Code of behaviour: to love

di we love smile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Code of behaviour: to love

 

 

 

 

 

Gabriella si rigirò dolcemente tra le coperte mormorando assonnata mentre una calda luce pomeridiana filtrava dalla finestra disegnando tenere ombre arancionate sul pavimento. Piccoli e rapidi come il dolce battito del cuore avvertì al suo fianco dei passi che si fermarono proprio al fianco del letto. Sospirò senza trovare il coraggio di aprire gli occhi e si girò nuovamente infastidita dall'idea di doversi alzare e incuriosita di scoprire a chi appartenessero quei piedini piccoli che avevano camminato sul parquette liscio e lucido.

Avvertì qualcosa di impacciato, o forse qualcuno, tirare le lenzuola al suo fianco e avvicinarsi al suo corpo steso. Aprì gli occhi sbattendo le lunghe ciglia nere mentre i boccoli bruni erano sparpagliati scompostamente sul cuscino e quando un piccolo visino paffutello e un po' confuso le comparve davanti alla visuale si mise a sedere lentamente sorridendo. Vide i capelli come i suoi teneri e neri e sorrise mentre il bambino piccolo le sorrideva con dei dentini bianchi lucidi. Gli carezzò la testa affettuosamente e gli stampò un bacio sulla guancia mentre una vocina piccola e lontana le diceva gioiosamente pimpante.

-Ma mamma mi sono svegliato prima io di te!-

Gabriella rise e cercò di prenderlo tra le sue braccia quando il bimbo si infilò sotto le coperte e gatton gattoni camminò per tutto l'enorme materasso e Gabriella vide il bozzetto percependo solo la risata divertita del bimbo. Posò la coperta sopra la sua testa e cercò di guardare sotto le coperte per vedere il bimbo. Un colpo al cuore quando si trovò proiettata in uno spazio bianco che si rimpiccioliva mentre un guanto di tenebre si protendeva verso di lei. Si guardò attorno spaesata e gridò in quel bianco di coperte.

-Matt? Matt dove ti sei cacciato?-

Non udendo risposta andò avanti e si trovò non più nel letto ma in uno spazio indefinito cercando il piccolo bambino. Fece qualche passo avanti quando improvvisamente percepì una mano sul suo polso. Urlò terrorizzata e si divincolò per muoversi e liberarsi dalla presa. Dov'era Matt? Dov'era suo figlio? E dove si trovava lei?

 

Aprì gli occhi di soprassalto e si trovò completamente zuppa sul letto mentre voltatasi di scatto vide Taylor al suo fianco che la guardava leggermente preoccupata. La brunetta indossava una vestaglia da notte mentre le ombre delle insegne luminose fuori dalla finestra illuminavano di diversi colori la stanza buia dell'appartamento.

-T...Tay?-

Mormorò Gabriella incerta mentre la brunetta annuiva leggermente scossa fissando Gabriella preoccupata.

-Si, piccola, ti ho sentita urlare e sono corsa a vedere...-

-Ma...ma che ore sono?-

Chiese Gabriella arrossendo voltandosi verso la sveglia che segnava le tre di notte. Si passò una mano sul viso ricadendo stesa sul letto mentre Taylor le rispondeva con un sorriso raddolcito.

-Sono le tre di notte...-

-Oh...scusami. Ti ho svegliata. Comunque va tutto bene...torna a letto domani hai l'esame. Scusami Tay.-

Taylor ridacchiò alzandosi e dirigendosi verso il letto le disse con voce suadente e affettuosa.

