L'Ordine

di Felix_Felicis00
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo e regolamento ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Prologo e regolamento ***


L’Ordine


11 maggio 2022
Poche ore dopo

La luna era alta nel cielo e la sua luce splendeva sul castello di Hogwarts. L’unica stanza illuminata era l’ufficio della preside; Minerva McGranitt camminava su e giù per la stanza, riflettendo. Indossava ancora un paio di pantofole e una lunga vestaglia da notte. Era stata svegliata poco prima da un gufo che picchierellava contro la sua finestra con una lettera nel becco dall’aria importante. Quando l’aveva letta, l’era quasi venuto un infarto.
La preside ne aveva viste tante nei suoi anni di carriera ad Hogwarts, ma era da un po’ che una cosa del genere non succedeva. Gli ultimi anni, infatti, erano stati piuttosto tranquilli: qualche marachella qua e là, un paio di ossa rotte e alcune partite di Quidditch annullate, ma niente di più. Ora, invece, arrivata al suo ultimo anno nelle veci di preside, ecco che una delle paure più grandi che avesse, era diventata realtà.
Ancora non poteva credere che qualcosa del genere fosse capitato sotto i suoi occhi senza che avesse avuto modo di impedirlo. Ovviamente aveva sentito parlare dell’Ordine prima, ma mai aveva pensato che fossero capaci di uccidere qualcuno. Li aveva sottovalutati e adesso una studentessa era morta.
Gli Auror sarebbero arrivati di lì a poco per interrogare gli studenti sospettati dell’omicidio e avrebbero utilizzato il suo ufficio per farlo. Sperava solo di arrivare al succo di questa faccenda in fretta, perché altrimenti sarebbe stato un duro colpo per Hogwarts e per lei stessa: non era certo così che sperava di finire il suo percorso lavorativo.
Era ancora persa tra i suoi pensieri, quando sentì qualcuno bussare alla porta. La McGranitt sobbalzò, poi -con un colpo di bacchetta- si cambiò d’abito e si mise a sedere dietro la sua scrivania. Un secondo colpo le ricordò che non aveva ancora risposto.
«Prego, entrate.»
La porta si aprì, rivelando un uomo alto e robusto accompagnato da una donna bassa e mingherlina. Il primo sembrava buono e disponibile, con quei suoi occhi marroni profondi. L’altra, invece, aveva un aspetto glaciale: occhi azzurri, capelli biondi e sguardo di chi non dà seconde occasioni.
«Buongiorno» li salutò la preside.
«Certamente questo non è un buon giorno» rispose la donna. La McGranitt annuì, ma evitò di rispondere. Fece ai due gesto di accomodarsi e loro presero posto di fronte a lei.
«Sono Margaret Dixon, a capo di questa indagine» si presentò. «E lui è Robert Russell, il mio vice.»
«Scusate se mi permetto, tuttavia pensavo che il signor Harry Potter fosse a carico delle indagini di questa portata» disse, sorpresa la preside.
La signorina Dixon fece un sorrisetto, come se si aspettasse un commento del genere e fosse felice di poter rispondere, ma Russell fu più veloce:
«Solitamente sì, ma non può farlo con suo figlio sulla lista dei sospettati.»
La preside per poco non rimase con la bocca spalancata: ovviamente era a conoscenza che il ragazzo non fosse proprio un modello da seguire, ma non si aspettava facesse parte dell’Ordine.
«James Potter è un sospettato?» domandò con voce rotta. Quella nottata andava di male in peggio. I due Auror annuirono e Russell aggiunse:
«Era anche lui alla festa, quindi -come ogni persona presente- è considerato un sospettato.»
«Forse è meglio cominciare, la lista di persone da interrogare è lunga» tagliò corto la Dixon.
«Ovviamente, il mio ufficio è a vostra disposizione» rispose la preside. «Farò chiamare gli studenti che avete richiesto dal custode. Saranno qui a minuti.»

***

10 maggio 2022
Quel giorno

Lux sentiva dolore dappertutto: la testa le girava e non riusciva a formulare pensieri coerenti. Faceva fatica a respirare, le sembrava di avere un mattone sul petto. Provò ad alzare le braccia, ma queste non si mossero nemmeno di un millimetro. Voleva urlare, ma solo deboli rantoli uscivano dalla sua bocca.
Stava morendo e lei lo sapeva. Tuttavia non riusciva a pensare a questo, non riusciva a meditarci sopra. L’unico pensiero che passava per la sua testa era che aveva sete, molta sete. La sua gola era arida, le sue labbra secche, avrebbe pagato oro per un sorso d’acqua.
C’era sangue attorno a lei, tanto sangue. Era rosso. A Lux piaceva il colore rosso, soprattutto la tonalità scura che rendeva le sue labbra così attraenti.
Il dolore stava pian piano diminuendo, ma la sua testa continuava a girare, sempre più veloce. Non riusciva più a tenere gli occhi aperti, le palpebre si erano fatte troppo pesanti.
«Resisti, Lux» si disse nella sua. «Non puoi morire.»
Ma alla fine era davvero importante? Ne valeva la pena? Tutto quel dolore per poi cosa? Forse era meglio lasciar perdere, lasciarsi andare. Forse era meglio chiudere gli occhi per poi non riaprirli mai più.
L’idea di morire la spaventava, ma restare sveglia stava diventando sempre più difficile. Bastava solo rilassarsi, non pensare più a niente, chiudere gli occhi e spegnere il cervello.
Ed ecco, tutto era diventato buio e calmo, nessun rumore arrivava più alle sue orecchie e mentre si arrendeva al suo corpo, una sola immagine le tornava in testa: il volto del suo assassino.


SPAZIO AUTRICE

Ciao a tutti, eccomi qui per la seconda volta con la stessa interattiva. Se vi sembra familiare quindi, sì avete ragione. Avevo già proposto una storia simile due anni fa, ma poi avevo smesso causa forze maggiori. Ora però sono tornata con le idee più chiare e un’ispirazione maggiore.
Iniziamo con le spiegazioni!
L’Ordine è una società segreta ad Hogwarts di cui fanno parte tanti ragazzi ricchi e viziati, a cui importa principalmente divertirsi. (Avete presente La Brigata della Vita e della Morte di Una Mamma per Amica? Ecco, qualcosa del genere). Il prologo è ambientato dopo l’omicidio di Lux Harvey, a capo dell’Ordine. La storia, però inizierà da molto prima, raccontando i fatti antecedenti alla sua morte.
Passiamo alle regole:
Recensione: solo per motivi organizzativi, scrivetemi quanti personaggi volete propormi, il sesso e la Casa.
Scheda: Inviatemi per MP, come oggetto scrivete: “Nome e cognome del vostro personaggio - vostro nickname”. Se inviate più di un personaggio, inviate le lore schede in messaggi separati. Vorrei le schede entro e non oltre la sera del 9 agosto.
OC:
farò una selezione, quindi se volete essere scelti, cercate di essere originali
potete presentarmi quanti personaggi volete, potete indicare se preferite che siano del settimo (quindi già membri dell'ordine) o del sesto (quindi aspiranti membri). Tuttavia alla fine sarò io a decidere, a seconda del numero di personaggi (non posso avere 10 membri e 1 aspirante o viceversa, capitemi)
potete specificare le vostre preferenze per amicizia, amore e relazioni varie, ma alla fine sarò io a compiere le decisioni.
come ho scritto prima, l'ordine e un posto per ragazzi ricchi che amano il divertimento. Quindi cercate di attenervi a questo punto, ma senza essere banali: amo la diversità. Una cosa importante
il segreto e uno dei punti piu importanti nella scheda e può essere di tutto, cercate di essere originali
per entrare nell'ordine non devono essere necessariamente purosangue: mezzosangue son ben accetti, nati babbani saranno più rari perché devono essere considerati importanti per la società magica. Quindi se create un personaggio babbano, datemi una buona ragione per la quale sia nell'ordine
Scrivetemi per qualsiasi dubbio, domanda o perplessità. Sono più che disponibile! Scusatemi per le tante regole, ma voglio essere sicura che tutto fili liscio, ora vi lascio con la scheda e con i prestavolto dei personaggi. I punti segnati con l’asterisco sono facoltativi. Vi prego di cancellare le parti che non compilate e le cose scritte tra parentesi, grazie.
 
Nome:
Secondo nome*:
Soprannome*:
Cognome:
Sesso:
Età e data di nascita (mese e giorno):
Casa:
Anno frequentato (sesto o settimo, ricordate che poi sarò io a decidere)*:
Stato di Sangue:
Orientamento sessuale (tutto è ben accetto):
Descrizione fisica:
Prestavolto (il nome, non il link ad una foto):
Descrizione Caratteriale (meglio è descritto, più avete possibilità di essere scelti):
Famiglia (componenti, età, rapporti con loro, ecc.):
Storia (cosa gli/le è capitato fino ad adesso, fatti importanti, eventi che lo/la hanno segnato/a, ecc.):
Segreto:
Perché potrebbe avere ucciso Lux (so che questo punto è difficile, scrivetemi una vostra idea, poi alla fine deciderò io se usare il vostro movente o inventarne uno):
Perché è stato scelto dall’Ordine:
Relazione (chi le potrebbe piacere, cosa vorreste che accada nella sua relazione, se volete potete anche scegliere un personaggio della NG con cui avere una relazione, ma non è detto che rispetti le vostre scelte):
Con chi potrebbe andare d’accordo/con chi non andrebbe d’accordo:
Paure:
Debolezze:
Cosa ama e cosa odia:
Molliccio*:
Amortentia*:
Quidditch*:
Ruolo scolastico*:
Animale domestico*:
Patronus*:
Altro*:

Lux Harvey, Serpeverde, settimo anno



Dominique Weasley, Serpeverde, settimo anno



Lorcan Scamandro, Serpeverde, sesto anno



James Potter, Grifondoro, settimo anno



Fred Weasley, Grifondoro, settimo anno



Lysander Scamandro, Tassorosso, sesto anno



Louis Weasley, Corvonero, sesto anno

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


SPAZIO AUTRICE (prima parte):
Ciao a tutti,
ecco finalmente il primo capitolo della storia. So che molti di voi lo aspettavano ieri, ma sono riuscita a pubblicarlo solo oggi.
Prima che iniziate a leggere voglio ringraziare tutti i partecipanti, è la prima volta che ricevo tutte le schede degli iscritti e che tutte mi piacciano. Tuttavia questa storia ha una trama molto intricata e ho dovuto fare delle scelte sia per questione di numeri, ma anche per avere personaggi che si adattino al tipo di storia che sto scrivendo. Inoltre molti personaggi avevano segreti/storie simili e per questo ho dovuto scartare molti personaggi. Quindi perdonatemi se non ho scelto alcuni dei vostri OC, spero non vi siate offesi. Di nuovo grazie a tutti, vi lascio al capitolo e ci vediamo sotto!

11 maggio 2022
Poche ore dopo

I membri dell'Ordine erano seduti uno accanto all'altro in una stanzetta fredda e poco illuminata dalla luce di alcune candele. Si stringevano nei loro mantelli, che nascondevano vestiti da sera eleganti e costosi. Faceva freddo quella notte e il camino non era acceso, tuttavia nessuno di loro aveva ancora alzato la bacchetta per creare un fuoco che potesse scaldarli. Avevano tutti occhi vuoti, fissando un punto imprecisato nella stanza o semplicemente guardando a terra. Si respirava aria di paura e agitazione, nessuno aveva ancora aperto bocca da quando erano stati chiamati dal custode. L'unico rumore che si sentiva erano i deboli singhiozzi di qualcuno.
- Okay ora basta - ruppe il silenzio James. Gli altri ragazzi si voltarono verso di lui, scioccati che qualcuno aveva davvero parlato, ma comunque attenti alle sue parole - Saremo interrogati a breve, dobbiamo parlarne. -
Nessuno rispose, quindi il ragazzo continuò: - Pensano che uno di noi sia l'assassino, ma non sanno ciò che è successo veramente. Noi dobbia- -
- James, basta - lo interruppe Medea, lanciandogli un'occhiataccia con quei suoi occhi azzurro ghiaccio. Sembrava una regina quella sera, indossava uno stupendo abito grigio, che le fasciava il busto e poi si allargava in una ampia gonna, era decorato con fiorellini dorati. Portava i lunghi capelli biondi in un'acconciatura elaborata, ora erano un po' spettinati e alcuni le ricadevano sul collo. - Ci staranno ascoltando, non possiamo dire nulla che possa incriminare qualcuno di noi. -
- Medea ha ragione - la appoggiò Fred. - Devi stare attento a quello che dici. -
- E da quando non sei d'accordo con lei? - borbottò Helios. Era indubbiamente agitato e infastidito dal comportamento del Grifondoro. - Bisogna decidere sul da farsi! -
- Perché non ci calmiamo tutti e ragioniamo? - propose Crystal, lei era chiaramente una delle poche capace di mantenere la calma e tenere la situazione sotto controllo e sempre pronta a trovare una soluzione anche nelle situazioni più drammatiche, come quella in cui si ritrovavano. Peccato che i suoi compagni preferissero litigare piuttosto che ascoltarla.
- Porca puttana! Lux è morta. Morta. Lo capite? - esclamò Edward. Il Corvonero non ne poteva più delle discussioni inutili degli altri ragazzi, voleva solamente poter uscire da quella maledetta stanza e respirare un po' di aria fresca, fare una passeggiata da solo, in pace.
- Certo che lo sappiamo e per quanto ne sanno loro, potresti essere stato tu ad averla uccisa! - ribatté Jameson, che molto raramente perdeva la pazienza e si vedeva arrabbiato. Tuttavia ora era frustrato, nervoso, confuso e spaventato, inoltre la grande quantità di alcol che aveva ingerito non lo aiutava certo a rimanere lucido.
- Non hanno alcuna prova contro nessuno di noi, state tutti calmi. Noi non dobbiamo dire proprio niente e tutto andrà bene - disse Lorcan. Qualcuno gli dette ragione, tranquillizzandosi un po', altri invece continuarono a replicare che qualcosa bisognava pur dire, che gli Auror non erano certo stupidi e anche se fossero stati zitti tutti, forse sarebbero finiti ad Azkaban in ogni caso.
Il litigio venne interrotto da una voce flebile, un po' roca, forse perché la persona che stava parlando aveva appena finito di piangere:
- Forse dovremmo semplicemente dire la verità - propose Louis.
- No - replicò subito Eliana, senza lasciare che qualcun altro potesse intervenire e dare ragione al ragazzo. - Non faremo nulla del genere. -
- Ragazzi, lui è uno sporco bastardo e merita di marcire in prigione per il resto della sua vita, su questo siamo sempre stati tutti d'accordo, o no? - disse Dominique, decisa e nessuno volle contraddirla perché se si ritrovavano lì adesso era solo per quella ragione.
- Esattamente - concordò Daniel. - Ha fatto del male a Lux, perciò noi la vendicheremo, è giusto così. -
- Bene, siamo tutti in concordanza? - domandò James. Tutti annuirono, tranne una ragazza. La sua pelle era più pallida del solito, aveva lunghi capelli castani e due grandi occhi marroni, arrossati dalle lacrime. Le sue labbra rosse erano state martoriate dai suoi denti, dato che continuava a mordersele. Sembrava di essere sul punto di vomitare. - Ariel? -
- Okay, va bene - rispose lei, dopo qualche secondo di riflessione.

***

1 ottobre 2021
Duecentoventuno giorni prima

Lux si guardò allo specchio per l'ultima volta: i capelli biondi si appoggiavano sulle spalle in morbidi boccoli, le sue labbra erano perfettamente tinte con quella tonalità di rossetto rosso che amava tanto e i suoi occhi azzurri risaltavano grazie all'eyeliner nero che aveva attentamente applicato. Sorrise, era pronta per la prima riunione ufficiale dell'Ordine da Capa. Ancora non ci poteva credere che avevano scelto lei; era un tale onore per lei poter ricoprire questo ruolo per cui sapeva sarebbe stata perfetta. Lux se lo sentiva: quell'anno sarebbe stato un grande anno per lei.
Lasciò il suo dormitorio entrando nella Sala Comune di Serpeverde, dove Dominique, la sua migliore amica, la stava aspettando.
- Finalmente! - esclamò la Weasley quando vide l'amica. - È mezz'ora che ti aspetto, siamo in ritardo. -
- Tanto non possono iniziare senza di me, no? - replicò Lux, sorridendo.
Dominique rise e le due si incamminarono fuori dal castello, verso il Platano Picchiatore che portava alla Stamberga Strillante.
Quando finalmente la raggiunsero, tutti gli altri sei attuali membri dell'Ordine erano già lì, ad aspettarle.
- Finalmente, era ora! - le accolse James, che se ne stava stravaccato su una sedia.
- Zitto, Potter - lo rimproverò Dominique. - Piuttosto, dove sono le carte? -
- Qui - rispose Helios, togliendosi un mazzetto di carte dalla tasca del mantello e consegnandole a Lux. La ragazza le guardò: la grandezza era quella delle famose carte dei tarocchi, che si usavano durante le ore di Divinazione, ma queste erano di colore viola e nel mezzo era rappresentato un cerchio al cui interno vi era rappresentata una civetta bianca.
- Sono perfette - commentò la ragazza. - Ora non ci resta altro che decidere a chi consegnarle. -
Non era mai facile decidere chi sarebbe stato all'altezza di entrare a far parte dell'Ordine: servivano persone adatte al tipo di attività che facevano, piuttosto coraggiose, ovviamente ricche e predisposte al successo, ma soprattutto fedeli.
Dopo un paio d'ore di discussione, i membri avevano stilato la loro lista. Quel giorno sei persone diverse avrebbero trovato una misteriosa carta infilata in un libro, sopra il proprio cuscino, tra gli appunti di Erbologia, sotto il proprio piatto o appiccicata alla propria scopa. L'avrebbero guardata confusi, chiedendosi che cosa fosse, l'avrebbero girata e avrebbero letto il loro nome e le seguenti parole:
"Congratulazioni, sei un aspirante membro dell'Ordine. Presentati a mezzanotte del 10 ottobre nei pressi della capanna di Hagrid."


SPAZIO AUTRICE (parte due)
Rieccomi!
So che questo capitolo è piuttosto corto, ma ho avuto tempo di scrivere solo questo e non volevo farvi aspettare ulteriormente. Spero comunque che vi sia piaciuto.
Piccole comunicazioni di servizio che ho dimenticato di scrivere nel regolamento:
i.    ovviamente, essendo un'interattiva, ho bisogno che voi recensiate, sia perché ho bisogno di sapere come sto gestendo il vostro OC sia perché spesso ci saranno domande a fine capitolo a cui dovrete rispondere. Quindi se non recensirete per più di tre capitoli, il vostro personaggio sarà cacciato dall'Ordine e passerà in secondo piano. So benissimo che spesso ci saranno impegni e cose varie, quindi basta che mi avviserete per tempo e nulla succederà al vostro personaggio.
ii.    ho chiesto già a molti, ma a chi non lo avessi fatto, ho bisogno di sapere se i loro familiari stretti facevano parte dell'Ordine, infatti anche gli ex membri avranno delle piccole apparizioni nella storia. Scrivetemi per MP
Ora vi spiego la scelta delle carte:
⦁    "Il colore viola nasce dalla mescolanza del blu e del rosso. Il primo incarna la saggezza, il secondo l’amore. Fino a oggi ha sempre rappresentato simbolicamente il mistero, la magia e la metamorfosi." (fonte: la alchimia delle pietre)
⦁    Secondo "La Tela Nera", nel periodo medioevale la civetta rappresentava la stregoneria ed era vista in modo negativo, quindi ho pensato che per maghi e streghe la civetta fosse al contrario simbolo di buon auspicio. Infatti usano gufi e civette per spedire lettere. Per questo l'ho resa simbolo dell'Ordine
⦁    Il cerchio rappresenta la perfezione, l'eternità e l'unità; inoltre, "nel mondo celtico, il Cerchio ha una funzione e un valore magico. Questa figura geometrica simboleggia dunque un limite magico invalicabile." (fonte Miti e Misteri).
Non ho tempo per postare le foto dei prestavolti perché sto per uscire, quindi li vedrete nel prossimo capitolo. Vi lascio la lista dei nomi :)

Serpeverde

Lux Harvey, settimo anno - Felix_Felicis00
Dominique Weasley, settimo anno
Helios Rosier, settimo anno - NoxPolaris
Daniel Spencer Graves, settimo anno - Astal
Eliana Madison Dreyar, sesto anno - LieblingsLebe
Lorcan Scamandro, sesto anno

Grifondoro

Medea Lacerta Malfoy, settimo anno - Madmoiselle Anne
James Potter, settimo anno
Fred Weasley, settimo anno
Crystal Electra Wolff, sesto anno - Bungod

Tassorosso

Jameson Nokes, sesto anno - Towanda_78

Corvonero

Edward Sullivan, settimo anno - Towanda_78
Ariel Cora Killam, sesto anno - _Littles_
Louis Weasley, sesto anno



A presto e un abbraccio,
Felix

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

1 ottobre 2021, 18.00

Sala Comune di Corvonero
Duecentoventuno giorni prima

Ariel Killam era stata davvero molto impegnata quel giorno: due ore di Pozioni, due di Trasfigurazione, due di Incantesimi e aveva dovuto persino scrivere un metro di pergamena per Difesa Contro le Arti Oscure sui Nascondiombra, creature alquanto interessanti secondo lei. Era appena tornata dalla Biblioteca, esausta, e quando entrò nella Sala Comune di Corvonero si lanciò subito sul suo divanetto preferito, quello davanti al camino, che fortunatamente era libero. Nonostante fosse solo l'inizio di ottobre, ad Hogwarts faceva già piuttosto freddo, soprattutto nelle giornate di pioggia come quella. Per questo Ariel non poté che essere felice quando si accomodò davanti al fuoco acceso.
Anche quella giornata trascorsa a fingere di essere una studentessa perfetta era finita e ora poteva rilassarsi per qualche minuto in solitudine. Dato che aveva già finito i compiti, poteva finalmente leggere il libro che aveva iniziato da poco (per circa la decima volta). Prese la sua borsa, che aveva posato ai suoi piedi, alla ricerca di "Death Note", uno dei suoi manga preferiti. Lo aprì e sfogliò le pagine fino al punto dove aveva smesso la lettura, ma davanti a lei trovò qualcosa d'inaspettato.
Si rigirò quella carta dall'aspetto curioso tra le mani: che cosa poteva significare una civetta in un cerchio? Eppure quel simbolo le sembrava familiare, non riusciva solo a ricordare cosa fosse e soprattutto come mai era nel suo libro. Voltò la carta e tutto le fu presto molto più chiaro. L'Ordine, come aveva fatto a non capirlo prima? Si diede della stupida mentalmente, aveva visto quel libro almeno un centinaio di volte: suo fratello Ace lo disegnava in continuazione su libri e pergamene quando si annoiava. Era persino ricamato sui quei mantelli viola che i suoi genitori nascondevano nell'armadio. Quante volte aveva sentito parlare dell'Ordine! Chiacchiere e chiacchiere su quanto quell'esperienza potesse cambiare la vita e su quanto desiderassero che anche lei ne facesse parte.
Ariel non si era mai mostrata interessata, troppo intenta a mostrare il suo distaccamento verso i genitori. Tuttavia non poteva nascondere che questo famoso Ordine l'attirasse, inoltre era una delle poche cose sui cui Ace concordava con i genitori. Un gruppo di ragazzi ricchi, viziati ed egocentrici, il cui intento principale era estraniarsi dalle loro vite monotone e piene di piccoli stupidi problemi per mezzo di alcol e droga. Cosa poteva desiderare di meglio? Sarebbe stata l'occasione perfetta per lei per placare quel vuoto interiore che la torturava e distruggeva.
Non sapeva tutti i dettagli perché "È una società segreta, non posso dirti troppo, lo scoprirai a tempo debito", le diceva sempre suo fratello. Tuttavia ne era intrigata e per questo non vedeva l'ora di scoprire di cosa si trattasse. Avrebbe fatto il possibile per entrare a farne parte, anche perché avrebbe sicuramente incontrato Ace a qualcuno di quegli incontri. Ciò che la entusiasmava maggiormente era il fatto che il tutto rimanesse segreto: tutti sapevano che l'Ordine esistesse, ma nessuno sapeva cosa fosse o chi fossero i membri, non finché non ne facevi parte. Questo quindi non avrebbe rovinato la sua immagine di studentessa modello a cui aveva lavorato tanto. Ariel sorrise, era pronta a quella nuova avventura.

