratello toccarle la
testa, per consolarla.
-Le
rovine sono molto distanti?-
Chiese
Rein per cercare di risollevare l’umore generale. Shade
scosse la testa
-Non
molto. In carrozza una quarantina di minuti, a cavallo ancora meno-
-Potremmo
approfittare del tragitto e studiare in carrozza, così quando saremo arrivati
potremmo goderci meglio quello che vedremo-
Le
disse sorridente Rein. Milky la guardò e anche se era
poco allettata all’idea di dovere fare il viaggio studiando, ferse era meglio
che sorbirsi la lezione direttamente alle rovine. Così le fece un sorriso,
annuendo con la testa
-E'
una splendida idea Rein-
Concordò
la regina che poi, sorridendo si voltò verso Shade
-Se
ne occuperà Shade della spiegazione-
Il
principe la guardò perplesso
-Io?-
-Se
non ricordo male le rovine le conosci abbastanza bene da potere spiegare a tua
sorella tutto quanto in modo impeccabile-
-Io
non credo di…-
-Rispetto
a Rein le conosci senz’altro meglio-
Regina
e principe si scambiarono uno sguardo che Milky non
riuscì ad identificare bene. Tuttavia la frase della madre sembrò chiudere qualsiasi
tentativo di protesta da parte di suo fratello. Il tutto si chiuse con un cenno
del capo alla regina da parte del principe
-Bene.
Dato che tutto è praticamente deciso, vi consiglio di andarvi a preparare. Milky ora puoi alzarti-
La
regina si alzò e anche tutti gli altri tre fecero lo stesso. Milky, sorridendo, si affretto veloce verso la porta, ma si
fermò ad aspettare la madre. La regina, dopo un cenno di saluto a suo fratello
e a Rein, le si avvicinò e allungò la mano per prendere quella della figlia che
lei prese subito.
-Sarà
una giornata fantastica mamma. Grazie per la gita-
La
regina le sorrise
-Mi
raccomando, impara. Le rovine sono parte della nostra storia, conoscerle bene e
fare tua la nostra storia ti servirà-
Milky annuì, anche se dentro di lei non vedeva l’ora di stare
all’aria aperta, libera. La storia, forse, avrebbe potuto aspettare rispetto al
divertimento.
I
due principi, rimasti soli nella sala della colazione si trovarono a guardarsi,
sorridendo.
-Tua
madre è fantastica-
Disse
la turchina. Shade la guardò, provando più un senso
di scocciatura che di ammirazione per sua madre
-Ti
rendi conto che ci ha appena incastrati, vero?-
Rein
scosse il capo, sorridendo
-Non
ha incastrato me. Ha incastrato te. Io sarei comunque dovuta stare con Milky oggi a fare lezione. Dopotutto cambia solo lo
scenario, non l’attività da fare-
Shade la guardò ironico
-Veramente
io non sarei rimasto incastrato se qualcuna non mi avesse chiesto un favore –
-Un
favore?-
-Ce
lo siamo già dimenticate principessa? Il corridoio, quella sera…-
-Cosa
c’entra quello con questo?-
-Diciamo
che mia madre ha un ottimo intuito. Ha capito cosa volevamo fare e ci ha
incastrato. Quindi è anche colpa tua se ci troviamo qui in questa situazione.
Dopotutto sei tu ad avere avanzato la richiesta di uscire-
Rein lo guardò allibita
-Sbaglio
o dovevi farti perdonare? E poi ho detto un giorno, poteva anche essere tra un
anno per quanto mi riguarda. Non doveva essere per forza oggi-
-Credevo
fosse meglio farlo il prima possibile. Sbaglio o siete voi signore a fare
pesare le cose a noi uomini? Volevo semplicemente levarmi il pensiero-
Rein
lo guardò con gli occhi sgranati per lo stupore
-Stai
veramente insinuando che la colpa sia mia?-
-Io
non insinuo niente. Cito solo i fatti-
-I
fatti?-
Shade vedendola sorrise divertito.
-Esatto.
Sono i fatti, dal mio punto di vista-
-Allora
il tuo punto di vista va corretto, principe-
-Non
credo dato che sono nel giusto-
Rein
lo guardò e scosse la testa
-Sai,
certe volte dimentico quanto sia grande l’ego maschile, soprattutto quello di
un principe-
-Stai
insinuando che io sia egocentrico?-
-Precisamente-
-Finalmente
qualcuno oltre me che lo dice ad alta voce. Si Shade,
sei egocentrico e tu Rein, raggio di luce, sei totalmente e indiscutibilmente
nel giusto-
I
due si voltarono verso la porta dove un sorridente Thomas li stava fissando,
appoggiato allo stipite
-Thomas-
Disse
solo Shade. Il capitano, sempre con il sorriso sul
volto, si inchinò ai due e si avvicinò trattenendo a stento il suo sorriso.
Prese la mano di Rein e le fece un baciamano
-Altezza,
incantevole come sempre. Illumini il palazzo di luce abbagliante fin dalla
mattina-
Rein
ridacchiò e gli sorrise
-Grazie-
-Sdolcinato-
Bofonchiò
Shade, facendo ridacchiare i due. Thomas scoccò
un’occhiata a Shade, prima di voltarsi di nuovo verso
la turchina
-Cara
Rein, sai quanto io odori stare qui con te a parlare e ad elencare tutte le
mancanze di questo così detto “principe”, ma devo chiederti se puoi andare a
prepararti per la partenza. Le carrozze saranno pronte ad aspettarvi tra
un’ora, davanti all’ingresso principale. So di essere scortese nel dirlo, ma
vorrei riuscire a partire entro l’orario stabilito, quindi spero di contare
sulla tua gentile collaborazione-
Rein
annuì alle parole di Thomas
-Direi
che sia il caso che vada allora. Sarò pronta per la partenza, capitano, non
faremo ritardo per causa mia-
Rein
salutò i due e si affrettò ad uscire per andarsi a preparare. Quando fu
abbastanza lontana per non farsi sentire, Thomas appoggiò il braccio sulla spalla
di Shade e gli disse
-Se
vuoi flirtare con Rein di prima mattina, non che la cosa mi dispiaccia, almeno
assicurati di non farti vedere. Per fortuna che sono apparso io e non una
cameriera, o peggio, un nobile qualsiasi. Immagina lo scandalo-
-Non
stavamo flirtando Thomas-
Thomas
alzò gli occhi al cielo
-Come
no. Era solo un normale chiacchiericcio tra amici, giusto?-
-Precisamente-
Thomas
scosse la testa
-Sei
incorreggibile. Egocentrico e incorreggibile, temo per il re che diventerai-
Shade tolse il braccio di Thomas dalla sua spalla e lo guardò
-Sei
venuto solo qui per insultarmi, per caso?-
-No,
anche se come sai mi diverte sempre molto. Sono passato per avvisarti che le
carrozze e la scorta sono pronte e le cucine si stanno occupando del nostro
pranzo-
-Ottimo.
Ricordati di far sellare il mio cavallo e quello di mia sorella. Sicuramente vorrà
cavalcare-
-Ci
stavo pensando infatti. Lo farò. E per Rein? Credi vorrà cavalcare anche lei
oggi?-
Shade rifletté qualche secondo, poi lo guardò
-Immagino
di si. Non le ho mai chiesto se sa cavalcare, ma presumo che lo sappia fare.
Meglio essere preparati a questa evenienza. Fai preparare Stella per lei-
Thomas
lo guardò ad occhi sgranati
-Stella?
Sei sicuro?-
Shade annuì
-Si,
è sicuramente perfetta per lei-
-Ma
Stella è…-
Thomas
non finì la frase. Sapevano entrambi cosa volesse dire. Tuttavia il principe lo
fissò deciso
-Thomas,
fidati. Conosco quell’animale, so come è fatta e so che tipo di cavaliere cerca.
Rein sarà perfetta per lei-
Thomas
lo guardò perplesso, ma non ribatte.
-Faccio
preparare anche un cavallo per Trudy?-
Shade annuì
-Si,
come ho detto, meglio essere preparati. E porta qualche uomo in più nella
scorta, buoni cavallerizzi-
-Ti
preoccupi che Milky possa sparire come un certo
principe?-
Shade lo guardò torvo
-Mia
sorella sa sparire in un battito di ciglia, questo è vero, come è vero che ci
vogliono persone capaci di starle dietro, oltre a noi due. Ma non stavo pensando
a mia sorella, in questo momento-
Thomas
lo fissò, ad occhi sgranati
-Pensi
che Rein possa fuggire senza scorta? Sul serio?-
Shade annuì
-Non
è da escludere. Dopo tutto una delle principesse…-
-…meno
principesche, si lo so. Solo che non me la immagino fare una cosa del genere-
-Invece
dovresti. Però forse sto esagerando, ma meglio essere preparati. L’ultima cosa
che voglio è avere mia madre rimproverarmi perché ho perso una o più
principesse quest’oggi-
Thomas
ridacchiò ma si trovò ad annuire
-Si,
tua madre è spaventosa da arrabbiata. Va bene, ci penso io. Nicholanos
sta scegliendo le guardie più affidabili e anche capaci di cavalcare, ma lo
farò venire con noi, a questo punto. Mi fido di lui e, cosa che non guasta, è
di buona compagnia. Inoltre è discreto, sarà perfetto per Rein. Sarà la sua
scorta, dopotutto lo ha già fatto. Lui andrà bene-
Shade annuì
-Va
bene. A questo punto, direi che è tutto pronto-
-Manchiamo
solo noi. A proposito, ti conviene andare a prepararti. So che lascerai
comunque del lavoro da fare per i tuoi ministri, quindi sbrigati. Tra il
prepararti tu e il lasciare il lavoro agli altri, non vorrei fare ritardo per
colpa tua-
-Io
non sono mai in ritardo, arrivo sempre quando serve. Ma hai ragione, solo su
una cosa, ovvio che gli lascio del lavoro da fare a quei perditempo di ministri
che mi ritrovo. Si prendono troppo tempo libero per i miei gusti e poco tempo
per lavorare-
-Allora,
come ho già detto, muoviti. Non vorrei incominciassi proprio oggi ad iniziare
ad arrivare in ritardo per colpa del tuo stacanovismo. Forza principe, al
lavoro-
Detto
questo Thomas diede una pacca sulla schiena a Shade,
forse un po’ troppo forte rispetto a quella che aveva immaginato. Il principe,
preso alla sprovvista, perse per un secondo l’equilibrio e quasi cadde a terra.
Quando si riprese, Thomas stava cercando di trattenere le risate, anche se con
poco risultato. Questa volta, però, Shade non si
stava minimamente divertendo
-Thomas-
Disse,
sottovoce e a denti stretti. Il modo in cui pronunciò il suo nome, fece
bloccare il capitano sul posto, improvvisamente all’erta. Guardò Shade e alzò le mani in segno di pace
-Andiamo
Shade...-
Tuttavia
il principe iniziò ad avanzare verso di lui e il capitano iniziò ad
indietreggiare
-Non
volevo, giuro Shade-
-Thomas…
inizia a correre-
Thomas
lo guardò e non se lo fece ripetere certo un’altra volta.
Rein
fissava la scena davanti a lei leggermente divertita. Thomas era alle prese con
una Milky notevolmente troppo eccitata e stava
decisamente facendo fatica a contenere le mille domande della piccola
principessina.
-Non
lo vai ad aiutare?-
Trudy,
di fianco a lei, osservava la scena, anche lei decisamente divertita. Trudy era
raggiante quella mattina, non c’era altro modo per descriverla. Aveva indossato
un abito di un tenue color rosa chiaro. La gonna, di strati di chiffon, le
cadeva morbida sulle gambe e il corpetto, dello stesso colore, era fatto di
pizzo macramè, così come le maniche, a tre quarti. I lunghi capelli biondi
della contessa erano stati raccolti in un semplice chignon, fermato da un
nastro dello stesso colore dell’abito. Non indossava gioielli particolari,
tranne la solita collana che ormai Rein si era abituata a vederle al
collo.
-Dovrei
andare ad aiutarlo, lo so, ma qualcosa mi trattiene-
Disse
Rein divertita. Trudy le rivolse un sorriso
-Paura
principessa?-
-Oh
si. Milky sa essere spietata quando vuole-
Le
due ridacchiarono
-Ridere
prima ancora di partire è decisamente un buon segno-
Le
due si voltarono e videro avvicinarsi la regina Moon Maria, assieme a lady
Vivian. Le due s’inchinarono
-Vostra
maestà-
Dissero
quasi in coro le due donne. Moon Maria sorrise alle due
-Spero
contessa non siate adirata con me per avervi inclusa in questa piccola gita
improvvisata-
-Niente
affatto maestà. È un onore e un piacere esservi utile-
Moon
Maria le sorrise poi fece un piccolo cenno a lady Vivian. Senza bisogno di
parole tra le due, la contessa Vivian si avvicinò a Trudy
-Contessa
volete seguirmi, per favore? Credo che il capitano abbia bisogno del nostro
aiuto-
Trudy
annuì poi lanciò uno sguardo a Rein perplesso e seguì la contessa, vero Thomas
e Milky. Rein si voltò vero la regina, perplessa
-Posso
fare qualcosa per voi, maestà?-
Moon
Maria annuì e non sembrò affatto stupita per quella domanda. Si avvicinò alla
turchina e prese il braccio di Rein, passandolo sotto al suo
-Una
regina non può semplicemente volere passare due minuti in tranquillità in
compagnia di una principessa, che per di più è ospite nel suo palazzo?-
Rein
la guardò senza dire niente. Moon Maria sospirò e la fissò
-So
che questo non era quello che avevi chiesto a mio figlio…-
-Io
veramente non…-
Rein,
imbarazzata, abbassò lo sguardo. Sentì lo sguardo della regina su di se e si
voltò a guardarla, profondamente imbarazzata
-Rein
non posso permettere che si crei uno scandalo tra voi due. Forse non te lo immagini,
ma sono molti i nobili di questo regno e anche qualche testa coronata del
pianeta che non amano troppo quello che io abbia fatto o che apprezzino il
fatto che tu sia qui. La tua presenza in questo palazzo è stabile e nessuno
oserà mai interferire perché io sto garantendo per te e, soprattutto, perché la
tua reputazione è impeccabile. Se dovessero mancare una delle due cose, la
situazione potrebbe farsi decisamente molto complicata. Non potrei difenderti
da uno scandalo, nemmeno se lo volessi, lo sai questo-
-Si
maestà, lo so bene. Non farò niente per perdere la vostra fiducia o…-
Moon
Maria scosse la testa
-Rein,
qui non si parla di fiducia mia nei tuoi confronti, si parla della tua
reputazione. So che sono due concetti molto diversi, ma come donna, per di più donna
reale, sono, purtroppo, la stessa cosa. La mia fiducia in te non vacilla per
così poco, ma come regina non posso permettermi di poterti difendere se la tua
reputazione dovesse essere messa in discussione. E questo perché ho due figli
da proteggere, prima di te. Spero questo sia chiaro e che tu lo possa capire-
Rein
annuì.
-Perfettamente
maestà-
Moon
Maria sorrise.
-Bene,
sapevo di potere contare su di te in questo. Chiarito il tutto, direi di
raggiungere gli altri. Non vorrei che faceste tardi per colpa mia-
Rein
sorrise alla donna, anche se una punta di preoccupazione si impossessò di lei.
Le parole dette da Moon Maria le risuonarono in testa, come un cattivo
presagio. Stava per perdersi in un pensiero poco piacevole, quando una voce
alle loro spalle la distolse dalle sue riflessioni
-Non
ti preoccupare mamma, Thomas troverà comunque il modo di dare la colpa a me per
qualsiasi cosa-
Rein
si voltò leggermene e vide Shade scendere velocemente
la grande scalinata. Si era cambiato rispetto alla colazione e ora indossava
degli abiti più semplici, ma comunque regali. Era impressionante come pur senza
simboli, Shade emanasse una naturale aurea di
regalità. Indossava, infatti, un paio di pantaloni blu scuro e una semplice
camicia bianca, con le maniche leggermente arrotolate sull’avanbraccio. Alla
vita era allacciata la spada, che dondolava seguendo il ritmo dei suoi passi.
Rein si perse ad osservarlo forse qualche secondo di troppo, secondi che non
sfuggirono al principe
-Ho
qualcosa che non va?-
Le
chiese, infatti, sorridendo Shade. La turchina,
leggermente imbarazzata, scosse il capo
-No,
scusa-
Disse
di scatto. Rein si maledisse mentalmente per essersi scusata. Perché si era
scusata? Così avrebbe fatto credere a Shade e alla
regina che aveva fatto qualcosa di sconveniente. Cosa le era passato per la
mente? La turchina chiuse gli occhi e sentì il calore diffondersi sulle guance.
La risata divertita di Shade la fece arrossire ancora
di più, se possibile, rispetto a quanto non fosse già. Aprì gli occhi e si
ritrovò a guardare uno Shade sorridente che la
fissava
-Poco
principesco, principe-
Disse,
a sua difesa. Shade sorrise ancora di più
-Non
so a cosa tu ti riferisca. A cosa ti riferisci di preciso?-
Rein
stava per ribattere ma la regina li interruppe, schiarendosi la gola e
attirando la loro attenzione
-Usciamo,
direi che è la cosa migliore, per tutti-
Moon
Maria lasciò andare il braccio di Rein e si avvicinò al figlio, prendendo il
suo di braccio sotto al suo. Rein fece passare prima i due e li seguì poco
dopo. L’aria fresca della soleggiata mattina primaverile fece riprendere Rein
che si ricompose, facendole cancellare le ultime tracce di imbarazzo. I tre
vennero accolti da Thomas che si inchinò alla regina, poi guardò in malo modo i
due principi
-Era
ora. Shade, Rein siete in
ritardo-
Milky, decisamente eccitata per la giornata, si avvicinò al
fratello e alla madre
-Thomas
ha ragione, vi sto aspettando da una vita ormai. Shade
andiamo, la nostra carrozza è quella davanti. Non vedo l’ora di arrivare, voi
no? Oh Shade, hai portato la spada! Anche io ho la
mia è già in carrozza. Non vedo l’ora di fare scherma contro di te e anche con
Thomas-
Milky, un fiume in piena di parole, afferrò la mano di Shade e cercò di tirarlo verso di se, ma Shade rimase fermo immobile, bloccando la principessa lì
con loro
-Milky, non credi di dovere prima salutare la mamma? Come
una brava principessa?-
La
rosa lo guardò, poi guardò sua madre
-Giusto,
certo, non me lo stavo dimenticando. Ciao mamma, stasera ti racconterò tutto,
promesso-
Fece
un piccolo inchino alla madre, poi si avvicinò e mettendosi in punta di piedi
si protese verso la guancia della regina, per baciarla. Moon Maria sorrise nel
chinarsi verso la figlia, facendosi dare quel bacio
-Divertiti
Milky, non fare esasperare tuo fratello, o Rein, o
Thomas, o chiunque. Ricordati, esci per imparare, non per giocare, tienilo bene
a mente-
Milky annuì
-Imparare,
no giocare, capito. Shade, Rein,
andiamo?-
Milky questa volta strattonò Shade e il
principe si fece trascinare, anche se fece appena in tempo a lanciare un cenno
di saluto alla madre. Milky e Shade
sparirono dentro una carrozza, quella più avanti. Rein si avvicinò alla regina
per salutarla, ma prima che potesse voltarsi, Moon Maria la trattenne ancora
-Rein ti raccomando Milky. È una
brava ragazza, lo sai, ma sa essere terribilmente esuberante e imprevedibile.
