Sinking madness — the beast and the diary

di KomadoriZ71
(/viewuser.php?uid=805793)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 5. ***
Capitolo 5: *** 4. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


capitolo 1
1.













madness





















28 Ottobre, Domenica










Quel pomeriggio il Prato Ula Ula non sembrava più lo stesso.
Leilani aveva abbandonato la passerella in legno per camminare nel vasto tappeto cremisi, la quiete concedeva alla zona un'aura tetra e intrisa di mistero; non c'era alcuna traccia dei Pokémon selvatici che abitavano nei paraggi e, gli Allenatori che frequentavano il parco per rinfrescarsi tra le acque scure dei laghetti, sembravano dissolti nel nulla. La Recluta Skull non riusciva a fermarsi, proseguiva a piccoli passi tra la natura fiammeggiante mentre teneva lo sguardo fisso sulla foschia grigiastra che oscurava l'orizzonte. Ricordava il motivo che l'aveva spinta fin lì, di come i suoi occhi fossero riusciti a cogliere una figura nera scomparire tra la densità della nebbia.
«Yo, Leilani!»
La voce di Rudy, il suo superiore, echeggiò in tutto l'ambiente.
Leilani sospirò con aria afflitta, quel ragazzo dalle spalle larghe non le dava mai tregua, con una semplice mossa era riuscito a interrompere la magia del momento. Si sistemò il fazzoletto nero per oscurare i lineamenti delicati del proprio viso, un gesto che aveva imparato a utilizzare dal giorno del reclutamento, poi si girò.
Ma non trovò nessuno. Solo il vuoto.
Aggrottò le sopracciglia per guardarsi intorno con aria frastornata, era sicura di aver udito il richiamo del proprio collega.
Qualcosa le afferrò il braccio destro. D'istinto la giovane donna iniziò a urlare con tutto il fiato che aveva in gola, a divincolarsi con una certa forza per mettere alla prova la resistenza del proprio assalitore.
«Leilani, ti vuoi dare una calmata?!»
Il fiato della fanciulla iniziò a farsi meno pesante quando intravide il volto di Rudy, lo spavento si era dissolto nel nulla, ma sentiva il cuore batterle nel petto con una potenza fuori dal comune.
«Ma sei imbecille o cosa?!» gracchiò lei, liberando il braccio dalla stretta ferrea del compagno. «Potevi farmi morire! Lo sai che mi stava per venire un infarto?! Questo non è il modo più adatto per attirare l'attenzione di una ragazza!»
Rudy sospirò e scrollò le spalle. «Amica, sei tu quella che è scappata. Io sono venuto fin quaggiù per recuperarti» si giustificò. «Non è la prima volta che succede, ancora mi domando come mai ci tieni così tanto a cacciarti nei guai. Lo sai che le Reclute del Team Sk-sk-skull viaggiano sempre in coppia, non possiamo andare in giro da soli».
«Io...Non sono da sola».
Affermò Leilani con sicurezza, infilò la mano nella tasca degli shorts bianchi per recuperare la Pokéball di Wimpod. Schiacciò il pulsante centrale per ingrandire l'oggetto, poi lo mostrò al ragazzo più grande con una certa strafottenza. «Lo sai che non mi separo mai dal mio piccolo amico, so che posso fare affidamento su di lui».
«Sì, ma quello scricciolo non ti ha aiutato in questa occasione».
«Solo perché non mi hai dato la possibilità di farlo uscire fuori dalla sfera» tuonò lei, intrecciando le braccia al petto. «E non ti conviene parlare così del Pokémon preferito del Capo. Se ti sentisse ti butterebbe fuori a calci!»
«Yo, Leilani, dovresti imparare così anche il codice» la canzonò, dandole una spintarella molto amichevole per alleviare i toni della conversazione. «Mi dispiace, ma questa volta la Sis non vorrà sentire ragioni. Se non trovi un motivo valido per giustificare la tua ennesima fuga, dovrai fare i conti con una delle sue punizioni»
«Sei sempre il solito guasta feste!» sbuffò lei, scrollò le spalle e levò di mezzo la sfera.
Cominciò a seguire Rudy in direzione della passerella, saltellando di scalino in scalino per raggiungere l'altura in legno.Portò lo sguardo in direzione della volta celeste, i colori del crepuscolo erano offuscati da pesanti nuvole nere dall'aria minacciosa. Il clima tropicale di Alola era un'arma a doppio taglio, quando arrivava la stagione delle piogge poteva diluviare per giorni interi e con una violenza allucinante.
Leilani rabbrividì sotto alla carezza gelida del vento, pronta a tornare alla realtà e mettersi in marcia.


Il Prato Ula Ula non era distante dal quartier generale, bastava mettere piede nel Percorso 17 per intravedere la silhouette delle mura che racchiudevano la città di Poh.

Leilani era nuova del posto e ancora doveva ambientarsi, era nata nella tranquilla Mele Mele e faticava ad accettare i paesaggi grigi e desolati dell'isola. Ricordava il mare cristallino delle baie dalla spiaggia bianca, fitte foreste di palme in grado di creare dei deliziosi punti d'ombra e così via. Ula Ula era molto più vasta se messa a confronto, specialmente la zona settentrionale in cui sorgeva la cittadina recintata dalla muraglia. La pioggia era molto più costante, l'erba aveva un colorito giallastro e poteva capitare di essere aggrediti dai Fearow aggressivi che facevano i nidi sull'altura che affiancava il percorso. Leilani aveva capito subito quali erano i punti sicuri, quelli in cui poteva mettere i piedi senza rischiare di ritrovarsi un becco affilato nel collo, ma era annoiata dall'idea di prestare attenzione e di vivere a stretto contatto con il pericolo.
«Ehi, Rudy».
«Yo!» esclamò lui, accompagnando il parlato con dei gesti sconnessi. «Cosa c'è?»
«Ti hanno mai detto come mai ci sono quelle mura a circondare la città?» domandò a bruciapelo.
«Non lo so» borbottò in risposta. «La città era già così quando ci sono arrivato, dovresti chiedere alla Sis, magari lei ha qualche informazione in più!».
Leilani roteò gli occhi, si pentì di averlo interpellato. Rudy non era famoso per la sua intelligenza, anzi, quando parlava dimostrava di avere un quoziente intellettivo sotto allo zero. Leilani lo aveva accettato come compagno solo perché possedeva un lato impulsivo, non era capace di contenersi e questo lo portava in mezzo ai guai. Finiva in punizione solo cinque giorni alla settimana, ormai per Plumeria e Guzma era diventato un divertimento architettare un castigo fantasioso e adatto all'occorrenza. A volte esagerava e portava problemi anche agli abitanti delle cittadine vicine, come quella volta in cui si era scappato dalla furia del Dominante di Mele Mele perché aveva osato chiamarlo “Trump”. Lui era uscito fuori con qualche graffio e le ginocchia sbucciate, ma era tornato all'opera dopo un'ora dall'incidente.
«Ma si può sapere che utilità hai qui dentro?!» sbottò lei. «Non combini mai niente di buono, rubi il cibo agli altri e sei una frana con i Pokémon!»
«Yo, non c'è bisogno di arrabbiarsi così tanto!» si giustificò. «E poi la Sis dice che sono bravissimo quando faccio le pulizie! È un lavoro sporco, ma qualcuno deve pur farlo. No?!»
«Certo, ma non parlavi così quando ti hanno messo a pulire i cessi della Villa» schioccò la lingua contro al palato, circondando le spalle dell'amico con un unico braccio. «Però, beh, ha ragione. Splendevano così tanto che ci si poteva specchiare nel pavimento!»
«Oooh, smettila di prendermi in giro!» urlò Rudy, liberandosi dalla stretta. «Anche io sono capace come gli altri, non mi manca niente. E poi lo sanno tutti che solo il Boss è l'Allenatore più forte di tutto il Team Skull. Noi non dobbiamo superarlo per forza, basta stargli vicino ed essere delle ottime spalle!».
«Ma allora sei più testardo di un Mudbray!» tuonò, intrecciando le braccia al petto. «Lo sanno tutte le ragazze che è la Sis ad essere l'Allenatrice più abile della zona!» e sospirò. «Però non ci possiamo fare niente, è risaputo che voi maschi non siete capaci di vedere più in là del vostro naso!».
«E ci credo, è coperto dallo scaldacollo!» il silenzio calò tra i due, Rudy aveva fatto una battuta così orrenda che pure lui si vergognò di quest'ultima. «E poi, che diamine, il Boss è diventato forte utilizzando dei Pokémon Coleottero! Pensi davvero che sia così facile allenarli?!».
«Certo, pure un bambino sarebbe in grado di mandarli in campo e ordinare qualche mossa! La Sis utilizza tecniche velenose e letali, è questo a renderla più forte di chiunque altro!».
Leilani mandò avanti la discussione per minuti, era tentata dall'idea di lanciargli una scarpa quando un fulmine colpì un alberello poco distante da loro. Restò immobile dallo spavento, a fissare gli occhi sgranati del compagno con un'espressione terrorizzata. Voleva aprire bocca per dire qualcosa di confortante, ma la pioggia iniziò a scendere dal cielo, fitta e tagliente come il becco di un Fearow.
«Dannazione!» finalmente Rudy tornò in sé, riparandosi la testa con le braccia anche se aveva indosso il cappello. «Dobbiamo muoverci a trovare un riparo!»
«Sbrighiamoci, forse siamo ancora in tempo a rientrare in città».
«Mi dispiace, ma alle otto le porte vengono chiuse e non si apriranno fino alla mattina successiva» sospirò lui, ormai zuppo d'acqua. «Ne so qualcosa, non è la prima volta che vengo lasciato fuori perché mi sono dimenticato del coprifuoco»
«Rudy, tu sei proprio incredibile!»
«Smettila di lamentarci e muoviamoci, ho una soluzione!».
Leilani, seppur titubante, cominciò a correre dietro al compagno.
In quella situazione aveva le mani legate, la pioggia le impediva di prendere direzioni diverse e le porte della città erano state chiuse a causa del Coprifuoco. Si trattava di una legge nuova e molto improvvisata, erano diverse le Reclute che si scordavano di tornare per le strade di Poh prima del calar del sole.  La ragazza ancora non aveva capito come mai Plumeria e Guzma avevano preso quella iniziativa, ma sta di fatto che ora faceva parte degli sbadati che dovevano passare la notte fuori e provvedere da soli.
«Qui dentro!» esclamò Rudy, aprì la porticina di una struttura e si infilò all'interno.
Leilani non era convinta dall'idea di seguire l'impulsività del collega, ma non voleva beccarsi un malanno per colpa dell'acqua. Per questo entrò dentro a una sottospecie di abitazione, era saltata la corrente e le luci dei fulmini rivelavano dei mobili abbastanza diversi del solito. Sembrava una casa comune, ma possedeva qualcosa in più.
«Dove ci troviamo, di preciso?».
Domandò, mentre Rudy era occupato a frugare nei dintorni per cercare una fonte di luce.
«Mi dimentico sempre che sei nuova del posto» sospirò lui. «Si tratta di una stazione di polizia, qui dentro ci abita Augusto. È un piede piatto dal comportamento molto inquietante, si diverte a seguire le nostre disavventure» spiegò brevemente, accendendo una candela per illuminare l'ambiente. «Cerca di non fare la maleducata, Augusto è anche il Kahuna dell'isola, quindi la punizione vale doppio se viene a sapere che siamo entrati qui!».
Leilani rabbrividì, facendosi piccola nelle proprie spalle.
La situazione non le piaceva così tanto, in più la narrazione di Rudy era servita soltanto a complicare le cose. Era invasa da una sensazione di soggezione, questa la costringeva a vedere ombre distorte o che si muovevano in continuazione.
Sussultò quando sentì un rumore provenire dall'oscurità, si voltò e notò un paio di occhi scintillanti apparire sotto al tavolo. La ragazza saltò dallo spavento, andando a ripararsi dietro al corpo muscoloso del compagno.
Gli occhi si erano moltiplicati, si sentiva colpita da sguardi ambigui e affilati.
«Cosa c'è?» domandò Rudy con una tranquillità quasi insolita.
«Non hai vist-» voleva finire la frase, ma si calmò quando spuntò fuori un esemplare di Meowth forma Alola. Si tranquillizzò subito e tornò a respirare, anche se con un certo affanno.
«Non dirmi che ti fai spaventare da un paio di gattini» scherzò lui, inginocchiandosi per accarezzare il dorso grigiastro del felino. «Vengo spesso qui, ormai questi monellacci mi riconoscono come secondo padrone!»
«Davvero?!».
«Certo, non è la prima volta che vengo arrestato o messo in castigo da Augusto!» parlò lui, agitando la mano con dei movimenti abbastanza frenetici. «E poi è andato via per un po', è stato lui a chiedermi di passare qui di tanto in tanto per dare da mangiare ai Meowth. Sono davvero tanti, quindi fai attenzione a dove metti i piedi».
«Non avevi detto che era vietato stare qui?».
«Certo, è così» affermò lui, mettendosi comodo su un divanetto anche se i suoi vestiti perdevano acqua da tutte le parti. «Infatti ci posso stare per dieci minuti, massimo, se scopre che ho dormito qua dentro...Beh... È la volta buona che mi fa la festa!»

