CAPITOLO 1: SFIDA ACCETTATA
-Voglio un gioco pulito.- afferma l’arbitro con il pallone in mano.
Elena, il mio capitano non stacca gli occhi dalla ragazza che capitana la squadra avversaria, e annuisce innocentemente.
-Nessun fallo da bestia, nessun graffio e niente cattiverie gratuite.-
-Si.- dicono le due capitane in coro.
Grandissime bugiarde!
Lancio un’occhiata d’intesa a Iris, la ragazza con cui ho più confidenza in squadra, che reprime una risata. Paola sghignazza ammonita subito dallo sguardo inquisitore di Sara. Adelaide sbuffa, Matilde si prepara in porta battendo i guantoni.
Oggi è la prima partita del torneo di calcio femminile per la classificazione alle partite regionali. Valentina e Clarissa schierate con il coach Vittorio Alto, anche detto Stalin, a bordo campo. Io poggio le mani sulle ginocchia e fisso bene le mie avversarie: sarà dura, questa è la prima partita dopo le vacanze.
Palla al centro. Ed ecco che al fischio dell’arbitro Elena e la sua avversaria scattano: il nostro capitano è più veloce e riesce subito a impossessarsi della palla. Il resto della partita prosegue come al solito con l’adrenalina che mi scorre in tutto il corpo e attiva il mio cervello. Prendo possesso della palla e corro verso la porta. Mi arrivano in scivolata sui piedi ed è subito fuori. L’arbitro fischia e io lancio un’occhiataccia all’avversaria che mi ha soffiato il pallone.
-Tutto bene?- mi domanda Iris trottando verso di me. Io annuisco e le do un cinque.
La partita va avanti e come al solito riceviamo molto appoggio dagli spalti. Elena segna un goal, io ne segno due. Al fischio dell’arbitro abbiamo vinto tre a zero per noi.
Batto le mani e poi le alzo al cielo festeggio con Iris e gli spettatori tra gli spalti. Negli spogliatoi do una pacca sul culo a Elena che ricambia.
-Stai già riconfermando la tua supremazia in campo, eh Gio?- scherza il capitano.
-Sei partita bella cazzuta!- esclama Adelaide infilandosi in doccia.
-Siamo state tutte brave!- Matilde distoglie l’attenzione da me e la concentra sul risultato positivo della partita. La ringrazio con lo sguardo.
La nostra è una squadra unita ma c’è sempre dell’invidia nei miei confronti: le ragazze sono tutte sui ventun/ventitré anni e io ne ho diciannove. Il coach ha voluto ammettermi a una squadra con componenti più grandi di me per accelerare il mio apprendimento sul campo. La mia prima partita con loro è stata quando avevo appena diciassette anni e ci ho quasi rimesso una gamba. Non ero minimamente abituata a un confronto con ragazze più grandi di me. Ricordo di aver segnato un goal e che Elena negli spogliatoi mi aveva baciata. È normale tra ragazze, mi aveva detto. Si, normale quanto…
-Ci vediamo ad allenamento, belle!- saluta Valentina seguita a ruota dalle altre. Io finisco di frizionarmi i capelli e saluto Clarissa, pronta a narrare le mie prodezze a casa. Oggi è sabato quindi dovrebbero essere tutti a casa. Tutti: papà Roberto, zio Alberto e Flavio. Le nostre villette bifamiliari sono messe in comunicazione mediante una porta in legno d’acero nel corridoio delle camere al primo piano. In questo modo è come se vivessimo insieme da quando le nostre madri si sono date alla macchia. Di mia mamma non si hanno notizie da almeno dieci anni e invece zia Nadia la vedo ogni tanto quando passa a prendere Flavio.
La mia vita è perfetta ho tutto: un padre che mi appoggia, Flavio, zio Alberto e Maristela. Gioco a calcio, vado a scuola ed esco con i miei amici.
Mi va quasi di traverso la saliva quando ad aprirmi la porta di casa è Andrea.
-Cosa ci fai qui?- sbotto.
-Flavio mi ha invitato a cena. Che cazzo di domande.- risponde quello facendomi entrare.
-Sei sempre pronto a rovinare il sabato sera, razza di imb… ciao papà!- mi fiondo ad abbracciare mio padre che mi guarda estasiato.
-Avete vinto?- domanda con quei suoi bellissimi occhi azzurri che io non ho ereditato.