***

2 ottobre 2021, 17.30
Lago Nero
Duecentoventi giorni prima

Medea Malfoy se ne stava seduta contro un albero in riva al Lago Nero, faceva un po' freddo quindi era avvolta da una coperta di pile rossa. Stava leggendo la Gazzetta del Profeta, sorseggiando una Burrobirra calda per scaldarsi un po'.
Improvvisamente qualcuno si sedette accanto a lei, Medea non si girò nemmeno a guardare chi fosse, lo sapeva benissimo. Ogni pomeriggio Fred Weasley, appena finiti gli allenamenti di Quidditch, passava di lì correndo per sgranchirsi le gambe, diceva lui, ma Medea conosceva benissimo il vero motivo dietro a tutto questo. Anche se aveva smesso di far parte della squadra da mesi, non era ancora riuscita a togliersi il vizio di uscire tutti i giorni nello stesso orario in cui era abituata a fare allenamento. Fred questo lo sapeva e, da buon amico quale era, non mancava mai di passare a cercarla per tirarle su il morale. Quindi utilizzava la scusa della corsa post allenamento, per in realtà andare dai lei.
- Burrobirra? - fece il ragazzo. - Mmh, buona. Posso un sorso? -
Medea gli passò il boccale, senza scollare gli occhi dall'articolo che stava leggendo. La ragazza apprezzava tutto ciò che Fred cercava di fare per lei, ma il suo sforzo era un po' troppo evidente e andava solo a toccare un nervo ancora scoperto.
- Accidenti, Meds! Questa non è semplice Burrobirra! - esclamò il ragazzo tossicchiando. Lei lo guardò ridendo e si riprese il boccale.
­- Non ti credevo certo un mollacione, è solo leggermente corretta con un po' di Whisky Incendiario, non fare tante storie. -
- Leggermente? Sento solo alcol! E comunque non sono un mollaccione, non ero solo preparato. Inoltre lo sai benissimo che James non vuole che beviamo nelle due settimane precedenti a una partita e noi tra poco sfidiamo i Serpeverde! -
- Già - mormorò lei, un po' sconsolata.
­- Piuttosto, che leggi? - chiese Fred, che accortosi dell'errore cercò di cambiare subito discorso.
- Un'intervista del capitano dei Tutshill Tornados - rispose Medea, mostrandogli l'articolo. Il ragazzo sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
- Ancora con quegli ometti azzurri? Sono solo corrotti, non leggi il Cavillo? -
- Per l'amor del cielo Fred, devi smetterla di ascoltare tutto ciò che dicono Lorcan e tuo zio Ron! - lo rimproverò lei. - E comunque sempre meglio di quei perdenti dei Chudley Cannons. -
Fred si portò una mano al cuore e sospirò fortemente, fingendo di essere profondamente ferito dalle sue parole. Lei ridacchiò e lui le arruffò i capelli affettuosamente, avvicinandosi un po' a lei.
- Idiota - borbottò Medea, che però chiuse la Gazzetta del Profeta e si girò per chiacchierare con l'amico.
- Mi ami, ammettilo. -
- Nei tuoi sogni, forse! - replicò lei, ridendo. Fred però non ribatté e si limitò a prendere un altro sorso della sua Burrobirra corretta. James in fondo esagerava sempre quando si trattava di Quidditch e un po' di Whisky Incendiario non avrebbe fatto male a nessuno.


***
4 ottobre 2021, 00.30
Dormitorio maschile sesto anno di Corvonero
Duecentodiciotto giorni prima

Louis se ne stava sdraiato nel suo letto, fissando il soffitto con gli occhi spalancati. Gli ingranaggi del suo cervello si muovevano talmente tanto che non si sarebbe stupito se uno dei suoi compagni si fosse lamentato per il rumore. Stava cercando di capire perché l'Ordine avesse scelto proprio lui.
Louis Weasley si riteneva un ragazzo semplice: timido, intelligente e silenzioso. Era assolutamente inadatto alla vita sociale, i suoi amici si potevano contare sulle dita di una mano, non aveva alcuna abilità sportiva e solo a sentire la parola "Quidditch" gli tremavano le ginocchia. Passava la maggior parte delle sue ore libere a studiare, a leggere libri classici Babbani, a provare nuovi incantesimi che non erano nel programma o a discutere di Artimanzia con alcuni Corvonero disposti ad ascoltarlo. Era il presidente del Club di Scacchi Magici, Prefetto di Corvonero e molto probabilmente in lista per essere Caposcuola l'anno seguente. Certo, era un ragazzo attraente, ma tutto questo era solo merito dei suoi genitori e comunque a Louis non importava più di tanto. L'unica cosa emozionante della sua vita era sua sorella Dominique: lei era divertente, simpatica, elegante e attraente. Certo, si comportava come una stronza senza cuore, ma lui sapeva che sotto il suo aspetto di regina di ghiaccio, la Serpeverde nascondeva un animo gentile e affettuoso. Louis l'adorava: era l'unica a cui potesse rivolgersi per qualsiasi problema e che non lo aveva mai giudicato.
Non è che il ragazzo fosse uno sfigato, o almeno non credeva di esserlo, anche lui sapeva divertirsi a volte: Dominique l'aveva trascinato a molte feste ed era riuscito a lasciarsi andare. La verità era che lui preferiva un po' di solitudine e tranquillità al trambusto che poteva essere la vita di un membro dell'Ordine. Quindi lui non riusciva proprio a capire come mai lo avessero scelto, aveva pensato a un errore o a uno scherzo, ma quello era sicuramente il suo nome e il simbolo era quello ufficiale dell'Ordine, la sorella glielo aveva mostrato molte volte. L'unica soluzione possibile a questo enigma era che fosse stata Dominique a sceglierlo come aspirante membro, chi altro lo avrebbe fatto? Tuttavia non riusciva a capire il perché. Sapevano benissimo entrambi che era la persona più inadatta in tutta Hogwarts, forse solo dopo Jack lo Scaccolatore. A meno che lei sapesse...
"No" si disse Louis. "È assolutamente impossibile, sono stato molto attento."
Il Corvonero sospirò, forse non avrebbe mai saputo la verità. Decise di chiudere gli occhi e provare a dormire, sebbene l'insonnia lo stesse torturando da sere ormai.


***

7 ottobre 2021, 16.45
Biblioteca
Duecentoquindici giorni prima

Jameson Nokes era, tutto sommato, un bravo studente. Tuttavia lui Divinazione non la capiva proprio. Quando era arrivato ad Hogwarts lo scorso anno aveva dovuto scegliere delle materie e aveva pensato che riuscire a prevedere il futuro sarebbe stato figo. Nella sua vecchia scuola questo corso non c'era, perciò lo aveva attirato dall'inizio. Ora però, dopo aver avuto a che fare con sfere di cristallo, interpretazione dei sogni, lettura del fegato di animali e altre cose a cui non voleva nemmeno pensare, aveva capito che non faceva per lui. Perciò se ne stava seduto a un tavolo della Biblioteca, cercando d'inventarsi delle predizioni per la prossima lezione. Il suo problema era che si distraeva troppo facilmente: non passava nemmeno due minuti a guardare la pergamena davanti a lui, che già stava pensando a qualcos'altro. A un certo punto, vide Lux che stava camminando piuttosto di fretta verso l'uscita, quindi la richiamò per salutarla. Lei sobbalzò quando sentì il suo nome e si affrettò a nascondere qualcosa nella borsa prima di voltarsi a vedere che la stesse chiamando.
- Oh ciao Piuma, mi hai spaventato. Come va? - domandò avvicinandosi al ragazzo e prendendo posto accanto a lui.
- Piuttosto male, sto cercando d'inventarmi qualcosa per Divinazione ma non mi viene in mente niente. -
- Ti aiuterei, ma non ho mai capito nulla di quella materia - rispose Lux guardando scettica la pergamena.
- Tu invece, va tutto bene? - chiese Jameson, che sapeva benissimo ci fosse qualcosa di strano nell'amica. Lei annuì semplicemente e il Tassorosso avrebbe voluto insistere, ma sapeva sarebbe stato inutile. Lux gli avrebbe parlato quando se lo fosse sentita, non serviva a niente forzarla. Egli era il classico esempio di persona a cui tutti si rivolgevano quando avevano bisogno di aiuto o di un consiglio e a lui questa situazione piaceva molto.
- Piuttosto dimmi, hai ricevuto qualcosa d'interessante? - fece lei, guardandolo con un sorrisetto malizioso.
Jameson le strizzò l'occhio ed estrasse la carta che aveva ricevuto dall'Ordine qualche giorno prima dal suo libro di Divinazione. Ancora non poteva credere che era stato scelto, per lui era un'occasione fantastica per conoscere nuove persone, creare nuove amicizie e, perché no, divertirsi un po'.
- A proposito di questo, grazie Lux. So che hai influenzato la scelta. -
- Non che sia qualcosa di sbagliato, ogni membro ha il diritto di proporre qualcuno e io ho scelto te, Piuma. Vedrai, ci divertiremo tantissimo. Non vedo l'ora che tutto questo abbia inizio! -
- Anche io - rispose sorridendo.
- Mi dispiace molto, ma ora devo andare. Ho molte cose da fare, ma ci vediamo presto! - lo salutò la ragazza, iniziando ad andarsene.
Era un po' strano che fosse così di fretta, ma Jameson decise di non indagare oltre, dopotutto Lux era sempre stata particolare. Ricambiò il saluto con un cenno della mano e poi tornò a Divinazione. Quanto si malediva per la sua scelta in quel momento!


***

10 ottobre 2021, 10.30
Dormitorio maschile settimo anno di Grifondoro
Duecentododici giorni prima

James osservava la ragazza sdraiata accanto a lui. Era bellissima, con quei suoi capelli biondi e boccolosi che le ricadevano sul seno, con quella sua pelle così bianca e liscia e con quel corpo perfetto, che aveva coperto migliaia di volte di baci e morsi. Aveva due grandi occhi verdi che lo incantavano ogni volta che li guardava, e poi le sue labbra morbide e carnose erano semplicemente il paradiso. Dominique era una dea ai suoi occhi, questo il Grifondoro lo aveva sempre pensato, peccato che fosse sua cugina.
- Che guardi? - lo risvegliò dai suoi pensieri la ragazza.
­- Ammiravo la tua bellezza - rispose lui con un sorrisetto malizioso.
- Idiota. Sbrigati o arriveremo in ritardo - replicò lei, poi si alzò dal letto e, completamente nuda ma per niente in imbarazzo, iniziò a raccogliere i suoi vestiti dal pavimento.
- Dai Domi, non abbiamo mai tempo di rilassarci un attimo. Sei sempre di fretta tu! - si lamentò James. Poi si sporse verso il comodino accanto al suo letto, aprì il cassetto e prese una sigaretta. L'accese con la bacchetta e iniziò a fumarla, appoggiando la testa sul cuscino e socchiudendo le palpebre. Dominique lo guardò scettica, poi disse, abbottonandosi la camicia:
- Credevo non fumassi o bevessi nelle due settimane prima di una partita per "risanare il corpo", come dici tu. -
- Ti preoccupi per me, Domi? - chiese James, facendole alzare gli occhi al cielo. - Comunque hai ragione, ma dopo il sesso non si può non fumare! -
La Serpeverde scrollò le spalle e continuò a vestirsi. Non capiva davvero come mai il ragazzo a volte si comportasse da immaturo, sapeva essere talmente dolce e gentile, eppure certi giorni era semplicemente un bambino.
- Sai, mi sono sempre chiesta dove siano i tuoi compagni di dormitorio, mentre noi siamo qui. -
- Potrei o non potrei dar loro dei soldi per farli stare fuori da qui - rispose lui.
- Stai dicendo che li paghi per avere sesso con me? Dio, Jamie, quanto sei esagerato! -
Dominique si mise a ridere e, ora completamente vestita, si sedette accanto al ragazzo. Tolse la sigaretta dalla sua bocca e prese un tiro.
- Ne valeva la pena, no? -
Lei non rispose, ma sorrise. Gli restituì la sigaretta, poi prese la bacchetta e mormorò un incantesimo puntandola verso il suo ventre. Si annodò la cravatta verde e argento al collo, legò il braccialetto portafortuna, che le aveva regalato sua madre e da cui mai si separava al polso e poi si alzò.
- Prendo il Mantello dell'Invisibilità, okay? -
James annuì e la seguì con lo sguardo in tutti i suoi movimenti. Si sedette sul bordo del letto e iniziò a vestirsi anche lui.
- Ciao Jamie, a dopo - lo salutò Dominique. Fece per uscire, poi cambiò idea, tornò indietro e gli lasciò un bacio veloce sulle labbra. Lui le sorrise dolcemente e lei uscì in fretta, coprendosi con il mantello. Non poteva rischiare che qualcuno la vedesse: nessuno doveva sapere di lei e suo cugino.


***

10 ottobre 2021, 23.40
Ingresso di Hogwarts
Duecentododici giorni prima

Eliana Dreyar era stata così felice poche volte nella sua vita. Era davvero al settimo cielo: l'Ordine l'aveva scelta. Quando era più piccola, essendo una Metamorfomagus, le capitava che i capelli le si tingessero di giallo o arancione quando si sentiva così. Tuttavia ora riusciva a controllare questo suo potere la maggior parte del tempo, portando i capelli del colore che preferiva. Ora li aveva rosa confetto, erano leggermente ondulati e le arrivavano poco oltre le spalle. Le lunghe ciglia scure le incorniciavano i suoi occhi - per adesso - azzurri. Eliana sapeva di avere un portamento regale e di risultare leggiadra e perfetta agli occhi di tutti. Aveva questa capacità di attirare su di sé le attenzioni delle persone che la circondavano e questo, a essere onesta, la metteva un po' in imbarazzo, ma le faceva piacere allo stesso tempo.
Aveva sentito parlare dell'Ordine da Lux, sua migliore amica ma che considerava una sorella maggiore. Lei l'aveva infatti aiutata in momenti in cui nessun altro aveva potuto e, per questo, le sarebbe stata infinitamente grata. Sapeva, quindi, che era merito dell'amica se ora si sarebbe unita a quel famoso club.
Stava camminando verso l'uscita del castello, attenta a non farsi vedere, quando vide una figura familiare proprio davanti al portone.
- Lorcan? - sussurrò. Egli si voltò di scatto, era spaventato. Che un professore lo avesse colto sul fatto?
- Lia? - chiese scioccato quando vide la ragazza. - Che ci fai qui? -
- Che ci fai tu qui? - replicò lei. Nella sua mente iniziò a formularsi l'idea che anche lui fosse uno degli aspiranti membri e sperò davvero che fosse così: avere un viso familiare tra gli altri iniziati le avrebbe fatto sicuramente piacere.
- Io... Ho un appuntamento - rispose Lorcan, evitando lo sguardo dell'amica.
Eliana e Lorcan si erano conosciuti sull'Hogwarts Express il loro primo anno e, da allora, erano diventati molto amici, o almeno così credevano. La verità era che tra loro c'erano tanti segreti, forse fin troppi.
- Un appuntamento? A quest'ora? E con chi, sentiamo? -
Lorcan cercò di balbettare una risposta sensata, ma alla fine si arrese. Estrasse dalla tasca della camicia una carta e la mostrò alla ragazza. Eliana non si dovette nemmeno avvicinare a controllare: sapeva benissimo che era identica alla sua.
- Oh mio dio, Lor! Anche io! - esclamò felice. - Questo è fantastico. Ora dobbiamo sbrigarci però o arriveremo in ritardo. -
Lo afferrò per una mano e iniziò a trascinarlo fuori dal castello. Il Serpeverde quasi dovette correre per stare dietro all'amica, ma non poteva comunque fare a meno di sorridere. Era ufficialmente un iniziato dell'Ordine e lo sarebbe stato con una delle persone a lui più care.


***

10 ottobre 2021, 23.45
Stamberga Strillante
Duecentododici giorni prima

Helios Rosier afferrò la torcia e uscì dalla Stamberga accompagnato dall'amico Daniel Graves. I due si assomigliavano molto: entrambi avevano lunghi capelli biondi, che portavano sciolti lungo le spalle, erano alti e slanciati, arrivavano quasi ai due metri d'altezza. Gli occhi erano leggermente diversi, quelli del primo erano grigi, mentre il secondo li aveva azzurri. Ciò che li distingueva di più era il fatto che Daniel avesse una stampella di metallo color argento.
- Io veramente non concepisco la ragione per cui dobbiamo adoperare questa torcia - commentò Helios appena uscito dalla Stamberga con il suo solito lessico forbito.
- Io invece non concepisco il perché tu ti ostina a parlare in quel modo. Hai diciassette anni, non ottantacinque - ribatté Daniel con un sorriso. L'altro evitò semplicemente di rispondere, continuando a camminare.
Procedettero in silenzio, nessuno dei due era mai di molte parole, a volte era strano vederli in giro insieme, senza parlare e con l'aria tranquilla ma fredda. Eppure si consideravano amici a vicenda e, a loro modo, si volevano bene e cercavano di proteggersi sempre in caso di bisogno.
- Dunque Daniel, che mi dici di quella ragazza? - domandò per stuzzicarlo un po', non amava fare gossip, ma sapeva quanto l'argomento infastidisse l'amico ed era divertente vederlo in difficoltà ogni tanto.
Egli, infatti, era una delle persone più calme sulla faccia della terra, tuttavia appena usciva l'argomento "amore", andava in pallone e non riusciva nemmeno a parlare. Helios non sapeva chi fosse la ragazza misteriosa per cui Daniel aveva una cotta sin dal primo anno e non era mai riuscito a farselo dire.
- Oh sta zitto per una buona volta, quando la smetterai con questa storia? - si lamentò.
- Solamente quando mi dirai il nome della fanciulla che tormenta i tuoi sogni - rispose l'altro, alzando le spalle e sorridendo maliziosamente.
- Non c'è nessuna ragazza, non capisco da dove ti sia venuta questa idea - mentì spudoratamente. - E ora mettiti la maschera e zitto, siamo quasi arrivati. -
Helios si guardò attorno e sì, effettivamente riusciva a scorgere la capanna di Hagrid non molto lontano da loro. Calò la maschera sul capo e continuò a camminare, raggiungendo l'amico che lo aveva superato di qualche metro.


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10 ottobre 2021, 23.58
Capanna di Hagrid
Duecentododici giorni prima

Quando Crystal Wolff aveva ricevuto la carta da parte dell’Ordine ne era rimasta molto sorpresa. Lei, infatti, quasi non aveva idea su cosa questa società fosse: aveva sentito qualche pettegolezzo, ma niente di più. Dopotutto era arrivata ad Hogwarts da solamente un mese e tutto qui era nuovo per lei. Tuttavia non si era voluta far scappare questa proposta che le sembrava così interessante.
Era arrivata alla capanna di Hagrid (per cui  aveva chiesto indicazioni) circa dieci minuti prima l’orario previsto e non si era sorpresa quando aveva visto molti altri ragazzi lì. Non conosceva tutti, ma aveva già parlato con Ariel Killam prima. Lei l’aveva accolta con un grande sorriso sul volto il suo primo giorno di lezioni e si era dichiarata disponibile ad aiutarla in caso di bisogno. Ovviamente aveva riconosciuto Louis Weasley, figlio di Bill Weasley, aveva visto il suo volto stampato sui libri di Storia del Mondo Magico inglese. C’erano un altro paio di volti familiari, persone con cui probabilmente condivideva una lezione, ma non riusciva a ricordare i loro nomi.
La Grifondoro odiava iniziare conversazioni, ma doveva pur presentarsi, no?
- Ciao, sono Crystal Wolff - salutò con un sorriso gli altri ragazzi. Loro la guardarono per qualche secondo, poi iniziarono a presentarsi borbottando i loro nomi.
La ragazza sospirò, il suo dovere lo aveva fatto, ora poteva semplicemente starsene lì in silenzio ad aspettare che qualcuno arrivasse o che qualcosa succedesse. Non sapeva bene cosa esattamente dovessero fare. Si guardò in giro e, nel buio della notte, scorse una luce in lontananza che si avvicinava a loro, non sembrava quella di una bacchetta però. Strinse gli occhi ed effettivamente era una torcia accesa con del fuoco. Anche gli altri ragazzi attorno a lei la videro, perché iniziarono a tirarsi su più dritti, a sistemarsi i vestiti e a guardare verso la luce. Solo dopo un minuto Crystal riuscì a scorgere due figure, entrambe molto alte e coperte da lunghi mantelli viola, i loro volti erano coperti da maschere bianche - che, ad essere sinceri, erano piuttosto inquietanti - e i capelli dai cappucci. Era impossibile riconoscerli vestiti in quel modo, soprattutto per lei.
- Grazie di essere venuti - disse uno di loro, quello con la torcia in mano. - Siamo molto lieti di vedervi tutti qui. -
- Fra poco potrete incontrare anche gli altri membri e iniziare questa avventura - aggiunse l’altro. Crystal trasalì, l’aveva riconosciuto. Non era stata la sua voce a farglielo capire però, ma un altro dettaglio: la sua stampella argento. Daniel Graves era l’unico ragazzo che lei sperava non fosse nell’Ordine, l’unico che fosse a conoscenza del suo segreto, l’unico che poteva rovinarle la vita.