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2. ***


capitolo 2
2.

yoyoyo









29 Ottobre, Lunedì




Era mattina presto quando Leilani si destò dal sonno, si drizzò sull'angolino di fortuna che si era creata la sera precedente e si stropicciò gli occhi ancora appiccicati tra loro. Solo dopo un esame veloce dell'ambiente si ricordò della sua triste avventura, di come il fulmine l'aveva sfiorata e della corsa che l'aveva condotta dentro a una stazione di polizia popolata da felini dispettosi. L'idea di svegliarsi in un posto che non era il suo letto la riempiva di emozioni negative e contrastanti, era una sensazione che aveva provato anche nel periodo in cui aveva lasciato i suoi cari per entrare nel Team Skull. Ma le percezioni che provava in quel momento presentavano una netta differenza, erano molto più negative e accentuate, come se sulla sua testa gravasse il peso di una minaccia. Non si biasimava se le tremavano le gambe o le mani, era stata abbandonata dalle persone che reputava una famiglia, in più era costretta a sistemarsi nel posto sbagliato. Non sapeva dove fosse finito il famoso Augusto, ma Rudy l'aveva descritto come una sottospecie di mostro, poteva aprire la porta da un momento all'altro e coglierli con le mani nel sacco. Rabbrividiva solo all'idea, era la prima volta che combinava un grosso guaio all'interno dell'organizzazione, non voleva deludere i superiori. Plumeria e Guzma erano stati molto gentili e comprensivi, non aveva il coraggio di ammettere il proprio sbaglio e di affrontare i loro sguardi pieni di amarezza. Rudy era una causa persa, ma lei? In breve tempo era riuscita a farsi un nome all'interno del Team Skull, aveva fatto qualche dispetto da matricola, ma niente di così grave. Aveva Wimpod che l'aiutava ad affrontare ogni difficoltà, i suoi risultati nel famoso Giro delle Isole le avevano concesso il privilegio di essere una stella se messa a confronto con gli altri. Non poteva cadere così in basso e possedere un'etichetta sbagliata, era un'opzione che non si meritava. Né ora, né mai.
Portò le ginocchia contro al petto e posò il mento sopra di esse, ogni tanto conduceva lo sguardo sul corpo addormentato e mascolino del compagno. Si era addormentato sul divanetto, questo lo aveva reso il materasso dei vari Meowth.  Si domandava come riuscisse a vivere senza preoccuparsi delle conseguenze, di come fosse capace di addormentarsi con il cuore in pace. Non aveva mai approfondito niente con lui, ogni volta che si mettevano a confronto finivano a litigare come due bambini dell'asilo. Non sapeva cosa si nascondeva nel cuore del compagno, delle emozioni che provava quando Plumeria o Guzma lo sgridavano.
Leilani sospirò, pronta a lasciare il suo giaciglio per darsi da fare.
La stazione di polizia aveva un'aria meno minacciosa durante il giorno, si trattava di un bilocale dal pavimento in cotto e le pareti bianche, queste erano decorate da finestre in legno dipinte di blu. L'entrata era separata dalla parte interna da un unico bancone bianco, come se creasse una sottospecie di sala d'aspetto ingombrata da un divano di modeste dimensioni e un distributore dell'acqua. Dietro alla recinzione fittizia spuntavano un tappeto verdognolo le cui composizioni floreali possedevano delle tonalità più chiare, un secondo divano pieno di scatoloni vuoti, un tavolino munito di computer che affiancava un terzo sofà e una scrivania a soppalco colma di cucce per felini e sedie a rotelle ammassate tra loro.
La ragazza arricciò la punta del naso, notava il metodo grazioso in cui la quotidianità entrava in contatto con il lavoro svolto dall'inquilino, era facile comprendere che quel luogo era perfetto per ospitare una sottospecie di eremita. Leilani cominciò a sorridere e sospirò per abbandonare il malessere interiore, riconosceva quella mascotte e ciò l'aiutava a trovare un po' di conforto.
Ma la tempesta non era finita, il silenzio veniva interrotto costantemente dai rumori prodotti dalla pioggia. L'acqua che si infrangeva sui vetri delle finestre con un ticchettio infinito, il continuo ululare del vento faceva da sottofondo. La ragazza si avvicinò alla finestra per monitorare la situazione, il paesaggio del Percorso 17 sembrava devastato dalla forza degli agenti atmosferici. Non aveva dato alcuna attenzione alle previsioni del tempo, riconosceva la forza dei temporali tropicali, ma non immaginava che riuscissero a spingersi a così tanto.
Si passò una mano tra i capelli color nocciola e andò verso il bagno, voleva dimenticare ogni accaduto per riflettere con più razionalità. Aprì l'acqua per pulirsi il viso dal trucco sbavato, ma fu presa alla sprovvista dal getto che schizzò fuori dal rubinetto: era gelida. A quanto pare la corrente non era ancora tornata, questo significava che non poteva fare affidamento sul riscaldamento o la caldaia.
Sospirò. Era in piedi da poco, ma si considerava già esausta e spossata.
Leilani cercò di combattere contro quelle condizioni inadeguate per sistemarsi, quando uscì dalla toilette trovò Rudy sveglio. Il ragazzo sembrava tranquillo come al solito, era inginocchiato davanti a una radio e muoveva le levette analogiche con estrema cura.
«Yo, che stai facendo?».
«Non è ovvio?» esordì lui. «La corrente è saltata e la televisione non funziona, sto cercando di mettermi in contatto con qualche stazione radio».
«Non credo che succederà, il temporale avrà interrotto i contatti»
«A quanto pare dobbiamo accettare l'idea, ma non mi arrendo. Sono curioso di sentire i risultati delle Battle Royal di ieri sera!»
Leilani sospirò e si spiattellò la mano sul volto. Rudy era incorreggibile.
«Spoiler: Mister Royal ha sconfitto gli avversari con quattro e semplici mosse!».
«Spoiler: mi hai appena rovinato la giornata» e quello fu il momento in cui Rudy terminò di armeggiare con l'apparecchio, zampettò sul divano per tuffarsi su di esso.
Leilani non sapeva come si doveva comportare con lui, se prenderlo a calci o provare a utilizzare le buone maniere per trovare una soluzione al problema.
«Non possiamo tornare in città?».
«Stai scherzando, spero!» lui alzò in aria la mano per agitarla, come se stesse scacciando una mosca. «Hai visto il tempo che c'è fuori? Quello è un vero e proprio ciclone, se mettiamo i piedi fuori rischiamo di essere portati via dal vento. Stiamo qua, siamo molto più al sicuro di quel che pensi».
Leilani sbuffò, tornò sopra alla coperta che aveva disteso per terra e si accomodò a gambe incrociate. «La corrente non c'è e l'acqua calda non funziona, siamo isolati dal resto del mondo. Come fai a credere di essere al sicuro?».
«Questo posto è un vero bunker, di sicuro la dispensa sarà piena di cibo per sfamare tutti quanti. Compresi i nostri Pokémon, ovviamente» spiegò lui con tranquillità, chiudendo gli occhi.
«Già i nostri Pokémon...» bisbigliò lei, indecisa se liberare Wimpod per concedere una piccola colazione a tutti quanti. Scrollò le spalle, era meglio limitare le porzioni per avere più scorte a disposizione. «Non sappiamo quanto durerà questa tempesta, e se andasse avanti per più di una settimana?! Il cibo è tanto, ma non infinito.
E poi non credo di resistere, sono una donna e ho bisogno di soddisfare le mie esigenze!».
«Leilani, ti preoccupi troppo» mormorò lui, accarezzando la testolina pelosa di un Meowth. «Rilassati per una volta...Ti prometto che, quando userai il bagno, aspetterò cinque minuti prima di entrare. So che voi donne volete tenere nascosto quello che scaricate, cercherò di mantenere il segreto se questo ti può essere di conforto».
«Rudy» sospirò. «Sei un imbecille!»

