Orchidea d'Autunno

di Adhafera
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Sweet Vienna ***
Capitolo 2: *** 2. The meaning of my loss ***



Capitolo 1
*** 1. Sweet Vienna ***


orchidea d'autunno 1

Vienna, Austria, Febbraio 1940.



Camminando lungo i ciottoli di Elisabethstrasse con gli occhi puntati sul suolo e le narici piene di un misto di odore di neve e cioccalata, Asteria Cagnoli continuava a ripetersi che l' Austria in poco più di un anno e mezzo nel quale era stata lontana non poteva essere troppo cambiata.

Lo diceva ovviamente perché i suoi occhi, normalmente impegnati in studi assai più piacevoli di quello che riguardava il percorso da far fare ai suoi piedi senza inciampare, prestavano ben poca attenzione all'ambiente circostante, non si soffermavano né sugli edifici che negli ultimi mesi passati a Torino le erano mancati così tanti, né sulle divise tedesche alle quali non aveva ancora avuto modo di abituarsi.

La verità era che in quel momento l'entusiasmo dell'essere di nuovo a Vienna, e quindi in Austria, e quindi non in Italia, e quindi non a Torino, e quindi lontana dai suoi zii, era davvero troppo e sovrastava l'inquietudine di quel conflitto che in qualche modo ancora non la riguardava.

Insipirò profondamente prima di affondare la chiave, la sua chiave, nella serratura del suo palazzo per poi godersi la vista della scala che l'avrebbe condotta finalmente, dopo poco più di un anno e mezzo, dentro il suo appartamento.

Sì, quel momento era davvero troppo perfetto e lei troppo entusiasta per poter pensare ad altre cose.

Ah... è tornata signorina Cagnoli... alla buon ora”

la felicità così come era arrivata scomparve, fagocitata dalla bocca da anfibio della signora Haas, portinaia del suo palazzo e cane da guardia per chiunque lo abitasse, la ragazza mise su il sorriso più educato del suo repertorio, quello che le metteva in evidenza le fossette delle guance e del mento, sperando che l'esasperazione dei suoi occhi fosse meno evidente della palese scontentezza di quelli della grassa signora.

è bello vederla Frau Haas, il mio appartamento è ancora intatto?”

la risposta a quella domanda non era affatto scontata, in quel periodo in cui era stata lontana Asteria aveva ceduto il suo angolo di felicità lontano da Torino a sua cugina Angela che, con movenze maldestre, testa tra le nuvole e indole distratta sarebbe stata capacissima da sola di radere al suolo il quartiere intero.

Per miracolo, i vicini si sono lamentati del rumore che fa e poi va in giro in modo in strano... con gente strana, è una fortuna che lei sia tornata, così finalmente quella pazza scatenata se ne tornerà in Italia vero? Non vedo l'ora che passi il confine, poi c'è la questione dei nuovi inquilini dell'ultimo piano...la casa verrà riassegnata e il palazzo si riunisce per conoscere i nuovi residenti, non è obbligata a venire ovviamente... ma sarebbe meglio che fosse presente pure lei, è gente importante”

Certo... ci mancherebbe”

prima che la donna potesse farle qualche altra raccomandazione, Asteria inforcò le scale percorrendole così velocemente che rischiò di dimenticarsi che stava trascinando una valigia dietro di sé.

Giunta al terzo piano con ginocchia e caviglie miracolosamente intatte si sistemò i capelli neri, cercando di farli apparire assieme alla fronte meno sudaticci di quanto non fossero in realtà, si passò una mano sul cappotto verde per il quale sua zia le aveva fatto rischiare l'assideramento ma che le avrebbe permesso di mantenere quell'aria dignitosa che ci si aspettava da una giovane nobile piemontese di ventiquattro anni.

Bussò con insistenza, iniziando a sorridere irrazionalmente non appena sentì i passi leggeri di Angela muoversi dietro la porta, appena questa si aprì le due ragazze si bearono per pochissimi istanti della felicità che riempiva i loro volti per poi saltarsi al collo come se non si vedessero da una vita intera, cosa che in qualche modo era vera.

Ahhhh non ci posso credere sei qui!”
“Sono qui!”

Sei più alta!”
Asteria fece cenno alla cugina di osservarle le scarpe con un tacco leggermente più alto del normale suscitando una risata soffocata nella cugina maggiore che il più delle volte si esprimeva esclusivamente attraverso smorfie antipatiche.

Entrata dentro casa non si sorprese neanche un po' del disordine che regnava sovrano, ne approfittò per appoggiare la valigia e levarsi le scarpe abbandonando tutto come capitava, un po' come se il disordine fosse il modo giusto per togliersi Torino dalla pelle.

Come sta zia Elisabetta? Ti ha trattata bene? Siediti qui...”

Lo sai che non tratta bene nessuno...ultimamente neppure se stessa, grazie!”

prese e finì in pochi sorsi il bicchiere d'acqua sotto lo sguardo attento di Angela che moriva dalla voglia di sapere quello che aveva fatto nell' ultimo periodo.

Il rapporto che legava le due cugine era più simile a quello che legava due sorelle, Angela era la maggiore tra le due, con una natura che cambiava repentinamente come il clima di qualche paese tropicale, alternava gentilezza a settimane di cattiveria gratuita, carattere che unito a due occhi ramati sui quali si rifletteva inquietantemente il rosso dei capelli la rendevano un ossimoro ambulante... chiunque avesse avuto la malsana idea di chiamarla Angela doveva aver capito ben poco della sua natura, sebbene tutti dicessero che già da neonata era una creatura inquieta e scatenata, che aveva quasi ucciso sua madre venendo al mondo.

Sì me lo aspettavo, insomma una persona che si sforza di far trascorrere delle vite così miserabili a tutti quelli che le stanno attorno deve avere un po' di miseria anche per se stessa giusto?”

Non essere maligna... è stato pesante non lo nego, i miei fratelli non c'erano, con Edoardo in Giappone e Corrado chissà dove tutte le sue frustrazioni erano concentrate su di me, andare a Bologna o ad Arcetri per qualche seminario diventava impossibile”
“Credo che non abbia ancora digerito il fatto di avere una nipote laureata in Astronomia, che vive da sola e che non è ancora sposata a ventiquattro anni”

Senti chi parla!”

Non capisco perché tu abbia lasciato Vienna in primo luogo, potevi startene qui anziché passare per forza da Torino se essere vittima delle attenzioni di nostra zia Elisabetta ti turba così tanto”

Il fatto era che a turbarla non era tanto la presenza ingombrante di sua zia, che era ingombrante per chiunque in realtà, ma il fatto che ogni membro della sua famiglia, inclusa Angela nei suoi momenti di cattiveria gratuita, non perdeva occasione per farla sentire una caricatura, cosa che era effettivamente diventata.

Sin da bambina mal sopportava i riferimenti che le persone facevano al suo nome, chiamandola Stellina, figlia del cielo o in altri fastidiosi soprannomi per i quali accusava sempre il cattivo senso del giudizio dei suoi genitori. Come si fa, infatti, a chiamare una figlia Asteria e ad aspettarsi che abbia una vita facile? Non si può, a questo punto le cose da fare diventano due, o la si chiama in un altro modo, o si dà poco peso alle prese in giro altrui sperando che una volta adulta e una volta raggiunti determinati meriti tale persona venga lasciata in pace, i suoi genitori optarono per questa seconda possibilità, il problema si presentò quando gli unici meriti nei quali Asteria aveva deciso di distinguersi erano quelli riguardanti le scienze Astronomiche, ovvero lo studio del cielo e delle stelle, trasformandosi inesorabilmente nella caricatura di se stessa.

