Lunedì.

di BettyLovegood
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1- Sveglia. ***
Capitolo 2: *** #2 - Riunione. ***



Capitolo 1
*** #1- Sveglia. ***


‘‘Storia partecipante al ‘Contest… fastidioso’ indetto da Emanuela.Emy79 ”. 
 
#1-Sveglia.


Arthur odia il lunedì.
La sveglia delle sei suona per ben dieci minuti, fa finta di non averla sentita.
Dopo mezz’ora sente il baccano della sveglia del suo coinquilino provenire dalla stanza accanto.
Un colpo sul muro e uno: “sveglia fiorellino, il mondo non si salverà da solo!”, ed Arthur sbuffa nel cuscino, ancora con gli occhi chiusi. Rimane così per un bel po’ di minuti.
Un altro colpo e un: “toast senza burro per te, negli ultimi giorni sei ingrassato parecchio.” Apre gli occhi proprio nel momento in cui il volto di Merlin compare sulla porta. Gli lancia un cuscino, colpendolo in pieno viso.
“Metti il dannato burro”, sono le uniche parole che dice.
Merlin ghigna, gli restituisce il cuscino e ritorna in cucina.
Lentamente Arthur si alza, si sveste e si infila sotto la doccia.
Gira la manopola della doccia e viene investito da un getto d’acqua ghiacciata.
“Merlin!” Urla, scansandosi dall’acqua e cercando contemporaneamente di chiuderla.
Sente il coinquilino il lontananza urlare qualcosa in risposta, non capisce bene cosa.
“La dannata caldaia, Merlin, va a controllare!”
Non risponde. Arthur riconosce il suono del suo computer che viene acceso, sbuffa per la seconda volta. Può già immaginarselo in piedi davanti alla scrivania, in una mano un toast, con l’altra cerca di digitare la password e con la bocca regge la tazza di caffè. Routine del lunedì.
“Merlin!”
“Per la dodicesima volta Arthur”, stavolta la voce dell’amico proviene da più vicino, è nella sua stanza, “l’acqua calda è a sinistra, la fredda è a destra. Non ci sono problemi alla caldaia.”
Segue le indicazioni, mai una volta che ricordi la giusta direzione.
“Se trovo ancora una volta macchie di burro sul computer giuro che ti uccido”  è ciò che gli risponde prima di infilarsi sotto l’acqua.
Merlin ancora una volta non controbatte.
Quando rientra in stanza trova  il letto rifatto, sorride, mentre si veste.
“Da quale pianeta provieni?” Gli chiede, si siede a tavola e ruba un toast dal suo piatto.
Merlin, con la testa china sul computer e la tazza tra le mani, risponde: “Terra, almeno credo.”
Arthur ride, prendendo un altro toast. “Idiota, intendevo dire che nessun essere umano normale”, e sottolinea l’aggettivo muovendo la mano, inondando il tavolo e l’amico di briciole, “riesce ad essere sveglio e pimpante come te alle sei del mattino”.
Merlin alza le spalle, troppo concentrato sul pc per rispondere.
Arthur gli ruba anche la tazza di caffè dalle mani, prendendone un sorso. Resta in silenzio per qualche secondo, poi fa una smorfia con il viso.
“Fai uso di qualche droga?” Gli chiede, preoccupato.
Merlin alza finalmente lo sguardo su di lui, si riprende la tazza e sorride.
“Sono le sette e trenta” dice mentre inizia ad allungare i piedi sulla sua sedia.
“Merda!” Arthur si alza di scatto, Merlin poggia le gambe sul posto libero e ritorna a scrivere.
Recupera velocemente la borsa con i documenti ed esce dalla stanza.
“Arthur”,Merlin lo chiama, lo sguardo sempre puntato sul portatile.
“Sì?”, sta cercando il suo cellulare, è sicuro di averlo lasciato da qualche parte in cucina.
“Le scarpe.”
Arthur guarda in basso, è a piedi nudi.
“Merda”, corre di nuovo in stanza e nel farlo sbatte distrattamente il piede nello stupidissimo divano rosa che Gwaine gli aveva regalato qualche Natale fa. Impreca.
Merlin ride. “E’ lì da due anni, mai una volta che lo scansi eh!”
Arthur non risponde, zoppica in camera in cerca delle sue scarpe. Le trova poggiate sulla scrivania, in bella vista, sorride ancora una volta e ringrazia mentalmente Merlin. Sa che è stato lui a mettergliele lì.
Esce dalla stanza e si precipita alla porta.
“Arthur”, l’amico lo chiama ancora una volta.
Merlin, rivolto verso il pc, senza guardarlo, alza una mano e gli porge il suo cellulare.
A volte non sa proprio come farebbe senza di lui.
Forse è per questo che mentre recupera il telefono dalla sua mano gli lascia distrattamente un bacio a metà tra la guancia e la bocca.
“Grazie.”
Merlin non risponde, lui esce di casa e solo dopo aver chiuso la porta si rende conto di quello che ha appena fatto.
Ha dato un bacio a Merlin, il suo coinquilino, il suo migliore amico, il ragazzo per cui ha una cotta segreta da quasi sei mesi.
Arthur vorrebbe sprofondare.
Merlin non parla mai della sua vita sentimentale, il che è molto strano da parte di una persona che parla praticamente di tutto, con tutti.  Non gli ha mai rivelato cosa prova per lui; si ogni tanto gli ripete che la sua vita sarebbe stata una noia mortale senza di lui, e nei momenti più tristi – come l’anniversario della morte di Ygraine – gli tiene stretta la mano e gli dice “ti voglio bene”. Ma questo lo fanno tutti i suoi amici, più o meno.
Ok, i suoi amici non si fanno rubare la colazione la mattina, non lo abbraciano – a parte Gwen, ma con Gwen è diverso- e soprattutto non si addormentano abbracciati a lui dopo la terza puntata di fila di Game of Thrones.
Inspira.
Basta tornare dentro e chiedere scusa, dire che non lo ha fatto di proposito e trovare una scappatoia del tipo: “volevo solo prendere un altro po’ di caffè!”
Gli sudano le mani.
Forse potrebbe optare di emigrare, un bel viaggio gli avrebbe fatto sicuramente bene. E poi suo padre stava aprendo una filiale in Canada, si vedeva già in un ufficio con il caminetto, la neve fuori, una tazza di cioccolato caldo tra le mani.
Espira.
Oh, al diavolo, è un Pendragon, e i Pendragon sono uomini di valore, coraggiosi, affrontano i problemi faccia a faccia.
Si volta verso la porta ma non riesce ad abbassare la maniglia.
Se suo padre lo avesse visto in questo momento lo avrebbe sicuramete diseredato dalla famiglia.
Il suono del cellulare arriva in suo aiuto, riponde senza vedere chi lo sta chiamando.
“Arthur dove sei? Tra dieci minuti c’è la riunione con i cinesi.”
Merda!
“Sto arrivando Leon, cinque minuti e sono li!”
Riattacca, dà un ultimo sguardo alla porta e corre via.