-Ovvio! Indovina quanti!- incrocio le braccia sotto al seno in attesa della sua risposta. Di solito quando torno a casa da una partita a cui non ha assistito, cerca sempre di indovinare quanti goal ho fatto.
-Uno.- Flavio spunta abbracciandomi da dietro.
-Cinque!- tuba zio Alberto comparendo con dei cartoni della pizza fumanti.
-Zero.- Andrea si guadagna un’occhiataccia dalla sottoscritta.
-Due!- dice infine papà.
-Esatto!- sorrido allegra.
Papà, zio e Flavio si perdono in cori da stadio e festeggiamenti vari. Sorrido ma poi entra Andrea nel mio capo visivo e alzo gli occhi al cielo. Zio Alberto ci fa sedere e distribuisce le pizze.
Inizio a sentire la stanchezza verso la fine della cena e ascolto tranquilla i discorsi che fanno a ruota Flavio, zio e Andrea. Anche papà dev’essere stanco si limita a ridere e interviene poco. Mi viene un istinto omicida nei confronti di Andrea quando sia zio che papà lo invitano a dormire. Carello mi fissa e poi fa una chiamata ai suoi genitori per avvisarli che si sarebbe fermato da noi per la notte.
-Sei stanca, Giogio?- mi domanda zio.
Ecco, è arrivata l’ora dei soprannomi stupidi.
-Già, Giorgie non hai detto neanche una parola.- annuisce Flavio.
-Diciamo che è stato impegnativo ritornare sotto la cortina di ferro di Vittorio dopo un mese di meritata vacanza.- spiego stiracchiandomi sulla sedia.
-Ci credo quello si che vi fa correre.-
-Però è il miglior allenatore della zona.- mi ricorda papà.
Già proprio così. E gli insulti che ci elargisce sono gratuiti.
I fratelli Arcade ci lasciano andare sul divano a guardare la tv mentre loro sistemano la cucina.
Flavio si posiziona al centro del sofa e io e Andrea ci sistemiamo al suo fianco.
-Vediamo cosa c’è d’interessante…- mio cugino inizia a fare zapping. Io mi sono accoccolata sulla sua spalla. Dopo qualche minuto troviamo un film su Italia Uno che sta per iniziare.
-The Others.- leggo.
-Che noia.- borbotta Andrea.
-Lo hai già visto?- gli chiede Flavio.
-No.-
-Allora cosa ti lamenti?- freccio io.
-Ma cosa vuoi?- ribatte Andrea.
-Devi sempre dire qualcosa è mai possibile?-
-Sei tu che non stai mai zitta! Se non mi avessi detto niente non staremmo qui a discuterne!-
-Razza di deficiente, non mi dici di stare zitta!-
-Cretina, abbassa il tiro!-
-Coglione!-
-Stronza!
-Il film è iniziato!- Flavio alza la voce per sovrastare il battibeccare mio e di Andrea che ci segnano i rispettivi insulti e taciamo per ascoltare il film.
Il tanto discusso film ci tiene incollati allo schermo con le sue scene di sospanse e gli improvvisi guizzi horror e thriller. E io che speravo di poter fare un sonnellino!
Durante i titoli di coda ci accorgiamo che sono le undici passate e che la mezzanotte incombe.
-Meno male che domani è domenica.- borbotto stiracchiandomi.
-Si ma poi c’è scuola.- Flavio sbadiglia.
-Non pensate a certe cose.- asserisce Andrea completamente svaccato nella sua parte di divano.
-Io vado a dormire.- dichiaro alzandomi.
-Noi ci facciamo ancora qualche partita alla Play.- mi dice Flavio.
-Buonanotte, Giorgie.-
-Notte, Flaffy.-
Fisso in malo modo Andrea.
-Spero che venga la vecchia del film a terrorizzarti sta notte.- dico al biondo.
-Vaffanculo.-
-Stavo pensando.- Maristela appoggiata al muro dell’aula computer si guarda le unghie laccate. È il cambio d’ora ma sia io che Mar abbiamo bisogno di fare due passi per attivare le gambe ed è diventata nostra abitudine passeggiare nel corridoio della nostra classe e poi rientrare il classe.
-Quando inizi così non è mai un buon segno.- dico.
Il lunedì mattina è sempre traumatico. Mentalmente e fisicamente. Anche Mar è più tritapalle il lunedì. La vita in generale è uno schifo in questo giorno della settimana.
