Reddo Kitsune to Kuro Ōkami: la leggenda della Volpe Rossa e del Lupo Nero

di _aivy_demi_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Io non sono un tanuki! ***
Capitolo 2: *** Una nuova speranza ***
Capitolo 3: *** Che sia davvero possibile? ***
Capitolo 4: *** Tutto può cambiare, perché neppure il male è per sempre ***



Capitolo 1
*** Io non sono un tanuki! ***


Questa minilong partecipa alla terza challenge indetta

dal gruppo Boys Love - Fanart & Fanfic's World,

"Fall into Autumn"

La storia ha come tema la stagione autunnale, con l'obbligo di nominare

°AUTUNNO°

°OTTOBRE/NOVEMBRE°

Me ne sono innamorata, letteralmente. Questa per me sarà la prima sovrannaturale, quindi mi auguro di comporre qualcosa di coinvolgente ed emozionante.

Buon lavoro a tutti ^ ^ :3



Genere: fluff, malinconico, sovrannaturale.

Personaggi: Sasuke Uchiha, Naruto Uzumaki, Itachi Uchiha, Sakura Haruno, un po' tutti.

Coppie: Shonen ai, SasuNaru.

Note: Furry




Reddo Kitsune to Kuro Ōkami1

La leggenda della Volpe Rossa e del Lupo Nero



I. "Non sono un tanuki!"



-Mamma? Mamma!

Kushina stese le orecchie in direzione del suono.

-Indovina dove sono?
La donna si concentrò, chiudendo gli occhi e focalizzando un punto preciso; individuata la fonte da cui si era propagato il suono, si preparò ad alzare il tono di voce, in risposta al figlio.

-Naruto, 12 metri, a est, dietro al secondo cespuglio.

Il piccolo sbuffò imbronciato, correndo appresso alla madre.

-Sei davvero brava a questo gioco, lo sai mamma?

Lei arrossì ridendo, poggiando la mano sul suo capo e carezzandolo teneramente.

-Sai che sono sempre stata brava al Nascondino della Volpe.

-Ovvio. -Naruto poggiò i pugnetti sui fianchi, tentando di assumere un'espressione seria, matura. -Tu sei una volpe, è normale.

La madre si chinò, accogliendo il figlio in un abbraccio caldo e confortevole: si stava sempre così bene tra le sue braccia, pensava spesso.

-Ti voglio bene, sai?

-Come potrei dimenticarlo? Dai, fila in casa che tra poco sarà pronta la cena.

-Evviva, si mangia! Ci saranno i dolcetti?
-Questo dipende da te.

La calda stagione estiva aveva concluso il proprio percorso, lasciando spazio all'autunno ed ai suoi meravigliosi colori: l'arancio, l'oro e il rosso avevano tinto il bosco, fino al limitare del lago. Le abitudini degli abitanti di quel tranquillo paese perso tra le colline stavano già cambiando: questo stava accadendo anche all'interno del clan della Volpe, come per tutti. Prepararsi al rigido inverno sarebbe stata una prerogativa fondamentale da quel momento in poi, ma questo pensiero non sfiorava neppure un angolo della mente del piccolo Naruto, perso ad esplorare i dintorni, inseguire gli insetti, ricercare posti segreti nell'ambiente circostante e giocare, giocare ed ancora giocare. D'altronde, a dieci anni, cos'altro avrebbe potuto fare?

Il giorno lasciò il posto alla sera.

-Mamma, lo studio è difficile! Perché devo farlo? A che mi serve?

Kushina si avvicinò trattenendo a stento un sospiro, giocherellando con i suoi morbidi capelli dorati.

-È utile imparare qualche cosa, nel caso tu voglia in futuro interagire con gli esseri umani. Non è quello che hai sempre desiderato?
L'idea di uscire da quel piccolo mondo che rappresentava casa sua, raggiungere il paese non distante abitato dagli uomini, aveva da sempre suggestionato la mente del bambino: tutto ciò che conosceva su di loro lo doveva al padre, che aveva imparato a celare la propria identità e a convivere con gli umani, lavorando a diretto contatto con loro. Il rumore della maniglia della porta d'ingresso destò il suo interesse, e scostò con disattenzione i libri aperti sul tavolino.

-Papà, sei tornato!- Gli corse incontro a braccia aperte, sorridendo: venne catturato in uno stretto abbraccio, ciondolando felice la coda volpina a destra e a sinistra. -Mi sei mancato, lo sai?
Minato si avvicinò alla moglie, sfiorandone le labbra con affetto ed accarezzandole in viso.

-Bentornato. Come è andata oggi?
La conversazione dei genitori veniva interrotta più e più volte dal curioso bambino, come tutte le sere: chiedeva di come funzionasse il mondo umano, delle abitudini degli abitanti, di ciò che li distingueva e li accomunava al loro clan. Ogni volta il padre non mancava di riprenderlo per quell'abitudine maleducata, ma poi rispondeva ad ogni singola questione in maniera chiara ed esaustiva. Naruto spesso lo ascoltava fino ad addormentarsi sul divanetto in salotto.

Il mattino era dedicato alle esplorazioni: mentre il piccolo se ne andava in giro per i dintorni, cercando qualsiasi cosa potesse catturare il suo famelico interesse, Kushina preparava dolci e panificati deliziosi, da poter scambiare poi con altre materie prime con gli altri abitanti. Furba e convinta di non farsi mai scoprire, la piccola volpe tentava spesso di accaparrarsi qualche cosa, irrimediabilmente scoperta: in quei casi scappava più veloce che poteva, raggiungendo le rive del Midoriiro no Mizūmi2, così nominato per le sue acque verde smeraldo. Probabilmente i suoi genitori non avrebbero mai permesso la visita ad un luogo simile: "È pericoloso, non puoi andare lì da solo!" Sicuramente la madre avrebbe risposto in quel modo. A lui però piaceva: si perdeva in quel meraviglioso colore su cui si specchiavano i molteplici alberi presenti. Arrivato l'autunno, ogni singola foglia di quell'ottobre quieto e silenzioso ritrovava se stessa sulla superficie liscia.

-Eccomi!

Abituato a non incontrare nessuno nei dintorni, spesso si esprimeva ad alta voce, un poco per tenersi compagnia; prese posto sulla grande pietra che costeggiava la sponda del piccolo e profondo specchio d'acqua, perdendosi come spesso accadeva in quella trasparenza calma. Quel giorno avrebbe dovuto accompagnare la madre a casa della famiglia Haruno, per delle commissioni: sinceramente non voleva partecipare, visto quanto poco sopportava la loro figlia, sua coetanea. Kushina gli aveva spiegato che avrebbe semplicemente potuto aspettare ancora un poco per conoscerla meglio e apprezzarla, ma quello che la madre non capiva, era che lui non poteva soffrirla proprio.

-Non voglio andare da Sakura oggi, è antipatica.- Parlò con la bocca piena, masticando e notando le briciole del pandolce cadere sul lago, catturate voracemente da dei piccoli pesci di passaggio. -Non capisco perché mamma si ostini a portarmi da loro. Ogni volta che lo chiedo, mi dice "capirai quando sarai più grande". Io voglio capire adesso!

Finita la merenda, si stese a pancia in sotto, sfiorando l'acqua gelida con la punta delle dita, rabbrividendo e rizzando la coda per il contatto con una temperatura così spiacevole. Mosse la mano sorridendo, ricreando delle piccole increspature: si stupiva tutte le volte di quanto fossero ipnotici i movimenti creati.

-Se sapesse che sono qui...!

Un rumore lieve ma ben percepito direzionò le sue orecchie verso sinistra, portandolo a ritirarsi dalla seduta naturale in cui era poggiato, e mettendosi in posizione difensiva; non aveva mai incontrato nessuno in quel suo luogo speciale, soprattutto per il fatto che ci era sempre andato di nascosto. A parte qualche piccolo animale, non c'era anima viva: naturalmente, non s'era neppure posto il problema di trovarsi in quell'insolita situazione. Un posto suggestivo, completamente deserto...

Una figura spuntò dal nulla, non facendo caso al piccolo che stava tenendo a fatica le orecchie diritte, scappando all'impulso di piegarle all'indietro spaventato.

-Uh?

La volpe venne attirata immediatamente da quel bambino, perché di un coetaneo si trattava.

-Chi sei?

Lo sconosciuto si voltò osservandolo disinteressato, quasi stizzito; occhi rossi, orecchi neri e lucidi, coda formosa e scura come quei capelli corvini. Naruto si bloccò sul posto, percependo un certo disagio. Non era una volpe, decisamente: era completamente distante dai capelli chiari, dalle morbide orecchiette arancio e la coda rossa di piccole dimensioni che lo caratterizzavano.

-Silenzio, tanuki.

Tanuki? Rifletté su quel nome: ne aveva sentito parlare da uno dei racconti del padre, in una di quelle sere in cui era particolarmente in vena di conversare. Un'altra stirpe, un altro clan: un cane procione, avvezzo al cibo, alla goliardia, buffo e distratto. Non riteneva fossero esseri antipatici, ma sentirsi apostrofare con un tono simile, lo infastidì non poco. Gonfiò le guance strizzando gli occhi, quasi soffiando le parole verso quell'impertinente.

-Non sono un tanuki, razza di cane!

Indispettito, il nuovo arrivato tese la coda con fare aggressivo, assottigliando gli occhi ed alzando il mento.

-Io non sono un cane- sputò con disprezzo, -sono un lupo.

Puntò orgoglioso i pugni sui fianchi.

-Dì quello che vuoi, a me sembri semplicemente un cane.

-Senti chi parla, tanuki.

Facevano davvero fatica a trattenersi, e poco dopo scoppiarono in una fragorosa risata, che durò il tempo di uno sguardo: si fecero subito di nuovo seri.

Si stavano studiando.

Naruto si ricompose il tempo di vederlo spostarsi rapido verso destra, come a voler tagliare corto la conversazione e riprendere il proprio cammino, incurante dell'incontro appena avvenuto. La volpe, spinta da qualcosa a cui non era riuscita a dare spiegazione, si mosse verso quel curioso bambino.

-Aspetta, non andare.
La madre lo aveva sempre messo in guardia riguardo agli incontri eventuali con degli sconosciuti: "non rivolgere la parola a chi non conosci, e non aver vergogna a scappare, se la situazione sembra strana." Per esserlo, lo era davvero, ma non sentiva più timore; semplicemente era curioso.

-Io sono Reddo Kitsune Naruto3.

L'altro si voltò, senza fermare i propri passi.

-Kuro Ōkami Sasuke4, non scordarlo tanuki. A presto.

Il giovane appartenente al Clan dei Lupi sparì dall'altra parte, addentrandosi nella boscaglia. Poco dopo, il piccolo sentì tremargli le ginocchia: per la prima volta nella sua breve vita aveva avuto il coraggio di affrontare uno sconosciuto.
Corse.

Muoveva i passi a perdifiato, sorridendo. Qualcosa in quel Sasuke lo aveva incuriosito: lo avrebbe incontrato ancora? Avrebbe chiesto al padre quella sera stessa qualche informazione in più riguardo agli Ōkami; voleva imparare tutto su di lui, così da poter fare un'impressione migliore al prossimo incontro. Perché lo sapeva, ne era certo: lo avrebbe visto di nuovo.



Il resto della giornata trascorse in maniera non propriamente tranquilla: in casa Naruto continuava a distrarsi, non riuscendo a dare la dovuta attenzione ai compiti assegnati. Kushina, accortasi dell'entusiasmo del figlio, lo riprese incuriosita.

-Tutto bene? È successo qualcosa di bello?
Il bambino scosse la testa su e giù sorridendo. Non aggiunse nulla.