è arrivata questa a proposito” Angela le porse una lettera distrattamente, per poi toglierle il bicchiere da davanti e lasciarla da sola seduta al tavolo della cucina “Quasi una settimana fa, non sapevo che farci così l'ho lasciata chiusa, temevo che se te l'avessi rispedita a Torino non ti sarebbe arrivata in tempo”

la cugina si voltò di nuovo verso di lei, giusto in tempo per cogliere in suo volto pervaso da un altro sorriso smagliante e sgargiante, come sei i pori stessi della sua pelle trasudassero positività. Asteria conosceva bene l'indirizzo e il mittente di quella lettera e il suo contenuto non aveva fatto altro che renderla ancora più di buon umore rispetto a prima, quella giornata le stava regalando una tale varietà di emozioni positive che si ritrovò a sperare che non durasse solo per ventiquattro ore.

Allora?”
“Allora cosa?”

Angela le levò la lettera di mano, permettendole di mettere da parte il suo entusiasmo e di affrontare quella piacevole situazione con calma e compostezza, gli eccessi, positivi o negativi che fossero, non erano molto amati dalla cugina o da nessuno della sua famiglia in generale, se ne era quasi dimenticata Asteria mentre leggeva quelle poche righe che le erano state recapitate dalla facoltà di Scienze, Fisica e Astronomia di Vienna.

Chi è questo Niklas Gruber? Un tuo ammiratore segreto?”

Sì... un ammiratore di 58 anni che vuole vedermi alla mia vecchia facoltà”

Prego?”

Asteria aveva l'abitudine di prendere in giro Angela quando questa mostrava di viaggiare un po' troppo con la fantasia, eppure questo suo atteggiamento anziché convincere la cugina che era opportuno stare con i piedi ben saldi al terreno sembrava incoraggiarla a sparare assurdità sempre più grosse.

è uno dei miei ex professori... credo che voglia offrirmi un lavoro come assistente, è per questo che sono tornata in Austria di corsa”
“Confortante sentire quanto io ti sia mancata cuginetta! Davvero confortante... aspetta ma ci vai adesso?”
“No assolutamente no, Edel e Kurt mi aspettano e se avessi dato la precedenza a qualcun altro Edel sarebbe capace di riportare in vita l'impero Asburgico solo per radere al suolo il nostro palazzo”

Non ti lavi via di dosso manco l'odore della stazione così”

Oh non credo che si scandalizzeranno per così poco... ci vediamo tra qualche ora al massimo e stasera ci prepariamo qualcosa di buono o andiamo da qualche parte... decidi tu d'accordo?”

stampò un bacio sulla guancia della cugina che la accompagnò alla porta, fu quando era sul punto di uscire che Asteria notò la pianta di orchidea abbandonata sul loro pianerottolo senza biglietti e senza indirizzi, ma appena vide Angela che la tirò dentro nascondendola furtivamente dentro l'appartamento scoccò un'occhiata tutt'altro che disinteressata al volto della cugina improvvisamente pallido e teso.

Ma guarda guarda! E menomale che ero io quella con gli ammiratori segreti...chi la manda?”

Nessuno di importante...”

Sì Angie certo...come no ahahahah”

la tensione nel volto di Angela era davvero divertente, sua cugina non era il tipo di persona che parlava della sua vita sentimentale, in quelle rare occasioni nelle quali sembrava averne una, e per una volta Asteria voleva godersi appieno l'opportunità di punzecchiarla come era opportuno e legittimo in quella circostanza.

Ti dico che non è nessuno di importante davvero...anche se dovrò trovare una sistemazione per tutte queste orchidee... stanno diventando davvero troppe”
“Ce ne sono altre?”

Ho la cemera piena e le sto sistemando anche in quella di tuo fratello”

Quindi quando verrà a trovarmi che faremo? Lo sistemeremo con i fiori?”

Angela la spinse fuori di casa tenendo la porta aperta con un piede e cercando allo stesso tempo di sistemare la pianta sulla credenza dell' ingresso, furono attimi di puro terrore nei quali Asteria iniziava a fare i conti con le due possibili opzioni che quella situazione le lasciava: sua cugina che si spezzava il collo cadendo e sua cugina che distruggeva la credenza nel tentativo di non cadere.

Inutile dire che, alla fine dei conti, per lei era certamente meglio la prima opzione.

Sei in ritardo, vattene dai tuoi amici, divertiti, prenditi una cioccolata...mercato nero permettendo e torna ad un'ora decente così possiamo cenare assieme”

Devi dirmi chi è il misterioso uomo delle orchidee più tardi, non accetterò scuse e cerca di non distruggere l'appartamento”

Asteria si lasciò alle spalle il viso scomposto e ancora un po' pallido di Angela che non sembrava troppo incline a dare spiegazioni su quello che pareva essere un ammiratore ormai non troppo segreto. Scese le scale di corsa incrociando per qualche istante il viso contratto in una smorfia di disapprovazione di frau Haas, prima o poi quella donna le avrebbe buttate entrambe fuori di casa risparmiandosi perfino il biasimo delle persone che le stavano accanto.

Si rituffò nel gelo pungente di Vienna, quel freddo che le era così tanto mancato nel periodo che aveva trascorso a casa, guardandosi di nuovo attorno per esser certa di essere di nuovo a casa si incamminò per la vastità di elisabethstrasse col cuore trepidante all'idea di incontrare di nuovo coloro che erano di fatto diventati la sua famiglia in quella città sconosciuta.


***


C'erano tante cose che guastavano senza possibilità di rimedio l'umore cangiante e incostante Edelweiss Lechner, la pioggia debole e fitta ad esempio, o il ritardo, o la poca accuratezza nel fare ciò che desiderava, o il non mantenere la parola data, non c'era dunque da stupirsi se in quel particolare momento, in cui la pioggia aveva iniziato a cadere debole e fitta fuori dal caffé nel quale si era data appuntamento con amici che non vedeva da tanto i quali, tradendo la parola data, avevano deciso di farla aspettare ormai cinque minuti in più rispetto all'orario stabilito. Fu dunque naturale per lei esibire una smorfia di disappunto non appena la figura leggermente minuta e visivamente accaldata di Asteria Cagnoli fece il suo ingresso nel luogo designato per il loro incontro, si rese conto di aver aggiunto giusto un' ombra minacciosa di troppo quando l'espressione dell'italiana più mortificata del previsto le fece improvvisamente dimenticare tutti i nefasti propositi che si era ripromessa di portare a termine.

è passato un anno da quando ci siamo viste l'ultima volta...e tu hai anche il coraggio di farmi aspettare?”

Edel le fece cenno di sedersi spostando la sedia di fronte a lei con un movimento del piede e Asteria non se lo fece ripetere due volte, si abbandonò distrattamente sul velluto rossiccio senza curarsi neanche di appendere il cappotto a uno degli attaccapanni che erano stati resi disponibili all'ingresso, si concesse una breve occhiata all'ambiente circostante prima di affrontare lo sguardo glaciale della sua amica

Lo so, lo so, ti prego non farmi la predica, sono già abbastanza distrutta senza, non mi sono ancora fermata un attimo, e poi dai, ti avrò fatto aspettare al massimo dieci minuti, se abituata a molto peggio generalmente... e non dirmi di no, sono certa di aver avuto più di dieci minuti di ritardo in almeno sei o sette occasioni”

Comincio a pensare che stare tutto questo tempo a casa tua ti abbia di nuovo irrimediabilmente rovinata” le disse Edel prima di allungare leggermente il collo per raggiungere la sua guancia.

Edelweiss era stata la sua prima vera amica in Austria, erano stati gli studi ad unirle per via di un progetto riguardante le stelle, Edel si occupava di storia antica, una materia apparentemente scollegata dalle normali occupazioni accademiche di Asteria eppure quando si erano ritrovate nella stessa stanza nessuna delle due aveva potuto fare a meno di iniziare a gravitare attorno all'altra. Tra le altre cose Edel divideva con lei una cosa fondamentale, ovvero un pessimo rapporto con il proprio nome di battesimo. Edelweiss era forse il più germanico dei nomi e in egual misura il meno aggraziato nonostante il suo significato e il meno musicale, ragion per cui, di comune accordo con Asteria, si presentava sempre e solo come Edel.

