Amore a prima svista

di reggina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Invito ***
Capitolo 2: *** Nuvole ***
Capitolo 3: *** Insonnia ***
Capitolo 4: *** Segreti ***
Capitolo 5: *** Futuro ***
Capitolo 6: *** Colazione ***
Capitolo 7: *** Vento ***
Capitolo 8: *** Statua ***
Capitolo 9: *** Lettere ***
Capitolo 10: *** Diversità ***
Capitolo 11: *** Caffetteria ***
Capitolo 12: *** Viaggio ***
Capitolo 13: *** Quadro ***
Capitolo 14: *** Cucciolo ***
Capitolo 15: *** Labbra ***
Capitolo 16: *** Shopping ***
Capitolo 17: *** Promessa ***
Capitolo 18: *** Ago e filo ***
Capitolo 19: *** Rubare ***
Capitolo 20: *** Selfie ***
Capitolo 21: *** Chiave ***
Capitolo 22: *** Ombre ***
Capitolo 23: *** Dormire ***
Capitolo 24: *** Appunti ***
Capitolo 25: *** Calze ***
Capitolo 26: *** Titolo ***
Capitolo 27: *** Paradiso ***
Capitolo 28: *** Sciarpa ***
Capitolo 29: *** Colla ***
Capitolo 30: *** Matrimonio ***
Capitolo 31: *** Halloween ***



Capitolo 1
*** Invito ***


Dopo il suono della sveglia, James trascorre quindici minuti esatti a letto convinto di sentirsi male e Jason ne impiega cinque esatti a convincerlo del contrario.

Gli mette una mano sulla fronte per accertarsi che non abbia la febbre e poi sciorina la sua diagnosi con un sorriso sornione.

“Sei sano come un pesce! Hai i classici sintomi di quello che si chiama semplicemente mal d’amore!”

Jamie si districa delle coperte e balza in piedi con una faccia stralunata come se suo fratello avesse detto chissà quale assurdità!

Deve però ammettere che da quando ha incrociato il sorriso dolce e timido di quella ragazzina, capitata per caso sugli spalti semideserti durante una partita d’ autunno inoltrato, non riesce a togliersela dalla testa.

“Ma io non sono innamorato. Non posso esserlo!”

“Perché no?”

“Io innamorato sarei come…Come un pittore daltonico! Non avrebbe senso!”

Jason non può fare a meno di ridere. Poi il suo sguardo torna serio.

“Un senso ce l’avrebbe invece! Gli amori impossibili fanno parte della vita!

“Non sono innamorato!”

“Se è per questo non stai nemmeno male! Quindi non c’è niente di cui preoccuparsi!”

Ribatte il più assennato dei gemelli per poi chiudersi in bagno e finire di prepararsi prima di uscire di casa.


James è troppo distratto e finisce per prestare un’attenzione eccessiva al suo corpo e alle sensazioni che gli trasmette.

Perché ha l’impressione di avere il fiatone?

Perché il suo stomaco fa i salti mortali prima di annodarsi irreparabilmente?

Perché gli formicolano le dita mentre si avvicina al computer e apre la sua pagina facebook, dove ha aggiunto accidentalmente Lydia incolpando le sue dita grosse?

Sono passati cinque giorni e lei non gli ha dato risposta e così, poiché la faccia tosta aiuta ad imporsi in molte situazioni, non ci pensa due volte a prendere l’iniziativa.

Ciao Lydia,

Mi hai ignorato e me lo meritavo ma non volevo avviare una chat senza poterti chiedere di uscire.

Qualche minuto di lunga attesa e, quando ormai ha perso tutte le speranze, arriva una notifica che gli fa battere il cuore all’impazzata.

Accetto il tuo invito se conosci un locale con una buona cucina. C’è qualcosa di meglio di un trancio di pizza ?”


*** ***

Anche se, con un po' di ritardo a causa di problemi logistici e di connessione, ho deciso di mettermi alla prova, stuzzicata dal prompt Writober di Fanwriter.it

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Capitolo 2
*** Nuvole ***


L’ultima domenica di giugno i ragazzi dell’Hot Dog hanno organizzato un picnic all’ultimo minuto.

Jason si è svegliato pieno di energia. I segnali per una giornata fantastica ci sono tutti: cielo terso, sole radioso, la prospettiva di passare del tempo con gli amici…

Canticchia e saltella per casa mentre James si gusta gli ultimi momenti di semi incoscienza sotto le coperte.

Non è ancora sceso in cucina che già sta scandagliando mentalmente il frigo e la credenza pensando a cosa mettere nel cestino insieme alla classica tovaglia a quadretti.

Prosciutto, formaggi, coca-cola poi…Un attimo di panico.

Manca il pane!

Con un’alzata di spalle, scacciando il disappunto, Jason infila le scarpe e- quasi come una precauzione non necessaria prende anche l’ombrello con sé- e si dirige al vicino supermercato.


Grosse nuvole nere all’improvviso sovrastano il cielo ed una cappa di afa quasi insopportabile appesantisce tutto.

Si sentono i primi tuoni e la pioggia inizia a scendere scrociante quando il ragazzo è già all’asciutto nel fornito negozio.

Non c’è molta gente. Niente musichetta di sottofondo, solo un sommesso chiacchiericcio e il rumore metallico del carrelli.


Si mette a fare la fila alla cassa.

La cliente davanti a lui ha le braccia cariche di sacchetti di patatine e una latta di fagioli le scivola in terra.

Jason si china per raccoglierla e rimane senza fiato quando si volta.

La ragazzina dai capelli neri e dal taglio disordinato, con le guance arrossate, un bagliore malizioso negli occhi e la bocca piegata in un sorriso sbarazzino è bellissima.

“Grazie!”

Dice soltanto quando lo sconosciuto le porge la latta ammaccata.

È un secolo che dura un secondo .

Jason non esita e la fa passare avanti.

L’attenzione di lei è attirata da due donne con i capelli lucidi e boccoluti come quelli che si hanno appena usciti dal parrucchiere. Con la coda dell’occhio guarda i suoi, gonfi e crespi come quelli di un cantante degli anni Ottanta.

Inoltre ha scordato l’ombrello ed è tutta bagnata.

È un totale disastro!

Cerca di svicolare via, di raggiungere la fermata dell’autobus di corsa in un’atmosfera che ha qualcosa di surreale e affascinante al tempo stesso.

Il cielo plumbeo è ancora tappezzato da nuvole grigie quando un parapioggia, provvidenziale, ripara la sua testa.

“Posso accompagnarti sotto il mio?”


Quel ragazzo timido ma deciso e discreto mette subito a proprio agio Zahra. E si ritrovano a chiacchierare e ridere insieme come se si conoscessero da sempre anche se è la prima volta che si incontrano.

Le porte anteriori e posteriori dell’autobus si aprono sibilando. Zahra appoggia il piede sul predellino ma, prima che possa salire, Jason la ferma.

“Magari potresti lasciarmi il tuo numero di telefono!”

E in quel momento capisce che non esiste un motivo logico nella scelta di una persona.

Scelgono lo sguardo e l’odore della pelle. Tutta quella chimica dei gesti che l’accompagna. Sceglie la voce, e come Zahra l’ha usata per dirgli Ciao .

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Capitolo 3
*** Insonnia ***


Sono stati giorni caldi e pieni di ansia gli ultimi che hanno riempito la giovinezza di Lydia.

Mentre studia per i test di ammissione all’università è talmente preoccupata di non essere abbastanza preparata, di non farcela, che ormai la sua vita è caratterizzata da giornate china sui libri e notti insonni.

Questa notte prima degli esami poi la paura le fa sentire tutto più forte: le emozioni, l’amore, la lontananza, la voglia di conquistare dapprima un diploma e poi il mondo.

Quando i suoi genitori l’hanno vista concentratissima si sono eclissati mentre per James la tentazione di dare una sbirciatina a quello studio matto e disperatissimo è stata troppo forte.

Quando gli è scappato di dire qualche parola è stato subito zittito dalla ragazza.

“Jamie mi mancano cinquanta pagine di ripasso di fisica, non posso darti retta! Vai a casa!”

E lui, come un bambino in punizione, si è ritirato in buon ordine.


Sono quasi le due di notte e Lydia è ancora sveglia. Dopo essersi infilata a letto si è rigirata per quasi un’ora prima di gettare la spugna.

È seduta alla scrivania, con la penna tra i denti, e nonostante il buio lo vede arrivare, presenza tangibile, arrampicato fino al suo balcone come un gatto sui tetti.

James è in equilibrio su una pertica, come una grottesca cicogna piantata su una gamba, quando Lydia gli apre la finestra con un sorriso ironico.

“Un Romeo moderno!”

“Sono salito verso la mia Giulietta!”


Lei trema nella camicia da notte in cotone leggero, poi lo incoraggia ad entrare nella cameretta color pastello, trattenendolo per il colletto amorosamente.

“Ti faccio entrare dalla finestra visto che non vuoi passare per le scale!”

Lo provoca e James accetta, baciandogli prima la fronte e poi le labbra.

Si siedono sul pavimento, rilassati, e Lydia allunga le gambe stendendole fuori dalla portafinestra, sulle piastrelle del terrazzo.

Con il cuore pieno di gioia il fidanzato le prende la mano e vi deposita sul palmo un regalo confezionato alla bell’è meglio.

È un buffo polipo arancione di peluche, con dei campanelli attaccati ai tentacoli.

Un tradizionale portafortuna che tutti gli studenti superstizioni del Sol Levante appoggiano vicino a loro mentre studiano o fanno gli esami.

“Sei la mia secchiona preferita! Ti amo!”

“Sono una ragazza fortunata. Ho te…Anche se temo che un tempo tu fossi il bulletto della scuola!”

Ridono insieme, le mani intrecciate, abbracciati in una notte più viva e più ricca di colori del giorno.

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Capitolo 4
*** Segreti ***


L’ultimo weekend di agosto hanno deciso di trascorrerlo in tenda in riva al lago, dietro di loro una foresta: un tipico posto da campeggio da film americani.

Bruce e Sandy non hanno perso tempo per esibirsi in una gara di tuffi, Jason e Clifford hanno optato per la ricerca di rami morti per accendere un fuoco di bivacco mentre gli altri si sono dedicati a montare le tende.

Hanno cenato intorno al falò con wurstel, patatine, marshmallow e pollo speziato e James ha iniziato a raccontare storie dell’orrore che hanno fatto accapponare la pelle ad Evelyn e alla piccola Riley.

Sorprendentemente anche Zahra pare turbata.

“Non avrai mica paura?”

La stuzzica Jason.

“No, è solo che stasera c’è la luna piena e non riesco a rilassarmi!”

Il ragazzo non da peso alla sua risposta, annuendo meccanicamente.


Il clima freddo e pauroso ridiventa giocoso e divertente quando James dà la buonanotte a tutti con una risata contagiosa.

Nella tenda delle ragazze, Zahra è svegliata da un rumore sospetto.

Invidia le altre due che dormono beate, sguscia piano dal suo sacco a pelo e con la sua torcia al led decide di andare a controllare.

In lontananza si muovono solo gli arbusti…

Poi avverte una presenza alle spalle, un picchiettare di dita e la tensione risale all’istante.

Sussulta e Jason si lascia scappare una risata, inclinando la testa in avanti.


È davvero buffa mentre brandisce e agita per aria una spatola e una paletta per braci che, poche ore fa, hanno usato per il barbecue.

“Da chi vuoi difenderti?”

“Dagli orsi! Io ho paura degli orsi, è per questo che non sono mai andata in campeggio. Jamie mi ha detto che…”

Jason cerca di trattenersi dal sorridere e dal lanciargli occhiate divertite e allora Zahra capisce che il gemello burlone si è preso gioco di lei.

