Sinking madness — the beast and the diary di KomadoriZ71 (/viewuser.php?uid=805793)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 5. ***
Capitolo 5: *** 4. ***
Capitolo 1 *** 1. ***
capitolo 1
1.
28 Ottobre, Domenica
Quel
pomeriggio il Prato Ula
Ula non sembrava più lo stesso.
Leilani
aveva abbandonato
la
passerella in legno per camminare nel vasto tappeto cremisi, la quiete
concedeva alla zona un'aura tetra e intrisa di mistero; non c'era
alcuna traccia dei Pokémon selvatici che abitavano nei
paraggi
e, gli Allenatori che frequentavano il parco per rinfrescarsi tra le
acque scure dei laghetti, sembravano dissolti nel nulla. La Recluta
Skull non riusciva a
fermarsi, proseguiva a piccoli passi tra la natura fiammeggiante mentre
teneva lo sguardo fisso sulla foschia grigiastra che oscurava
l'orizzonte. Ricordava il motivo che l'aveva spinta fin lì,
di
come i suoi occhi fossero riusciti a cogliere una figura nera
scomparire tra la densità della nebbia.
«Yo,
Leilani!»
La voce di
Rudy, il suo superiore, echeggiò in tutto l'ambiente.
Leilani
sospirò con aria
afflitta, quel ragazzo dalle spalle larghe non le dava mai tregua, con
una semplice mossa era riuscito a interrompere la magia del momento. Si
sistemò il fazzoletto
nero per oscurare i lineamenti delicati del proprio viso, un gesto che
aveva imparato a utilizzare dal giorno del reclutamento, poi si
girò.
Ma non
trovò nessuno. Solo il vuoto.
Aggrottò
le sopracciglia per
guardarsi intorno con aria frastornata, era sicura di aver udito il
richiamo del proprio collega.
Qualcosa le
afferrò il braccio destro. D'istinto la giovane donna
iniziò a urlare con tutto il fiato che aveva in gola, a
divincolarsi con una certa forza per mettere alla prova la resistenza
del proprio assalitore.
«Leilani,
ti vuoi dare una calmata?!»
Il fiato
della fanciulla
iniziò a farsi meno pesante quando intravide il volto di
Rudy,
lo spavento si era dissolto nel nulla, ma sentiva il cuore batterle nel
petto con una potenza fuori dal comune.
«Ma
sei imbecille o
cosa?!» gracchiò lei, liberando il braccio dalla
stretta
ferrea del compagno. «Potevi farmi morire! Lo sai che mi
stava
per venire un infarto?! Questo non è il modo più
adatto
per attirare l'attenzione di una ragazza!»
Rudy
sospirò e
scrollò le spalle. «Amica, sei tu quella che
è
scappata. Io sono venuto fin quaggiù per
recuperarti» si
giustificò. «Non è la prima volta che
succede,
ancora mi domando come mai ci tieni così tanto a cacciarti
nei
guai. Lo sai che le Reclute del Team Sk-sk-skull
viaggiano sempre in coppia, non possiamo andare in giro da
soli».
«Io...Non
sono da sola».
Affermò
Leilani con
sicurezza, infilò la mano nella tasca degli shorts bianchi
per
recuperare la Pokéball di Wimpod. Schiacciò il
pulsante
centrale per ingrandire l'oggetto, poi lo mostrò al ragazzo
più grande con una certa strafottenza. «Lo sai che
non mi
separo mai dal mio piccolo amico, so che posso fare affidamento su di
lui».
«Sì,
ma quello scricciolo non ti ha aiutato in questa occasione».
«Solo
perché non mi
hai dato la possibilità di farlo uscire fuori dalla
sfera»
tuonò lei, intrecciando le braccia al petto. «E
non ti
conviene parlare così del Pokémon preferito del
Capo. Se
ti sentisse ti butterebbe fuori a calci!»
«Yo,
Leilani, dovresti
imparare così anche il codice» la
canzonò, dandole
una spintarella molto amichevole per alleviare i toni della
conversazione. «Mi dispiace, ma questa volta la Sis
non vorrà sentire ragioni. Se non trovi un motivo valido per
giustificare la tua ennesima fuga, dovrai fare i conti con una delle
sue punizioni»
«Sei
sempre il solito guasta feste!» sbuffò lei,
scrollò le spalle e levò di mezzo la sfera.
Cominciò
a seguire
Rudy in direzione della passerella, saltellando di scalino in scalino
per raggiungere l'altura in legno.Portò lo sguardo in
direzione della volta celeste, i colori del crepuscolo erano offuscati
da pesanti nuvole nere dall'aria minacciosa. Il
clima tropicale di Alola era un'arma a doppio taglio, quando arrivava
la stagione delle piogge poteva diluviare per giorni interi e con una
violenza allucinante.
Leilani
rabbrividì sotto alla carezza gelida del vento, pronta a
tornare alla realtà e mettersi in marcia.
Il Prato Ula Ula non
era
distante dal quartier generale, bastava mettere piede nel Percorso 17
per intravedere la silhouette delle mura che racchiudevano la
città di Poh.
Leilani era
nuova del posto e
ancora doveva ambientarsi, era nata nella tranquilla Mele Mele e
faticava ad accettare i paesaggi grigi e desolati dell'isola. Ricordava
il mare cristallino delle baie dalla spiaggia bianca, fitte foreste
di palme in grado di creare dei deliziosi punti
d'ombra e così via. Ula Ula era molto più vasta
se messa
a confronto, specialmente la zona settentrionale in cui sorgeva la
cittadina recintata dalla muraglia. La pioggia era molto più
costante, l'erba aveva un colorito giallastro e poteva capitare di
essere aggrediti dai Fearow aggressivi che facevano i nidi sull'altura
che affiancava il percorso. Leilani aveva capito subito quali erano i
punti sicuri, quelli in cui poteva mettere i piedi senza rischiare di
ritrovarsi un becco affilato nel collo, ma era annoiata dall'idea di
prestare attenzione e di vivere a stretto contatto con il pericolo.
«Ehi,
Rudy».
«Yo!»
esclamò lui, accompagnando il parlato con dei gesti
sconnessi. «Cosa c'è?»
«Ti
hanno mai detto come mai ci sono quelle mura a circondare la
città?» domandò a bruciapelo.
«Non
lo so»
borbottò in risposta. «La città era
già
così quando ci sono arrivato, dovresti chiedere alla Sis, magari lei ha
qualche informazione in più!».
Leilani
roteò gli
occhi, si
pentì di averlo interpellato. Rudy non era famoso per la sua
intelligenza, anzi, quando parlava dimostrava di avere un quoziente
intellettivo sotto allo zero. Leilani lo aveva accettato come compagno
solo perché possedeva un lato impulsivo, non era capace di
contenersi e questo lo portava in mezzo ai guai. Finiva in punizione
solo cinque giorni alla settimana, ormai per Plumeria e Guzma era
diventato un divertimento architettare un castigo fantasioso e adatto
all'occorrenza. A volte esagerava e portava problemi anche agli
abitanti delle cittadine vicine, come quella volta in cui si era
scappato dalla furia del Dominante di Mele Mele perché aveva
osato
chiamarlo “Trump”.
Lui era uscito fuori con qualche graffio e le ginocchia sbucciate, ma
era tornato all'opera dopo un'ora dall'incidente.
«Ma
si può sapere che
utilità hai qui dentro?!» sbottò lei.
«Non
combini mai niente di buono, rubi il cibo agli altri e sei una frana
con i Pokémon!»
«Yo,
non c'è bisogno di arrabbiarsi così
tanto!» si giustificò. «E poi la Sis dice che sono
bravissimo quando faccio le pulizie! È un lavoro sporco, ma
qualcuno deve pur farlo. No?!»
«Certo,
ma non parlavi
così quando ti hanno messo a pulire i cessi della
Villa» schioccò la lingua contro al palato,
circondando le
spalle dell'amico con un unico braccio. «Però,
beh, ha
ragione. Splendevano così tanto che ci si poteva specchiare
nel
pavimento!»
«Oooh,
smettila di prendermi
in giro!» urlò Rudy, liberandosi dalla stretta.
«Anche io sono capace come gli altri, non mi manca niente. E
poi
lo sanno tutti che solo il Boss è l'Allenatore
più forte
di tutto il Team Skull. Noi non dobbiamo superarlo per forza, basta
stargli vicino ed essere delle ottime spalle!».
«Ma
allora sei più
testardo di un Mudbray!» tuonò, intrecciando le
braccia al
petto. «Lo sanno tutte le ragazze che è la Sis
ad essere l'Allenatrice più abile della zona!» e
sospirò. «Però non ci possiamo fare
niente,
è risaputo che voi maschi non siete capaci di vedere
più
in là del vostro naso!».
«E
ci credo,
è coperto dallo scaldacollo!» il silenzio
calò tra
i due, Rudy aveva fatto una battuta così orrenda che pure
lui si
vergognò di quest'ultima.
«E poi, che diamine, il Boss è diventato forte
utilizzando
dei Pokémon Coleottero! Pensi davvero che sia
così facile
allenarli?!».
«Certo,
pure un bambino sarebbe in grado di mandarli in campo e ordinare
qualche mossa! La Sis
utilizza tecniche velenose e letali, è questo a renderla
più forte di chiunque altro!».
Leilani
mandò avanti la
discussione per minuti, era tentata dall'idea di lanciargli una scarpa
quando un fulmine colpì un alberello poco distante da loro.
Restò immobile dallo spavento, a fissare gli occhi sgranati
del
compagno con un'espressione terrorizzata. Voleva aprire bocca per dire
qualcosa di confortante, ma la pioggia iniziò a scendere dal
cielo, fitta e tagliente come il becco di un Fearow.
«Dannazione!»
finalmente Rudy tornò in sé, riparandosi la testa
con le
braccia anche se aveva indosso il cappello. «Dobbiamo
muoverci a
trovare un riparo!»
«Sbrighiamoci,
forse siamo ancora in tempo a rientrare in città».
«Mi
dispiace, ma alle otto le
porte vengono chiuse e non si apriranno fino alla mattina
successiva» sospirò lui, ormai zuppo d'acqua.
«Ne so
qualcosa, non è la prima volta che vengo lasciato fuori
perché mi sono dimenticato del coprifuoco»
«Rudy,
tu sei proprio incredibile!»
«Smettila
di lamentarci e muoviamoci, ho una soluzione!».
Leilani,
seppur titubante, cominciò a correre dietro al compagno.
