Freddo come l'inverno

di Egia2001
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Si era chiesto molte volte di come potesse essere finito tutto con quella magnifica tragedia. Si era ritrovato riverso sul pavimento, davanti alla grande finestra vicino al meraviglioso letto del suo compagno di disgrazie. Il pavimento era sempre più freddo, o almeno così gli sembrava, forse erano solo le sue carni a diventare fredde, sempre più fredde, come la neve che cadeva fuori da quella grande finestra. L’inverno era arrivato e, mentre la neve iniziava a bruciare gli immensi campi d’erba e le colture del posto, anche il loro amore era arrivato alla fine del suo percorso, venendo bruciato e consumato da un inverno freddo come l’Inferno.

 

*  *  *

 

Sembrava un autunno come tutti gli altri all’inizio, ormai dovevano essere arrivati verso la fine di ottobre. L’estate sembrava ormai un lontano ricordo sbiadito dal tempo e i ragazzi delle scuola superiore, come tutti gli altri studenti del Giappone, si erano finalmente resi conto che ormai erano di nuovo a metà del loro anno scolastico.  Kazuki Hayashi era uno studente apparentemente come tutti gli altri, era del secondo anno, e non era assolutamente lo studente migliore della sua classe, ma era decisamente un buono studente, i suoi voti erano alti nonostante in classe sembrasse costantemente perso tra i suoi pensieri. Quella mattina la sveglia del ragazzo era suonata al solito orario; il ragazzo, al contrario di quel che si poteva aspettare da uno della sua età,  si era alzato e si era preparato senza mostrare segni di stanchezza, dopo di che era sceso al piano inferiore. Sua madre come al solito stava facendo troppe cose insieme: mentre parlava al telefono con il suo datore di lavoro, continuava a truccarsi e a dare indicazioni al figlio su come preparare la colazione. Il castano era abituato ai continui impegni della madre e del fatto che ci fosse sempre molto poco, e proprio per questo finita la colazione uscì di casa senza proferire parola, ma dando solo un affettuoso bacio sulla guancia della madre, ancora al telefono. Il ragazzo uscì di casa e si mise le cuffiette, iniziando poi a camminare lentamente sul marciapiede.

 

Kazuki abitava in una bella cittadina situata in un’isoletta a nord ovest dell’isola di Honshū, non era molto grande, ma era nettamente divisa a metà. Nella parte più lontana dal “centro” c’erano molte villette a schiera che si affacciavano quasi tutte sul mare o dalle quali si poteva avere una splendida vista di esso. Sul lungomare vi erano molti locali e bar che venivano frequentati molto dai giovani soprattutto la sera durante il periodo estivo. Nella zona più interna vi erano altrettanti bar, ma c’erano anche molti più negozi. Adesso che si stava avvicinando il periodo invernale però, la zona interna era quella più viva, mentre la zona vicino al mare andava piano piano morendo, con l’arrivo dell’autunno evidentemente non erano solo gli alberi a spogliarsi, e come essi lentamente perdevano le foglie fino all’arrivo dell’inverno, la zona vicino al mare si spogliava delle persone che la frequentavano, fino ad arrivare a dicembre con solo una decina tra bar e ristoranti ancora aperti.  Kazuki si riteneva fortunato di vivere nella zona esterna della città, perché le case del centro erano più piccole, e preferiva molto di più addormentarsi ascoltando il dolce rumore delle onde che s’infrangevano contro il bagnasciuga e durante l’estate qualche ragazzo che ride per strada, lo preferiva decisamente al frastuono delle auto e il caos dei giovani della città.

La scuola del ragazzo si trovava ovviamente nella parte centrale della città.  Kazuki ogni mattina si ritrovava a camminare lungo il marciapiede che portava verso il liceo; il castano però non camminava sempre sulla stessa strada, quasi ogni giorno, appunto cambiava strada quasi a metà del suo percorso, passando davanti alle case di due suoi cari amici. Per fare questo però,  Kazuki era costretto però ad allungare il tragitto, per questo generalmente Kazuki usciva mezz’ora prima, sia per poter passeggiare con i suoi amici che per riuscire ad andare insieme al bar per bere qualcosa di caldo. Il suo cammino si snodava per varie viuzze: prima passava davanti al mare, poi passava davanti a una piccola piazza con alcuni bar e negozi, per poi entrare in una strada dove la prima casa che incontrava era quella di Akemi.

La solare ragazza dai capelli rossicci era piombata all’improvviso nella vita di  Kazuki . I due si erano conosciuti alle scuole medie, la rossa si era trasferita da un’altra città e aveva lasciato insieme ad essa anche tutti i suoi vecchi amici. Nella nuova scuola i ragazzi si erano dimostrati tutti poco amichevoli con lei, non le parlavano e la escludevano dalle attività di classe. Kazuki fu l’unico della loro classe ad avvicinarsi a Akemi, col tempo si conobbero e le fece conoscere anche un altro suo amico includendola poi nel loro gruppo. La loro amicizia ovviamente era continuata nel corso degli anni, tanto che tutti e tre avevano deciso di frequentare la stessa scuola.

Kazuki era arrivato davanti casa della ragazza, ma di lei non vi era nemmeno l’ombra. Il castano pensò che la ragazza potesse essere uscita prima del solito e che probabilmente si era già avviata verso il bar e che l’avrebbe trovata lì. Ancora indeciso se aspettarla o no, il ragazzo decise di riprendere a camminare verso la casa di un altro amico, che si trovava un po’ più lontano della casa della rossa. Mentre cercava di mettersi le cuffie nelle orecchie per rendere il suo cammino più piacevole nella solitudine, sentì in lontananza le falcate pesanti di qualcuno che correva in tutta velocità verso di lui.  Kazuki non fece in tempo a voltarsi che le braccia di Akemi si buttarono contro il suo collo, cingendolo in un abbraccio. La ragazza rideva divertita forse per quello che aveva appena fatto, o forse perché il ragazzo era arrossito per quel gesto dolce e improvviso.

