Brave enough to...

di Flos Ignis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fight ***
Capitolo 2: *** Believe ***
Capitolo 3: *** Die ***
Capitolo 4: *** Live ***



Capitolo 1
*** Fight ***


Fight




La mitezza della primavera era sempre piaciuta ad Aizawa Shota.

Mal sopportava il rigido clima dell'inverno o l'eccessiva calura estiva, poiché incupivano il suo umore già naturalmente predisposto all'insofferenza.

Ma l'azzurro del cielo che lo sovrastava in quel momento, mentre la natura si stava preparando a rinascere a nuova vita, era in grado di portare un certo equilibrio al suo animo ombroso.

Quell'incantevole celeste rappresentava l'unica eccezione della sua vita: aveva sempre visto le cose bianche o nere, senza possibili scappatoie.

O sei un hero o sei un villain.

Shota, per un periodo, non era stato certo di cosa volesse diventare.

Aizawa Takao*, suo padre, era stato un poliziotto esemplare fino al suo ultimo respiro. Era scomparso troppo presto dalla sua vita a causa di uno spacciatore che aveva inutilmente cercato di arrestare, il quale era stato però sovrastato dagli eroi pochi giorni dopo.

La rabbia poteva essere un'amica crudele, ma peggiore di qualunque altra cosa era stata la straziante agonia di camminare su un filo sottile, in bilico tra la decisione di perseguire la strada che suo padre gli aveva insegnato essere giusta o quella della vendetta. Aveva rimuginato a lungo, portando un disperato lutto nel cuore, nascondendosi nell'orgoglioso silenzio tipico degli adolescenti. Per molte settimane aveva mangiato poco e dormito ancora meno, ignorando la preoccupazione dei parenti che lo avevano accolto.

Era stato quel cielo a salvarlo.

Quell'azzurro brillante e tenue al tempo stesso che vegliava da sempre su di lui, immobile e lontano, ma comunque sempre presente.

Era felice che il modo in cui gli era concesso di vedere il mondo avesse la tonalità della volta celeste.

Suo padre e sua madre, invece, avevano potuto vedere solo in bianco e nero fino a quando non si erano incontrati: gli avevano raccontato spesso della meraviglia inesplicabile che sbocciava nel cuore quando si incontrava la propria Soulmate, l'Anima Gemella, poiché grazie ad essa il mondo si rivelava in tutta la sua varietà di toni sgargianti e impossibili da immaginare senza poterli ammirare.

Shota si era sempre ritenuto fortunato a poter vedere l'azzurro del cielo e del mare: a differenza di tutta la sua famiglia, composta da persone con occhi neri e grigi, lui sembrava destinato a qualcuno le cui iridi celesti avrebbero sicuramente fatto invidia alla natura stessa.

Non sapeva se l'avrebbe mai incontrata, ma il semplice fatto che esistesse e avesse degli occhi tanto speciali -straniera, forse? Giapponesi con occhi di un simile colore non ne esistevano molti- lo riempiva di una pace inspiegabile.

E proprio grazie ad essa, osservando il suo spettacolo preferito dalla finestra della sua stanza, aveva fatto la sua scelta.

La Yuuei ora si innalzava davanti a lui, le vetrate riflettevano il colore che era stato la sua salvezza e con il loro scintillio lo attiravano ancora di più verso la strada che aveva scelto.

Combattere.






Note:

* Ho inventato un nome per suo padre, inoltre in seguito ho lasciato intendere che avesse perso anche la madre in precedenza, essendo stato dato in affido a dei parenti.
 
Storia ambientata prima che Aizawa e All Might si conoscano e sappiano di essere Soulmate.

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Capitolo 2
*** Believe ***



Believe




L'eroe professionista Eraser Head non se ne accorse subito, forse perché stordito dall'ingente perdita di sangue, ma era avvenuto un mutamento intorno a lui.

