Beardo vs Ella

di Costulo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Era il terzo anno della sanguinosissima guerra civile che colpì il mio paese, conosciuta anche come "La guerra del sole e della luna", per via dei motivi che nel corso di questo manoscritto racconterò.
Tutto ebbe inizio quando la Principessa Ella Macchia, all'epoca primo ministro e leader del partito di maggioranza all'epoca alla guida della Repubblica, fece approvare dal parlamento in vigore una legge liberticida che lo eliminò e le consegnò il potere legislativo nella sua persona. I partiti d'opposizione, contrari alla manovra, si radunarono al di fuori del "Palazzo della Buona Condotta"(nella capitale Ellagrad), ma durante il corteo, l'esercito, guidato dal ministro e vice-comandante in capo Dakota Mondigi, sparò a vista sui manifestanti, su ordine della Principessa Ella. Con un disegno di legge immediatamente successivo, i partiti d'opposizione furono dichiarati illegali e i loro militanti criminali contro lo stato e condannabili a morte. Questo provocò la risposta di molti estremisti di opposizione, che si radunarono in bande e si nascosero nella foresta e si procurarono armi e viveri dagli stati vicini, eseguendo imboscate contro l'esercito elliano.
Il conflitto, ritenuto inizialmente di poca considerazione, ben presto assunse proporzioni maggiori, quando numerosi intellettuali scappati all'estero iniziarono a far propaganda e ad inviare messaggi alla popolazione. Il nuovo organo esecutivo approvò anche varie leggi che estromisero alcune categorie di persone dalla possibilità di unirsi all'esercito e coloro che c'erano già furono congedati con disonore.
Le bande aumentavano a dismisura, ma erano disorganizzate e così Ella riusciva a tenerle sotto controllo. Così ben presto, per riuscire a infliggere maggiori danni, si inglobarono in un'unica grande organizzazione, guidata dagli ex-ufficiali della Repubblica Beardo Amiza e Tom Nizula, che avevano radunato i maggiori esponenti intelletuali e non dell'epoca.
La loro base risiedeva a sud-ovest, al confine, nella foresta Bianca, famosa poiché d'inverno la neve scende copiosa, coprendo completamente le foglie dei pini e degli abeti.
Nel corso dei tre anni, il regime elliano aveva installato numerosi basi scientifiche nella foresta, affinché le spie straniere e ribelli che si trovavano nelle città, non potessero carpire informazioni sulle armi in via di sviluppo.
Ed é proprio nel bel mezzo di un attacco a queste basi che le vicende inizieranno a delinearsi. Attacco che avvenne proprio nel terzo anniversario dell'inizio della guerra.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Erano una ventina di minuti che aspettavano lì fuori, in attesa di trovare il momento adatto per fare irruzione. Beardo, camuffato affinché ad una prima vista non potesse essere visto e sdraiato su una collinetta, osservava con in binocolo il perimetro. L'edificio, poco distante e in fondo alla discesa della stessa collinetta, era un parallelepipedo bianco, con una finestra su ogni lato lungo e la porta su uno dei lati corti. Continuavano ad osservarlo da ormai due giorni, quando alla radio l'addetto Noah aveva intercettato delle informazioni dirette alle coordinate dell'edificio.

Come ogni imboscata che si rispetti, Beardo c'era andato con il minor numero di combattenti possibile: aveva lasciato il comando delle operazioni alla base a Tom, portandosi con sé il luogotenente Heather Douvoir, il veterano e cecchino Scott Stukzer e i soldati parigrado Shawn Mihastovic e Devin Collins. Proprio quest'ultimo, seduto ai loro piedi, si lamentò:
-Quando é che ci muoviamo? I miei piedi stanno congelando...-.
La risposta, da parte di Scott, fu immeditata e scazzata:-Quando Beardo vorrà, attaccheremo, obiettore dei miei stivali.-
Heather, sentendo vociare, sdraiata al fianco di Beardo per guardare scrupolosamente, si giro in parte su un fianco e zittì minacciosamente i due. Devin e Scott si ammutolirono subito. 
C'era rancore tra i due, soprattutto per un motivo: Devin era un'obiettore di coscienza, mentre Scott era un ex-militare che aveva combattutto e ucciso ribelli prima di essere congedato con disonore e unirsi per orgoglio alla causa. Devin si era unito da poco, era un'intelletuale convinto delle sue idee, con conoscenze di base sul pronto soccorso. Scott, suo coetaneo, non aveva studiato e andava dove i suoi istinti lo portavano, ma davvero abile a colpire dalla distanza con fucili a lunga gittata. Scott aveva avuto risentimento sin da subito nei confronti di Devin e i sei mesi passati a lavorare insieme all'interno nella base non avevano giovato ai rapporti.
I due si scambiarono occhiatacce furtive, prima che Beardo parlasse: -Alzatevi, andiamo.-
Tutti imbracciarono il loro equipaggiamento e scesero lungo la collina, avvicinandosi all'edificio.

Ogni base scientifica militare era identica una dall'altra: colpiva subito che la porta si potesse aprire attraverso un pannello che eseguiva il riconoscimento vocale e della mano. Non era la prima base in cui si addentravano e Beardo si era portato dietro uno specialista: Shawn ci mise tempo zero a staccare il pannello e ad aprire la porta staccando e collegando fili.
-Fatto, capo. Più facile che aprire un vasetto di nutella.- e trattandosi di Shawn, nessuno era così sicuro che si trattasse di una battuta, soprattutto perché lo avevano visto in azione per una trentina di minuti che faceva strane movenze che lo facevano assomigliare ad un macaco cercando di aprire un barattolo, prima che la veterana Gwendolyn Haissin, mossa per pietà glielo aprisse.
I cinque entrarono dentro. La struttura, come tutte le altre, era divisa in due parti. Al piano principale c'erano un banco di lavoro e vari armadietti chiusi e poi una botola verso il piano sotterraneo. Beardo diede l'ordine di dividersi: mandò in avanscoperta Scott, poi una volta che il rosso comunicò che fosse tutto a posto, si diresse al piano di sotto con Heather. Devin ebbe il compito di controllare ogni singolo armadio al piano superiore, in cerca di qualsiasi cosa di utile, e Shawn di assicurarsi che non arrivassero soldati di regime.

