Do You Believe You Could Walk On Water?

di FlyChick
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** No Roots ***
Capitolo 2: *** Back To You ***
Capitolo 3: *** Closer To My Dreams ***



Capitolo 1
*** No Roots ***


1.No Roots
Ciao a tutti/e. Dopo anni senza scrivere, rieccomi qui. Mi appresto a cominciare una nuova avventura con protagonista Shannon.
L'uscita del nuovo album America è stato un uragano d'ispirazioni, che mi ha portato a rileggere la mia precedente storia "I'm a selfish bastard, but at least I'm not alone", nella quale i protagonisti erano Shannon ed Evelyn.
Quella che inizio oggi vuole essere un'ipotetico spin-off, un finale, un continuo, chissà...
Se non avete letto l'altra storia, forse alcune cose non saranno chiare sin da subito. Vi consiglio di andare a darci un'occhiata, giusto per capire meglio la storia fra questi due personaggi, così diversi e così uguali, anche se non è strettamente necessario aver letto l'altra per leggere questa.
Rating arancione.
Vi consiglio, durante la lettura, di ascoltare la canzone che vi lascerò all'inizio di ogni capitolo.
Spero che la storia vi piaccia, fatemi sapere!
Buona lettura!
Baci, Flychick




- Do You Believe You Could Walk On Water? -

No Roots
8 Maggio 2018,
Studio City, L.A.


Alice Merton - No Roots


Estate. La più bella stagione dell'anno. Un'estate californiana, calda e colorata. Le spiagge brulicavano di persone, le strade del centro erano colme di turisti e di tutti coloro che volessero vedere coi propri occhi la magia di quella metropoli dalle mille risorse, dalle mille sfaccettature.
Quante cose erano cambiate. Quante cose erano successe.
Ev
elyn sospirò guardando il cielo azzurro. Attendeva questo giorno da settimane. Era seduta al bordo della piscina nel giardino della loro casa, con un grande cappello di paglia in testa a proteggerla dal sole. La loro casa. Si, lo era sulla carta. Ma non era mai stata il loro nido. Loro non avevano una casa, non avevano una dimora. La loro casa non era mai stata sulla terraferma, non era mai stata un luogo fisso, un punto preciso su di una mappa.
La loro casa era li, dentro alle loro menti e ai loro sogni, dentro ai loro cuori, spesso costretti ad essere lontani.
"Piano Jeremy, lascia stare tua sorella!".
Jeremy.
Harper.
Quante cose erano successe in pochissimi anni. L'uragano che Shannon aveva originato nella sua testa e nella sua vita aveva trascinato con sé molte cose, lasciandone alcune al passato e portando a quelle nuove un pizzico di follia.
Era il suo tutto.
Evelyn non lavorava più da Miranda e non abitava più con Natalia.
Quando tutto il mondo venne a conoscenza del fatto che lei, proprio lei, Evelyn Jones una semplice ragazza di Los Angeles aveva una relazione con Shannon Leto, il negozio di Miranda a Rodeo Drive era diventato un delirio.
Dove c'era Evelyn, c'era Shannon. E magari Jared e Tomo, perché no. Questo era il ragionamento dei fans che avevano cominciato a presentarsi a Rodeo Drive per riuscire ad avere una foto, un saluto o un autografo dei loro beniamini. Inizialmente la cosa non sembrava un problema. La curiosità della gente aveva apportato al fatturato dei due negozi di Miranda una buona crescita, in particolare a quello del negozio nel quale lavorava Evelyn. Ma col tempo la situazione aveva cominciato a diventare sempre più ingestibile, sempre più caotica, fino a raggiungere il punto di non ritorno: Evelyn scoprì di essere incinta del suo primo figlio.
Lo sapevano le sue amiche, Shannon, Miranda ed Emily. Nessun altro.
La situazione era già di per sé stressante, il suo lavoro la faceva stare sempre in piedi, sempre di corsa, ed il caos che si andava a creare giorno dopo giorno, mentre la sua pancia cresceva e tutta la community ed i paparazzi si accorgevano che si, era incinta, Shannon avrebbe avuto un erede, la rendeva ancora più debole, ancora più vulnerabile. Non ce la faceva più.
Evelyn si fece coraggio e decise di lasciare il lavoro. Miranda era spesso dispotica e distaccata, ma dietro la sua maschera, Evelyn sapeva bene che c'era una donna con un cuore grande. Una donna che, ancor prima che Evelyn potesse parlare, sapeva già di che cosa voleva parlarle. Fu una scelta difficile lasciare le sue amiche e la sua vita, ma per la sua salute e per il suo bambino, doveva farlo.
Non avrebbe mai creduto di pensare e fare una cosa simile, ma seguire Shannon nei suoi viaggi attorno al mondo sembrava forse la scelta migliore in quel momento. Forse con lui sarebbe stata più tranquilla.
Sempre insieme. Sempre. Era troppo bello per essere vero. Ed infatti Evelyn, dopo l'ennesimo viaggio, dopo l'ennesimo aereo preso di corsa, non resse lo stress e fu necessario per lei essere ricoverata in un ospedale di Barcellona, per poi ritornare a Los Angeles e restarci. Shannon non era certo il tipo da lasciarsi abbattere, non era certo quello che davanti ad un problema preferiva lavarsene le mani. Aveva subito fatto in modo di trovare una casa, una casa bellissima, nella quale lei avrebbe potuto vivere e presso la quale lui sarebbe potuto tornare ogni volta che un leg del Love, Lust, Faith + Dreams Tour finiva.
Si, erano stati anni molto intensi. Sempre vissuti in corsia di sorpasso. Sempre vissuti giorno per giorno. Momento per momento.
Studio City non era male, era un quartiere molto moderno, abitato da moltissime celebrità, ma ciò che contava era il fatto che Evelyn fosse vicina a Constance, elettrizzata dal fatto di diventare finalmente nonna, e alla casa che Shannon e Jared avevano condiviso per tutti quegli anni.
Prendersi cura del piccolo Jeremy, il regalo più bello che Shannon le avesse mai fatto, le donava ogni giorno un'emozione nuova. Non aveva mai avuto granché spirito materno, non aveva mai desiderato figli a tutti i costi. Jeremy era semplicemente arrivato, così, da un momento all'altro. Aveva portato sgomento, gioia, stupore e novità nella sua vita. La presenza discontinua di Shannon nelle loro vite era sicuramente la mancanza più grande per lei e per Jeremy, che poco dopo aver compiuto un anno, ricevette la notizia che la pancia della mamma non era così grande perché aveva mangiato troppe fette della sua torta di compleanno, ma era perché la cicogna stava per portare, di li a pochi mesi, la piccola Harper. Era Luglio, un'estate calda, esattamente come quella che sembrava incominciare in quel preciso istante.
Evelyn prese l'iPhone, alzò il braccio puntando la fotocamera su sé stessa cercando di trarre la luce migliore. Scattò.
Fare la mamma non era il suo unico lavoro. Dopo essersi licenziata aveva dovuto reinventarsi.
Indossava un elegantissimo costume intero rosso, sgambato, come dettava la moda per quell'estate. I due lembi di lucente lycra rossa che le coprivano il seno allacciati dietro al collo. I fluenti capelli rossi le cadevano sulle spalle ancora chiare.
Era meravigliosa.
Scelse il filtro migliore da applicare alla foto, pronta per essere caricata su Instagram. Qualche hashtag, il tag del brand del costume e del cappello di paglia, una frase semplice.
Done
"Mamma, mamma."
"Dimmi Harper."
E
velyn distolse subito l'attezione dall'iPhone.
"Leo non può fare il bagno in piscina?"
"Tesoro no, Leo è un gatto. Non un pesce." e le baciò la testolina bagnata.
Harper non sembrò delusa dalla risposta, aveva già in mente a cosa giocare in alternativa. Corse verso la piscina e con un salto piuttosto goffo si tuffò in acqua.

