Reddo Kitsune to Kuro Ōkami: la leggenda della Volpe Rossa e del Lupo Nero di _aivy_demi_ (/viewuser.php?uid=1051579)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Io non sono un tanuki! ***
Capitolo 2: *** Una nuova speranza ***
Capitolo 3: *** Che sia davvero possibile? ***
Capitolo 4: *** Tutto può cambiare, perché neppure il male è per sempre ***
Capitolo 1 *** Io non sono un tanuki! ***
Questa
minilong partecipa alla terza challenge indetta
dal
gruppo Boys Love - Fanart & Fanfic's World,
"Fall
into Autumn"
La storia ha come tema la stagione
autunnale, con l'obbligo di nominare
°AUTUNNO°
°OTTOBRE/NOVEMBRE°
Me ne sono innamorata, letteralmente.
Questa per me sarà la prima sovrannaturale, quindi mi auguro
di comporre qualcosa di coinvolgente ed emozionante.
Buon lavoro a tutti ^ ^ :3
Genere: fluff, malinconico,
sovrannaturale.
Personaggi: Sasuke Uchiha, Naruto
Uzumaki, Itachi Uchiha, Sakura Haruno, un po' tutti.
Coppie: Shonen ai, SasuNaru.
Note: Furry
Reddo
Kitsune to Kuro Ōkami
La
leggenda della Volpe Rossa e del Lupo Nero
I.
"Non sono un tanuki!"
-Mamma?
Mamma!
Kushina
stese le orecchie in direzione del suono.
-Indovina
dove sono? La donna si concentrò, chiudendo gli occhi e
focalizzando un punto preciso; individuata la fonte da cui si era
propagato il suono, si preparò ad alzare il tono di voce, in
risposta al figlio.
-Naruto,
12 metri, a est, dietro al secondo cespuglio.
Il
piccolo sbuffò imbronciato, correndo appresso alla madre.
-Sei
davvero brava a questo gioco, lo sai mamma?
Lei
arrossì ridendo, poggiando la mano sul suo capo e carezzandolo
teneramente.
-Sai
che sono sempre stata brava al Nascondino della Volpe.
-Ovvio.
-Naruto poggiò i pugnetti sui fianchi, tentando di assumere
un'espressione seria, matura. -Tu sei una volpe, è normale.
La
madre si chinò, accogliendo il figlio in un abbraccio caldo e
confortevole: si stava sempre così bene tra le sue braccia,
pensava spesso.
-Ti
voglio bene, sai?
-Come
potrei dimenticarlo? Dai, fila in casa che tra poco sarà
pronta la cena.
-Evviva,
si mangia! Ci saranno i dolcetti? -Questo dipende da te.
La
calda stagione estiva aveva concluso il proprio percorso, lasciando
spazio all'autunno ed ai suoi meravigliosi colori: l'arancio, l'oro e
il rosso avevano tinto il bosco, fino al limitare del lago. Le
abitudini degli abitanti di quel tranquillo paese perso tra le
colline stavano già cambiando: questo stava accadendo anche
all'interno del clan della Volpe, come per tutti. Prepararsi al
rigido inverno sarebbe stata una prerogativa fondamentale da quel
momento in poi, ma questo pensiero non sfiorava neppure un angolo
della mente del piccolo Naruto, perso ad esplorare i dintorni,
inseguire gli insetti, ricercare posti segreti nell'ambiente
circostante e giocare, giocare ed ancora giocare. D'altronde, a dieci
anni, cos'altro avrebbe potuto fare?
Il
giorno lasciò il posto alla sera.
-Mamma,
lo studio è difficile! Perché devo farlo? A che mi
serve?
Kushina
si avvicinò trattenendo a stento un sospiro, giocherellando
con i suoi morbidi capelli dorati.
-È
utile imparare qualche cosa, nel caso tu voglia in futuro interagire
con gli esseri umani. Non è quello che hai sempre
desiderato? L'idea di uscire da quel piccolo mondo che
rappresentava casa sua, raggiungere il paese non distante abitato
dagli uomini, aveva da sempre suggestionato la mente del bambino:
tutto ciò che conosceva su di loro lo doveva al padre, che
aveva imparato a celare la propria identità e a convivere con
gli umani, lavorando a diretto contatto con loro. Il rumore della
maniglia della porta d'ingresso destò il suo interesse, e
scostò con disattenzione i libri aperti sul tavolino.
-Papà,
sei tornato!- Gli corse incontro a braccia aperte, sorridendo: venne
catturato in uno stretto abbraccio, ciondolando felice la coda
volpina a destra e a sinistra. -Mi sei mancato, lo sai? Minato si
avvicinò alla moglie, sfiorandone le labbra con affetto ed
accarezzandole in viso.
-Bentornato.
Come è andata oggi? La conversazione dei genitori veniva
interrotta più e più volte dal curioso bambino, come
tutte le sere: chiedeva di come funzionasse il mondo umano, delle
abitudini degli abitanti, di ciò che li distingueva e li
accomunava al loro clan. Ogni volta il padre non mancava di
riprenderlo per quell'abitudine maleducata, ma poi rispondeva ad ogni
singola questione in maniera chiara ed esaustiva. Naruto spesso lo
ascoltava fino ad addormentarsi sul divanetto in salotto.
Il
mattino era dedicato alle esplorazioni: mentre il piccolo se ne
andava in giro per i dintorni, cercando qualsiasi cosa potesse
catturare il suo famelico interesse, Kushina preparava dolci e
panificati deliziosi, da poter scambiare poi con altre materie prime
con gli altri abitanti. Furba e convinta di non
farsi mai scoprire, la piccola volpe tentava spesso di accaparrarsi
qualche cosa, irrimediabilmente scoperta: in quei casi scappava più
veloce che poteva, raggiungendo le rive del Midoriiro no Mizūmi,
così nominato per le sue acque verde smeraldo. Probabilmente i
suoi genitori non avrebbero mai permesso la visita ad un luogo
simile: "È pericoloso, non puoi andare lì da
solo!" Sicuramente la madre avrebbe risposto in quel modo. A lui
però piaceva: si perdeva in quel meraviglioso colore su cui si
specchiavano i molteplici alberi presenti. Arrivato l'autunno, ogni
singola foglia di quell'ottobre quieto e silenzioso ritrovava se
stessa sulla superficie liscia.
-Eccomi!
Abituato
a non incontrare nessuno nei dintorni, spesso si esprimeva ad alta
voce, un poco per tenersi compagnia; prese posto sulla grande
pietra che costeggiava la sponda del piccolo e profondo specchio
d'acqua, perdendosi come spesso accadeva in quella trasparenza calma.
Quel giorno avrebbe dovuto accompagnare la madre a casa della
famiglia Haruno, per delle commissioni: sinceramente non voleva
partecipare, visto quanto poco sopportava la loro figlia, sua
coetanea. Kushina gli aveva spiegato che avrebbe semplicemente potuto
aspettare ancora un poco per conoscerla meglio e apprezzarla, ma
quello che la madre non capiva, era che lui non poteva soffrirla
proprio.
-Non
voglio andare da Sakura oggi, è antipatica.- Parlò con
la bocca piena, masticando e notando le briciole del pandolce cadere
sul lago, catturate voracemente da dei piccoli pesci di passaggio.
-Non capisco perché mamma si ostini a portarmi da loro. Ogni
volta che lo chiedo, mi dice "capirai quando sarai più
grande". Io voglio capire adesso!
Finita
la merenda, si stese a pancia in sotto, sfiorando l'acqua gelida con
la punta delle dita, rabbrividendo e rizzando la coda per il contatto
con una temperatura così spiacevole. Mosse la mano sorridendo,
ricreando delle piccole increspature: si stupiva tutte le volte di
quanto fossero ipnotici i movimenti creati.
-Se
sapesse che sono qui...!
Un
rumore lieve ma ben percepito direzionò le sue orecchie verso
sinistra, portandolo a ritirarsi dalla seduta naturale in cui era
poggiato, e mettendosi in posizione difensiva; non aveva mai
incontrato nessuno in quel suo luogo speciale, soprattutto per il
fatto che ci era sempre andato di nascosto. A parte qualche piccolo
animale, non c'era anima viva: naturalmente, non s'era neppure posto
il problema di trovarsi in quell'insolita situazione. Un posto
suggestivo, completamente deserto...
Una
figura spuntò dal nulla, non facendo caso al piccolo che stava
tenendo a fatica le orecchie diritte, scappando all'impulso di
piegarle all'indietro spaventato.
-Uh?
La
volpe venne attirata immediatamente da quel bambino, perché di
un coetaneo si trattava.
-Chi
sei?
Lo
sconosciuto si voltò osservandolo disinteressato, quasi
stizzito; occhi rossi, orecchi neri e lucidi, coda formosa e scura
come quei capelli corvini. Naruto si bloccò sul posto,
percependo un certo disagio. Non era una volpe, decisamente: era
completamente distante dai capelli chiari, dalle morbide orecchiette
arancio e la coda rossa di piccole dimensioni che lo
caratterizzavano.
-Silenzio,
tanuki.
Tanuki?
Rifletté su quel nome: ne aveva sentito parlare da uno dei
racconti del padre, in una di quelle sere in cui era particolarmente
in vena di conversare. Un'altra stirpe, un altro clan: un cane
procione, avvezzo al cibo, alla goliardia, buffo e distratto. Non
riteneva fossero esseri antipatici, ma sentirsi apostrofare con un
tono simile, lo infastidì non poco. Gonfiò le guance
strizzando gli occhi, quasi soffiando le parole verso
quell'impertinente.
-Non
sono un tanuki, razza di cane!
Indispettito,
il nuovo arrivato tese la coda con fare aggressivo, assottigliando
gli occhi ed alzando il mento.
-Io
non sono un cane- sputò con disprezzo, -sono un lupo.
Puntò
orgoglioso i pugni sui fianchi.
-Dì
quello che vuoi, a me sembri semplicemente un cane.
-Senti
chi parla, tanuki.
Facevano
davvero fatica a trattenersi, e poco dopo scoppiarono in una
fragorosa risata, che durò il tempo di uno sguardo: si fecero
subito di nuovo seri.
Si
stavano studiando.
Naruto
si ricompose il tempo di vederlo spostarsi rapido verso destra, come
a voler tagliare corto la conversazione e riprendere il proprio
cammino, incurante dell'incontro appena avvenuto. La volpe, spinta da
qualcosa a cui non era riuscita a dare spiegazione, si mosse verso
quel curioso bambino.
-Aspetta,
non andare. La madre lo aveva sempre messo in guardia riguardo
agli incontri eventuali con degli sconosciuti: "non rivolgere la
parola a chi non conosci, e non aver vergogna a scappare, se la
situazione sembra strana." Per esserlo, lo era davvero, ma non
sentiva più timore; semplicemente era curioso.
-Io
sono Reddo Kitsune Naruto.
L'altro
si voltò, senza fermare i propri passi.
-Kuro
Ōkami Sasuke,
non scordarlo tanuki. A presto.
Il
giovane appartenente al Clan dei Lupi sparì dall'altra parte,
addentrandosi nella boscaglia. Poco dopo, il piccolo sentì
tremargli le ginocchia: per la prima volta nella sua breve vita aveva
avuto il coraggio di affrontare uno sconosciuto. Corse.
Muoveva
i passi a perdifiato, sorridendo. Qualcosa in quel Sasuke lo aveva
incuriosito: lo avrebbe incontrato ancora? Avrebbe chiesto al padre
quella sera stessa qualche informazione in più riguardo agli
Ōkami; voleva imparare tutto su di lui, così da poter
fare un'impressione migliore al prossimo incontro. Perché lo
sapeva, ne era certo: lo avrebbe visto di nuovo.
Il
resto della giornata trascorse in maniera non propriamente
tranquilla: in casa Naruto continuava a distrarsi, non riuscendo a
dare la dovuta attenzione ai compiti assegnati. Kushina, accortasi
dell'entusiasmo del figlio, lo riprese incuriosita.
