Lullaby of a banshee

di Nazuhi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day 1- Poisonous ***
Capitolo 2: *** Day 2- Tranquil ***
Capitolo 3: *** Day 3- Roasted ***
Capitolo 4: *** Day 4- Spell ***
Capitolo 5: *** Day 5- Chicken ***
Capitolo 6: *** Day 6- Drooling ***
Capitolo 7: *** Day 7- Exhausted ***
Capitolo 8: *** Day 8- Star ***
Capitolo 9: *** Day 9- Precious ***
Capitolo 10: *** Day 10- Flowing ***
Capitolo 11: *** Day 11- Cruel ***
Capitolo 12: *** Day 12- Whale ***
Capitolo 13: *** Day 13- Guarded ***
Capitolo 14: *** Day 14- Clock ***
Capitolo 15: *** Day 15- Weak ***
Capitolo 16: *** Day 16- Angular ***
Capitolo 17: *** Day 17- Swollen ***
Capitolo 18: *** Day 18- Bottle ***
Capitolo 19: *** Day 19- Scorched ***
Capitolo 20: *** Day 20- Breakable ***
Capitolo 21: *** Day 21- Drain ***
Capitolo 22: *** Day 22- Expensive ***
Capitolo 23: *** Day 23- Muddy ***
Capitolo 24: *** Day 24- Chop ***
Capitolo 25: *** Day 25- Prickly ***
Capitolo 26: *** Day 26- Stretch ***
Capitolo 27: *** Day 27- Thunder ***
Capitolo 28: *** Day 28- Gift ***
Capitolo 29: *** Day 29- Double ***
Capitolo 30: *** Day 30- Jolt ***
Capitolo 31: *** Day 31- Slice ***



Capitolo 1
*** Day 1- Poisonous ***


Day 1 – Poisonous

 

Il calice di cristallo si frantumò sulle piastrelle del salone. Schegge acuminate schizzarono tutt’intorno, mescolandosi al Chianti che aveva appena sorseggiato.
Veleno?
Byron portò una mano al petto, si aggrappò alla stoffa della camicia. Le nocche scrocchiarono, lugubri presagi di un destino infausto. Un sudore gelido gli scivolò lungo le vertebre, il sangue gli martellò nelle orecchie. I polmoni erano tizzoni ardenti. Sgranò gli occhi, spalancò la bocca disperato.
Aveva bisogno di aria!

Fu tutto inutile. Thomas, in piedi davanti a lui, gli sorrideva beffardo. Byron stramazzò al suolo, sopra le schegge e il vino rosso. Sulle labbra livide, aleggiava una sola domanda rivolta al figlio: perché?

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Capitolo 2
*** Day 2- Tranquil ***


Day 2 – Tranquil

 

Non un suono, né una voce.
Solo silenzio.
Tranquillo silenzio.

 

V si richiuse la porta alle spalle, sollevò gli occhi sul volto del fratellino. L’espressione tranquilla che aleggiava sulle labbra, i riccioli rossicci adagiati sul cuscino, le palpebre abbassate. Respirava ancora, ma la sua mente non era più lì con lui.
Si sedette sul letto e gli strinse una mano. Tra quelle quattro mura spoglie e tetre non sentiva più le accuse che IV stava urlando a Tron. C’era solo quella tranquillità che a lungo aveva desiderato di poter sfiorare e che adesso era lì, cristallizzata in quell’eterna nicchia fredda che il coma di III aveva creato.

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Capitolo 3
*** Day 3- Roasted ***


Day 3- Roasted*

 

«Sei una delusione!»
Papà…
«Sei un incapace! Ti avevo detto di ucciderla! Perché non l’hai lasciata in mezzo alle fiamme? Perché l’hai portata via dall’incendio? Eppure era semplice: bastava voltarle le spalle e andarsene. Pure uno stupido ci sarebbe riuscito. Persino una scimmia! Dimmi, IV, sei più stupido di un scimmia? No, immagino di no. Sei soltanto un debole! Un incapace! Se non ti avessi ingannato con quella carta, non saresti stato capace neanche di ferirla. Senza di me non sei capace di fare nulla. Sei solo un figlio inutile!»
Non è vero, non è vero!
«Non sei capace neanche di morire per me. O di perdere un fottuto occhio.»
 

