Stop pity yourself, or life become an endless nightmare

di Sacchan_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** OTP ***
Capitolo 2: *** #cliché ***
Capitolo 3: *** #headcanon ***
Capitolo 4: *** #fluff ***



Capitolo 1
*** OTP ***


Ci avviciniamo verso la fine del #writetober indetto dalla pagina Fanwriter.it, in questa raccolta troverete tutte le mie partecipazioni scritte per il fandom di Bungou Stray Dogs e con coppia principale DazaixAtsushi.
NdA: il titolo fa riferimento alla frase che Dazai dice ad Atsushi dopo averlo schiaffeggiato.





Day 1:OTP




Atsushi lasciò dondolare la testa. Le palpebre stanche vagavano qua e in là, tenendo sotto costante occhio l'orario: il momento della cena era già passato da un pezzo e lui proprio non capiva come ci era finito nuovamente in quella situazione, con il signor Kunikida che teneva bloccato lui e il signor Dazai nell'ufficio dell'Agenzia a causa della negligenza di quest'ultimo.
Si toccò lo stomaco sospirando: brontolava da quanto aveva fame ed era pronto a scommettere che anche per Dazai doveva essere lo stesso, peccato che la costante vigilanza di Kunikida gravava su di lui come un falco che teneva in agguato la sua preda.
Alla fine il sonno prevalse, facendolo cadere addormentato sul divano; quel mobilio che, solitamente, era sinonimo di ozio del membro più nullafacente dell'Agenzia.
"Dazai! Sono passati esattamente venti minuti e trenta secondi e non hai ancora completato un quarto del tuo rapporto!" Sbraitò furioso Kunikida, battendo nervosamente un piede a terra.
"Sei così spietato, Kunikida-kun! Costringermi a completare il mio resoconto dopo l'orario di lavoro, senza farmi toccare cibo o acqua..." Piagnucolò l'interpellato, contribuendo a irritare ulteriormente il suo partner, ormai pronto a tirargli un pugno proprio in testa.
"Se ti decidessi a svolgere il tuo lavoro decentemente invece che perdere tempo... Ohi, moccioso! Hai trovato i dati che ti ho chiesto?"
Prevedibilmente nessuna risposta giunse in soccorso, se non un leggero ronfare proveniente da qualcuno raggomitolato quasi in posizione fetale su se stesso.
"Se stai cercando aiuto da Atsushi-kun... beh, ti dico che sta già dormendo da quindici minuti buoni!"
Dazai poté giurare di udire il rumore di una delle vene sulla fronte di Kunikida rompersi.
"Non riesco a crederci! Questi giovani di oggi non hanno il minimo senso della parola impegno!" Minacciò furioso avvicinandosi pericolosamente al divano dove l'ignara vittima stava ancora ronfando.
Fortuna volle che Dazai si frappose pacamente tra i due, alzando le mani in segno di resa verso il suo collega di lavoro, patteggiando per trovare modo di calmare le acque.
"Oh, andiamo, andiamo! Atsushi-kun ha lavorato duramente durante l'ultimo caso, no? Lasciamolo riposare."
Kunikida lo guardò per nulla convinto, tuttavia qualcosa lo convinse a indietreggiare nel mentre che Dazai tornò a infilare le mani nelle tasche del suo impermeabile, sorridendo prima al suo partner poi all'ultimo arrivato dell'Agenzia.
"E va bene!" Gli rispose dandogli le spalle. "Finirò io le ultime cose. Tu occupati di portare a letto il moccioso e vedi di coprirlo per bene! Fa freddo alla notte e non abbiamo bisogno di gente malata!" Terminò il discorso sistemandosi gli occhiali sul naso e prendendo posto a sedere alla sua scrivania.
"Sarà fatto!" Rispose dolcemente Dazai per poi chinarsi verso Atsushi, sfiorargli la fronte con le nocche delle dita e ridendo di come il ragazzino russava innocente di tutto.