-Immagino i miei dolci siano venuti più buoni del solito, eh?
Risero entrambi, quando lui abbassò il volto divenuto paonazzo.

-Ricorda, non si ruba.

Continuava a mantenere il silenzio, sentendosi in colpa per due ragioni: la prima, l'essere stato colto in flagrante, la seconda per non aver raccontato nulla. Cosa avrebbe dovuto dire? "Sai mamma, sono andato di nuovo in quel posto dove tu non vuoi che vada, ed ho incontrato un bambino di un altro clan che non conosco." Non riusciva neppure ad immaginare che reazione avrebbe potuto avere la madre. Rabbrividì alla sola idea.

-Ecco, è arrivato papà. Bentornato Minato.- La moglie si avvicinò al marito, abbracciandolo affettuosamente; -andata bene la giornata?
Il viso stanco e provato dell'uomo si stese in un debole sorriso.

-Non è sempre facile avere a che fare con gli esseri umani, cara. Mantenere celato il proprio aspetto risulta faticoso quando emozioni forti e stress si mettono di mezzo.

Naruto si avvicinò raggiante al padre, stringendolo con le manine. Voleva chiedere tutto sui lupi, conoscere e informarsi, capire: la sua curiosità era attiva più che mai.

-Non ora, papà deve parlare di una cosa importante con la mamma. Perché non vai a dormire? È tardi.

Quella smorfia nata al posto di un sorriso sincero, lo convinse poco; ubbidiente, si diresse verso l'altra stanza, dove l'attendeva un morbido letto caldo. Effettivamente si sentiva molto stanco, complice l'esilarante giornata vissuta. "Avrò un'altra occasione per chiedere. Papà è stanco, ha bisogno di riposare". Poco dopo si stese sotto quelle coperte così accoglienti, chiudendo gli occhi. "Ci proverò domani."

A qualche metro di distanza, Minato si rivolse alla moglie con fare preoccupato.

-Ho parlato con gli altri, prima di rincasare. A quanto pare sono arrivati.

Kushina si coprì la bocca tremante con la mano, chiudendo gli occhi rassegnata.

-Gli Ōkami sono tornati...




°


-Tesoro, mi raccomando: non fare tardi, dobbiamo andare dalla famiglia Haruno nel pomeriggio.

-Sì, mamma!- Naruto rispose svogliato, non era proprio in vena di affrontare il discorso di quella rompiscatole di Sakura un'altra volta. Prese a correre in fretta, la merenda stretta in mano, nella direzione del lago.

"Chissà se oggi lo troverò..." Allontanatosi a sufficienza dal campo visivo di casa, il piccolo virò dal sentiero, raggiungendo nuovamente le placide sponde del Lago Verde. Prese a costeggiare il breve tragitto che racchiudeva la splendente pozza naturale, raggiungendo il solito masso che aveva battezzato come punto di ristoro.

Non era solo.

Sasuke il lupo vi era steso comodamente, guardando il cielo.

-Ehi?
La volpe si avvicinò curiosa, trepidante di poter parlare di nuovo con un essere così tanto diverso da lui. Non era ancora riuscito a scoprire nulla sulla sua stirpe e su di lui, ma non gli importava: era lì, quello bastava. Avrebbe potuto di nuovo rivolgergli la parola: la sua curiosità brillò su quelle iridi color mare.

-Mhn?- Sasuke si sollevò sui gomiti, osservando il nuovo arrivato. -Sei tornato, tanuki?

-Non sono un tanuki, sono una volpe, cane.

Il moro non rispose alla provocazione, schioccando la lingua e tornando a stendersi. Il bambino gli si avvicinò incuriosito.

-Che ci fai qui?
-La stessa cosa che fai tu. Passo il tempo.

-Non credevo venisse qualcun altro in questo posto.

Sasuke lo guardò ridendo ironico.

-Il mondo non è solo tuo, sai?

Piccato, il biondino lo apostrofò.

-Perché sei così antipatico?

-Non riesci proprio a farti i cavoli tuoi. -Sospirò, scuotendo la testa; -sono semplicemente fatto così.

Il silenzio calò; la volpe gli si sedette accanto, spezzando a metà la merenda che stringeva ancora tra le mani. Ne riservò un pezzo per lui, porgendoglielo con un timido sorriso.

-Ne vuoi? L'ha preparato mia mamma.

Senza dire nulla, Sasuke afferrò quel pane fragrante e morbido, addentandone una gran parte. Abbassò le piccole orecchie scure crogiolandosi in quel buonissimo sapore, scuotendo la coda soffice e gongolando con gli occhi chiusi.

"È completamente diverso da prima. Si vede che gli piace il cibo."
-Sai, non sembri poi così cattivo, ora che ti guardo meglio.

-Io cattivo? Perché dovrei scusa?
-Mhh- Naruto ponderò bene la risposta; -sembri sempre di malumore, prendi in giro e rispondi pure male. Sei strafottente e ti credi chissà chi. Ed è solo la seconda volta che ti incontro.

Abbassò gli occhi imbarazzato, come se si fosse reso conto solamente in quel momento d'aver superato un certo limite. Tentò di rimediare.

-Cioè, sembrava, ecco.

Il lupo assottigliò lo sguardo, circospetto. Effettivamente aveva ragione.

-Sono fatto così.

-Non sei tanto male, dai. Da dove vieni? Perché non ti ho mai visto prima?
Il moro raccontò di come la sua famiglia s'era trasferita da poco, e alla domanda se appartenesse a un clan definito, si rabbuiò.

-Siamo rimasti solo noi...

Il silenzio cadde pesante, quasi soffocante: l'aria fresca dell'autunno s'insinuò tra i piccoli come una barriera, sibilando sinistramente. Alcune foglie secche si staccarono dagli alberi, cadendo sul terreno morbido ad inspessire il tappeto color arancione. Una di esse si posò sul capo di Sasuke, suscitando l'ilarità della volpe: la raccolse sventolandola in faccia all'altro.

-Adesso sei tu il tanuki5!
I due scoppiarono a ridere fino a lacrimare.

-Sei... sei divertente!

Scosso dalle risa, Naruto si teneva stretta la pancia con le braccia, incapace di fermarsi.

-E tu... non sei poi così... male!

A malapena si stava trattenendo! Calmate le risate convulse, i due si osservarono seri; la volpe osava chiedere ciò che desiderava? Si fece coraggio, martoriando nervosamente l'oggetto che stava ancora stringendo. L'altro si accorse dell'improvvisa tensione.

-Cosa c'è? Stai bene?
Arrossendo, il piccolo si diede forza e si espresse.

-Vorresti essere mio amico?
Il moro recuperò la foglia che gli era caduta in testa poco prima.

-Perché no.

Entrambi sorrisero, osservando la superficie del lago incresparsi e distendersi nuovamente, liscia e trasparente. Parlarono, di molto e di niente: si presero in giro di continuo, azzuffandosi e ridendo ancora.

Si fermarono, quando Naruto udì da lontano la voce della madre.

-Scusami, devo andare.

-Ciao, tanuki.

La volpe sorrise sarcastica.

-Ci vediamo la prossima volta, cane.

Felice di quel nuovo incontro e di quanto il tutto fosse stato divertente, raggiunse di corsa il giardino di casa, incontrando Kushina fuori dalla porta. La donna, decisamente preoccupata, lo abbracciò stringendolo convulsamente.

-Non allontanarti mai, mi raccomando.

Sconvolto da una reazione così esagerata, si staccò curioso: s'era sempre comportato in quella maniera, fiondandosi subito a casa ai primi richiami. Quale la differenza rispetto al solito?

-Mamma, cosa c'è?
Consapevole di essersi esposta in maniera troppo evidente, la madre si ricompose, sorridendo distrattamente; fece cenno di seguirla in casa. Con sua sorpresa Naruto vi trovò il padre, tornato in anticipo rispetto al solito. Spossato, la fronte corrugata in un'espressione difficile da decifrare. Il suo sguardo si accese nell'abbracciare il figlio, per poi velarsi di nuova tensione.

-Naruto...

Il bambino, accortosi dell'atmosfera strana, strinse più forte Minato, cercando calore e rassicurazione.

-C'è una cosa di cui dovrei parlarti.- Lo prese per i fianchi, portandoselo sulle ginocchia; gli carezzò i capelli sorridendo, pronto ad affrontare un argomento che mai avrebbe pensato di toccare. -È importante che tu mi ascolti molto bene, e che segua ciò che sto per dirti non dimenticandolo mai. Prima di cominciare, promettimi che non ti allontanerai più da casa, e che sarai sempre accanto ad uno di noi, o qualcuno del villaggio. Promettilo.

Le dita si strinsero forte sulle braccia del piccolo, provocandogli non poco fastidio: si sentiva a disagio, confuso. Perché mai avrebbe dovuto ricevere un avvertimento simile? Cosa stava succedendo?

-Hai presente il Midoriiro no Mizūmi?

Certo che sì: ci andava spesso, ed era lì che aveva incontrato il suo nuovo amico. Fece finta di nulla, scostando lo sguardo. Minato inspirò profondamente prima di continuare.

-Vedi, da quelle parti si è trasferita una famiglia di lupi. Sono solitari, non amano vivere in società come noi o come gli esseri umani; sono infidi, scaltri, e... come posso spiegartelo in modo che tu capisca? Insomma,- si bloccò un attimo, riprendendo quasi sottovoce, -stai lontano da quel posto e da loro. Se li incontri, scappa. Non cercarli, non essere curioso. È importante Naruto, devi fidarti di me.

In quel momento, il piccolo decise di nascondere l'incontro importante ai genitori: non sapeva esattamente cos'era accaduto, e perché suo padre odiasse così tanto gli Ōkami, ma decise che il giorno dopo avrebbe cercato Sasuke e avrebbe preteso delle spiegazioni. Sapeva che lui non era cattivo, doveva esserci stato di sicuro un malinteso.



Naruto salutò come di consueto la madre, stringendo tra le dita la merenda e allontanandosi con passo lento, quasi a misurare ogni metro che lo separava dalla propria casa fino al lago. Quando si sentì sicuro, al di fuori dello sguardo sempre più teso di Kushina, raggiunse di corsa le sponde.

Cominciò a piovere.
I passi s'erano fatti più incerti nel terreno scivoloso: il fiato corto, la sensazione di qualcosa di sbagliato, un timore che non comprendeva. Arrivò ansimando a pochi passi dalla pietra che aveva ospitato i primi incontri con quell'amico così strano, ma per qualche motivo interessante e divertente.

Sasuke era lì, zuppo sotto la pioggia. Le orecchie abbassate e la coda stretta tra le piccole dita tremanti. Alzò lo sguardo verso Naruto: gli occhi lucidi ed arrossati, una mano passata ad asciugarli velocemente, nel tentativo di non far scivolare nessuna lacrima. Con voce spezzata, si rivolse alla volpe.

-Perché tutti mi odiano...?

Il bambino si sentì spiazzato quando quelle parole lo ferirono come un colpo dritto allo stomaco: lo vedeva seduto lì, sconsolato e triste. Cos'avrebbe potuto fare, se non aggrapparsi a lui stringendolo con tutta la forza che possedeva? I fremiti di quel corpicino zuppo si placarono a quel contatto così caldo e confortevole.

-Io non ti odio.
Il lupo strizzò gli occhi, affondando il viso in quella maglia bagnata, infischiandosene della pioggia, dell'aria gelida, della riva del lago che si stava increspando sempre di più.

-Non ti odio.

Il piccolo lo ripeté nella speranza che il concetto fosse stato chiaro, con voce rassicurante e piccole pacche sulla schiena.