Si, si poteva dire che stesse facendo la bella vita. Sicuramente era la vita che tante persone sognavano. Una casa meravigliosa. Un lavoro che le dava indipendenza. Due figli bellissimi. Ma Shannon era sempre stato la sua più grande mancanza nella vita di tutti i giorni. Si vedevano poco, a volte una volta alla settimana, a volte una volta al mese, o come in quel momento, dopo mesi. Non era sempre Shannon a tornare da loro, a volte erano loro ad andare da lui, in qualunque parte del mondo fosse, ma questo accadeva abbastanza di rado vista l'età dei bambini.
Jeremy e Harper erano cresciuti così. Con mamma Evelyn. Papà andava e veniva, gli portava regali, FaceTime era il loro canale di comunicazione più frequente. Soltanto mentre Shannon era a Los Angeles per lavorare all'ultimo album, America, avevano avuto modo di stare veramente col loro papà.
Il telefono tintinnò.
Posso chiamarti?
Era Nat. Evelyn rise.
Si certo.
Non ci volle molto, solo un nano secondo.

Nat calling

swipe to answer

"Pronto?"
"Lo voglio assolutamente!"
"Oh, ciao Nat. Anche io sono contenta di sentirti. In effetti, non ci sentivamo da stamattina."
"Voglio assolutamente quel costume, quando esce??"
"Tranquilla Nat, da domani lo trovi sul sito."
"Ti sta una favola!"
"Grazie, sono sicura che sulla tua pelle abbronzata starà ancora meglio. Con Brandon tutto ok?"
Eh si. Natalia si era finalmente fidanzata. E con nientepopodimeno che... Brandon! Il loro collega. Ed ora vivevano insieme in quello che era stato, fino a qualche anno prima, l'appartamento di Nat e Evelyn, a Westwood.
"Tutto ok, tutto solito. Andiamo al lavoro, torniamo, ceniamo, scopiamo, dormiamo e via così tutti i giorni." 
Evelyn scoppiò a ridere. Nat era rimasta la stessa di sempre. L'animo latino, la lingua biforcuta, il cuore grande. La loro amicizia era perdurata negli anni, e mai e poi mai si sarebbe potuta sciogliere. Le era sempre stata vicino, anche durante le due gravidanze.
"Hahaha, ok, ora che so che sei sessualmente attiva sono molto più tranquilla."
"A proposito, Shannon quando torna?"
Il cancello automatico si aprì. 
Una lucidissima Range Rover nera entrò velocemente, percorrendo il sentiero che dava al garage e facendo girare le teste di Evelyn e dei bambini.
I 30 Seconds to Mars erano nel bel mezzo del leg europeo. L'ultima data era stata Colonia, in Germania, due giorni prima. Shannon aveva deciso di tornare e di passare del tempo con Eve e i bambini. Sarebbe dovuto ritornare in Europa entro il 26.
Harper e Jeremy uscirono dalla piscina e corsero verso di lui.
"Piano Harper!" disse Evelyn alzandosi, "E' arrivato ora Nat, ci sentiamo più tardi."
"Ok bambola, a dopo. Un bacio."
Shannon, visivamente provato, scese dalla macchina, ma non appena si accorse che i bimbi stavano correndo verso di lui la sua espressione cambiò immediatamente. Aprì le braccia e sorrise, inginocchiandosi aspettando che lo abbracciassero. Non gli importava che fossero bagnati fradici.
Evelyn osservò la scena, scattando una bellissima foto.
-Quanto mi sei mancato, amore mio.-


Eccoci. Spero di avervi incuriositi. Vi lascio il link a qualche immagine qui di seguito, in modo che le parole possano avere una forma più concreta.
Spero di leggere presto la vostra opinione.
Baci, Flychick
Evelyn 
Jeremy
Harper

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Capitolo 2
*** Back To You ***


2.Back To You

- Do You Believe You Could Walk On Water? -

Back To You
8 Maggio 2018,
Studio City, L.A.

