Sei rovinato su ogni bordo, ma sei un capolavoro. (KatsukiBakugoxReader)

di Nope1233
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ti ricordi di me? ***
Capitolo 2: *** Primo giorno. ***
Capitolo 3: *** Sei ancora qui. ***
Capitolo 4: *** Lontano. ***
Capitolo 5: *** Promesse. ***
Capitolo 6: *** La mia strada. ***
Capitolo 7: *** Sentimenti. ***
Capitolo 8: *** Esercitazione. ***
Capitolo 9: *** Esercitazione. (pt.2) ***
Capitolo 10: *** Segreto. ***
Capitolo 11: *** Inizio ***
Capitolo 12: *** Festival ***
Capitolo 13: *** Esplosione ***
Capitolo 14: *** Instabile ***
Capitolo 15: *** Ospedale ***
Capitolo 16: *** Casa ***
Capitolo 17: *** Calma ***
Capitolo 18: *** Scelta ***
Capitolo 19: *** Memorie ***
Capitolo 20: *** Parole ***
Capitolo 21: *** Uscita ***
Capitolo 22: *** Respiro ***
Capitolo 23: *** Insieme ***
Capitolo 24: *** Vertigine ***
Capitolo 25: *** Stage ***
Capitolo 26: *** Gelosia ***
Capitolo 27: *** Sicurezza ***
Capitolo 28: *** Stelle ***
Capitolo 29: *** Rottura ***
Capitolo 30: *** Speranza ***



Capitolo 1
*** Ti ricordi di me? ***


- Ricordo bene quel periodo. Quello dove eravamo bambini e giocavamo alle cose più disparate senza nemmeno pensarci troppo.

Nè io, né Kacchan e nemmeno Izuku avevamo ancora sviluppato i nostri quirk e vivevamo ancora spensierati immaginando quello che saremmo potuti essere una volta cresciuti. Tutti e tre volevamo diventare eroi di alto livello.

Ricordo anche la prima volta che Kacchan mi rivolse la parola. Eravamo nel cortile dell'asilo e con i suoi soliti toni stava minacciando un bambino di mandarlo all’ ospedale. Non conoscendo nè lui nè la vittima mi buttai in mezzo difendendo il malcapitato. Mi parai davanti a lui con le braccia aperte e fissavo Kacchan con aria di sfida. 

Quest'ultimo si avvicinò con aria di superiorità e cercò di colpirmi. Schivai il colpo e con uno sgambetto lo feci cadere a terra. Sembrava arrabbiato, ma a me non importava.

così impari brutta testa gialla!” dissi quasi urlando.

Riuscii ad intravedere un sorriso beffardo sotto quei ciuffi biondi mentre si rialzava e poi si mise a ridere.

Ahahah! Ehy, tu! Sembri forte! Ti andrebbe di entrare nella mia banda di eroi?”

Ero stupita, non mi aspettavo una reazione del genere. 

Tese la mano verso di me, come un segno di pace. Non riuscivo a capire dove volesse arrivare, ma poi sorrise di nuovo. Ci pensai per qualche secondo e poi accettai ricambiando la stretta di mano.-


 


 



 

Finalmente quelle 12 ore di volo erano terminate, non ne potevo davvero più.

Scesa dall’ aereo mi diressi verso l'area apposita per recuperare le mie valigie proseguendo poi ai gate.

Una volta fuori presi il primo taxi e mi diressi verso l'appartamento che i miei parenti in Italia avevano affittato.

-In un certo senso, mi mancherà l'Italia- pensai.  -sono cresciuta bene con i miei zii e mi sono fatta un sacco di amici. Spero che qui sia lo stesso.

-Erano anni che non tornavo in Giappone nonostante ci fossi nata. I miei genitori si trasferirono qui per cercare fortuna come eroi e ci riuscirono fino a quella notte. Già, fino a quella notte dove tutto crollò come un castello di carte e io fui costretta a scappare trascinata dai poliziotti e dagli eroi. Avevo solo 8 anni. Quei ricordi mi tormentavano ogni notte e facevo sempre fatica a dormire.

L'auto sfrecciava sulla strada e dal finestrino vidi gli stessi luoghi dove giocavo con Kacchan e Izuku fino ai miei 6 anni.

-Già…Kacchan e Izuku. Chissà come stanno. Conoscendoli si saranno iscritti alla UA proprio come me.-

Non ero più riuscita ad avere contatti con loro dopo quel giorno, ero dovuta sparire nel nulla. Ora invece mi ero decisa a riprendere in mano la mia vita e studiare nella miglior scuola per eroi.

“Siamo arrivati, signorina.” La voce dell'autista interruppe i miei pensieri.

“V-va bene, la ringrazio!”. Pagai e scesi.

Mi ritrovai davanti a una serie di palazzi tutti uguali con dei numeri enormi scritti su ognuno di essi. 

“Palazzo 2, appartamento 12” lessi sull’ appunto prontamente scritto sul telefono. La mia scarsa memoria non aiutava assolutamente per queste cose. 

Appesantita dalle mie due valigie arrivai all’ appartamento e aprii la porta. Davanti a me si presentava il solito gradino dove potermi togliere le scarpe e a seguire un corridoio che terminava sulla sala da pranzo annesso cucinino. La mia stanza era comunque grande con un bel letto matrimoniale mentre il bagno era molto angusto ma con tutto il necessario. La casa era appena stata ristrutturata e profumava ancora di vernice. Non vedevo l'ora di riempire quelle stanze con le mie cose, di rendere mia quella casa. Magari perché no, anche far risuonare tra le mura il vociare e le risate dei miei nuovi amici passati per studiare insieme o anche solo per divertirci. 

Passai l'intero pomeriggio a personalizzare e a buttare colore su quelle pareti troppo bianche per i miei gusti e una volta finito mi diressi verso un Lawson a comprare qualcosa da mettere sotto i denti. 

Dopo aver lasciato la cucina nel mio solito disordine mi spostai nella mia stanza e crollai sul letto esausta. -Il jetlag sicuramente non aiuta- pensai e mi addormentai senza riuscire nemmeno a ragionare su altro.

- - - - -

Il mattino dopo fui costretta a svegliarmi per via del fastidiosissimo raggio di sole che penetrava dalla finestra. Non riuscendo più a prender sonno decisi di alzarmi. 

Dato che il mio primo giorno alla UA sarebbe stato il seguente pensai che fosse una buona idea fare un giro nei dintorni, giusto per ambientarmi nuovamente. Mi feci una doccia e uscii di casa. 

Era una bella giornata sicuramente adatta ad una passeggiata esplorativa. Dopo aver indossato le mie cuffie ed essere arrivata in strada mi diressi verso la zona più commerciale.

Dopo una decina di minuti arrivai in una zona molto frequentata. I colori delle vetrine, il vociare dei passanti, gli odori squisiti che permeavano dai chioschi mi inebriavano. Mi ritrovai a essere felice senza alcun apparente motivo.

Quella zona la frequentavo da piccola insieme a Kacchan e Izuku. Ci fermavamo sempre nel combini di questa strada per scovare le figurine degli eroi e ricordo bene che una volta trovarono entrambi quella di All Might. Non li avevo mai visti così felici.

Esattamente quel combini quel giorno esponeva della frutta. La mitica frutta “giapponese” con prezzi da capogiro, non mi stupivo che venisse usata come regalo per gli eventi importanti.

Mentre contemplavo le forme particolari e i vivaci colori di quella frutta pensando se convenisse aprire un mutuo per poterla comprare, una mano mi toccò la spalla. Togliendo le cuffie mi voltai. 

Una signora formosa dai capelli biondi, corti e ribelli mi sorrise.

“Ma tu sei T/N, giusto ?”

“Ehm, si…”

Sondai la mia memoria alla ricerca di una corrispondenza e dopo un paio di secondi riuscii ad uscire dal mio silenzio imbarazzante.

“Oh miseria, lei è la signora Mitsuki Bakugo !”

“Ti ricordi di me! Mi fa molto piacere! Come stai? Dai farfugliamenti sconnessi di Katsuki ho capito che te ne eri andata molto tempo fa !”

“Beh…si. Purtroppo non ho potuto vedere nessuno quando me ne sono andata. Mi dispiace non essere potuta passare a salutarla.”

“Ooh ! Non scusarti ! Immagino che la situazione fosse importante !”

“Ecco..direi di si.”

“L'importante è che ora vada tutto per il meglio! Sono felice che tu sia tornata! Studierai alla UA come Katsuki ?”

“Esattamente! Domani sarà il mio primo giorno !”

“Che bella notizia! Sono certa diventerai una bravissima hero. Da piccola eri già una forza della natura, sono sicura che non avrai problemi !”

“La ringrazio per la fiducia.” dissi inchinandomi quasi imbarazzata.

“Ahaha ! Non inchinarti! Io, mio marito e quel testardo di mio figlio viviamo qui in zona, sempre nella stessa casa in cui venivi spesso quando eravate piccoli. Ti andrebbe di fare un salto ora a prendere un the ?”

“Ehm, la ringrazio signora Bakugo, ma devo rifiutare. Se le va bene potremmo fare un'altra volta.”

“Certamente, nessun problema. Sarai indaffarata con il trasferimento immagino.”

“Eheh, un po’.” dissi con un sorriso imbarazzato.

Non volevo rivedere Kacchan, non ancora almeno. Mi sentivo in colpa nei suoi confronti per essermene andata senza avergli detto nulla. Conoscendo il suo egocentrismo si doveva essere offeso, anche se la nostra ultima chiaccherata la sera stessa della mia scomparsa non era stata delle migliori. Gli avevo detto delle cose orrende.

“Posso dirti una cosa, T/N ?” riprese a parlare Mitsuki con tono serio.

“Certamente.”

“Forse non dovrei dirtelo, ma conoscendo mio figlio sono certa che difficilmente riuscirebbe a comunicarti i suoi sentimenti. Vedi, dopo la tua scomparsa Katsuki si è rinchiuso in camera sua per giorni. Lo sentivo piangere spesso e a malapena mangiava. Ha sofferto molto per via della tua assenza. Ho provato a spiegargli che purtroppo a volte le cause di forza maggiore si mettono in mezzo e non si può fare nulla al riguardo. Spero con tutto il mio cuore che lo abbia compreso.”

Sentivo il senso di colpa bruciarmi nel petto. 

(- Kacchan…aveva sofferto per colpa mia? Sul serio?-)

“Non voglio assolutamente farti star male per questo T/N, sai benissimo anche tu come è fatto Katsuki. Tutto questo per arrivare a dirti che lui non ti ha mai dimenticato.”

La guardai stranita, non riuscivo a comprendere.

“Ti ricordi tutti quei disegni e quei bigliettini che vi regalavate da piccoli ? Ecco, lui li ha ancora tutti quanti e ogni tanto lo scopro a riguardarli. Quello che vorrei comunicarti T/N, è che conoscendo mio figlio sicuramente quando lo vedrai domani si comporterà da emerita testa di cazzo ma nel suo profondo ti vuole ancora molto bene. Quindi, se ti interessa ancora essere amica di Katsuki, ti prego, non arrenderti con lui. La vostra amicizia lo aveva cambiato, stava diventando un bambino migliore e so che, anche se ora è ossessionato con l'idea di essere il numero uno, tu occupi ancora un posto molto importante nel suo cuore. Eri una bambina così dolce e vedervi così legati mi riempiva di gioia.”

Non sapevo cosa rispondere. Nel mio petto emozioni contrastanti se le stavano dando di santa ragione e da fuori con alta probabilità mostravo la mia migliore faccia da ebete.

“Ahaha ! Non cambio mai, non riesco proprio a farmi gli affari miei ! Gli affari dei giovani, sono dei giovani !” rise imbarazzata Mitsuko.

“N-non c'è problema.” risposi.

(-Kacchan, si ricorda di me.-)

“Allora ti lascio alle tue faccende ! Spero davvero di poterti rivedere presto T/N e ricordati che l'offerta per il the è sempre valida !”

“La ringrazio, signora Mitsuki.”

Ci salutammo e mi diressi verso casa.

 Non indossai neanche le cuffie da quanto quelle parole mi rimbombavano nella mente.

(- Kacchan…non mi odia per quello che gli ho detto.-)

Non riuscivo a pensare ad altro.

(- Lui…lui forse mi ha perdonato.-)

Aprii la porta di casa ed entrai. Il silenzio di quelle mura si fece assordante e delle lacrime mi rigarono il viso.

Mi lasciai scivolare contro il legno della porta e portai le ginocchia al petto.

Piansi.

Piansi tanto.

(- Kacchan mi vuole ancora bene.-)

.
.
.
Ciao! :D
Fatemi sapere cosa ne pensate che sono curiosa! Forse come capitolo è un pò troppo romanzato e descrittivo, ma con i prossimi cominciamo sul serio!
Alla prossima!

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Capitolo 2
*** Primo giorno. ***


T/N POV

(Flashback)
 

- “Kacchan !” urlai cercando di raggiungerlo tra gli alberi.

Io e Izuku gli camminavamo alle spalle aspettando che ci degnasse di una risposta.

“Cosa c’è ?” domandò Katsuki.

“Che ne dici se giocassimo alla squadra di eroi ?” rispose Izuku.

“Ok ! Ma ovviamente io sarò il capo dato che il qwirk di T/N è ancora troppo debole e il tuo non si è ancora mostrato.”

“Uffa, Kacchan… devi sempre fare tu il capo.”

“Certo ! Per i motivi che ho appena detto, Deku. Il mio qwirk è il più figo di tutti !”

“Ma per stavolta potrebbe farlo Izuku, no ?” dissi senza pensarci troppo.

Kacchan mi guardò stranito.

“No, no e ancora no ! Io sarò il super eroe mentre tu e Deku farete i cattivi. Non ho bisogno di palle al piede.”

Fummo costretti ad accettare.

Dopo un pomeriggio passato a prendere botte da Kacchan, ci avviammo verso casa esausti.

Izuku lasciò il gruppo per primo e con il suo solito sorriso ci salutò mentre io e il biondino avevamo ancora un pezzo di strada da fare insieme. Il viso di Katsuki si fece serio e cominciò a fissare l’asfalto tirando di tanto in tanto dei calci ai sassolini che gli capitavano a tiro.

“Tutto bene ?” chiesi.

“Certamente.”

Dopo qualche minuto di silenzio il bambino si fermò e mi guardò negli occhi.

“T/N...sbaglio o il tuo qwirk si sta facendo sempre più forte ?”

“Ehm, credo di si! Finalmente, non hai idea di quanto io ne sia felice !”

“Capisco.”

Si voltò e mi diede le spalle. Non capivo dove fosse il problema.

“Kacchan...” bisbigliai tendendo una mano verso la sua spalla.

“Io sarò l’eroe più forte di tutti. Nessuna Unicità è figa quanto la mia, nemmeno la tua, chiaro ?” disse girandosi verso di me. Notai che nonostante l’espressione rabbiosa aveva gli occhi lucidi, non era una cosa da Katsuki.

Mi bloccai.

“Non devi preoccuparti di questo.” dissi.

“Come no ? Deku non mi preoccupa, ma se tu diventi più forte di me sarò costretto a sconfiggerti per essere il numero uno, quindi non farlo !” urlò, mentre una lacrima gli solcava il viso.

Rimasi interdetta, ma dopo qualche istante sorrisi e presi le sue mani tra le mie.

“Trovo difficile che qualcuno sia più forte di te. Hai un’ Unicità spettacolare, Kacchan !”

Rimase immobile a fissarmi, notai anche un po' di rossore sulle sue guance.

“Lo so.” rispose liberando le sue mani dalla mia presa e asciugandosi le lacrime.

Fece qualche passo proseguendo sulla strada, ma vedendo che ero rimasta ferma si voltò.

“Vieni o no ?” sorrise con fare beffardo. In un attimo era tornato il Katsuki di sempre.

“Certo !” dissi correndo nella sua direzione e ridendo gli saltai sulle spalle.

“Che fai ?! Levati !” reagì cercando di liberarsi dalla mia presa.

Le mie risate si fecero più forti e dopo aver cercato inutilmente di disarcionarmi finalmente lo sentii ridere.

Vederlo sorridere fu la cosa più bella che potessi ricordare di quel periodo.-

 

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T/N POV

 

Quel dannato raggio di sole tornava a tormentarmi attraverso quella finestra.

“Devo comprarmi delle tende.” fu la prima cosa che borbottai tra me e me una volta aperti gli occhi.

Data la conclusione della serata precedente  mi scordai di mettere la sveglia. Lentamente mi sedetti sul letto e cercai il telefono per controllare l’orario.

Era tardissimo.

Mi alzai di corsa, mi lavai, indossai la divisa in fretta e furia e mi diressi correndo verso la UA.

Una volta arrivata davanti agli enormi cancelli, mi fiondai nella hall cambiandomi le scarpe. I corridoi erano già vuoti e non c’era nessuno in giro.

 

“Non male come primo giorno.” dissi a bassa voce.

Mi avviai verso le aule ma l’intreccio di quei corridoi mi fece perdere il senso dell’orientamento. Cominciai ad andare nel panico.

Nel mio vagare disperato intravidi un ragazzo con i capelli viola che stava uscendo da una stanza.

“P-perdonami!” dissi parandomi davanti a lui con il fiatone. “Sai dove posso trovare l’aula della 1A?”

Mi guardò con aria interrogativa.

“Sei una nuova studentessa?”

“Si, esatto e sono già in ritardo il mio primo giorno. Puoi aiutarmi?”

“In fondo a questo corridoio troverai una porta simile a questa ma con scritto sopra 1A.”

“Ti ringrazio!” Mi inchinai e ripresi a correre.

Una volta arrivata davanti all’aula corretta mi fermai per riprendere fiato, ma in quel momento la porta si spalancò. Un uomo vestito di nero e con dei lunghi capelli anch’essi neri mi stava fissando.

“Sei in ritardo.” borbottò.

“Ehm, si. Mi scusi, davvero, non avevo intenzione di...”

L’uomo si spostò di lato e con fare annoiato mi disse di entrare. Eseguii gli ordini.

Mi ritrovai davanti una classe di ragazzi della mia età che mi fissavano con aria curiosa, poi un ragazzo dai capelli verdi ruppe il silenzio.

“T/N!”

“Oh! Ciao Midoriya!”

“Vi conoscete?” indagò quello che intuii fosse il professore.

“Si, eravamo amici d’infanzia quando vivevo ancora in Giappone.”

“Fantastico.” ironizzò il maestro.

Nel frattempo, con gli occhi scannerizzai ogni persona in quell’ aula e alla fine lo trovai.

Katsuki Bakugo.

Era diventato bellissimo, proprio come lo immaginavo.

Non mi considerò nemmeno un momento, i suoi occhi erano troppo impegnati a scrutare qualcosa fuori dalla finestra.

Sentii salirmi un nodo alla gola e lo stomaco rivoltarsi.

Per fortuna l’uomo vestito di nero parlò riportandomi alla realtà.

“Io sono il professore Shota Aizawa, il coordinatore di questa classe. Prego, presentati.”

Deglutii. Mi sentivo in colpa perfino a parlare. Piegai la testa verso il basso cercando la forza per non pensare.

“Tutto bene?” intervenne Aizawa.

“C-certamente mi scusi.”

(-Insomma, una fila di figuracce dietro l’altra oggi.-) pensai.

Alzai lo sguardo cercando di sfoderare il mio sorriso migliore. Con la coda dell’occhio notai Katsuki che mi guardò un istante per poi tornare a fissare il vuoto. Decisi di concentrarmi sul sorriso di Midoriya e iniziai a parlare.

“Ciao a tutti, mi scuso per il mio ritardo. Mi chiamo T/N T/C e ho vissuto in Italia fino a qualche giorno fa nonostante io sia nata qui in Giappone. Ora sono tornata per studiare qui con voi alla UA.”

Mi inchinai. “E’ un piacere fare la vostra conoscenza, spero che diventeremo ottimi amici!”

“Vai a sederti nel banco vuoto in fondo alla classe. Finalmente, possiamo iniziare.” disse il professore.

Eseguii l’ordine e passai di fianco al banco di Katsuki che continuò ad ignorarmi. Il suo profumo non era cambiato, era buono come sempre.

Mi sedetti al mio posto e una ragazza molto carina dai capelli castani si voltò verso di me.

“Piacere, T/N! Com’è l’Italia? E’ un posto in cui sogno di andare da quando ero una bambina!” bisbigliò allegra.

“Uraraka. Segui la lezione dopo potrai importunare T/N quanto vorrai.”

“S-scusi, professore!”

Mi fece l’occhiolino e si voltò verso la cattedra.

C’era una bella energia in quell’aula. Ovunque, tranne intorno a Katsuki. Ora si era finalmente voltato verso il professore giocherellando con una penna, mentre fissava il banco praticamente vuoto con aria distratta.

 

(- Devo assolutamente parlargli.-)

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Capitolo 3
*** Sei ancora qui. ***


Bakugo Katsuki POV

 

Quella fu davvero una giornata infernale.

 

La mattina il professore aveva annunciato che presto si sarebbe svolto il festival scolastico e una volta arrivato a casa ed essermi cambiato decisi di andare ad allenarmi. Dovevo essere al massimo della mia forma per quel giorno.

Notai che mia madre non era a casa e un biglietto sul tavolo mi informava che era uscita per delle commissioni. Non me ne preoccupai troppo, indossai le cuffie e uscii.

 

Quel giorno decisi di deviare dal mio solito percorso e correre più chilometri che potevo. Volevo strafare, spingere oltre ogni mio muscolo.

 

Il sole cominciava a calare e gli ultimi raggi caldi della giornata quasi mi accecavano, mi piaceva quella sensazione. Mi sentivo il padrone del mondo e questo mi fece scappare un sorriso mentre pieno di energie acceleravo la mia corsa.

 

Costeggiai la foce del fiume e mi lasciai trascinare dalle note del gruppo rock straniero che stavo ascoltando. Riusciva sempre a darmi la carica.

Volevo vincere quel cazzo di festival e nessuno si sarebbe messo sulla mia strada. Nessuno.

 

Arrivato alla spiaggia, mi fermai a contemplare il sole spegnersi nel mare. Era una sensazione magnifica sentirmi così potente al punto di far sparire tutto sullo sfondo. Purtroppo qualcosa di anomalo si intromise nei miei pensieri e ruppe quel meraviglioso equilibrio.

 

(- Venivo sempre qui con T/N quando eravamo piccoli...mi chiedo se...-)

Mi tirai un leggero schiaffo per soffocare il resto della frase.

 

Lei era offlimits. Anche solo pensarla era vietato da una delle regole che mi ero imposto anni fa.

Non dovevo chiedermi come stesse, se era diventata ancora più bella, se aveva continuato ad allenare il suo qwirk, se si ricordava di me e un’ altra lunga serie di cose che mi riportavano a rivedere il suo viso sorridente davanti agli occhi.

 

Ma ormai il danno era fatto. Lei era lì, di fianco a me su quella spiaggia e in attimo tutto quello che era intorno a me cambiò il suo sapore.

Il desiderio di vittoria e la certezza di poter fare qualunque cosa si trasformarono in insicurezza, malinconia e in una sensazione di vuoto all’altezza dello stomaco.

Mi portai una mano al viso cercando di mascherare a me stesso il dolore che si stava facendo sempre più forte.

Strinsi i denti.

(-Perchè mi fai ancora questo effetto, cazzo.)

 

Dovevo togliermela dalla testa e istintivamente ripresi a correre verso casa a testa bassa. Tutta la gloria e la forza che sentivo prima di quel pensiero si erano prosciugate e mi sentivo inseguito da un lato di me che avevo tentato di eliminare molto tempo fa.

Un lato debole che solo lei e il suo ricordo riuscivano a tirarmi fuori.

Mi pentii di aver scelto di cambiare il mio solito percorso.

Lei era ovunque.

In quelle strade, in quei parchi che costeggiavo lungo la mia corsa.

Il ricordo di noi due da piccoli mi tormentava. Ci vedevo giocare e correre tra quegli alberi ridendo come solo quando si è bambini si sa fare.

Il cervello si era spento e non mi accorsi di quanto i miei muscoli fossero doloranti finché non mi ritrovai davanti alla porta di casa. Prima di entrare mi levai le cuffie e feci un respiro profondo, dopo di che girai la maniglia ed entrai.

Finalmente il vociare nella mia testa si era fatto più silenzioso e mia madre mi si parò davanti.

 

“Katsuki! Ben tornato! Eri uscito ad allenarti?”

 

“Si.”

 

“Bene! Fatti una doccia e preparati che la cena è quasi pronta.”

 

“Va bene.”

 

Mia madre mi guardò stranita mentre salivo le scale. In effetti vedermi così docile non era una cosa da tutti i giorni. Mi feci la doccia e scesi per la cena.

Presi in mano la mia ciotola di riso cominciando a servirmi dal piatto di carne e verdure al centro del tavolo.

 

“Allora Katsuki, come è andata oggi a scuola?” chiese mio padre.

 

“Bene. Hanno annunciato che prossimamente ci sarà il festival studentesco.” risposi tra un morso e l’altro.

 

“Che bella notizia!”

 

“Già.”

 

Cadde il silenzio mentre i miei genitori si scambiarono un occhiata. Feci finta di non notarla e continuai a mangiare.

 

“Uhm, sai Katsuki, oggi mentre facevo compere ho fatto un incontro interessante.” disse mia madre.

 

“Mi fa piacere.”

 

Ci fu un altro sguardo tra di loro ma questa volta li guardai con aria interrogativa.

 

“Che c’è? Che sono quelle facce?”

 

Mia madre cambiò espressione immediatamente e sorrise.

 

“Questo pomeriggio mi trovavo nella via commerciale qui a fianco e mentre uscivo da un combini ho visto T/N che ne contemplava la vetrina. Ci ha messo un po' a riconoscermi, ma mi fa piacere che si ricordi di me dopo tutti questi anni!” rise rivolgendosi verso mio padre.

 

Mi pietrificai all’istante.

(- No. Non stava succedendo davvero.-)

 

“Dice che da domani frequenterà anche lei la UA. Il suo qwirk era qualcosa di eccezionale già allora e come le ho detto sono certa che diventerà un ottima hero.”

 

(-No. No. No. No.-)

 

“La ho anche invitata a prendere un the, ma ha rifiutato purtroppo. Era indaffarata con il trasferimento.”

 

(- No. Non può essere vero.-)

 

“E’ una bella notizia che una tua amica sia tornata a casa, non è vero Katsuki?” chiese mio padre sorridente notando la mia espressione vuota.

 

Non risposi.

Quasi lanciai la ciotola ancora colma di riso sul tavolo e corsi alla porta.

 

“Katsuki!”

 

Mi infilai in fretta e furia la scarpe, spalancai il cancello e con larghe falcate calpestai l’asfalto verso una direzione qualunque a testa bassa.

 

Corsi tanto, finché non ebbi più fiato. La milza mi faceva male e sentivo quel poco riso che avevo ingerito cercare di ribellarsi nel mio stomaco.

Alzai lo sguardo e mi accorsi di essere tornato sulle sponde del fiume vicino alla foce dove mi ero allenato poche ore prima.

 

Ansimante, mi lasciai cadere sull’erba in discesa di fianco al corso d’acqua. Portai un braccio alla testa coprendomi gli occhi. Strinsi i denti e serrai gli occhi cercando di trattenere la rabbia.

 

(- La mia unica debolezza. La mia unica cazzo di debolezza nella mia stessa scuola. Non devo permettere che mi rammollisca. Non posso.-)

 

Il ricordo della nostra ultima chiaccherata mi tornò alla mente.

 

Quella sera, il suo viso sempre sorridente si era fatto più cupo e insicuro.

Quella fottuta ultima sera mi confessò che provava dei sentimenti per me.

Nonostante la nostra giovane età presi la cosa molto seriamente.

Le dissi che non mi importava.

Che come Deku lei era solo un sassolino sulla mia strada verso il successo, solo un po' più ingombrante data la forza del suo qwirk.

Continuai dicendo altre cattiverie su di lei e di quanto fosse totalmente inutile al mio percorso.

Ci rimase così male che rispose a tono dicendo che ero cattivo, che ero una persona orrenda e che non sarei mai diventato un eroe con un atteggiamento come quello.

Questa cosa mi fece infuriare. Mi si spense il cervello e continuai a svalangarla con insulti di tutti i tipi e anche lei non fu da meno. La discussione si concluse con T/N in lacrime che correva verso casa lasciandomi solo, sotto la luce di un lampione.

 

Mi accorsi del mio errore solo giorni dopo che non vedendola più in giro decisi di chiedere ai miei genitori.

Mi dissero che dei villain avevano attaccato la sua famiglia di eroi e che era dovuta fuggire lontano per non correre pericoli. Dopo quelle parole, dentro di me maturò un sentimento strano.

Lei...mi mancava. Mi mancava fottutamente tanto. Mi chiesi infinite volte se in realtà lei mi piacesse.

Il fantasma del suo sorriso appariva ovunque e più mi rendevo conto di quello che provavo, più un altro sentimento si faceva spazio nelle mie ormai poche certezze.

 

Senso di colpa.

Un forte, fortissimo senso di colpa continuava a colpirmi violentemente ogni volta che ripensavo a lei.

Alle nostre scampagnate in montagna a vedere le stelle, alle nostre corse a vuoto, ai nostri giochi, ai nostri sogni e alle orrende parole che le avevo rivolto come un coglione. Pure la faccia di Deku mi ricordava lei.

Il senso di colpa pian piano si trasformò in rabbia. Una profonda rabbia verso ogni cosa che mi riportasse indietro al suo ricordo.

Riuscii in un qualche modo a fare un patto con il mio inconscio cercando di dimenticarla concentrandomi su altro. Ci stavo quasi riuscendo, fino alla sera in cui mia madre mi disse di averla vista in città.

 

Serrai ancora di più i denti e il braccio sopra i miei occhi iniziò leggermente a tremare.

Tutto quello che avevo sotterrato con fatica in questi anni stava violentemente tornando a galla riaprendo una ferita che credevo ormai chiusa.

 

“Perchè mi fai questo effetto, cazzo?!” urlai.

 

Cominciai a sentire delle lacrime rigarmi le guance.

 

“Perchè solo tu mi rendi così debole? Perchè?!”

 

Una voce dal mio profondo giunse per darmi la risposta ma feci finta di non sentire.

 

Lentamente il mio orgoglio, come un salvavita, riprese le redini della corsa a vuoto dei miei pensieri, bloccandoli.

In quell’istante decisi di considerare tutto ciò come una sfida pari alle altre.

Da quel momento in poi avrei fatto qualunque cosa per far tacere quella voce per sempre.

 

Qualunque cosa.

 

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Capitolo 4
*** Lontano. ***


T/N POV


 

 

Suonò la campanella che annunciava la fine delle lezioni del mattino per fare spazio alla pausa pranzo.


Osservando verso la porta dell’aula notai Katsuki allontanarsi senza degnarmi di uno sguardo, mentre i restanti compagni di classe mi circondarono per fare conoscenza. Si presentarono uno ad uno e mi fecero mille domande sull’Italia. Mi faceva piacere sentirmi così accolta da un gruppo di sconosciuti, non ero abituata.

Ochaco li interuppe, consigliando di continuare i discorsi in mensa e accettammo tutti di buon grado.


Mi avviai insieme a Izuku, Ochaco, Tsuyu e Kirishima e durante il tragitto mi illustrarono molte cose riguardanti la scuola. Più di tutti un certo Iida Tenya che, se Izuku non lo avesse fermato, non avrebbe più smesso di parlare del meraviglioso e ben studiato regolamento scolastico.

Una volta arrivati in quella sala gigantesca prendemmo da mangiare e ci sedemmo ad un tavolo.


“T/N, sono curiosa e forse non dovrei chiedertelo. Ma qual’è la tua Unicità?” chiese Ochaco accomodandosi di fronte a me.

“Non saprei esattamente come spiegarlo ma...posso modificare la materia.”

“In che senso?”

Presi tra le dita una delle bacchette di legno di fianco alla mia ciotola e applicai il mio quirk dandole la forma di un uccellino.

“WAH! Che cosa bellissima!” disse emozionata Ochaco.

“E deve essere anche super potente!” aggiunse Kirishima.

“Beh, in realtà ha delle limitazioni. Posso modificare quasi qualunque cosa ma la quantità di materiale deve essere lo stesso.”

“Suona complicato.” continuò il rosso.

“Eheh, un pochino. Mi è anche difficile far tornare le cose al loro stato originario una volta che le ho alterate.”

Riattivai il mio quirk sull’uccellino che si tramutò in una forma simile alla bacchetta ma dall’aspetto rovinato e fragile, infatti si ruppe subito.

“Chissene frega, io la trovo comunque una figata pazzesca.”

“Ahah! Grazie, Kirishima.” sorrisi.

“Vado a prendertene altre, T/N!” disse Ochaco scattando verso il banco della mensa per poi tornare alla velocità della luce.

“G-grazie, non ce n’era bisogno.” dissi prendendo in mano le bacchette nuove.

“Sai T/N, questa mattina prima che arrivassi ci hanno informato che tra due settimane ci sarà il festival scolastico! Non vedo l’ora di partecipare, mi sento così carico che potrei esplodere adesso!” urlò Kirishima.

“Direi che questa frase è sicuramente più adatta a Bakugo.” si intromise Asui con fare serio.

“Tsuyu, dai! Era solo un modo di dire!”

Mi sfuggì una risata. Mi trovavo a mio agio con loro nonostante li avessi appena conosciuti.


-Ora che ci penso, non vedo Kacchan in giro. Mangerà da solo? Sarà colpa della mia presenza?- pensai osservandomi in giro.


A quanto pare Izuku notò il mio cambio di espressione.

“Kacchan non mangia praticamente mai con noi. Credo che si porti la roba da casa e se ne stia da qualche parte per i fatti suoi.”

“Capisco...” risposi fissando la mia ciotola di riso.

“Giusto! Se tu e Midoriya vi conoscete da quando eravate bambini allora sei anche un’ amica di infanzia di Bakugo!” intervenne Kirishima.

“Eheh, in un certo senso.” sorrisi imbarazzata.

“E non è nemmeno venuto a salutarti?! Capisco che sia rude, ma come è possibile che sia anche così maleducato?”

“Eheh, va bene così, tranquillo!” risposi sempre nel più totale imbarazzo.

“No, invece! Ora gli scrivo un messaggio e gli dico di venire qui. Non si può essere così poco uomini nella vita!” disse prendendo il telefono dalla tasca e cominciando a digitare sullo schermo.

“NO!” lo bloccai mentre il resto del nostro tavolo si zittì all’istante, fissandomi. “Lascia stare, avrà i suoi buoni motivi.”

Sentii le guance arrossarsi e una fitta trapassarmi lo stomaco.

“Sei comunque molto gentile a dire queste cose Kirishima, ti ringrazio.” sorrisi.

Il ragazzo mi guardò con aria interrogativa per un istante e posò il cellulare sul tavolo.

“Ok, ma rimango dell’idea che non sia un atteggiamento corretto. Nei confronti di un’amica d’infanzia poi!” disse incrociando le braccia.

“Non intrometterti negli affari altrui, Kirishima.” lo rimproverò Asui.

“Ah? Considero Bakugo un mio amico, quindi se si comporta da idiota ho il dovere di dirglielo!”

Il loro dibattito al riguardo continuò ma il mio sguardo totalmente svuotato si era posato sulla ciotola di riso ancora mezza piena. Izuku notò la mia incertezza e poggiò una mano sulla mia spalla.

“Andrà tutto bene, sono certo che risolverete. Sai benissimo come è fatto Kacchan, magari è solo imbarazzato e non sa come comportarsi.”

(- No. Non credo sia questo il problema. Kacchan non sa nemmeno cosa sia l’imbarazzo.-)

Sorrisi.

“Hai ragione Izuku, grazie.”


 

Finito il pasto con la scusa di dover fare una telefonata ai miei parenti mi allontanai dal gruppo e uscii nel cortile esterno. Era davvero una bella giornata. Soffiava un leggero vento caldo e i colori degli alberi erano così saturi da sembrare una cartolina. Composi il numero e chiamai la mia famiglia. Fu una telefonata breve dove raccontai lo stretto necessario. Misi il telefono in tasca e mi voltai per tornare verso l’aula.

Di fianco alla porta in penombra, un ragazzo era appoggiato schiena al muro con gli occhi chiusi come a godersi la brezza. Non lo avevo notato quando ero uscita.

Avvicinandomi lo riconobbi, era il ragazzo che quella mattina mi aveva dato le indicazioni per trovare la mia classe.

A quanto pare, mi sentii quando mi avvicinai perché aprì gli occhi rivelando delle evidenti occhiaie.

“Ehm, ciao! Perdonami, non volevo disturbarti.”

“Tranquilla, stavo per andare via.” rispose staccando la schiena dal muro.

“Ehm, forse non sono riuscita a ringraziarti a dovere per stamattina. Mi hai davvero salvato!” lo raggiunsi posizionandomi di fianco a lui.

“Non c’è problema.”

Rimanemmo qualche secondo in un silenzio imbarazzante.

“Comunque non mi sono presentata! Io sono T/N T/C e come avrai ben intuito oggi è il mio primo giorno!”

Mi guardò stranito, come se non fosse abituato a quel tipo di approccio.

“E...come ti sembra?”

"Per ora va tutto benissimo, i miei compagni sono riusciti subito a farmi sentire a mio agio!"

"È una bella cosa."

"Sicuro!"

Aveva uno sguardo malinconico, come se fosse con la testa altrove.

"In ogni caso, il mio nome è Shinsou Hitoshi."

"Mi piace come nome! Suona bene!"

"Ahah, ti ringrazio." sorrise imbarazzato portando la mano dietro la nuca.

"Forse sarebbe meglio se andassimo verso le nostre classi. La pausa dovrebbe finire tra poco." dissi.

"Si, hai ragione."

Ci avviammo verso il piano delle nostre aule mentre rispondevo alle sue domande riguardo al mio trasferimento. Scoprii che Shinsou faceva parte della sezione ordinaria. Per quanto lo conoscessi superficialmente mi ispirava fiducia, mi sentivo a mio agio.

Arrivati vicino alla mia classe Shinsou si fermò, mentre alcuni dei miei compagni già si apprestavano ad entrare.

“Direi che sei arrivata.”

“Già. Allora ci vediamo presto Shinsou, grazie della chiaccherata!”

“Grazie a te. Mi ha fatto piacere, non ci sono molto abituato.” disse accennando un sorriso.

Piegai la testa da un lato guardandolo con aria interrogativa.

“In che senso?” chiesi. Notai che stava fissando qualcosa nella direzione della mia aula.

Mi voltai e mi stupii nel vedere un Kacchan dall’espressione corrucciata che mentre oltrepassava la porta della 1A osservava Shinsou dall’alto al basso.

“Tutto bene?” chiesi al ragazzo al mio fianco.

“Certo.” rispose con aria seria.


“T/N!”

Mi girai di nuovo verso l’aula e vidi una sorridente Ochaco che sventolava una mano oltre la porta.

“Meglio che tu vada. Ci vediamo.” disse Shinsou allontanandosi.

Rimasi qualche istante ad osservarlo per poi seguire Ochaco.

“Non ho mai visto quel ragazzo prima d’ora. Mette i brividi.” confessò.

“Ahah, ma no. E’ gentilissimo.”

“EH? Una cotta già al primo giorno?!” disse ad un tono di voce troppo alto per i miei gusti.

“Ma no, che ti viene in mente?!” ribattei arrossendo agitando le mani.

“LA PIANTATE DI FARE CASINO?! SEDETEVI SU QUELLE CAZZO DI SEDIE E CHIUDETE QUELLE FOGNE.” urlò Katsuki tirando un pugno sul banco mentre Iida prontamente gli si parò davanti per rimproverarlo.

Io e Ochaco ci guardammo interdette e, mentre il biondino e il capoclasse litigavano, ci sedemmo ai nostri posti.

Non so perché, ma sorrisi.

(- Non è cambiato di una virgola.-)


 


 

Terminate le lezioni del pomeriggio, davanti alla nostra classe si radunarono alcuni allievi delle altre sezioni. Iida li interrogò sul motivo della loro presenza ma fu Katsuki a rispondere dicendo che erano lì per studiare i futuri avversari del festival studentesco. Dal mio banco posizionato in fondo alla stanza mi avvicinai per cercare di comprendere meglio la situazione.

Kacchan si posizionò davanti al gruppo di studenti.

“Levatevi, comparse.”

“Dovresti piantarla di dare delle comparse a quelli che non conosci!” lo rimproverò Iida.

Si udirono dei chiacchericci tra la folla, ma poi una voce prevalse sulle altre.

“Ero venuto a vedere questa famosa sezione A ma l’unica cosa che noto è un enorme arroganza.” disse un ragazzo dai capelli viola mentre si faceva spazio tra la folla. Lo riconobbi subito. “Quelli della sezione eroi sono tutti come te?”

Kacchan si irritò all’istante mentre Shinsou gli si parò davanti.

“Lo ammetto, assistere a una cosa simile è una delusione.” continuò grattandosi la nuca.

“Sia nella sezione ordinaria che nelle altre sezioni è pieno di persone che volevano entrare nel corso per eroi ma non ce l’hanno fatta. Lo sapevi?”

Katsuki si limitò ad un’espressione corrucciata.

“Tuttavia la scuola ci ha concesso un’opportunità. Se qualcuno di noi risaltasse durante il festival sportivo potrebbero anche considerare un trasferimento nella vostra sezione. Ovviamente pare sia vero anche l’opposto.”

Notai i miei compagni rabbrividire all’idea.

“Io quantomeno sono venuto a dirvi che anche se siete nel corso per eroi, se vi montate la testa vi metterò i bastoni tra le ruote. In pratica la mia è una dichiarazione di guerra.”

(-Dalla nostra chiaccherata di prima non sembrava così arrogante. Mi ricorda qualcuno.-)

Tra Shinsou e Katsuki ci fu uno sguardo di sfida, poi quest’ultimo fece per uscire dall’aula. Kirishima gli chiese cosa intendesse fare riguardo al fatto che ora ci odiavano tutti e il biondo si limitò ad una frase concisa.

“Chissene frega. Siamo in cima, quindi chissene frega.”

(-Come ragionamento non faceva una piega.-)

Ignorando tutti gli altri, Katsuki passò oltre dirigendosi verso l’ingresso.

(-E’ la mia occasione, devo parlargli.-)

Scattai verso la porta sfiorando Shinsou che mi fece un leggero sorriso. Ricambiai e ripresi il mio inseguimento del biondo che ovviamente si era già volatilizzato.

Uscii dalla porta d’ingresso e lo vidi camminare a testa bassa vicino ai cancelli. Cominciai a correre per raggiungerlo.

“Kacchan! Aspetta un attimo!”

Si bloccò di colpo non accennando a voltarsi.

“Che vuoi?”

“Ehm...mi chiedevo...se ti andasse di parlare un attimo.”

Finalmente si girò nella mia direzione mostrandomi la sua espressione furiosa.

“No.”

“Ma ci sono delle cose che...”

“HO DETTO DI NO, SEI SORDA? Non voglio parlare con te, non mi interessa. Facciamo come se non ci fossimo mai conosciuti, ok?! Piantala anche di chiamarmi Kacchan, per te sono Bakugo e basta!”

“Tu...ce l’hai con me per le cose che ti dissi nella nostra ultima chiaccherata, non è vero?” continuai imperterrita.

“AAAH, SMETTILA! Quella roba è morta e sepolta, non me ne frega un cazzo. Per me è andato tutto a puttane quella sera, non voglio più sentir parlare né di quella discussione di merda né di te. Quindi sparisci.”

Si voltò e riprese a camminare.

Ripensai alle parole di sua madre del giorno prima e questo mi diede coraggio.

“Se non è per quello allora perché non mi vuoi parlare? Non vedo il motivo per cui...”

Non feci in tempo a finire la frase che mi ritrovai con le spalle contro i cancelli dopo essere stata spinta dal biondo. Mi stringeva il braccio e sentivo benissimo la sua mano tremare. Avvicinò il suo viso al mio mentre mi guardava pieno di rabbia.

“Tu...devi stare lontano da me. E’ abbastanza chiaro?” disse con una voce quasi tremante.

Deglutii a vuoto.

“Ma dimmi perché, Kacchan. Cosa ti ho fatto?” risposi con tutta la calma che ero riuscita a racimolare.

Piegò la testa verso il basso mentre i tremori del suo braccio si fecero più forti.

“Basta. Dico davvero, stai zitta.”

“Credo di essere stata zitta fin troppo tempo, Katsuki. Se mi darai una buona ragione per farlo, eliminerò dalla mia mente ogni cosa che ti riguarda. Ma voglio che tu mi dica perché.”

Piegò ancora più la testa e dai tremori pareva sull’orlo di una crisi di pianto o di una crisi di nervi. Non riuscivo a capire quale delle due.

“Tks, fanculo.”

Lasciò il mio braccio dandomi un ultima leggera spinta verso il cancello e cominciò a camminare verso casa.

“Non puoi fare così, Katsuki!” urlai. Ovviamente mi ignorò proseguendo sulla sua strada.

Indecisa se seguirlo oppure no, rimasi a guardarlo mentre si allontanava quando sentii dei passi dietro di me.

“Tutto bene?”

Mi voltai e vidi Shinsou che mi osservava.

“Si...credo di si.” risposi a testa bassa.

“Quando mi sei passata di fianco nonostante tu mi abbia sorriso, non mi sembravi affatto tranquilla. Volevo vedere come stavi.”

“Tranquillo, Shinsou. Ti ringrazio.” Non riuscivo a guardarlo negli occhi.

Rimase ad osservarmi per un po', probabilmente incerto su cosa dire.

In testa avevo solo confusione. Katsuki occupava i miei pensieri più di quanto avrebbe dovuto.

“Spero... che le mie parole di prima rivolte alla tua classe non ti abbiano ferito.”

“Eh? Ma no, ci mancherebbe.”

“Ok...”

Si voltò per andarsene ma si fermò subito.

“Non penso tu sia arrogante come gli altri. Spero che potremo diventare buoni amici.”

“Certo Shinsou. Mi piacerebbe molto.”

“Ok. Ci vediamo.” disse allontanandosi verso la parte opposta a cui era andato Kacchan.

Rimasi immobile. Iniziai a fissare le mattonelle del marciapiede mentre il flusso degli studenti che dalla scuola si dirigevano verso casa mi sommerse.

Ero sola. Di nuovo.


 

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Capitolo 5
*** Promesse. ***


T/N POV

 

 

- Mi svegliai di soprassalto dopo aver sentito delle urla provenire dal corridoio.

Scesi dal mio letto per scoprire cosa stava succedendo e aprii leggermente la porta.

Tonfi, grida di dolore e lamenti provenivano dalla camera dei miei genitori accompagnati da una voce sconosciuta.

Mi paralizzai.

(- Saranno entrati dei ladri? Cosa sta succedendo? Devo chiamare qualcuno.-)

Ragionai sul da farsi.

Il telefono di casa era davanti all’ingresso e avrei dovuto passare di fianco alla stanza dei miei genitori per poter scendere le scale.

(- E se i ladri mi vedessero? Non posso permetterlo. Chiamare aiuto è l’unico modo in cui posso aiutare mamma e papà. Qualunque cosa stia succedendo non è nulla di buono.-)

Mi accorsi che il mio corpo stava tremando dalla paura e delle lacrime mi inumidirono gli occhi, ma cercai di farmi coraggio; perché è questo quello che fanno gli eroi.

Dovevo essere forte.

Aprii un po' di più la porta cercando di fare meno rumore possibile e mi avviai a passi felpati verso le scale. L’unica fonte di luce presente proveniva dalla stanza dei miei genitori e, per via della porta socchiusa, rendeva il corridoio in penombra. Le urla di dolore non accennavano a smettere. Arrivata davanti alla stanza di mamma e papà diedi un occhiata veloce all’interno senza fermarmi.

C’era sangue ovunque.

Mia madre era distesa sul letto tremante e probabilmente priva di sensi, mentre mio padre veniva trattenuto dalla presa di un uomo che lo stringeva forte al collo bloccandolo contro il muro.

Soffocai un urlo portandomi una mano alla bocca e mi concentrai sul proseguire più silenziosamente possibile. Le mie gambe tremavano, infatti dovetti appoggiarmi alla parete.

 

Stavo per scendere il primo gradino quando le urla si fermarono di colpo e nella casa cadde un silenzio innaturale. Mi bloccai.

 

Passarono alcuni interminabili secondi nell’assenza di rumori più totale. Presi tutto il coraggio che riuscii a trovare e poggiai il piede sul primo gradino, ma proprio in quel momento la porta della camera dei miei genitori si aprì.

Mi voltai.

Un uomo alto, vestito elegantemente con una maschera che gli copriva totalmente la testa mi stava osservando. Rimasi come congelata mentre la mia mente andava in corto circuito.

L’uomo mi squadrò per alcuni secondi e poi parlò.

“Non sapevo che i T/C avessero una figlia. Tranquilla piccolina, non voglio farti del male.”

Mi tese la mano.

Iniziai a tremare ancora di più. Avevo una paura tremenda e quell’uomo mi dava i brividi.

Non sentendo risposta, l’assassino iniziò ad avvicinarsi.

“Dico sul serio. Non avere paura di me.”

Delle lacrime iniziarono a rigarmi le guance mentre la distanza tra noi si riduceva sempre di più.

In un attimo il mio corpo reagì da solo.

Corsi giù dalle scale.

Sentii l’uomo iniziare ad inseguirmi e con la coda dell’occhio vidi dei tentacoli simili a rovi che cercarono di bloccarmi. Corsi a perdifiato nel corridoio d’ ingresso chiamando aiuto, quando uno dei suoi attacchi andò a segno ferendomi e trattenendomi per una caviglia, facendomi cadere.

 

“Dove scappi, bambina?”

Cercai di liberarmi dalla presa di quello che probabilmente era il suo quirk, invano.

Si stava avvicinando.

Quando la distanza tra di noi fu di pochi metri, in preda alla disperazione, attivai la mia Unicità toccando il pavimento. Il legno del parquet si animò e due rami si attorcigliarono intorno al corpo dell’uomo bloccandolo.

“Che meraviglia. A questa età riesci già a creare qualcosa di simile?”

Lo ignorai in preda al panico cercando di liberare la caviglia dall’impedimento.

“Ahah, sei la fusione perfetta dei tuoi genitori. Ti prego, fammi vedere cos’altro sai fare.”

Continuai a non ascoltarlo dibattendomi sempre di più per districarmi dalla sua presa.

Piangevo a dirotto e non pensavo ad altro se non a voler scappare il più lontano possibile.

Si udirono delle sirene in lontananza.

“Mpf, peccato. La nostra prima chiaccherata si conclude qui. Questo doveva essere un lavoro pulito, ma pazienza. Ci rivedremo presto bambina, quando crescerai il tuo quirk diverrà qualcosa di veramente interessante.”

Si aprì un varco simile ad un portale dietro alle sue spalle e, dopo essersi facilmente liberato dalla presa della mia Unicità, ci scivolò all’interno. Liberò la mia caviglia e presa dal panico mi fiondai fuori di casa. Delle auto della polizia lampeggianti erano posteggiate di fronte al cancello mentre degli uomini in divisa mi si avvicinarono. Uno di loro bloccò la mia corsa trattenendomi per le spalle. Mi chiese cosa era successo mentre gli altri poliziotti fecero irruzione in casa.

Non risposi. La mia mente si spense dando spazio ai ricordi dei miei genitori sofferenti, di tutto quel sangue e di quell’uomo. Tremai sempre più forte e piansi disperatamente buttandomi tra le braccia del soccorritore.-
 

-----
 

Mi svegliai di soprassalto e con il fiatone.

Quasi tutte le notti, quell’orrendo ricordo tornava a tormentarmi.

Mi coprii il viso con le mani cercando di liberare la mente. Alla luce del giorno era così facile non pensare a quello che era successo, ma la notte era tutta un’altra storia.

Presi in mano il telefono per controllare l’orario.

4:52.

Il sonno mi aveva totalmente abbandonato quindi l’idea di tornare a dormire era fuori discussione. Avevo bisogno di svuotare la testa.

Indossai una tuta, uscii di casa e iniziai a correre verso la spiaggia.

Una volta arrivata mi sedetti sulla sabbia osservando le onde rifrangersi sul bagnasciuga.

(- E se venire qui fosse stata un’idiozia? No. Io...voglio diventare una hero. Ci tengo così tanto. Spero solo di aver fatto la scelta giusta.-)

Presi a giocare con la sabbia davanti alle mie ginocchia. Avrei potuto usarla per allenarmi un po' con la mia Unicità ed è proprio quello che feci. Creai castelli, ponti, muri, alberi e qualunque cosa mi venisse in mente. Poi aumentai la potenza vedendo fin dove potevo arrivare. Con la sabbia non avevo problemi a farla tornare al suo stato originale, infatti era un materiale molto rilassante con cui allenarmi. Dovevo puntare in alto e lo sapevo; imparare a gestire elementi più complessi ed aumentare la mia portata di attacco e di utilizzo.

Il sole iniziò a sorgere e alzai gli occhi guardando quello che avevo creato, dopo di che rilasciai la mia Unicità facendo lentamente crollare tutto. Mi sentivo come rigenerata.

Chiusi gli occhi godendomi la brezza marina e qualche minuto dopo sentii dei passi in corsa avvicinarsi.

 

Mi voltai e vidi un ragazzo correre a testa bassa sulla sabbia. Quando lo riconobbi, il mio cuore mancò un battito.

Katsuki Bakugo stava correndo nella mia direzione; con altissima probabilità non mi aveva notata.

Trattenni il respiro quando cominciò a farsi sempre più vicino. Avrebbe potuto avere un solo tipo di reazione vedendomi dopo quello che mi aveva detto il giorno prima, ma preferivo comunque rischiare.

Lo stavo osservando quando lui alzò gli occhi e mi vide. Frenò la sua corsa così istantaneamente che quasi perse l’equilibrio.

 

“Che cazzo ci fai qui?!” urlò.

“Perchè? Questa spiaggia è tua e non posso metterci piede?”

Era visibilmente irritato, come al solito d’altronde.

“AH? Non rispondere a una domanda con una un’altra fottuta domanda!”

“Mi sono svegliata presto e mi sono allenata un po'.”

Rimase in silenzio fissandomi con fare rabbioso.

“Bene. Ora levati dalle palle, ho da fare.”

Riprese a correre e passandomi vicino mi diede una leggera spallata.

“Bakugo! Io sto ancora aspettando una risposta alla mia domanda di ieri.”

Continuò a correre ignorandomi. Stava riuscendo a scavalcare il mio altissimo limite di pazienza ad una velocità mai vista.

Usai il mio quirk sulla sabbia bloccando il suo tragitto con un muro.

 

“Cazzo fai?!” si girò con lo sguardo più terrificante che avessi mai visto. Iniziai a camminare verso di lui.

“Rispondimi e ti lascio andare per la tua strada.”

“AH?! Non ho niente da dire. E poi a chi credi di poter dare ordini?”

Mi fermai ad un paio di metri da lui.

“Anche quando eravamo bambini soffocavi qualunque sentimento tramutandolo in rabbia. Speravo che crescendo sarebbe cambiato qualcosa.” dissi.

“Ma ti ascolti?! Sei fottutamente noiosa! Sempre a parlare di quel periodo di merda. Devi piantarla! Ora, se non togli questo muro dalla mia strada lo faccio esplodere!”

“Bakugo. Te lo chiedo perfavore. Dammi una risposta e ti giuro che non ti parlerò mai più.”

Piegò la testa, serrò i denti e strinse i pugni.

“Lo giuri?! Stai giurando come per tutte quelle promesse vuote che hai fatto tanti anni fa?” urlò alzando lo sguardo su di me.

 

Rimasi interdetta. Quando eravamo piccoli ci giurammo eterna amicizia e che saremmo stati sempre insieme. Me lo aveva proposto lui e la cosa mi aveva sorpreso un bel po'.

 

“Io...le voglio mantenere.” dissi quasi sottovoce.

“Te ne sei andata tanti anni fa e per me è come se non fossi mai tornata! Non me ne importa più nulla di quelle parole buttate al vento! Quindi ora lasciami in pace!”

 

(-Si che ti importa. Sennò non le avresti tirate in ballo.)

 

“Dopo che mi avrai risposto. Se non sei arrabbiato con me per le ultime parole che ti ho rivolto, allora per quale motivo mi eviti Kacchan?”

“Bakugo… Tu devi chiamarmi Bakugo.” rispose con voce tremante. “Leva questo cazzo di muro.”

“No.”

“Stai cercando rissa, per caso?! Vuoi arrivare a scuola con le ossa rotte?!”

“Perchè no. Ma prima bisogna vedere se riesci anche solo a toccarmi.”

 

Sapevo che lo stavo istigando, ma era proprio quello che volevo. Per parlare a cuore aperto con lui bisognava passare per i pugni e io volevo quella dannata risposta. Ne avevo bisogno per fare finalmente fare pace con me stessa.

Questa volta fu lui a rimanere interdetto. Sicuramente non si aspettava una risposta simile.

 

“AH DAVVERO? Vuoi morire?” urlò sorridendo e mettendosi in posizione da combattimento creando delle piccole esplosioni di avvertimento dai palmi delle mani.

 

Allargai le gambe per avere un migliore equilibrio e misi le mani di fronte a me come difesa.

 

“Accomodati, Kacchan.”

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Capitolo 6
*** La mia strada. ***


T/N POV


“Accomodati Kacchan”

 

Gli sfuggì un sorriso per poi lanciarsi a capofitto verso di me.

Evitai il suo gancio destro spostandomi al suo fianco. Cercai di colpirlo con un pugno, ma anche lui schivò la mia offensiva. Seguì come una danza di attacchi e parate mentre la sabbia rendeva più difficoltosi i nostri movimenti.


Negli anni passati in Italia mi ero allenata molto con le arti marziali.

Un’ eroina, che io semplicemente chiamavo Maestra, mi aveva preso sotto la sua ala insegnandomi tutto quello che sapeva sul combattimento. Diceva che dopo quello che era successo alla mia famiglia dovevo essere pronta a qualunque cosa e aveva assolutamente ragione. Negli anni il mio corpo era diventato flessibile e scattante; i tipi di attacchi che cercava di infliggermi Kacchan erano all’ordine del giorno nei miei allenamenti.

 

“Niente Unicità, biondino?” lo istigai.

“Ti ammazzo, stronza!”

 

Come per tirare un pugno, posizionò una mano davanti al mio viso da cui scaturì un esplosione abbastanza fiacca. La evitai inginocchiandomi a terra, toccai la sabbia e creai una colonna che lo colpì all’altezza dello stomaco. Sbalzato indietro cadde a terra mentre io mi rialzai squadrandolo con aria seria.

“Vuoi rispondermi si o no? Non mi sembra che quella che ti ho fatto fosse una domanda complicata.”

“Fanculo.” bisbigliò rimettendosi in piedi.

 

Scattò nella mia direzione e tentò nuovamente di colpirmi. Schivai il colpo ma non notai l’altra mano libera che mi prese per il colletto della maglia. Cercò di farmi cadere ma tentai di resistere per liberarmi dalla sua presa. Con una forza assurda riuscì a sbilanciarmi e mi buttò a terra posizionandosi sopra di me per bloccarmi i movimenti.

Con una mano mi tratteneva la spalla mentre con l’altra mi bloccava il polso all’altezza del suo viso.

 

Passarono alcuni secondi mentre, entrambi ansimanti, ci fissammo negli occhi.

“Qui non possiamo usare le Unicità, cretina. Non mi farò sbattere fuori dalla UA per colpa tua.”

La sua voce si era fatta più calma e mi domandavo per quanto sarebbe potuta durare.

 

Sentirlo così mi fece commuovere, in un qualche modo mi ricordava il Kacchan di un tempo. Mi salì un nodo alla gola e una voglia assurda di abbracciarlo.

 

Desideravo con tutto il cuore che quelle braccia mi stringessero, che quella voce calma mi parlasse dicendomi che sarebbe andato tutto bene e che quelle labbra mi baciassero la fronte dandomi un senso di protezione.

Quell’immagine prese possesso della mia mente; sentii i muscoli della mandibola tendersi quasi al punto di farmi male e una vampata di calore salire fino a raggiungere le guance.

Con la mano libera strinsi il polso di Kacchan che ancora tratteneva la mia spalla e stranamente lui non cercò di liberarsene. Era ancora immobile sopra di me, come se mi stesse studiando mentre i suoi respiri iniziavano a rallentare.

Strinsi i denti e il mio viso si rabbuiò.

 

“Bakugo...ti prego. Devo...devo avere quella risposta.”

Senza riuscire a controllarmi iniziai a piangere. Katsuki notò la cosa, ma si limitò ad un’espressione leggermente stupita.

“Se...in un qualche modo ho fatto del male alla persona a cui tengo di più al mondo, lo devo sapere. Non ho mai avuto intenzione di ferirti, qualunque cosa io abbia fatto.”

Piegò la testa facendo sparire gli occhi dietro ai ciuffi biondi.

 

“Qual’è la mia colpa? Ti scongiuro, dimmelo.” continuai non riuscendo a trattenere il mio pianto ormai incontrollato.

Il suo braccio iniziò a tremare mentre stringeva con forza la mia spalla. Mi faceva quasi male, ma in quella situazione era il problema minore.

 

Non rispose. Si limitava a tenere la stessa bassa e a stringere i denti.

Forse non fu il pensiero più adatto in una situazione del genere, ma guardandolo non riuscivo a capacitarmi di quanto fosse bello, anche con quell’espressione furiosa.

La sua presa sul mio polso e sulla mia spalla allentò leggermente.

 

“Bakugo...”

Non accennava a spostarsi o a proferire parola e fu allora che il mio corpo si mosse da solo.

 

Con la mano che teneva ferma all’altezza del suo viso, gli accarezzai leggermente quei capelli sorprendentemente morbidi per poi appoggiarla sulla sua nuca. Lo tirai a me mentre mi alzavo per mettermi seduta. Con l’altro braccio gli cinsi la vita e lasciai che il mio viso sprofondasse nel tessuto della sua maglia all’altezza del petto. Nonostante fosse sudato aveva un buonissimo profumo, probabilmente per via del suo quirk.

 

Stranamente non aveva cercato di scansarsi dalla mia presa.

Si limitava a tremare probabilmente per via della rabbia, ma non mi importava. Dalla mia posizione non potevo vedere la sua espressione e cercai di non pensarci troppo.

 

“Io...ti voglio bene, Bakugo. Non hai idea di quanto. Sei una persona meravigliosa e non grazie al tuo quirk, quello è il meno. So bene chi sei e va tutto ben oltre alla rabbia e all’arroganza che tendi a mostrare. Non penserei mai di giudicarti se riuscissi a parlarmi a cuore aperto dicendomi cosa non va. Mi conosci meglio di chiunque altro, sai che sarebbe così. Mi manca così tanto il tuo sorriso...” dissi tra un singhiozzo e l’altro.

 

Passarono secondi interminabili dove Kacchan non proferì parola e si limitava a tremare sotto la mia presa.

Ad un certo punto, alzò lentamente le braccia come se volesse ricambiare il mio abbraccio, ma mi afferrò le spalle e mi allontanò dal suo petto.

Con ancora il viso rivolto verso la sabbia finalmente riuscì a sentire la sua voce.

 

“Tu...devi stare lontano da me. Te l’ho già detto.”

“Ma io...” dissi appoggiando una mano sul suo braccio ancora teso.

“TU NON HAI COLPE. Sono io...il cazzo di problema sono io.” urlò.

 

Rimasi allibita. Katsuki che ammetteva un suo torto era un evento rarissimo.

“La mia testa è un casino, IO sono un casino. Non voglio distrarmi dal mio obbiettivo quindi devi lasciarmi in pace.”

“Quindi...io ti distraggo?”

Cambiò una decina di espressioni nel giro di un secondo per poi spingermi di nuovo a terra.

“Possibile che devi sempre aggrapparti a queste cazzate?! Non volevi diventare una hero anche tu? Dovresti sapere di che parlo!” urlò alzandosi in piedi.

“Beh, se tornassimo a parlarci tu non mi distrarresti affatto. Anzi.”

“E allora non capisci un cazzo!” sbraitò tirando un calcio alla sabbia sotto ai suoi piedi.

 

Non sapevo più cosa fare, era come se tutti i miei sforzi fossero stati vani.

Iniziai a fissare i granelli di sabbia che imperlavano le mie gambe con un’ espressione vuota.

La faccia di Katsuki si fece seria, quasi come se si sentisse in colpa.

Sbuffò voltandosi dall’altra parte.

 

“Mi dispiace. Lo faccio per entrambi, prosegui sulla tua strada. Sulla mia non c’è posto per nessun altro.”

 

Questo era troppo. La diga di emozioni che avevo cercato di trattenere crollò miseramente.

 

“COSA?! Lo fai per entrambi? Stai scherzando spero!”

 

Mi alzai mentre lui rimase immobile a fissare un punto vuoto dandomi le spalle.

 

“Io non voglio essere un ingombro sulla tua strada e nemmeno un ‘sassolino’, come mi avevi chiamato anni fa, non riesci proprio a capirlo?! Io vorrei solo camminarti a fianco, di tutto il resto non mi importa! E’ una cosa così orrenda?”

 

Non rispose.

