Capitan America The Winter Stark di kamy (/viewuser.php?uid=60751)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 I segreti dello S.H.I.E.L.D. ***
Capitolo 2: *** Cap.2 L'Hydra nello SHIELD ***
Capitolo 3: *** Cap.3 In macchina ***
Capitolo 4: *** Cap.4 Verità sconcertante ***
Capitolo 5: *** Cap.5 A casa di Natasha ***
Capitolo 6: *** Cap.6 Bucky ***
Capitolo 7: *** Cap.7 He killed my father ***
Capitolo 8: *** Cap.8 Infiltrati, ma non troppo ***
Capitolo 9: *** Cap.9 Amicizie tradite ***
Capitolo 10: *** Cap.10 My Mission ***
Capitolo 11: *** Cap.11 Impacciata dichiarazione ***
Capitolo 12: *** Cap.12 Winter Stark ***
Capitolo 1 *** Cap.1 I segreti dello S.H.I.E.L.D. ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.1
I segreti dello S.H.I.E.L.D.
Steve tirò una serie di pugni al muro di metallo della base
S.H.I.E.L.D. e digrignò i denti.
"Non posso fidarmi di nessuno! Nessuno!" tuonò.
Tirò un calcio che lasciò un segno sulla parete,
provocando un rimbombo metallico. "Il Generale non fa altro che dare
altri ordini ai miei uomini!" strepitò. La porta della sua
stanza si aprì e il soldato si voltò, tenendo le
braccia piegate.
"Isterici, Capiscle?" domandò Tony entrando.
"Stark, pensavo tu avessi smesso di fare il consulente"
sibilò Steve.
Tony incrociò le braccia, si poggiò allo stipite
della porta.
“Nessuno mi ha licenziato, quindi immagino sia ancora il mio
lavoro. Soprattutto finché posso intrufolarmi in casa di
chiunque senza dover dare spiegazioni”.
"Casa mia è a Washington DC. Sono qui perché ho
appena parlato con Fury" ringhiò Steve. Si
allontanò dalla parete e prese una borsa, mettendosela in
spalla sopra lo scudo.
Tony avanzò, il cappuccio della felpa gli copriva i capelli
neri e socchiuse gli occhi, che si intravedevano attraverso le lenti
arancioni degli occhiali.
“Il Generale ti tiene ancora i segreti, eh?”.
Steve digrignò i denti, annuì e lo
superò lateralmente, a passo di marcia.
Tony lo seguì, tenendo le mani nelle tasche larghe.
“Ti avevo avvisato. Posso darti una mano, Capitano”.
"Sto andando a casa. Domani devo essere in forma che vado a correre con
un amico" spiegò Steve. Accelerò il passo,
sentendo Tony seguirlo. Passò oltre due agenti e
svoltò in un altro corridoio.
Tony incrociò le braccia.
“Quindi mi stai dicendo che, nonostante Nicky ti abbia
mentito mettendo a rischio te e la tua squadra, tu non farai niente e
domani tornerai ad aspettare ordini”.
Accelerò il passo, gli si mise davanti e lo
guardò.
“Sei davvero così manipolabile,
Pinocchio?”.
Steve si voltò di scatto e gli tirò un pugno in
faccia, facendolo volare all'indietro e cadere a terra.
"Se hai idee migliori esponimele, ma rispetto, Stark"
ringhiò.
Tony batté contro una parete, alcuni agenti si voltarono di
scatto, due misero mano all'auricolare e tre alle pistole. Tony rise,
si alzò e si passò le mani sulla felpa.
“Accidenti signore, tu sì che dei
forte!”* (*Frase detta ad Hercole da Pena e Panico sotto
forma di bambini.) esclamò.
Lo raggiunse, gli mise la mano sulla spalla e si sporse.
“Scoprire cosa ti nasconde e perché,
Captain” mormorò.
"Vediamoci domani al parco, mi dirai cosa hai scoperto"
ribatté gelido Steve, togliendosi la mano di Tony dalla
spalla.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Cap.2 L'Hydra nello SHIELD ***
Ringrazio
anche solo chi
legge.
Cap.2 L'Hydra nello SHIELD
Steve
guardò Sam appoggiarsi al tronco di un albero.
''Stanco?
" gli domandò. L'altro soldato sospirò, scuotendo
il capo.
"Sei
tu che sei inumano" brontolò.
Steve
appoggiò la mano sul taccuino nero.
"Per
me lo sei tu, che senti quella musica moderna" si lamentò.
Si
sentì suonare il clacson di una macchina.
Il
finestrino si abbassò, Tony sporse il capo, sfilò
gli occhiali da sole e
sorrise smagliante.
"Ehi,
ho trovato cosa è scappato ‘sta volta dal TARDIS!"
esclamò.
Steve
si voltò verso Falcon che ridacchiò allargando le
braccia.
"Non
solo non ho capito la referenza, ma avrei preferito una bella
ragazza" rispose quest'ultimo.
Steve
sospirò e gli diede una pacca sulla spalla.
"Vado
io" rispose gentilmente. Sam lo salutò e lo
guardò salire
in macchina.
"Sulla
sinistra" gli gridò Rogers, mentre Tony metteva in moto la
macchina.
Stark
partì, voltò il capo e infilò gli
occhiali tra i capelli.
"Allora,
divertito a Central Park, soldato?".
Steve
si allacciò la cintura della macchina.
"Dovevi
parlarmi di dati sensibili".
Tony
roteò gli occhi, sfrecciò nel traffico guidando a
zigzag tra le
macchine.
"Non
si può fare conversazione, con te" si lamentò.
Afferrò
un tablet dal cassettino della macchina, lo passò a Steve.
"Quindi,
stavo giocando con la chiavetta collegata al server SHIELD,
giusto?", chiese, "e guarda cosa esce se tocchi il logo
colorato".
Steve
inarcò' un sopracciglio, con una mano tenne il tablet e con
l'indice
dell'altra ticchettò sul simbolo bianco dell'aquila nel
cerchio.
Il
simbolo divenne da blu e color neve, rosso e nero, tramutandosi nella
piovra dell'Hydra.
"E
io che non volevo credere né al mio istinto, né a
te".
Tony
ghignò, riprese il tablet accelerando e lo guardò.
"Già.
Il numero di volte in cui ho ragione sorprende anche me".
Steve
incrociò le braccia.
"Cosa
pensi di fare?" chiese con voce roca, tenendo stretto tra
le gambe il tablet.
Tony
rallentò accostando vicino ad un selfservice per
automobilisti, frugò
nella felpa e tirò fuori il portafoglio.
"Colazione.
E tu?".
Steve
lo guardò in viso, corrugando la fronte.
"Non
puoi rintracciare da dove viene il segnale sorgente?".
Tony
roteò gli occhi, si sporse digitando il codice dell'ordine e
ticchettò
ripetutamente sul volante sporgendo il capo verso Steve.
"La
buona notizia è che viene dalle basi SHIELD. La cattiva
è che ce
ne sono circa un triliardo sparse per il globo, e perfino un paio sulla
Luna".
Steve
osservò le occhiaie intorno agli occhi di Tony e si morse
l'interno
della guancia, incassando il capo tra le spalle.
<
Ieri, con tutta quella farsa che ha messo su, non mi ero accorto della
sua situazione fisica >.
"Ordino
qualcosa anche per me?" domandò, abbassando la voce.
Tony
accennò un sorriso, si passò la mano tra i
capelli.