-Tutto
bene? È successo qualcosa di bello? Il bambino scosse la
testa su e giù sorridendo. Non aggiunse nulla.
-Immagino
i miei dolci siano venuti più buoni del solito, eh? Risero
entrambi, quando lui abbassò il volto divenuto paonazzo.
-Ricorda,
non si ruba.
Continuava
a mantenere il silenzio, sentendosi in colpa per due ragioni: la
prima, l'essere stato colto in flagrante, la seconda per non aver
raccontato nulla. Cosa avrebbe dovuto dire? "Sai mamma, sono
andato di nuovo in quel posto dove tu non vuoi che vada, ed ho
incontrato un bambino di un altro clan che non conosco." Non
riusciva neppure ad immaginare che reazione avrebbe potuto avere la
madre. Rabbrividì alla sola idea.
-Ecco,
è arrivato papà. Bentornato Minato.- La moglie si
avvicinò al marito, abbracciandolo affettuosamente; -andata
bene la giornata? Il viso stanco e provato dell'uomo si stese in
un debole sorriso.
-Non
è sempre facile avere a che fare con gli esseri umani, cara.
Mantenere celato il proprio aspetto risulta faticoso quando emozioni
forti e stress si mettono di mezzo.
Naruto
si avvicinò raggiante al padre, stringendolo con le manine.
Voleva chiedere tutto sui lupi, conoscere e informarsi, capire: la
sua curiosità era attiva più che mai.
-Non
ora, papà deve parlare di una cosa importante con la mamma.
Perché non vai a dormire? È tardi.
Quella
smorfia nata al posto di un sorriso sincero, lo convinse poco;
ubbidiente, si diresse verso l'altra stanza, dove l'attendeva un
morbido letto caldo. Effettivamente si sentiva molto stanco, complice
l'esilarante giornata vissuta. "Avrò un'altra occasione
per chiedere. Papà è stanco, ha bisogno di riposare".
Poco dopo si stese sotto quelle coperte così accoglienti,
chiudendo gli occhi. "Ci proverò domani."
A
qualche metro di distanza, Minato si rivolse alla moglie con fare
preoccupato.
-Ho
parlato con gli altri, prima di rincasare. A quanto pare sono
arrivati.
Kushina
si coprì la bocca tremante con la mano, chiudendo gli occhi
rassegnata.
-Gli
Ōkami sono tornati...
°
-Tesoro,
mi raccomando: non fare tardi, dobbiamo andare dalla famiglia Haruno
nel pomeriggio.
-Sì,
mamma!- Naruto rispose svogliato, non era proprio in vena di
affrontare il discorso di quella rompiscatole di Sakura un'altra
volta. Prese a correre in fretta, la merenda stretta in mano, nella
direzione del lago.
"Chissà
se oggi lo troverò..." Allontanatosi a sufficienza dal
campo visivo di casa, il piccolo virò dal sentiero,
raggiungendo nuovamente le placide sponde del Lago Verde. Prese a
costeggiare il breve tragitto che racchiudeva la splendente pozza
naturale, raggiungendo il solito masso che aveva battezzato come
punto di ristoro.
Non
era solo.
Sasuke
il lupo vi era steso comodamente, guardando il cielo.
-Ehi? La
volpe si avvicinò curiosa, trepidante di poter parlare di
nuovo con un essere così tanto diverso da lui. Non era ancora
riuscito a scoprire nulla sulla sua stirpe e su di lui, ma non gli
importava: era lì, quello bastava. Avrebbe potuto di nuovo
rivolgergli la parola: la sua curiosità brillò su
quelle iridi color mare.
-Mhn?-
Sasuke si sollevò sui gomiti, osservando il nuovo arrivato.
-Sei tornato, tanuki?
-Non
sono un tanuki, sono una volpe, cane.
Il
moro non rispose alla provocazione, schioccando la lingua e tornando
a stendersi. Il bambino gli si avvicinò incuriosito.
-Che
ci fai qui? -La stessa cosa che fai tu. Passo il tempo.
-Non
credevo venisse qualcun altro in questo posto.
Sasuke
lo guardò ridendo ironico.
-Il
mondo non è solo tuo, sai?
Piccato,
il biondino lo apostrofò.
-Perché
sei così antipatico?
-Non
riesci proprio a farti i cavoli tuoi. -Sospirò, scuotendo la
testa; -sono semplicemente fatto così.
Il
silenzio calò; la volpe gli si sedette accanto, spezzando a
metà la merenda che stringeva ancora tra le mani. Ne riservò
un pezzo per lui, porgendoglielo con un timido sorriso.
-Ne
vuoi? L'ha preparato mia mamma.
Senza
dire nulla, Sasuke afferrò quel pane fragrante e morbido,
addentandone una gran parte. Abbassò le piccole orecchie scure
crogiolandosi in quel buonissimo sapore, scuotendo la coda soffice e
gongolando con gli occhi chiusi.
"È
completamente diverso da prima. Si vede che gli piace il cibo." -Sai,
non sembri poi così cattivo, ora che ti guardo meglio.
-Io
cattivo? Perché dovrei scusa? -Mhh- Naruto ponderò
bene la risposta; -sembri sempre di malumore, prendi in giro e
rispondi pure male. Sei strafottente e ti credi chissà chi. Ed
è solo la seconda volta che ti incontro.
Abbassò
gli occhi imbarazzato, come se si fosse reso conto solamente in quel
momento d'aver superato un certo limite. Tentò di rimediare.
-Cioè,
sembrava, ecco.
Il
lupo assottigliò lo sguardo, circospetto. Effettivamente aveva
ragione.
-Sono
fatto così.
-Non
sei tanto male, dai. Da dove vieni? Perché non ti ho mai visto
prima? Il moro raccontò di come la sua famiglia s'era
trasferita da poco, e alla domanda se appartenesse a un clan
definito, si rabbuiò.
-Siamo
rimasti solo noi...
Il
silenzio cadde pesante, quasi soffocante: l'aria fresca dell'autunno
s'insinuò tra i piccoli come una barriera, sibilando
sinistramente. Alcune foglie secche si staccarono dagli alberi,
cadendo sul terreno morbido ad inspessire il tappeto color arancione.
Una di esse si posò sul capo di Sasuke, suscitando l'ilarità
della volpe: la raccolse sventolandola in faccia all'altro.
-Adesso
sei tu il tanuki! I
due scoppiarono a ridere fino a lacrimare.
-Sei...
sei divertente!
Scosso
dalle risa, Naruto si teneva stretta la pancia con le braccia,
incapace di fermarsi.
-E
tu... non sei poi così... male!
A
malapena si stava trattenendo! Calmate le risate convulse, i due si
osservarono seri; la volpe osava chiedere ciò che desiderava?
Si fece coraggio, martoriando nervosamente l'oggetto che stava ancora
stringendo. L'altro si accorse dell'improvvisa tensione.
-Cosa
c'è? Stai bene? Arrossendo, il piccolo si diede forza e si
espresse.
-Vorresti
essere mio amico? Il moro recuperò la foglia che gli era
caduta in testa poco prima.
-Perché
no.
Entrambi
sorrisero, osservando la superficie del lago incresparsi e
distendersi nuovamente, liscia e trasparente. Parlarono, di molto e
di niente: si presero in giro di continuo, azzuffandosi e ridendo
ancora.
Si
fermarono, quando Naruto udì da lontano la voce della madre.
-Scusami,
devo andare.
-Ciao,
tanuki.
La
volpe sorrise sarcastica.
-Ci
vediamo la prossima volta, cane.
Felice
di quel nuovo incontro e di quanto il tutto fosse stato divertente,
raggiunse di corsa il giardino di casa, incontrando Kushina fuori
dalla porta. La donna, decisamente preoccupata, lo abbracciò
stringendolo convulsamente.
-Non
allontanarti mai, mi raccomando.
Sconvolto
da una reazione così esagerata, si staccò curioso:
s'era sempre comportato in quella maniera, fiondandosi subito a casa
ai primi richiami. Quale la differenza rispetto al solito?
-Mamma,
cosa c'è? Consapevole di essersi esposta in maniera troppo
evidente, la madre si ricompose, sorridendo distrattamente; fece
cenno di seguirla in casa. Con sua sorpresa Naruto vi trovò il
padre, tornato in anticipo rispetto al solito. Spossato, la fronte
corrugata in un'espressione difficile da decifrare. Il suo sguardo si
accese nell'abbracciare il figlio, per poi velarsi di nuova tensione.
-Naruto...
Il
bambino, accortosi dell'atmosfera strana, strinse più forte
Minato, cercando calore e rassicurazione.
-C'è
una cosa di cui dovrei parlarti.- Lo prese per i fianchi,
portandoselo sulle ginocchia; gli carezzò i capelli
sorridendo, pronto ad affrontare un argomento che mai avrebbe pensato
di toccare. -È importante che tu mi ascolti molto bene, e che
segua ciò che sto per dirti non dimenticandolo mai. Prima di
cominciare, promettimi che non ti allontanerai più da casa, e
che sarai sempre accanto ad uno di noi, o qualcuno del villaggio.
Promettilo.
Le
dita si strinsero forte sulle braccia del piccolo, provocandogli non
poco fastidio: si sentiva a disagio, confuso. Perché mai
avrebbe dovuto ricevere un avvertimento simile? Cosa stava
succedendo?
-Hai
presente il Midoriiro no Mizūmi?
Certo
che sì: ci andava spesso, ed era lì che aveva
incontrato il suo nuovo amico. Fece finta di nulla, scostando lo
sguardo. Minato inspirò profondamente prima di continuare.
-Vedi,
da quelle parti si è trasferita una famiglia di lupi. Sono
solitari, non amano vivere in società come noi o come gli
esseri umani; sono infidi, scaltri, e... come posso spiegartelo in
modo che tu capisca? Insomma,- si bloccò un attimo,
riprendendo quasi sottovoce, -stai lontano da quel posto e da loro.
Se li incontri, scappa. Non cercarli, non essere curioso. È
importante Naruto, devi fidarti di me.
In
quel momento, il piccolo decise di nascondere l'incontro importante
ai genitori: non sapeva esattamente cos'era accaduto, e perché
suo padre odiasse così tanto gli Ōkami, ma decise che il
giorno dopo avrebbe cercato Sasuke e avrebbe preteso delle
spiegazioni. Sapeva che lui non era cattivo, doveva esserci stato di
sicuro un malinteso.
Naruto
salutò come di consueto la madre, stringendo tra le dita la
merenda e allontanandosi con passo lento, quasi a misurare ogni metro
che lo separava dalla propria casa fino al lago. Quando si sentì
sicuro, al di fuori dello sguardo sempre più teso di Kushina,
raggiunse di corsa le sponde.
Cominciò
a piovere. I passi s'erano fatti più incerti nel terreno
scivoloso: il fiato corto, la sensazione di qualcosa di sbagliato, un
timore che non comprendeva. Arrivò ansimando a pochi passi
dalla pietra che aveva ospitato i primi incontri con quell'amico così
strano, ma per qualche motivo interessante e divertente.
Sasuke
era lì, zuppo sotto la pioggia. Le orecchie abbassate e la
coda stretta tra le piccole dita tremanti. Alzò lo sguardo
verso Naruto: gli occhi lucidi ed arrossati, una mano passata ad
asciugarli velocemente, nel tentativo di non far scivolare nessuna
lacrima. Con voce spezzata, si rivolse alla volpe.
-Perché
tutti mi odiano...?
Il
bambino si sentì spiazzato quando quelle parole lo ferirono
come un colpo dritto allo stomaco: lo vedeva seduto lì,
sconsolato e triste. Cos'avrebbe potuto fare, se non aggrapparsi a
lui stringendolo con tutta la forza che possedeva? I fremiti di quel
corpicino zuppo si placarono a quel contatto così caldo e
confortevole.
-Io
non ti odio. Il lupo strizzò gli occhi, affondando il viso
in quella maglia bagnata, infischiandosene della pioggia, dell'aria
gelida, della riva del lago che si stava increspando sempre di più.
-Non
ti odio.