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11 ottobre 2021, 00.20
Stamberga Strillante
Duecentoundici giorni prima

Quando gli iniziati entrarono, trovarono i restanti membri dell'Ordine disposti a semicerchio. Erano seduti su sedie di legno dallo schienale alto e indossavano anche loro lunghi mantelli viola. I loro volti erano nascosti dalle maschere bianche e illuminati dalle loro bacchette, unica fonte di luce nella stanza. Anche i loro due accompagnatori si unirono a loro, prendendo posto sulle due sedie lasciate vuote.
- Benvenuti - disse una voce maschile, che era chiaramente riconducibile a James. - Voi siete le fortunate persone che sono state scelte come aspiranti membri. Noi siamo coloro che vi metteranno alla prova: testeremo il vostro coraggio e la vostra lealtà. Dovrete dimostrarci di essere all'altezza della società segreta di cui tutti desiderano far parte, ma lo sforzo che farete ne varrà la pena. -
- L'Ordine è una società molto antica, fu fondato il lontano 10 maggio 1327 da alcuni maghi appartenenti alle famiglie Purosangue più importanti e conosciute dell'epoca. - continuò Dominique. - Inizialmente era un circolo riservato solo, appunto, a i membri di queste famiglie, dove i ragazzi potevano stringere rapporti d’amicizia e relazioni, per fare in modo che il sangue puro rimanesse tale. Più tardi però iniziò a essere un posto dove i ragazzi potevano sfogarsi, divertirsi ed essere finalmente se stessi, quindi non dei perfetti ricchi Purosangue, ma dei normali adolescenti.
- Con il passare degli anni, tuttavia, il numero di ragazzi con il sangue puro diminuiva e quindi si cominciarono ad ammettere nell’Ordine anche persone con sangue misto, solo se appartenenti a famiglie importanti o per lo meno dovevano essere persone popolari ad Hogwarts - fece Edward.
- Cos’è l’Ordine adesso? Che cosa vi può offrire? Perché dovreste accettare di farne parte? – iniziò Lux. – Beh, l’Ordine è un posto dove per una volta potete essere voi stessi, un posto dove non avere paura di essere giudicati, perché qui nessuno è perfetto. L’Ordine è un’occasione che vi stiamo offrendo e che dovreste accettare a braccia aperte, perché qui voi potrete sfogarvi, divertirvi e godervi a pieno gli ultimi due anni che vi rimangono ad Hogwarts. -
- Forse non siete in cerca di divertimento, magari aspirate solo alla fama. - continuò Medea. - Dovete sapere che, anche in questo caso, vi trovate nel posto giusto: tra gli ex membri dell’Ordine ci sono Presidi, Ministri, vincitori del Torneo Tre Maghi, inventori, scrittori e molti altri personaggi conosciuti del Mondo Magico. Credete che siano solo coincidenze? Chiedetelo a loro, e sono sicura che vi risponderebbero certamente di no, perché è stato l’Ordine a spingerli a essere se stessi e a realizzare i propri sogni e solo grazie all’Ordine sono diventati le persone per cui sono conosciute ora. –
- Qui si creeranno legami indistruttibili - prese parola Helios. - Ci sarà lealtà e fiducia tra noi e ci rispetteremo l'un l'altro. Farete un giuramento di fedeltà all'Ordine e ai suoi membri, niente potrà essere raccontato a chi non sia un membro o un ex membro. I nostri nomi e le attività che faremo rimarranno segrete. -
- Entrare a farne parte non è semplice, dovrete affrontare una prova. Vi faremo sapere noi quando e dove si terrà, nel frattempo tenetevi pronti. Sono sicuro che ci sarà da divertirsi! - aggiunse Fred.
- Avrete nostre notizie nei prossimi giorni, ora potete andare a dormire, mi sembrate stanchi - concluse Daniel. - Quasi dimenticavo, un'ultima cosa... -
Tutti i membri alzarono le loro bacchette, fece uscire delle scintille viola dalla punta e in coro dissero:
- Ad maiora! -


***

11 ottobre 2021, 01.15
Dormitorio maschile settimo anno di Corvonero
Duecentoundici giorni prima

Edward Sullivan era appena tornato nel suo dormitorio, dopo l'incontro con gli aspiranti membri nella Stamberga Strillante. Doveva ammettere che vedere le loro facce intimorite e curiose lo aveva divertito molto, ricordava benissimo quando lui era al loro posto l'anno precedente. Per lui l'Ordine non era stata affatto una novità: sia suo padre, che sua sorella maggiore Eleonor ne avevano fatto parte. Lui si era sentito comunque onorato quando aveva ricevuto l'invito.
L'anno scorso era stato davvero utile alla società, grazie alla sua abilità nell'organizzare festini da urlo. Inoltre Edward sapeva giocare a poker (e a molti altri giochi d'azzardo) piuttosto bene e aveva movimentato le feste insegnando agli altri membri come partecipare. Per questo ora lo chiamavano Asso e questo soprannome era semplicemente perfetto per lui.
Si sdraiò sul suo letto, ancora avvolto nel mantello viola. Era distrutto e la mattina seguente si sarebbe dovuto alzare alle sette in punto per prepararsi per la scuola. Se c'era una cosa che Edward odiasse era proprio svegliarsi presto. Prese la bacchetta e con un incantesimo non verbale si cambiò i vestiti. Si infilò sotto le lenzuola calde, appoggiò la testa sul cuscino e chiuse gli occhi in attesa che il sonno lo colpisse. Il ragazzo sapeva benissimo che non ci sarebbe voluto tanto e, infatti, così fu.
Non passò nemmeno mezz'ora che Edward si svegliò di soprassalto, si tirò su a sedere. Stava sudando tantissimo, il colletto del pigiama era fradicio, così come la sua fronte. Il cuore gli batteva fortissimo, sembrava gli stesse per uscire dal petto, faceva fatica a respirare e sentiva tantissimo caldo. Si tolse le lenzuola, ma poi brividi di freddo lo colpirono improvvisamente. Gli doleva il petto e gli tremavano le gambe.
- No, non di nuovo - sussurrò piano per non farsi sentire dai suoi compagni.
Era come tutte le altre volte: sintomi di un attacco di panico e poi un forte dolore alla testa. Edward si morse le labbra per non urlare, portò entrambe le mani alle tempie, le massaggiò cercando di fare passare il mal di testa. Sapeva che non sarebbe servito a nulla, ma tanto valeva provare. Era come se un martello invisibile lo stesse colpendo forte sul cranio. Poi vide delle luci accecanti di vari colori, chiuse gli occhi sperando che se ne andassero. Portò le ginocchia al petto e iniziò a cullarsi da solo, tenendosi sempre la testa con entrambe le mani. Se qualcuno lo avesse visto avrebbe pensato fosse pazzo. All'improvviso le luci andarono via e lui vide solo buio. Il suo corpo si rilassò, la testa smise di dolere e lui entrò in uno stato di trance profonda.


***

11 maggio 2021, 04.30
Ufficio della Preside
Poche ore dopo

Margaret Dixon aveva lavorato su molti casi di omicidio nei suoi anni di carriera come Auror, e - doveva ammettere - era molto brava. Riusciva quasi sempre a trovare l'assassino e a mandarlo dietro le sbarre. In molti le avevano domandato quale fosse il suo metodo, come trovasse il colpevole; in verità era tutto molto più semplice di quanto sembrasse: bastava leggere bene le prove. Il problema era quando le prove venivano a mancare, come in questo caso.
Lux Harvey era stata assassinata, ma non si sapeva come, perché e soprattutto da chi. Margaret non aveva idea di chi poteva essere stato, l'unica cosa di cui era certa era che fosse stato uno dei presenti alla festa. Qui giungeva il problema: al party erano solamente presenti membri ed ex membri dell'Ordine, tuttavia la maggior parte di quest'ultimi - appena saputo dell'omicidio - si era smaterializzata, probabilmente spaventata dall'idea che il loro nome potesse essere connesso a un omicidio e all'Ordine in generale. Come biasimarli dopotutto? L'Ordine era sinonimo di alcool, droga e corruzione. Ogni persona connessa a esso si era, infatti, fatta strada nel mondo della magia grazie a connessioni strette in questo gruppo e in modi non sempre legali.  
La lista dei sospettati si riduceva quindi solamente ai membri attuali (i quali non potevano fuggire materializzandosi ad Hogwarts e che quindi erano rimasti) e a poche altre persone che erano rimaste per rispondere alle domande degli Auror e che avevano deciso di collaborare.
La prima cosa necessaria per trovare l'assassino era avere una lista dei presenti, ma nessuno voleva rilasciare informazioni su questo argomento. Era tutta una questione d'onore, rispetto e lealtà  per loro, non riuscivano a capire che, ora che la vita di una ragazzina ci era andata di mezzo, le cose dovevano cambiare.
Margaret li aveva pregati e minacciati, ma non era servito a nulla: non avrebbero rilasciato alcun nome.
Era ancora immersa nei suoi pensieri quando Robert, il suo vice entrò nella stanza. Margaret non lo conosceva bene, era stato incaricato all'ultimo minuto dal Ministro della Magia in persona, quindi lei non aveva avuto modo di ribattere. Solitamente preferiva, infatti, lavorare con qualcuno di cui sapeva potesse fidarsi, ma questo era un caso particolare. Non era a conoscenza di cosa avesse di così speciale Robert da far intervenire il Ministro, ma evidentemente c'era qualcosa dietro. Avrebbe indagato, se solo avesse un minuto libero per respirare: non era ancora andata al bagno ed erano già lì ad Hogwarts da molte ore.
Avevano iniziato a interrogare gli ex membri, per cercare di ottenere qualche nome. Nel frattempo avevano lasciato tutti i ragazzi in una stanza sotto osservazione, con la speranza che uno di loro potesse dire qualcosa che incriminasse uno di loro. Speravano di spostarsi al Ministero molto presto per gli interrogatori, ma - essendo alcuni dei ragazzi minorenni - non era così facile ottenere il permesso di prelevarli.
- È arrivato il Guaritore che ha esaminato il cadavere, dice che ci sono cose importanti che Lei dovrebbe ascoltare - le spiegò Robert.
- Bene, fatelo entrare - rispose lei, sospirando e passandosi una mano sul volto, provata per la stanchezza.
Pochi secondi dopo entrò nella stanza un uomo piuttosto basso, i suoi capelli erano grigi e molto radi, indossava due spessi occhiali da vista dalla montatura scura. Aveva un paio di baffi bianchi e portava la classica divisa del San Mungo verde lime. Sorrise a Margaret e poi prese posto sulla sedia davanti alla scrivania. Tirò fuori alcuni documenti da una cartellina arancione e li girò per mostrarli alla donna.
- Dunque, ho studiato molto il cadavere e sono venuto a conoscenza di alcune informazioni che ritengo molto interessanti. Prima di tutto le confermo l'orario della morte, è avvenuta alle 23.33 del 10 maggio. Ora posso parlarle dell'arma del delitto: come le avevo anticipato è stato sicuramente un veleno a ucciderla. Non ne ero convinto data la alta presenza di sangue, solitamente infatti i veleni non hanno questo effetto. -
Margaret era molto confusa: di sangue ne aveva visto tanto: la ragazza giaceva infatti in una pozza di sangue e sembrava fosse stata assassinata da multiple ferite da taglio a gambe e braccia.
- Quindi che tipo di veleno è? - domandò.
- Ecco, non lo so. Non ho mai visto niente del genere, non esiste in commercio. - ammise il Guaritore. - Questo veleno è qualcosa di mai visto: provoca lo squarciamento della pelle in alcune zone del corpo e in seguito la rottura delle vene. La ragazza non è morta per avvelenamento, è morta dissanguata. Anche se qualcuno avesse utilizzato un Bezoar come antidoto, esso avrebbe solo fermato lo squarciamento della pelle e lo scoppio delle vene, ma il sangue avrebbe continuato a diluire e lei sarebbe morta comunque. -
A Margaret veniva da vomitare, questo era uno dei modi più crudeli per uccidere una persona. Chi aveva fatto qualcosa del genere doveva odiare Lux in maniera esagerata.
- Quindi mi sta dicendo che questo veleno è qualcosa di completamente nuovo? Che qualcuno ha prodotto personalmente? E che quindi non può essere rintracciato? -
- Esattamente, non conosco nemmeno gli ingredienti. Forse potrebbe chiedere aiuto a un Pozionista, ma la vedo molto dura signorina Dixon. Io spero che chiunque abbia ucciso quella ragazza non conoscesse gli effetti di questo veleno, altrimenti deve essere qualcuno di davvero malato. -
- La ringrazio per il suo aiuto, ma da qui in poi ci penso io. Lei continui a esaminare il cadavere in cerca di altri indizi. Voglio sapere se ci sono tracce di DNA sul corpo. Tracce di qualsiasi tipo, se mi spiego. -
- D'accordo, farò il possibile. Arrivederci e buona fortuna! -
Quando il Guaritore se ne andò, Margaret si accasciò sulla scrivania. Era esausta e le notizie ricevute non le avevano affatto migliorato la giornata. Quel caso di omicidio si stava lentamente trasformando in un incubo.

SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti!
Eccomi qui con un nuovo capitolo (finalmente di una lunghezza ragionevole). Questa volta ho deciso di far apparire tutti i personaggi piuttosto approfonditamente, ma non sarà sempre così, a volte alcuni verranno solo nominati.
Sono stati introdotti molti quesiti, lo so. Sono curiosa di sapere quali pensate siano le risposte.
Il prossimo capitolo sarà sulla prova che gli aspiranti membri dovranno superare. Saranno delle sfide nel genere obbligo/verità (ma solo obblighi) e ne ho già in mente qualcuna, tuttavia se avete qualche suggerimento crudele da far fare ai nostri iniziati sono ben accetti!
A presto con il nuovo capitolo!
Un bacione,
Felix
p.s. Vi lascio i prestavolti:)

Lux Harvey, Serpeverde, settimo anno


 
Dominique Weasley, Serpeverde, settimo anno

     

Helios Rosier, Serpeverde, settimo anno




Daniel Graves, Serpeverde, settimo anno



Eliana Dreyar, Serpeverde, sesto anno



Lorcan Scamandro, Serpeverde, sesto anno


 

Medea Malfoy, Grifondoro, settimo anno




James Potter, Grifondoro, settimo anno


 
Fred Weasley, Grifondoro, settimo anno


 

Crystal Wolff, Grifondoro, sesto anno




Jameson Nokes, Tassorosso, sesto anno




Edward Sullivan, Corvonero, settimo anno




Ariel Killam, Corvonero, sesto anno




Louis Weasley, Corvonero, sesto anno

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

11 maggio 2021, 06.00
Ufficio della Preside
un giorno dopo

Margaret guardò l’orologio d’oro che portava al polso, erano ufficialmente ventiquattro ore che non dormiva, eppure la stanchezza non l’aveva ancora colpita. Forse era a cause dell’adrenalina, o forse era grazie alle cinque tazze di caffè nero che si era bevuta. Stava fissando i reperti medici che le erano stati lasciati poche ore prima, quando qualcuno bussò. Era nuovamente Robert e Margaret avrebbe tanto voluto urlargli di smetterla di bussare a quella maledetta porta e di aprirla e basta, ma si limitò a dirgli di entrare.
- I signori Harvey sono qui - la informò lui, con la sua solita voce che non lasciava trasparire alcuna emozione. La donna si chiese perché fosse lì: era stato tutta la sera fuori dall’ufficio a farle da portiere, senza fare altro. Perché lo avevano assunto se non la stava aiutando in alcun modo?
- Li faccia entrare, per favore - rispose. L’Auror era davvero molto stupita: la notizia della morte di Lux le era arrivata a mezzanotte e i suoi genitori si erano presentati solo sei ore dopo. Se uno dei suoi figli fosse stato ucciso, Margaret non avrebbe certo aspettato tanto.
Un uomo alto, dall’aspetto fiero ed elegante entrò nella stanza, accompagnato da una donna di almeno venticinque anni più giovane. Sui volti di entrambi non si poteva scorgere alcun segno di shock o tristezza, sembrava fossero lì per concludere qualche trattativa di lavoro, si potevano definire persino scocciati.
- Buonasera - li salutò. - Voi dovete essere i genitori di Lux. -
- In realtà - la corresse la donna con una vocina alquanto fastidiosa. - Non sono sua madre. -
- Helen, la mamma di Lux, è morta tre anni fa e io mi sono risposato solamente quest’anno - spiegò l’uomo. - Sono Tristan Harvey e lei è mia moglie, Karen. -
- Bene, se non vi dispiace vorrei farvi qualche domanda. -
- Certamente, sempre che non richieda troppo tempo. Sa, siamo molto impegnati, come può immaginare. C’è il funerale da organizzare e tutto il resto - disse la signora Harvey.
Margaret annuì, cercando di mostrarsi comprensibile, ma di tutta quella faccenda lei non stava capendo nulla. Come poteva un genitore non preoccuparsi riguardo all'assassinio della propria figlia?
- Lux faceva parte di una società chiamata l’Ordine, voi ne sapete qualcosa? -
- No, non ne abbiamo mai sentito parlare prima. Mia figlia era molto distante nell’ultimo periodo, non parlavamo molto e per questo noi non sapevamo molto di lei - rispose il signor Harvey.
- Quindi voi non sapete niente nemmeno della festa a cui stava partecipando quando è morta? -
- No, infatti. Non vorremmo sembrare maleducati o insensibili, ma siamo qui solo perché Robert ha detto che potremmo essere utili per le indagini, ma noi non sappiamo niente riguardo al suo omicidio. L’ultima volta che abbiamo visto Lux è stata durante le vacanze di Natale e non ha mai detto nulla che ci ha fatto pensare fosse in pericolo di vita. Perciò perché ora non ci lascia andare e ci richiama quando ha finalmente scoperto chi tra quel branco di ragazzini l’ha uccisa? - disse irritata la donna, aveva alzato la voce e sembrava davvero scocciata.
- Robert? - domandò Margaret, un po’ sconvolta da quel discorso.
- Il signor Russell, sì - spiegò lei. - È lui che ci ha contattati. Ora, mi dispiace insistere, ma dobbiamo stare qui ancora a lungo? Tristan è davvero molto stanco e provato, gradiremmo poter tornare a casa nostra a riposare. -
- Certamente - rispose l’Auror alzandosi e accompagnandoli verso la porta. - Scusatemi per il disturbo, vi contatterò in caso di informazioni o domande. Vi prego di avvisarmi se vi viene in mente qualcosa che possa aiutarci a trovare l’assassino. -
I due annuirono ed erano già nel corridoio, quando il padre si fermò e si voltò per dirle:
- Ci sarebbe l’ex fidanzato. Mia figlia lo aveva lasciato e lui non l’aveva presa molto bene. -
- Il suo nome? - domandò Margaret curiosa, quella poteva essere finalmente una pista.
- Edward Sullivan. -
Lo ringraziò e salutò entrambi un ultima volta, poi entrò nell’ufficio chiudendo da porta dietro di sé. Si sedette alla scrivania sospirando e portandosi le mani alle tempie, per massaggiarle lentamente. Solo in quel momento si rese conto di quello che la signora Harvey aveva detto poco prima. Come poteva lei saperlo? Doveva per forza essere presente alla festa o, almeno, sapere più di quanto dicesse.

***

7 ottobre 2021, 17.15
Dormitorio femminile settimo anno di Serpeverde
Duecentoquindici giorni prima

Lux entrò nel suo dormitorio chiudendosi la porta alle spalle. Sedute per terra con la schiena appoggiata al letto c’erano Dominique e Medea, sue migliori amiche. Loro tre costituivano un trio indivisibile sin dal loro primo anno ad Hogwarts e, nonostante una di loro fosse una Grifondoro, passavano sempre molto tempo insieme, erano inseparabili. Le chiamavano spesso “le tre bionde di ghiaccio” e a loro quel soprannome era sempre piaciuto.
Dominique e Medea stavano ridendo passandosi tra loro quella che non aveva l’aria di una semplice sigaretta.
- State fumando erba elfica[1] senza di me? - domandò Lux, fingendo di essere arrabbiata.
- Lux! Sei tornata! - esclamò la Grifondoro, molto più esuberante del solito. - Sei stata in biblioteca? -
- Sì e ho preso quel libro, come avevamo deciso - rispose lei, togliendo dalla borsa un foglio di pergamena e mostrandolo alle amiche. - L’ho trasfigurato, così era più facile da nascondere. -
- Ti ha vista qualcuno? - chiese Dominique.
- Piuma, ma non so se ha notato che stavo nascondendo qualcosa. -
- Piuma? E chi sarebbe? - domandò Medea, alquanto confusa. - È un iniziato? -
Lux annuì, ma fu l’altra Serpeverde a spiegare:
- Jameson Nokes, lo chiamano così perché è molto magro. Farà parte dell’Ordine solo perché la qui presente lo ha chiesto. Così come quella viziata di Eliana d’altronde. -
- Non parlare in questo modo di lei, è mia amica! - ribatté indignata, mentre Medea spostava lo sguardo da una all’altra senza perdersi una scena, era divertente quando litigavano. - Inoltre parli proprio tu, che mi hai praticamente obbligata, pregandomi in ginocchio, di scegliere Louis. -
- È diverso - disse Dominique. - Comunque non importa, solo non capisco come mai tu tenga così tanto a quella ragazza. -
- Ho le mie ragioni e di certo non è affar tuo giudicare chi frequento, io di certo non lo faccio! -
A quel punto Medea decise di intervenire e cambiare argomento, prima che fosse troppo tardi e le due iniziassero a tirarsi per i capelli (cosa che era già avvenuta in passato).
- Lux, pensi che Piuma dirà qualcosa? -
- Non ne sono sicura, non credo - rispose, dopo aver lanciato l’ultima occhiata di fuoco a Dominique.
- Mmh, okay. Hai già in mente a chi chiedere per la pozione? -
- Sì, non preoccuparti, ho la persona perfetta. -