Le ore passavano e le precipitazioni erano incessanti, Leilani cominciava a percepire i morsi della fame, ogni tanto sentiva lo stomaco gorgogliare e chiedere pietà. Anche i vari Meowth sembravano affamati, da un po' avevano cominciato a essere più fastidiosi del solito, miagolavano di continuo e non smettevano di scorrazzare lungo il perimetro della stanza. Rudy non sembrava fare caso alla situazione, aveva passato gran parte della mattinata a ciondolare sul divano, solo alla fine si era alzato per tornare a giocare con la radio. Ma non succedeva niente, da questa uscivano rumori distorti e statici, quel che bastava per far capire che le trasmissioni erano interrotte per colpa del temporale.
Leilani non dava importanza alla fissazione del compagno, anche se quel fastidio sonoro metteva a dura prova i suoi nervi. Non voleva sembrare una donna noiosa e capace solo di lamentarsi, perciò aveva ignorato i gesti del compagno per classificarli come un hobby. In effetti era impossibile intrattenersi e la noia faceva da sovrana, nemmeno i felini sembravano essere di aiuto o volenterosi di unirsi a qualche gioco, trascorrevano le ore a sonnecchiare sui mobili e li riempivano con i loro peli grigiastri, si svegliavano solo quando era l'ora di riempire le ciotole. La ragazza desiderava tanto qualcosa per riuscire a smorzare la tensione, se continuava di quel passo rischiava di impazzire o di soccombere sotto al peso delle preoccupazioni.
Fu quello il momento in cui si alzò, afferrò la propria sfera e si avviò in direzione della fila di cassettiere che se ne stava al di là del bancone. Si inginocchiò per raggiungere l'altezza giusta e cominciò a rovistare nei cassetti.
Non trovò niente di commestibile, solo documenti importanti e altri fogli che non se la sentiva di sfiorare nemmeno con il pensiero. L'attenzione della ragazza fu rapita quando aprì l'ultimo cassetto, si poteva considerare vuoto, ma al c'entro era posto un quadernetto dalla copertina anonima.
Non c'era nessun nome, soltanto pagine ingiallite e ridotte in pessimo stato.
Leilani afferrò il piccolo oggetto, pulì la parte superiore con la mano. Restò ferma per svariati secondi, la superficie della fodera era ruvida e vischiosa.
Arricciò la punta del naso, voleva aprirla per investigare sul contenuto ma fu interrotta da una voce robotica che fuoriuscì dagli altoparlanti della radio.


“ – Ieri sera il ciclone Polunu si è abbattuto su Ula Ula ” la voce femminile cominciò a riempirsi di rumori distorti e tetri, ciò era causato dalle varie interruzioni della trasmissione. “ Il maltempo ha causato gravi danni in ogni perimetro dell'isola, portando gli abitanti di Malie a evacuare la zona per rifugiarsi negli alloggi offerti dai centri Pokémon. I cittadini impossibilitati a viaggiare, gli Allenatori che sono rimasti bloccati durante il Giro delle Isole, sono pregati di restare al sicuro fino all'arrivo dei soccorsi.
Non ci sono delle novità a riguardo, solo che il brutto tempo si prolungherà fino al termine della settimana.
Attualmente, un gruppo di volontari capitanato dal Professore della regione, si è diretto sul Picco Hokulani per soccorrere gli studiosi che sono rimasti bloccati dentro all'Osservatorio.
Attendiamo aggiornamenti, linea allo studio

«Siamo fregati».
Esclamò Rudy dopo aver spento l'oggetto, rifugiandosi sul divanetto. «E io che volevo partecipare alla festa di Halloween della Villa»  
«Ci sono altre cose più importanti di una festicciola, non credo che il Boss e la Sis daranno una festa con questo maltempo» mormorò Leilani con un sospiro, posò il quadernetto sul bancone per andare a rovistare in giro. La notizia le aveva chiuso lo stomaco, ma non voleva lasciare i Pokémon a digiuno, Wimpod e i piccoli Meowth dovevano restare in forze per dare una mano nel momento del bisogno. «Mi chiedo solo se stanno tutti bene, a quanto pare a Poh sono nella nostra solita situazione!».
«Non penso che ci sia da preoccuparsi, il Boss e la Sis ci sanno fare»
«Se lo dici tu...» borbottò lei e scrollò le spalle.


Solo in quella situazione Leilani cominciò a rendersi conto del cambiamento dell'ora solare, un particolare a cui non aveva mai fatto caso prima di allora. Verso le cinque e mezza del pomeriggio le tenebre avevano iniziato ad avvolgere la stazione di polizia, la ragazza si era fatta dare una mano dal proprio compagno per provvedere al cibo e all'illuminazione. La stanza era fredda a causa del  riscaldamento spento, ma aveva un'aria più confortevole grazie alla fonte di luce creata dalle candele. Quell'atmosfera le regalava una sensazione di pace, ma la tensione era sempre dietro l'angolo: il ciclone metteva a dura prova la sua resistenza mentale, non si sentiva al sicuro negli attimi in cui gli agenti atmosferici scatenavano la loro potenza sulla costruzione.
Sospirò e provò a chiudere gli occhi, voleva farsi cullare da pensieri positivi e pieni di speranza, ma il “letto” era così scomodo che non riuscì ad addormentarsi. Si alzò solo dopo una lunga meditazione, intenzionata a trovare un intrattenimento per conciliare il sonno.
Solo allora le iridi della ragazza terminarono sulla figura del quadernetto, era rimasto nel posto in cui l'aveva posato. Rudy non aveva detto niente di interessante a riguardo, secondo lui si trattava di un taccuino che Augusto utilizzava per scribacchiare appunti di vario genere.
Presa dalla curiosità, si avvicinò al bancone per recuperarlo.
Tornò sul proprio giaciglio per stendersi in una posizione comoda e, dopo aver sistemato la candela, iniziò a sprofondare nella lettura.








Diario di XXX
( scrittura manuale )





10 ottobre


Ore 10,00 pm - Finalmente ho l'occasione di mettere per iscritto le mie esperienze e i miei pensieri; è stata una settimana molto dura, sette giorni di totale isolamento dal resto del mondo in mare aperto. Dopo circa una settimana dalla mia partenza, siamo dunque approdati al "Villaggio del Mare", un delizioso borgo nell'isola aloliana di Poni, dove abbiamo fatto rifornimento viveri e dove ho avuto l'occasione di comprare questa piccola agenda da usare come diario.
Non ho mai avuto la passione per la scrittura, ad essere sincero, ma la solitudine provata in queste giornate monotone mi ha dato modo di fare i conti con me stesso, con le mie paure, le mie aspettative, le mie emozioni, e sarebbe un peccato se me le lasciassi sfuggire via come soffi di tramontana tra le dita.
E poi, Giulietta cara, non pensi che sarebbe magnifico, un giorno, tra qualche anno, nella nostra umile casetta, leggerne le pagine ai nostri futuri bambini? Saranno fieri del loro papà!
Non ho fatto altro che pensare a te, durante il viaggio, a quanto mi manchi, a quanto vorrei abbracciarti, al nostro ultimo bacio…  ma presto ci rivedremo, purtroppo non posso scriverti né mandarti una lettera vera e propria come vorrei, dunque devo accontentarmi di questa misera agenda, che custodirò con estrema cura, dal momento che non voglio che nessun altro, all'infuori di te, vi possa sbirciare dentro.
Mi duole dirlo, ma qui nessuno dell'equipaggio sembra intenzionato a far amicizia con me; son stati tutti freddi e scontrosi sin da subito, mi hanno rivolto la parola solo per darmi ordini, molti dei quali, oltretutto, poco avevano a che fare col mio ruolo di timoniere, bensì con quello di un mozzo, solo perché sono l'ultimo arrivato. Fatico a capire la gerarchia di questa nave, ma sai una cosa? Sono disposto a sopportare questo ed altro, pur di guadagnarmi il mio stipendio: con esso, potremo finalmente saldare l'acquisto della casa e concederci anche qualche vizio! E non vedo l'ora!
Adesso però mi tocca interrompere questa  prima pagina di narrazione, è ormai notte, e il capitano ci ha raccomandato di andare a dormire presto, poiché domani ci farà svolgere un lavoro, a suo dire, alquanto oneroso. Non ho la più pallida idea di cosa significhi, ma sembra una mansione importante, mi tocca scappare a letto!





