Gocce

di Lyla Vicious
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***
Capitolo 7: *** VII ***
Capitolo 8: *** VIII ***
Capitolo 9: *** IX ***
Capitolo 10: *** X ***
Capitolo 11: *** XI ***
Capitolo 12: *** Dentro o fuori? ***



Capitolo 1
*** I ***


Parole corrono sulla tastiera come cavalli imbizzarriti, destrieri impegnati in una corsa scandita dall'ispirazione. Mi ritrovo così, priva di ispirazione e priva di qualsivoglia equino. Racconterei volentieri di Ombretta, eccentrica ragazza originatasi da un vecchio sogno. Si, una creazione onirica, partorita direttamente dai laboriosi archivisti del mio cervello. Ma non saprei da dove cominciare. E mentre le mie mani danzano, la mia mente scalpita, scalpita, scalpita arrampicandosi sulle pareti rocciose più impervie.

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Capitolo 2
*** II ***


Mi sono resa conto di aver chiamato Ombretta, la bella e dolce Ocean.

Ocean dai capelli corvini, dalla montatura rotonda, dai poteri sovrannaturali.

Ocean dal modo impercettibilmente sensuale in cui tiene una matita tra le labbra.

Ocean, dagli occhi verdi in cui affogare come un cucchiaino avvolto dalla schiuma di un cappuccino sorseggiato prima dell'orario scolastico.

Prima che la campanella chiami tutti a raccolta per l'appello.

Ocean era la donna perfetta, seppur ancora una ragazzina, in grado di mutare le altrui sembianze, in grado di realizzare disegni che si sarebbero plasmati in panorami concreti.

Ocean era tutto questo, in aggiunta a un sorriso frizzante e sbarazzino dall'aroma di lavanda.

Ricordava i campi di fiori della Provenza.

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Capitolo 3
*** III ***


Quell'eccentrica ragazza si è plasmata nella mia mente, fino a rimanerci sigillata dentro, completamente impressa.

Il fumo della sua sigaretta, tenuta con la graziosa eleganza di Holly Golightly, disegnava cerchi concentrici nell'aria.

Tracciava sicure falcate, cadenzate dal ritmo delle canzoni indie che riproduceva il suo Walkman.

Giusto un po' vintage, eppure hipster fino alla nausea.

La vedevo tutti i giorni camminare verso la fermata dell'autobus.

Conosco la sua identità, anche perché un giorno il suo nome mi è stato rivelato.

Le ho confessato: “Sei parte di un regno d'eletti, sei interessante.”

non ebbi mai l'occasione di conoscere davvero un'emule dell'epoca dei mods, che sfrecciavano incuranti sui loro scooter portati dal vento, una ragazza che aveva già posato lo sguardo su Quadrophenia.

Una rara supernova.

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Capitolo 4
*** IV ***


Ebbrezza di un caldo bacio in punta di labbra, dolce tepore che si propaga in fondo alla laringe tormentata dall'inferno dei giorni.

Amore liquefatto, liquido amante.

Appena la mia mano afferra bramosa un piccolo calice, la mia anima diviene smarrita, errabonda e colma d'immaginazione, colma di apparente felicità mista ad ingenua euforia, vagamente infantile.

Le risate mi ricolmano lo stomaco, le atrocità si mutano in sereno appagamento, la dolcezza frizzantina solletica con insistenza le papille.

Nemico sotto le spoglie di un vecchio amico, forse un vecchio amante, sempre pronto ad offrire, mercenario, dolcezza e consolazione ai rigagnoli di lacrime.

Diviene poi strozzino, mi costringe a pagare il dazio, ruba la bellezza e si rende ladro dei candidi anni.

È illusoria pace, illusorio mormorio di ninna nanne.

E infine canticchio canzoni familiari e sconosciute, ubriaca di una falsa parvenza di gioia, effimera ed ilare letizia.

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Capitolo 5
*** V ***


Un altro ricordo mi sovviene.

Parevano uscite da Cannes,

un angolo di poetica eleganza

nel bel mezzo dell'estiva Provenza.

Sedevano al tavolo di un ristorante,

ornato di fiori umili e spettacolari al contempo,

quasi ad evidenziare la loro surreale presenza.

La madre aveva un sentore di Sophie Marceau,

con la regale giovinezza che ne disegnava il fascino.