-Ti assicuro che questa volta è una buona idea. E poi è l’ultimo anno, se non lo facciano ora quando ci ricapiterà un’occasione del genere? Insomma, chissà dove saremo il prossimo anno a qust’ora? Barcellona, Tokio, Berlino, New Dehli, San Francisco…-
-Mar, arriva al punto, altrimenti divento vecchia e muoio.-
I giri di parole fanno parte della sua tattica di persuasione. Ma quanto ti conosco bene, eh, Maristela?
-Candidiamoci come rappresentanti d’Istituto.-
Io scoppio a ridere attirando l’attenzione degli studenti che passano nel corridoio durante il cambio d’ora.
-Sei proprio divertente, Mar.-
-Non sto scherzando, Giò. Ci sono anche un sacco di pro a tuo favore.-
-Tipo?-
-Saresti obbligata a saltare le lezioni per la propaganda, saresti sempre in segreteria a perder tempo per organizzare eventi, i professori ti vedrebbero di buon occhio e poi ci sarei io!-
Sorriso smagliante.
Ecco, colpo finale!
-No, ma no grazie.- scuoto la testa.
-Eddai, tu dici così per partito preso! Solo perchè i rappresentanti ti stanno antipatici perchè rivestono un ruolo e hanno una responsabilità. Tu hai sempre avuto problemi con figure autoritarie e gerarchicamente più importanti di te infatti il tuo comportamento spesso è quello dell’anarchica, ti ribelli a tutto e sei una testarda quando ti ci metti, tipo in questa situazione. Infatti rivestire il ruolo di rappresentante non solo non ti va a genio ma ti spaventa.- sputa fuori Maristela tutto d’un colpo.
Io le lancio un’occhiata seria e poi m’incammino tra la folla.
-Ok, scusa, non dovevo farti da psicanalista.-
-Tua madre ha una brutta influenza su di te. Hai mai pensato di laurearti in psicologia e aprire uno studio con lei? Sareste bravissime a impicciarvi nella vita degli altri e a spezzargli le gambine quando meno se lo aspettano con rivelazioni fuori luogo. E poi non mi spaventa l’idea di essere rappresentante, solo non ne ho voglia.- ironizzo.
-Ti ho chiesto scusa.- si giustifica Mar e prima di farmi entrare sbarra il mio avanzamento con un braccio. Per poco non ci sbatto il naso contro.
-Prometti di pensare alla mia proposta.- mi guarda intensamente.
Roteo gli occhi.
-Allora? Dai, pensaci su stasera e domani mi dai una risposta.- chiede continuando a bloccarmi.
La campanella suona. Ultime due ore di Rotari che noia! In due settimane abbiamo già fatto storia e finito Wilde. Se continuiamo di questo passo a Natale abbiamo già finito il programma scolastico di inglese.
-E va bene ci penserò e adesso levati, prima che arrivi la Rotari e dia la colpa a me per l’ingorgo che stai creando all’entrata!-
Maristela fa un sorrisetto e mi segue al banco.
Santa donna, riesce sempre a farmi fare cose in cui io non voglio nemmeno e neanche lontanamente metterci naso.
La prof d’inglese entra stizzita e incomincia la sua lezione su Thomas Hardy spiegandoci tutte le congetture che si è fatto quest’uomo riguardo la vita. L’unica cosa furba che condivido è che la nostra vita è governata dal Fato che costantemente ci schiaccia e che dobbiamo trovare sempre la forza di rialzarci. Proprio mentre la Rotari sta entrando nel vivo del suo monologo, l’alto parlante che è stato istallato in classe, trilla.
“Buongiorno ragazzi! Sono il professor Lagro e vorrei comunicare a tutti voi che in questa settimana verrà formata la squadra di calcio della scuola. I provini si tengono tutti i pomeriggi di questa settimana dalle 15 alle 18 da Andrea Carelli, 5E, al campetto. Spero partecipiate in molti, buon proseguimento!”
La voce del professore s’interrompe e la Rotari riprende il suo discorso senza nascondere una smorfia di disapprovazione nei confronti di Lagro che ha osato interrompere la sua lezione.
Maristela mi guarda di sottecchi e io le restituisco uno sguardo stranito. Ma che le prende oggi? Continua a fissarmi in maniera insistente anche mentre prendo appunti.
-Mar, cosa c’è?!- bisbiglio cercando di non farmi sentire dalla Rotari. Quella donna è un diavolo se mi becca sono finita.