"Mi
dispiace per ieri" disse.
Espirò,
la felpa larga ondeggiò attorno alle spalle,
infilò le mani in
tasca muovendo la felpa; che gli stava due volte.
"L'HYDRA
ha ucciso i miei. Ero ...", si leccò le labbra,
"ero su di giri".
Si
sporse, ritirò il vassoio colmo di scatolette di ciambelle,
omelette,
contenitori per uova sode, cupecake e gelato alla fragola e alle more.
Andò
avanti, infilò la carta di credito pagando e porse il
vassoio a Cap.
"Era
per te, comunque".
Steve
strinse spasmodicamente la cintura, le sue labbra divennero candide.
Regolò il respiro e strinse gli occhi, scuotendo il capo.
"Howard"
si lasciò sfuggire a bassa voce. Sospirò
nuovamente
pesantemente, prese il vassoio, se lo appoggiò sulle gambe,
aprì una scatola di
ciambelle e ne porse una glassata a Tony.
"Mangia
anche tu, per me è troppo. Io al mattino bevo solo un po' di
latte".
Tony
guardò la ciambella, sentì la nausea fargli
girare la testa e accennò
un sorriso rimettendo a posto la carta di credito.
"Non
mangio molto, ultimamente…" ammise.
Rimise
in moto, espirò e inspirò prendendo la ciambella.
"…
Nè dormo".
Steve
prese un uovo sodo e glielo premette contro la bocca.
"Almeno
posso controllare se mangi" disse, indurendo leggermente
il tono gentile.
Tony
morse l'uovo, masticò e dei frammenti di tuorlo gli caddero
sulla
barba sfatta e deglutì pesantemente.
"Pensa
a mangiare tu, sei quello che consuma quattro volte il
normale".
Steve
gli mise in bocca il resto dell'uovo delicatamente ed annuì.
"Io
preferisco non mangiare per scelta, ma posso fare
un’eccezione per
un amico".
Prese
una mora da un sacchetto e schioccò la lingua sul palato, e
la rimise
al suo posto.
Tony
afferrò una ciambella, gliela premette contro le labbra.
"Allora
manda giù, cowboy. Ho bisogno di passare da casa per
prendere
qualcosa di meglio per trovare da dove cominciare".
Steve
diede un morso alla ciambella, ingoiando rumorosamente e i suoi denti
sfiorarono le dita di Tony.
"Allora
andiamo, Stark".
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Cap.3 In macchina ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=UN6Sw3Rh6ug.
★Autore:
Kamy
★Fandom:
Capitan America.
★
Iniziativa: Questa storia partecipa al
‘Rainy time’ a cura di Fanwriter.it!
★
Numero Parole: 1.101.
★
Prompt: 22. I Wish it Would Rain Down
(Phil Collins)
Cap.3
In macchina
Steve
guardò Tony risalire in macchina, tenendo il
capo incassato tra le spalle.
<
È da ammirare come stia affrontando la morte dei
suoi genitori e come abbia capito quello che si celava dietro questa
faccenda
> pensò.
"Spero
tu abbia preso anche qualcosa da mangiare.
E a metà viaggio faremo il cambio alla guida,
così dormi" disse.
Tony
roteò gli occhi, afferrando il volante.
"Poi
ci fermiamo un attimo a fare shopping e, già
che ci siamo, facciamo una capatina in profumeria" disse.
Cominciò
a mettere in moto, alzò lo sguardo su Steve.
"Mettiti
seduto, allaccia la cintura e lascia che
'papà' ti faccia vedere come si guida negli USA nel
ventesimo secolo".
Steve
allacciò la cintura e deglutì rumorosamente.
"Che
hai intenzioni di fare, Stark?"
domandò.
<
Mi sa che è ancora su di giri, però >
pensò.
Tony
partì, gli occhi sulla strada, faceva muovere la
macchina nel traffico senza mai rallentare. Superò un
semaforo rosso sentendo
delle macchine suonare dietro di sé, e passò
accanto ad un segnale con un
"70km" sbarrato.
"Se
l'HYDRA è infiltrata ovunque, non abbiamo
tempo per lo stupido pisolino pomeridiano. Raggiungeremo la base e ci
occuperemo della cosa immediatamente" decretò.
Steve
strinse le labbra e si tenne con le unghie al
sedile, avvertendo il battito cardiaco accelerare.
Tony
gli lanciò un'occhiata, scosse il capo con un
sogghigno.
"Oh,
ti prego. Ora hai paura?" chiese.
Continuava
a guidare, spostandosi da una corsia
all'altra.
Steve
schioccò la lingua sul palato e arrossì.
"Sto
cercando di rimanere concentrato sulla
missione" si lamentò.
Tony
roteò gli occhi, spingendo sull'acceleratore.
"Per
questo volevi fermarti lungo la via?".
Steve
accavallò le gambe e si staccò dal sedile,
stringendo la cintura di sicurezza.
"No,
perché il tuo corpo sta andando a pezzi.
Stai
dando troppo gas anche sull'acceleratore della
sua vita" esalò.
Tony
sbuffò sonoramente, infilandosi nella corsia
preferenziale.
"Quando
avrò bisogno del parere di un soldato del
1940 per una diagnosi, sarai il primo e anche l'unico a saperlo" disse.
Scosse
il capo con un sospiro, si passò la mano tra i
capelli scompigliati.
"Scusa.
Sto bene. Voglio occuparmi di questa cosa
e prendermi un mese di vacanza a Malibu".
Steve
aprì il finestrino e chiuse gli occhi, lasciando
che il vento gli sferzasse il viso, concentrandosi sulla sensazione di
refrigerio data dal gelo.
"Sarei
il primo dottore senza licenza media"
scherzò.
Tony
ridacchiò, una volante della polizia gli si
accostò, il poliziotto si sporse verso di lui. Tony
salutò con una mano, il
poliziotto sgranò gli occhi, tornò dentro la
macchina ed essa si allontanò.
Tony
scosse il capo con un sorriso, accelerò ancora.
"Cap,
al contrario di ciò che tutti pensano, so
cosa sto facendo".
Steve
si strappò una pellicina dalle labbra piene.
"Tony.
Mi preoccupo per te come amico, anche
se... ogni volta che ci separiamo penso che non ci rivedremo
più. Siamo troppo
diversi" ammise.
Tony
gli tirò uno schiaffo sulla spalla.
"Sei
un drammatico. Segui la 'A' fosforescente
nel cielo, Peter Pan, e troverai casa mia".
Steve
sbuffò sonoramente, gonfiando leggermente le
labbra.
"Dico
sul serio, Stark. Non è così facile come
fai credere che sia.
Si
finisce per sfiorarsi e non incontrarsi mai anche
con persone con cui credi di poter passare una vita intera". Le sue
iridi
azzurre divennero liquide.
"E
ti puoi solo chiedere perché hai permesso che
quella persona si allontanasse da te, dal tuo sguardo, dai tuoi occhi".
Tony
aggrottò le sopracciglia, scrollò le spalle e
tornò a guardare la strada.
"Se
vuoi che qualcuno non se ne vada, gli chiedi
di restare. Se ne va lo stesso, non ti voleva. Non è
così difficile,
Capitano".
"Ci
sono persone che non hanno bisogno di te
nella vita. Che quando te lo dicono hanno ragione, a cui causi solo
dolore ogni
volta che apri bocca.
Però
sei tu che non riesci a stare senza di loro"
rispose Steve.