Un leggero abito rosso come gote colorate dal candido imbarazzo

le ricadeva fino ai piedi,

graziosamente sollevati da femminei tacchi.

Le figlie

incarnavano lo stereotipo più francese che esistesse.

Una di loro, la schiena nuda e i capelli che le ricadevano leggeri su un intricato vestito nero,

come il mistero.

L'altra indossava un maglione e i capelli le incorniciavano appena il volto,

la bellezza androgina mi colpì come una manifestazione della Sindrome di Stendhal,

mi colpì come l'innamoramento colpisce gli amanti.

Graziosa e francese eleganza,

il ricordo di una vecchia vacanza.

 

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Capitolo 6
*** VI ***


Urla,

perditi nella libertà più ancestrale,

ascolta il tuo più intimo spirito

la tua autentica animalità,

strofina il tuo corpo in preda agli spasmi

su fili d'erba colmi di mistiche vibrazioni.

Unisciti al canto naturale e fondi

le corde vocali a quelle dell'eterno pulsare dell'universo naturale.

Godi, godi, godi,

regalati la gioia incontaminata.

Smarrisci la strada, quella di un percorso già tracciato,

ma non smarrire te stesso,

traccia un nuovo sentiero

ed entra in contatto con la verità del tuo essere.

Con quella belva che dentro te

canta di desiderio.

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Capitolo 7
*** VII ***


Una parte di me avrebbe essere in vita per vivere l'edonismo e l'ottimismo che caratterizzava gli anni ottanta.

Cosa amo di quel periodo? La musica, addirittura la migliore di sempre, gli abiti e gli eccessi, oltre ai capelli e all'impressione che ogni dettaglio fosse un'assoluta novità.

Attendo il giorno in cui brevetteranno la prima macchina del tempo, cosicchè mi sia possibile sperimentare gli albori della new wave, contemporaneamente allegra e oscura, quasi ottenebrante.

Le mie prime mete saranno Londra e Berlino, mentre abbigliata in maniera dark, incontrerò i Cure, ancora un gruppo esordiente, e i Propaganda, di cui adoro Duel in maniera quasi totalizzante.

Dicono che gli anni ottanta siano stati anni di plastica, vuoti e privi di valori memorabili, sprovvisti di una qualsiasi profondità dimensionale, ma la mia visione in merito è del tutto differente.

Sono perfino affascinata dagli spot pubblicitari dell'epoca, per quanto il sessismo palese e ancora imperante mi abbia fatto storcere il naso non poco.

Per quanto concerne i capelli, amo quelle acconciature uniche e stravaganti, a mo' di “dita infilate nella presa elettrica” o “disastro di elettricità”, non ne conosco la ragione, ma so che ne sono innamorata perché la mia testa vi si adatta in modo estremamente naturale, avendo dei capelli dall'indole disastrosa e che godono di vita propria.

Credo inoltre che sia stato semplice capire come io sia rapita dalla sottocultura dark e di come io desideri emularla, vestendomi di nero e bistrattandomi gli occhi dal colore palustre anche durante quel decennio.

Tuttavia quello stile non è l'unico a catturare la mia attenzione, infatti non disdegno neppure il look eccentrico e stravagante alla Madonna.

Esatto, dimenticavo, amo anche la prima Madonna, quella ragazzina scatenata che cercava costantemente di spodestare la coetanea e rivale (per l'evidente somiglianza) Cindy Lauper.

Ne ho sempre adorato il dinamismo, il brio, la frizzantezza, la personalità sbarazzina e l'aura di positività che irradiava, come se ogni problema potesse sparire per almeno cinque minuti della propria vita.

Infine, ma non per ultimo, sono rimasta anche stregata dal film “La ragazza di San Diego”, con i due bellissimi Nicholas Cage e Deborah Foreman.

Trattava della possibilità che l'amore trionfasse nonostante le differenze di classe e di sottoculture, ovvero tra quella preponderante degli yuppies della Valley californiana e quella punk, più controversa, sotterranea e disturbata.

Ma ora termino qui la mia digressione, non vorrei avervi annoiati con le mie divagazioni innamorate, specialmente riguardo ad un periodo storico ubriaco di ottimismo a cui nessuno assisterà mai più.

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Capitolo 8
*** VIII ***


Anche i social network possono fungere con facilità da macchine del tempo, perché no?

