L'Ordine di Felix_Felicis00 (/viewuser.php?uid=638784)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo e regolamento ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 1 *** Prologo e regolamento ***
L’Ordine
11 maggio 2022
Poche ore dopo
La luna era alta nel cielo e la sua luce splendeva sul castello di
Hogwarts. L’unica stanza illuminata era l’ufficio
della preside; Minerva McGranitt camminava su e giù per la
stanza, riflettendo. Indossava ancora un paio di pantofole e una lunga
vestaglia da notte. Era stata svegliata poco prima da un gufo che
picchierellava contro la sua finestra con una lettera nel becco
dall’aria importante. Quando l’aveva letta,
l’era quasi venuto un infarto.
La preside ne aveva viste tante nei suoi anni di carriera ad Hogwarts,
ma era da un po’ che una cosa del genere non succedeva. Gli
ultimi anni, infatti, erano stati piuttosto tranquilli: qualche
marachella qua e là, un paio di ossa rotte e alcune partite
di Quidditch annullate, ma niente di più. Ora, invece,
arrivata al suo ultimo anno nelle veci di preside, ecco che una delle
paure più grandi che avesse, era diventata
realtà.
Ancora non poteva credere che qualcosa del genere fosse capitato sotto
i suoi occhi senza che avesse avuto modo di impedirlo. Ovviamente aveva
sentito parlare dell’Ordine prima, ma mai aveva pensato che
fossero capaci di uccidere qualcuno. Li aveva sottovalutati e adesso
una studentessa era morta.
Gli Auror sarebbero arrivati di lì a poco per interrogare
gli studenti sospettati dell’omicidio e avrebbero utilizzato
il suo ufficio per farlo. Sperava solo di arrivare al succo di questa
faccenda in fretta, perché altrimenti sarebbe stato un duro
colpo per Hogwarts e per lei stessa: non era certo così che
sperava di finire il suo percorso lavorativo.
Era ancora persa tra i suoi pensieri, quando sentì qualcuno
bussare alla porta. La McGranitt sobbalzò, poi -con un colpo
di bacchetta- si cambiò d’abito e si mise a sedere
dietro la sua scrivania. Un secondo colpo le ricordò che non
aveva ancora risposto.
«Prego, entrate.»
La porta si aprì, rivelando un uomo alto e robusto
accompagnato da una donna bassa e mingherlina. Il primo sembrava buono
e disponibile, con quei suoi occhi marroni profondi. L’altra,
invece, aveva un aspetto glaciale: occhi azzurri, capelli biondi e
sguardo di chi non dà seconde occasioni.
«Buongiorno» li salutò la preside.
«Certamente questo non è un buon giorno»
rispose la donna. La McGranitt annuì, ma evitò di
rispondere. Fece ai due gesto di accomodarsi e loro presero posto di
fronte a lei.
«Sono Margaret Dixon, a capo di questa indagine» si
presentò. «E lui è Robert Russell, il
mio vice.»
«Scusate se mi permetto, tuttavia pensavo che il signor Harry
Potter fosse a carico delle indagini di questa portata»
disse, sorpresa la preside.
La signorina Dixon fece un sorrisetto, come se si aspettasse un
commento del genere e fosse felice di poter rispondere, ma Russell fu
più veloce:
«Solitamente sì, ma non può farlo con
suo figlio sulla lista dei sospettati.»
La preside per poco non rimase con la bocca spalancata: ovviamente era
a conoscenza che il ragazzo non fosse proprio un modello da seguire, ma
non si aspettava facesse parte dell’Ordine.
«James Potter è un sospettato?»
domandò con voce rotta. Quella nottata andava di male in
peggio. I due Auror annuirono e Russell aggiunse:
«Era anche lui alla festa, quindi -come ogni persona
presente- è considerato un sospettato.»
«Forse è meglio cominciare, la lista di persone da
interrogare è lunga» tagliò corto la
Dixon.
«Ovviamente, il mio ufficio è a vostra
disposizione» rispose la preside. «Farò
chiamare gli studenti che avete richiesto dal custode. Saranno qui a
minuti.»
***
10 maggio 2022
Quel giorno
Lux sentiva dolore dappertutto: la testa le girava e non riusciva a
formulare pensieri coerenti. Faceva fatica a respirare, le sembrava di
avere un mattone sul petto. Provò ad alzare le braccia, ma
queste non si mossero nemmeno di un millimetro. Voleva urlare, ma solo
deboli rantoli uscivano dalla sua bocca.
Stava morendo e lei lo sapeva. Tuttavia non riusciva a pensare a
questo, non riusciva a meditarci sopra. L’unico pensiero che
passava per la sua testa era che aveva sete, molta sete. La sua gola
era arida, le sue labbra secche, avrebbe pagato oro per un sorso
d’acqua.
C’era sangue attorno a lei, tanto sangue. Era rosso. A Lux
piaceva il colore rosso, soprattutto la tonalità scura che
rendeva le sue labbra così attraenti.
Il dolore stava pian piano diminuendo, ma la sua testa continuava a
girare, sempre più veloce. Non riusciva più a
tenere gli occhi aperti, le palpebre si erano fatte troppo pesanti.
«Resisti, Lux» si disse nella sua. «Non
puoi morire.»
Ma alla fine era davvero importante? Ne valeva la pena? Tutto quel
dolore per poi cosa? Forse era meglio lasciar perdere, lasciarsi
andare. Forse era meglio chiudere gli occhi per poi non riaprirli mai
più.
L’idea di morire la spaventava, ma restare sveglia stava
diventando sempre più difficile. Bastava solo rilassarsi,
non pensare più a niente, chiudere gli occhi e spegnere il
cervello.
Ed ecco, tutto era diventato buio e calmo, nessun rumore arrivava
più alle sue orecchie e mentre si arrendeva al suo corpo,
una sola immagine le tornava in testa: il volto del suo assassino.
SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti, eccomi qui per la seconda volta con la stessa
interattiva. Se vi sembra familiare quindi, sì avete
ragione. Avevo già proposto una storia simile due anni fa,
ma poi avevo smesso causa forze maggiori. Ora però sono
tornata con le idee più chiare e un’ispirazione
maggiore.
Iniziamo con le spiegazioni!
L’Ordine è una società segreta ad
Hogwarts di cui fanno parte tanti ragazzi ricchi e viziati, a cui
importa principalmente divertirsi. (Avete presente La Brigata della
Vita e della Morte di Una Mamma per Amica? Ecco, qualcosa del genere).
Il prologo è ambientato dopo l’omicidio di Lux
Harvey, a capo dell’Ordine. La storia, però
inizierà da molto prima, raccontando i fatti antecedenti
alla sua morte.
Passiamo alle regole:
Recensione:
solo per motivi organizzativi, scrivetemi quanti personaggi volete
propormi, il sesso e la Casa.
Scheda:
Inviatemi per MP, come oggetto scrivete: “Nome e cognome del
vostro personaggio - vostro nickname”. Se inviate
più di un personaggio, inviate le lore schede in messaggi
separati. Vorrei le schede entro e non oltre la sera del 9 agosto.
OC:
farò una selezione, quindi se volete essere scelti, cercate
di essere originali
potete presentarmi quanti personaggi volete, potete indicare se
preferite che siano del settimo (quindi già membri
dell'ordine) o del sesto (quindi aspiranti membri). Tuttavia alla fine
sarò io a decidere, a seconda del numero di personaggi (non
posso avere 10 membri e 1 aspirante o viceversa, capitemi)
potete specificare le vostre preferenze per amicizia, amore e relazioni
varie, ma alla fine sarò io a compiere le decisioni.
come ho scritto prima, l'ordine e un posto per ragazzi ricchi che amano
il divertimento. Quindi cercate di attenervi a questo punto, ma senza
essere banali: amo la diversità. Una cosa importante
il segreto e uno dei punti piu importanti nella scheda e può
essere di tutto, cercate di essere originali
per entrare nell'ordine non devono essere necessariamente purosangue:
mezzosangue son ben accetti, nati babbani saranno più rari
perché devono essere considerati importanti per la
società magica. Quindi se create un personaggio babbano,
datemi una buona ragione per la quale sia nell'ordine
Scrivetemi per qualsiasi dubbio, domanda o perplessità. Sono
più che disponibile! Scusatemi per le tante regole, ma
voglio essere sicura che tutto fili liscio, ora vi lascio con la scheda
e con i prestavolto dei personaggi. I punti segnati con
l’asterisco sono facoltativi. Vi prego di cancellare le parti
che non compilate e le cose scritte tra parentesi, grazie.
Nome:
Secondo nome*:
Soprannome*:
Cognome:
Sesso:
Età e data di nascita (mese e giorno):
Casa:
Anno frequentato (sesto o settimo, ricordate che poi sarò io
a decidere)*:
Stato di Sangue:
Orientamento sessuale (tutto è ben accetto):
Descrizione fisica:
Prestavolto (il nome, non il link ad una foto):
Descrizione Caratteriale (meglio è descritto, più
avete possibilità di essere scelti):
Famiglia (componenti, età, rapporti con loro, ecc.):
Storia (cosa gli/le è capitato fino ad adesso, fatti
importanti, eventi che lo/la hanno segnato/a, ecc.):
Segreto:
Perché potrebbe avere ucciso Lux (so che questo punto
è difficile, scrivetemi una vostra idea, poi alla fine
deciderò io se usare il vostro movente o inventarne uno):
Perché è stato scelto dall’Ordine:
Relazione (chi le potrebbe piacere, cosa vorreste che accada nella sua
relazione, se volete potete anche scegliere un personaggio della NG con
cui avere una relazione, ma non è detto che rispetti le
vostre scelte):
Con chi potrebbe andare d’accordo/con chi non andrebbe
d’accordo:
Paure:
Debolezze:
Cosa ama e cosa odia:
Molliccio*:
Amortentia*:
Quidditch*:
Ruolo scolastico*:
Animale domestico*:
Patronus*:
Altro*:
Lux Harvey, Serpeverde,
settimo anno
Dominique Weasley, Serpeverde, settimo anno
Lorcan Scamandro, Serpeverde, sesto anno
James Potter, Grifondoro, settimo anno
Fred Weasley, Grifondoro, settimo anno
Lysander Scamandro, Tassorosso, sesto anno
Louis Weasley, Corvonero, sesto anno
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
SPAZIO AUTRICE (prima parte):
Ciao a tutti,
ecco finalmente il
primo capitolo della storia. So che molti di voi lo aspettavano ieri,
ma sono riuscita a pubblicarlo solo oggi.
Prima che iniziate a
leggere voglio ringraziare tutti i partecipanti, è la prima
volta che ricevo tutte
le schede degli iscritti e che tutte
mi piacciano. Tuttavia questa storia ha una trama molto intricata e ho
dovuto fare delle scelte sia per questione di numeri, ma anche per
avere personaggi che si adattino al tipo di storia che sto scrivendo.
Inoltre molti personaggi avevano segreti/storie simili e per questo ho
dovuto scartare molti personaggi. Quindi perdonatemi se non ho scelto
alcuni dei vostri OC, spero non vi siate offesi. Di nuovo grazie a
tutti, vi lascio al capitolo e ci vediamo sotto!
11
maggio 2022
Poche
ore dopo
I membri dell'Ordine
erano seduti uno accanto all'altro in una stanzetta fredda e poco
illuminata dalla luce di alcune candele. Si stringevano nei loro
mantelli, che nascondevano vestiti da sera eleganti e costosi. Faceva
freddo quella notte e il camino non era acceso, tuttavia nessuno di
loro aveva ancora alzato la bacchetta per creare un fuoco che potesse
scaldarli. Avevano tutti occhi vuoti, fissando un punto imprecisato
nella stanza o semplicemente guardando a terra. Si respirava aria di
paura e agitazione, nessuno aveva ancora aperto bocca da quando erano
stati chiamati dal custode. L'unico rumore che si sentiva erano i
deboli singhiozzi di qualcuno.
- Okay ora basta -
ruppe il silenzio James. Gli altri ragazzi si voltarono verso di lui,
scioccati che qualcuno aveva davvero parlato, ma comunque attenti alle
sue parole - Saremo interrogati a breve, dobbiamo parlarne. -
Nessuno rispose,
quindi il ragazzo continuò: - Pensano che uno di noi sia
l'assassino, ma non sanno ciò che è successo
veramente. Noi dobbia- -
- James, basta - lo
interruppe Medea, lanciandogli un'occhiataccia con quei suoi occhi
azzurro ghiaccio. Sembrava una regina quella sera, indossava uno
stupendo abito grigio, che le fasciava il busto e poi si allargava in
una ampia gonna, era decorato con fiorellini dorati. Portava i lunghi
capelli biondi in un'acconciatura elaborata, ora erano un po'
spettinati e alcuni le ricadevano sul collo. - Ci staranno ascoltando,
non possiamo dire nulla che possa incriminare qualcuno di noi. -
- Medea ha ragione -
la appoggiò Fred. - Devi stare attento a quello che dici. -
- E da quando non sei
d'accordo con lei? - borbottò Helios. Era indubbiamente
agitato e infastidito dal comportamento del Grifondoro. - Bisogna
decidere sul da farsi! -
- Perché
non ci calmiamo tutti e ragioniamo? - propose Crystal, lei era
chiaramente una delle poche capace di mantenere la calma e tenere la
situazione sotto controllo e sempre pronta a trovare una soluzione
anche nelle situazioni più drammatiche, come quella in cui
si ritrovavano. Peccato che i suoi compagni preferissero litigare
piuttosto che ascoltarla.
- Porca puttana! Lux
è morta. Morta. Lo capite? - esclamò Edward. Il
Corvonero non ne poteva più delle discussioni inutili degli
altri ragazzi, voleva solamente poter uscire da quella maledetta stanza e
respirare un po' di aria fresca, fare una passeggiata da solo, in pace.
- Certo che lo
sappiamo e per quanto ne sanno loro,
potresti essere stato tu ad averla uccisa! - ribatté
Jameson, che molto raramente perdeva la pazienza e si vedeva
arrabbiato. Tuttavia ora era frustrato, nervoso, confuso e spaventato,
inoltre la grande quantità di alcol che aveva ingerito non
lo aiutava certo a rimanere lucido.
- Non hanno alcuna
prova contro nessuno di noi, state tutti calmi. Noi non dobbiamo dire
proprio niente e tutto andrà bene - disse Lorcan. Qualcuno
gli dette ragione, tranquillizzandosi un po', altri invece continuarono
a replicare che qualcosa bisognava pur dire, che gli Auror non erano
certo stupidi e anche se fossero stati zitti tutti, forse sarebbero
finiti ad Azkaban in ogni caso.
Il litigio venne
interrotto da una voce flebile, un po' roca, forse perché la
persona che stava parlando aveva appena finito di piangere:
- Forse dovremmo
semplicemente dire la verità - propose Louis.
- No -
replicò subito Eliana, senza lasciare che qualcun altro
potesse intervenire e dare ragione al ragazzo. - Non faremo nulla del
genere. -
- Ragazzi, lui
è uno sporco bastardo e merita di marcire in prigione per il
resto della sua vita, su questo siamo sempre stati tutti d'accordo, o
no? - disse Dominique, decisa e nessuno volle contraddirla
perché se si ritrovavano lì adesso era solo per
quella ragione.
- Esattamente -
concordò Daniel. - Ha fatto del male a Lux,
perciò noi la vendicheremo, è giusto
così. -
- Bene, siamo tutti in
concordanza? - domandò James. Tutti annuirono, tranne una
ragazza. La sua pelle era più pallida del solito, aveva
lunghi capelli castani e due grandi occhi marroni, arrossati dalle
lacrime. Le sue labbra rosse erano state martoriate dai suoi denti,
dato che continuava a mordersele. Sembrava di essere sul punto di
vomitare. - Ariel? -
- Okay, va bene -
rispose lei, dopo qualche secondo di riflessione.
***
1
ottobre 2021
Duecentoventuno
giorni prima
Lux si
guardò allo specchio per l'ultima volta: i capelli biondi si
appoggiavano sulle spalle in morbidi boccoli, le sue labbra erano
perfettamente tinte con quella tonalità di rossetto rosso
che amava tanto e i suoi occhi azzurri risaltavano grazie all'eyeliner
nero che aveva attentamente applicato. Sorrise, era pronta per la prima
riunione ufficiale dell'Ordine da Capa. Ancora non ci poteva credere
che avevano scelto lei; era un tale onore per lei poter ricoprire
questo ruolo per cui sapeva sarebbe stata perfetta. Lux se lo sentiva:
quell'anno sarebbe stato un grande anno per lei.
Lasciò il
suo dormitorio entrando nella Sala Comune di Serpeverde, dove
Dominique, la sua migliore amica, la stava aspettando.
- Finalmente! -
esclamò la Weasley quando vide l'amica. - È
mezz'ora che ti aspetto, siamo in ritardo. -
- Tanto non possono
iniziare senza di me, no? - replicò Lux, sorridendo.
Dominique rise e le
due si incamminarono fuori dal castello, verso il Platano Picchiatore
che portava alla Stamberga Strillante.
Quando finalmente la
raggiunsero, tutti gli altri sei attuali membri dell'Ordine erano
già lì, ad aspettarle.
- Finalmente, era ora!
- le accolse James, che se ne stava stravaccato su una sedia.
- Zitto, Potter - lo
rimproverò Dominique. - Piuttosto, dove sono le carte? -
- Qui - rispose
Helios, togliendosi un mazzetto di carte dalla tasca del mantello e
consegnandole a Lux. La ragazza le guardò: la grandezza era
quella delle famose carte dei tarocchi, che si usavano durante le ore
di Divinazione, ma queste erano di colore viola e nel mezzo era
rappresentato un cerchio al cui interno vi era rappresentata una
civetta bianca.
- Sono perfette -
commentò la ragazza. - Ora non ci resta altro che decidere a
chi consegnarle. -
Non era mai facile
decidere chi sarebbe stato all'altezza di entrare a far parte
dell'Ordine: servivano persone adatte al tipo di attività
che facevano, piuttosto coraggiose, ovviamente ricche e predisposte al
successo, ma soprattutto fedeli.
Dopo un paio d'ore di
discussione, i membri avevano stilato la loro lista. Quel giorno sei
persone diverse avrebbero trovato una misteriosa carta infilata in un
libro, sopra il proprio cuscino, tra gli appunti di Erbologia, sotto il
proprio piatto o appiccicata alla propria scopa. L'avrebbero guardata
confusi, chiedendosi che cosa fosse, l'avrebbero girata e avrebbero
letto il loro nome e le seguenti parole:
"Congratulazioni,
sei un aspirante membro dell'Ordine. Presentati a mezzanotte del 10
ottobre nei pressi della capanna di Hagrid."
SPAZIO AUTRICE (parte
due)
Rieccomi!
So che questo capitolo
è piuttosto corto, ma ho avuto tempo di scrivere solo questo
e non volevo farvi aspettare ulteriormente. Spero comunque che vi sia
piaciuto.
Piccole comunicazioni
di servizio che ho dimenticato di scrivere nel regolamento:
i.
ovviamente, essendo un'interattiva, ho bisogno che voi
recensiate, sia perché ho bisogno di sapere come sto
gestendo il vostro OC sia perché spesso ci saranno domande a
fine capitolo a cui dovrete rispondere. Quindi se non recensirete per
più di tre capitoli, il vostro personaggio sarà
cacciato dall'Ordine e passerà in secondo piano. So
benissimo che spesso ci saranno impegni e cose varie, quindi basta che
mi avviserete per tempo e nulla succederà al vostro
personaggio.
ii.
ho chiesto già a molti, ma a chi non lo avessi
fatto, ho bisogno di sapere se i loro familiari stretti facevano parte
dell'Ordine, infatti anche gli ex membri avranno delle piccole
apparizioni nella storia. Scrivetemi per MP
Ora vi spiego la
scelta delle carte:
⦁
"Il colore viola nasce dalla mescolanza del blu e del rosso.
Il primo incarna la saggezza, il secondo l’amore. Fino a oggi
ha sempre rappresentato simbolicamente il mistero, la magia e la
metamorfosi." (fonte: la alchimia delle pietre)
⦁
Secondo "La Tela Nera", nel periodo medioevale la civetta
rappresentava la stregoneria ed era vista in modo negativo, quindi ho
pensato che per maghi e streghe la civetta fosse al contrario simbolo
di buon auspicio. Infatti usano gufi e civette per spedire lettere. Per
questo l'ho resa simbolo dell'Ordine
⦁
Il cerchio rappresenta la perfezione, l'eternità e
l'unità; inoltre, "nel mondo celtico, il Cerchio ha una
funzione e un valore magico. Questa figura geometrica simboleggia
dunque un limite magico invalicabile." (fonte Miti e Misteri).
Non ho tempo per
postare le foto dei prestavolti perché sto per uscire,
quindi li vedrete nel prossimo capitolo. Vi lascio la lista dei nomi :)
Serpeverde
Lux Harvey, settimo
anno - Felix_Felicis00
Dominique Weasley,
settimo anno
Helios Rosier, settimo
anno - NoxPolaris
Daniel Spencer Graves,
settimo anno - Astal
Eliana Madison Dreyar,
sesto anno - LieblingsLebe
Lorcan Scamandro,
sesto anno
Grifondoro
Medea Lacerta Malfoy,
settimo anno - Madmoiselle Anne
James Potter, settimo
anno
Fred Weasley, settimo
anno
Crystal Electra Wolff,
sesto anno - Bungod
Tassorosso
Jameson Nokes, sesto
anno - Towanda_78
Corvonero
Edward Sullivan,
settimo anno - Towanda_78
Ariel Cora Killam,
sesto anno - _Littles_
Louis Weasley, sesto
anno
A presto e un
abbraccio,
Felix
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
CAPITOLO 2
1 ottobre 2021, 18.00
Sala
Comune di Corvonero
Duecentoventuno
giorni prima
Ariel Killam era stata
davvero molto impegnata quel giorno: due ore di Pozioni, due di
Trasfigurazione, due di Incantesimi e aveva dovuto persino scrivere un
metro di pergamena per Difesa Contro le Arti Oscure sui Nascondiombra,
creature alquanto interessanti secondo lei. Era appena tornata dalla
Biblioteca, esausta, e quando entrò nella Sala Comune di
Corvonero si lanciò subito sul suo divanetto preferito,
quello davanti al camino, che fortunatamente era libero. Nonostante
fosse solo l'inizio di ottobre, ad Hogwarts faceva già
piuttosto freddo, soprattutto nelle giornate di pioggia come quella.
Per questo Ariel non poté che essere felice quando si
accomodò davanti al fuoco acceso.
Anche quella giornata
trascorsa a fingere di essere una studentessa perfetta era finita e ora
poteva rilassarsi per qualche minuto in solitudine. Dato che aveva
già finito i compiti, poteva finalmente leggere il libro che
aveva iniziato da poco (per circa la decima volta). Prese la sua borsa,
che aveva posato ai suoi piedi, alla ricerca di "Death Note", uno dei
suoi manga preferiti. Lo aprì e sfogliò le pagine
fino al punto dove aveva smesso la lettura, ma davanti a lei
trovò qualcosa d'inaspettato.
Si rigirò
quella carta dall'aspetto curioso tra le mani: che cosa poteva
significare una civetta in un cerchio? Eppure quel simbolo le sembrava
familiare, non riusciva solo a ricordare cosa fosse e soprattutto come
mai era nel suo libro. Voltò la carta e tutto le fu presto
molto più chiaro. L'Ordine, come aveva fatto a non capirlo
prima? Si diede della stupida mentalmente, aveva visto quel libro
almeno un centinaio di volte: suo fratello Ace lo disegnava in
continuazione su libri e pergamene quando si annoiava. Era persino
ricamato sui quei mantelli viola che i suoi genitori nascondevano
nell'armadio. Quante volte aveva sentito parlare dell'Ordine!
Chiacchiere e chiacchiere su quanto quell'esperienza potesse cambiare
la vita e su quanto desiderassero che anche lei ne facesse parte.
Ariel non si era mai
mostrata interessata, troppo intenta a mostrare il suo distaccamento
verso i genitori. Tuttavia non poteva nascondere che questo famoso
Ordine l'attirasse, inoltre era una delle poche cose sui cui Ace
concordava con i genitori. Un gruppo di ragazzi ricchi, viziati ed
egocentrici, il cui intento principale era estraniarsi dalle loro vite
monotone e piene di piccoli stupidi problemi per mezzo di alcol e
droga. Cosa poteva desiderare di meglio? Sarebbe stata l'occasione
perfetta per lei per placare quel vuoto interiore che la torturava e
distruggeva.
