La marcia dei Mirmidoni

di lmpaoli94
(/viewuser.php?uid=975081)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il naufragio ***
Capitolo 2: *** La marcia del capitano ***
Capitolo 3: *** La liberazione dei mirimidoni ***



Capitolo 1
*** Il naufragio ***


< Eudoro, stiamo salpando> fece uno dei mirmidoni sopravvissuto alla guerra.
Ma Eudoro non rispose, fissando ancora la città di Troia caduta sotto il volere dei greci.
< Mi avete sentito? >
< Sì. Arrivo immediatamente > rispose l’uomo.
Dalla morte di Achille avvenuta qualche giorno prima, Eudoro ripensava a tutti i momenti passati con il suo signore.
A quando si addestravano insieme e a tutte le lotte che avevano combattuto.
Senza di lui, la sua vita avrebbe preso una piega inaspettata.
Soprattutto in quel momento in cui doveva raccontare tutto a sua madre.
< Manca anche a me Achille. >
< Eris, manca a tutti… >
< Era un grande uomo. >
< Era più di un uomo… Per noi era un Dio da venerare. >
< Peccato che il suo più grande punto debole l’ha distrutto per sempre. >
< E’ stato Apollo a far sì che Achille potesse perire una volta per tutte e non Paride… >
< A quest’ora quel principe starà soccombendo chissà dove. >
< Non m’interessa del destino che la vita ha scelto per lui… Adesso quello che mi preme profondamente è tornare a casa. >
< Non vedete l’ora di tornare in Grecia, giusto? >
< No, Eris… Ho paura del confronto con la madre di Achille per come potrebbe prendere la sua morte. >
< Dovete essere proprio voi a riportargli una simile notizia? >
< E chi sennò? >
< Ma se lei sapesse tutto? Se lei avesse predetto la sua morte? Non scordiamoci che Teti è una Dea. >
< Lo so… Ma nel rispetto di suo figlio, devo dirgli che ha combattuto da eroe fino alla fine, sopperendo solo per il volere del Dio Apollo. >
Dopo l’ennesimo giorno passato sulle spiagge troiane, il sole stava facendo capolino su quella terra ormai distrutta.
< Adesso dobbiamo partire. Il viaggio sarà più lungo del previsto. >
Una volta salpati per l’immenso mare che li avrebbe riportati a casa, Eudoro si richiuse nella sua cabina per non essere disturbato da nessuno.
< Chiamatemi quando saremo arrivati, d’accordo? > aveva chiesto agli altri mirmidoni.
< Sì, Eudoro. >
Il giovane uomo voleva essere lasciato in completa solitudine.
Non aveva voglia di vedere nessuno.
La morte del suo più grande maestro nonché amico gli bruciava ancora.
Dopo essersi sistemato sul suo letto, cercò di non pensare a niente e di rilassarsi.
Ma non era così semplice come poteva essere.
Aveva la mente occupata da mille pensieri e dall’immagine della madre di Achille.
“Teti, devo darvi una notizia spiacevole…”
“So che cosa vuoi dirmi… Si tratta di mio figlio.”
“Ha combattuto come un grande guerriero fino alla fine… Ancora mi dispiace per la sua morte…”
“Tu eri un valoroso braccio destro per lui… Ma il volere degli Dei è troppo grande per un mortale come te… Il suo destino era ormai segnato.”
Nel sentire quelle parole, Eudoro decise di rimanere in profondo silenzio.
“Adesso che cosa farai ora che Achille è morto?”
“Non lo so, mia signora.”
“Continuerai a combattere per una ragione valida?”
“Credo proprio di no. Voglio trascorrere gli ultimi anni della mia vita in completa solitudine.”
“La solitudine è una brutta bestia che distruggerà la tua anima.”
“Allora che cosa dovrei fare?”
“Ritrova la tua voglia di vivere. Tornerai ad essere una persona nuova.”
“Non sarà così facile…”
Ma nel mentre Eudoro stava continuando a sognare, un forte colpo lo ridestò dai suoi pensieri.
Uscendo dalla sua cabina, vide che la nave era stata attaccata.
< Eudoro, dobbiamo abbandonare subito la nave! > gli gridò un mirmidone.
< Ma cosa… >
Una nave gigantesca e possente li stava continuando a colpire con forza inaudita.
< Buttiamoci in mare! >
Non avendo altra via di scampo, i mirmidoni abbandonarono la nave gettandosi in mare.
In quel momento, Eudoro cercò in tutti i modi di non disperdere i suoi soldati e di cercare di non morire.
Ma la furia del nemico era troppo grande e non lasciarono nessuna fuga ai mirmidoni.
Dopo aver nuotato per alcuni chilometri, Eudoro raggiunse un’isoletta posta in mezzo al mare, svenendo subito dopo per la mancanza di forze.
 