Allora... come sono andate le cose in Austria mentre ero via?”
“Non saprei da dove cominciare...insegno in una scuola media per ora, anche se i miei vorrebbero che la smettessi di lavorare per accasarmi e donare dei figli alla nazione, la nazione in questione inoltre non è più una nazione come ben saprai”
“Sshh” con una gomitata l'italiana costrinse la compagna ad abbassare il tono della voce appena si rese conto che diversi tra i clienti del caffè avevano iniziato ad osservarle con curiosità, e di quei tempi la curiosità altrui poteva rivelarsi fatale.

Dicevo la nazione non è più la nazione, non esiste più l'austria ma solo la grande Germania, Heil Hitler

Non era facile, non lo era davvero e Edel aveva la brutta abitudine di affrontare le cose non facili con una dose sfacciata di arrogante sarcasmo che di quei tempi non era consigliabile, ma del resto la sua intera persona era di per sé poco consigliabile ed era forse per questo che Asteria era riuscita a volerle subito così bene.

Oh sono certa che in questo clima di purezza della razza tu non avrai nessun problema” disse tirandole con misurata dolcezza una ciocca di capelli biondissimi aboccolata sulla spalla, con i suoi capelli biondissimi, gli occhi come il ghiaccio e un'affinità per diverse discipline sportive che avrebbe messo in difficoltà molti uomini Edel era esteriormente tutto quello che un bravo rappresentante della razza Ariana, termine che ancora le creava qualche difficoltà, avrebbe dovuto aspirare ad essere, certo sarebbe stato assai più semplice se il Germanico aspetto della sua amica si fosse accompagnato a un altrettanto Germanico ordine di pensieri, ma in fondo la vita non era vita se non la si rischiava con opinioni scomode espresse al momento sbagliato.

Non mi hai detto per quale motivo mi hai voluto vedere oggi a tutti i costi, insomma sei appena arrivata e io non vado da nessuna parte, potevamo rimandare se ti volevi riposare” lo sguardo colpevole che l'italiana mise su fecero assumere all'austriaca un aspetto ancora più intimidatorio di quello che aveva solitamente, ed Edelweiss era davvero molto intimidatoria.

Non me lo dire... non lo voglio sentire”
“Ho detto anche a Kurt che sarei tornata, e che mi avrebbe fatto piacere se ci fossimo incontrati tutti assieme, e questo è l'unico giorno della settimana in cui lui avrebbe potuto...ed è desolato e vuole parlare con te e visto il clima Dio solo sa dove verrà mandato la prossima volta” Asteria aveva iniziato a stringere convulsamente le mani dell'amica che non pareva troppo impressionata dalla sua confessione ricamata da scuse strappalacrime davvero niente male. Kurt era arrivato nelle loro vite poco dopo il loro incontro, giunto in Austria per ultimare le ricerche della sua tesi aveva poi deciso di fermarsi a lavorare nel paese per un medio-lungo periodo, ci sarebbe rimasto più che volentieri, uno come lui che amava la storia dell'arte e il restauro a Vienna era praticamente di casa, poi era iniziata la guerra e con la guerra era arrivata la leva, per cui dopo essere tornato in Germania per iniziare il suo addestramento era stato dislocato ironicamente proprio nella capitale. Non era un cattivo ragazzo, era solare, allegro, inopportuno e un po' troppo espansivo... in sostanza non molto tedesco e fino a poco tempo prima lui e Edel andavano d'amore e d'accordo, situazione che era cambiata tragicamente con i fatti concomitanti all' Anschluss che aveva visto Kurt come soldato semplice della Wermacht e Edel come ordinaria civile che aveva visto il suo paese sparire dalle cartine nel giro di poche settimane.

Quindi ci degnerà della sua presenza immagino...evviva”

Edel non essere severa...c'è la leva obbligatoria cosa ti aspettavi che facesse? Che si facesse arrestare?”

Per quel che mi riguarda poteva anche farsi fucilare”

Non lo pensi davvero”
“Certo che lo pensa davvero”

nel voltarsi Asteria fu sorpresa del cambiamento del suo amico e un leggero sussulto provenire dalla bocca di Edel le fece intendere che no, lei non pensava davvero quello che diceva, Kurt sorrise lievemente alle due ricambiando lo sguardo dolce dell' Italiana ma evitando saggiamente il confronto con Edel la quale sembrava sul punto di mangiarlo vivo. Non era cambiato molto, era sempre alto uguale anche se la divisa lo slanciava di più, aveva sempre le mani grandi forse leggermente meno delicate visto l'addestramento, le sopracciglia folte e scure che facevano sembrare i suoi occhi ben più chiari di quanto non fossero in realtà, i capelli castani coperti da una copricapo militare e qualche medaglia appuntata nel petto, segno evidente di una recente promozione. Non erano sorprese, di quei tempi le promozioni erano abbastanza comuni, sono il risultato di nervi saldi in situazioni di pericolo e in una guerra è necessario avere entrambi per non farsi ammazzare.

Sei venuto!”
“Scusa per il ritardo Schatzi” lo disse con una dolcezza così disarmante che abbinata a quegli occhi tristi avevano sciolto il cuore perfino di Edel che per un brevissimo istante esitò sulla figura del ragazzo con una punta di senso di colpa negli occhi, espressione che mutò di nuovo prima che Kurt potesse riuscire a liberarsi dall'abbraccio di Asteria per poterlo notare.

Allora signor soldato, cosa ci racconti?”

E Kurt raccontò, facendo uscire dai polmoni una quantità di informazioni tali che a fatica Asteria e Edel riuscivano a stargli dietro, non che lo biasimassero, erano perfettamente consce che tra addestramento militare, arruolamento e guerra Kurt fosse quello con più bisogno di sfogarsi, i drammi familiari di Asteria non potevano competere con l'avere a che fare con sangue e cadaveri, così come non poteva competere il senso di inadeguatezza di Edel che storceva il naso mentre passava per strada osservando tante divise uguali a quella del suo amico. Per Edel non era facile, sentirsi in colpa per Kurt e allo stesso tempo usarlo come capro espiatorio per mettere a tacere quella vocina che le diceva che il suo paese non sarebbe più stato come prima, anche se c'era da ammettere che lei si metteva molto d'impegno per mortificare il ragazzo ad ogni parola sbagliata che pronunciava.

Avete più avuto notizie di Silke da quando... beh... lo sapete”

Sebbene la domanda fosse rivolta ad entrambe Asteria sapeva che Kurt più che a Edel stava chiedendo a lei, Silke Von Anhalt era forse la sua più vecchia amica, o perlomeno quella con cui aveva mantenuto il rapporto più stretto nel corso del tempo, lei e suo fratello Theoderic, Eric per tutti e Theo per sua sorella, passavano sin da bambini le vacanze in trentino in una tenuta non troppo lontana da una delle case della sua famiglia, si erano incontrate per caso e per caso si erano perse nel bosco, erano bastate poche ore assieme nelle quale Silke non parlava italiano e Asteria non parlava tedesco ma in qualche modo erano riuscite a cavarsela, solo a fine giornata Theoderic era riuscito a recuperarle. Per molto tempo Asteria si chiese se non fosse stato proprio quel momento a mandarle in pappa il cervello facendole definitivamente perdere qualsivoglia forma di buonsenso per quanto riguardava gli uomini, il fratello di Silke era il genere di persona attorno alla quale chiunque avrebbe desiderato gravitare e quando le aveva soccorse entrambe Asteria rimase così impressionata che lo avrebbe volentieri scambiato con entrambi i suoi di fratelli, solo col tempo avrebbe compreso che non sempre la prima impressione è quella giusta, e che non è mai troppo tardi per cambiare idea.