In quella
situazione aveva le mani
legate, la pioggia le impediva di prendere direzioni diverse e le porte
della città erano state chiuse a causa del Coprifuoco. Si
trattava di una legge nuova e molto improvvisata, erano diverse le
Reclute che si scordavano di tornare per le strade di Poh prima del
calar del sole. La
ragazza ancora non aveva capito come mai Plumeria e Guzma avevano preso
quella iniziativa, ma sta di fatto che ora faceva parte degli sbadati
che dovevano passare la notte fuori e provvedere da soli.
«Qui
dentro!» esclamò Rudy, aprì la
porticina di una struttura e si infilò all'interno.
Leilani non
era convinta dall'idea
di seguire l'impulsività del collega, ma non voleva beccarsi
un
malanno per colpa dell'acqua. Per questo entrò dentro a una
sottospecie di abitazione, era saltata la corrente e le luci dei
fulmini rivelavano dei mobili abbastanza diversi del solito. Sembrava
una casa comune, ma possedeva qualcosa in più.
«Dove
ci troviamo, di preciso?».
Domandò,
mentre Rudy era occupato a frugare nei dintorni per cercare una fonte
di luce.
«Mi
dimentico sempre che sei
nuova del posto» sospirò lui. «Si tratta
di una
stazione di polizia, qui dentro ci abita Augusto. È un piede
piatto dal comportamento molto inquietante, si diverte a seguire le
nostre disavventure» spiegò brevemente, accendendo
una
candela per illuminare l'ambiente. «Cerca di non fare la
maleducata, Augusto è anche il Kahuna dell'isola, quindi la
punizione vale doppio se viene a sapere che siamo entrati
qui!».
Leilani
rabbrividì, facendosi piccola nelle proprie spalle.
La
situazione non le piaceva
così tanto, in più la narrazione di Rudy era
servita
soltanto a complicare le cose. Era invasa da una sensazione di
soggezione, questa la costringeva a vedere ombre distorte o che si
muovevano in continuazione.
Sussultò
quando sentì
un rumore provenire dall'oscurità, si voltò e
notò
un paio di occhi scintillanti apparire sotto al tavolo. La ragazza
saltò dallo spavento, andando a ripararsi dietro al corpo
muscoloso del compagno.
Gli occhi si
erano moltiplicati, si sentiva colpita da sguardi ambigui e affilati.
«Cosa
c'è?» domandò Rudy con una
tranquillità quasi insolita.
«Non
hai vist-» voleva
finire la frase, ma si calmò quando spuntò fuori
un
esemplare di Meowth forma Alola. Si tranquillizzò subito e
tornò a respirare, anche se con un certo affanno.
«Non
dirmi che ti fai
spaventare da un paio di gattini» scherzò lui,
inginocchiandosi per accarezzare il dorso grigiastro del felino.
«Vengo spesso qui, ormai questi monellacci mi riconoscono
come
secondo padrone!»
«Davvero?!».
«Certo,
non è la prima
volta che vengo arrestato o messo in castigo da Augusto!»
parlò lui, agitando la mano con dei movimenti abbastanza
frenetici. «E poi è andato via per un po',
è stato
lui a chiedermi di passare qui di tanto in tanto per dare da mangiare
ai Meowth. Sono davvero tanti, quindi fai attenzione a dove metti i
piedi».
«Non
avevi detto che era vietato stare qui?».
«Certo,
è
così» affermò lui, mettendosi comodo su
un
divanetto anche se i suoi vestiti perdevano acqua da tutte le parti.
«Infatti ci posso stare per dieci minuti, massimo, se scopre
che
ho dormito qua dentro...Beh... È la volta buona che mi fa la
festa!»
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Capitolo 2 *** 2. ***
capitolo 2
2.
29 Ottobre, Lunedì
Era mattina
presto quando Leilani
si destò dal sonno, si drizzò sull'angolino di
fortuna
che si era creata la sera precedente e si stropicciò gli
occhi
ancora appiccicati tra loro. Solo dopo un esame veloce dell'ambiente si
ricordò della sua triste avventura, di come il fulmine
l'aveva
sfiorata e della corsa che l'aveva condotta dentro a una stazione di
polizia popolata da felini dispettosi. L'idea di svegliarsi in un posto
che non era il suo letto la riempiva di emozioni negative e
contrastanti, era una sensazione che aveva provato anche nel periodo in
cui aveva lasciato i suoi cari per entrare nel Team Skull. Ma le
percezioni che provava in quel momento presentavano una netta
differenza, erano molto più negative e accentuate, come se
sulla
sua testa gravasse il peso di una minaccia. Non si biasimava se le
tremavano le gambe o le mani, era stata abbandonata dalle persone che
reputava una famiglia, in più era costretta a sistemarsi nel
posto sbagliato. Non sapeva dove fosse finito il famoso Augusto, ma
Rudy l'aveva descritto come una sottospecie di mostro, poteva aprire la
porta da un momento all'altro e coglierli con le mani nel sacco.
Rabbrividiva solo all'idea, era la prima volta che combinava un grosso
guaio all'interno dell'organizzazione, non voleva deludere i superiori.
Plumeria e Guzma erano stati molto gentili e comprensivi, non aveva il
coraggio di ammettere il proprio sbaglio e di affrontare i loro sguardi
pieni di amarezza. Rudy era una causa persa, ma lei? In breve tempo era
riuscita a farsi un nome all'interno del Team Skull, aveva fatto
qualche dispetto da matricola, ma niente di così grave.
Aveva
Wimpod che l'aiutava ad affrontare ogni difficoltà, i suoi
risultati nel famoso Giro delle Isole le avevano concesso il privilegio
di essere una stella se messa a confronto con gli altri. Non poteva
cadere così in basso e possedere un'etichetta sbagliata, era
un'opzione che non si meritava. Né ora, né mai.
Portò
le ginocchia contro al
petto e posò il mento sopra di esse, ogni tanto conduceva lo
sguardo sul corpo addormentato e mascolino del compagno. Si era
addormentato sul divanetto, questo lo aveva reso il materasso dei vari
Meowth. Si domandava come riuscisse a vivere senza
preoccuparsi
delle conseguenze, di come fosse capace di addormentarsi con il cuore
in pace. Non aveva mai approfondito niente con lui, ogni volta che si
mettevano a confronto finivano a litigare come due bambini dell'asilo.
Non sapeva cosa si nascondeva nel cuore del compagno, delle emozioni
che provava quando Plumeria o Guzma lo sgridavano.
Leilani
sospirò, pronta a lasciare il suo giaciglio per darsi da
fare.
La stazione
di polizia aveva
un'aria meno minacciosa durante il giorno, si trattava di un bilocale
dal pavimento in cotto e le pareti bianche, queste erano decorate da
finestre in legno dipinte di blu. L'entrata era separata dalla parte
interna da un unico bancone bianco, come se creasse una sottospecie di
sala d'aspetto ingombrata da un divano di modeste dimensioni e un
distributore dell'acqua. Dietro alla recinzione fittizia spuntavano un
tappeto verdognolo le cui composizioni floreali possedevano delle
tonalità più chiare, un secondo divano pieno di
scatoloni
vuoti, un tavolino munito di computer che affiancava un terzo
sofà e una scrivania a soppalco colma di cucce per felini e
sedie a rotelle ammassate tra loro.
La ragazza
arricciò la punta
del naso, notava il metodo grazioso in cui la quotidianità
entrava in contatto con il lavoro svolto dall'inquilino, era facile
comprendere che quel luogo era perfetto per ospitare una sottospecie di
eremita. Leilani cominciò a sorridere e sospirò
per
abbandonare il malessere interiore, riconosceva quella mascotte e
ciò l'aiutava a trovare un po' di conforto.
Ma la
tempesta non era finita, il
silenzio veniva interrotto costantemente dai rumori prodotti dalla
pioggia. L'acqua che si infrangeva sui vetri delle finestre con un
ticchettio infinito, il continuo ululare del vento faceva da
sottofondo. La ragazza si avvicinò alla finestra per
monitorare
la situazione, il paesaggio del Percorso 17 sembrava devastato dalla
forza degli agenti atmosferici. Non aveva dato alcuna attenzione alle
previsioni del tempo, riconosceva la forza dei temporali tropicali, ma
non immaginava che riuscissero a spingersi a così tanto.
Si
passò una mano tra i
capelli color nocciola e andò verso il bagno, voleva
dimenticare
ogni accaduto per riflettere con più razionalità.
Aprì l'acqua per pulirsi il viso dal trucco sbavato, ma fu
presa
alla sprovvista dal getto che schizzò fuori dal rubinetto:
era
gelida. A quanto pare la corrente non era ancora tornata, questo
significava che non poteva fare affidamento sul riscaldamento o la
caldaia.
Sospirò.
Era in piedi da poco, ma si considerava già esausta e
spossata.
Leilani
cercò di combattere
contro quelle condizioni inadeguate per sistemarsi, quando
uscì
dalla toilette trovò Rudy sveglio. Il ragazzo sembrava
tranquillo come al solito, era inginocchiato davanti a una radio e
muoveva le levette analogiche con estrema cura.
«Yo,
che stai facendo?».
«Non
è ovvio?»
esordì lui. «La corrente è saltata e la
televisione
non funziona, sto cercando di mettermi in contatto con qualche stazione
radio».
«Non
credo che succederà, il temporale avrà interrotto
i contatti»
«A
quanto pare dobbiamo
accettare l'idea, ma non mi arrendo. Sono curioso di sentire i
risultati delle Battle Royal di ieri sera!»
Leilani
sospirò e si spiattellò la mano sul volto. Rudy
era incorreggibile.
«Spoiler:
Mister Royal ha sconfitto gli avversari con quattro e semplici
mosse!».
«Spoiler:
mi hai appena
rovinato la giornata» e quello fu il momento in cui Rudy
terminò di armeggiare con l'apparecchio, zampettò
sul
divano per tuffarsi su di esso.
Leilani non
sapeva come si doveva
comportare con lui, se prenderlo a calci o provare a utilizzare le
buone maniere per trovare una soluzione al problema.
«Non
possiamo tornare in città?».
«Stai
scherzando,
spero!» lui alzò in aria la mano per agitarla,
come se
stesse scacciando una mosca. «Hai visto il tempo che
c'è
fuori? Quello è un vero e proprio ciclone, se mettiamo i
piedi
fuori rischiamo di essere portati via dal vento. Stiamo qua, siamo
molto più al sicuro di quel che pensi».
Leilani
sbuffò, tornò
sopra alla coperta che aveva disteso per terra e si accomodò
a
gambe incrociate. «La corrente non c'è e l'acqua
calda non
funziona, siamo isolati dal resto del mondo. Come fai a credere di
essere al sicuro?».
«Questo
posto è un
vero bunker, di sicuro la dispensa sarà piena di cibo per
sfamare tutti quanti. Compresi i nostri Pokémon,
ovviamente» spiegò lui con
tranquillità, chiudendo
gli occhi.