Dapprima riconobbe l'azzurro che lo accompagnava da tutta la vita, ma non stava osservando il cielo: si trattava di un paio di iridi estremamente brillanti, ancora più del sorriso enorme che sfoggiava l'uomo a cui esse appartenevano.

Poi vide il rosso che sporcava quelle enormi mani, poggiate sulla ferita al petto infertagli mentre proteggeva dei bambini dall'attacco di un villain impazzito.

-Fidati di me, andrà tutto bene! Ora ci sono io!-

Avere fede? Poteva provarci... in fondo, aveva appena trovato la sua Anima Gemella







Note:

Sappiate che è stata un'impresa immane scrivere una drabble... sicuramente un'esperienza, ma concentrare così le parole... argh!

Comunque, ho qui descritto il momento in cui Aizawa incontra per la prima volta All Might, nel periodo del lavoro da eroe, prima di diventare insegnante alla Yuuei. E indovinate un po'? L'eroe numero uno interviene per aiutarlo, tamponandogli una ferita e il mondo finalmente appare con tutti i suoi colori. Perchè Aizawa l'ha riconosciuto come suo Soulmate e da qui non si può più tornare indietro.

Spero davvero vi sia piaciuto il capitolo, per quanto breve!


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Capitolo 3
*** Die ***



Die





Aizawa sentiva dolore ad ogni respiro ormai, i suoi movimenti erano drasticamente rallentati dall'inizio dei combattimenti e gli occhi bruciavano tanto da farlo impazzire, ma non poteva permettersi di fermarsi.

Non aveva la minima intenzione di cedere di un solo passo nemmeno in quel momento, mentre si trovava ad affrontare da solo un gran numero di villain che, nella loro infinita arroganza, avevano invaso la Yuuei e attaccato gli studenti.

La sua scuola, i suoi allievi.

Perciò no, non poteva importargliene di meno della fatica che avanzava implacabile, sempre più opprimente ogni volta che i suoi occhi assumevano l'inquietante sfumatura rosso cremisi che era segno tangibile dell'attivazione della sua Unicità.

Non intendeva farsi sopraffare né dai ripetuti attacchi congiunti dei suoi nemici, né dalla stanchezza che sentiva pesargli sempre più sulle palpebre per via del prolungato utilizzo del suo quirk

Doveva proteggere i suoi alunni, erano sotto la sua responsabilità ed era davvero troppo presto perché venissero a contatto con la crudeltà del mondo.

Il dovere di un eroe è difendere gli innocenti, non poteva far preoccupare i suoi ragazzi per lui, doveva essere il loro punto di riferimento. Se il mondo andava in rovina era perché gli adulti non sapevano più fare il loro lavoro e lasciavano in eredità ai giovani un mondo pieno di oscurità e disgrazie, ma lui era diventato un eroe anche per quel motivo: per nutrirsi di tale oscurità e in essa agire, lasciando la luce a chi ne avrebbe giovato più di lui.

Dunque è questa, la tua gentilezza.




Le parole che il suo compagno aveva pronunciato appena pochi giorni prima gli apparvero nella mente, riecheggiando con lo stesso tono di voce che aveva utilizzato All Might, tra il lievemente canzonatorio e l'infinitamente affettuoso.

Aveva assistito dall'ombra al suo "test" del primo giorno di scuola, quello che riproponeva ogni anno per decidere se le nuove leve avessero la stoffa per sopravvivere a quel mestiere così rischioso o se fosse meglio rimandarle subito a casa, risparmiando tempo e sofferenze ad entrambe le parti. Decidendo di continuare a insegnare a tutta la classe che gli era capitata tra le mani quell'anno si era assunto un impegno non da poco, caricandosi sulle spalle le giovani vite di venti anime tra ragazzi e ragazze che non sapevano ancora nulla del mondo, ma che su quel nulla volevano indagare per costruirci la loro intera vita e diventare i pilastri della società di domani. Ma se le colonne portanti sono troppo fragili, tutto quello che viene costruito su di esse è destinato a crollare su se stesso...

