La città dei sei Re

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fuerit evolutus emptor ***
Capitolo 2: *** Rivolte e imboscate ***
Capitolo 3: *** Attacco alla Torre Guinigi ***
Capitolo 4: *** Due hobbit combina guai ***
Capitolo 5: *** Un forestiero irascibile ***
Capitolo 6: *** L'arrivo dello stregone bianco ***
Capitolo 7: *** Il mistero della pergamena ***
Capitolo 8: *** La battaglia di Palazzo Ducale ***
Capitolo 9: *** L'uccisione di Re Pietro ***
Capitolo 10: *** La battaglia di Porta San Pietro ***
Capitolo 11: *** La goccia dell'immortalità ***
Capitolo 12: *** La compagnia si riunisce ***
Capitolo 13: *** Il mistero del corpo della Regina Maria ***
Capitolo 14: *** Uniti contro il nemico ***
Capitolo 15: *** Il re ritrovato ***
Capitolo 16: *** La furia di Sauron ***
Capitolo 17: *** La distruzione del ciondolo ***
Capitolo 18: *** Un nuovo inizio ***



Capitolo 1
*** Fuerit evolutus emptor ***


Il sole era sparito da molti giorni.
I contadini della zona pregavano e pregavano il Dio Onnipotente che tutta la malvagità che ardiva in quelle terre, potesse scomparire all’istante.
I reali di Lurcom avevano ascoltato le paure dei loro abitanti costruendo la muraglia intorno alla città.
Ma questo sembrava non bastare ai poveri abitanti.
Le paure si erano completamente impossessati di loro.
Molte persone si erano suicidate per paura di venire catturate, o peggio ancora uccise, dal nemico: I Muridir.
Tra i cinque reali che comandavano la città, la regine Elisa era la più preoccupata.
< Questo scempio deve concludersi immediatamente! > aveva tuonato in Piazza Santa Maria Bianca.
< Maestà, la paura sta attanagliando le nostre menti… >
< Non vi dovete preoccupare minimamente. Il nemico è molto lontano. >
< Ma quando arriverà dinanzi alla nostra muraglia? Saremo pronti a fronteggiarli? >
< Qualsiasi cosa succeda, vi do la mia parola che le mura che proteggono questa città, non saranno minimamente scalfite. >
Ma le parole della regina non sortirono alcuno effetto.
Gli abitanti erano in preda ad una crisi isterica.
Chi avrebbe potuto aiutarli?
< Signori, la muraglia che abbiamo costruito non è servita a niente > fece Re Jacopo.
< Una muraglia così bassa non servirà a tenere lontano i nemici. >
< E allora cosa potremmo fare, secondo voi? >
< Dobbiamo aumentare le nostre difese incominciando dagli uomini. >
< Re Donato, anche se avremmo migliaia di uomini che difenderanno la nostra terra, non saranno pronti… Il nemico è alle porte. >
< E allora voi cosa pensate di fare, Regina Maria? >
La regina dagli occhi celesti rifletté su come poteva salvare il suo popolo.
< Dobbiamo trovare dei validi uomini… Ed io so già chi prendere in considerazione. >
< Dovremmo chiedere aiuto ad uno straniero?! > tuonò Pietro furioso.
< Uno straniero che diverrà nostro alleato. >
< Vi ricordate cos’è successo l’ultima volta che ci siamo alleati con qualcuno? Per poco il nostro regno… >
< In quel momento abbiamo fatto un errore di valutazione… Ma questa volta non succederà. Avete la mia parola. >
La saggezza della Regina Maria non venne scalfita da nessuno.
Essendo anche chiamata la Regina giusta, ogni sua parola veniva ascoltata con ammirazione.
< Che cosa intendete fare? >

Appena furono rivelate le intenzioni della regina Maria, gli altri regnati scoppiarono in una risata fragorosa.
< Nove persone? Cosa credete che possano mai fare contro un esercito di migliaia di Uru – Kai? >
< Mi piacerebbe vederli alla prova > fece Re Pietro.
< Li vedrete molto presto… Infatti stanno già arrivando qui. >
< Che cosa?! >
< Li avete chiamati senza il nostro dovuto consenso?> tuonò Re Donato.
< Non c’era tempo di aspettare… Sono partiti qualche settimana fa’ e tra pochi giorni saranno tra noi. >
< Questo non è un valido motivo. >
< Potete benissimo rimandarli da dove sono venuti, se volete… Oppure potreste mettere da parte l’orgoglio e darmi retta almeno una volta. Che ne dite? >
Gli altri quattro regnanti confabularono tra di loro.
< Abbiamo altre alternative? > domandò la Regina Elisa.
< O questa, o arrendersi al nemico. >
< Lurcom non si è mai arreso al nemico! >
< Allora dovremmo allearci con la compagnia dei nove, caro Pietro. >
Indispettito dalle parole della sovrana Maria, Pietro abbandonò la riunione dei regnanti per rifugiarsi nella Chiesa di san Martino.
< Non vi preoccupate, Maria. È sempre il solito brontolone > fece Elisa.
< Ma io non mi preoccupo… Quando questa guerra sarà finita, vedrete che sia lui che tutti voi, mi ringrazierete. >
< Ma dovremmo tenere gli occhi bene aperti… Questi stranieri noi non li conosciamo. >
< Assicuro io per loro, Re Donato. >
< Molto bene. Da questa notte possiamo dormire sogni tranquilli, giusto? >
< Senz’altro. Le nostre mura e i nostri nuovi alleati ci aiuteranno nell’impresa contro gli Uru – Kai. >
 
 
Una volta che il consiglio dei regnanti fu concluso, Maria non perse ulteriore tempo a parlare agli abitanti della città in Piazza San Michele.
< Noi regnanti e voi cittadini dovete darci una mano in questa impresa… Se riusciremo a rimanere uniti in tutte le avversità, saremo invincibili. >
< Il nemico ha le ore contate. >
Un grido di felicità si levò tra la folla di contadini intenti a sfidare una pioggia battente che stava colpendo l’intera città.
< I cittadini sono dalla nostra parte, Regina Maria. >
< Non avevo alcun dubbio, Re Jacopo… Dobbiamo solo avere un po’ di fiducia in noi stessi. Vedrete che andrà tutto bene. >
< Siamo con voi, Regina. >
L’alleanza dei quattro regnanti fu solidificata grazie alla guerra che ormai era prossima.
Solo Re Pietro non ne voleva sapere nulla.
< Credono che un gruppetto di nove creature molto diverse tra di loro possano sconfiggere un nemico come gli Uru – Kai… Devono essere completamente impazziti se sperano di superare una simile impresa. >
< Ma è anche vero che questa città non è mai caduta nelle mani del nemico…>  
< Questa volta sarà diverso… E poi tu cosa ne vuoi sapere? Sei solo il mio consigliere. >
Inorridito dalle parole del suo sovrano, il consigliere di Pietro non si azzardò a dire nemmeno una parola senza il suo dovuto permesso.
< I nostri presunti alleati saranno qui tra pochi giorni… Voglio sapere immediatamente se le nostre mura sono abbastanza resistenti per una guerra simile. >
< Manderò alcuni vostri soldati a perlustrare tutto il vostro territorio, maestà. >
< Pietro, sei qua dentro? >
Re Jacopo si inoltrò nelle vie buie della Chiesa di San Martino.
< Che cosa volete da me? >
< Vogliamo avere il vostro permesso di perlustrare il vostro territorio. >
< Permesso negato. I miei uomini lo stanno già facendo al posto vostro. >
< Molto bene… >
Re Jacopo e Re Pietro si squadrarono con sguardo pieno di avidità.
I due regnanti non erano mai andati d’accordo per il semplice fatto che Pietro voleva espandersi in tutta la città.
Ma gli altri regnanti, soprattutto Jacopo, avevano sempre resistito grazie a numerosi accordi presi in passato.
< Qualcosa non va, Re Pietro? >
< Va tutto a meraviglia, Re Jacopo. >
< Perché non fate come noi e sposate la causa della Regina Maria? >
< Preferisco combattere da solo… Non mi piace avere degli alleati. Anche se in molti occasioni servono, preferisco non averne. >
< Le alleanze sono molto importanti. Fanno sì che si mantenga l’armonia tra il vostro regno e quello degli altri. >
< Io sto bene in pace con me stesso… Già è molto dura sopportare le vostre decisioni, figuriamoci se mi metto ad allearmi con qualcuno. >
< State sbagliando, Re Pietro. Io e tutti gli altri vi vogliamo bene… Siete voi che siete molto restio. >
< Se avete finito con le vostre congetture e le vostre parole senza senso, vi consiglio di andarvene immediatamente. Ho molte cose urgenti da fare. >
< Certo. Nessun problema > disse infine Re Jacopo prima di uscire dalla Chiesa di San Martino e venire scortato da alcune guardie.
< So benissimo qual è la strada che devo intraprendere per tornare nel mio territorio > fece adirato Re Jacopo alle guardie di Re Pietro.
< E’ solo per precauzione, maestà. Ordini di Re Pietro. >
< Potete dire a Re Pietro di risparmiarsi una simile fatica. >
< Va bene. Come volete voi > disse il capo delle guardie di Re Pietro lasciando andare il sovrano Jacopo.
 
 
Mentre il sovrano Jacopo vagava per le vie affollate della città per tornare nel suo territorio, s’imbatté in una grande scritta scolpita sui mattoni all’infuori di Porta Santa Maria:
 
 
  Fuerit evolutus emptor benedicta
 
 
“Cinta muraria benedetta… Spero che i nostri protettori possano vegliare su di noi in eterno.”

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Capitolo 2
*** Rivolte e imboscate ***


I giorni passarono, ma la compagnia dei nove non era ancora approdata nella città di Lucrom.
Gli abitanti chiesero spiegazioni ai regnanti della città.
Spiegazioni che poteva dare la Regina Maria.
< Non temete. È solo un ritardo previsto… Saranno qui quando meno ve l’aspetterete > cercò di rassicurarli la Regina Maria.
< Abbiamo aspettato fin troppo! Smettetela di prenderci in giro! > gridò un contadino tra la folla.
< Fino a quando gli Uru – Kai non ci attaccheranno, saremo salvi. >
< Allora come rispondete se vi dico che alcuni miei uomini hanno visto i nostri nemici spiarvi al di là del mio territorio? >
Maria e gli altri regnanti non si azzardarono a rispondere.
< Perché non ce l’avete detto prima? >
< Non vi volevo far preoccupare > ribatté Pietro con ghigno malefico < Tanto abbiamo la situazione sotto controllo, no? >
< IL vostro sarcasmo è inappropriato, Re Pietro! > tuonò furiosa la Regina Elisa < Perché state remando contro la politica della Regina Maria?  >
< Perché è una politica sbagliata fin dal principio… Dobbiamo farcela con le nostre forze. Le risorse e gli uomini ce l’abbiamo. Quando lo capirete?! >
< Sciocco che non sei altro! > gridò inviperita Maria < Non possiamo mettere a repentaglio le nostre poche risorse in questa guerra. Il nemico è troppo forte. >
< Non è vero! Siete voi che ve la state facendo addosso dalla paura! >
< Allora perché non provi a combatterli da solo? >
< Perché so bene di non farcela. Ma tutti assieme… >
< Pietro, ve lo diciamo un’ultima volta: o con noi, o contro di noi >
< Benissimo. Sapete cosa vi dico? Combatterete questa guerra senza di me. Io me ne lavo le mani. >
Gli altro quattro regnanti rimasero senza parole dalle intenzioni di Pietro.
< Che cosa credi di dimostrare con questo gesto? La tua ineluttabile forza? >
< Non voglio dimostrare un bel niente… Fate bene a cercare dei nuovi alleati… Ma state molto attenti a non farvi portare via i vostri territori da sotto il naso… >
< Il vostro avvertimento non ci serve… Come non ci serve il vostro aiuto. >
< Molto bene… Se avrete bisogno di me, non cercatemi. >
< Non vi preoccupate. Non lo faremo. >
Dopo che Pietro si era isolato personalmente, in Piazza Anfiteatro dove la Regina Maria aveva radunato il suo popolo, stavano scoppiando moti rivoluzionari contro la politica della città.
< E’ il caos più totale. Dobbiamo fermare questa pazzia > propose Re Donato.
< Se solo Pietro ci avesse avvertito che il nemico ci stava spiando, avremmo preso le dovuto precauzioni nel suo territorio. >
< Ma purtroppo lui non ci vuole aiutare… E questo dovevamo capirlo prima. >
< Adesso basta rimpianti. Dobbiamo riportare il popolo sulla retta via. >
La Regina Maria mandò le proprie guardie ad assopire la rivolta di Piazza Anfiteatro.
Ma i contadini erano in numero assai maggiore rispetto ai soldati.
< Maestà, non riusciamo a fermarli! > fece il capo delle guardie alla sovrana.
< Rinchiudiamoli qua dentro. Per il bene della città. >
< Maestà, ma ci sono anche donne e bambini. >
< Fai alla svelta! >
In certe occasioni, la sovrana Maria doveva prendere decisioni drastiche che sarebbero costati cari ai suoi cittadini.
Per placare la rivolta dei contadini, le guardie li rinchiusero dentro Piazza Anfiteatro.
< Maria, non credo che risolveremo molto con questa vostra bravata > mormorò Re Jacopo.
< E’ l’unico modo per far capire a questa gente chi comanda. >
Una volta che furono bloccati tutti i passaggi, le guardie di Maria vennero a conoscenza chi aveva cominciato a scatenare la rivolta.
< Maestà, gli uomini di Re Pietro stanno devastando donne e bambini indifesi. Dobbiamo farli uscire immediatamente da lì. >
< Uccidete gli uomini di Pietro senza pietà… >
< Ma cosa… >
< Pietro dovrà darci molte spiegazioni. Andate! >
Dopo un paio di ore dall’inizio della rivolta, gli insorti furono uccisi ad uno ad uno dalle guardie della sovrana.
I sopravvissuti della battaglia furono un centinaio di uomini e una decina tra donne e bambini.
Le perdite furono moltissime.
< Lasciate andare gli uomini > ordinò la Regina Maria.
< Sì, maestà. >
I feriti furono immediatamente nella Chiesa di San Frediano che distava pochi metri dal disastro umano.
Senza perdere ulteriore tempo, Maria montò in groppa al suo cavallo per dirigersi nel territori di Pietro.
< Maria, questa non è una bella idea > fece Re Donato con tono calmo.
< Re Pietro deve smetterla di remarci contro, o la sua testardaggine sarà la nostra rovina. >
< Come possiamo essere certi che la rivolta è stata orchestrata dai suoi uomini? >
< Mi fido ciecamente delle mie guardie, Regina Elisa. E in questo momento, Re Pietro ha superato il limite. Ah! >
Maria cavalcò verso le terre di Pietro con velocità fulminante.
In altre occasioni, sarebbe stata vicino al suo popolo.
Ma L’ira e la rabbia che gli stavano attanagliando il corpo, era troppo forte.
Per arrivare nella Chiesa di San Martino il prima possibile, la sovrana cavalcò per tutta Via Fillungo fino ad arrivare in una Piazza San Giusto completamente vuota.
Il silenzio surreale che regnava in quel quartiere era quasi insopportabile.
“Questo posto non mi piace per niente…”
Adesso gli bastava dirigersi verso la Chiesa di San Giovanni per poi ritrovarsi nelle vicinanze della Chiesa di San Martino.
Ma I vicoli della città di Lucrom erano una vera e propria trappola per chi cavalcava da solo.
La regina Maria fu attaccata da un gruppo di uomini armati di torce e forconi.
Non c’era via d’uscita per lei.
Come avrebbe potuto reagire?
< Lasciatemi andare! >
< Il sovrano Pietro non vuole nessuno sconosciuto nel suo territorio > rispose uno di loro.
< Non sapete chi sono io? >
< Certo che lo sappiamo… Voi siete la Regina Maria. >
< Esatto. Vi ordino di liberarmi immediatamente se non volete passare dei brutti guai. >
< Sapete maestà? Non siete nelle condizioni di darci degli ordini… Cosa ci facevate da queste parti? >
< Devo parlare immediatamente con il vostro sovrano. >
< Re Pietro è molto impegnato. >
< Non m’interessa. Conducetemi subito da lui o assaggerete la mia vendetta. >
Gli assalitori su guardarono a vicenda per decidersi sul da farsi.
< Molto bene. Vi porteremo dal nostro sovrano. >
Ma la Regina Maria non aveva capito che tutto questo era una trappola.
Invece di essere condotta nella Chiesa di San Martino, fu condotta in Piazza Antelminelli dove altri gruppi di rivoltosi la stavano aspettando per impiccarla dinanzi a tutti.
< No! Cosa volete fare?! >
< Non sarete mai più un nostro problema, Regina Maria… Re Pietro dominerà tutti gli altri possedimenti della città di Lucrom. >
Per la Regina Maria sembrava giunta la sua ora.
Ma un guerriero in mezzo alla folla riuscì a liberarla dalle grinfie del popolo.
< Riprendete immediatamente la sovrana! >
Tutto il popolo di Piazza Antelminelli si mosse contrò il guerriero misterioso e contro la Regina Maria.
< Rifugiamoci nella Chiesa di San Giusto. Lì non ci troverà nessuno. >
Non conoscendo il posto che gli aveva detto la sovrana, il guerriero si fece guidare dalle sue parole.
< Eccoci arrivati > disse la sovrana dopo aver corso per un paio di metri.
I rivoltosi continuarono ad aggirarsi nelle vicinanze per cercarli.
Ma fu inutile.
Conoscendo la città come pochi, la sovrana ebbe ragione dicendo che la Chiesa di San Giusto era un ottimo nascondiglio.
< Grazie per avermi salvato la vita, buon uomo. >
< Dovere, maestà > replicò il guerriero inchinandosi.
< Se non fosse stato per voi, a quest’ora sarei stata vittima dei rivoltosi di Re Pietro. >
< Perché un sovrano di questa città vuole uccidere gli altri reali? Vuole impadronirsi di tutta la città? >
< E’ una lunga storia che non vi sto a raccontare… E’ solo una stupida gelosia che lo sta corrodendo dentro… Ma adesso parlatemi di voi. >
< Non c’è molto da dire sul mio conto. >
< E’ stata una vera fortuna per me che siete arrivato al momento giusto. >
< Diciamo che sarei potuto venire molto tempo prima… Ma il viaggio dalla Terra di Mezzo fino a qua è molto lungo e impervio. >
< La Terra di mezzo? Quindi voi siete… >
Il guerriero in questione si tolse il cappuccio del mantello per mostrare il suo viso.
< Piacere di rincontrarvi, Regina Maria. >
< Aragorn! Siete davvero voi? >
< In carne ed ossa. >
Presa da un moto di felicità, la sovrana si gettò tra le sue braccia.
< Vi aspettavo con molta trepidazione… Ma gli altri membri della compagnia dove sono? >
< Ci siamo divisi qualche giorno fa una volta arrivati dinanzi alle mura della città… >
< Ma io e gli altri sovrani non sapevamo del vostro imminente arrivo. >
< Devo dire che essendo voi rinchiusi in una grande cinta muraria, le mura non sono sorvegliate perfettamente… Si entra molto facilmente. >
< Il tutto per colpa delle rivolte che stanno distruggendo questa città… Maledetto Re Pietro. >
< Dobbiamo riunire la popolazione se vogliamo sconfiggere gli Uruk – hai. >
< Lo so. Ma prima devo riunirmi con gli altri regnanti per dirgli che voi della compagnia siete giunti in città. >
Dopo alcune ore che la Regina Maria e Aragorn si erano nascosti, presero per Via Cenami per poi ritrovarsi in fondo Via Fillungo.
Le vie del paese furono deserte a causa delle rivolte dei contadini.
< Mi piange il cuore nel vedere le vie e la mia città così vuota… La mia popolazione si sta uccidendo a vicenda. >
< Dobbiamo fermare al più presto questa pazzia, altrimenti rimarremo solo noi a combattere il nemico. >
Una volta superata la Torre delle Ore dove si poteva vedere gran parte della città, i contadini si stavano riversando verso di loro.
< Accidenti! Ci stanno venendo incontro. >
La Torre delle Ore, che era sigillata da un lucchetto ormai arrugginito da tempo, fu l’unica speranza della regina e del guerriero se non volevano essere presi dai contadini.
Una volta arrivati in cima alla torre, poterono vedere la distruzione che stava colpendo la città di Lucrom.
< Quel fumo proviene da Piazza Anfiteatro… e quel fuoco proviene da Via Sant’Andrea… Oh no! In quelle vicinanze c’è la Torre Guinigi. >
< La Torre Guinigi? >
< Una Torre storica per la città... Sapete per caso se i vostri compagni possano trovarsi nelle vicinanze? >
< Purtroppo non so niente, sovrana Maria. >
< Allora dobbiamo andarci noi personalmente. Per il bene della città e dei nostri abitanti. >

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Capitolo 3
*** Attacco alla Torre Guinigi ***


