Specter Story

di AryaDream
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pandora ***
Capitolo 2: *** Minos ***
Capitolo 3: *** Aiacos ***
Capitolo 4: *** Rhadamanthys ***
Capitolo 5: *** Violate ***
Capitolo 6: *** Valentine ***
Capitolo 7: *** Lune ***
Capitolo 8: *** Kagaho ***
Capitolo 9: *** Caronte ***
Capitolo 10: *** Pharaoh ***
Capitolo 11: *** Shilfield ***
Capitolo 12: *** Flegias ***
Capitolo 13: *** Alraune ***
Capitolo 14: *** Gordon ***
Capitolo 15: *** Niobe ***
Capitolo 16: *** Cube ***
Capitolo 17: *** Myu ***
Capitolo 18: *** Giganto ***
Capitolo 19: *** Byak ***
Capitolo 20: *** Wimber ***
Capitolo 21: *** Raimi ***



Capitolo 1
*** Pandora ***



 
Non c'è nulla al mondo più terribile di un ricordo.
Pandora questo lo sa bene.
Era intenta ad osservare il grande giardino del suo castello protetto dalla barriera di Hades e sembra che sia tutto apposto che niente possa scalfire quella corazza che la sacerdotessa del signore degli inferi si era costruita, ma infine, eccolo li prepotente che ritorna in tutta la sua prepotenza nella mente di Pandora.
A nulla serve alla Sacerdotessa porre resistenza o fingere che il ricordo non esista questo tornerà sempre a disturbare la mente della giovane donna.
Ogni volta la sua barriera viene distrutta dal male e dalla tristezza che le provocano ogni volta che rivive quei ricordi.
Alla sacerdotessa infernale, non resta altra scelta di rivivere quel periodo in cui non era ancora la temuta comandante dell'esercito del signore degli inferi.
Il primo ricordo ha il nome del luogo in cui vive: La dimora sulla terra di Hades che era chiamato: Castello degli Heinstein, era un luogo pieno di vita con bellissimi giardini curati e un bellissimo lago.
Domestici che servivano la nobile famiglia degli Heinstein e tanti animali che facevano compagnia alla piccola Pandora.
Quei ricordi per la giovane sono come schegge che le lacerano l'anima.
E dopo tanti anni ancora non è riuscita a conviverci, ma era giunto il momento per lei di esplorare fino in fondo quei ricordi.
 
Pandora era nata in Tubinga nella Germania sud-occidentale, ed era primogenita di una delle famiglie più nobili e potente di quel tempo.
La piccola Lady come veniva chiamata dagli abitanti della piccola città era molto conosciuta specialmente per come faceva impazzire le sue domestiche e la sua governante.
Lei sarebbe stata l'erede di una dinastia molto antica e anche se sua madre avrebbe partorito un figlio maschio, la piccola Pandora avrebbe ereditato il casato.
I suoi genitori erano molto amati ed aiutavo molto volentieri coloro che erano in difficoltà.
Suo padre un duca era il secondo figlio del re di Germania e per sua fortuna come lo si diceva sentire sempre non era salito al trono.
La madre di Pandora non era tedesca, ma bensì austriaca e anche lei apparteneva ad una famiglia molto nobile.
La loro prima figlia crebbe nel lusso circondata da moltissimi domestiche e governanti che l'accudivano quando i suoi genitori si trovavano fuori per dei viaggi.
La vita di Pandora era felice e tutti adoravano quella bambina cosi allegra e spensierata.
Durante l'assenza della madre, la piccola si vedeva spesso nel piccolo centro cittadino con Partita a cui la piccola nobile era molto legata, anche se non sopportava il marito un certo Yoma, un uomo misterioso venuto da lontano.
Sembrava che la vita di Pandora dovesse essere felice e perfetta e all'inizio era cosi.
Il giorno in cui si venne a conoscenza della seconda gravidanza della madre di Pandora, le campane della cattedrale cittadina suonavano a festa per la notizia.
In città non si parlava di altro.
Le cose belle prima o poi hanno una fine.
L’orologio a cucù sulla parete accanto al letto segnava le otto del mattino della vigilia di Natale.
La piccola Pandora voleva rimanere ancora sul letto al calduccio, ma Partita la convinse che era ora di un bel bagno caldo e che quel giorno per le sarebbe stato speciale, avrebbe conosciuto suo fratello o sua sorella.
Ancora assonnata, infilò i piedi delicati nelle pantofole e abbandonò il letto.
La mattina proseguì come sempre la piccola Pandora, fino a quando tutto cambiò:
L'allegria che regnava nel castello scomparve, si udivano solo urla di disperazione.
Tutto intorno a Pandora era morto: I domestici, gli animali e i suoi genitori.
Trovò sua madre morta nella sua camera con il letto completamente ricoperto di sangue, mentre suo padre nel suo studio con la testa sopra la scrivania con gli occhi spalancati.
Fu una scena orribile per la piccola e immaginò che anche suo fratello fosse morto, ma non era cosi.
Davanti a lei apparvero due figure maestose che osservavano Pandora l'unica sopravvisuta a quella strage.
-Voi chi siete?-
-Thanatos Dio della morte e Hypnos Dio del Sonno-
-Siete state voi a fare tutto questo?-
-No! Una donna ha rapito tuo fratello il signore degli inferi ed ha causato la morte degli abitanti del castello-
-Perché solo io sono viva-
-Tu sei la sorella mortale di Hades e comandante del suo esercito...Il tuo compito è quello di eliminare colei che ha portato via tuo fratello-
-Chi è stato?-
-Una domestica di nome Partita-
Il mondo di Pandora era crollato, ma non poteva credere che la sua amica, avesse rapito suo fratello e commesso quel crimine.
-Io la troverò-
Davanti a Pandora comparvero degli uomini in armatura chiamati specter e diede ordine di trovare Partita e eliminarla per ciò che aveva fatto.
Da quel giorno il cuore e l'animo di Pandora cambiarono e tutto in quella piccola cittadina scomparve.
Il castello venne circondato da una barriera per proteggere la sacerdotessa del signore degli inferi, ma anche per impedire a curiosi di entrare: Chiunque si fosse avvicinato alla barriera o veniva scaraventato via o moriva.
La tristezza era ben visibile sul volto di Pandora aveva perso tutto, ma il destino aveva in servo per lei altro.
Pandora non scorderà mai quel giorno in cui incontrò lui: Rhadamanthys.
La pioggia cadeva copiosa e fitta e un forte vento spezzava i rami degli alberi morti del giardino del castello e Pandora camminava lentamente, fino a quando un ragazzo si fermò davanti a lei e prese a fissarla.
-Cosa ci fa una ragazzina in questo posto?-
-Ci vivo e ora levati dai piedi-
Il ragazzo non poteva credeva quella mocciosa potesse vivere in quel castello, ma venne colpito dagli occhi tristi di lei e un'aura di mistero l'avvolgeva.
-Dimmi il tuo nome?-
-Non è educato chiedere il nome ad una nobildonna quindi presentati prima tu-
Il ragazzo non sopportava che venisse comandato, ma non aveva altra scelta, non era da lui prenderla con una ragazzina.
-Il mio nome è Rhadamanthys ed ora posso sapere il tuo?-
-Pandora e dovresti portare rispetto a colei che ti è superiore-
Dette quelle parole la giovane andò via, lasciando Rhadamanthys con molte domande che avrebbe trovato poco dopo.
Qualche ora dopo il ragazzo si presentò alla sacerdotessa degli inferi e li scoprì che in realtà la ragazzina che aveva incontrato era la comandante dell'esercito infernale e sorella di Hades.
Ora capiva cos'era quel mistero che l'avvolgeva e senza dire nulla si inginocchio in segno di rispetto e fu allora che Pandora capì che quel ragazzo non l'avrebbe mai abbandonata che nonostante la sua fedeltà al Dio dell'Oltretomba venisse prima, non l'avrebbe mai lasciata sola.
In quel momento Pandora tornò alla realtà e le lacrime aveva rigato il suo volto.
Quei ricordi anche se alcuni felici le facevano male, troppo male e avrebbe dovuto conviverci a vita.

 
Nota Autrice:Mi è stato consigliato da una mia cara di creare una storia per ogni specter:Ora non su quanti di loro potrò scrivere, ma sicuramente scriverò una storia inventata da me su quelli più famosi e quelli che mi sono piaciuti particolarmente nel corso delle serie sia classica/ Lost Canvas.
Ho cominciato da Pandora il mio personaggio preferito.
Immagine:https://www.deviantart.com/eeriefaery

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Capitolo 2
*** Minos ***



 
Appoggiato alla spessa balaustra di marmo,
osservava il sole che, lentamente, sprofondava nell'acqua limpida ed immobile del mare.
una debole brezza scompiglio leggermente i capelli bianchi che sotto il riflesso della luna diventavano argentei, che non sembrava intenzionato a smuovere il suo sguardo da quell'orizzonte rosso sangue. Era come se il cielo stesse piangendo la morte della regina, della quale Edvard non si era ancora reso conto. Osservava il tramonto e, nel frattempo, pensava, in preda all'ira e all'odio.
Ne era sicuro, non si era trattato di un semplice caso di suicidio. Non vi erano giustificazioni sensate che avrebbero potuto giustificare un simile gesto, vi era sotto qualcosa. Qualcosa che, probabilmente era troppo grande perchè l'appena sedicenne Edvard potesse comprenderlo appieno.
Come ultimo erede della casata degli Henrik non era mai coinvolto nelle decisioni da prendere in fatto di politica, a differenza dei suoi tre fratelli maggiori,non era mai coinvolto nelle decisioni da prendere in fatto di politica per la divisione delle piccole isole che facevano parte del regno di Norvegia.
Edvard era nobile di nascita, ma di fatto era al pari di un domestico.
Durante quelle riunioni si limitava a passeggiare per il castello con aria affranta, in attesa che la Sala delle Riunioni venisse liberata ed avere così campo libero per leggere il verbale che veniva stilato ad ogni assemblea. Non aveva mai tentato di convincere il padre di farlo partecipare alle assemblee.
Quello era l'unico modo che Edvard aveva per tenersi sempre informato sulle decisioni reali, sugli editti e, in generale, sulla gestione del regno. Ormai si era rassegnato al suo triste destino di servo, ma, nonostante i suoi immensi sforzi di tenersi sempre aggiornato, molte volte il verbale ometteva le decisioni più importanti o delicate, per evitare che qualche agente al servizio dei regni avversari potesse far tesoro di quelle informazioni e sventare, così, i geniali piani che venivano ideati proprio per indebolire i reami circostanti ed assicurare quindi la supremazia del suo regno. Pensava a suo padre, un uomo senza scrupoli ed impulsivo, non pensava minimamente alla reazione degli aggrediti o alle conseguenze delle sue riprovevoli azioni; la prova della sua scelleratezza disumanità era arrivata qualche settimana prima: Un intera famiglia di nobili che governavano un a piccola isola a pochi chilometri dal regno di Norvegia, era stata condannata a morte.
Furono proprio queste azione a portare alla morte della regina: I nemici del re, in una notte fredda alcuni uomini si infiltrarono nel castello sfruttando un piccolo canale di scolo da tutti dimenticato e, ormai, in disuso. Raggiunsero le stanze del loro obiettivo.
Come delle ombre silenziose sgusciarono all'interno della stanza polverosa. Ed infine la videro la regina, colei che sarebbe morta a causa degli errori del marito, colei che aveva osato sposare un uomo tanto vile quanto malvagio, colei che in tutta quella storia non c'entrava nulla, ma che avrebbe comunque pagato le conseguenze delle gesta di un re malvagio.
Fu un gesto rapido,
Il pugnale venne affondato nella morbida carne della donna, che non riuscì nemmeno ad urlare Tutto ciò che riuscì ad emettere fu un gemito soffocato.
Il sangue rosso prese subito a colarle lungo il petto, l'addome, i fianchi, come un'orrida cascata rossa... In pochi secondi la donna smise di dimenarsi. Il suo corpo venne abbandonato sgraziatamente a terra, i suoi capelli biondi vennero bagnati in pochi minuti dall'enorme pozza di sangue che si allargava sempre più. Gli assassini ripercossero lo stesso tragitto per fuggire. Fu proprio Edvard a ritrovare il cadavere della madre; nel vedere il corpo privo di vita della regina, il giovane principe rimase immobile ad osservare quell'orrore. Tutto attorno a lui iniziava a roteare vorticosamente. La resistenza che aveva inizialmente ostentato crollò improvvisamente come un castello di carte. Senza che se ne accorgesse, Edvard crollò a terra supino.
I suoi ricordi si interruppero in quel preciso istante. Al suo risveglio, avvenuto molte ore dopo, era sdraiato sul letto della sua stanza. La testa gli doleva e sentiva un opprimente senso di nausea irradiarsi fino alla gola ma, nonostante ciò, inizialmente non riusciva a ricordare cosa fosse accaduto, tuttavia, nel momento in cui la straziante immagine del cadavere della madre distesa in mezzo alla sua stanza riaffiorò nella sua mente.
La sua anima, per tutto quel tempo, non aveva conosciuto l'odio, il rancore, il desiderio di vendetta... nonostante le angherie che quotidianamente subiva il principe era sicuro che, presto o tardi, sarebbe arrivata la sua occasione di riscatto.
Nei giorni seguenti alla morte di sua madre cominciarono ad accadere fatti strani: Ogni volta che si trovava solo una voce invadeva la sua mente.
-Risvegliati Stella del cielo nobile-
Il principe Edvard , non riusciva a capire di chi fosse questa voce, ma non gli dava molto peso.
La vita del principe cambiò una sera quando le venne detto la versione ufficiale della morte di sua madre: Ovvero che sua madre si era suicidata. Come molti dei segreti della sua famiglia reale i suoi tre fratelli maggiori conoscevano la verità, ma cercare di convincerli a condividerla con lui era una battaglia persa in partenza.
Era furioso con tutto il suo casato e fu allora che una luce circondò il corpo del principe: Un armatura comparì davanti ai suoi occhi.
Quella specie di armatura rappresenta un Grifone, uccello fantastico della mitologia greca dalla testa e zampe anteriori di aquila e dal corpo di leone. Si raccontava che la sua apertura alare fosse così ampia da bloccare la luce del sole a mezzogiorno e che le sue zampe avessero artigli affilati come spade e dalla forza del re della foresta.
Edvard osservo quella strana armatura, ma poco dopo la sua attenzione venne catturata da una figura che comparve vicino all' armatura.Un uomo dagli occhi e i capelli color oro ed una stella sulla fronte.
Quell'uomo indicò alla la surplice
- La surplice del Grifone ha trovato di nuovo il suo proprietario-
-Surplice?-
-Tu sei Minos del Grifone della stella del cielo nobile uno dei tre giganti degli inferi. Il tuo compito è quello di giudicare le anime che giungono negli inferi.
Sono giunto in queste terre lontani per trovarti: Il compito mi è stato affidato dal Sommo Hades. Tocca la surplice e vedrai che ciò che ti sto dicendo è pura verità-
Il principe Edvard, impaurito si avvicinò alla nera armatura e non appena la sfiorò ella coprì il corpo del giovane.
-Tu chi sei?-
-Chi sono io non ha importanza! Lascia questo luogo e recati in Tubinga, in Germania, al castello degli Heinstein, li troverai la sacerdotessa del signore degli inferi-
Dopo aver pronunciato quelle parole il misterioso uomo scomparve. Edvard indossava una surplice ed era un giudice degli inferi e finalmente poteva riscattarsi. Prima di raggiungere la Germania come gli era stata detto aveva delle faccende in sospeso da risolvere.
Chiuso nel suo studio nelle sue stanze il padre di Edvard. fissava il vuoto, sconcertato per ciò che era accaduto. Avevano colpito la sua regina e se avevano colpito lei anche la sua vita era in pericolo.
Il re era perso nei suoi ragionamenti, fino a quando la porta non venne buttata giù da suo figlio Edvard
-Questo casato morirà questa notte-
-Edvard, figlio mio..-
- Io non sono più Edvard, ma Minos del Grifone, giudice degli inferi fedele al signore degli inferi: Il Sommo Hades-
Non appena disse quelle parole, il re cercò di scappare, ma venne raggiunto dalla velocità che suo figlio aveva acquisito indossando la suplice e muovendo le ali della suplice, creò un potente vento che distrusse una parte del castello e il re venne travolto dalle macerie. Usò di nuovo le ali della surplice del Grifone e spazzò via il corpo di suo padre finendo in mare. La stessa fine tocco ai suoi fratelli e tutti gli abitanti del castello: La famiglia reale degli Henrik era stata sterminata e ora che aveva vendicato sua madre e giudicato la sua famiglia colpevole avvertì una presenza vicino a lui: Era una presenza divina che riconobbe subito come quella di Hades. I suoi ricordi delle guerra passate si erano risvegliate e ora non era più un principe, ma un potente giudice.
La stella del cielo nobile lasciò quella che qualche ora prima era la sua casa, per dirigersi verso la Germania, luogo dove avrebbe conosciuto la sacerdotessa e poi raggiungere gli inferi per occupare il posto che gli aspettava di diritto.