Quella stessa sera, abbracciandolo con una delicatezza insospettabile, il suo biondissimo compagno gli aveva sussurrato che era fiero di avere un fidanzato così speciale, dotato di un'infinita gentilezza dietro l'apparenza scorbutica da gatto selvatico.

Aizawa l'aveva guardato male per quel paragone, ma non l'aveva scacciato dal suo fianco. La luce che brillava negli occhi azzurri del suo uomo era una calamita irresistibile per lui, un giorno ci sarebbe affogato e non avrebbe avuto rimpianti. 

Trovava sempre incredibilmente tranquillizzante la sua presenza, non importava che lui fosse un tipo taciturno e solitario per natura, la calda e amorevole presenza del suo compagno di vita era più che sufficiente per farlo sentire in pace, per ricaricare le forze dopo una giornata difficile. Il genuino piacere di vederlo sorridere era una ragione sufficiente per affrontare anche i giorni più difficili, perché quando erano soli lo faceva in modo più contenuto rispetto a come si mostrava in pubblico, ma proprio per quello Aizawa credeva che quel piccolo accenno sul suo volto fosse ancora più speciale. 

Era lo stesso che gli aveva mostrato quasi dieci anni prima, quando era venuto a trovarlo in ospedale dopo averlo salvato, portandolo in tempi record da un medico che gli aveva chiuso la brutta ferita che gli era stata inflitta mentre svolgeva il proprio dovere. All'inizio, l'eroe numero uno si era nascosto dietro un ridicolo mazzo di fiori, quindi Aizawa non l'aveva riconosciuto subito come suo salvatore e Soulmate; ci era riuscito solo quando quell'imponente figura aveva sollevato di poco lo sguardo, rivelando quegli occhi così unici al mondo da non lasciare spazio più ad alcun dubbio. Poi il moro gli aveva fatto notare di essere un uomo e che quei fiori erano di un terribile rosa, allora egli si era scusato con un colpo di tosse e un piccolissimo sorriso.

Era stato in quel momento che Shota Aizawa aveva capito qualcosa che sarebbe stato fondamentale, in futuro.

Forse la sua anima gemella era stata decisa senza che lui avesse voce in capitolo, ma se poteva avere quei pezzi di cielo posati con delicatezza su di lui ammetteva di non essere poi così contrariato dalla scelta che il Fato aveva operato per lui.




Contro gentaglia come quella che gli avevano mandato contro come sacrificabile fanteria non avrebbe avuto alcun tipo di problema, sarebbe stato perfettamente in grado di gestirli tutti quanti fino all'arrivo dei rinforzi in qualsiasi altra situazione e quando questi fossero finalmente giunti sarebbe andato a farsi una sana dormita lunga almeno una settimana. E al diavolo anche All Might, se il suo uomo voleva approfittare della loro improvvisa vicinanza quotidiana in quanto colleghi poteva anche trovarsi d'accordo, ma voleva i suoi spazi e dopo simili sforzi tutto quello che desiderava era sprofondare sotto almeno tre strati di caldi e confortevoli piumoni, circondato da morbidi cuscini e senza scocciatori a svegliarlo di continuo con il loro incessante muoversi nel sonno.

Toshinori, ti amo e tutto quanto, ma alcune notti avrei davvero voglia di mandarti a dormire sul divano a pedate.

La vera difficoltà, in quel momento di crisi in cui non era assolutamente consigliabile distrarsi pensando al suo compagno che lo cercava di notte tra le coperte del loro letto, era rappresentata da quell'uomo con il cervello esposto e la pelle nera che era tanto corazzata da sembrare impenetrabile. 

Quando lo affrontò, nel giro di pochi istanti tutto divenne un caotico vortice di confusione e dolore.

Devastante, annichilente, soverchiante e puro dolore.

Il suo istinto di sopravvivenza, durante la semi incoscienza in cui era stato catapultato dalle terribili ferite, lo aveva aiutato a percepire un pericolo nelle vicinanze, ma quando aveva visto che i suoi allievi erano a un passo dal venire uccisi si era fatto forza e aveva attinto a risorse di energia che non sapeva neppure di possedere e li aveva salvati.