 

“Sei in ritardo Akemi” disse Kazuki sorridendo un po’ impacciato.

 

“Non dire stupidaggini Kazuki” Rispose la ragazza riprendendo lentamente a camminare, continuando a sorridergli in modo amorevole “Mi stavo solo facendo desiderare”.

 

I due si guardarono e si misero a ridere, mentre ricominciarono il loro cammino verso scuola.

 

“Come mai te ne stavi andando  Kazuki?” Chiese la ragazza dopo un po’.

 

“Beh non ti ho vista arrivare e me ne stavo andando, pensavo mi stessi aspettando al bar, o forse da Daisuke” Rispose il castano con una sfumatura di gelosia nella sua voce.

 

La ragazza lo guardò sorridendo. “Non dire stupidaggini Kazuki, sai che non potrei mai tradirti con Daisuke, nemmeno se mi offrisse una bella tazza di cioccolata calda!” Rispose stringendosi al braccio del ragazzo.

 

I due intanto erano arrivati davanti casa di Daisuke. Il ragazzo abitava in un appartamento lontano dalle case degli altri due ragazzi, e abitava da solo da quando aveva compiuto 18 anni. Il corvino era l’amico d’infanzia di  Kazuki , la loro amicizia infatti era iniziata moltissimi anni fa: i due si erano conosciuti all’asilo e inizialmente non sembravano andare molto d’accordo: Kazuki cercava sempre di imitare i comportamenti dell’altro ragazzo, anche se questo non lo stava sfidando in alcun modo, ma stava semplicemente facendo un disegno. I due col tempo impararono ad andare d’accordo e a non basare la loro amicizia su chi era il più bravo o il più forte; anche se non frequentavano più la stessa classe, i due fecero lo stesso percorso scolastico: andarono alle stesse elementari, alle stesse medie e infine anche alle stesse superiori. Visti dall’esterno erano un duo equilibrato, c’era  Kazuki con il suo carattere esuberante ed esibizionista e poi c’era Daisuke con il suo carattere tranquillo e giudizioso.

Kazuki  e Akemi trovarono il corvino fuori dal suo portone, il suo zaino era appoggiato a terra mentre lui era seduto su dei gradini.

 

“Siete in ritardo” Sentenziò infine, alzandosi e mettendosi in spalla il suo zaino. “Che fine avevate fatto?”

 

“Io ero in perfetto orario, ma Akemi aveva deciso di farsi desiderare” Rispose infine il castano, che come premio per la sua sincerità si prese una gomitata da parte della ragazza.

 

“Allora ragazzi, andiamo al bar a prenderci qualcosa di caldo? Io sto congelando” Akemi cambiò argomento prima che uno dei due ragazzi potesse dirle qualcosa.

 

“Stai congelando?! Ma siamo ancora a ottobre” Disse Kazuki sconcertato.

 

”Pensa quando saremo a dicembre” Daisuke continuò la frase al posto dell’amico, mentre tutti e tre insieme ripresero a camminare verso il loro bar preferito.

 

Durante la passeggiata tutti e tre gli amici parlarono del più e del meno, ridendo delle battute e lamentandosi di quello che li avrebbe aspettati durante le ore di lezione. O meglio, Akemi e Daisuke parlavano, Kazuki si limitava a dare delle risposte secche; si vedeva che il ragazzo era pensieroso e che era distante. Anche Akemi e RIku lo notarono, ma ormai avevano fatto l’abitudine della freddezza del loro amico:  Kazuki da giorni sembrava preoccupato o pensieroso, ma non sembrava voler proferire parola di quel che gli passava in testa, tanto che i suoi amici, stanchi di chiedere ogni volta, iniziarono ad aspettare il giorno in cui il castano si sarebbe aperto.

 

La giornata scolastica trascorse tranquilla, le ore di lezione si susseguirono per un arco di tempo che sembrò infinito. Quando suonò la campanella della ricreazione  Kazuki tirò un sospiro di sollievo e, come era solito fare, si alzò e si diresse al solito posto. I tre infatti si incontravano sempre sul tetto della scuola che era un posto indubbiamente meno caotico del giardino. Quando Kazuki arrivò trovò al loro posto Daisuke e Akemi, proprio dove si  aspettava che li avrebbe trovati: Daisuke era appoggiato a quello che credevano fosse un vecchio ripostiglio e Akemi era seduta su un muretto sul bordo del tetto appoggiata con la schiena al la rete che le impediva di precipitare nel vuoto.

 

“Hey  Kazuki, finalmente sei arrivato” gridò da lontano Akemi, facendogli un cenno con la mano “Come sono andate le lezioni?”

 

Kazuki  non rispose, si limitò a fare spallucce, era assorto nei suoi pensieri come quella mattina, pensieri che continuavano a girargli in testa da qualche giorno. Gli altri due continuarono a parlare, ma le loro parole non arrivavano al castano nonostante fosse lì accanto, lui riusciva solo a sentire un vociare sommesso che faceva risaltare ancora di più i suoi pensieri.

 

“Non avete anche voi l’impressione che questo mondo sia morto?” Le parole di  Kazuki piombarono all’improvviso come un fulmine a ciel sereno, bloccando all’improvviso il discorso dei suoi amici e lasciandoli con delle espressioni attonite stampate sul volto.

 

“Cosa intendi?” Daisuke fu il primo a proferire parola.

 

“Intendo che non succede mai nulla, e che non ci sono persone nuove da conoscere”  Kazuki aveva lo sguardo perso nel vuoto mentre diceva queste parole.