Beardo era molto tranquillo, per via dell'esperienza accumulata tra esercito e ribellione. Il piano inferiore era composto da altre due stanze nella stessa maniera di quella al piano superiore: Scott controllò quella più lontana dalle scale, mentre Heather quella più vicino. Beardo invece cercava se non ci fossero stanze nascoste: gli era venuto il dubbio per via dei numerosi fallimenti nelle precedenti incursioni, quasi come se Ella se lo aspettasse. Tutto in ordine, ma nessuna informazione utile. Anche questa volta sembrava essere come quella precedente: Devin scese al piano sotto, facendo intendere di non aver trovato nulla. Neppure Scott trovò qualcosa. Tutto sembrava come le volte scorse.
Beardo iniziava ad essere sconsolato e a guardare la botola dal piano inferiore quando la sua attenzione venne richiamata da Heather: -Signori, credo di aver trovato qualcosa.-

Tutti tranne Shawn, ancora a fare la guardia, si avvicinarono ad Heather, la quale estrasse dal terzo cassetto di un mobile una ventiquattrore.
Heather la posò subito sul banco di lavoro, accese una luce e scassinò la valigetta. All'interno si trovavano alcuni fascioli ordinati ed Heather capì immediatamente di cosa si trattasse.
-Beardo, abbiamo un problema.-
Il tono di voce di Heather mise in allarme Beardo: -Di cosa si tratta, luogotenente?-
Heather prese un fascicolo in mano e lo aprì:
-Pare che Ella abbia assunto un equipe di scienziati per progettare un rivelatore di calore che possa scovarci comodamente dal suo palazzo. Questo le permetterebbe di sapere dove siamo e di colpirci in assoluta tranquillità.-
Heather porse poi il fascicolo a Devin, che lo mise nello zaino, e ne prese un altro. -E qua invece, un'arma dalla grande portata e potenzialmente devastante. Metterebbe fine non solo a questa guerra, ma a tutte le future. Ella avrebbe un potere incredibile.-
Heather aveva studiato ingegneria meccanica fino a quando non era scoppiata la guerra civile, poi si era unita immediatamente alla causa dei ribelli, in una banda che fu sterminata. La sua importanza era duplice: poteva comprendere al volo tutti i disegni degli ingegneri elliani, ma riusciva anche a progettare armi da commisionare all'estero. Quindi sapevano benissimo che quella fosse la sua materia e tutto questo alimentò la tensione generale.
Beardo guardò preoccupato l'ultimo fascicolo, poi lo infilò nello zaino di Scott.
-È veramente uscita di senno.- disse quasi sottovoce Beardo, con un misto di dubbio sul futuro e apprensione per le persone a cui teneva.
-Motivo in più per sbrigarci a sconfiggerla.- fu l'affermazione del contadino, girato di schiena per permettere al suo capo di mettere i fogli al suo interno.
Beardo annuì, ma la sua preoccupazione era ben visibile dagli altri membri della squadra.
-Dobbiamo andare, prima che venga qualcuno.- consigliò la ragazza del gruppo, a cui tutti diedero subito retta.
I quattro stavano per salire le scale della botola quando Shawn scese di corsa:
-Signori, abbiamo visite.-

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Cinque militari erano giunti a quella base. Beardo aveva il dubbio se loro sapessero che fossero lì o meno.
-È una trappola?- fu la domanda di Devin, preoccupato della minoranza numerica.
-No, parebbe di no. Altrimenti si sarebbero già appostati.- fu la risposta di Shawn che li aveva visti arrivare.
-Preparatevi a correre, vi copro io.-
Tutti si girarono verso il loro capo.
-Ah, te lo scordi.- rispose stizzita Heather, che continuò -se tu cadi in mano loro é la fine della ribellione.-
-Possiamo uscire dalla finestra.- propose Shawn. -Tanto se ne accorgerebbero comunque che qualcuno é entrato.-
-Scassinatela. Se sono troppo vicini iniziamo a sparare.- ordinò Heather.
I ragazzi guardarono Beardo, che annuì. Subito Scott e Shawn iniziarono a cercare di aprire la cornice della finestra in direzione opposta alla venuta delle guardie. 
-Scott, tu parti per primo e raggiungi l'altura. Quelle informazioni devono giungere a Tom e agli altri alla base.-
La finestra fece crack, aprendo una via di fuga.
-Ragazzi, dobbiamo sbrigarci.- Devin si era messo a guardare all'esterno. Le guardie stavano arrivando a velocità sostenuta alla base.
Scott fu il primo ad uscire, seguito da Shawn, come da ordini.
-Obiettore, vai anche te.- fu l'ordine della ragazza, ma i soldati iniziarono a correre notando movimenti sospetti alla finestra integra.
-Ci hanno scoperti, andate.- avvertì Devin. I tre saltarono subito fuori dalla finestra e iniziarono a correre, quando gli elliani cominciarono a sparare. Scott e Shawn, piazzati, fecero fuoco di copertura, costringendo i soldati a ritanarsi all'interno della base, perdendo tempo e permettendo ai tre di raggiungere la posizione sopraelevata. Poi tutti e cinque iniziarono a correre nella foresta a ritmo molto sostenuto, preoccupati se fossero seguiti o meno, ma con nessuna intenzione di voltarsi.
I soldati li seguivano, sparando a casaccio nel tentativo di colpirli. Ciò costrinse i cinque a sparpagliarsi, nel tentativo di dividerli e seminarli.

L'idea ebbe effetto, ma non quello sperato. Nessuno inseguì Devin e Shawn, ma ben tre inseguirono Beardo. Shawn, correndo piuttosto vicino al capo e soprattutto essendo dotato di un'arma, si sdraiò per terra e iniziò a sparare verso i soldati, riuscendo ad attirare a sé un paio, che si fermarono e risposero al fuoco.

Nonostante la stazza, Beardo era un corridore agile. Ben presto riuscì a guadagnare spazio sufficiente per tendere un agguato al suo inseguitore.
Una volta uscito dalla sua visuale, Beardo sparò un colpo che lo prese in piena fronte.
-Mi dispiace...- sussurrò il leader dei ribelli, per ritornare indietro per cercare di aiutare Shawn, anche se lo incrociò mentre correva tranquillo verso di lui.
-Fatto, me ne sono liberato. Non daranno fastidio.- affermò il soldato e Beardo annuì a testa china.
Shawn riprese: -Andiamo, gli altri ci raggiungeranno alla base.- e i due diressero verso l'accampamento.