Non sapeva tutti i
dettagli perché "È
una società segreta, non posso dirti troppo, lo scoprirai a
tempo debito", le diceva sempre suo fratello. Tuttavia ne
era intrigata e per questo non vedeva l'ora di scoprire di cosa si
trattasse. Avrebbe fatto il possibile per entrare a farne parte, anche
perché avrebbe sicuramente incontrato Ace a qualcuno di
quegli incontri. Ciò che la entusiasmava maggiormente era il
fatto che il tutto rimanesse segreto: tutti sapevano che l'Ordine
esistesse, ma nessuno sapeva cosa fosse o chi fossero i membri, non
finché non ne facevi parte. Questo quindi non avrebbe
rovinato la sua immagine di studentessa modello a cui aveva lavorato
tanto. Ariel sorrise, era pronta a quella nuova avventura.
***
2
ottobre 2021, 17.30
Lago
Nero
Duecentoventi
giorni prima
Medea Malfoy se ne
stava seduta contro un albero in riva al Lago Nero, faceva un po'
freddo quindi era avvolta da una coperta di pile rossa. Stava leggendo
la Gazzetta del Profeta, sorseggiando una Burrobirra calda per
scaldarsi un po'.
Improvvisamente
qualcuno si sedette accanto a lei, Medea non si girò nemmeno
a guardare chi fosse, lo sapeva benissimo. Ogni pomeriggio Fred
Weasley, appena finiti gli allenamenti di Quidditch, passava di
lì correndo per sgranchirsi le gambe, diceva lui, ma Medea
conosceva benissimo il vero motivo dietro a tutto questo. Anche se
aveva smesso di far parte della squadra da mesi, non era ancora
riuscita a togliersi il vizio di uscire tutti i giorni nello stesso
orario in cui era abituata a fare allenamento. Fred questo lo sapeva e,
da buon amico quale era, non mancava mai di passare a cercarla per
tirarle su il morale. Quindi utilizzava la scusa della corsa post
allenamento, per in realtà andare dai lei.
- Burrobirra? - fece
il ragazzo. - Mmh, buona. Posso un sorso? -
Medea gli
passò il boccale, senza scollare gli occhi dall'articolo che
stava leggendo. La ragazza apprezzava tutto ciò che Fred
cercava di fare per lei, ma il suo sforzo era un po' troppo evidente e
andava solo a toccare un nervo ancora scoperto.
- Accidenti, Meds!
Questa non è semplice Burrobirra! - esclamò il
ragazzo tossicchiando. Lei lo guardò ridendo e si riprese il
boccale.
- Non ti
credevo certo un mollacione, è solo leggermente corretta con
un po' di Whisky Incendiario, non fare tante storie. -
- Leggermente? Sento
solo alcol! E comunque non sono un mollaccione, non ero solo preparato.
Inoltre lo sai benissimo che James non vuole che beviamo nelle due
settimane precedenti a una partita e noi tra poco sfidiamo i
Serpeverde! -
- Già -
mormorò lei, un po' sconsolata.
- Piuttosto,
che leggi? - chiese Fred, che accortosi dell'errore cercò di
cambiare subito discorso.
- Un'intervista del
capitano dei Tutshill Tornados - rispose Medea, mostrandogli
l'articolo. Il ragazzo sbuffò e alzò gli occhi al
cielo.
- Ancora con quegli
ometti azzurri? Sono solo corrotti, non leggi il Cavillo? -
- Per l'amor del cielo
Fred, devi smetterla di ascoltare tutto ciò che dicono
Lorcan e tuo zio Ron! - lo rimproverò lei. - E comunque
sempre meglio di quei perdenti dei Chudley Cannons. -
Fred si
portò una mano al cuore e sospirò fortemente,
fingendo di essere profondamente ferito dalle sue parole. Lei
ridacchiò e lui le arruffò i capelli
affettuosamente, avvicinandosi un po' a lei.
- Idiota -
borbottò Medea, che però chiuse la Gazzetta del
Profeta e si girò per chiacchierare con l'amico.
- Mi ami, ammettilo. -
- Nei tuoi sogni,
forse! - replicò lei, ridendo. Fred però non
ribatté e si limitò a prendere un altro sorso
della sua Burrobirra corretta. James in fondo esagerava sempre quando
si trattava di Quidditch e un po' di Whisky Incendiario non avrebbe
fatto male a nessuno.
***
4
ottobre 2021, 00.30
Dormitorio
maschile sesto anno di Corvonero
Duecentodiciotto
giorni prima
Louis se ne stava
sdraiato nel suo letto, fissando il soffitto con gli occhi spalancati.
Gli ingranaggi del suo cervello si muovevano talmente tanto che non si
sarebbe stupito se uno dei suoi compagni si fosse lamentato per il
rumore. Stava cercando di capire perché l'Ordine avesse
scelto proprio lui.
Louis Weasley si
riteneva un ragazzo semplice: timido, intelligente e silenzioso. Era
assolutamente inadatto alla vita sociale, i suoi amici si potevano
contare sulle dita di una mano, non aveva alcuna abilità
sportiva e solo a sentire la parola "Quidditch" gli tremavano le
ginocchia. Passava la maggior parte delle sue ore libere a studiare, a
leggere libri classici Babbani, a provare nuovi incantesimi che non
erano nel programma o a discutere di Artimanzia con alcuni Corvonero
disposti ad ascoltarlo. Era il presidente del Club di Scacchi Magici,
Prefetto di Corvonero e molto probabilmente in lista per essere
Caposcuola l'anno seguente. Certo, era un ragazzo attraente, ma tutto
questo era solo merito dei suoi genitori e comunque a Louis non
importava più di tanto. L'unica cosa emozionante della sua
vita era sua sorella Dominique: lei era divertente, simpatica, elegante
e attraente. Certo, si comportava come una stronza senza cuore, ma lui
sapeva che sotto il suo aspetto di regina di ghiaccio, la Serpeverde
nascondeva un animo gentile e affettuoso. Louis l'adorava: era l'unica
a cui potesse rivolgersi per qualsiasi problema e che non lo aveva mai
giudicato.
Non è che
il ragazzo fosse uno sfigato,
o almeno non credeva di esserlo, anche lui sapeva divertirsi a volte:
Dominique l'aveva trascinato a molte feste ed era riuscito a lasciarsi
andare. La verità era che lui preferiva un po' di solitudine
e tranquillità al trambusto che poteva essere la vita di un
membro dell'Ordine. Quindi lui non riusciva proprio a capire come mai
lo avessero scelto, aveva pensato a un errore o a uno scherzo, ma
quello era sicuramente il suo nome e il simbolo era quello ufficiale
dell'Ordine, la sorella glielo aveva mostrato molte volte. L'unica
soluzione possibile a questo enigma era che fosse stata Dominique a
sceglierlo come aspirante membro, chi altro lo avrebbe fatto? Tuttavia
non riusciva a capire il perché. Sapevano benissimo entrambi
che era la persona più inadatta in tutta Hogwarts, forse
solo dopo Jack lo Scaccolatore. A meno che lei sapesse...
"No" si disse
Louis. "È
assolutamente impossibile, sono stato molto attento."
Il Corvonero
sospirò, forse non avrebbe mai saputo la verità.
Decise di chiudere gli occhi e provare a dormire, sebbene l'insonnia lo
stesse torturando da sere ormai.
***
7
ottobre 2021, 16.45
Biblioteca
Duecentoquindici
giorni prima
Jameson Nokes era,
tutto sommato, un bravo studente. Tuttavia lui Divinazione non la
capiva proprio. Quando era arrivato ad Hogwarts lo scorso anno aveva
dovuto scegliere delle materie e aveva pensato che riuscire a prevedere
il futuro sarebbe stato figo.
Nella sua vecchia scuola questo corso non c'era, perciò lo
aveva attirato dall'inizio. Ora però, dopo aver avuto a che
fare con sfere di cristallo, interpretazione dei sogni, lettura del
fegato di animali e altre cose a cui non voleva nemmeno pensare, aveva
capito che non faceva per lui. Perciò se ne stava seduto a
un tavolo della Biblioteca, cercando d'inventarsi delle predizioni per
la prossima lezione. Il suo problema era che si distraeva troppo
facilmente: non passava nemmeno due minuti a guardare la pergamena
davanti a lui, che già stava pensando a qualcos'altro. A un
certo punto, vide Lux che stava camminando piuttosto di fretta verso
l'uscita, quindi la richiamò per salutarla. Lei
sobbalzò quando sentì il suo nome e si
affrettò a nascondere qualcosa nella borsa prima di voltarsi
a vedere che la stesse chiamando.
- Oh ciao Piuma, mi
hai spaventato. Come va? - domandò avvicinandosi al ragazzo
e prendendo posto accanto a lui.
- Piuttosto male, sto
cercando d'inventarmi qualcosa per Divinazione ma non mi viene in mente
niente. -
- Ti aiuterei, ma non
ho mai capito nulla di quella materia - rispose Lux guardando scettica
la pergamena.
- Tu invece, va tutto
bene? - chiese Jameson, che sapeva benissimo ci fosse qualcosa di
strano nell'amica. Lei annuì semplicemente e il Tassorosso
avrebbe voluto insistere, ma sapeva sarebbe stato inutile. Lux gli
avrebbe parlato quando se lo fosse sentita, non serviva a niente
forzarla. Egli era il classico esempio di persona a cui tutti si
rivolgevano quando avevano bisogno di aiuto o di un consiglio e a lui
questa situazione piaceva molto.
- Piuttosto dimmi, hai
ricevuto qualcosa d'interessante? - fece lei, guardandolo con un
sorrisetto malizioso.
Jameson le
strizzò l'occhio ed estrasse la carta che aveva ricevuto
dall'Ordine qualche giorno prima dal suo libro di Divinazione. Ancora
non poteva credere che era stato scelto, per lui era un'occasione
fantastica per conoscere nuove persone, creare nuove amicizie e,
perché no, divertirsi un po'.
- A proposito di
questo, grazie Lux. So che hai influenzato la scelta. -
- Non che sia qualcosa
di sbagliato, ogni membro ha il diritto di proporre qualcuno e io ho
scelto te, Piuma. Vedrai, ci divertiremo tantissimo. Non vedo l'ora che
tutto questo abbia inizio! -
- Anche io - rispose
sorridendo.
- Mi dispiace molto,
ma ora devo andare. Ho molte cose da fare, ma ci vediamo presto! - lo
salutò la ragazza, iniziando ad andarsene.
Era un po' strano che
fosse così di fretta, ma Jameson decise di non indagare
oltre, dopotutto Lux era sempre stata particolare. Ricambiò
il saluto con un cenno della mano e poi tornò a Divinazione.
Quanto si malediva per la sua scelta in quel momento!
***
10
ottobre 2021, 10.30
Dormitorio
maschile settimo anno di Grifondoro
Duecentododici
giorni prima
James osservava la
ragazza sdraiata accanto a lui. Era bellissima, con quei suoi capelli
biondi e boccolosi che le ricadevano sul seno, con quella sua pelle
così bianca e liscia e con quel corpo perfetto, che aveva
coperto migliaia di volte di baci e morsi. Aveva due grandi occhi verdi
che lo incantavano ogni volta che li guardava, e poi le sue labbra
morbide e carnose erano semplicemente il paradiso. Dominique era una
dea ai suoi occhi, questo il Grifondoro lo aveva sempre pensato,
peccato che fosse sua cugina.
- Che guardi? - lo
risvegliò dai suoi pensieri la ragazza.
- Ammiravo la
tua bellezza - rispose lui con un sorrisetto malizioso.
- Idiota. Sbrigati o
arriveremo in ritardo - replicò lei, poi si alzò
dal letto e, completamente nuda ma per niente in imbarazzo,
iniziò a raccogliere i suoi vestiti dal pavimento.
- Dai Domi, non
abbiamo mai tempo di rilassarci un attimo. Sei sempre di fretta tu! -
si lamentò James. Poi si sporse verso il comodino accanto al
suo letto, aprì il cassetto e prese una sigaretta. L'accese
con la bacchetta e iniziò a fumarla, appoggiando la testa
sul cuscino e socchiudendo le palpebre. Dominique lo guardò
scettica, poi disse, abbottonandosi la camicia:
- Credevo non fumassi
o bevessi nelle due settimane prima di una partita per "risanare il
corpo", come dici tu. -
- Ti preoccupi per me,
Domi? - chiese James, facendole alzare gli occhi al cielo. - Comunque
hai ragione, ma dopo il sesso non si può non fumare! -
La Serpeverde
scrollò le spalle e continuò a vestirsi. Non
capiva davvero come mai il ragazzo a volte si comportasse da immaturo,
sapeva essere talmente dolce e gentile, eppure certi giorni era
semplicemente un bambino.
- Sai, mi sono sempre
chiesta dove siano i tuoi compagni di dormitorio, mentre noi siamo qui.
-
- Potrei o non potrei
dar loro dei soldi per farli stare fuori da qui - rispose lui.
- Stai dicendo che li
paghi per avere sesso con me? Dio, Jamie, quanto sei esagerato! -
Dominique si mise a
ridere e, ora completamente vestita, si sedette accanto al ragazzo.
Tolse la sigaretta dalla sua bocca e prese un tiro.
- Ne valeva la pena,
no? -
Lei non rispose, ma
sorrise. Gli restituì la sigaretta, poi prese la bacchetta e
mormorò un incantesimo puntandola verso il suo ventre. Si
annodò la cravatta verde e argento al collo, legò
il braccialetto portafortuna, che le aveva regalato sua madre e da cui
mai si separava al polso e poi si alzò.
- Prendo il Mantello
dell'Invisibilità, okay? -
James annuì
e la seguì con lo sguardo in tutti i suoi movimenti. Si
sedette sul bordo del letto e iniziò a vestirsi anche lui.
- Ciao Jamie, a dopo -
lo salutò Dominique. Fece per uscire, poi cambiò
idea, tornò indietro e gli lasciò un bacio veloce
sulle labbra. Lui le sorrise dolcemente e lei uscì in
fretta, coprendosi con il mantello. Non poteva rischiare che qualcuno
la vedesse: nessuno doveva sapere di lei e suo cugino.
***
10
ottobre 2021, 23.40
Ingresso
di Hogwarts
Duecentododici
giorni prima
Eliana Dreyar era stata
così felice
poche volte nella sua vita. Era davvero al settimo cielo: l'Ordine
l'aveva scelta. Quando era più piccola, essendo una
Metamorfomagus, le
capitava che i capelli le si tingessero di giallo o
arancione quando si sentiva così. Tuttavia ora riusciva a
controllare questo suo potere la maggior parte del tempo, portando i
capelli del colore che preferiva. Ora li aveva rosa confetto, erano
leggermente ondulati e le arrivavano poco oltre le spalle. Le lunghe
ciglia scure le incorniciavano i suoi occhi - per adesso - azzurri.
Eliana sapeva di avere un portamento regale e di risultare leggiadra e
perfetta agli occhi di tutti. Aveva questa capacità di
attirare su di sé le attenzioni delle persone che la
circondavano e questo, a essere onesta, la metteva un po' in imbarazzo,
ma le faceva piacere allo stesso tempo.
Aveva sentito parlare
dell'Ordine da Lux, sua migliore amica ma che considerava una sorella
maggiore. Lei l'aveva infatti aiutata in momenti in cui nessun altro
aveva potuto e, per questo, le sarebbe stata infinitamente grata.
Sapeva, quindi, che era merito dell'amica se ora si sarebbe unita a
quel famoso club.
Stava camminando verso
l'uscita del castello, attenta a non farsi vedere, quando vide una
figura familiare proprio davanti al portone.
- Lorcan? -
sussurrò. Egli si voltò di scatto, era
spaventato. Che un professore lo avesse colto sul fatto?
- Lia? - chiese
scioccato quando vide la ragazza. - Che ci fai qui? -
- Che ci fai tu qui? -
replicò lei. Nella sua mente iniziò a formularsi
l'idea che anche lui fosse uno degli aspiranti membri e
sperò davvero che fosse così: avere un viso
familiare tra gli altri iniziati le avrebbe fatto sicuramente piacere.
- Io... Ho un
appuntamento - rispose Lorcan, evitando lo sguardo dell'amica.
Eliana e Lorcan si
erano conosciuti sull'Hogwarts Express il loro primo anno e, da allora,
erano diventati molto amici, o almeno così credevano. La
verità era che tra loro c'erano tanti segreti, forse fin
troppi.
- Un appuntamento? A
quest'ora? E con chi, sentiamo? -
Lorcan
cercò di balbettare una risposta sensata, ma alla fine si
arrese. Estrasse dalla tasca della camicia una carta e la
mostrò alla ragazza. Eliana non si dovette nemmeno
avvicinare a controllare: sapeva benissimo che era identica alla sua.
- Oh mio dio, Lor!
Anche io! - esclamò felice. - Questo è
fantastico. Ora dobbiamo sbrigarci però o arriveremo in
ritardo. -
Lo afferrò
per una mano e iniziò a trascinarlo fuori dal castello. Il
Serpeverde quasi dovette correre per stare dietro all'amica, ma non
poteva comunque fare a meno di sorridere. Era ufficialmente un iniziato
dell'Ordine e lo sarebbe stato con una delle persone a lui
più care.
***
10
ottobre 2021, 23.45
Stamberga
Strillante
Duecentododici
giorni prima
Helios Rosier
afferrò la torcia e uscì dalla Stamberga
accompagnato dall'amico Daniel Graves. I due si assomigliavano molto:
entrambi avevano lunghi capelli biondi, che portavano sciolti lungo le
spalle, erano alti e slanciati, arrivavano quasi ai due metri
d'altezza. Gli occhi erano leggermente diversi, quelli del primo erano
grigi, mentre il secondo li aveva azzurri. Ciò che li
distingueva di più era il fatto che Daniel avesse una
stampella di metallo color argento.
- Io veramente non
concepisco la ragione per cui dobbiamo adoperare questa torcia -
commentò Helios appena uscito dalla Stamberga con il suo
solito lessico forbito.
- Io invece non concepisco il
perché tu ti ostina a parlare in quel modo. Hai diciassette
anni, non ottantacinque - ribatté Daniel con un sorriso.
L'altro evitò semplicemente di rispondere, continuando a
camminare.
Procedettero in
silenzio, nessuno dei due era mai di molte parole, a volte era strano
vederli in giro insieme, senza parlare e con l'aria tranquilla ma
fredda. Eppure si consideravano amici a vicenda e, a loro modo, si
volevano bene e cercavano di proteggersi sempre in caso di bisogno.
- Dunque Daniel, che
mi dici di quella
ragazza? - domandò per stuzzicarlo un po', non amava fare
gossip, ma sapeva quanto l'argomento infastidisse l'amico ed era
divertente vederlo in difficoltà ogni tanto.
Egli, infatti, era una
delle persone più calme sulla faccia della terra, tuttavia
appena usciva l'argomento "amore", andava in pallone e non riusciva
nemmeno a parlare. Helios non sapeva chi fosse la ragazza misteriosa
per cui Daniel aveva una cotta sin dal primo anno e non era mai
riuscito a farselo dire.
- Oh sta zitto per una
buona volta, quando la smetterai con questa storia? - si
lamentò.
- Solamente quando mi
dirai il nome della fanciulla che tormenta i tuoi sogni - rispose
l'altro, alzando le spalle e sorridendo maliziosamente.
- Non c'è
nessuna ragazza, non capisco da dove ti sia venuta questa idea -
mentì spudoratamente. - E ora mettiti la maschera e zitto,
siamo quasi arrivati. -
Helios si
guardò attorno e sì, effettivamente riusciva a
scorgere la capanna di Hagrid non molto lontano da loro.
Calò la maschera sul capo e continuò a camminare,
raggiungendo l'amico che lo aveva superato di qualche metro.
***
10
ottobre 2021, 23.58
Capanna
di Hagrid
Duecentododici
giorni prima
Quando Crystal Wolff
aveva ricevuto la carta da parte dell’Ordine ne era rimasta
molto sorpresa. Lei, infatti, quasi non aveva idea su cosa questa
società fosse: aveva sentito qualche pettegolezzo, ma niente
di più. Dopotutto era arrivata ad Hogwarts da solamente un
mese e tutto qui era nuovo per lei. Tuttavia non si era voluta far
scappare questa proposta che le sembrava così interessante.
Era arrivata alla
capanna di Hagrid (per cui aveva chiesto indicazioni) circa
dieci minuti prima l’orario previsto e non si era sorpresa
quando aveva visto molti altri ragazzi lì. Non conosceva
tutti, ma aveva già parlato con Ariel Killam prima. Lei
l’aveva accolta con un grande sorriso sul volto il suo primo
giorno di lezioni e si era dichiarata disponibile ad aiutarla in caso
di bisogno. Ovviamente aveva riconosciuto Louis Weasley, figlio di Bill
Weasley, aveva visto il suo volto stampato sui libri di Storia del
Mondo Magico inglese. C’erano un altro paio di volti
familiari, persone con cui probabilmente condivideva una lezione, ma
non riusciva a ricordare i loro nomi.
La Grifondoro odiava
iniziare conversazioni, ma doveva pur presentarsi, no?
- Ciao, sono Crystal
Wolff - salutò con un sorriso gli altri ragazzi. Loro la
guardarono per qualche secondo, poi iniziarono a presentarsi
borbottando i loro nomi.
La ragazza
sospirò, il suo dovere lo aveva fatto, ora poteva
semplicemente starsene lì in silenzio ad aspettare che
qualcuno arrivasse o che qualcosa succedesse. Non sapeva bene cosa
esattamente dovessero fare. Si guardò in giro e, nel buio
della notte, scorse una luce in lontananza che si avvicinava a loro,
non sembrava quella di una bacchetta però. Strinse gli occhi
ed effettivamente era una torcia accesa con del fuoco. Anche gli altri
ragazzi attorno a lei la videro, perché iniziarono a tirarsi
su più dritti, a sistemarsi i vestiti e a guardare verso la
luce. Solo dopo un minuto Crystal riuscì a scorgere due
figure, entrambe molto alte e coperte da lunghi mantelli viola, i loro
volti erano coperti da maschere bianche - che, ad essere sinceri, erano
piuttosto inquietanti - e i capelli dai cappucci. Era impossibile
riconoscerli vestiti in quel modo, soprattutto per lei.
- Grazie di essere
venuti - disse uno di loro, quello con la torcia in mano. - Siamo molto
lieti di vedervi tutti qui. -
- Fra poco potrete
incontrare anche gli altri membri e iniziare questa avventura -
aggiunse l’altro. Crystal trasalì,
l’aveva riconosciuto. Non era stata la sua voce a farglielo
capire però, ma un altro dettaglio: la sua stampella
argento. Daniel Graves era l’unico ragazzo che lei sperava
non fosse nell’Ordine, l’unico che fosse a
conoscenza del suo segreto, l’unico che poteva rovinarle la
vita.
***
11
ottobre 2021, 00.20
Stamberga
Strillante
Duecentoundici
giorni prima
Quando gli iniziati
entrarono, trovarono i restanti membri dell'Ordine disposti a
semicerchio. Erano seduti su sedie di legno dallo schienale alto e
indossavano anche loro lunghi mantelli viola. I loro volti erano
nascosti dalle maschere bianche e illuminati dalle loro bacchette,
unica fonte di luce nella stanza. Anche i loro due accompagnatori si
unirono a loro, prendendo posto sulle due sedie lasciate vuote.
- Benvenuti - disse
una voce maschile, che era chiaramente riconducibile a James. - Voi
siete le fortunate persone che sono state scelte come aspiranti membri.
Noi siamo coloro che vi metteranno alla prova: testeremo il vostro
coraggio e la vostra lealtà. Dovrete dimostrarci di essere
all'altezza della società segreta di cui tutti desiderano
far parte, ma lo sforzo che farete ne varrà la pena. -
- L'Ordine
è una società molto antica, fu fondato il lontano
10 maggio 1327 da alcuni maghi appartenenti alle famiglie Purosangue
più importanti e conosciute dell'epoca. -
continuò Dominique. - Inizialmente era un circolo riservato
solo, appunto, a i membri di queste famiglie, dove i ragazzi potevano
stringere rapporti d’amicizia e relazioni, per fare in modo
che il sangue puro rimanesse tale. Più tardi però
iniziò a essere un posto dove i ragazzi potevano sfogarsi,
divertirsi ed essere finalmente se stessi, quindi non dei perfetti
ricchi Purosangue, ma dei normali adolescenti.
- Con il passare degli
anni, tuttavia, il numero di ragazzi con il sangue puro diminuiva e
quindi si cominciarono ad ammettere nell’Ordine anche persone
con sangue misto, solo se appartenenti a famiglie importanti o per lo
meno dovevano essere persone popolari ad Hogwarts - fece Edward.