Goapele - Back To You


Un bacio tanto desiderato quanto atteso. Un abbraccio stretto. Un abbraccio che da settimane sembrava soltanto un ricordo.
La maglietta di Shannon bagnata dai bambini appena usciti dalla piscina.
Un brivido. Un brivido di freddo, un brivido di fervore.
"Ciao bimba."
"Ciao Shan." e lo abbracciò stretto, ancora, "Non sai quanto mi sei mancato amore mio. Come stai?"
Finalmente a contatto, finalmente stretti in un abbraccio, finalmente l'uno insieme all'altra.
"Stanco, ma benone. Accidenti Eve, non posso arrivare qui e trovarti con questo addosso."
La mano di Shannon era già sulla sua nuca per slacciarle il costume.
"Shannon!" lo fermò lei, "Ci sono i bambini!" sussurrò, ma Jeremy e Harper stavano già rincorrendosi per tutto il giardino per la felicità, noncuranti di ciò che stesse succedendo fra loro due.
Evelyn sospirò osservando i due bambini mentre giocavano, e sorridendo disse: "dammi una mezz'ora per fare il bagno a queste due piccole pesti, poi sono tutta per te."
Shannon rise.
"Io scarico le valigie intanto. E magari mi faccio un caffè."
Evelyn gli carezzò il viso.
"Si, ma dovresti anche riposarti un pò. Hai la faccia stravolta. Non so quanto un caffé possa sistemarla. Fatti una doccia. Poi mi racconti tutto." e gli diede un ultimo leggero bacio, "Bimbi, coraggio! A fare il bagno. Avete sguazzato abbastanza per oggi. Jeremy! Harper!"
Jeremy deviò la sua corsa verso la grande porta finestra che dal giardino portava nel soggiorno, proseguendo per il corridoio. Salì le scale senza rallentare nemmeno un secondo e si catapultò dritto in bagno. Harper lo seguiva ridendo come una pazza, divertita dal gioco. Nonostante fosse più piccola, non voleva darla vinta al fratello e correva a più non posso per stare al passo.
Shannon aspettò che Evelyn finisse di sistemare i bambini e si concesse finalmente una doccia rilassante. Ancora non credeva che per un pò di tempo avrebbe avuto i piedi ben saldi a terra, abituato com'era alla frenesia caotica del tour.
Sospirò.
Finalmente un pò di meritato relax. L'acqua scorreva sulla sua pelle, sulle sue spalle, sui suoi tatuaggi. Silenzio. Quella cosa che spesso mancava nella sua vita da musicista. Ogni tanto ci voleva, ogni tanto anche le rockstar avevano bisogno di fare una pausa per ricaricare le batterie. Ogni tanto sentiva il bisogno di dover ritornare a casa.
Casa.
Che cos'era quella casa per loro due? Erano quattro mura. Erano semplicemente questo. Il loro rapporto non aveva radici, non aveva origini, la loro casa era dove il cuore e la follia li portavano. Non importava se quel posto fosse un'isola sperduta, una città affollata, una stanza d'hotel o una casa sulle colline della California.
Shannon.
Evelyn.
Ma anche Jeremy e Harper.
Questa era la loro casa. Questo era il loro tutto.
Infatti a cena i bambini non sembravano voler mollare il loro papà nemmeno per un attimo. Uno, seduto sulla sua gamba destra, simulava un attacco aereo con il suo aeroplanino, utilizzando i tatuaggi sparsi sul corpo del papà come basi aeree; l'altra, seduta sulla gamba sinistra, disegnava ritratti di tutta la famiglia, scrivendo i nomi di tutti con le poche lettere che sapeva scrivere.
"Dai bambini, sedetevi al vostro posto. Avrete tempo tutta la giornata di domani per giocare." cercò di dire Evelyn.
"No," fece Shannon, "lascia che facciano."
Evelyn non disse più nulla, restando a guardare.
Non avrebbe mai pensato che sarebbero arrivati a fare una cosa del genere. Non avrebbe mai pensato, negli anni passati, che un giorno Shannon sarebbe arrivato a scombussolarle la vita come aveva fatto. Non avrebbe mai pensato di riuscire a superare il suo passato e di ricominciare a vivere, a sorridere... proprio con lui. Ma soprattutto, non avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbe diventata la madre dei suoi figli. Si, perché Shannon le aveva fatto tantissimi regali nella sua vita, sempre. Le aveva sempre portato qualcosa dai suoi viaggi, dai suoi tour, anche quando non voleva proprio saperne di avere a che fare con lui. E proprio allora mai avrebbe creduto che un giorno sarebbe riuscito a farsi breccia nel suo cuore, nelle sue paure, nella sua mente, nei suoi fantasmi e che le avrebbe regalato qualcosa di così grande come Jeremy e Harper.