***

16 ottobre 2021, 23.15
La Stamberga Strillante
Duecentosei giorni prima

Tutti gli iniziati erano in fremito, perché da quel momento il loro futuro sarebbe cambiato. I membri dell’Ordine li avevano convocati alla Stamberga Strillante, sempre utilizzando il metodo delle carte. Li avevano accolti disposti in semicerchio con indosso i loro lunghi mantelli viola e le maschere bianche, come al solito.
- Benvenuti - li accolse Lux. - Questa sera dovrete dimostrarci il vostro coraggio attraverso prove che persino i più impavidi tra noi hanno esitato ad affrontare. Vi presento il vostro destino. -
Con questa frase ad effetto, la ragazza sollevò un telo che ricopriva un meccanismo di legno costituito da un cerchio che si poteva girare diviso in sei spicchi colorati. A Jameson ricordò molto la ruota della fortuna babbana che si vedeva in molti programmi televisivi. Gli iniziati la guardarono incuriositi, senza ben capire di cosa si trattasse.
- Su questa ruota sono segnate delle prove, ciascuno di voi dovrà girarla ed affrontare la prova che la freccia indicherà - spiegò Dominique. - Sappiate che se vi rifiutate di affrontarla, sarete cacciati, lo stesso avverrà se fallirete. -
- Fate un passo avanti, non siate timidi - li esortò James.
I sei si avvicinarono, da lì potevano chiaramente notare i colori della ruota: rosso, verde, nero, giallo, blu e rosa. Nessuno di loro poteva sapere cosa significassero o quale prova potessero rappresentare. Una certezza però l’avevano tutti: nessuno desiderava capitare sul colore nero. Tuttavia i ragazzi non sapevano che il destino non era affatto nelle loro mani: la ruota era stregata e a tutti sarebbe capitata la prova che l’Ordine aveva appositamente scelto per loro.  
- Prima le donne - disse Edward. - Eliana, vuoi iniziare tu? -
La ragazza trasalì, ma annuì e si avvicinò alla ruota, la girò con forza e si mise ad osservarla girare. Quando essa si fermò la freccia indicava il colore verde. Si voltò verso i membri dell’Ordine,che la stavano fissando sorridenti. Uno di loro, che credeva fosse Helios, si avvicinò a una specie di gabbia ricoperta da un telo viola che non lasciava travedere all’interno. Eliana si chiese cosa ci fosse all’interno e soprattutto cosa avrebbe dovuto farci. Quando la scoprì, la ragazza iniziò a preoccuparsi seriamente. All’interno c’era un essere bruttissimo, assomigliava a un orco, era viscido, verde e dai denti sporgenti. Lo riconobbe come un Ghoul, animale innocuo ma alquanto disgustoso.
- Lia, ti presento il nostro caro amico Dentelungo. Abita qui, nella Stamberga Strillante e oggi tu avrai l’onore di dargli un bel bacio - spiegò Helios, sorridendo maliziosamente.
La Serpeverde era convinta di non aver capito bene, ma il ragazzo confermò quello che le aveva detto precedentemente. Rabbrividì. Lei avrebbe dovuto baciare quel coso? Non si considerava una persona schizzinosa, ma in fondo chi lo farebbe senza provare ribrezzo? La descrivevano come leggiadra e dall’aspetto regale, forse era per questo che l’Ordine aveva voluto testare il suo coraggio facendole baciare quell’animale. Sospirò, dopotutto era la sua unica occasione per entrare nell’Ordine, non poteva fare altro. Si avvicinò all’animale, che iniziò ad agitarsi e a gemere nella sua gabbia. Eliana era sicura che se il Ghoul avesse avuto qualcosa in mano gliela avrebbe già scagliata addosso. Tentò di reprimere il conato di vomito che le salì in gola a causa dell’odore dell’essere e, disgustata, si sporse verso le sbarre della gabbia. Fortunatamente era piccola, quindi lui non poteva muoversi molto e per la ragazza fu facile lasciargli un veloce bacio sulla guancia, molto vicino alla sua bocca dai lunghi denti sporgenti. Si ritirò in fretta, sorridendo soddisfatta. Ci era riuscita, ora poteva essere parte dell’Ordine.
- Congratulazioni, Lia - disse Medea. - Hai superato la prova e ci hai dimostrato coraggio. Ora, avanti la prossima. Ariel? -
Una volta girata la ruota, la freccia si fermò sul colore nero. Gli iniziati che ancora dovevano affrontare una prova, sospirarono di sollievo. La giovane Corvonero, invece, cercò di non mostrarsi impaurita e seguì Fred Weasley, che la stava invitando ad avvicinarsi a un armadio.
- Qui dentro troverai un molliccio, esso prenderà forma della tua paura più profonda. Affrontalo con successo e la tua prova terminerà. -
Ariel era indubbiamente spaventata, non tanto dall’idea di affrontare la creatura: era un incantesimo molto facile e lei l’aveva fatto molte volte. Ciò che la preoccupava era mostrare a tutte quelle persone la sua paura più intima. Era personale, perché altri avrebbero dovuto scoprirla? Non amava mostrare le sue emozioni, erano personali e per questo, secondo lei, dovevano rimanere private. Una paura così profonda non doveva perciò essere esposta agli occhi di tutti, non doveva diventare fonte di commenti o domande. Ariel era davvero innervosita, ma non poteva farci nulla. Quella era la sua unica occasione per entrare a far parte dell’Ordine e non poteva sprecarla. Sfoderò la sua bacchetta pronta a scagliare l’incantesimo il più velocemente possibile. Qualcuno aprì le ante dell’armadio, ma la ragazza non prestò attenzione e quindi non capì chi lo fece. Era troppo concentrata a guardare davanti a sé, aspettando che la creatura uscisse. Qualche istante dopo suo fratello si materializzò davanti a lei: alto, biondo e con gli occhi scuri. Era sempre così bello, dall’aria rassicurante e emanava una certa superiorità. Ai suoi occhi di, Ace era il miglior fratello che potesse desiderare. La Corvonero non poté fare a meno di sorridere, nonostante dentro di lei sapeva benissimo che tutto ciò non era vero, che suo fratello non era davvero lì. All’improvviso un paio di Auror arrivarono e presero il ragazzo per le braccia e le gambe, tirandolo via da lei. Lui stava urlando, la pregava di aiutarlo, ma Ariel era impotente. Rimase a fissare la scena per qualche secondo, senza muovere un muscolo. Suo fratello si dimenava, implorava il suo aiuto e lei stava combattendo una lotta interiore: era indecisa se fermare la scena o se crollare al suolo piangendo. Non riuscì a fermare un paio di lacrime che, lentamente, le rigarono le pallide guance. La ragazza però non si perse d’animo e, in un momento di lucidità, decise di reagire. Strinse la sua bacchetta ancora più forte e, decisa, urlò:
- Riddikulus! -
Agli Auror comparvero sui piedi dei pattini a rotelle e iniziarono ad agitarsi in modo divertente avanti e indietro; suo fratello, sorretto ancora dagli uomini, si era trasformato in un clown e la scena era diventata comica. Tutti i presenti nella stanza avevano iniziato a ridere e il molliccio, spaventato, scomparve. Ariel era l’unica che non aveva nemmeno sorriso, ancora troppo scossa per la scena che si era manifestata davanti ai suoi occhi. Aveva il respiro affannato, gli occhi lucidi e le gambe le tremavano. Fred si congratulò con lei per aver superato la prova, la ragazza sorrise timidamente e tornò in fretta tra il gruppo degli iniziati, cercando di calmarsi.
- Bene, a chi tocca ora? - domandò Daniel, guardando gli iniziati. - Crystal, credo sia arrivato il tuo turno. -
La Grifondoro non mostrò alcuna paura mentre aspettava che la ruota terminasse di girare, sembrava calma e impassibile. Forse era coraggiosa o più semplicemente era solo brava a nascondere le sue emozioni. La freccia puntò sul colore blu e lei notò i membri dell’Ordine sorridere soddisfatti. Che cosa l’aspettava?
- Per la tua prova dovremo recarci all’aperto, quindi seguitemi - annunciò Lux, iniziando a uscire dalla Stamberga.

***

16 ottobre 2021, 23.45
Lago Nero
Duecentosei giorni prima

Crystal fissava davanti a sé con occhi vacui. La sua prova non poteva certo essere considerata difficile: doveva solo fare una nuotata nel Lago Nero. I problemi però erano due: era una notte di ottobre, quindi non faceva affatto caldo e Crystal non voleva nemmeno immaginare la temperatura all’interno del lago; per secondo, la ragazza era terrorizzata dall’acqua. Sapeva nuotare da quando era piccola, perciò non era quello a spaventarla: aveva paura di affogare. Non c’era una spiegazione, semplicemente la sola idea di morire in quel modo la tormentava. Si aggiungeva il fatto che era buio e quelle acque non erano certo le più sicure della Gran Bretagna. Per questi motivi, la Grifondoro era rimasta a fissare il vuoto per almeno un minuto da quando le avevano comunicato la prova. Gli altri iniziati avevano cominciato a mormorare tra di loro, probabilmente pensavano che non ci sarebbe riuscita. Tuttavia lei era stata smistata nella culla dei coraggiosi di cuore, quindi non si sarebbe certo tirata indietro. Strinse i pugni, sospirò e poi si avvicinò al bordo del pontile su cui si trovava. Sotto di lei poteva vedere le acque scure del Lago Nero e nient’altro. Crystal non sapeva perché stava facendo tutto questo, dopotutto cosa le importava dell’Ordine? Non teneva particolarmente all’ammissione e di certo non le sarebbe importato non farne parte. Quindi perché rischiare la sua vita? Si guardò in giro, gli occhi di tutti erano su di lei, chiedendosi se si sarebbe tuffata o no. Avrebbe potuto tirarsi indietro, ringraziare tutti e andarsene, non sarebbe stato un grande problema. C’era qualcosa però che la fermava: l’orgoglio. Lei era conosciuta come “il genietto americano” “il prodigio del secolo” e, sebbene tutte le pressioni che si sentiva addosso la opprimevano, non le sarebbe piaciuto sfigurare. Forse fu l’orgoglio, forse la paura di essere giudicata o forse semplicemente il coraggio a spingerla: Crystal si tuffò, senza esitare. Quando riemerse, seppur tremante per il freddo e per la paura, sorrideva vittoriosa. Uno dei membri, che riconobbe come James Potter, le tese una mano e l’aiutò a riemergere.
- Congratulazioni, ce l’hai fatta - le disse, sorridendole.  - Stavo iniziando a dubitare, ma mi hai piacevolmente sorpreso. -
Crystal non rispose e si limitò a ricambiare il sorriso per poi asciugarsi con un incantesimo.
- Forza, bando le ciance, rientriamo - li interruppe Dominique. - Fa freddo qui fuori! -
La Grifondoro avrebbe tanto voluto risponderle che lei lo sapeva benissimo, ma non disse nulla. Non voleva sembrare maleducata e mettersi contro la migliore amica della Capa dell’Ordine non era forse la scelta migliore. Decise quindi di seguire il gruppo che si stava avviando verso la Stamberga, sfregandosi le mani sulle braccia per scaldarsi un po’.

***

17 ottobre 2021, 00.15
Stamberga Strillante
Duecentocinque giorni prima

A Louis il colore rosso non era mai piaciuto, gli ricordava il sangue. Quindi, quando la freccia si era fermata proprio su quel colore, non aveva potuto fare a meno di preoccuparsi. Era solo una sua sensazione, ma era convinto che non avrebbe portato a nulla di buono.
I membri dell’Ordine lo avevano fatto sedere su una sedia e poi si erano allontanati, confabulando in un angolo della stanza. Il ragazzo non aveva idea di cosa stessero parlando, ma quando Dominique gli porse un bicchiere di vino, tirò un sospiro di sollievo. Louis era astemio, l’alcol non gli era mai piaciuto particolarmente, ma berne solo un po’ non lo avrebbe ucciso.
- Devo solo berlo? - chiese e alla sua domanda sentì chiaramente Lux ridacchiare.
- Sì - gli rispose Medea. -Ma con l’aggiunta di alcune cose. -
Louis era alquanto confuso, ma capì quando Helios versò nel bicchiere alcuni vermi morti; Edward lo utilizzò invece come posacenere per la sigaretta che stava fumando; Daniel aggiunse un po’ di polvere di peperoncino; Fred ci sputò dentro e James ruppe sul bordo del calice un uovo crudo, poi mischiò l’insieme con un incantesimo.
Solo a causa dell’odore, il Corvonero dovette reprimere un conato di vomito. Non potevano pretendere che lo bevesse tutto, era semplicemente crudele. Poi però realizzò che tra i membri aveva due cugini e una sorella e quindi doveva aspettarsi una prova del genere. Non poteva sembrare un raccomandato, sebbene era chiaro lo fosse.
- Solo un sorso? - domandò innocentemente, ma la risata che ne seguì gli fece capire che doveva berlo tutto.
Con una mano si tappò il naso, aveva sentito dire che così facendo il senso del gusto diventava più debole. Con l’altra, invece, si portò il bicchiere alle labbra. Sospirò, prima di iniziare a bere quell’intruglio. Aveva il sapore più cattivo che si potesse immaginare, era persino peggiore della pasta che Victorie aveva provato a cucinare un giorno, fallendo miseramente. Louis non era in grado di descrivere il gusto, l’unica parola che gli veniva in mente in quel momento era schifo. Ne prese qualche sorso, cercando di reprimere il vomito e le lacrime, causate dalla piccantezza della bevanda (quel peperoncino era davvero forte). Quando lo finì, sentì qualcuno applaudire, ma non ci prestò molto caso: si limitò ad abbassare la testa e a espellere tutto ciò che aveva ingerito. Non sapeva se in questo modo la prova valesse, ma in quel momento non gli importava più di tanto.

***

17 ottobre 2021, 08.30
Sala Grande
Duecentocinque giorni prima

La prova di Jameson era, secondo lui, la più divertente di tutte. Non era niente di spaventoso, solo imbarazzante. Doveva scendere in Sala Grande a fare colazione indossando solo le mutande, fingendo di non accorgersene e comportarsi come se tutto fosse normale. Non poteva ridere o non avrebbe superato la prova. Non era un Grifondoro, ma un semplice Tassorosso, quindi il coraggio non era tra le sue caratteristiche principali, eppure aveva deciso di prenderla con filosofia e, perché no, divertirsi anche un po’.
Dopo la doccia quindi indossò un paio di boxer neri e uscì dal suo dormitorio, in Sala Comune sentì qualcuno ridacchiare, ma lui li ignorò, continuando a camminare dritto verso la meta.
- Ehi, Piuma - lo richiamò un suo compagno di Casa. - Ti senti bene? -
- Benissimo, mai stato meglio - rispose sorridendo, non poteva negare di starsi divertendo moltissimo, seppur doveva essere imbarazzato.
- Lo sai che hai indosso solo le mutande, vero? - continuò l’altro, che era indubbiamente scioccato.
- Non so di cosa tu stia parlando. Ora scusami, ma ho davvero molta fame quindi vado in Sala Grande, ci vediamo dopo! - lo salutò e continuò a camminare. Lungo il suo tragitto incontrò molte persone che provarono a fermarlo, altre che semplicemente risero e alcune ragazzine che lo fissavano incantate, ammirando i suoi tatuaggi o il suo corpo mingherlino.
Una volta arrivato, vide Lux, dal tavolo dei Serpeverde, scattargli una foto. Lui le sorrise e la salutò per poi procedere verso il suo tavolo. Il mormorio nella sala era aumentato notevolmente, tutti lo guardavano, persino i professori. Quest’ultimi erano rimasti talmente scioccati che non avevano ancora aperto bocca né avevano provato a fermarlo. La Preside McGranitt fu la prima a riprendersi da quello stato di trance, si alzò furibonda e si diresse verso di lui, che ormai aveva preso posto al tavolo dei Tassorosso.
- Signor Nokes! - esclamò. - Che le prende? Crede di essere divertente? -
- Buongiorno Preside - la salutò lui, sorridendole innocentemente. - Non capisco proprio a cosa si riferisce. -
- Lei non solo non sta indossando l’uniforme scolastica, ma non ha addosso alcun indumento! Si rende conto di quante regole sta infrangendo in questo momento? -
Lui guardò verso il basso e poi una finta espressione di stupore si manifestò sul suo volto.
- Io proprio non me ne ero accorto - spiegò Jameson, cercando di trattenere le risate. - Credo di essermi dimenticato! -
La Preside era rossa di rabbia e non le venivano nemmeno le parole per replicare al suo discorso.
- Punizione! Domani pomeriggio nel mio ufficio! E ora vada immediatamente a mettersi l’uniforme! - esclamò, prima di tornare al tavolo dei professori.
Il Tassorosso sorrise: ci era riuscito, ora faceva parte dell’Ordine.

***
17 ottobre 2021, 17.00
Un corridoio del Castello
Duecentocinque giorni prima

Lorcan sapeva benissimo di essere gay. Non che fosse difficile da capire, o almeno per lui non lo era stato. Lo aveva capito nell’estate dopo il suo secondo anno ad Hogwarts: era stato invitato dai Potter a giocare a Quidditch - che tra l’altro non amava particolarmente, ma all’epoca credeva che stare nella casa del salvatore del Mondo Magico fosse un onore - e quando James e Fred si erano tolti la maglietta perché faceva caldo, beh, non gli ci era voluto molto per capire che di Roxanne, Lily e Rose in costume da bagno gliene poteva importare di meno. Il suo problema non era quindi accettare o capire di essere omosessuale, era piuttosto comunicarlo agli altri. Non credeva che nessuno della sua famiglia lo avrebbe giudicato per questo: sua madre Luna era la persona più liberale che conoscesse. Tuttavia non poteva dire lo stesso della popolazione di Hogwarts, era il duemilaventuno e doveva essere un argomento ormai superato, eppure c’era sempre chi non era d’accordo, come se fosse un argomento di cui discutere poi. Insomma, non è che Lorcan si era alzato una mattina e aveva deciso di essere gay, lo era e basta, quindi non capiva a cosa servisse discuterne. A parte questo, il solo fatto di dover dire a tutti “ehi, non te l’ho mai detto, ma sono gay” gli dava fastidio, perché avrebbe dovuto farlo? Quindi forse per la paura o forse per la pigrizia, non lo aveva mai detto a nessuno. L’unica persona a essere a  conoscenza di questo suo segreto (a parte gli occasionali ragazzi con cui aveva avuto sesso senza impegni) era suo fratello gemello Lysander. Non che lui glielo avesse mai voluto dire, ma sarebbe stato troppo difficile nasconderglielo dopo che lo aveva beccato con il loro vicino di casa in una situazione scomoda.
Ora quindi si ritrovava in un guaio. La sua prova consisteva nel baciare la prima persona che incontrasse in un corridoio. Per Lorcan questo non era stato affatto un problema: di persone ne aveva baciate molte, sia maschi che femmine. Perciò quando aveva saputo che questo era tutto ciò che doveva fare, aveva tirato un sospiro di sollievo. Il pomeriggio del giorno seguente si era recato in un corridoio qualsiasi e aveva aspettato che qualcuno passasse di lì. Sapeva benissimo che, nascosto da qualche parte, c’era un membro dell’Ordine ad osservarlo, probabilmente James che avrebbe adorato vederlo in difficoltà. Il suo problema arrivò quando un ragazzo uscì da una delle aule, ma non un ragazzo qualsiasi, bensì Albus Potter, con il quale aveva una relazione segreta. Non era niente di serio, solo puro divertimento. Lorcan non aveva aveva potuto fare finta di niente, il suo compito era baciarlo. Si era avvicinato a lui da dietro, lo aveva preso per un braccio e voltato rapidamente. Poi gli aveva stampato un bacio veloce sulle labbra, Albus aveva sobbalzato, ma poi - riconoscendo Lorcan - si era rilassato e aveva ricambiato il bacio.
- Impaziente, eh? Non riuscivi ad aspettare fino a stasera? - gli aveva chiesto il più piccolo e Lorcan voleva davvero sbattersi la testa contro il muro: ora James Potter sapeva che si faceva suo fratello. Aveva deciso di non rispondere e di sorridere e basta, Albus aveva scrollato le spalle e se ne era andato lasciandolo solo.
Ecco spiegato perché ora si ritrovava nei pasticci. Decise di affrontare la sua sorte, raggiungendo la colonna dove era certo che James si nascondeva. Eppure lui non c’era, ma qualcun altro: Helios Rosier. Egli stava cercando di camuffare la sua risata con un colpo di tosse, ma non ci riuscì molto bene.
- Scamandro - lo salutò con un sorrisetto malizioso, per poi allontanarsi senza aggiungere altro..
Lorcan sospirò, era nella merda.

***

17 ottobre 2021, 20.30
Sala Comune di Grifondoro
Duecentocinque giorni prima

I Grifondoro stavano ancora festeggiando la vittoria contro i Serpeverde, era stata una partita molto difficile, ma alla fine - sebbene il Cercatore della squadra avversaria aveva catturato il Boccino - erano riusciti a vincere. James Potter, Capitano, stava ora stravaccato su uno dei divanetti della loro Sala Comune, godendosi i festeggiamenti e i complimenti dei compagni di Casa. Accanto a lui c’era Fred Weasley, amico del cuore e compagno di avventure.
- Se non la smetti di fissarla, si consuma - lo ammonì James.
- Non sto fissando proprio nessuno - replicò il cugino, riprendendosi dalla stato di trance in cui si trovava.
- Andiamo, non puoi raccontarle certo a me queste bugie. Sai benissimo di cosa sto parlando. -
Fred non rispose e si limitò a sospirare per poi prendere un sorso di Whisky Incendiario dalla sua fiaschetta, che era - ovviamente - personalizzata con i colori della sua Casa, il ragazzo era infatti molto orgoglioso di essere un Grifondoro.
- Siamo stati bravi oggi sul campo - provò a cambiare argomento.
- Non funzionano questi trucchetti con me, torniamo a quello di cui stavamo parlando. -
- Non ho nulla da dire, James - rispose sbuffando.
- Almeno ammetti che ti piace! -
- D’accordo, d’accordo. Mi piace, ma che ci posso fare? - rispose lui e si passò una mano sul volto, quella discussione non gli stava piacendo.
Il cugino gli passò un braccio attorno alle spalle, sorrise malizioso e disse:
- Beh, amico mio, mi sembra ovvio: dovrai conquistarla! -
- James, io non sono come te - sospirò esasperato Fred. - A te viene facile, tu sei fatto così. A me, al contrario, non è così automatico. Inoltre a lei ci tengo e non voglio rovinare la nostra amicizia. Forse è meglio lasciar perdere e basta. -
- Non dire cazzate, ti aiuterò io. Benvenuto al corso accelerato su come far cadere ogni donna ai tuoi piedi in solo tre semplici mosse. Fidati di me, Medea cadrà ai tuoi piedi. -
Fred sapeva che non doveva ascoltarlo e che tutto si sarebbe rivelato un altro fallimento, ma dopotutto che altre scelte aveva? Decise quindi di ascoltare il cugino e la sua brillantissima idea.

***

20 ottobre 2021, 10.00
Serra di Erbologia
Duecentodue giorni prima

Edward si avvicinò a Helios e Daniel, che stavano armeggiando con qualche pianta dal nome impronunciabile. La classe di Erbologia era la migliore per chiacchierare; il professor Paciock, infatti, li lasciava lavorare in piccoli gruppi, senza disturbarli troppo.
- Allora, che ne pensate del piano di Lux? - domandò, una volta raggiunti i due.
- Sicuramente troppo azzardato, non credo riusciremo a portarlo a termine nel modo in cui desideriamo - rispose Helios, cercando di tagliare con un paio di cesoie le foglie della pianta davanti a lui.
- Concordo, ma sappiamo tutti come è fatta: quando si mette in testa qualcosa è difficile farle cambiare idea - aggiunse Daniel.
- Già e poi ci costringe a fare quello che vuole lei. Dobbiamo sempre stare ai suoi ordini - si lamentò Edward. - Non fraintendetemi, non ho niente contro di lei, ma credo che il suo essere Capa le dia alla testa a volte. -
Gli amici ridacchiarono, completamente d’accordo con quello che il ragazzo aveva detto.
- Certe volte diventa arrogante tanto quanto Potter, ma quel ragazzo è peggio: sempre a far battute da quattro soldi e a cercare di fare il simpatico, quando invece non lo è. Si comporta sempre da superficiale ed è maleducato! -
- Okay, abbiamo capito che lo odi, Helios - rise il Corvonero. - James non è così male però. Sapete, credo che gli piaccia Dominique. -
- Cosa? - esclamò Daniel. - Sono cugini, è impossibile. Come ti viene in mente? -
- Beh, la provoca ogni due minuti. A me sembra che stia flirtando con lei. Dite che sarebbe incesto? -
- La definizione di incesto è: rapporto sessuale tra persone legate da stretti vincoli di parentela. Quindi sì, lo sarebbe. Tuttavia i matrimoni tra cugini di primo grado sono legali nel Regno Unito - spiegò Helios, mentre il suo compagno di Casa sgranava gli occhi, ritenendo tanto assurda la situazione da cambiare argomento:
- Non ci hai più detto come è andata la prova di Lorcan. -
- È passato. -
- Tutto qui, niente dettagli piccanti? - esclamò Edward, per poi scusarsi con il professor Paciock, il quale lo aveva ammonito per il suo tono di voce troppo alto.
- Ha baciato una persona, cosa c’è da aggiungere? Era una prova piuttosto semplice, a essere sinceri. -
- Almeno dicci chi ha dovuto baciare! - lo pregò Daniel mentre litigava con delle foglie che proprio non volevano essere tagliate.
- Non so, non lo conoscevo. Era un ragazzo, un Tassorosso mi pare - mentì Helios, senza nemmeno sapere il motivo, ma sentiva che quell’informazione doveva rimanere privata, almeno per il momento.
Le sue parole bastarono agli amici, che decisero di cambiare argomento, sempre continuando a lavorare alla potatura della pianta.

***

21 ottobre 2021, 23.15
Aula di Pozioni
Duecentouno giorni prima

Lux si chiuse la porta dell’aula di Pozioni alle spalle e si incamminò verso il suo dormitorio. Era tardi e molto oltre il coprifuoco; era meglio tornare in fretta, prima che qualche Prefetto o insegnante la vedesse. Lei però non era affatto preoccupata, era convinta che nessuno le avrebbe tolto dei punti o messa in punizione: i professori l’adoravano e la maggior parte dei Prefetti era ai suoi piedi, inoltre tra di loro c’erano Daniel ed Eliana, che mai l’avrebbero messa nei guai.
Quella serata si era conclusa bene: il suo piano avrebbe funzionato e lei non poteva che esserne felice. Essere a capo dell’Ordine non era certo un’impresa facile e, sebbene cercasse di mostrarsi all’altezza, molto spesso era insicura su ciò che faceva. Per questo fare in modo che il piano funzionasse era l’occasione perfetta per dimostrare a tutti quelli che dubitavano di lei che era in grado di adempiere ai suoi compiti.
Per quanto cercasse di essere sempre forte, spesso finiva per preoccuparsi per il giudizio degli altri. Non aveva, infatti, una grandissima autostima ed era molto più fragile di quanto sembrasse. Questo lo sapevano solo le sue amiche più care, le uniche che l’avevano vista nei momenti più difficili, le uniche di cui si fidava e per le quali avrebbe dato la vita.
Lux pensò agli iniziati, probabilmente erano tutti nei loro letti, tranquilli e pensavano che le loro prove erano finite e che ora potevano finalmente essere parte dell’Ordine. Tuttavia non sapevano quanto si sbagliavano.



