THE LIAR GAME

di JAPAN_LOVER
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Death Note ***
Capitolo 2: *** Lo scambio degli occhi ***
Capitolo 3: *** Il videomessaggio ***
Capitolo 4: *** Pagina di diario ***
Capitolo 5: *** Visita a sorpresa ***
Capitolo 6: *** Amore ***
Capitolo 7: *** In trappola ***
Capitolo 8: *** Tortura ***
Capitolo 9: *** Arrivederci Rem ***
Capitolo 10: *** Arrivederci Ryuk ***
Capitolo 11: *** Libertà condizionata ***
Capitolo 12: *** Confusione ***
Capitolo 13: *** Un nuovo amico ***
Capitolo 14: *** Solo una pedina? ***
Capitolo 15: *** Fantasie ***
Capitolo 16: *** Trust the Law, Misa! ***
Capitolo 17: *** Silenzio stampa ***
Capitolo 18: *** Al freddo e tutta sola... ***



Capitolo 1
*** Il Death Note ***


IL DEATH NOTE


Misa era una bellissima ragazza di appena 19 anni, arrivata a Tokyo da poco per inseguire il sogno di diventare una modella. A dire la verità, in questo era già riuscita: per la sua eterea bellezza e la sua sensualità, nel giro di pochissimo tempo era diventata una delle idol più richieste della capitale giapponese. Tuttavia, questo non è il solo motivo che l’aveva spinta a trasferirsi a Tokyo, dove ad attenderla c’era il suo destino: la ragione principale risiedeva nel suo profondo desiderio di incontrare Kira, il misterioso giustiziere che aveva ucciso il ladro responsabile della morte dei suoi genitori.
La sua vita tranquilla prese una piega del tutto inaspettata una sera quando, di ritorno dal lavoro, si ritrovò a fare uno spiacevole incontro.

“Che stanchezza! Certo che fare la modella è un mestiere molto duro! – sospirò Misa, stiracchiandosi – non vedo l’ora di tornare a casa e rilassarmi con un lungo bagno caldo!”
Uscendo dallo studio fotografico, la modella bionda imboccò la solita stradina, una via tutto sommato tranquilla, ma poco frequentata specialmente di notte. Dal momento che era pieno inverno, alle 6 PM era già tutto buio, quindi aumentò il passo facendo oscillare ancora di più i suoi piccoli codini biondi che le incorniciavano il viso, rendendolo ancora più angelico.
Misa deglutì quando avvertì alle sue spalle il rumore di passi pesanti farsi sempre più vicini. D’istinto affrettò ulteriormente il passo e, di conseguenza, anche quei passi si fecero sempre più rapidi e pesanti.
“Misa-Misa! – disse una voce maschile roca e malferma, proprio come quella di un ubriacone – dove stia andando?”
La ragazza fu attraversata da un brivido di puro terrore, ormai l’aveva quasi raggiunta.
Con le lacrime agli occhi Misa, si strinse la tracolla al petto e cominciò a gridare  e a correre a perdifiato. Era pienamente consapevole che in quella zona non l’avrebbe sentita nessuno e , anzi, se ci fosse stato in giro qualche altro malvivente non avrebbe fatto altro che attirarne l’attenzione. Tuttavia il suo forte istinto di sopravvivenza non le permetteva altro che correre, riempire i polmoni e urlare a squarciagola.
“Aiuto – gridava disperata – aiutatimi, vi prego!”
“Non fare così, aspettami!” disse lui, afferrandola per le spalle.
“Nooo!” cacciò un urlo straziante.
Misa si divincolò e, con tutte le sue forze, spinse via quell’uomo che per sua fortuna non era affatto muscoloso.
La luce fioca del lampione mostrò distintamente un uomo smilzo, alto a malapena 1,70 m, dalla carnagione olivastra e i capelli tutti rasati. Agilmente, l’uomo si tirò su in un baleno e afferrò la giovane modella per un braccio, ancor prima che lei riuscisse di nuovo a scappare via.
“Non capisci? Sono qui per te! – le disse lui, in preda ai deliri dell’alcool e di chissà cos’altro  – io ti amo più di ogni altra cosa al mondo. Ti guardo sempre, sai? Voglio proteggerti!”
L’aspra puzza di alcool che emanava quell’uomo ferì le narici di Misa, facendole salire la nausea. La modella bionda, paralizzata dalla paura, non riusciva a far nulla se non continuare a piangere e urlare, disperata.
“Aiutatemi! – continuò lei, con il viso tutto arrossato dalle lacrime – lasciami andare!”
L’uomo, esaltato e perso completamente nei suoi deliri,  estrasse un coltello dalla tasca all’ennesimo rifiuto della ragazza che le aveva rubato il cuore.
“Allora ti ucciderò! – sbraitò lui, brandendo l’arma con la mano sempre più malferma – e poi mi ucciderò anche io!”
“Ucciditi da solo allora – gridò lei, ormai la sua era più una supplica – ma lasciami andare!"
Misa pensò che ormai per lei fosse finita. I suoi ultimi pensieri andarono a sua sorella Akane, rimasta nel Kansai, e naturalmente a Kira. Il suo eroe sarebbe sicuramente intervenuto e l’avrebbe salvata, se solo avesse saputo che lei si trovava in quella terribile situazione.
Il malvivente non fece in tempo a sferrarle il colpo mortale, che cadde steso a terra. L’uomo, col l’espressione stravolta dal dolore, si portò una mano al petto e spirò  nel giro di pochissimi secondi, senza neanche chiudere quegli orribili occhi scuri e sbarrati.
Misa aveva perso qualche battito, ma piano piano ricominciò a respirare. Deglutì quando comprese che quell’uomo era morto. Impaurita si guardò attorno: non c’era letteralmente un’anima viva.
Senza soffermarsi a riflettere, tornò dritta nel suo appartamento senza fermarsi un momento.
Si chiuse la porta alle spalle, cadde a terra e pianse. Ancora tremava di rabbia e paura, ma quando l’ultima lacrima le solcò il viso niveo, fu assalita da una miriade di domande e di scrupoli. Aveva fatto bene a scappare in quel modo, lasciando un cadavere a terra? E se quell’uomo non fosse ancora morto? Era intervenuto Kira a salvarla oppure il malvivente aveva avuto semplicemente un malore?
Si gettò nel suo grande letto a una piazza e mezza e affondò la testa nel cuscino. Non era la prima volta che un ammiratore invadente la importunava, ma era la prima volta che veniva assalita in quel modo. No, quello non era un semplice ammiratore: era un pazzo criminale che Kira avrebbe fatto bene a spazzare via dalla faccia della terra.
 Decise che da quel momento in poi, per la sua sicurezza , si sarebbe spostata solo in auto con Yoshi, la sua manager, o in sua assenza con il taxi. Non voleva ritrovarsi  mai più in una situazione di quel genere, era sfuggita miracolosamente alla morte troppe volte per non apprezzare la vita con tutta sé stessa e a quel dono prezioso si sarebbe aggrappata con le unghie e con i denti, se necessario.
Poi, avvertì un tonfo. Probabilmente era caduto qualcosa da una delle mensole che costellavano i muri del suo piccolissimo appartamento – stracolmo di oggetti mistici e gotici, nonché di iconoclastie cristiane – che d’altronde rispecchiava appieno il suo stile di gothic lolita.
Fece un lungo sospiro e decise che era il momento di andare a immergere le membra spossate  nell’acqua calda, in un lungo bagno rigenerante. Quando, però si alzò dal letto, vide per terra un oggetto che non aveva mai visto prima e che, quindi, non aveva introdotto certo lei nel suo appartamento. Raccolse da terra quello che sembrava un comunissimo quaderno nero con rilegatura in pelle.
“DEATH NOTE – lesse ad alta voce ciò che vi era scritto in copertina in alfabeto latino – cioè il quaderno della morte…”
L’inglese di Misa non era dei migliori, ma a quello ci arrivava persino lei. Iniziò a sfogliare quelle pagine bianche e poi si soffermò sulle prime tre che erano completamente nere. In questa piccola sezione, sulle pagine nere erano riportate delle ‘ISTRUZIONI’ a caratteri bianchi e sempre in inglese.
 “L’umano… il cui nome sarà scritto su questo su… questo quaderno…morirà…” cominciò a tradurre, con un pò di incertezza – a…affinché questo quaderno abbia effetto…occorre avere in mente il volto della persona si cui si scrive il nome…in tal modo di evita di colpire eventuali…?”
“…eventuali omonimi!” una lugubre voce concluse la frase che non riusciva a tradurre.
“Aaaahhhh” urlò Misa, quando alzando gli occhi vide davanti sé un mostro terrificante.
“Ciao, Misa!” la salutò quell’essere.
Quella strana creatura che le si era materializzata davanti la sovrastava. Non aveva nulla di umano, seppur poteva ricordarne vagamente le sembianze: aveva un enorme corpo dal colorito cadaverico, delle  enormi spalle smorte e ossute, due occhi grandi gialli e acquosi (anche se uno era coperto da una garza proprio come se fosse una mummia) e, per finire, capelli violacei disordinati, che ricordavano vagamente quelli di Medusa.
“E tu chi sei?” domandò Misa, per lei non c’era pace quella sera.
“Non devi avere paura di me Misa – le disse mite quella creatura, cercando di rassicurarla – io sono Rem e vengo dal mondo degli shinigami per portarti questo quaderno, che credo ti appartenga!”
“S…shinigami? – cercò di scandire la modella, con la voce ancora tremante – mi stai dicendo che tu sei un dio della morte?”
“Esatto – le rispose Rem – e se vorrai, quel quaderno sarà tuo!”
Quella voce lugubre, ma  calma e conciliante dovette aver tranquillizzato molto Misa. Lei era una ragazza molto ingenua e impulsiva, agiva di pancia e non poche volte aveva passato dei guai per questa sua natura. Tuttavia, sentiva di poteva fidarsi di quell’essere ultraterreno che le si era presentato come lo shinigami Rem.
“Questo quaderno ha il potere di uccidere – disse piano la modella bionda, scorrendo quelle pagine bianche – è con un quaderno come questo che Kira giustizia i criminali, dico bene Rem?”
“Sì! – confermò lo shinigami – in questo momento, sulla Terra, un altro umano sta usando il Death note portato da un altro Shinigami dal nostro mondo”
Misa si morse le labbra e, grata, strinse al petto quel quaderno. Adesso anche lei sarebbe stata in grado di giustiziare i criminali e, quindi, essere di aiuto a Kira nella sua opera.
“Rem, voglio tenere questo quaderno! – disse con la bionda con la voce rotta dalle lacrime per la felicità – voglio anch’io costruire un mondo migliore, insieme a Kira!”
Lo shinigami annuì, soddisfatto.
“Allora è tuo, Misa – le disse – d’ora in poi quel quaderno sarà il nostro vincolo, ciò che lega l’umana Misa al dio della morte Rem. Solo tuo potrai vedermi e solo tu potrai sentire la mia voce. Sarò sempre con te e ti proteggerò, nei limiti delle mie possibilità!”
La bionda si promise che avrebbe fatto tutto il possibile per aiutare Kira. Giurò solennemente che avrebbe fatto di tutto per realizzare il suo sogno e – in cuor suo – sapeva che grazie a quel quaderno incontrare Kira non sarebbe più stato impossibile.
Misa era un’instancabile sostenitrice di Kira. Lui era l’unico che aveva reso giustizia ai suoi genitori, l’unico che incarnava il suo ideale della giustizia.

***

***

***

  CIAO A TUTTI,

RIECCOMI, SONO TORNATA CON UNA NUOVA IMPROBABILE STORIA :’D

MOLTI DI VOI SARANNO SUPER MEGA PERPLESSI DELLA STRANA COPPIA L X MISA E VI CAPISCO, SAPETE? ANCHE A ME SUONA ANCORA MALE…MA MI E’ VENUTA IN MENTE QUESTA STORIA E CERCHERO’ DI SVILUPPARLA IN MODO DA FARVI RICREDERE (E DI NON PENTIRMI DI QUESTA SCELTA XD)

CREDO CHE I CAPITOLI SARANNO PIU’ O MENO TUTTI DI QUESTA LUNGHEZZA, NON COME I MIEI SOLITI INTERMINABILI PAPIRI. LA STORIA SARA’ MOLTO PIU’ BREVE E, SPERO, NON MENO INTENSA DELLE ALTRE.

PER ALCUNI MOTIVI CHE VIA VIA VI ESPORRO’, NON HO MESSO NELLE NOTE ‘OOC’, MA SE LE COSE DOVESSERO SFUGGIRE DI MANO E LA STORIA (COME ALCUNE VOLTE PUO’ CAPITARE) SE NE ANDRA’ PER CONTO PROPRIO,  MODIFICHERO’ SENZ’ALTRO LA NOTA.

PER IL MOMENTO CREDO CHE SIA TUTTO, SPERO SOLO DI AVERVI INCURIOSITO ALMENO UN PO’…

A PRESTO,

JAPAN_LOVER < 3

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Capitolo 2
*** Lo scambio degli occhi ***


LO SCAMBIO DEGLI OCCHI


Nei giorni successivi, Misa sperimentò più volte l’efficacia del quaderno della morte, scrivendoci sopra i nomi di criminali apparsi sulle riviste di gossip, che era solita acquistare. Ormai non aveva più dubbi: era entrata in possesso della stessa arma utilizzata da Kira per punire i malvagi.
Quella sera, la bionda era seduta sul suo letto a gambe incrociate e leggeva e rileggeva attentamente le regole. Ormai non si separava più dal suo death note, lo teneva costantemente a portata di mano come se fosse l’oggetto più prezioso al mondo.
“Rem, ricapitoliamo: se scrivo il nome di una persona di cui ho in mente il volto, questa muore; ho a disposizione 40 secondi di tempo per indicarne le cause; ho 6 minuti e 40 secondi per aggiungere eventuali dettagli e… uff – protestò, piegando i gomiti sulle cosce e affondando la testa fra le mani – ma quante sono queste regole?”
“Ti conviene tenertele bene a mente, ti torneranno utili – le suggerì lo shinigami davanti a lei – inoltre, c’è un’altra regola che devi sapere, che però non è riportata sul quaderno”
“E cioè?” domandò lei, sfogliando distrattamente alcune pagine.
“Tra un dio della morte e un umano che entra in possesso del death note ci sono due differenze fondamentali – le spiegò Rem – scrivendo sul quaderno, gli shinigami succhiano la durata vitale agli umani. Per questo, finché non si adagiano sugli allori, gli dei della morte non muoiono mai, nemmeno se vengono colpiti in testa da un proiettile o al cuore con un coltello. Se, invece, un umano scrive sul death la sua vita non si allunga. Ecco, questa è la prima sostanziale differenza tra me e te, Misa”
“Capisco… – rispose la bionda, un po’ delusa – peccato, perché altrimenti la mia vita si sarebbe già allungata di parecchio, visto che ho già scritto il nome di tre stupratori e di una decina di assassini. Continua, quale sarebbe la seconda differenza?”
“La seconda differenza sta negli occhi – continuò Rem – uno shinigami può sapere il nome e la durata vitale di una persona semplicemente guardandola in volto. Grazie a questa facoltà un dio della morte non deve preoccuparsi di scoprire il nome chi uccide. Tuttavia, uno shinigami può donare i suoi occhi all’umano che ha raccolto il quaderno, ma le regole impongono che questo debba avvenire tramite uno scambio: il prezzo da pagare per ottenere gli occhi dello shinigami, è metà del tempo che all’umano resta da vivere. Ciò significa che con i miei occhi potrai vedere il nome la durata vitale di tutte le persone, ma non ti sarà possibile vedere la durata vitale di un altro possessore del quaderno”
In cuor suo, Rem sperava che Misa non cedesse alla tentazione dello scambio degli occhi, che l’avrebbe resa molto potente ma che, inevitabilmente, le avrebbe accorciato la vita. Tuttavia, si sentì in dovere di metterla al corrente di tutte le regole che conosceva.
“Wow… non mi sembra uno scambio molto vantaggioso per me! – esclamò la bionda, un po’ perplessa – non ci penso nemmeno!”
“Effettivamente…” confermò Rem, sentendosi sollevata.
“Mhm – ammiccò la biondina, mostrando scherzosamente la lingua – non potrei semplicemente chiederti in prestito il tuo potere, vero?”
“No, mi dispiace – precisò lo shinigami – è contro le regole!”
“Già, lo immaginavo – rispose Misa, increspando le labbra in una smorfia piena di delusione – sarebbe stato troppo facile!”
Misa non aveva nessuna intenzione di rinunciare a metà della sua vita, proprio adesso che era sopravvissuta a un'altra aggressione e che aveva la possibilità di sostenere attivamente Kira.
Poi, prese il suo computer portatile dal comodino, con l’intenzione di cercare altri nomi da scrivere.
Misa uccideva con convinzione e senza indugi. Le era facile scrivere quei nomi, e non perché non si rendesse pienamente conto delle vite che falciava con la sua penna. Semplicemente era consapevole che per ciascuna di queste vite sacrificate, ve ne erano tante che ottenevano giustizia e che venivano risparmiate da futuri soprusi.
Dopo aver scritto l’ennesimo nome, ripensò a quanto detto da Rem poco prima: metà della sua vita in cambio degli occhi dello shinigami, che le avrebbe consentito di vedere la durata vitale delle persone, eccezion fatta per quella di un altro possessore di quaderno.
Misa trasalì.
In questo modo, se vedessi Kira lo riconoscerei perché sarebbe l’unico di cui non potrei distinguere la durata vita! - realizzò.
Senza fermarsi a riflettere troppo, si volto verso lo shinigami e disse:
“Rem, facciamo lo scambio!”
“Ma come? – trasalì Rem – non hai appena detto di non volerlo fare?”
“Infatti, non vorrei farlo – rispose la ragazza, mordendosi nervosamente le labbra – però ho trovato un modo per avvicinare Kira, per richiamare la sua attenzione, capisci? Ma per farlo ho bisogno dei tuoi occhi!”
Rem tirò un sospiro profondo. Insieme a Gealus, aveva osservato a lungo questa ragazza impulsiva e testarda, sapeva bene che non sarebbe riuscita a dissuaderla per nulla al mondo. Venerava Kira dal profondo del cuore e il suo desiderio più grande era quello di poterlo incontrare.
“E va bene, Misa. Farò come vuoi tu!” disse Rem, coprendole dolcemente gli occhi con le sue lunghe dita smorte e atrofizzate.
Misa sussultò a quel contatto, ma poi rise. Si aspettava di sentire puzza di morto, avendo a un palmo dal naso la carne cerea e cadaverica dello shinigami, ma non fu così.
Quando Rem ritirò la mano, Misa spalancò gli occhi e si guardò attorno con curiosità: non era cambiato proprio nulla. Poi, quando i suoi occhi si posarono sulle pagine che aveva davanti al computer, emise un gridolino di gioia.
“Sii, ora li vedo! – urlò, euforica – vedo i nomi e le durate vitali delle persone, proprio come dicevi tu, grazie Rem!”
“Di niente, Misa!” le rispose dolcemente, ma lo shinigami non condivideva affatto il suo entusiasmo.
Rem rispettava ma non approvava la scelta di Misa di sacrificare metà del suo tempo mortale.
Poi, la modella bionda prese il cellulare e, svelta, compose il numero della sua vecchia compagna di scuola.
“Pronto, Misa?” rispose la voce dall’altro capo del telefono.
“Ciao, Fumiko – salutò la modella bionda, felice di risentire la sua amica – come stai?”
“Bene! Da quanto tempo! – esclamò l’amica del Kansai – caspita, ti ho visto sulla nuova copertina di Eighteen!”
“Grazie, cara! Scusa se ti chiamo a quest’ora, ma volevo chiederti una cosa – continuò Misa, rendendosi conto che l’orologio in basso sul desktop del computer riportava le 11:13 PM – ricordi i video delle riprese paranormali che abbiamo fatto quando eravamo in terza liceo? Per caso hai conservato le cassette?”
Fumiko scoppiò a ridere. La migliore amica di Misa era una nerd un po’ maschiaccio, appassionata di occultismo. Aveva gli occhi e i capelli scuri, tagliati a caschetto, e portava gli occhiali dalla montatura tondeggiante.
“Certo che li ho conservati – rispose Fumiko – ancora rido se penso a quel pomeriggio in cui abbiamo assemblato tutte quelle immagini!”
“Sì, è stato molto divertente – convenne la bionda – stavo pensando di inviare quei video a una trasmissione che seguo da un po’ e chissà, ora che sono piuttosto famosa, magari dando il mio nome avremo più possibilità che li mandino in onda”
“Dici davvero, Misa? – rispose trepidante la sua amica – sarebbe bellissimo!”
“Sì, vale la pena provarci, no? – disse la modella – per sicurezza duplica 10 cassette e mandale al mio indirizzo. Chiederò alla mia manager di darmi una mano a trattare con i produttori”
“Certo! Domani stesso faccio le copie e te le invio con raccomandata!” le assicurò Fumiko, entusiasta.
“Grande!” esultò Misa.
Il primo passo era stato fatto.
A Misa dispiacque molto dover ingannare la sua amica di sempre. Tuttavia, non vedeva altro modo per rimediare dei nastri, con la sicurezza di non lasciare le proprie impronte digitali.
Per il momento non le rimaneva che attendere con pazienza l’arrivo di quei nastri, avrebbe pensato in seguito a una scusa per giustificare a Fumiko la mancata trasmissione dei filmati. L’unica cosa importante per lei era trovare Kira, per aiutarlo e per ringraziarlo per quello che aveva fatto per i suoi amati genitori.
***
***
***
BUONASERA!
CHI HA LETTO QUALCOSA DI MIO, SA GIA’ CHE NON HO MAI APPROFONDITO IL PERSONAGGIO DI MISA, FORSE PER SEMPLICE ANTIPATIA :’D
PERO’, IN QUESTI PRIMISSIMI CAPITOLI E’ LA PROTAGONISTA ASSOLUTA, UN PO’ PER TRACCIARE LA SUA PSICOLOGIA, UN PO’ PERCHE’ QUASI TUTTA LA STORIA SARA’ FILTRATA DALLA SUA PROSPETTIVA E, PIU’ AVANTI, DA QUELLA DI L.
SPERO CHE ABBIATE TROVATO PIACEVOLI QUESTI PRIMI CAPITOLI E CHE ABBIATE VOGLIA E CURIOSITA’ DI CONTINUARE NELLA LETTURA. NON VEDO L’ORA CHE ARRIVINO ANCHE L, E PERCHE’ NO…ANCHE LIGHT :P
INOLTRE, ALCUNI DIALOGHI TRA REM E MISA, RELATIVI ALLE REGOLE E ALLO SCAMBIO DEGLI OCCHI, SONO STATI ESTRAPOLATI DAL DIALOGO TRA LIGHT E RYUK NELL’ANIME.
INFINE, VI GRAZIO PER AVERMI SEGUITO FINO A QUI, SPERO DI RIUSCIRE A RIPAGARE LE ASPETTATIVE.
A PRESTOOO : )
JAPAN_LOVER < 3

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Capitolo 3
*** Il videomessaggio ***


IL VIDEOMESSAGGIO


Due settimane prima, Misa aveva inviato alla Sakura TV quattro nastri numerati.
Sulle cassette che Fumiko le aveva spedito dal Kansai – facendo attenzione a non lasciare impronte – la bionda aveva registrato sopra l’immagine con la scritta Kira e aveva inciso il messaggio, con la sua voce contraffatta con una sintetica. Inoltre, far pervenire i nastri alla redazione era stata davvero un’impresa: per non lasciare tracce di sé, era andata a spedirli da Osaka, spostandosi e cambiando diversi mezzi pubblici .
Il giorno stabilito per la trasmissione del suo videomessaggio, Misa se ne stava seduta comodamente a un tavolo davanti alla finestra del caffè, di fronte gli studi della Sakura TV, e aspettava con trepidazione le 6 PM.
“Signorina, vuole ordinare?” le chiese gentilmente un cameriere.
“Si! – rispose la modella bionda – una coppa di fragola con panna, grazie!”
“Molto bene!” rispose il cameriere con un sorriso, prima di allontanarsi.
“Misa, credi che sia sicuro per te rimanere qui?” le domandò con un po’ di apprensione Rem.
“Ma io devo stare qui – rispose la biondina, testarda – devo assicurarmi che il video venga trasmesso e che nessuno ne impedisca la visione. È troppo importante!”
A quella risposta tutte le parole che Rem avrebbe voluto dirle, le morirono in bocca. Era inutile discutere con Misa quando si intestardiva in quel modo. Nessuno l’avrebbe dissuasa dal fermo proposito di incontrare il suo paladino della giustizia.
“Ecco a lei, signorina!” disse il cameriere, lasciandole sul tavolo una golosissima coppa stracolma dei suoi frutti rossi preferiti.
“Grazie mille! – cinguettò la bionda, portando subito alla bocca con un cucchiaio una di quelle grandi fragole – mhm…che bontà!”
Quando il cameriere si allontanò a sufficienza, Misa estrasse dalla sua borsetta un piccolo binocolo, una pagina strappata dal death note e una penna. Poi, lanciò con impazienza un’occhiata all’orologio e guardò il televisore sulla parete in alto, sintonizzato sulla Sakura tv: ormai mancavano meno di 5 minuti.
La sit-com che stava andando in onda in quel momento fu improvvisamente interrotta, per mandare in onda la diretta del telegiornale. Il conduttore, allarmato, parlava ai telespettatore leggendo su un foglio:
“Siamo costretti a interrompere i programmi per mandare in onda questa notizia non soltanto perché siamo stai presi in ostaggio da Kira, ma anche in quanto nostro dovere di giornalisti farlo. Ci teniamo a ribadire che quanto manderemo in onda non è uno scherzo e non viene da noi trasmesso a scopo di intrattenimento – continuò a dire il giornalista, asciugandosi la fronte con un fazzoletto – quattro giorni fa sono pervenute alla nostra redazione 4 nastri contenenti dei video. Il primo di questi conteneva previsioni sui decessi, avvenuti ieri pomeriggio come annunciato nella cassetta. Non abbiamo quindi dubbi sull’autenticità. Le istruzioni di Kira prevedevano che trasmettessimo la seconda cassetta oggi pomeriggio alle 18 PM in punto, si tratta di un messaggio rivolto alla gente di tutto il mondo e ora ascoltate”.
Subito dopo comparve sullo schermo la scritta nera ‘KIRA’ a caratteri occidentali Lucida Calligraphy. Misa dovette sforzarsi molto per contenere la sua felicità e ascoltò quanto da lei inciso sul secondo nastro, presentandosi pubblicamente come Kira:
“Sono Kira. Se questo video verrà trasmesso correttamente il 7 luglio alle 18 PM, adesso dovrebbero essere le 18:00:09. Fra trenta secondi il conduttore Kazuhiko Hibima, in onda ora su canale 24 morirà di arresto cardiaco”.
In quel caffè, l’attenzione di tutti i clienti ricadde sul maxi schermo alla parete e, inevitabilmente, si levò un gran chiacchiericcio.
“Signori e signore, ascoltatemi bene – continuava il messaggio registrato – non ho intenzione di fare del male alla gente per bene. Io odio il male e amo la giustizia, non considero la polizia mia nemica, ma mia alleata. Voglio costruire un mondo migliore, un mondo da cui il male sia bandito, e se rinuncerete a catturarmi potrò realizzare facilmente il mio obbiettivo. Tutto ciò che vi chiedo è di attendere ancora un po’ e poi apprezzerete il mondo da me realizzato, un mondo abitato solo da persone di buon cuore, protetto da me e dalla polizia…”.
Mentre il videomessaggio continuava, Misa si accorse dell’arrivo di una volante della polizia a sirene spiegate. Trasalì quando vide un poliziotto smilzo scendere dall’auto e cercare di intrufolarsi nell’edificio, minacciando le guardie di sicurezza con una pistola. Arrivata a quel punto, non poteva permettere che la trasmissione venisse interrotta, aveva bisogno che quel video si diffondesse. Kira doveva sapere della sua esistenza, che là fuori c’era qualcuno che condivideva il suo stesso potere e che aveva intenzione di aiutarlo.
Con la mano tremante e il dolore nel cuore, Misa scrisse sul foglio il nome della prima persona innocente che uccideva: Hirokazu Ukita. Dopo quaranta secondi, quel poliziotto dalla corporatura esile si portò una mano malferma al petto e si accasciò a terra, proprio lì davanti all’ingresso degli studi della Sakura tv, dove si era già accalcata una troupe di giornalisti.
Quando altri due poliziotti giunsero sul posto e tentarono di introdursi, Misa fu costretta a scrivere anche i loro nomi, supplicando che nessun altro cercasse di imitarli.
“Misa…” sussurrò Rem.
Lo shinigami era in pena per la ragazza, sulla cui guancia luccicava una lacrima.
Uccidere non era mai facile, ma era terribilmente devastante quando si trattava di una persona innocente, senza la macchia di un grave reato.
Poi, un furgone, sfrecciando a tutta velocità fece irruzione, sfondò l’ingresso a vetri degli studi. Anche utilizzando il binocolo, Misa non era in grado di vedere quell’uomo, che si era coperto il volto con la giacca. Tuttavia, ormai ce l’aveva fatta e il suo messaggio si avviava inesorabile verso la conclusione:
“La polizia decida se è disposta a collaborare con me per la realizzazione di un mondo di pace, e faccia pervenire la sua risposta tra quattro giorni, al telegiornale delle 6 PM. Ho già programmato che, a seconda della risposta, venga trasmesso un video diverso…”
Con cautela, Misa attese molte ore prima che tutto lo spiegamento di forze innalzato dalla polizia si placasse, prima di uscire tranquillamente dal caffè per far ritorno a casa.
Tormentata da qualche rimorso ma soddisfatta per la riuscita del suo piano, Misa faceva rientro dalla sua missione con la speranza che Kira avesse guardato il video e che facesse la sua mossa.
“Ascolta Misa, visto che ti ho dato il mio quaderno, perché non provi ad usarlo un po’ più per te?" cercò di suggerirle ragionevolmente Rem.
“Ma io lo sto usando per me stessa. Sono d’accordo con Kira e voglio sapere che tipo è – replicò la modella – il mio sogno è quello di incontrarlo, parlare con lui. È proprio per questo che ho mandato quella roba in tv, così mi avrebbe notata e sono sicura di aver fatto colpo su di lui, sicurissima!”
“Stai giocando con il fuoco – le fece notare Rem, con apprensione – potresti morire, lo capisci?”
Misa si morse le labbra, ma poi rassicurò quello shinigami, che si era già affezionata molto a lei:
“Andrà tutto bene! Kira non farà mai del male a una fanciulla innocente come me – rispose la modella, ostentando una certa sicurezza – e se mai dovesse capitare, io sarò più forte perché ho i tuoi occhi!”