<
Quest'aria umida. Sarebbe fantastico se iniziasse
a piovere. A questa velocità, poi... amavo andare in moto
sotto la pioggia al
massimo.
Ecco,
mi sto distraendo dalla missione > pensò.
Tony
emise un lungo sbuffo con le labbra sporte.
"Tipo
Pepper. Pepper starebbe meglio se riuscisse
a licenziarsi. Ma io le impedisco di farlo perché sono un
dannato
egoista".
Sorrise
smagliante, mentre superava un altro semaforo
lampeggiante.
"Poi
te ne penti, ma al diavolo, hai accanto chi
ami! Quindi, unica 'A' brillante di tutti gli USA, Cap, ogni volta che
vuoi".
Steve
lo guardò di sottecchi.
"Non
mi sembra che tu tratti male nessuno,
T-Tony.
Al
massimo sono gli altri che cercano di farti
divorare dal loro stesso dolore, quando tu affronti già i
tuoi con forza"
sussurrò.
<
Steven, andiamo. Hai sempre desiderato un segno
da parte sua... coglilo adesso > pensò.
Tony
gli lanciò un'occhiata, sorrise appena.
"Sopravvivrò,
Cap. E quando questa storia sarà
finita, io e te arrederemo la tua nuova stanza nell'Avengers Tower".
Gli
fece l'occhiolino.
"Giusto
per non farla troppo anni '90".
Steve
sentì una goccia di pioggia sulla propria
guancia e sospirò.
"Sai,
forse isterico lo sono. Ho ritrovato
Peggy... è malata".
Tony
strinse le labbra, gli diede una leggera
spallata.
"Mi
dispiace" sussurrò.
<
Vorrei che la pioggia si riversasse su di me e
lavasse tutto... mi cancellasse e ricreasse da capo >
pensò Steve.
"Se
continui a questa velocità, arriverò alla
prima base segnalata dal tablet in tempo record" ammise.
Tony
rise forte, premette il piede sull'acceleratore
facendo lo slalom tra le macchine.
"Sono
sempre in puntuale alle riunioni che non
sapevo esistere fino a un'ora prima" disse.
Le
gocce di pioggia iniziarono ad entrare dal
finestrino, finendo negl'interni e investendo il viso di Steve.
"Devo
alzare il finestrino?" chiese Rogers.
Tony
scosse il capo, abbassò anche il proprio e la
pioggia gli bagnò i capelli e le guance. Rise ancora, scosse
la testa.
"Se
ci lasciamo fermare da un po' di pioggia,
dobbiamo proprio ritirarci!" esclamò.
<
Alle volte i desideri si realizzano, come la
pioggia > pensò Steve, scoppiando a ridere.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Cap.4 Verità sconcertante ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
★Autore:
Kamy
★Fandom:
Capitan America.
★
Iniziativa: Questa storia partecipa al
‘Rainy time’ a cura di Fanwriter.it!
★
Numero Parole: 631.
★
Prompt: 10. Aspettare in macchina
Cap.4
Verità sconcertante
Del
fumo nero si alzava dalla base militare esplosa,
la pioggia scrociante non riusciva a spegnere le fiamme e l'edificio
era in
parte crollato.
<
Proprio qui, nella base militare che mi ha visto
addestrarmi per diventare Capitan America, dove Howard ha creato la
prima base
dello S.H.I.E.L.D. tocco con mano il tradimento americano >
pensò Steve.
"Que-quello
che ha detto il computer di Zemo,
pensi sia vero?" domandò con voce tremante.
Tony
sospirò, bagnato da capo a piedi, i vestiti
aderivano alla sua pelle scura.
"Cosa
vuoi che ti dica? Tutti sanno che il
governo è corrotto, ma da qui ad essere nazista ne passa di
acqua sotto i
ponti".
"Hanno
davvero tenuto per loro degli scienziati
Hydra? Per cosa?! Per una potenza bellica?!". Steve si
ritrovò a gridare,
mentre i lampi di luce illuminavano il cielo plumbeo in lontananza. I
suoi
occhi bruciavano.
<
Scopro che Howard è stato ucciso e poi che,
probabilmente, è la causa della sua stessa fine. No, non lo
accetto! > gridò
mentalmente.
Tony
sogghignò, infilando le mani in tasca, teneva gli
occhi fissi sulle macerie in fiamme.
"Sai
cosa hanno fatto dei terroristi, appena
catturata la mente più brillante nonché
più ricca di questo secolo?" chiese,
atono.
Steve
lo guardò con aria confusa.
Tony
fissava le fiamme, che si riflettevano nei suoi
occhi.
"Lo
hanno trascinato in un laboratorio e gli
hanno ordinato di produrre delle armi. Gli hanno portato qualsiasi cosa
chiedesse, comprese pistole, proiettili, missili, metalli velenosi ..."
elencò.
Si
voltò a guardare Steve.
"Lui
ha costruito un'armatura, li ha uccisi tutti
ed è scappato".
Steve
trattenne le lacrime, le gambe gli cedevano.
"Pe-pensi,
allora...
Di
poter recuperare qualcosa di questi dati
distrutti?" domandò.
Tony
rise roco, scrollò le spalle e avanzò, si
voltò
verso Steve e allargò le braccia.
"Con
chi pensi di parlare?" chiese.
Steve
gli diede le spalle.
"Allora
ti aspetto in macchina" disse con
voce cavernosa.
<
Peggy cercava di dirmi questo >.
Tony
lo guardò, negò con il capo e sospirò,
dirigendosi verso le macerie a passo deciso.
<
Va bene così, Tony. L'HYDRA ha ucciso tuo padre,
che probabilmente ha sia collaborato con loro sia inseguito la propria
morte
come un disperato, facendo uccidere anche tua madre, ma il Capitano
deve
piangere la sua patria ideale perduta nelle fiamme. Ignora quella prima
donna
>.
Abbandonò
il capo all'indietro, scrutando il profilo
di Steve.
"Nessun
problema. Buttarmi tra fiamme e detriti è
uno scherzo, senz'armatura".
Sogghignò.
<
O anche no >.
<
Buttarsi? > realizzò Steve. Si voltò di
scatto, impallidendo.
"Pensavo
lo facessi da remoto!" gridò.
Tony
rise forte, infilato sotto una trave che
sorreggeva dei detriti.
"Devo
prima attaccare il mio sistema!".
Una
lacrima rigò il viso di Steve. < Diamine,
è per
questo che volevo aspettare in macchina. Che razza di stronzo piange il
dolore
di un altro? > si chiese Rogers.
"È
troppo pericoloso!" gridò.
I
suoi capelli biondi gocciolavano.
Tony
agitò una mano, per metà strisciato dentro con la
schiena.
"Allora
vieni a reggere questa roba! Non abbiamo
tutto il giorno, se l'hardisck brucia neanche il sottoscritto
riuscirà a
cavarne molto".
Steve
fece leva e alzò una parete, i muscoli possenti
delle sue braccia in tensione.
"Fai
in fretta" ringhiò.
Tony
scivolò sotto la parete, s'infilò tra alcune
travi e avanzò, le fiamme scoppiettavano facendo esplodere
dei macchinari.
Socchiuse gli occhi, raggiunse il macchinario principale e prese a
digitare
velocemente sui grandi tasti. Infilò degli occhiali da sole,
che presero a
scansionare gli schermi, di cui alcuni bucati.
"Tieni
duro, ragazzone" disse.