Il quartier generale dei ribelli era ex-magazzino non eccessivamente grande, ma ben nascosto nella foresta, usato in passato da aziende addette all'import ed export interstatale. Con l'avvento dell'assolutismo di Ella, fu abbandonato per via della guerra civile, così i rivoltosi capitanati da Tom e Beardo ne avevano preso possesso. Al contrario di quanto si potesse pensare, all'interno la struttura, divisa in piani, era organizzata con dormitoi, bagni, sale, una stazione radio, un'infermeria e altro ancora. Non era più un rifugio di fortuna, era una base militare completamente operativa che non aveva niente da invidiare a quelle dell'esercito.
Shawn e Beardo arrivarono quando Scott ed Heather parlavano con Tom all'esterno della struttura.
-Ehi, cosa si dice?- domandò Shawn, per fare l'entrata in scena.
-Bene, siete arrivati. Menomale.- affermò Tom, con un velo di preoccupazione che cercava di nascondere dietro uno sguardo rigido e freddo.
-Ci stavamo preoccupando, non vedendovi tornare.- disse Heather, che continuò -Non si vedono tracce di Devin, ma andarlo a cercare é pericoloso. Sta diventando buio e là fuori i soldati di Ella ci staranno ancora cercando.-
Scott, con leggero rancore, affermò: -Peggio per lui che non porta armi con sé.-.
Tutti lo guardarono male e Scott allora si mutò subito.
Beardo prese la parola: -Heather ha ragione, andarlo a cercare è pericoloso. Dobbiamo sperare che se la cavi e riesca a tornare.-. Calò il silenzio, poi ricominciò a parlare: -Tom, raduna i generali nella sala del minor consiglio: abbiamo tanto da discutere.-.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Nel giro di mezz'ora tutte le personalità più influenti della ribellione furono richiamati nella sala del minor consiglio.
Al centro di questa stanza si trovava una tavola rotonda, voluto fortemente da Tom e Beardo.
Il richiamo era alla ben più famosa tavola rotonda e al significato che essa portava. Tom e Beardo, per quanto fossero i capi, avevano l'intenzione di mettere tutti sullo stesso piano, quasi in antitesi con il potere che la controparte deteneva.
Una volta che ogni generale prese posto alla tavola, Beardo iniziò ad illustrare la questione:
-Per la prima volta dopo mesi, l'imboscata ha prodotto risultati. Siamo riusciti ad ottenere informazioni.-
I presenti esultarono per un breve momento, prima di silenziarsi permettendo a Beardo di riprendere.
-Le notizie non sono positive. Abbiamo scoperto due fascicoli contenenti informazioni su delle tecnologie che il regime sta sviluppando.-
La tensione salì nella sala ed ognuno si scambiava occhiate nervose al vicino o a quello di fronte.
-Due sembrerebbero i progetti finanziati: la prima é un rilevatore di calore ad ampissimo raggio.-
-Ampissimo quanto?- fu la domanda generale tra i presenti.
-Ampio abbastanza di permettere ad Ella di individuarci nella foresta.- rispose Tom, informato di questi dettagli da Heather, che continuò -certo, all'interno di questo capannone industriale siamo schermati e non ci possono trovare, né dall'alto via satellite né con i radar, ma pensate a tutte le imboscate. Saprebbero in anticipo dove siamo.-
-Come se non lo sapessero già...- commentò con un pizzico di affranto la generale Kitty Zhang, che sedeva alla sua sinistra. Tom la guardò male, ma nessuno lo notò perché Beardo riprese il discorso:
-Purtroppo, gli appunti si trovano dispersi nella foresta con il soldato Collins. E non è neanche quella più letale.-
I presenti sentirono un brivido lunga la schiena e la loro attenzione venne catturata subito.
-Ella sta progettando un'arma di potenza inimmaginabile, almeno cento volte più devastante della bomba H. La luogotenente Heather sta già studiando gli appunti insieme alla sua équipe, mentre abbiamo chiesto a Noah di cercare informazioni su queste ricerche nelle trasmissioni radio.-
-Quindi di questa arma sappiamo molto di più.- fu il leggerissimo sollievo di Ezekiel Reynold, uno dei sottogenerali della base.
-Ci stiamo lavorando, per ora possiamo solo dirvi di riprendere con le vostre consuete attività.- rispose Tom, che congedò tutti.
Ben presto in quella stanza rimasero solamente lo stesso Tom, Beardo e Kitty.
La ragazza di origini cinesi si sciolse i capelli e commentò: -E così abbiamo perso un soldato, l'obiettore...-
Beardo rispose con fermezza: -Intanto era l'unico con conoscenze mediche di un certo rilievo che seguiva le squadre nelle imboscate. Senza contare che ha altri appunti fondamentali.-
Tom guardava fuori dell'unica finestra a specchio della sala e rispose: -Possiamo solo sperare che non sia ancora morto. Non penso che da un semplice soldato cercheranno di estorcere informazioni sulla locazione della base, specie da un'idealista come lui.-
Kitty mise le mani dietro la testa, si sporse un goccio all'indietro e concluse: -Beh, su questo non ci piove. Meglio che sia catturato lui che Scott. Rosso Malpelo potrebbe tradirci in qualsiasi momento.-
Tom tirò fuori una sigaretta da una tasca e iniziò a fumarla, poi ribatté: -Troppo orgoglioso. È sincero su questo: se l'è legata al dito il congedo con disonore. Tradirebbe solo se catturato e avesse la vita salva.-
Beardo si sedette e si mise le mani tra i capelli: -Io so solo che se non troviamo la squadra di ricerca dell'arma non servirà fare troppi castelli mentali. L'umanità conoscerà una nuova epoca di terrore.-
Kitty si ricompose, si alzò in piedi, si rilegò i capelli e prese congedo dalla stanza: -Ora vado a fare la guardia, ne riparleremo.-

Tom e Beardo conoscevano Kitty da quando erano bambini e sapevano di potersi fidare ciecamente di lei. Inoltre la ragazza aveva un'insolita velocità di apprendimento, il che le permise di avere buone abilità nonostante la mancanza quasi totale di addestramento militare.
Beardo girò la testa verso Tom. Il ragazzo dai capelli color nocciola stava ancora fumando la sigaretta, quando affermò: -Chi pensava una decina di anni fa che saremmo arrivati a questi punti?-
Beardo sospirò: -Nessuno credo, neppure un profeta o un indovino.-
Tom fece un sorriso amaro, poi spense la sigaretta e si girò verso Beardo: -Vai a dormire, hai tanta merda per la testa.-
Beardo annuì, salutò Beardo e si diresse verso i dormitori. Tom guardò di nuovo fuori dalla finestra e pronunciò sottovoce: -Sono cambiate tante cose in questi anni...-

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Tom guardava alla finestra e nel mentre si era acceso un'altra sigaretta. Il pensiero andava e veniva di continuo a 10 anni fa e a come le cose erano cambiate da allora.

Tom e Beardo si erano conosciuti da bambini molto piccoli, poiché i genitori erano amici di lunga data. Entrambi figli di ex-soldati, cresciuti in quell'ideale patriottico che caratterizzò la vecchia generazione e trasmessa in parte alla nuova. Sì, perché se Tom era cresciuto con piena fiducia alle istituzioni statali, Beardo un po' meno. Il padre di Beardo rimase invalido a causa di un combattimento in una battaglia e i sussidi di invalidità erano una miseria. Così, per quanto il padre di Beardo fosse un patriottico convinto, le crisi finanziarie della famiglia, che capitavano ogni volta che la madre perdeva il lavoro, forgiarono la convinzione in Beardo che lo stato non fosse sempre nel giusto.
Ciò nonostante, appena entrambi raggiunsero l'età di 16 anni, provarono per entrare in accademia militare e passarono il test di ammissione non senza qualche difficoltà.
Nei letti a castello dei dormitori Beardo era quello che dormiva sotto: era già allora più pesante e robusto di Tom, molto più longilineo. I primi due anni di accademia procedettero tranquilli: i due impararono tecniche di assedio, difesa, tecniche di combattimento... tutto quello che poteva servire ad un soldato. Solo che quella scuola non forgiava semplici soldati: gli studenti in futuro sarebbero divenuti teste di élite dell'esercito o comunque non semplice "carne da cannone", come qualche coetaneo spocchioso definiva i soldati semplici.
Tom, 10 anni dopo, stava ripensando all'accademia, a tutti gli scherzi fatti all'epoca per prendere in giro gli spocchiosi, a tutti i libri studiati, da Filosofia a Diritto, e a tutte le ore ad allenarsi con gli insegnanti, quando Ezekiel, munito delle sue stampelle, entrò nella sala.
-Capo, servirebbe che venisse negli studi della scientifica.- disse titubante il comandante, vedendo il ragazzo dai capelli color nocciola pensieroso.
Tom si girò, vide chi fosse e rispose molto calmo: -Finisco la sigaretta e arrivo.-Ezekiel annuì e uscì dalla sala.
Tom prese un ultimo respiro dal sapore di nicotina, poi spense quella sigaretta.
-Va bene, pausa finita.- e si diresse ai laboratori della scientifica.