Rimasto solo nella stanza d’albergo, il più grande detective del mondo sedeva sulla sua poltrona, davanti alla televisione. Avvolto completamente nel buio e illuminato soltanto dalla luce soffusa dello schermo, L se ne stava rannicchiato con le ginocchia portate al petto, in una posizione del tutto innaturale per una persona comune. La sua carnagione pallida splendeva, irradiata dalla fioca luce del grande televisore. La folta chioma corvina tutta disordinata ricadeva sugli occhi scuri che, severi, studiavano per l’ennesima volta il contenuto delle cassette, recuperate prontamente dal sovrintendente Yagami solo qualche ora prima.
Quei nastri sembravano contenere i messaggi che Kira, il pluriomicida a cui dava la caccia da mesi, rivolgeva a tutto il mondo.
La prima cassetta era rivolta alla redazione della Sakura TV, per persuaderli della veridicità della fonte: il video conteneva previsioni sulla morte di alcuni criminali. La seconda conteneva un messaggio rivolto al mondo e un appello di collaborazione alla polizia. In base alla risposta di quest’ultima, la redazione della Sakura TV era incaricata successivamente di trasmettere il video numero 3, in caso la polizia avesse acconsentito a collaborare, o il video numero 4, in caso di rifiuto.
Sostanzialmente, entrambi i video chiedono di trasmettere più notizie sui criminali, in special modo su quelli che hanno ferito altre persone o maltrattato i più deboli. Inoltre, come prova della sincerità dei propositi della polizia, l’autore dei video chiedeva che un alto ufficiale della polizia ed L di apparissero in TV, annunciando a tutto il Giappone la loro piena intenzione a collaborare. In questo modo, se la polizia facesse qualche prova sospetta, come prima cosa di tutti Kira avrebbe ucciso loro.
Il detective non ci pensava nemmeno a mostrarsi a volto scoperto. Qualsiasi fosse stato il responso della polizia lui avrebbe trovato, come suo solito, una via d’uscita.
In quel momento entrò nella suite il sovrintendente particolarmente agitato.
“Ryuzaki, è come pensavi tu – esordì l’uomo di mezza età con i baffi – i leader di tutto il mondo ne hanno discusso tra di loro ed esigono che in televisione appaia assolutamente il vero L!”
Il detective non batté ciglio, limitandosi a sorseggiare il suo caffè decisamente troppo zuccherato.
“Ritengo che questa sia stata la scelta migliore! – concluse atono L – dia pure l’autorizzazione alla Sakura TV di mostrare il video numero 4!”
“Ma come?” trasalì l’uomo perplesso, rimasto in piedi al centro della stanza a osservare la schiena ricurva di quel ragazzo di appena 25 anni.
“Non deve preoccuparsi per me – lo rassicurò, il giovane detective – piuttosto, le dispiacerebbe chiedere a suo figlio di prendere parte alle indagini insieme a noi?”
Il sovrintendente ebbe un attimo di esitazione e, con estrema cautela, domandò:
“Ryuzaki, posso interpretare la tua richiesta come un segno che non sospetti più di lui?”
“Ma naturalmente! – mentì L – le sue capacità di ragionamento sono eccezionali, il suo aiuto ci sarà molto prezioso!”
Il signor Yagami tirò finalmente un sospiro di sollievo. Dopo i terribili sospetti che erano ricaduti sulla sua famiglia, si sentì riavere: Light non era più nella lista degli indagati.
“Grazie al cielo! – sospirò l’uomo – beh, dato che Light stesso si è proposto di aiutare, non posso certo impedirglielo!”
“La ringrazio molto!” rispose L.
Quando il sovrintendente si congedò, il detective tornò a concentrarsi sul contenuto quelle cassette.
Gli restavano tre giorni per pensare a come uscire da quella situazione, non gli andava affatto giù l’idea di farsi ammazzare da qualcuno che si stava spacciando per Kira. Già. Le probabilità che adesso avevano a che fare con un altro Kira erano estremamente alte, si aggiravano attorno al 70 %.
Quello che più gli aveva dato da pensare erano le vittime preannunciate nei video. Si trattava di criminali i cui casi erano stati resi noti soltanto da riviste per ragazze e da programmi di gossip. Il Kira contro cui lui aveva combattuto fino a quel momento, non si sarebbe mai servito di pesci così piccoli per convincere il personale della Sakura TV della sua identità.
Inoltre, al vero Kira era necessario conoscere il nome e il volto delle sue vittime e fino a quel momento aveva evitato di sacrificare persone innocenti, mentre l’autore di quei nastri non si era fatto scrupoli a sacrificare Ukira e gli altri poliziotti, di cui non aveva la possibilità di conoscere il nome.
‘Deve essere per forza così – si convinse L – al secondo Kira è possibile uccidere, conoscenso soltanto il volto della vittima designata. Bastardo!’
A L, il modo di fare di questo individuo non andava per niente a genio. Aborriva la sua condotta meschina e priva di scrupoli. Non gli restava che pensare a un buon piano e agire alla svelta, prima che i due Kira unissero le forze. In quel caso, per lui sarebbe stato un problema non indifferente!
***
***
***
BONSOIR!!
FINALMENTE SONO RIUSCITA A DARE UN MINIMO DI SPAZIO A L.
NON SO SE VE NE SIETE ACCORTI, MA IN QUESTA FF, L’HO RESO UN TANTINO PIU’ BUGIARDO RISPETTO ALL’ORIGINALE.
STAI ATTENTO L, MAGARI RISCHI DI RIMANERE INTRAPPOLATO NELLA TUA STESSA SPIRALE DI BUGIE ;D
GRAZIE MILLE PER ESSERE ARRIVATI FIN QUI!!
A PRESTO,
JAPAN_LOVER < 3

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Capitolo 4
*** Pagina di diario ***


PAGINA DI DIARIO


Rem osservava con attenzione Misa che, distesa sul letto a pancia in giù, applicava accuratamente lo smalto rosso sulle unghie. Concentrata sulle pennellate, la ragazza bionda seguiva distrattamente il suo programma preferito che stavano trasmettendo alla TV.
“Misa, la polizia ha risposto negativamente al tuo messaggio – osservò lo shinigami – sembra ancora decisa a contrastare Kira!”
“Poco male – rispose la modella, facendo spallucce – per adesso, la cosa più importante è che Kira si sia accorto di me. Sono sicurissima che presto farà la sua mossa! Ci penserà lui poi alla polizia, con i miei occhi gli sarà tutto più facile, vedrai!”
Lo shinigami rimaneva sempre colpito dall’ottimismo con cui quell’umana affrontava ogni situazione. Tuttavia, non riusciva a nascondere la sua preoccupazione per il suo temperamento impulsivo che non le permetteva di vedere e valutare i possibili pericoli.
In quel momento, la fiction in TV fu interrotta per la messa in onda dell’edizione straordinaria del TG:
“E’ avvenuta una cosa incredibile – annunciò il presentatore – in risposta al video trasmesso dalla Sakura TV, è comparso un altro Kira, che sostiene con forza di essere il solo e unico Kira! Inoltre, il primo Kira ha richiesto di trasmettere il suo messaggio su tutti i canele televisivi. La polizia ha autorizzato la trasmissione del video! Ma quale dei due sarà il vero Kira?”
Facendo leva sui polsi, Misa balzò ritta sulle ginocchia.
“Evviva! Kira ha risposto al mio messaggio – esultò, battendo le mani emozionata – sapevo che l’avrebbe fatto!”
“Io sono il vero Kira e non l’autore del video trasmesso qualche giorno fa dalla Sakura TV – diceva una voce artificiale registrata sulla schermata bianca, che faceva da sfondo alla scritta KIRA in caratteri occidentali – vista l’attuale situazione, non mi resta che dimostrarmi magnanimo con questo individuo, considerando il suo gesto come un tentativo di aiutarmi facendosi portavoce del mio pensiero. Tuttavia, uccidere persone innocenti va contro i miei principi. Quindi, se l’individuo che si è spacciato per me condivide le mie idee e intende collaborare con me, allora si astenga da prendere simili iniziative e cerchi di comprendere il mio punto di vista…”
“Presto, la telecamera!” gridò Misa, tutta elettrizzata.
Il video in TV non era ancora terminato ma Misa, impaziente, non riuscì ad aspettare oltre. Si precipitò verso l’armadio , recuperò la telecamera e tutte le restanti videocassette, che Fumiko le aveva inviato.
“Misa, vuoi dirmi che intenzioni hai?” domandò Rem, perplessa.
“Ovvio, no? – rispose Misa – devo rispondere subito a Kira!”

TRE GIORNI DOPO

La task force speciale impegnata sul caso Kira, di cui Light Yagami ormai faceva parte, era riunita nella suite in cui alloggiava L.
Lo studente universitario sedeva compostamente al tavolo, insieme al giovane detective e agli agenti. Era un ragazzo con intensi occhi nocciola e ordinati capelli castani. Con espressione seria e concentrata, seguiva attentamente il rapporto stilato dall’agente Mogi.
La riunione fu presto interrotta dalla telefonata di Watari.
“Pronto?” rispose L.
“Ryuzaki, è arrivata la risposta dal secondo Kira! – annunciò l’anziano dall’altro capo del telefono – ti invio una copia del filmato!”
“E’ già arrivata? – rispose semplicemente L, prima di riattaccare – molto bene!”
I poliziotti, Light ed L andarono davanti al computer portatile del detective. L si rannicchio sulla sedia, nella sua solita posizione fetale. Dietro di lui, Light , a braccia incrociate, si preparava ad ascoltare il messaggio di quell’impostore, chiedendosi se davvero prima o poi gli sarebbe tornato utile.
“Kira, grazie della risposta, farò come mi hai chiesto – diceva il secondo Kira, nel filmato – vorrei incontrarti. Non credo tu abbia gli occhi, ma non devi preoccuparti, io non ti ucciderò. Una volta che ci saremo incontrati, i nostri shinigami riveleranno le nostre rispettive identità…”
“Shinigami…?” trasalirono Matsuda e Aizawa, sgranando gli occhi.
Mentre Light era furioso e incredulo per il fatto che quell’idiota avesse menzionato gli ‘occhi’ e gli ‘shinigami’ in un video che avrebbe fatto il giro del mondo, L trasalì e, perdendo l’equilibrio, cadde rovinosamente dalla sedia.
“S…shinigami – balbettò L, scioccato – e io forse dovrei credere che esistano simili creature?”
“Ryuzaki, va tutto bene?” esclamò Aizawa, accorrendo per aiutare il ragazzo rachitico a rialzarsi.
“E’ semplicemente assurdo!” commentò perplesso il sovrintendente.
“Non può esistere niente del genere!” sentenziò Matsuda, il poliziotto più giovane.
“Avete ragione. È assurdo pensare che gli shinigami esistano!” disse Light, mentre un invisibile dio della morte, Ryuk, sghignazzava divertito alle sue spalle.
Nel frattempo L si era nuovamente raggomitolato sulla sua poltrona. Poi, ancora tremante, roteò piano il capo verso il figlio del sovrintendente e gli fece notare:
“Anche il primo Kira ha fatto scrivere a un carcerato un messaggio che accennava alla loro esistenza!”
“Ah, davvero?” domandò Light, come se non lo sapesse.
“L’unica cosa certa è che ancora i due Kira non sono entrati in contatto – concluse L, aprendo un allegato inviatogli per e-mail da Watari – altrimenti non vedo perché avrebbero dovuto risparmiarmi!”
Dopo qualche click, apparse sullo schermo lo screen di una pagina di diario del mese di luglio dello scorso anno, dove, in diverse date, erano appuntate delle annotazione:

13 luglio: io e il mio amico di siamo incontrati alle altalene della scuola.
15 luglio: io e il mio amico siamo andati al cinema a Shinjuko.
17 luglio: io e il mio amico ci siamo scambiati i quaderni ad Aoyama.
19 luglio: io e il mio amico ci siamo trovati al Tokyo Dome per mostrarci i rispettivi shinigami.
23 luglio: io e il mio amico ci siamo scambiati gli astucci a Shibuya.

“E questo cosa sarebbe?” domandò Matsuda.
‘Questo idiota ne avrà combinata un’altra delle sue – pensò esasperato Light – possibile che proprio non riesce a starsene tranquillo, senza combinare guai?’
“Sembra la pagina di un diario – rispose atono L – guardate cosa c’è scritto in riferimento al giorno 19!”
“Fa ancora cenno agli shinigami!” esclamò Light.
Il ragazzo castano sgranò gli occhi quando lesse più attentamente il messaggio. In data 17, il secondo Kira faceva riferimento ai quaderni.
‘Supponendo che per quaderni intende i death notes, quello non può che essere un messaggio rivolto a me!– pensò Light, incurvando le labbra in un impercettibile sorriso – e poi sarà sicuramente la data del 19 luglio che attirerà l’attenzione di L e della polizia, visto che fa riferimento agli shinigami. Forse questo tizio non è poi così stupido…’
“Allora, Light. Cosa ne pensi?” domandò L provocatorio, interrompendo il filo delle sui suoi pensieri.
‘Razza di bastardo…’ pensò Light, reprimendo la sua indignazione.
“Beh, per il momento posso solo dire che questo tipo è davvero stupido!” sentenziò semplicemente il ragazzo castano.
“E’ vero – convenne Matsuda – da quello che scrive è ovvio che vorrebbe incontrarsi con Kira il 19 luglio, davanti al Tokyo Dome!”
“Ma non ci pensa che trasmettendo un messaggio del genere in TV, come minimo l’area verrebbe setacciata da posti di blocco?” osservò allibito il sovrintendente.
“Mhm.. è così stupido che francamente non so bene che pesci prendere – commentò L, mandando ingurgitando uno dei macarons dal vassoio – beh, supponiamo che non sia poi così tonto e che in questa pagina di diario sia nascosto un altro messaggio. Se ci fossero dei termini comprensibili solo a chi gode dei loro poteri, non possiamo mai saperlo! Ritengo che sia il caso installare il maggior numero di telecamere possibile in tutti i quartieri menzionati su questo diario e di inviare, nei giorni stabiliti, più poliziotti in borghese che possiamo!”
“Perfetto, allora ci vado io! – si propose Matsuda, con entusiasmo – mi ci vedo bene ad Aoyame e a Shibuya!”
“Vengo anche io – soggiunse Light – ogni tanto mi capita di andare a fare un giro da quelle parti. Inoltre, sarei quello che darebbe meno nell’occhio a spasso con uno come Matsuda!”
Il detective non si oppose. Per quanto Light continuasse ad essere il suo principale sospetto, lasciò che si organizzasse insieme a Matsuda. Però, una volta rimasto solo nella suite, L si affacciò dalla finestra finché non vide allontanarsi la macchina con a bordo il sovrintendente e suo figlio. Poi, prese il suo cellulare e telefonò a Matsuda:
“Pronto?” rispose il giovane poliziotto.
“Sono Ryuzaki – si annunciò il detective, visto che il suo era un cellulare irrintracciabile e a prova di intercettazione – quando verrà il giorno stabilito, tenga bene d’occhio Light e, mi raccomando, non ne faccia parola con nessuno!”
“Ehm, si… certo… d’accordo, Ryuzaki!” rispose Matsuda titubante.
Dopotutto, più volte L aveva assicurato il sovrintendente Yagami che su suo figlio non vi erano più sospetti.
***
***
***
BUONASERA!! : )
MI RENDO CONTO CHE QUESTI CAPITOLI SIANO UN TANTINO LENTI. DOPOTUTTO, POCO AGGIUNGONO ALLA TRAMA ORIGINALE.
UN ALTRO PO’ DI PAZIENZA E SI ANDRA’ ALLA ‘VERA STORIA’. INTANTO VI ANNUNCIO CHE NEL PROSSIMO CAPITOLO MISA RIUSCIRA’ A INCONTRARE IL SUO EROE ; D
GRAZIE ANCORA DI CONTINUARE A SEGUIRE ‘THE LIAR GAME’!!
A PRESTOO,
JAPAN_LOVER < 3

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Capitolo 5
*** Visita a sorpresa ***


VISITA A SORPRESA


Misa si era sciolta i codini e spazzolava accuratamente le sue ciocche bionde, davanti alla specchiera.
“Senti, Rem – disse la modella – mi spieghi perché non posso vedere la durata della mia vita, anche se ho gli occhi di uno shinigami?”
Da quando aveva fatto lo scambio con Rem, Misa non faceva altro che vedere fluttuare sulla testa della gente nomi e durate vitali. Tuttavia, il suo riflesso allo specchio le rivelava soltanto, a caratteri iridescenti, il suo nome di battesimo.
“Il possessore di un quaderno deve solo sapere la durata vitale di colore che uccide – le spiegò pazientemente Rem – uno shinigami non può conoscere la durata vitale di un suo simile e lo stesso vale per gli esseri umani che entrano in possesso del death note!”
Misa annuì. Era contenta di non riuscire a vedere la sua durata vitale, dopotutto era consapevole che non le restasse moltissimo da vivere. Lo scambio degli occhi con Rem le era costato metà del suo tempo mortale.
Poi, con destrezza, la modella raccolse in una retìna il groviglio di capelli dorati. Dopo di che, applicò sul capo una parrucca castana, inforcò un paio di occhiali dalla montatura squadrata e ripassò sulle labbra un lucidalabbra chiaro.
L’immagine riflessa dello specchio era quello di una ragazza, nella quale neanche lei riusciva a riconoscersi. Ciò che Misa vedeva, somigliava più a una timida liceale con un caschetto sbarazzino castano e l’uniforme scolastica alla marinaretta.
“Ecco fatto!” cinguettò Misa, orgogliosa del risultato.
Misa si scattò qualche foto come ricordo e, impaziente, uscì di casa.
Era sicura che Kira si sarebbe presentato all’appuntamento. Aoyama era un quartiere molto grande, ma se fosse venuto, lei lo avrebbe senz’altro notato con i suoi occhi.
“Sei sicura non voler rinunciare? – le domandò ancora una volta Rem, preoccupata – e se quell’uomo avesse cattive intenzioni?”
“Non se ne parla! – protestò Misa ostinata – non capisci, Rem? Questa potrebbe essere la mia unica occasione di incontrare Kira!”
Inoltre, la bionda si tormentava ancora per aver sacrificato la vita di persone innocenti. Arrivata a quel punto, sarebbe andata fino in fondo.
“Come vuoi!” disse piano lo shinigami, sempre e comunque pronta a guardarle le spalle.
Quella mattina le strade di Aoyama erano davvero molto affollate. Davanti agli occhi di Misa si accalcavano un sacco di volti, accompagnati da nomi e durate vitali. Si domandò se tutto quel sovraccarico di informazioni, un giorno o l’altro, non l’avrebbe fatta ammattire.
Passeggiava da diverse ora, ma ancora nessuna traccia di un individuo del quale non poteva desumere la durata vitale.
“Uff… – sospirò Misa, entrando in un caffè – credo che mi riposerò un attimo!”
La modella, abbastanza a suo agio in quella divisa scolastica, prese posto a un tavolo davanti alla finestra che dava sul viale principale della zona di Aoyama.
“Chissà che tipo è Kira… – disse Misa, gustando il gelato alla panna che aveva ordinato – non vedo l’ora di incontrarlo, di parlare con lui. Chissà quanti anni ha e se abbiamo qualcosa in comune…”
Rem non poté che sorridere bonariamente, davanti agli occhi languidi e sognanti di Misa, che tutto ad un tratto si spalancarono.
“Trovato! – sussultò la ragazza, sistemandosi le lenti sul naso – Yagami…e di nome fa….Tsuki? Che nome strano, ma è l’unico di cui non riesco a leggere la durata vitale. Deve essere per forza lui!”
Misa, felice, fissò bene quel nome nella mente.
Rem seguì lo sguardo assorto ed estasiato di Misa e, fuori dalla finestra, vide passare un ragazzo alto e castano in mezzo a un gruppo di coetanei. Mentre quel giovane si allontanava, ridendo e scherzando insieme ai suoi amici, la modella lo seguì con gli occhi finché non sparì. Misa non poteva vederlo, ma sulla testa di quel ragazzo gravitava uno shinigami.
“Ma come? Non vai da lui?” domandò perplessa Rem, vedendo Misa finire con tutta calma il gelato.
“Mica posso andare a salutarlo e a presentarmi fra tutta quella gente – rispose Misa – adesso che so come si chiama sarà facile fare qualche ricerca e trovarlo! Dopotutto ha un nome così particolare!”
La ragazza ingurgitò un ultimo cucchiaio di gelato e, soddisfatta, se ne tornò dritta a casa.

Tornata nel suo appartamento, Misa si disfò della parrucca e di quell’uniforme scolastica, gettandole nell’immondizia che al mattino dopo sarebbe finito nel cassonetto in fondo alla strada. Poi, si stiracchiò e aprì la TV.
“Che giornata! – sospirò, stanca ma felice – era certo che finalmente oggi avrei trovato Kira, ma proprio non me l’aspettavo che fosse così giovane…e che poi fosse così fico!”
La bionda non riusciva a trattenere un sorrisino compiaciuto. Senza perdere tempo, accese il computer e iniziò la sua ricerca. Dopotutto, nell’era di internet era facile trovare informazioni sulla gente: volente o nolente, i dati base di ciascuno sono alla portata di chiunque.
“ Guarda, Rem! Si scrive TSUKI come LUNA, ma si legge LIGHT – constatò Misa, colpita – che nome fantastico! E poi senti che roba: in seconda e in terza media è stato campione di tennis al torneo nazionale, quest’anno ha avuto l’onore di tenere il discorso delle matricole, durante la cerimonia di inizio anno all’università di Tokyo”
“Deve essere molto in gamba…” rispose semplicemente lo shinigami.
“Su, andiamo!” disse la ragazza, alzandosi impetuosamente dalla sedia.
“Dove vuoi andare a quest’ora?” trasalì Rem.
“A presentarmi, no?” cinguettò Misa.
“Ah, da lui…” sospirò lo shinigami, alzando gli occhi al cielo.
La bionda, non riuscendo proprio a contenere il suo entusiasmo, non attese oltre. Ripose il suo dath note in borsa, si infilò un cardigan scuro – andando a coprire il top in pizzo nero e la minigonna dello stesso colore – e uscì frettolosamente fuori.
Rem la seguì in silenzio, senza obbiettare. Erano passate le 9 PM di sera, quando giunsero davanti a una villetta monofamiliare. Misa controllò ancora una volta l’indirizzo che si era appuntata su un foglio e suonò il campanello.
Ad aprire la porta fu una ragazzina in pigiama rosa e con i capelli castani raccolti indietro in una coda di cavallo.
“E tu chi sei?” domandò l’adolescente, con aria perplessa.
La modella si morse le labbra. Come suo solito no aveva riflettuto a lungo e forse era un pò tardi per una visita.
“Buona sera, mi chiamo Misa Amane – si presentò, chinando il capo mortificata – sono venuta a portare a Light un quaderno molto importante, che oggi ha dimenticato all’università!”
“S…si, aspetta che lo chiamo!” balbettò Sayu, la sorellina più piccola di Light.
La ragazzina salì di corsa le scale per andare a chiamare il fratello.
Dopo qualche minuto d’attesa, uscì il ragazzo che aveva adocchiato nel pomeriggio ad Aoyama, chiudendosi la porta alle spalle. Sulla sua testa fluttuava solo il suo nome: LIGHT YAGAMI. Kira era proprio lui.
Light, con espressione severa, lasciò che fosse lei a parlare per prima.
La ragazza chinò la testa e si presentò.
“Sono Misa Amane! Ti ho visto oggi ad Aoyama e non ce l’ho fatta a resistere – disse tirando fuori il death e porgendoglielo – ecco…questo è il mio quaderno!”
Light deglutì e, afferrando quel quaderno, vide apparire dietro quella ragazza bionda, uno shinigami molto diverso da Ryuk.
“D’accordo. Entra, ma reggimi il gioco!” le ordinò il ragazzo perentorio.
Quando Light aprí la porta, ad attenderli nell’atrio con curiosità c’erano Sayu e Sachiko, la madre.
“Entra pure…” disse Light, questa volta con tono ospitale.
“Davvero posso? – cinguettò Misa – che bello…”
“Mamma, potresti portarci del tè? – domandò Light – è stata così gentile da riportarmi un quaderno che avevo dimenticato!”
“Oh si! Certo, tesoro – rispose Sachiko – chi è questa bella ragazza?”
Light avvolse le spalle di Misa con il braccio e la tirò a sé, facendola sussultare.
“E’ la mia ragazza – rispose semplicemente lui, conducendo l’ospite su per le scale – ve ne avevo già parlato, no?”
Una volta chiusa la porta della camera, l’espressione affabile di Light tornò ad incupirsi. Fece accomodare Misa sulla sedia girevole della scrivania, mentre lui andò a sedersi di fronte, sul letto.
“Parla! – le ordinò – come hai fatto a capire che ero io?”
“Ah, già. Tu non hai fatto lo scambio degli occhi – rispose Misa – con gli occhi di uno shinigami si possono vere il nome e la durata vitale delle persone, ma non è possibile vedere la durata vitale di un altro possessore del quaderno!”
Light trasalì, si voltò per un attimo alle sue spalle, ma tornò subito a focalizzare l’attenzione sulla sua ospite.
“Ti rendi conto che se ti avessero presa sarebbe stato un bel guaio? – le fece notare, severo – avresti rivelato il mio segreto!”
“No, io non lo farei mai!” gli assicurò Misa.
“Non puoi saperlo!” sbottò Light, incrociando le braccia.
“E comunque non è successo. Se d’ora in avanti seguirò i tuoi consigli, sono sicura che non mi cattureranno! – rispose la bionda con fare propositivo – io sarò i tuoi occhi e potrò vedere il nome di L! E perciò…” cercò di dire Misa timidamente, con un po’ di esitazione.
“Vai avanti – la incalzò Light, spazientito – e perciò, cosa?”
“….fammi diventare la tua ragazza!” disse Misa tutto d’un fiato, arrossendo visibilmente.
“La mia ragazza?” trasalì Light, non aspettandosi certo una conclusione del genere.
“Sì, la tua ragazza!” rispose lei, con fermezza.
Light cercò di contenere la sua irritazione. Davanti a lui c’era il secondo Kira, un individuo il cui potere omicida era infinitamente superiore al suo. Doveva stare molto attento e procedere con cautela, o avrebbe anche potuto ucciderlo.
“Temo non sia possibile – tentò di spiegarle – ad Aoyama hanno triplicato le videocamere di sorveglianza e se tu eri lì, puoi star certa che ti hanno ripresa e lo stesso vale per me. Quindi, cerca di capire: se qualcuno dovesse vederci insieme, rischiamo di passare guai seri…te lo assicuro!”
Misa sfilò dalla borsa il cellulare e gli mostrò le foto che si era scatta quel pomeriggio.
“Guarda, questa sono io oggi in giro per Aoyama!” disse Misa, sedendosi sulla ginocchia di Light.
Il ragazzo castano si domandò da dove fosse saltata fuori quella ragazza capricciosa e sfrontata, che si prendeva tutte quelle libertà.
Ryuk, alle spalle di Light, sghignazzò divertito e, guardando le foto, esclamò:
“Effettivamente non sembra affatto lei!”
Light cercò di reprimere quel senso di fastidio. Già poteva immaginare che quella ragazza le avrebbe dato del filo da torcere.
“Si, ma le impronte? – osservò Light, senza darsi per vinto – sui nastri mandati alla Sakura TV ci sono le tue impronte!”
“Non sono le mie impronte, ma quelle di una mia amica che vive nel Kansai” si affrettò a spiegare Misa.
“E questa tua amica che fine ha fatto?” la incalzò Light, aggrottando la fronte.
Misa si morse le labbra.
“Se tu dovessi ordinarmi di ucciderla, lo farò – disse lei, sforzandosi di trattenere le lacrime – se non ti fidi a tal punto di me, ecco prendi il mio quaderno! Se te lo do soltanto in prestito, continuerei ad esserne la proprietaria e non perderò il potere degli occhi, dico bene Rem?”
“Sì, è così…” rispose lo Shinigami, tenendo i suoi occhi liquidi e gialli fissi su quel ragazzo.
“In questo modo i non posso ucciderti, mentre tu potresti sempre farlo – continuò Misa esasperata – ma ti prego, fidati di me!”
Light sgranò gli occhi. Non riusciva a credere all’assurdità di quei discorsi: quella ragazza piombata dal nulla in casa sua sembrava disposta a tutto, pur di avere la sua fiducia e aiutarlo.
“Cosa ti spinge a tanto?” domandò lui, piano.
“Tu sei Kira – spiegò Misa, mentre una lacrima solcava il suo viso – lui ha giustiziato il ladro che un anno fa ha ucciso i miei genitori. Io venero Kira dal profondo del cuore e da quando sono entrata in possesso di questi poteri, il mio sogno è sempre stato quello di incontrarlo e di essergli utile… per questo ho fatto lo scambio degli occhi…solo per incontrarti!”
Light avvolse in un abbraccio quella ragazza bionda, seduta sulle sue gambe, e la baciò lungamente sulle labbra. Misa ebbe un sussulto ma, felice, rispose teneramente a quel bacio.
‘Non sarò il suo ragazzo, ma niente mi vieta di recitarne la parte – pensò tra sé Light – mi conviene tenerla buona, almeno fino a quando non troverò il modo di farle uccidere L!’
“E va bene, Misa. Sarò il tuo ragazzo – sussurrò lui – d’ora in poi, gli occhi che hai pagato al prezzo di metà della vita, saranno la mia arma. Anche tu sarai la regina di un nuovo mondo!”
“Light…” gemette lei.
L’atmosfera rovente che improvvisamente si era levata nella stanza, fu interrotta bruscamente dall’arrivo di SachiKo. La donna arrossì, trovando i due ragazzi teneramente abbracciati sul letto.
“Oh, scusate!” disse imbarazzata la signora Yagami, lasciando il vassoio con il tè sul ripiano del comò.
“Mamma…” protestò Light.
“Si, caro…me ne vado!” rise la donna, uscendo rapidamente.
Misa si morse le labbra, imbarazzata e abbracciò ancora una volta Light. Non poteva credere di esser riuscita a convincere un ragazzo così cauto e sospettoso.
“Farò di tutto perché tu possa amarmi, Light – sussurrò lei – io sento di amarti già così tanto…”
Light la strinse nuovamente a sé e le accarezzò piano la chioma dorata. Con Misa dalla sua parte, sarebbe riuscito a sbarazzarsi facilmente di L del quartier generale al gran completo. Dopo di che, avrebbe fatto fuori anche quella ragazza impulsiva: non poteva lasciarla vivere a lungo, dato che era venuta a conoscenza della sua vera identità.
Il ghigno perfido e soddisfatto stampato sulle labbra di Light, fece rabbrividire una Rem già molto diffidente.
***
***
***
CIAO A TUTTI!
FINALMENTE SI ENTRA NEL VIVO DELLA STORIA. MI SCUSO PER LA LENTEZZA E LA MONOTONIA DEI PRIMI CAPITOLI, MA DOVEVO INTRODURRE LA STORIA.
QUI, LIGHT – SE E’ POSSIBILE – E’ ANCORA PIU’ SUBDOLO DELL’ORIGINALE. NELL’ANIME DICE APERTAMENTE A MISA DI FINGERE DI ESSERE IL SUO RAGAZZO, MENTRE QUI LA INGANNA SEMPLICEMENTE.
VI RINGRAZIONE COME SEMPRE DI CONTINUARE A SEGUIRE LA MIA STORIA,
A PRESTOO : )
JAPAN _ LOVER < 3