 
Quando il guerriero riaprì gli occhi, vide che dinanzi a sé c’era una figura marina che lo stava fissando.
Preso dalla curiosità, si avvicinò a lei per sapere come si chiamava.
“Non è importante il mio nome, Eudoro.”
“Come fai a sapere quale è il mio nome?”
“Io so tutto di te… So che vuoi ritornare a casa… Ma adesso che ci siamo incontrati, puoi ritardare il tuo viaggio.”
“Io… non so…”
“Avanti, rimani con me. Non te ne pentirai.”
La creatura in questione era molto simile ad un sirena dall’aspetto incantevole e traditore.
Ma nel mentre Eudoro stava per essere baciato proprio da lei, emise un urlo che echeggiò in tutta l’isola.
< Lasciami andare! > aveva gridato.
Quando si rialzò di scatto, il mirmidone capì che la visione di quella creatura era stato tutto un sogno.
“Sembrava tutto così vero” pensò.
Girò lo sguardo in tutte le direzioni per vedere se riusciva a trovare almeno uno dei suoi soldati, ma niente.
Era rimasto completamente da solo in mezzo a quel punto di spiaggia posto in mezzo al nulla.
Senza farsi prendere dallo sconforto, Eudoro si organizzò per costruire una barca che l’avrebbe riportato via in mare aperto.
< Eudoro… > si senti chiamare improvvisamente mentre stava radunando la legna.
Quando si girò, vide una figura femminile conosciuta.
< Teti… >
< Questa è una missione che gli Dei ti hanno voluto imporre… Devi riuscire a cavartela con le sole tue forze. >
< I miei soldati… sono morti impunemente… >
< Non è così, giovane guerriero… Sono vivi. Devono solo ricongiungersi con il loro capo. >
< E come potranno mai fare? >
< Lo scoprirai molto più avanti > disse infine Teti lasciando Eudoro immerso in mille pensieri.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La marcia del capitano ***


Eudoro, solo e completamente senza forze, riuscì a ritrovare la sua spada e il suo scudo che il mare aveva trascinato fino a quell’isoletta sperduta.
Dopo il naufragio che aveva colpito tutti i suoi soldati, il capitano si stava dando da fare per costruire una barca abbastanza resistente per potersi raggiungere con i suoi compagni.
Ma il maltempo non gli stava dando per niente un aiuto sperato.
Dovette recarsi in mezzo all’isola tra mille insidie se voleva ripararsi da una pioggia battente che stava martoriando il posto.
Mentre stava cercando di chiudere gli occhi per riposarsi, una nuova visione lo mise in allerta.
Ma questa volta non si trattava di Teti.
“Achille, ma cosa…”
“LO sapevo che saresti rimasto in vita… Tu sei e rimarrai per sempre il mio guerriero più forte…”
“Mio Signore, voi siete ancora vivo?”
“No. Tutto quello che stai vedendo è frutto della tua immaginazione… Ma se adesso riesci a vedermi, è perché ho bisogno che tu compi una missione.”
“Che genere di missione?”
“Devi raggiungere il punto più a nord di questa isola per riuscire a contrastare l’uomo che voleva ucciderti.”
“Ma non è stato solo un uomo a colpirci, bensì…”
“C’è solo un uomo dietro al tuo naufragio… Un uomo che non vede l’ora di uccidere te e gli altri mirmidoni…”
“E chi sarebbe?”
“Mi dispiace ma non posso dirtelo. Devi scoprirlo da solo.”
“Ma mio Signore…”
“Adesso non c’è tempo per riposare. Devi partire all’istante.”
“Ma le mie forze… Non so quanto potrei resistere in mezzo a quella giungla.”
“Ce la farai, ne sono sicuro. Trova un po’ di cibo per nutrirti e vedrai che dopo ti sentirai un uomo nuovo.”
A quel punto, Eudoro acconsentì alla richiesta del suo Signore, rialzandosi in piedi con le gambe che gli continuavano a tremare.
“Fatti forza. Sono sicuro che riuscirai nella tua impresa.”
“Spero che voi abbiate ragione.”
“Dopo questa visione, io e te non ci rivedremo più. Il mondo dei morti mi sta aspettando. Addio.”
“Aspettate…”
Ma ormai era troppo tardi.
Quando Eudoro riaprì gli occhi, vide dinanzi a sé solo la pioggia che continuava a cadere insistentemente sull’isola.
Prendendo il suo scudo e la sua spada, il mirmidone cominciò la sua marcia verso il punto più alto dell’isola tra mille intemperie e pericoli.
 