Tutti i rivoltosi capitanati dalle guardie del sovrano Pietro si trovavano dinanzi alla storica torre della città.
Tutti armati con forcone e torce.
< Vogliono appiccare l’incendio alla torre! > esclamò Maria spaventata mentre stava cavalcando insieme ad Aragorn.
< I miei compagni riusciranno a fermarli. >
< Ma dove sono finiti? >
Purtroppo non si vedeva nessuno della compagnia.
< Dobbiamo attaccarli subito! Non c’è tempo da perdere! >
< Se li attacchiamo adesso, non avremmo nessuna speranza di sopravvivere. Noi siamo in due mentre loro sono in un migliaio. >
I contadini rivoltosi erano pronti per dare fuoco alla torre.
Avrebbero distrutto uno dei simboli della città di Lucrom.
< Fermi! > gridò Maria urlando a squarciagola.
La sovrana fu sotto gli occhi di tutti i presenti.
< Ecco la sovrana Maria. Siete venuta a godervi lo spettacolo? >
< Non vi permetterò di distruggere una torre così imponente e importante. >
< Quello che desiderate voi, non è affar nostro. Dobbiamo ribellarci a chi è contro il nostro sovrano Pietro. >
< Non posso credere che Pietro abbia desiderato la distruzione della Torre Guinigi. >
< La voglio distruggere solo per dare un forte segnale alle mie idee. >
Re Pietro, nascosto dietro la folla di rivoltosi, uscì allo scoperto innalzando la sua spada come simbolo di forza.
< Che cosa credi di dimostrare in questo modo? >
< Che l’unico padrone della città sono io> rispose il sovrano con ghigno malefico.
< Vostra altezza, non siamo noi quelli che dovete combattere… Ma gli Uru – Kai > fece Aragorn inchinandosi.
< Quindi tu saresti il famigerato guerriero che Maria ha fatto chiamare nelle terre lontane? >
< Sì. Il mio nome è Aragorn. >
< Beh, non m’interessa il vostro nome. Io e la mia gente non vogliamo stranieri qua dentro. O voi e i vostri simili lasciate immediatamente la città, oppure la Torre Guinigi brucerà sotto i vostri occhi. >
< Se vorrai distruggere il simbolo della città, dovrai passare sul mio corpo > ribatté Maria sfoderando la sua spada.
< Un combattimento tra due sovrani di Lucrom? Mi sembra una bella idea… Fateci spazio, razza di bifolchi! Io e la sovrana dobbiamo combattere. >
I contadini si fecero largo tra la stretta via di Sant’Andrea per assistere al combattimento del loro sovrano Pietro e della Regina Maria.
< Maestà, siete sicura di quello che state facendo? > gli domandò Aragorn.
< Mai stata più sicura prima d’ora… Questa è la mia città. Ed io devo difenderla a costo della mia stessa vita. >
Aragorn non poté obiettare nulla.
Quando la Sovrana Maria si metteva in testa una cosa, era impossibile fargli cambiare idea.
< Re Pietro, se vincerò il duello tu e la tua gente dovrete smetterla di distruggere il nostro patrimonio in cui viviamo… >
< E se vincerò io? >
< Cederò la parte del mio regno abdicando a vostro favore. >
< Che cosa?! >
La richiesta di Maria fu molto più allettante del previsto per Pietro.
< Maestà, non dovete farlo… >
< Taci, Aragorn. So cosa sto facendo. Ho tutto sotto controllo. >
Anche se il guerriero della Terra di mezzo l’aveva appena conosciuta, si fidava del suo istinto.
< Va bene. Come volete voi. >
< Accetto la tua richiesta, Regina Maria. E stanotte, brinderò al tuo cadavere. >
Gli occhi di Pietro erano iniettati da rabbia e furore.
< State molto attenta, maestà. >
Maria e Pietro si squadrarono a vicenda.
Chi avrebbe fatto la prima mossa?
< Hai fatto un errore madornale a metterti contro di me e gli altri sovrani, Pietro. >
< Davvero? Questo lo vedremo. >
Ma prima che i due regnanti di Lucrom potessero combattere spada a spada, Elisa, Donato e Jacopo giunsero dove si sarebbe consumato il combattimento.
< Fermi! > gridò Re Donato.
< Perfetto. Ci mancava pure quel piantagrane. >
< Che cosa sta succedendo qui? > domandò Elisa.
< Non si capisce? Stavamo iniziano a combattere per una giusta causa > rispose Pietro beffardo.
< Cerca di fare meno lo spiritoso Pietro se non vuoi incorrere in gravi situazioni… >
< Osi minacciarmi? Molto bene. Quando avrò ucciso Maria, sarà il tuo turno. È ora che voi donne regnanti a Lucrom cessate di esistere una volta per tutte. >
< Non siamo così deboli come tu possa pensare… >
< Allora fatevi sotto. >
< No! > gridò Re Jacopo < Non si consumerà nessun combattimento.  >
< Taci, Re Jacopo. Questi sono affari che non ti riguardano. >
< Qualsiasi cosa riguardi questa città e voi, riguarda anche me. >

Nel mentre i cinque regnanti conversarono tra di loro, qualcuno appiccò l’incendio in cima alla torre a loro insaputa.
< Oh no! La torre sta bruciando! > esclamò Maria.
< Chi ha osato appiccare l’incendio senza il mio dovuto permesso?! > tuonò Pietro fissando i suoi uomini.
< Non siamo stati noi, maestà… Qualcuno deve essere arrivato fino in cima alla torre senza che noi ce ne accorgessimo. >
Prima che fosse troppo tardi, Maria e Elisa sfondarono la porta per arrivare fino in cima alla torre.
La rampa di scale che conduceva fino al piccolo giardino dell’imponente torre era tremendamente malandata.
< Dobbiamo stare molto attente, altrimenti rischiamo di cadere. >
Ma dopo pochi secondi, le due sovrane arrivarono in cima alla torre.
L’incendio stava devastando le povere piante del piccolo giardino.
< Se non spegniamo l’incendio immediatamente, l’intera torre verrà carbonizzata.  >
Grazie ai loro mantelli e vestiti, le due sovrano riuscirono a spegnere l’incendio.
< Ce l’abbiamo fatta. >
Ma il peggio non era ancora passato.
Qualcuno dietro di loro si muoveva con circospezione.
< Chi c’è?! >
Ma nessuno rispose.
< Qualcuno vuole tenderci una trappola, Elisa… Dobbiamo stare all’erta. >
Ma Maria non si rese conto che una creatura orribile e oscura la colpì dietro le sue spalle ferendola lievemente.
< Maledetto! >
Il guerriero in questione era ricoperto da una possente armatura.
< Chi diavolo sei tu? >
Ma esso non rispose.
Sembrava non capire la lingua della sovrana.
Dopo averla fissata intensamente per pochi istanti, il nemico si avventò sulle due sovrane per ucciderle.
Ma Maria ed Elisa non erano due sprovvedute.
Essendo due contro uno, le due sovrane si sbarazzarono del piromane in breve tempo.
< Spero soltanto che non ce ne siano altri nelle vicinanze > fece Maria col fiatone come se avesse corso per chilometri.
< Ma che razza di guerriero è? >
< Credo proprio che sia il nostro nemico. >
 
 
Dopo aver perlustrato l’intera Torre, Maria ed Elisa tornarono in Via Sant’Andrea dove gli altri sovrani, Aragorn e i rivoltosi le stavano aspettando.
< Allora? Chi ha appiccato l’incendio alla torre? >
< Questo guerriero > fece Elisa mostrando la testa mozzata del cadavere del nemico.
< Gli Uru – Kai… >
< Il nemico che dobbiamo combattere? >
< La domanda che mi sorge spontanea è: come ha fatto a penetrare nella città? >
Nessuno sapeva dare la risposta ad Aragorn.
Gli altri quattro regnanti fissarono Re Pietro, pensando che fosse lui l’artefice dell’entrata del nemico in città.
< Che diavolo mi state fissando tutti? >
< Devi darci qualche spiegazione, Pietro? >
< Assolutamente no. Non farei mai entrare dei nemici nella mia città. >
Inorridito dalle parole degli altri regnanti, Pietro montò in sella al suo cavallo.
< Me ne ritorno nella Chiesa di San Martino… Rivoltosi! La nostra causa finisce qui! Tornatene nelle vostre case. >
Dopo l’ordine di Pietro, i contadini rivoltosi sciolsero le loro fila sparpagliandosi tra la città.
< Ci rivedremo molto presto > disse infine Re Pietro scomparendo dietro la Via Guinigi.

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Capitolo 4
*** Due hobbit combina guai ***


 
Passarono all’incirca tre giorni e la situazione a Lucrom era tornata alla normalità.
I contadini rivoltosi erano tornati alle loro faccende e tutti gli altri abitanti continuarono con le loro vite e con i loro problemi come se non fosse accaduto niente.
< Dobbiamo stare molto in guardia per quanto riguarda Re Pietro > fece Aragorn mentre passeggiava con Maria ed Elisa verso Via del Fosso.
< Non credo che ci darà altri problemi > rispose Elisa.
< A me quell’uomo non mi piace per niente. >
< Comunque lo terremo d’occhio… Appena sapremo se uscirà dal territorio della Chiesa di san Martino, le nostre guardie lo fermeranno all’istante. >
< Bene. >
Nonostante fosse inverno, sulla città splendeva un sole primaverile.
< Guerriero Aragorn, sapete niente degli altri membri della compagnia? >
< Purtroppo no. Non ho ricevuto lettere o altre cose simili. >
< Tutto ciò è molto strano… Eppure questa città non è grande come si pensa. >
< Non vi preoccupate. Si faranno vedere nel momento più opportuno > li rassicurò Aragorn.
Nel mentre Aragorn passeggiava tra le vie della città, egli poté ammirare la grandissima Porta San Gervasio e non molto distante, Villa Bottini.
< Questa città è ricca di cultura e di bellezze. >
< Peccato che non si può dire lo stesso dei nostri abitanti… >
< Elisa! Come puoi dire questo? > la brontolò Maria.
< Dimmi che non ho ragione! Stiamo governando un popolo ignorante. Hai visto cosa hanno fatto i rivoltosi di Pietro. >
< Sì, ho visto. Ma anche se abitano vicino al suo regno, sono sempre abitanti di Lucrom e dobbiamo proteggerli a costo della nostra stessa vita. >
< Ma se provano a farmi un altro torto… >
< Non succederà. Te lo garantisco io > la rassicurò la sovrana Maria.
< Lo spero bene. >
Dopo aver percorso Via Santa Croce, Aragorn e le due regine si ritrovarono in Piazza Bernardini dinanzi ad un edificio imponente.
< Che cosa sta succedendo dietro quel vicolo? > domandò sospettoso Aragorn.
In una via nascosta delle vicinanze (Via dell’Olivo), una piccola folla si era radunata intenta a godersi uno spettacolo di giocolieri.
< Ecco qua! > esclamò un piccoletto dopo un numero acrobatico.
< Rimanete con noi, signori. Tra poco vi mostreremo il trucco delle carte. Un metodo molto facile per prendere in giro i vostri amici. >
Una folla attenta si stava godendo lo spettacolo non di un piccoletto, ma di due piccole creature con i piedi scalzi.
< Merry! Pipino! >
< Aragorn! Sei proprio tu? >
Una volta che ebbero visto il ramingo, i due piccoletti gli andarono incontro per abbracciarlo.
< Finalmente vi ho trovato! Ma dove eravate finiti? >
< E’ una lunga storia. Siamo entrati in queste mura da un’entrata secondaria… >
< E subito dopo ci siamo ritrovati dinanzi ad una villa e ad un giardino bellissimo > continuò Pipino.
< Incuriositi, ci siamo addentrati senza farci vedere da nessuno… Ma poi purtroppo il padrone di casa ci ha scoperti e ci ha sbattuti fuori a calci. >
< Eccovi qua! > gridò un uomo sbucando da dietro la folla < Vi ho cercato dappertutto! >
< Oh no, è lui! Vi prego Aragorn, aiutateci se non volete vederci fare a brandelli da quello sconosciuto. >
< Tranquilli. Ci parlo io > li rassicurò Aragorn.
< Non ce ne sarà bisogno, guerriero Aragorn > fece la sovrana Maria andando incontro all’uomo.
< Maestà, questi due screanzati sono entrati nel vostro palazzo senza il permesso di nessuno. E per di più, hanno distrutto le aiuole che avevo appena piantato. >
< Non ti preoccupare, Carmelo. Loro sono con me. >
< Davvero? Ma se me l’avevano detto… >
< Non ne abbiamo avuto il tempo visto che appena ci hai visti ci hai inseguiti con quel forcone che ti porti appresso > fece Pipino con tono indignato.
< Non preoccuparti. Loro non lo sapevano > rispose Maria cercando di trattenere a stento le risate.
< Vi prego di perdonarmi, maestà. >
< Non ti preoccupare, Carmelo. Anzi, perdonami tu… Potresti per favore risistemare il giardino? >
< Certamente. Nessun problema. >
< Ti ringrazio. Sei il miglior giardiniere che chiunque possa desiderare. >
< Così mi fate arrossire, maestà. >
< Tutte queste lodi te li meriti tutti. Adesso vai. >
< Con permesso, maestà. >
< Di alle domestiche e al mio maggiordomo che farò ritorno a Palazzo verso tramonto in compagnia di questi tre guerrieri. >
< Glielo riferirò senz’altro > rispose il giardiniere dopo essere sparito per ritornare a Palazzo Pfanner.
< Grazie mille, signora. Non sappiamo davvero cosa sarebbe successo senza il vostro aiuto > fece Merry baciando la mano della sovrana.
< Comportati bene, Merry. Lei non è una persona di basso rango. >
< Certo che no! >
< Non dovete ringraziarmi. L’ho fatto con piacere.>
Nel mentre i due hobbit discutevano con la sovrana Maria, la folla che si era radunata intorno a loro stava ancora attendendo il numero che avevano promesso.
< Mi dispiace ma abbiamo un appuntamento improrogabile con la sovrana. >
< Ma grazie ancora per esservi intrattenuti con noi > disse infine Pipino liquidandoli con un saluto prima di scomparire in Piazza dell’Arancio.

< Questa torre è davvero grandissima > fece Pipino con sguardo esterrefatto.
< La Torre delle Ore è uno dei monumenti più imponenti della città insieme alla Torre Guinigi. >
< Ovvero quella Torre dove in cima c’è un albero di ulivi? >
< Esatto! Come fai a saperlo? >
< Anche se non sono un tipo intelligente, so ascoltare gli abitanti che mi parlano di questa città > rispose Merry con tono saccente.
< Cioè quando ti pare a te. >
< Che cosa vorresti insinuare tu? >
< Ti ricordi di quell’immensa Chiesa che si trova qui nelle vicinanze? >
< Immensa chiesa? > domandò Merry al suo compare con tono confuso.
< Vedi? Non sei così attento come vuoi far credere! >
< Hai intenzione di litigare? >
< Adesso smettetela. >
< Ma Aragorn… >
< Niente ma. Siamo in compagnia di una delle sovrane di questa città. Dovete smetterla di fare i bambini. >
< Scusateci. Non volevamo > ribatté Pipino con tono affranto.
< Ahahah non vi preoccupate. >
Una volta svoltato per Via degli Angeli, la sovrana Maria accompagnata dai suoi ospiti arrivarono dinanzi al Palazzo Pfanner.
< E’ davvero bellissimo visto da fuori > fece Aragorn.
< E dovresti vederlo dentro! Che ricchezza smisurata. >
Nel mentre la sovrana stava facendo accomodare gli ospiti nella sua tenuta, il giardiniere Carmelo la stava aspettando per consegnargli una lettera.
La sovrana la lesse molto velocemente con sguardo serio.
< Maestà, tutto apposto? >
< Purtroppo no. Dobbiamo recarci immediatamente nel baluardo di Santa Croce. Re Donato ha imprigionato un forestiero che stava per distruggere il suo territorio. >

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Capitolo 5
*** Un forestiero irascibile ***


Re Donato stava dinanzi alla cella dell’uomo misterioso fissandolo con sguardo truce e pieno di rancore.
< Liberatemi immediatamente! > tuonò lo sconosciuto.
< Finchè non mi direte le vostre reali intenzioni, non lascerete mai questa cella > gli spiegò Re Donato.
< E’ un segreto. Non posso rivelare i miei compiti. >
< Io sono uno dei sei regnanti di questa città. Ho diritto di sapere tutto di te. >
< Mi dispiace, ma parlo solo con la Regina Maria. >
< La Regina Maria? >
Ne l mentre Re Donato era impegnato a sapere la verità sul forestiero, la Regina Maria, Aragorn, Merry e Pipino arrivarono dinanzi al baluardo.
< Maria… >
< Buongiorno, Donato. Ho ricevuto la vostra lettera poco fa e mi sono precipitata qui da te.>

< Non siamo piccoli… Noi siamo hobbit! > protestò Merry.
< C’è per caso qualche differenza? >   
< Per gli ignoranti che non conoscono la nostra razza, sì. >
< Non vi permettete di parlare così al sovrano, capito? > ribatté di rimando Aragorn dandogli uno scappellotto ciascuno.
< Scusateci, Aragorn. Non succederà più. >
< Aragorn… finalmente sei qui… >
< Faramir… Finalmente sei giunto fino a Lucrom. >
< Dite a questo vile che si fa chiamare sovrano di liberarmi immediatamente. >
< Stai tranquillo. Ci pensiamo noi. >
< Vile o no, ho bisogno di spiegazioni prima di lasciare andare un forestiero irascibile come lui. >
< Re Donato, questo forestiero fa parte della compagnia che deve proteggere la nostra città dall’assalto del nemico. >
< Ne siete sicura? >
< Sicurissima. >
< Molto bene. Se è così che deve essere… >
Dopo essersi convinto delle parole della sovrana, Re Donato dietro ordine alle guardie di lasciare libero il forestiero.
< Sono le solite parole che gli ho detto io personalmente > protestò Faramir < Perché non sono stato ascoltato? >
< Buon uomo, c’è una netta differenza tra le tue parole e quelle della sovrana… >
< Eppure… >
< Come faccio a mettere a confronto le tue parole con quelle di Maria? Non c’è paragone, ragazzo mio. >
< Sì… Forse avete ragione. >
< Bentornato nella nostra compagnia, Faramir > fece Aragorn abbracciando il guerriero.
< Grazie mille per essere accorsi a salvarmi. >
< Non dovete ringraziare me, ma la Regina Maria. >
Lo sguardo di Faramir e quello della sovrana Maria si incrociarono emanando effusioni d’amore.
< Maestà, grazie di tutto. >
< Non potevo permettere che un guerriero come voi rimanesse rinchiuso ingiustamente in cella… Avanti, siete tutti miei ospiti a Palazzo Pfanner. >
< Palazzo Pfanner? E che cos’è? Un rifugio di guerra? >
< Certo che no, sciocco che non sei altro > lo prese in giro Pipino.
< E’ il più bel palazzo che tu possa mai vedere in tutta la tua vita > concluse Merry.
< Molto bene. Allora cosa aspettiamo? Andiamo. >
< Arrivo subito da voi > fece Maria < Re Donato, grazie per la pazienza che hai usato con questo ragazzo. >
< Nessun problema, Maria… Dimmi piuttosto, quanti altri componenti della compagnia devono ancora arrivare? >
< Più che arrivare, devono riunirsi tutti assieme… >
< Non capisco. Spiegati meglio. >
< A quanto pare, tutti i membri della compagnia sono già arrivati nella nostra città… Il problema è riuscire a trovarli. >
< Sul serio? Io personalmente, non ho sentito niente dalle mie guardie che qualche straniero è entrato nel mio territorio. >
< E se fossero tutti entrati nel territorio di Pietro? E se costui li avesse tutti imprigionati? >
< Prego per la buon’anima di quelle creature che non sia così, altrimenti… >
< I nostri compagni non sono degli sprovveduti > li interruppe Faramir < Se sono davvero stati imprigionati, non esiteranno a trovare una via d’uscita. >
< Forestiero, tu non conosci minimamente le celle e i passaggi segreti che esistono in questa città > gli spiegò Re Donato.
< Per quanto li possa conoscere io, sono sicuro che non c’è prigione che possa intrattenere gli altri nostri compagni. >
< Staremo a vedere. >
< Maestà, non è che potremo rimandare la vostra ospitalità a Palazzo Pfanner? Abbiamo cose molto più importanti. >
< Certamente, Aragorn. Se è questo che volete… >
< Ma non è giusto! Noi siamo molto stanchi e affamati! > protestò Merry.
< E poi è da un sacco di tempo che non mi faccio una bella fumata. Sono in completa astinenza. >
< Qui in città vi procurerò un ottimo tabacco che vi soddisferà > li rassicurò la sovrana Maria.
< Molto bene! >
< Faramir, tu non hai niente in contrario a venire con noi, vero? >
< Anche se sono molto stanco, posso sacrificarmi per i miei compagni. >
< Il problema è che non so da dove cominciare… >
< Potremmo passare per Via San Giorgio per poi recarci verso il sud della città. >
< Facendoci anche aiutare da Re Jacopo e dalla Regina Elisa, s’intende. >
< Credevo che i regnanti di Lucca fossero sei, non cinque.  >
Donato e Maria si fissarono con sguardo serio e cupo.
< E’ una lunga storia, Aragorn… >
< Possiamo anche raccontargliela, Re Donato > fece Maria.
< Raccontarmi cosa? >
< Re Pietro ha deciso di remarci contro e di non sposare la nostra causa di allearvi con voi… Il tutto perché ha paura che voi possiate conquistare il nostro territorio. >
< Tutto ciò è ridicolo > rispose Faramir irritato.
< Purtroppo non c’è niente che possa fargli cambiare idea… >
< Una volta che saremo riusciti a liberarvi definitivamente, vedrete che cambierà subito opinione su di noi. >
< Se riusciremo a farcela… > precisò Pipino.
< Non ti facevo così pessimista, Pipino. >
< Non sono pessimista, sono realista. >
< Non so perché, ma credo che mi divertirò con voi piccoli hobbit > rise Donato.
< Forse perché siamo degli ottimi intrattenitori… >
< Non mi stavo riferendo a quello, però va bene. >
Mentre Donato, Maria e gli altri membri della compagnia stavano parlando amichevolmente tra di loro, sentirono in lontananza un forte scoppio come se fosse esploso qualcosa.
< Qualcosa sta prendendo fuoco! > gridò Merry.
< E’ la biblioteca della città > precisò Donato.
< Oh, no. Se fosse un incendio o qualcosa di simile, sarebbe un guaio! Non possiamo perdere i documenti sacri posti là dentro. >
< Non so cosa stia succedendo in questa città… Eppure gli Uru – Kai non sono ancora entrati nelle nostre mura. >
< Ne siete davvero sicuri? >
< Voi ne sapete qualcosa, Faramir? >
< Prima andiamo a vedere cosa succede e poi vi dirò delle mie supposizioni. >