“Non ci sono orsi qui, vero?”


A dire la verità uno c’è. Un orsetto di pezza sgualcito, dal pelo scuro e con un occhio chiuso, che Jason si è trascinato dietro come una reliquia.

L’occhiata interrogativa e tenera di Zahra lo fa arrossire all’istante per quella svista.

“Questo è il mio segreto! Dormo avvinghiato al mio Zizì, che era nella mia culla fin da quando sono arrivato a casa dall’ospedale, praticamente da sempre. Ora ho diciassette anni e non mi vergogno a dirlo.”

La ragazza non trova così incredibile questa curiosa tendenza, anzi scoprire questo lato tenero di Jason la commuove.

“Non c’è niente di male ad avere un inseparabile amico d’infanzia . Sai che facciamo adesso? Mi fai spazio nel tuo sacco a pelo e ci facciamo un po’ di coccole. Zizì è l’unico orso che posso sopportare!”

Sotto i riflessi rossastri delle braci, illuminati dalle ultime fiammelle del falò, i due ragazzi si baciano consapevoli adesso di conoscersi un po’ di più .

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Capitolo 5
*** Futuro ***


In una serata d’inverno non c’è niente di meglio che starsene seduti sul divano in pelle scura vicino al camino.

La pioggia picchia sordamente sulle ampie vetrate creando un sottofondo unico e i lampi creano giochi di luce ad intermittenza.

Nonno Derrick smette di preoccuparsi del tempo e si concentra su Jason e James seduti sul freddo pavimento in marmo nero. Il silenzio rotto solo dallo scoppiettare del fuoco a legno nel camino e dalla pioggia.

Quei due nipoti non sono completamente identici ma poco ci manca e sono il suo specchio sul futuro.

Le dita snelle e chiare dell’uomo sfogliano una nuova pagina di quell’album di vecchie fotografie che ha mostrato ai ragazzi infinite volte: le sopracciglia si rilassano e un lieve sorriso compare sulle sue labbra contornate da una lieve barba bianca.

Per James e Jason è un emozione guardare quell’album, sentirsi coinvolti nella storia dei protagonisti in modo più intimo di quanto non facciano i racconti del nonno, scoprire due ragazzi che non hanno mai conosciuto – con i propri sogni, le proprie aspirazioni, le speranze per il futuro e per quella famiglia di cui anche loro avrebbero fatto parte.

“Vi ho mai raccontato come ho conosciuto vostra nonna? Quando avevo diciotto anni c’era un locale dove il sabato sera tutti ragazzi del paese si ritrovavano e facevano di tutto per ballare con le ragazze più belle. Appena l’ho intravista ho sentito qualcosa dalle parti dello stomaco e ho capito che aveva qualcosa in più delle altre. La invitai sulla pista, un ballo diventò due, poi tre…Alla fine passammo tutta la sera a conoscerci e a ridere.

Poi lei è ripartita ci scrivevamo lunghe lettere; cercavo di risparmiare per un biglietto del treno ma erano tempi duri…

Quando vostra nonna è rimasta incinta di Jimon non ci ho pensato due volte: ho mollato tutto, ho preso i pochi risparmi che avevo e ho comprato questa casa, dove vivo ancora. Ci siamo rimboccati le maniche, abbiamo fatto tutto da soli e per noi era tutto perfetto!”

Quelle immagini senza tempo sono proprio lì a testimoniare una storia che non fa parte di una romanticheria spicciola o di amori fittizi, una storia di autentico amore reciproco.

E mentre i gemelli stringono più forte il cuscino pensano che forse l’amore vero è questo. È il nonno che non comprava mai fiori alla nonna ma saliva dal giardino con un mazzo enorme di rose colorate e lei le sistemava in un grande vaso che non era mai vuoto.

È la mattina quando lui le portava il caffè a letto.

Sono le due, tre volte al giorno che si mandavano a quel paese per poi parlarsi, di nuovo, dopo pochi istanti.

È la nonna che, alla sera, si affacciava sul terrazzo insieme al cane, e aspettava che il nonno rientrasse per guardare insieme i documentari fino all’ora di cena.

“ In futuro voglio un amore così, con la A in grande anch’io. Senza tempo!”

Decide Jason. Quando in quella casa giocava sotto il tavolo o mangiava pane e marmellata crede di non aver mai sentito i nonni dirsi ti amo , ma non ha mai avuto dubbi sul fatto che si amassero molto.

“Anch’io!”

Gli fa eco James.

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Capitolo 6
*** Colazione ***


Riuscire ad azzardare un sorriso appena svegli non è da tutti ma a metà settimana James è carico di energia.

“Come diavolo fai ad essere così allegro di prima mattina?”

Domanda Jason, mettendosi un cuscino sopra la testa per schermarsi dalla luce.

“Perché oggi vedo la ragazza più bella del mondo!”

Replica il gemello, con una scrollata di spalle, togliendogli il cuscino dalla faccia.


Lydia è seduta compostamente su una panchina del parco adiacente al suo liceo. Le mani abbandonate sulla gonna della divisa alla marinara e un’espressione corrucciata che Jamie trova irresistibile.

Appena si avvicina, lei raddrizza le spalle e si volta dall’altra parte.

“Vattene! Non voglio che tu mi veda piangere!”

James, al contrario, le si avvicina di più e senza prendersi troppo sul serio le domanda:

“A chi è che devo dare una bella lezione?”

“Al nuovo arrivato alla scuola di danza! Solo perché ha il viso di una bellezza paradisiaca e degli addominali da urlo sotto quella calzamaglia, che sembra una seconda pelle, si crede di essere chissà chi!”

Non può competere con chi nemmeno conosce e Jamie si scopre terribilmente geloso di questo ragazzo che può stringerla a sé sul palcoscenico, come vorrebbe fare lui.

Le prende le mani e la invita ad alzarsi.

“Non so fare le piroette ma so preparare degli ottimi toast a forma di panda. Accetta un invito a colazione deliziosa Gilda Grey?”


La cucina di casa Derrick è abbastanza grande. Lungo la parete gli elettrodomestici sono allineati accanto al lavello, davanti ad una grande finestra quadrata. Sul tavolo ci sono tre tovagliette e alcuni giornali.

Lydia si sofferma sulle quattro fotografie incorniciate di Jason e James.

Lui lava una tazzina di vetro e accende la macchina del caffè e intanto cerca di ricordare dove si siano cacciati quegli stampini con cui Sumire, da bambino, lo convinceva sempre ad alzarsi dal letto.

Nonostante Jason, per anni, lo abbia costretto a sciropparsi i programmi di cucina di Julia Child , James non è un cuoco provetto. Prova ne sono i due toast mezzi bruciacchiati che serve alla sua ospite.

“Serviti pure!”

La ragazza ne prende uno senza esitare anche se osserva con aria perplessa il colore scuro del pane, per niente invitante.

“Ehi cerca di capirmi…Non ho mai cucinato in vita mia!”

Si difende allora Jamie con un sospiro deluso e allunga il braccio per togliere il piatto ma Lydia è più veloce e gli afferra il polso prima che raggiunga l’obiettivo.

“Cucini divinamente…Per essere la prima volta che ti cimenti in quest’arte! Apprezzo i tuoi sforzi!”

La sua dolcezza gli fa gonfiare il cuore e il ragazzo ricambia a modo suo.

“Peccato che io non abbia degli addominali da urlo, eh?”

Lydia sta al gioco e risponde alla provocazione con un bellissimo sorriso.

“ Già peccato davvero che tu non sia un Nijinsky in calzamaglia ! Però non avevo mai avuto la fortuna di far colazione con un cavaliere così maldestro!”

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Capitolo 7
*** Vento ***


In una giornata tipicamente autunnale James e Ippey Kobayashi, il portiere dell’Hot Dog, si divertono ad osservare le ragazze quando il vento solleva le loro gonne e spettina i loro capelli.

È un immagine davvero comica!

In quel rutilare evanescente di sciarpe leggere, una folata più forte delle altre fa volteggiare da ogni parte gli appunti di fisica di Jason.

I fogli scompaginati sono sparsi qua e là e si mescolano a quelli di un quaderno in bella scrittura, come inutili scarti di una tragedia. Quattro mani si incrociano, frenetiche, per risistemarli.

Zahra, le guance arrossate dall’aria frizzante o forse dall’eccitazione, i capelli che- come stelle filanti- si dipanano dalla crocchia in cui erano raccolti è così bella e inaspettata che Jason sente un rimescolio in tutto il corpo.

“Ti sei mai chiesto dove va a finire il vento?”

Butta lì con l’innocente impertinenza di una bambina. Il ragazzo spalanca gli occhi, la voce di lei suona come una dolce melodia capace di entrargli nel cuore ancor prima che nella mente.

Adesso chiude gli occhi per non più di dieci secondi prima di rispondere. Non serve pensare alla domanda.

“Credo che migliaia di anni fa il vento ha iniziato a prendere forza e non cesserà mai. È un po’ come l’amore. Arriva all’improvviso, ti fa volare come sul tappeto di Aladino. Ti travolge o ti sfiora appena ma non ti lascia mai più uguale a prima!”

Zahra resta senza parole davanti a quel ragazzo così profondo. Non avrebbe mai pensato di trovare una persona tanto bella a soli cinque minuti da casa.

Il rimmel si disfà dolcemente in nere strie di liquirizia.


Anche Jason è come il vento: ha dita con le quali la accarezza, scompiglia e ingarbuglia il suo cuore. La stordisce e poi fugge via come un amante masnadiero.

È ubriaco di felicità, di speranza per un soffio di cose belle in arrivo, quando raggiunge il gemello e l’amico restati a godersi la scena in disparte.

Stranamente James non fa commenti sarcastici. Resta in silenzio per un pezzo di strada. Suo fratello è così disgustosamente felice che gli scappa da ridere senza un motivo apparente.

Allora scrolla la testa, si schiarisce la voce e inizia a intonare- o forse a stonare:

The future's in the air

I can feel it everywhere

Blowing with the wind of change…

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Capitolo 8
*** Statua ***


Primavera. Tempo di gite scolastiche e nuove scoperte.

Per Lydia il viaggio a Sendai ha assunto i contorni di una prova generale di fuga da casa : senza genitori ma con la rete di protezione degli insegnanti, insieme agli amici ma in un ambiente sconosciuto per tutti.

Si è davvero divertita nel tour sul loop bus : un circuito di undici fermate presso i principali luoghi d’interesse della città.

Quante foto al santuario di Osaki Hachimangu con l’edificio principale dipinto di nero e al castello Aobajo un tempo fortezza inespugnabile e da cui si gode una vista spettacolare sull’Oceano Pacifico!

Salutato James alla partenza, tre giorni fa, gli ha inviato sempre messaggi entusiastici.

Puntuale come ogni sera, la telefonata si ripete anche il penultimo giorno di lontananza forzata.

“Ho preso un regalo per te! Quella maglietta del Vegalta Sendai che hai sempre desiderato!”

Giura lei.

- Ma quando mai ?

Pensa lui senza dire niente.


Da quando Lydia è in vacanza a casa Derrick si respira un’aria diversa. Silenziosa, rarefatta, in attesa di un ritorno che tarda ad arrivare.

Jamie poi ha preso l’abitudine di uscire sul terrazzo a prendere il sole e a leggere, con grande stupore dei suoi che lo sanno poco incline alla lettura.

In realtà passa molto tempo assorto nei suoi pensieri e a studiare i movimenti delle rondini.

Ha notato che, durante il giorno, il nido è spesso vuoto e non deve esserci ancora la cova.

È appoggiato alla ringhiera quando Lydia arriva in punta di piedi e gli tappa gli occhi con quelle mani che conosce e che riconoscerebbe tra mille.