 

“Non merito di starti vicino, è questo che pensi, vero? Sono debole? Ti vergogni della mia presenza? Pensi che non sia abbastanza per poter condividere un percorso con te?”

 

Strinsi i pugni.

 

“Tutto quello che abbiamo passato e che siamo stati non valgono niente per te? Io valgo così poco per...”

 

“BASTA.” urlò.

 

La sua schiena si era incurvata seguendo la testa che puntava a terra mentre i muscoli delle sue braccia erano in evidente tensione.

 

“E’ tardi. Me ne vado.” disse iniziando a camminare.

 

Lo guardai indecisa sul da farsi ma poi senza rendermene conto aprii bocca.

 

“Il Festival.”

 

Si bloccò sul posto non accennando a voltarsi.

 

“Se al Festival Sportivo dovessi batterti in una qualunque delle prove, tu mi parlerai e mi spiegherai per filo e per segno la motivazione che ti spinge a volermi evitare.”

 

Esitò qualche secondo prima di rispondere.

“Perchè ci tieni tanto a quella cazzo di risposta?” chiese.

 

“E’ l’unico modo che ho per fare pace con me stessa per quanto ti riguarda.”

 

Fare leva sul suo orgoglio era l’unica cosa che mi mancava da provare. Deglutii attendendo la risposta che si fece attendere parecchio.

 

“D’accordo. Se ci tieni tanto a perdere, va bene.”

 

Dette quelle parole riprese a correre e se ne andò.

Era l’ultima opzione che mi rimaneva.

Se neanche questa avesse funzionato sarebbe finita sul serio e non potevo permetterlo.

 

(-Devo assolutamente farcela.)

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Capitolo 7
*** Sentimenti. ***


Ci tengo a fare una premessa su questo capitolo. E' un Bakugo Katsuki pov incentrato su quanto è avvenuto nei capitoli 4, 5 e 6. Ovviamente sarà un pochino più lungo del solito ma, se non vi va di leggerlo per i motivi più svariati, potete tranquillamente saltare al capitolo successivo per la normale continuazione. Ne approfitto anche per ringraziare tutti voi per le letture e il supporto! Siete dolcissimi! Grazie dell'attenzione e buona lettura! :)

 

Bakugo Kastuki POV

 

Finalmente quella merdosa campanella si decise a suonare.

Per tutta la mattina non ero riuscito a fare a meno di continuare a pensare che quella lì fosse nella mia stessa stanza. La sua presenza mi infastidiva in un modo tremendo.

Raccolsi la mia roba e mi avviai nel corridoio per andare nel mio solito posto e starmene tranquillo.

Notai che T/N mi fissò mentre uscivo dalla porta prima che i miei compagni di classe la circondassero.

(-Quanto è fastidiosa.-)

 

Scesi le scale e uscii nel cortile trovando un buon posto in cui sedermi tra gli alberi che circondavano la scuola. Nessuno veniva a disturbarmi quando pranzavo in quella zona ed era proprio quello che volevo.

Presi il mio bento e iniziai a mangiare.

Diversamente dalle scorse giornate, la penombra di quegli alberi pareva diversa. I colori, i suoni erano come più assordanti. L'idea che tra meno di un'ora avrei dovuto rivederla mi urtava parecchio.

Era diventata davvero bella, più di quanto avessi potuto immaginare. Quando quella mattina i nostri sguardi si erano incrociati per quel millesimo di secondo, un brivido mi aveva trapassato la schiena. Non me lo aspettavo proprio da uno come me. Tutti quei fantasmi che avevo allontanato la sera precedente entrarono con lei da quella porta e si fecero più forti e fastidiosi.

Mi destabilizzava. Così tanto che non sapevo come gestire tutto il casino che mi ritrovavo nella testa. Mi spaventava parecchio non riuscire ad avere il controllo su me stesso. Non capivo perché o forse semplicemente non volevo ascoltare la risposta.

Dovevo evitare T/N il più possibile, forse alla lunga le voci nella mia testa si sarebbero zittite.

 

Conclusi il pasto e, dopo aver messo via il bento, poggiai la testa al tronco dell'albero alle mie spalle. Mi soffermai nel contemplare le luci che trapelavano tra le foglie mentre si spostavano secondo la direzione del vento. Chiusi gli occhi cercando di godermi quella brezza calda.

Il mio inconscio prese le redini della mia mente mostrandomi un universo parallelo dove al suo arrivo la salutavo sorridendo, dove lei mangiava con me tra quegli alberi e dove magari eravamo ancora a chiaccherare circondati da quel vento parlando del passato. Lei mi avrebbe raccontato cos'era successo quella dannata notte in cui sparì mentre io l'avrei rassicurata scusandomi per le parole che le avevo rivolto.

Scossi la testa distruggendo quell' immagine totalmente fuori dal mio modo di essere e sbuffando mi alzai. Conclusi che stare da solo non portava altro che problemi, dovevo occupare la mente in altro modo.

Raccolsi la mia roba e mi diressi verso l'ingresso del cortile.

 

Camminavo a testa bassa con le mani nelle tasche quando sentii dei chiacchericci in direzione della porta. Alzai lo sguardo e vidi T/N che parlava con uno strano tipo dai capelli viola.

Sorrideva, troppo per i miei gusti.

E quello chi cazzo era? Cosa le stava dicendo per farla sorridere così?

Sentii una forte rabbia salirmi dal petto e con grandi falcate presi a camminare nella loro direzione quando, ancora lontano, mi bloccai.

(-No. Devo smetterla. Non sono affari miei. Se le piacciono i tipi sfigati come quello peggio per lei.-)

 

Con tutta la forza mentale che riuscii a trovare sfidai la mia rabbia e cambiai direzione. Feci il giro lungo per entrare dal portone principale e mi avviai verso la mia classe. Arrivato alla porta dell'aula li vidi di nuovo.

T/N e quel tipo dalla faccia stordita erano a pochi metri dall' ingresso dell'aula e lei stava sorridendo. Ancora.

Squadrai il tizio, ma non riuscivo ad individuare un solo motivo per il quale quello sfigato potesse in un qualche modo essere meglio di me.

(-Che cazzo vado a pensare.-)

Varcai la soglia parecchio incazzato e mi sedetti al mio banco.

Sentii Uraraka chiamare T/N verso la classe e dopo qualche mormorio la sentii gridare.

"EH! Una cotta già il primo giorno?!"

Senza aver modo di pensare, esplosi.

"LA PIANTATE DI FARE CASINO?! SEDETEVI SU QUELLE CAZZO DI SEDIE E CHIUDETE QUELLE FOGNE."

(-Porca puttana, che fastidio.-)

Quel fissato di Iida mi si parò davanti e mi sgridò per le mie urla.

"Taci, occhialuto."

"Bakugo, dovresti portare rispetto per i tuoi compagni!"

"Ma chissene frega."

"Cosa?!"

In quel momento entrò il professore che zittì entrambi e fece iniziare la lezione.

 

Per mia fortuna il pomeriggio passò abbastanza in fretta e davanti alla nostra aula si accalcarono degli studenti delle altre classi.

Mi avvicinai intimando loro di andarsene ma poi sbucò quello sfigato con i capelli viola e la faccia da schiaffi. Disse un sacco di cose riguardanti il Festival Studentesco facendo intendere che se avessimo sgarrato qualcosa ci sarebbe stato il rischio di finire nella sezione ordinaria. Gli risposi a tono. 

La cosa non mi spaventò affatto, sapevo di essere il migliore, non rischiavo per nulla. Feci per uscire dall' aula quando quell' idiota di Kirishima mi chiese cosa ne pensavo del fatto che da quel momento ci avrebbero odiato tutti.

"Chissene frega. Siamo in cima, quindi chissene frega." dissi, dopo di che mi avviai verso l'uscita della scuola.

 

Fuori dai cancelli, dopo qualche passo, sentii una voce chiamarmi. La sua voce.

"Kacchan! Aspetta un attimo!"

Mi bloccai sul posto.

Cosa diavolo voleva da me?

"Che vuoi?" chiesi stizzito.

"Ehm...mi chiedevo...se ti andasse di parlare un attimo."

Mi voltai verso di lei con l'espressione più incazzata che riuscissi a fare al momento.

"No."

"Ma ci sono delle cose che..."

"HO DETTO DI NO, SEI SORDA? Non voglio parlare con te, non mi interessa. Facciamo come se non ci fossimo mai conosciuti, ok?! Piantala anche di chiamarmi Kacchan, per te sono Bakugo e basta!"

Sentirla mentre mi chiamava con quel soprannome mi faceva più male di quanto potessi preventivare. Ogni volta che sentivo la parola 'Kacchan' uscire dalle sue labbra sentivo una fitta trapassarmi lo stomaco. Il senso di colpa tornava a bussare alla mia porta ricordandomi della piccola T/N che mi seguiva correndo tra gli alberi.

"Tu...ce l'hai con me per le cose che ti dissi nella nostra ultima chiaccherata, non è vero?" chiese.

"AAAH, SMETTILA! Quella roba è morta e sepolta, non me ne frega un cazzo. Per me è andato tutto a puttane quella sera, non voglio più sentir parlare né di quella discussione di merda né di te. Quindi sparisci."

 

Mi voltai e ripresi a camminare.

Dovevo andarmene. La gabbia di emozioni che ero riuscito ad incatenare fino a quel momento era sul punto di esplodere.

"Se non è per quello allora perché non mi vuoi parlare? Non vedo il motivo per cui..."

(-BASTA.-)

Il mio corpo si mosse da solo. A testa bassa, scattai verso di lei, la presi per un braccio e la spintonai contro i cancelli. Stavo tremando, cazzo.

La rabbia era troppa.

Alzai lo sguardo e mi accorsi di essere pericolosamente vicino al suo viso. Raccolsi tutto l'autocontrollo che riuscii a racimolare e feci un respiro profondo.

"Tu...devi stare lontano da me. E' abbastanza chiaro?" dissi con una voce tremante. La mia mente mi ordinava di apparire tutto di un pezzo in quella situazione, ma purtroppo non riuscii a far seguire le stesse direttive ai miei muscoli.

"Ma dimmi perché, Kacchan. Cosa ti ho fatto?"

I suoi occhi si addolcirono. Era bellissima.

Sembrava un cazzo di cucciolo bisognoso di attenzioni.

Piegai la testa verso il basso per non doverla più guardare, mentre i tremori al mio braccio si fecero più forti.

"Basta. Dico davvero, stai zitta."

Stavo per raggiungere il limite.

"Credo di essere stata zitta fin troppo tempo, Katsuki. Se mi darai una buona ragione per farlo, eliminerò dalla mia mente ogni cosa che ti riguarda. Ma voglio che tu mi dica perché."

(-N-no...non voglio che...-)

Piegai ancora più la testa. Stavo per implodere sul serio.

La mano che stringeva il suo braccio iniziava a farmi male e mi sentivo tremendamente patetico. Tutti i buoni propositi della sera precedente non valevano più nulla davanti davanti al suo buonissimo profumo.

(-Smettila di farmi questo effetto, cazzo.-)

Nel mio petto c'era una guerra in atto tra cuore e mente. La testa mi urlava di mollarla lì dove si trovava, di seguire il mio orgoglio e il mio obbiettivo. Mentre il cuore mi accarezzava sussurrandomi di lasciarmi andare a tutto quanto. Volevo abbandonare quella situazione prima di fare qualche casino.

"Tks, fanculo."

Lasciai il suo braccio dandole una leggera spinta verso il cancello e cominciai a camminare verso casa.

"Non puoi fare così, Katsuki!" la sentii urlare.

 

La ignorai e camminai a testa bassa fino a casa cercando di mettere ordine nei miei pensieri.

Il suo viso dolce continuava a comparirmi davanti e sentivo il petto andare a fuoco.

In tutta onestà, nel mio profondo avrei voluto stringerla, dirle che andava tutto bene e che ero solo un coglione, ma il mio orgoglio era molto più grande di quanto potessi gestire. Soppressi quella voce costringendomi a non pensarci più.

Non potevo permettermi di essere debole e finché lei non mi ronzava intorno era semplice come respirare. Ma quando T/N subentrava nella mia testa, nei pensieri e nel mio spazio vitale andava tutto a puttane.

La odiavo perché era l'unico essere umano che riusciva a rendermi così maledettamente fragile.

 

- - -

 

Il mattino dopo mi alzai presto per andare a correre.

Il festival sportivo era alle porte e dovevo pretendere molto di più dal mio fisico. Tornai al mio percorso originale che si concludeva sempre con il tratto sulla spiaggia che metteva a dura prova i miei muscoli.

Correvo a perdifiato sulla sabbia con lo sguardo basso, quando una sagoma familiare entrò nel mio campo visivo.

 

T/N era in piedi davanti a me con lo sguardo rivolto al mare.

Inchiodai la mia corsa così velocemente che quasi persi l'equilibrio.

"Che cazzo ci fai qui?!" urlai.

"Perchè? Questa spiaggia è tua e non posso metterci piede?"

Quel modo di fare era parecchio irritante, ma a suo modo, anche sexy. 

Eliminai istantaneamente quell' ultimo pensiero.

"AH? Non rispondere a una domanda con una un'altra fottuta domanda!" sbottai.

"Mi sono svegliata presto e mi sono allenata un po'."

La osservai con un espressione rabbiosa.

Dovevo andarmene o le cose potevano solo che peggiorare.

"Bene. Ora levati dalle palle, ho da fare."

Ricominciai a correre e passandole di fianco le diedi una leggera spallata.
 

"Bakugo! Io sto ancora aspettando una risposta alla mia domanda di ieri."

La ignorai continuando a correre. Non potevo e non volevo fermarmi.

Nel giro di un attimo, un muro di sabbia mi sbarrò la strada. Era il quirk di quella stronza.

"Cazzo fai?!" urlai voltandomi in preda alla rabbia. La vidi mentre cominciava a camminare nella mia direzione e provai una strana sensazione: mi sentivo come un topo in trappola.

"Rispondimi e ti lascio andare per la tua strada."

"AH?! Non ho niente da dire. E poi a chi credi di poter dare ordini?"

Per mia fortuna si fermò ad un paio di metri da me.

"Anche quando eravamo bambini soffocavi qualunque sentimento tramutandolo in rabbia. Speravo che crescendo sarebbe cambiato qualcosa." disse.

Aveva ragione.

"Ma ti ascolti?! Sei fottutamente noiosa! Sempre a parlare di quel periodo di merda. Devi piantarla! Ora, se non togli questo muro dalla mia strada lo faccio esplodere!"

"Bakugo. Te lo chiedo perfavore. Dammi una risposta e ti giuro che non ti parlerò mai più."

Di nuovo quella frase di merda.

(- Io non voglio che...)

Piegai la testa, serrai i denti e strinsi forte i pugni.

Nel giro di un secondo rividi nella mia testa tutta la nostra infanzia come se fosse un film. Questa cosa mi fece definitivamente uscire di testa.

"Lo giuri?! Stai giurando come per tutte quelle promesse vuote che hai fatto tanti anni fa?" urlai alzando gli occhi su di lei.

Il suo sguardo sicuro si tramutò in qualcos' altro. I suoi occhi si sbarrarono e la sua bocca si aprì leggermente. Riuscì a notare il mio vecchio amico senso di colpa muoversi in quella sua espressione.

"Io...le voglio mantenere." disse quasi sottovoce.

"Te ne sei andata tanti anni fa e per me è come se non fossi mai tornata! Non me ne importa più nulla di quelle parole buttate al vento! Quindi ora lasciami in pace!"

Ovviamente non era vero, ma dovevo allontanarla in un qualche modo.

Non volevo tirare in ballo quelle promesse, ma purtroppo la mia lingua aveva scelto di dare retta al fiume di pensieri in cui stavo annegando.

"Dopo che mi avrai risposto. Se non sei arrabbiato con me per le ultime parole che ti ho rivolto, allora per quale motivo mi eviti Kacchan?"

Trasalii dopo aver percepito una scossa al livello dello stomaco.

(- Kacchan...di nuovo quel nomignolo stupido.-)

"Bakugo... Tu devi chiamarmi Bakugo." dissi con voce tremante.

(- Devo andarmene. Ora.-)

"Leva questo cazzo di muro."

"No."

"Stai cercando rissa, per caso?! Vuoi arrivare a scuola con le ossa rotte?!"

"Perchè no. Ma prima bisogna vedere se riesci anche solo a toccarmi."

 

(- Cosa? E questo cosa vorrebbe dire?-)

Era una frase che non mi aspettavo da lei e, non so perché, fece scattare qualcosa nel mio profondo. Una sensazione piacevole percorse tutto il mio corpo e mi lasciai trasportare.

Mi stava lanciando una sfida e, dato il mio pessimo carattere, non potevo fare a me di accettare.

"AH DAVVERO? Vuoi morire?" urlai sorridendo per poi mettermi in posizione da combattimento creando delle piccole esplosioni dai palmi delle mani.

Notai che anche lei si mise sull' attenti, pronta ad un mio possibile attacco.

"Accomodati, Kacchan."

 

Quelle parole fecero cozzare sentimenti totalmente opposti. Senza pensarci troppo, sorrisi e mi lanciai a capofitto su di lei.

Sfida.

Ecco di cosa avevo bisogno. Forse sfogandomi sarei stato meglio.

Passarono svariati ed eterni minuti dove continuavamo entrambi ad attaccare e parare i colpi dell'altro.


Era assurdamente brava, si vedeva che si era allenata tanto. La cosa mi gasò ancora di più.

"Niente Unicità, biondino?" disse tra una schivata e l'altra.

(- Non mi istigare.-)

"Ti ammazzo, stronza!"
 

Posizionai una mano di fronte al suo viso e attivai una piccola esplosione. Se avessi dato tutto me stesso con il mio quirk e qualcuno ci avrebbe visto avrei avuto seri problemi con la scuola ed era l'ultima cosa che volevo. Evitò la mia offensiva e usando la sua Unicità creò una colonna di sabbia che mi colpì in pieno ventre facendomi cadere.

Iniziò a camminare verso di me.

"Vuoi rispondermi si o no? Non mi sembra che quella che ti ho fatto fosse una domanda complicata." disse seria.

(- Non mi farò battere da te, questo è poco, ma sicuro.-)

"Fanculo." dissi rimettendomi in piedi.

Corsi nella sua direzione e finalmente riuscii a toccarla. Le afferrai la maglia e la buttai a terra posizionandomi sopra di lei. Così facendo la mia vittoria era palese.

Con una mano le trattenevo la spalla a terra, mentre con l'altra le bloccavo il polso all' altezza del mio viso.

Passarono alcuni secondi mentre, entrambi ansimanti, ci fissammo negli occhi.

 

"Qui non possiamo usare le Unicità, cretina. Non mi farò sbattere fuori dalla UA per colpa tua." dissi ancora con il fiatone.

Sul suo viso si fece largo un espressione strana. Un misto tra incertezza e paura si rifletteva nei suoi occhi e mi scrutava con quegli iridi belli da togliere il fiato.

Vidi i suoi muscoli tendersi e le sue guance arrossire per poi spostare la mano sopra al mio polso che ancora le tratteneva la spalla. Nemmeno io saprei dire il perché non accennai a spostarmi. Forse ero semplicemente troppo perso in quello sguardo. Era tanto, troppo tempo che non la guardavo come si deve.

"Bakugo...ti prego. Devo...devo avere quella risposta."

Delle lacrime le rigarono le guance.

(-Cosa sta succedendo? Cosa sto facendo? -)

"Se...in un qualche modo ho fatto del male alla persona a cui tengo di più al mondo, lo devo sapere. Non ho mai avuto intenzione di ferirti, qualunque cosa io abbia fatto." ammise tra un singhiozzo e l'altro. Era visibilmente in panico.

Piegai la testa per non doverla guardare; la sua espressione mi faceva soffrire.

"Qual'è la mia colpa? Ti scongiuro, dimmelo."

(- Cosa ti sto facendo?- )

I muscoli mi si tesero fino a farmi male.

(- Che faccio? Me ne vado? Le dico qualcosa di orrendo per allontanarla? No. Non voglio più vedere quell' espressione. E'...tutta colpa mia.-)

"Bakugo..."

(- Le ho fatto del male allora e lo sto facendo anche adesso. Come posso essere così stronzo?-)

Con mia enorme sorpresa T/N si mosse. Mi prese la testa con una mano e mi cinse la vita con l'altra appoggiando poi il suo viso sul mio petto. Non riuscivo a muovermi e nemmeno a parlare. Il suo calore era rassicurante mentre il suo profumo mi riportò indietro a tanti anni prima.

 

"Io...ti voglio bene, Bakugo. Non hai idea di quanto. Sei una persona meravigliosa e non grazie al tuo quirk, quello è il meno. So bene chi sei e va tutto ben oltre alla rabbia e all' arroganza che tendi a mostrare. Non penserei mai di giudicarti se riuscissi a parlarmi a cuore aperto dicendomi cosa non va. Mi conosci meglio di chiunque altro, sai che sarebbe così. Mi manca così tanto il tuo sorriso..." disse tra un singhiozzo e l'altro.

Non sapevo cosa dire né tanto meno cosa fare.

Lei ha ragione. E' sempre stata l'unica a capirmi davvero.

(-Però... non posso lasciarmi trascinare da tutto questo. Non devo. Ho un obbiettivo da raggiungere e lei mi distrarrebbe e basta.-)

Le afferrai con forza le spalle e la allontanai dal suo petto.

"Tu...devi stare lontano da me. Te l'ho già detto."

"Ma io..." disse spostando una mano sul mio braccio.

"TU NON HAI COLPE. Sono io...il cazzo di problema sono io." urlai. "La mia testa è un casino, IO sono un casino. Non voglio distrarmi dal mio obbiettivo quindi devi lasciarmi in pace."

"Quindi...io ti distraggo?"

(- Che cazzo sta dicendo ora?-)

"Possibile che devi sempre aggrapparti a queste cazzate?! Non volevi diventare una hero anche tu? Dovresti sapere di che parlo!" urlai spingendola a terra e alzandomi in piedi.

"Beh, se tornassimo a parlarci tu non mi distrarresti affatto. Anzi."

"E allora non capisci un cazzo!" urlai tirando un calcio alla sabbia.
 

 

Mi aspettavo una risposta, una qualunque, che non arrivò mai.

Il mio orgoglio si stava di nuovo facendo spazio nel mio animo e, per non ostacolarlo, mi voltai dall' altra parte.

"Mi dispiace. Lo faccio per entrambi, prosegui sulla tua strada. Sulla mia non c'è posto per nessun altro." dissi.

"COSA?! Lo fai per entrambi? Stai scherzando spero!"

(- Devi smetterla.-)

"Io non voglio essere un ingombro sulla tua strada e nemmeno un 'sassolino', come mi avevi chiamato anni fa, non riesci proprio a capirlo?! Io vorrei solo camminarti a fianco, di tutto il resto non mi importa! E' una cosa così orrenda?"

(- N...no che non lo è.-)

"Non merito di starti vicino, è questo che pensi, vero? Sono debole? Ti vergogni della mia presenza? Pensi che non sia abbastanza per poter condividere un percorso con te?"

(- Non dire cazzate. Davvero, piantala...)

"Tutto quello che abbiamo passato e che siamo stati non valgono niente per te? Io valgo così poco per..."

"BASTA." urlai.

 

Ero in confusione totale.

I due sentimenti più forti del mio essere si stavano sforzando per prendere controllo del mio corpo, ma se uno vinceva, l'altro spariva sullo sfondo. Non capivo più cosa era importante e cosa no.

Mi arresi nuovamente alla mia più totale incapacità nel gestire le mie emozioni.

"E' tardi. Me ne vado." dissi iniziando a camminare.

"Il Festival." 

Dopo averla sentita parlare mi bloccai.

"Se al Festival Sportivo dovessi batterti in una qualunque delle prove, tu mi parlerai e mi spiegherai per filo e per segno la motivazione che ti spinge a volermi evitare."

"Perchè ci tieni tanto a quella cazzo di risposta?" chiesi.

"E' l'unico modo che ho per fare pace con me stessa per quanto ti riguarda."

Nonostante tutto, dal punto di vista scolastico ero sicuro di me. Avrei vinto ogni tipo di competizione al festival, non avevo paura di perdere e di conseguenza non avrei dovuto dirle proprio nulla. Con altissima probabilità, se avessi vinto, lei mi avrebbe lasciato in pace e tutta questa tremenda sensazione sarebbe sparita grazie alla sua assenza.

"D'accordo. Se ci tieni tanto a perdere, va bene."

Ricominciai a correre lasciandola sola.

 

(-Per lei è davvero così importante mantenere i rapporti con uno stronzo come me? Le ho detto cose orrende e continuo a farlo. Non riesco a capire.-)

Realizzai con estremo ritardo che in realtà avevo solo paura.

La debolezza nel mio essere non era mai stata contemplata e lei, con un semplice sorriso, distruggeva con una facilità disarmante tutti i muri che mi ero costruito.

(-C-cosa dovrei fare? Ma quello che vorrei capire è...cosa provo sul serio per lei?-)

Bloccai la mia corsa sulla sponda del fiume nello stesso punto della sera prima e osservai il sole sorgere.

Fu in quel momento che realizzai, accompagnato da una fortissima rabbia, che i miei sentimenti per lei non erano mai cambiati dal giorno in cui era sparita senza lasciare traccia.

(- Temo...di amarla. Cazzo.-)

 

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Capitolo 8
*** Esercitazione. ***


T/N POV

 

Come c'era da aspettarsi in seguito a quella mattinata movimentata, varcai con parecchio ritardo i cancelli della UA.

In classe erano tutti presenti, compreso Kacchan, e il professore Aizawa mi fece accomodare con il suo solito fare ironico.

La lezioni mattutine procedettero normalmente e all' arrivo della pausa pranzo Ochaco, Izuku e Kirishima mi invitarono a mangiare con loro.

Nel tragitto, il rosso mi raccontò dell'attacco subito dai Villain alla USJ e di quanto AllMight fosse stato incredibile nel salvare la situazione. Mi piaceva il modo di fare di Kirishima; emanava orgoglio ma anche un' infinita dolcezza.

Arrivati alla porta della mensa, gli altri si apprestarono ad entrare mentre io, in fondo alla fila, notai un ragazzo familiare che si stava avvicinando.

Sorridendo, lo salutai con un cenno della mano e Shinso ricambiò aprendo le labbra come se stesse per dire qualcosa. In quel momento Ochaco mi si parò davanti.

"T/N, andiamo! Sto morendo di fame!" disse prendendomi la mano e iniziando a trascinarmi verso il banco della mensa.

"V-va bene, Ochaco! Scusami!" risi imbarazzata.
 

 

Ci sedemmo e parlammo del più e del meno per tutta la durata del pasto e una volta che le ciotole davanti a noi furono vuote, Kirishima sbottò.

"Ora abbiamo lezione, con All Might! Non vedo l'ora di scoprire se ci sarà qualche allenamento figo! Le sue lezioni sono sempre interessanti!"

"Sarà sicuramente così! Si imparano sempre cose bellissime!" rise Ochaco.

Io e Izuku sorridemmo.

Tornando in aula, Kirishima e Ochaco si misero a parlare di alcune delle lezioni di All Might ricordando i punti salienti, mentre io e Midoriya rimanemmo indietro.

"Izuku, mi fa molto piacere che il tuo quirk si sia mostrato. Qual'è?"

"E-ehm...è...è un pochino complicato T/N!" sorrise imbarazzato spostando le mani a difesa davanti al petto.

"Non me lo vuoi dire?" chiesi incuriosita.

"N-no, ci mancherebbe T/N! E' solo che..."

"Levatevi dalle palle."

Un Katsuki corrucciato ci spintonò per poi passare tra me e Izuku. Sospirammo entrambi. Rispondere a Kacchan in questi casi era come innescare una bomba; non ne valeva la pena.


 

Una volta in classe, All Might varcò la porta sorridente come avevo sempre avuto modo di vederlo nei video che giravano su internet. Dal vivo era sicuramente più possente di quel che potevo immaginare.

"Ahah! Buongiorno ragazzi! Oh, vedo che c'è una new entry! Il tuo nome è T/N T/C, vero? Mi sono permesso di dare un occhiata al tuo fascicolo! Beh, sono felice che tu sia entrata a far parte di questa scuola, giovane T/C!"

Risi imbarazzata non sapendo cosa rispondere.

"Forza ragazzi! Per festeggiare questo nuovo arrivo, oggi si fa allenamento sul campo! Infilatevi i vostri costumi e ci vediamo al ground beta!"

"Evvai!" esultò Kirishima.


 

Seguì le mie compagne di classe negli spogliatoi per poi dirigerci tutte insieme all' area per l'allenamento.

Il mio costume lasciava le gambe e le braccia libere per riuscire a sfruttare meglio la mia Unicità. Per poterla attivare bastava che un pezzo di pelle scoperta toccasse il materiale che desideravo modificare. Sulla pancia e sulla parte alta del petto la tuta era aperta formando un incrocio e sulla testa portavo degli occhialoni.

Un costume parecchio semplice rispetto a quelli di alcuni dei miei compagni.

Al mio arrivo nel ground notai Kacchan che fissava qualcosa di indefinito tra i profili dei palazzi. Quel costume gli stava dannatamente bene.

"Ma questo è stato il ground del nostro primo allenamento!" sorrise Izuku.

"Esatto, quello dove per poco Katsuki non faceva crollare il palazzo con ancora la bomba all' interno!" disse emozionato Kirishima.

"Ti ammazzo, capelli di merda! TACI!" gridò Katsuki di tutta risposta voltandosi di scatto con aria minacciosa.

"Giovani studenti della 1A, benvenuti!" intervenne All Might posizionandosi davanti alla classe con i pugni sui fianchi.

"Credo ricordiate bene questo ground. Oggi andremo a fare un allenamento simile, ma questa volta con una piccola variazione. Sarete nuovamente divisi in eroi e villain ma al posto della bomba dovrete salvare degli ostaggi interpretati da dei pupazzi con proporzioni e peso realistici. Per completare il salvataggio dovrete poi portarli all' esterno del palazzo. Quindi dovrete fare attenzione a non ferire per alcun motivo i poveri malcapitati con azioni troppo sconsiderate."

Vidi Kacchan sussultare a sentire quelle parole. Era sempre stato un bambino che reagiva d'impulso senza pensare a quello che faceva e tanto meno alle conseguenze; non mi stupivo del fatto che potesse essere ancora così, se non peggio. Era forse il suo più grande difetto ma anche il suo più grande pregio quando si trattava di alcune situazioni.

"Ovviamente i Villain dovranno fare di tutto per evitare che gli ostaggi vengano salvati e potranno neutralizzare gli eroi con il nastro che avevate usato nella scorsa esercitazione. Anche gli hero potranno catturare i nemici con lo stesso metodo."

Posando lo sguardo sui miei compagni li vidi tutti già concentrati e pronti all' azione. Non per nulla la UA era considerata la miglior scuola per eroi.


 

"E' il momento di estrarre le coppie! Prego T/N avvicinati, dato che è il tuo primo allenamento sarai la prima ad estrarre il nome del tuo compagno."

Camminai verso l' urna che AllMight stringeva tra le mani e iniziai a scavare tra i bigliettini. Ne scelsi uno a caso, quello che mi indicò l' istinto.

C'era solo un nome che non doveva uscire per evitare che scoppiasse il putiferio e pregai in tutte le lingue che conoscevo per scongiurare il peggio.

Iniziai a scartare il foglietto.

(-Compresa me, in questa classe siamo in ventuno. Avanti, quante probabilità ci sono che...-)

Dato il mio silenzio davanti a quel pezzo di carta, AllMight si avvicinò per leggere il risultato.

 

"Giovane Bakugo Katsuki! Sarai il compagno di T/N per questo allenamento."

"EEEH?! L'hai fatto apposta, stronza!" esplose il biondo.

Kirishima se la stava ridendo sotto i baffi, Izuku aveva la faccia più preoccupata della mia e il resto della classe guardava Kacchan non capendo il perché della sua reazione.

"Ma ti pare?! Come avrei fatto a farlo apposta?" dissi in mia difesa.

"Avanti, giovane Bakugo! Avrai la responsabilità e l'onore di aiutare T/N nella sua prima lezione pratica, dovresti esserne felice!" sorrise AllMight.

"Pescane un altro!" urlò Kacchan indicandomi e l'insegnante scosse la testa.

"Mi dispiace, ma non è possibile cambiare. Può capitare che quando gli eroi arrivano sul campo di battaglia si ritrovino a collaborare con un collega con cui non vanno molto d'accordo, ma anche questo fa parte del lavoro."

Katsuki sbuffò e si girò fissando il pavimento.

"Che gran rottura di palle."


 

Uno ad uno estraemmo tutte le coppie e i vari ruoli.

Io e Kacchan saremmo stati gli eroi e finimmo contro Kirishima e Iida.

In quel momento realizzai che non conoscevo i quirk di nessuno della mia classe, a parte quello di Katsuki.

(-Sono un' idiota.)

 

"La coppia T/C, Bakugo e la coppia Iida, Kirishima rimangano qui e si preparino, mentre gli altri mi seguano nella sala di controllo. Attendete il mio via per iniziare lo scontro." spiegò AllMight porgendoci degli auricolari.

Rimanemmo soli e prima che i nostri avversari si allontanassero, Eijiro si rivolse a Kacchan.

"Metticela tutta, Bakugo!"

"Ovviamente! Non c'è bisogno di dirlo."

Dopo di che i due sparirono all'interno del palazzo.


 

"Quale pensi sia il metodo giusto in questo caso?" chiesi.

"Secondo te? Distruggiamo tutto e salviamo quei cazzo di ostaggi."

"Ehm. Credo che in questo caso la tecnica da 'gran dio delle esplosioni' non sia la più adatta, Bakugo."

Mi guardò furioso ma non rispose.

"Quello che mi premeva sapere è...quali sono i loro quirk? Non ho avuto modo di scoprirlo. L'Unicità di Iida l'ho potuta intuire dal suo costume ma quella di Kirishima mi sfugge." dissi.

Si voltò dall' altra parte e cadde il silenzio.

"Devo saperlo. Come pensi che potremmo farcelo se non collab..."

"Capelli di merda ha un'Unicità di indurimento. Nulla di complicato." disse serio.

"Ok...Credo che dovremmo comunque studiarci qualcosa prima di iniziare. Non conosciamo la posizione degli ostaggi e potrebbe diventare difficile se non facciamo le cose con calma."

Rimase in silenzio non accennando a rispondermi.

 

"Se c'è una cosa che mi dà fastidio è quando la gente fa finta di ignorarmi, Bakugo."

"Non sto facendo finta, ti ignoro sul serio."

"EH?! Come ti permetti? Giuro che ti ammazzo io stavolta!" sbottai rossa dalla rabbia.

"Provaci, stronza." sorrise beffardo.

"EHM, EHM." tossì AllMight dall'auricolare. "E' il momento di dare inizio a questo allenamento. Date il meglio di voi ragazzi!"

Deglutii a vuoto. Iniziai a sentire un po' di tensione, soprattutto perché avrei dovuto collaborare con quella testa vuota di Kacchan.

(- Temo che sarà una battaglia persa in partenza.-)

"Questo combattimento durerà poco. Rimani qui, non mi servi."

"Bakugo, perfavore, prima di buttarci nella mischia definiamo una linea di attac..."


"VIA!" gridò AllMight.

Con la spinta esplosiva dei suoi guantoni, Katsuki si lanciò a capofitto verso il palazzo.

"Che palle." dissi sbuffando e iniziai a correre nella sua stessa direzione.


 

Entrai nel complesso riuscendo a malapena a seguire il ragazzo con lo sguardo.

"Miseria, Bakugo! Aspetta!"

Salii innumerevoli gradini fino ad arrivare al piano dove si trovavano Iida e Kirishima. Ovviamente il biondo era già nella stanza e fissava i nemici con un braccio teso in avanti pronto a creare un esplosione. I quattro manichini erano alle spalle dei nostri avversari seduti a terra e legati tra di loro, più un altra coppia di ostaggi che era invece bloccata ad un termosifone sotto alla finestra.

(-Sei ostaggi? Sul serio? Con uno come Kacchan sarà impossibile. Avremmo dovuto allontanare i nostri avversari in un qualche modo per poi poter evacuare con calma i prigionieri.)

"Non mi sembra una mossa astuta Bakugo! Potresti distruggere il palazzo e ferire i civili! Non ricordi per cosa ti aveva rimproverato il professore durante lo scorso allenamento?"

"Non dargli consigli, Iida!" lo rimproverò Kirishima.

"State zitti e levatevi dalle palle! Sennò vi faccio esplodere sul serio." li minacciò il biondo.

"Bakugo, non fare cazzate." dissi cercando di intromettermi.

"Piantala anche tu! Voi due scansatevi o vi spedisco all'inferno. Voglio concludere il più in fretta possibile questa sceneggiata."

Deglutii.
 

(-Che situazione.-)

 

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Capitolo 9
*** Esercitazione. (pt.2) ***


T/N POV

 

Passarono svariati secondi mentre tutti e quattro rimanemmo immobili a studiarci a vicenda.

La mia mente viaggiava cercando una possibile via d'uscita da quella situazione che Bakugo aveva ormai reso ingestibile.

In quel momento ebbi un'idea per poter vincere l'esercitazione, ma che senza l'aiuto di Katsuki non sarebbe stata fattibile; il difficile sarebbe stato convincerlo a collaborare.

"Cosa vorresti fare, Katsuki?" urlò Kirishima.

"Ve l'ho già detto. Scansatevi e non vi farò esplodere." rispose serio Kacchan. "Ora conterò fino a tre. Se allo zero non vi sarete allontanati dagli ostaggi, non mi farò problemi a farvi saltare in aria."

Detto ciò si rivolse a me.

"Già che ci sei renditi utile. Vai tu a recuperare i manichini e portali fuori."

"Eh?"

Notai una vena pulsargli sulla fronte.

"Allora sei sorda per davvero! Ho detto di.."

"Credi davvero che potremmo arrenderci davanti ad una tua stupida minaccia, mio caro eroe?" lo interruppe Iida, visibilmente troppo calato nella parte del Villain.

Kacchan sorrise.

"Come volete. Almeno posso anche divertirmi un po'. Tre..."

- Sarebbe una cretinata attaccare così e ora. Probabilmente è un bluff.-

"Due..." continuò afferrando con un dito un gancio sul suo guantone.

- Ok, a quanto pare no.-

"Bakugo, niente cazzate! Attaccare con un esplosione sarebbe da stupidi!" dissi.

"TACI!" urlò voltandosi nella mia direzione, per poi prendere un respiro profondo e tornare a fissare gli avversari.

"Uno..."

Kirishima e Iida erano ancora fermi davanti agli ostaggi, non sapendo nemmeno loro come reagire alla situazione.

Non potevo lasciare che il mio primo allenamento fosse rovinato da un idiota come lui. Dovevo fare qualcosa.

"Zero..."

Katsuki tirò definitivamente il gancio sul guantone da cui scaturì un esplosione, ma io riuscii a toccare il pavimento in tempo per creare un muro davanti ai nostri avversari. Dovevo proteggere gli ostaggi. L'attacco del biondo colpì in pieno la mia creazione incrinandola e si voltò verso di me con un espressione furiosa.

"CHE CAZZO FAI? Si sarebbero spostati!"

Mi rialzai di scatto urlando verso di lui.

"Non è detto! Il loro obbiettivo è proteggere gli ostaggi, sarebbe stupido da parte lor..."

Non feci in tempo a finire la frase che il muro che avevo appena creato venne distrutto da Kirishima. Dallo spazio creatosi scattò Iida che, ad una velocità pazzesca, iniziò a correrci attorno non lasciandoci via di fuga. Io e Kacchan ci trovammo schiena contro schiena quando il capo di un nastro bianco mi si attaccò al braccio.

- Il nastro di cattura?!-

Capii che arrivava da Iida e che, continuando a muoversi intorno a noi, ci avrebbe bloccato entro pochi secondi.

Volevano catturarci, lì e subito.

Reagì d'impulso toccando nuovamente il pavimento per creare un buco da cui sia io che Katsuki ci lasciammo cadere. Il nastro si staccò dal mio braccio e, una volta atterrati rovinosamente al piano inferiore, presi Kacchan per il braccio e correndo lo trascinai verso le scale.

Dovevamo pensare a qualcosa con calma e se lui non avesse voluto collaborare l'avrei costretto; con Katsuki non si poteva fare diversamente.


 

Arrivammo di corsa in un corridoio al piano inferiore a quello della nostra caduta, dopo di che Katsuki mi afferrò il polso e si staccò dalla mia presa.

"POTEVAMO FARCELA! PERCHE' HAI DOVUTO ROVINARE TUTTO?" gridò furioso.

"Non ce l'avremmo fatta. Non dire idiozie." lo guardai seria appoggiandomi al muro alle mie spalle.

"COSA?"

Con tutta l'ira che aveva in corpo, tirò un pugno alla parete dietro di me sfiorandomi un orecchio. Non potei dire di non aspettarmi una reazione simile e continuai a guardarlo con espressione seria.

"Tu...devi ascoltare quello che ho da dire. Se ti dico di fare una cosa falla a basta." continuò.

Stava davvero superando ogni limite. L'idea di essere il migliore gli aveva distrutto ogni briciola di buon senso che aveva posseduto negli anni passati. Era totalmente fuori di sè dalla rabbia.

"POTEVAMO VINCERE SUBITO E SENZA USARE IL TUO CAZZO DI QUIRK! COS'E', TI SENTIVI MESSA DA PARTE PER CASO? SE NON MI STAI IN MEZZO ALLE PALLE NON SEI FELICE, EH? AVANTI, DIMMI LA VERITA', VOLEVI SOLO METTERTI IN MOSTRA VERO?"

Istintivamente alzai la mano e lo colpii con uno forte schiaffo in piena faccia.

Era parecchio stupito, ma rimase con lo sguardo fisso nella direzione in cui gli avevo fatto girare la faccia.

Ero arrabbiata, e tanto. Quando si atteggiava in quella maniera era come se tutti i miei sentimenti per lui passassero in secondo piano. Mi dava davvero sui nervi perché sapevo che non era quello il Katsuki a cui avevo fatto quelle promesse tanti anni fa.

Lo presi per la canottiera facendolo avvicinare al mio viso.

"Ora sei tu che ascolti me. Per poco Iida non riusciva ad intrappolarci con il nastro di cattura, dovresti averlo notano, no? Io voglio vincere e se dovrò riempirti di botte per far si che tu ascolti il mio piano allora lo farò, non mi interessa."

Era immobile e non mi guardava nemmeno in faccia. Presi un respiro profondo per cercare di calmarmi e continuai.

"Purtroppo...il mio quirk ha delle limitazioni. Non posso modificare elementi importanti come pareti e pavimenti per più volte nel giro di pochi secondi. Prima ho avuto fortuna che sotto di noi era rimasto poco materiale dato che l'avevo usato per creare il muro. Altrimenti non sarei riuscita a farci fuggire e l'esercitazione sarebbe già finita. Avrei voluto dirtelo prima se mi avessi dato la possibilità di parlare!"

Ero stupita nel vederlo ancora fermo a fissare qualcosa di invisibile sul pavimento; nel suo sguardo notai che stava tornando a farsi largo il vecchio Katsuki.

"Ok..." sussurrai liberandolo dalla mia presa. "Ti posso giurare che è possibile riuscire a salvare quegli ostaggi e allo stesso tempo catturare i Villain, ma tu sei una parte fondamentale del mio piano. E' un pò azzardato, ma è l'unica cosa che mi viene in mente al momento."

Finalmente Kacchan si mosse voltandosi dall' altra parte a sguardo basso.

Lo fissai con aria rassegnata.

"Come ho già detto, io voglio vincere." dissi. "Ma la vera domanda è..."

Notai i suoi occhi aprirsi lentamente sotto ai ciuffi biondi.

"Vincere è la stessa cosa che vuoi tu, Bakugo?"


 

- - -


 

Bakugo Katsuki POV
 

 

Salii lentamente le scale per tornare al piano dove erano presenti i nostri avversari e gli ostaggi.

Il piano di T/N era veramente un azzardo, ma avrebbe potuto funzionare. In un attimo mi aveva fatto tornare alla ragione, non ci era mai riuscito nessun altro; o almeno, non così velocemente. La cosa mi bruciava parecchio, ma volevo vincere ad ogni costo e non mi importava di altro in quel momento. Ero riuscito a imbrigliare momentaneamente il mio orgoglio per una buona causa.

Arrivato, trovai Capelli di merda e l'Occhialuto in piedi davanti agli ostaggi che mi squadravano con faccia seria.

"Dov'è T/N?" chiese Kirishima.

"Avevamo parecchie divergenze sull' idea di come vincere questa simulazione. Se n'è andata arrabbiata da qualche parte." risposi posizionando nuovamente il braccio teso di fronte al mio corpo.

"EH? Stai scherzando, vero? Siete una squadra, amici d'infanzia per di più, non dovete comportarvi così!"

"Kirishima, calmati. Potrebbe essere un bluff." intervenne Iida.

"Dici? Non ce lo vedo proprio Bakugo a bluffare così".

Rimasi a fissarli con aria seria.

"Come ho detto prima, se vi levate dalle palle e mi lasciate prendere gli ostaggi non vi farò esplodere. Voglio concludere questa cosa il prima possibile, mi sono rotto." dissi.

Avrei tanto voluto attaccarli seriamente e prendermi questa vittoria con le unghie e con i denti, ma feci appello a tutto il mio autocontrollo. Era la prima volta che mi succedeva in questo modo e, soprattutto, che riuscivo a resistere per così tanto al richiamo dei miei istinti.

Il piano avrebbe avuto successo e avrei fatto qualunque cosa per farlo funzionare.

Sarebbe dovuto iniziare a momenti.

Kirishima si mise in posizione d'attacco con un sorriso beffardo stampato in faccia.

"Bakugo. Capirai bene che non possiamo accettare la tua proposta quindi, se è la lotta che vuoi, allora è proprio quello che avr..."


 

Notai il segnale di T/N oltre la finestra.

Aprii immediatamente le braccia creando delle esplosioni che arrivarono fino ai muri laterali danneggiandoli ma senza distruggerli completamente. Subito dopo si innescarono delle altre esplosioni verso l'interno della stanza che fecero alzare delle dense nubi di detriti.

Iida i Kirishima si coprirono gli occhi per cercare di difendersi dalla polvere e in quel momento nella parete dietro di loro si aprì un varco.

T/N, con la sua Unicità, avrebbe dovuto creare un passaggio sotto alla finestra dietro alle spalle dei nostri avversari liberando i due ostaggi legati al termosifone per poi farli cadere su uno scivolo creato da lei con il muro del palazzo che li avrebbe accompagnati fino al livello della strada.

Quando vidi che era riuscita a liberare i primi manichini scattai in avanti per completare anche la seconda parte del piano. 

Quando fui a qualche metro dagli avversari tirai fuori dalla tasca il nastro di cattura e lo lanciai a T/N, che nel frattempo era entrata dal passaggio sotto la finestra, tendendone fermo l'altro capo.  

Vidi che lo prese al volo e mi lasciai scivolare a terra passando tra i due che cercavano ancora di vedere attraverso la nube di polvere che si stava diradando.

In scivolata riuscii ad afferrare gli ostaggi rimanenti e, alzandomi di scatto, mi posizionai di fianco a T/N, dando le spalle a quel che rimaneva della finestra dopo che l'aveva manipolata con il suo quirk.

Buttai gli ostaggi sullo scivolo improvvisato e mi voltai stringendo la presa sul nastro di cattura.

Il salvataggio era andato a buon fine, la simulazione poteva finire lì, ma entrambi volevamo di più.

Era una sensazione magnifica.

Cadde il silenzio mentre la polvere continuava a sedimentarsi.

Entrambi ansimanti, io e T/N guardammo verso i nostri avversari ancora celati dalla nube. 
Se li avessimo presi entrambi, sarebbe stata una vittoria su tutta la linea. Già mi pregustavo l'idea.

Però, quando finalmente riuscimmo a scorgere qualcosa, notammo dei capelli rossi dimenarsi sotto alla stretta del nostro nastro senza nessuno a fianco.

Scoprimmo che l'occhialuto era riuscito a scappare al nostro tentativo di cattura ed in quel preciso istante fendette la ormai rada nebbia di polvere con un calcio colpendo T/N in piena faccia, facendola cadere a terra.

Mi incazzai talmente tanto che il mio corpo si mosse da solo e scattai verso Iida cercando di afferrarlo per il collo.

Non mi importava se era un mio compagno di classe, volevo fargli più male possibile.


 

"Fine della simulazione!" urlò All Might. "Gli ostaggi sono stati portati in salvo, possiamo concludere qui! Venite nella sala monitor per la discussione sulla lezione."

Mi bloccai con la mano a pochi centimetri dalla faccia di Iida, visibilmente impaurito dalla cosa; dopo di che scattò nella direzione di T/N inchinandosi per scusarsi e chiedendole se stesse bene.

"Certo Iida, tranquillo!" sorrise T/N ancora seduta a terra mentre teneva una mano sulla guancia colpita.

"Sei sicura? Mi dispiace tanto, c'era ancora un sacco di polvere e non sono riuscito a calibrare la distanza per il calcio! Volevo che lo evitaste così avrei potuto guadagnare tempo per salvare il mio collega!"

"Sul serio, non preoccuparti. Sto bene!" rispose con ancora un sorriso imbarazzato dipinto sul volto.

"Ecco, lascia almeno che ti dia una mano ad alzarti." disse tendendole la mano.

T/N accettò l'aiuto e si rimise in piedi.

Quella scena mi diede parecchio fastidio, ma cercai di non farlo notare. Mi limitai a voltarmi dall' altra parte e cominciai a camminare verso l'uscita.


 

"Kacc...cioè, volevo dire, Bakugo!" mi chiamò T/N.

Girai la testa per guardarla e la vidi con il pollice alzato e un sorriso quasi accecante.

"Sei stato grande! Ottimo lavoro!" disse ridendo.

Non dissi nulla e mi voltai di nuovo rimettendomi a camminare.

Qualcosa di strano si stava muovendo nel mio petto. Un sentimento spontaneo che non percepivo da parecchio.

Feci di tutto, ma non riuscii a trattenermi.

Sorrisi. 

Come non facevo da ormai troppo tempo.

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Capitolo 10
*** Segreto. ***


T/N POV

 

Ci avviammo verso la sala monitor per la discussione dell' esercitazione mentre Iida mi camminava al fianco ancora in agitazione per il colpo che mi aveva inferto. Si sentiva parecchio in colpa e, nonostante le mie rassicurazioni, non riuscivo a farlo calmare.

Kacchan camminava a testa bassa pochi metri davanti a noi seguito da Kirishima che lo riempiva di complimenti per la sua azione durante l'allenamento.

Sapevo bene che Kacchan era parecchio felice per la vittoria nonostante non lo avesse dato a vedere e la cosa mi rassicurava. Eravamo riusciti a far funzionare il piano insieme e non c'era sensazione migliore.

 

Entrammo nella stanza e notai dei grossi monitor che ricoprivano un' intera parete dove si poteva vedere perfettamente il ground zero dalle inquadrature più disparate.

Al nostro ingresso, tutti i nostri compagni si voltarono sorridendoci e All Might portò le mani ai fianchi mostrando anche lui il suo famoso sorriso.

"Ahah! Ottimo lavoro, giovani! E' stato davvero un allenamento interessante! Bene, prima di passare al prossimo, sarebbe bene fare un resoconto di quello che è successo. Prego, qualcuno vuole dire qualcosa?"

Ochaco alzò di scatto la mano.

"Parla pure, giovane Uraraka!"

"Ecco...Avevo una domanda. Mi chiedevo come fossero avvenute le piccole esplosioni lungo il muro della stanza con gli ostaggi. Insomma, Bakugo ne ha lanciato solo due verso le pareti e non capisco come possano essere avvenute le altre." disse con espressione curiosa.

"Ottima domanda! Prego, rispondete pure!" commentò All Might.

Girai la testa verso Katsuki credendo che volesse essere lui a rispondere, ma rimase in silenzio.

Sorridendo sospirai ed iniziai la spiegazione.

"Allora, innanzitutto non potevamo danneggiare troppo il palazzo, altrimenti avremmo messo in pericolo gli ostaggi. L'obbiettivo era distrarre i nostri avversari, ma avevamo ormai perso il possibile elemento sorpresa dato il colpo di testa di Bakugo e..."

"ASPETTA, COSA DIAVOLO VORRESTI INSINUARE?" urlò Kacchan al mio fianco portando il volto a pochi centimetri dal mio.

Lo ignorai e gli misi una mano sulla faccia cercando di spostarlo mentre si dimenava.

"Dicevo. Dato che avevamo perso l'elemento sorpresa dovevamo puntare su qualcosa che i nostri avversari non si aspettavano e, se possibile, limitare come potevamo la loro visuale. Per rispondere alla tua domanda, Uraraka..." continuai.

Kacchan smise di dimenarsi e si allontanò dalla mia mano furioso per poi voltarsi di scatto dandomi le spalle.

"Il quirk di Bakugo si basa sul suo sudore che è di una composizione simile alla nitroglicerina che, per esplodere, ha bisogno di essere colpita o innescata. Per creare le piccole esplosioni lungo i muri abbiamo semplicemente raccolto del suo sudore in delle conche che ho sigillato con la mia Unicità lungo il muro esterno, così, quando le prime esplosioni lanciate da Bakugo le avrebbero innescate, sarebbero esplose causando pochi danni ma molta polvere e detriti." conclusi.

Qualcuno di loro aveva la faccia schifata dalla cosa, mentre altri erano parecchio ammirati e mi guardavano a bocca aperta.

"Ahah! Avete avuto un' ottima idea!" rise il professore.

"HA." commentò Kacchan a testa bassa. "Ha avuto lei una buona idea. Io non c'entro assolutamente nulla, ha fatto tutto T/C."

Sorrisi di cuore e ringraziai Bakugo nella mia mente.

"Questo ti fa onore, giovane Bakugo!" sorrise All Might alzando il pollice."Qualcuno ha altre domande o consigli?"

"Posso dire una cosa, professore?" chiese Momo alzando la mano.

"Certamente!"

"Questa esercitazione è andata a buon fine perché T/N conosce davvero bene il quirk di Bakugo, che, purtroppo, non sembrava intenzionato a collaborare all' inizio dell' allenamento. Se ci fosse stato chiunque altro di noi al posto di T/N, gli eroi avrebbero certamente perso."

Yaoyorozu stava giocando con il fuoco. Capii dove voleva arrivare, ma questo avrebbe fatto scattare la mina vagante quale era Kacchan peggiorando la mia situazione.

"Che cosa diavolo vorresti dire?" chiese Katsuki voltandosi verso di lei e piegandosi in avanti con espressione rabbiosa.

"Voglio dire che hai vinto perché T/N era con te, mi pare abbastanza ovvio."

"Vuoi morire ora, per caso?" urlò Bakugo sempre più furioso mentre si avvicinava a larghe falcate verso la ragazza.

Mi misi davanti a Kacchan e lo trattenni per il braccio, dopo di che mi rivolsi a Momo.

"Ehm, in realtà Yaoyorozu, è stato proprio lui a darmi conferma che la cosa fosse fattibile! Io...Io sapevo soltanto che il suo sudore è simile alla nitroglicerina come composizione, ma credo che tra di voi sia di dominio pubblico, no? Insomma, era un' idea un po' assurda e se lui non avesse collaborato sarebbe rimasta nella mia testa e basta."

"E' proprio questo il punto. Ha collaborato perché tu eri in squadra con lui, con chiunque altro non l'avrebbe fatto."

Sentii Kacchan che, in preda alla rabbia, cercava di staccarsi dalla mia presa e tentai di fermarlo nuovamente.

"Quello che voglio dire è che uno dei punti su cui Bakugo deve ancora lavorare parecchio è proprio il lavoro di squadra, esattamente come nella scorsa esercitazione a coppie. Non lo dico per cattiveria, ma in veste di rappresentante di classe ed osservatrice esterna." concluse seria Momo.

"C-certo." mormorai tentando di sorridere mentre Katsuki cercava ancora di staccare la mia mano dal suo braccio.

"Ottimo, giovane Yayorozu! Giovane Bakugo, dovresti ascoltare con attenzione i buoni consigli dei tuoi compagni di classe!" sorrise All Might.

Kacchan smise di dimenarsi e, dopo che lo liberai dalla mia presa, iniziò a camminare rabbioso verso l'uscita.

"Mi sono rotto, me ne vado in classe e aspetto che finisca questa pagliacciata."

 

Riuscivo a comprendere quello che provava e vederlo così mi regalò una stretta al cuore.

"G-giovane Bakugo, non puoi..." lo chiamò All Might.

"Però Yaoyorozu..." dissi rivolgendomi a lei ad alta voce per far sì che Katsuki riuscisse a sentirmi. "Non puoi dire con certezza che non avrebbe collaborato con nessun altro. E' passato un po' di tempo dalla scorsa esercitazione a quanto ho capito e allora perché non può semplicemente essere migliorato?"

Momo mi guardò con aria interrogativa mentre, con la coda dell'occhio vidi Kacchan fermarsi prima di varcare la porta della stanza.

"All' inizio era teso per altri motivi ed ero l'ultima persona con cui voleva avere a che fare, ma poi si è semplicemente ricordato di quanto brami la vittoria con tutto se stesso. La sua mancanza di collaborazione è stata semplicemente questa: una dimenticanza per colpa di motivi esterni all' addestramento." continuai.

Tutta la classe era in silenzio ad ascoltarmi, perfino il professore.

"Quindi sono convinta che, una volta ricordatosi il suo obbiettivo principale, avrebbe certamente collaborato con ognuno di voi." conclusi.

"Ma certo, T/N! Sono sicuro che sia andata proprio così!" rise All Might dandomi una pacca sulla spalla.

Sorrisi e vidi Kacchan che tornare nella stanza e appoggiarsi con le spalle al muro di fianco alla porta.

A quanto pare, ero riuscita in un qualche modo a fare breccia nella sua rabbia e il mio sorriso si allargò ancora di più per la soddisfazione.

 

 

Si susseguirono poi le esercitazioni degli altri miei compagni di classe e furono una più interessante dell'altra.

Riuscii a studiare le Unicità di ognuno di loro e le trovavo tutte fenomenali. Quella che mi colpì di più in quanto a potenza fu quella di Todoroki: si vedeva che si era allenato parecchio.

Izuku invece, con il suo quirk di potenziamento, mi sorprese parecchio e sorrisi ripensando al piccolo bimbo insicuro che, giocando con me ogni giorno, fantasticava sulla sua futura e potentissima Unicità. Mi ritrovai ad essere felicissima per lui e, non so bene perché, il mio cuore si riempì di orgoglio.

Peccato che alla fine dell'esercitazione ci ricavò un braccio rotto; a quanto pare non aveva ancora imparato a gestire al meglio il suo quirk e la cosa mi stranii leggermente. Mi ricordava un bambino alle prese con le prime comparse della propria Unicità e mi ritrovai a pensare che era come se l'avesse appena ottenuta.

Scossi la testa, non poteva essere di certo così.

Non poteva esserci un'altra Unicità trasmissibile, assolutamente no.

 

 

Quando le esercitazioni si conclusero giunse l'ora della pausa pranzo ed indossammo nuovamente la nostre divise per dirigerci verso la mensa.

"Sei stata grande, T/N!" sorrise Ochaco avvicinandosi a me nel corridoio e camminando al mio passo. "Davvero, mi sono troppo emozionata con quell'azione combinata che avete fatto! Sembrate fatti per lavorare insieme, te e Bakugo!"

"Ahah, grazie Uraraka." risi imbarazzata. "Anche il tuo combattimento con Tsuyu è stato interessante!"

"Mi sto impegnando tanto! Spero si noti!" disse gonfiando le guance.

"Poco ma sicuro." sorrisi.

"Comunque mi fa molto piacere vedere che sei molto più sicura di te!"

"Che intendi dire?"

"Beh, quando sei arrivata se Bakugo era nei paraggi andavi visibilmente in panico ed eri parecchio tesa. Invece oggi sei stata grande! Sei riuscito a tenerlo a bada come se nulla fosse!"

(- Speravo non si fosse notato e invece...-)

"Eheh, n-non credo sia come dici Ochaco. Ero semplicemente molto concentrata sull' allenamento!"

 

"LASCIAMI ANDARE, CAPELLI DI MERDA! TI FACCIO ESPLODERE, CAZZO!"

Quella voce poteva essere di una sola persona e ci voltammo entrambe per vedere cosa stava succedendo alle nostre spalle.

Scoprimmo un sorridente Kirishima che si stava avvicinando intento a trascinare di forza per il braccio un Bakugo parecchio arrabbiato.

Quando entrambi furono a pochi metri da noi, Kirishima si fermò e spinse Kacchan nella mia direzione che per poco non mi finì addosso. Per un istante ci trovammo comunque a pochi centimetri l'uno dal viso dell'altro. Riuscii a notare qualche linea di rossore sulle guance prima che si voltasse di scatto furioso tentando di superare Eijiro.

"Avanti, parla Bakugo!" disse Kirishima prendendolo per le braccia e spingendolo nuovamente verso di me.

"PERCHE' NON TI FAI UNA VALANGA DI CAZZI TUOI, KIRISHIMA?" urlò voltandosi verso di lui.

"Perchè siete amici d'infanzia! Dovete fare pace e tu devi dirle quella cosa che mi hai appena detto!"

"LA PROSSIMA VOLTA CHE PENSO DI DIRTI QUALUNQUE COSA DEVO ASSICURARMI DI UCCIDERTI DOPO, POCO MA SICURO." continuò il biondo mettendosi in posizione da combattimento verso Eijiro.

Ochaco era parecchio spaventata dalla situazione mentre io sorrisi per l' ingenuità di Kirishima; Katsuki aveva proprio bisogno di un amico come lui.

 

 

"Oh,oh! Quindi tu devi essere il famoso Kacchan!"

Ci voltammo tutti e quattro e scoprimmo una formosa signora bionda avvolta in un abito rosso intenta ad osservarci. Ci misi qualche secondo a riconoscerla, solo perché erano un paio d'anni che non la vedevo.

"Maestra! Cosa ci fai qui?" sorrisi andandole incontro a braccia aperte.

Mi ignorò e mi passò di fianco continuando a camminare verso Katsuki.

Ci rimasi parecchio male e la guardai con aria contrariata; mi ero totalmente scordata del suo modo di fare fastidioso.

 

Una volta vicino a Kacchan, la mia Maestra si chinò leggermente verso il suo viso.

"Sei mooolto più carino di come mi aveva descritto T/N. I miei più sinceri complimenti ai tuoi genitori!" sorrise.

(- Voglio sotterrarmi. -)

 

"Che? E tu chi diavolo saresti?" borbottò serio Bakugo.

"Uhuhuh!" rise debolmente la mia Maestra per poi girare le testa nella mia direzione. "E' bello ed è pure un perfetto cattivo ragazzo! Tu sì che hai buongusto, T/N!"

Avvampai di colpo e mi fiondai su di lei strattonandole il braccio.

"C-cosa c'entra ora? N-non è come pensi! Smettila di dire certe cose!"

"Ma come? Nei miei ricordi vive una dolce e piccola T/N intenta a raccontarmi piangendo di un certo Kacchan che..."
 

"BASTA." urlai mettendole una mano davanti alla bocca mentre sorridevo imbarazzata. "Piuttosto...ehm...p-perchè sei qui?"

Con la coda dell'occhio vidi l'espressione pensierosa di Kacchan e mi rilassai dato che mi aspettavo di vedere solo una forte rabbia stampata su quel viso.

La lasciai andare e tossì leggermente.

"Sempre con questi modi, T/N! Non sono consoni ad una signora."

"S-si, scusami." borbottai ancora imbarazzata evitando il suo sguardo accusatorio.

"Comunque, sono qui per te, tesoro mio." disse poggiando una mano sulla mia testa. "Mi mancavi così tanto che sono venuta a trovarti!"

La cosa mi stranii non poco e persi qualche secondo per rimuginarci su.

Dopo un po', realizzai il possibile motivo della sua visita.

Con altissima probabilità, si trovava qui per quella cosa di cui non avevo intenzionalmente parlato alla scuola al momento della mia iscrizione e tremai all' idea di quello che sarebbe potuto succedere se fosse stato davvero quello che pensavo.

"Ehm...ok." mormorai.

"Ma anche tu sei bellissima, piccola!" disse la mia Maestra cambiando repentinamente discorso e sorridendo verso Ochaco.

"G-Grazie, signora." balbettò la mia amica in evidente imbarazzo.

 

 

"Mi avevano detto che era arrivata, ma non credevo si sarebbe messa ad infastidire i miei alunni." disse il professore Aizawa appena comparso alle mie spalle. "Le chiederei cortesemente di seguirmi. Anche tu, T/C."

"Oh! Certamente! Vieni, T/N!" disse la donna iniziando a seguire Aizawa.

Mi voltai di scatto verso i miei compagni con il cuore a mille per l'ansia.

"R-Ragazzi, devo andare. Ci vediamo dopo, scusate!" dissi per poi camminare dietro alla mia Maestra.

"Certo, ci vediamo in classe!" disse Ochaco.

 

 

Poco dopo, voltai leggermente lo sguardo e vidi Kirishima intento a dire qualcosa ad Uraraka mentre Katsuki, completamente immobile, mi scrutava con aria seria mentre mi allontanavo.

