Sei Sempre Nei Miei Pensieri

di Yurha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1
 

Quando Connie Rubirosa arrivò a casa, chiuse gli occhi e si lasciò scappare un lungo sospiro.
“Finalmente, non vedevo l’ora..” pensò esausta, girandosi e appendendo la borsa, la ventiquattrore e l’impermeabile nero ai ganci dietro la porta d’ingresso quindi, senza fermarsi, andò a chiudersi nel bagno per farsi una bella doccia rilassante.
Niente di meglio per scaricare lo stress di una lunga, anzi, infinita giornata di lavoro.
Indossato il suo pigiama più comodo, andò a sedersi sul divano in pelle nera per mangiucchiare un pò del suo cibo take away e guardare qualcosa in tv che, come al solito, a parte qualche replica della sua serie preferita, non dava nient’altro di buono..
Alzando gli occhi al cielo, si chiese il motivo per cui dovesse continuare sprecare soldi per la paytv..

Lei e Mike, all’unanimità, decisero di prendersi almeno una notte di riposo e cominciare il giorno dopo a lavorare sui ricorsi prontamente presentati dai colleghi difensori, però Jack McCoy “suggerì” di restare in ufficio già da quella notte, proprio mentre lui se ne stava andando a casa a dormire.
«Non sarà un problema lavorare insieme giorno e notte per le prossime settimane, vero?» disse loro in tono che venne recepito da entrambi come sarcastico.
Connie guardò Mike e, facendogli un accenno di sorriso, si sentì esattamente come se avesse dovuto chiedergli scusa fino alla fine dei tempi ma non solo a causa del lavoro extra..
Lo guardò bene e, così su due piedi, non credeva di avergli spezzato il cuore come disse Woll, ma non riusciva proprio a togliere la dannatissima voce di quell’uomo dalla testa.
Erano senz’altro buoni, se non ottimi, amici e colleghi, spesso pranzavano insieme in ufficio o in un ristorante nei pressi della zona pedonale di Foley Square e i discorsi che facevano erano quasi solo riguardanti il lavoro o qualcosa di collegato ad esso.
Senza dubbio Connie trovava Mike Cutter brillante, arguto, anche divertente con le sue freddure, il suo humor all’inglese ed il suo sarcasmo.
Riusciva a farla ridere soprattutto quando iniziava ad imitare Jack nella voce e nelle espressioni, poi credeva fermamente che allo stesso modo lui si divertisse con lei.
Con quel pensiero in mente, a Connie tornò subito il dubbio insinuatole da Marcus: Mike sentiva realmente qualcosa di più profondo per lei o tutto ciò che diceva e faceva era solo per puro legame di amicizia?
Involontariamente il suo pensiero andò su Woll e la loro passata relazione ma si focalizzò soprattutto sulle loro notti insieme.
“Che idiota.. Come hai fatto a cascarci in quel modo, cosa diavolo ti diceva il cervello?! Mike ha ragione, è stata una cosa stupida e tu non lo sei..” pensò rabbiosamente, biasimandosi e sentendosi in colpa.
Non appena ricordò tutto ciò che passò con Marcus Woll, automaticamente se ne andò anche la poca fame che aveva, quindi, buttò la forchetta nella piccola scatoletta dell’asporto e l’appoggiò sul tavolino davanti a sè.
Sbuffò e cambiò canale, cercando di staccare il cervello ma quasi subito le venne in mente Mike Cutter, il suo capo, il suo migliore amico che insieme a Jack McCoy, era l’unica persona di cui si potesse fidare ciecamente tanto da affidargli completamente anche la propria vita senza pensarci due volte.
La prima volta che lo vide, sperò con tutto il cuore che si trattasse di un amico o un parente di Jack in visita.
Come dire.. una dolce illusione come tante altre..
Era molto ben vestito, indossava un completo a tre pezzi nero, camicia bianca e cravatta rossa, colori semplici ma decisi.
Aveva i capelli non troppo corti castano chiaro, i suoi occhi erano di un azzurro così intenso che ebbe la netta sensazione di trovarsi su una scogliera e di guardare l’Oceano in tutta la sua immensità.
E la sua mano.. Dio, quando la strinse presentandosi, sentì chiaramente quanto calore potesse emanare il suo corpo e la stessa sensazione gliela diede il suo sorriso, anche se di circostanza.
«Molto piacere, sono Michael Cutter, il nuovo Sostituto Procuratore Esecutivo ma ti prego, chiamami Mike, odio le formalità tra i colleghi che lavorano a stretto contatto.»
Connie d’impatto restò senza parole e per qualche secondo si perse nel suo sguardo.
Pensò che la sua voce fosse come un’irresistibile tentazione a peccare all’infinito ed in quel momento non le dispiaceva affatto come idea..
Infine, trovò la forza di rispondere con un tenue sorriso sulle labbra. «Piacere mio Mike. Sono Connie Rubirosa. Jack ti avrà senz’altro detto che sarò la tua assistente. Fino al contrordine sarò solo e soltanto tua in tutto e per tutto.»
“Oh, perfetto.. così anche lui è fuori dal mercato. E poi che diavolo di frase era quella?!” pensò subito dopo arrossendo, vedendo che il suo sorriso diventò come una risata maliziosa trattenuta.
Tutto sommato Connie fu molto brava a lasciare da parte l’attrazione fisica per quell’uomo, infondo non poteva e non voleva rischiare di rovinare la relazione professionale infatuandosi del suo capo.. Di nuovo..

“Maledetto Woll e le sue parole manipolatorie!” pensò spegnendo la televisione, alzandosi definitivamente dal divano e andando a letto per cercare di dormire almeno un pò.
Sdraiata sul suo letto ad una piazza e mezza, Connie continuava a rigirarsi, cercando una posizione che risultasse comoda per riuscire ad addormentarsi, ma non ci fu nulla da fare.
“Chissà se Mike è andato a casa.. Mhm.. no, conoscendolo sarà ancora in ufficio a scervellarsi. Quell’uomo quando non riesce a darsi pace diventa il peggior nemico di sè stesso, è incredibile! Però è colpa mia, tutta questa storia è solo colpa mia. Devo cercare un modo per farmi perdonare e fargli dimenticare tutto ciò che ha dovuto passare e subíre da Marcus in queste settimane.. Ma come.. Come..” pensò infine mentre si passava una mano nei capelli, fissando il soffitto di camera sua, sospirando per l'ennesima volta.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2
 

Connie se n’era andata da circa due ore ed il Sostituto Procuratore Esecutivo Michael Cutter ancora camminava avanti e indietro per il suo ufficio e lungo tutti i corridoi, facendo un giro perfino nell’ufficio di Jack.
Non riusciva a crederci, non riusciva neanche a pensare con un minimo di lucidità.
Si sentiva solo, stupido, geloso ed infuriato oltre ogni ragionevole limite, avrebbe voluto avere la libertà di urlare a squarcia gola così si sarebbe un pò calmato.. Almeno, immaginava funzionasse in quel modo..
Non poteva assolutamente credere che Connie, la sua Connie, una persona così corretta, seria e diligente, si fosse abbassata allo standard di Marcus Woll.
“Lei è di più, molto di più, un’uomo del genere non merita neanche di sapere della sua esistenza!” continuava a pensare con rabbia.
La prima volta che la vide provò come una forte fitta al cuore, milioni di farfalle svolazzanti nello stomaco e le gambe presero a tremare lievemente.
Era bellissima come una musa, una visione e anche molto più di ciò.
Sentì il sangue andargli direttamente e velocemente alla testa, il cuore battere sempre più forte e sperò che né lei né Jack se ne accorgessero.
I suoi zigomi accentuati, i suoi occhi, le forme del corpo e le labbra..
Quelle lo fecero letteralmente andare fuori di testa e la sua voce ebbe lo stesso effetto.
Aveva appena sperimentato il classico Colpo di Fulmine, come un ragazzino alla sua prima cotta seria ed aveva giurato di non cascarci mai più dopo l’ultima, ennesima e profonda delusione amorosa..
Eppure Michael Cutter non sembrava proprio il tipo d’uomo la cui attenzione si poteva catturare facilmente e aveva bisogno di più della semplice bellezza per innamorarsi ma Jack gli parlò già in precedenza di lei.
Disse che era una donna molto intelligente, molto discreta, anche molto dolce e sensibile sotto certi aspetti, aggiunse anche che sicuramente sapeva benissimo ciò che faceva e ciò che voleva anche se non sembrava e che quasi sempre riusciva ad avere le situazioni sotto controllo, senza contare che riusciva a trovare mille vie di fuga per salvare quelle stesse situazioni, ma sicuramente non si aspettava minimamente che fosse così bella.
Era proprio ciò che si definisce “pacchetto completo”, la donna che un uomo sogna d’incontrare per tutta la vita, una regina che combatte al fianco del proprio re invece che stare in disparte a guardare impotente e pregare che non gli succeda nulla di male.
Non potendo rischiare che gli assegnassero un’altra assistente e buttare dalla finestra l’opportunità di averla accanto e di distruggere la loro amicizia, Mike cercò di nascondere il più possibile tutti i sentimenti che iniziò a provare nel preciso momento in cui posò lo sguardo su di lei.
Era importante per lui averla come assistente, tanto quanto averla come più cara amica.
Ormai era il suo riferimento, al punto che, se mai un giorno fosse arrivato in ufficio e non l’avesse trovata, sarebbe stato capace di andare a cercarla per tutti gli Stati Uniti a piedi solo per vederla ancora una volta.