In fondo puoi raggiungere qualsiasi informazione in un solo movimento di dita, senza faticare ulteriormente.

Puoi immergerti senza difficoltà in anni che non hai vissuto, tramutarti in una persona estranea al presente, ubriacarti di sensazioni e ricordi che non ti sono mai appartenuti.

Per esempio, è possibile vivere determinate sensazioni grazie a qualche video di YouTube.

È molto semplice catapultare sé stessi all'interno di un decennio diverso da questo, com'è altrettanto semplice non accennare ad accontentarsi.

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Capitolo 9
*** IX ***


Talvolta ci crogioliamo nell'illusione di essere gli unici.

Gli unici ad aver vissuto determinate esperienze, gli unici ad aver sperimentato determinate disgrazie, gli unici a soffrire, gli unici ad avere il proprio modo di vestire e di presentarsi.

Addirittura gli unici a scrivere e gli unici ad amare visceralmente la scrittura creativa.

Esattamente come io, molto superficialmente, tendo ad immaginare di essere l'unica scrittrice amatoriale al mondo.

Credo che molti conoscano la mia sensazione, sia consolante che sconfortante.

Molti vivono nell'idea di essere gli unici e che nessuno potrà mai eguagliarli.

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Capitolo 10
*** X ***


Ecco, sono giunta al momento in cui mi manca l'ispirazione, per quanto il desiderio di scrivere sia comunque più forte della crisi da pagina bianca stessa.

Sono seduta di fronte allo schermo vacuo del mio computer ascoltando pessima musica e pensando a quanto mi sarebbe congeniale un portatile.

“Pensare è per gli sciocchi, i cervelluti si affidano all'ispirazione” o qualcosa di simile, non ricordo esattamente in questo istante.

Sono piena di idee eppure incapace di capire da quale punto cominciare, da quanto ne sono colma.

E dunque trascorro il mio tempo a riempire un foglio bianco di lettere concatenate l'una all'altra, tentando di attribuire un senso a tutto.

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Capitolo 11
*** XI ***


Questo insieme di termini posti in relazione tra loro non ha alcuna pretesa, neppure quella di essere preso sul serio, né quella di possedere un senso logico o attribuirlo a qualcosa.
Sono una persona che ama struggersi nell'universo partorito dalla propria mente, e che contemporaneamente lo detesta, lo vive come una perenne condanna.
Penso che gli scrittori siano i peggiori compagni, sempre focalizzati su sé stessi e su un universo che non esiste che nel loro cervello, sempre ad ambire a ciò che non hanno, a muse sfuggite al loro concreto possesso.
Gli scrittori sono ottimi amanti e pessimi compagni, sanno essere estremamente distaccati e incontrano delle difficoltà a conciliare la loro vita distaccata con le richieste della società, del tran tran del ventunesimo secolo.
Sì, è possibile divenire la musa di uno scrittore, ma solo una delle tante e per un periodo di tempo limitato, quel tanto che non diverrete parte della routine quotidiana, perché uno scrittore respira e deambula in quello che è il sogno, il desiderio.
Quello del quale non giungeranno mai in possesso.
La realtà, beh, lo scrittore le sfugge come un topo balza frettolosamente dalle grinfie di un gatto famelico.
E in qualità di scrittrice posso confermare ogni pregiudizio su di noi, sulla nostra specie e sul nostro club elitario.

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Capitolo 12
*** Dentro o fuori? ***


Come percepisco l'esistenza dopo il ricovero: innanzitutto non si tratta di una pletora di anime dantesche errabonde che graffiano smarrite l'intonaco del muro, no: sono individui in pigiami di flanella o cotone che camminano in maniera quasi cantilenante da un corridoio all'altro, da una stanza all'altra, da una persona all'altra, da un amore all'altro. I miei genitori continuano ad asserire che io non appartenga a quel luogo, ma oramai la laurea di "matta" e la suddetta nomea l'ho conseguita a pieni voti. Ma chi sono i veri matti? Sono lì dentro o là fuori, a giudicare con sguardo bieco, severo e ipocrita chi in quel luogo è dovuto finire, una sorta di orfanotrofio appositamente creato per raggruppare gli orfani dell'equilibrio, della serenità e coloro che la gioia ha finito per abbandonare? E io che sono fuori? Sono veramente uscita da lì? Posso considerarmi guarita?

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