Note Autrice: In questo capitolo parolo di Minos del Grifone uno dei tre giudici degli inferi.
Vedendo l'immagine di Minos di 
https://www.deviantart.com/eeriefaery/art/Griffon-Minos-303984518 ho messo in moto la mia fantasia ed ecco qui un racconto un pò strano sulla vita del Grifone prima che diventasse uno degli specter più forte degli inferi.
Io spero che questa storia su il primo giudice degli inferi possa piacervi.
Mentre scrivevo ascoltavo la canzone "My Immortal degli Evanescence"

 

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Capitolo 3
*** Aiacos ***



 
Grandi masse di fumo salivano verso l’alto colorando il cielo di grigio e rendendo l’atmosfera cupa e triste.
Corpi privi di vita giacevano per terra ed un sottile strato di neve ricopriva le macchie di sangue sparse sul terreno. La gente correva disperata nel tentativo di salvarsi o di salvare i neonati, più soggetti alla morte.
Una donna, con dei lunghi capelli castani, correva velocemente insieme ad un uomo, con i capelli corti e scuri. I due avanzavano veloci tra quelle tende ormai incenerite dalle fiamme. I loro abiti fatti unicamente di stracci e la neve alta rendeva la corsa assai più difficile. Appena arrivarono al confine, Un uomo pallido con la barba e i baffi rossi li colse alla sprovvista bloccando l’uomo che tentava di scappare.
L'uomo bloccato fece gesto alla donna di proseguire e di mettere in salvo il neonato che teneva tra le braccia. Il freddo pungente la fece rabbrividire ma non ci badò continuando la sua fuga. Strinse forte al petto la casacca dove all’interno c’era un piccolo bambino di appena un mese. Doveva trovare al più presto un riparo... La notte stava scendendo e il bambino rischiava di congelarsi!
In lontananza sentiva i passi di alcuni uomini in armatura che cercavano di raggiungerla: Gli uomini arrivarono davanti ad una grossa parete rocciosa e non vi trovarono nessuno. Non si accorsero che tra le rocce di quella parete, c’era una piccola grotta dove si era nascosta la donna. Appena non sentì alcun rumore uscì fuori ringraziando gli dei per averla salvata. Strinse forte la casacca e ricominciò la sua corsa dal lato opposto dove gli uomini erano andati ma andò contro a qualcosa che la fece cadere a terra. La ragazza si rialzò subito senza badare al dolore della caduta e notò un uomo, alto come suo marito, seduto sul cavallo.
-Tutto bene?- Le chiese l'uomo a cavallo preoccupato per la donna.
-La prego mi deve aiutare! Lo salvi!- e gli porse il bambino
-- Mi stanno seguendo per ucciderci-
L’uomo rimase in silenzio scioccato da quella assurda proposta.
-Che ci faccio con un bambino? Io sono un un mercante-
- La prego!Io scapperò in un'altra direzione per ingannarli!- La donna aveva le lacrime agli occhi, mentre il mercante guardò dritto negli occhi la donna e sospirando prese il neonato.
La donna si avvicinò al neonato e gli diede un tenero bacio sulla fronte
-Addio mio piccolo Suikyo- Dette quelle parole prese a correre nel senso opposto lasciando il mercante da solo insieme al neonato.
Una volta cresciuto Suikyo divenne un mercante e suo padre adottivo la maggior parte dei suoi viaggia lo portava con lui, ma quella volta restò solo nella sua dimora.
Quella mattina il silenzio più assoluto era l'unico suono che si poteva udire in qualsiasi stanza, corridoio o piano della sua dimora. Da come gli disse suo padre la maestosa villa in cui viveva risaliva a cent'anni addietro. Ma quell'enorme casa vi era qualcosa di misterioso dove non esisteva né tempo, né spazio... né tanto meno felicità.
Ogni tanto si poteva udire, per qualche breve istante, il violento fruscio del vento penetrare attraverso le spesse vetrate appannate della sua camera. Il suo sguardo era perso nel guardare fuori dalla finestra:
I suoi occhi neri si spostavano rapidamente dalle siepi, ormai secche e dai colori spenti, fino alle enormi betulle, le cui foglie ambrate sembravano essere l'unico colore vagamente brillante in quel panorama spento e deprimente.
Tutti gli ambienti della villa erano illuminati fiocamente dalle eleganti lampade ad olio argentate lungo le pareti ricoperte di carta da parati color cremisi che creava accentuata ulteriormente dalle nere nuvole che solcavano il cielo invernale.
Annoiato il giovane Suikyo aprì una piccola anta del mobile, afferrando velocemente una piccola bottiglia di liquore, per poi versarsi un goccio in un piccolo bicchiere collocato poco distante.
Un istante prima di portarselo alla bocca, Suikyo sogghignò leggermente; non era una risata divertita o isterica. Era il tipico sorrisetto sarcastico di chi si rende conto di una sciocchezza appena compiuta o detta per attirare l'attenzione.
Passarono alcuni mesi e colui che si prese cura di Suykio morì per cause misteriose e nessuno sapeva dare una spiegazione per questo decesso cosi improvviso. Da quel giorno la vita di Suikyo cambiò radicalmente.
Alcuni mesi dopo Suikyo si accorse di una piccola folla che si era nel frattempo radunata di fronte all'uscio dell'appartamento. I loro visi e movimenti lasciavano intendere chiaramente che non erano giunti per una semplice chiacchierata e i bastoni che impugnavano confermavano quest'ultima ipotesi: Suo padre adottivo gli aveva lasciato dei debiti e lui non aveva nessuna intenzione di pagarli
Uscì velocemente dalla stanza e si recò al piano terra. Se non avesse fatto qualcosa avrebbero sicuramente tentato di entrare nell'edificio. Ed è proprio in quel momento che un armatura comparve di fronte a Suikyo.
L'armatura, raffigurava la Garuda uccello rapace leggendario.
Il ragazzo sentì una voce dal tono flebile
-Sfiora la surplice giudice della stella del cielo degli eroi-
Suikyo era attratto da quella surplice che l'attirava a se e una volta che sfiorò la surplice essa coprì il corpo del ragazzo.
Ormai non era più lo stesso non appena quell'armatura infernale aveva ricoperto il suo corpo e in pochi secondi tutti i creditori presenti fuori la villa vennero uccisi senza pietà.
Una volta che aveva risolto quella questione sentii di nuovo quella voce che parlava nella sua mente.
-Suikyo, non esiste più da questo momento tu sei Aiacos di Garuda della stella del cielo degli eroi e uno dei giganti degli inferi fedeli al Sommo Hades.
Ora che il tuo passato non esiste più recati in Tubinga, in Germania, dove incontrerai colei che parla a nome del signore degli Inferi, per poi recarti negli inferi e prendere posto in Antenora la tua dimora nel regno infernale-
La voce scomparve e il giudice negli inferi rimase solo, ma prima di lasciare la sua terra distrusse quella che è stata la sua casa per sedici anni, cosi da dimenticare del tutto il suo passato e ricominciare come Gigante degli inferi: Il potente Re Garuda.
Prima di lasciare per sempre voleva lasciare il segno del suo passaggio.
La casa dove era cresciuta venne rasa al suolo, mentre quegli uomini vennero brutalmente uccisi e quella fu la dimostrazione della potenza della stella del cielo degli eroi.


Note Autrice: La mia versione sulla storia prima di diventare giudice di Aiacos di Garuda.
Il nome Suikyo è il suo vero nome prima di prendere il nome che tutti conosciamo di Aiacos.
Nel Lost Canvas il personaggio è molto ben caratterizzato rispetto alla serie classica che fa una figura pessima contro Ikki.
Mi sono ispirata a quello della serie del Lost Canvas
La canzone che mi ha ispirata: Livin' on a prayer di Bon Jovi
Immagine:
EErieFaery.deviantart.com

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Capitolo 4
*** Rhadamanthys ***



 
Si narra che le leggende del mare siano il pane quotidiano dei pirati, la loro ragione di vita, e al contempo la loro mania, la loro ossessione, la loro rovina. Sussurrate a mezza voce nell’angolo più oscuro di qualche bettola illuminata solo da una candela consumata che getta la sua luce su un paio di bicchieri vuoti, le leggende si insinuano nella mente del pirata, se ne impadroniscono completamente, tanto che la sua vita e il suo destino rimangono intrecciati per sempre a quelle storie udite nel cuore di una notte.
Di tutte quelle leggende le più popolari sono quelle che riguardano i fratelli Walden.
William e Richard Walden erano il terrore dei mari, nessuno era al sicuro se c'erano loro due nei paraggi.
William il maggiore era stato consumato dall’odio, la sua astuzia si era tramutata in ferino istinto omicida, il suo carisma in livido terrore.
Era sposato con una bellissima donna anch'essa pirata dalla quale ebbe un figlio di nome Rhadamanthys.
Anche suo fratello minore ebbe due figlie Ursula e Chris.
Tutti avevano paura persino il re, per non subire la loro ira diede ai due fratelli un titolo nobiliare e i Walden diventarono una famiglia molto potente.
Durante uno dei loro viaggi i due fratelli esplorarono la grotta delle sirene, luogo dove si narrava che le sirene portassero coloro che incantavano con la loro voce.
Quando si trovarono nelle vicinanze d’ improvviso la nave cominciò a tremare tutta come in balia di un violento maremoto e a dirigersi ,come se sospinta da un forte vento,verso l’ entrata della grotta a grande velocità .
La ciurma veniva sbalzata da una parte all’altra.
Per un momento ci fu il panico generale dal momento che il mare era calmo e il vento fino a pochi minuti prima aveva solamente accarezzato le vele della possente imbarcazione.
C'era qualcosa di misterioso che li stava spingendo verso la caverna.
Se continuavano ad andare a quella velocità si sarebbero naufragati sugli scogli e cosi sarebbe stato una sconfitta per i Walden.
Improvvisamente una luce li avvolse: Non appena William rinvenì, da prima vide tutto offuscato e in ombra, pensando vagamente di essersi risvegliato nel caldo letto di qualche taverna ma, subito, il freddo che cominciò ad attanagliarli le ossa e l’ assurdo silenzio che lo circondava misero nella sua mente il pensiero che forse qualcosa non quadrasse. Fu però quel sapore acre , quel sapore di sangue fresco che si sentiva in bocca che lo riportò di colpo nel mondo reale.
Spalancò gli occhi e da subito capì di non trovarsi nel caldo letto di una taverna, neppure in quello pulcioso della bettola più malfamata, ma bensì sulla nuda roccia di una caverna. Attorno a lui vi era uno spettacolo strepitoso al quale nessuno potrebbe credere se non trovandoselo di fronte agli occhi.
Per la maggior parte della ciurma non vi era più nulla da fare, ma William, vide che suo fratello si muoveva e con difficoltà andò ad aiutarlo.
I due poco dopo furono avvolti da una luce di tutti i colori .
Vi erano cristalli di ogni colori e grandezza che a partire dalla volta della caverna ne ricoprivano le sue immense pareti irradiando al suo interno tante sfumature di colore che modificavano con il loro gioco di ombre e luci la forma stessa della caverna come un antico dipinto creato dalla natura stessa.
Non furono solo i cristalli che avrebbero fatto diventare la loro famiglia ancora più ricca ad attirare l'attenzione, ma anche due scrigni.
Il primo scrigno di colore nero aveva i disegni di un di una balena che in latino vevìniva chiamata Cetus.
La seconda era più imponente e aveva dei disegni che raffiguravano il drago medievale della Viverna.
I due fratelli oltre i cristalli si divisero i due scrigni: al maggiore andò lo scrigno con il simbolo della Viverna, mentre al minore quello con la balena.
Portarono i loro bottino nelle rispettive case, ma quando erano in viaggio con le rispettive moglie, l'unico figlio di William era sempre solo, l'unica compagnia che aveva era quella delle cugine che ogni tanto andavano a trovarlo e Valentine lo sguattero.
Come erede della famiglia Walden, doveva svolgere incarichi inutili con i nobili che lui odiava.
Insieme a Valentine e le cugine giocavano per la villa, ma lui odiava essere comandato, ma amava dare ordini.
Rhadamanthys essendo figlio unico come unica compagnia aveva i servi che comandava a bacchetta e puniva chiunque disobbediva.
Tutto sembrava normale quando un giorno di primavera avvenne la tragedia.
Il capo famiglia e sua moglie vennero brutalmente assassinati, mentre Rhadamanthys l'erede sparì nel nulla insieme allo scrigno.
Fu lo stesso Rhadamanthys a commettere quel delitto e lo scrigno lo condusse in un luogo lontano dalla sua dimora.
Il giovane ragazzo era seguito dal suo fedele sguattero Valentine e non appena arrivò a destinazione, si accorse che quel castello emanava un energia oscura che apparteneva ad Hades.
Non appena superò la barriera, lo scrigno si aprì e né usci la surplice della Viverna.
Quell'armatura apparteneva ad uno dei giudici degli inferi, uno dei guerrieri più forti e temuti dell'inferno.
Rhadamanthys era a conoscenza della sua forza e di quanto la sua forza, scaltrezza e furbizia sarebbero stati apprezzati dal Signore degli inferi e da colei che parlava per Hades.
Aveva sentito parlare di Pandora, ma non si sarebbe mai aspettata di incontrare una ragazzina.
Valentine consigliò il suo padrone di non fidarsi di quella ragazzina, ma Rhadamanthys, negli occhi di Pandora vedeva qualcosa che gli altri non riuscivano a vedere.
E' vero che era poco più di una bambina, ma il suo portamento e il suo essere cosi sicura, anche se lui capì che era solo una finzione.
Il suo essere sicura derivava al fatto di essere la comandante di un esercito come quello degli inferi, ma vedeva in lei un ottima sacerdotessa, ma non fece caso alla sua bellezza, che da li a qualche anno l'avrebbe fatto vacillare.
Fu il primo specter di alto rango a inchinarsi di fronte a lei e da quel momento l'avrebbe protetta a costo della vita, anche se Valentine era contrario che una donna comandasse il suo signore.