Arrosii debolmente e tornai a guardare davanti a me.

 

 

Dopo qualche passo, iniziai a sentire la paura per quello che sarebbe successo da lì a poco. Mi avrebbero sicuramente rimproverato per la mia poca sincerità durante l'iscrizione e non credevo che sarebbe successo così presto.

 

Varcammo la porta dell' ufficio del preside e sentii una fitta stringermi lo stomaco. Il direttore era seduto sulla sua poltrona mentre mi sorrideva e ci fece accomodare sulle sedie davanti al suo tavolo mentre Aizawa rimase in piedi accanto a noi.

"Bene, T/C. Mi dispiace per averti fatto venire qui senza preavviso, ma era necessario parlare con te al riguardo di una cosa." disse il preside.

Iniziò a spostare alcuni fogli sul suo tavolo per poi tirarne fuori uno e mettermelo davanti.

"Questo è la tua richiesta di iscrizione, è corretto?" sorrise.

"S-si..."

Abbassai la testa cercando di non farmi prendere dal panico.

"Su questo foglio hai dichiarato una sola Unicità, è giusto anche questo?"

"Si..."

"Possiamo sapere perché?" chiese portando le zampe sotto al mento.

"Ecco...Io...Quell'altra non è la mia Unicità." mormorai a sguardo basso.

"Oh si, invece! Fa parte di te. Dovevi dichiararla." sorrise nuovamente.

"M-me ne scuso. Onestamente, non ho una motivazione valida per non averne parlato, me ne vergogno e basta."

"Capisco. Però se la tua Maestra non ce ne avesse parlato e fossimo venuti a scoprirlo per vie traverse sarebbe stato un problema, capisci?" disse non accennando a smettere di sorridere.

"C-Certo. Ma...non è un quirk così forte dopo tutto."

 

Un forte schiaffo sulla nuca arrivò da parte della Maestra e mi costrinse ad abbassare ancora di più la testa.

"Come ti permetti di dire che la mia Unicità non è forte?!"

Alzai gli occhi verso di lei e la guardai con aria arrabbiata.

Fu lei a passarmi il suo quirk anni prima e, nonostante mi avesse allenato molto per poterlo accogliere, non riuscivo a gestirlo al meglio e finivo sempre per farmi parecchio male quando dovevo utilizzarla contro qualcuno con un' Unicità potente.

 

"Mi correggo allora. Io non la so gestire e non mi interessa imparare. E' parecchio imbarazzante."

"Cosa ti importa se è imbarazzante! E' potente e devi allenarti per dominarla al meglio." disse seria la donna al mio fianco.

 

"T/C, perfavore. Potresti spiegarmi questa Unicità? Vorrei sentirlo detto da te." chiese il preside.

 

Deglutii a vuoto.

Odiavo il mio secondo quirk per via della sua natura e meno ci pensavo e meglio era.

"Ecco...si..." mormorai cercando di prendere tempo.

"Avanti." mi incitò la Maestra.

Presi un respiro profondo per cercare di schiarirmi le idee e in quegli istanti di silenzio percepii tutti i loro occhi addosso.

Non avrei voluto parlare di quella Unicità che non ero mai riuscita a sentire mia, ma ormai il danno era fatto.

 

Alzai lo sguardo sul preside e, con il cuore in gola, iniziai a parlare.

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Capitolo 11
*** Inizio ***


T/N POV

 

Una volta concluso il discorso con il preside, uscii dalla stanza e mi avviai verso la mia classe accompagnata dalla mia Maestra.

 

 

"Posso sapere perché gliel'hai detto?" chiesi contrariata.

"Che domande sono? Ti rendi conto che se avessero scoperto la tua seconda Unicità più avanti avresti rischiato l' espulsione?" rispose.

"Semplicemente non l'avrei mai usata."

"Quando fai così sembri proprio una bambina capricciosa."

"Eh? Devo ricordarti che prima di passarmela mi hai mentito su tutta la linea sulla sua attivazione?"

"Sono stata solo molto vaga."

"Ma non è stato corretto comunque."

"Ascolta, T/N." disse fermandosi e poggiandomi le mani sulle spalle. "Non c'era qualcuno più bisognoso di te nell' ereditare il mio quirk e, da bambina quale eri, non avresti mai accettato se ti avessi detto in cosa consisteva nonostante non sia nulla di eccessivamente imbarazzante. Credimi, un giorno ti salverà la vita. Esattamente come è successo a me."

La squadrai dubbiosa e, dopo essermi liberata dalla sua presa iniziai a camminare verso la mia classe.

"Rimarrò per un po' qui in Giappone e sono disposta ad allenarti. Presto o tardi sarai tu a chiedermelo, ne sono sicura." disse la donna mentre mi allontanavo in silenzio.

 

Scesi le scale e presi un respiro profondo.

Aveva ragione sul fatto che, visto da fuori, probabilmente il mio quirk non fosse nulla di così imbarazzante. Ma alla sola idea di utilizzarlo, sentivo una forte fitta allo stomaco per non parlare delle ferite che mi sarei inferta usandola.

Avrei dovuto allenarlo per evitare eventuali danni al mio fisico, ma ogni volta che pensavo di farlo, la mia volontà di migliorare calava drasticamente.

Assorta nei miei pensieri, non mi accorsi di essere entrata in aula e, dopo che ripresi parzialmente le redini della mia mente, mi sedetti al mio banco. Mancava poco alla fine della pausa pranzo e pregai di veder entrare il professore per potermi finalmente concentrare sulla lezione. Alla fine non avevo mangiato nulla ma mi andava bene così.

"Bakugooo!" disse a voce alta Kirishima indicandomi. "Avanti, prima che arrivi Aizawa!"

"LA VUOI PIANTARE?" urlò furioso Kacchan.

Il rosso si alzò dal suo posto e lo strattonò per spostare Katsuki e trascinarlo davanti al mio banco.

"LASCIAMI, STRONZO!"

"Oh, dai! Che problema c'è?" sorrise Eijiro.

Non alzai lo sguardo nemmeno per un istante mentre i pensieri sulla mia seconda Unicità tornavano a tormentarmi.

"Kirishima." lo chiamai. "Se non vuole parlare lascia stare. Non importa."

"Ma..." mormorò stupito.

"Sul serio. Va bene così."

"D-D'accordo, T/N..." disse.

Kacchan rimase qualche secondo in silenzio ad osservarmi prima di sedersi al proprio posto esattamente come fece Kirishima.

Troppi pensieri, troppi problemi mi affollavano la mente. Non avevo nemmeno voglia di arrabbiarmi o di rimanerci male davanti alla faccia arrabbiata di Bakugo.

Fortunatamente, il professore entrò poco dopo e diede inizio alla lezione.

 

 

Concluse le lezioni del pomeriggio, ci preparammo tutti per uscire e ci dirigemmo verso l' ingresso.

Ascoltavo i miei compagni organizzarsi per degli allenamenti comuni in vista del festival, ma al momento non ne volevo sentire assolutamente parlare.

Uraraka mi si avvicinò sorridente camminando al mio passo.

 

"T/N, che succede? Nelle ultime ore ti ho visto parecchio abbattuta. C'entra Bakugo, per caso?" chiese preoccupata.
"No, Ochaco, tranquilla. Mi passerà."
"Uhm...ok. Se hai bisogno ci sono, eh!"
"Sei molto dolce. Grazie." dissi accennando un sorriso.
"Ti andrebbe di allenarti con noi?" continuò.
"Onestamente oggi non me la sento proprio, scusate."
"Ma non oggi, gli allenamenti volevamo iniziarli domani! Questo pomeriggio si pensava di andare a fare delle compere in centro, ti va di venire?"
"Non so se sarei molto di compagnia, Ochaco."
"Daiiii!" squittí gonfiando le guance.

Era così carina che riuscí a convincermi, in più pensai che forse uscire un po' mi avrebbe anche aiutato a distrarmi.

"E va bene." sorrisi.
"Evvai!"

 

Una volta fuori dalla scuola, il gruppo che aveva accettato di partecipare al pomeriggio di shopping si radunò davanti ai cancelli.

"Oh, bene. Viene anche T/N!" notò felice Sero.
"Si! Sono riuscita a convincerla!" rispose Ochaco.

Osservai uno ad uno i miei compagni di uscita. Con me e Ochaco sarebbero venuti Sero, Mina, Kaminari, Kirishima e Bakugo.

(- Bakugo? Non avrei mai creduto di vederlo accettare una cosa simile.-)

"E per la prima volta sui grandi schermi, oggi si unirà anche Katsuki!" sorrise Kirishima stringendogli un braccio intorno al collo.

"Ci tengo a sottolineare che vengo con voi solo perché devo comprare delle cose per il mio allenamento." disse serio Kacchan liberandosi dalla presa di Kirishima.

"O vieni perché c'è T/N?" scherzò Kaminari portando una mano davanti alla bocca.
"CHE CAZZO DICI, FACCIA DA CRETINO?" urlò furioso afferrandolo per la divisa.

Kaminari si stava facendo muro con le braccia scusandosi mentre percepii gli occhi di Kacchan cadere su di me.

I dubbi riguardo il mio secondo quirk mi tormentavano ancora e, non so bene perchè, quella scena non mi fece né caldo né freddo.

A quanto pare la mia espressione totalmente disinteressata alla situazione lo stupì, perché lasciò la presa su Denki ed iniziò a camminare arrabbiato verso il centro.

"Andiamo o no? Ho delle cose da fare dopo." mormorò a testa bassa.

"S-Si..." biascicò Sero.

Dopo di che, seguimmo tutti i passi furiosi di Kacchan.

 

Durante tutto il tragitto, Ochaco e Mina mi camminarono a fianco raccontandomi aneddoti divertenti della loro vita e, dopo un po', riuscirono a farmi ridere di gusto.

Finalmente riuscii a rilassarmi e mi dimenticai per un pò del discorso avuto con il preside durante la pausa pranzo.

Arrivati nella via principale del centro, seguii il gruppo fino ad un grande negozio di articoli sportivi.

"Bene, prendiamo tutto il necessario per gli allenamenti dei prossimi giorni! annunciò Sero sorridente.

 

Una volta entrati ci dividemmo in gruppetti dandoci appuntamento un' ora dopo all' ingresso. Io ero con Ochaco e Mina e ci dirigemmo nella sezione dei vestiari sportivi.

Le vidi catapultarsi su un top da jogging rosa con stampati dei gattini iniziando a parlottare su quanto fosse carino. Entrambe vollero provarlo e, dopo che agguantarono altri vestiti, le accompagnai ai camerini.

"Non compri nulla, T/N?" chiese Mina dall' altra parte della tenda mentre si cambiava.
"Sono a posto, grazie."
"Secondo me, invece, dovresti prendere qualcosa. Non sappiamo quello che potremo indossare durante il festival e, nel caso non fossero i nostri costumi, forse staresti più comoda con qualcosa di questo tipo addosso."

Non aveva tutti i torti, in fondo.

"Hai ragione, guarderò qualcosa." dissi alzandomi.
"Brava! Vai pure a dare un'occhiata, noi ti aspettiamo qui!"

Mi diressi verso il reparto dove Mina e Ochaco avevano trovato degli articoli interessanti e mi cadde l' occhio su un top nero con un incrocio sulla schiena e sul petto.
Pensai che per la mia Unicità non sarebbe stato male averlo e lo presi controllando la taglia.

 

"Ohi."

Sentita quella voce mi voltai di lato e vidi Katsuki osservarmi con aria seria.

"Si?" chiesi.

Quella non era proprio giornata. Avevo altro a cui pensare in quel momento e la presenza di Katsuki, non so bene perché, mi riportava alla mente tutta la questione dei quirk. Mi stupii dell' indifferenza che provai in quel momento, ma non avevo proprio voglia di sentirlo parlare con il suo solito tono.

"Come 'si'?! Che cazzo hai, si può sapere?" chiese guardandomi con aria arrabbiata.

"Nulla. Semplicemente oggi ho altro a cui pensare." risposi apatica non distogliendo l'attenzione dalla ricerca della mia taglia tra i top in esposizione.

Con la coda dell'occhio lo vidi fumare dalla rabbia.

"Dimmi subito che cazzo hai." ordinò.

"Perché dovrebbe interessarti?" mormorai.

"Piantala di dire stronzate e rispondimi. Cosa ti ha detto quello stronzo di Kirishima?"

 

(- Che cosa avrebbe dovuto dirmi Eijiro?-)

 

Pensai a mille opzioni in risposta alla mia domanda e non mi accorsi che lasciai passare parecchi secondi.

Kacchan si avvicinò a me a passi pesanti, avvolse con forza la mano intorno al mento stringendomi le guance e mi costrinse a guardarlo negli occhi.

"Non devi neppure provarci ad ignorarmi." disse arrabbiato.

"Perché? Tu puoi ignorarmi ed io no?" dissi corrugando le sopracciglia.

Si stupí delle mie parole, probabilmente ripensando a quando mi aveva ignorato all' inizio dell' allenamento dello stesso giorno.

Non proferí parola mentre lo guardavo con aria seria.

"Ragazzi! Come vanno le..." 
Sero aveva appena messo piede nella corsia accompagnato da Kaminari e ci vide in quella posa fraintendibile.

Katsuki mi lasciò subito il mento e si voltò dall' altra parte iniziando a camminare.

"Ho preso quello che dovevo. Me ne vado." annunciò.

"Bakugo! Dov'eri finito?" disse Kirishima apparendo in scivolata davanti al biondo.

"Spostati." mormorò Katsuki dandogli una spallata e passando oltre.

Vederlo allontanarsi fu come svegliarsi da un sogno e mi resi conto di quello che avevo fatto. Era la prima volta che Kacchan si era avvicinato a me per parlarmi di sua spontanea volontà e avevo completamente sprecato quella rara occasione.

Qualcosa dentro di me mi suggerí di rincorrerlo per tentare di recuperare il discorso, ma conoscendolo, sapevo benissimo come sarebbe andata a finire.
Mi avrebbe parlato a malapena e con tono arrabbiato. Forse sarebbe stato meglio lasciar perdere evitando così un probabile peggioramento del nostro già complesso rapporto.

Rimasi ad osservarlo lottando contro l' istinto di inseguire quella schiena fino a che non la vidi sparire dietro ad un espositore.

Kirishima corse verso di me e mi osservò preoccupato.

"Cosa è successo?" chiese.
Sospirai continuando a guardare nella direzione in cui era sparito Katsuki.
"Penso che sia convinto che tu mi abbia riferito quella cosa che volevi che lui mi dicesse oggi." mormorai.
"Eh? Ma non è vero!"
"Lo so."
"Aaah, che situazione. Perché deve sempre saltare a conclusioni affrettate?" disse Kirishima grattandosi la nuca.

In quell' istante Mina e Ochaco fecero ritorno dai camerini notando le strane espressioni dei nostri compagni.

 

 

Ci dirigemmo verso la cassa ed Eijiro raccontò quello che era successo alle due ragazze.

"Qual'era la cosa che volevi che Bakugo dicesse a T/N?" chiese Mina entusiasta dal possibile gossip.
"Ovviamente non te lo dico, sono cose private tra di loro."
"Daiii, Kirishimaaaa!" lo incitò la ragazza strattonandogli il braccio.
"Non posso, non insistere."

La cosa mi incuriosii non poco, ma mi limitai a camminare con occhi bassi.
Tra le mani stringevo il top che avevo scelto di comprare senza nemmeno provarlo e, una volta arrivati, lo poggiai di fronte alla cassiera.

Quando tutti avemmo completato i nostri acquisti ci dirigemmo all' esterno per poi salutarci.

 

 

Dopo che ci fummo divisi ed ebbi attraversato il piazzale camminando verso casa, sentii dei passi in corsa dietro di me.
"T/N!"
Mi voltai e vidi Eijiro venirmi incontro.
"Che succede, Kirishima?"

"Perdonami, è da tutto il giorno che ci penso. Mi chiedevo...vorresti che ti dicessi quello che mi ha detto Bakugo?"

Il mio cuore ebbe un sussulto.

"È una cosa così importante?" chiesi.

"Ehm, non saprei. Però forse potrebbe farti stare meglio. In più, forse non è tanto cosa mi ha detto, ma è il come che ho trovato sorprendente."

"Non lo so, Kirishima..."

"Rispetterò qualunque tua scelta, ma dopo aver visto il tuo viso triste di oggi ho pensato di chiedertelo."

Lo trovai davvero dolcissimo anche solo per aver notato come mi sentivo.

"Onestamente, da un lato lo vorrei sapere, ma d'altro canto vorrei che fosse Bakugo a dirmelo."

"Lo capisco, a te la scelta T/N."

Ci pensai un po' mentre Eijiro mi scrutava con aria concentrata.

"Sperando che un giorno lo faccia, aspetterò che sia lui a dirmelo." dissi mentre una forte curiosità mi logorava dentro.

"D'accordo, non c'è problema. Sappi solo che è tutt'altro che negativo, quindi puoi stare tranquilla." sorrise.

"Grazie, Kirishima."

"Figurati, se in un qualunque momento tu cambiassi idea vieni pure da me!" disse voltandosi e salutandomi con la mano.

Ricambiai il saluto e ripresi la mia passeggiata verso casa.

Onestamente ebbi un sospetto su quello che avrebbe voluto dirmi Kirishima, ma eliminai subito quel pensiero da quanto mi pareva assurdo.

Bakugo Katsuki non poteva di certo ricambiare i miei sentimenti. 
Poco, ma sicuro.

 

 

La settimana che seguì, passò davvero in fretta annunciando così l'inizio del festival sportivo.

Nei giorni precedenti avevo accettato di buon grado di allenarmi con i miei compagni non tralasciando le mie corse mattutine fino alla spiaggia.

Katsuki non si era più fatto vivo dall' ultima volta che avevamo combattuto su quella sabbia, probabilmente temendo di incontrarmi.

In aula invece mi ignorava completamente se non per qualche occhiata data di sfuggita. Ebbi più volte la tentazione di fermarlo nei corridoi per parlargli, ma ripensavo sempre alla scommessa che avevo fatto con lui. Quella in cui se lo avessi superato in una qualche prova mi avrebbe spiegato il motivo del suo odio infondato nei miei confronti.

 

 

Quando la mattina del giorno prestabilito, ci presentammo all' ingresso dello stadio per l' inizio del festival, Ochaco mi venne incontro sorridendo e augurandomi il buongiorno.

Dopo di che, seguimmo le indicazioni per gli spogliatoi rischiando più volte di perderci data la grandezza spropositata del campo sportivo.

Dopo che ci fummo cambiate, mi diressi con le ragazze nel corridoio che dava sull' arena attendendo l' imminente inizio della cerimonia d'apertura. 
Alla fine, dovemmo indossare la tuta scolastica e ringraziai Mina per avermi consigliato l' acquisto del top che avevo prontamente indossato per l' occasione.

Arrivarono anche i ragazzi ed iniziarono a parlottare con le mie compagne su quanto fossero tesi per l' evento.
Io osservavo l'enorme porta che avremmo dovuto varcare mentre la luce e le grida della folla già pronta sugli spalti invadevano il nostro corridoio.
 

 

Da quel momento in poi avrei fatto qualunque cosa per far si che Kacchan mi parlasse di quell'argomento: volevo fare pace con me stessa una volta per tutte.

Mi voltai verso di lui e mi accorsi che eravamo gli unici isolati dal gruppo intenti entrambi a concentrarci.

Girò la testa nella mia direzione e mi scoprii ad osservarlo.
Non evitai il suo sguardo e rimanemmo a guardarci per pochi, ma infiniti secondi.

Con mia sorpresa, iniziò a camminare nella mia direzione non staccando quei suoi occhi seri dai miei.
Si posizionò al mio fianco guardando verso il portone che da lí a poco avremmo dovuto varcare.

"Ho detto di sì alla tua scommessa di merda perchè sono sicuro di vincere. Inizia già ora ad accettarlo." disse.

"Questo lo dobbiamo ancora vedere, Bakugo." mormorai seria. 

"Tks. Voglio che mi prometti che mi lascerai in pace dopo che ti avrò stracciato miseramente."

"Certo."

Nel mio animo, troppi sentimenti contrastanti stavano lottando per scegliere chi avrebbe controllato la mia mente per i prossimi secondi, ma alla fine scelsi di darla vinta alla mia determinazione.

Nel frattempo, Kacchan mi stava guardando con aria dubbiosa, come se fosse sul punto di dire qualcosa. In quel preciso momento, Present Mic annunciò l' ingresso della nostra classe e ci muovemmo tutti in massa verso l' uscita.

Quando la luce esterna ci inondò, c'era chi rideva salutando il pubblico e chi, imbarazzato dalla cosa, si limitava a camminare meccanicamente a testa bassa.

Annunciarono poi tutte le altre sezioni e, dopo il richiamo della 1C, riuscii a vedere Shinso camminare tra i suoi compagni. Mi notò e mi salutò con un leggero cenno della mano ed io ricambiai aggiungendo un sorriso.

 

Una volta che ci fummo tutti posizionati davanti al piccolo palco su cui si trovava la professoressa Midnight, finalmente ebbe inizio per noi studenti della UA, il tanto agognato e atteso Festival Sportivo.

 

 

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Capitolo 12
*** Festival ***


T/N POV

 

 

Anche se non lo davano a vedere, riuscivo a percepire tutta la tensione dei miei compagni di scuola che mi circondava.

 


Eravamo tutti sull' attenti mentre Midnight spiegava in cosa consistesse la prima prova: una corsa ad ostacoli intorno allo stadio.
Ci disse inoltre che avremmo potuto fare tutto quello che volevamo ovviamente senza deviare dal percorso.

 


La corsa iniziò subito dopo e ci ritrovammo incastrati nel corridoio che portava all' uscita; troppo piccolo per l'immensa quantità di partecipanti.
 

 

Era rischioso usare il mio quirk in quella situazione e decisi di rinunciare limitandomi a farmi largo tra gli altri studenti.

 

 

Todoroki ci precedette ghiacciando il terreno e bloccando molti dei nostri compagni, ma Bakugo, Yaoyorozu, Kirishima e Yuga evitarono il ghiaccio e saltarono tra le prime posizioni.
Non volevo essere da meno, infatti rilascai il mio quirk sul ghiaccio di Todoroki e mi liberai per poi correre su una scia d'acqua creata dalla mia Unicità.

 

 

Raggiunsi i miei compagni e corsi alle loro spalle fino a che degli enormi robot non ci bloccarono la strada.

 

 

Todoroki ghiacciò anche quelli senza problemi e li superò lasciando tutti indietro. I miei compagni della classe A passarono oltre all' ostacolo ognuno a modo loro e continuarono il loro percorso.

 


Io mi avvicinai e, impiegando un' enorme quantità di energia, attivai la mia Unicità riuscendo a piegare il duro ferro dei robot per poi farli cadere rovinosamente a terra.
Ricominciò l' inseguimento dei miei compagni e mi ritrovai davanti al terzo ostacolo: una serie di piattaforme circondate da burroni ed unite tra loro da una ragnatela di cordame.
 

 

Chi con più e chi con meno facilità, tentarono di andare avanti e mi ritrovai dubbiosa sul da farsi.

Avrei potuto deformare il terreno sotto ai miei piedi creando dei ponti, ma la mia Unicità stava ancora recuperando dalla distruzione dei robot e in più avrei messo in pericolo ma anche avvantaggiato i miei compagni.
 

 

Presi una delle corde davanti alla piattaforma su cui ci trovavamo ed attivai il mio quirk.

Fortunatamente era una corda spessa e resistente ed ebbi molto materiale su cui lavorare. Creai un ponticello di cordame purtroppo parecchio instabile ma almeno sarebbe stato più facile che camminare su una corda sola.
 

 

Corsi come potevo facendo attenzione a non cadere e continuai con la stessa tecnica fino a raggiungere l'altro lato dell'ostacolo.

Bakugo e Todoroki erano ormai quasi alla fine e me ne accorsi quando arrivai sul posto della quarta prova cioè un vasto campo minato.
 

 


Mi resi conto che ormai non potevo di certo superare Katsuki e mi rassegnai all'idea che avrei dovuto puntare sulla prossima prova per tentare di vincere la nostra scommessa.

Usare la mia Unicità sarebbe stato rischioso e, per non perdere troppo tempo, iniziai a camminare evitando le mine come potevo.


In quell' istante, sentii un boato alle mie spalle e vidi Izuko cavalcare un' esplosione su una lastra di metallo superando parecchi partecipanti, me compresa.
 

 


Aumentai il passo saltando le mine che costellavano il campo ed in lontananza vidi Todoroki ghiacciare il terreno creando un passaggio per superare Izuku: era la mia occasione.


Mi resi conto di essere parecchio indietro rispetto agli altri e pregai con tutto il cuore di riuscire a superare le eliminatorie.


Quando giunsi davanti alla striscia di ghiaccio lasciata da Shouto scoprii che non ero l'unica ad aver avuto l'idea di utilizzarla per velocizzare la mia corsa.


Superai come potei i partecipanti di fronte a me e, toccando il ghiaccio e sciogliendolo grazie al mio quirk, feci cadere i miei avversari sulle mine sottostanti.


Mi dispiaceva parecchio, ma era l'Unico modo per assicurarmi un posto nella seconda prova.


 

Quando finalmente uscii dal campo minato corsi come non avevo mai fatto verso al traguardo.

 

 


Al mio arrivo, molti dei miei compagni stavano riprendendo fiato mentre Uraraka si stava complimentando con Izuku che era riuscito ad ottenere il primo posto.

 

 

Present Mic annunciò il mio arrivo mentre poggiavo le mani alle ginocchia cercando di ricominciare a respirare normalmente. Quando alzai lo sguardo, vidi Kacchan osservarmi e soffocare una risata a denti stretti per poi voltarsi e camminare verso il palco.


Quel sorriso beffardo mi accese una gran voglia di riempirlo di schiaffi, ma soprattutto aumentò ancora di più in me il desiderio di vincere.



Ci posizionammo nuovamente tutti di fronte a Midnight che annunciò che solo i primi quaranta avranno avuto accesso alla seconda prova. Ero arrivata quindicesima e tirai un sospiro di sollievo.

La prova successiva consisteva in una lotta sulle spalle dove avremmo dovuto strappare la fascia con i punteggi agli avversari.

 

 

Dopo che la professoressa annunciò l'inizio dei quindici minuti in cui avremmo dovuto creare le squadre, iniziai a preoccuparmi. Fare squadra con Kacchan era ovviamente fuori discussione mentre andare con Izuku sarebbe stato troppo rischioso.

 

 

In quell'istante qualcuno mi toccò la spalla. Mi voltai e vidi Shinso seguito da Ojiro e altri due ragazzi delle altre sezioni. Mashirao aveva uno strano sguardo spento, ma non indagai.
 

 


"Ti andrebbe di fare squadra con me?" chiese Shinso.

"Certo!" sorrisi.


Alla fine mi era parsa la scelta migliore. Non essendo una delle squadre in pole position potevamo rubare le fasce senza farci notare troppo.


Scelsi di fare il cavallo e poco dopo la prova iniziò.

 

 

Mentre correvamo per l'arena cercando di recuperare punti riuscii comunque a sentire le forti grida di Kacchan e lo vidi anche saltare più volte dalla formazione per poi venire sempre recuperato da Sero grazie alla sua Unicità.

 

 

"Puntiamo alle fasce basse, riusciremo comunque a guadagnare punti." disse Shinso.

Annuii e poi mi accorsi di uno strano silenzio provenire dai miei altri compagni di squadra. Parevano imbambolati ed era come se corressero a cervello spento.

 

 

Mi domandai se Shinso centrasse qualcosa con quello strano comportamento, ma non mi sembrava il momento adatto per fare domande.
 

 


Dopo che altri quindici minuti passarono, la prova si concluse senza che ebbi la necessità di utilizzare il mio quirk, ma purtroppo eravamo tra le ultime posizioni utili a passare alla terza prova.
 

 


La tecnica di basso profilo non aveva funzionato e mi stupii di me stessa per aver solo pensato che poteva essere una buona idea.

Mi sentivo una perfetta idiota per essermi fatta sfuggire un'altra occasione. Dovevo puntare il tutto per tutto sull' ultima prova.

"Tutto bene?" chiese Shinso notando la mia aura abbattuta.
"C-Certo! Non preoccuparti!" dissi muovendo le mani davanti al petto sforzando un sorriso.

 

Midnight annunciò la pausa pranzo prima della continuazione del festival e ci disperdemmo subito dopo per andare a mangiare.

 

 

Mentre percorrevo i corridoi dirigendomi verso lo spogliatoio, Shinso mi ricomparve al fianco.
"Mangi da sola?"
"Onestamente non lo so. Non ho molta fame." mormorai.
"Se vuoi venire con me pensavo di andare a prendere qualcosa alle bancarelle qui fuori."
 

 

Non avevo di meglio da fare ed evitare di stare da sola mi avrebbe fatto solo bene.
Ci pensai qualche istante per poi sorridergli.
"Perché no!"
 

 

Una volta all' esterno, Shinso scelse di prendere dell' okonomiyaki e andammo a sederci su una panchina vicino alla boscaglia che circondava la stadio.
 

 

Mentre il ragazzo mangiava, mi poneva domande sulle mie impressioni riguardo al festival e ne discutemmo per un po'.
Poi mi chiese il motivo del mio abbattimento e rimasi vaga dicendogli che mi dispiaceva solo essere tanto bassa in classifica.
 

 

"Perdonami, è colpa mia." mormorò con occhi tristi. "Dovevo impegnarmi di più a rubare quelle fasce."
"Ahaha! Ma figurati, Shinso! Sei stato già bravissimo così!"
"Non lo so...spero solo che nella prossima prova tu riesca a dimostrare quanto vali. Ti ho visto durante la corsa ostacoli, hai un quirk affascinante."
"T-Ti ringrazio!" mormorai arrossendo. "Se posso chiedere...qual'è la tua Unicità, Shinso?"
 

 

Parve sorpreso dalla mia domanda ma cercò di rimanere composto.
"Perché me lo chiedi?"
"Giusto per curiosità! Ma se non me lo vuoi dire fa nulla!" risi.
 

 

Ci rimuginò qualche istante osservando la folla che scorreva davanti a noi, dopo di che, si voltò nella mia direzione.
"Ecco..."
 

 

 

"Finalmente ti ho trovato, Bakugo!"

 

 

Una voce si levò tra il via vai della gente e, guardando meglio riuscii a vedere Kacchan davanti ad una bancarella a pochi metri da me e Shinso intento ad osservarci.
Kirishima lo aveva raggiunto urlando e Bakugo si era girato di scatto con sguardo furioso prendendolo per il colletto della tuta e trascinandolo verso lo stadio.

La scena fu parecchio strana.
"Quel tipo biondo è un tuo amico?" chiese Shinso dubbioso.
"Eheh, più o meno." risi imbarazzata.
"Aveva uno sguardo davvero truce."
"Ahaha! È la sua faccia purtroppo!"
"Sarà." disse serio.
 

 

La voce di Present Mic si sentì forte e chiara dagli altoparlanti e annunciò l' inizio della seconda parte del festival.

 

 

Io e Shinso ci dirigemmo nello stadio e ci posizionammo di fronte al palco dove Midnight era già pronta ad accoglierci ed iniziò a parlare.
 

 

La terza e ultima prova sarebbe stata un torneo ad eliminazione diretta e vennero estratte le varie coppie.

 

Non prima però che alcuni componenti della mia squadra durante la prova di lotta sulle spalle, scelsero di ritirarsi dato che non avevano memoria di quello che era successo. Me ne stupii parecchio.

Io ricordavo tutto e, a parte le loro espressioni vuote, non era avvenuto nulla di strano. I miei sospetti sulla probabile Unicità di Shinso si facevano sempre più forti.

 

 

Midnight, dopo aver accettato il loro ritiro, iniziò ad estrarre i vari nomi mentre io scrutavo con attenzione il tabellone preparandomi mentalmente ad ogni tipo di avversario. Ero abbastanza sicura di me nel combattimento dopo aver passato tanti anni ad allenarmi.
 

 

Il mio nome uscì tra gli ultimi del primo girone e, controllando quelli già estratti, mi accorsi che una sola persona mancava all' appello. Un brivido mi percorse le schiena mentre Midnight alzava la mano per annunciare l' ultima coppia.
 

 

"T/C e Bakugo saranno l' ultima coppia che si sfiderà nella prima fase di questa prova."

 

 

Cercai Katsuki con lo sguardo e lo sorpresi a squadrare con rabbia il tabellone.

"Bene! Possiamo dare inizio alle attività ricreative del pomeriggio, dopo di che inizierà il torneo!" disse forte Midnight.

 

 


Dopo di che ci disperdemmo e molti di noi decisero di rimanere soli per concentrarsi il più possibile.
 

 

Trovai un bel posto tra gli alberi fuori dallo stadio e mi sedetti appoggiando la schiena ad un albero.
Passai le ore successive a pensare ad ogni tipo di strategia per battere Kacchan, ma tutte si concludevano con l' utilizzo della mia seconda Unicità .
Ogni volta mi ritrovai ad arrossire e ad eliminare quell'immagine dalla mia mente. Sono certa che mi avrebbe ammazzato senza pensarci due volte se mi fossi permessa di usarla su di lui. Poco ma sicuro.

 

 

Venimmo poi tutti richiamati per assistere al primo combattimento della giornata: Izuku contro Shinso.

 


Ero curiosa di vedere l' unicità di Hitoshi all' opera dopo i dubbi avuti durante la giornata. Mi sedetti sugli spalti su una sedia davanti ad un paio di file da Kacchan ed Ochaco si sedette al mio fianco.
 

 

Prima dell' inizio dell' incontro, Shinso mi lanciò un occhiata dall'arena e lo salutai parlando con larghi movimenti delle labbra. 'Metticela tutta!' bisbigliai cercando di fargli capire quello che stavo dicendo anche a quella distanza.
Mi lanciò un lieve sorriso di rimando e cambiò subito espressione spostando gli occhi su Izuku.
 

 

"Siete in ottimi rapporti tu e quel ragazzo!" disse felice Ochaco.
"Ahah, mi sta simpatico."
"Secondo me gli piaci." continuò seria.
"EH? Ma che stai dicendo??" dissi avvampando.

"AHIA! Bakugo che diavolo fai?!"
Io e la mia amica ci voltammo di scatto scoprendo Kaminari intento a tenersi la gamba come in preda ad un forte dolore mentre Katsuki, seduto accanto a lui, era ad occhi chiusi e a braccia conserte con un sopracciglio tremante.

Poco dopo, aprì gli occhi e ci vide mentre l' osservavamo con aria interrogativa.
"CHE CAZZO AVETE DA GUARDARE?!" urlò furioso.

Io e Ochaco ci lanciammo un occhiata dubbiosa e ci voltammo in silenzio verso lo stadio.

 

 

Durante il combattimento, scoprii la fantastica Unicità di Shinso e compresi il perché delle espressioni vuote dei nostri compagni durante la lotta sulle spalle. Nonostante il suo non fosse stato un bel gesto, trovai il suo quirk davvero interessante.

 

 

Comprendevo la sua insicurezza e la sua voglia di vincere nonostante tutto e vederlo così succube dell' insicurezza del suo quirk mi regalò una stretta al cuore.
 

 

Quando Izuku atterrò Shinso alla fine della lotta, sentii la necessità di andare da lui e mi alzai di scatto iniziando a correre verso il corridoio che dava sull' arena dal lato di Hitoshi.

"T/N, dove vai?" chiese preoccupata Ochaco mentre ero ancora sulle scale dei nostri spalti.
"A-Arrivo subito!"

 

Con la coda dell'occhio vidi Kacchan rivolgermi uno sguardo furioso, ma scelsi di non darci peso.


Nonostante non ci fossimo parlati poi così tanto, ormai consideravo Hitoshi un amico ed una brava persona e vederlo così mi dispiaceva parecchio.

Corsi più che potei in quell'immenso stadio sperando di non arrivare troppo tardi, ma fortunatamente, incontrai Shinso appena rientrato dall' arena.
 

 

Mi rivolse un' occhiata interrogativa mentre appoggiai le mani alle ginocchia tentando di riprendere fiato.
 

 

"T/N...che succ..."
"Come ti senti?" chiesi alzando di scatto la testa.


Fu sorpreso dalla mia domanda, poi accennò un sorriso.
 

 

"Tutto a posto. Grazie per essere venuta fino a qui."
"Meno male...sei stato bravissimo!" sorrisi.
"Ma non ho fatto niente." mormorò portandosi una mano dietro la nuca.
"Invece hai sfiorato la vittoria! Il tuo quirk è davvero una figata pazzesca!" risi tentando di fargli tornare il buon umore.
"T-Ti ringrazio..." sorrise leggermente.
"Ascolta, mi è venuta fame! Ti andrebbe di accompagnarmi a prendere qualcosa da mangiare?" chiesi.
"Tra poco ci saranno i combattimenti dei tuoi compagni. Sei sicura di non volerli vedere ?"
"Si tranquillo. E poi ho parecchio bisogno di distrarmi! Ahah!"
"Va bene, allora."
 

 

Arrivati alle bancarelle, scelsi di mangiare dei takoyaki e ci sedemmo sulla stessa panchina di poche ore prima.
 

 

"Quel Bakugo con cui ti devi scontrare è così forte? Ho visto che la sua Unicità riguarda le esplosioni, ma non so altro." chiese Hitoshi.
 

 

Deglutii a fatica il boccone che stavo ancora masticando e mi rivolsi a lui sforzando un sorriso.
"Eheh...abbastanza."
"So che ce la farai senza problemi."
"Lo spero tanto." mormorai abbassando lo sguardo con occhi vuoti.
"Qualcosa di particolare ti preoccupa?" chiese preoccupato.
"Ecco...ho una scommessa in corso con lui e questo combattimento è l' ultima possibilità che ho."
"In che senso?"
Gli raccontai del mio passato con Kacchan senza dilungarmi troppo nei dettagli mentre vedevo la sua espressione man mano spegnersi.

"Capisco..." mormorò abbassando gli occhi una volta che conclusi il racconto.

 

Shinso si era rabbuiato in un attimo e mi domandavo su quale fosse la possibile causa.

 

"Non voglio pensarci per ora! Se penso che dopo dovrò vedere la sua espressione furiosa per un intero combattimento già mi viene mal di testa." dissi cercando di alleggerire l'atmosfera.

"D'accordo..."

 


Cercai di deviare gli argomenti andando su qualcosa di più leggero, ma la sua espressione triste non cambiò e non riuscivo a capirne il motivo.

 


Ad un certo punto, sentimmo la voce di Present Mic annunciare il combattimento antecedente al mio e mi alzai di scatto.
"Meglio che vada!" dissi.
"Certo. Farò il tifo per te."
"Grazie, Shinso!" sorrisi salutandolo sventolando la mano.

 


Mi diressi a larghe falcate verso lo spogliatoio dove trovai Uraraka seduta ad una sedia davanti al tavolo situato in mezzo alla stanza.
"T/N! Dov'eri finita?" chiese alzandosi di scatto.
"S-Scusami tanto. Ho perso la cognizione del tempo." sorrisi portando una mano al collo.

 

 

"Eri insieme a quel tipo della sezione ordinaria?"
"S-Si. Dopo il combattimento con Midoriya mi pareva abbastanza abbattuto e ho pensato che fosse una buona idea dargli il mio supporto."
"Tu si che sei una brava amica, T/N!" disse illuminandomi con il suo sorriso.

 

 


"Gli atleti T/C e Bakugo sono pregati di dirigersi all' arena." disse una voce attraverso un altoparlante e Ochaco mi scattò davanti.

"Ce la farai, T/N! Riempilo di botte!" scherzò muovendo i pugni ed imitando un combattimento.
"Eheh, c-certamente Ochaco." risi imbarazzata.

 

 


Mi ritrovai a camminare verso l' arena con il cuore in gola e stringendo la divisa tra le mani.


Era la mia ultima occasione e dovevo assolutamente farcela. A costo di utilizzare il mio secondo quirk.

Varcai il corridoio all'altezza del ring e una forte luce mi invase gli occhi.

Tra il forte vociare della folla, Kacchan era già in posizione e mi squadrava con aria seria mentre salivo le piccole scale che mi avrebbero portato di fronte a lui.

 

"Ottavo ed ultimo incontro della prima fase." iniziò a parlare Present Mic. "E' una celebrità dalle scuole medie e ha una faccia da teppista: Bakugo Katsuki del corso per eroi!"

Il pubblico esultò davanti alla presentazione di Kacchan mentre io presi posizione a qualche metro dalla sua figura.

 

"Versus, T/C T/N, arrivata da poco dietro raccomandazione sempre nel corso per eroi! Si dice in giro che sia fortissima e non vediamo l'ora di vederla all'opera!"

 

Arrossii sentendo le parole del professore ed iniziai a sentire l'ansia da prestazione mentre scrutavo il pubblico sugli spalti. Ad un certo punto, vidi la mia maestra tra le file più basse a braccia conserte intenta a scrutarmi con aria seria. Accennò un movimento con la testa che non riuscii a comprendere subito. Poteva essere un saluto o un incoraggiamento ad usare la mia seconda Unicità.

 

Ero ancora intenta ad osservarla quando sentii Bakugo parlare.

 

"Sei pronta ad essere schiacciata, stronza?" disse sorridendo.

Mi voltai nella sua direzione e mi misi in posizione da combattimento con aria seria.

 

"Rinnovo il mio invito." dissi a denti stretti.

Katsuki mi guardò con aria interrogativa aprendo le gambe per avere più equilibrio e stringendo i pugni.

 

"READY? GO!" urlò Present Mic.

 

"Accomodati, Kacchan." mormorai facendo spuntare un sorriso beffardo.

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Capitolo 13
*** Esplosione ***


T/N POV

 

 


Dopo le mie parole, Bakugo cambiò espressione e mi guardò con occhi furiosi.
"TI HO GIA' DETTO DI NON CHIAMARMI COSI', CAZZO!"
 

 

 

Katsuki scattò subito nella mia direzione ed io feci lo stesso correndo verso di lui. Quando fummo abbastanza vicini, alzò il braccio e dalla sua mano scaturì una piccola esplosione.

 

La evitai lasciandomi cadere e scivolando a terra passandogli di fianco per poi posizionarmi alle sue spalle. Alzandomi, vidi che si stava velocemente voltando per tentare di colpirmi di nuovo, ma lo anticipai attivando il mio quirk sul tessuto della mia tuta tramutandolo in delle fasce che gli cinsero i polsi bloccando il suo attacco.
 

 


Mi girai di scatto per poi tirare con forza le bende e cercare di proiettare il ragazzo verso l'altro lato dell'arena. Mentre strisciava i piedi a terra, riuscì a liberare i polsi spezzando il tessuto. Grazie ad un' altra esplosione saltò in aria e si precipitò nuovamente su di me.
 

 

"CREDI BASTI COSI' POCO A BUTTARMI FUORI?" urlò.

 


Quando fu sopra di me, cercò di colpirmi con una piccola esplosione, ma riuscii ad evitarlo facendo finire il suo attacco al suolo rovinando il lastricato.
 


Una volta che appoggiò i piedi a terra, con mia sorpresa, riuscì ad afferrarmi il braccio e tentò di spingermi fuori dall' arena.
 


"Pensi davvero di farcela, T/C?!" disse mentre non smetteva di strattonarmi verso il bordo del ring.

 

Quella non era una tattica da Katsuki.
Sapeva benissimo che l'attivazione del mio quirk necessitava di riuscire a toccare quello che volevo modificare e sarebbe stato molto più furbo da parte sua rimanere fermo continuando a colpirmi con delle esplosioni al posto di cercare un incontro ravvicinato.
Intuii che probabilmente quell' approccio al combattimento era dovuto a qualcos'altro.

 

Strinsi la sua tuta con entrambe le mani ed attivai la mia Unicità trasformandola nuovamente in delle fasce con cui riuscii a liberarmi dalla sua presa.

 

Passando sotto al suo braccio ancora teso, lo spintonai verso il limite dell'arena e per poco non riuscii a farlo cadere.


Si rimise in equilibrio con un' esplosione mentre io corsi verso il bordo opposto dell'arena per mettere distanza tra di noi.
 

 

Ci scrutammo ansimanti per qualche secondo cercando di riprendere fiato e dopo un po' lo vidi abbassare la testa.
 

 

"Perchè..." mormorò.


Lo guardai con aria interrogativa mentre tentavo di prevedere un suo possibile nuovo attacco.
 

 

"PERCHE' CI TIENI TANTO A QUELLA CAZZO DI RISPOSTA?" urlò furioso alzando gli occhi su di me.

 

Mi stupii la sua domanda ed una strana fitta mi trapassò lo stomaco.
"Te l'ho già detto. Devo fare pace con me stessa." dissi seria cercando di apparire come se la sua frase non mi avesse toccato.


"AL DIAVOLO TE, TE STESSA! NON HO NULLA DA DIRTI RIGUARDO A QUEL DISCORSO."


"Allora perché ti arrabbi tanto?" chiesi.



Fu colpito dalla mia domanda e mi squadrò per qualche secondo con aria stupita, poi tornò subito alla sua espressione rabbiosa.
 

 

Quella situazione stressante mi stava portando al limite e non riuscivo a lasciar perdere e basta come sarebbe stato logico. Quello che provavo per lui ogni volta che lo guardavo continuava a ricordarmi quanto fosse importante per me la sua presenza.


Il Katsuki di tanti anni fa era ancora vivo in me e correva insieme al mio fantasma tra gli alberi nelle immagini che mi affollavano la mente.


Solo dopo anni ero riuscita a rendermi conto che quello che provavo per lui andava ben oltre al piacere della sua compagnia. Quando gli avevo confessato i miei sentimenti durante la nostra infanzia non avevo ancora bene idea di come chiamare quello che sentivo, ma ero certa superasse di molto la semplice l'amicizia.


Percepii un forte nodo stringermi la gola davanti a quel ricordo e facevo fatica a pensare lucidamente.
 

 

Katsuki strinse i pugni e sorrise debolmente non smettendo di corrucciare le sopracciglia.

 

"E VA BENE! INTANTO NON VINCERAI IN OGNI CASO!"

Alzò di scatto le braccia nella mia direzione e sparò un enorme esplosione davanti agli sguardi allibiti degli spettatori.


Non potendo evitarla, mi inginocchiai e toccai il suolo inglobandomi in una bolla di cemento in modo da parare il suo attacco.

 


Quasi si sgretolò quando l'esplosione la colpì e mi coprii il viso con un braccio e stringendo gli occhi.

 

Poco dopo sentii delle altre piccole esplosioni iniziare a scalfire il muro e capii che Kacchan stava tentando di sfondare la parete.
 

 


Controllai quello che rimaneva della mia divisa dopo aver usato due volte la mia Unicità su di essa. Non c'era più tessuto sulle braccia e rimaneva solo la parte che copriva il petto.
 

 

Quando Kacchan aprì un varco nel cemento distruggendo la struttura per poi fiondarsi su di me tra le macerie, usai la mia Unicità sulla poca stoffa che rimaneva e gli intrappolai un braccio in una ragnatela di fasce.

 

Il ragazzo toccò terra e prese con forza un lembo di bende riuscendo a farmi alzare i piedi dal suolo. Non contento, mi afferrò per la poca stoffa che rimaneva della tuta e, con un esplosione ci catapultò entrambi in aria.

 

Ormai a mezz'aria riuscii comunque a reagire e lo tirai a me per dargli un forte pugno in faccia, in quell'istante, afferrò il mio polso e mi proiettò al suo fianco. Con la mano libera creò un' esplosione contro la mia schiena facendomi poi cadere rovinosamente a terra.

 

Mi inginocchiai ansimante e portai istintivamente una mano sul fianco ferito, ma la ritirai immediatamente dato il forte dolore che quella grande ustione mi donava al suo contatto.

 

Nel frattempo, Katsuki era sceso a terra e mi squadrava con un sorriso beffardo.

 

Sentivo la possibilità di vittoria sempre più lontana ed iniziai a percepire una forte ansia prendere possesso del mio corpo. Kacchan non mi avrebbe detto il perché della sua immotivata repulsione nei miei confronti ed era tutta colpa della mia incapacità.

 

Alzai lo sguardo e mi voltai nella sua direzione con ancora il corpo trafitto dal dolore mentre sentivo l' ustione ribollire.

 

"T-Ti prego...dimmi il perché, Bakugo. P-Perché ce l'hai tanto con me?"

 

Il suo sorriso si spense ed abbassò gli occhi stringendo i denti.
"Non ho nulla da dire."

 

"M-Ma perché? Non è possibile che..."

 

"ORA PIANTALA!" gridò alzando lo sguardo su di me con occhi furiosi."SEI UNA CAZZO DI EGOISTA! SEMBRA CHE CI SEI STATA MALE SOLO TU, MA NON RIESCI DAVVERO A PENSARE CHE ANCHE IO CI ABBIA SOFFERTO?"

 

Sbarrai gli occhi davanti a quelle parole e un forte senso di colpa mi strinse la gola.

 

"B-Bakugo..." mormorai.

 

"KACCHAN DI QUA, KACCHAN DI LÀ E NON SEI RIUSCITA NEMMENO UN ATTIMO A SOFFERMARTI A RAGIONARE SU QUELLO CHE HO PROVATO IO!"

 

"Riesci a muoverti, T/C?" si intromise Midnight vedendo che non accennavo ad alzarmi.

 

La ignorai e lentamente mi misi in piedi a testa bassa colma di un malessere che non riuscivo a placare.

 

"P-Perdonami.. " mormorai. "Io volevo parlartene per..."

 

"IO NON VOGLIO AVERE NULLA A CHE FARE CON TE. QUALUNQUE COSA TI ABBIA DETTO QUEL CRETINO DI KIRISHIMA ERANO TUTTE BALLE E POI TI SEI TROVATA UN NUOVO AMICHETTO A CUI ROMPERE LE SCATOLE, QUINDI PIANTALA DI INSISTERE!"

 

"Kirishima non mi ha detto nulla e Shinso non centra nulla con tutto questo...ma hai ragione, è colpa mia..." mormorai alzando gli occhi su di lui. "Io...sono stata una stupida a non aver pensato a quello che potevi aver provato quel maledetto giorno. O meglio, ci ho pensato e anche tanto in questi anni, ma quando ti ho rivisto non sono riuscita a mettere in pratica quello su cui avevo ragionato."

 

Abbassai nuovamente lo sguardo mentre sentivo i miei muscoli fremere.

 

"Sono felice...che nonostante io non abbia vinto...tu mi abbia dato la risposta, Bakugo. Finalmente comprendo il motivo per cui non vuoi avere nulla a che fare con me e hai assolutamente rag..."

 

Non ebbi il tempo di concludere la frase che percepii dei passi veloci nella mia direzione.

Alzai di scatto gli occhi e scoprii la mano tesa di Kacchan ad ormai pochi centimetri dalla mia faccia.

 

Reagii d'impulso e gli afferrai il polso spostandomi al suo fianco abbassandogli la mano. Ne scaturí subito un'esplosione e mi allontanai da lui con uno scatto.


"SI PUÒ SAPERE CHE CAZZO CENTRA? SMETTI DI PENSARE A 'STE CAZZATE E COMBATTI SERIAMENTE!" urlò lanciandosi a capofitto su di me.


Evitai il suo pugno e ne seguii una raffica di colpi e schivate esattamente come quella mattina in cui ci eravamo incontrati sulla spiaggia.

 

Questa volta però, Katsuki riuscii a colpirmi bloccandomi il collo con una mano e spingendomi a terra. 

 

Il suo colpo mi accompagnò anche quando la mia testa toccò il suolo e il ragazzo rimase a fissarmi ansimante.

 

"Questa volta ho vinto io." mormorò.


Oltre alla sua mano, sentii qualcos'altro stringermi la gola per poi, contro la mia volontà, iniziare a gonfiarmi gli occhi di lacrime. Con entrambe le mani afferrai il suo braccio ormai libero dalla tuta dopo che l'avevo usurata con la mia Unicità.

 

"Se non è per quello...allora perché..." mormorai.


"Arrenditi o combatti come si deve. Mi sono rotto." mi interruppe Katsuki a testa bassa.


Diedi una veloce occhiata al pubblico circostante e vidi la mia Maestra osservarmi con aria seria, quasi arrabbiata.
Forse dovevo veramente utilizzare la mia seconda Unicità.
Ormai vincere era questione di principio.

 

"Hai detto... che avrei dovuto combattere seriamente, giusto? Sei sicuro?" mormorai ansante.

 

"Che domande sono? Mi pare ovvio." 
Disse quelle parole con una calma particolare, ma non ebbi tempo di farmi troppe domande sulla questione.

 

Spostai velocemente la mano a terra creando una piccola colonna di terra che tentò di colpire il ragazzo ma lui la scansò allontanandosi di scatto.


Mi alzai in piedi e, con tutta la forza che avevo, attivai nuovamente la mia Unicità sul terreno e chiusi Katsuki dentro un cubo di cemento.

 

Non avrei potuto usare il mio quirk per un bel po' dopo quel colpo dato che ero quasi giunta al limite e mi preparai mentalmente ad utilizzare la mia seconda Unicità.

 

 

Dalla sua prigione, Katsuki iniziava a distruggere le mura che lo circondavano ed io, in silenzio, mi preparai a scattare nella sua direzione non appena si fosse liberato.

 

Diedi un' ultima occhiata alla mia Maestra e notai che si era alzata per avvicinarsi alla balaustra. Mi sorrise ed annuii con la testa.

 

Non ero così d'accordo con la cosa, ma non avevo altre opzioni.

 

Cadde un silenzio surreale per un istante e, subito dopo, un enorme esplosione verso l' alto distrusse definitivamente il cubo lasciando un enorme polverone.

 

Era la mia occasione.

Mi lanciai nella nube scansando i detriti per avvicinarmi a Katsuki. Notai un forte tremore sulle sue braccia, probabilmente era vicino al limite anche lui.
 

"Però così mi sottovaluti." disse a denti stretti cercando di colpirmi, ma io riuscii a schivare il colpo sparendo nuovamente nelle nube di polvere.
 

 

Riuscivo ad intravederlo mentre si voltava in ogni direzione per cercarmi e tentò anche di colpirmi quando ero passata alle sua spalle.

 

Fortunatamente, riuscii ad arrivare davanti a lui e gli corsi incontro. 
Si accorse tardi del mio arrivo e non fece in tempo a schivarmi.

 

 

Gli saltai addosso bloccandogli i polsi con entrambe le mani lasciandoci cadere a terra oltre il polverone di detriti e lo baciai con forza.
 

Il ragazzo non reagì istantaneamente e per qualche secondo rimase completamente immobile per poi iniziare a tentare di liberarsi dalla mia presa.

 

"C-COME, COME?" gridò Present Mic attraverso il microfono mentre cadde un pesante silenzio tra il pubblico.

 

Ero completamente sopra il corpo di Katsuki mentre, ancora incredulo dalla cosa, non smetteva per un attimo di dimenarsi sotto al mio peso. 
Le mie labbra continuavano ad aderire alle sue e mentre cercava di dire qualcosa e tentava di spostare la testa per staccarsi dal mio bacio.

 

Appena provò ad aprire la bocca, ne approfittai ed aggiunsi la lingua per completare finalmente tutto il necessario per l' attivazione del quirk.

 

Quell'ultimo gesto lo fece infuriare definitivamente e riuscii a liberare i polsi per poi afferrarmi le spalle e farmi allontanare da lui.
Unendo le braccia, fece scaturire un' esplosione nella mia direzione, ma fortunatamente riuscii ad evitarla e corsi subito sul lato opposto dell' arena.

 

Ansimavo attendendo i primi sintomi del mio secondo quirk e vidi Katsuki simile ad un demone ed infuriato come non mai, spuntare tra la nube di detriti che stava finendo di depositarsi.

 

"CHE CAZZO FAI, DEFICIENTE!" gridò pronto ad attaccarmi.

 

Stavo per rispondere quando una dolorosissima fitta mi trafisse lo stomaco e mi piegai in avanti istantaneamente iniziando a tossire.

 

Dopo un pò, tra i miei colpi di tosse spuntò del sangue e uno strano tremore ghiacciato mi percorse il corpo. Sentii le mani iniziare a sudare come non mai e lentamente alzai la testa verso la mia Maestra.

 

Annuii con aria seria e cominciai a chiedermi se quella vittoria valesse davvero tutto quel dolore, ma ormai il danno era fatto e non potevo tirarmi indietro.

Spostai lo sguardo su Katsuki che mi stava osservando con aria stupita e riuscii ad intravedere una nota di preoccupazione tra quegli occhi sbarrati.
Quando si accorse che l' avevo notato, tornò alla sua espressione rabbiosa.

 

Percepii le braccia diventare bollenti e capii che la mia Unicità era finalmente pronta.

 

Alzai un braccio verso Kacchan mentre con l' altro lo stringevo all' altezza del gomito per prepararmi a resistere al contraccolpo.

 

Guardavo il ragazzo con aria seria. Dovevo e volevo farcela; quella era la mia ultima occasione.

 

"Non prendermi per il culo!" urlò Katsuki gettandosi a capofitto su di me.

 

Mi concentrai e presi un grande respiro mentre i suoi passi si facevano sempre più vicini.

 

 

Un'enorme esplosione scaturì dal palmo della mia mano tesa e colpì in pieno Kacchan mentre la folla e Present Mic gridavano completamente allibiti dal mio attacco.

 

Sentii il braccio quasi spezzarsi di fronte a tanta potenza e scivolai parecchio indietro per via del contraccolpo.

 

Scoprii che Katsuki aveva evitato l' esplosione lanciandosi in aria e stava cadendo su di me.

 

"CHE CAZZO ERA QUELLO?!" gridò puntando il braccio verso di me.

 

Evitai la sua piccola esplosione dovuta al raggiungimento del suo limite e ne lanciai un' altra nella sua direzione molto più contenuta della precedente.

 

Data la grande quantità di sudore sulle mie mani feci una cosa a cui avevo pensato anni prima quando venni a conoscenza dell' Unicità di Katsuki.

Scossi la mano nella sua direzione e vidi un'infinita quantità di goccioline di sudore librarsi in aria. Attivai nuovamente il quirk e quelle gocce si tramutarono in una serie di piccole esplosioni che arrivarono quasi a sfiorare Kacchan.

 

I minuti seguenti furono un susseguirsi di esplosioni man mano sempre più piccole ed un continuo di schivate per tutto il perimetro dell' arena.

 

Più il tempo passava, più una forte nausea mi attanagliava lo stomaco mentre le braccia si facevano sempre più deboli. 

 

Stavo velocemente raggiungendo il mio limite e Kacchan non era da meno.

 

Dopo aver lanciato l'ennesima esplosione, il mio braccio cedette e si ruppe definitivamente. Non sentii particolare dolore per via dell' adrenalina e continuai a combattere con il braccio rimasto. 

 

Ci fu un momento dove sia io che Katsuki ci trovammo in aria uno di fronte all' altro e, dopo aver schivato i rispettivi colpi, scendemmo a terra dandoci le spalle. 

 

Ci voltammo di scatto tendendo entrambi le braccia di fronte al viso dell' altro.

 

In quell'istante, il tempo parve fermarsi e nessuno dei due creò alcuna esplosione. 

Eravamo entrambi senza fiato e al limite mentre i suoi occhi scrutavano seri la mia testa bassa ed ansimante.

 

 

Tra un respiro e l' altro, i nostri ricordi condivisi tornarono a tormentarmi e rividi più volte il piccolo Kacchan sorridente davanti ai miei occhi. Lui era ancora lì da qualche parte dietro a tutta quella rabbia e a quella frustrazione intente a logorarlo dall' interno.

 

Nessuno dei due aveva intenzione di abbassare il braccio, ma sentii le forze abbandonarmi completamente.
 

 

Ormai avevo perso.

Con le poche energie rimaste, decisi di seguire quello che mi ordinava il cuore ed alzai lo sguardo su di lui aprendo le mie labbra in un grande sorriso mentre sentivo delle pesanti gocce di sudore rigarmi le guance.

 

 

"H-Hai...un Unicità davvero...davvero spettacolare, Kacchan." mormorai.
 

 

L' ultima cosa che vidi fu il viso sconvolto di Katsuki dopo le mie parole e persi subito i sensi cadendo rovinosamente a terra al suo fianco.

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Capitolo 14
*** Instabile ***


Bakugo Katsuki POV

 

"H-Hai...un Unicità davvero...davvero spettacolare, Kacchan." mormorò T/N facendo spuntare un sorriso sul suo volto sporco e martoriato dalla fatica.

Quelle parole colpirono una profonda e nascosta parte di me e trattenni il respiro senza accorgermene.

La ragazza cadde a terra al mio fianco perdendo i sensi mentre sentivo il mio corpo come congelato e il pubblico tra gli spalti si silenziò all'istante.

Mi aveva detto quella frase tanti anni fa e mi era rimasta dentro da allora ferendomi e riempiendomi d'orgoglio allo stesso tempo ogni qual volta che mi tornava in mente.

Non volevo lasciarmi andare davanti a quello che era appena successo, ma lentamente abbassai il braccio.

 

L'unico in errore ero io.

Io le avevo rivolto quelle parole orrende.

Io avevo cercato in un qualunque modo di allontanarla quando mi era ricomparsa davanti.

Io ero l'unico colpevole del suo dolore.

E allora perché non riuscivo a chiederle perdono a testa bassa?

 

Alcuni colpi di tosse mi risvegliarono dai miei pensieri e voltandomi verso T/N vidi del sangue scivolare copioso dalle sue labbra.

A quella vista, sentii il mio orgoglio sparire in un remoto luogo a me sconosciuto e mi resi conto di quello che avevo fatto. Lei era a terra svenuta per colpa mia e per tutto il dolore che le avevo causato non esistevano abbastanza scusanti.

Ancora senza sensi, la vidi contorcesi per poi vomitare parecchio sangue e notai con la coda dell'occhio Midnight intenta ad avvicinarsi.

"VA PORTATA SUBITO IN OSPEDALE! NON BASTANO LE CURE DI RECOVERY GIRL PER QUELLO!" gridò una voce dagli spalti rompendo il pesante silenzio.

Mi voltai e scoprii che era stata la Maestra di T/N a parlare e aveva disegnato sul volto un'espressione parecchio preoccupata.

Sentendo degli altri conati, mi voltai di nuovo verso la ragazza che stava continuando a rigettare parecchio sangue dalla bocca.

(- E'...E' tutta colpa mia...-)

 

 

Il mio cervello si spense definitivamente.

Scattai verso di lei e, nonostante gli arti deboli e doloranti, la presi tra le braccia per correre verso l'ambulanza che avevo visto nel piazzale fuori dallo stadio.

"Bakugo!" mi chiamò la professoressa, ma la ignorai saltando dalle scalette ed entrando a larghe falcate nel corridoio.

Al primo bivio, mi raggiunse la sua Maestra e prese a correre a pochi metri davanti a me.

"Andrà tutto bene, Bakugo! Si è ripresa da ferite peggiori, ma deve comunque essere portata subito in ospedale!" disse ansante la donna.

Non risposi continuando a concentrarmi sulla corsa.

In quell'istante, percepii la mano di T/N alzarsi per poi stringermi con forza la tuta all'altezza della spalla. Spostò lentamente la sua testa verso il mio collo e ci appoggiò la fronte.

"P-Perdonami...Perdonami, Bakugo." mormorò a fatica.

"Risparmia il fiato." dissi serio.

Subito dopo, svenne nuovamente lasciando la presa sulla mia spalla.

Il suo profumo misto all'odore di battaglia mi riempì la mente riportandomi indietro.

 

Varcammo l'ingresso dello stadio sotto gli sguardi interrogativi di tutti e scoprimmo che l'ambulanza era già pronta ed aveva anche fatto scendere la barella.

Mi avvicinai e tentai di poggiarci sopra T/N, ma lei si risvegliò e mi strinse di nuovo la tuta.

"N-Non voglio...N-Non lasciarmi...sola...Ti scongiuro, p-perdonami..." mormorò nel mio orecchio, ma un infermiere staccò la sua mano dalla mia spalla per farla sdraiare sul lettino.

 

Senso di colpa.

Un fortissimo senso di colpa mi invase nuovamente e scoprii che, non accompagnandolo al mio fottuto orgoglio, era qualcosa di decisamente meno difficile da gestire.

Osservavo gli operatori far salire la barella sull'ambulanza e, mentre lei mi guardava con occhi imploranti aiuto, sentii come se mi fossi svegliato da un lungo sonno. Tutto intorno a me sparì sullo sfondo tranne lei.

 

Mi ero reso conto che non avevo mai smesso di provare qualcosa per lei e data la mia testardaggine si trovava in quella situazione solo per causa mia.

Mi accorsi che stavo tremando e la sua Maestra mi poggiò una mano sulla spalla per cercare di rassicurarmi.

Quando la barella fu sistemata, gli infermieri si accinsero a chiudere le porte.

 

 

Senza che potessi controllarmi, scattai davanti al portellone e, sentendo gli occhi gonfi ed una forte stretta attanagliarmi le viscere, la guardai dritto negli occhi.

"CHIAMAMI KACCHAN D'ORA IN POI! HAI CAPITO?" gridai.

 

 

Fu sorpresa dalla mia frase perché nonostante il forte dolore sbarrò gli occhi per poi sorridermi dolcemente.

"V-Va bene...Kacchan...Vinci questo festival...Ci conto."