«Già
i nostri
Pokémon...» bisbigliò lei, indecisa se
liberare
Wimpod per concedere una piccola colazione a tutti quanti.
Scrollò le spalle, era meglio limitare le porzioni per avere
più scorte a disposizione. «Non sappiamo quanto
durerà questa tempesta, e se andasse avanti per
più di
una settimana?! Il cibo è tanto, ma non infinito.
E poi non
credo di resistere, sono una donna e ho bisogno di soddisfare le mie
esigenze!».
«Leilani,
ti preoccupi
troppo» mormorò lui, accarezzando la testolina
pelosa di
un Meowth. «Rilassati per una volta...Ti prometto che, quando
userai il bagno, aspetterò cinque minuti prima di entrare.
So
che voi donne volete tenere nascosto quello che scaricate,
cercherò di mantenere il segreto se questo ti può
essere
di conforto».
«Rudy»
sospirò. «Sei un imbecille!»
Le ore
passavano e le
precipitazioni erano incessanti, Leilani cominciava a percepire i morsi
della fame, ogni tanto sentiva lo stomaco gorgogliare e chiedere
pietà. Anche i vari Meowth sembravano affamati, da un po'
avevano cominciato a essere più fastidiosi del solito,
miagolavano di continuo e non smettevano di scorrazzare lungo il
perimetro della stanza. Rudy non sembrava fare caso alla situazione,
aveva passato gran parte della mattinata a ciondolare sul divano, solo
alla fine si era alzato per tornare a giocare con la radio. Ma non
succedeva niente, da questa uscivano rumori distorti e statici, quel
che bastava per far capire che le trasmissioni erano interrotte per
colpa del temporale.
Leilani non
dava importanza alla
fissazione del compagno, anche se quel fastidio sonoro metteva a dura
prova i suoi nervi. Non voleva sembrare una donna noiosa e capace solo
di lamentarsi, perciò aveva ignorato i gesti del compagno
per
classificarli come un hobby. In effetti era impossibile intrattenersi e
la noia faceva da sovrana, nemmeno i felini sembravano essere di aiuto
o volenterosi di unirsi a qualche gioco, trascorrevano le ore a
sonnecchiare sui mobili e li riempivano con i loro peli grigiastri, si
svegliavano solo quando era l'ora di riempire le ciotole. La ragazza
desiderava tanto qualcosa per riuscire a smorzare la tensione, se
continuava di quel passo rischiava di impazzire o di soccombere sotto
al peso delle preoccupazioni.
Fu quello il
momento in cui si
alzò, afferrò la propria sfera e si
avviò in
direzione della fila di cassettiere che se ne stava al di là
del
bancone. Si inginocchiò per raggiungere l'altezza giusta e
cominciò a rovistare nei cassetti.
Non
trovò niente di
commestibile, solo documenti importanti e altri fogli che non se la
sentiva di sfiorare nemmeno con il pensiero. L'attenzione della ragazza
fu rapita quando aprì l'ultimo cassetto, si poteva
considerare
vuoto, ma al c'entro era posto un quadernetto dalla copertina anonima.
Non c'era
nessun nome, soltanto pagine ingiallite e ridotte in pessimo stato.
Leilani
afferrò il piccolo
oggetto, pulì la parte superiore con la mano.
Restò ferma
per svariati secondi, la superficie della fodera era ruvida e vischiosa.
Arricciò
la punta del naso,
voleva aprirla per investigare sul contenuto ma fu interrotta da una
voce robotica che fuoriuscì dagli altoparlanti della radio.
“
– Ieri sera
il ciclone Polunu si è abbattuto su Ula Ula
” la voce femminile cominciò a riempirsi di rumori
distorti e tetri, ciò era causato dalle varie interruzioni
della
trasmissione. “ Il
maltempo ha
causato gravi danni in ogni perimetro dell'isola, portando gli abitanti
di Malie a evacuare la zona per rifugiarsi negli alloggi offerti dai
centri Pokémon. I cittadini impossibilitati a viaggiare, gli
Allenatori che sono rimasti bloccati durante il Giro delle Isole, sono
pregati di restare al sicuro fino all'arrivo dei soccorsi.
Non
ci sono delle novità a riguardo, solo che il brutto tempo si
prolungherà fino al termine della settimana.
Attualmente,
un
gruppo di volontari capitanato dal Professore della regione, si
è diretto sul Picco Hokulani per soccorrere gli studiosi che
sono rimasti bloccati dentro all'Osservatorio.
Attendiamo aggiornamenti, linea
allo studio ”
«Siamo
fregati».
Esclamò
Rudy dopo aver
spento l'oggetto, rifugiandosi sul divanetto. «E io che
volevo
partecipare alla festa di Halloween della Villa»
«Ci
sono altre cose
più importanti di una festicciola, non credo che il Boss e
la
Sis daranno
una festa con questo maltempo» mormorò Leilani
con un sospiro, posò il quadernetto sul bancone per andare a
rovistare in giro. La notizia le aveva chiuso lo stomaco, ma non voleva
lasciare i Pokémon a digiuno, Wimpod e i piccoli Meowth
dovevano
restare in forze per dare una mano nel momento del bisogno.
«Mi
chiedo solo se stanno tutti bene, a quanto pare a Poh sono nella nostra
solita situazione!».
«Non
penso che ci sia da preoccuparsi, il Boss e la Sis ci sanno
fare»
«Se
lo dici tu...» borbottò lei e scrollò
le spalle.
Solo in
quella situazione Leilani
cominciò a rendersi conto del cambiamento dell'ora solare,
un
particolare a cui non aveva mai fatto caso prima di allora. Verso le
cinque e mezza del pomeriggio le tenebre avevano iniziato ad avvolgere
la stazione di polizia, la ragazza si era fatta dare una mano dal
proprio compagno per provvedere al cibo e all'illuminazione. La stanza
era fredda a causa del riscaldamento spento, ma aveva un'aria
più confortevole grazie alla fonte di luce creata dalle
candele.
Quell'atmosfera le regalava una sensazione di pace, ma la tensione era
sempre dietro l'angolo: il ciclone metteva a dura prova la sua
resistenza mentale, non si sentiva al sicuro negli attimi in cui gli
agenti atmosferici scatenavano la loro potenza sulla costruzione.
Sospirò
e provò a
chiudere gli occhi, voleva farsi cullare da pensieri positivi e pieni
di speranza, ma il “letto” era così
scomodo che non
riuscì ad addormentarsi. Si alzò solo dopo una
lunga
meditazione, intenzionata a trovare un intrattenimento per conciliare
il sonno.
Solo allora
le iridi della ragazza
terminarono sulla figura del quadernetto, era rimasto nel posto in cui
l'aveva posato. Rudy non aveva detto niente di interessante a riguardo,
secondo lui si trattava di un taccuino che Augusto utilizzava per
scribacchiare appunti di vario genere.
Presa dalla
curiosità, si avvicinò al bancone per recuperarlo.
Tornò
sul proprio giaciglio
per stendersi in una posizione comoda e, dopo aver sistemato la
candela, iniziò a sprofondare nella lettura.
Diario
di XXX
( scrittura manuale )
10 ottobre
Ore 10,00 pm
- Finalmente ho l'occasione di mettere per iscritto le mie esperienze e
i miei pensieri; è stata una settimana molto dura, sette
giorni
di totale isolamento dal resto del mondo in mare aperto. Dopo circa una
settimana dalla mia partenza, siamo dunque approdati al "Villaggio del
Mare", un delizioso borgo nell'isola aloliana di Poni, dove abbiamo
fatto rifornimento viveri e dove ho avuto l'occasione di comprare
questa piccola agenda da usare come diario.
Non ho mai avuto la
passione per
la scrittura, ad essere sincero, ma la solitudine provata in queste
giornate monotone mi ha dato modo di fare i conti con me stesso, con le
mie paure, le mie aspettative, le mie emozioni, e sarebbe un peccato se
me le lasciassi sfuggire via come soffi di tramontana tra le dita.
E poi, Giulietta cara,
non pensi
che sarebbe magnifico, un giorno, tra qualche anno, nella nostra umile
casetta, leggerne le pagine ai nostri futuri bambini? Saranno fieri del
loro papà!
Non ho fatto altro che
pensare a
te, durante il viaggio, a quanto mi manchi, a quanto vorrei
abbracciarti, al nostro ultimo bacio… ma presto ci
rivedremo, purtroppo non posso scriverti né mandarti una
lettera
vera e propria come vorrei, dunque devo accontentarmi di questa misera
agenda, che custodirò con estrema cura, dal momento che non
voglio che nessun altro, all'infuori di te, vi possa sbirciare dentro.
Mi duole dirlo, ma qui
nessuno
dell'equipaggio sembra intenzionato a far amicizia con me; son stati
tutti freddi e scontrosi sin da subito, mi hanno rivolto la parola solo
per darmi ordini, molti dei quali, oltretutto, poco avevano a che fare
col mio ruolo di timoniere, bensì con quello di un mozzo,
solo
perché sono l'ultimo arrivato. Fatico a capire la gerarchia
di
questa nave, ma sai una cosa? Sono disposto a sopportare questo ed
altro, pur di guadagnarmi il mio stipendio: con esso, potremo
finalmente saldare l'acquisto della casa e concederci anche qualche
vizio! E non vedo l'ora!
Adesso però
mi tocca
interrompere questa prima pagina di narrazione, è
ormai
notte, e il capitano ci ha raccomandato di andare a dormire presto,
poiché domani ci farà svolgere un lavoro, a suo
dire,
alquanto oneroso. Non ho la più pallida idea di cosa
significhi,
ma sembra una mansione importante, mi tocca scappare a letto!
11
ottobre
Ore 7,30 pm
- Abbiamo passato l'intera giornata a lavorare sia sulla terraferma,
sia sulla nave. Siamo tutti un po' stanchi, e ne approfitto
della
cena per buttare giù qualche riga.
Il capitano ci ha svegliati
più presto del solito questa mattina, assegnando ad ognuno
un
compito diverso. C'era una strana atmosfera a bordo, nessuno parlava,
erano tutti muti e con lo sguardo basso, e la cosa non mi è
piaciuta nemmeno un po', cara Giulietta. Ho come l'impressione che
stiano facendo qualcosa di losco, di cui non sono al corrente,
probabilmente perché, in quanto ultimo arrivato, non hanno
completa fiducia in me.