Si fermò di colpo in mezzo al corridoio, sospirò ed abbassò la testa chiudendo gli occhi, dicendosi che forse era giunto il momento di smetterla di autocommiserarsi e prendersela con sè stesso e tornare a casa per cercare di dormire un pò.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3
 

Quando arrivò al suo solitario rifugio, la sua parte di mente masochista lo stava ancora torturando, immaginando Connie e Woll insieme, tutte le cose che lui le fece e tutte le cose che lei fece a lui.
Era stanco, sia mentalmente che fisicamente, tanto che non era neanche più nervoso o arrabbiato e l’unica cosa che voleva era andarsene a letto e dormire profondamente, lasciando ogni pensiero al giorno dopo.
Mike aveva una sola regola che potesse essere definita assoluta: le colleghe sono intoccabili.
Nutriva rispetto per le donne con cui lavorava e non voleva che si sentissero in nessun modo “costrette” da o a lui.
Dovevano essere del tutto libere nelle decisioni e nei pensieri.
Tuttavia, quando Mike si trovava vicino a Connie, poteva benissimo sentire il suo cuore andare a fuoco, soprattutto quando veniva fulminato da uno dei suoi sorrisi sinceri, dolci e comprensivi.
Scosse la testa come se in quel modo potesse far smettere il suo cervello di dargli quelle immagini.
“Patetico. Sei solo un uomo patetico, Michael Cutter. Smettila e cresci una volta per tutte.” pensò dopo aver buttato il suo giaccone sul bracciolo del divano e avviandosi verso la sua camera.

Sdraiato sul suo letto con solo un asciugamano in vita, ancora mezzo bagnato dopo aver fatto la doccia, la sua mente riprese a torturarlo.
Questa volta si mise a fissare il soffitto della sua camera ed immaginò volontariamente Connie e Woll a letto insieme ancora, ancora e ancora.
Ad un certo punto però provò a chiudere gli occhi e cercare di dormire ma purtroppo fu solo peggio, perchè in quel modo vedeva più nitidamente Connie tra le braccia di quell’uomo, la vedeva sospirare ad ogni bacio e ad ogni tocco di quelle maledette mani sulla sua delicata pelle perfetta, soprattutto vedeva anche ciò che non avrebbe mai voluto vedere, cioè il preciso momento in cui quell’uomo...
«Al diavolo!» esclamò alzandosi di scatto dalle lenzuola ormai umide per mettersi almeno i boxer e i pantaloni del pigiama.
Sospirò rabbioso e, portandosi indietro i capelli semi bagnati, andò direttamente nel salone lasciando tutta la casa nell’oscurità.
I suoi occhi furono attirati dalle infinite luci della città di New York.
“Una volta mi pare che abbia detto di abitare nel quartiere di Turtle Bay, magari una di quelle luci è casa sua. Infondo non è così improbabile, dato che sono abbastanza in alto ed abito ad un solo quartiere al sotto di lei..” pensò sorridendo lievemente e involontariamente.
Finalmente accese la luce della piccola lampada della scrivania, strapiena di fogli e libri quindi si versò un bicchiere di Scotch.
Tornò alla finestra del soggiorno e, prendendo un sorso del suo drink, guardò ancora nella direzione in cui pensava fosse la casa di Connie.
Non riuscì un secondo a smettere di pensare ad una cosa: era sola o in compagnia?
Mike non sapeva molto della sua vita privata, magari aveva qualcuno che l’amava alla follia e la faceva sentire come se fosse stata la donna più importante al mondo ma Connie non aveva mai accennato o lasciato intendere che esistesse un fidanzato o qualcosa di simile.
Si prese in giro da solo, ancora una volta.“Perchè diavolo avrebbe dovuto parlarmi di queste cose? Conoscendola, se le avessi chiesto qualcosa, avrebbe potuto benissimo rispondermi che non sono affari miei.”
Per cercare di zittire la sua mente, finì d’un fiato lo Scotch che aveva nel bicchiere e se ne versò un altro.
Erano amici, si,  ma si guardavano bene dall’oltrepassare quel confine che divideva la vita lavorativa da quella privata.
Sorrise amaramente scuotendo leggermente la testa.“Che stupido. Io, un uomo di quarant’anni che perdo la testa per una donna più giovane e bellissima a cui sicuramente non gliene frega un accidente di me sotto quell’aspetto. Un uomo di quarant’anni, un avvocato, che riesce a fare l’impossibile nelle aule di tribunale, si trasforma in un codardo senza pari al di fuori di esse, tanto che non ha mai avuto il coraggio di sbilanciarsi neanche un pò per la donna che tutti i giorni ed in qualsiasi caso è sempre al suo fianco.. Patetiche scuse di un uomo solo, Cutter, solo questo.” pensò nervosamente prendendo un lungo primo sorso del suo secondo bicchiere.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4
 

Mentre era ancora immerso nei suoi pensieri, sentì bussare alla porta.
Essendo ormai rimasto solo al mondo, non ha mai ricevuto visite a casa, tantomeno a notte fonda.
Guardò curioso nello spioncino e spalancò gli occhi nel vedere Connie sul pianerottolo.
“Che ci fa qui.. Ma soprattutto, come ha fatto a scoprire dove vivo? Sono sicuro di non averlo mai detto a nessuno.. E poi datti una calmata Cutter, non hai un assassino sulla porta di casa tua.. Bhè.. non ancora..” disse tra sè e sè, sentendo il suo cuore iniziare a galoppare.
Prese un profondo respiro per cercare di rilassarsi quindi le aprì e la guardò.
Era strano non vederla indossare uno dei suoi eleganti tailleur ed il suo impermeabile nero preferito ma infondo non avevano mai avuto l’occasione di incontrarsi dopo l’orario di lavoro.
«Ciao.» disse lei quasi sottovoce, guardando in basso.
«Ciao. Che ci fai qui?» chiese curioso, senza muoversi dal suo posto.
Da quello che Mike poteva vedere, Connie indossava un piumino blu completamente chiuso, dei jeans grigi e delle scarpe da ginnastica, sempre grigie.
«Scusami se ti ho svegliato, non era mia intenzione, ma..» disse alzando lo sguardo per un secondo e poi abbassarlo di nuovo, leccandosi involontariamente le labbra per poi mordere quello inferiore, com’era solita fare quando si sentiva nervosa.
«Che c’è..?» chiese piegando leggermente la testa di lato e aggrottando di poco le sopracciglia.
«Sei.. sei senza maglietta.» sussurrò, avendo quasi paura a farglielo notare.
Lui guardò in basso. «Oh.. È vero. Vieni, entra pure, vado a mettere qualcosa e torno subito. Nel frattempo, fai come se fosse casa tua.» rispose rendendosi conto e andando verso la camera da letto.
“Ha proprio un bel fisico asciutto, chissà quando trova il tempo per andare in palestra.” pensò lei con un mezzo sorriso imbarazzato mentre richiudeva la porta e si toglieva il leggero giubbotto.
Mike tornò da lei e la trovò in cucina, illuminata solo dai piccoli faretti sistemati sul fondo dei pensili, dando alla stanza una luce bianca, bassa e rilassante.
«Allora, cosa ti porta nella mia umile dimora a quest’ora di notte?» chiese sistemandosi la vecchia maglietta intima azzurra a maniche corte.
«Ho portato qualcosa da mangiare.» disse semplicemente con un vago sorriso indicando la busta sul bancone.
Lui guardò il nome del ristorante.
“Mhm.. Italiano, un pò pesante a quest’ora ma comunque molto buono.” pensò grattandosi leggermente la nuca con un’ombra di sorriso.
Non avendo risposta, Connie abbassò lo sguardo e cambiò espressione.
Riusciva solo a pensare che probabilmente aveva commesso un grosso errore ad andare da lui.
Sorrise lievemente. «Forse ho scelto un brutto momento. Ci.. Ci vediamo domani. Scusami ancora per averti disturbato. Buonanotte Mike, dormi bene.»
Si girò verso la porta della cucina per dirigersi verso l’ingresso.
Mike sospirò e si diede dell’idiota colossale, poi andò velocemente verso di lei.
«No, aspetta!» esclamò. Notò il leggero sobbalzo e continuò. «Ti prego perdonami, ho usato il tono sbagliato. Dài vieni, mangiamo insieme, infondo ho saltato la cena.» disse allungando la mano verso di lei e sorridendole dolce.
Lei non potè far altro che ricambiare il sorriso. «L’immaginavo.. Se non ci fossi io, tu non mangeresti mai.» scherzò, lasciandosi convincere a restare.
Mike si schiarì la voce tentando di ricomporsi e ritrovare la sua sempre impeccabile immagine ma sfortunatamente realizzò che avere Connie in casa sua proprio quella notte era davvero crudele, sia per lui e probabilmente anche per lei.
«Ho provato a dormire ma non ci sono riuscita e conoscendoti, ho pensato che magari potevi essere ancora in ufficio, così sono andata lì e non trovandoti, ho chiesto l’indirizzo di casa tua a Tommy, la guardia notturna dell’archivio ed eccomi qui. Ho provato anche a mangiare qualcosa qualche ora fa ma niente da fare.. Ecco, per farla breve, l’unica persona che ho avuto in mente per tutta la sera sei tu e, davvero, scusami ancora se ho interrotto la tua ultima notte di riposo.» disse cercando di dargli una spiegazione per sfuggire all’imbarazzo.
Mike, per tutto ciò che disse e per il modo in cui lo fece, la trovò assolutamente adorabile e dolce.
Sorrise. «Grazie Connie. È bello sapere di essere nei pensieri di qualcuno per una volta. Comunque tranquilla, non hai interrotto proprio nulla, se mai, mi hai “solo” salvato da una tremenda sbronza che sicuramente avrei pagato domani in ufficio.» disse riprendendo in mano il bicchiere pieno a metà di Scotch e prendendone un bel sorso per poi appoggiarlo sul bancone.
Lei rise portandosi una mano semichiusa a coprirsi le labbra. «Non ho ancora avuto il piacere di vederti con la post-sbronza. Se non fossi venuta qui, probabilmente domani mi sarei divertita molto.» disse continuando a ridere.
«Invece io non ho mai avuto il piacere conoscere il tuo lato sadico e ringrazio il cielo di non doverlo subíre.» rispose, contento di averla fatta ridere.
«Comunque, come hai potuto notare, sono un pessimo padrone di casa. Posso offrirti qualcosa da bere?» chiese mentre tirava fuori i due contenitori dalla busta di carta.
Lei ricambiò lo sguardo e sorrise. «Posso avere il tuo bicchiere?»
Sicuramente Connie non era una gran bevitrice ma in quel momento sentiva di avere proprio bisogno di qualcosa di forte.
«Certo.» disse lui passandole il bicchiere.
«Grazie.» rispose con tono basso.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5