-
Cos’è l’Ordine adesso? Che cosa vi
può offrire? Perché dovreste accettare di farne
parte? – iniziò Lux. – Beh,
l’Ordine è un posto dove per una volta potete
essere voi stessi, un posto dove non avere paura di essere giudicati,
perché qui nessuno è perfetto. L’Ordine
è un’occasione che vi stiamo offrendo e che
dovreste accettare a braccia aperte, perché qui voi potrete
sfogarvi, divertirvi e godervi a pieno gli ultimi due anni che vi
rimangono ad Hogwarts. -
- Forse non siete in
cerca di divertimento, magari aspirate solo alla fama. -
continuò Medea. - Dovete sapere che, anche in questo caso,
vi trovate nel posto giusto: tra gli ex membri dell’Ordine ci
sono Presidi, Ministri, vincitori del Torneo Tre Maghi, inventori,
scrittori e molti altri personaggi conosciuti del Mondo Magico. Credete
che siano solo coincidenze? Chiedetelo a loro, e sono sicura che vi
risponderebbero certamente di no, perché è stato
l’Ordine a spingerli a essere se stessi e a realizzare i
propri sogni e solo grazie all’Ordine sono diventati le
persone per cui sono conosciute ora. –
- Qui si creeranno
legami indistruttibili - prese parola Helios. - Ci sarà
lealtà e fiducia tra noi e ci rispetteremo l'un l'altro.
Farete un giuramento di fedeltà all'Ordine e ai suoi membri,
niente potrà essere raccontato a chi non sia un membro o un
ex membro. I nostri nomi e le attività che faremo rimarranno
segrete. -
- Entrare a farne
parte non è semplice, dovrete affrontare una prova. Vi
faremo sapere noi quando e dove si terrà, nel frattempo
tenetevi pronti. Sono sicuro che ci sarà da divertirsi! -
aggiunse Fred.
- Avrete nostre
notizie nei prossimi giorni, ora potete andare a dormire, mi sembrate
stanchi - concluse Daniel. - Quasi dimenticavo, un'ultima cosa... -
Tutti i membri
alzarono le loro bacchette, fece uscire delle scintille viola dalla
punta e in coro dissero:
- Ad maiora! -
***
11
ottobre 2021, 01.15
Dormitorio
maschile settimo anno di Corvonero
Duecentoundici
giorni prima
Edward Sullivan era
appena tornato nel suo dormitorio, dopo l'incontro con gli aspiranti
membri nella Stamberga Strillante. Doveva ammettere che vedere le loro
facce intimorite e curiose lo aveva divertito molto, ricordava
benissimo quando lui era al loro posto l'anno precedente. Per lui
l'Ordine non era stata affatto una novità: sia suo padre,
che sua sorella maggiore Eleonor ne avevano fatto parte. Lui si era
sentito comunque onorato quando aveva ricevuto l'invito.
L'anno scorso era
stato davvero utile alla società, grazie alla sua
abilità nell'organizzare festini da urlo. Inoltre Edward
sapeva giocare a poker (e a molti altri giochi d'azzardo) piuttosto
bene e aveva movimentato le feste insegnando agli altri membri come
partecipare. Per questo ora lo chiamavano Asso e questo soprannome era
semplicemente perfetto per lui.
Si sdraiò
sul suo letto, ancora avvolto nel mantello viola. Era distrutto e la
mattina seguente si sarebbe dovuto alzare alle sette in punto per
prepararsi per la scuola. Se c'era una cosa che Edward odiasse era
proprio svegliarsi presto. Prese la bacchetta e con un incantesimo non
verbale si cambiò i vestiti. Si infilò sotto le
lenzuola calde, appoggiò la testa sul cuscino e chiuse gli
occhi in attesa che il sonno lo colpisse. Il ragazzo sapeva benissimo
che non ci sarebbe voluto tanto e, infatti, così fu.
Non passò
nemmeno mezz'ora che Edward si svegliò di soprassalto, si
tirò su a sedere. Stava sudando tantissimo, il colletto del
pigiama era fradicio, così come la sua fronte. Il cuore gli
batteva fortissimo, sembrava gli stesse per uscire dal petto, faceva
fatica a respirare e sentiva tantissimo caldo. Si tolse le lenzuola, ma
poi brividi di freddo lo colpirono improvvisamente. Gli doleva il petto
e gli tremavano le gambe.
- No, non di nuovo -
sussurrò piano per non farsi sentire dai suoi compagni.
Era come tutte le
altre volte: sintomi di un attacco di panico e poi un forte dolore alla
testa. Edward si morse le labbra per non urlare, portò
entrambe le mani alle tempie, le massaggiò cercando di fare
passare il mal di testa. Sapeva che non sarebbe servito a nulla, ma
tanto valeva provare. Era come se un martello invisibile lo stesse
colpendo forte sul cranio. Poi vide delle luci accecanti di vari
colori, chiuse gli occhi sperando che se ne andassero. Portò
le ginocchia al petto e iniziò a cullarsi da solo, tenendosi
sempre la testa con entrambe le mani. Se qualcuno lo avesse visto
avrebbe pensato fosse pazzo. All'improvviso le luci andarono via e lui
vide solo buio. Il suo corpo si rilassò, la testa smise di
dolere e lui entrò in uno stato di trance profonda.
***
11
maggio 2021, 04.30
Ufficio
della Preside
Poche
ore dopo
Margaret Dixon aveva
lavorato su molti casi di omicidio nei suoi anni di carriera come
Auror, e - doveva ammettere - era molto brava. Riusciva quasi sempre a
trovare l'assassino e a mandarlo dietro le sbarre. In molti le avevano
domandato quale fosse il suo metodo, come trovasse il colpevole; in
verità era tutto molto più semplice di quanto
sembrasse: bastava leggere bene le prove. Il problema era quando le
prove venivano a mancare, come in questo caso.
Lux Harvey era stata
assassinata, ma non si sapeva come, perché e soprattutto da
chi. Margaret non aveva idea di chi poteva essere stato, l'unica cosa
di cui era certa era che fosse stato uno dei presenti alla festa. Qui
giungeva il problema: al party erano solamente presenti membri ed ex
membri dell'Ordine, tuttavia la maggior parte di quest'ultimi - appena
saputo dell'omicidio - si era smaterializzata, probabilmente spaventata
dall'idea che il loro nome potesse essere connesso a un omicidio e
all'Ordine in generale. Come biasimarli dopotutto? L'Ordine era
sinonimo di alcool, droga e corruzione. Ogni persona connessa a esso si
era, infatti, fatta strada nel mondo della magia grazie a connessioni
strette in questo gruppo e in modi non sempre legali.
La lista dei
sospettati si riduceva quindi solamente ai membri attuali (i quali non
potevano fuggire materializzandosi ad Hogwarts e che quindi erano
rimasti) e a poche altre persone che erano rimaste per rispondere alle
domande degli Auror e che avevano deciso di collaborare.
La prima cosa
necessaria per trovare l'assassino era avere una lista dei presenti, ma
nessuno voleva rilasciare informazioni su questo argomento. Era tutta
una questione d'onore, rispetto e lealtà per loro,
non riuscivano a capire che, ora che la vita di una ragazzina ci era
andata di mezzo, le cose dovevano cambiare.
Margaret li aveva
pregati e minacciati, ma non era servito a nulla: non avrebbero
rilasciato alcun nome.
Era ancora immersa nei
suoi pensieri quando Robert, il suo vice entrò nella stanza.
Margaret non lo conosceva bene, era stato incaricato all'ultimo minuto
dal Ministro della Magia in persona, quindi lei non aveva avuto modo di
ribattere. Solitamente preferiva, infatti, lavorare con qualcuno di cui
sapeva potesse fidarsi, ma questo era un caso particolare. Non era a
conoscenza di cosa avesse di così speciale Robert da far
intervenire il Ministro, ma evidentemente c'era qualcosa dietro.
Avrebbe indagato, se solo avesse un minuto libero per respirare: non
era ancora andata al bagno ed erano già lì ad
Hogwarts da molte ore.
Avevano iniziato a
interrogare gli ex membri, per cercare di ottenere qualche nome. Nel
frattempo avevano lasciato tutti i ragazzi in una stanza sotto
osservazione, con la speranza che uno di loro potesse dire qualcosa che
incriminasse uno di loro. Speravano di spostarsi al Ministero molto
presto per gli interrogatori, ma - essendo alcuni dei ragazzi minorenni
- non era così facile ottenere il permesso di prelevarli.
- È
arrivato il Guaritore che ha esaminato il cadavere, dice che ci sono
cose importanti che Lei dovrebbe ascoltare - le spiegò
Robert.
- Bene, fatelo entrare
- rispose lei, sospirando e passandosi una mano sul volto, provata per
la stanchezza.
Pochi secondi dopo
entrò nella stanza un uomo piuttosto basso, i suoi capelli
erano grigi e molto radi, indossava due spessi occhiali da vista dalla
montatura scura. Aveva un paio di baffi bianchi e portava la classica
divisa del San Mungo verde lime. Sorrise a Margaret e poi prese posto
sulla sedia davanti alla scrivania. Tirò fuori alcuni
documenti da una cartellina arancione e li girò per
mostrarli alla donna.
- Dunque, ho studiato
molto il cadavere e sono venuto a conoscenza di alcune informazioni che
ritengo molto interessanti. Prima di tutto le confermo l'orario della
morte, è avvenuta alle 23.33 del 10 maggio. Ora posso
parlarle dell'arma del delitto: come le avevo anticipato è
stato sicuramente un veleno a ucciderla. Non ne ero convinto data la
alta presenza di sangue, solitamente infatti i veleni non hanno questo
effetto. -
Margaret era molto
confusa: di sangue ne aveva visto tanto: la ragazza giaceva infatti in
una pozza di sangue e sembrava fosse stata assassinata da multiple
ferite da taglio a gambe e braccia.
- Quindi che tipo di
veleno è? - domandò.
- Ecco, non lo so. Non
ho mai visto niente del genere, non esiste in commercio. - ammise il
Guaritore. - Questo veleno è qualcosa di mai visto: provoca
lo squarciamento della pelle in alcune zone del corpo e in seguito la
rottura delle vene. La ragazza non è morta per
avvelenamento, è morta dissanguata. Anche se qualcuno avesse
utilizzato un Bezoar come antidoto, esso avrebbe solo fermato lo
squarciamento della pelle e lo scoppio delle vene, ma il sangue avrebbe
continuato a diluire e lei sarebbe morta comunque. -
A Margaret veniva da
vomitare, questo era uno dei modi più crudeli per uccidere
una persona. Chi aveva fatto qualcosa del genere doveva odiare Lux in
maniera esagerata.
- Quindi mi sta
dicendo che questo veleno è qualcosa di completamente nuovo?
Che qualcuno ha prodotto personalmente? E che quindi non può
essere rintracciato? -
- Esattamente, non
conosco nemmeno gli ingredienti. Forse potrebbe chiedere aiuto a un
Pozionista, ma la vedo molto dura signorina Dixon. Io spero che
chiunque abbia ucciso quella ragazza non conoscesse gli effetti di
questo veleno, altrimenti deve essere qualcuno di davvero malato. -
- La ringrazio per il
suo aiuto, ma da qui in poi ci penso io. Lei continui a esaminare il
cadavere in cerca di altri indizi. Voglio sapere se ci sono tracce di
DNA sul corpo. Tracce di qualsiasi tipo, se mi spiego. -
- D'accordo,
farò il possibile. Arrivederci e buona fortuna! -
Quando il Guaritore se
ne andò, Margaret si accasciò sulla scrivania.
Era esausta e le notizie ricevute non le avevano affatto migliorato la
giornata. Quel caso di omicidio si stava lentamente trasformando in un
incubo.
SPAZIO
AUTRICE
Ciao a tutti!
Eccomi qui con un
nuovo capitolo (finalmente di una lunghezza ragionevole). Questa volta
ho deciso di far apparire tutti i personaggi piuttosto
approfonditamente, ma non sarà sempre così, a
volte alcuni verranno solo nominati.
Sono stati introdotti
molti quesiti, lo so. Sono curiosa di sapere quali pensate siano le
risposte.
Il prossimo capitolo
sarà sulla prova che gli aspiranti membri dovranno superare.
Saranno delle sfide nel genere obbligo/verità (ma solo
obblighi) e ne ho già in mente qualcuna, tuttavia se avete
qualche suggerimento crudele da far fare ai nostri iniziati sono ben
accetti!
A presto con il nuovo
capitolo!
Un bacione,
Felix
p.s. Vi lascio i
prestavolti:)
Lux Harvey, Serpeverde, settimo
anno
Dominique Weasley, Serpeverde,
settimo anno
Helios Rosier, Serpeverde,
settimo anno
Daniel Graves, Serpeverde,
settimo anno
Eliana Dreyar, Serpeverde, sesto
anno
Lorcan Scamandro, Serpeverde,
sesto anno
Medea Malfoy, Grifondoro, settimo
anno
James Potter, Grifondoro, settimo
anno
Fred Weasley, Grifondoro, settimo
anno
Crystal Wolff, Grifondoro, sesto
anno
Jameson Nokes, Tassorosso, sesto
anno
Edward Sullivan, Corvonero,
settimo anno
Ariel Killam, Corvonero, sesto
anno
Louis Weasley, Corvonero, sesto
anno
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Capitolo 3
11 maggio 2021, 06.00
Ufficio della Preside
un giorno dopo
Margaret guardò l’orologio d’oro che
portava al polso, erano ufficialmente ventiquattro ore che non dormiva,
eppure la stanchezza non l’aveva ancora colpita. Forse era a
cause dell’adrenalina, o forse era grazie alle cinque tazze
di caffè nero che si era bevuta. Stava fissando i reperti
medici che le erano stati lasciati poche ore prima, quando qualcuno
bussò. Era nuovamente Robert e Margaret avrebbe tanto voluto
urlargli di smetterla di bussare a quella maledetta porta e
di aprirla e basta, ma si limitò a dirgli di entrare.
- I signori Harvey sono qui - la informò lui, con la sua
solita voce che non lasciava trasparire alcuna emozione. La donna si
chiese perché fosse lì: era stato tutta la sera
fuori dall’ufficio a farle da portiere, senza fare altro.
Perché lo avevano assunto se non la stava aiutando in alcun
modo?
- Li faccia entrare, per favore - rispose. L’Auror era
davvero molto stupita: la notizia della morte di Lux le era arrivata a
mezzanotte e i suoi genitori si erano presentati solo sei ore dopo. Se
uno dei suoi figli fosse stato ucciso, Margaret non avrebbe certo
aspettato tanto.
Un uomo alto, dall’aspetto fiero ed elegante entrò
nella stanza, accompagnato da una donna di almeno venticinque anni
più giovane. Sui volti di entrambi non si poteva scorgere
alcun segno di shock o tristezza, sembrava fossero lì per
concludere qualche trattativa di lavoro, si potevano definire persino
scocciati.
- Buonasera - li salutò. - Voi dovete essere i genitori di
Lux. -
- In realtà - la corresse la donna con una vocina alquanto
fastidiosa. - Non sono sua madre. -
- Helen, la mamma di Lux, è morta tre anni fa e io mi sono
risposato solamente quest’anno - spiegò
l’uomo. - Sono Tristan Harvey e lei è mia moglie,
Karen. -
- Bene, se non vi dispiace vorrei farvi qualche domanda. -
- Certamente, sempre che non richieda troppo tempo. Sa, siamo molto
impegnati, come può immaginare. C’è il
funerale da organizzare e tutto il resto - disse la signora Harvey.
Margaret annuì, cercando di mostrarsi comprensibile, ma di
tutta quella faccenda lei non stava capendo nulla. Come poteva un
genitore non preoccuparsi riguardo all'assassinio della propria figlia?
- Lux faceva parte di una società chiamata
l’Ordine, voi ne sapete qualcosa? -
- No, non ne abbiamo mai sentito parlare prima. Mia figlia era molto
distante nell’ultimo periodo, non parlavamo molto e per
questo noi non sapevamo molto di lei - rispose il signor Harvey.
- Quindi voi non sapete niente nemmeno della festa a cui stava
partecipando quando è morta? -
- No, infatti. Non vorremmo
sembrare maleducati o insensibili, ma siamo qui solo perché
Robert ha detto che potremmo essere utili per le indagini, ma noi non
sappiamo niente riguardo al suo omicidio. L’ultima volta che
abbiamo visto Lux è stata durante le vacanze di Natale e non
ha mai detto nulla che ci ha fatto pensare fosse in pericolo di vita.
Perciò perché ora non ci lascia andare e ci
richiama quando ha finalmente scoperto chi tra quel branco di ragazzini
l’ha uccisa? - disse irritata la donna, aveva alzato la voce
e sembrava davvero scocciata.
- Robert?
- domandò Margaret, un po’ sconvolta da quel
discorso.
- Il signor Russell, sì - spiegò lei. -
È lui che ci ha contattati. Ora, mi dispiace insistere, ma
dobbiamo stare qui ancora a lungo? Tristan è davvero molto
stanco e provato, gradiremmo poter tornare a casa nostra a riposare. -
- Certamente - rispose l’Auror alzandosi e accompagnandoli
verso la porta. - Scusatemi per il disturbo, vi contatterò
in caso di informazioni o domande. Vi prego di avvisarmi se vi viene in
mente qualcosa che possa aiutarci a trovare l’assassino. -
I due annuirono ed erano già nel corridoio, quando il padre
si fermò e si voltò per dirle:
- Ci sarebbe l’ex fidanzato. Mia figlia lo aveva lasciato e
lui non l’aveva presa molto bene. -
- Il suo nome? - domandò Margaret curiosa, quella poteva
essere finalmente una pista.
- Edward Sullivan. -
Lo ringraziò e salutò entrambi un ultima volta,
poi entrò nell’ufficio chiudendo da porta dietro
di sé. Si sedette alla scrivania sospirando e portandosi le
mani alle tempie, per massaggiarle lentamente. Solo in quel momento si
rese conto di quello che la signora Harvey aveva detto poco prima. Come
poteva lei saperlo? Doveva per forza essere presente alla festa o,
almeno, sapere più di quanto dicesse.
***
7 ottobre 2021, 17.15
Dormitorio femminile
settimo anno di Serpeverde
Duecentoquindici giorni
prima
Lux entrò nel suo dormitorio chiudendosi la porta alle
spalle. Sedute per terra con la schiena appoggiata al letto
c’erano Dominique e Medea, sue migliori amiche. Loro tre
costituivano un trio indivisibile sin dal loro primo anno ad Hogwarts
e, nonostante una di loro fosse una Grifondoro, passavano sempre molto
tempo insieme, erano inseparabili. Le chiamavano spesso “le
tre bionde di ghiaccio” e a loro quel soprannome era sempre
piaciuto.
Dominique e Medea stavano ridendo passandosi tra loro quella che non
aveva l’aria di una semplice sigaretta.
- State fumando erba elfica[1] senza di me? -
domandò Lux, fingendo di essere arrabbiata.
- Lux! Sei tornata! - esclamò la Grifondoro, molto
più esuberante del solito. - Sei stata in biblioteca? -
- Sì e ho preso quel
libro, come avevamo deciso - rispose lei, togliendo dalla borsa un
foglio di pergamena e mostrandolo alle amiche. - L’ho
trasfigurato, così era più facile da nascondere. -
- Ti ha vista qualcuno? - chiese Dominique.
- Piuma, ma non so se ha notato che stavo nascondendo qualcosa. -
- Piuma? E
chi sarebbe? - domandò Medea, alquanto confusa. -
È un iniziato? -
Lux annuì, ma fu l’altra Serpeverde a spiegare:
- Jameson Nokes, lo chiamano così perché
è molto magro. Farà parte dell’Ordine
solo perché la qui presente lo ha chiesto. Così
come quella viziata di Eliana d’altronde. -
- Non parlare in questo modo di lei, è mia amica! -
ribatté indignata, mentre Medea spostava lo sguardo da una
all’altra senza perdersi una scena, era divertente quando
litigavano. - Inoltre parli proprio tu, che mi hai praticamente
obbligata, pregandomi in ginocchio, di scegliere Louis. -
- È diverso - disse Dominique. - Comunque non importa, solo
non capisco come mai tu tenga così tanto a quella ragazza. -
- Ho le mie ragioni e di certo non è affar tuo giudicare chi
frequento, io di certo non lo faccio! -
A quel punto Medea decise di intervenire e cambiare argomento, prima
che fosse troppo tardi e le due iniziassero a tirarsi per i capelli
(cosa che era già avvenuta in passato).
- Lux, pensi che Piuma
dirà qualcosa? -
- Non ne sono sicura, non credo - rispose, dopo aver lanciato
l’ultima occhiata di fuoco a Dominique.
- Mmh, okay. Hai già in mente a chi chiedere per la pozione?
-
- Sì, non preoccuparti, ho la persona perfetta. -
***
16 ottobre 2021, 23.15
La Stamberga Strillante
Duecentosei giorni prima
Tutti gli iniziati erano in fremito, perché da quel momento
il loro futuro sarebbe cambiato. I membri dell’Ordine li
avevano convocati alla Stamberga Strillante, sempre utilizzando il
metodo delle carte. Li avevano accolti disposti in semicerchio con
indosso i loro lunghi mantelli viola e le maschere bianche, come al
solito.
- Benvenuti - li accolse Lux. - Questa sera dovrete dimostrarci il
vostro coraggio attraverso prove che persino i più impavidi
tra noi hanno esitato ad affrontare. Vi presento il vostro destino. -
Con questa frase ad effetto, la ragazza sollevò un telo che
ricopriva un meccanismo di legno costituito da un cerchio che si poteva
girare diviso in sei spicchi colorati. A Jameson ricordò
molto la ruota della fortuna babbana che si vedeva in molti programmi
televisivi. Gli iniziati la guardarono incuriositi, senza ben capire di
cosa si trattasse.
- Su questa ruota sono segnate delle prove, ciascuno di voi
dovrà girarla ed affrontare la prova che la freccia
indicherà - spiegò Dominique. - Sappiate che se
vi rifiutate di affrontarla, sarete cacciati, lo stesso
avverrà se fallirete. -
- Fate un passo avanti, non siate timidi - li esortò James.
I sei si avvicinarono, da lì potevano chiaramente notare i
colori della ruota: rosso, verde, nero, giallo, blu e rosa. Nessuno di
loro poteva sapere cosa significassero o quale prova potessero
rappresentare. Una certezza però l’avevano tutti:
nessuno desiderava capitare sul colore nero. Tuttavia i ragazzi non
sapevano che il destino non era affatto nelle loro mani: la ruota era
stregata e a tutti sarebbe capitata la prova che l’Ordine
aveva appositamente scelto per loro.
- Prima le donne - disse Edward. - Eliana, vuoi iniziare tu? -
La ragazza trasalì, ma annuì e si
avvicinò alla ruota, la girò con forza e si mise
ad osservarla girare. Quando essa si fermò la freccia
indicava il colore verde. Si voltò verso i membri
dell’Ordine,che la stavano fissando sorridenti. Uno di loro,
che credeva fosse Helios, si avvicinò a una specie di gabbia
ricoperta da un telo viola che non lasciava travedere
all’interno. Eliana si chiese cosa ci fosse
all’interno e soprattutto cosa avrebbe dovuto farci. Quando
la scoprì, la ragazza iniziò a preoccuparsi
seriamente. All’interno c’era un essere
bruttissimo, assomigliava a un orco, era viscido, verde e dai denti
sporgenti. Lo riconobbe come un Ghoul, animale innocuo ma alquanto
disgustoso.
- Lia, ti presento il nostro caro amico Dentelungo. Abita qui, nella
Stamberga Strillante e oggi tu avrai l’onore di dargli un bel
bacio - spiegò Helios, sorridendo maliziosamente.
La Serpeverde era convinta di non aver capito bene, ma il ragazzo
confermò quello che le aveva detto precedentemente.
Rabbrividì. Lei avrebbe dovuto baciare quel coso? Non si
considerava una persona schizzinosa, ma in fondo chi lo farebbe senza
provare ribrezzo? La descrivevano come leggiadra e
dall’aspetto regale, forse era per questo che
l’Ordine aveva voluto testare il suo coraggio facendole
baciare quell’animale. Sospirò, dopotutto era la
sua unica occasione per entrare nell’Ordine, non poteva fare
altro. Si avvicinò all’animale, che
iniziò ad agitarsi e a gemere nella sua gabbia. Eliana era
sicura che se il Ghoul avesse avuto qualcosa in mano gliela avrebbe
già scagliata addosso. Tentò di reprimere il
conato di vomito che le salì in gola a causa
dell’odore dell’essere e, disgustata, si sporse
verso le sbarre della gabbia. Fortunatamente era piccola, quindi lui
non poteva muoversi molto e per la ragazza fu facile lasciargli un
veloce bacio sulla guancia, molto vicino alla sua bocca dai lunghi
denti sporgenti. Si ritirò in fretta, sorridendo
soddisfatta. Ci era riuscita, ora poteva essere parte
dell’Ordine.