-Perchè non partecipi ai provini?- mi domanda.
-Cosa?!?!- alzo leggermente il tono e la prof si zittisce in cerca del colpevole. Maristela mi fulmina con gli occhioni verdi. La lezione riprende.
-Cosa?!?!- le ripeto io in un sussurro.
-Perchè non partecipi ai provini per entrare nella squadra di calcio della scuola?- riformula lei scrivendo poi qualche appunto.
-Ho sentito non sono mica sorda! Ma sei impazzita?! Oggi è la giornata delle idee del cazzo?!- bisbiglio agitandomi.
-Arcade, hai finito?- il tono della Rotari è mellifluo tanto da ricordarmi quello di Piton in Harry Potter. Mi vengono i brividi.
Oh-oh.
Prima che io possa scusarmi, la campanella suona. Borbotto delle scuse incatenata alla sedia dallo sguardo della prof e poi ritiro i miei averi, defluendo fuori dalla classe tallonata da Maristela. Cammino il più velocemente che posso arrivando fuori dai cancelli della scuola.
Mi sento tirare indietro per una bretella dello zaino.
La brasiliana mi guarda furiosa.
-Stavamo facendo un discordo, io e te, Meniña.- Mar mi arpiona con uno aria ammonitoria.
-Un discorso inutile e senza senso.-
-No no. Allora: non vuoi entrare a far parte della squadra della scuola. Perchè?-
Iniziamo a percorrere il viale alberato che porta verso casa mia.
-Lo sai benissimo perchè.-
-Non dirmi che è per Andrea.- è incredula.
-Maristela, tu sai quanto ci odiamo. Sarebbe un bagno di sangue.-
-Non ti credevo così, Giò. Ti fai fermare da un ragazzo?-
A queste parole mi fermo e la fisso a metà tra il sorpreso e l’arrabbiato.
-Non mi ferma niente tanto meno Andrea Carelli. Io sono migliore di lui.- affermo questo con una tale decisione da far tentennare Maristela, lo posso vedere dai suoi occhi.
-Allora se così fosse, dato che il calcio è la tua passione te ne fregeresti di Andrea, e faresti il provino.-
-Mi stai lanciando uno sfida?-
Maristela incrocia le braccia e alza il mento.
Direi che come risposta vale più di mille parole.
Io mi avvicino così tanto a lei da quasi sfiorarle le labbra. La trafiggo con lo sguardo.
-Sfida accettata.-
Le volto le spalle e me ne vado.
Nel pomeriggio vado a fare una corsa. Il dialogo con Maristela mi ha fatta innervosire a tal punto che in casa mi sento come un leone in gabbia. Indosso dei pantaloncini, una maglietta della nazionale di calcio e delle scarpe da ginnastica. Ho lasciato un messaggio scritto a casa per evitare di portarmi il cellulare dietro: infatti mi sono presa solo gli auricolari e la fascia da braccio in cui inserisco l’mp3. Senza musica non è una corsa. Parto da casa mia e faccio tutto il viale alberato, la strada che porta nel paese vicino e poi ritorno indietro. Ogni passo mi rigenera, sento che scarico tutta la tensione e mi ricarico di energia. Poi passo dal torrente, dal campo da beach volley, osservo le ville enormi che costellano il confine del paese. Saluto i miei fedeli nonnetti delle panchine che mi sorridono sdentanti e ritornano a discutere tra loro di quanto si viveva bene negli anni 80. Io non li sento perchè ho la musica nelle orecchie ma sono sicura che parlano di quello. È sempre lo stesso argomento da quando ero piccola.
Poi svolto verso la piazza do un rapido sguardo al bar e alle panchine dove di solito si trova Flavio che è sparito dopo pranzo senza dirmi niente. Mi ritrovo a passare davanti al campetto. Ed eccolo lì, mio cugino che gioca a calcio. Mi ricordo ancora quando avevo cinque anni ero andata da lui e gli avevo detto che papà mi avrebbe scritto a uno scuola di calcio. Era scoppiato a ridere e io avevo incrociato le braccia rimanendo impassibile: nel vedere la mia reazione Flavio mi aveva abbracciata di slancio e poi aveva ammesso che era molto felice.
“Così possiamo giocare a calcio insieme tutti i giorni per tutta la vita per sempre come due fratelli!” aveva aggiunto porgendomi il pallone e sorridendomi sdentato.