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Capitolo 6
*** Amore ***


AMORE


Con espressione torva, Light fissava una Misa seduta sulla sedia girevole della scrivania, in trepidante attesa di una sua risposta.
“D’accordo! Sarò il tuo ragazzo – acconsentì Light – ma vista la situazione attuale mi toccherà frequentare anche altre ragazze!”
La bionda, sbigottita, serrò i pugni.
“No, non ci sto! – protestò lei – non voglio che tu veda altre ragazze, Light!”
“Non fare i capricci, non sei nella posizione di opporti – la minacciò Light, agitano nella mano il death note che Misa le aveva consegnato – ti ricordo che in questo momento ho io entrambi i quaderni. Non costringermi ad usarlo contro di te!”
“Light Yagami, non ti permetterò di far del male a questa ragazza! – intervenne Rem con tono minaccioso, puntandogli contro il dito cereo e affilato – se lo farai, io scriverò il tuo nome sul mio quaderno, sappilo!”
Misa non aveva mai visto lo shinigami alterarsi, né tanto meno lo aveva sentito parlare in quel modo.
Light deglutì confuso. Ryuk non aveva mai interferito nella sua vita, mentre questo shinigami si dichiarava disposto a proteggere Misa. Non ci voleva.
“No, Rem – piagnucolò, ingenuamente la ragazza – moriresti, nel caso dovessi prolungarmi la vita!”
“Già, Rem – convenne Light, scandendo le parole con la dovuta cautela – se tu salvassi Misa, moriresti anche tu!”
“Sì, è vero – ammise lo shinigami, senza esitazione – ma a me non importa di morire!”
Light imprecò furiosamente tra sé. Non bastava più doversi guardare le spalle da L, che gli stava costantemente con il fiato sul collo; adesso gli toccava anche proteggere quella ragazza capricciosa, apparsa dal nulla, e non contrariare il suo shinigami.
Il ragazzo castano avvicinò a Misa e si inginocchiò davanti a lei, portando il viso a un palmo dal suo.
Quando lui le prese teneramente il viso tra le mano, la bionda sussultò e si morse nervosamente le labbra. Misa poteva perdersi in quei grandi occhi nocciola, che la guardavano così intensamente.
“Misa, cara… – sussurrò lui – lo sai che, se anche vedessi altre ragazze, continuerei ad amare solo te?”
“M…ma io…” tentò di obbiettare dobolmente lei, prima che Light si avventasse sulle sue labbra.
Misa spalancò gli occhi e lasciò che Light le invadesse bocca, con la lingua.
“Farai la brava? – domandò lui, piano – obbedirai a tutto ciò che io ti ordinerò?”
“S…sì!” rispose lei, in un sussurro.
“Brava e adesso torna a casa – le disse lui, alzandosi – noi ci vediamo non prima di due settimane, non dobbiamo destare sospetti!”
Light non poteva rischiare di farsi vedere con lei.
Per uscirne, se non voleva rischiare di venire ucciso da Rem, non gli restava che giostrarsi quella ragazza come poteva. D’altronde, era così sciocca e ingenua che probabilmente, con un briciolo di astuzia, l’avrebbe convinta a fare tutto quello che voleva. Doveva solo recitare la parte del bravo fidanzato e, forse, Misa non sarebbe stata poi un problema.

Era notte fonda ed L se ne stava rannicchiato sulla sua poltrona. Senza staccare gli occhi dallo schermo neanche per un attimo, portava alla bocca un pasticcino dopo l’altro e sorseggiava il suo caffè melenso.
Il detective stava visionando per l’ennesima volta i filmati di videosorveglianza nelle zone di Aoyama, Shibya e Shinjuko, ma dai quei nastri non era riuscito a ricavare nulla di sospetto.
Come se non bastasse, Matsuda gli aveva riferito che, durante le uscite in borghese, Light non si era mai allontanato da lui e non aveva commesso niente di compromettente. Del resto, L non aveva dubbi sulla colpevolezza di Light e sul fatto che quest’ultimo non si sarebbe mai lasciato sorprendere in atteggiamenti sospetti.
A quel punto, non gli restava che giocare d’anticipo: prese il cellulare e digitò il numero di Mogi.
“Pronto?” rispose il poliziotto, immaginando già chi potesse chiamare da un numero sconosciuto.
“Mogi, sono L – disse il detective – la prego di lasciar perdere tutto ciò che sta facendo e si occupi di seguire gli spostamenti di Light!”
“Gli spostamenti di Light? – gli fece eco Mogi, titubante – ma Ryuzaki, non dirmi che ancora sospetti di lui!”
L alzò gli occhi al cielo, ma aggirò la domanda a modo suo:
“Non è questo il punto – rispose il detective, impassibile – ci rifletta bene. In questo momento, il secondo Kira starà cercando in tutti i modo ad avvicinare il primo. Quale migliore occasione di scagionare Light da ogni accusa, tenendolo d’occhio in una circostanza cruciale come questa. In questo modo, miei sospetti su Light scenderanno definitivamente allo 0% e il sovrintendente potrà stare finalmente più tranquillo!”
“Sì, certo, capisco – rispose Mogi, persuaso – mi metto subito al lavoro!”

…QUATTRO GIORNI DOPO…

Tenendosi a debita distanza, l’agente Kanzo Mogi aveva pedinato Light Yagami fino all’università. Lo aveva tenuto costantemente d’occhio finché non era entrato per la lezione e, a quel punto, era andato a sedersi agli ultimi posti in fondo all’aula. Ryuzaki aveva insistito che lo sorvegliasse 24 ore su 24, anche durante l’orario delle lezioni.
Il poliziotto aveva notato che sia durante le lezioni che nelle pause, il figlio del sovrintendente era sempre insieme una moretta molto carina, con la quale sembrava essere molto in intimità. Facile dedurre che si trattasse della sua fidanzata. La ragazza in questione rispondeva al nome di Kiyomi Takada. Questa e tutte le altre informazioni venivano trasmesse – tramite un accurato rapporto giornaliero – al detective a capo delle indagini sul caso Kira.
Quella sera, durante il tragitto di ritorno verso casa, accadde qualcosa di diverso. Mogi si nascose nell’ombra, dietro il palo di un lampione della luce, quando sentì arrivare correndo qualcuno. Una ragazza urlò il nome di Light e, saltando letteralmente addosso a figlio del sovrintendente, lo fece cadere rovinosamente a terra.
Il poliziotto rimase molto stupito.
“Ma come, un’altra ragazza?” esclamò Mogi.
Era troppo lontano per poter sentire cosa si stessero dicendo i due ragazzi. Tuttavia, quando la ragazza dalla folta chioma bionda si sollevò da terra, per permettere anche a Light di rialzarsi, Mogi riconobbe subito quel volto noto.
“Ma quella è Misa-Misa!” sussultò l’uomo. Non immaginava certo che il figlio del sovrintendente avesse anche amicizie del mondo dello spettacolo.
A quel punto, non restava che seguire con discrezione i due giovani diretti a casa Yagami e fare rapporto a Ryuzaki delle ultime 24 ore.

Light si chiuse alle spalle la porta di camera sua e cercò in tutti i modi di reprimere l’impulso di fare seriamente male a Misa. Le aveva detto chiaramente che non si sarebbero dovuti vedere prima di due settimane e lei, per tutta risposta, lei lo aveva adescato sulla strada di casa.
“Scusami Light se non ti ho obbedito – cinguetto tutta sorridente la biondina – ma non sono riuscita a resistere!”
Light si tolse la giacca blu e allentò qualche bottone della camicia. Doveva seriamente calmare i nervi.
Se avesse inveito contro di lei, chissà come avrebbe reagito il suo shinigami. Come minimo avrebbe nuovamente minacciato di ucciderlo.
“Non importa – rispose dopo un po’ il ragazzo castano – sai, Misa, volevo chiederti una cosa!”
“Cosa? – rispose subito lei, dolcemente – tu puoi chiedermi tutto quello che vuoi, Light!”
“Ti dispiacerebbe chiedere a Rem di uccidere L? – domandò lui, portandosi vicino a lei e accarezzandole dolcemente le guancia – se lui dovesse catturare uno di noi, il nostro futuro insieme verrebbe seriamente compromesso”
Ryuk sghignazzò.
“Effettivamente, gli shinigami non possono rivelare il nome di un umano al possessore di quaderno – rise il dio della morte Ryuk – ma assolutamente nulla vieta a Rem di uccidere L, se la vita di Misa non è direttamente in pericolo!”
“Già… – convenne Light, stringendo Misa a sé – se Rem uccidesse L per me, non solo tu mi saresti più cara ed io sarei grato a Rem, ma nulla potrà più ostacolare la nostra felicità!”
La bionda si sciolse lentamente dalle braccia dell’amato e, con occhi supplichevoli guardò Rem.
“Rem, io voglio che Light mi ami – sussurrò Misa, congiungendo le mani – desidero essere felice con lui, quindi ti prego. Uccideresti L, per me?”
Rem osservò gli occhi lucidi e imploranti di Misa. Possibile che lei non si accorgesse che quell’ignobile individuo la stava solo manipolando? Avrebbe tanto voluto che la sua protetta aprisse gli occhi e vedesse con lucidità quanto spregevoli fossero le intenzioni del ragazzo di cui si era tanto innamorata.
Light stava per arrendersi e lasciar cadere il discorso, quando le parole di Rem tuonarono severe:
“E sia, Light Yagami. Tu non mi piaci affatto, per tanto non rischio di morire, anche se ciò avrà l’effetto di prolungarti la vita. Ucciderò io L, per te! La sua vita mi è del tutto indifferente.”
“Evviva, evviva! – esultò Misa – grazie, Rem. Sei grande!”
La modella balzò in avanti e si avvinghiò, in un abbraccio, al corpo putrescente dello shinigami.
Rem accarezzò delicatamente la chioma bionda della sua protetta e, con durezza, si rivolse a quel ragazzo che tanto disprezzava:
“Allora, quando dovrei ucciderlo? Se mi porti da lui, posso ammazzarlo anche subito!”
Light increspò le labbra in un ghigno compiaciuto. Scacco matto a L.
“Prima è, meglio è! – rispose il ragazzo castano – stanotte penserò a come ucciderlo. Tu, però, non dovrai ucciderlo finché non te lo dico io. In nessun caso, siamo intesi?”
“Va bene!” rispose lo shinigami.
Misa sciolse l’abbraccio da Rem e, contenta, tornò da Light. Gli gettò le braccia al collo e lo baciò lungamente.
Il ragazzo castano non poteva essere più felice. In men che non si dica, L sarebbe diventato concime per fiori, senza che lui muovesse un dito.
Poi, Light spinse Misa sul letto e, sfilandosi la camicia, si avventò su di lei.
“Oh, Light!” gemette la bionda, mentre Light le disseminava sul collo baci roventi.
La bionda ricambiò con mugolii di piacere.
“Misa, cara… – sussurrò – facciamo l’amore!”
La bionda, felice, non si curò dell’irruenza di Light, di come la sua proposta suonò più come un ordine che come una gentile richiesta. Dimenticandosi completamente della presenza lugubre degli shinigami, quella notte lasciò che Light facesse di lei tutto ciò che desiderava.
***
***
***
BONSOIR!
ABBIAMO UN LIGHT MOLTO PIU’ INTRAPRENDENTE E ‘ATTIVO’ DI QUELLO CONOSCIUTO NEL MANGA. EHEH.!! (INSOMMA, QUI SEMBRA AVERE ALTRI IMPULSI, OLTRE A QUELLO DI SCOMANDAZZARE E DOMINARE IL MONDO) : D
INOLTRE, CON GRANDE PIACERE, VI ANNUNCIO CHE STIAMO ENTRANDO NEL VIVO E CHE NEL PROSSIMO CAPITOLO MISA INCONTRERA’ L.
COME AL SOLITO, VI RINGRAZIO DI SEGUIRE LA MIA STORIA!! : ) : )
A PRESTO,
JAPAN_LOVER < 3

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Capitolo 7
*** In trappola ***


IN TRAPPOLA


Misa, seduta sul sedile posteriore dell’auto, guardava assorta fuori dal finestrino e ascoltava distrattamente i discorsi tra l’autista e la sua manager.
Da quando aveva conosciuto Light, il suo Kira, non faceva altro che pensare a lui. Credeva nell’amore a prima vista, ma non avrebbe mai pensato che un ragazzo potesse prenderla così dal profondo. Light era la perfetta incarnazione del suo ragazzo ideale: bello, forte, intelligente e, per giunta, era Kira.
Solo qualche sera prima aveva fatto l’amore con lui ed era stato bellissimo. Forse, non era stato dolce come si sarebbe aspettata, ma che importava? Lo aveva fatto con Light, per lui era disposta a fare qualsiasi cosa.
Quando passarono davanti ai cancelli dell’università di Tokyo, Misa disse all’autista di fermarsi. L’uomo, con un po’ di titubanza, accostò.
“Misa che ti prende?” le domandò Yoshi, la sua manager.
Quella donna di circa quarant’anni, con cappelli lunghi scuri raccolti in una crocchia e con gli occhiali dalla montatura tondeggiante, aveva l’aria molto professionale.
“Torno subito!” si limitò a dire la modella, uscendo frettolosamente dalla macchina.
Rem seguì silenziosamente Misa. Sapeva già cosa avesse in mente la sua protetta.
Così, si addentrò in quello che era il campus dell’università più prestigiosa del Giappone. Quell’area verde era piena di studenti. Per un momento, Misa temette che non avrebbe mai trovato Light nel poco tempo che aveva a disposizione, finché in lontananza non vide la sua chioma ordinata castana e il nome Light Yagami che gli fluttuava sulla testa. Senza esitazione gli corse incontro.
“Light! – urlò lei con entusiasmo – finalmente ti ho trovato!”
Light strabuzzò gli occhi. Non era affatto contento di vederla.
Misa si accorse che insieme a Light c’era un suo compagno di università.
Quel ragazzo dalla corporatura esile era veramente un tipo strano. Non era esattamente quello che Misa definirebbe ‘un gran fico’, ma era molto particolare. Una zazzera scura tutta disordinata gli ricadeva, con forte contrasto, su un viso troppo pallido; gli occhi grandi e sporgenti erano scuri con iridi grigie, circondati da vistose occhiaie. Indossava abiti estremamente semplici: una maglietta bianca a maniche lunghe e un paio di jeans, larghi e sbiaditi. Era molto alto – forse anche più di Light – nonostante la schiena ricurva.
“Ho un servizio fotografico qui vicino – spiegò la modella bionda – ho pensato di fare un salto!”
“Misa…” mormorò Light.
Il ragazzo castano era furibondo: le aveva espressamente detto di starsene buona e di attendere una sua telefonata.
Misa rimase colpita dall’amico di Light. Quel ragazzo la guardava con espressione indecifrabile, ma teneva l’indice premuto sulle labbra sottili, segno di una certa curiosità.
“Light, lui è un tuo amico? – domandò ala bionda, spalancando la bocca con meraviglia – che tipo originale, fico!”
Quel ragazzo non aveva nulla a che vedere con i modelli e gli attori, che Misa era abituata a frequentare, ma aveva un fascino che lo rendeva ‘diverso’, quasi intrigante.
Light piegò le labbra in un sorriso. Sicuramente aveva trovato un modo per volgere quella situazione a proprio vantaggio.
“Sì, in effetti è un mio amico!” rispose il ragazzo castano.
“Io sono Misa Amane – si presentò lei, porgendogli la mano – molto piacere. Sono la ragazza di Light!”
Impassibile, L stinse la mano di quella ragazza bionda.
“Io mi chiamo Ryuga Hideki!” rispose semplicemente.
“R…Ryuga Hideki?” fece eco Misa, stranita.
Il nome che gli leggeva sul volto era completamente diverso. In quel frangente, Misa si domandò se, per arrivare ad adottare una falsa identità, quel ragazzo eccentrico non fosse L.
In quel momento, Light le si parò davanti e, affettuosamente, l’afferrò saldamente per le braccia.
“Sì, si chiama proprio come quel cantante – le disse Light – che combinazione, non trovi?”
Quando il figlio del sovrintendente si voltò, scorse sul viso di L un espressione compiaciuta. Un sorriso sprezzante illuminava i lineamenti del detective, cupi fino a qualche attimo prima.
Light perse un battito. Cosa poteva mai significare quel sorriso beffardo?
“Yagami… – disse L – lo sai che ti invidio?”
“Che cosa?” fece Light, perplesso.
Poi, L si rivolse a Misa:
“Sono un tuo fan, fin dal numero di agosto di Eighteen!”
‘Tsk! – pensò Light, seccato – vorrebbe forse farmi credere che legge quel tipo di riviste?’
Misa congiunse le mani, elettrizzata e compiaciuta.
“Davvero? – sussultò lei, felice – che bello!”
In quel momento, alcuni studenti si accorsero della presenza di Misa e si radunarono attorno alla modella. Light alzò gli occhi al cielo. Tutta quella confusione proprio non ci voleva, doveva trovare un modo per parlare in privato con Misa e farsi dire il nome di L, alla svelta.

“Ma quella non è Misa-Misa?”
“Sì, è proprio lei…”
“Che ci fa all’università di Tokyo?”
“Non starà mica con Light Yagami o con Ryuga Hideki?”
“Ma no, sciocca. Adesso Yagami sta con Takada, non ricordi?”
“Allora, forse si vede con Ryuga. Che nervi! È il primo nella graduatoria e se la fa pure con Misa-Misa!”
“Misa, lo sai che ti seguo sempre?”
“Sei grande! Continua così!”

Assediata da tutti quei ragazzi, Misa si sentì sopraffatta. Tuttavia, in tutto quel chiacchiericcio, non le sfuggì il pettegolezzo. Chi era Takada?
La modella non fece in tempo a formulare una parola, che si sentì palpare la natica sopra il leggero tessuto dei jeans.
“Hey! – protestò la bionda, stizzita – qualcuno mi ha toccato il sedere!”
Ryuga, l’amico di Light, increspò le labbra in un’espressione inorridita. Con movimenti goffi, si parò davanti a Misa e agitò un dito, in segno di riprovevolezza.
“Ma tu guarda che maleducato, deve aver approfittato della confusione! – disse Ryuka, con finto sdegno – ci penserò io a smascherare il colpevole!”
Light sospirò e alzò gli occhi al cielo, spazientito. Misa, invece, rise divertita.
“Sei troppo buffo, Ryuga!” cinguettò la modella.
L si accarezzò la nuca e le sorrise. Non si aspettava che un’idol – categoria di ragazze solitamente altezzose e spocchiose – potesse essere ingenua e affabile in quel modo. Il detective non era un certo il tipo da farsi intenerire, ma quasi quasi un po’ gli dispiacque per l’imboscata che il sovrintendente e i suoi uomini stavano per tenderle.
Facendosi largo tra quella schiera di ragazzi, la manager Yoshi afferrò Misa bruscamente per un braccio per portarla via con sé.
“Misa, sei in ritardo – disse, irremovibile la donna – dobbiamo andare!”
La bionda mise il broncio, ma non oppose resistenza.
“Di già? – protestò debolmente la modella, lasciando di malavoglia che la donna la trascinasse via – ciao Light, ci sentiamo dopo il lavoro, ok?”
Misa era determinata. Una volta finito con il servizio fotografico, sarebbe andata a casa di Light e avrebbe pretesto una spiegazione da lui. Chi era e quanto contava quella Takada?
Una volta uscita dai cancelli dell’Università, Misa vide tutto nero. Qualcuno le costrinse, con violenza, le mani dietro la schiena e le strinse, dolorosamente, i polsi con qualcosa di rigido e metallico.
Per un lungo attimo la sua mente andò in black-out.
“Ferma, polizia! – disse la voce dell’uomo dietro di lei – Misa Amane, ti dichiaro in arresto con l’accusa di essere il secondo Kira!”
‘La polizia?’ trasalì la ragazza, con le lacrime agli occhi.
Da quando la polizia era sulle sue tracce?
Misa piangeva silenziosamente, mentre quegli uomini la trascinavano in una macchina. Si pentì amaramente di non aver dato ascolto a Light. Forse, se non si fosse lasciata guidare troppo dai suoi sentimenti e dal desiderio di vedere Light, non l’avrebbero catturata.
‘Light, perdonami!’ questo fu il suo ultimo pensiero coerente, prima di abbandonarsi sul sedile e di perdere completamente i sensi.
***
***
***
CIAO A TUTTI! : )
ECCOCI CON UN ALTRO CAPITOLO.
FINALMENTE MISA E L SI SONO INCONTRATI.
IN EFFETTI,NON C’E’ NIENTE DI NUOVO FIN QUI.
TRA I DUE SEMBRA ESSERCI UNA SIMULATA SIMPATIA RECIPROCA.
LEI, ANCHE SE UN PO’ SVAMPIATA, SI E’ RESA CONTO DI TROVARSI DI FRONTE A L (IL DETECTIVE CHE LIGHT VUOLE UCCIDERE). ALLO STESSO MODO, L SA CHE MISA E’ IL SECONDO KIRA E CHE I SUOI UOMINI SONO SUL PUNTO DI ARRESTARLA.
CREDO PERO’ CHE MISA SIA REALMENTE RIMASTA COLPITA DA QUEL RAGAZZO PALLIDO E RACHITICO…CHISSA’ SE MAIN LE PREGHIERE DI REM SI AVVERERANNO E MISA APRIRA’ GLI OCCHI SU LIGHT?
BUONA FESTA DELLA REPUBBLICA E A PRESTO!! : )
JAPAN_ LOVER < 3

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Capitolo 8
*** Tortura ***


TORTURA


Giorno 1
Dopo aver informato Light della cattura di Misa Amane in quanto sospettata di essere il secondo kira, L era tornato nella sua camera d’albergo. Lì, fu raggiunto dal signor Yagami, Aizawa e Matsuda.
“Missione compiuta!” esordì il giovane Matsuda.
“Ryuzaki, è andato tutto come previsto!” affermò il sovrintendente.
“Molto bene!” rispose atono L.
Il detective si rannicchiò comodamente sulla poltrona e accese il il computer, per mettersi in contatto con Watari. Quindi, sullo schermo completamente bianco, apparve una 'W' a carattere nero in stile old english.L’anziano signore aveva preso in custodia Misa e l’aveva portata in un luogo riservato, per sottoporla a quello che si sarebbe rivelato un lungo ed estenuante interrogatorio.
“Watari, la ragazza ha parlato?” domandò il detective, portandosi il microfono vicino alla bocca.
“No, da quando ha ripreso conoscenza non ha detto una parola – rispose Watari – neanche per lamentarsi di essere stata legata!”
“Capisco – rispose L, con tono privo di emozione – mandaci le immagini e il sonoro!”
“Sicuro?” domandò l’anziano signore, con un po’ di esitazione.
Probabilmente, la scena avrebbe turbato molto i poliziotti con cui stavano collaborando. L avrebbe potuto avere grane, per questo.
“Si. Sbrigati!” rispose perentorio, il giovane detective.
Senza che L premesse alcun tasto, sullo schermo del computer comparve l’immagine straziante di una giovane donna bendata, avvolta in un saio logoro e assicurata ad una lastra di metallo con dolorose e rigide fibbie di cuoio. Inoltre, i piedi erano immobilizzati alla lastra con anelli metallici.
Priva di ogni libertà di movimento, la ragazza bionda era visibilmente spaventata.
Come previsto, i poliziotti trasalirono inorriditi.
“M…ma Ryuzaki! – sussultò il sovrintendente, sconvolto – c…che cosa?”
“E’ troppo per una ragazza di vent’anni!” esclamò Aizawa.
“E’ una precauzione inevitabile – rispose impassibile il detective – l’ho arrestata con l’accusa di essere il secondo Kira, mi sembra ovvio!”
“C…certo – osservò Yagami, esitante – nel suo appartamento abbiamo trovato tracce che non lasciano dubbi sul fatto che lei sia il secondo Kira. Però…”
“Esatto! Quindi non ci sono dubbi! – lo incalzò L –ora non ci resta che scoprire come riesce ad uccidere, se conosce Kira e, in tal caso, qual è la sua vera identità! Dobbiamo farla confessare!”
Il detective premette un pulsante per attivare il microfono.
“Misa Amane, mi senti?” le parole di L giungevano robotiche alle orecchie di Misa.
Lei non rispose.
“Confessa, sei tu il secondo Kira!” disse quella voce con più insistenza.
Misa vedeva tutto nero, probabilmente per quel tessuto freddo e liscio che le era stato posto sugli occhi. Terribilmente spaventata, si impose di non parlare. Se davvero era stata catturata dalla polizia, qualsiasi parola fossero riusciti a scucirle, sarebbe stata usata contro di lei – o peggio ancora – contro di Light.
Il silenzio era, senz’altro, tutto ciò che doveva a Light e a sé stessa, per la sua incolumità.
“Guarda che se ti ostini a non parlare sarà peggio!” le disse L.
Ancora silenzio.
Così il detective fu costretto a rivolgersi al suo tutore:
“Watari, procedi. Prendi tutte le dovute precauzioni, ma mi raccomando non andare troppo per il sottile. Devi farla parlare!”
“Sì, subito!” rispose prontamente l’anziano.
A quelle parole, i poliziotti deglutirono ed L interruppe il collegamento. Qualsiasi mezzo Watari avesse ritenuto opportuno usare, era meglio che Yagami e i suoi uomini non ne fossero al corrente.