Subito dopo era caduto in uno stato di semplice tormento, a metà tra lo svenimento e il vigile sonno di un soldato. Fu risvegliato solo in parte da un paio di possenti braccia che il suo corpo riconobbe istantaneamente, con la sicurezza mista a fiducia data solo dal tempo trascorso con l'uomo della sua vita.

Non riuscì ad aprire gli occhi, ma anche se in quel momento non poté specchiarsi nel meraviglioso azzurro che l'aveva accompagnato per tutta la vita e che ora amava con tutto se stesso, fu comunque in grado di percepirlo.

Esso vegliava su di lui nella forma di due occhi unici al mondo, caldi nonostante il colore freddo che li tingeva, amorevoli come la persona che lo aveva salvato ancora una volta, per l'ennesima volta.




Passò molte ore incosciente, ma quando si svegliò il suo primo pensiero fu per i suoi studenti.

Erano feriti? Era riuscito a proteggerli? Oppure...

-Stanno tutti bene, Shota. Non devi agitarti, hai bisogno di tempo per guarire.-

-Toshi...nori...- la sua voce era sempre stata tanto roca e graffiante?

-Sono qui. Non me ne vado, ma tu ora devi dormire per poterti rimettere in sesto.-

Sentì la lieve stretta della sua mano nella propria e questo lo calmò abbastanza da riportarlo a uno stato quanto meno ragionevole.

Avrebbe dovuto capire prima di trovarsi in un ospedale, l'odore di medicinali e disinfettante era alquanto rivelatore, ma lo stordimento dell'anestesia e la preoccupazione per i suoi allievi l'avevano accecato.

A proposito di occhi...

-Non ci vedo...-

-Sei bendato, è normale. Hai sfruttato fin troppo la tua Unicità, probabilmente il tuo tempo di utilizzo si è accorciato. In compenso, la vista non dovrebbe averne risentito.-

Non era quello che Aizawa aveva avuto intenzione di dire, ma erano comunque informazioni utili. Ora che gli era stato fatto notare, percepiva il fruscio delle bende e l'oscurità fittizia che producevano davanti ai suoi occhi. Ma, appunto, non era quello che gli interessava in quel momento.

-Toglimi le bende.-

Voleva vedere i suoi occhi. Desiderava più di ogni altra cosa immergersi in quell'azzurro incredibile, capace di donargli una pace infinita fin dalla sua più tenera età.

-Ma, Shota...-

-Subito!-

Il moro fu molto felice di notare che aveva riacquistato abbastanza padronanza della propria voce per darle quella particolare sfumatura imperativa che faceva di lui un insegnante rispettato anche dagli adolescenti più indisciplinati.

Fu accontentato, pur con una certa riluttanza.

-Solo per pochi minuti, o potrebbe farti male.-

Riabituò gli occhi alla luce e fu felice di trovare i capelli biondi e gli occhi neri e azzurri di All Might così vicini a lui, tanto che la lieve agitazione che ancora lo animava sparì all'istante vedendo i frammenti di cielo tranquillo che erano posati su di lui.

-Ti ho portato qualcosa per augurarti una pronta guarigione.-

Gli indicò con un cenno del capo alla sua destra, puntando al comodino su cui svettava un mazzo di fiori con un profumo tanto lieve da essere quasi del tutto coperto dall'odore tipico delle stanze d'ospedale.

-Sono rosa. Di nuovo.-

E di nuovo, lo stesso sorriso impacciato di così tanto tempo prima.

E di nuovo, lo stesso batticuore, la stessa felicità, la stessa sensazione di fatalità che l'aveva assalito nel comprendere l'identità della propria anima gemella.

Per i suoi studenti, innocenti anime che lui e All Might stavano allevando e proteggendo insieme, e per l'uomo della sua vita sarebbe stato disposto persino a morire.





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Capitolo 4
*** Live ***



Live



Non era difficile capire dove si trovasse.