- Congratulazioni, Lia - disse Medea. - Hai superato la prova e ci hai
dimostrato coraggio. Ora, avanti la prossima. Ariel? -
Una volta girata la ruota, la freccia si fermò sul colore
nero. Gli iniziati che ancora dovevano affrontare una prova,
sospirarono di sollievo. La giovane Corvonero, invece, cercò
di non mostrarsi impaurita e seguì Fred Weasley, che la
stava invitando ad avvicinarsi a un armadio.
- Qui dentro troverai un molliccio, esso prenderà forma
della tua paura più profonda. Affrontalo con successo e la
tua prova terminerà. -
Ariel era indubbiamente spaventata, non tanto dall’idea di
affrontare la creatura: era un incantesimo molto facile e lei
l’aveva fatto molte volte. Ciò che la preoccupava
era mostrare a tutte quelle persone la sua paura più intima.
Era personale, perché altri avrebbero dovuto scoprirla? Non
amava mostrare le sue emozioni, erano personali e per questo, secondo
lei, dovevano rimanere private. Una paura così profonda non
doveva perciò essere esposta agli occhi di tutti, non doveva
diventare fonte di commenti o domande. Ariel era davvero innervosita,
ma non poteva farci nulla. Quella era la sua unica occasione per
entrare a far parte dell’Ordine e non poteva sprecarla.
Sfoderò la sua bacchetta pronta a scagliare
l’incantesimo il più velocemente possibile.
Qualcuno aprì le ante dell’armadio, ma la ragazza
non prestò attenzione e quindi non capì chi lo
fece. Era troppo concentrata a guardare davanti a sé,
aspettando che la creatura uscisse. Qualche istante dopo suo fratello
si materializzò davanti a lei: alto, biondo e con gli occhi
scuri. Era sempre così bello, dall’aria
rassicurante e emanava una certa superiorità. Ai suoi occhi
di, Ace era il miglior fratello che potesse desiderare. La Corvonero
non poté fare a meno di sorridere, nonostante dentro di lei
sapeva benissimo che tutto ciò non era vero, che suo
fratello non era davvero lì. All’improvviso un
paio di Auror arrivarono e presero il ragazzo per le braccia e le
gambe, tirandolo via da lei. Lui stava urlando, la pregava di aiutarlo,
ma Ariel era impotente. Rimase a fissare la scena per qualche secondo,
senza muovere un muscolo. Suo fratello si dimenava, implorava il suo
aiuto e lei stava combattendo una lotta interiore: era indecisa se
fermare la scena o se crollare al suolo piangendo. Non
riuscì a fermare un paio di lacrime che, lentamente, le
rigarono le pallide guance. La ragazza però non si perse
d’animo e, in un momento di lucidità, decise di
reagire. Strinse la sua bacchetta ancora più forte e,
decisa, urlò:
- Riddikulus! -
Agli Auror comparvero sui piedi dei pattini a rotelle e iniziarono ad
agitarsi in modo divertente avanti e indietro; suo fratello, sorretto
ancora dagli uomini, si era trasformato in un clown e la scena era
diventata comica. Tutti i presenti nella stanza avevano iniziato a
ridere e il molliccio, spaventato, scomparve. Ariel era
l’unica che non aveva nemmeno sorriso, ancora troppo scossa
per la scena che si era manifestata davanti ai suoi occhi. Aveva il
respiro affannato, gli occhi lucidi e le gambe le tremavano. Fred si
congratulò con lei per aver superato la prova, la ragazza
sorrise timidamente e tornò in fretta tra il gruppo degli
iniziati, cercando di calmarsi.
- Bene, a chi tocca ora? - domandò Daniel, guardando gli
iniziati. - Crystal, credo sia arrivato il tuo turno. -
La Grifondoro non mostrò alcuna paura mentre aspettava che
la ruota terminasse di girare, sembrava calma e impassibile. Forse era
coraggiosa o più semplicemente era solo brava a nascondere
le sue emozioni. La freccia puntò sul colore blu e lei
notò i membri dell’Ordine sorridere soddisfatti.
Che cosa l’aspettava?
- Per la tua prova dovremo recarci all’aperto, quindi
seguitemi - annunciò Lux, iniziando a uscire dalla
Stamberga.
***
16 ottobre 2021, 23.45
Lago Nero
Duecentosei giorni prima
Crystal fissava davanti a sé con occhi vacui. La sua prova
non poteva certo essere considerata difficile: doveva solo fare una
nuotata nel Lago Nero. I problemi però erano due: era una
notte di ottobre, quindi non faceva affatto caldo e Crystal non voleva
nemmeno immaginare la temperatura all’interno del lago; per
secondo, la ragazza era terrorizzata dall’acqua. Sapeva
nuotare da quando era piccola, perciò non era quello a
spaventarla: aveva paura di affogare. Non c’era una
spiegazione, semplicemente la sola idea di morire in quel modo la
tormentava. Si aggiungeva il fatto che era buio e quelle acque non
erano certo le più sicure della Gran Bretagna. Per questi
motivi, la Grifondoro era rimasta a fissare il vuoto per almeno un
minuto da quando le avevano comunicato la prova. Gli altri iniziati
avevano cominciato a mormorare tra di loro, probabilmente pensavano che
non ci sarebbe riuscita. Tuttavia lei era stata smistata nella culla
dei coraggiosi di cuore, quindi non si sarebbe certo tirata indietro.
Strinse i pugni, sospirò e poi si avvicinò al
bordo del pontile su cui si trovava. Sotto di lei poteva vedere le
acque scure del Lago Nero e nient’altro. Crystal non sapeva
perché stava facendo tutto questo, dopotutto cosa le
importava dell’Ordine? Non teneva particolarmente
all’ammissione e di certo non le sarebbe importato non farne
parte. Quindi perché rischiare la sua vita? Si
guardò in giro, gli occhi di tutti erano su di lei,
chiedendosi se si sarebbe tuffata o no. Avrebbe potuto tirarsi
indietro, ringraziare tutti e andarsene, non sarebbe stato un grande
problema. C’era qualcosa però che la fermava:
l’orgoglio. Lei era conosciuta come “il genietto
americano” “il prodigio del secolo” e,
sebbene tutte le pressioni che si sentiva addosso la opprimevano, non
le sarebbe piaciuto sfigurare. Forse fu l’orgoglio, forse la
paura di essere giudicata o forse semplicemente il coraggio a
spingerla: Crystal si tuffò, senza esitare. Quando riemerse,
seppur tremante per il freddo e per la paura, sorrideva vittoriosa. Uno
dei membri, che riconobbe come James Potter, le tese una mano e
l’aiutò a riemergere.
- Congratulazioni, ce l’hai fatta - le disse,
sorridendole. - Stavo iniziando a dubitare, ma mi hai
piacevolmente sorpreso. -
Crystal non rispose e si limitò a ricambiare il sorriso per
poi asciugarsi con un incantesimo.
- Forza, bando le ciance, rientriamo - li interruppe Dominique. - Fa
freddo qui fuori! -
La Grifondoro avrebbe tanto voluto risponderle che lei lo sapeva
benissimo, ma non disse nulla. Non voleva sembrare maleducata e
mettersi contro la migliore amica della Capa dell’Ordine non
era forse la scelta migliore. Decise quindi di seguire il gruppo che si
stava avviando verso la Stamberga, sfregandosi le mani sulle braccia
per scaldarsi un po’.
***
17 ottobre 2021, 00.15
Stamberga Strillante
Duecentocinque giorni
prima
A Louis il colore rosso non era mai piaciuto, gli ricordava il sangue.
Quindi, quando la freccia si era fermata proprio su quel colore, non
aveva potuto fare a meno di preoccuparsi. Era solo una sua sensazione,
ma era convinto che non avrebbe portato a nulla di buono.
I membri dell’Ordine lo avevano fatto sedere su una sedia e
poi si erano allontanati, confabulando in un angolo della stanza. Il
ragazzo non aveva idea di cosa stessero parlando, ma quando Dominique
gli porse un bicchiere di vino, tirò un sospiro di sollievo.
Louis era astemio, l’alcol non gli era mai piaciuto
particolarmente, ma berne solo un po’ non lo avrebbe ucciso.
- Devo solo berlo? - chiese e alla sua domanda sentì
chiaramente Lux ridacchiare.
- Sì - gli rispose Medea. -Ma con l’aggiunta di
alcune cose. -
Louis era alquanto confuso, ma capì quando Helios
versò nel bicchiere alcuni vermi morti; Edward lo
utilizzò invece come posacenere per la sigaretta che stava
fumando; Daniel aggiunse un po’ di polvere di peperoncino;
Fred ci sputò dentro e James ruppe sul bordo del calice un
uovo crudo, poi mischiò l’insieme con un
incantesimo.
Solo a causa dell’odore, il Corvonero dovette reprimere un
conato di vomito. Non potevano pretendere che lo bevesse tutto, era
semplicemente crudele. Poi però realizzò che tra
i membri aveva due cugini e una sorella e quindi doveva aspettarsi una
prova del genere. Non poteva sembrare un raccomandato, sebbene era
chiaro lo fosse.
- Solo un sorso? - domandò innocentemente, ma la risata che
ne seguì gli fece capire che doveva berlo tutto.
Con una mano si tappò il naso, aveva sentito dire che
così facendo il senso del gusto diventava più
debole. Con l’altra, invece, si portò il bicchiere
alle labbra. Sospirò, prima di iniziare a bere
quell’intruglio. Aveva il sapore più cattivo che
si potesse immaginare, era persino peggiore della pasta che Victorie
aveva provato a cucinare un giorno, fallendo miseramente. Louis non era
in grado di descrivere il gusto, l’unica parola che gli
veniva in mente in quel momento era schifo. Ne prese
qualche sorso, cercando di reprimere il vomito e le lacrime, causate
dalla piccantezza della bevanda (quel peperoncino era davvero forte).
Quando lo finì, sentì qualcuno applaudire, ma non
ci prestò molto caso: si limitò ad abbassare la
testa e a espellere tutto ciò che aveva ingerito. Non sapeva
se in questo modo la prova valesse, ma in quel momento non gli
importava più di tanto.
***
17 ottobre 2021, 08.30
Sala Grande
Duecentocinque giorni
prima
La prova di Jameson era, secondo lui, la più divertente di
tutte. Non era niente di spaventoso, solo imbarazzante. Doveva scendere
in Sala Grande a fare colazione indossando solo le mutande, fingendo di
non accorgersene e comportarsi come se tutto fosse normale. Non poteva
ridere o non avrebbe superato la prova. Non era un Grifondoro, ma un
semplice Tassorosso, quindi il coraggio non era tra le sue
caratteristiche principali, eppure aveva deciso di prenderla con
filosofia e, perché no, divertirsi anche un po’.
Dopo la doccia quindi indossò un paio di boxer neri e
uscì dal suo dormitorio, in Sala Comune sentì
qualcuno ridacchiare, ma lui li ignorò, continuando a
camminare dritto verso la meta.
- Ehi, Piuma - lo richiamò un suo compagno di Casa. - Ti
senti bene? -
- Benissimo, mai stato meglio - rispose sorridendo, non poteva negare
di starsi divertendo moltissimo, seppur doveva essere imbarazzato.
- Lo sai che hai indosso solo le mutande, vero? - continuò
l’altro, che era indubbiamente scioccato.
- Non so di cosa tu stia parlando. Ora scusami, ma ho davvero molta
fame quindi vado in Sala Grande, ci vediamo dopo! - lo
salutò e continuò a camminare. Lungo il suo
tragitto incontrò molte persone che provarono a fermarlo,
altre che semplicemente risero e alcune ragazzine che lo fissavano
incantate, ammirando i suoi tatuaggi o il suo corpo mingherlino.
Una volta arrivato, vide Lux, dal tavolo dei Serpeverde, scattargli una
foto. Lui le sorrise e la salutò per poi procedere verso il
suo tavolo. Il mormorio nella sala era aumentato notevolmente, tutti lo
guardavano, persino i professori. Quest’ultimi erano rimasti
talmente scioccati che non avevano ancora aperto bocca né
avevano provato a fermarlo. La Preside McGranitt fu la prima a
riprendersi da quello stato di trance, si alzò furibonda e
si diresse verso di lui, che ormai aveva preso posto al tavolo dei
Tassorosso.
- Signor Nokes! - esclamò. - Che le prende? Crede di essere
divertente? -
- Buongiorno Preside - la salutò lui, sorridendole
innocentemente. - Non capisco proprio a cosa si riferisce. -
- Lei non solo non sta indossando l’uniforme scolastica, ma
non ha addosso alcun indumento! Si rende conto di quante regole sta
infrangendo in questo momento? -
Lui guardò verso il basso e poi una finta espressione di
stupore si manifestò sul suo volto.
- Io proprio non me ne ero accorto - spiegò Jameson,
cercando di trattenere le risate. - Credo di essermi dimenticato! -
La Preside era rossa di rabbia e non le venivano nemmeno le parole per
replicare al suo discorso.
- Punizione! Domani pomeriggio nel mio ufficio! E ora vada
immediatamente a mettersi l’uniforme! - esclamò,
prima di tornare al tavolo dei professori.
Il Tassorosso sorrise: ci era riuscito, ora faceva parte
dell’Ordine.
***
17
ottobre 2021, 17.00
Un corridoio del Castello
Duecentocinque giorni
prima
Lorcan sapeva benissimo di essere gay. Non che fosse difficile da
capire, o almeno per lui non lo era stato. Lo aveva capito
nell’estate dopo il suo secondo anno ad Hogwarts: era stato
invitato dai Potter a giocare a Quidditch - che tra l’altro
non amava particolarmente, ma all’epoca credeva che stare
nella casa del salvatore del Mondo Magico fosse un onore - e quando
James e Fred si erano tolti la maglietta perché faceva
caldo, beh, non gli ci era voluto molto per capire che di Roxanne, Lily
e Rose in costume da bagno gliene poteva importare di meno. Il suo
problema non era quindi accettare o capire di essere omosessuale, era
piuttosto comunicarlo agli altri. Non credeva che nessuno della sua
famiglia lo avrebbe giudicato per questo: sua madre Luna era la persona
più liberale che conoscesse. Tuttavia non poteva dire lo
stesso della popolazione di Hogwarts, era il duemilaventuno e doveva
essere un argomento ormai superato, eppure c’era sempre chi
non era d’accordo, come se fosse un argomento di cui
discutere poi. Insomma, non è che Lorcan si era alzato una
mattina e aveva deciso di essere gay, lo era e basta, quindi non capiva
a cosa servisse discuterne. A parte questo, il solo fatto di dover dire
a tutti “ehi, non te l’ho mai detto, ma sono
gay” gli dava fastidio, perché avrebbe dovuto
farlo? Quindi forse per la paura o forse per la pigrizia, non lo aveva
mai detto a nessuno. L’unica persona a essere a
conoscenza di questo suo segreto (a parte gli occasionali ragazzi con
cui aveva avuto sesso senza impegni) era suo fratello gemello Lysander.
Non che lui glielo avesse mai voluto dire, ma sarebbe stato troppo
difficile nasconderglielo dopo che lo aveva beccato con il loro vicino
di casa in una situazione scomoda.
Ora quindi si ritrovava in un guaio. La sua prova consisteva nel
baciare la prima persona che incontrasse in un corridoio. Per Lorcan
questo non era stato affatto un problema: di persone ne aveva baciate
molte, sia maschi che femmine. Perciò quando aveva saputo
che questo era tutto ciò che doveva fare, aveva tirato un
sospiro di sollievo. Il pomeriggio del giorno seguente si era recato in
un corridoio qualsiasi e aveva aspettato che qualcuno passasse di
lì. Sapeva benissimo che, nascosto da qualche parte,
c’era un membro dell’Ordine ad osservarlo,
probabilmente James che avrebbe adorato vederlo in
difficoltà. Il suo problema arrivò quando un
ragazzo uscì da una delle aule, ma non un ragazzo qualsiasi,
bensì Albus Potter, con il quale aveva una relazione
segreta. Non era niente di serio, solo puro divertimento. Lorcan non
aveva aveva potuto fare finta di niente, il suo compito era baciarlo.
Si era avvicinato a lui da dietro, lo aveva preso per un braccio e
voltato rapidamente. Poi gli aveva stampato un bacio veloce sulle
labbra, Albus aveva sobbalzato, ma poi - riconoscendo Lorcan - si era
rilassato e aveva ricambiato il bacio.
- Impaziente, eh? Non riuscivi ad aspettare fino a stasera? - gli aveva
chiesto il più piccolo e Lorcan voleva davvero sbattersi la
testa contro il muro: ora James Potter sapeva che si faceva suo
fratello. Aveva deciso di non rispondere e di sorridere e basta, Albus
aveva scrollato le spalle e se ne era andato lasciandolo solo.
Ecco spiegato perché ora si ritrovava nei pasticci. Decise
di affrontare la sua sorte, raggiungendo la colonna dove era certo che
James si nascondeva. Eppure lui non c’era, ma qualcun altro:
Helios Rosier. Egli stava cercando di camuffare la sua risata con un
colpo di tosse, ma non ci riuscì molto bene.
- Scamandro - lo salutò con un sorrisetto malizioso, per poi
allontanarsi senza aggiungere altro..
Lorcan sospirò, era nella merda.
***
17 ottobre 2021, 20.30
Sala Comune di Grifondoro
Duecentocinque giorni
prima
I Grifondoro stavano ancora festeggiando la vittoria contro i
Serpeverde, era stata una partita molto difficile, ma alla fine -
sebbene il Cercatore della squadra avversaria aveva catturato il
Boccino - erano riusciti a vincere. James Potter, Capitano, stava ora
stravaccato su uno dei divanetti della loro Sala Comune, godendosi i
festeggiamenti e i complimenti dei compagni di Casa. Accanto a lui
c’era Fred Weasley, amico del cuore e compagno di avventure.
- Se non la smetti di fissarla, si consuma - lo ammonì
James.
- Non sto fissando proprio nessuno - replicò il cugino,
riprendendosi dalla stato di trance in cui si trovava.
- Andiamo, non puoi raccontarle certo a me queste bugie. Sai benissimo
di cosa sto parlando. -
Fred non rispose e si limitò a sospirare per poi prendere un
sorso di Whisky Incendiario dalla sua fiaschetta, che era - ovviamente
- personalizzata con i colori della sua Casa, il ragazzo era infatti
molto orgoglioso di essere un Grifondoro.
- Siamo stati bravi oggi sul campo - provò a cambiare
argomento.
- Non funzionano questi trucchetti con me, torniamo a quello di cui
stavamo parlando. -
- Non ho nulla da dire, James - rispose sbuffando.
- Almeno ammetti che ti piace! -
- D’accordo, d’accordo. Mi piace, ma che ci posso
fare? - rispose lui e si passò una mano sul volto, quella
discussione non gli stava piacendo.
Il cugino gli passò un braccio attorno alle spalle, sorrise
malizioso e disse:
- Beh, amico mio, mi sembra ovvio: dovrai conquistarla! -
- James, io non sono come te - sospirò esasperato Fred. - A
te viene facile, tu sei fatto così. A me, al contrario, non
è così automatico. Inoltre a lei ci tengo e non
voglio rovinare la nostra amicizia. Forse è meglio lasciar
perdere e basta. -
- Non dire cazzate, ti aiuterò io. Benvenuto al corso
accelerato su come far cadere ogni donna ai tuoi piedi in solo tre
semplici mosse. Fidati di me, Medea cadrà ai tuoi piedi. -
Fred sapeva che non doveva ascoltarlo e che tutto si sarebbe rivelato
un altro fallimento, ma dopotutto che altre scelte aveva? Decise quindi
di ascoltare il cugino e la sua brillantissima idea.
***
20 ottobre 2021, 10.00
Serra di Erbologia
Duecentodue giorni prima
Edward si avvicinò a Helios e Daniel, che stavano
armeggiando con qualche pianta dal nome impronunciabile. La classe di
Erbologia era la migliore per chiacchierare; il professor Paciock,
infatti, li lasciava lavorare in piccoli gruppi, senza disturbarli
troppo.
- Allora, che ne pensate del piano di Lux? - domandò, una
volta raggiunti i due.
- Sicuramente troppo azzardato, non credo riusciremo a portarlo a
termine nel modo in cui desideriamo - rispose Helios, cercando di
tagliare con un paio di cesoie le foglie della pianta davanti a lui.
- Concordo, ma sappiamo tutti come è fatta: quando si mette
in testa qualcosa è difficile farle cambiare idea - aggiunse
Daniel.
- Già e poi ci costringe a fare quello che vuole lei.
Dobbiamo sempre stare ai suoi ordini - si lamentò Edward. -
Non fraintendetemi, non ho niente contro di lei, ma credo che il suo
essere Capa le dia alla testa a volte. -
Gli amici ridacchiarono, completamente d’accordo con quello
che il ragazzo aveva detto.
- Certe volte diventa arrogante tanto quanto Potter, ma quel ragazzo
è peggio: sempre a far battute da quattro soldi e a cercare
di fare il simpatico, quando invece non lo è. Si comporta
sempre da superficiale ed è maleducato! -
- Okay, abbiamo capito che lo odi, Helios - rise il Corvonero. - James
non è così male però. Sapete, credo
che gli piaccia Dominique. -
- Cosa? - esclamò Daniel. - Sono cugini, è
impossibile. Come ti viene in mente? -
- Beh, la provoca ogni due minuti. A me sembra che stia flirtando con
lei. Dite che sarebbe incesto? -
- La definizione di incesto è: rapporto sessuale tra persone
legate da stretti vincoli di parentela. Quindi sì, lo
sarebbe. Tuttavia i matrimoni tra cugini di primo grado sono legali nel
Regno Unito - spiegò Helios, mentre il suo compagno di Casa
sgranava gli occhi, ritenendo tanto assurda la situazione da cambiare
argomento:
- Non ci hai più detto come è andata la prova di
Lorcan. -
- È passato. -
- Tutto qui, niente dettagli piccanti? - esclamò Edward, per
poi scusarsi con il professor Paciock, il quale lo aveva ammonito per
il suo tono di voce troppo alto.
- Ha baciato una persona, cosa c’è da aggiungere?
Era una prova piuttosto semplice, a essere sinceri. -
- Almeno dicci chi ha dovuto baciare! - lo pregò Daniel
mentre litigava con delle foglie che proprio non volevano essere
tagliate.
- Non so, non lo conoscevo. Era un ragazzo, un Tassorosso mi pare -
mentì Helios, senza nemmeno sapere il motivo, ma sentiva che
quell’informazione doveva rimanere privata, almeno per il
momento.
Le sue parole bastarono agli amici, che decisero di cambiare argomento,
sempre continuando a lavorare alla potatura della pianta.
***
21 ottobre 2021, 23.15
Aula di Pozioni
Duecentouno giorni prima
Lux si chiuse la porta dell’aula di Pozioni alle spalle e si
incamminò verso il suo dormitorio. Era tardi e molto oltre
il coprifuoco; era meglio tornare in fretta, prima che qualche Prefetto
o insegnante la vedesse. Lei però non era affatto
preoccupata, era convinta che nessuno le avrebbe tolto dei punti o
messa in punizione: i professori l’adoravano e la maggior
parte dei Prefetti era ai suoi piedi, inoltre tra di loro
c’erano Daniel ed Eliana, che mai l’avrebbero messa
nei guai.
Quella serata si era conclusa bene: il suo piano avrebbe funzionato e
lei non poteva che esserne felice. Essere a capo dell’Ordine
non era certo un’impresa facile e, sebbene cercasse di
mostrarsi all’altezza, molto spesso era insicura su
ciò che faceva. Per questo fare in modo che il piano
funzionasse era l’occasione perfetta per dimostrare a tutti
quelli che dubitavano di lei che era in grado di adempiere ai suoi
compiti.
Per quanto cercasse di essere sempre forte, spesso finiva per
preoccuparsi per il giudizio degli altri. Non aveva, infatti, una
grandissima autostima ed era molto più fragile di quanto
sembrasse. Questo lo sapevano solo le sue amiche più care,
le uniche che l’avevano vista nei momenti più
difficili, le uniche di cui si fidava e per le quali avrebbe dato la
vita.
Lux pensò agli iniziati, probabilmente erano tutti nei loro
letti, tranquilli e pensavano che le loro prove erano finite e che ora
potevano finalmente essere parte dell’Ordine. Tuttavia non
sapevano quanto si sbagliavano.