...no... e dubito che lei voglia averne di mie, non che non abbia provato, ho provato eccome. Ho scritto spesso all'indirizzo della sua famiglia in germania e anche in trentino, ma non ho mai ricevuto una risposta, credo che abbia ancora bisogno di tempo, comunque non escludo che possa ritornare qui a Vienna ora che finalmente il fratello si è levato di torno”

Questo non è propriamente esatto”

Che vorresti dire scusa?” ad Asteria non piaceva affatto quando le sue aspettative venivano disattese e amava ancora meno che qualsiasi fatto che implicava l'avere Theoderic Von Anhalt lontano da lei fosse messo in pericolo da un banale non è propriamente esatto.

Cercò di non dare a vedere il fastidio fisico che quella situazione le creava, eppure non riusciva a darsi pace e se Kurt non si fosse sbrigato a darle una più che convincente giustificazione sarebbe passato dal non propriamente esatto al non propriamente vivo.

Come sapete sono parecchie le unità dell'esercito tedesco che sono state traferite in Austria”

Ho come la sensazione che il resto di questa conversazione non mi piacerà per niente”

Non vorrei implicare niente... insomma potrebbe anche essere stato mandato da qualche altra parte, io stesso verrò ricollocato tra poco per...lasciamo perdere, quello che voglio dire è che non è assolutamente improbabile che il membro di una famiglia influente come i Von Anhalt venga mandato in una zona tanto importante per il Reich”

Tu mi hai fatto prendere un colpo solo per una tua supposizione?”

Kurt non ebbe davvero il cuore di comunicarle che no, Theoderic Von Anhalt non aveva per niente lasciato l'Austria definitivamente, tutt'altro, ma non voleva neanche morire per mano di una delle sue più care amiche, specialmente quando già Edel mostrava un atteggiamento molto poco accomodante nei suoi confronti, per non parlare del fatto che non poteva di certo infischiarsene degli ordini e della discrezione e sbandierare in un caffè nomi e cognomi di un membro del Reich appena dislocato. Vienna era grande e l'Universo era magnanimo, le possibilità che Asteria si imbattesse di nuovo in Theoderic nei suoi tragitti dal suo appartamento alla facoltà di Astronomia erano davvero piccole, non inesistenti ma quantomeno improbabili.

Senti lascia perdere e non ti preoccupare... ah maledizione”
“Che c'è?”
“Niente, è solo tardi, devo ritornare dal mio reparto...ma ci rivedremo presto...sempre che voi lo vogliate”

Certo che lo vogliamo!” l'entusiasmo di Asteria non rispecchiava appieno quelle che erano le intenzioni di Edel, che si decise a fare una sorriso molto poco convincente solamente quando il gomito dell'amica minacciò l'incolumità dei suoi fianchi che quel pomeriggio era stata già messa a repentaglio diverse volte.

Le due osservarono l'amico mentre si allontanava lasciandole indietro e l'italiana non poté fare a meno di sentire una leggera stretta allo stomaco, improvvisamente la freddezza di Edel non le pareva più così fuori luogo, erano passati dal parlare di università, vacanze estive e famiglia al parlare di arruolamenti e occupazioni, se appena tornata quella mattina era certa che quella guerra non l'avrebbe toccata più di tanto adesso non ne era più così sicura.

Ti va se ci facciamo preparare qualcosa per cena? Visto che ormai è così tardi?”
“Vorrei ma ho giurato ad Angela che sarei tornata a casa per cena... ma puoi sempre venire da me, quello che basta per due basta anche per tre, soprattutto quando cucina lei”

Edel sorrise ripensando ai racconti che aveva sentito sulla svampita e aggressiva cugina dell'Italiana, in effetti quando Edel pensava agli italiani era proprio persone come Angela che si immaginava, di certo non come Asteria, le due si avviarono fuori dal caffé infilandosi nel primo taxi disponibile. Giunte in prossimità di Elisabethstrasse Edel iniziò a guardarsi attorno con eccitazione,non era un segreto che quel quartiere fosse fosse uno dei migliori di Vienna e per lei restava ancora un mistero il come i due fratelli della sua amica fossero riusciti ad acquistarle un appartamento di più che confortevoli dimensioni proprio in quella strada.

Mi piacerebbe conoscerli”
“Chi?”
“I tuoi fratelli... devono essere in gamba se sono riusciti a fare tutti questi soldi”
“Hanno quel che si chiama naso per gli affari e hanno ereditato un sacco di roba, ma credimi se ti dico che non ti perdi niente”

le due si infilarono nel palazzo sfregandosi le mani nel tentativo di scacciare il freddo, Edel seguì l'amica che aveva già inforcato le scale incurante del rumore molesto che proveniva dai suoi stivaletti, era certa che la signora Haas, altro personaggio curioso dei racconti di Asteria, non sarebbe stata felice di essere disturbata.

Accidenti non ci credo”
“Che ha fatto Angela?”

le due si fermarono di fronte alla porta spalancata della casa notando diverse luci accese venire dall'interno, Asteria visibilmente irritata per una tale mancanza di attenzione entrò in casa scaraventando gli stivaletti nell'ingresso, certa che Edel avesse assistito a comportamente ben peggiori della sua mancanza di educazione.

Angela...Angela maledizione dove sei?”
“Ma tua cugina è sempre così distratta?”
“Macché anzi, cioè è distratta il più delle volte, ma non lascia mai tutto aperto... Angela?”

incurante dell'aria improvvisamente sospettosa dell'Austriaca Asteria continuò a girare a vuoto nell'appartamento, passando una alla volta tutte le stanze, cominciava a capire perché la signora Haas avesse sua cugina così tanto in antipatia, la distrazione era una cosa ma l'irresponsabilità un'altra, e non fare attenzione neanche alla porta di casa non era di certo il genere di cose che una portinaia faceva passare inosservate.

Asteria la cucina!”

Prestando di nuovo attenzione all'amica l'italiana ripercorse il tratto della casa che le separava per poi accorgersi del leggero luccichio di uno dei fornelli, iniziando a farsi prendere da una leggera inquietudine entrò nella cucina buia notando quello che doveva essere un pentolino del té abbandonato su un fornello con l'acqua che ormai colava lungo il mobile della cucina, ma non fu quella la vista che la atterrì maggiormente, tentò di urlare appena vide il corpo esanime di sua cugina sul pavimento ma quello che uscì dalle sue labbra fu solo un rantolio disperato, abbastanza per attirare l'attenzione di Edel che, una volta accesa la luce della cucina, sbiancò alla vista del corpo di Angela accasciato a terra.

No, no no no no... Angie” Asteria invocò il nome della cugina come una preghiera, sentendo la presa forte delle mani di Edel avvolgerle le spalle, l'amica sembrava volerla tenere lontana da quello che rimaneva dell'allegria di sua cugina, un corpo freddo, immobile e rigido abbandonato su un pavimento altrettando freddo, immobile e rigido.

Cristo Santo...dobbiamo chiamare qualcuno, e tu devi allontanarti”
“Non posso, non posso serve un medico...chiama la signora Haas, ci serve un medico”

Asteria... Asteria guardami, non serve un medico, non più...ci serve la polizia”

osservò gli occhi dispiaciuti e decisi di Edel, che in qualche modo riusciva a tenere in controllo in quella situazione orribile, eppure le premure della sua amica non erano in grado di ridurre la brutalità delle sue parole... parole giuste... a loro non serviva un medico, i medici servono per i vivi, loro avevano appena rinvenuto il cadavere di sua cugina nella cucina di casa sua e nessun medico del mondo avrebbe potuto farci niente.

Asteria rimase inginocchiata sul pavimento a guardare per qualche altro istante il viso con gli occhi ancora aperi di Angela, pochi secondo dopo sentì la porta di casa sua socchiudersi, segno evidente che Edel doveva essere uscita per cercare aiuto, segno ancora più evidente che quello che stava affrontando non era un incubo ma la realtà.