 

*In questo caso ho preso il significato figurativo inglese del termine, ovvero quello di “criticare aspramente o parlare in maniera arrabbiata con qualcuno”. In italiano è un significato che non esiste, perciò mi sembrava giusto farvelo presente.

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Capitolo 4
*** Day 4- Spell ***


Day 4- Spell

 

Una singola goccia stillò dalla ferita sul polpastrello e cadde in terra, rimbombando nel silenzio della stanza. Troppo rumore, lo deconcentrava.
Chris appoggiò l’indice sul pavimento e prese a seguire i simboli tracciati precedentemente.

Rosso su bianco.
Sangue su gesso.

Non doveva sbagliare. 

Quando ebbe finito si scostò i capelli argentei dietro le orecchie: lo intralciavano. Si asciugò la fronte, imperlata di sudore. Controllò per l’ennesima volta quell’intricato disegno e poi sorrise: non aveva dimenticato nulla, l’incantesimo era pronto.
Impose le mani e mormorò la formula. Il cerchio brillò e una densa nube comparve tutt’intorno. Un boato scosse l’intero edificio, una silhouette si stagliò tra la nebbia.
Eccolo, il demone!

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Capitolo 5
*** Day 5- Chicken ***


Day 5- Chicken*

 

Per favore, Liz, non guardarmi in quel modo! Non guardarmi come se li avessi appena uccisi! Non l’ho fatto, non avrei mai potuto. Li amo, capisci? Come amavo te, come amavo me stesso prima di tutto questo! 

Ho paura di perdonare, di scoprire di non avere più un’anima. Di sentirmi dire da loro che sono un mostro di padre e che ormai è troppo tardi per tornare indietro, troppo tardi per fare qualsiasi cosa. Di scoprire che la mia famiglia non esiste più e che non posso più amare ed essere amato.
Ho paura di averli persi, Liz.
Come ho perso me stesso.
Come ho perduto te.

Sono un codardo.

 

*anche in questo caso, ho preso il significato figurativo del termine, ovvero “codardo”.

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Capitolo 6
*** Day 6- Drooling ***


Day 6- Drooling

 

Thomas inspirò con forza, schiuse le palpebre, deglutì. Espirò, esaminò i canini con la lingua e deglutì ancora. Doveva controllarsi, l’odore di sangue si percepiva appena nell’aria profumata della sala da ballo
Tornò a guardare il sottile collo della donna. Candido come la porcellana, creava uno strano contrasto con il rosso fiammante delle labbra. Un contrasto che gli stava mettendo appetito. Si portò di nuovo il fazzoletto di seta alla bocca e la tamponò dalla saliva in eccesso. Doveva essere impeccabile, perfetto, o non sarebbe mai diventata sua. Aveva fame, voleva nutrirsi.

Doveva.
Si asciugò di nuovo gli angoli della bocca. Quel sangue doveva essere suo.

Era la sua preda.

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Capitolo 7
*** Day 7- Exhausted ***


Day 7- Exhausted

 

Esausto, ecco come si sentiva. Quel duello lo aveva sfiancato.
Socchiuse le palpebre per un lungo istante. Il sangue fluiva lento dentro il suo corpo, il battito del cuore era rallentato. Lo udiva a fatica, sovrastato dal silenzio che lo circondava.

Li circondava.
Che buffo, adesso aveva l’impressione di trovarsi in una bolla fatta di parole non dette e gesti mai compiuti. Una bolla fatta di stanchezza.
Aprì gli occhi, inspirò quanta più aria poté e, finalmente, guardò Ryoga.
Nash.
Qualsiasi persona fosse diventata il suo amico.

Amico.
“Che strana parola…” pensò Thomas.
Avrebbe dovuto dirgli qualcosa – un addio, un “mi dispiace” – ma era esausto.
Voleva solo riposare.
Per sempre.

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Capitolo 8
*** Day 8- Star ***


Day 8- Star

 

Le stelle divorano le persone.
 