Connie prese il bicchiere e toccando involontariamente la mano di lui, sentì chiaramente quanto fosse morbida ma anche molto virile la sua pelle e dava anche l’impressione di forza con tutte quelle vene in rilievo sul dorso.
Sentì anche i tendini irrigidirsi e vide l’avambraccio contrarsi, sempre a causa di quel contatto non voluto.
Si sorprese di avere avuto un’effetto del genere su di lui e se l’avesse avuto anche altre volte, fu senza dubbio bravissimo nel nasconderlo sviando l’attenzione.
Mike la guardò senza dire nulla.
Contrariamente alle altre volte, era totalmente incapace di muovere un muscolo o di distrarsi con qualsiasi altra cosa presente in quella stanza.
Entrambi provarono a non dare peso a quelle reazioni, ad ignorarle con ogni loro forza disponibile, come facevano sempre e quella era un’altra regola non scritta di sopravvivenza.
Sembrava che Connie ce l’avesse fatta ma per Mike fu a dir poco impossibile.
Ripensò a quando fece quel discorso con Jack, soprattutto quando Jack stesso ammise tutte le relazioni che ebbe con le colleghe dell’ufficio e non solo, finendo col rovinare quella con sua moglie, quella che avrebbe dovuto essere l’unico amore della sua vita e la madre della sua unica figlia.
Connie guardò il liquido ambrato in quell’elegante bicchiere quadrato, poi, alzando nuovamente gli occhi per incontrare i suoi, ne prese un sorso.
Mike non riuscì proprio a non pensare che aveva appena appoggiato le labbra esattamente nello stesso punto in cui lo fece lui poco prima.

Prese a girargli lievemente la testa, si sentì accaldato e sperò con tutte le forze che il responsabile di tutto ciò fosse quell’alcool e non la donna davanti a lui.
Appoggiò una mano sul bancone e schiarì la voce dicendo poi la prima cosa che gli venne in mente. «Connie dimmi la verità, sei qui perchè non volevi mangiare da sola o perchè hai avuto pietà di me avendo visto l’effetto che mi ha fatto Woll?» chiese quasi sottovoce, senza mezzi termini.
Lei lo guardò con un’espressione quasi colpevole e notò che lui capì. Si girò e si appoggiò al lavello di ceramica, nero come il tutto il piano della cucina.
«Scusa, non avrei dovuto chiederti una cosa del genere, sono stato insens..»
«In realtà non lo so.» concluse lei prendendo un altro sorso di Scotch.
Calò il silenzio per un paio di minuti e Mike si accorse solo dopo di aver guardato la sua figura di spalle per tutto il tempo.
Realizzò di avere paura di sapere la risposta a quella sua domanda istintiva ed il fatto che disse di non sapere, voleva dire che era lì per la seconda ipotesi ma anche che non voleva ferire i suoi sentimenti confermandola.
Connie guardò il lavello persa nella sua mente, poi d’un tratto sentì la voce di lui farle la domanda che temeva di più, anche più di quella precedente.
«Connie, perchè proprio lui.. Perchè hai permesso a quell’uomo di..» si morse la lingua per non finire la frase, poi sospirò grattandosi una delle basette. «Tu sei molto meglio, ne sono convinto oltre ogni misura ed anche tu stessa mi hai dato più volte la conferma di ciò.» disse con voce bassa e comprensiva.
Connie era affranta, si sentiva quasi una bambina che viene rimproverata dai genitori, si sentiva stupida ed anche in colpa e per tutti quei motivi non si girò verso di lui, non aveva il coraggio di guardarlo in faccia.
Potè solo prendere un altro lungo ed avido sorso di Scotch per cercare di calmare ciò che sentiva.

Sospirò chiudendo gli occhi ed abbassando la testa. «Okay, ti dirò tutto ma ti prego, prima di dire qualcosa, ascolta tutta la storia.»
«Te lo prometto.» rispose annuendo.
Iniziò a raccontare con voce bassa, quasi avesse paura a parlare. «Quando arrivai alla Procura Distrettuale per il praticantato, ogni Sostituto Procuratore doveva scegliere il proprio stagista, l'assistente dell'assistente. A quel tempo si faceva così, dovresti ricordarlo. Comunque, la cosa che d’impatto mi rese felicissima è che il famoso Sostituto Procuratore Esecutivo Marcus Woll volle a tutti i costi me. Lo trovai carino perchè nessuno aveva mai fatto il diavolo a quattro per me in quel modo, poi l’osservai esercitare la professione nelle aule di giustizia e vidi ogni volta il suo sguardo infiammarsi di passione per ciò che faceva e lì iniziai a sentire le famose “farfalle” ma ora mi rendo conto che non era altro che ammirazione. Quando lui iniziò ad interessarsi a me, mi piaceva molto il modo in cui ci provava.» fece una pausa e guardò lo Scotch rimanente nel bicchiere. «Era sottile, dolce, gentile, sembrava che credesse veramente a tutte le stronzate che uscivano da quella sua bocca e poi, dopo avermi convinta ad andare a letto con lui, scoprii che faceva e diceva esattamente le stesse cose a tutte le donne.. sia dentro che fuori l'ufficio.» disse con rabbia e voce tremante, stringendo forte il bicchiere e con gli occhi che iniziarono a pizzicare.
Mike ascoltava appoggiato al bancone, cercando con tutto sè stesso di non chiedere o dire nulla fino alla fine.
Connie trovò a malapena il coraggio e le parole giuste per andare avanti a raccontare. Deglutì cercando di ricacciare indietro il nodo che sentiva in gola. «Quando seppi tutto ciò, mi sentii esattamente come se fossi stata una puttana da due soldi, iniziai a pensare di non valere niente e lui mi faceva sentire ogni singolo dannato giorno come se fossi uno spreco di spazio e di ossigeno. Mi faceva sentire in colpa e in aggiunta a questo, io stessa mi sentivo in colpa, tanto che un giorno ho davvero pensato di fare a me stessa qualcosa di male, perchè davvero non riuscivo a sopportare e convivere con l’idea di ciò che avevo fatto con lui. Iniziai ad odiarlo con tutta me stessa e dal profondo della mia anima.» continuò stringendo il pugno e cercando di non scoppiare a piangere. «Mi usò per i suoi comodi e mi buttò come si fa con la spazzatura e per tutto il tempo che passai alle sue dipendenze, ebbi solo questo pensiero in mente. Mi vergognavo peggio di una ladra ogni volta che mi guardava, mi sentivo in quel modo e sporca ogni volta che mi sorrideva con quel suo modo beffardo e altezzoso. Vedendo che stava cominciando a fare le stesse cose con un’altra assistente, decisi che era troppo e di fargliela pagare andando da Arthur Branch. Gli raccontai ogni cosa, denunciandolo, e Branch stesso, indignato e arrabbiato come non lo avevo mai visto, lo licenziò in tronco dopo averlo strigliato per bene davanti a tutti i colleghi dell’ufficio. Giuro che non ho mai dimenticato il suo sguardo quando mi passò accanto per andare a prendere l’ascensore e andarsene per sempre. Era davvero furioso, aveva scritto in faccia che si sarebbe vendicato. Per colpa sua decisi di cambiare sezione ed andare ai Crimini Non Violenti finchè un giorno Branch chiamò il mio superiore e venni assegnata a Jack. Comunque per un pò ebbi paura, ma ora posso dire di essere finalmente libera e di stare bene.»
Mike, dopo queste rivelazioni sul suo passato, capì come poteva essersi sentita.
Anche lui sapeva benissimo come ci si sentiva ad essere usati e buttati via.