Note Autrice: Eccomi qui con la storia di Rhadamanthys.
Mi sono basata sulle poche informazioni che vengono dette nel Gaiden di Aspros.
La famiglia della Viverna era un pirata ed è per questo che ho iniziato spiegando come vengono trovate le surplice.
Mentre scrivevo ascoltavo: " In the end" Dei Linkin Park
Immagine: 
Eeriefaery

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Capitolo 5
*** Violate ***



 
Violate era la figlia bastarda di un conte: Il conte aveva la passione per le giovani cameriere che servivano al suo castello, ed è da una di loro la madre della fanciulla.
All'età di dieci anni la piccola Violate venne coinvolta in un incendio che le procurò moltissime ustione su ogni parte del corpo.
Tutte quelle ferite si vennero poi tramutate in cicatrice e il conte per non farla vedere in girò la fece trasferire in un altro castello isolato cosi che non potesse essere vista da nessuno e sopratutto dal conte che il solo vederla la disgustava.
Molti nemici del conte vennero a sapere che la figlia del conte era rinchiusa e cosi volevano approfittarne, ma Violate era diversa: non voleva essere venduta come un oggetto.
Per la giovane non era giusto sacrificare completamente se stesse,aveva dei sogni e delle ambizioni e non le avrebbe gettati via solo perché qualcuno li aveva detto che era giusto o per vendicarsi del padre.
Fin da piccola era sempre stata diversa dagli altri: a lei piacevano posti oscuri e tetri che gli altri bambini odiavano.
Nel periodo in cui si trovava sola in quel castello Violate amava leggere racconti sulla morte o che riguardavano l'inferno, ma purtroppo tutto quello stava per finire, visto che suo padre l'aveva venduta un vecchio e grasso re di chissà quale terra lontana.
In realtà lei provava molto odio nei confronti di suo padre e per la maggior parte di coloro che l'avevano sempre derisa e non riusciva a provare nessuna compassione.
Il giorno in cui doveva lasciare il castello in cui aveva vissuto per ben sei anni, alcune domestiche l'aiutarono a prepararsi.
La sua veste era avorio, aderente in vita e svasata in fondo,con decorazioni di pietre azzurre lungo le maniche e lo scollo. I capelli lunghi fino ai fianchi, neri con dei leggeri riflessi violacei, erano intrecciate con perle bianche.
-Violate è il momento di andare, la carrozza vi attende nel cortile-
La Ragazza guardò per qualche attimo ancora fuori dalla finestra, poi rivolse lo sguardo al capo delle domestiche che la fissò con disprezzo.
In quel momento gli occhi scuri di Violate si posarono sulla domestica e bastò il suo sguardo perché la domestica potesse capire ciò che Violate voleva dirle un semplice “Ti odio”
La ragazza uscì e venne aiutata a salire nella carrozza, scosse la testa e appoggiando il gomito al bordo del finestrino si mise nuovamente ad osservare per l'ultima volta il paesaggio.
Una volta arrivata nella sua nuova casa, la giovane Violate era stata portata nella sua camera, ma non aveva ancora conosciuto il suo padrone.
Si addormentò sperando che tutte le persone che le avevano fatto del male sparissero.
Dopo qualche ora spalancò gli occhi e non sa cosa sia successo, né come. Apre gli occhi, e tutto è ancora buio. Tutto è silenzio.
Lentamente uscì dalla stanza e sentii un ronzio che si fa sempre più vicino.
Man mano che camminava cominciò a fare caldo e c'era odore di polvere.
Si chiedeva perché era cosi buio e improvvisamente da una finestra spalancata entrò nel vento freddo di inizio inverno.
Richiuse gli occhi, per radunare i pensieri e poi sentì le urla.
Mossa dall’istinto, striscia verso lo spiraglio di luce che ora riesce a intravedere davanti a sé.
Spalancò la porta e vide cadaveri sparsi a terra con occhi spalancati dal terrore.
Le gambe si muovono da sole e lei si accuccia accanto a un servo di cui non ha mai saputo nemmeno il nome.
Diciott'anni o poco più: Ne ha già visti, di morti, ma mai nessuno che fosse morto ammazzato. Quell’espressione. Il sangue che aveva coperto l'intero pavimento.
Improvvisamente una voce attirò l'attenzione della ragazza.
-Finalmente ti ho trovata Violate di Behemoth specter della stella del cielo della solitudine-
-Chi sei? Come fai a conoscere il mio nome?-
-Ti basta sapere che io governo il regno degli inferi e tu sei una specter dotata di grande forza che proviene dall'odio che provi per coloro che ti hanno fatto soffrire.-
Davanti a lei compare uno scrigno nero e poco dopo una luce accecante investì la stanza e comparve la surplice del Behemoth.
Simboleggiava una creatura leggendaria che poco dopo si scompose e coprì il corpo della ragazza.
Una volta indossata la surplice sentì come rinata e sapeva perfettamente cosa fare.
Violate era dotata di una grande forza fisica essendo alta e robusta, molto formosa.
In quel momento uscì fuori la sua potenza e di come era una donna forte e brutale, furiosa in battaglia.
Distrusse il castello, per poi occuparsi personalmente di suo padre che tanto l'aveva fatta soffrire.
Per lui evocò e anime della settima prigione che immobilizzarono suo padre fino a portarlo con loro negli inferi.
Lo stesso trattamento accadde per tutti, cosi facendo Violate si sbarazzò del suo passato una volta per tutte.
Ora sapeva chi era e dove andare: Il suo compito era quello di difendere il regno degli inferi e il sovrano Hades e la sacerdotessa colei che parla in nome della sua divinità.

Note Autrice: Eccomi qui con un nuovo specter: Ho scelto Violate, la prima specter donna e la seconda donna appartenente al regno degli Inferi dopo Pandora.
Mi piace come personaggio e sono stata felice che in Saint Seiya The Lost Canvas ci sia stata spazio per una guerriera donna nell'esercito infernale.
L'immagine è stata presa da google e ho provato a cercare l'autore o almeno chi l'avesse colorata, ma senza successo.
Canzone che ascoltavo mentre scrivevo di Violate : "Numb dei Linking Park

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Capitolo 6
*** Valentine ***



 
Da quel momento era ufficiale: Valentine era un orfano, non aveva più nessuno in vita.
Mentre osservava la bara di suo padre essere sepolta, ripensava alle grande storie che suo padre le raccontava.
Le mille avventura vissute come pirata al fianco del capitano William Walden.
Era un tipo gracilino, Valentine abituato fin da piccolo a servire la famiglia più potente della zona i Walden.
Non piangeva, avrebbe voluto, ma non osava: suo padre glielo aveva sempre detto “Un vero uomo non piange”
Disobbedirgli, significava di solito, significava venir colpiti con una cinghia.
Quando era più piccolo, Valentine aveva sempre qualche sferzata nuova, rossa e livida che andava a rinfrescare le cicatrici più vecchie, segni di errori commessi senza aver imparato la lezione. Poi crebbe, e le cinghiate si spostarono più in su, sulla schiena.
Suo padre non ci andava piano, ma ora era morto.
Ora era li davanti alla sua tomba freddo come una statua.
Dopo il funerale Valentine venne a sapere che avrebbe continuato a vivere nel castello di William Walden, come servo dell'unico figlio del pirata.
Rhadamanthys non era di certo un tipo facile con cui stare a contatto, ma doveva fare del suo meglio per accontentare il principino.
Rimase a fissare ancora la tomba e ripensò che dopo la morte della sorella maggiore, strappata dal mondo dei vivi da un malore improvviso e imprevedibile, suo padre si allontanò da lui e sapeva perfettamente che sua sorella era la sua preferita, colei che stava seguendo le sue orme, al contrario di lui che non era portato per la vita in mare.
-Una vera tragedia-
Disse qualcuno alle spalle di Valentine che, troppo preso dai suoi pensieri, non gli prestò attenzione.
-Certe cose sembrano non avere mai senso. Eppure spesso, anzi, quasi sempre, ce l’hanno-
Quelle parole riuscirono a distogliere il ragazzo dal suo dolore per qualche attimo.
-Che… Che vuol dire?-
-Forse la morte di tuo padre è voluta da qualcuno di divino-
In quel momento gli occhi di Valentine cominciarono ad appannarsi per via delle lacrime.
Il ragazzo non riuscì a inquadrare l’uomo: dalla voce sembrava vecchio, ma le lacrime che ancora gli bagnavano gli occhi gli impedirono di cogliere qualunque dettaglio.
Voleva rispondere a quello sconosciuto, ma sparì improvvisamente.
-Valentine-
Un'altra voce attirò l'attenzione del ragazzo che prontamente si asciugò gli occhi e si voltò.
-Signor Walden-
-Capisco come ti senti, ma è giunto il momento di tornare a casa e farti una bella dormita.-
-Come volete.-
Lasciò il cimitero e si diresse verso la sua casa che era stata regalata a suo padre dal suo capitano.
La casa in stile coloniale, solitaria per mezzo isolato e battuta dal vento, ricambiava lo sguardo torvo. Quella casa non era più sua, lui se lo sentiva. Un tempo c’erano lui, sua sorella e suo padre quando tornava dai suoi viaggi per mare, ma adesso là dentro c’erano solo ricordi, stanze scure che non avrebbero più vissuto se non per mezzo di lui.
Adesso, là dentro, c’era solo il buio. Lui non avrebbe mai più avuto una vita con cui interagire, né avrebbe mai potuto sperare di trovare un segno di vita di qualcun altro, forse l'unica persona con cui avrebbe potuto parlare era Rhadamanthys, anche se con il suo caratteraccio, non sarebbero mai diventati amici.
Si lasciò scivolare sul muro e sospirò, scostandosi dal viso i capelli.
Quel dolore ebbe un duplice effetto: se da un lato gli ricordava che era un fallito come figlio dall’altro gli dava la spinta per alzarsi e cercare di fare meglio di quello che aveva fatto suo padre.
 
Passarono diversi giorni e in qualche modo aveva metabolizzato il suo lutto e doveva andare avanti.
Lui ora doveva essere il servo di Rhadamanthys e accontentarlo nei suoi capricci, anche se il William Walden gli aveva detto di fare amicizia con lui perché suo figlio era un tipo solitario.
Non appena arrivò davanti al maestoso castello, vide il giovane rampollo Walden che era intento a parlare con le cugine e quando Valentine si avvicinò i tre lo guardarono in silenzio per qualche minuto, fino a quando Rhadamanthys gli rivolse parola.
-Sai usare una spada? Andare a cavallo?-
-Non so usare una spada, ma so andare a cavallo o almeno mi hanno detto che sono bravo.-
Da quel momento Rhadamanthys insegnò al giovane Valentine a usare la spada e perfezionare alcune sue tecniche di lotta.
I due ragazza si ritrovavano spesso con le due cugine, figlie del fratello del padre di Rhadamanthys, fino a quando la stella malefica si risvegliò nell'erede Walden.
In quel momento una figura incappucciata comparve davanti al ragazzo: Valentine riconobbe quella figura incappucciata che si trovava al funerale di suo padre.
Non era una figura umana, ma divina si trattava di Thanatos signore della morte.
-Ti avevo detto che nulla accade per caso...-
Davanti al giovane apparve uno scrigno che raffigurava delle arpie delle creature mostruose della mitologia classica, crudeli avverse all'uomo.
-Da ora sei Valentine dell'arpia specter della stella del cielo pianto.
Sarai secondo in comando di Rhadamanthys essendo lui superiore a te essendo uno dei tre giudici degli inferi.-
Il giovane specter anche in quel momento seguì il suo padrone e avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui.