Lo diceva una vecchia storia che gli raccontava Thomas quando erano bambini, ma Michael non ci aveva mai creduto. Almeno finché una di loro non si era portata via suo padre.
Era sicuro che la colpa fosse anche delle stelle. Per certi versi lo sentiva. Tutte le volte che sollevava gli occhi al cielo una fitta gli serrava la gola. Terrore, ecco cos’era; aveva paura che le stelle gli portassero via tutto quanto.

Che lo lasciassero solo.
Per questo odiava annegare la tristezza e la solitudine nella flebile luce degli astri. Temeva di essere divorato dal loro scintillio fasullo e di sparire per sempre.

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Capitolo 9
*** Day 9- Precious ***


Day 9- Precious

 

Stava per dannarsi l’anima, lo sapeva.
Eppure non aveva molta scelta. Era una decisione sofferta, ma la sua famiglia veniva prima di qualsiasi altra cosa. Prima di Yuma e della sua amicizia. Sbagliava?

Certo che sbagliava, uccidere era da vili.
Eppure uccidere Astral non era poi così sbagliato, se poteva proteggere ciò che aveva di più prezioso. In fondo uccidere era da mostri e lui non lo era.

No, lo era. Un mostro mascherato.
Eppure, per loro, era disposto a compiere qualsiasi gesto.
Per loro, era pronto anche a varcare un confine invalicabile.
Per proteggere quell’unico legame prezioso che gli era rimasto avrebbe anche ucciso.

E avrebbe sofferto per sempre.

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Capitolo 10
*** Day 10- Flowing ***


Day 10- Flowing

 

Era caldo, denso, e scorreva lentamente.
Inesorabile.
Non sarebbe riuscito a fermarlo neanche se ne avesse avuto la forza.
E non l’aveva.
Poteva solo restarsene seduto a guardare quella pozza rossa allargarsi a pochi passi da lui, lambendogli i lunghi capelli argentei e i vestiti candidi.
Rosso.
Il colore della vita che scorreva via.
Della morte.
La pozza fioriva come la corolla di una grossa camelia rossa nel pieno dell’inverno, e più quel macabro fiore sbocciava, più la sua vita si spegneva.
Si portò una mano all’addome, a quello squarcio che sembrava deriderlo. Non ricordava chi glielo avesse inflitto, ma non importava. Tanto sarebbe vissuto solo per qualche altro minuto.

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Capitolo 11
*** Day 11- Cruel ***


Day 11- Cruel

 

Crudele.
Lui, Faker, il destino. Tutto quanto!
Il mondo si era piegato alla crudeltà. Di lui, degli altri.

Di Dio.
Altro che dio buono e generoso! Era solo una creatura capricciosa e crudele, che si divertiva a torturare i mortali, privandoli della felicità e dell’amore, gettandoli in un baratro senza fondo di rabbia, disperazione e morte, e gioendo nel vederli aggrapparsi con le unghie e con i denti al quel poco di umanità che ancora conservavano.
Quello stesso dio che aveva pregato anni addietro e che adesso lo stava spingendo sempre più a fondo, privandolo un po’ alla volta dell’unica luce che ancora illuminava le sue tenebre: i suoi figli.

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Capitolo 12
*** Day 12- Whale ***


Day 12- Whale*

 

Lo colpì con forza, una, due, tre volte. Il bastone si abbatteva sul suo corpo senza rimorsi, senza ripensamenti. Diretto, freddo. Cieco.
Violento.
Ogni volta che il legno scheggiato gli sfregiava la pelle o gli rompeva un osso, il suo cuore si faceva un po’ più leggero e il fardello che gravava sulle sue spalle sembrava svuotarsi un po’ del suo contenuto.
Se le meritava tutte, quelle botte. Tutte!
Aveva ferito Rio, in fondo.

Mentre la furia di Ryoga si abbatteva sul suo corpo, Thomas non poteva fare a meno di sorridere. Quel dolore sordo ai muscoli e alle ossa era una liberazione per lui.
Un sollievo a lungo desiderato.

 

*anche qui il significato non è quello classico del termine, ma quello del verbo “to whale”, che significa “picchiare, bastonare, battere sonoramente”.