 

“I cambiamenti non sono sempre avvenimenti positivi” rispose Daisuke serio, il ragazzo sembrava essersi incupito da quel discorso. “A volte possono stravolgere la nostra vita, portandoci a fare cose stupide”

 

“No parlo di cambiamenti drastici...” Il ragazzo stroncò subito il suo discorso, come se si vergognasse. “Lasciamo perdere forse sono solo pazzo” si alzò e fece per andarsene.

 

I due ragazzi iniziarono a guardarsi con occhi freddi come il ghiaccio. Akemi, aveva capito che qualcosa non andava e decise di andarsene prima del solito per non creare problemi.

“Vorrei solo delle novità, oppure avere il coraggio per farle avverare” Il castano iniziò a camminare ma Daisuke lo bloccò per il braccio.

 

“Fai attenzione a quel che fai, Kazuki” Il ragazzo lo guardava con uno sguardo serio, ma non era più freddo, sembrava più che altro protettivo. “Non fare cose di cui potresti pentirti o stupide”

 

“Sai almeno di cosa voglio?” Chiese il castano con tono saccente, mentre guardava l’amico con uno sguardo di sfida. “Mi basterebbe poter dire a Akemi quel che provo per lei, solo che non so come dirglielo”

 

Daisuke rimase impassibile, Kazuki si aspettava una qualsiasi reazione, sia che fosse positiva che negativa. Ma di certo non si aspettava quella freddezza. Il ragazzo aveva decine di domande in testa, ma non ne fece nemmeno una. Quando il ragazzo dai capelli neri lasciò la presa, il castano riprese a camminare verso la sua classe, mentre in sottofondo iniziò a suonare la campanella.

 

Non appena Kazuki sparì attraverso la porta, Daisuke abbassò lo sguardo, lasciando che una lacrima rigò il suo volto, assicurandosi che nessuno potesse vederlo, sfogando in silenzio la sua tristezza per quella che ormai era una speranza che andava morendo.

 

La giornata di scuola continuò, i tre nelle loro classi erano turbati dal discorso di qualche ora prima. Tutti e tre durante le ore di lezione continuarono a pensare a quel che si erano detti, soprattutto Daisuke, per un motivo ancora sconosciuto sembrava preoccupato e tormentato per Kazuki. All’uscita di scuola Kazuki non incontrò i suoi amici, era uscito prima del solito ed era ancora infastidito dal comportamento del suo amico d’infanzia. Lungo il tragitto verso casa sua, che scelse quello più breve. Quando arrivò a casa la trovò vuota, sua madre doveva essersi trattenuta a lavoro fino a tardi anche quel giorno. Il ragazzo si tolse la divisa e posò lo zaino in camera sua. Dopo di ché scese di nuovo in soggiorno. Improvvisamente il suo cellulare squillò, Kazuki lesse il nome di Akemi prima di rispondere e per un momento si chiese il motivo di quella telefonata così inaspettata.

 

“Pronto?”

 

“Hey Kazuki, scusa se ti disturbo così all’improvviso” La voce di Akemi sembrava preoccupata, come se gli stesse nascondendo qualcosa “Possiamo vederci questa sera in spiaggia?”

 

“Va bene” Il tono del ragazzo era spiazzato, non pensava che la ragazza gli avrebbe fatto quella domanda, soprattutto in pieno autunno. “A che ora?”

 

“Vediamoci alle 21, al solito bar dove andiamo d'estate”

 

“Va bene Akemi, ci vediamo dopo”
 

Kazuki attaccò, preoccupato di quel che poteva essere successo, e speranzoso che quella potesse essere la volta buona per dichiarare i suoi veri sentimenti verso la ragazza.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 

Quando si fece l’ora dell’appuntamento fuori era buio da un pezzo. L’aria era diventata più fredda di quella mattina e il vento aveva iniziato a soffiare con maggiore forza, Kazuki si strinse nel suo cappotto, sapendo che una volta arrivato al mare avrebbe trovato una brezza ancora più fredda. Il ragazzo non era più perso nei suoi pensieri come qualche ora prima, ma adesso era tormentato dall’agitazione creata dai suoi sentimenti ancora celati e dall’ansia di cosa potesse essere successo. Mentre continuava a camminare lentamente sul marciapiede, Kazuki iniziò a pensare a delle parole per ammettere i suoi sentimenti davanti alla ragazza dei suoi sogni, parole che non riuscì ad elaborare perché, forse per via delle particolari circostanze in cui si ritrovava il castano, il percorso gli sembrò molto più breve del previsto: in men che non si dica il ragazzo si ritrovò davanti agli occhi l’insegna a neon del bar dove andavano sempre d’estate; e seduta ad un tavolino quadrato vi era Akemi che stava chattando con qualcuno mentre aspettava Kazuki. Il ragazzo si avvicinò e si sedette al lato opposto la ragazza, salutandola e lei ricambiò poco dopo.

 

“Non fa un po’ freddo per vederci qui a quest’ora?” Chiese Kazuki sarcasticamente.

 

“Hai perfettamente ragione” Rispose Akemi ridacchiando “Ma ero libera solo ora, e avevo bisogno di parlarti di una cosa.” Si capiva che qualcosa non andava dal tono della ragazza, la sua voce era cupa anche se tentava di nasconderlo. Al castano sembrò quasi che la ragazza avesse paura di aprirsi con lui.

 

“Di cosa mi vuoi parlare? Spero sia qualcosa di importante visto che per sentirla rischio di morire assiderato” Scherzò il ragazzo.