Il rumore assordante di una sirena, l'odore ferroso del sangue, il furioso vibrare di una vettura in movimento, le urla incomprensibili di persone sconosciute e il caos che scoppiettava tutto intorno a lui, occhio immobile del ciclone, erano tutti fattori piuttosto indicativi...

Nonostante Yagi Toshinori fosse parzialmente consapevole di trovarsi in un'ambulanza, sotto le mani esperte di medici che stavano tamponando le sue numerose ferite, gli sembrava di galleggiare nel vuoto, di star vivendo quell'esperienza solo con il corpo, mentre la mente vagava verso ricordi assai più piacevoli della realtà attuale.

Quella mattina si era svegliato abbracciato al suo compagno, che durante la notte si era accoccolato sul suo petto come un tenero gattino, mentre gli faceva il solletico respirandogli sul collo. Ricordava di aver provato un istante di splendida pace, prima di ricordare che uno dei suoi studenti era stato rapito e che quella sera stessa sarebbe scattata l'operazione congiunta di eroi e forze di polizia per andare a salvarlo.

Aveva salutato Shota con un bacio leggero e la raccomandazione di non mangiarsi vivi i giornalisti alla conferenza stampa a cui avrebbe partecipato, senza sapere di stare andando incontro al suo destino. L'altro l'aveva fissato per un po' con quei suoi penetranti occhi neri, apparentemente inespressivi, ma dopo così tanti anni insieme Toshinori era stato in grado di leggervi dentro una buona dose di inquietudine e una tinta di timore. Senza commentare, perché nonostante i dubbi in proposito del suo compagno era davvero dotato di un minimo spirito di sopravvivenza, se ne era andato lasciandogli una carezza sulla cicatrice sotto il suo occhio destro, quella che si era procurato alla USJ nella battaglia in cui aveva davvero temuto di perderlo e non si era più voltato indietro.

Oh, quanto si sarebbe arrabbiato il suo uomo! Gli aveva fatto promettere di tornare tutto intero, come ogni volta, perché lo conosceva e sapeva del suo patologico bisogno di fare anche più del suo meglio pur di salvare tutti. Non appena avesse saputo del disastro che aveva combinato, svelando il suo segreto al mondo intero, avrebbe di certo trovato il modo di fargliela pagare molto cara... sapeva essere piuttosto fantasioso quando si trattava di punirlo per qualche sua imprudenza.
Si sarebbe dovuto ingegnare per farsi perdonare molte cose, quella sera, quando sarebbe tornato a casa. 

Prima avrebbe voluto riposarsi un po', affrontare l'ira di Aizawa quando non era nel pieno delle sue facoltà non era mai una buona idea, gli servivano tutte le sue capacità di persuasione per arginare l'ira dell'altro. Non glielo avrebbe mai detto, Yagi ci teneva a vivere, ma la sua Anima Gemella somigliava terribilmente a una madre ansiosa quando era preoccupato.

Tutti i rumori che avvertiva intorno a lui però non lo lasciavano riposare come si deve, lo tenevano in bilico tra il sonno e la veglia, impossibilitato a riposare, ma troppo stanco per prestare davvero attenzione alle parole che gli venivano rivolte. 

Alla fine la stanchezza l'ebbe vinta, riuscì a malapena a percepire un urlo familiare chiamarlo prima di cedere definitivamente all'oscurità e iniziare a sognare.



-Dov'è finito il tuo sorriso, All Might?-

All For One, non permetterò che tu rubi il sorriso di qualcun altro. Hai già fatto soffrire innumerevoli persone innocenti. Come puoi tu, essere malvagio, gioire del dolore che infliggi?

Nel momento in cui devi salvare la vita di qualcuno, devi proteggere anche il suo cuore: è questo che per me vuol dire essere un eroe.

Maestra, sei tu? Ho bisogno di te e del tuo consiglio, ora più che mai. Tuo nipote è l'allievo del nostro nemico, come ho potuto lasciare che le cose degenerassero a tal punto?