 
Gli altri mirmidoni stavano galleggiando allo stremo delle forze vicino all’isola dove Eudoro aveva trovato rifugio.
«Finalmente stiamo toccando terra» fece uno di loro con voce flebile.
«Secondo voi dove potrebbe trovarsi il nostro capitano?»
«Non ne ho la minima idea… Spero tanto che i pirati non l’abbiano fatto prigioniero.»
«Dopo Achille, Eudoro è il guerriero più forte della Grecia. Dei maledetti pirati non possano averlo catturato così facilmente.»
«E se avesse trovato rifugio su questa isola?»
«Non ci resta altro che andare a controllare.»
«Ma prima…»
Una volta raggiunta la spiaggia, molti dei mirmidoni caddero a terra a causa dell’annegamento e delle numerose ferite riportate tutte sul loro corpo.
«… Chi ci aiuterà noi?»
«Dobbiamo resistere. Per il nostro bene…»
«Non è così facile…»
Mentre la pioggia stava finendo di cadere su quell’isoletta sconosciuta, un giovane uomo si avvicinò a lui sussurrandogli qualcosa.
«Adesso siete salvi… Venite con me.»
I guerrieri mirmidoni non riuscirono a vedere chi potesse essere, addormentandosi subito dopo per le numerose fatiche che avevano dovuto superare.
 
 
Una volta che Eudoro lasciò la grotta, cominciò rifornendosi di cibo per la grande camminata che doveva percorrere.
Il seguente sentiero era ricco di insidie.
Il freddo e gli animali predatori rendevano il percorso molto difficile da intraprendere.
Dopo tante ore che stava camminando senza sosta, Eudoro si sentiva mancare le energie.
La sua vista si stava annebbiando come se fosse sotto ipnosi.
“Non posso mollare proprio ora…”
Cercando di stringere i denti, Eudoro notò alcuni pezzi di armatura sparsi per il sentiero.
“Ma quelli… sono dei mirmidoni…”
Con grande sorpresa, Eudoro capì che i suoi uomini erano passati di lì.
Ma non poteva festeggiare proprio in quel momento.
I pezzi di armatura non dovevano essere un buon segno.
“Sono qui nelle vicinanze. Ne sono sicuro.”
Dopo aver recuperato miracolosamente le forze grazie alla sua determinazione, Eudoro cominciò a correre più veloce che poté.
Fissando la montagna che costeggiava l’isola, notò che era arrivato solo a metà strada.
Il freddo dell’isola stava divenendo sempre più insopportabile.
Doveva coprirsi con qualcosa al più presto se non voleva prendere un brutto malanno.
«Eudoro…»
Una voce nelle vicinanze attirò l’attenzione del mirmidone.
Girando lo sguardo per riuscire a capire chi potesse averlo chiamato, riuscì ad intravedere un uomo nascosto dietro le siepi.
La figura in questione non era altro che uno dei suoi soldati ridotto in fin di vita.
«Aianos…»
«Finalmente ci rivediamo, Eudoro.»
«Ma che cosa ti è successo?»
«Non riesco a ricordare bene… So soltanto che io e gli altri guerrieri siamo stati attirati fino a qua da un individuo misterioso… Ma non potevamo sospettare che era tutto una trappola.»
«Ma adesso dove sono gli altri?»
«Non lo so… Dopo essere svenuto, ho perso ogni contatto con loro… Spero che loro non abbiamo la mia stessa fine…»
Dopo un attenta occhiata, Eudoro notò che il povero guerriero mirmidone era colto dalla peste.
«Aiados, lasciati aiutare…»
«No. Ormai la mia vita è finita. Le mie forze stanno per mancare…»
«No! Non puoi mollare in questo modo!»
Ma era tutto inutile.
Dopo aver salutato per l’ultima volta il suo capitano, il povero mirmidone esalò l’ultimo respiro.
“Aiados… Non ti dimenticherò mai” pensò Eudoro prima di dare una degna sepoltura ad uno dei suoi migliori guerrieri che avesse combattuto con lui.
 