 

“Hai ragione” Rispose la ragazza sorridendo dolcemente “credo sia il caso di ordinare qualcosa di caldo prima che ti racconti questa cosa”

 

La ragazza fermò una cameriera e ordinò due cioccolate calde, dopo di che guardò nuovamente il telefono, come se fosse ansiosa di ricevere un messaggio. Kazuki non capiva realmente cosa potesse essere successo di così importante da far preoccupare a quel modo Akemi. Passarono alcuni minuti, i due ragazzi avevano chiacchierato un po’ del più e del meno, finchè non arrivarono le due bevande calde. La rossa sapeva che avrebbe dovuto dare delle spiegazioni per quanto stava avvenendo, ma ancora non era riuscita a fare un discorso che poteva far capire a Kazuki che lui non era l’unico a provare quel tipo di sentimenti.

 

“Allora…” Iniziò la ragazza arrossendo “”Volevo parlarti di quel che è successo oggi a ricreazione”

 

“Di cosa stai parlando?” Kazuki non riusciva a capire di cosa stesse parlando, ‘e se avesse sentito tutto quel che ho detto a Daisuke? E se anche lei provasse i miei stessi sentimenti?’ queste furono le domande che balenarono in testa al castano. ‘Ero certo che lei se ne fosse andata prima, e se invece fosse rimasta lì e mi avesse sentito?’ il castano era nel panico, non sapeva come poteva uscire da quella imbarazzante situazione.

 

“Sto parlando di quello che hai detto a Daisuke sul tetto” Rispose impacciata lei, come se non sapesse come dirgli quelle parole.


“Akemi sai che avrei voluto dirtelo tempo fa, io-” Le sue parole, che avevano iniziato a farsi coraggio ed a uscire dal suo cuore, furono troncate da quelle fredde e cupe della ragazza, che lo gelarono più di quel vento freddo che veniva dal mare.

 

“Anche io vorrei dei cambiamenti in questo mondo”

 

“Cosa?” Kazuki chiese sbalordito, tanto era rimasto deluso e scosso dalla risposta della ragazza.

 

“Anche io mi sono stancata della vita qui, almeno nel Kanto le giornate erano più eccitanti. Qui non riesco a notare la differenza tra un giorno ed un altro, soprattutto nel periodo invernale.” Iniziò la ragazza, liberandosi da quel peso che non aveva detto a nessuno. “Ho tenuto nascosto questa notizia perché sapevo che nessuno mi avrebbe capita, ma dopo oggi ho scoperto che anche tu provi lo stesso, e mi sono convinta a parlarne con te. Ho scoperto che nella nostra scuola arriveranno due nuovi studenti” Riprese a parlare Akemi, con un tono che adesso era entusiasta e tutt’altro che freddo. “Finalmente sta accadendo qualcosa di nuovo!”

 

Kazuki per un secondo si sentì speciale, ma quelle parole non erano comunque riuscite a farlo ritirare su di morale. Effettivamente però la rossa aveva ragione, il periodo invernale su quest’isola era sempre stato molto noioso: non vi erano novità e le città erano sempre meno movimentate. Almeno in estate bene o male i ragazzi potevano uscire la sera oppure andare a divertirsi al mare, l’isola si riempiva di vita  e di turisti e ci si poteva divertire di più, mentre nel periodo invernale tutto assumeva un tono grigio che toglieva vitalità ad ogni cosa. Dopo anni che si viveva lì si risentiva di questa monotonia, si diventava stanchi di dover fare praticamente ogni giorno le stesse cose fino all’arrivo di un clima più caldo.

La ragazza continuò a parlare, ma a quel punto il castano era sempre più lontano, la sua mente iniziò a divagare, iniziò a pensare a chi sarebbe arrivato e da dove sarebbe venuto, se li avrebbe trovati simpatici e se sarebbero divenuti amici; i suoi pensieri presero il sopravvento oscurando quel che diceva Akemi. ‘E se Daiki avesse avuto ragione? Forse non porteranno niente di buono’ il ragazzo si ritrovò a pensare di nuovo a quel che si erano detti lui e il corvino qualche ora prima, ma decise di non dare molto peso a quei pensieri perché l’amico non poteva prevedere il futuro. Dopo Alcuni minuti, Kazuki riportò la sua attenzione alla ragazza.

 

“Sono veramente felice di questa novità” mentì il castano. Era sicuramente una buona notizia ma non era di certo quello che si aspettava per novità. ‘Avrei voluto essere io la nostra novità’ pensò tra sè e sè Kazuki.

 

I due continuarono a parlare di questa faccenda, Akemi era evidentemente molto contenta di questa notizia, e il castano si sorprese vedendo che la ragazza non avesse notato la sua mancanza di interesse e di entusiasmo. La ragazza aveva continuato a parlargli di questa novità, mentre lentamente Kazuki iniziò a perdere sempre più interesse, fino a non percepire più le parole di Akemi ma sentendo solo i suoi pensieri.

‘Alla prossima occasione sono deciso a dire quello che provo ad Akemi’ pensò ‘Non voglio perdere altre chance’.

 

“Hey Kazuki” Disse improvvisamente la rossa. Sentendo chiamare il suo nome il ragazzo si catapultò nuovamente nella realtà e scacciò i suoi pensieri.

 

“Volevo solamente chiederti…” iniziò arrossendo leggermente la ragazza “mi prometti che il nostro rapporto non cambierà, vero? Resteremo comunque amici?”

 

Kazuki fece un sorriso affettuoso, che rassicurò la ragazza. “Certo che resteremo sempre amici, non scappo mica. Come mai me lo chiedi?”

 

“Perché non voglio che la nostra amicizia sia rovinata da dei nuovi arrivati” spiegò la ragazza “Per me il nostro rapporto non cambierà mai”

 

Quella domanda tenera fece dimenticare al ragazzo quelle parole che lo avevano ferito prima. Aveva finalmente ricevuto la certezza che quella ragazza, in fondo, teneva a lui e che quindi poteva avere ancora delle possibilità con lei.