GIORNO 4
Misa era rinchiusa da appena quattro giorni, ma aveva già perso la cognizione del tempo.
Quelle giornate erano state scandite da dolori lancinanti e da una serie di domande, alle quali caparbiamente non dava risposta. Chiunque la stesse torturando doveva essere una persona abbastanza anziana con un forte accento inglese. Il suo tono di voce non era affatto minaccioso, anzi, era calmo e pacato. A tratti, le sue domande sembrano quasi suppliche. Quell’uomo sembrava gentile, salvo poi infliggerle dolorose torture. Tuttavia, lei non accennava a vuotare il sacco.
Quella sera, trovatosi solo nella camera d’albergo, L decise di raggiungere Watari.
L’anziano signore si stupì molto della visita del suo protetto.
Si trovavano nei sotterranei dell’enorme edificio a 23 piani che, a breve, sarebbe diventato il nuovo quartier generale della divisione anti-Kira.
“Ryuzaki, non mi aspettavo di vederti qui!” esclamò benevolo Watari.
Il giovane detective, affondando le mani nelle tasche, avanzò lentamente nella stanza.
L’anziano signore era davanti a un tavolo, sul quale erano stati disposti ordinatamente tutti gli strumenti di tortura del loro armamentario. Invece, la prigioniera era immobile, legata saldamente alla lastra metallica.
L si avvide che Misa, con il capo reclinato appena verso destra, non dava segni di vita. La sua carnagione rosea era diventata incredibilmente pallida. Le sue labbra, sempre piegate in un sorriso vitale, adesso erano distese in un’espressione piuttosto cupa. Della Misa che aveva conosciuta al campus dell’università, L riconosceva a mala pena i graziosi codini dorati, che saldamente avevano resistito al sonno, alla veglia e alle strazianti punizioni corporali.
“Sta dormendo?” domandò il ragazzo dai capelli corvini tutti disordinati.
“No, è svenuta poco fa!” rispose Watari, esibendo le pinze che aveva utilizzato e che, in quel momento, stava disinfettando con cotone intriso d’alcool.
Il detective non si scompose e si limitò ad annuire.
“Capisco – disse con voce priva di emozioni – dunque, continua a non parlare!”
“Già, ma parlerà – gli assicurò il tutore – ormai la poveretta è arrivata al limite!”
Watari aveva cominciato a lucidare uno schiacciadita di ferro, che avrebbe utilizzato il giorno successivo contro la prigioniera, se questa ancora una volta non avesse acconsentito a collaborare.
“Come hanno reagito il signor Yagami e i suoi uomini?” domandò placidamente il tutore.
“Ti lascio immaginare – rispose L, con un sorriso divertito – in Giappone non sono abituati a certi metodi, li trovano immorali!”
“Eppure tutte le organizzazione governative adottano questi sistemi, quando necessario!” osservò Watari, con una certa perplessità.
“Giusto…” rispose il ragazzo, osservando distrattamente quegli arnesi che non poche volte avevano utilizzato contro dei prigionieri.
Sul tavolo erano disposti i più svariati strumenti di dolore antichi e moderni, come ad esempio fruste, pinze, cesoie, bastoni elettrici. Con il dito, L percorse lentamente ciascuno di essi, finché non si soffermò su un utensile metallico che ben conosceva.
Il detective deglutì.
“Te lo ricordi? – domandò Watari – quello lo comprasti come souvenir alla mostra medievale a Londra, quando avevi 13 anni!”
“Sì, me lo ricordo!” rispose.
L afferrò la pera. Il nome deriva dalla forma del frutto ed era uno degli strumenti di sevizie più terribili, utilizzati in Occidente durante il medioevo. Il detective girò la leva che governava una vite, posta alla parte terminale, e automaticamente la pera si spalancò in tre segmenti acuminati.
Con sgomento, L deglutì e richiuse l'ingranaggio. Quell'affare, fatto apposta per essere infilato nelle cavità più delicate, rischiava di lederle irrimediabilmente.
“Non credo che Amane resisterà a lungo – continuò a dire l’anziano signore, passando a lucidare altri utensili, tutto indaffarato nel suo lavoro – spero che tu riesca a tenere a bada quei poliziotti. Sarebbe un vero peccato se ci fermassimo proprio adesso che abbiamo tra le mani il secondo Kira!”
“Già, lo penso anche io!” rispose L, infilandosi furtivamente quell’oggetto di ferro nella tasca posteriore dei jeans.
In quel momento, Misa mosse la testa con un movimento quasi impercettibile. Si era svegliata o quanto meno stava per farlo. Difficile dirlo, dato che aveva gli occhi completamente bendati visto che il secondo Kira era in grado di uccidere conoscendo solo il volto delle vittime.
La ragazza iniziò a respirare affannosamente. Adesso si era decisamente svegliata.
“Allora, vado!” disse il detective.
Poteva andare, visto che si era assicurato dello stato di salute della prigioniera.
Una volta che il giovane detective giunse alla porta, Watari notò sporgere dalla tasca del ragazzo un oggetto tondeggiante. Facile capire di cosa si trattasse.
“Ryuzaki, qull'affare te lo porti via come ricordo?” domandò l’anziano.
L si fermò e spalancò occhi per un attimo. Certo che nascondere qualcosa a Watari era quasi impossibile Il ragazzo si voltò verso il suo tutore e, estraendo la pera di ferro dalla tasca, l’agitò con noncuranza.
“Esatto! – rispose lui impassibile – è un ricordo. Pensavo di tenerlo fra le mie cose!”
L’uomo annuì placidamente. Per qualche attimo, i loro sguardi inespressivi si incrociarono e, di solito, quando questo avveniva, era come se il mentore riuscisse a scrutare nell’animo del suo protetto, e viceversa. Come se, più che uno scambio di sguardi, si trattasse di una comunione di anime. Se c’era una persona al mondo con la quale L si trova in perfetta sintonia, quella era Watari.
"Lo sai che non l’avrei mai usata su di lei, vero?” domandò l’anziano.
“Naturalmente! – scandì L, simulando più che poté un tono di ovvietà – buonanotte, Watari!”
“Buonanotte, L!” rispose il tutore, sopprimendo un sorriso compiaciuto.
***
***
***
CIAOO!
SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI SIA PIACIUTO, PERCHE’ FINALMENTE MI RITENGO SODDISFATTA.
NON CREDO CHE LE ORGANIZZAZIONI GOVERNATIVE DEI PAESI CIVILIZZATI USINO TORTURE (ANZI, SPERO PROPRIO DI NO). PERO’ NELL’UNIVERSO DI DEATH NOTE E’ UNA PRASSI …QUINDI PERDONATEMI L’INESATTEZZA :’D
COSA NE PENSATE DI L? VOLEVA DAVVERO PORTARSI QUEL SIMPATICO OGGETTO COME SOUVENIR? :P
VI RINGRAZIO COME SEMPRE!!
A PRESTO : ) : ) : )
JAPAN_LOVER < 3

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Capitolo 9
*** Arrivederci Rem ***


ARRIVEDERCI REM


Giorno 5
Misa si era svegliata in preda agli spasmi. Non era sicura se fino a qualche attimo prima era svenuta o se avesse semplicemente dormito, ma aveva preso conoscenza con un terribile mal testa.
La colonna vertebrale sembrava giunta al limite della sopportazione. In quella perenne posizione verticale, sembrava potersi spezzare da un momento all’altro. Aveva bisogno di stendersi, se non nel suo soffice e comodo letto si sarebbe accontentata anche di un freddo e gelido pavimento.
‘basta che mi possa sdraiare…’ piangeva tra sé, non osando aprire la bocca se non per sospiri di sconforto.
Inoltre, ogni singola fibra del corpo era intorpidita e le doleva, non solo i punti dove il suo carnefice aveva infierito brutalmente. Aveva urlato di dolore quando dei crampi le avevano straziato i piedi e poi si erano estesi sempre più su, fino alle gambe. In quelle grida aveva dato sfogo a tutta la sua sofferenza, fisica e mentale. Perché era terribile, per tutto quel tempo, essere completamente isolati e immobilizzati e sapere che la propria vita dipendesse da qualcuno che, da un momento all’altro, a sua piacimento avrebbe potuto porre fine a tutto.
Inoltre, con quella benda sugli occhi a Misa sembrava di essere completamente al buio. In quelle condizioni, le sembrava di stare nel limbo, di essere stata seppellita ancor prima del suo tempo.
Quel pomeriggio, quando Watari entrò nella stanza si accorse che la prigioniera era già sveglia. Sentendo il consueto rumore della porta e dei passi, Misa sussultò al pensiero di un nuovo ciclo di tortura. Cominciò a piangere e a tremare. Era giunta al limite.
In quel calvario, Rem era sempre rimasta al suo fianco. Lo shinigami aveva odiato il modo in cui quell’uomo avesse torturato la sua protetta, anche se era stato molto attento a non infliggerle evidenti ferite e, ogni volta, si era curato di medicarle le lesioni. Non lo aveva ucciso semplicemente perché un suo intervento avrebbe comprovato la colpevolezza di Misa, e allora si che tirarla fuori di lì sarebbe diventato impossibile.
“Resisti!” le diceva dolcemente Rem, sperando di infonderle un po’ di forza.
Quando Watari iniziò a armeggiare con le attrezzature, Misa non resistette più:
“Uccidimi!” disse lei in un sussurro.
Anche le sue corde vocali sembravano essersi atrofizzate, così come tutte le membra del suo corpo.
“Misa, che cosa hai detto?” trasalì Rem, sconvolta.
Watari non era sicuro che la ragazza avesse parlato, tanto che quella voce era sembrava più un lontano lamentìo.
“Uccidimi!” disse Mise, con più forza.
L’anziano signore trasalì e subito telefonò al suo protetto.
“Pronto?” rispose L.
In quel momento, il detective era al tavolo nella suite, impegnato a fare il punto della situazione con gli agenti.
“Ryzaki, Misa sta parlando!” lo informò il tutore.
L sgranò gli occhi e, balzando immediatamente giù dalla sedia, gli ordinò:
“Presto! Manda le immagini!”
Il giovane detective riattaccò e andò a sedersi sulla sua poltrona, davanti al portale. A ruota, i poliziotti lo seguirono, andando a posizionarsi dietro di lui, davanti allo schermo.
Quando il collegamento si stabilì, le immagini trasmettevano la modella allo stremo delle forze. Il signor Yagami e i suoi uomini, rimasero ancora una volta inorriditi.
L, rimanendo come al solito impassibile, premette un pulsante per attivare il microfono e parlò:
“Misa Amane, mi senti?”
“S…si – ansimò la ragazza – uccidimi!”
“Ryuzaki, questo è troppo!” osservò Matsuda, visibilmente preoccupato.
Il detective lo ignorò.
“Rispondi alla mia domanda – disse perentorio L – ammetti di essere il secondo Kira?”
“No, io non conosco nessun secondo Kira – gemette Misa, poi si rivolse con tono supplichevole a Rem: – ti prego, uccidimi! Non ce la faccio più…preferisco morire…”
Lo shinigami sgranò gli occhi. A quelle parole, sentì montare la rabbia ancora di più.
“Misa, non vorrai… – tentò di dire Rem, inorridita – …mi stai davvero chiedendo di ucciderti?”
“Sì, tu puoi farlo!” rispose Misa.
“Se devo uccidere te, allora ucciderò anche Light! – le disse lo shinigami, pieno di odio – dopotutto, se sei rinchiusa qui la colpa è sua!”
Misa, esasperata, cercò di scuotere la testa ma la costrizione di quei legacci non le consentiva neanche il minimo movimento.
“No.. no.. uccidi me! – insistette la bionda – uccidi me!”
Insieme ai poliziotti, L assisteva tramite schermo a quello che sembrava il delirante effetto di una lunga prigionia.
“Misa…” sospirò Rem, sentendosi completamente disarmata, non ce l’avrebbe mai fatta ad ucciderla.
“Ne ho abbastanza! – urlò Misa, al limite dell’esasperazione e decisa a farla finita – se non vuoi uccidermi tu allora lo farò da sola!”
L sgranò gli occhi ed ebbe un sussulto.
“Maledizione, Watari impediscile di mordersi la lingua!” imprecò il detective, visibilmente sconvolto.
Prontamente, l’anziano prese un cencio e lo legò alla bocca della ragazza. Misa cominciò a piangere convulsamente. Persino il suo estremo tentativo di suicidio era fallito.
Per Rem era uno strazio vederla in quello stato e questo non faceva che accrescere il uno odio nei confronti di Light Yagami.
“Misa, io non potrei mai ucciderti – ammise piano lo shinigami – l’unica cosa che posso fare è liberarti da tutti i tuoi ricordi. Se rinuncerai al possesso del quaderno, ti prometto che non dimenticherai Light e che i tuoi sentimenti per lui resteranno invariati. Fidati di me, devi solo rinunciare alla proprietà e farò in modo che Light Yagami ti salvi!”
Nonostante la crisi di nervi, la bionda riuscì a razionalizzare le parole dello shinigami e, piano piano, sembrò calmarsi.
“Misa, rinunci alla proprietà del quaderno?” domandò ancora una volta Rem.
La modella con quel logoro panno in bocca, non poté parlare. Tuttavia, riuscì ad annuire debolmente, mentre delle lacrime le scendevano dagli occhi, inumidendole il viso.
“Brava, Misa – le sussurrò amorevolmente Rem – hai fatto la scelta migliore! Nel frattempo, cerca solo di resistere!”
Misa perse i sensi e lo shinigami si allontanò, sparendo oltre la parete.
Prima di sparire oltre la parete, Rem accarezzò un’ultima volta la chioma dorata della sua protetta e le passò teneramente la mano scarna sulla fronte. Al detective – che guardava molto attentamente le immagini sul monitor – non sfuggì quel piccolo movimento, come se la frangia dorata fosse stata smossa da un’invisibile folata di vento. Ma era impensabile che lì, in quel sotterraneo, potesse passare la corrente.

GIORNO 6
Misa era rimasta addormentata per più di 12 ore. Al suo risvegliò la sua mente era confusa. Tuttavia, la modella sembrava tranquilla, tanto che L aveva acconsentito a toglierle il bavaglio che, il giorno prima, aveva impedito che accedesse il peggio.
“Misa, come ti senti?” le chiese l’anziano signore dal forte accento inglese.
“C…chi sei? – domandò la modella, sempre bendata – dove mi trovo?”
L, rimasto in collegamento video per tutto il tempo, si accigliò. Come sarebbe ‘dove mi trovo’? Al momento della cattura, le era stato detto chiaramente il motivo del suo arresto, in più nei giorni scorsi era stata sottoposta da Watari ad un estenuante interrogatorio.
Inoltre, da quando era chiusa lì dentro non aveva mandato giù neanche un boccone del cibo che Watari le aveva portato, e tutto ad un tratto si lasciava imboccare di buon grado degli onigiri, come se niente fosse.
Quando Watari lasciò la stanza, per portare via gli avanzi, L stava per ricominciare l’interrogatorio, quando la ragazza bionda lo lasciò di stucco ancora una volta. Il detective stava per portare un cioccolatino alla bocca, quando sentì la voce di Misa.
“Hey, signor maniaco – disse lei, sentendosi spaesata – dove sei? Ora basta con questo gioco, dai!”
L deglutì.
“Maniaco? – trasalì Aizawa – che vuol dire? Ci prende forse in giro?”
All’improvviso, Misa sembrava aver cambiato atteggiamento.
“Non lo sai che il rapimento è un reato, signor maniaco? – continuava la modella, imperterrita – dai, almeno toglimi questa benda. Lascia che ti guardi almeno in faccia, signor maniaco!”
L non si capacitava di quell’improvvisa inversione di rotta.
Due erano le alternative: o Misa Amane stava cercando di prenderlo in giro o, incredibilmente, si atteneva a una verità che gli sfuggiva.
“Misa Amane, prima di addormentarti non hai aperto bocca e hai persino chiesto di essere uccisa – disse il detective, attivando il microfono – è un po’ troppo tardi per fare la finta tonda, non ti pare?”
La ragazza bionda trasalì. Si rese conto che, da quando si era svegliata, i ricordi non erano affatto nitidi, anzi per dirla tutta erano un po’ annebbiati. Dopo un po’ si esitazione, Misa rispose:
“Sei stato tu ad addormentarmi e a rinchiudermi qui dentro – disse stizzita – che c’è? ti diverte da impazzire giocare all’interrogatorio con un modella famosa come me, vero? Brutto pervertito!”
Completamente allibito, L si tormentò le sottili labbra con l’indice.
“Pervertito? Pervertito, io? – disse L, sbigottito – d’accordo, adesso riprendiamo seriamente il discorso iniziato prima che tu ti addormentassi. Dimmi se conosci Light Yagami e per quale motivo ti sei avvicinata a lui?”
Il volto di Misa si illuminò sentendo finalmente il nome di qualcuno che le era familiare.
“Ma Light è il mio ragazzo – rispose lei – ci mancherebbe che non lo conoscessi!”
L’arguto detective ci capiva sempre meno. Prima si rifiutava di parlare e adesso Misa ammetteva persino che Light fosse il suo ragazzo. I pensieri di L furono interrotti dal suono del suo cellulare.
Il detective estrasse con due dita il telefono dalla tasca.
“E’ Light! – avvisò L – Watari, disattiva immagine e sonoro!”
“Subito!” obbedì l’anziano, interrompendo il collegamento.
“L rispose alla telefonata e portò l’apparecchio all’orecchio.
“Sì?”
“Ryuzaki, devo parlarti – disse Light con il tono particolarmente grave – temo di essere io Kira!”
L non si scompose davanti a questo nuovo risvolto.
“Siamo all’Hotel K, stanza 131 – si limitò a rispondergli – ci trovi qui!”
Il sovrintendente si stupì della telefonata da parte di light. Quando il detective riagganciò, con un po’ di esitazione domandò:
“E così Light sta vendendo qui. Dì un po’ Ryuzaki, quanto ancora sospetti veramente di lui?”
L si sentì in dovere di essere onesto con lui. In un momento decisivo come quello, non aveva più senso proteggerlo da quei dolorosi sospetti. Il signor Yagami, doveva accettare che suo figlio potesse essere un assassino.
“Signor Yagami, lei era al corrente che suo figlio e Misa Amane fossero così intimi?” domandò il detective.
L’uomo con gli occhiali esitò un po’ imbarazzato.
“Veramente no!”
“Quindi non sapeva neanche che la signorina Amane, di recente, frequentava casa vostra?” lo incalzò nuovamente L.
Il sovrintendente sgranò gli occhi.
“No, certo che no!” sussultò l’uomo.
“Ormai, non vi è alcun dubbio che Misa Amane sia il secondo Kira – spiegò L atono – considerando il fatto che, di recente, Misa abbia avvicinato Light da un momento all’altro, va da sé che le possibilità che suo figlio sia Kira superano il 70% questa volta!”
Il sovrintendente sobbalzò e, per un lungo attimo, si sentì mancare. Tuttavia, si sforzò di rimanere imparziale e di tenere a bada i suoi sentimenti di padre. Dopotutto, era un rispettabile sovrintendente di polizia. Il signor Yagami si fece forza e, tormentato da mille pensieri, nel più completo silenzio attese l’arrivo di suo figlio.
***
***
***
CIAO A TUTTI!
QUESTO CAPITOLO E’ SERVITO A CURARE LO STATO SPICOLOGICO ATTUALE DI MISA.
NON SO VOI MAI A ME LA SCENA IN CUI MISA DA’ DEL PERVERTITO A L FA SEMPRE MORIRE.
ANZI, SE NON FOSSE PER QUELLA SCENA, CREDO CHE NON POTREI MINIMAMNETE IMMAGINARMI UNA SHIP LXMISA :’D
GRAZIE ANCORA DI CONTINUARE A LEGGERE QUESTA STORIA,
A PRESTOOO : )
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Capitolo 10
*** Arrivederci Ryuk ***


ARRIVEDERCI RYUK


“D’accordo, Light! Faremo come dici tu – acconsentì L, per poi rivolgersi ai suoi uomini: – legheremo Light mani e piedi e lo terremo in una cella per un periodo di tempo. Mogi, Aizawa, portatelo via!”
“M…ma Light…” balbettò il sovrintendente, ancora incredulo.
Con un po’ di esitazione, Mogi e Aizawa si avvicinarono al ragazzo castano e lo ammanettarono.
“Grazie, Ryuzaki – disse Light, prima di lasciare la suite, scortato dagli agenti – solo in questo modo potrò togliermi il dubbio angosciante che Kira si celi dentro di me!”
Light fu quindi scortato nei sotterranei dell’edificio in cui era stata rinchiusa Misa, in una stanza attigua alla sua. Fu scortato in una cella e fatto sedere su una branda. Lì, Aizawa, titubante, si chinò vicino a lui, gli congiunse le caviglie e le legò con una fune. Light colse l’imbarazzo e l’esitazione dei colleghi di sui padre.
“E’ necessario!” li rassicurò Light, abbozzando un sorriso.
Mogi, il poliziotto più alto e robusto di tutti, pose una mano sulla spalla del ragazzo. Dovevano essere loro a far forza al giovane sospettato e al sovrintendente, non il contrario.
“Sii fiducioso, Light – disse Mogi – andrà tutto bene, vedrai!”
“Giusto, andrà tutto bene!” convenne Aizawa, con decisione.
Un invisibile Ryuk, sghignazzava divertito.
Una volta rimasto solo con il dio della morte, Light di adagiò sulla branda con le spalle contro il muro. Dovette sforzarsi parecchio per riuscire a reprimere un ghigno compiaciuto: tutto procedeva secondo i suoi piani. Non credeva che convincere L a farsi rinchiudere sarebbe stato così facile, in questo il suo avversario lo aveva stupito.

GIORNO 20
L era certo che Light si fosse consegnato al fine di provare la sua innocenza. Quindi, aveva preventivato che una volta rinchiuso Light, i delitti non sarebbero cessati; tuttavia, con suo grande disappunto, i criminali avevano smesso di morire di colpo.
‘Light, cosa vorresti dimostrarmi? – continuava a chiedersi l’investigatore – non penserai di farla franca facendomi credere che, pur essendo Kira, non eri cosciente di ciò che facevi. Non sarebbe da te, Light, o meglio, non sarebbe da Kira!’
A complicare le cose si era aggiunto anche il sovrintendente, il quale aveva chiesto di essere imprigionato, a sua volta. Temeva una sua sconsiderata reazione, nel caso si fosse scoperto che suo figlio in realtà era davvero Kira. A questo L aveva dato il suo benestare, ma ciò aveva provocato ulteriore scompiglio negli agenti.
Quel giorno, il detective premette il pulsante che attivava il microfono e si rivolse a Light:
“Light, sono passati solo pochi giorni, ma ti vedo piuttosto sciupato. Sei sicuro di star bene?”
Il ragazzo castano rimase impassibile davanti all’osservazione provocatoria del detective e alle strazianti urla dello shinigami che, ormai da giorni, si dimenava esasperato nella cella.
“Voglio una mela! Meeeelaaaa!” urlava Ruyk, avvinghiando le dita smorte alle sbarre della prigione che nemmeno lui poteva valicare, non potendo allontanarsi dall’umano che aveva il dovere di possedere.
‘E va bene! E’ giunto il momento di salutarci Ryuk’ pensò il ragazzo castano, non potendo pronunciare quella parole ad alta voce.
“Ryuzaki, rinuncio!” disse Light, pronunciando la parola chiave.
Lo shinigami incurvò le labbra in un sorriso. Finalmente avrebbe riassaporato la libertà.
“D’accordo – sogghignò Ryuk, prima di sparire oltre le pareti della cella – come vuoi!”
In quel momento Light perse tutti i ricordi legati al quaderno.
Un po’ smarrito e un po’ confuso, il prigioniero continuò:
“Lo so che sono stato io a chiedere di essere rinchiuso, ma adesso ho capito che è tutto inutile! Ti prego, Ryuzaki, lasciami andare!”
Il detective storse il muso, incredulo.
“Non posso proprio farlo, Light. Come ti ho già detto, da quando sei stato rinchiuso, di colpo i criminali hanno cessato di morire – disse L, sorseggiando il suo caffè – capisci da te che, a come si sono messe le cose, scarcerarti mi è impossibile!”
Nel pieno dello sconforto il ragazzo castano scosse la testa.
“Non crederai che un pluriomicida come Kira possa fare quello che ha fatto senza essere nel pieno possesso delle sue facoltà?” obbiettò Light.
“Anche io sono del parere che Kira non agisca senza una piena consapevolezza – rispose il detective – ma dal momento che il tuo arresto è coinciso con la fine dei delitti, credo che tu nasconda la tua colpevolezza”.
Il prigioniero continuava a scuotere la testa e a fissare la telecamera che, in alto sulla porta, lo stava riprendendo.
“Ryuzaki, ti giuro che non sto mentendo – gridò a pieni polmoni il ragazzo – non sono io Kira. Hai capito? Non sono io Kira!”
Light andò avanti tutta la sera, ribadendo la sua innocenza. Tuttavia Aizawa, Mogi e Matzuda mostravano un certo imbarazzo in quella particolare situazione. L’assenza del loro capo e la sempre più probabile colpevolezza di suo figlio, rendevano sempre più delicata la loro posizione.
Nel frattempo, nella stanza accanto, anche Misa continuava a ribadire la sua innocenza.
La bionda era legata in quel modo da giorni e non si lavava da allora. Non aveva idea di quanto tempo fosse trascorso, ma si sentiva terribilmente sporca.
“Signor maniaco! – disse Misa, richiamando l’attenzione del detective – hey, signor maniaco. Vorrei tanto farmi un bagno!”
L alzò gli occhi al cielo. Adesso ci mancavano anche i capricci di Misa.
“Mi dispiace, ma non è possibile!” rispose il detective, attivando il microfono.
“Eddaii! – protestò rumorosamente lei – mi accontento anche di una doccia veloce. Sai dove abito, no? Almeno portami qualcosa per cambiarmi!”
“Questa faccenda sta diventando sempre più incredibile!” commentò Matsuda, perplesso.
“No, ho detto che non si può!” le rispose pazientemente il detective, ancora una volta.
“No…– piagnucolò lei, esasperata – ma che razza di maniaco sei, eh? Lascia che mi dia almeno una rifrescata! Così potrai anche vedermi nuda, non ti va? Sporco pervertito che non sei altro!”
Il giovane detective cercò di ignorare il tremito che gli era preso al piede destro e tentò di placarlo, sfregandoselo con quello sinistro.
Non sapeva spiegarsi il motivo, ma ogni qualvolta la prigioniera gli dava del maniaco o del pervertito, L si sentiva profondamente a disagio. Eppure lui era abituato a tutto, aveva sempre il pieno controllo delle proprie emozioni, ma quella ragazza impertinente riusciva a metterlo in soggezione.
‘Sarà dovuto sicuramente alla presenza dei poliziotti’ concluse tra sé il detective.

GIORNO 32
Avete visto che roba? Oggi sono morti tutti i criminali che non stati giustiziati da Kira nell'ultimo mese" esordì Matsuda entrando nella suite.
“Già, Kira è tornato” confermò Aizawa.
Il poliziotto più giovane, preso dall’entusiasmo si avvicinò ad L e attivò il microfono per contattare il sovrintendente.
“Capo, è in ascolto? – chiese felice Matzuda – Kira è tornato in azione! Si era solo preso una pausa”
Il sovrintendente, provato dalla dura reclusione, sollevò il capo verso la telecamera e finalmente l’ombra di un sorriso gli illuminò il volto, ormai puntellato da un po’ di barba.
“Dici davvero, Matzuda? – disse con il cuore traboccante di gioia – allora mio figlio è innocente? – ma poi si incupì nuovamente – Ma che dico? Spetta a Ryuzaki stabilire se è innocente”.
L, preso in contropiede dagli ultimi avvenimenti, alzò gli occhi al cielo e si lasciò impietosire dal sovrintendente, ma non ne era del tutto convinto.
“Beh, diciamo ni!” si lasciò scappare L.
“Ha sentito, sovrintendente? È chissà forse è più ‘si’ che ‘no’. Prima era un no secco” rise il giovane poliziotto. Sulla scia dell’euforia generale – tutti erano contenti per il sovrintendente e suo figlio – Matzuda fece per azionare il microfono per avvisare Light della morte dei criminali, ma prima che riuscisse nel suo intento, L protesse il pulsante, colpendo la mano del poliziotto.
“Matzuda, non lo faccia – disse il detective con un tono forse troppo alto – per adesso non diciamo niente a Light”.
Il giovane poliziotto si massaggiò la mano colpita dal detective e annuì. Evidentemente L ancora non era si era persuaso dell’innocenza di Light.