Note Autrice: eccomi qui con un altro specter e questa volta è toccato a Valentine dell'arpia.
Sinceramente non provo molta simpatia per questo specter, ma ho comunque cercato di impegnarmi per trovare una storia adatta a lui collegandolo a Rhadamanthys.
Immagine: 
eeriefaery
Canzone che mi ha ispirato: "Going Under degli Evanescence"

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Capitolo 7
*** Lune ***



 
Ogni notte un sogno perseguitava un ragazzo: Anche quel giorno i lamenti strazianti dei morti provenivano dal tribunale del silenzio.
Vedeva un libro molto grande e la paura di quelle anime ogni volta che le pagine venivano girate da una figura di cui non riusciva a vedere il volto.
Alla fine le dita di questo misterioso uomo, andavano sulle pagine come se stesse leggendo qualcosa di importante e infine, una di quelle anime veniva inghiottita come se avvolta nell'oscurità.
Si svegliò di soprassalto e l'unica cosa che riusciva a vedere era il nero.
Un colore tale da demoralizzare chiunque, da far sorgere il primo di una lunga serie di pensieri negativi a chi la guarda: la morte.
Non appena pensò alla morte sentì una voce cuba, ma allo stesso tempo era familiare:
“La morte è l’ultima cosa che potrebbe paura, e forse per te, Lune può rappresentare la salvezza”
Colui che si sentiva spaesato ma allo stesso tempo confortato da quelle parole era un giovane ragazzo di nome Lune.
Lune era un ragazzo di nobili origine, ma la sua famiglia a causa di debiti era finita prigioniera in un prigione, dove nessuno era mai riuscito a scappare.
Sua sorella era l'unica che si era salvata dalla prigionia, andando in sposa ad un uomo molto facoltoso.
Aveva chiesto molte volte che lui e sua madre, venissero liberati, ma per la loro scarcerazione costava denaro e il marito della sorella non voleva pagare tutti quei soldi, cosi cercava di trattare, ma come succede sempre le trattative richiedono tempo o almeno cosi diceva lui.
Tutto d’un tratto di fronte a lui comparì una luce a dir poco abbagliante accompagnato da un suono stridulo, e dopo qualche istante cominciò a sentire numerose fitte intorno a lui, come se qualcosa gli stesse perforando l'anima.
Poco dopo si sentì subito calmo, i pensieri gli scivolarono via dalla sua testa e avvertì un senso di incompletezza, come se gli mancasse qualcosa che non sapeva spiegare.
Chiuse gli occhi con l’intento di riposare ma d’un tratto le immagini del suo sogno diventavano, col passare del tempo, sempre più nitide.
Pensava di essere uno spettatore, ma in realtà l'uomo che leggeva quel libro era lui.
Si chiedeva come fosse possibile che lui giudicasse i morti?
Lui era stato solamente accusato per un crimine che era stato commesso da suo padre e imprigionato in quella prigione.
Tutto faceva sembrare a un complotto della sua mente dovuto alla caduta in disgrazia della sua famiglia.
-Delusione, delusione per chi? per gli altri o solo per me stesso?-
Si chiedeva pensando a tutto quello che gli era accaduto.
Sapeva però che la sua vita non era completa che gli mancava un pezzo della sua vita.
-Perché non ricordo? Perché mi sento cosi vuoto? -
Tutte domande a cui non trovava risposta.
Tutto questo gli pareva assurdo, le uniche certezze che possedeva erano che aveva dei frammenti del passato, anche se confuse e oscure, e che lui aveva tutta l’intenzione di capire.
Capì che i suoi sentimenti avevano eretto un muro per non fargli accedere a tali verità, di quel suo passato nascosto che ancora non voleva tornare.
-Chi sono?-
-Tu sei uno specter-
La voce di una bambina attirò l'attenzione di Lune che si guardava intorno con aria interrogativa.
Intorno a lui, vi era solamente buio ed era completamente avvolto dall'oscurità, ma una risata sempre della stessa bambina attirò nuovamente la sua attenzione.
-Chi sei? Mostrati-
In quel preciso momento l'oscurità che avvolgeva la cella, scomparì e una luce accecante avvolse tutto e una bambina dai lunghi capelli corvini apparve davanti all'uomo.
-Tu chi sei?-
-Il mio nome è Pandora è sono la sacerdotessa di Hades e comandante in capo suo esercito-
-Sei solo una bambina-
-Sono stata scelta e tu anche-
-Cosa vuoi dire?-
-Tu appartieni all'esercito di Hades, sei uno specter-
Con un gesto della mano Pandora fece comparire una box completamente nera.
Lune era attratto da quella box che si avvicinò e non appena la sfiorò comparve la surplice.
Rappresentava la creatura demoniaca del Balrog che hanno la capacità di gestire il fuoco e altri poteri del male.
La cloth poco dopo andò a coprire il corpo dell'uomo: Due grandi ali nere maestose comparirono non appena Lune indossò la surplice.
La vestigia oscura comprendeva anche una frusta e poco dopo comparve anche un libro.
-Questo è...-
-Il libro delle anime-
-Mi appartiene?-
-Appartiene al Giudice Minos del Grifone, ma essendo tu un suo sottoposto puoi usarlo e giudicare, le anime al suo posto-
-Quindi io appartengo agli inferi-
-Come Lune del Balrog Stella del Cielo Eccellente-
Dopo aver pronunciato quelle parole la piccola Pandora sparì lasciando solo lo specter.
Sentiva crescere una grande forza in lui e il potere immenso che sentiva era quello del signore degli inferi.
Lui sapeva cosa deve fare e dove recarsi, ma prima doveva doveva svolgere una missione che avrebbe chiuso definitivamente ciò che è stato in quel momento.
Aveva deciso di lasciare in vita solamente due persone: Sua madre e sua sorella, ma tutti gli altri avrebbero subito la sua ira e la prima persona sarebbe stato l'uomo che aveva sposato sua sorella.
Aveva raggiunto un luogo dove di solito alcuni nobili si incontravano per giocare d'azzardo e fu in quel preciso momento che la stella del cielo eccellente usando il libro condannò quegli uomini ai rispettivi gironi infernali.
Una volta terminata la sua missione si sarebbe diretto da colei che comandava l'esercito di Hades e poi prendere il suo posto come specter del signore degli inferi.

Note Autrice: Eccomi qui tornata con un nuovo specter e questa volta è toccato a Lune del Balrog.
Uno specter molto interessante sia nella serie classica che nel canvas.
Immagine presa da google e colorata da Kyo
Canzone che mi ha ispirato; Gone Too Soon dei Simple Plan

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Capitolo 8
*** Kagaho ***



 
Il garrito dei gabbiani svegliarono un giovane ragazzo e suo fratello di soprassalto.
Era sorta una nuova alba, per fortuna. Lo capiva dalla tenue luce che trapelava da alcuni spiragli tra le assi della botte in cui lui e suo fratello si erano nascosti.
-Kagaho ho fame-
Il giovane osservò suo fratello e poco dopo anche il suo stomaco cominciò a brontolare.
I due erano clandestini su una nave e il motivo per cui si erano imbarcati di nascosto era molto semplice: Suo fratello era malato e si diceva che nella grande città dove era diretta la nave vi era un dottore in grado di curarlo.
Era l’alba ormai ma la notte prima si erano addormentati dietro le botti in modo che nessuno poteva vederli.
La notte era l’unico momento in cui si sentivano sentivano abbastanza sicuri da sgattaiolare fuori e agirarsi per la nave, coperti dalle tenebre.
Di notte i marinai di guardia erano soltanto due che si davano il cambio ogni ora e i due fratelli avevano imparato dove stazionavano, pigri. Era facile evitare di essere visti.
Ora però era giorno fatto e tutto l’equipaggio era sveglio: una quarantina di uomini camminava per la nave, ma i loro stomachi brontolavano e lui doveva trovare da mangiare specialmente per suo fratello minore.
La cambusa era deserta, semi buia, piena di casse e botti di legno. Le superò seguito da suo fratello, accostò l’orecchio alla porta per sentire se il corridoio aldilà era libero. Nessun rumore.
Aprì la porta con cautela ma il legno era vecchio e umido mentre i cardini erano coperti dalla ruggine. Emisero un acuto cigolio e i due fratelli rimasero in allerta sperando che nessuno li avesse sentiti, ma poco dopo una voce dietro di loro attirò l'attenzione.
-Due clandestini a bordo-
Alcuni marinai li fissavano e discutevano animatamente tra loro.
Uno di questi stava riferendo qualcosa all’orecchio del capitano, o almeno così credette Kagaho, visto che mentre parlava li osservava divertito.
Poco dopo il capitano prese parola.
-Due clandestini dunque-
Kagaho non rispose, ma proteggeva suo fratello come poteva, non voleva assolutamente che gli facessero del male.
-Di solito i clandestini li getto in mare, ma voi siete due ragazzi tra cui uno anche ridotto piuttosto male, perciò al prossimo porto verrete scaricati.-
I due furono rinchiusi in uno stanzino dove i marinai tenevano alcuni attrezzi e il cordame della nave, con l’ordine perentorio del capitano che nessuno maltrattasse i due bambini, visto che il capitano odiava la violenza sopratutto su donne e bambini.
La prima settimana di navigazione andò bene: Ogni giorno i due fratelli avevano un pasto e potevano uscire da quello stanzino per fare i bisogni.
Mancava poco un giorno all'arrivo al porto, ma l'ultima sera mentre i due dormivano il fratello di Kagaho, venne preso per una gamba è trascinato.
Le urla del bambino svegliarono Kagaho che corse ad aiutare il fratello e si accorse che uno dei marinai stava cercando di prenderlo.
Riuscì a liberare suo fratello, ma in quel momento la rabbia prese il sopravvento e prese una corda e si avventò contro il marinaio legandolo e imbavagliandolo.
A quel punto il giovane Kagaho sentì una voce.
-Uccidilo...Voleva far del male a tuo fratello e si merita la peggiore delle punizioni: La morte-
Quella voce aveva ragione: Se avessero trovato quel marinaio legato sarebbero stati nei guai e suo fratello era troppo debole per sopportare torture.
In quel momento sentì una grande forza dentro di lui, prese quel marinaio e senza farsi vedere a nessuno lo gettò in mare e poi come se non fosse successo nulla tornò nello stanzino insieme a suo fratello.
-Io sono un peso per te?-
-Non dire mai più una cosa del genere, sei mio fratello e non sarai mai un peso...Mi sei rimasto solo tu e non ho intenzione di perderti e per questo che abbiamo intrapreso questo viaggio.-
-Grazie fratello.-
La mattina dopo arrivati al porto si accorsero della mancanza del marinaio, ma subito pensarono che era sceso per primo.
Poco dopo i due vennero portati fuori dalla nave e il capitano gli lanciò qualche moneta, per poi lasciarli soli.
I due fratelli camminarono fino a raggiungere una strada di poco trafficata e cominciarono a cercare il dottore, ma dopo qualche passo il fratello minore di Kagaho cadde a terra.
Il ragazzo disperato prese suo fratello e sentì la sua fronte, scattava e doveva essere subito portato dal dottore.
Venne aiutato da un mercante che passava di li e che condusse i due dal dottore della piccola città che di diceva essere davvero bravo.
Il bambino arrivò in gravi condizioni e il dottore fece di tutto, mentre Kagaho aspettava fuori aspettando notizie che arrivarono poco dopo.
-Dottore come sta mio fratello?-
-Mi dispiace, ma non penso che supererà la notte se la febbre non si abbasserà.-
-Posso vederlo?-
-Si.-
Kagaho passò il tempo con suo fratello che si svegliò.
-Devi andare-
-Non ti lascio qui-
-Kagaho io sto per lasciare questo mondo e tu devi vivere la tua vita senza un peso come me-
-Ti ho già detto che non sei peso-
Il bambino sorrise e poco dopo si addormentò per non svegliarsi più.
Kagaho corse a perdifiato, scivolando e graffiandosi le braccia e le gambe quando incontrava dei bassi rami frondosi o dei cespugli intricati lungo il cammino, senza mai smettere di correre, finché, stremato, si fermò alla penombra di una piccola radura, piangendo per la perdita dell'unica persona che gli era rimasto e ora l'aveva perso.
Nel silenzio della foresta tese le orecchie e riuscì a sentire il rumore e quando si voltò vide una bambina dai lunghi capelli corvini che portava in braccio quello che sembrava un bambino, ma in realtà non era un bambino, ma qualcosa di misterioso.
-Chi sei?-
-Il mio nome è Pandora e tu devi essere Kagaho-
-Come fai a conoscere il mio nome?-
-Il Sommo Hades-
-Hades?-
-Tu sei il prescelto ad indossare una surplice e servire il signore degli inferi.-
Vicino alla bambina apparve un totem della surplice del Bennu, la divinità egizia, come un volatile antropomorfo. Esso, infatti, è ritto in piedi, con la maschera e il collare a formare la testa, più umana che animale, lasciando persino i buchi per gli occhi. La maschera è fissata su uno dei bracciali, che sbuca verticalmente dal blocco centrale. Il collare è incastrato nella maschera in modo da formare uno schermo che, se indossato sul viso, coprirebbe naso, guance, bocca e mento, lasciando scoperti solo gli occhi.
Kagaho era attratto da quella surplice che non appena la sfiorò essa coprì il corpo del ragazzo.
-Kagaho di Bennu della stella della stella del cielo violento al servizio del Sommo Hades-
S'inchinò davanti a Pandora, per poi osservarla e guardava quella bambina cosi fragile, ma con un destino e un compito arduo essere la sacerdotessa del signore degli inferi.
-Vorrei chiedervi una favore-
-Che tipo di favore-
-Vendicare la morte di mio fratello-
-Favore concesso, ma appena avrai finito con il tuo compito, voglio che ti presenti negli inferi e prendi il tuo posto.-
Dopo aver pronunciato quelle parole, Pandora sparì e lo specter usando i suoi poteri distrusse l'intera cittadina in cui era giunto insieme a suo fratello, per poi affondare la nave e tutto l'equipaggio.
Ora il suo unico obiettivo era quello di servire Hades e difenderlo a costo della vita.

Note Autrice: Eccomi con un altro specter e questa volta è il turno di Kagaho, apparso anche lui solo nella serie Lost Canvas.
Penso che sia un bel personaggio e mi sono basata su quel poco che ci viene detto di lui nel manga.
Non è uno specter che amo in particolare, ma secondo me è ben caratterizzato.
L'immagine e uno screnshot fatto dall'anime.
La canzone che ho scelto per Kagaho: Simple Plan: Astronaut

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Capitolo 9
*** Caronte ***



 
Un giovane uomo è stato trovato morto davanti casa, il sangue colora il ghiaccio.
Una piccola cittadina viene ben presto sconvolta da una serie di omicidi.
La polizia stava impazzendo nel tentativo di individuare l'assassino, ma senza riuscire e il motivo era molto semplice: Colui che commetteva quei delitti, non seguiva una schema, ma uccideva a casa e per il puro gusto di farlo.
Aveva all'attivo ben nove omicidi: quel giorno il dieci febbraio era il compleanno del killer e voleva trovare una nuova vittima per farsi un regalo di compleanno.
-Tutti coloro a cui hai tolto la vita hanno trovato l'eterna salvezza nel regno degli inferi.
Le loro anime ti aspettano davanti al fiume Acheronte, ti manca solo una vittima e poi potrai raggiungere il tuo posto come servitore del signore degli inferi.-
Ogni volta che il killer si preparava a commettere un omicidio quella voce tornava a fargli compagnia e non vedeva l'ora di commettere quell'ultimo delitto per poi compiere il suo destino.
 