    11 ottobre



Ore 7,30 pm - Abbiamo passato l'intera giornata a lavorare sia sulla terraferma, sia sulla nave.  Siamo tutti un po' stanchi, e ne approfitto della cena per buttare giù qualche riga.
Il capitano ci ha svegliati più presto del solito questa mattina, assegnando ad ognuno un compito diverso. C'era una strana atmosfera a bordo, nessuno parlava, erano tutti muti e con lo sguardo basso, e la cosa non mi è piaciuta nemmeno un po', cara Giulietta. Ho come l'impressione che stiano facendo qualcosa di losco, di cui non sono al corrente, probabilmente perché, in quanto ultimo arrivato, non hanno completa fiducia in me.
Ma io ho semplicemente eseguito ciò che mi diceva uno dei miei superiori, dovevo trasportare dei pacchi di dubbia provenienza da un magazzino al vascello, e viceversa, cosa che mi ha tenuto occupato l'intera mattina. Dopo il pranzo, il capitano ha preso con sé gli altri sottufficiali per un'importante riunione, lasciando a me a due colleghi il compito di ripulire gli ambienti interni  dell'imbarcazione. Ho provato ad attaccare bottone con loro, spesso durante questi lavori siamo soliti intonare degli stornelli per sentire di meno la fatica e darci il ritmo, ma erano più muti di un Magikarp. Ho anche chiesto loro se sapessero qualcosa in più, circa lo strano comportamento del capitano, ma mi hanno liquidato in fretta e furia, ribadendo di non saperne assolutamente nulla. Non ci siamo più parlati. Sono sempre più stufo del loro comportamento, non vedo l'ora di tornare tra le tue braccia, mia cara Giulietta! Mi manca così tanto conversare normalmente con un altro essere umano, prendere un caffè, farci due risate…  sono gesti così scontati e  banali quando si è circondati da amici e famiglia, ed ora la loro assenza mi crea un vuoto incolmabile.
Beh, adesso devo proprio lasciarti, la pausa è finita e mi toccherà tenere il timone per il primo turno di notte, il capitano ha improvvisamente deciso di ripartire e pare essere alquanto irrequieto.
Ammetto di essere in ansia.




    12 ottobre


Ore 5,00 am - Ci siamo spinti in alto mare, a qualche chilometro dalla costa del Villaggio, ancora visibile con l'uso di un buon cannocchiale. Nonostante il mio turno fosse finito, sono rimasto sveglio e vigile per cercare di capirne di più, e mi è sembrato di capire che il capitano ha intenzione di recuperare qualcosa in fondo al mare, forse un carico perduto? Ora, però, sono troppo stanco per fare speculazioni, mi metto a letto, ho bisogno di recuperare sonno e forze. Ti penso sempre, Giulietta.



Ore 9,00 pm - Mi son svegliato per l'ora di pranzo, e subito dopo essermi rifocillato, sono andato sul ponte della nave per ricevere nuovi ordini e, con mia grande sorpresa, ho trovato il resto dell'equipaggio intento ad assemblare una sorta di grossa carrucola, in grado di reggere varie tonnellate di peso. Il capitano, senza darmi spiegazioni, mi ha ordinato di collaborare, e così ho fatto, aiutando i miei colleghi nella pesante impresa. Abbiamo finito verso sera, il capo sembrava molto soddisfatto del nostro lavoro, ma non voleva darlo a vedere. Ci ha comunque concesso una cena più abbondante del solito.
In questo momento, ho appena finito di mangiare e sono nel mio giaciglio, sono esausto ma ancora non ho sonno, quindi cercherò di  buttar giù qualche altro pensiero in attesa di sentire la morsa di Morfeo.
Ti dirò, cara Giulietta; il fatto di essere lasciato alquanto in disparte dal resto della ciurma mi innervosisce un po', insomma! Ho passato con questi uomini diversi giorni ormai, sono nuovo, questo è vero, e loro lavorano insieme da chissà quanto tempo, ma ho fatto del mio meglio, devi credermi! Ho svolto non solo ciò che mi hanno assegnato, ma anche lavori in più, non ho mai dato problemi a nessuno e sono stato sempre gentile con tutti, vorrei avere almeno più considerazione a bordo.
Il capitano, poi… è un uomo alto e forzuto, spalle larghe, sulla cinquantina, sguardo sempre torvo e saccente, è inevitabile sentirsi costantemente giudicati sotto i suoi occhi. Gli unici a cui pare dare ascolto sono il nostromo, il medico di bordo e il commissario. Ogni tanto il quartetto si riunisce nella sua stanza per discutere di chissà che cosa, e a quasi nessuno è consentito interromperli.
Ad ogni modo, oggi si respirava un'aria diversa, che forse si stiano aprendo un po' di più verso di noi?
Come se non bastasse, cerco sempre di entrare più in confidenza con gli altri subordinati, ma, non saprei se per timidezza spontanea o per altri motivi, non vogliono socializzare con me più di tanto. Sembra quasi che abbiano paura di essere sgridati dal comandante! Sarà un uomo burbero ed estremamente esigente, ma non credo che farebbe storie per una cosa del genere.
Ora però si è fatto tardi, e domani sarà un altro giorno pieno di lavoro, sono curioso di vedere all'opera quello strano marchingegno! Aggiornerò il prima possibile!

              





Leilani aggrottò le sopracciglia dopo la prima lettura, era stanca e questo la motivò a fermarsi. Per svariati attimi restò a fissare ogni angolazione del quadernetto, ad accarezzare le pagine ridotte in pessimo stato. La sua mente faceva spazio a un sacco di domande e teorie, in cuor suo sperava di ottenere delle risposte nelle righe successive.
A giudicare dalla narrazione, dall'ambiente descritto e dall'odore di salsedine emanato dalla rilegatura, il diario non apparteneva ad Augusto. L'origine era sconosciuta, forse si trattava della prova di un caso. Magari il poliziotto era diventato famoso grazie a quel ritrovamento, oppure aveva sfruttato la testimonianza scritta per risolvere un mistero, lo stesso che l'aveva fatto entrare nelle grazie del Tapu che l'aveva scelto come Kahuna dell'isola.
Più volte la ragazza aveva provato ad identificare l'identità del proprietario ma, la pagina in cui vi era la firma del possessore, era zuppa d'acqua e i caratteri scritti a mano erano illeggibili.  
Sospirò e infilò il taccuino sotto al cuscino, si era fatto tardi e anche lei voleva concedersi un po' di riposo. 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3. ***


capitolo 3
3.




 skskskull






30 Ottobre, Martedì





Leilani aveva trascorso gran parte della mattinata a osservare il diario, la curiosità cresceva ogni volta che accarezzava la copertina rovinata. Era un attaccamento che reputava strano e, quando interrompeva il suo operato per dare importanza alle azioni di Rudy, nella testa percepiva una sottospecie di richiamo che la invogliava a riprendere con la lettura.
«Certo che oggi sei proprio strana!» esordì Rudy, riportandola alla realtà.
Mancava poco all'ora di pranzo, lui era fisso sul bancone a occuparsi del pasto. Era l'unico che sapeva i posti in cui Augusto nascondeva le vivande, perciò Leilani gli aveva permesso di preoccuparsi delle preparazioni. Ma non era un bravo cuoco senza i fornelli, non avevano un Pokémon capace di sprigionare fiamme, da quando era lì dentro doveva accontentarsi di un pastone di cereali al cioccolato e latte freddo.
«Cosa vorresti dire?» domandò lei, aggrottando un sopracciglio.
«È tutta la mattina che accarezzi quel coso, Wimpod diventerà geloso se continui di questo passo!».
«Non vedo dove sia il problema» esclamò lei. «Wimpod è un Pokémon, ma non è stupido come pensi. Riesce a comprendere la differenza tra sé stesso e un semplice quadernetto».
«Oggi sei più nervosa del solito, sei sicura di non essere nel periodo rosso?»
«RUDY!»
«E va bene, e va bene» lui alzò le mani in segno di resa. «Il fatto è che comincio ad annoiarmi a stare qui dentro, non c'è niente di divertente da fare. E poi domani sarà Halloween, pensare che starò rinchiuso insieme a te mi riempire di tristezza» sospirò. «Di solito passo la notte fuori insieme ai ragazzi, facciamo scherzi per le vie di Malie e rubiamo caramelle. A quanto pare quest'anno ci dovrò rinunciare...»
«Pensi solo a te stesso» borbottò lei. «È anche colpa tua se siamo confinati qui, oppure ti devo ricordare del bisticcio che hai creato da solo?»
«Non pensare che il mondo giri intorno a te» continuò lui, scuro in volto. «Ti ricordo che ero venuto a prenderti: hai disobbedito alle regole, ti sei allontanata dal gruppo e non hai mai spiegato il perché. Lo so che provieni da una situazione agiata, che sei la stella della Sis perché hai avuto degli ottimi risultati nel Giro delle Isole, ma questo non ti rende speciale o diversa dagli altri».
Leilani si innervosì, le fu difficile inghiottire il rospo. Ne aveva abbastanza delle frecciatine di Rudy, ogni volta doveva fare i conti con discussioni di quel calibro.
«Sei soltanto un bamboccio invidioso» affermò e intrecciò le braccia contro al petto. «Sei il primo a non rispettare le regole, dovresti essere l'ultimo a farmi la predica»
«Mi dispiace, ma continuo a essere della mia idea».

Dopo la litigata il pomeriggio continuò con una lentezza lancinante, l'atmosfera che si respirava dentro alla stazione era tesa come una corda di violino. Leilani non aveva rivolto la parola al suo compagno, si era rintanata nel suo angolino per trascorrere le ore in compagnia dei giochi goffi e affettuosi di Wimpod.

La situazione non cambiò nemmeno quando Rudy liberò il suo Rockruff, il Pokémon abbaiava di continuo e inseguiva i Meowth senza concedersi un momento di riposo, i felini erano costretti a correre ai ripari e a trovare nascondigli nei luoghi più impensabili della stanza.
La ragazza sospirò e intrecciò le braccia contro al petto.
Voleva rimproverare Rudy e sfogare su di lui la frustrazione del momento, ma era troppo annoiata per aprire una discussione, non aveva alcuna intenzione di tornare a discutere con il compagno di disavventure.
Preferì mettere Wimpod a riposo e recuperare il diario, pronta a immergersi di nuovo nella lettura.