“Oh avanti! E ora cos’è tutto questo? Odio quando mi bendano gli occhi…”

Sbuffa. La ragazza gli da uno schiaffo giocoso sulla testa. Apprezza tutto ciò che Jamie fa per lei, il modo in cui cerca di farle passare ogni giorno in una contagiosa allegria, ogni istante con il sorriso.

Piano piano lui sente l’aria fresca pizzicargli la pelle.

“Sono tornata!”

Gli sussurra Lydia all’orecchio, per poi mostrarsi in tutto il suo splendore.

È la sua semplicità a lasciarlo di stucco e a fargli comprendere che forse, finalmente, qualcuno ha davvero capito di cos’ha bisogno per stare bene.

La abbraccia e sprofonda la testa tra i suoi capelli prendendo boccate profonde del suo buon odore di gelsomino.

“Ma hai mangiato bene nella città degli alberi ? Sembri un po’ sciupata!”

Commenta come un genitore apprensivo, passandole le mani lungo la schiena per lasciarle carezze irregolari.


Si siedono entrambi con le gambe incrociate e Lydia inizia a raccontare con l’entusiasmo di una bambina di ritorno da una gita.

“Abbiamo visto una statua per cui la gente di Seul non smette mai di lamentarsi! Ai lati si rifà ai petali dei fiori mentre al centro richiama alla mente un’esplosione. È talmente brutta che la città ha tentato di coprirla con degli alberi!”

È un piacere starla ad ascoltare per James che, di solito, è un brontolone.

A quel punto la ragazza si toglie lo zainetto dalle spalle, lo poggia per terra e comincia a tirarne fuori lentamente qualcosa di indefinito.

“La maglietta del Vegalta costava tanto…Così ti ho preso questo!”

Lui quasi si commuove mentre srotola il foglio di carta da rifascio.

Rivela un piccolo trofeo in bronzo. La statuetta di un giocatore che calcia un pallone; con dedica annessa.

Al mio campione preferito.

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Capitolo 9
*** Lettere ***


Le lettere d’amore sono passate di moda? Lydia diffida da chi lo sostiene.

Per una come lei, che ricopia sempre sull’agenda i numeri di telefono scribacchiati sugli scontrini e che non si permette mai di cambiare matita quando annota un appuntamento, un emoticon o un like non potranno mai sostituire l’intimo piacere al quale ci si dovrebbe abbandonare mentre si scrive.

Ne ha scritte di lettere, uh se ne ha scritte!

Ne ha scritte sui diari segreti – quelli con i lucchetti che non funzionavano e che quindi leggevano tutti. Le ha scritte su fogli profumati.

Le ha scritte per e-mail…


Stamattina però si trova davanti a questo foglio bianco, esitante ormai da diversi minuti. Non sa più quante volte ha provato a scrivere qualcosa ma qualsiasi parola le sembra inadatta, approssimativa, sbagliata.

Allora cancella e ricomincia.

Una volta e poi un’altra ancora.

La verità è che forse ci sono troppe cose da dire e Lydia non sa da dove cominciare.


Prima di andare a scuola si è fermata a quel tavolino del Bar a guardare il vuoto, o meglio quel muro bianco- impeccabilmente bianco- senza macchia, né paura.

Perché una lettera d’amore ha più valore se scritta in condizioni precarie. Sono capaci tutti a scrivere tranquilli, nel chiuso delle loro stanze!

E allora, con un brivido, si è messa a nudo, con semplicità, senza alcun pudore, né temendo di essere ridicola.

"Per qualche motivo che ignoro mi piaci moltissimo. Molto, niente di irragionevole, direi quel poco che basta a far si che di notte mi svegli e, non riuscendo a riaddormentarmi, inizi a sognarti …"

Chiude il foglio in una busta e ne inumidisce il bordo impregnato di colla. Per il resto della giornata la lascia a giacere sul fondo del suo zaino.


È il tramonto quando i gemelli Derrick si fermano all’ingresso del vialetto incuriositi da quella missiva che sporge dalla cassetta della posta.

“Al giorno d’oggi non arrivano più lettere d’amore! Saranno le solite fatture o, se è un po’ stropicciata, forse è pubblicità!”

Commenta James con disincanto. Jason risponde con un sorriso furbo.

“Vediamo un po’ se questa ti lascia indifferente come dici di essere…”

Gli allunga la lettera indirizzata a lui, come fosse una spada. Al riconoscere quella calligrafia, l’emozione di Jamie è talmente forte che il sussulto è doppio.

Alza le spalle con finta nonchalance e corre a nascondersi in camera sua, per leggere in santa pace, ignorando anche Sumire che lo vede allontanarsi per le scale e grida invano il suo nome.

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Capitolo 10
*** Diversità ***


Sono giorni che Zahra è strana.

Jason è impreparato al suo broncio permaloso e al fatto che, anche durante i momenti più divertenti, fa di tutto per resistere e per evitare di scoppiare a ridere.

Come se si vergognasse di mostrare i denti…


Quando si è seduta sulla poltrona del dentista, la ragazzina non credeva di essere pronta.

Non era pronta ad abituarsi ad un oggetto estraneo nella bocca, non era pronta al dolore e al trauma estetico o a vedere le sue labbra incapaci di muoversi con naturalezza.

Allora non le è rimasto altro da fare che identificarsi nella Barbie presa di mira dall’artista messicano Eddie Aguirre che l’ha rappresentata senza maquillage: niente rossetto, ombretto, rimmel o sbiancante per i denti…

Nessuno è perfetto !

Il fatto che anche Barbie porti l’apparecchio ha rassicurato Zahra soprattutto su una cosa: ci sarà un dopo. Ci saranno foto con un sorriso smagliante…


Al termine delle lezioni tocca a lei e a Jason sistemare la classe: passano lo straccio, lucidano i vetri e puliscono i banchi.

Dopo una giornata di scuola, nessuno dei due mostra fretta di tornare a casa.

“Allora perché quel broncio signorina Muso Lungo?”

La stuzzica Jason con la vera intenzione di scoprire cosa Zahra gli nasconda.

Quella smorfia antipatica, da Bastian Contrario, se possibile la rende ancora più irresistibile.

La ragazza resta qualche momento a torturarsi l’unghia del pollice, poi allunga la mano a cercare quella di Jason e si siede sul banco mentre il coraggio, finalmente viene fuori.

“Ho l’Enterprise in bocca!”

Sospira scoraggiata, con un leggero allapparsi del palato e la difficoltà a parlare correttamente.

Fono proprio bruttina!”

Lui è spiazzato: Zahra è un po’ diversa dal solito ma certamente non meno carina.

“Sei bellissima!”

Le dice soltanto, cercando di superare quella durezza di chi sta soffrendo la trance da brutto anatroccolo a cigno.


Anzi è l’input perché anche lui si volti dall’altra parte e armeggi con una custodia che tiene nello zaino.

Quando si rigira i suoi grandi occhi castani la osservano da dietro due fondi di bottiglia.

“E tu cosa ne pensi di questi occhiali che mi danno un’aria da nerd e da secchione?”

In fondo la diversità è ricchezza !

“Mi piaci anche quattrocchi!”

Uno, due, tre…Collisione!

Ma niente imbarazzi: quando si baciano è l’inconveniente più adorabile che ci sia.

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Capitolo 11
*** Caffetteria ***


Lydia si arrende. Dopo aver messo a soqquadro l’armadio, si siede sul pavimento con un sospiro di sconforto.

Decidere cosa indossare pare un rompicapo impossibile da risolvere.

I vestiti sono lì che la fissano e la combinazione giusta sembra non esistere.

Si sa il primo appuntamento è come la roulette russa: rouge o noir. E lei ci tiene a fare bella figura.

Di certo alle cinque del pomeriggio non può presentarsi con tacco dodici e minigonna, più mini che gonna. E serve l’intervento della mamma perché si senta comoda e bella con i jeans, una blusa morbida e le ballerine.


In questa giornata fredda e piovosa, James si convince che aver invitato Lydia in caffetteria sia stata la scelta migliore.

Il piacere intenso e corroborante di una bella cioccolata calda vince sicuramente su una Coca-Cola ghiacciata anche se, prima di uscire, lui ha provato a fare una bella doccia calda per riscaldarsi.

Oggi Akita gli sembra la città più bella dell’universo ma non c’è più nulla di rettangolare. È tutto a forma di cuore.

Finalmente lei arriva e la vede truccata per la prima volta. Ha un rossetto e un make-up leggero che la fa ancora più bella, come è giusto che sia per tutte le donne.

“Come stai?”

Chiede Jamie pensando solo a baciarle le guance.

“Mah sono un po’ infreddolita…”

Risponde di getto lei.

“Beh se non hai di meglio da fare proporrei di infilarci in questo localino grazioso, ordinare qualcosa di caldo, guardarci negli occhi e sommergerci di domande!”


Il ghiaccio è rotto e, davanti a due caffè neri bollenti, Lydia trova lo slancio per aprirsi con quel ragazzo che fino a qualche settimana prima non sopportava proprio.

“Amo l’estate ma il mare d’inverno è poesia. Sono per il salato ma non dico mai di no alla pavlova. Ho avuto solo cani ma, ultimamente, avrei voglia di un gatto. Al cinema non commento, ma i libri me li recito. Il mio secondo nome è Jane, con la J di James…E ora, dai: raccontami di te!”

Ha parlato tutto d’un fiato e lascia che i capelli le coprano il rossore che le imporpora le guance.

James si avvicina, prende il ricciolo con cui lei stava giocando e lo attorciglia al suo dito.

Lydia resta immobile. Si accorge di una vena del collo che pulsa: non è così rilassato come vorrebbe farle credere!

Potrebbe raccontarle, con qualche accorgimento preventivo, della vita sociale regolare che svolge – forse anche troppo sociale - ma sarebbero solo parole che rimarrebbero sospese nell’aria.

La mano di James scivola sulla guancia di Lydia, lei lascia che le dita le solletichino la pelle.

“Prima di conoscerti sentivo che mi mancava un pezzo!”

Sarebbe il momento perfetto ma…niente bacio.

James si comporta da galantuomo. E poi meglio lasciare che la molla si carichi un po’ di più.

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Capitolo 12
*** Viaggio ***


“Dovremmo fare un viaggio insieme!”

Zahra lo aveva proposto così, di punto in bianco, durante un pomeriggio d’inverno e Jason non l’aveva presa troppo sul serio.

“Anche a te piace viaggiare?”

“Io appena posso me ne andrò lontanissimo. E tu verrai con me!”


La vacanza-studio a Londra è capitata a fagiolo. Si trovano sul treno, diretti nell’East Sussex, con il CD degli U2 a palla nelle cuffie e Zahra che gli passa pezzi di cioccolato.

Jason la guarda e sorride: è felice. Prova un’euforia nuova, sente l’adrenalina e la vita scorrergli nelle vene.

Dopo solo un’ora di treno, Brighton li accoglie con quella sua aria un po’ kitsh e un po’ vintage.

È curioso imbattersi in una signora che passeggia sul lungomare con una gonna vittoriana. Le correnti della Manica, però, li colpiscono di più, come uno schiaffo in pieno viso: in fin dei conti Lord Byron avrà avuto ottimi motivi per affermare che in Inghilterra l’estate comincia a luglio e finisce ad agosto !

Storie d’amore estive e vecchi innamorati sono i due poli fra cui si muove l’attrazione per questo luogo.

Brighton è splendidamente fané con le sue casette colorate, i muri carichi di graffiti, i vicoli con i negozi che riversano i loro ninnoli quasi sui piedi dei passanti.