D'improvviso un suono flebile ma ben distinto arrivò alle orecchie della volpe, che rizzò la coda stringendo più forte l'amico. Non avrebbe permesso a nessuno di toccarlo in un momento così delicato, lo avrebbe difeso da tutto e tutti.

-Sasuke?
Una voce sconosciuta si levò incerta, stupita. Il bambino si voltò, mugolando qualcosa di incomprensibile.
Naruto non poté fare a meno di notare l'incredibile somiglianza del nuovo arrivato con l'essere che stava tentando di proteggere; aumentò la presa, affrontando furente il suo avvicinamento.

-Aspetta.

Si bloccò, vedendolo fermarsi a pochi passi, le braccia stese sui fianchi. Ancora qualcosa non lo convinceva.

-Sta tranquillo, sono suo fratello.

Tutto aveva più senso: il bambino stese per un momento i nervi.

-Itachi?

La voce di Sasuke lo tranquillizzò in qualche modo.

-Io sono Reddo Kitsune Naruto.
Non mancò di presentarsi con fierezza, attendendo facesse lo stesso.

-Io mi chiamo Kuro Ōkami Itachi, e sono suo fratello maggiore. Ora dobbiamo andare, vieni o ti ammalerai.

Il minore si scostò dalla volpe esitando, afferrando la mano dell'altro. Si voltò e sorrise nella direzione del bambino fradicio con un sorriso sghembo, un poco strano, ma sincero. La volpe sorrise di rimando, e mentre i due lupi si stavano allontanando, Itachi si voltò un'ultima volta.

-Grazie per esserti preso cura di lui.

Scomparvero nel fitto della boscaglia, mentre lo scrosciare autunnale s'era trasformato in un vero e proprio acquazzone. Avrebbe dovuto raggiungere presto casa. Si voltò un'ultima volta in quella precisa direzione, prima di tornare sui suoi passi e raggiungere nuovamente il giardino.






Buongiorno a tutti! Eccomi qui super impegnata in questa nuova avventura!
Per la prima volta, ho deciso di utilizzare i personaggi del fandom di Naruto trasportati nella loro infanzia, dandone caratteristiche in parte animali, come in molti racconti tradizionali orientali.
Mi auguro questo esperimento sia gradito, perché io mi sto letteralmente innamorando. XD


Ringrazio le meravigliose pulzelle che hanno lavorato alla realizzazione del progetto: Blueroar, Mahlerlucia e Miryel :D

Un grazie a chiunque dedicherà un po' del suo tempo per leggere ed apprezzare questa minilong.


-Stefy_

1"volpe rossa e lupo nero"

2"lago dal colore verde"

3Sostanzialmente, Naruto del Clan della Volpe. Non vengono utilizzati i cognomi.

4Così come per Naruto, anche Sasuke si riconosce nel Clan di appartenenza, in questo caso quello del Lupo.

5L'affermazione si riferisce al fatto che in alcune credenze la foglia faccia parte integrante della trasformazione del tanuki.

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Capitolo 2
*** Una nuova speranza ***


Una nuova speranza




Toc toc.

Il lieve tocco di nocche sulla porta di legno destò Sasuke dal sonno disturbato; sussurrò un "avanti" debole, tossendo un paio di volte.

Itachi entrò con un vassoio fumante in mano. Accostò delicatamente la porta, per poi sedersi accanto al fratellino avvolto da calde coperte; si liberò dell'ingombro, poggiandolo sul comodino lì accanto, controllando la temperatura della fronte con le labbra.

-Allora, come ti senti oggi?
Aprì gli occhi, tentando un sorriso malfermo, decisamente non convincente.

-Cerca di mangiare qualcosa, così da poterti riprendere in fretta. Sono già tre giorni che stai poco bene...

Il piccolo rise, riuscendo a fatica ad alzarsi a sedere.

-Ecco, brodo caldo.

Osservò il piatto, contrariato. Annusò con attenzione, e ne prese una prima cucchiaiata. Arrivato a metà porzione, scostò la scodella, storcendo il naso.

-Lo so, ma mi hanno insegnato che è un toccasana in questi casi.

Il silenzio che seguì divenne spiacevole nel momento in cui Itachi palesò un certo interesse per una cosa specifica: s'era detto più volte che avrebbe atteso la completa guarigione del fratello, ma la curiosità era stata più forte dei buoni propositi.

-Senti, quel bambino che stava lì con te, l'altro giorno...

Sasuke si accese d'improvviso, dimostrando tutta la propria attenzione.

-Ah, Naruto dici?- Tentò di mantenere la pacatezza, senza riuscirci poi molto; qualcosa lo aveva entusiasmato, ridandogli un po' di colore. -L'ho conosciuto in riva al Lago Verde, poco tempo fa. È una volpe, un poco ottusa ma davvero simpatica. È generosa, divide la sua merenda con me senza chiedere mai niente in cambio.

Lo sguardo del maggiore si assottigliò: una volpe, aveva intuito bene. La questione era decisamente delicata, e trattarla con un decenne non sarebbe stato facile. Il fatto che Sasuke non fosse stato estraneo alla faccenda avrebbe reso tutto più difficile; se solo il piccolo non avesse sentito il discorso del padre, qualche sera prima: era cominciato tutto da lì.

-Itachi, posso chiederti una cosa?
"Fà che non sia quello..."

-Perché ci odiano tanto qui?

"Lo immaginavo."

Il fratello gli carezzò la testolina, sorridendo sconsolato.

-Non pensi siano faccende da grandi queste?

-Beh, io sono abbastanza grande per capire...- esitò, tentando di essere convincente.

Itachi sospirò, sapeva che non avrebbe ceduto tanto facilmente: avrebbe dovuto modulare bene il tono, soppesare le parole, omettere i particolari. Non rispondere però sarebbe stato scorretto nei suoi confronti.

-Ne parleremo quando sarai guarito.

Il piccolo si rabbuiò, abbassando tristemente le orecchie in avanti, voltando lo sguardo verso la finestra.

-Ho sentito papà l'altra sera, mentre parlava con te.

I dubbi s'erano dissipati: Sasuke aveva origliato una conversazione che non avrebbe mai dovuto ascoltare. Non avrebbe mai avuto il coraggio di rivolgersi al genitore; restava solamente il ragazzo, l'unico a cui chiedere risposte esaustive. Sospirò, riprendendo a parlare.

-Cosa hai capito di ciò che hai ascoltato?
Il bambino, nuovamente attivo e concentrato più che mai, scrutava un punto imprecisato davanti a lui, corrugando la fronte nel tentativo di ricordare come meglio poteva.

-Che siamo odiati.

-E poi?

-Vorrei capire perché ci siamo solo noi qui.

Domanda più che pertinente, pensò: esseri abituati a vivere in comunità di numerosi individui, a darsi man forte e sostenersi l'un l'altro, s'erano divisi disgregando un clan. Perché? Il concetto era molto più semplice di quello che si sarebbe potuto immaginare.

-Appunto perché il nostro non è più un buon nome, ci siamo separati dal resto del gruppo.

Il bambino cercò di comprendere il nesso, ma si stese nuovamente sul materasso, attirando a sé le coperte. Chiuse gli occhi, riflettendo su ciò che era stato appena detto: che senso aveva?

Il fratello gli carezzò ancora la testolina, rivolgendogli le ultime parole prima di uscire dalla stanza e lasciarlo così riposare.

-Stiamo tentando di levarci di dosso gli strascichi negativi di chi ha agito nel male prima di noi, così da poter ricominciare a vivere in armonia con gli altri clan. Ecco perché ce ne siamo andati. Questo non deve essere cruccio per un bambino come te. Andrà tutto bene.

Sasuke udì ogni singola sillaba, scampata via dai suoi pensieri nel dormiveglia in cui era affondato. La tosse lo scuoteva continuamente, rendendolo agitato e ancora più stanco. Non sapeva esattamente quanto tempo fosse passato; la sua mente volò a quella volpe impicciona e famelica. "Chissà come sta, e se è venuto a cercarmi ancora..." In qualche modo l'idea di vederlo correre per il bosco, nel vano tentativo di trovarlo, aveva risvegliato una certa ilarità: le orecchie ruotate in tutte le direzioni per captare ogni suono familiare, la coda rossa ciondolante per il passo svelto, quelle briciole di buon cibo sparse tutto attorno al suo viso. "Certo che è un poco stupido, ma almeno non è cattivo." Una gran consapevolezza, per un esserino convinto di essere detestato dal mondo intero. Lo aveva sempre saputo, e suo fratello glielo aveva detto più volte: non doveva origliare le conversazioni, era da maleducati. Aveva imparato la lezione, e capito perché gli era stato imposto un veto simile con tanta insistenza: i segreti in casa dovevano essere protetti da chi non avrebbe potuto comprenderli appieno. Era stato un errore, certo, ma non avrebbe mai distolto l'attenzione da ciò che aveva sentito. Voleva capire il perché della loro solitudine, il trasferimento in quella zona e cosa avrebbe dovuto aspettarsi dal mondo da quel momento in poi.
Una speranza per sé e per la sua famiglia s'era presentata davanti ai suoi occhi, e questa speranza s'era presentata con il nome di Naruto; s'era ormai convinto che la loro amicizia avrebbe portato a qualcosa di speciale, di importante. Voleva crederci, doveva: non riusciva a capacitarsi ancora di un destino così negativo creato da altri prima di lui. Di chi era stata la colpa? Cosa era successo? Perché proprio il clan Kitsune non poteva soffrire la loro presenza? Lo aveva sentito dire dal padre; anche loro dunque coinvolti in tutto questo. Si sarebbe impegnato a guarire presto, così da esporre i proprio dubbi al nuovo amico e chiedergli se fosse stato a conoscenza di qualcosa a riguardo.
Tentò di ragionare ancora un poco, ma la stanchezza lo colse riaccompagnandolo nel mondo dei sogni.



-Lasciateci andare! Non siamo qui per farvi del male!

-Maledetti, ce la pagherete!
Forti grida scossero la notte intera, disperdendosi tutt'attorno tra gli alberi e raggiungendo gli angoli più profondi della foresta.

Decine i corpi esanimi, sparsi sul terreno.

Lupi.

Umani brandivano asce e forconi insanguinati, inveendo contro quegli esseri ormai senza vita.



Sasuke spalancò gli occhi terrorizzato. Il corpo madido di sudore, i capelli fradici che gli coprivano in parte la fronte, fino a scendere malamente sul cuscino.

Le mani tremavano.

Strinse i pugni, cercando di respirare profondamente e rallentare il cuore che gli stava esplodendo in petto.

"Cosa è stato?!"
Confuso e spaesato, tentò di sollevarsi e poggiare i piedi a terra, cadendo rovinosamente dal letto.

Itachi si fiondò in camera, insospettito dal tonfo sordo; avvicinandosi al fratellino, sentì distintamente il battito cardiaco accelerato. Gli scostò i capelli dal viso, prendendolo in braccio ed appoggiandolo sul materasso.

-Ehi, tutto bene?- Il tono preoccupato non era stato in grado di nascondere il bisogno di scoprire cosa stava accadendo. -Mi senti?
Sasuke s'era riaddormentato di colpo, non permettendo repliche.
Un incubo ben mirato, strano, chiaro come il sole: Ōkami sterminati dagli uomini.

Il sonno pesante s'era impossessato nuovamente di lui, non permettendo ad Itachi di poter scoprire cosa fosse accaduto davvero.




°


-Mi raccomando Naruto, stai attento!
-Sì, mamma!