Diario di XXX
( scrittura manuale )




13 ottobre



Ore 10, 30 pm - Che giornata intensa! Ho appena finito di cenare e mi sono messo a letto, trepidante di mettere per iscritto tutte le peripezie di oggi, sperando di non addormentarmi con la penna in mano.
Subito dopo la colazione, il capitano in persona è venuto a chiamarmi, dicendomi "giovanotto, mi servi", con un tono serio che non accettava rifiuti. L'ho seguito fino al ponte, ove il giorno prima avevamo allestito quella carrucola, e ho ricevuto gli ordini: voleva che mettessi lo scafandro e mi immergessi nelle profondità marine, con l'aiuto del Flash della mia Lumineon, per recuperare tutto ciò che fosse possibile recuperare da un antico relitto posato sui fondali, proprio sotto di noi. L'ho guardato un po' incredulo, e gli ho chiesto "ma capitano, è un relitto vecchio di secoli, non dovremmo avvertire le autorità?" ma lui mi ha subito messo a tacere, dicendo di disporre di tutti i permessi necessari. E come contraddirlo? Mi sono dunque cambiato, indossando la tuta protettiva e liberando nell'oceano la dolce Lumy (anche lei sente la tua mancanza, Giulietta!) e mi sono gettato in acqua.
La visibilità non era ottimale, e senza l'aiuto del mio Pokémon non sarei riuscito nell'impresa; il relitto che giaceva consunto sulla sabbia, una sorta di modesta caravella, della quale si conservavano giusto la chiglia, la carena, gli alberi ormai caduti e la stiva, era quasi completamente ricoperta dalle alghe marine, mimetizzata con la vegetazione locale. Lumy a quel punto, usando Scacciabruma, è riuscita a smantellare gran parte della mucillagine, portando allo scoperto i pezzi che ho già citato.  Non era rimasto granché, dunque, ero pressoché deluso finché… non ho scorto qualcosa di particolare. Un forziere! Sì Giulietta, un vero e proprio forziere, come quelli di cui tanto si parla in fiabe e leggende, pieni di monete d'oro e gioielli. Era assai pesante, legato tramite robuste alghe (che non siamo in alcun modo riusciti a spezzare!) ad un timone e un'ancora (che parevano ben conservati, se equiparati al resto) dunque l'ho assicurato con del cordame al gancio della gru e sono risalito in superficie per dare l'ok: a quel punto gli altri uomini si son dati da fare per tirare su la refurtiva, e in pochi minuti era già lì, non senza fatica, in tutto il suo splendore, issata sul ponte della nave. Gli occhi del capitano e dei suoi tre uomini fidati scintillavano, come quelli di un bambino alla vista di un nuovo giocattolo, e ben presto hanno esultato ad ampie grida, seguiti a ruota dagli altri subordinati.
Ci hanno poi ordinato di tornare ai nostri posti, per discutere sul da farsi, negando quasi l'entusiasmo precedente. Abbiamo obbedito.
Sono tornato al mio posto,  e ho potuto udire le varie fantasticherie ciarlate dai miei colleghi: si parlava di un'enorme ricchezza che avrebbe reso ricco ognuno di noi, di pietre preziose grosse come delle Baccagrana e di corone d'oro di antichi re.
Devo essere sincero, però: l'idea di portare a casa una ricchezza tale da assicurarci un futuro agiato a noi e ai nostri futuri figli mi riempie il cuore di gioia, ma, dall'altro lato… quei tesori dovrebbero appartenere a tutti e sarebbe cosa buona e  giusta donarli ad un museo, piuttosto che venderli sul mercato nero, e spero che tu possa capire la mia titubanza sul da farsi. Tuttavia, è ancora troppo presto per pensarci: lo scrigno deve ancora essere aperto, e non è detto che all'interno vi sia qualcosa del genere.
Attendiamo ansiosi gli aggiornamenti.


14 ottobre


Ore 10,00 pm - A quanto pare l'ora di cena è l'ideale per aggiornare questo diario.
Questa mattina sono stato svegliato prima del solito dal capitano in persona! E mentre dormivo, sognavo proprio te, Giulietta, dunque ti lascio immaginare la mia sorpresa mista a disgusto nel ritrovarmi la faccia baffuta di quell'uomo, anziché il tuo bel visetto al mio risveglio!
Mi ha fatto mangiare in fretta e furia e mi ha condotto di nuovo sul ponte della nave, dove giaceva ancora intatta la refurtiva, attorno alla quale erano seduti i suoi tre consiglieri. Non c'era nessun altro.
Il comandante allora mi ha ordinato di trovare un modo per separare lo scrigno dall'ammasso di ferraglia, poiché, a detta sua, voleva mettermi alla prova per vedere se meritassi o no la promozione. Credo. Ma ero ancora frastornato, non ci ho capito molto, in più avevo le occhiatacce di quel trio puntate addosso come dei Malosguardo, non riuscivo a concentrarmi. Ho fatto un bel respiro, mi sono calmato e ho afferrato il mio coltello, ripetendo i fendenti del giorno precedente: nulla. Per qualche motivo, la lama non riusciva a recidere le alghe che tenevano incollato il tutto. Allora ho avuto una brillante idea! Ho fatto uscire Lumy dalla sua sfera, e le ho ordinato di usare Ventogelato: abbiamo così congelato quelle erbacce, che ho poi fatto sbriciolare con le mani. Sono o no, un tuttofare, mia cara?
A quel punto, gli uomini hanno fatto qualche passo indietro, stupiti, quasi spaventati, direi, e mi hanno chiesto di sbarazzarmi degli altri due pezzi inutili. Ho provato a spingerli con tutte le mie forze, ma erano pesantissimi, per cui, approfittando dell'assenza del capo (che insieme agli altri era andato a portare il forziere nella sua camera), sono andato a chiamare altri colleghi. E qui… cosa strana… una volta tornato sul ponte, con altri due uomini, i ferri erano già spariti! È una cosa che non riesco a spiegarmi in nessun modo, e gli altri marinai mi hanno persino preso per pazzo, arrabbiandosi per averli svegliati per un nonnulla. Ciò, ovviamente, non ha fatto altro che peggiorare il rapporto non proprio pacifico che avevamo già instaurato.
Durante l'ora di pranzo, il capo mi ha di nuovo preso in disparte, mi ha chiesto se mi fossi sbarazzato da solo di quelle zavorre, al che ho risposto di sì. Cosa altro avrei potuto dirgli? "No, sono miracolosamente sparite!" ? Ovviamente no. Mi avrebbe preso per pazzo anche lui, e poi sembrava soddisfatto della mia risposta.
Dopo pranzo, siamo tornati ai nostri lavori e verso sera abbiamo levato l'ancora, al momento siamo in viaggio verso Poni per gli ultimi rifornimenti prima della traversata di ritorno a Sinnoh! Manca ancora poco, Giulietta, e presto potrò rivederti!



15 ottobre

Ore 10,00 pm - Giornata strana quella di oggi.
Devo essermi svegliato in ritardo, non saprei, ma una volta uscito dal dormitorio la mia attenzione è stata attirata da un gran vociare proveniente dal ponte della nave: mi sono diretto lì e ho visto il capitano, scortato dai tre, che cercava di tenere a bada il resto della ciurma in rivolta. Da quello che ho potuto udire, a quanto pare il forziere tanto acclamato è risultato vuoto, dunque la rivelazione ha gettato i marinai in un misto di rabbia e delusione, sfociate in quel tumulto. Molti di loro non hanno accettato la cosa, e hanno insistito affinché il comandante li facesse entrare nelle sue stanze private, convinti che abbia nascosto lì la refurtiva, cosa che ovviamente lui ha negato, ordinando a tutti di tornare ai propri posti.
Una volta sciolto quel disordine, mi son rimesso al timone, ma appena il nostromo mi ha visto all'azione, è venuto e mi ha praticamente spinto via, dicendomi "questo compito non spetta più a te, tornatene coi mozzi".
Non c'era bisogno di usare quell'aggressività! Che diamine! Ho fatto come mi ha detto, sono sceso negli ambienti interni per aiutare gli altri due addetti alle pulizie, ma uno appena mi ha visto mi ha intimato di stargli assolutamente lontano, e l'altro mi ha detto, con un tono misto di minaccia e raccomandazione "stai molto attento a quello che fai, d'ora in poi".
A quanto pare credono che io sia impazzito, dopo il sortilegio di ieri, quindi vogliono che io stia alla larga da loro, per quei pochi giorni che ci rimangono da trascorrere insieme.
Però, sai una cosa, mia cara? Da un lato sono contento che quel forziere si sia rivelato vuoto, è come se mi fossi tolto un peso di dosso, poiché non sarebbe stata un'azione molto legale far soldi vendendo tesori proibiti, dunque adesso posso riposare più sereno. Non so se condividerai il mio pensiero, forse tu speravi in una bella collana  di perle e diamanti, ma avremo modo di discutere la questione faccia a faccia non appena sarò tornato, mi manca tanto dialogare con te! Ti amo tantissimo, Giulietta.



16 ottobre



Ore 11,00 pm - Oggi è stato persino peggio di ieri, a stento trovo la forza di scrivere, sono terribilmente stanco.
Questa mattina i due mozzi, sì quelli che ieri mi hanno ordinato di starmene alla larga da loro, sono misteriosamente scomparsi. Non sono venuti a fare colazione, non erano nei loro letti, non erano ai loro posti e i loro averi sono rimasti nei loro armadi e, indovina? Hanno dato la colpa a me! Sì, proprio a me! Solo perché qualcuno ha detto che ieri ci ha visti litigare, dunque pensano che io mi sia liberato di loro, gettando i loro corpi in acqua. Ne hanno di fantasia e cattiveria, mia cara!
Ovviamente non mi sono stato zitto, ho detto quel che penso: era più che evidente, almeno a me, che quei due fossero più che amici. Il capitano ci ha sempre proibito di portare a bordo persone a noi particolarmente care perché, a detta sua, ci avrebbero distratto dal lavoro, dunque quei due facevano tutto di nascosto e, sebbene qualche volta mi sia capitato di adocchiarli insieme, mi son sempre fatto gli affari miei, quando avrei potuto benissimo accusarli al capitano.
Ma accusarmi di omicidio è troppo! Come avrei potuto, poi, far fuori due uomini, insieme, più alti e grossi di me? Roba da pazzi.
Dunque, ho spiegato loro la mia tesi: quei due sicuramente avranno trovato l'occasione propizia per scapparsene senza dir nulla, una volta persa la speranza di quel prezioso tesoro. Avranno approfittato della relativa vicinanza con l'isola di Poni per gettarsi in mare e raggiungere la costa con i loro Pokémon, ne sono alquanto certo.
E credimi, spero davvero che ce l'abbiano fatta, poiché noi siamo stati colti improvvisamente dalla burrasca, cosa decisamente inaspettata, con nebbia e foschia, e ci è stato impossibile proseguire verso l'isola Aloliana. Al momento siamo fermi in mezzo all'oceano.
Comunque, la mia tesi è sembrata abbastanza convincente per la metà dell'equipaggio, per cui non hanno preso particolari provvedimenti… si fa per dire.
Semplicemente, ora dovrò lavorare anche per quei due, sì, fare il triplo del lavoro che mi spetta di solito! Peggio di così non può andare! Sono esausto, spero che la tempesta cessi presto, così potremo finalmente tornare! Mi manchi tanto, Giulietta.

