Ovunque Tu Sia

di Will_Power
(/viewuser.php?uid=276759)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


“Com’è possibile?”

“Perchè non è insieme a noi?” 

“Calmatevi, probabilmente sarà qui da qualche parte”; 

“No! Non c’è! Ho cercato ovunque ma di William nessuna traccia!” 

“Eppure deve essere con noi, come le altre volte, COME TUTTE LE VOLTE!”

“Alzare la voce non lo farà apparire davanti a noi come se niente fosse”

“Esatto, ragazzi, stiamo calmi, se ci facciamo prendere dal panico non risolveremo la situazione”

“Forse è semplicemente rinato da un altra parte, forse è qui vicino e ci starà cercando”

“No, non credo che sia qui vicino”

“Come fai a saperlo?”

“Non sento la sua presenza, non sento più la presenza della sua anima!”

Così tutto cominciò, una storia triste, una storia allegra, una storia semplice, ma che di semplice non aveva niente. William, il loro leader, il loro capo, il loro più caro amico; ciò che li teneva uniti non era più insieme a loro, perché? Cosa era capitato di così tanto atroce e terribile da non farlo rinascere insieme ai suoi amici, insieme alla sua famiglia. Forse un cattivo presagio? Forse era morto definitivamente? Ma ciò che i suoi amici si stavano chiedendo era questo: lo avrebbero più rivisto Will? 

Questa domanda non può avere una risposta, perché la risposta si cela nelle parole di questa storia, una storia che sta iniziando e che parlerà di luce, ombra di ciò che va salvato e di ciò che va abbandonato. Ma partiamo dall’inizio…

CAPITOLO 1 - 

“Marion! Datti un contegno e alzati! Solo perché sei in vacanza non vuol dire che puoi dormire fino alle ore beate!”

“MMMMH “ rispose,“ sono sveglia già da un pezzo” 

“ Ma se sei ancora nel letto!” precisò sua madre

“non vuol dire che io dorma, semplicemente non ho voglia di alzarmi” replicò Marion;

“Mamma baderesti ad Al e Zena?, devo aprire il negozio e fare l’inventario”

“si tesoro vai pure!”

“ Io intanto vado a farmi un giro cara”

“Vedi di non metterti a bere troppo come tuo solito con i tuoi amici!, l’ultima volta non sei stato arrestato grazie alla sottoscritta!”

“Sisi non ti preoccupare, Marion vedi di alzarti”

“Ooh ma insomma sono sveglia come ve lo devo dire, con un telegramma?”

replicava sempre così a sua madre, da quando era in “vacanza” . Aveva da poco finito di dare una sessione di esami disastrosa, ma lei era tranquilla o così dava a vedere. Marion 22 anni iscritta al college di letteratura, scrivere libri è quello che voleva fare, scrivere storie fantastiche da poter affascinare le persone come i suoi autori preferiti hanno fatto con lei da piccola. Una ragazza dal carattere forte, determinata, testarda ed egoista, intelligente a volte, stupida quando non vuole riflettere, così è lei; non facile da capire, non che lei aiuti nell’impresa, semplicemente sta per conto suo, ma sua sorella non lo accetta; più che altro ha paura che la sua dolce sorellina rimanga sola senza amici e che abbia una vita triste! A sua discolpa è troppo protettiva. Felicity, sua sorella maggiore una donna di 30 anni sposata con due figli, una femmina e un maschio, suo marito è sempre in giro per lavoro, per un agenzia di comunicazione ben avviata. Felicity lavora al negozio sotto casa, un negozio di bricolage / cartoleria , insomma un fai da te di tutto conto! E lei ne è felice, sua madre l’ha aiuta volentieri a badare ai nipotini mentre il padre si gode la meritata pensione. È questo che sono una famiglia con alti / bassi , con niente di particolare, nessuno poteva sapere che da li a questa parte avrebbe perso ciò che amavano. 

Come ogni giorno Marion si alzava sempre tardi;  perché non approfittarne e continuare a leggere un buon libro fino a tardi? È ciò che pensava sempre lei; e così faceva sempre le stesse cose da un paio di mesi.

 

Intanto dall’altra parte del paese: 

“Dobbiamo per forza andare? A cosa ci serve visitare quella città più del dovuto, si va bene meglio controllare le cose due volte , ma ciò non vuol dire che dobbiamo per

forza conoscerla bene!” replicò Allan

“ Non ci andiamo per pura bellezza imbecille” disse Cassandra

“ Ci andiamo perché la Lady ha avvertito qualcosa”

“ E cosa avrebbe avvertito? Un temporale? Ahahahaha come sono simpatico” tutti lo guardarono male 

“ No, ci andiamo perché credo di aver finalmente avvertito la presenza di William in questo mondo”

Tutti quanti si girarono per vedere in faccia la persona che ha parlato, fu la Lady, la donna che aveva cresciuto quei ragazzi con amore, nonché la madre di William, quindi non è così strano che una madre senta il proprio figlio. 

“Ne è sicura Lady?”

“non è come le altre volte?”

“No, non lo è”

“Lo chiedo solo perché..”

“Si lo so perché me lo stai chiedendo Amanda, ma sento come se fosse diverso, come se fosse lui a dirci di andare”

“Quindi l’ha chiamata, l’ha chiamata!”

“ Finalmente lo ha fatto! ha usato il suo richiamo!”

“Piano con l’entusiasmo, può non essere così semplice come sembra”

“Che cosa vorresti dire?”

“Esattamente come ho detto”, “Perchè ha aspettato 22 anni per farsi sentire, per dirci finalmente che era vivo?”

“Non lo so ragazzi, a me sembra che ci sia qualcosa di losco sotto”

“MA NON DICIAMO STRONZATE! UN NOSTRO AMICO, UN CARO AMICO, CI STA CHIAMANDO E AVETE INTENZIONE DI IGNORARLO?”