Ma io ho semplicemente eseguito
ciò che mi diceva uno dei miei superiori, dovevo trasportare
dei
pacchi di dubbia provenienza da un magazzino al vascello, e viceversa,
cosa che mi ha tenuto occupato l'intera mattina. Dopo il pranzo, il
capitano ha preso con sé gli altri sottufficiali per
un'importante riunione, lasciando a me a due colleghi il compito di
ripulire gli ambienti interni dell'imbarcazione. Ho provato
ad
attaccare bottone con loro, spesso durante questi lavori siamo soliti
intonare degli stornelli per sentire di meno la fatica e darci il
ritmo, ma erano più muti di un Magikarp. Ho anche chiesto
loro
se sapessero qualcosa in più, circa lo strano comportamento
del
capitano, ma mi hanno liquidato in fretta e furia, ribadendo di non
saperne assolutamente nulla. Non ci siamo più parlati. Sono
sempre più stufo del loro comportamento, non vedo l'ora di
tornare tra le tue braccia, mia cara Giulietta! Mi manca
così
tanto conversare normalmente con un altro essere umano, prendere un
caffè, farci due risate… sono gesti
così
scontati e banali quando si è circondati da amici
e
famiglia, ed ora la loro assenza mi crea un vuoto incolmabile.
Beh, adesso devo proprio
lasciarti, la pausa è finita e mi toccherà tenere
il
timone per il primo turno di notte, il capitano ha improvvisamente
deciso di ripartire e pare essere alquanto irrequieto.
Ammetto di essere in ansia.
12 ottobre
Ore 5,00 am
- Ci siamo spinti in alto mare, a qualche chilometro dalla costa del
Villaggio, ancora visibile con l'uso di un buon cannocchiale.
Nonostante il mio turno fosse finito, sono rimasto sveglio e vigile per
cercare di capirne di più, e mi è sembrato di
capire che
il capitano ha intenzione di recuperare qualcosa in fondo al mare,
forse un carico perduto? Ora, però, sono troppo stanco per
fare
speculazioni, mi metto a letto, ho bisogno di recuperare sonno e forze.
Ti penso sempre, Giulietta.
Ore 9,00 pm
- Mi son svegliato per l'ora di pranzo, e subito dopo essermi
rifocillato, sono andato sul ponte della nave per ricevere nuovi ordini
e, con mia grande sorpresa, ho trovato il resto dell'equipaggio intento
ad assemblare una sorta di grossa carrucola, in grado di reggere varie
tonnellate di peso. Il capitano, senza darmi spiegazioni, mi ha
ordinato di collaborare, e così ho fatto, aiutando i miei
colleghi nella pesante impresa. Abbiamo finito verso sera, il capo
sembrava molto soddisfatto del nostro lavoro, ma non voleva darlo a
vedere. Ci ha comunque concesso una cena più abbondante del
solito.
In questo momento, ho appena
finito di mangiare e sono nel mio giaciglio, sono esausto ma ancora non
ho sonno, quindi cercherò di buttar giù
qualche
altro pensiero in attesa di sentire la morsa di Morfeo.
Ti dirò, cara Giulietta;
il fatto di essere lasciato alquanto in disparte dal resto della ciurma
mi innervosisce un po', insomma! Ho passato con questi uomini diversi
giorni ormai, sono nuovo, questo è vero, e loro lavorano
insieme
da chissà quanto tempo, ma ho fatto del mio meglio, devi
credermi! Ho svolto non solo ciò che mi hanno assegnato, ma
anche lavori in più, non ho mai dato problemi a nessuno e
sono
stato sempre gentile con tutti, vorrei avere almeno più
considerazione a bordo.
Il capitano, poi…
è un uomo alto e forzuto, spalle larghe, sulla cinquantina,
sguardo sempre torvo e saccente, è inevitabile sentirsi
costantemente giudicati sotto i suoi occhi. Gli unici a cui pare dare
ascolto sono il nostromo, il medico di bordo e il commissario. Ogni
tanto il quartetto si riunisce nella sua stanza per discutere di
chissà che cosa, e a quasi nessuno è consentito
interromperli.
Ad ogni modo, oggi si respirava un'aria diversa, che forse si stiano
aprendo un po' di più verso di noi?
Come se non bastasse, cerco
sempre di entrare più in confidenza con gli altri
subordinati,
ma, non saprei se per timidezza spontanea o per altri motivi, non
vogliono socializzare con me più di tanto. Sembra quasi che
abbiano paura di essere sgridati dal comandante! Sarà un
uomo
burbero ed estremamente esigente, ma non credo che farebbe storie per
una cosa del genere.
Ora però si è
fatto tardi, e domani sarà un altro giorno pieno di lavoro,
sono
curioso di vedere all'opera quello strano marchingegno!
Aggiornerò il prima possibile!
Leilani
aggrottò le
sopracciglia dopo la prima lettura, era stanca e questo la
motivò a fermarsi. Per svariati attimi restò a
fissare
ogni angolazione del quadernetto, ad accarezzare le pagine ridotte in
pessimo stato. La sua mente faceva spazio a un sacco di domande e
teorie, in cuor suo sperava di ottenere delle risposte nelle righe
successive.
A giudicare
dalla narrazione,
dall'ambiente descritto e dall'odore di salsedine emanato dalla
rilegatura, il diario non apparteneva ad Augusto. L'origine era
sconosciuta, forse si trattava della prova di un caso. Magari il
poliziotto era diventato famoso grazie a quel ritrovamento, oppure
aveva sfruttato la testimonianza scritta per risolvere un mistero, lo
stesso che l'aveva fatto entrare nelle grazie del Tapu che l'aveva
scelto come Kahuna dell'isola.
Più
volte la ragazza aveva
provato ad identificare l'identità del proprietario ma, la
pagina in cui vi era la firma del possessore, era zuppa d'acqua e i
caratteri scritti a mano erano illeggibili.
Sospirò
e infilò il
taccuino sotto al cuscino, si era fatto tardi e anche lei voleva
concedersi un po' di riposo.
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Capitolo 3 *** 3. ***
capitolo 3
3.
30 Ottobre, Martedì
Leilani
aveva trascorso
gran parte della mattinata a osservare il diario, la
curiosità
cresceva ogni volta che accarezzava la copertina rovinata. Era un
attaccamento che reputava strano e, quando interrompeva il suo operato
per dare importanza alle azioni di Rudy, nella testa percepiva una
sottospecie di richiamo che la invogliava a riprendere con la lettura.
«Certo
che oggi sei proprio strana!» esordì Rudy,
riportandola alla realtà.
Mancava poco
all'ora di
pranzo, lui era fisso sul bancone a occuparsi del pasto. Era l'unico
che sapeva i posti in cui Augusto nascondeva le vivande,
perciò
Leilani gli aveva permesso di preoccuparsi delle preparazioni. Ma non
era un bravo cuoco senza i fornelli, non avevano un Pokémon
capace di sprigionare fiamme, da quando era lì dentro doveva
accontentarsi di un pastone di cereali al cioccolato e latte freddo.
«Cosa
vorresti dire?» domandò lei, aggrottando un
sopracciglio.
«È
tutta la mattina che accarezzi quel coso, Wimpod diventerà
geloso se continui di questo passo!».
«Non
vedo dove sia
il problema» esclamò lei. «Wimpod
è un
Pokémon, ma non è stupido come pensi. Riesce a
comprendere la differenza tra sé stesso e un semplice
quadernetto».
«Oggi
sei più nervosa del solito, sei sicura di non essere nel
periodo rosso?»
«RUDY!»
«E
va bene, e va
bene» lui alzò le mani in segno di resa.
«Il fatto
è che comincio ad annoiarmi a stare qui dentro, non
c'è
niente di divertente da fare. E poi domani sarà Halloween,
pensare che starò rinchiuso insieme a te mi riempire di
tristezza» sospirò. «Di solito passo la
notte fuori
insieme ai ragazzi, facciamo scherzi per le vie di Malie e rubiamo
caramelle. A quanto pare quest'anno ci dovrò
rinunciare...»
«Pensi
solo a te
stesso» borbottò lei. «È
anche colpa tua se
siamo confinati qui, oppure ti devo ricordare del bisticcio che hai
creato da solo?»
«Non
pensare che il
mondo giri intorno a te» continuò lui, scuro in
volto.
«Ti ricordo che ero venuto a prenderti: hai disobbedito alle
regole, ti sei allontanata dal gruppo e non hai mai spiegato il
perché. Lo so che provieni da una situazione agiata, che sei
la
stella della Sis
perché hai avuto degli ottimi risultati nel Giro delle
Isole, ma
questo non ti rende speciale o diversa dagli altri».
Leilani si
innervosì, le fu difficile inghiottire il rospo. Ne aveva abbastanza
delle frecciatine di Rudy, ogni volta doveva fare i conti con
discussioni di quel calibro.
«Sei
soltanto un
bamboccio invidioso» affermò e
intrecciò le braccia
contro al petto. «Sei il primo a non rispettare le regole,
dovresti essere l'ultimo a farmi la predica»
«Mi
dispiace, ma continuo a essere della mia idea».
Dopo la litigata il pomeriggio continuò con una lentezza
lancinante, l'atmosfera che si respirava dentro alla stazione era tesa
come una corda di violino. Leilani non aveva rivolto la parola al suo
compagno, si era rintanata nel suo angolino per trascorrere le ore in
compagnia dei giochi goffi e affettuosi di Wimpod.
La
situazione non
cambiò nemmeno quando Rudy liberò il suo
Rockruff, il
Pokémon abbaiava di continuo e inseguiva i Meowth senza
concedersi un momento di riposo, i felini erano costretti a correre ai
ripari e a trovare nascondigli nei luoghi più impensabili
della
stanza.
La ragazza
sospirò e intrecciò le braccia contro al petto.
Voleva
rimproverare Rudy
e sfogare su di lui la frustrazione del momento, ma era troppo annoiata
per aprire una discussione, non aveva alcuna intenzione di tornare a
discutere con il compagno di disavventure.
Preferì
mettere Wimpod a riposo e recuperare il diario, pronta a immergersi di
nuovo nella lettura.
Diario
di XXX
(
scrittura manuale )
13 ottobre
Ore 10, 30 pm
- Che giornata intensa! Ho appena finito di cenare e mi sono messo a
letto, trepidante di mettere per iscritto tutte le peripezie di oggi,
sperando di non addormentarmi con la penna in mano.