"Giuro
che è l'ultima volta che ti propongo di
aspettare in macchina. A te non bisogna mai perderti di vista!"
sbraitò
Steve, rosso in viso per lo sforzo. La sua maglietta venne strappata
dai suoi
straripanti muscoli in tensione.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Cap.5 A casa di Natasha ***
Cap.5
A casa di Natasha
Steve
sbuffò
e ripulì la guancia sporca di cenere di Tony, scrollando la
testa. "Meno
male che ero lì a non perderti di vista. Ormai l'ho capito
che ti metti sempre
nei guai" borbottò. "Sì, mamma chioccia" lo
punzecchiò Tony
ironicamente. Erano tornati in macchina e questa sfrecciava. Steve
sbuffò e si
appoggiò al sedile della macchina, alzando il capo. "Ancora
è difficile credere
ciò che abbiamo scoperto. Anche se... Io e Zemo abbiamo
qualcosa in comune…
Siamo entrambi fuori tempo.
Volevano
che
la gente rinunciasse volontariamente alla sua libertà per
guadagnare in
sicurezza. L’Hydra era un parassita che dallo SHIELD si
è allargata a tutto…”
rifletté.
Tony
controllò con lo specchietto retrovisore e
corrugò la fronte. "Forse non è
il momento migliore per perdere tempo con delle sciocchezze...
Sono
in
arrivo degli eliveivoli per darci la caccia e non sembrano per niente
amichevoli.
Fury
mi
terrà anche d'occhio, ma questo sembra più quello
che sfugge alla sua
benda" rifletté.
"Allora
dobbiamo sparire... ORA!" gridò Steve, recuperando lo scudo
dal sedile
posteriore.
"Ci
serve un posto dove nasconderci. Da ora, tutti quelli che conosciamo,
ci
vorranno morti". Aggiunse.
"Dici
che la Tower con il mio nome sopra non è un buon posto dove
sparire?"
scherzò Tony. S'infilò un cappellino prendendolo
dal cruscotto e degli occhiali
da sole.
"Pronto
a far fuoco, signore". La voce di Jarvis risuonò dagli
altoparlanti del
veicolo e dalla macchina uscirono dei piccoli lanciarazzi.
Steve
li
guardò e rise.
"Divertito,
Capitano? Mi sembravi abbastanza sconvolto quando dai dati
semidistrutti ho
tirato fuori la faccenda dell'algoritmo" spiegò Tony.
<
Soldati,
tutti uguali. Vedono un'arma Stark e danno di matto. In questo persino
Point
Break si adegua > pensò.
"Tutto
sommato mi sento di buon umore, anche se sono ‘morto per
niente’. Mi piace
sapere contro chi combattere. Dobbiamo fermare
quell’algoritmo prima che diano
la caccia a tutti i bersagli problematici dell’Hydra, te
compreso.
Prima,
però,
ci serve un posto sicuro" rispose.
"Conosco
il posto che fa per noi, Cap" gli disse Tony.
******
Nell’appartamento
si mischiava un
forte odore di umidità e di pancake.
“Natasha,
mi dispiace ancora
dell’essere piombati qui” si scusò
Rogers. Era seduto sul letto a braccia
incrociate, al fianco di Tony, circondato da portatili, su cui digitava
furiosamente.
“Fidatevi,
mi dà molto più fastidio
che Stark metta i dati dello S.H.I.E.L.D. in rete. Fury aveva ragione a
volerlo
tenere d’occhio” disse Natasha. Portò un
vassoio colmo di dolci, man mano che
si avvicinavano si sentiva anche il retrogusto di miele.
“Se
vuoi che m’interrompa, Ice queen,
dimmelo adesso” rispose Tony. Mordicchiò una
matita che teneva in bocca,
facendola ondeggiare.
“L’Hydra
va fermata e quell’algoritmo
di cui mi hai parlato mi sembra la priorità”
rispose Natasha, mettendo il
vassoio sulla coperta, tra i due.
“Stark…
Riesci a triangolare dove è
stato inserito l’algoritmo? Sappiamo che ha a che fare con la
lemurian star”
chiese Steve.
Tony
afferrò un pancake con la
forchetta e se lo mise in bocca, sporcandosi le labbra di miele e
facendo
cadere una goccia sul bordo del vassoio.
“Trovato.
Umh… Questo che vuol
dire? Mnh…
Gli helicarrier stanno per cancellare trilioni di persone?”
borbottò.
Natasha
sgranò gli occhi e Steve si
alzò di colpo, urlando: “Come?!”.
“Mappa
digitale. Tutto ciò che è un
problema: me, te, persino un ragazzino troppo liberale con ottimi voti
ai testi
di medicina, verrà spazzato via.
Risulta
a nome di Nicholas… Oh, ecco.
L’idea è di Alexander Pierce, il traditore a capo
dello SHIELD.
Fury
ha segreti per Nicholas J. Fury”
rispose Tony. Deglutì rumorosamente.
“Stark,
dobbiamo muoverci a fare
qualcosa” disse Steve.
“Ci
sto lavorando… Guarda che caso, è
coinvolto il senatore Stern” rispose Stark, grattandosi il
pizzetto.
“Pierce?
Se la corruzione è così in
alto sarebbe inutile avvertire le alte sfere.
Però
forse possiamo usarlo, avere
delle informazioni da lui” propose Natasha.
Tony
socchiuse gli occhi e si
allontanò la matita dalla bocca.
“Nah,
tutti quelli così finiranno dentro appena la fuga di notizie
si sarà sparsa.
Direi che ci vorranno poche ore, piuttosto, ho trovato il nostro
obbiettivo”
disse. Leccandosi le labbra.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Cap.6 Bucky ***
Cap.6
Bucky
La
macchina di Stark sfrecciava tra le altre evitando
le strade più congestionate.
Natasha
teneva il finestrino abbassato, il vento e i
capelli rossi che le sferzavano il viso, il volto appoggiato sulla
mano, il
gomito puntellato sullo sportello.
La
russa guardò il mezzo procedere lungo un ponte
deserto, lasciandosi il traffico alle spalle.
Steve,
seduto dietro, era appoggiato al sedile con le
gambe aperte e le mani sulle ginocchia.
"Qual
è il piano, Stark?" chiese Natasha.
"L'uomo
dei piani è Cap" ribatté Tony,
premendosi gli occhiali da sole contro il viso.
"Entreremo
nella base. Tu andrai ad occuparti di
Pierce, sotto copertura.
Io
e Stark disattiveremo gli helicarrier, visto che
lui ci ha lavorato e sa come farlo" illustrò Steve.
"Sbagliato,
Capitano.
So
farlo perché sono sempliciotti.
Io
ho solo revisionato e reso decenti i motori, il
resto era direttamente da cestinare" disse Tony.
Un
braccio di metallo con la stella rossa dell'URSS
sfondò il tettuccio e la macchina sbandò.
"Signore,
tempo di impatto stimato contro il
parapetto: due minuti" risuonò la voce di Jarvis.
Tony
vide un uomo, accucciato sopra la macchina. Steve
saltò davanti e afferrò Natasha, mentre
l'aggressore staccava lo sportello.
Rogers
balzò su di esso, tenendo Romanoff stretta a
sé, surfando sull'asfalto.
Tony
attivò la propria armatura, fece saltare anche la
propria portiera e volò fuori.
L'avversario
balzò e rotolò sul ponte, rimettendosi in
piedi ed estraendo un fucile, mentre la macchina andava a sbattere,
esplodendo.