Si mise le mani nelle tasche dei vecchi e sbiaditi pantaloni della tuta. «Vedo quanto stai bene se nella tua ultima serata libera sei venuta a casa mia con la scusa di cenare insieme..» rispose direttamente e sarcasticamente, com’era solito fare.
Sentendo quelle parole, si girò finalmente verso di lui per guardarlo.
Sapeva benissimo che Mike aveva preso molto sul personale quel caso e che cercava di sforzarsi di pensare che quando successe tutto quel casino, era una giovane ed ingenua donna fresca di laurea e che non si sarebbe mai aspettata tutte le conseguenze che avrebbe portato quella situazione.
“Ma si, Mike potrà dire e fare tutto ciò che vuole ma sicuramente dopo ciò che ho appena detto avrà cambiato opinione su di me, mi avrà etichettata come una facile e inizierà ad evitarmi e comportarsi freddamente, esattamente come fece Lui..” pensò abbassando lo sguardo sulle sue mani. “Aspetta.. No, lui non è così, non è quel genere d’uomo. Lui non è Woll. Lui è il mio migliore amico e sicuramente ha capito la situazione in cui mi trovai quella volta.” continuò a pensare, alzando gli occhi per incontrare i suoi.
Prese un profondo respiro e si buttò. «Mike, ho bisogno di sapere. Ho spezzato il tuo cuore?» chiese di punto in bianco sempre con un’espressione preoccupata ma allo stesso tempo determinata.
Tutta l'attenzione di Mike fu catturata all’istante. Deglutì nervosamente. «Come?»

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6
 

Connie appoggiò il bicchiere vicino al bordo del lavandino, quindi fece un passo verso di lui. «Marcus.. Lui ha detto che ti stavo spezzando il cuore perchè non sapevi che fossi disponibile. È vero questo? Ti ho spezzato il cuore?» chiese con nello sguardo una punta di apprensione.
Come poteva Mike rispondere ad una domanda del genere senza ferire o alimentare i suoi sentimenti?
Avrebbe senz’altro significato cambiare tutto e non voleva rischiare di perderla e perdere tutto ciò che era riuscito a costruire con lei, mettendoci anni d’impegno, sacrificio e tanta, tanta fatica.
Connie lo vide allungare una mano per prendere il bicchiere di Scotch, finirlo in un sorso ed appoggiarlo di nuovo, forse un pò troppo bruscamente, sul bancone di fianco a lui. «Sinceramente non so di che parli.» rispose mentre l’alcool ancora gli stava bruciando la gola, cercando di sviare il discorso, inutilmente, perchè Connie lo conosceva meglio di quanto lui potesse mai immaginare e sapeva benissimo che ricorreva a quella tattica solo quando era messo alle strette e quando doveva trovare il tempo per pensare ad una risposta che suonasse minimamente credibile.
Potè addirittura quasi leggere nei suoi occhi quanto fosse furioso con l’uomo di nome Marcus Woll.
Fece un altro passo verso di lui e Mike ne fece uno indietro cercando di mantenere le distanze, finendo poi per sbattere contro il bancone centrale.
Sul volto di Connie comparì un velo di tristezza e lui a quel punto seppe con certezza che riuscì a rovinare tutto, per la seconda volta in una sola sera.
Sospirò. «Connie..» disse a bassa voce, allungando una mano verso di lei per cercare di consolarla ma lo interruppe subito ed anche lei fece un passo indietro.
Sapeva già cosa stava per dirle, quindi lo anticipò. «Scusami. Sinceramente non so perchè sono qui e non so neanche il motivo per cui ho fatto quella stupida domanda.» disse cercando di sorridere per coprire le sue vere emozioni.
Mike riuscì quasi a vedere le lacrime nei suoi occhi e questa volta si diede direttamente del bastardo insensibile.
Connie si mosse, superandolo e andando verso la porta d’ingresso e Michael reagì d’istinto ancora una volta, avendo visto il profondo senso di colpa nascosto dentro i suoi occhi color nocciola.
Si sentì esattamente come se non fosse stato più padrone del proprio corpo e nell’istante in cui Connie aprì la porta d’ingresso di qualche centimetro, lui arrivò alle sue spalle e la richiuse facendola sbattere, per poi bloccarne l’apertura mettendo tutto il peso appoggiato sulla mano mentre con l’altra l’avvolse in un abbraccio, talmente stretto che riuscì a trasmetterle esattamente la stessa paura che stava provando lui in quel momento.
Connie spalancò gli occhi, smettendo di respirare.
Era un gesto che sicuramente il Michael Cutter che conosceva non avrebbe mai fatto ma probabilmente quella volta Connie lo scosse talmente tanto da costringerlo a lasciare da parte tutta la sua quasi esasperante ed esagerata razionalità, sostituendola con le più profonde ed incontrollabili emozioni.
Senza dubbio erano entrambi molto agitati e non ragionavano con la loro solita lucidità.
«Mike, ti prego lasciami andare. È una notte strana ed è meglio che me ne vada prima di fare qualcosa di cui possa pentirmi.» disse con ancora una mano sul pomello, cercando di aprire quella porta blindata, che non riuscì a spostare di un millimetro a causa di Mike.
Eppure nulla della sua apparenza lo faceva sembrare un uomo fisicamente forte..
Lui stringendo un pò di più la sua presa, fece aderire l’intero corpo di lei al suo.
Aveva l’irrazionale, strana ed assoluta certezza che se l’avesse lasciata andare, l’avrebbe persa per sempre e quello scenario era totalmente inaccettabile per la sua mente.
Aveva bisogno di lei come nessun altro al mondo.
Appoggiò la fronte alla parte posteriore del collo di lei e prese un profondo respiro.
Connie sentì il suo caldo e lungo sospiro sulla pelle che le provocò un piacevole brivido lungo tutta la schiena.
«Confesso..» cominciò sottovoce «..che avrei tanto voluto ammazzarlo con le stesse mani che ti stanno impedendo di fuggire da me.» sussurrò poi, facendole sbarrare gli occhi, sia per quell’affermazione, sia perchè sentiva ogni muscolo del torso e il calore dell’intero corpo contro di lei.
Andava letteralmente a fuoco.
«Quando nel corridoio del tribunale mi ha parlato di te esattamente nello stesso modo in cui un uomo parla della donna di una notte, di un giocattolo, di un oggetto qualsiasi.. Avrei tanto voluto avere un’arma carica in mano e crivellarlo fino a scaricarla completamente, facendolo soffrire il più possibile.» Si fermò. Scosse leggero la testa e sospirò. «Mi sentivo.. così..» continuò infine con un’espressione di dolore sul volto, senza trovare le parole giuste per andare avanti ma Connie, sentendo il suo tono di voce così sofferente e pieno di rabbia allo stesso tempo, capì il motivo di quell’abbraccio e capì anche perchè non voleva assolutamente lasciarla andare, quindi tolse la mano dal pomello e la mise sul braccio che la stava trattenendo per accarezzarlo leggera.
Mike la strinse leggermente di più, aveva bisogno di quel contatto così stretto.
Entrambi avevano imboccato un sentiero pericoloso ma in quel momento finalmente potevano liberare le proprie emozioni.
Mike girò la testa per appoggiare la tempia nello spazio tra il collo e la spalla di lei.
«Ho provato a non pensarci, credimi, ma la mia mente non riesce a tollerare l’idea che Woll abbia avuto l’opportunità.. di..»
Connie sentì che lui strinse forte la mascella.
Dopo ciò che stava per rivelare lei avrebbe saputo e tutto sarebbe cambiato ma ci pensò bene e decise che arrivati a quel punto, non gli importava più di nascondere quelle cose.
«.. di abbracciarti, baciarti, toccarti.. Averti completamente..» le ultime due parole le sussurrò al suo orecchio come se stesse commettendo un peccato mortale.
Chiuse gli occhi e sospirò sofferente. «Mentre lui ha avuto tutto, io non ho mai neanche avuto il coraggio di fare un minimo sforzo per te.» disse infine, premendo le labbra sulla morbida pelle della spalla e darle un leggero bacio.
«Mike, ti sbagli. Tu hai fatto e fai moltissimo per me, tutti i giorni, anche se non te ne rendi conto.» disse con gli occhi chiusi, lasciando andare indietro la testa e appoggiarla sulla spalla di lui.
«Connie, non riesco a tollerare che tu abbia pensato di farti del male per colpa di quell’essere. Io vorrei poterti dare di nuovo tutto ciò che lui ti ha portato via con la sua falsità. Io non farei mai qualcosa che possa spezzarti il cuore e potrei dimostrartelo se solo tu volessi. Ti tratterei come se fossi una regina, potrei amarti come non ho mai amato nessun’altra donna in tutta la mia stramaledettissima vita. Se solo mi dessi l’occasione, io..» disse poi stringendola con entrambe le braccia e prendendo a baciarle ripetutamente la stessa spalla, fino al collo.
Ormai sembrava un fiume in piena, non riusciva più a fermare tutte le parole che desiderava dirle da molto tempo ma Connie non riusciva a pensare ad altro che ai suoi dolci e leggeri baci.
Non riuscendo a dire nulla, trovò giusto lo spazio per girarsi completamente verso di lui e lo guardò profondamente negli occhi.
Lui ricambiò lo sguardo, preoccupato però, perchè non sapeva se l’avesse spaventata con le sue parole ma lei lo confortò sorridendogli, mettendogli una mano sulla nuca e facendo passare le dita tra i suoi capelli ormai quasi del tutto asciutti.
Era forzato a guardarla negli occhi ed era terrorizzato che potesse vedere più di quanto avesse voluto mostrarle, perchè in quell’istante, gli occhi di Mike parlavano solo di una profonda paura e dentro di sè, nascondeva l’unica cosa che poteva essere definita in quel modo: l’essere completamente solo, senza nessuno che gli regalasse un pò del suo tempo e un pò del suo amore.
Questa paura nacque nella sua infanzia, quando non riusciva a spiegarsi il fatto che, pur provandoci con tutte le sue forze, trascorreva tutte le sue giornate senza riuscire a trovare uno straccio di amico con cui costruire un normale rapporto di fiducia.
Fin da piccolo ha vissuto sempre solo, nessuno voleva mai giocare o stare con lui ed un giorno i suoi genitori decisero anche di divorziare, trascinandolo ancora più giù nel vortice senza fine di solitudine ed infelicità, attraverso i continui cambi di città per stare due volte a settimana con il padre.
Riuscì a trovare la pace che ha sempre cercato solo da adulto, quando iniziò a lavorare come Sostituto Procuratore.
Nel profondo, sapeva che nonostante tutto ciò che sarebbe potuto accadere nel bene o nel male, Jack gli avrebbe sempre voluto bene come solo un padre può fare mentre Connie era l’unica donna che non aveva paura di dirgli le cose in faccia esattamente come stavano, senza contare tutti i buoni sentimenti che nutriva, la sua protezione e amicizia che, incondizionatamente, gli donava.
«Michael, tranquillo, so che sei diverso da Marcus, so che lui non meritava nulla di me e vorrei tanto poter tornare indietro e cambiare tutto. Vorrei togliere dalla mente qualsiasi cosa lo riguardi ma dato che non posso farlo, vorrei almeno cercare di modificare quei ricordi con qualcosa di migliore e vorrei che in quei “nuovi” ricordi ci fossi tu. Non chiedo altro che questo.» disse abbracciandolo stretto e sussurrandogli all’orecchio esattamente tutto ciò che Mike sognava di poter sentire in quel momento per riuscire finalmente a far tacere la sua mente.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7
 