Dopo alcuni minuti i due ragazzi si salutarono, notando che ormai si era fatto molto tardi e, visto che il giorno dopo li aspettava un’altra giornata di scuola, decisero di tornare a casa. Mentre tornavano a casa, Kazuki non potè fare a meno di continuare a pensare a quello che era successo e quello di cui si erano parlati, e anche se non erano più insieme sapeva che anche la ragazza stava pensando alla stessa cosa. Il ragazzo sorrise alle coincidenze della vita: solo quel giorno aveva parlato di quel che desiderava ai suoi amici, e oggi aveva già ricevuto la notizia che il suo desiderio si era avverato e aveva scoperto che anche la sua migliore amica era stanca di quella monotonia.

 

Il ragazzo si strinse nel cappotto e iniziò a camminare più velocemente, non vedeva l’ora di incontrare Daisuke a scuola il giorno dopo per raccontargli quel che aveva scoperto.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


La mattina seguente era ripresa la solita routine per Kazuki che, dopo essersi vestito frettolosamente, scese al piano inferiore dove come al solito trovò la madre al telefono e che cercava di prepararsi. Il ragazzo non la disturbò e dopo aver fatto colazione, fece un distratto cenno con la mano per salutarla prima di uscire per recarsi a scuola.

Il vento freddo che veniva dal mare lo colpì improvvisamente, non era più abituato a quel tipo di temperature, ma essendo ormai vicini all’inverno era più che normale; il ragazzo chiuse il portone alle sue spalle e si strinse nel cappotto. Kazuki non aveva notato subito la ragazza dai capelli rosso carminio poco lontano da lui, e si era sorpreso di vedere che Akemi si era disturbata a venire fino a casa sua. La ragazza era al telefono, probabilmente a parlare con qualche sua amica, ma non appena il castano uscì dalla porta, salutò il più velocemente possibile quella ipotetica amica.

 

“Da quanto tempo sei qui fuori?” Chiese Kazuki, con un tono leggermente preoccupato per la ragazza, che poteva trovarsi lì fuori da troppo tempo.

 

“Non molto sta tranquillo, altrimenti con questo freddo sarei morta assiderata” Rispose sorridendo solarmente al castano.

 

“Non pensavo avresti rischiato di morire assiderata pur di venirmi a prendere fino a casa” Disse scherzando il ragazzo.

 

La ragazza ridacchiò prima di avvicinarsi a lui e aggrapparsi al suo braccio. “No idiota, semplicemente volevo un po’ di compagnia, soprattutto per andare al bar a prendere un po’ di cioccolata calda!”

 

I due risero allegramente e poco dopo presero a camminare insieme. I due erano quasi arrivati all’incrocio che dalla strada principale li avrebbe condotti a casa di Daisuke, ma prima che il castano potesse girarsi per cambiare direzione, la ragazza lo tirò leggermente restando sulla strada principale.

 

“Non andiamo a prendere Daisuke?” Chiese il castano, non capendo quello che stava accadendo.

 

“No che non ci andiamo, Daisuke sta male, si è preso la febbre. Non te l’ha detto?” Rispose Akemi sorpresa. Quei due si dicevano tutto quello che gli accadeva e, prendendo ad esempio gli avvenimenti precedenti, doveva sempre accadere qualcosa di straordinario per non farli parlare per qualche giorno.

 

“Guarda il lato positivo, mi avrai tutta per te” Aggiunse poco dopo la ragazza, facendogli l’occhiolino.

 

Il ragazzo però era troppo preoccupato per l’amico per notare un dettaglio del genere. Loro non avevano litigato e non era da Daisuke marinare la scuola o fingersi malato, quindi doveva essersi preso sicuramente qualcosa, ma allora perché non gli aveva detto niente?

Kazuki scacciò momentaneamente quei pensieri dalla testa e riprese a camminare al fianco della rossa, i due parlarono della giornata che li attendeva e poco dopo arrivarono al bar. La ragazza prese a chiacchierare del più e del meno, ma la mente del ragazzo era nuovamente altrove, aveva ripreso a pensare di quello che si erano detti la sera prima con Akemi e il motivo per il quale Daisuke non era andato a scuola. La ragazza invece aveva ripreso a parlare del più e del meno e, oltre ad essere argomenti che al ragazzo non importavano realmente in quel momento, come dei nuovi concerti o alcuni gossip su dei gruppi di idol, la mente del castano si era occupata nuovamente da preoccupazione e ansia.

 

“Sono preoccupata per Daisuke, non è da lui comportarsi così” Disse improvvisamente Akemi.

 

Quelle parole inaspettate portarono dall’attenzione del ragazzo nuovamente alla realtà e a quello che voleva dire la rossa.

 

“Dici che dovremmo andare da lui dopo le lezioni?” Chiese la ragazza.

 

“No lasciamolo riposare, sicuramente non si perderà niente di straordinario!” Rispose sorridendo il ragazzo, come se in quel modo poteva tranquillizzare sia se stesso che Akemi. Quel gesto però effettivamente qualcosa aveva cambiato, i due avevano ripreso a parlare tranquillamente fino a che non entrarono nella loro scuola, quasi dimenticandosi di quello che li preoccupava.

 

Le prime ore di lezione trascossero normalmente. Il ragazzo e la ragazza si annoiarono a seguire le lezioni, fino a che un professore non diede un importante e sconcertante notizia:

 

“Ragazzi, abbiamo un entusiasmante notizia” iniziò il professore di inglese in classe di Kazuki, “Da domani, avremo un nuovo studente in quest’aula.”

 

Kazuki, perse un battito: non poteva credere alle sue orecchie. Akemi aveva in parte ragione: non sembravano essere due nuovi studenti, ma uno solo, e la sua classe era la fortunata ad accoglierlo.

I compagni di classe, esaltati da quella notizia, iniziarono a porre un interminabile numero di domande al professore su i nuovi arrivati. In breve tempo si scoprirono molti particolari riguardo al nuovo arrivato, come ad esempio che veniva dal Kanto, che aveva una sorella, e che anche loro erano molto felici di venire a vivere in una regione nuova.