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Capitolo 2
*** #2 - Riunione. ***


#2 - Riunione.
 

Arthur passa tutta la mezz’ora della riunione a scarabocchiare sul taccuino, mentre Uther elenca ai clienti i vantaggi della costruzione del nuovo centro commerciale “Camelot”.
Leon lo osserva, non l’ha mai visto così distratto durante i discorsi di suo padre. E’ sempre stato molto attento ad apprendere l’arte oratoria di Uther. Infondo un giorno sarebbe toccato a lui portare avanti l’azienda.
“L’erede di Camelot”, così lo chiama scherzosamente Gwaine.
“…ed è per questo che ho deciso di lasciare la direzione di questa trattativa al mio primogenito Arthur.”
Uther si volta verso il figlio, il quale dà segni di non aver ascoltato neanche una parola.
Leon gli tira un calcio sotto al tavolo e gli fa segno con la testa di rispondere.
“Ehm … sì, grazie padre”, è tutto quello che dice.
Leon alza gli occhi al cielo, Arthur deve essersene accorto, perché tenta di continuare il discorso con un: “si, ecco, io …”
Cosa cavolo ha questa mattina?
“Arthur permetti una parola?” Leon lo interrompe prima che faccia grossi danni. I cinesi sono clienti importanti per l’azienda, sempre molto gentili, ma guai a chi non li tratta con rispetto.
L’amico annuisce.

“Come socio di Arthur volevo esprimere la nostra gratitudine innanzitutto verso Uther per averci dato fiducia in questo progetto e soprattutto verso i nostri clienti. Sarà un onore lavorare per voi, gǎnxiè nín xuǎnzé wǒmen!(*)”
Leon fa un grosso sorriso, sperando che le sue parole bastino a soddisfare tutti.
Il tizio basso a capotavola annuisce, e accenna un applauso, a cui si aggiungono anche gli altri presenti.
Tira un sospiro di sollievo.
Anche Uther sembra contento, anche se Leon lo vede lanciare uno sguardo torvo al figlio: si prospetta una grossa ramanzina per l’erede di Camelot.
Arthur si avvicina a lui e lo ringrazia.
“Da quando conosci il cinese?” gli chiede.
Leon sorride, “da quando tu ti distrai durante le riunioni importanti?”
Non gli chiede cosa è successo, sa che Arthur non si confida facilmente.
Il biondo sospira. “Lasciamo stare”, è tutto quello che gli dice, poi lo ringrazia ancora per averlo salvato e si dirige verso suo padre, che lo sta aspettando in fondo alla stanza.
Leon lo guarda andare via, chiedendosi cosa potesse essere successo. Poi si ricorda che è lunedì: si volta verso l’entrata dell’ufficio di Arthur e vede la figura di una donna con un tailleur nero e dei vertiginosi tacchi a spillo che sta conversando con la sua segretaria, Gwen.
Oh, Arthur odia i lunedì, anche per quello.
Leon fa segno ad  uno stagista di avvicinarsi e gli chiede di andare a comprare una scatola di ciambelle al cioccolato e di portarla al più presto nell’ufficio di Arthur.
Spera di migliorare l’umore dell’amico, dato che gli si prospetta un pessimo lunedì.


(*)traduzione: "grazie per averci scelto".

 

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