-Tranquilla Ella...tranquilla...-

Detto questo scomparve diretta nella sua camera. Gabriella sbuffò e si passò una mano sulla fronte madida di sudore tremando leggermente. Era così stranita, così emozionata, aveva mille brividi che le attraversavano il corpo senza sosta. Chi era quel bambino? Aveva provato un piacevole calore che le aveva scaldato tutto il corpo partendo dal cuore. Sospirò pesantemente e si alzò scostando con una mano le coperte: di rimettersi a letto non ne aveva intenzione, la paura che quel sogno le aveva messo in corpo quando non aveva visto più nulla attorno a se era stata troppo forte. Arrivata in cucina estrasse la bottiglietta d'acqua e quando se ne versò un goccio seguì con lo sguardo la mano vicino alla pancia piatta. Provò un brivido e mentre beveva l'acqua e si poggiò la mano libera all'altezza del ventre sentendosi strana. Dopo aver chiuso il frigo e messo il bicchiere a lavare si incamminò lentamente verso il comodino vicino al letto. Estrasse una scatolina e presa dall'ansia la fissò poggiandola con se sul letto ad una piazza e mezza.

Iniziò a torturarsi un unghia mordendosela in continuazione senza trovare il coraggio per andare in bagno ad eseguire il test di gravidanza che Taylor l'aveva costretta ad acquistare pochi giorni prima, venuta a sapere che la notte frequentava qualcuno. Gabriella a quel pensiero provò una fitta ricordando chi era quel qualcuno, il suo migliore amico. Dall'unghia mangiucchiata passò ad un boccolo bruno che continuò a rigirare sul dito fino a che non avvertì un presa sullo stomaco che la obbligò ad alzarsi. Con la vestaglia di seta morbida che ricadeva sulla sua pelle liscia la ragazza si diresse rapidamente verso il bagno dove sparì con la piccola scatoletta contenente il test.

Poco dopo inevitabilmente un urlo le sgorgò dalle labbra risuonando per tutto l'appartamento nel completo silenzio.

 

Continua...

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Capitolo 2
*** 2 ***


-Gabriella!- seguì l'urlo preoccupato di Taylor. Ben due urli nel giro di dieci minuti. Cosa aveva quella notte la sua amica?

Quando raggiunse la porta del bagno trovò la mora mordersi un ciuffo di capelli imbarazzata, guardando il pavimento.

-Ehm... mi sono spaventata guardandomi allo specchio. Odio i miei capelli... non stanno bene mai, in nessun momento, e adesso pure mi fanno urlare nel mezzo della notte, ti rendi conto?-

E' visibilmente sconvolta, pensò Taylor con un sorriso. -Stai sclerando, baby, hai bisogno di una doccia calda e di buona musica rilassante. E intanto ti faccio una tisana, okay?-

Gabby annuì docile.

Dio, fa che non si accorga del rigonfiamento della vestaglia... ti prego ti prego ti prego, pensava intanto. Quando si era resa conto di non aver urlato solo nella sua testa, aveva infilato in fretta e furia il test nella tasca, e sperava tanto che Taylor non avesse guardato lì.

Quando l'amica uscì tirò un sospirò di sollievo e chiuse la porta, appoggiandovisi contro e sedendosi.

Però una doccia mi ci vorrebbe proprio, si disse a dispetto di quello che aveva voglia di fare – ovvero buttarsi a letto e dimenticare tutto per un po', almeno fino a quando non sarebbe stata in grado di affrontarlo.

-Stupido aggeggio del cavolo!- sibilò infastidita prendendo il test e ficcandolo dietro a un armadietto perché nessuno lo trovasse. Si strappò praticamente il pigiama di dosso, correndo sotto il getto di acqua calda, quasi bollente.

Portò indietro la testa, schiudendo le labbra. Rilassò il viso, ripensando, mentre anche la sua posa si ammorbidiva, alla notte che l'aveva portata fin lì.

 

Toc toc

-Chi è?-

-Sono il lupo mangiafrutta.-

-Chad, smettila di fare il bambino.- sospirò aprendo la porta dell'appartamento.

-Ella, mi serve il libro che ti ho prestato il mese scorso. Devo dare un esame e ho bisogno di controllare alcune cose.- disse stravolto.

-Ma non è domani l'esame?.

-Infatti.-

-Ma non ce la farai mai! Perché non sei venuto prima? Ci vediamo tutti i giorni e non ti viene in mente di chiedermi un libro?-

-Beh, andata così, Montez. Mi fai entrare o no?-

-Vieni.- sospirò, alzando gli occhi al cielo di fronte alla disorganizzazione del suo migliore amico.