 

Kazuki non perse un attimo del suo tempo a disposizione e, non appena suonò la ricreazione, si precipitò sul tetto della scuola per dare la buona notizia a Akemi, sapendo che l’avrebbe trovata al solito posto.

 

“Hai sentito della novità?” Disse la ragazza precedendolo. Kazuki capì che c’era qualcosa che non andava, allora anche in classe sua stava per arrivare un nuovo studente e, in questo caso, la ragazza avrebbe avuto pienamente ragione tramite quelle notizie.

 

“Si ho sentito, beh avevi ragione su quelle notizie” Ammise il ragazzo, capendo che il professore aveva parlato di un nuovo studente perché solo uno dei due si era trasferito nella sua classe.

 

I due continuarono a parlare di questa questione fino alla fine della ricreazione, in parte felici per l’arrivo di nuovi ragazzi e in parte preoccupati di quello che li avrebbe aspettati nel caso si fossero rivelati persone sgradevoli. Kazuki si guardò intorno per un’istante e quel breve frangente gli bastò per notare che non erano gli unici a parlare di quell’argomento, ma che praticamente tutti i ragazzi che si trovavano sul tetto con loro erano venuti a conoscenza di quel che sarebbe successo.

 

“La notizia si è già sparsa per tutta la scuola” Fece notare il castano alla ragazza. “Anche gli studenti che non si trovano in classe con noi sono venuti a conoscenza dei nuovi studenti.”

 

“E’ un avvenimento raro qui su quest’isola, che ti aspettavi?”

 

La ragazza aveva ragione, la loro isola era un località soprattutto turistica, non era solito per delle persone andarci a vivere.

 

La rossa riprese a parlare poco dopo. “Kazuki forse non dovresti aspettare per dire questa cosa a Daisuke, secondo me dovresti dirglielo il prima possibile”

 

“Hai ragione, adesso gli chiedo se posso andarlo a trovare.”

 

Poco dopo suonò la campanella che segnava la fine della ricreazione. I due amici si salutarono frettolosamente e, mentre il ragazzo rientrava nella sua classe, tirò fuori dai pantaloni il suo telefono cellulare. Mandò velocemente un SMS al suo amico, chiedendogli se si potevano vedere fuori scuola quel pomeriggio, dopo di che ricominciarono le lezioni. La risposta di Daisuke tardò un po’ ad arrivare, e Kazuki si iniziò nuovamente a preoccuparsi per l’amico pensando che fosse successo veramente qualcosa di grave, ma quando ormai era tentato ad andare in bagno per scrivergli nuovamente, un ronzio nella tasca dei pantaloni lo fece tranquillizzare leggermente. Estrasse il telefono dalla tasca il minimo per vedere quel che il moro aveva scritto e fece un sorriso vedendo quello che gli aveva scritto:

 

“Si vieni a casa mia, ti aspetto per il pranzo”

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


La giornata di scuola non passò in modo molto diverso da quelle precedenti, tranne per il fatto che questa in particolare era stata molto più chiassosa: tutta la scuola in quelle ore non faceva altro che parlare delle notizie che, in poche ore, erano arrivate in tutte le classi. Nei corridoi durante i cambi dell’ora, si poteva sentire un vociare debole dovuto ai gruppetti di ragazzi che continuavano a parlare di quello che li avrebbe aspettati il giorno dopo e di quanto fossero felici di conoscere visi nuovi. Poche ore dopo Akemi e Kazuki uscirono dal grande cancello della loro scuola, i due iniziarono a camminare in silenzio uno di fianco all’altra, la foga della nuova notizia non li aveva colpiti come gli altri avendo saputo molto prima degli altri. I due vagavano per i marciapiedi circondati da altri studenti, ma erano troppo assorti nei loro pensieri anche solo per notare le persone circostanti. Kazuki aveva lo sguardo rivolto verso l’alto, dalla strada davanti alla scuola si poteva notare il mare in lontananza, mentre Akemi, stretta nella sua sciarpa, nascondeva il suo sguardo turbato tenendolo verso il basso.

 

“Hai sentito Daisuke alla fine?” Chiese all’improvviso la ragazza rompendo il silenzio.

 

Il ragazzo, perso tra i suoi pensieri, sobbalzò alla domanda improvvisa. “Sì” Rispose Kazuki “Sto andando a pranzo da lui, almeno possiamo parlare con calma”

 

Akemi annuì, il suo sguardo si spostò di nuovo da ragazzo a verso il basso, sembrava più preoccupata e pensierosa del castano, come se avesse paura di quel che sarebbe successo.

 

“Fammi sapere come sta, e anche come prenderà tutta questa storia” Rispose infine la rossa, sorridendo all’amico e mascherando momentaneamente la sua preoccupazione.

 

Kazuki salutò la rossa facendole un cenno con la mano, e camminando lentamente tra vari vicoletti, si ritrovò davanti la porta dell’appartamento dell’amico. Quella sensazione di preoccupazione che gli aveva lasciato addosso la ragazza, si era fatta sempre più grande e gravava sul ragazzo, tanto da farlo tentennare prima di bussare alla porta. Non appena la sua mano toccò la porta     quella si aprì leggermente; il ragazzo vedendo che era aperta entrò, e non appena varcata la soglia un ottimo odore si fece strada nelle narici di Kazuki facendo brontolare il suo stomaco, e facendogli dimenticare per un momento i suoi pensieri e le sue preoccupazioni.

 

“Se avevi così tanta fame potevi avvisarmi, ti avrei preparato una porzione doppia!” lo canzonò l’amico “Beh sicuramente non ho sbagliato ad invitarti a pranzo”

 

Il castano non lo aveva notato subito, il suo amico era vicino al tavolo imbandito. Stava sistemando delle ciotole e, prima di girarsi e guardarlo negli occhi, gli sorrise.