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Capitolo 6
*** L'arrivo dello stregone bianco ***


Il fumo nero si innalzò in aria mettendo in allarme tutti gli abitanti della città.
Dopo pochi minuti dal rumore dello scoppio, i cittadini di Lucrom si riversarono in Via San Giorgio per accorrere e salvare la biblioteca della città.
< La biblioteca! Sta prendendo fuoco! > urlò Donato.
Il terrore e la paura si dipingevano in tutti gli sguardi dei presenti.
< Dobbiamo spegnere l’incendio, altrimenti tutto il sapere e i tesori della città andranno persi per sempre. >
I cittadini si erano mobilitati con secchi d’acqua e altre cose simili per spegnere l’incendio.
Ma la città non poteva godere di molta acqua da usufruire.
< Maestà, non abbiamo abbastanza acqua > gli spiegò un contadino.
< Radunate tutte le persone che hanno l’acqua. Dobbiamo spegnere questo incendio a tutti costi. >
< Vado subito, maestà. >
Avvertiti dal fumo e da tutti gli abitanti della città, anche Re Jacopo e la Regina Elisa si ritrovarono in Via San Giorgio.
< E’ davvero terribile… E per di più non possiamo fare nulla! >
Ma fortunatamente, le fiamme si propagarono solo all’entrata della biblioteca, riuscendo a salvare gran parte dell’edificio.
< Ci sono feriti? > domandò Jacopo agli abitanti.
< Grazie al cielo no. La biblioteca era chiusa da alcuni giorni per ristrutturazione. >
< Chi potrebbe mai aver fatto una cosa del genere? >
Faramir fissò le macerie che il fuoco appiccato aveva causato.
< Faramir, tutto apposto? > gli domandò Aragorn.
< No. Non è tutto apposto… Il nemico è già entrato in città. >
< Cosa? >
< Come fate ad esserne sicuro? >
< Mentre ero imprigionato nel Baluardo di Santa Croce, ho visto due Uru – Kai aggirarsi poco all’infuori delle mura. >
< E che cosa stavano facendo? >
< Stavano cercando ogni espediente per entrare in città. >
< Stupido! Perché non l’avete detto prima?! > tuonò Donato.
< Perché non me ne avete dato l’occasione. >
< E poi cosa hanno fatto? >
< Non lo so. So solo che si sono allontanati. Ma poi non li ho più visti. >
< Devono aver trovato una sortita e sono entrati in città. >
< Se è come dici tu Jacopo, dobbiamo chiuderle tutte prima di essere completamente invasi > spiegò Elisa.
< Infatti non capisco perché non l’abbiamo ancora fatto > mormorò Donato irritato < Stiamo per entrare in una guerra senza precedenti. Dobbiamo proteggerci in tutti modi, no? >
< Mi sembra ovvio. >
< E allora perché le sortite della città non sono stati ancora chiusi? >
Nessuno dei presenti riusciva a dare una risposta a Donato.
< Avvertirò subito le guardie della città di chiuderle immediatamente > fece Re Jacopo.
< Molto bene… Ma adesso torniamo a noi. I libri, le mappe e tutti gli altri tesori della biblioteca? Si sono salvati? >
< Non lo so. Dobbiamo ancora fare la conta dei danni > rispose la Regina Elisa.
< Allora non perdiamo altro tempo. >
Nessun sovrano della città aveva mai visto Re Donato così nervoso e irascibile.
L’invasione del nemico gli aveva completamente annebbiato la ragione.
Entrò dentro la biblioteca scansando le macerie.
< Sembra tutto in ordine > fece il sovrano dopo aver fatto un respiro profondo < Guardie, controllate al piano superiore se ci sono danni. >
< Subito, maestà. >
< Vedi? Te l’avevo detto di stare tranquillo > lo rassicurò la Regina Elisa.
< Non starò tranquillo finchè il nemico non sarà scomparso da queste terre. >
< E allora cosa vuoi fare? Avvelenarti il sangue e vivere con la paura? >
< Io non vivo con la paura, Re Jacopo… Vivo con il desiderio della vendetta. >
< Ogni cosa a suo tempo, Re Donato > mormorò la sovrana Maria.
< Ma cosa state facendo? Vi siete messi d’accordo per farmi arrabbiare? >
< Maestà, il piano di sopra è in perfette condizioni. A parte una finestra rotta… >
< Molto bene. Vi ringrazio. >
< Con permesso > risposero le guardie mentre tornarono ad aiutare i contadini a portare via le macerie.
< Sappiamo qualcos’altro sugli invasori? >
< Purtroppo no. È come se la terra li avesse inghiottiti. >
< Devono essere ancora dentro le mura. Non possono essersi volatilizzati. >
< E se qualcuno li stesse aiutando a nascondersi? >
< Stai pensando a Re Pietro, Elisa? >
< Non mi stupirebbe, sai? >
< Le mie guardie mi hanno rassicurato che Re Pietro si è rinchiuso nella Chiesa di San Martino dove non è ancora uscito… E nessuna guardia o chiunque sia al suo servizio, ha osato entrare là dentro. >
< Regina Maria, sai bene che se Pietro sa che lo stiamo spiando… >
< Ucciderà all’istante le mie guardie. Sì, lo so bene. >
< E non ti sembra che stai correndo un pericolo inutile? >
< Quando si tratta della sicurezza della città, niente è inutile Jacopo. Ricordatelo. >
Nel mentre i contadini e le guardie erano riuscite a disfarsi di tutte le macerie che avevano devastato la biblioteca della città, un suono acuto proveniente da un corno attirò l’attenzione di tutti i presenti.
< Qualcuno ci sta chiamando dalla Torre delle Ore… >
< Che tipo di segnale è? > domandò Faramir.
< Il segnale che qualcuno ci sta ancora attaccando.>
 
 
Dopo aver ascoltato attentamente il segnale di richiamo, i quattro sovrani accompagnati dai quattro membri della compagnia, si ritrovarono in Via Fillungo nei pressi della Torre delle Ore.
< L’archivio della città! > esclamò Elisa.
< Andiamo. È qui vicino. >
Una volta ritrovatisi dinanzi all’archivio della città, videro un gruppo di creature sconosciute che stavano per appiccare un incendio all’edificio.
< Eccoli! Sono gli Uru – Kai! > gridò Aragorn.
Appena li vide, il capo della compagnia piombò sul nemico sguainando la sua spada e combattendo valorosamente.
Essendo un piccolo gruppetto di Uru – Kai, Aragorn riuscì ad ucciderli da solo.
< Ce ne sono dell’altri! Dobbiamo ucciderli! >
Aragorn inseguì il nemico fino in Piazza Anfiteatro dove assistette ad uno spettacolo davvero raccapricciante.
Una moltitudine di cittadini erano stati impiccati in mezzo alla piazza dagli Uru – Kai.
< No. Non è possibile… >
Preso da un moto di rabbia, Aragorn si precipitò sul nemico uccidendolo con foga e all’istante.
< Maledetti! Come avete potuto?! > gridò inviperito.
Intanto, i regnanti di Lucrom tagliarono le corde degli impiccati per riportarli a terra.
In pochi minuti, Aragorn riuscì ad uccidere tutti gli Uru – Kai presenti in piazza Anfiteatro.
< Sono entrati più Uru – Kai di quanto potessimo mai immaginare… > fece con tono disperato Re Donato.
< Quelli presenti in piazza sono stati tutti eliminati, maestà. >
< Ma purtroppo questo non riporteranno in vita quei poveri abitanti. >
< E come se non bastasse, hanno ucciso molti bambini. >
< Maledetti. La pagheranno molto cara. Fosse l’ultima cosa che faccio. >
< Mi dispiace essere arrivato troppo tardi> fece una voce alle loro spalle.
Appena i presenti videro chi aveva parlato, rimasero alquanto stupefatti.
< Gandalf… Sei qui… >
< Gandalf! >
I primi a salutarlo furono Merry e Pipino.
< Salve, miei cari guerrieri. >
La prima a fare gli onori di casa, fu di consueto la Regina Maria.
< Stregone Gandalf, è un vero piacere avervi nella nostra umile città. >
< Grazie a voi per aver accolto noi umili guerrieri, maestà > replicò Gandalf con un solenne inchino < Mi vergogno molto per non essere riuscito nel mio intento di salvare quella povera gente…  >
< Non vi preoccupate. Purtroppo qualcuno deve pur sempre morire in queste circostanze. >
< Lo stregone Gandalf ha ragione. Nessun abitante di questa città deve morire sotto la collera di quelle brutali creature. >
< Re Donato, ti prego di non dilungarti troppo su questa storia> lo redarguì Elisa.
< Non ho detto niente di male. >
< Ma per fortuna sono riuscito a nascondere e di conseguenza a salvare altre vite. >
Da dietro il corpo di Gandalf, spuntarono centinaia e centinaia di abitanti provenienti da Via Anfiteatro e da Piazza Scalpellini.
< Gandalf, voi avete già fatto fin troppo > lo ringraziò Re Jacopo.
< Dovere di stregone… Come voi, nemmeno io mi capacito come queste creature siano entrate in città come se nulla fosse… E’ chiaro che qualcuno li sta aiutando… >
< Dobbiamo recarci subito alla Chiesa di San Martino e cercare l’alleanza di Re Pietro, per evitare spiacevoli carneficine come quella che si è appena consumato. >
La compagnia della Terra di Mezzo non ebbe nemmeno il tempo di festeggiare il loro ritrovo, che la tranquillità e la quiete della città furono scossi da altri moti rivoluzionari.
Ma questa volta non contro i quattro regnanti.
Ma a causa dei saccheggi nella chiesa più importante della città: La Chiesa di San Michele in Fòro.

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Capitolo 7
*** Il mistero della pergamena ***


Un intero esercito marciava in fila indiana dinanzi all’imponente chiesa di San Michele.
Sembravano pronti per una battaglia.
Una battaglia che avrebbe portato all’indebolimento e alla conseguente distruzione della città.
«Che cosa credete di fare?!» tuonò Re Donato appena vide i suoi abitanti scambiarsi armi da guerra.
«Non sono affari che vi riguardano!» rispose di rimando colui che doveva essere il loro capitano «Noi dipendiamo da Re Pietro.»
«Ancora lui? Ma chi si crede di essere?!» domandò Pipino inorridito.
«Questo territorio fa parte della mia giurisdizione!» fece Re Donato.
«Questo non è per niente vero»
Da dietro il gruppo di rivoltosi, Re Pietro uscì allo scoperto impugnando un arco e una freccia pronta a scoccarla contro il sovrano che reclamava la sua terra.
«Questo territorio fa parte della defunta Anna, caro il mio sovrano.»
«Ma Anna è morta, quindi…»
«Di conseguenza, il primo che riesce a conquistare il territorio con o senza la forza, potrà tenersi le terre irredenti. Mi sono spiegato?»
«Tu non hai nessun diritto di prenderti i territori di Anna!»
«Davvero? Come voi tutti non avevate nessun diritto di chiamare questi stranieri, Regina Maria.»
«Sempre la solita storia. Quando la capirai che sono qui per darci una mano?»
«Mai, cara Maria… Ma tornando alle terre di Anna, ho sentito dire che qui nelle vicinanze si nasconde un immenso tesoro composto da reliquie, oro e diamanti da chissà quanto tempo.»
«La Regina Anna non possedeva niente di tutto ciò.»
«E tu come fai a saperlo, Re Jacopo?»
Il sovrano distolse lo sguardo da Re Pietro per evitare di dire qualche parola inopportuna.
«Dal tuo sguardo capisco che mi stai nascondendo qualcosa…»
«Io non nascondo proprio un bel niente!»
«Ah, davvero? Come la tua relazione con la povera Regina Anna?»
«Cosa ne vuoi sapere tu dell’amore che sei senza cuore?!»
Re Jacopo stava perdendo le staffe.
Non si era mai comportato in quel modo.
Ma la visione di Re Pietro lo stavano facendo agitare come non mai.
«Tanto ormai non mi interessa più… Se credi che la tua amata ti abbia lasciato queste terre, ti sbagli di grosso.»
«La Regina Anna riposa nella Chiesa qui di fronte a noi… Non ti permetterò di entrare là dentro.»
«Ormai è morta e non ha più importanza cosa volesse e cosa no…»
«Dovrai passare sul mio corpo se proverai a disubbidire ai miei ordini.»
«Caro Jacopo, non hai ancora capito che non c’è nessuno che mi può comandare?»
Con un gesto della mano, i rivoltosi capitanati da Pietro si riunirono in fila dinanzi al portone della chiesa per fronteggiare gli altri sovrani della città e i componenti della compagnia.
«Se è la guerra che volete, la guerra avrete.»
Il gruppo dei rivoltosi e i sovrani di Lucrom erano pronti per scontrarsi.
Se non fosse per…
«Fermi tutti!»
Da dietro le fila dei sovrani della città, Gandalf innalzò il suo bastone bianco per richiamare la sua attenzione.
«Non serve a nulla combattere questa battaglia… Pregiudicherebbe la nostra forza avvantaggiando il nemico… Re Pietro, se è il tesoro che state cercando, allora non faremo niente per impedirvelo.»
Re Pietro fu alquanto sorpreso dalle parole dello stregone.
«Davvero?»
«Ho sempre mantenuto la mia parola… Non verrò a meno proprio ora.»
«Abbassate le armi!» ordinò Re Pietro «Non avrei mai creduto che uno straniero come voi fosse così intelligente. Mi sorprendete, sapete?»
«Forse è una delle mie più grandi doti.»
Gandalf, cosa state facendo?!»
«State tranquillo, Re Jacopo. Pietro ha ragione. È stato il primo a rivendicare i territori della defunta Regina Anna.»
«Non m’interessa! Non posso permettere che un vile traditore possa profanare il tesoro della Chiesa!»
Ma prima che Re Jacopo potesse scagliarsi contro il suo nemico, Gandalf riuscì a fermarlo.
«Cercate di ragionare, Re Jacopo» gli sussurrò Gandalf «È la cosa migliore da fare.»
«Ma cosa…»
Mentre i sovrani e la compagnia erano intenti a vedere Re Pietro entrare nella Chiesa, Re Jacopo ebbe un tuffo al cuore.
Non poteva sopportare tutto questo.
Doveva allontanarsi e sfogare la sua rabbia.
«Dove state andando?»
«Lontano da questo strazio.»
«Jacopo, dobbiamo fidarci dello stregone. Lui non potrebbe mai tradirci» fece Maria.
«Lo so bene… Ma io non riesco a fidarmi. Mi dispiace.»
Re Jacopo si allontanò da Piazza San Michele per dirigersi verso Piazza Grande.
«Che cosa crede di fare nei territori di Re Pietro?» domandò Elisa.
«Non lo so, ma la faccenda non mi piace per niente.»
 
 
Re Pietro stava controllando, insieme alle sue guardie, l’intera Chiesa.
In fondo alla navata, egli intravide la tomba della Regina Anna.
“E se il tesoro fosse là dentro?”
«Apritemi immediatamente la tomba» ordinò il sovrano ai suoi soldati.
«Maestà, dobbiamo davvero usurpare la tomba della nostra defunta sovrana?»
«Lei non è la vostra sovrana… Lo sono io. Fate quello che vi ho ordinato se non volete essere uccisi da me all’istante.»
Per paura della collera di Pietro, le due guardie ubbidirono al suo ordine.
All’interno videro il corpo della donna defunta insieme ad una pergamena nascosta tra le sue gambe.
«Che cosa c’è scritto?»
«Non lo sappiamo, maestà. Non si riesce a vedere bene.»
«Fate vedere a me.»
Re Pietro cercò di decifrare il contenuto della pergamena corroso dal tempo.
«Accidenti! Non riesco a capirci niente!»
Inviperito, tornò fuori dalla Chiesa per farsi aiutare dallo stregone bianco.
«Stregone!»
«Cercate me?»
«Traducimi questa pergamena… So che puoi farlo.»
«E cosa ve lo dice?»
«Non scherzare con me e non farmi perdere tempo.»
Gandalf analizzò la pergamena che Re Pietro aveva rubato.
«Mi dispiace, Re Pietro. Non riesco a decifrare queste parole. È una lingua a me sconosciuta.»
Inorridito, Re Pietro sfoderò la spada dalla sua guaina.
«Voi mentite!»
«Perché dovrei farlo?»
Ma Re Pietro non rispose, riprendendosi la pergamena.
«Non importa... Cercherò la soluzione di questa pergamena da solo.»
«Allora buona fortuna» rispose Gandalf con tono sarcastico.
«Ma se verrò a scoprire che voi mi avete preso in giro, non esiterò a uccidervi.»
«Nessun essere umano ha mai provato ad uccidere uno stregone...»
«C'è sempre una prima volta... Guardie! Andiamocene!» ordinò Re Pietro dirigendoci verso Piazza Grande.
 
 
Una volta che Re Pietro e le sue guardie se ne furono andati, la Chiesa di San Michela fu richiusa.
«Avete richiuso anche la tomba della Regina Anna?» domandò Re Donato.
«Sì, maestà.»
«Quel maledetto... Come ha potuto?»
«Ha per caso portato via qualcos'altro oltre alla pergamena che era contenuta nella tomba della povera sovrana?»
«Fortunatamente no» rispose Faramir.
«Grazie per tutto quello che state facendo per noi» fece Maria smorzando un sorriso che sapeva di tristezza.
«Dovere, maestà. Dobbiamo aiutarci a vicenda.»
«Tutta questa situazione è surreale... Non avrei mai pensato che Re Pietro potesse essere così...»
«E se fosse sotto l'effetto di un incantesimo?» domandò Merry senza sapere bene cosa dire.
«Potrebbe essere... In effetti, gli Uru - Kai non sono il principale nemico che dobbiamo combattere...»
La rivelazione di Gandalf lasciò i sovrani presenti alquanto interdetti e allibiti.
«Che cosa...»
«Colui che manovra l'invasione della vostra città si chiama Saruman.»
«E cosa vuole questo Saruman da noi?»
«Non so dirvelo con certezza... Ma credo che stia cercando un tesoro... Un tesoro nascosto in questa città.»
«Che genere di tesoro?»
«Non ho molte informazioni al riguardo... Ma credo che sia un ciondolo molto potente.»
«Un ciondolo?»
«Quando avete seppellito il corpo della defunta Anna, per caso teneva al collo un ciondolo ricoperto da diamanti e da strane incisioni?»
Donato, Elisa e Maria si guardarono a vicenda cercando una risposta esaustiva.
«Che io possa ricordare, no...»
«Potete togliermi una curiosità? Com'è morta la Regina Anna?»
«È stato un incidente» iniziò a raccontare la Regina Elisa «Stava passeggiando sulle mura della città quando improvvisamente è caduta da un muretto battendo violentemente la testa.»
«E ha fatto tutto da sola?»
«Credo proprio di sì.»
«Credete?»
«No! Non è possibile che questo sia stata una fatalità!» gridò una voce maschile da dietro di loro.
«Jacopo! Sei tornato.»
Il Sovrano fissava lo stregone con sguardo rabbioso e con le lacrime agli occhi.
«Ma dove ti eri cacciato?»
«Ho scoperto un modo per entrare nella Chiesa di San Martino e sconfiggere una volta per tutte Re Pietro.»
«Jacopo, ma noi non vogliamo...»
«Se non volete aiutarmi, lo farò da solo!»
«Dobbiamo cercare di mantenere la calma» fece Aragorn separando la furia di Jacopo dagli altri.
«Tornando a noi, chi credete chi possa averla uccisa?»
«Re Pietro, è ovvio... Lui non sopportava la relazione che avevamo io con la Regina Anna.»
«Credete in un delitto passionale?»
«Non lo so... E non voglio nemmeno pensarci... Dopo aver visto la pergamena che gli avevo regalato nelle mani di quel vile, ho fatto di tutto per trattenermi nell'ucciderlo con le mie stesse mani... Quel messaggio l'avevo scritto apposta ad Anna quando era ancora in vita.»
«E cosa le avevate scritto?»
Ma Re Jacopo non rispose.
«Jacopo, stiamo cercando in tutti i modi per aiutarti... Ma devi collaborare.»
«Su quella pergamena c'è scritto il luogo del nostro primo incontro... E sempre in quel luogo, ho nascosto l'oggetto più importante della Regina Anna... Ma non posso dirvelo.»
«Perchè no. È un segreto che ho promesso di celare in eterno. Mi dispiace.»
«Re Jacopo, se solo sapessimo questo segreto, sapremmo anche le reali intenzioni di Re Pietro.»
«Re Pietro dovrà passare sul mio corpo se oserà profanare questo segreto. Parola mia.»