Natasha
arrestò la marcia dello sportello e balzò
giù,
affiancandosi a Steve.
"Quello
è Winter Soldier" disse.
Soldier
puntò l'arma contro di loro, Steve usò lo
sportello come scudo, salvandoli dal venire uccisi dal cecchino.
<
Sembra avercela con Steve specificatamente.
Bene,
se si distrae con noi, Stark avrà mano libera.
Scopriremo
se il metallo abbatte anche i fantasmi >
pensò.
Soldier
fu costretto a rotolare di lato, evitando dei
colpi di laser sparati da Ironman. Tony abbassò l'elmo
dell'armatura.
"Chi
è Winter Soldier?" strillò.
Uno
dei colpi di Stark gli aveva danneggiato la
maschera e l'aggressore fu costretto a sfilarla, lasciandola cadere a
terra.
"Uno
degli uomini migliori del KGB" rispose
Natasha, mentre l'assassino si avventava su Steve con un pugnale.
Rogers
gli afferrò il polso di metallo con entrambe le
mani, bloccandogli l'assalto.
Natasha
estrasse dei mini reattori arc e li tirò al
braccio di Soldier, facendolo andare in cortocircuito.
Steve
lo guardò in viso e indietreggiò sgranando gli
occhi, impallidendo, teneva la bocca spalancata.
Camminò
con aria smarrita e si arrestò respirando
affannosamente.
"Bucky?"
chiese, mentre l'altro lo guardava
con espressione astiosa, cercando di riattivare il braccio.
Aveva
gli occhi cerchiati di nero e i capelli gli
ricadevano disordinati ai lati del viso, inselvatichito dalla barba
incolta.
"Who the hell
is Bucky?" chiese con voce roca. Guardò
Steve con aria
incuriosita, camminando verso di lui con passo rapido.
Estrasse
una pistola col braccio sano.
Natasha
tirò via Steve, mentre Tony atterrava davanti
a Soldier e afferrava la pistola con il guanto, il proiettile
s'infranse contro
il metallo dell'armatura.
Tony
estrasse il caricatore dalla pistola, tirò una
ginocchiata a Bucky.
Quest'ultimo
sentì arrivare le macchine della polizia
e corse via con velocità inumana, saltando da una macchina
sopra un balcone, e
da lì su una sopraelevata.
"Dobbiamo
andarcene" disse Natasha con aria
inquieta.
"Rubiamo
un'altra macchina?" chiese Stark
sarcastico.
Steve
si riscosse.
"Conviene
farlo subito" disse, correndo
verso una delle poche non danneggiate.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Cap.7 He killed my father ***
Cap.7 He killed my father
“Tra esattamente
un’ora atterreranno i membri del Consiglio.
Io prenderò il posto di una di loro, mentre voi
v’infiltrerete…
Almeno questo è il piano,
ma né tu né Steve sembrate in condizione.
Siete passati dal guardavi
intensamente negli occhi, all’isolarvi.
Steve sembra andato in trance e tu sembri essere stato fagocitato dal
computer”
disse Natasha. Si voltò e guardò Steve seduto sul
tettuccio della macchina, con
il cappuccio calato sul viso e si voltò ad osservare Tony.
Era seduto sul prato verde, alle sue
spalle i giganteschi
palazzi di metallo e vetro, sulla cui superfice si rifletteva la luce
del sole.
“Non penso che stiate
così perché una volta lì dentro non
saprete distinguere i buoni dai cattivi” disse Natasha.
Tony chiuse gli occhi pesti e se li
massaggiò.
< Io e Cap finiamo per
litigare e ferirci in
continuazione. Essere uno Stark mi auto-elimina dalla
capacità di comunicare
con gli esseri umani in generale, figuriamoci con i soldatini che hanno
appena
scoperto che possono pensare con la loro testa… e che i loro
amichetti sono
delle armi da guerra che non hanno salvato dall’Hydra
> pensò, mordendosi l’interno
della guancia.
“Quelle che Cap descrive
come un cucciolo cerca amici, Nat,
va fermato.
Ha ucciso i miei genitori”
spiegò Tony.
Natasha impallidì,
sedendosi accanto a lui, e gli chiese: “Perché
non glielo dici?”.
< Non mi stupisce. Quel
‘fantasma’ ha cambiato la storia
dell’Occidente da almeno cinquant’anni a questa
parte > pensò.
“Da quando sei una fan
della verità?” le domandò Tony,
guardandola negli occhi. Indossava sul capo degli occhiali da sole
dalle lenti
arancioni.
“No, ma tu non sei come me,
Tony. Tu sei migliore” rispose
Natasha.
Tony giocherellò con
l’orologio che teneva al polso ed
incassò la testa tra le spalle.
“Il discorso che sto per
farti è un po’ troppo
strappalacrime, vedi di non farlo sapere alla stampa.
Vedi, lui, come te, è mio
amico. Non penso che crederebbe se
gli dicesse che non voglio vendicarmi del suo amico ‘Full
metal alchemist’” spiegò.
Natasha infilò una
masticante in bocca ed iniziò ad
inciderla con i denti, succhiando, sentendo il sapore di fragola
invaderle la
bocca.
< Sono sempre sopravvissuta
mantenendo separati i miei
sentimenti e la missione. Però… Con loro
è diverso. So di tenerci.
Clint mi ha permesso di cambiare vita
e loro sono diventati
la mia famiglia, per quanto strana > pensò.
“Perché, non
vuoi vendicarti?” lo interrogò.
Stark fece una risata roca.
“Vorrei mettermi l’armatura e
farlo fuori, ma…
Steve sembra già
così una fidanzatina lasciata all’altare.
Non me la sento di rendere l’eroe simbolo
dell’America una vedova inconsolabile”.
Natasha si piegò in avanti
e lo guardò in viso.
“Come l’hai
scoperto?” domandò.
“I dati su Edward Elric
erano nel cervellone del moderno ‘Dr.
Gero’. C’era persino il video, niente di
edificante, non te lo consiglio.
Quel maledetto ha ucciso mio padre
nonostante fosse mio
amico, nonostante lo avesse riconosciuto, ma questo potrei ancora
superarlo con
qualche anno di terapia. Però non posso proprio perdonargli
di aver… avermi
portato via mia madre. Lei non c’entrava”
ringhiò Tony.
Natasha lo abbracciò, Tony
s’irrigidì.
“Non apprezzo i contatti
fisici non preventivati” disse con
voce meccanica.
“La prossima volta ti
manderò una mail protocollata per chiedere
il permesso, ma questa volta lasciati consolare”
sussurrò Natasha.
< Devo cercare di tenermi
lontano dal soldatino con l’eyeliner,
così non rischio di ferire Cap portandogli via
l’unica cosa rimasta del suo
passato > pensò Stark.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Cap.8 Infiltrati, ma non troppo ***
Cap.8 Infiltrati, ma non troppo
“Stark…”
sussurrò Steve, camminando al fianco di Tony.
“Cap, se facciamo sapere
che l’Hydra è nello SHIELD,
inizieranno ad ammazzarsi a vicenda. Ci saranno centinaia di vittime.
Una volta che avremo fermato gli
helicarrier, i dati in rete
avranno già portato a decine di arresti, in questo modo non
avranno scampo” spiegò
Tony. Gli posò una mano sulla spalla. “Siamo
ricercati, se sei così teso ci
scopriranno prima di esserci riusciti ad infiltrare”. Parlava
piano,
bisbigliandogli vicino al viso.