Chad crollò sul divano, e non riuscì a concentrarsi molto a lungo sul suo libro. Lei provò ad aiutarlo in ogni modo che le veniva in mente, nonostante fosse mezzanotte passata, ma non c'era niente da fare: quando si trattava di studio Chad non era certo dei migliori. Alla fine, quando lei andò in cucina a fare del caffè, il ragazzo si addormentò con un'espressione talmente angelica che fece quasi ridere Gabby. Si avvicinò. Le palpebre si muovevano, segno che stava sognando. E' possibile sognare dopo essersi addormentati da pochi minuti?, si chiese.

Si sedette sul bordo, pensando di essere davvero fortunata ad avere un amico come lui, sempre pronto ad ascoltarla e a proteggerla, ma anche così indifeso e sensibile che certe volte eri tu a sentire il bisogno di coccolarlo e stringerlo. Come un bambino, Chad  le strinse la mano corrugando la fronte, e la ragazza immaginò che i suoi dolci occhi chiusi in quel momento esprimessero paura, o forse disorientamento. Chissà cosa stava sognando.

Gabriella non seppe mai dire cosa la spinse a fare quello che accadde dopo. Semplicemente, un momento contemplava il viso beato di Chad, e un altro lo stava baciando.

Chad aprì lentamente gli occhi, e quando la vide lì, parve svegliarsi completamente. Anche Gabby spalancò gli occhi, terrorizzata, e si ritrasse. Ma la mano di lui la fermò, prendendola per il polso dolcemente e in modo decisivo allo stesso tempo. In una frazione di secondo che alla ragazza parve eterna, lui la squadrò, disorientato da quello che vedeva. Poi, ancora tenendole il polso, si sporse e la baciò, toccandole i fianchi e il seno con la mano libera. Risalì fino alla guancia lattea dell'amica, che nonostante la situazione non era macchiata di rosso.

Sia Gabriella che Chad avrebbero in futuro affermato di essersi sentiti a proprio agio, quella notte e tutte quelle che la avrebbero seguita.

Sapevano che non c'era niente di più dell'amicizia pura tra loro, ma non riuscivano a fermarsi. Erano semplici notti di piacere, puro sesso e dolci baci, come una droga dalla quale dipendevano, e che creava una ragnatela sempre più fitta di complicazioni, ma anche se stavano frequentando qualcun altro Gab e Chad dovevano essere così. Era ormai impossibile tornare indietro quanto fermarsi, e in fondo neanche lo volevano, giusto? Questa era la domanda che si affacciava sempre nei loro pensieri, ma alla quale non davano mai voce, la ignoravano deliberatamente.

 

E adesso, pensò Gabriella insaponandosi nella doccia, sto per avere un bambino proprio da lui.

Uscendo dalla cabina scosse nell'aria i boccoli neri, avvolgendo il suo corpo nell'asciugamano bianco. Poi si mise di fronte allo specchio, e lo lasciò scivolare a terra. Come prima in camera si posò una mano sul ventre, piatto, provando una scossa.

Non poteva credere che una piccola vita si era già formata lì dentro.

 

 

Continua....

Fan delle TroyxGabriella non saltate immediatamente alle conclusioni sbagliate. ;) A presto.

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Capitolo 3
*** 3 ***


Gabriella fissò la cassiera della farmacia che mentre le batteva alla cassa il test di gravidanza la fissava con uno sguardo indagatore. La moretta si sentì a disagio e sbuffò poggiandosi un braccio su un fianco e borbottando infastidita. Si era sempre chiesta perchè non potevano esserci i distributori di test di gravidanza, c'erano quelli per i preservativi, per le sigarette perfino per il latte fresco! E non per un dannato test! No signore non poteva evitare di farsi scrutare da capo a piedi da un'indecente infermiera che poteva pensare qualsiasi cosa. Senza contare che era la figlia di un'amica di sua madre.

Si portò la mano alla fronte e proruppe con voce tesa e un sorriso forzato.