[1] erba elfica: ho pensato che poteva essere
la versione magica della marijuana babbana
SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti!
Eccomi qui con un nuovo capitolo e nuovi quesiti.
Scusatemi per l'enorme salto temporale nel secondo paragrafo, che si
colloca a circa metà
del capitolo scorso. Questi salti temporali saranno presenti ancora nel
futuro, quindi dovrete farci l'abitudine :)
Spero che vi sia piaciuto, fatemi sapere
cosa ne pensate in una recensione! Sono sempre curiosa di leggere i
vostri commenti e soprattutto le vostre teorie.
Dovrei postare il prossimo capitolo tra venerdì e domenica,
quindi ci sentiremo presto.
Buona serata e un abbraccio,
Felix
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
CAPITOLO
4
11 maggio 2021, 06.15
Ospedale San Mungo
Un giorno dopo
Frederick
Foley faceva il Guaritore da più di trent’anni, ma
mai nella sua carriera aveva visto qualcosa del genere. La povera
ragazza era stata uccisa in un modo che solo il più crudele
dei criminali potesse immaginare. Lui non sapeva chi fosse il
colpevole, ma era a conoscenza che la signorina Dixon sospettasse dei
ragazzini. Baggianate secondo lui. Come poteva un diciassettenne
mettere mano su un veleno così pericoloso e usarlo su
qualcuno?
Frederick
aveva esaminato il cadavere in cerca di prove o indizi che potessero
aiutare nelle indagini, in quel momento si stava dedicando alle tracce
del DNA sul corpo della vittima. Aveva trovato tracce di pelle sotto le
unghie, segno quindi di una probabile lotta. Questo però non
aveva molto senso, dato che era stata avvelenata. Forse il litigio non
c’entrava con l’omicidio oppure poteva esserne la
causa.
Ora
stava aspettando che i risultati di alcune analisi che aveva fatto fare
tornassero indietro dal laboratorio. Nel frattempo aveva deciso di
rilassarsi leggendo la Gazzetta del Profeta e di bersi una tazza di
cioccolata calda con panna. Nonostante fosse maggio, infatti, era una
giornata piuttosto fredda e niente era meglio che la sua bevanda
preferita per scaldarsi un po’. Doveva ammettere che, quando
gli capitavano casi di omicidio, sebbene dovesse limitarsi a esaminare
il cadavere, a Frederick piaceva fare un po’
l’investigatore: cercava di porgere domande agli Auror
incaricati, farsi un’idea sui sospettati e sviluppare le sue
teorie. Questa volta lui avrebbe scommesso su qualcuno di potente, con
molti soldi e molti contatti, solo una persona del genere poteva
procurarsi quel tipo di veleno. C’erano ingredienti a lui
sconosciuti all’interno, elementi che nemmeno il laboratorio
del San Mungo aveva identificato. Per questo, secondo lui, era stato un
adulto, non certo un ragazzino che non aveva ancora terminato gli
studi. Anche se chi aveva creato il veleno e chi l’aveva
uccisa non erano la stessa persona, dubitava fosse stato un
adolescente. Quel veleno costava sicuramente molti galeoni e per questo
era davvero difficile che uno di loro lo avesse comprato.
Un
gufo entrò nella finestra del suo ufficio con una lettera
nel becco. Erano i risultati che stava aspettando. Quando li
aprì, la tazza che teneva in mano gli scivolò
dalla sorpresa e si ruppe in mille pezzi. Il liquido bollente si sparse
su tutto il pavimento e Frederick non riuscì a trattenere
un’imprecazione. Decise di sistemare il disastro che aveva
fatto solo dopo aver contattato la signorina Dixon, quelle informazioni
erano troppo importanti e non potevano aspettare. Prese un pugno di
polvere volante e la gettò nel camino, poi infilò
il viso tra il fuoco verde e disse chiaramente dove voleva andare.
Pochi secondi dopo, il viso confuso di Margaret lo stava fissando
dall’ufficio della Preside.
-
Signor Foley, immagino abbia delle informazioni per me. -
-
Esattamente. Non ne ero certo all’inizio, ma ho fatto delle
ulteriori analisi e ora ne ho la conferma. La signorina Lux Harvey era
incinta. -
-
Incinta? E di quanto? - domandò l’Auror sorpresa,
passandosi due dita sul ponte del naso.
-
Tre settimane. Ho inoltre combaciato il DNA del feto con quello che mi
avete fornito, tuttavia non combaciano. -
-
Mi sta dicendo che Edward Sullivan non è il padre del
bambino? -
-
Esattamente. Immagino che la signorina Harvey avesse una relazione al
di fuori di quella con il fidanzato. -
-
Grazie signor Foley, mi ha appena dato un movente. Molto probabilmente
abbiamo l’assassino - disse Margaret, sospirando. Era felice
di essere arrivata alla soluzione, ma si era aspettata di
più da questo caso: qualche persona potente coinvolta, un
omicidio di gruppo, insomma una svolta nelle indagini. Eppure si era
dimostrato un semplice caso di gelosia.
-
Aspetti, crede che il signor Sullivan l’abbia uccisa? -
chiese il Guaritore, un po’ sorpreso da ciò che
l’Auror aveva dedotto.
-
Sì, aveva un movente : la sua fidanzata non solo lo aveva
lasciato, ma lo aveva anche tradito ed era rimasta incinta di un altro.
-
-
Non credo sia stato lui - affermò sicuro Frederick. -
Sarebbe troppo semplice. -
Margaret
ridacchiò, non era la prima volta che si trovava a che fare
con una persona come lui.
-
Non siamo in una serie tv babbana, signor Foley. Certe volte
è tutto più semplice di ciò che
sembra. Ora la devo salutare, ho qualcuno da interrogare. La ringrazio
nuovamente per le informazioni che mi ha dato. -
L’Auror
sparì dalla sua vista, quindi Frederick decise di togliere
la testa dal camino. Con un sospiro tornò ai suoi compiti,
aveva ancora molte cose da analizzare e forse gettarsi tra il lavoro lo
avrebbe aiutato a distrarsi da quel caso e dalle sue convinzioni. Non
poteva infatti smettere di pensare che lui avesse ragione e che non
fosse stato Edward Sullivan a ucciderla e forse nessuno tra quei
ragazzini sospettati. Forse le prove della sua idea stavano
nell’arma del delitto: se fosse riuscito a trovare il
creatore del veleno, avrebbe potuto trovare anche
l’assassino.
Era
arrivato il momento di contattare Jasper Huggins, suo Pozionista di
fiducia.
***
22 ottobre 2021, 17.00
Duecento giorni prima
Biblioteca
Jameson
aveva aspettato quel momento da settimane ormai: aveva capito che Lux
nascondeva qualcosa e ora sembrava che lei volesse finalmente dirgli la
verità. Quando lei lo aveva contattato
chiedendogli di incontrarsi in biblioteca perché doveva
parlargli, aveva quindi tirato un sospiro di sollievo. Tutto si
aspettava, meno che fosse così diretta.
-
Devo fare qualcosa di proibito per conto dell’Ordine e ho
bisogno del tuo aiuto - aveva annunciato, senza quasi neanche salutarlo.
Il
Tassorosso strabuzzò gli occhi un paio di volte e poi disse:
-
Di che si tratta? Ha a che fare con quella cosa che ti ho visto
nascondere qualche giorno fa? -
-
Sì - sospirò lei. - Ho preso un libro, niente di
proibito: avevo il permesso. Non te l’ho detto subito
perché non volevo coinvolgerti, ma non so a chi chiedere,
davvero. -
La
ragazza sembrava esasperata e, in quanto suo amico, non poteva non
aiutarla. Si offrì dunque disponibile.
-
Sto cercando qualcuno che sia bravo in Pozioni, davvero bravo. Mi
servono dei consigli e alcune dritte, non posso parlarne con il nostro
professore perché, beh, si tratta di qualcosa di illegale.
Non scenderò nei dettagli ora, quindi è inutile
che tu mi chieda e già te lo dico: la faccia da cucciolo
bastonato non funzionerà questa volta. So a chi rivolgermi,
ma ho bisogno che tu mi aiuta a incontrarlo. -
Jameson
stava iniziando a preoccuparsi seriamente, non voleva che Lux si
cacciasse nei guai, ma allo stesso tempo non poteva lasciarla sola.
Avrebbe soltanto voluto sapere la verità, ma sapeva che
mettere pressione non l’avrebbe aiutato.
-
D’accordo, non chiederò niente per il momento.
Sappi che alla fine però dovrai dirmi tutto. Chi hai in
mente? -
-
Louis Weasley. -
-
Sì, è un grande pozionista. Il migliore del
nostro anno sicuramente e, secondo alcuni, persino della scuola. Una
cosa non capisco, perché non hai chiesto a Dominique?
È pur sempre sua sorella. -
-
Ci ho pensato - confessò lei. - Ma tu aiuteresti qualcuno a
fare qualcosa di illegale perché te lo dice tua sorella?
Credo sia meglio se vada da lui in veste di Capo dell’Ordine.
-
Il
ragazzo annuì, pensando che effettivamente le sue parole
avevano un senso. Si accordò quindi per parlare con il
Corvonero e convincerlo a incontrare Lux. Non sarebbe stato complicato:
Louis non era un tipo difficile ed era piuttosto disponibile a fare un
favore a un amico, soprattutto se si trattava dell’Ordine.
Jameson aveva l’impressione che quando si trattava di questa
società membri e aspiranti facevano ciò che era
stato loro richiesto senza discutere. Non ne capiva bene il motivo,
immaginava però che nessuno volesse cacciarsi nei guai e
ritrovarsi a discutere con persone così importanti. Lui non
poteva certo considerarsi una persona famosa e ricca: suo padre era un
umile e poco conosciuto scrittore Babbano e sua madre una ricercatrice
per la cura delle creature magiche. Aveva anche due sorelle gemelle
più piccole, Jessie e Maggie, che avevano solo sette anni.
L’unico a essere conosciuto era suo fratello maggiore Ethan
che, poco dopo essere giunto in Inghilterra con Jameson, aveva aperto
un pub, diventato poi molto famoso. Nel giro di poco tempo aveva
inaugurato altri due locali, iniziando così a guadagnare
molti soldi. Tuttavia il Tassorosso sapeva che non era quella la
ragione per cui faceva parte dell’Ordine, ma era solo e
grazie a Lux, quindi non poteva voltarle le spalle.
***
23 ottobre 2021, 15.00
Guferia
Centonovantanove giorni prima
Louis
Weasley non aveva molti amici e di certo non molte persone lo cercavano
per parlare con lui. Quindi nessuno può biasimarlo se,
quando Jameson lo aveva quasi pregato di incontrarsi con Lux Harvey in
persona, aveva per un attimo pensato a uno scherzo. Si era recato al
luogo dell’incontro in anticipo, ma non aveva dovuto
aspettare molto. Quando vide la bionda camminare dritta verso di lui,
gli venne quasi un infarto. Louis non aveva una cotta per lei, la
considerava superficiale (e un po’ troppo fuori dalla sua
portata), ma non poteva negare la sua bellezza: bionda, occhi azzurri e
corpo da favola. Perciò che lei in persona avesse richiesto
di incontrarlo, lo mandava su di giri. La verità era che -
per quanto cercasse di mascherarlo - a lui non sarebbe dispiaciuta una
vita sociale più attiva, partecipare a qualche festa o
divertirsi un po’. Per questo aveva accettato con piacere
l’invito dell’Ordine e, sempre per questa ragione,
si era presentato in guferia.
-
Ciao Louis - lo salutò con voce suadente la Serpeverde. Il
ragazzo aveva notato che utilizzava spesso questo tono quando
desiderava qualcosa.
-
Ciao Lux, Jameson mi ha detto che hai chiesto di vedermi. -
Lei
sorrise in un modo che non prometteva nulla di buono.
-
Sai, ho sentito che sei davvero molto bravo a scuola, specialmente in
Pozioni. Mi chiedevo se potevi perciò aiutare a risolvere un
dubbio. Tu sai come si prepara la Felix Felicis? Ho trovato alcune
informazioni, ma non riesco a capire bene. -
-
È un preparato illegale e la sua assunzione è
strettamente controllata dal Ministero della Magia. La sua
preparazione, specie se qui ad Hogwarts, è assolutamente
proibita. Per questo non ci sono istruzioni dettagliate sui libri che
sono nella biblioteca. -
-
Capisco, quindi immagino tu non sappia come prepararla? -
Louis
avrebbe tanto voluto lasciarla perdere, annuire e farla andare via.
Tuttavia aveva appena ferito il suo orgoglio.
-
No, lo so. Ma perché vuoi saperlo? A cosa ti serve? -
-
Quante domande! Sono affari segreti per l’Ordine -
spiegò, facendogli l’occhiolino.
-
La preparazione è davvero molto complicata. Ci sono
ingredienti (come la piuma di Fenice e la radice di Mandragora)
difficilissimi da reperire; inoltre il processo è molto
lungo e un piccolo errore basterebbe per trasformare il risultato in un
disastro. -
-
Quanto lungo? -
-
Richiede almeno sei mesi. Ma essendo tu inesperta potrebbe volerci
molto più tempo. Parliamo di nove o dieci mesi. -
-
È troppo tempo. Dovrò trovare un’altra
soluzione. -
-
Che intendi? Forse se mi dici a cosa ti serve, ti potrei aiutare -
suggerì il ragazzo, che moriva dalla curiosità di
sapere di cosa si trattasse.
Lux
però lo ignorò e gli porse un’altra
domanda:
-
Credi che il professor Montgomery ne abbia un po’ nelle sue
scorte? -
-
Sì, ce l’ha mostrata proprio oggi. Lux, io non
riesco a capire, non avrai intenzione di rubarla, vero? Finiresti
sicuramente nei guai e io non potrei… -
-
Non preoccuparti, Lou - lo interruppe, senza ascoltare le sue parole. -
Com’è che si dice? Il fine giustifica i mezzi, no?
-
Il
Corvonero avrebbe voluto ribattere, ma lei si allontanò in
fretta, senza lasciargli il tempo materiale di replicare.
Sospirò, sarebbe sicuramente finito nei guai.
23
ottobre 2021, 20.30
Un corridoio del castello
Centonovantanove giorni prima
Eliana
aveva da poco finito di cenare in Sala Grande e ora, stanca per la
giornata, aveva deciso di rifugiarsi del suo dormitorio, magari avrebbe
chiacchierato con qualcuno in Sala Comune e poi sarebbe andata a letto.
Questo, almeno, era il suo piano, ma doveva immaginarsi che le cose non
andavano mai come si sperava a Hogwarts. Stava percorrendo un
corridoio, quando sentì delle voci familiari provenienti da
uno sgabuzzino per le scope. Chi c’era lì dentro?
Ma soprattutto perché si stavano nascondendo? Poteva giurare
che quelle voci lei le conosceva bene e ne ebbe la conferma quando si
avvicinò e sentì chiaramente quello di cui
stavano discutendo.
-
È un piano troppo azzardato, non dovremmo ascoltare Lux -
affermò un ragazzo, che Eliana identificò come
James. Di cosa stava parlando? E cosa c’entrava Lux?
-
Non abbiamo altra scelta, ci vorrebbe troppo tempo per creare la
pozione e a noi serve - replicò Medea. La Serpeverde sapeva
che avrebbe dovuto andare avanti e farsi i fatti suoi, ma la tentazione
era troppo grande, quindi si fermò ad ascoltare.
-
Non credete che sia troppo pericoloso rubarla? - domandò
Fred. - Se qualcuno ci scoprisse saremmo nei guai. Potremmo perfino
essere espulsi. Capisco che si tratta dell’Ordine, ma
c’è un limite a tutto. -
Eliana
era troppo curiosa e preoccupata allo stesso tempo, stavano parlando di
rubare una pozione e tutto ciò riguardava
l’Ordine. Non capiva perché non ne avessero fatto
parola con lei però, che fosse qualcosa che gli iniziati non
dovevano sapere?
-
Siete o non siete Grifondoro? Non dovreste nemmeno protestare. Questa
è la decisione che il nostro Capo ha preso,
perciò voi la rispetterete, che vi piaccia o meno - disse
risoluta Dominique.
A
questo punto la ragazza non poté trattenere un sospiro, non
capiva proprio il motivo per cui la Serpeverde la odiasse
così tanto, forse perché si contendevano
l’amicizia di Lux, ma non sembrava avere problemi con Medea.
Inizialmente Eliana aveva cercato di esserle amica, ma non aveva
funzionato, quindi aveva deciso di ignorarla e basta.
-
Zitti, c’è qualcuno. Ho sentito dei rumori - disse
Fred e lei sapeva che doveva scappare per non farsi trovare
lì, ma le gambe le erano diventate di pietra e non riusciva
a muovere un muscolo
Qualcuno
aprì la porta e sghignazzò, Eliana non aveva
nemmeno il coraggio di alzare il volto e guardarli negli
occhi.
-
Perché questo non mi stupisce affatto? - fece Dominique. -
La Dreyar, ovviamente. Sempre a metterti in mezzo tra gli affari
altrui, non è vero? -
-
Dai, Domi, non essere così severa. Non è successo
niente - replicò James, posando una mano sul braccio della
ragazza, cercando di calmarla, ma ricevette solo uno sguardo fulminante
dalla bionda.
-
Che ci facevi qui? - le chiese Medea, che sembrava volesse solo
arrivare alla fine di quella conversazione.
-
Stavo solo andando al mio dormitorio, mi dispiace, non era mia
intenzione. -
La
Serpeverde avrebbe voluto rispondere a tono e non farsi trattare
così, odiava quando le persone le mettevano la testa sotto i
piedi. Tuttavia era una ragazza molto timida e, in questo
momento, spaventata. Non le piaceva questa situazione, non voleva che
loro la vedessero così debole e insicura.
-
Ascolta, non importa - disse Fred. - Solo prometti che non farai parola
con nessuno di quello che hai sentito. Si tratta di affari segreti
dell’Ordine. -
Eliana
annuì e loro se ne andarono, senza aggiungere altro. Quella
conversazione era stata una delle più strane a cui avesse
mai partecipato.
***
25 ottobre 2021, 10.15
Fuori dall’Aula di
Trasfigurazione
Centonovantasette giorni prima
Lorcan
era molto bravo in Trasfigurazione, adorava questa materia ed era
orgoglioso del fatto che fosse uno dei più bravi del suo
anno. Uscì dalla classe con il sorriso sulle labbra, che
ancora non se ne era andato da quando la professoressa gli aveva dato
un altro Eccezionale. Nel corridoio si erano riversati decine di
studenti, tutti diretti alla loro prossima classe. C’era un
gran vociare e una grande confusione, ma a Lorcan non fu difficile
notare Helios Rosier tra la folla. Forse perché era molto
alto e slanciato, forse per il suo portamento elegante e impeccabile o
forse perché, da quando l’aveva beccato con Albus,
non faceva altro che aspettarsi una richiesta o una minaccia da parte
sua. Egli stava camminando nel verso opposto rispetto a lui,
accompagnato dal suo amico Edward, fisico aitante e ben proporzionato,
capelli castani rasati ai lati e più lunghi sopra la testa,
occhi color nocciola e l’immancabile piercing sul
sopracciglio sinistro. Peccato fosse fin troppo etero.
Lorcan
poteva giurare che quando i due gli erano vicino, Helios gli aveva
fatto l’occhiolino. Era talmente distratto da questo, che non
notò Edward e gli colpì una spalla con la
propria. Si fermó e si girò per scusarsi, ma in
quel momento notò qualcosa cadere dalla mano del Serpeverde,
che - invece - non se ne era accorto. Si affrettò per
raccogliere quel pezzo di carta, fece per richiamarli, ma poi quello
che c’era scritto sul foglietto lo fermò.
Helios,
ci sarà una riunione straordinaria dell’Ordine
questa sera alle 21.00. Dobbiamo parlare del piano, non sarà
facile rubare la Felix Felicis. Ho bisogno di discuterne con voi.
-
Lux
p.s.
Distruggi questo biglietto, ovviamente
Lorcan
trattenne il respiro: rubare la Felix Felicis? Questo era qualcosa di
grande e lui non doveva sicuramente esserne a conoscenza. Non sapeva
cosa fare, era indeciso se liberarsi del biglietto e fare finta di
niente o restituirlo a Helios. Tuttavia la scelta non toccò
a lui, perché i due ragazzi erano tornati indietro e ora lo
stavano fissando con sguardi affatto rassicuranti.
-
Hai qualcosa che mi appartiene - dichiarò il Serpeverde.
-
Qualcosa che non avresti dovuto vedere - aggiunse Edward. - Forse
dovresti imparare a farti gli affari tuoi. -
-
State scherzando, vero? - domandò Lorcan, furibondo. - Io
l’ho raccolto perché pensavo di farvi un favore,
non pensavo certo di leggere queste cose! -
-
Abbassa la voce, non complicare ancora di più la situazione
- lo riprese Helios. - Vieni, andiamo qui dentro. -
Lo
prese per un braccio e lo trascinò dentro un’aula
vuota, e impolverata. C’era qualche vecchio banco arrugginito
sparso per la stanza e un po’ di scatole di cartone ricoperte
da teli bianchi.
-
Ascolta, queste erano informazioni private e tu non avresti dovuto
leggerle - affermò Edward. - Se ne farai parola con
qualcuno, noi… -
-
Voi cosa? Sentiamo - lo interruppe Lorcan. - Non mi sembra siate voi
quelli nel ruolo di fare minacce. -
-
Razza di… - iniziò il Corvonero, ma fu fermato
dall’amico che gli intimò di uscire e di lasciarli
soli.
-
Ci penso io, non preoccuparti - gli disse e l’altro, seppur
poco convinto, lasciò la stanza, sbattendo la porta alle sue
spalle.
Helios
sospirò, si passò due dita sul ponte del naso.
-
Scamandro, per quanto non mi piaccia arrivare a questi termini, ora
siamo in due a poter fare minacce. -
Lorcan
trattenne il respiro, si era quasi dimenticato della situazione Albus.
-
Senti, io non ho fatto apposta, è stato solo un caso. Non
sono affari miei e francamente non mi interessa. Se avete intenzione di
mettervi nei guai ve la gestirete voi. -
-
Bene, vedo che ci siamo intesi. Non farne parola con nessuno, come io
non farò con il tuo segreto. Arrivederci Scamandro - disse
Helios, per poi salutarlo con un cenno della mano ed uscire dalla
stanza, lasciando Lorcan alquanto scosso.
***
25 ottobre 2021, 15.30
Giardini del castello
Centonovantasette giorni prima
Ariel
e Crystal stavano camminando fianco a fianco verso il castello dopo la
lezione di Erbologia, nel mentre chiacchieravano del più e
del meno.
-
Allora come ti è sembrata la lezione? - chiese la Corvonero.
L’altra fece per rispondere, ma si bloccò alla
vista di qualcuno che camminava dritto verso di lei: Daniel Graves.
L’espressione sul suo viso non prometteva nulla di buono.
-
Buongiorno Crystal - la salutò. - Ariel, ciao anche a te. -
Le
due ragazze sorrisero in modo teso, non capendo perché si
fosse diretto proprio da loro. L’americana si era preoccupata
per settimane, si aspettava che lui facesse riferimento al suo segreto,
ma Daniel non l’aveva mai cercata, né le aveva
rivolto parola, fino a quel momento.
-
Mi dispiace disturbarvi, ma ho bisogno di un favore. -
-
Che genere di favore? - chiese Crystal, sospettosa.
-
Ho bisogno che tu intrattenga il professor Montgomery per qualche
minuto, ti farò sapere quando. Ovviamente puoi portare la
tua amica, se ti fa piacere. -
-
Perché lo stai chiedendo a me? - ribatté, mentre
Ariel ascoltava il dialogo senza interferire.
-
Sei brava in Pozioni, no? Sono sicuro che Montgomery sarà
felice di chiarire un tuo dubbio o curiosità, anche se dopo
le lezioni. -
-
Cosa ti fa pensare che lo farò? - ribatté la
ragazza, un po’ scocciata dalle richieste di Daniel. Sembrava
che lui desse per scontato il suo aiuto.
-
So che lo farai. Ti ricordo che so cose su di te che non vorresti che
nessuno sapesse. Inoltre si tratta dell’Ordine, non hai molte
scelte. -
Ecco
la minaccia che la Grifondoro si era aspettata. Sospirò, non
voleva farlo, ma - come aveva detto lui - non credeva di avere una
seconda alternativa.
-
D’accordo - accettò. - Di cosa si tratta? -
-
Dobbiamo entrare nel suo ufficio per prendere qualcosa, non ci
vorrà molto, ma abbiamo bisogno che qualcuno lo distragga.