[1] erba elfica: ho pensato che poteva essere la versione magica della marijuana babbana

SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti!
Eccomi qui con un nuovo capitolo e nuovi quesiti.
Scusatemi per l'enorme salto temporale nel secondo paragrafo, che si colloca a circa met
à del capitolo scorso. Questi salti temporali saranno presenti ancora nel futuro, quindi dovrete farci l'abitudine :)
Spero che vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate in una recensione! Sono sempre curiosa di leggere i vostri commenti e soprattutto le vostre teorie.
Dovrei postare il prossimo capitolo tra venerdì e domenica, quindi ci sentiremo presto.
Buona serata e un abbraccio,
Felix

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4

11 maggio 2021, 06.15

Ospedale San Mungo
Un giorno dopo

Frederick Foley faceva il Guaritore da più di trent’anni, ma mai nella sua carriera aveva visto qualcosa del genere. La povera ragazza era stata uccisa in un modo che solo il più crudele dei criminali potesse immaginare. Lui non sapeva chi fosse il colpevole, ma era a conoscenza che la signorina Dixon sospettasse dei ragazzini. Baggianate secondo lui. Come poteva un diciassettenne mettere mano su un veleno così pericoloso e usarlo su qualcuno?
Frederick aveva esaminato il cadavere in cerca di prove o indizi che potessero aiutare nelle indagini, in quel momento si stava dedicando alle tracce del DNA sul corpo della vittima. Aveva trovato tracce di pelle sotto le unghie, segno quindi di una probabile lotta. Questo però non aveva molto senso, dato che era stata avvelenata. Forse il litigio non c’entrava con l’omicidio oppure poteva esserne la causa.
Ora stava aspettando che i risultati di alcune analisi che aveva fatto fare tornassero indietro dal laboratorio. Nel frattempo aveva deciso di rilassarsi leggendo la Gazzetta del Profeta e di bersi una tazza di cioccolata calda con panna. Nonostante fosse maggio, infatti, era una giornata piuttosto fredda e niente era meglio che la sua bevanda preferita per scaldarsi un po’. Doveva ammettere che, quando gli capitavano casi di omicidio, sebbene dovesse limitarsi a esaminare il cadavere, a Frederick piaceva fare un po’ l’investigatore: cercava di porgere domande agli Auror incaricati, farsi un’idea sui sospettati e sviluppare le sue teorie. Questa volta lui avrebbe scommesso su qualcuno di potente, con molti soldi e molti contatti, solo una persona del genere poteva procurarsi quel tipo di veleno. C’erano ingredienti a lui sconosciuti all’interno, elementi che nemmeno il laboratorio del San Mungo aveva identificato. Per questo, secondo lui, era stato un adulto, non certo un ragazzino che non aveva ancora terminato gli studi. Anche se chi aveva creato il veleno e chi l’aveva uccisa non erano la stessa persona, dubitava fosse stato un adolescente. Quel veleno costava sicuramente molti galeoni e per questo era davvero difficile che uno di loro lo avesse comprato.
Un gufo entrò nella finestra del suo ufficio con una lettera nel becco. Erano i risultati che stava aspettando. Quando li aprì, la tazza che teneva in mano gli scivolò dalla sorpresa e si ruppe in mille pezzi. Il liquido bollente si sparse su tutto il pavimento e Frederick non riuscì a trattenere un’imprecazione. Decise di sistemare il disastro che aveva fatto solo dopo aver contattato la signorina Dixon, quelle informazioni erano troppo importanti e non potevano aspettare. Prese un pugno di polvere volante e la gettò nel camino, poi infilò il viso tra il fuoco verde e disse chiaramente dove voleva andare. Pochi secondi dopo, il viso confuso di Margaret lo stava fissando dall’ufficio della Preside.
- Signor Foley, immagino abbia delle informazioni per me. -
- Esattamente. Non ne ero certo all’inizio, ma ho fatto delle ulteriori analisi e ora ne ho la conferma. La signorina Lux Harvey era incinta. -
- Incinta? E di quanto? - domandò l’Auror sorpresa, passandosi due dita sul ponte del naso.
- Tre settimane. Ho inoltre combaciato il DNA del feto con quello che mi avete fornito, tuttavia non combaciano. -
- Mi sta dicendo che Edward Sullivan non è il padre del bambino? -
- Esattamente. Immagino che la signorina Harvey avesse una relazione al di fuori di quella con il fidanzato. -
- Grazie signor Foley, mi ha appena dato un movente. Molto probabilmente abbiamo l’assassino - disse Margaret, sospirando. Era felice di essere arrivata alla soluzione, ma si era aspettata di più da questo caso: qualche persona potente coinvolta, un omicidio di gruppo, insomma una svolta nelle indagini. Eppure si era dimostrato un semplice caso di gelosia.
- Aspetti, crede che il signor Sullivan l’abbia uccisa? - chiese il Guaritore, un po’ sorpreso da ciò che l’Auror aveva dedotto.
- Sì, aveva un movente : la sua fidanzata non solo lo aveva lasciato, ma lo aveva anche tradito ed era rimasta incinta di un altro. -
- Non credo sia stato lui - affermò sicuro Frederick. - Sarebbe troppo semplice. -
Margaret ridacchiò, non era la prima volta che si trovava a che fare con una persona come lui.
- Non siamo in una serie tv babbana, signor Foley. Certe volte è tutto più semplice di ciò che sembra. Ora la devo salutare, ho qualcuno da interrogare. La ringrazio nuovamente per le informazioni che mi ha dato. -
L’Auror sparì dalla sua vista, quindi Frederick decise di togliere la testa dal camino. Con un sospiro tornò ai suoi compiti, aveva ancora molte cose da analizzare e forse gettarsi tra il lavoro lo avrebbe aiutato a distrarsi da quel caso e dalle sue convinzioni. Non poteva infatti smettere di pensare che lui avesse ragione e che non fosse stato Edward Sullivan a ucciderla e forse nessuno tra quei ragazzini sospettati. Forse le prove della sua idea stavano nell’arma del delitto: se fosse riuscito a trovare il creatore del veleno, avrebbe potuto trovare anche l’assassino.
Era arrivato il momento di contattare Jasper Huggins, suo Pozionista di fiducia.

***

22 ottobre 2021, 17.00
Duecento giorni prima
Biblioteca

Jameson aveva aspettato quel momento da settimane ormai: aveva capito che Lux nascondeva qualcosa e ora sembrava che lei volesse finalmente dirgli la verità.  Quando lei lo aveva contattato chiedendogli di incontrarsi in biblioteca perché doveva parlargli, aveva quindi tirato un sospiro di sollievo. Tutto si aspettava, meno che fosse così diretta.
- Devo fare qualcosa di proibito per conto dell’Ordine e ho bisogno del tuo aiuto - aveva annunciato, senza quasi neanche salutarlo.
Il Tassorosso strabuzzò gli occhi un paio di volte e poi disse:
- Di che si tratta? Ha a che fare con quella cosa che ti ho visto nascondere qualche giorno fa? -
- Sì - sospirò lei. - Ho preso un libro, niente di proibito: avevo il permesso. Non te l’ho detto subito perché non volevo coinvolgerti, ma non so a chi chiedere, davvero. -
La ragazza sembrava esasperata e, in quanto suo amico, non poteva non aiutarla. Si offrì dunque disponibile.
- Sto cercando qualcuno che sia bravo in Pozioni, davvero bravo. Mi servono dei consigli e alcune dritte, non posso parlarne con il nostro professore perché, beh, si tratta di qualcosa di illegale. Non scenderò nei dettagli ora, quindi è inutile che tu mi chieda e già te lo dico: la faccia da cucciolo bastonato non funzionerà questa volta. So a chi rivolgermi, ma ho bisogno che tu mi aiuta a incontrarlo. -
Jameson stava iniziando a preoccuparsi seriamente, non voleva che Lux si cacciasse nei guai, ma allo stesso tempo non poteva lasciarla sola. Avrebbe soltanto voluto sapere la verità, ma sapeva che mettere pressione non l’avrebbe aiutato.
- D’accordo, non chiederò niente per il momento. Sappi che alla fine però dovrai dirmi tutto. Chi hai in mente? -
- Louis Weasley. -
- Sì, è un grande pozionista. Il migliore del nostro anno sicuramente e, secondo alcuni, persino della scuola. Una cosa non capisco, perché non hai chiesto a Dominique? È pur sempre sua sorella. -
- Ci ho pensato - confessò lei. - Ma tu aiuteresti qualcuno a fare qualcosa di illegale perché te lo dice tua sorella? Credo sia meglio se vada da lui in veste di Capo dell’Ordine. -
Il ragazzo annuì, pensando che effettivamente le sue parole avevano un senso. Si accordò quindi per parlare con il Corvonero e convincerlo a incontrare Lux. Non sarebbe stato complicato: Louis non era un tipo difficile ed era piuttosto disponibile a fare un favore a un amico, soprattutto se si trattava dell’Ordine. Jameson aveva l’impressione che quando si trattava di questa società membri e aspiranti facevano ciò che era stato loro richiesto senza discutere. Non ne capiva bene il motivo, immaginava però che nessuno volesse cacciarsi nei guai e ritrovarsi a discutere con persone così importanti. Lui non poteva certo considerarsi una persona famosa e ricca: suo padre era un umile e poco conosciuto scrittore Babbano e sua madre una ricercatrice per la cura delle creature magiche. Aveva anche due sorelle gemelle più piccole, Jessie e Maggie, che avevano solo sette anni. L’unico a essere conosciuto era suo fratello maggiore Ethan che, poco dopo essere giunto in Inghilterra con Jameson, aveva aperto un pub, diventato poi molto famoso. Nel giro di poco tempo aveva inaugurato altri due locali, iniziando così a guadagnare molti soldi. Tuttavia il Tassorosso sapeva che non era quella la ragione per cui faceva parte dell’Ordine, ma era solo e grazie a Lux, quindi non poteva voltarle le spalle.


***

23 ottobre 2021, 15.00
Guferia
Centonovantanove giorni prima

Louis Weasley non aveva molti amici e di certo non molte persone lo cercavano per parlare con lui. Quindi nessuno può biasimarlo se, quando Jameson lo aveva quasi pregato di incontrarsi con Lux Harvey in persona, aveva per un attimo pensato a uno scherzo. Si era recato al luogo dell’incontro in anticipo, ma non aveva dovuto aspettare molto. Quando vide la bionda camminare dritta verso di lui, gli venne quasi un infarto. Louis non aveva una cotta per lei, la considerava superficiale (e un po’ troppo fuori dalla sua portata), ma non poteva negare la sua bellezza: bionda, occhi azzurri e corpo da favola. Perciò che lei in persona avesse richiesto di incontrarlo, lo mandava su di giri. La verità era che - per quanto cercasse di mascherarlo - a lui non sarebbe dispiaciuta una vita sociale più attiva, partecipare a qualche festa o divertirsi un po’. Per questo aveva accettato con piacere l’invito dell’Ordine e, sempre per questa ragione, si era presentato in guferia.
- Ciao Louis - lo salutò con voce suadente la Serpeverde. Il ragazzo aveva notato che utilizzava spesso questo tono quando desiderava qualcosa.
- Ciao Lux, Jameson mi ha detto che hai chiesto di vedermi. -
Lei sorrise in un modo che non prometteva nulla di buono.
- Sai, ho sentito che sei davvero molto bravo a scuola, specialmente in Pozioni. Mi chiedevo se potevi perciò aiutare a risolvere un dubbio. Tu sai come si prepara la Felix Felicis? Ho trovato alcune informazioni, ma non riesco a capire bene. -
- È un preparato illegale e la sua assunzione è strettamente controllata dal Ministero della Magia. La sua preparazione, specie se qui ad Hogwarts, è assolutamente proibita. Per questo non ci sono istruzioni dettagliate sui libri che sono nella biblioteca. -
- Capisco, quindi immagino tu non sappia come prepararla? -
Louis avrebbe tanto voluto lasciarla perdere, annuire e farla andare via. Tuttavia aveva appena ferito il suo orgoglio.
- No, lo so. Ma perché vuoi saperlo? A cosa ti serve? -
- Quante domande! Sono affari segreti per l’Ordine - spiegò, facendogli l’occhiolino.
- La preparazione è davvero molto complicata. Ci sono ingredienti (come la piuma di Fenice e la radice di Mandragora) difficilissimi da reperire; inoltre il processo è molto lungo e un piccolo errore basterebbe per trasformare il risultato in un disastro. -
- Quanto lungo? -
- Richiede almeno sei mesi. Ma essendo tu inesperta potrebbe volerci molto più tempo. Parliamo di nove o dieci mesi. -
- È troppo tempo. Dovrò trovare un’altra soluzione. -
- Che intendi? Forse se mi dici a cosa ti serve, ti potrei aiutare - suggerì il ragazzo, che moriva dalla curiosità di sapere di cosa si trattasse.
Lux però lo ignorò e gli porse un’altra domanda:
- Credi che il professor Montgomery ne abbia un po’ nelle sue scorte? -
- Sì, ce l’ha mostrata proprio oggi. Lux, io non riesco a capire, non avrai intenzione di rubarla, vero? Finiresti sicuramente nei guai e io non potrei… -
- Non preoccuparti, Lou - lo interruppe, senza ascoltare le sue parole. - Com’è che si dice? Il fine giustifica i mezzi, no? -
Il Corvonero avrebbe voluto ribattere, ma lei si allontanò in fretta, senza lasciargli il tempo materiale di replicare. Sospirò, sarebbe sicuramente finito nei guai.

***

23 ottobre 2021, 20.30
Un corridoio del castello
Centonovantanove giorni prima

Eliana aveva da poco finito di cenare in Sala Grande e ora, stanca per la giornata, aveva deciso di rifugiarsi del suo dormitorio, magari avrebbe chiacchierato con qualcuno in Sala Comune e poi sarebbe andata a letto. Questo, almeno, era il suo piano, ma doveva immaginarsi che le cose non andavano mai come si sperava a Hogwarts. Stava percorrendo un corridoio, quando sentì delle voci familiari provenienti da uno sgabuzzino per le scope. Chi c’era lì dentro? Ma soprattutto perché si stavano nascondendo? Poteva giurare che quelle voci lei le conosceva bene e ne ebbe la conferma quando si avvicinò e sentì chiaramente quello di cui stavano discutendo.
- È un piano troppo azzardato, non dovremmo ascoltare Lux - affermò un ragazzo, che Eliana identificò come James. Di cosa stava parlando? E cosa c’entrava Lux?
- Non abbiamo altra scelta, ci vorrebbe troppo tempo per creare la pozione e a noi serve - replicò Medea. La Serpeverde sapeva che avrebbe dovuto andare avanti e farsi i fatti suoi, ma la tentazione era troppo grande, quindi si fermò ad ascoltare.
- Non credete che sia troppo pericoloso rubarla? - domandò Fred. - Se qualcuno ci scoprisse saremmo nei guai. Potremmo perfino essere espulsi. Capisco che si tratta dell’Ordine, ma c’è un limite a tutto. -
Eliana era troppo curiosa e preoccupata allo stesso tempo, stavano parlando di rubare una pozione e tutto ciò riguardava l’Ordine. Non capiva perché non ne avessero fatto parola con lei però, che fosse qualcosa che gli iniziati non dovevano sapere?
- Siete o non siete Grifondoro? Non dovreste nemmeno protestare. Questa è la decisione che il nostro Capo ha preso, perciò voi la rispetterete, che vi piaccia o meno - disse risoluta Dominique.
A questo punto la ragazza non poté trattenere un sospiro, non capiva proprio il motivo per cui la Serpeverde la odiasse così tanto, forse perché si contendevano l’amicizia di Lux, ma non sembrava avere problemi con Medea. Inizialmente Eliana aveva cercato di esserle amica, ma non aveva funzionato, quindi aveva deciso di ignorarla e basta.
- Zitti, c’è qualcuno. Ho sentito dei rumori - disse Fred e lei sapeva che doveva scappare per non farsi trovare lì, ma le gambe le erano diventate di pietra e non riusciva a muovere un muscolo
Qualcuno aprì la porta e sghignazzò, Eliana non aveva nemmeno il coraggio di alzare  il volto e guardarli negli occhi.
- Perché questo non mi stupisce affatto? - fece Dominique. - La Dreyar, ovviamente. Sempre a metterti in mezzo tra gli affari altrui, non è vero? -
- Dai, Domi, non essere così severa. Non è successo niente - replicò James, posando una mano sul braccio della ragazza, cercando di calmarla, ma ricevette solo uno sguardo fulminante dalla bionda.
- Che ci facevi qui? - le chiese Medea, che sembrava volesse solo arrivare alla fine di quella conversazione.
- Stavo solo andando al mio dormitorio, mi dispiace, non era mia intenzione. -
La Serpeverde avrebbe voluto rispondere a tono e non farsi trattare così, odiava quando le persone le mettevano la testa sotto i piedi. Tuttavia era una ragazza  molto timida e, in questo momento, spaventata. Non le piaceva questa situazione, non voleva che loro la vedessero così debole e insicura.
- Ascolta, non importa - disse Fred. - Solo prometti che non farai parola con nessuno di quello che hai sentito. Si tratta di affari segreti dell’Ordine. -
Eliana annuì e loro se ne andarono, senza aggiungere altro. Quella conversazione era stata una delle più strane a cui avesse mai partecipato.


***

25 ottobre 2021, 10.15

Fuori dall’Aula di Trasfigurazione
Centonovantasette giorni prima

Lorcan era molto bravo in Trasfigurazione, adorava questa materia ed era orgoglioso del fatto che fosse uno dei più bravi del suo anno. Uscì dalla classe con il sorriso sulle labbra, che ancora non se ne era andato da quando la professoressa gli aveva dato un altro Eccezionale. Nel corridoio si erano riversati decine di studenti, tutti diretti alla loro prossima classe. C’era un gran vociare e una grande confusione, ma a Lorcan non fu difficile notare Helios Rosier tra la folla. Forse perché era molto alto e slanciato, forse per il suo portamento elegante e impeccabile o forse perché, da quando l’aveva beccato con Albus, non faceva altro che aspettarsi una richiesta o una minaccia da parte sua. Egli stava camminando nel verso opposto rispetto a lui, accompagnato dal suo amico Edward, fisico aitante e ben proporzionato, capelli castani rasati ai lati e più lunghi sopra la testa, occhi color nocciola e l’immancabile piercing sul sopracciglio sinistro. Peccato fosse fin troppo etero.
Lorcan poteva giurare che quando i due gli erano vicino, Helios gli aveva fatto l’occhiolino. Era talmente distratto da questo, che non notò Edward e gli colpì una spalla con la propria. Si fermó e si girò per scusarsi, ma in quel momento notò qualcosa cadere dalla mano del Serpeverde, che - invece - non se ne era accorto. Si affrettò per raccogliere quel pezzo di carta, fece per richiamarli, ma poi quello che c’era scritto sul foglietto lo fermò.

Helios, ci sarà una riunione straordinaria dell’Ordine questa sera alle 21.00. Dobbiamo parlare del piano, non sarà facile rubare la Felix Felicis. Ho bisogno di discuterne con voi.
- Lux
p.s. Distruggi questo biglietto, ovviamente

Lorcan trattenne il respiro: rubare la Felix Felicis? Questo era qualcosa di grande e lui non doveva sicuramente esserne a conoscenza. Non sapeva cosa fare, era indeciso se liberarsi del biglietto e fare finta di niente o restituirlo a Helios. Tuttavia la scelta non toccò a lui, perché i due ragazzi erano tornati indietro e ora lo stavano fissando con sguardi affatto rassicuranti.
- Hai qualcosa che mi appartiene - dichiarò il Serpeverde.
- Qualcosa che non avresti dovuto vedere - aggiunse Edward. - Forse dovresti imparare a farti gli affari tuoi. -
- State scherzando, vero? - domandò Lorcan, furibondo. - Io l’ho raccolto perché pensavo di farvi un favore, non pensavo certo di leggere queste cose! -
- Abbassa la voce, non complicare ancora di più la situazione - lo riprese Helios. - Vieni, andiamo qui dentro. -
Lo prese per un braccio e lo trascinò dentro un’aula vuota, e impolverata. C’era qualche vecchio banco arrugginito sparso per la stanza e un po’ di scatole di cartone ricoperte da teli bianchi.
- Ascolta, queste erano informazioni private e tu non avresti dovuto leggerle - affermò Edward. - Se ne farai parola con qualcuno, noi… -
- Voi cosa? Sentiamo - lo interruppe Lorcan. - Non mi sembra siate voi quelli nel ruolo di fare minacce. -
- Razza di… - iniziò il Corvonero, ma fu fermato dall’amico che gli intimò di uscire e di lasciarli soli.
- Ci penso io, non preoccuparti - gli disse e l’altro, seppur poco convinto, lasciò la stanza, sbattendo la porta alle sue spalle.
Helios sospirò, si passò due dita sul ponte del naso.
- Scamandro, per quanto non mi piaccia arrivare a questi termini, ora siamo in due a poter fare minacce. -
Lorcan trattenne il respiro, si era quasi dimenticato della situazione Albus.
- Senti, io non ho fatto apposta, è stato solo un caso. Non sono affari miei e francamente non mi interessa. Se avete intenzione di mettervi nei guai ve la gestirete voi. -
- Bene, vedo che ci siamo intesi. Non farne parola con nessuno, come io non farò con il tuo segreto. Arrivederci Scamandro - disse Helios, per poi salutarlo con un cenno della mano ed uscire dalla stanza, lasciando Lorcan alquanto scosso.


***

25 ottobre 2021, 15.30
Giardini del castello
Centonovantasette giorni prima

Ariel e Crystal stavano camminando fianco a fianco verso il castello dopo la lezione di Erbologia, nel mentre chiacchieravano del più e del meno.
- Allora come ti è sembrata la lezione? - chiese la Corvonero. L’altra fece per rispondere, ma si bloccò alla vista di qualcuno che camminava dritto verso di lei: Daniel Graves. L’espressione sul suo viso non prometteva nulla di buono.
- Buongiorno Crystal - la salutò. - Ariel, ciao anche a te. -
Le due ragazze sorrisero in modo teso, non capendo perché si fosse diretto proprio da loro. L’americana si era preoccupata per settimane, si aspettava che lui facesse riferimento al suo segreto, ma Daniel non l’aveva mai cercata, né le aveva rivolto parola, fino a quel momento.
- Mi dispiace disturbarvi, ma ho bisogno di un favore. -
- Che genere di favore? - chiese Crystal, sospettosa.
- Ho bisogno che tu intrattenga il professor Montgomery per qualche minuto, ti farò sapere quando. Ovviamente puoi portare la tua amica, se ti fa piacere. -
- Perché lo stai chiedendo a me? - ribatté, mentre Ariel ascoltava il dialogo senza interferire.
- Sei brava in Pozioni, no? Sono sicuro che Montgomery sarà felice di chiarire un tuo dubbio o curiosità, anche se dopo le lezioni. -
- Cosa ti fa pensare che lo farò? - ribatté la ragazza, un po’ scocciata dalle richieste di Daniel. Sembrava che lui desse per scontato il suo aiuto.
- So che lo farai. Ti ricordo che so cose su di te che non vorresti che nessuno sapesse. Inoltre si tratta dell’Ordine, non hai molte scelte. -
Ecco la minaccia che la Grifondoro si era aspettata. Sospirò, non voleva farlo, ma - come aveva detto lui - non credeva di avere una seconda alternativa.
- D’accordo - accettò. - Di cosa si tratta? -
- Dobbiamo entrare nel suo ufficio per prendere qualcosa, non ci vorrà molto, ma abbiamo bisogno che qualcuno lo distragga. Tu e Ariel siete le candidate perfette. Mi farò sentire con ulteriori informazioni. Ora devo andare, vi auguro una buona giornata. -
Le due non parlarono fino a che il ragazzo fu lontano, poi Crystal disse:
- Non devi farlo, è solo una cosa mia. Non sei obbligata se non vuoi. -
- Non c’è problema, sembra accattivante come cosa - ridacchiò Ariel. - Ma dimmi, a cosa si riferiva con quella minaccia? -
- Non posso parlartene ora, è qualcosa di grande, qualcosa che potrebbe rovinarmi la vita per la seconda volta. Ma lo farò, promesso, penso di fidarmi di te. -
La Corvonero le sorrise e la rassicurò, dentro di sé stava scoppiando dalla curiosità. I segreti erano la debolezza di Ariel e più oscuri erano, meglio era. Sapeva che Crystal aveva qualcosa da nascondere e presto ne sarebbe venuta a conoscenza.