17 ottobre


Ore 1,00 am - Troppo stremato per scrivere. Aggiorno domani.








«Allora?».
Rudy era tornato all'azione.
Leilani terminò di leggere le righe custodite nel diario, portando lo sguardo sulla figura mascolina e massiccia della Recluta Skull. Era confusa e frastornata, era talmente presa dalla storia che non si era resa conto dello scorrere del tempo.
Il tramonto era vicino.
«Cosa c'è?» domandò, ma stavolta con più calma.
«Ancora non hai soddisfatto la mia curiosità» borbottò lui, accomodandosi sul bracciolo del divano. «Non mi hai mai detto come mai ti sei allontanata dal gruppo per andare al Prato Ula Ula»
Leilani scrollò le spalle, si issò per sedersi e si sgranchì le braccia.
Erano passati giorni dall'episodio che l'aveva trascinata lì dentro, ma la tempesta e la reclusione nella stazione di polizia non erano bastati a infossare l'accaduto. Ricordava perfettamente quella scena, dove vedeva qualcosa di sinistro muoversi tra la foschia che precedeva il campo color cremisi.
«Non l'ho detto perché non sono sicura di ciò che ho visto» mormorò con un filo di voce, la stanchezza la portò a stropicciarsi gli occhi assonnati.
«Cioè?» provò a insistere.
«Credo che un mostro si aggiri da queste parti» affermò con una certa convinzione. «Non l'ho visto con esattezza, si muoveva nella nebbia e procedeva verso il Prato. Riconosco un Pokémon quando lo vedo, ma quell'essere non si avvicinava a ciò che conosciamo»
Leilani osservò la reazione di Rudy, la guardava con gli occhi fuori dalle orbite.
«Ne sei sicura, Leilani?».
«Sì, perché me lo chiedi?».
«Perché anche io sono sicuro di averlo incontrato!» esclamò lui. «Tutto è cominciato prima che la Sis mettesse il Coprifuoco, non era la prima volta che vedevo qualcosa di inumano muoversi nella nebbia...» deglutì.
Leilani non riusciva a crederci, percepì il cuore battere a mille nel petto. La testimonianza di Rudy le aveva fatto comprendere che non erano più al sicuro, qualcosa di sconosciuto si aggirava nel Percorso 17 e loro si potevano considerare in serio pericolo. Non conosceva l'origine di tale apparizione, sperava che quell'insolita creatura non uscisse dal suo nascondiglio durante la tormenta.
«Dobbiamo cominciare a prendere delle precauzioni» esordì.
«Sì, ma come?!».
«Prima di tutto non dobbiamo agitarci» sussurrò per tranquillizzare il compagno. «Mettiamo da parte le nostre divergenze e collaboriamo, solo in questo modo possiamo sperare di sopravvivere fino al termine della settimana»
Respirò per mantenere la calma. «Da oggi inizieremo a fare dei turni notturni, così possiamo dormire sonni tranquilli.
Hanno detto che il maltempo terminerà tra qualche giorno, se stringiamo i denti possiamo resistere fino alla fine. Appena il ciclone si sarà dileguato, scapperemo fuori e raggiungeremo la città. Solo allora ci potremo considerare davvero al sicuro!»
«E se quell'affare ci coglie di sorpresa?!».
«Lo affronteremo!».


Quella sera Leilani si era offerta volontaria per iniziare il turno di guardia, aveva notato la stanchezza di Rudy e di come si accasciava sul divano, aveva preferito sacrificarsi per permettere all'altro di riposare. Non voleva rischiare la vita a causa di una distrazione, la situazione era complicata e si sentiva in dovere di procedere con la massima cautela. Sospirò per distaccarsi dalle riflessioni negative e si portò le gambe al petto per stringerle, l'ansia non voleva lasciarla andare, provò a tranquillizzarsi tenendo lo sguardo fisso sull'orologio rotondo appeso al muro. Lei era costretta a restare vigile fino allo scoccare della mezzanotte insieme a Wimpod, poi avrebbe svegliato Rudy per fargli monitorare la situazione fino alle tre di notte.
Ma non era sicura di dormire sonni tranquilli, era terrorizzata dall'idea che qualcosa di sconosciuto poteva presentarsi da un momento all'altro. Era vero che aveva ottenuto dei buoni risultati nel Giro delle Isole, si era fermata poco prima di raggiungere la famigerata isola di Poni, ma mai prima di allora si era ritrovata a combattere contro un mostro. Erano due cose diverse, anche Wimpod non sembrava capace di reggere il peso della situazione.
Il piccolo Pokémon sussultava a ogni scricchiolio, lo spavento lo costringeva a scappare per rintanarsi sotto alla coperta che Leilani sfruttava per tenere al caldo le spalle. Ogni Pokémon all'interno della stazione sembrava aver compreso la situazione, anche i felini si erano rintanati nell'ombra per cercare qualche nascondiglio improvvisato.
Leilani scrollò le spalle e allungò la mano in direzione del diario, mancavano due ore alla mezzanotte e sentiva il bisogno di isolare la mente. Aveva troppi pensieri negativi che le frullavano nella testa, era sicura che una lettura leggera le avrebbe permesso di compiere il proprio dovere senza rischiare di impazzire.





Diario di XXX
(scrittura manuale)


18 ottobre


Ore 6,00 pm – È successa una cosa terribile! Le mie mani tremano ancora adesso, mentre scrivo questo aggiornamento.
Questa mattina, mentre ero assorto nel mio turno di pulizie degli ambienti interni, ho sentito un odore nauseabondo provenire dalla sala macchine. Non sapendo a cosa fosse dovuto, sono ovviamente entrato e ho fatto una macabra scoperta: lì, accanto ad uno dei motori, giacevano i corpi senza vita dei due mozzi scomparsi.
Mi sono sentito male, ho prima cacciato un urlo e poi ho vomitato. Devo essere svenuto, ero nel panico.
Al mio risveglio, mi sono ritrovato accerchiato dal resto della ciurma. Mi guardavano con occhi torvi, qualcuno sbraitava "è stato lui, è colpa sua! Lo sapevo!", qualcun altro era troppo scosso per poter parlare, e il capo non faceva altro che camminare su e giù, pensieroso, davanti a me. Si è poi fermato, si è girato nella mia direzione e ha detto "dobbiamo disfarci di quei corpi. Il prima possibile" con una calma glaciale.
Con non so quale forza, gli ho risposto "no, non possiamo, due nostri amici sono morti, non possiamo disfarci di loro come se nulla fosse! Dobbiamo avvertire le forze dell'ordine affinché aprano un'indagine!"
Ma sono stato zittito quasi subito da un sottufficiale che mi ha urlato in faccia "non essere ridicolo, è palese che sei il colpevole!" seguito a ruota dagli altri che appoggiavano la sua accusa. Non sono riuscito a dire più niente, avevo troppa paura.
Il comandante, dopo interminabili minuti di riflessione, ha gridato "smettetela! E tu, giovanotto, vieni con me".
L'ho seguito, più per non essere linciato dai marinai, che per mio volere. Mi ha riportato in sala macchine e mi ha chiesto di gettare i due corpi in mare.
Che potevo fare? Ho obbedito.
Ho preso prima uno, poi l'altro, li ho avvolti in un grosso telo, li ho trascinati fino al ponte e poi gettati tra le onde.
Mi sento un mostro.
Mentre svolgevo quell'azione nefasta, mi sono accorto di un particolare che probabilmente risulterà importante per le future indagini, se mai ce ne saranno. Lo scrivo qui, non si sa mai, prima che me ne dimentichi, qualora questo diario venisse sequestrato: quei due corpi erano ricoperti di alghe verdi. Sì, alghe verdi e freschissime, non sono pazzo, le ho toccate con mano, il capo ha insistito affinché ne eliminassi ogni singolo filo. Non riesco proprio a capirne il senso.
Dopo l'operazione di pulizia, sono stato preso di forza e rinchiuso a chiave nel mio dormitorio: sono il sospettato numero uno, e ora tutti mi temono. E sai che ti dico? Meglio, diamine! Meglio! Almeno non dovrò sgobbare tutto il giorno! Sono sicuro che ben presto si ricrederanno e mi libereranno.
Si renderanno ben presto conto della mia innocenza!
Aggiornerò il prima possibile, son successe troppe cose oggi, mi gira la testa, ho bisogno di riposare.
Mi manchi tanto!


19 ottobre


Ore 7,00 am – Questo è troppo!
Al mio risveglio, la camera era a soqquadro e la mia agenda era per terra, sgualcita, alcune delle pagine presentano come delle chiazze d'umido, qualcuno deve averla sfogliata con le mani bagnate, e come se non bastasse ci ha pure infilato delle alghe all'interno! Ma che razza di scherzo imbecille è questo? Che cosa significa? Si credono divertenti? Fino a pochi giorni fa mi evitavano come un appestato, e ora entrano di soppiatto nel mio dormitorio per prendersi gioco di me? Sono una ciurma d'idioti!



Ore 1,00 pm – Per tutta la mattinata non ho fatto altro che gridare avvinghiato alla porta, ma nessuno ha preso sul serio le mie parole. Verso mezzogiorno il nostromo s'è avvicinato e mi ha detto "piantala di dire queste idiozie, stai forse dando i numeri? Vedi di darti una calmata, o nessuno verrà a portarti i pasti".
Ho cercato di calmarmi e  ho messo ad asciugare le pagine. Poco fa mi hanno portato il pranzo, una razione alquanto scarna. Ma è giusto così, non ho svolto alcun lavoro e il cibo scarseggia, chi più lavora più mangia. 
La burrasca inoltre continua ad imperversare, non dandoci pace. Spero che toccheremo presto la terraferma.