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Capitolo 2
*** 2. The meaning of my loss ***


Asteria
 
Sin da bambina Asteria aveva sempre trovato conforto nell’ osservare le stelle, le osservava quando si nascondeva dagli scherzi crudeli di Edoardo, aspettando paziente che Corrado arrivasse a placare i loro malumori, le osservava quando i suoi zii, una volta rimasta orfana, cercarono di opporsi al proseguimento dei suoi studi, cosa se ne sarebbe fatta dello studio una volta sposata? Non era forse più importante che imparasse a gestire gli affari di suo padre anziché perdere tempo e denaro, che aveva in abbondanza, per poi tornarsene comunque a Torino senza niente in mano?
Si era sempre ripetuta che un giorno gliel’avrebbe fatta vedere a tutti quanti, si era impegnata, aveva reso un paese straniero casa sua, visto che in patria trovava rifiuto in ogni dove, e sorprendentemente Edoardo, che quando era ragazzina non faceva altro che farla soffrire era stato il primo a schierarsi dalla sua parte… il secondo in realtà, la prima era stata Angela, che in quel momento giaceva senza vita in un obitorio, le era stato permesso di vederla solo per il riconoscimento facciale, poi niente, quella porta si era chiusa alle sue spalle e lei era rimasta in balia di un ufficiale della polizia che da ore le faceva le stesse domande…e lei da ore dava le stesse risposte, nella sua testa almeno, ogni volta che provava a parlare uscivano solo singhiozzi, e quel suo essere così pateticamente devastata in quella situazione iniziava ad irritare il suo interlocutore.
“Signorina Cagnoli…se lei continua a non collaborare sarò costretto a far intervenire la Gestapo, capisce in che condizione si è messa?”
Gestapo
La minacciavano con quella ridicola scusa da ore, eppure che cosa poteva farle la Gestapo? Che potere aveva su quello che stava per essere archiviato come suicidio per una dose mal calcolata di Morfina? Niente, si ripeteva, ma osservando la fronte madida di sudore del suo interlocutore stava iniziando a pensare che forse il rifiuto non fosse dovuto solo al dolore che provava, che la spingeva a negare l’evidenza e ad immaginarsi Angela ancora frizzante e sorridente…e viva, poteva trattarsi di, come lo definiva suo fratello, istinto di autoconservazione, non era mai stata sicura di averne, neanche un po’, ma poteva benissimo essersi sbagliata, un po’ come l’ufficiale si era sbagliato quando aveva cercato di minacciarla con la patetica scusa della Gestapo.
“Vorrei parlare con la mia ambasciata…qualcuno ha già provveduto ad avvisarla delle mie condizioni?”
Lo stupore nel volto pallido e stanco dell’uomo le fece comprendere che davvero doveva essere stata in silenzio tutto quel tempo, gli occhi le facevano ancora male e le lacrime continuavano a scendere impedendole di metterne bene a fuoco il volto, ma andava bene così, non aveva importanza che fosse lei a vederlo, bastava che lui continuasse a pensare di avere a che fare con una povera ragazza sconvolta e priva di coscienza di sé.
“Signorina Cagnoli, la prego, basterà che lei risponda a qualche breve domanda… i miei colleghi si stanno occupando di avvertire le autorità italiane, fino ad allora dovrà collaborare con le autorità”
“Collaborare per un suicidio? Mi stia sentire mia cugin…”
Le parole così come quella determinazione ritrovata le morirono in gola quando l’aprirsi di una porta e l’improvviso scattare in piedi del giovane ufficiale le fecero congelare il sangue nelle vene, non ebbe il coraggio di guardare chi si era unito a loro in quella stanza, ma improvvisamente quelle minacce che aveva ignorato così a lungo non le sembrarono più il fantasma di un interrogatorio condotto in malo modo.
“Heil Hitler!”
“Heil Hitler!”
“Come prosegue la conversazione con la nostra ospite?”
“…io ci ho provato…ma la ragazza sembra sconvolta…forse se le fosse concesso di parlare con le autorità italiane sarebbe…”
“Bene così Dornbach può andare, ci penso io adesso”
Asteria voltò lo sguardo verso l’uomo, capelli scuri, barba rasata, aveva gli occhi più chiari che avesse mai visto e un doppio mento appena accennato che rendevano la sua mascella pronunciata molto più inquietante di quanto già non fosse. La osservava con occhi vuoti e con un sorriso appena accennato, appena l’ufficiale lasciò la stanza l’uomo le si avvicinò alle spalle stringendogliene una in una presa ferrea, costringendola a guardarlo in faccia.
“Mi è stato detto che è stata lei a trovare la donna…deve essere stato terribile soprattutto se si considera il profondo legame affettivo che vi legava” c’era una dolcezza sinistra nelle parole di quell’uomo era ormai evidente che quella gente desiderasse qualcosa da lei, ma cosa non le era dato saperlo. Tutto quell’interesse per il suicidio di una ragazza era assolutamente inconcepibile, e a discapito della curiosità in quel momento l’unica cosa che davvero voleva era essere lasciata in pace.
“Mi auguro che lei comprenda che noi stiamo solo cercando di aiutarla a concludere questo brutto episodio senza doverci più pensare…sono solo domande di routine quelle che le verranno poste…può aiutarmi ad aiutarla?”
Si stropicciò gli occhi sperando che assieme alle lacrime, le maniche del suo cappotto potessero togliere anche quell’espressione di paura che non l’aveva abbandonata neanche per un momento da quando quell’uomo aveva messo piede lì dentro.
“Mi hanno fatto tante domande e alla maggior parte di esse non potrò rispondere la avverto… ma se proprio vuole chiedermi qualcosa prego”
l’uomo tirò fuori carta e penna e cercò di mantenere quell’aria ambigua che le impediva di valutare a dovere la situazione tenendola in quella bolla d’ansia e preoccupazione in balia di quella differenza di ruolo che le impediva di opporre una qualsiasi resistenza.
“Allora mi dica…da quanto tempo viveva con sua cugina in Austria?”
Asteria cercò di sciogliere le parole imprigionate nella sua testa, sperando che quello che aveva da dire bastasse a placare la curiosità di quel suo pericoloso interlocutore, pregando che davvero qualcuno avesse avvertito le autorità italiane del suicidio di sua sorella.
 
