Love is never wrong and so it never dies

di Rinalamisteriosa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 5 ottobre: AU ***
Capitolo 2: *** 7 ottobre: PWP ***
Capitolo 3: *** 16 ottobre: POV second person (Julian) ***
Capitolo 4: *** 22 ottobre: Angst ***



Capitolo 1
*** 5 ottobre: AU ***


#Writober 2018 ~ Blue list ~ 5 ottobre: AU

 

 

 

01 settembre 2005.

I Blackthorn arrivarono al binario 9 e ¾, sul quale sostava il magico Hogwarts Express dalle tinte nere e scarlatte. Oltre ai fantomatici Weasley, non esisteva altra famiglia più numerosa e unita di quella formata da Andrew ed Eleanor, insieme ai loro sette figli.

I più grandi avevano subito dispensato saluti, baci e sorrisi, per poi affrettarsi a cercare i loro compagni fra gli scompartimenti.

Quello era l’anno in cui toccava a Julian salire per la prima volta sul rapido treno diretto alla rinomata Scuola di Magia e Stregoneria: il ragazzino undicenne si sentiva un tantino emozionato e anche preoccupato, poiché prima di allora la prospettiva di doversi separare dai fratelli minori per tutto il periodo scolastico non aveva minimamente sfiorato la sua mente.

Era già un punto di riferimento per loro, con la sua gentilezza e indulgenza li aveva conquistati. Certamente avrebbe avuto Mark ed Helen vicini, ma un senso di dispiacere misto ad affetto lo invase quando i due gemelli Ty e Livvy lo circondarono per abbracciarlo e per salutarlo affettuosamente, con in sottofondo i singhiozzi da infante di Tavvy sdraiato sul passeggino e i continui “Posso andare con lui, mamma? Posso? Davvero non posso? di Dru, la più piccola fra le sorelle, tenuta in braccio dalla maga mezzosangue, nonché rinomata pittrice e fotografa, che aveva trasmesso a Julian la stessa passione per l’arte.

Eleanor Blackthorn scosse il capo, ma senza perdere il suo sorriso materno e comprensivo, che Julian adorava.

«Sei ancora troppo piccola, Dru. Vai a salutare Jules prima che perda il treno», esortò.

Così Drusilla saltò giù dalle braccia della donna e Julian le raccomandò di fare la brava fino al suo ritorno, accarezzandole gentilmente i capelli castani e scoccandole un bacino sulla fronte, per poi andare da Tavvy e fare lo stesso. Il piccino rispose con un gorgoglio felice, mitigato dalla presenza del ciuccio in bocca.

Salutò tranquillamente anche i genitori, celando il suo reale stato d’animo e allontanandosi. Quando Julian fece per salire sullo scompartimento insieme al suo baule con tutto l’occorrente all’interno, vide avvicinarsi una coppia di maghi e una ragazzina bionda, probabilmente della sua età, pronta a montare sul mezzo di trasporto. Ella portava i lunghi capelli avvolti in una coda, che egli vide appena si girò per scherzare con il padre prima di farsi stringere in un abbraccio, con la madre che le accarezzava dolcemente la schiena e le sussurrava qualche raccomandazione. Julian non si era accorto minimamente di essersi paralizzato per fissare indiscretamente quel quadretto familiare, finché non udì il fischio del treno che annunciava la partenza imminente. Sobbalzò quel tanto che bastava per richiamare l’attenzione della coetanea, che si accorse della sua presenza, lo osservò curiosa per poi rivolgergli un sorriso affabile, quasi complice. In effetti stava sorridendo anche lui e, cosa ancor più incredibile, sembrava che il dispiacere di salutare la sua famiglia fosse già scemato, sostituito dal desiderio di conoscerla, di chiederle il suo nome e se magari potevano viaggiare seduti nello stesso scompartimento.

 

 

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Capitolo 2
*** 7 ottobre: PWP ***


Doc

#Writober 2018 ~ Blue list ~ 7 ottobre: PWP

 

 

 

 

 

«Julian».