-Non capisco perchè tocca a noi migliori amiche andare a comprare i test...-

Lo sguardo della ragazzo bionda dietro al bancone si assottigliò facendosi ancora più indagatore e con un perfetto falso sorriso di plastica rispose con una risatina acidula.

-Una tua amica ha il timore di essere incinta?-

-Oh si...questo...questo è il secondo test che fa...-

La ragazza dai capelli biondi fu attraversata da un brivido di interesse e si sporse un po' dalla cassa scrutando il viso angelico di Gabriella e mormorando con le labbra carnose leggermente screpolate per il freddo invernale che penetrava dalla porta lasciata aperta.

-E....il primo cosa è risultato?-

Gabriella si morse il labbro inferiore arrossendo leggermente, cosa che tuttavia non sfuggì minimamente all'infermiera che ghignò leggermente inarcando un sopracciglio. La moretta si sentì sciocca e a disagio, ma non poteva fare una figura peggio di quella così alzato lo sguardo e mettendo in volto la sua più falsa espressione neutrale se non un po' preoccupata come un'amica dovrebbe essere bisbigliò con la voce ridotta ad un soffio.

-Negativo...niente bebè ma vuole esserne sicura.-

Tutta la curiosità a quell'affermazione si spense negli occhi della ragazza dai capelli biondi che riprendendo a masticare la gomma le consegnò la bustina contenente il test con cortesia che celava una gran noia. Gabriella sorrise e salutò uscendo con un sospiro di sollievo. Se l'era bevuta. Continuò a camminare e intanto decise di fermarsi a prendere un cappuccino. Sospirò mettendosi comoda in un angolino e mentre girava il cucchiaino nella tazza mille pensieri le vorticavano nella testa.

Era incinta? Il test era positivo...ma voleva essere sicura prima di scuotere l'animo di Chad...già Chad. Cosa sarebbe successo se aspettava un bambino dal suo migliore amico? Le loro notti sarebbero di sicuro finite. A quel pensiero provò una fitta...non perchè lo amasse, ma più semplicemente perchè quando facevano sesso si sentiva in qualche modo amata e sapeva che Chad ci sarebbe stato sempre, per qualsiasi motivo. Per lei era come un fratello... sbuffò quando nella sua mente balenò un ricordo che la scosse dalla sedia costringendola a posare la tazza sul tavolo un po' troppo bruscamente.

Il viso di un bimbo che aveva già visto nel suo sogno, tutto sfocato, troppo appannato. Matt...

Rabbrividì al solo ricordo e con mani tremanti riprese a bere il cappuccino desiderando di essere a casa, non provando più la voglia di rimanere fuori. Si alzò frettolosamente e pagò il barista per poi uscire e dirigersi a passi rapidi verso casa.

Estrasse le chiavi dalla borsa e aprì il portone del condominio. Prenotò l'ascensore e salì all'ultimo piano. Era l'appartamento più grande del palazzo con un soppalco e una parete completamente di vetro. Era una costruzione recente e moderna e dato che l'architetto era stato il cugino di Taylor aveva fatto si che spendessero poco nell'acquistare quel bell'appartamento. Aprì la porta e sentì il cuore leggero mentre la trovava vuota. Voleva un bene dell'anima a Taylor, del resto era la sua migliore amica, ma in quel preciso momento era meglio se era sola.

Si sfilò il giubbotto panna di dosso con un gesto stizzoso e puntando dritta al bagno prima di entrare decise le reazioni che avrebbe dovuto adottare una volta che il test fosse finito.

Possibilità uno: negativo. Non è incinta. Per sicurezza avrebbe preso un nuovo test e a meno che quel piccolo aggeggio non le avesse risposto "Non lo so" a caratteri cubitali avrebbe avuto una maggioranza di no....o di si. Di lì in seguito avrebbe capito cosa fare.

Possibilità due: positivo. Era incinta. Avrebbe immediatamente chiamato Chad, imponendo a se stessa di dirgli tutto il prima possibile. Essere del tutto completamente sincera.

Entrò in bagno dopo un'auto-convinzione.