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Capitolo 8
*** La battaglia di Palazzo Ducale ***


Re Pietro non esitava a darsi pace.
Non riusciva a capire le parole della pergamena.
«Possibile che nessuno di voi riesca a capire cosa c'è scritto?!» tuonò Re Pietro ad alcuni storici della città che si occupavano di tradurre scritti antichi.
«Mi dispiace maestà, ma questa lingua è sconosciuta. Nessuno può tradurla. A parte chi è riuscito a scriverla...»
«Posso avere un'idea al riguardo...»
«Vi state riferendo a Re Jacopo?»
«Questi non sono affari che vi riguardano... Adesso andatevene. Ho bisogno di essere lasciato da solo.»
Gli storici che studiarono la pergamena uscirono dalla Chiesa di San Martino.
«Tranne voi, capitano delle guardie.»
«Ditemi, maestà.»
«Ho sentito dire che i membri della compagnia della Terra di mezzo sono nove in tutto... Che notizie abbiamo degli altri quattro?»
«Mi dispiace maestà, ma mi cogliete impreparato.»
«Non avevo dubbi... Ti ho assunto perchè eri il maggiore conoscitore di tutta la città. Come puoi non avere notizie su di loro?»
«Maestà, non sono convinto che questi guerrieri stranieri siano entrati nel nostro regno.»
«Allora vi dico che vi state sbagliando alla grande visto che sono stati visti nei pressi di Palazzo Ducale.»
«Maestà, io...»
«Sapete cosa vi dico? Che non servite più, capitano delle guardie. Posso benissimo condurre la guerra senza il vostro aiuto.»
Con un gesto della mano, chiamò alcuni rivoltosi che erano rimaste dentro a sorvegliare l'interno della chiesa.
«Portatelo immediatamente fuori dal mio regno. E se si azzarderà a ritornare senza il mio permesso, sapete cosa fare.»
«Maestà, vi prego di non cacciarmi...»
«Troppo tardi, capitano» disse infine Re Pietro mentre guardava il suo ex comandante scomparire trascinato dai rivoltosi.
 
 
Le guardie di Re Pietro e i rivoltosi si ritrovarono radunate in Piazza Napoleone.
«Cittadini! Gli invasori chiamati dalla nostra sovrana nemica si nascondono in questo palazzo. Dobbiamo al più presto liberare il nostro regno dalla loro oppressione. Preparatevi a combattere!»
Le forze di Re Pietro si stavano preparando a sfondare Palazzo Ducale.
< Fermi tutti! > tuonò una voce provenire da Via Vittorio Veneto.
< Chi ha osato interrompere la nostra marcia? >
< Siamo stati noi > fece Pipino sfoderando la sua spada insieme agli altri membri della compagnia.
< Sciocchi. Che cosa credete di fare voi cinque? >
< Fermare la vostra follia. >
< Esatto, Faramir. Non vi permetteremo di entrare a Palazzo. >
< Voi non mi date nessun ordine, razza di stupidi e innocui guerrieri. >
< Stupidi guerrieri? >
< Non avete nessuna possibilità contro me e il mio esercito. Arrendetevi e fatevi da parte finché siete in tempo. >
< Siete molto ottimista, Re Pietro… Un numero spropositato di soldati e di uomini non fanno sì che abbiate un esercito invincibile > gli spiegò Gandalf.
< E voi cosa ne volete sapere, eh?! >
< Sfidiamoci a duello io e voi: se vinco io, la vostra follia e la vostra voglia di conquistare la città si arresterà per sempre. Ma se vincete voi… >
< Allora mi darete campo libero… Affare fatto! >
< Molto bene. >
L’esercito di Re Pietro indietreggiò alcuni metri per far spazio al combattimento tra il loro sovrano e lo stregone bianco.
< Gandalf, siete sicuro che… >
< Non vi preoccupate, Regina Maria. So quello che sto facendo. >
Dopo che Maria scambiò un sorriso allo stregone, la sfida tra lui e Re Pietro incominciò sotto gli occhi attenti di migliaia di persone che si stavano godendo la scena.
Re Pietro stava attaccando con tutte le sue forze con la sua spada e il suo scudo.
Ma Gandalf continuava a difendersi magistralmente.
< Per essere un vecchio della tua età ti difendi molto bene > disse Re Pietro prendendolo in giro.
< E’ tutta una vita che combatto… Una sfida contro di voi non mi spaventa minimamente. >
< Credete di avere la vittoria in pugno? >
< Penso solo che dovrò farvi capire quale sia il vostro posto in questo regno. >
Ma Re Pietro non ci stava.
Le parole dello stregone l’avevano fatto arrabbiare sempre di più.
< La rabbia e la collera non ti porteranno a niente di buono. >
< Tacete! Non avete nessuna possibilità contro di me! >
Mentre Re Pietro si preparò ad affondare la sua spada nel ventre dello stregone, egli cadde malamente a terra.
< Non riuscite nemmeno a reggervi in piedi… Alzatevi! >
Galdalf lo stava spronando a continuare a combattere per vedere fin dove si sarebbe spinto.
< Maledetto! La pagherete molto cara! >
< Sei tu che pagherai per tutto quello che hai fatto… Hai spinto centinaia di uomini ha sposare la tua causa di rivolta, facendogli capire che i nemici eravamo io e i miei compagni… Ma presto capiranno che sei tu il vero nemico che deve essere sconfitto. >
< Non ce la farai mai a togliermi di mezzo. >
< Scommetti? >
Appena Re Pietro abbassò la guardia, Gandalf lo colpì alle spalle tramortendolo.
Il sovrano cadde a terra dal dolore, mentre Gandalf aspettava che si rialzasse.
< E se verrò a scoprire che siete stato voi ad uccidere la povera Regina Anna, scappate immediatamente da questa città… La mia collera sarà irrefrenabile. >
< Ma cosa ne volete sapere voi di questa storia?! >

Re Jacopo stava per sguainare la sua spada.
Ma Galdalf riuscì a fermarlo in tempo.
< No! Fermati! >
< Stregone Gandalf, lasciatemi andare. >
< Per macchiarti di un delitto di cui ti pentirai per il resto della tua vita? Mai! >
< Uccidere questo spregevole uomo mi farà più felice che mai. >
< Momentaneamente… Ma dopo? Dopo ti sentirai lo stesso bene con te stesso? >
Re Jacopo pensò intensamente alle parole dello stregone.
Dopo che la sua idea di uccidere il sovrano fu assopita, si rivolse a lui con sguardo rancoroso.
< Per questa volta sei salvo… Ma non pensare che la mia vendetta finisca qui. Aspetterò che tu commetta un altro passo falso, e la mia furia si scaglierà contro di te. È una promessa. >
< Re Pietro, vi arrendete al mio volere? >
Il sovrano ribelle fissava lo stregone e Re Jacopo con sguardo pieno di collera.
Appena gli voltarono le spalle abbassando di conseguenza la guardia, Re Pietro si scagliò contro di loro.
Ma il bastone che teneva in mano Gandalf lo picchiò sullo stomaco, facendolo stramazzare una seconda volta a terra.
< Volevate ucciderci a tradimento, non è vero? Bene… Se volete continuare la guerra, la continueremo. Gandalf, siete con noi? >
< Dovunque voi vorrete, Re Jacopo > rispose lo stregone rinfoderando la sua spada.
I sovrani e la compagnia erano pronti per sfidare le centinaia tra soldati e rivoltosi capitanati da Pietro.
< Ma siamo sicuri che ce la faremo? >
< Non ti preoccupare, Re Donato. Abbiamo la situazione sotto controllo > gli rispose Re Jacopo con sguardo serio.
< Soldati! Rivoltosi! All’attacco! >
L’esercito nemico era pronto per sfondare le porte di Palazzo Ducale.
< Presto! Difendiamo il palazzo! > ordinò Re Jacopo.
< Un momento! > gridò Merry tra la folla.
< Merry, che hai intenzione di fare? >
< Aspettate e lo vedrete! >
Improvvisamente, le finestre di Palazzo Ducale si aprirono tutte assieme.
Sulla balconata delle finestre spuntarono creature con gli occhi azzurri e con le orecchie a punta.
< Gli elfi! Sono qui! >
Capitanati da un elfo con gli occhi castani e i capelli biondi lunghi, gli elfi si prepararono a scoccare migliaia di frecce che andarono a colpire i malcapitati soldati e rivoltosi.
Le poche truppe rimaste in vita si sparpagliarono in Via Vittorio Veneto e in Via Girolamo.
Solo Re Pietro con alcuni rivoltosi non volevano arrendersi.
< Irrompete da questa parte! Presto! >
Ma fu tutto inutile.
L’elfo, con le sue due spade, lo fronteggiò magistralmente.
< Aspetta! Lascia qualcosa anche a me! > gli gridò il nano suo compagno di avventure.
Pietro non ebbe nessuna possibilità contro di loro.
Riuscì a correre più veloce che poté scomparendo verso la Chiesa di San Martino.
La battaglia si concluse in poche ore e in poche mosse.
Gli elfi, alleati dei sovrani di Lucrom e della compagnia, resisterono all’attacco del nemico.
< Ce l’avete fatta! > gli gridò Merry andando ad abbracciare i due compagni.
< Legolas! Gimli! > fece Aragorn felicissimo di vederli.
< Di la verità, Aragorn… Non potevi stare senza di me, vero? >
< Certo che no, Gimli. Tu sei il guerriero portante di questa compagnia > rispose Aragorn sorridente.
I membri della compagnia si abbracciarono tra di loro.
Era dai tempi della guerra di mezzo che non si radunavano tutti assieme.
< Legolas, Gimli. È un vero piacere fare la vostra conoscenza> disse la Regina Maria facendo gli onori di casa < Benvenuti a Lucrom. >
< La ringrazio, maestà. È un onore per noi essere qui a fronteggiare il nemico con voi > rispose Legolas inchinandosi ai reali della città.
< Ma quell’uomo che si fa chiamare Re, è padrone di alcuni territori di questo regno? >
< Sì, nano Gimli. Lui controlla una parte dei territori del sud > gli rispose la Regina Elisa.
< E perché si preparava a sfondare le porte di questo sontuoso palazzo? >
< Non lo so di preciso… Lui vuole farci la guerra. >

< Non ce ne sarà bisogno > fece Re Donato.
< Perché? Potrebbe riorganizzare il suo esercito ed essere di nuovo un pericolo per noi stessi e per tutta la città. >
< Gimli ha ragione, Re Donato. Dobbiamo fermarlo immediatamente se vogliamo che questa città abbia un futuro come si deve > mormorò Re Jacopo.
< Per oggi basta spargimenti di sangue. Portiamo via i corpi di questi poveri morenti e organizziamoci per fronteggiare gli Uru – Kai. >
< Aspettate un momento, Re Donato… Prima dobbiamo rintracciare gli altri due membri della compagnia… Frodo e Sam. >
< Predisporrò alcuni miei uomini per far sì che vengano trovati. >
< Non vi preoccupate. Se sono in questa città, li cercherò io personalmente. >
< Come volete voi > disse infine Re Donato aiutando i soldati ha radunare tutti i corpi dei morti in attesa di venire bruciati.

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Capitolo 9
*** L'uccisione di Re Pietro ***


 
I corpi uccisi durante la battaglia di Palazzo Ducale furono radunati e bruciati sul Baluardo si San Paolino.
Ad occuparsi di tutta la faccenda, fu Re Donato.
< Maestà, cosa dobbiamo fare con i rivoltosi rimasti? >
< Se decideranno di sposare la nostra causa di liberazione e di resistenza agli Uru – Kai saranno perdonati del loro tradimento. Altrimenti imprigionateli e torturateli senza pietà. >
< Sarà fatto > fece il capo delle guardie del Sovrano Donato.
< Non voglio che ci siano altri spargimenti di sangue della nostra gente. Siamo rimasti in pochi… Ed io non potrei sopportare tutto ciò. >
< Non ci saranno altre rivolte, maestà. I rivoltosi saranno soppressi all’istante. >
< Molto bene… E cosa mi dite di Re Pietro? >
< Si è rintanato come un topo di fogna nella Chiesa di san Martino. >
< Che ci rimanga! Non deve uscire per nessun motivo, altrimenti… >
< Non uscirà. State tranquillo. >
< Anche l’ultima volta non doveva uscire, invece…Per qualsiasi cosa, non esitate a chiamarvi. Sono stato chiaro? >
< Certamente, maestà > disse infine il capo delle guardie mentre si ritirava con il suo esercito.

Ospiti della Regina Maria, la compagnia fu fatta alloggiare nell’immenso Palazzo Pfanner.
I guerrieri provenienti dalla Terra di mezzo poterono riposarsi e ristorarsi dopo lunghi giorni difficili.
< Tutto ciò è magnifico > fece Pipino mentre era seduto a tavolo per divorare il pranzo che la sovrana Maria aveva fatto preparare in loro onore.
< Sono contenta che tutto ciò vi piaccia > ribatté sorridente la donna.
< E’ tutto squisito. Mai mangiato niente di simile. >
< Tutto quello che state mangiando non sono altro che prodotti provenienti da queste terre. >
< Davvero? Vorrà dire che, finita la guerra, mi trasferirò in questo piccolo regno. >
< Sarete il benvenuto, Merry. >
Mentre i due hobbit divoravano il pranzo alquanto affamati, Aragorn, Legolas, Gimli e Faramir si stavano esercitando nei combattimenti nel cortile del palazzo.
< Davvero una bellissima giornata > fece Legolas fissando il cielo.
< Hai ragione. E per di più siamo anche in pieno inverno. >
< Qui non si sente il freddo come nelle nostre parti > disse Gimli mentre schivava i colpi di Faramir.
< E’ un clima diverso. Ma sono convinto che ci troveremo bene > ribatté Faramir.
< Nessuna notizia dei nostri invasori? >
< Sembra che non si siano minimamente avvicinati a queste terre… > rispose Legolas con tono cupo.
< Tutto ciò è molto strano… A quest’ora i nostri nemici dovevano essere dinanzi a queste mura. Che cosa li avrà trattenuti? >
< Magari degli ordini dall’alto? >
< Saruman ha troppa fretta per farsi scappare un regno come questo. >
< Ma cos’è che Saruman sta cercando in questa città? >
< Il ciondolo dell’immortalità > fece Gandalf spuntando da dietro i quattro guerrieri < Un oggetto che se dovesse cadere nelle sue mani, diventerebbe invincibile. >
< E dove possiamo trovare questo ciondolo? >
< Per molti anni è appartenuto alla defunta Sovrana Anna. Infatti, credevo che dopo la sua morte, il suo ciondolo fosse stato seppellito insieme a lei… Ma mi sbagliavo. >
< Gandalf, come fai a sapere tutte queste cose? > domandò Gimli curioso.
< Mastro nano, appena vengo chiamato per una missione importante, mi faccio in quattro per documentarmi su tutto quello che c’è da sapere… E poi la biblioteca di questa città è molto rifornita per quanto riguarda la sua storia. >
< Quindi dobbiamo trovare questo ciondolo dell’immortalità prima che possa cadere nelle mani del nostro nemico. >
< Esatto… Ma la mia visione di mago non mi permette di vedere dove sia nascosto… Solo una persona può saperlo. >
< Ti stai riferendo a Re Jacopo? >
< Il Sovrano risiedente nella Chiesa San Francesco è l’unico a sapere dove si nasconda… Ma credo proprio che non rivelerà mai questo segreto. >
< Deve farlo se vuole che il suo regno non vada perduto. >
< Purtroppo ha promesso alla Sovrana Anna che avrebbe protetto il ciondolo anche a costo della vita. Non sarà molto accondiscendente nell’aiutarci. >
< Dovremmo fare almeno un tentativo, no? >
< Tentar non nuoce… Ma finché il ciondolo sarà al sicuro, noi non corriamo alcun pericolo. >
< Tornando alla nostra compagnia, avete notizie di Frodo e Sam? >
Appena Legolas gli fece quella domanda, lo sguardo dello stregone si rabbuiò.
< Non ho notizie di loro da quando ho intrapreso il mio viaggio… Spero che non gli sia successo niente di male… Non potrei mai sopportarlo. >
< Secondo me sono in questa città e aspettano il momento opportuno per venire fuori allo scoperto > lo rassicurò Aragorn.
< Vorrei tanto che fosse così, guerriero Aragorn. Ma il mio istinto dice che i due hobbit potrebbero essere in grave pericolo. >
< Finchè sono tra mura di questa città, non corrono nessun pericolo. >
< Sarebbe così se non fosse per il traditore per eccellenza… >
< Ti stai riferendo a Re Pietro? >
< E a chi sennò? >
< Ho sentito dire che le guardie di Re Donato lo controllano 24 ore su 24. >
< Non servirà controllarlo a vista… Re Pietro è molto furbo. Come in precedenza, cercherà un’altra via d’uscita. Ne sono sicuro. >
< E non c’è nessun modo di fermarlo? >
< L’unico modo è ucciderlo, Gimli. Ma non possiamo farlo, miei cari compagni… Sono rimasti in cinque a regnare su questo territorio… Se uccidessimo un altro sovrano, la sicurezza della città non sarà la testa. >
< Ma cosa dici, Gandalf? Se uccidiamo questo traditore, la città di Lucrom sarà più libera! >
< Questo è quello che credi, Aragorn… Ma voglio ricordarti che se eliminiamo il traditore, gli abitanti della città potrebbero insorgere, causando una marea di problemi. >
< Ma cosa… >
< Fidatevi. Dobbiamo tenercelo buono almeno finché la guerra non sarà definitivamente conclusa. >
< E se lui proverà ad allearsi con gli Uru – Kai per distruggerci? >
< Non lo farà mai, tranquilli… Sapete com’è fatto, no? Re Pietro non vuole allearsi con nessuno. Vuole tutto il potere per sé. >
< Tutta questa brama di potere si rivolterà contro di lui… Ne sono certo. >
< Adesso il nostro unico problema è di riunire la compagnia. Solo così potremmo essere più forti e più decisivi. >
< Dobbiamo dividerci in gruppi per ritrovarli. È l’unica maniera. >
< Sì, Aragorn ha ragione. Non possiamo indugiare oltre. >
< E sia. Ci ritroveremo al calar del sole in Piazza Anfiteatro, d’accordo? >
< Sì, stregone Gandalf > risposero gli altri membri della compagnia prima di sparpagliarsi tra le piccole vie della città.

Re Pietro se ne stava rinchiuso tutto il giorno nella sontuosa Chiesa di San Martino.
< Sono sicuro che questa pergamena mi porterà dritto al nascondiglio del ciondolo della Regina Anna… Ma queste scritture… Accidenti! È troppo snervante! > urlò battendo i pugni sulle colonne della chiesa..
< Problemi, Re Pietro? >
Una voce in lontananza mise in allarme il sovrano.
< Chi è che sta parlando? >
< Io potrei aiutarti, se vuoi. >
Ma Re Pietro non riusciva a vedere nessuno.
Sembrava che stesse parlando un fantasma.
< Fatti vedere! >
< Sono qui. >
La voce in questione proveniva dal fondo della navata.
Appena Re Pietro si trovò dinanzi un uomo completamente vestito di bianco, con la barba lunga intento a sorreggersi con il suo bastone, ebbe un sussulto.
< Siete voi! Lo stregone bianco! >
< No, caro Sovrano Pietro. Non sono colui che pensate. >
Lo sguardo e il sorriso dello stregone misterioso stavano facendo provare dei brividi al sovrano di San Martino.
< Non prendetemi in giro. Voi siete colui che ho sfidato in Piazza Grande. Non mentite! >
< Colui che avete sfidato è Gandalf, uno stregone come me… >
< Che cosa? >
< So che può sembrare strano, ma io e Gandalf non siamo uguali… Io posso aiutarti a trovare quello che cerchi e a sconfiggere il nemico… Ma prima dovrai allearti con me e con i miei Uru – Kai. >
< Mai! Non mi alleerò con coloro che vogliono distruggere il mio regno. >
< Se sarai dei nostri, ti prometto grandi ricchezze e la supremazia del Regno di Lucrom… Devi solo fidarti di me. >
< E cosa mi dice che appena abbasserò la guardia, voi non mi uccidiate con una sorta di rito magico? >
< Una volta alleato con qualcuno, s’eppur essere umano, non corre nessun pericolo di vita. Io ti proteggerò, Re Pietro. Anche a costo della mia stessa vita. >
Ma Re Pietro non si fidava delle parole dello stregone.
< Andatevene immediatamente da qui o assaggerete la mia collera. >
Irritato per la testardaggine e la maleducazione del sovrano, Saruman iniziò a sfoderare le sue arti magiche oscure.
< Ti ho offerto la mia protezione… La mia vita… E tu come mi ripaghi? Con la tua insolenza! >
Re Pietro non aveva nessuna possibilità contro lo stregone.
< Lasciatemi andare! Vi prego! >
< Ormai è troppo tardi… Soccomberai sotto la mia forza. E presto, gli Uru – Kai saranno padroni di tutta la città. >
Saruman si apprestava a dare il colpo di grazia al sovrano.
Ma le guardie di Re Pietro irruppero nella Chiesa inneggiando una battaglia contro lo stregone.
< Che cosa credete di fare, insulsi umani? Non avete nessuna possibilità contro di me! >
In pochi minuti, le guardie di Re Pietro furono massacrate senza pietà.
Il destino del sovrano era segnato.
Come le sue guardie, anche lui fu ucciso senza pietà.
Con questo passo, Saruman e gli Uru – Kain avevano libero accesso alla città.
La Porta di San Pietro era completamente sguarnita.
Il destino della città di Lucrom si faceva sempre più minacciato.