Se l'amore aveva occhi, erano quelli azzurri di Harper.
Se aveva voce, era quella di Jeremy tutte le volte che la chiamava "mamma".
Se aveva un profumo, era quello di Shannon.
Evelyn portò Jeremy e Harper a dormire. Li mise a letto un pò prima del solito, quella sera voleva dedicare a Shannon tutto il tempo che poteva dargli. Voleva stare con lui, voleva recuperare tutti quei giorni passati lontani.
Sgattaiolò nella loro camera. Shannon, sul balcone, stava per finire di fumare la sua sigaretta. Fece per dirle qualcosa, ma lei gli fece segno di stare zitto, onde evitare di svegliare i bambini. Si tolse la vestaglia di seta bianca e lo raggiunse camminando in punta di piedi, indossando un completino intimo di pizzo bianco che lasciava intravedere ogni dettaglio del suo corpo e i suoi tatuaggi.
"Shannon quando smetterai di fumare?" gli sussurrò.
Shannon soffiò via l'ultima nuvola di fumo, buttando via il mozzicone.
"Eve quando smetterai di essere così terribilmente sexy?" e la tirò verso di sé, chiudendola fra le sue braccia.
Le loro labbra a pochi centimetri l'una dall'altra.
"Ho una rockstar da tenermi." lo guardò col suo sguardo tanto ingenuo quanto felino.
"Te l'ho detto e te lo ripeto, Evelyn Jones. Non ti libererai facilmente di me."
Lei indietreggiò ritornando in camera, senza mai distogliere lo sguardo da quello di lui.
Shannon non si mosse, osservandola mentre le poche cose che aveva addosso scivolavano al suolo una ad una. I capelli ondulati le coprivano il seno. Quanto aveva atteso quel momento.
"Resti li?" gli chiese, con quel tono apparentemente innocente. Quel tono che sapeva che l'avrebbe fatto cedere all'istinto.
Shannon non se lo fece ripetere due volte. La prese in braccio letteralmente buttandola sul letto, dietro di loro, e si liberò di tutto ciò che aveva ancora addosso.
Quanto l'aveva desiderata. Il pensiero di quel corpo minuto, quei capelli rossi...
Evelyn chiuse gli occhi rilassandosi fra le lenzuola, lasciando a lui il compito di guidare.
Shannon era esattamente ciò di cui cantava Jared.
Un uragano.
Era un uragano che non lasciava scampio. Una tempesta, un vulcano in eruzione. Shannon era esattamente questo, una forza della natura. Un vortice di emozioni e sensazioni, dal quale lei voleva farsi trascinare e sconvolgere per il resto dei suoi giorni.
Sapeva essere dolce e forte allo stesso tempo, sapeva come rendere ogni loro momento indimenticabile.
Evelyn tremò aggrappandosi alle lenzuola, pregando perché Shannon continuasse, più forte, fino a raggiungere l'estremo piacere che solo lui sapeva darle.
Evelyn rabbrividì.
"Freddo?" chiese Shannon.
La portafinestra che dava sulla terrazza era rimasta aperta e le leggere tende di tulle svolazzavano ondeggiando, contornando un meraviglioso cielo stellato di un blu intenso.
"Un pò." rispose lei.
Finalmente poteva dormire fra le sue braccia.... Ma non riuscirono a dormire molto di più di quanto entrambi dormivano di solito.
Rumore di piedini che correvano in corridoio e urla di gioia mista a paura li svegliarono alle 6.25. Jeremy simulava l'attacco di Pearl Harbor lungo le scale, mentre Harper dal piano di sotto rideva divertita e talvolta urlava di spavento quando lui le lanciava dardi di gommapiuma cercando di riprodurre il rumore delle bombe facendo suoni buffi.
Evelyn aprì gli occhi. Shannon la stava guardando divertito.
"Oh oh, c'è un attacco aereo nella sala da pranzo."