Subito dopo la colazione, il capitano in persona è venuto a
chiamarmi, dicendomi "giovanotto, mi servi", con un tono serio che non
accettava rifiuti. L'ho seguito fino al ponte, ove il giorno prima
avevamo allestito quella carrucola, e ho ricevuto gli ordini: voleva
che mettessi lo scafandro e mi immergessi nelle profondità
marine, con l'aiuto del Flash della mia Lumineon, per recuperare tutto
ciò che fosse possibile recuperare da un antico relitto
posato
sui fondali, proprio sotto di noi. L'ho guardato un po' incredulo, e
gli ho chiesto "ma capitano, è un relitto vecchio di secoli,
non
dovremmo avvertire le autorità?" ma lui mi ha subito messo a
tacere, dicendo di disporre di tutti i permessi necessari. E come
contraddirlo? Mi sono dunque cambiato, indossando la tuta protettiva e
liberando nell'oceano la dolce Lumy (anche lei sente la tua mancanza,
Giulietta!) e mi sono gettato in acqua.
La visibilità non era ottimale, e senza l'aiuto del mio
Pokémon non sarei riuscito nell'impresa; il relitto che
giaceva
consunto sulla sabbia, una sorta di modesta caravella, della quale si
conservavano giusto la chiglia, la carena, gli alberi ormai caduti e la
stiva, era quasi completamente ricoperta dalle alghe marine,
mimetizzata con la vegetazione locale. Lumy a quel punto, usando
Scacciabruma, è riuscita a smantellare gran parte della
mucillagine, portando allo scoperto i pezzi che ho già
citato. Non era rimasto granché, dunque, ero
pressoché deluso finché… non ho scorto
qualcosa di
particolare. Un forziere! Sì Giulietta, un vero e proprio
forziere, come quelli di cui tanto si parla in fiabe e leggende, pieni
di monete d'oro e gioielli. Era assai pesante, legato tramite robuste
alghe (che non siamo in alcun modo riusciti a spezzare!) ad un timone e
un'ancora (che parevano ben conservati, se equiparati al resto) dunque
l'ho assicurato con del cordame al gancio della gru e sono risalito in
superficie per dare l'ok: a quel punto gli altri uomini si son dati da
fare per tirare su la refurtiva, e in pochi minuti era già
lì, non senza fatica, in tutto il suo splendore, issata sul
ponte della nave. Gli occhi del capitano e dei suoi tre uomini fidati
scintillavano, come quelli di un bambino alla vista di un nuovo
giocattolo, e ben presto hanno esultato ad ampie grida, seguiti a ruota
dagli altri subordinati.
Ci hanno poi ordinato di tornare ai nostri posti, per discutere sul da
farsi, negando quasi l'entusiasmo precedente. Abbiamo obbedito.
Sono tornato al mio posto, e ho potuto udire le varie
fantasticherie ciarlate dai miei colleghi: si parlava di un'enorme
ricchezza che avrebbe reso ricco ognuno di noi, di pietre preziose
grosse come delle Baccagrana e di corone d'oro di antichi re.
Devo essere sincero, però: l'idea di portare a casa una
ricchezza tale da assicurarci un futuro agiato a noi e ai nostri futuri
figli mi riempie il cuore di gioia, ma, dall'altro lato…
quei
tesori dovrebbero appartenere a tutti e sarebbe cosa buona e
giusta donarli ad un museo, piuttosto che venderli sul mercato nero, e
spero che tu possa capire la mia titubanza sul da farsi. Tuttavia,
è ancora troppo presto per pensarci: lo scrigno deve ancora
essere aperto, e non è detto che all'interno vi sia qualcosa
del
genere.
Attendiamo ansiosi gli aggiornamenti.
14 ottobre
Ore 10,00 pm - A
quanto pare l'ora di cena è l'ideale per aggiornare questo
diario.
Questa mattina sono stato svegliato prima del solito dal capitano in
persona! E mentre dormivo, sognavo proprio te, Giulietta, dunque ti
lascio immaginare la mia sorpresa mista a disgusto nel ritrovarmi la
faccia baffuta di quell'uomo, anziché il tuo bel visetto al
mio
risveglio!
Mi ha fatto mangiare in fretta e furia e mi ha condotto di nuovo sul
ponte della nave, dove giaceva ancora intatta la refurtiva, attorno
alla quale erano seduti i suoi tre consiglieri. Non c'era nessun altro.
Il comandante allora mi ha ordinato di trovare un modo per separare lo
scrigno dall'ammasso di ferraglia, poiché, a detta sua,
voleva
mettermi alla prova per vedere se meritassi o no la promozione. Credo.
Ma ero ancora frastornato, non ci ho capito molto, in più
avevo
le occhiatacce di quel trio puntate addosso come dei Malosguardo, non
riuscivo a concentrarmi. Ho fatto un bel respiro, mi sono calmato e ho
afferrato il mio coltello, ripetendo i fendenti del giorno precedente:
nulla. Per qualche motivo, la lama non riusciva a recidere le alghe che
tenevano incollato il tutto. Allora ho avuto una brillante idea! Ho
fatto uscire Lumy dalla sua sfera, e le ho ordinato di usare
Ventogelato: abbiamo così congelato quelle erbacce, che ho
poi
fatto sbriciolare con le mani. Sono o no, un tuttofare, mia cara?
A quel punto, gli uomini hanno fatto qualche passo indietro, stupiti,
quasi spaventati, direi, e mi hanno chiesto di sbarazzarmi degli altri
due pezzi inutili. Ho provato a spingerli con tutte le mie forze, ma
erano pesantissimi, per cui, approfittando dell'assenza del capo (che
insieme agli altri era andato a portare il forziere nella sua camera),
sono andato a chiamare altri colleghi. E qui… cosa
strana… una volta tornato sul ponte, con altri due uomini, i
ferri erano già spariti! È una cosa che non
riesco a
spiegarmi in nessun modo, e gli altri marinai mi hanno persino preso
per pazzo, arrabbiandosi per averli svegliati per un nonnulla.
Ciò, ovviamente, non ha fatto altro che peggiorare il
rapporto
non proprio pacifico che avevamo già instaurato.
Durante l'ora di pranzo, il capo mi ha di nuovo preso in disparte, mi
ha chiesto se mi fossi sbarazzato da solo di quelle zavorre, al che ho
risposto di sì. Cosa altro avrei potuto dirgli? "No, sono
miracolosamente sparite!" ? Ovviamente no. Mi avrebbe preso per pazzo
anche lui, e poi sembrava soddisfatto della mia risposta.
Dopo pranzo, siamo tornati ai nostri lavori e verso sera abbiamo levato
l'ancora, al momento siamo in viaggio verso Poni per gli ultimi
rifornimenti prima della traversata di ritorno a Sinnoh! Manca ancora
poco, Giulietta, e presto potrò rivederti!
15 ottobre
Ore 10,00 pm -
Giornata strana quella di oggi.
Devo essermi svegliato in ritardo, non saprei, ma una volta uscito dal
dormitorio la mia attenzione è stata attirata da un gran
vociare
proveniente dal ponte della nave: mi sono diretto lì e ho
visto
il capitano, scortato dai tre, che cercava di tenere a bada il resto
della ciurma in rivolta. Da quello che ho potuto udire, a quanto pare
il forziere tanto acclamato è risultato vuoto, dunque la
rivelazione ha gettato i marinai in un misto di rabbia e delusione,
sfociate in quel tumulto. Molti di loro non hanno accettato la cosa, e
hanno insistito affinché il comandante li facesse entrare
nelle
sue stanze private, convinti che abbia nascosto lì la
refurtiva,
cosa che ovviamente lui ha negato, ordinando a tutti di tornare ai
propri posti.
Una volta sciolto quel disordine, mi son rimesso al timone, ma appena
il nostromo mi ha visto all'azione, è venuto e mi ha
praticamente spinto via, dicendomi "questo compito non spetta
più a te, tornatene coi mozzi".
Non c'era bisogno di usare quell'aggressività! Che diamine!
Ho
fatto come mi ha detto, sono sceso negli ambienti interni per aiutare
gli altri due addetti alle pulizie, ma uno appena mi ha visto mi ha
intimato di stargli assolutamente lontano, e l'altro mi ha detto, con
un tono misto di minaccia e raccomandazione "stai molto attento a
quello che fai, d'ora in poi".
A quanto pare credono che io sia impazzito, dopo il sortilegio di ieri,
quindi vogliono che io stia alla larga da loro, per quei pochi giorni
che ci rimangono da trascorrere insieme.
Però, sai una cosa, mia cara? Da un lato sono contento che
quel
forziere si sia rivelato vuoto, è come se mi fossi tolto un
peso
di dosso, poiché non sarebbe stata un'azione molto legale
far
soldi vendendo tesori proibiti, dunque adesso posso riposare
più
sereno. Non so se condividerai il mio pensiero, forse tu speravi in una
bella collana di perle e diamanti, ma avremo modo di
discutere la
questione faccia a faccia non appena sarò tornato, mi manca
tanto dialogare con te! Ti amo tantissimo, Giulietta.
16 ottobre
Ore 11,00 pm - Oggi
è stato persino peggio di ieri, a stento trovo la forza di
scrivere, sono terribilmente stanco.
Questa mattina i due mozzi, sì quelli che ieri mi hanno
ordinato
di starmene alla larga da loro, sono misteriosamente scomparsi. Non
sono venuti a fare colazione, non erano nei loro letti, non erano ai
loro posti e i loro averi sono rimasti nei loro armadi e, indovina?
Hanno dato la colpa a me! Sì, proprio a me! Solo
perché
qualcuno ha detto che ieri ci ha visti litigare, dunque pensano che io
mi sia liberato di loro, gettando i loro corpi in acqua. Ne hanno di
fantasia e cattiveria, mia cara!
Ovviamente non mi sono stato zitto, ho detto quel che penso: era
più che evidente, almeno a me, che quei due fossero
più
che amici. Il capitano ci ha sempre proibito di portare a bordo persone
a noi particolarmente care perché, a detta sua, ci avrebbero
distratto dal lavoro, dunque quei due facevano tutto di nascosto e,
sebbene qualche volta mi sia capitato di adocchiarli insieme, mi son
sempre fatto gli affari miei, quando avrei potuto benissimo accusarli
al capitano.
Ma accusarmi di omicidio è troppo! Come avrei potuto, poi,
far
fuori due uomini, insieme, più alti e grossi di me? Roba da
pazzi.
Dunque, ho spiegato loro la mia tesi: quei due sicuramente avranno
trovato l'occasione propizia per scapparsene senza dir nulla, una volta
persa la speranza di quel prezioso tesoro. Avranno approfittato della
relativa vicinanza con l'isola di Poni per gettarsi in mare e
raggiungere la costa con i loro Pokémon, ne sono alquanto
certo.
E credimi, spero davvero che ce l'abbiano fatta, poiché noi
siamo stati colti improvvisamente dalla burrasca, cosa decisamente
inaspettata, con nebbia e foschia, e ci è stato impossibile
proseguire verso l'isola Aloliana. Al momento siamo fermi in mezzo
all'oceano.