Il
piccolo lo ripeté nella speranza che il concetto fosse stato
chiaro, con voce rassicurante e piccole pacche sulla schiena.
D'improvviso
un suono flebile ma ben distinto arrivò alle orecchie della
volpe, che rizzò la coda stringendo più forte l'amico.
Non avrebbe permesso a nessuno di toccarlo in un momento così
delicato, lo avrebbe difeso da tutto e tutti.
-Sasuke? Una
voce sconosciuta si levò incerta, stupita. Il bambino si
voltò, mugolando qualcosa di incomprensibile. Naruto non
poté fare a meno di notare l'incredibile somiglianza del nuovo
arrivato con l'essere che stava tentando di proteggere; aumentò
la presa, affrontando furente il suo avvicinamento.
-Aspetta.
Si
bloccò, vedendolo fermarsi a pochi passi, le braccia stese sui
fianchi. Ancora qualcosa non lo convinceva.
-Sta
tranquillo, sono suo fratello.
Tutto
aveva più senso: il bambino stese per un momento i nervi.
-Itachi?
La
voce di Sasuke lo tranquillizzò in qualche modo.
-Io
sono Reddo Kitsune Naruto. Non mancò di presentarsi con
fierezza, attendendo facesse lo stesso.
-Io
mi chiamo Kuro Ōkami Itachi, e sono suo
fratello maggiore. Ora dobbiamo andare, vieni o ti ammalerai.
Il
minore si scostò dalla volpe esitando, afferrando la mano
dell'altro. Si voltò e sorrise nella direzione del bambino
fradicio con un sorriso sghembo, un poco strano, ma sincero. La volpe
sorrise di rimando, e mentre i due lupi si stavano allontanando,
Itachi si voltò un'ultima volta.
-Grazie
per esserti preso cura di lui.
Scomparvero
nel fitto della boscaglia, mentre lo scrosciare autunnale s'era
trasformato in un vero e proprio acquazzone. Avrebbe dovuto
raggiungere presto casa. Si voltò un'ultima volta in quella
precisa direzione, prima di tornare sui suoi passi e raggiungere
nuovamente il giardino.
Buongiorno
a tutti! Eccomi qui super impegnata in questa nuova avventura! Per
la prima volta, ho deciso di utilizzare i personaggi del fandom di
Naruto trasportati nella loro infanzia, dandone caratteristiche in
parte animali, come in molti racconti tradizionali orientali. Mi
auguro questo esperimento sia gradito, perché io mi sto
letteralmente innamorando. XD
Ringrazio
le meravigliose pulzelle che hanno lavorato alla realizzazione del
progetto: Blueroar,
Mahlerlucia
e Miryel
:D
Un
grazie a chiunque dedicherà un po' del suo tempo per leggere
ed apprezzare questa minilong.
-Stefy_
|
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Capitolo 2 *** Una nuova speranza ***
Una
nuova speranza
Toc
toc.
Il
lieve tocco di nocche sulla porta di legno destò Sasuke dal
sonno disturbato; sussurrò un "avanti" debole,
tossendo un paio di volte.
Itachi
entrò con un vassoio fumante in mano. Accostò
delicatamente la porta, per poi sedersi accanto al fratellino avvolto
da calde coperte; si liberò dell'ingombro, poggiandolo sul
comodino lì accanto, controllando la temperatura della fronte
con le labbra.
-Allora,
come ti senti oggi? Aprì gli occhi, tentando un sorriso
malfermo, decisamente non convincente.
-Cerca
di mangiare qualcosa, così da poterti riprendere in fretta.
Sono già tre giorni che stai poco bene...
Il
piccolo rise, riuscendo a fatica ad alzarsi a sedere.
-Ecco,
brodo caldo.
Osservò
il piatto, contrariato. Annusò con attenzione, e ne prese una
prima cucchiaiata. Arrivato a metà porzione, scostò la
scodella, storcendo il naso.
-Lo
so, ma mi hanno insegnato che è un toccasana in questi casi.
Il
silenzio che seguì divenne spiacevole nel momento in cui
Itachi palesò un certo interesse per una cosa specifica: s'era
detto più volte che avrebbe atteso la completa guarigione del
fratello, ma la curiosità era stata più forte dei buoni
propositi.
-Senti,
quel bambino che stava lì con te, l'altro giorno...
Sasuke
si accese d'improvviso, dimostrando tutta la propria attenzione.
-Ah,
Naruto dici?- Tentò di mantenere la pacatezza, senza riuscirci
poi molto; qualcosa lo aveva entusiasmato, ridandogli un po' di
colore. -L'ho conosciuto in riva al Lago Verde, poco tempo fa. È
una volpe, un poco ottusa ma davvero simpatica. È generosa,
divide la sua merenda con me senza chiedere mai niente in cambio.
Lo
sguardo del maggiore si assottigliò: una volpe, aveva intuito
bene. La questione era decisamente delicata, e trattarla con un
decenne non sarebbe stato facile. Il fatto che Sasuke non fosse stato
estraneo alla faccenda avrebbe reso tutto più difficile; se
solo il piccolo non avesse sentito il discorso del padre, qualche
sera prima: era cominciato tutto da lì.
-Itachi,
posso chiederti una cosa? "Fà che non sia quello..."
-Perché
ci odiano tanto qui?
"Lo
immaginavo."
Il
fratello gli carezzò la testolina, sorridendo sconsolato.
-Non
pensi siano faccende da grandi queste?
-Beh,
io sono abbastanza grande per capire...- esitò, tentando di
essere convincente.
Itachi
sospirò, sapeva che non avrebbe ceduto tanto facilmente:
avrebbe dovuto modulare bene il tono, soppesare le parole, omettere i
particolari. Non rispondere però sarebbe stato scorretto nei
suoi confronti.
-Ne
parleremo quando sarai guarito.
Il
piccolo si rabbuiò, abbassando tristemente le orecchie in
avanti, voltando lo sguardo verso la finestra.
-Ho
sentito papà l'altra sera, mentre parlava con te.
I
dubbi s'erano dissipati: Sasuke aveva origliato una conversazione che
non avrebbe mai dovuto ascoltare. Non avrebbe mai avuto il coraggio
di rivolgersi al genitore; restava solamente il ragazzo, l'unico a
cui chiedere risposte esaustive. Sospirò, riprendendo a
parlare.
-Cosa
hai capito di ciò che hai ascoltato? Il bambino, nuovamente
attivo e concentrato più che mai, scrutava un punto
imprecisato davanti a lui, corrugando la fronte nel tentativo di
ricordare come meglio poteva.
-Che
siamo odiati.
-E
poi?
-Vorrei
capire perché ci siamo solo noi qui.
Domanda
più che pertinente, pensò: esseri abituati a vivere in
comunità di numerosi individui, a darsi man forte e sostenersi
l'un l'altro, s'erano divisi disgregando un clan. Perché? Il
concetto era molto più semplice di quello che si sarebbe
potuto immaginare.
-Appunto
perché il nostro non è più un buon nome, ci
siamo separati dal resto del gruppo.
Il
bambino cercò di comprendere il nesso, ma si stese nuovamente
sul materasso, attirando a sé le coperte. Chiuse gli occhi,
riflettendo su ciò che era stato appena detto: che senso
aveva?
Il
fratello gli carezzò ancora la testolina, rivolgendogli le
ultime parole prima di uscire dalla stanza e lasciarlo così
riposare.
-Stiamo
tentando di levarci di dosso gli strascichi negativi di chi ha agito
nel male prima di noi, così da poter ricominciare a vivere in
armonia con gli altri clan. Ecco perché ce ne siamo andati.
Questo non deve essere cruccio per un bambino come te. Andrà
tutto bene.
Sasuke
udì ogni singola sillaba, scampata via dai suoi pensieri nel
dormiveglia in cui era affondato. La tosse lo scuoteva continuamente,
rendendolo agitato e ancora più stanco. Non sapeva esattamente
quanto tempo fosse passato; la sua mente volò a quella volpe
impicciona e famelica. "Chissà come sta, e se è
venuto a cercarmi ancora..." In qualche modo l'idea di vederlo
correre per il bosco, nel vano tentativo di trovarlo, aveva
risvegliato una certa ilarità: le orecchie ruotate in tutte le
direzioni per captare ogni suono familiare, la coda rossa ciondolante
per il passo svelto, quelle briciole di buon cibo sparse tutto
attorno al suo viso. "Certo che è un poco stupido, ma
almeno non è cattivo." Una gran consapevolezza, per un
esserino convinto di essere detestato dal mondo intero. Lo aveva
sempre saputo, e suo fratello glielo aveva detto più volte:
non doveva origliare le conversazioni, era da maleducati. Aveva
imparato la lezione, e capito perché gli era stato imposto un
veto simile con tanta insistenza: i segreti in casa dovevano essere
protetti da chi non avrebbe potuto comprenderli appieno. Era stato un
errore, certo, ma non avrebbe mai distolto l'attenzione da ciò
che aveva sentito. Voleva capire il perché della loro
solitudine, il trasferimento in quella zona e cosa avrebbe dovuto
aspettarsi dal mondo da quel momento in poi. Una speranza per sé
e per la sua famiglia s'era presentata davanti ai suoi occhi, e
questa speranza s'era presentata con il nome di Naruto; s'era ormai
convinto che la loro amicizia avrebbe portato a qualcosa di speciale,
di importante. Voleva crederci, doveva: non riusciva a capacitarsi
ancora di un destino così negativo creato da altri prima di
lui. Di chi era stata la colpa? Cosa era successo? Perché
proprio il clan Kitsune non poteva soffrire la loro presenza? Lo
aveva sentito dire dal padre; anche loro dunque coinvolti in tutto
questo. Si sarebbe impegnato a guarire presto, così da esporre
i proprio dubbi al nuovo amico e chiedergli se fosse stato a
conoscenza di qualcosa a riguardo. Tentò di ragionare
ancora un poco, ma la stanchezza lo colse riaccompagnandolo nel mondo
dei sogni.
-Lasciateci
andare! Non siamo qui per farvi del male!
-Maledetti,
ce la pagherete! Forti grida scossero la notte intera,
disperdendosi tutt'attorno tra gli alberi e raggiungendo gli angoli
più profondi della foresta.
Decine
i corpi esanimi, sparsi sul terreno.
Lupi.
Umani
brandivano asce e forconi insanguinati, inveendo contro quegli esseri
ormai senza vita.
Sasuke
spalancò gli occhi terrorizzato. Il corpo madido di sudore, i
capelli fradici che gli coprivano in parte la fronte, fino a scendere
malamente sul cuscino.
Le
mani tremavano.
Strinse
i pugni, cercando di respirare profondamente e rallentare il cuore
che gli stava esplodendo in petto.
"Cosa
è stato?!" Confuso e spaesato, tentò di
sollevarsi e poggiare i piedi a terra, cadendo rovinosamente dal
letto.
Itachi
si fiondò in camera, insospettito dal tonfo sordo;
avvicinandosi al fratellino, sentì distintamente il battito
cardiaco accelerato. Gli scostò i capelli dal viso,
prendendolo in braccio ed appoggiandolo sul materasso.
-Ehi,
tutto bene?- Il tono preoccupato non era stato in grado di nascondere
il bisogno di scoprire cosa stava accadendo. -Mi senti? Sasuke
s'era riaddormentato di colpo, non permettendo repliche. Un
incubo ben mirato, strano, chiaro come il sole: Ōkami
sterminati dagli uomini.
Il
sonno pesante s'era impossessato nuovamente di lui, non permettendo
ad Itachi di poter scoprire cosa fosse accaduto davvero.
°
-Mi
raccomando Naruto, stai attento! -Sì, mamma!
"Certo
che in questi giorni è più stressante del solito.
Attento qui, attento lì... Non posso fare niente, uffa!" La
volpe si muoveva con circospezione, attendendo l'occasione giusta per
poter raggiungere il suo posto preferito. Negli ultimi giorni Kushina
s'era dimostrata molto più apprensiva, da quel forte
acquazzone in cui era tornato a casa completamente fradicio; non
s'era ammalato per fortuna, aveva sempre avuto una forte tempra.