Rimpiangi tutto quello che hai fatto. Rimpiangilo e perisci, All Might!

Oh, di errori ne ho fatti così tanti! Ho sempre voluto portare da solo il peso del mio destino, credevo fosse una mia sola ed esclusiva responsabilità quella di mantenere la pace. Ma se avessi avuto qualcuno al mio fianco, se avessi accettato l'aiuto che più volte mi è stato offerto, avrei potuto cambiare il corso degli eventi? Avrei potuto salvare anche solo una manciata in più di persone, se avessi messo da parte il mio inutile orgoglio?

Il prossimo sei tu!

Alla fine ho finalmente sconfitto il mio nemico. Quanto ancora perdurerà questa infinita spirale di odio? Non riesco a credere che per tutto questo tempo sono stato così cieco da credere che fosse già tutto finito, mentre invece egli ancora tramava nell'ombra. Mi dispiace Midoriya, ragazzo mio, devo lasciare il resto nelle tue mani: io non posso più combattere, sono arrivato ben oltre il mio limite. Sarai tu, il nuovo portatore di One For All, a porre fine a questa guerra. Ho fede nel tuo cuore buono, nella tua inscalfibile volontà e nella giustizia che so perseguirai, supportato da ottimi e leali compagni.

Se percepisci che sei giunto al limite, ricordati del motivo per cui hai intrapreso questo cammino...

Perché ho scelto di diventare un eroe? Ho intrapreso la mia strada così tanti anni fa che quasi non ricordo il momento esatto in cui tutto si è messo in moto, la precisa svolta che mi ha permesso di diventare chi sono... 



*****


Ci mise molti giorni a riprendersi parzialmente dalle ferite conseguite a quella che sarebbe passata alla storia come la "battaglia di Kamino",  ma non appena fu in grado di restare in piedi da solo insistette per partecipare a una serie di conferenze stampa in cui diede spiegazioni su quanto era avvenuto quella fatidica notte. 

Aveva menzionato la lunghissima rivalità con il criminale contro cui aveva combattuto - ovviamente, senza specificare effettivamente da quanto durasse - e aveva dato conferma di quanto i più avevano supposto: il suo quirk si era esaurito. In qualche modo era riuscito a tenere fuori il giovane Midoriya dall'assalto mediatico, affermando che la formidabile forza che la sua Unicità donava aveva come controindicazione il fatto che, a un certo punto, essa spariva.

Erano state giornate davvero molto lunghe ed estenuanti, aveva fatto avanti e indietro per tutto il Giappone e gli Stati Uniti, suo Paese natio. 

Erano passate più di due settimane da quando il suo segreto era stato rivelato, quando finalmente riuscì a liberarsi dall'assedio di domande che lo aveva circondato per poter finalmente tornare a casa.

Mentre girava la chiave nella serratura, prese un profondo respiro, preparandosi alla tempesta che lo aspettava lì dentro. I contatti con Aizawa si erano limitati a brevi messaggi, la sera prima di addormentarsi o la mattina presto, ma non si vedevano da quando Toshinori era ancora ricoverato. Gli era stato accanto ogni notte, lo raggiungeva nella sua stanza di nascosto essendo ben oltre l'orario di visita, ma durante il giorno era occupato a badare ai loro allievi e a occuparsi di tirare fuori dai guai i giovani incoscienti che si erano gettati nella tana del lupo per salvare Bakugou.

Non avevano avuto modo di parlare molto, Shota si era accontentato di stringergli la mano e rassicurarlo sulla salute dei loro giovani alunni, ma gli aveva anche minacciosamente promesso che non appena si fosse rimesso abbastanza avrebbero dovuto seriamente parlare.

Ora che il momento era arrivato, l'americano non osava immaginare l'apocalisse che il suo uomo aveva in serbo per lui. 

E se avesse voluto lasciarlo? Nonostante gli anni, le promesse e il destino che li tenevano legati non si poteva dare per scontato che due anime gemelle sarebbero state insieme per sempre. 