Emma Carstairs non pensava che Julian desiderasse condividere con lei un momento tanto intimo, quello era un lato segreto e viscerale che in passato non avrebbe mai associato all’amico d’infanzia, a Jules, ragazzino dall’animo gentile con la passione per la pittura.

Eppure era successo. La paura di perderla aveva scardinato la porta ben custodita del suo cuore e allora, su quella spiaggia deserta, anche la giovane, la più brillante Shadowhunter della sua generazione, si era lasciata trasportare: aveva acconsentito a perdersi in quell’intimità inarrestabile come un’onda e profonda come il cielo che li sovrastava, trapunto di stelle. Ispirata, si era resa conto di amarlo più della loro luce così distante, rilassante ed essenziale. Dare per scontato un tale sentimento significava mentire e negare un simile bisogno voleva dire farsi del male fisico, però erano parabatai: per la legge stavano trasgredendo parecchio, un amore romantico fra loro era vietato e a lungo andare avrebbero potuto inconsapevolmente distruggere tutto quello a cui tenevano – i legami familiari, gli amici, la natura stessa di ciò che rappresentavano. Così come non avrebbero potuto fuggire dalla realtà e nascondersi per sempre, ricercare un posto in cui farlo senza sembrare due clandestini in fuga dentro un paese straniero.

Nonostante ciò, lei non si era mai sentita più completa di così, adagiata fra le braccia del suo più grande amore.

«Emma», le sussurrava e il suo corpo non poteva fare a meno di vibrare come le corde di un violino, perché era Julian che la chiamava, specchiandosi nei suoi occhi color acquamarina riconosceva quel sentimento ardente poiché era anche il proprio. «Non posso vivere senza di te».

“Io non vivo se tu muori!”

«Julian… Va bene. Non trattenerti», replicava, permettendogli ancora una volta di catturare le sue labbra, di toccarla ovunque volesse con le sue mani d’artista che parevano plasmarla come creta, di muoversi contro di lei, in lei, fino in fondo, senza barriere né pudore.

Si riscopriva donna, Emma, diversamente dalla combattente scavezzacollo che era abituata a essere, tutta impulsività e adrenalina; nell’intimità si sentiva decisamente più esposta, sentimentale e malleabile.

Del resto, percependo quei preziosi momenti come estranianti da una realtà difficile, solo così erano davvero liberi di baciarsi e di tastarsi, di eccitarsi, di perdersi in un amplesso urgente e necessario, pelle contro pelle. Si tormentavano desiderandosi a vicenda, lasciandosi trasportare da un’onda intensa seguendo il ritmo che era loro più congeniale, perché non potevano farne a meno, perché ne avevano bisogno, per poter sfogare frustrazioni e sofferenze, sussurrare parole da innamorati, urlare l’una il nome dell’altro e viceversa prima di giungere al culmine.

Julian ed Emma erano due lati della stessa medaglia, vicini e complementari, erano due puzzle che s’incastravano alla perfezione, erano due stelle in rotta di collisione: nell’esplosione si salvavano a vicenda.

Lei lo amava più della luce delle stelle. E così sarebbe stato sempre: nemmeno Emma poteva vivere senza Julian.

Lui la considerava il centro del suo mondo, sperando, in cuor suo, che quella non fosse la loro ultima volta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Io non vorrei rovinarli, davvero. Ci sono andata piano in questa pwp introspettiva e metaforica perché per me le scene Jemma dei libri sono perfette come sono e non potrei mai arrischiarmi a quei livelli. Cassandra Clare è fantastica quando scrive sui loro sentimenti, io l’adoro ** ha fatto davvero un ottimo lavoro!