 

“Vedo che non stai poi così male” rispose Kazuki “Non avevi voglia di venire?”

 

“Non sono tipo da fare queste cose, mi conosci, e poi non stavo mica morendo, avevo semplicemente un po’ di febbre” rispose lui continuando a sorridergli, mentre prendeva posto a tavola “Adesso siediti, ho fame anch’io”

Quando Kazuki si avvicinò per sedersi notò tutto quello che aveva preparato l’amico. Sul tavolo c’erano due ciotole di riso semplici, una ciotola ciascuno di nikujaga accompagnato da una di zuppa di miso e, infine del tonkatsu. Daisuke si è dato da fare mentre io ero a scuola, pensò tra sé e sé, beh almeno non si è annoiato.

I due iniziarono a mangiare, Daisuke si era dato veramente da fare per preparare tutte quelle cose deliziose. Kazuki sapeva che il suo amico era bravo in cucina, d’altronde abitando da solo non aveva nessuno che gli preparava i pasti e quindi doveva aver fatto molta pratica. Mentre mangiavano continuavano a parlare del più e del meno e della giornata a scuola di Kazuki.

 

“E’ successo dell’altro a scuola? Notizie nuove, professori che si sono lamentati della mia assenza...” Disse Daisuke.

 

Il moro doveva aver capito che c’era qualcosa che non andava: anche se erano migliori amici non era da Kazuki un comportamento del genere, non era solito auto-invitarsi a casa delle persone, ma cosa più importante, non sapeva nascondere ciò che pensava davvero. Sicuramente Daisuke doveva aver fatto due più due e doveva aver capito che l’amico gli stava nascondendo qualcosa.

 

“Non credo che tu sia venuto qui per dirmi questo, soprattutto con tutta questa fretta” Concluse poco dopo il ragazzo più grande, il suo tono era cambiato, da amichevole e tranquillo a freddo e inquisitore.

 

Kazuki gelò. L’amico aveva veramente capito che qualcosa non andava. I pensieri del castano si susseguivano velocemente nella sua testa, tanto velocemente da non riuscire quasi ad elaborarli. Aveva pensato di mentirgli per uscire da quella discussione senza litigare, ma sapeva che Daisuke non era così stupido e che lo avrebbe capito in men che non si dica. Kazuki non aveva allora altre soluzioni se non dirgli la verità, sperando che l’amico non l’avrebbe presa male come l’altra volta sul tetto della scuola.

 

Kazuki deglutì sonoramente e iniziò a giocherellare con il riso nel suo piatto. “Hanno dato una nuova notizia a scuola” iniziò infine, titubante “Hanno detto che arriveranno due nuovi studenti nella nostra scuola”

 

Daisuke si fermò un attimo prima di riprendere a masticare “Beh figo, finalmente arriveranno dei nuovi studenti nella nostra città”

 

Kazuki spostò il suo sguardo dal suo piatto agli occhi azzurri del suo amico che intanto erano posati sul suo smartphone.

 

“Sono due fratelli, Aisu e Mirai Tanaka”

 

Quelle parole fecero perdere un battito a Daisuke, non poteva credere alle sue orecchie. Le bacchette, non più sorrette dalle sue dita, caddero nella piccola ciotola sottostante. Gli occhi color ghiaccio del ragazzo più grande si staccarono dal suo telefono e per un attimo entrambi i ragazzi si guardarono negli occhi e fu in quel momento che Kazuki capì che il suoi presentimenti erano giusti. Kazuki, che conosceva da anni l’altro e che sapeva com’era caratterialmente, capì che adesso doveva mancare poco prima che il suo amico esplodesse di rabbia, ma al contrario di quello che si sarebbe aspettato, non accadde mai. Il suo amico infatti gli sorrise, un sorriso fittizio che serviva solo a mascherare i suoi pensieri e le sue vere intenzioni. Quel sorriso apparentemente felice e dolce fece bene il suo lavoro, tanto che Kazuki non sapè come reagire.

 

“Trovo che questa sia un’ottima notizia” rispose infine Daisuke dopo una pausa che sembrò interminabile.

 

“Non mi sembri molt-”

 

“Sono felice per te e Akemi, il vostro desiderio si è avverato” le parole del ragazzo più grande bloccarono quelle del castano che si immaginava non avrebbe mai ricevuto una risposta.

 

Il moro lo guardava con occhi colmi di quella che poteva sembrare felicità e sorrideva all’amico, quasi per rassicurarlo, ma Kazuki capì che era solo una maschera ben costruita. Il castano continuava a guardarlo preoccupato, non riusciva a capire il  comportamento dell’amico, non capiva cosa avesse detto di tanto sbagliato e non sapeva come rimediare, sapeva solo, dentro il cuor suo, che quello che voleva dirgli non era niente che lo avrebbe reso felice. Dopo quella frase infatti, i due rimasero in silenzio per molto tempo.

Poco tempo dopo i due iniziarono a fare i compiti a casa. Daisuke si fece mandare i compiti da un suo compagno di classe mentre Kazuki tirò fuori i suoi dal suo zaino. Passò qualche ora e, mentre Daisuke sembrava aver completamente dimenticato quello che si erano detti, il castano era ancora distratto dai pensieri di quella conversazione, tanto fredda quanto complessa. Le loro parole continuavano a vagare nella sua testa, cercava disperatamente delle risposte che però non sembravano arrivare,  quando ad un tratto capì: l’amico aveva reagito male quando aveva scoperto i nomi dei due ragazzi, in quel momento infatti si era creato quella maschera di bugie che copriva ancora il suo vero volto.

 

“Daisuke...” iniziò titubante Kazuki “Tu conosci i nuovi studenti, vero?”