Furono le ultime parole che sentii uscire dalle sue labbra prima che le porte si chiusero e l'ambulanza partì a sirene spiegate.

Passarono svariati secondi che parvero ore mentre il suono dell'ambulanza si faceva sempre più lontano.

Mi sentivo dannatamente impotente davanti a quella situazione ed era una sensazione che mi urtava non poco. Una parte di me mi gridava di andare con lei in ospedale, ma la zittii con tutte le forze.

Ragionai su quello che era appena successo e non riuscivo bene a comprendere tutto quello che era avvenuto dopo quel bacio inaspettato.

"T/N...T/N ha una seconda Unicità che copia i quirk altrui?" chiesi mentre tremavo a testa bassa alla sua Maestra dietro alle mie spalle.

"Si...Più che emulare, li assimila e ne mostra la potenza al cento per cento." mormorò.

"Ed è una tecnica così suicida?"

"In realtà se imparata a gestirla risulta davvero potente con il minimo sforzo, ma lei diceva sempre che se ne vergognava e non ha mai voluto allenarla seriamente."

"E allora perché l'ha usata?" chiesi voltandomi verso la donna.

Sorrise dolcemente e si avvicinò a me.

"Perchè voleva vincere, Bakugo. In quel momento non desiderava altro e tu la puoi capire perfettamente, immagino."

 

Abbassai lo sguardo mentre i miei tremori non accennavano a diminuire.

Era finita in quello stato per colpa di quella cazzo di scommessa. Era stata una sua idea, ma se avessi parlato subito tutto questo non sarebbe successo.

"Andrà tutto bene." continuò la donna poggiando le mani sulle mie spalle. "Non preoccuparti, si riprenderà."

Non mi interessava essere rassicurato.

Mi sarebbe bastato vedere T/N sorridente accanto a me per stare meglio e non mi serviva altro.

 

Scansai la sua presa e mi diressi verso lo stadio.

"Bakugo." mi chiamò la donna, ma non accennai a voltarmi o a fermare il mio passo. "Impara a non confondere l'amore con la debolezza. Sono due cose ben distinte."

"Al diavolo." mormorai.

Ero furioso con me stesso e con l'intero pianeta.

Inaspettatamente, le parole di quella donna si posarono in qualche luogo buio dentro di me e si sedimentarono incastrandosi nel mio animo.

 

Varcai l'ingresso dello stadio e mi diressi lentamente verso gli spalti.

Non dovevo crollare, non di nuovo.

Doveva apparire come se tutto andasse bene e tutto fosse al suo posto.

Richiamai a gran voce il mio orgoglio per tentare di non sprofondare, ma nessuno rispose.

Mi sentivo solo, in balia della mia totale incapacità di gestire le emozioni.

Era come se fossi appeso ad un filo in attesa di ritrovare la stabilità o di cadere definitivamente.

Lottai con tutte le mie forze per ritrovare il mio solito menefreghismo nella enorme pila di emozioni in cui galleggiavo, ma nulla, ero sempre più instabile.

Tremavo e non riuscivo a smettere di stringere i denti mentre a testa bassa percorrevo l'ultimo corridoio per arrivare agli spalti.

 

Mi cadde l'occhio sulla mia divisa logorata dal combattimento con T/N.

Le maniche erano strappate e il suo sangue segnava il mio petto dopo che l'avevo portata in braccio fino all'ambulanza.

Quelle erano le ultime cose che mi rimanevano di lei dopo il sorriso e l'incoraggiamento che mi aveva rivolto prima che chiudessero le porte del mezzo separandoci definitivamente.

 

Nulla andava bene e nulla era al suo posto.

Nel mio petto, un enorme e strano calore prese il sopravvento fino ad arrivarmi in gola togliendomi il respiro. Ero al limite.

 

Tirai un forte pugno al muro e ci appoggiai la fronte.

Alcune lacrime piene di rabbia e frustrazione iniziarono a solcarmi il volto mentre ad occhi bassi tentavo di trattenere i singhiozzi.

Era tutta colpa mia.

 

 

"B-Bakugo..."

Riconobbi la voce preoccupata di Kirishima che mi riportò alla realtà.

Mi asciugai velocemente gli occhi ed alzai la testa.

"Che cosa vuoi?" chiesi.

"V-Va tutto bene?"

"Certo. Lasciami in pace." dissi passandogli al fianco per muovermi verso gli spalti.

"C-Come...Come sta T/N?"

Alla sua domanda mi bloccai.

Come un pendolo, andavo avanti ed indietro tra la mia fredda parte razionale e quella preoccupata inconscia. Quel dondolio creò in me un grande vortice di emozioni che non avevo idea di come gestire.

"N-Non lo so..." mormorai.

"Sono sicuro che andrà tutto bene, non stare in ansia." disse Kirishima con voce amichevole.

Non dissi nulla e ripresi la mia camminata a testa bassa.

 

"B-Bakugo, aspetta!" continuò il ragazzo parandosi davanti a me."Ne abbiamo già parlato, perché non ti lasci andare e basta? T/N capirà."

"Spostati, Kirishima." mormorai mentre una strana rabbia prendeva possesso del mio corpo.
 

"No! Io non le ho detto nulla di quello di cui abbiamo discusso l'altra volta. Non le ho nemmeno detto che hai pianto mentre dicevi quelle parole. Lei...Lei è una brava ragazza e si vede che ci tiene a te. Se le parlassi a cuore aperto, potresti riuscire ad essere davvero felice e non capisco perché tu..."

 

Scattai in avanti e lo afferrai per il colletto della tuta per portare i suoi occhi sbarrati a pochi centimetri dal mio viso infuriato.

"COME POTREI PARLARLE NORMALMENTE DOPO QUELLO CHE LE HO FATTO? CON QUALE CORAGGIO, KIRISHIMA?!"

Gli occhi del ragazzo cambiarono, mostrandomi un' espressione seria.

"Sono sicuro che lei ti abbia già perdonato, Bakugo. Eravate bambini e il tempo migliora ogni cosa."

"IO...IO L'HO LASCIATA SOLA NEL MOMENTO DEL BISOGNO, MENTRE LEI SI FIDAVA DI ME! NON HO ALCUN DIRITTO DI ANCHE SOLO STARLE VICINO, FIGURIAMOCI SE POSSO DIRLE QUELLO CHE PROVO! SAREI UN IDIOTA EGOISTA E BASTA!"

 

Kirishima cambiò nuovamente espressione e mi squadrò con aria arrabbiata per poi stringermi con forza la mano che lo tratteneva ancora per la divisa.

"COSA C'E' DI DIFFICILE DA CAPIRE, BAKUGO? SE TU NON FOSSI STATO COSI' ORGOGLIOSO DA ALLONTANARLA DA TE IN CONTINUAZIONE, MAGARI ORA SAREBBE TUTTO DIVERSO! NON RIESCI DAVVERO A IMMAGINARLO?"

Mi bloccai davanti a quelle parole e voltai gli occhi in un'altra direzione per non doverlo guardare.

"Bakugo..." continuò il ragazzo tornando ad un espressione calma. "Non è T/N il problema e non lo è nemmeno quello che le hai detto tanti anni fa. E' solo il tuo orgoglio ad aver peggiorato le cose e con lei non serve assolutamente. Ma nulla è perduto. Una volta concluso il festival vai da lei e parlale. Andrà tutto bene."

 

Aveva ragione su ogni cosa, ma detestavo doverlo ammettere.

Da fuori sarebbe stato il modo più logico di vedere la situazione, ma qualcosa dentro di me mi frenava in continuazione.

Lasciai stizzito la presa dal suo colletto e mi diressi verso gli spalti mentre Kirishima rimase a guardarmi qualche istante per poi seguirmi.

 

Mentre i pensieri più svariati mi affollavano la mente, mi sedetti al mio posto tra gli sguardi interrogativi ed il silenzio dei miei compagni. Si vedeva benissimo che volevano chiedermi qualcosa, ma non osavano aprire bocca.

Il Festival proseguì mentre io riuscivo man mano a mettere pace nel mio animo cercando di non pensare a lei.


Si susseguirono vari combattimenti e mi ritrovai a combattere contro Kirishima.

Con fare beffardo, continuò a rivolgermi incoraggiamenti riguardo a T/N, ma alla fine riuscii a vincere sfondando pian piano le su difese.

Poi mi toccò scontrarmi con Tokoyami. Non mi sentivo ancora pienamente lucido e concentrato, ma facendo appello alla mia determinazione, vinsi facilmente.

Scoprii che successivamente avrei dovuto combattere contro Todoroki e quella sarebbe finalmente stata una lotta a pari.

 

T/N però era ovunque e non riuscivo a smettere di chiedermi come stesse.

Ero preoccupato e temevo che i sensi di colpa avrebbero influenzato negativamente il prossimo scontro. Feci nuovamente appello al mio orgoglio, ma ormai, quando lei mi affollava la mente, si limitava a stare in silenzio.

Odiavo come mi faceva sentire, ma stavo lentamente iniziando ad arrendermi al fatto che, per quanto ci provassi, lei mi faceva perdere ogni volta le redini della mia parte razionale.

 

Mi stavo dirigendo verso lo spogliatoio per prepararmi psicologicamente, quando la Maestra di T/N mi si parò davanti.

"Fermati un secondo, Bakugo."

La ignorai passandole a fianco, non volevo parlare con nessuno, tanto meno di quello che riguardava T/N.

Mi afferrò per un braccio costringendomi a fermarmi e mi voltai verso di lei con aria furiosa.

"CHE DIAVOLO VUOI?"

Non rispose e si limitò a porgermi un telefono mentre mi sorrideva.

Con sguardo dubbioso, lo presi in mano e lo portai all'orecchio.

"Si?"

 

'Bakugo...' mormorò una voce dall'altra parte.

 

Era lei.

Non sapevo cosa dire e sentivo solo un qualche tipo di forza spingermi a chiederle immediatamente scusa in ginocchio.

'C-Come stai?' chiese.

"Che domande sono? Sono io che dovrei chiederlo a te."

'Eheh, hai ragione...' disse dolcemente. ' Sto abbastanza bene, ti ringrazio.'

La mia mente si svuotò di nuovo e cadde un silenzio imbarazzante.

'Ti sto guardando alla tv, sei stato fortissimo. Sono certa che anche contro Todoroki non avrai problemi.'

"Sicuro."

La sentii poi ridere debolmente mentre riuscivo a percepire la televisione accesa sulla telecronaca di Present Mic.

'Allora ti lascio così hai tempo di prepararti, Bakugo. Faccio il tifo per te.'

Quando sentii il mio cognome uscire dal telefono percepii una fitta stringermi lo stomaco.

"Ti ho detto che puoi chiamarmi Kacchan." dissi serio.

Rise nuovamente allontanando il cellulare dal viso e poco dopo lo riportò all'orecchio.

 

Mi trasmise una dolcezza infinita e mi resi conto che avrei tanto voluto essere lì insieme a lei, nonostante non meritassi di contemplare il suo sorriso.

'Va bene, Kacchan. Grazie di tutto..." mormorò.

Non aveva proprio nulla di cui ringraziarmi, ma non dissi niente e porsi il telefono alla sua Maestra per poi voltarmi a testa bassa e riprendere il mio tragitto verso lo spogliatoio.

 

Sentii come se la sua voce mi avesse liberato di un peso

Stava bene e non dovevo più preoccuparmi di nulla per potermi finalmente concentrare sulla finale.

Giunto a destinazione, mi accorsi di aver sbagliato stanza e trovai Todoroki intento a fissare serio la sua mano sinistra.

Mi chiese alcune cose riguardo a Deku ed io tentai di spingerlo a fregarsene di tutto e pensare solo ad usare tutta la sua forza.

 

Uscii dalla stanza e mi diressi a larghe falcate verso l'arena.

Volevo che Todoroki desse il meglio di sé così avrei potuto vincere un combattimento come si deve.

Sarebbe stato uno spettacolo schiacciarlo al massimo della sua potenza e volevo che T/N se lo godesse appieno attraverso quello schermo nella sua stanza d' ospedale.

Varcai a larghe falcate il corridoio che conduceva all'arena in balia della più totale certezza di vittoria e mi parai davanti a Todoroki già posizionato sul ring.

"E' giunto il momento dell'ultima battaglia del festival sportivo della UA!" gridò Present Mic tra le grida di esaltazione della folla. "Decideremo così il vincitore del primo anno, in altre parole è lo scontro finale! Todoroki Shouto del corso per eroi...versus Bakugo Katsuki del corso per eroi!"

Fissavo il bicolore con aria seria, quasi furiosa: volevo e dovevo vincere.

Lo dovevo a me stesso, ma soprattutto a lei dopo l'incoraggiamento a cuore aperto che mi aveva rivolto.

 

"Bene, START!"

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Capitolo 15
*** Ospedale ***


Katsuki Bakugo POV

 

Varcai a larghe falcate le porte scorrevoli dell' ospedale mentre la mia mente veniva invasa da dubbi di ogni tipo.

Perché stavo andando proprio lì?
Che senso aveva?
Forse avrei dovuto starmene a casa e basta.


Mi bloccai non appena misi piede nell' ingresso. 
Strinsi i pugni nelle tasche e piegai la testa verso il basso mentre un forte desiderio di mollare tutto e andarmene spinto dal mio orgoglio si fece largo dentro di me.

 

"Avanti, Bakugo! Non è il momento di tirarsi indietro!" disse sorridendo Kirishima piegando la testa davanti alla porta.
Era venuto fino a casa mia quella stessa mattina costringendomi ad andare da T/N e aveva deciso di aspettarmi fuori dall' ospedale per far si che non scappassi.

 

"Fottiti, capelli di merda." mormorai ancora a testa bassa.
"Ahah! Su, vai da lei. Non è il momento di avere paura!" 

 

"NON HO PAURA, PEZZO DI IDIOTA!" gridai.
Dallo sportello della reception, un' infermiera mi fece gesto di abbassare la voce.
"Siamo in un ospedale, veda di non urlare." disse seria la donna.

 

Sbuffai e ripresi a camminare imbronciato verso il corridoio. 
Dopo il festival, la Maestra di T/N mi aveva detto ilreparto in cui si trovava insieme al numero della sua stanza e salii lentamente le scale fino al suo piano.

 

Nonostante fossero passati un paio di giorni, mi logorava ancora parecchio di aver vinto in quel modo poco meritevole contro Todoroki ed inconsciamente mi rodeva ancora di più il fatto che T/N avesse assistito a quella mia disfatta morale.

 

Volevo vederla e parlare con lei, ma allo stesso tempo qualcosa dentro di me mi gridava di scappare dalla porta di servizio dell' ospedale per evitare di far comparire il suo sorriso così debilitante per il mio orgoglio davanti ai miei occhi.

 

Mio malgrado, ormai era questione di principio e Kirishima mi avrebbe perseguitato fino allo svenimento se non fossi andato da lei.
Mi facevo forza con me stesso, rassicurandomi del fatto che avrei controllato come stesse e me ne sarei andato subito.
 

 

Mi ritrovai davanti alla porta della sua camera e presi un profondo respiro stringendomi ancora di più nelle spalle.

Oltre quella porta non sarei più tornato indietro e, con alta probabilità, avrei perso definitivamente la partita contro il mio inconscio.
Non avevo idea di come mi sarei sentito una volta fuori da lì e pregai solo di non uscirne più debole di come mi sentivo in quel preciso istante.

 

La mia parte razionale comandata dal mio stupido orgoglio mi convinsero ad andarmene, ma senza che me ne rendessi conto, qualcosa nel mio profondo mi fece muovere la mano fino a stringere la maniglia della porta davanti a me per poi abbassarla.

 

Mi maledissi infinite volte nei millesimi di secondo che impiegai per spalancarla e scoprii, in un lato della stanza, T/N seduta a gambe incrociate su un letto dandomi le spalle rivolta verso una vecchietta, sua probabile compagna di stanza. Indossava il camice dell' ospedale e sorrideva come non mai parlando con l'anziana signora.


Non mi aveva notato ed ero ancora in tempo per andarmene.
Mi sembrava stesse bene e non mi servivano altre conferme per placare i miei sensi di colpa.


Iniziai lentamente a chiudere la porta quando una voce mi fece bloccare.


"Ragazzo! Entra, entra pure!" disse la vecchia.

T/N si voltò di scatto verso di me ed il suo sorriso si allargò ancora di più.


"Ciao, Kacchan!" disse.
 

 

Il mio cuore ebbe un sobbalzo, ma feci appello a tutto il mio autocontrollo per non darlo a vedere.
Non avevo idea di cosa dire e rimasi fermo sulla porta con espressione seria.

 

"Avvicinati pure! Intanto tra poco vengono a portarmi via per l' operazione." sorrise l'anziana.

 

Il mio corpo si mosse da solo e, sempre nel più completo silenzio, andai verso T/N e mi sedetti su una sedia accanto al suo letto fissando qualcosa nell' angolo opposto della stanza.

 

Non volevo essere lì e tutta la mia determinazione di poco prima era sparita da qualche parte.

 

"Tutto bene?" chiese preoccupata la ragazza piegando la testa verso di me.
"Certo." mormorai seccato.

 

In quel preciso istante fecero il loro ingresso due infermieri che spostarono l' anziana su una sedia a rotelle per poi avviarsi verso il corridoio.
Poco prima di varcare la porta, la signora si voltò verso T/N e sorrise facendole l'occhiolino.

 

"Buona fortuna, tesoro." disse per poi rivolgersi a me. "Tu, giovanotto, sei un bel ragazzo e senza quell'espressione corrucciata lo saresti ancora di più! Avanti, perché non fai un bel sorriso alla bimba al tuo fianco?"

 

"EH?" dissi furioso scattando dalla sedia.

 

Non ebbi il tempo di dire altro che uscì dalla stanza scortata dagli infermieri.

 


Con la coda dell'occhio vidi T/N con un sorriso imbarazzato stampato sul volto e mi sedetti di nuovo sbuffando.

 

Calò il silenzio per alcuni minuti mentre entrambi non avevamo idea di cosa dire.

 

Il suo profumo mi stava lentamente circondando ed ero consapevole che non avrei potuto reggere per molto.

 


"Vedo che stai bene. Me ne posso andare." dissi alzandomi a testa bassa.

 

"A-Aspetta!" mi bloccò la ragazza trattenendomi per una manica della felpa.

 

Per un istante, alzai gli occhi sul suo volto malinconico e qualcosa dentro di me non smetteva di ripetermi quanto la trovassi bella.

Scossi la testa per liberarmi da quel pensiero e tornai ad osservare il pavimento.

 

"Cosa c'è?" chiesi.

"N-Non ti va di parlare nemmeno un po'?"

"E di cosa dovremmo parlare secondo te?"

"Ehm...non saprei. Di qualunque cosa tu voglia."

"Non ho nulla da dire, te l'ho già detto." conclusi.

 

Con un gesto stizzito mi liberai dalla sua presa ed iniziai a camminare verso la porta.

 

In realtà c'erano mille cose di cui volevo discutere con lei, mille cose che volevo chiederle, ma mi sentivo soffocare nella mia debolezza quando lei si trovava nel raggio di pochi metri.
 

All'improvviso nella mia mente una domanda che avevo sempre voluto porle si levò sopra ogni mio sentimento, addirittura sopra il mio orgoglio.

 

Bloccai il mio passo e, senza voltarmi, le mie labbra si dischiusero per parlare.


"Cosa è successo di preciso nella notte in cui te ne sei andata?"

 


Non rispose e nella stanza calò un silenzio surreale scandito solo dai ticchettii di un orologio.


"Allora?" insistetti voltandomi verso di lei.


Era inginocchiata sul letto a testa bassa e le sue dita scorrevano veloci giocando con una ciocca di capelli.

 

"Perché...Perché ti interessa?" mormorò.


"E va bene, pace. Me ne vado." dissi stizzito afferrando la maniglia della porta.


"A-Aspetta!"


"Allora parla." dissi serio voltando il corpo nella sua direzione.


Il suo sguardo malinconico cadde nuovamente sulle lenzuola e poggiò i pugni sulle ginocchia.

 


"Puoi...puoi sederti qui con me?" mormorò indicando la sedia con un cenno della testa.

 

Rimasi qualche secondo sulla porta indeciso sul da farsi.
Vederla cosi fragile mi stringeva il cuore ed un forte istinto di abbracciarla mi invase i muscoli, ma lo trattenni il più possibile.

 

Camminai fino al suo fianco e mi sedetti sulla sedia appoggiando i gomiti sulle ginocchia e portando avanti il busto. Scelsi di non guardarla, se l'avessi fatto probabilmente avrei ceduto ai miei istinti.

 

"Allora?" mormorai.

 

 

Prese un profondo respiro e mi raccontò quello che era successo. Mi parlò dell' uomo mascherato che aveva ucciso brutalmente la sua famiglia e di quello che le aveva detto riguardo al suo quirk facendole intendere che ne fosse interessato.

 

Mentre parlava, mi ritrovai a voltare la testa verso di lei senza accorgermene e studiai ogni suo lineamento provato dal dolore del suo racconto.

 

Quando concluse, non sapevo bene cosa dire.
Sentivo nuovamente un forte senso di colpa farmi visita e mi fustigai mentalmente ripensando che forse avrei potuto aiutarla quella fottuta sera; quando quell'uomo aveva distrutto la sua infanzia in pochi minuti. Vivevamo parecchio vicini ai tempi, le nostre case erano a qualche incrocio di distanza e pensai ad infiniti modi in cui avrei potuto salvarla. Se non l'avessi trattata in quel modo, forse quella notte avrebbe dormito da me, cosa che avveniva molto spesso quando eravamo bambini e lei non avrebbe assistito a quella scena orrenda rischiando di essere catturata da quel tizio.

 

Le sue labbra tremarono come se fosse vicino ad una crisi di pianto ed il forte istinto di stringerla a me tornò a reclamare attenzioni. 
Strinsi i pugni che mi sorreggevano il mento per soffocare ogni possibile movimento improvviso da parte del mio inconscio.

 

"Ed è da allora che la notte dormo sempre poche ore. Faccio sempre lo stesso orribile incubo...è come se quell'uomo inquietante fosse sempre lì ad osservarmi mentre dormo. " mormorò a fatica.

 

Vederla così instabile mi procurò un'altra fitta e spostai l'attenzione su una delle altre domande che volevo porle.

 

"Quello che hai usato nel combattimento con me...era il tuo secondo quirk, giusto?" chiesi.

 

Alzò la testa di scatto e le sue guance si colorarono improvvisamente.
"S-Si..."
"Quando si è mostrato?"
"Ehm..."

 

Sembrava che stesse cercando di prendere tempo mentre si guardava in giro con aria spaesata.

 

"Ecco...n-non saprei si è mostrato e basta..."

 

La scrutai con occhi concentrati cercando di capire se mentisse o meno, ma non indagai troppo.

"E...devi per forza baciare qualcuno perché si attivi?" chiesi.


Il rossore sul suo volto divenne ancora più accesso mentre agitava le mani davanti al suo petto con aria imbarazzata.

 

"Ehm, n-non per forza. Basterebbe anche far entrare in contatto della pelle con la mia lingua, ma con il bacio riesco ad assimilare una potenza maggiore."

"Capisco..."


Il mio sguardo si era perso altrove mentre nella mia mente rivedevo in continuazione il momento in cui mi aveva baciato con foga riuscendo anche a sentire perfettamente il calore del suo corpo sopra il mio.

 

Nel mio profondo più intimo, mi era piaciuto e anche tanto, ma era una cosa che non avrei mai ammesso a me stesso a cuore aperto.

 

Ero sul punto di alzarmi per scappare dai miei pensieri malsani quando la sentii inspirare.

 

"M-Mi dispiace per quello che ho fatto...Perdonami." mormorò a testa bassa.


"Tks. Sono io che ti ho incitato a dare il massimo."

La calma con cui dissi quelle parole mi parvero irreali e mi stupii di me stesso.


"C-Comunque...il tuo combattimento con Todoroki è stato davvero emozionante!" disse sforzando un sorriso.

 

La guardai con aria interrogativa e mi rabbuiai subito.
"Non dire cazzate. Quel cretino ha estinto le fiamme all' ultimo, non è stata una vera vittoria."


"Lo so, immaginavo la pensassi così." disse sorridendo dolcemente incurvandosi nelle spalle.

 


Era bellissima, cazzo.

Solo lei riusciva a capirmi senza tante spiegazioni e la cosa mi rassicurava ma allo stesso tempo mi infastidiva. Davanti a lei mi sentivo senza difese, completamente inerme nei confronti dell'intero universo.

 

Mi alzai e mi diressi alla porta a testa bassa con le mani nelle tasche.

 

"K-Kacchan...ho detto qualcosa che non va? P-Perdonami, non volevo..." mormorò preoccupata.


Afferrai la maniglia e la strinsi con forza non riuscendo ad abbassarla. Ne scrutai attentamente le rifiniture mentre un vortice di emozioni mi circondava.

 

"Smettila di scusarti." dissi a testa bassa.

Qualcosa dentro di me mi impedì di andarmene e cadde nuovamente uno strano silenzio.

 

"Ah, ancora una cosa." disse T/N.

A quelle parole mi voltai verso di lei e la rividi a testa bassa ad osservare qualcosa tra le lenzuola.

"Ecco...ho perso la scommessa, quindi manterrò la parola. D'ora in poi ti lascerò in pace, Kacchan."

 

Quella strana forma di addio unita al mio soprannome, mi donarono una dolorosa fitta tra le costole e strinsi ancora di più la maniglia tra le dita.

 

Aprii la porta ed uscii chiudendola con forza alle mie spalle.


Andai verso le scale e, mentre scendevo, le mie gambe decisero di bloccarsi.


Il forte desiderio che lei non uscisse della mia vita stava venendo lentamente a galla dalla prigione in cui l' avevo rinchiuso.

 

Tutto il mio orgoglio e la mia paura di sentirmi debole stavano scivolando sullo sfondo davanti al ricordo del suo bacio e dal dolore che il suo addio sottinteso mi aveva lasciato. Tutto quello che mi riguardava aveva perso completamente senso, lasciando spazio al solo desiderio di rivederla ridere al mio fianco.

 

Forse potevo ancora salvare qualcosa.
Forse al suo fianco potevo essere una persona migliore.
Forse lei poteva perdonarmi.

 

 

 

T/N POV

 

 

Nel preciso istante in cui Katsuki chiuse la porta, una forte stretta mi cinse la gola e delle grosse lacrime iniziarono a scivolarmi sulle guance.

 

Portai le mani sul viso cercando di soffocare i singhiozzi, inutilmente.


Era finita sul serio.
Avevo perso ed era giusto che lo lasciassi in pace come prevedeva la nostra scommessa.

 

Sentii il telefono vibrare sul comodino ed asciugandomi gli occhi per riuscire a leggere, scoprii un messaggio da un numero sconosciuto.

 

'Ciao, T/N. Sono Kirishima. Perdonami se ti scrivo, Uraraka mi ha dato il tuo numero. Bakugo è lì con te?'


Leggendo quell'ultimo nome, altre lacrime cercarono di liberarsi dai miei occhi ormai gonfi, ma le trattenni.

 

'È appena andato via.' risposi fredda.

 

Bloccai il telefono e lo strinsi forte tra le mani portando i miei pugni tra le lenzuola davanti alle ginocchia.

Piegai la testa stringendomi nelle spalle e sentii dei leggeri tremori invadermi il corpo.

 

Kacchan se ne era andato definitivamente ed era tutta colpa mia. Se avessi vinto la scommessa forse sarei riuscita a farlo ragionare, ma avevo perso ogni possibilità.
Mi flagellai dando la colpa alla mia incapacità. La mia Maestra non aveva tutti i torti, se mi fossi allenata come si deve forse avrei potuto vincere; mi ero comportata davvero come una bambina capricciosa.

 

Le lacrime tornarono a rigarmi il volto e piegai ancora di più la testa.

 

In quell'istante, sentii la porta aprirsi e mi asciugai con forza il volto dai segni del pianto per evitare che gli infermieri mi vedessero in quello stato. 

 

Cadde uno strano silenzio e dopo qualche secondo, alzai di scatto gli occhi per scoprire a cosa era dovuto.

 


Katsuki Bakugo era lì, stringendo la maniglia tra le dita.

 

Sul suo volto, un espressione corrucciata, ma quasi malinconica mi scrutava in silenzio. Poco dopo, voltò lo sguardo all'angolo della stanza.

 

Accennai un sorriso imbarazzato non riuscendo a capire il motivo del suo ritorno.
"B-Bakugo, cosa ci..."

 

 

"Quando." disse serio.


"Q-Quando cosa?" chiesi dubbiosa.


"Quando esci da questo cazzo di posto?"


"Domani...Domani pomeriggio verso le cinque..."


"Allora domani vengo a prenderti e ti accompagno a casa. Fatti trovate pronta."


Detto questo, chiuse la porta uscendo e cadde di nuovo un pesante silenzio.

 


Non avevo idea di cosa pensare e fissai imbambolata per parecchi secondi il punto da cui era uscito il ragazzo.

 

Sentivo una strana serenità invadermi il petto, come se tutto stesse andando al suo posto.

 

Il mio telefono vibrò nuovamente ed aprii il messaggio sempre da parte di Kirishima.


'Ok. Spero sia andato tutto bene! E spero anche che tu sia in salute, T/N.'


Mentre uno strano sorriso mi sfiorava le labbra iniziai a premere sulla tastiera.


'Si, credo sia andato tutto bene.'


'Fantastico! Allora ho fatto bene a costringerlo a venire!' rispose.


Immaginavo che non fosse venuto di sua spontanea volontà e sorrisi per la gentilezza e l' empatia senza limiti di Kirishima.

 

'Grazie, Kirishima. Davvero.'


'Non c'è di che, T/N. Detesto chi non si comporta da uomo e scappa davanti alle situazioni. Ora ti lascio che vedo Bakugo in fondo al corridoio. Ci vediamo a scuola! :)'


'Certo! :D'


Portai il telefono al petto mentre uno strano senso di liberazione mi alleggeriva l' anima. Non volevo illudermi che tutto sarebbe andato nel migliore dei modi, purtroppo con Kacchan era impossibile prevedere qualcosa di simile.


Ma decisi comunque di lasciarmi andare e farmi trasportare da quel senso di leggerezza che tanto bramavo da quella orribile notte di tanti anni fa.

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Capitolo 16
*** Casa ***


Katsuki Bakugo POV

 

"Allora? Come è andata?" mi accolse Kirishima all'uscita dall'ospedale.

"La cosa ti riguarda, per caso?" dissi lanciandogli un'occhiata seria e camminando verso i cancelli.

"Non direttamente, ma sei mio amico e quindi lo voglio sapere!" rispose spostandosi al mio fianco.

 

Ringhiai a denti stretti e proseguii a testa bassa il mio tragitto.

Una volta sulla strada, Kirishima si rivolse a me.

 

"Ti andrebbe di andare a prendere qualcosa in un bar? Ho una sete assurda."

Non avevo niente di meglio da fare ed accettai.

Stare da solo avrebbe solo dato modo ai miei pensieri di tormentarmi ancora.

 

Capelli di merda mi accompagnò fino ad un locale incastrato tra due grandi palazzi in una via secondaria e, dopo esserci accomodati, ordinammo da bere.

"Hai già scelto in quale agenzia andare a fare il tirocinio?" chiese il ragazzo sorridendo.

"No, non ci ho ancora pensato." mormorai.

"Per T/N ci saranno sicuramente una marea di richieste dopo la vostra battaglia! E quella sua seconda Unicità è un qualcosa di assurdo! Sapevo che erano rare, ma non credevo di riuscire ad incontrare qualcuno che la possedesse!"

Squadrai storto Kirishima, ma non se ne accorse.

Non volevo che parlasse di lei. Fino al giorno dopo non avevo intenzione di darle il permesso di invadere la mia mente. L'avrei accompagnata a casa e basta, forse sarei stato meglio con me stesso.

 

"Però mi chiedo...Se per attivare la sua seconda Unicità deve per forza baciare qualcuno, non oso immaginare con quante persone dovrà farlo in futuro per sfruttarla al meglio." disse pensieroso alzando gli occhi al cielo.

Quella riflessione mi fece infuriare e scattai in piedi sbattendo forte una mano sul tavolo con espressione furiosa.

"CHE CAZZO DICI, KIRISHIMA!"

"Ahah! Sei geloso, Bakugo?" rise muovendo le mani a difesa davanti al petto.

 

Per quanto fosse stupido, fu quello l'istante in cui mi accorsi che era vero.

Anche vedere quello strano tipo con le occhiaie ronzarle intorno mi dava tremendamente fastidio, figuriamoci se avesse dovuto baciare chissà chi per assimilarne l'Unicità.

La mia espressione cambiò rilassandosi mentre man mano mi rendevo sempre più conto della vastità dei miei sentimenti per lei.

 

"Ecco qua." si intromise la cameriera poggiando la nostra ordinazione sul tavolo.

Quando si fu allontanata, mi rimisi a sedere ed incrociai le braccia scrutando qualcosa a lato della stanza.

Kirishima si avventò sulla sua spremuta e, dopo averne bevuta quasi metà, sospirò soddisfatto.

"Aah! Ci voleva proprio!"

Dopo di che alzò lo sguardo e scoprì i miei occhi persi nel vuoto.

 

T/N era tornata a comparirmi davanti agli occhi ed il mio cervello andò a ruota libera mostrandomi improbabili immagini in cui io e lei camminavamo insieme per strada, ci sfidavamo nelle sale giochi e mangiavamo insieme mentre il suo sorriso non accennava a spegnersi.

Lei mi mancava.

 

"Bakugo...Dai, dimmi cosa vi siete detti." disse Kirishima interrompendo i miei pensieri.

Nonostante tutto, di Capelli di merda mi fidavo e ormai sembrava l'unico in grado di potermi comprendere in quella stressante situazione.

"Nulla di che...Domani...Domani la accompagno a casa quando esce dall'ospedale." mormorai.

"SUL SERIO?" gridò entusiasta.

"Si..."

"Grandioso! Perchè non le cucini anche qualcosa di buono? Ha passato una settimana pesante e deve rilassarsi un po'!"

"Stai scherzando?"

"Ovvio che no! E magari, già che ci sei, puoi anche confessarle quello che provi! Così risolvete questa stupida questione!"

"MA SEI FUORI?" urlai tirandogli un calcio da sotto il tavolo.

Tirò subito a sè il ginocchio accarezzandosi lo stinco dolorante e lentamente alzò gli occhi su di me.

 

"P-Perchè no? Dopo quel pianto disperato che ti ho visto fare, credo che tu sia abbastanza cotto."

Scattai in piedi scavalcando il tavolo con il busto e lo presi con forza per la maglia.

"ERA SOLO FOTTUTO SENSO DI COLPA! LA PIANTI CON STA STORIA O VUOI MORIRE SUL SERIO?"

 

Ormai era abituato ai miei scatti d'ira e non si scompose minimamente osservandomi con aria seria.

"Però ti contraddici in continuazione, Bakugo. Se senti tutto questo senso di colpa, non vuol dire forse che ci tieni? Se non ti frega nulla di qualcosa, non dovresti soffrirci così tanto, no?"

 

Davanti a quelle parole, la mia mente si spense.

Aveva ragione su tutta la linea.

Era una cosa così semplice e non l'avevo mai notata, ma confermava come non mai che quello che provavo per lei era infinitamente più grande di me.

Qualcosa che non potevo gestire.

 

Lasciai la presa e, a testa bassa, mi accasciai sul divanetto.

 

Dovevo arrendermi e basta?

Sarei forse stato meglio?

Un immagine non richiesta dove io e T/N dormivamo abbracciati mentre osservavo il suo volto rilassato poggiato sulla mia spalla, giunse per darmi la risposta.

Fu come risvegliarsi da un lungo sonno e desiderai tornare indietro per poter cambiare tutto quello che le avevo detto prima e durante il Festival.

Avevo lottato così duramente contro qualcosa di così semplice e pulito come i miei sentimenti, in cambio di cosa? Solo altro dolore per entrambi.

Rendermi conto di tutto ciò, mi riempii il petto di un calore strano ed altro senso di colpa tornò a bussare alla mia porta, ma questa volta c'era qualcosa di diverso.

Un lontano spiraglio di luce mi indicava un'ipotetica strada da percorrere e, dopo così tanto tempo, mi sentii come sollevato.

La rabbia era sparita e sentii come se la gabbia intorno a me fosse crollata definitivamente.

Una strana sensazione di pace mi invase completamente e riuscii ad ammettere a me stesso quello che provavo.

La amavo da impazzire da quando eravamo bambini ed il bacio inaspettato che mi aveva dato durante il nostro combattimento era stata la cosa più bella che mi era accaduta negli ultimi anni.

 

Presi il mio bicchiere e mi portai la cannuccia alle labbra iniziando a bere sotto lo sguardo interrogativo di Kirishima.

"Ehm...Comunque dovrai scegliere in fretta tra tutte le agenzie che ti hanno scritto, ce ne sarà certamente una che..." sorrise il ragazzo.

"Secondo te..." lo interruppi tenendo gli occhi fissi sul tavolo. "T/N mi odia?"

"EH? Stai scherzando spero? Si vede lontano un chilometro che quella ragazza è innamorata di te!"

"Ma le ho dette solo cose orrende da quando è tornata."

"E quindi? Domani sarà un'ottima occasione per rimettere le cose a posto!"

 

Cadde uno strano silenzio tra di noi e Kirishima piegò la testa sorridendo.

"So bene che anche tu sei innamorato di lei, Bakugo. Domani cerca di farla sentire a suo agio e vedrai che le cose si sistemeranno da sole."

Conclusi la mia spremuta e poggiai il bicchiere sul tavolo.

Sapevo già quanto sarebbe stato difficile per me fare qualcosa del genere, ma ero intenzionato a farmi perdonare da lei.

T/N aveva cercato in tutti i modi di riallacciare i rapporti con me dal suo arrivo ed ora era il mio turno di impegnarmi per evitare che non se ne andasse definitivamente dalla mia vita.

Non volevo più vederla andare via.

 

 

T/N POV

 

Quando mi svegliai la mattina successiva, mi sorsero mille domande sugli avvenimenti del giorno precedente.
 

Kacchan mi avrebbe accompagnato a casa e non comprendevo il motivo del suo cambio di opinione.

Forse si sentiva in colpa per qualcosa e voleva solo pulirsi la coscienza? Oppure ci teneva davvero?

 

Erano domande a cui non potevo avere risposta in quel momento e mi accompagnarono per tutta la giornata.

 

La signora anziana, mia compagna di letto, era stata spostata in un altra stanza per problemi avuti durante l' operazione e la cosa mi stringeva il cuore. Mi aveva rallegrato parecchio durante i giorni passati in quell'ospedale e speravo con tutta me stessa che si riprendesse. 

 

Giunse l' ora del pranzo ed un inserviente mi portò il vassoio con il pasto.
Iniziai a mangiare, quando qualcuno bussò alla porta. Mi chiedevo chi potesse essere, probabilmente qualche parente della signora che non era stato avvisato del cambio di stanza.

 

"Avanti!" dissi.

 

La porta si aprì lentamente e mi stupii nel vedere Shinso varcare l' ingresso sorridendomi dolcemente.

 

"Shinso! Cosa ci fai qui?" chiesi felice di vederlo.
"Non ho il tuo numero e volevo vedere come stavi." mormorò.
"Sto bene, grazie! Tu invece?"
"Non c'è male."
"Vieni, siediti qui!"

 

Si sedette accanto a me e mi tenne compagnia per tutta la durata del pranzo.

 

Mi chiese delucidazioni riguardo al mio secondo quirk e cercai di rimanere vaga sull' argomento. Non si doveva sapere assolutamente che esistessero Unicità trasmissibili o sarebbe stato un bel problema. Mi fidavo di Hitoshi, ma dovevo comunque mantenere il segreto.

 

Vedevo Shinso molto più sereno rispetto a quella giornata del festival e ne fui sollevata.

 

Rinnovai il mio pensiero di sentirmi davvero a mio agio quando ero in sua compagnia e non mi accorsi del passare delle ore.

 

Parlammo di parecchie cose fino a che non mi accorsi che era quasi giunta l' ora della mia dimissione.

 


"Sono...sono davvero più rilassato nel vedere che stai così bene." mormorò Shinso sorridendo. "Mi chiedevo...ti andrebbe se ti accompagnassi a casa più tardi?"

 

Il ragazzo arrossii leggermente abbassando la testa.

 

Lo guardai con aria interrogativa non capendo il perché di quell'imbarazzo e mi dispiaceva dover rifiutare di fronte a tutta quella dolcezza.

 

"Mi dispiace, Shinso. Ma..."

 

La porta si spalancò ed entrambi ci voltammo.

 

Il medico che mi aveva seguito dal mio ingresso in ospedale comparve sulla porta e squadrò Hitoshi.

 

"Le chiederei cortesemente di uscire in modo che possa visitare la ragazza." disse con un sorriso.

 

"Certo." rispose Shinso alzandosi ed iniziando a camminare verso la porta."Ti aspetto qui fuori." concluse donandomi un leggero sorriso.

 

Quando il ragazzo uscì, il dottore si avvicinò e, dopo avermi controllato i parametri per l' ultima volta, mi diede i fogli delle dimissioni con un sorriso.

 

Controllai l' orario e scoprii che ero cinque minuti in ritardo rispetto all'ora che avevo riferito a Katsuki e lo immaginai già furioso all' ingresso dell'ospedale.

 

Raccolsi la mia roba in uno zaino e mi infilai le scarpe, dopo di che mi avviai alla porta. 

 

Una volta nel corridoio, mi voltai e, con mio enorme stupore, scoprii Kacchan con un grosso borsone sulla spalla in preda alla rabbia intento a trattenere Shinso per il colletto della divisa dopo averlo placcato al muro. Lo scrutava con occhi furiosi mentre Hitoshi mormorava qualcosa a bassa voce osservandolo con aria seria.

 

"Come cazzo ti permetti?!" disse forte Kacchan ad un certo punto.
"È forse un così grosso problema per te? A me non sembra dal tuo atteggiamento." rispose l' altro ragazzo che subito dopo mi notò e poggiò gli occhi su di me.
"Devi farti i cazzi tuoi, hai..."

 

Katsuki seguì lo sguardo di Hitoshi e mi scoprii ad osservarli con aria preoccupata.
Lasciò Shinso di scatto facendogli sbattere leggermente la schiena contro il muro e si avvicinò a me con passo pesante.

Mi afferrò il polso ed iniziò a trascinarmi dal lato opposto di Hitoshi.

 

"B-Bakugo, le scale sono dall' altra parte!" dissi.
"Chissene. Di qua c'è l' ascensore." concluse furioso.

 

Capendo che non avevo opzioni, mi voltai verso Shinso ed accennai un sorriso imbarazzato sventolando la mano libera.

"Perdonami, Shinso! Ci vediamo a scuola!"

"Certo." mormorò serio prima che Katsuki mi tirò svoltando l' angolo.

 

 

"Che è successo?" chiesi.

"Niente." rispose furioso tenendo lo sguardo dritto.


Mi rassegnai all' idea che probabilmente non avrei avuto una risposta e una volta nell' ascensore, Kacchan mi lasciò il polso.

 

Le porte si chiusero e lo guardai gonfiando le guance.


"Cosa hai detto a Shinso?"

 

"NON SONO CAZZI CHE TI RIGUARDANO, È CHIARO?!"


"Si, si, va bene. Stai calmo però." dissi sventolando le mani.

 

 

Uscimmo dall' ospedale e Katsuki si fermò a pochi passi da me.


"Dove abiti ora?"
"Non molto lontano da qui. Si arriva a piedi in una ventina di minuti."
"Ok." mormorò.

Gli indicai il mio indirizzo e, dopo aver messo le mani in tasca riprese a camminare.

 

Seguendolo in un silenzio imbarazzante, mi accorsi che in un certo senso avrei preferito la compagnia serena di Hitoshi dopo quella settimana pesante. Stavo iniziando a non sopportare quel lato rabbioso di Katsuki che metteva a dura prova la mia pazienza e detestavo il fatto che, anche se in minima parte, mi faceva pentire della mia insistenza nei suoi confronti.

 

Ad un certo punto, il ragazzo si fermò e mi tese la mano senza voltare gli occhi verso di me.

 

"Dammi lo zaino. Lo porto io."
"S-Sicuro? Hai anche quel borsone e non vorrei che..."
"Si, prima che cambi idea."

 

Gli passai lo zaino e se lo portò sulle spalle riprendendo a camminare.

 

Passarono altri minuti di silenzio mentre ogni tanto portavo velocemente gli occhi su di lui scoprendolo a fissare l' asfalto con un' espressione corrucciata.

 

"Come stai?" chiese ad un certo punto.

 

Parve che quelle parole fecero una fatica immensa ad uscire dalle sue labbra, ma approfittai di quella rara gentilezza.

 

"Direi bene. Tu invece?"

 

Non rispose e piegai la testa nella sua direzione.
"Kacchan?"

 

"Sto bene! Sto bene!" disse arrabbiato con un leggero rossore sulle guance.

 

L'occhio mi cadde nuovamente sul borsone che portava sulla spalla. Non sembrava molto pesante e mi chiedevo cosa contenesse.

 

"Cos'hai lì?" chiesi indicandolo.
"Roba mia." rispose stizzito.
 

Non mi sentivo per niente a mio agio ed iniziavo a non poterne più: il mio inconscio ormai era pieno della rabbia che mi trasmetteva Katsuki mentre io avevo l'unico desiderio di starmene un po' di pace.

Stavo raggiungendo il limite ed una delle mie tante domande riguardo a quella strana sensazione forzò ad uscire.
Mi fermai sul posto ed abbassai lo sguardo.

 

"Kacchan...posso chiederti perché hai voluto accompagnarmi?"

 

Anche lui si bloccò, ma non accennò a voltarsi.
"Perché lo vuoi sapere?"

"Perché non ti vedo per nulla convinto della cosa. Se ti dà così fastidio posso anche andare da sola."

 

Non disse nulla e dopo un po' riprese a camminare come se nulla fosse.

"Andiamo." mormorò.

Lo osservai stranita: quella situazione non mi piaceva per nulla. In un certo senso era il solito Kacchan, ma c'era qualcosa di diverso nei suoi occhi.

 

 

Finalmente, arrivammo davanti al mio condominio e mi seguì fino al mio piano.
Stavo covando una forte rabbia dentro di me da quando eravamo usciti dall' ospedale per quel suo atteggiamento strano e mi stavo veramente stufando di quella situazione.

Nella mia mente ripassarono tutti gli atteggiamenti stizziti degli ultimi minuti e mi fecero infuriare sempre di più. Non avevo più intenzione di soffrire per lui: se non voleva starmi accanto non ne valeva la pena.

Davanti alla mia porta, mi voltai verso Katsuki e tesi la mano.
"Posso riavere il mio zaino?" chiesi con tono serio.


Mi osservò con aria dubbiosa non capendo la mia espressione e mi porse lo zaino in silenzio.

Mi voltai ed iniziai a sferruzzare con le chiavi per poi aprire la porta.


"Ci vediamo." dissi entrando e chiedendola alle mie spalle.

 

"HEY!" gridò Kacchan scattando in avanti e bloccando la porta con una mano.


Mi voltai di scatto e mi trovai i suoi occhi furiosi a pochi centimetri dal mio viso.


"CAZZO FAI? NEMMENO RINGRAZI?!" urlò furioso.


Inspirai cercando di calmarmi, ma fallii miseramente.


"RINGRAZIARTI?! MA TI SEI VISTO? MI PARLI A MALAPENA E QUALUNQUE COSA IO TI CHIEDA NON SONO MAI CAZZI MIEI! PER COSA DOVREI RINGRAZIARTI DI PRECISO?"

 

 

La sua espressione rabbiosa si spense lasciandomi davanti agli occhi un Kacchan stranamente silenzioso.

 

"HO FATTO DI TUTTO PER AVERE MODO DI PARLARE CON TE PER SAPERE IL MOTIVO PER CUI MI ODI COSÌ TANTO, MA OK, SE È COSÌ IMPORTANTE PER TE NON DIRMELO! MI SONO STUFATA DI SOFFRIRE PER QUESTO, BAKUGO, SUL SERIO! SE SONO COSÌ PESANTE PER TE ALLORA VA BENE. TI SEI PULITO LA COSCIENZA ACCOMPAGNANDOMI A CASA, ORA PUOI ANDARE!"

 

Mi voltai verso la porta e mi mossi per entrare in casa quando la sua mano mi afferrò il polso.

"PERDONAMI."
 

Tornai ad osservare Kacchan mentre, con un profondo inchino, mi porgeva le sue scuse.

 

"Perdonami sul serio. Dimentica quello che è successo nell' ultima mezz'ora."

 

(-EH?!-)

 

"B-Bakugo...cosa stai..."


Alzò la testa lasciandomi il braccio e si tolse il borsone dalla spalla.
"Pensavo...anzi, voglio prepararti la cena."

 

Sentii un brivido trapassarmi la schiena e mi convinsi definitivamente che qualcosa non tornava.

 

"T-Tu chi saresti? C-Cosa ne hai fatto di Bakugo?" mormorai.

 

"EH?! DECIDITI PERÒ! TI MANDO A FANCULO E NON VA BENE, TI PARLO E NON VA BENE! SCEGLI, CAZZO!"

 

"Ragazzi, perdonatemi."
Ci voltammo entrambi e scoprimmo il mio vicino fare capolino dalla sua porta.
"Potete smettere di urlare per cortesia? In questo condominio ci vivono altre persone."

 

"C-Certo, mi scusi!" dissi imbarazzata inchinandomi velocemente per poi afferrare Kacchan per un braccio e trascinarlo dentro casa.

 

Dopo che chiusi la porta, notai il ragazzo osservarmi con un' espressione strana.
Confusione, malinconia e dubbio gli segnavano fortemente quel volto praticamente perfetto. Quel piccolo rimprovero aveva abbassato completamente i miei livelli di adrenalina dovuta alla rabbia e mi sentii in colpa per quello che gli avevo detto.

 

"Allora? La vuoi la cena si o no?" chiese.
"Se...Se per te va bene..."
"Se non mi andasse non avrei portato la roba, non pensi?"
"Certo..."

 

Si sfilò le scarpe e si avviò nel corridoio per cercare la cucina.

 

Rimasi a testa bassa nell' ingresso non sapendo come interpretare quel suo gesto gentile.

 

"Ho portato una cosa particolare per cena e..." disse voltandosi.
Si bloccò sul posto vedendomi immobile davanti alla porta.

 

"Perdonami...Per le parole di prima, intendo." mormorai.

 

Cadde uno strano silenzio e poi lo sentii sospirare.

 

"Va...Va tutto bene, me lo meritavo."

 

Alzai lo sguardo e lo osservai stupita.
 

Se lo meritava? Non avrei mai pensato di sentirgli dire una cosa del genere.

Non sentivo delle parole rassicuranti uscire dalle sue labbra da così tanto tempo che mi commossi senza volerlo.

Sentii gli occhi gonfiarsi, ma riuscii a trattenere le lacrime leggere che richiedevano la mia attenzione.

 

"Smetti subito di piangere." disse serio.


"N-Non sto piangendo."


"E quegli occhi cosa sono?"


"Nulla." dissi tirandomi uno schiaffetto sulle guance.


Mi squadrò per qualche secondo con aria seria e poi lo vidi sospirare.

"Tks, come vuoi." concluse voltandosi e riprendendo a camminare verso la cucina.

 

 

Poco dopo lo seguii e lo scoprii intento a togliere gli ingredienti dal borsone per poi appoggiarli sul tavolo.

 

Quando varcai la porta, alzò lo sguardo e rimase a fissarmi per qualche secondo.
"Ti vanno bene dei classici gnocchi di riso? Era il tuo piatto preferito quando eravamo piccoli, ma non so se ti piacciono ancora."

 

"C-Certo, andranno benissimo. Lascia che ti dia una mano almeno..."

 

"Scordatelo. Tanto non ci vuole niente ed è già praticamente tutto tagliato."

 

Detto questo si voltò ed iniziò a frugare tra le pentole nelle pensiline. Quando trovò il wok, lo mise sul fuoco versandoci dell' olio di semi di sesamo. Si girò nuovamente verso il tavolo per prendere lo zenzero e mi scoprii ancora sulla porta ad osservarlo.

 

"Che cazzo fai? Siediti che mi fai ansia." sbottò.
"C-Certo..."

 

Eseguii l' ordine e mi ritrovai ad osservarlo avvolto in quella tshirt nera che segnava nel dettaglio quei muscoli perfetti frutto di tanti anni di allenamenti.

 

Era davvero bellissimo.

 

Il mio cuore si riempì nuovamente di tutto quello che provavo per lui mentre i suoi capelli spigolosi si muovevano seguendo perfettamente i suoi movimenti e poggiai il mento nel palmo della mano per poter godermi appieno quella visione.

 

Quando lo zenzero iniziò a sfrigolare nella padella, il forte aroma che ne evaporò mi riportò con la mente a tanti anni prima. La madre di Katsuki me lo preparava spesso quel piatto, praticamente ogni volta che mi fermavo a mangiare a casa loro.

 

"È stata un' idea di Mitsuki?" chiesi.
"No. Ma è stata proprio la vecchia a darmi la roba e la ricetta per cucinarlo." rispose senza voltarsi.
"Capisco..." sorrisi dolcemente.
 

 

Quando si concluse la preparazione, apparecchiai la tavola ed io e Kacchan ci sedemmo uno di fronte all' altro.

 

"Spero sia venuto bene. È la prima volta che lo cucino." disse porgendomi il piatto. L' aspetto era stupendo e l' aroma che emanava non era da meno.

 

"Sarà buono di sicuro." dissi con un sorriso.
"Non dire cazzate. Assaggialo prima." sbottò impugnando le bacchette ed iniziando a mangiare.

 

Misi sulla lingua il primo boccone e la mia mente venne catapultata definitivamente alla mia infanzia.

 

"È perfetto..." mormorai malinconica.
"Bene."

 

Mangiammo il resto del pasto in silenzio e quando poggiai le bacchette sul tavolo alzai lo sguardo su di lui.
"Grazie infinite, Kacchan."

"Non ringraziarmi. Piuttosto, devo dirti una cosa."

"Cioè?" dissi scrutandolo con aria interrogativa.

 

"Stanotte dormo qui."
 

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Capitolo 17
*** Calma ***


T/N POV

 

"Stanotte dormo qui."

 


"EH?!" sbottai irrigidendomi sulla sedia ed arrossendo violentemente."E-E perché mai?"


"Perché mi va. Non discutere."
 

Sbattei più volte le palpebre cercando di svegliarmi nel caso quello fosse stato solo un sogno, ma non avvenne nulla.

Anche lui concluse il pasto e mise giù le bacchette.

 


"Cosa fai prima di andare a letto?" chiese.


"Ehm...passo il tempo come riesco."


"Beh, avrai certamente dei compiti arretrati. Ti aiuto a fare quelli stasera."


"V-Va bene..."

 

Mi sentivo sballottata dagli eventi ed ero come uno spettatore inerme davanti a quella scena surreale.

 

Insistette nel lavare i piatti e, subito dopo, ci dirigemmo verso la mia stanza. Tirò fuori dal borsone i vari libri e li poggiò sul tavolo.


Ci sedemmo ed iniziò a spiegarmi le lezioni delle giornate in cui ero stata assente.


Passarono parecchi minuti mentre quasi non lo ascoltavo, rapita dall' incredulità che quella situazione improbabile mi trasmetteva.

 

"P-Posso farti una domanda?" chiesi ad un certo punto.

"Ma sono cavolate. Cosa c'è di così difficile da capire?"

"N-Non riguarda questo..."

"E che cosa, allora?"
 

"Ecco...ti senti in colpa per qualcosa, Kacchan?"

 

Si bloccò sul posto sbarrando gli occhi.

Dalla sua espressione, pareva che l'avessi scoperto e sembrava stesse ragionando su una possibile scusa.

Lo anticipai e mi portai una mano sul collo.

"Se è davvero così preferisco che vai a casa. Ho perso la scommessa, hai tutto il diritto di stare lontano da me." dissi.

 

La sua espressione si ammorbidii e i suoi occhi caddero nuovamente sul libro di testo davanti a lui.

"Dicevo...Su questo esercizio matematico il professore non è stato molto chiaro, ma sono sicuro che il risultato sia questo." continuò imperterrito indicando un numero a fondo pagina.

"Stai scherzando, spero..." mormorai.

"Invece di inglese siamo arrivati alla coniugazione dei verbi al futuro, ma è così semplice che non sto nemmeno a spiegartelo."

"Bakugo..."

"Per il resto non c'è nulla di nuovo, dopo il Festival ci hanno tenuti abbastanza liberi con i compiti."

 

Strinsi i denti dal nervoso che le sue frasi non legate alla mia domanda mi provocarono ed afferrai con forza la manica della sua maglia tirandolo verso di me.

"Mi stai ascoltando? Sai che odio quando la gente fa finta di ignorarmi!"

"Io invece ripeto quello che ho detto l'altro giorno. Non sto facendo finta, ti ignoro sul serio."

"COME SCUSA? Rispondimi e basta!" gridai liberandolo dalla mia presa.

"Non ho nulla a cui rispondere." disse alzandosi e raccogliendo i libri.

"Perchè è la verità e ti dà fastidio ammetterlo?" domandai.

 

Mi ignorò e si diresse verso la porta.

Non sapevo più cos'altro dire e tutto quello che mi circondava era sempre più confuso.

"Sei...sei diverso dal solito e non riesco a capire il motivo di tutta questa gentilezza." dissi.

 

Prima di varcare la porta, Katsuki si fermò e voltò la testa nella mia direzione.

"Accettala e basta. Non farti troppe domande al riguardo e goditela finché ne ho voglia."

 

Detto ciò, entrò nel corridoio ed io lo seguii di scatto.

"Voglio solo capire, Bakugo! Fino a qualche giorno fa mi gridavi di starti lontana ed ora sei tu a parlare con me. Se non è un infondato senso di colpa per qualcosa, allora che cos'è?"

 

"Ti prego, dimentica quello che ti ho detto. Dimenticati definitivamente di tutte le cose orrende che ti ho rivolto, non lo farò mai più." disse fermandosi.

 

Rimasi senza parole ad osservare la sua bellissima schiena. Quella situazione mi pareva davvero surreale e non sapevo bene come gestirla.

Kacchan piegò la testa verso il basso e quel suo strano gesto mi risvegliò dalla trance piena di domande in cui ero precipitata.

"Bakugo...tutto ok?" mormorai.

 

Il ragazzo si voltò di scatto e si avvicinò a me con passo veloce.

Mi spostai leggermente indietro per lo spavento e mi afferrò con forza il mento avvicinando il suo viso al mio.

 

"Andiamo a fare il bagno." disse serio.

 

"EH? C-Come scusa?" urlai nel completo imbarazzo.

"Cosa c'è di difficile da capire?" chiese solennemente.

"Ehm...H-Hai la febbre, Kacchan?"

"Che palle. Cosa ti ho appena detto? Goditi la mia gentilezza prima che me ne possa pentire."

 

Mille domande ed infiniti dubbi su tutto quelle che credevo fino a quel momento mi circondarono. Non sembrava nemmeno lui e non riuscivo a trovare una motivazione valida per quel suo cambio d'umore improvviso nei miei confronti.

Girai gli occhi verso terra e un espressione malinconica mi segnò il volto.

"Io...Io non capisco, Bakugo. Sono noiosa, lo so, ma non riesco bene a comprendere il perché del tuo comportamento..."

 

Le sue mani si spostarono in fretta sulle mie spalle stringendole con rabbia per tirarmi verso il suo viso furioso.

"LA VUOI SMETTERE?! NON CE LA FAI PROPRIO A CAPIRE QUELLO CHE TI HO DETTO? HO SBAGLIATO, OK? E' COLPA MIA, SONO STATO UN CAZZO DI COGLIONE. ORA TI PREGO, PUOI DIMENTICARE LE STRONZATE CHE TI HO RIVOLTO PER CERCARE DI RILASSARTI? IO CE LA STO METTENDO TUTTA, MA TU COLLABORA, CAZZO!" gridò.

 

Mi stava chiedendo scusa per la seconda volta nel giro di poche ore.

Mi era ancora difficile credere che si fosse davvero pentito delle frasi stizzite che mi aveva rivolto da quando ero ricomparsa nella sua vita e mi sentivo come se facessi fatica a fidarmi dei suoi gesti gentili non riuscendo ad intravederne una motivazione coerente.

 

Kacchan abbassò la testa mentre ancora mi stringeva le spalle nascondendo gli occhi sotto ai ciuffi biondi e il suo tono di voce si rilassò.

"Per favore...Dammi fiducia." mormorò.

 

Non ebbi idea di come avesse fatto a capire quello che provavo, ma decisi di tentare come potevo di rilassarmi nonostante non sarebbe stato affatto facile. Una voce dentro di me, completamente intimorita dalla sua presenza, mi ricordava di non lasciarmi troppo andare per evitare possibili delusioni ed altro dolore.

"V-Va bene, Bakugo. Scusami." dissi.

"Kacchan..." continuò alzando la testa e squadrandomi con i suoi meravigliosi occhi. "Ti ho detto di chiamarmi Kacchan."

Annuii e, senza che avessi modo di controllare il mio corpo, quel suo sguardo mi donò una forte fitta al basso ventre.

 

Mi liberò dalla sua presa non smettendo di osservarmi.

"Forza, andiamo a fare il bagno."

Avvampai nuovamente ed abbassai lo sguardo non riuscendo a guardarlo per l'imbarazzo.

"I-Insieme...?"

Kacchan piegò leggermente la testa verso il basso.

"Perchè, non ti va?" chiese

"C-Certo che mi va...è che..."

Il ragazzo sorrise debolmente e mi accorsi che dalle mie parole poteva intendersi chissà cosa.

"Non ti guarderò, voglio solo darti una mano a lavarti." mormorò. "Andiamo?"

"O-Ok..."

 

Preparammo la vasca ed il ragazzo uscì dal bagno lasciandomi il tempo di spogliarmi.

Mi sentivo ancora in preda al susseguirsi degli eventi, come se non avessi il minimo controllo su quello che stava accadendo intorno a me.

"Hai fatto?" chiese Kacchan dal corridoio.

"Q-Quasi!" dissi spogliandomi velocemente.

 

Entrai nella vasca e mi posizionai in modo che non si vedesse nulla di compromettente dando la schiena alla porta.

"C-Ci sono!" dissi a voce alta per fare in modo che mi sentisse.

 

Subito dopo, la porta si aprì e cadde uno strano silenzio. Come se il ragazzo si fosse fermato per contemplare o per pensare a qualcosa. Girai leggermente la testa e lo scoprii ad osservarmi con aria solenne.

Ci scrutammo per qualche secondo, poi il ragazzo chiuse la porta e si sfilò la maglia.

Dei pettorali e degli addominali a dir poco perfetti gli adornavano il corpo, così belli che mi chiesi come avevo mai potuto pensare di meritare qualcosa di tanto meraviglioso.

"Che c'è?" chiese notando il mio sguardo imbambolato.

"N-Nulla!" dissi voltandomi completamente rossa in volto.

 

Lo sentii liberarsi degli altri vestiti e poco dopo percepii l'acqua muoversi intorno a me mentre il ragazzo entrava nella vasca alle mie spalle.

La situazione aveva raggiunto l'apice della sua stranezza e sentivo i muscoli come congelati.

 

Ad un certo punto, una spugna mi toccò la schiena e mi irrigidii ancora di più per lo spavento.

Katsuki mi stava lavando le spalle mentre io, in posizione fetale, tenevo gli occhi persi nell'acqua.

"Ti ho chiesto di rilassarti. Non ce la fai proprio?" disse.

"N-Non è così semplice..." ammisi.

"Se ci fosse al mio posto quel tipo inquietante con le occhiaie ci riusciresti?"

La mia mente era bravissima a donarmi immagini non richieste e vidi nitidamente la scena che Kacchan mi aveva appena trasmesso. Avvampai e mi voltai di scatto verso il ragazzo.

"C-Che domande sono? Ti pare?" gridai.

Katsuki rimase a squadrarmi per qualche secondo e poco dopo sospirò.

"A te quel tipo piace, non è vero?" chiese.

"EEH? N-No, è molto gentile e mi trovo bene a parlare con lui, ma no! Non mi piace."

"Ma se ridi sempre quando sei in sua compagnia e non mi sembra affatto un tipo così divertente. Quindi, o sei rincoglionita tu o lui ti piace." disse appoggiando la schiena al bordo della vasca e lasciando andare la spugna.

 

Aveva detto quelle parole con una strana malinconia nella voce ed i suoi occhi erano scesi per studiare i movimenti dell'acqua tra le sue mani.

A quel punto qualcosa dentro di me parlò, dicendo qualcosa che faticavo a credere.


Kacchan era geloso.

Sorrisi debolmente e piegai leggermente la testa.

 

"No, non mi piace. Te lo giuro." dissi.

Il ragazzo alzò di scatto lo sguardo su di me e mi fissò con aria seria per poi riprendere in mano la spugna ricominciando a strofinarmi la schiena.

"E anche se fosse chissene frega." commentò con tono stizzito.

Nonostante quell'ultima frase, ero abbastanza sicura di quello che avevo visto e non smisi di sorridere riportando lo sguardo davanti a me.