GIORNO 38
Ormai era trascorsa una settimana da quando erano riprese le morti. Mogi e Aizawa facevano pressioni a L affinché liberasse i prigionieri e il sovrintendente.
Il detective, allora, dovette prendere in mano la situazione per sbloccare quella snervante fase di stallo:
“Light è passato più di un mese da quando i criminali hanno cessato di morire – disse L, azionando il microfono – Perché non ti metti una mano sulla coscienza e confessi di essere Kira?”
Il ragazzo castano, così come Misa e il sovrintendente erano arrivati al limite e questo, volente o nolente, il brillante ed eccentrico detective non poteva ignorarlo. Light se ne stava sulla branda, legato mani e piedi in posizione fetale e, ormai allo stremo delle forze, cercava di tollerare il peso di quelle interminabili giornate.
“Ti stai sbagliando, Ryuzaki. Capiscono che le indagini ti abbiano portato a queste conclusioni, ma io non sono Kira! Non sono Kira! – rispose il giovane a pieni polmoni – Usa lo zoom o che diavolo ti pare e guardami negli occhi. Ti sembra lo sguardo di uno che mente?”
L allora premette l’altro pulsante, che azionava il microfono della cella di Misa Amane.
“Amane, davvero non sai chi sia Kira?”.
“Ancora con questa storia? Magari lo sapessi! Lui ha giustiziato il ladro che ha ucciso i miei genitori! Lui si che è dalla parte della giustizia – piagnucolò la modella famosa – sbrigati a liberarti! Voglio vedere Light… Light!”.
Ormai la bionda ripeteva il nome del ragazzo che amava come una litania ogni giorno. Fra tutti, Misa era quella richiusa fa più tempo e non era stata nemmeno la prima a mostrare i primi segni di cedimento. Persino L era rimasto colpito dalla sua forza d’animo, tuttavia non poteva più ignorare che anche lei era giunta al limite.
L spense i microfoni e balzò giù dalla sedia. Poi, si rivolse così ai poliziotti in attesa impaziente di nuovi ordini:
“E va bene! Libererà Light Yagami, ma a una condizione!”
***
***
***
BUONA SERA A TUTTI!
HO IMPIEGATO POCHISSIMO A SCRIVERE QUESTO CAPITOLO, PERCHE’ HO RIUTILIZZATO PEZZETTI DEL CAPITOLO “PRIGIONIA (TERZA PARTE) DI UNA MIA VECCHIA FF.
VI ANNUNCIO CHE DAL NUOVO CAPITOLO LE COSE SI FARANNO PIU’ INTERESSANTI, SE NON ALTRO PERCHE’ FINALMENTE LA STORIA COMINCERA’ A EVOLVERSI UN PO’ DIVERSAMENTE.
GRAZIE MILLE PER LA PAZIENZA DIMOSTRATA FINORA! A PRESTOO : )
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Capitolo 11
*** Libertà condizionata ***


LIBERTA' CONDIZIONATA


L aveva già lasciato la suite del Teito Hotel per trasferirsi nel nuovo quartier generale. Mentre i prigionieri erano ancora richiusi nelle rispettive celle, il detective si era già insediato nella sala monitor – su al primo piano – e si messo comodo sulla sua poltrona girevole, davanti a una gran quantità di schermi. Da lì osservava i prigionieri.
Misa si era svegliata da poco e aveva capito di essere sola. Di solito, quando il suo aguzzino era nei paraggi, percepiva qualche minimo rumore.
“Hey, signor maniaco! Dove sei? – disse Misa – so che puoi sentirmi!”
Il giovane detective lasciava cadere, a una ad una, le zollette di zucchero nella tazzina di caffè. Poi, in uno dei monitor inquadrò l’arrivo di un automobile, nel parcheggio sotterraneo: il signor Yagami era arrivato.
“Mogi, Aizawa – chiamò atono L – procedete pure con il nostro piano!”
I due poliziotti si lanciarono un’occhiata e annuirono.
“Subito!” risposero all’unisono, prima di sparire oltre le porte automatiche.
Nella sala monitor, nuova sede della task force, rimasero soltanto L e Matsuda, mentre Watari si trovava nella sala comandi, all’ultimo piano dell’edificio.
“Fammi uscire di qui! – continuava a dire la bionda, con sempre più insistenza – non ce la faccio più!”
“Oh, povera Misa-Misa! – commentò il giovane poliziotto, sospirando – ha dei nervi saldissimi, al posto suo sarei già crollato da un pezzo. Sono ancora più orgoglioso di essere un suo fan!”
L continuò ad ignorare tutto quel baccano, concentrato di più sul figlio del sovrintendente Yagami. Il ragazzo era sul punto di essere prelevato da Mogi e Aizawa, per essere condotto nel parcheggio interno, dove ad attenderlo c’era, in un’auto di servizio, Souichiro Yagami.
“Papà?” domandò perplesso il ragazzo castano, dopo che Mogi lo ebbe fatto accomodare sui sedili posteriori.
“Ciao, Light!” disse l’uomo, senza mostrare alcuna emozione. Eppure era più di un mese che padre e figlio non si vedevano.
“Papà, cosa sta succedendo? – domandò Light – perché siamo qui?”
“Tu e Misa Amane state per essere liberati!” disse semplicemente l’uomo.
Tuttavia un pessimo presentimento cominciò a tormentare il ragazzo: cosa ci faceva in quell’auto? perché era ancora ammanettato, se era vero che stava per essere liberato?
Nel frattempo, Mogi e Aizawa erano tornati indietro. Quando entrarono nella stanza in cui era tenuta prigioniera Misa, trovarono la ragazza nella stessa posizione in cui l’avevano legata un mese prima.
I due poliziotti si lanciarono un’occhiata piena d’imbarazzo. Certo che L era stato crudele nel tenere una ventenne in quelle condizioni estreme per tutto quel tempo.
Quando i due si avvicinarono, Misa non riconobbe nei passi l’andatura del suo solito carceriere.
“Hey voi, chi siete?” domandò, impaurita.
Aizawa si morse le labbra e cominciò a sciogliere i legacci di cuoio, mentre Mogi si occupò di sganciare gli anelli metallici che le imprigionavano le caviglie.
Non sentendo alcuna risposte, la bionda deglutì percependo la presenza così vicina di quegli uomini.
“No, lasciatemi! – urlò Misa, cominciando a divincolarsi – chi siete?”
Mogi e Aizawa, fecero una gran fatica a tenerla ferma.
“Stai buona, calmati! – le sussurrò bonariamente Mogi – stiamo per liberarti!”
“L…liberarmi?” domandò Misa, incredula.
Il respiro della bionda cominciava, pian piano a regolarizzarsi. Quando fu libera da tutte quelle legatura che l’avevano costretta alla sbarra metallica, le furono ammanettati i polsi dietro la schiena e finalmente le fu tolta la benda. La luce nella stanza, seppur flebile e artificiale, le ferì gli occhi.
“Andiamo!” esortò l’uomo con i capelli vaporosi.
“D…dove andiamo? – chiese piano Misa, cercando di capire cosa stesse succedendo – e perché mi avete messo le manette, se sto per essere liberata?”
Gli uomini non risposero e, in completo silenzio, scortarono la prigioniera fino all’auto del sovrintendente.
Quando Misa entro nell’abitacolo, il suo volto si illuminò nel vedere Light.
“Liiight! – urlò lei, piena di felicità – quanto mi sei mancato!”
Con le lacrime agli occhi, si appoggiò sul petto del ragazzo che amava, nell’impossibilità di poterlo abbracciare.
In una situazione diversa, avrebbe provato tanta vergogna a mostrarsi a lui in quelle condizioni, ma qualcosa le suggeriva che anche a Light era stato riservato un trattamento simile.
“Misa, anche tu qui?!” sussultò Light, continuando a chiedersi cosa stesse realmente succedendo.
A quel punto, l’auto con a bordo il sovrintendente e i due ragazzi partì.
“Papà cosa significa tutto questo? – domandò il ragazzo castano, mentre il sovrintendente imboccava la tangenziale a tutta velocità – spero che a questo punto i sospetti su di me si siano dissolti!”
Misa sobbalzò sorpresa. Non immaginava che quell’uomo dall’aria cupa e stanca alla guida dell’auto fosse il padre di Light.
Il sovrintendente continuava a tenere fissi gli occhi sulla strada.
“No, ora vi porterò sul patibolo perché siate giustiziati – disse l’uomo con tono grave – il luogo dell’esecuzione è stato segretamente allestito nei sotterranei di un edificio, e io mi sono offerto volontario per condurvi là!”
I due ragazzi si guardarono e strabuzzarono gli occhi, impietriti.
“Cosa?” gridò Misa.
“Esecuzione? – scandì Light, pieno di terrore – ma cosa stai dicendo papà?”
“Sta scherzando, vero?” strepitò la bionda, sempre più incredula.
Il loro incubo non era ancora finito.
“Fate silenzio! – ordinò l’uomo – L ha stabilito che Light Yagami è Kira e che Misa Amane è il secondo Kira ed è giunto alla conclusione che giustiziandovi, cesserà la serie di omicidi!”
L? Misa Amane cercò di fare mente locale. Durante il lungo periodo di isolamento, la ragazza aveva perso il senso del tempo e della realtà, ma pian piano cominciò a ricordare. L era il famoso detective che stava dando la caccia a Kira. ‘E così è vero! – sussultò tra sé la ragazza – sono stata arrestata con l’accusa di essere il secondo Kira, per davvero’
“Allora questo significa che gli omicidi non si sono interrotti? – chiese Light sgomento – eppure Ryuzaki ha continuato per tutto il tempo a dirmi il contrario!”
“No, le morti stanno continuando ancora – spiegò il sovrintendente – ma questo non ha più importanza! Tutti i principali organi dall’ONU al governo, hanno accolto di buon grado la proposta di uccidervi entrambi per fermare i delitti”
“Papà è assurdo! – urlò Light – io non sono kira!”
“E’ vero, cosa le passa per la testa? – piagnucolò Misa – Light è suo figlio, no? Crede più agli altri che a lui?”
“Non sono stato io a decidere, ma è stato L ad ordinarmelo – spiegò il signor Yagami corrucciato – lui ha risolto molti casi in passato, senza mai sbagliare una volta. Inoltre, L ha anche detto che se ciò non farà fermare la catena di omicidi, se ne assumerà la piena responsabilità togliendosi la vita!”
Misa non riusciva a credere alle sue orecchie. Tutto le sembrava un terribile errore: tutto ciò che stava ascoltando, tutto ciò che aveva passato fino a quel momento era sbagliato. Disperata, guardava Light che non aveva modo di rassicurarla, in una situazione del genere.
“Dannato L – biasciò Light, a denti stretti – ma che cosa gli passa per la testa? Effettivamente, basandosi sugli indizi raccolti finora, è logico che la pensi così, ma si sta sbagliando! Non sono Kira!”
“Eccoci, siamo quasi arrivati!” annunciò il sovrintendente, un attimo prima di imboccare a tutta velocità la rampa della corsia di decelerazione .
Con grande sorpresa, finirono in uno spiazzo isolato poco distante da un corso d’acqua. Era tramonto e nei dintorni non c’era segno di anima viva. Lì la macchina si fermò bruscamente.
“Papà, perché ci hai portati qui? – domandò il ragazzo, guardandosi attorno - siamo in un posto sperduto!”
“In effetti si, siamo in un luogo isolato – ammise mestamente il sovrintendente – io sono un poliziotto, Light, ma ho delle responsabilità in quanto padre. Adesso io ti ucciderò e poi mi toglierò la vita. Tu, Amane, non morirai qui. Non ci vorrà molto, prima che i miei colleghi ti trovino. Verrai portata nei sotterranei dove eravamo diretti e lì sarai giustiziata!”
“Non può uccidere Light solo perché L è convinto che lui sia Kira – gridò Misa, con le lacrime agli occhi – per favore, lo lasci stare!”
“Papà, smettila. Misa ha ragione!” urlò Light, in un ultimo estremo tentativo di persuadere il padre – ripensaci.. siamo ancora in tempo! Se morissimo ora, non si saprà mai la verità!”
“No, è troppo tardi! – concluse l’uomo torvo – tanto non hai scampo e, visto che le cose stanno così, preferisco che tu muoia per mano mia!”
Il poliziotto, livido in volto, si voltò verso i due ragazzi smarriti, impugnando una pistola.
“P...papà!” balbettò Light, terrorizzato.
“La prego, si fermi …” supplicò Misa, mentre si stringeva tutta tremante a Light.
“Addio, Light – disse il sovrintendente, puntando la pistola contro suo figlio – ci vediamo all’inferno, nel girone degli assassini!”
Misa e Light si strinsero l’uno all’altro, chiudendo sistematicamente gli occhi in attesa del peggio.
Quando il poliziotto premette il grilletto si sentì un baoto.
Non sentendo nulla, Light dischiuse egli occhi nocciola con un po’ di esitazione . Vide suo padre sospirare lungamente e adagiarsi in avanti sullo sterzo, come se avesse appena compiuto uno sforzo immane.
“Era caricato a salve!” sospirò Light, a sua volta.
Misa aveva smesso di respirare ma, piano piano, i suoi polmoni cominciarono nuovamente a riempirsi e a ossigenarsi.
“Perdonatemi, entrambi. Era l’unico modo per tirarvi fuori di prigione – sussurrò il sovrintendente, prima di rivolgersi al detective – Ryuzaki, spero che ora ti riterrai soddisfatto!”
Il detective aveva seguito tutta la scena, grazie a una telecamera a circuito chiuso posizionata sopra lo specchietto retrovisore.
“Direi di sì! ottima interpretazione, signor Yagami! – rispose il detective – ho ragione di credere che se Misa Amane fosse stata il secondo Kira, l’avrebbe uccisa prima ancora che lei sparasse a suo figlio. Quindi, come promesso, porrò immediatamente fine alla loro prigionia!”
Il volto di Misa e Light si distese.
“Light!” sospirò lei.
“Infine, sempre stando a i patti – continuò il detective, ponendo freno all’entusiasmo della bionda – anche se Misa Amane si ostina a ribadire la sua innocenza, abbiamo ancora molte prove a suo carico, perciò la terremo sotto stretta sorveglianza!”
“Ma perché? – gridò la ragazza tutta allarmata – possibile che ancora sospettiate ancora di me?”
Il suo terrore più grande era rivivere l’incubo a cui l’avevano costretta per tutto quel tempo.
“Devi stare tranquilla – cercò di rassicurarla il sovrintendente – potrai tornare alla tua vita normale. Se tu non sei colpevole, sarà un po’ come venire scortata dalla polizia, non trovi?”
“Certo che sono innocente – rispose la ragazza esasperata – in questo caso, ne approfitterò per avere delle guardie del corpo!”
Il detective soddisfatto, si rivolse poi a Light:
“Per quanto riguarda te, Light, non dovrai allontanarti dalla mia vista e dovrai darmi una mano nelle indagini, finché non risolveremo il caso!”
Light non si oppose, dopotutto era un amante delle sfide.
***
***
***
CIAO A TUTTI E BUON WEEK-END!
DOPO L’ULTIMA ONDATA DI PAURA, MISA RITORNARA’ ALLA REALTA’ E SI RITROVERA’ A FARE I CONTI CON TUTTO CIO’ CHE ERA RIMASTO IN SOSPESO, PRIMA DELLA PRIGIONIA.
QUALI SONO I SENTIMENTI DI LIGHT NEI SUOI CONFRONTI? CHI E’ TAKADA? COSA PROVA LIGHT PER QUEST’ULTIMA? QUESTI SONO TUTTI INTERROGATIVI DEI QUALI MISA, CERCHERA’ DISPERATAMENTE RISPOSTA.
QUINDI – RULLO DI TAMBURI – DAL PROSSIMO CAPITOLO LE COSE INIZIERANNO A FARSI PIU’ INTERESSANTI PER I NOSTRI PERSONAGGI!
A PRESTOO!
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Capitolo 12
*** Confusione ***


CONFUSIONE



Il sovrintendente riportò subito Light e Misa furono al quartier generale. Quando le porte automatiche della sala monitor si aprirono, i due ragazzi furono accolti con trepidazione da Matsuda, Mogi e Aizawa, i poliziotti che tanto auspicavano la loro scarcerazione.
“Bravi ragazzi! – esclamò con entusiasmo il poliziotto più giovane – avete tenuto duro!”
Misa riconobbe immediatamente in quel ragazzo, rannicchiato di spalle su una poltrona girevole: era proprio il compagno di università di Light. I durissimi giorni di prigionia sembravano aver sbiadito qualche ricordo, ma lui era indubbiamente il ragazzo che aveva conosciuto il giorno del suo arresto: pallido, rachitico e con una folta e disordinata capigliatura scura.
‘Che sia lui L? Che sia lui il responsabile di tutto?’ si domandò lei, con stizza.
Il detective balzò giù dalla sedia. Non dimostrava l’entusiasmo degli agenti, tuttavia sembrò lanciare a Light un sorriso di sfida.
“Ryuzaki, ho fatto come mi hai detto!” disse il sovrintendente.
L affondò le mani nelle tasca e avanzò lentamente verso i due nuovi ospiti.
“Molto bene, Yagami! – disse atono il ragazzo dai capelli corvini – come promesso porrò immediatamente fine alla vostra prigionia”
Misa, immensamente felice, abbracciò Light.
“Finalmente – strillò, strapazzando un Light che cercava debolmente di divincolarsi – ce ne avete messo di tempo!”
In quel momento, le porte automatiche si aprirono ed entrò un uomo anziano, spingendo un carrello colmo di quegli squisiti pasticcini colorati francesi, che il detective tanto amava.
“Watari, accompagna i nostri nuovi ospiti nei rispettivi alloggi!”
“Sì, subito!” rispose mite l’uomo, con un chiaro accento inglese.
“N…nei loro alloggi? – chiese Light, preso in contro piedi – come sarebbe a dire, Ryuzaki?”
Il detective piegò le labbra in un ghigno soddisfatto.
“Vi informo che, finché il caso non sarà risolto, dovrete vivere qui sotto la nostra costante sorveglianza! – disse L – i vostri effetti personali e tutto il necessario sono già nelle vostre stanze. Per qualsiasi cosa, vi basterà chiamare la linea interna: Watari sarà disponibile per qualsiasi tipo di esigenza!”
La bionda era furiosa del fatto che, nonostante la lunga detenzione, si sospettasse ancora di lei. Tuttavia, se essere tenuta sotto sorveglianza significava vivere insieme a Light, non chiedeva di meglio.
“E’ proprio necessario, Ryuzaki?” replicò Light, senza nascondere la sua irritazione.
“Temo di si, Light – rispose L, con finta espressione di rammarico – tu mi darai una mano con le indagini qui tutto il giorno, mente tu, Misa, potrai riprendere il tuo lavoro. Abbiamo già pagato la tua agenzia, per far si che d’ora in avanti, Matsuda ti accompagni sempre, sia in privato che a lavoro, in qualità di manager! Il suo nome sarà Taro Matsui e nessuno dovrà sapere che è un poliziotto, quindi stai bene attenta a non smascherarlo, chiaro?”
Matsuda salutò con la mano, pieno di entusiasmo:.
“Agli ordini!”.
La modella, allibita, lanciò un’occhiata a quell’agente goffo e con gli occhi da pesce palla.
“Non ci tengo proprio ad avere questo tizio come manager!” rispose la ragazza incrociando le braccia, indispettita.
“M…ma perché? – piagnucolò Matsuda – che cos’ho che non va? Eh, Misa-Misa?”
Il detective alzò gli occhi al cielo, spazientito:
“Light, falla ragionare, per favore!”
“Su, Misa! Smettila di fare i capricci e cerca di collaborare! – la rimproverò Light, severamente– dovresti essergli grata. Ti permette di stare in libertà, sebbene ormai sia accertato che sei stata tu a spedire i nastri alla Sakura TV”
La bionda non poteva credere che proprio Light non credesse alla sua innocenza.
“Ma che dici, Light? Ti ci metti anche tu – sussultò Misa, portandosi una mano al petto – sono la tua ragazza! Non ti fidi della tua fidanzata?”
Confuso, Light sgranò gli occhi e alzò gli occhi al cielo.
“Fidanzata? – le fece eco, interdetto – ma se sei tu che mi stai sempre appiccicata da quando sei sbucata fuori dal nulla, dicendo di aver avuto un colpo di fulmine!”
Quelle parole giunsero alle orecchie di Misa come uno schiaffo. Amava Light e, nonostante la confusione che aveva in testa, i ricordi di quando lui aveva detto di amarla e di quando avevano fatto l’amore erano nitidi, e Misa li conservava nel cuore. Senza freni, la modella inveì ripetutamente con i suoi gracili pugni contro il petto di Light.
“Allora ti sei solo approfittato del fatto che ti ho dichiarato il mio amore per baciarmi e tutto il resto?” protestò lei, ferita.
Light – confuso e allo stesso tempo tormentato di sensi di colpa – afferrò gentilmente i polsi i e glieli riportò giù.
“A proposito di quel colpo di fulmine – la incalzò il detective – quel 24 luglio sei stata ad Aoyama, vero?”
La ragazza deglutì, riuscendo a stento at rattenere le lacrime, e si voltò verso quel detective dalla schiena di ricurva.
“Si, ero lì!” ammise lei, singhiozzando.
“Mi dici perché era lì e che cosa indossavi?” chiese L, premendo l’indice contro le labbra sottili.
Misa alzò gli occhi al cielo. Quelle domande le erano state fatte ogni singolo giorno durante la sua prigionia, fino alla nausea.
“Ti ho già detto che non ricordo cosa indossavo, né tanto meno cosa mi passasse per la testa quel giorno!” rispose la bionda, esasperata.
“Però quando sei tornata a casa, non soltanto sapevi il nome di Light, ma eri già perdutamente innamorata di lui!” la incalzò nuovamente il detective.
“Esatto!” rispose lei seccamente.
In effetti, la bionda aveva notato qualche incongruenza nei suoi ricordi, ma concluse che doveva trattarsi degli effetti della reclusione e che, una volta ritornata alla realtà, tutto sarebbe tornato chiaro. Tuttavia, quel ragazzo pallido stava cominciando seriamente a innervosirla.
“Non ho altro da aggiungere!” tagliò corto il detective, rivolgendosi questa volta al sovrintendente Yagami e ai suoi uomini.
Più che a provocare Misa, quelle domande inquisitorie servivano a L per avvalorare i suoi sospetti e a dimostrare agli agenti – troppo emotivamente coinvolti, per via del coinvolgimento del figlio del sovrintendente – che la sua condotta nei confronti dei sospettati aveva senz’altro ragione d’essere.
“Allora, vogliamo andare?” domandò il signore anziano con gli occhiali e dall’aria distinta.
Watari, lasciò il carrellino accanto alla poltrona sulla quale Ryuzaki tornò a raggomitolarsi nella sua bizzarra posizione.
“D’accordo!” rispose Light, arrendevolmente.
“Seguitemi!” disse l’uomo anziano, rivolgendosi bonariamente ai due ragazzi.
Una volta usciti dalla sala monitor, Misa e Light seguirono Watati fino a un ampio ascensore. .
Misa, ferita e imbarazzata, non osava guardare Light negli occhi e a stento tratteneva le lacrime. Il pensiero di poter riabbracciare Light l’aveva tenuta in vita durante l’isolamento, le aveva dato la forza necessaria per continuare a resistere e a lottare, nonostante la disperazione.
Al suo fianco, Light la guardava profondamente dispiaciuto: era stato troppo duro con lei.
Forse per lo stress a cui era stato sottoposto durante la prigionia o forse per i sospetti che continuavano a pendere su di lui, il ragazzo castano era consapevole di non essersi comportato bene nei riguardi di Misa. Tuttavia, non era da lui rivolgersi a una ragazza in quel modo.
Il ragazzo castano stava per scusarsi, quando le porte dell’ascensore si spalancarono al 10° piano.
“Prego, da questa parte!” disse Watari, interrompendo il filo dei suoi pensieri.
Usciti dall’ascensore si ritrovarono in un pianerottolo che dava su due porte.
“Quello è l’appartamento di Ryuzaki!” disse l’anziano signore, indicando la porta a destra.
Watari, aprì la porta a sinistra che dava su un piccolo, ma accogliente soggiorno. L’arredamento era assolutamente in stile occidentale e di buona fattura. La sala era provvista di una piccola libreria, di un comodo divano, di due poltrone e di un televisore. In fondo, vi era uno due porte: un bagno e un’ampia camera da letto.
“Tenga con sé pure le chiavi – disse Watari consegnandogli un piccolo mazzo – nella tua stanza troverai i tuoi vesti e tutto ciò che il signor Yagami ha ritenuto che potessero servirti!”
“Grazie infinite!” disse Light, facendo un inchino pieno di gratitudine.
Molto formalmente, Watari rispose all’inchino e poi si rivolse a Misa che, tutta corrucciata, si guardava attorno:
“Vogliamo procedere?”
La bionda, distrattamente, come se fosse stata destata da un sogno alla realtà, annuì a quell’uomo. Seguendo l’uomo anziano verso la porta, Missa si voltò verso a guardare un Light, profondamente dispiaciuto.
‘Cosa ti succede, Light? – avrebbe voluto gridargli contro – è bastato così poco a farti dimenticare di me?’
Poi, Watari la accompagnò al piano di sopra. Questa volta, giunti all’11° piano, all’uscita dell’ascensore trovarono una sola porta. Con grande sorpresa, Misa si ritrovò in un gran bell’appartamento, molto più ampio e confortevole di quello di Light.
“Wow!” esclamò semplicemente la modella.
Il soggiorno ampio e luminoso – con sofà, mobilia e tappezzeria in stile shabby moderno – si affacciava, a sua volta, su due camere e un bagno. Tutto era così diverso dal suo piccolo e cupo appartamento di Shibuya. Tuttavia, andando nella camera da letto trovò tutte le sue cose e, improvvisamente, si sentì davvero a casa. Finalmente.
“In questo mazzo, ci sono anche le chiave del tuo vecchio appartamento – la informò gentilmente Watari, porgendoglielo – il contratto d’affitto non è stato reciso, Ryuzaki se ne farà carico fino alla conclusione del caso”
Misa era sul punto di controbattere, ma ingoiò qualsiasi cosa stesse per uscire dalle sue labbra, persino lei si meravigliava del suo autocontrollo. Voleva semplicemente chiudere gli occhi e scoprire che tutto quello che aveva sofferto era stata solo un brutto sogno.
Stava per accompagnare Watari alla porta, quando un urlò le scappò dalla bocca, facendo trasalire per un attimo quell’uomo anziano:
“Cosa succede?”
Watari, voltandosi, vide Misa tremare di rabbia e indicare qualcosa in alto, sulla parete. Una telecamera – e non era neanche la sola – pendeva dal soffitto.
L’anziano impiegò tutto l’autocontrollo di cui era capace per reprimere un sorriso divertito.
“Ryuzaki ve lo ha già spiegato – le fece notare placidamente, l’uomo – siete ancora sotto stretta sorveglianza. Temo proprio che fino a quando la task force speciale non catturerà Kira, sarete costantemente tenuti d’occhio da Ryuzaki!”
“Questo è troppo! – urlò lei, furibonda, rivolgendosi poi a quella telecamera che pendeva dal soffitto – allora avevo, ragione. Sei un dannato maniaco!”
“Temo che ci dovrete fare l’abitudine!” disse Watari, lasciando l’appartamento e una Misa fuori di sé.
***
***
***
Misa aveva ignorato completamente il carrellino con la cena, che le aveva portato Watari, mentre lei era a rilassarti in bagno, sotto una tanto agognata doccia calda. Finalmente si sentiva pulita e rilassata. Poi, aveva preso d’assalto il letto a una piazza e mazza, nella sua nuova stanza. Forse era l’effetto della dura detenzione, ma Misa non ricordava di aver mai dormito in vita sua su un letto così comodo e soffice. Tuttavia, non riusciva a chiudere occhio e si girava e rigirava, sotto le coperte.
Lo stato di agitazione che pulsava da dentro, la tormentava e le impediva il riposo di cui aveva tanto bisogno. La sua mente non riusciva a non pensare a Light, all’atteggiamento duro e distaccato che aveva avuto nei suoi riguardi. Era come essersi svegliata da un incubo ed essere rimpiombata subito dopo in un altro. Quel ragazzo non era il Light che conosceva, non era il suo Light.
Oltretutto, nemmeno lei sapeva chi fosse il vero Light. Durante la reclusione, molte cose erano finite nell’oblio, ma non ciò che era successo il suo ultimo giorno di libertà, all’Università di Tokyo, quando un gruppo di ragazzi, riconoscendola, l’avevano presa d’assalto.
*
“Ma quella non è Misa-Misa?”
“Sì, è proprio lei…”
“Che ci fa all’università di Tokyo?”
“Non starà mica con Light Yagami o con Ryuga Hideki?”
“Ma no, sciocca. Adesso Yagami sta con Takada, non ricordi?”
“Allora, forse si vede con Ryuga. Che nervi! È il primo nella graduatoria e se la fa pure con Misa-Misa!”
“Misa, lo sai che ti seguo sempre?”
“Sei grande! Continua così!”
*
In preda all’esasperazione, Misa non riuscì a resistere. Si scrollò di dosso le coperte e – con il suo pigiamino di ciniglia fuxia – sgattaiolò furtivamente fuori dall’appartamento. Doveva raggiungere assolutamente Light, aveva un disperato bisogno di parlare con lui.
Stando molto attenta a non fare rumore, chiuse la porta accompagnandola silenziosamente. Evitò di prendere l’ascensore e, di soppiatto, scese di sotto, al 10° piano. Ce l’aveva quasi fatta, ma quando giunse sul pianerottolo di trovò di fronte a quel signore anziano, con i baffi gli occhiali e ancora in abito scuro a quell’ora della notte. Misa, colta di sorpresa, si lasciò sfuggire un urlo.
“Dove stai andando?” le chiese, con un placido sorriso quell’uomo.
Misa, irritata, si arricciò nervosamente una ciocca dorata. Credeva di aver raggiunto finalmente una qualche libertà e, invece, si sbagliava di grosso.
‘Ma si può sapere chi sei? – si domandò indispettita – il mastino di Ryuzaki?’
“Da Light!” gli rispose semplicemente.
“Mi spiace, ma non è possibile – le disse pacato Watari – seguimi!”
“Dove?” strepitò lei, terrorizzata.
L’ultima cosa che voleva era che la imprigionassero nuovamente, dopotutto come poteva fidarsi di quei tizi che l’avevano bendata, imprigionata e torturata senza il minimo scrupolo.
L’uomo non ritenne necessario dover rispondere e, con l’ascensore, le fece strada fino al primo piano.
Misa si ritrovò in quella sala monitor, dove quel pomeriggio lei e Light erano stati accolti con calore dagli agenti di polizia. Tuttavia, in quel momento, lì c’era tutto solitario, quell’insopportabile compagno di università di Light. Molto probabilmente era l’unico responsabile di tutto ciò che aveva passato nell’ultimo mese.
“Ryuzaki, ho recuperato la fuggiasca – disse bonariamente l’anziano, sorridendo sotto i baffi – per qualsiasi cosa, chiamami!”
Quel ragazzo dalla schiena ricurva sorseggiò il suo caffè e, con tono piatto, gli rispose:
“Sì. Grazie, Watari!”
L’anziano signore sparì oltre le porte automatiche, lasciando una furiosa Misa in compagnia del detective.
“Devo supporre che non ti piace il tuo alloggio!” esordì L, con un tono che sembrava quasi dispiaciuto.
Misa strinse i pugni e si avvicinò alla poltrona su cui era accovacciato quel ragazzo tanto sfacciato e indisponente.
“Insomma, chi ti credi di essere? – sbraitò lei, senza curarsi di modulare la voce – non sai che questo è sequestro di persona?”
Il detective soffocò un sorriso, portandosi alle labbra la tazzina. Lui era l’unico uomo capace di mobilitare la polizia di tutto il mondo, figuriamoci se fosse stato passibile di denuncia per sequestro di persona.
Avvinandosi a Ryuzaki, Misa vide sui monitor di sorveglianza numerose inquadrature. Ciascuna di queste riprendevano gli interni del grande edificio in cui si trovavano; mostravano il parcheggio, i corridoi, l’ascensore, le stanze dei vari appartamenti. Infine, riconobbe il suo letto disfatto, ma anche quello che cullava Light in un profondo sonno. La bionda si sentì in colpa anche solo a violare un momento così intimo del ragazzo. Poi, inorridita, realizzò che Ryuzaki stava violando senza remore anche la sua di intimità.
“Allora avevo ragione! Che razza di persona sei? – gli disse, battendo i piccoli pugni sulla scrivania del detective – Ryuzaki, tu sei davvero un maniaco, e anche della peggiore specie!”
“Non vi osservo perché mi diverto – puntualizzò L, alzando gli occhi al cielo – ma perché siete ancora implicati nel caso, chiaro?”
Gli occhi scuri del detective rotearono verso la bionda che, con espressione assorta, osservava sul monitor il ragazzo castano che dormiva serenamente adagiato nei cuscini.
“E adesso chi sarebbe il maniaco?” la incalzò L beffardo.
Misa trasalì, colta in fallo. Come poteva quell’individuo senza scrupoli e senza morale, farla sentire in colpa perché rapita dalla tenerezza e della bellezza del ragazzo che amava?
“Senti un po’ chi parla! – lo rimbeccò lei – chi mi ha rapita? chi mi ha legato in quel modo, proprio come farebbe un pervertito?”
L incurvò spudoratamente le labbra in un sorriso. La modella ritornò a concentrarsi su Light che, con espressione beata e serena, era nel mondo dei sogni. La ragazza si rassegnò al fatto che, almeno per quella notte, i suoi dubbi non sarebbero stati sciolti.
Poi, Misa sprofondò su una sedia girevole lì accanto e vide che Ryuzaki, se ne stava davanti al suo portatile pieno di grafici e tabelle, di cui lei non riusciva a capire proprio nulla.
“Cosa fai qui a quest’ora tutto solo? – domandò poi lei – i tuoi colleghi sono andati tutti via”
“Continuo a lavorare” rispose placidamente il detective.
La bionda inclinò la testa di lato, incerta se credergli o se continuare a pensare che si trovasse lì solo per infrangere la sua privacy e quella di Light. Si soffermò sul profilo di quel ragazzo pallido e con gli occhi segnati da profonde occhiaie. Decise di concedergli in beneficiò del dubbio.
Ryuzaki, pur concentrato sulle cartelle del computer, si sentiva osservato. Non era abituato ad avere compagnia di notte, ma con grande sorpresa scoprì che la compagnia di quell’impetuosa ragazza non lo infastidiva.
Ryuzaki…” lo chiamò lei.
“Sì?”
“Lo so che non ti importa, ma vorrei tanto vedere Light!” cercò di dire lei, con tono quasi supplichevole. Se voleva ottenere qualcosa da quel ragazzo prepotente, doveva cercare di prenderlo con le buone e usare un pizzico di diplomazia.
“Sta chiaramente dormendo!” osservò L.
“Non intendo adesso – eruppe lei alzando le mani al cielo – davvero, ho bisogno di chiarire alcune cose con lui. Sono disposta a fare tutto quello che vorrai, ma ti prego, concedimi per una sola volta di vederlo in privato”
“Mhm – mormorò il ragazzo dai capelli corvini, passandosi il pollice fra le labbra – e così saresti pronta a fare tutto quello che voglio. Interessante!”
“Sì! – piagnucolò lei congiungendo giungendo le mani, esasperata – sarei pronta a qualsiasi cosa!”
L raccolse i rimasugli di zucchero sedimentati sul fondo della tazzina di caffè e leccò golosamente il cucchiaino. La bionda teneva puntati i suoi occhioni nocciola su quel ragazzo pallido, dal quale dipendeva completamente la sua sorte.
“E va bene! – disse finalmente lui – ti concederò di vederlo domani, un’ora lontano dalle telecamere!”
Misa agitò i pugni dalla contentezza e lo abbracciò. L’espressione di Ryuzaki rimase impassibile ma, quando le braccia calorose di Misa circondarono il suo corpo, sentì ogni singolo muscolo irrigidirsi come le corde di uno stradivarius.
“Grazie, grazie, Ryuzaki! “cinguettò lei, piena di gratitudine.
Misa, tutta soddisfatta, sciolse l’abbraccio e si lasciò scappare qualche gridolino dalla contentezza.
“Oh, Ryuzaki!” – esclamò la bionda, sinceramente grata – ti avevo giudicato male. Non sei così insensibile! Sono sicura che diventeremo ottimi amici!”
“Già – disse L, increspando le labbra in un sorriso beffardo – ottimi amici!”
“Finalmente domani potrò affrontare Light e chiarire molte cose!”.
Quando la modella se ne tornò in camera, il giovane detective l’accompagnò con lo sguardo tramite le sue telecamere. La sua mente – sempre molto fredda e razionale – non poteva credere che una semplice parola potesse condizionare fortemente l’umore di una persona. Misa sembrava improvvisamente sbocciata, come un fiore a primavera, eppure lui non aveva fatto proprio niente se non concederle un piccolo incontro con Light. Beh, probabilmente non sarebbe stato l’incontro che lei si aspettava, ma L era di parola: se aveva detto lontano dalle telecamere, sarebbe stato un incontro lontano dalle telecamere.
Quando Misa si infilò sotto le coperte, L – ridendo sotto i baffi – si domandò come lei avrebbe preso le sue disposizione, il giorno dopo.
***
***
***
CIAO A TUTTI,
RIECCOMI DOPO UN BEL PO’ CHE NON AGGIORNAVO. NEI PROSSIMI GIORNI CERCHERO’ DI PORTARE AVANTI ANCHE “VACANZA CON DELITTO”.
QUESTA SESSIONE DI ESAME MI DISTRUGGE, MA L’AFA CITTADINA ANCORA DI PIU’. SPERO CHE QUALCUNO DI VOI ABBIA GIA VISTO IL MARE (SI, QUELLA SPLEDIDA COSA CELESTE, CHE IN ESTATE VALE QUANTO UN’OASI NEL DESERTO :’D) PERCHE’ IO PROBABILMENTE NON FARO’ UN BAGNO DI LUGLIO :’ (
TORNANDO ALLA STORIA, NEL PROSSIMO CAPITOLO ASSISTEREMO FINALMENTE ALLA SCENETTA CHE HO RIPORTATO IN ANTEPRIMA! EH, EH… LE COSE COMINCERANNO DECISAMENTE A SCALDARSI.
A PRESTOOO : )
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Capitolo 13
*** Un nuovo amico ***