Edelweiss
 
Aveva passato la notte insonne e nonostante il mancato riposo l’adrenalina che le scorreva nelle vene non accennava a smettere di dirle che quello non era il momento della disperazione.
Dopo aver accompagnato Asteria alla centrale e aver risposto a qualche domanda sulla situazione in generale le era stato detto che poteva andare, quando aveva provato a chiedere della sua amica aveva ricevuto un sorriso freddo ed era stata accompagnata fuori, con la garanzia che se Asteria avesse collaborato sarebbe stata rilasciata non appena le autorità italiane lo avessero richiesto, autorità che non le era permesso contattare.
Edel conosceva Asteria, e conosceva l’affetto profondo che provava per sua cugina, non sarebbe stata in grado di rispondere a niente e andava aiutata, ma in quel momento il come poterlo fare non si decideva a disegnarsi nella sua mente, che a quanto pare non era così acuta come credeva.
Fece finta di niente quando quattro uomini in borghese fecero capolino sulle scale della questura mostrando alto il braccio e venendo accolti con reverenziale ossequio, la sua testa le diceva di non girarsi, di continuare a camminare e di allontanarsi quanto prima, cercando di non farsi prendere dal panico. Asteria poteva anche essere distrutta dal dolore ma lei non lo era, il suo cervello funzionava perfettamente e le stava dicendo che visto il coinvolgimento dei tedeschi non poteva trattarsi del suicidio di una persona qualunque. Appena intravide una cabina telefonica libera utilizzò la vetrina di un negozio per cercare di sistemarsi i capelli controllando allo stesso tempo di non essere seguita, una volta entrata tirò fuori un pezzo di carta con un numero di telefono scarabocchiato sopra, glielo aveva dato Asteria in un breve momento di lucidità quando ancora erano a casa e senza pensarci digitò il numero, sperando che chiunque rispondesse dall’altra parte fosse in grado di aiutarla.
Tuntun….tuntun…tuntun…tuntun…
“Pronto?”
La voce femminile dall’altro lato della cornetta la lasciò completamente paralizzata, mentre gli occhi cominciavano a bruciarle per l’agitazione, era passato più di un anno dall’ultima volta che aveva sentito quella voce amica, e vista la situazione era certa che non l’avrebbe più sentita in nessuna occasione.
“Silke…sei tu?”
Dall’altro lato del telefono provenne solo un sussulto, segno che se Silke aveva dato ad Asteria quel numero di certo non si aspettava che qualcun altro lo usasse per contattarla.
“Silke?”
“Come hai avuto questo numero? Mio fratello…”
“è stata Asteria, Silke Asteria è in pericolo…Angela è morta e non sappiamo come, se sei in Austria per favore torna”
Un altro sussulto e poi la chiamata fu interrotta, era evidente che Silke non fosse ancora pronta per niente di ciò che significava tornare a far parte di un gruppo, quando se ne era andata tempo addietro augurando morte a suo fratello e giurando dopo che lei medesima le aveva detto di andare a farsi fottere assieme a tutto il suo popolo dalla razza pura si era ripromessa di non cercarla mai più…Asteria no a quanto pare, eppure in quel momento anche Silke, cosa poteva fare? Niente che non potesse fare anche lei di certo, erano poche in realtà le opzioni che le rimanevano, poteva tornare a casa di Asteria, sperare che avesse dei numeri di telefono dei fratelli o della famiglia che la polizia non avesse preso anche quelli assieme ai campioni della cucina, poteva infischiarsene di quello che le aveva detto la polizia che le aveva intimato di non entrare in contatto con l’ambasciata italiana, sperare di arrivare all’ambasciata, avvisare del suicidio di Angela e informarli di Asteria e finire nella lista nera della polizia, sempre con la speranza che l’Ambasciata effettivamente non fosse stata avvisata e che ci fosse qualcuno con le competenze per risolvere il suo problema. Le prime due opzioni erano entrambe abbastanza pessime, ma la terza, quella che si accingeva a mettere in atto mentre fermava un taxi con un ghigno stampato in faccia aveva l’aria di poter funzionare.
Certo lasciò abbastanza sbigottito il Tassista il quale stentava a credere che una ragazza con quell’aria così per bene volesse davvero andare agli edifici utilizzati come basi militari per gli ufficiali tedeschi perché doveva parlare con il suo ragazzo.
Prese un giro più lungo, un po’ come se sperasse che a metà strada Edel cambiando idea gli chiedesse di tornare indietro, una possibilità così plausibile vista la poca voglia che aveva di vedere Kurt che la prese in considerazione diverse volte durante il tragitto.
Quando il taxi la lasciò di fronte a quello che doveva essere stato un istituto di scuola superiore sentì chiaramente il sapore della bile invaderle la bocca, ma quello non era il momento di farsi prendere dall’odio, se voleva risultare credibile avrebbe dovuto apparire il più cordiale e serena possibile. Del resto le era stato detto che non poteva contattare le autorità italiane, non che non poteva fare una visita al suo ragazzo.
 