Fai attenzione-
Rein
le sorrise
-Maestà,
non si preoccupi. Causavo problemi, so riconoscere i segnali di quanto sta per
accadere qualcosa. Starò attenta-
La
regina ridacchiò e annuì
-Bene.
La cosa mi rincuora, lo ammetto. E cerca anche di badare ai due bambini poco
cresciuti. Credo ti daranno più problemi loro che Milky.
Già lo fanno quando devono comportarsi in modo dignitoso, figuriamoci quando
sono lontani dal palazzo-
Rein
sorrise e annuì
-Cercherò
di fare del mio meglio, maestà, ma possiamo contare sulla contessa Gaumont. Conosce Thomas meglio di chiunque altro-
Moon
Maria sorrise e annuì. Rein fece per avviarsi verso la carrozza dove Milky e Shade erano, ma fu
fermata dalla voce di Trudy
-Principessa,
noi siamo qui. Seconda carrozza, mi dispiace-
Rein
si voltò verso la seconda carrozza presente dove Trudy si era sporta dal
finestrino per chiamarla
-Come?-
Chiese
perplessa Rein. Trudy alzò le spalle
-Idea
del capitano. Se non sbaglio ha detto qualcosa su “tempo di qualità tra
fratelli, meglio lasciarli soli” o qualcosa del genere-
Rein
la fissò perplessa
-Vuole
punire in qualche modo Shade obbligandolo a stare da
solo con sua sorella?-
Trudy
le sorrise in modo sarcastico
-Credo
proprio di si-
Rein
si limitò a scuotere il capo ma si avvicinò veloce alla carrozza e si affrettò
a salire dentro. Subito dopo di lei si
affacciò all’interno della carrozza un sorridente Thomas
-Principessa,
Trudy, state comode? Spero di si, anche perché stiamo per partire e non c’è
tempo di fare cambiamenti dell’ultimo minuto-
-Thomas
grazie per avere constatato l’ovvio-
Disse
Trudy, sorridendo sarcastica. Thomas guardò la sua amica
-Sarcastica
già di prima mattina. Mi fa piacere vederti di nuovo di buon umore. Sarà una giornata
fantastica-
Trudy
fece un sorriso ironico a Thomas che ridacchiò divertito
-Bene.
Allora possiamo andare se siamo tutti pronti-
Detto
questo le salutò e chiuse la porta della carrozza e si allontanò veloce,
diretto al suo cavallo. Trudy lo osservò dare ordini e urlare comandi
-Certe
volte vorrei imbottigliare il suo naturale ottimismo. Tornerebbe utile in molte
occasioni-
Rein
sorrise
-In
effetti l’allegria di Thomas è contagiosa. Assomiglia in questo molto a Fine-
Rein
pronunciò il nome di sua sorella prima ancora di rendersene conto. La turchina,
stupita, si portò una mano sulla bocca, perplessa. Trudy le lanciò un’occhiata
strana e la principessa distolse presto lo sguardo. Calò un leggero silenzio,
molto imbarazzante tra le due, o almeno per lei. In quel momento la carrozza
prese a muoversi, e il rumore delle ruote e lo scricchiolio del legno della
vettura riempirono il silenzio creatosi.
-Non
vi siete più sentite?-
-Come?-
-Con
tua sorella?-
Rein
scosse la testa.
-Ho
scritto a mia madre, però-
-Davvero?-
Chiese
meravigliata Trudy. Rein annuì e si lasciò andare ad un sorriso
-Non
è stato facile a dire il vero. Le ho detto cose che pensavo da tempo ma che non
ero mai riuscita a dire. Credevo di rasserenarmi o di sentirmi sollevata,
tuttavia non ho provato quel senso di liberazione che mi aspettavo. Sto un po’
meglio, questo si, ma non mi sento come immaginavo mi sarei sentita-
-Dovreste
parlarvi. Solo parlando si possono sistemare certe situazioni. Ovviamente se
anche l’altra parte è d’accordo nel volere parlare, o provarci almeno-
Rein
la fissò. Gli occhi di Trudy erano come velati da un qualcosa che la turchina
non riuscì a spiegarsi. La contessa però la fissò poco dopo, continuando a
parlare
-Io
e mia madre siamo l’esempio perfetto di ciò che ho appena detto. Mia madre è
l’esatto opposto di me. Sempre perfetta, impeccabile, fu una delle debuttanti
più ammirate ai suoi tempi, semplicemente perfetta. Mai ripresa in qualcosa,
mai al centro di qualche scandalo, eccellente in tutto ciò che riguarda le arti
femminili e non solo. Io invece assomiglio a mio padre. “Mente analitica” mi
chiamava da piccola, e aveva ragione. Detestavo il cucito, ma amavo sapere come
si creavano i fili per tessere, odiavo ballare ma adoravo vedere come le note
prodotte producessero la musica. E poi, ovviamente, c’era Thomas-
-Thomas?-
Chiese
perplessa Rein. Trudy annuì
-Mia
madre sperava che facendoci conoscere fin da piccoli potessimo creare un
rapporto intimo tale da portare poi ad un fidanzamento e ad un matrimonio.
Ovviamente è successo tutto l’esatto contrario di ciò che si immaginava. Thomas
era il fratello che desideravo e con lui ho fatto tutto ciò che una dama di
buona famiglia non deve mai fare: imparare ad arrampicarsi sugli alberi, fare
la lotta, andare a caccia, cavalcare a perdifiato con il cavallo lanciato al
galoppo in una gara all’ultimo fiato, gare che ho sempre finto tra l’altro e
ovviamente, bere buon vino e da un’età che non è certamente consona per una
fanciulla di buona famiglia-
Rein
sorrise
-Adorerei
sapere tutte le storie di voi due da bambini. Sembra un’infanzia decisamente
divertente e libera-
-Libera
di sicuro. Mia madre non ne era contenta, ma mio padre era dalla mia parte.
Potevo contare sul suo appoggio incontrastato e mia madre non poteva fermarmi.
Poi però tutto è cambiato quando mio padre è morto. Avevo quattordici anni
quando è successo-
-Mi
dispiace-
Mormorò
Rein, sinceramente dispiaciuta. La contessa semplicemente annuì, poi riprese a
parlare
-Da
quel momento tra me e mia madre è come apparso un muro. Invece di unirci nel
dolore, ci siamo allontanate. Siamo diventate come due estranee che abitavano
sotto lo stesso tetto. Per i primi tempi avevo Thomas, ma poi lui se ne è
andato per entrare nella guardia reale. Dopo che Thomas è partito è iniziato un
periodo molto difficile per me così come per mia madre. Non ci capivamo e
finivamo per litigare tutti i giorni. Siamo arrivate ad un punto tale che sono
andata a stare dai miei nonni per quasi otto mesi, otto mesi in cui non ci
siamo mai scritte. Poi una mattina, come se niente fosse, mia madre si è
presentata a casa dei miei nonni, ordinando di preparare le mie cose per il mio
immediato ritorno a casa. Mi ha presa per mano, mi ha portato in una sala
davanti ad una tazza di the bollente e abbiamo parlato. Abbiamo parlato per
quasi un giorno intero, di tutto, ogni cosa, soprattutto del nostro dolore. E
tutto si è risolto, diciamo. Abbiamo iniziato a capirci e a parlarci in modo
onesto-
Rein
la guardò meravigliata e stupita. Non si era minimamente aspettata quel tipo di
confidenze da Trudy. Fu sinceramente contenta che la contessa si fosse aperta
con lei riguardo una cosa così tanto personale
-E
parlare così a cuore aperto davanti a lei è stato così tanto liberatorio?-
Trudy
annuì
-Si
lo è stato, anzi da allora ci siamo sempre ripromesse di dirci ogni cosa,
sempre, soprattutto quando l’una non capiva l’altra. E la cosa capita spesso-
-E
lo fate veramente?-
Trudy
la guardò poi si portò una mano sul petto, dove strinse il ciondolo che portava
quel giorno
-Si,
lo facciamo. Anche se non sempre è così facile. Soprattutto considerando che
stiamo parlando di mia madre. Certe volte risulta essere molto…imbarazzante
affrontare certe discussioni-
Rein
la guardò e provò una sincera invidia nei confronti di Trudy.
-Sei
fortunata Trudy-
Le
disse. La contessa la guardò negli occhi e la turchina la vide stringere ancora
più saldamente il ciondolo tra le mani
-Non
mi invidiate principessa. Non mi conoscete così bene da poterlo dire-
Rein
scosse la testa
-E'
vero, non ti conosco a fondo e forse non ho ancora capito appieno la tua
personalità o il motivo della tua diffidenza nei miei confronti, ma da quello
che mi hai detto, hai passato un’infanzia circondata dall’amore dei tuoi
genitori, dall’affetto di Thomas e dal supporto di tua madre quando ne hai
avuto più bisogno. Io non posso dire altrettanto, purtroppo-
Trudy
la guardò e lasciò andare lentamente la presa sulla collana. Si ritrovò a
sorridere debolmente alla turchina
-Essere
figlie è complicato, ma anche essere madri. L’amore fa fare cose pazze e fa
comportare in modo folle le persone, anche chi pensa di essere razionale. I
sentimenti più sono forti, più confondono le nostre azioni. Non conosco vostra
madre, principessa, ma credo che lei stia soffrendo ancora più di te per non
averti compreso appieno. Spero un giorno possiate chiarirvi, te lo auguro
sinceramente, dal cuore-
Rein
fece solo un piccolo cenno con il capo a Trudy, prima di distogliere lo sguardo
dalla bionda. Non capì perché, ma quelle parole l’aveva riempita di un calore
che non si era minimamente aspettata e senza volerlo, Rein sentì le lacrime
iniziare a sgorgarle dagli occhi. Presto fu preda dei singhiozzi e, senza
preoccuparsi di Trudy, si lasciò andare ad un pianto quasi liberatorio. Trudy,
che era seduta di fronte a lei, non disse niente, ma si spostò, andandosi a
sedere di fianco alla principessa. In silenzio le prese la mano e gliela
strinse forte. Non si dissero niente più per tutto il resto del viaggio, e Rein
gliene fu immensamente grata, non solo perché non aveva cercato di confortarla,
ma anche perché non l’aveva fatta sentire sola. Forse per Trudy non era lo
stesso, ma Rein sentiva di avere trovato una vera e buona amica. E si ritenne
terribilmente fortunata.
Thomas,
in sella al suo cavallo bruno, percorse velocemente il perimetro delle antiche
rovine, in cerca di un eventuale pericolo. Come si immaginava, non trovò niente
di anomalo o sospetto, solo gli antichi resti che lo osservavano, in silenzio. Il
capitano si voltò verso il resto della comitiva dove fece un gesto a Nicholanos, per informarlo che la situazione era sicura. Così
facendo, due guardie si affrettarono ad avvicinarsi alle carrozze per aprire le
porte delle vetture e per permettere agli occupanti di scendere e di
sgranchirsi le gambe dopo il viaggio. Thomas vide la principessina Milky guardare le rovine con un misto di eccitazione e
gioia e si mise a sorridere. Non lo avrebbe mai ammesso, soprattutto non
davanti al suo iper protettivo, quasi a livello patologico, fratello, ma adorava
alla follia la sua piccola principessa. Sapeva che avrebbe dato volentieri la
vita per proteggerla, e forse, sotto sotto, non gli sarebbe dispiaciuto vedere
il fratello detronizzato dalla piccola Milky. Lui
l’avrebbe aiutata di certo nell’impresa, se glielo avesse chiesto. Forse gliene
doveva parlare, magari così si poteva liberare di quell’impiccio che era quel
principe ingrato che chiamava migliore amico.
-Stai
pensando a qualcosa di profondamente irriverente nei miei confronti, non è
vero?-
Shade, che era sceso poco dopo Milky
dalla carrozza, si era avvicinato a lui, che sovrappensiero, non lo aveva
sentito e si era fatto cogliere in quel momento di distrazione. Tuttavia niente
poteva mai privarlo della sua risposta pronta, soprattutto quando si trattava
di Shade
-Come
sempre del resto-
Gli
rispose, sorridendo. Shade gli lanciò un’occhiataccia
e provò ad afferrargli le redini, ma lui fu più veloce.
-Attento
principe, non vorrei farti male. Dopotutto sono pur sempre in sella al migliore
cavallo del regno-
Shade lo fissò per niente colpito da quelle parole
-Il
miglior cavallo del regno? Non dico che Fulmine sia un eccellente cavallo e un
ottimo corridore, ma fammi salire in sella alla mia Regina e vedrai chi ha il
migliore cavallo del regno-
-Sfida
interessante, principe. La accetto-
-Ottimo.
Prepara a mangiare la mia polvere, Thomas-
-Non
vedo l’ora di farti mangiare la mia, Shade-
-Qui
nessuno mangerà la polvere di nessuno. Thomas scendi da cavallo e vieni a dare
una mano. Anche tu Shade, smettila di lanciare sfide
infantili e renditi utile-
I
due si voltarono e videro Rein che li fissava, leggermente corrucciata. Thomas
scese prontamente da cavallo e puntò un dito verso il principe
-Ha
iniziato lui-
-Ehi-
Gli
rispose Shade. La turchina alzò gli occhi al cielo
poi si voltò verso Trudy che era a pochi passi di distanza
-Sbaglio
o peggiorano giorno dopo giorno?-
La
contessa sorrise e annuì
-Con
Thomas non mi meraviglio, ma non mi aspettavo che il principe fosse lo stesso. Ha
veramente ragione mia madre: è un mistero come il mondo sia in mano agli uomini
e non a noi donne, che siamo nettamente superiori, in tutto-
Le
due donne si guardarono e scoppiarono a ridere. Thomas si voltò vero Shade, perplesso
-Da
quando quelle due sono così amiche? E da quando Rein è così pungente nei miei
confronti?-
Il
principe, per tutta risposta, alzò le spalle, interdetto quanto lui
-Non
saprei, ma direi che è meglio fare come dice. Già c’è Milky
di cui preoccuparsi oggi, Rein deve essere mia alleata, quindi meglio evitare
di litigare-
-Concordo-
Thomas
scambiò un’occhiata con Shade e poi si diresse veloce
verso Nicholanos. Il tenente stava dirigendo alcune
guardie per allestire un piccolo padiglione, per riparare le principesse e la
contessa dal sole e per avere un luogo riparato dove potere poi pranzare
-Nicholanos, serve aiuto?-
-Capitano,
preferirei di no. Qui è tutto sotto controllo-
-Le
carrozze?-
-Sono
state sistemate e sono già pronte per il ritorno-
-I
cavalli?-
-Li
stanno sorvegliando due guardie e i due cocchieri, capitano-
-Il
pranzo?-
-Verrà
consegnato per l’una. Ho delle guardie a palazzo incaricate di portare tutto il
necessario, come da ordini ricevuti-
-Il
resto della comitiva?-
-Arriverà
all’orario stabilito come da programma-
-Quindi
tutto sotto controllo, direi-
-Si
capitano-
-Ottimo-
Thomas
si avvicinò a Rein raggiante
-Cara
principessa, tutto pronto e perfettamente gestito a livello organizzativo-
-Sicuro
Thomas?-
Gli
chiese la turchina. Thomas la guardò perplesso.
-Certo,
Rein. So fare bene il mio lavoro, nonostante quello che dice un certo principe-
Rein
gli sorrise e gli appoggiò una mano sul braccio
-Scusami
Thomas, ma sua maestà mi ha chiesto di prestare particolare attenzione oggi, a
tutto. So che sei il migliore capitano delle guardie che potessi sperare-
-Ci
puoi giurare-
Gli
disse raggiante, mentre si affrettava a prenderle la mano per baciargliela.
Rein gli sorrise e scosse la testa, visibilmente divertita e lusingata.
-Per
favore Rein, non mettergli in testa strane idee. Non fargli credere di essere bravo,
potrebbe crederci e poi si che inizierebbero i veri guai-
Thomas
guardò Shade che si era avvicinato a loro e invece di
ribattere, il capitano pensò di punire il suo caro principe in altro modo.
Perché se la meritava una punizione, dopotutto. Alzò il braccio e lo pose sulla spalla di Rein, trascinandola a sè. Fu un
attimo ma Thomas vide Shade irrigidirsi e spostare
immediatamente lo sguardo sulla sua mano che toccava la spalla, nuda, di Rein.
La turchina, rispetto all’abito che indossava a colazione, si era cambiata, e
indossava un abito più adatto per una giornata all’aperto. Era un vestito di
tessuto georgette, bianco con ricamati delle rose blu lungo tutto l’abito. La
particolarità del vestito era lo scollo a barchetta che le lasciava, appunto,
un parte di spalla nuda ed esposta. Dallo scollo partivano le grandi maniche a pagoda, che
nascondevano le braccia della principessa. L’insieme era un raffinato abito che
faceva risaltare la linea della principessa, sottolineando l’elegante linea
delle sue spalle. E il vestito, appunto, lasciando esposta una parte delle
spalle della principessa, permise a Thomas di compiere la sua dolce vendetta
nei confronti di Shade. Premette la principessa
contro di se e continuò a guardare sorridente il principe, provocandolo. Forse
stava esagerando, ma era divertente vederlo irrigidirsi così.
-Thomas…
lascia andare Rein-
Gli
intimò il principe. Thomas sorrise ancora di più e si chinò a guardare Rein che
gli rispose con un sorriso
-Shade, direi che la principessa è l’unica che mi possa dire
di lasciarla andare. Rein adorata, bellissima principessa, raggio di sole
piombato nella nostra vita per risollevarci il morale da quell’ombroso di
principe che ci ritroviamo, vuoi che ti lasci andare?-
Rein
rise sentendo le parole di Thomas e il capitano vide lo scintillio degli occhi
di Rein, divertiti
-Thomas,
non sei divertente. Lasciala andare-
Gli
intimò Shade. Prima che Thomas potesse ribattere fu
la turchina ad intervenire
-Io
non credo proprio. Come ha detto Thomas, giustamente, dovrei essere io a
decidere se la cosa mi stia bene oppure no e se desidero essere lasciata
andare-
Thomas
si ritrovò a ringraziare tutti gli dei a cui poteva pensare per avergli fatto
arrivare una principessa così. Rein non solo stava reggendo il suo gioco, ma
stava deliberatamente prendendo in giro Shade.
-Rein
ti adoro-
Mormorò
Thomas in modo che tutti lo potessero sentire, ma fingendo che solo la
principessa potesse sentirlo. Shade a quel punto
esplose
-Ora
basta. Thomas lasciala-
-Thomas
non farlo-
Rispose
prontamente Rein.
Thomas
vide lo sguardo sconvolto di Shade e scoppiò a
ridere. Tuttavia lasciò andare la presa su Rein e si allontanò da lei.