Parole: 459

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Capitolo 2
*** #cliché ***


Cliché: ossia un comportamento stereotipato, un dialogo comune, una situazione usata e strausata che in questo secondo giorno del #writetober si traduce in: come vi continuo la flash precedente.



DAY 2: Cliché


Atsushi avvertì la sensazione di galleggiare a mezz'aria. Una percezione di leggerezza, quasi di tepore, come il risveglio da un sonno profondo e ristoratore.
"Mmm..." Mugolò appena aprendo gli occhi, accorgendosi poi di qualcosa che non andava: dove erano finite le postazioni di lavoro e le pile di documenti da smistare e archiviare? Perché erano stati sostituiti dai lampioni di strada e dalle luce artificiale dei grattacieli?
"Ben svegliata, principessa! Dormito bene?"
"Mh?" Atsushi sollevò appena il viso per individuare il profilo del suo nuovo mentore: dal mento perfetto, ai capelli castani, alle immancabili bende che gli circondavano il collo, visibili da sotto il colletto della camicia.
Solo dopo aver ripreso coscienza di sé capì che la sua impressione di lievità proveniva dal suo trovarsi letteralmente in braccio al signor Dazai, con le sue braccia forti che lo sostenevano dalla schiena e da sotto le ginocchia.
"Eeeeehh?" Si agitò Atsushi dimenando braccia e gambe, cogliendo di sprovvista Dazai, minacciando di farlo rovinare a terra.
"Ehi, sta fermo! Rischi che ti faccia cadere!"
Il più piccolo ne arrossì, balbettando una sequenza di scuse infinite, ricordandosi del momento in cui era bellamente caduto addormentato.
"Il signor Kunikida si sarà sicuramente arrabbiato, vero?" Osò chiedere e subito Dazai rise della sua domanda, rafforzando la presa sul corpo di Atsushi.
"Neanche tanto. Proprio lui mi ha detto di portarti a letto!"
Il viso di Atsushi divenne blu dallo spavento.
"Cosa? Non ci credo!"
Dazai sbuffò divertito riprendendo a camminare verso i dormitori dell'Agenzia, sotto lo sguardo incredulo di Atsushi.
"E invece sì. Più tollerante di quello che appare, eh?" Scherzò socchiudendo gli occhi, ripensando a come Kunikida aveva smorzato il suo tipico stacanovismo; Atsushi annuì di rimando: in realtà non si spiegò come mai, nonostante ora fosse sveglio, Dazai non diede cenno di rimetterlo a terra, ma continuò a portarlo in braccio imboccando persino la scalinata che conduceva al suo dormitorio.
"Mh, Dazai-san? Ora puoi anche mettermi giù, no?" Pigolò debolmente, provando a nasconderne l'imbarazzo.
Solo allora Dazai si arrestò per guardarlo finalmente negli occhi, cosa che ancora non aveva fatto, lasciandolo combattuto tra l'idea del sostenere lo sguardo o abbassarlo deliberatamente per nascondere il rossore sulle guance.
Inutile dire che l'uomo intuì all'istante i suoi pensieri e si lasciò scappare una risatina divertita per richiamare Atsushi all'attenzione.
"Atsushi-kun, dovresti davvero smetterla di guardarmi con quegli occhioni da cucciolo spaesato, sai?"


Parole: 393

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Capitolo 3
*** #headcanon ***


Headcanon! Ossia una idea che si ha in testa riguardo una nostra coppia (che può essere canon oppure no)