"Non uscire più se minaccia pioggia", "torna
presto", "mi raccomando, non allontanarti."
-Sta
esagerando, non è successo proprio nulla di male...
Si
incamminò verso il Midoriiro
no Mizūmi,
come faceva tutti i giorni da quel primo incontro con Sasuke; si
sentiva scoraggiato, vista l'assenza dell'amico nell'ultima
settimana, ma non aveva ancora rinunciato a volerlo rivedere. Che
questa fosse la volta buona? Ci sperava davvero. Raggiunse le sponde
del lago, muovendosi con disattenzione sul terreno ricoperto dalle
foglie umide; il maltempo che s'era rovesciato sulle colline aveva
impregnato la terra, gonfiato i fiumi e raffreddato la tiepida aria
autunnale. Gli alberi si stavano spogliando pian piano di quei
meravigliosi colori caldi. L'oro e l'arancio si erano opacizzati allo
scontro con la pioggia violenta ed il vento, inzuppandosi e cadendo;
il tappeto di foglie non scricchiolava più, ed ogni passo
portava al rischio di mettere un piede in fallo. Vuoto, silenzio.
Neppure quel giorno Sasuke era tornato.
Raggiunse
sconsolato la pietra dove i due solitamente condividevano il tempo
trascorso assieme, asciugandosi gli occhi con la manica.
"Perché
non ci sei...?" Possibile gli provocasse così tanto
dolore l'idea di non poterlo più rivedere? "Dove sei
finito?!" Avrebbe voluto gridarlo al vento, ma chi avrebbe
ascoltato?
Nessuno,
proprio nessuno.
Si
stava convincendo sempre più che non sarebbe ritornato da lui.
Spostandosi all'indietro, nel tentativo di trovare una seduta più
comoda, perse l'equilibrio, scivolando con i piedi sul terreno umido
e malfermo.
Cadde.
Non
se ne accorse nemmeno, fino al momento in cui il corpo non toccò
l'acqua gelida del lago.
Sentì
milioni di aghi perforargli la pelle nello stesso istante.
Aprì
la bocca istintivamente per poter respirare, per urlare tutto il
terrore che lo stava avvolgendo in una morsa sempre più
soffocante. Niente ossigeno, il dolore stava penetrando prepotente
nella sua testa, offuscando la vista e portandolo nell'oblio
dell'orrore della morte.
Per
un attimo gli sembrò di notare una luce, qualcosa di accecante
al di là delle palpebre, prima di perdere i sensi.
-...
ruto... Naruto...! Tossì acqua mista a lacrime, sentendo
delle terribili fitte al petto e alla gola.
-Naruto,
mi senti!?
Una
mano calda lo stava sfiorando sul viso, una voce familiare lo stava
chiamando tremante. Sentiva una strana sensazione di torpore che gli
stava provocando tremiti incontrollati.
-Guardami!
Una
seconda voce, autoritaria, lo stava spronando. Tossì di nuovo,
sputando e raschiando la gola.
-Sasuke,
presto, aiutami!
Socchiuse
gli occhi, notando soltanto il viso dell'amico a pochi centimetri dal
suo. Era lì con
lui, gli stava sorridendo e stringendo la mano con tutta la forza che
aveva.
-Itachi,
ha aperto gli occhi! "È così che ci si sente
quando si muore? Allora è vero che si incontra chi..."
-Tieni,
aiutami a spogliarlo e avvolgilo con questo!
"Morire
è caldo... Morire è avere Sasuke vicino... non è
così brutto come pensavo..."
Il
buio lo avvolse completamente.
Itachi
scansò gli abiti zuppi, avvolgendo il corpo tremante ed
infreddolito con il suo maglione. Fece cenno al fratello, che stava
piangendo spaventato. -Sai dove vive?
Scosse
la testa sconsolato.
-Se
viene qui spesso, casa sua è da queste parti. Andiamo!
Col
fagotto addormentato in braccio, ed il fratellino che gli correva
accanto singhiozzando, il ragazzo prese di gran foga a muoversi nella
boscaglia, nella speranza di potersi affidare al fiuto e seguire la
traccia lasciata dal passaggio del bambino. Riconobbe la scia,
aumentando il passo.
-Corri,
siamo vicini!
-Eccola,
laggiù c'è una casa! Speriamo...!- La voce di Sasuke si
ruppe in gola, per la mancanza di fiato. La milza doleva, le gambe
pure, ma non importava. Urlava aiuto più forte che poteva.
Una
donna dai lunghi capelli rossi e dalle caratteristiche orecchie a
punta color arancio, spalancò la porta di casa, correndo verso
i due lupi sfiancati dalla stanchezza.
-Si...
Signora... Naruto...
Scoppiò
a piangere: il piccolo non era stato in grado di reggere alla paura
di ciò che poteva essere accaduto.
Lo
sguardo che si scambiarono Itachi e Kushina durò meno di un
attimo, nel momento in cui la madre recuperò il figlio ancora
avvolto nella calda lana asciutta.
-Il
mio bambino... Naruto, amore... amore guardami, sono la mamma.
Un
singhiozzo scosse l'involto.
-Mamma!
La
donna lo strinse forte a sé, portandoselo accostato al viso:
sussurrò più e più cose, sottovoce, come una
nenia. Si mosse rapida verso la porta spalancata. I due fratelli
erano fissi immobili, tesi: il minore ancora piangeva, mentre Itachi
stava per indietreggiare, pronto ad andarsene.
A
qualche metro, una voce seria li richiamo.
-Venite.
Silenziosamente
si mossero.
Naruto
giaceva addormentato accanto al fuoco, avvolto in una morbida
coperta. Riposava bene, respirava meglio. Kushina non aveva emesso
una sola parola dal momento in cui i lupi avevano varcato la soglia
di casa. Prese del latte dal bricco accanto al camino, versandone due
dosi abbondanti porgendole ai piccoli. Si sedette sfinita di fronte a
loro.
-Signora... Sasuke
osò prendere la parola, stringendo la tazza in ceramica fino a
sbiancarsi le nocche. Era ancora sconvolto, ma mantenere il silenzio
non era certo la soluzione migliore. Nonostante la giovane età,
era perfettamente in grado di percepire gli stati d'animo negativi.
La donna alzò lo sguardo verso il giovane interlocutore,
decidendo di prendere parola.
-Non
vi conosco, ma so chi siete.
Itachi
deglutì, non osando interromperla.
-Per
questo voglio dirvi grazie per aver riportato a casa Naruto.
Sicuramente ne ha combinata una delle sue.
Il
maggiore spiegò rapidamente cos'era accaduto, ed un comune
sospiro di sollievo si levò nella stanza .
-È
sempre stato uno spericolato, non ha mai dato peso a veti o
restrizioni. Perdonami piccolo,- si rivolse a Sasuke; -potresti
andare a tenergli compagnia? Potrebbe svegliarsi...
"Un
modo come un altro per dire che i bambini non devono ascoltare,
giusto?" Si alzò, dirigendosi verso l'amico che si stava
agitando nel sonno; gli poggiò una mano sulla testa,
carezzando quei capelli biondi e morbidi. La volpe si quietò,
sorridendo nel dormiveglia.
Itachi
prese parola, mantenendo basso il tono di voce.
-Immagino
non voglia coinvolgere mio fratello in questo discorso. Posso capire.
-Itachi,
giusto?- Kushina gli prese la mano tra le sue, stringendola con
forza, accompagnata da un lieve timore. -Non so come ringraziarti: se
non fosse stato per te, per voi...
Le
ultime sillabe tremarono.
-Abbiamo
fatto ciò che avrebbe fatto chiunque.- La fredda
consapevolezza dimostrata da un ragazzo così giovane, spiazzò
la donna. Era giunto il momento di affrontare un argomento pungente e
delicato, ne erano entrambi consapevoli. -Se si sta chiedendo perché
siamo qui, posso rassicurarla: non abbiamo cattive intenzioni, non
vogliamo fare del male a nessuno e ci siamo solo io, mio fratello e i
nostri genitori.
Kushina
non poté fare a meno di notare la stranezza dell'affermazione;
dov'erano dunque le altre famiglie Ōkami?
Avrebbe potuto davvero fidarsi di quel ragazzo? Trasse le proprie
conclusioni dopo una lunga riflessione.
-I
vostri genitori sanno che siete qui?
Il
ragazzo negò con un gesto del capo.
-Se
sapessero che siete qui, come reagirebbero? Itachi rifletté
un attimo, prima di rispondere con cinica sincerità.
-Sicuramente
meglio di una volpe che si ritrova in casa dei lupi, non crede...?
Un
rischio esternare un pensiero simile, ma dopo tutto, questa era la
realtà. L'aveva completamente spiazzata, e ne era consapevole.
Pronto ad andarsene, evitando di portare a galla eventi passati che
avrebbero potuto portare una tensione ancora maggiore, si sollevò
dalla sedia.
-Ehi,
si sta svegliando! Sasuke chiamò sottovoce l'amico,
sussurrando il suo nome e stringendone il viso tra le mani. I due,
alzatisi dalla sedia, raggiunsero i bambini accanto al fuoco.
-Sei...
sei tu...?
Il
lupetto lo strinse forte a sé.
-Certo,
stupido. Chi sennò? -Allora, non sei sparito perché
non mi volevi più...
Naruto
singhiozzò abbracciandolo, senza vergogna riversò
lacrime di terrore, angoscia e
liberazione. Era di nuovo accanto a lui, non lo aveva abbandonato.
Itachi
si girò verso Kushina, notando soltanto in quel momento gli
occhi lucidi di lei, la commozione che ne stava dipingendo il volto
teso e pallido; riprese il discorso da dove s'era interrotto,
sorridendo.
-Io
penso sia molto importante ciò che sta accadendo qui, per noi
dico. I bambini sono davvero capaci di andare al di là di ciò
che gli adulti riconoscono come limiti, razze, diffidenza. Naruto è
speciale, genuino e sincero. Sono convinto che farà grandi
cose.
La
donna cercò le parole per poter rispondere ad un'affermazione
tale: si limitò a poggiare la mano sulla sua spalla,
sorridendo sfinita.
-Hai
ragione, ne sono sicura. Se tutti fossero come lui, il nostro mondo
sarebbe un posto migliore.
Il
ragazzo si avvicinò al fratellino ed alla volpe, assicurandosi
del suo stato di salute. Naruto festoso lo accolse, dedicandogli
grande riconoscenza avviluppandolo in un caldo abbraccio; sussurrò
parole confuse, continuando a singhiozzare, e si riaddormentò
quando i due fratelli salutarono per tornare a casa. Sasuke si
avvicinò a Kushina, ricevendo un buffetto sulla testa.
-Sono
fiera di come ti sei comportato con mio figlio. Tu e Itachi siete
esseri preziosi, non potrò mai sdebitarmi a sufficienza.
Salutarono,
uscendo e dirigendosi verso casa. Durante il cammino, il piccolo
prese coraggio e si rivolse al maggiore con curiosità.
-Non
sono poi così cattivi come pensavo, vero?
Rimase
in silenzio, ponderando attentamente sulla risposta: avrebbe dovuto
dire che avevano a che fare con un eccezione, una minoranza? Che non
tutti erano davvero gentili, e che la maggior parte degli
appartenenti al clan della volpe ancora ricordava quel tragico
incidente? No, non avrebbe potuto.
-No,
loro sono buoni, proprio come me e te. Non c'è nessuna
differenza tra noi, se guadiamo dentro noi stessi. Ricordalo:
appartenenze, sembianze, sono solo parole. Ciò che conta
davvero è ciò che provi, e come lo dimostri.
Arrivati
a casa, coinvolsero nell'avvenimento i genitori decisamente
preoccupati. Fugaku sbuffò sconsolato.
-Dovete
stare sempre attenti a come vi muovete da queste parti.
Sasuke
tentò di prendere parola, intimorito dall'espressione austera
del padre.