Ore 8,00 pm – Nessuno è venuto a portarmi la cena. Saranno tutti impegnati a gestire l'imbarcazione, non è facile con tre uomini in meno. Vado a dormire, non mi resta altro da fare. Buonanotte.




Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 5. ***


capitolo 5
5.






HAPPY





1 Novembre, Giovedì



Leilani aveva perso le speranze.
La situazione era crollata nel caos quando aveva rivelato l'identità della creatura, Rudy aveva cominciato a dare i primi segni di allarme, anche i Pokémon all'interno della stanza avviarono a esprimere un forte disagio. Rockruff abbaiava e ringhiava in direzione della porta, nel mentre i Meowth miagolavano a perdifiato e correvano ai ripari. Solo Wimpod sembrò mantenere i nervi saldi, quando si parlava di partecipare a una battaglia tirava fuori il coraggio di un Pyroar. Aveva fatto gruppo con i felini più coraggiosi, si era messo in posizione d'attacco e sibilava incattivito, pronto a difendere la propria padrona. Leilani era commossa, ma portò la sua attenzione su Rudy, aveva fatto il possibile per cercare di dare una mano e di incoraggiarlo. Aveva spiegato che dovevano essere forti e che dovevano comportarsi come degli ottimi allenatori di Pokémon, ma l'incitamento andò in frantumi quando si rese conto dei bagliori che illuminavano l'intero perimetro della stanza.
Leilani si affacciò per monitorare il perimetro, il cuore le tremò nel petto alla vista di altre creature. Erano un gruppo e procedevano in direzione della stazione.
«Siamo spacciati!» urlò Rudy.
«Non è ancora detta l'ultima parola» esclamò Leilani con convinzione, afferrò il polsino nero per levarlo dal braccio e rivelò il bracciale Z che nascondeva sotto di esso. L'aveva ricevuto in dono durante il Giro delle Isole, era stata la Kahuna Alyxia a premiarla con un simile gioiello.
Leilani ricordava perfettamente quel giorno, di come si era comportata per dimostrare la grinta che racchiudeva dentro di sé, non vedeva l'ora di sprigionare la potenza delle Mosse Z addosso ai mostri che minacciavano la stazione. «Apri la porta!»
«Come?! Sei impazzita?!» mormorò Rudy, il quale sgranò gli occhi alla vista del bracciale. «Non so se hai visto cosa sta succedendo là fuori, ma quei cosi sparano elettricità!» lui agitò le braccia. «Magari sei capace di buttarne giù uno, ma gli altri?! In questo modo rischi di far soffrire di più il tuo Wimpod!
Tu...»
Il discorso di Rudy fu interrotto da un urlo.
Mentre i due discutevano sulla strategia, le creature misteriose erano riuscite ad arrampicarsi sulle mura della stazione, circondandola con i filamenti scuri per sfondare i vetri delle finestre e riuscire a passare.
Leilani si gettò su Wimpod per stringerlo tra le braccia, cominciò a indietreggiare per allontanarsi dai muri e si affrettò a stringere la mano di Rudy. Non c'era un riparo effettivo per scappare dalle scariche elettriche, un fenomeno reso più pericoloso dagli agenti atmosferici della burrasca. Leilani si portò una mano sul cappello per evitare di perderlo a causa del vento, fu sbalordita quando vide Rudy pararsi davanti a lei per atteggiarsi da scudo umano. Non sembrava impaurito, Rockruff era davanti all'allenatore e continuava a ringhiare incattivito.
«Andate via! Voi mostri non farete mai del male alla mia amica!» cominciò a urlare, a farsi grosso per assumere una posizione minacciosa e trasmettere la sua stessa energia al piccolo cagnolino.
Era sul punto di dare qualche ordine al Rockruff, ma la porta si spalancò con un boato.
Fu allora che Leilani notò un Pokémon mai visto in precedenza, aveva le fattezze di una zebra e accumulava l'elettricità che penetrava all'interno della casa, così da rendere la situazione meno pericolosa e più gestibile. Proprio dietro allo strano esemplare, si presentò una figura il cui viso era oscurato dal cappuccio di una felpa rossa.
«Fareste meglio a riparavi» sussurrò lo sconosciuto, dando qualche ordine al Pokémon dalle fattezze equine.
La zebra impennò e lanciò un verso incattivito, cominciò a correre verso l'esterno per attirare su di sé l'elettricità prodotta dalle creature misteriose.
Leilani voleva correre e uscire per sempre dalla stazione di polizia, ma inciampò quando sentì la terra iniziare a tremare sotto ai suoi piedi. Iniziò a stringere il corpicino di Wimpod tra le braccia, ma fu di nuovo Rudy a farle da scudo umano, sdraiandosi su di lei per evitare di farle finire addosso alcuni dei calcinacci che si staccarono dal muro.
Leilani alzò lo sguardo, da quella postazione riuscì a vedere che il terremoto era stato causato da un Dragonite. Il grosso drago provocava le scosse impattando la coda contro al suolo, sembrava seguire gli ordini di un uomo.
L'attacco si rivelò abbastanza efficace, le creature restarono spaventate dalle scosse di terremoto e si staccarono dalle mura per dileguarsi nella foresta.
Leilani era stanca e non aveva più le forze necessarie per andare avanti, i suoi occhi cominciarono a farsi pesanti e sprofondò nell'oblio quando il suo cuore riuscì a trovare la pace.


Al risveglio Leilani non era più nella stazione di polizia, qualcuno l'aveva distesa sul lettino di un'ambulanza. 
Sospirò dal sollievo quando vide che il sole era tornato a splendere, le creature erano scomparse e Rudy era lì vicino a farsi medicare il braccio da un infermiere. Mostrò un sorriso quando scoprì che il compagno stava bene, davanti al pericolo aveva dimostrato di essere un ragazzo pieno di coraggio e molto protettivo. Leilani balzò giù dal lettino, cominciò a camminare in direzione di Rudy per abbracciarlo e ringraziarlo, ma la sua attenzione fu attirata dal gruppetto che si era riunito davanti alla stazione di polizia.
Guzma era accompagnato da Plumeria e continuava a conversare con Augusto, un discorso che veniva interrotto continuamente dalle esclamazioni strambe del Professore. Anche altri due individui facevano parte della folla, Leilani riuscì a riconoscerli, si trattava dei due sconosciuti che li avevano aiutati ad affrontare le creature. Uno era alto e dal fisico ben allenato, il modo di vestire elegante entrava in sintonia con una chioma folta e scura come il cielo notturno, sembrava un uomo molto carismatico e portava una benda da pirata sull'occhio sinistro. Il secondo era molto diverso, era molto più giovane e basso rispetto all'altro, non sembrava allegro all'idea di intervenire nella chiacchierata, se ne stava in disparte a giocherellare con i ciuffetti corvini che uscivano dal bordo cremisi della felpa. Nascondeva un viso angelico sotto al cappuccio, pelle chiara e occhi gelidi come il ghiaccio. La ragazza sgranò gli occhi quando riuscì a esaminare le fisionomie degli sconosciuti, sentì un colpo al cuore quando notò il diario tra le braccia del più piccolo. A quanto pare quel quaderno era una prova, si sentiva in colpa per aver curiosato tra le pagine.
«Yo, finalmente ti sei svegliata!»
Rudy.
Leilani cominciò a sorridere, saltò addosso alla Recluta per abbracciarlo. «E-ehi, ma cosa?!».
«Ti devo ringraziare» sussurrò lei con il sorriso. «Mi hai dimostrato di non essere una zucca vuota, non ti facevo così coraggioso!»
Leilani cominciò a ridere, divertita nel vedere le guance di Rudy tingersi di rosso.











































FINE?

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 4. ***


capitolo 4
4.







yoyoyoy













31 Ottobre, Mercoledì



Leilani non aveva chiuso occhio durante la notte precedente, la stanchezza l'aveva indotta a trascorrere l'intero arco della giornata nel suo angolo di fortuna. Era rinvolta nella coperta massiccia, addosso sentiva la leggera pressione provocata dal corpicino di Wimpod. Ogni tanto faceva uscire la mano dal torpore del tessuto, accarezzava il piccolo Pokémon per ritrovare un po’ di conforto e poi tornava a rintanarsi sotto a ciò che considerava come una barriera protettiva.
Leilani era innervosita dalla violenza mostruosa dimostrata dalla tempesta, temeva di soccombere per colpa di un mostro privo di identità e, a quel teatrino degli orrori, si erano aggiunti gli episodi sinistri e macabri racchiusi nel diario. Non riusciva a cancellare i dettagli, a dimenticare il peso delle sensazioni descritte dallo sventurato protagonista. In quel momento si sentiva al pari dello sfortunato proprietario, era da sola in una situazione che non riusciva a controllare o spiegare con una certa razionalità.
Almeno poteva fare affidamento sulla compagnia di Rudy e del suo piccolo Rockruff, ma i due non si dimostravano d'aiuto, combinavano danni e facevano dispetti ai Meowth con una naturalezza quasi glaciale. Leilani non era in grado di capire i sentimenti o i pensieri del compagno, ma notava le volte in cui questo si fermava per scrutare il paesaggio spoglio al di là della finestra.
Lei sentiva il cuore batterle all’impazzata nel petto, sussultava a ogni rumore provocato dagli agenti atmosferici e gli occhi le schizzavano da una parte all’altra della stanza. Respirava a fatica mentre provava a stringere il piccolo coleottero tra le braccia, quelle sensazioni di profondo disagio la facevano sentire come una pazza a piede libero. Ma lei era sicura di non esserlo, non aveva mai sofferto di un disturbo mentale prima di allora.
«Leilani...».
Le parole di Rudy echeggiarono nella stanza silenziosa. «Leilani?»
«Dimmi...» bisbigliò lei, a malapena riuscì a fare capolino dalla coperta.
La mancanza di sonno e la fame mettevano a dura prova la sua resistenza fisica, costringendola ad abbandonare la sua postazione con una certa difficoltà. Notò Rudy avvicinarsi con l'intento di dare una mano, ma lei si scostò dalla figura mascolina per operare da sola. «Non ho bisogno del tuo aiuto, ce la faccio» sospirò e si levò il cappello dalla testa, passandosi una mano tra i capelli scuri. «Cosa volevi dirmi?».
«Niente di che» borbottò lui, infilandosi le mani nelle tasche dei calzoncini scuri prima di chinare la testa verso il basso. Come se non avesse apprezzato il rifiuto silenzioso dell'amica. «Il tramonto si avvicina, dovresti darmi una mano con le candele, come facciamo ogni sera da quando siamo arrivati qui»
«Sì, hai ragione» sospirò, avviandosi verso il cassettino per recuperare i lumi inutilizzati.
«Se vuoi stasera posso cominciare io il turno di notte, così ti riposi un po'»
«Non preoccuparti, farò del mio meglio per rimanere sveglia»