Perciò qui niente sconcezza, sorry xD

Eppure penso di essere stata brava perché non ho fatto nemmeno spoiler del secondo libro, così chi ha letto solo Lady Midnight non ha problemi a capire questo mio omaggio o quello che è :D

 

°°°

 

Iniziativa: “Oh, Darling, Where’ve you been?”; 50 Prompt Table C (50-C)

Prompt: 009. Starlight

Iniziativa: Challenge “Il fiore si nasconde nell’erba, ma il vento sparge il suo profumo” indetta dal forum Torre di Carta

Prompt: Primula - Non posso vivere senza di te

 

 

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Capitolo 3
*** 16 ottobre: POV second person (Julian) ***


#Writober 2018 ~ Blue list ~ 16 ottobre: POV second person

 

 

 

 

 

Ti sentivi a pezzi. Letteralmente.

La frusta d’argento, lunga e sottile, aveva lacerato la pelle di Emma infliggendole solchi sanguinolenti che sembravano formare un’unica ferita profonda.

Preda di una rabbia inspiegabile, che ti prendeva quando in qualunque modo si minacciava la tua famiglia, avevi deciso inizialmente di sostituirti a tuo fratello Mark prendendoti quelle frustate dolorose, quei segni punitivi, ma Emma l’aveva impedito: Emma ti aveva addormentato a tradimento disegnandoti una runa del sonno. Ti pareva di sentire ancora la sua mano che ti accarezzava la guancia, le sue dita che sfioravano alcune ciocche dei tuoi capelli e quel “Dormi, amore mio”, anche se mentre stavi soffrendo per il tuo stato ti sembrava fosse più il sussurro lontano di un sogno. E quando avevi ripreso i sensi, annichilito e dolorante, la tua mente era corsa subito a Emma e vederla ferita in quel modo atroce, immobile, come morta, ti aveva dato il colpo di grazia, eppure ti eri alzato, l’avevi presa fra le braccia tremanti e chissà come eri corso dentro l’Istituto.

E poi, dopo esserti fatto bendare, rimanevi sempre al suo fianco, seduto accanto al letto della sua camera, nessuno ti avrebbe smosso da lì neanche se fosse cascato il mondo. Dopo il chiarimento con Mark, a malapena facevi caso agli altri che passavano a vedere come stavate.

Devo stare con lei” rispondevi inespressivo.

Giaceva immobile, con i capelli chiari disordinati sul cuscino, il petto che saliva e scendeva al ritmo regolare del respiro. Le avevano tracciato delle rune per farla dormire, oltre che per lenire il dolore, fermare le emorragie e agevolare la guarigione.

Tenevi una sua mano inerme intrecciata con la tua e speravi fortemente che lei riaprisse presto gli occhi, che ritornasse da voi – da te.

Non avevi mai provato una sofferenza così profonda, immane, nemmeno quando eri stato avvelenato da quella freccia e quasi sul punto di lasciarti andare: anche allora avevi creduto fermamente in lei e la sua runa ti aveva miracolosamente guarito.

Emma, ti prego…”.

Potevi anche smetterla di negarlo a te stesso, Julian. Ti era ormai evidente quello che provavi davvero per Emma e nessuno vi avrebbe separati mai, neanche una rigida legge che non capivi.

Stringevi la presa sulla sua mano tanto forte da farle male, sperando così, forse, di accelerare il suo risveglio.

Emma, ritorna”.

Perché lei era tutto e non potevi nemmeno sostenere l’idea orribile di perderla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tutte le citazioni in corsivo le ho prese dal primo libro di TDA. Questa flash inoltre partecipa alla “4 days – tema angst&noir – II° Edizione” del forum Torre di Carta, con il prompt 30: Una ferita profonda (ovviamente fisica).

 

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Capitolo 4
*** 22 ottobre: Angst ***


#Writober 2018 ~ Blue list ~ 22 ottobre: Angst

 

 

 

 

 

Da quando Emma Carstairs aveva saputo del ritrovamento dei cadaveri dei suoi genitori, da quando aveva visto i loro corpi irrimediabilmente rovinati, la pelle pallida, gli occhi rovesciati, con le alghe fra i capelli e i vestiti malridotti, erano iniziati gli incubi.

In alcuni vedeva John e Cordelia ardere fra alte fiamme sulle pire funerarie, con un gruppo di Shadowhunters sconosciuti tutti vestiti di bianco e disposti come degli automi senza sentimenti, mentre lei cadeva a terra pestando i pugni, per poi svegliarsi urlando con le guance attraversate dalle lacrime.