Il traffico di una grande città era caotico e lui era nato in un piccolo paesino di mare e ci aveva messo un po' di tempo ad abituarsi ai ritmi frenetici della città.
Il vantaggio di vivere in una città gli permetteva di nascondersi meglio e per il suo lavoro era perfetto.
Tra qualche giorno sarà San Valentino e le strade sono piene di coppiette innamorate che cercano un luogo per la festa degli innamorati.
-Che schifo.-
Disse a bassa voce vedendo ragazze e ragazzi, uomini e donne che camminavano felici per la strada.
La sua prossima vittima poteva essere una di quelle persone che camminavano vicino a lui.
Il suo obiettivo era prendere la loro anima che finiva negli inferi, cosi avrebbe fatto felice colui che gli aveva ordinato quei delitti.
Girando per i vari negozi aveva trovato la sua vittima: Un uomo leggermente in sovrappeso che controllava chi entrava e usciva dal negozio.
Aspettò che l'uomo finisse il suo turno per poi cominciarlo a seguirlo in lontananza.
Si trovarono in una strada deserta e l'assassino si trovava a pochi metri dalla sua vittima.
Con passo felino lo raggiunse alle spalle e senza che l'uomo si possa accorgere si trovò un coltello dietro la schiena.
Cercò di urlare, ma senza successo, ormai per lui era troppo tardi.
Ci vollero pochi secondi prima che l'uomo fosse riversato a terra in una pozza di sangue.
L'ultimo sacrificio era stato compiuto ed ora tutte le anime di coloro che aveva ucciso comparvero girando intorno all'uomo e poco dopo comparve una figura di nero vestita che portava con se una falce.
-La tua vita ora appartiene a me...Fino ad ora sei stato un uomo senza nome e senza volto, ma da questo momento in poi tu sarei Caron di Acheronte specter della stella Cielo di Mezzo e traghettatore delle anime che raggiungono gli inferi-
Dette quelle parole la figura nera scomparve lasciando vicino a Caronte uno scrigno nero che si aprì poco dopo e un'armatura nera che coprì il volto dell'uomo.
La Surplice di Caronte non ha poteri speciali, è dotata di ali.
Nell'elmo vi sono dei piccoli scomparti nascosti per conservare piccoli oggetti. La Surplice è armata di un grosso remo, lungo più di un metro e mezzo e verosimilmente composto dello stesso materiale della corazza. Il remo è indispensabile per spingere la gondola di Caronte nell'Acheronte, ed è abbastanza resistente da poter essere usato come arma, sia offensiva che difensiva.
E fu cosi che un pericoloso Killer divenne uno specter di Hades che ebbe il compito di traghettare le anime attraverso il fiume Acheronte, e di condurle agli inferi.

Note Autrice: Per questo specter che per ruolo che ricopre negli inferi è molto importante, non avevo molte idee e per questo ho optato per qualcosa di diverso.
Prima di diventare uno specter era un Killer che aveva il compito di eliminare delle vittime per ottenenere la surplice.
La canzone: The Reason degli Hoobastank 
Spero che questa piccola storia su Caronte possa piacere.

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Capitolo 10
*** Pharaoh ***



 
Nessuno nasce libero: non è prerogativa umana decidere dove e in quali condizioni venire al mondo e, poi, crescere.
Lo si può chiamare in molti modi fortuna, caso o addirittura volere divino, ma nonostante la strada sia piena di ostacoli ognuno trova il modo di conquistarla e questa è la storia di Pharaoh un giovane ragazzo costretto a vivere in un villaggio e dover rinunciare ai suoi sogni.
La capanna dove vive Pharaoh e la sua famiglia si mimetizza perfettamente in mezzo a tutte le altre, costituite da una struttura portante in mattoni e un tetto di fango e paglia.
Al suo interno il ragazzo suonava una piccola arpa regalo di sua madre.
Uno dei pochi momenti in cui il ragazzo vede sua madre sorridere e quando lui suona.
Nel suo villaggio erano vietati molte cose tra cui suonare in pubblico ed era per questo motivo che Pharaoh suonava quando si trovava nella sua capanna in modo che nessuno poteva dirgli nulla.
Il giovane non sacrificherà mai la propria libertà, i propri valori morali, in nome di alcuni ideali in cui non si rispecchia e dove le leggi vengono fatti da altre e devono essere approvate per forza.
Un pomeriggio dopo una giornata a cacciare tornò nella sua capanna, dove suo padre lo stava aspettando.
-Ho qualcosa da dirti Pharaoh-
-Dimmi, papà-
-Da domani dovrai dire addio a tutto anche alla musica che ti ho permesso di suonare, per dedicarti al tuo ruolo che avrai in futuro come capo villaggio.-
-Io non sono ancora pronto per questo e poi il nostro villaggio ha regole antiche-
-E tu le rispetterai-
Dopo quelle ultime parole il ragazzo prese tra le mani l'arpa e cominciò a toccare le corde e cominciarono a vibrare, ma poco dopo non si trovò più nella sua capanna.
 
Lui stava assistendo ad un rito antichissimo: il dio Anubi accompagnava il defunto nella sala del tribunale di Osiride ovvero la sala la sala delle due Maat dove, alla presenza di quarantadue giudici, doveva affrontare il giudizio divino.
Anubi, a volte sostituito da Horus, deponeva il cuore del defunto su un piatto della bilancia, mentre sull’altra veniva posata una piuma, simbolo della dea Maat e rappresentazione della giustizia e dell’equilibrio cosmico
La pesatura era sorvegliata dal dio Thot che in qualità di cancelliere, registrava l’esito del giudizio, mentre il defunto recitava la sua confessione.
La confessione era rilasciata in due tempi: dapprima il defunto si indirizzava al tribunale nella sua interezza, poi alle quarantadue divinità che assistevano Osiride.
Dopo di che il defunto doveva rispondere alle domande poste dalla sala stessa, la cui porta è identificata con la bilancia della giustizia e dal dio Thot.
Se il cuore, gravato da troppe colpe, faceva pendere la bilancia il defunto veniva divorato dalla dea Ammit, la mostruosa entità preposta alla distruzione dello spirito nel caso di verdetto sfavorevole del tribunale e condannato ad essere annullato per l’eternità.
 
Dopo aver assistito a quella scena tutto tornò alla normalità e si ritrovò nella sua capanna molto confuso da quello che aveva appena visto.
Poco dopo una luce investì il ragazzo e una box comparì davanti a lui.
Quando la box si aprì vi era una specie di sfinge totalmente nera e si ricordò dai racconti che faceva parte di molte culture tra cui quella greca e quella egizia di cui aveva avuto la visione.
La sfinge prese a vibrare dei pezzi di armatura coprì il corpo di Pharaoh, ma ancora non riusciva a capire il motivo per cui quella strana armatura aveva scelto lui.
Quando una voce maschile attirò la sua attenzione.
-Ti stai chiedendo il motivo per cui la surplice della sfinge ha scelto te?-
-Surplice? Perché avrebbe scelto me?-
-Sei destinato a servire il Signore degli inferi come suo specter della stella del cielo delle bestie...Sarai il guardiano della seconda prigione e sarai in grado di giudicare le anime grazie alla tua arpa-
-Alla mia arpa?-
-Esatto! Ricordi la visione che hai avuto?-
-Si-
-Tu potrai giudicare allo stesso modo e ora fai quello che devi Specter di Hades.-
Non poteva credere alle sue parole, ma in qualche modo aveva ottenuto la libertà che tanto desiderava.
Decise di risparmiare il suo villaggio, tanto sapeva che sarebbe stato distrutto prima o poi e nel silenzio andò via dritto verso il suo nuovo destino di specter di Hades.

Note Autrice: Eccomi qui con un nuovo specter Pharaoh.
Un personaggio che ho apprezzato molto nel Canvas prima nel giudicare Rhadamanthys e poi contro Sisyphus.
Canzone: Guilty dei The Rasmus

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Capitolo 11
*** Shilfield ***



 
Shilfield è un ragazzo diverso dagli altri. Non fa che parlare di morte e raccontare di quanto si diverte con le anime dei morti per lui diventati amici.
La madre inoltre era vedova da cinque anni, doveva badare alle tre figlie più piccole, oltre che dover convivere con la follia del figlio maggiore.
Ogni giorno il ragazzo portava in casa qualche animale morto e cominciava ad urlare alla madre.
-Mamma, l’ho mandato negli inferi!-
Le sorelle minori lo evitavano, tutti lo facevano.
Shilfield tentava di parlare agli altri ragazzi, ma questi scappavano prendendolo per mostro così lui andava nel bosco dove vi erano delle rovine di un tempio antico e li parlava con le anime delle persone morte.
Quel pomeriggio una bambina con un fagotto tra le mani, si fermò ad osservare il ragazzo che parlava con i morti.
Anche lei poteva vedere quelle anime, ma non disse nulla e quando il bambino si accorse di lei prese a fissarla.
-Mi credi pazzo?-
-Perché dovrei prenderti per pazzo?-
-Perché parlo con i morti.-
-Io trovo che questo sia un dono-
-Un dono?-
-Si! Forse il tuo destino sono proprio le anime dei defunti-
-Posso sapere chi sei?-
-Una semplice passante che sta raccogliendo erbe medicinali per portarle al tempio della città-
-Tu vieni dal tempio?-
-Sono stata incaricata di andare a raccogliere queste erbe che servono per guarire.-
Il ragazzo stava guardando la bambina, per poi abbassare lo sguardo, ma quando lo rialzò la bambina era scomparsa.
Quando tornò a casa raccontò tutto alla madre, ma quest'ultima stufa delle sue storie prese a frustarlo, per poi portarlo al tempio, dove il sacerdote ogni volta faceva delle preghiere in modo tale che lo spirito maligno che secondo il potente sacerdote si era impossessato del povero Shilfield.
L'odio del ragazzo nei confronti di tutti aumentava ogni giorno di più e una mattina, mentre passeggiava nel bosco una creatura leggendaria cominciò ad avvicinarsi a lui.
Era una creatura dal corpo e testa da gallo, sormontata da una testa squamosa rossa che somiglia ad una corona.
Possedeva grandi ali spinose e coda da serpente.
Striscia velocemente accerchiando Shilfield: poco dopo con un grido sordo che fece tremare la zona circostante e poco dopo una luce avvolse ogni cosa e quando tutto tornò alla normalità al posto della maestosa creatura apparve una scrigno nero che aveva nei lati un disegno in rilievo del basilisco.
Quando lo scrigno si aprì uscì la surplice che rappresentava fedelmente la figura del basilisco che era comparso poco prima.
Quando il ragazzo si avvicinò l'armatura si scompose andando a coprire il corpo di Shilfield.
Il giovane non riusciva a capire cosa gli stava succedendo, ma improvvisamente una voce familiare attirò la sua attenzione.
-Ti avevo detto che parlare con le anime dei defunti era il tuo destino...Tu sai già cosa devi fare Shilfield del Basilisco della stella del cielo agile-
Il giovane specter sapeva perfettamente cosa fare e dove dirigersi, ma prima di compiere finalmente il suo destino distrusse completamente tutti coloro che l'aveva deriso e preso in giro, non risparmiando nessuno usando il veleno che generò il suo cosmo colmo di rabbia.

Note Autrice: Questo capitolo è completamente dedicato a Shilfied uno dei sottoposti di Rhadamanthys.
Nella serie classica non ho apprezzato molto questo specter, ma nel manga nel Lost Canvas ho rivalutato moltissimo questo specter, specialmente per il suo scontro con Dohko, mettendolo in seria difficoltà.
Grazie a coloro che sono arrivati fin qui.