Dopo alcuni minuti di assoluto silenzio non aveva ancora smesso di strofinarmi la schiena e mi voltai leggermente per vedere se stesse bene.

I suoi occhi erano vuoti e il suo sguardo fisso su un punto indefinito della mia pelle, come se si fosse perso nei suoi pensieri.

 

Spostai nuovamente la testa in avanti pensando a cosa avrei potuto dire per risvegliarlo dalla sua trance evitando di far scoppiare una guerra civile e, poco dopo, il suo movimento si interruppe senza che la spugna si staccasse dalla mia schiena.

"T/N...Tu...Tu mi odi?" chiese.

Voltai nuovamente gli occhi su di lui che non accennò a muoversi.

"K-Kacchan...perchè me lo chiedi?"

"Mi sono comportato davvero di merda con te, dall'inizio alla fine. Lo comprenderei senza problemi se tu ammettessi di detestarmi nel tuo profondo."

 

Lo trovai di una dolcezza infinita e sorrisi debolmente girando anche il corpo nella sua direzione. Fortunatamente l'acqua era abbastanza alta e mi permise di essere meno imbarazzata.

"Non credo di averti mai odiato da quando ho avuto modo di conoscerti tanti anni fa. Nemmeno una volta e nemmeno per un attimo."

Katsuki alzò gli occhi di scatto e mi fissò con aria stupita.

"E perché? Cioè, riesci a renderti conto di quello che ho fatto? Di quello che ti ho detto quella notte?" mormorò.

"Sono passati tanti anni da quando mi hai rifiutato e non sono riuscita ad odiarti nemmeno in quel frangente. Quindi non flagellarti per questo, Kacchan. Va tutto bene." dissi allargando ancora di più il mio sorriso.

 

Riuscii a notare le sue labbra tremare debolmente mentre i suoi occhi si inarcavano in un espressione provata.

"T-Tu..." mormorò.

Lo osservai con aria interrogativa mentre piegava la testa verso l'acqua tremando leggermente e spostando la spugna dalla mia schiena per farla sprofondare nell'acqua.

"Tu...Tu sei una perfetta idiota." concluse.

"Lo so, Kacchan. Lo so." sorrisi.

 

A quelle mie parole i suoi tremori aumentarono arrivando anche alle braccia e, senza che me ne accorgessi, mi afferrò la testa con una mano e la portò sul suo petto.

Mi irrigidii mentre le sue dita penetravano tra i miei capelli ed il suo profumo mi circondava donandomi altre fitte al basso ventre non richieste.

"Se...Sei una cazzo di idiota." disse con voce spezzata a denti stretti.

Il suo petto si alzava e si abbassava velocemente mentre il suo cuore sembrava impazzito mentre rimbombava nel mio orecchio.

Sembrava sul punto di piangere, ma non potei indagare dato che ero ancora trattenuta dalla sua mano.

"Detto da te è un complimento. Grazie." mormorai chiudendo gli occhi cercando di dimenticare l'imbarazzo.

"Tks." rise debolmente. "Fanculo."

Sorrisi di rimando e lasciai al suo calore, che tanto avevo bramato, il potere di distendermi la mente.

 

 

Poco dopo, mi liberò dalla sua presa e ci apprestammo a concludere il bagno. Quando toccò a me lavargli la schiena potei ammirare quel suo fisico scolpito e mi ritrovai a sorridere come un ebete.

Katsuki fu il primo ad uscire dalla vasca e, dopo aver indossato l'accappatoio, uscì dal bagno sbattendo la porta.

 

Sembrava stizzito da quello che era appena accaduto, ma la cosa non mi preoccupò. Le parole che mi aveva rivolto erano proprio quelle che volevo sentirmi dire e mi avevano rilassato non poco cancellando in larga parte tutto il malessere ed il dolore dei giorni precedenti.

Uscii anche io dalla vasca e, dopo essermi asciugata e vestita mi avviai verso la mia camera.

 

Scoprii Katsuki con indosso una tshirt e dei pantaloni della tuta seduto sul mio letto intento a scrivere qualcosa sul telefono con espressione seria.

Appena misi piede nella stanza, il ragazzo si tolse il telefono dalle mani poggiandolo sul comodino ed alzò gli occhi su di me.

"Era ora. Andiamo a dormire." disse.

"N-Non è un po' presto?" dissi dando un occhiata all'orologio. "Sono solo le nove e mezza."

"Ci credo che arrivi sempre in ritardo a scuola se vivi con 'sta mentalità. Avanti, spegni la luce."

"Ah...Tu...Tu dormi nel letto con me?" chiesi imbarazzata.

 

I suoi occhi si strinsero e mi osservò serio per qualche secondo.

"Non hai detto che fai fatica a dormire e che ti ritrovi spesso a fare incubi?" disse con tono sommesso.

"S-Si, ma..."

"Allora non fare storie. Spegni la luce." concluse.

Rassegnata, ma ancora parecchio imbarazzata dalla cosa, spensi la luce e, grazie al forte chiarore della luna proveniente dalle finestre, giunsi davanti al mio letto dove misi in carica il telefono ed impostai la sveglia.

Kacchan si infilò sotto le coperte con il viso rivolto al muro dandomi le spalle. Io feci lo stesso tenendo però lo sguardo verso il centro della stanza.

 

Trovarmi in una situazione così intima con lui mi tese i muscoli dell'addome e mi accelerò il battito cardiaco, ma feci appello a tutto il mio autocontrollo per cercare di calmarmi.

Poco dopo mi voltai verso di lui per trovare una posizione più comoda e vidi la sua bellissima schiena si innalzarsi tra le lenzuola al mio fianco. Il suo profumo mi avvolse aiutandomi a rilassare la mente per poi man mano riuscire finalmente a chiudere gli occhi ed addormentarmi.

 

 

 

 

- Mi ritrovai in un lunghissimo corridoio senza finestre completamente avvolto nell'oscurità. Dei passi lenti e pesanti iniziarono a scandire il tempo suonando con forza su quel parquet usurato mentre delle grida sofferenti mi invasero la mente provocandomi un forte dolore.

Strinsi la testa tra le mani inginocchiandomi a terra mentre delle grosse lacrime mi rigavano il volto e notai che, per quanto volessi urlare, aprendo la bocca non riuscivo ad emettere alcun suono.-

 

"T/N!"

 

- Sentendo una presenza davanti a me alzai di scatto gli occhi gonfi dal pianto e lo vidi. L'uomo mascherato mi stava osservando battendo lentamente le mani in segno di approvazione. -

 

"T/N!"

 

- Una forte ansia mi inglobò e mi sentii congelare, mentre l'uomo tese una mano verso di me con l'intenzione di prendermi la testa. Sentendo il terreno bagnato abbassai lo sguardo e scoprii di essere immersa in un denso liquido rosso fino alla vita. Mentre il livello si innalzava, la mano di quell'essere spaventoso si avvicinava sempre di più e le sue dita mi sfiorarono la fronte.-

 

"T/N, CAZZO!"

 

 

 

 

Sbarrai gli occhi mentre sentivo il volto umido dal pianto e delle grosse lacrime bagnarmi le guance. Avevo il fiatone mentre i miei muscoli, tesi dalla paura, non rispondevano ai miei comandi.

"T/N, STAI BENE?"

Quando riuscii a riprendere coscienza di dove mi trovavo, vidi il volto sconvolto di Kacchan sopra di me intento ad osservarmi con occhi colmi di preoccupazione.

 

Mi succedeva spesso di svegliarmi in preda al terrore dopo i miei soliti incubi, ma questa volta era diverso.

Lui, l'unico essere al mondo in grado di rilassarmi, era lì con me.

Mi commossi davanti alla sua preoccupazione e alla dolcezza che mi trasmise. Delle altre lacrime mi rigarono le guance mentre alzavo lentamente una mano verso il viso di Kacchan che non aveva smesso un attimo di osservarmi.

Gli accarezzai la nuca e i capelli sorridendo debolmente con il viso stropicciato dal pianto.

"G-Grazie...Grazie di essere qui, K-Kacchan..." mormorai.

 

Gli occhi del ragazzo si strinsero e parve sul punto di piangere.

Subito dopo, si gettò su di me stringendomi la testa in un abbraccio. La sua mano mi accarezzava i capelli mentre la sua guancia scivolava lentamente contro la mia.

"Va tutto bene, T/N. Non sei sola." mormorò dolcemente.

Mi commossi e lo strinsi ancora di più a me sprofondando le dita nella sua maglia. Il buonissimo profumo di Katsuki permeava dal tessuto e mi circondava completamente riuscendo a farmi staccare la mente per potermi concentrare unicamente su di lui.

Passarono parecchi minuti dove il ragazzo non disse alcuna parola attendendo che i miei singhiozzi iniziassero a rallentare.

 

Appena smisi di piangere, Kacchan si staccò dall'abbraccio e si stese al mio fianco dandosi una leggera pacca sul petto.

"Vieni qui." disse sommessamente.

Senza pensarci due volte, accolsi il suo invito e mi accoccolai nell'incavo tra il suo pettorale ed il suo braccio inspirando il suo profumo a pieni polmoni.

Il suo braccio sotto alla mia guancia si piegò per poter permettere alla sua mano di accarezzarmi i capelli e la testa di Kacchan si inclinò per poter poggiare la fronte alla mia testa.

"Cerca di rilassarti adesso. Prova a dormire, se hai bisogno io sono qui." disse dolcemente.

 

Annuii e chiusi gli occhi mentre portavo una mano sul suo petto sfiorandone lentamente le pieghe.

"Grazie di nuovo, Kacchan." mormorai.

"Non ringraziarmi."

 

Stordita dal forte pianto, riuscii ad addormentarmi nel giro di pochi secondi mentre una meravigliosa calma mi invadeva attraverso il calore del corpo di Katsuki. 

L'incubo che mi aveva tormentato aveva perso completamente potere su di me e la forza che il ragazzo mi trasmise distruggeva definitivamente la sagoma dell'uomo mascherato che, per la prima volta dopo tanto tempo, smetteva finalmente di osservarmi attraverso la mia mente in quella stanza buia.

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Capitolo 18
*** Scelta ***


T/N POV

 

 

Una forte luce proveniente dalle finestre mi costrinse ad aprire gli occhi ancora impastati dal sonno.

 

Kacchan mi stava ancora trattenendo a sé in un abbraccio mentre il suo respiro regolare mi scaldava i capelli.

Stava ancora dormendo e sul suo viso trionfava un'espressione serena.

Da sveglio sembrava completamente un'altra persona e rimasi qualche secondo a contemplare quella rara visione.

Non riuscii a fare a meno di arrossire.

Era stato davvero molto dolce la sera precedente, tanto che non sembrava nemmeno il solito Katsuki.

Nei secondi successivi, tutti i sentimenti che provavo per lui si rafforzarono, donandomi una meravigliosa calma davanti alle sue labbra dischiuse e alle sue ciglia bionde.

 

Poco dopo, un forte dubbio mi fece distrarre: c'era troppa luce in quella stanza.

A malincuore, mi liberai dall'abbraccio di Kacchan e presi il telefono in mano.

 

Non avevamo per nulla sentito la sveglia ed eravamo in ritardo di più di un'ora.

 

Mi voltai di scatto verso il ragazzo stringendogli la spalla e chiamandolo ad alta voce.

"Mh...Cazzo vuoi?" mormorò non aprendo nemmeno gli occhi.

"Kacchan...Siamo in ritardo. Parecchio in ritardo."

A quelle parole scattò mettendosi seduto ed afferrò il suo telefono appoggiato sul comodino.

"Cazzo, CAZZO!" disse scendendo dal letto e sfilandosi la maglia.

Avevo ancora gli occhi impastati dal sonno e presi qualche secondo per stropicciarmi la faccia. Giusto per godermi con la coda dell'occhio il biondo che lanciava per la stanza la sua tuta per indossare trafelato la divisa.

"Minchia, ti vuoi muovere si o no?!" gridò voltandosi verso di me allacciandosi i pantaloni.

"Certo." sorrisi.

 

- - -

 

Riuscire a tenere il passo veloce di Kacchan fu parecchio difficile.

Correvamo come non mai schivando i passanti mentre percorrevamo i pochi chilometri che dividevano casa mia dalla scuola.

Ero abituata a correre, ma non a quella velocità.

"K-Kacchan, rallenta! O-Ormai siamo in ritardo, cosa cambiano due minuti in più?" dissi.

"Taci e muovi quel dannato culo!" urlò voltandosi leggermente nella mia direzione.

Ero allo stremo delle forze e dovevo assolutamente rallentare.


"Fottiti. Non voglio...Non voglio rischiare uno strappo per colpa tua!" dissi fermandomi ed inclinandomi in avanti per riprendere fiato.

Con mia sorpresa, Kacchan si fermò e mi osservò serio.

"Ma non eri abituata a correre?" chiese.

"Si, ma...ma non alla tua velocità." dissi ansante.

Mi squadrò ancora per qualche istante e poco dopo sospirò chiudendo gli occhi. Scattò nella mia direzione e mi afferrò per la vita facendomi alzare all'altezza del suo petto, dopo di che riprese a correre.

"S-Sei fuori?! Che diavolo fai?!" gridai.

"O corri da sola o ti porto io. Non ho molte opzioni." disse serio.

Sentivo i muscoli delle sue braccia tendersi sotto al mio peso mentre il suo fiato si faceva sempre più corto e mi preoccupai.

"K-Kacchan, so che sei allenato, ma forse questo è davvero troppo! Mettimi giù! Preferisco arrivare in ritardo piuttosto che rischiare di farti male!" dissi guardandolo gonfiando le guance.

Lo vidi sorridere con fare beffardo e spostò gli occhi su di me.

"Mi stai sottovalutando, per caso?"

Trovai quel suo sguardo parecchio sexy ed un ondata di calore mi invase il viso.

"Ti ho già portato in questo modo dopo che sei svenuta durante il festival. Sei meno pesante di quello che credi. Anche io me ne sono stupito." continuò.

Quella frecciatina mi colpì in pieno e gonfiai nuovamente le guance.

"Che vorresti dire, scusa?"

"Pfft, tira le tua conclusioni."

"EH? Fottiti, Kacchan! Lasciami andare!" dissi dimenandomi.

"Stai ferma, cazzo!"

"No!"

Mi lanciò un occhiata furiosa e fermò la sua corsa.
"E va bene, come preferisci." disse.

Mi lasciò andare di colpo facendomi cadere a terra e mi resi conto che eravamo già nel cortile della scuola.

Lentamente mi alzai accarezzandomi il fianco.

"Sei simpatico, mi dicono." mormorai.

Kacchan stava entrando nella hall e si fermò per voltare leggermente il viso nella mia direzione.

"Anche tu non sei da meno." disse. "Muoviti."

Mentre i suoi occhi tornavano verso la porta riuscii ad intravedere un leggero sorriso solcargli il volto.

Era uno di quei sorrisi limpidi che mi rivolgeva durante la nostra infanzia e sentii uno dei pesi sul mio cuore staccarsi definitivamente.

Ormai era ben chiaro che il piccolo ed il dolce Kacchan, viveva ancora dentro a quell'animo irruento e pieno di difese.

 

- - -

 

"Ci scusi tanto, professore." mormorai inchinandomi una volta varcata la porta della classe.

Kacchan accennò un inchino e si diresse senza dire nulla verso il suo banco.

"E' inutile scusarsi. Siete voi che perdete ore di lezioni utili, a me non importa." disse Aizawa.

Anche Midnight era in classe e si avvicinò a me sorridendo.

"Oh! T/C! Vedo che ti sei ripresa, meno male!"

"S-Si..."

"Perfetto! Vai a sederti ed inizia a pensare al tuo nome da eroina!"

"Eh?"

"Questa mattina dovrete scegliere il vostro nome in codice. Anche tu Bakugo inizia a pensarci!"

"V-Va bene." conclusi.

Mi avviai verso il mio tavolo in fondo all'aula e notai degli sguardi maliziosi sia da parte di Ochaco che di Kirishima.

Mi chiesi cosa stessero pensando e mi sedetti imbarazzata al mio banco.

 

Fissavo il cartoncino totalmente bianco che Ochaco mi aveva passato e giocavo con il pennarello tra le dita.

Non avevo mai seriamente pensato ad un nome da eroina e la mia mente era completamente vuota.

Alzai lo sguardo su Kacchan e lo vidi intento a scrivere con foga a testa bassa. Probabilmente si era fatto un'idea del suo possibile nome già da piccolo, ma in effetti non ne avevamo mai parlato.

Poco dopo si alzò e mostrò il suo cartellino alla classe con espressione furiosa.

 

'Re delle Esplosioni Mortali'

 

Mentre la professoressa gli consigliava di cambiare nome mi ritrovai a sorridere. In effetti da lui non potevo aspettarmi nulla di diverso.

Subito dopo Ochaco andò alla cattedra. Il suo nome da eroina, Uravity, piacque praticamente a tutti.

Mancavamo io, Izuku e Ida, escludendo la seconda scelta di Katsuki.

Ida scelse per qualche motivazione a me sconosciuta di mantenere il suo nome mentre il mio amico scelse Deku, il nomignolo che gli diede Kacchan quando eravamo piccoli.

Quando spiegò le sue motivazioni, sorrisi nuovamente. L'avevo sempre trovato di una dolcezza estrema e sapere che aveva superato le sue ansie riguardo a quel nome, mi sollevò.

Con la coda dell'occhio vidi che Kacchan mi stava squadrando con un'espressione corrucciata. Voltai lo sguardo nella sua direzione e gli lanciai un sorriso di complicità.

Ne fu stupito e si girò immediatamente verso la cattedra.

"T/C, tocca a te!" mi chiamò la professoressa.

Deglutii e diedi uno sguardo al cartellino ancora bianco. Non ero riuscita a pensare a nulla che avesse un minimo di senso.

"N-Non mi viene in mente nessun nome..." mormorai.

"Va bene anche uno temporaneo, T/N! Dai, butta giù qualcosa!"

Un nome mi balzò nella mente, ma lo trovai tremendamente stupido.


"O-Ok..."

Scrissi quello che avevo pensato e mi avviai alla cattedra. Ero parecchio imbarazzata e poggiai il cartellino sul tavolo portando una mano sugli occhi per evitare gli sguardi della classe.

 

'ChangyShaper'

 

"Perchè ti vergogni, T/C? E' carino!" disse Midnight. "Puoi modificare la materia e con il tuo quirk ci sta perfettamente, in più non accennare alla tua seconda Unicità può essere una scelta tattica per cogliere il nemico di sorpresa!"

Alzai gli occhi guardandola con aria interrogativa.

"S-Sul serio?" chiesi ancora in imbarazzo.

"Certamente! Vai pure a sederti!"

Mi mossi verso il mio banco passando vicino a Kacchan che mi lanciò un occhiata seria per poi tornare a riscrivere sul suo cartellino.

Poco dopo, tornò davanti alla classe a mostrare il suo nuovo nome.


'Signore delle Esplosioni Mortali'

 

Midnight e la classe avevano un'espressione rassegnata, mentre io poggiai il mento sulla mano e osservai con un dolce sorriso Katsuki mentre esponeva fiero il suo nome da eroe.

Nonostante tutto, non era mai cambiato.

 

"Bene, ora che avete tutti deciso i vostri nomi da eroi torniamo a discutere del vostro apprendistato." prese parola Aizawa. "Durerà una settimana. Riguardo al luogo, chi fra voi è stato scelto riceverà un elenco specifico, in modo che possiate decidere da lì. Per coloro che non sono stati opzionati ecco un elenco di quaranta agenzie del paese che si sono offerte di prendere apprendisti. Potrete scegliere da qui, ognuno di loro ha un contesto ed una specializzazione differente."

Ci fu poi una veloce spiegazione sempre al riguardo delle differenze delle agenzie da parte di Midnight e subito dopo il professore riprese la parola.

"Mentre la professoressa vi distribuisce i fogli mostro nuovamente il grafico delle offerte da parte delle agenzie dato che T/C e Bakugo erano assenti."

Subito dopo, premette un pulsante su un telecomando e sulla lavagna apparì un grafico.

Todoroki era al primo posto, io al secondo, Bakugo al terzo e la nostra differenza con gli altri nostri compagni di classe era abissale. Fui stupita dalla classifica e lanciai un' occhiata a Kacchan che osservava con occhi arrabbiati la lavagna.

Quando Midnight mi passò il mio foglio, un nome mi saltò subito all'occhio.

Endeavor mi aveva opzionato e mi chiesi il motivo di tale scelta. Con me non centrava assolutamente nulla, ma fare lo stage con qualcuno di importante come lui doveva essere interessante. Sapevo bene che Shouto fosse suo figlio e dai vari suoi combattimenti durante il Festival avevo capito che il loro rapporto non fosse tutto rose e fiori.

"Avete fino al fine settimana per decidere." disse Aizawa uscendo con Midnight dalla classe.

"Solamente due giorni?!" intervenne Kirishima.

"Siate efficienti nella vostra scelta. E' tutto." concluse chiudendo la porta e sparendo nel corridoio.

 

Quando giunse la pausa pranzo venni circondata dai miei compagni.

Mi dissero del loro sollievo nel vedermi in piedi dopo lo stato in cui mi ero trovata durante il Festival. Molti erano curiosi riguardo alla mia seconda Unicità e spiegai a loro ogni cosa, mentre Kacchan se ne stava in disparte scarabocchiando qualcosa su un foglio.

In più discutemmo delle varie idee che avevamo sulle agenzie e poco dopo una donna entrò nell'aula.

 

La mia Maestra si sporse dalla porta e con un enorme sorriso mi chiamò dicendole di andare con lei.

Mi alzai e la seguii in corridoio dove poco dopo si fermò voltandosi verso di me.

"Mi fa piacere tu stia bene, tesoro." disse.

Ripensai all' impotenza e alla sensazione di debolezza che il combattimento con Katsuki mi avevano lasciato e la guardai fisso negli occhi.

"Vorrei che mi allenassi." dissi.

"Fantastico! Non hai idea di quanto mi fa piacere sentirtelo dire!" sorrise. "Oltre allo stage che sceglierai potremo fare degli allenamenti extra."

"Certo." dissi seria.

"Ottimo! Allora domani ricominciamo l'allenamento dalle basi!" continuò prendendo le mie mani tra le sue. "Poi ci servirà qualcuno che ti faccia da spalla per allenare la tua Unicità, capisci che intendo?"

Mi lanciò uno sguardo malizioso ed arrossii di colpo.

"Che ne diresti del tuo caro Kacchan?" continuò.

"N-Non credo sia il caso!" dissi cercando di rimanere composta, ma spostando lo sguardo a terra.

"Ma come...Mi sembrava così preoccupato mentre venivi portata via in quell'ambulanza."

"C-Credo tu abbia preso un abbaglio..."

La mia Maestra sorrise dolcemente e mi diede una leggera pacca sulla testa.

"Vabbè c'è ancora tempo per decidere. Prendetevi il tempo che vi serve."

"Che vorresti dire?" dissi squadrandola imbarazzata.

"Oh, nulla! Mi hai detto quello che volevo sentirmi dire, ora torna pure dai tuoi compagni. Vengo da te domani pomeriggio!"

 

Detto ciò si allontanò per poi sparire nella tromba delle scale mentre io rimasi sul posto a ripensare a lungo alla sue parole.

Avrei davvero dovuto scegliere qualcuno per allenare la mia seconda Unicità, ma non ci vedevo assolutamente Katsuki sottostare a qualcosa del genere per quanto la cosa, per ovvie ragioni, non mi sarebbe dispiaciuta affatto.

 

La giornata scolastica si concluse in fretta ed iniziammo a preparare i nostri zaini per l'uscita mentre con la coda dell'occhio vidi Kacchan mettersi in spalla la borsa per avviarsi verso la porta dell'aula.

Non mi aveva parlato praticamente per tutta la giornata ed inizia ad insospettirmi che tutto quello che era accaduto dalla sera prima fino a quella mattina fosse stato solo un bellissimo sogno.

Presi la mia roba e mi avviai anche io all'uscita.

Percorsi i corridoi a testa bassa domandandomi il perché mi avesse ignorato per tutto il tempo. Una voce dentro di me mi informava di quanto fossi stata stupida a fidarmi di lui, ma allo stesso tempo non riuscivo a comprendere il perché avrebbe dovuto prendermi in giro su una cosa simile.

 

Varcai le porte principali della UA e appena misi piede nel cortile percepii una presenza al mio fianco.

Mi voltai e vidi Kacchan con la schiena appoggiata alla parete della scuola.

Era davvero bellissimo mentre osservava qualcosa tra le mattonelle del lastricato e mi imbarazzai per quella stupenda visione mentre il ragazzo alzò gli occhi su di me.

"Vogliamo andare?" disse.

"D-Dove?"

"Oddio, ti prego dimmi che lo fai apposta." sospirò. "A casa tua ovviamente, ho ancora tutta la mia roba là."

"Giusto..."

"Andiamo." concluse superandomi ed io mi posizionai al suo fianco per camminare al suo passo.

 

"Bakugo! T/C!"

 

Ci voltammo entrambi per scoprire a chi apparteneva la voce e notammo Kirishima correrci incontro seguito da Ochaco.

"Che diavolo vuoi?" mormorò Katsuki voltandosi nella loro direzione.

I due si fermarono davanti a noi mentre Kirishima esibiva un meraviglioso sorriso.

"Io e Uraraka stavamo pensando di andare a mangiare qualcosa al fast food, vi andrebbe?" chiese.

"No." concluse serio il biondo e riprese la sua camminata verso i cancelli. Gli lanciai un' occhiata che non colse minimamente e rimasi ferma davanti ai miei compagni di classe.

"A me va." dissi.

"Davvero? Siiii, ci divertiremo tantissimo!" sorrise Ochaco agguantandomi per un braccio.

"Fantastico, T/C! Si pensava di andare a quel Mac vicino alla stazione se ti..." iniziò a dire Kirishima.

"E va bene, vengo." si intromise Katsuki con tono arrabbiato dopo essersi posizionato alle mie spalle.

"Allora cosa stiamo aspettando? Andiamo!" sorrise il rosso trascinandoci con lui verso i cancelli.

 

- - -

 

Diedi un grande morso all'hamburger che tenevo tra le mani mentre i miei compagni di uscita mangiavano felici. Tutti tranne Katsuki ovviamente che si era preso solo un frullato e squadrava con occhi seri un angolo del locale: si vedeva benissimo che non voleva essere lì.

 

"Allora ragazze, avete pensato con chi fare lo stage?" chiese Kirishima.

"Io credo sceglierò GunHead!" rispose fiera la ragazza.

"Bella scelta Uraraka! Tu T/N?"

"Andrò da Endeavor." dissi senza esitazione.

Calò qualche istante di silenzio dove i loro occhi si posarono stupiti su di me. Compreso Kacchan che finalmente si rivolse verso il centro del tavolo.

 

"SPERO VIVAMENTE TU STIA SCHERZANDO! E' STATO LUI AD OPZIONARTI?" gridò Katsuki.

"Si, esatto. Perchè dovrei scherzare?" chiesi.

"E' IL FOTTUTO PADRE DI QUELLO STRONZO DIVISO A META'!"

"E allora? E' pur sempre il numero due."

Rimase interdetto dalle mie parole e si capiva perfettamente che non trovava argomenti con cui controbattere.

 

Ero certa della mia scelta.

Volevo puntare in alto ed unendo lo stage sotto la sua supervisione all' allenamento della mia Maestra sarei migliorato di sicuro.

"NO, TU NON CI VAI!" gridò il biondo scattando in piedi poggiando con forza le mani sul tavolo.

"EH? Stai scherzando spero?" dissi iniziando a spazientirmi.

"OVVIO CHE NO! SE ANDRAI A FARE QUELLO STAGE NON TI PARLERO' MAI PIU'!"

"COOSA? Ma ti rendi conto di quello che dici?!" dissi alzandomi e guardandolo con occhi arrabbiati.

"R-Ragazzi, calmatevi, su!" sorrise imbarazzato Kirishima cercando di quietare la situazione.

Io e Kacchan rimanemmo a scrutarci per qualche secondo con espressioni irritate.

Non riuscivo nemmeno lontanamente a comprendere il perché del suo scatto d'ira e nella mia mente si susseguirono moltissime opzioni, ma nessuna di loro era lontanamente plausibile.

Allo stesso tempo non volevo arrabbiarmi con lui, mi interessava solo capire.

La mia espressione si rilassò ed incrociai le braccia al petto.

"Kacchan...Qual'è il problema?" chiesi.

Mi scrutò con i suoi occhi furiosi per qualche secondo mentre i nostri amici passavano continuamente lo sguardo tra me e il biondo cercando di prevedere un possibile risvolto della situazione.

"Fanculo." sospirò Katsuki per poi infilare le mani in tasca ed iniziare a camminare verso l'uscita a testa bassa.

 

Lo osservai allontanarsi e decisi di seguirlo: volevo assolutamente capire il perché di quella sua reazione esagerata.

"Ragazzi, perdonatemi. E' un problema se..." chiesi rivolgendomi ai due.

"Nessun problema, T/N! Dagli una bella svegliata!" disse sorridendo Ochaco.

"Esatto! Ci vediamo domani a scuola!" concluse Kirishima.

"Grazie mille!" dissi prendendo il mio cibo rimanente per infilarlo nella busta. Dopo di che uscii dal locale e cercai la figura di Kacchan tra la folla.

Riuscii a vederlo in lontananza mentre entrava in una via secondaria e lo seguii. Quando fui a pochi metri da lui, il ragazzo si fermò.

 

"Che cazzo vuoi ancora?" disse senza nemmeno voltarsi.

"Cosa c'è di male se vado a fare lo stage da Endeavor? Non riesco a capire perché ti sia arrabbiato così tanto."

Il ragazzo piegò la testa e tirò un calcio ad un sasso davanti ai suoi piedi, ma non rispose.

"Kacchan, per fav..."

"Sai perché ti ha opzionato?" chiese.

"Onestamente no."

"Io invece credo di essermi fatto un'idea. Ti vuole per la tua cazzo di seconda Unicità." disse a denti stretti.

"E questo perché dovrebbe comportare un...Ah."

 

Compresi quello che voleva dire. Secondo la sua opinione, Endeavor mi avrebbe chiesto di baciare Shouto per osservarne il potere alla massima potenza, ma la trovai un'idea alquanto strana. In più, mi resi conto definitivamente di una cosa.

Kacchan era veramente geloso ed era per quello che si era arrabbiato così tanto.

Sorrisi portando le mani dietro la schiena e osservai il ragazzo con occhi dolci.

 

"Pensi davvero possa accadere qualcosa del genere?" chiesi.

"Si. Sarebbe la cosa più logica."

"Ma se così non fosse mi sarei bruciata un allenamento con il numero due e in ogni caso posso sempre rifiutarmi."

"MA PERCHE' DEVI ESSERE SEMPRE COSì..." gridò voltandosi verso di me.

Si stupì del mio sorriso dolce ed abbasso immediatamente lo sguardo.

 

"Senti, fai quello che ti pare." sbottò per poi girarsi e riprendendo a camminare.

"Non passi a prendere la tua roba a casa mia?" chiesi.

"Un altro giorno."

 

Mi rattristai della cosa dato che mi sarebbe piaciuto passare dell'altro tempo con lui, ma vedendolo così arrabbiato forse non sarebbe stata la scelta migliore.

Non so cosa avrei dato per rivedere il Kacchan della sera precedente; tra le sue braccia mi sentivo a casa.

Con occhi rassegnati lo osservai mentre si allontanava e mi sorpresi nel vederlo fermare subito dopo.

 

"Non dicevo sul serio prima, quando ti ho detto che non ti avrei più parlato. Vorrei...Vorrei solo che tu facessi attenzione." mormorò a testa bassa.

Quelle parole mi scaldarono il cuore e mi salii il forte istinto di corrergli incontro ed abbracciarlo, ma lo trattenni con tutte le mie forze.

"Certo, Kacchan." sorrisi arrossendo.

 

Lo vidi scuotere la testa come per scacciare un pensiero non richiesto e decisi di lasciarlo in pace: non volevo farlo sentire troppo a disagio.

"C-Ci vediamo domani a scuola." sorrisi voltandomi.

 

"S-Stasera..." disse forte Kacchan. "Stasera hai impegni?"

Mi girai verso di lui guardandolo con aria interrogativa.

"No, perché?"

"La vecchia...voleva invitarti a cena da noi." mormorò arrabbiato.

Conoscendo il carattere di Mitsuki mi aspettavo che prima o poi sarebbe successo qualcosa del genere, ma temevo che Katsuki si sarebbe trovato a disagio.

"Tua mamma è sempre gentile. Ma per te è un problema, Kacchan?" dissi.

Il ragazzo sussultò per un istante e cadde uno strano silenzio che durò svariati secondi.

"Puoi dirmelo, non farti problemi..." lo incitai.

 

"A-A me va bene." ammise. "Se non l'avessi voluto avrei fatto finta di niente."

Sorrisi di cuore comprendendo la difficoltà con cui mi aveva detto quelle parole.

"D'accordo. Allora ci vediamo stasera." dissi.

"Si..."

 

Katsuki riprese a camminare a testa bassa e sparì nel vicolo.

Nonostante quel suo modo di fare distaccato, stavo cominciando a capire che da qualche parte nel suo profondo ci teneva davvero a me e riuscii, per la prima volta dopo tanto tempo, a tornare verso casa con il cuore libero da ogni catena ed un enorme sorriso soddisfatto stampato sul viso.

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Capitolo 19
*** Memorie ***


T/N POV

 

Mentre mi muovevo verso casa a passo veloce percepii una strana felicità prendere possesso delle mie guance obbligandomi a camminare con un largo sorriso stampato sul volto.


Nonostante il fatto che, quando sua madre si trovava nei paraggi, Katsuki fosse sempre teso avrei passato una serata con la sua famiglia esattamente come ai vecchi tempi e non potevo che esserne felicissima.

 


Varcai la porta di casa ed aprii l' armadio pensando a cosa mettermi per l' imminente serata.

Girovagando nella stanza, mi cadde l'occhio sull' orologio e mi resi conto di una cosa : Kacchan non mi aveva detto a che ora sarei dovuta andare a casa sua.

 

Presi subito il telefono e, dato che non avevo il numero di Katsuki, scrissi di volata a Kirishima chiedendone il relativo contatto. Mi rispose immediatamente chiedendo il motivo della mia richiesta e gli raccontai dell' imminente cena.

 

Dalla sua risposta completamente scritta in capslock, mi fece intendere di essere molto felice della cosa e mi allegò il numero del biondo.

 


Scrissi a Kacchan e decisi nel dubbio di iniziare comunque a prepararmi.


Ero così di buon umore che uscii dalla mia safe zone in quanto ad abiti ed indossai una camicetta nera abbinata ad una gonna e ad un paio di parigine. Completai l' outfit con degli stivaletti con un leggero tacco e mi guardai allo specchio.


- Forse è un po' esagerato per una serata del genere...-


Nonostante tutto mi piacevo e mi sentivo a mio agio, ma non sapevo bene che fare. Mandai una foto ad Ochaco parlando anche a lei della cena e dei miei dubbi riguardo all' abito.

 

'NON PROVARCI NEMMENO A TOGLIERTELO. Sei una favola, T/N!' rispose praticamente subito.


Sorrisi per la sua dolcezza e mi accorsi che Katsuki non mi aveva ancora risposto. Gli scrissi un altro messaggio, ma non rispose nemmeno a quello. Decisi allora di chiamarlo ed il telefono squillò a vuoto.


Non sapevo se preoccuparmi della cosa onestamente ed allora decisi di andare comunque a casa sua, così facendo avrei anche controllato se fosse tutto a posto.

 

 

 

Uscii di casa e la mia memoria mi condusse facilmente fino alla via dove viveva Kacchan.


Avevo percorso così tante volte quella strada durante la mia infanzia che mi era rimasto ben impressa nella mente e ad ogni passo sentivo il cuore sempre più leggero.


Quando la grande villetta a schiera di Kacchan mi comparve davanti agli occhi, sentii un tuffo al cuore.
Per l' ennesima volta percepii i nostri fantasmi corrermi intorno e mi ritrovai a sorridere come un ebete lasciandomi trasportare dalla nostalgia.
 

 

 

"T/N!" gridò una voce femminile interrompendo i miei pensieri.


Dalla finestra spalancata che dava sul salotto, Mitsuki mi stava salutando sventolando la mano e sparì senza che riuscissi a rispondere per poi apparire nuovamente aprendo la porta d'ingresso.


"Sei venuta presto! Entra, entra! È un piacere vederti!" sorrise.

 

"Ciao Mitsuki! A dir la verità Katsuki si è dimenticato di dirmi l' ora in cui dovevo venire e non mi rispondeva al telefono. Sai se sta bene?" chiesi entrando nel vialetto.

 

"Quello stupido sta benissimo." sospirò. "È uscito a comprare le cose per la cena e ha lasciato il telefono in camera sua."

"Capisco..." sorrisi imbarazzata.

 


Quando salii le scalette davanti alla porta il sorriso di Mitsuki si allargò e mi afferrò le mani.


"Sei bellissima, tesoro. Katsuki è proprio un idiota." mormorò.

"C-Che intendi?" chiesi.

"Che se si lascia scappare una come te scopriremo quanto è aerodinamico mio figlio nel momento in cui lo lancerò fuori dalla finestra. Vieni entra!" disse accompagnandomi all' interno.

 

Risi nel più completo imbarazzo e mi lasciai trascinare in salotto sedendomi poi sul divano.

 

"Vuoi qualcosa da bere, cara?" chiese.

"S-Sono a posto, la ringrazio."

"Come preferisci, nel caso chiedi pure! Devo finire alcune faccende, ma tu rimani pure qui! Se hai bisogno sono nel cortile qui fuori!"

"V-Va bene..."


Mitsuki si allontanò imbracciando una bacinella carica di panni da stendere ed uscì dalle grandi porte finestre.

 

 

La casa cadde in uno strano silenzio e la nostalgia tornò a farmi visita. Mi sembrava ieri che io e Kacchan giocavamo e facevamo i compiti tra quelle mura e rimasi a studiare un po' l'ambiente.

Pensare che quei soprammobili avevano visto Katsuki crescere al posto mio mi fece uno strano effetto. Avrei tanto voluto strappar loro la memoria per poter godere di quei momenti e bearmi del faccino stizzito del piccolo Kacchan intento a diventare grande.

 

Sorrisi teneramente all' idea e mi alzai dal divano. Uscii dalle grandi porte vetro ed andai da Mitsuki che era intenta a stendere delle lenzuola.

 

"Posso darti una mano?" chiesi.

"Oh!" disse sorpresa. "Sei sicura? Guarda che puoi stare di là tranquilla!"

"Sicurissima! Lascia che ti aiuti." sorrisi.


Sentivo il cuore in pace ed ero totalmente a mio agio. Sorridevo nella totale beatitudine mentre aiutavo Mitsuki ad aprire le lenzuola e lei mi sorrise di rimando.


L'atmosfera che potevo respirare era esattamente quella di tanti anni prima; non era cambiato assolutamente nulla.

 


"Ah, T/N!" sbottò la donna. "Volevo dirti che il tuo combattimento contro mio figlio è stato a dir poco spettacolare! Sapevo che saresti diventata un mostro di bravura!" 


"La ringrazio!" sorrisi.


"Per non parlare di quando lo hai baciato in quel modo così appassionato!" continuò portandosi le mani sulle guance. "Mi sono emozionata io, pensa te! Quella tua seconda Unicità è davvero affascinante!"

 

Arrossii a quel ricordo ed abbassai lo sguardo.
"G-Grazie di nuovo, Mitsuki..."


"Ammetto di essermi preoccupata quando ti ho vista a terra così sofferente, ma fortunatamente ora stai bene!"

 

"Si..."


"Oh su! Con me non devi imbarazzarti, cara!"


"Mi scusi..." dissi sforzando un sorriso.

 


Mitsuki mi osservò per qualche istante addolcendo lo sguardo e mise l' ultima molletta su un lenzuolo che avevamo appena steso.

 

"T/N, me ne scuso in anticipo, ma posso farti una domanda privata?" chiese.

 

"Certo."

 


La donna lasciò scivolare una mano sulle lenzuola umide osservandole con aria malinconica.

 


"Onestamente, tu sei ancora innamorata di Katsuki?"

 


Avvampai alla sua domanda e mi sfuggì un sorriso di circostanza.


"I-In che senso 'ancora'?" chiesi.


"So che ti eri dichiarata a lui la sera in cui sei sparita."


"Come fai a saperlo?"


"Katsuki se l' é fatto scappare durante uno dei miei interrogatori."


"Capisco..."


Rimasi a scrutare qualcosa nell' erba finemente tagliata mentre cadde uno strano silenzio. Mitsuki stava aspettando una mia risposta ed io non sapevo bene come gestire la situazione.

 

"Non importa, tesoro. Lascia perder..." cercò di dire la donna mostrandomi un sorriso.

 


"La risposta è sì. Nonostante tutti gli anni e tutto quello che è successo, sono ancora tanto innamorata di Katsuki." la interruppi. "È più forte di me, non posso farci niente."


Mitsuki si avvicinò e mi strinse in un forte abbraccio.


"Ne sono felice T/N, non sai quanto. Grazie per amare quel sociopatico di mio figlio. Come madre non potevo chiedere di meglio."


"G-Grazie Mitsuki..." mormorai imbarazzata.


Rimanemmo così per un po' e poco dopo la donna si allontanò per darmi una materna carezza sulla testa.


"Meno male che ci sei tu." disse.

 


In quel preciso istante sentimmo la porta d'ingresso sbattere e dei passi addentrarsi nella casa.


"Sono tornato. Ti mollo la roba in cucina, devo farmi una doccia."

 


Riconobbi la voce.

Kacchan era appena rientrato e tutta la mia tranquillità evaporò in un attimo.

Sentii i muscoli dello stomaco tendersi istantaneamente e deglutii a vuoto.


Mitsuki sorrise lanciandomi un' occhiata mentre scrutavo preoccupata le porte vetro che davano sul salotto aspettandomi una probabile apparizione del ragazzo.


"Figlio, vieni subito qui!" gridò.


I passi di Kacchan si fecero sempre più vicini e furiosi.


"Che diavolo vuoi?" disse comparendo sulla porta.

Non fu sorpreso nel trovarmi lì e non mi rivolse nemmeno un' occhiata.


"Che domande sono? Non hai detto a T/N a che ora venire, sei un' idiota!" disse la donna.


"Me ne sono dimenticato." rispose.


Era stranamente calmo e sia io che Mitsuki lo guardammo stupite.


"Vado a farmi una doccia." concluse per poi voltarsi ed addentrarsi nella casa.


"Vai pure in camera sua, T/N!" disse la donna rivolgendosi a me con un sorriso.


"S-Sicura?"


"Ovviamente! Se ti risponde male, chiamami che gli faccio pentire di essere nato."

 

 

Risi imbarazzata ed eseguii l' ordine di Mitsuki. Salii le scale e percorsi quel corridoio che conoscevo ancora a memoria.


La porta della camera di Katsuki era chiusa e mi toccò bussare. Ero parecchio imbarazzata e onestamente non avevo bene idea di come comportarmi. Era come se mi stessi muovendo in territorio nemico non sapendo bene cosa fare per evitare le probabili trappole. 

 

In quell'istante, la porta si spalancò.
"Che vuoi?"


Kacchan, completamente a torso nudo, mi scrutò serio ed io evitai subito il suo sguardo per via dell' imbarazzo che quei muscoli perfetti mi trasmisero.

 

"N-Non sarebbe più normale spogliarsi in bagno?" commentai.

"Fatti gli affari tuoi. Avevo caldo e la cosa non dovrebbe interessarti!" disse stizzito.


"Katsuki, ti ho sentito! Smettila immediatamente o vengo su e ti faccio male!" gridò Mitsuki dal piano inferiore.

 

Il ragazzo lanciò un espressione furiosa in direzione delle scale per poi spostare gli occhi su di me.
Dopo di che sbuffò e si spostò di lato.

"Entra." disse.

 

Eseguii l' ordine e mi addentrai nella sua camera sentendo la porta chiudersi alle mie spalle.


Scrutai con attenzione la stanza per cercare di non guardare Kacchan e notai che l' arredamento era cambiato leggermente rispetto a quello che risiedeva nella mia memoria.

 

I giocattoli erano spariti lasciando spazio a libri scolastici e manuali di allenamento. Alcuni pesi spiccavano a terra nell' angolo della stanza e un poster di All Might capeggiava sopra la scrivania. Era tutto perfettamente in ordine a parte la felpa che si era appena tolto gettandola sul letto.

 

Il buonissimo profumo di Katsuki invadeva le pareti e potei respirarlo a pieni polmoni.


Non mi accorsi che nella mia contemplazione erano passati parecchi secondi in completo silenzio e sentii Katsuki avvicinarsi alle mie spalle.

 

 

"Siediti, per favore." bisbigliò portando le labbra accanto al mio orecchio.

 


Mi irrigidii avvampando di colpo e una fitta mi tese il basso ventre data la sensualità con cui mi aveva rivolto quelle poche parole. 

Deglutii e mi mossi meccanicamente verso la sedia davanti alla sua scrivania per poi sedermi. 

 

 

Katsuki continuò a squadrarmi con aria seria ed il profumo che emanava la sua pelle nuda non contribuiva a calmare i pensieri malsani che mi affollavano la mente in quel momento.


"Qualcosa non va?" chiese notando il mio sguardo basso.


"N-No, perché?"


Mi lanciò un' ultima occhiata per poi voltarsi ed afferrare alcuni vestiti puliti.
"Non importa."


Alzai gli occhi appena in tempo per vederlo uscire nel corridoio chiudendosi la porta alle spalle.


Scossi la testa scacciando i brutti pensieri fin troppo scomodi per quella situazione già abbastanza imbarazzante.

 

 

Man mano che i minuti passavano mi rilassai sempre di più e mi trovai a camminare la stanza leggendo i titoli dei libri sui suoi scaffali.

Ad un certo punto, mi cadde l' occhio su un volume che conoscevo molto bene.


'Come diventare un grande eroe.'


Si trattava di un libro per bambini che avevo regalato a Katsuki durante uno dei suoi compleanni sulla cui copertina spiccava un disegno di All Might che teneva per mano un fanciullo mentre entrambi puntavano un dito verso il cielo.


Quando lo trovai in una libreria pensai immediatamente a lui e non potei fare a meno di comprarglielo. Ricordo anche che ne fu particolarmente felice e mi aveva ringraziato infinite volte.

 

Aprii la copertina per sfogliarlo e ci trovai la busta colorata su cui gli avevo scritto la dedica per il suo compleanno. Ero felice di vedere che era ancora lì e, non ricordando bene cosa ci avevo scritto, la aprii per rileggerla.

 

'Kacchaaaan! Tanti auguri!!! Sei il mio migliore amico e sono sicurissima che diventerai un grandissimo eroe! Ancora meglio di All Might secondo me! Ti voglio tanto tanto bene! ♡'

 

Sorrisi percependo tutta la mia ingenuità di quei tempi e richiusi il bigliettino nella busta per poi fermarlo sotto la copertina.


Rigirai il libro nelle mani e notai che era parecchio usurato ed aveva gli angoli completamente rovinati. Studiando i graffi del volume, la busta scivolò e cadde a terra arrivando fino alla scrivania.

 

Mi inginocchiai per raccoglierla e notai qualcosa di luccicante incastrato tra il muro ed il tavolo.

 

Ci infilai la mano per prenderla e quando me la portai davanti agli occhi mi accorsi che si trattava della medaglia che Kacchan aveva vinto durante il Festival Sportivo.

 

Riposi poi il libro sulla scaffale dopo averci infilato la busta e mi sedetti sul letto studiando la placca dorata.

 

Vi era scritto un semplice '1° posto, Festival Sportivo Liceo UA, 1° anno' e mi chiesi come mai si trovasse nascosta dietro al tavolo. Probabilmente l'aveva lanciata lì Katsuki in uno scatto di rabbia dopo quella che lui aveva definito 'una falsa vittoria'.

 

Mi dispiaceva parecchio che l' avesse vissuta in quel modo e speravo solo che un giorno sarebbe riuscito a perdonarsi per la colpa che si sentiva addosso al riguardo.

 

Ero persa nei miei pensieri quando la porta si spalancò di colpo e Kacchan con i capelli ancora umidi fece la sua comparsa.

 

"Cosa stai facendo?" chiese notando la medaglia che stringevo tra le dita.


"N-Nulla! L'ho trovata per caso e mi sono messa a guardarla..."


"Te la regalo. Io non la voglio." disse entrando e chiudendosi la porta alle spalle.


"Non posso accettarla. L'hai vinta tu."


Kacchan si sedette sulla sedia davanti alla scrivania passandosi l' asciugamano tra i capelli.


"Ho detto che non la voglio. Se me la togli di torno mi fai un favore, altrimenti la prossima volta che la rivedo finisce nella spazzatura." mormorò con lo sguardo verso terra.


Sospirai rassegnata alla sua testardaggine e misi la medaglia nella mia borsa.


"Come vuoi. Te la tengo da parte fin quando non me la chiederai." sorrisi dolcemente.


Il ragazzo alzò gli occhi su di me e si mise ad osservarmi con fare serio.


"C-Che c'è? Ho detto qualcosa che non va?" chiesi preoccupata.

 

 

Non rispose e dopo un po' la sua espressione cambiò. Divenne quasi arrabbiato mentre le sue sopracciglia si incurvarono donandogli un' espressione sofferente. Scosse subito la testa e si diede un leggero schiaffetto sulle guance.

Osservavo quei repentini cambi di stati d'animo con aria interrogativa chiedendomi contra cosa stesse lottando nella sua mente.

 

Kacchan si alzò di scatto e si avvicinò talmente tanto a me da farmi fare un passo indietro. I suoi occhi ora erano seri e squadravano ogni centimetro del mio viso.

"C-Che succede?" chiesi.

"Alza la maglia." disse con tono solenne.

"EH? C-Come scusa?" biascicai avvampando di colpo.

"Voglio vedere la bruciatura."

Ci misi qualche secondo e poi finalmente capii di cosa stava parlando: si riferiva all'ustione sul fianco che il nostro combattimento durante il Festival mi aveva causato.

"P-Perchè?"

"Fallo e basta. L'ho intravista ieri sera durante il bagno e vorrei vederla meglio. Siediti, per favore." disse.

"V-Va bene."

 

Mi sedetti sul letto ed alzai la camicia fino alla cinghia del reggiseno per dargli modo di osservare la mia bruciatura.

Il ragazzo prese posto alle mie spalle e passarono alcuni secondi di completo silenzio.

"Non credevo fosse così grande..." mormorò. "E nemmeno così grave."

"Tranquillo Kacchan, non c'è problema. Sono i rischi del mestiere in fondo, no?" scherzai voltando la testa verso di lui.

Mi squadrò serio e poco dopo lo vidi sospirare.

"Non muoverti." disse alzandosi dal letto per poi iniziare a cercare qualcosa nei cassetti della scrivania.

 

Tirò fuori un piccolo barattolo e tornò a sedersi sul letto alle mie spalle. Con la coda dell'occhio lo vidi svitare il tappo e gli occhi di Kacchan caddero subito sui miei.

"Non guardarmi così. E' una crema per le bruciature che usavo durante i primi allenamenti. So che è praticamente guarita, ma potrebbe aiutarti a far sì che non rimanga una brutta cicatrice. Lascia che te la metta e non fare storie."

Lo trovai davvero dolce per la sua celata preoccupazione e sorrisi di cuore annuendo per poi tornare a guardare davanti a me.

Poco dopo le dita di Kacchan cosparse di crema solcarono la mia ustione donandomi un piacevolissimo sollievo.

 

Passarono alcuni minuti mentre la sua mano continuò a massaggiare la ferita che lui stesso mi aveva causato. Temevo che tutta quella preoccupazione fosse dovuta solo ad un grandissimo senso di colpa ed era l'ultima cosa che volevo.

 

"Non lo stai facendo perché ti senti in colpa, vero?" chiesi di punto in bianco non accennando a voltarmi.

I suoi movimenti si bloccarono di colpo per poi riprendere poco dopo.

"E se così fosse sarebbe un problema per te?" mormorò.

"Non hai motivo di sentirti colpevole nei miei confronti, Kacchan. Tanto meno per quanto riguarda le mie ferite in seguito ad un nostro combattimento." continuai voltandomi leggermente verso di lui con un sorriso. "Anzi, è stato divertente, mi piacerebbe rifarlo!"

Mi guardò stupito per qualche istante tornando poi a squadrarmi con aria corrucciata.

"Tks...Come puoi dire una cosa del genere dopo aver rischiato di morire?" chiese.

"Beh, è successo perché non ho mai allenato come si deve la mia seconda Unicità! Vedrai che tra qualche tempo riuscirò a sconfiggerti senza problemi!" sorrisi.

Soffocò una risata e mi osservò con un sorriso beffardo.

"Volentieri, stronza. Quando vuoi." disse abbassandomi la camicia dopo aver concluso il suo trattamento.

"Allora è deciso!" dissi alzandomi dal letto continuando a sorridergli. Quella strana chiaccherata aveva avuto un che di intimo e mi aveva fatto sentire molto più sicura di me nei confronti di Kacchan.

 

"KATSUKI, T/N! LA CENA E' PRONTA! SCENDETE PER FAVORE!" urlò Mitsuki dal piano inferiore.

Il biondo lanciò un occhiata furiosa alla porta ed io gli tesi la mano.

"Andiamo?" chiesi.

Osservò il mio palmo con espressione corrucciata per qualche secondo mentre io lo mossi nuovamente nella sua direzione incitandolo a contraccambiare il mio gesto.

 

"KATSUKI! COSA DIAVOLO STAI FACENDO? VIENI SUBITO QUI!" gridò nuovamente sua madre.

"Aaah, fanculo!" sbottò Kacchan afferrandomi la mano per poi alzarsi trascinandomi nel corridoio.

 

Mentre scendevamo le scale riuscii a notare un leggero sorriso segnargli il volto che, insieme alla stretta che esercitava sul mio polso, fece sparire completamente le mura che ci circondavano sostituendole con un' infinita distesa di alberi donandomi una bellissima sensazione di libertà, esattamente come nelle mie memorie.

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Capitolo 20
*** Parole ***


T/N POV

 

 

"Era tutto buonissimo, Mitsuki! I miei complimenti!" sorrisi appoggiando le bacchette sulla ciotola vuota di riso.

"Mi fa davvero molto piacere cara!" sorrise per poi rivolgersi verso Kacchan con aria furiosa. "KATSUKI, HAI GIA' PRESO IL BIS, LASCIANE UN PO' A T/N!"

"CHE PALLE, VECCHIA ISTERICA! LASCIAMI IN PACE!" gridò il ragazzo agguantando l'ultimo pezzo di pollo fritto.

"COME TI PERMETTI?! RIPETILO E TI FACCIO PENTIRE DI ESSERE NATO!"

 

Io e Masaru, il padre di Kacchan, osservavamo la scena con un sorriso imbarazzato e poco dopo ci scambiammo un'occhiata di complicità.

Durante la cena, Mitsuki e Masaru mi avevano riempito di domande sulla mia vita in Italia raccontandomi poi a loro volta degli avvenimenti che avevano riguardato la loro famiglia durante la mia assenza.

 

Poco dopo, Mitsuki si alzò raccogliendo i piatti vuoti ed appoggiandoli sul lavandino.

"Lascia che ti dia una mano!" dissi alzandomi.

"Non ci pensare nemmeno, T/N! Oggi hai già fatto tanto. Perchè tu e Katsuki non andate un po' di sopra?"

Lanciai un occhiata al ragazzo cercando di cogliere se la cosa potesse fargli piacere o meno e lo vidi ad osservare con attenzione le sue mani conserte sotto al tavolo con espressione seria.

"Preferirei fare una passeggiata." disse.

"Ci sto!" sorrisi.

Kacchan mi lanciò un occhiata per poi alzarsi dalla sedia e dirigersi verso le scale.

"Vado a cambiarmi. Aspettami qui." mormorò.

 

Dopo alcuni minuti tornò indossando una maglietta rossa, una camicia nera aperta sul davanti ed un paio di jeans scuri mentre sulle spalle portava uno zaino. Mi presi qualche secondo per contemplare quanto fosse bello ed arrossii debolmente. Credo che se ne accorse perché appena i suoi occhi si posarono sui miei cambiò immediatamente espressione osservando stizzito un angolo indefinito della stanza.

"Immagino che Katsuki ti accompagni direttamente a casa dopo la vostra passeggiata. Allora ti saluto subito, T/N!" disse Mitsuki abbracciandomi forte. "Grazie per essere venuta e grazie per quello che mi hai detto questo pomeriggio, mi ha fatto infinitamente piacere."

Arrossii al ricordo delle mie parole e la strinsi forte.

"Grazie a voi per la cena e per l'ospitalità." mormorai.

"Quando vuoi, T/N. Sai che sei la benvenuta!" sorrise la donna staccandosi dall'abbraccio. "Se hai bisogno di qualunque cosa non esitare a chiamarci!"

"Grazie mille!"

"Ah, Katsuki!" continuò rivolgendosi a suo figlio. "Rimani a dormire da T/N come ieri sera?"

Il ragazzo alzò lo sguardo su di lei e fece un cenno con la testa.


"Si." rispose stizzito.

Non me l'aspettavo che volesse rimanere con me anche quella notte e sul mio volto apparve un sorriso imbarazzato.

"Ehm, guarda che sto bene! Non devi preoccuparti per me." dissi.

"Non fare storie." sbottò il ragazzo.

Lo osservai con aria interrogativa deglutendo a vuoto mentre sua madre mostrò un grande sorriso.

"Nessun problema! Divertitevi allora e mi raccomando, fate attenzione!" disse la donna.

Sia io che Katsuki avvampammo di colpo ed io piegai la testa per nasconderlo mentre il ragazzo battè con forza un piede a terra.

"CHE CAZZO VAI A PENSARE!" gridò.

"Oh sei tu che pensi male, figlio. Non volevo intendere nulla di che." sorrise la donna con fare beffardo.

Il ragazzo la squadrò contrariato per poi lanciarmi un'occhiata ed io nascosi ancora di più il volto per la pesantezza del suo sguardo.

 

Dopo di che uscimmo all'esterno e salutai ancora una volta Mitsuki e Masaru che scuotevano le mani verso di me davanti alla porta di casa.

Katsuki mi camminava a fianco con le mani in tasca a testa bassa e poco dopo voltammo nella prima traversa illuminata solo da qualche lampione sparso. Notando il suo sguardo basso mi parve abbastanza teso e non riuscivo a capirne il motivo.

"Qualcosa non va?" chiesi.

"Cosa hai detto a mia madre questo pomeriggio?" domandò serio voltando lo sguardo su di me.

"N-Nulla di che, perché me lo chiedi?" sorrisi arrossendo.

Il ragazzo sospirò e tornò a guardare davanti a sé.

"Non importa, lascia perdere."

 

Camminammo nel silenzio per alcuni minuti e percepii Katsuki parecchio pensieroso. Giungemmo poi in un piccolo parco tra gli alberi con vari giochi per bambini e ci sedemmo sull' altalena osservando le fronde sopra di noi muoversi al leggero passaggio del vento.

"A che pensi?" chiesi.

Ci mise un bel po' a rispondere mentre spostava la terra sotto ai suoi piedi studiandola con fare serio.

"Stavo pensando a quello che è successo quando te ne sei andata. Non hai nemmeno lontanamente pensato che quell' uomo potesse ancora cercarti? E se ti trovasse?"

La sua preoccupazione era davvero dolcissima e sorrisi di cuore.

"Certo che ci ho pensato, ma non voglio limitare la mia vita per colpa della paura." dissi.

"Tks." commentò stizzito. "Non capisco se tu lo faccia apposta ad essere stupida oppure se ci sei nata così."

"Ahah!" risi. "Trovi sia un ragionamento stupido?"

"Sto solo dicendo che non riesco a pensare ad una buona motivazione per cui tu sia tornata. Capisco che la UA sia la migliore scuola a livello mondiale, ma non giustifica il rischiare la propria vita. Credo che tu potessi diventare una hero anche in Italia senza problemi." disse con aria malinconica.

"Vuoi la verità?" chiesi.

"Ovvio che si."

Mi alzai dal seggiolino dell'altalena e mi posizionai davanti a lui che finalmente alzò gli occhi su di me. Katsuki era dolcemente illuminato dal leggero chiarore del lampione e mi ritrovai a pensare nuovamente a quanto lo trovassi bello.

"Ovviamente sono tornata per iscrivermi alla UA, questo senza ombra di dubbio, ma avevo anche un'altra motivo." dissi.

"E sarebbe?" chiese Katsuki stringendo gli occhi.

"Mi mancavi. Mi mancavi davvero tanto, Kacchan." mormorai con un leggero sorriso.

Il ragazzo sbarrò gli occhi arrossendo debolmente e poi scansò subito il mio sguardo facendolo tornare verso terra.

"La trovo davvero una motivazione del cazzo." disse a denti stretti.

"Pensala come vuoi." sorrisi. "Ma io sono serena così e sono davvero felice che tu sia tornato a parlarmi."

Il ragazzo sbuffò e si alzò lentamente in piedi per poi iniziare a camminare verso la strada.

"Andiamo." mormorò.

Annuii e lo seguii sotto la debole luce dei lampioni che illuminavano la via. Mi sentivo sollevata per avergli confessato uno dei perché del mio ritorno e potevo considerare la sua reazione abbastanza positiva.

 

Poco dopo giungemmo a casa e lo feci entrare nella mia camera.

"Andiamo subito a dormire?" chiesi.

"Certo. Stavolta mettiamo entrambi la sveglia." disse appoggiando lo zaino a terra di fianco al letto.

"Si." sorrisi.

 

Dopo esserci cambiati, ci sdraiammo schiena contro schiena esattamente come la sera precedente e cercai di prendere sonno scrutando il centro della stanza. Mi voltai alla ricerca di un posizione più comoda e potei osservare la meravigliosa schiena di Katsuki stagliarsi al mio fianco. Gli occhi iniziarono a farsi pesanti e lentamente li chiusi sentendo la stanchezza impossessarsi del mio corpo.

 

"Valgo davvero così tanto per te, T/N?" chiese Kacchan di punto in bianco.

Aprii di scatto gli occhi e scoprii che mi dava ancora la schiena.

Non avevo idea di cosa rispondere e lasciai passare alcuni secondi per pensare ad una possibile risposta.

 

"Allora? Ti sei già addormentata per caso?" domandò voltando leggermente la testa nella mia direzione.

"N-No, sono sveglia."

"Allora rispondimi." disse girando anche il corpo verso di me.

Arrossii per la nostra estrema vicinanza e strani istinti reclamarono la mia attenzione, ma riuscii a zittirli immediatamente.

"S-Si, Kacchan, per me sei molto importante." mormorai.

"Voglio sapere perché."

"Ehm...Non saprei dirti la motivazione precisa..."

"Invece sono sicuro che ci sia. Avanti, parla." disse squadrandomi serio e avvicinandosi ancora di più al mio corpo.

Le nostre gambe si toccarono e Katsuki appoggiò la testa sopra il suo braccio non staccando per un attimo gli occhi da me.

"P-Perchè lo vuoi sapere?" chiesi.

"Mi interessa e basta."

Calò un pesante silenzio mentre continuavo a guardarmi in giro cercando una risposta plausibile. Non potevo dirgli di essere innamorata di lui, temevo troppo la sua reazione.

"S-Sei il mio migliore amico, nonostante tutto il tempo che abbiamo passato separati." dissi.

Kacchan non parve gradire la mia risposta perché mi guardò con aria arrabbiata.

"Farò finta di crederci." sbuffò.

 

Senza che avessi modo di replicare infilò una braccio sotto al mio collo e con l'altra mano mi afferrò la vita per poi tirarmi a sé. Avvampai e mi irrigidii tra le sue braccia.

"C-Che fai?" chiesi imbarazzata.

"Ti dà fastidio?" mormorò con le labbra tra i miei capelli.

"N-No, ma..."

"Vediamo se i tuoi incubi ti tormenteranno anche così, ora cerca di dormire."

Deglutii a vuoto ed annuii.

Sentii il respiro di Kacchan appesantirsi praticamente all'istante ed io iniziai lentamente a rilassarmi.

Quei suoi sbalzi d'umore tra il tenerci a me ed evitarmi erano veramente stancanti, ma anche quello faceva parte del carattere di Kacchan che avevo imparato ad apprezzare tanti anni prima.

 

 

- - -

 

 

Il suono della sveglia mi trapanò le orecchie, e tentai con una fatica immensa ad aprire gli occhi. Poco dopo sentii Kacchan sbuffare e liberarmi dal suo abbraccio per poi scavalcarmi ed andare a spegnere la sveglia.

"So che sei sveglia. Dai alzati." disse.

Mi rigirai nel letto e mi limitai ad osservarlo mentre si sfilava la tuta ed indossava la camicia della divisa.

Per evitare che mi scoprisse a guardarlo, presi il telefono tra le mani e sullo schermo spiccò una mail da un indirizzo sconosciuto. Nell' oggetto vi era scritto un semplice 'ciao' e la aprii incuriosita da quello che poteva contenere.