In altri gli adorati genitori le voltavano semplicemente le spalle avviandosi verso una specie di lungo tunnel: per quanto lei urlasse loro di non andare e per quando cercasse disperatamente di raggiungerli, non succedeva mai. La distanza, anziché diminuire, aumentava a dismisura.

Oppure l’incubo le mostrava che essi venivano sottoposti a torture indicibili e disumane, oppure che loro stessi mutavano l’aspetto in demoni e l’attaccavano senza riconoscerla, oppure ancora che lei combatteva strenuamente contro l’assassino, ma non riusciva mai a inquadrarlo in faccia: doveva ancora scovarlo, il colpevole di tutto. Avvertiva come figlia il dovere morale di vendicarli, perché forse solo così quella sensazione di vuoto le sarebbe passata, solo così avrebbe ricordato i loro volti sorridenti e amorevoli, non quelle facce irriconoscibili, quei cadaveri spogliati dalle rune angeliche.

 

 

 

Anche quella notte Emma si destò in lacrime, nel letto della sua camera, dopo un incubo particolarmente sconvolgente. Aveva sognato che il responsabile della morte dei genitori, il tizio senza identità, giungeva all’Istituto e faceva del male ai Blackthorn più giovani. Un impulso istintivo l’aveva spinta fuori dalle lenzuola, a correre, piedi nudi e pigiama di cotone leggero, verso le porte della stanza di Ty e Livvy, poi di Drusilla e infine di Tavvy. Non si sorprese a trovare Julian che cullava il fratellino più piccolo: forse anche quel bambino aveva avuto un incubo e lui era andato subito a rassicurarlo.

«Em? Non riesci a dormire?» s’interessò, rivolgendole un’occhiata preoccupata e parlando in tono basso per non svegliare nuovamente il bambino fra le sue braccia.

Solo guardandola, aveva capito che anche la sua migliore amica, presto parabatai, era stata turbata da un sonno non proprio sereno.

Aveva appena quattordici anni, Julian Blackthorn, ma era stato costretto a crescere in fretta, poiché soltanto lui poteva tenere unita la famiglia, o almeno quella che gli restava.

«Jules…» sussurrò lei e sentì che il respiro affannato, risultato di un’angoscia interiore, non solo di una corsetta in piena notte, si stava calmando. «Posso rimanere qui?».

«Vieni», le sorrise, facendole spazio.

Certamente, con Ty in mezzo, non chiacchierarono come avrebbero potuto fare nella camera di Julian. Non era la prima volta che lei cercava conforto nel suo amico d’infanzia, che la capiva come nessun altro, che la sosteneva nelle sue scelte, che sapeva come scacciare gli incubi. Non potevano parlare, però, mentre Emma chiudeva gli occhi, si sentì rassicurata dal suo picchiettarle affettuosamente con le dita sul braccio per trasmetterle un messaggio nel loro linguaggio segreto.

N-O-N-P-R-E-O-C-C-U-P-A-R-T-I. E-R-A-S-O-L-O-U-N-B-R-U-T-T-O-S-O-G-N-O.

V-A-T-U-T-T-O-B-E-N-E. S-T-I-A-M-O-B-E-N-E.

 

Sperò che fossero davvero sempre così, tutti al sicuro, non come i suoi genitori, ormai perduti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

°°°

Iniziativa: Oh, Darling, Where’ve you been?”; 50 Prompt Table C (50-C)

Prompt: 033. Nightmare

 

 

Ho sforato solo di 20 parole, ma penso vada bene comunque come flash.

Il ricordo ancora fresco della morte dei suoi fa soffrire Emma. Se non ricordo male, anche nei libri era scritto che lei, ogni volta che aveva un incubo a riguardo, andasse da Julian e si consolasse parlandogli e addormentandosi accanto a lui. Ovviamente in questo mio missing moment si considerano ancora amici, è presto per svelare i reciproci sentimenti xD

 

 

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