 

Gabriella si attorcigliò il cavo del telefono attorno ad un dito con gli occhi lucidi e gonfi pronti a scoppiare a piangere mentre sentiva il suono insistente della chiamata risuonarle nella testa quando all'improvviso una voce la colse impreparata facendola respirare a fatica.

-Pronto parla Chad!-

-C...Chad...sono Gabriella!-

La ragazza balbettò ritirando un singhiozzo e soffocandolo nel profondo della gola, tuttavia Chad da migliore amico quale era doveva averlo sentito perchè le disse con voce preoccupata e stranamente pensierosa.

-Emh...coach sono da...mia madre adesso...ma se vuole passo da lei più tardi, appena ho fatto!-

Mentì Chad mentre la madre si voltava verso di lui sospettosa posandogli un piatto di pasta davanti allo sguardo. Gabriella dall'altro lato del telefono si maledì, proprio l'unico giorno del mese che Chad veniva invitato a casa dai suoi lei lo doveva chiamare? Tuttavia sentiva il magone crescere e l'ansia farsi largo nel suo cuore quindi si obbligò a parlare lo stesso rispondendo a Chad con prepotenza.

-No Chad, non possiamo parlare dopo! Mi dispiace ma è urgente!-

-Ma...coach...-

Provò Chad ma non sentendo risposta interruppe il suo pranzo guadagnandosi uno sguardo adirato della madre e implorando perdono mentre la sentiva iniziare a parlare con sua madre e i suoi fratelli con frasi del tipo "Per una volta che lo vediamo sempre attaccato a quell'aggeggio!" si diresse verso l'uscita.

Aperta la porta inspirò a fondo e poi disse passandosi una mano tra i capelli e sorridendo appena leggermente acidulo.

-Complimenti Ella mia madre ora mi dimezzerà la porzione del dolce a causa tua!-

Gabriella sentì che le lacrime iniziavano a scenderle dalle guance tuttavia sorrise spontaneamente alla naturalezza giocosa del migliore amico. Si sentì viscida a dovergli infangare quel momento, si sentì infame e vulnerabile all'idea di dovergli rovinare tutto. Di mettergli tra le mani una responsabilità troppo grande, troppo imponente per lui, così piccolo e ingenuo come era sempre. Non voleva obbligarlo a crescere all'improvviso, bastava che lei fosse cresciuta così all'improvviso, bastava lei...

-Chad...scusami...ma era troppo importante e io...-

-L'ho capito dal tono della tua voce...che cos'è che ti fa piangere Ella?-

La voce raggiunse Gabriella che sorrise nuovamente mentre si sentiva amata da suo fratello che sapeva riconoscere quando piangeva anche per cellulare. Strinse con vigore la cornetta e soffiò nell'orecchio di Chad le parole per crescere in fretta.

 

Chad bussò violentemente alla porta di casa e quando sentì dei passi lenti e strascinati non si sorprese che la ragazza impiegasse così tanto, le aveva detto di essere svuotata di ogni energia. Con un lento cigolo l'uscio si aprì e il moretto senza attendere strinse la sua migliore amica al petto affondando il viso nella spalla della ragazza che ricambiò l'abbraccio sentendo finalmente l'abbraccio di quelle notti tornare a circondarla e a scaldarla. Ora poteva anche sfogarsi con lui, magari prenderlo un po' a pugni dato che la colpa era per metà anche la sua. Chad sorrise intenerito e la trascinò in salotto dove lei lo riempì seriamente di pugni deboli, ma pur sempre pugni sul petto muscoloso scolpito dallo sport.

 

Qualche giorno dopo…

 

-Mmmm...- mormorò Gabriella davanti allo sportello aperto del freezer.

Era indecisa se magiare gelato al cioccolato oppure alla fragola; precedentemente aveva già scartato pistacchio (il barattolo era già mezzo vuoto), vaniglia (non ne andava matta), e cocco (perché qualcosa doveva pure lasciarlo da parte, no?)

La giovane venticinquenne sapeva che la voglia di gelato dipendeva probabilmente dalla gravidanza, ma si sentiva anche un po' depressa.