Ed è in un saliscendi tra le strade di North Laine che i ragazzi passano il pomeriggio, con Jason vittima dello shopping della fidanzata.


E poi, finalmente, c’è la spiaggia con i suoi ciottoli ritondi color ambra che arrivano fino al Brighton Pier che, come quello di Santa Monica in California, ha le giostre su cui salire per poter sentire il brivido di precipitare tra le onde.

Al tramonto le luci sul lungomare iniziano ad accendersi.

Zahra non resiste e acquista un donuts caldo, ricoperto di zucchero prima di percorrere il molo fino in fondo.

L’intenso odore di fish and chips, invece, coglie all’improvviso Jason.


Tornano sulla passerella e si siedono su una panchina vista oceano e gabbiani pigri.

Pigri solo all’apparenza perché diventano un po’ troppo irruenti e veloci quando si tratta di rubare il cibo dai cartocci o dalle mani.

Jason è davvero buffo e divertente mentre cerca di difendere le sue patatine da ogni battito d’ali di quegli uccelli di mare che continuano a beccargli le dita.

All’improvviso, però, cambia strategia: lascia cadere a terra il suo cibo, lasciandolo alla mercé degli animali affamati e guarda Zahra, la cui risata bella, fragorosa e generosa, è diventata la colonna sonora della sua vita.

“Vieni un po’ qui che ti spiego com’è stare tra le mie braccia!”

Ci sono posti e situazioni che lasciano un po’ di magia anche quando torneranno a casa.

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Capitolo 13
*** Quadro ***


Quando Zahra dipinge, si trasforma: prima che la sua mano danzi con il pennello chiude gli occhi e solo quando si sente pronta comincia a muovere il pennello sul foglio, trasferendovi quello che sente.

In quelle occasioni Jason resta fermo e la guarda.

Dietro il cavalletto di legno scuro, macchiato, unto e colorato di schizzi di anni di lavori, c’è lei.

Occhi scuri, profondi, resi così unici dalle lunghe ciglia che sbattono all’incirca una volta al minuto e corpo ben definito sotto quel camice di lino, che le arriva fin sotto le ginocchia, consumato, rotto, sporcato e schizzato da una miriade di colori.

Perché ogni tanto qualche goccia di colore scappa dal pennello, quasi non volesse far parte di quelle opere così misteriose.

In quei momenti Jason è colpito, spiazzato, eppure magicamente attratto da questa cosa che rende ogni secondo migliore del precedente.

“Io e mia sorella avevamo insegnanti privati che ci insegnavano danza giapponese, l’arte della composizione floreale, la cerimonia del tè, il Koto…Io odiavo tutto questo! Spesso mi nascondevo e dovevano venirmi a cercare per trascinarmi alle lezioni!

Persone sconosciute mi dicevano come dovevo danzare, disporre i fiori, preparare il te…Non mi piaceva questa rigidità. Mi sentivo costretta e non potevo pensare con la mia testa.

Quando disegnavo, invece, non avevo nessuno che mi controllava. Potevo essere creativa e improvvisare. A dodici anni comincia a prendere le cravatte di seta di mio padre e a dipingere direttamente su di esse!”

Quando Zahra lo aveva messo al corrente di quel pezzetto di passato, il ragazzo aveva trovato tutto talmente bello e speciale da restare senza parole.

All’aumentare del pittorico battito, aumentava anche il suo.


Da quando alla giovane artista è venuto lo sghiribizzo di dipingere en plain air , al pomeriggio i due fidanzati hanno iniziato ad uscire insieme – a fare danni, come dice James . Si caricano in spalla i materiali e se ne vanno al parco Senshu anche in quelle giornate in cui il vento fa volare via i fogli.

Dipingono e disegnano. Lei benissimo, lui in modo pessimo.


Finalmente arriva la prima, grande occasione per Zahra.

Purtroppo la sera dell’esposizione è un vero disastro. Cattiva organizzazione e mancanza di pubblicità.

La galleria è quasi sconosciuta al pubblico di Akita: vengono solo pochi amici a vedere la sua mostra.

La ragazza è molto triste anche perché è consapevole che Jason abbia assistito a questo squallore e al suo fiasco.

Si siede su uno sgabello, sotto uno dei suoi quadri più vivaci: l’immagine ha un aspetto sfavillante dove i colori creano una trama cromatica di grande sensualità, una festa per gli occhi.

“Bellissimo! Chiedo troppo se lo compro?”

Jason si è messo tutto in ghingheri per l’occasione ma è il suo sorriso contagioso il vero balsamo per Zahra.

“Piuttosto te lo regalo!”

Lui non ci sta e, alla fine, si accordano per una cifra simbolica.

“Il costo di una pizza bianca e una rossa!”

È questa la sua Zahra: il sole che brilla anche di notte e l’uragano che ha travolto il suo cuore.

“La mia piccola Frida Kahlo!”

E aggiunge anche un bacio appassionato al prezzo di questa serata.

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Capitolo 14
*** Cucciolo ***


“James è un deficiente! Se non fossimo gemelli si scorderebbe sicuramente la data del mio compleanno!”

Jason si getta sul divano e, sotto il suo peso, i cuscini si sgonfiano sfiatando l’aria.

“Magari ha di meglio da fare! Piuttosto hai pensato a cosa regalargli tu?”

Zahra lo sollecita divertita. Tutti gli anni è la stessa storia: la ricerca del regalo perfetto li mette in crisi.


Ottobre è arrivato, un ultimo pezzettino d’estate che sa già di malinconia invernale.

Dopo una settimana passata ad organizzare un nuovo anno all’università, quando arriva il weekend, Jason è stremato.

Lui e Zahra, per rifiatare, hanno guardano insieme il film su Hachiko , il cane simbolo di fedeltà, e alla ragazza è venuta l’idea perfetta.

Suo cugino ha una cucciolata di un mese, lo chiama e si mettono d’accordo perché possano andare a vedere i piccoli.

Sembrano degli orsacchiotti bellissimi mentre la loro mamma li allatta.

Un cucciolotto in particolare, con le orecchie già alte e la coda folta attira Jason. Si avvicina ad annusarlo, gioca un po’ con i suoi fratellini e poi decide di farsi un pisolino.

Se ne innamora subito e decide che è lui quello giusto.


La mattina del sei ottobre Jason si sveglia con un anno in più e con i disegni del cuscino di velluto impressi sulla gota. Si alza a sedere, stropicciandosi gli occhi.

James è lì con quelle due fossette sulle guance sorridenti.

Tiene tra le mani un muffin ai mirtilli con una candela accesa sopra.

“Buon compleanno fratellino!”

Esclama, porgendogli il dolce.

“Spegniamo la candelina!” Lo esorta. Po si concentra per far uscire dalle labbra solo un piccolo sbuffo d’aria. Il suo respiro investe la candelina, che finisce per rotolare a terra.

Poteva andare peggio !

“Wow sei proprio carico oggi! Ho io qualcosa su cui potrai investire tutta questa energia!”


Jason sparisce qualche istante al piano di sotto – dove con la complicità dei genitori è riuscito a tener bene il suo segreto- .

Torna e tra le braccia ha un magnifico cucciolo d’akita, con tanto di fiocco rosso al collo.

È impareggiabile assistere all’emozione di Jamie difronte a quegli occhi piccoli e scuri che lo scrutano e al tartufo nero che sfrega contro la sua t-shirt.

“Per gli altri sei soltanto il mio gemello ma per me sei il mio migliore amico, la metà che mi completa. Tu sei quel fratello a cui non rinuncerei per niente al mondo. Non cambiare mai, Jamie!”

“Siamo unici e insieme siamo i più forti, Jay! Ti voglio bene anche se adesso, per colpa tua, dovrò comprare un manuale di psicologia canina!”

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Capitolo 15
*** Labbra ***


“Ho deciso di accettare l’invito di Jim!”

Gli occhi di Lydia lo guardano, cercando di leggergli dentro. Non può certo negare di esserci rimasta male quando lui non l’ha baciata al loro primo appuntamento, e allora ha deciso di prendersi una piccola rivincita.

“Ma chi, Big Jim ballerino ?”

La schernisce James con un tono più infastidito di quanto vorrebbe far trapelare. Quel bambolotto dal corpo così muscoloso e così sicuro di sé, con quel suo modo di fare tranquillo e rilassato gli dava sui nervi, tanto da non poterlo sopportare fin da quando era bambino.

Un paragone azzeccato per un suo potenziale rivale !

“Io e Jim siamo molto simili. Ci piacciono le stesse cose!”

Ha l’ultima parola la ragazza.

“Tsè!”

Sbuffa Jamie, camuffando il malcontento con un pizzico d’ironia.


Nella sua testa si svolge una battaglia campale tra il desiderio di controllarsi e l’impossibilità di riuscirci.

Non può lasciare che l’ultimo arrivato gli porti via l’amore della sua vita . Combatterà e si giocherà le sue carte.

Per questo è qui, ora, all’uscita della palestra.

Ha corso per due chilometri da casa sua, fatti tutti d’un fiato, come se fosse in apnea.

Il cuore gli batte talmente forte da poterlo sentire oltre la pelle e lo spinge contro i passanti che affollano il marciapiede, fin quasi a travolgerli. Ma li schiva all’ultimo momento.

“Cosa ci fai qui?”

Lydia ha ancora i capelli umidi e i muscoli tonici, dopo la doccia post allenamento, senza percepire il gelo dell’inverno.

“Scegli me in un mondo di damerini in calzamaglia!”

Esordisce James senza mezzi termini.

“Nonostante tutte le cose belle che potresti avere, i miei difetti e le mie cattive abitudini, scegli me. Sceglimi per ciò che sono, per ciò che potrò diventare ma, soprattutto, per quello che potremmo essere insieme!”

Lydia trema e freme. James conosce quel suo modo di mordersi le labbra quando è agitata per poi mettere un piccolo broncio. E vorrebbe tanto sfiorare quella smorfia carnosa, umida della saliva di lei.

“Tu sei la mia prima scelta da…sempre. Ti scelgo non per fare di te un’alternativa ma come la mia più grande preferenza!”

James non replica. Come tutte le altre volte si china per dargli il bacio dell’arrivederci ma, stavolta, si trasforma in qualcosa di lento e dolce: un incendio e un uragano.

Un bacio a francobollo su quelle labbra a cuore. Un bacio che non si dimentica.

Lydia, scarmigliata, è talmente eccitata da avere le gote in fiamme.

“Amo più le tue labbra che i miei libri!”

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Capitolo 16
*** Shopping ***


“Amore! Mi accompagni a fare shopping?”

È la frase che Jason e James, un po’ come tutti gli uomini, temono di più.

Panico e sudore freddo al solo pensiero.

Cosa si aspettavano? Zahra e Lydia lo hanno pure letto sul Cosmopolitan del mese scorso che i fidanzati non vanno portati in giro, soprattutto durante il periodo dei saldi!


Dopo circa mezz’ora, invece, si ritrovano tutti e quattro all’ingresso del depāto uno dei grandi magazzini di Akita.

I volantini che hanno trovato magicamente per terra li hanno indirizzati in questo quartiere, promettendo grandi affari a prezzi stracciati.

“Oh questo è perfetto!”

Esclama Zahra, facendosi scivolare gli occhiali da sole sulla punta del naso per ammirare alla luce del giorno un vestito da sera.

“Oh guardate qua!”

Batte le mani Lydia, estasiata davanti ad un abito ricoperto completamente di pailettes argentee e pensa già allo scintillio del vestito, illuminato dai faretti del palco durante il prossimo saggio: sicuramente abbaglierà gli spettatori!

C’è poco da fare! Le ragazze sono prese da un’insolita frenesia, degna della miglior Becky di I love shopping , una delle più celebri opere della letteratura chick-lit.