 

'Ciao T/C. Come stai? Perdonami se ti scrivo così, ma sono riuscito ad avere la tua mail dalla tua amica ieri. Spero di non apparirti patetico nel chiederti se ti andasse di pranzare insieme oggi nel cortile della scuola. Porto io da mangiare non preoccuparti e perdonami per il poco preavviso. Spero che accetterai e scusami ancora per questa mail di punto in bianco.

Shinso Hitoshi'

 

Lessi e rilessi quella mail infinite volte e leggendo l'ora riportata sul messaggio mi accorsi che me l'aveva inviata a notte fonda. Non so bene perché, ma quella mail mi trasmise tanta dolcezza e mi ritrovai a sorridere per le sue parole.

Mi sedetti sul letto scrutando il telefono e subito dopo Kacchan me lo strappò di mano.

 

"C-Che fai? Ridammelo!" dissi cercando di riprenderlo, ma il ragazzo alzò il braccio per evitare che lo raggiungessi.

"Ti vuoi muovere che facciamo tardi?" disse serio.

Mi alzai tentando di afferrare il telefono, ma il ragazzo mi trattenne la testa e mi allontanò da lui.

"E poi che avevi da sorridere come un ebet..." si interruppe Katsuki abbassando il cellulare ed iniziando a leggere la mail ancora aperta sullo schermo.

"Kacchan, dai!" sbottai prima che il ragazzo mi spingesse fino a farmi sedere sul letto.

Passarono svariati secondi di silenzio in cui gli occhi di Katsuki scorrevano veloci su quelle parole e mi stranii della sua espressione. Sembrava un misto tra rabbia e delusione e non riuscivo a capirne il motivo.

Poco dopo mi lanciò un'occhiata furiosa ed abbassò il telefono iniziando a scrivere qualcosa sullo schermo.

 

"C-Cosa stai facendo?" dissi scattando in avanti e cercando nuovamente di prendere il telefono, ma il ragazzo si scansò. "Mi dici che diavolo fai?!"

"Gli rispondo." disse serio continuando a scrivere.

"M-Ma no! Smettila!"

"Tieni, ho fatto." disse allungandomi il telefono poco dopo. "Ora vestiti."

 

Lo presi trafelata e lo sbloccai andando a vedere tra le mail cosa aveva risposto a Shinso e mi accorsi che non vi era più alcun messaggio.

"Hai...Hai cancellato la sua mail? Cosa gli hai detto?" mormorai.

"Solo che devi starti lontano."

"E perché?"

Ero davvero allibita dal suo gesto e non sapevo bene come reagire. Il ragazzo sospirò indossando la giacca della divisa e una volta preso lo zaino si voltò verso di me.

"Andiamo?" disse.

 

Quel suo atteggiamento mi dava davvero sui nervi e mi salii una gran voglia di prenderlo a pugni.

"C-Come ti sei permesso di fare una cosa del genere?! Ti rendi conto della gravità di quello che hai fatto?!" gridai.

"Hai detto che quel tipo non ti piace e allora dov'è il problema?" disse stizzito.

"Non è quello il punto, lui è comunque un mio amico! Hai fatto una cosa orribile, Bakugo!"

"EH?! TI HO SEMPLICEMENTE FATTO UN FAVORE! NON TI SEI ACCORTA CHE TI VIENE DIETRO COME SE NON CI FOSSE UN DOMANI?" urlò stringendo i pugni con espressione furiosa.

"Tu ti fai di roba pesante!" sbottai. "Siamo semplicemente amici!"

"QUELLA CHE SI DROGA QUA SEI TU ALLORA! NON TI RENDI CONTO NEMMENO DI UNA COSA COSI' OVVIA?"

"NON GLI PIACCIO ASSOLUTAMENTE! E' SOLO UN RAGAZZO CHE SI SENTE SOLO!"

"SEI SOLO UNA POVERA SCEMA! SAI CHE TI DICO? ME NE VADO, ARRANGIATI!" concluse uscendo dalla stanza e sbattendo la porta.

"GIA', FORSE E' MEGLIO!" gridai furiosa.

Calò il silenzio e poco dopo sentii dei passi allontanarsi e la porta d'ingresso sbattere.

"Tks, cretino." sbuffai.

 

Data la cancellazione della mail di Shinso non avrei potuto scusarmi immediatamente per le parole di Katsuki e decisi di rimandare a quando l'avrei rivisto a scuola.

Mi lavai ed indossai la divisa e quando mi diedi un'occhiata attraverso lo specchio sentii qualcosa bruciare dentro di me. 

Quella discussione con Kacchan mi aveva lasciato una brutta sensazione sia verso di lui che verso Hitoshi. Mi chiedevo se il biondo in fondo avesse ragione e allo stesso tempo mi sentivo leggermente in colpa per avergli urlato addosso. Il suo gesto era stata una mancanza di rispetto nei miei confronti, ma allo stesso tempo non volevo scendere al suo livello per quanto riguardava la mancanza di comunicazione. Se tutte le informazioni che avevo raccolto nei giorni precedenti riguardo la sua gelosia erano veritiere, allora il suo era un gesto comprensibile, ma non giustificabile. In più mi tornarono in mente le parole di Kirishima dopo l'uscita del negozio sportivo e lentamente iniziai a collegare i pezzi.

C'era una remota possibilità che Katsuki provasse davvero qualcosa per me, anche perché avrebbe dato una valida scusante ai suoi gesti esagerati, ma non riuscivo comunque a credere che fosse possibile.

Nonostante non fossi nel torto, decisi comunque di scusarmi anche con lui una volta arrivata a scuola e mi avviai alla porta.

Indossai le scarpe ed uscii e, con mia enorme sorpresa, notai con la coda dell' occhio una figura stagliare a fianco dello stipite sul pianerottolo.

 

"Ce ne hai messo di tempo." sbuffò Katsuki per poi staccare la schiena dal muro.

"K-Kacchan...Cosa ci fai ancora qui?"

"Ti aspettavo. Dai, andiamo." concluse allontanandosi verso le scale.

Ero ancora contrariata per il suo gesto e lo seguii per poi posizionarmi al suo fianco.

"Mi scuso per averti urlato addosso prima." dissi. "Ma vorrei che ora tu ti scusassi per quello che hai fatto."

Non rispose e si limitò ad un'espressione furiosa a testa bassa.

"Katsuki, per favore. Dimmi che ti sei reso conto di quello che hai fatto."

Lo sentii ringhiare ed accelerò il passo quando giungemmo sulla strada.

"Eddai, perché devi fare così? Davvero non capisci che..."

"E VA BENE, SCUSA! HO SBAGLIATO, OK? SCUSAMI, CAZZO!" gridò voltando per un istante il suo viso furioso verso di me per poi tornare a guardare la strada.

Anche io accelerai il passo e mi posizionai al suo fianco portando in avanti il busto per guardarlo meglio.

"Lo pensi davvero o lo dici per farmi stare zitta?" chiesi.

"Lo penso sul serio. Va bene?" disse stizzito.

"Ok..." sospirai.

 

"Ma tu a pranzo con lui non ci vai lo stesso."

"EH? Come puoi solo pensare di dirmi cosa sia giusto fare e cosa no? Aspetta..." continuai balzando in avanti e posizionandomi davanti a lui bloccando la sua camminata con un sorriso ironico. "Non è che sei geloso, Kacchan?"

Il ragazzo avvampò per un istante e mi scrutò con occhi furiosi.

"M-MA CHE CAZZO DICI?!"

"Nulla. Mi stavo solo chiedendo il perché della tua intromissione nel mio rapporto d'amicizia con Shinso."

"AAH, FANCULO." sbottò spostandomi dalla mia posizione dopo avermi afferrato una spalla e riprendendo a camminare. "Sai una cosa? Vacci pure a pranzo con quel morto di sonno. Non sono problemi miei."

"Ottimo." sorrisi dopo essere tornata a camminare al suo fianco. "Ma non arrabbiarti per così poco, Kacchan. Non hai motivo di essere geloso."

"Infatti non lo sono." sbottò frettolosamente con espressione arrabbiata.

"E va bene." sospirai.

 

Poco dopo varcammo i cancelli della UA e diedi un'altra occhiata a Katsuki che proseguiva il suo percorso a testa bassa.

"Però Kacchan...Non essere arrabbiato, per favore. Odio vederti così." dissi con un leggero sorriso.

"Mpf." sbuffò. "Stanotte dormo di nuovo da te, ma questo pomeriggio devo fare delle commissioni. Quindi vengo direttamente a casa tua questa sera."

La sua espressione si era parecchio addolcita dicendo quelle parole e mi alleggerirono il cuore.

"Per me non c'è problema, ma...posso chiederti perché lo fai? E' una domanda spassionata, eh! Non la prendere come un'offesa o non pensare che mi dia fastidio!" dissi imbarazzata muovendo le mani davanti al petto.

 

Katsuki bloccò la sua camminata davanti all'ingresso della scuola e, dopo essersi voltato, si avvicinò a me fermandosi solo quando fu a pochi centimetri dal mio viso.

"Voglio escludere la possibilità che quello stronzo con la maschera ti stia ancora cercando. Se solo ci prova ad avvicinarsi di nuovo a te voglio essere presente per distruggergli la faccia con le mie mani." disse.

Arrossii leggermente, ma non riuscii a fare a meno di sorridere.

"Ti ringrazio, Kacchan. E' molto dolce da parte tua."

 

Vidi un leggero rossore colorargli le guance e mi aspettavo che si voltasse stizzito verso la scuola intimandomi di andare in classe, ma non fu così. Rimase fermo a studiare ogni centimetro del mio viso e, ad ogni secondo che passava, mi sentivo sempre più in imbarazzo.

"K-Kacchan, tutto bene?" chiesi.

Si prese qualche altro secondo per rispondere e poco dopo lo vidi stringere gli occhi prendendo un respiro profondo.

"T/N, ho...ho sentito quello che hai detto a mia madre ieri."

 

Avvampai definitivamente sentendo qualcosa esplodere dentro di me mentre il mio cervello analizzava ogni parola che era uscita dalla mia bocca il giorno precedente. Giunsi ad una sola conclusione che poteva giustificare la solennità della sua ultima frase, ma non volevo pensare che avesse sentito sul serio quella mia dichiarazione indiretta.

"C-Che cosa avresti sentito?" chiesi in evidente panico.

Passò poco tempo che mi parve un'eternità mentre il mio cuore accelerava i suoi battiti senza ritegno e finalmente vidi le sue labbra muoversi.

 

"T/N!"

Una voce proveniente dal centro del piazzale mi stava chiamando e mi voltai verso la sua provenienza.

Ochaco, in preda al suo luminoso sorriso, mi stava correndo incontro e si fermò solo quando riuscì a prendermi le mani tra le sue.

"Domani che è giorno libero si pensava di andare al parco di divertimenti con alcuni della nostra classe! Ti andrebbe?" disse entusiasta finché non notò Katsuki al mio fianco. "Ovviamente sei invitato anche tu, Bakugo!"

La ragazza notò l'imbarazzo segnarmi il volto, ma si avvicinò ancora di più.

"Ti prego, ti prego, T/N!" incalzò.

"V-Va bene, perché no..." mormorai.

La mia amica si illuminò e si mise a saltellare felice per poi rivolgersi al biondo.

"E tu, Bakugo?"

Kacchan mi lanciò una strana occhiata, ma la colsi a malapena dato che ero ancora concentrata su quello che mi stava per dire fino a pochi secondi prima, poi si voltò verso Ochaco.

"E va bene, ci vengo." sospirò. "Ora però me ne vado in classe e anche voi dovreste muovere il culo."

 

Mentre il ragazzo si allontanava io e la ragazza rimanemmo ad osservarlo e quando sparì nell'ingresso la mia amica riprese a saltellare felice per poi trascinarmi verso la scuola.

 

Pregai con tutto il cuore che non avesse sentito la mia risposta alla domanda personale di Mitsuki del giorno precedente. L'ultima cosa che volevo era rovinare quel leggero e fragile equilibrio che si era venuto finalmente a creare.

Avevo già incrinato una volta il nostro rapporto per colpa dei miei sentimenti e non volevo che accadesse ancora; non adesso che ero riuscita in un qualche modo a rimettere insieme e a dare un senso a quei piccoli pezzi disordinati.

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Capitolo 21
*** Uscita ***


T/N POV

 

 

"Cooosa? Sul serio l'hai invitato?" squittì Ochaco sporgendosi sul mio banco.

"Ecco...Non so nemmeno perché l'ho fatto. Per voi è un problema?" dissi con un sorriso imbarazzato.

"Ma va, figurati! Se è un tuo amico è anche amico nostro!"

"V-Va bene...Scusami."

Durante la pausa pranzo avevo raggiunto Shinso nel cortile della scuola dove mi ero scusata anche da parte di Katsuki. Lo vedevo parecchio abbattuto e sul momento mi era parsa una buona idea invitarlo il giorno seguente al parco divertimenti insieme agli altri. Tornando in classe mi ero resa conto che probabilmente era stato un passo azzardato da parte mia ed ero subito andata a parlarne con Ochaco.

 

"Chi diavolo avresti invitato?" si intromise Katsuki posizionandosi di fianco al mio banco.

"Ehm...ecco..." borbottai a testa bassa.

"Ha invitato quel suo amico della sezione ordinaria a venire con noi domani!" disse Ochaco con un sorriso.

"EH? CHE CAZZO HAI FATTO?" gridò furioso il ragazzo.

"M-Mi sembrava triste e...E non sapevo bene cosa fare per tirarlo su di morale...Io non..."

"MA CHI CAZZO SE NE FREGA SE ERA TRISTE! VEDI CHE SEI UN IDIOTA?"

"Ma è un mio amico e volevo aiutarlo." dissi con espressione corrucciata alzando lo sguardo su di lui.

"AAAAH! MI PORTERAI ALL'ESAURIMENTO!"

 

"Bakugo!" si intromise Iida appena rientrato in classe. "Smettila immediatamente di urlare. Ti ricordo che sei in un edificio scolastico!"

"Fottiti quattrocchi!" gridò Katsuki per poi rivolgersi a me. "Vedi di non farlo venire o è la volta buona che ti ammazzo!"

"Ma Bakugo!" disse Ochaco corrucciata. "E' solo un amico di T/N, non vedo dove sia il problema se viene anche lui! Non fare il geloso!"

 

Portai subito gli occhi sul ragazzo temendo la sua reazione alle parole della ragazza, ma si limitò a squadrarla con aria furiosa per poi voltarsi di scatto ed andare a sedersi al suo banco.

Lo osservammo tutti straniti dal suo silenzio e poco dopo Aizawa fece il suo ingresso per dare inizio alla lezione.

 

Quando quel pomeriggio uscii dalla scuola, Kacchan aveva appena superato i cancelli a testa bassa. Riuscii a scorgerlo camminare accanto a Kirishima che gli parlava animatamente e ad un certo punto cinse le spalle del biondo con un braccio facendolo quasi cadere. Kacchan si allontanò dalla sua presa e lo vidi urlare in faccia all'amico.

Non mi aveva rivolto la parola tutto il pomeriggio e temevo fosse ancora arrabbiato per aver invitato Shinso alla nostra uscita del giorno successivo, ma trovavo la sua reazione comunque esagerata.

 

Una volta a casa mi cambiai e completai i compiti per la giornata successiva. Shinso mi scrivette altre mail e chiaccherammo tramite messaggi tutto il pomeriggio. Mi scrisse poi la mia Maestra che mi ricordò del nostro appuntamento per quello stesso pomeriggio, ma fortunatamente aveva degli impegni e rimandammo. Non avevo proprio la testa di allenarmi quel giorno.

 

Mettendo insieme i vari pezzi delle giornate precedenti iniziavo a sospettare anche io della possibile infatuazione di Shinso e mi sarebbe dispiaciuto davvero tanto rifiutarlo in tal senso. Lo trovavo un buon amico e la sua presenza mi faceva stare bene, ma nulla in confronto a Kacchan nonostante le sue lune storte.

Nonostante ci avessi provato a lungo non riuscivo a togliermelo dalla testa; era come se fossimo legati da qualcosa di più grande di noi.

 

Temevo che al suo arrivo Katsuki avrebbe tentato di riaprire il discorso della stessa mattina nel punto in cui Ochaco ci aveva interrotti. Poteva riferirsi solamente alla frase che riguardava i miei sentimenti per lui e temevo le sue domande in merito. Sperai solo che se ne fosse dimenticato.

 

Le ore passarono veloci ed il campanello della porta suonò. Andai ad aprire e vidi Katsuki intento a porgermi un sacchetto da cui sporgevano alcune verdure.

"Ho fatto la spesa." disse serio.

"G-Grazie..." dissi prendendo il sacchetto.

Entrò subito in casa passandomi a fianco e si sfilò le scarpe per poi addentrarsi nel corridoio.

"Vieni, prepariamo la cena." concluse.

"V-Va bene."

 

Chiusi la porta e lo seguii in cucina dove svuotammo il sacchetto ed iniziammo a cucinare. Osservandolo saltuariamente mentre si destreggiava con la preparazione, notai che il suo sguardo era vuoto, ma allo stesso tempo colmo di pensieri e mi si strinse il cuore nel vederlo così.

"Qualcosa non va, Kacchan?" chiesi.

"No...Va tutto bene."

 

Era davvero malinconico mentre i suoi occhi spenti erano persi in qualche luogo a me sconosciuto.

Per la prima volta dopo tanto tempo non ebbi paura di liberare i miei istinti e, dopo essermi posizionata alle sue spalle, gli cinsi la vita in un abbraccio. Non mi importava della sua reazione; quel gesto era stato spontaneo ed ero sicura di quello che stavo facendo anche a costo di apparire patetica.

"C-Con me puoi parlare se hai bisogno. Lo sai, no?" mormorai con la guancia contro la sua schiena.

 

 

Il ragazzo si irrigidii, ma non si mosse e la cosa mi stupii parecchio. Il suo buonissimo profumo mi riempii l'anima e mi rilassò all'istante nonostante la precaria situazione in cui mi trovavo.

 

Katsuki non proferì parola, ma poco dopo alzò lentamente la mano per appoggiarla sul mio braccio che gli stringeva ancora la vita. Piegò la testa verso il basso mentre le sue dita mi accarezzavano la pelle.

"Lo so, T/N. Lo so. Anche tu puoi parlare con me." disse dolcemente.

 

Mi stupii della calma in quelle parole ed arrossii violentemente.

"G-Grazie..." balbettai.

"Ora però lasciami che mi si stanno bruciando le verdure."

"C-Certo! Scusami!" dissi allontanandomi di scatto da lui. "A-Allora inizio ad apparecchiare, ok?"

"Va bene."

 

 

Dopo che ci sedemmo a tavola, mangiammo nel più completo silenzio e una volta che Katsuki concluse il pasto appoggiò la guancia sul palmo della mano osservando un angolo della stanza mentre cercavo di raccogliere gli ultimi chicchi di riso dal fondo ciotola.

Quando alzai lo sguardo per portarmi l'ultimo boccone alle labbra, scoprii Kacchan intento ad osservarmi con aria malinconica.

"Tutto bene?" chiesi.

"Basta farmi sta domanda." sospirò.

"Beh, se ti vedo così mi viene anche spontaneo chiedertelo."

Non rispose limitandosi ad osservarmi e poco dopo si alzò dal tavolo sbuffando.

"Stasera ci guardiamo un film?" chiese.

"Volentieri! Cosa vorresti vedere?"

"Ho portato un hard disk con alcuni film, scegliamo da lì." disse prendendo i piatti vuoti dal tavolo ed appoggiandoli sul lavandino.

"Va bene! Ma lascia che lavi io i piatti stasera." dissi.

"Non ci pensare nemmeno. Accendi la tv e scegli quello che vuoi vedere."

"D'accordo, capo." sospirai.

 

Mi lanciò un occhiataccia ed io risi in tutta risposta per poi alzarmi ed eseguire il suo ordine.

 

Pochi minuti dopo ci trovavamo sul divano seduti uno di fianco all'altro ad osservare i titoli di testa del film che avevo scelto.

"Non credevo fossi una tipa a cui piacesse questo genere." disse serio Katsuki.

"Bastardi senza gloria è uno spettacolo! Dai, a chi non piace?" sorrisi.

"In effetti."

In quel momento mi vibrò il telefono e risposi al messaggio da parte di Ochaco che mi avvisava dell'ora scelta per il nostro incontro del giorno successivo. Inoltrai il messaggio a Shinso ed avvisai anche Katsuki tornando poi a guardare il film.

Mio malgrado, verso la metà della pellicola iniziai a sentire gli occhi pesanti mentre una forte stanchezza mi invase le membra e fu così che mi addormentai senza nemmeno accorgermene.

 

- - -

 

 

"Svegliati, scema. O facciamo tardi."

Aprii lentamente gli occhi e mi ritrovai nel mio letto tra le braccia di Katsuki. Arrossii come al solito, ma cercai di rimanere composta mentre alzavo lentamente lo sguardo su di lui.

"M-Mi sono addormentata davanti al film, vero?" chiesi.

"Più precisamente sei collassata sbavandomi sulla spalla. Non è stato un bello spettacolo." rispose stizzito.

"EH? Oddio, scusami!" dissi avvampando.

"Non importa. Vado a farmi una doccia." concluse liberandomi dall'abbraccio e scavalcandomi per scendere dal letto.

"Va bene..."

 

Aveva ancora un che di malinconico nello sguardo esattamente come la sera prima e mi domandai della possibile causa. L'ultima persona con cui l'avevo visto parlare era stato Kirishima e probabilmente lui sapeva qualcosa al riguardo quindi decisi di scrivergli. Quando presi in mano il telefono mi accorsi che quella notte non l'avevo messo in carica e sperai che reggesse comunque per la giornata a venire.

 

'Buongiorno Kirishima! Vedo Katsuki abbastanza giù di corda, sai per caso il perché? So che è una domanda stupida, ma sono preoccupata.'

Il rosso fortunatamente rispose praticamente subito.

'Buongiorno T/C! Fa strano vedere Katsuki non arrabbiato eh? Ahah! Comunque stai tranquilla e se tutto va bene oggi saprai il perché! Non posso dire altro.'

 

Rilessi più volte il messaggio cercando di trovare la risposta alle mie domande e la mia mente viaggiò forse troppo. Scossi la testa liberandomi di quei pensieri; non poteva essere davvero una cosa così bella.

'Va bene, Kirishima. Grazie.'

'Figurati, ci vediamo dopo!'

 

In quell'istante Kacchan fece la sua comparsa sulla porta con ancora i capelli umidi.

"Hai fatto in fretta." commentai.

"Si, se te la devi fare anche tu non abbiamo molto tempo. Vai pure se vuoi."

"Va bene!" sorrisi.

"Dopo...Dopo devo parlarti." disse inginocchiandosi per raccogliere alcuni vestiti nel borsone.

Mi dava la spalle e rimasi ad osservarlo mentre sentivo una vampata di calore invadermi le guance.

"C-Certamente..."

 

- - -

 

 

"T/N! Bakugo!"

Una sorridente Ochaco ci stava salutando animatamente mentre ci avvicinavamo al gruppo seduto intorno alla fontana davanti all'ingresso del parco divertimenti.

Subito dopo Kirishima, Midoriya e Sero si alzarono posizionandosi a fianco di Uraraka e di Yaoyorozu in piedi davanti a loro.

Shinso era già insieme al gruppo e quando mi vide mostrò un leggero sorriso.

"Avete fatto tardi!" commentò Kirishima una volta che li raggiungemmo.

"Tutta colpa di 'sta scema qua. C'ha messo due anni a farsi una doccia e a prepararsi." disse stizzito Katsuki indicandomi con un cenno della testa.

"Eheh, è vero. Scusatemi!" sorrisi imbarazzata.

 

In quel momento mi cadde l'occhio su Hitoshi e vidi il suo sorriso spegnersi immediatamente. Se aveva veramente una cotta per me, probabilmente stava pensando a chissà cosa per avermi visto arrivare insieme a Katsuki e la cosa mi lasciò l'amaro in bocca.

"Vogliamo andare?" propose Sero.

"Certo!" rispondemmo all' unisono.

 

Varcammo i cancelli del parco e ci ritrovammo nel grande piazzale lastricato e pieno di colori mentre venivamo circondati da una leggera folla.

"Le montagne russe! Andiamo lì prima!" sbottò Sero.

"Non è meglio iniziare con qualcosa di più dolce?" intervenne Yaoyorozu.

"Naaah! Ci vuole una bella botta di vita e mi sembra una bellissima idea! Andiamo ragazzi!" rise Kirishima prendendo chi poteva sotto braccio, tra cui Katsuki, e trascinandoli verso la prima attrazione posizionata proprio davanti all'ingresso mentre noi li seguimmo divertiti dalla scena.

 

Una volta giunti a destinazione Shinso si posizionò al mio fianco e mi mostrò un debole sorriso.

"Ci vuoi salire?" chiese.

"N-Non credo onestamente. Magari dopo." risposi.

"Credo che nemmeno io ci andrò." sorrise imbarazzato Izuku.

Kirishima e gli altri erano già praticamente all'interno pronti a salire sulle carrozze della giostra quando ci notarono ancora fuori dall'attrazione.

"Voi non venite?" chiese il rosso.

"N-Non ce la sentiamo, scusate!" sorrisi imbarazzata insieme ad Midoriya.

"Capisco. Non c'è problema, aspettateci lì!"

Katsuki mi lanciò un occhiata furiosa, ma venne interrotto da Kirishima che lo spintonò al suo posto e poco dopo la giostra partì. Noi tre rimasti a terra seguimmo con gli occhi il loro percorso e poco dopo Izuku mi sorrise.

 

"Scusa la domanda T/N, ma...Tu e Kacchan vi siete messi insieme?" chiese.

"EH? C-Cosa stai dicendo?!" dissi imbarazzata voltandomi di scatto verso di lui.

"Beh, fin da piccoli avevate un bel rapporto. Ero convinto che vi piaceste parecchio." continuò con un sorriso di circostanza.

"A-Ah si? Ehm...Comunque la risposta è no."

"Capisco."

Non avevo intenzione di girarmi per scoprire quale espressione avesse Hitoshi in quel momento e mi sentii parecchio a disagio.

"C-Cambiando argomento...Mi fa piacere vederti così migliorato, Izuku! Devi assolutamente dirmi come si è mostrato il tuo quirk." dissi.

"Eheh, t-ti ringrazio T/N. E'...E' un po' complicato."

"Sarebbe anche bello lottare insieme come una volta! Che ne dici?"

"S-Sei sicura? P-Potrebbe essere divertente in effetti...Però forse è meglio che mi alleno ancora un pò." rispose portando una mano dietro la nuca.

"Va bene, allora!" sorrisi.

 

Riportai gli occhi sulla giostra osservando i nostri compagni intenti a divertirsi, tutti tranne Kacchan che teneva le braccia conserte e gli occhi serrati mentre il vento gli scompigliava i capelli.

Trovai finalmente il coraggio di dare un occhiata a Shinso e quando mi notò si rivolse a me.

"Tutto bene?" chiese.

"S-Sono io che dovrei chiederlo a te..."

"Beh, ammetto di trovarmi un po' a disagio. Non conosco praticamente nessuno e non sono abituato a posti del genere..." disse accarezzandosi la nuca.

"Mi dispiace tanto. Potevi dirmelo e non ci sarebbero stati problemi se non avessi voluto venire."

"Figurati. Mi faceva piacere uscire con te." sorrise leggermente.

Arrossi per le sue parole ed abbassai la testa. Mi sentivo tremendamente in colpa ad averlo invitato, probabilmente per lui sarebbe stata una giornata pesante e basta.

 

Poco dopo la restante parte dei nostri compagni scese dalla giostra e, mentre Kirishima se la rideva con Sero in preda all'adrenalina, Kacchan li superò infuriato, si avvicinò a me agguantandomi un braccio e mi trascinò verso le altre attrazioni.

"Sulla prossima ci sali anche tu. Niente storie." disse serio.

"V-Va bene..." sorrisi imbarazzata davanti agli sguardi rassegnati di tutti.

 

Le ore passarono veloci e provammo svariate giostre. Riuscii a divertirmi parecchio insieme a tutti gli altri e fu un'ottima occasione per conoscere meglio i miei compagni di classe. Ero anche riuscita a vedere ogni tanto Shinso sorridere e parlare spesso con Izuku e la cosa non poteva che farmi piacere. Forse la giornata poteva davvero concludersi nel migliore dei modi.

 

Mancavano poche attrazioni alla conclusione del nostro giro quando decidemmo di andare a mangiare qualcosa. Nel frattempo il parco si era riempito parecchio e una grande folla animava il lastricato circondandoci di un fortissimo vociare.

Come gruppo cercammo di muoverci insieme verso il ristorante, ma io rimasi indietro insieme ad Ochaco perdendo di vista gli altri. Vagammo tra i passanti cercando la facciata del locale e dopo alcuni minuti riuscimmo a scorgere Kirishima sventolare una mano nella nostra direzione dopo essere salito su un muretto per farsi vedere. Riuscimmo a raggiungerli a stento e, una volta fuori dalla calca, prendemmo un respiro profondo.

"Non credevo potesse riempirsi così tanto un parco di divertimenti in questo periodo." commentai.

"Sono d'accordo." sbuffò Uraraka.

"Andiamo a mangiare! Non abbiamo pranzato e sto morendo di fame!" sorrise Kirishima e tutti gli altri concordarono con lui per iniziare a seguirlo.

 

Qualcosa non mi tornava mentre li guardavo addentrarsi nel ristorante e dopo una veloce osservazione percepii una strana ansia chiudermi la gola.

"Kirishima." lo chiamai.

"Dimmi, T/C!" sorrise voltandosi verso di me.

Lo guardai con aria preoccupata e senza accorgermene mi ritrovai a stringere i pugni.

 

"Dove sono Katsuki e Shinso?"

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Capitolo 22
*** Respiro ***


KATSUKI BAKUGO POV

 

Dopo aver afferrato per una spalla quel perdente di Shinso ed averlo strattonato spingendolo contro una parete del vicoletto in cui l'avevo trascinato, rimasi ad osservarlo con aria furiosa.

"Che intenzioni hai? Potrai fregare T/N solo perché è così tonta da non accorgersene, ma a me non la fai." dissi stizzito.

"Te l'ho già detto. Non sono cose che ti riguardano." rispose apatico.

"Col cazzo! Lei non è interessata a te, toglitela dalla testa."

"Da come la tratti sembra che nemmeno a te interessi, quindi non vedo il problema. E se non le piaccio preferirei che fosse lei a dirmelo, dato che ti sei già preso la briga di rispondere ad uno dei miei messaggi al posto suo. E' una gran mancanza di rispetto, lo sai? In più quella povera ragazza si è anche scusata da parte tua, non ti senti patetico nemmeno un po'?" continuò scrutandomi con occhi seri.

"AAAH, FOTTITI!" gridai spintonandolo nuovamente contro il muro. "L'UNICA COSA CHE DEVI FARE E' STARLE LONTANO, MI HAI CAPITO?!"

Shinso mi afferrò il polso che ancora gli cingeva la maglia all'altezza della spalla ed abbassò la testa.

 

"Sai qual'è la verità che non riesci ad ammettere a te stesso?" disse alzando gli occhi su di me. "Che ti senti talmente inferiore e in colpa nei suoi confronti da non riuscire a dirle quello che provi, ma su questo non posso darti torto. Quella ragazza non la meriti nemmeno un po' e nemmeno per sbaglio."

Dopo quelle parole non ci vidi più e gli tirai un forte pugno in piena faccia ma lui reagì e bloccò il secondo colpo in procinto di raggiungerlo per poi lanciarmi un'altra occhiata seria, quasi rabbiosa.

"Mi ha raccontato qualcosa del vostro rapporto e mi domando come tu possa pretendere anche solo di rivolgerle la parola." disse.

Lo spinsi di nuovo contro il muro e lo afferrai per il colletto della maglia per poi avvicinarmi al suo viso con occhi pieni di rabbia.

"NON SAI NIENTE DI ME E NON SAI NIENTE DI LEI! COME TI PERMETTI TU SPUTARE SENTENZE SU UNA COSA CHE NON TI RIGUARDA!" gridai.

"Allora perché...perchè non le dici quello che provi al posto di fare scenate di gelosia come un bambino a cui hanno rubato un giocattolo? Pensi davvero di poterla rendere felice con il carattere che ti ritrovi? Pensi davvero di riuscire a farla stare bene ogni santo giorno?"

 

Mi bloccai all'istante.

Quelle erano sempre state le ansie che mi portavo dietro da quando avevo deciso di confessarle quello che sentivo nei suoi confronti. Ero insicuro e temevo con tutto me stesso che un giorno lei, per un motivo o per un altro, avrebbe finito per odiarmi. Mi sentivo nuovamente disarmato davanti alla vastità dei miei sentimenti e lentamente allentai la presa sulla maglia di Shinso mentre, ad occhi bassi, cercavo un qualunque tipo di certezza nel lastricato sotto ai miei piedi. Non riuscivo a gestire la mia rabbia e probabilmente, in un qualche modo, l'avrei ferita prima o poi. Avrei fatto del male alla persona a cui tenevo di più al mondo ed era l'ultima cosa che volevo.

 

 

"Katsuki! Cosa diavolo stai facendo?"

La voce di T/N mi risvegliò dalla mia trance ed alzai subito lo sguardo su di lei che mi stava osservando con occhi furiosi all'ingresso del vicoletto in cui io e Shinso stavamo discutendo.

Scattò nella nostra direzione e mi allontanò a forza dal ragazzo.

"Tutto bene, Shinso?" chiese preoccupata.

"Si, tranquilla."

"Ora dammi una buona ragione, Bakugo! La pretendo adesso!" continuò tornando furiosa voltandosi verso di me. "Arrivare a picchiare un mio amico è davvero troppo! Qual'è il tuo cazzo di problema?"

Una forte rabbia incontrollata prese possesso del mio corpo e strinsi forte i pugni.

"QUAL'E' IL TUO CAZZO DI PROBLEMA, VORRAI DIRE!" sbottai.

"MA TI SENTI? PERCHE' TI SEI MESSO A LITIGARE CON SHINSO!"

Abbassai la testa ed il mio corpo iniziò a tremare per il fortissimo desiderio che provavo di far esplodere qualunque cosa avessi intorno, ma che ero costretto a trattenere.

 

Volevo confessarle i miei sentimenti quel giorno, ma non lì e non in quel momento.

Avevo paura che mi scoprisse prima del tempo e non volevo rovinare tutto. Come era solito in presenza di T/N, niente di quello su cui avevo ragionato stava seguendo il piano iniziale e la cosa mi spaventava.

"Sei..." mormorai. "SEI UNA CAZZO DI COGLIONA! VAI AL DIAVOLO!" gridai alzando di scatto la testa per poi allontanarmi a passi svelti verso la via principale.

"BAKUGO!" mi bloccò T/N trattenendomi per un braccio. "PERCHE' SEI GELOSO? DAVVERO NON TI CAPISCO!"

 

Mi aveva colto in flagrante.

Le lanciai una veloce occhiata e sentii di perdere completamente il controllo di quello che stava succedendo intorno a me, una cosa che odiavo, e purtroppo tutte le mie difese si innalzarono all'istante facendomi dire cose che non avevo mai pensato in vita mia e che mai avrei voluto dire.

 

"BASTA CON 'STA STORIA! GELOSO DI COSA, POI? NON ME NE FREGA ASSOLUTAMENTE NIENTE DI TE!" gridai.

Gli occhi di T/N si sbarrarono e le sue labbra tremarono leggermente.

"E...E tutti i tuoi gesti di questi ultimi giorni?" chiese con voce insicura.

"SOLO FOTTUTO SENSO DI COLPA, OK? E ALL'INIZIO TI EVITAVO PERCHE' OGNI VOLTA CHE TI GUARDO RIPENSO AI MIEI ERRORI DI TANTI ANNI FA CHE ERO FINALMENTE RIUSCITO A PERDONARMI PRIMA CHE TU RIMETTESSI PIEDE NELLA MIA VITA! BENE, ORA HAI ANCHE LA RISPOSTA CHE VOLEVI TANTO! MI LASCI IN PACE ADESSO?" gridai completamente fuori di me.

 

Calò uno strano silenzio mentre riprendevo fiato dopo le mie urla.

La mano di T/N che stringeva ancora la mia camicia tremò e la vidi piegare la testa per nascondere il suo viso contratto.

Lentamente mi resi conto di quello che avevo detto dopo aver lasciato parlare liberamente il mio orgoglio e nulla di tutto ciò era vero. Osservando le sue membra tremanti mi venne solo una gran voglia di sprofondare e di sparire per sempre.

Shinso aveva ragione, non meritavo T/N né tanto meno l'affetto che poteva darmi.

 

Le spalle della ragazza sobbalzarono leggermente ed iniziai a sentire dei leggeri singhiozzi provenire dal suo volto ancora abbassato. Capii che stava piangendo e un fortissimo senso di colpa tornò a farmi visita. T/N strinse ancora più forte la presa sul mio braccio e vidi delle lacrime cadere sul lastricato.

Una fitta tremenda mi trapassò lo stomaco lasciandomi una forte nausea. Non volevo vederla in quello stato ed era nuovamente tutta colpa mia, esattamente come quella fottuta notte di tanti anni prima. Riuscivo solo a pensare a quanto fossi un mostro, ma non mi venne in mente nulla per rimediare al mio errore. Eppure, tanti anni fa, mi ero promesso che non l'avrei più vista piangere per causa mia.

"T-T/N...Io..." mormorai tendendo una mano verso di lei.

 

La ragazza allungò di scatto le braccia e mi spinse con forza allontanandomi da lei per poi alzare gli occhi e rivelarmi delle grosse lacrime.

"FOTTITI, BAKUGO! SEI VERAMENTE PESSIMO!" gridò per poi iniziare a correre a tutta velocità sparendo sulla strada principale.

 

Shinso era in silenzio a testa bassa mentre io mi trovavo paralizzato davanti a quello che avevo fatto e mille pensieri mi affollarono la mente.

 

Dovevo seguirla? Oppure andava bene così?

Sarebbe stata l'occasione buona per sotterrare i miei sentimenti e chiudere una volta per tutte quella storia, ma la sola idea di non avere più T/N nella mia vita mi apriva un enorme ferita nel petto.

Deglutii a vuoto e strinsi i pugni lungo i miei fianchi.

Solo una risposta alle mie domande era quella giusta e dovevo decidere saggiamente, nonostante ormai fosse la cosa più scontata e naturale sulla faccia della terra.

 

 

T/N POV

 

Corsi più veloce che potei dirigendomi verso l'uscita del parco mentre sentivo in lontananza le urla dei miei compagni di classe intenti a chiamarmi e a domandarmi cosa fosse successo. Non avevo la forza di voltarmi e continuai il mio percorso a testa bassa fino a ritrovarmi sulla strada principale in direzione del mio appartamento.

Sentivo una forte rabbia distruggere ogni mia certezza e mi insultai parecchio per la mia ingenuità nel confronti di Bakugo.

Dovevo sfogarmi e presi una strada più lunga per arrivare a casa. Volevo correre fino a non sentire più le gambe.

Corsi per parecchi minuti fino a che un dolore bruciante ai polmoni non mi costrinse a fermarmi e finalmente alzai gli occhi.

Mi trovavo su una via molto affollata del centro e mi sedetti su un cestello rigido abbandonato in un vicolo per cercare di riprendere fiato.

 

Il telefono squillò più volte e lo presi in mano per silenziarlo. Il nome di Ochaco spiccava sullo schermo e mi sarei sentita in colpa a non rispondere alla mia migliore amica, quindi accettai la chiamata.

'T/N! Dove sei?'  chiese preoccupata.

"Ochaco...Lascia perdere, ho bisogno di stare da sola."

'Ma...Ma cosa è successo?'

 

Deglutii a vuoto ripensando a tutto quello che Katsuki mi aveva urlato quello stesso pomeriggio e sentii lo stomaco ribaltarsi.

"B-Bakugo..." mormorai a stento mentre la mia voce veniva interrotta dal pianto. "Bakugo mi ha detto il perché mi odia...Sono stata una perfetta idiota..."

'Che cosa diavolo ti ha detto quello stup...'

 

La sua voce si interruppe e controllando il telefono mi accorsi che si era spento dopo essersi scaricato completamente.

Misi il cellulare in borsa e mi strinsi nelle spalle.

 

Tutto quello che avevo sempre pensato di Katsuki, tutte le mie certezze ed ogni cosa che mi circondava stava crollando come un qualunque castello di carte facendomi sentire inerme nei confronti di tutto e di tutti. Avevo solo il desiderio di sparire per catapultarmi nel giorno futuro in cui ripensare a tutto questo non mi avrebbe più ferito; volevo solo saltare la parte in cui avrei sofferto per lui come l'idiota quale ero.

Mi ero illusa e questa era la mia punizione.

 

Passarono molte ore in cui io, completamente immobile, contemplavo l'oscurità del vicolo perdendomi in pensieri scomodi ed asciugandomi le lacrime che spesso tornavano a farmi visita.

Il sole iniziò a calare e finalmente riuscii a riprendere le redini del mio sentire. Non avrei permesso più a me stessa o a qualunque altro essere umano come Katsuki di ferirmi. Avevo raggiunto il limite.

Mi alzai lentamente e presi la strada verso casa.

 

Temevo che non sarei comunque riuscita a trattenere le lacrime che già si presentavano tra i miei occhi, ma mi costrinsi a resistere almeno fino a casa.

Finalmente giunsi davanti ai cancelli del mio condominio e mi diressi a passi lenti verso il mio appartamento.

 

 

"T/N! Dio santo, dove cazzo eri?"

Riconobbi la voce alle mie spalle, ma decisi di non voltarmi limitandomi a fermare la mia camminata.

"Cosa vuoi, Bakugo?" mormorai. "Hai detto che devo lasciarti in pace, o sbaglio?"

Cadde un pesante silenzio mentre contemplavo il lastricato ed i palazzi tinti di un forte arancione dovuto alle ultima fasi del tramonto.

"Addio, Bakugo. E grazie di tutto." dissi riprendendo a camminare.

"A-ASPETTA!" gridò correndo verso di me.

Mi afferrò il polso e mi tirò a sé facendomi finire a pochi centimetri dal suo viso. Il suo sguardo era malinconico e preoccupato mentre alcune gocce di sudore gli imperlavano la fronte. Lo trovai nuovamente bellissimo, ma ritirai subito quel pensiero.

 

Lo spinsi lontano da me mentre alcune lacrime reclamavano la mia attenzione e sfortunatamente non riuscii a trattenerle.

"BASTA! COSA...COSA VUOI ANCORA, BAKUGO?" gridai nel panico.

"T/N io..." mormorò il ragazzo con occhi tristi.

"NON VOGLIO PIU' SOFFRIRE PER COLPA TUA, E' CHIARO?"

"Non...Non volevo farti soffrire..."

"AH NO? ALLORA PERCHE' MI RIVOLGI SEMPRE PAROLE ORRENDE? COSA HO FATTO DI MALE?"

"N-Non hai fatto nulla...E' colpa mia."

 

Vederlo così vulnerabile non era cosa da tutti i giorni, ma ero talmente arrabbiata che lo notai a malapena.

"RISPONDIMI ALLORA!" dissi a testa bassa mentre un forte singhiozzo mi tolse il respiro. "P-Perchè, Kacchan... Perchè..."

Il ragazzo scattò verso di me e mi afferrò nuovamente il polso portandolo all'altezza del suo viso. Per un istante alzai lo sguardo su di lui e mi sembrò di vedere i suoi occhi lucidi piegarsi in un espressione sofferente.

Mi dimenai più che potei dalla sua presa, ma Bakugo riuscì a trattenermi senza particolari sforzi. Continuai la mia lotta quando il ragazzo mi diede un forte strattone e mi fece tornare aderente al suo corpo chiudendomi in un abbraccio. Non volevo guardarlo in faccia e mi limitai a tenere la testa bassa mentre cercavo di allontanarmi.

"B-Bakugo, lasciami immediatam..."

 

"SONO INNAMORATO DI TE." gridò.

 

Mi bloccai all'istante avvampando come non mai e tutti i miei muscoli si rilassarono completamente.

"C-Cosa hai detto...?" mormorai alzando gli occhi su di lui.

Lo scoprii ad osservarmi con il viso contratto in un espressione sofferente e vidi le sue labbra tremare. Il ragazzo piegò la testa e fece aderire la sua fronte alla mia.

"Sono...Sono innamorato di te, T/N. Da sempre." mormorò.

"D-Dici davvero...? A-Allora perché...perché mi hai detto tutte quelle cose tremende?"

"Perché sono un cazzo di coglione. Tu...Tu mi fai sentire debole ed era l'ultima cosa che volevo. Ero spaventato da quello...da quello che mi facevi provare."

 

Un forte calore mi invase il petto facendomi sentire più leggera e percepii nuovamente il suo profumo curare ogni ferita che mi portavo dentro.

"Io ti...ti chiedo scusa. Tutte le cose che ho detto non le penso assolutamente. Farò qualunque cosa per meritarmi il tuo perdono, te lo giuro."

Quelle sue parole riuscirono in attimo a spazzare via tutto il dolore di un intero pomeriggio ed alzai lentamente la testa per poterlo guardare negli occhi. I suoi occhi erano provati e le sue labbra contratte come se stesse trattenendo le lacrime.

"Tu...davvero non le pensi quelle cose?" mormorai commuovendomi per le sue ultime parole.

 

In quel preciso istante, fiondò le sue labbra sulle mie e lasciò scivolare le mani sulle mie guance ancora bagnate dal pianto per trattenermi a sé. Fu un bacio dolce e parve durare intere ore mentre i nostri respiri pesanti si fondevano tra loro.

 

"Mai pensate, te lo posso giurare. Perdonami T/N...Ti prego, perdonami." mormorò a fior di labbra.

Il calore delle sue mani asciugò il mio viso umido mentre i suoi meravigliosi occhi color rubino studiavano ogni lineamento del mio viso.

 

Mi commossi ancora di più per quella visione e lo abbracciai sprofondando nel suo petto mentre le sue braccia mi cinsero le spalle.

Mi regalò lievi baci tra i capelli mentre io liberai tutte le lacrime che avevo trattenuto fino ad allora.

 

Ripensai al dolore e all'odio celato che avevo provato per lui fino a qualche minuto prima che cozzavano contro il benessere e la sicurezza che il calore del suo corpo mi donavano in quell'istante.

"Sei..Sei un perfetto idiota..." mormorai con la voce rotta dal pianto contro il suo petto.

"Lo so, T/N. Lo so." disse dolcemente tra i miei capelli.

 

Lo strinsi ancora di più mentre una sua mano mi afferrò la testa ed il suo volto scivolò contro la mia guancia. Era come se fossimo una sola entità e finalmente tutto il dolore evaporò in un luogo remoto e lontano da noi.

"A-Anche...Anche io sono innamorata di te, Kacchan. D-Da sempre." mormorai.

Lo sentii sorridere contro la mia guancia accarezzandomi i capelli.

"Me lo ricordo bene. Perdonami ancora per quella volta." disse.

 

"N-Non voglio più pensare a quello!" sbottai alzando la sguardo su di lui. "Ricominciamo da qui. Ti andrebbe?"

Mi mostrò un dolce sorriso e finalmente riuscii a scorgere il piccolo Kacchan di tanti anni prima in quell' espressione serena.

"D'accordo. Posso provar..."

 

Guidata solo da una tremenda felicità, lo baciai non dandogli il tempo di finire la frase. Il bacio si fece più profondo e finalmente le nostre lingue si incontrarono nuovamente danzando insieme per parecchio tempo.

"Mi piace questa tua intraprendenza." mormorò con un sorriso beffardo dopo essersi allontanato ansante dalle mie labbra. "Ammetto che spero di vederti più spesso così."

Arrossii ancora di più e lui lo notò perché trattenne una risata.

 

"Pensavo di prepararti nuovamente la cena stasera. Cosa ti andrebbe di mangiare?" chiese.

"N-Non lo so...Scegli tu." risposi ancora imbarazzata.

"Aaah, non ci pensare nemmeno. Andiamo al combini e decidiamo insieme." continuò stizzito.

 

Stava lentamente tornando in Katsuki di sempre, ma questa volta c'era qualcosa di diverso. Forse ero io o forse lo era il suo sguardo carico di un'energia diversa, ma finalmente tornai a respirare a pieni polmoni.

"D'accordo!" sorrisi prima che il biondo mi donasse un altro dei suoi meravigliosi baci a fior di labbra mentre la luce calda del tramonto spariva definitivamente alle nostre spalle lasciando spazio al buio della notte piena di aria nuova e limpida come non mai.

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Capitolo 23
*** Insieme ***


T/N POV

 

Giunti al combini, Kacchan decise di cucinare del guydon per cena ed io accettai con un sorriso.

Il ragazzo, dopo molte mie lamentele al riguardo, decise comunque di pagare lui la spesa ci avviammo a passi lenti verso casa.

"Quindi domani inizierai lo stage con Endeavor." disse Katsuki camminando a passi lenti al mio fianco.

"Esattamente. Spero di imparare più cose possibili!" sorrisi.

"Tks. Se fa o dice qualunque cosa fuori posto me lo devi dire immediatamente, chiaro?" sbuffò il ragazzo.

"Non succederà niente!" risi. "Non devi preoccuparti!"

Kacchan tirò un calcio ad un sassolino davanti ai suoi piedi e piegò la testa verso il basso scrutando l'asfalto con aria seria.

"Sarà meglio." sospirò.

Onestamente, ero ancora parecchio tesa per quello che era successo poco prima. Katsuki mi aveva confessato i suoi sentimenti per me e quei baci lenti che mi aveva dato nascondevano l'amico d' infanzia che tanto avevo cercato. Ero imbarazzata, ma tentato di celarlo dietro ad estremi sorrisi di circostanza. Quella sarebbe stata la nostra prima notte insieme come coppia e non riuscivo a fare a meno di pensare a quello che sarebbe potuto succedere.

Poco dopo giungemmo al mio appartamento e mi apprestai ad aprire la porta di casa. Una volta in cucina, il ragazzo mi intimò di rimanere seduta e a limitarmi ad osservarlo cucinare.

Avrei voluto insistere nell'aiutarlo, ma non avevo bene idea di come approcciarsi con lui dopo gli avvenimenti del pomeriggio e mi sentivo davvero una stupida a pensarlo. In fondo era proprio quello il momento in cui avrei potuto essere me stessa senza alcuna preoccupazione, ma una parte di me che non riuscivo a controllare mi bloccava completamente.

Dopo alcuni minuti, sentii Katsuki sbuffare appoggiando gli utensili che stava usando sul piano di cottura. Si voltò di scatto camminando a larghe falcate verso di me mentre lo squadravo con aria interrogativa. Poggiò con forza le mani sul tavolo e mi lanciò un'occhiata furiosa.

"Qual è il problema? Avanti, parla!" disse.

"C-Che intendi dire?"

"Non prendermi per il culo! Non dovresti essere felice dopo quello che ti ho detto oggi?"

"Infatti lo sono, ma..."

"'Ma' un cazzo. So che hai le palle per affrontare le situazioni altrimenti manco starei a parlarti. Quindi di grazia, alza il culo e vieni a stressarmi su quanto tu voglia aiutarmi come fai sempre. Non capisco di cosa tu abbia paura, cazzo. Lasciati andare!"

Aveva ragione su tutta la linea e quelle parole in perfetto stile Bakugo sortirono l'effetto desiderato: il blocco che mi stringeva sparì nel nulla e rivolsi al ragazzo un sorriso.

"Hai ragione. Allora lascia che ti aiuti." dissi.

"No. Tanto ho quasi finito." continuò tornando verso la cucina.

"EH?! Questo è parecchio contraddittorio, lo sai?"

"E allora?" disse voltando leggermente il viso esibendosi in un sensuale sorriso.

Arrossii per quell'espressione a me sconosciuta fino ad allora e mi alzai di scatto seguendolo verso i fornelli. Quando superai il ragazzo mi girai verso di lui e ricambiai con un sorrisetto ironico.

"E allora non rompere e fatti aiutare." dissi.

Katsuki passò da un'espressione stupita ad un sorriso rabbioso per poi inseguirmi e bloccare la mia mano già intenta a tagliare una delle fette di carne per il guydon.

"HO DETTO CHE FACCIO IO!" gridò.

"Piantala, Bakugo! Ti sembra il caso di urlare per una cosa simile? Ti devi sempre scaldare per le cretinate." dissi stizzita.

Riuscii a vedere una vena pulsare sulla fronte del ragazzo.

"Cosa cazzo hai detto?"

Lasciai il coltello sul ripiano ed incrociai le braccia chiudendo gli occhi in un espressione saccente.

"Non sei stato tu a dirmi di lasciarmi andare, Bakugo? Deciditi per favore. Quando fai l'indeciso contraddittorio sei davvero pesante."

"Però se fai così, cazzo..." mormorò.

Si lanciò su di me spingendomi fino a farmi appoggiare con la schiena al muro e mi baciò con forza facendo scivolare le mani lungo i fianchi. Infilò un ginocchio tra le mie gambe non lasciandomi spazio per muovermi mentre le sue labbra non smisero nemmeno per un istante di studiare avidamente le mie. Poco dopo, il suo viso scese per permettergli di succhiarmi il collo in più punti e sentii una strana eccitazione prendere possesso del mio corpo. Appena il ragazzo alzò la testa, mi fiondai sulle sue labbra e mi accorsi che lo desideravo davvero tanto. Non mi era mai successo nulla del genere in vita mia.

Quando sentì il mio respiro aumentare il ritmo, Katsuki si staccò dal mio corpo. Cercai di trattenerlo contro il mio corpo, ma si liberò e mi osservò con occhi seri.

"No, no, no." disse poggiandomi un dito sulle labbra. "Questo è quello che ti meriti per avermi istigato. Mi sono trattenuto infinite volte in questi giorni, ma ora che posso farlo, non ci penserò due volte a saltarti addosso. Regolati di conseguenza." disse.

Ammisi a me stessa che mi stavo divertendo parecchio ed accolsi il suo invito.

"Perchè dovrei essere io a regolarmi, Kacchan? Forse sei tu che dovresti imparare a gestire le tue emozioni." sorrisi.

"Brutta stronza..." sbuffò il ragazzo avventandosi nuovamente sul mio collo, ma questa volta mi afferrò per i fianchi e mi gettò a terra per poi sedersi a cavalcioni su di me.

Mi strinse i polsi facendoli aderire al pavimento e le sue labbra tornarono con foga sulle mie. Nel contatto che mi stava donando c'era tutto. Complicità, intimità e passione dominavano i suoi gesti facendomi sentire su un altro pianeta; aspettavo da davvero troppo quelle sensazioni e tanto le avevo sognate. Poco dopo le sue mani scivolarono lungo il mio corpo accarezzandomi i fianchi per poi tornare verso l'alto indugiando sui miei seni. Nonostante fossero ancora coperti dalla maglia e dall'intimo, li studiò in ogni loro forma mentre la sua bocca tornò a stuzzicarmi il collo.

Senza che me ne accorsi, la cadenza del mio respiro aumentò parecchio e sfortunatamente Katsuki se ne rese conto perché rizzò immediatamente la schiena liberandomi da ogni suo tocco ed osservandomi con aria di sfida.

"C-Che stai facendo?" chiesi ansante.

Il ragazzo mi lanciò un sorriso trionfante dall'alto della sua posizione, ancora a cavalcioni su di me.

"Cosa ti aspetti? Non sarebbe una punizione se andassi fino in fondo, non credi? Ti stava piacendo anche troppo e non potevo permetterlo."

Davanti all'espressione seria che mi stava mostrando mentre pronunciava quelle parole e all'atteggiamento da gran dominatore che cercava di mantenere, non riuscii a trattenermi e scoppiai in una fragorosa risata.

"C-CHE CAZZO TI RIDI, STRONZA?!" sbottò iracondo Katsuki.

"Ahah! P-Perdonami, Kacchan! N-Non volevo ridere, scusami davvero." dissi nascondendo le labbra sotto ad una mano.

Era da davvero troppo tempo che non ridevo così di gusto e mi sentii come alleggerita da ogni peso, da ogni problema e da ogni malessere che mi aveva attanagliato fino a quel momento.

"MA TI AMMAZZO! NON MI PRENDI PER IL CULO, HAI CAPITO?!" gridò il ragazzo.

Si vedeva che era imbarazzato dalla mia risata e vederlo così mi ricordò di quanto il ragazzo che avevo a lungo divinizzato nella mia mente, in realtà fosse più umano di chiunque altro.

 

Il campanello di casa suonò più volte facendoci tornare dal mondo parallelo in cui eravamo finiti.

"Chi sarà?" chiesi tra me e me.

"Ho una mezza idea." sbottò stizzito Katsuki. "Cazzo, che palle." concluse alzandosi ed aiutandomi a mettermi in piedi.

Mi mossi a passi veloci verso la porta e la aprii.

Davanti a me scoprii una sorridente Uraraka seguita da Izuku e Kirishima. In un istante, la ragazza mi si gettò tra le braccia per poi alzare i suoi occhi preoccupati su di me.

"Mi sono preoccupata tanto dopo averti visto correre via, T/N! Dovevi richiamarmi!" disse.

"Perdonami...Tornata a casa mi sono dimenticata di rimettere in ricarica il telefono." sorrisi imbarazzata.

"Sparite, esseri inutili." si intromise Katsuki dopo averci raggiunto ed essersi posizionato al mio fianco.

"OOH!" sorrise Kirishima avvicinandosi a me. "Ti prego T/C, dimmi che quel testone di Bakugo ti ha confessato quella cosa!"

"Beh..." biascicai.

"LA TIENI CHIUSA QUELLA CAZZO DI BOCCA O VUOI TANTE BOTTE DA FARTI SMATERIALIZZARE ALL'ISTANTE?!" gridò Kacchan afferrando il rosso per il colletto della camicia.

"Sul serio, T/N? Te l'ha detto?" chiese stupita Ochaco. "Ti ha finalmente confessato i suoi sentimenti?"

"AMMAZZO ANCHE TE, FACCIA TONDA!" urlò il biondo rivolgendosi alla ragazza.

"Beh, direi di sì.. ." sorrisi imbarazzata alla mia amica.

"WAAH!" squittì saltandomi al collo. "Sono tanto, tanto felice, T/N!"

Riuscii a scorgere Izuku ancora sulla porta sorridermi compiaciuto ed io non potei fare a meno di ricambiare.

"Ho un'idea!" disse Ochaco liberandomi dal suo abbraccio. "Che ne dite se cenassimo tutti insieme per festeggiare?"

"E' un'ottima idea, Uraraka!" sorrise Kirishima.

"COL CAZZO! SPARITE ALL'ISTANTE!" sbottò Kacchan.

"Se T/C è d'accordo potremmo cucinare tutti insieme qui a casa sua! Che ne dici?" domandò il rosso rivolgendosi a me.

"Ecco..." lanciai una veloce occhiata a Katsuki che mi scrutava con occhi furiosi. Sapevo che lui non era d'accordo, ma l'idea di riempire quella casa con persone a cui tenevo molto era quello che avevo desiderato fin dal mio arrivo e mi parve un'ottima occasione. "Va bene, perché no!"

Il biondo si tirò uno schiaffo in pieno viso sbuffando con forza mentre la restante parte del gruppo esultò ringraziandomi.

"Però purtroppo a casa non ho molto. Io e Katsuki stavamo cucinando il guydon, ma temo non ci sia abbastanza carne per tutti." dissi.

"Nessun problema!" intervenne Kirishima. "Andrò io a fare un po' di spesa al combini qua vicino per fare rifornimento!"

"Ti accompagno!" disse Izuku.

"Perfetto! Allora noi andiamo, a tra poco!" sorrise il rosso allontanandosi verso le scale.

"A dopo!" squittì Uraraka salutandoli.

Con la coda dell'occhio vidi Bakugo dirigersi furente verso la cucina ed io rimasi sola con Uraraka. La accompagnai a fare il giro completo della casa e mi fece più volte i complimenti su come avevo deciso di decorarla. Una volta in cucina, scoprimmo Kacchan sul balcone al lato opposto della stanza intento a scrutare il cielo.

"T/N, tu..." bisbigliò Ochaco. "Tu credi che Bakugo si sia offeso per la mia proposta della cena? Ci ho pensato ora che forse avrebbe preferito rimanere solo con te..."

"Conoscendolo è probabile che sia così, in effetti..." ammisi. "Però non preoccuparti troppo. Secondo me alla fine si divertirà e starà bene comunque."

"Perdonatemi...Sono stata una stupida." mormorò mesta.

"Davvero, Ochaco. Stai tranquilla!" sorrisi. "Vado a parlarci io se la cosa ti fa stare meglio."

La ragazza annuii con gli occhi lucidi e la cosa mi strinse il cuore. Le diedi un veloce abbraccio e mi diressi verso il balcone.

"Il re delle esplosioni mortali è offeso per qualcosa?" scherzai posizionandomi al fianco di Katsuki davanti alla balaustra.

"Zitta." rispose serio facendo calare un pesante silenzio subito dopo.

"Sul serio, Kacchan. Cosa c'è che non va?" chiesi.

"E me lo chiedi pure?!" sbottò voltandosi di scatto verso di me. "Volevo solo passare una cazzo di serata solo con te e mi ritrovo la gang del bosco ad invaderti la casa! Pensi che la cosa possa farmi piacere?!"

Sorrisi leggermente per la sua piccola dichiarazione e lo scrutai con occhi innamorati.

"E ora che cazzo è quello sguardo? Smettila subito..." mi intimò arrossendo debolmente.

Soffocai una risata e lo sentii afferrarmi con forza il polso.

"Ti faccio davvero così ridere?" domandò con un'espressione contrariata. "Se mi stai prendendo per il culo, vedi di smetterla immed..."

Non gli diedi il tempo di concludere la frase che gli afferrai la testa e la accompagnai verso di me fino a far incontrare le nostre labbra.

Gli donai un bacio casto, ma sentii comunque tutti i suoi muscoli rilassarsi ed espirò con forza contro il mio viso.

"Ti prego, goditi questa serata in compagnia." mormorai contro le sue labbra. "Avremo tutto il tempo del mondo da passare insieme, in fondo ormai dormi tutte le notti qui da me."

Quando allontanai il viso dal suo, i suoi occhi si curvarono in un'espressione rassegnata.

"E va bene, ma lo faccio solo per te..." sospirò.

"Grazie." sorrisi.

"Però..." continuò il ragazzo mostrandomi un sorriso predatorio e cingendomi la vita con un braccio per farmi aderire al suo corpo. "Sappi che quando gli scassa palle se ne andranno, e spero sia presto, me la pagherai cara per questo cambio di programma e per tutto l'impegno che ci metterò per non ammazzare qualcuno questa sera."

"C-Che intendi?" chiesi avvampando.

"Mica te lo dico. Che gusto c'è altrimenti?" disse con voce sensuale accanto al mio orecchio.

"V-Va bene..."

"E non provare più a ridere di me o è la volta buona che ti faccio fuori."

"C-Certamente..."

In quel preciso istante il campanello suonò ed Ochaco spuntò dal corridoio.

"Vado io, T/N!" disse correndo verso la porta.

Kirishima ed Izuku appena tornati dalla spesa si spostarono in cucina seguiti a ruota dalla ragazza ed iniziammo a preparare tutto il necessario per la cena.

I due ragazzi avevano comprato anche degli ingredienti per cucinare degli onigiri e svariati tipi di patatine da mangiare durante la preparazione.

Ci divertimmo parecchio e nonostante Katsuki e Izuku si trovassero nella stessa stanza, fortunatamente il mio appartamento non esplose.  Riuscii anche a godermi la visione del biondo intento a gareggiare con Kirishima su chi riuscisse ad ingerire più patatine al wasabi contemporaneamente mentre Midoriya e Ochaco mi aiutavano a formare gli onigiri.

Quella casa tanto silenziosa nei giorni precedenti, si era finalmente riempita di risate, sorrisi e delle grida furibonde di Katsuki. Eravamo tutti insieme intenti a divertirci e non potevo davvero chiedere di meglio.

Finalmente le cose tra me e Kacchan avevano preso una piega decisamente più serena e mentre, durante la cena, era intento a lanciarmi le sue solite occhiate offese per farmi capire quanto si stesse impegnando per non ammazzare qualcuno, non potevo fare a meno di sorridergli ringraziandolo di cuore e tentare di fargli capire quanto, con la sua sola presenza, riusciva a scacciare ogni ansia ed ogni male che fino a quel momento mi avevano stretto l'anima.

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Capitolo 24
*** Vertigine ***


Wewewe
Sono qui per informarvi che finalmente (?) in questo capitolo ci sarà una scena lemon. Come ormai di routine, inserirò gli asterischi all'inizio della suddetta parte per far sì che chi non ha piacere di leggerla possa saltarla senza problemi. Grazie per la vostra santa, santissima pazienza. ♥️
 

T/N POV

"UNO!" gridò Katsuki gettando sul tavolo la sua penultima carta.

"Aaaah, ma non è giusto! È la terza volta che ti ritrovi con una sola carta in mano!" sbottò Kirishima grattandosi la testa.

"Sticazzi, capelli di merda. Non perdo mai a questi giochi." disse Kacchan incrociando le braccia con espressione trionfante.

"Uffa...Passo." sospirò il rosso dopo aver pescato.

Izuku aveva almeno una decina di carte in mano e ne poggiò una sul mazzo con un sorriso imbarazzato. Anche Ochaco, che si trovava al mio fianco ne abbassò una.