La scientifica ribelle era una struttura dedita allo spionaggio nemico. Ai computer, attraverso una connessione protetta, giungevano informazioni dalle spie sparse per le città più importanti. Dalla capitale Ellagrad, ma anche dai poli di Francoburgo, Dorium e Devonopoli. Inoltre da lì l'addetto alla trasmissione radio Noah Slytherclaw intercettava le comunicazioni segrete del regime.
Da quella sala inoltre si controllava se fosse a posto la schermatura dell'intero edificio o dove si trovassero le eventuali anomalie.
La scientifica era composta da una squadra molto numerosa: oltre al comandante Ezekiel Reynold e Noah Slytherclaw lavoravano qui anche la luogotenente Heather e la veterana Gwendolyn Haissin quando non erano in missione.
Tom entrò e subito Ezekiel si mise sul'attenti sulle stampelle. Noah invece era troppo immerso alla radio, come al suo solito.
Tom non badò troppo al ragazzo, mentre si diresse dal comandante, aiutandolo a sedersi, poi si accomodò al suo fianco.
-Grazie, capo.- cominciò Ezekiel, con Tom che fece cenno che non fosse niente.
Ezekiel era rimasto zoppo per via di uno scontro con due soldati durante il turno di guardia. I proiettili gli avevano colpito i nervi della gamba, rendendolo inabile a camminare senza stampelle. Ezekiel così si reinventò nel ruolo di capo dell'équipe scientifica. Era un ragazzo di cuore e ben presto attirò le simpatie dei due capi che lo elevarono al ruolo di comandante.
-Noi della squadra abbiamo cercato di comprendere il funzionamento dell'arma e siamo arrivati alla conclusione che il progetto potrebbe essere in fase embrionale.- affermò Ezekiel.
Tom lo squadrò un po' interdetto: -In che senso?-
-Abbiamo dato un nuovo senso ad alcuni messaggi di spostamento materiale verso Newgrad inviati dalle spie negli ultimi giorni. Pensavamo che fosse per ampliare la città e invece adesso riteniamo che stiano progettando l'arma al suo interno.- spiegò Ezekiel.
Tom guardò il fascicolo intensamente, poi fece un lungo respiro e chiese: -Quanto dista?-
-Relativamente poco. 4 ore di viaggio.- rispose immediatamente Ezekiel.
Tom ci pensò su, poi concluse -bisogna fare un'operazione di sabotaggio come minimo, ne parlerò con Beardo.- poi fece i complimenti a tutta la squadra e si ritirò.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Si narra che il potere non dorme mai. Di certo quella notte, nella sua sfarzosa villa nella periferia della capitale, la donna più potente dello stato non riusciva a prendere sonno. Ella era alla scrivania del suo studio, risalente all'Ottocento, che consultava mappe e carte. Non solo dello stato, ma anche degli stati confinanti.
Ella non stava pensando alla guerra civile, che ormai si stava protaendo per le lunghe. Per tenere saldo il controllo nella sua persona, Ella progettava un'invasione, una nuova guerra.
Per poterlo fare senza eccessive preoccupazioni, Ella doveva prima di tutto sbarazzarsi dei ribelli, in particolar modo dei loro leader.
-Dove ti stai nascondendo, Beardo...- sussurrava a quelle mappe, come se d'incanto avessero potuto mostrare la sua posizione.

Continuava a studiare e si stava segnando tutti i punti delle sue basi scientifiche aggredite. Ella non aveva ricevuto informazioni dai soldati mandati all'ultima postazione aggredita, segno che i ribelli l'avessero fatta franca.
Meditava, osservando intensamente quelle cartine, quando il suo capo dell'esercito, Dakota Mondigi, bussò alla porta.
-Avanti.- ordinò, spostando l'attenzione sulla porta massiccia davanti alla scrivania.
Dakota entrò e si mise sull'attenti: -Principessa, dovrebbe andare a dormire.-
Ella squadrò la bionda, vestita ancora con l'uniforme nonostante fosse mezzanotte passata.
-Non è ancora il momento.- e ritornò ad immergersi nei suoi pensieri.
-Cosa la turba, Principessa?-. Dakota, si avvicinò dolcemente ad Ella, toccandole la spalla.
-Non mi tocchi, soldato.- e scostò in maniera brusca la mano del generale.
-Agli ordini. Tuttavia se le posso dare un consiglio, stacchi un po'. È stanca, è stata una giornata stressante.-. Dakota si spostò, avvicinandosi alla libreria. All'interno, dietro lo sportello di vetro, si trovavano tomi antichi e ricercati, alcuni risalenti anche ad un'epoca lontana.
-Dover rassicurare i grandi imprenditori nazionali di aver sotto controllo la ribellione...- continuava la bionda, tenendo sotto il braccio sinistro il cappello militare appena tolto e con la mano destra andando a sfiorare la superficie liscia.
-Non mi lasci le ditate, soldato.- ammonì la première, incurante del discorso del suo ministro.
-...che continuano a comportarsi come uomini codardi bravi a minacciare di spostare i capitali, di non sostenerla più, ma incapaci di passare a fatti. Non so se avrei la pazienza di sopportarli.- commentò Dakota, che si girò verso il suo capo.
-É ancora in servizio, soldato.- minacciava Ella.
Dakota si avvicinò alla Principessa guardandola negli occhi come fosse preoccupata. -Vada a riposare, Principessa. Domani ha ulteriori incontri con le personalità economiche. Non vorrà mostrarsi sciupata...-
-Lasci la stanza, è l'ultimo avvertimento.- la sfidò Ella, guardandola con uno sguardo talmente penetrante che il muro si sarebbe spaccato a metà se solo avesse voluto.
-Solo se mi promette di andare a dormire.- fu la risposta di Dakota, che si ricompose e si mise sull'attenti.
-Glielo prometto... glielo prometto... ora lasci la stanza.- alzava gli occhi la Principessa, quasi incurante di mantenere la promessa. Dakota fece un leggero sorriso, ringraziò e lasciò la stanza.