"Certo che in questi giorni è più stressante del solito. Attento qui, attento lì... Non posso fare niente, uffa!"
La volpe si muoveva con circospezione, attendendo l'occasione giusta per poter raggiungere il suo posto preferito. Negli ultimi giorni Kushina s'era dimostrata molto più apprensiva, da quel forte acquazzone in cui era tornato a casa completamente fradicio; non s'era ammalato per fortuna, aveva sempre avuto una forte tempra.
"Non uscire più se minaccia pioggia", "torna presto", "mi raccomando, non allontanarti."

-Sta esagerando, non è successo proprio nulla di male...

Si incamminò verso il Midoriiro no Mizūmi, come faceva tutti i giorni da quel primo incontro con Sasuke; si sentiva scoraggiato, vista l'assenza dell'amico nell'ultima settimana, ma non aveva ancora rinunciato a volerlo rivedere. Che questa fosse la volta buona? Ci sperava davvero. Raggiunse le sponde del lago, muovendosi con disattenzione sul terreno ricoperto dalle foglie umide; il maltempo che s'era rovesciato sulle colline aveva impregnato la terra, gonfiato i fiumi e raffreddato la tiepida aria autunnale. Gli alberi si stavano spogliando pian piano di quei meravigliosi colori caldi. L'oro e l'arancio si erano opacizzati allo scontro con la pioggia violenta ed il vento, inzuppandosi e cadendo; il tappeto di foglie non scricchiolava più, ed ogni passo portava al rischio di mettere un piede in fallo.
Vuoto, silenzio. Neppure quel giorno Sasuke era tornato.

Raggiunse sconsolato la pietra dove i due solitamente condividevano il tempo trascorso assieme, asciugandosi gli occhi con la manica.

"Perché non ci sei...?" Possibile gli provocasse così tanto dolore l'idea di non poterlo più rivedere? "Dove sei finito?!" Avrebbe voluto gridarlo al vento, ma chi avrebbe ascoltato?

Nessuno, proprio nessuno.

Si stava convincendo sempre più che non sarebbe ritornato da lui. Spostandosi all'indietro, nel tentativo di trovare una seduta più comoda, perse l'equilibrio, scivolando con i piedi sul terreno umido e malfermo.

Cadde.

Non se ne accorse nemmeno, fino al momento in cui il corpo non toccò l'acqua gelida del lago.

Sentì milioni di aghi perforargli la pelle nello stesso istante.

Aprì la bocca istintivamente per poter respirare, per urlare tutto il terrore che lo stava avvolgendo in una morsa sempre più soffocante. Niente ossigeno, il dolore stava penetrando prepotente nella sua testa, offuscando la vista e portandolo nell'oblio dell'orrore della morte.

Per un attimo gli sembrò di notare una luce, qualcosa di accecante al di là delle palpebre, prima di perdere i sensi.

-... ruto... Naruto...!
Tossì acqua mista a lacrime, sentendo delle terribili fitte al petto e alla gola.

-Naruto, mi senti!?

Una mano calda lo stava sfiorando sul viso, una voce familiare lo stava chiamando tremante. Sentiva una strana sensazione di torpore che gli stava provocando tremiti incontrollati.

-Guardami!

Una seconda voce, autoritaria, lo stava spronando. Tossì di nuovo, sputando e raschiando la gola.

-Sasuke, presto, aiutami!

Socchiuse gli occhi, notando soltanto il viso dell'amico a pochi centimetri dal suo. Era lì con lui, gli stava sorridendo e stringendo la mano con tutta la forza che aveva.

-Itachi, ha aperto gli occhi!
"È così che ci si sente quando si muore? Allora è vero che si incontra chi..."

-Tieni, aiutami a spogliarlo e avvolgilo con questo!

"Morire è caldo... Morire è avere Sasuke vicino... non è così brutto come pensavo..."

Il buio lo avvolse completamente.

Itachi scansò gli abiti zuppi, avvolgendo il corpo tremante ed infreddolito con il suo maglione. Fece cenno al fratello, che stava piangendo spaventato.
-Sai dove vive?

Scosse la testa sconsolato.

-Se viene qui spesso, casa sua è da queste parti. Andiamo!

Col fagotto addormentato in braccio, ed il fratellino che gli correva accanto singhiozzando, il ragazzo prese di gran foga a muoversi nella boscaglia, nella speranza di potersi affidare al fiuto e seguire la traccia lasciata dal passaggio del bambino. Riconobbe la scia, aumentando il passo.

-Corri, siamo vicini!

-Eccola, laggiù c'è una casa! Speriamo...!- La voce di Sasuke si ruppe in gola, per la mancanza di fiato. La milza doleva, le gambe pure, ma non importava. Urlava aiuto più forte che poteva.

Una donna dai lunghi capelli rossi e dalle caratteristiche orecchie a punta color arancio, spalancò la porta di casa, correndo verso i due lupi sfiancati dalla stanchezza.

-Si... Signora... Naruto...

Scoppiò a piangere: il piccolo non era stato in grado di reggere alla paura di ciò che poteva essere accaduto.

Lo sguardo che si scambiarono Itachi e Kushina durò meno di un attimo, nel momento in cui la madre recuperò il figlio ancora avvolto nella calda lana asciutta.

-Il mio bambino... Naruto, amore... amore guardami, sono la mamma.

Un singhiozzo scosse l'involto.

-Mamma!

La donna lo strinse forte a sé, portandoselo accostato al viso: sussurrò più e più cose, sottovoce, come una nenia. Si mosse rapida verso la porta spalancata. I due fratelli erano fissi immobili, tesi: il minore ancora piangeva, mentre Itachi stava per indietreggiare, pronto ad andarsene.

A qualche metro, una voce seria li richiamo.

-Venite.

Silenziosamente si mossero.




Naruto giaceva addormentato accanto al fuoco, avvolto in una morbida coperta. Riposava bene, respirava meglio. Kushina non aveva emesso una sola parola dal momento in cui i lupi avevano varcato la soglia di casa. Prese del latte dal bricco accanto al camino, versandone due dosi abbondanti porgendole ai piccoli. Si sedette sfinita di fronte a loro.

-Signora...
Sasuke osò prendere la parola, stringendo la tazza in ceramica fino a sbiancarsi le nocche. Era ancora sconvolto, ma mantenere il silenzio non era certo la soluzione migliore. Nonostante la giovane età, era perfettamente in grado di percepire gli stati d'animo negativi. La donna alzò lo sguardo verso il giovane interlocutore, decidendo di prendere parola.

-Non vi conosco, ma so chi siete.

Itachi deglutì, non osando interromperla.

-Per questo voglio dirvi grazie per aver riportato a casa Naruto. Sicuramente ne ha combinata una delle sue.

Il maggiore spiegò rapidamente cos'era accaduto, ed un comune sospiro di sollievo si levò nella stanza .

-È sempre stato uno spericolato, non ha mai dato peso a veti o restrizioni. Perdonami piccolo,- si rivolse a Sasuke; -potresti andare a tenergli compagnia? Potrebbe svegliarsi...

"Un modo come un altro per dire che i bambini non devono ascoltare, giusto?" Si alzò, dirigendosi verso l'amico che si stava agitando nel sonno; gli poggiò una mano sulla testa, carezzando quei capelli biondi e morbidi. La volpe si quietò, sorridendo nel dormiveglia.

Itachi prese parola, mantenendo basso il tono di voce.

-Immagino non voglia coinvolgere mio fratello in questo discorso. Posso capire.

-Itachi, giusto?- Kushina gli prese la mano tra le sue, stringendola con forza, accompagnata da un lieve timore. -Non so come ringraziarti: se non fosse stato per te, per voi...

Le ultime sillabe tremarono.

-Abbiamo fatto ciò che avrebbe fatto chiunque.- La fredda consapevolezza dimostrata da un ragazzo così giovane, spiazzò la donna. Era giunto il momento di affrontare un argomento pungente e delicato, ne erano entrambi consapevoli. -Se si sta chiedendo perché siamo qui, posso rassicurarla: non abbiamo cattive intenzioni, non vogliamo fare del male a nessuno e ci siamo solo io, mio fratello e i nostri genitori.

Kushina non poté fare a meno di notare la stranezza dell'affermazione; dov'erano dunque le altre famiglie Ōkami? Avrebbe potuto davvero fidarsi di quel ragazzo? Trasse le proprie conclusioni dopo una lunga riflessione.

-I vostri genitori sanno che siete qui?

Il ragazzo negò con un gesto del capo.

-Se sapessero che siete qui, come reagirebbero?
Itachi rifletté un attimo, prima di rispondere con cinica sincerità.

-Sicuramente meglio di una volpe che si ritrova in casa dei lupi, non crede...?

Un rischio esternare un pensiero simile, ma dopo tutto, questa era la realtà. L'aveva completamente spiazzata, e ne era consapevole. Pronto ad andarsene, evitando di portare a galla eventi passati che avrebbero potuto portare una tensione ancora maggiore, si sollevò dalla sedia.

-Ehi, si sta svegliando!
Sasuke chiamò sottovoce l'amico, sussurrando il suo nome e stringendone il viso tra le mani. I due, alzatisi dalla sedia, raggiunsero i bambini accanto al fuoco.

-Sei... sei tu...?

Il lupetto lo strinse forte a sé.

-Certo, stupido. Chi sennò?
-Allora, non sei sparito perché non mi volevi più...

Naruto singhiozzò abbracciandolo, senza vergogna riversò lacrime di terrore, angoscia e liberazione. Era di nuovo accanto a lui, non lo aveva abbandonato.

Itachi si girò verso Kushina, notando soltanto in quel momento gli occhi lucidi di lei, la commozione che ne stava dipingendo il volto teso e pallido; riprese il discorso da dove s'era interrotto, sorridendo.

-Io penso sia molto importante ciò che sta accadendo qui, per noi dico. I bambini sono davvero capaci di andare al di là di ciò che gli adulti riconoscono come limiti, razze, diffidenza. Naruto è speciale, genuino e sincero. Sono convinto che farà grandi cose.

La donna cercò le parole per poter rispondere ad un'affermazione tale: si limitò a poggiare la mano sulla sua spalla, sorridendo sfinita.

-Hai ragione, ne sono sicura. Se tutti fossero come lui, il nostro mondo sarebbe un posto migliore.

Il ragazzo si avvicinò al fratellino ed alla volpe, assicurandosi del suo stato di salute. Naruto festoso lo accolse, dedicandogli grande riconoscenza avviluppandolo in un caldo abbraccio; sussurrò parole confuse, continuando a singhiozzare, e si riaddormentò quando i due fratelli salutarono per tornare a casa. Sasuke si avvicinò a Kushina, ricevendo un buffetto sulla testa.

-Sono fiera di come ti sei comportato con mio figlio. Tu e Itachi siete esseri preziosi, non potrò mai sdebitarmi a sufficienza.

Salutarono, uscendo e dirigendosi verso casa. Durante il cammino, il piccolo prese coraggio e si rivolse al maggiore con curiosità.

-Non sono poi così cattivi come pensavo, vero?

Rimase in silenzio, ponderando attentamente sulla risposta: avrebbe dovuto dire che avevano a che fare con un eccezione, una minoranza? Che non tutti erano davvero gentili, e che la maggior parte degli appartenenti al clan della volpe ancora ricordava quel tragico incidente? No, non avrebbe potuto.

-No, loro sono buoni, proprio come me e te. Non c'è nessuna differenza tra noi, se guadiamo dentro noi stessi. Ricordalo: appartenenze, sembianze, sono solo parole. Ciò che conta davvero è ciò che provi, e come lo dimostri.

Arrivati a casa, coinvolsero nell'avvenimento i genitori decisamente preoccupati. Fugaku sbuffò sconsolato.