Di certo James e Jason non sono quei tipi che accompagnano la propria ragazza alla ricerca dell’abito perfetto, la aspettano fuori dal camerino, vogliono che lei sfili per lui, la consigliano, indovinano i suoi gusti e le portano altri capi da provare, conoscono la differenza tra Décolleté, francesine e stivali…

No! Per i gemelli le ragazze potrebbero pure andarsene in giro vestite da monaci tibetani e dirgli che è la moda del momento: loro non farebbero una piega.


“Che ne dici?”

Zahra esce da uno di quegli angusti cubicoli con indosso una maglietta giallo limone che stona terribilmente con la sua carnagione.

Jason, seduto su un pouf rosso a giocare con il suo cellulare, è costretto a staccare gli occhi dallo schermo. Non riesce proprio a dirle la verità.

“Risalta i tuoi occhi!”

Lei lo guarda titubante.

“Mi sta così male?”

Il fidanzato annuisce e, dopo un’ultima occhiata allo specchio, corre in camerino a cambiarsi.


Lydia ha più fortuna: lo vede e sa già che è lui. È l’ultimo ma è della sua taglia.

È destino.

Si crogiola davanti allo specchio.

“È fantastico!”

James, che si è appisolato tra le grucce, sussulta con la tipica scusa del: stavo solo riposando gli occhi !

“Ma non è estivo?”

Chiede perplesso analizzando il tessuto leggero.

“È della collezione invernale. Si, comunque morirò di freddo!”

“Ah…Quindi non va bene?”

“Hanno inventato le giacche apposta!”

Soltanto che quando Lydia sfoggia un elegante poncho da abbinare, ancora una volta, Jamie mostra il suo scarso supporto morale.

“Sembra quella mantella che mettono i pastori per salire in montagna!”


Dopo ore, finalmente, le dita delle ragazze si chiudono attorno ai manici di un sacchetto lucido e ancora perfettamente liscio e, al pensiero delle fantastiche cose che si muovono al suo interno, i loro cuori si sciolgono come una noce di burro.

“E ora facciamo una capatina al reparto elettronica?”

Chiedono in coro, per ripagare la pazienza dei fidanzati. E allora gli occhi dei due fratelli brillano pronti a smentire il dogma che lo shopping sia roba (soltanto) da donne!

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Capitolo 17
*** Promessa ***


Il campionato di Yomiuri Land è cosa seria da sempre.

In questo periodo dell’anno Jason ripensa, con affetto e con un pizzico di nostalgia, a quando anche la sua vita era fatta di vita nelle gambe, scatti, scarti, finte e passaggi ai compagni.

Lui e James correvano a perdifiato come se non ci fosse un domani e promettevano di diventare imbattibili. E ogni ragazzino era un campione, a modo suo, quando giocava.

In realtà l’Hot Dog era una squadra con i più bravi e i più scarsi, senza distinzione di livello. Anzi, i più scarsi erano anche i più simpatici tanto che in panchina si facevano delle grosse risate…

È stato difficile trovare amici come quelli conosciuti a dieci anni ma Clifford è stato un esempio di amicizia vera.

Finché il cinico tabellone, quest’anno, per i quarti di finale del torneo non ha messo contro Hot Dog e Hirado.

E allora i tre coinquilini hanno riscoperto quell’antica rivalità condita da sfottò e anche da una sana ironia.

“Lanci lunghi e speriamo che ci pensi Sandy! Questa era la vostra tecnica!”

Attacca, invariabilmente, uno dei gemelli.

“Eravamo su un campo da calcio mica sotto una tenda del circo care le mie scimmiette ammaestrate!”

Si vendica Clifford.

I battibecchi vanno avanti per giorni ma stasera c’è la partita dell’Asian Champions League e stipulano una specie di tregua.


Zahra ascolta annoiata il telegiornale aspettando l’ora di inizio della partita mentre i ragazzi preparano con cura ogni cosa: Cliff pensa alle lattine di birra gelate, Jason alle ali di pollo e alle patatine fritte e straunte, Jamie ha staccato il telefono minacciando gli amici di possibili ritorsioni punitive in caso di disturbo…Niente di quello che è umanamente calcolabile è stato lasciato al caso.

Fischio d’inizio e, proprio mentre James sta sgranocchiando un cracker (tanto non c’è mamma Sumire a rimproverarli che quella non è una vera cena), suo fratello e Yuma ricominciano a bisticciare.

“Adesso basta! Piantatela !”

Zahra non voleva dare spettacolo ma la sua sfuriata riesce a mettere sull’attenti quei due. Tanto che restano con le braccia tese lungo i fianchi per un tempo che pare un’eternità.

James sogghigna, molto interessato a godersi la scena. Jason tossicchia nel pugno per attirare l’attenzione.

“Sss! La ragazza sta riflettendo!”

Lo riprende Jamie divertito.

“C’è un modo per risolvere questo vostro stupido alterco sportivo. Impegnatevi a mantenere una promessa!”

È una proposta stupida ma la ragazza li fulmina con uno sguardo al vetriolo e non osano contraddirla.

“Prometto!”

Capitola controvoglia Jason. Se l’indomani il risultato dovesse arridere all’Hirado sarà una specie di tradimento andarsene in giro per l’ateneo con quella maglietta gialla e verde, numero cinque.

“Giuro. Giuro anch’io!”

Sbuffa il possente Cliff. Dinnanzi alla determinazione di quella peperina si arrende anche lui: meglio che la squadra del suo dipartimento si comporti bene perché lui non ha nessuna intenzione di indossare quella brutta maglia viola melanzana a discapito di camicia e cravatta, che sfoggia sempre a lezione.

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Capitolo 18
*** Ago e filo ***


“Mamma puoi operare il mio Zizì?”

Il peluche, dalla pelliccia spelacchiata e sdrucito sulla pancia, viene porto a Sumire come se fosse la corona per una regina.

Jason la guarda speranzoso mentre lei si avvicina al suo Kit da cucito.

L’ha vista all’opera un’infinità di volte nel gesto che più lo strega: tiene l’ago a favore di luce e intanto si passa tra le labbra un filo di cotone bianco, lo inumidisce per farlo passare più facilmente nella cruna.

Somiglia ad una sorta di lucertola che si abbrustolisce al sole.

In quella posizione tiene sempre sulle ginocchia della seta da cucire, un paio di jeans da aggiustare, un bottone da riattaccare alla tuta di lavoro di Jimon…

Dopo aver fatto un triplo nodo alle estremità, Sumire strappa il filo con i denti.

Lavora ad una velocità che affascina suo figlio. Appena prende in mano un lavoro, senza mai distogliere gli occhi, Jason contempla il movimento rapido e leggero di quelle dita bianche, di quelle mani che lo accarezzano e gli rimboccano le coperte.

Potrebbe disegnarle a memoria (se fosse bravo con una matita in mano) senza dimenticare il reticolo di vene sul polso, i piccoli solchi lasciati sull’indice dall’ago, né la cicatrice che si è procurata sull’anulare per recuperare una palla finita nel fuoco dopo un gioco troppo vivace tra i suoi gemelli.


“Jamie continua a cantarmi la Ballata dell’orsetto brutto !”

Piagnucola Jason, cercando di ottenere giustizia. La donna resta concentrata sul pupazzo in pannolenci: adesso che ha individuato la “ferita” del “paziente” deve provvedere a suturare .

“Tuo fratello è un piccolo provocatore. Appena avrò finito qui vedrai che il tuo Zizì sarà il peluche più bello del mondo!”

Vicino al Kit da cucito c’è un’intera scatola di cioccolatini assortiti e il bambino tende la mano sicuro di averne una manciata per premio di consolazione.

“Credi che dovrei dividerli con Jamie?”

Esita prima di sgattaiolare via.

“Non ne ho idea! Sono tuoi, puoi farci quello che vuoi!”

Finge indifferenza Sumire, ammirando il suo lavoro di cucito ormai completo. Conosce bene suo figlio e sa che ha un grande cuore.

“Mamma! Quando sarò grande voglio trovare una fidanzata come te. Una donna aggiusta- tutto !”

Sumire ha ancora l’ago e il filo sulle labbra e a Jason appare chiaro il suo mestiere: cucire la bellezza, riparare la fatica e tenere unite le storie.

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Capitolo 19
*** Rubare ***


I campi vicino casa si ricoprono di erba e di margherite. James e Lydia corrono, a piedi nudi, tra i fiori inebriati dal profumo della primavera ormai sbocciata.

Si fermano innanzi al ciliegio del signor Collins, carico di frutti rossi e succulenti. L’albero con la sua biforcazione bassa, con i rami incurvati e onusti di profumi e di colori è irresistibile.

James non ci pensa due volte e si arrampica, lesto come una scimmia, nonostante le proteste di Lydia.

Questa inerpicata gli ricorda i giochi che lui e Jason svolgevano da piccoli, rigorosamente all’aperto. Potevano gridare e correre a volontà.

Aria fresca, un pizzico di pericolo, graffi e i “ma guarda in che stato siete!” allegri e spensierati della loro mamma.

Interi pomeriggi di fantasia. E poi c’era quell’albero al confine della loro casa: tutte le primavere il proprietario ne contava i frutti che maturavano per essere sicuro che nessuno glieli rubasse.

Con ancora la divisa di scuola, Jamie si avvicinava furtivo e sceglieva le ciliegie migliori.

Per non sporcare la divisa rimaneva in canottiera e mutande, raggiungeva la cima dell’albero e, anche se in posizione scomoda, si faceva delle gran belle scorpacciate!

Il signor Collins si arrabbiava. Tantissimo.

E incolpava Jason perché era evidente che, se fosse stato James avrebbe dovuto avere il vestito sporco.


Anche adesso il ragazzo compie buffe e sfacciate acrobazie tra quel trespolo arboreo e penzola felice da un metro e mezzo di altezza.

In alto, staccato da terra e tra le foglie, si gode una bella visuale panoramica di Akita, la sensazione di calma si mescola all’eccitazione dello sforzo compiuto per arrivare fin lì.

Che soddisfazione!

Ha la pancia piena e sta raccogliendo un grappolo delle ciliegie più mature per Lydia quando un ramo scricchiola.

Lei è nervosa, sa che è più facile salire che scendere.

La caduta è rapidissima e la ragazza non fa in tempo a coprirsi gli occhi perché le pare che il corpo dell’amato si muova a rallentatore, come in un ambiente privo di gravità.


“Ahi!”

Geme Jamie all’ombra dell’albero, appoggiato al tronco, massaggiandosi la caviglia.

Lydia è corsa subito in casa a preparargli una borsa del ghiaccio e ha deciso che è più saggio aspettare che il dolore scemi prima che il ragazzo faccia qualche passo.

“C’è qualcosa che posso fare per te, per farti sentire meglio?”

La gamba gli fa un male cane ma l’esuberante gemello sfoggia un sorriso furbetto e uno sguardo malizioso. Invitante.

“Baciami!”

La ragazza chiude gli occhi e scuote la testa, con un sorrisetto che le danza sugli angoli delle labbra.

Lo accontenta. Per due volte, addirittura.

“Preferisco rubare i tuoi baci piuttosto che le ciliegie di quel vecchio bisbetico!”

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Capitolo 20
*** Selfie ***


È il periodo del solleone, quello in cui il caldo raggiunge il picco maggiore ma pensare di rintanarsi in casa è quasi un’eresia.

L’estate nel pieno della sua forma, mare, relax ed una leggera brezza creano una cornice ideale per un pomeriggio di domenica da passare insieme alle ragazze.

Lydia indossa un prendisole rosa pallido con i sandali bianchi.

Zahra una t-shirt con fondo in pizzo, pantaloncini in jeans dall’effetto vintage e le espadrillas.