Tu e Ariel siete le candidate perfette. Mi farò sentire con
ulteriori informazioni. Ora devo andare, vi auguro una buona giornata.
-
Le
due non parlarono fino a che il ragazzo fu lontano, poi Crystal disse:
-
Non devi farlo, è solo una cosa mia. Non sei obbligata se
non vuoi. -
-
Non c’è problema, sembra accattivante come cosa -
ridacchiò Ariel. - Ma dimmi, a cosa si riferiva con quella
minaccia? -
-
Non posso parlartene ora, è qualcosa di grande, qualcosa che
potrebbe rovinarmi la vita per la seconda volta. Ma lo farò,
promesso, penso di fidarmi di te. -
La
Corvonero le sorrise e la rassicurò, dentro di sé
stava scoppiando dalla curiosità. I segreti erano la
debolezza di Ariel e più oscuri erano, meglio era. Sapeva
che Crystal aveva qualcosa da nascondere e presto ne sarebbe venuta a
conoscenza.
***
25 ottobre 2021, 21.10
Stamberga Strillante
Centonovantasette giorni prima
I
membri dell’Ordine, senza gli iniziati, si erano riuniti
nuovamente nella Stamberga Strillante. I loro volti non erano coperti,
ma le maschere bianche giacevano nelle loro mani, pronte ad essere
indossate in caso di necessità. Tuttavia portavano gli
immancabili mantelli viola. Al centro della stanza stava la loro Capa,
che li aveva fatti chiamare per discutere del loro piano.
-
Grazie a tutti per essere venuti - salutò Lux, guardando i
membri dell’Ordine con un sorriso. - Ma soprattutto grazie
per il lavoro che avete fatto, tutti avete svolto egregiamente i vostri
compiti e ne sono molto felice. Passeremo alla fase due del piano molto
presto, quindi tenetevi pronti. -
SPAZIO AUTRICE
Ciao
a tutti!
Scusate
se posto con una settimana di ritardo rispetto al giorno promesso,
tuttavia ho avuto una serie di imprevisti e poi è iniziata
la scuola quindi il tempo a disposizione per scrivere è
diminuito. Tuttavia eccomi qui con un nuovo capitolo, che ne pensate?
È in realtà una sorta di capitolo di passaggio,
inizialmente doveva essere più lungo, ma poi ho pensato
fosse meglio scrivere due parti distinte. Nel prossimo avremo quindi la
continuazione di questo, spero arriverà entro la fine della
settimana prossima, ma il tutto dipende dalla scuola.
I
capitoli dopo, invece, ho pensato di dedicare uno a ogni personaggio:
avremo quindi nel presente il loro interrogatorio e nel passato scene
di vita quotidiana e informazioni sulla loro storia, ecc. Appariranno
ovviamente anche altri OC, ma il capitolo sarà maggiormente
incentrato sulla persona a cui è dedicato. Che ne pensate?
Ora
vi lascio con i prestavolti di Frederick, Margaret e Robert, che mi ero
dimenticata di postare.
Un
bacione e a presto,
Felix
Frederick Foley
Margaret Dixon
Robert Russel
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
Capitolo 5
11
maggio 2021, 8.00
Dimora
Harvey
Un
giorno dopo
Tristan Harvey era un uomo che nella sua
giovinezza era sicuramente considerato attraente; ora però
il tempo lo aveva riempito di acciacchi e imperfezioni. I suoi capelli
non erano più così neri, la sua pelle presentava
molte rughe e il suo corpo non era tonico come una volta. Non
si poteva definire vecchio, aveva quasi sessant’anni, ma non
li portava molto bene. Forse a peggiorarlo era stata la morte prematura
della moglie, che lo aveva lasciato solo con una ragazzina nel pieno
della sua adolescenza.
Tristan non era mai stato un buon padre:
era sempre via per lavoro, tornava a casa tardi e si interessava poco
della vita della sua famiglia. Per Lux era stata sua madre il suo punto
di riferimento; aveva solo quindici anni quando Helen morì e
questo lasciò in lei un vuoto incredibile.
Le prime preoccupazioni
dell’uomo andarono quindi verso Lux e la casa, chi se ne
sarebbe preso cura? Per questo aveva deciso di ufficializzare la
relazione con Karen, sua amante già da qualche anno. Aveva
pensato che la donna sarebbe potuta essere di conforto alla figlia e
avrebbe potuto occuparsi della loro casa. Tristan non l’aveva
mai amata, il suo cuore era sempre appartenuto a Helen, che
però aveva trascurato negli ultimi anni, facendosi prendere
dalla frenesia del lavoro. Karen era una donna giovane, attraente e
coinvolgente e l’uomo non era riuscito a negarsi i piaceri
che qualcuno come lei poteva offrirgli. Tuttavia non aveva mai messo in
mezzo i sentimenti, era sempre stata una relazione puramente sessuale.
Era da poco che si erano sposati, solo
qualche mese. Tristan non era impazzito di gioia quando la compagna
aveva fatto pressioni per il matrimonio, ma aveva accettato, come
faceva sempre d’altronde. Karen era giovane, ma di certo
sapeva come ottenere quello che voleva. L’uomo ne era quasi
succube.
Per la figlia, la donna non era mai stata
una seconda madre, piuttosto una sorella maggiore non voluta. Le due
discutevano spesso, accusandosi e insultandosi a vicenda. Lux aveva
solo pochi anni in meno rispetto a Karen, quindi non le piaceva
sentirsi dire da lei cosa poteva o non poteva fare. Tuttavia Tristan
sapeva che si volevano bene, a loro modo.
Si conoscevano già da prima
della morte di Helen: l’uomo infatti l’aveva
presentata alla famiglia come sua assistente e le due avevano stretto
un buon rapporto, considerata la vicinanza d’età e
il carattere simile. Karen le era stata poi vicina dopo la morte della
madre, consolandola e facendola sentire meglio. Quando Lux aveva
scoperto la verità, era stata guerra: non le aveva rivolto
parola per settimane, ma poi si erano avvicinate nuovamente.
Tristan non aveva cambiato le sue
abitudini: era un uomo impegnato, sempre lontano dalla famiglia e
continuamente immerso in riunioni o incontri vari. Karen quindi aveva
dovuto assumere un po’ il ruolo di Helen. Lux non aveva preso
bene la cosa inizialmente, ma poi si era adattata e alla fine tra lei e
la matrigna era sorto un rapporto simile a quello tra due sorelle.
Per queste ragioni l’uomo non si
stupì quando, una volta tornati a casa
dall’incontro con la signorina Dixon, Karen si era rifugiata
in camera. Tristan aveva deciso di lasciarla sola, anche lui aveva
bisogno di pensare e riflettere. Ora, tuttavia, aveva deciso di salire
al piano superiore e controllare che la moglie stesse bene.
Aprì la porta della loro camera e la trovò
sdraiata sul letto a pancia in giù, con la testa immersa in
uno dei tanti cuscini dalle federe bianche. Il suo corpo era scosso da
forti singhiozzi, i suoi capelli castani non erano perfettamente
ordinati come sempre ed era sicuro che il trucco le stesse colando
sulle guance. Avrebbe voluto dirle qualcosa, magari abbracciarla o
semplicemente sedersi accanto a lei. Tuttavia decise di lasciarla sola,
dopo quello che aveva fatto, meritava un po’ di tempo per
sfogarsi. Con un sospiro, uscì dalla stanza chiudendo la
porta.
***
26
ottobre 2021, 23.o0
Stamberga
Strillante
Centonovantasei
giorni prima
Gli attuali membri dell’Ordine
potevano chiaramente leggere la confusione e la preoccupazione sul
volto degli iniziati, che erano stati chiamati d’urgenza alla
Stamberga. Probabilmente ognuno di loro si stava chiedendo se si
trattasse o meno del furto della Felix Felicis e su ciò che
loro ne sapevano al riguardo.
Lux prese la parola quasi subito, con un
tono arrabbiato e deluso:
- So che tutti voi siete a conoscenza di
informazioni che potrebbero mettere tutti noi nei guai. Qualcuno di voi
le ha ricevute perché ritenuto degno della nostra fiducia,
altri - tuttavia - hanno spiato e interrogato noi membri.
C’è chi è persino arrivato alle
minacce. Sappiate che sono molto delusa, non mi aspettavo questo da
alcuni di voi. -
Lorcan voleva davvero mettersi a urlare,
perchè no,
lui non aveva minacciato proprio nessuno, al massimo il contrario.
Sapeva però che era meglio starsene zitto e subire la
predica.
- Tuttavia ormai quel che è
fatto è fatto - continuò la Serpeverde. - Quindi
vi diremo tutto e voi, come punizione, porterete a termine il piano al
nostro posto. -
Ci fu un brusio generale, nessuno degli
iniziati voleva avere a che fare con qualcosa di illegale solo
perché una tizia bionda, Capa di una società di
cui non avevano ancora capito bene lo scopo, aveva detto di farlo.
- Silenzio! - urlò James,
facendo sobbalzare tutti i presenti, che però smisero di
parlare. - Se non credete di avere le palle per farlo: quella
è la porta, uscite e non tornate mai più. -
Come previsto, nessuno si mosse.
- Bene, allora lasciate che vi spieghi il
piano - riprese parola Lux e tutti questa volta evitarono di
commentare.
Infatti, per quanto gli iniziati
ritenessero l’idea assurda, volevano far parte
dell’Ordine, ad ogni costo. Sapevano che tutto ciò
che stavano affrontando in quel momento, sarebbe poi stato ripagato una
volta membri ufficiali.
Il piano era semplice: Crystal e Ariel
avrebbero distratto il professor Montgomery, tenendolo lontano dal suo
ufficio; Eliana e Lorcan avevano il compito di fare da guardia
all’ingresso del corridoio, nel caso in cui qualche
insegnante, il custode o Pix fossero passati di lì e per
finire Louis e Jameson erano gli incaricati di rubare la Felix Felicis.
Ciò che irritava non poco gli
iniziati era il fatto che i membri non avrebbero preso parte al piano,
privandosi quindi di ogni occasione di finire nei guai. Se fossero
stati beccati, a rimetterci sarebbero stati solo e soltanto loro.
Volevano replicare, ma cosa avrebbero potuto dire?
“Consideratela come un’altra prova: chi non
partecipa è fuori” aveva dichiarato Lux e, a quel
punto, nessuno aveva aperto bocca.
***
27
ottobre 2021, 20.30
Fuori
dalla Sala Grande
Centonovantacinque
giorni prima
Ariel e Crystal erano appostate fuori
dalla Sala Grande, in attesa che il professore di Pozioni uscisse.
Avevano finito di mangiare in fretta e poi erano uscite con
l’obiettivo di intrattenere l’uomo e non farlo
arrivare al suo ufficio, nei sotterranei del castello. Avrebbero dovuto
parlargli per un tempo piuttosto lungo, dato che la missione sarebbe
iniziata solo dopo che tutti gli studenti fossero tornati alle loro
Sale Comuni: non potevano rischiare che qualche Serpeverde di ritorno
ai sotterranei li beccasse con le mani nel sacco. Tuttavia quella sera
sembrava che la cena non finisse mai, facendo aumentare
l’ansia nelle due povere ragazze. Sembravano un po’
impacciate messe così come stavano: in piedi, ferme
immobili, senza quasi spiccicare parola.
- Non credi che stiamo attirando troppo
l’attenzione? - bisbigliò Ariel. - Mi sembra che
ci stiano guardando tutti. -
- È solo una tua impressione,
probabilmente sei agitata perché è la prima volta
che fai qualcosa contro le regole. -
- Questo vuol dire che per te non lo
è? -
Crystal sorrise e basta, senza rispondere
alla sua domanda.
- Non preoccuparti, Ariel. Fidati di me,
andrà tutto bene. -
La Grifondoro aveva questa
capacità di mantenere la calma anche nelle situazioni
più stressanti: riusciva a non farsi prendere dal panico e a
ragionare fino alla fine. Inoltre aveva una tendenza di preoccuparsi
per tutti, era una sorta di babysitter per amici e compagni. In quel
momento, infatti, stava cercando di tranquillizzare Ariel.
- Non hai risposto alla mia domanda -
insistette la Corvonero. Alle sue parole l’amica
strabuzzò gli occhi: non capiva il motivo per cui
l’altra lo volesse sapere così ardentemente.
Aveva notato che la ragazza era strana
certe volte, sembrava nascondesse qualcosa, ma per il momento aveva
cercato di ignorarlo, dato che era una delle poche persone ad Hogwarts
che potesse ritenere sua amica.
- Perché non è
importante - spiegò.
Le due erano così prese dalla
conversazione che quasi non si accorsero che il Professor Montgomery
stava uscendo dalla Sala Grande. Era un uomo giovane, aveva solo
ventun’anni, infatti molti studenti lo conoscevano
perché frequentava Hogwarts fino a qualche anno prima. Era
sicuramente molto attraente e le alunne del castello non si
risparmiavano le risatine e gli sguardi innamorati quando lo vedevano.
I suoi capelli erano castani e lisci, che portava sempre un
po’ spettinati, i suoi occhi erano color nocciola e aveva
sempre uno strato di barba rada sul mento.
- Professor Montgomery! - lo
richiamò Ariel, accortasi che si stava allontanando.Nel
frattempo l’altra si affrettò a fare un segno a
Eliana e Lorcan, che si trovavano qualche metro più avanti,
seduti su una panchina: era arrivato il momento di entrare in azione.
L’uomo si bloccò e si
voltò verso le due ragazze con un sorriso.
- Buonasera signorina Killam e buonasera
anche a lei, signorina Wolff. Come posso esservi utile? -
- Volevamo chiederle informazioni riguardo
il compito di Pozioni che ci ha assegnato per la settimana prossima -
spiegò Crystal, accampando la prima scusa che le veniva in
mente e rimproverandosi per non aver pensato prima a cosa dire.
- Ne stavamo parlando giusto poco fa e ci
è venuto un dubbio: dobbiamo scrivere un metro di pergamena
o uno e mezzo? - la appoggiò Ariel, dopo aver lanciato
un’occhiataccia all’amica per lo spunto di
conversazione - a suo parere - idiota.
- Un metro e mezzo - rispose il
professore. - Mi sorprende che due delle mie alunne migliori non si
ricordino questo dettaglio. Non sarete certo a corto di cose da
scrivere, vero? -
Le due arrossirono e cercarono di
balbettare una risposta, mentre l’uomo le guardava
ridacchiando.
- Non vi preoccupate, capita spesso di
perdersi qualche informazione per strada. Chiarirò le
istruzioni domani in classe, se può farvi piacere. -
- Grazie mille, professor Montgomery -
rispose Crystal. - Volevo sapere anche se andrebbe bene scrivere degli
approfondimenti, senza ovviamente uscire troppo dalla consegna. Ho
letto un libro molto interessante qualche settimana fa e mi piacerebbe
molto parlarne nella mia ricerca. -
- Ovviamente - sorrise compiaciuto
l’uomo. - Ci sono molte cose interessanti di cui discutere
sulla Felix Felicis e sarei davvero felice di leggere ciò
che sapete voi al riguardo. Ora però, se volete scusarmi,
sono molto stanco, quindi penso proprio che andrò nel mio
ufficio a leggere qualche compito e poi dritto a letto. -
Le ragazze andarono nel panico: non poteva
andarsene ora, era passato troppo poco tempo. Eliana e Lorcan
probabilmente non avevano ancora raggiunto Louis e Jameson nei
sotterranei. Dovevano intrattenerlo per molto più tempo.
- Aspetti, ancora una cosa - lo
fermò Crystal. - Come avrà notato me la cavo bene
nella teoria, ma sto avendo qualche problema con la pratica. Non sono
riuscita a portare a termine molto bene l’ultima pozione. -
- Signorina Wolff, lei ha una O nella mia
materia, non è affatto male. Non capisco di cosa si
preoccupa. -
- Ecco, mi piacerebbe
puntare a un voto più alto. -
Il professor Montgomery sbuffò,
chiaramente scocciato dalle continue domande delle ragazze. Tuttavia
non poteva essere troppo sgarbato con gli studenti, per questo decise
di rispondere a Crystal:
- D’accordo, ne possiamo parlare
domani pomeriggio. Venga nel mio ufficio dopo le lezioni e discuteremo
della mia materia; potrei consigliarle qualcuno con cui può
esercitarsi e fare pratica. Ora vi auguro la buonanotte, devo davvero
salutarvi. -
- No, aspetti, non può andare!
- esclamò Ariel. L’uomo arcuò un
sopracciglio, in segno di
confusione.
- Cosa mi state nascondendo?
Perché non volete che vada nel mio ufficio? -
domandò a bruciapelo, lasciando le due spiazzate e senza una
risposta.
Nemmeno Crystal, che era solita mantenere
la calma e ragionare fino alla fine, riusciva a dire qualcosa.
Balbettò qualche parola, ma il professore la interruppe.
- So che c’è qualcosa
sotto, un qualche scherzo o qualcosa del genere. Sono molto deluso, non
me lo aspettavo da due alunne come voi. Ora seguitemi, voglio proprio
vedere cosa sta succedendo. -
“Merda”
pensarono entrambe. “Ora
sì che siamo nei guai.”
***
27
ottobre 2021, 20.40
Un
corridoio dei Sotterranei
Centonovantacinque
giorni prima
- Io non ce la faccio, Lor -
sbuffò Eliana.
Ormai erano cinque minuti che camminava
avanti e indietro per il corridoio, ripetendo sempre le stesse cose. Il
Serpeverde, invece, se ne stava appoggiato a una colonna, mormorando
qualche “mmh” “sì” o
“hai ragione” ogni tanto per farle pensare che la
stesse ascoltando, quando in realtà la sua testa era
altrove.
- Davvero, questa cosa è
inconcepibile! - esclamò nuovamente lei. Tu lo sai che farei
di tutto per Lux, ma questo è davvero troppo. Siamo complici
di un crimine. Ruberemo qualcosa. A un insegnante. Qualcosa di
illegale. Ti rendi conto? -
Lorcan non rispose, non sentì
nemmeno la domanda, ma lei non sembrò notarlo, dato che
continuò a parlare. I suoi pensieri erano tutti rivolti al
litigio che aveva avuto con Albus la sera prima. Non erano una coppia e
quindi lui proprio non capiva perché a volte
l’altro si arrabbiasse con lui attaccandosi a motivi stupidi.
Per esempio ora era arrabbiato dato che lui non aveva voluto dirgli
cosa avrebbe fatto quella sera e il motivo per cui non potevano
vedersi. Ma a Albus cosa importava? Non avrebbero dovuto nemmeno
discuterne: erano affari suoi. Sospirò e poi alzò
gli occhi verso l’amica, che lo stava fissando con sguardo
impaziente, come se stesse aspettando una sua risposta a una domanda
che lui non conosceva. Si limitò ad annuire e questo
sembrò bastarle.
- Lorcan, cosa c’è
che non va? Mi sembri distratto - chiese però lei, poco
più tardi.
- Nulla, Lia. Sono solo stanco e
un po’ preoccupato per questa situazione. Vorrei
solo che Louis e Jameson si sbrigassero, non voglio
più stare qui ad aspettare. -
- Se c’è qualcosa che
ti turba, puoi parlarmene, lo sai. Dopotutto sei uno dei miei
più cari amici. -
Lui le sorrise e annuì, ma si
chiese se fosse davvero così. La loro era una di quelle
amicizie che nasce forte, una di quelle nelle quali sembra tu abbia
trovato la tua metà perfetta, una di quelle amicizie che
sembra destinata a durare per sempre. Tuttavia si sa che se si parte
troppo veloci, l’energia finisce più velocemente e
Lorcan credeva che l’energia tra di loro fosse terminata
ormai da un pezzo. Era bastato poco, un segreto nascosto, una cosa non
detta, che poi diventavano due, tre, fino a divenire completamente
estranei. Era così che era andata per loro: quando guardava
Lia, gli era facile ricordare i vecchi tempi, quando correvano per i
giardini del castello o cavalcavano i loro manici di scopa, oppure
quando si rifugiavano nel tepore delle cucine per una tazza di
cioccolata calda. Tuttavia, se osservava attentamente i suoi occhi,
scorgeva qualcosa di diverso, di sconosciuto. Erano cresciuti, maturati
e si erano allontanati, Lorcan non era triste, semplicemente
rassegnato: così andava la vita e lui doveva accettarlo.
Erano rimasti amici per abitudine, forse anche per convenienza, ma la
corda che li teneva unita era molto tesa e bastava solo che uno dei due
facesse un altro passo per allontanarsi e si sarebbe spezzata, per
sempre.
- Sono d’accordo con te,
comunque - disse lui, per cambiare argomento, dato che quei pensieri
non lo aiutavano a mantenere il buon umore. - Non è giusto
che il lavoro sporco tocca a noi iniziati, mentre loro se ne stanno
lì a non fare nulla, fuori dai guai. E poi a cosa
servirà la Felix Felicis? -
- Questo non lo so e non credo nemmeno di
volerlo sapere. Voglio entrare a far parte dell’Ordine, come
credo chiunque altro di noi, ma forse questo è un prezzo
troppo alto da pagare. -
Lorcan annuì,
d’accordo con l’amica. Non potevano aspettarsi una
cosa del genere da loro, lui non era un codardo e non gli era mai
importato particolarmente finire nei guai, ma questo era diverso.
Questa volta non era una sua scelta, stava agendo per conto di altri,
per qualcuno che non avrebbe pensato due volte a lasciarli nella merda
per salvarsi la pelle. Il problema era che non si trattava
semplicemente di rubare qualcosa, ma era qualcosa di illegale, qualcosa
che gli studenti non avrebbero dovuto avere tra le mani.
Eliana in fondo la pensava allo stesso
modo: avrebbe fatto di tutto per i suoi amici o per aiutare qualcuno in
difficoltà, ma quella situazione era diversa. Lei non stava
facendo del bene per nessuno, solo eseguendo degli ordini, non
impartiti dalla sua migliore amica Lux, ma dalla Capa
dell’Ordine. Eliana le considerava la stessa persona
all’inizio, ma col tempo aveva capito che l’amica
aveva diverse personalità e perciò diversi modi
di relazionarsi con lei e con gli altri. Non sapeva perché
si comportasse in questo modo, ma di una cosa era certa: questa
versione di Lux non le piaceva affatto.
I due erano ancora in silenzio, immersi
nei loro pensieri, quando videro il professor Montgomery camminare a
passo spedito verso di loro con un’aria infuriata che non
prometteva niente di buono. Dietro di lui, Crystal e Ariel arrancavano
per stargli al passo, sembravano preoccupate e nervose.
- E voi due che ci fate qui? -
esclamò l’uomo. - Fate parte del piano anche voi?
So che mi state nascondendo qualcosa, non dovreste prendervi gioco di
me. -
Nessuno rispose, quindi il professore
sbuffò e li oltrepassò, diretto verso il suo
ufficio. Il cuore nel petto dei ragazzi batteva forte come gli zoccoli
dei cavalli al galoppo. Cosa avrebbero fatto ora? Avrebbero detto la
verità?
- Non muovetevi di lì, voglio
sapere esattamente che cosa avevate in mente di fare - aggiunse, prima
di aprire la maniglia della porta del suo ufficio, che si trovava alla
fine del corridoio.
***
27 ottobre 2021, 20.45
Ufficio
del Professor Montgomery
Centonovantacinque
giorni prima
A Louis e Jameson era toccato sicuramente
l’incarico più rischioso: sarebbero stati loro ad
entrare nell’ufficio del professore e a rubare la tanto
desiderata pozione. Aprire la porta non era stato affatto difficile,
era bastato qualche incantesimo di medio livello. Probabilmente
l’uomo non si aspettava che degli studenti volessero rubargli
qualcosa. Tuttavia, una volta entrati e individuato l’armadio
delle scorte, avevano scoperto che aprirlo non era così
semplice. Non volevano rischiare di rompere qualcosa, utilizzando un
incantesimo troppo potente, ma tutti quelli deboli che venivano loro in
mente li avevano provati tutti e non avevano funzionato.
Jameson sbuffò, lui non aveva
idea di come aprire quel dannato
armadio, era molto frustrato e voleva solo andarsene. Se ne stava
appoggiato alla scrivania in mogano che occupava il lato destro della
stanza, mentre guardava il Corvonero, che invece stava anc0ra studiando
il pesante lucchetto che li teneva separati dalla Felix Felicis.
- Senti Lou, perché non ce ne
andiamo? Diciamo loro che non siamo riusciti ad aprirlo e il mandiamo a
quel paese? - propose all’altro.