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Capitolo 13
*** Day 13- Guarded ***


Day 13- Guarded

 

Si accostò alla cella e lanciò un’occhiata al suo interno. Lui era seduto con la schiena al muro, lo sguardo rivolto al pavimento. La poca luce che filtrava gli illuminava il volto piccolo e deforme. Lo odiava, era solo colpa sua se aveva perso tutto quanto.
Di Tron.
“Perché sei qui?”
«Volevo controllarti.»
Il bambino sollevò l’occhio dorato, trafiggendolo, e accennò un sorriso crudele.
“Hai paura di me, Byron? Perché mai? Io e te siamo la stessa cosa, siamo le due facce di una stessa medaglia.”
«Sei un mostro.»
Siamo un mostro. Le mie colpe sono anche le tue. Siamo la stessa persona, Byron, è ora che tu lo capisca.”

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Capitolo 14
*** Day 14- Clock ***


Day 14- Clock

 

Tic, toc, tic, toc
La pendola ticchettava nel silenzio della notte. V era solo, sdraiato sul divano del soggiorno. Gli occhi rivolti al soffitto, la mente a suo padre.
Era davvero scomparso? Impossibile, gli aveva promesso che sarebbe ritornato. Non poteva essersene andato e averli abbandonati. Non ci voleva credere.

Tic, toc, tic, toc
La pendola scandiva i secondi, il tempo correva inesorabile. Perché non poteva controllarlo? Perché non poteva arrestarne il corso una volta per tutte? E magari tornare indietro nel tempo, a quando la sua vita valeva ancora la pena di essere vissuta? A quando suo padre era con loro.
A quando la sua famiglia era ancora unita.

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Capitolo 15
*** Day 15- Weak ***


Day 15- Weak

 

Debole.

Debole, debole, debole, debole, debole, debole.
Era solo un essere debole, stupido, sciocco, incapace.
Inutile.
Tron e V avevano ragione.
Aveva deluso III, aveva deluso tutti.
Aveva perso il duello, contro Kaito.

Debole.
Un vigliacco, inutile essere umano.
Perché era così, perché?
Avrebbe dovuto proteggere il suo fratellino, almeno lui, e invece non era stato capace neanche di vincere un fottuto duello.
Aveva sopravvalutato le sue capacità, sottovalutato il suo avversario, e aveva perso.
Come sempre. 

Debole e bugiardo.
Tutti i suoi successi erano frutto di inganni e menzogne, e lui vi sguazzava dentro, gioendo della sua stessa mediocrità.
Era mediocre e debole.
Lo sapeva, e gli andava bene.

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Capitolo 16
*** Day 16- Angular ***


Day 16- Angular

 

“Certe stelle, quando si trasformano in nane bianche, aumentano la loro velocità di rotazione; questo avviene grazie alla legge della conservazione del momento angolare.”

Christopher spalancò gli occhi, mettendosi a sedere.
Era stato solo un sogno oppure il frammento di un ricordo antico?
Quanti anni fa era successo? Due, cinque?
Perché, all’improvviso, il suo cervello aveva deciso di riproporgli quel ricordo?
Cosa voleva comunicargli?
Non lo sapeva, l’unica certezza era che quel ricordo esisteva ancora dentro di lui. Si era convinto di non aver conservato nulla del genitore, neanche la forma del suo viso, ma si era sbagliato. E, forse, negli abissi più reconditi della sua mente ce n’erano altri.

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Capitolo 17
*** Day 17- Swollen ***


Day 17- Swollen*

 

Orgoglioso.
E’ così che si sentiva. Il suo bambino, quel piccolo batuffolo rosa che si aggrappava alle sue gambe e gli regalava sorrisi dolcissimi quanto tornava a casa, aveva gonfiato il suo cuore d’orgoglio paterno. Aveva deciso di uccidere Astral, aveva deciso di sacrificarsi per la sua vendetta.
Come un adulto.
Tron non sarebbe potuto essere più fiero. Finalmente III aveva capito che la vendetta veniva prima di tutto.
Prima ancora di loro, della famiglia.
Non poteva fare a meno di sentirsi ancora più orgoglioso di quel figlio un tempo gentile e dolce. Era riuscito a renderlo una macchina perfetta, assetata di vendetta.
Freddo.
Scostante.
Crudele.
E ne andava fiero.