"Perdonami, T/N. È un più quattro." mormorò.

Lanciai un'occhiata all'ultima carta che tenevo in mano e Katsuki mise il mento sul palmo della mano per lanciarmi un sorriso ironico.

"Dalla tua espressione direi che ho vinto io." disse. "Pesca pure, scema."

Il suo sarebbe stato il turno successivo e non poteva esserci un momento migliore per stracciarlo davanti a tutti.

"Mi spiace, Katsuki." dissi con aria saccente posando la mia ultima carta sul mazzo. "Mi sa che sei tu quello che deve pescare."

"UN CAZZO DI PIÙ QUATTRO?! PERCHÉ NON L'HAI USATO PRIMA?" urlò alzandosi di scatto.

"Sapevo che sarebbe stato più divertente se l'avessi tenuto per la fine." sorrisi beffarda.

Kirishima scoppiò a ridere battendo con forza le mani sul tavolo mentre Ochaco e Izuku sorridevano in preda all'imbarazzo.

"AAAH! FANCULO! LA DOPPIA CARTA È UNA REGOLA DEL CAZZO!" sbraitò Kacchan.

"L'abbiamo decisa insieme, Bakugo. Non dovresti lamentarti per una regola che hai accettato anche tu." rise il rosso.

"MI SONO ROTTO! SPARITE TUTTI QUANTI, ADESSO!" gridò rivolgendosi ai miei compagni.

"In effetti domani inizia lo stage, faremmo meglio a muoverci!" disse Kirishima alzandosi ed iniziando a raccogliere le sue cose.

Izuku e Ochaco annuirono e anche loro, dopo aver preso le proprie borse si diressero verso la porta. 
Li salutai calorosamente dandoci appuntamento per la mattina seguente in stazione dove avremmo dovuto incontrarci con Aizawa mentre Bakugo rimase immobile alle mie spalle sbuffando quando chiusi la porta d'ingresso.

Il mio appartamento ripiombò nel silenzio, sospirai alzando gli occhi sul ragazzo e lo scoprii ad osservarmi con occhi accusatori.

"C-Che c'è?" chiesi.

"Ti sei divertita?" domandò serio.

"Certamente! " sorrisi.

"Bene, perché ora tocca a me divertirmi dato che mi sono rotto le palle tutta la sera." sbuffò afferrandomi il polso.

"Avanti, Kacchan. Ammettilo che ti è piaciuto stare in compagnia con gli altri." sorrisi con fare malizioso.

"EH?! Nemmeno un po'! È un miracolo che io non abbia ammazzato quello sfigato di Deku, per non parlare di quella palla al piede di Kirishima e di quella fastidiosa faccia tonda!" rispose stizzito, ma riuscii a notare qualche linea di rossore sulle sue guance.

"Certo, certo... "

"Andiamo a fare il bagno e questa volta non hai scuse." disse afferrandomi per un braccio e trascinandomi nel corridoio.

"V-Va bene, ma stai calmo!" sbottai.

Una volta in bagno riempimmo la vasca, mi spogliai per prima ed entrai nell'acqua seguita a ruota dal biondo che si posizionò davanti a me. Non mi sentivo più timida come la volta precedente, complice l'acqua abbastanza alta, e riuscii a guardarlo direttamente studiando la sua espressione concentrata su di me.

"Qualcosa non va?" chiesi dubbiosa.

Il biondo ci mise un po' a rispondere, ma poi si avvicinò a me scivolando da seduto sul fondo della vasca.

"Va tutto benissimo. Ti ansi davvero troppo." disse portando il suo viso vicinissimo al mio.

"Forse hai ragion..." sorrisi imbarazzata.

Il ragazzo mi baciò interrompendo la mia frase è facendo cadere nella stanza un surreale silenzio. Dopo lunghissimi secondi, si staccò con fare stizzito e si voltò di scatto con tutto il corpo nella direzione opposta.

"Ehm... Ho fatto qualcosa che non va?" domandai.

"E PIANTALA DI CHIEDERLO!" sbottò furioso girando lo sguardo su di me. "NON È COLPA MIA SE MI FAI UN CERTO EFFETTO!"

Ci misi qualche secondo a comprendere a cosa si riferisse e cercai di soffocare una risata fallendo miseramente.

"MA CHE CAZZO TI RIDI?!"

"S-Scusami, Kacchan. È che sei davvero dolce quando fai così, dico sul serio."

Vidi il ragazzo voltare le testa davanti a sé per non farmi notare il rossore che gli colorava le guance e sorrisi per la tenerezza che mi trasmise.

"Dove è finito il gran dominatore re delle esplosioni mortali Katsuki Bakugo?" dissi con tono scherzoso.

"NON ISTIGARMI O TI AMMAZZO, LO GIURO!" gridò continuando a guardare davanti a sé.

Mi sentivo completamente a mio agio in quella vasca insieme a Kacchan nonostante i nostri burrascosi trascorsi e lo abbracciai cincendogli la vita in una forte stretta. Quel ragazzo mi piaceva davvero tanto e sempre di più ogni volta che lo guardavo e rimasi con la guancia contro la sua schiena inspirando il suo profumo a pieni polmoni.

"Dimmi una cosa, Kacchan..." dissi rompendo il silenzio."Quindi io e te stiamo insieme, giusto?"

Katsuki si voltò verso di me liberandosi dalla mia presa e mi afferrò il mento scrutandomi con un' espressione parecchio arrabbiata.

"Si può sapere che cazzo di domande fai? Ovvio che si, cretina."

"Perfetto, allora." sorrisi.

"Ma questo non toglie il fatto che debba punirti per tutto quello che mi hai fatto subire questa sera, dall'inizio alla fine." disse con un sorriso beffardo.

"Sono davvero curiosa di vedere cosa hai intenzione di fare." ironizzai ricambiano con la sua medesima  espressione.

"Stronza di m..."

* * * * * 

 

Lo baciai con forza cingendo le braccia intorno al suo collo e dopo qualche secondo di incertezza le sue mani si posarono sui miei fianchi accarezzandoli con desiderio. Le nostre lingue iniziarono a scontrarsi, ma pareva più una lotta di potere che un bacio vero e proprio ed ogni tanto i denti di Katsuki mi morsero le labbra togliendomi il respiro per il piacere.

Il ragazzo incrociò le gambe e mi ci fece sedere a cavalcioni mentre le sue mani non smisero per un istante di studiare il mio corpo in ogni sua forma. La testa di Katsuki scese per permettere alle sue labbra di baciarmi il collo e quel meraviglioso tragitto verso il mio seno mi donò una forte fitta al basso ventre.

"Sei bellissima, cazzo..." lo sentii mormorare tra un morso e l'altro contro il mio collo mentre le mie mani scorrevano veloci tra i suoi capelli trattenendo la sua testa contro il mio petto.

Poco dopo le sue mani salirono fino ad accogliermi i seni e stuzzicandoli con movimenti sicuri per poi finalmente farli raggiungere dalle sue labbra.

Probabilmente Katsuki si sarebbe fermato sul più bello ricordandomi che quella doveva essere una punizione e quindi non avrei dovuto godermela troppo, ma per fortuna quel momento sembrò non arrivare.

Sentii il ragazzo ringhiare contro la mia pelle per poi afferrarmi le spalle e farmi girare in modo che la mia schiena aderisse al suo petto e, senza alcuna esitazione, le sue mani tornarono a tormentarmi i seni e i fianchi mentre le sue labbra mi leccavano e baciavano il collo regalandomi scosse di piacere.

Nel suo vagare lungo la mia pelle, Kacchan scese lentamente nel mio interno coscia ed inconsciamente allargai le gambe per accogliere le sue dita che, libere da ogni incertezza, iniziarono a stuzzicare la mia intimità. Appena la toccò, inarcai la schiena per l'enorme piacere che mi trasmise e sentii di perdere ogni controllo della mia mente.

Le sue mani mi accarezzavano e stringevano ovunque facendomi sentire completamente in balia dei desideri di Katsuki, come se fossi di sua proprietà, e lo trovai dannatamente sensuale come pensiero.

Inarcando la schiena una seconda volta, sentii la sua erezione spingere contro i miei glutei e la cosa mi eccitò ancora di più.

Il silenzio della stanza era rotto solo dai miei gemiti e dal mio ansimare mentre le mani del ragazzo non davano un attimo di pace al mio corpo in preda al desiderio. Era davvero bravissimo con le dita ed ascoltando i miei gemiti riuscí a capire esattamente quello che mi piaceva senza alcun tipo di problema.

Ero davvero vicina al limite e purtroppo la mia più grande paura divenne reale quando, con mio disappunto, Katsuki si fermò e mi allontanò dal suo corpo.

"Ma..." mormorai ansante. "Non è giusto."

"Eccome se lo è." disse con aria trionfante. "Questa è..."

"Si, si lo so. La mia punizione, ho capito." dissi alzando gli occhi al cielo e scimmiottando il suo tono da gran dominatore.

Riuscii chiaramente a vedergli una vena pulsare sulla fronte, ma stranamente non si mise ad urlare come mi sarei aspettata. Appoggiò la schiena al bordo della vasca e vidi la sua completa erezione uscire oltre il pelo dell'acqua.

"Avanti." disse con aria seria accennando un movimento di testa. "Fallo e questa fantomatica 'punizione' finirà seduta stante, così potrei farti venire come si deve nel caso la cosa mi andasse."

"C-Cosa?" mormorai.

"T/N, sbrigati..."

Pensai che era sicuramente carico di desiderio altrimenti non avrebbe mai usato quel tono calmo dopo la mia risposta ironica. Mi feci coraggio e mi avvicinai a lui, ma prima di scendere, gli stampai un leggero bacio a fior di labbra.

"Mi piaci davvero tanto, lo sai?" dissi.

"Anche tu... Ora ti prego muoviti, altrimenti mi costringi a fare da sol..."

Non gli diedi il tempo di finire la frase che mi gettai tra le sue gambe iniziando il mio lavoro che, a quanto pare, gli piacque molto perché non smise per un attimo di ansimare incitandomi a continuare. La sua mano scorreva tra i miei capelli dandomi il giusto ritmo e dopo alcuni lunghi minuti, mi allontanò la testa di scatto per venire inondandomi il petto.

Non me l'aspettavo affatto e rimasi a fissarlo con aria stupita.

"M-Ma sei scemo?!" sbottai.

"N-Non fare la santarellina, T/N. Era da troppo tempo che volevo farlo." disse ansante lanciandomi uno sguardo sorridente e pienamente soddisfatto. "Stiamo facendo il bagno, ti puoi lavare direttamente."

"Fottiti." dissi gonfiando le guance.

Katsuki si avvicinò a me e, dopo avermi afferrato il mento, mi baciò dolcemente.

"Sei stata bravissima, T/N. Mi hai sorpreso. " mormorò con un sorriso. "Ora possiamo considerare la punizione conclusa, dopo ti darò il resto."

* * *


 

Non ebbi il tempo di replicare che sentii il campanello di casa suonare più volte ed entrambi girammo lo sguardo verso la porta del bagno.

"Chi cazzo è a quest'ora?" sbottò Katsuki tornando alla sua classica espressione imbronciata.

"Forse i ragazzi hanno dimenticato qualcosa..."

"Vado io ad aprire." disse il ragazzo alzandosi dalla vasca ed indossando un asciugamano. "Se sono loro li ammazzo."

"A-Aspetta! Almeno vestiti!"

"Chissene frega. Tu finisci di lavarti." concluse il ragazzo addentrandosi in corridoio e chiudendo la porta alle sue spalle.

Afferrai subito la spugna e mi lavai a fondo per poi uscire dalla vasca asciugandomi più velocemente possibile. Indossai i vestiti e mi precipitai in corridoio voltando lo sguardo verso la porta d'ingresso.

"Sono qui, T/N!" disse una voce proveniente dal salotto.

Mi voltai di scatto e vidi la mia Maestra comodamente seduta sul divano intenta a sorridermi. Entrai nella stanza notando che Katsuki non era presente e la donna notò il mio sguardo interrogativo.

"Il tuo fidanzato è andato a vestirsi. Perdona l'ora, ma volevo parlarti al riguardo di domani." disse.

"V-Va bene."

Mi sedetti accanto a lei e la donna mi lanciò uno dei suoi enormi sorrisi prendendo le mie mani tra le sue.

"Allora domani è il grande giorno, inizierai lo stage con Endeavor!" disse.

"Si..."

"Bene, ecco il mio piano. Mi sono già organizzata con lui per degli allenamenti incrociati, così potrai fare pratica e allo stesso tempo lavorare sulla tua seconda Unicità. In base alle sue disponibilità potremmo..."

"Frena, frena, frena... Che intendi per allenamenti incrociati?"

"Beh, semplicemente..." continuò la donna. "Potrai allenare il tuo secondo quirk con Todoroki Shouto in modo che..."

"COL CAZZO!" gridò Kacchan fiondandosi nella stanza e parandosi davanti alla mia Maestra. "LEI LA ALLENA SOLO CON ME! QUEL PEZZO DI NIENTE NON LA DEVE NEMMENO SFIORARE!"

"Oh, che ragazzo gelosone ti sei trovata, tesoro." sorrise la donna ed io non potei fare altro che ridere nel più completo imbarazzo. "Bakugo, non pensi che dopo che vi sarete diplomati e T/N verrà messa in squadra con qualcuno durante un lavoro, dovrà utilizzare la sua Unicità con qualcun'altra che non sia tu?"

"ASSOLUTAMENTE NO! SE NON LA USA CON ME, NON LA USA CON NESSUN'ALTRO!"

"Neanche se da quello dipendesse la sua stessa vita?"

Katsuki rimase interdetto e mi lanciò una veloce occhiata per poi tornare a squadrare la mia Maestra.

"Non succederà." disse il ragazzo abbassando drasticamente il tono della voce, ma mantenendo un'espressione rabbiosa. "Lei non sarà mai in pericolo di vita finché ci sarò io al suo fianco e non ho intenzione di lasciarla sola, quindi il problema non si pone."

"Sei molto sicuro di te, vedo." sorrise la donna.

"Certamente." disse Katsuki con tono solenne.

I due rimasero a fissarsi per alcuni secondi in completo silenzio ed io passavo in continuazione lo sguardo tra l'uno e l'altro chiedendomi come sarebbe continuata quella conversazione imbarazzante.

"Ottimo, in ogni caso l'allenamento di T/N non può essere cambiato." disse la mia Maestra accomodandosi ancora di più sul divano.

"CHE COSA?!" sbottò il ragazzo.

"Calma, calma. Non dovrà per forza baciare Todoroki, basterà che entri in contatto con la sua pelle. Quindi smettila di urlare." lo fermò la mia Maestra.

"Cioè, dovrà... leccare la pelle di quello schifoso?!" domandò il biondo con aria sempre più furiosa.

La discussione stava diventando sempre più imbarazzante e nascosi il viso tra le mani per tentare di nascondere le mie guance ormai violacee.

"Scusate, potete smetterla?" mormorai, ma non venni minimamente presa in considerazione.

"Esattamente, Bakugo. Dovrebbe andarti bene, no?" disse la donna.

"COL CAZZO! NON DEVE NEMMENO AVVICINARSI A LEI O LO FACCIO ESPLODERE SUL SERIO!"

"Uff..." sospirò la mia Maestra alzandosi dal divano. "È meglio che vada. T/N per cortesia, convincilo tu a non attuare un omicidio di massa."

"C-Ci posso provare..." sorrisi imbarazzata.

La donna si allontanò nel corridoio salutandoci e dandomi appuntamento per il giorno seguente ignorando le urla di Katsuki finché non uscì di casa. Calò il silenzio ed osservai il biondo che era ancora intento a scrutare con aria rabbiosa l'ingresso da cui era appena uscita la mia Maestra.

"K-Kacchan..."

"SE QUELLO STRONZO PROVA A TOCCARTI, PRIMA AMMAZZO LUI E POI FACCIO FUORI TE!" gridò avvicinandosi al mio viso puntandomi un dito accusatorio.

"Ehm, Katsuki..." dissi spostando lentamente la sua mano. "Non posso fare altrimenti se voglio allenarmi come si deve."

"MA PERCHÉ NON PUOI ALLENARTI CON ME E BASTA?"

"Perché tu farai lo stage da BestJeanist. E poi potremmo sempre allenarci per conto nostro utilizzando al completo la mia Unicità. Capisci quello che intendo, no?" dissi alzandomi e facendo scivolare le dita lungo il suo petto.

Il ragazzo arrossí e mi trattenne la mano per poi cingermi la vita facendomi aderire completamente al suo corpo.

"Ho detto di no e non mi convincerai così facilmente. " disse serio.

"Mpf..." sospirai. "Devo farlo Katsuki... Non ho intenzione di andare con nessun altro eccetto te se è questa la tua paura. Fidati di me, per favore. Sono seria se dico che sono tua e basta."

Passarono svariati secondi dove il biondo mi squadrò con aria dubbiosa, finché ad un certo punto abbassò la testa appoggiando la sua fronte alla mia.

"E va bene. Ma promettimi che se quel bastardo diviso a metà fa un solo passo falso me lo dici immediatamente." mormorò.

"Lo giuro!" sorrisi.

"E ora ripetimelo."

"Uhm? Che cosa?" domandai.

"Che sei solo mia." rispose Katsuki alzando gli occhi su di me.

Sorrisi di cuore per la dolcezza con cui pronunciò quelle parole e lo strinsi in un forte abbraccio.

"Sono solo e soltanto tua, Kacchan." dissi.

Il ragazzo ricambiò cingendo le sue braccia intorno alla mia vita e fece sprofondare il viso tra i miei capelli lasciando passare infiniti e meravigliosi istanti nel goderci l'uno il calore dell'altro.

"T/N... Posso dirti una cosa?" mormorò trattenendomi tra le sue braccia.

"Certamente..." sospirai con un lieve sorriso.

"Io... Io ti amo, T/N. Davvero tanto."

Sbarrai gli occhi e sentii lo stomaco ribaltarsi dalla gioia percependo una forte commozione stringermi la gola. Quelle dannate parole erano tutto quello che avevo sempre sognato di udire dalle sue labbra e, in quel preciso istante, l'ultimo ingombrante peso nel mio animo si ruppe frantumandosi in mille pezzi. Mi sentivo leggera, come se non avessi mai respirato per tutta la mia esistenza passando la mia intera vita in apnea.

In quell'istante ero tremendamente felice e non feci nemmeno caso alle lievi lacrime che mi rigarono il volto mentre stringevo a me il ragazzo che non avevo mai smesso di desiderare in tutti quegli anni mentre, senza potermi trattenere, sorrisi.

"A-Anche io ti amo, Kacchan... Da morire."

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Capitolo 25
*** Stage ***


T/N POV

 

Quella sera, dopo la dolcissima confessione di Kacchan, ci organizzammo subito per andare a dormire dato che si era fatto ormai parecchio tardi. Ci accoccolammo nel mio letto ed appoggiai la testa nell'incavo della spalla del ragazzo che la accoglieva come se fosse fatta apposta per me. Katsuki mi diede un forte bacio tra i capelli e mi accarezzò la schiena donandomi finalmente la bellissima sensazione di trovarmi a casa. 

"Ringrazia che sono parecchio stanco." disse a denti stretti. "Altrimenti non ti avrei fatto dormire questa notte, poco ma sicuro." 

"Allora credo di non dover ringraziare proprio nessuno." dissi con un lieve sorriso disegnando cerchi con un dito sul suo petto.

Il ragazzo mi lanciò una penetrante occhiata, come se stesse elaborando il mio invito sottinteso, e si lanciò su di me bloccando ogni mio possibile movimento.

"Però non puoi dirmi queste cose, T/N." bisbigliò contro il mio orecchio. "Domani inizia quel cazzo di stage e mi piacerebbe davvero tanto essere al massimo della mia forma, ma se fai così mi costringi ad andare a dormire di là."

"Addirittura, Kacchan...Ti faccio tutto questo effetto?" continuai con un sorriso beffardo.

"Sei davvero una stronza." disse con aria rabbiosa, ma iniziando comunque a baciarmi il collo e lasciando che le sue mani scorressero su tutta la lunghezza del mio corpo. 

"Ma!"esclamò dopo qualche secondo rizzando la schiena. "Io voglio dormire. Quindi non mi convincerai con questi metodi del cazzo."

"EH?! Ma scusa, questo non..." sbottai cercando di alzarmi.

Il ragazzo portò un dito sulla mia fronte facendomi tornare con la testa sul cuscino e mi lanciò un sorriso ironico.

"Tu sei mia, sei stata tu a dirlo. Quindi si fa come dico io." concluse sdraiandosi al mio fianco e dandomi la schiena. "Buonanotte."

"Tks." sbuffai. "Mi sa che lo stronzo qua sei tu!"

"Cerca di dormire, domani ti darò tutto quello che vuoi e anche di più. Lo giuro."

Arrossii alla sola idea e mi voltai dando le spalle a Katsuki aggiustandomi la coperta sui fianchi.

"E va bene. Però non puoi essere sempre così dittatoriale." sospirai. "Buonanotte."

Poco dopo, mentre osservavo il chiarore della luna illuminare il pavimento della mia stanza nel più completo silenzio, sentii Kacchan voltarsi e cingermi la vita in un abbraccio toccandomi la spalla con la fronte.

"Ho intenzione di dire a tutti che sei la mia ragazza, così nessuno potrà più permettersi di avvicinarsi a te, tanto meno quel morto di sonno della sezione ordinaria. A te va bene?" domandò con tono dolce.

"Certo che mi va bene, ma non chiamare Shinso in quel modo. Lo considero comunque un mio amico."

"Come ti pare, ma se ci prova ancora con te consideralo morto."

"Ovviamente..." sospirai.

"Ti amo." disse il ragazzo di punto in bianco. "E non permetterò a nessuno di farti del male, fosse l'ultima cosa che faccio. Anche quel tizio con la maschera, nel caso avesse la faccia tosta di riapparire, finirà all'altro mondo, quindi non avere più paura di lui e fidati di me."

Spostai la mano ed accarezzai lentamente le braccia di Katsuki per poi voltarmi e lasciare che il mio viso sprofondasse nel suo petto.

"Grazie, Kacchan." mormorai con un sorriso.

"Non c'è di che, piccola."  bisbigliò stampandomi un lieve bacio fra i capelli.

 

- - -

 

La mattina seguente dopo esserci lavati e vestiti ci dirigemmo verso il punto d'incontro nella stazione dove venimmo informati da Aizawa su alcune direttive che avrebbero coinvolto lo stage e quando ci diede il via libera, Todoroki si avvicinò a me salutandomi con un leggero inchino. 

"Non so perchè tu abbia scelto di fare lo stage con mio padre, ma spero solo che non ne rimanga delusa alla fine di questa settimana." disse con il suo solito tono serio.

"Tranquillo Todoroki! Sono certa che imparerò davvero molte cose!" sorrisi.

"Lo spero."

"EHY, PEZZO DI NIENTE!" si intromise Kacchan sbraitando verso il mio compagno di stage. "LEI E' LA MIA RAGAZZA ADESSO, SE PROVI A TOCCARLA SARAI MORTO PRIMA DI ESALARE UN FIATO!"

"K-Katsuki, calmati!" dissi cercando di trattenere il biondo. "Non c'è bisogno di fare così!"

"Oh! Quindi vi siete messi insieme finalmente?" si aggiunse Kirishima con un enorme sorriso soddisfatto tirando delle lievi pacche sulla schiena di Bakugo. "Era ora! E bravo il nostro Katsuki che ce l'ha fatta a dichiararsi!"

"SE NON LA SMETTI CONSIDERATI MORTO ANCHE TU, CAPELLI DI MERDA!"

"Non preoccuparti." disse Shouto interrompendo quella strana scenetta. "Non ho intenzione di fare niente alla tua ragazza."

"SARA' MEGLIO PER TE!" sbottò Katsuki per poi afferrarmi un braccio ed iniziando a trascinarmi verso un angolo nascosto della hall della stazione. 

"C-Che stai facendo?" domandai al mio ragazzo, ma poi intuendo le sue intenzioni, mi rivolsi a Todoroki. "Arrivo subito, ok? Scusami tanto!"

Riuscii a vedere Shouto annuire giusto in tempo prima che il biondo mi spingesse in un anfratto che portava ad una stanza di servizio e si avventò su di me baciandomi con forza.

"Ricordati quello che mi hai promesso." disse prendendomi il mento tra le mani. "Se quello stronzo ti tocca..."

"Si, si. Te lo dico subito, sei stato chiarissimo." 

"E fai attenzione. Non cacciarti in qualche guaio del cazzo dato che non potrò raggiungerti subito e tieni il telefono sempre acceso."

"Certo, mamma!" risi causando al biondo una vena pronta ad esplodere sulla fronte.

"Non prendermi per il culo!" sbottò con occhi rabbiosi per poi afferrarmi la nuca e farmi appoggiare la fronte alla sua. "Sono solo preoccupato per te. Non fare cazzate, sono stato chiaro?"

"Chiarissimo." sorrisi.

"Ora andiamo, non voglio fare tardi." disse allontanandosi, ma prima di sparire nella hall si voltò verso di me lanciandomi un sorriso beffardo. "Ci vediamo stasera e ti darò tutto quello che ti ho promesso, d'accordo?"

Annuii ed andai subito da Todoroki esibendomi in un lieve inchino sotto gli occhi del biondo intento ad osservarmi in lontananza.

"Possiamo andare." annunciai.

"Va bene, seguimi." disse Shouto iniziando a camminare verso i binari, ma prima di seguirlo, mi voltai un'ultima volta verso Kacchan facendogli l'occhiolino, dopo di che seguii il mio compagno di stage. 

Sapevo che Katsuki era preoccupato, ma allo stesso tempo non avevo intenzione di limitare i miei allenamenti e le mie interazioni sociali per la sua gelosia esagerata.

 

Una volta sulla banchina del treno, mi posizionai al fianco di Shouto intento a scrutare qualcosa oltre i binari con aria malinconica.

"Tutto bene?" domandai.

"Certo. Perdonami, ma sono curioso. Perchè hai scelto mia padre per il tuo stage?" chiese senza muovere lo sguardo.

"Perchè è il numero due!" sorrisi. "E sono certa che potrei imparare davvero molte cose!"

"Va bene." concluse serio.

Avrei voluto anche io domandargli il perchè della sua scelta dato il difficile rapporto con suo padre, ma la nostra confidenza era minima e lasciai perdere. Dopo essere saliti sul treno ci accomodammo in due posti liberi e il ragazzo mi rassicurò sul fatto che ci sarebbero state solo poche fermate fino all'ufficio di suo padre.

Il telefono vibrò più volte nella tasca e lo presi sospettando una chiamata, ma scoprii una serie di messaggi da parte di Katsuki arrivati uno di fila all'altro.

'Tutto bene?'

'Ohi.'

'E che cazzo, rispondi.'

Osservai lo schermo con aria rassegnata ed iniziai a premere sulla tastiera per rispondere al ragazzo.

'Si, tutto benissimo. Ci siamo a malapena parlati se è quello che vuoi sapere. Cos'è questo attacco di gelosia?' 

Katsuki rispose subito dopo.

'Gelosia?! Che cazzo stai dicendo?! Tienimi informato senza fare storie.'

'Fammi capire bene, ogni volta che Todoroki respira devo fartelo sapere?'

'Se ti respira troppo vicino, sì.'

'Uhm. Ti rendi conto che stai esagerando vero? Non potrò stare tutto il tempo con il telefono. Comunque come ti pare, mammina cara. <3'

'Giuro che questa sera ti ammazzo.'

'Sai che se qualcuno leggesse per sbaglio i tuoi messaggi potrebbe denunciarti? Ne sei consapevole?'

'Ti ammazzerei comunque, ma almeno mi toglierei lo sfizio di farti fuori per le cazzate che spari.'

'Ora è meglio che vada, dobbiamo scendere dal treno. Ti scrivo più tardi.'

'Sarà meglio e rispondi appena ti scrivo. A dopo, stronza.'

 

Sospirai e, dopo essere usciti dalla stazione, seguii Todoroki fino al maestoso luogo di lavoro di suo padre. Varcammo la soglia del palazzo e salimmo le scale fin nell'ufficio dove la mia Maestra mi accolse a braccia aperte.

Endeavor invece mi squadrò dalla testa ai piedi con aria seria come per assicurarsi che fossi all'altezza delle sua aspettative.

"Avevo tutt'altre idee per questo stage nel caso ci fosse stato solo mio figlio, ma dato che la tua insegnante ha insistito tanto, questo primo giorno lo impegneremo in maniera differente." annunciò Endeavor.

"C-Cioè?" domandai sentendo le parole bloccarsi in gola per l'autorità che mi trasmetteva quell'uomo possente.

"Voglio che tu e Shouto combattiate, ma questo alla fine della giornata. Prima la tua Maestra aveva intenzione di farti assimilare il potere di mio figlio per aumentare la tua resistenza."

Tutto ad un tratto, divenne tutto talmente imbarazzante da farmi sentire quell'allenamento molto più pesante di quello che era in realtà, ma cercai di farmi forza; se volevo migliorare quella era l'unica strada.

"V-Va bene..." mormorai.

"Seguitemi." disse Endeavor iniziando a camminare verso l'uscita dell'ufficio e tutti lo seguimmo a passo svelto.

 

Giungemmo in un' area verde alle spalle del complesso dove si trovavano svariati attrezzi per l'allenamento con uno spiazzo di cemento proprio nel mezzo.

"Uso questo spazio per mantenere allenati i quirk dei miei sottoposti, ma oggi sarà tutto vostro." disse l'uomo. "Date il meglio di voi." aggiunse lanciando un'occhiata a suo figlio che si voltò senza dire una parola dirigendosi verso quelli che sembravano essere degli spogliatoi. 

"Vai a cambiarti anche tu, T/N." mi incitò la mia Maestra dandomi una leggera spinta verso Shouto ed io seguii il ragazzo a passo veloce entrando nello stanzino di fianco al suo.

Indossai la mia tuta ed uscii trovando Todoroki già davanti a suo padre al centro del piazzale mentre la mia Maestra mi fece cenno di raggiungerli. Una volta giunta tra loro, la donna ed Endeavor si allontanarono lasciando me e Shouto uno davanti all'altro nel più completo silenzio, assurdamente carico d'imbarazzo.

"Allora...Come funziona di preciso?" domandò il ragazzo.

Mi sentii di morire dentro per l'estrema sensazione di disagio che provai in quel momento e mi inchinai leggermente per nascondere la mia espressione tesa.

"Ehm, io..." mormorai arrossendo violentemente. "Dovrei leccarti un pezzo di pelle, scegli tu quale. Perdonami tanto per averti coinvolto, io..."

"Il dorso della mano va bene?" chiese Shouto ed io alzai lo sguardo su di lui scoprendo i suoi occhi osservare altrove e la sua mano tesa verso di me.

"S-Si..." dissi avvicinandomi e prendendo la sua mano tra le dita. "Dio santo, Todoroki. Scusami davvero per questa situazione imbarazzante..."

"Non preoccuparti." disse il ragazzo. "E' giusto che anche tu alleni il tuo quirk e se è questo quello che ti serve, non vedo il problema."

"G-Grazie..."

"Allora, T/N!" gridò la mia Maestra. "Non vogliamo stare qua tutto il giorno! Datti una mossa! Ah, e ricordati di non esagerare! Assorbi poco potere, non vogliamo rischiare un' altra settimana in ospedale come durante il Festival!"

Le lanciai un'occhiataccia e mi rivolsi poi nuovamente a Todoroki che questa volta aveva spostato i suoi occhi su di me.

"Non preoccuparti, T/C. Fai come se non ci fosse nessuno." disse.

"V-Va bene..."

Cercai di concentrarmi il più possibile e portai la mano di Shouto alle labbra facendo appoggiare la mia lingua sulla sua pelle per pochissimi secondi, poi mi allontanai.

"Ancora scusa, Todoroki." dissi completamente rossa in viso.

"Nessun problema."

 

"Bene!" sorrise la mia Maestra avvicinandosi e mettendosi alle mie spalle. "Ora concentrati come ti avevo insegnato e dimmi quando sei pronta."

Nel giro di pochi secondi, sentii il braccio destro perdere quasi completamente la sensibilità mentre quello sinistro bruciava come se fosse circondato dalle fiamme dell'inferno ed un forte dolore mi pervase il corpo. 

"C-Credo di esserci." biascicai.

"Concentrati sull'obbiettivo, mi raccomando. Porta tutta l'energia nella braccia e cerca di tenerla lontana dal resto del corpo." disse la donna poggiando entrambe le mani sulle mie spalle. "Comincia con il ghiaccio e tenta di contenerlo nell'area in cui ci troviamo."

Raccolsi tutta la forza distruttiva del quirk di Todoroki portandolo negli arti ed alzai di scatto il braccio sinistro facendo scaturire una grande distesa di ghiaccio dai miei piedi fino alla recinzione che delineava in campo d'allenamento e mi inginocchiai a terra per il dolore al braccio e allo stomaco.

"Sei stata brava." continuò la donna. "Ricordati, non lasciare che l'energia ti logori il resto del corpo."

"Si..." mormorai alzandomi.

"Ora il fuoco. Soprattutto in questo caso contienine la potenza."

Alzai il braccio e feci scaturire un'enorme fiamma che andò a sciogliere il ghiaccio creato da me poco prima e sentii la pelle come completamente ustionata.

"Ottimo, ora continua. Voglio un attacco dopo l'altro e man mano sempre più veloci." disse la mia Maestra.

"V-Va bene..."

 

- - -

 

Dopo ore che parvero durare anni, finalmente quella giornata pesante si concluse e mi ritrovai nello spogliatoio per indossare nuovamente la divisa della UA.

Il bilancio dell'allenamento era comunque molto positivo: nonostante la potenza immensa del quirk di Todoroki e la fatica nel controllarlo, non avevo mai perso i sensi e nemmeno sputato troppo sangue. Mi ero resa conto di quanto il mio secondo quirk fosse più un lavoro di testa rispetto a tutto il resto e, togliendo il fatto di aver dovuto leccare la pelle del povero Shouto più volte durante la giornata, anche il nostro combattimento in conclusione delle ore di allenamento mi aveva insegnato parecchie cose, nonostante avessi perso clamorosamente.

Dopo essermi vestita andai a salutare Endeavor, la mia Maestra e Shouto per andare finalmente a casa immaginando già le grida furiose di Kacchan dato che non avevo più avuto modo di toccare il telefono per tutto il giorno. 

"Vi ringrazio tutti per la vostra immensa disponibilità." dissi inchinandomi davanti ai tre.

"Nessun problema, tesoro. Da domani non ci sarò, quindi ti affido alle cure del signor Endeavor, ma gradirei che continuassi ad allenarti con Shouto per il tuo secondo quirk." annunciò la donna stampandomi un leggero bacio sulla fronte per poi allontanarsi verso l'uscita. "Ora devo andare, ho un appuntamento importante! Buona fortuna a tutti!"

Dopo la sua uscita dal complesso, calò un pesante silenzio e mi voltai verso Endeavor per ringraziarlo nuovamente e salutai sia lui che il figlio dirigendomi verso la grande porta a vetri.

"T/C, aspetta." tuonò Endeavor bloccando la mia camminata. "Shouto ti accompagnerà fino alla stazione."

Il ragazzo lanciò subito un'occhiata furente al padre, ma lui lo ignorò continuando ad osservarmi.

"N-Non ce n'è bisogno! Posso andare da sola, la stazione è vicinissima!" sorrisi imbarazzata muovendo le mani davanti al petto.

"Insisto. Avanti, Shouto." disse l'uomo voltandosi per tornare nel suo ufficio. "Ci vediamo dopo a casa."

Anche la sua uscita ci catapultò in un silenzio surreale mentre lo sguardo del ragazzo aveva seguito per tutto il tempo il padre, anche dopo la sua sparizione.

"T-Todoroki...Stai tranquillo, rimani pure qui! Ci vediamo domani mattina!" dissi muovendomi verso l'uscita e facendo aprire le porte a vetro.

"Non preoccuparti." disse Shouto raggiungendomi e superandomi per poi iniziare a camminare lungo la strada. "Andiamo."

"G-Guarda che in questo caso puoi anche non fare quello che ti dice tuo padre..." sorrisi imbarazzata mettendomi al suo fianco. "Posso farcela da sola!"

"Non lo faccio perchè l'ha detto mio padre, lo faccio perchè lo voglio io." disse il ragazzo con aria seria continuando a guardare davanti a sè.

Non so bene perchè, ma arrossii per le sue ultime parole e mi limitai ad annuire camminando al suo passo.

"Allora...Come ti senti?" domandò. "Mi sembrava un allenamento parecchio impegnativo il tuo."

"Beh...Come hai avuto modo di vedere al Festival finivo sempre per farmi male quando usavo la mia seconda Unicità, allora ho deciso di allenarmi!"

"Fai bene. Però durante il tuo combattimento con Bakugo l'hai baciato direttamente, dico bene?"

"Eh, ehm...Si!" dissi arrossendo violentemente. "Con i baci riesco ad assorbire una potenza maggiore!"

"Capisco..."

Dopo pochi minuti giungemmo in stazione e, dopo aver salutato Shouto, mi diressi verso l'ingresso salendo i pochi gradini davanti al complesso.

"T/C." mi chiamò il ragazzo ed io mi voltai subito scoprendo sul suo volto un lievissimo e quasi accennato sorriso. "Mi sono divertito a combattere con te oggi. Ti ringrazio."

Arrossii senza rendermene conto data la dolcezza trattenuta nelle sue parole; quel ragazzo era davvero molto di più di quello che dava a vedere con la sua aria sempre seria.

"A-Anche io, Todor..."

 

"AH?! CHE CAZZO VORRESTI DIRE CON QUESTO?!" urlò qualcuno alle mie spalle e, senza nemmeno voltarmi capii benissimo di chi si trattasse.

Mi girai comunque con espressione rassegnata e tutti i miei sospetti vennero confermati.

Katsuki, circondato da un'aura furente, scrutava Todoroki come se fosse sul punto di attaccarlo ed io sospirai per l'esasperazione in cui mi aveva appena trascinato quel biondo sempre arrabbiato con il mondo. 

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Capitolo 26
*** Gelosia ***


Perdonate l'attesa di questo capitolo, ma per mia immensa gioia sono piena di cose da fare.

Sono qui per informarvi che ci sarà una scena lemon racchiusa nei soliti asterischi. (Se non vi piace leggere questo genere di scene, potete comunque leggere il resto tranquillamente, eh! Vi giuro che non morde! ;D)

Vi amo infinitamente e grazie di cuore per le letture!

 

 

T/N's POV

 

"Kacchan, cosa ci fai qui?"

"Non rispondevi al telefono e mi sono preoccupato, cazzo! Ora andiamo a casa prima che spacchi la faccia a quel bastardo diviso a metà!" disse afferrandomi un polso e trascinandomi verso la stazione.

"Scusalo Todoroki!" gridai verso il ragazzo con un sorriso di circostanza. "Ci vediamo domani!"

Riuscii a vedere Shouto annuire prima che sparissi all'interno del complesso e mi liberai dalla presa del biondo.

"Cosa pensi di fare? Perché venire qui di punto in bianco a fare quella scenata?" sbottai arrabbiata puntando i piedi.

"Non rispondevi al telefono, te l'ho detto! Che  cazzo potevo fare?"

"Un sacco di altre cose! Tipo andare a casa ed aspettarmi!"

"E se quello stronzo ti avesse fatto qualcosa?!"

"Ma ti pare, Bakugo! Hai visto che persona è! Credo che non sarebbe capace di fare del male ad una mosca!"

"Aaah! Fanculo." sbottò allontanandosi verso i binari.

Sospirai rassegnata e lo seguii a passo veloce fino a raggiungerlo sulla banchina in attesa del treno. Notai una scatola segnare perfettamente il tessuto della tasca dei suoi pantaloni, ma non feci domande. Ero arrabbiata con lui e non avevo intenzione di lasciar perdere la questione, Kacchan doveva scusarsi.

Quando salimmo nel vagone nel più completo silenzio da parte di entrambi, Katsuki prese posto in una fila di sedili vuota, ma io mi sedetti dal lato opposto. Questo scaturí nel biondo un'espressione contrariata e parve sul punto di esplodere da un momento all'altro. 

"Siediti qui." sbottò indicando un sedile al suo fianco.

"No. Non mi piace quel tuo atteggiamento." dissi voltando lo sguardo da un'altra parte.

"AH?! Ma davvero non riesci a comprendere la mia preoccupazione?"

"Certo che la capisco, ma devi guardare anche la persona con cui mi trovo al momento e ti ripeto che Todoroki mi sembra proprio incapace di fare del male."

"AAH! MI CHIEDO PERCHE' PERDO ANCORA TEMPO CON TE!" gridò davanti allo sguardo corrucciato degli altri passeggeri per poi alzarsi e sedersi al mio fianco sbattendo la schiena contro il sedile.

Passarono svariati minuti senza che entrambi pronunciammo parola e ogni tanto lanciavo uno sguardo veloce verso il ragazzo scoprendolo a scrutare qualcosa oltre il finestrino con aria arrabbiata. Non volevo affatto litigare per un' idiozia del genere e trovavo tremendamente dolce la gelosia di Kacchan, ma quando arrivava a certi livelli mi dava sui nervi a basta. Mancava ormai poco alla nostra fermata e presi un respiro profondo.

"Non voglio discutere per queste cose, Katsuki." dissi. "Forse ho esagerato nell'arrabbiarmi, ma questa gelosia è davvero troppo."

Il ragazzo non rispose e nonostante i miei seguenti richiami, non accennò a dire una parola. Quando ci toccò scendere, Kacchan scattò in piedi e varcò le porte del treno a testa bassa senza rivolgermi nemmeno uno sguardo. Io lo seguii a passo veloce e lo raggiunsi fino a percorrere con lui la strada tra la stazione ed il mio appartamento. 

"Ora fai tu quello arrabbiato?" chiesi inclinando il capo verso il ragazzo che continuò a non rispondere scrutando con occhi furiosi i sassolini che costellavano l'asfalto. 

"Eddai, Katsuki!" continuai ad incalzarlo attendendo almeno un suo sospiro, ma non avvenne nulla del genere.

Arrivammo a casa mia senza che fossi riuscita a scucire una parola dalle labbra di Katsuki e la cosa mi aveva fatto infuriare sempre di più. Dopo aver aperto la porta, mi fiondai in casa e chiusi Kacchan fuori dall'appartamento che, a quanto pare, non si aspettava nulla di simile perchè iniziò subito a battere con forza i pugni contro l'ingresso. 

"CHE CAZZO FAI? APRI SUBITO!" gridò.

"Che cazzo fai tu, Katsuki! Mi devi rispondere!" dissi tenendo la schiena contro la porta. "Perchè sei così geloso se parlo con Todoroki? Dammi una buona ragione!"

L'inveire sulla porta da parte di Kacchan si placò lasciando spazio ad uno strano silenzio ed io ne approfittai per continuare a parlare.

"Adoro il fatto che tu ci tenga così tanto a me, ma non vedo il motivo di esagerare in quel modo. Avevi accettato che mi allenassi con Todoroki e lui non mi ha nemmeno toccato se è questo che vuoi sapere. Non posso pensare di non poter parlare con nessuno perchè tu potresti arrivare dal nulla a gridare addosso al povero malcapitato ed io non voglio una relazione così malsana, lo capisci?"

Non ottenni nuovamente risposta e temetti che Katsuki se ne possa essere andato conoscendo la sua indole imprevedibile. Aprii leggermente la porta per mettere fine ai miei dubbi e scoprii il ragazzo a testa bassa ancora davanti al mio appartamento.

Sospirai e mi avvicinai a lui prendendogli una mano ed accarezzandola tra le dita.

"Io ti amo, Kacchan. Tantissimo." mormorai. "Quindi devi fidarti, non ho intenzione di andare da nessuna parte senza di te."

Il ragazzo piegò ancora di più la testa e sentii la sua mano tremare.

"Tutto bene?" domandai.

"E' colpa mia." disse. "Mi lascio troppo andare in questi casi, è che...non posso farne a meno."

Senza pensarci troppo, lo strinsi tra le mie braccia facendo sprofondare il viso nel suo petto e dovette passare qualche secondo prima che Katsuki ricambiasse l'abbraccio.

"Non è che non mi fido di te..." continuò. "Non mi fido degli altri, è diverso."

"Lo capisco..." mormorai. "Ma lo sai che se succedesse qualunque cosa saresti la prima persona che chiamerei, non è vero?"

"Si...Lo so." sospirò facendo coincidere la sua guancia con la mia. 

Rimanemmo in quella posizione per svariati minuti godendoci l'uno il profumo dell'altro, finchè Katsuki si staccò dall'abbraccio e mi afferrò il mento tra le dita facendomi alzare il viso verso il suo.

"Cercherò di trattenermi il più possibile d'ora in poi, ma non posso prometterti niente." disse.  "Tanto meno se non rispondi al telefono quando ti chiamo." 

"D'accordo, capo." sospirai con un sorriso.

 

* * * * * 

 

Il ragazzo ringhiò come se la mia leggera ironia l'avesse colpito nel profondo e mi baciò con forza. Senza far staccare la nostre labbra, tastammo alla cieca l'ingresso per trovare la porta e, una volta dentro, il ragazzo mi alzò facendo aderire la mia schiena al muro. La sua lingua richiamò subito la mia per poterla studiare e mentre le sue mani scorrevano veloci lungo i miei fianchi, sentii qualcosa dentro di me accendersi come una vampata inattesa. 

"Ti avevo promesso qualcosa o sbaglio?" mormorò facendo scendere le labbra contro il mio collo.

"N-Non sbagli..." dissi arrossendo.

Il ragazzo mi afferrò subito i fianchi per portarmi fino in camera mia dove mi fece adagiare sul letto. Dopo di che, si mise a cavalcioni su di me e portò il viso a pochi centimetri dal mio cingendomi il mento tra le dita.

"Tu mi vuoi, T/N?" domandò con un sorriso beffardo.

"C-Certo che si...Che domande sono."

"Mi devo trattenere o posso fare quello che voglio?"

"Q-Quello che vuoi..." mormorai arrossendo di nuovo e voltando lo sguardo verso il muro.

"Ottimo." concluse per poi rizzare la schiena e sfilarsi la camicia della divisa rivelando dei muscoli assolutamente perfetti.

Tornò su di me per baciarmi e non potei fare a meno di portare la mani sulla sua schiena facendole scorrere per tutta la sua lunghezza. Più sentivo il calore della sua pelle contro la mia, più sentivo di desiderarlo e mi rendevo conto di quanto l'avessi sempre amato nonostante tutti quegli anni passati lontani. Katsuki mi sbottonò lentamente la camicia e fiondò le sue mani sui miei seni stuzzicandoli e stringendoli con forza. Delle strane vampate di calore risalivano lungo la mia schiena e, più le sue dita proseguivano, più sentivo la mente completamente annebbiata e satura di desiderio. 

Le labbra di Katsuki scesero lungo il mio collo e mentre la sua lingua solcava con una sensuale lentezza la mia pelle, non riuscii a trattenermi ed i miei gemiti si fecero sempre più forti. Poco dopo, una sua mano scese lentamente alzando la gonna della divisa e spostando di lato le mutande rivelando la mia intimità completamente fradicia. 

Sentii il ragazzo sogghignare contro il mio collo e pensai che fosse divertito dall'effetto che riusciva a farmi con quei semplici tocchi controllati. 

"Non muoverti." ordinò scendendo velocemente verso il mio interno coscia e, senza che potessi ribattere, mi sfilò le mutande e portò le labbra sulla mia intimità iniziando a baciarla, leccarla e succhiarla avidamente. 

Si percepiva benissimo dai suoi gesti quanto mi desiderasse ed andava ben oltre ad ogni mia aspettativa: sembrava come affamato di me, dei miei gemiti e di come questi rimarcassero il fatto che io fossi solo e soltanto sua. 

Inarcavo la schiena ogni volta che percepivo quelle potenti e meravigliose fitte venire dal mio basso ventre e strinsi il cuscino tra le dita mentre mi contorcevo dal piacere. Katsuki mi afferrò le cosce per mantenere le mie gambe aperte e tese mentre e la sensazione di appartenergli sotto ogni aspetto mi fece eccitare sempre di più, fino a che non venni dimenandomi contro le sue labbra ancora aderenti alla mia intimità. 

Ansante e a tratti tremante per il potente orgasmo appena provato, lo osservai mentre raddrizzava la schiena e mi osservava con aria di sfida asciugandosi le labbra con il dorso di una mano.

"Allora?" sorrise ironico. "Essere la mia ragazza potrebbe avere i suoi vantaggi, non pensi?"

Non riuscii a rispondere e mi limitai ad annuire provocando nel biondo un ancora più largo sorriso. In quell'istante, sfilò dalla tasca la scatola che avevo visto segnargli i pantaloni in stazione e mi accorsi che si trattava di una confezione nuova di preservativi.

"Posso andare avanti, vero?" domandò aprendola e tirando fuori un pacchettino sigillato.

Lo desideravo davvero tanto.

Annuii con più foga rispetto alla volta precedente e Katsuki trattenne una risata sfilandosi pantaloni e mutande per poter indossare la protezione. Si sdraiò poi su di me ed il suo sorriso beffardo mutò in uno carico di amore e comprensione.

"Se ti fa troppo male fermami, ok?" disse.

"V-Va bene..."

Aiutandosi con una mano, il ragazzo si fece largo dentro di me e, dopo alcune leggere spinte, il dolore passò lasciandomi completamente in balia del piacere più assoluto. L'espressione di Kacchan cambiò nuovamente e gli donò un' aria vulnerabile che non era abituata a vedergli addosso. Era davvero bellissimo. 

Man mano che le sue spinte proseguivano, gli occhi del ragazzo si stringevano sempre di più ed i suoi gemiti si univano ai miei facendoci apparire come una persona sola. Katsuki aumentò il ritmo e compresi che era terribilmente vicino al limite fino a che non lo vidi sbarrare gli occhi su di me ed appoggiare la fronte alla mia boccheggiando alla ricerca di aria. 

 

* * * * *

 

Portai una mano sulla sua guancia accarezzandolo e guardandolo con occhi innamorati, ma con mia sorpresa, il ragazzo mi abbracciò con forza facendo sprofondare il viso nell'incavo della mia spalla. 

"Ti...Ti voglio solo per me..." mormorò ansante. "Non deve averti nessun altro o potrei impazzire per davvero...Dopo averlo ammazzato...ovviamente."

"Lo so, Kacchan. Lo so..." dissi stringendolo e chiudendo gli occhi per godermi quel bellissimo contatto. 

Tra le sue braccia mi sentivo completamente al sicuro, come se niente potesse ferirmi nè tanto meno toccarmi. Quel ragazzo lo amavo davvero tanto.

- - -

I giorni passarono e mi ritrovai a camminare per l'ultima volta lungo gli infiniti corridoi degli uffici di Endeavor. 

Shouto aveva passato le ultime giornate in ospedale con Midoriya e Iida dopo essersi ritrovati a combattere contro Stain, lo stermina eroi, durante un'uscita in cui io non ero presente dato che si era svolta dopo che io ero ormai tornata a casa. Avrei tanto voluto aiutare i tre durante quella difficile notte, ma Izuku mi aveva rassicurato durante una telefonata dicendomi che era stato meglio così o avrei rischiato anche io di rimanere ferita. 

Quel giorno Shouto non era presente e, dopo le ultime ore di allenamento, mi inchinai davanti alla scrivania di Endeavor per ringraziarlo di tutto il tempo che aveva speso per me.

"La ringrazio infinitamente, ho imparato davvero molto." sorrisi.

"Mi fa piacere." disse con tono solenne. 

"Se posso chiedere, non è che può salutarmi Shouto, per favore? Non ho il suo numero e spero che stia bene."

"Certamente."

Detto ciò, lo salutai nuovamente e mi avviai verso l'ingresso quando la voce di Endeavor tuonò d'improvviso nella stanza.

"T/N." 

"M-Mi dica..." mormorai preoccupata voltandomi verso di lui.

"Cosa ne pensi di mio figlio?" 

Rimasi di sasso pensando ad ogni eventuale senso che potesse avere la sua domanda e mi presi qualche secondo per pensarci balbettando alla ricerca della risposta.

"Ehm...Trovo sia davvero bravo e sono certa che sarà un ottimo hero in futuro!" sorrisi imbarazzata sperando di aver azzeccato quello che voleva sentirsi dire.

"Non intendevo quello." sbottò alzandosi dalla sedia e venendomi incontro. 

Si fermò solo quando fu davanti a me e mi sentii parecchio a disagio per la imponenza di quell' uomo dallo sguardo sempre furioso.

"Hai due quirk eccellenti a dir poco e sarebbe uno spreco unirli in futuro a qualche Unicità di basso livello." disse incrociando le braccia. "Quindi gradirei parecchio che mio figlio un giorno si sposasse con te, la vostra prole sarebbe davvero perfetta."

Ero allibita dalla sua proposta e sentii lo stomaco chiudersi all'idea. Shouto era un bellissimo ragazzo, ma nella frase di Endeavor c'era qualcosa di tremendamente sbagliato e fuori posto.

"Nel caso accettassi..." continuò l'uomo notando il mio silenzio. "Ti garantirei il pagamento di tutto quello che ti servirà durante i tuoi anni alla UA e, una volta avvenuto il matrimonio, avrete una grande casa tutta per voi in cui vivere ed allevare i vostri figli al meglio. In poche parole, ti darò una certa e continua stabilità economica."

Diceva quelle frasi surreali con una freddezza assurda, quasi spaventosa, come se i desideri del figlio non fossero assolutamente inclusi nei suoi piani futuri e la cosa mi donò un brivido lungo la schiena. Deglutii a vuoto ed abbassai lo sguardo cercando di calmare uno strano nervosismo che mi stava invadendo le membra: Shouto non si meritava questo.

"Io...non credo sia una buona idea." ammisi.

"Uhm? E perchè?"

"Credo che sia Shouto quello che deve scegliere cosa gli riserverà il futuro. Ora come ora, programmare un matrimonio per il proprio figlio mi sembra molto egoista." 

Calò uno pesante silenzio mentre gli occhi di Endeavor scorrevano veloci su di me come se stesse elaborando qualche piano per convincermi.

"Hai parenti, T/N?" domandò di punto in bianco.

"Non qui in Giappone, ma se pensa di provare a convincere loro, è completamente fuori strada."

"Non preoccuparti di questo, ma gradirei che tu uscissi con Shouto almeno una volta." 

"Se è per far contento lei, signor Endeavor, non ci penso nemmeno." risposi con tono ironico voltandomi e ricominciando a camminare a larghe falcate verso l'ingresso. "La ringrazio di nuovo per quello che mi ha insegnato, ma le consiglio di lasciare in pace suo figlio."

Una volta fuori dal complesso, poggiai la schiena al muro tirando un sospiro di sollievo: finalmente ero fuori da quell'ufficio soffocante. Ero ancora incredula per le assurde parole di Endeavor: non mi aspettavo affatto fosse così infimo da arrivare ad una tale proposta completamente non curante delle aspirazioni e dei desideri del figlio.

Presi il telefono tra le mani iniziando a camminare verso la stazione percorrendo la strada praticamente vuota e mi domandai più volte se sarebbe stata una buona idea chiamare Katsuki per sfogarmi con lui. Le frasi di quell'uomo, ma soprattutto il tono freddo con cui le pronunciò, mi avevano fatta sentire come violata, come se il mio futuro si fosse ridotto ad un' unica strada programmata da altri e mi dispiaceva ancora di più il fatto che con alta probabilità Todoroki si sentisse così ogni santo giorno. 

Purtroppo pensai che raccontare quella strana scena a Kacchan telefonicamente avrebbe provocato nel biondo una qualche reazione imprevista e rimandai a quando l'avrei visto nel giro di pochi minuti direttamente a casa.

Stavo per rimettere il telefono nella tasca quando lo sentii vibrare e mi apprestai a controllare chi mi avesse appena scritto. Come se fosse riuscito ad ascoltare i miei pensieri a distanza di chilometri, Katsuki mi aveva mandato un messaggio riuscendo a riportare la mia mente alla realtà.

'Tutto bene? Io sto tornando a casa ora, ma vado a comprare qualcosa per la cena prima. Cosa vorresti?'

Sorrisi davanti allo schermo percependo il tono calmo delle sue parole e iniziai a premere sullo schermo per digitare la risposta. Camminavo a testa bassa e non mi accorsi di quello che avevo intorno tanto che andai a sbattere contro qualcuno ed alzai di scatto lo sguardo per scusarmi con il malcapitato. 

"M-Mi scusi, non ho visto dove..." mi bloccai di colpo infilando il telefono in tasca e guardando meglio il ragazzo che mi stava osservando.

Non riuscivo a scorgere nettamente il suo viso dato che era in penombra nascosto sotto al cappuccio di una felpa, ma vedevo spuntare delle ciocche di capelli azzurrini leggermente mossi. Il tempo parve fermarsi mentre facevo scorrere gli occhi su di lui che non accennava minimamente a muoversi.

"V-Va tutto bene?" domandai preoccupata.

"Certamente." rispose il ragazzo con voce roca. "Tu sei T/C, non è vero?"

"S-Si...Mi conosce per il Festival Sportivo?"

"Certamente, sei stata davvero brava."

Più lo sentivo parlare e più notai che la sua voce biascicava apparendo a tratti inquietante. Volevo chiudere quella conversazione il prima possibile.

"T-Ti ringrazio!" dissi con un sorriso di circostanza muovendomi per superarlo e riprendere il mio percorso. "Perdonami, ma ora devo proprio andare..."

In quell'istante, sentii una sua mano afferrarmi il braccio e, appena mi voltai, notai che mi stava trattenendo con solo quattro dita. La cosa mi stranii, ma non ci diedi troppo peso.

"Vorrei chiederti un autografo. Pensi sia possibile? Sarai una bravissima hero in futuro e ci terrei davvero molto." disse iniziando a trascinarmi verso un vicolo vicino.

"A-Aspetti! C-Cosa sta facendo?!" dissi dimenandomi.

"Sarà una cosa veloce, lo prometto." 

Riuscii a scorgere un sorriso solcargli il volto e mi si gelò il sangue nelle vene. Non potevo usare il mio quirk fuori dalla scuola, ma se la situazione fosse peggiorata avrei lasciato perdere sicuramente quella regola.

"M-Mi lasci immediatamente!" continuai cercando di liberarmi dalla sua presa e sentii la pelle quasi bruciare sotto alla stretta del ragazzo che mi lasciò subito andare.

Lo spintonai facendolo cadere a terra e mi allontanai di corsa verso la stazione.

Avevo paura e qualcosa dentro di me mi stava informando su quanto fossi stata in serio pericolo.

Sentivo ogni fibra del mio corpo fremere dalla orrenda sensazione che quella strana scena mi aveva appena lasciato e corsi a perdifiato fino alla banchina quasi deserta dei binari diretti verso casa. Poggiai la schiena al muro e mi sedetti lentamente cercando di riprendere fiato. La tensione che mi attanagliava lo stomaco era davvero ingestibile e sentivo delle lacrime cariche di rabbia e paura stringermi la gola.

In quell'istante sentii il cellulare vibrare nella tasca e lo presi subito rispondendo alla chiamata di Katsuki.

'E CHE CAZZO, MI RISPONDI SI O NO? NON POSSO STARE DUE ORE A GIRARE COME UN COGLIONE IN UN COMBINI!" gridò dall'altra parte del telefono.

La voce di Kacchan fece tornare la mia mente impanicata alla normalità e mi sentii come protetta da lui anche se eravamo distanti. Crollai ed iniziai a singhiozzare cercando di liberarmi di quel tremendo peso.

'T-T/N? Cosa sta succedendo?!" domandò Katsuki con tono preoccupato.

"Ho...Ho avuto paura, Kacchan...E' successa una cosa strana..."

'Dove cazzo sei? Vengo a prenderti immediatamente!'

"N-Non ce n'è bisogno...Tra poco prendo il treno..."

'DIMMI DOVE CAZZO SEI, T/N!"

"Sono...ancora alla stazione dell'ufficio di Endeavor..."

'Va bene, non muoverti per nulla al mondo e non provare nemmeno a buttare giù la chiamata finché non sono lì! Continua a parlarmi, sono stato chiaro?!' disse mentre riuscivo chiaramente a sentire l'inizio della sua corsa attraverso il telefono.

"O-Ok..." mormorai asciugandomi le lacrime con la manica della divisa e solo in quel momento notai un particolare inquietante.

Il tessuto nel punto in cui quello strano ragazzo mi aveva afferrato, era rotto in una maniera alquanto strana, come se si fosse scomposto e poi deteriorato. 

La situazione si stava facendo sempre più inquietante.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 27
*** Sicurezza ***


T/N's POV

Continuai a parlare con Kacchan tramite la telefonata finchè non comparve ansante sulla banchina della stazione dove mi trovavo. Quando mi vide, si parò davanti a me inginocchiandosi al mio livello ed entrambi mettemmo via i nostri cellulari. Notai che Katsuki era assurdamente sudato e respirava affannosamente per cercare di riprendere fiato.

"Che è successo?" domandò preoccupato.

"Ma hai corso fino a qui, Kacchan?"

"Aaah! Cosa te ne frega?! Ci avrei messo troppo ad aspettare un qualunque treno. Mi vuoi dire cosa cazzo è successo?" 

Gli raccontai per filo e per segno l'incontro con quello strano tipo e delle tremende sensazioni che mi aveva lasciato. Aggiunsi poi dello strappo sulla manica della mia divisa ed il ragazzo perse svariati secondi ad osservarlo con aria corrucciata.

"Sticazzi, T/N. Lo sapevo che dovevo venirti a prendere, ma tu ti ostini con sta dannata storia della mia gelosia esagerata."

"Si...Lo so."

"D'ora in poi ti seguirò ovunque. Sono stato chiaro?"

"Certo..."

"E se rivedi quel brutto ceffo da qualche parte indicamelo che gli faccio esplodere quel sorrisetto di merda. "

"Va bene..."

Ero ancora provata da quello strano avvenimento e non ero di molte parole, ma la presenza di Katsuki mi stava aiutando davvero molto a placare quelle brutte sensazioni: mi sentivo al sicuro in quel momento.

Dopo qualche secondo di silenzio, Kacchan si piegò verso di me e mi strinse in un forte abbraccio.

"Non voglio che ti accada nulla, T/N...Cazzo, mi hai fatto preoccupare da morire..." mormorò.

"Perdonami..."

"Aaaah! Che cazzo ti scusi?!" disse stringendomi ancora più forte. "Cerca di stare tranquilla, non accadrà più nulla di simile."

"G-Grazie Kacchan..." mormorai ricambiando il suo abbraccio.

Poco dopo, il ragazzo mi aiutò ad alzarmi e prendemmo insieme il treno verso casa. Per tutto il tragitto ci tenemmo per mano e non mi lasciò andare nemmeno per un istante finché non varcammo la porta del mio appartamento. Sentirlo così vicino in un momento come quello era davvero bellissimo e mi sentivo protetta, come se niente al mondo potesse ferirmi.

"T/N..." disse sfilandosi le scarpe. "Riesci ad immaginare cosa volesse quel tipo da te?"

"Non ne ho la più pallida idea..." risposi. "Ma ho una strana sensazione..."

"Che intendi?"

"Probabilmente quello che ha causato la strana rottura della manica era il suo quirk. Ho notato che mi teneva solo con quattro dita quando mi ha afferrato il braccio e forse mentre mi dimenavo ha attivato per sbaglio la sua Unicità. Allo stesso tempo non credo che volesse farmi del male, altrimenti non mi avrebbe lasciato andare su due piedi."

"Penso tu abbia ragione."

"Però... Non so bene il motivo, ma questo avvenimento mi ha fatto tornare in mente quell'uomo mascherato. Durante quella notte orrenda mi disse che ci saremmo rivisti presto e che trovava il mio quirk interessante. Non ho idea del perché ne parlasse in quel modo..."

Katsuki era particolarmente pensieroso e scrutava il pavimento con un'espressione corrucciata. Mi avvicinai a lui e gli presi una mano accarezzandone il dorso con il pollice.

"Perdonami, forse ho esagerato con le supposizioni." dissi. "Poteva essere semplicemente un qualche tipo di maniaco con idee strane e..."

"Mai più." sbottò.

"Uhm?"

"Promettimi che non girerai mai più da sola." disse osservandomi con occhi seri.

"Sicuro, Kacchan..."

"Vieni con me." disse afferrandomi la mano e portandomi verso il bagno.

Una volta dentro, chiuse la porta e mi si parò davanti per darmi un leggero bacio a fior di labbra.

"Ora vorrei che ti rilassassi." mormorò. "Fai sparire tutto il resto a parte me."

Annuii debolmente in tutta risposta ed il ragazzo aprí il rubinetto per riempire la vasca. Mentre lo scrosciare continuo dell'acqua riempiva il silenzio, Katsuki tornò davanti a me ed iniziò a sbottonarmi la camicia della divisa per poi sfilarmela. Non c'era malizia in quel gesto, solo un totale desiderio farmi sentire tranquilla ed accolta nella mia insicurezza.