-Dovete stare sempre attenti a come vi muovete da queste parti.

Sasuke tentò di prendere parola, intimorito dall'espressione austera del padre.

-Papà, è mio amico. Cosa avrei dovuto fare?
Non ricevette risposta; naturalmente era la cosa giusta da fare, certo, ma avrebbe implicato delle conseguenze serie, se al posto di Kushina ci fosse stato qualcun altro.

-Siete stati fortunati che la madre di quella volpe non abbia reagito come di consueto.

Itachi soppesò le parole del padre, pronto a rispondere: venne interrotto prontamente.

La madre si avvicinò sorridendo ed abbracciandoli.

-L'importante è che non sia accaduto nulla e che quel piccolino sia sano e salvo. Vi siete comportati in maniera degna di nota, sono fiera di voi.

Dopo cena Sasuke seguì in camera il fratello: sentiva il bisogno di parlare di ciò che era appena successo, viste le emozioni forti che si erano risvegliate in lui. Bussò alla porta, entrando con circospezione.

-Posso?
-Certo, entra pure.

Intimidito dal pensiero di dover affrontare un argomento "da grandi", si sedette sul letto, stringendo la coda che si muoveva agitata, nel tentativo di non dare a vedere il palese nervosismo.

-C'è qualcosa che non va?

-Ho avuto paura...

Itachi si avvicinò al bambino, stringendolo forte a sé.

-Avevo paura di perderlo, di vederlo morire.

Il corpicino scosso dai singhiozzi tremava nel caldo abbraccio del fratello. Non disse nulla, lo lasciò sfogare.

Quasi addormentato, il visino ancora umido di lacrime, Sasuke percepì piano le ultime parole di Itachi, prima di sprofondare in un lungo sonno.

-Volpe o lupo, non è importante: è vivo, questa è l'unica cosa che davvero conta.




°


Minato strinse i pugni digrignando i denti, nell'apprendere il fatto avvenuto qualche ora prima.

-Caro, l'importante è che...

-Come fai a sapere che non sono stati loro?
Kushina spalancò gli occhi impietrita.

-Cosa stai insinuando?! Che gli abbiano fatto del male? Perché è uno di noi?
Naruto stava dormendo placidamente nel proprio letto, fortunatamente estraneo a quella conversazione.

-Senti, sai meglio di me di cosa sono capaci.

Quelle parole gelide ruppero il muro di squisita pacatezza che la donna era solita mantenere.

-Sono corsi fino a qui da chissà dove dopo aver prestato soccorso a nostro figlio, e se ne sono andati solamente dopo essersi premurati della sua salute. Naruto era grato, felice di rivederli! Quei lupi gli hanno salvato la vita, e sei così accecato dal rancore da non rendertene nemmeno conto...!- Kushina scansò in malo modo la sedia nell'alzarsi: non avrebbe tollerato una parola in più su quell'argomento, o altro veleno rovesciato su quei ragazzi. -Da quando Jiraiya...

-Non nominarlo. È stata colpa loro, di quei maledetti, se lui e gli altri sono morti!
Non ce la faceva più, ormai il limite era stato superato.

-Non sono stati gli unici a perire quel giorno! Gli Ōkami per primi sono morti per mano degli umani!

L'uomo si alzò a sua volta, osservando la moglie con sguardo sottile. Rispose tagliente.

-E poi si sono vendicati uccidendoli a loro volta. Le volpi erano tra loro, e non hanno comunque avuto pietà. Li hanno trucidati, indipendentemente dalla razza!

La situazione era degenerata. Molti ancora ricordavano quella serie di eventi guidati dall'odio: gli umani uccisero alcuni membri del clan dei lupi, sentendosi minacciati dalla loro presenza. Le volpi, insidiatesi nella società degli uomini, collaboravano con loro; quando il clan decise di vendicarsi, lo fece colpendo una zona lavorativa, in cui le stesse Kitsune stanziavano. Fu una strage. L'epilogo? Le perdite furono pesanti per tutti, e l'odio si schierò tra loro, rompendo per sempre un delicato equilibrio creatosi con fatica e duro lavoro.

Questo accadde due generazioni prima della nascita di Naruto, quando Minato e Kushina erano piccoli.

-I tempi cambiano, la vita va avanti comunque. Non coinvolgere dei bambini, non c'entrano nulla!

L'espressione della donna cadde nel vuoto.

Il marito s'incupì, dirigendosi verso la camera e voltando le spalle alla moglie.

Non venne proferito altro quella sera, lasciando spazio ad una tensione viva e pulsante, che non si sarebbe dispersa facilmente. Kushina raggiunse il figlio, abbracciandolo e baciandogli la fronte nel sonno. Carezzandogli i biondissimi capelli color dell'oro, gli dedicò un ultimo pensiero.

-Sii sempre come sei, perché sarai in grado di cambiare questo mondo, ricordalo.





È stato doloroso comporre buona parte di questo capitolo: le tematiche sono decisamente delicate e moderne. Non è facile accantonare odio e disperazione, soprattutto dopo delle perdite importanti. Riuscirà Minato a capire che gli errori del passato non devono per forza riversarsi sul futuro, rovinando il presente?
Naruto simboleggia la speranza di cambiamento, di unione e comprensione, appoggiato pienamente dall'affetto di Sasuke, colui che lo comprenderà al meglio.


Mi auguro davvero sia stato di vostro gradimento, alla prossima e buon lavoro a tutti! :D

-Stefy-






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Capitolo 3
*** Che sia davvero possibile? ***


Che sia davvero possibile?




«Ma come no, mamma!»
Naruto stava piagnucolando, ricordando alla madre che sarebbe stato attento, non si sarebbe più esposto ai pericoli, che si sarebbe mosso con la delicatezza di una volpe, proprio come avrebbe dovuto essere; purtroppo non possedeva proprio il tipico passo felpato, neppure ottimi riflessi o accortezza nei particolari, quindi le sue erano praticamente parole al vento.

Da una settimana chiedeva insistentemente di poter raggiungere il lago, e per altrettanto tempo Kushina non aveva fatto altro che negargli il permesso.

«Non ci penso nemmeno. Pensi di poter essere così fortunato da essere salvato per ben due volte di seguito, facendo la stessa stupidaggine?»
«Ma io...»
«Niente ma!»

Il tono imperioso non ammetteva repliche. Ciò che era accaduto era servito da monito: altro che i lupi, il pericolo maggiore per Naruto era proprio essere se stesso!

«E Sasuke?»

Il silenzio non durò a sufficienza per permetterle di trovare una risposta ben studiata. Aveva semplicemente parlato di getto.

«Sa dove abiti adesso. Sa dove trovarti.»

Una premonizione azzeccata.
Da lontano, due figure si stavano muovendo nella direzione del bambino, il cui viso era ancora imbronciato. Appena si accorse della loro presenza, corse agitandosi come un forsennato.

«Sasukeeee!» Gli lanciò le braccia al collo, stringendolo forte e togliendogli il fiato.

«Na... ru... to...! Lascia... mi, non...!»

«Oh, scusa scusa scusa! È che sono così contento di vedervi! Ciao Itachi, come stai?»

Il maggiore rispose con tono pacato ed un'espressione serena in viso.

«Io bene, tu piuttosto? Ti vedo in ottima forma.»

I vanti della volpe arrivavano fino alle orecchie divertite di Kushina, che stendeva i panni in giardino. I piccoli s'erano messi a giocare nelle vicinanze, mentre il fratello maggiore aveva raggiunto la donna, avvertendo la necessità di parlare con lei.

«Buongiorno. Siamo venuti qui per accertarci della salute di Naruto: fosse stato per Sasuke, saremmo passati già il giorno dopo l'incidente. Non lo da a vedere, ma si è affezionato parecchio: neppure con i vecchi membri del clan era riuscito a legare così. Suo figlio è straordinario.»

«È semplicemente se stesso, come è sempre stato. Mi fa piacere sapere che vi preoccupiate per lui. La ripresa è stata rapida, ma è capitato si svegliasse in piena notte urlando ed annaspando: deve essere stato uno shock. È giovane e forte, sicuramente riuscirà a superare anche queste paure. Potresti darmi una mano?»
Il giovane raccolse i lembi del lenzuolo, portandoli alle estremità del filo steso tra due pali di legno.

Il bucato svolazzava profumato sopra le loro teste.

«Perché non passate più spesso? Avrei bisogno di aiuto con un paio di faccende. Penso farebbe bene pure a tuo fratello venire qui e trascorrere del tempo con noi.»

Itachi si fermò un attimo a soppesare quelle parole: avrebbre dovuto sicuramente dare delle spiegazioni al padre, e sarebbe potuto essere un potenziale problema. D'altro canto, la sincerità era d'obbligo, avendo a che fare con il piccolo Sasuke. Avrebbe perso davvero l'occasione per potersi avvicinare alle volpi? Avrebbe lasciato volare via una simile opportunità, dopo tutto ciò che era accaduto decenni addietro?
Il primo passo lo aveva fatto Naruto, decise che avrebbe continuato per quella strada.

«Può contare su di me, sarà un piacere.»




°


«Ho sentito che Kushina ha a che fare con gli Ōkami...»

« Sul serio? Ma è disgustoso!»


Le voci della presenza sempre maggiore di lupi in casa di Naruto era giunta al vicinato. Come una tempesta d'inverno, la notizia sferzò in pieno volto i membri del clan, portando a maggiore diffidenza e difficoltà d'interazione.

Quell'inverno non fu affatto facile: la scarsità di materie prime, unita alla minore affluenza, riuscì a ledere lo spirito forte e tenace di Kushina.

«Mamma, perché non viene quasi più nessuno?»
Una domanda spiazzante, posta una gelida sera appesantita da una spessa coltre di neve silenziosa. La donna sospirò, dando un buffetto sulla testa al figlio.

«Sasuke e Itachi vengono a trovarci tutti i giorni: perché ti fai domande simili?»
«Perché tu sei sola.»

Non ebbe il coraggio di ribattere: il punto dolente era stato toccato con tanta spontaneità da fare quasi male. Rise, tentando di mascherare una sensazione fastidiosa e profonda, senza dover per forza turbare il bambino che le stava di fronte.

«Sai che non sono scemo, anche se ho solo dieci anni certe cose le capisco.»

Le orecchiette abbassate, lo sguardo umido di lacrime. Naruto sapeva esattamente cosa stava succedendo, ma non riusciva a comprendere il motivo per cui tutto quanto si stava disgregando così, davanti ai suoi occhi. Aveva sempre avuto un buon rapporto con gli altri bambini ed i membri... dove stava il problema di base?

«È perché ci sono loro, vero?»

Negare l'evidenza sarebbe stato sciocco. La donna scosse il capo, sorridendogli amaramente.

«Non sono cose di cui devi preoccuparti. Ora va a dormire, è tardi.»

Il discorso cadde così, senza una vera e propria conclusione: Kushina non si sarebbe certo soffermata a spiegare quanto potesse essere falso e disorientante il mondo degli adulti, e quanta meschinità potesse caratterizzarlo. Riordinò la stanza, concludendo il lavoro di rammendo per la famiglia Haruno; continuando fino a ora tarda, rifletté su quanto quella famiglia stesse facendo per lei. Nonostante le dicerie, vere fino a prova contraria, la madre della piccola Sakura aveva mantenuto ancora dei contatti molto stretti, raggiungendola volentieri fino a casa. La bambina e Naruto s'erano avvicinati con il passare delle settimane, e non mancavano le occasioni per giocare assieme e divertirsi fuori, tra i cespugli, sugli alberi ed in giardino; l'indomani però, l'amica avrebbe incontrato la prima volta i due giovani appartenenti al clan dei lupi, che ormai erano di casa.