-Shade, torna a respirare, stavo solo scherzando. Accidenti
Rein, sei fantastica. Come ho fatto a sopravvivere a palazzo senza di te?-
Rein
gli sorrise e gli fece un piccolo inchino
-E'
un piacere essere utile-
Thomas
vide Shade scuotere la testa e poggiarsi una mano sul
volto.
-Io
non arriverò ai venticinque anni di questo passo con voi due-
Disse
Shade, melodrammatico. Al che, sia lui che Rein
scoppiarono a ridere e anche Shade ridacchiò con
loro.
-Che
cosa state facendo qui? Perché vi divertite senza di me? Forza, andiamo ad
esplorare! Rein, vieni a vedere cosa ho visto-
Milky, ignara del piccolo siparietto che si era appena concluso,
piombò addosso ai tre, buttandosi tra le braccia di Rein
-Cosa
hai trovato?-
Chiese
la turchina, curiosa. Gli occhi di Milky brillarono
per l’eccitazione
-Devi
vedere-
Milky prese la mano di Rein, poi si voltò verso suo fratello, e
prese la mano anche del principe
-Shade, andiamo. Hai promesso di farmi vedere tutto quanto e
devi mantenere la promessa-
I
due si lasciarono trascinare da Milky e a Thomas non
sfuggì il sorriso che i due si scambiarono. Thomas si mise a fissarli, contento
-Sembri
un padre orgoglioso che guarda il figlio sposarsi-
Trudy
spuntò dietro di lui e appoggiò il suo mento sulla sua spalla, come faceva
quando erano piccoli.
-Se
io sono il padre orgoglioso, tu allora sei la madre scettica che pensa che la
sua futura nuova rovinerà il suo amato figlio-
Trudy
continuò a guardare i tre principi che esploravano le rovine
-Sembrano
proprio una famiglia-
Disse
la bionda, guardando la scena. Thomas si trovò ad annuire
-Speriamo
che quell’idiota di un principe si renda conto di che donna sia arrivata per
miracolo tra le sue braccia. E speriamo che non si chiuda di nuovo in sé stesso
e si lasci andare-
-Non
puoi spingere quei due l’uno verso l’altro solo perché Rein ti sta simpatica. E
poi la conosci da troppo poco tempo per poterlo dire. Si potrebbe rivelare
incompatibile con il principe, ci hai mai pensato?-
-Ma
hai visto come si guardano? Almeno se ci provasse e vedesse potrebbe…-
-Cosa?
Soffrire magari ancora? Non ne vale la pensa, Thomas-
-Trudy,
vale sempre la pena amare. Non c’è mai un valido motivo per non farlo o non
provarci-
-Parli
così perché non ti sei mai innamorato-
Trudy
si staccò da lui e lo guardò, severa
-Se
ti fossi innamorato almeno una volta nella vita e avessi sofferto per amore,
fidati non parleresti così-
-Tu
non lo sai se non mi sono mai innamorato, Trudy-
-Thomas
andiamo, ci conosciamo da bambini, vuoi che non sappia se tu…-
-Certo
che mi sono innamorato. Solo che la persona per cui provavo qualcosa non si è
mai minimamente accorta di me. L’ho vista innamorarsi di qualcun altro ed
essere portava via da un uomo evidentemente migliore di me. Non osare dire che
non ho mai sofferto, Trudy, non ti permettere questa libertà-
Gli
occhi di Trudy si allargarono per la sorpresa. Lo fissò per qualche istante
-Non
me lo hai mai detto…-
Gli
disse. Il capitano si trovò ad abbassare il capo e a portarsi una mano sulla
testa
-Non
è una cosa facile da scrivere in una lettera, anche se il destinatario è la tua
migliore amica-
Trudy
lo guardò, un velo di tristezza negli occhi
-E
poi ormai è passato tanto tempo da quella storia, l’ho superata. Non te ne
preoccupare-
Thomas
si avvicinò a lei e le appoggiò una mano sulla testa, accarezzandola. Trudy
alzò il capo di scatto e gli spostò la mano, leggermente scocciata. Thomas
sapeva che Trudy odiava essere accarezzata in quel modo, solo suo padre poteva
permettersi di farlo, nessun altro.
-Thomas,
non mi toccare i capelli-
-Andiamo
Trudy. Lo sai che lo faccio perché ti voglio bene-
Trudy
indietreggiò. Sapeva che la sua amica aveva capito cosa voleva fare, la
conosceva troppo bene per non saperlo. Thomas allungò le mani in avanti e
iniziò ad avvicinarsi alla bionda
-Thomas,
stai indietro-
-Vieni
qui Trudy, fammi esprimere tutto il mio affetto per te-
Trudy
iniziò a correre, cercando di allontanarsi da lui. E lui si buttò subito dietro
di lei, rincorrendola
-Thomas,
stammi lontano-
Urlò
la bionda, mentre correva veloce verso le rovine. Per tutta risposta, lui
scoppiò a ridere e continuò ad inseguirla. Il loro caotico rincorrersi aveva
catturato l’attenzione dei tre principi, che si erano voltati verso la coppia,
stupiti dall’improvviso baccano. E il principe non doveva averci messo molto a
capire cosa stese succedendo, perché tutto quello che gli bastò dire fu
semplicemente una parola
-THOMAS!-
La
mattinata stava ormai per volgere al termine. Rein, Shade, Milky e Trudy, dopo che
questa si era ripresa dalla corsa con Thomas, avevano esplorato le antiche
rovine per un’ora buona, dove il principe aveva passato tutto il tempo a spiegare
alle tre la storia del luogo dove si trovavano. Si trovavano infatti a “Silvery Court” ovvero le rovine del primo palazzo reale del
regno della Luna, che era stato poi abbandonato in favore di quello attuale
quasi cinquecento anni prima. Anche se in rovina, era ancora possibile ammirare
la grandiosità di quello che era stato un tempo e riconoscere anche la funzione
di alcune sale, anche se il resto era ormai solo un insieme di pietre grigie e
muri diroccati. Tuttavia la parte che colpì di più la principessa furono i
resti dell’antica cappella reale, che si trovava vicino a quella che doveva
essere stata, probabilmente, la sala del trono. Su una parete della cappella,
infatti, era stato inciso un bassorilievo, che raffigurava le otto fasi lunari
e sotto l’immagine della luna piena era stata incisa l’immagine della corona
-Molto
poco allusivo come bassorilievo, non trovi?-
Rein
si voltò vero Shade. Il principe si mise di fianco a
lei e osservò insieme a lei l’incisione del muro
-A
me piace. Semplice ma chiaro-
-Autocelebrativo
piuttosto-
-Tutte
le monarchie lo sono-
Ribatté
la turchina. Shade si trovò ad annuire
-Lo
so, ma non mi piace lo stesso-
-E'
indispensabile esserlo. Se i nostri antenati non si fossero così tanto
autocelebrati e proclamati diretta emanazione del potere, magari io e te ora
saremo semplici cittadini e vivremmo vite normali-
-La
cosa non mi dispiacerebbe affatto-
Disse
Shade guardandola divertito. Rein, suo malgrado, si
ritrovò ad annuire. Tuttavia alzò lo sguardo verso il cielo azzurro che
splendeva sopra di loro
-Però,
se ora fossimo normali cittadini, saremmo impegnati a svolgere un lavoro o a
preoccuparci di trovare il modo di avere cibo in tavola o di sopravvivere.
Invece noi ora siamo qui, all’aria aperta, a goderci una giornata di svago,
indossando abiti di tessuti pregiati o gioielli il cui valore potrebbe
mantenere una famiglia per molti mesi, senza alcun tipo di preoccupazione. Siamo
fortunati e dobbiamo riconoscerlo-
Rein
sentì lo sguardo di Shade su di sé, ma lei continuò
ad osservare il bassorilievo.
-Principessa,
filosofa e maestra di vita. Cos’altro nascondi?-
Rein
si voltò e lo guardò sorridendo
-Oh
principe, non hai idea di cosa ancora io ti stia nascondendo-
Shade accennò ad una risata e anche lei fece lo stesso. La turchina
poi tornò ad osservare il muro di fronte a sé
-Ti
piace proprio o non vuoi guardarmi?-
Le
chiese ironico Shade. Rein gli lanciò un’occhiata
quasi infastidita, poi tornò a fissare il bassorilievo
-C’è
qualcosa che non capisco-
Disse
corrucciata
-Cosa?
Luna, corona… che altro c’è da capire? È quasi banale-
-Non
mi riferisco al significato. È come se mancasse qualcosa-
-Qualcosa?
E sentiamo altezza, che cosa mancherebbe?-
-Nomi-
Disse
semplicemente la turchina. Rein si voltò verso Shade e vide il principe guardarla meravigliato. Poi il
principe fece un sorriso e la guadò impressionato
-Non
ti sfugge niente, vedo-
-C’erano
quindi-
Disse
Rein, sgranando gli occhi. Shade annuì e alzò il
braccio e puntò il dito verso un punto del muro, proprio sotto la corona
-Vedi
questi segni?-
Shade indicò dei punti sulla pietra. Rein si avvicinò a lui e
osservò il punto che gli indicava. In effetti c’erano dei segni incisi nella
pietra, come se fosse stato volutamente stato cancellato qualcosa
-Qui
erano incisi i nomi dei primi re. Erano segnati quindici nomi, per la
precisione. I nomi dei quindici primi sovrani del regno-
-Quindici?-
Chiese
sbalordita Rein. Shade annuì
-Perché
sono stati cancellati?-
-Perché
così nessuno conosca quei nomi-
-Ma
non ha senso. I nomi dei primi regnanti sono noti, li ho insegnati io stessa a
tua sorella qualche tempo fa-
Disse
perplessa Rein. Shade tuttavia la guardò con uno
sguardo pieno di scusa. E Rein capì
-Sono
nomi finti-
Il
principe scosse il capo
-Non
proprio. Quelli passati alla storia sono i nomi che i sovrani hanno usato per
passare alla storia. Sono i nomi con i quali hanno firmato leggi e editti e con
cui si facevano proclamare e celebrare dal popolo. Qui invece era incisi gli
altri nomi, quelli che i miei antenati ritenevano essere nomi “divini”.
All’inizio, quando il primo re prese il potere, unificando il regno, per
giustificare la sua ascesa al trono e soggiogare gli altri guerrieri che
potevano avanzare come lui la stessa pretesa, disse di essere il figlio naturale
della dea Luna. Per quel motivo, essendo suo figlio, era riuscito a sconfiggere
le tribù rivali e a prendere il potere, unificando il territorio perché era suo
di diritto. Era non solo consacrato alla dea, ma suo diretto discendente. Così
disse di avere un nome divino, nome con il quale la dea stessa lo aveva chiamato,
battezzandolo e consacrandolo. Questo stratagemma gli consentì di preservare il
potere e trasmise questa cosa anche al figlio, che fece altrettanto con il suo
erede e così via. Il colpo di genio, però, fu che il primo re decise di tenere
segreto quel nome, per preservare la propria “divinità” e per far credere che
attraverso quel nome, che era noto solo a loro, potessero comunicare con la dea.
Fu per questo che quando re Duraven abbandonò questo
palazzo per quello attuale cancellò i nomi, per evitare che nemici della corona
potessero scoprirlo e usarlo contro di lui per una lotta del potere-
-Non
ne sapevo niente-
Disse
Rein
-Non
potevi saperlo, è un segreto tramandato di re in re. Solo chi governa è destinato
a conoscere la verità, così come solo il re è destinato a conoscere il suo nome
“divino”-
-Tu
hai un nome divino quindi?-
Chiese
Rein, guardandolo sorpresa. Shade la guardò e fece
segno di no con il capo
-No
non ce l’ho, almeno non ancora. Quando verrò incoronato riceverò il mio nome,
scelto da mio padre prima di me. Quando nasce l’erede, infatti, il sovrano va
dal nostro sacerdote massimo, il custode del tempio, e gli consegna il nome
divino, che il sacerdote dovrà custodire fino al giorno della prossima incoronazione.
Nessuno può aprire la busta consegnata fino al giorno della nuova cerimonia,
dove solo il nuovo re e il sacerdote massimo conosceranno il nome e a quel
punto, attraverso una cerimonia particolare, il nuovo re verrà consacrato nel
nome della Luna, come suo figlio diretto. Un ultimo dono del re precedente per
il re nuovo, un segno di continuità e buona fortuna per il nuovo regno, o
almeno è questa la motivazione che ha permesso di mantenere viva questa
tradizione così antica e ormai, del tutto superflua-
Rein
si ritrovò a guardare ammaliata Shade
-Che
splendida tradizione-
Disse,
guardandolo. Shadela guardò perplesso
-Splendida?
Cosa ci sarebbe di bello nell’avere un nome antiquato addosso che nessuno per
di più conosce? A parte il sacerdote massino, nessuno lo sa e non è di alcuna
utilità. Dovrebbe aiutarti a comunicare con la dea, come se fosse un nome ciò
che debba legare un re al suo compito. La trovo una cosa altamente ridicola-
-Come
puoi pensarlo sul serio. Shade, ma pensaci. Il nome è
un dono, un dono fatto dal predecessore per il suo successore, è il nome che ha
scelto tuo padre, per te. Lo trovo una cosa meravigliosa oltre che
terribilmente affettuosa. Tuo padre, lasciandoti in eredità quel nome, sarà con
te nel momento in cui diventerai re e condividerai qualcosa con lui ancora una
volta. Lo trovo veramente una cosa bellissima, di cui dovresti farne tesoro-
Rein
lo guardò e vide gli occhi di Shade allargarsi per lo
stupore provocato dalle sue parole. Il principe distolse lo sguardo e si voltò
ad osservare ancora una volta il bassorilievo
-Non
avevo mai pensato a questa cosa dalla tua prospettiva. L’ho sempre considerata
un’antica tradizione reale, stupida per di più. Grazie Rein-
Rein
gli si avvicinò, alzò una mano per cercare di toccargli il braccio, in un gesto
quasi di conforto, quando Shade si voltò di scatto
nella sua direzione. I due si trovarono, così, a pochi centimetri di distanza, con
solo la mano di Rein tra di loro a separarli. Rein e Shade si guardarono negli
occhi e Rein sentì un improvviso rossore salirle sulle guance e il cuore batterle
all’impazzata nel petto. Tuttavia non accennò minimamente ad allontanarsi, come
avrebbe dovuto fare. Shade sembrò un attimo indeciso,
Rein lo vide tentennare, come per volersi allontanare, tuttavia ad un tratto
Rein sentì la mano del principe toccare la sua e, lentamente, portarla giù,
lungo il suo fianco. Il principe non
lasciò la presa sulla sua mano, anzi, aprì le dita della turchina, intrecciando
quelle della sua mano con le proprie. Rein sentì il calore del palmo della mano
di Shade entrare in contatto con il calore del suo
corpo e, istintivamente, fece un passo avanti, verso di lui. Fu un attimo. Rein
vide gli occhi di Shade come accendersi e vide il
giovane venirle sempre più vicino, avvicinando il volto al suo.
-Che
state facendo?-
La
voce improvvisa di Milky li colse così di sorpresa,
che i due fecero letteralmente un salto all’indietro, staccandosi l’uno
dall’altro.
-Milky-
Sussurrò
Shade. La rosa li guardò con uno sguardo divertito
-Quando
lo saprà la mamma…-
Disse
guardando suo fratello. Shade si affrettò ad
avvicinarsi alla sorella
-Dirgli
cosa? Di come ci siamo soffermati a parlare di regno e antiche tradizioni?-
-Non
sembrava quello che stavate facend…-
Shade mise una mano sulla bocca della principessa. Si chinò verso
di lei in modo da sussurrarle all’orecchio
-Milky se prometti di non dire niente di qualsiasi cosa tu
creda abbia visto a nostra madre o a chiunque, prometto che da adesso ti
insegnerò scherma, per tutto il tempo che vorrai-
Milky sembrò un attimo indecisa sul da farsi, ma alla fine, la sua
passione per la scherma ebbe la meglio. Annuì, decisa, e Shade
lasciò andare la sua mano dalla bocca della principessina
-Abbiamo
un accordo principessa?-
Disse
il principe protendendo la mano verso la rosa. Milky
gliela prese e la strinse contenta
-Assolutamente
si. Shade andiamo! È ora di fare, finalmente,
qualcosa di divertente-
Shade mise una mano sulla testa della sorella, scompigliandole i
capelli
-E brava
mia sorella. A proposito, hai tutto l’occorrente necessario?-
La
rosa annuì
-Certo!
Ho tutto, devo solo cambiarmi di abito. Non si può fare scherma con la gonna.
Ed è perfetto avere preso questa decisione adesso, perché sono appena arrivate
le cameriere con i nostri cambi d’abito. Ero venuta ad avvisarvi proprio di
questo. Shade preparati, oggi sono sicura sarà il
giorno dove riuscirò a disarmarti-
Così
come era apparsa, Milky sparì presto dalla vista dei
due. Quando fu fuori vista, Rein si lasciò andare ad un sospiro
-Per
un pelo-
Disse.
Shade annuì
-Già.
Proprio per poco…-
I
due si guardarono, ma Rein, questa volta, in imbarazzo, distolse lo sguardo. Shade rimase a distanza da lei e tra i due calò il silenzio.
Ricordandosi delle parole di Milky, però, Rein si voltò verso Shade
sconcertata
-Cameriere
con il cambio?-
Shade la guardò e annuì
-Doveva
essere una specie di sorpresa-
Le disse,
un po’ imbarazzato
-Un
cambio d’abiti? Una sorpresa?-
Shade le sorrise mentre scuoteva il capo
-No,
non il cambio d’abiti in sé per sé, ma quello che comporta il cambio d’abito-
-E
sarebbe?-
Shade incrociò le braccia al petto e la guardò divertito
-Mia
sorella potrà anche avere svelato metà della sorpresa, ma la parte più
importante non l’ha detta. Non sarò certo io a svelarti tutto quanto, dovrai scoprirlo
da sola e qualcosa mi dice che se vai fuori dalle rovine, la vedrai-
Rein
lo guardò e una sincera curiosità la pervase. Senza pensarci due volte, afferrò
il bordo della sua gonna e si mise a correre veloce verso l’esterno. Dietro di
lei sentì i passi veloci di Shade, seguirla. Quando
fu fuori, vide Thomas tenere fermo per le briglie un bellissimo cavallo dal
manto chiaro, quasi dorato e con la criniera e la coda di un bianco splendente.
Quando Thomas la vide, le sorrise
-Altezza,
perfetto tempismo. Lasciate che vi presenti Stella, uno dei cavalli migliori
delle scuderie reali-
Rein
si avvicinò alla cavalla. L’animale prese a fissarla con i suoi grandi occhi
verdi. Sembrava la stesse come studiando. Rein alzò piano una mano e l’animale
prese ad annusarla, intenta a decidere se lei fosse un’amica o meno. Dopo qualche
attimo in cui Rein fu certa di non stare infastidendo l’animale, posò la mano
sul suo muso. Il manto era soffice e Rein prese ad accarezzarla piano,
godendosi quel tatto quasi setoso sotto il palmo. Thomas la guardava ammirato
-Accidenti,
non ho mai visto Stella comportarsi così-
-Te
lo avevo detto che era perfetta per Rein. Possibile che tu di me non ti fida
mai di me?-
Shade li aveva raggiunti e guardava soddisfatto la turchina e
Stella creare un legame
-E
come potrei, stupido di un principe? Non sempre il tuo giudizio è, come dire,
affidabile-
Rein
vide Thomas e Shade scambiarsi sguardi poco
amichevoli e subito dopo scambiarsi un sorriso reciproco di riconciliazione.