Connie iniziò a baciargli dolcemente la guancia per poi tornare a guardarlo di nuovo negli occhi e, avvicinandosi lentamente con un tenue sorriso, appoggiò le labbra sopra quelle di lui.
Mike si accorse subito che quello era un bacio esitante ma non gliene importò e quando si staccò, Connie sorrideva ancora.
«Posso dirti con certezza, che la differenza è che questa volta non mi pentirò di farlo per il semplice motivo che sei tu, Michael Cutter.» disse ancora riprendendo a baciarlo ma questa volta senza ombra di esitazione, più profondamente e lentamente, così da gustarsi quel contatto, così a lungo sospirato, il più possibile.
Mike restò immobile ma sentendo le sue labbra muoversi in quel modo e la sua lingua dirgli quanto lo desiderasse, chiuse gli occhi e si lasciò trasportare da quel momento così intenso.
Nessuno dei due voleva che quel bacio finisse, era tutto estremamente perfetto.
Sentivano i loro cuori battere all’impazzata, quasi volessero uscire dal loro petto ed il sangue pulsare violentemente in tutto il corpo.
Erano due sensazioni che Mike non sentiva da tantissimo tempo e fu felice di poterle provare di nuovo, ma questa volta con l’unica donna di cui gli importasse davvero più di ogni altra cosa al mondo.
Senza quasi accorgersi, la prese in braccio e lei gli strinse le gambe in vita, prendendogli poi il volto tra le mani, per poter continuare a baciarlo mentre la portava in camera.
Chiuse velocemente la porta con un piede e la fece sdraiare sul suo letto, poi andò a sistemarsi in ginocchio tra le sue gambe, appoggiando le mani sui cuscini, ai lati della testa di lei.
Avevano il fiato corto e Mike guardandola dritta negli occhi, nonostante l’oscurità della camera, si alzò e si tirò via la maglietta che aveva indossato circa un’ora prima.
Lei lo guardò e si leccò involontariamente le labbra, pensando a quanto fosse bello il suo corpo visto attraverso le luci intermittenti delle più alte guglie, dei lampioni e della luna quasi piena che penetravano dalla grande vetrata.
Mike sorrise. «Sai, il primo pensiero che ho avuto quando ci siamo presentati quel giorno nell’ufficio di Jack è stato:“questa donna deve assolutamente essere mia, solo mia e di nessun altro.”» disse abbassandosi di nuovo sopra di lei e prendendo a baciarle voracemente la mandibola fino al collo.
Connie si lasciò sfuggire un sospiro che fu solo musica per le orecchie di lui, spingendolo ad andare avanti.
«Mike..» riuscì a dire mentre gli passava una mano tra i capelli e con l’altra gli accarezzava le spalle.
La sua pelle era ancora più calda di quanto potesse esserlo prima e quella sensazione la fece impazzire.
Mike prese a scendere, baciandola ovunque trovasse dello spazio non coperto dalla stoffa elastica della canotta sportiva rossa.
«Dopo l’infinità di notti passate da solo, in questo letto ad autocommiserarmi e ad immaginare milioni di vite diverse con te al mio fianco, finalmente posso realmente guardarti negli occhi, toccarti, baciarti, sentire il tuo profumo ed ora posso anche confessarti che tu sei l’unica ragione che mi spinge ad alzarmi ogni mattina e farmi pensare che, nonostante tutto ciò che potrebbe accadere, tu sarai sempre con me.» disse fermandosi un momento per guardarla negli occhi. «Ma ti dico anche che se questa notte, in qualsiasi momento, vorrai smettere e andartene, io non ti fermerò e domani faremo finta che non sia mai successo nulla di tutto questo. Faremo finta che sia stato solo un bellissimo e breve sogno. Hai la mia parola e sai benissimo che io mantengo sempre le promesse.» disse ancora in tono dolce, quasi sussurrando, mentre le accarezzava una guancia con il pollice.
Connie ricambiò lo sguardo. Gli sorrise mettendogli entrambe le mani sulla nuca per tirarlo più vicino, fino a far toccare la punta dei loro nasi. «Mike, anche se decidessi di andarmene, non potremo mai fare finta di niente, lo sai. Abbiamo già superato di molto il limite e non si può più tornare indietro. E poi, dimmi.. c’è qualcosa in questa situazione che ti faccia pensare che potrei ripensarci dopo avere sentito delle parole così dolci?» rispose per poi baciarlo.
Lui rise sommessamente e ricambiò con trasporto.
In quel momento, Connie Rubirosa realizzò di non aver mai provato tanta sicurezza in vita sua.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8
 

Ancora rapiti da quel profondo bacio, Connie appoggiò le mani sulle sue spalle e dolcemente lo spinse di lato, facendolo sdraiare e prendere in mano la situazione.
In Mike si poteva chiaramente leggere tutto il desiderio che provava mentre lei gli saliva a cavalcioni in vita.
Sospirò con un sorriso stampato in faccia, mettendole entrambe le mani sulle cosce ancora coperte dai jeans grigi, facendole poi risalire fino alla cintura per slacciarla, aprire il bottone e abbassare lentamente la corta cerniera.
Connie, facendo passare la lingua sulle labbra, gli appoggiò le mani sul petto accarezzandolo fino al collo, per poi andare ad appoggiare entrambi i pollici sulle labbra e tornare indietro.
Sentì ogni muscolo contrarsi leggermente al passaggio del suo tocco e la leggera peluria del petto solleticarle le dita. Quella sensazione le provocò una forte fitta d’eccitazione.

Si abbassò su di lui chiudendo gli occhi, quindi lentamente gli passò la lingua sulla parte superiore del petto, andando su, fino al mento.
Sentì Mike lasciare andare un leggerissimo gemito e alzare la testa per darle più spazio, così da provare quel contatto sulla pelle ancora più a lungo.
Arrivata al mento, Connie si fermò un momento per guardarlo.
Aveva gli occhi chiusi ed era completamente concentrato sul piacere che stava ricevendo.
“Connie che stai facendo.. È il tuo capo..” le disse la sua parte di mente razionale un’istante dopo aver avuto come un flashback, ma quell’attimo di distrazione diede modo a Mike di cogliere ciò che stava pensando.
Fece forza e si mise seduto per andare a stringerla tra le sue braccia e lei spalancò gli occhi, quasi come se fosse ritornata in sè.
«Connie, sono Mike.. il tuo Mike..» disse dolcemente al suo orecchio per poi baciarla esattamente nello stesso punto in cui lo fece poco prima, davanti la porta di casa.
Lacrime di gioia le riempirono gli occhi e sulle sue labbra si formò un sorriso.
In quel momento, lui riuscì a chiudere di nuovo in gabbia ogni demone libero nella mente di lei.
«..Grazie..» sussurrò con poca voce tremante, appoggiando la fronte sulla sua spalla e stringendolo forte a sè.
Quella semplice e brevissima frase era tutto ciò che aveva bisogno di sentire in quel momento, quando la pervasero la paura ed il dubbio più profondo scaturiti dall’immagine di Woll, mentre la bassa voce di Mike, i suoi baci, il suo abbraccio, il profumo della sua pelle e il suo calore furono ciò che le serviva per ricordarle quanto in realtà desiderasse l’uomo seduto sotto di lei e quanti anni avevano passato a cercare di non dare peso alle loro reazioni e a cercare sempre di nascondere i loro veri sentimenti, nonostante fossero rispettivamente capo e assistente.
Solo allora si lasciò completamente andare, certa che il dubbio che l’assalì poco prima non sarebbe tornato mai più.
Mike la sentì rilassarsi quindi allentò la sua stretta per toglierle la canottiera rossa, passarle lentamente una mano sulla delicata pelle della parte superiore del seno per poi passare il suo dito indice lungo tutta la linea della clavicola mentre lei gli prese il volto tra le mani e, alzandolo, riprese a baciarlo con più passione di prima.
Connie era in ginocchio, seduta sopra di lui e in quella posizione sentì chiaramente la reazione di Mike nascosta dalla tuta che aveva addosso, pensando che, come il suo corpo, non era affatto male.
Lui andò a slacciarle il reggiseno bianco per poi farlo scivolare via e finalmente potè ammirare le sue forme senza l’impedimento dei vestiti.
Avvicinò il volto alla linea centrale tra i due seni ed inspirò lentamente e profondamente, per poter sentire più intensamente il profumo della sua pelle poi, come Connie fece con lui, passò la lingua lungo quella linea finendo poi per baciarle e morderle leggermente il collo, nello spazio inferiore tra la mandibola e l’orecchio.
Connie si abbandonò a quei baci, cominciando ad accarezzargli i capelli sulla nuca ma non durò molto, perchè Mike la volle sotto di sè, quindi la circondò con un braccio e la fece sdraiare.
Entrambi pensarono di non avere mai avuto una visione così bella.
Mike sorrise e si abbassò per baciarla su quelle morbide e dolci labbra, rivendicandone ogni singolo millimetro che fu rubato da quel maledetto di Marcus Woll.
Dalle labbra passò di nuovo al collo, andando lentamente sempre più giù, lasciando man mano dolci baci.
Connie gli accarezzava i capelli e non riusciva ancora a credere che quella fosse la realtà e non una delle fantasie che l’accompagnavano ogni notte prima di addormentarsi.
Mike arrivò sul seno e ci si soffermò un pò.
Trovò che fosse morbido, pieno, perfetto e con un profumo a dir poco divino, proprio niente a che fare con le donne che ebbe in precedenza.
Ne accarezzò uno e notando l’effetto che le fece, andò sull’altro ed iniziò a leccarlo gentilmente.
Connie si sentiva come se fosse in un sogno, dove ogni cosa era assolutamente perfetta, sentiva il suo caldo respiro sulla pelle e, combinato alla sua lingua, sicuramente era la sensazione più bella che avesse mai provato.
Gli uomini che ebbe in precedenza si comportavano in modo troppo materiale o troppo delicato ma scoprì con grande gioia che Mike era il tipo d’uomo al di fuori d’ogni categoria, secondo lei.
Sentì la sua lingua giocare con il suo capezzolo e Connie, quasi automaticamente, prese ad ansimare e a gemere sommessamente.
Mike sorrise, quindi riprese a scendere, decidendo di lasciare quel punto così delicato a quando sarebbe arrivato il momento più adeguato.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO 9
 