Come sarebbe andata?
Riteneva inutile chiedersi una cosa simile, era stata una sua scelta quella di accoglierli con simpatia, rendendoli partecipi in una comunità di diversa appartenenza. Si punse il dito, pensando a quanto la stesse infastidendo ultimamente una parola simile: "diverso... quanto disprezzo può avere un'affermazione simile."



«Narutooo! Ciao!» Sakura aveva raggiunto da poco l'amico, correndogli incontro; Mebuki, la madre, raggiunse Kushina, accomodandosi sulla panca davanti all'abitazione. Entrambe osservavano attente la figlia avvicinarsi ai giovani lupi, incuriosita e vivace come sempre. Neppure un momento di esitazione, e la piccola già s'era presentata, sorridendo ai due nuovi arrivati che la stavano studiando ancora con una punta di diffidenza.

«Sai, non ho mai dato peso alle voci che la gente ha diffuso; ho sempre ritenuto fossero delle idiozie campate per aria. Nonostante ciò che le volpi pensano, non ho mai smesso di sostenerti in questa tua crociata.»

Kushina osservava la vicina, tentanto di capire il significato nascosto tra quelle parole. Essendo sempre stata una donna pratica, arrivò al dunque.

« Crociata? Io lo definirei un cambiamento radicale piuttosto. Quando ho avuto modo di parlare con Itachi, il maggiore dei fratelli, ho esposto il mio pensiero ed il mio obiettivo.»


«Itachi, ho visto che per voi è sempre un piacere trascorrere del tempo con noi, e per questo ti ringrazio. Non avrei mai pensato di potermi trovare un giorno in una situazione simile, forse perché quando si cresce con delle convinzioni, certe cose ormai si danno per scontate

Kushina sorride, rivolgendosi al giovane.

«Ho notato inoltre un cambiamento positivo in Naruto, in Sasuke e persino in te.»

«Scusi?»

«Sei un ragazzo imperscrutabile, eppure si scorge qualcosa di diverso adesso. Per te venire qui è molto più che dedicare un poco di tempo ad un piccolo amico, vero?»

L'Ōkami non può negare: la donna ha centrato esattamente il punto.

«Non me ne voglia a male, non l'ho certo fatto in malafede.»

La volpe gli posa una mano sulla spalla, sorridendogli.

«So ciò che desideri fare, ed è la stessa cosa che vorrei pure io: ritrovare un equilibrio, una convivenza pacifica. Naruto e Sasuke, senza esserne coscienti, hanno già reso possibile ciò; il nostro compito sarà continuare su questa linea, poter diffondere speranza e un nuovo clima di serenità.»

Lui la osserva, indeciso se esternare completamente ciò che gli occupa la mente. Inspira, sapendo di dover toccare un argomento difficile.

«Contrariamente a mio fratello, so esattamente cosa è successo. Non mi sento di poter dare una colpa precisa: sono arrivato a questa conclusione dopo parecchio tempo. Io, come mio padre e mia madre prima di me, sono dell'idea che ciò che è accaduto sia stato un errore: le innumerevoli vittime non possono essere scordate, e nemmeno deve essere così. Non riesco a tollerare però l'idea che ancora adesso quelle stesse persone vengano utilizzate come capro espiatorio. Se avrà bisogno di qualcuno disposto ad aiutarla a cambiare il pensiero comune, andare oltre le malelingue, riappacificare due specie che una volta andavano d'accordo... Io ci sarò.»


Kushina tornò al presente sorridendo; espose all'amica il concetto in maniera breve e coincisa, e le sorrise di rimando.

«Un gran parlare, per una bestiola di soli 15 anni, no?»

«Quello stesso giorno, i due fratelli si sono offerti di cooperare nel mio lavoro e con le faccende, così da dimostrare a chiunque che non tutti i lupi sono uguali. Certo, più di qualcuno mi ha voltato le spalle, lo ammetto, ma non mi tange; so che non è facile ricominciare daccapo, dopo tutto il rancore e l'odio cresciuti in noi. So con certezza che chi ci è stato vicino, come te e gli altri, è pronto per poter nuovamente accogliere la famiglia di Sasuke tra noi.»

Da lontano Sakura sventolava la manina in segno di richiamo, agitandosi sui piccoli piedi saltellando. Mebuki la raggiunse, inginocchiandosi tra i bambini.

«Guarda, mamma! Itachi ha catturato delle cavallette!»

Naruto guardava meravigliato la mano del ragazzo, indicandole col dito: uno degli insetti balzò sulla sua coda, creandogli non poco solletico. La sventolava, scommettendo su quanto tempo ci avrebbe messo l'animaletto a saltare via. Sasuke la prese con le dita, poggiandola a terra.

La donna osservava divertita interagire quel gruppo eterogeneo, con molta naturalezza; ad guardarli non si sarebbe mai detto che provenissero da due luoghi così diversi.

A qualche metro di distanza, l'attenzione di Kushina si spostò verso un uomo dalle inconfondibili caratteristiche. Si alzò, avvicinandosi al nuovo arrivato, e abbassò la guardia quando i due fratelli si diressero verso quello che si rivelò essere il loro padre. Un rapido saluto ed un cenno rivolto nella direzione della donna: non era certo un uomo di molte parole, pensò la volpe. Incontrandosi a metà strada, lo invitò cordialmente in casa.
Davanti ad una tazza di caffè caldo, l'uomo prese parola.

«Buongiorno, sono Kuro Ōkami Fugaku, padre di Itachi e Sasuke.»

«Piacere, Reddo Kitsune Kushina, madre di Naruto e padrona di casa. Mi dica pure: immagino non si tratti di una semplice visita di cortesia. Qualsiasi sia la questione, non si dia problemi nel conversare schiettamente.»

L'uomo poggiò la ceramica sul piattino, sospirando ed osservando intensamente la donna negli occhi.

«I miei figli hanno avuto modo di spiegarmi ciò che sta avvenendo da queste parti. So cosa è successo il giorno in cui il suo bambino ha rischiato di annegare, come sono a conoscenza di quello che potrei definire il vostro progetto. Sono venuto qui per sincerarmi di un paio di cose.»

Kushina inspirò, tentando di mantenere fermi i nervi. Il suo temperamento rude e forte era stato messo in un angolo, lasciando il posto ad una pacatezza controllata e gestita magistralmente; non sarebbe stato facile come conversare con dei bambini, ma da quel colloquio sarebbero potute cambiare molte cose. Avere a che fare con l'attuale rappresentante del Clan dei Lupi, o almeno, di ciò che era rimasto lì accanto, la stava mettendo alla prova. Avrebbe parlato con il cuore, così da mostrare ad altri occhi la propria visione del mondo attuale, e di quello futuro.

«So cosa sta tentando di fare, e la ammiro per questo. D'altra parte, non posso fare a meno di pensare che ci possano essere delle problematiche di non poco conto.»

«Se lei pensa che abbia coinvolto io i bambini, si sbaglia di grosso: i suoi figli si sono resi partecipi, e disposti a collaborare, nel tentativo di portare avanti una diversa visione del mondo, di cambiare le cose nel loro piccolo. Per l'età che hanno, ragionano in maniera decisamente matura. Immagino sia merito dell'educazione che hanno ricevuto.»

Fugaku si fece scappare un lieve sorriso: l'adulazione velata lo convinse d'aver a che fare con un oratore sottile e moderato, con cui avrebbe avuto piacere nel conversare nuovamente. Era consapevole che la donna aveva colto con precisione il messaggio tra le righe.

«Immagino si sia fatta non pochi nemici, in questo periodo.»

La volpe strinse i pugni, continuando a sorridere pacatamente: "mantieni la calma, ti sta solamente testando."

«Chi non è in grado di concepire la presenza di due piccoli in un clan che abitualmente è aperto a razze differenti, non merita la mia considerazione. Saremo pochi, ma qualcuno non ci ha abbandonati. La prego di seguirmi.»

Piacevolmente stuzzicato dalla piega delle cose, l'Ōkami la seguì in giardino. I figli stavano allegramente conversando, mentre Mebuki teneva per mano Sasuke; dietro di loro, Itachi, Sakura e Naruto sorridevano, come fossero fratelli. un gesto incredibilmente naturale, che palesava fiducia e condivisione.

Una semplicità tale da spiazzare lo spettatore.

«Non è poi così difficile, se si apre il cuore a ciò che ci circonda, non crede?»

Egli sorrise, sbuffando un poco.

«A quanto pare, sembra di no. Dunque buon lavoro, e a presto. Mi auguro tutto ciò possa dare inizio a qualcosa di più grande.»




°


Le fredde giornate invernali, buie e innevate, lasciarono presto il posto ad una mite primavera, riscaldata da un sole tiepido e dai verdi boccioli sui rami nuovamente carichi di tenere foglie.

Naruto aveva legato indissolubilmente con Sasuke ed Itachi, e spesso pure Sakura li raggiungeva, passando interi pomeriggi a correre, giocare e scoprire il mondo. Nuovamente alcuni membri del clan Kitsune si riavvicinarono a Kushina ed alla famiglia, frequentando volentieri quell'abitazione che in poco s'era affollata di abitanti di diverse origini. Ciò che il gruppo delle volpi aveva dimenticato con il tempo, accecato dal risentimento e dalla paura verso gli Ōkami, era che più volte aveva accolto a braccia aperte membri di altre specie: i Nara del clan Aoi Nekoi, oppure gli Inuzuka tra gli Shiroi Inuii. Famiglie sempre ben accette.

Una tradizione tollerante e aperta, oscurata da un incidente che coinvolse più razze loro malgrado.

Memori delle proprie origini, e della tolleranza che li caratterizzava da generazioni, gli abitanti decisero di organizzare una piccola festa nel tentativo di scacciare la grande tensione accumulata tra gli abitanti; partecipazione estesa a tutti, compresi i nuovi arrivati. La notizia giunse rapida a Kushina, che non mancò di avvertire i suoi ospiti; Naruto entusiasta saltellava ridendo attorno a Sasuke.

«Visto? Lo sapevo che prima o poi sarebbe cambiato qualcosa!»

Il lupetto però non era riuscito a trovare conforto in quelle parole gioiose. La semplice onestà dell'amica volpe non era riuscita a cogliere subito il messaggio che la notizia celava con gravità.


Ci stanno mettendo alla prova, tutti quanti.


Itachi avvicinò il fratello, rassicurandolo con una lieve carezza tra le orecchie tese e nervose.

«L'importante è che tu sia sempre te stesso, non rinnegare ciò che sei. Non vergognarti della famiglia a cui appartieni, e cammina sempre a testa alta.»

Sakura osservava meravigliata quel giovane così diverso da lei, eppure saggio e così dolce.

D'un tratto la porta di casa si spalancò, presentando un Minato stanco ed esasperato. La moglie fece uscire tutti con una scusa, nel dubbio di dover affrontare una conversazione per nulla piacevole.

«Sapevo che sarebbe successo...»

Lei non capiva, anche se aveva intuito qualche cosa. L'uomo la guardò, stringendola a sé.




°


Il clan intero s'era prodigato nei preparativi; l'arrivo della bella stagione, dopo il rigido inverno, aveva riscaldato gli animi ed incuriosito i più piccoli. Molti dei bimbi del vicinato avevano raggiunto il gruppo che si stava dirigendo sull'altipiano poco oltre l'insieme di case, verde ed illuminato dal sole rigenerante. Il ruscello lì accanto brillava, smosso dai piedi nudi dei cuccioli che si stavano rincorrendo in allegria.