-Non
capirò mai l’amicizia maschile, ma ancora meno capirò mai la vostra di amicizia-
Disse
Rein guardandoli
-Nemmeno
io credimi-
Disse
Shade. Thomas lasciò andare le briglie e tirò un
amichevole pugno sul braccio al principe. A quel punto Shade
diede un calcio al capitano. Il cavallo, infastidito da quei improvvisi
movimenti bruschi dei due, lanciò un nitrito, come a volerli ammonire.
-Impressionante
come persino un animale sia in grado di riconoscere il vostro comportamento
infantile-
Disse
Rein ai due. Thomas la guardò perplesso
-Principessa,
come hai potuto notare, ha iniziato lui per primo-
-Se
tu non fossi così stupido forse non mi lascerei andare a questi comportamenti-
-Borioso
di un principe-
-Stupido
di un capitano-
Rein
prese le briglie lasciate andare da Thomas e guardò il cavallo dritto negli occhi
-Che
ne dici se lasciamo questi due a fare i bambini e noi andiamo a fare una
passeggiata?-
Stella
scosse il capo, come a fare un cenno affermativo alle sue parole. Rein le
accarezzò ancora una volta il muso poi prese a camminare verso Trudy che stava
osservando la scena appena svoltasi poco lontano. Una guardia si affrettò ad
avvicinarsi a lei e a prendere le briglie
-Altezza,
ci occuperemo noi degli animali mentre voi vi preparate-
Rein
lo ringraziò con un cenno del capo, poi si avvicinò a Trudy che la aggiornò
sugli ultimi sviluppi
-Stanno
montando una tenda dove potremmo cambiarci senza incidenti e ci sono cameriere
a sufficienza per cambiare un intero esercito di dame a nostra disposizione.
Per di più, la principessina sta osservando attentamente i preparativi-
Le
disse la contessa, indicando una Milky impaziente che
ruotava attorno alle guardie reali intenti a issare la tenda
-Dovrei
rimproverarla e ricordarle che un’altezza reale non si comporta così e non
mostra impazienza. Ma non ci riesco. È troppo contenta, come potrei chiederle
di nascondere questa sua naturale vivacità?-
Chiese
la turchina a Trudy. La contessa la guardò e le sorrise
-Un
giorno in più non cambierà niente, anzi. Credo che oggi la principessina si possa
godere questa libertà. Potrà iniziare da domani ad essere una perfetta
principessa-
Rein
guardò leggermente stupita Trudy
-Contessa,
non me lo aspettavo un discorso del genere da te-
Trudy
sorrise
-Principessa,
mi conoscete molto poco. So essere molto seria, precisa e pignola quando
voglio, ma non nascondo che forse ciò che mi accomuna così tanto a Thomas e che
ha permesso la nostra amicizia sia un animo ribelle. Ogni tanto non seguo
proprio alla lettera le regole dell’etichetta-
Rein
sorrise
-Allora
ho ragione quando dico che potremo andare molto d’accordo noi due. La
principessa meno principesca di Wonder e la contessa ribelle. Siamo una bella
coppia-
-Meglio
di quei due di sicuro-
Disse
Trudy, indicando Shade e Thomas che si stavano ancora
battibeccando da prima. Rein ridacchiò poi guardò sarcastica la bionda
-Trudy,
era un velato attacco anche al tuo principe?-
-Assolutamente
no. Constato una realtà-
Le
due scoppiarono a ridere. Una volta finite le risate le due si sedettero per
terra, sul prato e iniziarono a chiacchierare. Passò qualche tempo di relativa tranquillità, quando
ad un tratto, Milky si avvicinò veloce alle due donne
sorridendo raggiante
-Hanno
finalmente finito!-
Disse
la rosa, buttandosi tra le braccia di Rein. Rein le sorrise e le scompigliò un
poco i capelli
-Milky, lo sai vero che ti dovrei rimproverare peri tuoi modi?-
La
principessa la guardò un attimo sconsolata
-Ma
Rein… è praticamente una giornata di vacanza-
-Una
principessa non è mai in vacanza, Milky. Cosa direbbe
tua madre se fosse qui?-
Gli
occhi della piccola si abbassarono, tutta la felicità sparita.
-Mia
madre direbbe che non si corre, non si grida, non ci si agita per niente e si
rimane sempre composte e regali-
-Esatto,
ti direbbe proprio così. Ma per fortuna che tua madre non è qui con noi oggi-
Milky rialzò il volto di scatto, guardandola di nuovo speranzosa.
Vedendola Rein le sorrise ancora più calorosamente
-Quindi
principessa, vai a cambiarti e vai a dare una lezione a tuo fratello. Se la
merita-
Milky lasciò andare un grido di gioia e si buttò tra le braccia di
Rein, in estasi
-Grazie,
grazie, grazie mille Rein. Vado subito-
Milky si alzò veloce e corse via. Rein la guardò sorridendo e si
scambiò uno sguardo divertito, l’ennesimo, con Trudy. La contessa appoggiò i
palmi delle mani sul prato e si sdraio leggermente, il volto diretto verso la
luce del sole. Anche Rein lo fece, chiuse gli occhi e si lasciò accarezzare dal
sole godendosi quell’attimo di pace.
-Si
sta proprio bene oggi-
Disse
Rein. Trudy al suo fianco fece un verso di approvazione.
-Principessa,
concordo pienamente con voi su questo-
-Anche
se…-
Disse
Rein. Rein guardò Trudy e vide la contessa fissarla, anche se solo da un occhio
-Anche
se cosa?-
Chiese
la bionda, una certa nota di preoccupazione nella voce.
-E’
un peccato lasciare dei cavalli così belli lì in un angolo, a loro stessi-
Trudy
si raddrizzò e la guardò ad occhi spalancati
-Che
cosa hai in mente, di preciso?-
Rein
le si avvicinò e le bisbigliò all’orecchio
-Lasciamo
qui i due bambini cresciuti con Milky e noi andiamo a
fare una bella cavalcata-
Trudy
la fissò e si ritrovò ad annuire
-Non
mi dispiace come idea-
-Esatto.
Solo noi e i nostri cavalli. E presumo qualche guardia di scorta-
-Giusto,
sei sempre una principessa dopo tutto-
-Però…-
-Però
cosa?-
Rein
non completò la frase, ma semplicemente le sorrise. Lo sguardo di Trudy si fece
all’improvviso preoccupato
-No,
assolutamente no. Non posso permettertelo. Finiremo nei guai e io non voglio
finire nei guai con la regina -
-Solo
se la regina lo scoprirà-
-Certo
che lo scoprirà-
-Ci
penseremo allora quando e se succederà. Che ne dici, contessa ribelle?-
Trudy
la fissò poi si trovò a scuotere la testa
-Tu
sei matta principessa-
Rein
ridacchiò
-Te
l’ho sempre detto che non sono una principessa perfetta. Andiamo-
Rein
prese la mano di Trudy e dopo averla fatta alzare, la trascinò verso la tenda.
-Rein
aspetta, non dovremmo-
-Oh
si invece. Anzi, noi lo faremo-
Trudy
si lasciò trascinare e non ribatté più e la turchina pensò che, sotto sotto,
forse era proprio quello che anche la bionda desiderava. Si Rein
ora ne era certa: lei e Trudy erano perfette come amiche. E avrebbe fatto di
tutto per farlo vedere a Trudy.
*************************************
Ciao
a tutti!
Ebbene
si, sono tornata, di nuovo. Come avrete ovviamente visto, non ho minimamente
rispettato il programma che io stessa mi ero prefissata, sono una grande vero?
Non starò qui a spiegare le ragioni del mio ritardo, solo per non tediarvi con
i dettagli molto poco emozionanti della mia vita, ma sappiate che questa storia
è sempre con me ogni giorno e appena posso e ho abbastanza tempo per
dedicarmici, mi ci fiondo e scrivo. Avrei voluto riuscirci molto prima a
completare questo capitolo, ma solo in quest’ultima settimana sono riuscita a
sedermi per molto tempo al computer e scrivere e rivedere il tutto con la calma
e la concentrazione necessaria. E ora eccomi qui. E credo che ora, molti di
voi, mi vogliano uccidere. Quindi passiamo alle cose belle!
Ebbene
si, li ho quasi fatti baciare, si, l’ho fatto. E li ho interrotti. Sono brava
vero? Lo so, lo so quello che starete pensando, che sono una perfida. Ma so che
mi amate anche per questo (o almeno lo spero o mi piace pensarlo XD)
So
che forse per molti la sto tirando troppo per le lunghe tra quei due, ma nella
realtà vanno così le cose. Ci vuole tempo per creare un’intimità tra due
persone, un’intimità sentimentale che non sia solo frutto dell’attrazione
reciproca. Soprattutto per chi ha sofferto prima, aprirsi e lasciarsi andare,
anche se lo si vorrebbe con tutto se stesso, non è sempre facile. E Rein ora è
in turbinio di emozioni diverse, ha molte cose a cui pensare, molte cicatrici
da saldare e molta confusione in testa. E anche Shade
ha la sua buona dose di pensieri. Quindi per quanto vorrei già passare avanti
con le cose, ci vuole tempo. Spero che per voi l’attesa ne varrà la pena, anche
perché so già come sarà la scena fatidica e sarà fantastica, quindi aspettate,
vi prego! Comunque amo il loro discorso nell’antica cappella e mi piace il
fatto che Rein faccia vedere a Shade le situazioni
sotto un’altra luce. Vorrei proprio che Rein diventasse
per lui il raggio di sole che illumina le sue giornate, spero di riuscirci. Però
ammetto che volevo tanto farli baciare, ma avrebbe complicato troppo le cose in
questa fase, quindi è giusto così. E se sembra che Rein
se lo sia già dimenticato, non è affatto così, ma a volte succede. Non pensiamo
a cosa successe per non uscire di testa. Ma arriverà il momento del “oh è vero,
ci siamo quasi baciati”. Immaginate quando Shade lo
dirà a Thomas! Ma basta, ho già detto fin troppo.
E a
proposito di Thomas, lo sapete no che io lo amo? Lo amo alla follia. Sul serio,
vorrei che il mio compagno di vita fosse Thomas. E lo amo perché prende in giro
Shade in un modo che nessun altro potrebbe, ma lui
si, anche perché lo conosce talmente tanto bene che capisce prima del nostro
bel principe quello che sta succedendo e vuole solo il meglio per lui, lo vorrebbe
vedere felice, e spinge tantissimo per quella direzione. Praticamente Thomas è
il nostro fanboy principale nella storia. Lui ci
capisce, sa cosa vogliamo e farà tutto il possibile perché il nostro desiderio
si realizzi. E io lo amo e spero anche voi e forse gli do troppo spazio ma che
volete, adoro scrivere di quei due che battibeccano come una vecchia coppia.
Trudy,
lei si sta aprendo e lasciando andare. Sono onesta, la scena in carrozza tra le
due l’ho cambiata qualcosa come quattro volte, perché non ne ero pienamente
sicura. Cioè, volevo un discorso così tra loro due, profondo e intimo, ma ho
pensato che forse non era il momento giusto per farle confrontare in quel
momento. Però poi ripensandoci, certe volte si hanno discussioni molto serie
all’improvviso senza volerlo ed è così che è andata. Rein o Trudy non volevano
affrontare quel discorso, ma ci si sono ritrovate all’improvviso, quindi sono
state sincere e spontanee. Mi piace pensare a loro due cementare la loro
amicizia così, in modo spontaneo e autentico, senza forzature. Quando Trudy si
mette vicino a lei e la consola, lo fa non perché vuole che Rein smetta di
piangere, ma perché sa che questo la conforterà. Tutto qui. Spero che quel
momento tra le due vi sia piaciuto e che il tutto funzioni, così come funziona
per me nella mia testa. Spero non sia sembrato forzato.
Infine,
Moon Maria regina suprema. È indubbio chi sia il vero capofamiglia ed è lei. È
la regina, è la mamma, è il capo e tutti fanno quello che dice lei. Più o meno.
Ma credetemi, si farà valere quando qualcuno farà qualcosa per farla veramente
arrabbiare. Non avete idea di quello che starà per succedere. E Milky, bella e spontanea. Ho paura di averla resa forse un
po’ troppo infantile, però ha pur sempre dieci anni e spero che il suo modo di
fare sia proprio di una bambina di dieci anni. Scusate, sono passati un po’ di
anni dai miei dieci anni, quindi spero mi perdonerete se invece sembra più
piccola. Fatemi sapere nel caso provvederò a migliorare questa cosa.
Infine,
so che rispetto allo scorso capitolo le cose sono rimaste un po’ in sospeso. Niente
Philip, niente triangolo, niente Fanny che trama nell’oscurità… ma tranquilli,
come si dice, la calma prima della tempesta. Però mi piace pensare a Philip,
chiuso nel suo studio, a lavorare, mentre tutti sono fuori a divertirsi. Pensatelo
così, sommerso da carte e conti da fare XD l’ho detto che sono perfida, quindi
non vi meravigliate troppo, lettori avvisati.
Bene,
so che sto lanciando molte esche qui, so che dico sempre che deve succedere
qualcosa di sensazionale, e forse per voi con i capitoli pubblicati non è così,
ma arriveranno, veramente, fidatevi. Devo solo creare bene le situazioni perché
non voglio fare le cose di fretta e non spiegare bene cosa succede. Quindi, per
favore, resistete con me. E sopportate i miei ritardi.
Bene,
io ho finito di sproloquiare, almeno per oggi. Spero vi sia piaciuto il nuovo
capitolo, grazie per l’infinita pazienza che avete nei miei confronti e nei
confronti di questa storia. Grazie per tutto l’affetto che mi date, per tutti
quelli che leggono i capitoli e per tutti quelli che mi lasciano un commento o
un messaggio, per me vuol dire molto, grazie veramente tanto.
Vi
aspetto come sempre al prossimo capitolo, lasciatemi un vostro parere se volete,
anche negativo, sapete che per me è importante sapere cosa pensate e ogni
critica che mi possa aiutare a migliorare la accetto sempre volentieri. Quindi
se volete sapete cosa fare. Ma grazie anche solo per tutti voi lettori
silenziosi, mi emoziono sempre tanto nel vedere quanti siete a leggere questa
storia, quindi grazie tante.
Io
vi abbraccio forte e ci vediamo presto, spero, come sempre un bacione grande
dalla vostra
L’aria sferzava il volto raggiante di Rein. Il cavallo,
lanciato al galoppo, sembrava quasi volare e Rein provò un senso di libertà che
non provava da quasi un’eternità. Dopo qualche tempo, rallentò l’andatura del
cavallo, passando dal galoppo, al trotto e così facendo, si fece raggiungere
poco dopo da Trudy, che la guardò innervosita
-Non vale così principessa. Sbaglio o avevamo detto di
partire nello stesso momento? Sei partita prima di me-
Rein ridacchiò
-Perdonami. È che non cavalcavo da troppo tempo. Non ho
resistito-
Trudy scosse il capo, divertita
-Perdonata solo questa volta. Anche perché, lo devo
ammettere, è stato divertente vedere la faccia sconvolta di Nicholanos
mentre partivi senza di lui-
Rein si voltò preoccupata dietro di loro, dove vide il
tenente e alcune guardie, poco lontani, intenti a raggiungerle
-Mi ero proprio dimenticata di loro-
Disse la turchina. Trudy scoppiò a ridere e anche Rein la
seguì poco dopo. Stavano ancora ridacchiando, quando Nicholanos
le raggiunse
-Principessa-
Disse, rivolto alla turchina. Rein gli sorrise, divertita
-Tenete, finalmente. La contessa e io ci stavamo annoiando
ad aspettarvi, giusto Trudy?-
Rein si voltò verso la contessa che la guardò divertita e
ridacchiò ancora, annuendo. Nicholanos sospirò
amaramente
-Principessa, vi chiedo anche perdono, ma a mia discolpa
posso dire che non è stato certamente piacevole vedervi partire al galoppo,
senza preavviso, come se voleste, diciamo, scappare da noi. Non immaginavo di
certo, arruolandomi, che tra le stranezze reali, cercare di fuggire dalla
propria scorta è quasi un obbiettivo di vita, a quanto pare-
Rein lo guardò con gli occhi spalancati, fintamente sorpresa
per quelle parole, ma divertita
-Fuggire non è proprio il termine appropriato, tenente.
Piuttosto direi cercare di sfuggire ad una sorveglianza-
Il sorriso divertito della turchina fece scuotere il capo al
povero Andrew, che mormorò sottovoce
-Uno di normale in questo palazzo proprio non esiste…-
Rein e Trudy ridacchiarono ancora di più per quelle parole e
anche Andrew, alla fine, si lasciò andare ad un sorriso. Tuttavia, il tenente
ritornò subito serio e fisso le due donne
-Altezza, contessa, vi prego, non fate più quello che avete
appena fatto. Non potete partire al galoppo lasciandoci indietro e non mi
riferisco solo ad una questione di sicurezza. Principessa non conoscete bene la
zona e potreste perdervi facilmente. Per la vostra protezione vi prego di
seguirci-
Rein si trovò ad abbassare il capo, un po’ pentita delle sue
azioni. Era vero che non conosceva la zona, ed era altrettanto vero che si
sarebbe potuta perdere facilmente, causando non pochi problemi a tutti. In più,
non conoscendo bene il terreno, poteva rischiare di ferire il cavallo con la
sua corsa, cosa che non si sarebbe mai perdonata. Così si trovò ad annuire a
quelle parole
-Avete ragione, mi dispiace. Prometto di non partire più al
galoppo così senza preavviso. È che non cavalcavo da così tanto tempo e poi
Stella non è certamente un animale solo da passeggio. Voleva correre come me,
dico bene bella?-
Rein si chinò sulla sella e accarezzò l’animale, che nitrì
in segno di approvazione. Nicholanos la guardò e
scosse il capo
-Principi, tutti uguali-
Rein sorrise divertita e il tenente si lasciò andare ad un
sorriso. Poi tornò serio
-Posso chiedervi, ora, di seguirmi? Se volete, vi posso
portare qui in torno e farvi fare un giro della campagna-
Rein guardò Trudy e la bionda annuì. Il tenente allora
chiamò le guardie, che erano rimaste a distanza e si schierarono in posizione. Nicholanos prese la testa del gruppo, dietro di lui
venivano Rein e Trudy, ai loro lati due guardie e a chiudere il corteo altre
tre guardie. I cavalli furono mandati al passo, permettendo una lenta e
tranquilla passeggiata.