Steve annuì, infilandosi
meglio i guanti da motociclista
senza dita che indossava.
< Mi ha permesso di andare al
museo a rubare la tuta solo
per riprendermi… Lui sta facendo del suo meglio >
pensò. S’infiltrarono in
un gruppo ed entrarono all’interno dell’edificio,
diretti verso la pista degli
aerei.
“Siamo
venuti a
cercarti, io e i miei” disse Bucky. La luce del sole si
rifletteva sul metallo
della scaletta, mentre camminavano di fianco alle porte di legno
sbiadito.
“Lo
so, ma volevo
restare da solo” rispose Steve, schivando
l’abbraccio del migliore amico.
“Steve…”
sussurrò
Bucky, mentre Steve si cercava nelle tasche.
“L’hanno
sepolta
vicino a papà, va bene… davvero”
sussurrò, togliendosi l’ampia ciocca biondo
cenere da davanti al viso.
“Sai
che puoi venire a
casa con me, vero? Potremmo mettere i cuscini per terra, come quando
eravamo
bambini” disse Bucky. Recuperò una chiave da sotto
una roccia e gliela porse.
“Posso
cavarmela da
solo” rispose Steve, prendendola in mano.
“Amico,
il punto è
questo” disse Bucky. Si sporse e gli avvolse le spalle
sottili con il braccio,
sorridendogli. “Non sei obbligato a farlo”. Lo
scrutò negli occhi. “Sarò con te
fino alla fine, ben oltre la linea” promise.
“Stark, ti prego.
Permettimi di occuparmi io di… di Winter
Soldier.
Anche quando non avevo niente, avevo
Bucky” mormorò Rogers.
< Mi sento nudo senza scudo,
ma ci saremmo fatti scoprire
se lo avessi portato. In fondo stiamo riuscendo fin troppo facilmente a
infiltrarci, sicuramente è una trappola >
pensò.
“Non ti riconosce,
ghiacciolo” bisbigliò Stark.
< Quanto è odioso
quando parla così del suo amichetto… al
diavolo, sembro una moglie gelosa. Avrei bisogno di un caffè
> rifletté.
“Lo
farà” mormorò Rogers.
Tony indicò con il capo un
gruppo di soldati che correvano
verso di loro, vestiti di nero ed armati, i loro giubbotti
antiproiettili
ondeggiavano davanti ai loro possenti fisici.
“Credo che quello sia il
nostro comitato di benvenuto”
disse.
“Dobbiamo muoverci,
Stark” ribatté Steve, mentre entrambi si
allontanavano a passo veloce, continuando a confondersi nella folla.
< Nat è
già dentro, speriamo ce la faccia > pensò
Rogers, accarezzandosi l’auricolare che aveva nascosta
nell’orecchio.
“Stark, Pierce è
scappato.
Il programma che mi hai dato funziona,
ma…
Winter è riuscito a farlo
fuggire e ha preso possesso di uno
degli helicarrier. Se non lo fermate, riuscirà comunque a
uccidere un gran
quantitativo di persone” comunicò Natasha.
Tony corrugò la fronte,
mentre i soldati iniziavano a
sparare e la folla si disperdeva tra le urla.
Stark afferrò Steve per un
braccio e si nascosero dietro un
muro.
“Abbiamo un problema.
Dobbiamo prendere un ‘volo’” disse
roco.
< Dover affrontare quel tipo
era proprio quello che
temevo. Alle volte vorrei avere torto > si disse.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Cap.9 Amicizie tradite ***
Cap.9 Amicizie tradite
L’armatura di Ironman cadde
pesantemente sul ponticello dell’Helicarrier,
uno dei propulsori si spense mandando scintille, mentre la tecnologia
si
spegneva.
Tony lasciò andare Steve,
che teneva in braccio, e si sfilò
l’elmo, guardandolo rialzarsi.
Rogers si rimise in piedi,
massaggiandosi la spalla e si
appoggiò con la schiena alla ringhiera di metallo del
corridoio del mezzo.
Abbassò lo sguardo, vedendo dei piccoli missili che
esplodevano sotto di loro,
il terreno era sempre più lontano.
Tony si disattivò
l’orologio e l’armatura scomparve, tranne
alcuni pezzi danneggiati che rimasero abbandonati per terra.
“Nat, abbiamo bisogno che
poi tu ci venga a recuperare con un
elicottero.
Stark ‘ha perso le
ali’” disse Rogers all’auricolare.
“Capitano, la Romanoff mi
ha appena avvertito del vostro piano.
Avreste anche potuto rendermi partecipe” disse Fury.
“Monocolo, che piacere
sentirti. Le lamentele rimandale a
dopo, adesso io e il capitano dobbiamo salvare il mondo”
disse Tony. Si alzò in
piedi e si mise davanti a Rogers.
“Cap, prendi tempo col tuo
amico mentre io vado e
riprogrammo” disse, indicando una torretta trasparente. Al
cui interno si vedevano
delle schede madre verdi fosforescenti.
“Non puoi disattivarlo e
basta?” chiese Steve, grattandosi
la testa.
“Sì, ma
potrebbero aver avuto il tempo di metterci qualche
brutto scherzo. Inoltre devo fare in modo non possano farlo in
futuro” disse
Tony.
Rogers vide Winter correre verso di
loro, il fucile in
spalla.
“Va bene, ma datti una
mossa” ordinò Steve, mentre Tony raggiungeva
rapidamente una scaletta ed iniziò ad arrampicarsi.
“Vedi di non farti
ammazzare, Cap!” gridò Tony, mentre Bucky
balzava sul ponticello dall’altra parte.
< Ci scommetto che
dovrò anche riprogrammare i satelliti.
Quest’algoritmo non deve essere più possibile
> pensò Stark.
Steve staccò uno sportello
di metallo e se lo mise davanti,
mentre il soldato d’inverno avanzava lentamente verso di lui,
a gambe aperte e
ben piantate.
“Molte persone rischiano di
morire ed io non lo posso
permettere” disse con voce roca.
Bucky estrasse il fucile e gli
svuotò il caricatore addosso,
Steve si nascose dietro il pezzo di metallo finché i colpi
non finirono. Saltò
all’indietro quando Barnes cercò di colpirlo
lateralmente con la lama di un
coltellino.
“Ti prego, non costringermi
a farlo” supplicò Steve,
sentendo gli occhi pizzicare.
Barnes tirò un calcio al
suo scudo improvvisato, facendolo
finire di sotto e lo raggiunse con una testata.
Steve gli afferrò il
braccio con cui tentò di pugnalarlo,
glielo girò, spezzandoglielo.
Tony rabbrividì sentendo
le agghiaccianti urla di dolore di
Bucky.
< Non immaginavo che Cap
avesse un tale ‘lato oscuro’.
Persino gli amici devono temerlo, alle volte > pensò.
******
Fury sparò due colpi e
guardò Pierce cadere a terra, il
sangue sulla camicia.
“Un tempo mi sarei fatto
sparare per te” ringhiò.
“Hail Hydra”
esalò Pierce con l’ultimo respiro. Il suo corpo
s’irrigidì con gli occhi aperti, un rivolo di
sangue dalle labbra.
Fury raggiunse il cadavere e lo
guardò, scuotendo il capo.
Natasha corse fino a lui.
“Signore! Il consiglio ha
ordinato di sparare sugli Helicarrier.
Ci sono Stark e Rogers su quel mezzo e non hanno nessun modo per
tornare a
terra!” gridò.