Ella ben presto accolse il consiglio del ministro. Ripose tutto in ordine nello studio, uscì dalla stanza, la chiuse a chiave e si diresse verso la sua camera, scortata dal soldato d'eccezione.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


La notte non è mai amica, specialmente nella foresta. È ancora più nemica se hai la caviglia slogata. Tuttavia, se hai la sorte avversa, ti ritrovi catturato anche in una rete. Ed era il caso di Devin. Stava fuggendo dai soldati, o così riteneva, e non si era accorto che a terra si trovasse la trappola, così ci era finito come un deficiente. Ben presto si era preparato all’idea di essere catturato dai soldati del regime, ma la notte era scesa nel mentre. Così adesso il pensiero che gli ronzava in testa era quello di passare le ore del buio sospeso, con la caviglia slogata e, nonostante il materiale medico, impossibilitato a curarsi. La frustrazione era potente in lui, quando vide in lontananza una torcia. 
“Sta arrivando qualcuno” e, venendogli in mente subito il nemico, provò come poté a muoversi in modo tale che un occhio disattento non lo notasse. Per sua sfortuna, fu notato immediatamente dalla persona con la luce. 
-Ma cosa abbiamo preso qui?- sentì Devin, comprendendo che si trattasse di un cacciatore. Egli bofonchiò qualcosa, poi si accorse di calare e nel giro di poco si trovava a terra con la luce puntata. 
-Ribelle o Militare?- gli domandò l'individuo, puntando la luce e la bocca del fucile ad essa collegata in faccia. L'obiettore non riusciva ad aprire gli occhi, poiché si era abituato al buio, e non riusciva a scorgere nessun dettaglio dell'esaminatore. 
-Ribelle o Militare? Rispondi.- intimò il tizio avvicinandosi minacciosamente con il fucile e appoggiandolo sulla fronte del ragazzo. 
-…Ri-ribelle.- rispose alla fine e dopo un momento in cui l’intellettuale si sentì spacciato, l’arma si allontanò da lui. Ciò non significava che fosse al sicuro: solo un contrabbandiere si preoccupava se qualcuno appartenesse a questo o quello schieramento. 
-Alzati.- ordinò, venendo subito il suo ordine esaudito. -Ed ora mettiti lo zaino in spalla e cammina dove ti dico io.- e il cacciatore punto l'arma verso il torace. Devin si girò e iniziò a camminare faticosamente per la caviglia. Vedendo che andava piano, non capendo per quale motivo, più volte il misterioso individuo puntava alla schiena la bocca dell'arma e il ribelle accelerava poco per poi rallentare vistosamente e il gioco ricominciava. 
Non gli restava altro che stringere i denti e sperare che il luogo in cui si stavano dirigendo non fosse troppo lontano. Un po' di tempo dopo, a Devin fu ordinato di fermarsi. L'obiettore si girò e vide il mercenario che armeggiava a terra. Imprecò la sua caviglia e il cacciatore gli ripuntò contro l'arma e lo ammonì di stare zitto. Poi lui o lei, Devin non era riuscito a capirlo, aprì una botola nascosta dalla neve nel terreno. Eppure il ragazzo non vedeva particolari punti di riferimento nell’area per andare così a colpo sicuro. Il suo “carceriere” lo costrinse a scendere gli scalini della botola e Devin entrò in un enorme stanza sotterranea buia. 
-Aspetta che accendo la luce.- disse il tizio, che aveva chiuso la botola dietro di lui. 
Devin fu accecato dalle lampadine collegate al generatore della stanza, e quando riaprì gli occhi capì di trovarsi in un nascondiglio studiato alla perfezione. 
Si girò alle sue spalle e finalmente riuscì a vedere il suo interlocutore. 
Si trattava di una ragazza, non truccata, ma con uno sguardo alquanto deciso. Addosso aveva ancora il cappuccio con cui usava ripararsi dal freddo, bianco, una scelta non estetica ma per mimetizzarsi nell'ambiente. 
La cacciatrice mirava con la sua arma ancora all’obiettore e pronunciò: -Adesso è il momento di capire cosa fare con te.- 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Certe notti non sembrano passare mai. Il tempo si dilata, quasi fosse infinito. La sensazione quando fai il turno di guardia è quello. E Kitty lo sapeva bene.

Aveva perso la cognizione del tempo, ma tanto non importava: finché non fossero comparse le prime luci dell'alba, lei sarebbe rimasta nella foresta, a fare lo stesso percorso centinaia e centinaia di volte.
La ragazza sbuffò. Se lo fai per la prima volta hai troppa paura che qualcuno compaia all'improvviso, quindi sei sempre teso e pronto a sparare al primo movimento sospetto, sia esso un orso, un soldato o il fruscio delle foglie. Dopo tre anni, ormai ti annoia e basta, vorresti solo andare a dormire o lucidare il tuo fucile come se un giorno dovesse essere esposto in un museo.

Kitty era stata la prima ad unirsi quando Beardo e Tom avevano abbandonato l'esercito e iniziato a cospirare contro Ella. Li conosceva da quando erano bambini, anche se per parecchio tempo dovette abitare all'estero con i genitori, trasferiti per lavoro. Quando avevano saputo dei tumulti e della delicata situazione nella terra natia, non ci avevano pensato due volte lei e sua sorella Emma ad abbandonare casa e aiutare i suoi amici d'infanzia.

In quell'istante di noia il pensiero balzò ad Emma. Maledizione al suo istinto protettivo. In un'imboscata le cose si erano messe male e la maggiore delle due aveva coperto la ritirata a tutti. Da allora non aveva più notizie. Tuttavia, nella ragazza con i codini l'idea che fosse ancora viva era ben presente, nonostante avessero saputo di esecuzioni nella capitale e nella città limitrofe. E anche speranzosa di ciò, non si poteva dire che non le mancasse. Kitty si asciugò le due lacrime con un lembo della manica, poi appurato che facesse troppo, prese la sua fiaschetta con il whisky e ne bevve un piccolo sorso.

Non che i due capi consentissero di bere alcol, specie durante la guardia, ma la notte è lunga. E poi, ognuno aveva le sue dipendenze. Tom fumava, Beardo pure, Gwendolyn e Scott anche. Tipico degli ex-militari. Heather era come lei, beveva. Non fino all'ubriachezza, quello era impossibile, ma difficilmente potevano resistere un giorno senza un sorso di alcol, fosse whisky, rum o anche solo della birra di contrabbando. Su Ezekiel narravano storie, ma nessuno poteva averne certezza. Invece Noah rimaneva sempre chiuso in quei laboratori della scientifica:  probabilmente il suono della radio che prova a prendere il segnale era qualcosa di irrinunciabile. Di altri non aveva idea, ma poco importava. O sarebbero morti o finita la guerra ognuno sarebbe andato per la sua strada. Beardo e Tom, con gli intellettuali della base, avrebbero avuto problemi istituzionali da fare. Scott voleva ritornarsene dai suoi fratelli e dai suoi campi. Shawn le aveva confidato che gli sarebbe piaciuto andare all'estero.