Comunque, la mia tesi è sembrata abbastanza convincente per
la
metà dell'equipaggio, per cui non hanno preso particolari
provvedimenti… si fa per dire.
Semplicemente, ora dovrò lavorare anche per quei due,
sì,
fare il triplo del lavoro che mi spetta di solito! Peggio di
così non può andare! Sono esausto, spero che la
tempesta
cessi presto, così potremo finalmente tornare! Mi manchi
tanto,
Giulietta.
17 ottobre
Ore 1,00 am - Troppo
stremato per scrivere. Aggiorno domani.
«Allora?».
Rudy era
tornato all'azione.
Leilani
terminò di
leggere le righe custodite nel diario, portando lo sguardo sulla figura
mascolina e massiccia della Recluta Skull. Era confusa e frastornata,
era talmente presa dalla storia che non si era resa conto dello
scorrere del tempo.
Il tramonto
era vicino.
«Cosa
c'è?» domandò, ma stavolta con
più calma.
«Ancora
non hai
soddisfatto la mia curiosità» borbottò
lui,
accomodandosi sul bracciolo del divano. «Non mi hai mai detto
come mai ti sei allontanata dal gruppo per andare al Prato Ula Ula»
Leilani
scrollò le spalle, si issò per sedersi e si
sgranchì le braccia.
Erano
passati giorni
dall'episodio che l'aveva trascinata lì dentro, ma la
tempesta e
la reclusione nella stazione di polizia non erano bastati a infossare
l'accaduto. Ricordava
perfettamente quella scena, dove vedeva qualcosa di sinistro muoversi
tra la foschia che precedeva il campo color cremisi.
«Non
l'ho detto
perché non sono sicura di ciò che ho
visto»
mormorò con un filo di voce, la stanchezza la
portò a
stropicciarsi gli occhi assonnati.
«Cioè?»
provò a insistere.
«Credo
che un mostro
si aggiri da queste parti» affermò con una certa
convinzione. «Non l'ho visto con esattezza, si muoveva nella
nebbia e procedeva verso il Prato. Riconosco un Pokémon
quando
lo vedo, ma quell'essere non si avvicinava a ciò che
conosciamo»
Leilani
osservò la reazione di Rudy, la guardava con gli occhi fuori
dalle orbite.
«Ne
sei sicura, Leilani?».
«Sì,
perché me lo chiedi?».
«Perché
anche io sono sicuro di averlo incontrato!»
esclamò lui.
«Tutto è cominciato prima che la Sis mettesse il
Coprifuoco, non era la prima volta che vedevo qualcosa di inumano
muoversi nella nebbia...» deglutì.
Leilani non
riusciva a crederci, percepì il cuore battere a mille nel
petto.
La testimonianza di Rudy le aveva fatto comprendere che non erano
più al sicuro, qualcosa di sconosciuto si aggirava nel Percorso 17
e loro si potevano considerare in serio pericolo. Non conosceva
l'origine di tale apparizione, sperava che quell'insolita creatura non
uscisse dal suo nascondiglio durante la tormenta.
«Dobbiamo
cominciare a prendere delle precauzioni» esordì.
«Sì,
ma come?!».
«Prima
di tutto non
dobbiamo agitarci» sussurrò per tranquillizzare il
compagno. «Mettiamo da parte le nostre divergenze e
collaboriamo,
solo in questo modo possiamo sperare di sopravvivere fino al termine
della settimana»
Respirò
per
mantenere la calma. «Da oggi inizieremo a fare dei turni
notturni, così possiamo dormire sonni tranquilli.
Hanno detto
che il
maltempo terminerà tra qualche giorno, se stringiamo i denti
possiamo resistere fino alla fine. Appena il ciclone si sarà
dileguato, scapperemo fuori e raggiungeremo la città. Solo
allora ci potremo considerare davvero al sicuro!»
«E
se quell'affare ci coglie di sorpresa?!».
«Lo
affronteremo!».
Quella sera
Leilani si
era offerta volontaria per iniziare il turno di guardia, aveva notato
la stanchezza di Rudy e di come si accasciava sul divano, aveva
preferito sacrificarsi per permettere all'altro di riposare. Non voleva
rischiare la vita a causa di una distrazione, la situazione era
complicata e si sentiva in dovere di procedere con la massima cautela.
Sospirò per distaccarsi dalle riflessioni negative e si
portò le gambe al petto per stringerle, l'ansia non voleva
lasciarla andare, provò a tranquillizzarsi tenendo lo
sguardo
fisso sull'orologio rotondo appeso al muro. Lei era costretta a restare
vigile fino allo scoccare della mezzanotte insieme a Wimpod, poi
avrebbe svegliato Rudy per fargli monitorare la situazione fino alle
tre di notte.
Ma non era
sicura di
dormire sonni tranquilli, era terrorizzata dall'idea che qualcosa di
sconosciuto poteva presentarsi da un momento all'altro. Era vero che
aveva ottenuto dei buoni risultati nel Giro delle Isole, si era fermata
poco prima di raggiungere la famigerata isola di Poni, ma mai prima di
allora si era ritrovata a combattere contro un mostro. Erano due cose
diverse, anche Wimpod non sembrava capace di reggere il peso della
situazione.
Il piccolo
Pokémon
sussultava a ogni scricchiolio, lo spavento lo costringeva a scappare
per rintanarsi sotto alla coperta che Leilani sfruttava per tenere al
caldo le spalle. Ogni Pokémon all'interno della stazione
sembrava aver compreso la situazione, anche i felini si erano rintanati
nell'ombra per cercare qualche nascondiglio improvvisato.
Leilani
scrollò le
spalle e allungò la mano in direzione del diario, mancavano
due
ore alla mezzanotte e sentiva il bisogno di isolare la mente. Aveva
troppi pensieri negativi che le frullavano nella testa, era sicura che
una lettura leggera le avrebbe permesso di compiere il proprio dovere
senza rischiare di impazzire.
Diario di XXX
(scrittura manuale)
18
ottobre
Ore 6,00 pm
– È successa una cosa terribile! Le mie mani
tremano ancora adesso, mentre scrivo questo aggiornamento.
Questa mattina, mentre
ero assorto
nel mio turno di pulizie degli ambienti interni, ho sentito un odore
nauseabondo provenire dalla sala macchine. Non sapendo a cosa fosse
dovuto, sono ovviamente entrato e ho fatto una macabra scoperta:
lì, accanto ad uno dei motori, giacevano i corpi senza vita
dei
due mozzi scomparsi.
Mi sono sentito male,
ho prima cacciato un urlo e poi ho vomitato. Devo essere svenuto, ero
nel panico.
Al mio risveglio, mi
sono ritrovato
accerchiato dal resto della ciurma. Mi guardavano con occhi torvi,
qualcuno sbraitava "è stato lui, è colpa sua! Lo
sapevo!", qualcun altro era troppo scosso per poter parlare, e il capo
non faceva altro che camminare su e giù, pensieroso, davanti
a
me. Si è poi fermato, si è girato nella mia
direzione e
ha detto "dobbiamo disfarci di quei corpi. Il prima possibile" con una
calma glaciale.
Con non so quale
forza, gli ho
risposto "no, non possiamo, due nostri amici sono morti, non possiamo
disfarci di loro come se nulla fosse! Dobbiamo avvertire le forze
dell'ordine affinché aprano un'indagine!"
Ma sono stato zittito
quasi subito
da un sottufficiale che mi ha urlato in faccia "non essere ridicolo,
è palese che sei il colpevole!" seguito a ruota dagli altri
che
appoggiavano la sua accusa. Non sono riuscito a dire più
niente,
avevo troppa paura.
Il comandante, dopo
interminabili minuti di riflessione, ha gridato "smettetela! E tu,
giovanotto, vieni con me".
L'ho seguito,
più per non
essere linciato dai marinai, che per mio volere. Mi ha riportato in
sala macchine e mi ha chiesto di gettare i due corpi in mare.
Che potevo fare? Ho
obbedito.
Ho preso prima uno,
poi l'altro, li ho avvolti in un grosso telo, li ho trascinati fino al
ponte e poi gettati tra le onde.
Mi sento un mostro.
Mentre svolgevo
quell'azione
nefasta, mi sono accorto di un particolare che probabilmente
risulterà importante per le future indagini, se mai ce ne
saranno. Lo scrivo qui, non si sa mai, prima che me ne dimentichi,
qualora questo diario venisse sequestrato: quei due corpi erano
ricoperti di alghe verdi. Sì, alghe verdi e freschissime,
non
sono pazzo, le ho toccate con mano, il capo ha insistito
affinché ne eliminassi ogni singolo filo. Non riesco proprio
a
capirne il senso.
Dopo l'operazione di
pulizia, sono
stato preso di forza e rinchiuso a chiave nel mio dormitorio: sono il
sospettato numero uno, e ora tutti mi temono. E sai che ti dico?
Meglio, diamine! Meglio! Almeno non dovrò sgobbare tutto il
giorno! Sono sicuro che ben presto si ricrederanno e mi libereranno.
Si renderanno ben
presto conto della mia innocenza!
Aggiornerò
il prima possibile, son successe troppe cose oggi, mi gira la testa, ho
bisogno di riposare.
Mi manchi tanto!
19
ottobre
Ore 7,00 am
– Questo è troppo!
Al mio risveglio, la
camera era a
soqquadro e la mia agenda era per terra, sgualcita, alcune delle pagine
presentano come delle chiazze d'umido, qualcuno deve averla sfogliata
con le mani bagnate, e come se non bastasse ci ha pure infilato delle
alghe all'interno! Ma che razza di scherzo imbecille è
questo?
Che cosa significa? Si credono divertenti? Fino a pochi giorni fa mi
evitavano come un appestato, e ora entrano di soppiatto nel mio
dormitorio per prendersi gioco di me? Sono una ciurma d'idioti!
Ore 1,00 pm
– Per tutta la mattinata non ho fatto altro che gridare
avvinghiato alla porta, ma nessuno ha preso sul serio le mie parole.
Verso mezzogiorno il nostromo s'è avvicinato e mi ha detto
"piantala di dire queste idiozie, stai forse dando i numeri? Vedi di
darti una calmata, o nessuno verrà a portarti i pasti".
Ho cercato di calmarmi
e ho
messo ad asciugare le pagine. Poco fa mi hanno portato il pranzo, una
razione alquanto scarna. Ma è giusto così, non ho
svolto
alcun lavoro e il cibo scarseggia, chi più lavora
più
mangia.
La burrasca inoltre
continua ad imperversare, non dandoci pace. Spero che toccheremo presto
la terraferma.