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Capitolo 10
*** La battaglia di Porta San Pietro ***


Le spie che continuavano a guardare a vista l’area della Chiesa di San Martino, non notarono nulla di strano.
Infatti, una volta che Saruman apparì dinanzi a Re Pietro e subito dopo averlo ucciso, scomparve misteriosamente.
Nessuno poteva immaginare quello che aveva fatto.
Con il passare dei giorni, le spie di Re Donato furono molto scettici su quello che stava succedendo in quella chiesa.
Sembrava che Re Pietro non si fosse minimamente azzardato ad uscire dal suo nascondiglio.
< Sarà meglio avvertire Re Donato > fece una delle spie.
< Per dirgli cosa? >
< Che la situazione è completamente sotto controllo. >
< Forse è meglio aspettare che succedi realmente qualcosa… Re Pietro non può rimanere qui nascosto in eterno. Secondo me sta aspettando il momento adatto per uscire allo scoperto. >
< Oppure sta muovendo le sue truppe per distruggerci ancora una volta. >
Mentre le due spie erano impegnate a parlottare tra di loro, un rumore in lontananza li mise in allarme.
< Qualcuno sta suonando l’allarme nel Baluardo di Santa Maria. >
< Ma che diavolo stai dicendo? >
< Non potrei mai confondermi… Qualcuno sta provando ad invadere le nostre mura. >
< Ne sei assolutamente certo? >
< Dobbiamo avvertire tutti i sovrani. Immediatamente. >
 
 
L’allarme lanciato dal Baluardo di Santa Maria si sentì in tutta la città.
La gente, spaventata, si rintanò nelle loro case.
< Che cosa sta succedendo? > domandò Merry confuso.
< Qualcuno ha dato l’allarme nel Baluardo di Santa Maria… > rispose Elisa.
< Cioè significa che ci stanno per attaccare? >  
< Sembrerebbe proprio di sì. >
< Dobbiamo organizzare l’esercito in quel punto > fece la Regina Maria senza mezzi termini < Non devono entrare assolutamente in città. >
< Maestà! > gridò una delle spie che erano intente a controllare la zona di San Martino.
< Che succede? >
< Abbiamo sentito l’allarme. >
< Qualcuno ci sta attaccando… Che cosa mi dite di Re Pietro? >
< Non si è mosso minimamente dal suo rifugio. >
< Qualcuno è entrato a fargli visita? >
< Non che noi sappiamo, maestà. >
< Che significa che non lo sapete?  >
< Ecco, veramente… >
< … Siamo certi che gli sia successo qualcosa di grave. È impossibile che lui rimanga rinchiuso per così tanto tempo > continuò l’altra spia finendo il discorso.
< Andate a controllare che diavolo sta succedendo in quella Chiesa. >
< E per quanto riguarda l’organizzazione dell’esercito? >
< Anche noi vogliamo combattere. >
< Osate discutere i miei ordini? > domandò con tono cupo il Sovrano Donato.
< No, maestà. Scusateci. >
< Fate quello che vi ho detto. Ce la faremo anche senza di voi a difendere il Baluardo. Andate! >
Senza ribattere minimamente, le spie del sovrano tornarono immediatamente verso la Chiesa di San Martino per controllare la situazione.
Il primo a recarsi sul Baluardo di Santa Maria fu Aragorn, seguito dagli altri componenti della compagnia.
Con sguardo spaventato ma pieno di coraggio, il ramingo scorse in lontananza un centinaio di soldati pronti a sfondare Porta San Pietro.
< Tra pochi minuti saranno qui… Dobbiamo prepararci. >
< I miei uomini sono pronti a combattere > fece Legolas con sguardo determinato.
< Anche i nostri guerrieri > ribatté la Regina Maria a nome di tutti.
< Molto bene. Alle mura! >
 
 
L’esercito radunato sul baluardo era pronto a combattere.
I nemici si trovavano dinanzi Viale della repubblica posto all’infuori di Porta San Pietro.
Erano dotati di scale per scavalcare le mura e di catapulte per disintegrare le difese dell’esercito dei sovrani.
< Non fateli salire altrimenti siamo perduti! > gridò Aragorn all’esercito.
< Arcieri, preparatevi! >
Le frecce stavano per essere scoccate una volta che gli Uru – Kai si fossero trovati ai piedi delle mura.
L’esercito nemico si era diviso in due gruppi.
Il Primo gruppo tentava di scavalcare le mura della città. Mentre gli altri erano impegnati a sfondare Porta San Pietro.
< Proteggete Porta San Pietro! Non devono entrare! >
La compagnia, composta da Faramir, Merry e Pipino erano pronti ad aiutare l’esercito della città impegnato a difendere il portone.
Gli Uru – Kai non stavano perdendo tempo.
In pochi minuti erano riusciti a indebolire le difese delle mura.
< Arcieri! Scoccate le vostre frecce! > ordinò Legolas.
Anche se avevano ucciso decine di Uru – Kai in pochi secondi, essi non si arresero per nessun motivo.
Dietro le fila degli Uru – Kai, umanoidi giganti si stavano facendo strada per sfondare definitivamente Porta San Pietro.
< I troll! Uccideteli!> gridò Gandalf.
< Arcieri! Preparatevi per un nuovo attacco! >
Ma anche stavolta, il nemico non fu fermato.
Anche se gli Uru – Kai si stavano decimando sempre di più, i troll si preparavano a sfondare il portone.
< Non resisteremo per molto! > gridò Pipino disperato.
< Che cosa possiamo fare? > domandò Merry.
Ma la situazione sarebbe degenerata sempre di più.
Dai vicoli della città, un’orda di Uru – Kai raggiunsero i soldati impegnati a difendere Porta San Pietro.
Il gruppo nemico che si trovava già in città, era capitanato da Saruman.
< Soccomberete sotto la nostra forza! > esclamò Saruman ai suoi nemici < Uru – Kai, uccidete tutti coloro che incontrate sul vostro cammino! >
I morti tra i soldati aumentavano sempre di più.
La compagnia e i soldati dei sovrani non sarebbero resistiti per molto.
Se non fosse per…
Improvvisamente, fu dato ancora l’allarme di Piazza Napoleone.
L’esercito di rivoltosi che prima era dalla parte di Re Pietro, adesso era pronto per combattere gli invasori.
< Guardate! I rivoltosi stanno combattendo per noi! > esclamò Merry.
La situazione si capovolse improvvisamente.
Gli Uru – Kai che erano già entrati in città, furono scaraventati di sotto dalle mura dall’esercito dei reali di Lucrom.
I troll furono definitivamente uccisi dalle arti magiche di Gandalf, mentre Saruman era intento a combattere contro la Regina Elisa e la Regina Maria.
< Regine, non avete nessuna possibilità! > esclamò Re Donato cercando di proteggere a sua volta le due donne.
< Maledette! Fatevi da parte! >
Per evitare il peggio, ci volle lo stregone Gandalf per sconfiggere Saruman.
La battaglia fu definitivamente vinta dagli uomini e dalla compagnia.
Gli Uru – Kai batterono in ritirata verso Viale Cavour.
L’esercito nemico era stato definitivamente sconfitto.
< Vittoria! Abbiamo vinto! > esclamò Re Donato trionfante.
Sembra che il peggio fosse passato.
Ma alcuni Uru – Kai erano riusciti a nascondersi nella città in attesa di un nuovo attacco.
< Gli Uru – Kai sono sempre in città! > esclamò la Regina Maria inseguendoli a cavallo.
Ma la loro era una trappola.
Fu circondata da altri nemici in Piazza Antelminelli.
Sembrava che non ci fossero più possibilità per lei.
Ma un salvataggio insperato fecero evitare il peggio.
Una freccia scoccata dal nemico stava per colpire in pieno petto la Sovrana.
Ma Re Jacopo gli si piazzò davanti, prendendo la freccia al posto suo.
< Jacopo! >
Pochi minuti dopo, la compagnia arrivò in piazza per soccorrere i due sovrani.
L’ultimo gruppo di Uru – Kai fu annientato definitivamente, liberando così la Regina Maria.
< Jacopo, ti prego! Rispondi! >
Il sovrano stava perdendo sangue dallo stomaco.
Esso riusciva a mantenere a malapena gli occhi aperti.
< Dobbiamo curarlo immediatamente! > gridò Maria dalla disperazione.
< Ho fatto preparare una stanza per i feriti a Palazzo Ducale > fece Re Donato < Presto, non c’è tempo da perdere. >

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Capitolo 11
*** La goccia dell'immortalità ***


 
Re Jacopo fu fatto distendere su di un letto in una piccola stanza appartata a Palazzo Ducale.
Aveva perso conoscenza.
Gli scienziati della città credevano che ormai la sua fine era segnata.
Ma c’era un’ultima possibilità per salvarlo.
Ma dipendeva tutto da lui.
< Come sta, Re Jacopo? > domandò Gandalf agli scienziati.
< Purtroppo non bene, stregone Gandalf. Gli abbiamo dato tutte le cure necessarie, ma purtroppo sembra che non sortiscono nessun effetto. >
< Non è possibile. Ci deve essere un modo! > fece la Regina Elisa con tono straziato.
< Devo parlarci in privato > mormorò la Regina Maria determinata.
< Maestà, non credo che sia una buona idea. Re Jacopo ha bisogno di riposo. >
< E’ molto probabile che muoia da un momento all’altro. Non posso aspettare altrimenti. >
< Maestà… >
< Osate discutere i miei ordini? >
< Certo che no, maestà. Entrate pure… Ma vi prego. Non fatelo sfiancare più del dovuto. >
< Ci metterò pochi minuti. >
Una volta entrata dentro la stanza, la Regina Maria richiuse la porta dietro di sé.
Re Jacopo giaceva addormentato sul letto.
era sul punto di morire da un momento all’altro.
< Jacopo, riesci a sentirmi? >
Ma il sovrano non rispondeva.
< Jacopo, so che sei vivo… Svegliati. >
Jacopo aprì a malapena gli occhi.
< Maria… sei proprio tu? > domandò l’uomo con voce flebile.
< Devi dirmi dove si trova il ciondolo dell’immortalità… Immediatamente. >
< Perché vuoi saperlo? >
< Perché devo salvarti la vita. È l’unica possibilità. >
< Il ciondolo è nascosto nel posto più segreto della città. Nessuno riuscirà mai a trovarlo. >
< Ti prego di dirmi dove si trova… E’ per il tuo bene. >
Ma Jacopo non rispose.
Sembrava quasi che non voleva essere salvato.
< Se non vuoi dirmi dove si trova, lo cercherò con le mie mani. Ma con la differenza che ci metterò molto più tempo del dovuto. >
All’insistenza di Maria, Jacopo fece una parvenza di sorriso.
Sembrava quasi divertito dai modi di fare di Maria.
< Ho capito… sei completamente pazzo. Per te è più importante questo stupido segreto che la tua vita. >
< L’ho promesso ad Anna… >

Ma le parole di Maria non sortirono alcun effetto.
< Molto bene… Se hai deciso di morire, fai pure. Ma non rimarrò qui ad assisterti. Creperai in completa solitudine. >
Infuriata, Maria si precipitò fuori dalla stanza.
< Il ciondolo si trova in mezzo a Piazza Anfiteatro. È lì che è stato seppellito. >
Maria sembrava quasi scioccata dalla rivelazione del sovrano.
< Devo fidarmi delle tue parole? >
< Che senso avrebbe mentire? >
< Bene… Andrò diretta a Piazza Anfiteatro a cercare questo ciondolo. Però tu devi resistere. >
< Vedremo se ci riuscirò. Non ti posso promettere niente. >
Maria evitò di rispondere, precipitandosi fuori dalla stanza per non perdere ulteriormente tempo.
< Maria, che cosa vi siete detti? > domandò Gandalf.
< Si salverà? > domandò invece Gimli.
< Non lo so… Avrò bisogno dell’aiuto di tutti voi. >
< Per fare cosa? >
< Rechiamoci immediatamente in Piazza Anfiteatro. Non c’è un minuto da perdere. >

Essendo pieno pomeriggio, Piazza Anfiteatro era completamente vuota.
Gli abitanti che vi risiedevano un tempo, l’avevano abbandonata dopo l’ultima strage compiuta dagli Uru – Kai.
< Sembra una piazza fantasma > mormorò Faramir con i brividi che gli scorrevano in corpo.
< In questa piazza, ci dovrebbe essere un simbolo inciso sull’asfalto > confessò la sovrana Maria.
I membri della compagnia guardarono attentamente per tutta l’area.
Ma il simbolo che Maria alludeva non c’era da nessuna parte.
< Se Re Jacopo mi ha mentito sul punto di morte, lo finisco con le mie stesse mani. >
«Non ci sarebbe tempo, maestà.»
«Voleva portarsi il segreto nella tomba. Quel maledetto…»
Mentre i sovrani della città e la compagnia erano impegnati a trovare quel ciondolo che era la causa di tutti i loro problemi, la città di Lucrom era nuovamente sotto assedio.
«Un’orda di nemici sta per entrare in Porta Santa Maria!» urlò un contadino «Dobbiamo proteggere le mura!»
Gli abitanti della città presero tutte le loro armi che avevano a disposizione per fronteggiare al meglio delle loro forze un nemico che sembrava instancabile.
«Maestà, dobbiamo proteggere la città» fece Merry con determinazione.
A quel punto Maria non sapeva cosa fare.
Tentare di salvare Re Jacopo cercando il ciondolo dell’immortalità oppure combattere il nemico e difendere la città?
«Voi difendete le mura… Io rimango in questa piazza a cercare quel ciondolo che può salvare la vita a Jacopo.»
«Maestà, è tutto tempo sprecato…»
«Osi discutere i miei ordini, razza di inutile guardia?»
«Certo che no, maestà.»
«Allora fai quello che ti ho detto e non indugiare oltre… Più tempo voi rimanete qui, più il nemico entrerà in città.»
«Andiamo subito, maestà.»
Le guardie della Regina Maria non indugiarono oltre, montando a cavallo per recarsi nella piazza di fronte alla Porta assediata.
«Andate anche voi» mormorò la Regina riferendosi agli altri regnanti e alla compagnia.
«Ne sei sicura, Maria?»
«Penserò io a Jacopo. Voi non dovete preoccuparvi di lui. Ce la farà.»
Donato ed Elisa sapevano benissimo che Maria stava mentendo a se stessa.
Ma in quel momento non gli diedero molto peso.
La città reclamava il loro aiuto.
Dovevano agire al più presto.
Donato ed Elisa si immersero in Piazza San Frediano per poi passare in Via della Cavallerizza per ritrovarsi dinanzi a Porta Santa Maria.
Solo Gandalf era rimasto lì con lei per dargli un conforto insperato e un consiglio da stregone.
«Regina Maria, cercate nei luoghi più impensabili… La fortuna sarà dalla vostra parte. Fidatevi di me.»
«Vi ringrazio, Gandalf» replicò la sovrana.
«Vi attendo con impazienza dinanzi nel punto nevralgico del vostro regno. A più tardi» disse infine lo stregone prima di scomparire dietro le case della città.
Con le parole di Gandalf, Maria non si voleva dare per vinta.
Sapeva che era molto vicina a trovare quel ciondolo.
Quell’oggetto che tutti stavano cercando.
La sua pazienza stava arrivando ad un certo limite.
“Maledizione! Dove si trova?!”
Andando in mezzo alla Piazza, Maria notò una croce capovolta incisa sul pavimento.
Il pavimento sembrava non essere posizionato adeguatamente.
“Che fosse qui il nascondiglio?”
Sollevando il pezzo di pavimento, Maria notò un oggetto luccicare di luce propria.
L’aveva trovato.
Era riuscita nell’impresa di ritrovare il ciondolo della Regina Anna.
Dopo averlo nascosto accuratamente nella sua borsa, Maria cavalcò verso Palazzo Ducale dove Re Jacopo stava peggiorando di secondo in secondo.
Una volta arrivata nella sua stanza, vide Re Jacopo con gli occhi chiusi.
«Jacopo! Svegliati!» gridò la sovrana.
Ma il sovrano non rispose.
«No! Non puoi essere morto!»
Dopo qualche secondo, Re Jacopo aprì gli occhi.
Era in condizioni assai pietose.
«Maria…»
«Resisti Jacopo. Bevi questa goccia dal ciondolo.»
Maria infilò la boccetta del ciondolo nella bocca del sovrano.
Inizialmente sembrava non fare nessun effetto.
Ma pochi istanti più tardi, le ferite di Jacopo furono completamente rimarginate.
Il Sovrano era tornato a vivere.
«Maria… Ce l’hai fatta…» fece il sovrano con voce flebile.
«Grazie al cielo sei salvo!» esclamò Maria buttandosi addosso a lui «Se non fosse stato per te…»
«Mi hai fatto riflettere quando mi hai detto che Anna volesse che io vivessi… La mia ora non è ancora giunta.»
«Esatto. Non potevi abbandonarci, soprattutto ora che il nostro nemico sta tornando alla carica.»
«Allora andiamo ad aiutare i nostri compagni.»

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Capitolo 12
*** La compagnia si riunisce ***


Re Jacopo non si era mai sentito così in forma prima d’ora.
Sembrava completamente rinato.
L’effetto delle gocce del ciondolo della regina Anna avevano sortito il miracolo sperato.
«Aspetta un attimo, Maria» la fermò Re Jacopo mentre la donna stava per montare a cavallo.
«Che cosa c’è?»
«Non possiamo portare con noi il ciondolo dell’immortalità. Sarebbe troppo rischioso.»
«Ma se qualcuno tra i nostri compagni ne avesse il bisogno?»
«Spererei proprio di no…»
«Dobbiamo portarlo con noi. È l’unico modo.»
«Maria, non farmi pentire di averti rivelato il mio segreto.»
«Ma…»
«Non ci sono ma che tengano. Nasconderemo il ciondolo in mezzo a Piazza Grande.»
Maria era molto titubante dal desiderio di Re Jacopo.
«Fai come ti ho detto.»
«E va bene!»
Maria adagiò il ciondolo sotto la statua che sovrastava l’intera Piazza, sperando che nessuno l’avesse trovata.
 
 
Porta Santa Maria stava per cadere sotto il fuoco nemico.
Gli Uru – Kai, accompagnati da un centinaio di troll, stavano per mettere piede in città.
«Non resisteremo a lungo!» gridò Aragorn alla sua compagnia.
«Dobbiamo resistere! Per il bene del mondo degli uomini!»
La compagnia, Elisa e Donato stavano combattendo allo stremo delle forze.
Intorno a loro, i soldati e gli abitanti della città stavano morendo ad uno ad uno.
Non avevano nessuna possibilità contro di loro.
Il nemico era troppo forte.
«Dove si è cacciata Maria?!»
«Sta ancora salvando la vita a Re Jacopo, Pipino» gli rispose Faramir.
«Questi dannati Uru – Kai sono troppi!» tuonò Gimli.
«Combatti, amico mio. Non mollare!» lo incitava Legolas.
Ma prima che la situazione diventasse più critica del solito, gli elfi arcieri si posizionarono in fila dal Baluardo di San Martino fino al Baluardo di San Frediano, scoccando a ripetizione le loro frecce.
«Grande! È così che si fa’!» esclamò entusiasta Gimli.
Gli Uru – Kai stavano cadendo a decine.
Ma questo non riusciva lo stesso a fermarli.
«A che punto siamo?» domandò la Regina Maria una volta unitasi agli altri combattenti.
«Maria! Finalmente sei arrivata!» fece la Regina Elisa schivando gli attacchi dei nemici che erano riusciti a scavalcare le mura.
«Ho avuto un po’ da fare, ricordi?» rispose Maria indicando un Re Jacopo in ottima forma.
«Re Jacopo! È un vero miracolo!»
La Regina Elisa avrebbe volentieri abbracciato il suo compagno di battaglia.
Ma sapeva che non era il momento adatto.
«Avanti, Elisa. Rispediamo il nemico da dov’è venuto.»
«Con piacere!» esclamò la giovane guerriera Elisa determinata come non mai.
 