  

 

*”swollen” significa gonfio, turgido; in questo caso è utilizzato in maniera astratta.

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Capitolo 18
*** Day 18- Bottle ***


Day 18- Bottle

 

Sollevò gli occhi su Sfera Dyson. Stava implodendo, collassando su se stessa come una stella reale, come una gigante rossa in procinto di trasformarsi in supernova.
Una stella morente.
Aveva perso, Kaito lo aveva sconfitto davvero. Lo aveva superato. O forse una parte di lui aveva desiderato perdere.
Unirsi a III.
Era stata una carta che non conosceva a decretare la sua fine, forse l’unico segreto che c’era mai stato tra loro.
Messaggio in bottiglia
E in quel momento, con Sfera Dyson che implodeva e i suoi LP che si azzeravano, desiderava davvero poter inviare un messaggio al Futuro.
Dirgli che Kaito lo aveva salvato.
E che era finalmente felice.

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Capitolo 19
*** Day 19- Scorched ***


Day 19- Scorched

 

Fuoco.
Caldo, bollente.

Bruciava.
Non era neanche reale, solo un ologramma, ma IV avvertiva lo stesso quelle lingue vermiglie lambirgli il corpo, come mani carezzevoli.
Quelle fiamme gli riportavano alla mente ricordi che cercava disperatamente di annegare nei recessi più profondi della sua coscienza.

Gli facevano male.
Perché doveva bruciare di nuovo? Non era bastata quella volta in cui aveva ferito una ragazzina indifesa?
No, non bastava. Lo sapeva, sapeva che bruciare di nuovo, una seconda, terza, ottava volta era il modo migliore per sentirsi ancora parte di quel mondo.

Per sentirsi umano.
Bruciare era l’unica cosa che gli rimanesse.
Anche se a diventare cenere era solo la sua anima.

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Capitolo 20
*** Day 20- Breakable ***


Day 20- Breakable

 

Scagliò lo specchio contro la parete. La cornice di legno laccato si spezzò in tre pezzi; la superficie di vetro era riversa a terra, in frammenti piccoli, aguzzi, taglienti. Era bastato lanciarlo contro la parete per distruggerlo.

Forte all’apparenza, eppure così fragile

Come lui.
Come la sua anima.
Si era ripromesso di essere forte, almeno per i suoi fratelli maggiori. Non c’era riuscito.
Era crollato, prima di quanto avrebbe dovuto.
Nel momento sbagliato.
Non poteva mostrarsi fragile, non prima di aver sconfitto Yuma.
Eppure…

Eppure

Non c’era riuscito. Vedere il suo acerrimo nemico circondato da una famiglia vera, reale, aveva fatto sanguinare il suo cuore.
Era fragile.

Come uno specchio.

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Capitolo 21
*** Day 21- Drain ***


Day 21- Drain

 

Sentiva l’energia scorrere nel suo corpo, fluire come un torrente in piena e travolgere ogni fibra del suo essere. Si sentiva potente, inarrestabile. Non aveva mai provato una sensazione simile, era come se i limiti umani non valessero più per lui. Come se fosse un dio.
Energia bariana
Man mano che procedeva l’esperimento per estrarre l’energia dal corpicino di Haruto, Tron aveva l’impressione di scalare sempre più la gerarchia che governava l’universo, ma non gli importava. Voleva solo distruggere Faker.
Piegò la testa verso l’altro bambino e piegò le labbra in un ghigno soddisfatto. Urlava, chiedeva pietà. Tron non gliel’avrebbe mai concessa. Prima doveva terminare di assorbire i suoi poteri.

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Capitolo 22
*** Day 22- Expensive ***


Day 22- Expensive

 

«Ne sei sicuro, Tron?»
«Sì, V, quei tre sono perfetti.»
«Saranno costosi…»
«I soldi non ci mancano.»
«Lo so, però…»
«Vendicarsi è costoso, V, sempre. E non parlo solo di soldi. Tienilo bene a mente.»