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Capitolo 12
*** Flegias ***



 
Il sole stava lentamente sorgendo, i campi di grano si accendevano di colori ramati.
I contadini si apprestavano a lasciare le loro case, pronti ad un'altra giornata di lavoro nei campi.
Nel sentiero che portava ai campi un carretto che veniva condotto da uno strano ragazzo: chi avesse visto quel ragazzo avrebbe visto un giovane disperato e trasandato.
A prima vista suo aspetto scialbo e i suoi vestiti lacerati potevano ingannare, ma se si guardava attentamente il ragazzo aveva dei lineamenti delicati che venivano nascosti dal quell'aspetto trasandato.
Flegias era fiero di quello che faceva, ma non tutti sapevano che il ragazzo era di nobili origini: Era il figlio illegittimo di una contessa, ed era stato abbandonato dopo la nascita ed era stato cresciuto da una famiglia di contadini.
Flegias era stato trattato sempre bene dalla sua famiglia adottiva, anche perché quando era stato abbandonato nel suo cesto venne trovato degli oggetti preziosi, che avevano permesso ai suoi genitori di poter vivere degnamente e poter acquistare nuovi mezzi di approvvigionamento.
Inizialmente svegliarsi la mattina presto per consegnare la merce era molto pesante, ma l'incontro con una giovane nobile di nome Brianna.
Il cuore batteva forte ed era colmo di quel fuoco ardente chiamato amore.
Brianna era la figlia minore di un duca: il loro incontro era avvenuto per caso quando la giovane era in paese con suo padre che era solito aiutare i mercanti e gli artigiani e fu li che i loro sguardi si incrociarono.
Da quel momento i due ragazzi presero ad incontrarsi di nascosto, anche perché il duca non avrebbe mai permesso che sua figlia frequentasse un semplice contadino, anche se di sangue nobile.
Quando arrivò nel luogo dell'incontro era solo, la sua giovane innamorata ancora non era arrivata, ma poco dopo due candide mani, gli coprirono gli occhi.
-Buongiorno-
-Buongiorno a te mia principessa-
La giovane nobile si sedette sul terreno e sorridendo guardò Flegias, ma aveva qualcosa di importante da dirgli.
-Com'è andato oggi il lavoro?-
-Bene come al solito, mentre tu come stai?-
-Sono stanca Flegias, mio padre non mi da tregua e vuole farmi conoscere il figlio di un suo caro amico, sperando che io mi possa innamorare-
Il mondo stava crollando addosso a Flegias a quelle parole, non voleva perdere la ragazza che amava, ma sapeva che per loro non vi era futuro.
-Cosa pensi di fare?-
-Non lo so-
-Scappiamo insieme?-
-Cosa?-
-Brianna io ti amo e non voglio perderti, l'unico modo per stare insieme è quello di fuggire da questo posto...Se anche tu provi lo stesso per me accetterai-
-Anche io provo i tuoi stessi sentimenti, ma dobbiamo organizzare bene-
-Tra una settimana-
-Ci sto!Tra una settimana ci vedremo nel nostro luogo e fuggiremo in un luogo lontano.-
Nei giorni seguenti i due ragazzi immaginarono la loro fuga e la loro vita insieme, ma il destino non va mai come uno lo immagina.
Il duca sapendo che sua figlia fuggiva ogni mattina dal castello, l'aveva fatta seguire e cosi aveva saputo della relazione con il contadino, cosi l'aveva minacciata o avrebbe sposato il figlio del suo amico oppure quel contadino sarebbe morto.
Per non vedere il suo amato ucciso, accettò la proposta di suo padre e quando Flegias venne a sapere la verità il suo cuore andò a mille pezzi.
La sua Brianna si sarebbe sposata, ma la notte prima delle nozze, la giovane che non amava l'uomo imposto da suo padre, ma per ingannarla le venne riferito che il giovane di cui era innamorato in realtà si era ucciso per il dolore e fu cosi che per raggiungere il suo amato decise di lanciarsi dalla torre del castello.
La notizia della morte della figlia del duca arrivò nel piccolo paesino e Flegias sconvolto corse fino al luogo dove era si incontravano e sperava di incontrarla, ma non fu cosi.
Pianse a lungo Flegias dandosi dapprima tutta la colpa, ma poi dando la colpa al padre di Brianna, ma in quel momento davanti a lui apparve lo spirito della sua amata.
-Flegias, amore mio vendicami...Mi hanno ingannata: mi è stato detto che ti eri ucciso cosi ho fatto le stesso anche io per raggiungerti-
Dopo aver pronunciato quelle parole il ragazzo era furioso e quando lo spirito di Brianna scomparve uno scrigno nero comparve.
Non appena Flegias sfiorò quello scrigno, esso di aprì e conteneva un'armatura: Rappresentava una specie di lupo demoniaco che coprì il corpo del ragazzo.
Non appena l'armatura aderì perfettamente al corpo del giovane, una voce femminile attirò l'attenzione dello specter.
-Benvenuto Flegias del Licaone della stella del cielo peccaminoso e prezioso specter dell'esercito di Hades-
-Chi sei?-
-Il mio nome è Pandora e sono la sacerdotessa del signore degli inferi e comandante dell'esercito infernale.-
-Cosa dovrei fare?-
-La morte della tua amata ha fatto in modo che il tuo essere specter venisse fuori e sai già cosa fare, sarà la surplice che indossi a guidarti, ma prima di raggiungere il tuo nuovo regno, potrai vendicare la tua amata che è stata ingannata.-
-Questo sarebbe un ordine Lady Pandora?-
-Prendilo come vuoi Flegias, ma fai in fretta-
La voce della sacerdotessa degli inferì svanì e in quel momento Flegias diede il via alla sua vendetta recandosi al castello per eliminare coloro che hanno provocato tanto dolore alla sua Brianna, spendendoli tutti negli inferi, cosi da essere giudicati per le loro colpe.
Flegias si sarebbe recato negli inferi, dove avrebbe potuto sempre stare accanto alla ragazza che ama.




Note Autrice: Eccomi tornata. Come sono andati questi giorni di festa? Spero bene :)
Comunque Buon Santo Stefano
Quest'oggi pubblico la storia di Flegias del Lycaone un sottoposto di Rhadamanthys: sinceramente non mi convince tantissimo, ma alla fine ho deciso di pubblicarla lo stesso.
Questo specter compare sia nella serie classica che nel canvas e viene sconfitto da Kanon e Tenma.
Grazie a tutti per essere arrivati fin qui.
La canzone scelta per questo specter: Simple Plan-Gone too sonn.

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Capitolo 13
*** Alraune ***






 
Come si scappa da un labirinto senza uscita? Quando ogni strada, ogni bivio, ti riporta esattamente al punto di partenza? Erano questi i pensieri di Alraune, mentre si trovava solo in quel luogo.
Aveva degli enigmi davanti, una scelta da compiere.
Inizialmente provò a ragionare, cercare una soluzione, ma dopo diversi fallimenti, cominciò a cedere, vorrebbe alzarsi, svegliarsi, ma quell'incubo non gli permette nessuna via di fuga.
L'ultima cosa che ricordava era era una voce molto dolce, per poi essere crollato.
Non sapeva come improvvisamente si fosse trovato in quel labirinto al buio.
Cominciò a gridare, ma la voce si perse in lontananza.
Alzò lo sguardo verso l'alto, nel cielo, nemmeno una stella solo buio e silenzio.
Improvvisamente una figura incappucciata compare davanti al ragazzo: Era tentato di correre via lontano, ma le gambe sembravano non voler rispondere ai suoi comandi.
-Dove mi trovo? Chi saresti tu? Cosa ci faccio qui? -
A tutte quelle domande non aveva risposta, fino a quando non pronunciò una parola.
-Specter-
-Credo di… non aver capito bene… Basta, quest’incubo è durato fin troppo-
A quel punto l'uomo misterioso, con un gesto fulmineo fece comparire uno scrigno nero.
Alraune era attratto da quello scrigno che emanava un energia che lo attirava, fino a quando non la sforo.
Una luce oscura si espanse e il ragazzo si coprì il viso, per non essere accecato, fino a quando non tolse le mani e vide un'armatura completamente nera che rappresenta una donna che esce da un fiore, la bocca atteggiata da un urlo sottile, stridulo, quasi demoniaco, proprio come la mandragora.
-Alraune delle stella del cielo malefico-
-cosa?-
In quel momento la surplice coprì il corpo del ragazzo e poco dopo si svegliò.
Indossava ancora quella strana armatura, ma si rese conto che non si trovava nel suo luogo natale, ma vicino ad un castello che l'attirava e quella voce che lo chiamava per nome.
Anche volendo fuggire, non riusciva perché era attratto da quel luogo e dall'armatura che indossava.



Note Autrice: Il nuovo anno per questa long su gli specter la comincio con Alraune.
Un altro sottoposto di Rhadamanthys, come al solito.
Su questo specter si sa pochissimo, anche se compare sia nella serie classica che nel canvas con brevi apparizioni.
Per questo specter mi sono basata sulla versione maschile, anche perché dei siti giapponesi la danno come donna, visto la surplice dello specter, ma ho voluto rimanere sull'originale.
Mi convince poco, ma spero che il mio impegno possa essere ricompensato.
Canzone scelta; Shut Up! Simple Plan

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Capitolo 14
*** Gordon ***




 
Gli zoccoli del cavallo tamburellavano sul brecciolino di pietra, i sassi scricchiolavano, mentre facevano facevano strani rumori.
Gordon si scrollò via il cappuccio dai capelli neri lisci, mentre guardò la strada che aveva davanti a sé.
Strinse tra le mani la lettera di sua madre, per poi proseguire il suo cammino.
La campagna, a quell’ora, della notte era praticamente disabitata, se non per qualche contadino appostato davanti alle finestre, che scrutavano in lontananza.
In quel periodo i contadini erano in guerra con dei ladri che continuamente volevano rubare il loro lavoro, ed era per questo che ogni notte molti contadini, passavano la notte in bianco per poter prendere sul fatto i ladri.
Il cielo iniziò a sbiadire sotto il colore tenue dell’alba. In lontananza si potevano vedere le rocce ed il sentiero era ben visibile, attraverso i folti alberi.
Gordon diresse il cavallo verso il sentiero.
Il castello dove era nato si intravedeva su una piccola collina.
Quando ormai il portone del castello gli fu davanti attirò l'attenzione delle guardie.
Quando si avvicinò le numerose guardie sguainarono le spade.
-Identificatevi, chi siete?-
Gordon osservò le spade, per poi sorridere.
-Sono il figlio del signore del castello, idioti-
Erano passati cinque anni quando Gordon, aveva lasciato il castello, per volere di suo padre, per intraprendere la carriera militare.
Le guardie si fissarono, per poi aprire il portone facendolo entrare.
Scese dal cavallo, affidando il nero destriero alle guardie: Il castello era una grande ed alta costruzione molto imponente.
Gordon s'avvicinò alla porta, trasse un profondo respiro ed entrò.
Fece pochi passi nel grande atrio quando sentì una voce familiare.
-Figlio mio.-
-Madre...-
-Come sta?-
-Non bene...Tuo padre è peggiorato.-
Gordon odiava suo padre, ma la lettera disperata di sua madre era riuscito a convincerlo a tornare.
Al quel punto non poteva più tornare indietro e cosi sua madre, lo condusse nelle stanze del padre.
La stanza del signore del castello era molto grande, con un letto a baldacchino molto alto, li affianco vi era un cammino di mattoni e il fuoco acceso rendeva la stanza ancora più accogliente.
Solito di suo padre, amava essere il più ricco di tutti, ma anche il più stolto.
-Figlio mio...-
-Padre..-
-Non sembri molto felice di rivedermi...-
-Perché dovrei? Hai voluto impormi la tua volontà.-
-Vedi figlio mio, ci sono cose che conosci e visto che sta giungendo la mia ora devo dirti la verità.-
-Ti ascolto.-
-Da secoli la nostra famiglia custodisce un grande segreto.-
-Quale segreto.-
-Ci venne consegnata una surplice che appartiene al signore degli inferi e solo il più valoroso della nostra famiglia può indossare e tu figlio mio sei adatto ad indossarla e combattere per Hades.-
-Vuoi farmi credere che io sono un servo di una divinità?-
Il vecchio signore del castello annui, per poi proseguire a parlare.
-Quando eri ancora un bambino ti sei avvicinato a quello scrigno ed ha emanato una luce ed abbiamo capito che tu eri destinato a quell'armatura.-
Lo scrigno venne fatto portare nella stanza.
Emanava un'energia oscura e Gordon era attratto da quell'alone di mistero: Hai lati la lo scrigno aveva dei disegni mitologici riguardanti il leggendario minotauro.
Improvvisamente lo scrigno si aprì lasciando intravedere l'armatura.
La surplice rappresenta il Minotauro, il leggendario mostro dal corpo umano e la testa toro.
Gli occhi di Gordon guardarono la surplice, per poi essa staccarsi e coprire il corpo del ragazzo.
Un forza che non aveva mai avuto prima invase il suo corpo, per poi sentire nella sua testa una voce femminile.
-Bentornato Gordon del Minotauro Stella del cielo prigioniero...Il tuo compito ora è quello di servire il regno del nostro sovrano Hades...
La surplice ti guiderà fino alla destinazione.-
Non appena la voce sparì il nuovo specter in silenzio lasciò quel castello, ma decise di lasciare in vita tutti gli abitanti di quel castello, compreso suo padre: In quel momento capì che in fondo l'aveva aiutato, ma ora il suo posto era un altro e avrebbe dimenticato per sempre il suo passato, per pensare solo al suo presente come specter.



Note Autrice: Con Gordon terminò gli specter della stella del cielo e nel prossimo capitolo dovrei cominciare con alcuni specter della terra.
Questo specter mi piace sopratutto nel Canvas che riesce a tenere testa per un pò a Dohko, ma poi viene ucciso da Alraune secondo il loro patto di sangue: 
ognuno avrebbe dovuto evitare all'altro l'onta della sconfitta, giustiziandolo di sua mano.
Grazie per essere arrivati fin qui.

 