***

25 ottobre 2021, 21.10

Stamberga Strillante
Centonovantasette giorni prima

I membri dell’Ordine, senza gli iniziati, si erano riuniti nuovamente nella Stamberga Strillante. I loro volti non erano coperti, ma le maschere bianche giacevano nelle loro mani, pronte ad essere indossate in caso di necessità. Tuttavia portavano gli immancabili mantelli viola. Al centro della stanza stava la loro Capa, che li aveva fatti chiamare per discutere del loro piano.
 - Grazie a tutti per essere venuti - salutò Lux, guardando i membri dell’Ordine con un sorriso. - Ma soprattutto grazie per il lavoro che avete fatto, tutti avete svolto egregiamente i vostri compiti e ne sono molto felice. Passeremo alla fase due del piano molto presto, quindi tenetevi pronti. -


SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti!
Scusate se posto con una settimana di ritardo rispetto al giorno promesso, tuttavia ho avuto una serie di imprevisti e poi è iniziata la scuola quindi il tempo a disposizione per scrivere è diminuito. Tuttavia eccomi qui con un nuovo capitolo, che ne pensate? È in realtà una sorta di capitolo di passaggio, inizialmente doveva essere più lungo, ma poi ho pensato fosse meglio scrivere due parti distinte. Nel prossimo avremo quindi la continuazione di questo, spero arriverà entro la fine della settimana prossima, ma il tutto dipende dalla scuola.
I capitoli dopo, invece, ho pensato di dedicare uno a ogni personaggio: avremo quindi nel presente il loro interrogatorio e nel passato scene di vita quotidiana e informazioni sulla loro storia, ecc. Appariranno ovviamente anche altri OC, ma il capitolo sarà maggiormente incentrato sulla persona a cui è dedicato. Che ne pensate?
Ora vi lascio con i prestavolti di Frederick, Margaret e Robert, che mi ero dimenticata di postare.
Un bacione e a presto,
Felix

Frederick Foley

frederick

Margaret Dixon



Robert Russel

Robert


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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

11 maggio 2021, 8.00
Dimora Harvey
Un giorno dopo

Tristan Harvey era un uomo che nella sua giovinezza era sicuramente considerato attraente; ora però il tempo lo aveva riempito di acciacchi e imperfezioni. I suoi capelli non erano più così neri, la sua pelle presentava molte rughe  e il suo corpo non era tonico come una volta. Non si poteva definire vecchio, aveva quasi sessant’anni, ma non li portava molto bene. Forse a peggiorarlo era stata la morte prematura della moglie, che lo aveva lasciato solo con una ragazzina nel pieno della sua adolescenza.
Tristan non era mai stato un buon padre: era sempre via per lavoro, tornava a casa tardi e si interessava poco della vita della sua famiglia. Per Lux era stata sua madre il suo punto di riferimento; aveva solo quindici anni quando Helen morì e questo lasciò in lei un vuoto incredibile.
Le prime preoccupazioni dell’uomo andarono quindi verso Lux e la casa, chi se ne sarebbe preso cura? Per questo aveva deciso di ufficializzare la relazione con Karen, sua amante già da qualche anno. Aveva pensato che la donna sarebbe potuta essere di conforto alla figlia e avrebbe potuto occuparsi della loro casa. Tristan non l’aveva mai amata, il suo cuore era sempre appartenuto a Helen, che però aveva trascurato negli ultimi anni, facendosi prendere dalla frenesia del lavoro. Karen era una donna giovane, attraente e coinvolgente e l’uomo non era riuscito a negarsi i piaceri che qualcuno come lei poteva offrirgli. Tuttavia non aveva mai messo in mezzo i sentimenti, era sempre stata una relazione puramente sessuale.
Era da poco che si erano sposati, solo qualche mese. Tristan non era impazzito di gioia quando la compagna aveva fatto pressioni per il matrimonio, ma aveva accettato, come faceva sempre d’altronde. Karen era giovane, ma di certo sapeva come ottenere quello che voleva. L’uomo ne era quasi succube.
Per la figlia, la donna non era mai stata una seconda madre, piuttosto una sorella maggiore non voluta. Le due discutevano spesso, accusandosi e insultandosi a vicenda. Lux aveva solo pochi anni in meno rispetto a Karen, quindi non le piaceva sentirsi dire da lei cosa poteva o non poteva fare. Tuttavia Tristan sapeva che si volevano bene, a loro modo.
Si conoscevano già da prima della morte di Helen: l’uomo infatti l’aveva presentata alla famiglia come sua assistente e le due avevano stretto un buon rapporto, considerata la vicinanza d’età e il carattere simile. Karen le era stata poi vicina dopo la morte della madre, consolandola e facendola sentire meglio. Quando Lux aveva scoperto la verità, era stata guerra: non le aveva rivolto parola per settimane, ma poi si erano avvicinate nuovamente.
Tristan non aveva cambiato le sue abitudini: era un uomo impegnato, sempre lontano dalla famiglia e continuamente immerso in riunioni o incontri vari. Karen quindi aveva dovuto assumere un po’ il ruolo di Helen. Lux non aveva preso bene la cosa inizialmente, ma poi si era adattata e alla fine tra lei e la matrigna era sorto un rapporto simile a quello tra due sorelle.
Per queste ragioni l’uomo non si stupì quando, una volta tornati a casa dall’incontro con la signorina Dixon, Karen si era rifugiata in camera. Tristan aveva deciso di lasciarla sola, anche lui aveva bisogno di pensare e riflettere. Ora, tuttavia, aveva deciso di salire al piano superiore e controllare che la moglie stesse bene. Aprì la porta della loro camera e la trovò sdraiata sul letto a pancia in giù, con la testa immersa in uno dei tanti cuscini dalle federe bianche. Il suo corpo era scosso da forti singhiozzi, i suoi capelli castani non erano perfettamente ordinati come sempre ed era sicuro che il trucco le stesse colando sulle guance. Avrebbe voluto dirle qualcosa, magari abbracciarla o semplicemente sedersi accanto a lei. Tuttavia decise di lasciarla sola, dopo quello che aveva fatto, meritava un po’ di tempo per sfogarsi. Con un sospiro, uscì dalla stanza chiudendo la porta.


***

26 ottobre 2021, 23.o0
Stamberga Strillante
Centonovantasei giorni prima

Gli attuali membri dell’Ordine potevano chiaramente leggere la confusione e la preoccupazione sul volto degli iniziati, che erano stati chiamati d’urgenza alla Stamberga. Probabilmente ognuno di loro si stava chiedendo se si trattasse o meno del furto della Felix Felicis e su ciò che loro ne sapevano al riguardo.
Lux prese la parola quasi subito, con un tono arrabbiato e deluso:
- So che tutti voi siete a conoscenza di informazioni che potrebbero mettere tutti noi nei guai. Qualcuno di voi le ha ricevute perché ritenuto degno della nostra fiducia, altri - tuttavia - hanno spiato e interrogato noi membri. C’è chi è persino arrivato alle minacce. Sappiate che sono molto delusa, non mi aspettavo questo da alcuni di voi. -
Lorcan voleva davvero mettersi a urlare, perchè no, lui non aveva minacciato proprio nessuno, al massimo il contrario. Sapeva però che era meglio starsene zitto e subire la predica.
- Tuttavia ormai quel che è fatto è fatto - continuò la Serpeverde. - Quindi vi diremo tutto e voi, come punizione, porterete a termine il piano al nostro posto. -
Ci fu un brusio generale, nessuno degli iniziati voleva avere a che fare con qualcosa di illegale solo perché una tizia bionda, Capa di una società di cui non avevano ancora capito bene lo scopo, aveva detto di farlo.
- Silenzio! - urlò James, facendo sobbalzare tutti i presenti, che però smisero di parlare. - Se non credete di avere le palle per farlo: quella è la porta, uscite e non tornate mai più. -
Come previsto, nessuno si mosse.
- Bene, allora lasciate che vi spieghi il piano - riprese parola Lux e tutti questa volta evitarono di commentare.
Infatti, per quanto gli iniziati ritenessero l’idea assurda, volevano far parte dell’Ordine, ad ogni costo. Sapevano che tutto ciò che stavano affrontando in quel momento, sarebbe poi stato ripagato una volta membri ufficiali.
Il piano era semplice: Crystal e Ariel avrebbero distratto il professor Montgomery, tenendolo lontano dal suo ufficio; Eliana e Lorcan avevano il compito di fare da guardia all’ingresso del corridoio, nel caso in cui qualche insegnante, il custode o Pix fossero passati di lì e per finire Louis e Jameson erano gli incaricati di rubare la Felix Felicis.
Ciò che irritava non poco gli iniziati era il fatto che i membri non avrebbero preso parte al piano, privandosi quindi di ogni occasione di finire nei guai. Se fossero stati beccati, a rimetterci sarebbero stati solo e soltanto loro. Volevano replicare, ma cosa avrebbero potuto dire? “Consideratela come un’altra prova: chi non partecipa è fuori” aveva dichiarato Lux e, a quel punto, nessuno aveva aperto bocca.


***

27 ottobre 2021, 20.30
Fuori dalla Sala Grande
Centonovantacinque giorni prima

Ariel e Crystal erano appostate fuori dalla Sala Grande, in attesa che il professore di Pozioni uscisse. Avevano finito di mangiare in fretta e poi erano uscite con l’obiettivo di intrattenere l’uomo e non farlo arrivare al suo ufficio, nei sotterranei del castello. Avrebbero dovuto parlargli per un tempo piuttosto lungo, dato che la missione sarebbe iniziata solo dopo che tutti gli studenti fossero tornati alle loro Sale Comuni: non potevano rischiare che qualche Serpeverde di ritorno ai sotterranei li beccasse con le mani nel sacco. Tuttavia quella sera sembrava che la cena non finisse mai, facendo aumentare l’ansia nelle due povere ragazze. Sembravano un po’ impacciate messe così come stavano: in piedi, ferme immobili, senza quasi spiccicare parola.
- Non credi che stiamo attirando troppo l’attenzione? - bisbigliò Ariel. - Mi sembra che ci stiano guardando tutti. -
- È solo una tua impressione, probabilmente sei agitata perché è la prima volta che fai qualcosa contro le regole. -
- Questo vuol dire che per te non lo è? -
Crystal sorrise e basta, senza rispondere alla sua domanda.
- Non preoccuparti, Ariel. Fidati di me, andrà tutto bene. -
La Grifondoro aveva questa capacità di mantenere la calma anche nelle situazioni più stressanti: riusciva a non farsi prendere dal panico e a ragionare fino alla fine. Inoltre aveva una tendenza di preoccuparsi per tutti, era una sorta di babysitter per amici e compagni. In quel momento, infatti, stava cercando di tranquillizzare Ariel.
- Non hai risposto alla mia domanda - insistette la Corvonero. Alle sue parole l’amica strabuzzò gli occhi: non capiva il motivo per cui l’altra lo volesse sapere così ardentemente.
Aveva notato che la ragazza era strana certe volte, sembrava nascondesse qualcosa, ma per il momento aveva cercato di ignorarlo, dato che era una delle poche persone ad Hogwarts che potesse ritenere sua amica.
- Perché non è importante - spiegò.
Le due erano così prese dalla conversazione che quasi non si accorsero che il Professor Montgomery stava uscendo dalla Sala Grande. Era un uomo giovane, aveva solo ventun’anni, infatti molti studenti lo conoscevano perché frequentava Hogwarts fino a qualche anno prima. Era sicuramente molto attraente e le alunne del castello non si risparmiavano le risatine e gli sguardi innamorati quando lo vedevano. I suoi capelli erano castani e lisci, che portava sempre un po’ spettinati, i suoi occhi erano color nocciola e aveva sempre uno strato di barba rada sul mento.
- Professor Montgomery! - lo richiamò Ariel, accortasi che si stava allontanando.Nel frattempo l’altra si affrettò a fare un segno a Eliana e Lorcan, che si trovavano qualche metro più avanti, seduti su una panchina: era arrivato il momento di entrare in azione.
L’uomo si bloccò e si voltò verso le due ragazze con un sorriso.
- Buonasera signorina Killam e buonasera anche a lei, signorina Wolff. Come posso esservi utile? -
- Volevamo chiederle informazioni riguardo il compito di Pozioni che ci ha assegnato per la settimana prossima - spiegò Crystal, accampando la prima scusa che le veniva in mente e rimproverandosi per non aver pensato prima a cosa dire.
- Ne stavamo parlando giusto poco fa e ci è venuto un dubbio: dobbiamo scrivere un metro di pergamena o uno e mezzo? - la appoggiò Ariel, dopo aver lanciato un’occhiataccia all’amica per lo spunto di conversazione - a suo parere - idiota.
- Un metro e mezzo - rispose il professore. - Mi sorprende che due delle mie alunne migliori non si ricordino questo dettaglio. Non sarete certo a corto di cose da scrivere, vero? -
Le due arrossirono e cercarono di balbettare una risposta, mentre l’uomo le guardava ridacchiando.
- Non vi preoccupate, capita spesso di perdersi qualche informazione per strada. Chiarirò le istruzioni domani in classe, se può farvi piacere. -
- Grazie mille, professor Montgomery - rispose Crystal. - Volevo sapere anche se andrebbe bene scrivere degli approfondimenti, senza ovviamente uscire troppo dalla consegna. Ho letto un libro molto interessante qualche settimana fa e mi piacerebbe molto parlarne nella mia ricerca. -
- Ovviamente - sorrise compiaciuto l’uomo. - Ci sono molte cose interessanti di cui discutere sulla Felix Felicis e sarei davvero felice di leggere ciò che sapete voi al riguardo. Ora però, se volete scusarmi, sono molto stanco, quindi penso proprio che andrò nel mio ufficio a leggere qualche compito e poi dritto a letto. -
Le ragazze andarono nel panico: non poteva andarsene ora, era passato troppo poco tempo. Eliana e Lorcan probabilmente non avevano ancora raggiunto Louis e Jameson nei sotterranei. Dovevano intrattenerlo per molto più tempo.
- Aspetti, ancora una cosa - lo fermò Crystal. - Come avrà notato me la cavo bene nella teoria, ma sto avendo qualche problema con la pratica. Non sono riuscita a portare a termine molto bene l’ultima pozione. -
- Signorina Wolff, lei ha una O nella mia materia, non è affatto male. Non capisco di cosa si preoccupa. -
-  Ecco,  mi piacerebbe puntare a un voto più alto. -
Il professor Montgomery sbuffò, chiaramente scocciato dalle continue domande delle ragazze. Tuttavia non poteva essere troppo sgarbato con gli studenti, per questo decise di rispondere a Crystal:
- D’accordo, ne possiamo parlare domani pomeriggio. Venga nel mio ufficio dopo le lezioni e discuteremo della mia materia; potrei consigliarle qualcuno con cui può esercitarsi e fare pratica. Ora vi auguro la buonanotte, devo davvero salutarvi. -
- No, aspetti, non può andare! - esclamò Ariel. L’uomo arcuò un sopracciglio, in segno di confusione.      
- Cosa mi state nascondendo? Perché non volete che vada nel mio ufficio? - domandò a bruciapelo, lasciando le due spiazzate e senza una risposta.
Nemmeno Crystal, che era solita mantenere la calma e ragionare fino alla fine, riusciva a dire qualcosa. Balbettò qualche parola, ma il professore la interruppe.  
- So che c’è qualcosa sotto, un qualche scherzo o qualcosa del genere. Sono molto deluso, non me lo aspettavo da due alunne come voi. Ora seguitemi, voglio proprio vedere cosa sta succedendo. -
“Merda” pensarono entrambe. “Ora sì che siamo nei guai.”


***

27 ottobre 2021, 20.40
Un corridoio dei Sotterranei
Centonovantacinque giorni prima

- Io non ce la faccio, Lor - sbuffò Eliana.
Ormai erano cinque minuti che camminava avanti e indietro per il corridoio, ripetendo sempre le stesse cose. Il Serpeverde, invece, se ne stava appoggiato a una colonna, mormorando qualche “mmh” “sì” o “hai ragione” ogni tanto per farle pensare che la stesse ascoltando, quando in realtà la sua testa era altrove.
- Davvero, questa cosa è inconcepibile! - esclamò nuovamente lei. Tu lo sai che farei di tutto per Lux, ma questo è davvero troppo. Siamo complici di un crimine. Ruberemo qualcosa. A un insegnante. Qualcosa di illegale. Ti rendi conto? -
Lorcan non rispose, non sentì nemmeno la domanda, ma lei non sembrò notarlo, dato che continuò a parlare. I suoi pensieri erano tutti rivolti al litigio che aveva avuto con Albus la sera prima. Non erano una coppia e quindi lui proprio non capiva perché a volte l’altro si arrabbiasse con lui attaccandosi a motivi stupidi. Per esempio ora era arrabbiato dato che lui non aveva voluto dirgli cosa avrebbe fatto quella sera e il motivo per cui non potevano vedersi. Ma a Albus cosa importava? Non avrebbero dovuto nemmeno discuterne: erano affari suoi. Sospirò e poi alzò gli occhi verso l’amica, che lo stava fissando con sguardo impaziente, come se stesse aspettando una sua risposta a una domanda che lui non conosceva. Si limitò ad annuire e questo sembrò bastarle.
- Lorcan, cosa c’è che non va? Mi sembri distratto - chiese però lei, poco più tardi.
 - Nulla, Lia. Sono solo stanco e un po’ preoccupato per questa situazione. Vorrei solo  che Louis e Jameson si sbrigassero, non voglio più stare qui ad aspettare. -
- Se c’è qualcosa che ti turba, puoi parlarmene, lo sai. Dopotutto sei uno dei miei più cari amici. -
Lui le sorrise e annuì, ma si chiese se fosse davvero così. La loro era una di quelle amicizie che nasce forte, una di quelle nelle quali sembra tu abbia trovato la tua metà perfetta, una di quelle amicizie che sembra destinata a durare per sempre. Tuttavia si sa che se si parte troppo veloci, l’energia finisce più velocemente e Lorcan credeva che l’energia tra di loro fosse terminata ormai da un pezzo. Era bastato poco, un segreto nascosto, una cosa non detta, che poi diventavano due, tre, fino a divenire completamente estranei. Era così che era andata per loro: quando guardava Lia, gli era facile ricordare i vecchi tempi, quando correvano per i giardini del castello o cavalcavano i loro manici di scopa, oppure quando si rifugiavano nel tepore delle cucine per una tazza di cioccolata calda. Tuttavia, se osservava attentamente i suoi occhi, scorgeva qualcosa di diverso, di sconosciuto. Erano cresciuti, maturati e si erano allontanati, Lorcan non era triste, semplicemente rassegnato: così andava la vita e lui doveva accettarlo. Erano rimasti amici per abitudine, forse anche per convenienza, ma la corda che li teneva unita era molto tesa e bastava solo che uno dei due facesse un altro passo per allontanarsi e si sarebbe spezzata, per sempre.
- Sono d’accordo con te, comunque - disse lui, per cambiare argomento, dato che quei pensieri non lo aiutavano a mantenere il buon umore. - Non è giusto che il lavoro sporco tocca a noi iniziati, mentre loro se ne stanno lì a non fare nulla, fuori dai guai. E poi a cosa servirà la Felix Felicis? -
- Questo non lo so e non credo nemmeno di volerlo sapere. Voglio entrare a far parte dell’Ordine, come credo chiunque altro di noi, ma forse questo è un prezzo troppo alto da pagare. -
Lorcan annuì, d’accordo con l’amica. Non potevano aspettarsi una cosa del genere da loro, lui non era un codardo e non gli era mai importato particolarmente finire nei guai, ma questo era diverso. Questa volta non era una sua scelta, stava agendo per conto di altri, per qualcuno che non avrebbe pensato due volte a lasciarli nella merda per salvarsi la pelle. Il problema era che non si trattava semplicemente di rubare qualcosa, ma era qualcosa di illegale, qualcosa che gli studenti non avrebbero dovuto avere tra le mani.
Eliana in fondo la pensava allo stesso modo: avrebbe fatto di tutto per i suoi amici o per aiutare qualcuno in difficoltà, ma quella situazione era diversa. Lei non stava facendo del bene per nessuno, solo eseguendo degli ordini, non impartiti dalla sua migliore amica Lux, ma dalla Capa dell’Ordine. Eliana le considerava la stessa persona all’inizio, ma col tempo aveva capito che l’amica aveva diverse personalità e perciò diversi modi di relazionarsi con lei e con gli altri. Non sapeva perché si comportasse in questo modo, ma di una cosa era certa: questa versione di Lux non le piaceva affatto.
I due erano ancora in silenzio, immersi nei loro pensieri, quando videro il professor Montgomery camminare a passo spedito verso di loro con un’aria infuriata che non prometteva niente di buono. Dietro di lui, Crystal e Ariel arrancavano per stargli al passo, sembravano preoccupate e nervose.
- E voi due che ci fate qui? - esclamò l’uomo. - Fate parte del piano anche voi? So che mi state nascondendo qualcosa, non dovreste prendervi gioco di me. -
Nessuno rispose, quindi il professore sbuffò e li oltrepassò, diretto verso il suo ufficio. Il cuore nel petto dei ragazzi batteva forte come gli zoccoli dei cavalli al galoppo. Cosa avrebbero fatto ora? Avrebbero detto la verità?
- Non muovetevi di lì, voglio sapere esattamente che cosa avevate in mente di fare - aggiunse, prima di aprire la maniglia della porta del suo ufficio, che si trovava alla fine del corridoio.