  

«Tron?»
«Che c’è, V?»
«Io non credo che pagare quei professionisti sia il modo migliore per testare le capacità di Yuma.»
«Vuoi farlo tu? Perché, vuoi tradirmi?»
«Non lo farei mai, sei mio padr…»
«NON DIRLO! NON DIRLO!»
«Scusami.»
«Non sono più vostro padre, non sono più niente. Ho pagato a caro prezzo il tradimento di Faker. Ora prendi i soldi, V, il tempo stringe. Questa volta sarà lui a pagare, con tutti gli interessi.»

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Capitolo 23
*** Day 23- Muddy ***


Day 23- Muddy*

 

Chris abbassò lo sguardo dal volto di Michael. Sembrava febbricitante, con la fronte arrossata e imperlata di sudore. Papà gli aveva detto che sarebbe guarito e lui lo sperava.
«Pa…pà…» mormorò Michael. «C’è un mostro! Brutto! Mandalo via!»
«Shhh…»
«Il cielo brucia… E fa bum bum. Anche il bombo fa bum bum, e poi tutti cadono in terra. Anche le api grandi grandi!» Michael si voltò verso di lui: lo sguardo lucido e assente. «Digli di smettere di dire cose brutte! Mandalo via!»
«Di chi parli?»
«Del bambino. Quello con un occhio solo e i capelli gialli. Ride e dice che vuole papà… E’ un tato cattivo cattivo… Mandalo via…»

 

 
*oltre al significato classico, significa anche “illogico, confuso o vago”. Qui ho usato questo significato.

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Capitolo 24
*** Day 24- Chop ***


Day 24- Chop

 

Tron abbassò la mannaia e un urlo spezzò il silenzio.
Un altro colpo, un altro urlo.

Ancora, e ancora, e ancora.
Tutte quelle grida, e quelle preghiere, erano un balsamo per le sue orecchie. Un suono piacevole, rilassante.
Ancora un colpo, sul pollice. Uno po’ di sangue lo schizzò in volto, non se ne curò.
Sorrise. L’ennesimo grido.
Ci stava prendendo gusto. L’odore ferroso del sangue, lo scricchiolio sinistro delle dita mozzate, il liquido vermiglio che si allargava sul tavolaccio sbilenco, tutto lo eccitava. Gli procurava gioia.

Soddisfazione.
Ancora più appagante era vedere le lacrime sul volto del figlio maggiore mentre lo supplicava.
Tron sorrise e gli mozzò l’ultimo dito.

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Capitolo 25
*** Day 25- Prickly ***


Day 25- Prickly

 

Come aveva osato, quello stupido ragazzino, intromettersi nel suo duello? Osare togliergli dei LP? A lui, un genio come se ne vedevano di rado! Lo odiava, aveva ferito il suo orgoglio, il suo ego. L’aveva ridicolizzato! Era quasi riuscito a sconfiggere quell’odioso del braccio sinistro di Mr Heartland, ma Yuma aveva pensato bene di correre in suo soccorso.
Odioso!
L’aveva offeso, mancato di rispetto. Aveva preso in giro la sua intelligenza, la sua abilità! Si era preso gioco di lui!
Inconcepibile!
Imperdonabile!

Si sarebbe vendicato presto per quell’affronto. Gli avrebbe impresso nella mente la sua mediocrità. Attraverso il dolore gli avrebbe fatto capire quanto fosse stato sciocco il suo tentativo.

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Capitolo 26
*** Day 26- Stretch ***


Day 26- Stretch*

 

V ebbe l’impressione che il pavimento si fosse appena squarciato sotto i suoi piedi. Una fitta allo stomaco gli mozzò il fiato, lo sguardo crudele del bambino gli impedì di ribattere. Si limitò a distogliere lo sguardo, come faceva sempre da oltre due anni. Come faceva da quando era iniziata quella storia.
Quel compito avrebbe calpestato il suo cuore, avrebbe ridotto in cenere quella poca anima che gli era rimasta. L’avrebbe spinto una volta per tutte su un sentiero senza ritorno, dritto verso la follia.

Ferire Haruto.
Kaito l’avrebbe ucciso.
Era disposto a vendere l’anima per Tron? A convivere con l’orrore di quel gesto?

Sì.
Tron era suo padre.