 
Gli Uru - Kai continuavano a venire in soccorso dei loro guerrieri a migliaia, Mentre gli abitanti della città e le guardie imperiali erano completamente allo stremo.
Avevano bisogno di un aiuto immediato, altrimenti sarebbero stati schiacciati dalla forza delle tenebre.
Sui cieli della città apparvero misteriosamente dei volatili giganteschi.
Inizialmente nessuno riuscì a capire chi fossero.
Ma quando si avvicinarono alla terra ferma, la sorpresa e la gioia si dipinsero negli occhi di Gandalf.
«Ecco il nostro aiuto» disse lo stregone prima di riprendere a combattere.
Le aquile, capitanate da due creature molto simili a Merry e Pipino, attaccarono senza pietà i troll impegnati nella distruzione delle mura.
La situazione si era completamente capovolta.
Il nemico stava soccombendo sotto i continui attacchi degli alleati della compagnia e degli uomini.
Ma Saruman, che guidava le sue truppe, non si voleva dare per vinto.
Con le sue arti magiche oscure, riuscì a spalancare la Porta che conduceva nel territorio degli umani.
«Non riuscirete a fermarci. Nessuno può farlo» disse con voce grave.
Gandalf cercava di fermarlo in tutti i modi.
Ma la sua magia era poco potente rispetto alla magia oscura del suo nemico.
«Gandalf! Tieni duro!»
L’essere che guidava le aquile saltò giù a terra.
«Fermati, Frodo. Non hai nessuna possibilità contro di lui.»
«Non lascerò che tu rischi la vita, Gandalf.»
«Ecco qui il mezz’uomo… Avanti. Colpiscimi se ce la fai.»
Mentre gli Uru – Kai stavano invadendo la città, Frodo era impegnato a fronteggiare un nemico più grande di lui.
Frodo combatteva a spada tratta.
Ma Saruman era molto più abile di lui nei combattimenti.
Gandalf, che era rimasto senza un briciolo di energia, si era messo da parte.
«Stai per morire, mezz’uomo. Di le tue ultime preghiere.»
Ma Frodo fu salvato all’ultimo secondo.
Senza accorgersene, Saruman fu colpito da dietro le spalle da Re Jacopo.
Lo stregone cadde a terra senza vita, mentre i suoi soldati continuavano sempre a combattere.
Alcuni secondi dopo, il suo corpo diventò improvvisamente polvere, e la sua anima andò persa nell’aria.
«Rispediamo gli Uru – Kai da dove sono venuti» disse Re Jacopo con tono coraggioso.
Il nemico fu completamente annientato mentre si stavano dirigendo per Via Fillungo.
La battaglia era vinta.
Gli uomini avevano trionfato sulle forze del male.
«Ce l’abbiamo fatta, Gandalf!» esclamò Frodo abbracciando lo stregone.
«Grazie al tuo aiuto… Se non fossi arrivato insieme a Sam e alle aquile, non so quanto avremmo resistito.»
«Ma è stato Re Jacopo ad uccidere Saruman.»
«Re Jacopo ha solo eliminato l’anima del nostro nemico… Ma il suo spirito durerà in eterno… La guerra non è ancora conclusa.»
«Che cosa ci attende in un futuro prossimo?»
«Un nuovo nemico sta arrivando fin qui con a seguito milioni di nemici… Dovremmo prepararci al peggio.»
Mentre i Reali di Lucrom stavano festeggiando tra di loro, Frodo li fissava con sguardo inespressivo e pieno di timore.
«Dobbiamo organizzare le nostre difesa al meglio se vogliamo vincere ancora.»
Ma mentre gli arcieri elfi stavano sgomberando e ripulendo le mura dai corpi degli Uru – Kai, un messaggero del regno si precipitò verso la Regina Elisa.
«Altri soldati simili ad orchetti… L’entrata di vostra Signoria… distrutta…»
Aveva il fiatone.
Si era recato da loro correndo a più non posso.
«Adesso calmati e riprendi fiato, messaggero» fece Gandalf «Che cos’è successo di preciso?»
«Un nuovo nemico… Stavolta più potente del precedente, sta arrivando fino a qui…»
I sovrani presenti non riuscivano a credere a quello che stava dicendo il messaggero.
«Galdalf, ma cosa…»
«Dobbiamo riorganizzare l’esercito e dirigerci verso il sud del regno. Non abbiamo tempo da perdere.»

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Capitolo 13
*** Il mistero del corpo della Regina Maria ***


Anche se la compagnia della Terra di Mezzo si era completamente riunita, dovevano organizzare un piano difensivo infallibile.
La compagnia e i reali della città si riunirono a Palazzo Bernardini insieme alle più alte cariche dell’esercito.
«Dove si sono spinte le truppe nemiche?» domandò la Regina Maria al messaggero.
«Hanno sfondato le difese di Porta Elisa e si sono diretti verso Porta San Gervasio…»
«E dopo?»
«Mi dispiace, ma poi ho perso i contatti con gli abitanti del posto per venire subito da voi.»
«Eppure non siamo così lontani da Porta San Gervasio» mormorò la Regina Elisa cercando di mantenere tutta la sua frustrazione «Se davvero il nemico fosse arrivato fin lì l’avremmo visto, no?»
«È molto probabile che abbia preso un’altra via, non ti pare?»
«Re Jacopo ha ragione, Elisa» rispose il sovrano Donato «Può darsi che si sia diretto verso sud e abbia occupato le nostre postazioni.»
«Che cosa c’è a sud di Porta San Gervasio?»
«Il Baluardo di San Regolo» spiegò Re Jacopo.
«Accidenti! Se il baluardo fosse davvero caduto nelle loro mani, avremmo perso un’ottima postazione.»
«Dobbiamo impedirgli di espandersi.»
«Fronteggiare Sauron non è così facile come possa essere» fece Gandalf con tono lieve.
«Ma non possiamo nemmeno impedirgli di conquistare tutto il regno!»
«Adesso calmatevi un po’, maestà» replicò lo stregone fissando gli occhi pieni di fuoco di Maria «Arrabbiarsi non servirà a nulla. Dobbiamo mantenere il sangue freddo.»
«Vorrei vedere voi al nostro posto… Stiamo perdendo il nostro regno, dannazione! E noi siamo qui che non facciamo niente!»
Era la prima volta che Maria alzava i toni con lo stregone della compagnia.
«Scusate. Non volevo…»
«So benissimo come vi sentite, maestà… Ma posso dirvi una cosa con certezza: Sauron non si spingerà subito verso di noi. Conquisterà Porta San Pietro che, ahimè, è rimasta senza difese, e risalirà verso Piazza Grande e Piazza San Michele… Egli è alla ricerca del ciondolo dell’immortalità.»
«Allora dobbiamo subito tornarne in Piazza Grande. È lì che il ciondolo è nascosto.»
«Andiamo a recuperarlo. Presto.»
 
 
Mentre i Reali di Lucrom e la compagnia passarono di fronte Piazza San Michele per raggiungere Piazza Grande, notarono un fatto alquanto strano sul portone della Chiesa.
«La porta è aperta…» fece la Regina Elisa con tono sbigottito.
«Che ci sia qualcuno dentro?»
«Vado a controllare io» fece la Regina Maria con sguardo e tono determinato.
«Non vi lascerò andar da sola» la fermò Legolas.
«So benissimo badare a me stessa, elfo.»
«Insieme a noi sarete al sicuro» fece Aragorn.
«E me? Non mi considerate?» domandò Gimli.
«Va bene. Venite pure con me» ribatté la Sovrana indicando l’elfo, il ramingo e il nano.
 
 
Dopo essersi guardati attorno prima di entrare in Chiesa, nessuno di loro notò niente di particolare.
Essi avevano paura di un’imboscata.
Ed è per questo che continuavano a guardarsi con circospezione.
«Fa molto freddo qua dentro» fece Gimli passando tra le panche della Chiesa.
«Questa desolazione... non mi piace per niente» disse invece Legolas.
«Ma cos'è che stiamo cercando?»
«Ho molti dubbi al riguardo al seppellimento della Regina Anna. Non vorrei...»
«Maestà, credete davvero...»
«Non voglio pensare a nulla. A meno finché non la vedrò di persona.»
La tomba della Regina Anna era sempre posizionata in fondo alla navata.
«Sembra tutto in ordine...»
«Avete detto bene, Legolas... Sembra.»
La tomba della sovrana era sigillata.
Nessuno l'aveva profanata.
«Il nemico non è mai arrivato al suo corpo...»
Ma mentre la Regina Maria stava cercando di aprire la tomba, lei e gli altri membri della compagnia furono colti da un'imboscata.
Gli Uru - Kai si eran gettati contro di loro con irruenza.
Ma essi non ebbero nessuna speranza contro i membri della compagnia e con la Sovrana.
«Che cosa credete di fare? Maledetti! Vi farò pentire di essere entrati qua dentro.»
«Il Signore Oscuro vi ucciderà senza pietà» replicò l'Uru - Kai con voce grave mentre si gettava contro Aragorn.
I due nemici furono uccisi sena la minima fatica.
«Dobbiamo andarcene subito da qui prima che Sauron e il suo esercito possa arrivare fin qui.»
«Ma Gandalf ci ha assicurato...»
«Meglio non rischiare» fece Aragorn «La Tomba della Sovrana Anna è al sicuro.»
«Aspettate un momento.»
Determinata ad arrivare fino in fondo alle sue domande, la Regina Maria aprì la tomba di Anna, e quello che vide dentro la lasciò completamente spiazzata.
«Ma lei... non è possibile...»
«Maestà, che cosa succede?»
«Lei... non è Anna.»
I membri della compagnia fissavano la Sovrana stupefatti.
«Ne siete certa?»
«IL suo corpo... il suo viso... Questa non è lei.»
«E chi potrebbe essere?»
«Sua sorella gemella» fece Re Jacopo dal fondo della Chiesa.
Maria fissava Jacopo con sguardo serio che attendeva solo spiegazioni.
«Da quando in qua la Regina Anna aveva una gemella?»
«È una lunga storia, Maria.»
«Allora cosa aspetti a raccontarmela?»
«Non credo che sia il momento adatto... Questa storia deve rimanere segreta il più possibile.»
«Jacopo, non mi piace tutti questi tuoi misteri. Dimmi che cosa è successo alla Regina Anna prima che scateni tutta la mia rabbia contro di te.»
«Prendertela con me non ti servirà a niente.»
«Scommettiamo?»
Maria non era mai stata così arrabbiata con uno dei regnanti della città prima d'ora.
«Fermatevi immediatamente!» gridò Frodo venendo a difesa di re Jacopo.
«Che cosa vuoi tu, piccoletto?»
«Combattere tra di noi servirà solo a potenziare il nostro nemico.»
«Questi non sono affari tuoi. Levati di mezzo.»
«Frodo ha ragione, maestà» replicò lo stregone venendo a difesa del giovane hobbit «Se Re Jacopo sta mantenendo questo segreto, avrà le sue buone ragioni.»
«Ascoltatemi, stregone Gandalf... Da quando i nostri sei regni si sono uniti, ci siamo ripromessi a vicenda che avremmo regnato e collaborato fra di noi malgrado tutte le avversità che abbiamo avuto in passato... A questo punto esigo una spiegazione su questa storia. Ho visto morire la Regina Anna con i miei occhi... E tutto per colpa della sete di potere di Pietro...»
«Quindi dovrebbe essere il sovrano del sud a darci delle spiegazioni, non trovate?» domandò Frodo.
«Purtroppo non sarà più possibile, Frodo... Sauron ha ucciso Re Pietro una volta entrato nella Chiesa di San Martino.»
«Che cosa?!» gridò Maria.
«Le sorprese sono all'ordine del giorno» fece Re Jacopo con sguardo e tono impassibile.
«Stregone Gandalf, da quanto tempo era a conoscenza della sua morte?»
«Da prima della breccia di Porta Elisa... Mi dispiace non avervi detto nulla.»
«Le vostre scuse non serviranno a nulla» replicò indignata la Sovrana Maria prima di uscire dalla Chiesa di San Michela.
«Maria, aspettate un momento...» fece Frodo cercando di andare incontro alla Regina.
«Lasciala andare, Frodo.»
«Ma Gandalf...»
«In questo momento ha bisogno di rimanere da sola. Deve sfogare tutta la sua frustrazione e tutta la sua rabbia.»
«Parlerò io con Maria» mormorò Re Jacopo.
«Molto bene... Ma mi raccomando... Dovete rimanere nascosti per evitare che il nemico possa trovarvi e attaccarvi.»
«Non vi preoccupate. Ho già in mente il posto adatto.»
 
 
Maria si precipitò verso Via del Poggio con le lacrime che gli riempivano lo sguardo triste e distrutto.
< Maria, aspetta! > gli gridò Re Jacopo.
< Lasciami in pace, bugiardo che non sei altro! >
La giovane Regina non aveva nessuna intenzione di fermarsi.
Soprattutto per parlare con lui.
< Devi dirti un sacco di cose sul conto di Anna. >
< Ah sì? E ti sembra adesso il momento adatto? Proprio quando ho scoperto che non è mai stata seppellita nella Chiesa di San Michele? Tu sei un tipo molto furbo, Jacopo. Non ti smentisci mai. >
< Se non ti ho raccontato nulla sulla sua vita, è solo perché doveva proteggerla. >
< Proteggerla da chi?! Da noi?! Spero che almeno gli altri reali non sapessero nulla di tutta questa farsa, altrimenti ti uccido con le mie mani. >
< Stai tranquilla. Il segreto che accomunava me e lei non lo sapeva nessuno. >
La Regina Maria fissava con sguardo carico d’odio Jacopo.
< Ti ho salvato la vita, Jacopo… Se tu fossi morto, non avrei mai pensato che Anna… Non voglio più pensarci. >
< Adesso calmati, per favore. >
< Calmarmi? Come faccio a calmarmi? Mi hai sempre mentito! Ti rendi conto? >
< Lo so. E mi dispiace. >
< Adesso dove si trova lei? >
Jacopo non rispose.
< Allora? Hai intenzione di tenermi nascosto anche dove si trova? >
< Non so se… >
< Al diavolo i vostri segreti! Dimmi dove si trova. Devo parlargli. >
Alla fine Re Jacopo cedette al volere della donna.
< Vieni. Ti accompagno da lei. >
 
 
Una volta percorso Via di Poggio, Jacopo e Maria si ritrovarono in Piazza del Palazzo Dipinto.
< Questa Piazza mi ricorda un sacco di cose, sai? Tanto tempo fa’, qui di fronte a noi avevo comprato un palazzo per lei… Mi diceva che questo posto gli ricordava l’infanzia. >
< Me lo ricordo bene, Jacopo… Qui è dove veniva a giocare con gli altri bambini in tenera età. >
< Dopo la sua morte, decisi di vendere tutto e di dare la sua casa ad un gruppo di contadini. >
< Dopo la sua morte? Jacopo, perché parli di lei come se non fosse più tra noi? >
< Dovevo abituarmi a questa idea… >
< Adesso però ti prego di smetterla… Lei è viva, giusto? >
< Sì. Ma è molto tempo che non gli faccio visita. >
< Portami subito da lei. >
< Percorrendo questa via, ci ritroveremo dinanzi al Palazzo in cui si nasconde. >
Una volta passati per Piazza del Palazzo Dipinto, i due sovrani percorsero Via del Toro per poi ritrovarsi dinanzi ad un edificio storico e imponente.
< Palazzo Mansi. È qui che si nasconde? >
< Sì. >
A Maria gli stavano tremando le gambe.
Avrebbe rivisto una persona che non vedeva da molto tempo.
Una delle migliori sovrane della città nonché sua migliore amica.
< Che cosa ti succede, Maria? >
< Conducimi da lei. Io ti seguirò. >
< Va bene. >
 
 
Palazzo Mansi era uno degli edifici più sfarzosi e belli della città con le sue stanze e le sue scalinate.
< Vive da sola? > domandò con tono freddo Maria.
< Sì. Dopo aver inscenato la sua morte, ha deciso di vivere in completa solitudine senza vedere nessuno a Palazzo. >
< E come faceva a mangiare? Chi gli portava il cibo e degli indumenti puliti? >
< Alcuni suoi servi rimasti fedeli a lei, facevano tutto questo almeno una volta a settimana. >
< E questi servi dove risiedono? >
< Nelle case qui vicino. >
Una volta arrivati nel salone più grande del Palazzo, Jacopo e Maria videro una figura fissare l’orizzonte fuori da una delle finestre.
Quando il rumore dei passi s’interruppe, la figura della padrona di casa si girò lentamente.
Era proprio lei: la Regina Anna.
< Anna… Sei davvero tu? >
< Mia piccola Maria… >
Appena le due donne incrociarono lo sguardo, Anna fu presa da un senso d’inquietudine misto a felicità.
I suoi occhi si riempirono di lacrime per la gioia.
Ma non aveva la forza di andargli incontro per abbracciarla.
Non sapeva come la sua amica avrebbe potuto reagire.
< Anna, mi dispiace averla portata qui… >
< Non ti preoccupare, Jacopo. Era naturale che prima o poi l’avrebbe scoperto > replicò la sovrana con voce flebile < Tu come stai? >
< Molto bene adesso che ti vedo. >
Re Jacopo si avvicinò a lei con sguardo sereno, dandogli un rapido bacio sulle sue fredde labbra.
< Maria vorrebbe dirti un sacco di cose, Anna. >
< Anch’io devo parlare con lei… Ci lasceresti sole? >
< Senz’altro > disse infine Re Jacopo dando un ultimo rapido sguardo alle due donne prima di accomodarsi nel salone di fronte.

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Capitolo 14
*** Uniti contro il nemico ***


Le due donne si fissavano a vicenda.
Nessuna delle due riusciva a parlare.
Erano completamente bloccate.
Avevano paura di dire qualcosa di sbagliato.
Maria avrebbe volentieri sfogato la sua rabbia, mentre Anna avrebbe preferito che non fosse lì con lei.
< Sono passati molti mesi da quando ti ho visto giacere a terra con il corpo esangue… Eri morta. Morta sotto il mio sguardo… >
< C’è un valido motivo se ho fatto tutto questo, Maria. >
< Mi piacerebbe sapere quale… Da chi ti nascondevi? Da Pietro? >
< Sì. Lui mi voleva per sé… Non si sarebbe mai fermato dinanzi a nulla pur di avermi… Fino a quando non ha perso la testa e ha trafitto mia sorella pensando che fossi io. >
< Dov’eri mentre tua sorella stava combattendo contro di lui? >
< Nascosta nelle vicinanze… Adesso penserai che sono una vigliacca e che ho mandato alla morte mia sorella… Ma non è così, te l’assicuro. Non avrei mai voluto che mia sorella potesse morire sotto i colpi di quel depravato.
Non l’avrei mai permesso.
Ma lei ha insistito che dovevo scappare dalla città in compagnia di Jacopo senza farmi mai più rivedere…
Ma tu mi conosci molto bene, Maria… Io non potrei mai fuggire. Nemmeno dinanzi a tutte questa avversità. >
< Che cosa hai provato quando hai visto tua sorella morire? >
La domanda che Maria rivolse fu alquanto inappropriata per Anna.
Ma la sovrana doveva sapere tutto.
Tutto quello che non era riuscita a sapere mesi fa’.
< Ho provato tanta rabbia e dolore… Ma dovevo mantenere la calma… E prima o poi, la mia vendetta sarebbe stata consumata. >
< Adesso non ce ne sarà bisogno. >
< Che intendi dire, Maria? >
< Re Pietro è morto sotto i colpi di un nemico più forte di tutti noi esseri umani… >
La Regina Anna fissava Maria con sguardo impietrito e allibito.
< Ti ricordi quando ti ho detto che avrei portato nella nostra città i guerrieri più forti del mondo? >
< Che cosa centra questo con Pietro? È stato ucciso da loro? >
< No… Ma lo stregone mi ha rivelato che è stato ucciso da una figura oscura… Ma adesso non ti sto a spiegare tutti i particolari… Voglio sapere ancora di te. >
< Va bene… Dopo la morte di mia sorella, Jacopo mi ha consigliato di rifugiarmi in un posto che nessuno mi avrebbe mai trovato… E la decisione è caduta su Palazzo Mansi, un’abitazione molto cara ai miei genitori. >
< Mentre stavo per venire da te, Jacopo mi ha fatto ricordare le volte che giocavi in Piazza del Palazzo Dipinto… Se solo avessi saputo molto tempo prima che tu eri in vita… >
< Mi dispiace aver fatto soffrire tutti voi. >
Dopo essersi scambiate occhiate di rabbia furenti, le due sovrane si abbracciarono a vicenda.
La loro amicizia si era risaldata con poco.
La loro lontananza non aveva fatto altro di mantenerle più vicine che mai.
< Ora che Re Pietro non c’è più, puoi tornare tra di noi > fece Maria con tono fiero e contento.
< Non credo che sia una buona idea… >
Nel sentire una voce provenire da dietro di loro, le due sovrane si girarono di scatto.
< Jacopo, ma cosa stai dicendo? >
< Te ne ho parlato qualche settimana fa’, ricordi Anna? Il nuovo nemico ti sta cercando perché crede che tu abbia il ciondolo dell’immortalità. Ed è per questo che devi rimanere qui al sicuro. Almeno finché le acque non si saranno calmate. >
Nel sentire tutto ciò, Maria si precipitò contro Jacopo per mollargli uno schiaffo.
< Maria! Ma sei impazzita?! >
< Qui l’unico pazzo sei tu. Non ti permetterò di tenermi ancora lontano da lei. Non ora che l’ho ritrovata. >
< Maria, cerca di ragionare. È per il suo bene. >
< Rimanere nascosta con un volgare topo? Neanche per sogno! Sono disposta a proteggerla a costo della mia vita. Ma non permetterò mai più che rimanga rinchiusa in questa mura. Sono stata chiara? >
Lo sguardo di Jacopo si diresse verso Anna che aveva assistito a tutta la scena.
< Anna, tu cosa dici? >
«Ha ragione Maria… Basta nascondersi. Dobbiamo combattere il nemico… insieme. >
«È questa l’Anna che conosco!» esclamò Maria fiera della sua amica.
 