Insomma, in fin dei conti non si sarebbe mai aspettata di diventare madre a quell'età, per lei era ancora presto, non si sentiva del tutto pronta. E se sarò una cattiva madre?, si chiedeva, persino nel sogno non sono riuscita a proteggere mio figlio.

Non farti complessi, le aveva detto Chad quando se ne era reso conto, tu sei meravigliosa in tutto.

Allora lei con gli occhi pieni di lacrime lo aveva guardato riconoscente con un piccolo sorriso, ma dentro il suo cuore era in pezzi: lei non sarebbe stata un madre perfetta, non avrebbe dato al suo bambino una vera famiglia.

-Perché non ti amo Chad?- si lamentò buttandosi a capofitto nel gelato. Socchiuse gli occhioni scuri mentre le scaglie di cioccolato fondente le si scioglievano in bocca.

-Gab? Stai ancora mangiando gelato?- la voce di Taylor la raggiunse, seguita subito dopo dalla ragazza, in accappatoio e infradito.

Gabriella alzò le spalle, spostandosi i capelli di lato sulla spalla.

-C'è caldo.- disse sbuffando.

Taylor scosse la testa, divertita dall'improvviso comportamento infantile dell'amica, ma anche un po' preoccupata, e accese il ventilatore.

-Vado a vestirmi. Ho una cena di lavoro. Ma tu potresti nutrirti di qualcosa di leggermente più sano, per favore?-

-Va bene. Poi mangio il gelato alla fragola. La fragola è un frutto e fa bene, no?-

-Si... Oppure potresti mangiare la frutta vera? Cosa ne dici?-

-Dico che preferisco il gelato.-

Non c'è problema dolcezza. Solo che lo mangi da quasi tre giorni, si disse Taylor sempre più preoccupata.

 

Nella pausa che gli era stata concessa nel mezzo dell'allenamento di basket, Chad decise di chiamare Gabriella. Non perché sentisse un bisogno irrefrenabile di sentire la sua voce, ma adesso era più in pensiero per lei che di solito, perché portava in grembo il suo – loro – bambino. Era come quando si sentiva in dovere di riaccompagnarla a casa dopo che aveva bevuto, o quando diceva di stare malissimo per i dolori mestruali. Solo che adesso c'era in gioco qualcosa di più importante: suo figlio. Con il pensiero fisso diventerò padre non riusciva più bene a giocare, viveva come un automa. E le domande che si faceva Gabriella riguardo alle sue potenzialità, se le faceva spesso anche lui.

Gabby rispose al terzo squillo.

-Ciao straniero.-

-Ehi donna.- rispose con un involontario sorriso. -Sei riuscita a trovare un ginecologo?-

-Si, ma ce ne sono due che sono considerati molto bravi, così volevo anche il tuo parere.-

-Chi sono?-

-Si chiamano...- Gabriella consultò un foglietto. -Martinez e Sanders. Hanno una buonissima reputazione entrambi. Ottima.-

-Non me ne intendo di queste cose, Ella. Prova a chiamare tutti e due e prendi appuntamento con quello che è disponibile prima.-

-Okay. Poi ti richiamo.-

 

-Studio ginecologo del dottor Martinez, buongiorno.-

-Salve, vorrei prendere appuntamento per un'ecografia...- disse debolmente la ragazza.

Al di là della cornetta la segretaria, una ragazza sui venticinque anni dall'aria annoiata, socchiuse gli occhi, restando per qualche istante in silenzio.

-Pronto?- fece Gabby ancora più agitata.

-Gabriella Montez?-

Questa volta fu lei a restare zitta. Non riusciva proprio a collocarla quella voce... chi era?

-Sono delusa, non mi riconosci? Dopo tutto quello che c'è stato tra noi? Si dai... tutta la nostra enorme amicizia, l'alleanza per conquistare i ragazzi...-

Di nuovo silenzio.

-Ehi Montez. Guarda che sto scherzando. Sono Sharpay. Evans.-

La bocca di Gabriella si aprì in una forma arrotondata, lasciando uscire un debole -Oh.-

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

Questo capitolo è risultato più lungo del previsto, ma è utile per chiarire bene la situazione e per permettere una perfetta entrata in scena di Troy nel prossimo capitolo. Devo inoltre avvertire che a causa della nostra partenza i capitoli successivi verranno pubblicati con più lentezza.