UN NUOVO AMICO


Quel pomeriggio, Watari guidava con tutta calma la limousine, in direzione del parco Gyoen di Shinjuko.
L se ne stava accovacciato comodamente sul sedile di dietro, in mezzo a un Light che, a braccia incrociata, guardava distrattamente fuori dal finestrino e a una Misa che, paonazza in viso, ribolliva di rabbia per la cocente delusione.
“Sono furiosa – urlò la ragazza bionda, non riuscendo più a contenersi – Ryuzaki, mi prendi in giro?”
“Assolutamente no – rispose il detective, accarezzandosi placidamente le ginocchia – ti ho promesso che avresti visto Light lontano dalle mie telecamere ed è esattamente quello che ti sto concedendo!”
“E allora mi spieghi che ci fai tu qui nel mezzo? – sbraitò lei, scuotendo il ragazzo moro di fianco con piccoli e insulsi pugni – che ne è della nostra privacy e di tutto il resto, eh?”
“Vi ho già detto che finché il caso non sarà risolto, dovrete essere sorvegliati 24 ore al giorno – spiegò pazientemente L – in questo modo, non sarete esposti alle mie telecamere ma vi terrò comunque d’occhio! Mi sembra un giusto compromesso.”
Misa non poteva credere alle sue orecchie. Per l’ennesima volta quel ragazzo molto astuto si era preso gioco di lei.
Dall’altra parte, Light cercava di ignorare quel chiassoso chiacchiericcio. Quando Watari gli aveva comunicato di quell’uscita fuori programma con Misa e Ryuzaki, si era sentito sollevato. Finalmente avrebbe avuto modo di parlare con quella ragazza – comparsa nella sua vita da un giorno all’altro – per scusarsi del suo inaccettabile comportamento. Tuttavia, nei suoi ricordi c’erano ancora diversi punti oscuri, sui quali non riusciva a farla luce e questo gli metteva un po’ d’inquietudine.
Giunti al parco, Misa occupò una subito una panchina all’ombra di un salice. La modella indossava un corpetto nero, che lasciava le spalle scoperte, e una gonnellina rossa, senza calze sotto.
Light era deciso a ignorare la presenza costante di Ryuzaki e, con un po’ di esitazione, si sedette accanto a Misa su quella panchina.
Quasi rapito dal fruscio delle foglie e dal cinguettio degli uccellini, L sollevò il capo verso l’alto e inspirò a pieni polmoni l’aria fresca. Le sue iridi scure si schiarirono in un grigio cupo, quando il suo volto pallido fu baciato dagli spiragli di luce che filtravano attraverso i rami e le foglie.
“Oh, fate pure come se io non ci fossi!” esclamò il detective, ricordandosi dei suoi sorvegliati.
Sentendosi in soggezione, Misa si morse le labbra ma si ammorbidì quando vide Ryuzaki allontanarsi e dirigersi verso il chiosco di gelati, lì vicino. Quell’eccentrico detective non era stato affatto di parola, ma la bionda gli fu comunque grata di quell’uscita. Almeno avrebbe avuto qualche momento con il suo Light.
“Misa… – mormorò Light, per primo – ti chiedo scusa per ieri. Non ero in me…”
“No, Light, non devi scusarti. Capisco perfettamente – si affrettò a dire la bionda, fingendo che quelle parole non l’avessero ferita – ne abbiamo passate tante, Ryuzaki è stato crudele a tenerci prigionieri in quel modo!”
Il ragazzo dai capelli castani e dai grandi occhi nocciola annuì. Tuttavia, vedendo la modella abbassare lo sguardo e accarezzarsi nervosamente la braccia nude e rosee, Light non ebbe più dubbi: l’aveva ferita.
“Ascolta, Light – mormorò lei, tenendo d’occhio Ryuzaki in fila dal gelataio – durante la reclusione ho dimenticato molte cose e tante altre sono così confuse che mi sembrano assurde, però…”
“Però?” la incoraggiò dolcemente il ragazzo, con una premura che Misa non si sarebbe aspettata.
“Però ricordo bene il giorno del mio arresto, quando i tuoi compagni di università hanno detto che stai con Takada – disse infine, raccogliendo tutto il suo coraggio – è vero? State ancora insieme?”
La bionda serrava i pugni e stringeva le palpebre, nella timorosa attesa di una risposta.
Il ragazzo castano sospirò. Ricordava nitidamente di aver intrapreso da poco due relazioni parallele, con due ragazze per le quali non nutriva un vero interesse e non se ne capacitava, dato che non era da lui un’azione tanto meschina e disonesta.
Tuttavia, Light trovò assurdo che l’unico pensiero di Misa fosse chiarire il ruolo di Takada, quando lui in realtà aveva fatto qualcosa di ben più grave che tradirla: l’aveva ingannata, sedotta e praticamente abbandonata. Così cercò di rassicurarla:
“No, non stiamo più insieme…”
Light non riuscì a portare a termine la frase, poiché Misa lo strinse in un abbraccio, in preda all’entusiasmo.
“Uuh – sussultò lei, non riuscendo a trattenere gridolini di felicità – lo sapevo! Sapevo che lei non poteva significare niente per te! Ho vinto io!”
Light deglutì, mentre Misa felice si avvinghiava a lui. L’esuberanza della ragazza non lo aiutava affatto.
Nel frattempo, senza perdere d’occhio i due ragazzi, L gustava il suo gelato fragola e cioccolato su una panchina poco distante. Vedeva Misa, felice come non mai, abbracciare un Light tutt’altro che sereno e felice.
“Ascoltami Misa – disse Light con decisione, prendendo coraggio – non sto più con Takada, ma questo non significa che io abbia una relazione con te”
Lui poté respirare profondamente. Non poteva più illudere quella ragazza, non era giusto.
Il viso di Misa si incupì nuovamente, era incredibile come delle semplici parole avessero il potere di manovrare il suo umore.
“L…Light!” sussurrò lei, senza parole.
“Perdonami, ma preferisco essere chiaro. Non avevo intenzione di illuderti o approfittare di te – cercò di dire, affondando le dita tra i capelli – non so cosa mi sia passato per la testa, questo comportamento non è da me”
La modella guardò al ragazzo che amava con profonda compassione. Light sembrava sincero, confuso e, al tempo stesso, arrabbiato con sé stesso.
“Light, allora non provi niente per me? – domandò lei, tentando di capire – non ti piaccio?”
Lui si morse le labbra. In quel momento, non sapeva nemmeno lui cosa pensasse o cosa provasse. La lunga detenzione non aveva affatto giovato alla sua aridità sentimentale, anzi, lo aveva reso la sua corazza ancora più impermeabile ai sentimenti.
“No, non è questo….” tentò di spiegare lui.
“Evviva! Questo significa che almeno un pò ti piaccio – concluse la bionda, mentre un colorito roseo tornava ad illuminare le sue guance – quindi non ti senti di escludere che un giorno potrai innamorarti di me?”
“No, non posso escluderlo, ma….”
“Evviva! – esultò lei, felice, stringendosi nuovamente a lui – prometto che farò di tutto perché un giorno tu possa amarmi, Light, stanne certo!”
Il ragazzo castano lasciò placidamente che Misa lo abbracciasse e affondasse la testa nel suo petto. Non era riuscito in alcun modo a frenare il suo ottimismo. Un po’ invidiava la sua capacità di essere felice con così poco.
***
***
***
Quella sera, Misa era andata a letto molto presto. Il suo umore, del resto sempre altalenante, era ripiombato sotto i piedi. Era vero che finalmente aveva chiarito un po’ di cose con Light e che aveva scoperto che quella Takada non significasse niente per lui, tuttavia Light era stato chiaro: non provava nulla nemmeno per lei.
“Non è giusto!” piagnucolò, affondando la testa fra quei cuscini morbidi.
Decise che si sarebbe impegnata al massimo affinché il ragazzo che amava riuscisse, prima o poi, a ricambiare i suoi sentimenti.
Poi, si voltò a fissare distrattamente il soffitto bianco. Percorse con la mente tutti i ricordi felici passati con Light e si domandò come fosse possibile che lo stesso ragazzo pieno di scrupoli che quel pomeriggio le aveva aperto il cuore, avesse potuto recitare solo una parte con le sue dichiarazioni, i suoi baci e tutto il resto.
Non riuscendo a trovare pace, Misa si scrollò di dosso tutte quelle coperte.
Non tollerando più la sua insonnia e quel senso di solitudine e abbandono, infilò le sue pantofole rosa e scese di sotto.
Dalla sala monitor, L vide la modella uscire dalla sua stanza. Sospirando, alzò gli occhi al cielo e sfilò dalla tasca il cellulare, certo che Misa stesse di nuovo tentando di intrufolarsi nell’appartamento di Light. Era sul punto di telefonare a Watari per farlo intervenire, quando notò che l’ascensore inaspettatamente atterrò al 1° piano.
Le porte automatiche si aprirono alle sue spalle, ma lui non si voltò.
“Ryuzaki…” si sentì chiamare.
I passi di Misa si facevano sempre più vicini. Il detective non si aspettava una sua visita.
“Misa, che bella sorpresa – disse L con il suo solito tono piatto – cosa posso fare per te?”
La modella gli si avvicinò e sprofondò sulla poltrona girevole al suo fianco. Lui si voltò a guardare quella ragazza avvolta in un pigiamino rosa di ciniglia che, tutta imbronciata, si arricciava pensosamente una ciocca bionda di capelli.
“Che ti prende?” domandò il detective.
Effettivamente, quel pomeriggio, durante il tragitto di ritorno dal parco, la modella era stata stranamente taciturna. Qualcosa gli suggeriva che l’appuntamento con Light non era andato come la bionda si aspettava.
“Ryuzaki, secondo te sono carina?” domandò lei, sospirando.
Il detective la guardò di sbieco, credendo che stesse scherzando, ma la modella continuava a crogiolarsi tristemente su quella poltrona. A quanto sembrava, Misa aveva preso sul serio la faccenda della loro amicizia.
“Beh, sei una modella famosa e molto richiesta – disse il detective, cercando di mantenere un certo tono – le probabilità che tu sia carina sono superiori al 99%”.
Misa alzò i suoi occhi nocciola su quel ragazzo pallido e ricurvo che le era accanto. Il detective continuava a fissare il computer su cui stava lavorando e sembrava aver sparato una percentuale a caso, nonostante ciò Misa apprezzò molto.
“Grazie!” sussurrò lei, grata e felice di quel singolare complimento.
Gli apprezzamenti degli ammiratori non le erano mai mancati, ma era bastato il rifiuto di Light a buttare completamente giù la sua autostima, come un castello di carte.
“Cosa ti porta a tard’ora da questo strano e solitario detective?” disse poi lui, cercando si sopperire a quel silenzio che lo imbarazzava un po’.
Lei rise divertita della sua auto-ironia. Effettivamente Ryuzaki le sembrava davvero strano e solitario.
“Oggi Light ha detto che non mi ama – spiegò lei, con un candore e un’ingenuità, che dovettero molto intenerire il cuore duro del detective – credo di non piacergli abbastanza!”
In quel momento, le telecamere mostrarono un Light, in bagno, che si denudava in attesa di farsi una doccia.
“Aaaaaaaaaaah! – urlò Misa, imbarazzata – Ryuzaki, sei senza ritegno. Come puoi fare questo?”
La ragazza non riusciva proprio a capacitarsi dell’assoluta mancanza di pudore e di scrupoli.
“Misa, non lo faccio perché mi diverto, chiaro?” protestò debolmente il detective, che odiava ripetersi.
Lo schermo mostrava un Light di spalle, in tutta la sua magnificenza che spariva nel box doccia. Nella sua assoluta perfezione, quel corpo somigliava a quello di un dio greco.
“Adesso ho capito!” sogghignò lei, col tono di chi la sapeva lunga.
“Sentiamo! – sospirò L, alzando gli occhi al cielo – cosa avresti capito?”
Misa fece spallucce e, inarcando maliziosamente un sopracciglio, punzecchiò il ragazzo rachitico che le era di fianco:
“Non sarai mica gay, Ryuzaki?”
“No, Misa – rispose lui, con la solita voce priva di emozioni – non sono affatto gay!”
“Allora dimostramelo – lo incalzò lei, con tono di sfida – baciami!”
L alzò gli occhi al cielo. Giusto per zittire quella chiassosa e capricciosa ragazza, si voltò verso di lei e la baciò. Misa spalancò gli occhi dalla sorpresa, quando quelle labbra sottili premettero inavvertitamente sulle sue. Non si aspettsvo certo che L la bacasse per davvero. Poi, istintivamente la modella posò le mani sul petto del detective, il quale rimase alquanto sorpreso che la bionda non lo respingesse inorridita.
Poi, lui, cercando di dissimulare un po’ d’imbarazzo, si scostò e tornò a concentrarsi sul computer.
Lei si toccò quelle labbra che fino a quel momento erano appartenute soltanto a Light, aspettando di sentirsi violata o magari arrabbiata. Nessuna di queste sensazioni si impadronì di lei, ma solo un inspiegabile batticuore.
“Ryuzaki, sei gentile a volermi dimostrare che io sono carina e che tu non sei gay – farfugliò lei, tentando di stemperare il suo imbarazzo – ma non c’era bisogno di arrivare a tanto”
“Non si sa mai!” rispose lui, riuscendo a trattenere una risata.
L’aveva chiaramente sconvolta.
Tuttavia, con quella mossa il detective aveva stupito anche sé stesso. Non era mai arrivato a baciare una ragazza per zittirla o per comprovare la propria eterosessualità, anzi, non aveva mai baciato una ragazza in vita sua.
“Grazie, Ryuzaki! – sussurrò Misa, avvicinandosi a lui e schioccandogli un tenero bacio sulla guancia diafana – ora vado a letto, buonanotte!”
Una strana, intensa e, tutto sommato, piacevole sensazione pervase il detective scuotendolo fino alle viscere. All’improvviso che diavolo stava succedendo al suo corpo?
“B…buonantte!” scandì il detective, mentre le sue guancia avvamparono di un insolito colorito.
“Sogni d’oro, Ryuzaki!” cinguettò la bionda, prima di sparire oltre le porte automatiche.
***
***
***
CIAO A TUTTI!
RIECCOMI! TRA CALDO, TEST, ESAMI E TESI CHE DOVREI COMINCIARE QUANTO MENO AD ABBOZZARE – SI, PRATICAMENTE TUTTO INSIEME – NON HO AVUTO MOLTO TEMPO PER SCRIVERE. INOLTRE, AVEVO PERSO ANCHE UN PO’ L’ISPIRAZIONE, MA ORA SENTO CHE PIANO PIANO E’ RITORNATA. COME PROMESSO, ECCO LA SCENA DELL’ANTEPRIMA. QUALCOSA SEMPRE GIA’ SMUOVERSI NELL’ARIA.
MOLTO INGENUAMENTE, MISA CREDE DI AVER TROVATO UN AMICO E UN BUON ALLEATO, MENTRE RYUZAKI CERCHERA’ DI FARE I CONTI CON QUELLE STRANE COSE CHIAMATE ‘EMOZIONI’.
VI DO APPUNTAMENTO ALLA PROSSIMA,
A PRESTO,
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Capitolo 14
*** Solo una pedina? ***


SOLO UNA PEDINA?