- Non credo ci farebbero essere parte
dell’Ordine se non portiamo a termine questa missione -
rispose, senza nemmeno alzare gli occhi dall’oggetto che
teneva tra le mani.
- E a te interessa davvero? -
Louis ridacchiò, no non gli
importava.
- Inoltre se davvero volessi farne parte,
potresti benissimo prepararla tu la pozione. Sei lo studente migliore
della scuola! - aggiunse il Tassorosso.
- Non lo farei mai, non voglio essere
così coinvolto. Se riusciamo a farla franca oggi, nessuno
salirà a noi, ma se dovessi crearla chiunque saprebbe che
è opera mia. -
Jameson non rispose, anche se sapeva che
l’amico aveva ragione. Aveva conosciuto Louis il loro
primissimo giorno di scuola, si erano seduti nello stesso
scompartimento del treno e da lì era nata una forte
amicizia. I due erano molto diversi: uno introverso, timido e di poche
parole, l’altro testardo, empatico e scherzoso; tuttavia
avevano scoperto di andare molto d’accordo. Infatti, per
quanto schivo, il Corvonero aveva trovato nell’altro qualcuno
con cui confidarsi e con cui passare il tempo, era una delle poche
persone con cui aveva legato.
Jameson stava girovagando per
l’ufficio, in cerca di qualcosa che potesse catturare la sua
attenzione e distrarlo dalla noia del momento. Louis gli
lanciò un’occhiataccia quando iniziò ad
aprire i cassetti della scrivania del professore, ma egli
continuò, scrollando le spalle, senza curarsi
dell’opinione dell’amico. Trovò solo
scartoffie, piume e vecchi appunti, nulla di interessante. Si
dedicò allora ad esplorare le carte appoggiate su un altro
mobiletto, erano tutte lettere che il professore aveva ricevuto dalla
sua famiglia o amici. Le guardò velocemente sperando di
trovare qualcosa di curioso o divertente, poi una di queste
attirò la sua attenzione. Quando capì da parte di
chi fosse, trattenne un’esclamazione di sorpresa per non
attirare l’attenzione di Louis, e - con cautela - la nascose
in una tasca del suo mantello, intenzionata a leggerla dopo.
Nel frattempo, il Corvonero stava ancora
esaminando il lucchetto, in silenzio. Jameson lo guardò,
così come era, piegato in avanti con il labbro inferiore tra
i denti e i capelli scompigliati, aveva davvero un espressione buffa.
Gli venne da ridere, ma si trattenne, non voleva disturbarlo.
- Ho capito! - esclamò,
facendolo sobbalzare e guardandolo con aria vittoriosa. - Vieni a
vedere - lo incitò, poi.
Quando gli fu al suo fianco, Louis
iniziò a spiegare la sua teoria:
- Guarda questo lucchetto, non ha alcuna
serratura. Avevamo quindi pensato a un incantesimo che potesse aprirlo,
ma se osservi bene il metallo è leggermente corroso. -
- Quindi? - domandò Jameson, a
cui sembrava che il discorso dell’amico non avesse alcun filo
logico.
- Quindi serve una pozione per aprirlo.
Una volta versato sopra qualche goccia, esso si aprirà, ne
sono convinto - spiegò con un sorriso smagliante.
- Okay, ma quale pozione? Ce ne saranno
diecimila in quest’ufficio - disse, indicando lo scaffale
pieno di boccette piene di liquidi colorati.
Louis si mise a studiarle con attenzione
da vicino, la sua fronte era corrugata e con il dito indice della mano
sinistra si picchiettava la coscia, faceva sempre così
quando era concentrato. Non gli ci volle molto per individuare la
pozione giusta e Jameson non ne fu sorpreso.
- Ecco, è questa! -
esclamò. Senza aggiungere altro, tornò al
lucchetto e versò con attenzione qualche goccia su di esso.
Passarono solo pochi secondi prima che questo si aprì. I due
ragazzi quasi urlarono per la gioia, ma dovettero trattenersi, non
potevano rischiare che qualcuno li trovasse proprio adesso. Louis
aprì l’armadio e rimase incantato dalla
quantità di oggetti misteriosi, pozioni e ingredienti
proibiti che conteneva. Se solo avesse potuto mettere mani su alcuni di
questi, sarebbe stato il ragazzo più felice della terra.
Pensò alle migliaia di cose che poteva sperimentare,
probabilmente sarebbe riuscito persino a inventare una pozione nuova
con tutto quel materiale. Ci pensò Jameson a risvegliarlo
dalla sua trance:
- Forza, prendiamo la Felix Felicis e
andiamocene. Sarà difficile per Crystal e Ariel
intrattenerlo di più. -
Il ragazzo annuì,
afferrò la boccetta contenente il liquido dorato e se la
infilò in tasca. Proprio in quel momento la porta si
aprì.
***
27 ottobre 2021, 21.10
Ufficio
del Professor Montgomery
Centonovantacinque
giorni prima
I sei iniziati erano seduti davanti alla
scrivania del professore, che li guardava con aria arrabbiata e delusa
allo stesso tempo. Era ormai passato un quarto d’ora da
quando aveva iniziato ad interrogarli, ma nessuno di loro aveva ancora
detto nulla.
- Voi non capite, con queste prove posso
farvi espellere tutti - li minacciò.
Ariel era decisa a non dire niente, sapeva
che non aveva fatto niente di male, non c’erano abbastanza
indizi contro di lei per farla addirittura cacciare da Hogwarts. Non si
sarebbe giocata la sua entrata nell’Ordine in questo modo.
Crystal, d’altro canto, stava combattendo una lotta
interiore: era una persona leale e cercava sempre di tirare fuori tutti
dai guai in situazioni come quelle, tuttavia sapeva che certe volte era
necessario sacrificare qualcuno per la salvezza di molti. Eliana non
voleva rischiare di mettere nei guai Lux, era pur sempre la sua
migliore amica e lei voleva disperatamente entrare a far parte
dell’Ordine, quindi - sebbene non le piacesse
l’idea di finire nei guai - era decisa a non parlare,
dopotutto non avevano alcuna prova contro di lei. Lorcan stava solo
aspettando il momento adatto per dire tutto, a lui che gli importava?
Poi però pensò a Albus, che cosa gli avrebbe
detto se per colpa sua James fosse stato espulso? E nemmeno Eliana
sarebbe stata felice della sua scelta di confessare, perciò
se ne stette in silenzio. Jameson aveva semplicemente deciso di
prendere la cosa con filosofia, senza preoccuparsi: se si fosse fatto
prendere dal panico le cose sarebbero degenerate. Inoltre non voleva
rompere la fiducia di Lux, quindi non avrebbe detto nulla. Louis,
invece, era dell’idea che Dominique lo avrebbe fatto a pezzi
se avesse aperto bocca; inoltre avrebbe preferito la sua espulsione
rispetto a quella della sorella.
- D’accordo, vedo che non volete
parlare - fece l’uomo. - Ditemi almeno se
c’è qualcun’altro coinvolto. Se voi mi
date delle informazioni, posso aiutarvi. Voglio sapere
perché stavate cercando di rubare la Felix Felicis, di chi
è stata l’idea e se ci sono altre persone dietro
tutto questo. -
- No - affermò subito Louis,
non poteva rischiare che qualcuno parlasse, mettendo sua sorella (o i
suoi cugini, per quel che gli importava) nei guai. - Non
c’è nessun altro, è solo opera nostra. -
Il professor Montgomery
sospirò, poi battendo i pugni sul tavolo disse:
- Bene, allora andrò a
informare la Preside McGranitt e i direttori delle vostre case, insieme
decideremo cosa ne sarà di voi. -
Si alzò, si diresse verso la
porta e fece per abbassare la maniglia, quando qualcuno
parlò.
- Okay, credo che questo sia abbastanza -
fece Lux, che comparse improvvisamente nel centro della stanza, era
stata nascosta fino a quel momento sotto il mantello
dell’invisibilità. - Congratulazioni iniziati,
avete passato la seconda e ultima prova. Ci avete dimostrato la vostra
lealtà e non avete rivelato fino alla fine la
verità, complimenti. Sono molto orgogliosa di voi. -
I ragazzi erano rimasti scioccati da
quella rivelazione, non potevano credere che fosse tutta una prova.
- I miei più sinceri
complimenti - aggiunse il professore. - Ai miei tempi io avevo quasi
rivelato tutto, ci è mancato tanto così.
Sì, avete capito bene: sono un ex membro
dell’Ordine. -
Qualcuno degli iniziati
ridacchiò, altri si limitarono a tirare un sospiro di
sollievo: erano riusciti nella loro missione, anche se non era quella
che si aspettavano.
- Bene, ora potete tornare nei vostri
dormitori. Vi ringrazio per la fiducia che avete posto
nell’Ordine, ricordatevi che saremo sempre dalla vostra parte
da adesso in poi. Vi auguro una buonanotte, avrete nostre notizie molto
presto - li salutò Lux.
I ragazzi, ancora un po’ scossi
per le notizie ricevute, si alzarono e uscirono uno alla volta
dall’ufficio.
- Signor Weasley - lo richiamò
il professor Montgomery. - Aspetta un secondo, voglio scambiare due
parole con te. -
Egli si fermò nel centro della
stanza e si voltò verso l’uomo che, una volta che
tutti uscirono, riprese a parlare:
- Perdonami se ti do del tu, ma odio
questi rapporti formali e abbiamo solo qualche anno di differenza. Io e
tua sorella siamo amici da quando ero ancora a Hogwarts. Devi sapere
che ovviamente ero a conoscenza del piano, quindi ho ridotto gli
incantesimi sulla porta d’ingresso in modo che tu e Jameson
riusciste a entrare, ma non ho fatto nulla sul lucchetto. Sono rimasto
molto sorpreso quando ho visto che l’hai aperto, come
l’hai capito? -
- L’ho solo studiato
attentamente, signore. Ho notato le corrosioni sul metallo e ho dedotto
che bisognava usare una pozione. Conoscevo bene tutte le pozioni
presenti nel suo ufficio, quindi quando ho trovato quella di cui non
sapevo l’uso, ho pensato fosse quella che stavo cercando -
spiegò, con la testa bassa, senza osare guardare
l’uomo.
- Complimenti davvero, sono piacevolmente
sorpreso. Fammi sapere se ti va di sperimentare qualcosa ogni tanto,
sarebbe divertente collaborare con te. Sapevo che eri brillante, ma non
immaginavo così tanto. -
- Sì, signore. Mi piacerebbe
molto - esclamò Louis al settimo cielo.
- Ah, non chiamarmi
“signore”, “Professor
Montgomery” è già troppo per me. Puoi
sempre chiamarmi Jacob se non c’è nessun altro -
aggiunse egli, ridacchiando.
- D’accordo, signore,
cioè Jacob. -
L’uomo non poté fare
a meno di ridere, poi disse:
- Bene, Louis. Ora è meglio che
tu vada nel tuo dormitorio, ci vediamo domani a lezione. -
***
27 ottobre 2021, 22.00
Dormitorio
maschile sesto anno di Tassorosso
Centonovantacinque
giorni prima
Jameson si sdraiò sul suo letto
subito dopo essersi tolto le scarpe. Tolse velocemente la lettera che
aveva catturato la sua attenzione dalla tasca del suo mantello e
iniziò a leggerla, curioso di ciò che conteneva.
30 agosto 2021
Caro Jacob,
Non vedo
l’ora che sia il primo settembre per poterti rivedere. Sono
rimasta così felice dalla notizia che mi hai dato, ancora
non posso credere che insegnerai ad Hogwarts! Sono davvero felice per
te, la cattedra di Pozioni era ciò che avevi sempre sognato
e io sono molto orgogliosa di te. (Inoltre il Professor Lumacorno
iniziava a puzzare un po’ troppo di vecchio).
So che
sarà difficile continuare a vederci ora che sarai il mio
profe ssore, ma sono sicura che riusciremo a trovare un modo, come
abbiamo sempre fatto. Credo anche che vederti tutti i giorni
sarà molto meglio che solo una volta ogni tanto agli
incontri dell’Ordine o alle gite a Hogsmeade.
Mi sei mancato
molto quest’ultimo mese, mi è dispiaciuto non
essere riusciti a vederci, ma - come sai - Karen ha voluto portarmi in
vacanza in giro per l’Europa. Credo cerchi ancora di farsi
perdonare per essere andata a letto con mio padre - mettendo
così le corna a mia madre - e per essere riuscita a
sposarlo. Come se mi importasse ancora, sono contenta che lui sia
felice. Anzi, credo che a lui nemmeno importi, non si è mai
curato di nessuno, nemmeno di me. Tuttavia Karen se lo merita (non mio
padre, intendo ricevere parte dell’eredità),
è una brava ragazza in fondo e io non saprei nemmeno cosa
farmene di tutti quei soldi. Forse io e lei ce ne andremo a vivere alle
Hawaii o in un’isola caraibica quando mio papà
morirà. Non fraintendermi, gli voglio bene, ma non credo mi
mancherà troppo, abbiamo sempre avuto un rapporto alquanto
freddo.
Ho visitato
Parigi, è davvero bellissima, lo sai che è una
delle città più romantiche del mondo? Purtroppo
non siamo riuscite a salire sulla Torre Eiffel, ma spero che mi ci
porterai tu un giorno. Ho incontrato tanti francesi carini e ho chiesto
i numeri di feletono (o telefono? Non ricordo mai come si scrive) ad
alcuni di loro per Dominique, sia mai che quella ragazza si trovi un
fidanzato. A proposito di Dominique, lo sapevi che sta andando a letto
con suo cugino James? L’ho scoperto quest’estate,
dio che ridere. Non ci potevo credere, ma in fondo ho sempre pensato
che fossero fatti l’uno per l’altra. Ovviamente lei
dice che tra loro è solo sesso, ma vedremo, secondo me non
me la racconta giusta. Intanto io le ho preso qualche numero,
potrebbero sempre tornarle utili.
Ho incontrato
Medea a Diagon Alley, era con suo padre Draco, mi fa sempre un
po’ strano vedere come si comporta con lui, vorrei tanto
avere un rapporto simile con mio padre, ti immagini? Non credo
accadrà mai. Comunque mi ha raccontato che i Guaritori le
hanno confermato che non potrà giocare a Quidditch nemmeno
quest’anno. Devo dire che mi sento in colpa, era la sua
passione. Argomenti tristi a parte, mi ha detto che si sarebbe
incontrata con Fred poco dopo. Sono migliori amici da una vita, ma sono
piuttosto convinta che lui provi qualcosa per lei.
Non ho fatto
molto altro di cui posso raccontarti, ho passato la maggior parte della
mia estate alla Tana (per la gioia di James, scherzo, in fondo ci
vogliamo bene, ci piace solo battibeccare), quindi nulla di eclatante,
Ho però scoperto che Rose Weasley e Scorpius Malfoy hanno
una relazione segreta. Certo che la famiglia Potter/Weasley ne ha di
intrighi amorosi, no?
Appena tornati a
scuola avremo una riunione dell’Ordine per scegliere gli
iniziati, non sai quante discussioni ho già sentito, mi sono
persino arrivate delle lettere da Daniel Graves. Dice che
arriverà ad Hogwarts una ragazza dall’America, una
certa Crystal Wolff, e che deve necessariamente essere una degli
iniziati. Non chiedermi il perché, ho chiesto ma non me ne
ha voluto parlare. Quel ragazzo è un tipo alquanto
misterioso.
Io volevo
proporre Eliana (ti ho parlato di lei, ricordi?) e Jameson, ma ho
scoperto di poter nominare solo una persona. James però mi
ha promesso che si occuperà lui di nominare Lia, spero che
lo farà, ma sono sicura che - dopo quello che è
successo - anche lui ci tenga. Avevo provato a chiedere a Dominique, ma
mi ha ricordato che la odia, anche se non ho ancora ben capito il
motivo. Poi ha aggiunto che lei vuole nominare Louis, suo fratello. Mi
chiedo il perché, non ha nulla in comune con
l’Ordine, ma sembrava piuttosto decisa, quindi non credo
nessuno le farà cambiare idea.
So per certo che
sceglieremo Ariel Killam, dato che suo fratello, Ace, ne faceva parte e
ci ha espressamente chiesto di sceglierla. Lui era un iniziato nel tuo
stesso anno, giusto? Cosa mi dici di lui? E della sorella?
Non credo che
né Edward né Helios nomineranno qualcuno, spero
che non avranno da ridire della proposta di James (che poi sarebbe la
mia), dato che lo odiano. Beh, in realtà Asso (ovvero Ed, lo
chiamiamo così per la sua abilità nel gioco
d’azzardo) è piuttosto neutrale. Io e lui non
abbiamo mai avuto un rapporto stretto, è sempre stata una di
quelle relazioni che si basano sul “ciao, come
va?”, hai presente? Helios, invece, è
l’unico che non ho sentito in quest’ultimo periodo,
gli avevo scritto una lettera un paio di settimane fa, ma non ho mai
ricevuto risposta. Mi chiedo se vada tutto bene, una volta a scuola
indagherò.
Per quanto
riguarda Fred, credo proporrà Lorcan, sono cresciuti insieme
dopotutto. Devo dire che lui mi piace, a volte parla di cose strane
(come i Nargilli), ma sa essere molto simpatico e divertente. Suo
fratello, invece, è molto più timido e riservato,
non gli ho mai parlato a lungo.
Non vedo
l’ora che quest’anno scolastico inizi, sono sicura
che ci sarà da divertirsi. Essere la Capa
dell’Ordine è un grande onore per me e spero di
essere all’altezza di questo ruolo. Tutto questo un
po’ mi preoccupa, ma è il mio ultimo anno,
perciò farò di tutto per fare in modo che sia il
migliore.
Parlando invece
di te, come è andato il tuo agosto? Hai ricevuto le mie
cartoline? Non so se i servizi postali babbani siano molto affidabili,
ma non potevo utilizzare un gufo. La tua famiglia come sta? Sei agitato
per l’inizio dell’anno scolastico?
Non vedo
l’ora di riabbracciarti, questi giorni senza di te mi sono
sembrati infiniti. Mi mancano il tuo profumo, i tuoi sorrisi e i tuoi
baci. Okay, sto diventando un po’ troppo sdolcinata, che mi
succede? Mi stai contagiando troppo, di solito sei tu quello dolce.
Ora ti devo
lasciare, Karen vuole che vada a fare shopping con lei. Quella donna mi
farà diventare matta.
A presto! Ti amo!
Un bacione,
tua Lux.
p.s. Ci
incontriamo nel tuo ufficio dopo la cena in Sala Grande, professor
Montgomery (suona davvero bene, sai?)?
Jameson dovette sbattere le palpebre un
paio di volte. Aveva riconosciuto la scrittura di Lux, per questo aveva
preso la pergamena, ma si aspettava di leggere una semplice lettera a
un amico, non certo questo.
- Merda - borbottò a bassa
voce, per evitare di svegliare qualcuno.
SPAZIO
AUTRICE
Ciao a tutti!
Vi avevo promesso di aggiornare prima, ma
alla fine sono passate solo tre settimane. Prometto però che
il prossimo arriverà presto. Spero di essermi fatta
perdonare con questo capitolo lungo e pieno di informazioni
(specialmente nella lettera).Mi sono concentrata di più sui
ragazzi del sesto anno, nel prossimo invece parlerò di
quelli del settimo (invece quelli personalizzati arriveranno da quello
dopo ancora). Spero che vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate.
Ricordo l’importanza delle
recensioni, ne sto ricevendo davvero poche. Cercate di essere un
po’ più presenti, non eliminerò nessun
personaggio, dato che mi servono per lo sviluppo della storia, ma
potrei sempre mettere qualcuno in secondo piano.
Ora vi lascio con due domande da
rispondere per MP:
- Quali coppie vi piacerebbe
vedere? Sia per quanto riguarda il vostro personaggio che gli altri.
Cercherò di ascoltare le vostre preferenze, anche se io ho
già delle idee mie.
- A chi vorreste che fosse
dedicato il primo capitolo personalizzato: Edward o Medea? Prima mi
rispondete, prima potrò iniziare a scriverlo, dato che
ascolterò le vostre votazioni.
Ora vi lascio, ma prima di andare faccio i
complimenti a NoxPolaris per aver indovinato quasi completamente quello
che sarebbe successo. Speravo di essere stata più
misteriosa, ma sei riuscita a scoprirmi :/
Un bacione a tutti,
Felix
p.s. Vi lascio i prestavolti di Jacob,
Karen e Tristan
Jacob Montgomery
Karen Harvey
Tristan Harvey
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
Capitolo 6
28 ottobre 2021, 17.30
Giardini di Hogwarts
Centonovantaquattro giorni
prima
Le
regole che James gli aveva dato erano molto semplici, anche un bambino
le avrebbe capite. Ovviamente Fred sapeva che non avrebbe dovuto
fidarsi del cugino, il quale non era particolarmente stimato dalle
donne. Infatti, per quanto egli si definisse un rubacuori, di fatto era
semplicemente un grande imbecille (o almeno così la pensava
Fred). A James piaceva tanto sedurre le ragazze e nessuno poteva negare
la sua bravura in questo, il problema era che poi finiva per fare
arrabbiare le sue “prede” e raramente riusciva a concludere.
Tuttavia quando gli aveva detto che esistevano tre semplici mosse per
conquistare il cuore di una donna, Fred gli aveva creduto. Forse
perché era disperato o forse perché credeva nel
“provar non costa nulla”, si era ritrovato con le
spalle al muro ad ascoltare l’amico spiegare con aria
emozionata e convinta le sue teorie.
Numero
uno: seducila. Numero due: innervosiscila a tal punto che si arrabbi
con te Numero tre: baciala all’improvviso.
Fred
si era ripetuto queste parole all’infinito, finché
non aveva deciso che era arrivato il momento di agire. Così
il ragazzo l’aveva raggiunta anche quel pomeriggio al solito
albero dove lei leggeva o studiava, mentre la squadra di Grifondoro si
allenava. Le si era seduto accanto e, con il miglior sorriso seducente
che potesse riprodurre, l’aveva salutata.
-
Buon giorno, Meds.-
Lei
si voltò verso di lui, senza nemmeno fingere
un’espressione sorpresa: ormai il loro incontro a
quell’ora era diventato abituale.
-
Ciao Fred, come è stato l’allenamento? -
-
Il solito. Senza di te non è più lo stesso, lo
sai. Ci manchi, mi manchi. -
-
Anche a me manca giocare, ma non posso farci niente. Purtroppo
dovrò limitarmi alla cronaca delle partite - rispose lei,
non riuscendo a nascondere un leggero rossore sulle guance.
-
Sei bravissima anche in quello, ovviamente. -
Il
Grifondoro era ormai convinto che la fase uno fosse stata ultimata,
dato il chiaro imbarazzo della ragazza e il sorriso che le illuminava
il volto. Decise quindi di passare alla fase due, anche se non sapeva
bene come far arrabbiare Medea e, soprattutto, non sapeva se voleva
farlo. Poi gli venne un’ispirazione e quindi decise di agire:
-
Che leggi? - le domandò, avvicinandosi al giornale che
teneva tra le mani.
-
La Gazzetta del Profeta, c’è stato un attacco a
una famiglia Babbana oggi, un gruppo di vecchi seguaci di Voldemort che
crede che i Mangiamorte possano tornare a governare, idioti. Certa
gente proprio non la capisco. -
-
Fa dei nomi l’articolo? - domandò, fingendosi
incuriosito. Medea scosse la testa.
-
No, sono riusciti a scappare prima che gli Auror potessero arrivare,
purtroppo. -
-
Beh, sono convinto che se chiedi a tuo nonno, Lucius, ti potrebbe dare
una risposta. Per quanto ne sai, potrebbe persino essere lui uno di
quegli uomini. -
Ecco
che aveva sganciato la bomba, non aveva avuto nemmeno il coraggio di
guardarla negli occhi mentre pronunciava quelle parole, sperava solo
che James avesse ragione. La Grifondoro sbatté le palpebre
un paio di volte, non riusciva a credere che il suo migliore amico
avesse detto una cosa del genere.
-
Prego? - fece scioccata. - Come osi dire una cosa del genere? -
-
Lo sai, dai, non fare finta di niente. Lucius Malfoy non è
mai stato un santo e nemmeno tuo padre Draco. Per quanto ne sai,
potrebbero essere stati loro. -
Medea
si alzò in piedi di scatto, strinse forte i pugni e poi, con
uno sguardo ricco di disprezzo si rivolse all’amico, che si
era sollevato a sua volta.