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Capitolo 3
*** Closer To My Dreams ***


3.Closer To My Dreams
- Do You Believe You Could Walk On Water? -

Closer To My Dreams
9 Maggio 2018,
Studio City, L.A.

Goapele - Closer To My Dreams

I tatuaggi di Evelyn erano diventati undici. Gli eventi e le emozioni vissute negli ultimi anni avevano fatto sì che sentisse l'esigenza di fissare alcune cose sulla propria pelle. Voleva sempre con sé qualcosa che simboleggiasse, nel bene e nel male, le vittorie e le sconfitte della sua vita. O meglio, della sua rinnovata vita.
Una piccola triade all'angolo del polso sinistro. Un piccolo diamante sul polso opposto. Due tatuaggi legati l'uno all'altro da un significato chiaro, posti in modo esattamente simmetrico.
I nomi di Jeremy e Harper all'interno del braccio destro, in un corsivo talmente calligrafico e personale da sembrare quasi illeggibile. E... l'undicesimo.
Anche Shannon aveva voluto fare lo stesso. I nomi dei suoi figli erano ora indelebili, in caratteri greci, all'interno del suo braccio sinistro. Quelle dodici lettere erano stati uno dei tatuaggi più ricercati e immortalati dai fotografi, sin dal primo momento in cui quelle poche linee furono notate da qualche Echelon molto attenta ai dettagli mentre Shannon alzava le braccia per battere le bacchette sulla sua batteria ai concerti, mentre indossava gli occhiali da sole all'uscita dagli studi di registrazione a Studio City o mentre si infilava nei locali più esclusivi di Beverly Hills, e poi da loro postate sui social. Ma sin dall'inizio della loro avventura, Evelyn e Shannon avevano deciso che le glyphics rosse e blu non sarebbero state l'unico tatuaggio ad accomunarli. Col tempo si erano aggiunte alla lista la triade e i nomi di Jeremy e Harper. Ma ancor prima di questi, i due decisero di scrivere sulla propria pelle qualcosa che li avrebbe legati e fatti sentire vicini anche quando erano esattamente da parti opposte del pianeta.
Una linea.
Una semplicissima e sottile linea nera.
La linea è l'estensione di un punto, è ciò che lo collega indissolubilmente ad un altro.
Ha un inizio e una fine, e tutto ciò che sta al suo interno è un viaggio, un cammino continuo, una metamorfosi.
Una semplice e sottile linea nera.
Attorno all'anulare sinistro, per Evelyn. Attorno invece all'avambraccio sinistro, per Shannon.
Quel braccio che lei adorava sentire attorno a sé quando finalmente potevano stare insieme, passare la notte insieme, dormire insieme, vivere... insieme.
Evelyn ascoltava attentamente, cercando di studiare i movimenti dei bambini. Harper sembrava non gridare più dal piano di sotto. Anche Jeremy taceva.
"Oh, avranno sicuramente trovato il telecomando che ho nascosto e staranno guardando la tv. Quando c'è questo silenzio è perché sono concentrati ad ascoltare Bugs Bunny, Spongebob o Topolino che parlano a volume 2."
Shannon sorrise.
"Si, sono due vecchie volpi. Esattamente come te. E non c'è niente da ridere, Shannon Leto." scherzò lei, dandogli un bacio.
Dalla grande vetrata che dava sul balcone, ancora aperta dalla sera precedente, entrava una luce leggera accompagnata dalla fresca brezza mattutina. Los Angeles non si era ancora svegliata del tutto.
Evelyn sospirò guardando fuori, "Non possiamo stare qui per sempre?" e strinse Shannon cercando il più possibile il contatto con la sua pelle.
Shannon non rispose, sapeva che Evelyn era già ben cosciente del fatto che non sarebbe mai stato possibile. La strinse di conseguenza, dandole un altro bacio. Evelyn si girò su un fianco, appoggiando il gomito sul cuscino e la testa spettinata sulle nocche della mano destra. Shannon fece lo stesso, girandosi verso di lei, convinto che avesse qualcosa da dirgli.
Evelyn lo guardò dritto negli occhi acennando un lieve sorriso sulle labbra, cercando sempre più a fondo in essi.
"Quanti giorni," disse, "quante notti a chiedermi sempre le stesse cose, Shannon. Sognando continuamente la nostra vita e chiedendomi se fossi davvero abbastanza. Se fossi abbastanza per te."
Shannon non capiva.
"Pensavo continuamente a quello che mi dicevi, pensavo a tutte le tue parole. Me le ricordo tutte quante, una ad una, sin dal giorno in cui hai scoperto ciò che ti nascondevo. Pensavo continuamente a quanta ragione c'era nelle tue parole."
Shannon non disse nulla, voleva sentire tutto ciò che aveva da dirgli.
"No, forse non ero grande abbastanza. Chissà, o forse non ero pronta o semplicemente avevo solo paura. Non ero pronta per quello che la vita mi stava dando. Perché avevo troppa paura. Avevo paura di perderti prima ancora di averti."