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Capitolo 15
*** Niobe ***




 
Di solito le famiglie avevano tradizioni da tramandarsi di generazione in generazione, ma la famiglia del giovane Niobe, aveva un segreto.
Ne fu messo a conoscenza una sera d’estate, ascoltando di nascosto una conversazione tra suo padre e suo fratello maggiore.
Quella sera faceva molto caldo e il ragazzo decise di uscire fuori in giardino.
Mentre camminava si accorse che una luce provenire dalla biblioteca: Incuriosito si avvicinò per guardare meglio e dalle tende socchiuse e vide suo padre e suo fratello.
Per sua fortuna la finestra era aperta e senza far rumore entrò da li.
Era sempre molto bravo a non fare rumore per non farsi sorprendere, ma questa volta furono i suoi familiari a sorprendere lui.
Mentre si nascose, si rese conto che stavano discutendo e poco dopo arrivò anche suo nonno.
-Dobbiamo evocarlo-
Niobe vide suo nonno arrabbiarsi nel sentire le parole di suo nipote.
-Tu non sai con chi abbiamo a che fare e credimi è meglio se non cerchiamo di aprire quello scrigno.
Quell'oggetto è maledetto è se lo apriamo ci porterà solo guai.-
Suo padre cercò di far ragionare suo fratello, come tentò di fare anche suo nonno, senza successo e fu in quel momento che il suo caro padre che era sempre un stato un uomo sempre molto razionale che si arrabbiava raramente divenne violento.
-Da quando quello scrigno è comparso in questa casa per qualche strana ragione, succedono sempre cose strane e come se attirasse il male.-
-Padre...Noi dobbiamo usare quello scrigno per ristabilire l'onore della nostra famiglia è sottomettere coloro che ci hanno sempre deriso.-
-Se solo aprirai quello scrigno firmerai la nostra condanna a morte.-
Con queste ultime parole i due uomini più anziani della famiglia lasciarono solo suo fratello.
Continuò ad osservarlo fino a quando suo fratello, non si alzò e di diresse verso una parete: all'inizio Niobe, pensava che dovesse prendere un libro, ma in realtà spinse un pulsante e la parete si sposto facendo intravedere uno scrigno completamente nero, dove ai lati vi erano dei disegni che non riusciva bene a vedere.
Suo fratello maggiore era sempre stato ossessionato dal potere ed era vero quello scrigno emanava un energia negativa era come se fosse stata in un luogo colmo di disperazione e morte.
Voleva impedire a suo fratello di aprire quello scrigno, ma fu un attimo.
alla quale seguirono urla ancora più concitate e una voce che sovrastando le altre incitava ad uccidere tutti quanti.
Uscì dal nascondiglio è capì che suo fratello era stato posseduto da qualcosa.
Stava commettendo una strage non nella sua casa, ma anche fuori.
Aveva solo sfiorato quello scrigno e in qualche modo era stato punito per quello che aveva commesso.
La scena che si trovò davanti fu tragica: Ogni persona a cui voleva bene giaceva a terra, priva di vita e fu in quel momento che una voce dura che proveniva dietro di lei attirò la sua attenzione.
Quando si voltò vide solo una sagoma scura.
All'inizio provò paura, ma poi si rese conto che quella sagoma era li per lui.
-Sei stato tu rendere schiavo mio fratello.-
-Solo chi è il custode può toccarla e indossare ciò che è contenuto al suo interno.-
-Chi sarebbe il suo custode?.-
-Tu.-
-Cosa?.-
-Sei stato scelto da molto tempo per essere uno specter al servizio di Lord Hades.-
Niobe non capiva in fondo era ancora un ragazzino e si sentiva molto confuso, ma la misteriosa sagoma continuò il suo discorso.
-Lo scrigno ti appartiene, ti basta toccarlo per aprirlo.-
Il giovane fece come gli disse la voce.
Tornò nella biblioteca dove si avvicinò a quel misterioso oggetto e non appena lo sfiorò, una luce invase tutta la stanza.
Niobe non riuscì a vedere nulla, la luce era troppo intensa e rimase con occhi chiusi, per molto tempo, fino quando non decise di riaprirli.
La sagoma era vicino a lui e nel guardare lo scrigno ormai aperto vide un'armatura aveva le sembianze demoniache, con le mani dalle grandi unghie simili a pale, come quelle delle talpe, ma il ragazzo non riusciva a dare un aspetto a quella figura inquietante.
-Benvenuto nell'esercito infernale Niobe di Deep Stella della Terra Oscura.-
Quelle parole furono un richiamo per la surplice che si scompose e copri il corpo del ragazzo.
In quel momento Niobe ricordò quello che un tempo fu un suo passato da specter e le innumerevoli battaglie combattute in nome del suo Signore Hades.
Ora sapeva cosa fare, recarsi a rendere omaggio al sovrano degli inferi.
Quando si voltò verso la sagoma, quest'ultima era sparita, ma poco importava ora aveva una nuova missione e uno scopo: Tornare negli inferi e prendere il suo posto come guerriero della divinità greca dell'oltretomba.
Mentre lasciava la casa dove era nato e cresciuto vide suo fratello uccidere tutti quelli che si trovava davanti e un ghigno comparve sul suo volto.
Sapeva perfettamente che presto suo fratello maggiore sarebbe stato condotto negli inferi dove sarebbe stato giudicato colpevole per quello che stava facendo: Era questa la punizione più che giusta per un uomo che aveva osato avere per sé la surplice e andare cosi contro la volontà del signore degli inferi.


Nota Autrice: Eccomi qui con un nuova storia e questa volta con uno specter della terra.
Ho cominciato con Niobe, ma non ho un motivo particolare.
E' stato abbastanza diffcile perché di questi personaggi non si conosce nulla e sono andata di fantasia.
Nella serie di Saint Seiya è un personaggio interessante riesce a tenere testa a Aldebaran del Toro nella serie classica e nel Canvas ad Albafica dei Pesci.
Grazie per essere arrivati fin qui.

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Capitolo 16
*** Cube ***




 
Nelle taverne che sono rimaste intatte da secoli, talvolta gli anziani narrano del primo popolo che abitò l’isola: gli elfi.
La terra d'Irlanda è conosciuta per i miti, di ballate, di leggende, che vivono ancora tra le brughiere e le scogliere impervie e spettacolari paesaggi.
Proprio in questa terra ricca di misteri che la storia di un ragazzo ha inizio.
 
Era una calda sera d’estate, mentre una leggera brezza faceva ondeggiare le pagine del libro che Cube era intento a leggere.
Quella sera aveva deciso di sedersi fuori a leggere, mentre il sole affondava lentamente in quel placido mare azzurro.
Fin da quando era un bambino era sempre stato molto cagionevole e per questo suo padre le aveva affidato un precettore che gli aveva affidato di leggere un libro che riguardava le leggende d'Irlanda.
Alzò lo sguardo dal libro e prese ad osservare il cielo che lentamente si tingeva di rosso, come una goccia d’inchiostro si espande poco alla volta su un foglio.
Le pagine che aveva letto parlavano della principessa Isotta fidanzata con il con il re Marco di Cornovaglia, ma si innamorò invece di suo nipote, il cavaliere Tristano. Scapparono via insieme, ma il loro amore era destinato alla sventura: dopo che Tristano venne avvelenato, Isotta morì di dolore. Vennero sepolti insieme, e dalle loro tombe crebbero un nocciolo e un caprifoglio intrecciati.
Sospirò e poi chiuse gli occhi, fece ondeggiare un poco la sedia a dondolo e si lasciò andare ai ricordi.
Da quando sua madre era morta, suo padre era diventato insopportabile, non gli permetteva di uscire dalla loro lussuosa casa a causa dei suoi problemi di salute, ma sua madre era l'unica che lo trattava normalmente, non come un moribondo.
Non doveva autocommiserarsi, né tornare continuamente al passato, quella era la realtà in cui doveva vivere, punto e basta.
Voleva continuare a leggere ancora un po' fino a quando il tempo prese a cambiare improvvisamente.
Percepì una presenza vicino a lui, ma non vedeva nulla, fino a quando la sagoma si palesò davanti ai suoi occhi.
Il fantasma della sua defunta madre era vicino a lui e pensò che tutto quello fosse solo un sogno.
-Mamma?-
-Sono qui per te figlio mio.-
-Per me?.-
-Il tuo destino, non è quello di rimanere chiuso in questa dimora che per te è una prigione, ma andare a servire qualcuno di molto potente.-
-Non capisco.-
-Tu servirai il Signore degli Inferi come suo specter.-
In quel momento con il gesto della mano lo spirito, fece sparire tutto e i due si ritrovarono in una foresta oscura.
-Ascoltami bene quello che sto per dirti: Nella mitologia irlandese esiste n essere fatato conosciuto come Dullahan, un cavaliere senza testa su un cavallo nero che trasporta la sua testa sotto il braccio. La testa è ammuffita e ha due piccoli occhi neri che guizzano come mosche e sfoggia un sorriso grottesco che si allarga da orecchio a orecchio.
Questo cavaliere è armato di una frusta fatta con le spine dorsali dei morti e viene spesso visto con una carrozza, fatta anch’essa con pezzi di cadavere.
E' visto come presagio di morte.-
-Perché mi stai raccontando tutto questo?-
Lo spirito di sua madre, però continuò il suo racconto riguardante quel cavaliere.
-Si dice che quando impedisce a qualcuno di cavalcare significa che è destinato a morire a breve. Se si viene chiamato da un Dullahan vuol dire che morirai all’istante.
Al cavaliere non piace essere visto, se si accorge di essere spiato lancerà al mal capitato del sangue come segno che sarà il prossimo a morire. C’è anche la possibilità che attacchi gli occhi dell’osservatore con la sua frusta.
La leggenda vuole che l'unica cosa che può bloccare il suo cammino è l’oro, anche il più piccolo pezzetto può proteggere coloro che sono stati condannati.-
-Ancora non capisco il motivo per cui mi hai raccontato questa storia.-
-Il signore degli inferi ha inserito in una delle sue oscuri armature il potere del Dullahan.
Tu sei destinato a indossarla.-
In quel preciso momento dei zoccoli di cavalli si avvicinarono e il cavaliere senza testa si avvicinava, fino a quando, non si avvicinò al ragazzo per scomparire, lasciando sul terreno uno scrigno nero, che conteneva la surplice.
Non ci fu bisogno di toccarla che non appena la box si aprì, i pezzi dell'armatura coprirono il corpo di Cube, rinvigorendolo e donandogli una nuova forza.
Non appena l'armatura fu finalmente indossata dal suo possessore, lo spirito della donna sparì e al suo posto comparve un uomo dai capelli argentei e una stella nera sulla fronte.
-Chi sei tu?-
-Chi sono io, non ha importanza, ma per te è giunto il momento di recarti negli inferi, luogo dove potrai servire il Sommo Hades come Cube di Dullahan della Stella della Terra Buia.
La tua vita passata, non esiste più, ora nella tua vita esiste solo Hades e servirlo come un suo fidato specter.-
In quel momento Cube capì in quel luogo non vi era davvero nulla per lui, che l'unica soluzione era quello di seguire le parole di sua madre e di quell'uomo che emanava qualcosa di divino.
Cosi la sua nuova vita iniziò come specter devoto ad Hades.


Note Autrice: Eccomi tornata con un nuovo specter della terra: Questa volta è toccato a Cube di Dullahan.
Sottoposto di Rhadamanthys e assassino di Pandora. 
Mi piace per la leggenda del suo nome quella del cavaliere senza testa che ho riproposto nella mia storia.
Nella serie classica fa una piccola comparsa ucciso subito da Saga, Camus e Capricorn.
Nel Lost Canvas invece riesce a tenere testa al cavaliere della seconda casa.
Grazie per essere giunti fin qui.

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Capitolo 17
*** Myu ***




 
Era un pomeriggio piovoso di fine gennaio e il cielo non faceva presagire nulla di buono.
Un ragazzo camminava per uno dei tanti viali della città antica.
Il viale d’ingresso era ampio e si apriva in uno slargo polveroso alle cui estremità si diramavano tre sentieri.
Myu camminava storto, per via del fagotto di stracci che pendeva dalla sua spalla destra. Camminava sul sentiero centrale, lambito ai due lati da un’erba verde e brillante, popolata da bassi meli spogli e alberi di magnolia.
-Buonasera-
disse qualcuno al suo passaggio.
Myu si voltò, ma all'inizio non vide nessuno, poco dopo lo scorse, appollaiato sul ramo più basso di un albero, un uomo con i capelli scuri e arruffati che sorrideva aggrottando le folte sopracciglia.
-Buonasera.-
Rispose Myu, ma quello strano uomo si voltò e cominciò a parlare da solo.
Myu non riusciva a capire, ma lo lasciò perdere, non voleva perdere tempo con qualcuno che aveva dei problemi.
Camminò per ore quando fiutò nell’aria il lieve odore di fumo, di cui era ancora impregnato il tronco bruciato.
Si avvicinò.
Erano chiare le tracce di un passaggio recente. Chissà… Forse dentro si trovavano custodite le uova di qualche animale o dei cuccioli.
Guardò dentro. Era cavo.
Era una tana. La tana abbandonata dalla Volpe. Sembrava vuota.
Si sentì sollevato nel vedere che non vi era nessuno e che in qualche modo si erano salvati tutti.
Decise cosi di riprendere il suo cammino, quando una luce sfavillante lo colpì.
Chiuse gli occhi, ma quando li riaprì si trovò davanti migliaia di piccole farfalle di tantissimi colori che danzavano intorno a lui.
Poco dopo davanti a lui comparve l'uomo che aveva visto qualche ora prima seduto sul ramo di un albero che parlava da solo.
-Chi sei?-
-Io sono il Guardiano.-
-Un guardiano.?-
-Sono secoli che per volere del sommo Hades proteggo una delle sue surplici.-
Myu all'inizio non riusciva a capire, ma notando bene le farfalle che volevano, si rese conto che non erano normali.
Poco dopo le vide volare unite, fino a quando non si unirono facendo comparire uno scrigno nero: Ai lati dello scrigno vi erano dei disegni che raffiguravano proprio quelle farfalle.
-Cosa sono?-
-Sono le Fairy, le farfalle spettrali del regno degli inferi: solo colui che indosserà la surplice all'interno di questo scrigno potrà evocarle.
Hanno il potere di condurre nel regno dei morti, ma vengono usate anche come messaggere.-
Myu era affascinato da quella storia del guardiano che a sua volta sapeva che si trovava davanti al custode della surplice di Papillon.
Il ragazzo non sapeva cosa fare, voleva continuare il suo cammino, ma era attratto da quello scrigno, fino a quando non percepì dei tremolii provenire all'interno di quella box, fino a quando non si aprì, lasciando intravedere la surplice in tutto il oscuro splendore.
Le vestigia oscure si staccarono andando a coprire il corpo di Myu e fu allora che le Fairy si avvicinarono a lui riconoscendolo come padrone.
-Bentornato specter di Papillon della Stella della Terra Misteriosa. -
La surplice fece ricordare allo specter ciò chi era e specialmente a chi doveva la sua obbedienza.
Il guardino sparì dalla vista di Myu e furono le Fairy a indirizzare il loro padrone verso gli inferi, cosi da poter servire Hades il suo signore.


Nota Autrice:
Ecco qui uno specter molto particolare.
Mi piace molto la surplice di questo specter: Compare solo nella serie classica, ma devo dire che i suoi poteri mi piacciono davvero tanto.
Peccato che si conosca davvero poco di lui.
Spero che la mia storia su questo specter possa piacere e grazie per essere arrivati fin qui.

