Amarcord

di Astral_71
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sogno o sto ricordando? ***
Capitolo 2: *** Il primo giorno di scuola ***
Capitolo 3: *** Chiara ***



Capitolo 1
*** Sogno o sto ricordando? ***


Sogno o sto ricordando?

Sveglia alle 6.30, una bella colazione, il mio paio di jeans preferito e... lo zaino già pronto dalla sera prima! Sì, sto andando a scuola e prima dell'estate affronterò l'esame di maturità!

All'angolo della via principale ci sono le mie compagne di classe, qualcuna con l'aria sognante di chi brama il ragazzo più carino del liceo, qualcun'altra decisamente più preoccupata per l'interrogazione imminente. Io mi sento straordinariamente rinvigorita nella mia adolescenza appena ritrovata con un'energia in corpo, con una voglia di ridere e con un entusiasmo vitale che potrebbero teletrasportarmi verso l'infinito della galassia.

Il mio unico pensiero: salire le scale e superare i confini del campus con l'aria di una super-star pronta ad iniziare un concerto emozionante! E' importantissimo che il pubblico non pagante, l'orda degli studenti caproni, mi guardi con quel desiderio inespresso ed incontrollato che solo i giovani hanno il privilegio di lasciar sgorgare senza barriere!
Sono consapevole che da qui a pochi minuti vecchi professori giudicheranno il mio intelletto? La risposta è irrilevante. Ciò che darà davvero un senso alla mia giornata, appena uscita dal limbo dell'infanzia, è l'assoluta consapevolezza di appartenere a coloro che non saranno mai dimenticati nei diari pieni di dediche.

Voglio tutto: essere bella, ma col senso del pudore; essere alla moda, ma senza uniformarmi; essere estroversa, ma carica di mistero; essere studiosa, ma non l'allieva modello; voglio essere... senza esserlo veramente! Bugie ingenue per essere ciò che non sono... per non far sapere che la mamma ancora asciuga le lacrime dei miei fallimenti segreti.

Ma questa mattina niente andrà storto e mi preparo ad una giornata incredibilmente perfetta dettata dalla presa energica del gel fra i capelli! Quanto mi piace questo taglio di tendenza che sfida la forza di gravità! Sicuramente "LUI", baciato dal privilegio, lo noterà... d'altra parte non potrà farne a meno perché nell'intervallo darò sfogo ad ogni mia fantasiosa e non sperimentata tecnica seduttiva.

Certo... alla seconda ora il compito di chimica è un intoppo emotivo ingiustificato, ma gli insegnanti risaputamente non brillano in tempismo e puntualmente provano a vanificare gli slanci estatici delle menti informi. Il mio attempato mentore però, pur privo di qualsivoglia velleità nel presentarsi in giacca camicia e cravatta, gode della riverenza di un Dio! L'ansia di incorrere nella punizione giusta della divinità mi ha obbligato per settimane intere a frenetici calcoli e, prima di dimenticare per sempre al suono della campanella il complicato groviglio di elementi che dominano sempiterni il movimento degli astri, potrò godere sul registro di classe del meritato riscontro ai miei sacrifici.

**********

Sogno o sto ricordando?

Mi sento scomoda e mi rigiro fra le lenzuola...

E' suonata la sveglia delle 6.30, mi devo preparare la colazione e la borsa piena di cianfrusaglie è già pronta sulla sedia. Ho dormito solo cinque minuti? A giudicare dalla stanchezza direi di si!
Sono nervosa... non capisco se è stata una malinconica rimembranza o il volere irreale di Morfeo!

Devo sapere... devo saperlo subito! Ma come? All'epoca del liceo si viveva senza lasciare traccia nei meandri informatici, ma avevamo i diari, testimonianza puntuale e realistica delle nostre avventure fantascientifiche! Ed io sicuramente li ho conservati, carta che nel tempo non si è sbiadita e rivela lo stravagante arcobaleno di colori, cuoricini e parole in calligrafie sconosciute che solo la felicità regala.

Ecco la data segnata in grassetto: 14 febbraio! Ma allora era la festa degli innamorati e sotto leggo un messaggio: "Non tornare a casa finita la scuola... andiamo insieme a mangiarci un panino" firmato... firmato "P"! Oddio "P" chi? Ma certo, "P" "LUI"! Un viso dai contorni scoloriti tempestato di brufoli, ma con l'aria di aver già viaggiato e visto luoghi che io ancora oggi ignoro, mi torna alla mente! Lo adoravo ed ero pronta a qualunque follia pur di stringerlo fra le mie braccia incapaci, ma quel giorno contro il mio volere mi incamminai col gregge verso la strada del ritorno all'ovile e, ventiquattro ore dopo, un 15 febbraio vuoto ed insignificante già risuonava dell'amor perduto...