Fury digrignò i denti.
“Dannazione, ormai
è troppo tardi” ringhiò.
Fuori dalle ampie vetrate videro dei
giganteschi missili
partire diretti verso l’unico Helicarrier in volo.
Natasha impallidì e
attivò il comunicatore: ““Steve, Tony!
Lo SHIELD ha aperto il fuoco sull’helicarrier! Cercatevi un
riparo!” sbraitò.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Cap.10 My Mission ***
Cap.10 My Mission
L’impatto dei missili fu
seguito da un’immane deflagrazione,
l’esplosione fece ripiegare il metallo su se stesso. In un
boato assordante i vetri
andarono in frantumi, mentre scintille e fiamme invadevano
l’ambiente.
Tony si arrampicò su una
trave di metallo tossendo, aveva il
viso annerito dalla fuliggine.
“Dannazione… Lo
sapevo che questo ‘rottame’ non era per
niente resistente” ringhiò.
< Sarò anche un
genio incapace di sbagliare, ma appena
finito il lavoro avrei voluto controllare di esserci
riuscito… per sicurezza
personale > pensò.
Da sotto di lui provenivano delle
urla e dei tonfi.
Steve rischiò di cadere,
indietreggiò a gambe e braccia
aperte.
“Tu mi
conosci…” disse a Bucky.
Il suo avversario era scivolato in
ginocchio, digrignò i
denti e lo investì, facendolo cadere pesantemente di schiena
a terra.
“Non è
vero!” gridò.
Pezzi di ferraglia cadevano
tutt’intorno a loro, il mezzo si
era inclinato e stava precipitando.
“Bucky… Mi
conosci da quando sei nato” gemette Steve.
Bucky gli tirò uno
schiaffo, facendogli sputare sangue.
“Ti chiami James Buchanan
Barnes… Non combatterò con te. Tu
sei il mio migliore amico” gemette Steve.
“Tu sei la mia
missione!” gridò Bucky, la voce spezzata.
< Perché mi ricordo
di quest’uomo? Perché sento di averlo
già visto?! > si domandò, avvertendo delle
fitte al petto.
“Allora concludila,
perché io sarò con te fino alla fine”
gemette Steve.
Bucky estrasse una pistola e la
puntò verso Tony.
“No!”
gridò Steve. Si mise davanti, il proiettile lo
colpì
all’addome, Rogers mugolò sofferente e ricadde
pesantemente in avanti.
“Steve!”
gridò Tony, vedendolo cadere. Si mise a correre da
una trave all’altra e saltò, lo afferrò
prima che cadesse di sotto per una
mano.
Il proiettile era penetrato a fondo
nella carne.
Tony si aggrappò con un
braccio ad una delle travi di
metallo, l’altro lo teneva allungato, sostenendo il corpo
massiccio di Rogers.
“Cap… Cap
svegliati!” lo chiamò.
Il sangue gocciolava dalla ferita del
super-soldato,
incosciente.
“Steve!”
gridò Tony, a pieni polmoni.
Steve riaprì un occhio,
vide che Winter li stava
raggiungendo ed esalò: “Sarò con te
fino alla fine”, perdendo nuovamente i
sensi.
Bucky era in piedi davanti a Tony,
puntò l’arma verso la
testa di Rogers.
“Lui è tuo
amico!” gridò Tony.
< Se faccio un qualsiasi
movimento adesso cadrà e in
queste condizioni non sopravvivrebbe all’impatto. Nonostante
l’Helicarrier stia
finendo nell’acqua e non a sfracellarsi sul suolo >
pensò.
“LUI È
LA MIA MISSIONE!” gridò Winter. Aveva gli occhi
liquidi e
la sua voce sembrava spezzata dai singhiozzi.
“Come lo era mio padre?!
Come lo era mia madre, vero?!
Ho voluto credere che tu fossi quello
di cui Steve parlava.
Ho voluto fidarmi, ma morirà se non fai qualcosa. Se non ti
dai una mossa e ti
riprendi dal controllo mentale, avrai tradito l’ultimo amico
che ti resta!”
ululò Tony. Si puntellò con i piedi, piegandosi
in avanti, il peso di Rogers
sempre più insostenibile.
Bucky balzò sopra la trave
di metallo, si caricò Rogers in
spalla. “Al diavolo” ringhiò,
abbracciandosi anche Tony.
Stark cercò di stringere
Steve al petto il più possibile.
Winter Soldier balzò fuori
da uno dei vetri frantumati e
saltò da un resto di metallo all’altro. Atterrando
in acqua, Tony strinse gli
occhi trattenendo il fiato.
Barnes li portò a riva e
li appoggiò sulla battigia.
“Andiamo Cap,
riprenditi” disse Tony, gattonò fino a Steve e
gli spinse ripetutamente il petto. Il sangue era arrivato fino a
lì.
Soldier li guardò, gli
diede le spalle e corse via.
“Aspetta, dove
vai?!” gridò Stark.
“Steve, Tony!”.
La voce di Natasha arrivò dalla boscaglia.
“Nat, ci serve
un’ambulanza, adesso!” gridò Tony.
< Ci mancava che il
‘lupacchiotto’ tornasse allo stato
brado… Proprio ora che sembrava aver in parte riconosciuto
il suo amichetto
anima-in-pena > pensò. Abbracciò Steve
spasmodicamente, tossendo acqua. Un
rivolo d’acqua era colato anche dalle labbra del capitano.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Cap.11 Impacciata dichiarazione ***
Cap.11 Impacciata dichiarazione
Steve era in piedi davanti a una
tomba candida, la osservava
con sguardo truce. Aveva delle profonde occhiaie e i capelli color
cenere gli
ricadevano davanti agli occhi.
La luce del sole si rifrangeva nelle
foglie verdi degli alti
alberi che decoravano il cimitero. Davanti ad alcune lapidi
c’erano dei fiori,
quasi tutti erano anneriti o secchi.
“Non credo che quella gli
serva, se quello che mi hai
raccontato è vero” disse Sam. Era in piedi alle
spalle del capitano.
Rogers annuì, guardando il
nome di Bucky sulla lapide e
sospirò.
“Ti ringrazio di avermi
accompagnato. Non mi avrebbero mai
fatto uscire dall’ospedale da solo”
sussurrò.
“La prossima volta chiedimi
aiuto anche per la missione.
Penso di essermi perso qualcosa di divertente” disse Sam.
Steven si voltò lentamente
e lo guardò in viso. “Tu ne sei
finalmente fuori” mormorò.
Sam scrollò le spalle.
“Se Capitan America dice
che c’è bisogno di te, non
c’è
motivo migliore per rientrare” disse.
Steven gli posò una mano
sulla spalla e gli sorrise. “Grazie”
sussurrò.
Sam gli strinse la mano nella propria.
“Se potessi riavere il mio
migliore amico farei qualsiasi
cosa a qualsiasi costo. Non ti arrendere” lo
invogliò.
Rogers annuì lentamente.
Sam indicò una macchina
con l’indice.
“Di nuovo quel tipo con le
citazioni strane” disse.
Steve arrossì e
abbassò la mano.
“… Sulla
sinistra” scherzò.
“Ricordati che io faccio
tutto quello che fai tu solo più
lento. Quindi ci sarò, ora vai. Quel tipo ti aspetta con
parecchia impazienza”
rispose Sam.
Steve annuì.
“Oh… Quando
verrà a prenderti una bella ragazza fammelo
sapere” lo pregò Sam.