“CALMATI ARTHUR”

“Calmatevi tutti quanti!” Urlò la Lady “ Non ho alcuna intenzione di abbandonare mio figlio, se ci sarà qualcosa di poco chiaro lo scopriremo, e scopriremo anche perché William ci abbia messo così tanto per farsi risentire” aggiunse poi dopo “ sentite… lo so che la situazione non è delle migliori, noi abbiamo una causa da portare avanti, ma sapete come me che lui è fondamentale per questa causa e…volenti o dolenti andremo da lui”

“Signora era ovvio che saremmo andati comunque da Will, lui è e resterà sempre nostro amico che sia nei guai o meno”

“ Bene allora Storybrooke ci aspetta” 

Storybrooke - città mediamente conosciuta, molto grande, insomma una metropoli di questi tempi, ed è qui che si ambienta la nostra storia, ed è dove riprenderemo con Marion…

“OH! Alla fine la madama regina c’è l’ha fatta a farsi vedere dai suoi sudditi”

“AH AH AH mamma mia come sei divertente mamma, no davvero dovresti fare uno show tutto tuo sai?”

“Sisi poche palle, vai ad aiutare tua sorella al negozio, i suoi cosiddetti aiutanti sono a quanto pare tutti ammalati con la febbre..”

“ E devo andare io a lavorare al posto loro? Stiamo scherzando? non mi pagate nemmeno!”

“ Parlane con tua sorella magari qualcosa ti potrà dare”

“ Certo come no, a stento quel negozio fa dei guadagni figurati se riesce a pagarmi un mini stipendio”

“Bene allora fallo semplicemente per dare una mano a tua sorella”

“ Ritenta mamma, sarai più fortunata”

“Marion, è da sola, deve badare ai figli e Jack è lontano per lavoro, per favore..”

Marion sospirò, quello che aveva detto sua madre era vero, Felicity tra il negozio che non rendeva abbastanza e il badare a due figli ancora piccoli aveva non poche preoccupazioni, e per quanto lei fosse egoista avrebbe fatto di tutto per sua sorella.

“D’accordo, ma se domani mi alzo di nuovo tardi guai ad urlarmi contro!”

“ Vedremo, adesso va da Felicity”

E così fece, scese dal condominio per recarsi dall’altre parte della strada dove sua sorella era riuscita insieme al marito Jack a prendere un piccolo negozio. Vi starete chiedendo perché Felicity lavora pur avendo il marito che lavora in un azienda di comunicazioni? Beh la risposta è più semplice di quel che crediate, non vuole essere la classica casalinga ma darsi da fare, insomma vuol essere come sua madre , una donna forte , indipendente che non ha paura di nulla. Però c’è da dire che per quanto Felicity assomigliasse a Faith il loro carattere era molto diverso, come l’acqua e il fuoco. 

Marion entrò nel negozio 

“Ciao sorellona allora come procede questo tuo negozio famosissimo?” cercò di essere simpatica sentì solo un lamento provenire dallo scantinato 

“ Ciao Mary come al solito sei sempre simpatica; cosa vuoi avrei da fare..” Felicity chiamava Marion Mary, non perché non le piacesse il suo nome ma semplicemente come dimostrazione di affetto e in questi tempi pure i loro genitori lo usavano molto.

“Ecco qui la parte forte: ho saputo che i tuoi buoni a nulla di dipendenti sono stranamente TUTTI QUANTI ammalati di raffreddore, poverini, così la mamma mi ha mandato a darti una mano, che carina eh?”

“Non sono dei buoni a nulla, quando sono qua si mettono a lavorare” questa è una delle caratteristiche belle di Felicity non riesce a non essere buona con le persone che non lo meritano, e lei è particolarmente buona, un raggio di sole, una boccata di aria fresca.

“ Già ma non mi sembra di vederli, qui adesso, a lavorare”

“Beh sono sicura che domani verrano ma adesso mi devo accontentare di te , quindi per favore non fare la polemica e mettimi in ordine gli scaffali…per favore”

“Wow vacci piano con gli ordini capo… comunque si signora!”

Il negozio non era male, anzi era un monolocale abbastanza ampio da avere due scaffali al centro e il resto alle pareti, il soffitto era ricoperto con delle lampadine che cambiavano colore, che Felicity accendeva di sera, ma solitamente usava dei lampadari a luce bianca da far apparire il negozio più solare, il colore delle pareti era di un bel giallo color pastello, il pavimento era di un bel parkè scuro e lucido, Jack e Felicity avevano pagato caro il pavimento perché quando acquistarono il negozio era l’unica parte messa peggio, per il resto non ci è voluto molto a metterlo su. Inoltre il negozio avete delle ampie vetrate così da fuori potevi vedere bene la merce e se c’erano saldi oppure guardare solo la merce. Che tu compravi o volevi solo farti un giro venivi sempre accolto dal “Buongiorno” a trentadue denti di Felicity con altrettanto “ Arrivederci e buona giornata” ecco che tipo di negozio aveva Felicity non a caso il negozio di chiamava “Good morning and Bye art&craft” 

“Allora, sei riuscita a sentire Jack?”

“Si stamattina, ha detto che forse per il fine settimana riusciva a venire a casa”

“OOH alleluia si è ricordato di avere una moglie e dei figli?”

“Marion ti prego, mi basta già la mamma che mi chiede come sto ogni cinque secondi, non ho voglia di sorbirmi anche il tuo sarcasmo..”

“Sbagli, non è sarcasmo, ma semplicemente realtà dei fatti..comunque qua ho finito”

“ Ti ringrazio, non capisco perché non abbiamo abbastanza clienti, eppure i prezzi non sono alti”

“Sarà perché in fondo alla strada c’è il grande magazzini con ogni negozio dentro? Oppure  la gente in questo momento non ha bisogno di niente”

“Davvero, non aiuti sai?”

“Ops scusa… comunque i volantini alla fine?”

“Quali volantini?”

“ I volantini che ho fatto e che ieri ti ha dato la mamma per fare più pubblicità?”

“ O MIO DIO ECCO COSA MI SONO DIMENTICATA DI FARE STAMATTINA!” Cominciò a muovere le braccia come una gallina impazzita. Già i volantini… Marion si era proposta di fare dei volantini con l’insegna del negozio e qualche offerta per prendere più clienti in più nel retro aveva messo anche una cartina con chiare indicazioni di dove si trovasse il negozio,  un buon modo per fare pubblicità al negozio!