Kurt
 
Quella giornata non era iniziata bene, per niente. L’addestramento mattutino era forse la parte più dura della giornata, l’essere uscito il giorno prima anziché riposarsi e l’essersi scontrato con Edel avevano solo contribuito a renderlo più nervoso e irascibile senza contare che lo smantellamento delle cellule della resistenza stava consumando molte più risorse di quelle che si erano aspettati all’inizio il che rendeva i suoi superiori irascibili e nervosi, soprattutto da quando avevano scoperto che uno dei luoghi preferiti da quei bastardi socialisti erano i bordelli, luogo al quale erano estremamente affezionati viste le attività alle quali erano dediti.
Da circa due settimane gli addestramenti si erano fatti molto più duri, che si trattasse di tiri liberi o di percorsi ad ostacoli o di disinnescare ordigni.
Il suo corpo esausto lo ringraziò quando, finiti gli addestramenti per quella mattina aveva deciso di concedersi una doccia prima di riprendere a lavorare come un mulo per il Reich, ma a quanto pareva la madre patria lo sentiva anche quando imprecava nella sua testa e aveva deciso di mandargli una punizione ben peggiore delle sacrosante esercitazioni.
“HETTWER”
Il suo nome risuonò all’interno degli spogliatoi pronunciato con una tale violenza che ancora un po’ perse l’equilibrio nel tentativo di affacciarsi dalle docce, luogo attuale della posizione appena comunicata da qualche vigliacco traditore dei suoi compagni.
Heil Hitler!”
Il suo superiore, un tenente giovane e prestante lo guardò disgustato quando se lo ritrovò di fronte bagnato e nudo come un verme, soppesandolo come se dovesse decidere in quel momento il valore della sua vita.
“Si metta subito qualcosa addosso…la sua doccia è finita”
Più confuso che atterrito Kurt eseguì senza fare domande l’ordine che gli era stato dato dal Tenente Klein che, come la maggiorparte delle persone non rendeva affatto giustizia al suo nome, l’unica cosa piccola del suo essere infatti doveva essere il cuore. Tenente che non aveva minimamente smesso di osservarlo con disgusto per tutta la durata della sua vestizione.
“Mi dica Hettwer…io le sembro il suo segretario?”
la risposta era ovvia, ma il fatto che il suo tenente superiore sentisse la necessità di chiederglielo lo fece preoccupare ancora di più.
“Certo che no signore!”
“Bene…e questa struttura” disse indicando lo spogliatoio ma riferendosi probabilmente all’edificio che era stato assegnato al loro settore dal Reich
“Ti sembra una sala da tè o un luogo di ritrovo o ancora un bordello?”
“Ci mancherebbe altro signore, ovviamente no…ma se posso, perché mi chiede di queste ovvietà?”
Klein ridacchiò appena Kurt finì di fare la sua domanda, gli occhi nocciola, così cangianti da sembrare verdastri vennero ridotti a due fessure inquietanti storpiando il volto armonioso dell’uomo che nel frattempo era diventato paonazzo e furente.
“Speravo che tu me lo domandassi Hettwer, perché sai…neanche a me questo luogo sembra un bordello e non mi pare di essere il tuo segretario eppure oggi ho dovuto sopportare le lamentele della tua puttana Austriaca che non fa altro che blaterare di volerti vedere”
I toni si erano alzati e per quanto volesse chiedere al suo Tenente chi diamine fosse la sua puttana austriaca visto che, il cielo gli era testimone, non aveva mai avuto il coraggio di relazionarsi con ragazze normali figurarsi con qualche disinibita di un bordello che, per come andavano le cose, poteva benissimo essere una spia.
Ma non ebbe bisogno di chiedere niente perché Moritz Klein era un fiume in piena impossibile da arginare, e presto gli avrebbe vomitato addosso tutte le informazioni che gli servivano per completare il puzzle di quella situazione assurda.
“Dimmi cosa diamine ti è saltato in testa quando hai rivelato la tua posizione a una completa sconosciuta? Mh…a cosa CAZZO PENSAVI”
“Temo di non capire signore”
“Una maledetta stronza è entrata qui dentro stamattina chiedendo di te, definendoti come un suo amico e sappiamo entrambi cosa ciò significhi, non mi frega un cazzo di quello che fai nel tuo tempo libero ma qui dentro devi essere irreprensibile, e permettere a una puttana qualsiasi di venire qua, una struttura protetta, riservata e rispettabile a interrompere il mio lavoro è tutto l’opposto di irreprensibile”
Il sangue gli si era appena gelato nelle vene, lui non conosceva nessuna puttana ma una stronza austriaca almeno la conosceva, Edel aveva appena svelato le sue carte…non volendo far soffrire Asteria aveva deciso di farlo fucilare dopo avergli distrutto una carriera militare che manco voleva…un piano astuto non c’è che dire.
“Che diamine fai ancora qui? Vai subito e leva quella dannata piaga dal mio campo”
Non se lo fece ripetere, uscì con la divisa ancora disordinata e i capelli bagnati pregando che Edel avesse fatto imbestialire solo Klein e non anche qualcun altro, ma più si avvicinava all’ingresso più comprendeva che in effetti Edel doveva avere tutto sotto controllo, la sua risata riempiva i corridoi e quando la sua figura gli comparve davanti, bellissima e luminosa…e con ancora i vestiti del giorno prima non poté fare a meno di tirare un sospiro di sollievo, stava lì attorniata da altri soldati che le avevano offerto una sigaretta che non era stata rifiutata. Scosse leggermente la testa pensando alla totale irresponsabilità delle azioni della sua amica.
“Edel”
Le fece cenno di avvicinarsi, e appena si mosse felina nella sua direzione non poté non notare il disappunto dei suoi commilitoni che adesso, dopo aver completamente frainteso la situazione lo osservavano con una mal celata invidia che gli provocò un discreto piacere.
“Kurt caro! Eccoti finalmente dove possiamo parlare?”
La afferrò per un braccio e la tirò via sperando vivamente di non attirare ulteriormente l’attenzione.
“Si può sapere che diamine fai? Vuoi farmi fucilare?”
“Suvvia per così poco”
La sua risata cristallina riempì nuovamente i corridoi e appena notò altri sguardi su di loro Kurt la tirò via spingendola in una stanza vuota. Assicuratosi di aver chiuso la porta si voltò di nuovo verso la ragazza che era improvvisamente diventata serissima.
“Mi dispiace essere venuta qui…ma non avevo altra scelta”
“Ti dispiacerà ancora di più quando il tenente Klein scoprirà che non ti ho cacciata fuori da qui…mi spieghi che diamine succede?”
“Sì tratta di Asteria Kurt…io e lei abbiamo trovato Angela morta ieri notte e siamo state portate in un commissariato”
Le parole di Edel lo trapassarono come proiettili da parte a parte, si immaginò il volto sempre sorridente di Asteria deformato in una smorfia addolorata e si maledisse per non averle riaccompagnate il giorno prima.
“Mio Dio…Asteria…lei sta bene?”
“No Kurt, la causa del decesso è un’overdose di morfina, almeno così dicono ma Asteria è ancora al commissariato, mi hanno detto che non avrei potuto contattare l’ambasciata italiana e mentre lasciavo la centrale ho incrociato quelli che sembravano a tutti gli effetti membri della Gestapo…polizia segreta Kurt! Cosa diamine le faranno?”
Edel ormai era arpionata al suo braccio con gli occhi pieni di lacrime… e di odio, la Germania le aveva già dato sufficienti motivi per farsi detestare e adesso stava cercando di toglierle la sua migliore amica.
“Vieni con me forza! Te ne devi andare adesso, io cercherò di fare quello che posso”
Uscì dalla stanza senza badare all’ improvvisa confusione dell’amica. Se dopo solo poche ore dalla sua morte il Reich aveva già mandato la Gestapo per Angela voleva dire che da qualche parte esisteva un fascicolo che la riguardasse anche se ciò, nel caso in cui avesse avuto ragione, poteva solo far peggiorare la situazione.
“Ma vuoi farlo da solo?”
“Finché resti qua non posso accedere all’archivio, voglio vede se esiste un caso Cagnoli o qualcosa del genere…ma tu devi andare via chiaro? Cercherò di rimettermi in contatto con te”
Sorrideva per rassicurarla…eppure sapeva che non c’era niente da ridere e Edel doveva averlo capito, perché non oppose nessuna resistenza quando la accompagnò fuori assicurandosi che si allontanasse dall’edificio per poi tornare indietro e cercare di fare qualcosa di utile.
Era bravo a non dare nell’occhio, parlava poco, aveva rapporti cordiali con tutti e aveva sempre fallito nel rendersi interessante agli altri, per cui camminava, salutava e si lasciava alle spalle chiunque incontrasse. Entrò neanche troppo furtivamente nell’archivio sperando di trovare qualcosa che riguardasse Angela, iniziando dalla lettera C di Cagnoli, cercava e leggeva, leggeva e cercava ma sembrava non esserci nulla, il ché non aveva senso soprattutto basandosi sulle informazioni portate da Edel.
“Kurt”
Si girò di scatto senza riuscire a trattenere un singulto, aveva preparato delle scuse per evitare di mettersi nei guai senza immaginarsi che fosse un membro delle Waffen SS e soprattutto non quel membro delle Waffen SS.
 “Eric…volevo dire SS-Obersturmführer!”
Sbatté i piedi e tese il braccio disgustato dallo sguardo compiaciuto del fratello di Silke che immaginava lontano da lì e che poteva trasformarsi in un vero problema.
“Cosa ci fa qui ufficiale Hettwer? Non è un po’ troppo poco qualificato per entrare qui dentro?”
“E lei non è un po’ troppo qualificato invece?”
Theoderic irrigidì la mascella irritandosi ma lasciò correre, e si accasciò lungo la scrivania osservandolo divertito.
“Ho visto Edelweiss lasciare la struttura prima…volevo salutarla ma ho pensato non fosse una buona idea”
Kurt sentì tutta la sua spavalderia abbandonarlo e cercò di affidarsi alla paura in quel momento che gli impediva di assumere qualsivoglia tipo di espressione, gli tornò alla mente una scena di più di un anno prima, anche lì c’erano lui e Theoderic…e Asteria e Edelweiss e Silke, e c’era sangue. Di Theoderic non ci si poteva fidare, averlo attorno voleva dire esserne in balia non portare avanti un rapporto alla pari. Non erano alla pari prima di entrare nell’esercito e non lo erano in quel momento in cui in quanto membro delle Waffen SS era automaticamente un suo superiore.
“Dimmi…cosa cerchi qui dentro?”
“Niente di che…”
“Forse potrei andare a chiederlo a Edel…magari lei saprebbe dirmelo”
“No aspetta…è per Asteria”
Vedendo il volto di Theoderic irrigidirsi improvvisamente si maledisse per aver pronunciato il nome dell’amica, ma se doveva essere onesto con se stesso sapeva bene di non aver alcun tipo di scelta, l’irrigidimento durò solo un secondo, il tempo per permettere al giovane SS- Obersturmführer di assumere un’espressione canzonatoria che aveva il solo scopo di farlo sentire ancora più inutile.
“Cagnoli è tornata di nuovo qui? E cosa mai potrebbe volere dai nostri archivi? Lo sai qual è la pena per chi ruba?”
“Asteria è in un commissariato…sua cugina Angela si ò suicidata ieri notte ma…”
“Ma?”
“Ma Edel dice che è stata coinvolta la Gestapo nelle indagini…e volevamo sapere il perché”
la risata del giovane riecheggiò nella stanza facendolo impallidire, era ingiusto che un ragazzo con un cuore così orribile avesse la capacità di far sentire gli altri sempre al posto sbagliato al momento sbagliato.
“Non esiste nessun fascicolo Cagnoli…e adesso vattene, se Asteria non sa niente la lasceranno andare, nessuno vuole altri problemi con gli italiani”
“Aspetta… ma quindi tu…”
“Ti ho detto di sparire”
Fu Kurt questa volta a ridacchiare allontanandosi dalla porta, allibito dall’atteggiamento autoritario di quel ragazzo che aveva un tempo considerato un caro amico. Era incredibile il modo in cui la guerra fosse in grado di cambiare e deformare le persone, corrompendo qualsiasi forma di bontà esistita in precedenza.
“Sai…non mi sorprende che Silke non ti rivolga più la parola…però lasciati dare un consiglio, evita di darle altri buoni motivi per odiarti”
Se ne andò senza aspettare di conoscere la reazione che quelle parole avrebbero provocato nel giovano uomo, anche se dubitava che qualcosa in grado di scalfirlo potesse esistere.
 