Bermuda e t-shirt arrangiate è invece il look pronto-mare di Jason e James. Se le ragazze non avessero l’occhio ben allenato incapperebbero sicuramente in un imbarazzante scambio di persona.

Ma con loro il cliché dei gemelli che si scambiano la ragazza non vale.

Le fanciulle fremono come due bambine: non vedono l’ora di crogiolarsi sotto l’ombrellone, giocare con secchiello e paletta a costruire castelli fiabeschi, divertirsi a beach volley e, dopo tanto sole, un bel tuffo in acqua.

Le loro borse contengono tutto il necessario e forse qualcosa in più.


“Devo comprare le sigarette!”

La sollecitudine di Jason costringe James ad una deviazione verso un tabacchino frequentato da turisti.

I quattro ragazzi vengono accolti dall’odore tipico di trinciato, dalla disposizione di sigari, liquirizia, caramelle, carte da lettere, marche da bollo e dalle pareti di pacchi di sigarette.

La coda scorre, i clienti chiedono e pagano.

Lo sguardo di Jason, di volta in volta, si ferma in un angolo diverso.

Quando è il suo turno ci mette un sacco di tempo a contare il resto.

Ha comprato anche un Gratta e Vinci e adesso, con una moneta, raschia via la patina argentea.

Ha tentato la fortuna per caso e, inaspettatamente, è stato baciato dalla dea fortuna.

La cifra vinta è irrisoria ma per i ragazzi è l’inizio di un pomeriggio perfetto che culminerà, certamente, con una cena fuori.

“Ehi Jay che ne dici di immortalare questo momento fortunato con un bel selfie?”

Jamie vuole fermare l’attimo, continuare a vivere il momento. Jason però è restio: capita che se a suo fratello piaccia qualcosa lui, automaticamente, la detesti.

E poi trova gli autoscatti degni di una generazione allo specchio , narcisista ed esibizionista.


“L’urlo di Munch è il selfie perfetto!”

“E dai musone è una cosa carina da fare insieme. Noi siamo puro ritmo, come una musica con troppa batteria!”

Il brio travolgente di Zahra lo ha già convinto ma ci pensa anche Lydia a rincarare, timidamente.

“Un selfie di gruppo è un punto esclamativo e una boa emotiva!”

“È come un obelisco. Non serve a niente eppure tutte le grandi potenze li hanno costruiti nelle piazze. Perché? Per dire al popolo: io ci sono !”

L’arringa di James lo fa capitolare definitivamente.

Attiva la fotocamera frontale del suo smartphone e si mettono in posa.

James circonda con le braccia Lydia mentre lei fa una faccia buffa. Zahra strizza l’occhio sinistro e sorride tirando fuori un po’ la lingua di lato. Jason ha il Gratta e Vinci fortunato in mano.

Fanno un cenno di saluto verso la fotocamera, tutti e quattro felici.

“E ora questa la inviamo a Bruce…E lo facciamo rosicare un pochino!”

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Capitolo 21
*** Chiave ***


“Ci è rimasta solo una settimana da passare insieme. Sei pronto a tornare all’università?”

Lydia gli accarezza il colletto della camicia e lascia cadere una mano sul petto puntandoci le unghie.

“Non lo so. È stato bellissimo uscire con te quest’estate!”

“Davvero?”

“Certo!”

James interrompe quel botta e risposta e poi, con aria meno sicura, aggiunge:

“Non lo pensi anche tu?”

La sua aria corrucciata scompare con la velocità con cui si era formata.

È proprio cotto. Una scritta in cielo, trainata da un aereo, sarebbe meno evidente della sua espressione radiosa.

È il cellulare di Lydia ad interrompere l’idillio.

“Devo tornare a casa e badare al mio fratellino. Ci vediamo dopo?”

La ragazza lo sorprende con un bacio e poi scappa via, sul prato perfettamente falciato di casa Derrick.

James fa un’espressione buffa, quasi delusa, finché non arriva Kin e appoggia le zampe su di lui.


Decide di mettersi all’opera in garage in un mix di odore di benzina e musica a tutto volume.

Quella Honda Z dalla sgargiante verniciatura arancione è diventata la sua grande passione, a dispetto della convinzione di Jason che le auto d’epoca sono come l’opera: le ami alla follia oppure non le apprezzi per nulla . Apre il cofano e smanetta con il motore per ridarle l’antico splendore.

Qualcuno abbassa il volume della radio.


“Ehi papà puoi passarmi la chiave inglese?”

Urla Jamie da sotto il cofano della Z600 . Allunga un avambraccio, da sotto l’auto, sporco di grasso di motore.

Jimon fruga nella cassetta degli attrezzi.

“Lydia viene da noi stasera?”

“Si. Va bene se resta a cena?”

Farfuglia suo figlio da sotto il motore.

“Certo. Sembra proprio una ragazza in gamba!”

“Lo è!”

“Ti rende felice?”

Non è da lui fare domande del genere. E non è da James, il ragazzo che finora ha visto le relazioni serie come un incubo, parlare di affari di cuore con suo padre.

“Sì!”

La risposta è forzata come se stesse stringendo un bullone mentre parla.

“È questo l’importante!”

Jimon fa un giro intorno all’auto e da un colpo al cofano.

“Tra una settimana questo gioiellino sarà di nuovo in strada! Non passerai di certo inosservato, e non perché sei bello. E poi quanto è emozionante guidare la prima auto su cui sei salito da bambino, l’auto di papà?”

James non fa in tempo a replicare, in quel momento arriva un messaggio di Lydia: è un S.O.S.

“Tolgo la tuta da meccanico perché adesso abbiamo bisogno della tua da idraulico. Il fratellino di Lydia ha combinato un mezzo disastro. Andiamo Super Mario, e porta pure la chiave inglese!”

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Capitolo 22
*** Ombre ***


Non si sono iscritti a quel corso di teatro solo per passione o per avere punti extra-scolastici.

Lo hanno fatto, soprattutto, per mettersi in gioco e per stare insieme.

In controluce i profili dei compagni sembrano ombre cinesi. Alla sua destra il bel volto di Zahra, l’unico in piena luce, è l’unica cosa che valga la pena guardare ma Jason non può nemmeno restarsene a fissarla incantato come un mammalucco, perciò volge pigramente lo sguardo alla fila accanto.

“Le ombre cinesi sono una forma di teatro molto antica, nata sotto la dinastia Han, simile per molti aspetti a quella dei burattini…”

La voce della professoressa inizia ad allontanarsi come nel dormiveglia. Il ragazzo si allunga sulla sedia a braccia conserte e riprende a rimirare la sua vicina di posto.

Forse sarà anche divertente stare nascosti dietro a una stoffa e proiettare giochi di ombre creati con le mani, con i corpi e con l’aiuto di sagome di cartone o di cuoio ma loro sono ombristi che sembra abbiano studiato tutti dallo stesso libro.

E poi le luminose lampadine da ventiquattro volt, che hanno mandato in pensione le candele e le lampade ad olio alle quali era affidata l’illuminazione ai tempi dei primi spettacoli nelle baracche vicino ai templi, disintegrano l’atmosfera magica.


Quando finalmente tornano a casa insieme, Zahra fantastica, entusiasta sul loro prossimo spettacolo da mettere in scena con tanto di sagome di cartone amovibili, ombre piene che insieme ai colori intervallati a flash dal videoproiettore creeranno un effetto insolito.

“La prima volta che scoprì le ombre cinesi avevo nove anni. Mamma aveva portato me e mia sorella per la prima volta al luna park ma io ero troppo piccola per andare sulle giostre. Quindi mi infilai sotto il tendone degli spettacoli giusto in tempo per vedere quello delle ombre…”

È una ragazza davvero felice. Lo si capisce dal modo in cui i capelli le svolazzano intorno mentre cammina o da come i suoi occhi brillano di luce propria mentre racconta quell’aneddoto della sua infanzia.

“Rimasi totalmente affascinata da quelle figure nere che si muovevano, nitide su uno sfondo bianco tanto che costrinsi i miei a comprarmi un manuale. Mi esercitavo tutti i giorni: imparai a fare il cane, il gatto, il coniglietto, la colomba, il ragno e tanti altri!”

Zahra ride, i suoi denti sfavillano bianchi. Jason adora quelle due fossette che le si formano sulle guance.

“Potresti darmi una prova della tua bravura e disegnarmi qualcuna di queste figure!”

Lo sguardo di Zahra è indecifrabile mentre si avvicina alle labbra di lui.

“Ti disegno che ti amo!”

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Capitolo 23
*** Dormire ***


Non c’è niente di più rilassante di una serata con gli amici. Seduti sul divano, con una cesta di popcorn, sembra di essere al cinema.

Meglio ancora se davanti ad una pellicola davvero spassosa.

La lista di film suggeriti, per lo più cult del cinema statunitense, però invece di essere un soccorso per i gemelli li stanno portando a discutere con le ragazze.

Jason ha pure sfornato un dolce per l’occasione mentre James ha giocato d’anticipo scegliendo un film già visto, lungo, noioso e poco sentimentale per non rischiare che Lydia e Zahra si appassionino alla trama e gli impediscano di vedere la partita.

Finalmente la loro serata-cinema può iniziare: tutti e quattro stanno comodamente davanti al televisore a guardare per l’ennesima volta Frozen .

Jamie ricorre a quell’evergreen che poche volte ha fallito: finge uno sbadiglio e lancia il braccio ad avvolgere le spalle di Lydia.

Jason recupera un plaid e lo stende sulle sue gambe e su quelle di Zahra che gli prende una mano e gliela stringe forte.

È proprio mentre James inizia a pensare che forse potrebbe graffiare per sbaglio quel DVD e inizia a formulare il suo piano criminale, la suoneria di un cellulare lo interrompe.

“È Cliff. Dobbiamo discutere dell’affitto, tutti e tre!”

Jason coglie al volo l’assist del fratello e spariscono al piano di sopra.


Anche le ragazze esultano. Finalmente hanno il telecomando tutto per loro.

“Stasera in tv danno Bella da morire . Che dici, ci immedesimiamo in Kirsten Dunst ?”

Chiede allegramente Zahra, rimettendosi a gambe incrociate sul tavolino da caffè.

“Non l’ho mai neanche sentito nominare!”

“È uno dei film più strani e divertenti che abbia mai visto. Parla di un concorso di bellezza in Minnesota in cui tutte le partecipanti vengono fatte fuori, una per una!”

“Sembra terribile! Non vedo l’ora di vederlo!”

Ridacchia Lydia e prende una manciata di popcorn.


Durante la telefonata con Clifford, i gemelli ne hanno approfittato per guardare clandestinamente la partita, dalla piccola tv nella loro camera, e commentarla a caldo con l’amico.

Quando tornano in soggiorno si trovano davanti una scena dolcissima.

Lydia ha appoggiato la testa sul bracciolo del divano, i riccioli le coprono metà del viso e glielo accarezzano. Sembra del tutto rilassata ed è di una bellezza disarmante anche mentre dorme.

Zahra, invece, si è appisolata con il capo chino, la bocca aperta e un braccio penzoloni. È scomoda e scomposta ma per Jason è irresistibile.

“Non ci pensare nemmeno a svegliare la tua Bella Addormentata con un bacio!”

Gli proibisce James, recuperando il plaid e coprendo le ragazze.

“Lasciamole dormire e, intanto, facciamo a pezzi Frozen e andiamo a seppellirlo in giardino!”

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Capitolo 24
*** Appunti ***


“Ma a che serve studiare storia?! Tanto sono tutti morti!”