-Papà,
è mio amico. Cosa avrei dovuto fare? Non ricevette
risposta; naturalmente era la cosa giusta da fare, certo, ma avrebbe
implicato delle conseguenze serie, se al posto di Kushina ci fosse
stato qualcun altro.
-Siete
stati fortunati che la madre di quella volpe non abbia reagito come
di consueto.
Itachi
soppesò le parole del padre, pronto a rispondere: venne
interrotto prontamente.
La
madre si avvicinò sorridendo ed abbracciandoli.
-L'importante
è che non sia accaduto nulla e che quel piccolino sia sano e
salvo. Vi siete comportati in maniera degna di nota, sono fiera di
voi.
Dopo
cena Sasuke seguì in camera il fratello: sentiva il bisogno di
parlare di ciò che era appena successo, viste le emozioni
forti che si erano risvegliate in lui. Bussò alla porta,
entrando con circospezione.
-Posso? -Certo,
entra pure.
Intimidito
dal pensiero di dover affrontare un argomento "da grandi",
si sedette sul letto, stringendo la coda che si muoveva agitata, nel
tentativo di non dare a vedere il palese nervosismo.
-C'è
qualcosa che non va?
-Ho
avuto paura...
Itachi
si avvicinò al bambino, stringendolo forte a sé.
-Avevo
paura di perderlo, di vederlo morire.
Il
corpicino scosso dai singhiozzi tremava nel caldo abbraccio del
fratello. Non disse nulla, lo lasciò sfogare.
Quasi
addormentato, il visino ancora umido di lacrime, Sasuke percepì
piano le ultime parole di Itachi, prima di sprofondare in un lungo
sonno.
-Volpe
o lupo, non è importante: è vivo, questa è
l'unica cosa che davvero conta.
°
Minato
strinse i pugni digrignando i denti, nell'apprendere il fatto
avvenuto qualche ora prima.
-Caro,
l'importante è che...
-Come
fai a sapere che non sono stati loro? Kushina spalancò gli
occhi impietrita.
-Cosa
stai insinuando?! Che gli abbiano fatto del male? Perché è
uno di noi? Naruto stava dormendo placidamente nel proprio letto,
fortunatamente estraneo a quella conversazione.
-Senti,
sai meglio di me di cosa sono capaci.
Quelle
parole gelide ruppero il muro di squisita pacatezza che la donna era
solita mantenere.
-Sono
corsi fino a qui da chissà dove dopo aver prestato soccorso a
nostro figlio, e se ne sono andati solamente dopo essersi premurati
della sua salute. Naruto era grato, felice di rivederli! Quei lupi
gli hanno salvato la vita, e sei così accecato dal rancore da
non rendertene nemmeno conto...!- Kushina scansò in malo modo
la sedia nell'alzarsi: non avrebbe tollerato una parola in più
su quell'argomento, o altro veleno rovesciato su quei ragazzi. -Da
quando Jiraiya...
-Non
nominarlo. È stata colpa loro, di quei maledetti, se lui e gli
altri sono morti! Non ce la faceva più, ormai il limite era
stato superato.
-Non
sono stati gli unici a perire quel giorno! Gli Ōkami per primi
sono morti per mano degli umani!
L'uomo
si alzò a sua volta, osservando la moglie con sguardo sottile.
Rispose tagliente.
-E
poi si sono vendicati uccidendoli a loro volta. Le volpi erano tra
loro, e non hanno comunque avuto pietà. Li hanno trucidati,
indipendentemente dalla razza!
La
situazione era degenerata. Molti ancora ricordavano quella serie di
eventi guidati dall'odio: gli umani uccisero alcuni membri del clan
dei lupi, sentendosi minacciati dalla loro presenza. Le volpi,
insidiatesi nella società degli uomini, collaboravano con
loro; quando il clan decise di vendicarsi, lo fece colpendo una zona
lavorativa, in cui le stesse Kitsune stanziavano. Fu una strage.
L'epilogo? Le perdite furono pesanti per tutti, e l'odio si schierò
tra loro, rompendo per sempre un delicato equilibrio creatosi con
fatica e duro lavoro.
Questo
accadde due generazioni prima della nascita di Naruto, quando Minato
e Kushina erano piccoli.
-I
tempi cambiano, la vita va avanti comunque. Non coinvolgere dei
bambini, non c'entrano nulla!
L'espressione
della donna cadde nel vuoto.
Il
marito s'incupì, dirigendosi verso la camera e voltando le
spalle alla moglie.
Non
venne proferito altro quella sera, lasciando spazio ad una tensione
viva e pulsante, che non si sarebbe dispersa facilmente. Kushina
raggiunse il figlio, abbracciandolo e baciandogli la fronte nel
sonno. Carezzandogli i biondissimi capelli color dell'oro, gli dedicò
un ultimo pensiero.
-Sii
sempre come sei, perché sarai in grado di cambiare questo
mondo, ricordalo.
È
stato doloroso comporre buona parte di questo capitolo: le tematiche
sono decisamente delicate e moderne. Non è facile accantonare
odio e disperazione, soprattutto dopo delle perdite importanti.
Riuscirà Minato a capire che gli errori del passato non devono
per forza riversarsi sul futuro, rovinando il presente? Naruto
simboleggia la speranza di cambiamento, di unione e comprensione,
appoggiato pienamente dall'affetto di Sasuke, colui che lo
comprenderà al meglio.
Mi
auguro davvero sia stato di vostro gradimento, alla prossima e buon
lavoro a tutti! :D
-Stefy-
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Capitolo 3 *** Che sia davvero possibile? ***
Che
sia davvero possibile?
«Ma
come no, mamma!»
Naruto
stava piagnucolando, ricordando alla madre che sarebbe stato attento,
non si sarebbe più esposto ai pericoli, che si sarebbe mosso
con la delicatezza di una volpe, proprio come avrebbe dovuto essere;
purtroppo non possedeva proprio il tipico passo felpato, neppure
ottimi riflessi o accortezza nei particolari, quindi le sue erano
praticamente parole al vento.
Da
una settimana chiedeva insistentemente di poter raggiungere il lago,
e per altrettanto tempo Kushina non aveva fatto altro che negargli il
permesso.
«Non
ci penso nemmeno. Pensi di poter essere così fortunato da
essere salvato per ben due volte di seguito, facendo la stessa
stupidaggine?»
«Ma
io...»
«Niente
ma!»
Il
tono imperioso non ammetteva repliche. Ciò che era accaduto
era servito da monito: altro che i lupi, il pericolo maggiore per
Naruto era proprio essere se stesso!
«E
Sasuke?»
Il
silenzio non durò a sufficienza per permetterle di trovare una
risposta ben studiata. Aveva semplicemente parlato di getto.
«Sa
dove abiti adesso. Sa dove trovarti.»
Una
premonizione azzeccata. Da lontano, due figure si stavano
muovendo nella direzione del bambino, il cui viso era ancora
imbronciato. Appena si accorse della loro presenza, corse agitandosi
come un forsennato.
«Sasukeeee!»
Gli
lanciò le braccia al collo, stringendolo forte e togliendogli
il fiato.
«Na...
ru... to...! Lascia... mi, non...!»
«Oh,
scusa scusa scusa! È che sono così contento di vedervi!
Ciao Itachi, come stai?»
Il
maggiore rispose con tono pacato ed un'espressione serena in viso.
«Io
bene, tu piuttosto? Ti vedo in ottima forma.»
I
vanti della volpe arrivavano fino alle orecchie divertite di Kushina,
che stendeva i panni in giardino. I piccoli s'erano messi a giocare
nelle vicinanze, mentre il fratello maggiore aveva raggiunto la
donna, avvertendo la necessità di parlare con lei.
«Buongiorno.
Siamo venuti qui per accertarci della salute di Naruto: fosse stato
per Sasuke, saremmo passati già il giorno dopo l'incidente.
Non lo da a vedere, ma si è affezionato parecchio: neppure con
i vecchi membri del clan era riuscito a legare così. Suo
figlio è straordinario.»
«È
semplicemente se stesso, come è sempre stato. Mi fa piacere
sapere che vi preoccupiate per lui. La ripresa è stata rapida,
ma è capitato si svegliasse in piena notte urlando ed
annaspando: deve essere stato uno shock. È giovane e forte,
sicuramente riuscirà a superare anche queste paure. Potresti
darmi una mano?»
Il
giovane raccolse i lembi del lenzuolo, portandoli alle estremità
del filo steso tra due pali di legno.
Il
bucato svolazzava profumato sopra le loro teste.
«Perché
non passate più spesso? Avrei bisogno di aiuto con un paio di
faccende. Penso farebbe bene pure a tuo fratello venire qui e
trascorrere del tempo con noi.»
Itachi
si fermò un attimo a soppesare quelle parole: avrebbre dovuto
sicuramente dare delle spiegazioni al padre, e sarebbe potuto essere
un potenziale problema. D'altro canto, la sincerità era
d'obbligo, avendo a che fare con il piccolo Sasuke. Avrebbe perso
davvero l'occasione per potersi avvicinare alle volpi? Avrebbe
lasciato volare via una simile opportunità, dopo tutto ciò
che era accaduto decenni addietro? Il primo passo lo aveva fatto
Naruto, decise che avrebbe continuato per quella strada.
«Può
contare su di me, sarà un piacere.»
°
«Ho
sentito che Kushina ha a che fare con gli Ōkami...»
«
Sul
serio? Ma è disgustoso!»
Le
voci della presenza sempre maggiore di lupi in casa di Naruto era
giunta al vicinato. Come una tempesta d'inverno, la notizia sferzò
in pieno volto i membri del clan, portando a maggiore diffidenza e
difficoltà d'interazione.
Quell'inverno
non fu affatto facile: la scarsità di materie prime, unita
alla minore affluenza, riuscì a ledere lo spirito forte e
tenace di Kushina.
«Mamma,
perché non viene quasi più nessuno?»
Una
domanda spiazzante, posta una gelida sera appesantita da una spessa
coltre di neve silenziosa. La donna sospirò, dando un buffetto
sulla testa al figlio.
«Sasuke
e Itachi vengono a trovarci tutti i giorni: perché ti fai
domande simili?»
«Perché
tu sei sola.»
Non
ebbe il coraggio di ribattere: il punto dolente era stato toccato con
tanta spontaneità da fare quasi male. Rise, tentando di
mascherare una sensazione fastidiosa e profonda, senza dover per
forza turbare il bambino che le stava di fronte.
«Sai
che non sono scemo, anche se ho solo dieci anni certe cose le
capisco.»
Le
orecchiette abbassate, lo sguardo umido di lacrime. Naruto sapeva
esattamente cosa stava succedendo, ma non riusciva a comprendere il
motivo per cui tutto quanto si stava disgregando così, davanti
ai suoi occhi. Aveva sempre avuto un buon rapporto con gli altri
bambini ed i membri... dove stava il problema di base?
«È
perché ci sono loro, vero?»
Negare
l'evidenza sarebbe stato sciocco. La donna scosse il capo,
sorridendogli amaramente.
«Non
sono cose di cui devi preoccuparti. Ora va a dormire, è
tardi.»
Il
discorso cadde così, senza una vera e propria conclusione:
Kushina non si sarebbe certo soffermata a spiegare quanto potesse
essere falso e disorientante il mondo degli adulti, e quanta
meschinità potesse caratterizzarlo. Riordinò la stanza,
concludendo il lavoro di rammendo per la famiglia Haruno; continuando
fino a ora tarda, rifletté su quanto quella famiglia stesse
facendo per lei. Nonostante le dicerie, vere fino a prova contraria,
la madre della piccola Sakura aveva mantenuto ancora dei contatti
molto stretti, raggiungendola volentieri fino a casa. La bambina e
Naruto s'erano avvicinati con il passare delle settimane, e non
mancavano le occasioni per giocare assieme e divertirsi fuori, tra i
cespugli, sugli alberi ed in giardino; l'indomani però,
l'amica avrebbe incontrato la prima volta i due giovani appartenenti
al clan dei lupi, che ormai erano di casa.