Ore 8,00 pm
– Nessuno è venuto a portarmi la cena. Saranno
tutti
impegnati a gestire l'imbarcazione, non è facile con tre
uomini
in meno. Vado a dormire, non mi resta altro da fare. Buonanotte.
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Capitolo 4 *** 5. ***
capitolo 5
5.
1
Novembre, Giovedì
Leilani
aveva perso le speranze.
La
situazione era
crollata nel caos quando aveva rivelato l'identità della
creatura, Rudy aveva cominciato a dare i primi segni di allarme, anche
i Pokémon all'interno della stanza avviarono a esprimere un
forte disagio. Rockruff abbaiava e ringhiava in direzione della porta,
nel mentre i Meowth miagolavano a perdifiato e correvano ai ripari.
Solo Wimpod sembrò mantenere i nervi saldi, quando si
parlava di
partecipare a una battaglia tirava fuori il coraggio di un Pyroar.
Aveva fatto gruppo con i felini più coraggiosi, si era messo
in
posizione d'attacco e sibilava incattivito, pronto a difendere la
propria padrona. Leilani era commossa, ma portò la sua
attenzione su Rudy, aveva fatto il possibile per cercare di dare una
mano e di incoraggiarlo. Aveva spiegato che dovevano essere forti e che
dovevano comportarsi come degli ottimi allenatori di
Pokémon, ma
l'incitamento andò in frantumi quando si rese conto dei
bagliori
che illuminavano l'intero perimetro della stanza.
Leilani si
affacciò per monitorare il perimetro, il cuore le
tremò
nel petto alla vista di altre creature. Erano un gruppo e procedevano
in direzione della stazione.
«Siamo
spacciati!» urlò Rudy.
«Non
è
ancora detta l'ultima parola» esclamò Leilani con
convinzione, afferrò il polsino nero per levarlo dal braccio
e
rivelò il bracciale Z che nascondeva sotto di esso. L'aveva
ricevuto in dono durante il Giro delle Isole, era stata la Kahuna
Alyxia a premiarla con un simile gioiello.
Leilani
ricordava
perfettamente quel giorno, di come si era comportata per dimostrare la
grinta che racchiudeva dentro di sé, non vedeva l'ora di
sprigionare la potenza delle Mosse Z addosso ai mostri che minacciavano
la stazione. «Apri la porta!»
«Come?!
Sei
impazzita?!» mormorò Rudy, il quale
sgranò gli
occhi alla vista del bracciale. «Non so se hai visto cosa sta
succedendo là fuori, ma quei cosi sparano
elettricità!» lui agitò le braccia.
«Magari
sei capace di buttarne giù uno, ma gli altri?! In questo
modo
rischi di far soffrire di più il tuo Wimpod!
Tu...»
Il discorso
di Rudy fu interrotto da un urlo.
Mentre i due
discutevano
sulla strategia, le creature misteriose erano riuscite ad arrampicarsi
sulle mura della stazione, circondandola con i filamenti scuri per
sfondare i vetri delle finestre e riuscire a passare.
Leilani si
gettò
su Wimpod per stringerlo tra le braccia, cominciò a
indietreggiare per allontanarsi dai muri e si affrettò a
stringere la mano di Rudy. Non c'era un riparo effettivo per scappare
dalle scariche elettriche, un fenomeno reso più pericoloso
dagli
agenti atmosferici della burrasca. Leilani si portò una mano
sul
cappello per evitare di perderlo a causa del vento, fu sbalordita
quando vide Rudy pararsi davanti a lei per atteggiarsi da scudo umano.
Non sembrava impaurito, Rockruff era davanti all'allenatore e
continuava a ringhiare incattivito.
«Andate
via! Voi
mostri non farete mai del male alla mia amica!»
cominciò a
urlare, a farsi grosso per assumere una posizione minacciosa e
trasmettere la sua stessa energia al piccolo cagnolino.
Era sul
punto di dare qualche ordine al Rockruff, ma la porta si
spalancò con un boato.
Fu allora
che Leilani
notò un Pokémon mai visto in precedenza, aveva le
fattezze di una zebra e accumulava l'elettricità che
penetrava
all'interno della casa, così da rendere la situazione meno
pericolosa e più gestibile. Proprio dietro allo strano
esemplare, si presentò una figura il cui viso era oscurato
dal
cappuccio di una felpa rossa.
«Fareste
meglio a
riparavi» sussurrò lo sconosciuto, dando qualche
ordine al
Pokémon dalle fattezze equine.
La zebra
impennò e
lanciò un verso incattivito, cominciò a correre
verso
l'esterno per attirare su di sé l'elettricità
prodotta
dalle creature misteriose.
Leilani
voleva correre e
uscire per sempre dalla stazione di polizia, ma inciampò
quando
sentì la terra iniziare a tremare sotto ai suoi piedi.
Iniziò a stringere il corpicino di Wimpod tra le braccia, ma
fu
di nuovo Rudy a farle da scudo umano, sdraiandosi su di lei per evitare
di farle finire addosso alcuni dei calcinacci che si staccarono dal
muro.
Leilani
alzò lo
sguardo, da quella postazione riuscì a vedere che il
terremoto
era stato causato da un Dragonite. Il grosso drago provocava le scosse
impattando la coda contro al suolo, sembrava seguire gli ordini di un
uomo.
L'attacco si
rivelò abbastanza efficace, le creature restarono spaventate
dalle scosse di terremoto e si staccarono dalle mura per dileguarsi
nella foresta.
Leilani era
stanca e non
aveva più le forze necessarie per andare avanti, i suoi
occhi
cominciarono a farsi pesanti e sprofondò nell'oblio quando
il
suo cuore riuscì a trovare la pace.
Al risveglio
Leilani non era più nella stazione di polizia, qualcuno
l'aveva distesa sul lettino di un'ambulanza.
Sospirò
dal
sollievo quando vide che il sole era tornato a splendere, le creature
erano scomparse e Rudy era lì vicino a farsi medicare il
braccio
da un infermiere. Mostrò un sorriso quando scoprì
che il
compagno stava bene, davanti al pericolo aveva dimostrato di essere un
ragazzo pieno di coraggio e molto protettivo. Leilani balzò
giù dal lettino, cominciò a camminare in
direzione di
Rudy per abbracciarlo e ringraziarlo, ma la sua attenzione fu attirata
dal gruppetto che si era riunito davanti alla stazione di polizia.
Guzma era
accompagnato da
Plumeria e continuava a conversare con Augusto, un discorso che veniva
interrotto continuamente dalle esclamazioni strambe del Professore.
Anche altri due individui facevano parte della folla, Leilani
riuscì a riconoscerli, si trattava dei due sconosciuti che
li
avevano aiutati ad affrontare le creature. Uno era alto e dal fisico
ben allenato, il modo di vestire elegante entrava in sintonia con una
chioma folta e scura come il cielo notturno, sembrava un uomo molto
carismatico e portava una benda da pirata sull'occhio sinistro. Il
secondo era molto diverso, era molto più giovane e basso
rispetto all'altro, non sembrava allegro all'idea di intervenire nella
chiacchierata, se ne stava in disparte a giocherellare con i ciuffetti
corvini che uscivano dal bordo cremisi della felpa. Nascondeva un viso
angelico sotto al cappuccio, pelle chiara e occhi gelidi come il
ghiaccio. La ragazza sgranò gli occhi quando
riuscì a
esaminare le fisionomie degli sconosciuti, sentì un colpo al
cuore quando notò il diario tra le braccia del
più
piccolo. A quanto pare quel quaderno era una prova, si sentiva in colpa
per aver curiosato tra le pagine.
«Yo,
finalmente ti sei svegliata!»
Rudy.
Leilani
cominciò a sorridere, saltò addosso alla Recluta
per abbracciarlo. «E-ehi, ma cosa?!».
«Ti
devo
ringraziare» sussurrò lei con il sorriso.
«Mi hai
dimostrato di non essere una zucca vuota, non ti facevo così
coraggioso!»
Leilani
cominciò a ridere, divertita nel vedere le guance di Rudy
tingersi di rosso.
FINE?
|
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Capitolo 5 *** 4. ***
capitolo 4
4.
31
Ottobre, Mercoledì
Leilani non
aveva chiuso
occhio durante la notte precedente, la stanchezza l'aveva indotta a
trascorrere l'intero arco della giornata nel suo angolo di fortuna. Era
rinvolta nella coperta massiccia, addosso sentiva la leggera pressione
provocata dal corpicino di Wimpod. Ogni tanto faceva uscire la mano dal
torpore del tessuto, accarezzava il piccolo Pokémon per
ritrovare un po’ di conforto e poi tornava a rintanarsi sotto
a
ciò che considerava come una barriera protettiva.
Leilani era
innervosita
dalla violenza mostruosa dimostrata dalla tempesta, temeva di
soccombere per colpa di un mostro privo di identità e, a
quel
teatrino degli orrori, si erano aggiunti gli episodi sinistri e macabri
racchiusi nel diario. Non riusciva a cancellare i dettagli, a
dimenticare il peso delle sensazioni descritte dallo sventurato
protagonista. In quel momento si sentiva al pari dello sfortunato
proprietario, era da sola in una situazione che non riusciva a
controllare o spiegare con una certa razionalità.
Almeno
poteva fare
affidamento sulla compagnia di Rudy e del suo piccolo Rockruff, ma i
due non si dimostravano d'aiuto, combinavano danni e facevano dispetti
ai Meowth con una naturalezza quasi glaciale. Leilani non era in grado
di capire i sentimenti o i pensieri del compagno, ma notava le volte in
cui questo si fermava per scrutare il paesaggio spoglio al di
là
della finestra.
Lei sentiva
il cuore
batterle all’impazzata nel petto, sussultava a ogni rumore
provocato dagli agenti atmosferici e gli occhi le schizzavano da una
parte all’altra della stanza. Respirava a fatica mentre
provava a
stringere il piccolo coleottero tra le braccia, quelle sensazioni di
profondo disagio la facevano sentire come una pazza a piede libero. Ma
lei era sicura di non esserlo, non aveva mai sofferto di un disturbo
mentale prima di allora.
«Leilani...».
Le parole di
Rudy echeggiarono nella stanza silenziosa.
«Leilani?»
«Dimmi...»
bisbigliò lei, a malapena riuscì a fare capolino
dalla coperta.
La mancanza
di sonno e la
fame mettevano a dura prova la sua resistenza fisica, costringendola ad
abbandonare la sua postazione con una certa difficoltà.
Notò Rudy avvicinarsi con l'intento di dare una mano, ma lei
si
scostò dalla figura mascolina per operare da sola.
«Non ho
bisogno del tuo aiuto, ce la faccio» sospirò e si
levò il cappello dalla testa, passandosi una mano tra i
capelli
scuri. «Cosa volevi dirmi?».