Kushina e Minato presero posto accanto alla famiglia Haruno. Mebuki palesò la propria positività nel notare così tanta partecipazione alla venuta degli Ōkami, e fece notare loro come fosse semplice, per delle creature così giovani, interagire e divertirsi senza alcuno sforzo. I genitori di Naruto riconobbero con piacere la presenza di moltissimi coetanei del figlio.

«Se fosse così facile anche per noi, cara... Gli adulti non sono mai stati in grado di essere così diretti, spontanei, sinceri. Tutto ciò che di buono avevamo, lo abbiamo perso crescendo. Tutta questa spensieratezza è contagiosa, devo ammetterlo. Mai avrei creduto che tu saresti stata in grado di creare un simile clima d'armonia.»

Kushina sorrise alle parole del marito.

«È la prima volta che ti sento spendere belle parole per loro. Minato, chissà cosa è accaduto nella tua testa, nel portarti a cambiare direzione così.»

«Chi lo sa.»

A pochi metri di distanza, Naruto era caduto a terra rovinosamente, finendo con il sedere sul basso fondale del rio in cui stava giocando a piedi nudi. Sasuke lo raggiunse impensierito, rimproverandolo sulla disattenzione dimostrata e la tipica sbadataggine. Itachi corse loro incontro, da bravo fratello responsabile, tenendo la piccola volpe per mano e riportandola, zuppa e sorridente, sulla riva. Chi rideva, chi chiacchierava, chi veniva trasportato in un mondo da sogno dai fantastici racconti del lupo: ognuno di loro avrebbe portato dentro di sé un buon ricordo di quei nuovi compaesani.

Poco dopo Sakura corse incontro alla madre, l'aria preoccupata e il respiro corto: una reazione che non presagiva nulla di buono. Mebuki la accolse, sollevandola da terra.

«Mamma, stanno arrivando!»






Un nuovo capitolo che sembra volgere al meglio: questo mi sono detta. Eppure, la storia ha preso la sua piega, portandomi a rivalutare la conclusione in tre parti. Come al solito, i protagonisti hanno voluto prendere la propria strada, fregandosene altamente della trama ahahah! A chi non succede?
Grazie a tutti voi che seguite, e a quelle bellezze che riescono sempre a tirarmi su anche quando non ho il tempo, la forza, il tempo, l'ispirazione e il tempo per scrivere:

BlueRoar, Mahlerlucia e Miryel :3


Ci vediamo al prossimo capitolo, l'ultimo giuro! :D Mi auguro di essere riuscita ad emozionarvi, come è successo a me nello scrivere questa storia.


-Stefy-


i "Gatto blu"

ii "Cane bianco"

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Capitolo 4
*** Tutto può cambiare, perché neppure il male è per sempre ***


Tutto può cambiare, perché neppure il male è per sempre




«Sono loro...» Minato sibilò quelle parole tra i denti, alzandosi e raggiungendo i bambini; accanto a lui, Kushina prese posto tra Itachi e Sasuke, poggiando le proprie mani sulle loro spalle ed attirandoli a sé.

Danzo, il capo del clan Kitsune, si muoveva placido attorniato dagli anziani del Consiglio che gli camminavano a fianco. Accanto a lui, Fugaku passeggiava a braccia conserte. I presenti rimasero di pietra.

Sasuke spalancò la bocca, nel tentativo di dire qualche cosa, senza riuscirci; sapeva con chi avrebbero avuto a che fare. Qualche tempo prima, la madre di Naruto s'era sentita in dovere di mettere in guardia lui e Itachi.


«Per quanto la gente possa prendere le distanze da noi, ricordate che non è questo che ha importanza qui. La cosa fondamentale è non inimicarsi Danzo, il nostro capo villaggio. Si tratta di un uomo estremamente chiuso, tradizionalista, ed è stato coinvolto in prima persona nello scontro tra gli Ōkami e le volpi. Non vedrà certo di buon occhio la vostra presenza.»

«Cosa dovremmo fare a proposito?» Itachi si preoccupa soprattutto per il fratello, considerando che lo aveva coinvolto in quel piano folle, fantastico, utopico.

«Mi auguro non accada presto, ma prima o poi dovrà succedere. In quel caso, l'unica cosa che potremo fare sarà tentare di convincerlo a farvi restare. Non sarà certo una cosa facile, vi avverto.»


Ciò che stupì il piccolo, e che lo raggelò sul posto accanto a Naruto, fu la presenza del padre accanto a quell'essere odioso. Avrebbe voluto corrergli appresso, chiedere perché lui era lì e con quali intenti, ma la presa salda di Kushina non ammetteva repliche; voltò lo sguardo verso Itachi, ricercando un cenno, un gesto di conforto. Nulla. Il maggiore se ne stava immobile, gli occhi assottigliati, le labbra strette in una smorfia imprecisata: non lo aveva mai visto in quelle condizioni.

Il silenzio pesante rabbuiò l'atmosfera gioiosa e rilassata, e la tensione raggiunse l'apice nel momento in cui gli anziani si fermarono a pochi metri dai cuccioli.
Minato strinse i pugni, sibilando il nome di Fugaku in un sussurro a malapena udibile; il lupo non gli diede attenzione, stando ritto immobile. Persino il vento sembrava attendere fermo.

L'uomo si schiarì la voce e parlò lentamente, con cadenza elegante, di modo da essere udito dai presenti.

«Buongiorno a voi, appartenenti al clan delle Volpi. Come sapete, la nostra cara famiglia qui presente, ha deciso di accogliere tra noi degli Ōkami. Non nego che la cosa non mi stupisca affatto, anzi: sono assolutamente affascinato all'idea di poter conoscere queste giovani creature.» Si avvicinò ai due lupi, allungando una mano verso il minore.

Itachi si mosse nello stesso istante in cui Naruto si parò tra loro.

«Lo lasci stare, lei è un uomo cattivo!»

Minato prese il figlio con sé, tentando di nascondere il disappunto che si stava impadronendo di lui. Lo calmò con una pacca sulla testa.

«Minato, noto che suo figlio è parecchio legato a questi nuovo ospiti», l'ultima parola pronunciata con evidente sarcasmo; «immagino sia per lo sfortunato incidente che l'ha coinvolto. Comunque, passiamo oltre. Sono qui per accertarmi che la situazione non stia degenerando, e cogliendo l'occasione di questa festività condivisa, come potrei non chiedere ai nostri amati vicini e familiari cosa ne pensano in merito?»

Era fatta: tutto stava procedendo esattamente come Danzo aveva programmato. Era già a conoscenza della situazione, ma aveva preferito attendere e darla in pasto all'intero clan. L'occasione perfetta s'era finalmente presentata davanti ai suoi occhi, senza il minimo sforzo.

I brusii si udivano tutt'attorno, sempre più alti. Voci contrariate sussurravano e sguardi accorti scrutavano ogni singolo elemento di quel gruppetto, al centro di un'attenzione vorace e tediosa. Il tutto sembrava volgere al peggio. Kushina mosse un passo, ma venne bloccata dal braccio del marito, che si voltò a sorriderle in maniera confortante.

Si fece avanti, inspirando e socchiudendo gli occhi: ciò che stava per dire probabilmente non sarebbe stato sufficiente a far cambiare idea a così tante persone, ma di certo non si sarebbe arreso. Naruto lo raggiunse, stringendogli la mano con forza, e poco dopo Sasuke fece lo stesso, tremando non poco. Il conforto di quel contatto dato da esseri così giovani, non ancora contaminati da quel mondo di adulti in cui non c'era quasi più posto per la tolleranza, gli diede la forza necessaria per affrontare a viso aperto l'intero villaggio.

«Cari amici e fratelli, mi rivolgo a voi con la più sincera delle intenzioni. Ero scettico, chiuso e negativo nei confronti di tutto questo, proprio come lo siete voi tuttora. Ho perso molto in quella notte terribile, ho pianto e ho sofferto come chiunque di voi. Eppure, ora mi trovo qui, a stringere la mano a questo piccolo lupo, consapevole che non ha nulla di diverso da ogni altra singola creatura, e come ognuna di esse ha il diritto di vivere e di crescere in serenità. Chi sono io per togliergli questa possibilità?» La pausa di cui si avvalse venne subissata da voci che si accavallavano una sull'altra.

Le domande erano le stesse: "Come puoi perdonarli?", "non dobbiamo accoglierli!", "e se accadesse di nuovo?!". Minato ne era consapevole, perché quegli stessi dubbi gli avevano stretto il cuore e lo stomaco, la mente ed i polmoni, quando era giunta la notizia dello stanziamento di un nucleo Ōkami accanto al loro paese. Poteva comprendere pienamente il dolore, la tensione, la paura, ma erano sensazioni che ormai lo avevano abbandonato, lasciando il posto a qualcosa di molto più grande.

Danzo sorrise soddisfatto. «Vedo che si sono creati parecchi disaccordi, come era previsto, dunque...».

L'anziano venne interrotto nuovamente.

«Con tutto il rispetto, signore, non ho ancora finito di esprimere la mia opinione. Mi rivolgo a voi, nella speranza che ognuno possa comprendere ed osservare con nuovi occhi ciò che sta davvero accadendo qui, ora. Itachi, per favore vieni. Vedete, lui e suo fratello Sasuke hanno salvato la vita a mio figlio, e dopo essersi prodigati nell'accompagnarlo a casa, si sono assicurati del suo stato di salute giorno dopo giorno. Non sto dicendo questo per rabbonirvi, o gonfiare il vostro cuore di pietà e commozione. Altrettanto importante è ciò che hanno fatto dopo. Nonostante la consapevolezza di non essere accettati si sono legati alla mia famiglia, ed infine, a me. Li abbiamo accolti in casa come figli e fratelli, supportati ed ascoltati, fino ad oggi, senza più esitazione.» Il vociare perse intensità, mentre alcuni dei piccoli amici di Naruto e dei due lupetti si avvicinarono, stringendoglisi accanto. «Come vede, spesso a parlare sono l'inconsapevolezza, la mancata conoscenza. Se solo venisse concessa la possibilità di un'integrazione, sono sicuro che le cose potrebbero finalmente cambiare, muoversi in positivo.»

La piccola volpe sorrise fiera al padre, scostandosi da lui e stringendo a sé Sasuke, avvicinandosi ad Itachi; prese il maggiore dei fratelli per il braccio, accompagnando entrambi tra Minato e Danzo, prendendo un grosso respiro. Era la prima volta che si trovava ad affrontare una situazione così difficile da gestire, ma desiderava con tutto se stesso che i suoi amici continuassero a fare parte della sua vita. Non sarebbe neppure riuscito a concepire l'idea di non poterli avere più accanto.

«So di essere un bambino, e so che forse non dovrei parlare, ma mi sembra giusto farlo. Io li ho conosciuti, ho giocato con loro, davo a Sasuke metà della mia merenda tutti i giorni. Quando sono caduto e quasi affogato, mi hanno salvato e anche se sapevano di essere odiati da tutti, mi hanno portato comunque qui, da mia mamma. Non hanno avuto paura a entrare al nostro villaggio, e tutto questo per me. Hanno deciso di aiutarci nel lavoro, nello studio, di insegnare a me e a Sakura le cose che ancora non conoscevamo della natura. Hanno parlato con papà, anche se lui all'inizio non li sopportava; hanno avuto pazienza, e non so se io sarei stato capace di farlo. E adesso mi volete dire che non possono restare qui con noi, anche se non hanno mai fatto niente di male?!» Tremava pronunciando queste parole.

Itachi si abbassò ad abbracciarlo, sussurrandogli che andava tutto bene, che era tutto a posto: se la gente avesse voluto capire, lo avrebbe fatto.