Theoderic
 
Avrebbe potuto farlo fucilare, eppure Kurt Hettwer sembrava determinato a irritarlo ogni giorno di più, malediceva ogni giorno il giorno in cui sua sorella aveva deciso di legarsi a gente come i Cagnoli e ai bizzarri amici di quella famiglia. Il principale risultato di quella scomoda amicizia era stato l’allontanamento di sua sorella dalla famiglia, finita Dio solo sapeva dove ma anche il suo avvicinamento a persone che mettevano ogni giorno in discussione la stabilità che lui stava cercando di creare.
Non esisteva nessun fascicolo Cagnoli era vero, non aveva mentito su quello, ma non era la sua appartenenza alla famiglia Cagnoli che aveva reso Angela così pericolosa nei tempi passati. Si diresse verso gli scaffali dopo essersi assicurato di aver ben chiuso la porta alle sue spalle, tirando fuori da una cassetto un fascicolo ancora troppo scarno per poterne creare un vero e proprio caso che portava il nome Herbstorchidee Orchidea d’Autunno, nessuno sapeva bene in cosa fosse coinvolta Angela Cagnoli, ciò che era certo è che in quel lasso di tempo in cui Asteria era rientrata in Italia sua cugina era entrata in contatto con un numero considerevole di persone diversi dei quali erano risultati membri di cellule isolate della resistenza, eppure non si era mai riusciti a collegarla a niente.
Angela viveva come faceva un fantasma, toccava tutti ma allo stesso tempo non si faceva toccare da nessuno e cercare di incastrarla era come tentare di afferrare la nebbia.
Prendendo il fascicolo con sé si lasciò lo studio alle spalle, aveva rifiutato l’incarico di occuparsi della questione Herbstorchidee la prima volta che gli era stato proposto, ma quella rognosa situazione si stava improvvisamente trasformando in qualcosa di incredibilmente interessante. Aveva conosciuto Angela da bambino, e la ricordava come un terremoto e se quel terremoto stava per abbattersi sulla città di Vienna voleva essere preparato.
Lasciando l’edificio si fece guidare dall’istinto per decidere cosa fare…eppure vista la meta in cui si era auto-condotto iniziava a dubitare che il suo istinto avesse a cuore la sua autoconservazione.
 
Asteria
 
L’avevano trattenuta per ore ormai, non le era permesso telefonare né parlare con Edel, non sapeva manco se Edel si trovasse ancora in quell’edificio o se fosse stata condotta altrove si aspettavano che rispondesse a tutte le loro domande eppure nessuno sembrava intenzionato a rispondere alle sue.
Avrebbe voluto avvertire Edoardo o Corrado, in quel momento uno dei sue due fratelli le avrebbe fatto davvero comodo, si sentiva in balia degli eventi e odiava quella sensazione di impotenza che il rimanere a contatto con quell’individuo sgradevole le provocava.
“è proprio certa di non volermi dire quello che voglio sapere signorina?”
“Sono proprio certa di non sapere come rispondere alle sue domande”
Ci aveva provato all’inizio a fare la povera vittima, ma dopo ore passate in quella stanza oltre al dolore e alla rabbia per la morte di Angela si era aggiunta anche una strana e primordiale forza interiore che le chiedeva di ribellarsi…una pessima idea se si tenevano in considerazione gli individui con i quali aveva a che fare.
“Io non credo a una parola di quello che dice” le mani possenti dell’uomo sbatterono sopra il tavolo facendola sussultare, era fortunata che per ora la superficie liscia e legnosa fosse stata l’unica cosa lì dentro a subire l’ira di quel figuro
“Io non posso rispondere alle sue domande, ero a Torino nel breve periodo che Angela ha passato a Vienna… ci siamo scritte delle lettere che sono tutte nel nostro appartamento più una parte che ho conservato a Torino, sarò ben felice di fargliele leggere ma questo è quanto. Sono tornata a Vienna ieri e la notte stessa mia cugina ha deciso di uccidersi…non posso dirle niente”
Quell’insistenza e quella brutalità le fecero tornare però in mente le parole che la signora Haas le aveva dett descrivendo sua cugina.
Una ragazza strana che andava in giro con gente strana
Qualsiasi cosa in cui Angela si fosse immischiata non doveva essere niente di buono e Dio solo sapeva se avesse intenzione di andare a fondo. Vide la bocca dell’uomo muoversi di nuovo pronta a parlare e ridotta a un rantolio imbarazzato non appena la porta della stanza si aprì rivelando il profilo dell’ultima persona al mondo che avrebbe voluto al suo fianco in quel momento.
“L’interrogatorio di routine finisce qui, lo sfortunato incidente è stato archiviato come suicidio, mi sono occupato personalmente di avvisare l’ambasciata italiana che presto invierà qualcuno a collaborare per ulteriori ed eventuali accertamenti”
Theoderic Von Anhalt stava lì in piedi gelido e magnifico con gli occhi fissi su un fascicolo, che facevano occasionalmente capolino sul volto del suo interlocutore, che aveva ormai perso quel poco di colore che gli rimaneva trasformandosi in una faccia di timore reverenziale. Asteria superato lo shock iniziale osservò come si deve la divisa del fratello di Silke scorgendo un teschio con due ossa incrociate che le fece gelare il sangue nelle vene. Edel aveva cercato di spiegarle la differenza dei vari settori della Wermacht per evitare che si mettesse nei guai con la persona sbagliata, eppure quel simbolo la riportava a Torino, lo aveva visto solo un’altra volta, a casa sua in un breve soggiorno dei fratelli, apparteneva a un ospite dei suoi zii e sia Corrado che Edoardo le avevano intimato di tenersi alla larga da quell’uomo.
“Ciao Asteria…come stai?”
Presa dai suoi pensieri non si accorse che lei e Theoderic erano rimasti soli nella stanza, sussultò appena lo vide sorridere nella sua direzione, come se fossero ancora amici, come se non fosse successo niente e come se lei dovesse esser felice di rivederlo, cose che naturalmente non era.
“Stavo meglio ieri…grazie”
“Mi dispiace molto per tua cugina, e per tutto il resto”
Afferrò il cappotto e cercò di sorpassarlo, voleva lasciarsi alle spalle, la centrale, la Gestapo e soprattutto Theoderic Von Anhalt, voleva solo concentrarsi sul suo dolore, Angela non meritava che il lutto per lei venisse offuscato da pensieri così poco felici. Ma la mano dell’uomo le afferrò il braccio, prima che potesse chiedere il perché di quel comportamento o spingerlo via Theoderic mostrò i suoi documenti ancora stretti nella sua mano, fece per prenderli ma il braccio del ragazzo si sollevò troppo in alto, lasciandola a terra con gli occhi più furiosi che mai.
“Vedo che hai fatto carriera Theo…sei stato in Polonia”
La sua non era una domanda, il Totenkopf sulla divisa del giovane uomo era l’unica prova che le serviva. Le chiamavano Waffen SS le divisioni alle quali apparteneva, solo per veri tedeschi davvero puri e davvero convinti, il sapore della sua stessa bile le riempì la bocca e se non fosse stato per il digiuno imposto dalla sera prima probabilmente avrebbe vomitato proprio in quel momento. Lui continuò a non dire niente ma le allungò con calcolata cortesia di suoi documenti, sorridendole nello stesso modo magnetico che usava quando erano bambini, ma lei non era più una bambina e trovava difficile non odiare quell’uomo che aveva quasi distrutto quello che era stata in grado di costruirsi in Austria.
Afferrati i documenti se ne andò sperando di non doverlo più vedere, eppure sembrava che con il suo ritorno in Austria fossero tornati anche i problemi.
“Ci vediamo presto Cagnoli…prima di quanto immagini”
con la voce sgradevolmente dolce di Theoderic nelle orecchie di allontanò dalla centrale di polizia trovando all’ingresso ad attenderla Kurt e Edel, rappresentazione vivente del sollievo e per una volta decise di non permettere a Theo di avvelenare il suo lutto, con il braccio di Kurt attorno alle spalle e quello di Edel che le avvolgeva la vita si riavviò verso casa ben decisa a far luce sui recenti avvenimenti.

 

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