Avrebbe voluto dirle che era stato un errore, era stato tutto un grandissimo errore, ma non lo fece. Lo aveva già fatto a suo tempo. Restò zitto, guardandola sempre dritto negli occhi.
"Volevo solo essere libera, spensierata, o avere qualcuno che avesse bisogno di me. Perché io volevo che tutti pensassero che io, io non avessi bisogno di nessuno."
Evelyn guardò il soffitto.
"Ogni giorno mi sentivo come se non riuscissi a respirare. Non riuscivo più a dormire, mi sembrava di avere il peso del mondo intero tutto quanto su di me, addosso a me a annientarmi piano piano... Ma andava bene. Andava bene così. Dopo un pò di tempo tutto questo non era più una brutta sorpresa, mi ci ero abituata. O forse mi ero rassegnata al fatto di abituarmici."
Evelyn guardo in basse verso le lenzuola, aspettando di vedere la macchia scura delle sue lacrime cadere sulla stoffa. Shannon non esitò nemmeno un attimo. Allungò il braccio e la strinse, lasciando che continuasse.
"Invece di amare i miei problemi fossilizzandomi in essi, avrei dovuto amare me stessa, e scoprire cosa c'era oltre la paura. Ma era troppo pesante portare il mio stesso peso, era un peso troppo grande per me, era qualcosa da chiudere nel silenzio e tentare di dimenticare."
Evelyn si interruppe, chiudendo gli occhi facendo uscire le lacrime. Shannon le sentiva scorrere sulla sua pelle.
"Non volevo uscirne. Non meritavo niente. Tu eri davvero ciò di cui avevo bisogno, eri il rimedio a tutto quanto. Lo sei sempre stato. E io ti devo tutto."
"Non mi devi niente." disse lui asciugandole le lacrime e dandole un bacio sulla fronte, "Ti ho detto mille volte che non devi più pensare a quello che è stato. Mai più. Ok?"
"Ora sento che sto andando sempre più in alto, sempre più vicino ai miei sogni. Su, sempre più su..."
Evelyn scosse la testa.
"A volte ti sembra di non riuscire ad oltrepassare qualcosa, ogni ostacolo sembra insormontabile. A volte, ti sembra quasi di essere bloccato lì per sempre senza nessuna possibilià di cambiare. Ma poi... tutto ad un tratto posso quasi toccare il cielo con un dito. Sei tu. Mi fai davvero pensare che si dovrebbe soltanto lasciar perdere, mollare tutto, lasciare che i propri timori brucino per poterli radere finalmente al suolo. Spingendo via ogni paura in modo che io possa andare avanti, avvicinandomi sempre di più a quello che voglio veramente essere. E ti sento... dentro di me, nella mia mente, in ogni momento, tutti i giorni. A ripetermi tutte queste cose e a darmi la carica per poterlo fare realmente. Chiudo gli occhi e vedo ciò in cui credo veramente. Vedo voi, e sento tutta quest'energia scorrere nelle mie vene. Quando Jeremy e Harper sono nati, anche io sono rinata con loro. So che non ce l'avrei mai fatta da sola, tu mi hai fatto andare oltre ciò che potevo vedere e che non volevo vedere. Ora posso finalmente chiudere gli occhi, aprire i polmoni e respirare. E ci sono così tanto vicina ai miei sogni che sembra..." Evelyn scosse di nuovo la testa, "...quasi strano. Posso sentirli, toccarli, uno ad uno."
Shannon accennò un lieve sorriso. Quelle parole erano talmente spontanee e perfette da sembrare quasi il testo di una canzone. Una canzone di rivincita, di speranza. La canzone che ogni artista sogna di scrivere, prima o poi.
"A volte ti sembra quasi di non riuscire a cambiare mai. Sei convinto che non cambierai mai. Ma in realtà, sei tu che non scegli mai di andartene da ciò che sei. Non scegli mai di cambiare strada e andare via..."
"E' perché qualcuno doveva semplicemente darti una spinta." concluse Shannon alzandosi dal letto.
"Si."
"Ma ora non ne voglio più parlare. Ne abbiamo parlato abbastanza in questi anni, non credi?" sorrise Shannon raccogliendo i suoi vestiti.
"Si." disse Evelyn sedendosi sul letto "Si, hai ragione. Ma forse è solo un modo per ricordarmi di non tornare mai indietro. E di quanto sono stata fortunata a trovare te."
Si alzò indossando la sua vestaglietta bianca di raso.
"Il destino è pazzo, non è cieco. E' proprio pazzo." concluse Evelyn.
"Bisogna essere pazzi nella vita. Altrimenti, sai che noia?"
"Hai proprio ragione amore mio." rispose Evelyn mettendogli le braccia al collo, "Hai proprio ragione."
Grazie al fondamentale supporto di Shannon, non solo Evelyn aveva ricostruito la propria vita pezzo per pezzo, ma era riuscita a diventare un'imprenditrice. Shannon era sempre stato il suo trampolino di lancio, la miccia che accendeva il fuoco dell'entusiasmo, l'uragano in grado di trascinarla dentro il suo insolito mondo.