Come
sarebbe andata? Riteneva inutile chiedersi una cosa simile, era
stata una sua scelta quella di accoglierli con simpatia, rendendoli
partecipi in una comunità di diversa appartenenza. Si punse il
dito, pensando a quanto la stesse infastidendo ultimamente una parola
simile: "diverso... quanto disprezzo può avere
un'affermazione simile."
«Narutooo!
Ciao!»
Sakura
aveva raggiunto da poco l'amico, correndogli incontro; Mebuki, la
madre, raggiunse Kushina, accomodandosi sulla panca davanti
all'abitazione. Entrambe osservavano attente la figlia avvicinarsi ai
giovani lupi, incuriosita e vivace come sempre. Neppure un momento di
esitazione, e la piccola già s'era presentata, sorridendo ai
due nuovi arrivati che la stavano studiando ancora con una punta di
diffidenza.
«Sai,
non ho mai dato peso alle voci che la gente ha diffuso; ho sempre
ritenuto fossero delle idiozie campate per aria. Nonostante ciò
che le volpi pensano, non ho mai smesso di sostenerti in questa tua
crociata.»
Kushina
osservava la vicina, tentanto di capire il significato nascosto tra
quelle parole. Essendo sempre stata una donna pratica, arrivò
al dunque.
«
Crociata? Io lo definirei un cambiamento radicale piuttosto. Quando
ho avuto modo di parlare con Itachi, il maggiore dei fratelli, ho
esposto il mio pensiero ed il mio obiettivo.»
«Itachi,
ho visto che per voi è sempre un piacere trascorrere del tempo
con noi, e per questo ti ringrazio. Non avrei mai pensato di potermi
trovare un giorno in una situazione simile, forse perché
quando si cresce con delle convinzioni, certe cose ormai si danno per
scontate.»
Kushina
sorride, rivolgendosi al giovane.
«Ho
notato inoltre un cambiamento positivo in Naruto, in Sasuke e persino
in te.»
«Scusi?»
«Sei
un ragazzo imperscrutabile, eppure si scorge qualcosa di diverso
adesso. Per te venire qui è molto più che dedicare un
poco di tempo ad un piccolo amico, vero?»
L'Ōkami
non può negare: la donna ha centrato esattamente il punto.
«Non
me ne voglia a male, non l'ho certo fatto in malafede.»
La
volpe gli posa una mano sulla spalla, sorridendogli.
«So
ciò che desideri fare, ed è la stessa cosa che vorrei
pure io: ritrovare un equilibrio, una convivenza pacifica. Naruto e
Sasuke, senza esserne coscienti, hanno già reso possibile ciò;
il nostro compito sarà continuare su questa linea, poter
diffondere speranza e un nuovo clima di serenità.»
Lui
la osserva, indeciso se esternare completamente ciò che gli
occupa la mente. Inspira, sapendo di dover toccare un argomento
difficile.
«Contrariamente
a mio fratello, so esattamente cosa è successo. Non mi sento
di poter dare una colpa precisa: sono arrivato a questa conclusione
dopo parecchio tempo. Io, come mio padre e mia madre prima di me,
sono dell'idea che ciò che è accaduto sia stato un
errore: le innumerevoli vittime non possono essere scordate, e
nemmeno deve essere così. Non riesco a tollerare però
l'idea che ancora adesso quelle stesse persone vengano utilizzate
come capro espiatorio. Se avrà bisogno di qualcuno disposto ad
aiutarla a cambiare il pensiero comune, andare oltre le malelingue,
riappacificare due specie che una volta andavano d'accordo... Io ci
sarò.»
Kushina
tornò al presente sorridendo; espose all'amica il concetto in
maniera breve e coincisa, e le sorrise di rimando.
«Un
gran parlare, per una bestiola di soli 15 anni, no?»
«Quello
stesso giorno, i due fratelli si sono offerti di cooperare nel mio
lavoro e con le faccende, così da dimostrare a chiunque che
non tutti i lupi sono uguali. Certo, più di qualcuno mi ha
voltato le spalle, lo ammetto, ma non mi tange; so che non è
facile ricominciare daccapo, dopo tutto il rancore e l'odio cresciuti
in noi. So con certezza che chi ci è stato vicino, come te e
gli altri, è pronto per poter nuovamente accogliere la
famiglia di Sasuke tra noi.»
Da
lontano Sakura sventolava la manina in segno di richiamo, agitandosi
sui piccoli piedi saltellando. Mebuki la raggiunse, inginocchiandosi
tra i bambini.
«Guarda,
mamma! Itachi ha catturato delle cavallette!»
Naruto
guardava meravigliato la mano del ragazzo, indicandole col dito: uno
degli insetti balzò sulla sua coda, creandogli non poco
solletico. La sventolava, scommettendo su quanto tempo ci avrebbe
messo l'animaletto a saltare via. Sasuke la prese con le dita,
poggiandola a terra.
La
donna osservava divertita interagire quel gruppo eterogeneo, con
molta naturalezza; ad guardarli non si sarebbe mai detto che
provenissero da due luoghi così diversi.
A
qualche metro di distanza, l'attenzione di Kushina si spostò
verso un uomo dalle inconfondibili caratteristiche. Si alzò,
avvicinandosi al nuovo arrivato, e abbassò la guardia quando i
due fratelli si diressero verso quello che si rivelò essere il
loro padre. Un rapido saluto ed un cenno rivolto nella direzione
della donna: non era certo un uomo di molte parole, pensò la
volpe. Incontrandosi a metà strada, lo invitò
cordialmente in casa. Davanti ad una tazza di caffè caldo,
l'uomo prese parola.
«Buongiorno,
sono Kuro
Ōkami Fugaku, padre di Itachi e Sasuke.»
«Piacere,
Reddo Kitsune Kushina, madre di Naruto e padrona di casa. Mi dica
pure: immagino non si tratti di una semplice visita di cortesia.
Qualsiasi sia la questione, non si dia problemi nel conversare
schiettamente.»
L'uomo
poggiò la ceramica sul piattino, sospirando
ed osservando intensamente la donna negli occhi.
«I
miei figli hanno avuto modo di spiegarmi ciò che sta avvenendo
da queste parti. So cosa è successo il giorno in cui il suo
bambino ha rischiato di annegare, come sono a conoscenza di quello
che potrei definire il vostro progetto. Sono venuto qui per
sincerarmi di un paio di cose.»
Kushina
inspirò, tentando di mantenere fermi i nervi. Il suo
temperamento rude e forte era stato messo in un angolo, lasciando il
posto ad una pacatezza controllata e gestita magistralmente; non
sarebbe stato facile come conversare con dei bambini, ma da quel
colloquio sarebbero potute cambiare molte cose. Avere a che fare con
l'attuale rappresentante del Clan dei Lupi, o almeno, di ciò
che era rimasto lì accanto, la stava mettendo alla prova.
Avrebbe parlato con il cuore, così da mostrare ad altri occhi
la propria visione del mondo attuale, e di quello futuro.
«So
cosa sta tentando di fare, e la ammiro per questo. D'altra parte, non
posso fare a meno di pensare che ci possano essere delle
problematiche di non poco conto.»
«Se
lei pensa che abbia coinvolto io i bambini, si sbaglia di grosso: i
suoi figli si sono resi partecipi, e disposti a collaborare, nel
tentativo di portare avanti una diversa visione del mondo, di
cambiare le cose nel loro piccolo. Per l'età che hanno,
ragionano in maniera decisamente matura. Immagino sia merito
dell'educazione che hanno ricevuto.»
Fugaku
si fece scappare un lieve sorriso: l'adulazione velata lo convinse
d'aver a che fare con un oratore sottile e moderato, con cui avrebbe
avuto piacere nel conversare nuovamente. Era consapevole che la donna
aveva colto con precisione il messaggio tra le righe.
«Immagino
si sia fatta non pochi nemici, in questo periodo.»
La
volpe strinse i pugni, continuando a sorridere pacatamente: "mantieni
la calma, ti sta solamente testando."
«Chi
non è in grado di concepire la presenza di due piccoli in un
clan che abitualmente è aperto a razze differenti, non merita
la mia considerazione. Saremo pochi, ma qualcuno non ci ha
abbandonati. La prego di seguirmi.»
Piacevolmente
stuzzicato dalla piega delle cose, l'Ōkami la seguì
in giardino. I figli stavano allegramente conversando, mentre Mebuki
teneva per mano Sasuke; dietro di loro, Itachi, Sakura e Naruto
sorridevano, come fossero fratelli. un gesto incredibilmente
naturale, che palesava fiducia e condivisione.
Una
semplicità tale da spiazzare lo spettatore.
«Non
è poi così difficile, se si apre il cuore a ciò
che ci circonda, non crede?»
Egli
sorrise, sbuffando un poco.
«A
quanto pare, sembra di no. Dunque buon lavoro, e a presto. Mi auguro
tutto ciò possa dare inizio a qualcosa di più grande.»
°
Le
fredde giornate invernali, buie e innevate, lasciarono presto il
posto ad una mite primavera, riscaldata da un sole tiepido e dai
verdi boccioli sui rami nuovamente carichi di tenere foglie.
Naruto
aveva legato indissolubilmente con Sasuke ed Itachi, e spesso pure
Sakura li raggiungeva, passando interi pomeriggi a correre, giocare e
scoprire il mondo. Nuovamente alcuni membri del clan Kitsune si
riavvicinarono a Kushina ed alla famiglia, frequentando volentieri
quell'abitazione che in poco s'era affollata di abitanti di diverse
origini. Ciò che il gruppo delle volpi aveva dimenticato con
il tempo, accecato dal risentimento e dalla paura verso gli Ōkami,
era che più volte aveva accolto a braccia aperte membri di
altre specie: i Nara del clan Aoi Nekoi,
oppure gli Inuzuka tra gli Shiroi Inuii.
Famiglie sempre ben accette.
Una
tradizione tollerante e aperta, oscurata da un incidente che
coinvolse più razze loro malgrado.
Memori
delle proprie origini, e della tolleranza che li caratterizzava da
generazioni, gli abitanti decisero di organizzare una piccola festa
nel tentativo di scacciare la grande tensione accumulata tra gli
abitanti; partecipazione estesa a tutti, compresi i nuovi arrivati.
La notizia giunse rapida a Kushina, che non mancò di avvertire
i suoi ospiti; Naruto entusiasta saltellava ridendo attorno a Sasuke.
«Visto?
Lo sapevo che prima o poi sarebbe cambiato qualcosa!»
Il
lupetto però non era riuscito a trovare conforto in quelle
parole gioiose. La semplice onestà dell'amica volpe non era
riuscita a cogliere subito il messaggio che la notizia celava con
gravità.
Ci
stanno mettendo alla prova, tutti quanti.
Itachi
avvicinò il fratello, rassicurandolo con una lieve carezza tra
le orecchie tese e nervose.
«L'importante
è che tu sia sempre te stesso, non rinnegare ciò che
sei. Non vergognarti della famiglia a cui appartieni, e cammina
sempre a testa alta.»
Sakura
osservava meravigliata quel giovane così diverso da lei,
eppure saggio e così dolce.
D'un
tratto la porta di casa si spalancò, presentando un Minato
stanco ed esasperato. La moglie fece uscire tutti con una scusa, nel
dubbio di dover affrontare una conversazione per nulla piacevole.
«Sapevo
che sarebbe successo...»
Lei
non capiva, anche se aveva intuito qualche cosa. L'uomo la guardò,
stringendola a sé.
°
Il
clan intero s'era prodigato nei preparativi; l'arrivo della bella
stagione, dopo il rigido inverno, aveva riscaldato gli animi ed
incuriosito i più piccoli. Molti dei bimbi del vicinato
avevano raggiunto il gruppo che si stava dirigendo sull'altipiano
poco oltre l'insieme di case, verde ed illuminato dal sole
rigenerante. Il ruscello lì accanto brillava, smosso dai piedi
nudi dei cuccioli che si stavano rincorrendo in allegria.