Kitty non sapeva quali progetti avere per il dopoguerra. E anche quella notte si chiedeva cosa avrebbe fatto, quali prospettive avrebbero avuto. La guerra, fisicamente o interiormente, ti segna. E il pensiero andava ad Ezekiel, mutilato, o alla sorella, finita chissà dove...

Ben presto alla ragazza nel turno di guardia fu destata da un urlo. Flebile, incomprensibile. Kitty fu spinta dalla curiosità ad andare a controllare. Dopotutto, al campo stavano aspettando notizie di Devin.

Si era spinta molto nella foresta. Non aveva di dove andare, quando un nuovo urlo le diede l'informazione di dove andare. E anche qualcos'altro.

"Una ragazza?" pensò Miss Codini, che si mise in allerta con la sua arma carica e si diresse verso la fonte delle grida.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Kitty, camminando a passo felpato per non farsi sentire, era ormai giunta alla sorgente del rumore.

Appena poté scorgere cosa fosse, Kitty si nascose. Sembrava ai suoi occhi una figura umana, sdraiata, che si toccava una gamba. La ragazza con i codini era indecisa sul da farsi. Aveva escluso la possibilità che fosse un cacciatore, in quanto non avrebbero mai urlato in quella maniera, con il rischio di farsi trovare da soldati di Ella. Forse un novizio dell'esercito?

Ad un certo punto ritenne più giusto andarsene. Certamente l'avrebbero comunque trovata i suoi colleghi, o un cacciatore di taglie, abituato a girare di notte in queste foreste. Comunque, non era un problema che la riguardava. Si girò fece uno-due passi indietro e poi ebbe un ripensamento.

Sarebbe stata una persona migliore del nemico che combatteva, se avesse lasciato soffrire ulteriormente chiunque egli sia? Oppure alla fine non sarebbe troppo diversa da Ella?
Kitty era presa ulteriormente da tali pensieri, e rimase lì, a guardare, a non capire chi fosse.
"Oh, fanculo." si rispose alla fine e si diresse verso la persona.

Man mano che si avvicinava scorse alcuni lineamenti. Ragazza, probabilmente sua coetanea, molto (ma davvero molto) tesa e altrettanto spaventata. Kitty procedette con cautela, ma fu costretta a palesarsi per non metterla ulteriormente in agitazione. Tuttavia, l'urlatrice spaccatimpani si accorse di lei, imbracciò il fucile e glielo puntò contro.
-C-chi va... là?- domandò la ragazza terrorizzata, provando a metterle paura. Ciò non avvenne, poiché Kitty rimase impassibile e calma.
-Non voglio farti del male.- rispose la ribelle, che continuò dicendole che se avesse voluto, l'avrebbe già potuta ammazzare.

Ad un'affermazione del genere, la ragazza strinse con ancora più convinzione la sua arma, ma non provò neppure minimamente a spararle.
"Lei ha bisogno di me in questo momento. Non mi ucciderà." rifletté Kitty, che a questo punto poté scendere a patti.
-Vedo che hai bisogno di una mano alla gamba destra.- affermò, gettando un'occhiata alle gambe.
La sua interlocutrice non rispose, ma entrambe avvertirono una leggera distensione.
Kitty si piegò verso la gamba bloccata e, iniziando a toccarla per capire cosa la bloccasse, comprese:
-Ahia, trappola per orsi. Brutta storia... com'è che ti chiami?-
-I-Izzy...- disse con voce tremolante l'intrappolata.
-Uhm... tieni questo.- e Kitty le porse una torci, aggiungendo -accendila e puntala verso la tagliola. Devo capire da dove si svita.-
Izzy distese la prese dal fucile e accese la torcia, puntandola verso la gamba. Con luce accesa, le due ragazze si  accorsero della vera entità del danno. Le punte del marchingegno erano entrate dentro il muscolo del polpaccio, forse anche a colpire l'osso.
-Brutta faccenda. Non possiamo farlo qui.-
Izzy si agitò: -Perderò l'uso della gamba. E' finita, rimarrò disabile.-
Kitty, vedendo l'agitazione della soldato, provò a rassicurarla -No, non perderai la gamba.- poi prese un leggero respiro e non convinta di quello che stava per dire, pronunciò: -Però non posso fare nulla qui. Non c'è scelta, ti devo portare alla mia base.-

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Devin era in ansia. Gli pareva fosse passata un'ora da quando la sua carceriera gli aveva parlato l'ultima volta. Vedeva Josee armeggiare davanti una scrivania tra cartacce e possibili appunti, come se stesse cercando qualcosa che potesse dirle chi fosse.
La ragazza inizialmente era molto calma, ma dopo un po' aveva iniziato ad agitarsi.
La possibilità di aver preso qualcuno di irrilevante era sempre più persistente e il ragazzo aveva paura che la cacciatrice potesse strappargli la testa dal corpo a mani nude.

Aveva già osservato l'enorme stanza che faceva da monolocale. Un piccolo letto di fronte a lui, opposto alle scale, a cui di fianco c'era lo studio. Sulla parete alla sua sinistra erano appoggiati alcuni piccoli fornelli elettrico, scatolame e altri alimenti per lunghi periodi, anche attrezzature varie sia per la caccia che per la sopravvivenza. Tuttavia, quello che gli attirava più l'attenzione, oltre agli improvvisi scleri psicopatici della ragazza dai capelli castani, erano gli scaffali sulla parete destra, che presentavano parecchi libri.

Devin si sarebbe avvicinato, ma i movimenti gli erano impossibili senza far rumore, poiché aveva gambe e braccia legate. Tuttavia, aveva una discreta vista, e aveva notato che alcuni apparivano come tomi di autori abbastanza ricercati, sia perché rari, sia perché parecchie copie erano andate perdute.

Josee intanto sbraitava: lo stress era sempre maggiore. Era sempre più convinta che fosse una pedina inutile, uno di quelli che non interessa avere ad entrambe le parti. Tiro un pugno violentissimo sul tavolo davanti, e ad un certo punto schricchiolò. Che fosse stato potentissimo se ne accorse anche il prigioniero, dato che il rumore rimbombò per tutta la stanza. E anche la sua mano, che iniziò a duolere. Maledì qualcuno e si girò verso il soldato. Fece un respiro profondo, poi si avvicinò, si abbassò alla sua altezza e chiese con un tono freddo:
-Come ti chiami?-
-Collins. Devin Collins.-
-Appunto. Mai sentito nominare.-

Ci fu un breve istante di un silenzio imbarazzantissimo. Nessuno dei due sembrava voler continuare la conversazione: Devin era troppo intimorito dai modi di fare della controparte per parlare senza essere interpellato, Josee era troppo scazzata per avere voglia di interrogarlo.