«Niente
di
che» borbottò lui, infilandosi le mani nelle
tasche dei
calzoncini scuri prima di chinare la testa verso il basso. Come se non
avesse apprezzato il rifiuto silenzioso dell'amica. «Il
tramonto
si avvicina, dovresti darmi una mano con le candele, come facciamo ogni
sera da quando siamo arrivati qui»
«Sì,
hai ragione» sospirò, avviandosi verso il
cassettino per recuperare i lumi inutilizzati.
«Se
vuoi stasera posso cominciare io il turno di notte, così ti
riposi un po'»
«Non
preoccuparti, farò del mio meglio per rimanere
sveglia»
Leilani non
riusciva a
scrollarsi di dosso tutte le paure e i pensieri negativi provati
durante il giorno, credeva che quella condizione fosse alimentata dalle
superstizioni della festività in corso. Era Halloween, la notte
in cui le streghe e gli spiriti danzavano insieme ai vivi.
Si
mordicchiò il
labbro per reprimere il disagio interiore e spostò le iridi
cristalline sulla figura addormentata di Rudy, lui aveva un aspetto
così angelico e pacifico da sembrare un bambino, stringeva
il
cagnolino di tipo Roccia tra le braccia e russava. Era una scena
piuttosto buffa e piena di tenerezza, i Meowth davano un serio
contributo, non smettevano di sfruttare come materassino il corpo
maschile e muscoloso della Recluta.
Un po' era
dispiaciuta di
aver trascinato l'amico in una situazione spiacevole, gli aveva
impedito di prendere parte a dei festeggiamenti che lui reputava
tradizionali e divertenti. Dentro di sé si dava la speranza
di
uscire da quel posto, si prometteva di far recuperare il tempo perso al
giovane amico. In più occasioni Rudy l'aveva aiutata, si era
dimostrato un'ottima guida nel periodo in cui aveva messo piede dentro
alla Villa Losca, lei pensò che era giunto il momento di
ricambiare il favore anche se negli ultimi giorni si era atteggiata
come una bambina impaurita, l'aveva trattato male e senza un motivo
apparente. Sospirò e cominciò a stringere i
pugni, voleva
sfogare la rabbia sul cuscino e vedere se era in grado di scaricare la
tensione, ma si fermò nel momento in cui Wimpod si
avvicinò a lei.
Il
piccoletto trasportava il diario sul guscio, un episodio che
riuscì a sorprenderla.
Ma
accettò la
sfida, si accomodò a gambe incrociate e agguantò
il
quadernetto anonimo. Mancavano poche pagine al termine della
narrazione, si sentiva in dovere di andare avanti con la lettura e
scoprire come terminava la vicenda.
Forse aveva
la possibilità di imparare qualcosa.
Diario di XXX
( scrittura manuale )
20 ottobre
Ore 9,00 am
– Sono sveglio da ormai quattro ore, ma nessuno è
venuto a
portarmi da mangiare. Sono a digiuno da ieri. La tempesta imperversa
ancora. Attendo.
Ore 12,00 am
– Ancora nessuno si è degnato di portarmi il
pasto. Che si
siano dimenticati di me? Non mi sorprenderebbe, è da ore che
sento un gran trambusto a bordo, saranno tutti molto impegnati a
mantenere la rotta. Mi sento inutile e nervoso, se non
arriverà
qualcuno entro le tre, sfonderò la porta, ho deciso.
Ore 10,30 pm
– Nessuno arrivava, dunque ho sfondato la porta a suon di
calci e
disperazione. Ho raggiunto il ponte della nave, trovandovi il nostromo
intento ad impartire ordini ad altri tre uomini. Tre. Erano sei il
giorno prima…
Mi son fatto avanti e
ho chiesto, a gran voce "vi siete forse dimenticati di me?"
Il nostromo allora mi
ha gettato
un'occhiata di disprezzo e speranza, dicendomi "non c'è
tempo
per discutere, prendi il timone, disgraziato!"
E aveva ragione,
stavamo per
sbattere contro uno scoglio. Senza fiatare ho riportato la nave sulla
rotta giusta, e qualche ora dopo l'uomo è tornato da me,
dicendomi "io non so che diavolo sta succedendo qui sopra, ma se scopro
che tu c'entri qualcosa, non esiterò a farti
diventare
cibo per Sharpedo".
Come se io fossi
più informato di lui!
Gli ho chiesto del
capitano,
poiché m'è sembrata alquanto strana la sua
assenza in un
momento così cruciale, e ha detto che è chiuso
nella sua
camera da ieri notte, insieme al commissario di bordo.
Che stiano
pianificando qualcosa? O forse stanno cercando di contattare i
soccorsi? Voglio avere fiducia.
Abbiamo provato a
bussare
più e più volte, ma non ci hanno risposto. Uno
strano
cigolio metallico si ode a intermittenza provenire da quella camera.
Attenderemo. Non
è la prima volta che il capitano si chiude in una pausa
riflessiva.
Indubbiamente qualcosa
di sinistro
e inspiegabile aleggia su questo natante, tre uomini non possono essere
spariti così nel nulla! E questa volta non possono nemmeno
accusare me, dal momento che ho passato il mio tempo sottochiave. Da un
lato, però, il fatto che siamo di meno mi consola: meno
bocche
da sfamare.
Finalmente infatti mi
sono concesso un'abbondante cena, ne avevo proprio bisogno, ero allo
stremo delle forze.
Adesso meglio che vada
a riposarmi, domani ci sarà tanto da fare.
21 ottobre
Ore 7,00 am
– La tempesta non ci lascia tregua. Ho deciso che
porterò
questa agenda sempre con me, per aggiornare il prima possibile, e
tenerla al sicuro. Si inizia il lavoro.
Ore 11,00 am
– Nonostante le varie difficoltà, stiamo riuscendo
a
gestire bene la situazione. Ancora nessuna traccia dei tre uomini
scomparsi, e il comandante non vuole uscire. Siamo tutti un po'
preoccupati da questa sua assenza. Il nostromo è andato a
controllare.
Ore 3,00 pm
– Altra agghiacciante scoperta. Il nostromo è
riuscito a
forzare la porta della camera del comandante: lo abbiamo trovato
impiccato insieme al commissario. Le loro mani erano legate da alghe,
le funi anch'esse fatte d'un intreccio di alghe, e ancora alghe sparse
in tutto l'ambiente.
Non abbiamo parole.
Non sappiamo cosa stia
succedendo.
Tutto ciò
non ha senso, non
so darmi una spiegazione logica. Che ci sia uno psicopatico tra noi?
No, non può essere così, non voglio sospettare
dei miei
compagni.
Le mani ancora mi
tremano, come
potrai vedere dalla mia calligrafia. Ma non posso lasciarmi andare alla
disperazione, devo unire le mie forze a quelle dei superstiti
e
sopravvivere, e lo faccio soprattutto per te, Giulietta!
Ore 10,00 pm
– La strumentazione di bordo è andata. Non
funziona
più nulla, abbiamo perso la rotta, il GPS non manda
più
segnale, siamo persi! Non possiamo affidarci neppure ai nostri sensi:
il rombo del mare ci assorda i timpani, la fitta nebbia offusca i
nostri occhi. Probabilmente ci andremo a schiantare contro uno scoglio.
Ho molta paura.
22 ottobre
Ore 8,00 am
– Solo questa mattina abbiamo avuto tempo di spostare i due
defunti. Come se non bastasse, lo scafo si è riempito di
alghe
verdi venute a bordo a causa di un'onda alta svariati metri. Ci tocca
pulire, o sarà impossibile camminare. Queste alghe sono
urticanti.
Ore 11,00 am
– Non è stato facile ripulire tutto lo scafo. Sono
stanchissimo. Adesso inizia il mio turno per tenere il timone. Devo
resistere.
Ore 11,00 pm
– Ho paura. Sto tremando. Sono tutti impazziti.
Credono che sia io la causa. Vogliono uccidermi.
Mentre ero al timone,
il nostromo
ha rinvenuto il cadavere del medico di bordo e di un altro uomo. Sono
accorso subito. I loro corpi erano stati perfettamente tranciati in
due. Da cosa non lo so. Dalle loro ferite fuoriuscivano alghe verdi. Le
stesse alghe che poco fa appestavano il ponte.
I superstiti si sono
voltati nella
mia direzione. Mi hanno guardato, furenti di collera. Mi hanno detto
che è colpa mia, perché sono maledetto. Non so
che cosa
voglia dire. Siamo tutti maledetti su questa nave. Questa nave
è
maledetta. Questo mare è maledetto. Siamo tutti vittime.
Perché non capiscono?
Hanno provato ad
uccidermi. Sono
scappato. La fitta nebbia ha protetto la mia fuga. Adesso sono
barricato nella sala macchine. Sono nascosto tre due motori, l'odore di
morte è ancora presente.
Qui non mi troveranno.
Ma ho paura, tanta
paura.
Ti amo tanto,
Giulietta.
«Yo,
Leilani, svegliati!».
Quelle
furono le parole che spronarono Leilani ad aprire gli occhi.
Non aveva
resistito fino
alla fine, il tempo di leggere le ultime righe della pagina che si era
addormentata. Lei sbadigliò e aggrottò le
sopracciglia,
gettando un occhio sull'euforia dimostrata dal compagno.
Guardò
l'orologio, non mancava molto alla mezzanotte.
«Cosa
c'è? Perché mi hai svegliato?».
«C'è
il Boss!».
Leilani
impallidì. «Come, c'è il
Boss?!»
«Ti
dico di
sì, non è uno scherzo!» Rudy
iniziò a
indicare la finestra con una certa frenesia. «Sta proprio
lì a fissarci!»
Leilani
sentì il cuore scoppiarle nel petto.
Si
alzò dal suo
giaciglio di corsa, sgomitò per levarsi di torno Rudy e il
suo
Rockruff per correre in direzione della finestra. Il temporale non
aveva smesso di devastare la natura selvaggia del Percorso, ma doveva
ammettere che anche lei aveva visto qualcosa davanti alla stazione. Ma
non si trattava di Guzma.
Era una
creatura
sconosciuta e dalla fisionomia non sembrava un Pokémon,
questa
sfiorava i tre metri d'altezza e il corpo slanciato sembravano dei cavi
dell'alta tensione intrecciati tra loro, questi si univano a un bulbo
chiaro di un bianco acceso e ricoperto da spunzoni da cui fuoriuscivano
delle scariche elettriche.
Leilani
rabbrividì a quella visione, discostandosi dalla finestra
per fare qualche passo indietro.
«Quello
non è il Boss!»
Esclamò,
soffocando un urlo. «È il mostro che ho visto
l'altro giorno!»
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