-Preferivo la galoppata di prima a questa andatura-
Disse Trudy. Rein si trovò d’accordo
-Lo so, ma se lo rifacessimo non so quanto saremmo
fortunate. Dopotutto abbiamo colto di sorpresa prima gli altri, ora non credo
sarebbe lo stesso-
La contessa la guardò sconsolata ma la principessa la vide
annuire alle sue parole. Il gruppo continuò così per una decina di minuti,
quando ad un tratto, un bagliore colpì gli occhi di Rein, che si portò una mano
sugli occhi.
-Cosa è stato?-
Chiese perplessa la principessa. Nicholanos
si voltò leggermente sulla sella per poterle parlare
-Che cosa altezza?-
-Quel bagliore-
Disse la turchina, coprendosi ancora gli occhi.
-Credo sia stato un riflesso del sole, altezza. C’è una
fonte d’acqua qui vicino, sarà stato quello-
Rein allargò gli occhi curiosa
-Una fonte d’acqua?-
Il tenente annuì
-Si altezza. Qui sotto scorre probabilmente un fiume
sotterraneo. La rete idrica naturale è molto estesa, e la fonte ne fa parte. Le
sue acque sono fredde ma cristalline-
-Vorrei vederla-
Disse quasi istintivamente Rein. Nicholanos
fermò il suo cavallo e lo fece ruotare per potere osservare la principessa
-Desolato principessa, ma non possiamo-
-E perché mai?-
Chiese Trudy, stupita dalla risposta secca del tenente.
Andrew sembrò un attimo interdetto e imbarazzato prima di rispondere
-Ho promesso al capitano di riportarvi indietro prima del
pranzo. Questione di sicurezza-
Rein lo guardò perplessa e stupita
-Sicurezza?-
Chiese la turchina, guardando Nicholanos
perplessa. L’uomo annuì
-Non sappiamo chi possiamo incontrare alla fonte,
principessa. Potrebbero esserci dei malintenzionati-
-In pieno giorno?-
-Potrebbe, altezza-
-Ma voi siete guardie reali, o sbaglio?-
Chiese Trudy, leggermente ironica. Andrew sembrò imbarazzato
e non sapeva cosa rispondere. E Rein capì che ci doveva essere qualcosa sotto
-Tenente Andrew Nicholanos, quali
sono le vere motivazioni per cui dobbiamo tornare il prima possibile indietro?-
Rein, cercando di mettere pressione all’uomo, si raddrizzò
più che poté sulla sella, tenne dritto il capo e lo guardò, con l’espressione
più regale e autoritaria che riuscì a fare. Il tenente sospirò e si ritrovò ad
abbassare lo sguardo, incapace di sostenerlo
-Il capitano si è premurato di dirmi di tornare indietro il
prima possibile perché prima torniamo, prima voi, altezza, potrete occuparvi
della principessa Milky-
Rein, che tra tutte le motivazioni non si era minimamente
immaginata Milky, guardò scettica il tenente, prima
di scoppiare a ridere
-Milky? Sul serio?-
Rein si voltò verso Trudy che trattenne a stento una risata
-Contessa, che cosa ne dici? Mi affretto per andare ad
occuparmi di una principessa o ci tratteniamo all’aperto e ci rinfreschiamo in
quella allentante fonte di acqua fresca?-
Trudy la fissò, fintamente indecisa
-Non saprei altezza. Qualcosa mi dice però che stiamo
pensando la stessa cosa-
Rein le sorrise, poi si voltò verso Nicholanos
-Tenente, credo possa immaginare cosa sceglieremo di fare,
dico bene?-
-Principessa, mi metterà nei guai-
Rein spronò Stella a fare qualche passo in avanti, in modo
da avvicinarsi ad Andrew
-Tenente, non la metterò nei guai. Parlerò io con Thomas,
non si preoccupi-
-Ma…-
-E poi c’è sempre la scusa migliore, da usare, dico bene?
Follia reale, sono sicura che Thomas capirà-
Detto questo Rein superò Nicholanos
-E' da quella parte, dico bene? La
fonte intendo?-
Nicholanos, sconfitto, sospirò.
-Si altezza, da quella parte-
-Bene, cosa stiamo aspettando? Prima arriviamo prima
torniamo indietro-
Il tenente non disse niente. E Rein sorrise, soddisfatta.
Era piacevole, dopotutto, essere una principessa e lasciarsi andare, qualche
volta, a qualche piccolo capriccio innocente.
La fonte si rivelò essere uno splendido specchio d’acqua
circondato da alti alberi e da una distesa infinita di fiori in bocciolo e
cespugli rigogliosi. Rein smontò da cavallo, mentre guardava incantata il
paesaggio attorno a se
-E' incantevole-
Disse, a nessuno in particolare.
-Carina, lo ammetto. Ne ho viste di più belle-
Trudy era scesa anche lei da cavallo e si guardava attorno,
poco colpita. Rein la guardò basita
-Carina? Sei seria?-
Trudy annuì
-Serissima. Nella mia tenuta c’è un lago più bello, così
come nella tenuta di Thomas-
Rein la guardò ad occhi sgranati
-Avete delle tenute con dei laghi all’interno?-
Trudy annuì
-Ovviamente. Perché tu nel tuo palazzo sul sole non hai
niente di simile?-
Rein scosse il capo. La contessa la guardò perplessa
-Credevo di si…-
-No. Ci sono fontane nei giardini, ma niente che possa rivaleggiare
con questo-
Disse Rein allargando una mano e indicando il paesaggio che
le circondava. Trudy la guardò e la fissò seria
-Mi dispiace per te principessa-
Rein la guardò ancora sconvolta
-Tu hai un lago nella tua tenuta? Nella tenuta di casa tua?-
Trudy annuì
-Si, la tenuta della famiglia dei conti di Gaumont è una delle più antiche del regno. Abbiamo cinque
ettari di foresta più tre ettari di terreno libero attorno alla casa-
Rein la fissò sempre più sconvolta
-Quanto sei ricca?-
Le chiese. Trudy ridacchiò
-Un po’-
-Non direi un po’. Lo sei di sicuro. Come fai a non essere
ancora sposata? Avrai avuto mille offerte di matrimonio. Otto ettari di
terreno, sul serio?-
Trudy sospirò amaramente
-Pretendenti, un’infinità, certo. Persone presentabili e
accettabili? Nemmeno uno. Inizio a pensare che questo regno sia privo di una
qualsiasi forma maschile decente-
Nicholanos, che era abbastanza
vicino a loro, fece una piccola smorfia, in disaccordo con le parole della
contessa. Trudy se ne accorse, così come Rein
-Siete in disaccordo, conte?-
Domandò Trudy. Nicholanos le
guardò e alzò le mani
-Non mi permetterei mai di discutere con una donna di queste
questioni, figuriamoci con due-
Rein gli sorrise, ma lo sguardo serio e poco divertito di
Trudy la trattenne. Trudy si avvicinò a lui e lo fissò seria
-Invece io sarei molto curiosa di sapere la vostra opinione.
Forza, parlate pure-
-Preferirei di no-
-Insisto-
-Declino-
-Sono una dama che vi chiede la vostra opinione. Direi che è
oltremodo scortese non rispondere-
-Mi ritengo un uomo saggio, contessa. So riconoscere una situazione
di pericolo quando la vedo. E questa, con tutto il rispetto, lo sembra proprio-
Trudy stava per ribattere, ma Rein intervenne, mettendole
una mano sul braccio
-Trudy, non roviniamo questa giornata con questi discorsi-
Trudy la fissò, ma si ritrovò ad annuire
-Si, certo. Non ne vale la pena-
Trudy si staccò dal tocco della mano di Rein e si avviò
verso lo specchio d’acqua. Rein guardò Nicholanos che
le fece un cenno del capo come ringraziamento. La turchina si voltò verso la
bionda e le si avvicinò
-Hai esagerato-
-Non mi fare la predica, principessa-
-Non è una predica, e lo sai-
La bionda la guardò e sospirò
-Non ho esagerato. Stavo solo esprimendo la mia opinione,
tutto qui. È Nicholanos non ha voluto rispondere-
Rein scosse la testa
-Hai esagerato Trudy. Puoi dire quello che vuoi, ma hai
esagerato-
Trudy questa volta non ribatté e si limitò a guardare
l’acqua davanti a lei. Rein fu improvvisamente tentata di fare un cosa decisamente poco principesca, ma molto divertente.
Senza pensarci troppo si affrettò a sfilarsi gli stivali da cavallerizza che
indossava e si avvicinò all’acqua. Trudy che la stava fissando, la richiamò
perplessa
-Ti ricordi che l’acqua è gelata?-
-Si-
-E allora cosa pensi di fare?-
-Mettere i piedi in acqua per rinfrescarmi-
-Ma è gelata!-
La turchina si voltò verso di lei, sorridendo
-Non mi ucciderà certo un po’ di acqua fredda-
-Ti potresti ammalare-
Rein ridacchiò e la guardò
-Correrò il rischio-
Trudy le si avvicinò
-No non lo farai-
-Non mi puoi dare ordini, contessa-
-Ora tiriamo fuori i titoli nobiliari, sul serio?-
Trudy si era avvicinata e le aveva afferrato le braccia, per
fermarla. Erano pericolosamente vicino al bordo dello stagno e Rein la guardò
sempre sorridente. E Trudy iniziò a guardarla preoccupata. Rein afferrò con le
sue mani le braccia di Trudy, bloccandola.
-Rein, non farlo-
-Fare cosa?-
-Lo sai…-
-Perché non dovrei?-
-Ci bagneremo-
Disse quasi terrorizzata la contessa. Rein sorrise
-Direi che è proprio questo lo scopo-
-Non sarebbe una cosa principesca-
Tentò Trudy, guardandola leggermente spaventata. Rein
tuttavia le sorrise beffarda
-Ti ricordo che hai davanti non una principessa qualsiasi-
Prima che Trudy potesse ribattere, Rein tirò la contessa
contro di lei con tutte le sue forze e senza che nessuno potesse impedirlo,
guardie comprese, le due finirono dentro l’acqua. Trudy lanciò un grido quando
entrò in contatto con l’acqua gelida
-E' fredda!-
Rein, per tutta risposta, scoppiò a ridere. Si lasciò andare
completamente nell’acqua, rabbrividendo ma sorridendo. I suoi capelli
iniziarono a fluttuare e lei e, come fosse ancora una bambina piccola, si mise
a muovere la testa da un lato all’altro, facendo dondolare nell’acqua la sua
folta chioma. Trudy che si era prontamente alzata ed era uscita, si strinse le
braccia sul corpo, rabbrividendo e la guardava perplessa
-Tu sei pazza. Esci subito o ti ammalerai sul serio-
Nicholanos era accorso prontamente
vicino alle due donne e aveva porto a Trudy la sua giacca, per far si che la contessa potesse coprirsi. Il tenente rimase a
guardare Rein che fluttuava nell’acqua e si avvicinò al bordo, tendendole la
mano
-Altezza, per favore. Non mi perdonerei mai se sotto la mia
guardia voi vi ammalaste. Per favore non fatemi sentire in colpa per questo-
Rein guardò la mano protesa dell’uomo e si ritrovò a
sospirare. Si alzò dall’acqua e sentì i rivoli di acqua fredda scivolarle lungo
la pelle, sotto i vestiti. Rein afferrò la mano di Nicholanos
e uscì
-Non potrei mai sopportare di avervi sulla coscienza, soprattutto
per una mia decisione impulsiva-
Nicholanos la ringraziò con un
cenno del capo, poi fece un cenno ad una guardia che si affrettò veloce e le diede
la sua giacca dell’uniforme. La principessa lo ringraziò con il capo, prima
però di fermarsi ad osservarlo meglio
-Sei Dwight, giusto?-
Il soldato, meravigliato da quella domanda, si affrettò ad
annuire, sorridendo
-Si altezza, sono Dwight Mircantos,
guardia reale al vostro servizio-
-Mi ricordo di te. Sei l’amico di infanzia della mia
cameriera personale-
Dwight annuì
-Si altezza, esatto. Sono onorato che vi ricordiate di me-
Rein sorrise a quel ragazzo
-Oh come potrei dimenticarmi! Dreamy
si diverte ogni tanto a raccontarmi storie di quando era piccola e spesso salti
fuori anche tu nei suoi racconti-
La guardai impallidì sentendo quelle parole
-Principessa, non tutto quello che dice Dreamy
corrisponde sempre alla realtà-
Rein lo guardò divertita
-Quindi devo pensare che ciò che mi abbia detto di te, cioè
che sei un uomo leale, coraggioso, profondamente dedito a proteggere i più
deboli e a farti carico di compiti che spesso molti non vogliono affrontare sia
falso?-
Dwight la guardò leggermente arrossito
-Dreamy veramente ha detto
questo?-
Rein annuì. Il giovane sorrise e un leggero rossore gli
coprì le guance. Rein stava per parlare ancora, ma Nicholanos
si intromise
-Altezza, consiglio di mettervi al sole. Vi asciugherete
prima. Dwight, torna al lavoro-
Dwight, richiamato dal tenente, si mise sull’attenti e annuì
alle parole del tenente
-Subito tenente. Principessa-
Si inchinò a Rein e poi ritornò dagli altri, a riprendere il
suo lavoro. Rein fu afferrata dalla mano di Trudy, che la trascinò verso una
parte del prato al sole, lontano dall’acqua
-Andiamo altezza. Nicholanos ha
ragione, dobbiamo asciugarci. Sediamoci qui-
Le due donne si sedettero sul prato e Rein sentì
immediatamente il calore del sole avvolgerla.
-Che cos’è questa storia della guardia?-
Rein guardò Trudy, perplessa
-Che storia?-
-Da quando conosci così bene le guardie reali da poterle
chiamare per nome?-
-Spesso incrocio Dwight nel castello. Ho visto che spesso è
di pattuglia vicino alla mia stanza e non ci avrei fatto caso se Dreamy non lo notasse ogni volta-
Trudy la guardò perplessa e Rein la fissò preoccupata
-Cosa c’è?-
Trudy scosse la testa
-No niente. Non ti preoccupare-
-Sicura?-
Trudy annuì e subito dopo fece uno starnuto. Rein la guardò
perplessa e la turchina fu fulminata dallo sguardo di Trudy
-Rein giuro, se mi farai ammalare ti uccido-
Rein stava per rispondere, quando anche lei starnutì. Trudy
la guardò e alla fine scoppiò a ridere.
-Milky, più alta la guardia. Non
lasciare così scoperto il fianco se no chiunque potrebbe colpirti-
Milky si rimise in posizione,
questa volta correggendo leggermente la postura. Shade le si avvicinò e le mise
il braccio in posizione corretta
-Così, alza di più il braccio. Ora è perfetta. Cerca di
memorizzarla-
La rosa annuì. Shade si voltò verso Thomas che era di fronte
a loro, in attesa
-Bene Milky. Che cosa devi fare se
ora Thomas ti dovesse venire incontro per colpirti?-
-Parare-
-Giusto, e poi?-
-Mettermi in posizione di vantaggio, e approfittare della
sua apertura per colpire-
-Esatto. E ora proviamo-
Thomas si mise in posizione e anche Milky.
Come aveva spiegato Shade, i due eseguirono la figura, Milky
parò il colpo e poi colpì Thomas. La rosa, tuttavia, si voltò scocciata verso
il fratello
-Shade, queste cose le so già. Possiamo andare avanti, per
favore? Mi sto annoiando!-
Il fratello guardò la sorellina e sospirò. Sapeva che
sarebbe stata dura, ma così dura non credeva
-Milky, quante volte ti ho detto
che se non impari al meglio le basi non riuscirai mai a fare le cose come si
deve?-
-Ma io le basi le conosco e anche bene-
-Ti dico di no-
-E io affermo di si. Il mio
maestro d’armi mi fa sempre i complimenti, affermando che assimilo in modo
veloce e che sono straordinaria-
Shade guardò perplesso la sorella e si fece un appunto sul
fatto che doveva parlare con l’insegnante di scherma sua sorella. Il principe
tuttavia fu attratto da un movimento di Thomas. Il capitano, infatti, gli stava
facendo dei cenni e lui si meravigliò più per il fatto che riusciva a capire
cosa gli stesse dicendo che non per quello che gli aveva detto. E, con sua
grande sorpresa, Shade si trovò ad annuire
-Bene mia adorata sorellina, visto che sei così brava,
prego. Thomas, in guardia-
Milky gli sorrise compiaciuta, ma
fu Shade a trovarsi a sorridere. Sapeva cosa Thomas aveva in mente di fare e
non sarebbe piaciuto affatto a sua sorella. I due si misero uno di fronte
all’altro, nell’esatta posizione di prima. Tuttavia questa volta Thomas fece
una finta, che portò la principessina ad aprirsi involontariamente e Thomas,
fulmineo, la colpì sul fianco. Milky si voltò
infuriata verso il fratello
-Non vale! Avete barato!-
Shade le si avvicinò e le mise una mano sui capelli,
scompigliandoglieli in modo deciso. La rosa si sottrasse a quella presa e si
allontanò da lui, portando le sue braccia sopra la sua testa, a difesa. Shade
sorrise
-Barato? Sbaglio o hai detto di essere straordinaria? Quella
finta di Thomas doveva essere abbastanza prevedibile per un talento nato come
sei tu, o sbaglio?-
Milky non rispose, si limitò a
guardarlo scocciato. Shade ridacchiò e raccolse dal terreno il fioretto di Milky, che era caduto quando Thomas l’aveva colpita. Shade
si avvicinò alla sorella e le porse la sua arma
-Allora, hai intenzione di fare i capricci o vuoi imparare
come si deve?-
Milky, sempre di malavoglia, prese
la lama dalle mani del fratello e si rimise in posizione. Shade si rimise al
suo fianco
-Brava, questa è mia sorella. Ora, vuoi che ti insegni cosa
ha appena fatto Thomas?-
Thomas, che era tornato anche lui in posizione, lanciò uno
sguardo preoccupato a Shade
-Andiamo Shade, non puoi insegnarle la mia mossa ad effetto-
-Perché non dovrei? Dopotutto quella mossa l’hai appresa da
me-
Thomas lo fissò ad occhi spalancati
-Tu l’avresti insegnata a me? Casomai il contrario, borioso
di un principe-
-Thomas devi avere colpito di nuovo la testa e avere dei
ricordi confusi. Sono certo di essere stato io-
-No io-
-Ti dico che sono stato io-
-La fate finita? Non importa chi l’ha insegnata a chi, basta
che ora la insegnate a me-
I due si voltarono verso Milky che
li fissava scocciata
-Allora? Io dovrei imparare qualcosa-
Milky aveva assunto un’espressione
sul volto che improvvisamente gli ricordò lo sguardo corrucciato di sua madre.
Rabbrividì istintivamente e si trovò ad obbedire alla sorella
-Thomas, in posizione. Milky dammi
la tua lama. Ti faremo vedere passo passo come fare-
Milky diede l’arma al fratello e
fece un passo indietro. Shade si mise in posizione e iniziò a spiegarle la
mossa, dettagliatamente. Poi la dimostrò, un paio di volte. Dopo rifece
prendere posizione alla rosa
-Milky pronta?-
La principessina annuì. Milky
prese a provare la mossa e ben presto i tre furono così presi dall’allenamento
da non accorgersi dello scorrere del tempo. Fu solo quando Shade sentì uno
scalpiccio di zoccoli e il nitrire di qualche cavallo che si voltò verso il
fondo della collina su cui si trovavano. Un gruppo di cavallerizzi stava
avanzando verso di loro e Shade riconobbe subito i capelli blu di Rein, che
svolazzavano al vento.