L’armadietto cigola in modo sinistro mentre Jason, con un’uscita degna di suo fratello, prova a richiuderlo con una secca spallata: si chiede se per caso il suo armadietto è l’unico nell’intero istituto ridotto in quelle condizioni notando che molti studenti vanno d’accordo con quei mobiletti d’acciaio.

“Come dice il proverbio: la storia è maestra. E poi nel passato ci sono le tracce del futuro!”

Risponde Zahra che ama quella materia ma fa fatica a recuperare i suoi appunti ordinati dove ogni concetto è sottolineato da penne di colore diverso. Lo studente disperato sbatte i pugni contro quell’altro armadietto difettoso e riesce a sbarrarlo solo dopo qualche colpo ancora più forte e deciso.

“Abbiamo un esame questa settimana. Se vuoi possiamo studiare insieme a casa mia!”

Lui non può fare a meno di sorridere.

“Volentieri!”

“ E poi premiarci con gli avanzi della pizza fredda di ieri sera!”

Jason è grato per quella mano tesa in suo soccorso ma un po’ scettico per la ricompensa proposta.

“E tu quello lo chiami premio?”


Zahra ha disposto una brocca di limonata sul tavolo e ha messo su una musica rilassante, che secondo lei aiuta la concentrazione.

Prende il libro e quegli appunti in corsivo, belli ordinati che fanno gola.

“Io ho un trucco per memorizzare le date. Devi creare delle immagini da associare alle date. Più l’immagine è ridicola, stravagante o strana meglio è! Ad esempio se devi memorizzare la data di nascita di George Washington puoi immaginare…James che indossa una parrucca come quella del presidente e butta in aria 1732 biglietti da un dollaro!”

Jason ridacchia tra sé e sé nell’immaginarsi quella scena surreale.

La ragazza cerca di semplificargli la vita ma lui è distratto, incantato dai modi della sua maestrina personale .

Zahra se ne accorge, alza il sopracciglio e gli rivolge un’occhiata scherzosa.

“Penso di sapere perché sei venuto qui questo pomeriggio. Volevi i miei appunti!”

Jason la bacia a lungo e lentamente, poi sorride contro le sue labbra.

“Hai scoperto il mio piano diabolico! Però devi ammettere che in storia del bacio mi merio un bel dieci!”

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Capitolo 25
*** Calze ***


L’appartamento che condividono i gemelli e Clifford è pulito e abbastanza ordinato e, con qualche piccolo accorgimento, potrebbe diventare ancora più grazioso. Se dipendesse da Lydia, per prima cosa, si sbarazzerebbe di quel brutto divano bitorzoluto e dall’aria scomoda.

“Non hai paura di sprofondarci e di non riuscire più a rialzarti?”

Chiede, indicandolo con un cenno del capo. James la segue con lo sguardo e scrolla il capo.

“Ha un brutto aspetto, è vero. Ma ci siamo affezionati!”

Lydia si sfila il cappotto: indossa un vestitino a scacchi rossi e neri e stivali alti fin sopra il ginocchio che esaltano la sua figura.

Si avvicina zoppicando e i sensi di Jamie si mettono in allerta quando nota un piccolo rivolo di sangue che le macchia le calze.


“È stata una stupida caduta. Mi sono messa a correre per strada come una bambina mentre venivo qui!”

Minimizza lei. Si volta di scatto verso l’orologio appeso al muro.

“Accidenti, è tardissimo! Dobbiamo andare!”

Prova ad alzarsi ma per colpa di quel divano sfondato e del ginocchio dolorante il gesto si rivela più complicato del previsto.

“Hai il ginocchio sanguinante e la calza rotta. Dove pensi di andare conciata così?”

James allunga le mani a prendere quelle esili della ragazza e la aiuta a sollevarsi senza difficoltà.

“Dovremmo disinfettare quel ginocchio!”


Torna con il Kit di pronto soccorso che tengono in casa ed è mentre la medica che Lydia nota uno dei particolari che l’hanno fatta innamorare di James: indossa un calzino a pois rossi e bianchi e l’altro con su disegnato un topolino.

Un totale disguido dovuto forse alla lavatrice che si diverte a spaiare i calzini accoppiati o, molto più probabilmente, la monotonia non è adatta ad una persona creativa come Jamie.

Lui è quello che non si prende troppo sul serio, che tenta di illuminare ogni giorno di gioia e di colore…

“Perché mi guardi così?”

Chiede il ragazzo. Imbeve il cotone di disinfettante e glielo preme con leggerezza sulla ferita.

“Sono in buone mani! Noi due siamo l’esempio che non occorre essere uguali per essere fatti l’uno per l’altra!”

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Capitolo 26
*** Titolo ***


Quando Zahra ha sentito quel pizzicore al naso ha pensato: adesso passa ! E si è avvolta nella sua pashmina color corallo sperando che bastasse.

È così che adesso si ritrova a starnutire, rannichiata sul divano con un plaid addosso, la faccia afflitta e il totale controllo del telecomando.

Prima di uscire di casa, sua mamma le ha lasciato una calda tisana menta piperita, tante coperte e cuscini extra tra cui uno aromatizzato alla lavanda.


Jason la trova così: con il tablet appoggiato sulle cosce, il cellulare sul tavolino, a portata di mano di fianco alla tisana.

La tv è accesa sul canale delle notizie no-stop e rigurgita voci che la ragazza non si sforza di capire.

“Sembri un involtino vietnamita!”

“Beh è chiaro che le mie difese immunitarie sono finite in uno di quei gironi di ferro dei mondiali con Germania, Francia e Giappone!”

Zahra fruga sul tavolino sbattendo le palpebre, trova il fazzoletto e lo preme prima contro una e poi contro l’altra narice arrossata.

“Scusa se non ti bacio ma non vorrei contagiarti!”


Jason estrae fuori dallo zaino un libro: la copertina è solida e di un arancione acceso, c’è disegnato un tostapane da cui escono due lunghe orecchie.

Il libro dei coniglietti suicidi mi sembra un titolo stupido. E poi un coniglio non si suicida!”

Polemizza. Va bene che i libri si prendono cura di noi e sono un sollievo quando si sta male ma non riesce proprio a capire i gusti della ragazza!

“Invece è un libro simpaticissimo. Un regalo ironico e divertente per la tua amica che ama l’illustrazione e sta passando un momento no! “

L’immagine di copertina, infatti, è solo una delle tavole disegnate, quasi esclusivamente mute, che compongono il libro e formano una tradizionale striscia fumettistica.

“Che peccato che questi teneri coniglietti bianchi incontrino così scarse simpatie! Hanno ingegno e pazienza da vendere, sono creativi e determinati e si inventano i modi più bizzarri e assurdi per…suicidarsi?”

È la prima volta che discutono di questioni letterarie e le punte delle orecchie di Jason sono di un rosso acceso, come succede sempre quando è infervorato.

Zahra si limita a stringersi nelle spalle e basta la sua bellezza tranquilla a far sorridere anche il fidanzato.

“E va bene leggiti pure tutti i gioiellini di umorismo surreale e politicamente scorretti che vuoi. Che ne dici se adesso ci guardiamo un bel film insieme? Scegli tu il titolo!”

Lei lo guarda con l’aria da cagnolino bastonato e tira su con il naso.

La febbre del sabato sera potrebbe andar bene?”

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Capitolo 27
*** Paradiso ***


Quando, nella casa di Akita, Jason allaccia il grembiule bianco e accende i fornelli è cosa seria.

Adora cucinare e sperimentare nuovi sapori: quando vanno al supermercato si perde tra gli scaffali e passa ore e ore al banco del pesce o dei salumi mentre James lo aspetta all’angolo delle riviste e dei cd.

Adesso traffica con ciotole e mestoli di legno, dispone sul piano da lavoro uova, farina, burro, zucchero e buccia di limone…Suo fratello si diverte a guardarlo: mentre dosa gli ingredienti sembra un piccolo chimico.

“Oggi la cucina è off limits!”

Jason cerca di allontanarlo da lì e il gemello risponde con una scrollata di spalle.

“Lo sai che io preferisco mangiare piuttosto che badare alle pentole!”

Anche Sumire partecipa al siparietto: ha capito che quella per suo figlio è la prova del fuoco: quando un uomo ti invita a casa sua e cucina allora significa che è pazzo di te!

“Vieni qua Jamie e lascia stare il cuoco! Dopo ci penso io a procurarti una fetta di torta!”

Gli strizza l’occhio e poi si rivolge a Jason.

“Hai bisogno di una mano?”

“L’unica cosa di cui ho bisogno ora è di essere lasciato in pace. Non voglio più essere disturbato!”

Mette le cose in chiaro, mentre setaccia la farina. Il suo nervosismo, dettato dalla voglia di fare una bella impressione sulla sua ospite, fa sghignazzare Sumire e James.


Zahra arriva puntuale con il suo vestito a quadri anni Cinquanta, dalla gonna a ruota e dalla scollatura a cuore.

Non si aspettava che Jason potesse essere così intraprendente: dopo averle chiesto il numero di telefono appena si sono conosciuti, adesso l’ha invitata a cena, a casa sua, il sabato sera.

E la conquista prendendola per la gola!

Stregandola letteralmente con il dolce: una torta paradiso da leccarsi i baffi.

“D-e-l -i-z-i-o-s-a!”

Fa lo spelling, scandendo le sillabe e affondando, di nuovo, i denti in quella fetta friabile, soffice e delicata.

“Quindi ho la tua approvazione?”

“Lo dice il nome della torta…Un vero paradiso!”

Le cose semplici sono sempre le migliori ed è proprio la candida spontaneità di Zahra a convincere Jason che sarà lei a rendere la sua vita un vero capolavoro.

E gli viene naturale chinarsi e sfiorarle con un bacio le labbra cosparse di zucchero a velo.

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Capitolo 28
*** Sciarpa ***


James aspetta questo momento da quando si è innamorato di lei.

Doveva solo scegliere la partita giusta: quella in cui la sensazione è di festa rabbiosa perché si gioca per qualcosa di importante.

I Blaublitz di Akita sono secondi in J3 e oggi giocano contro la prima in classifica. Se vincono vanno pari, qualsiasi altro risultato li lascerebbe dove sono: non c’è paura, è una di quelle giornate da vivere appieno.


Peccato che Lydia sta al calcio come i cavoli a merenda!

Quando Jamie le ha chiesto di andare insieme allo stadio è stato un po’ come se volesse mostrarle una parte di sé e non glielo ha potuto negare, soprattutto dopo che lui l’ha accompagnata in quell’outlet esclusivo, per giunta nel periodo dei saldi.

“Sono novanta minuti in cui si annulla tutto. Il segnale del cellulare diventa irraggiungibile e i problemi si allontanano, quasi come se si raggiungesse uno stato di Nirvana!”

È stato il memorandum di Zahra. A lei piace il calcio.

Le piace gridare, saltare e tenere la sciarpa tra le mani. Ogni domenica è all’Akigin Stadium felice, partecipe. Conosce a memoria i cori e gioisce per un gol insieme a Jason…

Lydia pensa che la cosa potrebbe divertirla. E aiutarla a scoprire quanto meravigliosamente atavica e spudorata possa essere la passione di James.


Li accoglie un sole caldo e meraviglioso. Sorrisi sui volti, molti padri con i figli, palloncini, bandiere e striscioni…

Lo stadio è sul punto di esplodere, la ragazza può percepirne l’elettricità assorbire l’emozione.

La tifoseria è un amalgama armonioso e coordinato di sciarpe levate al vento e di voci che si uniscono in cori sincroni.

I cori la scaldano, i colori la attirano, le bandiere le piacciono…

Lydia si lascia contagiare da quell’euforia collettiva e sfila la sciarpa blu che Jamie porta al collo.