Arrivato sul suo addome, poco al di sotto dell’ombelico, trovò la bassa vita dei jeans grigi, che già prima si prese la libertà di aprire.
Alzò lo sguardo sorridendo dolce.
Lei, ansimante ancora per quel breve assaggio di piacere, aprì gli occhi e lo guardò, acconsentendo a ciò che Mike aveva in mente di fare.
A quegli occhi azzurri così profondi, Connie Rubirosa non sapeva proprio dire di no.. infondo quale donna ne sarebbe stata capace..?
Alzò leggermente i fianchi permettendo a Mike di prendere la vita dei pantaloni ed abbassarla gentilmente fino alle sue bellissime ginocchia che in ufficio aveva sempre sognato di poter accarezzare liberamente, poi li sfilò completamente, prendendo tra le mani uno dei piedi.
Guardandola negli occhi iniziò a baciarlo.
Si piegò verso di lei mentre risaliva lentamente fino al ginocchio quindi Connie appoggiò sulla sua spalla tutta la parte inferiore della gamba.

Mike sorrise. «Sei decisamente la donna dei miei sogni più segreti.» sussurrò appoggiando entrambe le mani sul materasso all’altezza dei fianchi e riprendendo, nella parte interna della coscia, la sua risalita fatta di teneri ma ardenti baci.
Arrivato nei pressi dell’inguine si fermò ed appoggiò delicatamente la mano sul suo addome, sfiorandone la pelle fino al tessuto delle mutandine, poi fece passare l’estremità del suo indice poco all’interno dell’elastico e sentì quanto la sua pelle fosse morbida e liscia.
Quel gesto le fece venire la pelle d’oca, provocandole un'altra forte fitta d'eccitazione allo stomaco.
«Michael..» riuscì a dire tra un sospiro e l’altro, aprendo gli occhi il tanto che bastava per poterlo ammirare.
Mike rise sommessamente prima di abbassarsi di nuovo, chiudere gli occhi ed inspirare profondamente mentre l’accarezzava passando le sue labbra sopra la sua intimità, ancora coperta da quel sottile strato di cotone bianco ed in quel preciso momento, Connie realizzò che solo poco meno di un millimetro di tessuto la separava dall’intenso piacere carnale che Michael Cutter stava per donarle..
«Mi piace il tuo profumo.» sussurrò Mike scatenando in lei il profondo e irresistibile desiderio di sentire quella lingua, così estremamente abile nella retorica, darle quel piacere sopra cui aveva sempre e tanto fantasticato.
Si abbassò di nuovo e prese a darle leggeri baci sopra tutta la superficie del tessuto bianco, poi si fermò e la guardò di nuovo.
Connie ricambiò ancora una volta il suo sguardo.
Lo vide abbassarsi e l’unica cosa che riuscì a fare fu gemere sommessamente nell’esatto momento in cui sentì la sua lingua passare lentamente su tutta la sua intimità, ancora nascosta agli occhi di lui.
Quello sfregamento la fece impazzire, desiderò con grande intensità sentire Mike dentro di sè e lasciare perdere tutto il resto.
Invece, Mike lasciò andare ancora una volta una risata sommessa e si alzò il tanto che bastava per riuscire a far scivolare via quelle mutandine bianche che gli impedivano di realizzare una delle sue più profonde e solitarie fantasie notturne.
«Connie, credimi se ti dico che mi sento un uomo dannatamente fortunato ad averti nel mio letto, finalmente tutta per me. Questo è esattamente il sogno che vorrei vivere in eterno.» disse mentre buttava quell’indumento a terra, vicino al reggiseno.
Connie realizzò anche che poteva finalmente lasciarsi alle spalle tutti gli stupidi pensieri che creava quando si trovava a letto con un uomo, dato che tutto ciò di cui aveva bisogno si trovava lì e stava per donarle il più grande piacere, realizzando il gesto più intimo che due persone possano mai vivere e voleva goderselo a pieno.
Mike chiuse gli occhi e le baciò l’altra coscia ma, diversamente da prima, non si fermò.
Andò avanti risalendo per ciò che viene definito Monte di Venere per poi andare a divorarla..
..Letteralmente..
Connie spalancò gli occhi, rimanendo senza fiato.
«Michael..!» gemette stringendo, contemporaneamente, le lenzuola ai lati del suo corpo, sentendo con estremo piacere quanto in realtà la sua lingua fosse abile.
Anche Mike gemeva mentre la leccava e la succhiava, riuscendo ad accrescere sia il suo piacere che quello di lei.
«Dio.. Michael..» gemette di nuovo senza fiato, sentendo che lui la stava portando lentamente e dolcemente alla più euforica pazzia.
Allungò una mano dietro di sè e trovando il morbido cuscino, lo strinse mentre l’altra iniziò a passarla nei morbidi capelli di lui.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


CAPITOLO 10
 

Mike era estremamente bravo in tutto ciò che faceva e quella era sicuramente un’altra delle molte conferme di questo fatto.
Connie gemeva, sospirava, ansimava sempre di più e Mike sentì che era quasi giunto il suo momento più alto, quindi lavorò con più intensità su quella parte così sensibile, con la mente invasa dal solo pensiero che Connie si meritava tutto ciò che le stava offrendo e non solo, si meritava anche molto, molto di più.
Lui spostò la mano dal fianco di lei per portarla sull’addome, accarezzandola fino al seno e Connie sentendo il calore del suo tocco, mise la mano che stringeva il cuscino sopra quella di lui quindi incrociarono le loro dita.
«Mike.. È così..» riuscì a sospirare per l’ultima volta prima di perdersi nel momento più intenso del piacere carnale.
Mike rise sommessamente con soddisfazione sentendo i muscoli del suo addome contrarsi e Connie che stringeva la sua mano sempre di più.
Appena si rilassò, lui si spostò appena sotto l’ombelico, lasciando via via soffici baci.
«Connie Rubirosa, sei davvero una donna magnifica, unica.» disse mentre continuava la sua ascesa fatta di baci adoranti.
Lei, con ancora il respiro accelerato, sorrise. «Tu sei un ammaliatore Michael Cutter, proprio come il diavolo.» sussurrò quando Mike arrivò al collo, appoggiandogli dolcemente la mano sulla nuca.
La guardò negli occhi. «Esatto. Solo per te amore mio.» disse prima di baciarla e assaporare lei sulle sue stesse labbra. «.. E sei appena diventata il mio sapore preferito.» continuò scherzosamente con un occhiolino e facendola ridere.
«Chissà.. magari tra poco tu diventerai il mio, signor Procuratore..» rispose lei mentre lo faceva sdraiare, accendendo in Mike la lussuria più profonda.
Connie cambiò posizione, mettendosi in ginocchio per andare a baciargli più comodamente il petto.
Mentre gli regalava quei baci, fece passare una mano sui suoi addominali, riuscendo a sentire ogni forma nonostante non fossero del tutto definiti.
«Rilassati, ora tocca a me prendermi cura di te.» disse lei facendo passare la lingua lungo tutta la sua pelle, fino all’elastico dei pantaloni.
Rise. «Non chiedo altro. Sono tutto tuo, come sempre.»
Connie sorrise guardandolo mentre indugiava facendo passare le dita sul largo elastico.
Intanto lui sistemò entrambi i cuscini dietro di sè, ritrovandosi semi-sdraiato.
In quel momento lui riusciva solo a pensare che avrebbe voluto tanto sentire di nuovo i gemiti e gli ansimi di lei ma questa volta voleva sentirli al suo orecchio mentre la possedeva, voleva sentire pronunciare il suo nome come se fosse stata una supplica, voleva sentire le sue dita affossare nelle sue spalle e questo, fece aumentare la sua eccitazione tanto da accorgersene anche lei.
«Oh.. non avrei mai immaginato di vederti così.. Mi piace..» disse maliziosa mordendosi il labbro inferiore.
Mike sorrise mentre faceva passare la punta della sua lingua tra i denti. «Mi amor, in tutti questi anni sei riuscita a provocarmi in milioni di modi diversi e in situazioni che non ti aspetteresti mai.» rispose accarezzandole una guancia.
Connie gli lanciò un bacio, poi spostò lo sguardo sul rigonfiamento pronunciato dei pantaloni di lui.
Si divertì a provocarlo ancora un pò, facendo passare la punta di un dito per tutta la sua lunghezza.
Lo vide chiudere gli occhi, sospirare e vederlo così indifeso e dipendente da ogni suo tocco, la fece sentire potente come non mai.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