 

 

Grazie

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Capitolo 4
*** 4 ***


-Eva…Evans?-

Balbettò Chad mentre con una mano si allargava impercettibilmente il collo della maglia a maniche corte che indossava. Gabriella affondò il cucchiaino nella coppa di gelato portandoselo poi alle labbra con uno sguardo corrucciato e leggermente immusonita sfilò dolcemente il cucchiaino dalle sue labbra morbide e piene. Per poi rispondere con voce addolcita anche dal sapore dolce del gelato al cioccolato.

-Si…proprio lei. Comunque l’appuntamento è domani…volevo chiederti una cosa.-

Chad si portò le mani dietro alla nuca e spinse la sedia su cui era comodamente seduto un po’ indietro sollevandola solo sulle gambe posteriori e dondolandosi un po’ incerto. Gabriella lo guardò di soppiatto e sorrise intenerita: quel vizio non l’aveva perso mai da bambino se lo trascinava dietro da allora. Era questo che di Chad le piaceva: riusciva  ad essere un bambino vivace e pasticcione e al tempo stesso un adulto deciso e determinato. Impeccabile quasi.

-Dimmi…-

Disse lui spostando il suo sguardo sul cielo limpido di un azzurro intenso con qualche batuffolo di panna sparso qua e là. Gabriella lo fissò intensamente mentre le mani le tremavano un po’. Il suo sguardo ricadde per un istante su un ragazzo alle spalle di Chad che camminava con la mano stretta in quella di una bambina adorabile. Era giovane, un ragazzo di appena vent’anni eppure esprimeva una gioia senza paragoni il suo viso.

Provò un brivido e allontanò la coppa di gelato con troppa forza. Questa scivolò rapidamente sulla superficie liscia del tavolo e finì verso il bordo. La ragazza si portò una mano alla bocca quando all’improvviso la mano scura del moretto la afferrò in tempo.

La mora alzò lo sguardo imbarazzata e lo puntò in quello di Chad che la incitò con lo sguardo a porgli la domanda.

-Potresti venire con me…dal ginecologo?-

Chad impallidì e strinse il pugno attorno alla coppa con decisione: andare con Gabriella sarebbe equivalso ad affrontare direttamente Sharpay Evans. Provò un brivido di piacere misto paura sulla schiena. L’ultima volta che si era visto con la biondina la serata si era conclusa in un modo molto…appassionato nelle lenzuola della casa della bionda.

Ma la mattina dopo lui era sparito e non si era più fatto sentire. Era stato un’idiota ma Sharpay gli faceva provare emozioni strane, troppo forti. Ogni suo gesto, anche solo il movimento delle labbra mentre parlava suonava ai suoi occhi così provocante e al tempo stesso era…fottutamente bella. Tanto bella da essere quasi fastidiosa.

Si riprese scuotendo la testa e puntando lo sguardo in quello di Gabriella che attendeva agitata martoriandosi un boccolo. Il ragazzo stava per rispondere negativamente quando vide gli occhi della ragazza che lo supplicavano, lo imploravano di una risposta positiva.

Si morse la lingua e le disse arrossendo leggermente.

-Ma…non devo entrare vero?-

Gabriella lo fissò in silenzio per qualche minuto e poi scoppiò a ridere e Chad sorrise debolmente contento di averla fatta ridere di gusto. La ragazza si calmò e poggiandosi il dorso della mano sulle labbra per nascondere la risatina ancora persistente gli disse lanciandogli uno sguardo di rimprovero.

-Non ti sei fatto problemi a vedermi nuda tutte le altre sere!-

Chad inarcò un sopracciglio e sorrise maliziosamente senza parlare. Il suo sguardo diceva molto e Gabriella arrossì ridacchiando seguita dal ragazzo che le porse la coppa di gelato incitandola a finirla con un sorriso affettuoso e fraterno che riscaldò il cuore della moretta.