Dopo di che, anche lui si tolse la divisa da dosso rimanendo in intimo ed io mi levai la gonna sotto gli occhi attenti del ragazzo. Ci spogliammo completamente entrambi ed entrammo nella vasca ormai colma di acqua. Katsuki si sedette alle mie spalle e mi cinse subito in un abbraccio appoggiando il mento sulla mia spalla.

Entrambi chiudemmo gli occhi lasciandoci cullare l'uno dal calore dell'altro e passarono svariati minuti dove nessuno di noi disse una parola, circondati solo da un complice silenzio e dal lento gocciolare del rubinetto.

Tutto quell'amore e quella comprensione quasi mi commossero: mi sentivo la ragazza più fortunata del mondo ad avere accanto una persona come lui.

Katsuki riuscì a darmi la forza di reagire, liberandomi da tutti i miei dubbi sul legame tra l'inquietante ragazzo incontrato poche ore prima e l'uomo mascherato della mia infanzia: l'unico essere capace di farmi provare un profondo sentimento di terrore al solo ricordo della sua figura.

"Domani non abbiamo scuola." mormorò Kacchan interrompendo i miei pensieri. "Ti andrebbe di fare qualcosa?"

Ci pensai un po' su giocando con l'acqua tra le dita, poi mi voltai verso il ragazzo stampandogli un leggero bacio sulla guancia.

"Se ci allenassimo un po'?" proposi.

"Mi pare un'ottima idea." disse Katsuki ricambiando il mio bacio.

"Però non possiamo usare i quirk fuori dalla scuola..." sospirai.

"Conosco un posto dove andavo spesso ad allenarmi negli anni scorsi. È un po' lontano, ma possiamo passare là per questo weekend se ti va."

L'idea di quella vacanza inaspettata con Kacchan mi fece entusiasmare e mi voltai verso il ragazzo con un enorme sorriso.

"Dici sul serio?" domandai.

"Ti pare che parlo a sproposito?" disse con tono serio alzando un sopracciglio.

"Si, si, si!" risi lanciandomi tra le sue braccia e stringendolo con forza mentre il ragazzo quasi scivolò nella vasca.

"Fai piano, cazzo!" sbottò.

"Scusami, Kacchan." sorrisi respirando a pieni polmoni il suo profumo e poco dopo sentii la mano del ragazzo accarezzarmi i capelli con fare amorevole.

Avevo davvero bisogno di passare del tempo in tranquillità insieme al mio ragazzo.

- - -

"Hai preso tutto o no? Siamo in ritardo, cazzo!" sbottò Katsuki sull'uscio di casa tenendo sulle spalle un grande zaino da montagna.

"Si, ci sono!" sorrisi raggiungendolo imbracciando anche io uno zaino.

"Ottimo. Muoviamoci."

Kacchan, essendo sempre stato un patito della montagna, aveva recuperato da casa un paio di zaini e l'attrezzatura adatta per il nostro weekend. Mitsuki era entusiasta della cosa ed insistette più volte nell'accompagnarci, ma il ragazzo aveva rifiutato altrettante volte con il suo solito tono furioso.

Salimmo sul treno e lungo tragitto parlammo del più e del meno, a volte ricordando i vecchi tempi. Le due ore di viaggio passarono in un attimo e scendemmo alla nostra fermata situata in un paesino di campagna.

Non ero mai stata in un posto come quello ed ero ammaliata dal romanticismo e dalla tranquillità che mi ispirava quell'insieme ordinato di case. Osservavo tutto con occhi sognanti e mi emozionavo per ogni minima cosa sorridendo come un ebete.

"La vuoi piantare?!" sbottò Kacchan mentre ero intenta ad osservare un piccolo tempio trovato lungo il tragitto in preda all'emozione. "È un cumulo di pietre come un altro. Vedi di muoverti."

"E va bene..." sospirai contrariata dalla sua mancanza di comprensione per il mio entusiasmo e lo seguii a passo lento tenendo la testa bassa.

Poco dopo, ci ritrovammo davanti ad un piccolo negozio di alimentari gestito da un'anziana signora intenta a prendere il sole all'esterno.

"Mi fermo a prendere qualcosa da mangiare. Aspettami qui." annunciò Katsuki ed io eseguii il suo ordine.

Quando la padrona del negozio lo vide avvicinarsi lo salutò come se lo conoscesse da una vita chiedendogli come stesse dato che era molto tempo che non lo vedeva. Kacchan rispose, ma lo sentii a malapena dato che il loro discorso continuò all'interno dell'alimentari.

Approfittai della sua assenza per scattare diverse fotografie: quel posto era davvero magnifico. Mentre giravo su me stessa cercando le angolazioni migliori, sentii la voce stizzita di Katsuki chiamarmi e mi voltai verso il negozietto con ancora la fotocamera aperta. Guardai l'espressione corrucciata del ragazzo attraverso lo schermo e gli scattai una foto.

"Che cosa diavolo stai facendo?" sbottò avvicinandosi con in mano un sacchetto della spesa.

Nel frattempo aprii dalla galleria la fotografia appena fatta a Kacchan e potei vedere nettamente i suoi lineamenti tesi sullo schermo: fortunatamente la foto era venuta parecchio bene.

"Sei davvero bellissimo, lo sai?" mormorai con tono dolce guardando il telefono.

Il ragazzo stava infilando la spesa nello zaino dandomi le spalle e si voltò di scatto arrossendo violentemente, ma vidi le sue sopracciglia piegarsi in un'espressione furiosa.

"MA TI PARE IL MOMENTO?!" gridò mentre tutti i passanti si voltarono per osservarlo.

"È sempre il momento per dirti quanto sei bello." risposi con tono saccente incrociando le braccia.

Katsuki parve tremare dalla rabbia, ma trattenne l'esplosione che stava per scaturire dai suoi palmi sudati.

"Aaah, fanculo!" sbottò ancora violaceo finendo di mettere le cibarie nello zaino ed io non riuscii a trattenermi lasciandomi sfuggire una lieve risata.

- - -

"Manca ancora tanto, Kacchan?" domandai ansante per la ripida salita che stavamo percorrendo.

"Non fare la fighetta." disse bloccando la sua camminata a pochi metri da me. "Non riesco a credere che una con la tua pessima resistenza mi abbia quasi battuto al festival sportivo."

"Oooh..." dissi con fare ironico. "Allora lo ammetti? Sul serio?"

"Taci e muovi quel benedetto culo." concluse ricominciando a camminare.

Sbuffai e ripresi a seguirlo a passo lento, cercando di non gravare troppo sulle mie gambe doloranti.

Dopo circa due ore di cammino, giungemmo finalmente ad un grande spiazzo circondato da una catena montuosa e coperto di un'erba di un verde talmente acceso da sembrare finta. Una leggera brezza fresca soffiava lungo la valle e donava alla mia pelle sudata un piacevolissimo sollievo.

Lasciai lo zaino a terra e mi sdraiai nell'erba godendomi il fresco e cercando di riprendere fiato, ma Kacchan si piegò subito verso di me con un'espressione corrucciata.

"Non c'è tempo per riposare, lo farai dopo." disse. "Piantiamo la tenda adesso."

Sbuffai e mi misi a sedere ricambiando la sua medesima espressione.

"Certo che sei davvero rigido. Un paio di minuti di respiro non rovineranno di certo il programma." dissi.

"Sei tu che volevi allenarti, no? Vedila in questo modo. Ora alzati e dammi una mano." ordinò tirando fuori la tenda dal suo zaino.

"E va bene..." sospirai mettendomi in piedi.

Allestimmo il necessario per la notte e, dopo la gentile concessione da parte del mio ragazzo del poter riposarmi qualche minuto, decidemmo di iniziare ad allenarci.

Katsuki si sfilò la felpa rimanendo con addosso una canottiera parecchio aderente ed iniziò a fare stretching mentre io mi limitai ad osservarlo per soddisfare  i miei occhi mai saturi della meraviglia quale era quel ragazzo stupendo.

Dopo che ebbe concluso il riscaldamento, si voltò verso di me e mi squadrò con aria seria.

"Quindi se ho capito bene, per allenarti con l'Unicità di quel cretino gli leccavi il dorso della mano?" chiese.

"Il cretino sarebbe Todoroki?" sospirai rassegnata ponendo quella domanda dalla risposta ovvia. "Si, comunque."

"Tks..." sbuffò avvicinandosi a me ed inginocchiandosi al mio livello. "Vorrei che tu facessi attenzione in questi giorni. Arrivare dall'ospedale da qui è abbastanza lunga."

"Certo, capo!" sorrisi portando la mano tesa alla fronte. "L'allenamento con Todoroki è stato parecchio utile! Ora riesco a gestire la quantità di potere che assorbo."

"Meglio così..." mormorò afferrandomi delicatamente per la nuca e avvicinando la mia testa alla sua fino a far toccare le nostre fronti. "Direi di iniziare comunque gradualmente. Prima potrai leccarmi dove vorrai e domani proveremo direttamente con i baci."

Arrossii per il tono sensuale con cui pronunciò quelle parole e deviai il suo sguardo osservando altrove.

"Ehm... Sai che è una frase alquanto freintendibile?"

"Certo che lo so, l'ho detta apposta." sussurrò con un sorriso beffardo. "Chissà se dopo aver fatto l'amore il tuo quirk diventasse ancora più potente."

"Eheh...N-Non ne ho idea..."

"Beh, siamo qui per provare." disse mettendosi in piedi ed iniziando ad allontanarsi dalla tenda. "Ora forza, alza il culo."

Prendendo un respiro profondo, mi alzai anche io e lo seguii nello spiazzo posizionandomi davanti a lui che portò subito le mani sui fianchi lanciandomi un altro dei suoi sensuali sorrisi.

"Sono tutto tuo, T/N." disse con tono compiaciuto. "Leccami dove ti pare."

"P-Perché anche se stiamo insieme trovo tutto così imbarazzante...?" domandai a me stessa grattandomi la nuca.

Katsuki fece un passo avanti a mi afferrò la testa portandola all'altezza del suo collo.

"Comincia da qui, ma non metterci troppo impegno altrimenti farai saltare l'allenamento, poco ma sicuro." disse.

Deglutii a vuoto e mi feci coraggio: in fondo lui era il mio ragazzo, non dovevo farmi così tanti problemi. Sicuramente il suo fare tremendamente sensuale non aiutava a scacciare l'imbarazzo, ma dovevo cercare di essere superiore alla cosa.

Avvicinai le labbra al suo collo e leccai delicatamente la sua pelle. Katsuki piegò la testa di lato esalando un lieve respiro come per trattenersi da fare gesti di qualunque tipo che avrebbero interrotto l'allenamento. Poco dopo mi staccai, ma la mano del ragazzo mi trattenne a se per stamparmi un leggero bacio sulla fronte.

"Ottimo." mormorò. "Ora mostrami un'esplosione, senza esagerare mi raccomando."

"O-Ok..."

Ero ancora satura dalla sensualità che quel ragazzo riusciva a donarmi con davvero pochi gesti e con il semplice tono della sua voce, ma mi allontanai di alcuni metri e puntai il braccio destro verso l'alto trannendolo con l'altro all'altezza del gomito per cercare di attutirne il futuro l'impatto.

Riportai alla mente la sensazione provata durante il festival sportivo e la scansai con tutte le mie forze concentrandomi su quanto imparato nella precedente settimana.

La mia paura più grande era quella di rompermi nuovamente il braccio e concludere già in quell'istante il nostro primo vero e proprio weekend insieme, ma feci appello a tutta la mia forza di volontà.

Quando percepii l'Unicità finalmente pronta, presi un profondo respiro e creai la prima esplosione, ma non riuscii a contenerne la potenza come speravo e caddi all'indietro sbattendo la schiena a terra.

Vidi sul viso di Katsuki dipingersi un'espressione carica di preoccupazione e si lanciò in corsa verso di me, ma prima che potesse raggiungermi alzai una mano facendogli gesto di fermarsi.

"Va tutto benissimo, Kacchan!" sorrisi scattando in piedi. "È stata una sensazione bellissima!"

Ed era assolutamente vero. 
La sensazione di potenza assoluta che ti donava la possibilità di scaturire quelle enormi esplosioni, era qualcosa di indescrivibile. L'avevo già provata durante il festival sportivo, ma in quel frangente ero impegnata a pensare ad altro e non ci avevo dato troppo peso. In quel momento però mi ero resa conto del bellissimo sentimento di onnipotenza che ti faceva provare.

"Meno male..." sospirò il ragazzo tornando al suo posto. "Allora continua alternando le braccia, così non rischi di gravare troppo su uno solo."

"Va bene!" risi entusiasta rimettendomi in posizione.

Essere lì, con il mio ragazzo, a provare gli stessi sentimenti che lo accompagnavano ogni giorno, mi parve in quel momento la cosa più intima e complice che avessi mai provato con una persona e non potevo fare a meno di sorridere prima di concentrare il mio corpo sulla seguente scarica di esplosioni.

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Capitolo 28
*** Stelle ***


T/N's POV

 

Durante le ore antecedenti al tramonto, mi impegnai parecchio nell'allenarmi nell'utilizzo dell'Unicità di Kacchan. Il ragazzo venne più volte al mio fianco tra un'esplosione e l'altra spiegandomi i vari trucchi maturati nei suoi lunghi anni di allenamento e soprattutto di come gestire i vari contraccolpi. Non avrei mai creduto di poterlo dire, ma nonostante le sue continue urla, lo trovai davvero un ottimo insegnante.

Ero ormai esausta e sentivo le braccia andare a fuoco quando il sole tramontò definitivamente lasciando spazio ad un' enorme luna piena che tentava di farsi largo nel cielo rosato.

Mi sdraiai a terra dando riposo ai miei muscoli stanchi mentre Katsuki prese il fornelletto da campeggio ed iniziò a far bollire dell'acqua. Prese poi un piccolo tagliere e si mise a spezzettare delle verdure fresche davanti al mio sguardo interrogativo.

"Cosa stai preparando?" domandai curiosa.

"Ramen istantaneo."

"E le verdure a che servono?" chiesi sedendomi al suo fianco.

"Secondo te?" sbottò lanciandomi un'occhiataccia. "I ramen istantanei fanno pena se non ci aggiungi qualcosa di decente."

"Uhm... Sarà. Io li ho sempre mangiati normalmente."

"Questo è perché probabilmente non sai cosa sia il buon cibo."

"Va bene, va bene..." sospirai con un sorriso di circostanza.

In effetti, quando assaggiai la cena preparata da Katsuki, notai che il solito sapore standard dei tristi ramen istantanei si era elevato particolarmente grazie alle sue aggiunte e gli feci i complimenti, ma rispose stizzito dicendo che un fisico ben tenuto è la chiave per ogni successo. Non ero così d'accordo, ma decisi di non dire altro.

Dopo che mettemmo via le stoviglie, Katsuki entrò nella tenda per prendersi una felpa mentre io mi sdraiai nell'erba per godermi l'avanzare della notte.

Il cielo si stava facendo man mano più scuro ed era a dir poco splendido osservare le stelle farsi sempre più fitte.

Sentii Kacchan uscire dalla tenda e mi lanciò addosso una mia felpa con fare stizzito.

"La sera fa freddo. Mettitela." disse sedendosi al mio fianco.

Obbedii senza fiatare e tra noi calò un bellissimo silenzio mentre entrambi rimanemmo a contemplare le stelle sopra di noi.

"Comunque T/N..." sospirò Katsuki. "Ammetto che mi è piaciuto quello che hai detto a mia madre."

"Uhm? Che cosa?"

"Che nonostante gli anni e tutto quello che ci ha diviso, non puoi fare a meno di starmi addosso." disse lanciandomi un'occhiata beffarda.

In quel momento mi tornò in mente il dialogo avuto con Mitsuki il giorno della cena a casa di Kacchan ed arrossii di colpo.

" Allora avevi davvero sentito tutto... " sorrisi imbarazzata.

"E vorrei vedere. Hai praticamente urlato."

"Ma non è vero!" sbuffai.

"Tks, continua pure a crederci."

Lasciai ai miei occhi il tempo di scrutare il cielo con tutta calma e mi venne in mente un quesito che mi aveva torturato fino ad allora.

"A proposito di confessioni..." dissi mostrandogli un sorriso canzonatorio e poggiando la testa sulla sua spalla. "Cos'era quel mega segreto che Kirishima voleva obbligarti a confessarmi?"

Ebbi appena il tempo di notare le sue guance arrossarsi ed il ragazzo si scansò all'istante facendomi cadere.

"Ma cosa fai?" sbottai rimettendomi seduta e massaggiando il punto in cui avevo battuto la testa.

"Un cazzo. Andiamo a dormire." disse alzandosi di scatto e facendo un passo verso la tenda.

"EH?! E perché?"

"Perché non ho voglia di parlare con te."

"Ma cosa ti prende?!" sbottai mettendomi in piedi. "Non mi pare proprio il caso di rovinare tutto, Bakugo!"

"Fottiti." concluse.

Lo osservai avvicinarsi alla tenda con passo pesante come se fosse terribilmente arrabbiato e decisi di approfittarne.

"Che cosa sarà mai questo segreto? Uno che fa tutto il gradasso come te, ha paura di rispondere ad una semplice domanda?" dissi.

Katsuki si bloccò sul posto e mi squadrò con aria rabbiosa.

"Che hai detto?"

"Che hai paura, mi pare abbastanza ovvio." sorrisi incrociando le braccia ed il ragazzo ritornò verso di me a larghe falcate per poi farmi allontanare con il busto quando si parò a pochi centimetri dal mio viso.

"Io non ho paura di un cazzo, chiaro?" gridò.

"Certo, certo." mormorai con tono saccente.

"Giuro che ti ammazzo."

"Basta ammettere che il gran dio delle esplosioni mortali ha paura di confessarmi un mistico segreto."

"MA CI SENTI? HO DETTO CHE NON HO PAURA !"

"Allora parla."

"NO!"

Gli tirai un pugno mirando direttamente al suo viso, ma come era prevedibile, il ragazzo lo parò senza problemi.

"Che cazzo hai intenzione di fare?" domandò sempre più arrabbiato.

"Battiti con me." dissi con tono sicuro causando nel biondo un leggero stupore. "Se vinco io mi dirai questo fantomatico segreto. Perdonami, ma sono davvero curiosa."

La mia proposta parve accendere una fiamma negli occhi del ragazzo che piegò subito le sopracciglia in un espressione furiosa ma divertita allo stesso tempo.

"E va bene, stronza. Vediamo cosa sai fare."

Con la mano libera caricai un altro pugno direzionandolo verso il suo stomaco, ma Katsuki si scansò all'istante. Deviai i suoi colpi di risposta in arrivo e mi allontanai di qualche passo per poi appoggiare le mani a terra e creare subito un muro che tentò di rinchiudere il ragazzo, ma venne subito distrutto da un esplosione. Nel terriccio che si levò dal suo attacco, vidi Katsuki lanciarsi su di me caricando un altro colpo con il suo quirk, ma riuscii ad evitarlo spostandomi di lato.

"Ti sei indebolito dal Festival Sportivo?" lo istigai. "O hai paura di farmi male?"

"FOTTITI!" gridò gettandosi su di me tentando di afferrarmi un braccio, ma scivolai dalla sua presa.

Attivai il mio quirk sulla felpa e creai delle bende che cercarono di avvolgere il ragazzo senza purtroppo avere successo, ma con mia sorpresa ne afferrò una e mi tirò verso di lui per poi spingermi lontano con una forza inaudita. Si catapultò poi verso di me grazie alla potenza di due esplosioni e cercò di sbilanciarmi per farmi cadere facendo leva su una mia spalla.

Dopo aver toccato la schiena a terra, ne approfittai per tirare un calcio verso le sue caviglie con l'intenzione di fargli perdere l'equilibrio, ma evitò il mio attacco librandosi in aria grazie ad un esplosione ed atterrando a pochi metri da me.

"Va tutto bene, Katsuki?" domandai alzandomi. "Ti vedo abbastanza fiacco."

"Si! Va... Va tutto bene." sbottò piegando la testa verso il basso.

Sicuramente quello non era il Kacchan che conoscevo ed iniziai a preoccuparmi di quello che poteva girare in testa ad uno come lui in quel momento.

"Kacchan... Dimmi cosa c'è che non va."

"Al diavolo!" gridò piegandosi nelle spalle. "Piantala di chiederlo! È tutto a posto!"

"Ti dichiari sconfitto allora?" dissi con tono saccente. "Ammetti che hai paura di confessarmi quel segreto e chiudiam..."

Non ebbi il tempo di concludere la frase che una delle grandi esplosioni di Kacchan per poco non mi prese in pieno e riuscii fortunatamente a scansarla, ma in quel preciso istante, tutto il peso del ragazzo mi arrivò addosso facendomi cadere a terra.

Katsuki era sopra di me trattenendomi i polsi, ma non riuscii comunque a vedere la sua espressione dato che continuò a mantenere lo sguardo basso. Notai che stava ansimando, non per lo sforzo del nostro breve combattimento, ma pareva stesse lottando contro qualcosa di più grande di lui, esattamente come i primi tempi dopo il nostro incontro pochi mesi prima.

"Kacchan..." sospirai con tono dolce. "Dai, se ti fa soffrire così tanto lasciamo perd..."

"Ho pianto." disse di punto in bianco. "Quel giorno, mentre parlavo con Kirishima, ho pianto come un coglione."

Sul mio viso spuntò un delicato sorriso per via della tenerezza che mi trasmise. Era sempre così impegnato nell'apparire forte che si era dimenticato di quanto fosse normale una cosa del genere e l'aveva sempre considerato un peccato mortale per il suo orgoglio.

"Va bene così..." sospirai accarezzandogli una guancia per rassicurarlo.

"Tu..." continuò piegando ancora di più la testa ed afferrando la mia mano per farla aderire meglio al suo viso. "Tu mi hai sempre reso debole e quando sei ricomparsa nella mia vita, cazzo, non ci ho più visto. Distruggevi tutto il lavoro di tanti anni come se nulla fosse e sentivo di non poterlo gestire. Quel giorno, prima dell'esercitazione che abbiamo fatto insieme, quel rompipalle di Kirishima mi aveva scoperto mentre piangevo per la disperazione. Odiavo tremendamente come mi facevi sentire, ma in quel momento gli confessai che... che già allora ero innamorato di te e lui iniziò ad insistere che te lo dicessi."

Riprese ad ansimare dopo aver pronunciato quelle parole con estrema fretta, come se si trattasse di qualcosa di cui si vergognasse terribilmente. Mi raddrizzai con la schiena e feci appoggiare la sua testa nell'incavo del mio collo accarezzandogli delicatamente i capelli.

"Grazie per avermelo detto, Katsuki." mormorai. "Vale davvero molto per me."

Il ragazzo si limitò a sbuffare ricambiando il mio abbraccio.

"Non dirlo a nessuno..." bofonchiò dopo qualche secondo ed io trattenni una risata.

"E a chi dovrei dirlo? Non preoccuparti, non farò nulla del genere..."

"Sarà meglio..."

 

Rimanemmo in quella posizione per alcuni minuti e vidi poi Katsuki allontanarsi dal mio petto.

"Andiamo a dormire." disse rimettendosi in piedi. "Domani dobbiamo alzarci parecchio presto per continuare l'allenamento, non dobbamo rimanere indietro con la tabella di marcia."

"Certo..." sorrisi ancora carica della tenerezza che mi aveva appena mostrato.

"E PIANTALA DI FARMI QUEI SORRISETTI DA RINCOGLIONITA!" sbottò arrossendo e dandomi le spalle. "TI FANNO APPARIRE STUPIDA!"

Nonostante non fosse affatto sua intenzione, il rossore sulle sue guance mi informava che in fondo la cosa non gli dispiaceva affatto e, rapita da una forza più grande di me, scattai in piedi e gli saltai sulle spalle scatenando nel biondo dei movimenti inconsulti nel tentativo di disarcionarmi. 

"MA CHE CAZZO FAI?"

"Ti ricordi i vecchi tempi?" risi. "Lo facevo sempre e vedo che ti dà fastidio ancora adesso, eh Kacchan?"

Il ragazzo si bloccò all'istante non proferendo parola ed immaginai che la cosa potesse averlo urtato più del previsto. Sospirai ed iniziai a scivolare per rimettere i piedi a terra, ma venni bloccata dalle mani di Katsuki che mi afferrarono saldamente le cosce trattenendomi contro la sua schiena. 

"Guarda che non..." mormorai.

"Ammetto..." disse interrompendomi con tono serio ed iniziando a camminare verso la tenda. "Ammetto che questa cosa non mi dispiace più come allora. Continua pure a farlo."

Sorrisi di cuore stringendo Kacchan tra le braccia man mano che ci avvicinavamo al nostro rifugio e, una volta arrivati, mi fece scendere apprestandoci a prepararci per la notte. 

Sfilai la felpa ridotta quasi a brandelli indossando la maglia per dormire e mi voltai per scoprire se il ragazzo mi stesse guardando. Katsuki mi dava le spalle e stava sistemando alcune cose nel suo zaino: mi sarei aspettata una qualche battuta sarcastica dopo avermi osservato mentre mi cambiavo, ma non fu così. Tolsi anche i pantaloncini e mi infilai nel sacco a pelo studiando la schiena del ragazzo intento ad indossare una maglietta a maniche corte, ma tutto ad un tratto si bloccò.

"T/N..." mi chiamò ed io mi appoggiai su un gomito alzando il busto.

"Dimmi."

"Ad essere onesto con te...hai ragione." disse infilando definitivamente la maglia. "Ho una paura tremenda."

"Uhm? E di cosa? Alla fine me l'hai detto quel fantomatico segreto."

"Non intendo questo." continuò sedendosi sul suo giaciglio di fianco al mio e scrutandomi con occhi socchiusi e carichi di preoccupazione. "Ieri sera che hai incontrato quel tipo inquietante...credo di non aver mai sentito il mio cuore battere così forte per la paura. Io...non voglio che ti accada qualcosa di brutto, T/N."

Sorrisi per la tenerezza con cui pronunciò quelle parole e mi misi a sedere al suo fianco prendendogli le mani tra le mie.

"Tu, mio caro Bakugo Katsuki, sei una tra le persone più di buon cuore che io abbia mai conosciuto." dissi.

"Ma che cazzo dici..." sbottò voltando la testa ed arrossendo debolmente. "E' normale preoccuparsi in una situazione del genere, no?"

"Certo, ma adoro questo tuo lato tenero nascosto sotto a quella spessa corazza di rabbia e distruzione. E'...rassicurante."

"Aah!" sbuffò infilandosi nel sacco a pelo e dandomi le spalle. "Mettiamoci a dormire. Buona notte."

"Buona notte, Kacchan..." sospirai con un sorriso per poi sdraiarmi al suo fianco voltando lo sguardo dall'altro lato.

Poco dopo sentii il ragazzo muoversi tra le coperte e lo percepii avvicinarsi a me per poi cingermi in un abbraccio.

"Con me sei al sicuro, T/N. Non voglio più vederti sconvolta come ieri sera, mai più. E farò qualunque cosa purchè questo accada, stanne certa." mormorò stringendomi. "Ti amo."

"Anche io... Grazie di tutto, Kacchan."

 

- - -

 

Il mattino dopo fui costretta da Bakugo ad alzarmi di buona lena per iniziare l'allenamento riprendendo da dove ci eravamo interrotti il giorno precedente. 

Iniziammo a lavorare con l'enorme potenza che mi donavano i suoi baci e man mano riuscii a gestirli sempre più facilmente. Dopo di che mi insegnò ad usare le esplosioni per riuscire a spostarmi velocemente grazie alla forza di fuoco del suo quirk e mi ritrovai ad essere parecchio instabile nel tentativo di lanciarmi da una parte all'altra del campo cadendo più volte rovinosamente. 

Era ormai pomeriggio inoltrato quando sentii i passi di Katsuki avvicinarsi a me intenta a riprendere fiato in mezzo all'erba fresca.

"Mettiamo via tutto, dobbiamo tornare indietro." annunciò per poi iniziare a prepararsi lo zaino.

Annuii e lo seguii nelle sue faccende aiutandolo a chiudere la tenda, dopo di che caricammo i bagagli in spalla ed iniziammo la nostra discesa verso valle. I muscoli mi facevano ancora male, per non parlare delle braccia completamente doloranti per via del quirk di Kacchan, ma cercai il più possibile di resistere prendendolo come la degna conclusione di un estenuante allenamento. Avevo imparato davvero molto in pochissimo tempo e lo dovevo certamente al bravissimo insegnante quale era il mio ragazzo.

Giungemmo finalmente nel paesino di campagna e ci avviammo verso la stazione salutando la vecchietta del negozio di alimentari. La donna ci regalò due gelati ed altrettanti stupendi ciondoli porta fortuna. Quello di Katsuki era di un bellissimo rosso acceso mentre il mio di una delicatissima tonalità di verde.

"S-Signora, la ringrazio ma..." dissi inchinandomi. "Non ce n'era bisogno!"

"Sciocchezze! Ho visto crescere il piccolo Katsuki negli anni in cui veniva fin qui con i suoi genitori ed è bello vederlo ormai tanto adulto da portare la propria ragazza con sè!" disse la nonnina sorridendo. "A proposito, farai un saluto a tua madre da parte mia?"

Lanciai un'occhiata a Kacchan aspettandomi uno sguardo rabbioso per le parole dell'anziana signora, ma scoprii sul suo volto una normalissima espressione seria mentre si inchinava anche lui per ringraziarla.

"Certamente..." sospirò il ragazzo.

Vedere ogni tanto Katsuki non carico di tutta quella rabbia era davvero qualcosa che riusciva a farmi innamorare di lui ogni volta che lo scrutavo con l'intenzione di memorizzare ogni sua assoluta perfezione; lo amavo alla follia per questo.

 

- - -

 

Quando finalmente scendemmo dal treno nella stazione di casa mia, il sole era ormai calato colorando il cielo di un bellissimo arancione acceso. Ci avviammo al mio appartamento e scoprii gli occhi di Kacchan guizzare in tutte le direzioni alla ricerca di qualcosa o qualcuno. 

"Kacch..."

Il ragazzo mi afferrò la mano stringendola con forza continuando a camminare con passo veloce.

"Tieni il passo. Prima arriviamo e meglio è." disse continuando a scrutare con attenzione il paesaggio che ci circondava.

La sua preoccupazione era davvero dolcissima, ma temevo che alla lunga lo avrebbe logorato spegnendo in lui quel poco di spensieratezza che già possedeva e non volevo assolutamente ridurlo in quello stato.

"Ti andrebbe di andare a mangiare fuori questa sera? Ci facciamo una doccia e poi..." domandai una volta giunti nel piazzale del mio appartamento.

"Assolutamente no. E' meglio se rimaniamo a casa."

"Ma..."

"Niente 'ma'! Evitiamo inutili rischi."

"Ma non possiamo vivere così per sempre, Kacchan! Non voglio dover sempre aver paura di quello che si cela dietro ad ogni angolo, non è vita questa!"

"Tu ragioni troppo poco, cretina!" sbottò dandomi uno strattone salendo le scale. "Lo hai capito o no che c'è la tua vita in gioco?"

"E tu ti preoccupi troppo, invece!" dissi liberandomi dalla sua presa quando arrivammo davanti alla porta di casa. "Non voglio limitare le mie giornate per..."

Katsuki stava per rispondermi a tono quando anche lui notò quello che aveva interrotto la mia frase.

La porta d'ingresso del mio appartamento era semi aperta, ma io ricordavo perfettamente di averla chiusa a chiave. 

"Ferma." ordinò il ragazzo posizionandosi davanti a me. "Stammi attaccata al culo, ok?"

"N-Non sarebbe meglio chiamare la polizia o qualcosa di simile?"

"Vieni." concluse non curante della mia domanda aprendo lentamente la porta.

Quello che riuscii subito a vedere erano tutte le mie cose completamente in disordine e gettate a terra; pareva che fossero entrati dei ladri.

Seguii Kacchan perlustrando tutta l'area della casa, ma non trovammo nessuno.

"Chiama comunque la polizia." disse il ragazzo mentre dava un occhiata sul balcone della cucina. 

"C-Certo!" dissi cercando il telefono nelle tasche.

Sentivo una strana angoscia prendere possesso delle mie viscere all'idea di quello che sarebbe potuto succedere se io o Katsuki ci saremmo trovati lì all'arrivo dei ladri e composi il numero delle emergenze mentre il ragazzo inginocchiato frugava tra gli oggetti caduti a terra.

"T/N..." mi chiamò Kacchan mettendosi in piedi dandomi le spalle per poi voltarsi verso di me stringendo tra le dita un coltello dal manico usurato in una maniera alquanto strana. 

Lo scrutai con attenzione e riconobbi quel deterioramento particolare: era lo stesso della manica della mia divisa causata dal tipo inquietante incontrato pochi giorni prima.

Deglutii a vuoto ed osservai Katsuki con occhi carichi di ansia e di una profonda paura.

"Cosa avevi detto prima?" domandò retoricamente il ragazzo poggiando il coltello sul tavolo. "Pensi ancora che io mi preoccupi troppo?" 

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Capitolo 29
*** Rottura ***


T/N's POV

Dopo aver informato la polizia, contattai immediatamente la mia Maestra informandola di quanto avvenuto e dopo pochi minuti giunse davanti alla mia porta respirando affannosamente per la corsa.

"Come ti senti, tesoro?" domandò con voce preoccupata prendendomi il viso tra le mani.

"Sto bene, dico davvero."

"Per fortuna che questo weekend sei stata via con Katsuki! Non oso immaginare quello che sarebbe potuto succedere!"

"Già..." sospirai.

Kacchan comparve alle mie spalle e la mia Maestra lo ringraziò per essermi stato accanto. Subito dopo arrivò anche la polizia e raccontai loro quanto accaduto non tralasciando neanche i miei sospetti sullo strano tipo incontrato pochi giorni prima. Presero appunti promettendomi di indagare sul caso e mi consigliarono di passare la notte in un altro posto per evitare complicazioni.

"Dormi da me." disse Katsuki prendendomi da parte. "Non ci saranno altri problemi."

"N-Non lo so, Kacchan. Se questo tizio mi sta ancora cercando probabilmente potrebbe scoprire dove vivi e fare del male a te e alla tua famiglia... Non voglio questo..."

"Aaah, niente storie."

"T/N..." si intromise la mia Maestra. "Sarebbe meglio se per un po' venissi a stare da me."

"EH?!" sbottò il biondo. "Col cazzo! Non ho intenzione di lasciarla sola!"

"Katsuki Bakugo, gradirei che tu ti rendessi conto della gravità della situazione."

Le parole della donna lasciarono interdetto Kacchan che rimase a scrutarla con espressione contrariata.

"Me ne rendo conto eccome! Con me è al sicuro!"

"Sei ancora un cucciolo di eroe, pensi davvero di poterla salvare da tutti i Villain del Giappone?"

"Certamente." rispose a tono il ragazzo lanciando alla donna un sorriso beffardo. "Ma non sarò da solo. Unendo il mio quirk con quello di T/N sono certo che potremmo essere una coppia invincibile, quindi si fottano tutti i Villain dell'intero pianeta."

La mia Maestra si limitò ad osservarlo con aria pensierosa e poco dopo incrociò le braccia davanti al petto.

"Certo, potrete esserlo una volta conclusi i vostri anni alla UA, ma per adesso vorrei che T/N rimanesse sotto la mia custodia." disse la donna.

Effettivamente non potevo obbiettare. Il desiderio di Katsuki era molto nobile, ma non avevo intenzione di mettere in pericolo lui e la sua famiglia.

" Kacchan... " mormorai. " Va bene così, in fondo non ha tutti i torti."

"MA SI PUÒ SAPERE DA CHE PARTE STAI?!"

"Come puoi ben vedere, T/N è una ragazza ragionevole. Prendi esempio da lei."

Vidi una vena pulsare sulla fronte del biondo ed ero pronta a trattenerlo qualunque sarebbe stato il suo prossimo gesto.

"Allora vengo anche io." sbuffò Katsuki.

La donna si prese qualche secondo per pensare alla possibile risposta e rivolse poi un dolce sorriso al ragazzo.

"E va bene." disse. "Tanto immagino che anche se rifiutassi, ti scoprirei a fare le ronde sotto casa mia."

"Poco ma sicuro." disse il biondo con tono di sfida.

"Prendete la vostra roba allora. Ci vorrà qualche minuto a piedi."

Per tutto il tragitto, io, la mia Maestra e Kacchan non smettemmo un attimo di guardarci intorno per scongiurare un qualunque inseguimento e fortunatamente non notammo nulla di strano.

Una volta a casa della mia insegnante, mi stupii nello scoprire il lusso della casa in cui viveva: una villetta di due piani tutta per lei, stanze parecchio grandi, mobili di lusso e colori tenui alle pareti che rendevano tutto particolarmente moderno.

"Vive davvero qui?" domandai appoggiando il mio zaino a terra dopo essermi tolta le scarpe.

"Certo che si! I soldi che mi sono tenuta da parte durante i miei anni di servizio come hero sono serviti a qualcosa!" rispose con un sorriso trionfante.

Ci accompagnò nelle nostre camere insistendo con Katsuki che dormisse in una singola apposta per lui, ma arrivarono quasi alle mani dopo l'inizio di quella discussione ed infine la mia Maestra si arrese.

Ero ancora parecchio stressata dagli avvenimenti di quella sera e dopo che la donna uscì dalla stanza lasciandoci soli, mi sedetti sul letto con gli occhi persi nel vuoto.

Katsuki perse qualche secondo ad osservarmi per poi avvicinarsi ed inginocchiarsi davanti a me accarezzandomi la gamba con un dito.

"T/N..." mi chiamò ed io appoggiai i miei occhi malinconici su di lui. "Non pensare troppo a quello che è successo. Andrà tutto bene."

"Come puoi pensare che andrà tutto bene? Sanno che sono qui e sono riusciti a trovarmi. Ormai sono certa che quell' uomo con la maschera centri qualcosa, me lo sento fin nelle ossa."

"E anche se fosse? Sei tremendamente forte, T/N. Con i quirk che ti ritrovi gli distruggeresti la sua brutta faccia in un attimo."

"Non è delle mie Unicità che non mi fido, ma della mia testa. Temo che quando verrà il momento di incontrarlo, mi ripasserà davanti agli occhi tutto quel sangue e sentirò nuovamente quelle tremende grida di dolore, per non parlare della paura che ho avuto quella notte." dissi portando la testa tra le mani sentendo una forte ansia tramutarsi in lacrime." Temo che non riuscirei a reagire come dovrei... "

Dopo le mie parole calò il silenzio ed anche il lento movimento del dito di Kacchan sulla mia gamba si fermó.

" È tutta colpa mia." mormorò il ragazzo ed io sbarrai gli occhi su di lui.

"Ma cosa stai dicendo..."

"No, sono serio. Se quella sera non fossi stato un coglione non avresti assistito a quella scena e magari quel tipo con la maschera non avrebbe nemmeno saputo della tua esistenza."

"Kacchan..." dissi accarezzandogli i capelli. "Non puoi colpevolizzarti per una cosa successa così tanto tempo fa. In fondo eravamo solo bambini..."

Il ragazzo con uno scatto di mano allontanò il mio gesto che tentava solo di rassicurarlo ed abbassò la testa con aria colpevole.

"Tu... Devi smetterla di essere così buona con me. Ammetti che quello che ho fatto è stato orrendo."

"Te l'ho detto. Eravamo bambini e poi ti ho perdonato molto tempo fa."

Il ragazzo non rispose ed io rimasi ad osservarlo mentre lottava internamente contro qualcosa di più grande di lui. Mi struggevo nel vederlo così abbattuto e vulnerabile, era l'ultima cosa che volevo causargli.

Poco dopo il ragazzo si alzò sbuffando e si sedette sul letto con la schiena al muro incrociando le gambe per poi battere leggermente la mano sul suo petto invitandomi ad avvicinarmi. Sorrisi debolmente e mi mossi verso di lui fino a sedermi tra le sue gambe appoggiando la testa nell'incavo del suo collo. Le braccia di Katsuki mi circondarono immediatamente chiudendomi in un abbraccio caloroso e pieno di preoccupazione.

"Non ti succederà nulla di male, T/N." mormorò abbassando la testa all'altezza delle mie labbra. "Prometterti questo è l'unica cosa che posso fare per provare a rimediare al mio errore."

"Non ce n'è bisogno..." sospirai abbracciandolo. "A me basta che tu lo faccia perché lo vuoi, non mi interessa altro..."

"Non dire cazzate." disse alzando la testa ed osservandomi con aria solenne. "Hai la più pallida idea di quanto io ci tenga a te? Se insinuerai ancora una volta che lo faccio solo per pulirmi la coscienza, non ci penserò due volte per levarmi dai coglioni."

"Certo, Kacchan... Certo." dissi prima di stampargli un leggero bacio direttamente sulle labbra.

Conoscevo il suo orgoglio e sapevo bene che non mi avrebbe mai abbandonato nonostante le sue minacce. Dio solo sa quanto fossi innamorata di quel ragazzo meravigliosamente imperfetto. 

- - -

La mattina dopo fui svegliata dal leggero squillare della mia sveglia e quando cercai di allungare il braccio per spegnerla, Kacchan ancora addormentato, mi trattenne a sé mugugnando debolmente. Quel gesto mi fece una tenerezza infinita e gli diedi un bacio per cercare di ridestarlo.

"Kacchan... Non è da te." mormorai con un sorriso. "Solitamente sei particolarmente scattante la mattina."

"Fanculo..." biascicò allontanandomi da lui per poi scavalcarmi e dirigersi in bagno.

Mentre attendevo il mio turno per andare a lavarmi, andai in cucina e notai la mia Maestra intenta a prepararci la colazione.

"Oh, T/N! Siediti pure, è quasi pronto." disse con un sorriso.

"Non ce n'era bisogno..."

"Su, non fare storie! Lo sto facendo volentieri! Allora, come hai passato la nottata?"

"Bene direi..." dissi prendendo posto al tavolo. "Grazie per aver accettato di ospitare anche Katsuki."

"Ma figurati, tesoro. Sono certa che non mi sarei liberata di lui facilmente. Anche perché credo che la sua ansia nei tuoi confronti sia davvero troppa."

"Uhm? Che intende?"

La donna si avvicinò al tavolo poggiandoci sopra due ciotole colme di riso e del pesce cucinato alla piastra per poi sedersi sulla sedia di fronte a me.

"Beh, ieri notte il tuo fidanzato non ha chiuso occhio." disse con un sorriso dolce. "Sono passata un paio di volte a controllare che andasse tutto bene e sono riuscita a vederlo chiaramente mentre ti stringeva tra le braccia guardandoti dormire! Si vedeva che era parecchio preoccupato! "

Arrossii senza rendermene conto e osservai la mia Maestra con aria dubbiosa mentre si abbracciò muovendo la spalle e mostrandomi un grande sorriso.

" Che bella la giovinezza!" disse. " E tu si che sei stata fortunata, mia cara! "

Aveva assolutamente ragione e non riuscii a fare a meno di sorridere.

Dopo aver fatto colazione, io e Katsuki ci ritrovammo a percorrere la strada che ci separava dalla UA e per tutto il tragitto tentai il più possibile di estorcere informazioni al ragazzo riguardo alla sua nottata in bianco dovuta all'ansia, ma ottenni solo grugniti ed insulti con l'ordine di tacere.

Kacchan passava dall'essere tremendamente dolce all'estremamente insopportabile, ma avevo accettato quel lato del suo carattere da molto tempo ormai.

Quando varcammo i cancelli della UA e ci avvicinammo alle porte d'ingresso della scuola, notai con la coda dell'occhio una chioma violacea stagliarsi davanti agli armadietti.

Shinso Hitoshi stava mettendo a posto le sue scarpe e quando lo vidi sentii una strana stretta all'altezza dello stomaco.

Dopo le ultime cose che erano accadute in sua presenza, mi sentivo parecchio in colpa e non avevo ancora trovato il coraggio di scusarmi. Avrei voluto salutarlo e chiedergli scusa, ma la presenza di Kacchan al mio fianco non avrebbe reso facile la cosa.

Infatti, quando il biondo vide chiaramente che avevo notato Shinso, mi afferrò la mano e cercò di trascinarmi il più lontano possibile, ma io tentai di fermarlo.

Sentendo Katsuki imprecare per via della mia resistenza, vidi Shinso voltarsi verso di me e lo sguardo che mi rivolse fu uno dei più malinconici che io avessi mai avuto modo di osservare in tutta la mia vita.

I suoi occhi parvero stupirsi per un attimo per poi piegarsi in un'espressione triste ed indecifrabile. Adoravo Shinso come persona e vederlo così mi donò una stretta al cuore. Lo vidi poi voltarsi raccogliendo le sue cose e dirigersi verso la sua classe a testa bassa.

Rimasi ad osservarlo mentre spariva oltre il corridoio e alla fine, con il cuore a pezzi, assecondai gli strattoni di Kacchan verso la nostra aula.

"Perché devi ridurti così per lui?" domandò Katsuki.

"Perché è una bella persona e vederlo così mi ferisce..."

"Tks... È solo un morto di sonno."

"Kacchan! Ti avevo chiesto di non dire più certe cose su Shinso!"

"Se ne vada al diavolo!" sbottò il biondo. "Tu sei mia, punto! Non deve permettersi di avvicinarsi a a te!"

"Dio, ti prego. Non voglio aprire nuovamente questo discorso. Sei esagerato come sempre..."

"COSA?! E IO SCEMO CHE MI..."

"Giovane T/C! "

Ci voltammo e scoprimmo AllMight osservarci con il suo solito sorriso trionfante.

"Mi dispiace portarti via dalla tua prossima lezione, ma io e il preside avremmo bisogno di scambiare due chiacchiere con te."

Pensai che probabilmente fosse per quanto avvenuto nei giorni precedenti ed acconsentii senza fare ulteriori domande. Katsuki mi lanciò un'occhiataccia quando seguii il nostro professore verso l'ufficio del preside, ma gli sorrisi cercando di rassicurarlo: sapevo che era preoccupato e che avrebbe voluto partecipare anche lui alla conversazione, ma fortunatamente non aveva nemmeno provato a contestare.

Una volta varcata la porta, vidi il preside Nezu sorridermi come al solito invitandomi a sedermi. Dopo aver preso posto, i due non persero tempo ponendomi subito la loro prima domanda. Mi chiesero di raccontar loro per filo e per segno tutto quello che avevo visto e tutto quello che mi era successo negli ultimi giorni senza tralasciare quanto era avvenuto la fatidica notte di tanti anni prima.

Conoscevano bene i fatti, ma volevano sentirli raccontare da me per un qualche motivo.

"Ottimo, T/C." sorrise il preside. "Ora il tuo professore AllMight avrebbe una domanda da porti. È davvero molto importante e ti chiedo la massima riservatezza al riguardo, pensi di farcela a mantenere il segreto su quello che sentirai da ora in poi?"

"Certo."

"Bene, giovane T/C." disse AllMight portando avanti il busto e stringendo le mani una nell'altra. "Credo di sapere chi sia l'uomo mascherato che hai incontrato quella brutta notte della tua infanzia. Hai mai sentito parlare di... un certo AllForOne?"

Setacciai nella mia mente ogni informazione al riguardo, ma non avevo mai sentito quel nome prima di allora.

" No... Chi sarebbe? "

" È una lunga storia, ma sappi che se si tratta veramente di lui, temo tu sia in grave pericolo. "

" Che intende? "

L' eroe sospirò ed abbassò la testa per un attimo per poi tornare ad osservarmi.

"AllForOne è uno dei Villain peggiori che esistano sulla faccia della terra ed ha la capacità di assorbire i quirk altrui rubandoli completamente."

In quell'istante compresi che poteva essere davvero lui. Quella fatidica notte aveva esaltato parecchio il mio quirk e i miei genitori erano due eroi di un certo livello, non si sarebbero certi fatti sorprendere da un Villain qualunque.

"S-Se così fosse...cosa potrei fare?" domandai con il cuore in gola.

AllMight posò il suo sguardo sul preside mentre sul muso di quest'ultimo spuntava un espressione assurdamente seria, cosa che non era certamente da lui.

"T/C, purtroppo per scongiurare ogni possibile danno alla tua persona, crediamo sia meglio agire evitando il più possibile il problema."

"C-Che intende?"

"Nei prossimi giorni prenderai un aereo per l'Italia e tornerai a stare dalla tua famiglia. Ti raccomanderemo ad uno scuola per eroi del posto per evitare di farti perdere l'anno. La tua Maestra ti accompagnerà e dovresti essere al sicuro."

Mentre pronunciava quelle parole mi sentivo sprofondare sempre di più in una qualche sorta di limbo e senza accorgermene, trattenni il fiato.

" Giovane T/C? " mi chiamò AllMight, ma non gli diedi assolutamente peso.

Tutti i miei sogni, tutto quello che avevo sperato per la mia vita futura e per le piccole gioie di quella presente, si sgretolarono facendomi perdere ogni capacità comunicativa.

La scelta più logica sarebbe stata quella di assecondare la loro richiesta, ma l'idea di gettare al vento tutto quello che avevo costruito mi fece rabbrividire.

-C-Cosa dovrei fare? -

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Capitolo 30
*** Speranza ***


T/N's POV
 

Uscii dall'ufficio del preside con il cuore in gola e mi diressi a passi lenti verso la mia classe.

Ripensando a tutto quello che era appena successo sentii alcune lacrime pregarmi per avere la possibilità di liberarsi, ma le trattenni il più possibile.

Probabilmente ci sarebbe stato un modo per risolvere quella orrenda situazione.

Arrivata in aula mi sedetti al mio banco tenendo la testa bassa sotto agli sguardi interrogativi dei mie compagni. Dopo aver tirato fuori dallo zaino il mio quaderno per prendere appunti sulla lezione, alzai gli occhi verso Kacchan. Mi stava osservando con occhi corrucciati sorreggendo il mento su una mano e poco dopo lo vidi voltarsi per cercare qualcosa nella tasca.

'Cosa è successo? Non mi piace il cazzo di muso che hai.' mi scrisse poco dopo via messaggio.

'Ne parliamo dopo.' risposi in maniera sintetica per poi tornare a seguire la lezione, ma ci guadagnai solo un'altra occhiata truce da parte del biondo che cercai in tutti i modi di ignorare.

Quando le lezioni della mattina terminarono lasciando spazio alla pausa pranzo, Katsuki si avvicinò a larghe falcate afferrandomi per un braccio e trascinandomi nel corridoio in direzione del cortile.

"K-Kacchan, guarda che ce la faccio a camminare da sola!"

"Zitta e muoviti."

Giungemmo finalmente nel retro della scuola e solo allora il ragazzo mi liberò posizionandosi davanti a me.

"Allora?" disse con tono solenne incrociando le braccia.

Presi un respiro profondo e gli raccontai tutto quello di cui i professori avevano discusso con me nell'ufficio del preside e per tutto il tempo il ragazzo mi ascoltò con gli occhi sbarrati, misti tra rabbia e incredulità.

" E niente, nei prossimi giorni dovrò prendere un aereo per tornare a casa in Italia in modo da..."

"CHE COSA?! STAI SCHERZANDO, VERO?!" gridò Katsuki afferrandomi nuovamente il braccio.

"N-No, purtroppo..." mormorai abbassando lo sguardo.

"COL CAZZO CHE TE NE VAI, SONO STATO CHIARO?!"

"K-Kacchan, non credo di avere libertà di scelta in merit..."

"STICAZZI! SE DICO NO È UN NO! A COSTO DI FAR ESPLODERE TUTTI I CAZZO DI AEREI DEL GIAPPONE!"

"Per favore, calmati un at..."

"NO! TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE MI STAI CHIEDENDO?"

"N-Non ti sto chiedendo niente..."

"È INVECE SI! MI STAI CHIEDENDO DI PASSARE I PROSSIMI ANNI DELLA MIA VITA SENZA DI TE E QUESTO NON LO ACCETTO! MI SEMBRA DI ESSERE STATO ABBASTANZA LONTANO DAL TUO CULO IN QUESTI ANNI E TU NE VUOI ALTRI? SII ONESTA! "

" N-No... Ovvio che no. "

" ALLORA RIBELLATI, CAZZO! " sbottò afferrandomi entrambe le spalle. "IMPUNTATI! FAI QUALCOSA! FAMMI VEDERE CHE CI TIENI ALMENO LA METÀ DI QUANTO CI TENGO IO!"

Quelle parole mi ferirono nel profondo, ma avevano perfettamente senso anche se la verità era ben altra. 
Ci tenevo da morire al pensiero di restare al suo fianco, ma allo stesso tempo l'idea di incontrare quell'uomo mascherato mi spaventava parecchio e Kacchan lo sapeva fin troppo bene.

"E SE IL PROBLEMA È QUEL PEZZO DI STRONZO MASCHERATO, VADA A FARSI FOTTERE! NON RIESCI DAVVERO A RENDERTI CONTO DI QUANTO TU SIA FORTE?! PER NON PARLARE DI QUANDO SIAMO INSIEME?! DOVRESTI SOLO AVERE UNA VOGLIA MATTA DI INCONTRARLO PER FARGLI IL CULO A STRISCE E VENDICARTI DEGLI ANNI DI MERDA CHE TI HA FATTO PASSARE! "

Aveva ragione. Di nuovo.

Ma qualcosa dentro di me mi informava di quanto invece le cose sarebbero andate nel peggiore dei modi ed io non avrei potuto fare nulla per evitarlo.

Avevo gli occhi al limite del pianto ed il ragazzo lo notò per poi prendere un respiro profondo e cingermi entrambe le guance con i palmi delle mani.

"T/N. Pensi che abbia detto una valanga di stronzate?" domandò con tono serio.

Scossi la testa in un cenno negativo ed il ragazzo sospirò chiudendo gli occhi per poi tornare ad osservarmi con occhi addolciti rispetto a quelli di qualche secondo prima.

"Tu... Ci tieni a stare con me, non è vero?" domandò.

"O-Ovvio che si! Che domande fai? "

"Allora cerchiamo una soluzione a questo casino. In fretta." annunciò liberandomi dalla sua presa.

Dopo di che, abbassò il suo zaino dalla spalla e tirò fuori due bento ben confezionati.

"Me li ha dati la tua vecchia prima di uscire." disse porgendomeli entrambi. "Và a sederti tra gli alberi ed inizia a mangiare, io arrivo subito."

Presi i bento ed osservai il ragazzo allontanarsi in direzione dalla scuola. Più si avvicinava all'edificio più accelerava visibilmente il passo mentre stringeva con forza i pugni per poi nasconderli nelle tasche. Lo vedevo che era teso e comprendevo appieno la sua ansia in merito alla situazione, ma la cosa che mi preoccupava di più era che probabilmente non avremmo risolto nulla e me ne sarei dovuta andare comunque.

Mi sedetti tra gli alberi ed aprii il primo bento iniziando a mangiare nonostante avessi lo stomaco chiuso lasciando che il mio sguardo vagasse tra le chiome colme di foglie scosse da una leggera brezza.

Nonostante avessi mangiato con calma, quando conclusi il mio bento, Kacchan non era ancora tornato e mi feci mille domande su dove potesse trovarsi. Conoscendolo, pensai che si fosse catapultato dal preside per imprecare come solo lui sapeva fare riguardo alla mia partenza e sperai che fosse andato tutto per il meglio.

Poco dopo, sentii un tonfo provenire da qualche parte tra gli alberi e mi alzai per andare a controllare.

Vidi Katsuki a testa bassa dopo aver tirato un forte pugno ad uno dei tronchi ed era intento a respirare pesantemente. Riuscii a notare che le sue spalle tremavano con scosse irregolari e mi si strinse il cuore davanti a quella visione. Gli sfuggì un lieve gemito e, con mia enorme sorpresa, compresi che stava piangendo.

Non l'avevo mai visto in quello stato e mai mi sarei aspettata di vederlo. Così vulnerabile, ma comunque così orgoglioso da cercare di mantenere un basso tono di voce per non farsi sentire da nessuno; tutto per causa mia.

Mi avvicinai lentamente e quando fui a pochi passi da lui, Katsuki si voltò di scatto.

"CHE CAZZO VUOI? CHI TI HA DETTO DI..."

Si bloccò quando finalmente notò che sul mio viso era spuntato un sorriso dolcissimo e carico di amore nei suoi confronti.

"C-... CHE CAZZO È QUEL SORRISO?! TI PARE IL MOMENTO DI SORRIDERE COME UN EBET..."

Mi precipitai su di lui abbracciandolo con forza lasciando che il mio viso sprofondasse nella sua divisa per poter godere del suo profumo e lo sentii irrigidirsi come se quel contatto lo avesse infastidito.

" Sto davvero con il ragazzo migliore del mondo..." sospirai accarezzando il suo petto con la guancia e riuscii a percepire l'indecisione di Katsuki nell'allontanarmi o meno, ma lo strinsi ancora di più nel mio abbraccio.

"Tks..." sbuffò Kacchan scuotendo la testa di lato. "Sei... Sei un'idiota..."

"Oh, lo so benissimo..."

"Basta che tu sia la mia idiota. Non mi interessa altro."

"La penso come te..."

"Allora se proverai ad andartene sappi che ti farò male."

"Oh, oh." dissi alzando lo sguardo ed osservandolo con occhi maliziosi. "In quale senso, Kacchan?"

Qualche linea di rossore comparí istantaneamente sul viso del ragazzo e provò ad allontanarmi senza avere successo.

"MA SEI SCEMA? TI PARE IL MOMENTO?!" sbottò, ma quello che ci guadagnò fu solo una mia risata a denti stretti. "TI FA RIDERE LA COSA?!"

"Ahah! Abbastanza, direi."

Katsuki si staccò definitivamente ed iniziò a camminare verso il punto in cui avevo lasciato i bento.

"Ho fame. Muovi il culo." disse a testa bassa.

"Katsuki."

Il ragazzo si voltò di poco nella mia direzione lanciandomi un'occhiata corrucciata.

"Ho detto di muoverti, T/N. La pausa è quasi..."

"Grazie. Grazie per tutto quello che provi per me. Ti amo tanto." dissi con un lieve sorriso.

Kacchan tornò subito a guardare davanti a sé, ma ebbi la sensazione che stesse sorridendo quando riprese a camminare.

"Anche io, T/N. Anche io..."

- - -

Le lezioni del pomeriggio passarono particolarmente lente quel giorno e quando finalmente la campanella suonò ci riversammo tutti in cortile per tornare a casa.

In quel momento mi tornò in mente Hitoshi e l'occhiata che ci eravamo dati di sfuggita quella stessa mattina. Avrei voluto chiarire con lui alcune cose sia nel caso fossi dovuta partire sia se fossi riuscita a rimanere: l'idea che provasse odio nei miei confronti mi terrorizzava.

Noi della 1A eravamo stati i primi ad uscire e fu allora che mi fermai di colpo rivolgendo a Katsuki un grande sorriso.

"Ho dimenticato una cosa in aula, aspettami qui! Arrivo subito!" dissi iniziando a correre verso la classe.

"Non metterci troppo!" gridò il biondo con aria corrucciata.

Facendo slalom tra la folla di studenti, cercai senza sosta il volto di Shinso e non ebbi risultati finché non giunsi davanti alla classe della sezione ordinaria. Diedi un'occhiata all'interno e finalmente vidi la suo chioma viola muoversi leggermente mentre Hitoshi inseriva le sue cose nello zaino dandomi le spalle.

Portai una mano sullo stipite della porta e mi schiarii la voce.

"Shinso..." lo chiamai, ma il ragazzo mi ignorò completamente.

Fu allora che con il cuore in gola feci il mio primo passo all'interno dell'aula, ma Shinso si gettò lo zaino su una spalla e mi superò come se nulla fosse. Mi voltai di scatto e lo fermai trattenendolo per una manica, ma il ragazzo non accennò a voltarsi.

"S-Shinso, io..." mormorai a testa bassa. "Ecco, io vorrei scambiare due parole con..."

"Dove ho sbagliato?" domandò abbassando lo sguardo.

"C-Che intendi dire?"

"Voglio sapere in che cosa ho sbagliato, T/C." sbottò voltandosi finalmente verso di me ogni mostrandomi degli occhi stropicciati da un forte malessere. "Non valgo abbastanza? Mi trovi orrendo? Pensi che io sia un povero sfigato? Hai paura di me?"

Ad ogni domanda si era avvicinato sempre di più costringendomi ad indietreggiare fino a che non andai a scontrarmi contro uno dei banchi bloccando ogni via di fuga da quegli occhi penetranti.

" C-Cosa ti fa pensare che... " mormorai con un lieve sorriso di circostanza.

" Te lo chiedo per favore." disse appoggiando le mani sul banco a cui ero appoggiata ed abbassando la testa. "Sii onesta con me. Devo... Devo sapere cosa ha quel tipo che io non ho... Ho bisogno di saperlo, poi non ti stresserò più, lo giuro."

Era davvero dolcissimo in tutta quella sua insicurezza e mi ritrovai a sorridere di cuore.

"Tu non hai nulla che non va. Sei davvero dolce, comprensivo e il tuo buon cuore va oltre ogni logica, quindi non colpevolizzarti per questo."

"E allora perché..."

"Sono innamorata di quel ragazzo da tanti anni, Shinso. Per quanto mi sia sforzata di odiarlo o dimenticarlo non ci sono mai riuscita, va... Va oltre ogni mia comprensione. Non hai alcuna colpa."

Il ragazzo tolse le mani dal banco raddrizzando la schiena e continuando a scrutare il pavimento con aria sofferente.

"Dici... Dici davvero?" domandò.

"Certo che si! Mi piacerebbe tornare a parlare con te come quando ci siamo conosciuti... Mi trovo bene in tua compagnia."

Scese un pesante silenzio e ne approfittai per osservare ogni lineamento del viso del ragazzo stretti in un' espressione contrita. Emanava una strana dolcezza ed ero certa che se i miei sentimenti verso Katsuki non ci fossero mai stati gli avrei dato sicuramente una possibilità, ma amavo troppo quel biondino isterico per poterci pensare seriamente.

"Lascia... Lascia che ci pensi un po', per favore..." mormorò poco dopo.

"Certamente..."

Quando il ragazzo si voltò per dirigersi verso il corridoio, entrambi ci bloccammo nel vedere Katsuki intento ad osservarci sullo stipite della porta con le mani in tasca ed un'aria furente.

Già riuscivo a sentire le sue urla rimbombarmi nella testa, ma con mia enorme sorpresa non avvenne nulla del genere.

Shinso fece finta di nulla e proseguí la sua camminata verso la porta superando Kacchan che gli lanciò subito un'occhiataccia.

"Ci vediamo." salutò Hitoshi sparendo nel corridoio mentre gli occhi di Katsuki lo seguirono per tutto il tragitto.

Quando riportò lo sguardo su di me, il biondo prese ad avvicinarsi a larghe falcate nella mia direzione ed io scattai sulla difensiva portando le mani davanti al petto.

"K-Kacchan, non è come pensi! Giuro che non è successo nul..."

Il ragazzo mi baciò con foga trattenendo il mio viso contro il suo dopo avermi afferrato la testa con entrambe le mani e poco dopo la sua lingua giunse in maniera prorompente per cercare la mia. Ci baciammo per infiniti secondi che parvero ore e subito dopo il ragazzo allontanò le mie labbra dalle sue continuando a stringere la mia testa tra le mani e mi osservò con occhi corrucciati.

"Ti lascerà in pace adesso?" chiese a denti stretti.

"Beh, io... Io gli ho detto come stanno le cose e..."

"Si, l'ho sentito."

"Ecco... Quindi credo che andrà tutto per il meglio d'ora in poi, ma non voglio perderlo come amico."

"Tks." sbuffò il ragazzo dandomi un leggero schiaffetto sulle guance. "Come ti pare, ma se cambierà idea e proverà ad allungare le mani, lo ammazzerò seduta stante. Già quando l'ho visto così vicino, mi era salita una gran voglia di farlo saltare in aria."

"Ti ringrazio per non averlo fatto, Kacchan... E non credo che Shinso farebbe qualcosa di tanto meschino."

"Sarà meglio per lui. Ora andiamo." concluse afferrandomi un polso ed iniziando a trascinarmi verso l'uscita.

Il fatto di non aver urlato e di non aver nemmeno provato ad attaccare Shinso, erano state enormi prove di fiducia da parte di Katsuki e non potevo che apprezzare quel suo gesto dal più profondo del cuore.

- - -

Una volta arrivati a casa della mia Maestra, la trovammo intenta a preparare la cena e ci accolse a braccia aperte. Ci sedemmo entrambi al tavolo della cucina per raccontarle del dialogo avvenuto con il preside quella mattina, ma scoprimmo che era già stata contattata telefonicamente dalla scuola.

"Beh, credo sia la cosa migliore per te, T/N." disse la mia Maestra.

"COL CAZZO!" sbottò il biondo scattando dalla sedia. "LEI NON DEVE ANDARE DA..."

"Calma, calma..." sospirò la donna portando entrambe le mani sotto al mento. "So bene che nessuno di voi è d'accordo con questa decisione e penso che ci sia un modo per convincere il vostro preside a fare un eccezione."

"E sarebbe?"

"Temo che sia un'idiozia. Preferirei parlarne prima con AllMight se possibile, ma credo che sia l'unica opzione che abbiamo e gradirei anche un vostro parere. "

"Certo. Ci dica tutto." dissi iniziando finalmente a vedere un barlume di speranza in fondo a quel tunnel oscuro in cui mi trovavo dove fino a quel momento temevo di non avere alcuna via d'uscita.

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