Non trattengo un sorriso amaro che rivela ancora adesso la frustrazione delle infatuazioni irrisolte... voglio stare male ancora un po' aggrappandomi all'eco di quelle meravigliose sensazioni, ma un altro pensiero disturba il segnale: il mio insegnante di chimica! La mia guida suprema, il capo dell'Olimpo e... l'espressione più ingenua, più maliziosa e mai recitata di una improbabile Lolita.
Di lui ricordo tutto: lo sguardo severo, il tratto imperioso, la voce cadenzata, la giustizia e financo la santità! Trovarlo è semplice e basta andare a curiosare fra gli archivi ove sono registrati i nomi di coloro che hanno provato invano ad infondere il sapere. Agitata digito sulla tastiera del computer e lo trovo, con tanto di foto, ma il trafiletto grigio, che gli nega maleducatamente la grandezza del mito, si conclude con due parole: "In pensione".

Saprà mai quanto sia stato importante per me? Quanto io l'abbia idolatrato? No, credo di no! Altri studenti saranno arrivati e si saranno sostituiti al mio ruolo aggiudicandosi impertinenti nuovi podi...

E mi ritrovo grande... con tanti ricordi di un passato senza ritorno e la speranza di poter un giorno disturbare anche io i sogni di anime a me sconosciute.

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Capitolo 2
*** Il primo giorno di scuola ***


Il primo giorno di scuola

L'estate è finita troppo velocemente ed oggi inizio il liceo con la certezza di essere assolutamente impreparata alla novità: lo zaino è nuovo di pacca, il diario riporta il mio nome sulla copertina e la pila dei libri nuovi giace sulla scrivania emanando ancora la fragranza della carta appena stampata. Manca qualcosa? Sì, la voglia di alzarmi ed il coraggio di arrivare a scuola: un ambiente tanto spoglio quanto imponente, abitato da ragazzi sconosciuti ed insegnanti ostili! E poi non ho la minima idea di cosa mettermi e non ho il tempo di scrutare gli anfratti dell'armadio... già sento il richiamo materno ed il mio incubo sta prendendo forma.
Le 7.30: mi incammino...
Le 7.45: sono quasi arrivata...
Le 7.50: Sono incredibilmente in anticipo e rallento l'andatura mentre il profumo del pane appena sfornato mi costringe ad una deviazione non programmata. Mi compro una pizzetta , una brioche ed ora non ho più scuse... l'Istituto Giovanni Pascoli mi attende!
Le 8.00! Puntuale come un soldato sono davanti al grande portone di quercia ed altrettanto puntuale suona la prima campanella... si entra!

Molti intorno a me si spintonano (che fretta hanno?), ma io me la prendo comoda e mi godo gli ultimi attimi di libertà permanendo nelle retrovie, fra coloro che come me hanno ben chiara la prigionia che incomberà sui nostri ritmi vitali per cinque lunghi anni.
Una signora attempata davanti alla soglia sembra aver colto la titubanza dei ritardatari ed incita a velocizzare la pratica d'accesso con ampi cenni delle braccia. La guardo meglio e mi pare uscita da un libro fantasy, anzi da un film horror! Una congiunzione mal riuscita fra un folletto ed una strega:
"Dov'è la prima B?" le domando cercando il tono più compiacente a mia disposizione.
"La quarta porta a destra!" con la mano che a mo' di anatema mi indica frettolosamente ed inequivocabilmente un'aula a metà del corridoio.

Mi avvio priva di qualunque entusiasmo e con il passo affaticato di chi sta affrontando una salita senza meta, ma il traguardo arriva inesorabile ed il sipario si apre davanti ad una trentina di banchi... già occupati! Non ci posso credere! A che ora sono arrivati per prendere possesso dei posti migliori? Probabile che si siano accampati con le tende nella notte, ma lo spirito condottiero spesso non paga e vedo un banco vuoto... proprio in fondo, nell'ultima fila! E' mio ed è spettacolare! Lontana dalla cattedra, lontana dai cocchi dei maestri, lontana da ogni sospetto!
La fortuna è dalla mia parte e vicino a me c'è Paolo che sembra carino (anzi, molto carino!) e  decisamente simpatico. Attacca subito discorso, riesce addirittura a farmi ridere e dopo pochi minuti siamo già in sintonia: studiare il meno possibile dividendo a metà le fatiche  per ottenere il massimo risultato, dedicarci ai nostri diversivi ben nascosti dietro la barriera imperscrutabile delle chiome davanti a noi! E' semplicemente perfetto!