 
La Regina Anna veniva scortata da Maria e da Jacopo.
Muoversi nella città di Lucrom non era più sicuro dopo che il nemico stava occupando il sud del regno del defunto Pietro.
«Vorrei sapere come ha fatto il nemico a venire a conoscenza del ciondolo dell’immortalità.»
«È una creatura assetata di potere, Anna… Solo Gandalf lo conosce molto bene.»
«Gandalf? E chi sarebbe?»
«Uno dei membri della compagnia che ci sta aiutando proprio contro di lui e il suo esercito. Una volta che ci saremo riuniti, te li farò conoscere tutti.»
«Non vedo l’ora.»
Per evitare di venire scoperti, i tre reali percorsero il tragitto inverso per poi ritrovarsi in Piazza San Michele.
A parte i membri della compagnia che avevano circondato l’area per tenere lontano il nemico, l’intera piazza era completamente disabitata.
«Maria, dove sono finiti tutti gli abitanti?»
«Alcuni di loro hanno sposato la nostra causa di difesa del nostro regno… Mentre altri hanno paura di uscire di casa. Imbattersi con una creatura nemica, non lascerebbe scampo a quella povera gente.»
«Capisco…»
Donato, Elisa e gli altri membri della compagnia erano radunati sulle scale che portavano alla chiesa di San Michele.
Quando i due sovrani videro la figura di Anna avvicinarsi a loro, rimasero alquanto allibiti e stupefatti.
«Anna… sei davvero tu?»
«È da un bel pezzo che non ci vediamo, Donato.»
«Non posso crederci…»
Donato e Elisa si precipitarono su Anna inondandola di baci e abbracci.
«È un vero miracolo che tu sia viva…»
«Mia sorella ha sacrificato la propria vita per salvare la vita… Ed io devo ripagare il suo gesto cacciando via il nemico dai nostri regni.»
«Presto ne avrete la possibilità, maestà» rispose Gandalf avvicinandosi ai cinque reali.
«Voi dovete essere Gandalf, lo stregone bianco.»
«È un vero piacere incontrarvi, maestà.»
«Il piacere è tutto mio… Da quello che ho sentito dire su di voi, siete la creatura più forte della compagnia.»
«Questo non so dirvelo maestà. Siamo un gruppo molto affiatato.»
«Non vedo l’ora di combattere con tutti voi… Però prima vorrei fare un allenamento con la spada con uno di voi. Chi si offrirebbe volontario?»
«Il ramingo Aragorn è il guerriero più abile che maneggia una spada» consigliò Gandalf «Se fossi in voi, sfiderei lui ad un duello di addestramento.»
«Accetterò di buon grado il vostro consiglio, Gandalf.»
Ma Anna e Aragorn non ebbero il tempo per sfidarsi.
«Il nemico! Il nemico sta per giungere a Palazzo Ducale!» gridò un contadino che era riuscito a scappare alla sua furia.
«Quante persone sono ancora in quella piazza?» domandò Re Jacopo.
«Sono una decina di persone tra donne e bambini… Vi prego, maestà. Dovete salvarli.»
«Tranquillo, buon uomo. È quello che faremo» replicò il sovrano con tono determinato.
 
 
I cinque reali e la compagnia della Terra di Mezzo si muoveva per difendere a spada tratta uno dei punti nevralgici del regno di Lucrom.
IL cuore martellava all’impazzata a tutti i presenti.
Soprattutto ad Anna.
La giovane Regina dell’ovest non combatteva da molti mesi, a causa della sua “prigionia” a Palazzo Mansi.
«Maestà, è meglio che tutti voi rimaniate al sicuro» disse lo stregone.
«Gandalf ha ragione. Lasciate andare prima noi.»
«Non vi preoccupate. Non abbiamo paura del nemico.»
«Va bene. Ma occhi bene aperti… Con l’esercito di Sauron non si scherza.»
Il primo reale a calcare la Piazza dinanzi a Palazzo Ducale fu Donato.
Tutti si guardarono intorno per vedere se nelle vicinanze c’era qualcosa di strano.
Ma sembrava tutto inspiegabilmente tranquillo.
Nessun soldato o nemico sospetto si aggirava in Piazza Grande.
«Che si siano ritirati?» domandò Gimli.
«Non è da Sauron, Gimli» rispose Legolas.
Improvvisamente, Gandalf fu preso da un senso di paura e di inquietudine.
«Dobbiamo andarcene da qui. Presto!»
«Gandalf, cosa vi succede?» domandò la Regina Maria.
Ma era troppo tardi.
Il nemico era uscito allo scoperto intrappolando tutto l’esercito capitanato dai cinque reali.
«Siamo circondati!» gridò Elisa.
«No, miei cari guerrieri… Non ci avranno mai in trappola… Almeno finché noi rimarremo in piedi a difenderci. Preparatevi alla battaglia!» gridò lo stregone prima di gettarsi contro l’inerme nemico.

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Capitolo 15
*** Il re ritrovato ***


La seconda battaglia di Piazza Grande infunestava terribilmente.
La forza dei soldati di Sauron era maggiore della forza degli Uru – Kai.
Gli orchi non si davano pace.
Avrebbero combattuto finché l’ultimo essere umano fosse rimasto in vita.
< Sono tantissimi! > gridò Faramir < Come faremo a combatterli tutti? >
< Dobbiamo resistere! Per il bene di questo regno! > rispose Merry.
Mentre la compagnia era impegnata a fronteggiare l’esercito oscuro di Sauron, nei cieli della città un’orda di draghi si stava per dirigere contro gli esseri umani.
< I nazgul! Presto, al riparo! > gridò Aragorn.
Ma Piazza Grande non aveva grandi ripari per proteggersi da un nemico simile.
Coloro che ne fecero le spese maggiori furono gli arcieri elfi.
Le loro frecce non riuscirono a fermarli in nessun modo.
Sembravano quasi immuni ai loro attacchi.
< Rifugiamoci nel Baluardo di San Paolino > propose Gandalf schivando i continui attacchi del nemico.
< E’ troppo lontano! > rispose la Regina Maria < Rischiamo di venire uccisi molto prima. >
< Avete qualche idea al riguardo? >
Mentre i reali e la compagnia stavano pensando come poter sopravvivere, i nazgul stavano riducendo in cenere la Piazza e le case che la circondavano.
< Maledetti! Se solo potessi volare anch’io, gli farei vedere di cosa sono capace! > urlò Gimli furente di rabbia.
< Meglio mantenere i piedi per terra, Gimli > rispose Sam cercando di smorzare gli animi tesi.
< Nessun esercito può sconfiggere questo nemico… ormai è finita… > mormorò Re Jacopo.
< No! Non può finire così! > sbraitò Maria continuando a combattere con la forza della disperazione.
< Gandalf, voi non potete fare niente con la vostra magia? > domandò Elisa.
< Posso provarci… Ma non vi prometto niente di riuscito. >
< Tentar non nuoce, stregone Gandalf. >
< Avete ragione, Re Donato. Fatevi da parte. >
Gandalf, continuando a schivare gli attacchi nemici, si posizionò in mezzo alla Piazza con il suo bastone levato a mezz’aria.
Ma prima che potesse iniziare a mormorare una dei suoi incantesimi, fu interrotto da un troll che si trovava proprio dietro di lui.
Per schivare il colpo, il troll distrusse completamente la statua posta in Piazza, sotto gli occhi attenti dei reali e della compagnia.
< Avanti! Dobbiamo aiutarlo! >
Ma oltre ad essere un abile mago, lo stregone era anche un abile spadaccino.
In pochi secondi riuscì a sbarazzarsi del troll e di molti orchetti.
< Adesso l’unico problema è sconfiggere questi dannati draghi oscuri > fece la Regina Elisa.
< Gandalf, non potrebbero aiutarci le aquile? > propose Frodo.
Improvvisamente, un luce speranzosa illuminò gli occhi del mago.
< Come ho fatto a non pensarci prima! >
Gandalf, difeso dai membri della compagnia e dai reali della città, poté chiamare in soccorso Gwaihir, il signore dei venti.
Dietro di lui, uno stormo di grandi aquile poté fronteggiare il nemico alato alleato di Sauron.
Ma anche se i cieli della città si trovavano al sicuro, la battaglia non si era ancora conclusa.
L’esercito di Sauron continuava a chiamare rinforzi, e in poco tempo, occupò il teatro della città e tutto Palazzo Ducale.
< Dobbiamo ritirarci in San Michele. Gli orchi di Sauron hanno conquistato tutta la Piazza > fece Legolas.
I pochi superstiti dell’esercito facente capo la compagnia, scortarono a costo della vita i cinque reali.
< Aspettate un momento > fece Maria fermando la ritirata dei suoi compagni.
< Che succede? >
< Il Ciondolo dell’immortalità… devo recuperarlo. >
< Dove si trova? > gli domandò Anna.
< Sotto la statua ormai distrutta… Devo recuperarlo immediatamente se non vogliamo che la più grande arma cada nelle mani del nemico. >
< Tornare indietro è molto pericoloso, Maria. >
< Non m’interessa, Jacopo. Sono io che l’ho nascosta in quel punto. E sarò io che la recupererò. Sono stata chiara? >
< Non ti permetterò di rischiare la tua vita in questo modo. >
< Devo farlo, Jacopo. Non c’è alternativa. >
< Lascia andare uno di noi. Ti prego. >
< Jacopo, ti prego di non insistere. Ho deciso che ci andrò io. Ed è quello che farò. >
< Allora andiamoci insieme. Non sarò tranquillo pensando che tu stai rischiando la tua vita. >
Maria e Jacopo si scambiarono occhiate piene di passione e desiderio.
< Va bene. In due riusciremo meglio nell’impresa. >
< Scordatelo. Non vi lascerò andare da soli > s’intromise Gimli.
< Ma Gimli… >
< Verrò anch’io con voi. Con o senza il vostro permesso. >
< E va bene. muoviamoci però. >
< Vi aspetteremo in Piazza San Michele. State molto attenti > fece Gandalf.
< Sappiamo benissimo badare a noi stessi. Non ti preoccupare > lo rassicurò il nano.
< Molto bene. >
 
 
Gli orchetti che si trovavano ancora in Piazza Grande stavano elaborando un nuovo piano per poter avanzare e sconfiggere la compagnia e i cinque re una volta per tutte.
< Muoviamoci adesso che sono distratti. >
Da sotto le macerie della statua, Maria e Jacopo scavarono a mani nude cercando di trovare il ciondolo.
Più il tempo passava, più l’ansia si impadroniva di loro.
< Accidenti! Non riesco a trovarlo da nessuna parte! >
< Fa silenzio, Jacopo. Vuoi venire scoperto dal nemico? >
Una volta che il generale degli orchi ebbe finito il discorso dei suoi simili, l’esercito di Sauron si rimise in cammino direzione Via Beccheria.
< Si stanno dirigendo verso Piazza San Michele. Dobbiamo fare presto!>
Ma il Ciondolo dell’immortalità sembrava sparito.
I due reali furono presi da un profondo stato d’agitazione.
< L’esercito di Sauron se n’è andato… > fece Jacopo guardandosi intorno.
< E’ impossibile che il Ciondolo non ci sia più. Eppure l’avevo nascosto qui. Ne sono sicura. >
< E se qualcuno… >
< Attento, Jacopo! >
Una volta che il sovrano ebbe abbassato la guardia, fu colpito alle spalle da due orchetti.
Fortunatamente il sovrano non fu colpito a morte, riuscendo a salvarsi per il rotto della cuffia.
I due reali combatterono valorosamente contro il nemico.
Ma i due sembrarono molto più forti degli altri.
< Maledetti! Lasciate la nostra città! > gridò Maria difendendosi con le unghie e con i denti.
Ma mentre i due reali stavano combattendo, un uomo misterioso con il volto ricoperto dal cappuccio del mantello, andò in soccorso di Maria e di Jacopo.
In pochi minuti, riuscì da solo ad uccidere i due orchetti.
Maria e Jacopo lo fissarono con sguardo inspiegabile e pieno di domande.
< Chi siete voi? > si azzardò a domandare Jacopo.
Ma l’essere misterioso non rispose, limitandosi a fissare i due reali.
< Grazie per averci salvato > disse invece Maria < Anche se saremmo riusciti lo stesso a sconfiggerli da soli. >
< Un aiuto non fa mai male, non trova maestà? >
< Sì, avete ragione… Ma adesso possiamo sapere qual è il volto del nostro salvatore? >
< Siete sicuri di volerlo sapere? >
< Certamente. Perché, non potete rivelarcelo? >
< Sì, certo. Ma vi avverto: sarà uno shock per voi. >
Una volta che l’essere misterioso gettò il cappuccio da dietro le spalle, Marie e Jacopo lo fissarono sbigottiti.
< Pietro? >
< Non posso crederci… E’ incredibile >
< Sorpresi, non è vero? >
< Ma lo stregone ci aveva detto che Sauron ti aveva ucciso e… >
< E’ una lunga storia, miei cari sovrani > ribatté Pietro con sguardo divertito.
< Allora avanti, raccontaci tutto. >
< Non c’è tempo per parlare. L’esercito nemico a quest’ora sarà in Piazza San Michele. Dobbiamo proteggere la compagnia e gli altri due regnanti. >
< E tu come fai a saperlo? >
< So molte cose più di quanto voi possiate immaginare.>
Maria e Jacopo non furono convinti dalle parole di Pietro.
Sembrava tutto surreale.
< Visto che sei molto saccente, sai forse che fine ha fatto il Ciondolo di Anna? >
< Il Ciondolo dell’immortalità, vorresti dire. >
< Sì. Quello. >
Re Pietro sorrideva con sguardo compiaciuto.
< Che hai da ridere? Lo hai tu? >
< Per fortuna vostra, sì. Altrimenti sarebbe caduto in mani nemiche. >
< Ti prego di consegnarcelo. >
< Va bene. Eccolo qui > fece Pietro porgendo il ciondolo a Maria.
La Sovrana, per paura che potesse scatenare i suoi poteri improvvisamente, glielo strappò di mano.
< Bene. Ora che ci siamo ritrovati, che ne dici di raggiungere i nostri compagni? >
fece Maria con sguardo serio non ancora del tutto convinta della misteriosa ricomparsa di Pietro.

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Capitolo 16
*** La furia di Sauron ***


L’avanzata dei soldati di Sauron continuava senza sosta.
Piazza San Michele era assediata da orchetti e da troll.
< Se non facciamo qualcosa al più presto, il nemico riuscirà a conquistare tutta la città. >
< E che cosa pensi che stiamo a fare, Pipino? > domandò Gandalf con astio.
< Dico solo che dobbiamo agire al più presto. >
< Contro questo esercito non è facile… Anche se siamo più forti, loro sono molti di più. E come se non bastasse, non sentono la fatica come noi. >
< Hai ragione, Aragorn. >
Intanto la compagnia e i reali della città si erano rifugiati nella chiesa di San Michele.
< Dobbiamo uscire allo scoperto. Che cosa ci facciamo qui? >
< Ogni cosa a suo tempo, Merry. Non mettere fretta alle cose > l’avvertì Gandalf.
< Hai qualche asso nella manica? >
< Nessun asso. Solo la consapevolezza di riuscire nella nostra impresa. >
< Sei molto ottimista. >
< Bisogna esserlo in tutti i frangenti, Frodo. Anche in simili occasioni come questa. >
Gli orchi e i troll continuarono la loro avanzata superando la famosa Chiesa della città.
< E adesso? Dove stanno andando? > domandò Sam spiandoli dalla fessura del portone della chiesa.
< Vanno verso nord. Vogliono occupare tutto il territorio. >
< Adesso basta! Non ce la faccio a rimanere qua dentro mentre il mio regno viene distrutto > fece Re Donato dando sfogo alla sua rabbia.
< Maestà, preferite vivere o volete andarvi a suicidare? A voi la scelta. >
< La Regina Maria vi ha chiamati per difenderci. Perché non stiamo facendo niente? Perché rimaniamo nascosti come dei vigliacchi? >
< Sappiamo quello che facciamo, maestà > gli spiegò Aragorn < E questo non è il momento di agire. >
< Spero che abbiate un ottimo motivo, altrimenti vedo al situazione alquanto nefasta. >
< Se non ricordo male, non c’è nessun esercito a difendere i territori del nord > si ricordò Elisa.
< Allora questa è una vera catastrofe. Non potremmo difenderli in nessun modo. >
< Voi credete? >
< Vedrete che al loro arrivo, i soldati di Sauron avranno una bella sorpresa. >
Elisa e Donato si fissarono a vicenda, cercando di capire le intenzioni della compagnia.
< Adesso quello che ci interessa è ritrovare Maria, Jacopo e Gimli > fece Legolas.
< Legolas ha ragione. Sono via da molto tempo. >
< Muoviamoci a cercarli. Poi ci dirigeremo verso nord bloccando l’avanzata del nemico > disse Gandalf uscendo dal suo nascondiglio.
< Credo che non ce ne sarà bisogno > mormorò Gimli che impugnava la sua ascia con determinazione.
< Allora ce l’hai fatta a ritornare > fece Legolas prendendolo in giro.
< Avevi qualche dubbio, elfo? >
< Certo che no. >
Appena il resto della compagnia e i due reali videro chi avevano con sé, rimasero completamente sorpresi.
< Pietro… Ma sei davvero tu? >
< Non te l’aspettavi, Donato? >
< Credevo che… >
< Non aggiungere altro. So quello che pensavi > lo interruppe Pietro.
< Questa sì che è una sorpresa > fece Elisa.
< E non finisce qui > disse Jacopo < Grazie a lui, siamo usciti da una situazione alquanto critica. >
< E cioè? >
< Eravamo alle strette con due orchetti alquanto feroci, quando improvvisamente Pietro è venuto a salvarci > raccontò Maria.
< E tu dov’eri finito? > domandò Legolas a Gimli.
< Mi ero un attimo allontanato per combattere altri orchetti. Lo sai come sono fatto quando incontro il nemico. >
< La tua missione era di proteggere i due reali > lo rimproverò Faramir < Se non fosse stato per Pietro, a quest’ora piangeremo due delle figure più importanti della città. >
< Lo so e me ne pento > ribatté Gimli distogliendo lo sguardo da Faramir.
< Adesso basta discutere > li interruppe Maria < L’importante è che siamo sani, salvi e che abbiamo recuperato il Ciondolo dell’immortalità. >
Una volta tirato fuori dalla tasca, Maria lo mostrò a tutti i presenti.
< Maestà, forse è meglio che lo custodiate in un luogo sicuro. >
< Non c’è niente di sicuro a parte la mia persona. >
< Maria, credo che sia meglio che lo dai ad Anna. Sai meglio di me che il ciondolo appartiene a lei > fece Jacopo.
Ma Maria non era dello stesso avviso del sovrano.
Non voleva separarsi dal ciondolo per nessuna ragione.
Era come se gli appartenesse.
< Maria, hai sentito quello che ti ho detto? >
< Sì. Ho sentito benissimo > replicò la sovrana con tono furente.
< Allora? Cosa aspetti? >
Maria si avvicinò ad Anna molto lentamente.
Alla fine si convinse nel consegnargli il ciondolo.
< Grazie per averlo custodito, Maria > fece Anna sorridendogli.
Ma la sovrana non rispose.
Sembrava quasi offesa.
< Muoviamoci verso nord. Il nemico ci aspetta. >
 