***

27 ottobre 2021, 20.45

Ufficio del Professor Montgomery
Centonovantacinque giorni prima

A Louis e Jameson era toccato sicuramente l’incarico più rischioso: sarebbero stati loro ad entrare nell’ufficio del professore e a rubare la tanto desiderata pozione. Aprire la porta non era stato affatto difficile, era bastato qualche incantesimo di medio livello. Probabilmente l’uomo non si aspettava che degli studenti volessero rubargli qualcosa. Tuttavia, una volta entrati e individuato l’armadio delle scorte, avevano scoperto che aprirlo non era così semplice. Non volevano rischiare di rompere qualcosa, utilizzando un incantesimo troppo potente, ma tutti quelli deboli che venivano loro in mente li avevano provati tutti e non avevano funzionato.
Jameson sbuffò, lui non aveva idea di come aprire quel dannato armadio, era molto frustrato e voleva solo andarsene. Se ne stava appoggiato alla scrivania in mogano che occupava il lato destro della stanza, mentre guardava il Corvonero, che invece stava anc0ra studiando il pesante lucchetto che li teneva separati dalla Felix Felicis.
- Senti Lou, perché non ce ne andiamo? Diciamo loro che non siamo riusciti ad aprirlo e il mandiamo a quel paese? - propose all’altro.
- Non credo ci farebbero essere parte dell’Ordine se non portiamo a termine questa missione - rispose, senza nemmeno alzare gli occhi dall’oggetto che teneva tra le mani.
- E a te interessa davvero? -
Louis ridacchiò, no non gli importava.
- Inoltre se davvero volessi farne parte, potresti benissimo prepararla tu la pozione. Sei lo studente migliore della scuola! - aggiunse il Tassorosso.
- Non lo farei mai, non voglio essere così coinvolto. Se riusciamo a farla franca oggi, nessuno salirà a noi, ma se dovessi crearla chiunque saprebbe che è opera mia. -
Jameson non rispose, anche se sapeva che l’amico aveva ragione. Aveva conosciuto Louis il loro primissimo giorno di scuola, si erano seduti nello stesso scompartimento del treno e da lì era nata una forte amicizia. I due erano molto diversi: uno introverso, timido e di poche parole, l’altro testardo, empatico e scherzoso; tuttavia avevano scoperto di andare molto d’accordo. Infatti, per quanto schivo, il Corvonero aveva trovato nell’altro qualcuno con cui confidarsi e con cui passare il tempo, era una delle poche persone con cui aveva legato.
Jameson stava girovagando per l’ufficio, in cerca di qualcosa che potesse catturare la sua attenzione e distrarlo dalla noia del momento. Louis gli lanciò un’occhiataccia quando iniziò ad aprire i cassetti della scrivania del professore, ma egli continuò, scrollando le spalle, senza curarsi dell’opinione dell’amico. Trovò solo scartoffie, piume e vecchi appunti, nulla di interessante. Si dedicò allora ad esplorare le carte appoggiate su un altro mobiletto, erano tutte lettere che il professore aveva ricevuto dalla sua famiglia o amici. Le guardò velocemente sperando di trovare qualcosa di curioso o divertente, poi una di queste attirò la sua attenzione. Quando capì da parte di chi fosse, trattenne un’esclamazione di sorpresa per non attirare l’attenzione di Louis, e - con cautela - la nascose in una tasca del suo mantello, intenzionata a leggerla dopo.
Nel frattempo, il Corvonero stava ancora esaminando il lucchetto, in silenzio. Jameson lo guardò, così come era, piegato in avanti con il labbro inferiore tra i denti e i capelli scompigliati, aveva davvero un espressione buffa. Gli venne da ridere, ma si trattenne, non voleva disturbarlo.
- Ho capito! - esclamò, facendolo sobbalzare e guardandolo con aria vittoriosa. - Vieni a vedere - lo incitò, poi.
Quando gli fu al suo fianco, Louis iniziò a spiegare la sua teoria:
- Guarda questo lucchetto, non ha alcuna serratura. Avevamo quindi pensato a un incantesimo che potesse aprirlo, ma se osservi bene il metallo è leggermente corroso. -
- Quindi? - domandò Jameson, a cui sembrava che il discorso dell’amico non avesse alcun filo logico.
- Quindi serve una pozione per aprirlo. Una volta versato sopra qualche goccia, esso si aprirà, ne sono convinto - spiegò con un sorriso smagliante.
- Okay, ma quale pozione? Ce ne saranno diecimila in quest’ufficio - disse, indicando lo scaffale pieno di boccette piene di liquidi colorati.
Louis si mise a studiarle con attenzione da vicino, la sua fronte era corrugata e con il dito indice della mano sinistra si picchiettava la coscia, faceva sempre così quando era concentrato. Non gli ci volle molto per individuare la pozione giusta e Jameson non ne fu sorpreso.
- Ecco, è questa! - esclamò. Senza aggiungere altro, tornò al lucchetto e versò con attenzione qualche goccia su di esso. Passarono solo pochi secondi prima che questo si aprì. I due ragazzi quasi urlarono per la gioia, ma dovettero trattenersi, non potevano rischiare che qualcuno li trovasse proprio adesso. Louis aprì l’armadio e rimase incantato dalla quantità di oggetti misteriosi, pozioni e ingredienti proibiti che conteneva. Se solo avesse potuto mettere mani su alcuni di questi, sarebbe stato il ragazzo più felice della terra. Pensò alle migliaia di cose che poteva sperimentare, probabilmente sarebbe riuscito persino a inventare una pozione nuova con tutto quel materiale. Ci pensò Jameson a risvegliarlo dalla sua trance:
- Forza, prendiamo la Felix Felicis e andiamocene. Sarà difficile per Crystal e Ariel intrattenerlo di più. -
Il ragazzo annuì, afferrò la boccetta contenente il liquido dorato e se la infilò in tasca. Proprio in quel momento la porta si aprì.


***

27 ottobre 2021, 21.10

Ufficio del Professor Montgomery
Centonovantacinque giorni prima

I sei iniziati erano seduti davanti alla scrivania del professore, che li guardava con aria arrabbiata e delusa allo stesso tempo. Era ormai passato un quarto d’ora da quando aveva iniziato ad interrogarli, ma nessuno di loro aveva ancora detto nulla.
- Voi non capite, con queste prove posso farvi espellere tutti - li minacciò.
Ariel era decisa a non dire niente, sapeva che non aveva fatto niente di male, non c’erano abbastanza indizi contro di lei per farla addirittura cacciare da Hogwarts. Non si sarebbe giocata la sua entrata nell’Ordine in questo modo. Crystal, d’altro canto, stava combattendo una lotta interiore: era una persona leale e cercava sempre di tirare fuori tutti dai guai in situazioni come quelle, tuttavia sapeva che certe volte era necessario sacrificare qualcuno per la salvezza di molti. Eliana non voleva rischiare di mettere nei guai Lux, era pur sempre la sua migliore amica e lei voleva disperatamente entrare a far parte dell’Ordine, quindi - sebbene non le piacesse l’idea di finire nei guai - era decisa a non parlare, dopotutto non avevano alcuna prova contro di lei. Lorcan stava solo aspettando il momento adatto per dire tutto, a lui che gli importava? Poi però pensò a Albus, che cosa gli avrebbe detto se per colpa sua James fosse stato espulso? E nemmeno Eliana sarebbe stata felice della sua scelta di confessare, perciò se ne stette in silenzio. Jameson aveva semplicemente deciso di prendere la cosa con filosofia, senza preoccuparsi: se si fosse fatto prendere dal panico le cose sarebbero degenerate. Inoltre non voleva rompere la fiducia di Lux, quindi non avrebbe detto nulla. Louis, invece, era dell’idea che Dominique lo avrebbe fatto a pezzi se avesse aperto bocca; inoltre avrebbe preferito la sua espulsione rispetto a quella della sorella.
- D’accordo, vedo che non volete parlare - fece l’uomo. - Ditemi almeno se c’è qualcun’altro coinvolto. Se voi mi date delle informazioni, posso aiutarvi. Voglio sapere perché stavate cercando di rubare la Felix Felicis, di chi è stata l’idea e se ci sono altre persone dietro tutto questo. -
- No - affermò subito Louis, non poteva rischiare che qualcuno parlasse, mettendo sua sorella (o i suoi cugini, per quel che gli importava) nei guai. - Non c’è nessun altro, è solo opera nostra. -
Il professor Montgomery sospirò, poi battendo i pugni sul tavolo disse:
- Bene, allora andrò a informare la Preside McGranitt e i direttori delle vostre case, insieme decideremo cosa ne sarà di voi. -
Si alzò, si diresse verso la porta e fece per abbassare la maniglia, quando qualcuno parlò.
- Okay, credo che questo sia abbastanza - fece Lux, che comparse improvvisamente nel centro della stanza, era stata nascosta fino a quel momento sotto il mantello dell’invisibilità. - Congratulazioni iniziati, avete passato la seconda e ultima prova. Ci avete dimostrato la vostra lealtà e non avete rivelato fino alla fine la verità, complimenti. Sono molto orgogliosa di voi. -
I ragazzi erano rimasti scioccati da quella rivelazione, non potevano credere che fosse tutta una prova.
- I miei più sinceri complimenti - aggiunse il professore. - Ai miei tempi io avevo quasi rivelato tutto, ci è mancato tanto così. Sì, avete capito bene: sono un ex membro dell’Ordine. -
Qualcuno degli iniziati ridacchiò, altri si limitarono a tirare un sospiro di sollievo: erano riusciti nella loro missione, anche se non era quella che si aspettavano.
- Bene, ora potete tornare nei vostri dormitori. Vi ringrazio per la fiducia che avete posto nell’Ordine, ricordatevi che saremo sempre dalla vostra parte da adesso in poi. Vi auguro una buonanotte, avrete nostre notizie molto presto - li salutò Lux.
I ragazzi, ancora un po’ scossi per le notizie ricevute, si alzarono e uscirono uno alla volta dall’ufficio.
- Signor Weasley - lo richiamò il professor Montgomery. - Aspetta un secondo, voglio scambiare due parole con te. -
Egli si fermò nel centro della stanza e si voltò verso l’uomo che, una volta che tutti uscirono, riprese a parlare:
- Perdonami se ti do del tu, ma odio questi rapporti formali e abbiamo solo qualche anno di differenza. Io e tua sorella siamo amici da quando ero ancora a Hogwarts. Devi sapere che ovviamente ero a conoscenza del piano, quindi ho ridotto gli incantesimi sulla porta d’ingresso in modo che tu e Jameson riusciste a entrare, ma non ho fatto nulla sul lucchetto. Sono rimasto molto sorpreso quando ho visto che l’hai aperto, come l’hai capito? -
- L’ho solo studiato attentamente, signore. Ho notato le corrosioni sul metallo e ho dedotto che bisognava usare una pozione. Conoscevo bene tutte le pozioni presenti nel suo ufficio, quindi quando ho trovato quella di cui non sapevo l’uso, ho pensato fosse quella che stavo cercando - spiegò, con la testa bassa, senza osare guardare l’uomo.
- Complimenti davvero, sono piacevolmente sorpreso. Fammi sapere se ti va di sperimentare qualcosa ogni tanto, sarebbe divertente collaborare con te. Sapevo che eri brillante, ma non immaginavo così tanto. -
- Sì, signore. Mi piacerebbe molto - esclamò Louis al settimo cielo.
- Ah, non chiamarmi “signore”, “Professor Montgomery” è già troppo per me. Puoi sempre chiamarmi Jacob se non c’è nessun altro - aggiunse egli, ridacchiando.
- D’accordo, signore, cioè Jacob. -
L’uomo non poté fare a meno di ridere, poi disse:
- Bene, Louis. Ora è meglio che tu vada nel tuo dormitorio, ci vediamo domani a lezione. -


***

27 ottobre 2021, 22.00

Dormitorio maschile sesto anno di Tassorosso
Centonovantacinque giorni prima

Jameson si sdraiò sul suo letto subito dopo essersi tolto le scarpe. Tolse velocemente la lettera che aveva catturato la sua attenzione dalla tasca del suo mantello e iniziò a leggerla, curioso di ciò che conteneva.

30 agosto 2021
Caro Jacob,
Non vedo l’ora che sia il primo settembre per poterti rivedere. Sono rimasta così felice dalla notizia che mi hai dato, ancora non posso credere che insegnerai ad Hogwarts! Sono davvero felice per te, la cattedra di Pozioni era ciò che avevi sempre sognato e io sono molto orgogliosa di te. (Inoltre il Professor Lumacorno iniziava a puzzare un po’ troppo di vecchio).
So che sarà difficile continuare a vederci ora che sarai il mio profe ssore, ma sono sicura che riusciremo a trovare un modo, come abbiamo sempre fatto. Credo anche che vederti tutti i giorni sarà molto meglio che solo una volta ogni tanto agli incontri dell’Ordine o alle gite a Hogsmeade.
Mi sei mancato molto quest’ultimo mese, mi è dispiaciuto non essere riusciti a vederci, ma - come sai - Karen ha voluto portarmi in vacanza in giro per l’Europa. Credo cerchi ancora di farsi perdonare per essere andata a letto con mio padre - mettendo così le corna a mia madre - e per essere riuscita a sposarlo. Come se mi importasse ancora, sono contenta che lui sia felice. Anzi, credo che a lui nemmeno importi, non si è mai curato di nessuno, nemmeno di me. Tuttavia Karen se lo merita (non mio padre, intendo ricevere parte dell’eredità), è una brava ragazza in fondo e io non saprei nemmeno cosa farmene di tutti quei soldi. Forse io e lei ce ne andremo a vivere alle Hawaii o in un’isola caraibica quando mio papà morirà. Non fraintendermi, gli voglio bene, ma non credo mi mancherà troppo, abbiamo sempre avuto un rapporto alquanto freddo.
Ho visitato Parigi, è davvero bellissima, lo sai che è una delle città più romantiche del mondo? Purtroppo non siamo riuscite a salire sulla Torre Eiffel, ma spero che mi ci porterai tu un giorno. Ho incontrato tanti francesi carini e ho chiesto i numeri di feletono (o telefono? Non ricordo mai come si scrive) ad alcuni di loro per Dominique, sia mai che quella ragazza si trovi un fidanzato. A proposito di Dominique, lo sapevi che sta andando a letto con suo cugino James? L’ho scoperto quest’estate, dio che ridere. Non ci potevo credere, ma in fondo ho sempre pensato che fossero fatti l’uno per l’altra. Ovviamente lei dice che tra loro è solo sesso, ma vedremo, secondo me non me la racconta giusta. Intanto io le ho preso qualche numero, potrebbero sempre tornarle utili.
Ho incontrato Medea a Diagon Alley, era con suo padre Draco, mi fa sempre un po’ strano vedere come si comporta con lui, vorrei tanto avere un rapporto simile con mio padre, ti immagini? Non credo accadrà mai. Comunque mi ha raccontato che i Guaritori le hanno confermato che non potrà giocare a Quidditch nemmeno quest’anno. Devo dire che mi sento in colpa, era la sua passione. Argomenti tristi a parte, mi ha detto che si sarebbe incontrata con Fred poco dopo. Sono migliori amici da una vita, ma sono piuttosto convinta che lui provi qualcosa per lei.
Non ho fatto molto altro di cui posso raccontarti, ho passato la maggior parte della mia estate alla Tana (per la gioia di James, scherzo, in fondo ci vogliamo bene, ci piace solo battibeccare), quindi nulla di eclatante, Ho però scoperto che Rose Weasley e Scorpius Malfoy hanno una relazione segreta. Certo che la famiglia Potter/Weasley ne ha di intrighi amorosi, no?
Appena tornati a scuola avremo una riunione dell’Ordine per scegliere gli iniziati, non sai quante discussioni ho già sentito, mi sono persino arrivate delle lettere da Daniel Graves. Dice che arriverà ad Hogwarts una ragazza dall’America, una certa Crystal Wolff, e che deve necessariamente essere una degli iniziati. Non chiedermi il perché, ho chiesto ma non me ne ha voluto parlare. Quel ragazzo è un tipo alquanto misterioso.
Io volevo proporre Eliana (ti ho parlato di lei, ricordi?) e Jameson, ma ho scoperto di poter nominare solo una persona. James però mi ha promesso che si occuperà lui di nominare Lia, spero che lo farà, ma sono sicura che - dopo quello che è successo - anche lui ci tenga. Avevo provato a chiedere a Dominique, ma mi ha ricordato che la odia, anche se non ho ancora ben capito il motivo. Poi ha aggiunto che lei vuole nominare Louis, suo fratello. Mi chiedo il perché, non ha nulla in comune con l’Ordine, ma sembrava piuttosto decisa, quindi non credo nessuno le farà cambiare idea.
So per certo che sceglieremo Ariel Killam, dato che suo fratello, Ace, ne faceva parte e ci ha espressamente chiesto di sceglierla. Lui era un iniziato nel tuo stesso anno, giusto? Cosa mi dici di lui? E della sorella?
Non credo che né Edward né Helios nomineranno qualcuno, spero che non avranno da ridire della proposta di James (che poi sarebbe la mia), dato che lo odiano. Beh, in realtà Asso (ovvero Ed, lo chiamiamo così per la sua abilità nel gioco d’azzardo) è piuttosto neutrale. Io e lui non abbiamo mai avuto un rapporto stretto, è sempre stata una di quelle relazioni che si basano sul “ciao, come va?”, hai presente? Helios, invece, è l’unico che non ho sentito in quest’ultimo periodo, gli avevo scritto una lettera un paio di settimane fa, ma non ho mai ricevuto risposta. Mi chiedo se vada tutto bene, una volta a scuola indagherò.
Per quanto riguarda Fred, credo proporrà Lorcan, sono cresciuti insieme dopotutto. Devo dire che lui mi piace, a volte parla di cose strane (come i Nargilli), ma sa essere molto simpatico e divertente. Suo fratello, invece, è molto più timido e riservato, non gli ho mai parlato a lungo.
Non vedo l’ora che quest’anno scolastico inizi, sono sicura che ci sarà da divertirsi. Essere la Capa dell’Ordine è un grande onore per me e spero di essere all’altezza di questo ruolo. Tutto questo un po’ mi preoccupa, ma è il mio ultimo anno, perciò farò di tutto per fare in modo che sia il migliore.
Parlando invece di te, come è andato il tuo agosto? Hai ricevuto le mie cartoline? Non so se i servizi postali babbani siano molto affidabili, ma non potevo utilizzare un gufo. La tua famiglia come sta? Sei agitato per l’inizio dell’anno scolastico?
Non vedo l’ora di riabbracciarti, questi giorni senza di te mi sono sembrati infiniti. Mi mancano il tuo profumo, i tuoi sorrisi e i tuoi baci. Okay, sto diventando un po’ troppo sdolcinata, che mi succede? Mi stai contagiando troppo, di solito sei tu quello dolce.
Ora ti devo lasciare, Karen vuole che vada a fare shopping con lei. Quella donna mi farà diventare matta.
A presto! Ti amo!
Un bacione,
tua Lux.
p.s. Ci incontriamo nel tuo ufficio dopo la cena in Sala Grande, professor Montgomery (suona davvero bene, sai?)?

Jameson dovette sbattere le palpebre un paio di volte. Aveva riconosciuto la scrittura di Lux, per questo aveva preso la pergamena, ma si aspettava di leggere una semplice lettera a un amico, non certo questo.
- Merda - borbottò a bassa voce, per evitare di svegliare qualcuno.


SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti!
Vi avevo promesso di aggiornare prima, ma alla fine sono passate solo tre settimane. Prometto però che il prossimo arriverà presto. Spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo lungo e pieno di informazioni (specialmente nella lettera).Mi sono concentrata di più sui ragazzi del sesto anno, nel prossimo invece parlerò di quelli del settimo (invece quelli personalizzati arriveranno da quello dopo ancora). Spero che vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate.
Ricordo l’importanza delle recensioni, ne sto ricevendo davvero poche. Cercate di essere un po’ più presenti, non eliminerò nessun personaggio, dato che mi servono per lo sviluppo della storia, ma potrei sempre mettere qualcuno in secondo piano.
Ora vi lascio con due domande da rispondere per MP:
  1. Quali coppie vi piacerebbe vedere? Sia per quanto riguarda il vostro personaggio che gli altri. Cercherò di ascoltare le vostre preferenze, anche se io ho già delle idee mie.
  2. A chi vorreste che fosse dedicato il primo capitolo personalizzato: Edward o Medea? Prima mi rispondete, prima potrò iniziare a scriverlo, dato che ascolterò le vostre votazioni.
Ora vi lascio, ma prima di andare faccio i complimenti a NoxPolaris per aver indovinato quasi completamente quello che sarebbe successo. Speravo di essere stata più misteriosa, ma sei riuscita a scoprirmi :/
Un bacione a tutti,
Felix
p.s. Vi lascio i prestavolti di Jacob, Karen e Tristan

Jacob Montgomery

chace

Karen Harvey

willa holland

Tristan Harvey

alec

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

28 ottobre 2021, 17.30
Giardini di Hogwarts
Centonovantaquattro giorni prima

Le regole che James gli aveva dato erano molto semplici, anche un bambino le avrebbe capite. Ovviamente Fred sapeva che non avrebbe dovuto fidarsi del cugino, il quale non era particolarmente stimato dalle donne. Infatti, per quanto egli si definisse un rubacuori, di fatto era semplicemente un grande imbecille (o almeno così la pensava Fred). A James piaceva tanto sedurre le ragazze e nessuno poteva negare la sua bravura in questo, il problema era che poi finiva per fare arrabbiare le sue “prede” e raramente riusciva a concludere. Tuttavia quando gli aveva detto che esistevano tre semplici mosse per conquistare il cuore di una donna, Fred gli aveva creduto. Forse perché era disperato o forse perché credeva nel “provar non costa nulla”, si era ritrovato con le spalle al muro ad ascoltare l’amico spiegare con aria emozionata e convinta le sue teorie.
Numero uno: seducila. Numero due: innervosiscila a tal punto che si arrabbi con te Numero tre: baciala all’improvviso.
Fred si era ripetuto queste parole all’infinito, finché non aveva deciso che era arrivato il momento di agire. Così il ragazzo l’aveva raggiunta anche quel pomeriggio al solito albero dove lei leggeva o studiava, mentre la squadra di Grifondoro si allenava. Le si era seduto accanto e, con il miglior sorriso seducente che potesse riprodurre, l’aveva salutata.
- Buon giorno, Meds.-
Lei si voltò verso di lui, senza nemmeno fingere un’espressione sorpresa: ormai il loro incontro a quell’ora era diventato abituale.
- Ciao Fred, come è stato l’allenamento? -
- Il solito. Senza di te non è più lo stesso, lo sai. Ci manchi, mi manchi. -
- Anche a me manca giocare, ma non posso farci niente. Purtroppo dovrò limitarmi alla cronaca delle partite - rispose lei, non riuscendo a nascondere un leggero rossore sulle guance.
- Sei bravissima anche in quello, ovviamente. -
Il Grifondoro era ormai convinto che la fase uno fosse stata ultimata, dato il chiaro imbarazzo della ragazza e il sorriso che le illuminava il volto. Decise quindi di passare alla fase due, anche se non sapeva bene come far arrabbiare Medea e, soprattutto, non sapeva se voleva farlo. Poi gli venne un’ispirazione e quindi decise di agire:
- Che leggi? - le domandò, avvicinandosi al giornale che teneva tra le mani.
- La Gazzetta del Profeta, c’è stato un attacco a una famiglia Babbana oggi, un gruppo di vecchi seguaci di Voldemort che crede che i Mangiamorte possano tornare a governare, idioti. Certa gente proprio non la capisco. -
- Fa dei nomi l’articolo? - domandò, fingendosi incuriosito. Medea scosse la testa.
- No, sono riusciti a scappare prima che gli Auror potessero arrivare, purtroppo. -
- Beh, sono convinto che se chiedi a tuo nonno, Lucius, ti potrebbe dare una risposta. Per quanto ne sai, potrebbe persino essere lui uno di quegli uomini. -
Ecco che aveva sganciato la bomba, non aveva avuto nemmeno il coraggio di guardarla negli occhi mentre pronunciava quelle parole, sperava solo che James avesse ragione. La Grifondoro sbatté le palpebre un paio di volte, non riusciva a credere che il suo migliore amico avesse detto una cosa del genere.
- Prego? - fece scioccata. - Come osi dire una cosa del genere? -
- Lo sai, dai, non fare finta di niente. Lucius Malfoy non è mai stato un santo e nemmeno tuo padre Draco. Per quanto ne sai, potrebbero essere stati loro. -
Medea si alzò in piedi di scatto, strinse forte i pugni e poi, con uno sguardo ricco di disprezzo si rivolse all’amico, che si era sollevato a sua volta.
- Tu non sai proprio niente. Sei solo un ragazzino viziato pieno di pregiudizi. Da te una cosa del genere non me l’aspettavo proprio. Sei un tale idiota, Fred Weasley. -
Poi, a passo spedito, si incamminò verso il castello, senza curarsi della Gazzetta del Profeta che giaceva abbandonata a terra. Il ragazzo si affrettò a raggiungerla e una volta vicino, le afferrò un polso e la fece voltare verso di lui.
- Aspetta - sussurrò. - Scusami, non volevo offenderti. -
Lei non sembrò affatto addolcirsi, ma lui - deciso ad arrivare alla fase tre - si avvicinò a Medea, tenendola sempre stretta e ferma per il polso. Le accarezzò il volto dolcemente con una mano e poi le lasciò un bacio sulle labbra.