 

*in maniera informale è utilizzato anche per indicare “un compito difficile o esigente”, che è il significato che ho scelto per questa drabble

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Capitolo 27
*** Day 27- Thunder ***


Day 27- Thunder

 

Uno squarcio di luce attraversò la stanza. Per un breve attimo i profili dei mobili divennero visibili.
Byron contò mentalmente, finché non udì il rombo sordo del tuono: venti secondi. Girò la testa; accanto a sé, il vuoto lasciato dalla moglie sembrava una voragine nera e fredda.

Mancava del suo calore.
L’ennesimo lampo illuminò la stanza. Contò ancora: meno di dieci secondi e il fragore si era fatto molto più assordante di prima. Sorrise, mesto. Tra non molto, Michael avrebbe spalancato la sua porta, in lacrime; con lui sarebbero giunti anche Chris e Thomas.
Tutti e quattro, in un solo letto.

E forse quel vuoto si sarebbe riempito un poco.

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Capitolo 28
*** Day 28- Gift ***


Day 28- Gift

 

Mentre precipitava verso lo Sphere Field collassato, per la prima volta da quando era diventato Tron, ebbe il coraggio di guardare ciò che c’era stato in quei lunghi cinque anni.

E vide solo sofferenza, rancore e disprezzo, verso tutto e tutti.
Verso i suoi figli.

Eppure prima qualcosa c’era stato. E forse qualcosa ci sarebbe stato anche dopo. Socchiuse la mano in cui vorticavano le tre sfere brillanti e accennò un tenue sorriso.

Senza di lui, avrebbero trovato la felicità, prima o poi.
Senza la sua crudeltà.
Senza Tron
Senza Byron.

Trattenne a stento una lacrima e liberò le tre anime. Quel gesto era il suo regalo per loro.

L’ultimo.

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Capitolo 29
*** Day 29- Double ***


Day 29- Double

 

«Chi sei tu? Perché sei nella mia mente?»
Lo sai chi sono.
«Sei… me?»
Forse sì, forse no. Forse è più giusto dire che sono ciò che tu non puoi essere. O che non vuoi essere. Sono il tuo alter ego, il tuo doppio; sono ciò che hai sempre cercato di ignorare.
«Bugiardo!»
Ne sei sicuro, Byron? Sorpreso, vero? Eppure è ovvio che conosca il tuo nome: sono il tuo doppio, in fondo.
«Bugiardo! Vattene via!»
Come vuoi, ma non sparirò mai del tutto. Sarò sempre al tuo fianco, ad osservarti e aspettare il momento migliore per strapparti tutto ciò che possiedi. La tua vita, i tuoi figli... Tutto quanto!

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Capitolo 30
*** Day 30- Jolt ***


Day 30- Jolt

 

All’ennesimo grido di dolore, il volto di IV si deformò in un sorriso sghembo. Una scarica di eccitazione gli percorse il corpo, mentre infieriva ancora sul ragazzino. Si sentiva forte, appagato.
Vivo.
Ingannare i suoi avversari, spingerli ad abbassare la guardia e poi gettare la maschera e colpirli a tradimento, infierire sui loro corpi già provati fino a sentire le ossa spezzarsi, l’odore del sangue appestare l’aria e le suppliche lasciare le loro labbra era un’unica, era un’unica, continua scossa di emozioni, così forte da offuscare tutto il resto.
Così forte da farlo sentire vivo.

Appagato.
Solo quella scossa di emozioni poteva riempire il suo vuoto.
Solo il suo fanservice.

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Capitolo 31
*** Day 31- Slice ***


Day 31- Slice

 

Abbassò la lama del coltello, lentamente. Trasse un lungo, profondo sospiro, poi fece scendere ancora di più la lama. Sempre più in basso. La sollevò, controllò con attenzione che il taglio fosse preciso, dritto, poi spostò la lama e ripeté il movimento.
Una, due, tre, quattro volte.
Quattro fette di torta, identiche e precise, per quattro persone.
Michael ripose la Red Velvet nella confezione e si sedette; in grembo aveva una fetta di torta, le altre erano poggiate di fronte a lui, in un piatto.
Di fronte a lui, tre volti che lo ferivano con mute accuse.
Tre fotografie immobili.
Tre tombe bianche.

Tre fette di torta, una per ogni morto.

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