“Ne conosco proprio una. La
vedrai in televisione, è la
rossa che ha zittito le alte sfere del governo in diretta
mondiale” rispose
Rogers.
< Così impari a
cercare di farmi fidanzare per forza con
qualcuno, Nat > pensò.
Raggiunse la macchina,
aprì la portiera ed entrò.
“Spero tu abbia mangiato,
Stark” disse, chiudendola.
“Sì, nonnina. Ho
mangiato. Ora dove andiamo, Cap? Ad un mausoleo
costruito in onore della tua eterna amicizia con Bucky?”
domandò Tony,
grattandosi il pizzetto.
“Andiamo a casa”
soffiò Steve. Si piegò in avanti,
posandogli un bacio nell’angolo delle labbra.
“Grazie per tutto quello che hai
fatto”.
Tony, irrigiditosi, si riscosse
scrollando le spalle e un
ghigno si dipinse sulle sue labbra.
“Allora sai avere un
po’ di spirito d’iniziativa quando vuoi”
disse, riavviando la macchina.
Steve si appoggiò contro
lo schienale della macchina,
abbassò il finestrino e lasciò che il vento gli
sferzasse il viso.
< Quando sto con lui e mi
rilasso mi sento vivo. Sono di
nuovo il ragazzo sulla motocicletta che si sente a casa.
Questo mondo per me è
alieno. Non ci capisco poi niente e mi
sento sempre fuori tempo.
Tony è la mia unica ancora
di salvezza, l’unico vero motivo
per essere qui.
Lui è come una serata di
pioggia e libertà…
Se non fosse stato per lui sarei
morto. Non potevo perdere
definitivamente la mia occasione per dirgli cosa provo da quel giorno a
New
York, quando i chitauri ci hanno attaccato. Ho capito che mi aveva
incantato a
prima vista quando ho rischiato di perderlo, quando l’ho
visto precipitare dopo
aver portato una testata nucleare in spalla per salvare tutti >
pensò.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Cap.12 Winter Stark ***
Cap.12 Winter Stark
La radiosveglia illuminava la stanza
di un leggero bagliore
azzurro, che si confondeva con quello emanato dal reattore arc nel
petto di
Tony.
“Sai, old school, pensavo
tu preferissi il soldatino d’inverno”
disse Stark. Era steso su un fianco sul petto di Rogers, gli
accarezzava con l’indice
sotto il capezzolo ed erano entrambi avvolti da un lenzuolo leggero.
Il calore del loro corpo e il loro
sudore avevano impregnato
il letto.
Steve strinse un fianco di Tony con
la mano e abbassò lo
sguardo, osservandolo.
“In
realtà…” sussurrò. Un ampio
ciuffo biondo cenere gli
ricadeva davanti al viso. “…Preferisco uno Stark
d’inverno” mormorò.
Tony ghignò, socchiudendo
gli occhi.
“Qui qualcuno ha deciso di
recuperarsi GOT” mormorò.
Steve gli mordicchiò il
labbro inferiore e lo baciò.
“Tu cosa pensi di fare con
Pepper?” domandò.
“La signorina Potts sa che
tipo di persona sono. Non
preoccuparti” disse Tony. Gli posò un bacio sul
collo, strusciando il suo corpo
abbronzato su quello di Rogers. “Lo sai di avere delle belle
chiappe?” gli
soffiò all’orecchio.
“Davvero?”
domandò Rogers, assottigliando gli occhi. Le sue
iridi azzurre erano liquide.
“Sì, le
più belle d’America, ma credo te lo abbia detto
anche il tuo amichetto ‘Capitan Uncino’”
mormorò Tony.
Steve ridacchiò.
“Buck è
importante per me, ma è come un fratello
maggiore…
ed io non sono come Loki” sussurrò.
Stark rise e gli prese il mento tra
le mani, si leccò le
labbra e glielo mordicchiò.
“Magari un tempo non avevi
niente, neanche la capacità di
decidere. Però ora sei un bambino vero e hai noi
Avengers… hai me.
Non devi niente a nessuno, soltanto
non devi sentirti solo”
gli disse con voce calda.
Steve gli baciò la spalla,
aveva le labbra rosso fuoco.
“Nat deve ringraziare Clint
se è riuscita a trovare una
nuova vita, io te. Ho intenzione di assaggiare la ‘vera
vita’ di cui mi parli…
con te” sussurrò.
“Dimmi Capitano, quando non
sei il cane fedele dell’America,
cosa ti piacerebbe fare e avere?” domandò Tony.
< Ti prego, non rispondermi
Bucky. Lo recupererò il tuo migliore
amico, te lo giuro. Anche per me Rhodey è importante,
c’è sempre stato.
Esattamente come Happy è importante, ma… Non
voglio sentirti dire il suo nome.
Non voglio pensare tu lo possa preferire a me > pensò.
Steve strusciò la testa
contro il cuscino, disordinandosi i
capelli, mentre Tony gli accarezzava lì dove aveva le
cicatrici sull’addome.
“Vorrei tanto abitare in
una grande casa in campagna, con un
giardino pieno di rose, vivendo della mia arte. Sai… volevo
fare il pittore.
Tu, Stark? So che sarai sempre
Ironman e un inventore
multimiliardario, ma vorresti anche altro?”
domandò Rogers.
“Sai, penso che la casetta
in questione non sia male. Magari
potrei ritirarmi in un posto così, vicino a un grande
lago” rispose Tony.
Chiuse gli occhi e baciò nuovamente Steve.
Rogers inspirò, sentendo
il forte odore del suo dopobarba e
gli sorrise.
“Sai, mio padre
morì in guerra… Mia madre lo seguì
poco dopo
per malattia. Li seppellirono insieme.
Per tutta la vita mi avevano parlato
della patria ed io pensavo
non ci fosse altro.
Per un ragazzo povero, che viveva in
un quartiere dove t’insegnavano
prima a rubare e poi a camminare, dove il lavoro sottopagato
scarseggiava ed
era comunque al limite della legalità, non c’era
nessuna strada.
Le ragazze erano il doppio di me, ero
malaticcio e
fisicamente discutibile.
Il disegno era un hobby che tutti
trovavano ridicolo e la
mia passione per i libri era a dir poco anacronistica.
Andare a scuola era
un’utopia.
Il siero è stata forse la
cosa migliore che mi potesse
capitare.
Non avrei mai pensato di avere un
giorno tutto questo”
ammise.
Tony chiuse gli occhi e
strofinò il naso contro il suo
petto, ripiegandosi in posizione fetale.
“Sono un anaffettivo figlio
di un anaffettivo. Nella mia
famiglia siamo dei geni incapaci di esprimerci in altro modo che non
sia strafottenza,
superiorità e invenzioni geniali.
Tutti ci vogliono solo sfruttare come
le galline dalle uova
d’oro. Perché quando si tratta di calcoli e
risultati, soprattutto di armi, siamo
i migliori; ma quando si tratta di vita comune siamo più
ingenui dei bambini.
Anche io, prima degli Avengers, ero
solo un uomo di latta.
Tu di legno, io di metallo, ma sempre
manichini. Non
credere, non sei l’unico che ci guadagna qualcosa. Anche io
mi sento vero, un
eroe, accanto a te” ammise.
“Ti amo, Tony”
ammise Steven.
“Lo so, Capitano. Tutti mi
amano, ma…”. Stark arrossì.
“… Ti
amo, Steve” si confessò.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3129267
|