CAPITOLO 11
 

Rendendosi conto di quanto fosse duro, appoggiò tutta la mano e lo strinse leggermente per constatarne l’effettiva durezza e si stupì di quanto Mike fosse sensibile.
Gemette tra i denti e sospirò leggermente.
«Connie..» riuscì a dire senza fiato.
Si spostò e si mise tra le gambe di lui, appoggiando entrambe le mani sulle ginocchia e risalendo fino a prendere la vita dei pantaloni blu della tuta ed abbassarli, quindi glieli sfilò del tutto e li buttò da qualche parte a terra.
Sorrise. «Non credevo che avessi il tempo di andare in palestra.» disse lei quasi sottovoce, riprendendo ad accarezzarlo nello stesso modo di prima.
«Infatti non ce l’ho, faccio tutto qui a casa.» rispose a bassa voce.
«Sono felice che, nonostante la nostra vita frenetica, tu riesca a tenerti così in forma.. Sei sexy Procuratore Cutter e lo sguardo di ogni donna dell’ufficio e del tribunale dice la stessa cosa.» disse infine.
«Può essere, ma da quando lavoriamo insieme, i miei occhi sono sempre stati attratti solo da te.» confessò.
Arrivata poco al di sotto della vita, sentì il tessuto elasticizzato dei boxer blu scuro ed invece tornare verso l’alto, volle sentire la sua dura carne ancora una volta prima di spogliarlo completamente.
Passò una mano sopra il suo intimo e Mike, vittima di quella dolce tortura, si ritrovò a pensare che lei avrebbe potuto benissimo fargli qualsiasi cosa e lui sarebbe stato completamente inerme, alla sua più totale mercé.
Sospirò un più forte di prima e, anche se era lei a condurre il gioco, ebbe per la seconda volta il forte impulso di accorciare i tempi.
«Se solo volessi, saresti capace di farmi venire anche solo parlandomi.» disse Mike facendole capire quanto potere avevesse su di lui.
Connie lo guardò. «Sai, potrei dire la stessa cosa, signor Cutter.» rispose con tono basso e sensuale, sentendo ancora una volta, la reazione fisica di lui.
Non potè più resistere.
Spostò la mano verso l’alto ed afferrando l’elastico dei boxer, lo tirò verso il basso, scoprendolo completamente.
«Michael..» disse con voce calda e maliziosa. «Ogni giorno in ufficio fantasticavo su cosa potesse esserci sotto i tuoi bellissimi completi ma mai avrei pensato a tutto questo..» continuò ammirandolo finalmente nella sua intera, nuda, statuaria bellezza.
«Sono felice che ti piaccia ciò che vedi.» le rispose mentre si toglieva uno dei cuscini da dietro le spalle, in modo da sdraiarsi completamente.
Connie sorrise e, come prima, fece passare un dito sopra tutta la sua lunghezza, scoprendo quanto la sua pelle fosse morbida nonostante fosse in quello stato.
Mike, sentendo il contatto, fece uno sforzo enorme per poter restare sè stesso e godersi ciò che Connie aveva intenzione di regalargli, proprio perchè lì c’era la donna di nome Connie Rubirosa e non un rimpiazzo del momento.
Con le altre donne c’era solo sesso, il più crudo atto fisico senza alcun tipo d’emozione, solo uno sfogo da tutto lo stress delle sue giornate piene, mentre con Connie era diverso, si trattava d’amore, il più dolce sentimento ed atto fisico che potesse mai esistere.
Poteva contare solo tre o quattro volte al massimo in cui fece davvero l’amore, mentre di tutte le altre donne non ne andava certo fiero, come la maggior parte degli uomini invece faceva.
«Nonostante io non abbia fatto ancora nulla, sei già così duro per me..» disse lei nell’esatto momento in cui lo prese nella sua mano ed iniziò a muoverlo lentamente dall’alto verso il basso e viceversa.
Mike fu inchiodato all’istante al materasso e prese subito a sospirare ed ansimare sentendo quanto dolcemente si prendesse cura di lui.
Non riusciva più a parlare, era letteralmente paralizzato, senza fiato.
«Sei il primo uomo che trovo così sensibile, tanto da esserti bagnato al mio primo tocco.» disse maliziosa e provocante mentre continuava lentamente a dargli piacere.
«C-Conn..» sussurrò cercando di risponderle ma senza successo.
Aveva gli occhi chiusi, gemeva tra i denti, ansimava molto più forte di prima. Non riusciva a pensare ad altro che alla sua mano, a ciò che gli stava facendo provare e a ciò che avrebbe fatto da lì a poco e Connie si accorse che diventò ancora più duro di quanto non lo fosse già.
Sorrise. «Sei pronto Michael Cutter? Ora viene il bello..» disse abbassandosi e andando a dargli il piacere più grande che avesse potuto mai immaginare.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


CAPITOLO 12
 

Non appena la sua lingua sfiorò quella parte così sensibile di lui, Mike sentì nella sua testa i fuochi d’artificio come non avrebbe mai pensato di provare prima di quel momento.
«Con.. nie.. Oddio..» riuscì a dire con il poco ossigeno che gli rimase nei polmoni.
Connie rise sommessamente.
Andò ad appoggiare la lingua sulla sua morbida e virile pelle e prese a leccarlo dal basso verso l’alto e una volta all’apice, potè saziarsi di lui come Mike fece prima con lei.
«Oh.. Dio..» sussurrò sentendo la sua bocca rivendicarlo completamente, facendolo uscire di senno.
La senti leccarlo e succhiarlo interamente e pensò che in un qualche modo doveva essere morto e che si trovasse in Paradiso o qualcosa di simile ad esso..
Pensò anche che non avrebbe mai immaginato che Connie fosse capace di dare un così intenso piacere e questo lo accese ancora di più ma l’istante immediatamente dopo, si ritrovò a chiedersi se anche Woll avesse provato delle sensazioni del genere, ma cancellò subito  quel pensiero, non voleva rovinare l’atmosfera ed in quella situazione di certo non voleva neanche perdere tempo a pensare a cose di quel genere soprattutto con quell’uomo come protagonista..
Gli ansimi e i sospiri di Mike cambiarono e Connie capì che ormai era sull’orlo del piacere, così, decise di rinviare quel dolce tormento.
Lo succhiò per l’ultima volta e lo lasciò andare dolcemente, dandogli una piccola tregua e facendolo tornare a respirare, per quanto possibile.
Lei lo sentì andare a fuoco, la sua pelle bruciava, era letteralmente rovente.
«Scusa ma voglio poterti torturare un altro pò prima che tu possa “liberarti”..» disse alzando lo sguardo su di lui e, con grande soddisfazione, si ritrovò i suoi bellissimi occhi azzurri puntati.
«Poi sarei io il diavolo..» disse scherzosamente con un ancora un pò d’affanno ed un sorriso.
«Bhè, ricordo che prima in cucina hai detto di non aver mai visto il mio lato sadico, diciamo che questo è solo un assaggio, una specie d’anteprima, bel Procuratore fuori servizio.» rispose sorridendo con una piccola scintilla diabolica.
«Ed io che non avevo la minima intenzione di vederlo..» disse lui mentre sentiva che lentamente il suo corpo si allontanava dalla via dell’orgasmo.
Sospirò e si sistemò di nuovo il secondo cuscino alle spalle, tornando ad essere semi-seduto.
«Vieni qui, voglio assaporarti come si deve.» disse sottovoce facendo un leggero gesto con le dita.
Connie si morse il labbro inferiore. «Come vuole, Procuratore..»
Si mosse lentamente a carponi verso di lui e quando gli si mise di nuovo seduta in ginocchio in vita, poterono sentire la loro più intima carne a contatto.
Fu una sensazione fantastica per entrambi.
Connie gli mise una mano sulla guancia e lo baciò e sentendo quanto intensamente lui ricambiava, decise che quello era il momento perfetto per fare il passo successivo.
Ancora con le labbra a contatto, Connie si alzò, dandogli giusto lo spazio necessario per guidarlo verso il piacere che entrambi tanto bramavano e sopra cui tanto fantasticarono.
Mike le appoggiò una mano sul fianco mentre l’altra la fece passare nei capelli di lei, dandole modo di appoggiare la fronte contro la sua.
«Non ho mai provato nulla di così forte e pensavo di non poterlo provare mai.. Ma tu..», sospirò scuotendo appena la testa e sorridendo, «.. tu..» sussurrò lei con gli occhi chiusi e la punta del suo naso su quella di lui.
«Tu mi porti alla più dolce delle perdizioni.» sussurrò poi lui al suo orecchio, finendo la frase di lei con voce bassa mentre iniziava a scivolarle lentamente dentro.
Connie sentendo tutto quel nuovo, caldo ed intenso contatto, lasciò andare un sospiro sentendo una forte fitta d’eccitazione. «Esatto..» sussurrò infine lei, avvolgendo le spalle di lui in un forte abbraccio.
In quel momento, entrambi realizzarono il loro sogno più intimo e segreto, il tipo di sogno il cui anche solo pensarci significava commettere un grave peccato.. Ma in quel momento, nessuno di loro due si soffermò a pensarci..