“ E ADESSO COSA FACCIO?!?!? TRA POCO INIZIANO I SALDI E NESSUNO VERRà QUA, DOVRò CHIUDERE IL NEGOZIO E DIRE ALLA MAMMA CHE AVEVA RAGIONE”

“Ehi ehi ehi rilassati un attimo Felicity così ti verrà un infarto, calmati, i saldi non iniziano prima di qualche giorno”

“Si okey ma io non posso muovermi perché i miei dipendenti mi hanno dato il due di picche… e..e.. non so come fare..”

“ Ci sono io “ Marion non credeva a quello che aveva appena detto 

“Come scusa?”

“Hai capito benissimo non lo ripeterò due volte”

“ Vai tu? Mi prendi in giro? Non ti muovi nemmeno per comprare il latte quando serve, perché andresti in giro per la città ad appendere i miei volantini?”

“Sarò anche un orso che preferisce restare nella sua caverna, ma ciò non vuol dire che non possa dare una mano alla mia unica sorella quando è così in difficoltà, basta che te ne ricordi a Natale”

“Perchè natale?” 

“ Perché così posso chiederti non pochi regali ahahahahah” Marion si fece una grassa risata, prese i volanti e uscì dal negozio ancora ridendo, Felicity uscì fuori gridandole “TI VOGLIO BENE SORELLINA” tutto il quartiere l’aveva sentita.

Poco dopo all’entrata di Storybrooke:

“Eccoci di nuovo Storybrooke” fece la Lady

“Signora , sente qualcosa?” 

“ No nulla… ed è strano prima l’ho sentito così chiaramente”

“Magari si è sbagliata”

“ O abbiamo sbagliato città”

“ Quante Storybrooke conosci genio?” Cassandra e Allan ripresero di nuovo a insultarsi, erano quelli con il carattere più difficile del gruppo e l’unico a farli separare senza farlo apposta era William, che ora ovviamente non era li con loro.

“ Beh per essere le vacanze estive la città è ancora bella affollata, siamo praticamente bloccati nel traffico”

“ Per forza, la gente comincerà a ritornare per il lavoro”

“ Ma agosto non è mica finito”

“ A nessuno piace il caldo ma se bisogna fare il proprio lavoro allora…”  Anna smise di parlare all’improvviso e tutti i presenti : Lady, Cassandra , Allan, Alexander, Amanda e Arthur si voltarono verso di lei per capire il motivo del suo smettere di parlare .

“ Cosa c’è Anna” chiese Cassandra 

“ William..” Disse con un filo di voce 

Tutti allora cominciamo a guardarsi intorno alla ricerca del loro amico senza vederlo, scrutarono ogni persona che gli passava davanti, chi era in auto, chi sull’autobus vicino a loro, chi attraversava la strada e fu li, in quel preciso momento che la videro; Marion che attraversava la strada con in mano i volantini del negozio di sua sorella , ne dava uno a ogni passante che vedeva e alcuni li appese per strada.

“Ferma l’autobus Antonio! DOBBIAMO SCENDERE”

“Signorino non possiamo, siamo in mezzo al traffico e il semaforo è verde!”

“Allora accosta, non vedi che c’è William?” fece Cassandra irritata 

“ C’è qualcosa di diverso, sembra lui ma allora stesso tempo non lo è”

“ Cosa vuoi dire Anna?” Chiese la Lady 

“ Oh no l’ho perso di vista!”

“ Dove accidenti è andato?” 

“ Antonio per cortesia parcheggia l’autobus qua di fronte”

“ Si mia signora” tutti si apprestarono a scendere in fretta in furia per inseguire il loro amico, ovunque fosse andato…

 

Marion aveva finito di apprendere l’ultimo dei suoi voltanti “ Accidenti già le sei e mezza si sono fatte? Mi conviene ritornare al negozio, magari c’è la faccio per l’ora di chiusura” appena si voltò vide 8 persone con il fiatone che la guardavano intensamente, lei non ci fece molto caso e così chiese agli sconosciuti:

“ Vi serve qualcosa?”

“ Beh… ecco… noi stiamo cercando un nostro amico..” Parlò Arthur 

“ Capisco, se me lo descrivete posso dirvi se l’ho visto” 

“ È alto quanto te, capelli corti castani scuro come i tuoi, gli occhi sono di un azzurro come il cielo non come i tuoi, e per quanto riguarda come fosse vestito… beh l’ultima volta che lo abbiamo aveva addosso una tunica…” a parlare questa volta fu Alexander, il loro “Leader” provvisorio, la persona più cocciuta, coraggiosa, silenziosa, sincera, uno che non parlava quasi mai ma quando lo faceva , faceva sentire la sua presenza e questo non potevi ignorarlo.

“ Una tunica? Mmm… allora no, credo proprio di non averlo visto, di certo una persona del genere non passa inosservato ahaha” cercò di sdrammatizzare Marion.

“ Gia credo che tu abbia ragione” 

Eppure alla Lady qualcosa di familiare in quella ragazza c’era, poteva essere William? Il suo unico e caro figlio? Certo lei era una ragazza, ma il volto, lo sguardo, il modo di parlare, il suo portamento tutto gli ricordava il suo adorato figlio e voleva disperatamente ritrovarlo e averlo di nuovo vicino a lei.

“ William sei tu?” Chiede allora alla ragazza 

“ Signora cosa sta dicendo, non vede che è una ragazza?” Disse Antonio, il loro autista 

“ Lo so ma, lo sento è lui, anche se è una lei, William tesoro sono la mamma, sono io”

“ Signora mi scusi ma credo che mi stia confondendo con qualcun altro, io mi chiamo Marion non William”

“M-M-Marion?” Disse balbettando Lady

“Signora che succede?”

“ William è il nome che gli ho dato visto che era un maschio, ma se fosse stato femmina lo avrei chiamato…” fece una pausa mentre guardava con le lacrime agli occhi la ragazza 

“ Marion” 

Tutti si voltarono verso Marion a guardarla, a guardare ogni singolo dettaglio di lei, come per percepire William ed effettivamente poteva essere lui, era la sua copia sputata, se non fosse per gli occhi, William aveva gli occhi azzurri come il cielo, Marion di un marrone scuro quasi come il nero. Marion era confusa non sapeva come volessero questi conosciuti da lei, ne come mai quella donna sulla sedia a rotelle con le lacrime agli occhi la guardava come se fosse sua figlia.