-Beh, buonanotte signor Collins.- affermò la cacciatrice, e subito l'obiettore era convinto che fosse morto.
Invece la ragazza si alzò, si diresse verso il letto, si sdraiò e spense la luce della stanza, lasciando tutti al buio.
-E non provare a fuggire. Non avresti scampo.- fu l'ultimo avvertimento della giornata.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Beardo e Tom erano in uniforme. Avevano appena parcheggiato la macchina.
-Rilassati, 'Ardo. Non siamo mica qua a fare da guardia.- gli disse in quel momento il ragazzi dai capelli color nocciola, senza successo.
Il ragazzo di colore aveva ansia e stava tremando. L'amico allora si avvicinò, gli mise una mano su una spalla e provò a tranquillizzarlo.
-Senti, é assolutamente normale, non é troppo diverso da altre volte.-
-Ma sì, alla peggio finisco a fare la ronda nella Foresta Bianca.-
-Beh, almeno nascondi certe tracce lì.-
Beardo lo guardò male, quasi confuso:
-Cosa?-
Tom si accorse che la battuta era uscita male. Tra i due ci fu un momento di silenzio dovuto all'imbarazzo, poi il nocciolo riprese la parola:
-Vogliamo stare ancora qua o andiamo?-
-Andiamo.-
I due fecero un respiro lungo e si incamminarono verso la loro meta, Villa...

Beardo si svegliò di colpo. Era tutto sudato e ansimava. Si guardò intorno: era nella sua stanza privata alla base. Tirò un sospiro di sollievo e si toccò la testa.
Decise di guardare la sveglia: erano le quattro di notte. Beardo decise che era il momento di alzarsi. Fece due passi verso la porta, poi sentì un vociare indistinto.

Dubbi annidavano ora dentro la testa del leader della ribellione, ma nessuno di questi pensavano al fatto che la base fosse stata scoperta e fosse necessario evacuare tutto e tutti: nessuno lo avrebbe lasciato dormire. Prese un respiro e uscì.

Beardo si diresse verso la sorgente. Se dalla sua stanza era flebile, man mano che si avvicinava verso la grande entrata principale diventava più forte. Si guardò intorno e notò che tutti, ma proprio tutti, stavano guardando in quella direzione. E commentavano, perfino Noah.
"É roba grossa se commenta perfino lui." pensò. Noah non era questo grande chiacchierone e di solito non si scollava dalla radio: non voleva rischiare di perdere messaggi radio. Il perché non lo sapeva nessuno.

Beardo iniziò a farsi largo tra la moltitudine dei ribelli, fino ad arrivare di fronte ad una scena che mai e poi mai si sarebbe aspettato: Tom e Kitty che litigavano. E una terza persona, tenuta da Heather, con una tagliola per orsi e soprattutto uniforme dell'esercito elliano.

-Sei un'imprudente. Non puoi portare una persona così all'interno della base. Un soldato di Ella, poi.-
-Cosa dovevo fare? Ha una dannatissima tagliola per orsi conficcata nella gamba. Lasciarla lì dov'era?-
-Non dovevi neppure andarci lì. É dove fanno le ronde appunto i soldati di Ella. E se fosse stato poi un orso la causa del rumore e ti avessero beccata?-
-Mi prendi per imbecille? Lo so riconoscere il verso di un orso e...-
-Ehm ehm...-

All'improvviso il battibecco finì. Tom e Kitty si girarono verso Beardo, che aveva interrotto il tutto. Il ragazzo si diresse verso l'inattesa ospite. Il ragazzo dai capelli neri squadrò la militare, da cima a fondo.

Izzy era spaventata e sarebbe svenuta, se solo la tagliola non facesse tanto male da impedirle ciò. Il leader della ribellione era davanti a lei e l'osservava attentamente. Più e più volte il suo sguardo incrociava gli occhi scrupolosi della controparte.
Alla fine lui prese la parola: -Portatela in infermeria. Ovviamente prendete tutte le precauzioni del caso.-
A quel punto uno dei comandanti arrivò con un paio di manette, le legò ai suoi polsi e colei che la tratteneva la trascinò a forza. L'ultima scena che vide, prima di perdere i sensi, fu del ragazzo dai capelli ricci parlare con Kitty e il ribelle nocciolo.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


-Perché lo hai fatto, Beardo?-

Tom guardava negli occhi il suo amico. Lo sguardo del nocciolo faceva alquanto intuire quanto disapprovasse la sua azione.
Loro due e Kitty si trovavano all'interno della sala riunioni, lontano da orecchie troppo indiscrete dei sottoposti.

-Non credo sia questa la domanda corretta, Tom, ma se fosse il caso di discutere in quel modo.- rispose pacificamente Beardo. Tom e Kitty si scambiarono alcuni sguardi di reciproco rimprovero, ma poi la loro attenzione fu richiamata.
-Kitty, va bene che io e Tom ci fidiamo molto di te, ma portare un soldato di Ella così alla base è alquanto imprudente.-
La comandante abbassò lo sguardo, un po' per imbarazzo, un po' per sensi di colpa.
-E tu Tom, comprendo perfettamente i tuoi dubbi, ma era necessaria una discussione del genere? Dobbiamo mostrarci sicuri e sempre senza timori delle scelte che prendiamo, affinché i soldati possano beneficiare e siano convinti di combattere per la causa giusta.-
- La causa è giusta, 'Ardo.- controbatté Tom, ma prima che potesse argomentare l'interlocutore lo fermò.
- Quello che tu ritieni giusto non è detto sia ritenuto giusto dagli altri. Prendiamo come esempio appunto l'ospite. Tu l'avresti lasciata nella foresta, qualcun altro l'avrebbe uccisa approffitando della situazione. Kitty ad esempio ha ritenuto giusto portarla qui per le cure mediche.
Questo discorso si può applicare anche alla causa finale. Quanti sostengono Ella?-
-Lavaggio del cervello, sicuramente.- rispose il comandante Ezekiel, entrato nella stanza durante il discorso.
- Di solito si bussa. - commentò la ragazza presente, con i capelli ormai sciolti che arrivavano a metà schiena.
- Non ha importanza... - concluse la digressione Beardo, che poi rispose all'affermazione del nuovo arrivato. - E no, non è lavaggio del cervello. Ella è una grande oratrice ed è riuscita a convincere molte persone che la sua causa sia quella giusta. In maniera sicura e disinvolta. -

Beardo guardava ora uno per uno tutti i presenti, a cominciare da Ezekiel, sempre ammirato dalle parole del leader, passando per una Kitty quasi disinteressata e posando di nuovo poi lo sguardo sul suo migliore amico. - Tom, non possiamo permetterci incertezze. Una volta presa la decisione, la si porta a termine con convinzione. E la si cambia solo se necessario, ma mostrando sicurezza. -

Calò il silenzio. Tutti stavano a riflettere, anche Ezekiel che aveva sentito solo una parte del discorso. Tom annuì, poi si scusò con tutti. Fece lo stesso anche Kitty, rendendosi conto della pericolosità del gesto per tutti.
- Chiedo scusa per l'intrusione - disse Ezekiel poi - ma credo, visto che siamo tutti in piedi, sia il momento di preparare l'attacco.
- Quale attacco? - domandò Beardo, come se si fosse perso qualcosa.
- Adesso ti spiego... - rispose sorridendo Tom, trovando quasi ironica la situazione.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