-Rein sta tornando-
Disse Milky, eccitata. Shade
annuì. Il gruppo si stava avvicinando velocemente, e il principe decise che era
arrivato il momento di fermarsi
-Milky, per ora basta lezione-
-Ma…-
Provò a protestare la rosa
-Ci siamo allenati abbastanza per stamattina. Direi che è il
momento giusto per fare una pausa. Poi credo si stia avvicinando l’ora di
pranzo-
La prospettiva del cibo sembrò convincere Milky sul fatto che dovevano fermarsi più di quanto Shade
si sarebbe aspettato.
-In effetti inizio anche io ad avere fame-
Disse Thomas che si era avvicinato ai due e guardava anche
lui il gruppo a cavallo in avvicinamento
-Chi l’ha detto che tu mangerai, scusa?-
-Come?-
Chiese sbalordito Thomas
-Sei in servizio o sbaglio?-
-Si ma…-
-Sbaglio o le guardie reali non possono fare pause fino alla
fine del loro turno di guardia?-
Thomas lo guardò allibito
-Non starai parlando sul serio-
Shade sorrise e gli diede una gomitata, cosa che provocò un gemito
di dolore da parte del capitano e una risatina da parte della principessina
-Sei troppo credulone, Thomas-
Disse divertita la rosa-
Shade sorrise a sua sorella e le fece l’occhilino,
cosa che provocò una risata nella principessina. Thomas guardò sconsolato i due
e si portò una mano sul fianco, dove Shade lo aveva colpito, massaggiandosi la
parte lesa
-Tu stai diventando violento,
invece, borioso di un principe-
Shade non si degnò nemmeno di rispondergli. Nel frattempo
ormai, Rein e gli altri erano arrivati a pochi passi da loro. Milky si precipitò verso la turchina
-Rein, bentornata-
La principessa sorrise alla piccola
-Come è andato l’allenamento?-
-Bene. Sono migliorata tanto, vero Shade?-
Il principe annuì, ma Thomas ribattè
-Ovvio che è migliorata! Con me come maestro come poteva non
farlo?-
Shade scoccò l’ennesima occhiataccia a Thomas poi si
avvicinò a Rein e le porse la mano, per aiutarla a scendere. Rein accettò
volentieri, e svelta scese da cavallo
-Vedo che nemmeno un’uscita all’aperto riesce ad evitare di
farvi battibeccare-
Disse ironica la turchina. Shade la guardò sconsolato
-Ci vorrebbe un miracolo per salvare Thomas a questo punto-
-Concordo con voi vostra altezza, ma chissà, magari la dea
della luna ascolterà prima o poi le nostre preghiere-
Trudy, anche lei smontata da cavallo, si era avvicinata al
gruppo e stava guardando divertita Thomas. Il capitano, li guardò tutti e tre,
sconsolato.
-Uno pensa di avere degli amici e invece si ritrova
circondato da serpi-
I tre risero e anche Thomas alla fine sorrise. Milky, che nel frattempo era rimasta lì ferma a guardarli,
seccata li rimproverò aspramente
-Oggi sarebbe la mia giornata o sbaglio? Perché perdete
tempo con chiacchiere inutili? Dovremmo fare qualcosa di decisamente più
importante adesso-
Shade guardò sua sorella, sorridendole
-Sentiamo cosa sarebbe più importante che prendere in giro
questo capitano delle guardie?-
-Andare a mangiare-
-Parole sante principessina-
Disse sorridente Trudy e Milky le
sorrise
-E poi sbaglio o è più facile Prendere in giro Thomas a
stomaco pieno?-
Thomas fissò ad occhi spalancati la piccola principessa che
scoppiò a ridere divertita. Anche gli altri trattennero a stento le risate.
Thomas alzò gli occhi al cielo, sconfitto su ogni fronte
-Principessa, persino voi mi avete tradito!-
Per tutta risposta Milky rise
divertita, poi afferrò la mano di Thomas, trascinandolo verso l’ombra della
quercia sotto il quale si stava allestendo il pranzo e il capitano si lasciò
trascinare, con un sorriso sul volto. Forse Thomas non avrebbe mai potuto
perdonare Shade, ma il capitano sapeva che con la principessa Milky non avrebbe mai potuto veramente offendersi.
Il pomeriggio passò tra i tentativi di Rein di fare lezione
a una decisamente poco collaborativa principessina e le risate generali degli
altri. Milky era decisamente di buon umore ma quando
si avvicinò l’ora di tornare al castello, il suo sorriso piano piano svanì,
lasciando il posto ad uno sguardo rabbuiato. E anche Rein si ritrovò a guardare
sconsolata il sole iniziare il suo percorso di discesa.
-Non amiamo i tramonti?-
Rein si voltò verso Thomas e scosse la testa
-Amo i tramonti-
-Allora come mai quello sguardo rabbuiato, principessa? Ti
dona di più un sorriso che non questo volto corrucciato sai?-
Rein gli sorrise dolcemente, anche se poi tornò a guardare
il sole, preoccupata
-Ho come un brutto presentimento-
Rein sentì lo sguardo di Thomas su di se
-Presentimento?-
Chiese perplesso il capitano. La turchina annuì
-Si. So che sembra folle ma è come se fosse…-
-La quiete prima della tempesta-
Rein si voltò verso Trudy che si era avvicinata ai due ed
evidentemente doveva avere ascoltato la loro conversazione.
-Lo sai che origliare è contro le normali regole di buona
educazione?-
Disse fintamente offeso il capitano. La contessa lo guardò,
per niente intimorita
-Non è origliare se passando per caso uno ascolta-
Trudy e Thomas si scambiarono uno sguardo eloquente e Rein,
nel vederli, si lasciò andare ad un sorriso
-Siete veramente fratello e sorella-
I due la guardarono, poi Thomas sorrise al suo solito modo e
mise un braccio attorno alle spalle di Trudy e uno attorno alle spalle della
turchina
-Andiamo signore, sorridete e rallegratevi. Come potete
essere tristi davanti a questo meraviglioso spettacolo della natura?-
Trudy e Rein guardarono Thomas perplessi
-Andiamo Thomas… ho visto tramonti più belli-
Disse Trudy. Thomas la guardò serissimo in volto
-Chi parla del tramonto?-
-Ma tu hai detto…-
Trudy non finì la frase perché Thomas la interruppe
-Io parlavo di me, ovviamente! Quale spettacolo migliore se
non del più affascinante, carismatico e terribilmente bello capitano delle
guardie reali?-
Le due donne lo guardarono un attimo perplesse, poi Rein si
lasciò andare ad un accenno di sorriso
-Thomas, veramente, mi pento di averti fatto prendere tutte
quelle botte in testa da piccolo-
Disse Trudy, leggermente amareggiata. Per tutta risposta
Thomas sorrise ancora di più
-Trudy cara, questa è dote naturale-
Questa volta anche Trudy sorrise
-Io ti consiglio di lasciarle andare subito, se non vuoi
ricevere una botta in testa che ti possa risultare fatale-
Shade comparve davanti a loro, braccia incrociate e sguardo torvo.
Rein si ritrovò a guardare i capelli scuri di Shade che con la luce del
tramonto sembravano avere dei riflessi quasi violacei. Senza rendersene conto,
Rein si liberò dalla presa di Thomas e si avvicinò a Shade. Il principe la
fissò perplesso. Nel gruppo era calato il silenzio, tutti stavano osservando
Rein che si limitava a guardare affascinata i capelli di Shade. Il principe,
sotto quello sguardo intenso, si trovò a mettersi quasi sull’attenti, incerto
-Rein posso sapere…-
-Viola-
Gli occhi di Shade la guardarono perplesso, ma Rein si
limitò a sorridergli. Poi, sconvolgendo tutti quanti i tre presenti, Rein
allungò una mano e accarezzò i capelli di Shade.
-Credevo fossero blu scuro invece… hai dei riflessi violacei
nei capelli. Non me ne ero mai accorta-
Rein accarezzò i capelli di Shade, ammirandone il colore. Si
era avvicinata molto al principe, in modo da potere osservare meglio quel
riflesso. I capelli di Shade sotto la sua mano erano soffici e setosi, era
piacevole passare la mano tra di essi. Rein fece scorrere la sua mano ancora
una volta, prima di voltarsi e ritrovarsi gli occhi di Shade che la fissavano.
Rein si ritrovò a bloccare la mano e a guardarlo stupita. Presa poi
dall’imbarazzo per avere preso coscienza di ciò che aveva appena fatto, si allontanò
di scatto da lui, ma nel farlo, perse l’equilibrio e si sentì cadere
all’indietro. Quello che successe poco dopo fu difficile da capire per tutti i
presenti e anche difficile da spiegare in modo coerente, l’unica cosa certa è
che sia Shade che Thomas scattarono in avanti per prenderla e nel farlo si
trovarono a scontrarsi, perdendo a loro volta l’equilibrio. Trudy, che era
rimasta immobile, si vide cadere addosso sia Rein che il principe che Thomas.
In questo modo tutti e quattro finirono per terra.
-Che cosa è successo?-
Si trovò a mormorare Rein, spaesata dall’improvviso
evolversi degli eventi e dolorante per avere colpito con la schiena qualcosa
che non sapeva bene cosa fosse.
-Succede, cara principessa, che per colpa delle tue azioni
così sconsiderate, io mi ritrovi schiacciata sotto tutti voi. Vi dispiacerebbe
togliervi di dosso? Non respiro-
Sia Shade che Thomas si alzarono e contemporaneamente
allungarono la mano per aiutare le due donne. Rein afferrò la mano di Shade e
Trudy quella di Thomas. Una volta rimesse in piedi, Trudy fulminò Rein con lo
sguardo. Rein si ritrovò ad arrossire, imbarazzata
-Non volevo…-
Bofonchiò la turchina, incapace di sostenere lo sguardo
della contessa. Trudy sospirò, poi si voltò verso i due uomini che erano fermi
e immobili.
-Certo che non volevi, questo lo posso capire persino io ma
sono queste sono le cose da evitare da ora in poi. Voi due…-
E indicò i due principi, seria
-E' strettamene vietato per voi due
vedervi da soli-
La contessa guardò i due principi, con severità. Shade la
guardò
-Non credo, contessa, che possiate darmi ordini-
Bofonchiò Shade, in un goffo e banale tentativo di superare
l’imbarazzo di quel momento. Tuttavia la contessa non si fece intimidire
-Io credo di si, altezza. Siete
come due adolescenti in preda agli ormoni. Se non riuscite ad avere un contegno
decoroso l’uno con l’atro, dovrete evitare di vedervi prima che qualcuno di non
fidato assista a qualsiasi cosa sia quello che voi due facciate. Crea solo
problemi, per tutti. Sbaglio o siamo finiti in una situazione simile per colpa
vostra?-
Shade fece per replicare, ma si limitò a distogliere lo
sguardo, imbarazzato. Rein guardò Trudy e, suo malgrado, si ritrovò ad annuire
-Va bene, eviterò di essere spontanea-
La turchina sentì lo sguardo di Shade addosso ma continuò a
fissare la contessa
-E' sempre stato uno dei miei
problemi, dopo tutto. Devo comportarmi più da principessa che non da…-
-Persona umana?-
La voce tagliente di Shade interruppe la turchina. Rein si
voltò verso Shade, ma il principe non la fissava, anzi si limitò a fare un
cenno a Thomas e ad allontanarsi. Il capitano fissò le due donne rivolgendo
loro uno sguardo sconsolato, poi si limitò a seguire il principe.
-Non volevo essere così dura…-
Disse Trudy, perplessa. Rein scosse la testa
-Hai fatto bene, invece. Da quando sono arrivata, mi sono
lasciata troppo trasportare. Hai ragione, siamo sempre e solo stati fortunati
fino ad oggi. Devo smetterla di comportarmi ancora come se avessi dieci anni e
riprendere il mio ruolo di principessa. Grazie Trudy per avermelo ricordato-
Trudy la guardò seria
-Non voglio passare per la cattiva. Ma con la marchesa e il
resto-
Rein le sorrise
-Trudy, hai fatto ciò che una buona amica doveva fare. Sono
sicura che anche Shade lo sa e non è certamente arrabbiato con te. Se lo
conosco un minimo si starà maledicendo da solo per essersi lasciato andare più
di quanto volesse. Dopotutto siamo prima reali, poi persone. Non possiamo
dimenticarlo-
Trudy la guardò tristemente
-Non so come possiate resistere una vita così-
Rein ridacchiò poi alzò le spalle
-Abitudine. Grandi privilegi, grandi limitazioni. Non ho mai
capito quelle donne o uomini che volevano entrare volontariamente in una
famiglia reale. Sono più le cose che non si possono fare di quelle che si
possono fare-
-Concordo-
Le due si sorrisero.
-Credo sia ora di tornare, adesso. Mi sembra di vedere che
le carrozze siano pronte-
Trudy annuì alle sue parole e le due donne si avviarono. Milky, che aveva supervisionato il lavoro di preparazione,
fissava sconsolata le carrozze pronte per riportarli indietro
-Non voglio tornare al castello. Non possiamo restare
ancora…-
-No Milky, per l’ultima volta no. Dobbiamo tornare, mamma ci starà aspettando-
Shade, in piedi vicino a Milky,
era serio e scuro in volto. Rein si avvicinò ai due e mise una mano sulla testa
di Milky, scompigliandole un po’ i capelli
-Vedrai che faremo cose divertenti anche a palazzo-
-Non mentire Rein… non è da principesse-
Rein le sorrise
-Una principessa non mente mai… casomai altera leggermente
la realtà dei fatti. E poi chi mai potrebbe osare contraddire una principessa?
Nemmeno un principe potrebbe-
Milky ridacchiò divertita. Rein
sorrise e senza rendersene conto, si voltò verso Shade, in cerca di un suo
sguardo. Ma il principe era rimasto impassibile e fissava ostinatamente le
carrozze davanti a loro. Rein si ritrovò a distogliere lo sguardo, velocemente.
Doveva tenere a mente le parole di Trudy ed evitare situazioni imbarazzanti con
Shade e lei cosa faceva, dopo nemmeno cinque minuti? Lo cercava, ancora.
-Rein tutto bene?-
Milky entrò nel suo campo visivo e
Rein le sorrise, annuendo
-Certo-
Rein alzò lo sguardo e indicò con una mano le carrozze,
pronte per la partenza
-Faremo meglio ad avviarci. Dobbiamo essere a palazzo prima
dell’ora di cena-
Rein si avviò verso la stessa carrozza con cui aveva
viaggiato all’andata e prontamente una guardia si affrettò ad aprire la
portiera e a offrirle la mano per farla salire. Rein si precipitò dentro, e si
sedette velocemente. Si aspettava che Trudy o Milky
salissero con lei, ma con suo grande stupore, si ritrovò Shade davanti a lei.
Si guardarono in silenzio, un imbarazzo pesante tra di loro. Il suono dello
sportello che si chiudeva, fece voltare di scatto Rein che guardò meravigliata
la porta chiusa, poi spostò lo sguardo su Shade.
-Cosa…-
Provò a dire la turchina, imbarazzata. Shade la guardò, poi
fece un sospiro e spostò lo sguardo verso il finestrino. Tra di loro calò
ancora una volta un silenzio pesante. Passarono altri minuti silenziosi, prima
che la vettura si mettesse in moto. Rein spostò lo sguardo verso il finestrino,
osservando lentamente le rovine dell’antico castello sparire alla vista, mentre
la carrozza percorreva la strada per riportarli al palazzo reale. Il sole,
ormai in pieno tramonto, stava lentamente tingendo il cielo di arancione,
rendendo lo scenario della campagna quasi magico.
-Chissà perché c’è sempre qualcosa di magico nel tramonto-
Mormorò la principessa. Non si aspettava una risposta, ma
era meglio sentire anche solo il suono della sua voce, piuttosto che quel
silenzio pesante. Shade spostò lo sguardo su di lei, ma non ribattè.
Non che la turchina se lo fosse aspettato, ma nonostante il suo silenzio,
continuò a parlare
-Molti associano il tramonto a qualcosa di negativo, ad una
perdita per esempio, ma per me il tramonto è sempre stato qualcosa di positivo.
È il preludio di una metamorfosi-
-Metamorfosi?-
Rein annuì
-Esatto. Passare dal giorno alla notte è un cambiamento
radicale, e il tramonto simboleggia proprio questo-
-Ma il sole è la fonte della vita-
-Dipende da quale lato della vita stai guardando-
Shade la fissò perplesso.
-Quale lato? La vita ha un solo lato da cui…-
Rein scosse la testa, decisa
-Ti sbagli. Conosci l’HesperisMatronalis?-
-La cosa?-
-HesperisMatronalis.
È un fiore, detto anche “madre della notte”-
Shade scosse il capo
-E' un fiore che fiorisce di notte-
-Un fiore?-
Chiese Shade perplesso.
-Esatto, un fiore. È opinione comune che i fiori fioriscano
di giorno, ma non per tutti è così. Potrei dirti altri nomi di fiori che amano
la notte rispetto al giorno, così come moltissimi animali. Solo perché la
maggior parte preferisce il giorno, non vuol dire che la notte non sia
altrettanto viva. Per questo dipende da che parte della vita tu stia guardando.
Non ne esiste solo uno. Per alcuni il sole è la ragione di vita, per altri lo è
la luna-
Il principe si lasciò andare ad un accenno di sorriso
-Hai un modo di pensare decisamente fuori dall’ordinario, lo
sai?-
-Lo scopri solo ora?-
Rein gli sorrise, e la turchina pensò di avere sentito un
accenno di risata provenire da lui. L’atmosfera all’interno della carrozza si
era fatta più rilassata, e Rein si lasciò andare contro lo schienale, grata per
quell’atmosfera. Senza volerlo, i due si fissarono in silenzio, senza
imbarazzo, stranamente.
-Mi dispiace per prima-
Disse la principessa.
-Non devi, non hai fatto niente di male, infondo-
-Non dovevo accarezzarti i capelli così…-
Shade le sorrise
-Rein, non è successo niente-
La turchina annuì e lasciò cadere il discorso.
-Però quello che ha detto Trudy è vero. Dovrei evitare di
fare cose così-
-Accarezzare i miei capelli?-
-Accarezzare i capelli di chiunque!-
Urlò imbarazzata Rein. Shade scoppiò a ridere.