“ Mi dispiace , ma davvero, non so chi voi siate e non conosco questo William che state cercando. Ora scusatemi ma avrei delle commissioni da fare” Marion si scusò con loro e fece per andarsene quando Anna la raggiunse e la abbracciò.

“ No ti prego non andartene! William sono Anna, mi sei mancato così tanto”

“ Ma che stai facendo? Lasciami non sono William!” 

Marion non aveva nulla contro Anna ma non le piaceva essere toccata, ne tantomeno abbracciata da persone che lei non conosceva.

“ Anna cosa fai! lasciala!” 

“ NO! lui è William, l’anima è la sua! Signora lo avete sentito anche voi, ve lo si legge in faccia, è William!”

“ Ancora con questa storia? Io sono Marion, devo mettermi addosso una targhetta con il nome perché voi lo capiate?”

Tutti ignorarono ciò che Marion aveva appena detto, tutti si voltarono verso la Lady e le chiesero “ E’ vero ciò che ha detto Anna? L’anima è quella di Will?

“ Forse si, forse no, non lo so ragazzi… dovrei controllare..” Disse ancora incredula 

“ Allora lo faccia! Cosa sta aspettando?” Si agitò Alexander, per quanto lui fosse la persona con il sangue freddo del gruppo; quando si trattava di William perde ogni singola goccia di pazienza che aveva in corpo. 

“ Calmati Alec! Disse Allan

“ NON CHIAMARMI ALEC, SOLO WILL Può FARLO!” 

“ Ehi ehi cosa avete da agitarvi tanto?” Chiese Marion, ma ancora una volta venne ignorata, tutti erano concentrati sulla risposta che avrebbe dato la Lady.

“ Aspettate ” la Lady chiuse gli occhi, fece un bel respiro e cominciò a pensare a William , suo figlio, il suo unico figlio, il frutto di un amore vero e sincero, incominciò a ricordare la prima volta che lo vide, a quando lo prese in braccio e gli disse “Sei bellissimo”  alla sua prima camminata, alla sua prima parola, al suo diventare un giovane uomo così buono e così gentile. Poi un bagliore improvviso scacciò via le immagini dI William per far posto a quelle di Marion, lei da piccola, lei che gioca con sua sorella, lei che legge i suoi adorati libri  e adesso lei da giovane donna. Aprì gli occhi di scatto come se avesse appena avuto una visione e riuscire a dire solo..

“ William… figlio mio, sei ritornato finalmente” il tutto lo disse con un filo di voce e le lacrime che non la smettevano di scendere. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


“ Come scusi? Credo di non capire signora..” Rispose Marion a quella semplice domanda, ancora confusa da quell’incontro inaspettato, da quell’incontro che l’aveva tanto turbata, da quell’incontro che avrebbe cambiato tanto la sua vita.

“Quindi è veramente lui… William… “ disse con voce rauca Cassandra 

“ Non posso crederci… sei una lei adesso… ” rise quasi di gusto Alexander, lui la persona più apatica del mondo stava ridendo, forse era impazzito o ancora non credeva a ciò che aveva appena sentito, il tutto continuando a guardare Marion.

“ Eppure è ciò che ha detto la signora, lui è William, può avere un aspetto diverso, ma è lui”

“ Ancora con questa storia ma basta… davvero non sono William e tu ragazzina vedi di mollarmi” disse Marion con un tono arrabbiato “ Non mi piace essere toccata e tanto meno da degli sconosciuti” detto questo Anna con rammarico si staccò da Marion

“ Senti , so che può sembra strano… ma vedi noi siamo una famiglia, e in quanto tale siamo legati da un legame che ci permette di trovarci sempre, sempre insieme , e la persona che stavamo cercando è appunto William, il nostro amico e a quanto pare sei tu, cioè la sua anima risiede in te anche perché sembra che tu non abbia i suoi ricordi…” disse Arthur, il suo volto gentile non faceva trasparire i suoi veri sentimenti, non li dimostrava mai, ma solo una facciata di quello che era veramente. 

“ Non mi interessa cosa siate o cosa non siate” gli rispose Marion, voleva sembrare tranquilla ma quella situazione le metteva solo disagio, sospirò “ Sentite, mi è sembrato di capire che questo vostro amico è morto e cercate di colmare il suo vuoto con la prima persona che gli assomiglia, ma vi posso assicurare che io sono IO , quindi smettetela di guardarmi con quegli occhioni ricolmi di amore perché mi fate sentire solo a disagio”

“ Cara ragazza, ci scusiamo se il nostro comportamento ti ha lasciato un attimo di confusione, ma vedi, il legame di cui ti ha parlato prima Arthur è una cosa profonda che risale a migliaia di anni e ti possiamo giurare che non lo facciamo con la prima persona che ci capita” rispose Antonio, forse l’unico fra tutti che cercava anche di capire come si potesse sentire Marion da questa strana situazione.

“ E’ bello riaverti con noi comunque William che tu ti ricordi di noi o meno..” Disse Allan

“ LO RIPETO PER L’ENNESIMA VOLTA IO NON SONO W..” Marion non potè finire la frase perché il suo telefono prese a suonare.

“ Scusatemi un attimo “ tutti rimasti sorpresi dal suo cambio di tono 

“ Ciao mamma dimmi… si..si lo so.. no..no sto bene.. NO non mi sono persa! ho avuto un contrattempo… si..si.. si adesso arrivo a casa.. ciao mamma.” Chiuse la telefonata e si rivolse al gruppo che continuava a guardarla.

“Era mia madre… è preoccupata perché sarei già dovuta essere a casa..” Continuò a parlare “ Vi ripeto ancora una volta per far si che le cose siano chiare, io non sono William e mi dispiace che voi abbiate perso un vostro amico , ma io non sono lui” guardò l’orologio “ ora davvero devo andare, vi auguro una buona serata” detto questo, salutò i presenti per incamminarsi verso la strada di casa.