-Allora capo, siamo riusciti a comprendere attraverso il lavoro della squadra, che a Newgrad Ella stia progettando l'arma di distruzione di massa.- esordì Ezekiel, in un tono misto tra preoccupazione e orgoglio.
-Quindi l'idea era quella di attaccare per distruggere bomba e progetti, dico bene, comandante Reynolds?- chiese Beardo.
-Beh, sì. Conosciamo il ritmo di sviluppo dei laboratori di Ella: se non agiamo già ora, tra due mesi l'avranno già completata.-
-Sei troppo irrealista: anche se ci mettessero poco a costruirla, non vuol dire che siano capaci di poterla usare nell'immediato.- commentò il capo.
-Oltre al fatto che non è l'unica cosa a cui stiano pensando.- aggiunse Kitty all'affermazione precedente.
-Beh, dobbiamo considerare tutto come fosse il progetto Manhattan.- ammonì Tom, con un riferimento colto solamente da Beardo. Kitty ed Ezekiel, infatti, si guardarono molto confusi sentendosi a disagio.
-Ad ogni modo, forse è meglio agire adesso. Newgrad, hai detto?- proseguì Beardo e il comandante annuì.
-4 ore di macchina, direi di avvertire la spia locale che riceverà ospiti per domani sera.- propose Tom.
-Sì, ad ogni modo una missione lunga due giorni al massimo. Non sarà un attacco militare, perché in quel caso sarebbe un suicidio, ma un'infiltrazione sì.- aggiunse Beardo.
-Dico a Noah di contattarla?- chiese a quel punto Ezekiel.
Tom guardò l'orologio: -Uhm... quattro di notte... dovrebbe essere sveglia... sì, dai l'ordine a Noah di avvertirla.-
Ezekiel prese poi congedo dalla stanza, dirigendosi negli studi della scientifica.

Kitty squadrò gli sguardi dei due superiori, poi fece la fatidica domanda: -Chi va?-
-Missione da fare il più indiscreti possibili: Douvoir, Stukzer, Mihastovic, Pinfeopli ed io.- rispose convinto Tom.
Kitty rimase un po' di sasso. Non si aspettava di non essere scelta per una missione del genere. La sua reazione fu alquanto visibile dai due, così Tom giustificò immediatamente: -I motivi per cui non andrai sono due: il primo è punizione. Hai portato una persona non autorizzata alla base. Di solito dovrebbe essere una punizione un turno di guardia prolungato o cose così, ma con te pare non funzionare, quindi ti confischeremo le armi e per 24 ore non potrai usarle. E ovviamente non farai il tuo turno.-
Kitty parve abbastanza contrariata da questa giustificazione, condivisa anche dal ragazzo dai capelli neri, che invece spiegò il secondo punto: -Inoltre, quella persona che tu hai portato pare fidarsi molto di te. Ho visto come fosse preoccupata, e non solo del suo fato. Visto che sarà prigioniera, cercherai di capire chi sia e soprattutto se sappia qualcosa che potrebbe servire.-
Kitty non era del tutto convinta. Tuttavia, prese congedo dalla stanza, commentando: -Va bene, vado a farmi degli shottini con la candeggina.-
Tom alzò lo sguardo come se volesse chiedere a qualcuno cosa dovessero fare, mentre Beardo si mise la mano sul viso e sorrise.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


-Mamma, ho ansia.-
-Va tutto bene, amore. Rilassati, è solo una festa.-
Ella era in ansia. Quella stessa sera, alla villa dei suoi genitori, si sarebbe tenuta una festa tra i principali politici del partito di suo padre. Ella sentiva l’importanza che tutto andasse per il verso giusto. Il padre gli aveva detto che se avesse fatto una buona impressione ai maggiori esponenti, ci sarebbe voluto poco affinché l’onore e l’onere di Segretario spettasse a lei.
Ella si guardò allo specchio. Il vestito, confezionato quella mattina stessa dalla sarta, le stava d’incanto, ma la ragazza si sentiva fortemente a disagio. Si sentiva molto una bomboniera di quelle che si dava ai battesimi o ai matrimoni. Si sentiva assolutamente inadeguata al contesto e si vedeva deforme allo specchio, sentendosi l’essere più ignobile della galassia.
La madre si era accorta del turbamento, tanto che con un gesto congedò le signore di servizio e si avvicinò alla figlia, stringendola dolcemente sulle spalle.
-Amore, capisco il tuo stress. Ti senti assolutamente inadeguata, ma non pensare all’importanza dell’evento. E’ solo una festa come tutte le altre. Sei bellissima come sempre e il vestito sembra essere cucito su di te. Goditi il momento, non farti troppi castelli mentali.-

Tuttavia Ella non la stava a sentire: il suo pensiero era ancora sulla faccia ed ora su quelle lentiggini, quasi impercettibili, che tuttavia le davano molto fastidio. La madre, non sentendo una reazione della ragazza, iniziò a chiamarla più e più volte.
-Ella? Ella? Ella, mi senti?-

-Ella? Ella? Ella? Sono le sette.-
Ella si svegliò molto confusa. Davanti a lei Dakota si ergeva in piedi arzilla, in uniforme, con la faccia di fronte a quella della principessa. Si mise in posizione seduta, con gli occhi ancora impastati dal sonno, mentre Dakota si diresse verso le finestre, aprì le persiane e spalancò le finestre, costringendo Ella a coprirsi la faccia.
-Dakota!- urlò, per manifestare il suo fastidio.
-E’ ora di svegliarsi, principessa. Sono le sette. Alle dieci ha l’appuntamento con gli investitori.-
-Uh? Cosa?- Ella si riprese di colpo dal intontimento – Merda, sono le sette.- Ella si mise in piedi e andò a prendere Dakota per il bavero dell’uniforme, mandandola schiena al muro. – Qual è il motivo per cui non dovrei mandarti in un gulag?-
-Forse per il fatto che non abbiamo gulag?- rispose cercando di essere il più innocente Dakota.
-E allora spiegami un buon motivo per cui non dovresti essere ammazzata di botte?-
-Perché sono le sette.-
Ella sospirò, poi mollò Dakota e si diresse verso il bagno privato.

La suprema si diresse al lavabo, si lavò la faccia cercando di trovare nell’acqua il vigore necessario per affrontare quella giornata impegnata. Poi Ella si guardò allo specchio, posto proprio sopra il lavabo appoggiato al muro. Si guardava intensamente, rivolgendo l’attenzione a quelle occhiaie, sempre più marcate, e alla sua fronte, che presentava già i primi raggrinzimenti.

La principessa sospirò. Si sentiva ogni giorno sempre più stanca, come se la madame che prende tutti da lì a poco sarebbe venuta a prenderla. Alla fine si diede due schiaffetti in faccia come per motivarsi, poi aprì il cassetto e prese l’eyeliner. Era tempo di mettersi al lavoro.

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