***

28 ottobre 2021, 20.30
Fuori dalla Sala Grande
Centonovantaquattro giorni prima

James Potter era molto conosciuto a scuola: figlio di Harry e Ginevra Potter, il Prescelto e una delle salvatrici del Mondo Magico; fratello di Albus Severus e di Lily Luna Potter, miglior Cercatore che Hogwarts avesse visto da anni ormai e ottima strega nonostante la giovane età. Tuttavia James riteneva che lui non aveva proprio nulla di speciale. Era Capitano di Quidditch e un abile Cacciatore, ma non era certo il migliore, forse nemmeno della sua stessa squadra. Non era uno studente meritevole, anzi, a scuola faceva piuttosto fatica, l’unica materia in cui se la cavava era Cura delle Creature Magiche che non era poi così difficile. Era un abile corteggiatore, ma poche volte aveva vere e proprie relazioni, forse perché aveva un’altra ragazza per la testa o forse perché le donzelle che conquistava si rendevano conto che non era poi così speciale.
James diceva di non essere un ragazzo con problemi di autostima, ma il suo atteggiamento borioso e sprezzante molto spesso era fonte di insicurezza. Il suo nome lo precedeva e aveva paura di non essere all’altezza della sua stessa  famiglia. Quindi l’unica arma di difesa che poteva utilizzare era l’arroganza.
Helios Rosier questo lo aveva capito già da tempo: si era ritrovato a passare molto tempo con lui, l’anno precedente erano entrambi iniziati dell’Ordine, e gli era bastato osservarlo un po’ per arrivare a questa conclusione. Tuttavia egli non lo giustificava affatto, anzi. Il Serpeverde riteneva che chiunque si autocommiserava dovesse fare qualcosa per cambiare la situazione; usare l’arroganza, l’egocentrismo e la superficialità non erano un buon rimedio. Era questa la ragione principale dell’antipatia che Helios provava nei confronti di James. Egli però, da galantuomo quale era, non aveva mai rivolto alcun torto al ragazzo, comportandosi a modo, tenendo sempre in mente il suo stato sociale. In quel momento, tuttavia, niente lo avrebbe trattenuto: avrebbe spaccato la faccia a James Potter, che qualcuno osasse fermarlo.
Il Grifondoro non lo aveva ancora notato, troppo impegnato nella conversazione con la ragazza di fronte a lui. Helios se ne stava fermo in mezzo al corridoio, con le gambe leggermente divaricate, i pugni chiusi e un’espressione di fuoco. A passo di marcia si avvicinò verso i due, che chiacchieravano tranquillamente fuori dalla Sala Grande.
- Selene! - sbraitò. - Che cosa stai facendo? -
La ragazza spalancò gli occhi sorpresa e il sorriso che le illuminava il volto sparì dal suo viso, sostituendolo con un’espressione di indignazione. James, al contrario, sembrava alquanto confuso dalla situazione.
- Helios - rispose lei. - Cosa ci fai qui? -
- Sto per lanciare uno Schiantesimo a questo imbecille, cosa credi? - affermò, impugnando la sua bacchetta e puntandola verso il Grifondoro.
- Frena, frena, frena - disse il ragazzo, sentendosi chiamato in causa. - Che cosa ho fatto di male? -
- Niente, tranquillo - lo rassicurò la ragazza. - Mio fratello sta solo esagerando. - Poi lanciò un’occhiataccia a Helios, intimandogli di abbassare i toni e calmarsi.
- Non cercare di difenderti, Potter. Ho visto benissimo quello che sta succedendo qui e non osare dirmi che non è vero - ribatté. A quel punto anche James iniziò ad adirarsi, convinto della sua innocenza per qualsiasi accusa (a lui ignota) che il ragazzo gli stava lanciando.
- Almeno dimmi che cosa ti dà tanto fastidio. Io stavo solo chiacchierando con Selene e poi sei arrivato tu con le tue minacce. Quindi ora vedi di calmarti e di spiegarci cosa ti prende, amico. -
- “Amico” lo dici a qualcun altro, amico. Ora mi stai davvero irritando con quella tua faccia da finto tonto. Ho visto che ci stavi provando con mia sorella, speri di portarti a letto anche lei, eh? Stai tranquillo che non farà parte della tua collezione. -
- Okay, adesso basta - fece Selene, tirando il fratello per un braccio. - Ora ti porto via da qua, ci sta guardando mezzo castello. -
Effettivamente molti studenti che passavano di lì si erano fermati nel corridoio ad osservare la scena e molti altri erano usciti dalla Sala Grande, attirati dalle urla.
- Che guardino! - esclamò Helios, furioso. - Non m’interessa, vedranno quest’idiota ricevere finalmente quello che si merita. -
- Senti Rosier, io e tua sorella stavamo solo parlando tranquillamente. Non ho fatto riferimento a nessuna relazione né tanto meno a un rapporto sessuale. Quindi perché adesso non te ne vai e mi lasci stare? -
- Ho sentito bene quello che hai detto, non prendermi per un deficiente. L’hai invitata ad Hogsmeade! -
- Helios, ho detto basta. Andiamocene da qui, subito - disse irritata Selene, tirando il fratello per un braccio.
- No, ora risolveremo questa situazione una volta per tutte - disse James. - Hai ragione, l’ho invitata, e allora? Lei ha il diritto di uscire con chi voglia e tu non hai voce in capitolo. Inoltre, per quanto mi piacerebbe, non mi sono ancora fatto tua sorella, perciò puoi rilassarti. -
A quel punto Helios non ci vide più dalla rabbia e le parole della ragazza non servirono affatto a calmarlo; sfoderò la sua bacchetta e lanciò un incantesimo contro James, che non ebbe nemmeno il tempo di reagire. In meno di un secondo il suo corpo cadde riverso a terra.

***

28 ottobre 2021, 23.00
Sala dei Trofei
Centonovantaquattro giorni prima

Helios si era presentato puntualissimo alla Sala dei Trofei, pronto a scontare la sua punizione. Il professor Montgomery, direttore della sua Casa, lo stava già aspettando davanti alla porta. Aveva l’aria delusa, ma agli occhi del ragazzo sembrava quasi stesse fingendo. In fondo di punizioni Jacob ne aveva scontate sicuramente tante.
- Buonasera, Helios - lo salutò. - Dovrai semplicemente lucidare tutto ciò che questa stanza contiene, ovviamente senza usare la magia. Se può esserti di sollievo, non sarai solo. Presto arriverà un’altra studentessa. -
Il ragazzo annuì e dopo aver salutato il professore, entrò nella stanza. Aveva da poco iniziato il suo lavoro, quando qualcuno aprì la porta. Helios fu sorpreso quando, alzando gli occhi sulla figura, scoprì che era Medea.
- Ciao, Medea. Che ci fai qui? Anche tu in punizione? -
La ragazza aveva un aspetto terribile, i suoi occhi erano arrossati, i capelli spettinati e sul viso un’espressione allo stesso tempo scocciata, triste e arrabbiata.
- Già - borbottò. - Ho lanciato una fattura orcovolante, l’incantesimo delle pastoie, l’incantesimo languelingua e un altro paio di fatture a quell’imbecille di Fred Weasley. -
- Duello? -
- No, lui non ha nemmeno avuto tempo di prendere la bacchetta in mano che era già per terra immobilizzato. Tu, invece? -
- Ho schiantato James Potter e potrei avergli rotto una costola nel mentre - spiegò con un’alzata di spalle, facendo ridacchiare Medea.
- Sono davvero felice di sapere che i due cugini stanno passando una bella serata in infermeria. -
Helios rise, poi si rimise al lavoro: prese una coppa tra le mani e iniziò a lucidarla in silenzio. La ragazza sospirò, ma affiancò l’altro e afferrò uno straccio e una medaglia d’oro e prese a sfregare con forza.

***

29 ottobre 2021, 23.00

Ingresso
Centonovantatre giorni prima

Lux si stava dirigendo verso la Stamberga Strillante, quella sera ci sarebbe stata una riunione per decidere le ultime cose riguardanti l’iniziazione. Sapeva già che quell’incontro non sarebbe andato a buon fine, il clima all’interno dell’Ordine al momento non era infatti dei migliori. Medea aveva litigato con Fred e Dominique si era ovviamente schierata dalla parte della ragazza, causando l’irritazione di James, il quale aveva avuto una discussione con Helios. Insomma, Lux sapeva che quella riunione sarebbe stata piena di battibecchi e litigi e, in quanto Capa, sarebbe toccato a lei cercare di calmare i bollenti spiriti. Questo, ovviamente, non la rendeva affatto felice, al contrario era di pessimo umore.
Stava per uscire dal portone di ingresso, quando sentì dei passi dietro di lei e, immaginando fosse Dominique che aveva finalmente deciso di smetterla di starsene sdraiata sul letto a frignare e di seguirla, si voltò. Tuttavia si trovò davanti Edward Sullivan, lui le sorrise e lei ricambiò.
- Ciao Lux, come va? - le chiese e lei scrollò semplicemente le spalle, senza dare una risposta vera e propria: non credeva che al ragazzo importasse davvero.
- Tu? - domandò più per cortesia che per curiosità.
- Tutto sommato bene. Andiamo? -
I due ragazzi uscirono dal castello, dirigendosi verso la Stamberga. Lux e Edward non erano mai stati amici, semplicemente compagni di scuola ed entrambi membri dell’Ordine. Tuttavia la ragazza non poteva negare di apprezzarlo: era un ottimo organizzatore di festini, si erano sempre rivolti a lui quando serviva, era un abile giocatore d’azzardo e inoltre era molto fedele, non avrebbe mai rivelato l’esistenza dell’Ordine probabilmente nemmeno sotto tortura. Lux quindi non poteva non considerarlo un membro molto valido e, sebbene non gli avesse dato alcun ruolo importante fino ad ora, sapeva che prima o poi avrebbe sfruttato le sue abilità.
- Allora l’iniziazione si terrà il giorno di Halloween? - chiese Edward in un banale tentativo di iniziare una conversazione, con una domanda di cui sapeva già la risposta.
- Sì, come ogni anno d’altronde. -
- Sei agitata? - domandò. - Quel giorno sarà l’inizio ufficiale del nuovo Ordine, avrai sei ragazzini in più a cui badare. -
- Non ricordarmelo, è già abbastanza difficile con voi sette, ogni giorno una nuova. Non so se hai sentito dei duelli di ieri, un caos che non ti dico - si lamentò.
- Posso solo immaginare. Comunque bisogna dire che finora sei stata molto brava nel tuo ruolo, molto diploma- -
Edward si interruppe nel bel mezzo della frase e smise di camminare, Lux si voltò verso di lui con un’espressione confusa. Il ragazzo era scosso da forti tremori, il volto era pallido e sudava freddo. Appariva terrorizzato e non riusciva a parlare o a muovere un muscolo.
- Che ti succede? - domandò Lux, presa dal panico. - Devo chiamare aiuto? -
Egli non riusciva a risponderle, continuava a guardare un punto impreciso con occhi vuoti, il suo respiro era molto accelerato e la ragazza non aveva idea di cosa fare. Edward iniziò a sbandare qua e là, quindi lei gli prese il polso, aiutandolo a sedersi.
- Vieni, siediti qui. Cerca di respirare, andrà tutto bene - provò a tranquillizzarlo, ma era come parlare ad un albero, lui non sentiva nulla di quello che gli stava dicendo.
- Devo chiamare qualcuno, non so cosa diavolo sta succedendo - esclamò. - Però non ti posso lasciar solo. Dov’è la mia bacchetta? Potrei lanciare delle scintille rosse e sperare che qualcuno le noti. -
In quel momento Edward svenne, gli occhi divennero neri e il suo corpo smise di tremare. Lux ora era seriamente spaventata e voleva solo mettersi ad urlare, ma sapeva che doveva cercare di mantenere la calma. Si inginocchiò accanto a lui e iniziò a scuoterlo e a chiamare il suo nome, cercando di svegliarlo. Pochi secondi dopo si riscosse dalla sua trance, rimase in silenzio un paio di secondi, mentre lei lo fissava a bocca aperta.
- Stai bene? - sussurrò. - Ti porto in infermeria? Vuoi che chiami qualcuno? Ti serve qualcosa? -
- Stai tranquilla, è tutto apposto - rispose lui rilassato ma con voce rotta e il respiro ancora irregolare.
- Ma come? Sei appena svenuto! - esclamò lei, scioccata dal suo tono calmo.
- Davvero, non ti preoccupare. Mi dispiace di averti spaventata, solitamente non mi succede davanti a qualcun altro. -
- Solitamente? Stai dicendo che questa cosa è abitudinaria? -
- Non mi va di parlarne, okay? - disse lui risoluto. - Abbiamo una riunione a cui andare, no? -
Si incamminò subito dopo, senza lasciare alla ragazza, che decise di seguirlo, alcuna possibilità di replicare.

***

31 ottobre 2021, 22.45
Stamberga Strillante
Centonovantuno giorni prima

Halloween era la festa di zucche, fantasmi, zombie e quant’altro. Una festa alquanto macabra se ci si pensava bene e quale giorno meno perfetto di quello per l’iniziazione dell’Ordine? La Stamberga Strillante era stata decorata con ragnatele (non tutte finte in realtà), zucche intagliate illuminate da candele, scheletri e finti pipistrelli. Erano riusciti a creare un’atmosfera maggiore che nella Sala Grande, aiutanti forse anche dall’aspetto già spettrale della stanza. James e Fred si erano procurati cibo e bevande dalle cucine, mentre Edward, Helios e Daniel si erano occupati degli alcolici e le ragazze avevano pensato alle decorazioni. Mancava solo recuperare gli iniziati e per quella notte le cose sarebbero andate in maniera un po’ speciale. Infatti i membri dell’Ordine avevano deciso di rapirli dai loro dormitori: avrebbero indossato le loro maschere e mantelli, sarebbero entrati di nascosto nelle loro stanze e, tappando loro la bocca, li avrebbero letteralmente trascinati fuori dai loro letti e portati alla Stamberga Strillante con indosso ancora i loro pigiami.
Dominique e Daniel non avrebbero dovuto svolgere questo compito, essendo i membri dell’Ordine di più rispetto agli iniziati, quindi erano stati incaricati di recarsi già al luogo dell’incontro e aspettare lì gli altri. In realtà Lux non ne poteva più di ascoltare l’amica lamentarsi di James, quando l’unica ad aver diritto di parola era Medea, la quale però sapeva essere molto più matura della Serpeverde. Quindi aveva deciso di usare la scusa del “non ci serve che siano tutti presenti” e aveva così spedito Dominique e Daniel alla Stamberga. Il ragazzo non era stata una scelta del tutto casuale: non poteva mandare né James, né Fred, né Helios, dato che in qualche modo c’entravano tutti con la discussione, e voleva tenere d’occhio Edward, quindi l’unico rimasto era proprio lui.
La bionda rimase in silenzio per l’intero tragitto, sbuffando di tanto in tanto, immersa nei suoi pensieri. Il ragazzo aveva provato ad iniziare una conversazione, ma era stato bellamente ignorato quindi si era presto arreso. Faticava a starle dietro nonostante le sue gambe lunghe,  ma non si era lamentato e - stringendo forte la sua stampella argentata e poggiando il suo peso su di essa - allungò il passo. Raggiunsero la Stamberga in poco tempo e, una volta entrati, Dominique si sedette su una sedia, sempre senza degnarlo di una parola.
- Allora… oggi si inizia davvero. L’Ordine sarà finalmente al completo. -
- Già - borbottò lei, senza nemmeno alzare lo sguardo su di lui.
- Ne sei felice? Finalmente quest’anno tocca a noi decidere come andranno le cose. -
- Credi davvero sarà così? Lux prenderà il controllo su tutto, come ha fatto finora d’altronde. -
- Perché la pensi così? - domandò lui, alquanto scosso dall’acidità della ragazza.
- Perché è la verità! Sei cieco o cosa? Davvero non te ne sei accorto? - esclamò. - A Lux piace controllarci tutti come se fossimo i suoi pupazzetti. -
- Credevo foste amiche, cosa è successo? - chiese Daniel, non tanto per curiosità, ma stava solo cercando di far aprire la ragazza e magari di tranquillizzarla.
- Lo credevo anche io! A quanto pare però non è così. È solo una gran bugiarda. Non credi che due migliori amiche dovrebbero dirsi certe cose? Insomma i segreti portano sempre ai litigi, lei dovrebbe saperlo. Invece per tutto questo tempo non mi ha mai detto niente e lei lo sapeva fin dall’inizio. -
- A cosa ti riferisci? - domandò, sedendosi accanto a lei.
- Non capisco nemmeno perché mi importa - fece lei, ignorando la sua domanda. - È un tale stronzo. -
Daniel aveva perso il filo del discorso, ora chi era lo stronzo? Non stava parlando di Lux?
- Insomma se se la vuole scopare non sono fatti miei, no? - continuò lei.
- Aspetta, aspetta. Di chi stiamo parlando? -
- Eliana - borbottò lei.
Ora Daniel era davvero confuso e aveva capito che anche chiedendo non sarebbe comunque arrivato a una risposta. Dominique sembrava molto provata dalla situazione e il fatto che stesse parlando proprio con lui era solo un caso.
- Inoltre ho cose più importanti di cui occuparmi, mio fratello per esempio. Devo smetterla di soffrire per chi non lo merita. -
Poi, tutto d’un tratto, la ragazza scoppiò a piangere. Questo il Serpeverde non se lo aspettava proprio: non l’aveva mai vista triste, né tanto meno piangere. Daniel non era una persona molto empatica e soprattutto non gli piaceva avere a che fare con le emozioni. Si sentiva in imbarazzo quando si parlava di sentimenti, specialmente quando erano legati all’amore. Quindi in quel momento non sapeva proprio cosa fare: darle una pacca sulla spalla? Abbracciarla? Dire qualche parola confortante? Cosa avrebbe dovuto fare? Non ebbe nemmeno molto tempo per pensarci, perché fu Dominique a decidere per lui. La ragazza si girò verso Daniel, lo guardò per qualche secondo con i suoi occhi arrossati e lacrimanti e poi, di slancio, gli lanciò le braccia al collo e lo strinse in un abbraccio. Egli rimase immobile per qualche secondo, poi ricambiò la stretta, seppur con imbarazzo. La ragazza pianse sul suo petto per qualche minuto, ma poi si ricompose. Borbottò uno “scusa” e un “grazie” e poi si alzò dalla sedia e andò in bagno - che l’Ordine aveva costruito qualche tempo fa: la loro sede doveva pur averlo - probabilmente a sistemarsi il trucco, che le era colato sulle guance, e i capelli.

***

31 ottobre, 23.30
Stamberga Strillante
Centonovantuno giorni prima

Gli iniziati, tremanti dal freddo (stare fuori dal castello in pigiama ad ottobre non era proprio il massimo), erano stati portati alla Stamberga, dove i membri dell’Ordine li avevano fatti disporre in semi cerchio.

- Buonasera a tutti voi- li accolse Lux. - Scusateci per il risveglio traumatico, ma non sarebbe stato così divertente comunicarvi il luogo e l’ora dell’incontro e basta. Vi starete chiedendo il motivo di tale ritrovo, non preoccupatevi, non avrete più prove
da affrontare. Al contrario, da oggi farete ufficialmente parte dell’Ordine. Benvenuti alla Cerimonia di Iniziazione. -
Uno dei membri passò a Lux una coppa, era oro e aveva delle decorazioni floreali di colore viola. Lei la prese tra le mani e, dopo averla sollevata leggermente in aria come per brindare, appoggiò le labbra sull’orlo e bevve un sorso del liquido che conteneva. La passò poi alla sua destra a Fred. Egli fece la stessa cosa e, una volta che tutti i membri ebbero bevuto, la passarono agli iniziati. Lorcan fu il primo a riceverla, guardò il liquido rosso che conteneva con aria preoccupata, esitando a berlo.
- Tranquillo, non è sangue o niente del genere. Solo un po’ di vino d’ortica, puoi berlo senza preoccuparti - lo rassicurò Lux e furono in molti a tirare un sospiro di sollievo.
Allora il Serpeverde bevve e poi passò la coppa alla sua destra. Una volta che tutti ebbero preso un sorso di vino, i membri dell’Ordine sollevarono le loro bacchette e mormorarono un incantesimo. Gli Iniziati erano confusi, non capivano cosa stesse succedendo, ma pochi istanti dopo tutto fu loro più chiaro. I loro corpi furono coperti da lunghi mantelli viola e nelle loro mani si materializzarono delle maschere bianche.
- Ora siete ufficialmente membri dell’Ordine, congratulazioni - disse Lux, scatenando un applauso generale. - Che la festa abbia inizio! -
Una musica proveniente da chissà dove riempì la stanza, cibi e bevande furono messi a disposizione di tutti e finalmente il divertimento iniziò. Quella notte fu la prima di tante, l’inizio delle loro avventure e dei loro guai.

***

11 maggio 2021, 8.00
Ufficio della Preside
Un giorno dopo

Margaret aveva fatto prelevare campioni di DNA da tutti i membri dell’Ordine e li aveva fatti confrontare con le tracce di pelle che erano state trovate sotto le unghie di Lux. Inoltre aveva chiesto un confronto tra il DNA di tutti i ragazzi con quello del bambino, in una disperata ricerca del padre. I risultati le erano appena arrivati per lettera e ora stava fissando le buste che giacevano sulla sua scrivania. Aveva paura di quello che avrebbe trovato, sperava ci fosse qualche altro indizio che puntasse contro Edward, così che avesse più chance di farlo confessare, ma ne dubitava. Aveva la sensazione che non le sarebbe piaciuto ciò che le buste contenevano. Sospirò e aprì la prima.
- Signorina Dixon, i campioni da Lei inviatoci non combaciano con il DNA del feto - lesse ad alta voce. - Come immaginavo. C’è qualcun’altro coinvolto. -
Aprì la seconda e un’espressione di shock le si manifestò sul volto. Aveva ottenuto una combinazione, uno dei membri dell’Ordine aveva avuto un litigio pesante con Lux e la sua pelle era finita sotto le unghie della morta.

Signorina Dixon, il campioncino numero 00843 combacia con il DNA ritrovato sulla vittima. Speriamo che possa esserle utile alle indagini.

Non aveva lasciato alcun nome all’ufficio analisi, non voleva che circolassero informazioni sul caso. O almeno non ancora, era troppo presto. Quindi aveva assegnato un numero ad ogni sospettato e poi aveva spedito i DNA. Prese la lista sulla quale si era appuntata gli abbinamenti e cercò il numero 00843.
- Medea Malfoy - lesse. - Signor Russel! -
Pochi secondi dopo Robert aprì la porta con aria interrogativa.
- Mi chiami la signorina Medea Malfoy. Io e lei dobbiamo fare una chiacchierata. -


SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti!
Eccomi finalmente con il nuovo capitolo. Spero vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate.
Ci leggiamo presto con il prossimo aggiornamento. La protagonista sarà Medea, scelta basandomi sul risultato delle votazioni.
Ora vi saluto,
Felix

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