Kushina
e Minato presero posto accanto alla famiglia Haruno. Mebuki palesò
la propria positività nel notare così tanta
partecipazione alla venuta degli Ōkami,
e fece notare loro come fosse semplice, per delle creature così
giovani, interagire e divertirsi senza alcuno sforzo. I genitori di
Naruto riconobbero con piacere la presenza di moltissimi coetanei del
figlio.
«Se
fosse così facile anche per noi, cara... Gli adulti non sono
mai stati in grado di essere così diretti, spontanei, sinceri.
Tutto ciò che di buono avevamo, lo abbiamo perso crescendo.
Tutta questa spensieratezza è contagiosa, devo ammetterlo. Mai
avrei creduto che tu saresti stata in grado di creare un simile clima
d'armonia.»
Kushina
sorrise alle parole del marito.
«È
la prima volta che ti sento spendere belle parole per loro. Minato,
chissà cosa è accaduto nella tua testa, nel portarti a
cambiare direzione così.»
«Chi
lo sa.»
A
pochi metri di distanza, Naruto era caduto a terra rovinosamente,
finendo con il sedere sul basso fondale del rio in cui stava giocando
a piedi nudi. Sasuke lo raggiunse impensierito, rimproverandolo sulla
disattenzione dimostrata e la tipica sbadataggine. Itachi corse loro
incontro, da bravo fratello responsabile, tenendo la piccola volpe
per mano e riportandola, zuppa e sorridente, sulla riva. Chi rideva,
chi chiacchierava, chi veniva trasportato in un mondo da sogno dai
fantastici racconti del lupo: ognuno di loro avrebbe portato dentro
di sé un buon ricordo di quei nuovi compaesani.
Poco
dopo Sakura corse incontro alla madre, l'aria preoccupata e il
respiro corto: una reazione che non presagiva nulla di buono. Mebuki
la accolse, sollevandola da terra.
«Mamma,
stanno arrivando!»
Un
nuovo capitolo che sembra volgere al meglio: questo mi sono detta.
Eppure, la storia ha preso la sua piega, portandomi a rivalutare la
conclusione in tre parti. Come al solito, i protagonisti hanno voluto
prendere la propria strada, fregandosene altamente della trama
ahahah! A chi non succede? Grazie a tutti voi che seguite, e a
quelle bellezze che riescono sempre a tirarmi su anche quando non ho
il tempo, la forza, il tempo, l'ispirazione e il tempo per scrivere:
BlueRoar,
Mahlerlucia
e Miryel
:3
Ci
vediamo al prossimo capitolo, l'ultimo giuro! :D Mi auguro di essere
riuscita ad emozionarvi, come è successo a me nello scrivere
questa storia.
-Stefy-
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Capitolo 4 *** Tutto può cambiare, perché neppure il male è per sempre ***
Tutto
può cambiare, perché neppure il male è per
sempre
«Sono
loro...» Minato sibilò quelle parole tra i denti,
alzandosi e raggiungendo i bambini; accanto a lui, Kushina prese
posto tra Itachi e Sasuke, poggiando le proprie mani sulle loro
spalle ed attirandoli a sé.
Danzo,
il capo del clan Kitsune, si muoveva placido attorniato dagli anziani
del Consiglio che gli camminavano a fianco. Accanto a lui, Fugaku
passeggiava a braccia conserte. I presenti rimasero di pietra.
Sasuke
spalancò la bocca, nel tentativo di dire qualche cosa, senza
riuscirci; sapeva con chi avrebbero avuto a che fare. Qualche tempo
prima, la madre di Naruto s'era sentita in dovere di mettere in
guardia lui e Itachi.
«Per
quanto la gente possa prendere le distanze da noi, ricordate che non
è questo che ha importanza qui. La cosa fondamentale è
non inimicarsi Danzo, il nostro capo villaggio. Si tratta di un uomo
estremamente chiuso, tradizionalista, ed è stato coinvolto in
prima persona nello scontro tra gli Ōkami
e le volpi. Non vedrà certo di buon occhio la vostra
presenza.»
«Cosa
dovremmo fare a proposito?» Itachi si preoccupa soprattutto per
il fratello, considerando che lo aveva coinvolto in quel piano folle,
fantastico, utopico.
«Mi
auguro non accada presto, ma prima o poi dovrà succedere. In
quel caso, l'unica cosa che potremo fare sarà tentare di
convincerlo a farvi restare. Non sarà certo una cosa facile,
vi avverto.»
Ciò
che stupì il piccolo, e che lo raggelò sul posto
accanto a Naruto, fu la presenza del padre accanto a quell'essere
odioso. Avrebbe voluto corrergli appresso, chiedere perché lui
era lì e con quali intenti, ma la presa salda di Kushina non
ammetteva repliche; voltò lo sguardo verso Itachi, ricercando
un cenno, un gesto di conforto. Nulla. Il maggiore se ne stava
immobile, gli occhi assottigliati, le labbra strette in una smorfia
imprecisata: non lo aveva mai visto in quelle condizioni.
Il
silenzio pesante rabbuiò l'atmosfera gioiosa e rilassata, e la
tensione raggiunse l'apice nel momento in cui gli anziani si
fermarono a pochi metri dai cuccioli. Minato strinse i pugni,
sibilando il nome di Fugaku in un sussurro a malapena udibile; il
lupo non gli diede attenzione, stando ritto immobile. Persino il
vento sembrava attendere fermo.
L'uomo
si schiarì la voce e parlò lentamente, con cadenza
elegante, di modo da essere udito dai presenti.
«Buongiorno
a voi, appartenenti al clan delle Volpi. Come sapete, la nostra cara
famiglia qui presente, ha deciso di accogliere tra noi degli Ōkami.
Non nego che la cosa non mi stupisca affatto, anzi: sono
assolutamente affascinato all'idea di poter conoscere queste giovani
creature.»
Si avvicinò ai due lupi, allungando una mano verso il minore.
Itachi
si mosse nello stesso istante in cui Naruto si parò tra loro.
«Lo
lasci stare, lei è un uomo cattivo!»
Minato
prese il figlio con sé, tentando di nascondere il disappunto
che si stava impadronendo di lui. Lo calmò con una pacca sulla
testa.
«Minato,
noto che suo figlio è parecchio legato a questi nuovo ospiti»,
l'ultima parola pronunciata con evidente sarcasmo; «immagino
sia per lo sfortunato incidente che l'ha coinvolto. Comunque,
passiamo oltre. Sono qui per accertarmi che la situazione non stia
degenerando, e cogliendo l'occasione di questa festività
condivisa, come potrei non chiedere ai nostri amati vicini e
familiari cosa ne pensano in merito?»
Era
fatta: tutto stava procedendo esattamente come Danzo aveva
programmato. Era già a conoscenza della situazione, ma aveva
preferito attendere e darla in pasto all'intero clan. L'occasione
perfetta s'era finalmente presentata davanti ai suoi occhi, senza il
minimo sforzo.
I
brusii si udivano tutt'attorno, sempre più alti. Voci
contrariate sussurravano e sguardi accorti scrutavano ogni singolo
elemento di quel gruppetto, al centro di un'attenzione vorace e
tediosa. Il tutto sembrava volgere al peggio. Kushina mosse un passo,
ma venne bloccata dal braccio del marito, che si voltò a
sorriderle in maniera confortante.
Si
fece avanti, inspirando e socchiudendo gli occhi: ciò che
stava per dire probabilmente non sarebbe stato sufficiente a far
cambiare idea a così tante persone, ma di certo non si sarebbe
arreso. Naruto lo raggiunse, stringendogli la mano con forza, e poco
dopo Sasuke fece lo stesso, tremando non poco. Il conforto di quel
contatto dato da esseri così giovani, non ancora contaminati
da quel mondo di adulti in cui non c'era quasi più posto per
la tolleranza, gli diede la forza necessaria per affrontare a viso
aperto l'intero villaggio.
«Cari
amici e fratelli, mi rivolgo a voi con la più sincera delle
intenzioni. Ero scettico, chiuso e negativo nei confronti di tutto
questo, proprio come lo siete voi tuttora. Ho perso molto in quella
notte terribile, ho pianto e ho sofferto come chiunque di voi.
Eppure, ora mi trovo qui, a stringere la mano a questo piccolo lupo,
consapevole che non ha nulla di diverso da ogni altra singola
creatura, e come ognuna di esse ha il diritto di vivere e di crescere
in serenità. Chi sono io per togliergli questa possibilità?»
La pausa di cui si avvalse venne subissata da voci che si
accavallavano una sull'altra.
Le
domande erano le stesse: "Come puoi perdonarli?", "non
dobbiamo accoglierli!", "e se accadesse di nuovo?!".
Minato ne era consapevole, perché quegli stessi dubbi gli
avevano stretto il cuore e lo stomaco, la mente ed i polmoni, quando
era giunta la notizia dello stanziamento di un nucleo Ōkami
accanto al loro paese. Poteva comprendere pienamente il dolore, la
tensione, la paura, ma erano sensazioni che ormai lo avevano
abbandonato, lasciando il posto a qualcosa di molto più
grande.
Danzo
sorrise soddisfatto. «Vedo che si sono creati parecchi
disaccordi, come era previsto, dunque...».
L'anziano
venne interrotto nuovamente.
«Con
tutto il rispetto, signore, non ho ancora finito di esprimere la mia
opinione. Mi rivolgo a voi, nella speranza che ognuno possa
comprendere ed osservare con nuovi occhi ciò che sta davvero
accadendo qui, ora. Itachi, per favore vieni. Vedete, lui e suo
fratello Sasuke hanno salvato la vita a mio figlio, e dopo essersi
prodigati nell'accompagnarlo a casa, si sono assicurati del suo stato
di salute giorno dopo giorno. Non sto dicendo questo per rabbonirvi,
o gonfiare il vostro cuore di pietà e commozione. Altrettanto
importante è ciò che hanno fatto dopo. Nonostante la
consapevolezza di non essere accettati si sono legati alla mia
famiglia, ed infine, a me. Li abbiamo accolti in casa come figli e
fratelli, supportati ed ascoltati, fino ad oggi, senza più
esitazione.» Il vociare perse intensità, mentre alcuni
dei piccoli amici di Naruto e dei due lupetti si avvicinarono,
stringendoglisi accanto. «Come vede, spesso a parlare sono
l'inconsapevolezza, la mancata conoscenza. Se solo venisse concessa
la possibilità di un'integrazione, sono sicuro che le cose
potrebbero finalmente cambiare, muoversi in positivo.»
La
piccola volpe sorrise fiera al padre, scostandosi da lui e stringendo
a sé Sasuke, avvicinandosi ad Itachi; prese il maggiore dei
fratelli per il braccio, accompagnando entrambi tra Minato e Danzo,
prendendo un grosso respiro. Era la prima volta che si trovava ad
affrontare una situazione così difficile da gestire, ma
desiderava con tutto se stesso che i suoi amici continuassero a fare
parte della sua vita. Non sarebbe neppure riuscito a concepire l'idea
di non poterli avere più accanto.
«So
di essere un bambino, e so che forse non dovrei parlare, ma mi sembra
giusto farlo. Io li ho conosciuti, ho giocato con loro, davo a Sasuke
metà della mia merenda tutti i giorni. Quando sono caduto e
quasi affogato, mi hanno salvato e anche se sapevano di essere odiati
da tutti, mi hanno portato comunque qui, da mia mamma. Non hanno
avuto paura a entrare al nostro villaggio, e tutto questo per me.
Hanno deciso di aiutarci nel lavoro, nello studio, di insegnare a me
e a Sakura le cose che ancora non conoscevamo della natura. Hanno
parlato con papà, anche se lui all'inizio non li sopportava;
hanno avuto pazienza, e non so se io sarei stato capace di farlo. E
adesso mi volete dire che non possono restare qui con noi, anche se
non hanno mai fatto niente di male?!» Tremava pronunciando
queste parole.
Itachi
si abbassò ad abbracciarlo, sussurrandogli che andava tutto
bene, che era tutto a posto: se la gente avesse voluto capire, lo
avrebbe fatto.