“Misa, sorridi!”
Sotto il riflettore, la modella incurvò ancora di più le labbra in un sorriso mostrando, con il suo fisico tonico e asciutto, un splendido costume da bagno rosso senza spalline.
Con grande fatica, davanti ai clip del fotografo, Misa cercava di mostrarsi il più possibile sorridente e spensierata. Su quel set fotografico per la campagna primavera-estate di uno dei più noti stilisti di Tokyo, i pensieri della bionda erano ben altri.
“Così non ci siamo – brontolò poi il cameramen dietro la cinepresa – voglio più grinta! Avanti, tira fuori un sorriso più malizioso, più sensuale!”
Misa sospirò e corse a prendere una delle fragole che adornavano la coppa di gelato che stava mangiando Matsuda, il suo manager.
“M…ma?” sussultò il poliziotto in incognito.
“Scusami, Matsui!” cinguettò lei, tornando di corsa sotto i riflettori.
Misa si portò la fragola alla bocca e ammiccò davanti l’obbiettivo.
“Adesso sì che ragioniamo!” commentò il cameramen, con un tono di voce eccitato.
“Questo si che è un sorriso – disse il fotografo, senza smettere di inquadrare la modella – questa finirà dritta dritta sulla nuova copertina di Eighteen, vedrai!”
La sera Misa era distrutta. Come al solito, giù al desk dello studio fotografico c’era ad attenderla Matsuda.
“Misa, oggi sei stata grande – si congratulò il manager, ormai calatosi nel suo ruolo – ho buone notizie. Mi ha chiamato Shigeo Yamagughi, il noto regista, e mi ha detto che ti vuole assolutamente come protagonista del suo nuovo film. Non sei contenta? Ti ho fissato un provino per domani mattina – poi, si affiancò con fare furtivo all’orecchio della bionda, sussurrandole: – ma non ti preoccupare, mi ha detto che la parte è già praticamente tua!”
“Caspita Matsuda, ti stai dando proprio da fare, eh?” esclamò la bionda, un po’ stupita.
Non si aspettava affatto che quel poliziotto prendesse sul serio il suo nuovo ruolo.
“Ma certo!” rispose lui, con il suo solito tono allegro, accarezzandosi la nuca.
Misa dovette ravvedersi. Forse quell’agente – che aveva preso il posto della sua vecchia ed efficiente manager – non era poi così imbranato, come poteva sembrare: le aveva già rimediato un ruolo per il prossimo film. Dopo la lunga assenza dal palcoscenico dovuta al suo arresto – cosa che ancora si stupiva di come fosse rimasto segreto – aveva proprio bisogno di rimontare in sella, o la sua carriera avrebbe rischiato di risentirne.
Quindi, stanca dalla lunga giornata, Misa salì in auto con Matsuda e si abbandonò sul sedile posteriore. La bionda, pensosa, guardava fuori dal finestrino, mentre il suo manager parlava senza che lei riuscisse a seguirlo, per via di tutti i pensieri che le affollavano caoticamente la mente.
Quel bacio improvviso di Ryuzaki, la sera prima, l’aveva lasciata davvero di stucco. Era perfettamente consapevole che né per lei, né per il detective significasse davvero qualcosa, ma era stato un bacio improvviso e…intenso.
“Molto intenso” mormorò lei, sentendosi un pò avvampare.
“Come dici, Misa-Misa?” l’apostrofò Matsuda, alla guida dell’auto.
“No, niente – si affrettò a rispondere lei – pensavo all’audizione di domani!”
“Ma no, rilassati – le assicurò il poliziotto – ti assicuro che sarà solo una formalità. Quella parte è giù tua!”
La bionda annuì e, sotto sotto, sogghignò divertita: certo che quel Matsuda era proprio un credulone, figuriamoci se dopo tutto quello che era successo con Light e il bacio a tradimento di Ryuzaki, il suo primo pensiero potesse essere quel provino.
***
***
***
Durante la sua solitaria cena, Misa aveva letto e memorizzato la parte che il giorno dopo avrebbe dovuto eseguire durante l’audizione. Non si trattava di un ruolo molto impegnativo, dopotutto si ritrovava a sostenere ancora una volta la parte di un’eroina tragica in un film romantico.
La ragazza bionda si stiracchiò e represse un brontolio di protesta. Quel pomeriggio, di ritorno dal lavoro, era sfuggita alla supervisione di Matsuda ed era corsa in sala monitor. Lì, con molta delusione, non aveva trovato che Ryuzaki, il signor Yagami e i suoi uomini: il suo Light si era già ritirato nel suo appartamento.
Ciliegina sulla torta? Si era beccata una bella lavata di capo dal signor Aizawa: “Questo non è ritrovo per appuntamenti galanti, qui stiamo lavorando!”
Misa, indispettita, increspò le sue labbra in una smorfia.
‘Che scorbutico che è il signor Aizawa – pensò con stizza – non lo sa che Ryuzaki mi permette di andare in sala monitor quando voglio? Lui è mio amico!’
Già, nonostante fosse il responsabile del suo arresto e di tutte le torture che aveva dovuto subire, in quella nuova situazione Ryuzaki sembrava davvero l’unica persona amica con cui poter parlare.
In punta di piedi, la modella sgattaiolò fuori dal suo appartamento e scese fino al 1° piano. Ormai, sapeva bene che a quell’ora tarda non avrebbe trovato poliziotti in giro. Quando varcò la soglia, trovò ancora una volta Ryuizaki solo, accovacciato sulla sua comoda poltrona davanti ai monitor.
Senza smettere di lavorare, il detective l’aveva vista arrivare con le sue telecamere. Si stava abituando alle sue visite notturne e poi, tutto sommato, non gli dispiacevano.
L si portò la tazza alla bocca e sorseggiò il caffè, il suo corroborante preferito. Con la coda dell’occhio, vide Misa – abbattuta e sconsolata – sprofondare nella poltrona accanto.
“Sei giù di corda per la ramanzina del signor Aizawa? – le domandò lui – non farci caso, lui è sempre così irascibile”
Misa soffiò, sollevando così la sua frangetta dorata: figuriamoci se il signor Aizawa avesse tutto quel potere su di lei. Solo una persona era in grado di arrivare a tanto e quella persona era senz’altro Light.
“Macché! – mormorò lei, incrociando le braccia imbronciata – Light ha detto che non mi ama! Cosa può esserci di peggio?”
Il ragazzo dai capelli corvini arruffati si leccò le labbra pregne di caffeina.
“Capisco… – disse lui, piano – pensi di arrenderti?”
“No, certo che no – rispose lei, avvicinandosi piano a L – non potrei mai rinunciare a Light, io lo amo!”
“Si…capisco!”
‘Oh, su questo non ho il minimo dubbio!’ esclamò tra sé il detective.
Tanta determinazione aveva colpito persino uno come L. Per amore di Light Yagami, quella che poteva sembrare un idol svampita e capricciosa aveva resistito alle torture di Watari.
Misa sospirò imbronciata. Poi, tolse i sandali alti, rimanendo a piedi nudi, e incurvò lievemente la schiena, portando le ginocchia al petto. L, perplesso, osservò con la coda dell’occhio la ragazza che – seppur con tanta grazia – aveva imitato la sua stramba e goffa postura.
“Però! – soggiunse la bionda – questa posizione non è molto comoda! Perché te ne stai sempre seduto in questo modo?”
“A dire la verità io devo sempre stare seduto così – spiegò lui – se mi siedo nella posizione corretta la mie capacità intellettive si riducono del 40 %”
“Del 40 % hai detto? – fece eco lei, sbalordita – io mi sento sempre la stessa!”
Misa si domandò se non si trattasse soltanto dell’ennesima bizzarra mania di Ryuzaki, d’altronde lui era pieno di tic comportamenti.
“Ryuzaki?” l’apostrofò poi lei, con cautela.
“Misa!” l’apostrofò lui di rimando.
Il detective dovette capire che la ragazza era piuttosto depressa. Era convinto che, per l’ennesima volta, la biondina volesse parlare di Yagami e di sfogarsi per l’ennesima delusione. L strabuzzò gli occhi quando Misa allungò il collo e lo baciò sulla guancia.
Lui si accarezzò il punto sulla gota diafana in cui quelle labbra morbide si erano dolcemente posate.
“E questo a cosa lo devo?” domandò il detective, cercando di mantenere un timbro quanto più possibile neutro e regolare.
“Beh, al fatto che sopporti sempre tutte le mie lamentele!” cinguettò lei, strizzando l’occhio.
La reazione contenuta, per non dire impassibile, di L dovette portare Misa a credere che Ryuzaki era immune al suo fascino. Questo, ai suoi occhi, lo rendeva molto simile a Light: neanche il suo amato aveva mai perso la testa per lei, a differenza dei suoi fan più sfegatati.
L deglutì. I suoi occhioni scuri contornati da profonde occhiaie erano ancora fissi su Misa. Lei, per tutta risposta, premette le labbra su quelle sottili del detective e, piano, accarezzò il petto del ragazzo. Mentre le loro lingue avevano cominciato a tessere un dolce e languido dialogo, Misa sciolse una delle giarrettiere e la nascose nella poltrona sulla quale era seduta.
Il detective si sentì impacciato. Aveva iniziato lui quello strano gioco la notte in cui, provocato dalla bionda, si era lasciato andare a un primo bacio, tuttavia Misa lo stava continuando.
Lei era innamorata perdutamente di Light. Cosa c’era sotto?
“Ryuzaki, vado a letto – sussurrò poi lei, strizzando l’occhio e alzandosi – anche tu dovresti riposare un po’, sai? Saresti ancora più carino senza le borse sotto gli occhi. Buonanotte!”
Quando la modella sparì, L si rese conto di quanto il suo stomaco fosse in subbuglio. Cos’era quella strana sensazione di gonfiore e di pienezza? Eppure, ancora non aveva neanche toccato gli invitanti dorayaki sul carrellino.
L incurvò le labbra in un sorriso. Di solito era lui il manipolatore, l’astuto giocatore che muoveva a piacimento le pedine sulla scacchiera. Lo divertiva – e forse un po’ lo intrigava – l’idea che quella ragazza credesse di poter fare altrettanto con lui.
‘Attenta Misa, se giochi con il fuoco rischi di bruciarti!’
Poi, vide fuoriuscire dalla poltrona accanto un merletto bianco con un fiocco rosa. Lo tirò fuori e quasi arrossì nel vedere quell’indumento femminile così intimo.
‘Oh, ora capisco’ rise lui, riponendo immediatamente il reggicalze dove l’aveva preso.
Il detective riprese il suo lavoro lá dove era stato interrotto e sospirò. Era proprio curioso di scoprire quali sarebbero state le prossime mosse di Misa.
***
***
***
CIAO A TUTTI!
RIECCOMI CON UN NUOVO CAPITOLO, SPERO TANTO CHE VI PIACCIA. QUI COMINCIA IL VERO ‘GIOCO’. L SEMBRA PRESTARSI A QUELLO CHE E’ CHIARAMENTE L’ENNESIMO TENTATIVO DELLA POVERA MISA DI RICONQUISTARE LIGHT.
RIUSCIRA’ MISA NEL SUO BIZZARRO (E UN PO’ INFANTILE) PIANO?
A PRESTO!! : )
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Capitolo 15
*** Fantasie ***


FANTASIE


Quella mattina, Light entrò in sala monitor stringendo in una mano una fumante tazza di tè. Lì, ancora così presto, rannicchiato sulla sua solita poltrona, c’era soltanto Ryuzaki. Quell’eccentrico ragazzo dai capelli corvini, più o meno suo coetaneo, torturava il suo caffè gettandovi – una ad una – una gran quantità di zollette di zucchero.
Ormai era trascorsa quasi una settimana da quando Ryuizaki lo aveva costretto ad aiutarlo nelle indagini e a diventare un membro della Task Force speciale anti-Kira. Al figlio del sovrintendente era chiaro che, più che per le sue capacità deduttive, il detective più grande del mondo lo volesse sotto la stretta supervisione perché sospettava ancora fortemente di lui.
Sia chiaro, desiderando ardentemente seguire le orme paterne e diventare un poliziotto, Light si sentiva onorato di aver avuto la possibilità di conoscere e collaborare con il grande L. Ciononostante, non riusciva a mandare giù i sospetti che ancora pendevano su di lui.
“Buongiorno, Light!” salutò il detective con la sua voce piatta.
“Buongiorno!” rispose il ragazzo, prendendo posto sulla poltrona accanto a L.
Light aprì il suo portatile per cominciare l’ennesima giornata di lavoro. Con la coda dell’occhio, il ragazzo castano vedeva il suo compagno di lavoro più concentrato sulle stecche dei dango che prendeva dal carrellino, che sulla mole di dati a cui stavano lavorando.
‘Che tipo!’ pensò Light, fra sé.
Il ragazzo castano mandò giù un altro sorso di tè e si mise subito all’opera. Il suo compito era proprio quello di monitorare i decessi sospetti. Sprofondando nella poltrona, avvertì qualcosa di strano. Infilò una mano e tirò fuori un lembo di tessuto. Light sgranò gli occhi quando realizzò di cosa si trattasse.
“Ryuzaki, dì un po’ – apostrofò il suo compagno di squadra – questo cosa significa? Che intenzioni hai con Misa?”
L rimase impassibile come al solito.
“Francamente non so di cosa tu sia parlando, Light – rispose atono il detective – piuttosto, non dirmi che ti stai innamorando di lei?”
Light, visibilmente contrariato, fece sparire la giarrettiera prima dell’arrivo degli agenti, deponendola in un cassetto della scrivania.
“Non è questo il punto! – replicò il castano – non so bene cosa ti stia passando per la testa, ma ritengo probabile che in qualche modo tu ti stia prendendo gioco di lei”
L incurvò le labbra in un sorriso quasi impercettibile.
‘Credi che io mi stia prendendo gioco di lei, eh? – sogghignò tra sé il detective – Light Yagami, credo proprio che io e te siamo più simili di quanto credessi’
“Affatto!” rispose il detective.
“Non mentire – sbottò Light, alzando gli occhi al cielo – ti sei forse innamorato di lei? No, non credo! Ormai ti conosco bene”
“Già, mi conosci molto bene – rispose il detective – Come potrei innamorarmi di Misa? Lei è già così innamorata di te!”
“E sa bene di non essere ricambiata. Ma tu non farle del male, chiaro? – quella di Light fu quasi una mite supplica – non approfittarti di lei: ha già sofferto abbastanza!”
“Ha sofferto abbastanza perché già tu, in passato, ti sei servito di lei, no?” lo inchiodò con lo sguardo il ragazzo dai capelli corvini.
Light dovette incassare il colpo in silenzio.
“Si e me ne pento – ammise il ragazzo dagli occhi nocciola – quindi con lei sii leale, cerca di essere un uomo migliore di quanto lo sia stato io!”
L si chiese che fine avesse fatto quel ragazzo algido e controllato come lui, che aveva conosciuto qualche tempo prima dell’arresto. Il Light uscito dalle sue celle sembrava davvero tutt’altra persona rispetto allo studente che aveva incontrato all’Università di Tokyo.
Ormai il detective era sicuro che il primo Kira (Light Yagami) si fosse servito del secondo Kira (Misa Amane) per tentare di unire le forze e depistare le indagini. Avevano fallito nel tentativo di farlo, perché lui aveva giocato d’anticipo e, per qualche misterioso motivo, sia Light che Misa avevano dimenticato entrambi di essere Kira. Quello che gli mancava da ricostruire erano i dettagli: come uccidevano le loro vittime? Perché questa forma di amnesia? Perché il secondo Kira, a differenza del primo, era in grado di uccidere senza conoscere il nome delle sue vittime?
L aveva intenzione di cercare le risposte e porre fine al terrore di Kira che, in qualche modo, teneva sotto scacco la polizia di tutto il mondo.
“Sei molto saggio e premuroso, Light – disse poi L, sorseggiando dell’altro caffè melenso – ma va bene, ti do la mia parola che non farò del male a Misa, almeno non intenzionalmente”
Light era poco convinto. Tuttavia, non gli restava che sperare nel buonsenso del detective che, però, si era già dimostrato privo di scrupoli durante la lunga prigionia.
In quel momento entrarono il sovrintendente, Mogi, Aizawa accompagnati da Watari.
“Su, forza – disse Light, tornando a contrarsi sul suo computer – mettiamoci a lavoro, Ryuzaki”
“Giusto!” rispose il detective.
***
***
***
“Congratulazioni per la parte, Misa-Misa! – esultò Matsuda alla guida della sua auto – te lo dicevo che questo provino era soltanto una pura formalità!”
“Grazie, Matsui!” cinguettò Misa, soddisfatta.
“Bisogna festeggiare – propose il giovane manager – questo è un ingaggio molto importante!”
Misa questo lo sapeva benissimo. Sparire alla circolazione per un mese non fa certo bene alla carriera di una giovane idol sulla cresta dell’onda.
Matsuda parcheggiò l’auto in una delle vie principali di Shibuya e seguì Misa nelle sue boutique preferite. Stare dietro alla sua assistita – nonché sorvegliata – era una vera impresa. Soprattutto quando si trattava di fare shopping era veramente instancabile.
Dopo la bellezza di quattro interminabili ore, Matsuda, pieno di buste, entrò in un caffè insieme e Misa.
Lasciò cadere quelle buste colme di vestiti sotto al tavolo e, esausto, sprofondò sulla sedia.
“Certo che fare shopping è davvero stancante!” esclamò la ragazza bionda, cominciando a consultare il menù.
“G…già…” mormorò il povero poliziotto.
‘E pensa se avessi dovuto portare tu le buste’ piagnucolò lui tra sé.
“Prendo una coppa di fragole con panna!” disse Misa alla cameriera che era venuta a prendere le prenotazioni.
“Per me un gelato al pistacchio, grazie!” disse Matsuda.
Quando la donna bassa e castana si allontanò con le comande, Misa si risolve nuovamente al suo nuovo amico:
“Dì un po’ Matsuda, in questi giorni ti è capitato di vedere Light?”
“Light? Beh, si – rispose il poliziotto – mi capita di vederlo qualche volta di sera, quando ritorno degli studi. Perché me lo chiedi?”
Misa scrollò le spalle e si concentrò su quella delizia alle fragole che la cameriera le aveva appena portato. Light le mancava molto, tuttavia accanto al pensiero di lui – da qualche tempo – c’era anche quello di Ryuzaki. Lei non riusciva a togliersi dalla testa quel bacio inatteso che lui le aveva dato la prima volta, né tanto meno riusciva a capacitarsi della sua iniziativa, presa la sera prima. Lo aveva baciato senza un motivo preciso.
‘Mi starò forse invaghendo di Ryuzaki? – si domandò lei perplessa, eppure non rispecchiava affatto il suo tipo di ragazzo ideale – ma no, cosa vado a pensare? Per me esiste solo Light!’
“Oh, povera Misa-Misa – disse poi Matsuda, distogliendola dai suoi pensieri – deve mancarti molto Light! Vedrai, appena L… cioè Ryuzaki si convincerà della vostra innocenza potrete tornare alle vostre vite e sistemare tutto!”
La modella stinse i pugni sul tavolo e annuì convinta. Si, una volta tornata alla sua vita di sempre, si sarebbe impegnata ancora di più a riconquistare Light.
***
***
***
“Light!!!” urlò la bionda entrando di corse nella sala monitor.
Misa aveva piantato il povero Matsuda in ascensore con tutte le sue buste ed era scesa al primo piano. Fortuna volle che quel pomeriggio il signor Aizawa fosse stato mandato in Questura.
“Misa che ci fai qui? – la redarguì il ragazzo castano – sai benissimo che non ti è permesso venire qui dentro!”
“Volevo solo salutarti!” rispose la bionda, con un sorriso furbetto, andando a sedersi sulle gambe di Light.
L continuò impassibile a lavorare al suo computer e lo stesso cercarono di fare Mogi e il sovrintendente Yagami, seduti alle loro scrivanie.
“Lo sai che non è possibile! – tentò di dire Light, imbarazzato per tutte quelle libertà che si prendeva quella ragazza – su, fila si sopra!”
“Ma Ryuzaki mi permette di stare qui – ammiccò la modella, lanciando un’occhiata all’amico seduto lì accanto – perché non posso starci anche quando ci sei tu?”
“Già, Ryuzaki te lo permette, eh? – osservò Light, alzando gli occhi al cielo – beh, adesso non puoi rimanere. Stiamo lavorando!”
Con tatto, Light convinse Misa ad alzarsi.
“Tra l’altro, a breve dovrebbe rientrare il signor Aizawa!” l’avvertì L, visibilmente divertito.
“Quell’antipatico!” protestò furiosa Misa, mostrando la linguaccia.
Prima che la modella potesse andar via, Light tutto imbarazzato l’apostrofò:
“Ah, aspetta!”
“Mhm?” mormorò Misa.
Il ragazzo castano aprì il cassetto sotto la scrivania ed estrasse quell’indumento che aveva ritrovato quella mattina tra i cuscini della sua poltrona.
“Credo che questo ti appartenga!” disse Light, diventando rosso in volto e porgendole con distacco la giarrettiera.
Il sovrintendente e Mogi sgranarono gli occhi. Il poliziotto più alto e robusto tossì, fortemente imbarazzato. Il sovrintendente, chiaramente a disagio, si sistemò gli occhiali sul naso con fare riprovevole.
“Oh, credo di averla persa ieri notte – cinguettò Misa, osservando speranzosa la reazione del suo Light – non ho proprio idea di come possa esser finita lì! Non pensare male, Light!”
“Io non penso proprio niente – protestò imbarazzato il ragazzo dagli occhi nocciola – cerca solo di non combinare casini. Ti ricorso che questo è il quartier generale della squadra anti-Kira!”
“E va bene, va bene!” piagnucolò lei, uscendo tutta sconsolata dalla sala di controllo.
Il suo piano infantile non aveva sortito gli effetti sperata. Light l’aveva sgridata e non sembrava affatto essersi ingelosito. Nella sua testa Misa aveva fantasticato a lungo su un Light che, assalito da una folle gelosia nel rinvenire la giarrettiera, si fosse scagliato contro Ryuzaki, afferrandolo per il colletto della maglia bianca e inchiodandolo furentemente.
*
“Ryuzaki, cosa hai combinato con Misa questa notte, eh?”
“Light, non ho fatto proprio nulla con Misa!”
“Sii uomo e ammettilo! Non osare portarmela via, lei è solo mia!”
“Light, tu non la meriti. Non ami Misa e non la rispetti come merita! Io le darò tutta la felicità che tu non sei stato in grado di darle!”
*
Nell’ascensore, Misa avvampò ripercorrendo tutte le fantasticherie che si era creata nella sua immaginazione. Però, chissà perché alla fine della fantasia era più Ryuzaki chi dimostrava di tenerci a lei, che non Light?
***
***
***
CIAO A TUTTI!!
RIECCO UN NUOVO CAPITOLO DI QUESTA NUOVA FF. PER ME E’ DIFFICILE LAVORARE PARALLELAMENTE A DUE STORIE, SOPRATTUTTO IN ESTATE :’D
VI RINGRAZIO DI SEGUIRE QUESTA STORIA CHE PER ME E’ PIU’ CHE ALTRO UN ESPERIEMNTO, ANCHE SE PIANO PIANO MI STO AFFENZIONANDO ALLA MIA MISA. ANCHE SE RIMANE UN PO’ “OCA” – COME DIREBBE MELLO – COME SI FA A NON SIMPATIZZARE PER LEI, QUANDO E’ RAGGIARITA INCONSAPEVOLMENTE DA ENTRAMBI I RAGAZZI AI QUALI SI E’ MALAUGURATAMENTE AFFEZIONATA?
SPERO DI RIUSCIRE AD AGGIORNARE A BREVE,
A PRESTO!!
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Capitolo 16
*** Trust the Law, Misa! ***


TRUST THE LAW, MISA!


Quella sera il detective se ne stava rannicchiato alla scrivania, nella sala monitor, a osservare i suoi prigionieri. Beh, tecnicamente Light e Misa erano stati liberati dalle loro celle, ma sostanzialmente erano tenuti costantemente sotto controllo dall’occhio vigile delle telecamere di L.
Il detective mandava giù un sorso di caffè dopo l’altro e, di tanto in tanto, lanciava uno sguardo ai vari monitor: Light era disteso sul letto e leggeva un libro, Misa se ne stava accoccolata a un cuscino sul divano del soggiorno e guardava la TV.
In quel momento entrò in sala monitor Watari, spingendo un carrellino con sopra una guantiera d’argento, fino ad accostarlo vicino alla poltrona su cui era raggomitolato il detective.
L’uomo anziano sollevò il coperchio argenteo, scoprendo il contenuto della guantiera: una torta con ripieno di crema chantilly, guarnita in superficie con panna montata e fragole.
“Ho pensato che potessi avere fame!” scandì premurosamente il tutore.
“Grazie, Watari!” rispose il ragazzo dai capelli corvini.
Già da qualche giorno, l’uomo aveva notare che nel suo protetto c’era qualcosa di strano. Sembrava particolarmente apatico, ma il fatto che continuasse a mantenere un sano appetito lo rassicurò molto.
“La signorina Amane continua a chiedere un appuntamento con Light Yagami!” informò placidamente Watari.
L ritagliò una generosa fetta di torta e la ripose nel suo piattino.
“Immagino!” disse poi, cominciando ad assaggiare quello che era il suo dolce preferito.
“Suppongo che respingerai la richiesta!” concluse l’uomo dai capelli candidi.
“E perché mai dovrei?” replicò L, suscitando stupore nel suo tutore.
L’esuberante ragazza bionda aveva portato allegria, ma anche scompiglio all’interno del Quartier generale. La reazione brusca di Aizawa aveva fatto supporre a Watari che L avrebbe optato per un approccio più severo e meno permissivo nei confronti dei due giovani ospiti.
“Ma Ryuzaki…”
L distolse lo sguardo dai monitor e reclinò il capo per guardare con i suoi occhi scuri l’uomo che gli era di fianco.
“Secondo i miei ragionamenti Light Yagami è stato il primo Kira e Misa Amane il secondo – spiegò placidamente il detective – tuttavia, allo stato attuale le indagini sono a un punto morto e tutto ciò che è accaduto fino ad adesso mi porta a pensare che entrambi abbiano dimenticato di essere Kira. Lasciamo pure che interagiscano fra loro, sotto la nostra supervisione. Prima o poi, le acque si smuoveranno e sarà allora che li coglierò con le mani nel sacco!”
L’anziano si sistemò gli occhiali sul naso. Non proferì parola ma la verità era che, da quando L aveva accettato di occuparsi di quel caso, Watari era preoccupato per il suo ragazzo. Per la prima volta il giovane detective si era esposto troppo, uscendo allo scoperto e mettendo a repentaglio la sua vita.
In quel momento i due, videro sullo schermo Misa lasciare il proprio appartamento.
“Le recupero e la riporto nella sua stanza?” domandò l’anziano.
“No, non sarà necessario!” rispose piattamente L, ormai abituato alle visite notturne della sua nuova amica.
“Come desideri!”
L’uomo si voltò e increspò le labbra in sorriso compiaciuto, prima di dileguarsi oltre le porte automatiche.
Quando la ragazza entrò nella sala monitor, il detective era preparato ancora una volta all’arrivo dell’uragano Misa. Tuttavia, quella sera la bionda sembrava particolarmente calma, priva della solita esuberanza che aveva portato tanto scompiglio al Quartier generale.
Quando lei si avvicinò, il detective si accorse immediatamente del suo umore. Per L, Misa era ormai un libro aperto. Riusciva a captare tutte le emozioni che le ribollivano appena sotto la superficie della pelle.
“Cosa c’è, Misa? – domandò L – per caso non ti piace il tuo appartamento? Se vuoi posso chiedere a Watari di cambiare tappezziere!”
“No, mi piace molto – replicò lei, perplessa – Ryuzaki, come mai me lo chiedi?”
Il detective la guardò di sottecchi. Quella sera non sembrava affatto lei.
“Beh, ho pensato ci fosse qualcosa che non andasse nel tuo appartamento dato ogni sera vieni sempre qui, anche se non c’è Light” osservò il ragazzo dai capelli corvini, sorseggiando dell’altro caffè.
Già, Light…
Misa si sentiva profondamente avvilita per i risultati pressoché nulli ottenuti con lui. Lei le aveva provate davvero tutte, ma niente aveva prodotto gli effetti sperati. Tuttavia, l’unica cosa che sembrava recarle conforto erano le chiacchierate notturne con Ryuzaki. Quel ragazzo rachitico estremamente intelligente e con il suo strano umorismo – talvolta anche cinico – riusciva a farla stare bene.
“Non dirmi che adesso vuoi mandarmi via anche tu!” piagnucolò lei, esasperata.
“No, affatto!” le rispose lui, sincero.
Lei gli rivolse un sorriso pieno di gratitudine. Poi, prese la fragola che guarniva la fetta di torta nel piattino e la gustò golosamente, lasciandosi scappare un mugolio soddisfatto.
“Deliziosa!” squittì lei.
Geloso dei suoi dolci, il detective attese un moto di irritazione, che però non arrivò. Di solito mal tollerava che gli si venissero sottratte le sue leccornie.
“Ryuzaki, non vedo loro che catturiate Kira! – esclamò poi lei, scrutando con curiosità tutti quei dati e quelle tabelle di cui non poteva capire alcunché – siete vicini alla soluzione del caso?”
“Curioso che sia proprio il secondo Kira a pormi una domanda del genere!” rispose il detective, con tono provocatorio.
Misa alzò gli occhi al cielo, indispettita.
“Ryuzaki, ancora con questa storia? – replicò lei – è vero che ammiro molto Kira e che, se avessi i suoi poteri, probabilmente li userei per rendere il mondo un posto migliore ma, Ryuzaki, io non sono Kira!”
L le credeva o meglio sapeva che Misa era convinta di dire la verità.
“Il fatto che tu dica che useresti i poteri di Kira per uccidere, mi porta inevitabilmente a pensare che tu lo sia – le fece notare il detective dai capelli corvini – è talmente evidente che mi riesce difficile crederlo!”
“Ma insomma! – protestò lei, per poi mitigare il suo tono di voce – Ryuzaki, sei incredibilmente intelligente, ma credo che tu non ti renda conto di molte cose. Non è tutto bianco o tutto nero, al mondo non esistono solo cose riprovevoli o irriprovevoli, ci sono delle ingiustizie…terribili ingiustizie. Un anno fa i miei genitori sono morti, uccisi orribilmente da un ladro entrato in casa nostra. Io ho visto ho visto in faccia quell’uomo, ma la mia testimonianza non bastò e i giudici lo assolsero. Devo solo ringraziare Kira se la mia famiglia ha ottenuto giustizia! Non la polizia, non i giudici, a fare giustizia ci ha pensato Kira! Per questo venero Kira e sono dalla sua parte!”
Misa era semplicemente esplosa, con quella pioggia di concitate parole. Non aveva idea del perché avesse aperto il cuore proprio a Ryuzaki, con la sua storia e tutto il dolore che, inevitabilmente, scaturivano da quei ricordi. L si soffermò per un attimo su quella ragazza che lo guardava severamente con occhi lucidi. Prima dell’arresto, il detective si era informato molto su Misa ed era al corrente di quello che era accaduto ai suoi congiunti. Lui non era certo il tipo da lasciarsi intenerire da quegli occhioni nocciola, tuttavia, era in grado di comprendere il suo dolore.
“Misa, ti sbagli, mi rendo conto che quello che è capitato alla tua famiglia sia stato terribile. Ma a prescindere da Kira, le ingiustizie ci sono sempre state e continueranno a succedere – replicò placidamente il detective, sorseggiando dell’altro caffè – mi spieghi come può una persona in carne e ossa, assolutamente passibile di errore, giudicare e uccidere un’altra? Come puoi credere che Kira rappresenti la giustizia? Un individuo che si è imbattuto in un simile potere omicida, arrogandosi il diritto di giudicare gli altri come se fosse un dio, non può che essere un megalomane infantile, totalmente pieno di sé. Ascoltami bene, Misa, c’è qualcosa al di sopra dell’uomo in grado di garantire un margine di equità: questo qualcosa è la legge. Non sarà perfetta, ma è quanto di più vicino abbiamo alla giustizia. Appellati alla legge, Misa. Può averti deluso in passato, ma ti prometto che ti salverà in futuro”
Le sue ultime parole suonarono alla bionda come un caloroso invito. Misa poteva specchiarsi in quelle profonde pozze scure, dalle iridi argentee. Per uno strano attimo, non riuscì a capire se Ryuzaki la stesse invitando ad affidarsi alla legge o a lui stesso. Si lasciò travolgere dall’effetto di quelle parole e si avventò su quelle labbra sottili. Catturò quel suo viso diafano tra le mani e lo baciò lungamente.
Il detective rispose al bacio con veemenza, sentendo un fremito scorrere dentro di sé.
Così come aveva portato scompiglio nel Quartier generale, Misa era riuscita a scombussolare anche il grande L.
“Light non è qui…” le ricordò lui, chiedendosi il perché di quel bacio.
“Lo so…” ammise lei, chiedendosi se al suo amico fosse dispiaciuto.
Tuttavia, Misa non scorse traccia di disappunto su quel viso marcato da profonde occhiaie. Con le nocche gli attraversò le guance ceree in una tenera carezza, ottenendo in cambio un brivido di piacere.
Quindi, lo baciò ancora una volta.
“Ryuzaki…facciamolo…. – sussurrò lei – ti va?”
Vedendolo deglutire, Misa si alzò dalla sedia e si liberò del corpetto nero, mostrando il reggiseno in pizzo dello stesso colore rimasto a coprirle il seno.
L avvertì una violenta eccitazione premere contro la patta dei suoi jeans. Con un ultimo brandello di razionalità rimastagli, si domandò quanto fosse giusto lasciarsi andare, ma questo pensiero svanì completamente quando Misa si sedette sulla scrivania davanti a lui.
Lui si alzò e tolse la maglietta bianca, che la ragazza gli aveva visto sempre indossare, mostrando una muscolatura che lei proprio non si aspettava. Misa accarezzò quei pettorali alabastrini e poi gli slacciò la cintura, facendogli scivolare a terra i jeans sbiaditi.
Per L quella situazione era completamente nuova. Aveva voglia ma, allo stesso tempo, una gran paura di toccarla.
La bionda allargò le gambe per rendersi più accessibile a lui e il detective fece scivolare le mani nel suo interno coscia, per poi sfilarle le mutandine.
Il sorriso di Misa gli rivelò che era soddisfatta, quindi procedette e uscì anche lui dalla biancheria intima.
Lei gli sorrise di cuore. Fu una gran sorpresa scoprirlo timido nell’intimità, forse anche un po’ impacciato. Si era sempre immaginata un Ryuzaki rude e dominante, proprio come il detective che impartiva ordini a chiunque, dentro e fuori il Quartier generale.
“Così…” sussurrò lei, mostrandogli i punti per lei nevralgici.
Il detective assecondò i movimenti, sentendosi particolarmente goffo. Qualche mugolio di piacere di Misa persuase L che forse non doveva essere poi un così gran disastro...
Misa lo abbracciò e lasciò che il suo corpo aderisse perfettamente a quello caldo del detective. Quando L entrò dentro di lei, Misa gemette e intrecciò le dita in quei capelli corvini così selvaggi e disordinati.
Le mani di L vagavano caute lungo il corpo di lei. Cercava di razionalizzare ogni movimento, trovando incredibile che gli risultasse più semplice utilizzare un catalizzatore di nanoparticelle, piuttosto che fare l’amore con una donna. Lei però gli piaceva, eccitava la sua mente e la sua carne più di quanto avesse mai ritenuto possibile.
“Ryuzaki…” mormorò lei, aggrappandosi a lui e invocando quello che credeva fosse il suo nome.
In quel momento nella sua testa c’era soltanto lui. Non riusciva a capire se ciò che la attraesse maggiormente di quel ragazzo fosse il suo sguardo intenso, la sua capigliatura indomabile o la sua testa capace dei più brillanti e arguti ragionamenti e anche – come aveva appena scoperto – di grande umanità.
L non volle pensare alle conseguenze di quell’atto, così puro e istintuale: ci sarebbe stato tempo per i pensamenti e i ripensamenti. In quel momento desiderava soltanto godersi quel momento.
Come se una confusa nebbia gli avesse ottenebrato completamente la mente, L si lasciò andare a un’aspirale vorticante di puro piacere.
***
***
***
CIAO,
ERA DA PARECCHIO CHE NON AGGIORNAVO QUESTA FAN FICTION. VI SARESTE ASPETTATI UN RISVOLTO DEL GENERE?
ERA DA PARECCHIO CHE RYUZAKI HA COMINCIATO AD OCCUPARE UN POSTO IMPORTANTE NELLA VITA DI MISA. LEI E’ ATTRATTA SOPRATTUTTO DALLA SUA INTELLIGENZA, MA IN QUESTO CAPITOLO SI CAPISCE CHIARAMENTE CHE NON E’ SOLO UNA QUESTIONE MENTALE, C’E’ ANCHE UNA CERTA CHIMICA.
L SI MANIENTE MOLTO PIU’ IC. SEMPRE LUCIDO E RAZIONE, MA FINO A UN CERTO PUNTO… :’D
IL TITOLO GIOCA AMBIGUAMENTE CON LA PAROLA LAW (LEGGE, IN INGLESE) E LAWLIET (IL VERO NOME DI L). ANCHE CIO' CHE DICE RYUZAKI SUONA A MISA MOLTO AMBIGUO, PUR NON CONOSCENDONE IL VERO NOME.
SPERO DI AGGIORNARE PROSSIMAMENTE,
A PRESTOOO,
JAPAN_LOVER < 3