"Eve, ormai tutti sanno. Ormai tutti sanno chi sei. Fatti un profilo Instagram. Vedrai, avrai seguito. Stacci un pò, metti qualche foto... Nel frattempo, mentre i tuoi followers cresceranno, pensa a cosa vorresti fare."
"Beh, ho lavorato nella moda. Magari qualcosa di inerente. Però un brand di moda forse è troppo..."
"Perché?"
"Perché ci vuole un grande investimento. Sia economico che creativo."
"Non pensare ai soldi. Lo sai che non devi preoccuparti. Ti aiuterò io."
"Siamo in California. Le ragazze impazziscono per ogni nuovo brand di costumi da bagno, occhiali da sole o cose simili."
"Ok. Non devi far altro che scegliere e disegnare. Al resto ci penso io. Ti troverò chi sarà in grado di produrre le tue creazioni, chiederò a Terry di farti le foto. E se la cosa ha successo, e lo avrà, crea una pagina anche per il tuo brand, registralo, apri un negozio online e il gioco è fatto."
"Shan sembra tutto così facile per te..."
"Ci vorrà un pò di tempo, ma vedrai, fidati di me. Black Fuel mi ha insegnato tanto. E poi, sarai la modella di te stessa. Non è un pò il tuo sogno che si realizza?"