Mebuki
si fece avanti, accompagnata dalla piccola Sakura.
«Io
rispetto la scelta di Minato e Kushina, ho avuto modo di avere a che
fare con loro pacificamente. Sono spigliati, innocui, intelligenti.
Rispettano le nostre tradizioni, e non hanno mai mancato di rispetto
a me e a mia figlia.»
Il
gruppo di piccoli che fino a poco prima si stava divertendo e stava
giocando accanto al torrente, si parò dinanzi a Danzo e agli
anziani.
«Noi
vogliamo ancora giocare con loro, vero ragazzi?» La risposta
entusiasta di una decina di forsennati si levò fino al cielo.
Una buona parte dei presenti si stava muovendo in direzione del
dibattito, affiancando il gruppetto messo sotto osservazione dalle
dure leggi del quieto vivere delle Kitsune, create dallo stesso capo
villaggio. Lo sguardo assottigliato dell'uomo si posò su
Fugaku, che fino a quel momento era rimasto in disparte senza
proferire nulla; fece cenno alla folla animata, prima di prendere a
parlare.
«Signor
Ōkami,
immagino tutto ciò fosse presente nei suoi piani. Una mossa
ben studiata la sua, lo ammetto. Nessuno avrebbe dato credito a tutto
ciò, se non fossero state presenti le alte cariche del nostro
paese, giusto?»
Kushina
comprese solamente in quel momento che lui aveva portato il Consiglio
ad affrontare a viso aperto la situazione, così da smuovere le
coscienze di chiunque fosse stato presente. Il lupo aveva avuto piena
fede in Naruto e nella famiglia, era stato consapevole fin
dall'inizio che ce l'avrebbero fatta. Raggiunse i figli con passo
pacato e un'espressione soddisfatta dipinta in volto, ottenendo da
Minato uno sguardo fiero e un cenno di riconoscenza. I due si
strinsero fieri, dissipando ogni timore e cancellando ogni dubbio.
«E
sia. Nel caso accada qualsiasi cosa, conto nelle sue parole, Fugaku.
Come pattuito, nell'eventualità di problemi legati alla
convivenza tra Kitsune e Ōkami,
lei dovrà abbandonare immediatamente
questo luogo, senza farvi più ritorno. Detto questo, auguro un
buon proseguimento ad ognuno di voi.»
Il
lupo aveva dato se stesso come garanzia per la buona riuscita di
quella questione estremamente delicata: lo aveva fatto con
tranquillità, appoggiando completamente quella speranza, fino
a vederla esprimersi davanti ai propri occhi.
Avevano
vinto, c'erano riusciti. Due piccoli cuori erano stati davvero in
grado di cambiare le cose, nel modo migliore, abbandonando le paure,
la diffidenza della gente, l'odio incondizionato ed insensato. Non
era stato facile, non lo sarebbe stato comunque: non tutti avevano
ancora abbracciato la causa portata avanti con così tanta
convinzione. Accantonare gli errori passati, guardando con serenità
al futuro, avrebbe richiesto uno sforzo notevole, e soprattutto il
tempo per poterlo attuare. Kushina certo non avrebbe preteso un
miglioramento drastico da un momento all'altro, ma la prima pietra
era stata già poggiata, e molte altre accanto ad essa.
Epilogo
«Sasuke,
ci sei?»
«Che
palle, arrivo!»
Il
biondo attendeva spazientito al di fuori della porta d'ingresso: la
sinuosa coda arancio dalla punta bianca come il latte si muoveva a
scatti, mentre un orecchio teso a captare ogni singolo rumore si
stava spostando in ogni direzione. Possibile ci mettesse così
tanto? Un lupo alto, sulla ventina, dai tratti marcati e lo
sguardo fiero, uscì dalla propria abitazione, affiancando il
petulante amico che non se ne stava mai zitto.
La
volpe non stava più nella pelle: mancava davvero poco ormai.
«Sakura ci sta aspettando qui fuori.»
«Dobbiamo
proprio portarcela dietro?» Quelle parole risultarono non
proprio bonarie, ma furono accompagnate da un sincero sorriso.
«Secondo
te avremmo dovuto lasciarla a casa?»
Il
giovane diede una pacca sulla nuca all'altro, prima di rifilargli un
"sei il solito idiota" con convinzione.
La
ragazza attenta li raggiunse poco dopo, affiancando Naruto.
Muovendosi
per la via principale, i tre venivano fermati dai passanti: la
notizia dell'imminente partenza di Naruto per il mondo degli umani
s'era diffusa in breve a macchia d'olio. Raggiunsero una bottega,
entrando con disinvoltura.
«Buongiorno,
ditemi pur... Sasuke, ragazzi, ciao!»
Il
proprietario del negozietto li raggiunse, salutandoli con affetto.
«Itachi!
Siamo passati perché avrei bisogno di un paio di cose.»
Naruto osservava incuriosito le merci in esposizione tra gli
scaffali, scegliendo ciò che riteneva più importante.
«Sakura,
ti vedo in splendida forma. Partirai anche tu?»
«No,
no, sono qui solo per accompagnare questi due zucconi.» Era
arrossita nel rispondere all'amico di lunga data, e con una scusa
s'era mossa verso l'angolo più lontano.
Sasuke
scambiò qualche informazione con il parente.
Una
buona mezz'ora dopo, i tre uscirono carichi di borse: s'erano
riforniti di necessità d'ogni tipo.
Passarono
oltre, raggiungendo la porta accanto, trovando alla cassa Kushina.
Salutarono con educazione, ordinando un paio di articoli dal retro
bancone.
«Stavolta
ti sei superata mamma, queste giacche e queste borse sono perfette.
Io scelgo questa.»
La
donna li osservò sorridendo, prendendo la parola con
nostalgia.
«Sapete
ragazzi, non siete cambiati per niente rispetto a quando eravate solo
dei bambini. Siete rimasti come eravate, e questo non può che
rendermi davvero felice!»
Il
figlio arrossì vistosamente, e gli amici risero di quella
reazione così spontanea, assolutamente tipica. Uscirono,
augurando buon lavoro a colei che tanto aveva fatto per loro.
Si
stava facendo sera: un nuovo autunno, come tutti gli anni, aveva reso
tiepido e piacevole quel tramonto. Gli alberi tinti di rosso e di un
giallo vibrante, muovevano le proprie fronde ad un leggero alito di
vento.
Sakura
salutò gli amici, dirigendosi verso casa. Naruto e Sasuke
continuarono a camminare lentamente, osservandosi attorno; il biondo
si perdeva in quei colori meravigliosi, in quelle sensazioni che lo
rendevano confuso e felice nello stesso momento. Era parecchio tempo
che dentro di sé teneva nascosta una richiesta specifica, un
pensiero nato all'età di 10 anni e rimasto sepolto nella parte
più profonda della sua mente. Se ne stava vergognando. Perché
non era ancora riuscito a trovare il coraggio di poter esternare quel
pensiero? L'Ōkami,
accortosi dello strano stato d'animo della volpe, si fermò
poggiando i bagagli ingombranti. I due, senza dare troppo peso al
percorso seguito, avevano raggiunto le rive del Midoriiro no Mizūmi,
proprio come facevano da piccoli. Nonostante la decina d'anni
trascorsa dal loro primo incontro davanti a quel meraviglioso
specchio verde smeraldo, ben poco era cambiato: le sponde sempre le
stesse, il tappeto di foglie che scricchiolava sotto ai loro piedi.
Persino la pietra dove sedevano condividendo la merenda.
«Guarda,
è ancora lì, incredibile...» Naruto si avvicinò
al grande sasso, che in quel momento non sembrava poi così
spazioso come lo era stato. Lo raggiunse saltandoci sopra a piedi
uniti, sorridendo.
«Vedi
di cadere di nuovo lì dentro.» L'acidità ironica
di Sasuke lasciò il posto ad una risata condivisa.
«Anche
se così fosse, so che saresti qui a salvarmi ancora una
volta.»
«Sicuro?
Io non sfiderei la sorte.»
Risero
nuovamente, fino a conquistare un nuovo silenzio: con una punta di
insicurezza, la volpe si voltò verso il lupo, incatenando il
suo sguardo. In cuor suo sentiva che era giunto il momento di dar
voce a ciò che sentiva. Inspirò, riempiendo i polmoni
di aria fresca.
«È
passato tanto tempo da quando ci siamo conosciuti. Ricordi? Giocavamo
qui tutti i giorni, prima che cominciaste a venire a casa mia. Ci
raccontavamo di tutto, ci prendevamo in giro, giocavamo e litigavamo
spesso. Abbiamo affrontato una grandissima sfida, vincendo la paura,
l'indifferenza della gente, l'odio nei tuoi confronti. Siamo riusciti
ad integrarci perfettamente nel mondo che ci circonda: ora Itachi
gestisce una bottega assieme a mia madre, e tutto il villaggio
riconosce la sua bravura in ciò che fa. Io e te, beh,
insomma...»
Sasuke
sorrise scuotendo il capo: «Non sei cambiato di una virgola,
eh? Riesci a parlare di tutto, in ogni occasione e persino con la
bocca piena, ma non sei in grado di esprimere quello che senti
veramente.» Si avvicinò, salendo su quel masso,
abbracciando l'amico e stringendolo con delicatezza.
La
volpe rimase completamente spiazzata: istintivamente, lo strinse fino
quasi a togliergli il respiro.
«Sono
felice di essere venuto qui quel giorno, felice di aver lottato per
averti qui al villaggio, con noi...» prese fiato, conscio che
quelle parole avrebbero potuto cambiare tutto. «Sono felice che
tu stia qui con me.»
I
loro sguardi si incontrarono, lì dove le parole ormai erano
inutili.
«Insieme.»
«Cosa?»
Sasuke
sbuffò irritato: «Visto che avevi programmato di
partire, andiamo insieme a conoscere il mondo degli umani.»
Naruto
gli sfiorò le labbra con un bacio rapido e goffo. Rise
ancora, sentendo scoppiare in petto una felicità che non
credeva neppure essere in grado di provare.
«Ovvio,
pensavi davvero di liberarti di me così facilmente?»
«E
come potrei, sei dappertutto, tanuki.»
«Ricominci,
cane? Dopo tutto questo tempo?»
Le
loro risate si levarono alte in quell'autunno così sereno, con
la consapevolezza di essere riusciti, nel loro piccolo, ad aver
cambiato davvero le regole del loro mondo.
FINE
Eccomi
qui, alla conclusione di questo progetto che ha richiesto parecchio
lavoro e molta moooolta pazienza: un mese di studi, di tentativi,
ambientazioni e caratterizzazioni di personaggi di una fascia d'età
tra i 10 e i 15 anni, che dovevano scontrarsi inevitabilmente con il
mondo dei grandi. In questa storia ho toccato temi molto
importanti, a tratti crudi, ma di grande attualità. Una storia
con una morale? Certo che sì, e volevo che questa mia minilong
lasciasse un bel messaggio a chiunque abbia avuto un minimo di tempo
da dedicarle.
Ho
coinvolto personaggi su cui non avevo mai scritto prima, e la cosa è
stata un'ulteriore sfida che mi ha messa a dura prova. Eppure, sono
soddisfatta, veramente: contenta del risultato, ed è uscita
esattamente come volevo, nonostante il pensiero di non riuscire a
concluderla nelle tempistiche, o di cadere nel banale.
Ringrazio
di cuore il gruppo Boys Love –
Fanfic & Fanart's World, e le
mie carissime dolcezze BlueRoar,
Mahlerlucia
e Miryel e
tutte le persone che hanno aderito a questo progetto, che si sono
impegnate a fondo per portare a termine un'altra sfida.
Grazie
a tutti gli iscritti al gruppo, partecipi e presenti, curiosi ed
attivissimi, siete fantastici! Un grazie anche a tutti voi che vi
siete fermati, avete letto e recensito, e anche a chi non ha lasciato
detto nulla però è comunque arrivato alla fine.
Alla
prossima, con affetto -Stefy- :3
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