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Capitolo 17
*** Silenzio stampa ***


SILENZIO STAMPA


Erano trascorsi diversi giorni da quella strana notte e, da allora, Misa non era più tornata nella sala monitor, dal suo amico Ryuzaki.
L rifiutò di ammettere con sé stesso che un po’ gli mancavano quelle visite notturne. Del resto, era sempre stato un tipo solitario e così sarebbe continuato ad essere.
Il detective sentiva cedere le gambe ogni qual volta ritornava con la mente a quella notte. Tutto era avvenuto così in fretta e spontaneamente, tanto che era riuscito a razionalizzare quel che era successo solo al mattino seguente. Una calda e strana sensazione gli opprimeva il basso ventre, quando tutto gli riaffiorava alla mente.
L non poteva credere Misa fosse stata in grado di spingerlo fino a quel punto, oltre quel limite che mai si immaginato di poter attraversare. Misa gli aveva fatto scoprire un mondo tutto nuovo e per lui ancora inesplorato: il corpo femminile. E lo aveva trovato ancora più caldo, eccitante ed attraente di quanto si sarebbe aspettato.
Quella biondina esuberante, tanto bella quanto ingenua! Sin dal principio si era presa una certa confidenza, mentre in realtà lui le aveva dato corda semplicemente perché gli andava, perché gli piaceva giocare al gatto col topo, prima di mangiarlo. L era fatto così, per quanto provasse simpatia nei suoi riguardi, non riusciva a sentirsi in colpa di aver approfittato di lei fino a quel punto. Al 100% lei era il secondo Kira, praticamente una condannata alla forca, ma il detective non riusciva a pentirsi in alcun modo di quella notte.

Una mattina, Light era nella sala monitor davanti al computer. Anche suo padre e i suoi colleghi erano completamente immersi nel lavoro. Tutti erano al loro posto, tutti sembravano indaffarati, tutti tranne Ryuzaki.
Di tanto in tanto, L mandava giù un macarons e, accovacciato sulla sua poltrona girevole, a gioco, roteava su stesso. Quell’eccentrico detective dall’aria perennemente stanca sembrava vagare nel suo mondo.
A Light infastidiva un po’ questo nuovo atteggiamento del detective. Ryuzaki aveva dato prova di voler catturare Kira a ogni costo e non si era fatto scrupoli a rinchiudere lui e Misa in una cella fino allo sfinimento. Come mai, proprio in quel momento che c’era da rimboccarsi le maniche, si mostrava così distratto e passivo?
“Ryuzaki, siamo in questo nuovo quartier generale super attrezzato – lo apostrofò il ragazzo castano, non riuscendo a trattenersi – ma sbaglio o mi pare di capire che non hai molta voglia di lavorare?”
Distrattamente, il detective dai capelli corvini lanciò un’occhiata di sbieco a Light.
“Voglia di lavorare, hai detto? In effetti non ne ho. A dire il vero sono depresso!” ammise L, leccando un macarons verde.
Quel giorno, Ryuzaki sembrava particolarmente apatico.
Light sgranò gli occhi, visibilmente perplesso:
“Depresso?”
“Vedi, ho sempre pensato che tu e Misa foste Kira – rispose atono il detective – ma ora che la mia pista è andata in fumo, mi sento piuttosto depresso!”
Light non sapeva se credere completamente alle parole del detective. Che fosse tutta una messinscena per fargli abbassare la guardia o sotto c’era dell’altro? Questo non poteva saperlo, ma senz’altro c’era qualcosa di strano nell’aria.
Inoltre, l’intuito gli suggeriva che, nonostante le indagini davano prova della sua innocenza, i sospetti di Ryuzaki su lui e Misa non si erano mai dileguati del tutto.
Sempre molto controllato, il figlio del sovrintendente inspirò profondamente e incrociò le braccia.
“Certo che sei davvero egoista, Ryuzaki!” sentenziò il ragazzo castano, con tono severo.
“Egoista io?” fece eco il detective, colpito.
“Sei tu che hai richiuso me e Misa in una cella e adesso ti arrendi così? – replicò Light, invitandolo a dare un’occhiata sul monitor del suo computer – su, guarda un pò qui!”
Il castano gli mostrò sullo schermo il frutto delle sue ricerche.
Incredulo, L sbarrò gli occhi quando vide quanto riportato su quei grafici.
“Non ti sembra un po’ strano? – spiegò Light – queste tre persone rivestivano cariche importanti in prestigiose aziende giapponesi, e sono morte di arresto cardiaco. Come risultato, le azioni della Yostuba sono andate migliorando poco per volta. In pratica, si è trattato di morti che hanno portato vantaggi alla Yosuba. Ha fatto delle ricerche ed è saltato fuori che nelle ultime settimane sono state 13 le morti sospette. Ryuaki, tu cosa ne pensi? Secondo me, c’è la seria possibilità che Kira sostenga il gruppo Yostuba!”
La luce iridescente del monitor si infrangeva sul viso pallido di Ryuzaki, illuminandolo di un colore innaturale. Il detective rachitico cominciò a chiedersi se non avesse sottovalutato troppo le capacità del suo principale sospettato.
“Già, ma se così fosse, questo significherebbe che il vero obiettivo di questo Kira non è punire i criminali!” osservò L, premendosi l’indice sulle labbra sottili.
Light incurvò le labbra in un sorriso soddisfatto: era orgoglioso di essere riuscito a stupire persino il grande L.
“Si, può darsi che finora abbia usato gli omicidi dei criminali come copertura per nascondere le morti degli avversari della Yostuba – convenne Light, orgoglioso – allora? Ti è tornata un po’ di voglia di lavorare?”
Ryuzaki lanciò una placida occhiata al ragazzo sedutogli accanto e rammentò a sé stesso che doveva tenere gli occhi bene aperti: Light aveva un intuito e delle capacità di ragionamento fuori dal normale.

Alla luce delle nuove rivelazioni, la squadra investigativa si era concentrata sul gruppo industriale Yostuba. Quindi, anche L aveva ritrovato il giusto stimolo e si era rimesso al lavoro.
Il detective lavorava sodo e, di tanto in tanto, lanciava uno sguardo al monitor che trasmetteva le immagini in tempo reale dall’appartamento di Misa. Il più delle volte, la ragazza se ne stava sul divano a guardare la TV o a spennellare accuratamente dello smalto rosso sulle unghie.
Ormai era una settimana che la bionda non si faceva vedere. La ragazza non faceva più storie con Matsuda, per poter accedere in sala monitor. Al contrario, ogni giorno, di ritorno da lavoro prendeva l’ascensore e filava dritta nel suo appartamento. Il detective intuì subito che le motivazioni di quell’insolita buona condotta erano dovute ai sensi di colpa di Misa nei confronti di Light.
Deve essersi lasciata sopraffare dai sensi di colpa… non c’è alcun dubbio! pensò il detective, mordicchiandosi nervosamente il pollice.
Il sovrintendente Yagami giunse alle sue spalle, cogliendolo di sorpresa e interrompendo il filo dei suoi pensieri. Il poliziotto parò davanti ai suoi occhi un registro e si schiarì la voce con un colpo di tosse.
“Ryuzaki, ho fatto delle ricerche – disse il poliziotto – secondo questi dati, i delitti che spianano la strada al gruppo Yotsuba avvengono nei finesettimana. Inizialmente le date dei decessi erano casuali, ma poco alla volta si sono concentrate fra venerdì sera e domenica pomeriggio.”
“Però… – esclamò Matsuda, pieno di entusiasmo – ottima osservazione sovrintendente!”
L e Light diedero un’occhiata a quelle tabelle e rimasero colpiti da quella scoperta.
“Questo si che è un ottimo indizio – si congratulò Light, orgoglioso di suo padre – bravo, papà!”
Il sovrintendente fu grato di quel complimento, tuttavia l’alto ufficiale di polizia era un uomo tutto d’un pezzo, quindi replicò severamente:
“Ma certo Light, non mi lascerò superare da te e da Ryuzaki tanto facilmente. Non voglio mica diventare un peso per voi!”
“Un peso?” fece eco Matsuda, perplesso.
In quel momento, qualcosa cominciò ad azionarsi nel cervelletto del giovane poliziotto.
“Bene! – esclamò placidamente L – non sappiamo se Kira faccia parte della Yostuba o se si stia servendo di quella gente, ma a questo punto indagheremo a fondo sul gruppo, dando per scontato che sia tutta opera di Kira. Rivolteremo la Yostuba come un guanto!”
Tutti i membri del Quartier generale annuirono con decisione e ripresero ciascuno le proprie mansioni, tutti tranne Matsuda. L’impacciato poliziotto si sentì improvvisamente inutile, realizzando che il suo unico incarico affidatogli da Ryuzaki consisteva nel tenere d’occhio Misa fuori del Quartier generale. Quindi, facendo appello a tutto il suo coraggio, Matsuda si alzò dalla sedia e si rivolse al detective:
“Scusami, Ryuzaki, non c’è qualcosa che potrei fare anch’io oltre a impersonare il manager di Misa-Misa?”
Il detective roteò gli occhi verso Matsuda.
“Davvero? Vuole rendersi utile?” lo incalzò L.
“Si!” affermò Matsuda, con decisione.
“Allora mi versi dell’altro caffè – rispose L, con una naturalezza che disarmò il povero poliziotto – dopo di che ne versi una tazza anche ai nostri ospiti!”
Matsuda e tutti gli altri seguirono con lo sguardo il punto indicato dal detective in fondo alla stanza.
Tutti rimasero sgomenti nel vedere due individui alzarsi dal divano, in fondo alla sala.
“E quelli chi sono? E quando sono entrati?” sussultò Aizawa, visibilmente sorpreso.
Un uomo alto e biondo si avvicinò, seguito da una donna bionda e piuttosto bassa.
“Salve, io sono Aiber – si presentò lui, con un sorriso affabile – sono un truffatore!”
“Io invece sono Wedy – si presentò lei – sono una ladra professionista!”
Il sovrintendente aggrottò la fronte, incredulo. Un uomo morigerato come lui, dovette trovarsi profondamente in imbarazzo davanti a simili criminali.
“Un truffatore…e una ladra?” Mormorò Mogi, condividendo lo stupore del suo superiore.
Ryuzaki saltò già dalla sua poltrone e, con orgoglio, presentò i nuovi membri della squadra:
“Proprio così. Aiber è un truffatore con competenze indispensabili nei rapporti interpersonali, che gli permettono di entrare in confidenza con i suoi bersagli. Lo useremo come infiltrato. Wedy è una ladra capace di aprire qualsiasi serratura o cassaforte, nonché sistemi di sicurezza, ne è una prova il fatto che sia introdotta qui, senza che noi ce ne accorgessimo”
“Vorresti che collaborassimo con dei criminali?” sussultò il sovrintendente.
“Sono dei criminali, ma diversi da quelli che vengono portati allo scoperto e giustiziati da Kira – osservò L – piuttosto, pensate a loro come a dei professionisti della malavita!”
Light trattenne a sento una risata.
Conoscendo suo padre, poteva ben immaginare il suo imbarazzo. Ma L aveva ragione e, in ogni caso, era lui a capo delle indagini. Le decisioni – ortodosse o meno che fossero – le prendeva lui.
“In effetti Ryuzaki ha ragione – intervenne il castano, con fare propositivo – se vogliamo indagare sulla Yostuba, abbiamo anche bisogno di gente come loro. Quindi, uniamo le forze e diamoci da fare!”
“D’accordo!” rispose arrendevolmente il sovrintendente.
***
***
***
CIAO A TUTTI,
COME VEDETE, NON HO DIMENTICATO DI AVERE IN CORSO QUESTA FANFICTION.
IN QUESTO CAPITOLO MISA E’ IN “SILENZIO STAMPA”. L HA IPOTIZZATO CHE MISA SIA SPARITA PER NON FARSI VEDERE DA LIGHT, IL QUALE – INTELLIGENTE COM’E’ – NON CI METTEREBBE’ MOLTO PER SCOPRIRE LA TRESCA CLANDESTINA.
SPERO CHE VI SIA PIACIUTO QUESTO CAPITOLO. INTANTO, HO COMINCIATO UN’ALTRA FF QUESTA VOLTA NELLA SEZIONE “DETECTIVE CONAN” (PUBBLICITA’ TIME :’D), SE VI VA DATEGLI UN’OCCHIATA. NEL FRATTEMPO, PROMETTO DI NON IMPIEGARE TROPPISSIMO TEMPO PER LA PUBBLICAZIONE DI UN PROSSIMO CAPITOLO DI “THE LIAR GAME”. SIETE IN TANTI A SEGUIRLA…PROPRIO NON ME LO ASPETTAVO, QUINDI GRAZIE DI CUORE A TUTTI! < 3
BUONA LETTURA E A PRESTO,
JAPAN_ LOVER < 3

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Capitolo 18
*** Al freddo e tutta sola... ***


AL FREDDO E TUTTA SOLA...


“Ti amo tanto…perciò ti scongiuro, non dirmi che te ne andrai. Resta sempre accanto a me!”
“…”

“NO, NO, NO! Così non ci siamo! – gridò il regista adirato, dal suo megafono – Misa, dovresti avvicinarti di più a Ryuga! Diamine, non è un appestato! A questo punto devi essere tu a baciarlo! Perché te ne stai imbambolata? Oggi sei troppo distratta!”
Misa era sul set. Indossava un lungo abito rosa antico molto avvitato e stava girando la scena clou del suo prossimo film. Il problema non era tanto girare la scena d’amore, quanto i ricordi che quel bacio avrebbe potuto rievocare.
Semplicemente aveva paura, per cui la bionda aveva esitato troppo nel baciare il suo collega, scatenando l’ira impetuosa del regista.
“Scusi tanto, signor regista!” supplicò la bionda, accarezzandosi la nuca.
“Se continui così non riusciremo mai a finire le riprese – borbotto spazientito il regista, lanciando poi un’occhiata all’orologio – e va bene. Per oggi possiamo andare, ma domani vi voglio tutti più concentrati, d’accordo?”
Il cielo cominciava a tinteggiarsi dei colori della sera. Faceva piuttosto freddo e, mentre la troup andava sciogliendosi a poco a poco, Misa era alla ricerca del suo manager.
“Matsui…. Matstui! – lo chiamava, girando e in lungo e in largo per il set, adibito in un piccolo parco nel cuore di Shibuya – Matsui, dove ti sei cacciato?”
Misa tremava convulsamente e guardava insistentemente l’orologio che segnava ormai le 6 PM. Si stringeva nella giacca offertale gentilmente dal tecnico ai suoni, cercando si placare i brividi di freddo che la scuotevano tutta. Quello sciocco di Matsuda aveva deciso di sparire e piantarla lì, proprio in una sera gelida come quella.
Se solo avessi il suo numero… – si trovò a pensare mestamente – lui non mi abbandonerebbe mai così… al freddo e tutta sola…
Misa serrò i pugni e scacciò quel pensiero della mente, vergognandosi profondamente.
Ormai non c’era giorno che non le tornasse in mente quella notte.
Ryuzaki e le sue parole dure e risolute contro Kira….
Ryuzaki e le sue mani grandi che vagavano timide e calde sul suo corpo…
Ryuzaki e la disarmante tenerezza di quel momento…
No, non devo più pensare a Ryuzaki – si redarguì severa – io amo Light, per me esiste solo lui. Punto.
Si portò una ciocca bionda dietro all’orecchio e si diede della stupida nel rimanere ancorata al pensiero di un ragazzo che probabilmente non l’avrebbe mai amata.

L aveva radunato attorno a sé tutti i membri del quartier generale per fare il punto della situazione e spiegare nel dettaglio il piano che aveva elaborato.
“Sono molte le probabilità che ci sia un collegamento tra Kira e il gruppo Yotsuba – disse a conclusione L – dobbiamo quindi indagare sull’azienda e chiarire chi e quanti di loro hanno il potere”.
“Se si tratta solo di avvicinarlo lasciate pure fare me” disse risoluto Aiber.
“Mentre io e Watari non dobbiamo fare altro che eludere il sistema di sicurezza e le telecamere di sorveglianza della sede di Tokyo della Yostuba, dico bene?” chiese conferma Wedy, incrociando le braccia al petto.
“Giusto – rispose L, rannicchiato sulla sua sedia e poi si raccomandò: – ricordativi che alla Yotsuba non devono accorgersi che stiamo investigando sul loro conto. Nell’esatto istante in cui verremo scoperti, non potremo più catturare Kira. Mi raccomando, non siate impazienti o frettolosi e non prendete iniziative personali”.
In quell’esatto momento squillò il telefono di L. Colto da un brutto presentimento, il detective estrasse il cellulare dalla tasca dei pantaloni e rispose:
“Che c’è, Watari?”
“Ryuzaki, Matzuda mi ha appena inviato un segnale di emergenza con la cintura”
L corrugò la fronte.
“Da dove lo ha inviato?” chiese il detective, pur intuendone già la risposta.
“Pare proprio che provenga dall’interno della sede centrale della Yotsuba”.
Il detective, spazientito, alzò gli occhi al cielo e ruotò la sedia girevole verso il computer e i monitor:
“Dimenticate quanto ho appena detto. Proverò a ideare una nuova strategia – disse tra i denti – quell’idiota di Maztuda!”
Che nervi. Quello sciocco poliziotto aveva proprio esagerato questa volta! L sapeva che probabilmente si era preso la libertà di introdursi nell’azienda, uscendo fuori dall’unico incarico che gli aveva assegnato: fare da manager a Misa, così da tenere sotto controllo quello che un tempo era stato per certo il secondo Kira.
A grandi linee, Light aveva captato ciò che aveva detto Watari dall’altra parte del telefono.
“L, cos’è successo a Matzuda?” domando il ragazzo castano, con apprensione.
Il detective dai capelli corvini non rispose, limitandosi a lanciargli un’occhiata seccata. Poi, prese il telefono in mano e digitò il numero di Matzuda, il cellulare squillò diverse volte prima che il detective ricevesse risposta.
“S…si, pronto?” rispose il manager.
“Ehilà, Matsui! – rispose L – sono io, Asahi! Quanto tempo!”
Il poliziotto si sentì riavere quando udì la voce di Ryuzaki. In quel momento si trovava in una saletta un po’ appartata della Yotsuba. Quando era stato beccato ad origliare davanti alla sala riunioni si era presentato agli otto uomini riuniti attorno al tavolo in qualità di manager di Misa Amane asserendo di voler proporre la ragazza come testimonial per la loro azienda. Adesso, però, due ceffi lo avevano portato in quella saletta, ma era pienamente consapevole che nella sala riunione gli altri stavano decidendo del suo destino.
“Oh! Asahi – rispose il manager, accarezzandosi nervosamente la nuca – è una vita che non ci sentiamo!”
“Non mi sembra che tu sia fuori – continuò L sperando che il poliziotto poco sveglio afferrasse al volo le sue frasi criptate – sei già tornato a casa?”
“Si…” rispose Matzuda.
“E sei solo o con altra gente?” fece L, chiedendogli se Misa si trovasse con lui.
“Si, sono da solo – confermò Matzuda – che c’è?”
Allora Ryuzaki allontanò il capo dal telefono e, bisbigliando, si rivolse a Light:
“Amane non è con lui adesso, dice di essere da solo – poi tornò a rivolgersi a Matzuda dall’altro capo del telefono – ti va se andiamo a berci qualcosa?”
“Eh? Adesso? Scusa, ma oggi proprio non posso” rispose il poliziotto.
“Ma come? Non dirmi che hai avuto di nuovo un altro guaio con la banca?” lo incalzò Ryuzaki.
“Eh si, in effetti ho avuto qualche problemino di recente – rispose il manager, cogliendo al volo la parola ‘guaio’ che il detective aveva lievemente accentuato – mi hai scoperto!”
L alzò gli occhi al cielo, i suoi sospetti erano tutti fondati.
“Matzuda si è cacciato nei guai” confermò allontanandosi dal telefono.
“Pazienza, vorrà dire che sarà per un’altra volta – tornò a dire semplicemente il detective – ciao!”
Accanto a lui, Light e il resto della squadra stavano con il fiato sospeso. Ciascuno di loro si domandava quali sarebbero state le prossime mosse di Ryuzaki.
Dal canto suo, L era tentato di lasciare Matsuda esattamente dove si trovava: se quel tonto di un poliziotto fosse morto, i sospetti sul gruppo Yostuba avrebbero trovato definitivamente conferma. D’altro canto, però, i suoi non avrebbero approvato una simile soluzione, chissà quale putiferio si sarebbe levato tra le fila del sovrintendente Yagami!
Un’alternativa però c’era, ma avrebbe dovuto coinvolgere anche lei in tutto questo.
Con un po’ di riluttanza, il detective afferrò Light per un lembo della maglia. Il ragazzo dai capelli castani e dai grandi occhi gianduia, si voltò verso di lui con una nota di stupore.
“Mh?”
“Ascolta, Light, c’è la possibilità di salvare Matsuda – si rivolse al figlio del sovrintendente – ma ci serve la collaborazione di Misa. Sono sicuro che se glielo chiedessi tu, acconsentirebbe. Non è così?”
Bel modo di mettere le cose – non poté fare a meno di pensare Light.
Ryuzaki era un abile manipolatore, ma non gliela raccontava giusta.
Erano due settimane esatte che Misa non si intrufolava nella sala monitor e, da allora, Ryuzaki aveva perso tutto il suo entusiasmo e si comportava in modo ancora più strano del solito, se è possibile. No, non poteva essere una semplice coincidenza!
“Si…immagino di si...” rispose Light, con un po’ di esitazione.
Il detective spiegò velocemente il suo piano alla Task force, un piano un po’ rischioso per il povero Matsuda ma l’unico in grado di potergli rendere salva la vita.
Come da accordo, Ryuzaki digitò il numero di Misa sul cellulare a prova di intercettazione e lo porse a Light.
“Light, mi dispiace se sto facendo tardi!” si sente strepitare dall’altra parte del telefono una Misa tutta affannata.
“Misa, dove sei?” domandò Light.
“Sono ancora, fuori dagli studi!” cinguettò la ragazza, e Light capisce che la voce è malferma per il freddo più che per un reale sforzo fisico.
“E’ ancora a Shibuya! – dice Light, prima di tornare a rivolgersi alla bionda – Misa, Mastuda non è lì con te, vero?”
“No, accidenti a lui! Mi ha mollata qui tutta sola e al freddo…”
“Ascoltami, Mastuda è in pericolo, ci serve il tuo aiuto! Hai delle amiche a cui chiedere un servizio extra?”
“Si, ma cosa succede? Dov’è Matsui?”
Misa non ottenne risposta alle sue domande. Light andava di fretta e, quando finì di impartirle le direttive per la riuscita del piano, riattaccò.
Il figlio del sovrintendente Yagami si voltò un pò interdetto verso il detective rachitico raggomitolato sulla poltrona girevole. Inspirò profondamente e poi si fece coraggio.
“Ryuzaki, esattamente cosa è successo a Misa?”
“Probabilmente è stata piantata lì al freddo, da quell’idiota di Mastuda che si è messo in testa di fare l’eroe!” fu la neutra risposta di Ryuzaki.
“…”
“…”
“Intendo, cosa le è successo in questi giorni – lo incalzò Light ancora una volta – è da un pezzo che non si vede qui, non viene in sala monitor, non mi cerca… tutto questo non è normale!”
“Caspita, Light, il tuo ego deve aver subito un duro colpo” mormorò L, divertito.
“Non dire sciocchezze, sono solo preoccupato per lei!” biascicò Light.
L inarca impercettibilmente un sopracciglio, sotto la folta capigliatura corvina.
“Preoccupato per lei, per via di me?”
Adesso è tutto chiaro! – ghignò il detective.
“Si, Ryuzaki, è così, sono convinto che tu possa farle del male – ammise il castano – sei ancora convinto che lei sia il secondo Kira e, se ho imparato bene a conoscerti, non ti faresti scrupoli nel manovrarla a tuo piacimento! Ti avverto, se sei convinto che plagiarla possa aiutarti ad arrivare a me, stai sbagliando di grosso! Quindi puoi lasciarla in pace…”
L solleva placidamente i suoi occhi neri su quelli acuminati di Light, sembra davvero preoccupato per Misa.
L lo ha imparato, lui e Light sono simili....molto più di quanto possano ammettere.
“E se ti dicessi che Misa mi piace veramente?” domandò L, più che altro incuriosito dalla sua risposta.
“Non ti crederei!”
L incurvò a le labbra in un sorriso divertito, questa sfida all’ultimo sangue lo intrigava sempre di più.
***
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BUONASERA!
CHIEDO SCUSA PER IL RITARDO, SONO VERAMENTE IMPERDONABILE. MI ERO UN PO’ BLOCCATA SU QUESTO CAPITOLO E IMPEGNI, ISPIRAZIONE ASSENTE E ISPIRAZIONE SOPRAGGIUNTA PER UNA NUOVA STORIA ECC… MI HANNO FATTO RITARDARE DI MOLTO L’AGGIORNAMENTO DI “THE LIAR GAME”.
COSA NE PENSATE DI LIGHT IN QUESTO CAPITOLO? SINCERAMENTE NON RIESCO A INQUADRARLO NEMMENO IO. I DISCORSI DI QUESTO PERSONAGGIO SEMBRANO ESSERSI SCRITTI DA SOLI QUESTA VOLTA…NON SONO RIUSCITA A CONTROLLARLO.
SICURAMENTE HA INTUITO CHE QUALCOSA BOLLE IN PENTOLA, MA NON PUO’ ASSOLUTAMENTE IMMAGINARE COSA SIA SUCCESSO TRA L E MISA!
IL MORIGERATO FIGLIO DEL SOVRINTENDENTE YAGAMI INCASSA SEMBRA CON MOLTA ELEGANZA LE STOCCATE DI L! XD
SPERO DI AGGIORNARE PRESTO, INTANTO RINGRAZIO TUTTO VOI SEGUITE QUESTA STORIA. CHI LA LEGGE, CHI COMMENTA, CHI L’HA INSERITA FRA LE SEGUITE, PREFERITE E RICORDATE! GRAZIE DI CUORE, SONO COMMOSSA PERCHE’ SIETE IN TANTI.
IN CAMBIO, SPERO DI NON DELUDERE LE VOSTRE ASPETTATIVE,
A PRESTO,
JAPAN_LOVER < 3

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