Evelyn era riuscita a conquistare i social media.
Anche Shannon aveva ora un altro business oltre a fare il musicista.
Black Fuel. Caffé. Caffè biologico.
Il caffé era una delle cose indispensabili per Shannon nella vita di tutti i giorni, fra un gate e l'altro, fra un concerto e l'altro, fra un tourbus e l'altro.
Il profilo Instagram di Evelyn brulicava di followers. Così come la pagina del suo brand. Le influencer di tutto il mondo e le ragazze californiane in particolare amavano molto le sue creazioni, mostrandole sui loro profili social come vere fotomodelle posando in spiagge esotiche e meravigliose. Evelyn stessa aveva ormai imparato i trucchi del mestiere. Terry l'aveva istruita bene. Ogni volta che le faceva un servizio fotografico all'uscita delle nuove collezioni aveva sempre qualche dritta da darle, e lei come una spugna assorbiva tutte quelle informazioni preziose che sempre davano i loro frutti.
Evelyn però si era data una regola fondamentale. Non condivideva mai particolarti sui suoi figli o sulla sua vita privata sulle piattaforme social. Raramente condivideva loro foto, soltanto quando queste erano particolarmente belle o significative.
"Finalmente caffé!" disse Shannon sedendosi su uno sgabello in cucina.
"Sono soltanto le 8.30 Shan."
"Già, ma mi aspetta una lunga giornata."
Evelyn prese la sua tazza e si sedette accanto a lui, mentre Harper e Jeremy giocavano nel soggiorno. Harper, travestita da Elsa, cantava la sua canzone preferita, storpiando tutte quelle parole che ancora non conosceva o che erano troppo complicate da dire così velocemente. Jeremy si tappava le orecchie, cercando di disegnare la Justice League con i suoi pennarelli in santa pace.
"Let it goooo, let it goooo!" cantava Harper imitando il balletto di Elsa.
"Tua figlia è una cantante." ridacchiò Evelyn.
Shannon sorrise, "In realtà dice di essere indecisa. Se fare la cantante, la ballerina o la principessa."
"Però, ambiziosa."
Jeremy nel frattempo aveva sbagliato di nuovo i colori della divisa di Flash, distratto dalla frenetica coreografia della sorella.
"Basta Harper! Sei stonata! E mi fai sbagliare!"
Lei, imperterrita, terminò la canzone con un grande inchino verso i genitori.
"Shan," cominciò Evelyn, "ti ricordi quell'intervista che avevamo fatto per Rolling Stone? Quando ero incinta?"
"Si, perché?"
"Perché mi hanno chiesto di farne un'altra. Visto il successo del brand, la vita da mamma e da fidanzata di una rockstar... forse sono un soggetto interessante per loro. Che ne pensi?"
"Direi che è un'ottima opportunità. Questa volta però sarai da sola, per cui è probabile che ti facciano qualche domanda 'di troppo'. Dovrai essere preparata."
"Si, certo. Cercherò di non farmi cogliere di sorpresa e di essere pronta a tutto."
"Quando sarebbe?"
"Domani."
"Domani??"
"Si."
"Bene, allora vorrà dire che io, Jeremy e Harper staremo in piscina tutto il giorno. Non è vero ragazzi??"
I due iniziarono a saltare e a strillare di gioia.
"Va bene," li interruppe Evelyn, "Ma mi raccomando. Crema solare, niente piscina dopo i pasti e..."
"...e riposino all'ombra nelle ore calde." concluse Shannon. "Se un'ottima mamma. La più sexy di tutta l'America."
"Dio, Shannon smettila." si alzò lei prendendo le tazze vuote di entrambi e mettendole nella lavastoviglie, "Forse ero sexy prima di avere questi due diavoletti." sdrammatizzò, nonostante le due gravidanze non avessero cambiato di una virgola il suo corpo.
"Ma che stai dicendo? Ah, a proposito. Importantissimo. Domani non dire a Rolling Stone che le sei posizioni del Kamasutra che ci sono sulla copertina del nostro nuovo album sono quelle in cui abbiamo concepito Jeremy e Harper."
"Shannon! Ma che diavolo..." Evelyn si passò la mano sulla faccia scuotendo la testa sconcertata, mentre Shannon rideva.
"Oh, tu e le tue cazzate. Non riesco neanche a essere arrabbiata con te."
"Hahaha!"
Il telefono di Shannon tintinnò.
"Ah, c'è Jared."
"Ok."
"Vado io." e si alzò per aprire la porta.
Jared era vestito totalmente di bianco, Gucci da testa a piedi.
"E' arrivato Gesù Cristo." fece Shannon non appena lo vide.
"Chi è lo zio migliore di tutta l'America?" chiese Jared entrando, in attesa della risposta dei due nipoti.
"Zio Jared!" risposero i due in coro correndo da lui.
"Questa cosa che esci con Alessandro Michele ti sta un pò dando alla testa."
"Oh, Shannon cosa ne vuoi sapere." concluse Evelyn, "Jared non sarebbe Jared senza essere così 'extra'."
"Zio Jared, mettiti questi!" fece Harper allungandogli la corona e lo scettro di Elsa.
Jared non esitò un secondo, iniziando a cantare a squarciagola la stessa canzone che Harper ormai aveva cantato almeno dieci volte. Formavano un duetto perfetto, la corona e lo scettro di Elsa davano a Jared un tocco decisamente di classe, in perfetta sintonia col suo look total white.
Evelyn e Shannon avevano le lacrime agli occhi dalle risate. Jeremy invece non capiva proprio cosa ci fosse di così divertente, continuando a tapparsi le orecchie e preferendo disegnare ora gli animali della savana.
"Eve, io e Jared andiamo a strimpellare due note."
"Ok, io ora porto i ragazzi a fare un giro all'aria aperta. Magari passo a Rodeo Drive da Miranda. E' un pò che non ci vado. Ma prima," e si voltò verso il soggiorno, "devo rimettere a posto questo casino."

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