-Non sei molto principesco…-
Bofonchiò la turchina imbarazzata
-Credevo che con te non ce ne fosse bisogno-
Rein lo guardò e lo sguardo serio di Shade la fece per un
secondo bloccare. La stava fissando intensamente, e lei sentì il suo cuore
accelerare
-Shade…
-Rein, io e te siamo amici, giusto?-
Quelle parole, dette tante volte tra di loro, furono per la
principessa come un colpo inferto nello stomaco. Dopotutto era vero, lei e lui
erano solo amici, vecchi amici per la precisione. La turchina abbassò lo
sguardo, ma annuì con il capo
-Si, amici, certo-
Bofonchiò
-Quindi almeno quando siamo tra di noi, possiamo essere noi
stessi, senza problemi. Sei una delle poche persone con cui sento di non dovere
sempre essere perfetto che, se anche dovessi farmi vedere vulnerabile con te
non sarebbe un problema. Sei un’amica, qualcuna con cui posso parlare di
qualsiasi cosa e quindi per questo mi trovo a parlarti senza barriere… ma se
devo comportarmi in modo più reale, se lo preferisci, lo farò. Se devo essere
un principe con te, sarò un principe, anche in amicizia-
Rein alzò lo sguardo di scatto e guardò Shade. Lo sguardo
del principe era quasi ferito e Rein si trovò, istintivamente, ad allungare la
mano verso quella di lui, e afferrarla
-No, ti prego. Non trattarmi mai in modo diverso. Non voglio
essere solo un’altra principessa e tu un altro qualsiasi principe. Ti prego,
non trattarmi solo come se fossi un’altezza reale, qualcuna da osservare ma da
non volere accanto. Sei stato il primo a trattarmi solo come Rein, ad accettare
me, a vedere me e a parlare con la vera me. Quindi, per favore, non trattarmi
mai in modo diverso. Trattami sempre e solo come Rein, perché voglio essere
solo Rein quando sono con te. Non sopporterei di vederti trattarmi come se
fossi solo un titolo-
Shade afferrò a sua volta la sua mano e la strinse
-Te lo prometto. E tu devi fare lo stesso-
-Lo farò-
Non si dissero niente più durante il viaggio di ritorno, ma
continuarono a stringersi la mano. Le noti calde del tramonto accompagnarono il
loro cammino, uniche testimoni di quel momento così carico di promesse e,
forse, di tante parole non dette.
Il corteo arrivò a palazzo in tempo per la cena serale con
la regina. Per ringraziare del tempo passato con la figlia, la regina aveva
invitato oltre a Thomas, anche Trudy e la turchina vide, forse, per la prima
volta, la contessa imbarazzata e a disagio da quando l’aveva conosciuta. Si
vedeva che la vicinanza così prossima di Moon Maria aveva come bloccato la
contessa, facendo si che durante la cena rispondesse
solo con poche parole e con cenni imbarazzati. Tuttavia se la regina lo notò
non si seppe mai, anche perché la vera protagonista della cena fu Milky, che raccontò nei minimi dettagli tutto lo svolgersi
della giornata, anche se con qualche dettaglio alterato o completamente
mancante. Moon Maria prestò tutta l’attenzione alla figlia, cosa che rese la
giornata della rosa assolutamente perfetta. Rein sorrise nel vedere la rosa così contenta.
Dopotutto la poteva capire bene, anche Rein per un periodo aveva cercato così
tanto il confronto e l’attenzione con sua madre, anche se poi non era arrivato.
-Tutto bene?-
Rein alzò lo sguardo e vide che Shade la stava fissando,
preoccupato. Lei annuì
-Si, tutto a posto. Credo di essere solo un po’ stanca-
La risposta sembrò non convincere appieno il principe, ma per
fortuna della turchina, non continuò ad indagare oltre. Tuttavia la risposta di
Rein fu prontamente usata dalla regina che, come ogni singola volta, non
perdeva mai nessun discorso fatto alla sua tavola
-Direi che sia il caso di concludere qui la serata. Immagino
che come Rein tutti quanti voi siate stanchi dopo questa intensa giornata.
Direi che sia il caso che ognuno di noi vada a riposarsi-
Detto questo la regina si alzò e tutti quanti la imitarono.
Moon Maria allungò la mano in direzione di Milky e la
principessina la afferrò prontamente. Dopo avere salutato i presenti, le due si
allontanarono e nella sala rimasero solo i quattro ragazzi. Quando la porta
della stanza venne chiusa, Trudy si lasciò andare ad un sospiro, prima di
ricadere prontamente sulla sedia da cui si era alzata pochi minuti prima.
Thomas la guardò divertita
-Chi l’avrebbe mai detto! Trudy Gaumontche crolla sotto il peso di una cena-
Trudy lo fulminò con lo sguardo
-Non è stata solo una cena! C’era la regina!-
-Non era mica la prima volta che la vedevi-
-Ma era la prima volta che cenavo con lei!-
-Non vedo dove sia il problema-
Disse Thomas, seriamente perplesso.
-Thomas, non sono mai stata così vicino alla regina in tutta
la mia vita-
-E allora? Non è mica la prima volta che parli con un reale.
Con Rein e Shade non hai problemi, dopotutto-
-Ma loro non sono la regina!-
-Ed è diverso in che modo scusa?-
Trudy fece per ribattere, ma si trovò stranamente senza
parole. Si lasciò andare contro lo schienale della sedia e lo fissò quasi
arrabbiata. Alla fine bofonchiò solo una misera risposta
-E' diverso e basta-
Rein ridacchiò divertita nel vederli così.
-Stai dicendo che io nonostante sia una principessa e una
altezza reale non provoco in te agitazione, ma la regina invece lo fa?-
-Tu non sei la mia principessa è diverso-
-Io invece sono il tuo principe e futuro re. Eppure se non
sbaglio oggi pomeriggio sono stato vittima di una tua ramanzina, o sbaglio
contessa?-
Trudy passò lo sguardo dalla turchina al principe e si
limitò poi ad abbassare lo sguardo
-Sapete benissimo cosa volevo dire-
Rein si scambiò uno sguardo con Shade ma poi si ritrovò a
fargli una muta preghiera, che il principe sembrò capire subito
-Si, capisco cosa vogliate dire, contessa. E questo, mi
dispiace dirlo, gioca tutto a vostro sfavore-
Trudy lo guardò preoccupata
-In che senso?-
Domandò con un filo di voce. Rein non l’aveva mai vista così
poco sicura e preoccupata. Così si affrettò a rassicurarla, anche se si
immaginava già la reazione che avrebbe avuto la donna
-E' molto chiaro il discorso,
invece. Vuol dire che ormai ciò che temevi si è avverato senza che tu lo
volessi e hai ceduto, inconsciamente, a ciò che più temevi-
Trudy la guardò perplessa
-A cosa avrei ceduto?-
-Ormai non ci consideri più dei “reali” nel senso stretto
della parola. Non sei agitata, dici quello che pensi in libertà, senza timore.
Ci consideri, forse non appieno degli amici, ma qualcosa di molto simile-
Trudy sgranò gli occhi per la sorpresa delle parole della
turchina. La fissò, poi spostò lo sguardo su Shade che annuì e infine su
Thomas, che la guardava raggiante. Poi scosse la testa
-No io non…-
-Ormai è tardi Trudy. Il discorso di Rein non fa una piega.
Ormai sei dei nostri!-
Thomas la guardò sorridente. Trudy lo fulminò con lo sguardo
-Io non ho fatto niente e…-
-Ormai è fatta. Che ne dite se continuiamo a festeggiare?
Questo momento va celebrato! Vino per tutti. Non vi muovete, porto su le
bottiglie della mia riserva personale-
Thomas sorrise raggiante, prima di avviarsi verso la porta,
veloce come un fulmine intento ad attuare esattamente ciò che aveva detto di
voler fare. Rein vide lo sguardo sopraffatto di Trudy e si trovò a ridere.
-Andiamo Trudy, poteva anche andare peggio di così-
-E di grazia principessa, come poteva essere peggio di
quello che sta per accadere?-
-Thomas poteva fare tutto questo davanti alla regina. È una
fortuna che siamo solo tra amici, no?-
Shade rise alle parole di Rein e la turchina gli fece un
piccolo cenno di ringraziamento con il capo. Trudy li fissò, sconfitta
-Promemoria mia per il futuro. Il prossimo invito che ricevo
per un ballo reale farò meglio a rinunciare e a rimanere a casa-
Thomas mantenne la sua parola. Portò con sé tre bottiglie
della sua riserva personale, e non volle sentire ragione sul fatto che nemmeno
una potesse rimanere intatta. I quattro passarono la serata a bere e a parlare,
un raro momento di pace e spensieratezza nelle loro vite. Il risultato
indesiderato, però, fu che sia Rein che Trudy, avendo bevuto decisamente
troppo, si addormentarono, lasciando i due uomini a guardarle.
-Credo dovremmo portarle a dormire nelle loro camere-
Disse Thomas. Shade si trovò ad annuire
-Dovremmo, si-
-Io penso a Trudy e tu a Rein-
Disse il capitano, come fosse la cosa più normale del mondo.
Shade scosse la testa, deciso
-E creare un nuovo scandalo a corte? Già mi immagino “il
principe ha riportato la principessa addormentata nella sua stanza ieri sera”.
Non si può fare-
Thomas si trovò d’accordo con lui
-Hai ragione. Allora io porto Rein e tu porti Trudy-
Shade scosse ancora il capo
-Sei impazzito? Vuoi che dicano che ho riportato una donna
addormentata nella sua stanza in piena notte? Sarebbe uno scandalo. Tu pensa a
Trudy. Tutti sanno che è come fosse una tua sorella, non sarà un problema-
Thomas, leggermente annebbiato dall’alcool bevuto, si
ritrovò concorde con Shade
-Hai ragione. Io penso a Trudy. Quindi tu ti occupi di
Rein?-
Shade questa volta annuì. Anche lui aveva decisamente bevuto
forse un po’ di più di quello che aveva pensato, ma questa volta non ebbe
niente da ridire sulla proposta di Thomas. Il capitano si alzò dalla sedia e si
avvicinò a Trudy. Senza problemi la prese in braccio, sollevandola senza
problemi
-Io vado-
Disse solo a Shade, prima di incamminarsi. Shade si avvicinò
a Rein e la guardò. Rein dormiva seduta sulla sedia, con la testa appoggiata
sul tavolo, tranquilla, con un sorriso impercettibile sulle labbra. Shade si abbassò per osservarla meglio e con un
gesto involontario, le scostò i capelli, in modo da vedere meglio il suo viso.
Il movimento fece riscuotere Rein, che aprì gli occhi, prima però di
richiuderli quasi subito. Shade pensò si fosse riaddormentata, quando ad un
tratto gli parlò, con voce assonnata
-Si è fatto tardi, vero?-
-Si… stavo per riaccompagnarti in camera. Non ti fa bene
dormire sul tavolo-
Rein sorrise, anche se aveva gli occhi chiusi, segno che
stava per riaddormentarsi.
-Posso prenderti in braccio Rein?-
-Perché dovresti?-
-Per riportarti in camera a dormire-
Rein mugugnò qualcosa che a Shade
parve un si e il principe non se lo fece ripetere due
volte. Fece scivolare il suo braccio dietro la schiena della turchina, mentre
l’altro lo fece passare sotto le sue gambe, poi, con un movimento deciso, la
tirò a se. Era la seconda volta che la teneva tra le
braccia, eppure si meravigliò ancora di quanto fosse leggera. Cercò di
sistemarla meglio tra le sue braccia per cercare di avere più stabilità
possibile, e quando fu certo di averla salda tra le sue braccia la guardò. Rein
aveva il capo appoggiato contro la sua spalla e dormiva tranquilla. Shade non
perse tempo e si avviò veloce verso gli appartamenti di Rein. Prima di uscire
dalla stanza, tuttavia, cercò di controllare che il corridoio fino alle scale
fosse deserto. Una volta sicuro che non ci fosse nessuno fece per uscire ma una
risata lo fermò, spaventato. Si chinò e vide gli occhi di Rein aperti che lo
fissavano e un sorriso sul volto della turchina
-Sei così buffo in questo momento-
Rein lo guardò sorridente e lui la fissò scocciato
-Mi hai spaventato-
Rein ridacchiò divertita
-Scusa, prometto di non farlo più-
Shade scosse la testa. Rein era decisamente alterata per il
vino bevuto, quindi non poteva prendersela con lei in quel momento, dato che
non era molto lucida. Tuttavia era divertente vederla così. Ricontrollato il
corridoio e sicuro che non passasse nessuno, Shade si avviò lentamente. Rein,
nel frattempo, aveva richiuso gli occhi ed era silenziosa. Shade pensò si fosse
addormentata di nuovo, ma all’improvviso, sentì le braccia della principessa
avvinghiarsi al suo collo e la turchina stringersi al suo petto. Shade si fermò
di colpo.
-Rein cosa stai facendo?-
Gli sussurrò piano.
-Così sto meglio-
Disse solo la turchina, come se fosse la cosa più normale
del mondo. Shade rimase fermo per qualche minuto, cercando di calmarsi. Rein
aveva decisamente bevuto troppo quella sera e in quel momento si stava
comportando in un modo che di norma non avrebbe mai avuto. Il principe si
decise a riprendere a camminare e ad arrivare alla stanza di Rein il prima
possibile. Era già una situazione fin troppo compromettente per lui quella in
cui si trovava. Shade iniziò a camminare lungo la grande scalinata, in silenzio.
La principessa doveva essersi addormentata veramente in quel momento, perché
Shade sentiva il suo respiro regolare contro il suo petto e il fiato di Rein
sul suo collo. Era sicuramente una situazione imbarazzante per lui, ma anche
piacevole. Dopo un primo momento di disagio e imbarazzo si era accorto di
essere ora decisamente calmo e per niente infastidito di quella situazione.
Avere Rein tra le sue braccia gli sembrava la cosa più normale di tutte, anche
se decise di non pensare troppo a quello. Dopotutto aveva bevuto anche lui
quella sera e forse non era decisamente in grado di fare pensieri coerenti fino
in fondo. Il lungo corridoio che conduceva alla camera da letto di Rein era
silenzioso e poco luminoso e, fortunatamente per lui, vuoto. Shade allungò
leggermente il passo e lo percorse velocemente, non volendosi far vedere da nessuno.
Giunto nei pressi della stanza, il principe vide la porta della stanza di Trudy
aperta e sentì delle voci provenire dall’interno. A quanto sembrava Thomas era
riuscito ad accompagnare la sua amica senza problemi. Shade tirò dritto e senza
esitare aprì la porta dell’appartamento di Rein quando la trovò davanti a se. Impiegò pochi secondi prima di arrivare nella grande
camera da letto di Rein e cercando di non svegliarla, la adagiò piano sul
letto. Con delicatezza cercò di allentare la presa sul suo collo, ma facendolo
svegliò la turchina
-Shade…-
Mormorò la principessa, ancora addormentata. Shade la fece
distendere
-Dormi Rein-
-Lo sto già facendo-
Mormorò Rein e Shade sorrise.
-Brava principessa-
Si ritrovò a mormorarle. Rein ora era comodamente distesa e
Shade si lasciò andare ad un sospiro di sollievo. Era riuscito a portarla sana
e salva e senza farsi vedere da nessuno. Era un enorme successo.
Improvvisamente colto da un po’ di stanchezza si sedette sul letto, stanco.
Senza rendersene conto si trovò a sdraiarsi accanto alla turchina
-Questo letto è comodo-
Mormorò piano, già con gli occhi socchiusi
-E' il letto migliore del mondo-
Gli rispose di rimando Rein. Shade annuì
-Più comodo persino del mio letto…-
Rein ridacchiò e si avvicinò a lui, appoggiando la testa
vicino alla sua spalla.
-Puoi dormire qui ogni volta che vuoi. Dopo tutto è il tuo
palazzo-
-Mi sembra sia un’ottima idea…-
Detto questo, uno sbadiglio lo colse di sorpresa e prima di
capire cosa stesse succedendo davvero, il sonno lo vinse e lui si addormentò
subito, sdraiato di fianco a Rein nella sua stanza.
Dreamy dovette lottare con tutte
le sue forze per non urlare alla vista di ciò che stava vedendo. Era entrata,
come ogni mattina, nella stanza della principessa Rein per svegliarla e
prepararla e farle avere la sua colazione, come tutte le mattine da quando era
arrivata a palazzo. Aveva, quindi, apparecchiato il tavolo con tutto il
necessario, aveva dato una rapida riordinata alla stanza già perfettamente in
ordine, sistemato in un vaso i fiori nuovi appena colti dal giardino che i
giardinieri reali le avevano affidato e alle otto e mezza precise aveva aperto
la porta della stanza da letto, per svegliare la principessa. Come sempre si
era rapidamente diretta verso le grandi vetrate della stanza per aprire le tende
ma si era accorta che queste non erano state chiuse dalla turchina la notte
precedente. Dreamy guardò perplessa le tende già
aperte, prima di voltarsi verso il letto per svegliare la principessa e fu lì
che rimase meravigliata da ciò che vide e dovette lottare con tutta se stessa per non emettere alcun suono. Sul letto c’erano
infatti non solo la principessa, cosa normale e prevedibile, ma anche il
principe. I due erano perfettamente vestiti come la sera prima e stavano
dormendo sopra le coperte del letto, abbracciati. I due, infatti, erano profondamente
addormentati l’uno tra le braccia dell’altro. Dreamy
dovette lottare con tutta se stessa per muoversi il
più lentamente possibile e, una volta raggiunta la porta si allontanò veloce
dalla camera. Arrivò quasi a metà del corridoio quando per poco non andò a
sbattere contro una guardai reale che lei riconobbe subito
-Dwight!-
Il ragazzo la prese per le spalle preoccupato
-Dreamy che succede? Perché stai
correndo? È successo qualcosa alla principessa?-
Dreamy annuì con la testa
-Si e no-
-In che senso?-
-Il capitano delle guardie è sveglio?-
-Il capitano?-
-Si il capitnao, il conte d’Orvail. È sveglio?-
Dwight la guardò perplesso
-Penso di si ma perché vuoi
saperlo? Cosa è successo alla principessa?-
-Devo parlare subito con il capitano. Dwight questa è una
emergenza-
Lo sguardo serio di Dreamy
convinse Dwight ad agire. Prese la sua mano e la guidò veloce verso lo studio
privato di Thomas
-Se è sveglio è sicuramente qui-
Disse Dwight mentre bussava alla porta. Un mezzo grugnito
arrivò come risposta e Dreamy non perse tempo, aprì
la porta decisa
-Capitano c’è una emergenza-
Thomas era seduto alla sua scrivania con una tazza in mano e
uno sguardo corrucciato. La guardò perplesso
-Tu non sei una mia guardia reale-
Le disse. La cameriera lo guardò storto ma si trattenne dal
commentare qualsiasi cosa.
-No non lo sono. Sono la cameriera personale della
principessa Rein-
-La cameriera di Rein?-
-Si esatto-
-Io non mi occupo di cameriere, lo sai questo vero?
Qualsiasi lamentela tu possa avere sono certo che…-
-Si tratta della principessa. Questa è una emergenza-
Dreamy vide lo sguardo di Thomas
cambiare e passare dall’assonnato al serio e vigile.