Mebuki si fece avanti, accompagnata dalla piccola Sakura.

«Io rispetto la scelta di Minato e Kushina, ho avuto modo di avere a che fare con loro pacificamente. Sono spigliati, innocui, intelligenti. Rispettano le nostre tradizioni, e non hanno mai mancato di rispetto a me e a mia figlia.»

Il gruppo di piccoli che fino a poco prima si stava divertendo e stava giocando accanto al torrente, si parò dinanzi a Danzo e agli anziani.

«Noi vogliamo ancora giocare con loro, vero ragazzi?» La risposta entusiasta di una decina di forsennati si levò fino al cielo. Una buona parte dei presenti si stava muovendo in direzione del dibattito, affiancando il gruppetto messo sotto osservazione dalle dure leggi del quieto vivere delle Kitsune, create dallo stesso capo villaggio.
Lo sguardo assottigliato dell'uomo si posò su Fugaku, che fino a quel momento era rimasto in disparte senza proferire nulla; fece cenno alla folla animata, prima di prendere a parlare.

«Signor Ōkami, immagino tutto ciò fosse presente nei suoi piani. Una mossa ben studiata la sua, lo ammetto. Nessuno avrebbe dato credito a tutto ciò, se non fossero state presenti le alte cariche del nostro paese, giusto?»

Kushina comprese solamente in quel momento che lui aveva portato il Consiglio ad affrontare a viso aperto la situazione, così da smuovere le coscienze di chiunque fosse stato presente. Il lupo aveva avuto piena fede in Naruto e nella famiglia, era stato consapevole fin dall'inizio che ce l'avrebbero fatta. Raggiunse i figli con passo pacato e un'espressione soddisfatta dipinta in volto, ottenendo da Minato uno sguardo fiero e un cenno di riconoscenza. I due si strinsero fieri, dissipando ogni timore e cancellando ogni dubbio.

«E sia. Nel caso accada qualsiasi cosa, conto nelle sue parole, Fugaku. Come pattuito, nell'eventualità di problemi legati alla convivenza tra Kitsune e Ōkami, lei dovrà abbandonare immediatamente questo luogo, senza farvi più ritorno. Detto questo, auguro un buon proseguimento ad ognuno di voi.»

Il lupo aveva dato se stesso come garanzia per la buona riuscita di quella questione estremamente delicata: lo aveva fatto con tranquillità, appoggiando completamente quella speranza, fino a vederla esprimersi davanti ai propri occhi.

Avevano vinto, c'erano riusciti. Due piccoli cuori erano stati davvero in grado di cambiare le cose, nel modo migliore, abbandonando le paure, la diffidenza della gente, l'odio incondizionato ed insensato. Non era stato facile, non lo sarebbe stato comunque: non tutti avevano ancora abbracciato la causa portata avanti con così tanta convinzione. Accantonare gli errori passati, guardando con serenità al futuro, avrebbe richiesto uno sforzo notevole, e soprattutto il tempo per poterlo attuare. Kushina certo non avrebbe preteso un miglioramento drastico da un momento all'altro, ma la prima pietra era stata già poggiata, e molte altre accanto ad essa.






Epilogo



«Sasuke, ci sei?»

«Che palle, arrivo!»

Il biondo attendeva spazientito al di fuori della porta d'ingresso: la sinuosa coda arancio dalla punta bianca come il latte si muoveva a scatti, mentre un orecchio teso a captare ogni singolo rumore si stava spostando in ogni direzione. Possibile ci mettesse così tanto?
Un lupo alto, sulla ventina, dai tratti marcati e lo sguardo fiero, uscì dalla propria abitazione, affiancando il petulante amico che non se ne stava mai zitto.

La volpe non stava più nella pelle: mancava davvero poco ormai. «Sakura ci sta aspettando qui fuori.»

«Dobbiamo proprio portarcela dietro?» Quelle parole risultarono non proprio bonarie, ma furono accompagnate da un sincero sorriso.

«Secondo te avremmo dovuto lasciarla a casa?»

Il giovane diede una pacca sulla nuca all'altro, prima di rifilargli un "sei il solito idiota" con convinzione.

La ragazza attenta li raggiunse poco dopo, affiancando Naruto.

Muovendosi per la via principale, i tre venivano fermati dai passanti: la notizia dell'imminente partenza di Naruto per il mondo degli umani s'era diffusa in breve a macchia d'olio. Raggiunsero una bottega, entrando con disinvoltura.

«Buongiorno, ditemi pur... Sasuke, ragazzi, ciao!»

Il proprietario del negozietto li raggiunse, salutandoli con affetto.

«Itachi! Siamo passati perché avrei bisogno di un paio di cose.» Naruto osservava incuriosito le merci in esposizione tra gli scaffali, scegliendo ciò che riteneva più importante.

«Sakura, ti vedo in splendida forma. Partirai anche tu?»

«No, no, sono qui solo per accompagnare questi due zucconi.» Era arrossita nel rispondere all'amico di lunga data, e con una scusa s'era mossa verso l'angolo più lontano.

Sasuke scambiò qualche informazione con il parente.

Una buona mezz'ora dopo, i tre uscirono carichi di borse: s'erano riforniti di necessità d'ogni tipo.

Passarono oltre, raggiungendo la porta accanto, trovando alla cassa Kushina. Salutarono con educazione, ordinando un paio di articoli dal retro bancone.

«Stavolta ti sei superata mamma, queste giacche e queste borse sono perfette. Io scelgo questa.»

La donna li osservò sorridendo, prendendo la parola con nostalgia.

«Sapete ragazzi, non siete cambiati per niente rispetto a quando eravate solo dei bambini. Siete rimasti come eravate, e questo non può che rendermi davvero felice!»

Il figlio arrossì vistosamente, e gli amici risero di quella reazione così spontanea, assolutamente tipica. Uscirono, augurando buon lavoro a colei che tanto aveva fatto per loro.

Si stava facendo sera: un nuovo autunno, come tutti gli anni, aveva reso tiepido e piacevole quel tramonto. Gli alberi tinti di rosso e di un giallo vibrante, muovevano le proprie fronde ad un leggero alito di vento.

Sakura salutò gli amici, dirigendosi verso casa. Naruto e Sasuke continuarono a camminare lentamente, osservandosi attorno; il biondo si perdeva in quei colori meravigliosi, in quelle sensazioni che lo rendevano confuso e felice nello stesso momento. Era parecchio tempo che dentro di sé teneva nascosta una richiesta specifica, un pensiero nato all'età di 10 anni e rimasto sepolto nella parte più profonda della sua mente. Se ne stava vergognando. Perché non era ancora riuscito a trovare il coraggio di poter esternare quel pensiero?
L'
Ōkami, accortosi dello strano stato d'animo della volpe, si fermò poggiando i bagagli ingombranti. I due, senza dare troppo peso al percorso seguito, avevano raggiunto le rive del Midoriiro no Mizūmi, proprio come facevano da piccoli. Nonostante la decina d'anni trascorsa dal loro primo incontro davanti a quel meraviglioso specchio verde smeraldo, ben poco era cambiato: le sponde sempre le stesse, il tappeto di foglie che scricchiolava sotto ai loro piedi. Persino la pietra dove sedevano condividendo la merenda.

«Guarda, è ancora lì, incredibile...» Naruto si avvicinò al grande sasso, che in quel momento non sembrava poi così spazioso come lo era stato. Lo raggiunse saltandoci sopra a piedi uniti, sorridendo.

«Vedi di cadere di nuovo lì dentro.» L'acidità ironica di Sasuke lasciò il posto ad una risata condivisa.

«Anche se così fosse, so che saresti qui a salvarmi ancora una volta.»

«Sicuro? Io non sfiderei la sorte.»

Risero nuovamente, fino a conquistare un nuovo silenzio: con una punta di insicurezza, la volpe si voltò verso il lupo, incatenando il suo sguardo. In cuor suo sentiva che era giunto il momento di dar voce a ciò che sentiva. Inspirò, riempiendo i polmoni di aria fresca.

«È passato tanto tempo da quando ci siamo conosciuti. Ricordi? Giocavamo qui tutti i giorni, prima che cominciaste a venire a casa mia. Ci raccontavamo di tutto, ci prendevamo in giro, giocavamo e litigavamo spesso. Abbiamo affrontato una grandissima sfida, vincendo la paura, l'indifferenza della gente, l'odio nei tuoi confronti. Siamo riusciti ad integrarci perfettamente nel mondo che ci circonda: ora Itachi gestisce una bottega assieme a mia madre, e tutto il villaggio riconosce la sua bravura in ciò che fa. Io e te, beh, insomma...»

Sasuke sorrise scuotendo il capo: «Non sei cambiato di una virgola, eh? Riesci a parlare di tutto, in ogni occasione e persino con la bocca piena, ma non sei in grado di esprimere quello che senti veramente.» Si avvicinò, salendo su quel masso, abbracciando l'amico e stringendolo con delicatezza.

La volpe rimase completamente spiazzata: istintivamente, lo strinse fino quasi a togliergli il respiro.

«Sono felice di essere venuto qui quel giorno, felice di aver lottato per averti qui al villaggio, con noi...» prese fiato, conscio che quelle parole avrebbero potuto cambiare tutto. «Sono felice che tu stia qui con me.»

I loro sguardi si incontrarono, lì dove le parole ormai erano inutili.

«Insieme.»

«Cosa?»

Sasuke sbuffò irritato: «Visto che avevi programmato di partire, andiamo insieme a conoscere il mondo degli umani.»

Naruto gli sfiorò le labbra con un bacio rapido e goffo. Rise ancora, sentendo scoppiare in petto una felicità che non credeva neppure essere in grado di provare.

«Ovvio, pensavi davvero di liberarti di me così facilmente?»

«E come potrei, sei dappertutto, tanuki.»

«Ricominci, cane? Dopo tutto questo tempo?»

Le loro risate si levarono alte in quell'autunno così sereno, con la consapevolezza di essere riusciti, nel loro piccolo, ad aver cambiato davvero le regole del loro mondo.




FINE






Eccomi qui, alla conclusione di questo progetto che ha richiesto parecchio lavoro e molta moooolta pazienza: un mese di studi, di tentativi, ambientazioni e caratterizzazioni di personaggi di una fascia d'età tra i 10 e i 15 anni, che dovevano scontrarsi inevitabilmente con il mondo dei grandi.
In questa storia ho toccato temi molto importanti, a tratti crudi, ma di grande attualità. Una storia con una morale? Certo che sì, e volevo che questa mia minilong lasciasse un bel messaggio a chiunque abbia avuto un minimo di tempo da dedicarle.

Ho coinvolto personaggi su cui non avevo mai scritto prima, e la cosa è stata un'ulteriore sfida che mi ha messa a dura prova. Eppure, sono soddisfatta, veramente: contenta del risultato, ed è uscita esattamente come volevo, nonostante il pensiero di non riuscire a concluderla nelle tempistiche, o di cadere nel banale.

Ringrazio di cuore il gruppo Boys Love – Fanfic & Fanart's World, e le mie carissime dolcezze BlueRoar, Mahlerlucia e Miryel e tutte le persone che hanno aderito a questo progetto, che si sono impegnate a fondo per portare a termine un'altra sfida.

Grazie a tutti gli iscritti al gruppo, partecipi e presenti, curiosi ed attivissimi, siete fantastici!
Un grazie anche a tutti voi che vi siete fermati, avete letto e recensito, e anche a chi non ha lasciato detto nulla però è comunque arrivato alla fine.


Alla prossima, con affetto -Stefy- :3


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