“ La lasciamo andare via così? Abbiamo William davanti agli occhi e lo lasciamo andare a casa di una famiglia che non è la sua? Mi sono perso qualcosa?” Disse Allan ai presenti 

“ Idiota l’hai sentita anche tu no? Lei non ha alcun ricordo di noi, e poi pensi che ci seguirebbe con tranquillità? Ma prima di aprire la bocca pensi almeno?” Detto questo Cassandra e Allan ripresero per l’ennesima volta a litigare, nessuno cercò di calmarli, aspettarono il loro sfogo

“ Per quanto mi duole essere d’accordo con quella testa di pigna , ha ragione, è chiaramente William solo in forma diversa” Disse Allan alla Lady, ad Alexander, ad Anna ed infine ad Antonio 

“ Io gli corro dietro” disse Anna 

“ No aspetta” 

“ Come signora?”

“ Hai sentito ciò che ho detto” la guardò con aria severa e Anna si rimise al suo posto 

“ Perché l’ha fermata?” Chiese Alexander 

“ Perché per quanto abbia l’anima di William, in questo momento non è lui ma Marion una ragazza che ha appena incontrato degli sconosciuti che l’ha attaccata”

“ Non l’abbiamo attaccata abbiamo semplicemente trovato un nostro amico” disse Allan

“ Ti conviene stare zitto, ho paura che alla prossima idiozia che dici Alexander e Cassandra possano picchiarti di brutto” disse con un sorriso innocente Arthur, Allan voleva replicare ma non appena notò gli sguardi di quei due cambiò idea.

“ Non mi interessa ciò che dite, William non William, lei.. quella ragazza… Marion è la persona che stavamo cercando, magari adesso non se ne renderà contro ma forse, con il senno di poi e con il nostro aiuto potrebbe ricordare chi è veramente” propose Cassandra , sperando che qualcuno di loro cambi idea.

“ No ti sbagli” disse la Lady “ Per adesso ci conviene trovarci un hotel, chiarirci le idee e vedere di scoprire più cose di Marion, magari anche conoscerla ”

“ Quindi la pedineremo”  disse Alexander 

“ Non esattamente, ma  dobbiamo scoprire dove abita, la sua attuale famiglia e cercare di conoscere questa persona per poter fare in modo che si fidi di noi, e per fare in modo di riavere mio figlio”

“ Non sta parlando seriamente, vero signora?”

“ Si invece, è mio figlio non me ne andrò finche lui non sarà di nuovo al mio fianco come una volta.”

Intanto Marion sulla via di ritorno per casa non la smetteva di pensare ai discorsi fatte da quelle persone sconosciute, a quei occhi che non la smettevano di guardarla, di studiarla, e sopratutto non riusciva a non pensare all’amore che si sentiva addosso, all’amore ricevuto da quegli sguardi ricolmi di speranze. Non capiva o forse non voleva capire. Lei sapeva chi era eppure perché quella donna era così sicura di avere di fronte suo figlio a quanto pare scomparso o addirittura morto? Cercando di trovare risposte alle mille domande che aveva in testa. Dopo una mezz’ora a cercare delle risposte raggiunse il negozio di sua sorella “ ahh accidenti ha già chiuso, adesso mi dovrò subire pure una ramanzina per non averla aiutata a dovere… che palle” fece dietro front, attraversò la strada, prese le chiavi, aprì il portone, salì i cinque scalini, prese l’ascensore, e si ritrovò finalmente a casa sua, dalla sua vera famiglia. 

Entrò in casa e senza avere nemmeno il tempo di dire “ sono arrivata” sua sorella le saltò letteralmente addosso “ Finalmente sei arrivata a casa! Non sai quanto fossi in pensiero per te! Avevo paura che uno sconosciuto ti avesse rapita e portata chissà dove, la mia povera sorellina!!!” Disse Felicity, il tutto continuando ad abbracciarla sempre più forte.

“ Mi stai strozzando..”

“ Ops scusa, sono contenta che stai bene, ti sei mica persa?”

“Ancora? Pure la mamma mi ha fatto questa domanda, NO ; NON MI SONO PERSA”

“ E allora come mai questo tuo ritardo?” Chiese Faith che spuntò dalla cucina con un mestolo il mano 

“ Sono stata trattenuta da delle persone”

“ Persone? Quali persone? “ chiese Felicity con aria ancora più preoccupata 

“ Felicity non incominciare ad iper ventilare” disse Faith guardando Felicity con aria di chi ormai conosceva come funzionava la sua mentalità, guardò Marion e le chiese “ Di quali persone stai parlando? Erano forse turisti?”

“ Turisti non credo, però venivano da fuori città”

“ Ti hanno fatto qualcosa di male?” Faith incominciò ad esaminarla, cercò delle ferite, dei tagli, qualsiasi cosa fuori posto che potesse aver toccato la sua innocente bambina

“ No mamma stai tranquilla, non mi hanno fatto niente, mi hanno scambiata solo per qualcun altro, nulla di cui preoccuparsi” 

“ Sei sicura? Dobbiamo andare in ospedale?”
“ No Felicity, ma la smetti di abbracciarmi? Disse esasperata Marion, detto ciò sua sorella si staccò finalmente da lei.

“ Davvero non è successo nulla? 

“ Si davvero mamma stai tranquilla, Ah se vi può interessa la sottoscritta ha sparso per tutta la città i volantini del negozio, sorellona preparati a fare un mucchio di soldi!”

“ Me lo auguro vivamente”

“ Io ritorno a preparare la cena”

“ Io vado a vedere come stanno Al e Zena”

“ Io intanto vado a farmi un bel bagno, Felicity ti raggiungo appena ho finito”

“ Va bene”

Marion non se la sentì di dire a sua madre e a sua sorella com’era andata veramente, non poteva dirgli di certo che delle persone che non aveva mai incontrato prima l’avevano scambiata per un tizio morto! A sua sorella sarebbe venuto un infarto e sua madre avrebbe preparato i cannoni da battaglia. 

Dopo aver fatto una bella doccia, si recò in salotto dai suoi nipotini, li salutò, li abbracciò e incominciò a giocare con loro mentre sua madre finiva di preparare la cena e sua sorella l’ha aiutava 

“ Ma papà? Ancora a bere con gli amici?”

“ Beh.. ecco veramente lui..” Incominciò a dire Felicity 

“ E’ in stato di arresto, resterà per una notte in cella a rinfrescarsi le idee” disse Faith con un tono molto tranquillo nonostante la situazione 

“ Come scusa? Non credo di aver capito, papà è al fresco?”