-Che cosa è successo?-
Le chiese. Dreamy si trovò
improvvisamente a disagio. Si voltò e vide che la porta della stanza era
rimasta aperta e Dwight osservava la scena da lì, in silenzio. Dreamy si avvicinò alla scrivania più che poté e guardò
dritto negli occhi Thomas
-Capitano, stamattina sono andata come sempre a svegliare la
principessa. Solo che quando sono entrata nella stanza…-
-Rein non c’era? Mi stai dicendo che è sparita?-
Dreamy scosse la testa decisa
-No la principessa era esattamente dove doveva essere, nel
suo letto-
Thomas la guardò perplesso
-Sei venuta qui per dirmi che Rein sta comodamente dormendo
nel suo letto? Seriamente? Senti Dreamy, giusto, ho
un mal di testa persistente stamattina non ho tempo per…-
-La principessa non era sola nel letto-
Dreamy aveva pronunciato quella
frase guardando dritto negli occhi Thomas. Vide il capitano rimanere per un
attimo a bocca aperta prima di sgranare gli occhi e sbiancare
-Cosa?-
Disse solo. Dreamy sentì un
leggero rossore salirle sul viso. Percepì Dwight farsi più vicino a lei,
probabilmente scioccato per ciò che aveva appena detto. Ma avrebbe pensato dopo
a lui.
-Avete capito perfettamente-
RibattèDreamy
-Mi stai dicendo che una principessa affidata alle nostre
cure sta dormendo nel suo letto assieme ad un uomo?-
Dreamy annuì
-Chi? Chi è così folle da…-
Thomas non finì la frase e Dreamy
vide come un lampo passare sul suo volto, improvvisamente colto da un pensiero
-Ti prego Dreamy, dimmi che non è
realmente così. Dimmi che non è stato così un cretino!-
Dreamy abbassò lo sguardo
-E' per questo che sono corsa qui
capitano. Cosa facciamo?-
Dreamy sentì Thomas sospirare
-Vai subito a svegliare la contessa di Gaumont.
Spiegale la situazione con discrezione, mi raccomando, e dille di venire subito
nella stanza della principessa. Poi ordina una colazione abbondante, per
quattro persone e falla consegnare nella stanza della principessa. Io mi
occuperò del resto-
Dreamy lo guardò perplessa.
-Colazione per quattro?-
Thomas annuì
-Esatto, colazione per quattro. Poi vai da Rein, vestila fai
quello che fai ogni mattina e comportati come se tutto fosse normale. E tu
Dwight, sorveglia il corridoio. Non fare entrare nessuno, sono stato chiaro? Se qualcuno insiste, di che è una questione di
massima sicurezza. Ordine ricevuto dall’alto, non discutibile. Chiaro?-
Dwight annuì.
-Si capitano-
-Bene! E ora andiamo a sistemare questo casino reale-
Detto questo, Thomas si alzò dalla sedia e si incamminò
verso la porta. Dreamy si avvicinò a Dwight e lo
guardò preoccupata
-Cosa pensi?-
Gli chiese. Il ragazzo la guardò e si ritrovò a sorridere
-Credo che ieri sera abbiamo tutti bevuto un po’ troppo-
-La principessa non beve mai più del dovuto! Saperfettamente come deve…-
-Saranno anche dei reali o dei nobili, ma rimangono comunque
ragazzi come noi-
-Come osi dire…-
-Ti devo ricordare cosa abbiamo combinato noi durante
l’ultima festa del raccolto?-
Dwight la guardò e lei si ritrovò ad arrossire.
-Non tirare di nuovo fuori quella storia… è stata solo una
volta, lo sai, e non ho più bevuto così tanto-
-Ma lo hai fatto, perché eravamo in compagnia e ci siamo
divertiti. Non è successo niente di male. E a giudicare dall’enorme caffettiera
sulla scrivania del capitano e dall’odore di caffè, ieri sera devono avere
bevuto parecchio-
-Ma il capitano non era a dormire abbracciato nel letto
della principessa!-
Sibilò Dreamy, guardandolo.
-Abbracciati?-
Dreamy annuì
-Si, abbracciati. Stavano dormendo sul letto, uno tra le
braccia dell’altro-
Dwight la guardò meravigliato
-Si. Ed erano anche molto carini ora che ci penso meglio…-
-Dreamy…-
-Si scusa, non è il momento, lo so-
-Infatti. Ora dobbiamo solo pensare a salvaguardare la
reputazione della principessa. A proposito pensi che i due…-
Il ragazzo non finì la frase, ma un leggero rossore gli
comparve sulle guance. Dremay lo guardò a bocca
aperta, prima di tirargli un sonoro schiaffo sulla spalla
-Dwight Mircantos, come osi anche
solo pensare una cosa simile!-
-Sei tu che hai detto che stanno dormendo abbracciati sullo
stesso letto. Cosa avrei dovuto pensare, scusa?-
-Credi che il nostro principe avrebbe potuto anche solo
pensare di approfittarsi di una donna ubriaca? Per di più una principessa?-
-Potrebbe essere stato anche il contrario…-
Dwight non finì la frase che un altro schiaffo gli arrivò
addosso
-Non osare parlare oltre. Sei riuscito in un solo minuto ad
offendere due membri di due famiglie reali. Ringrazia che ci sia solo io qui ad
ascoltarti. E per tua informazione stavano dormendo sopra le coperte del letto,
con i vestiti addosso. Quindi non osare più dire una cosa del genere, sono
stata chiara?-
Dwight annuì e non disse niente altro. Dreamy
si trattenne dal tirargli un altro schiaffo o un pugno o un calcio o tutti e
tre e si incamminò veloce per la stessa strada che aveva fatto all’andata,
furiosa. Come aveva anche solo potuto pensare quell’idiota di un uomo che la
principessa potesse avere approfittato del principe? Che assurdità. Come poi se
bastasse un po’ di alcool per far si che dei reali si comportassero come dei
comuni cittadini. Era veramente inconcepibile per lei pensare una cosa del
genere. Si voltò verso Dwight che era rimasto fermo nel corridoio a guardarla
-Sarà meglio che ti muova. Abbiamo avuto degli ordini no?-
Il ragazzo annuì e le corse dietro. Fecero il resto della
strada in silenzio e una volta arrivati sul corridoio del primo piano Dwight si
fermò, prendendo la posizione di guardia che gli era stata affidata. Dreamy si incamminò invece verso la porta della stanza della
contessa, ma ad un tratto si sentì afferrare per il braccio. Dwight l’aveva
inseguita e fermata e ora la stava guardando con lo sguardo da cucciolo
bastonato che lei conosceva fin troppo bene
-Scusa-
Le disse solo. Lei lo guardò storto un’ultima volta, prima
di annuire
-Non dire mai più una cosa simile-
-Non lo farò-
Lei gli sorrise e anche Dwight. I due rimasero qualche altro
secondo così fermi
-Pensi di lasciarmi andare il braccio prima o poi?-
Dwight la lasciò andare subito, quasi si fosse scottato
all’improvviso
-Scusa io non…-
-Vai a fare il tuo lavoro. Ci vediamo dopo-
E
detto questo si avvicinò alla porta della contessa. Prese un respiro, poi
afferrò la maniglia decisa e aprì la porta. Tuttavia, prima di entrare lanciò
uno sguardo preoccupata verso la porta dell’appartamento della principessa.
-Fa che vada tutto bene-
Mormorò prima di avviarsi a svegliare la contessa cercando
di spiegarle cosa fosse successo.
Thomas stava osservando decisamente troppo divertito la
scena davanti a se e il divertimento, in quel momento,
doveva essere l’ultima cosa che doveva provare. Tuttavia la vista di Shade e
Rein teneramente abbracciati sul letto e profondamente addormentati lo intenerì.
Gli dispiaceva quasi dovere interrompere quel loro momento idilliaco, ma il
dovere verso il suo regno doveva avere la precedenza rispetto la sua amicizia
con il principe. Così, sempre con il sorriso sul volto, si avvicinò al letto e
con una leggera dose forse di forza in più rispetto a quella richiesta, diede
una sonora scrollata al suo caro amico principe Shade
-Sveglia sveglia bel principino-
Shade mormorò qualcosa nel sonno, ma continuò a tenere gli
occhi chiusi. Thomas allora si sedette sul bordo del letto vicino a lui e gli
diede un’altra scrollata
-Shade, apri i tuoi dolci occhi regali. C’è una bella
sorpresa ad aspettarti al tuo risveglio-
Questa volta le parole di Thomas sembrarono far breccia nel
principe e Shade iniziò a parlargli, segno che si stava svegliando
-Thomas, te l’ho mai detto che di prima mattina sei ancora
più fastidioso del solito?-
-Solo qualche volta-
-Che cosa vuoi Thomas?-
-Solo prevenire un’incidente diplomatico-
Shade voltò lo sguardo verso Thomas e lo guardò assonnato
-Chi è che ha causato un incidente diplomatico?-
-Tu-
Shade sgranò gli occhi e lo guardò perplesso
-Io? Cosa avrei mai fatto?-
-Non ti sei accorto di dove sei, vero?-
Thomas gli sorrise calorosamente. Il principe lo guardò, poi
guardò perplesso la stanza in cui si trovava. Infine, spostò lentamente il capo
in direzione di Rein che continuava a dormire beatamente tra le sue braccia.
Shade ebbe un sussulto quando la vide e si voltò verso Thomas, imbarazzato e
preoccupato
-Perché sono in camera di Rein?-
-Questo te lo dovrei chiedere io-
-Ricordo solo di averla riaccompagnata e poi…-
Shade non finì la frase e guardo il suo amico, preoccupato.
Thomas si alzò dal letto e continuò a guardarlo sorridendo
-Il poi me lo dirai un’altra volta. Non credo sia giusto
svelare certe cose subito e…-
Thomas non poté finire la frase perché un cuscino volò verso
di lui, colpendolo in viso. Il capitano scoppiò a ridere, cosa che provocò
ancora di più l’indignazione del principe
-Thomas!-
Disse solo. Thomas ridacchiò ancora un po’. Tutto quel
trambusto, però, aveva fatto si che anche Rein si
svegliasse. La turchina che si era raddrizzata sul letto, guardava perplessa i
due, ancora assonnata
-Che ci fate voi qui?-
Domandò nascondendo uno sbadiglio dietro la bocca
-Chiedo scusa per l’intrusione, Rein, ma sono venuto a
salvarvi. Dopotutto è compito del capitano delle guardie reali prevenire i
disastri compiuti dai reali-
-Guai? Che guai?-
Rein ora lo stava guardando, ma aveva ancora gli occhi
velati dal sonno. Thomas indicò allora il principe che si era sdraiato di nuovo
sul letto e si era coperto il volto con un braccio. Thomas vide il cambio di
sguardo sul volto della principessa. Rein fissò Shade, il letto sfatto e poi se stessa, prima di riportare lo sguardo su Thomas
-Non è come sembra!-
Disse Rein, imbarazzata. Thomas ridacchiò divertito, prima
di farle un inchino
-So perfettamente che non è quello che sembra altezza. Ma io
sono io, principessa, la corte, tutt’altra cosa. E dato che forse voi vi
trovare in questa situazione per colpa delle mie bottiglie di vino, diciamo che
mi sento in dovere di soprassedere sulla cosa e anche dall’astenermi dai
commenti-
Rein lo guardò imbarazzata, ma fece un piccolo cenno di
assenso con il capo, grata. Thomas le rispose con un altro gesto del capo.
-Bene altezza, direi di lasciare qualsiasi tipo di
spiegazioni ad un'altra occasione. Shade, se non ti dispiace seguirmi ora,
direi di lasciare un po’ di privacy alla principessa. Rein, la tua cameriera
sarà qui a breve-
Detto questo Thomas fece un cenno a Shade, indicandogli la
porta. Il capitano vide i due principi scambiarsi uno sguardo, prima che Shade
si alzasse dal letto e lo seguisse. Una volta arrivati nel salotto di Rein, il capitano
si voltò verso il suo amico
-Credo ti convenga evitare l’alcool da ora in poi-
Shade lo fulminò con lo sguardo, prima di sospirare e di
sedersi pesantemente sulla poltrona presente nella stanza. Thomas ridacchiò ma
seguì il suo esempio e si sedette sul divano
-Non è successo niente Thomas-
-Lo so, ti conosco abbastanza da sapere che non ti saresti
mai approfittato di una donna addormentata. Quello che non mi spiego è come tu
ti possa essere addormentato-
-Non lo so. Ricordo solo di averla messa sul letto e poi…
devo essermi addormentato anche io-
Thomas scosse la testa, ma non disse niente. Guardò il suo
amico
-Sei fortunato che la prima persona che vi abbia visto sia
stata la cameriera di Rein e che lei sia venuta da me. Sarebbe
potuto essere uno scandalo altrimenti-
Shade annuì
-Grazie Thomas-
Il capitano sgranò gli occhi ma si ritrovò a sorridere.
Sapeva che se Shade era persino arrivato a ringraziarlo, significava che aveva
veramente fatto qualcosa per cui se lo meritava seriamente. Shade non era tipo
da dire grazie molto spesso, almeno non a lui.
-Sarà meglio farti bere al più presto del caffè. E sarà
meglio anche che vada a recuperarti un cambio di vestiti. Daresti troppo
nell’occhio se per una colazione con i tuoi amici tu ti fossi presentato con
degli abiti da sera-
Shade lo guardò perplesso
-Colazione con gli amici?-
Thomas annuì
-Esatto. Come avevamo concordato ieri sera, questa mattina
noi quattro ci ritroveremo tutti qui per colazione, come buoni amici che siamo.
Ora che ci penso sarebbe meglio che avvisi anchePhilip, dopotutto anche lui fa parte del giro
ormai, no? Vado prima che si faccia troppo tardi. Tu non ti muovere da qui mi
raccomando-
Prima di dare il tempo a Shade di rispondere, Thomas si
avviò veloce. Voleva lasciare un po’ di tempo a Shade di riprendersi,
dopotutto, conoscendo bene l’amico sapeva che in quel momento si doveva sentire
distrutto e imbarazzato per essersi fatto beccare in quella situazione. E
Thomas poteva concederli mezza giornata di riposo dalle prese in giro.
Dopotutto erano amici, un piccolo favore poteva anche concederglielo, una volta
tanto.
La marchesa Eldelberry guardò
furiosa quella giovane guardia reale
-Ho detto fammi passare subito. Sai chi sono io?-
-Desolato, marchesa, ma questi sono gli ordini ricevuti. Non
posso fare entrare nessuno in corridoio questa mattina-
-Io devo vedere immediatamente la principessa, spostati se
non vuoi che faccia saltare la tua testa-
-Desolato marchesa. Gli ordini sono chiari. Non posso fare
passare nessuno, mi dispiace-
Fanny contemplò seriamente la possibilità di fare una
scenata ma trovò dentro di se la forza per calmarsi.
Era una marchesa ora, dopotutto, non poteva certo permettersi di comportarsi
come una donna qualunque. Squadrò ancora una volta quella nullità di guardia
davanti a lei prima di voltarsi stizzita e tornare sui suoi passi. E pensare
che si era preparata così tanto per quell’incontro con Rein. Aveva pensato e
ripensato in modo ossessivo prima di trovare con attenzione le parole adatte da
usare con la principessa e fare breccia nel suo cuore. E ora una stupida
guardia le aveva mandato a monte tutti i suoi piani. Che poi perché mai
l’accesso al corridoio doveva essere chiuso? Non aveva mai sentito che
l’accesso fosse proibito la mattina. Doveva esserci qualcosa sotto, ma la
marchesa non riuscì a pensare a niente che potesse essere plausibile. Aveva
provato a chiedere alla guardia, ma le era stato solo risposto che aveva
ricevuto ordini dal capitano di non fare entrare nessuno. Sempre colpa di quel
dannato capitano delle guardie. Prima era stato lui il responsabile di quella
festa in giardino dove lei non era stata minimamente presa in considerazione,
poi c’era il non meno importante dettaglio che fosse così amico con Trudy. E
ora le aveva impedito di incontrare la principessa. Stava diventando più una
spina nel fianco lui che non la contessa. Ma dopotutto, non doveva ancora
preoccuparsi per molto di loro due. Non appena fosse riuscita a farsi amica la
principessa Rein, tutto si sarebbe sistemato, proprio come lei desiderava.
Arrivò nella sua stanza in tempo per vedere suo marito
-Già di ritorno?-
Le chiese, con un leggero moto di scherno. Fanny lo ignorò e
si sedette sul divano
-Non ho visto la principessa-
-Già scaricata prima ancora di averci provato? Siete una
delusione, mia cara-
-Nessuno può avvicinarsi alla principessa questa mattina.
Sono stata fermata da una guardia reale-
-E' successo qualcosa di grave?-
Fanny scosse il capo
-No, se fosse successo qualcosa a palazzo lo avrei saputo-
-E' strano…-
Fanny guardò il marito e si trovò ancora più stizzita di
quanto già non fosse
-Non pensare a cose strane. Qui parliamo di reali, sono
eccentrici per definizione. Probabilmente questa mattina la principessa non
avrà voluto vedere nessuno, magari non si vede abbastanza bella per ricevere
visite-
-La principessa non mi sembra il tipo-
-Ma cosa ne vuoi sapere tu di queste cose. Fidati, sarà
sicuramente come dico io-
-Se lo dici tu mia cara-
-Si, lo dico io. È solo una piccola scocciatura, ma non è
tutto perduto. Vedrai, oggi pomeriggio vedrò sicuramente la principessa. E avrò
ciò che voglio-
-Spero sia così, mia cara-
-Io non lo spero, lo so. Sai che alla fine va tutto sempre
secondo i miei piani, non è così?-
L’uomo non le rispose ma se anche lo avesse fatto Fanny non
ci avrebbe fatto caso. Si, la principessa sarebbe presto stata in mano sua e
con lei si sarebbero spalancate le porte per la sua affermazione definitiva.
Dopo non sarebbe stata solo una ragazza fortunata ad avere preso un marchese,
sarebbe stata un gioiello raro, un diamante adatto a stare a contatto con i
reali. E lei sapeva che quello era il suo posto, e niente glielo avrebbe mai
fatto cambiare.
Lo so, non state sognando e non state vaneggiando… sono
effettivamente tornata, dopo oltre un anno! Non so quanti ritroverò a leggere
questo capitolo ma sappi che se anche solo uno arriverà fino a questo punto,
sarà già un ottimo risultato.
Per molti motivi, il 2023 è stato un anno sia bellissimo che
orribile e, purtroppo, a soffrirne è stata la mia scrittura soprattutto.
Dovendo concentrarmi sui vari problemi non avevo tempo per sedermi con calma e
scrivere qualcosa e quando avevo tempo, la mia testa era da tutt’altra parte, e
dato che ormai lo sapete, amo questa storia come fosse un figlio, sapete che
non potevo permettermi di scrivere male solo per continuare a pubblicare.
Vorrei cercare di mantenere un livello costante, quindi ho preferito evitare di
scrivere quando non sarebbe venuto niente di buono. Certo, non mi aspettavo di
impiegare così tanto tempo, ma alla fine, eccomi qua.
Io spero che questo capitolo vi possa avere regalato qualche
sorriso e spero di trovare ancora qualcuno pronto ad aspettare questa storia.
Voi lo sapete, io vi sono sempre molto grata nel vedere
l’affetto verso quello che scrivo e spero veramente di rivedervi ancora al
prossimo aggiornamento. Nel frattempo io vi mando un bacio grande, vi auguro
ancora un buon inizio anno e ci vediamo al prossimo capitolo. Un bacio, come
sempre, dalla vostra