 

L’amico continuò a guardare il libro, il suo sguardo però cambiò improvvisamente, adesso sembrava turbato, come se non sapesse come rispondere.

 

“No, mai visti né sentiti” rispose infine “Hai provato a chiedere ad Akemi? E’ lei che viene da lì”

 

“Da lì dove scusa?”

 

“Dal Kanto” Rispose Daisuke.

 

Kazuki era confuso. “Io non ti ho mai detto che venivano dal Kanto” Disse il castano freddo, capendo che c’era qualcosa che non andava.

 

Il ragazzo più grande gelò, si capiva non sapeva come rispondere e che era con le spalle al muro. Il suo viso colme e rilassato si era incupito, lasciando spazio a un’espressione agitata tipica di chi sta mentendo.

 

“Te lo sarai dimenticato” disse infine Daisuke ridacchiando “infondo sai meglio di me che quella testa è vuota”

 

“Non credo...” Rispose Kazuki con un filo di voce, mentre giocava con una matita. “Devo andare, si è fatto tardi” Rispose invece a voce alta alzandosi dal suo posto. Daisuke controllò il suo orologio, si erano fatte le 17:00, e dopo aver chiuso anche il suo libro, si alzò anche lui per accompagnare l’amico alla porta. Kazuki intanto si era chinato e stava facendo il suo zaino. Non appena finì di sistemare i libri, il ragazzo si alzò e ,non fece in tempo a voltarsi, che senti le braccia forti dell’altro bloccarlo tra il suo corpo e la porta. Gli occhi dell’amico erano puntati dentro i suoi. Il suo corpo muscoloso era a pochi centimetri dal suo. L’amico era sempre stato più altro di Kazuki, ma in quella situazione il castano si sentì ancora più piccolo. I capelli scuri con le ciocche azzurre di Daisuke gli coprivano il volto serio e preoccupato, lasciando visibili solo i suoi occhi color ghiaccio, tanto freddi quanto caldi e amorevoli.

 

“Fa attenzione Kazuki, il passato potrebbe rifarsi vivo e potrebbe portare con sé brutti ricordi”

 

Le parole enigmatiche di Daisuke lo confusero solo di più. Kazuki non riusciva a capire cosa intendeva, né perché l’amico si stesse comportando in un modo così insolito. Poco dopo le braccia forti dell’amico si spostano, lasciandolo libero di spostarsi, ma prima di lasciarlo andare veramente si cinsero intorno al suo corpo esile in un abbraccio. Quel gesto dolce sembrò interminabile. Kazuki poteva sentire il corpo caldo dell’amico stretto contro il suo, poteva sentire il suo cuore battere forte mentre lo stringeva e poteva sentire il profumo del moro che lo rapì non facendogli capire niente. Era felice del gesto dolce dell’amico, ma non era da lui comportarsi in quel modo, anche se l’aveva fatto sentire protetto e...

 

Kazuki, ancora confuso dai sentimenti contrastanti che si susseguivano nel suo cuore e nella sua mente, ritornò alla realtà all’improvviso quando il tepore del corpo dell’altro si staccò dal suo.

 

“E’ meglio che io vada ora, mia madre sarà in pensiero” rispose infine il ragazzo.

 

Daisuke annuì mentre arretrò leggermente, il suo sguardo era perso nel vuoto e sembrava molto pensieroso, Kazuki pensò che probabilmente anche lui era confuso da quel che era successo.

 

“Ti mando un messaggio se succede qualcosa” disse infine Kazuki mentre l’amico continuava a stare in silenzio. “Ci sentiamo”

 

“Ci sentiamo”

 

Dopo che si salutarono la porta dell’appartamento si chiuse con un sonoro tonfo. Kazuki uscì con calma dal condominio fino a ritrovarsi per strada. Il clima di era era molto più invernale di quel pomeriggio, il vento freddo e la leggera pioggerellina resero la passeggiata meno piacevole tanto che il castano non potè fare a meno che stringersi nel suo cappotto alzando il cappuccio della sua felpa. Durante il tragitto verso casa il castano continuava a pensare a quel che era successo e allo strano comportamento dell’amico. Domande su domande continuavano a sovrapporsi nella sua testa, ma non trovarono mia risposta. Il ragazzo continuò a camminare, i suoi vestiti erano leggermente bagnati dalla pioggia, il vento che si alzava ancora di più in prossimità del mare facendogli sentire ancora di più il freddo, e calde lacrime che iniziarono a scendere dai suoi occhi quando, forse, intuì la risposta a tutte le sue domande.

 

* * *

 

Daisuke continuava a guardare fuori dalla finestra con aria preoccupata, le goccioline fine di pioggia rigavano i vetri delle sue finestre le luci della città illuminavano il suo volto. Sembrava stesse cercando Kazuki con lo sguardo, anche se sapeva che era impossibile. Improvvisamente si voltò per prendere il suo telefono dal divano e iniziò a digitare freneticamente sul touch screen.

 

“Signora Mori, ho saputo che il padre ci ha trovati” Quelle furono le uniche enigmatiche parole che scrisse alla madre di Kazuki, parole che sapeva lei avrebbe capito, per questo la risposta della donna non tardò ad arrivare.

 

“Come fai a saperlo?”

 

“Me lo ha detto Kazuki” Rispose allora il moro, triste di dover dare una notizia del genere a quella povera donna. “Mi ha detto che Aisu e Mirai sono in città”

 

Dopo quel messaggio sembrò che il tempo si fosse fermato, i minuti sembravano interminabili ore prima che il messaggio di risposta arrivasse. Daisuke sapeva che la madre di Kazuki doveva essere scioccata. Daisuke era ancora davanti la finestra con lo sguardo perso nelle vie della città quando il telefono vibrò di nuovo.

 

“Non possiamo ancora fare niente, l’unica cosa che possiamo fare è aspettare”

 

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