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


CAPITOLO 13
 

Connie perse la capacità di respirare sentendo materialmente quanto Mike la desiderasse e si perse in quella sensazione, desiderando solo che quella loro prima notte insieme non finisse mai.
Lui spostò la testa di lato, iniziando a baciarle quel punto sensibile sul collo che le provocava la pelle d’oca, riuscendo così a farla sospirare mentre le accarezzava uno dei seni.
Arrivata fino alla base ed abituatasi alla presenza di lui, iniziò lentamente a muoversi e quello sfregamento le provocò talmente tanto piacere da darle l’impressione di poter impazzire da un momento all’altro.
Con ancora gli occhi chiusi, cominciò anche lui ad ansimare, lasciandosi sfuggire di tanto in tanto qualche gemito gutturale.
Più Connie si muoveva con intensità crescente, più Mike le baciava quel dolce punto sotto tra la mandibola e l’orecchio, provocandole ancora più piacere poi decise che era giunto finalmente il momento più adatto per poter continuare quel dolce supplizio che aveva interrotto sul suo seno perfetto.
Scese respirando a fatica.
Il cervello di Mike in quel momento era completamente impegnato su Connie, non aveva nè tempo nè spazio per curarsi di qualsiasi altra cosa che non riguardasse loro due o l’ambiente circostante.
Lei spostò le braccia per andare ad avvolgere la testa di lui in un abbraccio mentre Mike riprese in mano uno dei seni, iniziando così a giocarci.
«Sei fantastico..» riuscì malapena a sussurrare mentre continuava a muoversi ritmicamente, sentendo ancora una volta l’esperta lingua del Procuratore Cutter su quella sua delicata e sensibile parte del corpo.
Infine, Mike la prese tra le sue braccia e, cambiando lato del letto matrimoniale, la fece sdraiare sotto di sè, uscendo, però, da lei.
Ormai i loro corpi erano talmente accaldati da farli sembrare due reduci della Maratona di New York.
Mike potè finalmente guardarla cambiare espressione mentre scivolava di nuovo in lei.
Sorrise pensando che, nonostante quella loro nuova situazione, avesse ancora la sua tipica espressione che pareva innocente ma che in realtà era molto più eloquente di quanto si potesse pensare.
Iniziò a muoversi, prendendo il suo ritmo naturale e Connie si sentì ancora più riempita da lui, tanto da gemere più forte di prima e stringerlo a sè, in modo che lui potesse appoggiare la fronte nell’incavo del collo e tornare a su quel punto che le accendeva ogni senso.
Potè finalmente sperimentare quanto lui la volesse e, al contrario di Woll, tutto ciò che Mike faceva era rivolto solo a darle il più alto piacere e a farlo durare il più a lungo possibile e, soprattutto, era dolce, sia nei baci, che nelle carezze, che negli sguardi ed anche nel suo modo di fare l’amore.
Woll invece no.
Poteva essere qualsiasi cosa ma sicuramente non dolce nè tantomeno premuroso.
Lui voleva il piacere, solo il proprio piacere e lei, come qualsiasi altra donna che fosse stata al suo posto, prima e dopo, era lì esclusivamente per soddisfare le sue voglie, le sue esigenze e niente di più, non esistevano momenti dolci o romantici con quell’uomo.
“Usata e buttata via come spazzatura.. Maledetto.. Woll, che tu sia maledetto..” A quel pensiero così rabbioso, Connie volle guardare l’uomo sopra di lei negli occhi, per potersi liberare dal fantasma di quell'obbrobriosa relazione a senso unico che era quasi riuscita a rovinarla e che le avrebbe impedito di realizzare tutto ciò che stava vivendo con Mike, il suo salvatore, il suo migliore amico.. Il suo Mike, come disse lui stesso.
«Michael.. Guardami..» sussurrò al suo orecchio. «Guardami.. Ti prego..» sospirò tra gli ansimi si nuovo e lui l’accontentò.
Alzò la testa e la guardò negli occhi.
«Ti amo.. Ah.. Mike..!» gli disse un’istante prima di baciarlo e lasciarsi andare con un lungo gemito alla gloria dell’orgasmo più intenso che abbia mai provato.
Sentendo tuto ciò, Mike non resistette più, non volle più aspettare e neanche poteva.
Prese a muoversi un pò più forte e più veloce di prima, gemendo ad ogni vigorosa spinta, finchè Connie non si sentì caldamente riempita.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


CAPITOLO 14
 

Mike cercava di riprendere fiato, di calmarsi.
Si sentiva finalmente felice, in pace con sè stesso e appagato, libero da qualsiasi preoccupazione e limite.
«Tutto bene Connie?» chiese amorevolmente togliendole una ciocca di capelli dalla fronte.
Lei, guardandolo, sorrise nonostante il respiro molto accelerato. «Perchè non dovrebbe?»
Quella risposta, che suonò così innocente, gli diede il forte impulso a baciarla e lui seguì, per la terza volta in una sera, il suo istinto.
La guardò intensamente negli occhi. «Oh e comunque.. Ti amo anch’io Connie Rubirosa.» sussurrò piano sulle sue labbra, ammettendo finalmente i suoi sentimenti.
Dopo aver finalmente ripreso il pieno controllo del suo corpo, Mike uscì da lei e le si sdraiò accanto.
Connie prese le coperte per poi coprire entrambi i loro corpi accaldati e sudati.
Si girò sul fianco, verso di lui e Mike voltò solo la testa per guardarla con sulle labbra un dolce sorriso.
«Di ogni donna che ha detto di amarmi, nessuna mai l'ha inteso sul serio.» le disse in tono dolce.
«Io non sono come le altre.» rispose appoggiandogli una mano sul petto e cominciando ad accarezzarlo.
«Lo so benissimo e io spero di essere riuscito a dimostrarti che io non sono come quell’uomo.» Si girò verso di lei stringendola tra le sue braccia.
«Posso assicurarti che tu sei tutto ciò che lui non sarà mai ed è per questo che ti amo e mi fido ciecamente di te, Michael Cutter.» rispose baciandogli il petto, proprio sopra il cuore.
Sospirò rilassato. «Ora posso finalmente dire di sentimi un uomo completo, senza rimpianti nè rimorsi e sono tutto questo solo grazie a te.»
Connie lo guardò. «A me?»
«Si. Sei riuscita a tirarmi fuori a forza dalla via dell’autodistruzione più di una volta, mi hai protetto, ti sei presa delle colpe non tue, ti sei preoccupata per me più di chiunque altro e molte volte hai rischiato tutto insieme a me, anche quando tu non c’entravi, quando avrei dovuto essere io a prendermi la responsabilità delle mie azioni.» rispose guardandola negli occhi con infinito amore e stringendo un pò di più il suo abbraccio.
«Anche se non esplicitamente, sin dall’inizio noi due ci siamo giurati aiuto reciproco. Anche tu hai fatto tutto questo per me, ecco perchè non accetto ciò che hai detto prima, quando eravamo davanti la porta d’ingresso. È Woll che non ha mai fatto nulla per me, non tu. Non hai assolutamente niente da rimproverarti. Come ho già detto prima, tu sei tutto ciò che lui non sarà mai.» disse ricambiando lo sguardo e accarezzandogli la guancia.
Mike rise sommessamente e nascondendo il suo volto tra il cuscino e il collo di lei, la strinse più forte, facendole sentire quanto bene le volesse, ma quasi subito, Connie notò che le sue braccia si stavano lentamente rilassando, quindi si spostò leggermente più indietro, gli portò indietro i capelli e gli accarezzò la guancia con tenerezza.
«Ora riposa amore mio e non temere, io sono sempre qui al tuo fianco. Non vado da nessuna parte senza di te.»
Con questa frase e un tenue sorriso sulle labbra, Mike scivolò nel più tranquillo sonno profondo, con la certezza che quando si sarebbe svegliato, l’avrebbe trovata lì, abbracciata a lui.
Il suo sospiro ed il suo caldo corpo rilassato tra le sue braccia, le diedero la sensazione di completezza che sentì lui poco prima e finalmente Connie realizzò pienamente che Marcus Woll non era altro che uno sbiadito fantasma nei suoi ricordi e che non avrebbe mai più potuto fare a meno di Mike..
Del suo Mike.


Fineeeee xD
Spero che questa lunghissimissima FF vi sia piaciuta almeno quanto è piaciuta a me scriverla (..e rivederla, correggerla, ricorreggerla, ri-ricorreggerla, aggiungere, togliere, etc-etc.. ma infondo è questo il bello della scrittura creativa, no? xD)
Comunque, un grazie infinitamente grande a chi ha trovato il tempo di leggere la mia storia,
Alla Prossima e Con Affetto,
°YURHA° :* ;)

 

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