Già…loro due erano come fratelli…niente avrebbe cambiato questo.

-Con…Tay?-

Proruppe la moretta affrontando un argomento spinoso per entrambi. Chad fece una smorfia di mortificazione e mormorò accasciandosi con il capo sulle braccia poggiate sul tavolinetto.

-….fin troppo bene…-

-Come facciamo a dirle che….il ragazzo di cui è innamorata ha messo incinta la sua migliore amica?-

Chad alzò il viso di scatto e mormorò facendo una smorfia di supplica con il viso.

-E se non glielo dicessimo?-

-Oh Chad! Molto probabilmente il bambino sarà uguale a te perché tu possiedi i caratteri dominanti che sono pelle scura, occhi scuri, e poi vuoi che non ti assomigli? È tuo figlio!-

Chad affondò nuovamente il viso tra le braccia e bofonchiò rattristato la sua muta protesta facendo addolcire l’espressione tesa di Gabriella che allungò una mano e carezzò la guancia del moretto alzandogli il viso nella sua direzione. Sorrise incoraggiante e mentre nel suo cuore pregava che la sua coinquilina nonché migliore amica capisse che era stato tutto uno sbaglio mentre soffiava sul viso di Chad.

-Sono sicura che capirà…-

-…lo spero tanto.-

Disse lui con un gemito alzando un braccio mentre affondava il viso in una mano. Quando al voce della cameriera gli chiese cosa desiderava il ragazzo indicò senza alzare lo sguardo la coppa gelato di Gabriella e sussurrò.

-Ne voglio una anche io…abbastanza grande da poterci affogare.-

La donna rise e si allontanò mentre Gabriella sorrise e riprese a mangiare la sua coppa dicendo con gli occhi che le brillavano leggermente golosi.

-Però me la fai assaggiare?-

-Ma Ella è uguale alla tua solo più grande!-

La ragazza rise divertita e gli disse con un falso viso imbronciato tenendosi il cucchiaino poggiato sulle labbra verticalmente.

-Bhe ma sono io quella con le voglie non tu!-

Chad rise e annuì debolmente scambiandosi uno sguardo con Gabriella che allungandosi gli stampò un bacio sulla guancia con affetto.

 

Il giorno dopo…

-So…sostituto?-

Sharpay Evans annuì tranquillamente per poi segnare con una piccola V a fianco del nome di Gabriella sulla sua lista di appuntamenti che con le mani poggiate contro il bancone della segreteria la fissava ad occhi sgranati.

-Uhm…comunque la prossima sei tu.-

Gabriella sospirò pesantemente, ora doveva rivedere tutto il discorso mentale che si era fatta sostituendo al nome del ginecologo che le era stato detto quello del sostituto. Si voltò e fissò Sharpay con titubanza parlando poi leggermente curiosa.

-E è bravo? Nel senso…immagino siano molti anni che lavora quindi posso fidarmi e…-

-Diciamo che è alle prime armi. Ma è molto bravo.-

Gabriella impallidì e fissò la porta dei bagni qualche metro più distante implorando che Chad uscisse da lì pr potergli svenire tra le braccia. Si accigliò chiedendosi che diamine stava combinando lì dentro, era da quando erano arrivati che ci era entrato. Sospirò e si accomodò stesa borbottando tra se e se quando ad un tratto Sharpay uscì con un blocco tra le sue mani e passando davanti alla porta del bagno disse nella sala dove c’era solo Gabriella ad attendere.

-Danforth esci da quel bagno, ti ho visto.-

Chad si maledì e uscì sbuffando e senza alzare lo sguardo verso Sharpay che con passo suadente e espressione altezzosa lo superò rimettendosi dietro il bancone e scartafogliando qua e là.  

Gabriella ignorò lo sguardo imbarazzato di Chad e chiese rizzandosi a sedere immediatamente e fissando curiosa Sharpay.

-Scusami ma come si chiama l’apprendista?-

Chiese tentennando sull’ultima parola. Sharpay ridacchiando proruppe leggermente divertita.

-Bolton. Troy Bolton.-

 

Continua…

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