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Capitolo 18
*** Giganto ***




 
Quella fredda mattina di febbraio Damian si era svegliato un po’ strano, la neve cadeva a fiocchi e faceva davvero un gran freddo.
Decise ugualmente di dirigersi nella piccola biblioteca dove lavorava come dipendente da un paio di mesi.
Al momento ci lavorava da solo, senza nessun altro, a parte qualche occhiata che veniva a dare spesso il titolare.
Uno strano bibliotecario che veniva dalla Grecia o almeno cosi gli era stato detto.
Damian non era ancora molto esperto, ma capace e sorridente, ogni giorno organizzava e riordinava con cura tutti i libri degli scatoloni che arrivavano nel fine settimana, ne leggeva sempre i titoli mentre li riponeva immaginando di poterli sfogliare.
Era il suo segreto.
Uno in particolare aveva attirato la sua attenzione “ Le divinità Olimpiche e le loro leggende”
Lo adorava terribilmente.
Conteneva 1500 pagine ma questo non lo spaventava: il libro parlava di guerre chiamate “Sacre” che i guerrieri di Athena chiamati cavalieri d'oro combattevano per difendere la pace contro eserciti di guerrieri di altre divinità come il signore degli inferi Hades.
Ne sfogliò qualche pagina, sentì uno strano impulso e una sensazione particolare, come di attrazione per quelle pagine, lo richiuse subito, un po’ confuso e senza dire nulla decise che l'avrebbe portato con se, tanto sapeva che nessuno si sarebbe accorto della mancanza di quel libro.
Con il passare dei giorni Damian cominciò a non presentarsi al lavoro, per via di quel libro che stava leggendo.
Le pagine lo prendevano sempre di più specie quando cominciò a parlare delle surplici: armature oscure create dal signore degli inferi.
Man mano che lo sfogliava si sentiva parte dell'esercito infernale, fino a quando non arrivò alla pagina ove parlava di uno specter in particolare.
Giganto di Cyclops.
-I libri hanno un dono speciale, riescono a imprigionare il lettore fino a renderlo un tutt’uno con esso-
Cosi aveva detto, mentre era interessato a quella surplice.
Leggeva ad alta voce le parole scritte dove dicevano che quell'armatura non era stata ancora trovata.
-Mi piacerebbe indossare quella surplice e diventare un fedele specter di Hades-
Dopo aver pronunciato quelle parole, le pagine del libro cominciarono a girarsi da sole, fino a quando una luce cominciò ad avvolgere la stanza dove si trovava il ragazzo.
La luce era intensa e Damian percepiva uno strano potere.
Lentamente la luce cominciò a sparire e tutto tornò come prima, tranne che per il libro che si trovò in aria.
Poco dopo sparì facendo comparire uno scrigno nero che aveva dei disegni di ciclopi in tutti i lati.
Non appena lo scrigno si aprì comparì l'armatura che rappresentava un ciclope seduto.
Damian cominciò ad avvicinarsi, ma la surplice venne circondata da una barriera oscura e poco dopo una voce femminile attirò l'attenzione del ragazzo.
-Cosi sei tu il ragazzo che vuole diventare uno specter? Sei disposto a servire il Sommo Hades e annientare i suoi nemici?-
Il giovane Damian era cosi attratto da quell'armatura che rispose senza esitazione.
-Si.-
-Molto bene! Da ora in poi il tuo nome sarà Giganto di Cyclops specter della della Terra Violenta e appartenete alle legioni di Rhadamanthys.-
Dopo che la voce femminile aveva pronunciato quelle ultime parole, la barriera che avvolgeva la surplice scomparve.
La maestosa figura del ciclope prese a scomporsi, andando a ricoprire interamente il corpo del ragazzo, che cosi incominciò la sua avventura come specter di Hades.

Note Autrice:
Eccomi qui con un nuovo specter e questa volta è toccato a Giganto.

In Lost Canvas, Giganto è il primo Specter a comparire cronologicamente, ben tre anni prima del risveglio di Hades, e viene ucciso subito da Dohko, che riconosce come uno dei Cavalieri d'Oro più forti.
Nella serie classica viene sconfitto da Shaka di Virgo.
Grazie per essere arrivati fin qui.

 

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Capitolo 19
*** Byak ***



 
Byak afferrò tremante la lettera posata sulla scrivania di legno e sussurrò una strana formula.
Rapida e silenziosa, la lettera volò via dalle dita affusolate del ragazzo e si posò sul tavolino.
Byak portò le mani alle ginocchia e accompagnò agitato il tremolio convulso delle gambe: prese un profondo respiro e prese a leggere.
Man mano che leggeva, le lacrime scendevano lungo le guance.
Quando concluse di leggere, puntò lo sguardo sull’ultima frase e la studiò con cura.
 
“Tuo fratello minore è morto”
 
Il ragazzo si voltò e osservò il letto dove una volta dormiva suo fratello prima di andarsene per imparare l'arte della magia nera.
Stropicciò con rabbia la lettera e la gettò con noncuranza nel fuoco del cammino che cominciò a scoppiettare.
Per un attimo parve che Byak osservasse dispiaciuto il pezzo di carta che stava diventando cenere, ma improvvisamente la sua attenzione andò su una luce che filtrava dal vetro della finestra andò a posarsi proprio sul medaglione che il ragazzo portava al collo.
Il medaglione era un ricordo di sua madre: poco dopo lo prese tra le mani e lo strinse, per poi osservarlo.
Notò stranamente qualcosa che non gli era mai saltato agli occhi in tutti quegli anni: sul ciondolo vi era un disegno di un necromante.
Cosa centravano i necromanti, si chiedeva il ragazzo.
Lui possedeva poteri magici, ma non arrivava a livello di praticare la necromanzia.
Prese un libro per cercare di rinfrescarsi la memoria e non appena arrivò al capitolo giusto, prese a leggere ad alta voce.
-Una forma di divinazione in cui i praticanti cercano di evocare degli spiriti per varie ragioni.
Nel Medioevo, la necromanzia è stata associata ampiamente alla magia nera e all'evocazione di demoni in genere, perdendo a volte il suo significato originario.-
Il ragazzo si chiese cosa centrasse con lui quell'antica magia, ma non riusciva a trovare una risposta.
Rigirò tra le dita il ciondolo, ma mentre la toccava una luce inondo la stanza.
Byak era inondato da quella luce percepì una strana forma energia, ma non era qualcosa di positivo, ma potente e oscura.
Non appena la luce svanì, vide il ciondolo di sua madre a mezz'aria e poco dopo comparve un'armatura nera che aveva le sembianze di un mago.
Il ciondolo prese a brillare ed era come se volesse attirare il ragazzo all'armatura: Infatti Byak si avvicinò e al solo contatto con la surplice.
L'armatura coprì il corpo e fu in quel momento che dal ciondolo apparve una figura strana era quasi che l'anima di un vecchio mago fosse stata rinchiusa nel ciondolo.
-Sei tu lo specter del Necromante-
-Lo specter di cosa?-
-Da millenni chi possiede il ciondolo è il possessore di una surplice ed appartiene all'esercito di Hades.
Tu ora dovrai servire il signore degli inferi come Byak del Negromante specter del Cielo dello Spirito-
In effetti il giovane si sentiva attratto da quella surplice e sentiva crescere dei nuovi poteri e la voce di Hades che lo chiamava.
Non aveva altra scelta di accettare il suo destino.
Appena lo spirito scomparve nel ciondolo, lo riprese e lo indosso, ma lo nascose nell'armatura.
Ora il suo compito era quello di servire il signore degli inferi.


Nota Autrice:
Eccomi tornata! Mi ero dimenticata di Byak specter del cielo e sottoposto di Minos.

Al momento non conosciamo i colpi segreti di Byak. Ha il cosmo di uno Specter del Cielo di medio livello, e può frantumare la roccia con un pugno e muoversi a grandi velocità. Sembra abbastanza prudente ed abile nel percepire i pericoli e nell'analizzare le situazioni.
Viene sconfitto prima da Albafica e poi da Aldebaran e appare solo nel Lost Canvas.
Per concludere questa serie dedicata agli specter, mancano 2/3 specter.
Grazie per essere arrivati fin qui.


 

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Capitolo 20
*** Wimber ***




 
La terra tremava, il fetore dei corpi putrefatti e di sangue aveva invaso l'aria.
Si potevano sentire urla delle persone che scappavano per mettersi in salvo dalle continue esplosioni.
Quando il ragazzo si svegliò si trovò nel bosco in qualche modo era riuscito a fuggire, ma non aveva più la voce per quanto aveva parlato.
Si spostò i capelli unti dalla faccia e cercò di alzarsi ma le gambe non lo reggevano e l’aria gelida gli mozzava il respiro.
Osservava in lontananza la città in fiamme.
Provò nuovamente ad alzarsi e questa volta le gambe ressero il suo peso.
Cosa accade?Dove mi trovo?
Lui non riusciva più a ricordare nulla: si toccò la testa e si rese conto che la mano era sporca di sangue.
L’oscurità delle sue memorie lo rendeva inquieto e più cercava di ricordare,più quei ricordi scivolavano via mentre il freddo torrido metteva a dura prova la sua resistenza.
Chiuse un momento gli occhi per cercare di rimettere pace ai suoi pensieri.
Da quel poco che i ricordi gli suggerivano, il misterioso ragazzo si rese conto che tutto quello che era successo  era colpa sua.
Improvvisamente un piccolo animale strisciante che gli sembrò un serpente.
Seguiva la scia poiché la serpe era troppo lontana per essere seguita di pari passo,e il freddo, che mozzava il respiro e fiaccava le membra, gli impediva di reggere il passo.
Quando finalmente la raggiunse il serpente prese parola.
-Caro ragazzo, sento che i dubbi ti assalgono, ma non temere la strada che ho preparato per te ti porterà solo alla gloria.-
L'ambiente circostante mutò: non vi era più un bosco, ma un luogo freddo e desolato.
-Cos'è questo luogo?-
-L'inferno.-
-Cosa ci faccio in questo posto?.-
Una mandria di pipistrelli cominciarono a volare in tutte le direzioni, fino a quando non si unirono a formare un'armatura.
-Cos'è quella?-
-Una surplice e ti appertiene.-
Il totem di questa Surplice rappresenta un pipistrello in una posizione piuttosto innaturale, accovacciato sulle zampe piegate e con le ali semiaperte davanti a sé.
Le ali laterali ripiegate dietro la maschera a formare le grandi orecchie dell'animale, arricchite dalle scanalature.
-Questa è la surplice è stata forgiata nel regno dei morti e come avrai capito il suo simbolo è un animale notturno come il pipistrello.
Come ben sai questo animale è legato alle tenebre e alla paura.-
Dopo aver pronunciato quelle parole, il serpente scomparve e il ragazzo, rimase solo con quella suplice che poco dopo venne avvolta da una luce oscura: quello che sembrava un'armatura incastonata cominciò a scomporsi andando ad aderire sul corpo del giovane.
Non appena l'ultimo pezzo coprì il suo corpo una voce possente attirò la voce del rgazzo.
-Bentornato Wimber del pipistrello Stella del Giudizio Terrestre.-
Dopo aver udito quelle parole che riconobbe come quelle signore degli inferi, ricordò ogni cosa e il motivo per cui aveva distrutto la sua città, era perché la sua stella malefica si era risvegliata e il suo signore lo  stava chiamando  nel regno degli inferi.


Note Autrice:
Eccomi qui con un nuovo specter e questa volta è toccato a Wimber.
Non mi soddisfa questa storia, ma non avevo altri idee per questo personaggio che compare solo nella serie del Lost Canvas.
Fa parte dell'armata di Rhadamanthys ed è l'assassino personale di Pandora che insieme a Cube sfida Aldebaran/Hasgard mettendolo in difficoltà.
Grazie per essere arrivati fin qui.

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Capitolo 21
*** Raimi ***




 
Raimi era un ragazzo di circa sedici anni, aveva un corpo smilzo, indossava gli occhiali, aveva dei brufoli sparsi su tutto il volto ed aveva un ciuffo che andava a coprirgli gli occhi ogni volta che muoveva un minimo la testa.
Era spesso preso di mira dai ragazzi della sua età, per essere diverso dagli altri: gli piaceva stare da solo, invece che in compagnia degli altri.
Un giorno di pioggia Raimi decise di fermarsi qualche ora in più nella biblioteca sperando che smettesse di piovere.
Preso dalla lettera non si accorse che l'oscurità aveva invaso la piccola città in cui era nato.
Mentre era lungo la strada per andare a casa sua, si imbatté in un gruppo di ragazzi, di questi Raimi vide un ragazzo che conosceva e con cui aveva scambiato giusto qualche parola.
-Non dovresti essere già a casa sfigato?-
Raimi lo odiava, lo detestava: non sopportava il modo che aveva di fare, il modo in cui si rivolgeva a lui quando lo prendeva in giro e sopratutto quando rideva insieme agli altri.
Il giovane provò ad ignorarlo.
-Non mi rispondi Raimi? Perché non vieni a divertirti con noi?-
In un attimo afferrarono il braccio del povero Raimi e strinsero forte.
Provò a liberarsi, ma cadde a terra e tutti iniziarono a colpirlo, fino a quando non percepì una strana forza e qualcosa andare in suo aiuto.
Si ritrovò a indossare una strana armatura che sembrava fosse viva ed emanava una strana energia che poteva definire oscura, pericolosa e divina.
I colpi di quei ragazzi non gli facevano più male, era come se quella strana armatura difendesse tutto il suo corpo.
Una voce possente, ma allo stesso tempo calma si insinuò nella mente del giovane.
-Uno Specter al mio servizio, non può essere sconfitto da un branco di umani.
Raimi di Worm stella della Terra Nascosta è tuo compito portare all'inferno coloro che si mettono contro di me il signore degli Inferi e i suoi specter.-
Dal momento che la voce scomparve Raimi ricordò il suo passato da specter e solo allora decise di agire.
Con indosso la sua surplice si alzò e gli otto tentacoli, agganciati alla schiena cominciarono a muoversi come se fossero dei vermi che strisciavano attendendo un segnale per attaccare.
Questi tentacoli sono telescopici, totalmente flessibili e terminano con una specie di occhio, attraverso il quale Raimi può vedere all’esterno o comunicare. Attorno agli occhi ci sono anche tre spuntoni, abbastanza resistenti e affilati da perforare facilmente la roccia.
Fu proprio cosi che Raimi usò il suo attaccò una mossa abbastanza semplice, che fa totale affidamento sui tentacoli della Surplice, e che può essere eseguita sia dall’esterno che da sottoterra.
Sfruttando l’effetto sorpresa, Raimi usa i tentacoli per imprigionare i suoi nemici.
Caddero uno ad uno a terra privi di vita, ma lasciò il capo banda per ultimo.
Un tentacolo rimasto andò a colpire alla testa, colui che aveva iniziato tutto.
Lo vide cadere a terra privo di vita con il viso terrorizzato.
Dopo essersi vendicato camminò per l'oscurità diretto verso la sua nuova vita.





Note Autrice:
Con questo specter la raccolta termina qui.
Mi sono divertita tantissimo a immaginare la vita degli specter prima che facessero parte dell'esercito di Hades.
Gli specter sono 108, ma ho deciso di portare quelli che per me sono interessanti.
Raimi non è il mio preferito, ma i poteri della sua surplice sono molti interessanti.
Ringraio tutti coloro che stanno leggendo la  mia raccolta e mi lasciano la recensione.
Ringrazio anche tutti i lettori che leggono la mia raccolta in silenzio.
Grazie per essere arrivati alla fine.

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