 
Nel vedere morire uno dei suoi compagni, Eudoro si sentiva sempre più irritato e affranto.
Durante la guerra di Troia, aveva visto morire un sacco di uomini a cui lui temeva tanto (primo fra tutti Achille), ma in quella situazione era tutto diverso.
La sua missione doveva continuare senza intoppi e senza mai fermarsi.
"Ti vendicherò, amico mio. Fosse l'ultima cosa che faccio."
Mentre il freddo continuava a consumare le energie del mirmidone, Eudoro notò in lontananza del fumo che si trovava in cima alla montagna.
"Sono quasi arrivato alla meta" pensò il mirmidone.
Correndo più veloce che poté senza consumare le sue energie, arrivò in cima al sentiero in un tempo strabiliante.
La prima cosa che vede oltre a quel fumo, fu lo spettacolo raccapricciante di alcuni corpi che stavano bruciando sotto quelle fiamme.
«Ti aspettavo tra qualche giorno...» fece una voce acuta e pacata.
«Chi ha parlato?»
«Colui che riuscirà a uccidere tutti i mirmidoni.»
Girando lo sguardo, Eudoro notò un uomo con la barba folta e il viso consumato dal tempo.
«Chi siete voi?»
«Adesso non riuscite nemmeno a riconoscermi? Sono colui che ha ucciso il tuo maestro...»
Nel sentire quelle parole, Eudoro fu completamente scosso da tale notizia.
«Paride...»
«Allora ricordi ancora il mio nome.»
«Come potrei scordarmelo? Hai ucciso il mio migliore amico...»
«E lui ha ucciso mio fratello! La mia vendetta doveva essere consumata.»
«In quel frangente sei stato aiutato dal Dio Apollo... Ma questa volta non sarai fortunato come quella notte...»
Sentendo la rabbia che gli stava ribollendo. Eudoro sguainò la sua spada minacciando il principe troiano.
«Vedo che vuoi andare subito al sodo... Molto bene.»
I due guerrieri si fissavano con sguardo minaccioso mentre il freddo e la neve stavano cadendo incessantemente.
«Questo giorno sancirà la fine di uno scontro epocale. Preparatevi, Eudoro. Sarà una lotta senza esclusioni di colpi.»
«Io sono pronto, principe troiano» replicò il mirmidone preparandosi per attaccarlo.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La liberazione dei mirimidoni ***


Senza perdere ulteriormente tempo, Eudoro si precipitò verso il suo nemico colpendolo con insistenza.
«Avete distrutto la mia casa e ucciso la mia famiglia... E sarete voi l'unico a pagare. Preparatevi, Eudoro.»
«Siete voi quello che avrà la peggio.»
Mentre Paride si stava difendendo magistralmente grazie agli insegnamenti di suo fratello, ricordò al suo nemico che la vita dei mirmidoni era appesa ad un filo dopo che li aveva raggirati e condotti in un luogo dell'isola che solo lui conosceva.
«È tutto un piano studiato nei minimi dettagli» spiegò Paride «Dopo che i pirati vi hanno attaccato, i corpi sofferenti dei mirmidoni compreso il tuo hanno nuotato fino a quest'isola... E dopo aver aspettato giorni e giorni, finalmente il mio piano poteva continuare con la loro prigionia. E adesso il mio piano di vendetta si compirà quest'oggi con la tua uccisione e con la condanna a morte dei tuoi soldati.»
«I mirmidoni sono i più forti soldati del mondo... La loro prigionia non li fermeranno.»
«Questo è tutto da vedere.»
Dopo aver cercato di disarmare il suo avversario, Paride colpì Eudoro all'altezza della gamba facendolo sanguinare copiosamente.
Il mirmidone cadde a terra dolorante.
Ma non si sentiva per niente sconfitto.
«Vi arrendete?»
«Preferisco morire all'istante che arrendermi.»
«Allora preparatevi a soccombere sotto la spada troiana.»
Ma in quel momento Paride non poté immaginarsi che le parole di Eudoro si sarebbero realizzate.
Con uno scocco di freccia in lontananza, il principe troiano fu colpito dove aveva ferito mortalmente Achille.
«Ahhh!» gridò dal dolore «Chi è stato a farmi questo?!»
«Coloro che si sono visti portare via il loro più grande maestro.»
Alzando lo sguardo, Eudoro e Paride videro un gruppo di soldati perfettamente armati marciare verso di loro.
«Soldati miei... Allora siete vivi» fece Eudoro ritrovando il sorriso.
«Nemmeno le profondità della terra possono sconfiggerci» fece un mirmidone.
«Solo la sorte può farci soccombere... Una morte che non sarà oggi.»
«Maledetti!»
Una volta che i mirmidoni si riunirono in cerchio per circondare Paride, sguainarono rispettivamente tutte le loro spade puntandole contro il principe troiano.
«Addio, Paride. Salutaci i tuoi Dei» disse infine Eudoro infliggendogli insieme a tutti gli mirmidoni il colpo di grazia.
 
 
Dopo aver bruciato il suo corpo, Eudoro e i suoi soldati mirmidoni erano finalmente liberi.
«Mio Signore, adesso che cosa faremo?»
«Ce ne ritorneremo alle nostre case... Le nostre mogli hanno atteso fin troppo il nostro ritorno... Preparate la legna. Ricostruiremo una nave degna del nostro nome e raggiungeremo la Grecia da vincitori» disse infine Eudoro scortando i suoi soldati verso la spiaggia dell'isola.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3800166