“ Si esattamente, se ho voglia domani mattina lo vado a prendere”

“ Già, ho provato a far cambiare idea alla mamma ma non mi ascolta…”

“ Dopo quello che ha fatto e dopo i miei numerosi avvertimenti, questa è la lezione che merita”

“ Per dire queste cose deve aver fatto una cosa grave… che ha combinato?”

“ Mio marito alias tuo padre dalla testa più dura del mondo, dopo aver bevuto come una spugna quando IO gli avevo detto di non farlo, e dopo essere andato a zonzo con i suoi amici delinquenti si è messo a fare una rissa con dei poliziotti dopo averli insultati e riempiti di vomito, per lui erano tutti comunisti che gli negavano la libertà di esprimersi! Robe da matti!”

“ Oh mio dio, questa non me l’ha spettavo, potremmo usarlo come pubblicità per il negozio!”

“ Non scherzare neanche Mary…”

“ Si dai era una battuta” 

Quella atmosfera così tranquilla riscaldò il cuore di Marion che fino a prima era turbato dagli avvenimenti recenti. Il suo rapporto con la sua famiglia non poteva che essere dei più belli, con loro poteva essere se stessa senza sentirsi fuori posto, senza sentirsi sbagliata, sapeva di appartenere a quella famiglia. Eppure nella sua mente non si toglieva le parole di quel ragazzo con il sorriso stampato in faccia , lei parte di un’altra famiglia ? Nah si erano sicuramente sbagliati.

Il mattino seguente la famiglia Mackenzie si era trovata un bell’hotel nella città di Storybrooke.

“ Avete passato una buona notte signorini?” Chiese Antonio ai ragazzi con i volti turbati

“ Bah, più o meno…”

“ Ho passato notti più tranquille” 

“ Ragazzi, so che quello che è successo ieri ha sconvolto tutti, ma non dobbiamo perdere la speranza. William è qui, lo abbiamo ritrovato, adesso è il momento di agire e riunire la nostra famiglia” la Lady fece un discorso di incoraggiamento ai ragazzi con la speranza che ritrovino il loro spirito combattivo.

 

“ Buongiorno a tutti!” Disse Marion di buon mattino

“ OH MIO DIO MAMMA MARION è SVEGLIA PRIMA DI MEZZOGIORNO, PRENDI IL TERMOMETRO” Felicity non poteva credere ai suoi occhi, sua sorella, l’orso, era sveglio un vero e proprio miracolo

“ Hai preso l’umorismo della mamma? Mi sembra di parlare con lei invece che con mia sorella maggiore, comunque semplicemente ero sveglia, credo di doverti di nuovo aiutare in negozio” disse Marion con tutta la tranquillità del mondo, la tranquillità era solo una facciata, per tutta la notte gli vennero in mente le parole di quegli sconosciuti.

“ Wow davvero oggi vuoi far piovere, comunque buongiorno anche a te. Felicity vado a prendere vostro padre e magari gli do anche qualche sberla, dovrai portarti Al e Zena al negozio al mio ritorno poi li vengo a prendere e li porto a casa. Mi raccomando Marion aiuta a dovere tua sorella con il negozio e che non finisca come ieri” disse Faith 

“ Si mamma ho capito, ah! Cerca di non uccidere papà eh”

Faith la guardò con un sorriso beffardo, salutò le sue figlie, baciò i suoi nipoti e si diresse alla polizia per andare a prendere suo marito.

“ Felicity, Al e Zena sono già vestiti?”

“ Si la mamma mi ha aiutato prima , gli preparo uno zaino con delle cose da fare così al negozio non si annoieranno così potremmo lavorare tranquillamente. Mentre io sistemo le loro cose andresti già ad aprire?”

“ Si certo, Capo il negozio è al sicuro nelle mie mani!” Detto questo Marion, prese le chiavi, scese giù, attraversò la strada tirò su la saracinesca ed iniziò con il pulire il negozio; poco dopo la raggiunse anche sua sorella con i nipotini.

“ Al, Zena voi starete qua dietro al bancone, la vostra mamma e la zia devono lavorare quindi vedete di stare tranquilli va bene?” Gli parlò con una tale dolcezza che i ragazzini non poterono che dire un dolcissimo si alla loro dolce madre che li trattava come i più preziosi dei tesori.

“Cosa gli hai preso di bello?”

“ Allora ad Al gli ho dato il suo camion dei pompieri  almeno se gioca si tiene impegnato per un paio di ore, mentre per Zena qualche libro da colorare almeno anche lei si distrae a dovere”

“ Oooh mia sorella la madre dell’anno, no davvero a parte gli scherzi, sei davvero una brava madre” gli sorrise Marion, continuò a sistemare il negozio ma continuava a non essere tranquilla, se notava che qualcuno la osservava più del dovuto si allarmava.

“ Allora, si può sapere che cosa hai?” Chiese Felicity a sua sorella 

Per un attimo Marion sussultò, sua sorella la capiva meglio di chiunque altro, perfino più di se stessa! magari se ne parlava con la sua famiglia poteva sentirsi più tranquilla, ma il pensiero di allarmarli e rischiare di mettere il disagio anche a loro le fecero cambiare idea. 

“ Non so di cosa tu stia parlando sorellona ma ti posso assicurare che sono tranquilla come un bradipo” disse sicura nel suo tono Marion sperando di aver convinto sua sorella

“ Mmmm” 

Felicity sapeva che sua sorella non gli stava dicendo tutta la verità, ma se avesse insistito ancora Marion si sarebbe chiusa ancora di più ed era una cosa che voleva assolutamente evitare. Dopo qualche ora vennero in negozio Faith dove  al suo seguito c’era anche Raimond il padre delle due ragazze.

“ Ciao ragazze tutto bene?” 

“ Ciao mamma, si si è venuto qualche cliente ma non molta” disse Felicity con un po di rammarico

“ Tranquilla, siamo solo a metà mattina, la giornata non è ancora finita. Guarda chi c’è con me” Faith si spostò per far spazio a Raimond

“ Ciao papà che bello vederti! Tutto bene in carcere? Ti hanno fatto del male? Mi devo preoccupare?” Felicity

“ Ragazza mia calmati o invecchierai più di me, si si tutto bene , la vostra CARA e GENEROSA MADRE ha pensato che una notte in carcere potesse giovare alla mia sanità mentale, ma sai che ti dico? Mi sono fatto nuovi amici! alla faccia tua cara!” Raimond dopo aver detto questa frase non fece altro che ridere con Faith che gli lanciava occhiatacce. 