A rompere l'idillio dell'incontro inaspettato con il mio nuovo complice, ci pensa lo "sbam" della porta che si chiude e ci fa letteralmente trasalire. E' entrato un uomo alto, baffo munito, vecchio e... chiunque egli sia, gli occhi severi non promettono niente di buono! Infatti... è il nostro insegnante di lettere! Un rapido sguardo di intesa fra me e Paolo, ma nemmeno il tempo di aprire bocca che già nella classe cala il silenzio totale, rotto solo dalle parole ferme e rigorose del professore. Un groviglio di ammonimenti e complicate regole disciplinari fa subito intendere che c'è poco da scherzare e tempo zero ci annuncia l'intero programma didattico. Accidenti, forse non appartiene alla specie umana! Ha tutta l'aria di non aver mai regalato una caramella ad un bambino, ma soprattutto sembra dotato di un binocolo tridimensionale:
"Si alzi!"... sta dicendo a me?
"Si alzi per favore!"... sì, sta dicendo proprio a me! E' tutto matto! Mi da del "lei"? Ho appena compiuto quattordici anni e mi parla come se avessi i capelli grigi, ma sembra impaziente e mi alzo reprimendo le esitazioni.
"Lì dietro non la vedo. Quindi faccia il cambio con la sua compagna seduta qui davanti"... indicando il banco in prima fila, proprio ad un metro dal trono regale.

No, non può essere vero! Non posso crederci, non voglio crederci!
Rimango in piedi con l'aria di chi è stato chiamato al patibolo, ma nessuno viene in mio soccorso e sul viso di Paolo si disegna l'espressione di chi sta elaborando un concetto matematico decisamente al di sopra delle sue capacità intellettive.
Lo sgomento mi ha tramutato in una statua di marmo, ma la spilungona al primo banco con cui devo barattare la postazione dimostra una presenza di spirito decisamente superiore alla mia (la sciacalla non vedeva l'ora di sedersi vicino a Paolo!) e già sta traslocando le sue cose per prendere il mio posto. Nei pochi istanti che seguono mi ritrovo, senza aver potuto interiorizzare la dinamica, seduta di fronte al mio carnefice! Al mio fianco una ragazza dall'aria insopportabile... non voglio sapere come si chiama, non voglio nemmeno rivolgerle la parola!
"Io sono Chiara"... mi sussurra con un'audacia quasi surreale.
"Ed io sono un fantasma!"... mettendola a tacere.
E poi cosa diamine ha addosso? Una camicia? Una tovaglia? Un pigiama?
Non mi interessa e non lo voglio sapere!

Ho già iniziato il conto alla rovescia ed esattamente fra quattro ore uscirò da questo inferno... ma non ho facoltà di potermi eclissare nelle mie rabbiose riflessioni. Al Professor De Santis (o De Curtis? Non ho capito!) certamente non manca il dono del verbo e non si è ancora zittito. Ma come fa? Ma soprattutto, cosa diavolo sta dicendo? Il suo timbro di voce risuona nei meandri dei miei neuroni assopiti come una litania volta all'ipnosi di un auditorio distratto, con una sola eccezione:
"Prendi appunti?"... verso... come ha detto che si chiama? Chiara giusto?
"Sì, a fine ora te li passo"... strizzandomi l'occhiolino. Non riesco a trattenere lo sconcerto e non posso impedirmi di scrutarla per accertarmi che non sia una creatura aliena.
"Oh, ti ringrazio" borbotto smorzando addirittura un sorriso, ma chiedendomi quale grave peccato io abbia commesso nelle vite precedenti per meritarmi una tale iattura.