-
Tu non sai proprio niente. Sei solo un ragazzino viziato pieno di
pregiudizi. Da te una cosa del genere non me l’aspettavo
proprio. Sei un tale idiota, Fred Weasley. -
Poi,
a passo spedito, si incamminò verso il castello, senza
curarsi della Gazzetta del Profeta che giaceva abbandonata a terra. Il
ragazzo si affrettò a raggiungerla e una volta vicino, le
afferrò un polso e la fece voltare verso di lui.
-
Aspetta - sussurrò. - Scusami, non volevo offenderti. -
Lei
non sembrò affatto addolcirsi, ma lui - deciso ad arrivare
alla fase tre - si avvicinò a Medea, tenendola sempre
stretta e ferma per il polso. Le accarezzò il volto
dolcemente con una mano e poi le lasciò un bacio sulle
labbra.
***
28 ottobre 2021, 20.30
Fuori dalla Sala Grande
Centonovantaquattro giorni
prima
James
Potter era molto conosciuto a scuola: figlio di Harry e Ginevra Potter,
il Prescelto e una delle salvatrici del Mondo Magico; fratello di Albus
Severus e di Lily Luna Potter, miglior Cercatore che Hogwarts avesse
visto da anni ormai e ottima strega nonostante la giovane
età. Tuttavia James riteneva che lui non aveva proprio nulla
di speciale. Era Capitano di Quidditch e un abile Cacciatore, ma non
era certo il migliore, forse nemmeno della sua stessa squadra. Non era
uno studente meritevole, anzi, a scuola faceva piuttosto fatica,
l’unica materia in cui se la cavava era Cura delle Creature
Magiche che non era poi così difficile. Era un abile
corteggiatore, ma poche volte aveva vere e proprie relazioni, forse
perché aveva un’altra ragazza per la testa o forse
perché le donzelle che conquistava si rendevano conto che
non era poi così speciale.
James
diceva di non essere un ragazzo con problemi di autostima, ma il suo
atteggiamento borioso e sprezzante molto spesso era fonte di
insicurezza. Il suo nome lo precedeva e aveva paura di non essere
all’altezza della sua stessa famiglia. Quindi
l’unica arma di difesa che poteva utilizzare era
l’arroganza.
Helios
Rosier questo lo aveva capito già da tempo: si era ritrovato
a passare molto tempo con lui, l’anno precedente erano
entrambi iniziati dell’Ordine, e gli era bastato osservarlo
un po’ per arrivare a questa conclusione. Tuttavia egli non
lo giustificava affatto, anzi. Il Serpeverde riteneva che chiunque si
autocommiserava dovesse fare qualcosa per cambiare la situazione; usare
l’arroganza, l’egocentrismo e la
superficialità non erano un buon rimedio. Era questa la
ragione principale dell’antipatia che Helios provava nei
confronti di James. Egli però, da galantuomo quale era, non
aveva mai rivolto alcun torto al ragazzo, comportandosi a modo, tenendo
sempre in mente il suo stato sociale. In quel momento, tuttavia, niente
lo avrebbe trattenuto: avrebbe spaccato la faccia a James Potter, che
qualcuno osasse fermarlo.
Il
Grifondoro non lo aveva ancora notato, troppo impegnato nella
conversazione con la ragazza di fronte a lui. Helios se ne stava fermo
in mezzo al corridoio, con le gambe leggermente divaricate, i pugni
chiusi e un’espressione di fuoco. A passo di marcia si
avvicinò verso i due, che chiacchieravano tranquillamente
fuori dalla Sala Grande.
-
Selene! - sbraitò. - Che cosa stai facendo? -
La
ragazza spalancò gli occhi sorpresa e il sorriso che le
illuminava il volto sparì dal suo viso, sostituendolo con
un’espressione di indignazione. James, al contrario, sembrava
alquanto confuso dalla situazione.
-
Helios - rispose lei. - Cosa ci fai qui? -
-
Sto per lanciare uno Schiantesimo a questo imbecille, cosa credi? -
affermò, impugnando la sua bacchetta e puntandola verso il
Grifondoro.
-
Frena, frena, frena - disse il ragazzo, sentendosi chiamato in causa. -
Che cosa ho fatto di male? -
-
Niente, tranquillo - lo rassicurò la ragazza. - Mio fratello
sta solo esagerando. - Poi lanciò un’occhiataccia
a Helios, intimandogli di abbassare i toni e calmarsi.
-
Non cercare di difenderti, Potter. Ho visto benissimo quello che sta
succedendo qui e non osare dirmi che non è vero -
ribatté. A quel punto anche James iniziò ad
adirarsi, convinto della sua innocenza per qualsiasi accusa (a lui
ignota) che il ragazzo gli stava lanciando.
-
Almeno dimmi che cosa ti dà tanto fastidio. Io stavo solo
chiacchierando con Selene e poi sei arrivato tu con le tue minacce.
Quindi ora vedi di calmarti e di spiegarci cosa ti prende, amico. -
-
“Amico” lo dici a qualcun altro, amico. Ora mi stai
davvero irritando con quella tua faccia da finto tonto. Ho visto che ci
stavi provando con mia sorella, speri di portarti a letto anche lei,
eh? Stai tranquillo che non farà parte della tua collezione.
-
-
Okay, adesso basta - fece Selene, tirando il fratello per un braccio. -
Ora ti porto via da qua, ci sta guardando mezzo castello. -
Effettivamente
molti studenti che passavano di lì si erano fermati nel
corridoio ad osservare la scena e molti altri erano usciti dalla Sala
Grande, attirati dalle urla.
-
Che guardino! - esclamò Helios, furioso. - Non
m’interessa, vedranno quest’idiota ricevere
finalmente quello che si merita. -
-
Senti Rosier, io e tua sorella stavamo solo parlando tranquillamente.
Non ho fatto riferimento a nessuna relazione né tanto meno a
un rapporto sessuale. Quindi perché adesso non te ne vai e
mi lasci stare? -
-
Ho sentito bene quello che hai detto, non prendermi per un deficiente.
L’hai invitata ad Hogsmeade! -
-
Helios, ho detto basta. Andiamocene da qui, subito - disse irritata
Selene, tirando il fratello per un braccio.
-
No, ora risolveremo questa situazione una volta per tutte - disse
James. - Hai ragione, l’ho invitata, e allora? Lei ha il
diritto di uscire con chi voglia e tu non hai voce in capitolo.
Inoltre, per quanto mi piacerebbe, non mi sono ancora fatto tua
sorella, perciò puoi rilassarti. -
A
quel punto Helios non ci vide più dalla rabbia e le parole
della ragazza non servirono affatto a calmarlo; sfoderò la
sua bacchetta e lanciò un incantesimo contro James, che non
ebbe nemmeno il tempo di reagire. In meno di un secondo il suo corpo
cadde riverso a terra.
***
28 ottobre 2021, 23.00
Sala dei Trofei
Centonovantaquattro giorni
prima
Helios
si era presentato puntualissimo alla Sala dei Trofei, pronto a scontare
la sua punizione. Il professor Montgomery, direttore della sua Casa, lo
stava già aspettando davanti alla porta. Aveva
l’aria delusa, ma agli occhi del ragazzo sembrava quasi
stesse fingendo. In fondo di punizioni Jacob ne aveva scontate
sicuramente tante.
-
Buonasera, Helios - lo salutò. - Dovrai semplicemente
lucidare tutto ciò che questa stanza contiene, ovviamente
senza usare la magia. Se può esserti di sollievo, non sarai
solo. Presto arriverà un’altra studentessa. -
Il
ragazzo annuì e dopo aver salutato il professore,
entrò nella stanza. Aveva da poco iniziato il suo lavoro,
quando qualcuno aprì la porta. Helios fu sorpreso quando,
alzando gli occhi sulla figura, scoprì che era Medea.
-
Ciao, Medea. Che ci fai qui? Anche tu in punizione? -
La
ragazza aveva un aspetto terribile, i suoi occhi erano arrossati, i
capelli spettinati e sul viso un’espressione allo stesso
tempo scocciata, triste e arrabbiata.
-
Già - borbottò. - Ho lanciato una fattura
orcovolante, l’incantesimo delle pastoie,
l’incantesimo languelingua e un altro paio di fatture a
quell’imbecille di Fred Weasley. -
-
Duello? -
-
No, lui non ha nemmeno avuto tempo di prendere la bacchetta in mano che
era già per terra immobilizzato. Tu, invece? -
-
Ho schiantato James Potter e potrei avergli rotto una costola nel
mentre - spiegò con un’alzata di spalle, facendo
ridacchiare Medea.
-
Sono davvero felice di sapere che i due cugini stanno passando una
bella serata in infermeria. -
Helios
rise, poi si rimise al lavoro: prese una coppa tra le mani e
iniziò a lucidarla in silenzio. La ragazza
sospirò, ma affiancò l’altro e
afferrò uno straccio e una medaglia d’oro e prese
a sfregare con forza.
***
29 ottobre 2021, 23.00
Ingresso
Centonovantatre giorni prima
Lux
si stava dirigendo verso la Stamberga Strillante, quella sera ci
sarebbe stata una riunione per decidere le ultime cose riguardanti
l’iniziazione. Sapeva già che
quell’incontro non sarebbe andato a buon fine, il clima
all’interno dell’Ordine al momento non era infatti
dei migliori. Medea aveva litigato con Fred e Dominique si era
ovviamente schierata dalla parte della ragazza, causando
l’irritazione di James, il quale aveva avuto una discussione
con Helios. Insomma, Lux sapeva che quella riunione sarebbe stata piena
di battibecchi e litigi e, in quanto Capa, sarebbe toccato a lei
cercare di calmare i bollenti spiriti. Questo, ovviamente, non la
rendeva affatto felice, al contrario era di pessimo umore.
Stava
per uscire dal portone di ingresso, quando sentì dei passi
dietro di lei e, immaginando fosse Dominique che aveva finalmente
deciso di smetterla di starsene sdraiata sul letto a frignare e di
seguirla, si voltò. Tuttavia si trovò davanti
Edward Sullivan, lui le sorrise e lei ricambiò.
-
Ciao Lux, come va? - le chiese e lei scrollò semplicemente
le spalle, senza dare una risposta vera e propria: non credeva che al
ragazzo importasse davvero.
-
Tu? - domandò più per cortesia che per
curiosità.
-
Tutto sommato bene. Andiamo? -
I
due ragazzi uscirono dal castello, dirigendosi verso la Stamberga. Lux
e Edward non erano mai stati amici, semplicemente compagni di scuola ed
entrambi membri dell’Ordine. Tuttavia la ragazza non poteva
negare di apprezzarlo: era un ottimo organizzatore di festini, si erano
sempre rivolti a lui quando serviva, era un abile giocatore
d’azzardo e inoltre era molto fedele, non avrebbe mai
rivelato l’esistenza dell’Ordine probabilmente
nemmeno sotto tortura. Lux quindi non poteva non considerarlo un membro
molto valido e, sebbene non gli avesse dato alcun ruolo importante fino
ad ora, sapeva che prima o poi avrebbe sfruttato le sue
abilità.
-
Allora l’iniziazione si terrà il giorno di
Halloween? - chiese Edward in un banale tentativo di iniziare una
conversazione, con una domanda di cui sapeva già la risposta.
-
Sì, come ogni anno d’altronde. -
-
Sei agitata? - domandò. - Quel giorno sarà
l’inizio ufficiale del nuovo Ordine, avrai sei ragazzini in
più a cui badare. -
-
Non ricordarmelo, è già abbastanza difficile con
voi sette, ogni giorno una nuova. Non so se hai sentito dei duelli di
ieri, un caos che non ti dico - si lamentò.
-
Posso solo immaginare. Comunque bisogna dire che finora sei stata molto
brava nel tuo ruolo, molto diploma- -
Edward
si interruppe nel bel mezzo della frase e smise di camminare, Lux si
voltò verso di lui con un’espressione confusa. Il
ragazzo era scosso da forti tremori, il volto era pallido e sudava
freddo. Appariva terrorizzato e non riusciva a parlare o a muovere un
muscolo.
-
Che ti succede? - domandò Lux, presa dal panico. - Devo
chiamare aiuto? -
Egli
non riusciva a risponderle, continuava a guardare un punto impreciso
con occhi vuoti, il suo respiro era molto accelerato e la ragazza non
aveva idea di cosa fare. Edward iniziò a sbandare qua e
là, quindi lei gli prese il polso, aiutandolo a sedersi.
-
Vieni, siediti qui. Cerca di respirare, andrà tutto bene -
provò a tranquillizzarlo, ma era come parlare ad un albero,
lui non sentiva nulla di quello che gli stava dicendo.
-
Devo chiamare qualcuno, non so cosa diavolo sta succedendo -
esclamò. - Però non ti posso lasciar solo.
Dov’è la mia bacchetta? Potrei lanciare delle
scintille rosse e sperare che qualcuno le noti. -
In
quel momento Edward svenne, gli occhi divennero neri e il suo corpo
smise di tremare. Lux ora era seriamente spaventata e voleva solo
mettersi ad urlare, ma sapeva che doveva cercare di mantenere la calma.
Si inginocchiò accanto a lui e iniziò a scuoterlo
e a chiamare il suo nome, cercando di svegliarlo. Pochi secondi dopo si
riscosse dalla sua trance, rimase in silenzio un paio di secondi,
mentre lei lo fissava a bocca aperta.
-
Stai bene? - sussurrò. - Ti porto in infermeria? Vuoi che
chiami qualcuno? Ti serve qualcosa? -
-
Stai tranquilla, è tutto apposto - rispose lui rilassato ma
con voce rotta e il respiro ancora irregolare.
-
Ma come? Sei appena svenuto! - esclamò lei, scioccata dal
suo tono calmo.
-
Davvero, non ti preoccupare. Mi dispiace di averti spaventata,
solitamente non mi succede davanti a qualcun altro. -
-
Solitamente?
Stai dicendo che questa cosa
è abitudinaria? -
-
Non mi va di parlarne, okay? - disse lui risoluto. - Abbiamo una
riunione a cui andare, no? -
Si
incamminò subito dopo, senza lasciare alla ragazza, che
decise di seguirlo, alcuna possibilità di replicare.
***
31 ottobre 2021, 22.45
Stamberga Strillante
Centonovantuno giorni prima
Halloween
era la festa di zucche, fantasmi, zombie e quant’altro. Una
festa alquanto macabra se ci si pensava bene e quale giorno meno
perfetto di quello per l’iniziazione dell’Ordine?
La Stamberga Strillante era stata decorata con ragnatele (non tutte
finte in realtà), zucche intagliate illuminate da candele,
scheletri e finti pipistrelli. Erano riusciti a creare
un’atmosfera maggiore che nella Sala Grande, aiutanti forse
anche dall’aspetto già spettrale della stanza.
James e Fred si erano procurati cibo e bevande dalle cucine, mentre
Edward, Helios e Daniel si erano occupati degli alcolici e le ragazze
avevano pensato alle decorazioni. Mancava solo recuperare gli iniziati
e per quella notte le cose sarebbero andate in maniera un po’
speciale. Infatti i membri dell’Ordine avevano deciso di
rapirli dai loro dormitori: avrebbero indossato le loro maschere e
mantelli, sarebbero entrati di nascosto nelle loro stanze e, tappando
loro la bocca, li avrebbero letteralmente trascinati fuori dai loro
letti e portati alla Stamberga Strillante con indosso ancora i loro
pigiami.
Dominique
e Daniel non avrebbero dovuto svolgere questo compito, essendo i membri
dell’Ordine di più rispetto agli iniziati, quindi
erano stati incaricati di recarsi già al luogo
dell’incontro e aspettare lì gli altri. In
realtà Lux non ne poteva più di ascoltare
l’amica lamentarsi di James, quando l’unica ad aver
diritto di parola era Medea, la quale però sapeva essere
molto più matura della Serpeverde. Quindi aveva deciso di
usare la scusa del “non ci serve che siano tutti
presenti” e aveva così spedito Dominique e Daniel
alla Stamberga. Il ragazzo non era stata una scelta del tutto casuale:
non poteva mandare né James, né Fred,
né Helios, dato che in qualche modo c’entravano
tutti con la discussione, e voleva tenere d’occhio Edward,
quindi l’unico rimasto era proprio lui.
La
bionda rimase in silenzio per l’intero tragitto, sbuffando di
tanto in tanto, immersa nei suoi pensieri. Il ragazzo aveva provato ad
iniziare una conversazione, ma era stato bellamente ignorato quindi si
era presto arreso. Faticava a starle dietro nonostante le sue gambe
lunghe, ma non si era lamentato e - stringendo forte la sua
stampella argentata e poggiando il suo peso su di essa -
allungò il passo. Raggiunsero la Stamberga in poco tempo e,
una volta entrati, Dominique si sedette su una sedia, sempre senza
degnarlo di una parola.
-
Allora… oggi si inizia davvero. L’Ordine
sarà finalmente al completo. -
-
Già - borbottò lei, senza nemmeno alzare lo
sguardo su di lui.
-
Ne sei felice? Finalmente quest’anno tocca a noi decidere
come andranno le cose. -
-
Credi davvero sarà così? Lux prenderà
il controllo su tutto, come ha fatto finora d’altronde. -
-
Perché la pensi così? - domandò lui,
alquanto scosso dall’acidità della ragazza.
-
Perché è la verità! Sei cieco o cosa?
Davvero non te ne sei accorto? - esclamò. - A Lux piace
controllarci tutti come se fossimo i suoi pupazzetti. -
-
Credevo foste amiche, cosa è successo? - chiese Daniel, non
tanto per curiosità, ma stava solo cercando di far aprire la
ragazza e magari di tranquillizzarla.
-
Lo credevo anche io! A quanto pare però non è
così. È solo una gran bugiarda. Non credi che due
migliori amiche dovrebbero dirsi certe cose? Insomma i segreti portano
sempre ai litigi, lei dovrebbe saperlo. Invece per tutto questo tempo
non mi ha mai detto niente e lei lo sapeva fin dall’inizio. -
-
A cosa ti riferisci? - domandò, sedendosi accanto a lei.
-
Non capisco nemmeno perché mi importa - fece lei, ignorando
la sua domanda. - È un tale stronzo. -
Daniel
aveva perso il filo del discorso, ora chi era lo stronzo? Non stava
parlando di Lux?
-
Insomma se se la vuole scopare non sono fatti miei, no? -
continuò lei.
-
Aspetta, aspetta. Di chi stiamo parlando? -
-
Eliana - borbottò lei.
Ora
Daniel era davvero confuso e aveva capito che anche chiedendo non
sarebbe comunque arrivato a una risposta. Dominique sembrava molto
provata dalla situazione e il fatto che stesse parlando proprio con lui
era solo un caso.
-
Inoltre ho cose più importanti di cui occuparmi, mio
fratello per esempio. Devo smetterla di soffrire per chi non lo merita.
-
Poi,
tutto d’un tratto, la ragazza scoppiò a piangere.
Questo il Serpeverde non se lo aspettava proprio: non l’aveva
mai vista triste, né tanto meno piangere. Daniel non era una
persona molto empatica e soprattutto non gli piaceva avere a che fare
con le emozioni. Si sentiva in imbarazzo quando si parlava di
sentimenti, specialmente quando erano legati all’amore.
Quindi in quel momento non sapeva proprio cosa fare: darle una pacca
sulla spalla? Abbracciarla? Dire qualche parola confortante? Cosa
avrebbe dovuto fare? Non ebbe nemmeno molto tempo per pensarci,
perché fu Dominique a decidere per lui. La ragazza si
girò verso Daniel, lo guardò per qualche secondo
con i suoi occhi arrossati e lacrimanti e poi, di slancio, gli
lanciò le braccia al collo e lo strinse in un abbraccio.
Egli rimase immobile per qualche secondo, poi ricambiò la
stretta, seppur con imbarazzo. La ragazza pianse sul suo petto per
qualche minuto, ma poi si ricompose. Borbottò uno
“scusa” e un “grazie” e poi si
alzò dalla sedia e andò in bagno - che
l’Ordine aveva costruito qualche tempo fa: la loro sede
doveva pur averlo - probabilmente a sistemarsi il trucco, che le era
colato sulle guance, e i capelli.
***
31 ottobre, 23.30
Stamberga Strillante
Centonovantuno giorni prima
Gli iniziati, tremanti dal freddo (stare fuori dal castello in pigiama
ad ottobre non era proprio il massimo), erano stati portati alla
Stamberga, dove i membri dell’Ordine li avevano fatti
disporre in semi cerchio.
-
Buonasera a tutti voi- li accolse Lux. - Scusateci per il risveglio
traumatico, ma non sarebbe stato così divertente comunicarvi
il luogo e l’ora dell’incontro e basta. Vi starete
chiedendo il motivo di tale ritrovo, non preoccupatevi, non avrete
più prove
da
affrontare. Al contrario, da oggi farete ufficialmente parte
dell’Ordine. Benvenuti alla Cerimonia di Iniziazione. -
Uno
dei membri passò a Lux una coppa, era oro e aveva delle
decorazioni floreali di colore viola. Lei la prese tra le mani e, dopo
averla sollevata leggermente in aria come per brindare,
appoggiò le labbra sull’orlo e bevve un sorso del
liquido che conteneva. La passò poi alla sua destra a Fred.
Egli fece la stessa cosa e, una volta che tutti i membri ebbero bevuto,
la passarono agli iniziati. Lorcan fu il primo a riceverla,
guardò il liquido rosso che conteneva con aria preoccupata,
esitando a berlo.
-
Tranquillo, non è sangue o niente del genere. Solo un
po’ di vino d’ortica, puoi berlo senza preoccuparti
- lo rassicurò Lux e furono in molti a tirare un sospiro di
sollievo.
Allora
il Serpeverde bevve e poi passò la coppa alla sua destra.
Una volta che tutti ebbero preso un sorso di vino, i membri
dell’Ordine sollevarono le loro bacchette e mormorarono un
incantesimo. Gli Iniziati erano confusi, non capivano cosa stesse
succedendo, ma pochi istanti dopo tutto fu loro più chiaro.
I loro corpi furono coperti da lunghi mantelli viola e nelle loro mani
si materializzarono delle maschere bianche.
-
Ora siete ufficialmente membri dell’Ordine, congratulazioni -
disse Lux, scatenando un applauso generale. - Che la festa abbia
inizio! -
Una
musica proveniente da chissà dove riempì la
stanza, cibi e bevande furono messi a disposizione di tutti e
finalmente il divertimento iniziò. Quella notte fu la prima
di tante, l’inizio delle loro avventure e dei loro guai.
***
11 maggio 2021, 8.00
Ufficio della Preside
Un giorno dopo
Margaret
aveva fatto prelevare campioni di DNA da tutti i membri
dell’Ordine e li aveva fatti confrontare con le tracce di
pelle che erano state trovate sotto le unghie di Lux. Inoltre aveva
chiesto un confronto tra il DNA di tutti i ragazzi con quello del
bambino, in una disperata ricerca del padre. I risultati le erano
appena arrivati per lettera e ora stava fissando le buste che giacevano
sulla sua scrivania. Aveva paura di quello che avrebbe trovato, sperava
ci fosse qualche altro indizio che puntasse contro Edward,
così che avesse più chance di farlo confessare,
ma ne dubitava. Aveva la sensazione che non le sarebbe piaciuto
ciò che le buste contenevano. Sospirò e
aprì la prima.
-
Signorina Dixon, i campioni da Lei inviatoci non combaciano con il DNA
del feto - lesse ad alta voce. - Come immaginavo.
C’è qualcun’altro coinvolto. -
Aprì
la seconda e un’espressione di shock le si
manifestò sul volto. Aveva ottenuto una combinazione, uno
dei membri dell’Ordine aveva avuto un litigio pesante con Lux
e la sua pelle era finita sotto le unghie della morta.
Signorina Dixon, il
campioncino numero 00843 combacia con il DNA ritrovato sulla vittima.
Speriamo che possa esserle utile alle indagini.
Non
aveva lasciato alcun nome all’ufficio analisi, non voleva che
circolassero informazioni sul caso. O almeno non ancora, era troppo
presto. Quindi aveva assegnato un numero ad ogni sospettato e poi aveva
spedito i DNA. Prese la lista sulla quale si era appuntata gli
abbinamenti e cercò il numero 00843.
-
Medea Malfoy - lesse. - Signor Russel! -
Pochi
secondi dopo Robert aprì la porta con aria interrogativa.
-
Mi chiami la signorina Medea Malfoy. Io e lei dobbiamo fare una
chiacchierata. -
SPAZIO AUTRICE
Ciao
a tutti!
Eccomi
finalmente
con il nuovo capitolo. Spero vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne
pensate.
Ci
leggiamo
presto con il prossimo aggiornamento. La protagonista sarà
Medea, scelta basandomi sul risultato delle votazioni.
Ora
vi saluto,
Felix
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3783702
|