Il loro rapporto era così, si conoscevano da quando erano piccoli, si sono amati per tutto questo tempo; ormai nulla poteva più dividerli.

“ Felicity non vedo tua sorella, dov’è Mary?”

“ Ah è andata sotto a prendermi un paio di cose “ disse Felicity con uno sguardo che diceva più della sua bocca.

“ Figliola qualcosa non va’? “ gli chiese Raimond

“ E’ per Mary, ho paura che non ci abbia detto tutto su quanto raccontato ieri… ma non voglio insistere, ha la testa calda mi risponderebbe solo male… però voglio aiutarla… non so cosa fare…”

“ Cosa è successo ieri?” Chiese ulteriormente Raimond 

“ Beh CARO se ieri mi avessi dato ascolto ORA sapresti tutto. Comunque, ieri Mary è andato in giro per la città per appendere i volantini, Felicity si era dimenticata di farlo cosi Mary si è proposta di farlo al posto suo. Ho notato che ci metteva molto a ritornare così ho pensato di chiamarla, quando è arrivata a casa ci ha detto di aver incontrato delle persone che l’hanno scambiata per qualcun altro. Ma anche io sono dell’idea che non ci abbia detto tutto” concluse infine Faith

“ Ragazze mie vi state preoccupando forse un po troppo, se fosse successo veramente qualcosa lo avrebbe detto, magari quando ritorna su glielo chiediamo ” Raimond era così, non che prendesse tutto alla leggere ma non gli piaceva andare subito al dunque voleva che le persone si confidassero con lui di propria spontaneità così da essere sinceri.

Marion dal sottoscala sentì un gran chiasso e pensò che i suoi adorati nipoti stessero facendo le pesti così si sbrigò a prendere tutto per dare una mano a Felicity.

“ Ma insomma cos’è tutto questo chiasso? vi sentivo da sotto!” Disse Marion entrando nel negozio, ma con grande sorpresa non erano i nipoti a fare baccano ma suo padre.

“ Oh è ritornato il galeotto! Ciao papà, piaciuta la galera?”

“ Oh l’altra mia figlia , stronza come sempre noto eh? ” detto questo dette un bacio sulla fronte a Felicity e abbracciò Mary, sapeva benissimo che non le piaceva. 

“ Papà puoi anche lasciarmi, Felicity questa roba dove devo metterla? Oh ciao mamma”

“ Ciao tesoro”

“ Ah si, su quello scaffale vicino alle agende grazie”

Detto questo, si avviò verso lo scaffale

“ Avete ragione, è come se la sua testa stesse pensando ad altro, a qualcosa di poco bello…” Fece Raimond 

“ Vedete? Non sono in ansia per niente, conosco la mia sorellina!” Fece tutta fiera Felicity 

“ Ci conviene pensarci quando saremo tutti a casa, se iniziamo una discussione adesso potremmo recare danno al tuo negozio e spaventare i clienti, io e tuo padre ci avviamo a casa, mi porto Al e Zena così potete lavorare tranquille” 

“ Si mamma va bene , grazie a dopo!”

“ Ciao Mary ci vediamo più tardi a casa” la salutarono sia Faith che Robert

“ Mmm come? Ah si a dopo, ciao” Marion gli rispose senza girarsi, continuò a mettere le cose sugli scaffali, fece loro ciao con la mano

Felicity guardò i suoi genitori, ma loro gli mimarono con la bocca “ a casa”, e così rimasero solo loro due. Per tutto il resto della giornata ci sono stati molti più clienti nel negozio e Marion e Felicity erano state occupate tutto il tempo. Felicity ogni tanto guardava Marion per cercare di capire qualcosa, se ne accorgeva e per risposta gli dava le spalle così da non poterla guardare in faccia.

All’Hotel Odissey: 

“ Siete riusciti a scoprire qualcosa su Marion?” Chiese la Lady

“ Si forse si” disse Arthur “ Ieri quando l’abbiamo incontrata ho notato che stava appendendo qualcosa in un bacheca, così prima ci sono ritornata ed ho trovato questo” posò il volantino sul tavolo così che tutti potessero vederlo.

“ Good morning and Bye? Ma cos’è?” Chiese Allan

“ È una cartoleria, da come puoi vedere dal volantino, ma la cosa più interessante è sul retro” Arthur la girò e dietro c’era la foto di una mappa “ Probabilmente William lavora li”

“ Marion” disse Alexander 

“ Come scusa ?” Chiese Arthur 

“ In quel negozio ci lavora Marion non William” ripose con tono minaccioso Alexander “ la Lady avrà anche percepito suo figlio, ma non ci ha riconosciuti, finché non avrò la certezza che quella ragazza sia Will per me resterà una qualsiasi altra persona sulla terra” disse Alexander, il suo sguardo era cupo sull’orizzonte come per cercare qualcosa, come per cercare delle risposte, ma su William.

Ma quello che stava facendo Alexander era solo mentire a se stesso…

“ William, Marion, chiamala pure come ti pare, ma quella è L’anima di William quindi per me è William!” Disse quasi con aria di sfida Anna “ io mi fido della Lady, e se lei dice che è William allora è William” 

“ Ragazzina, vedi di abbassare i toni, non stai parlando con una persona a caso” Alexander rispose all’aria di sfida di Anna 

“ Ragazzi calmatevi, non mi sembra il caso di litigare fra di noi”

“ Tzè Pensi davvero di dettare legge Cassandra? Tu litighi con l’idiota almeno tre volte al giorno, non farmi la tua morale del cazzo”

“ Ehi datti una calmata, se vuoi una rissa allora l’avrai!” Si intromise Allan, che forse era meglio se si faceva i fatti propri.