Leilani non riusciva a scrollarsi di dosso tutte le paure e i pensieri negativi provati durante il giorno, credeva che quella condizione fosse alimentata dalle superstizioni della festività in corso. Era Halloween, la notte in cui le streghe e gli spiriti danzavano insieme ai vivi.
Si mordicchiò il labbro per reprimere il disagio interiore e spostò le iridi cristalline sulla figura addormentata di Rudy, lui aveva un aspetto così angelico e pacifico da sembrare un bambino, stringeva il cagnolino di tipo Roccia tra le braccia e russava. Era una scena piuttosto buffa e piena di tenerezza, i Meowth davano un serio contributo, non smettevano di sfruttare come materassino il corpo maschile e muscoloso della Recluta.
Un po' era dispiaciuta di aver trascinato l'amico in una situazione spiacevole, gli aveva impedito di prendere parte a dei festeggiamenti che lui reputava tradizionali e divertenti. Dentro di sé si dava la speranza di uscire da quel posto, si prometteva di far recuperare il tempo perso al giovane amico. In più occasioni Rudy l'aveva aiutata, si era dimostrato un'ottima guida nel periodo in cui aveva messo piede dentro alla Villa Losca, lei pensò che era giunto il momento di ricambiare il favore anche se negli ultimi giorni si era atteggiata come una bambina impaurita, l'aveva trattato male e senza un motivo apparente. Sospirò e cominciò a stringere i pugni, voleva sfogare la rabbia sul cuscino e vedere se era in grado di scaricare la tensione, ma si fermò nel momento in cui Wimpod si avvicinò a lei.
Il piccoletto trasportava il diario sul guscio, un episodio che riuscì a sorprenderla.
Ma accettò la sfida, si accomodò a gambe incrociate e agguantò il quadernetto anonimo. Mancavano poche pagine al termine della narrazione, si sentiva in dovere di andare avanti con la lettura e scoprire come terminava la vicenda.
Forse aveva la possibilità di imparare qualcosa.




Diario di XXX
( scrittura manuale )





20 ottobre


Ore 9,00 am – Sono sveglio da ormai quattro ore, ma nessuno è venuto a portarmi da mangiare. Sono a digiuno da ieri. La tempesta imperversa ancora. Attendo.

Ore 12,00 am – Ancora nessuno si è degnato di portarmi il pasto. Che si siano dimenticati di me? Non mi sorprenderebbe, è da ore che sento un gran trambusto a bordo, saranno tutti molto impegnati a mantenere la rotta. Mi sento inutile e nervoso, se non arriverà qualcuno entro le tre, sfonderò la porta, ho deciso.

Ore 10,30 pm – Nessuno arrivava, dunque ho sfondato la porta a suon di calci e disperazione. Ho raggiunto il ponte della nave, trovandovi il nostromo intento ad impartire ordini ad altri tre uomini. Tre. Erano sei il giorno prima…
Mi son fatto avanti e ho chiesto, a gran voce "vi siete forse dimenticati di me?"
Il nostromo allora mi ha gettato un'occhiata di disprezzo e speranza, dicendomi "non c'è tempo per discutere, prendi il timone, disgraziato!"
E aveva ragione, stavamo per sbattere contro uno scoglio. Senza fiatare ho riportato la nave sulla rotta giusta, e qualche ora dopo l'uomo è tornato da me, dicendomi "io non so che diavolo sta succedendo qui sopra, ma se scopro che tu c'entri qualcosa, non esiterò  a farti diventare cibo per Sharpedo".
Come se io fossi più informato di lui!
Gli ho chiesto del capitano, poiché m'è sembrata alquanto strana la sua assenza in un momento così cruciale, e ha detto che è chiuso nella sua camera da ieri notte, insieme al commissario di bordo.
Che stiano pianificando qualcosa? O forse stanno cercando di contattare i soccorsi? Voglio avere fiducia.
Abbiamo provato a bussare più e più volte, ma non ci hanno risposto. Uno strano cigolio metallico si ode a intermittenza provenire da quella camera.
Attenderemo. Non è la prima volta che il capitano si chiude in una pausa riflessiva.

Indubbiamente qualcosa di sinistro e inspiegabile aleggia su questo natante, tre uomini non possono essere spariti così nel nulla! E questa volta non possono nemmeno accusare me, dal momento che ho passato il mio tempo sottochiave. Da un lato, però, il fatto che siamo di meno mi consola: meno bocche da sfamare.
Finalmente infatti mi sono concesso un'abbondante cena, ne avevo proprio bisogno, ero allo stremo delle forze.
Adesso meglio che vada a riposarmi, domani ci sarà tanto da fare.

21 ottobre


Ore 7,00 am – La tempesta non ci lascia tregua. Ho deciso che porterò questa agenda sempre con me, per aggiornare il prima possibile, e tenerla al sicuro. Si inizia il lavoro.

Ore 11,00 am – Nonostante le varie difficoltà, stiamo riuscendo a gestire bene la situazione. Ancora nessuna traccia dei tre uomini scomparsi, e il comandante non vuole uscire. Siamo tutti un po' preoccupati da questa sua assenza. Il nostromo è andato a controllare.

Ore 3,00 pm – Altra agghiacciante scoperta. Il nostromo è riuscito a forzare la porta della camera del comandante: lo abbiamo trovato impiccato insieme al commissario. Le loro mani erano legate da alghe, le funi anch'esse fatte d'un intreccio di alghe, e ancora alghe sparse in tutto l'ambiente.
Non abbiamo parole.
Non sappiamo cosa stia succedendo.
Tutto ciò non ha senso, non so darmi una spiegazione logica. Che ci sia uno psicopatico tra noi? No, non può essere così, non voglio sospettare dei miei compagni.
Le mani ancora mi tremano, come potrai vedere dalla mia calligrafia. Ma non posso lasciarmi andare alla disperazione, devo unire le mie forze  a quelle dei superstiti e sopravvivere, e lo faccio soprattutto per te, Giulietta!

Ore 10,00 pm – La strumentazione di bordo è andata. Non funziona più nulla, abbiamo perso la rotta, il GPS non manda più segnale, siamo persi! Non possiamo affidarci neppure ai nostri sensi: il rombo del mare ci assorda i timpani, la fitta nebbia offusca i nostri occhi. Probabilmente ci andremo a schiantare contro uno scoglio. Ho molta paura.


22 ottobre

Ore 8,00 am – Solo questa mattina abbiamo avuto tempo di spostare i due defunti. Come se non bastasse, lo scafo si è riempito di alghe verdi venute a bordo a causa di un'onda alta svariati metri. Ci tocca pulire, o sarà impossibile camminare. Queste alghe sono urticanti.


Ore 11,00 am – Non è stato facile ripulire tutto lo scafo. Sono stanchissimo. Adesso inizia il mio turno per tenere il timone. Devo resistere.


Ore 11,00 pm – Ho paura. Sto tremando. Sono tutti impazziti.  Credono che sia io la causa. Vogliono uccidermi.
Mentre ero al timone, il nostromo ha rinvenuto il cadavere del medico di bordo e di un altro uomo. Sono accorso subito. I loro corpi erano stati perfettamente tranciati in due. Da cosa non lo so. Dalle loro ferite fuoriuscivano alghe verdi. Le stesse alghe che poco fa appestavano il ponte.
I superstiti si sono voltati nella mia direzione. Mi hanno guardato, furenti di collera. Mi hanno detto che è colpa mia, perché sono maledetto. Non so che cosa voglia dire. Siamo tutti maledetti su questa nave. Questa nave è maledetta. Questo mare è maledetto. Siamo tutti vittime. Perché non capiscono?
Hanno provato ad uccidermi. Sono scappato. La fitta nebbia ha protetto la mia fuga. Adesso sono barricato nella sala macchine. Sono nascosto tre due motori, l'odore di morte è ancora presente.
Qui non mi troveranno.
Ma ho paura, tanta paura.
Ti amo tanto, Giulietta.









«Yo, Leilani, svegliati!».
Quelle furono le parole che spronarono Leilani ad aprire gli occhi.
Non aveva resistito fino alla fine, il tempo di leggere le ultime righe della pagina che si era addormentata. Lei sbadigliò e aggrottò le sopracciglia, gettando un occhio sull'euforia dimostrata dal compagno.
Guardò l'orologio, non mancava molto alla mezzanotte.
«Cosa c'è? Perché mi hai svegliato?».
«C'è il Boss!».
Leilani impallidì. «Come, c'è il Boss?!»
«Ti dico di sì, non è uno scherzo!» Rudy iniziò a indicare la finestra con una certa frenesia. «Sta proprio lì a fissarci!»
Leilani sentì il cuore scoppiarle nel petto.
Si alzò dal suo giaciglio di corsa, sgomitò per levarsi di torno Rudy e il suo Rockruff per correre in direzione della finestra. Il temporale non aveva smesso di devastare la natura selvaggia del Percorso, ma doveva ammettere che anche lei aveva visto qualcosa davanti alla stazione. Ma non si trattava di Guzma.
Era una creatura sconosciuta e dalla fisionomia non sembrava un Pokémon, questa sfiorava i tre metri d'altezza e il corpo slanciato sembravano dei cavi dell'alta tensione intrecciati tra loro, questi si univano a un bulbo chiaro di un bianco acceso e ricoperto da spunzoni da cui fuoriuscivano delle scariche elettriche.
Leilani rabbrividì a quella visione, discostandosi dalla finestra per fare qualche passo indietro.
«Quello non è il Boss!»
Esclamò, soffocando un urlo. «È il mostro che ho visto l'altro giorno!»

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3802366