DAY 3: HEADCANON

Le guance di Atsushi erano in fiamme. Come diavolo era venuto in mente al signor Dazai di rivorgergli una domanda così sconveniente proprio durante l'orario di lavoro e mentre si trovavano nell'ufficio dell'Agenzia? Per di più alla presenza di tutti. 
Che il suo nuovo mentore fosse l'apice dell'eccentricità questo lo sapeva benissimo fin dall'inizio, ma nulla gli dava il diritto di metterlo in situazioni così scomode, come se lo divertisse farlo. Non voleva certo essere un nuovo bersaglio delle sue malefatte, anche se in parte lo era già.
Si toccò nuovamente il viso scoprendolo più caldo del solito, fortunatamente la fine del corridoio era vicina così come l'ascensore dove rifugiarsi a portata di mano. 
"Atsushi-kun! Aspetta!" 
Ma il signor Dazai doveva avercelo proprio di natura il talento di metterlo in imbarazzo. 
"Signor Dazai! Le ho già detto che..." Esclamò agitato il ragazzo voltandosi verso l'uomo più grande; come aveva fatto a raggiungerlo? Proprio non ne aveva idea, era sicuro di essersi defilato via alla velocità della luce e invece... 
"Oh, andiamo..." Rispose lui divertito dalla situazione, ma con il fiato un po' corto. "Era solo una domanda innocente, non c'è bisogno di reagire così... e poi sono davvero curioso." Infierì con tono borioso.
Atsushi non seppe dire se la conclusione di quella risposta nascondeva in realtà un doppio fine di cui il signor Dazai si stava bellamente servendo usando quella sua lingua saccente; sta di fatto che il solo ripensarci lo fece evaporare dalla punta dei piedi fino ai capelli. 
Stringendo i pugni cercò di assumere una postura corretta, quantomeno per nascondere l'evidente disagio che stava provando, per cui era scappato e dal quale non c'era affatto riuscito.
"Ah! Allora io mi permetto di dissentire..." Balbettò sempre più esagitato, incapace di guardare il suo collega negli occhi. Se l'avesse fatto si sarebbe scavato la fossa da solo. "Perché, vede, ecco, io, fin dal primo momento, ho sempre pensato che non potesse esistere un uomo più bello di lei!" Finì il discorso quasi mordendosi la lingua, strizzando talmente tanto gli occhi da farsi venire male alle tempie. 
Per usare le parole di Kunikida: quello era davvero lo scenario peggiore che mai potesse capitargli! 
"Eh?" 
Quando riaprì le palpebre finalmente si accorse di come il signor Dazai lo guardava con un'espressione sbalordita; la tipica espressione di chi si aspettava tutto tranne che una replica del genere. 
Atsushi balzò all'indietro, finendo con la schiena addossata contro la parete dell'ascensore. Se era finito in una trappola, allora aveva fatto tutto da solo. 
"Ah... no, cioè... quello che volevo dire io era che..." Il suo sguardo felino saettò da una parte all'altra del corridoio; l'ascensore dietro di lui era una via di fuga fin troppo prevedibile e ritornare in ufficio era impossibile dato che Dazai gli sbarrava ancora la strada, perciò non rimaneva che... "Mi dispiace! Io mi sono appena ricordato che la signorina Yosano voleva che facessi una commissione per lei!" Urlò come un pazzo mentre si precipitò giù per la tromba delle scale. Poco dopo era già in strada, deciso ad allontanarsi dalla sede dell'Agenzia come una saetta. 
Avrebbe fatto ritorno solo una volta dimenticato quell'episodio e di sicuro non sarebbe stato molto presto.
Dazai, invece, rimase paralizzato da quanto successo, incapace di muovere un muscolo fino a quando non avvertì il portone dell'uscio principale dell'edificio sbattere, segno che Atsushi era uscito. 
Lentamente portò una mano alla fronte e la sfregò leggermente mentre il suo cervello elaborò le ultime parole del suo giovane allievo e il suo comportamento. 
"Dannazione, Atsushi-kun. La mia intenzione era quella di mettere in imbarazzo te, non volevo che tu lo facessi con me."


Parole: 588

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Capitolo 4
*** #fluff ***


Fluff: fanfiction prive di qualsiasi caratteristica angst. Solitamente mantengono un clima caldo e sereno per infondere piacere in colui che legge.
Tuttavia io non sono in grado di scrivere fluff senza prima passare per una sana dose di angst!