“Sai che in Germania alcune squadra organizzano lo Scarf Game ? In ogni settore dello stadio i tifosi si uniscono in un unico coro realizzando un’immensa sciarpata ! È uno spettacolo incredibile!”

Spiega il ragazzo che la sciarpa in tribuna se la porta per creare atmosfera e non per il freddo, anche in inverno.

Sembra quasi un eufemismo ma, qualora ce ne fosse bisogno, Lydia ha avuto la conferma che il calcio senza tifosi non avrebbe senso di essere giocato.

“Ho capito che ci tieni tanto. E ci tengo pure io! Adesso sono proprio curiosa di vedere in azione questo mondo pallonaro che ti fa felice!”

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Capitolo 29
*** Colla ***


Il portagioie che Lydia tiene sulla scrivania ha una caratteristica forma bombata e il carillon ha un’impugnatura di perline abbellita da piume rosa.

L’interno è rivestito di un morbido velluto e contiene anche un cassettino segreto.

Al centro del carillon vi danza, girando su sé stessa, una ballerina dal tutù bianco e i capelli biondissimi, legati in un elegante chignon sopra la testa.

È piccolissima e la pelle lucida e candida è simbolo della bellezza del suo viso angelico, dolce, pulito.

È accompagnata dagli accordi dell’intramontabile Danubio Blu di Strauss che scandisce il tempo ad uno scenario onirico, fiabesco.

La ragazza ci tiene molto ma la prima volta che l’ha mostrato a James, lui ha guardato perplesso il carillon che stava tutto nel palmo della sua mano.

“E questo?”

Ha chiesto aprendolo. Erano uscite un paio di note pizzicate, poi la melodia si era interrotta e la ballerina si era piegata su sé stessa come se fosse affetta da lordosi.

“Questo è un pezzo della mia infanzia!”


Jamie non sa come abbia fatto a rompere quel portagioie musicale: forse per un movimento maldestro, forse perché spinto dalla curiosità di sbirciare nel diario segreto che la fidanzata ha lasciato incustodito sulla scrivania.

La prima cosa da fare è nascondere il corpo del reato…

Ed è per questo che Jason lo trova nella casa sull’albero della loro infanzia come quella volta che, a sei anni, avevano deciso di sgraffignare una mezza dozzina di caramelle colorate dal portacioccolatini, in cristallo di Boemia, che la mamma teneva in bella esposizione in soggiorno.

James aveva urtato malamente il vaso che, nonostante le sue suppliche, aveva oscillato e poi si era schiantato in mille pezzi.

I gemelli avevano soltanto potuto contemplare il danno appena fatto…


“Cosa fai fratellino?”

Lo punzecchia Jason, arrampicandosi sulla scala a pioli e raggiungendolo.

“Sono qui da tre ore a cercare di incollare i pezzi. Le ho provate tutte: dalla colla saldante che usa papà al lavoro alla colla di pesce che ho trovato in cucina! L’unica cosa che sono riuscito ad incollare con successo sono le mie dita!”

Sbuffa James mostrando le dita appiccicaticce e il carillon segnato da una venatura.

“Dai James aggiusta-tutto arrenditi! Vedrai che Lydia ti perdonerà: in fondo chi è innamorato non aggiusta, tollera !”


Lydia lo accoglie con un sorriso indulgente soprattutto perché il ragazzo ha un’aria da cane bastonato mentre ammette la sua bravata.

“Quando qualcuno che amo non riesce a risolvere un problema, io cerco di trovare una soluzione. Nel bene e nel male è quello che faccio!”

Confessa, restituendo il portagioie alla legittima proprietaria che gli sfiora la gota con una carezza gentile e con le parole più belle di perdono.

“Sono giapponese, Jamie. Anche io credo che quando qualcosa ha subito una ferita ed ha una storia, diventa più bello!”


***

La frase finale di Lydia si ricollega alla tecnica del Kintsugi: in Giappone quando un oggetto, di ceramica, si rompe lo si ripara con della polvere d'oro perché si ritiene possa diventare ancora più bello.

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Capitolo 30
*** Matrimonio ***


Il venticinquesimo anniversario di matrimonio per Jimon e Sumire è un traguardo importante.

I loro figli vogliono trovare il modo perfetto per festeggiare il loro amore duraturo.

James, party planner mancato, è maestro in queste cose: ha una grande fantasia e capacità organizzativa e ha la possibilità di divertirsi lavorando.

Pensa che ci sia sempre un buon motivi per festeggiare!

Tocca a Jason, preciso e pragmatico, far quadrare i conti e cercare la soluzione ideale senza bisogno di spendere cifre esorbitanti.

Le ragazze si sono dimostrate entusiaste nell’aiutarli nella pianificazione dell’evento: un cocktail party tra pochi intimi.

E si stanno dimostrando due risorse vincenti soprattutto nella prima fase di ricerca tra internet e libri vari.


L’idea di realizzare un video in ordine cronologico, iniziando con le foto di quando i loro genitori si sono conosciuti, è stata di Jason.

E così si ritrovano sommersi da fotografie sparpagliate, rovesciate da una scatola o cadute da album di pelle: ci sono quelle del matrimonio e quelle dopo la nascita dei gemelli, con la famiglia al completo.

Zahra e Lydia sono sedute vicine sul divano e forse fantasticano sul loro giorno : quando lui farà la fatidica proposta, gli infiniti pellegrinaggi all’atelier per provare l’abito da sposa, le varie sessioni dal parrucchiere per provare le acconciature più in del momento…

In mezzo alla confusione, vicino al vassoio con le tazze di caffè e qualche biscotto allo zenzero che Jason ha appoggiato sul tavolino, le ragazze scovano una foto che scioglie loro il cuore da quanto è tenera.

Imbarazzante !

Pensano i gemelli ma non fanno in tempo a sottrarre lo scatto, immortalato dalla macchina fotografica di Sumire.

Al centro dell’immagine c’è Jimon. Sulle sue ginocchia, con il faccino illuminato dalla gioia, tiene un bambino con un pigiamino punteggiato da anatroccoli gialli, si sta stropicciando un occhio. Anche l’altro bambino, con solo il pezzo di sopra di un pigiama identico, si è accaparrato un posticino sulle gambe del padre.

Davanti a loro sei candeline: tre da una parte, tre dall’altra. Tutte ben accese sulla torta intorno al disegno di un Batman con un grande mantello nero di cioccolata.

Si aspetterebbero qualche commento dissacrante che li metta in ridicolo, invece le ragazze li sorprendono.

“È una foto magnifica! Penso che andavi forte tra le under sei in quel periodo!”

Zahra strizza l’occhio a Jason.

“Come potevano resistervi con quei pigiami all’ultima moda?”

Le fa eco Lydia, sorridendo verso James.

Quella foto forse è meglio non metterla nel video per omaggiare i genitori.


Jimon e Sumire sono emozionati e grati durante la serata in loro onore.

“Ad una mamma e un papà che festeggiano un anniversario davvero d’argento. Vi ringraziamo per averci insegnato cosa significa volersi bene!”

È Jason ad aprire i brindisi e leva il calice verso i genitori, che gli sorridono di rimando.

“Beh la medaglia d’argento l’avete conquistata, ora allenatevi bene per ricevere quella d’oro!”

Cincin! E anche James beve, a goccia, alla loro salute.

Sumire e Jimon sono orgogliosi di quei figli così uguali e, allo stesso tempo, così diversi. Che riescono a sorprenderli ancora una volta quando regalano loro i biglietti per quel giro in mongolfiera che hanno sempre sognato.

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Capitolo 31
*** Halloween ***


Da quando frequenta l’università, la vita di James è sempre in movimento e mai noiosa: nuove amicizie, feste nei weekend, orari flessibili.

Ma è anche una vita molto stressante: fatta di scadenze da rispettare e quantitativi improponibili di libri da leggere in pochissimo tempo.

È per questo che stamattina Jason nasconde i segni della stanchezza, dopo un’intensa nottata di studio, dietro gli occhiali da sole dal colore sgargiante che gli ha regalato Clifford.

“Cosa facciamo per Halloween?”

La domanda gli mette i brividi. Non perché consideri la notte delle streghe un’americanata quanto piuttosto perché ricorda come è andata a finire l’anno scorso.

La serata era iniziata con un predrink al diciannovesimo piano del dormitorio. Dopo ore di trucco e parrucco, nelle varie stanze, si erano ritrovati in oltre cento. Era stato allestito un impianto stereo e i vetri quasi vibravano. Cocktail ovunque, bicchieri pieni, bicchieri vuoti…Anzi forse solo vuoti appoggiati su qualsiasi superficie.

Era finita con l’arrivo dei pompieri. Qualcuno, per sbaglio, aveva pigiato l’allarme antiincendio che si era messo a suonare ininterrottamente per quasi un’ora .

“Dobbiamo cercare di contenerci. O almeno di non far arrivare i pompieri senza giusta causa!”

Sentenzia James. Un po’ lo rammarica il fatto che gli amici non ne possano più di vederlo travestito, per l’occasione, da mummia avvolta nella carta igienica o da buon, vecchio Super Mario con tanto di salopette e di baffoni.

“Intagliamo una bella zucca!”

Propone Jason.

“Jack O’ Lantern!”

Si mette a ridere Cliff mentre Jamie guarda in cagnesco suo fratello e si massaggia la pancia.

“Vuoi essere complice anche tu? Sai che in questo periodo si sprecano migliaia di zucche mettendo a repentaglio milioni di risotti?”

Lascia increduli e divertiti i suoi coinquilini con quell’uscita degna del miglior Bruce Harper.


Il pomeriggio Jason e Clifford stanno tagliando l’ultimo pezzo triangolare del loro Jack O’ Lantern.

“Ecco. Come sembra?”

Fanno un passo indietro, posano il coltello e indicano la zucca sul bancone della cucina. Zahra è seduta su uno sgabello, dall’altro lato, sta intagliando meticolosamente qualcosa nella scorza arancione e creando una zucca davvero artistica.

“È …”

La ragazza si raddrizza, le sue sopracciglia si inarcano lentamente mentre stringe le labbra.

“Beh è sicuramente tradizionale!”

Giudica il capolavoro dei ragazzi.

“Non ti piace!”

“Diciamo che ti amo per altre tue qualità, non certo per le tue doti artistiche!”

Jason e Zahra iniziano a flirtare e Clifford sbuffa, alzando gli occhi al cielo.

“Porto il mio Jack O’ Lanter dove la signorina non possa ferire più i suoi sentimenti! Magari raggiungo James…A proposito, che fine ha fatto?”


Al liceo di Akita è stata organizzata una grande festa di Halloween per ragazzi. Lydia non si sta divertendo: non le piace essere lì insieme a persone orrendamente truccate e a coetanei che fanno battute stupide.

E, come nei migliori film, all’improvviso tra teschi glam e trucchi da scheletri nota un ragazzo vestito semplicemente con i jeans skinny e un giubbotto di pelle nera.

È sicuramente il più bello per lei…

“Ehi party-addicted non dovevi essere a fare bagordi con i tuoi compagni dell’università stasera?”

Un angolo della bocca si solleva seducente. James le risponde con un sorriso malizioso.

“Per quanto ami tutto ciò che è arancione io…Odio Halloween e tutta la sua paccottiglia color zucca! Non mi andava di partecipare, controvoglia, ad una festa a tema!”

Lydia lo attira a sé e gli stampa un bacio sulle labbra.

“Magari possiamo andare a casa mia e distribuire le caramelle ai bambini che verranno a fare Dolcetto o Scherzetto ?”

James fa un respiro profondo catturando l’odore della ragazza, poi le avvolge le mani intorno alla vita.

“E intanto guardiamo uno di quei film sui vampiri che ti spaventano da morire? Me la sono svignata apposta, per farmi stritolare la mano da te!”

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