Mi appoggio con le mani alla rete e fisso i ragazzi giocare: Valerio, Eric, Federico e purtroppo anche Andrea Carelli. Concentro la mia attenzione sul pallone. Scarto, tiro, scarto, scarto, palo. Questo dev’essere Valerio: non fa mai un tiro che vada a segno.
Ad un certo punto mio cugino mi nota e mi sorride proprio come mi aveva sorriso quel giorno quando eravamo piccoli. Mi fa cenno di avvicinarmi. Entro nel campetto togliendomi gli auricolari dalla orecchie e buttandoli sopra alla fascia da braccio.
-Ehi forestiera, come mai da queste parti?- mi domanda Eric accendendosi una sigaretta. Gli altri ci raggiungono.
-Cos’è successo tra te e Mari?-
Ecco, lo sapevo che Flavio ci ha viste nel viale a discutere.
Frego la sigaretta dalla labbra di Eric facendo un tiro sotto gli occhi inquisitori di Valerio. Non gli va a genio che io fumi: lo faccio solo quando sono molto nervosa e oggi Maristela mi ha fatta davvero arrabbiare. È già tanto che non le sia saltata al collo quindi una sigaretta posso permettermela. Poi facendo uno sport come calcio il fumo non è consigliato accorcia il fiato.
-Mi ha sfidata.- soffio via il fumo. Andrea mi guarda male, come più o meno sempre, e Federico spalanca gli occhi. Lui sa cosa vuol dire sfidarmi. E non gli è piaciuto.
-A cosa?- s’incuriosisce Eric. Flavio mi fissa molto attentamente.
-A quello in cui io sono più brava.-
-A calcio?-
-Non è stata così stupida.-
-Non sa giocarci!-
-Lo so che non sa giocarci. Lei pensa che io non possa fare una cosa che invece io riuscirò benissimo a fare.- spiego.
-Io non capisco le ragazze, tanto meno tu e quella.- Eric scuote la testa e Valerio mi ammonisce ancora con lo sguardo; butto via la cicca e mi fa un sorrisone.
Anche Federico si mostra confuso e dico loro di non preoccuparsi: è una cosa tra me e la brasiliana.
Flavio mi fa ancora qualche domanda sullo stato di Maristela preoccupandosi più per lei che per me.
-Va be’, ritorniamo alla nostra partita?- chiede Andrea scocciato.
-Si! Gio, sei dei nostri?- chiede Flavio illuminandosi.
-Certo che si!- sorrido.
Prendo subito possesso della palla.
Mi ritrovo davanti ad Andrea che tenta di scartarmi.
-Non potevi andartene a vaffanculo?- mi chiede mentre tento di tenermi il pallone.
-Perchè non ci vai tu?- ribatto.
-Ci sono già stato.-
-Pure io quando mi ci hai mandato l’altra sera.-
-Non potevi restarci?-
-Ti stavo per fare la stessa domanda.-
Lo supero facendo la bicicletta e mi dirigo verso Eric. Gli altri tentano di togliermi il possesso della palla ma non ci riescono. Tiro. Goal. Fisso Andrea e sorrido. Domani me li mangerò tutti in un boccone, dovrà per forza scegliermi.
Domani, Maristela, farò goal anche con te!
Ciao a tutti e tutte!
Mi presento mi chiamo lookinsideyourmind1893 e ho una grande passione per la scrittura. Mi sto cimentando con la stesura di queste due fan fic che spero tra l’altro siano di vostro gradimento. Pubblico il seguito di questa storia a distanza di mesi a causa di esami e imprevisti. Vi prometto che adesso manterrò una certa continuità nella pubblicazione di entrambe le storie.
Ma veniamo a noi: ahiahiahi! Maristela ha lanciato una sfida a Giorgia: giocare nella stessa squadra di Andrea Carelli. Come abbiamo potuto notare e come sarà lamapante più avanti, la nostra Giorgia ha carattere ed è molto orgogliosa. Per questo ha accettato la sfida, seppur molto velata, della sua amica. Nel prossimo capitolo vedremo una Giorgia tutta sale e pepe, pronta a stupire noi e i suoi amici in particolar modo Maristela e Andrea!
A presto,
PS: mi scuso con gli errori ortografici/ di italiano (anche se ho controllato! ma sfugge sempre qualcosa!)
PPS: RECENSITE IN TANTI :) (per me è importante avere la vostra opinione ;))
Lookinsideyourmind1893
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