DAY 4: FLUFF



Atsushi avvertì le gambe molli come burro. Era partito tutto bene: avevano risolto il caso e stavano tornando verso l'Agenzia, allora come ci erano finiti in quel discorso?
"138 omicidi, 312 casi di estorsioni, 625 di frode, più una lunga serie di altri crimini. Ora che lo sai, davvero pensi che io sia una brava persona?"
Queste erano state le esatte parole che Dazai gli aveva rivolto poco prima, pronunciandole con un sorriso amaro sulle labbra.
"Perché? Perché mi sta dicendo una cosa simile?" Tremò la voce di Atsushi; il suo voleva essere un complimento che esprimesse tutta l'ammirazione che provava verso l'uomo davanti a lui, mai avrebbe voluto rattristarlo in quel modo, né fargli ricordare qualcosa di così doloroso come il suo passato nella Port Mafia. Che stupido che era stato! Aveva parlato col cuore, ma non ci aveva affatto pensato!
"Perché sembri scordare chi ero, ed è bene che tu lo tenga a mente se vuoi continuare ad avvicinarti a me." Gli rispose Dazai infilando le mani nelle tasche, tornando a mostrare un minimo di quel brio che da sempre lo contraddistinse; in realtà fu solo una maschera.
Atsushi non disse più nulla, al contrario scoprì di avere gli occhi che gli bruciavano. Li abbassò a terra, con la speranza di non farsi scoprire, ma Dazai non sembrò curarsene dato che gli diede le spalle, sospirando e proseguendo a camminare, sperando che il ragazzo dimenticasse tutto quanto e lo seguisse, cosa che ovviamente non poteva accadere.
"Però, se mi sta dicendo una cosa simile, significa che lei rimpiange tutto ciò che ha commesso in passato." Ora sì che la voce di Atsushi era davvero incrinata dal pianto. Dazai aveva cercato di lavarsene le mani e andare avanti, ma questa situazione l'aveva generata lui e ora sempre a lui toccava risolverla.
"Chi lo sa." Replicò alzando appena le spalle.
La verità è che nemmeno sapeva bene come ribattere; chissà, forse se ci fosse stato Oda accanto, lui che di orfani ne era completamente avvezzo, si sarebbe fatto consigliare su come farlo smettere di piangere.
"A me non importa niente del suo passato. Mi importa di quel giorno, da quando mi ha salvato dalla fame e dalla morte. Ai miei occhi lei è davvero una brava persona! E dovrebbe smetterla di trattare se stesso con disprezzo!" Improvvisamente la voce di Atsushi divenne più acuta. "Oppure mi sta forse dicendo che la mia opinione non conta assolutamente niente per lei?"
Dazai aprì leggermente la bocca; senza parole era esattamente lo stato che meglio lo descriveva in quel momento.
Cosa stava pensando poco prima, poi? A cosa avrebbe fatto Oda al posto suo?
Forse...
Allungò la mano poggiandola sul capo di Atsushi, che ancora lo teneva piegato verso terra, il quale sgranò un poco gli occhi per la sorpresa di quella carezza improvvisa.
Dazai ne sorrise per la reazione; non solo aveva gli occhi rossi, ma anche la punta del naso lo era. La luce del tramonto, che splendeva su Yokohama, sicuramente lo rendeva più adorabile di quanto già non era.
"Odasaku, avevi davvero ragione." Parlò dolcemente, strofinando i capelli argentei del suo sottoposto.
Finalmente Atsushi tornò a sollevare il viso, incuriosito da quel nome mai sentito prima.
"Odasaku?" Ripeté.
Dazai annuì, staccandosi e rimettendosi le mani in tasca, lasciando che le punte dell'impermeabile svolazzassero portate via dal vento della sera.
"Un giorno ti racconterò anche di lui. E sarà molto più interessante di tutti quei noiosi racconti sulla Port Mafia."
Detto ciò non aspettò più il ragazzo, ma riprese a camminare verso la fine del ponte che stavano attraversando per tornare in ufficio. Ad Atsushi forse serviva ancora un po' di tempo per elaborare quanto accaduto.
E lui, stringendo le mani a pugno, finalmente si decise a muovere le gambe, non più immobile, e seguire le sue spalle.
"Ah! Allora sarò davvero lieta di ascoltarla!"

Parole: 622

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