 
I cittadini di Lucrom si attrezzarono in qualsiasi maniera pur di nascondersi e di proteggersi dal nemico.
Molti di loro si rifugiarono sotto terra o in alcuni luoghi che credevano inespugnabili.
Ma la forza e la distruzione degli orchetti non conoscevano paragoni.
Dovunque camminavano, portavano miseria e distruzione.
La città fu messa a ferro e fuoco, sotto gli occhi inermi degli abitanti.
Ma la collera e la furia dell’esercito di Sauron s’interruppe dinanzi la Chiesa di San Frediano.
< Il vostro cammino finisce qui > fece la Regina Maria con tono di sfida.
Per raggiungere il nemico e sbarrargli la strada, i cinque reali di Lucrom e la compagnia passarono per Via Calderia per poi ritrovarsi in Piazza San Salvatore e incamminarsi per Via Cesare Battisti.
< Stupida essere umana > rispose il generale degli orchetti < Che cosa credi di fare con il tuo esercito di buoni a nulla? >
< Vedremo chi riuscirà a spuntarla. >
Con coraggio e determinazione, la Sovrana Maria fu la prima a gettarsi contro il nemico e a combattere valorosamente rischiando la sua stessa via.
Ma La Regina Maria non era sola.
Gli altri quattro re e tutto il resto della compagnia non stettero a guardare.
La loro collera era incontrollabile.
Se fossero andati avanti di questo passo, sarebbero stati sconfitti.
L’aiuto del Sovrano Pietro e la determinazione di potercela fare a sconfiggere un nemico più grande di loro, diede i suo frutti.
< Dobbiamo ritirarci! Presto! > ordinò il generale degli orchetti.
L’esercito di Sauron si rinchiuse in Piazza Anfiteatro, decidendo il loro destino.
Essi non sapevano che ad attenderli c’erano un gruppo di soldati ex rivoltosi di Pietro.
Con i loro picconi e forconi, riuscirono ad uccidere altri nemici, mentre altri riuscirono a sparpagliarsi per la città.
Un urlo di gioia si levò in Piazza Anfiteatro.
La città di Lucrom era riuscita a resistere al nemico.
Ma i cinque Re e la compagnia sapevano benissimo che la guerra non era ancora finita.
< E’ stata una battaglia a dir poco eccezionale! > esclamò Merry felice come non mai.
< Puoi dirlo forte > replicò Pipino < E’ la prima volta che combattevamo in questo modo. >
< L’alleanza che ci lega e un pizzico di fortuna hanno fatto tutto il resto… Una volta che gli orchetti si non divisi, ci hanno avvantaggiato. Ora dobbiamo cacciarli tutti e liberare questa città. >
< Però non dobbiamo scordarci di una cosa > intervenne Legolas < Sauron… E’ sempre minaccioso. >
< E finché non avrà il Ciondolo dell’immortalità, non si fermerà dinanzi a nulla> concluse Aragorn.
< Sì, avete ragione. Dobbiamo prepararci al peggio > mormorò Gandalf con tono triste.
La gioia della vittoria svanì all’istante.
La Compagnia e i reali di Lucrom dovevano prepararsi e riorganizzarsi contro il nemico.
< Gandalf, dove possiamo trovare questo Sauron? >
La domanda di Re Jacopo sembrò poco pertinente allo stregone.
Infatti, egli si girò verso il sovrano squadrandolo malamente.
< Non credo che vorrete incontrarlo di persona, maestà. Sarebbe il più grande errore della vostra vita. >
< Io voglio liberare questo regno. E nel fare ciò, devo sconfiggere questo nemico. >
< Nessun umano è mai riuscito a sconfiggerlo, ricordatelo. >
< Ma allora come potremmo fare? >
< Distruggerlo con la sua stessa magia. >
< Avete già un piano a riguardo? >
< Con lui non ci vogliono piani. Dovremmo essere preparati a che contro di lui le speranze sono minime. >
< Ma se usiamo il Ciondolo… >
< Il Ciondolo non servirà a nulla, Regina Elisa. Anzi, peggiorerà solo le cose. >
< Che intendete dire? >
< Che se disgraziatamente verrà distrutto, il potere usato fino ad esso, cesserà per sempre. >
< Quindi in poche parole, io morirei > fece Re Jacopo.
< Esatto, maestà. >
< Ma com’è possibile? >
< Non c’è una spiegazione… Ma solo una cosa posso dirvi: Sauron non si stancherà mai di cercare questo ciondolo. Metterà a ferro e fuoco tutta la città uccidendo tutti noi.>
Re Jacopo fu alquanto sbalordito dalla rivelazione del Ciondolo.
< Non dovete preoccuparvi, maestà. La vostra vita per ora è in salvo. E finché il Ciondolo sarà con voi, saremo al sicuro. >
< Sì. Però… >
< Non pensiamo a questo adesso. Abbiamo molte cose da fare. >
Ma i reali non erano dello stesso parere dello stregone.
Sapere una simile notizia li aveva turbati pesantemente.
< Io però devo fare una cosa che non posso rimandare > intervenne Re Pietro < Potete scusarmi? >
< Certo. Fate pure. >
< Ci vediamo più tardi > replicò il sovrano scomparendo da dietro le case di Piazza Anfiteatro.
Gandalf lo fissò con sguardo corrucciato e indagatore.
< Sarebbe meglio se uno di voi scoprisse cos’ha in mente quell’uomo. >
< E’ la stessa cosa che ho pensato, Gandalf. >
< Lo seguirò io > si propose Re Jacopo.
< Ne sei sicuro? >
< Mai stato più sicuro prima d’ora. >
< Vengo io con te. >
< No, Maria. Tu resti insieme a loro. >
< Ma Jacopo… >
< So benissimo badare a me stesso. Non preoccuparti. >
< Ma potrebbe essere pericoloso. >
< Lo so bene… Ma se non volevo cercare il pericolo, allora non sarei mai diventato Re. >
Alla fine Maria si convinse delle parole del Sovrano.
< Va bene. ma stai molto attento. >
< Senz’altro. A più tardi. >
 
 
Re Jacopo arrivò a seguire Pietro fino alla Chiesa di San Martino.
Il tutto sembrò molto strano a Jacopo.
Perché tornare in quel posto?
Che cosa poteva nascondere Re Pietro?
Una volta entrato, Pietro si diresse verso il fondo della navata.
Regnava un silenzio surreale.
Un silenzio che faceva venire i brividi.
< Hai portato quello che ti ho chiesto? > gli domandò un essere sconosciuto dalla voce acuta e grave.
< No. Ma ci sono molto vicino > rispose Pietro.
Intanto Re Jacopo li stava tenendo d’occhio dal fondo della Chiesa.
 < Allora sei ritornato fin qua? >
< Ecco, per descrivervi la situazione attuale. >
< Non mi serve sapere cosa fate voi inutili esseri umani con i vostri alleati… Voglio il Ciondolo dell’immortalità. E lo voglio adesso. >
< Pazienza, supremo signore oscuro. Sono molto più vicino di quanto voi possiate immaginare. >
Ma l’Oscuro Signore non rispose immediatamente, rimanendo per alcuni secondi in silenzio.
< Sauron, c’è qualcosa che non va’? >
< Credo che per ora non mi servirà il ciondolo… >
Con scatto fulminante, Sauron si gettò contro Re Jacopo.
< Vedo che hai portato un ospite qui con te, Pietro. >
< Cosa? >
< Devo dire che hai fatto un buon lavoro, Pietro. Così io potrò risucchiare il potere del Ciondolo che scorre nelle vene di questo essere inutile. >
< No! Tu non mi avrai! >
Ma Re Jacopo non poté far nulla contro l’Oscuro Signore.
La sua energia fu completamente risucchiata.
Re Jacopo cadde a terra senza vita, mentre Sauron diventò sempre più potente.
< Non sono ancora immortale… Ma questa energia mi sarà molto utile quando mi ritroverò faccia a faccia con i miei nemici. >

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Capitolo 17
*** La distruzione del ciondolo ***


Arrivati a notte inoltrata, nessuno aveva notizia di Re Pietro.
Tra i cinque reali serpeggiava la voce che fosse scomparso una seconda volta e che sarebbe riapparso dopo averli traditi.
< Da quando è ritornato, Pietro si comportava in maniera molto strana > fece la Regina Maria.
< Qualcuno sa dove possa trovarsi? > domandò Re Donato.
< Mi dispiace, ma nessuno sa niente > replicò Re Jacopo.
< Io vado a cercarlo. >
< Perché? Che cosa credi di fare? >
< Quel Re non mi è mai piaciuto. Ci ha causato un sacco di problemi… E se stesse tramando con il nemico? Non mi stupirebbe. Ed è per questo che dobbiamo scovarlo immediatamente. A qualsiasi costo. >
< Non so se è una buona idea, Maria. >
< Preferisci rimanere qui senza fare nulla? >
< Dobbiamo prepararci per l’attacco più grande > si difese Jacopo.
< Basta già la compagnia a preparare la difesa della città. Noi dobbiamo renderci utili in altre maniere. >
< E sarebbe andare a cercare Re Pietro? >
< Sai cosa ti dico? Tu puoi fare quello che vuoi. Ma io me ne vado sulle sue tracce. >
< Ma se non sai nemmeno dove cercarlo! >
< Tu dici? >
< Maria, smettila con questi colpi di testa da bambina > la redarguì Jacopo.
< Scusate piccioncini > li interruppe la Regina Elisa < Ma Gandalf ci desidera al suo cospetto. >
< Andate voi. Io ho altre cose da fare. >
< Fermati, Maria! > fece Jacopo prendendola per un braccio.
< Se non mi lasci immediatamente, ti farò pentire amaramente di averti salvato la vita. È chiaro? >
Jacopo teneva molto a Maria.
Ma quando la Sovrana si metteva in testa una cosa, era impossibile fargli cambiare idea.
< Non puoi andare da sola. >
< Posso eccome. >
< E se ti succedesse qualcosa? >
< Non mi succederà niente, tranquillo. >
Ma Re Jacopo non si fidava.
< Allora? Vi muovete? > la esortò Elisa.
< Vai, Jacopo. Ci vediamo più tardi > disse infine Maria dirigendosi verso la Chiesa di San Martino.
 
 
Una volta arrivata in Piazza San Martino, vide un gruppo di esseri radunati all’entrata della chiesa.
In mezzo ad essi, si ergeva una figura alta e oscura.
Era Sauron.
Sauron con il suo esercito di orchetti.
Una volta che il guerriero più temuto si fece strada tra il suo esercito, Maria poté vedere cosa teneva in mano.
Visibilmente sconvolta da quello che stava assistendo, vide la testa di Re Pietro nelle mani di Sauron.
< Il Regno degli uomini è finito… Ora tocca a noi comandare. In nome dell’esercito del male. >
Un forte grido si levò tra la folla degli orchetti.
Erano più determinati che mai a conquistare tutta la città.
Una volta che il Signore Oscuro dette l’ordine, l’esercito degli orchetti incominciò a muoversi verso Maria.
La Sovrana era ben nascosta dall’esercito nemico.
Ma non poteva più indugiare.
Doveva raggiungere gli altri reali e la compagnia per tutto quello che aveva visto.
Una volta che l’esercito oscuro si fu dileguato, Maria poté uscire allo scoperto.
Ma non poteva immaginarsi che il Signore Oscuro la stava attendendo.
< Dove credete di andare? >
Maria rimase di sasso di fronte a lui.
Non riusciva a muoversi dalla paura.
Come poteva combatterlo?
Sembrava una figura fantasma.
Una figura pronta a scagliarsi contro di lei.
< Non uscirete viva da questa piazza. Parola mia. >
< Voi dite? Allora questo significa che non mi conoscete affatto > replicò la sovrana cercando di essere il più coraggiosa possibile.
< Siete voi che non sapete contro chi avete a che fare… Nessuno è mai riuscito a sconfiggermi. Nessuno. >
< C’è sempre una prima volta, Sauron. Ricordatevelo. >
< Molto bene. Staremo a vedere. >
Sauron sguainò la sua enorme spada precipitandosi a sua volta contro la malcapitata sovrana.
Maria cercò di schivare tutti i suoi colpi evitando di cadere a terra.
< Non riuscirete a resistermi. Sono invincibile. >
Nel mentre provava a schivare gli attacchi del nemico con tutte le sue forze, il Ciondolo dell’Immortalità sbucò da sotto la sua armatura di battaglia.
Una volta che Sauron la vide, rimase alquanto sorpreso.
< Allora siete voi ad avere il Ciondolo… >
Maria lo fissava con sguardo carico d’odio e di sfida.
< Arrendetevi al mio volere e consegnatemi immediatamente il Ciondolo. >
< Prima dovrete passare sul mio cadavere. >
< Ed è quello che farò. >
Maria continuava a difendersi magistralmente.
Ma Sauron era troppo forte per lei.
Non avrebbe resistito molto da sola.
Durante il combattimento, Sauron riuscì a strappargli la catena che teneva saldo il Ciondolo e a farla cadere a terra.
Con scatto fulmineo, il nemico si precipitò per raccoglierlo.
Ma non aveva fatto i conti con un aiuto insperato da parte di Maria.
< Che cosa volete voi?! > tuonò Sauron.
< Aiutare una guerriera coraggiosa contro un mostro come voi. >
< Jacopo! Che cosa ci fai qua? Ti avevo detto… >
< Ricordo bene i tuoi avvertimenti… Ma sai meglio di me che quando voglio posso essere più testardo di te. >
< Ti odio quando fai così > replicò Maria scherzosamente.
< Ne parliamo più tardi, va bene? >
< Molto bene. Ucciderò due dei reali di Lucrom in un colpo solo. >
 Sauron si gettò contro Jacopo, sfoderando tutta la sua energia e la sua cattiveria.
< Dammi il Ciondolo! >
< Non lo avrete mai! >
Ma mentre Jacopo schivò la spada di Sauron che lo stava per trafiggere, il Signore Oscuro prese con la forza il Ciondolo dalla mano del Sovrano.
< Finalmente! Ci sono riuscito! >
Esasperato, Jacopo tentò in tutte le maniere di riprenderselo con la forza.
Ma fu tutto inutile.
Jacopo cadde a terra dopo che Sauron l’aveva trafitto alla spalla.
Essendo stato resuscitato grazie al Ciondolo, Re Jacopo non perse sangue.
< Ora che il Ciondolo è in mano mia, potrò finalmente diventare immortale, uccidendo tutta la vostra razza inutile di esseri umani. >
< Non finché rimarrò io in vita! >
Re Jacopo si gettò contro il nemico strappandogli il ciondolo dalle mani.
Con quella mossa azzardata, Sauron amputò la mano al povero sovrano.
< Jacopo! No! >
Maria stava piangendo dalla disperazione.
Non aveva mai visto niente di simile.
Prima di allora, non aveva mai così sofferto per lui.
< Addio mia dolce, Maria… Ricordati che se faccio tutto questo, lo faccio solo per salvarci tutti. >
Con le sue ultime energie, Re Jacopo gettò a terra il ciondolo schiacciandolo e riducendolo in frantumi.
Sauron non poté nulla per evitarlo.
Era successo tutto in fretta.
Imbestialito, Sauron si gettò contro l’indifesa Maria.
Ma tutta la compagnia e gli altri sovrani accorsero in suo aiuto.
< Sauron! La tua sete di potere si è conclusa per sempre! > tuonò Gandalf.
Grazie alla sua maestria di mago, Gandalf uccise per sempre la figura che contraddistingueva tutte le forze del male.
L’esercito di Sauron non aveva più una guida.
Gli ultimi Uru – Kai rimasti, si sparpagliarono per tutto il regno cacciati dagli abitanti del posto.
La guerra si era finalmente conclusa.
Il Ciondolo era stato distrutto.
E tutto ciò che era stato creato con il suo potere, era stato dissolto per sempre.

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Capitolo 18
*** Un nuovo inizio ***


Re Jacopo giaceva a terra senza con gli occhi chiusi sorretto da Maria.
La giovane sovrana non riusciva a credere di averlo perso per sempre.
< Maria… mi dispiace tanto… > cercò di consolarla in qualche maniera Anna.
< Era un uomo così buono e coraggioso… Ed il suo coraggio è stata la sua rovina. >
< Non la sua rovina > intervenne Aragorn < Bensì la nostra salvezza… Siete scossa dalla sua perdita. Ma dovete anche pensare che ha fatto tutto ciò… >
< Lui non c’è più! Non riesco a tollerarlo! > gridò esasperata.
< Calmati, Maria. Ti prego > mormorò Re Donato.
Ma la sovrana non voleva vedere nessuno.
Montò sul suo cavallo per dirigersi a nord verso i suoi possedimenti.
< Lasciamola in pace. Deve riflettere sul suo futuro > consigliò Gandalf raccogliendo i cocci del ciondolo distrutto.
 
 
Erano passati all’incirca tre giorni e Maria non ne voleva sapere di uscire dal suo Palazzo.
Alcuni membri della compagnia provarono in tutte le maniere per farla ragionare.
Ma era inutile.
Continuava a ripensare a Re Jacopo.
A colui che aveva sempre amato e che non poteva dimenticare tanto facilmente.
Per lei, continuare a regnare e a ricostruire la città insieme agli altri sovrani non aveva più senso ormai.
< Maria, devi deciderti di uscire immediatamente da quella tua camera! > tuonò la Regina Elisa dopo tre giorni che veniva rifiutata dalla servitù della sua amica.
< Lasciami in pace, Elisa. Ho bisogno di rimanere da sola. >
< Rimanere a deprimerti nella tua camera non farà altro che peggiorare la situazione… Ti prego, fatti aiutare. >
< Non voglio essere aiutata da nessuno! Quando lo capirai? >
Ma Elisa non voleva darsi per vinta.
Contro il volere della sua amica, entrò nella sua camera fissandola con sguardo furente.
< Chi ti ha dato il permesso di entrare nella mia camera? >
< Nessuno. E non me ne andrò da qui finché non ti avrò sbattuto fuori da questo palazzo. >
< Non riuscirai mai a farmi cambiare idea. Mettiti l’animo in pace. >
< Non sopporto vederti così! Mi fai disperare anche me! > gridò Elisa.
< Lo vuoi capire che Jacopo non c’è più?! >
< Ascoltami bene, amica mia… >
< Sei tu che devi ascoltare me! Lasciami in pace! Non voglio ripetertelo un’altra volta! >
Maria si gettò nelle braccia della sua amica come segno di disperazione.
Stava piangendo dal dolore.
Un dolore che sarebbe rimasto incolmabile.
< Dispiace a tutti che Jacopo sia morto… Ma d'altronde era vincolato dal potere del Ciondolo. >
< E’ stato quello a salvarlo… Non riesco ancora a credere che per uccidere quell’essere mostruoso, Jacopo abbia dovuto distruggere quel Ciondolo… >
< La sua fine era solo rimandata, Maria. E tu lo sai meglio di me. >
< Io veramente… >
< Adesso non possiamo continuare a disperarci pensando sempre a lui. Abbiamo un regno da ricostruire. >
Ma Maria non rispose.
< Non puoi voltare le spalle così al tuo popolo… Loro ti hanno sempre sostenuto. In tutte le difficoltà della tua vita… Ma adesso sono loro ad avere bisogno di te. >
Lo sguardo delle due ragazze si andò ad incrociare.
< E’ vero. Hai ragione. >
< Allora questo significa… >
< Aiutami a portare cibo caldo e coperte per i poveri senzatetto. Non c’è più un momento da perdere. >
< Bravissima! È questa la Maria che conosco! >
 
 
Seguita dalla Sovrana intraprendente e più testarda di lei, Maria cominciò con le sue opere di carità in Piazza Anfiteatro.
Ma le due sovrane non erano sole.
La Compagnia era impegnata a ricostruire i disastri che prima gli Uru – Kai e poi gli orchetti, avevano lasciato sul loro cammino.
In circa due mesi dall’invasione del nemico, Lucrom fu completamente ricostruita.
I molti senzatetto che affollavano le strade della città, adesso ebbero una casa tutta loro.
Finalmente la città di Lucrom tornò allo splendore di un tempo.
E tutto grazie al lavoro di squadra della Compagnia della Terra di Mezzo e dai cinque sovrani.
< Credo che adesso sia venuto il momento dei saluti > fece Gandalf portandosi dietro il suo bastone inseparabile.
< Non saprò mai come ringraziarvi… Tutti quanti > fece Maria a nome di tutti.
< Per qualsiasi cosa che voi desidererete, non indugiate a richiamarci > fece Aragorn.
< Anche se la Terra di Mezzo è molto lontana, noi accorreremo sempre in vostro aiuto. Non scordatelo. >
< E come potremo mai, Legolas? > domandò Re Donato fiero delle parole dell’elfo.
< Volevamo organizzare una festa in vostro onore, ma… >
< Una festa?! > gridò Merry sorpreso < Perché non ne sapevo nulla? >
< Casa ci sta aspettando, Merry > gli disse Pipino < Hai dimenticato i tuoi doveri di padre? >
< I miei doveri possono aspettare > replicò l’hobbit.
< Non questa volta > gli mormorò Frodo. < Quando vorrete, siete tutti invitati nella mia umile casa. Li brinderemo e mangeremo come se fosse il nostro ultimo giorno insieme. Vedrete, ci divertiremo molto. >
< Un giorno di questi verremo nella vostra Terra… Non vi preoccupate > rispose la Regina Anna.
< E’ giunta il momento di andare > li interruppe Gandalf < Incamminiamoci finché il sole è sempre alto. >
< Hai ragione… A presto, vostre maestà. È stato un onore combattere con voi. >
< L’onore è stato tutto mio > replicò la Sovrana Maria dando un ultimo saluto a quei nove guerrieri che avevano messo a repentaglio la loro vita per il destino degli uomini.

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