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Capitolo 3
*** Chiara ***


Chiara

Io e Chiara siamo gomito a gomito per cinque ore al giorno e ho dovuto impegnarmi per cercare quanto meno un dialogo sensato. Continuo a pensare che non sia una terrestre, ma che arrivi da qualche lontana galassia sperduta nell'universo... ciò nonostante è la mia compagna di banco e non posso sicuramente ignorarla! Cosa abbiamo in comune io e lei? Niente! Zero assoluto!
Chiara non esce, studia; non ha il ragazzo, porta in giro il cane; non guarda la tv, legge poesie e romanzi; non ascolta musica, risolve le parole crociate... Chiara è fuori da ogni parametro comportamentale a me noto e Freud potrebbe scriverci un trattato di psicologia moderna.
La prima domanda al mattino:
"Sei preparata per l'interrogazione?" ... quale interrogazione? Perchè oggi devo essere interrogata? Con questi dubbi esistenziali, io già alle 8.10 del mattino entro in uno stato d'ansia totale!
"Non preoccuparti, ti suggerisco io"... evidentemente cogliendo il mio smarrimento; "adesso copia questi esercizi visto che non li hai fatti" ... aggiunge con certezza insindacabile e non lasciando spazio a dubbi sulla mia natura somara.
Quindi, questo è il nostro attuale rapporto: lei mi passa esercizi, temi, appunti e tutto ciò che concerne lo scibile umano; io le regalo la mia merenda (è un chiodo!), le presto la crema contro i brufoli e almeno due volte al giorno le offro un buon motivo per essere ripresa dall'insegnante di turno! Poco contano le conseguenze di una risata... io voglio vederla dare segni inequivocabili di normalità, atrimenti arriverà al diploma senza aver mai visto un ragazzo a meno di un metro e verrà ricordata negli annali come una "sfigata di settima"!

Avere un obiettivo così preciso ed impegnativo come ricondurre una mia coetanea al buon senso, mi invoglia tutte le mattine a svegliarmi e ad arrivare a scuola con una certa puntualità. E' veramente una missione per me... e guai a chi si intromette, ci penso io a lei!
Tutti in classe hanno capito perfettamente la situazione, ma gli insegnanti no (e quando mai?!) ed essere al primo banco complica non poco tutta la dinamica relazionale.

Per altro pochi minuti fa è scattato un dramma senza precedenti.

Dopo aver scoperto che la mia aliena trascorre tutti gli intervalli in classe a ripassare (non si sa bene cosa visto che è onnisciente), oggi non ho voluto sentire ragioni:
"Tu alzi le terga da quella sedia e vieni con me!" ... con il tono risoluto di un ordine; quindi l'ho trascinata in bagno e, sapientemente calata nella parte di una make-up artist, l'ho truccata come una star di Hollywood; un lavoro spettacolare grazie al quale sarebbe potuta tornare alle sue "sudate carte" con l'incedere di una dea greca.
Peccato che il mio lavoro, svolto a regola d'arte, abbia richiesto una tempistica non conforme alle scadenze scolastiche ed al rientro in aula l'orologio segnasse senza appello almeno venti minuti di ritardo.
Beh? Qual'è il problema? Una strigliata e passa tutto, giusto?
No, affatto... ho fatto male i miei calcoli e Chiara è letteralmente uscita di senno!
Non ho mai visto in vita mia una ragazza piangere con una tale disperazione ed ora, invece di assomigliare ad una attrice consumata, i cosmetici bagnati dalle lacrime l'hanno preparata con sommo anticipo alla festa di Halloween.
Sono sconvolta, letteralmente sconvolta!
Chiara è offesa a morte e non mi parla; il professore invece ha parlato fin troppo: ho una nota disciplinare (mi sono presa tutta la colpa) e mi ritrovo alla cattedra interrogata.

Odio tutto di De Santis! Tutto!
Lui che sa tutto di poesia, drammi lirici e romanticismo letterario.. come fa a non capire? A non comprendere l'importanza del mio ritardo? Mi guarda come se avessi commesso un crimine e qualunque cosa io abbia studiato in merito al Sommo Poeta e Padre della lingua italiana, al momento è dimentico nella forza del rancore. Le mie labbra permangono serrate e volutamente non proferisco verbo. Già vedo la mano che disegna un quattro accanto al mio nome e non mi trattengo:
"Me ne frego!" ... con quanta rabbia ho in corpo.

Una rabbia che appena raggiungo il mio banco svanisce e lascia crescere in me la preoccupazione di dover tornare a casa e raccontare tutto.
Un mondo ingiusto, un destino ingiusto, una scuola ingiusta! Io domani mi ritiro!
 

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