Aveva omesso molte cose su di sé al compagno, tutt'ora gli teneva nascosta la vera natura del suo legame con il giovane dai capelli verdi cui aveva trasmesso One For All, anche se sospettava che Shota avesse intuito da tempo la verità.

Richiuse piano la porta dietro di sé, c'era pur sempre la possibilità che l'altro ormai fosse andato a dormire...

-Sei tornato, Toshinori. Sei in ritardo.-

...o forse no. 

-Mi dispiace. Mi hanno trattenuto più del previsto.-

Aizawa lo squadrò con i suoi penetranti occhi scuri, forse cercando di capire lo stato delle sue ferite. Era uscito contro il parere dei medici dall'ospedale, ma non pensava che l'altro lo sapesse...evidentemente, dall'occhiataccia che gli lanciò, lo aveva scoperto.

Cercò di abbozzare una frase che risultasse veritiera e rassicurante al tempo stesso, ma l'altro gli fece cenno di tacere: voleva essere lui a parlare per primo ed era evidente dal suo volto teso che ne sentisse un bisogno urgente.

Il suo compagno aveva la mascella serrata e le spalle tese, avrebbe tanto voluto correre da lui e stringerlo per rassicurarlo, ma sapeva per certo che se solo ci avesse provato l'altro l'avrebbe immobilizzato con le bende che usava contro i criminali.

-Hai rischiato di morire, due settimane fa.-

-Siamo eroi, Shota... sono i rischi del mestiere, lo sai meglio di molti altri.-

Venne fulminato da un paio di iridi nere come la notte, perciò fece segno al compagno di continuare, lasciandogli il tempo per elaborare un discorso evidentemente difficile.

-Non si tratta del fatto che hai rischiato di morire. Ho accettato da molti anni la possibilità che, un giorno, uno di noi due potrebbe non tornare a casa. Il problema non sono neppure i segreti sul tuo quirk... e non mi guardare così, so che non mi hai detto molte cose, ma avrai le tue buone ragioni.-

Il moro si passò le mani tra i capelli, cercando di trattenere l'evidente irritazione che infiammava i suoi occhi e affilava i tratti del viso. Toshinori non riuscì a non pensare che, anche così, il suo uomo era davvero bellissimo.

-Ciò che non posso accettare è che tu, in quella battaglia, avevi accettato di morire. Ti sei rassegnato, hai accettato di poter perdere la vita pur di sconfiggere quell'uomo. Non hai pensato alle persone che ti stavano aspettando, al terrore e alla preoccupazione di tutti quelli che tengono a te, come al solito!-

Toshinori si fece più piccolo che poteva: ogni singola parola del compagno era affondata con violenza nella sua anima, istigando il suo senso di colpa. Sapeva che era la verità pura e semplice, eppure sentiva che non era tutto lì, c'era di più. Quella notte aveva in cuor suo accettato il suo destino, lo stesso che il suo vecchio amico Nighteye gli aveva preannunciato anni prima, ma non era vero che non si era preoccupato delle persone che lo amavano.

-Ho combattuto pensando a voi... per creare un mondo più sicuro per le persone che amo. Sapevo che il mio tempo come Simbolo della Pace era agli sgoccioli, perciò ho voluto terminare la mia carriera portando con me il nemico più pericoloso di tutti.-

-Questa volta sei arrivato al limite, ma sono anni ormai che sembra tu ti sia rassegnato. Credevo che con il tempo ti avrei fatto capire che accettare di morire non ti rende più eroico, ma solo più sciocco e crudele! Non so perché tu sia tanto convinto che morirai a breve e non mi interessa nemmeno. Sappi però che non resterò fermo a guardarti mentre attendi in silenzio la tua morte.-

Gli si avvicinò a grandi passi, afferrandolo per il bavero della giacca per farlo abbassare di quei pochi centimetri necessari a baciarlo con irruenza e la traccia di un aggressivo rimprovero che Toshinori conosceva bene. Era il segno che il compagno aveva detto tutto quello che credeva necessario per farlo ragionare, ma che ora spettava a lui prendere una decisione su come comportarsi.