“ So benissimo perché ti comporti cosi Alexander!” Disse con voce autoritaria Anna

“ Te lo ripeto, taci ragazzina” il tono di Alexander non era più di sfida, ma minaccioso 

“ Cosa che credi che siamo? Degli allocchi? Pensi che nessuno avesse notato i sentimenti che provi per William? Davvero pensi che nessuno se ne fosse accorto ? Mi sa che l’idiota qui sei tu!” Anna sputò fuori tutto d’un fiato, come se lo avesse tenuto segreto per molto tempo 

“ Tu maledetta..!” Alexander fece per accanirsi su Anna ma Allan e Arthur lo fermarono

Tutti, col passare degli anni, si erano resi conto che ciò che provava Alexander nei confronti di William era più che semplice amicizia; ma nessuno disse una parola, nemmeno dopo la scomparsa di William.

“ Adesso basta.. Anna calmati, e pure tu Alexander” La Lady entro nella camera “ Allan, Arthur potete lasciarlo” “ ne è sicura signora?” Il suo sguardò bastò come risposta

“ Tutte e due avete esagerato”
“ Ha incominciato lui signora, lei lo ha sentito, tutti lo abbiamo sentito, quella ragazza è William! Potrà anche avere un aspetto diverso ma è lui, E’ LUI!”

“ Smettila!”

“ No non la smetto, Lei è William anche se è una ragazza è William! PERCHé NON LO VUOI AMMETTERE? EH PERCHé NON LO AMMETTI VIGLIACCO!” 

“ SI VA BENE è LUI SEI CONTENTA ADESSO?” gridò Alexander , il continuare a dire il suo nome lo facevano solo soffrire, quindi perché non ammetterlo? Anche se non voleva dirlo anche lui aveva sentito dentro di lei Will, il suo adorato Will, la persona che amava più di se stesso… la persona che nonostante tutto questo tempo continua ad amare, e quell’amore per lui è una continua sofferenza.

Tutti rimasero impietriti dal gridare di quelle persone, il solo pronunciare il nome di William faceva perdere la testa a tutti , ed Anna e Alexander erano le persone che più ci tenevano a lui.

“ Avete smesso di gridare? vi devo ricordare che siamo in un Hotel e che ci sono altre persone su questo piano? Disse la Lady, sul suo volto la rabbia. 

“ Ci scusi signora” disse Anna 

Alexander non disse nulla, continuò a guardare Anna con un filo di rabbia e tristezza 

“ Alexander, è vero quello che ha detto Anna, noi ci siamo sempre resi conto dei tuoi veri sentimenti per William” disse Allan

Gli occhi di Alexander si posano su di lui, poi su Arthur, Cassandra, e perfino su quelli della Lady

“ Perché?… perché non avete mai detto nulla?” 

“ E cosa dovevamo dirti? Sei tu che decidi di chi innamorati o meno, noi chi siamo per giudicare o per dirti mezza parola?” Disse Cassandra con occhi sinceri

Sul volto di Alexander cominciò a scendere qualche lacrima, tutti i presenti erano come impietriti, lui la persona più dura del mondo, più forte ora stava piangendo. Preso conoscenza di quello che ormai sapeva sputò tutto fuori: 

“ Io… io lo amavo…. Io continuo ad amarlo nonostante non sia al mio al nostro fianco, per guidarci, per dirci cosa fare, per sorridermi… ho perso la mia luce e ora mi ritrovo in un angolo al buio senza la mia metà. Avrei voluto dirglielo ma avevo paura che questo mio sentimento poteva allontanarlo, forse spaventarlo, che non mi avrebbe più guardato con quei suoi occhi azzurri ricolmi di bontà e il suo sorriso, quel suo sorriso che mi riempiva il cuore di un calore mai sentito, il suo sorriso , lo amavo quel sorriso…”

Amore, un sentimento così potente, così sincero, ti fa sorridere, ti fa arrabbiare, ti fa soffrire, un sentimento puro ma anche così fragile; ciò che stava manifestando in quel momento Alexander era il suo semplice amore per William, la persona più cara che potesse avere, non gli importava che fosse maschio o cosa potesse pensare la gente di lui, lo amava e questo era l’unica cosa che gli importava.

“ Lo sapeva “ disse ad un certo punto la Lady

“ Chi lo sapeva signora? “ chiese Allan

“ William”

“ Scusi cosa sapeva? “ disse Cassandra 

“ Ragazzo, Alexander, William era a conoscenza dei tuoi sentimenti” la Lady dopo aver detto questa frase, si versò il the e si sedette 

“ Non credo di capire…. Will sapeva cosa io provassi per lui? E come? Io non gli ho detto nulla, NON GLI HO DETTO NULLA!” Disse con un filo di paura Alexander 

“ Non era necessario Alexander, quando eri insieme a William i tuoi occhi cambiavano, sorridevi sempre, il tuo amore per lui usciva in tutto il suo splendore e lui lo ha sempre capito, capiva il tuo amore per lui e lo accettava”

“ No lei mi sta mentendo, no no no io non le credo LEI MENTE” Alexander non poteva credere a ciò che aveva appena sentito, William, il suo William sapeva dei suoi sentimenti? 

“ No è la verità lui stesso me lo disse dopo la gita in montagna” 

“ Ma… come… io non gli ho detto nulla.. davvero.. volevo farlo ma la paura mi ha sempre fermato… e se..se lo sapeva perché non dirmi nulla?” Alexander era sempre più incredulo, gli altri non sapevano cosa dire e per evitare di intromettersi rimasero in silenzio ad ascoltare.

“ Non ti ha mai detto nulla perché aspettava che fossi tu a dirglielo, sapeva benissimo del tuo forte sentimento e pensava che se te ne avesse parlato avrebbe rovinato una cosa importante così ha sempre aspettato che fossi tu a farti avanti, lui ti voleva bene, e sono sicura che avrebbe apprezzato il tuo amore” la Lady si alzò ed andò davanti ad Alexander, lui alzò gli occhi verso la donna e le lacrime che fino ad ora aveva sempre trattenuto vennero fuori, ed un urlò liberatorio uscì dalla sua bocca. Quel momento li riunì ancora più di prima e una cosa continuò ad affermarla, William era ed è sempre stato importante per loro.


NOTE AUTORE:
Ecco qua il secondo capitolo, è leggermente più lungo del primo, spero che vi possa piacere!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3801710