L'uomo biondo decise però che, in quel momento, tutto ciò che gli importava era di continuare a stringere l'amore della sua vita tra le sue braccia, ora per sempre fragili senza più la sua forza, ma tutta quella che gli restava l'avrebbe dedicata al benessere del suo compagno.



Era notte fonda ormai, ma nessuno dei due riusciva a dormire. Avevano fatto l'amore con calma, riscoprendo i loro corpi con la flemmatica calma con cui era accaduto la prima volta, così tanti anni prima.

Poi, quando la passione era scemata, si erano abbracciati ed erano rimasti vicini per fissarsi negli occhi grazie alle tenue luci che filtravano dalla città. E nei profondi pozzi oscuri che erano le iridi di Aizawa, Toshinori aveva ricordato perché aveva scelto di diventare un eroe.

-Sai, da bambino vedevo solo il nero ovunque. Ora so che era il colore dei tuoi occhi e anche all'epoca me lo spiegarono, ma tutto è un po' più spaventoso quando sei piccolo. Poi però ho notato che grazie alle tinte scure che il mondo mi mostrava, di notte potevo apprezzare le stelle e la luna molto di più rispetto a chiunque altro. Ho imparato che più c'è oscurità, più la luce brilla meravigliosa. A volte le due cose però entravano in conflitto, un po' come eroi e cattivi: cercano continuamente di prevalere gli uni sugli altri e a rimetterci sono le persone innocenti. Da giovane ho pensato che avrei voluto interrompere questa spirale e diventare colui che avrebbe portato la pace, in modo che tutti potessero apprezzare sia la luce delle stelle sia l'oscurità della notte.-

A ripensarci dopo tanto tempo, era stato un pensiero abbastanza sciocco, degno di un adolescente sognatore qual'era. Le ultime vicende però lo avevano portato a riflettere molto, riportando a galla vecchi ideali e i primi pensieri che aveva fatto sul mondo oscuro che lo aveva circondato per molti anni.

Poi aveva conosciuto l'uomo che era accanto a lui in quel momento, nel loro letto, e allora l'oscurità era diventata il rifugio in cui cercare un po' di pace dopo il caos di colori che era esploso nel mondo. Il nero era diventato per lui sinonimo di calore e tranquillità, qualcosa che non era disposto a perdere. Nel corso degli ultimi mesi molto era cambiato, ora aveva un allievo da crescere e aveva finalmente realizzato che aveva così tanti motivi per combattere contro il destino che lo attendeva che non aveva senso aspettare oltre. Aveva fatto la sua scelta e l'uomo davanti a lui ne era una parte fondamentale: gli prese il volto tra le mani, prima di aprirgli il suo cuore come mai prima.

-Ho scelto di vivere con te fino al mio ultimo respiro, perché ho scoperto grazie a te quanto l'amore renda piena e meritevole persino un'esistenza come la mia, piena di errori e guerre.-

Prese una scatolina rossa dal comodino in cui l'aveva nascosta alcuni mesi prima, avendo fiducia nella discrezione del compagno affinché rimanesse al sicuro fino al momento propizio. Momento che sembrava finalmente giunto.

La aprì davanti agli occhi sgranati di Shota, che si alzò sui gomiti per capire se ciò che aveva visto fosse un'allucinazione o meno. Non lo era: il cofanetto aperto aveva rivelato due fedine d'oro bianco, molto semplici e piatte, con due incisioni all'interno che fecero nascere un piccolo sorriso sulle labbra del più giovane: "nero" in quella di All Might, "azzurro" in quella destinata a Shota.

Gli unici colori in cui avevano conosciuto il mondo prima di incontrarsi, per ricordarsi dove tutto era iniziato.

-Vuoi sposarmi?-

-Sì. Voglio vivere con te tutta la vita che ci resta.-




 

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